LE OMBRE DEL LUPO Di FUOCO Theun Mares
INSEGNAMENTI TOLTECHI Volume quattro
L’AUTORE Il nome Theun Mares è la trasposizione dell’antico nome Tolteco dell’autore. Esso significa “Theun della Grande Acqua”. La funzione di Theun fra i Toltechi è quella conosciuta come nagual (pronunciata nahual), che è il leader spirituale di un’unità di guerrieri Nato in Zimbabwe, da padre minatore e madre veggente naturale, passa i primi anni della sua vita nella macchia sudafricana, fra gli animali, gli uccelli e le persone native della zona, con il loro abbondante folklore. In questa ambientazione selvaggia, Theun recupera la sua precedente formazione, sotto la tutela del nagual J. Dopo aver studiato le Belle Arti all’università di Cape Town, Theun lavora nel campo educativo. Durante un anno di viaggi per motivi di studio fra l’Europa e il Nord America, nel 1977 Theun comincia ad avere ricordi della sua formazione come guerriero nelle vite passate e nel 1978 completa il recupero dei ricordi della sua formazione. Nel 1992 Theun lascia il lavoro e comincia a prepararsi per la sua vita come nagual. Nel 1994 comincia a formare i membri della sua unità di guerrieri e comincia anche ad impostare gli insegnamenti toltechi per il mondo, che confluiranno in una serie di libri. Oltre ai suoi personali apprendisti, Theun guida altre persone verso l’evoluzione della consapevolezza nella tradizione Tolteca. Theun Mares 2002 Traduzione dall’inglese a cura di Sandro Melis, ad uso non commerciale.
Il logo significa che questo lavoro riguarda La Via Tolteca alla Libertà come è espressa da Theun Mares, e serve a distinguersi dagli insegnamenti della tradizione Tolteca Meso-Americana, dal Nagualismo e dallo Sciamanismo. ALTRI LIBRI DI THEUN MARES La serie degli insegnamenti toltechi Volume 1 – Return of the Warriors Volume 2 – Cry of the Eagle Volume 3 – The Mists of Dragon Lore This Darned Elusive Happiness Unveil the Mysteries of the Female 2
The Quest for Maleness
Alla mia unità di guerrieri, l’unica famiglia che ho conosciuto.
CONTENUTI Prefazione Introduzione Capitolo 1.
La Via del Guerriero
Narrazione della Regola del Nagual a Quattro Punte Sezione Uno: Il Nagual Capitolo 2. Regola del Quattro: Primo contatto con il Vuoto
Spiegazione della Regola del Nagual a Quattro Punte Sezione Due: Il Tonal Capitolo 3. Regola del quattro: Prima Visione Capitolo 4. Regola del quattro: Seconda Visione Capitolo 5. Regola del quattro: Terza Visione Capitolo 6. Regola del quattro: Quarta Visione
Narrazione della Regola del Nagual a tre punte Sezione Uno: Il Nagual Capitolo 7. Regola del Tre: Secondo contatto col Vuoto
Spiegazione della Regola del Nagual a tre punte Sezione Due: Il Tonal Capitolo 8. Regola del Tre: Commenti preliminari Capitolo 9. Regola del Tre: Prima Visione Capitolo 10. Regola del Tre: Seconda Visione Capitolo 11. Regola del Tre: Terza Visione
La spiegazione degli Stregoni Capitolo 12. La Spiegazione degli Stregoni: Note preliminari
Narrazione della spiegazione degli Stregoni Capitolo 13. Capitolo 14. Capitolo 15. Capitolo 16.
La Spiegazione degli Stregoni: Il Fuoco della Forgia La Spiegazione degli Stregoni: A Caccia del Potere La Spiegazione degli Stregoni: La Lotta per il Potere La Spiegazione degli Stregoni: L’ingresso al Mondo del Nagual 3
L’INSEGNA DEL NAGUAL
Questo simbolo è l'insegna ufficiale che in passato indossavano tutti i nagual, adeguatamente formati e attivi. Il seguente testo è la trascrizione verbale dell'ideogramma, che veniva letta e consegnata assieme a questa insegna, dal nagual insegnante al nuovo nagual, durante l’investitura come nagual attivo. Quando si dispiegano le Ali della Percezione, lo Scettro del Potere si accende della Fiamma Blu del Potere dell’Uno; avvampa una volta, avvampa due volte, e sovrasta la luce della saggezza del duplice serpente intrecciato lungo lo scettro. Così ciò che è nascosto nell’unità viene sulla terra col dispiegarsi del due, per illuminare il tre, e per mostrare la dualità che nasce nella forma del sacro cinque, simbolo dell'Uomo. Così risplende il pentagramma, il Figlio dell'Uomo che è il Figlio dell’Indicibile fatto carne - carne catturata e liberata attraverso il sei dell’intero.
PREFAZIONE Tutti noi siamo alla ricerca del cambiamento, normalmente in modo unilaterale ed egocentrico. In genere questo si manifesta nel volere che gli altri cambino, sia che questi "altri" siano le persone nelle nostre vite oppure le circostanze che noi stessi abbiamo in qualche modo provocato attraverso le nostre azioni, passate e presenti. Se "loro" cambieranno, allora tutto andrà bene, e se "loro" non vorranno cambiare, faremo tutti gli sforzi possibili perché "loro" cambino, o affinché le circostanze cambino. L'apatia che nasce da questa mentalità distrugge la vita, anziché sostenere la vita, e ostacola l'evoluzione in ogni modo. Questo è vero sia per un gruppo sociale che per il singolo individuo. Al singolo individuo manca la volontà di accettare la responsabilità dell'inevitabile cambiamento, e quindi, di cooperare in modo intelligente con essa. Di qui la propensione ad insistere per il cambiamento fuori di noi, pur riservandoci il privilegio di aderire dogmaticamente alle nostre convinzioni e pregiudizi come se fossero sacrosanti e inviolabili. C'è quindi da meravigliarsi, se percepiamo il cambiamento come una forza, a prescindere delle nostre convinzioni su chi o cosa amministra questa forza, sia essa umana, sovrumana o naturale? Ci chiediamo mai come e da dove abbiamo acquisito le nostre convinzioni e pregiudizi? O su cosa si basano? O se sono adeguate a consentirci di rispondere alle sfide da affrontare, sia come 4
singoli, come gruppi o come umanità? Eppure, in tutto il mondo vediamo persone disperatamente aggrappate al vecchio piuttosto che coraggiose nell’ abbracciare il nuovo. Alla base di tali questioni c’è una domanda fondamentale; vediamo noi stessi come separati da ogni altra cosa e da tutti gli altri, oppure, riconosciamo che siamo tutti delle unità di un tutto indivisibile? Fino a che non riconosceremo che siamo tutti interconnessi, interdipendenti e interattivi, non riusciremo a fare alcun vero progresso che non ci sia imposto dal di fuori di noi stessi. Pertanto, la vera domanda è: siamo davvero disposti a cambiare, a meno che non ci venga imposto? Supponiamo per un momento che il cambiamento sia sinonimo di crescita ed evoluzione. Come possiamo crescere se ci rifiutiamo di cambiare noi stessi? E come possiamo avviare il cambiamento e la crescita, se non cominciamo dal sé? Proprio come ogni bambino è stato nutrito durante gli anni della crescita e la sua ribellione è stata tollerata nella sua adolescenza, allo stesso modo l'umanità è stata nutrita e tollerata dai Guardiani dell’Umanità. Ma vogliamo rimanere adolescenti ribelli o abbiamo intenzione di cominciare a comportarci come giovani adulti responsabili? Siamo entrati in una fase evolutiva in cui dare la colpa agli altri, o a qualsiasi altra cosa, per le circostanze in cui ci troviamo, è diventato un passatempo pericoloso. Come per ogni giovane adulto ora ci si aspetta che ci assumiamo la responsabilità per noi stessi, e per le conseguenze delle nostre azioni e decisioni. Non importa ciò che ne pensiamo, in ogni caso saremo ritenuti responsabili delle nostre azioni o inazioni, e pagheremo il prezzo richiesto, che lo vogliamo o no. In tutto questo dobbiamo essere pienamente consapevoli del fatto che dobbiamo agire, perché la vita non è uno sport per spettatori. E non è nemmeno un problema da risolvere, piuttosto la vita è un mistero da sperimentare. Anche se abbiamo raggiunto l’età adulta, siamo ancora immaturi, e l'unico modo per ottenere la maturità è attraverso l’esperienza, non perché qualcuno ci dice di farlo o perché qualcuno ci forza, ma perché lo vogliamo. Per acquisire esperienza e per acquisire conoscenza, si richiede azione, e l'azione implica la responsabilità. E' ovvio che non possiamo acquisire esperienza o conoscenza in modo selettivo, e quindi agire non significa avere successo in qualunque cosa ci siamo proposti di fare. Alcune imprese falliscono ed altre hanno successo. Alcune battaglie si vincono e alcune battaglie si perdono. Vincere implica responsabilità. Perdere implica comprensione. Ciò che lega la responsabilità e la comprensione è l'umiltà. Questo si può descrivere anche nel seguente modo: L'amore è un’attiva partecipazione nel processo della vita; l'umiltà è una passiva accettazione di questo processo. In ultima analisi, cercare la responsabilità è prepararsi a comprendere l'Unico Scopo. Stiamo cercando la responsabilità? Ci stiamo preparando a comprendere? Il paradosso è che, sebbene sia in nostro potere influenzare il prossimo passo nel nostro cammino evolutivo, continuiamo ancora a considerare la vita come qualcosa là fuori; come qualcosa che ci accade, piuttosto che renderci conto che siamo davvero co-creatori della nostra realtà. Questo fatto dovrebbe essere ovvio per qualsiasi persona pensante, ma sembra che ci accontentiamo ancora di imparare solo a posteriori che l'ignoranza non è una valida difesa o una scusa giustificabile. Come possiamo avviare il cambiamento in modo intelligente? Come cominciamo il viaggio che ci porterà più vicini al nostro vero sé? Se l'unica conoscenza che c'è è la conoscenza del sé, come dobbiamo impostare l’acquisizione di questa conoscenza? Attraverso i secoli ci sono state date molte indicazioni nelle scritture di tutte le religioni rivelate. Le verità fondamentali alla base di ogni religione sono le stesse. Dopo tutto, c’è solo Una Vita e dunque solo Una Verità. Che cosa ha fatto l'umanità per scoprire quelle semplici verità? Come un uomo che sta annegando, che vuole salvarsi spingendo sott’acqua il suo salvatore, l’essere umano ha "perduto" quelle verità nella stupidità di voler essere "salvato" alle proprie condizioni. Piuttosto che prendere gli "strumenti" rivelati, ed usarli per scoprire nuove conoscenze, l’uomo si è fissato sugli "strumenti". Non è logico, né funzionale, contemplare e disquisire a lungo su uno scalpello prima di tentare di usarlo, guidati dal solo sentimento. Solo mediante tentativi ed errori, azioni ed esperienza, si impara che cosa può fare per noi questo "strumento", e infine 5
perfezionare l'uso dello "strumento". Invece gli "strumenti" sono considerati come fini a se stessi, piuttosto che considerati degli accessi a ciò che si trova di là di essi. La forma esteriore è stata glorificata, e l'essenza spirituale interiore è andata perduta. Di conseguenza abbiamo ereditato un flusso di complesse interpretazioni intellettuali, che pontificano e disquisiscono su tali “strumenti", ma non abbiamo ereditato nulla di fondato sull’esperienza pratica da qualcuno che ha usato saggiamente questi "Strumenti". In questa eredità di falsa conoscenza, hanno avuto buon gioco coloro che la hanno sentito che questi "strumenti" potevano essere utilizzati per esercitare potere sugli altri, e in questo egocentrico perseguimento del potere, tutta la verità è stata sepolta. Tutte le chiese passate e presenti hanno dimostrato questo fatto. Tutte quante a turno hanno ceduto all'avidità e alla corruzione; come grottesche caricature danzanti nel vento, che adempiono a un inutile scopo, privo di reale significato. In un monumento all'arroganza, e a causa di una mancanza di reciprocità con lo spirito, la religione convenzionale, e ogni altro gruppo lasciato nella scia di un vero maestro, è diventata niente più che un tempio all’intensità; un mostro razionale avvitato su se stesso, che si divora in un’orgia autoindulgente. Ad essere sinceri, oggi il termine "ricerca spirituale" è un eufemismo per la masturbazione intellettuale. Chi è responsabile di questo pasticcio? L’umanità! Finché continueremo a sottrarci alla nostra responsabilità, la situazione potrà solo peggiorare. Nonostante questa deplorevole situazione, e dato che era prevista, ci sono sempre state persone incaricate di sostenere la Sacra Fiducia, lavorando dietro le quinte per preservare il retaggio dell'umanità fino a quando non avesse raggiunto l’età adulta. L'umanità ha imparato a conoscere questi uomini e donne come Toltechi. Come tenui fili intessuti nel tempo, i lignaggi Toltechi sono apparsi in tutte le epoche, in tutte le culture e in tutte le aree geografiche. Isolati l'uno dall'altro, dopo la distruzione di Atlantide, questi diversi lignaggi, o più specificamente, i nagual che li hanno guidati attraverso circostanze avverse, hanno cercato di mantenere intatta quella parte del retaggio dell'umanità che gli fu affidato. Come in ogni forma di isolamento, esisteva il pericolo che alcuni aspetti degli insegnamenti toltechi fossero distorti a causa dell’eccessiva specializzazione in determinati settori di attività, entro i confini dell’isolamento. Fedeli alla vita, se restringiamo la nostra attenzione ad escludere ciò che ci circonda, ciò che abbiamo portato a specializzazione è in disequilibrio con ciò che abbiamo trascurato. Come inevitabile risultato, ne consegue il deterioramento del più grande intero, sia un intero singolo individuo o sia l’intero complesso degli insegnamenti toltechi. In questo deterioramento l'umanità ha perso molto. Questo era previsto, e nel tentativo di compensare questo possibile rischio si sono costituiti piccoli gruppi di individui adeguatamente formati, con il compito di attuare une specie di impollinazione incrociata tra i vari lignaggi Toltechi, o in qualsiasi altra attività umana. Piuttosto che condurre un particolare lignaggio, questi esseri hanno funzionato come un deposito di semi; un deposito che sarebbe servito per rifornire e disseminare, quando e dove sarebbe stato necessario. Totalmente coinvolti nella coscienza di gruppo, e pienamente consapevoli del valore e della forza contenuta nella diversità, questi esseri, vita dopo vita, hanno lottato con ogni mezzo a disposizione per mantenere intatto un tessuto che comincia ora a rivelarsi al mondo. Nonostante tutte le avversità, e ora che l'umanità ha raggiunto l’età adulta, questi esseri stanno assolvendo il compito finale per l'umanità. I lignaggi Toltechi non esistono più, e ora spetta all'umanità scegliere se incarnare il proprio retaggio o rigettarlo. Theun Mares è affiliato a uno di questi piccoli gruppi. Di nuovo un rappresentante dello spirito è venuto a darci gli "strumenti" di cui abbiamo bisogno per andare avanti; lasciando fuori il vecchio ed entrando nel nuovo. In effetti, sistematicamente ci viene dato un intero "kit di strumenti" con il manuale d’uso di ogni strumento, come funziona e come usarlo al meglio. Provati e testati nel corso dei millenni, questi "strumenti" sono pratici e sono applicabili alla vita quotidiana proprio adesso. Non sono idee o ipotesi, sono fatti esperienziali. Essi non richiedono nessuna circostanza speciale, nessun abbigliamento particolare, nessuna dieta o equipaggiamento, solo la sincera volontà di affrontare qualsiasi mano di carte ci sia distribuita in questo giro. Essi ci consentono di affrontare in modo costruttivo e intelligente, le sfide che si presentano nella vita quotidiana, con la promessa 6
di un pieno e ricco coinvolgimento con la vita. Ciò che era nascosto è stato liberamente proferito nella speranza che questa volta l’umanità ricambi. Cosa avremmo potuto chiedere di più? Cosa sarebbe potuto essere più necessario? Per ricambiare è necessario agire. Dobbiamo usare quello che ci viene dato. Solo attraverso l'uso intelligente di ciò che ci viene dato, possiamo andare oltre ciò che si trova all'interno all'interno di ognuno di noi. Ci siamo identificati con la forma per così tanto tempo che pensiamo di essere la forma. Ma non siamo la forma. Se non siamo disposti a lasciar andare le idee preconcette, le convinzioni e i pregiudizi, prenderemo gli insegnamenti Toltechi come un costrutto razionale, rendendoli inanimati, e perderemo il retaggio, di cui gli insegnamenti toltechi sono semplicemente il veicolo. Avremo ancorato la zattera al letto del fiume lasciandola a marcire, mentre sogniamo e ci chiediamo quali avventure avremmo potuto vivere, se solo avessimo avuto il coraggio di lasciar andare la nostra fissazione nel conosciuto e avessimo intrapreso un viaggio verso l'ignoto. Per secoli si è creduto che ogni vero apprendimento dovesse essere forzato, ma è indispensabile che sia così? Non possiamo accogliere il nostro retaggio con lo stesso amore e la stessa volontà con cui lo donano a noi? Lo spirito ha sempre voluto cooperare con intelligenza con l'umanità, anziché imporre la propria volontà. Non è ora di concludere il nostro affare? Cosa abbiamo da perdere? Cosa ci guadagneremo? Queste sono domande fondamentali che meritano la nostra attenzione. Non riesco ad immaginare una vita senza usare gli "strumenti" che Theun mi ha trasmesso. Ma, la cosa più importante, è l'amore incondizionato e la cura con cui tali strumenti sono stati, e continuano ad essere trasmessi. La mia vita è infinitamente più ricca, ed è diventata un’emozionante avventura di ricerca, invece che una vuota esistenza permeata di lamentele di dolore. Cercando di placare la sete, ho trovato molti ruscelli, ma la mia sete è rimasta. Quando mi sembrò di aver tentato tutto e mi rassegnai ad intorpidire nel dolore, ho trovato la fonte. Qui l'acqua è pura e dolce, e bevendo di quest’acqua la sete non c’é più. La vita che conducevo prima è solo un lontano ricordo, e accumula polvere ad ogni giorno che passa. La caratteristica dei libri Theun è che sono stati scritti col cuore; la residua sensazione che a quest’uomo importa la mia libertà. Mai prima d'ora la luce è stata così brillante, sul sentiero che l'umanità ha bisogno di percorrere per rivendicare la sua libertà. Chiaramente articolati, infusi d’amore e di calore, i libri di Theun sono testimonianza del suo indomito spirito pionieristico. Con dedizione altruistica, sta onorando il suo impegno per la Sacra Fiducia. Saluto il suo coraggio, e io faccio tesoro del suo amore e della sua amicizia. Questo volume sugli insegnamenti Toltechi, con la sua toccante raffigurazione del progetto di vita, è il proseguimento dell'impegno di Theun con tutti noi. Ora spetta a noi. Spetta a te e a me. Russel Braithwaite
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CON LE LORO AZIONI CUSTODIRANNO I MODI PACIFICI DELLA LIBERTA’, CON LA COSTANTE VISIONE DELL’ONORE CHE NASCE DAL CUORE CORAGGIOSO. EPPURE, LA LORO VISIONE NOTTURNA, IL LORO MUTAMENTO DI FORMA NELL’OMBRA, LA LORO FIERA PASSIONE PER L’UNICA VITA, SARANNO TEMUTE DA TUTTI ANCORA PER LUNGO TEMPO. PATTUGLIANDO LE CUSPIDI DEL SOGNO, ESSI FANNO LA GUARDIA AI PORTALI DELL’ALTRO MONDO, CON LO SGUARDO PENETRANTE DI OCCHI SEMPRE VIGILI. CON RUGGITI D’AVVISO E ZANNE SCOPERTE, TERRANNO APERTO L’INGRESSO AL MONDO DELLE LUCI. GUIZZANDO DI OMBRA IN OMBRA, ESSI GUIDERANNO IL RICERCATORE STANCO ALLA SOGLIA DEL MONDO DELLA TRASMUTAZIONE. FEDELI ALLA FIDUCIA ACCORDATA, SARANNO I SEGUGI DELL’UNIVERSO, E SARANNO CONOSCIUTI COME IL POPOLO DEI LUPI. NEI LORO CUORI PORTERANNO SEMPRE LA VAGA MEMORIA DEL MONDO CHE FU, UN SOLE ARANCIONE CHE UNA VOLTA ERA LA CASA DELL’UOMO, LA SUA GLORIA E IL SUO ONORE. DI GIORNO, RIFUGGIRANNO GLI ABOMINII DELL’UMANA FOLLIA, DI NOTTE OSSERVERANNO LA DEBOLE LUCE DELLA LUNA E URLERANNO LA LORO ANGOSCIA PER LA PERDUTA LIBERTA’ E PER LA LANCIA E LA SPADA DIMENTICATE. IN OGNI FIBRA DEL LORO ESSERE NUTRIRANNO PER SEMPRE L’ESTASI DELLA SPERANZA E DELLA LIBERTA’. ALLEVATI PRIMA DELLA GRANDE SCISSIONE. QUESTI SEGUGI DI ATL HANNO LOTTATO FIANCO A FIANCO COI LORO FRATELLI NELLA GUERRA DEI CIELI. SI, HANNO BEN COMBATTUTO! MA AHIME’! HANNO COMBATTUTO COL FIERO ZELO DI UN FANATISMO, CHE ERA ALLO STESSO TEMPO LA LORO INVINCIBILE FORZA E LA LORO PIU’ GRANDE DEBOLEZZA – UNA DEBOLEZZA CHE LI RESE TEMUTI DAGLI ALTRI, COSI’ CHE QUESTI FEDELI SEGUGI CHE UNA VOLTA ERANO CACCIATORI, DIVENNERO CACCIATI. NELLA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA, IMPARARONO COM’E’ DANZARE SUL LIMITE, IMMERGERSI NELLE OMBRE, SCEGLIERE L’INVISIBILITA’ DELLA NOTTE PER VIAGGIARE E IL CALORE DEL VENTO DEL SUD PER COMPAGNO. MA LA LORO DEBOLEZZA DIVENTERA’ NUOVAMENTE LA LORO FORZA, PERCHE’ COL TEMPO SI TRASMUTERA’ NELL’ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA, NELLA LEALTA’ VERSO I FRATELLI E NELL’AMORE PER LA LIBERTA’. Dalle profezie del Uno senza nome.
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INTRODUZIONE Questo volume rivela le tre sezioni cardine degli insegnamenti Toltechi, chiamate La Spiegazione degli Stregoni, La Regola del Nagual a Tre Punte e La Regola del Nagual a Quattro Punte. Queste tre sezioni costituiscono alcuni dei concetti più esoterici che si trovano negli insegnamenti Toltechi - concetti che sono così oltre la cornice di riferimento della maggior parte delle persone, che normalmente si trasmettono agli apprendisti solo dopo molti anni di formazione e, anche allora, solo una volta che hanno raggiunto un alto livello di competenza nel saper cogliere ciò che sfida l'uso delle parole. Pertanto, anche se tentare di verbalizzare l'ineffabile è scoraggiante di per sé, un ordine ancora più alto impone di verbalizzare questi concetti in modo che possano avere senso per i lettori che lavorano da soli, senza l'assistenza di un addestrato nagual. Di conseguenza, esorto vivamente i lettori di questo volume a non fare l’errore di prendere per oro colato qualsiasi parte di questo volume, o avendo letto il libro, di presumere di aver necessariamente compreso i concetti. Dicendo questo, non sto dicendo che il lettore sia poco intelligente o incapace di cogliere questi concetti - mi limito a ribadire che quando si tratta di verbalizzare la conoscenza irrazionale, le parole prese alla lettera possono fuorviare e distorcere la verità. Pertanto, se si vuole che questo libro giochi il ruolo di migliorare la percezione del lettore e di portare un maggior senso di scopo e un significato più profondo nella propria vita, raccomanderei il seguente approccio per questa sezione degli insegnamenti. In primo luogo, è di vitale importanza che il lettore abbia piena familiarità con gli insegnamenti contenuti nei primi tre volumi di questa serie, nel senso che lui o lei sta vivendo attivamente gli insegnamenti e non solo studiandoli passivamente da un punto di vista intellettuale. Un tale studente sa per esperienza personale che le sottigliezze dei diversi concetti si possono cogliere solo mettendo in pratica gli insegnamenti, e che se non si colgono queste sfumature, gli insegnamenti possono confondere ulteriormente. Inutile dire che quando si è in confusione, non è possibile nessun ulteriore progresso e lo studente si scoraggia. Inoltre, quando si sta cercando di afferrare l’irrazionale, è sempre bene ricordare che tale conoscenza non sarebbe irrazionale se potessimo incapsularla entro i limiti della mente razionale. E' ovvio che l’operazione di cercare di cogliere l’irrazionale richiede di estendersi oltre il normale quadro di riferimento, di buttarsi a capofitto per lottare con concetti che sembrano senza senso logico, e spesso sembrano in contraddizione con tutto ciò che pensiamo di sapere o che presumiamo che sia vero. Ma estendersi oltre il proprio quadro di riferimento significa dover entrare nell'ignoto, e l'unico modo in cui possiamo trovare la strada all'interno dell’ignoto, è quello di sentire e dare credito alle sensazioni, oppure dare credito alle intuizioni che arrivano esplorando quella particolare parte dell'ignoto. Senza questo sentire si diventa vittime della propria razionalizzazione, tentando di forzare l'ignoto ad adattarsi in modo logico a ciò che per noi è il conosciuto. Questo processo ci porta non solo a falsare le nuove conoscenze, ma anche a cadere inconsciamente nella trappola di usare questa nuova conoscenza per confermare a noi stessi le idee preconcette e i pregiudizi che fanno parte del nostro normale quadro di riferimento. Un altro punto da tenere a mente è che nonostante le persone presumano di conoscere se stesse e il loro mondo, la verità è che sia l'uomo che il mondo non sono quello che sembrano. Noi siamo un mistero insondabile anche a noi stessi, e altrettanto è il mondo che ci circonda. Se questo non fosse vero, allora non ci sarebbe sviluppo della consapevolezza, e non saremmo in grado di espandere la coscienza oltre lo stato attuale. Si noti che uso il termine “un insondabile mistero”. Uso questo termine deliberatamente e per due ragioni. Primo, perché tutta la consapevolezza dipende dalla percezione e la nostra percezione cambia di volta in volta, così anche la consapevolezza di noi stessi, degli altri e del mondo. Ma siccome la percezione non è dettata dalla sola ragione, di solito ne segue un percorso di cambiamento che, pur producendo risposte molto appaganti e soddisfacenti, invariabilmente ci conduce a porre sempre più domande su noi stessi e sulla vita. Pertanto lungi dalla consueta assunzione di poterci rinchiudere in una stretta scatola di comprensione di sé, il praticante degli insegnamenti Toltechi arriva presto a realizzare che ogni cambiamento nella percezione e ogni crescita di consapevolezza serve sempre a dimostrare quanto poco conosciamo 9
noi stessi e il mondo in cui viviamo. Secondo, nel termine "mistero insondabile" è implicita la consapevolezza che gran parte della nostra percezione si trova oltre i confini della razionalità. Ne consegue che la nostra consapevolezza sta sempre toccando le frange di una vastità che è sempre oltre la portata della comprensione, non importa quanto si espande la consapevolezza e non importa quanto impariamo su noi stessi e sulla vita. L'ultimo punto da tenere in considerazione è che, se siamo vogliamo veramente imparare, e se vogliamo veramente sviluppare la nostra consapevolezza, allora dobbiamo essere disposti ad essere sfidati dalla percezione di noi stessi e del mondo in cui viviamo. Non c'è altro modo. Perché? Perché è molto facile acquisire nuove informazioni e tenere immutata la nostra visione del mondo. Le cose stanno così perché se l’informazione non è attuata nella pratica, non può tradursi in esperienza, e dove non c'è esperienza, quell’informazione rimarrà a livello di informazione, e col tempo sarà dimenticata. Questo non è vero apprendimento, perché nell’aver acquisito tali informazioni non è stato apportato nessun reale cambiamento alla propria vita. Il vero apprendimento implica che la conoscenza acquisita ha il potere di cambiare il proprio pensiero e la propria vita in modo significativo, e l'unico modo per acquisire tale nuova conoscenza è attraverso l'esperienza. Questo implica che se non si mettono in pratica gli insegnamenti contenuti in questo libro e non si integrano attraverso l'esperienza, rimarranno una proposta interessante senza alcun valore reale per il lettore. Le proposte di per sé o le intenzioni non attuate, non potenziano nessuno. Se seguirete i miei consigli, non avrete problemi nell’acquisire una genuina sensazione di ciò che viene trasmesso in questo volume. Dopo aver acquisito questa sensazione, consentite alle circostanze e agli eventi della vostra vita di iniziare a tradurre quella sensazione, poco a poco, in un crescente senso di sapere senza sapere. Con questo voglio dire che se permettiamo alle sensazioni irrazionali di dispiegarsi naturalmente nella vita quotidiana, poi col tempo queste cominciano ad acquisire senso, anche se non potremo mai spiegare razionalmente il motivo per cui per noi hanno senso. Invece di cercare di spiegare e comprendere tali sensazioni, se agiamo basandoci su di esse, allora le rafforzeremo con i risultati conseguiti. Inoltre, poiché ogni azione porta esperienza, e poiché l'esperienza è conoscenza acquisita, quando agiamo basandoci sulle sensazioni, anche se non ancora comprese, la conoscenza acquisita attraverso l'esperienza rivelerà tutta la comprensione che le vogliamo richiedere. Il problema è che le persone sono condizionate a voler capire qualcosa di ciò che accadrà, prima ancora di decidere di rischiare con l’esperienza diretta. Ma tenete conto che, se abbiamo il diritto di fare domande quando stiamo lavorando con il conosciuto, quando si tratta di lavorare con l'ignoto, fare delle domande prima dell’esperienza equivale a mettere il carro davanti ai buoi. Per definizione, non possiamo conoscere l'ignoto in anticipo, e quindi se vogliamo conoscerlo non c'è altro modo che farne esperienza. Questo è particolarmente vero per gli insegnamenti contenuti in questo libro.
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Prima di concludere questa introduzione sento che è necessario ripetere l'avvertimento che nessuna parte di questo libro deve essere presa solo alla lettera. Quando si accinge a trasmettere queste sezioni degli insegnamenti, ogni nagual sceglie il proprio modo di verbalizzarli, per cercare di comunicare la sensazione di ciò che non può essere espresso a parole. Per cui due nagual quasi mai descriveranno nello stesso modo una parte qualsiasi di questi concetti, e lo stesso nagual userà diverse descrizioni dello stesso concetto. Tuttavia, il contenuto del concetto descritto rimarrà il medesimo, perché tutti i nagual addestrati descrivono gli stessi concetti. Come potrebbe non essere così? In ultima analisi c'è solo l’Unica Vita e l'Unica Verità, dopo tutto, non importa la descrizione, non è l'involucro che è importante, ma il suo contenuto. Quello che ho detto rispetto alla descrizione dei concetti ha relazione con un'altra questione molto importante, cioè i libri di Carlos Castaneda. Nell'introduzione al mio primo libro, Il Ritorno dei Guerrieri, ho detto come vedo il dottor Castaneda, e qual’é la mia personale posizione sui contenuti dei suoi primi otto libri, ma a beneficio dei lettori che hanno studiato i suoi libri, vorrei chiarire qualche punto in più. Il primo punto è che nel descrivere la regola del nagual a quattro punte e la spiegazione degli Stregoni, il Dott. Castaneda ha utilizzato la stessa descrizione, o una molto simile, utilizzata dal suo insegnante. Questo è un punto importante, perché l'essere che ha insegnato al Dott. Castaneda, e che ha scelto di chiamare Juan Matus, era veramente un fine guerriero. Alla luce di questo, non ho dubbi che Don Juan abbia trasmesso al Dott. Castaneda queste due sezioni degli insegnamenti in modo impeccabile come tutto il resto. Tuttavia, entrambe le sezioni, come sono trasmesse dal Dott. Castaneda sono incomplete, ed entrambe contengono alcune parti che sono descritte in modo non solo fuorviante, ma a volte anche impreciso. Non mi è chiaro perché sia andata così, ma questi fatti inspiegabili sollevano una serie di domande riguardanti l’interpretazione degli insegnamenti toltechi del Dr. Castaneda. Considerando che il Dott. Castaneda ha ricevuto queste due sezioni degli insegnamenti mentre era in consapevolezza intensa, potrebbe essere che ricevette questi insegnamenti nella loro interezza, ma poi non riuscì a ricordarli totalmente? Oppure, per qualche ragione, Juan o lo stesso Dott. Castaneda scelsero deliberatamente di non trasmettere queste sezioni nella loro completezza? Se è vero che il Dott. Castaneda non riusciva a ricordare tutto ciò che gli era stato insegnato, allora è possibile che anche alcune parti che era riuscito a ricordare, potrebbero essere state recuperate in modo impreciso; e questo motiverebbe le varie inesattezze contenute nel suo lavoro e la descrizione fuorviante utilizzata in alcuni punti. D’altra parte, se queste due sezioni non sono state trasmesse interamente, sia da Juan o dal Dr. Castaneda, e se non era un problema di richiamo di memoria del Dr. Castaneda, allora rimane aperta la questione riguardante le imprecisioni e la descrizione fuorviante. Se fosse la descrizione di Juan, allora lo ha fatto apposta per buttare fumo sugli occhi del Dott. Castaneda e quindi anche dei suoi lettori? Se sì, perché? Oppure il Dr. Castaneda davvero non è riuscito ad apprendere correttamente queste due sezioni degli insegnamenti, e quindi non poté descriverle accuratamente? Non ho alcuna intenzione di provare a rispondere a queste domande relative a due uomini che ora sono morti, ma ho scelto di sollevare queste domande per due buone ragioni. In primo luogo, per far notare al lettore credulone che i primi otto libri del Dr. Castaneda, per buoni che siano, non sono quello che sembrano, e quindi gli insegnamenti contenuti nei libri non devono essere presi in senso letterale. In secondo luogo, per evidenziare che se qualcuno volesse confrontare il modo in cui descrivo queste due sezioni col modo in cui le descrive Carlos Castaneda, noterebbe molte apparenti discrepanze. Se a questo aggiungiamo le enormi difficoltà nel tentare di verbalizzare queste sezioni degli insegnamenti, i lettori che desiderano confrontare il mio lavoro con quello di Carlos Castaneda dovrebbero assumersi l'onere di studiare queste particolari sezioni con grande cura.
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Infine, la descrizione che ho scelto per gli scopi di questo libro non è del tutto conforme alla mia personale predilezione per il misticismo, ma sento che è quella che trasmetterà più facilmente una vera sensazione al lettore che non lavora con un nagual, e che quindi dovrebbe dargli il massimo di beneficio. Nonostante questo, ancora una volta il lettore è invitato ad adottare la posizione del guerriero nello studio di questo materiale; vale a dire quella di credere senza credere, e di accettare senza accettare. Solo in questo modo le mie parole avranno l'impatto necessario per spostare il focus del lettore dal voler capire al voler sentire. L'importanza di questo consiglio sarà più evidente nella lettura della Spiegazione degli Stregoni, perché sebbene questa sezione degli insegnamenti dia sempre l'impressione di essere un mito, indipendentemente dalla descrizione, lo studente serio non dovrebbe avere alcuna difficoltà a sentire che ciò che è contenuto nel più strano dei miti è una verità antica che provoca la vita ad assumere un significato che non era presente prima. E tuttavia, anche se il significato diventerà chiaro col tempo, l'anello della verità che dà luogo a questo rimane sempre un mistero al di là della comprensione della mente umana. Ed è per questa ragione che si afferma che la verità rimarrà sempre elusiva … a meno che il guerriero diventi egli stesso il mito.
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CAPITOLO UNO
LA VIA DEL GUERRIERO
GLI INSEGNAMENTI PER IL LATO SINISTRO STANNO AGLI INSEGNAMENTI PER IL LATO DESTRO COME LA VITA STA ALLA FORMA. POICHE’ LA VITA NON E’ LA FORMA, MA LA FORMA E’ VITA MANIFESTA, PERMETTERE CHE LA VITA TROVI ESPRESSIONE NELLA MANIFESTAZIONE DELLA FORMA E’ PERMETTERE CHE L’IRRAZIONALE SI MANIFESTI NEGLI INSEGNAMENTI PER IL LATO DESTRO. PER CUI, GLI INSEGNAMENTI PER IL LATO SINISTRO SONO IL NAGUAL, MENTRE GLI INSEGNAMENTI PER IL LATO DESTRO SONO IL TONAL. Per cogliere l’essenza di ciò che trasmettono gli insegnamenti Toltechi si deve prima capire che gli insegnamenti in sé, seppur di valore, sono solo la forma esteriore, vale a dire il corpo degli insegnamenti per il lato destro. Inoltre questa forma, come ogni corpo, è tenuta in vita da un potere interno che è alimentato da un essere senziente o in alcuni casi anche da un gruppo di esseri. Questo significa che qualsiasi forma non è altro che espressione della vita - che la forma è utilizzata dalla vita interiore solo per uno scopo; così, quando la vita ritira il suo potere dalla forma, quella forma diventa senza vita e comincia a decadere. Anche se si tratta di un fenomeno comune e ben conosciuto in natura, è sorprendente notare come altrettanto comunemente e naturalmente l'essere umano non mette in discussione l'ovvio. In questo senso nessun apprendista fa eccezione. Di conseguenza ogni apprendista nella Via del Guerriero lotta a lungo per comprendere appieno che, anche se è la forma degli insegnamenti che dà valore alla Via del Guerriero, tuttavia è quella cosa che sta dietro gli insegnamenti che dà vita alla Via del Guerriero, nel senso che gli da potere. Ma è sempre a questo punto della comprensione che l'apprendista rimane intrappolato nei concetti di valore e potere, e di conseguenza, fatica a comprendere che così come il valore dipende dalla forma, cioè dipende dagli insegnamenti per il lato destro, così il potere dipende dalla vita senziente. La difficoltà sorge perché l'apprendista ritiene impossibile non identificare la vita con la forma, e fa quindi l'errore di credere che è di primaria importanza il potere acquisito sulla Via del Guerriero. Se lo si lascia alla sua comprensione, l'apprendista rimane totalmente coinvolto nella convinzione che l'unico valore nella vita consiste nella ricerca del potere per il proprio tornaconto. Anche se è vero che l'unico lavoro da fare è il lavoro su di sé, e anche se è vero che se eleviamo noi stessi, automaticamente eleviamo le persone intorno a noi, è altrettanto vero che tutti noi siamo unità dell’Unica Vita, e di conseguenza siamo soggetti allo scopo dell’Unica Vita. Ma ciò che l'apprendista trova difficile da capire a questo punto è che la vita ha uno scopo che va ben oltre l’estremamente limitato scopo della sua comprensione, e che la vita ha un significato molto più profondo del valore che gli ha attribuito. Così, per un verso l’apprendista, vivendo gli insegnamenti per il lato destro in modo impeccabile, farà inestimabili progressi lungo la Via del Guerriero e acquisirà molto potere e successo. Ma l’atro verso, a meno che l'apprendista comprenda che tutto questo è solo il mezzo attraverso cui può cominciare ad abbracciare lo scopo e il significato dell’Unica Vita di cui siamo tutti delle unità, invariabilmente cadrà preda della sua comprensione di ciò che considera come gli insegnamenti per il lato sinistro, e quindi perderà il treno dei veri insegnamenti.
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NON E’ POSSIBILE COGLIERE GLI INSEGNAMENTI PER IL LATO SINISTRO TENENDO INTATTA LA PROPRIA VISIONE DEL MONDO. LA COMPRENSIONE DEGLI INSEGNAMENTI PER IL LATO SINISTRO RICHIEDE FLUIDITA’ DI PERCEZIONE. SENZA FLUIDITA’ DI PERCEZIONE SENTIRAI SOLO LA TUA COMPRENSIONE DELLE PAROLE, E PERCEPIRAI SOLO LA TUA VISIONE DEL MONDO, RIFLESSA IN QUELLE PAROLE. Fino a che resterà rinchiuso nelle proprie convinzioni e nella propria comprensione di se stesso e della sua vita, l'apprendista dovrà lottare strenuamente per afferrare gli insegnamenti per il lato sinistro, e in questa lotta spesso si sentirà perso, confuso e incerto su come procedere. Anche se l'apprendista saprà a livello intellettuale che è la sua visione del mondo che crea il dilemma, in pratica, si ritroverà più volte a sbattere contro le sue convinzioni sulla Via del Guerriero, e queste convinzioni non avranno mai i requisiti per mettere in pratica gli insegnamenti per il lato sinistro. Fermo nella convinzione che la ricerca del potere è l'unica cosa che conta, l'apprendista non riesce a capire che il potere è solo il mezzo attraverso cui diventa possibile realizzare il vero scopo della vita, e quindi infondere la vita col vero significato di ciò che significa essere vivi. In altre parole, un tale apprendista non riesce a capire che è la vita di primaria importanza, e non il potere e nemmeno la forma. Per lo stesso motivo, non riesce a capire che gli insegnamenti per il lato destro sono solo un mezzo per cogliere il mistero dell’essere, come si rivela attraverso il lato sinistro. I cosiddetti insegnamenti per il lato sinistro non assomigliano a nulla che la mente razionale possa comprendere, perché non servono a placare la mente razionale, ma ad aiutare l'apprendista a smantellare il suo sistema di convinzioni su se stesso e sul mondo, e quindi a liberarsi dalla inibente e debilitante comprensione intellettuale dello scopo e del significato della vita. Quindi lungi dall'essere intellettualmente comprensibili, gli insegnamenti per il lato sinistro sfidano l’intellettualizzazione, proprio come la vita a cui si riferiscono sfida la razionalizzazione. LA VITA E’ UN MISTERO, E COME TALE NON POSSIAMO VERBALIZZARLA. TUTT’AL PIU’ POSSIAMO GIRARCI ATTORNO PARLANDONE, OTTENENDO UN SENTIMENTO DEL PIU’ MERAVIGLIOSO DEI MISTERI. La vita non è ciò che la gente crede che sia. Allo stesso modo, anche la Via del Guerriero non è ciò che la percezione dell'apprendista degli insegnamenti per il lato destro lo porta a credere. I Toltechi dicono che la vita è una sensazione, nel senso che il meglio che possiamo fare è sentire quel grande mistero che chiamiamo vita; d’altronde, in quale altro modo potremmo sperimentare l'espressione dell’Intento dell’Indicibile? E a tale riguardo, come potremmo mai fare un’ipotesi qualsiasi relativa allo scopo che sta dietro quest’espressione? Per questa stessa ragione, i guerrieri della libertà definiscono la Via del Guerriero come la via con un cuore, non perché permette a chiunque di realizzare le proprie aspettative su ciò che dovrebbe essere la vita, e non perché permette a chiunque di avere una vita alle proprie condizioni, ma semplicemente perché la vita è un sentire, e perché tutti i sentimenti per la vita e nella vita, vengono dal cuore. A questo proposito, tenete conto che nulla ci impedisce di fare assunzioni; ma se lo facciamo, dobbiamo anche avere l'onestà di riconoscere, anche solo a noi stessi, che ogni volta che presumiamo di aver ottenuto una comprensione di noi stessi o del mondo, allora abbiamo rallentato la crescita della nostra conoscenza, avendola intrappolata all'interno della nostra limitata percezione. Ricordate sempre che ogni percezione è necessariamente limitata dall’allineamento del punto di assemblaggio, e se questo allineamento è determinato da un qualsiasi punto di vista del mondo, per definizione, la nostra percezione deve essere selettiva e limitata. Solo quando siamo capaci di entrare e uscire da qualsiasi allineamento di percezione, possiamo considerarci liberi dalle limitazioni di tali percezioni, nel senso che, essendo in grado di vedere queste limitazioni per quello che sono, non ci sentiamo più in dovere di trattenere un particolare punto di vista del mondo. Ma fino a che non abbiamo questa libertà, il nostro allineamento è fissato dalla nostra visione del 14
mondo, e poiché è fisso, la percezione generata non solo è limitata e selettiva, ma anche distorta a causa della selezione attuata. Questa visione del mondo fissa comprende tutto ciò che pensiamo di sapere, tutto ciò che riteniamo vero e tutto ciò che riteniamo giusto. Questo è vero anche se la nostra percezione si basa interamente sulla nostra esperienza maturata vivendo gli insegnamenti per il lato destro. Pertanto, non importa quanto siamo impeccabili rispetto al lato destro, a meno che non siamo in grado di abbracciare tutta la vita con eguale rispetto, il che significa che crediamo senza credere e che accettiamo senza accettare, in ogni caso la nostra percezione è ancora selettiva e quindi limitata. Così, quando siamo intrappolati nella nostra percezione, siamo invischiati in OgniCosa del tonal, invece di rimanere liberi nel Nessuna-Cosa del nagual. Le implicazioni sono vaste, e le implicazioni all'interno di tali implicazioni sono ancora più vaste, ma cercherò di trasmettere almeno un senso per alcune delle conseguenze più tangibili che sono di immediata importanza per le attuali esigenze dell'umanità.
In linea di massima, e prendendo in considerazione quanto abbiamo visto finora, tutto sembra essere molto ovvio. Ma allora, perché in pratica è così difficile verbalizzare il vero significato del percorrere la Via con un Cuore? E perché è impossibile definire gli insegnamenti per il lato sinistro? Queste due domande nascono da un concetto estremamente difficile da comunicare, non perché sia così difficile verbalizzare, ma semplicemente perché, essendo così ovvio, è quasi impossibile convincere le persone ad estendere la loro comprensione di questo concetto oltre la logica della mente razionale. Pertanto, ogni volta che si porta questo concetto all'attenzione di qualcuno, la sua reazione immediata è: "Naturalmente questo è vero! Perché mi stai dicendo cose ovvie?" Eppure reagendo in questo modo, la persona in questione ha appena mancato il punto, ed è entrata tranquillamente nella trappola della presunta comprensione. Supponendo di capire cos’è la vita, la dà per scontata, e supponendo di capire se stesso perché è vivo, si dà per scontato. Ma dandosi per scontata, questa persona non riesce a vedere che s’identifica con la forma o, più precisamente, con la parte formale della vita, cioè l’espressione della vita sul piano fisico. Ma quest’espressione della vita non è la vita in sé. Il mio corpo, le mie azioni, le mie numerose attività, la mia carriera, la mia educazione, la mia religione, le mie convinzioni, i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie emozioni, e in breve la mia Ogni-cosa, sono tutte espressioni di quella Nessunacosa che è me, la vita interiore. I Toltechi esprimono questi concetti dicendo che Ogni-cosa è il Tonal, il lato formale della vita, e che Nessuna-Cosa è il Nagual, l’ineffabile spirito. Inoltre, i Toltechi considerano il tonal di genere femminile relativamente al nagual, pertanto il tonal è ingravidato con l’Intento del Nagual e porta in gestazione e a nascita lo scopo del nagual. Il Tonal è quindi l'espressione del desiderio del Nagual di arrivare a conoscere Ogni-cosa di Se stesso che per il Nagual è ancora l'ignoto. Chiaramente, quando ci identifichiamo con il tonal non siamo più in contatto con il sé reale, con la vita interiore, col nagual. E quando non siamo più in contatto con il sé reale, non conosciamo noi stessi, ci siamo persi ed intrappolati all'interno della vastità di Ogni-cosa, del Tonal. Implicitamente siamo persi e intrappolati all'interno del conosciuto, e perciò abbiamo perso la nostra libertà. Ma un'implicazione ancora più profonda è che essendosi persi nel femminile conosciuto, per essersi identificati con esso, gli uomini non capiscono più cosa vuol dire essere maschi. Di conseguenza, ora il mondo è popolato, non da maschi e femmine, ma da uomini e donne che, pur avendo il genere sessuale chiaramente definito, non conoscono né lo scopo né il senso del loro genere. In questa confusione di non essere più in contatto con il Nagual, ed essendo intrappolati nel Tonal, uomini e donne fanno l'unica cosa che possono - si identificano con OgniCosa che credono di se stessi e del loro mondo. Le implicazioni di questa fase sono così tante che la 15
mente umana non può più coglierle tutte, e così comincia a diventare selettiva tentando di trovare un po’ di chiarezza nell’enorme e ingestibile vastità di Ogni-Cosa. Ma più diventiamo selettivi, meno Ogni-Cosa ha senso, fino a che soccombiamo alla confusione, oppure al pregiudizio e alle idee preconcette. Il risultato è il mondo dell'essere umano, un mondo di sogno che ha tutte le caratteristiche di un incubo, un incubo in cui le persone non vedono la follia della loro follia. Da una parte credendo di capire Ogni-cosa su se stessi e sul proprio mondo, e dall'altra sentendosi smarriti perché Nessuna-cosa sembra sistemarsi secondo il loro punto di vista, le persone si affannano in un folle inseguimento di un potere che credono li libererà dai vincoli della loro follia, e in questo folle inseguimento rifuggono dalle sfide, pur vivendo un'esistenza che è letteralmente inferiore a quella degli animali. In questa frenetica follia le persone non si fermano, nemmeno per un attimo, a chiedersi: "Quale potere? E dove credo di fuggire?" Per cui, quando le persone si imbattono negli insegnamenti Toltechi, che cosa li attrae? La risposta è semplice. Vedono il potere, o più precisamente, vedono il fascino del potere. Ma proviamo a vedere il potere da uno specifico punto di vista. SENZA LA FLUIDITA’ DELLA PERCEZIONE, L’UNICO POTERE PERSONALE CHE PUOI OTTENERE E’ QUEL BIT DI POTERE CONTENUTO ENTRO I LIMITI DEL TUO PUNTO DI VISTA DEL MONDO. EPPURE, PER OTTENERE LA FLUIDITA’ DI PERCEZIONE DEVI PRIMA RECLAMARE IL POTERE CHE E’ ALLA TUA PORTATA. SENZA POTERE NON PUOI ANDARE A CACCIA DI POTERE. Il motivo per cui le persone stanno sempre andando da qualche parte alla ricerca di un potere che credono che qualcuno o qualcosa possa conferirgli, è perché non sanno che il potere è il prodotto della percezione. Ma la percezione dipende dall'allineamento del nostro punto di assemblaggio, ed è dunque qualcosa che portiamo dentro di noi. Allora, dove si va a trovare la percezione? E chi può dare eventualmente una percezione? A questo proposito è spaventoso notare il gran numero di persone che cercano di vendere i loro metodi alle anime fiduciose con affermazioni infondate e stupende promesse. Anche se queste promesse sono disponibili in tutte le forme accattivanti, tutte rientrano nella stessa categoria, vale a dire, "Vieni a fare il mio seminario e sarai illuminato," o "Acquista uno dei miei cristalli e guarisci te stesso" oppure "Io riequilibrerò i tuoi chakra, io ti porterò in altri mondi, io ti darò le chiavi della gioia duratura e della realizzazione, io ti rivelerò i segreti del successo, io ti insegnerò i rituali dimenticati dei potenti sciamani, io ti insegnerò a diventare una potenza da non sottovalutare, io ti mostrerò la strada, io farò questo per te, io lo farò per te!" Osservando queste promesse, è della massima importanza rendersi conto che sono tutte basate sul motivo nascosto di "Dai a me il tuo potere, e io ti ci porterò, visto che tu sei incapace a farlo da te!" C’è veramente da stupirsi nel vedere così tanta palese arrogante manipolazione, eppure si è costretti a riconoscere che questa manipolazione è possibile solo perché l'umanità accetta e rinforza il condizionamento sociale. Di conseguenza, raramente le persone si soffermano a chiedersi: "Dov’è? Ed esattamente, cosa sto cercando? Dove lo trovo? Chi me lo può dare?" No. L'unico potere che esiste è prodotto dalla percezione, e l'individuo può trovare la percezione solamente dentro di sé, e quindi vale anche per te lettore. Questo significa che solo tu puoi cambiare la tua percezione, e solo tu puoi aumentare o diminuire questa percezione, purificarla o contaminarla, chiarirla o deformarla. In altre parole, tu hai già il potere di cui hai bisogno per realizzare qualsiasi cosa nella tua vita e ogni cosa che desideri. L'unica cosa che devi fare è reclamare e affermare quel potere che è già tuo. Prendi possesso di ciò che già hai, e sempre più potere si genererà da sé. In termini Toltechi si dice che, per acquisire potere è necessario avere il potere di iniziare. Questo significa che non importa quanto possa essere esiguo il nostro potere iniziale, è comunque l'unico potere che abbiamo e l’unico che dobbiamo usare per iniziare la caccia per averne di più. E 16
tuttavia, per la verità, ogni persona ha sempre un potere più che sufficiente per iniziare. L'unico problema è che le persone sono così pervicacemente attaccate alla convinzione di non avere alcun potere, da sentirsi inutili, e pertanto senza alcun valore. In questa situazione non reclameranno mai, non prenderanno mai possesso del potere che già hanno. Così vanno qua e là, da questo a quello, sempre nella speranza che qualcuno, da qualche parte, un giorno, sarà in grado di dar loro quello che credono che stanno cercando. Il guerriero Tolteco, al contrario, è un essere che sa che non sta andando da nessuna parte, perché sa che il potere che sta cercando è bloccato nella sua percezione di sé e del mondo che lo circonda. E soprattutto, il guerriero sa che se vuole avere successo nella sua ricerca, deve prendere possesso di ciò che ha già. Perciò, che cos’hai di tuo, che sai che è in tuo potere e che puoi usare nella tua ricerca del potere? Col denaro puoi comprare libri e seminari, ma non il potere. Così il denaro può darti potere finanziario, potere economico, o anche potere politico, ma non il potere della percezione. Oppure, la tua educazione e cultura ti consente di leggere argomenti sul potere, e ti permette di fare più soldi, coi quali puoi acquistare case e automobili, cibo e vestiario, e sempre più libri e corsi, ma questo è quasi tutto ciò che la tua istruzione ti permette. E questo è il tuo status sociale nella tua vita; esattamente questo: il tuo status, né più né meno. Ovviamente si puoi sempre migliorare tale status sociale, oppure lo puoi ridurre, ma il tuo status non ti porterà il potere che cerchi. Quindi, che altro hai che ti può aiutare nella ricerca del vero potere? IL VERO POTERE E’ LA CONOSCENZA DI SE’ COME UNITA’ DELL’UNICA VITA. NON C’E’ POTERE PIU’ GRANDE DELLA CONOSCENZA DEL NAGUAL. L'unica cosa di reale valore che abbiamo, è la nostra percezione di noi stessi e del mondo. Questo è l'unico potere che abbiamo. Ma questo è anche l'unico potere che ci serve. Pertanto, che la tua percezione ti piaccia o no, che pensi abbia un valore o no, prendila, falla tua, perché è tutto quello che hai in questo momento. Sia se ti vedi come una brava persona o una cattiva persona, una persona intelligente o una persona stupida, un'anima degna o un mostro malvagio, prendi possesso di questa percezione, perché questo è il potere che stai usando ora, e senza questo potere, non hai nulla con cui intraprendere la ricerca del potere. Tuttavia, prendere possesso della nostra percezione implica che dobbiamo essere spietatamente onesti con noi stessi, perché non ci serve a nulla reclamare il possesso di qualcosa che non abbiamo. Per dimostrare questo punto vorrei che ti fermassi un momento a considerare le implicazioni delle mie parole. Probabilmente ti renderai rapidamente conto che far finta di essere qualcosa che non sei, non ti aiuterà. Se riesci ad essere spietatamente onesto con te stesso, in questa onestà avrai la chiarezza mentale per vederti come sei veramente in questo momento. E quindi ti renderai conto che quel te stesso che trovi è colui che si sta imbarcando in questa ricerca del potere. Nessun altro che te. E non c'è nient’altro che la tua percezione in questo momento. Quindi, prendi possesso di te stesso e della tua percezione per quella che é. Nient'altro. Ora dovrebbe essere chiaro che l'unico motivo per cui le persone sono impotenti è perché non gli piace la loro percezione di se stessi o del mondo che li circonda. Non piacendo tale percezione, non desiderano prendere possesso e quindi neanche la responsabilità di chi e cosa sono. E nel processo fanno del loro meglio per far finta di essere qualcosa che pensano che gli piace di più. Ma tali pretese sono solo tante forme di fuga, fuga da una realtà che non vogliono vedere, né considerare come propria. Ma se fuggiamo dalla realtà, precipitiamo a capofitto nel mondo illusorio di fantasie e di bugie. Quale potere si può trovare in un mondo così? L'unica cosa che possiamo trovare in un mondo illusorio è necessariamente un falso potere senza sostanza, ed è questa folle insistenza a credere in un mondo illusorio di pseudo potere che i Toltechi chiamano la follia del sogno. L'unico vero potere che c'è, è la percezione di te stesso e del mondo che ti circonda. Ma se non ti piace come sei, o non ti piace il mondo intorno a te, non ha alcun senso cercare di fuggire in un mondo illusorio. Invece, se vuoi avere il potere di cambiare te stesso e il tuo mondo, è necessario 17
che cominci con quello che hai adesso, e impari come cambiare la tua percezione di te stesso e del mondo. Questo è il vero scopo del potere. Vale a dire, il potere di cambiare la tua percezione, una realizzazione che contiene in sé vaste implicazioni. Rendetevi conto che, come cambia la percezione, così cambia la percezione di sé; e come cambia la percezione di sé, così cambia il sé; e come cambia il sé, così cambia il mondo del sé. Questo significa che se non cambi la tua percezione, non avrai mai il potere di cambiare te stesso, e tanto meno il mondo intorno a te. In altre parole, se non cambi la tua percezione, rimani impotente, e quindi a tutti gli effetti, rimani vittima e schiavo della tua percezione. La verità è che nessuno ti toglie potere, tranne te stesso! Se vuoi avere il potere di cambiare la tua percezione, allora devi diventare consapevole di chi e che cosa sei in questo preciso momento, perché il potere è sempre nel presente. L'unico modo per farlo è quello di avere un livello di onestà che può emergere solo tramite un’inequivocabile volontà di includere ogni cosa che c’é, di non negare nulla. Senza questa inclusività non sarai onesto con te stesso, ma vorrai ingannarti da solo immaginando caratteristiche che non hai e fingendo di essere qualcuno che non sei. Essere inclusivi significa che ti appropri responsabilmente di ogni cosa di te - il buono, il brutto e il cattivo. Se non lo fai, sarai separativo, e in questa separatività escluderai automaticamente alcune parti di chi e che cosa sei veramente in questo momento. In altre parole, nell’essere separativo escludi automaticamente il tuo vero potere, cercando di vantare un falso potere senza sostanza. QUELLI CHE SOSTENGONO LA SEPARATEZZA VIVONO UN’ESISTENZA FONDATA SULL’IGNORANZA, UN’IGNORANZA CHE GLI IMPEDISCE DI RECLAMARE IL PROPRIO POTERE.
Da come ho prospettato le cose finora, sembrerebbe che dare la caccia al potere sia il gioco principale. Tuttavia, come ho ribadito spesso, questo è solo il valore apparente, un valore che OgniCosa ha a che fare con l’aspetto formale della vita, ma che vela il vero scopo e significato della vita stessa. Questo concetto è acutamente ritratto nell’antica festa Tolteca conosciuta come la Festa della Caccia alla Luna, in cui gli officianti prima mostrano che la caccia al potere significa imparare a cambiare la nostra percezione di noi stessi e del mondo intorno noi. Poi gli officianti mostrano che, per farlo, dobbiamo prima accettare noi stessi per chi e cosa siamo veramente, e che l'unico modo per farlo è quello di aprire il cuore in un improvviso agguato a noi stessi. E’ importante ricordare che la mente è separativa per natura, e che, a causa della sua capacità di discriminare, sta sempre discriminando contro noi stessi o gli altri, sempre pronta a giudicare noi stessi o gli altri. Ne deriva che costruisce un pregiudizio dopo l'altro, fino a che diventiamo degli esseri frammentati che vivono in un mondo frammentato pieno solo di pregiudizi, di sterilità e di freddo giudizio. D'altra parte, il cuore è completamente inclusivo, e in questa inclusività non è prevenuto o pregiudiziale in alcun modo. Invece, il cuore utilizza la capacità di discriminare della mente, non contro, ma fra ciò che supporta la vita e ciò che distrugge la vita. Tuttavia, in questa mancanza di pregiudizio, il cuore non condanna neanche ciò che distrugge la vita, perché, come si può condannare una parte della vita? Ogni cosa è vita, e quindi ogni cosa è 18
necessaria. Solo perché qualcosa distrugge la vita, non significa che sia inutile. Il fatto stesso che sta distruggendo significa che è attiva, e quindi ha un valore. Di conseguenza, l'unica cosa che dobbiamo fare è cambiare la sua attività da distruttiva a migliorativa nei confronti della vita. Per rendere questo più chiaro possibile, vediamo l'esempio di un materiale vegetale scartato. Non c’é bisogno di gettato via questo materiale, perché può sempre essere trasformato in un compost che migliora la vita. E a dir la verità, non possiamo buttarla via, perché anche se cerchiamo di farlo, si trasforma ugualmente in compost, salvo che altri non trarranno beneficio da quel materiale che poteva essere il nostro compost. Esattamente lo stesso vale per te e per la tua percezione di te stessi. Non c'è niente in te da gettare via. In realtà, non c'è niente in te che possa essere gettato via. Tutto è potere, e quel potere sei tu! Anche ciò che è cattivo è parte del tuo potere, e se vuoi cambiare il marciume in utile compost, non puoi permetterti di essere separativo. Invece devi essere pienamente inclusivo nelle tue azioni, coi tuoi sentimenti e i tuoi pensieri. In altre parole, devi imparare ad avere quell’apertura di cuore che ti permette di amarti per chi e cosa sei veramente. Anche se questo concetto è semplice da capire, tuttavia non è così facile da mettere in pratica. Il problema sta nel fatto che nessuno di noi è un angelo. Per cui, quando siamo spietatamente onesti con noi stessi, abbiamo la tendenza molto umana a cadere nella trappola di sentirci indegni e quindi di odiare noi stessi. Di conseguenza, essere completamente onesti con noi stessi non è un compito facile, ma in questa difficile sfida ciò che ci aiuta è l’azione di aprirci al mondo che ci circonda. In questo modo, cominciamo a vedere come ognuno, e ogni cosa, è uno specchio di qualcosa in noi stessi. Quindi, se vediamo qualcosa di buono in qualcun altro, vuol dire che anche noi abbiamo questo qualcosa di buono in noi stessi, perché se non l’avessimo in noi stessi, non saremmo in grado di riconoscerlo in qualcuno altro. Allo stesso modo, se vediamo qualcosa di brutto in qualcun altro, vuol dire che anche noi abbiamo questo qualcosa di brutto in noi stessi. Se vediamo la bellezza in un fiore, anche in noi c’é bellezza. Se vediamo la bruttezza dell’inquinamento artificiale, anche noi attuiamo in qualche modo un inquinamento autolesionistico da qualche parte nel nostro essere. A tale proposito, poco importa se si tratta di passato, presente o futuro, perché se ho ucciso qualcuno la settimana scorsa, o l'anno scorso, o in una vita precedente, l'intervallo di tempo cambia forse il fatto che io sia stato un assassino? Allo stesso modo, se non ho mai ucciso nessuno, questa è forse una garanzia che non potrò mai farlo? Guardando la vita in questo modo, che cosa mi rende migliore o peggiore di chiunque altro? Allo stesso modo ci si può chiedere: "Qual è la differenza tra un mendicante o un re? Qual è allora la differenza tra me e te?" Il punto qui è che l'unica vera differenza tra me e te, tra il mendicante e il re, e tra il bene e il male, è la percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo. All'interno di tale percezione c’è la nostra capacità di essere inclusivo o separativo, c’è la nostra capacità di vivere una vita schifosa, debole e impotente, oppure una vita bella, forte e potente. All'interno di tale percezione c’è la nostra capacità di giudicare e condannare, o di amare e di essere amati. Ma davvero tutto quello che c'è è potere? Tecnicamente, sì! Il potere è il prodotto della percezione, e se siamo disposti a vivere una vita pienamente inclusiva, in modo che ci accettiamo per chi e cosa siamo, allora diventa relativamente facile cambiare la nostra percezione e quindi cominciare ad acquisire potere. Quanto potere otterrà un individuo dipende da quanto riuscirà ad essere veramente inclusivo. In altre parole, quanto più si riesce ad includere, più potere si guadagna. Questo è il modo sulla Via della Libertà, perché è importante sapere che c’è anche un altro modo, chiamato il Sentiero della Grande Avventura. Su tale percorso è possibile ottenere potere per mezzo dell’esclusività o della separatività, e anche se sembra essere un potere molto affascinante, bisogna sapere che questo tipo di potere non è solo limitato, ma anche distruttivo per il praticante. Ma a parte gli aspetti tecnici riguardanti il potere e l'acquisizione di potere, è sempre bene chiedersi: " Io, che cosa voglio?" Se è solo il potere che desideri, a quale scopo? I Guerrieri della Libertà considerano il potere di primaria importanza, ma anche come un nemico. Perché? Perché perseguire il potere per il gusto di avere potere è una ricerca senza cuore che non porta gioia e nemmeno calore. Essere capaci di colpire un nemico con un fulmine, per alcuni può essere un 19
divertimento, ma dopo che si è abbattuto un certo numero di persone con un fulmine, questo tipo di potere perde il suo fascino, a meno che non si abbia sete di sangue e distruzione. I Guerrieri della Libertà considerano il potere in un modo molto diverso. Per esempio, ogni Guerriero della Libertà, se necessario, può distruggere una persona semplicemente con l'intento. Le persone comuni non si rendono conto di quanta distruzione si apporta nella vita, semplicemente perché l'umanità indulge in pensieri sbagliati. A questo riguardo gli enormi livelli di inquinamento presenti oggi sul piano fisico, sono decisamente piccoli rispetto alle enormi quantità di inquinamento mentale generate giornalmente dall'umanità nella rete della vita, e che stanno causando in tutto il mondo la distruzione di un numero incalcolabile di forme di vita. Ma se l'umanità è capace di causare tale distruzione, anche se non ha la minima idea di ciò che sta facendo, allora è facile capire che una volta che ha acquisito il potere di operare consapevolmente nella rete della vita, non è affatto difficile distruggere una persona con un semplice pensiero. Il motivo per cui ho fatto notare l'elemento distruttivo nel potere, è perché l'umanità ha ancora un grande inclinazione verso la distruzione. Dal punto di vista dei Guerrieri della Libertà questa è pura follia, e molta parte della follia del sogno. Perché dovrei voler distruggere qualcosa? Qual è il divertimento nel distruggere? Ma allora si potrebbe anche chiedere: "Perché distruggere, se hai sicuramente il potere di cambiare le cose in meglio? Per esempio, perché non usi il tuo potere per cambiare la mia percezione, in modo che possa diventare potente come te ?" Tuttavia, anche se in teoria questo suona bene, occorre poco per vedere che utilizzare il potere in questo modo è ugualmente distruttivo. Per comprendere questo, tieni conto che se io, o qualsiasi altro Guerriero della Libertà dovessimo fare come chiedi, cioè, usare il mio potere per cambiare la tua percezione, sarei colpevole di violare la tua libertà, anche se è stato richiesto il mio aiuto. Perché dovrebbe essere così? Semplicemente perché cambiando la tua percezione al posto tuo, in effetti avvallerei la tua convinzione che non hai in te il potere per cambiare la tua percezione, o per cambiare te stesso, o per cambiare il tuo mondo. Una cosa semplice, in realtà - ma letale! E anche un ottimo esempio di come sia possibile distruggere una persona con un solo pensiero, per non parlare dell’intento.
Considerando ciò che abbiamo visto finora, dovrebbe essere più chiaro il punto che sto cercando di illustrare. Avere potere per il gusto di avere potere è quasi inutile come non avere alcun potere. Per esempio, se ho innumerevoli diplomi universitari, ma non ne uso neanche uno, a cosa mi servono? Che gioia mi portano? Esattamente lo stesso vale per il potere, nel senso che avere il potere per il gusto di avere potere non ha nessuna attrattiva per i Guerrieri della Libertà. E tuttavia, senza potere, anche i Guerrieri della Libertà sarebbero impotenti come chiunque altro, e quindi non va bene per nessuno, men che meno per se stessi. Qual è quindi la posizione dell'apprendista verso il potere e l'acquisizione di potere? IL POTERE E’ SEMPLICEMENTE POTERE, E QUINDI NE’ BUONO NE’ CATTIVO. E’ L’INTENTO CHE DETERMINA SE IL POTERE DISTRUGGERA’ LA VITA O LA SUPPORTERA’. VIVERE CON AZIONI CHE SUPPORTANO LA VITA E’ GUADAGNARE POTERE, MA VIVERE CON AZIONI CHE LA DISTRUGGONO E’ PERDERE POTERE – UN 20
USO ALQUANTO BIZZARRO DEL POTERE CHE PROSCIUGA IL POTERE PERSONALE. Per comprendere l'approccio del guerriero verso il potere, dobbiamo prima di tutto conoscere il suo approccio nei confronti della vita stessa. Tale approccio può essere descritto come la semplicità in azione - una semplicità che ha in sé l’ingenua e fiduciosa innocenza del bambino, che è gioiosa, giocosa e che cerca il significato e lo scopo della vita sul piano fisico. Per il guerriero la vita è celebrare il nagual e il tonal, gli eterni gemelli, ma più specificamente il guerriero celebra lo scopo della sua nascita, così come il significato della sua vita resa manifesta attraverso lo spirito dell'uomo. Quindi, per il guerriero, la vita è una serie infinita di celebrazioni. Qualche volta celebra semplicemente la vita stessa. Qualche volta celebra le ricchezze della vita. Qualche volta celebra la sua ricerca di conoscenza, mentre altre volte celebrerà il semplice atto di imparare a dare la caccia al potere. Ma, soprattutto, il guerriero celebra sempre la condivisione e la compagnia che incontra nel suo viaggio attraverso la vita, un viaggio che a volte è difficile, a volte gioioso, a volte doloroso, ma sempre pieno di una grande varietà di ricchezze, che ognuna a modo suo porta ricompensa e soddisfazione. A tale riguardo, per il guerriero non c'è gioia più grande di condividere i sogni e le speranze, i trionfi e gli insuccessi di se stesso e dei suoi compagni di viaggio che, essendo orientati alla ricerca dello scopo della vita, imparano che il segreto per compiere tale scopo sta nel significato della vita. Scopo e significato. Non potremo mai cambiare il fatto che lo scopo della vita è quello di evolvere la consapevolezza. Questo è l'intento dell’Indicibile, e nessuno di noi può cambiare ciò che è fissato. Che ci piaccia o no, che resistiamo o no, che cooperiamo con l'intento volentieri e con gioia o che cooperiamo con riluttanza e protestando, nessuno di noi può evitare il nostro fato e il nostro destino. Tale è l’incrollabile scopo della vita. Eppure, nel compimento di questo scopo possiamo e dobbiamo dare un significato a questo scopo. Se ci pensiamo un attimo, non è difficile immaginare come sarebbe fredda l'evoluzione della consapevolezza se non avesse altro significato che l'evoluzione. Sarebbe come passare tutta la vita all'università prendendo una laurea dopo l'altra. Ma a che pro? Dobbiamo ammettere che non possiamo rispondere, perché non conosciamo l'intento dell’Indicibile oltre ciò che possiamo vedere nella vita manifesta. Eppure è proprio perché non possiamo vedere lo scopo più grande, che l'evoluzione della consapevolezza sembra essere noiosa e sgradevole, fredda e sterile. Non importa quanto possiamo essere impeccabili, resta il fatto che se viviamo la nostra vita senza un senso di scopo, anche se sarebbe corretto, vivremmo comunque un'esistenza fredda e senza cuore. Ciò che rende allettante il viaggio dell'evoluzione della consapevolezza, e ciò che lo rende un’avventura emozionante piena di gioia, è il significato che mettiamo in questo viaggio. Eppure, se guardiamo più a fondo, vediamo che anche questo significato è stato preordinato. Questo è ciò che viene definito il fattore inclusione. Ma visto che è stato preordinato, a seconda di dove scegliamo di posare la messa a fuoco, possiamo anche trasformarlo in un peso. Questo perché è anche possibile vivere una vita impeccabile e pienamente inclusiva ed essere ancora una persona fredda e senza cuore. Tuttavia, una tale vita sarebbe solo questo - corretta e tecnicamente impeccabile. Ma per quale risultato? Una tale vita per me non ha un significato umano, e non avendo significato umano, non ha cuore che mi riscaldi. Questo ci porta ad un altro concetto molto importante, vale a dire la questione dell'amore. Quello che la gente chiama amore non è proprio amore. L'amore, com’è inteso dalla maggior parte delle persone, è la pratica di alcune folli nozioni preconcette, così separative e condizionanti, che sia l'amante che l'amato finiscono per vivere una vita di legami e schiavitù, in cui prima o poi la fase d’innamoramento perde d’intensità, e quasi sempre in modo negativo. Rispetto a questo, dobbiamo tenere a mente che, anche se ogni rapporto deve suscitare delle sfide affinché possa approfondirsi ed evolvere, c’é modo e modo di condurre il calo dell’innamoramento. A seconda della nostra percezione dell’amore, possiamo scegliere se affrontare le sfide in modo tale che il rapporto possa
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solo crescere e approfondirsi, oppure scegliere se usare quelle stesse sfide per portare la distruzione all’interno della relazione. Il vero Amore è quello che i Toltechi chiamano la Legge dell’Inclusività, una legge che, a parte alcune manifestazioni fisiche come la gravità e il magnetismo, l’umanità non ha ancora nemmeno cominciato a capire. Ma il fatto che non capiamo una cosa non vuol dire che non siamo soggetti ad essa. L'intero universo è pervaso e tenuto insieme dalla legge dell’Inclusività. Tuttavia, una legge rimane una legge, e lo spirito umano è tale che ogni legge gli è d’ingombro, compresa la Legge dell’Inclusività; questo è il motivo per cui la maggior parte degli esseri umani preferiscono praticare la loro personale forma di "Amore". Comunque, resta il fatto che se la vediamo dal punto di vista tecnico della legge universale, allora anche per il guerriero impeccabile, il fattore dell’inclusione può al massimo essere un dovere che siamo costretti a compiere. Ma come semplice essere umano, come posso trovare un significato in un dovere forzato? E come posso, come essere umano, sentirmi mai soddisfatto nel vivere uno scopo che non riesco a capire, al di là del fatto che siamo qui per evolvere la consapevolezza? Così nella migliore delle ipotesi siamo di nuovo alle prese con un dovere. Ma dov’è il cuore in tutto questo? Allora perché devo continuare a seguire la Via del Guerriero? Semplicemente perché per me la Via del Guerriero è davvero la Via della Libertà, una libertà che per me ha un grande cuore! Ma il cuore non sta nel potere, non più di quanto sta nella Legge dell’Inclusività. Invece il cuore sta nel significato della vita che si dispiega continuamente per me sulla Via della Libertà, mentre cerco di fare la mia parte nel compimento dello scopo dell’Unica Vita. Qual’è il significato che trovo sul mio cammino? E' difficile da dire con esattezza, perché è difficile da verbalizzare. Il cuore significa molte cose per molte persone, ma per me vuol dire che il viaggio è più importante della meta. Per capire questo aspetto, diamo un'occhiata attraverso i miei occhi. A mio modo di vedere, sono nato con uno scopo da compiere, e morirò quando questo scopo sarà compiuto. Ma tra la nascita e la morte c’è un viaggio, e siccome so che morirò, anche se non oggi, io non fisso la mia visione sulla meta. Se dovessi farlo vorrebbe dire che sto vivendo la mia vita solo per raggiungere il mio obiettivo nel più breve tempo possibile, così che io possa morire il più rapidamente possibile. Ma io non voglio morire il più presto possibile, così posso rivolgere il mio sguardo sul viaggio, mentre vado avanti verso il mio obiettivo e la mia morte. Con questo so che non posso giustificare la mia vita se non compiendo il mio destino, e così so anche che non posso giustificare il mio perdere tempo, invece di compiere questo destino. Di conseguenza, do via Ogni-Cosa che ho, non trattenendo per me stesso Nessuna-Cosa, e nel farlo non perdo tempo nel compimento del mio destino. In tutto questo so che non mi si può criticare, perché nel profondo del mio cuore io so di essere assolutamente impeccabile. Ma ciò che mi spinge non è la volontà di non essere criticato o di essere impeccabile. Ciò che mi spinge è l’intensa passione di impegnarmi pienamente nella vita, e trattenendo Nessuna-Cosa, il mio spirito scorre limpido, forte e libero, mentre si abbandona al viaggio. Questo è per me la Via con un Cuore, e su questo sentiero cammino assaporando ogni momento di ogni passo, perché so che ogni passo mi porta un passo più vicino alla materializzazione del mio scopo, e quindi un passo più vicino alla morte. Dato che la morte è la mia costante compagna, ogni momento ha un’intensità che mi fa piangere nel profondo del mio essere, e mi fa ridere col selvaggio abbandono che viene dalla pura gioia di essere capace di ridere. Eppure le mie lacrime e le mie risate non cambiano nulla. Tutto è follia. Morirò adesso o più tardi, e anche con tutto il mio potere non posso cambiare la situazione, e anche se potessi non vorrei, perché vivere per sempre significherebbe togliere senso alla vita. Ma quello che ho cambiato, è la mia percezione della vita, di me stesso, e delle persone che condividono con me questo viaggio attraverso la vita. Come l’ho cambiata? Ho spostato l'attenzione dalla meta al viaggio. Ho spostato l'attenzione dalla morte alla vita. Ho spostato l'attenzione dal guardare le persone come persone antipatiche al guardarle come persone amabili. In questo spostamento di messa a fuoco assaporo ogni momento di ogni interazione con la vita e con le
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persone nella mia vita. Ma anche in questo cambiamento di focus, so che la mia morte mi da la caccia, e quindi non importa quanto io sposti l'attenzione, tutto rimane ancora follia. Poiché qualsiasi cosa faccio è sempre e solo follia, abbraccio con passione tutta la vita e tutte le persone della mia vita. E in questa passione mi rendo incapace di escludere qualsiasi cosa e persona dalla mia vita, semplicemente perché faccio tesoro di ogni istante in cui sono vivo e cammino su questa terra. Troppo presto sarà tutto finito, e io non voglio morire sapendo di aver escluso qualcosa, che si tratti di un tranquillo momento di amore profondo, o di un ardente momento di intensa battaglia, che siano sincere risate o lacrime di cuore. Questo per me è il senso di percorrere la Via con un Cuore, e se posso usare il potere che sto raccogliendo sul cammino per aiutare gli altri a condividere con me la Via con un Cuore, allora lo faccio con gioia, e in qualunque modo si richieda il mio aiuto. È indubbio che il mio scopo è quello di acquisire potere - come lo è per tutti noi - e di utilizzare tale potere a vantaggio di tutta la vita, ma il senso che metto nel mio scopo viene dalla profondità del mio cuore. Pertanto, il potere che esercito è il mio dovere e il mio onore, ma il mio dono per l'umanità è la mia apertura del cuore, mentre viaggio in questa vita. Come nagual e veggente l’umanità suscita il mio potere perché ne ha bisogno, ma in questo modo l'umanità mi richiede anche l'apertura del cuore che da significato alla mia esistenza sulla terra e alla mia vita con i miei compagni di viaggio. Pertanto, per il Guerriero della vita La libertà è la celebrazione di una storia d'amore, la più grande storia d'amore. E' la storia della passione vissuta da due esseri nel cercare di trovare il vero significato del calore e il rispetto dell’amore eterno. E' la storia del Nagual e del Tonal, è la storia di ogni uomo o donna, e quindi è la storia di me e di te, e della nostra reciproca lotta per imparare cosa vuol dire amare ed essere amati. Se senti che la Via con un Cuore è per te, e se nel profondo del tuo cuore sai che nel tuo viaggio stai cercando il vero significato della libertà, allora sappi che gli insegnamenti Toltechi ti riveleranno lo scopo della vita, ma spetterà a te, come spetta a tutti noi, trovare il significato di tale scopo. Trovare lo scopo è il viaggio che nessuno di noi può evitare, ma trovare il significato è il nostro personale viaggio all'interno di quel viaggio più grande che chiamiamo l’Unica Vita. Per trovare questo significato abbiamo bisogno di praticare gli insegnamenti per il lato destro in modo da poter acquisire il potere necessario per vivere gli insegnamenti per il lato sinistro. Solo allora possiamo acquisire quella completa apertura di cuore che ci permette di trattenere Nessuna-Cosa, mentre lasciamo che il nostro spirito voli limpido, forte e libero. Solo allora, e indipendentemente da quale classe di sogno apparteniamo, possiamo iniziare a cogliere lo spirito del Lupo che guarda la vita come la ricerca del vero significato della libertà. E solo allora ha senso considerare la vita come un sentimento, e quindi guardare e sentire, ascoltare e sentire, in modo da assaporare ogni momento di ogni passo, ben sapendo che tutto sarà finito troppo in fretta.
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Questa quindi è la Via del Guerriero, che è veramente la Via della Libertà, e su questo percorso si danza con le ombre proiettate dai cuori ardenti di coloro che sono conosciuti come il Popolo dei Lupi. Perché, anche se la libertà non è limitata da nessuna classe di sogno, sono i Lupi che più degli altri amano condividere la loro passione per la libertà con coloro che scelgono di percorrere la Via con un Cuore. Questa intensa passione per la libertà è peculiare dei Lupi perché, anche se tutte le classi di sogno si godono la libertà, sono i Lupi che hanno fatto della libertà la loro nota fondamentale. Il seguente estratto da una delle profezie spiega perché.
LE RADICI DELLA LIBERTA’ SONO SEPOLTE IN UN ALTRO TEMPO, IN UN ALTRO LUOGO – UN TEMPO IN CUI IL POPOLO DEI LUPI ERA ALLEVATO PER ESSERE UN SEGUGIO DELLA GUERRA, IN UN LUOGO CHE CONOSCEVA I SUONI DELLA GUERRA E NON DELLA PACE – UN TEMPO IN CUI LA SPERANZA GENERATA DAL MERO CONCETTO DI LIBERTA’ EMERGEVA IN MEZZO ALL’ESPLOSIVO CAOS DELLA NASCITA DI UN GIOVANE SOLE – UN CONCETTO DI LIBERTA’ CHE RIVERBERAVA ECHI PER TUTTA LA GALASSIA, COME L’ULULATO OSSESSIVO DI UN LUPO SOLITARIO, A CUI SOLO QUELLI DELLA STELLA DEL CANE OSARONO RISPONDERE. Dalle profezie dell’Uno senza nome.
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NARRAZIONE DELLA REGOLA DEL NAGUAL A QUATTRO PUNTE
SEZIONE UNO
IL NAGUAL
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Regola del nagual a quattro punte … per via dell’inclinazione del cacciatore a tendere l’agguato alla percezione, ... e grazie all’inclinazione del sognatore a sognare la percezione, ... è possibile mappare l’ignoto … il veggente vede, e comprende che gli si sta mostrando il compito da svolgere, e ciò che comporta condurre l’umanità alla libertà. Se vuole riuscirci, allora deve costruire attorno a sé un modello microcosmico della visione macrocosmica che gli si mostra.
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CAPITOLO DUE
REGOLA DEL NAGUAL A QUATTRO PUNTE Primo contatto con il vuoto
Al primo contatto con il Vuoto il veggente percepisce un vasto nulla, di una tale inconcepibile grandezza che la mente è subito forzata a un indescrivibile silenzio, che annulla e vuota ogni cosa nel veggente. In quel silenzio indescrivibile, in un primo momento il veggente è 27
incapace di registrare qualsiasi pensiero, sentimento, emozione, sensazione fisica, luce o suono. C'è semplicemente Nessuna-Cosa lì, eppure il veggente in qualche modo sa, senza sapere come lo sa, di essere in presenza dell’Indicibile. Poi all'improvviso, dal profondo del suo essere, il veggente sperimenta una fugace ma chiara visione, e sa che sta assistendo all'eterno ora, in cui passato, presente e futuro non hanno altro significato che così è. Il veggente si trova rivolto ad est, il luogo della trasmutazione e dell’inclusione, e sente dentro di sé un tacito comando a risolvere l'enigma della mente. Per fare ciò egli deve ricapitolare lo scopo dell'esistenza, perseguendo quella sobrietà che lo porterà alla Padronanza della Consapevolezza, e quindi alle verità della consapevolezza, perché senza queste non c'è modo di separare il conosciuto dall’ignoto. Poi di nuovo, dal profondo del suo essere, il veggente sperimenta un secondo lampo di visione, nel quale vede un’enorme ruota che ai lati ha due gigantesche ali che si dispiegano. In quel momento il veggente sa che sta vedendo la ruota del tempo affiancata dalle ali della percezione. Il veggente è rivolto ad ovest, il luogo della trasformazione e della morte, e di nuovo sente un tacito comando, a cancellare la sua storia personale, percorrendo la Via con un Cuore e cercando quel sentimento e quelle sensazioni che gli permetteranno di mappare l'ignoto. Il veggente sa che deve risolvere l'enigma del cuore, e per farlo deve tendere l’agguato alla sua percezione. Poi segue una terza brillante visione, che impatta sulla mente del veggente con una vampata di enorme chiarezza, in cui sente come se la sua attenzione fosse tenuta fissa dall’incrollabile intento che irraggia da un enorme occhio. Il veggente è rivolto a sud, il luogo della trasfigurazione e del potere. Questa volta il tacito comando che gli sorge da dentro, è quello di sognare il sognato attraverso la Padronanza dell’Intento, cercando di accumulare energia sufficiente per effettuare un’accurata trasfigurazione del sognato. Nella quarta e ultima visione, il veggente vede qualcosa che assomiglia vagamente a un’aquila, non perché sembri un'aquila, ma perché sente nel profondo del suo essere che lo scopo dell’Indicibile sta influenzando la sua consapevolezza in un modo che gli ricorda un’aquila che piomba sulla preda. Il veggente è rivolto a nord, il luogo della materializzazione e della forza. In quel momento il veggente sa che questo è il suo campo di battaglia, e che tutta la vita emerge da questo Vuoto come espressione di uno scopo non umano, uno scopo che non riesce a cogliere, ma che in qualche modo può sentire come un comando interiore. Per l'uomo, questo è un comando a rinascere ripetutamente nella vita fisica, che per lui non è altro che un sogno, in modo che possa sperimentare tutti gli aspetti di quel sogno e, attraverso l’esperienza, a poco a poco possa diventare sempre più consapevole della sua vera natura e del suo destino come unità dell’Unica Vita. In questo lungo viaggio deve sperimentare un numero incalcolabile di vite, tutte diverse, e ciascuna comprende una sorte diversa sulla ruota del tempo, mentre poco a poco il suo destino lo guida a dispiegare le ali della percezione e a toccare sia il nagual che il tonal. Solo attraverso questo continuo processo di nascita, morte e rinascita, è possibile prendere coscienza e realizzare il compito di mappare il grande ignoto, in modo da includerlo entro il conosciuto. In questo graduale dispiegarsi delle ali della percezione, l'uomo non può deviare dal suo compito, perché il suo destino è fissato dall’inflessibile intento dell’Indicibile, così come si manifesta attraverso lo spirito dell'uomo. Questo intento coinvolge tutta la vita, incluso l'uomo, ed è concentrato entro i confini dello scopo della creazione, in modo tale da non permettere eventuali azioni che deviano da tale scopo. Se l'uomo si discosta da questo comando, le sue azioni violano questo intento e lo rendono separativo verso lo scopo della sua esistenza. Quando diventa separativo verso questo scopo, l'uomo ignora l'intento dell’Indicibile, un’ignoranza che lo mette in diretta competizione contro lo spirito dell'uomo. Di conseguenza, le sue azioni diventano distruttive nei confronti di se stesso e dell’Unica Vita di cui è una unità. Quindi l'uomo è costretto ad imparare per esperienza che tutte le azioni portano conseguenze – perciò, se vuole sfuggire alle conseguenze dell'ignoranza, è necessario che si assicuri che tutte le azioni siano a sostegno dell’Unica Vita ed includano l'intento dell’Indicibile. Così, anche 28
nell’ignoranza l'uomo è incapace di deviare dall’intento dell’Indicibile, perché ogni volta che tenta di farlo, anche ciò che è proibito nell'ignoto diventa mappato e incluso nel conosciuto. A questo proposito l'uomo non può mai fallire nel servire lo scopo dell’Indicibile. Tuttavia, a causa delle conseguenze della sua ignoranza, è costretto anche ad imparare a tendere l’agguato alla sua percezione, in modo che col tempo, diventi abile a sognare a tale scopo. Una volta che sa farlo, l'uomo realizza la libertà dai vincoli dell'ignoranza, e diventa di diritto un creatore, cooperando in modo intelligente con i dettami del potere. In quel momento il veggente vede il vero scopo della libertà, e che nell’adempiere a questo scopo troverà anche il significato intrinseco. Anche se lo scopo della vita è l'evoluzione della consapevolezza, quest’evoluzione non avrebbe mai potuto aver luogo e perpetuarsi, se non fosse per l'innato impulso dell'uomo ad essere libero dai vincoli dell’ignoranza. Poi il veggente vede che per aiutare l'uomo nel suo compito, tutti gli uomini e donne sono creati in accordo alla struttura che gli è stata mostrata, e che in questa struttura tutti sono unità dell’Unica Vita, ogni unità riflette una delle quattro direzioni, est, ovest, sud o nord. Inoltre, gli uomini e le donne hanno i loro corpi luminosi divisi in due scomparti, il lato destro e il lato sinistro, il conosciuto e l'ignoto, il maschile e il femminile. In aggiunta a questi doni di potere, l'Indicibile ha dato all'umanità anche un altro regalo, creando altri due tipi di essere, il cui unico scopo è quello di guidare l'umanità verso la libertà, garantendo in tal modo che gli uomini e le donne non rinuncino allo scopo della loro esistenza. Questi esseri sono stati creati come uomini e donne i cui bozzoli luminosi sembrano divisi in quattro scomparti, invece che due. Sembra che questi esseri hanno quattro scomparti solo perché il lato destro e il lato sinistro dei loro bozzoli hanno al loro interno due distinti movimenti di potere, dando l'illusione che vi siano quattro punte di potere all'interno dei loro bozzoli luminosi. Questi quattro movimenti di potere rendono questi esseri un’accurata manifestazione del quadruplice scopo dell’Indicibile, mentre il resto dell'umanità, avendo due scomparti, è il prodotto dell’evoluzione di questo scopo, com’è espresso dalla separazione dei sessi. Di conseguenza, una volta addestrati al loro compito, un uomo e una donna con quattro punte possono essere a buon diritto considerati rispettivamente un nagual e una donna nagual. Allora al veggente diventa chiaro che egli stesso è nagual, perché altrimenti non sarebbe stato in grado di comprendere le visioni che gli sono state trasmesse, e inoltre, che è proprio la sua capacità di vedere che consente a questa trasmissione di accadere. Capisce anche che i nagual e le donne nagual possono diventare effettivi solo quando hanno avuto una sufficiente formazione per comprendere lo scopo della vita e, quindi, quanto sia importante in particolare per il nagual essere anche capace di vedere tale scopo. Il veggente riconosce che è così perché un nagual è una manifestazione del Nagual, lo spirito, e come tale deve incarnare non solo lo scopo dell’Indicibile, ma deve anche essere capace di vedere come lo scopo si è evoluto nella manifestazione. Per aiutarlo in questo compito, al nagual è data la donna nagual, la cui essenza riflette la manifestazione, cioè il tonal. Tuttavia, relativamente allo scopo e alla manifestazione, al veggente è chiaro che nessun uomo può essere l'incarnazione dello scopo dell'Indicibile, e quindi ogni nagual rappresenta solo una sfaccettatura di tale scopo. Nell’essere una sfaccettatura di tale scopo, il nagual addestrato agisce come lente d’ingrandimento nella rete della vita, in modo che le persone che sono state affidate alle sue cure possano cogliere meglio lo scopo dell'esistenza, e quindi comprendere che tutti noi siamo unità dell’Unica Vita. A questo proposito ogni nagual può essere paragonato ad una sfaccettatura di un diamante, così che tutti nagual collettivamente formano tutte le sfaccettature di quel "diamante" chiamato lo spirito dell'uomo, il nagual. Ma anche se un nagual ha in sé un solo aspetto dello scopo dell'Indicibile, rimane ancora un’accurata manifestazione dell’Unica Vita, a causa della particolare configurazione del suo bozzolo luminoso. A questo proposito il nagual riflette il quadruplice scopo dell’Indicibile, perché nel suo essere contiene tutte e quattro le direzioni, come si manifestano attraverso il maschile e il femminile. Il nagual non solo porta in vita il tonal e gli infonde lo scopo della sua manifestazione, ma al tempo stesso il nagual trascende il tonal, così come ne infonde la manifestazione dall'interno.
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La donna nagual, invece, essendo la manifestazione del solo tonal, contiene nel suo essere solo il lato femminile del quadruplice scopo. Per facilitare ulteriormente il nagual nel suo compito, tutti gli uomini e le donne, compresi i nagual e le donne nagual, hanno una predisposizione determinata dal destino, per essere cacciatori o sognatori, riflettendo così la separazione del conosciuto dall’ignoto e la separazione dei sessi. Al veggente diventa quindi chiaro che attraverso questa propensione del cacciatore per tendere l’agguato alla percezione e la propensione del sognatore a sognare nella percezione, diventa possibile mappare l'ignoto. In quel momento il veggente capisce che gli si sta indicando il modo in cui realizzare il suo compito, e ciò che comporta guidare l’umanità verso la libertà, perché se vuole avere successo, allora deve costruire attorno a sé un modello microcosmico della visione macrocosmica che gli è stata mostrata. Il modello che il veggente deve costruire deve essere un riflesso sia dell’aspetto maschile che dell’aspetto femminile del quadruplice scopo dell’Indicibile, come si manifesta attraverso le quattro direzioni. Per realizzare il suo compito il nagual deve essere supportato nel suo scopo, che è una sfaccettatura dello scopo più grande che si esprime da sé nell’esistenza. Questo supporto deve essere rappresentativo dell’aspetto maschile e dell’aspetto femminile del potere, ed è quindi chiaro che il nagual, collocato nel sud, il luogo del potere, deve avere quattro uomini; uno dell’est, uno del nord, uno dell’ovest, e uno che rappresenta il messaggero del potere, che non ha una particolare direzione. Inoltre, il nagual deve avere anche quattro donne, e anche loro devono essere da ciascuna delle quattro direzioni. Al veggente viene quindi mostrato come identificare questi quattro tipi di uomini e donne. L'uomo a est si occupa di mappare nuove conoscenze, ed è quindi lo Studioso, l'uomo al nord si occupa di scegliere tra il vecchio e il nuovo, la base di ogni azione, ed è quindi l'Uomo d'Azione, l'uomo a ovest si occupa di lavorare con l'intento, che fa di lui l'Uomo Dietro le Quinte, il quarto uomo, non avendo particolare direzione, è il Messaggero. La sua occupazione è di aiutare il nagual nel mettere insieme gli agenti del potere, e perciò lavora principalmente con il concetto di onore. Questi quattro uomini, essendo manifestazioni dello spirito maschile, possono essere sognatori o cacciatori, ma se vogliono sostenere il nagual nel suo scopo, hanno bisogno di essere esperti in entrambi le arti, agguato e sogno, dando allo stesso tempo piena espressione alla loro predilezione per una delle due. Le quattro donne, d'altra parte, essendo manifestazioni del tonal femminile, sono per natura rappresentanti del caotico ignoto, e quindi se vogliono sostenere lo scopo del nagual, devono essere esperte nell'arte dell’agguato alla percezione. Conseguentemente la cacciatrice dell'est si occupa dello scopo insito nella sopportazione, la cacciatrice a nord si occupa dello scopo insito nella stabilità, la cacciatrice a ovest si occupa dello scopo insito nella libertà e nel cambiamento, e quella a sud si occupa dello scopo insito nella vitalità. Dopo aver colto la struttura del gruppo di guerrieri che il nagual deve costruire attorno a sé, il veggente sente improvvisamente dal profondo del suo essere che gli è stato comandato di sondare il mistero riguardante la differenza di genere, maschile e femminile. Tentando di svelare questo mistero, il veggente nota un apparente difetto all'interno della struttura delle donne guerriere. Questo difetto consiste nel fatto che, se tutte e quattro le donne devono essere cacciatrici, ci sarà uno squilibrio all'interno dell’unità dovuto alla mancanza del sogno femminile. In quel momento il veggente capisce che è suo dovere insegnare a queste quattro cacciatrici l'arte del sognare, in modo che anche loro possano diventare esperte in entrambe le arti. Ma, per non deviare queste cacciatrici dalla loro funzione primaria di tendere l’agguato alla percezione, deve aggiungere alla sua unità quattro donne sognatrici, la cui funzione principale sarà quella di sognare in accordo al suo scopo. Per aiutare le donne sognatrici nel loro compito, deve insegnare loro a tendere l’agguato alla loro percezione. Questo quattro guerriere sognatrici devono essere di ognuna delle quattro direzioni, e si possono riconoscere dalle loro caratteristiche. La sognatrice a est si occupa dello scopo insito nella morte del vecchio, quella a nord si occupa dello scopo insito all'interno della forza, quella ad ovest 30
si occupa dello scopo insito nella fluidità, e quella al sud si occupa dello scopo insito nell’impeccabilità. Le quattro cacciatrici e le quattro sognatrici riflettono la natura duale del tonal femminile, le cacciatrici riflettono il lato destro, e quindi il conosciuto entro la manifestazione, le sognatrici riflettono il lato sinistro, e quindi l'ignoto entro la manifestazione. I quattro uomini, d'altra parte, riflettono sia il conosciuto che l'ignoto entro lo scopo dello spirito com’è reso manifesto nel nagualveggente. Di conseguenza il veggente comprende che le otto donne guerriere formano quattro coppie naturali in accordo alle loro direzioni, ogni coppia comprende una cacciatrice e una sognatrice. Queste coppie femminili sostengono naturalmente l'uomo che appartiene alla loro direzione, così come ognuno dei quattro uomini a loro volta sostiene il nagual nel realizzare il suo scopo, allineandosi in due duplici direzioni. Il Messaggero si trova a sostegno del nagual, mentre l'uomo d'azione si allinea direttamente con il nagual, formando così l'asse nord-sud, perché solo attraverso l'azione si può materializzare lo scopo del nagual. Lo Studioso e l'Uomo Dietro le Quinte, si allineano tra loro per formare l’asse est-ovest, perché solo abbracciando la duplice natura della manifestazione si può concepire lo scopo del nagual. Avendo colto l'ordine naturale all'interno della struttura dell'unità del nagual, il veggente diventa consapevole che per raggiungere il totale equilibrio nell'unità, è costretto a trovare altri tre Messaggeri per sostenere gli altri tre uomini, così come il nagual è sostenuto da un Messaggero al potere. Il miglior Messaggero per sostenere lo Studioso è un uomo che si occupa della discriminazione. Il miglior Messaggero per sostenere l'Uomo d'Azione è un uomo che si occupa di armonia ed equilibrio. E il miglior Messaggero per sostenere l'Uomo Dietro le Quinte, è un uomo che si occupa di realizzare la luce attraverso l'oscurità. In questo sistema di supporto, al veggente diviene evidente che se il nagual e i guerrieri maschi devono essere sostenuti dai messaggeri, allo stesso modo ciascuna delle coppie femminili deve essere sostenuta da un messaggero al potere. Il messaggero più adatto a soddisfare le esigenze della donna dell’est è un uomo che si occupa delle forze del destino, come si dispiegano attraverso l’umiltà e la comprensione. Il messaggero che meglio si adatta al nord femminile, è un uomo che si occupa di pace e di successo. Il messaggero che meglio si adatta all’ovest femminile, è un uomo che si occupa di abbondanza variegata. E il messaggero che meglio si adatta alle guerriere del sud è un uomo che si occupa di ricevere guida. Osservando questa visione di struttura ordinata, il veggente è colpito dall’impressionante potenziale insito in tale unità di guerrieri, ma in un primo momento non riesce a capire perché la visione, chiara com’è, comincia a vacillare e disintegrarsi. Nel nucleo profondo di se stesso sa, senza sapere come fa a saperlo, che deve tenere stabile questa visione protendendosi verso la donna nagual per avere sostegno, perché è l’essere della donna nagual che porterà il completamento. Ma nel momento in cui il nagual-veggente permette al suo tocco interiore di raggiungere la donna nagual, il potere creativo del vuoto esplode in tutta la sua essenza, dividendo il suo essere luminoso in modo da renderlo non più capace di raggiungere il contatto diretto con il tonal. Una sensazione di dolore devastante e di lacrime perdute, nell’intimo del nagual-veggente, minaccia di sopraffare la mente e condurlo alla pazzia. Ma lottando per mantenere la sanità mentale, e sforzandosi di mantenere la visione chiara e stabile nel trambusto dell’angoscia, il nagual-veggente trova improvvisamente dentro di sé il coraggio di rimanere saldo in ciò che gli è stato mostrato. Raccogliendo coraggio con ogni fibra del suo essere, spalanca il suo cuore. Non avendo altro contatto con il tonal, tranne che con l'amore che sgorga dal cuore, il nagual-veggente fa l'unica cosa che può - avvolge il tonal col suo amore e, in questo abbraccio, può finalmente mantenere ferma la sua visione con la forza dell’inclusività. Con la visione chiara e stabile, il nagual-veggente ora sa che non potrà mai sfuggire al suo destino. Essendo isolato dal contesto tonal, può solo avviare il compito per il quale è stato creato. Solo in questo modo può alleviare il costante dolore per la perdita. Solo in questo modo può rimanere saldo nella visione, invincibile, incorruttibile e coraggioso. Avendo perso la capacità di sentire il tocco interno del tonal, la tentazione umana non ha più alcun fascino per il nagual31
veggente. Tutto ciò che gli rimane è l’intensa spinta interiore a diventare sempre più inclusivo, perché qualsiasi tentativo di ottenere guadagno personale lo porta a sperimentare ancora una volta il dolore lacerante di essere stato separato. In quel momento di fredda sobrietà, il nagual-veggente comprende che il suo destino gli chiede di condurre coloro che sono stati affidati alle sue cure, alla totalità di sé stessi, perché solo in questo modo possono realizzare la libertà. Ma per lui personalmente, non potrà più esserci una completa totalità. Essendo isolato dal contesto tonal, il nagual-veggente può ottenere solo una parvenza di totalità, diventando sempre più inclusivo. Per rafforzare e imprimere questa conoscenza in ogni fibra del nagual-veggente, gli si mostra che per molte vite a venire continuerà a dimenticare ciò che gli è stato mostrato qui, e pertanto, ancora e ancora dovrà sopportare il dolore della perdita, fino a che non potrà di sua iniziativa cominciare a ricordare il suo destino, e quindi lo scopo della sua esistenza. In un momento finale di chiarezza abbagliante, il nagual-veggente comprende che ciò che gli è stato mostrato è a tutti gli effetti una regola, che descrive il suo destino in quanto essere luminoso con quattro punte. Tale regola richiede di estrarre da dentro di sé il coraggio di attivare l'intento sufficiente a consentire che emerga la discriminazione. Con questa comprensione finale, il primo contatto con il vuoto è terminato, e il nagualveggente dimentica la visione.
SPIEGAZIONE DELLA REGOLA DEL NAGUAL A QUATTRO PUNTE
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SEZIONE DUE
IL
TONAL
CAPITOLO TRE
LA PRIMA VISIONE LA MENTE RAZIONALE NON E’ CHE IL PRODOTTO DELLA VERA MENTE, E CONSENTE ALL’UOMO DI ELABORARE GLI ASPETTI PRATICI DELLA VITA SUL PIANO FISICO. LA VERA MENTE E’ IL TERZO ASPETTO DEL NAGUAL, LA VITA IMMANENTE CHE RIVELA ALL’UOMO LO SCOPO DELLA SUA ESISTENZA. 33
PERCIO’, PER RISOLVERE L’ENIGMA DELLA MENTE OCCORRE TROVARE LO SCOPO DELLA VITA E IN TAL MODO PADRONEGGIARE LA CONSAPEVOLEZZA. Se vogliamo comprendere la Regola del Nagual a Quattro Punte, è importante che sviluppiamo un vero sentire per ciascuna delle sezioni. Pertanto le prendiamo in considerazione una alla volta. Osservando la prima visione, si è subito colpiti dalla suggestione del compito di dover risolvere l'enigma della mente. Questo è particolarmente evidente se consideriamo le preoccupazioni delle menti comuni, e se notiamo quanti uomini e donne passano la vita quotidiana credendo di pensare. Tuttavia, quando chiediamo alle persone cosa pensano, o quando le persone scelgono di esprimere ciò che stanno pensando, è subito chiaro che si preoccupano soprattutto del valore apparente della loro vita. Così, una persona potrebbe dire: "Sto pensando alla casa che devo comprare." Un altro dirà: "Sto pensando alla spesa che devo fare." Qualcun altro dirà: "Sto pensando a cosa cucinare per cena stasera." La persona più approfondita, d'altra parte, potrebbe dire qualcosa del genere: "Mi chiedo perché mia zia, con la quale non ho avuto nessun contatto per dodici anni, ha deciso di contattarmi proprio oggi!" E il pensatore veramente profondo si presenta con una domanda del tipo: "Mi chiedo, che cosa dovrei fare per rendere la mia vita più eccitante? Devo cercare un cammino spirituale che mi piace? Devo leggere qualche buon libro? Devo fare un viaggio? Dovrei trovare qualcuno con cui posso avere un rapporto, e se sì, che cosa mi piacerebbe di questo rapporto?" Ma ben poche persone si chiedono, "Perché sono nato? Qual’è il significato della mia vita? Di cosa si dovrebbe occupare la mia mente?" A dir la verità, la maggior parte delle persone non pensa, nel vero senso della parola, e nemmeno sa che cosa comporta il vero pensare. Ciò che molte persone considerano come pensiero, è semplicemente una moltitudine di caotiche e sconnesse razionalizzazioni che girano in circolo nella mente, giorno dopo giorno. Queste razionalizzazioni sono sempre basate su alcune idee o, per essere più precisi, su un sistema di convinzioni che è stato acquisito o semplicemente accettato come vero perché tutti gli altri credono che sia vero, o perché qualche cosiddetta autorità ha detto che è vero o sostiene di aver dimostrato che è vero. Inoltre, osservando le attività delle persone, notiamo che l'unico scopo del loro sistema di convinzioni, è quello di consentirgli di realizzare ciò che per la stragrande maggioranza degli esseri umani, sono le due cose più importanti della vita. La prima è quella di razionalizzare i pregiudizi riguardanti la logistica che circonda la loro vita. Così si chiedono: "Dove devo stare? Cosa devo mangiare? Quale carriera dovrei perseguire? Quale auto dovrei comprare?" La seconda è quella di mantenere e difendere i propri pregiudizi quando questi sembrano in contrasto col mondo che li circonda. Così si chiedono: "Se faccio questo, cosa penserà la gente di me? Se faccio questo, riuscirò a farla franca? Perché mi è capitata una madre come la mia? Perché ho avuto la sfortuna di sposare un uomo che si sta rivelando un idiota? Devo andare a letto con questa persona stasera? " Razionalizzazioni, che non portano ad altro che all'acquisizione di altri pregiudizi, sia a favore che contro, che a loro volta portano all'acquisizione di altre convinzioni. Inutile dire che tutte queste convinzioni scatenano una serie infinita di idee che sono utilizzate per giustificare e rafforzare i pregiudizi, rafforzando in tal modo la consapevolezza che la vita è, anche se non del tutto, basata su una percezione che diventa sempre più selettiva. Purtroppo, sono proprio questi pregiudizi e convinzioni, che girano continuamente nella mente e producono una percezione sempre più selettiva, che le persone considerano come pensiero, il pensare. Con un tale caos mentale, non riescono a pensare correttamente e, di conseguenza, non mettono mai in discussione il loro modo di pensare, né lo scopo della loro vita. Il vero pensiero è la capacità innata dell'uomo di formulare il tipo di domanda che lo porta a cercare di capire lo scopo della sua esistenza, favorendo così in lui il desiderio di imparare e di espandere la consapevolezza di sé e del mondo in cui vive. Questo tipo di l'apprendimento non consiste nel raccogliere informazioni, perché anche se le informazioni servono ad uno scopo, non aumentano la consapevolezza. Tutta la consapevolezza dipende dalla percezione, e la percezione 34
dipende da come allineiamo i campi energetici che sono illuminati dal punto di assemblaggio. Ma dal momento che ogni allineamento è fissato dalla nostra visione del mondo, e visto che ogni visione del mondo ha il suo fondamento nella percezione, diventa un circolo vizioso in cui siamo costretti ad esercitare la percezione selettiva, per mantenere la nostra visione del mondo. Questo implica che, mantenendo la nostra visione del mondo, siamo sempre e solo consapevoli di ciò che percepiamo a causa dell’allineamento che abbiamo scelto e perfezionato nel tempo. La conseguenza di questo è che le persone possono tutt’al più espandere la loro consapevolezza entro i parametri della loro visione del mondo e questo, per definizione, significa essere catturati all'interno di una percezione selettiva. Pertanto, se non vogliamo girare in tondo mentre cerchiamo di espandere la consapevolezza, è imperativo che in qualche modo ci liberiamo della percezione selettiva, cercando di smantellare la nostra visione del mondo. Non è proprio possibile acquisire nuove conoscenze, mentre continuiamo a sostenere la percezione selettiva, basata sulla nostra attuale visione del mondo. Infatti, se proviamo a farlo, cadiamo dritti nella trappola di cercare inconsciamente modi sempre più raffinati per sostenere la percezione selettiva. Tuttavia, se sosteniamo la percezione selettiva significa che non stiamo pensando correttamente, perché il vero pensiero ha a che fare con la padronanza della consapevolezza, o, in alternativa, la necessità di padroneggiare la nostra consapevolezza. Ma cosa comporta esattamente la padronanza della consapevolezza? E come si può realizzarla se siamo intrappolati nella percezione selettiva? La soluzione è davvero molto semplice, anche se applicarla non è così facile o così semplice. Padroneggiare la consapevolezza significa risolvere l'enigma della mente, e per farlo, dobbiamo ricapitolare totalmente la nostra vita. Per comprendere appieno questo, rendetevi conto che, anche se tutti hanno una mente, è raro l'individuo che capisce veramente cos’é la sua mente e come funziona. Per la maggior parte delle persone la mente sembra avere una volontà tutta sua, e di conseguenza, sembra che operi di sua iniziativa, più o meno allo stesso modo in cui il cuore batte, i polmoni respirano, e il sistema nervoso fa la sua parte, senza che sia necessario alcun apparente controllo cosciente. Ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità, anche se in un certo senso c'è del vero in questo, nel senso che la maggior parte delle persone non ha alcun controllo della propria mente. In questo senso, la maggior parte delle persone è talmente controllata dalla mente o, per essere più precisi, è talmente controllata dalle cianfrusaglie che ingombrano la mente –spazzatura che le persone messo lì, o che hanno permesso ad altri di mettere lì - che in effetti, è schiava dei propri processi mentali!
SUL PIANO FISICO, LA MENTE RAZIONALE E’ UNO DEI PIU’ GRANDI PATRIMONI DELL’UOMO. EPPURE E’ ANCHE UNA TRAPPOLA MORTALE COSTRUITA DA SE STESSI. PERCHE’ L’UOMO DETERMINA DA SE’ LA QUALITA’ E LE FUNZIONI DELLA SUA MENTE. A differenza del corpo fisico e dei suoi organi, che la natura ha programmato superbamente anche prima della nascita, la mente razionale, che è un aspetto della vera mente, è costituita in tutt’altro modo, perché è nostra responsabilità programmare la mente razionale dopo la nascita e durante il viaggio nella vita. In altre parole, ognuno di noi ha la possibilità di scegliere come programmare l'aspetto razionale della propria mente. Ma dal momento che ogni scelta è ovviamente determinata dalla nostra percezione, e quindi dalla nostra visione del mondo, non è difficile vedere la nostra responsabilità in tutto questo, tenendo conto che il significato di responsabilità è la capacità di rispondere alla vita. Pertanto basiamo la nostra percezione sui modi in cui rispondiamo alla vita, e usiamo questa percezione per programmare la nostra mente a giustificare e mantenere salda la nostra visione del mondo. Qui sta l'enigma della mente, perché non è la mente in sé l'enigma, ma è come programmare la mente che costituisce l'enigma. 35
La programmazione della mente inizia al momento della nascita, e poiché nessun neonato ha la minima idea di ciò che significa risolvere l'enigma della mente, tutti siamo vittime delle buone intenzioni dei ciechi che guidano altri ciechi. Di conseguenza tutti noi finiamo con una mente che è programmata per lo più da altri, non dalla nostra capacità di pensare, ma dai pregiudizi di tutti coloro che hanno dato una mano in questa programmazione. In questa confusione la maggior parte delle persone adulte hanno le menti così condizionate a difendere i pregiudizi, a favore o contro qualcosa, che semplicemente diventano vittime della loro mente! Così, non conoscendo né capendo tutto questo, queste persone danno sempre la colpa agli altri e alle circostanze della vita. Anche coloro che ad un certo punto hanno la fortuna di svegliarsi al fatto che forse dovrebbero essere responsabili del loro pensiero, e che quindi iniziano a ribellarsi a ciò che percepiscono come una violazione dei loro diritti, anche per queste persone non va molto meglio. La ragione di questo è che, sebbene questi ribelli si rendano conto che dovrebbero pensare per se stessi, non vedono chiaramente per cosa dovrebbero combattere. Come risultato, essi iniziano a combattere contro la vita intorno a loro, e nel processo diventano piccoli tiranni che palesemente calpestano chiunque o qualsiasi cosa trovino d’ostacolo nel perseguire la loro visione distorta. Sebbene queste persone si diano la zappa sui piedi con le loro azioni sbagliate, si sentono vittime e daranno ancora la colpa a qualcuno o qualcos’altro perché non hanno la vita che vorrebbero, alle loro condizioni. NORMALMENTE L’UOMO NON PENSA, MA VIVE CON LE RAZIONALIZZAZIONI. L’UOMO COMINCIA A SCOPRIRE DI POTER PENSARE, SOLO SE E’ COSTRETTO A FARLO PER UN ATTO DI SOPRAVVIVENZA. L'unico modo per risolvere veramente l'enigma della mente è che a un certo punto nella nostra vita ci capiti una sorta di crisi, tale da portarci a riflettere a sufficienza per far emergere la necessaria chiarezza per vedere da soli, che giocare a dare la colpa ad altri o a qualcosa, sta diventando per noi un gioco mortale. Tuttavia, questo è un concetto non facile da capire, quindi cerchiamo di vedere da vicino ciò che comporta. Generalmente, le persone non sono consapevoli del fatto che siamo tutti circondati dal potere, che il potere viene costantemente generato in ogni momento di ogni giorno, e che siamo continuamente sfidati dal potere. Questo implica che ogni evento, ogni evento della nostra vita, ogni situazione che ci troviamo di fronte, ogni interazione che abbiamo con una persona o semplicemente con le cose del mondo, costituisce una battaglia per e contro il potere. Noi siamo sempre contro il potere in una battaglia per il potere. In altre parole, siamo sempre contro il potere in una battaglia per rivendicare il nostro potere personale, semplicemente perché questo è il modo in cui l'evoluzione della consapevolezza ha luogo spontaneamente. Ed è proprio a causa di questo fatto che le persone sono così separative e così selettive nella percezione, perché quando non si comprende questo fatto per quello che è, la percezione ne è distorta, e il risultato è il pregiudizio, a favore o contro. Tuttavia, non è la vita che dà origine al pregiudizio, ma è la nostra percezione di ciò che sta avvenendo nella nostra vita che ci fa diventare prevenuti. Proprio qui, in questo momento, anche durante la lettura di questo libro, sei faccia a faccia con il potere. Che ne siamo consapevoli o no, il potere è presente ovunque, ed è sempre occupato a tenderci agguati. Quindi siamo sempre osservati dai tiratori scelti dell'universo. Ogni volta, ogni nostra mossa, può far incoccare le loro frecce, e se il potere ci trova degni avversari, le frecce iniziano a volare, e improvvisamente ci troviamo nel bel mezzo di una battaglia. Il combattimento può essere semplice come un’interazione verbale con un'altra persona, oppure può essere disperato come la lotta per mantenere il posto di lavoro, ma se siamo veramente consapevoli, vediamo sempre che ogni interazione con la vita, non importa quale forma assume, è sempre una lotta per e contro il potere. Inoltre, i tiratori scelti dell'universo non mancano mai i loro obiettivi. Sono così accurati che sono letali. Alcune delle loro frecce sono progettate per agire come sveglia. Alcune di queste frecce sono destinate ad infliggere un cambiamento permanente. Ma ci sono anche frecce che sono
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progettate per essere fatali. Che tipo di frecce attiriamo dipende da quanto impeccabilmente combattiamo la nostra battaglia. Tuttavia, poiché le persone non vedono mai la vita in questo modo, presumono che i tiratori scelti dell’universo siano una sorta di metafora. Ma non è vero. Il termine "i tiratori scelti" è un termine Tolteco usato per indicare delle forze reali presenti nell’universo, che altrimenti non sarebbero definibili. Pertanto anche se il termine è metaforico nel suo costrutto, ciò a cui allude non è certamente una metafora, ma molto, molto reale! Queste forze entrano in gioco ogni volta che ci si presenta una battaglia, a prescindere dalla forma che può assumere, e ogni battaglia è sempre una battaglia contro il potere, sia che lo sappiamo oppure no. Per capire questo, rendetevi conto che essere coinvolti in una battaglia contro il potere, vuol dire che siamo sfidati dal potere. In altre parole, per reclamare il potere personale, il potere universale ci sfida a misurare il nostro potere personale contro di esso. Questo è vero anche quando, secondo la tua percezione, stai solo tenendo una conversazione con un amico. Per chiarire questo punto, consideriamo una situazione con attenzione. Pensa per un momento. Chi è il tuo amico? Pensi davvero di conoscerlo? Sei davvero sicuro di cogliere tutte le implicazioni di ciò che sta dicendo? Riesci a capire lo scopo di questa conversazione, e dove ti porta? Non è che magari entrambi siete intrappolati in una percezione selettiva? Non è che magari entrambi siete schiavi dell'ignoranza? Se pensi correttamente, ti accorgi che, presumendo di conoscere il tuo amico e presumendo di cogliere appieno tutto quello che sta dicendo, ci sono buone probabilità che tu sia veramente intrappolato in una percezione selettiva, e quindi sia schiavo della tua ignoranza. Se vuoi essere libero dalla percezione selettiva, è imperativo che cominci a mettere i puntini sulle i. Renditi conto che il tuo amico non è solo il tuo amico. Il tuo amico è un essere meraviglioso dell'universo, un essere chiamato uomo, che guarda caso è in fase di incarnazione in questo momento, e che sembra che sia seduto a parlare con te in questo momento, ma in realtà sta cercando di adempiere un destino che forse neanche lui riesce ad afferrare pienamente. Ma tutto questo accade solo per coincidenza? E’ stato solo un pensiero insignificante a portarvi ad essere amici? La conversazione che stai tenendo con lui in questo momento, è solo un atto insensato tra due persone? Dal momento che il tuo amico è in fase di incarnazione fisica, è più che probabile che sia intrappolato dal suo condizionamento sociale, nella percezione selettiva e nell'ignoranza. Quindi tutto ciò che pensi di conoscere del tuo amico, indipendentemente dal fatto che te l’abbia detto lui stesso, o che tu l’abbia appreso da solo, in ultima analisi, ha ben poca attinenza col suo essere reale. In effetti, non è altro che follia, per la semplice ragione che non conosci questo meraviglioso essere seduto di fronte a te, e non conosci quali forze vi hanno messo insieme. A dir la verità, ogni cosa che pensi di sapere sul tuo amico si basa interamente sulla tua percezione selettiva della sola forma esteriore di quella vita che chiami “tuo amico”! A questo proposito rendetevi conto che nessuno di noi sa cosa è l'uomo, e non sappiamo nemmeno cos’é la vita. Pertanto questo meraviglioso essere seduto di fronte a te è un incredibile mistero, non solo per te, ma anche per se stesso. L'unica cosa che puoi sapere con certezza, è che questo insondabile essere è tuo amico, e che come tuo amico porta nella tua vita le forze del destino, le sue e le tue, perché anche tu, proprio come il tuo amico, sei un insondabile mistero! Quindi non stai tenendo solo una conversazione col tuo amico. Piuttosto tutt’e due siete impegnati a soddisfare il vostro destino, che tu lo sappia o no, e quindi state mettendo in campo delle forze infinitamente più grandi di quanto possiate immaginare, semplicemente tenendo quella che appare una semplice conversazione. In effetti sembra una semplice conversazione, ma è comunque un’interazione che mette in campo delle forze che possono cambiare la vita, a seconda di come giochiamo in maniera impeccabile il nostro ruolo nella vita, e sono proprio queste forze che i Toltechi chiamano i tiratori scelti dell'universo. Tu e il tuo amico potreste ben credere che state facendo quattro chiacchiere fra vecchi amici, ma all’insaputa di tutti e due, c’è il costante flusso di potere che si manifesta attraverso le azioni dei tiratori scelti. Questo implica che ogni volta che il tuo amico ti dice qualcosa, sei a tutti gli effetti sfidato dal potere, e quando rispondi al tuo amico, anche lui è sfidato dal potere. In altri termini, parlando col tuo amico, 37
sei sfidato dal suo fato, così come lui è sfidato dal tuo fato. Quando parli col tuo amico, se sei sufficientemente consapevole, vedrai come le sue parole ti sfidano ad entrare in una più profonda conoscenza di lui e di te stesso e, attraverso di essa, anche della vita. Ovviamente, non è il tuo amico che ti sta deliberatamente sfidando, ma la sfida è inevitabile nell’interazione fra il suo potere personale e il tuo, nel contesto del potere universale, così come si manifesta progressivamente attraverso le forze di entrambi i vostri destini. Inoltre, in tutto questo è bene tenere a mente che nella battaglia per il potere personale, si applica una sola regola, la regola della caccia. Il potere non ha pietà e non da tregua - il vincitore prende tutto. Quindi solo il vero guerriero può sostenere la battaglia per il potere. Gli uomini e donne comuni non hanno ciò che serve per sostenere la battaglia col potere. Piagnucolando e lamentandosi e indulgendo nell’auto-commiserazione o nell’auto-importanza, gli uomini e le donne avanzano pretese alla vita, e quindi al potere, che sono veramente ridicole e oltraggiose. A causa della loro autocommiserazione le persone chiedono misericordia, e a causa della loro autoimportanza esigono la concessione di favori che non hanno alcuna attinenza con la realtà della vita. Tali uomini e donne non sono degni avversari del potere, perché quando arriva il momento critico, cadono come tanti guerrieri di carta, e sono schiacciati dal potere come si schiacciano le zanzare. E nell’ignoranza di ciò che sta accadendo realmente nella loro vita, troveranno sempre qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa perché la loro vita non si sta svolgendo in base alla loro percezione distorta di come dovrebbe svolgersi. LE RAZIONALIZZAZIONI DISTORCONO LO SCOPO DELLA VITA, LADDOVE LA VERA MENTE RIVELA QUESTO SCOPO NELLA PROGRESSIVA EVOLUZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA, COME E’ DETERMINATA DAL FATO. Il vero guerriero, d'altra parte, è ogni uomo o ogni donna che ha capito, attraverso l'esperienza, che come esseri umani abbiamo ben poche possibilità. Per comprendere questo, ripensa all'esempio del tuo amico. Riuscirai mai a conoscere il tuo amico? Lui riuscirà mai a conoscerti? O, meglio ancora, riuscirai mai a conoscere te stesso? Magari! Ma la realtà è che le probabilità contro di noi sono impensabilmente enormi. Quindi, quando si tratta di una battaglia contro il potere, è importante sapere che non possiamo mai veramente vincere. Al massimo possiamo combattere una battaglia impeccabile. Ma quali sono le implicazioni di questo? Rendetevi conto che "vincere" ha delle conseguenze, così come "perdere" ha delle conseguenze, nel bene o nel male, e poiché tutti noi dobbiamo vivere con le conseguenze delle nostre azioni, quelle conseguenze costituiranno nuove battaglie, oppure attireranno nuove battaglie. Giungere a questa comprensione equivale ad entrare nello stato d'animo del guerriero, uno stato d'animo che esprime la certezza che ogni battaglia è una battaglia per la vita, e che a tale riguardo non smettiamo mai di lottare, dal giorno in cui nasciamo fino al giorno della nostra morte. Questa realizzazione rappresenta sempre un punto di svolta critico nella propria vita, ed è proprio questo il punto di svolta a cui mi riferivo prima, quando ho parlato di una crisi. Da questo momento in poi il guerriero non può più giocare a dare la colpa ad altri o alle circostanze. Qual è il senso di incolpare gli altri o le circostanze della propria vita? Dare la colpa ad altri non cambierà il fatto che tutti noi, che ne siamo consapevoli o no, siamo impegnati in un atto di sopravvivenza contro il potere. Ma dal momento che il potere non mostra pietà e non concede tregua, il guerriero sa nel cuore che l'unica strada percorribile è quella di combattere una battaglia assolutamente impeccabile contro probabilità impossibili. Per illustrare cosa si intende con le probabilità impossibili contro di noi, vorrei usare la mia vita come esempio. Apparentemente sono un nagual Tolteco che trasmette gli insegnamenti Toltechi tramite questi libri. Così, al valore apparente, tu lettore sei lo studente e io sono il maestro. Tu potresti sapere molto o poco su cosa significa essere un guerriero, ma si presume che io sia una 38
persona informata in proposito. Questo è il valore apparente. Questo è ciò che l'uomo comune e la donna comune vedono. Eppure, come guerriero, cosa vedo? Vedo il fatto che sono un guerriero immerso in una battaglia contro il potere, e così, in un modo o nell'altro, sono impegnato in un atto di sopravvivenza, il cui esito avrà conseguenze per il resto della mia vita e per lungo tempo dopo. Quindi non vedo studenti che leggono i miei libri. Quello che vedo sono strumenti del potere, utilizzati per definire i parametri del mio campo di battaglia, e per costituire le sfide che il potere mi sta lanciando. Di conseguenza, io non mi vedo come un insegnante che insegna. Mi vedo come un guerriero che lotta per la sua sopravvivenza. Sono sicuro che il potere non avrà alcuna pietà, né voglio alcuna misericordia, perché le la chiedessi vorrebbe dire che sono debole e incapace. A questo proposito so anche che il potere non mi da tregua, e neppure voglio che mi si facciano favori, perché se sopravvivrò a questa battaglia, allora sarà solo perché ho provato a me stesso di essere un degno avversario. Se sopravvivessi a questa battaglia a causa di qualsiasi altro motivo, per me guerriero, sarebbe una vergogna imperdonabile. Ho intrapreso questo compito sapendo che quando sarà terminato, io non sarò più la stessa persona che ero prima di iniziare. Questo è lo stato d'animo del guerriero, e questa è anche la sua umiltà. Il compito di scrivere questi libri è per me una delle più grandi sfide che abbia mai dovuto affrontare. Ma non perché temo la scrittura o perché dubito della mia conoscenza o della mia capacità. Ma a causa dell’enorme responsabilità da affrontare, una responsabilità che ora è ancora più grande, a causa delle necessità del mondo di questi tempi, e per le opportunità che questo tempo offre all’individuo di svolgere un ruolo significativo nel dispiegarsi del futuro dell'umanità, se le persone come me assolvono i rispettivi compiti in maniera impeccabile. In tutto questo io so che sono costantemente messo alla prova dal potere, non solo nel senso di trovare il modo migliore per tramandare una tradizione orale che sfida la carta e l’inchiostro, ma anche nel senso di trovare il modo migliore per raggiungere le masse là fuori che non sanno nemmeno di avere un retaggio, per non parlare di ciò che esso comporta. Anche quelli che riesco a raggiungere hanno disperato bisogno di formazione, perché il lavoro tratto da un libro è un surrogato del lavoro di persona con un nagual. Ma per me non si tratta di vincere o perdere, di piacere o non piacere come autore; non si tratta di vedere se sarò in grado di raggiungere le masse, o se le persone coglieranno gli insegnamenti, perché la mia battaglia non è con i lettori. La mia battaglia è una battaglia contro il potere. Non c'è altro modo di provare a me stesso di essere degno di questa battaglia, se non di agire impeccabilmente. Questo significa che sono chiamato a dare tutto me stesso in questa battaglia, e così facendo, sono tenuto a fare del mio meglio, con la conoscenza che mi è disponibile in questo tempo. Più di questo non posso fare. A questo proposito ho sempre affrontato questa battaglia con il mio scudo a portata di mano. Io sono sveglio, timoroso, rispettoso e sicuro. Essendo pronto per la battaglia, sono rilassato e fluido. Accetto ciò che vedo in questa sfida, ma so anche che questo non è tutto quello che c'è. Credo a ciò che vedo, ma allo stesso tempo non ci credo, perché so bene quanto siano imprevedibili le mosse del potere. Devo dimostrare a me stesso di essere un degno avversario, sia che vinca o perda questa battaglia, so nel mio cuore che per aver assolto il mio compito in maniera impeccabile, ho dimostrato a me stesso di essere un degno avversario. Come cacciatore ho familiarizzato a lungo con le circostanze e le condizioni di questa battaglia, e quindi so cosa comporta la mia battaglia. Sapendo cos’è la mia battaglia, ho anche scartato tutto ciò che è superfluo. Sapendo che non posso sfuggire al mio fato, sono sempre pronto a combattere la mia ultima battaglia, proprio qui e proprio ora. Sapendo che ogni momento trascorso scrivendo è essenziale, e che ogni parola scritta è un segno della mia impeccabilità, mi sono abbandonato a questa battaglia, lasciando il mio spirito libero di librarsi e, così, sono del tutto coinvolto col mio fato. Essere coinvolti col proprio fato implica che si deve avere la chiarezza sufficiente per poter almeno definire la battaglia immediatamente sottomano. Ma come si fa a realizzare la chiarezza se si è intrappolati nella percezione selettiva? La risposta è la semplicità, ma, essendo così semplice, la maggior parte delle persone tendono a trascurarla cercando qualcosa di molto più complesso. 39
Eppure, se guardiamo la stessa vita, vediamo che in effetti è molto semplice e diretta. Ciò che è a dir poco un complesso enigma, è come le persone cercano di giustificare le azioni e difendere le convinzioni che non hanno alcuna attinenza con la regola della caccia. Pertanto il migliore approccio nel definire la battaglia è quello di cercare la semplicità, perché con questo approccio non sarà difficile vedere che ogni battaglia, non importa quanto grande o piccola sia, e non importa che forma può avere, è una battaglia per rivendicare il potere personale. Quale forma prenderà questo potere dipende dalla natura della battaglia, e la natura della battaglia, a sua volta, dipende da dove vogliamo posare il fuoco dell’attenzione. Poiché il potere è conoscenza acquisita attraverso l'esperienza personale, e poiché ogni individuo è unico, è ovvio che ogni individuo percepirà la sua battaglia in modo molto diverso da chiunque altro. Questo è vero anche se molte persone stanno combattendo esattamente la stessa battaglia, perché ogni battaglia è una battaglia per la conoscenza, e dal momento che l'unica vera conoscenza che c'è, è la conoscenza di sé, questo significa che ogni battaglia è una battaglia per la conoscenza di sé o, in termini tecnici, una battaglia per il potere personale. Chiaramente, se ogni battaglia è una battaglia per il potere personale, combattere una battaglia per qualsiasi altra ragione è una stupida perdita di tempo e di energia. Perché mai qualcuno dovrebbe combattere una battaglia in cui non c'è nulla da guadagnare? Ma è sempre qui che la maggior parte delle persone improvvisamente perdono la chiarezza. Ed è sempre a questo punto che emerge la differenza tra il guerriero e l'uomo comune. Il guerriero, nel voler tenere le cose semplici, combatte sempre ogni battaglia solo per guadagnare potere personale, perché sa che non ha né il tempo né le risorse umane per fare qualsiasi altra cosa. Ciò significa che il guerriero vuole imparare molto su se stesso e il suo vero potenziale, e a tal fine cerca di utilizzare ogni battaglia per acquisire maggiore conoscenza di sé. L'uomo comune invece, a causa della sua ignoranza, lotta per proteggere la sua auto-immagine e combatte per difendere le sue convinzioni preferite. La differenza tra il guerriero e l'uomo comune è come la differenza tra il giorno e la notte. Il guerriero è sempre ai margini della vita dove è intento a mappare l'ignoto su se stesso e sul potere, l'uomo comune scava sempre più in profondità all’interno dei confini sterili di ciò che, per lui, è il conosciuto. Eppure quel cosiddetto conosciuto non è veramente il conosciuto, perché è solo il prodotto della percezione selettiva dell'uomo; ossia ciò che, secondo le sue idee preconcette e il suo condizionamento sociale, presume che sia vero e corretto. Perciò il guerriero diventa sempre più potente ad ogni battaglia che combatte, laddove l'uomo comune diventa sempre più testardo nell'insistere a dimostrare il proprio punto di vista, anche se questo lo uccide! Il guerriero, essendo un essere libero, ha Nessuna-Cosa da dimostrare, e quindi ha Ogni-Cosa da imparare. Ma l'uomo comune, essendo schiavo de suoi preconcetti sulla vita, non ha nulla da imparare, e quindi ha tutto da dimostrare. Di conseguenza l'uomo comune è sempre determinato a dimostrare a se stesso di essere nel giusto, di fronte a tutte le avversità, mentre il guerriero va tranquillo per la sua strada nel dimostrare Nessuna-Cosa, lo spirito interiore del vero guerriero. Avendo Nessuna-Cosa da difendere, un guerriero non può mai perdere veramente una battaglia, e quindi le conseguenze di vincere o perdere una battaglia per lui sono tutte uguali. Così, il guerriero non è ossessionato dal dover vincere, e nemmeno si agita se dovesse perdere, perché se il suo unico scopo è quello di imparare, allora come può influire su di lui l'esito della battaglia? Che il guerriero vinca o perda la battaglia, nel combattere la battaglia avrà in ogni caso imparato molto su se stesso, e quindi non ha vinto e non ha perso, ha solo guadagnato conoscenza di sé e potere personale. L’unico fallimento nella vita è quello di rinunciare a combattere per la conoscenza di sé. E l'unica ignoranza nella vita è quella che porta a combattere la battaglia sbagliata. Da ciò, dovrebbe essere chiaro che la battaglia sbagliata è la battaglia per difendere la percezione selettiva che ci tiene confinati entro i limiti della nostra visione del mondo. Tuttavia, anche se abbiamo capito che la battaglia giusta è la battaglia per acquisire più conoscenza di sé o per avere più potere personale, dobbiamo ancora capire che cosa comporta. Se siamo consapevoli di aver di fronte le nostre idee preconcette sulla vita, allora queste includono la nostra percezione di ciò che significa essere un guerriero. Pertanto non possiamo permetterci di 40
prendere la nostra percezione di ciò che sta accadendo per il valore apparente. Ma se non abbiamo intenzione di prendere la nostra percezione per il valore apparente, è importante che noi spostiamo il focus dell’attenzione o cambiamo punto di vista. SPOSTARE IL FOCUS E’ UNA QUESTIONE DI FLUIDITA’ NELLA PERCEZIONE. NON SERVE ALTRO. NEL TENERE LA PERCEZIONE FLUIDA, IL GUERRIERO E’ MODELLATO DAI DETTAMI DEL POTERE. ALLORA LO SPOSTAMENTO DEL FOCUS DIVENTA UNA SECONDA NATURA DEL GUERRIERO, COME IL CONTINUO MOVIMENTO FISICO DEGLI OCCHI. Ci sono molti modi di spostare il focus, ma in questo contesto significa spostare l'attenzione e la volontà dal vincere o perdere al combattere una battaglia impeccabile. In altre parole, spostare il focus significa essere abbastanza fluidi per fluire con i dettami del potere, invece di insistere nel provare a noi stessi che siamo nel giusto. Ma la cosa più importante è che, spostando l'attenzione in questo modo, ci rendiamo disponibili ad espandere la percezione in modo da includere l'ignoto. Senza questo cambiamento di prospettiva, restiamo bloccati all'interno della nostra percezione, e quindi restiamo intrappolati all'interno di ciò che è a tutti gli effetti la nostra auto-limitante e autodebilitante definizione del conosciuto. Questa frase "a tutti gli effetti," è usata spesso dai Toltechi, ma troppo spesso non si afferrano le implicazioni connesse con l'uso di questa frase. Questa frase significa che, poiché siamo tutti delle unità dell’Unica Vita, qualsiasi cosa facciamo a noi stessi, la facciamo anche a coloro che ci circondano. Quindi se mi sto limitando, sono anche un freno per le persone intorno a me, e se mi sto debilitando, sto danneggiando anche quelli attorno a me. Allo stesso modo, se mi tengo fisso nella mia percezione selettiva, questa è ciò che imporrò alle persone attorno a me, ed è proprio questo che costituisce il fondamento di ogni condizionamento sociale. Se a causa della mia percezione selettiva, trasformo ogni cosa nella mia vita in una nonesperienza, nel senso che non acquisisco nessuna nuova conoscenza, allora "a tutti gli effetti," la mia non-esperienza è anche la non-esperienza di chi mi sta intorno. Tuttavia, poiché moltissime persone sono così prese nella loro percezione selettiva, ogni volta che hanno una brutta esperienza si sentono in diritto di accusare altre persone, il tempo, la situazione politica, la situazione economica, la loro situazione di vita o anche il destino. Coinvolte in questo processo, non riescono a vedere che dando la colpa ad altri, inconsapevolmente si stanno convincendo che sono vittime, e pertanto stanno consegnando ad altri il loro potere o, più precisamente, quelli che sarebbero potuti essere i loro doni di potere. La causa di questo comportamento sta principalmente nel fatto che queste persone non sono capaci di gestire le proprie emozioni, e così finiscono per comportarsi come bambini petulanti che s’imbronciano perché non possono avere la vita alle loro condizioni. Di conseguenza, queste persone vivono in un perpetuo stato di intensità negativa. Per capire questo, è importante ricordare che l'intensità è il prodotto che si ha quando il potere personale di una persona, carico di emozione, interagisce con quello di un altro. Ma il problema non è il potere in sé, e non lo sono nemmeno le emozioni. Ciò che porta questo tipo di intensità negativa è, come ci si aspetterebbe, la percezione selettiva, ed è proprio a causa di questa percezione selettiva che le persone non hanno la capacità necessaria per gestire le proprie emozioni. Per cogliere il pieno significato di questo, rendetevi conto che, poiché le persone hanno una percezione distorta di se stessi e del mondo, non riescono a vedere che la maggior parte delle emozioni generate dalla loro percezione ha ben poco a che fare con la realtà oggettiva di ciò che sta effettivamente avvenendo. Queste emozioni, generate dalla percezione selettiva, sono veramente selvagge e spesso mancano il punto. Pertanto, a meno che non abbiamo la chiarezza fondata su una percezione oggettiva, saremo costantemente bombardati da una serie di emozioni ingestibili che non hanno attinenza con ciò che è in atto nel momento, e saremo sopraffatti da questo mix di percezione 41
distorta ed emozioni selvagge. Questo è quello che definisco un appiccicoso casino - un casino che spesso si sintonizza con un’intensità debilitante ogni volta che si interagisce con qualcun altro, così ognuno di noi perde la bussola e si mette a combattere una battaglia che non porta nessun guadagno. L'unico modo per non generare l'intensità negativa è quello di liberarsi dalla trappola della percezione selettiva, e lottare per ottenere quella chiarezza che proviene dall'essere sveglio, nel senso di essere pienamente consapevoli in ogni momento e cercando di avere una percezione il più possibile obiettiva. Quando cerchiamo di ottenere una percezione oggettiva, allora le emozioni generate dall'atto della percezione sono ugualmente obiettive e, di conseguenza, non è più un problema contenere queste emozioni e utilizzarle con abilità. Naturalmente, l’intensità sorgerà ancora, ma invece di essere un disastro instabile e potenzialmente esplosivo che tende a far perdere il controllo, questo sano tipo d’intensità è utilizzata dal guerriero per stimolarsi nella battaglia. Pertanto l'intensità è qualcosa che può farci perdere il controllo, oppure può essere trasformata in uno strumento che fornisce la carica e la tensione necessaria per tenerci svegli, timorosi, rispettosi e totalmente sicuri. E questo, in ultima analisi, è il profondo significato del lottare per la semplicità. Questo implica che il guerriero scarta letteralmente tutto ciò che non è necessario, e nulla potrebbe essere più inutile di quel casino di pensieri ed emozioni selvagge generate dalla percezione selettiva, che spesso culmina in un’intensità che, come un vulcano, può esplodere in qualsiasi momento in un’eruzione incontrollata e disastrosa. Tuttavia, la grande difficoltà che incontra ogni apprendista nel liberarsi dalla sua percezione selettiva, è il fatto che tutta l'umanità è condizionata a credere che si debba in qualche modo uscire dai confini della nostra vita quotidiana. Pertanto, anche se si ricorda più volte ad ogni apprendista che il potere si trova in questo momento, e che il potere è proprio qui e proprio adesso, siccome all’inizio non ha abbastanza potere personale per riconoscere le vere sfide nella vita quotidiana, l’apprendista si lascia sempre scappare tra le dita un momento fugace di opportunità dopo l'altro, e nel processo non va da nessuna parte. Ogni volta l'apprendista tende a dimenticare che il potere non è qualcosa là fuori, che la battaglia non è là fuori, e che la libertà non è là fuori. Dimenticando questo, l'apprendista non riesce a vedere la battaglia per quello che è veramente e non ricorda che il potere è il prodotto della percezione, che quindi si sta dispiegando proprio qui e proprio ora. Ciò che impedisce alle persone di cogliere la vera natura del potere è la percezione selettiva. Non volendo abbandonare la loro visione del mondo, le persone si sostengono sui propri pregiudizi e sulle proprie idee preconcette, come se la loro visione del mondo fosse l'unica cosa di valore. Ma è proprio questa visione del mondo che li tiene bloccati in ciò che credono di sapere. Così, le persone vivono nella testa e permettono alla mente razionale di dettare ogni loro movimento, fisico, emotivo e mentale. Vivendo interamente nella testa, queste persone non riescono a portare nell'equazione il sentimento, e di conseguenza ignorano sistematicamente il loro cuore. Ignorando il cuore, e quindi il sentire, ci intrappoliamo irrimediabilmente in un dialogo interno senza fine, che gira e rigira nella nostra testa, rigira gli stessi vecchi schemi di pensiero, le stesse vecchie abitudini, le stesse vecchie reazioni, giorno dopo giorno, e lentamente ma inesorabilmente diventiamo depressi per non essere capaci di liberarci da quel modello di sterilità e noia. Questo ci riporta alla necessità di sperimentare un punto critico di svolta nella nostra vita. Perché solo quando raggiungiamo un punto di crisi, siamo davvero pronti a prenderci la piena responsabilità per noi stessi e così iniziamo a porci le domande che ci permettono di capire ciò che è realmente avvenuto nella nostra vita fino a quel momento. Questo è il vero significato della ricapitolazione, ed è evidente che se non si raggiunge tale punto di crisi, le persone non sentono alcun bisogno di ricapitolare, e non potranno mai capire perché la ricapitolazione è così importante per l'apprendimento. Tuttavia, solo ricapitolando tutta la nostra vita diventa possibile uscire dalla percezione selettiva e smantellare la nostra visione del mondo. Fino ad allora l'apprendista farà progressi sulla Via del Guerriero, e spesso un ottimo progresso, ma resta il fatto che tutto questo progresso sarà confinato entro i limiti della sua visione del mondo, e quindi sarà ancora soggetto alla percezione selettiva.
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Da quello che abbiamo visto, dovrebbe essere ovvia l'importanza della ricapitolazione, eppure ogni apprendista trova ancora che sia la più difficile e ardua di tutte le tecniche. La ragione di questo è che l'apprendista o non comprende appieno la natura della tecnica, o lui o lei non apprezza ancora la reale necessità di ricapitolare. In entrambi i casi, essendo intrappolato nella percezione selettiva, l'apprendista ha le proprie idee sulla natura della ricapitolazione. Ne deriva che molti apprendisti s’impegnano inconsapevolmente nel perseguire la propria percezione di ciò che accade nella loro vita, senza aprirsi ed andare a vedere al di là di questo; per cui rimangono continuamente delusi dal fatto che la loro ricapitolazione non produce nulla di diverso da ciò che sono già stati in grado di comprendere su se stessi con gli altri insegnamenti. Di solito per un tale apprendista ci vuole un tempo terribilmente lungo per rendersi conto che se non è disposto a lasciar andare la solita percezione, è del tutto impossibile ricapitolare nel vero senso della parola. Per comprendere bene questo, rendetevi conto che il punto centrale della ricapitolazione è cercare di capire ciò che realmente accade nella nostra vita in un dato momento. Questo non è così facile come sembra, a causa della nostra percezione selettiva sia del tempo che dell’adesso. Ciò equivale a una percezione selettiva sulla percezione selettiva. Quindi cercare di ricapitolare nel contesto della nostra attuale percezione è un folle gioco che non produrrà nulla che già non crediamo. Se l'apprendista persiste in questo, non fa altro che ripescare ricordi intellettuali di una determinata esperienza, o di una persona, che al momento hanno così poco significato, che chiaramente non si prende la briga di tornare a sentire sia l'esperienza che la persona. Ma richiamare i ricordi intellettuali non è ricapitolare. Piuttosto è il futile completamento di un diario obsoleto. LA PERCEZIONE SELETTIVA E’ LA ROVINA DELL’UOMO, CHE LO FORZA A VIVERE UNA VITA FONDATA SULL’ILLUSIONE DI CONOSCERE SE STESSO. SOLO RICAPITOLANDO LA SUA INTERA VITA, L’UOMO PUO’ LIBERARSI DALL’ILLUSIONE AUTO-IMPOSTA CHE NASCE DALLA PERCEZIONE SELETTIVA. La vera ricapitolazione implica la capacità di pensare correttamente. E pensare correttamente significa essere consapevoli che qualunque sia la nostra percezione, e qualsiasi cosa riteniamo vera a causa di questa percezione, è stata responsabile di averci portati al qui e ora. Ma qui sta l'importanza della questione sollevata prima, perché se sei soddisfatto della tua vita, e di ciò che è stato finora, perché mai dovresti desiderare di ampliare la tua consapevolezza? Hai già tutte le conoscenze necessarie! Che senso avrebbe ricapitolare? Ma se, d'altra parte, non sei felice con la tua vita, e quindi vuoi seriamente imparare ad ampliare la tua consapevolezza, allora è ovvio che la ricapitolazione non può significare una passeggiata a ritroso nella memoria, ricordando con affetto le esperienze passate. No! La ricapitolazione ha senso solo se si accetta come dato di fatto che la nostra percezione deve necessariamente essere selettiva fino a quando non abbiamo smantellato la nostra visione del mondo e può essere libera da qualsiasi visione del mondo, perché siamo capaci di realizzare qualsiasi allineamento a volontà. Questo, ovviamente, implica che la nostra percezione in passato deve essere stata molto selettiva, e quindi non importa ciò che è accaduto nel nostro passato, che l’abbiamo amato oppure odiato, che ci abbia messo in imbarazzo o che ci abbia reso orgogliosi, in ogni caso non era proprio quello che abbiamo percepito. Ormai dovrebbe essere chiaro il motivo per cui la maggior parte degli apprendisti trova così tante difficoltà a ricapitolare. Tutti noi abbiamo avuto "buone" e "cattive" esperienze durante la vita, così, fintanto che non siamo capaci di liberarci dai vincoli di una percezione fissa, tutti noi abbiamo naturalmente dei pregiudizi. Volendo trattenere ciò che percepiamo sia stato buono, ma allo stesso tempo volendo liberarci di ciò che percepiamo sia stato male, entriamo dritti nella trappola del trattenere la percezione selettiva, e quindi nel difendere appassionatamente la nostra visione del 43
mondo! Tuttavia, ci vuole spietata onestà con se stessi per riuscire a vedere questo, perché, mentre progrediamo nello smantellare la nostra visione del mondo, la nostra percezione selettiva diventa sempre più sottile. Dovrebbe quindi sorprendere che la vera ricapitolazione sia così difficile? E' sempre a questo punto della comprensione che ogni apprendista improvvisamente inizia a struggersi con la domanda: "Questo significa che ogni cosa nella mia vita non è vera ed è quindi male?" La risposta è un enfatico: “No! Non significa questo, ma la tua domanda deve farti capire quanto è ancora selettiva la tua percezione!" Per capire questo, occorre rendersi conto che con la domanda posta in questo modo, l'apprendista in questione trova ancora estremamente difficile capire che se vogliamo liberarci dalla percezione selettiva, non possiamo permetterci in alcun modo di fare favoritismi, né per le percezioni che ci piacciono, né per quelle che non ci piacciono. Questo significa che dobbiamo essere disposti a prendere in seria considerazione che forse ogni cosa che pensiamo di sapere e credere, potrebbe essere falsa, o in qualche modo distorta. Se non riusciamo a comprendere questo punto, non c'è modo di procedere oltre, perché se vogliamo ricapitolare per cambiare la nostra percezione, è ovvio che dobbiamo essere pronti e determinati a cambiare tutto ciò in cui crediamo, anche le cose che ci piacciono. Se desiderassimo modificare solo una parte della nostra percezione, significherebbe che vogliamo essere ancora molto selettivi. Tuttavia, questo non significa dedurre automaticamente che nella nostra vita tutto è stato necessariamente male, o che tutto ciò che crediamo sia necessariamente falso. Ma il punto è che non lo sapremo mai, a meno che non siamo disposti a ricapitolare tutta la nostra vita, il che significa anche rimettere in discussione e rivalutare tutto ciò che riteniamo sia vero, e questo include il rivalutare anche la nostra conoscenza. IL FOLLE CHE VIVE IN UNO STATO DI IGNORANZA CREDE CHE LA SUA CONOSCENZA SIA FISSA. LA CONOSCENZA, COME OGNI ALTRA COSA NELL’UNIVERSO, CAMBIA E SI DISPIEGA SOTTO L’IMPATTO DELL’INTENTO. NE’ L’UNIVERSO, NE’ LA CONOSCENZA, SONO ASSOLUTI, MA L’ESPRESSIONE DI UNA CONTINUA EVOLUZIONE, GUIDATA DA UN INTENTO CHE POSSIAMO SENTIRE, MA NON SPIEGARE. Man mano che la consapevolezza continua ad espandersi, ogni apprendista prima o poi s’imbatte nella difficoltà a capire la necessità di ri-valutare la propria conoscenza. Questo perché la mente tende sempre all'assolutismo e, di conseguenza, c'è sempre la tendenza a credere che tutta la conoscenza sia assoluta verità. Ma non è così, per la semplice ragione che l'universo non è assoluto, e perciò neanche la vita. Tutto è in costante evoluzione e quindi in costante flusso, con la conseguenza che ciò che è vero oggi, non è necessariamente vero domani. A questo proposito, di tutte le conoscenze raccolte dai Toltechi, gli unici elementi che considerano relativamente assoluti sono gli attributi della vita e dell'universo che sono tenuti costanti dall'Intento dell’Indicibile, e che quindi possono giustamente essere definite leggi cosmiche, quali, per citarne solo alcune, la Legge della Rinascita, la Legge dell’elettro-magnetismo e la Legge dell’Armonia attraverso il Conflitto. Ma anche lavorando con queste leggi, i Toltechi non presumono mai che la conoscenza di queste leggi dia la garanzia che l'applicazione di una delle leggi in un dato momento debba necessariamente dare sempre gli stessi risultati, perché considerando la continua evoluzione, non è detto che sia sempre così. Perciò, sebbene le leggi cosmiche rimangano costanti, le conoscenze acquisite attraverso l'applicazione di queste leggi si disvelano continuamente, così come dovrebbe essere! La conoscenza assoluta è conoscenza statica e la conoscenza statica è conoscenza inutile. Se la conoscenza non si adatta a soddisfare le esigenze del momento, a cosa serve? Questo è un precetto importante da tenere a mente durante la lettura di questo libro, perché gran parte della conoscenza che devo ancora trasmettere, tende a smantellare molte delle attuali convinzioni dell'uomo, e pertanto apparirà minacciosa all’attuale comprensione di se stessi e del mondo. Da ciò che abbiamo visto in relazione alla ricapitolazione si dovrebbe capire perché, nell’impostare la ricapitolazione, è fondamentale iniziare dal momento presente e poi andare a ritroso nel tempo. Solo imparando a sfidare la nostra attuale percezione, solo rimettendola in 44
discussione, diventa possibile iniziare a spostare il focus, in modo tale da poter intravedere la realtà di percezioni alternative. Quando la ricapitolazione a ritroso è avviata e viaggia spedita, quando l’intento di ricapitolare si è rafforzato, sorge da sé la ricapitolazione spontanea, e a questo punto sarà la ricapitolazione stessa a condurre da una cosa all’altra, finché anche la ricapitolazione formale perde i suoi contorni definiti e diventa naturalmente fluida. Dato che entrambi i modi di ricapitolare sono già stati spiegati nei volumi precedenti, nei termini degli insegnamenti per il lato destro, non c'è bisogno di riprendere gli aspetti tecnici coinvolti in questa tecnica. Quello che sto cercando di fare in questo libro, è quello di aiutare il lettore a sentire la ricapitolazione, perché i veri insegnamenti sono gli insegnamenti per il lato sinistro. Ma poiché non c'è un modo veramente efficace di verbalizzare questi insegnamenti, è possibile comprenderli solo sviluppando gradualmente il sentire questi insegnamenti. Io posso solo infondere la sensazione, continuando a guidare il lettore verso la comprensione sempre più profonda della percezione selettiva, e come sradicarla. Ciò che ci impedisce di verbalizzare il lato sinistro, è il fatto che le parole sono per definizione selettive, e quindi servono solo per migliorare la percezione selettiva. E quello che all’inizio ci ostacola nel comprendere il lato sinistro, è che la percezione selettiva ci conduce sempre a sentire ciò che noi pensiamo che stiamo sentendo, e durante la lettura a sentire ciò che pensiamo che stiamo leggendo. Prima di lasciare questa parte della regola, è importante sottolineare che nello scrivere questo volume ho scelto di adottare un approccio intermedio fra la profondità e il dettaglio. La ragione di questo è che la maggior parte dei lettori seri dovrebbero, con l’adeguata applicazione, essere in grado di cogliere questo livello intermedio di profondità e di dettaglio. E quei lettori che sono in grado di cogliere gli insegnamenti a una maggiore profondità di comprensione saranno capaci di svelare le implicazioni più profonde da se stessi. Per esempio, se si osserva da vicino quello che ho spiegato qui sulla ricapitolazione, si capirà come questa tecnica fa rivivere la realtà delle nove verità della consapevolezza. Inoltre, cos’è la ricapitolazione, se non un processo di trasmutazione che porta il guerriero in uno stato di maggiore inclusione? In questi due esempi si mostra che, lavorando col lato sinistro, è possibile uccidere il sentire a causa dell'uso di troppe parole. L’AFORISMA SERVE A GUIDARE L’APPRENDISTA A UNA PIU’ PROFONDA VISIONE SU COME PADRONEGGIARE LA PROPRIA CONSAPEVOLEZZA. PERCIO’ OGNI AFORISMA E’ DISEGNATO PER ESSERE UN TRAMPOLINO VERSO L’IGNOTO E ANCHE PER ESSERE UN FARO DENTRO L’IGNOTO.
CAPITOLO QUATTRO
LA SECONDA VISIONE IL VERO CAMBIAMENTO E’ LA MORTE DEL VECCHIO. QUALSIASI ALTRO NON E’ CAMBIAMENTO, MA TRASMUTAZIONE. SOLO LA MORTE HA IL POTERE DI PORTARE LA TRASFORMAZIONE.
La seconda visione ci porta dritti verso l'Ovest, il luogo del sole al tramonto, della morte e della trasformazione. Per il guerriero questa breve frase porta con sé un travolgente senso di pregnanza, a causa delle grandi intense implicazioni che contiene. Lavoreremo su alcune delle implicazioni pertinenti a questo tempo, ma, come con la prima e con le altre visioni, non è possibile prendere in esame in questo volume l’intera estensione delle implicazioni. Come sempre, dobbiamo 45
necessariamente limitarci a quelle aree che possono soddisfare meglio le esigenze attuali dell'umanità. Ma per il bene dei lettori che possono beneficiare di intuizioni più profonde, entrerò nei dettagli necessari che permetteranno loro di entrare più in profondità. Il primo punto da considerare è la naturale evoluzione della prima visione, e ha a che fare con i risultati della ricapitolazione e trasmutazione, cioè la morte del vecchio. Una caratteristica molto comune nell'essere umano è questa: anche se le persone vogliono cambiare, allo stesso tempo, non vogliono abbandonare la loro visione del mondo, a dispetto di quello che possono dichiarare! Anche se sembra che questo non abbia alcun senso, se guardiamo un pò più da vicino, la verità salta fuori quasi subito. Le persone vogliono cambiare, ma non vogliono cambiare se stesse. La gente vuole cambiare la loro vita, ma rimanere la stessa persona di prima! Tuttavia, questo non è possibile. Ogni vero cambiamento è iniziato attraverso la trasmutazione, ha come effetto la trasformazione, e si risolve in una trasfigurazione. Ogni altro cosiddetto cambiamento non è un cambiamento nel vero senso della parola, ma solo dei cambiamenti superficiali che non mutano la sostanza. Posso cambiare i miei pantaloni blu e mettermi i pantaloni verdi; posso passare da una casa all'altra; posso cambiare la mia piccola auto rossa per una grande berlina nera; posso cambiare la mia vecchia visione del mondo con un'altra visione del mondo apparentemente migliore; posso cambiare la mia percezione cercando di essere molto più aperto; ma alla fine sarò ancora la stessa persona che ero quando ho iniziato, perché tutti questi cambiamenti sono superficiali, anche se in effetti danno l'impressione del cambiamento. POSSIAMO OTTENERE LA TRASFORMAZIONE SOLO ATTRAVERSO IL CONTINUO DISPIEGAMENTO DELLA CONOSCENZA. QUANDO LA NUOVA CONOSCENZA SI DISPIEGA, IL VECCHIO SE’ COMINCIA A MORIRE. PERCIO’ PER IL GUERRIERO, LA MORTE E’ IL MIGLIOR CONSIGLIERE E SUA COSTANTE COMPAGNA. L'unico cambiamento utile, è quello di cambiare la nostra conoscenza di sé, un cambiamento che inizia con la ricapitolazione, e attraverso le visioni acquisite nella ricapitolazione, arriviamo al punto in cui ci rendiamo conto che l'unica strada percorribile è quella di cancellare la nostra storia personale, tendendo l’agguato alla nostra percezione di noi stessi, che per definizione significa nonfare. Sembra così facile e logico, eppure per ogni apprendista è la cosa più difficile da cogliere veramente e da mettere in pratica, semplicemente perché nessun apprendista capisce cosa si intende per tendere l’agguato alla percezione di noi stessi e del mondo intorno a noi. Come per tutti gli insegnamenti, l'apprendista si aggancia tranquillamente al valore apparente di una tecnica, senza mettere mai in discussione la sua percezione di quella tecnica, e questo è particolarmente vero per il non-fare. A questo proposito rendetevi conto che l'intero scopo del non-fare è quello di permetterci di tendere l’agguato alla nostra percezione, il che significa che nella nostra ricapitolazione dobbiamo giungere al punto in cui possiamo accettare come dato di fatto che la nostra percezione è limitata dal modo in cui allineiamo la nostra visione del mondo. Se non arriviamo a questo punto, tutti i nostri tentativi di praticare il non-fare saranno nel contesto della nostra visione del mondo. Pertanto, il vero non-fare è nello sforzo che facciamo per lasciar andare la nostra visione del mondo. Ma siccome gli apprendisti non comprendono ciò che questo comporta, praticano il non-fare, con tutto ciò che hanno capito; ansimando e sbuffando, mettono tutto il loro impegno nell’inserire l'atto del non-fare all’interno della loro visione del mondo! E poi si chiedono perchè non funziona, e anche perché il nagual è scontento di loro, dopo che hanno lavorato così duramente, e perché il nagual è così crudele da far notare che stanno fallendo, anche quando stanno dando tutto! Tuttavia, la verità della questione è che rinunciare alla propria visione del mondo non è una cosa facile da fare. Parlarne è facile. Pensarci su è ancora più facile. Idealizzare questo proposito è meraviglioso! Ma affrontare la realtà dell’effettiva realizzazione, fino al punto di farlo, è una faccenda completamente diversa, perché solo a quel punto l'apprendista si troverà faccia a faccia 46
con il primo nemico naturale del guerriero, la paura. A questo proposito, è importante sapere che la paura è sempre presente, dal momento che è parte dello Scudo del Guerriero, ma il vero nemico paura si incontra solo ogni volta che ci troviamo di fronte alla morte, che significa un reale e sostanziale cambiamento. Quando giunge quel momento, come accade ad ogni guerriero, e quando la luce fredda della realtà ci costringe a dover riconoscere che ora non c'è altro modo di procedere se non lasciando andare la nostra visione del mondo, e tutto ciò che questo comporta, allora è una reazione molto umana sentire che siamo costretti in qualcosa di estremamente spaventoso. Nei primi tre libri ho già dato molte indicazioni su come gestire la paura, e quindi non c'è bisogno di soffermarsi ulteriormente. Tuttavia, ciò che occorre vedere in questo momento, è l'illusione di essere forzati a un cambiamento, che di fatto implica essere forzati ad una sorta di morte. TUTTO L’APPRENDIMENTO E’ FORZATO, MA SOLO PERCHE’ L’UOMO TEME LA TRASFORMAZIONE. QUANDO SI SMETTE DI RESISTERE AL CAMBIAMENTO, LA FORZA NON ESISTE PIU’. IL SENTIRSI FORZATI A QUALCOSA E’ IL RIFLESSO DELLA NOSTRA RESISTENZA. PERTANTO IL GUERRIERO NON RESISTE ALLA MORTE, MA IMPARA A DANZARE CON ESSA. L’approccio migliore nell’affrontare la sfida di credere che siamo forzati, è quello di chiedersi: "Chi sta forzando?" "Se io, dal profondo del cuore e con ogni fibra del mio essere, voglio diventare un guerriero, allora com’é possibile che io sia costretto a fare quello che è necessario fare per diventare un guerriero?" Ma il problema sta esattamente qui. L'apprendista, non volendo lasciar andare la sua visione del mondo e tenendosi sulla percezione selettiva di ciò che per lui significa essere un guerriero, è ostinatamente aggrappato alla convinzione che sia possibile diventare un guerriero alle sue condizioni e nel contesto della sua visione del mondo. E’ ovvio che poi si sente forzato e, a dir la verità, egli è forzato in modo molto reale. Tuttavia egli non è costretto da niente e da nessuno. La realtà è che l'apprendista sta forzando se stesso, conducendo una battaglia fra la testa e il cuore, dal momento che non vuole lasciar andare la sua percezione di ciò che crede essere vero e corretto, nel contesto della sua visione del mondo e, cosa ancora più importante, nel contesto della sua storia personale. È soprattutto per questo motivo che i Toltechi hanno sempre sostenuto che la Via del Guerriero non serve ad alcuno scopo significativo, a meno ché il diventare un guerriero sia per l'apprendista un atto di sopravvivenza. Fino a quando non diventa un atto del genere, ritorniamo sempre allo stesso vecchio punto: se ti piace la tua visione del mondo, perché mai dovresti lasciarla andare? Se ti piace la tua vita così com’è, allora perché vorresti cambiarla? E se ti piace il modo in cui sei, allora perché vorresti cambiare te stesso? Tuttavia, se sai per esperienza che non c'è niente nella tua vita che vale la pena vivere, e dico niente, allora, e solo allora, vorrai lasciar andare OgniCosa che hai nel perseguimento di Nessuna-Cosa, perché ti si offrirebbe il varco per la libertà. Solo allora apparirà la consapevolezza che non sei il tonal, ma uno spirito che sta utilizzando la parte formale della vita, per sviluppare la consapevolezza di quella vita di cui sei una unità. A MENO CHE NON ABBRACCI COMPLETAMENTE LA MORTE, NON POTRAI CAMBIARE. IL TUO VECCHIO SE’ DEVE MORIRE PERCHE’ IL GUERRIERO CHE E’ IN TE POSSA EMERGERE. RESISTERE ALLA MORTE E’ MORIRE LENTAMENTE DI UNA MISERABILE MORTE. MA ABBRACCIARE DELIBERATAMENTE LA MORTE E’ TROVARE IL CORAGGIO NECESSARIO PER COMBATTERE UN’IMPECCABILE BATTAGLIA PER LA LIBERTA’.
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Libertà! Quanto è incredibilmente incompreso questo concetto! Eppure, per la persona che ha raggiunto la fine della linea, per così dire, il concetto di libertà è chiarissimo. Non c’è più bisogno di spiegare niente. Non c’è più niente da capire. Nient’altro da prendere in considerazione. Di fronte alla sobria realizzazione che non c'è nulla per cui vale la pena vivere, allora la libertà può significare solo una cosa, e cioè, la libertà da Ogni-Cosa che costituisce la vita esistente. In quel momento la persona in questione non ha bisogno di pensare, o considerare, o riflettere, o anche ponderare su ciò che potrebbe perdere se si imbarcasse in quel percorso di non ritorno chiamato la Via del Guerriero. Non volendo tornare a qualunque cosa della vita attuale, non ha assolutamente nulla da perdere. Tuttavia, è importante coglierne le implicazioni. Se ci teniamo la nostra visione del mondo, ci teniamo stretta Ogni-Cosa, il che significa che perdiamo Nessuna-Cosa, perdiamo il Nagual e perdiamo la vita a favore della parte-formale della vita. Quando arriva quel momento di chiarezza, c'è la certezza che non avremo mai successo sulla Via del Guerriero, perchè non vogliamo lasciar andare ancora nulla della nostra vita formale, ma proprio per questo perderemo Nessuna-Cosa, lo spirito. D'altra parte, entrando nel varco, c'è almeno la palpitante speranza che deriva dal sentirsi capaci di provare, indipendentemente dal risultato. Ma è anche molto più che una semplice speranza. E' la certezza che fallire significa rinunciare alla vita, e che quindi siamo di fronte ad una battaglia per la sopravvivenza. Tale certezza non viene da un pensiero pensato. Piuttosto è un’incredibile sensazione che scaturisce dal profondo della nostra essenza - una sensazione così potente che minaccia di sopraffarci, e invariabilmente porta un profondo senso di struggente tristezza chiamato malinconia. Da questo momento in poi, sia che abbiamo sentito parlare della Via del Guerriero o no, e in base alla nostra predilezione come individui, noi iniziamo a lottare per la nostra sopravvivenza, con tutto ciò che abbiamo, e quindi entriamo nello stato d'animo del guerriero, oppure soccombiamo all’apatia che nasce dalla disperazione. Questo è il vero significato del Tocco dello Spirito, e quando arriva, seguiamo lo spirito senza indugio, come veri guerrieri, oppure ci arrendiamo e iniziamo a morire dentro, lentamente. Tuttavia, rispondere al Tocco dello Spirito e seguire lo spirito, non significa che non abbiamo più problemi o sfide. Oh, no! Al contrario! E' proprio quando abbiamo deciso di seguire lo spirito che veramente iniziano a presentarsi quelle sfide che hanno lo scopo di guidarci verso il compimento del nostro destino, e tutte loro ci portano direttamente verso l'Ovest, il luogo del sole al tramonto, il luogo della morte e della trasformazione. Tutte le sfide che abbiamo affrontato fino a quel momento avevano lo scopo di prepararci per quel momento importante in cui lo spirito bussa alla porta per offrirci il varco verso la libertà. Quindi, quando abbiamo deciso di seguire lo spirito, il potere comincia a sfidarci nei modi più risoluti e significativi possibili, perché solo messi di fronte a queste sfide abbiamo la possibilità di reclamare il potere personale necessario per diventare guerrieri. Questo definisce il punto di crisi che l'apprendista deve raggiungere, prima che diventi possibile qualsiasi reale progresso sulla Via del Guerriero, ed è sempre a questo punto che si separano i veri guerrieri dai guerrieri di carta, perché è un punto veramente critico nella formazione dell'apprendista. Coloro che sono capaci di diventare solo guerrieri di carta sono rapidamente fatti fuori dai tiratori scelti dell'universo, in modo che solo coloro che hanno le risorse necessarie per diventare veri guerrieri sono autorizzati a continuare sui campi da gioco della vita. Ma rendetevi conto di quanto sono interconnessi i vari aspetti degli insegnamenti Toltechi, e perché è così importante per l'apprendista sviluppare un forte senso di questa interrelazione, e quindi cercare di vivere tutti gli insegnamenti contemporaneamente. Non è possibile utilizzare gli insegnamenti se si mantiene un atteggiamento separativo verso la vita, cercando di isolare una parte degli insegnamenti da un altra. Ogni parte funziona in congiunzione con ogni altra. Diamo ora uno sguardo alle risorse necessarie all'apprendista. Per dirla in modo semplice, occorre la sincera volontà di non mollare, di non smettere di lottare, di non lamentarsi, di non diventare arroganti, di non stare sulla difensiva, di non chiudersi, e di non diventare separativi nell’approccio e nell'atteggiamento verso la vita. Se non abbiamo la volontà di imparare dalla vita, 48
se non abbiamo la volontà di partecipare pienamente alla vita, se non abbiamo la volontà di abbracciare tutta la vita in qualsiasi modo si presenti, non c'è proprio modo di procedere oltre. La ragione di questo è che se non abbracciamo tutta la vita come ce la presenta il potere, stiamo ancora inconsciamente trattenendo la nostra percezione di ciò che la vita dovrebbe essere, restando così nella convinzione che possiamo avere la vita o, più precisamente, la nostra percezione di ciò che dovrebbe essere la vita, alle nostre condizioni. Ma peggio ancora, implica che avendo avuto l’opportunità di entrare nel varco verso la libertà, abbiamo scelto di tenerci stretta la nostra percezione e la nostra visione del mondo. Questo, a sua volta, implica che non abbiamo l'umiltà necessaria per accogliere il sostegno che stiamo ricevendo dal potere per diventare guerrieri. Mancando di tale umiltà scalciamo e urliamo quando dovremmo gioire della nostra fortuna, e resistiamo strenuamente quando dovremmo fluire con il sostegno che ci viene dato. Fai questo esercizio di comprensione, soffermati a considerare te stesso per un momento. Quali teorie stai ancora trattenendo? Quali profonde convinzioni ti guidano, consciamente o inconsciamente, per continuare a sperare che prima o poi, da qualche parte, scoprirai la formula magica che ti permetterà di materializzare la tua percezione di te stesso e del tuo mondo? A quale sé stai pensando? Sei sicuro che sia il tuo vero sé? O è solo quel sé che hai accettato a causa del tuo condizionamento sociale e della tua percezione selettiva? E a quale mondo appartiene questo sé? E' il mondo reale? O è solo la tua percezione di ciò che il mondo dovrebbe essere, per consentire a te, socialmente condizionato, di soddisfare le tue aspettative su cosa vuol dire essere felice e soddisfatto? Ma l'essere che è sulla via per diventare un guerriero non ha tali convinzioni. L'unica cosa che sa per certo, è che la sua vita è finita, e che non sa chi è, e tanto meno sa cosa aspettarsi. Per un tale essere esiste solo il qui ed ora. Non si intrattiene più con fantasie basate su qualche idealismo che per qualche miracolo può concretizzarsi in un futuro incerto. Per un tale essere esiste solo la certezza che la sua morte gli cammina a fianco, e sapendo che non c'è nulla per cui vivere, improvvisamente, spontaneamente, entra nello stato d'animo del guerriero. Ci sono modi diversi per definire lo stato d'animo del guerriero, ma nessuna definizione rende giustizia all’intensità di questo modo di rapportarsi col mondo, perché veramente non si può esprimerlo a parole. Per l'apprendista che ha raggiunto questo punto di crisi, la vita che ha sempre conosciuto è giunta al termine. Improvvisamente ogni cosa è in uno stato di agitazione, e tutto ciò che ha sempre creduto è messo in discussione. Di conseguenza, egli sperimenta un profondo senso di futilità nel non sapere che pesci pigliare, e in questo senso di futilità tutto ciò che ha sempre ritenuto importante, non ha più lo stesso significato. L'apprendista ora si sente come se non vi fosse più nulla per cui vivere, e se non riesce a trovare la via d'uscita da questo dilemma, non c'è né speranza, né gioia. Per la prima volta nella sua vita l'apprendista sente quant’è pesante il fardello che sta portando, e una grande stanchezza emotiva scende su di lui, mentre continua a lottare per cercare di vedere il suo futuro. Ma, per quanto provi, non vede la luce alla fine del tunnel. Essendo ora in una posizione in cui desidera che sia già tutto finito, per la quale magari vorrebbe solo sdraiarsi, riposare in pace e morire, l'apprendista, contrariamente a ciò che crede, ha finalmente acquisito l'unico stato d'animo che assicura il successo. Ma ciò che determina il successo o il fallimento, è la quantità di potere personale che è stato in grado di acquisire fino a questo punto. Se l'apprendista ha abbastanza potere personale, arriva all’inquietante realizzazione che, essendo di fronte alla fine della linea, ha un desiderio ardente di sperimentare almeno una significativa intuizione sul motivo per cui gli è stato concesso il dono della vita. Preso in questa paradossale sensazione, improvvisamente e misteriosamente, inizia a sperimentare un opprimente senso di nostalgia e malinconia - la nostalgia per una vita che sembra scivolargli fra le dita attimo dopo attimo, e una malinconia causata dall’aver colto la follia di non conoscere lo scopo o il significato della vita e della morte. In quel momento di chiarezza l'apprendista cessa letteralmente di essere un apprendista e diventa un vero guerriero.
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OGNI VOLTA CHE LA MORTE CI TOCCA, SPERIMENTIAMO UN PROFONDO SENSO DI MALINCONIA, MA SE IN QUEL MOMENTO ABBRACCIAMO COMPLETAMENTE LA MORTE, IL POTERE CI TRASFORMA IN MODI INIMMAGINABILI. Con questa chiarezza, e sentendo da qualche parte dentro di sé che non è ancora pronto a morire, e non è ancora pronto a smettere di combattere, la vita del guerriero acquista per lui un senso di valore che non ha mai preso in considerazione e, di conseguenza, trova dentro di sé la sincera volontà di vivere ogni momento della vita al massimo. Tecnicamente la morte lo ha toccato e lo ha messo in contatto con la sensazione di essere vivo. Da quel momento il guerriero cerca di assaporare ogni momento, perché in cuor suo sa che il tempo in questa vita è limitato, e quindi ogni momento, che sia felice o triste, gioioso o tormentato, facile o difficile, deve essere goduto con tutto quello che ha. Di conseguenza, si accorge che nessuno dei suoi obiettivi precedenti ha alcun reale significato; invece solo il viaggio sulla Via del Guerriero ha per lui un cuore. In questo viaggio, imparare è diventato più importante che materializzare i desideri, e anche se il guerriero sogna ancora, tutto il suo sognare è ora dedicato ad acquisire conoscenza di sé e a vivere la vita del guerriero fluido. Finalmente viene in mente al guerriero che ogni aspetto del suo viaggio nella vita non è qualcosa da desiderare o disprezzare, ma è semplicemente il mezzo con cui imparare e con cui dispiegare il suo destino. Perché il destino comune a tutti noi, è quello di nascere, viaggiare attraverso la vita per un tempo relativamente breve, e poi morire. Ogni guerriero arriva al punto di sentire con ogni fibra del suo essere, che se deve morire domani, o la prossima settimana, o l'anno prossimo, allora ha senso che goda ogni momento di ogni passo che porta verso quel momento della morte. Il guerriero non può evitare la morte, non più di quanto possa evitare il suo destino, ma il modo in cui morirà è determinato dal modo in cui egli viaggia verso la sua morte, e il modo in cui il suo destino si dispiegherà è determinato dal suo approccio verso la vita. Ha quella palpitante volontà che gli fa abbracciare tutta la vita, il bene e il male, apertamente e liberamente? O si tiene aggrappato alla convinzione che può avere la vita alle sue condizioni? Ha l'umiltà che gli permette di far sgorgare dal cuore la gioia e ogni cosa, in ogni momento, di ogni passo? O ha quell'arroganza che lo costringe ad imbronciarsi come un bambino petulante? Tutto questo dipende dal guerriero. Può scegliere di cercare lo scopo della sua vita, o può scegliere di contrastare tale scopo perpetuando la propria percezione. Allo stesso modo può scegliere di dare un significato allo scopo della sua vita, o può scegliere di sentirsi forzato e trattato ingiustamente. Può scegliere di cambiare veramente, subendo una totale trasformazione e quindi ottenere la libertà, o può scegliere di cambiare solo il comportamento esteriore e restare bloccato per sempre nella sua visione del mondo. QUANDO SI E’ TOCCATI DALLA MORTE SI ENTRA NELLO STATO D’ANIMO DEL GUERRIERO.
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Quando l'apprendista è entrato nello stato d'animo del guerriero, i Toltechi dicono che è entrato nel regno del cuore, ed è sulla buona strada per risolvere l'enigma del cuore. Ma entrare nel regno del cuore non è affatto facile da realizzare, quindi vediamo più nei dettagli questa strategia, visto che è l'ultimo non-fare che ogni apprendista deve compiere, se vuole avere successo sulla Via del Guerriero. Il motivo per cui la strategia di entrare nel regno del cuore è molto difficile da padroneggiare è ancora una volta la paura. Per comprenderlo occorre tenere conto che, anche se tutti noi desideriamo amare ed essere amati, durante la vita ci siamo più volte scontrati con delle sfide che sembrano indicare che non siamo amabili, e quindi non meritevoli di dare o ricevere amore. Come risultato, scappiamo nella mente nel tentativo di razionalizzare il nostro comportamento e il comportamento degli altri verso di noi. Col tempo tali fughe nella mente diventano il fondamento sul quale si basa tutta la nostra percezione e così, senza nemmeno rendercene conto, ci intrappoliamo nel costante definire e ridefinire la nostra percezione, per renderla sempre più selettiva e per confermare la nostra visione del mondo. Il fatto è che nessuno di noi vuole essere ferito, nessuno di noi vuole sperimentare il dolore di sentirsi rifiutato o non degno, o non desiderato, e così scegliamo di vedere solo quello che vogliamo vedere, e sentiamo solo ciò che vogliamo sentire. Col tempo quest’abitudine diventa così radicata che cominciamo a credere che la nostra percezione selettiva sia vera. Inoltre, dato che tutti gli altri intorno a noi stanno facendo la stessa cosa, tutti noi ci sosteniamo a vicenda in questa follia, e questo è il modo in cui tutti noi partecipiamo a creare i costrutti e sostenere questa follia, che chiamiamo condizionamento sociale. Ma onestamente, possiamo dire che è condizionamento sociale è cattivo? No, non proprio, perché come qualsiasi altra cosa in questo universo, non c'è nulla che sia buono o cattivo. Ciò che rende qualcosa buono o cattivo, è ciò che facciamo con esso. A questo proposito possiamo usare il condizionamento sociale per farci star male l’un l’altro, per renderci indegni o non amabili, oppure possiamo utilizzare il condizionamento sociale per mostrarci l'un l'altro come trovare valore nella vita, come diventare più aperti di cuore e come dare e ricevere amore e calore. Il trucco sta nel modo in cui siamo disposti ad imparare, perché se vogliamo, allora anche il condizionamento sociale può essere visto per quello che è veramente e invece di usarlo per tenerci bloccati, possiamo usarlo per aiutarci a capire come abbiamo sviluppato una percezione selettiva. Come esercizio per aiutarti a capire tutto questo, vorrei suggerirti di fermare la lettura e scrivere una lettera. Prima di scrivere, stai un pò di tempo tranquillo con te stesso, e poi scrivi questa lettera come se si scrivessi a un amico che ami dal profondo del cuore. Descrivi al tuo "amico" come ti senti veramente con lui o lei; che cosa lui o lei significa per te; e cosa lo rende speciale ai tuoi occhi. Descrivi al tuo "amico" tutto quello che avresti sempre voluto dire, ma non te la sei sentita, forse a causa del tuo condizionamento sociale. Soprattutto, fai in modo che la tua lettera sia espressione del tuo amore incondizionato per il tuo "amico". E se questo è il tuo ultimo atto sulla terra, allora lascia che la lettera sia espressione della tua impeccabilità e del tuo cuore. Abbandonati a questa battaglia, e lascia che il tuo spirito fluisca di libero, come sempre dovrebbe 51
essere. Anche se questo sembra un semplice esercizio, tuttavia scoprirai che è un'esperienza molto potente e profondamente commovente. LA PERCEZIONE SELETTIVA NON PERMETTE UNA COMPLETA APERTURA DEL CUORE, E QUINDI IMPEDISCE LA PIENA PARTECIPAZIONE ALLA VITA. Uno dei modi migliori per tendere l’agguato alla percezione di sé, è quello di iniziare a rivalutare il condizionamento sociale sul genere, maschile e femminile, e come ci relazioniamo tra maschi e femmine a causa di questo condizionamento. Nell’esaminare la questione, subito ci accorgiamo che in nessun altro campo è così evidente che le persone continuamente minano l’un l’altro la forza e la fiducia in se stessi, come nella battaglia senza fine tra i sessi. Gli uomini e le donne ancora oggi non sono amici nel vero senso della parola. Le donne, nel voler essere riconosciute, sono così impegnate a combattere chiunque, compresi gli uomini, che l'amore e il calore sono volati fuori dalla finestra. Chi, dopo tutto, può amare un’ascia da guerra? Chi può amare e rispettare una donna che strilla perchè esige questo o quello? O forse sta chiedendo solo un po’ d’amore e di calore? Ma poi, si può ricevere amore e calore semplicemente chiedendolo, come se fosse un nostro diritto democratico? D'altra parte, gli uomini si sentono così in colpa per essere nati in un mondo in cui tutti sono stati indotti a credere che gli uomini sono in qualche modo superiori alle donne, che con piacere si depotenziano da soli per non essere visti come privilegiati o favoriti. Ma la colpa è un povero sostituto dell'amore, e le azioni nate dal senso di colpa difficilmente possono essere descritte come calore. Così, guardandoci attorno oggi, vediamo un mondo pieno di donne molto esigenti e molto arrabbiate, e vediamo uomini molto deboli che hanno buttato via tutta la dignità e l'onore, tentando di placare le donne arrabbiate. Ma le conseguenze di tale comportamento sono terribili. Oltre al fatto che il mondo va in pezzi, a causa di questa battaglia tra i sessi, sia gli uomini che le donne stanno diventando sempre più impotenti, sempre più selettivi nella percezione, e quindi sempre più chiusi, sulla difensiva e ostili. Il risultato è che c’é ben poco amore in questo mondo e praticamente nessun calore. Gli uomini e le donne non sono amici. In effetti, a dirla tutta, non si piacciono nemmeno. Se non fosse per quell’istinto animale chiamato desiderio sessuale, gli uomini e le donne non accetterebbero mai di condividere le loro vite insieme. Lo so, è sconvolgente, eppure è così. Ciò che inizia come attrazione fisica e porta due persone a stare insieme, diventa ben presto una ricerca di approvazione, poi una ricerca di sicurezza, e infine, quando diventa chiaro a entrambi che non possono pretendere l'amore l’un l’altro, e che quindi non possono avere la vita alle loro condizioni, di solito sviluppano una genuina antipatia per il partner. Ma non è solo fra uomini e donne che non c’é amicizia. Anche fra gli uomini in realtà non c’è vera amicizia. La profonda amicizia tra due uomini, che dovrebbe essere espressione della comprensione intuitiva del maschio del significato dell'unità intrinseca dell’Unica Vita, è qualcosa che si teme, per non essere fraintesa, oppure disprezzata come espressione di debolezza. Così gli uomini si danno le pacche sulle spalle, riaffermando l'un l'altro quanto sono bravi ragazzi, e scambiando questo per amicizia. Ma anche le donne non hanno amiche. In generale le donne si odiano a vicenda, indipendentemente da quello che si mostrano l’un l’altra, perché in profondità, ogni donna vede ogni altra donna come una potenziale minaccia nel cercare di ritagliarsi uno spazio per se stessa in un mondo freddo e ostile. Ma questi sono concetti che ho già trattato ampiamente in altri miei libri, e, pertanto, basti qui rilevare che le persone, a prescindere dal sesso, in realtà non hanno amici. Quelli che chiamiamo "amici", sono solo complici! Torneremo ancora a questo concetto nel corso di questo volume. Da quanto sopra, non c'è da stupirsi vedendo quanto sia difficile da ottenere la vera apertura del cuore, e se vogliamo essere onesti, non è difficile capire perché. Ma allora, come padroneggiare quella strategia che chiamiamo entrare nel regno del cuore? La risposta a questa domanda è duplice. 52
In primo luogo, se vogliamo cogliere la vera natura di questa strategia, dobbiamo capire che lo scopo dello spirito dell'uomo si trova bloccato dentro il segreto del genere sessuale, vale a dire la separazione dei sessi ai fini evolutivi. Questo concetto lo vedremo più in profondità nel corso di questo volume, ma per motivi di continuità, dobbiamo almeno introdurlo. In poche parole, il modo in cui il potere ha creato le cose è che abbiamo due polarità per la nostra consapevolezza: maschile e femminile, il noto e l'ignoto. Per rendere possibile l'evoluzione della consapevolezza, intelligente e significante, il potere ha separato il noto e l'ignoto, il maschio e la femmina, e questo ha portato alla separazione dei sessi. Gli effetti di questo sono enormi. Ma per dirla molto, molto semplicisticamente, la percezione di un uomo si basa sulla sua percezione della mascolinità e come questa si relaziona al mondo circostante, e la percezione di una donna è basata sulla sua percezione della femminilità e come questa si relaziona al mondo che la circonda. Ogni particella è così vasta e così semplice come questo concetto. Non importa quanto vogliamo renderlo complicato. Non importa quali argomenti vogliamo portare. Non importa quanto vogliamo razionalizzarlo. Non importa quanto vogliamo giustificare le nostre idee preconcette. Resta il fatto che come esseri umani noi siamo maschi e femmine, e nel processo della vita stiamo sempre cercando, in un modo o nell'altro, di mettere in relazione la mascolinità con la femminilità. Questo implica che ogni battaglia, a prescindere dalla sua forma esteriore, è una battaglia per rivendicare il nostro potere, sia come maschio o come femmina in relazione al mondo circostante. Se ci soffermiamo su questo, è ovvio che non poteva essere altrimenti, perché tutta la vita non è che un vasto sistema di relazioni, tutte interattive e interdipendenti. Inoltre, per farla breve, siccome l'unica vera energia nell'universo è quella che tende a materializzarsi o manifestarsi, e tale fenomeno equivale senza dubbio al concepimento, questo implica che questa energia è di fatto energia sessuale, anche se si manifesta in un numero incalcolabile di modi diversi. Questo significa che ogni vero atto viene attivato dall'energia sessuale in una forma o nell'altra, che equivale a dire che ogni atto del maschio è un atto di fecondazione, e ogni atto della femmina è un atto di concepimento. Tuttavia, qui spetta a te lettore fare in modo che ti sia chiara la differenza tra l’azione e la reazione, cioè la reiterazione della follia. Questo implica che tutti noi, uomini e donne, abbiamo la capacità di far nascere una consapevolezza che illumina e che conduce alla libertà, oppure possiamo continuare a fare un aborto dopo l'altro, e nel processo continuare a coltivare un tipo di consapevolezza che sta portando l'umanità sempre più nel buio della confusione e della disperazione. La scelta è nostra. Per quanto riguarda l’entrare nel regno del cuore, il secondo punto da cogliere è che il cuore di ogni scopo è il significato che ci mettiamo dentro. Questo, in ultima analisi, è il vero significato della cooperazione intelligente tra nagual e tonal e quindi tra maschile e femminile. Tuttavia, questo non è un concetto facile da capire, perché le implicazioni sono enormi, ma mi basta sottolineare che se non riusciamo a cogliere lo scopo, non riusciremo mai a trovare il significato in esso, e quindi ogni sfida nella vita sarà sempre una seccatura e un peso eccessivo. Ma, anche quando abbiamo colto lo scopo, a meno che non cerchiamo e troviamo il significato in questo scopo, continuiamo a percepirci come forzati a seguire un sentiero che per noi non ha cuore. Scopo e significato – ogni volta torniamo a questo concetto fondamentale della vita. A causa del fattore relativo della consapevolezza, tutti noi, maschi e femmine, sosteniamo e quindi concepiamo lo scopo dello spirito dell'uomo. A questo proposito, è importante capire che l'atto di percezione è in effetti l’atto di concepire o concepimento. Ma tratteremo più ampiamente questo punto nel seguito del volume. Pertanto, quando nella consapevolezza concepiamo qualcosa, spetta a noi immettere il significato in questa concezione, secondo il nostro genere fisico. Ciò significa che, come maschi, dobbiamo far nascere in noi la sincera volontà di prenderci la responsabilità di ciò che significa essere maschio, e con questa volontà di-venire veramente creativi. Come femmine dobbiamo far nascere in noi la sincera volontà di prenderci la responsabilità di ciò che significa essere femmine, e con questa volontà cominciare a concepire l'atto della creatività. Ancora una volta si tratta di concetti non facili da afferrare, e anche se continueremo a esplorarli in questo volume, il lettore è caldamente invitato a familiarizzare col materiale contenuto negli altri miei libri. 53
Il modo migliore per tendere l’agguato alla percezione di sé, e quindi entrare nel regno del cuore, è quello di osservare il cambiamento, e in particolare le implicazioni insite nel fatto che sebbene le persone vogliano il cambiamento, non vogliono cambiare se stesse. Da questo ne discende che le persone sono normalmente così arroganti, da pretendere che le cose, gli avvenimenti e le persone intorno a loro cambino, in modo da conformarsi alla loro visione del mondo! Volendo la vita alle loro condizioni, queste persone faranno tutto quanto in loro potere per non cambiare, ma faranno tutto quanto in loro potere per cambiare chiunque e ogni cosa intorno a loro. Tutto questo ha poco senso per il guerriero, eppure da un punto di vista oggettivo, in questa triste situazione ci sono da rivendicare grandi doni di potere. Il più grande di questi doni sta nel fatto che, poiché le persone che ci circondano non vogliono cambiare se stesse ma vogliono che tutti gli altri cambino, in effetti ci stanno dicendo: "Guarda, io non ho nessuna intenzione di rinunciare alla mia visione del mondo, perciò non ho intenzione di reclamare il mio potere, ma continuerò a forzarti affinché tu reclami il tuo potere! " Da quanto sopra dovrebbe essere chiaro che indulgere nel dare le colpe ad altri non solo ci fa perdere tempo, ma ci fa perdere anche preziose opportunità. In queste circostanze, spostando il focus dell'attenzione, possiamo utilizzare la follia degli altri come mezzo per conquistare il nostro potere. Dalla prospettiva del cacciatore, le altre persone, che non vogliono cambiare, sono piuttosto generose, perché inconsapevolmente ci forniscono preziose opportunità per imparare, per conoscere noi stessi, per fluire e per guadagnare potere! Pertanto, anche se inconsapevole, rimane tuttavia un regalo. Se siamo completamente svegli, nel senso che abbiamo una percezione veramente oggettiva, possiamo sempre utilizzare la follia degli altri a nostro vantaggio – un’azione tipica del cacciatore che i Toltechi chiamano usare le azioni delle altre persone. IL GUERRIERO VA INCONTRO ALLA FOLLIA DEGLI ALTRI, E USA LE LORO AZIONI PER IL RECIPROCO BENEFICIO. PERCHE’ LA FOLLIA DELL’UOMO, CORRETTAMENTE COMPRESA E UTILIZZATA, E’ UN TESORO CHE PRODUCE MOLTO POTERE PERSONALE. Tuttavia, se vogliamo utilizzare con successo le azioni degli altri, non possiamo presumere di capire, né possiamo agire su ciò che pensiamo di sapere. Questo è un punto molto importante, perché se nel momento dell’interazione non scartiamo tutto ciò che pensiamo di sapere e se non abbracciamo l'ignoto, non siamo liberi dalla nostra visione del mondo, e nel qual caso è impossibile utilizzare le azioni degli altri. La ragione di questo è che, se non siamo liberi dalla nostra visione del mondo, anche solo nel momento dell’interazione, ci ritroviamo a confrontare la nostra visione del mondo con la visione del mondo dell’altra persona. Tale confronto non consente l’emergere di alcuna nuova conoscenza, perché in effetti è una non-esperienza, nel senso che, sebbene il confronto porti a un gran parlare, non vi sarà alcuna reale esperienza - solo una riaffermazione della propria visione del mondo. 54
Questo concetto a volte può essere frainteso, ma solo perché le persone insistono nel voler credere che raccogliere informazioni significa imparare. Tuttavia, per una corretta comprensione di questo punto, facciamo una breve digressione per esaminare in dettaglio come si lavora con le sensazioni. Prima di tutto tieni conto che, anche se le parole non hanno in sé un reale potere, possiamo permettere alle parole degli altri di guidarci in tutti i tipi di sensazioni, e queste sensazioni sono l'espressione della conoscenza irrazionale, che invece è vero potere. Ma per rivendicare questo potere, dobbiamo abbandonare i nostri pensieri in quel momento, in modo da ascoltare ciò che ci dice il cuore, e allo tempo stesso resistere alla tentazione di interpretare immediatamente le sensazioni che sorgono. Questo è conosciuto come l'approccio del cacciatore nel fare l’agguato alla propria percezione. Rendetevi conto che, mentre siamo ancora soggetti alla percezione selettiva, e mentre la nostra visione del mondo è ancora intatta, c'è sempre il pericolo di interpretare le nostre sensazioni per sistemarle nella nostra visione del mondo. L'unico modo per aggirare questo ostacolo, è quello di riconoscere sul momento le sensazioni che emergono, e poi lasciare che ci si riveli nella nostra vita quotidiana la conoscenza associata a quelle sensazioni. Questo è ciò che s’intende per tendere l’agguato alla propria percezione, utilizzando le azioni degli altri. Tuttavia, poiché si tratta di una manovra sottile e raffinata, non è facile da capire, vediamo un esempio su come realizzarla. Alice ha avuto un momento difficile cercando di capire perché il marito, Roland, sembra aver perso interesse per la loro vita sessuale. Anche se lei e Roland hanno discusso la questione molte volte, non sono mai riusciti a trovare i veri motivi, e quindi non hanno trovato soluzioni al problema. Ma Alice aveva la sensazione che suo marito per qualche ragione si annoiasse col sesso. Come ci si può aspettare, questa sensazione l’ha fatta preoccupare, costringendola a pensare continuamente a quale potrebbe essere la causa, e siccome in un primo momento ha fatto l'errore di cercare di interpretare le sue sensazioni, ha rivolto al marito ancora più domande, solo che le risposte non portavano a nessuna chiarezza. Forse che Roland ha perso interesse per lei come persona? Se la risposta è SI, la ama ancora? Inoltre, se è lei la causa, cosa sta facendo di sbagliato? E se fosse Roland ad avere un problema, e non lei? Ma se il problema non viene da Roland, allora quali sono le cause? Non importa quanto Alice si sia soffermata sulla questione, e non importa quante volte lei e Roland ne abbiano discusso, in ogni caso finivano sempre allo stesso punto, cioè che Roland continuava ad assicurarle che, a parte il fatto che non sente più bisogno di fare sesso, non c'è niente di sbagliato nella loro relazione. A questo proposito è stato un bene che Roland abbia sempre rassicurato Alice, perché se non avesse fatto così e non l’avesse messa a suo agio, lei avrebbe potuto fare un mucchio di ipotesi razionali, fondate sulle domande che stavano emergendo tentando di interpretare la sua sensazione che Roland fosse annoiato col sesso. Infine, non sapendo più cosa fare, Alice non aveva altra risorsa che rassegnarsi, accettando il fatto che la loro vita sessuale fosse più o meno finita, e concentrandosi sul resto della sua vita. Tuttavia, dopo questa decisione, Alice ha cominciato a notare diversi dettagli della sua normale vita quotidiana, che in qualche modo sembravano legati alla sensazione che Roland fosse annoiato col sesso. Il primo accadde un giorno in cui lei era particolarmente polemica con Roland, perché non importava quello che facesse o dicesse Roland, lei era decisa a farlo sentire sbagliato. Quando Roland finalmente glielo fece notare, Alice, con sua grande sorpresa, non si mise sulla difensiva, come normalmente avrebbe fatto, ma si ritrovò a pensare a come la vita sarebbe stata noiosa se non avesse pottuto esprimersi liberamente. In seguito, Alice cominciò a notare che in qualche modo la sua risposta aveva fatto emergere la sensazione che questo fosse in qualche modo collegato al loro problema con la vita sessuale. Poi la sera seguente a cena, Alice notò che Roland sembrava molto preoccupato per qualcosa, ma quando gli chiese il motivo, lui scrollò le spalle dicendo che si sentiva un po’ stanco e che sarebbe andato a letto presto. Questo scatenò in Alice una rabbia irrazionale che nemmeno lei riusciva a giustificare, e dopo aver detto a Roland senza mezzi termini quale povera compagnia lui era diventato negli ultimi anni, si precipitò in cucina a lavare i piatti. Ma mentre ci ripensava, cominciò a rendersi conto che la sua vecchia abitudine a voler dimostrare a tutti i costi di essere nel 55
giusto, avrebbe potuto essere la causa che aveva portato Roland a diventare poco comunicativo. In quel momento Alice, ancora una volta ebbe la sensazione che anche questo fosse in qualche modo collegato al loro problema col sesso. La situazione successiva che colpì Alice, sentendola collegata al suo problema con Roland, accadde solo alcuni giorni dopo, mentre lavoravano assieme in giardino. Roland proponeva di tagliare lui l’erba del prato, mentre lei l’avrebbe ripulito, ma Alice si lamentò che l'odore dell’erba tagliata le dava fastidio. Così Roland accettò di non tagliare quel giorno l’erba del prato e propose di aiutarla a ripulirlo. Eppure, per qualche motivo, anche questo di nuovo infastidì Alice, e si accorse che stava ribollendo dentro se stessa. Tuttavia, dopo un pò, di nuovo Alice ebbe la sensazione che forse era proprio la sua continua pretesa ad essere lei a dire a Roland cosa fare, che stava causando il suo ritirarsi da lei sessualmente. A questo punto, essendo consapevole di avere la tendenza a voler dominare il marito, Alice decise di prendere nota del suo comportamento. Sebbene non avesse difficoltà a vedere i suoi evidenti movimenti di dominazione su Roland, le ci vollero parecchi giorni per individuare le sottili mosse che adottava per dominare il marito. Avendo più chiarezza, non ci volle molto ad Alice per capire quale fosse il reale significato della sensazione originaria che Roland fosse annoiato col sesso. Volendo sempre dominare Roland in un modo o nell'altro, nel corso degli anni questo suo comportamento erose progressivamente il desiderio di Roland di prendere l'iniziativa. Non c’era da meravigliarsi che avesse avuto la sensazione che Roland fosse annoiato col sesso, perché ora cominciava a rendersi conto di quanto anche a letto, e anche quando la loro vita sessuale era ancora buona, non era mai stata capace di resistere alla tentazione di dire a Roland quello doveva fare perché la loro relazione sessuale fosse buona, secondo i suoi criteri. Abbastanza sbalordita dal proprio comportamento, Alice ora poteva vedere che, siccome Roland non era incline a lamentarsi o arrabbiarsi, aveva reagito al comportamento di lei, semplicemente annoiandosi della sua continua insistenza a volergli dire cosa fare, dove farlo e quando farlo. Da questo esempio si vede come il guerriero, quando le sue sensazioni non sono immediatamente chiare, permette loro di diventare chiare andando avanti con la vita, e allo stesso tempo stando attento ad individuare ogni dettaglio che potrebbe eventualmente far luce su queste sensazioni. A questo proposito rendetevi conto che, anche se il guerriero è sempre sveglio, le sensazioni a volte possono essere così irrazionali o addirittura fuori contesto dalla questione sotto mano, che per decifrarle si deve lavorare sodo tendendo l’agguato alla propria percezione. Tuttavia, il punto importante da tenere a mente, è che nell’agire in questo modo dobbiamo essere disposti ad abbracciare l'ignoto, nel senso di non interpretare tali sensazioni in modo razionale e quindi nel contesto del conosciuto. Inoltre, se non facciamo ogni sforzo per rimanere vigili al dispiegarsi delle sensazioni, queste tendono a cadere nel dimenticatoio. La ragione di questo è che ogni volta che le persone non riescono ad interpretare subito l'irrazionale, dimenticano queste sensazioni, oppure le scartano perché ritengono che non possono avere alcun significato. Se vogliamo utilizzare le azioni delle persone, e se questo atto ha uno scopo, è indispensabile che lasciamo cadere la nostra visione del mondo, anche se all’inizio possiamo farlo solo temporaneamente. Inoltre, se lo scopo di questo atto deve avere un reale significato, nel senso che se ne ricavano sensazioni, allora non abbiamo altra scelta che abbandonare il pensare e scegliere di ascoltare il cuore. Questo non significa che il guerriero non pensa, perché se osserviamo l'esempio di Alice, notiamo chiaramente che il pensiero del guerriero è guidato dalle sue sensazioni, e non viceversa. In altre parole, tutto il pensare del guerriero è incentrato sulle sensazioni. Inoltre, il lettore attento avrà notato come torniamo continuamente allo scopo e al significato, perché questi sono veramente i due bordi affilati della spada del cacciatore. Per quanto riguarda questo importantissimo punto, rendetevi conto che il cacciatore brandisce continuamente la Spada del Potere per sostenere lo scopo dello spirito dell'uomo, e così facendo, il cacciatore da continuamente significato ad ogni sua azione. Ed è qui che spesso troviamo quella profonda intensità così diffusa sulla Via del Guerriero. Il vero cacciatore non può sostenere uno scopo se per lui non ha significato, perché equivarrebbe a percorrere un sentiero che non ha 56
cuore. Pertanto il cacciatore sta sempre cercando il significato in ogni sfida e in ogni cosa che fa. E per trovare il significato, ascolta il cuore, e ascoltando il cuore, può anche sentire il cuore di ognuno e ogni cosa intorno a lui, nel senso che è sempre pienamente vigile, e quindi profondamente sensibile allo stato d’essere degli altri. Anche se è innegabile che il cacciatore è un essere spietato che si rifiuta di avere pietà per chiunque, compreso se stesso, eppure la verità che permea le sue azioni è che il suo amore per il mondo che lo circonda è così incondizionato che, mostrando assenza di pietà e non dando tregua, egli non permette alla follia dei suoi simili di trasformarsi in qualcosa che non serve a nessuno scopo, e che quindi non ha neppure significato. In questo modo il cacciatore è sempre occupato a cercare e trovare lo scopo e il significato in tutto ciò che entra nella sua vita. Questa è la sua predilezione, e questo è il suo modo di esprimere l’amore per la vita. Di conseguenza, il cacciatore sta sempre tendendo l’agguato a se stesso, a chiunque e a ogni cosa intorno a lui, ma sempre con quell’apertura di cuore che gli permette di ridere con i suoi simili della follia senza fine di tutti noi. Tuttavia, anche se è vero che essere col cuore aperto equivale ad amare, occorre rendersi conto che amare incondizionatamente è, in ultima analisi, il più grande successo del vero guerriero. NEL VIVERE IL RUOLO DEL CACCIATORE, IL GUERRIERO NON HA PIETA’ PER NIENTE E PER NESSUNO, MA SPIETATAMENTE TENDE L’AGGUATO ALLA SUA PERCEZIONE E A QUELLA DEGLI ALTRI, IN MODO CHE POSSA ESTRARRE I DONI DI POTERE DA OGNI SFIDA. CON QUEST’APPROCCIO, LA VITA DEL GUERRIERO DIVENTA UN SOTTILE PERCORSO DI SENSIBILITA’ E ALLO STESSO TEMPO UN’AMPIA APERTURA DI CUORE – UN’ESPRESSIONE DELLA SUA IMPECCABILITA’ E DEL SUO GRANDE AMORE PER IL MONDO CHE LO CIRCONDA. E’ destino di tutti noi imparare ad amare e imparare a ricevere amore, e qui sta il significato più profondo nel percorrere la Via con un Cuore. Percorrendo questa Via dobbiamo tendere l’agguato alla nostra percezione, un atto che conduce sempre a quel grande cambiamento che procura la morte del vecchio, producendo una completa trasformazione. Questo è il nostro destino, e queste sono le implicazioni di questa seconda visione, vale a dire, il dispiegarsi del destino attraverso quel meraviglioso gioiello di consapevolezza chiamato umiltà e comprensione. Ma il dispiegarsi del destino dipende dal compimento del destino, cioè dall'evoluzione della consapevolezza, così com’è rappresentata dal dispiegare le ali della percezione che affiancano la ruota del tempo; simbolo dell’impeto emotivo dell’Indicibile. Questo è stato dimostrato in modo così bello nel nostro tempo e nel nostro impeto attuale, da quel grande figlio di Dio, chiamato il Cristo; che ha confermato che la legge più grande è la Legge dell'Amore, e ha anche dimostrato che la legge dell’Amore funziona con tanta umiltà e tanta comprensione. Questo grande essere è sempre stato la più grande fonte d’ispirazione per i Guerrieri della Libertà, perché la sua abilità nel tendere l’agguato alla percezione era davvero formidabile. Così Egli ha insegnato che se non moriamo e rinasciamo, non possiamo ereditare il Regno di Dio. Se non moriamo al nostro vecchio sé, lasciando andare la nostra visione del mondo, e se non ci sottoponiamo a quel totale cambiamento che porta alla trasformazione, restiamo bloccati e non andiamo da nessuna parte. Questo è il Mistero del Golgota, e proprio come per il Cristo, al tramonto di quel giorno su quella collina, così anche noi dobbiamo rivolgerci a Ovest per percorrere la Via con un Cuore, e ricordando le parole indimenticabili del Cristo, "Non pensare che io sia venuto a portare la pace sulla terra: io non sono venuto a portare la pace, ma la spada" 1 E così il cacciatore continua il suo viaggio alla scoperta di sé, brandendo sempre la Spada del Potere a sostegno dello scopo dello spirito dell'uomo, e tendendo l’agguato alla sua percezione, dà un significato ad ogni suo atto, ricordando sempre che "Voi non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Ma 57
sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale vigilia il ladro deve venire, egli veglierebbe e non lascerebbe forzare la sua casa. Perciò anche voi siate pronti; perché nell'ora che non pensate, il Figlio dell'Uomo verrà."2 Il guerriero sa che il suo tempo sulla terra è breve, troppo breve per sprecarlo indulgendo nella percezione selettiva, e così si sforza di tendere l’agguato alla sua percezione e, in tal modo, gode ogni momento di ogni passo verso il raggiungimento della fluidità della percezione e la libertà dalla sua visione del mondo - la sua libertà dalla follia del sogno. Lo fa, non solo perché per lui è una Via con un Cuore, ma anche perché sa che per ottenere la libertà deve essere disposto ad abbracciare la morte, in modo da accettare la morte come il suo miglior consigliere. A questo proposito il guerriero sa nel profondo del cuore che, così come lui sta cacciando la sua percezione, ugualmente la morte sta cacciando lui. Quindi sapendo che ognuno dei suoi atti potrebbe essere il suo ultimo atto sulla terra, e sapendo che la morte potrebbe toccarlo prima che abbia raggiunto la libertà, il guerriero si sforza di assaporare ogni momento di ogni passo. Se voglio assaporare ogni momento di ogni passo, e se questo pomeriggio sarà il mio ultimo pomeriggio trascorso su questa terra, non ho bisogno di pensare a come mi piacerebbe trascorrere questo tempo. Il potere sta nel momento, nel qui e ora, e so per esperienza che sono un essere già guidato dal destino, e sapendo questo, conosco anche lo scopo di tale destino. Ma quello che sto facendo in questo momento, proprio qui, sta dando significato a questo scopo. Condividendo la mia conoscenza con te lettore, cosa potrei desiderare di più, se non abbracciare questo fugace momento di opportunità con ogni fibra del mio essere, e riversare in esso tutta la mia gioia, il mio calore e il mio amore? In questa gioia c’è il mio impegno per te, il mio impegno per la vita qui e per la vita là fuori. Ed è questo impegno per la vita, e per te come unità dell’Unica Vita, che costituisce lo scopo del mio lavoro. Ma trovare il significato in questo scopo dipende dalla mia volontà di amare la vita, la mia volontà di assaporare ogni momento di ogni passo. Tale è la predilezione dei Guerrieri della Libertà - di amare e di essere amati, di dare e ricevere calore - niente di più. Essere un guerriero significa comprendere, dal profondo del cuore, il significato intrinseco nello scopo dello spirito dell'uomo.
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Matteo 10: 34 Matteo 24: 42,43,44
CAPITOLO CINQUE
LA TERZA VISIONE
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SE VOGLIAMO VIVERE L’ESPERIENZA DI TROVARE IL SIGNIFICATO INTRINSECO NELLO SCOPO DELL’INDICIBILE, ALLORA DOBBIAMO CERCARE E TROVARE QUELLA MISTEROSA RELAZIONE FRA IL VUOTO, IL SUO INTENTO, E LA ROSA GIALLA DELL’AMICIZIA. IN QUESTO MISTERO VI E’ RACCHIUSO IL SEGRETO DEL DIVENIRE DELL’INDICIBILE. TUTTO CIO’ CHE SI PUO’ DIRE SU QUESTO MISTERO E’ CHE L’INTENTO PREME SULLA MENTE E MATERIALIZZA LA ROSA GIALLA DELL’AMICIZIA. QUINDI, L’ATTO DI DIVENIRE CREATIVO E’ MANIFESTARE L’INTELLIGENZA POTENZIALE, E QUESTA MANIFESTAZIONE E’ LA ROSA GIALLA DELL’AMICIZIA ISPIRATA DALL’INTENTO. NE CONSEGUE CHE L’AMICIZIA E’ IL RISULTATO DELLA DIVINA ISPIRAZIONE, CHE EMERGE DAL VUOTO A CAUSA DELLA RELAZIONE FRA SE STESSO E L’INTENTO. Con la terza visione tocchiamo brevemente uno dei misteri più belli della vita, e che vedremo meglio nella Regola del Nagual a Tre Punte. La terza visione ha una particolare e naturale relazione col nagual a tre punte, quel tipo di essere che è l'incarnazione delle tre grandi bande di consapevolezza dell’uomo, proprio come il nagual a quattro punte è l'incarnazione dell’espressione di queste tre grandi bande. Tuttavia, questo è un argomento che potrà essere spiegato nel progredire attraverso gli insegnamenti. Lo sto introduco a questo punto semplicemente per motivi di chiarezza e continuità. Per trovare il significato nello scopo dello spirito occorre vivere da guerriero, ma per vivere da guerriero occorre essere creativi nel gestire le sfide della vita. Questo perché se non siamo creativi nell’affrontare le sfide, riusciamo solo a riprodurre la nostra follia. Tuttavia, dato che la vera creatività emerge da ciò che i Toltechi chiamano il potere creativo del Vuoto, abbiamo bisogno di sapere cos’è il potere e come accedervi. Ma prima di rispondere a queste due domande dobbiamo occuparci dell’intento. Ci sono molti modi per definire l’intento, ma come ho già detto nei precedenti volumi, non sappiamo abbastanza dell’intento per poterlo definire con precisione. L'unica cosa che veramente sappiamo sull’intento è che funziona e, di conseguenza conosciamo qualcosa solo sugli effetti dell’intento. Ma cosa è esattamente e come funziona, non lo sappiamo. Quello che sappiamo sull'intento riguarda quell’aspetto particolare che è la forza dell’intento. Esprimendomi in questo modo voglio sottolineare l'importanza di riuscire a distinguere tra ciò che possiamo chiamare puro intento e la nostra esperienza dell’intento nella sua manifestazione. In altre parole, la forza dell’intento è l'effetto dell’intento nella manifestazione, ed è questa forza che è responsabile della manifestazione di quel particolare aspetto del potere definito il potere creativo del Vuoto. A questo punto è importante chiarire che, sebbene i Toltechi distinguano tra ciò che, ne Il Grido dell'Aquila, è chiamato pressione dell’intento, e quello che viene definito il potere creativo del Vuoto, in effetti sono la stessa cosa. L'unica differenza è che, a livello di Vita Non-manifesta, l'intento e la mente sono ancora due polarità della consapevolezza intrinseca, e l'intelligenza attiva emerge solo dopo che l’intento esercita pressione sulla mente e la mente si estende nella manifestazione fisica. Diviene quindi evidente che la pressione dell’intento è ciò che costituisce il potere creativo del Vuoto, ma siccome l’intento rimane intatto sul suo piano durante e dopo la manifestazione, è solo la sua manifestazione come forza pervasiva in tutto l'universo che continua a richiamare la sua controparte della vita non-manifesta, vale a dire la pressione dell’intento. Ed è proprio la materializzazione di questa pressione dell’intento nella Vita manifesta che è definita il potere creativo del Vuoto. Tuttavia, in questo caso le sottigliezze sono tali che è importante non confondere il vuoto con il suo potere creativo, perché da una parte c'è il Vuoto, insieme alla pressione del suo intento, e 59
d'altra parte, vi è nella manifestazione la forza dell’intento che continua a richiamare il potere creativo generato dalla presenza universale del Vuoto. Ma questo è un concetto molto astruso, quindi cerchiamo di vedere più da vicino cosa significa. Da quanto sopra possiamo vedere che il potere creativo del Vuoto, cioè la materializzazione della pressione dell’Intento, non può che essere suscitato dalla forza dell’Intento. Tuttavia, rendetevi conto che nessun potere in quanto tale, può essere generato dal vuoto, per la semplice ragione che il Vuoto è, per definizione, Nessuna-Cosa. Per cui la generazione del potere può avvenire solo nel contesto della manifestazione, un concetto difficile da verbalizzare, ma potrebbe aiutare vederla nel seguente modo. L'atto di manifestare l’universo precede e causa l'universo manifesto. In altre parole, solo dopo che il Vuoto è messo in azione dal suo intento, cioè, stimolato a manifestarsi, il potere latente creativo insito nel vuoto può cominciare a materializzarsi in Qualche-Cosa che è fonte della vita nella manifestazione. Ma è l’Intento che causa la manifestazione e che da luogo all’intelligenza attiva, l'inizio della manifestazione. Pertanto, anche se, a tutti gli effetti, la fonte della vita manifesta è la pressione dell’intento, poiché il vuoto stesso rimane trascendente rispetto alla vita manifesta, è solo il suo potere creativo, cioè, la pressione del suo intento, che si estende attraverso la mente in quel qual-cosa che i Toltechi hanno definito la rosa gialla dell’amicizia. Ed è questa estensione nella creazione del potere creativo del Vuoto, che è definito come il divenire continuo del nagual, cioè, la fonte della vita all'interno della manifestazione. Tuttavia, ci sono così tante sottili sfumature che, per evitare confusione, dobbiamo almeno evidenziare le due più importanti. Il primo punto da chiarire è che i termini "Vita Manifesta" e "Vita all’interno della manifestazione" comportano diverse implicazioni. Il termine "Vita Manifesta", o più precisamente, "La vita resa manifesta," è l'esatto opposto della Vita Non-manifesta, cioè il nagual, così il termine "Vita Manifesta" implica tutta la manifestazione, cioè il tonal. Ma ricordate che Ogni-Cosa del tonal è essenzialmente la parte formale della vita, e nella parte formale della vita ci sono due correnti di vita, quella organica e quella inorganica. Tecnicamente tutte le forme sono costituite da sostanza della vita inorganica, e la corrente della vita organica utilizza queste forme, per evolvere la propria consapevolezza. Pertanto il termine "vita all'interno della manifestazione" si riferisce all’espressione dello spirito che dimora nella forma, indipendentemente dal fatto che la forma sia organica o inorganica, perché dobbiamo ricordare che vi è un solo spirito. Tuttavia, tenete a mente che l'espressione della vita non è la vita in sé, ed è quindi ancora una forma, anche se a volte molto sottile. Il secondo punto da chiarire riguarda il termine "divenire". Per comprendere questo termine, è importante tenere conto che, poiché il nagual è essenzialmente Nessuna-Cosa, al massimo possiamo dire che Esso è, indicando così l’essenza. Ma anche qui dobbiamo fare attenzione, perché "essenza" ed "essere" trasmettono implicazioni diverse. Il termine "essenza" si riferisce al nagual, che è, lo spirito o la Vita Non-manifesta, mentre il termine "essere" si riferisce allo spirito che esprime se stesso attraverso la forma che sta abitando. Pertanto il termine "divenire" ha una duplice connotazione. Il primo significato si riferisce al movimento della consapevolezza intrinseca nello stato primario di essenza, implicando che ciò che era la Nessuna-Cosa del Vuoto, ora è stata agitata e trasformata in intelligenza attiva. L'unico modo in cui posso renderlo in parole è dire che il sostantivo essenza, a causa di tale agitazione, diventa il verbo essere. Ma, come abbiamo appreso in precedenza, è proprio questo passaggio da sostantivo a verbo che costituisce il potere creativo del Vuoto, cioè, la pressione dell’intento esercitata sulla mente. Quindi l'intento non solo intenta, o concepisce nella mente, nel senso che vi esercita pressione, ma attraverso questo atto di manifestazione crea l'universo. Quindi, in questo senso il termine "divenire" si riferisce all'atto della manifestazione. Eppure qui è implicita anche la seconda connotazione, vale a dire, la fecondazione della mente femminile da parte dell'intento maschile. Non è difficile comprenderlo, se pensiamo alla frase gergale utilizzata per esprimere l'eiaculazione nel maschio: "sta venendo." In altre parole, nel momento in cui il sostantivo essenza si trasforma nel verbo essere, l’intento
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letteralmente viene in mente, e quindi, ancora una volta, vediamo il di-venire che trova la sua espressione nella nascita dell'universo. Il lettore attento avrà notato che in tutto questo è implicito un altro dei grandi misteri della vita, cioè l'atto di auto-fecondazione. Ricordate che l'intento e la mente sono le due polarità della consapevolezza intrinseca del nagual, e quindi la manifestazione non è altro che il risultato del processo di auto-fecondazione. Tuttavia, anche se in questo volume scopriremo molti dei segreti riguardanti il sesso e l’energia di genere maschile e femminile, ce ne sono alcuni che sono così in anticipo rispetto alle esigenze attuali dell'umanità, che non ha senso discuterne ora. L’autofecondazione è uno di questi segreti, e l'unica ragione per cui la sto citando è per motivi di chiarezza e continuità; per cui occorre rendersi conto che ad un certo livello l’uomo pratica una forma limitata, ma non meno potente, di auto-fecondazione, chiamata focalizzazione dell’intento. Questo è un argomento che è già stato ampiamente chiarito nei volumi precedenti, e pertanto non è necessario ribadirlo. Basti per ora dire che col tempo, quando l'uomo imparerà a focalizzare il suo intento correttamente, che vuol dire allinearlo all'intento dello spirito dell'uomo, scoprirà da sé il segreto dell’auto-fecondazione per fare miracoli. Ora non dovrebbe essere troppo difficile vedere che la Rosa Gialla dell’Amicizia non è altro che l'intelligenza potenziale resa manifesta o, in altre parole, l’universale presenza del nagual resa manifesta, e quindi l'aspetto padre, Dio immanente, in contrapposizione al Vuoto, Dio Trascendente. Così, ribadiamo per chiarire. In primo luogo abbiamo il Vuoto che è Nessuna-Cosa. Poi il Vuoto è agitato dal suo intento e diviene creativo, e questo di-venire creativo è la fonte della vita che deve rendersi manifesta. Questo di-venire creativo è ciò che il veggente percepisce come la Rosa Gialla dell’Amicizia; ma poiché è la manifestazione dell’atto di di-venire creativo, è naturalmente anche il condotto attraverso cui si manifesta il potere creativo latente, insito nel vuoto. Per aiutarci, potremmo semplificarlo pensando al potere creativo del Vuoto come alla linfa della Rosa Gialla dell’Amicizia. In parole povere, questa linfa equivale allo "sperma" dell’Indicibile, cioè equivale all'aspetto padre, o la Rosa Gialla dell’Amicizia. Inoltre, come ho spiegato ne La Ricerca della Mascolinità, la relazione tra il segreto di genere e la consapevolezza è la chiave che ci permette di accedere al potere creativo del Vuoto. Dal punto di vista umano, questo si traduce nel fatto che possiamo accedere al potere creativo del Vuoto solo quando la forza dell’intento suscita la pressione dell’intento per mezzo della Rosa Gialla dell’Amicizia. Ma questo ci riporta dritti al concetto di genere. Per capire perché, dobbiamo riesaminare il significato della mascolinità e della femminilità in termini di intento. Sappiamo già che il maschile è l'espressione fisica del nagual, o del Vuoto, e che il femminile è l'espressione fisica del tonal, o dell'universo manifesto. Quindi abbiamo che la dualità primordiale di nagual e tonal si riflette nell'universo manifesto come maschio e femmina. Questo è un concetto assolutamente fondamentale per comprendere il segreto delle differenze di genere, ma è anche un concetto che possiamo rendere molto complicato o molto semplice. Possiamo semplificare affermando che il maschile, essendo espressione del Vuoto, utilizza la forza dell’intento per evocare il potere creativo del Vuoto ai fini creativi, mentre il femminile, essendo espressione dell'universo manifesto, utilizza la forza dell’intento per concepire materialmente lo scopo dello spirito, o del maschile. Qui le implicazioni sono che la femmina utilizza la forza dell’intento per suscitare nel maschio il desiderio di creare, in modo da stimolare in lui abbastanza forza d’intento per attivare dentro di sé il potere creativo del Vuoto, che può fare solo attraverso la Rosa Gialla dell’Amicizia. Vedremo subito come il maschio e la femmina raggiungono questo obiettivo. Da quello che abbiamo imparato, è il maschio che canalizza il potere creativo del Vuoto ai fini della fecondazione, un atto che lo identifica con la Rosa Gialla dell’Amicizia. Ma è la femmina che stimola e richiama questo nel maschio, così che lei possa concepire e far nascere il frutto dello scopo del maschio; un atto che la identifica con l'universo manifesto, perché l'evoluzione della consapevolezza diventa possibile solo nella manifestazione. Eppure, se esaminiamo questo concetto più in dettaglio, vediamo immediatamente che sembra un processo ricorsivo del tipo: è nato prima l’uovo o la gallina? Se è la femmina che deve suscitare nel maschio il potere creativo del Vuoto, 61
allora cosa viene prima, la manifestazione o il potere creativo? Poiché sappiamo che l'intento dell’Indicibile stimola l'atto di di-venire creativo, l'implicazione è che l'intento è, come ci si aspetterebbe, femminile rispetto all'Indicibile, e quindi non vi è alcuna discrepanza in quanto tale. Tuttavia, anche se tutto questo è vero in accordo alla grande legge chiamata il fattore relativo della consapevolezza, questa primaria relazione tra il nagual maschile e il suo intento, che è anche maschile, pur essendo femminile relativamente al nagual, è più o meno il mistero dell’autofecondazione. All'interno di questo c’è nascosto un altro dei più grandi misteri dell'universo, come vedremo tra breve. Il risultato di tutto questo è che i maschi e le femmine funzionano in modo diverso con la forza dell’intento. Il maschio utilizza la forza dell’intento per attivare dentro di sé quel desiderio primordiale del Vuoto di di-venire creativo, così che possa materializzare il suo scopo, cioè, mappare l'ignoto; mentre la femmina utilizza la forza dell’intento per stimolare il maschio a fecondarla così che possa far nascere il suo scopo. Ma se torniamo all’apparente discrepanza che abbiamo visto prima, diventa chiaro un altro punto importante e anche sovente trascurato dall’apprendista distratto. Questo punto riguarda il fatto che il maschile e il femminile non sono altro che le due polarità della consapevolezza dell’unico spirito. In altre parole, è solo a causa della divisione dei sessi che abbiamo uomini e donne. Poiché esiste un solo spirito, cioè il nagual maschile, questo significa che anche le donne hanno uno spirito maschile. Di conseguenza, quando andiamo oltre il livello del sognatore, rimane solo il nagual maschile, sia per gli uomini che per le donne. Così siamo di nuovo al punto di prima, quando stavano prendendo in considerazione il rapporto tra il nagual maschile e il suo intento, che è ugualmente maschile, ma comunque femminile rispetto al nagual. Tuttavia, avendolo osservato dal punto di vista degli uomini e delle donne, possiamo vedere che è proprio a causa del fattore relativo della consapevolezza che la separazione dei sessi divenne inevitabile nella vita manifesta. In poche parole, vediamo che la fecondazione è la manifestazione dell'atto di di-venire creativo, che è ciò che viene definita come creazione. Ma dal momento che lo scopo della creazione è l'evoluzione della consapevolezza, non è difficile capire che il concepimento non è altro che la manifestazione dell'atto della percezione, che porta alla materializzazione di tale scopo. In fondo è questo il vero significato del termine "concepire", perché deriva dal termine latino "concipere," che significa "concepire, ricevere o percepire." Questa poi è la relazione tra il segreto delle differenze sessuali e la consapevolezza, ed è la chiave che ci permette di accedere al potere creativo del Vuoto. L’ATTO DI DI-VENIRE CREATIVO SFOCIA NELLA FECONDAZIONE E NEL CONCEPIMENTO, DANDO ORIGINE ALLA CREAZIONE ALLO SCOPO DI EVOLVERE LA CONSAPEVOLEZZA. NE CONSEGUE CHE, IMBATTENDOCI NELL’ATTO DI PERCEPIRE, STIAMO COSTANTEMENTE CONCEPENDO LO SCOPO DELL’INDICIBILE. PERTANTO UN ATTO DI PERCEZIONE PORTA AD UN CONCEPIMENTO. Per facilitare la comprensione di questo concetto piuttosto difficile, prendiamo l'esempio della caccia al potere. Nel cacciare il potere il maschio utilizza la forza dell’intento per di-venire fedele al suo sé, cioè fedele al suo progenitore, lo spirito maschile. Nel processo suscita in sé il potere creativo del Vuoto, tentando di creare fedelmente allo scopo dello spirito, che è quello di mappare il femminile ignoto. La femmina, invece, utilizza la forza dell’intento per concepire fedelmente al suo sé, vale a dire, fedele al suo progenitore, il femminile universo manifesto. Nel processo porta alla nascita lo scopo dello spirito, che è ancora quello di mappare il femminile ignoto. In entrambi i casi il risultato è il medesimo, anche se il metodo è molto diverso. Ma tenendo conto che, a causa del fattore relativo della consapevolezza, anche il maschio è femminile relativamente allo spirito, è inevitabile che il risultato sia lo stesso in entrambi i casi; se non fosse così vorrebbe dire che il 62
maschio non può concepire, cioè impegnarsi nell'atto del percepire, ma naturalmente, non è vero. Per lo stesso motivo, se la femmina - e tenete a mente che rispetto allo spirito sia il maschio che la femmina sono femminili - deve concepire fedelmente al suo progenitore, l'universo manifesto, ancora una volta possiamo vedere com’é importante che ci liberiamo dalla nostra visione del mondo, altrimenti non possiamo concepire lo scopo dello spirito così come si manifesta nell’universo. Questo è particolarmente importante per il maschio, perché se non lascia cadere la sua visione del mondo, in modo da aprire il suo cuore alla vera amicizia, cioè all'amore incondizionato, la Rosa Gialla dell’Amicizia gli sfugge, e gli sfugge anche il potere creativo del Vuoto. Senza il potere creativo del Vuoto il maschio è sterile, e non può che continuare a riprodurre la sua follia, perché non può di-venire creativo conducendo se stesso e la femmina nel mappare l'ignoto. E' importante che comprendiamo almeno alcune implicazioni profonde inerenti a questo, perché sono parte integrante del mistero, e cioè il rapporto tra il nagual e il suo intento. Questo è importante, perché se non otteniamo almeno una fugace visione di questo mistero, non possiamo comprendere ciò che segue negli insegnamenti. Quando parliamo di intento, vogliamo indicare l’uso della forza dell’intento, perché come sappiamo, in realtà non comprendiamo cos’è ciò che stiamo usando. Quello che sappiamo, è che l'intento, sebbene sia femminile rispetto all'Indicibile, ha tuttavia una qualità maschile, per la semplice ragione che l’Indicibile e il Suo intento sono ovviamente la stessa cosa. Nonostante tutto questo sembri semplice e logico, è tuttavia un perfetto esempio del fatto che il mondo non è quello che appare. Non solo ci sono numerose implicazioni nascoste, ma è qui che si trova la relazione citata in precedenza, tra questa terza visione e la Regola del Nagual a tre punte. IL VUOTO E IL SUO INTENTO SONO UNO, E QUINDI ENTRAMBI SONO MASCHILI. MA SICCOME IL VUOTO E IL SUO DI-VENIRE SONO UNO, LA ROSA GIALLA DELL’AMICIZIA E’ UGUALMENTE MASCHILE. DA CIO’ SEGUE CHE LA DIVINA ISPIRAZIONE, IL CUI PRODOTTO E’ L’AMICIZIA, E’ L’IMPULSO MASCHILE CHE PORTA CREATIVITA’. Questo aforisma contiene tutte le implicazioni citate, ma per comprendere queste implicazioni, ripetiamole per motivi di chiarezza. Abbiamo visto che è l'intento dell’Indicibile che suscita nel Vuoto l’atto di di-venire creativo. Più precisamente, è l'intento maschile del nagual maschile che muove l’atto di di-venire creativo. Ed è questo atto che si manifesta come la Rosa Gialla dell’Amicizia, che è anch’essa maschile in termini di qualità. Eppure lo scopo dell’Indicibile è quello di diventare creativo per evolvere la Propria consapevolezza per mezzo della manifestazione, che è femminile relativamente all’intento. In tutto questo ci sono così tante implicazioni che non è possibile esaminarle tutte in questo libro, ma voglio chiarire almeno le principali questioni che ci riguardano. Abbiamo visto come la Rosa Gialla dell’Amicizia precede la manifestazione del resto dell'universo. In altre parole, la manifestazione, così come l'evoluzione della consapevolezza, nasce solo tramite l’amicizia. Ma tornando un passo indietro, tenete conto che la Rosa Gialla dell’Amicizia ha origine dalla relazione tra il nagual maschile e il suo intento maschile. Qui è importante ricordare che l'Intento è il principio unificante, e quindi a lui si identifica il principio unificante del sentimento, cioè il cuore. Ciò significa che l'amicizia è il prodotto del di-venire creativo del nagual perché il cuore esercita il suo potere unificante sulla mente. Pertanto vediamo che l'amicizia ha origine, non nella natura separativa della mente, ma nel sentimento che nasce quando il cuore stimola lo spirito a di-venire creativo. Questo sentimento, l’atto di di-venire creativo, è l'amicizia - una verità davvero sconcertante che mostra come le persone fuorviate hanno disparati punti di vista sull'amicizia. Inoltre, l'amicizia è un impulso di carattere maschile, che si 63
esprime attraverso la creatività. Quindi non è solo un affare di cuore, ma è anche una questione di intento, e pertanto ha a che fare con l'inclusione, a causa del principio unificante insito nell’intento. L'altra implicazione importante, riguarda il fatto che, sebbene l'universo manifesto sia femminile relativamente all’Indicibile, la vita comprende in sé sia il maschile che il femminile, e tutt’e due suscitano la fecondazione ai fini del concepimento. In aggiunta, poiché il noto e l'ignoto, il maschio e la femmina, sono le due polarità della consapevolezza del nagual, e a causa del fattore relativo della consapevolezza, il nagual non fa differenza fra il maschio e la femmina. Pertanto, anche se i sessi sono stati separati, il nagual abbraccia il maschio e la femmina allo stesso modo. E qui sta la base di quello che viene definito il Divino Bisessuale, un concetto sul quale torneremo studiando la Regola del Nagual a tre punte.
Però tenete conto che quanto sopra ha a che fare con la vita manifesta a scopo evolutivo, o in altre parole, con la vita che di-viene manifesta. Ma se ora esaminiamo la vita immateriale, interna alla manifestazione, allora sappiamo che lo scopo dell’Indicibile è quello di includere l'ignoto femminile nel noto maschile. In altre parole, l'Indicibile desidera e cerca la sua controparte femminile sconosciuta, l’Eva cosmica. Per raggiungere questo scopo la forza dell’intento, definita nel Grido dell'Aquila come la volontà del nagual di manifestarsi, e chiamata l'Occhio dell'Aquila, suscita il potere creativo del Vuoto per mezzo della Rosa Gialla dell’Amicizia, che è l'aspetto paterno. Come abbiamo già imparato, questo si manifesta nell'essere umano, a prescindere dal genere, come l’atto di concepire, che è l'atto di percepire, senza il quale non sarebbe possibile l'evoluzione della consapevolezza. Inoltre, poiché i sessi sono stati divisi ai fini dell'evoluzione, e poiché il maschio rappresenta il nagual maschile, e la femmina rappresenta il tonal femminile, vediamo che nella vita materiale si manifesta lo scopo dell’Indicibile. E siccome questo scopo è il desiderio del nagual maschile per la sua controparte femminile, questa espressione viene definita il Divino Eterosessuale. Abbiamo quindi due principali espressioni dell’Indicibile, vale a dire, il Divino Bisessuale, che è espressione della vita di-venendo manifesta, e il Divino Eterosessuale, che è espressione della vita all’interno della manifestazione. Il Divino Bisessuale si esprime nella vita manifesta tramite quegli esseri che sono nagual a tre punte, mentre il Divino Eterosessuale si esprime tramite quegli esseri che sono nagual a quattro punte. Tra queste due espressioni dell’Indicibile esiste una particolare relazione che non si può verbalizzare in altro modo se non dicendo che l'ettagono contiene al suo interno la chiave di questo grande mistero della e nella vita. SENZA LA LEGGE DELLA POLARITA’, CHE E’ ESPRESSIONE DELLA NATURA DUALE DELL’INTENTO, NON POTREMMO MAPPARE L’IGNOTO. PERCHE’ SENZA QUESTA LEGGE, NON CI SAREBBE SEPARAZIONE FRA IL CONOSCIUTO E L’IGNOTO, FRA IL MASCHILE E IL FEMMINILE, O FRA LA LUCE E L’OSCURITA’. ALLO STESSO MODO, SENZA LA LEGGE DELLA POLARITA’ NON ESISTEREBBE QUELLA MERAVIGLIOSA LEGGE CHIAMATA LEGGE DELL’INCLUSIONE, CHE DIMOSTRA L’IMPONENTE RELAZIONE FRA LE POLARITA’ E CHE METTE ASSIEME OGNI-COSA NELL’UNIVERSO, ATTRAVERSO IL LEGAME ELETTROMAGNETICO CHE NOI CHIAMIAMO “AMORE IN AZIONE” O “AMICIZIA”. 64
LA LEGGE DELLA POLARITA’ HA ORIGINE NEL MOMENTO IN CUI L’INTENTO AGITA IL VUOTO. IN QUEL MOMENTO CONCEPISCE L’AMICIZIA E NASCE LA ROSA GIALLA DELL’AMICIZIA, CHE SI PERPETUA COME DIVINA ISPIRAZIONE MANIFESTA IN QUELLA MISTERIOSA RELAZIONE FRA IL DIVINO BISESSUALE E IL DIVINO ETEROSESSUALE – FRA LA VITA IMMATERIALE NON MANIFESTA E LA VITA MATERIALE MANIFESTA. Sebbene i Toltechi conoscano questa relazione, come anche l'intento, da tempo immemorabile, a oggi ancora non abbiamo risolto il mistero di come la vita di-venendo manifesta, rappresentata dal triangolo, interagisce con la vita manifesta, rappresentata dal quadrato. Tutto ciò che sappiamo è che, a causa della stretta relazione tra queste due espressioni dell’Indicibile, vi è tra loro un continuo scambio di dinamiche, che si riflettono nella della Rosa Gialla dell’Amicizia come tre forme distinte di dinamiche di amore incondizionato. Per dinamica intendo dire che questo amore non è in alcun modo statico, ma veramente dinamico, in quanto tutte e tre le forme sono costantemente sottoposte al processo di trasmutazione, trasformazione e trasfigurazione, mentre la consapevolezza si evolve e continua a dispiegarsi. Il prodotto di questa dimostrazione dinamica dell'amore è ciò che i Toltechi chiamano ispirazione, un concetto che è stato in parte esaminato nella Ricerca della Mascolinità, e a cui ritorneremo più avanti in questo volume. Per ora basti dire che l'ispirazione è il prodotto della vera amicizia, la cui fonte si riflette nella Rosa Gialla dell’Amicizia, ed è ancora una volta dimostrata nel misterioso rapporto tra il Divino Bisessuale e il Divino Eterosessuale. Inoltre, i Guardiani della Razza hanno accennato al fatto che solo quando questo mistero è stato risolto diventa possibile costruire l'ettagono con precisione, poiché attualmente non è possibile costruire geometricamente delle figure dinamiche. Le tre forme di amore incondizionato menzionate sopra sono molto importanti per la nostra comprensione degli insegnamenti Toltechi, in quanto costituiscono la base della Via con un Cuore. Tuttavia, la prima forma è così lontana dall’attuale capacità umana di percepire o comprendere, che non ha molto senso discuterne, se non per sottolineare che esiste, ed è meglio descritta come elettricità, di cui l'umanità sa ancora molto poco, tranne per una delle sue manifestazioni fisiche dense che producono la nostra comune energia elettrica. La seconda forma di amore è ben espressa come la Legge dell’Attrazione e della Repulsione, o semplicemente, la Legge dell’Inclusività, una legge sussidiaria della legge cosmica più nota come Legge della Polarità. La manifestazione fisica della Legge dell’Inclusività è la Legge dell’Elettromagnetismo, che non è ancora compresa per ciò che è realmente, ma che per i nostri attuali scopi possiamo giustamente definirla come vero amore incondizionato. Poiché tutti gli insegnamenti Toltechi poggiano su questa legge fondamentale, non ho mai scritto altro che di amore incondizionato e, pertanto, tutti i volumi precedenti sono espressione di amore incondizionato, come questo volume. A questo proposito, rendetevi conto che le varie tecniche, inclusi i concetti come la spietatezza, l’onore, l’impeccabilità, lo stato d'animo del guerriero, e così via, sono tutti fondati sull’amore incondizionato e si esprimono attraverso di esso. La terza forma di amore incondizionato è ben espressa come la Legge dell’Armonia tramite il Conflitto, che è anch’essa una legge sussidiaria della Legge della Polarità. Così come la seconda forma d’amore è il modo in cui la prima forma si esprime nella vita all’interno della manifestazione, così questa terza forma d’amore è il modo in cui l'amore incondizionato si esprime per mezzo della vita manifesta, cioè il tonal. Di conseguenza, si manifesta come calore, sia il calore del sole, il calore del vento, il calore fisico di una creatura a sangue caldo, o il calore emotivo espresso tra due persone. Così vediamo quanto sia importante per la nostra comprensione della vita, e quindi di noi stessi, comprendere almeno le due forme di amore che al momento siamo capaci di comprendere e con cui possiamo lavorare. Come abbiamo visto, queste due forme di amore incondizionato sono ciò che i Toltechi definiscono semplicemente amore e calore. Eppure, se guardiamo nel mondo intorno a noi, vediamo quanto l'uomo coglie poco della vera natura dell'amore, e di conseguenza, in che modo il calore è utilizzato come scusa per giustificare tanti comportamenti che non portano alla 65
libertà, e in nessun modo supportano la vita. In ultima analisi, vi è una sola una forza che pervade ogni cosa nell'universo, chiamata Intento, e quindi l'amore incondizionato non è altro che la triplice espressione della forza dell’Intento. C’E’ SOLO UNA FORZA ONNIPERVASIVA IN TUTTO L’UNIVERSO: L’INTENTO. ESSO SI MANIFESTA PRINCIPALMENTE IN TRE ESPRESSIONI D’AMORE INCONDIZIONATO, CHE SONO FRA ESSE INTERRELATE, INTERDIPENDENTI E INTERATTIVE. La forza dell’intento è ciò che viene chiamato l'Occhio dell'Aquila, spiegato nel Grido dell'Aquila come il principio Cristico, cioè, il figlio di Dio e il figlio dell’uomo, che nel suo viaggio nella vita ci ha insegnato che la legge più grande in tutto l'universo è la legge dell'amore. Poiché la legge dell'amore è la Padronanza dell’Intento, Cristo ci ha mostrato anche la legge della trasfigurazione, che è l'intento o l'amore che vince tutto e supera tutti gli ostacoli. L’Intento, e l'amore incondizionato nelle sue tre forme, sono quindi una sola forza, che si manifesta in miriadi di modi diversi e, di conseguenza, può anche essere considerato e definito in tanti modi diversi. Ma sia che lo comprendiamo pienamente oppure no, rimane l’unica forza nell'universo, onnipervasiva e onnipotente, che ci conduce sempre di sfida in sfida in modo da perfezionare il processo di trasmutazione che conduce alla trasformazione, e in ultimo alla trasfigurazione, cioè la trasfigurazione dell’energia, risultante nella materializzazione dello scopo dello spirito. Tuttavia, per ottenere la trasfigurazione abbiamo bisogno di energia, e per acquisire energia abbiamo bisogno di potere, e per acquisire potere abbiamo bisogno dell’intento, e così vediamo perché è così importante la Padronanza dell’intento. Senza questa conoscenza siamo solo anime perdute, che arrancano attraverso una vita che sembra non abbia nessuno scopo, né un vero significato. Se vogliamo padroneggiare l’intento, dobbiamo avere molto chiaro che nella vita all’interno della manifestazione, nella vita non manifesta, noi sperimentiamo l'intento come una forza, la forza dell’intento. E’ questa forza che determina l'atto di percepire, che è l'atto del concepire e che produce il potere. E sappiamo anche dai volumi precedenti che il prodotto del potere è ciò che chiamiamo energia. Ma dal momento che tutta l'energia tende a materializzare, che è come dire concepire, vediamo che l'energia ci permette non solo di acquisire più potere, ma anche che l'unica energia che c'è, è di natura sessuale. Forse non è superfluo ricordare che questa energia sessuale non dovrebbe essere presa solo per il valore apparente. In relazione a questo, dobbiamo anche tenere a mente il fattore relativo della consapevolezza, il che significa che, lavorando con l’energia, come con il potere, non ci limitiamo al sesso fisico. Ma vediamo meglio ciò che comporta tutto questo. Ogni sfida che la vita ci propone costituisce per noi un’occasione per rivendicare il nostro potere sia come maschi o come femmine. Ma dopo aver visto come utilizzano l’intento i maschi e le femmine, non è difficile vedere come il potere che reclamiamo è direttamente correlato al modo in cui percepiamo il mondo intorno a noi, in termini di mascolinità o femminilità. Pertanto l'energia prodotta dal nostro potere è legata anche al genere, e siccome ha una qualità intrinseca di tipo polare o sessuale, è ovvio che la useremo in modo aderente al nostro genere. Ciò significa che il maschio userà la sua energia tentando di di-venire sempre più creativo nell’affrontare le sue sfide, mentre la femmina userà la sua energia tentando di concepire sempre più lo scopo del maschio, perché non dobbiamo dimenticare che mappare l'ignoto significa affrontare e risolvere le nostre sfide nella vita. Tuttavia, poiché ogni sfida è una battaglia per il potere, e poiché la nostra sopravvivenza dipende dal reclamare quel potere, è ovvio che dobbiamo utilizzare il nostro intento come un atto di sopravvivenza. Sebbene questo punto sembri molto logico, non è mai pienamente compreso per ciò che significa veramente. Perciò esaminiamolo con cura. Rendendola più semplice possibile, dovremmo porci la domanda: "Da cosa dipende la sopravvivenza?" Da quello che abbiamo imparato finora è evidente che la sopravvivenza dipende 66
dalla nostra capacità di percepire il "qui ed ora" oggettivamente, anziché selettivamente. Deve essere così, perché se non percepiamo la vera natura di ogni sfida manchiamo completamente il punto, combattendo la battaglia sbagliata per le ragioni sbagliate, e quindi manchiamo il potere che volevamo rivendicare. E questo ci riporta naturalmente indietro all'importanza di far cadere la nostra visione del mondo, e all’importanza di cancellare la nostra storia personale. Tuttavia, quando consideriamo le nostre sfide oggettivamente, anziché selettivamente, vediamo chiaramente come dovremmo applicare la nostra energia, che è energia sessuale, a queste sfide. Questo significa che il maschio deve usare il suo intento per evocare il potere creativo del Vuoto in modo che di-venga un'espressione creativa dello scopo dello spirito nella sua ricerca del potere; mentre la femmina, nella sua ricerca del potere, deve usare il suo intento per diventare totalmente ricettiva allo scopo dello spirito. Solo in questo modo diventa possibile dirigere l'intento, per sviluppare la nostra percezione, in modo da potere lasciar cadere la nostra visione del mondo e cancellare la nostra storia personale. Quindi, se il maschio non si sforza di essere creativo e se la femmina non si sforza di essere ricettiva, entrambi finiscono per usare l'intento per mantenere la loro visione del mondo, e per continuare a riaffermare la loro storia personale. In ciò che ho rivelato prima, dobbiamo essere molto chiari su un importante punto che può essere frainteso se lo prendiamo per il valore apparente. Questo punto riguarda l’uso del nostro intento per mantenere la nostra visione del mondo. E' fondamentale che quest’affermazione non sia presa alla lettera, perché quello che significa veramente è che se il maschio non si sforza di essere creativo, le forze della conservazione lo conducono implicitamente alla riproduzione, non solo facendo figli, non solo riproducendo la follia della sua visione del mondo e della sua storia personale, ma riproducendo anche il suo allineamento della percezione. Di conseguenza la sua percezione è fissa e rigida, anziché fluida. Allo stesso modo, se la femmina non si sforza di essere ricettiva allo scopo dello spirito, non concepirà nel vero senso della parola, e sarà anch’essa fissata nella sua visione del mondo e nella sua percezione. Ma la nostra percezione bloccata implica che stiamo resistendo alla vita, che stiamo resistendo ai nostri sognatori, e così, invece di fluire con la vita e con le nostre sfide, resistiamo all'intento dei nostri sognatori. Pertanto, sebbene tecnicamente l'essere sociale sul piano fisico non possa veramente comandare l’intento e tanto meno utilizzarlo per rimanere bloccato, possiamo dire che in realtà lo fa, perché si sottomette alle forze della conservazione e riproduzione, che anch’esse derivano dall’intento, e perché di fatto noi siamo i nostri sognatori. Ma ciò che veramente traspare è che quando resistiamo all'intento dei nostri sognatori, i nostri sognatori sono costretti ad utilizzare l'intento per evocare e attirare quelle sfide che alla fine costringono il nostro essere sociale, cioè il nostro tonal, a smettere di resistere. Ma questo accade solo finché esiste questa situazione di "stallo", in cui sembra che il tonal stia usando l'intento per rimanere fisso nella sua visione del mondo. In considerazione del fatto che il maschio deve sforzarsi di diventare un’espressione creativa dello scopo dello spirito, è chiaro che poche persone si fermano a considerare le implicazioni insite in questo concetto. Le persone, generalmente, sono così arroganti nel voler materializzare il loro senso di scopo, qualunque scopo sia, che non gli passa per la mente che ciò che interpretano come il loro scopo è, a causa della percezione selettiva, completamente fuori strada rispetto al vero scopo in questa vita. Ma poiché le persone possono essere inconsapevoli di questo, ciò non significa che essi possano sfuggire al loro destino. Pertanto, non importa quanto tentano di forzare un piolo quadrato in un buco rotondo e quindi quanto cercano di andare contro il loro destino, le circostanze che a causa delle loro azioni richiamano nelle loro vite, lentamente ma inesorabilmente le forzeranno a realizzare il loro vero scopo, come si rivela attraverso il loro destino. Naturalmente, qui sta il malcontento e l’infelicità di molte persone. Non sapendo o non volendo accettare che nessuno di noi può avere la vita alle proprie condizioni, le persone non riescono a capire perché la vita non si svolge nel modo in cui vorrebbero e di conseguenza si sentono vittime delle circostanze oppure incolpano gli altri di rendere la loro vita un inferno. Di conseguenza le persone raramente si rendono conto che le sfide della vita sono sempre lì per il nostro bene. Questo significa che se smettiamo di evitare le sfide, e invece le affrontiamo in 67
modo corretto e intelligente, ancora una volta attraverso le nostre azioni inizieremo a suscitare quelle sfide che non solo migliorano la nostra percezione, ma che ci portano ad una maggiore comprensione del nostro vero scopo in questa particolare vita, e del modo migliore per raggiungere questo scopo. Naturalmente, solo attraverso questa comprensione l'uomo può veramente diventare un’espressione creativa dello scopo dello spirito, perché non dobbiamo dimenticare che ogni maschio, essendo una unità dell’Unica Vita, cioè lo spirito, avrà uno scopo che supporta un aspetto di questo più grande scopo che chiamiamo lo scopo dello spirito. Pertanto, poiché lo spirito utilizza sempre il suo potere creativo allo scopo di evolvere la consapevolezza, una volta che il maschio smette di combattere il suo destino e permette alle sfide di guidarlo nel diventare espressione del suo scopo particolare, diventerà necessariamente creativo in tutte le sue imprese. D'altra parte, quando il maschio combatte il suo destino, che lo voglia o no, che lo riconosca o meno, continua a reiterare la sua follia. Di conseguenza, tutte le sue azioni saranno niente più che tante sterili reazioni fondate sulla percezione selettiva di ciò che avviene nella sua vita. Ciò che abbiamo visto rispetto al maschio, è altrettanto vero per la femmina, solo che invece di diventare un’espressione creativa dello scopo dello spirito, la femmina diventa un'espressione ricettiva di tale scopo. La differenza tra i due sta nel fatto che, mentre il maschio che è fedele al suo scopo diventa un condotto che incanala il potere creativo del Vuoto, la femmina diventa il ricettacolo di quel potere. Il modo in cui la femmina diventa un ricettacolo, e il modo in cui essa dispiegherà le sue abilità come ricettacolo, dipendono ancora una volta dal destino della femmina in quella particolare vita. Inoltre, la femmina supporta lo scopo dello spirito, sostenendo lo scopo del maschio che ha influenza nella sua vita. A questo proposito ricordiamo che nessuna donna può o vuole sostenere lo scopo di un uomo, a meno che quest’uomo sia di per sé fedele al proprio scopo e lo scopo dell’uomo sia anche allineato al destino della donna in questa vita, perché la donna può davvero sostenere l'obiettivo dello spirito solo restando fedele al proprio destino. Dopo aver esaminato il maschio e la femmina come espressione dello scopo dello spirito, dovrebbe cominciare a diventare chiaro cosa si intende con la Padronanza dell’Intento. Anche se usiamo dire “impostare l’Intento” e anche se parliamo di “Padronanza dell’Intento”, non si deve dimenticare che l'Intento in quanto tale non è sotto il nostro controllo e nemmeno possiamo dominarlo. L’intento, essendo una facoltà del sognatore, può essere davvero padroneggiato solo diventando fedeli al nostro destino e al nostro scopo, a prescindere dal nostro genere. In altre parole, il meglio che possiamo fare come esseri umani, è diventare così totalmente aperti alla vita, da riuscire ad abbracciare completamente tutte le nostre sfide. Quanto più lo facciamo, più diventiamo allineati al nostro destino e al nostro scopo, e di conseguenza, il sognatore può attivare il suo intento per conto nostro. Questo significa che i nostri sognatori, invece di usare l’intento per materializzare le sfide che ci guideranno a riconoscere, accettare e realizzare il nostro scopo, possono ora usare l’intento per quello che viene definito dai Toltechi come sognare il sognato. Sognare il sognato non è un concetto difficile da comprendere se si tengono a mente i seguenti due punti. In primo luogo, poiché il sognatore è la consapevolezza dello spirito, o nagual, ne consegue che il sognato, che è il tonal, deve essere necessariamente il prodotto della consapevolezza del nagual; e in secondo luogo, poiché la consapevolezza può svilupparsi solo mappando l'ignoto, il sognatore sta sempre cercando di raggiungere il maggior numero di nuovi allineamenti della percezione sul piano fisico, perché l'ignoto può essere esplorato e consapevolizzato solamente in questo modo. Per cui, considerando che ogni nuovo allineamento è uno stato alterato di percezione, che tecnicamente costituisce un sogno, era inevitabile che i veggenti Toltechi chiamassero questo processo col termine sognare il sognato. Per comprenderlo pienamente, tenete conto che, poiché l'unica vera conoscenza che c'è è quella acquisita attraverso l'esperienza sul piano fisico, è ovvio che il sognatore sta sempre sognando le sfide che gli permettono di esplorare l'ignoto attraverso le esperienze del tonal affrontando queste sfide. Ed è proprio per questo motivo che il tonal viene indicato come il sognato, relativamente al sognatore. Sebbene sia vero che lo scopo di sognare il sognato è l'evoluzione della consapevolezza, le implicazioni vanno molto più in profondità, in quanto lo scopo ultimo del sognare è quello di 68
raccogliere sufficiente energia per realizzare la trasfigurazione finale del tonal, in modo che lo scopo del nagual possa materializzarsi sul piano fisico. Questo significa che il vero scopo del sognare sta nel costante sforzo del sognatore per materializzare lo scopo dello spirito sul piano fisico, guidando il tonal a diventare una vera espressione di tale scopo. In altre parole, l'intento del sognatore è quello di raccogliere sufficiente energia in modo che possa trasfigurare il tonal nel diventare l'incarnazione dello scopo del nagual sul piano fisico. Da quanto sopra vediamo che se vogliamo impostare il nostro intento, allora l'unico modo per attivarlo è quello di avere intenzione di volere qualcosa o fare qualcosa, a condizione che sia in linea con il nostro vero scopo nella vita e che la nostra intenzione ci consenta di farlo. Pertanto, se vogliamo riuscire a padroneggiare l'intento, dobbiamo sforzarci di diventare l'incarnazione dello scopo del nagual, che ovviamente è il nostro vero scopo. Ma in pratica, che cosa significa esattamente? Come esseri umani sul piano fisico, l'unico modo per diventare l'incarnazione dello scopo del nagual, e quindi padroneggiare l'intento, è quello di imparare il vero significato dell’amore e del calore, perché, come abbiamo già visto, l'amore e il calore sono entrambi espressioni dell’intento. Tuttavia, poiché l'intento è il principio unificante nella vita, questo implica che anche l'amore e il calore devono essere pienamente inclusivi e quindi incondizionati. Da ciò ne consegue che fin tanto che la nostra visione del mondo rimane intatta, non ci è possibile padroneggiare l'intento, per il semplice motivo che tutte le nostre azioni, fisiche, emotive o mentali, saranno basate sulla percezione selettiva che, per natura è separativa, e quindi antitesi dell’intento. Inoltre, se nelle nostre azioni esprimiamo separatività, allora allo stesso modo esprimeremo il nostro amore e il nostro calore in termini di separatività, perché amare qualcuno o qualsiasi altro essere è molto più che un’azione, come anche esprimere calore. Ma questo implicherebbe che anche il nostro amore e il nostro calore si baserebbero sulla percezione selettiva, e di conseguenza, sarebbero necessariamente condizionati, perché non è possibile amare incondizionatamente ed essere selettivi allo stesso tempo. Si tratta di un punto importante che ha implicazioni enormi, e quindi consideriamolo attentamente. Le persone trovano difficile cogliere la vera natura dell'amore incondizionato, perché non riescono a capire che l'intento non è solo il principio unificante nella vita, ma anche il principio di separazione. Di conseguenza, poiché la maggioranza dell'umanità percepisce l’inclusività nel senso che tutte le separazioni sono in qualche modo male e indesiderabili, le persone sono sempre disposte a sostenersi l'un l'altro nella loro visione del mondo, e quindi anche nelle loro debolezze. Ma rendetevi conto di quanto è davvero molto selettiva tale percezione, perché come possiamo giustificare il sostenerci a vicenda nelle nostre debolezze e chiamarlo amore? Il vero amore deve essere incondizionato, il che significa che non si fonda sulla paura, né sull’ambizione, ed è quindi una pura espressione sorgente dal cuore. Ma questo implica che non abbiamo paura di parlare e di agire apertamente e onestamente, anche se le nostre azioni non saranno percepite come sostegno e per tirare sù, e anche se questo poi porta a qualche tipo di separazione, come la perdita di un rapporto o anche di un lavoro. Comprendete profondamente che l'intenzione dietro tutti gli atti di amore incondizionato, che siano percepiti come supporto oppure no, è quella di elevare le altre persone e incoraggiarle a diventare espressione del loro vero scopo nella vita. Tuttavia, le persone sono così incredibilmente selettive nella loro percezione, che ogni volta che gli si dice qualcosa che non vogliono sentire oppure ogni volta che un’azione viene percepita come se fosse in qualche modo contro di loro, di solito finiscono per sentirsi ferite, vittime e trattate ingiustamente. Eppure queste persone non si rendono mai conto che loro non sono il loro comportamento, e quindi che ogni volta che si trovano affrontati, non è mai un attacco alla persona, ma solo un attacco al loro comportamento. Ancora una volta vediamo come sia importante imparare a discriminare tra la vita, cioè la vita interiore, e il lato formale della vita, cioè il tonal, in tutte le molteplici espressioni, fisiche, emozionali e mentali; e questo, naturalmente, comprende anche il comportamento, l’immagine di sé e la propria visione del mondo, che sono semplicemente espressioni esteriori del vero essere, la vita 69
intrinseca non manifesta. Ma non è possibile discriminare senza separare, anche se è solo per separare la persona dal suo comportamento. Quindi anche qui vediamo che il vero amore incondizionato richiede la separazione in modo che alla fine ci sia vera unità, vera inclusione. Da ciò che abbiamo imparato, dovrebbe essere chiaro che l'obiettivo primario sulla Via del Guerriero è, per dirla semplicisticamente, imparare il vero significato dell'amicizia. Nel caso del maschio ciò significa che deve smantellare la sua visione del mondo, in modo da aprire completamente il suo cuore. Solo in questo modo egli può imparare il vero significato dell’amicizia che, come già sappiamo, è amore incondizionato, è intento. Senza quest’apertura di cuore, il suo amore non è incondizionato, e quindi manca l'intento necessario per evocare il potere creativo del Vuoto attraverso la Rosa Gialla dell’Amicizia. Esattamente lo stesso vale per la femmina, perché senza l'amore incondizionato che proviene da una vera apertura del cuore, le manca l’intento, e quindi non è in grado di stimolare il maschio a di-venire creativo. Invece richiama in lui il desiderio di ri-produrre, sia riprodurre la follia o riprodurre la specie umana. Comunque, poiché è il maschio che identifica la Rosa Gialla dell’Amicizia, è il maschio che deve condurre con delicatezza all’apertura del cuore, e se non lo fa, sia lui che la femmina restano saldamente fissati nella loro visione del mondo e nella loro percezione selettiva, con la conseguenza che essi stessi rimangono in uno stato di separatività. Poiché la Rosa Gialla dell’Amicizia precede il resto della manifestazione, il mantenimento della propria visione del mondo implica che l'evoluzione della consapevolezza non può aver luogo, e quindi sia il maschio che la femmina rimangono saldamente fissati all'interno del conosciuto, girando in tondo e riproducendo ancora e ancora la loro follia. Mancando il necessario intento, sono divorziati dalla Rosa Gialla dell’Amicizia, e, di conseguenza, tali uomini e donne non conoscono mai il vero significato dell’amicizia, e così conducono una vita fredda, sterile e senza cuore fondata sulla percezione selettiva e sulla separatività. Non conoscendo la vera amicizia, non hanno mai veri amici, ma solo complici, e quindi le loro vite non hanno vero amore, né vero calore. Tecnicamente, tali persone non solo mancano l’intento, ma mancano anche il principio Cristico nella loro vita, e così sono divorziati dal padre, che, come sappiamo, è Dio Immanente, la Rosa Gialla dell’Amicizia. In termini cristiani, queste persone sono veramente senza Dio, e non sono né figli di Dio, né figli dell'uomo. Sono semplicemente anime perdute nei meandri senza fine della vita, e intrappolati nella follia del sogno comune. Se dovessimo riassumere questa terza visione, sarebbe opportuno riferirsi ad essa come la rivelazione della grande legge conosciuta come Legge della Trasfigurazione, che equivale alla legge dell’intento, così come alla legge dell’amore e del calore. Attraverso questa grande legge impariamo a incarnare lo scopo dello spirito e che incarnare tale scopo comporta trovare il senso della vita, vale a dire, la Rosa Gialla dell’Amicizia. Impariamo a creare, impariamo a concepire, ad evolvere la nostra consapevolezza e, soprattutto, impariamo ad amare ed essere amati, e impariamo a dare espressione al calore, e come ricevere calore. Inoltre, attraverso questa legge, impariamo anche che cosa è avvicinarsi al mondo del nagual, e impariamo che l’ingresso a quel mondo è davvero l'amore e il calore; il sud, il luogo del potere, e quindi anche dell’energia, del sogno e della trasfigurazione. Ed è qui nel sud, che arriviamo a comprendere che vi è una sola vita, un solo spirito, e quindi che tutto è veramente interconnesso, interdipendente e interattivo, e che porta a quella inclusività che rivela l'Occhio dell'Aquila, l’intento e il principio Cristico. Quando afferriamo il senso di quell’Occhio, arriviamo a capire che l'unica vera trasfigurazione che c'è, è quella da essere umano a uomo, da figlio della mente a figlio dell'uomo che è anche il figlio di Dio. In questo modo diventiamo l'incarnazione dello scopo dello spirito, ossia, un'espressione del suo intento. Ed è per questo motivo che Cristo ci ha insegnato a prendere la nostra croce e seguirlo, perché come ha dichiarato, "Io sono la Via, la Luce, e la Parola".
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CAPITOLO SEI
LA QUARTA VISIONE L’INCARNAZIONE NON HA ALTRO SCOPO CHE MATERIALIZZARE LO SCOPO DELL’INDICIBILE, PER MEZZO DELL’AZIONE DELLA VITA INTERNA ALLA MANIFESTAZIONE.
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La quarta visione di questa regola, è la più lunga delle quattro, ma solo perché riguarda gli aspetti pratici connessi alla vita sul piano fisico. Quasi tutti gli insegnamenti fondamentali hanno origine nel contenuto di questa visione, e quindi qui ci occuperemo solo degli argomenti che non sono già stati trattati nei precedenti volumi, nei termini degli insegnamenti fondamentali. Questa ultima visione ci porta al Nord, il luogo della materializzazione e dell’azione, e poiché tutta la vita ruota e s’impernia intorno all’azione, il Nord è giustamente definito il centro del mondo. Ma, come abbiamo già imparato nella terza visione, la materializzazione significa materializzare lo scopo dello spirito, ossia materializzare lo scopo della vita interiore. Tuttavia, poiché lo scopo può essere materializzato solo tramite l'azione sul piano fisico, è ovvio che tutte le nostre azioni devono essere espressione del nostro destino, e questo a sua volta implica che dobbiamo sforzarci di di-venire l'incarnazione di tale scopo, perché altrimenti le nostre azioni sarebbero niente più che casuale follia. Di conseguenza, il tema principale di questa particolare visione riguarda la corretta percezione dell’azione, e quindi la corretta implementazione dell’azione. Come sappiamo dai precedenti volumi, le persone raramente agiscono nel vero senso della parola - la maggior parte continua solo a re-agire alla propria follia. Ciò si deve al fatto che uomini e donne, in generale, non colgono il vero significato dell’azione, e anche al fatto che non vogliono riconoscere che tutte le azioni, e anche le reazioni, hanno conseguenze che modellano il dispiegarsi delle nostre vite. La reazione, o più precisamente, la reiterazione della follia, è stata esaminata in modo così completo nei volumi precedenti che non c’è bisogno di ripetere questi concetti, ma sarà più proficuo dare un'occhiata in particolare a ciò che costituisce la vera azione. L’AZIONE E’ UNA RISPOSTA INTELLIGENTE ALLA VITA, MA POICHE’ L’INTELLIGENZA E’ IN RELAZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA E INFINE ALLA PERCEZIONE, E’ DI VITALE IMPORTANZA DISTINGUERE FRA LE AZIONI CHE TENDONO A SUPPORTARE LA VITA E LE AZIONI CHE TENDONO A DISTRUGGERLA. Tutte le azioni, che siano fisiche, emozionali o mentali, sono definite come una risposta intelligente alla vita. Nonostante la definizione di azione sia abbastanza semplice, si entra in confusione quando si tratta di azioni cosiddette giuste o sbagliate. Infatti, non è così facile definire l’azione "giusta" o quella "sbagliata", perché nel cercare di definirla ci imbattiamo subito nel fattore relatività, a causa del fatto che l'universo, e soprattutto la vita, non sono assoluti. Per comprendere questo, rendetevi conto che ogni singola azione, fisica, emozionale o mentale, dipende in primo luogo dal movente, e in secondo luogo dalla circostanza. Quindi non c’è altro modo per misurare l'azione, se non valutando se un'azione supporta la vita o distrugge la vita. Come regola generale si può dire che ogni azione che supporta la vita è "giusta", e che ogni azione che distrugge la vita è "sbagliata". Ma anche qui bisogna fare attenzione, perché, come sappiamo, quando si tratta di dare forma a qualcosa, non tutta la distruzione è necessariamente un male. Spesso vecchie forme devono essere distrutte per fare spazio alle nuove, ma dobbiamo stare attenti a discriminare in modo chiaro tra la vita e la forma che è utilizzata da quella vita interiore. Naturalmente, la vita in sé non può essere distrutta nel vero senso della parola, perché come si può distruggere Nessuna-Cosa? Tuttavia, dal momento che è possibile distruggere la forma, come per esempio distruggere un rapporto, una carriera, la salute, la felicità, e così via, abbiamo bisogno di vedere chiaramente se tale atto tenderà a migliorare la qualità della vita interiore, o se tenderà a debilitarla e regredirla. Chiaramente, se un’azione migliora la qualità della vita, allora possiamo giustamente considerarla che supporta la vita, e viceversa, se l'azione debilita la continua evoluzione della vita, o in qualche modo la porta a regredire, allora non supporta la vita, ma è distruttiva. A questo proposito, le due cause principali della distruzione nel mondo sono sempre state, e sono tuttora, gli effetti negativi del condizionamento sociale e la reazione fondata sulla percezione selettiva.
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Vediamo quindi che l'azione può elevare o distruggere, e qui sta l’importanza di prendere in considerazione il movente e la circostanza. Non c'è molto da prendere in considerazione rispetto al movente, perché è un concetto che parla da solo, è un impulso a muovere che può essere per elevare o per distruggere. Tuttavia, ciò che dobbiamo considerare con attenzione è che, sebbene il movente del vero guerriero sia sempre e solo per elevare se stesso e chi gli sta intorno, le circostanze a volte possono essere tali che non sempre è possibile elevare, senza che questo comporti un qualche tipo di distruzione, che a volte può essere una buona cosa, ma a volte no. Per esempio, nell’allevare un bambino, il bambino molto spesso richiama dai suoi genitori delle azioni disciplinari, che talvolta possono essere abbastanza distruttive, nel senso che minano l’autostima del bambino, o il senso di onestà, e così via. Eppure, il movente dei genitori sarà sempre quello di elevare il bambino, ma a causa delle circostanze determinate dal comportamento del bambino, i genitori sono costretti a disciplinare, anche se ci possono essere effetti collaterali indesiderati. Allo stesso modo, se qualcuno è bloccato nella propria visione del mondo, e qualcuno vuole elevarlo, allora non ha altra scelta che scuoterlo e tirarlo fuori dalla percezione che lo tiene bloccato. Tuttavia, così facendo, le proprie azioni non saranno mai viste come supporto, perché si è sempre costretti a distruggere in qualche modo l’attuale percezione della persona. In ciò che abbiamo visto, il concetto più importante che riguarda l'azione, sta nel fatto che, poiché la nostra vita non segue un percorso casuale, non possiamo permetterci di continuare a reiterare la nostra follia, e nemmeno possiamo permetterci di prenderla in modo casuale o confuso. Per comprendere appieno questo, rendetevi conto che siamo tutti delle unità dell’Unica Vita, e, pertanto, attraverso le nostre azioni dobbiamo dare espressione a quel particolare aspetto dell’Unico Scopo che è nostro destino materializzare. Per fare questo siamo costretti ad evolvere la nostra consapevolezza, perché solo in questo modo possiamo diventare consapevoli del nostro destino e del modo migliore per realizzarlo. Pertanto, se le nostre azioni equivalgono a follia, allora è solo perché non abbiamo ancora imparato il significato della follia controllata, un concetto già ampiamente esaminato nei volumi precedenti. Allo stesso modo, se la nostra vita sembra folle, allora, ancora una volta, è solo perché non avendo ancora imparato a controllare la follia, stiamo lavorando contro il nostro destino, piuttosto che cercare di realizzarlo. Quando il guerriero prende seriamente il compito di controllare la follia e impara a controllala, tuttavia non si prende seriamente e nemmeno le sue azioni, perché sa per esperienza che la sua consapevolezza continua a dispiegarsi e pertanto anche le azioni continuano a cambiare, semplicemente perché egli stesso sta cambiando. Questo, naturalmente, è l'ultimo non-fare del vero guerriero, ed è un’impeccabile espressione della sua intima predilezione. Ma vediamo meglio questo concetto. AVENDO IMPARATO A CONTROLLARE LA SUA FOLLIA, IL GUERRIERO NON SI PRENDE MAI SERIAMENTE, PERCHE’ SA CHE LE SUE AZIONI RIFLETTONO IL CONTINUO DISPIEGARSI DELLA SUA CONSAPEVOLEZZA, MENTRE CERCA DI AFFRONTARE LE CAPRICCIOSE RICHIESTE DEL POTERE. IN QUESTO MODO IL GUERRIERO LOTTA PER ESSERE PIU’ FLUIDO POSSIBILE. Nel campo di battaglia della vita, ossia nella vita sul piano fisico, tutte le nostre azioni sono importanti, non solo perché ogni azione porta delle conseguenze, ma anche perché il destino si dispiega solo attraverso le azioni e le loro conseguenze. Tuttavia, poiché all'inizio nessuno di noi sa con certezza qual’é il proprio scopo, non è chiaro nemmeno qual’é e cosa comporta il nostro destino. Eppure, nel profondo, ogni essere umano sente che c'è uno scopo che deve concretizzare. C’è un solo modo per scoprire la natura di tale scopo, quello di agire e imparare dalle conseguenze di tali azioni. Per il guerriero questo significa che tutte le nostre azioni, per quanto importanti siano, sono in primo luogo il mezzo attraverso il quale sviluppare la consapevolezza con l’esperienza, e in secondo luogo, sono il mezzo per arrivare a scoprire qual’é il nostro vero scopo e qual’è il modo migliore per materializzarlo. Quindi, per il guerriero ciò che è importante è la materializzazione 73
dello scopo nel compimento del destino, e così egli considera le sue azioni come il mezzo per realizzare questo. Ma fermatevi un attimo a considerare quanto questo modo è diverso dal modo in cui gli uomini e le donne percepiscono comunemente la loro vita. La maggior parte delle persone cerca di vivere una vita basata sulle idee preconcette e sui pregiudizi che sorgono dalla percezione selettiva e dal condizionamento sociale. A causa di questo, le persone raramente si soffermano a mettere in discussione ciò che interpretano come il loro scopo nella vita. Facendo il possibile per soddisfare le esigenze della loro interpretazione del loro scopo, queste persone, come anche il guerriero, orientano le loro azioni verso il raggiungimento dei loro obiettivi. Tuttavia, poiché questi obiettivi provengono da un’interpretazione fondata sulla percezione selettiva e sulla visione del mondo che ne deriva, le azioni dell’uomo e della donna comuni equivalgono per forza di cose a pura follia. Siccome i nostri cuori non possono mentire, in qualche modo le persone questo lo sentono e lo sanno già. Di conseguenza, cominciano a porre sempre più l'accento sull'azione, tentando di forzare la materializzazione dei propri desideri e dei propri sogni. Così facendo, iniziano anche a diventare molto critiche sulle azioni delle altre persone, vedendole a volte come supporto alla loro causa, ma prevalentemente come ostacolo ai loro sforzi, e quindi come causa dei loro fallimenti. In una tale situazione fiorisce rigogliosa l’inclinazione a sentirsi vittime, e poiché queste persone si sentono minacciate da chiunque, così anche il senso di separatività cresce e comanda le loro azioni. Ma ancora peggio è che dove c'è separatività, fiorisce anche la percezione selettiva, al punto che ogni azione si trasforma in una re-azione, fino a quando la vita di queste persone diventa una pura follia di reazioni senza fine, in cui è impossibile che si realizzi la vera chiarezza. Pertanto, invece di vedere l'azione come mezzo per acquisire una maggiore conoscenza di se stessi, non solo per rivelare, ma anche per rendere possibile la materializzazione del loro vero scopo, queste persone considerano le loro reazioni, così come le reazioni degli altri, come molto importanti! Questo mostra come possiamo essere fuorviati dalla nostra percezione selettiva, perché se è vero che tutte le nostre azioni, così come le reazioni, portano delle conseguenze, nel bene o nel male, tutto equivarrà comunque a follia, a meno che non smettiamo di re-agire e cominciamo ad agire in maniera impeccabile sulla base della conoscenza a nostra disposizione in quel momento. In tutto questo, è importante capire che, sebbene tutte le nostre azioni siano espressione del nostro scopo, le nostre azioni non sono di per sé tale scopo. Lo scopo è l'espressione della vita interiore, dello spirito, così come l'azione è l'espressione di tale scopo. In altre parole, lo spirito materializza il suo scopo nella vita sul piano fisico per mezzo dell’azione, ossia ogni azione che supporti e contribuisca a materializzare tale scopo. Ma per l'uomo comune che è intrappolato nella sua fissa visione del mondo, l'espressione dello scopo non è mai una questione di ogni azione, ma solo di quell'azione specifica, o, peggio ancora, di quella reazione che sostiene la sua percezione selettiva di ciò che considera la sua vita e il suo scopo! Di conseguenza, le persone inconsciamente misurano e giudicano se stessi e gli altri dalle loro reazioni, e non capiscono mai che è proprio per questo che si sentono persi e infelici, sempre frustrati, non solo dalle azioni e reazioni degli altri, ma anche dalle circostanze della loro vita. D'altra parte, anche se il guerriero sceglie le sue azioni con la massima cura, non pone questo tipo di enfasi sulle proprie azioni o su quelle degli altri. Invece considera le azioni per quello che realmente sono, cioè, il mezzo attraverso il quale mappare l'ignoto in noi stessi e nel mondo che ci circonda. Perciò il guerriero non giudica se stesso o gli altri sulle sue o selle loro azioni, ma considera ogni azione come l'espressione di un senso di scopo in evoluzione. Poiché il suo senso di scopo diventa sempre più chiaro, di giorno in giorno, il guerriero considera i suoi atti come niente più che follia, perché sa che la sua conoscenza cresce, e domani non agirà allo stesso modo di ieri. Perciò il guerriero si sforza di controllare la sua follia, in modo che egli possa agisce in maniera impeccabile in ogni momento di ogni passo nel suo viaggio attraverso la vita. A questo proposito, sapendo per esperienza che il potere è sempre imprevedibile, il guerriero è sempre pronto ad affrontare l'imprevisto. Di conseguenza, quando si ritrova improvvisamente di fronte all'ignoto, non reagisce mai impulsivamente, ma lo accoglie completamente; vigile, con timore, con rispetto, e 74
anche con quell’assoluta certezza che deriva dal sapere che l'unica cosa che può fare, è quella di agire impeccabilmente sulla base della conoscenza che è a sua disposizione in quel momento. Questa sezione degli insegnamenti non sarebbe completa se non considerassimo le profonde implicazioni insite nel concetto di follia. Considerando questa quarta visione, è chiaro che non importa se agiamo o reagiamo, se agiamo in maniera impeccabile o no, in ogni caso le nostre azioni o reazioni rimangono follia, nel senso che nessuno di noi può mai uscire dai confini dell’intento universale. Essendo unità dell’Unica Vita, il nostro destino è determinato dall’inflessibile intento dell’Indicibile, e quindi non possiamo mai deviare veramente dal nostro destino, a prescindere da ciò che potremmo credere o fare. Pertanto, possiamo fare del nostro meglio per frustrare ed evitare il nostro destino, e se siamo persistenti e testardi, possiamo anche rinunciare del tutto a questo destino. Ma per ottenere cosa? In questo modo l'unica cosa che riusciamo a realizzare è una vita di miseria e di stenti. Eppure, anche in questo caso, non saremmo ancora sfuggiti all'intento dell’Indicibile, perché nel tentare di sfuggire al destino, impareremmo, anche se molto dolorosamente, che il comando dell'Aquila è quello di mappare l'ignoto e sicuramente lo faremo, prima o poi, volenti o nolenti. Perciò, cercando di evitare il nostro destino, finiremo per materializzare gli aspetti negativi del nostro vero scopo, e quindi mapperemo quella parte dell’ignoto che ci porta alla conoscenza del lato ombra dell'uomo. Tuttavia, poiché l’intento ci impone di non avere lacune nella nostra conoscenza, anche questa parte della nostra consapevolezza deve essere sviluppata e compresa per ciò che è veramente. Quindi, anche se possiamo credere che sia possibile avere la vita alle nostre condizioni, cercando di farlo, impareremo rapidamente che perseguire l'ombra dell'uomo non produce altro che sofferenza e miseria, e che forse è più saggio cercare di cambiare le nostre azioni e quindi cominciare a trasformare i nostri difetti. E così impariamo che i nostri difetti sono davvero il nostro passaggio verso il potere, e quando cominciamo a trasformarli possono anche diventare il nostro biglietto per la libertà. Dopo aver esaminato la vera natura dell'azione, ora dovrebbe essere chiaro perché i Toltechi considerano l’azione come il perno centrale della vita sul piano fisico. Inoltre, possiamo vedere che il vero viaggio nel percorrere la Via del Guerriero è in realtà un processo per apprendere ad agire in maniera impeccabile, e questo, ovviamente, implica imparare ad ascoltare il cuore. Imparando ad agire impeccabilmente e imparando ad ascoltare il cuore, la nostra conoscenza continua a crescere, e cominciamo a comprendere la nostra vera natura, rivelando il nostro destino e il nostro scopo. Attraverso questo, e col tempo, impariamo che anche se siamo tutti delle unità dell’Unica Vita, non siamo tutti uguali, nel senso che così come ci sono maschi e femmine, così ci sono cacciatori e sognatori. E così come la funzione del maschio è diversa da quella della femmina, anche la funzione del cacciatore è diversa da quella del sognatore. Allo stesso modo, sebbene tutti noi sosteniamo lo scopo dell’Indicibile, poiché questo scopo ha una quadruplice espressione, così noi siamo collocati all'interno di tale struttura per sostenere lo scopo dell’Indicibile in una delle quattro direzioni, determinata dal nostro particolare destino. Ma tutto questo è già stato trattato in precedenti volumi, e in particolare ne Le Nebbie della Tradizione del Drago.
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Oltre ciò che abbiamo notato in riguardo a questa quarta visione, rimane un aspetto pregnante della Regola del Nagual a Quattro Punte che non è stato ancora chiarito. Questo aspetto riguarda la natura e la formazione dell'essere nagual, il cui destino è quello di condurre uomini e donne verso la libertà. Dato che questi libri sono stati scritti per uomini e donne comuni, e non per nagual e veggenti, non voglio entrare in lunghe spiegazioni di ciò che comporta essere nagual. Ai fini di questo libro la natura dell'essere nagual è chiaramente definita nella stessa regola, come anche il suo scopo, e quindi non c'è bisogno di insistere nuovamente su questo. Per quanto riguarda la formazione dell'essere nagual, è sufficiente dire che la formazione di base è la stessa di ogni apprendista, eccetto che è molto più approfondita e complessa, e quindi addestrare un nagual richiede più tempo che addestrare un altro tipo di guerriero. La ragione di questo è duplice. In primo luogo, poiché non vi è altra conoscenza che quella acquisita attraverso l'esperienza personale, l'essere nagual deve essere addestrato in tutti gli aspetti della natura umana, e questo include la necessità di sperimentare sia il lato oscuro dell'uomo che il lato luminoso. Pertanto quando un essere nagual ha raggiunto un certo livello di efficienza nel vivere la vita del guerriero, il suo destino comincia naturalmente a dispiegarsi in modo tale che le sue esperienze di vita lo portano sempre più a comprendere, oltre che a sperimentare, il lato oscuro dell'uomo. Di conseguenza, che gli piaccia o no, la vita lo immerge più e più volte nelle regioni oscure dell'ignoto, per affrontare lì il significato più profondo dell’oscurità. E' qui che l'essere nagual, vita dopo vita, impara a comprendere e a resistere alle più strazianti situazioni di dolore e di perdita, di sfiducia e di disperazione, di sofferenza e di sacrificio, finché comincia a cogliere il pieno significato insito nella sopportazione, nel distacco e nel coraggio. In secondo luogo, durante la formazione dell'essere nagual gli si mostra costantemente che ogni percezione selettiva è basata sulla resistenza, che conduce a una reazione o, nella migliore delle ipotesi, a un’azione sbagliata, e quindi in ultima analisi, alla separatività. Più e più volte è messo alla prova e testato, finché poco a poco ma inevitabilmente comincia a trasformare la resistenza in tenacia, come suo unico modo per mantenere la sanità mentale nella costante battaglia per la sopravvivenza. Perciò ogni volta che reagisce, invece di rispondere in maniera intelligente alla vita, riceve un colpo dal Potere, sotto forma di una perdita che gli porta invariabilmente un senso di devastante dolore. Ogni volta che sceglie l’azione sbagliata, deve subire le conseguenze di tale azione, fino a quando non si imprime bene nella sua consapevolezza che l'unica azione ammessa è quella che sostiene la vita. Ogni volta che indulge nell’autocommiserazione, il potere lo inonda con ogni possibile motivo per sentirsi dispiaciuto di se stesso. Ogni volta che si sottomette all’importanza personale, il potere lo mette bruscamente in ginocchio, così che impara presto il senso di umiltà. Ogni volta che si concede alla paura o all’ambizione, il potere gli ricorda, in un modo o nell’altro, che né la paura, né l'ambizione lo possono salvare dai tiratori scelti dell'universo. Durante questa formazione non è raro che il nagual tirocinante crolli definitivamente. E quando il nagual crolla, la sua formazione ha un brusco arresto per quella vita. In questi casi l'essere nagual trascorre il resto della vita come un essere umano distrutto ed emotivamente paralizzato, in attesa di un'altra vita in cui riprendere la sua formazione, e in cui dovrà nuovamente affrontare le stesse lezioni che lo hanno fatto crollare, fino a quando non crollerà più. In altri casi il nagual tirocinante è rigorosamente messo alla prova mentalmente, e anche qui spesso crolla, nel senso che perde la sanità mentale. E quando questo accade, ancora una volta, la sua formazione è sospesa fino alla vita successiva, in cui le pressioni mentali che si eserciteranno su di lui saranno ancora più pesanti. Vita dopo vita l'essere nagual è trascinato avanti e indietro attraverso i pozzi dell'inferno, finché comincia a capire che patisce tutti questi tormenti per cogliere la differenza tra la vita e la parte formale della vita. Quando coglie questa differenza, egli comincia a imparare l'arte della discriminazione, e come distaccarsi dal lato formale della vita, ancora una volta come un atto di sopravvivenza. Così facendo, l'essere nagual diventa sempre più fluido nella percezione, ed è quindi capace di allineare e distinguere chiaramente tra un gran numero di livelli di consapevolezza. Di conseguenza, non solo comincia a vedere la follia del rimanere aggrappati a una qualsiasi visione 76
del mondo, ma comincia anche a cogliere il significato profondo della consapevolezza materna, un concetto già trattato ampiamente in altri miei libri. A questo punto della formazione l'essere nagual finalmente capisce che, non è che la vita e lo spirito sono stati crudeli con lui, ma che la propria consapevolezza materna gli è stata riflessa nel mondo che lo circonda. Capisce anche che è la propria consapevolezza materna che ha causato in lui resistenza per tutto questo tempo. Con questa comprensione, e avendo ormai una percezione fluida che non lo lega a nessuna particolare visione del mondo, l'essere nagual si ritrova ad andare nella crudele missione per eliminare tutte le tracce della madre. Non rendendosi ancora conto che qui ci sono implicazioni molto più profonde, l'essere nagual si espone con tutto il potere personale, per tentare di alleviare l'umanità dai vincoli della madre. L'essere nagual si scaglia più volte contro il mondo che lo circonda, solo per ritrovarsi devastato dalla terribile distruzione delle sue azioni. La crudeltà comincia ad assumere un nuovo significato per lui, e lentamente comincia a capire che ogni forma di separatività, per qualsiasi ragione, porta con sé solo più separatività, a causa della distruzione. Inoltre, la paura generata da tale distruzione, l'avversione a causa della perdita, i conseguenti dubbi, i sospetti e una miriade di altre forme di sofferenze emotive e mentali causate dalla separatività, lasciano il nagual inorridito e con la certezza che la separazione non è nella volontà dell'Aquila. Da quel momento, inizia il doloroso processo di apprendimento su cosa significa veramente aprire il cuore, per abbracciare tutta la vita allo stesso modo, senza elevare nessun aspetto della vita al di sopra di ogni altro, e per accogliere tutte le sfide con lo stesso amore incondizionato. Ormai l'essere nagual si avvicina alle fasi finali della sua formazione come nagual, ma ancora non conosce il vero significato del calore. Solo quando impara ad accogliere anche la consapevolezza materna con tanto amore incondizionato come per qualsiasi altra cosa, il nagual arriva a capire che, durante la sua formazione, era la madre in lui a causargli tanto dolore e sofferenze, e che è stata la madre stessa, attraverso le macchinazioni del potere, a condurlo ad una comprensione più profonda della vita, e anche dello scopo dello spirito interiore. Da quel momento, l'essere nagual si riempie di un amore travolgente per tutti gli aspetti della vita, e in quel grande amore che inonda il suo cuore, il suo unico desiderio è quello di abbracciare tutta la vita, ed ogni essere vivente, con tutto il calore che possiede. Ma qui c’é per ogni nagual la trappola più grande di tutte, ed è quindi sempre a questo punto della formazione che il nagual riceve la lezione finale di ciò che significa essere nagual. Per cogliere questa lezione finale è necessario rendersi conto che avendo una percezione totalmente fluida, e avendo imparato il vero significato dell’amore incondizionato, l’essere nagual a questo punto della sua formazione è estremamente vulnerabile nella sua incapacità a giudicare, a condannare o a danneggiare qualsiasi essere. Ne consegue che non è ancora invincibile, nel senso che, così come il suo amore e il suo calore possono elevare la vita, così possono diventare corrotti. Per comprendere appieno questo, occorre rendersi conto che l'essere nagual, proprio come qualsiasi altro essere, anela disperatamente, non solo a condividere il suo amore e il suo calore con chi gli sta intorno, ma ad averne di ritorno per sé. E qui sta la sua vulnerabilità e anche il più grande difetto della sua formazione, perché ora conoscendo il vero significato dell’amore incondizionato e del calore, il nagual corre il pericolo di iniziare a perseguire una realizzazione personale di questo amore e calore. Pertanto, se l’essere nagual dovesse permettere questo, la sua formazione sarebbe annullata, perché nel trovare l'amore e il calore che bramava, diventerebbe così soddisfatto che continuerebbe a cercare solo la sua realizzazione personale e quindi non potrebbe portare a termine il compito per il quale è stato addestrato, cioè condurre altri alla libertà. Per evitare che questo accada, l'essere nagual è separato dal tonal. E’ molto più facile capire come un essere nagual è separato dal tonal che cogliere gli effetti su di lui derivanti da tale distacco. Per gli scopi di questo libro che non c'è bisogno di entrare nei dettagli tecnici di come un essere nagual è separato. Basti dire che a un certo punto di queste fasi finali della sua formazione, l'essere nagual, a causa del suo grande amore per la vita, e poiché è dolorosamente consapevole di come la percezione selettiva separa e divide, accumula dentro di sé un intenso desiderio di amare e di essere amato, e di colmare così questa separatività insita nella 77
vita. Questo desiderio crea nel suo bozzolo luminoso un grande vortice elettromagnetico che raccoglie rapidamente slancio, finché ha energia sufficiente per una totale trasfigurazione. Ma, a causa del modo in cui il potere sistema le cose, invece di creare quella trasfigurazione che consente al nagual di colmare la separatività, provoca nel suo bozzolo luminoso la "divisione" tra la parte destra e la parte sinistra. Questa "divisione", non è una vera divisione in senso letterale, perché se così fosse, l'essere nagual sarebbe morto. Tuttavia, l'effetto è una forte e chiara differenziazione tra la parte destra e la parte sinistra, tra il tonal e il nagual, che nella visione del veggente sembra una separazione all’interno del bozzolo. Tecnicamente significa che, nel momento stesso in cui l'essere nagual avrebbe dovuto essere in grado di colmare la separatività, egli diventa la vera incarnazione dello spirito, e in questa incarnazione conosce per la prima volta nella sua vita, e con ogni fibra del il suo essere, il significato intrinseco dello scopo dell’Indicibile. La ragione di questo è che essendo stato diviso, l'essere nagual non sente più né amore né calore, perché questi sono gli effetti di essere distaccato dal tonal. Inutile dire che questi effetti sono indescrivibilmente dolorosi per l'essere appena diviso. Colmo della capacità di amare e di trasmettere calore che sgorga dal suo cuore, l'essere nagual sa che mai più sarà in grado di trovare la realizzazione personale. Non potendo desiderare di avere amore e calore per se stesso, nel senso che non sente più cosa vuol dire essere amato, l’essere nagual, da quel momento in poi, vive con un grande senso di vuoto interiore e solitudine spirituale, determinata dal non essere in grado di trovare, nella vita sul piano fisico, qualsiasi realizzazione personale. E' in questo straziante dolore di perdita che l'essere nagual finalmente coglie la grandezza del'intento dell’Indicibile, di mappare l'ignoto per integrarlo nel conosciuto. Devastato nel nucleo della sua essenza da questo dolore per la perdita, l'essere nagual fa l'unica cosa che può fare. Raccogliendo il coraggio che ha acquisito durante la sua formazione, l'essere nagual comincia a combattere con tutto quello che ha per conservare la sanità mentale e per protendersi verso il mondo che lo circonda, perché solo protendendosi verso il mondo può compensare la forte tentazione di distruggere se stesso. Sebbene l'essere nagual sappia che il suo protendersi non rimuoverà il senso di vuoto interiore e di solitudine, solo utilizzando il suo amore per la vita per elevare costantemente gli altri e per guidarli verso la libertà, riuscirà a trovare una parvenza di realizzazione personale. Divenuto un'anima inquieta, sempre alla ricerca e sempre proteso, l'essere nagual diventa gradualmente una creatura della notte, trovando in quella quiete oscurità un certo senso di pacifica solitudine, una solitudine che gli consente la libera esplorazione del grande ignoto, che ora è il suo unico reale contatto con il tonal. Di conseguenza, l'essere nagual occupa sempre più il suo tempo e la sua energia nel mappare l'ignoto, perchè questo è ora il suo unico amore, e in questo mappare l'ignoto è sempre alla ricerca di nuove conoscenze con cui soddisfare le necessità dell’umanità. Ed è nel soddisfare queste necessità che l'essere nagual può trovare finalmente dentro di sé un senso di pace e di accettazione del proprio destino. Perciò ogni volta che riesce a condurre chi gli sta intorno un passo più vicino alla libertà, ogni volta che può portare un pò di speranza, un po' d’amore e calore nella loro vita, l’essere nagual si sente colmo di gioia e del senso del proprio valore (piccolo o grande che sia) nel grande schema delle cose. Questa è, in estrema sintesi, la storia dell'essere nagual. Tuttavia, occorre chiarire due punti finali e per evitare possibili confusioni. Il primo di questi riguarda un fraintendimento di Carlos Castaneda nei suoi libri riguardo la separazione dell’essere nagual. Nell'interpretazione che il Dr. Castaneda dà della Regola del nagual Quattro Punte, egli suggerisce che la donna nagual è separata dal nagual al termine della loro formazione. Questo non è vero. La donna nagual è l'essere che riflette per il nagual la totalità del tonal dell'umanità. Pertanto, da ciò che ho già spiegato sulla separazione dell'essere nagual, dovrebbe essere chiaro che nell’essere separato e distaccato dal tonal, anche se rimane continuamente proteso verso la donna nagual, il nagual non sente più l’amore di lei per lui. L'effetto di questo è che la donna nagual è tenuta fuori dal nagual, anche se lei continua a lavorare insieme a lui, e gli fornisce continuamente uno specchio del tonal dell'umanità. 78
La donna nagual quindi non è rimossa fisicamente, ma poiché il nagual non può più sentire né il suo amore né il suo calore, lei è a tutti gli effetti oltre la sua portata personale. L'ultimo punto che dobbiamo chiarire, riguarda il fatto che l'essere nagual non può sentire né amore né calore dalle persone intorno a lui. Sebbene sia vero, è anche uno dei più grandi beni dell'essere nagual. Per comprendere questo, rendetevi conto che, non cercando la realizzazione personale nel cercare di essere amato, l'essere nagual non può essere corrotto, per la semplice ragione che non può essere sedotto in alcun modo. Sapendo che non gli importa se non sentirà l'amore di un altro essere, l'essere nagual non ha nulla da perdere, e quindi farà ogni cosa necessaria per guidare gli altri verso la libertà. Tuttavia, questo non significa che l'essere nagual non ha sentimenti o emozioni. Al contrario, l'essere nagual addestrato ha un’enorme capacità di amare, e pertanto, i suoi sentimenti e le sue emozioni corrono in profondità. Ma, a parte ciò che ho spiegato prima, l'unico modo in cui un essere separato può sperimentare l’amore o il calore, è quello di vederlo in azione. Non essendo in grado di sentire amore o calore, l'essere nagual li sperimenta solo quando li vede nelle azioni di coloro che ha attorno. Quindi ancora una volta vediamo il grande valore della separazione dell'essere nagual. In altre parole, l'essere nagual ha qualche speranza di sentire amore e calore, solo inducendo le persone ad agire in sostegno alla vita. Per gli scopi di questo libro, questo conclude lo studio della Regola del Nagual a Quattro Punte. Gli insegnamenti trasmessi qui hanno enormi implicazioni, e ci vuole una grande quantità di auto-disciplina, di sincera volontà, e principalmente un inflessibile senso di scopo, per comprendere questi insegnamenti e per attuarli successivamente nella vita quotidiana. Dico questo, non per scoraggiare il lettore, ma piuttosto per sottolineare ancora una volta che la Via del Guerriero non è per i pigri o per i deboli di cuore. Ci vuole pazienza e una gran quantità di duro lavoro per vivere ogni aspetto degli insegnamenti, e solo allora i veri insegnamenti - che non si possono mai verbalizzare - cominciano ad emergere nella coscienza consapevole dell'apprendista.
NARRAZIONE DELLA REGOLA DEL NAGUAL A TRE PUNTE SEZIONE UNO
IL NAGUAL Regola del Nagual a Tre Punte 79
. . . il veggente sa di essere il sognatore nello spazio, una pura espressione dell’intento, e il figlio del padre, e lui e il padre sono uno nello scopo. . . il veggente comprende che essendo espressione dello scopo del padre, egli è il conosciuto e l'ignoto, e in questa conoscenza brucia di passione interiore per abbracciare, unitamente al padre, sia il proprio conosciuto che la sua controparte, il proprio ignoto.
CAPITOLO SETTE
REGOLA DEL NAGUAL A TRE PUNTE Secondo contatto con il vuoto
Nel secondo contatto con il Vuoto il veggente si immerge nuovamente nello stesso vasto nulla del primo contatto, in cui la mente è nuovamente costretta al silenzio che rende ogni cosa nulla e vuota. In questo stato di silenzio il veggente sperimenta l’assenza di pensieri, nessun sentimento, nessuna emozione, nessuna sensazione fisica, né luce, né suono. Questa volta, sapendo consapevolmente di 80
essere in presenza del divino Indicibile, il veggente permette alla sua essenza di estendersi in tutte e quattro le direzioni, rilassandosi completamente nello stato di Nulla, sia fuori che dentro di sé. Arreso a quell’ineffabile sensazione di nulla, il veggente si trova sospeso in una totalità che non ha né sostanza né qualità descrivibile, se non una conoscenza del Sè. Il veggente sa, senza sapere come, che sta sperimentando l'eternità, tuttavia in lui non vi è alcuna consapevolezza cosciente di tempo o di spazio. Poi, improvvisamente, il veggente sperimenta una travolgente sensazione di un’enorme pressione, che in un primo momento gli sembra provenga da dietro di lui, ma che rapidamente inizia a materializzarsi nel nucleo più profondo della sua essenza, per esplodere infine nella coscienza come una sensazione di straziante angoscia. La montante pressione è così grande che l’essenza del veggente si condensa tutta in una volta in uno stato d'essere in cui sperimenta l'angoscia a livello mentale, a livello emotivo e anche a livello fisico. E’ così grande la sensazione di questa tripla angoscia che il veggente è costretto ad espandersi di nuovo verso l'esterno per compensare l'impatto. Ma nel momento dell’espansione, il veggente sente il suo intero essere che d’un tratto abbraccia la pressione e l'angoscia che ne deriva, provocando in lui un’indescrivibile sensazione di inclusione totale. Questa inclusione dissipa istantaneamente la pressione, e trasmuta l'angoscia in uno stato di estasi beata, in cui il veggente percepisce qualcosa di simile a una Rosa Gialla, magnificamente raggiante e dal sublime profumo. Immerso in questa visione, il veggente sa che sta sperimentando lo scopo del nagual, e che gli si sta mostrando l’intelligenza potenziale resa manifesta dall’intento, tramite la pressione sulla mente. Sperimentando questo ineffabile scopo, il veggente sa che è testimone della Superlativa Trinità, pura espressione del nagual, e tuttavia non riesce ancora a cogliere tale scopo, oltre che registrare una grande sensazione di amore senza limiti, personificata dalla Rosa Gialla. In quel momento il veggente capisce che se vuole svelare questo scopo, allora deve diventare un maestro di consapevolezza, ricapitolando tutta la sua esistenza, perché egli stesso è un'espressione dello scopo divino. Sempre immerso nell’estasi divina, il veggente improvvisamente sente nel profondo del suo nucleo più intimo una seconda grande ondata di crescente pressione, proveniente da dietro di lui, ma in qualche modo anche da dentro di sé. Sapendo ora che deve abbracciare totalmente la pressione, il veggente espande immediatamente la sua essenza fino a comprendere sia la pressione che l'angoscia opprimente che ne deriva. Poi, nel momento del completo abbraccio, il veggente viene momentaneamente immerso in un’infinita sensazione di buio assoluto, che immediatamente lo conduce interiormente verso quello stato d’essere che stava sperimentando prima dell'avvento della seconda ondata di pressione. Ma nel raggiungere questo stato d’essere, è sopraffatto da un devastante senso di separazione, una separazione tra sé e la grande oscurità che ora riconosce come parte della sua stessa essenza. Il veggente cerca disperatamente di raggiungere l’oscurità, ma più il suo sforzo è grande, più grande diventa la separazione. Coinvolto in questa nuova catastrofica visione, il veggente comprende improvvisamente che può solo sperimentare di nuovo la totalità del sé, impostando il suo intento per evolvere la sua consapevolezza e reclamare poco a poco la sua sconosciuta oscurità. Nell’intuizione del momento il veggente sa di essere il sognatore nello spazio, una pura espressione dell’intento, e il figlio del padre, la Superlativa Trinità, in cui lui e il padre sono uno nello scopo. Un grande senso di struggente malinconia permea il veggente e lo precipita in un vivido sogno, in cui per lui non vi è altro che un implacabile desiderio di unione col nagual, attraverso il legame dell’amicizia incondizionata; ma il desiderio che conosce non è che l'espressione del suo desiderio altrettanto grande di ricongiungersi con la sua controparte sconosciuta. In questo stato di doppio desiderio, il veggente comprende che come espressione dello scopo del padre, egli è sia il conosciuto che l'ignoto, e in questa conoscenza lo invade una bruciante passione interiore per abbracciare unitamente al padre, sia il conosciuto che la sua controparte ignota. Preso da questa divorante passione per l'unione, il veggente capisce che, per materializzare questa unione, deve originare l'arte dell’agguato, in modo da cancellare ciò che gli provoca la sensazione di essere separato.
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Poi, nel suo nucleo più intimo, il veggente comincia a sentire un risveglio che gli porta la consapevolezza che non potrà mai più sperimentare l'unione col padre e con la propria controparte sconosciuta, a meno che non diventi l'incarnazione dello scopo del padre. Con questa realizzazione il veggente esercita tutto il suo intento, e in quel momento materializza nel suo essere una chiara espressione della sua essenza, che in un primo momento riflette la sua controparte sconosciuta, ma poi anche il suo sé conosciuto. Con questa paradossale visione di unione che è anche separazione, il veggente ora sa di essere sia maschio che femmina, e di nuovo esercitando l’intento, raggiunge momentaneamente una vera unità, ma solo nel contesto del tempo. In questo contesto il veggente sa di dover diventare il sognato del sognatore, un cacciatore di tempo. Sapendo che la sua esperienza di tornare al suo stato originale di totalità gli è ancora in qualche modo preclusa, il veggente sa che è ancora rivolto ad est, il luogo del sole nascente, e che se vuole completare la sua esperienza si deve voltare verso ovest, il luogo del sole al tramonto. Colmo di un profondo desiderio di inclusività, il veggente si volta verso ovest, ed accoglie quel processo che finalmente lo porta all’unità nel tempo e nello spazio: la morte. Ma, mentre abbraccia la morte, il veggente si ritrova sulla soglia di una nuova vita, una vita piena di infinite possibilità di sognare la materializzazione dello scopo del padre. Impostando l’intento sul sognare, il veggente sogna che esiste una grande abbondanza di energia che riempie il suo intero essere. Poi l'energia raggiunge un momento critico in cui il veggente improvvisamente deve contrarre tutto il suo essere, per contenere la sua energia senza limiti. E’ così grande l'intento del veggente di contenere la sua energia, e così grande è l'intensità della sua energia compattata, che nel momento della contrazione finale il veggente è nuovamente costretto ad espandersi verso l'esterno con l’esercizio dell’intento. In questa rapida espansione verso l'esterno, il nucleo più intimo del veggente esplode in una miriade di scintille, ogni scintilla è un’unità della sua vita, eppure, paradossalmente, il veggente si sente ancora uno, anche se la sua consapevolezza sta rapidamente cominciando a identificarsi con una sola delle scintille che sono parte di sé, ma sa anche che quest’unica scintilla, particolare espressione dell’Unica Vita, è lui. In quei momenti finali di identificazione, il veggente capisce che questa è la materializzazione non solo dello scopo del padre, ma anche del tonal, la propria controparte sconosciuta che deve essere mappata attraverso il processo della vita all’interno della manifestazione. Eppure, mentre il processo di identificazione continua a permeare il veggente col suo senso di scopo in tutto questo, il suo nucleo più intimo si squarcia improvvisamente nella consapevolezza che nel processo di materializzazione è diventato separato non solo dal padre, ma anche dalla sua controparte sconosciuta. Trovandosi ora privo del nagual e del tonal, al termine di questo secondo contatto con il vuoto, il veggente grida di angoscia e si dimentica la visione.
SPIEGAZIONE DELLA REGOLA DEL NAGUAL A TRE PUNTE
SEZIONE DUE
IL
TONAL 82
CAPITOLO OTTO
COMMENTI PRELIMINARI COME SAPPIAMO, L’ATTUALE MANIFESTAZIONE E’ IL MONDO DEL DIVINO ETEROSESSUALE. EPPURE TUTTE LE VOLTE DOVREMMO RICONOSCERE CHE LA VITA MANIFESTA NON E’ LA VITA IN SE’, MA L’ESPRESSIONE DELLA VITA. NOI NON SAPPIAMO COS’E’ LA VITA, E SAPPIAMO MOLTO POCO DELLO SCOPO DIVINO, SE NON CIO’ CHE POSSIAMO DEDURNE DALLA NOSTRA ESPERIENZA DELLA VITA MANIFESTA. MA POICHE’ LA NOSTRA CONOSCENZA DELLO SCOPO DIVINO E’ LIMITATA DALLA NOSTRA ESPERIENZA DELL’ESPRESSIONE DELLA VITA, NON POSSIAMO PRESUMERE DI CONOSCERE LO SCOPO DELL’INDICIBILE. TUTTO CIO’ CHE POSSIAMO DIRE SU QUESTO GRANDE SCOPO E’ CHE SEBBENE SI MANIFESTI CON LA QUALITA’ ETEROSESSUALE, NON ABBIAMO ALCUNA PROVA CONCLUSIVA CHE LA VITA SIA ETEROSESSUALE, ANZI E’ MOLTO PROBABILE CHE ABBIA UNA NATURA ERMAFRODITA E CHE LA SUA VERA ESPRESSIONE NEL DIVENTARE MANIFESTA ABBIA LA QUALITA’ BISESSUALE. PERTANTO, DEFINIAMO LA VITA COME PRIMARIAMENTE ERMAFRODITA, CON UNO SCOPO BISESSUALE CHE SI ESPRIME NELLA VITA MANIFESTA COME SCOPO ETEROSESSUALE. NON POSSIAMO PRESUMERE PIU’ DI QUESTO. Con la regola del Nagual a Tre Punte ci imbattiamo nel difficile incontro con l'ignoto e anche con l'inconoscibile. Pertanto, prima di cominciare lo studio di questa regola, sarà utile vedere alcune indicazioni salienti, per introdurre un argomento che è ancora un libro chiuso per la maggior parte dell'umanità. Con questo, non voglio dire che il lettore attento non possa trarre enorme valore da questa sezione degli insegnamenti. Sto solo cercando di sottolineare che, sebbene i veggenti Toltechi abbiano studiato questa particolare sezione degli insegnamenti per ere ed ere, rimane ancora molto da scoprire riguardo a questa regola, che i veggenti non sono ancora stati in grado di cogliere nella sua interezza.
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LA REGOLA DEL NAGUAL A TRE PUNTE E’ MOLTO DIVERSA DA QUELLA DEL NAGUAL A QUATTRO PUNTE, PERCHE’ LA REGOLA DEL QUATTRO RIGUARDA LA VITA COME LA CONOSCIAMO, OSSIA LA VITA MANIFESTA, MENTRE LA REGOLA DEL TRE RIGUARDA LA VITA NEL DIVENIRE MANIFESTA, DI CUI SAPPIAMO VERAMENTE POCO. L’UNICA CONOSCENZA DELLA VITA NON ANCORA MANIFESTA E’ CIO’ CHE ABBIAMO IMPARATO DEDUCENDOLO DALLA SUA ESPRESSIONE NELLA VITA MANIFESTA. La Regola del Nagual a Tre Punte è veramente impressionante nella sua portata. Fino a quando non fu scoperta, i veggenti Toltechi non riuscivano a capire perché ci fossero così tante lacune nella loro conoscenza, che sembravano sfidare ogni tentativo di colmarle. Ma una volta che questa regola fu scoperta e delineata, queste lacune furono rapidamente colmate e, di conseguenza, i veggenti Toltechi si ritrovarono in possesso di un gran numero di nuove chiavi che gli permisero di sbloccare molti segreti dell'universo, sia esteriori che interiori. Ciononostante, rimane ancora tanto da comprendere della vita, e la regola del Nagual a Tre Punte ne è un esempio. Sebbene ora conosciamo questa regola, e anche se l’abbiamo provata e testata abbastanza volte da poterla considerare corretta, ma poiché ci porta dritti verso l'ignoto e ci conduce alle frontiere dell’inconoscibile, questa regola rivela così tanto, che non possiamo coglierne tutte le implicazioni, semplicemente perché conduce alle frontiere dell’inconoscibile, e le oltrepassa pure. Pertanto, fino a ché non potremo entrare in sicurezza nella vastità impressionante dell’inconoscibile, siamo costretti ad accontentarci di quella parte della regola con cui possiamo lavorare qui e ora. La ragione per cui lo dico è quella di ricordare ancora una volta al lettore distratto, di non prendere nessuna parte degli insegnamenti rivelati in questa serie di libri come conclusiva e finale. Poiché non viviamo in un universo assoluto, la conoscenza non potrà mai essere conclusiva nel vero senso della parola, e siccome la conoscenza è in continua evoluzione assieme all’evolvere della consapevolezza, è ovvio che tutta la conoscenza deve essere necessariamente relativa al tempo. In questo contesto, non mi riferisco solamente al tempo come testimone del processo della vita, cioè dell’evoluzione della consapevolezza, ma mi riferisco anche alle più grandi implicazioni insite nel tempo, ossia l'impeto emotivo dell’Indicibile. In nessun’altra parte degli insegnamenti l'influenza del tempo ha un impatto così marcato come nella Regola del Nagual a Tre Punte. La ragione di questo è che come i nagual a quattro punte sono aspetti della vita manifesta, così i nagual a tre punte sono aspetti della vita divenendo manifesta, cioè la vita che precede la manifestazione. Le implicazioni sono molte e profondamente complesse, ma ce ne sono solo tre che ci interessano immediatamente per gli scopi di questo libro. Queste sono: in primo luogo, che prima che ci sia la vita manifesta deve esserci la vita divenendo manifesta; in secondo luogo, che a causa del fattore relativo della consapevolezza, la vita divenendo manifesta è maschile relativamente alla vita manifesta; e in terzo luogo, se la vita divenendo manifesta non fecondasse continuamente la vita manifesta, l'evoluzione della consapevolezza cesserebbe, e la vita manifesta declinerebbe ad uno stato di sterile inerzia. C’E’ UNA POTENTE E DINAMICA RELAZIONE FRA IL MONDO DEL TRE E IL MONDO DEL QUATTRO. QUEL POCO CHE COMPRENDIAMO DI QUESTA RELAZIONE E’ CHE E’ ESPRESSIONE DELLA DIVINA ISPIRAZIONE, CHE MOSTRA L’AMORE ESISTENTE FRA IL TRE E IL QUATTRO E LA FECONDAZIONE DEL QUATTRO DA PARTE DEL TRE, IN MODO CHE LA VITA DIVENENDO MANIFESTA RIMANE SEMPRE NASCENTE, E LA VITA MANIFESTA E’ SEMPRE ISPIRATA.
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Dalle implicazioni che abbiamo visto, è chiaro che il fattore determinante in tutto questo è lo scopo dell'Indicibile, ma come ho detto in precedenza, e come si rivela nell’aforisma sopra, non sappiamo quasi nulla di tale scopo. Tutto ciò che possiamo osservare è la spinta emotiva dell’Indicibile, come si esprime nella vita manifesta. Tuttavia, anche se questa spinta emotiva è di tale magnitudine da fornire l'impulso per ogni vero cambiamento nell'universo, questa magnitudine ci dice anche che non possiamo mai coglierne veramente l’importanza, se non in retrospettiva. Per comprendere questo, occorre rendersi conto che, così come la spinta emotiva di un essere umano può durare da pochi secondi ad alcuni mesi o addirittura anni, anche le spinte emotive dell’Indicibile hanno una durata variabile nel tempo. L'ampiezza temporale dell’Indicibile è tale che una sua spinta emotiva può durare molti milioni di anni. Quindi, nel nostro piccolo quadro di riferimento rispetto al tempo, noi stiamo coinvolti in una così minuscola porzione di un'enorme spinta universale, che la nostra percezione di ciò che sta accadendo è estremamente limitata, e per definizione è pure distorta, a meno che non mettiamo in conto la natura evolutiva della conoscenza. A questo proposito, il lavoro di ricerca dei veggenti Toltechi, portato avanti da una generazione all’altra per molte migliaia di anni, ha permesso loro di guardare indietro in retrospettiva ad ognuna delle spinte emotive dell’Indicibile e dire: "Oh! Quindi è questo, quello che è successo." Ma anche con questa conoscenza, cosa sappiamo veramente, al di là del valore apparente di tale spinta? In altre parole, quale pensiero o quale sentimento dell’Indicibile ha causato questa spinta emotiva? E qual è lo scopo di fondo che ha dato origine a quel pensiero o a quel sentimento? Semplicemente, non lo sappiamo! I limiti della percezione umana non ci permettono tali alte speculazioni. Un ultimo punto da menzionato riguarda l'inconoscibile, perché servirà ad evitare confusione nei successivi studi degli insegnamenti Toltechi. E' stato chiarito in tutti gli insegnamenti impartiti finora, che il conosciuto è maschile relativamente all'ignoto, e quindi equipariamo il conosciuto con il maschio, e l'ignoto con la femmina. Tuttavia, come è già stato detto, maschile e femminile, non sono che le due polarità della coscienza del sognatore, e quindi hanno una reale conseguenza solo nel contesto dell'evoluzione della consapevolezza. In altre parole, anche se la differenza di genere ha enorme importanza, ce l’ha solo perché serve all'evoluzione della consapevolezza, perché in essenza, ogni uomo e ogni donna ha nella propria consapevolezza sia una polarità maschile che una polarità femminile, e questa consapevolezza non è che la consapevolezza in evoluzione dello spirito maschile. Pertanto a livello del nagual vi è un solo essere, che è maschile per natura, ma che ha una consapevolezza in evoluzione con due polarità, maschile e femminile, e per evolvere questa consapevolezza, il nagual si incarna sia come uomo per evolvere la propria mascolinità, e sia come donna, per evolvere la propria femminilità. Di conseguenza, in sostanza c'è solo il nagual che evolve la sua consapevolezza, separando il noto dall'ignoto, e quindi è ovvio che sia il noto che l'ignoto, il maschio e la femmina sono femminili relativamente al nagual. Quindi la domanda è, in questo schema dove si inserisce l’inconoscibile? Si ricorderà dai precedenti volumi che i Toltechi in un primo momento hanno fatto l'errore di credere che l'inconoscibile e l'ignoto fossero la stessa cosa, e solo dopo molti tentativi ed errori, e non poche vittime tra i veggenti del tempo, alla fine i Toltechi compresero che l'inconoscibile è qualcosa di completamente diverso dall'ignoto. La ragione di questa differenza è che sia il noto che l'ignoto riguardano la vita manifesta, mentre l’inconoscibile riguarda ciò che, in mancanza di un termine migliore, può essere definito il mondo dell’Indicibile. In altre parole, l’inconoscibile riguarda la vita oltre la vita manifesta. Allora, ancora una volta, tenendo conto del fattore relativo della consapevolezza, vediamo che l'inconoscibile è maschile relativamente al conosciuto e all'ignoto. L’INCONOSCIBILE RIGUARDA LA VITA NON MANIFESTA, ED E’ MASCHILE RELATIVAMENTE AL CONOSCIUTO E ALL’IGNOTO. A CAUSA DI QUESTO, MOLTA CONOSCENZA SULLA VERA NATURA DELLA MASCOLINITA’ RIMANE UN MISTERO, PERCHE’ SE NON ENTRIAMO NELL’INCONOSCIBILE, LA NOSTRA 85
CONOSCENZA DELLA MASCOLINITA’ RIMANE CONFINATA ALLA NOSTRA ESPERIENZA DEL SOLO SUO ASPETTO FEMMINILE. Le implicazioni di questo aforisma sono molto vaste, ma per gli attuali scopi non abbiamo bisogno di coglierle tutte, ad eccezione di tre che ci interessano quì. La prima di queste è che, poiché l’inconoscibile riguarda la vita oltre la vita dentro la manifestazione, in tutta onestà non possiamo considerarla come vita non manifesta, anche se ci riferiamo ad essa in questo modo per motivi di chiarezza. Per cui tenete conto che è solo in relazione a noi, come unità della vita all'interno della manifestazione, che la vita oltre la vita in manifestazione sembra non manifesta. Sarebbe folle credere che ci sia solo la vita dentro la manifestazione, perché questo vorrebbe dire che c'è solo il tonal e non il nagual. Sarebbe come dire che non c'è vita prima della nascita o dopo la morte! Ma tale ragionamento è assurdo, perché tutta la vita deve avere una fonte. La vita non può semplicemente accadere dal nulla, e anche quegli scienziati che hanno fatto del loro meglio per dimostrare che la vita non è altro che una strana specie di struttura chimica, stanno cominciando a diventare molto evasivi e impacciati nei loro argomenti, mentre lentamente ma inesorabilmente sono costretti a dover riconoscere che le loro teorie sono sempre meno convincenti! Il motivo per cui sottolineo questo punto, è perché gli apprendisti cadono più volte nella trappola di dimenticare che noi non sappiamo cosa sia la vita, e quindi rimaniamo un mistero a noi stessi. Tutto ciò che possiamo conoscere su noi stessi è ciò che possiamo conoscere di noi come unità della vita in manifestazione. Ma dal momento che la maggior parte dello sconosciuto, che è di per sé grande, rimane ancora non esplorato e non mappato, e dato che abbiamo ben poca conoscenza dell'inconoscibile, come possiamo supporre che conosciamo noi stessi? Ancora una volta questo sarebbe solo normale idiozia, se non proprio follia, fondata sulla suprema arroganza e sull’ignoranza.
Questo ci porta al secondo punto, ossia la nostra comprensione del genere. Rendetevi conto che, poiché non siamo in grado di entrare nell’inconoscibile e quindi non ne abbiamo alcuna esperienza diretta, la vera natura della mascolinità ci appare necessariamente un pò oscura. La sua comprensione è limitata a ciò che riusciamo a percepire e imparare di essa, in primo luogo, tramite la legge di polarità, e in secondo luogo, nel contesto del noto e dell'ignoto. Ma se teniamo conto che l'intera manifestazione, che è il tonal, è femminile relativamente all'Indicibile, possiamo vedere che la nostra conoscenza del genere è particolarmente colorata dalla femminilità. E' per questo motivo che la consapevolezza della madre è così forte nell’umanità, e anche perché è insita in entrambi i sessi. Inoltre, è a causa di questo fatto che le donne in generale, sembrano essere molto più insieme rispetto agli uomini e spesso cercano di insegnare agli uomini come essere maschi. Ma le implicazioni in questo stato di cose sono evidenti, e in ogni caso sono già state trattate ampiamente in altri miei libri. Questo non vuol dire che gli uomini non hanno la possibilità di imparare cosa vuol dire essere maschio. Semmai, essa enfatizza il motivo per cui è così importante, soprattutto per gli uomini, cercare di diventare uno con la vita, e non rimanere bloccati nel lato formale della vita, 86
perché solo in questo modo gli uomini possono entrare in contatto con la vera mascolinità, o almeno con l'espressione della mascolinità nella vita all’interno della manifestazione. Come già sappiamo, l'espressione della vita in manifestazione è di qualità eterosessuale, ed è il motivo per cui il segreto del genere è di vitale importanza per la nostra comprensione di noi stessi e dell'universo. Ma, per lo stesso motivo, nel momento in cui mettiamo in questa equazione anche la Regola del Nagual a Tre Punte, ci imbattiamo in quel peculiare rapporto che stiamo toccando da un pò, e cioè il rapporto tra il tre e il quattro. Anche se sappiamo ben poco su questa relazione, ne sappiamo abbastanza per vedere che la vita divenendo manifesta non è eterosessuale, ma per sua natura bisessuale, un fatto che mette in evidenza il mistero del sesso e del genere, e ci mostra chiaramente che la nostra conoscenza di questo mistero rimarrà per forza insufficiente, fino al momento in cui saremo in grado di acquisire esperienza diretta dell’inconoscibile. Forse sarebbe saggio fare qui una breve digressione, giusto per chiarire questo punto. I Toltechi definiscono il termine "bisessuale" come l’impulso del nagual di includere entrambe le polarità della sua controparte sconosciuta all'interno del conosciuto. Non è difficile afferrare questo concetto se si tiene conto che il noto e l'ignoto, maschile e femminile, non sono che le due polarità della consapevolezza del nagual. Dal momento che queste due polarità sono presenti solo nell'universo manifesto, che è tutto femminile relativamente all'Indicibile, è ovvio che l'intero universo manifesto, che è sia la vita manifesta che la vita all’interno della manifestazione, è la controparte ignota dell’Indicibile. Quindi è chiaro che anche ciò che noi consideriamo come maschile e femminile, o il noto e l'ignoto, è tutto femminile relativamente all’Indicibile. L'unica ragione per cui l'apprendista negligente spesso si confonde con questo fatto, è perché insiste nel presumere che viviamo in un universo assoluto, e quindi ignora il fatto che la vita all'interno la manifestazione non è altro che intelligenza potenziale resa manifesta. Ma tutto il potenziale deve essere mappato, sviluppato e perfezionato, prima di poterlo classificare come conosciuto. Fino ad allora è potenzialmente conosciuto, al contrario di ciò che è totalmente ignoto. Tuttavia, il potenziale non sviluppato è tanto sconosciuto quanto l’ignoto in sé. Per comprenderlo meglio, riportiamolo alla nostra scala umana, e vediamolo in termini di uomini e donne. Se guardiamo un uomo, vediamo che ha un potenziale maschile, che di fatto costituisce per lui il conosciuto, in quanto sente di essere un maschio, e cercando di vivere fedelmente a ciò che percepisce e sente rispetto al suo genere, comincia lentamente a sviluppare quel potenziale. Durante l’incarnazione come uomo, la femmina è per lui l'ignoto con cui cerca di entrare in relazione, per mapparlo e quindi includerlo in ciò che per lui è il conosciuto. Ma tenete conto che ciò che per lui è il conosciuto, è costituito in parte da ciò che ha imparato a conoscere di se stesso in termini di maschio, e in parte da ciò che può ancora sentire solo come suo potenziale. Pertanto, a tutti gli effetti, l'uomo sta costantemente imparando a dispiegare il suo potenziale sconosciuto in termini di mascolinità, e al tempo stesso sta mappando ciò che per lui è l'ignoto femminile e personificato dalle donne. Esattamente lo stesso vale per le donne, anche se all’inverso. Di conseguenza, il termine "bisessuale", com’é utilizzato dai Toltechi, si riferisce alla natura essenziale della vita diventando manifesta, e comprende sia la fase in cui non vi è ancora alcuna differenziazione tra i sessi, che la fase in cui i sessi si sono separati. Il nagual non discrimina ancora tra le due polarità della sua consapevolezza, se non per dispiegare in primo luogo il suo pieno potenziale maschile, di cui una parte è ancora ignota in termini di mascolinità, e in secondo luogo, per mappare il vero ignoto femminile, in modo da incorporarlo nel conosciuto. Questo è il significato e l'uso più vero del termine "bisessuale", e non ha nulla a che fare con l'uso comune del termine, che implica un’attrazione sessuale sia per gli uomini che per le donne. Questo significato più ampio vale, ovviamente, anche per il termine "eterosessuale", e quindi nessuno di questi due termini come sono utilizzati dai Toltechi è confinato all’attuale comprensione dell'umanità del sesso o del genere. Tuttavia, nonostante questo, il lettore attento dovrebbe essere in grado di vedere da ciò che è stato trattato qui, che anche nella comune definizione di questi due termini, si trova almeno un fondo di verità.
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Il terzo punto da prendere in considerazione riguardo l'inconoscibile è che, poiché l’inconoscibile riguarda la vita oltre la vita all’interno della manifestazione, ovviamente comprende anche la vita diventando manifesta o la vita entrando nella manifestazione. Ma dal momento che la Regola del Nagual a Tre Punte riguarda la vita diventando manifesta, dovrebbe essere chiaro perché metto in guardia il lettore e lo invito a non saltare a conclusioni affrettate nello studio di questa regola. Come ho già detto, ci sono troppe implicazioni che non riusciamo comprendere insite in questa regola, e quindi non bisogna dimenticare che ciò che stiamo trattando quì, non è che l'espressione di questa regola nel mondo che conosciamo, cioè la vita all'interno della manifestazione. Per dirla semplicemente, non abbiamo alcuna esperienza di questa regola al di là dei confini della vita all'interno di manifestazione. Ciò che studieremo rispetto a questa regola è quello che i Toltechi hanno imparato sulla vita diventando manifesta dalla loro esperienza di questo aspetto della vita. Stiamo quindi trattando una espressione della Regola del Nagual a Tre Punte, ed è ben diverso dal trattare con la Regola del Nagual a Quattro Punte. Per afferrarne il significato, occorre rendersi conto che, sebbene trattando con la regola del quattro stiamo ancora lavorando solo con l'espressione della vita, questa espressione è l'espressione della vita dentro la manifestazione, e quindi anche all'interno dei parametri della vita dentro la manifestazione. Ma nel lavoro con la regola del tre stiamo lavorando con una espressione di qualcosa nella vita dentro la manifestazione, che però trascende la vita dentro la manifestazione. La differenza è enorme, e le implicazioni sono a dir poco numerose! Anche se entrambe queste regole sono indispensabili per la nostra comprensione dell'uomo e dell'universo, non dobbiamo mai dimenticare che la regola del quattro attiene alla vita dentro la manifestazione, che è qualcosa che possiamo comprendere, se non ora, almeno in futuro. Ma la regola del tre ci porta al di là delle nostre attuali possibilità, e quindi non dovremmo considerarla come totalmente alla portata della nostra comprensione. La vita in sé stessa rimane sfuggente, sempre appena al di là della nostra portata, e, pertanto, sia l'uomo che l'universo, così come il segreto del sesso e del genere, rimangono un mistero, a prescindere da quanto le persone vogliano credere di aver compreso. In conclusione, vorrei richiamare l'attenzione del lettore sul fatto che nelle spiegazioni delle visioni che seguono, io parto dal presupposto che il lettore coscienzioso abbia già una buona familiarità con gli insegnamenti sulla cosmologia trasmessi nel decimo capitolo de “Il Grido dell'Aquila” e intitolato "Il Sognatore e il sognato." Se le informazioni di quel particolare capitolo, non sono saldamente impresse nella mente del lettore, quanto segue servirà solo a confondere; e a causa di questa confusione, il lettore non sarà in grado di dare alcun valore alla Regola del Nagual a Tre Punte. Pertanto invito tutti i lettori ad assicurarsi di avere familiarità con i concetti trattati nel suddetto capitolo, prima di intraprendere i concetti avanzati che seguono in questo volume.
CAPITOLO NOVE
LA PRIMA VISIONE 88
I TOLTECHI HANNO CONTEMPLATO A LUNGO LE PROFONDE IMPLICAZIONI INSITE NELL’ATTO DELL’INCARNAZIONE. DATO CHE LA MAGGIOR PARTE DEGLI ESSERI E’ ATTACCATA ALLA RUOTA DELLE RINASCITE E NON HA ALCUNA SCELTA, COME POSSIAMO DEFINIRE L’IMPULSO IMPERATIVO CHE CONDUCE GLI ESSERI LIBERI AD INCARNARSI COME SE NON AVESSERO SCELTA? QUESTA E’ UNA DOMANDA DIFFICILE, E SEMBRA CHE NON ABBIA UNA FACILE RISPOSTA. I TOLTECHI HANNO SEMPRE SAPUTO CHE, NEL TRATTARE CON LA VITA, LE RISPOSTE TECNICHE NON SONO CHE UN MODO CONVENIENTE PER OTTENERE CHIAREZZA. MA I TECNICISMI NON POSSONO SPIEGARE E TANTOMENO PROVARE LA SOGGETTIVITA’. PERTANTO I NOSTRI MODELLI DELL’UOMO E DELL’UNIVERSO SONO SOLO QUESTO, MODELLI DI UNA REALTA’ SOGGETTIVA, CHE CI PERMETTONO DI ESPLORARE IL NOSTRO PASSATO E MAPPARE L’IGNOTO. MA COME SI PUO’ COSTRUIRE UN MODELLO DI QUALCOSA CHE SORGE DALL’UNIVERSO OGGETTIVO? COME SI PUO’ COSTRUIRE UN MODELLO DELLA VITA? COME COSTRUIRE UN MODELLO DI QUALCOSA CHE E’ PURA SENSAZIONE? PERTANTO, ANCHE SE POSSIAMO DEFINIRE LA CAUSA DELL’ESISTENZA, NON POSSIAMO DEFINIRE QUEL SOGGETTIVO QUALCOSA CHE SORGE DA QUELLA CAUSA, SE NON PER DIRE CHE LA SUA ESPRESSIONE E’ AMORE IN AZIONE. MA ANCHE SE NON E’ DIFFICILE VEDERE L’AMORE IN AZIONE, L’AMORE IN SE’ E’ TANTO IRRAZIONALE QUANTO LA VITA. NOI NON CONOSCIAMO NE’ LO SCOPO DELLA VITA E NEMMENO L’INTENTO CHE LO IMPREGNA DEL SIGNIFICATO CHE CHIAMIAMO AMORE IN AZIONE. L'aforisma sopra è uno degli aforismi più belli e pregnanti degli insegnamenti Toltechi, e anche uno dei più umilianti. Come gli aforismi del capitolo precedente, e come la maggior parte di quelli che compaiono nelle spiegazioni seguenti, questo è un aforisma tradizionalmente utilizzato solo nella formazione dei nagual e dei veggenti. E’ tanto semplice nella sua verbalizzazione quanto profondo nelle sue implicazioni; ma allo stesso tempo anche inquietante nella profondità del sentimento, per la sua stupenda semplicità. Molti veggenti hanno cercato di esprimere ciò che questo aforisma ha significato per loro, e di queste espressioni la mia preferita è quella di Frank Herbert, citata ne “ Il Ritorno dei Guerrieri”. "Penso alla gioia di essere vivo, e mi chiedo se riuscirò mai a discendere nella radice di questa carne, per conoscere me stesso come una volta ero. La radice c'è. Sia che ogni mio atto la possa trovare o che rimanga impigliata nel futuro. Ma tutte le cose che un uomo può fare sono mie. E ogni mio atto può farle." Dai suoi scritti si capisce che Frank Herbert trovò quella radice che cercava, perché da un’altra parte scrisse col timore reverenziale di un bambino innocente: “Non c’é separazione fra Dio e l’uomo; l’uno si mischia silenziosamente nell’altro.” Il guerriero totalmente coinvolto nella Via con un Cuore sa con ogni fibra del suo essere che la vita è il mistero struggente più bello, e che il punto cruciale di questo mistero è il mistero dell’essere, il
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mistero della sua essenza; un mistero infinito che non risolverà mai. E cosa potrebbe darci maggior appagamento e gioia, se non imbarcarci in un viaggio senza fine di auto-scoperta? Di conseguenza, il guerriero si sveglia ogni mattina con la certezza di avere molto da imparare e molto da scoprire su se stesso, perciò la notte seguente non andrà a letto la stessa persona che è adesso. Non sapendo quali battaglie dovrà affrontare nelle attività della giornata, il guerriero sente di dover stare all’erta, totalmente oggettivo nel suo approccio agli eventi. Con questa sensazione arriva una naturale paura dell'ignoto, ma il guerriero è anche sicuro che finché il suo approccio agli eventi sarà intriso di rispetto, sarà in grado di gestire le sue sfide in maniera impeccabile. Ma per il guerriero che leva i suoi scudi ad ogni giorno che nasce, l'emozione più profonda è quel senso di malinconia che viene dal sapere che non ha alcuna garanzia nella vita. Questo giorno non tornerà mai più, nemmeno quest’ora, nemmeno questa particolare interazione con la vita e nemmeno questo fugace momento di opportunità. Perciò il guerriero non ha altro desiderio che abbracciare tutta la vita più pienamente e incondizionatamente possibile, assaporando ogni momento di ogni passo, perché sa che nessuna esperienza sarà mai ripetuta nel vero senso della parola. Domani, anche se c'è un domani, non sarà la stessa cosa di oggi, perché domani il guerriero avrà imparato qualcosa in più, la sua conoscenza sarà più grande, e quindi anche se le sfide di domani sembreranno una ripetizione di quelle di oggi, l’esperienza acquisita le renderà diverse, semplicemente perché la sua conoscenza sarà diversa da quella di oggi. Di conseguenza la vita del guerriero è sempre nascente, rinasce ogni giorno e ad ogni passo. Allo stesso modo, ogni battaglia gli porta nuova conoscenza, una conoscenza che lo cambia, a volte in modo sottile e quasi impercettibile e altre volte in maniera potente e palese. Eppure, ad ogni cambiamento, sottile o lampante, il guerriero non è più lo stesso di prima, perché questa è la natura della vera conoscenza, e questa è la vita del guerriero - una vita che richiede costante fluidità di percezione, in modo da adattarsi alle vie del potere. Ma a causa di questa fluidità di percezione, il guerriero sa anche che così come una singola percezione non è sufficiente a rivelare la realtà oggettiva della vita, allo stesso modo una singola vita non sarà sufficiente a svelare quel qualcosa di soggettivo che può essere definito il mistero della vita e dell’essenza, e qui il guerriero sente la più grande malinconia. Per comprendere pienamente questo, occorre rendersi conto che sebbene il guerriero, come qualsiasi altro uomo o donna, appaia coinvolto e impegnato nelle faccende della vita quotidiana, sotto le apparenze delle sue azioni vi è un grande senso di necessità di vivere una vita impeccabile fondata sulla realtà oggettiva. La ragione di questo non è tanto il desiderio del guerriero di essere impeccabile, ma la necessità di placare un incessante profondo desiderio interiore di acquisire una conoscenza sempre più profonda di quel mistero soggettivo che è il suo vero sé. A questo proposito il guerriero sa che ogni sua azione; fisica, emotiva e mentale, se assolutamente impeccabile, gli rivelerà dei frammenti del mistero dell’essenza. Eppure, agire in modo impeccabile significa vivere una vita fondata sulla realtà obiettiva, perché solo nel contesto dell’obiettività è possibile integrare l’ignoto nel conosciuto. Come già sappiamo, la percezione selettiva porta alla separatività, e se siamo separativi nel nostro approccio verso la vita, allora come possiamo fare anche un solo passo verso il raggiungimento di una conoscenza del sé interiore, che è una unità dell’Unica Vita? In altre parole, l'inclusività inizia con una percezione obiettiva, e quell'inclusività ci porta sempre più profondamente nel lato soggettivo della vita, in modo da permetterci di cogliere almeno qualche frammento di conoscenza di quel trascendente Nulla interiore chiamato spirito o nagual. L'aforisma seguente lo descrive bene. NOI NON SAPPIAMO COS’E’ LA VITA, TRANNE IL FATTO CHE HA TRE ESPRESSIONI, QUELLA SOGGETTIVA, QUELLA OBIETTIVA E QUELLA FISICA. QUESTE TRE ESPRESSIONI DELLA VITA LE CHIAMIAMO LE TRE GRANDI BANDE. QUELLA SOGGETTIVA E’ LA VITA CHE STA VENENDO A MANIFESTARSI; QUELLA OBIETTIVA E’ LA VITA DENTRO LA MANIFESTAZIONE; E QUELLA FISICA E’ LA VITA MANIFESTA. 90
QUESTE TRE BANDE ASSIEME FORMANO IL TONAL COSMICO DELLA VITA, OSSIA LA POLARITA’ OPPOSTA DELLA VITA IN SE’, DENOMINATA IL NAGUAL O IL NULLA VUOTO. IN QUESTO SISTEMA IL SOGGETTIVO SI MATERIALIZZA SOLO PER MEZZO DELL’OBIETTIVO NEL CONTESTO FISICO. L'aforisma sopra mostra chiaramente che la vita non è ciò che la maggior parte delle persone suppongono che sia, eppure le persone comuni danno la vita così per scontata, che si comportano come se conoscessero la loro vera natura e il loro destino. Ne risulta che per molte persone, la vita è semplicemente ciò che ne hanno fatto. Così per loro, la vita è una cosa banale, oppure è composta da una serie infinita di fughe in modi diversi, come ad esempio delle storie d'amore che non durano, delle faccende gravose, un affare deludente, una storia emozionante, un relazione a volte felice e a volte triste, una storia di speranza, una storia disperata, o a volte una semplice faccenda senza senso. Ma in qualche modo per le persone comuni è sempre una sorta di faccenda, sia che piaccia o no, sia che pensino che se la godono o no, e per lo più solo perché si impongono di credere che gli piace. Ma come si può spiegare a queste persone che la vita è qui e ora? Come si fa a trasmettere quella sensazione che essere vivi significa vivere consapevolmente, e che questa di per sé è la gioia più grande di tutte? Come si fa a instillare nelle persone la consapevolezza che la vita è davvero una grande faccenda, ma non una faccenda al di fuori di se stessi, piuttosto una faccenda interiore con il sé, una faccenda di cuore che permette di sperimentare e di conoscere quel nucleo interiore che Frank Herbert chiama radice e che è la radice del nostro essere? E' così semplice, quando lo si vede, e così difficile quando non lo si vede. Eppure, anche la più semplice delle azioni può condurci dritti a quel nucleo interiore, il vero sé, il nagual. Ma tale è la natura umana, e tanta è l'insistenza dell'umanità nel volere la vita alle proprie condizioni, che le persone proprio non riescono ad accettare che le loro azioni, non importa quanto piccole o apparentemente insignificanti, possano essere così enormemente potenti. Così queste persone scelgono di sbuffare e sudare e gemere e grugnire sotto il pesante fardello dei pregiudizi e delle idee preconcette raccolte, mentre ostinatamente reiterano ancora e ancora la loro follia, cupamente determinate a dimostrare a se stesse il loro malinteso senso di valore, nel credere ad un mondo di inutile fantasia. La follia del sogno. Ma appena oltre questa follia vi è la realtà di un nucleo interno di essenza, di vita, di una vita che fa di noi delle unità dell’Unica Vita, il mistero più meraviglioso che è nulla e nient’altro che un mistero! E come Frank Herbert esprime in modo così bello, ogni nostro atto può servire a rivelarci il nostro mistero. Tuttavia, l'azione può essere di sostegno alla vita o distruttiva verso la vita. Quindi, se vogliamo conoscere quel nucleo interiore della nostra essenza, allora le azioni distruttive verso la vita non sono la risposta, perché è ovvio che le azioni che distruggono la vita sono necessariamente antitetiche alla vita, e quindi non ci porteranno più vicino alla comprensione della vita. Pertanto, le azioni richieste per metterci in contatto col nostro nucleo interiore devono essere di supporto alla vita, nel senso che devono essere permeate di una totale inclusività, perché la vita dopo tutto è completamente interconnessa, interattiva e interdipendente. Siamo tutti delle unità dell’Unica Vita, e pertanto, a meno che le nostre azioni siano pienamente inclusive, non potremo mai conoscere la vita, non potremo mai conoscere il nagual. Esattamente, come si fa a determinare se un atto è inclusivo? Non vi è un modo semplice per spiegarlo, se non dicendo che ogni atto che supporta la vita è inclusivo. Eppure ancora non ci dice molto, da un punto di vista razionale. Ma la sensazione che sto cercando di trasmettere è che essere di supporto alla vita nelle nostre azioni, ossia essere veramente inclusivi, significa che le nostre azioni devono essere orientate verso l'elevazione, nel senso di aiutare l'evoluzione della consapevolezza verso la libertà dalla reclusione dentro la forma. Non è così facile afferrare questo punto, a meno che non siamo disposti a prendere seriamente in considerazione l'ipotesi che la vita è infinitamente più grande di ciò che le nostre menti finite sono in grado di cogliere. In altre parole, quando siamo ancora tenacemente convinti che la vita è semplicemente ciò che pensiamo che sia, 91
allora siamo saldamente bloccati all'interno della parte-formale della vita, e quindi per nulla vicini a percepire la sensazione del nostro nucleo più intimo dell’essere, che dimora all’interno della forma. L'aforisma che segue servirà da trampolino di lancio verso la sensazione a cui mi riferisco. NON TUTTE LE AZIONI SOSTENGONO LA VITA, MA OGNI ATTO MOTIVATO DALL’INCLUSIVITA’ SUPPORTA LA VITA. L’INCLUSIVITA’ E’ DEFINITA COME AMORE IN AZIONE, ED E’ SEMPRE CARATTERIZZATA DA UNA INFLESSIBILE SPIETATEZZA CHE ELIMINA IL PROPRIO INTERESSE EGOCENTRICO. Nella sezione sulla cosmologia trattata ne Il Grido dell'Aquila, l’inclusività è mostrata come il mondo che non è un mondo, il che significa che si tratta di un mondo che è ovunque, eppure in nessun luogo particolare. I Toltechi la definiscono come l'Occhio dell'Aquila, lo scopo del nagual, perché in quel particolare allineamento della percezione è possibile vedere la suprema trinità, il vero nucleo della vita di-venendo manifesta. Il motivo per cui è definito “l’occhio" non è una semplice metafora, ma la dichiarazione di un fatto che per il veggente è tanto reale, quanto lo è la legge di gravità per lo scienziato, anche se né “l'occhio", né la legge di gravità, sono tangibili, tranne che per i loro effetti sulla vita. Il mondo dell’Inclusività è chiamato l'Occhio dell'Aquila per due ragioni principali. La prima è che proprio come la vista dipende dagli occhi, anche la visione dipende dall'occhio interiore, guidata dallo scopo dell'essere interiore. Senza una chiara visione di ciò che comporta questo scopo, non ci può essere una vera sobrietà nel dirigere l’azione, e se l’azione non è diretta, non porta da nessuna parte. Ma questo ci riporta subito alla ricapitolazione e alla padronanza della consapevolezza, perché senza quella sobrietà che ci arriva dalla trasmutazione del nostro passato, non ci può essere alcun senso di scopo, e tanto meno vera azione. La seconda ragione per cui questo mondo è chiamato l'Occhio dell'Aquila sta nel fatto che la manifestazione dello scopo del nagual, cioè l’inclusività, è anche una manifestazione dell’intento dell’Indicibile. Ma, come sappiamo dai volumi precedenti, ogni vera azione è il risultato dell’intento, e quindi vediamo ancora una volta l'importanza della visione, perché cos’è la visione, se non ciò che ispira l'azione? Pertanto ne consegue che ciò che i Toltechi chiamano visione non è che il rovescio della medaglia dell’intento. Il seguente aforisma lo esprime pienamente. L’INTENTO E LA VISIONE SONO SINONIMI, LE DUE FACCE DI QUELLA MEDAGLIA CHE CHIAMIAMO LO SCOPO DELL’INDICIBILE. L’INTENTO E’ LA PRESSIONE SOGGETTIVA CAUSATA DA QUELLO SCOPO; LA VISIONE E’ LA PRESSIONE OGGETTIVA CHE RISULTA DA QUELLO SCOPO. ASSIEME DANNO ORIGINE ALL’AZIONE NECESSARIA PER MATERIALIZZARE QUELLO SCOPO. MA SE L’INTENTO E’ AMORE INCONDIZIONATO, ALLORA ANCHE LA VISIONE E’ UN’ESPRESSIONE DELL’AMORE INCONDIZIONATO. QUESTO IMPLICA CHE SI PUO’ MATERIALIZZARE LO SCOPO DELL’INDICIBILE SOLO TRAMITE L’AMORE INCONDIZIONATO, ESPRESSO NELL’AZIONE. DA CIO’ E’ OVVIO CHE LA MATERIALIZZAZIONE DELLO SCOPO DELL’INDICIBILE E’ IL RISULTATO DELL’AMORE IN AZIONE. Le implicazioni all'interno di questo aforisma sono tanto vaste, quanto profonde, e tuttavia non sono difficili da cogliere. E’ subito chiaro che per materializzare qualsiasi scopo sono necessari sia l’intento che la visione, perché solo con l'intento e la visione si può scegliere l'azione corretta che porterà alla materializzazione di tale scopo. Ma ciò che emerge chiaramente da questo aforisma è che sia l'intento che la visione implicano l’amore incondizionato, e che l'azione che si richiede è l'attivazione di dell’intento e della visione. Inoltre, dato che ogni vero senso di scopo deve 92
necessariamente essere una unità dell’Unico Scopo, cioé l'inclusione, ne consegue che qualsiasi scopo, o per essere più precisi, ogni senso di scopo di ogni persona, deve essere in un modo o nell'altro espressione dell’inclusione. Tuttavia, quante persone possono affermare onestamente che lo scopo che stanno cercando di materializzare è realmente espressione dell’inclusione? E quante persone possono onestamente affermare che le azioni che stanno adottando per cercare di materializzare il loro scopo sono di supporto alla vita ed espressione di amore incondizionato? Considerando quanto è molto selettiva la percezione della maggior parte delle persone comuni, e considerando quanto le persone sono molto separative ed egoiste, dovrebbe iniziare a diventare chiaro il motivo per cui si afferma che moltissime persone non agiscono mai nel vero senso della parola, ma semplicemente reiterano continuamente la loro follia. Ora dovrebbe essere chiaro il motivo per cui la vera creazione non è solo difficile da definire, ma anche difficile da realizzare, perché la creazione è letteralmente la materializzazione di qualche aspetto dell’inclusività attraverso l'utilizzo dell’intento e della visione, dimostrata sul piano fisico come amore incondizionato in azione. Pertanto, considerando quanto sopra, vediamo che l'unico modo in cui possiamo ottenere un vero senso di scopo, è quello di cercare di diventare sempre più inclusivi nella percezione, e quindi anche nelle azioni. A questo proposito non dobbiamo dimenticare che, precisamente, esiste solo l’Unico Scopo, ossia l'inclusione, e che tale inclusione è determinata solo dall’evoluzione della nostra consapevolezza, perché, in ultima analisi, l'inclusività emerge solo dall’evoluzione della consapevolezza che si ripiega su se stessa nella consapevolezza intrinseca. In pratica significa che più ci sforziamo di ottenere una vera apertura di cuore, più la nostra percezione diventa fluida, e questo a sua volta ci conduce alle nostre azioni, fisiche, emotive e mentali, che diventano sempre più inclusive. Quando le nostre azioni diventano più inclusive, cominciamo ad incarnare sempre più quel particolare aspetto dell’Unico Scopo che è il nostro destino da sviluppare e, mentre lo facciamo, automaticamente iniziamo a percepire un senso molto reale del nostro particolare scopo, nel contesto del nostro destino. In poche parole, evolvere la nostra consapevolezza significa diventare sempre più inclusivi, proprio come la mancanza o la diminuzione nella consapevolezza conduce alla separatività. Proseguendo ora su un piano più tecnico, se osserviamo di nuovo l'aforisma sopra, è evidente che al suo interno vi sono le due polarità della consapevolezza dell’intelligenza potenziale, cioè, il cuore e la mente, i cui progenitori sono la pressione dell’intento e l'intelligenza attiva come si manifestano nella suprema trinità. Inoltre, tenete conto che, come indica la regola, è la pressione dell’intento esercitata sull’intelligenza attiva che determina l’attuale manifestazione o, più precisamente, la materializzazione dell’intelligenza potenziale, perché da quando queste due polarità sono state separate, l'intelligenza potenziale è niente di più di un mero potenziale. Questo può sembrare una semplice dichiarazione di fatto, ma le implicazioni coinvolte qui sono molto profonde. Dobbiamo quindi esaminare questo concetto molto più da vicino. In questo concetto occorre esaminare con grande attenzione quattro implicazioni. La prima è che, prima che qualsiasi potenziale si realizzi, cioè si materializzi, ci deve essere una consapevolezza del sé, e in secondo luogo un ben definito senso di scopo. In altre parole, per l’Indicibile sarebbe impossibile materializzare il suo scopo, se la manifestazione dovesse fermarsi al primo mondo, vale a dire, l'intelligenza potenziale. Anche se è vero che in questa primaria manifestazione vi è il pieno potenziale dell'intelligenza dell’Indicibile diventando manifesta, non potrebbe mai manifestarsi se non ci fosse anche la consapevolezza del sé. Di conseguenza, anche il secondo e il terzo mondo sono portati nella manifestazione, che come sappiamo, costituiscono la consapevolezza intrinseca dell’Indicibile. In altre parole, diventa possibile materializzare il potenziale dell’intelligenza solo quando il cuore e la mente sono presenti nella manifestazione. E’ per questo che sono necessari sia il cuore che la mente. Ma, nel considerare ciò che costituisce il potenziale dell’intelligenza, veniamo alla seconda implicazione, lo scopo. A questo proposito, tenete conto che, anche avendo il cuore e la mente presenti e operanti, il potenziale non può ancora essere realizzato o materializzato, se non c'è un 93
vero senso di scopo. Ma come possiamo definire lo scopo? Da un punto di vista oggettivo, semplicemente non lo sappiamo, a parte il fatto che lo scopo è la consapevolezza intrinseca come si manifesta nella suprema trinità. Eppure, se guardiamo dal nostro punto di vista umano, è davvero molto semplice. Come abbiamo già notato, essendo tutti delle unità dell’Unica Vita, è ovvio che anche tutti noi incarniamo un aspetto dell’Unico Scopo, e sappiamo che questo scopo è l’inclusione. In altre parole, e solo dal punto di vista umano, l'unica differenza tra lo scopo di un essere umano e lo scopo di un altro essere umano sta nel come ciascuno di essi è destinato a materializzare l’inclusione, così come vuole il suo destino in una particolare vita, che, come abbiamo già imparato, è lo stesso che dire che ognuno di noi è destinato ad evolvere la propria consapevolezza come dettato dal proprio destino. Non c'è altra differenza, anche se l'inclusione esiste in una miriade di forme diverse, e può quindi materializzarsi in un altrettanto incalcolabile numero di modi. Perché in fin dei conti vi è solo l’Unico Scopo, l’inclusione. A proposito di questo e per evitare confusione in seguito, facciamo una breve digressione per chiarire il termine inclusione. Tecnicamente l’inclusione è la consapevolezza intrinseca che costituisce lo scopo dell’Indicibile, e sappiamo che questo scopo è l’inclusione. Tuttavia, poiché la consapevolezza intrinseca ha una qualità lineare, l'inclusione si realizza solo tramite l’evoluzione della consapevolezza. In altre parole, la consapevolezza intrinseca implica l’inclusione potenziale, ma questo potenziale si realizza o materializza solo con l'avvento dell’evoluzione della consapevolezza. Ciò significa che anche l'inclusione, come la consapevolezza, ha due aspetti di essa. Il primo aspetto è definito inclusività intrinseca, perché fino a che non si concretizza lo Scopo dell’Indicibile, l’inclusività può essere al massimo un potenziale, ed è quindi giustamente definita intrinseca. Tuttavia, quando lo scopo dell’Indicibile comincia a materializzarsi tramite l’evoluzione della consapevolezza, l’inclusività non è più solo potenziale, ma è in via di materializzazione, e come tale possiamo giustamente definirla evoluzione dell’inclusione o, semplicemente, inclusione. Pertanto, nel prosieguo dello studio, il lettore è invitato a distinguere con precisione tra inclusività intrinseca e inclusione. Tornando alle implicazioni in esame, troviamo che la terza implicazione nasce dalla prime due, e riguarda lo scopo dell’Indicibile. Tecnicamente, i Toltechi definiscono il senso di scopo come la pressione dell’intento. Ma in termini meno tecnici indica la tensione naturale esistente tra il cuore e la mente come risultato della resistenza. Pertanto, per evitare confusione, è bene tenere a mente che stiamo considerando la vita dentro la manifestazione a livello della suprema trinità, e non a livello della vita sul piano fisico così come lo conosciamo. A causa di questo, la resistenza a cui mi riferisco non è facile da comprendere, ma potrebbe essere d’aiuto vederla nel seguente modo. Ricordate che il cuore e la mente sono in realtà riferimenti alle due polarità della consapevolezza del nagual, vale a dire, l'intento e la mente. Pertanto, quando parliamo di intento che esercita pressione sulla mente, ci si riferiamo a quel segreto chiamato autofecondazione, perché non si deve dimenticare che la pressione dell’intento è il potere creativo del Vuoto. Tuttavia, anche se la mente è femminile relativamente all’intento, non si deve dimenticare che questo è solo relativamente così, perché in ultima analisi, la mente e l'intento sono maschili, in quanto sono le due polarità della consapevolezza maschile del nagual. Visto in questo modo è chiaro che nel processo di autofecondazione ci sono due polarità dello stesso genere, anche se una è relativamente femminile rispetto all'altro. Pertanto, proprio come un polo respinge un polo dello stesso segno, la mente resiste naturalmente ad essere fecondata dall’intento, ed è questa resistenza che instaura una continua tensione tra le due polarità della coscienza, il cuore e la mente. Senza questa resistenza, senza questa tensione tra il cuore e la mente, le polarità continuerebbero a tendere verso la sintesi e quindi verso l'inerzia, perché la resistenza è la forza trainante che sta dietro la separazione delle polarità, nella materializzazione dello scopo dell’Indicibile. Pertanto la resistenza, lungi dall'essere una cosa negativa, è necessaria nel dispiegamento dello scopo, e quindi per l'evoluzione della consapevolezza. Come ogni altra cosa nella vita, la resistenza non è né buona né cattiva, è solo l'intento che le sta dietro che la rende di sostegno alla vita o distruttiva verso la vita. 94
Ricordate che l'intento è sia colui che separa che colui che unifica, il che significa che l'atto di separare non è solo vitale, ma precede la materializzazione dello scopo dell’Indicibile, ed è solo a causa della costante pressione dell’intento che questo scopo si materializza sotto forma di vera inclusione o unità. In altre parole, prima che si realizzi qualsiasi tipo di inclusione, deve necessariamente esserci quella pressione che da luogo alla separazione e quindi alla molteplicità, inclusa la diversità - un dato di fatto così semplice e così evidente che l'apprendista disattento non sempre riesce a vederlo. L'aforisma che segue lo mostra chiaramente. SEPARARE LE POLARITA’ E’ IL DUPLICE ATTO DELLA CREAZIONE, IN CUI L’INTENTO ESERCITA PRESSIONE SULLA MENTE PER MATERIALIZZARE LO SCOPO. MA LA PRESSIONE SULLA MENTE, CHE E’ PER NATURA SEPARATIVA, PRESUPPONE LA NECESSITA’ DELLA MOLTEPLICITA’, UN FATTO EVIDENTE IN SE’, CONSIDERANDO CHE LO SCOPO DELL’INDICIBILE E’ L’INCLUSIONE. NE CONSEGUE CHE L’ATTO DELLA CREAZIONE E’ PER SUA NATURA DUPLICE – SEPARAZIONE E UNIFICAZIONE . PRIMA DEVE ESSERCI LA SEPARAZIONE DEGLI ELEMENTI, E SOLO ALLORA QUESTI ELEMENTI SI POSSONO RI-UNIRE NEL PERSEGUIMENTO DELLO SCOPO CHE SOTTENDE LA CREAZIONE. Questo ci porta a prendere in considerazione l'implicazione finale, la molteplicità. Da ciò che abbiamo visto, è chiaro che la molteplicità e la diversità sono il tessuto stesso dell’evoluzione e, come tali, occorre prenderle in considerazione nel nostro approccio alla vita. In genere le persone non comprendono questo fatto, perché molte persone sono convinte che unità significa che uno deve essere uguale all’altro, pensare uguale, sentire uguale, agire allo stesso modo! Eppure, sapendo ad un certo livello che questa convinzione non è vera, le persone continuano a ribellarsi contro l'uniformità generalizzata, attuando la separazione nel loro approccio alla vita, e allo stesso tempo, seguono ciecamente il condizionamento sociale che, naturalmente, le rende uguali a tutti gli altri! Il risultato di tale paradossale comportamento, fondato su idee fuorvianti sulla vera unità, è che le persone girano in tondo avendo perso completamente la trama, e, di conseguenza, non hanno alcun vero senso di scopo. Le persone non si soffermano mai a considerare che solo abbracciando la diversità può esserci una reale forza di scopo, perché, come abbiamo già visto, poiché c'è solo Una Vita e Uno Scopo, è ovvio che c’è vera forza nella diversità. Nessun aspetto del nostro scopo comune è più o meno importante di qualsiasi altro, ma più sono gli aspetti che si combinano, tanto maggiore sarà la forza di questo scopo. Ne consegue che la vera unità è sinonimo di inclusione, che non è uniformità che annienta l'individualità e la diversità. E' quindi evidente che, per materializzare il nostro scopo individuale che è un aspetto dello scopo universale, non solo dobbiamo sostenere l’interazione l’interrelazione e l’interdipendenza della vita, ma per fare ciò, dobbiamo anche essere inclusivi in tutte le nostre azioni: fisiche, emotive e mentali, e questo significa che non possiamo permetterci in alcun modo di essere separativi. Pertanto, anche se abbiamo già esaminato il significato dell’amore in azione, che cosa vuol dire essere pienamente inclusivi nelle nostre azioni? Essere pienamente inclusivi nelle nostre azioni implica che dovremmo evitare la tendenza all'uniformità, sforzandoci di raggiungere quella chiarezza che proviene dal separare le polarità, una chiarezza di cui abbiamo bisogno, per svelare e dispiegare il nostro particolare scopo, come dettato dal destino in una particolare vita, e che, per sua stessa natura, ci porta ad agire sempre più inclusivamente nei confronti di tutti gli aspetti della vita intorno a noi. Ma separare le polarità è qualcosa di incredibilmente difficile per ogni apprendista. Eppure separare le polarità non è poi così difficile da realizzare, purché ci ricordiamo di rendere le cose semplici e non complesse.
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Tutta la vita è basata su quella grande legge che chiamiamo Legge della Polarità, una legge veramente vasta e complessa nelle varie manifestazioni, e allo stesso tempo molto semplice. Al livello più fondamentale, c'è solo Una Dualità Primaria, vale a dire, il nagual e il tonal, cioè la vita e la forma. Tuttavia, poiché la molteplicità e la diversità sono necessarie per la materializzazione dello scopo, ci sono miriadi di forme, ognuna diversa dall'altra. Ma ancora vi è solo la vita e la parte formale della vita. Pertanto, nel separare le polarità possiamo rendere le cose semplici o complesse come vogliamo e non importa quanto vogliamo diventare complessi, torneremo sempre al fatto molto semplice che la vita esprime se stessa attraverso una forma. Considerando tutto questo dal nostro punto di vista umano, non è così difficile capire cosa si intende per separare le polarità. Tenendo presente che ogni individuo, noi stessi o chiunque altro, è la vita interiore, allora separare le polarità consiste nel guardare il modo in cui l'individuo esprime se stesso tramite una forma, che sia un pensiero, un'idea, un sentimento, una risposta emotiva, un'azione fisica, una convinzione, un pregiudizio, un modello di comportamento o qualsiasi altra cosa. Così separare le polarità ci permette di vedere l'espressione, ed è questa espressione che ci porta nuove conoscenze su noi stessi e sul mondo che ci circonda. Ed è quì che, naturalmente, troviamo l'origine di quel concetto chiamati gli specchi, perché se siamo tutti delle unità dell’Unica Vita, e se tutti incarniamo aspetti dell’Unico Scopo, e se tutta la vita è interconnessa, interattiva e interdipendente, allora come possono le persone intorno a noi non essere specchio di aspetti di noi stessi? E come già sappiamo, qui sta il grande valore nel lavorare con gli specchi, perché tramite questi specchi, abbiamo l'opportunità di vedere e lavorare con le nostre espressioni in modo obiettivo, piuttosto che solo soggettivamente.
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Ora possiamo tornare al concetto di scopo, in modo da esaminarlo più profondamente. Partendo dalla premessa che l'intento e la visione sono sinonimi, ancora una volta siamo di fronte al fatto che l'ovvio non è necessariamente ciò che appare. Abbiamo anche già accertato che vi è un solo scopo, l’inclusione. Ma ora rendetevi conto che, se l'intento è la pressione soggettiva causata dall’Unico Scopo, e la visione è la pressione oggettiva risultante da tale scopo, allora ne consegue che sia l'intento che la visione hanno origine nell’inclusività. In altre parole, l'inclusività intrinseca dell'Indicibile attiva sia l’intento che la visione nell’attuare la materializzazione del suo scopo, vale a dire, l’inclusione! Quindi è ovvio che il potenziale dell’Indicibile è l'inclusività, ed è questo potenziale che l’Indicibile vuole dispiegare tramite l'evoluzione della consapevolezza. Questo implica che quella che è definita come intelligenza potenziale nella suprema trinità, è in effetti inclusività intrinseca, che si può materializzare attraverso la manifestazione del cuore e della mente. Pertanto, quando affermiamo che la Rosa Gialla dell’amicizia è la materializzazione dell’intelligenza potenziale, intendiamo che la Rosa Gialla dell’Amicizia non solo è l'essenza stessa dell’inclusività o scopo, ma anche che possiede sia il cuore che la mente - un fatto che diventa progressivamente più chiaro in questa visione. Inoltre, poiché l'intento è la pressione soggettiva causata dall’inclusività intrinseca, dovrebbe essere chiaro perché il potere creativo del Vuoto è definito come la pressione dell’intento. Non è difficile comprenderlo se teniamo a mente che il 96
senso di scopo è in realtà la pressione dell’intento, che non può essere altro che la voglia di creare. Ma, come abbiamo già visto in questo volume, l'intento è sinonimo di amore incondizionato, e ne consegue che il potere creativo del Vuoto, che è anche il senso di scopo, si può ugualmente definire come la pressione dell’amore incondizionato, ed è questa pressione che porta all’amore in azione, attuato attraverso il cuore. Il concetto sopra si riferisce ad una delle cosiddette chiavi del mistero del genere (maschilefemminile), e le implicazioni sono estremamente profonde e vaste - tanto che trascendono la portata di questo volume. Tuttavia, per chiarezza e continuità, mi impegno a fornire almeno qualche punto di vista su questo misterioso concetto, anche se verbalizzarlo è un’impresa piuttosto ardua. Il motivo per cui è così difficile verbalizzarlo sta nel fatto che trattando un concetto come questo, così lontano dall’attuale comprensione dell’umanità sul mistero del genere, le parole spesso servono solo a con-fondere, cioè a "fondere assieme" i pregiudizi basati su idee preconcette nati del condizionamento sociale. Ma ogni volta che si fondono assieme i pregiudizi, il risultato, se preso per il valore apparente, è sempre tutt'altro che soddisfacente. Invariabilmente, la verità insita nel concetto diventa orribilmente distorta dalla forma, dalla forma percepita come risultato di una mistura di pregiudizi sulle parole usate nella verbalizzazione. Per metterla nel modo più semplice possibile consideriamo questo concetto nel seguente modo. L'Indicibile ha un senso del Suo scopo, ed è questo senso di scopo quella cosa che abbiamo imparato a riconoscere come la pressione dell’intento. Ma tale scopo, come sappiamo, è l'inclusione, e quindi in parole povere possiamo dire che l'Indicibile ha impostato il suo intento per materializzare l’inclusione che, grosso modo, significa anche includere l'ignoto all'interno del conosciuto. Pertanto, avendo impostato l’intento sulla materializzazione dell’inclusione, nell’Indicibile c’é una pressione a creare l'universo, e quindi il senso di scopo nell’Indicibile è l’impulso a creare, e questo impulso, questa pressione impostata dall’intento dell’Indicibile, è il potere creativo del Vuoto. Ora, se prendiamo in considerazione che l'intento è veramente amore incondizionato, allora possiamo riformulare tutto questo dicendo che il senso di inclusione dell’Indicibile è tale che l’essere umano lo sperimenta come una pressione di amore incondizionato, causata dal desiderio dell’Indicibile di includere lo sconosciuto nel conosciuto - un atto che in primo luogo richiede la creazione dell'universo. In altre parole, a causa dell’amore incondizionato dell’Indicibile per la propria controparte sconosciuta, l’Indicibile sente in sé un impulso a creare, quell’impulso che è la pressione dell’amore incondizionato, in cui vi è implicito il potere creativo del Vuoto. Da quanto sopra si vede che un vero atto di creazione richiede la pressione dell’intento, che emerge verso la materializzazione tramite l’inclusione, cioè il senso di scopo. In altre parole, ogni atto di creazione richiede la pressione che nasce dall'amore incondizionato, ed è condotto alla materializzazione dal senso di inclusione. Quindi possiamo giustamente dire che la creazione è amore in azione. Naturalmente, le implicazioni insite in questi fatti gettano una luce completamente diversa sui concetti di amore, azione e creazione. Eppure uomini e donne di oggi usano queste tre parole con poco rispetto. Le persone comuni dicono facilmente "Ti amo". Ma quante persone hanno almeno una vaga idea di ciò che stanno dicendo? E anche quando sentono qualcosa di simile all'amore, quante di queste persone possono sostenere che il loro sentimento è genuinamente incondizionato? E quante persone sono veramente disposte ad assumersi la responsabilità delle loro parole e dei propri sentimenti? La verità è che le persone si coinvolgono a casaccio in ogni tipo di attività, con poco o nessun riguardo per ciò che stanno creando. Non prendendosi la responsabilità delle loro azioni, le persone creano le condizioni e le circostanze più spaventose, nella loro vita e in quella degli altri; inoltre, preferendo reagire, piuttosto che agire, continuano a riprodurre quella follia che perpetua la follia del sogno. Tornando ora al concetto del sesso e del genere maschile-femminile, e osservandolo da un punto di vista tecnico, e tenendo presente che l'intero universo manifesto è femminile relativamente all'Indicibile, nella suprema trinità vediamo riflessa la manifestazione primordiale dell'ignoto 97
femminile. Di conseguenza, questa trinità è tradizionalmente considerata femminile nei i suoi tre aspetti di Maria Vergine, di pressione dell’intento e di Maria Madre. Tuttavia, prima di procedere oltre e onde evitare confusione, faccio notare che, quando ci riferiamo alla pressione dell’intento, che ora consideriamo come il potere creativo del Vuoto, dobbiamo stare attenti a non confonderlo con il vero potere creativo del Vuoto, che è la pressione dell’intento all'interno dello stesso Vuoto, e la manifestazione della pressione dell’intento- all’interno della suprema trinità. Anche se è già stato spiegato in un precedente volume, vi aiuterà tenere a mente che la manifestazione della pressione dell’intento all'interno della suprema trinità, è il seme della consapevolezza in evoluzione, spesso identificato come l'embrione della consapevolezza in evoluzione, che sottolinea il fatto che quando questo mondo è venuto in essere, la fecondazione è già avvenuta. Rispetto a questo non posso che richiamare ancora una volta l'attenzione del lettore sull’importanza di imparare a leggere al di là del valore apparente delle parole. Non è casuale che la parola "venire" sia associata all'eiaculazione maschile e all'atto della fecondazione. Il fatto che questa parola oggi sia considerata come gergo volgare è una triste testimonianza della mancanza di rispetto dell'umanità per la responsabilità insita nell'atto sessuale. Per tornare alla suprema trinità, ora siamo finalmente in grado di affrontare almeno alcune delle implicazioni esoteriche insite nel mistero del sesso e del genere, citato in precedenza. Come abbiamo osservato in precedenza, tradizionalmente la suprema trinità è considerata femminile. Se consideriamo la suprema trinità in relazione all'Indicibile, questo è corretto, perché la vita dentro la manifestazione è femminile relativamente all’Indicibile. Tuttavia, e nonostante ciò, la suprema trinità è molto più complessa di quanto non sembri. Pertanto diamo un'occhiata con tutta l’attenzione possibile a quello che comporta, anche se devo ancora una volta mettere in guardia il lettore che verbalizzare quanto segue, per coloro che non hanno la visione interiore del veggente, è quasi impossibile. Dai nostri studi di cosmologia ne Il Grido dell'Aquila, sappiamo che la suprema trinità è l’Indicibile reso manifesto. Quindi è ciò che noi chiamiamo lo spirito, il nagual o, più precisamente, il nagual reso manifesto. Questo, naturalmente, sembra in contraddizione con quanto abbiamo affermato prima sulla suprema trinità, e cioè che è la manifestazione primordiale dell'ignoto femminile. Eppure non vi è contraddizione, se si tiene conto che abbiamo a che fare con il fattore relativo della consapevolezza. Pertanto, anche se la suprema trinità è femminile relativamente all’Indicibile, in sé, nella vita all’interno della manifestazione, la suprema trinità é molto maschile. Ciò significa che a questo livello di esistenza c'è solo lo spirito maschile, il nagual. Poi, un frammento di questo spirito di-viene manifesto come intelligenza potenziale, cioè un frammento del nagual maschile. Eppure, mentre prima avevamo solo lo spirito, ora nella manifestazione abbiamo non solo il nagual maschile, ma abbiamo anche la forma che sta utilizzando, ed è questa forma che rende la suprema trinità femminile relativamente all’Indicibile. In altre parole, l'aspetto nagual della suprema trinità è maschile come l'Indicibile, ma l’aspetto formale della suprema trinità è femminile. Per comprendere questo, è importante rendersi conto che, anche se rispetto alla comprensione umana della vita, la suprema trinità è Nessuna-Cosa, e pertanto sembra che sia senza forma, rispetto all’Indicibile, ossia il Vuoto che è veramente Nessuna-cosa, la suprema trinità, essendo la vita all’interno della manifestazione, è veramente qualcosa, o più precisamente, un’espressione e quindi una forma di vita. Ancora una volta vediamo quanto sia importante per la comprensione della vita riuscire a distinguere tra la vita in sé e l’espressione formale della vita. Quando riusciamo a coglierne la differenza non è difficile vedere che Dio Immanente è il nagual, che si esprime attraverso quella forma che chiamiamo intelligenza potenziale, il che significa che Dio Immanente ha forma, mentre Dio Trascendente è senza forma. Da ciò è facile capire perché la vita è essenzialmente ermafrodita, ma si manifesta come eterosessuale, cioè, come maschile e femminile. Tuttavia, per cogliere la relazione tra l'Indicibile e la suprema trinità, è importante prendere in considerazione anche alcuni fatti che abbiamo già scoperto. Ora, tenete a mente i seguenti punti. In primo luogo, l'intelligenza potenziale è Dio Immanente, il padre, contrapposto a Dio 98
Trascendente, il Vuoto. In secondo luogo, l'intelligenza potenziale può materializzarsi solo quando sono presenti sia il cuore che la mente, ossia la pressione dell’intento e l’intelligenza attiva. In terzo luogo, questa manifestazione o materializzazione di intelligenza potenziale o, più precisamente, la venuta del nagual, noi la percepiamo come la Rosa Gialla dell’Amicizia, la fonte della vita all’interno della manifestazione. Tuttavia, come abbiamo imparato nella Regola del Nagual a Quattro Punte, la Rosa Gialla dell’amicizia non è solo la fonte della vita all'interno della manifestazione, ma è anche il canale per il potere creativo del Vuoto, e in questo senso anche il grembo per la vita che viene a manifestarsi. Ancora una volta vediamo riflessa qui la qualità della vita ermafrodita. E così, anche se è corretto considerare la Rosa Gialla dell’Amicizia come la manifestazione dell’intelligenza potenziale, che è l’interezza della suprema trinità, la Rosa Gialla dell’Amicizia trascende anche la suprema trinità, in virtù di due fatti molto esoterici. In primo luogo, ricordate che la Rosa Gialla dell’Amicizia è in realtà l'atto di di-venire creativo iniziato nel Vuoto dal suo intento. In altre parole, la Rosa Gialla dell’Amicizia viene nell’esistenza a causa dell'atto di di-venire-creativo, ma si manifesta prima con l'avvento dell’intelligenza potenziale, e quindi si concretizza pienamente quando il cuore e la mente si materializzano. In secondo luogo, tutto questo è possibile solo a causa del fatto che la Rosa Gialla dell’Amicizia è sia il condotto per il potere creativo del Vuoto, che il grembo che riceve il potere creativo. Anche se quanto sopra può sembrare sconcertante, in un attento studio, il lettore diligente comincerà a rendersi conto che ciò che confonde è l'incapacità della mente di cogliere il nonmateriale. Pertanto, non è così difficile cogliere quanto sopra, se si tiene conto del fatto che non stiamo parlando di forma, ma di vita, di spirito, del nagual, di Nessuna-Cosa. In altre parole, stiamo cercando di comprendere come la vita di-venendo manifesta diventa vita manifesta. A questo proposito, non è difficile capire che l'atto di di-venire creativo non è solo la Rosa Gialla dell’Amicizia, ma anche la vita di-venendo manifesta. Da ciò ne consegue che la Rosa Gialla dell’Amicizia, quando si manifesta come intelligenza potenziale, e quindi materializzata come la suprema trinità, è la fonte della vita all'interno della manifestazione. Le implicazioni sono chiare, la vita di-venendo manifesta e la vita all'interno della manifestazione sono riflesse nella Rosa Gialla dell’Amicizia, un fatto che rende manifesto il nagual, sia soggettivamente che oggettivamente. La vita di-venendo manifesta è l'aspetto soggettivo della Rosa Gialla dell’Amicizia, e cioè quell’aspetto che trascende la suprema trinità, mentre l'aspetto oggettivo è la materializzazione dell’intelligenza potenziale, ossia la fonte della vita all'interno della manifestazione. Entrambi gli aspetti hanno in comune l'Unico Scopo, l’inclusione, portata avanti soggettivamente dalla pressione dell’intento nel vuoto, cioè, l’impulso a creare; e oggettivamente portato a concepimento dalla manifestazione della pressione dell’intento all'interno della suprema trinità, cioè l'amore in azione. Ma in entrambi i casi, la pressione dell’intento è il potere creativo del Vuoto, che in ultima analisi, non è che la pressione dell’amore incondizionato. In altre parole, nell’aspetto soggettivo c’é la voglia di creare, e nell’aspetto obiettivo troviamo quell’impulso incarnato, cioè concepito, come amore in azione. Ciò che è implicito è il fatto che l'intento, essendo l'aspetto figlio, non solo ispira il nagual a di-venire creativo, ma dopo averlo fatto, all'interno della suprema trinità concepisce e incarna anche l'Unico Scopo, l’inclusione. Ma rendetevi conto che insito in tutto questo c'è una stupenda verità, e cioè che ciò che inizia come ispirazione nel vuoto, diviene fecondazione nella suprema trinità, un fatto che costituisce la definizione della vera amicizia. Ma, per comprenderlo pienamente, rivediamo brevemente ciò che abbiamo imparato. All'interno del Vuoto, il figlio, che è l'intento dell’Indicibile, ossia amore incondizionato, ispira il nagual a di-venire creativo, cioé evoca nel nagual l’impulso a creare. Di conseguenza, l'intento, il figlio, esercita una pressione sul suo polo opposto, la mente, e l'intelligenza potenziale entra nell’esistenza. Questo è il primo atto della creazione, che in realtà è una separazione, a causa della natura della mente. Ma poiché l'intento dell’Indicibile è l'inclusione, di nuovo l'intento esercita pressione sulla mente verso l'unificazione. Questo è il secondo atto della creazione, in cui la 99
consapevolezza dell'intelligenza potenziale è divisa in pressione dell’intento e intelligenza attiva, che sono rispettivamente i progenitori del maschile e del femminile. Il primo atto della creazione, come abbiamo già osservato in questo volume, costituisce un atto di auto-fecondazione, che in ultima analisi, è un atto causato dall’ispirazione. A questo punto abbiamo ormai anche l'inizio dell'universo manifesto, e quindi la dualità principale di nagual e tonal, che alla fine si è evoluto in quello che noi conosciamo come maschile e femminile. A questo livello di esistenza, cioè la suprema trinità, abbiamo solamente la vita all'interno della manifestazione e la vita di-venendo manifesta. Abbiamo Dio Immanente e Dio Trascendente. Ciò che lega queste due espressioni della vita è l'Unico Scopo, l'inclusione, e ciò che dà senso a tale scopo, è l'amore in azione. Questo significa che, affinché avvenga l’inclusione, la pressione dell’intento, cioè il potere creativo del Vuoto, deve essere ancorato nella vita all’interno della manifestazione - un atto che determina la manifestazione della pressione dell’intento all'interno della suprema trinità. Questa manifestazione della pressione dell’intento della suprema trinità è un atto di fecondazione da parte del nagual, il Vuoto. Tuttavia, non è l'aspetto nagual del Dio Immanente che viene fecondato dal vuoto, ma l'aspetto formale del Dio Immanente, ossia l'intelligenza potenziale. Quando l'intelligenza potenziale è fecondata, emergono nell’esistenza le due polarità della sua consapevolezza, la pressione dell’intento e l’intelligenza attiva, vale a dire, il cuore e la mente. Ma in questo concepimento è la polarità maschile della consapevolezza dell'intelligenza potenziale che è direttamente fecondata, in virtù del fatto che diventa l’incarnazione della pressione dell’intento. Tenendo presente che le due polarità della consapevolezza della suprema trinità sono comunque una consapevolezza unica, vediamo che sebbene sia la polarità maschile del cuore ad essere fecondata direttamente dal potere creativo del Vuoto, anche la polarità femminile della mente è indirettamente fecondata, attraverso la polarità maschile o cuore. Questo comporta che nel momento in cui l'intelligenza potenziale è fecondata, la polarità maschile della sua consapevolezza diventa l'incarnazione del potere creativo del Vuoto, mentre il concepimento effettivo si svolge all'interno della polarità femminile. E tuttavia è una consapevolezza unica e quindi un concepimento, all'interno del quale si trovano i progenitori del maschile e del femminile. In altre parole, sebbene concepiscano entrambi, la polarità maschile e la polarità femminile, nella polarità maschile, o il cuore, questo concepimento prende la forma di ispirazione e in quella femminile, o la mente, il concepimento è una concezione letterale che conduce alla nascita, cioè, l’intelligenza attiva. Da ciò che abbiamo visto, dovrebbe essere più chiaro perché la vita all’interno della manifestazione è eterosessuale, e perché la vita divenendo manifesta è essenzialmente bisessuale. A questo proposito non va dimenticato che la vita in sé è ermafrodita per natura, e che l'Unico Scopo insito nell'atto della manifestazione è l’inclusione. Essendo la polarità maschile e la polarità femminile ermafrodite, l’Indicibile deve prima separare le polarità, deve prima separare il conosciuto dall'ignoto, il maschio dalla femmina, prima che lo scopo possa essere realizzato. Ma ricorda anche che l'ignoto, dal punto di vista dell’Indicibile, non è solo il suo ignoto femminile, ma anche il suo ignoto maschile, e quindi non è sorprendente che la vita all'interno della manifestazione sia per natura eterosessuale. Eppure, poiché dal punto di vista dell’Indicibile non c’è altro che la vita e le forme che utilizza, ossia la vita manifesta, non è sorprendente che a questo livello di esistenza, la vita non è né limitata né definita dalla forma. Vi è semplicemente la vita di-venendo manifesta e la vita all’interno della manifestazione. Nella vita all'interno della manifestazione vi è implicita la polarità eterosessuale del maschile e femminile, ma dal momento che l’Indicibile vuole includere il potenziale sconosciuto di entrambe le polarità all'interno del conosciuto, la vita di-venendo manifesta abbraccia entrambe le polarità in egual modo, perché il potenziale insito nel maschile e nel femminile è l'ignoto per l'Indicibile, ed è quindi femminile relativamente ad Esso. Quindi, anche se non sappiamo ciò che costituisce il sesso e il genere nel contesto dell’Inconoscibile, sappiamo che la vita di-venendo manifesta è il Divino Bisessuale, mentre la vita all'interno della manifestazione è il Divino Eterosessuale. E la relazione tra queste due espressioni dell’Unica Vita è ciò che chiamiamo amore 100
incondizionato in azione, o semplicemente, l'atto di fecondazione e concepimento, che si manifesta come l'atto della percezione. Questo ci riporta ai concetti di intento e visione, la duplice espressione dell’Unico Scopo, l’inclusione. Considerando che l’intento è definito come la pressione soggettiva causata dall’inclusività, è chiaro che l’intento è la causa dell’azione, proprio come la visione, la quale è definita come la pressione oggettiva risultante dall’inclusione, che dirige l'azione. Eppure sia l'intento che la visione non sono che le due facce dell’unica forza universale, l’intento. Ciò che è causa dell’azione lo chiamiamo intento e ciò che dirige l'azione la chiamiamo visione, ma entrambi sono espressioni dell’amore incondizionato. L’intento, essendo la pressione soggettiva che causa l'azione, è espresso nella suprema trinità come la pressione dell’intento all'interno della polarità maschile della consapevolezza, cioè il cuore. La visione, d’altra parte, essendo la pressione oggettiva che dirige l'azione, è espressa come intelligenza attiva all'interno della polarità femminile della consapevolezza, cioè, la mente. In poche parole, vediamo che vi è l’Unico Scopo, l'inclusione intrinseca, che esprimendosi soggettivamente come intento attraverso il cuore, causa l’azione, ed esprimendosi oggettivamente come visione attraverso la mente, dirige l'azione. L’intento e la visione insieme sono ciò che noi conosciamo come amore in azione o, semplicemente, la manifestazione per evolvere la consapevolezza e materializzare l’Unico Scopo, l’inclusione. La manifestazione prima di questo scopo è ciò che chiamiamo la Rosa Gialla dell’Amicizia, Dio immanente, il padre, e la fonte della vita all'interno della manifestazione, attraverso cui è incanalato il potere creativo del Vuoto, cioè la pressione dell’intento, il cui rovescio della medaglia è la visione. Ma dal momento che sia l'intento che la visione sono le due espressioni dell’inclusività intrinseca, ne consegue che il potere creativo del Vuoto è sia soggettivo che oggettivo; soggettivamente da luogo alle azioni e oggettivamente dirige l'azione. Pertanto ogni vera azione è un atto di creazione, o semplicemente, amore in azione. Di conseguenza, se le nostre azioni sono veramente inclusive, nel senso che sostengono la vita, allora è inevitabile che qualsiasi nostro atto, non importa se grande o piccolo, ci rivela il sé interiore, il nagual, in modi creativi che mostreranno sempre gli sforzi congiunti del cuore e della mente, che lavorano all'unisono per materializzare l'unico scopo, l’inclusività. Pertanto, vivendo una vita che si basa sulla vera inclusione, ogni nostro singolo atto sarà sempre caratterizzato dall’amore in azione, mentre giochiamo il nostro ruolo nel dispiegamento dell’Unico Scopo. Così, per il guerriero, la vita è davvero una Via con un Cuore, ossia un affare di cuore, o più precisamente, la vicenda che il vero sé interiore sta avendo col suo cuore e la sua mente.
CAPITOLO DIECI
LA SECONDA VISIONE 101
C’E’ SOLO UNA POLARITA’, NAGUAL-TONAL, MA IN QUESTA POLARITA’ VI E’ INTRINSECA LA CONSAPEVOLEZZA DEL NAGUAL. PERTANTO, ANCHE SE C’E’ SOLO UNA DUALITA’ PRIMARIA, IN QUESTA DUALITA’ OCCORRE CONSIDERARE TRE ASPETTI, IL NAGUAL, LA SUA CONSAPEVOLEZZA E IL TONAL. COMUNQUE, SICCOME NON E’ POSSIBILE SEPARARE LA CONSAPEVOLEZZA DALL’ESSENZA, E’ OVVIO CHE IL NAGUAL E LA SUA CONSAPEVOLEZZA, CIOE’ LA VITA DIVENTANDO MANIFESTA, SONO UN’UNICA COSA CHE SI MANIFESTA COME TONAL, OSSIA, LA VITA ALL’INTERNO DELLA MANIFESTAZIONE. MA DATO CHE CI SONO DUE TIPI DI CONSAPEVOLEZZA, QUELLA INTRINSECA E QUELLA IN EVOLUZIONE, COME POSSIAMO VEDERLE? IN ULTIMA ANALISI, TUTTA LA CONSAPEVOLEZZA E’ UN’ESPRESSIONE DELL’INTENTO, E QUINDI E’ NECESSARIO DIFFERENZIARE LA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA DALLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE, SOLO PER ACCURATEZZA TECNICA, PERCHE’ IN ESSENZA QUESTI DUE TIPI DI CONSAPEVOLEZZA NON SONO ALTRO CHE LE DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA, L’INTENTO. VISTE IN QUESTO MODO, E’ OVVIO CHE, RELATIVAMENTE AL NAGUAL, LA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA IMPLICA UNA CONSAPEVOLEZZA DEL PROPRIO POTENZIALE, MENTRE LA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE E’ CIO’ CHE STA PER DIVENTARE CONOSCIUTO. QUESTO E’ L’INTENTO DELL’INDICIBILE, ESPRESSO NELLA VITA ALL’INTERNO DELLA MANIFESTAZIONE COME L’INTENTO ALL’INCLUSIONE. E DATO CHE L’INCLUSIONE E’ REALIZZABILE SOLO ATTRAVERSO IL SOGNARE, QUESTA ESPRESSIONE DELL’INTENTO E’ CHIAMATA IL SOGNATORE. La seconda visione della Regola del Nagual a Tre punte non è per niente facile da comprendere, per la semplice ragione che riguarda l’Intento e, come ho detto più volte, non sappiamo davvero che cos’é l’intento. La maggior parte della nostra conoscenza dell’intento riguarda solo la sua espressione nella vita all’interno della manifestazione, che, come risulta dall’aforisma sopra, è quello che noi conosciamo come intento all'inclusione, o semplicemente, consapevolezza in evoluzione. Anche se nel corso dei secoli i veggenti Toltechi sono riusciti a cogliere qualche visione della consapevolezza intrinseca e in ultima analisi dell'intento, questa conoscenza è così lontana dall’attuale capacità dell'umanità di cogliere l'irrazionale, che al momento può solo servire alla visione interiore del veggente. Pertanto, ai fini di questo volume, limiteremo il nostro studio di questa seconda visione all’attuale capacità dell'umanità di cogliere la natura dell’intento, così com’é espressa nei parametri della consapevolezza in evoluzione. Ne Il Grido dell’Aquila la consapevolezza in evoluzione è definita come il conosciuto maschile, raffigurato in un ideogramma tolteco come: il figlio dell'uomo, che è il figlio dell’Indicibile e il custode del conosciuto, una definizione esoterica che ha tante implicazioni, per le quali anche gli studiosi più dotti di tutte le grandi religioni del mondo hanno lottato per migliaia di anni, tentando di comprendere la vera natura della consapevolezza in evoluzione, la sua origine e il suo ruolo all'interno dell'evoluzione. Dal punto di vista dell'umanità, la consapevolezza in evoluzione è veramente evidente, basti notare il costante aumento della conoscenza nelle scienze; eppure dal punto di vista soggettivo, è veramente molto elusiva. Cos’è la consapevolezza? Come possiamo aumentarla o diminuirla? E in ultima analisi come possiamo evolverla o no? 102
Ora, se vogliamo comprendere questa seconda visione della Regola del Nagual Tre punte, dobbiamo trattare la natura soggettiva della consapevolezza, e in particolar modo la consapevolezza in evoluzione. A questo proposito tenete conto che tutti noi abbiamo familiarità con la natura oggettiva della consapevolezza, in misura maggiore o minore e in base alla nostra comprensione degli insegnamenti fondamentali; ma per la maggior parte delle persone, la natura soggettiva della consapevolezza rimane ancora un mistero. Col termine soggettivo, mi riferisco alla parte irrazionale della consapevolezza dell'uomo, chiamata tecnicamente il lato sinistro. IL LATO DESTRO DELLA CONSAPEVOLEZZA RIGUARDA IL RAZIONALE E IL CONOSCIUTO, ED HA QUINDI UNA QUALITA’ MASCHILE. IL LATO SINISTRO DELLA CONSAPEVOLEZZA RIGUARDA L’IRRAZIONALE E L’IGNOTO, ED HA QUINDI UNA QUALITA’ FEMMINILE. MA LA RELAZIONE FRA IL RAZIONALE E L’IRRAZIONALE, FRA IL CONOSCIUTO E L’IGNOTO, COME OGNI ALTRA RELAZIONE NELL’UNIVERSO, E’ VERA SOLO NEL CONTESTO DEL FATTORE RELATIVO DELLA CONSAPEVOLEZZA. DATO CHE NELL’UNIVERSO C’E’ SOLO UNA VITA E QUINDI UNA SOLA CONSAPEVOLEZZA, TUTTA LA CONSAPEVOLEZZA HA UNA NATURA MASCHILE, MA PUO’ ANCHE AVERE LE QUALITA’ MASCHILI E FEMMINILI, RELATIVAMENTE AD UNO SPECIFICO STATO D’ESSERE O LIVELLO D’ESISTENZA. NEL CONSIDERARE LA CONSAPEVOLEZZA, QUESTA E’ UNA PREMESSA IMPORTANTE, PERCHE’ IN ULTIMA ANALISI C’E’ SOLO L’IGNOTO: IL CONOSCIUTO NON E’ ALTRO CHE LA PARTE MAPPATA DELL’IGNOTO. DA CIO’ NE CONSEGUE CHE SE C’E’ SOLO UNA CONSAPEVOLEZZA, CHE HA NATURA MASCHILE, ALLORA ANCHE L’IRRAZIONALE HA NATURA MASCHILE. L'aforisma sopra è uno degli aforismi più importanti per ogni apprendista che desideri comprendere le implicazioni insite in questa seconda visione. Anche se è relativamente semplice da capire intellettualmente, abbiamo bisogno di considerare con molta attenzione ciò che comporta esattamente questo aforisma, al di là del mero valore apparente delle parole. Il modo più semplice per farlo è quello di osservare l'aforisma nel seguente modo. In primo luogo vi è il nagual e il suo intento. In secondo luogo, l'intento del nagual è quello di dispiegare tutto il suo potenziale, che per il nagual è ancora ignoto. Ma tutto questo è la consapevolezza intrinseca del nagual. Così possiamo riformulare la frase dicendo che nella consapevolezza del nagual vi è intrinseco il suo intento di mappare l'ignoto e quindi renderlo conosciuto. Tuttavia, dato che il potenziale può essere dispiegato solo attraverso il processo dell’evoluzione, questo presuppone che, sebbene il nagual possa percepire o sentire di avere in sè un potenziale sconosciuto che ha bisogno di dispiegarsi, questo potenziale resta ignoto fino a quando non si evolve la consapevolezza. Questo significa che l'ignoto può essere mappato solo incorporandolo nella coscienza consapevole, che, naturalmente, è l'essenza stessa della consapevolezza in evoluzione. Da quanto sopra, non è difficile vedere che le sensazioni e i sentimenti hanno origine nella consapevolezza intrinseca, e poiché la consapevolezza intrinseca deve essere necessariamente maschile, ne discende che il sentimento è per natura maschile. Tuttavia, poiché l’unica consapevolezza che può essere evoluta è la consapevolezza intrinseca, è chiaro che, anche se la consapevolezza intrinseca è maschile relativamente alla consapevolezza in evoluzione, anche la consapevolezza in evoluzione è per natura maschile. Inoltre, poiché la consapevolezza in evoluzione è per definizione il conosciuto, ne consegue che il conosciuto è anch’esso maschile. Tuttavia, poiché il conosciuto equivale alla mente, e il sentimento equivale all’intento, ancora una 103
volta sembra di trovare una contraddizione negli insegnamenti, ma non vi è alcuna contraddizione in quanto tale, se si tiene conto del fatto che l'intento e la mente non sono che le due polarità della consapevolezza intrinseca. Questa apparente discrepanza emerge a causa della inadeguatezza delle parole quando si cerca di verbalizzare in modo chiaro. Quindi, quando diciamo che la mente è femminile relativamente all’intento, non dovremmo mai dimenticare che questo è così solo a causa del fattore relativo della consapevolezza, perché in realtà, essendo le due polarità della consapevolezza intrinseca, la mente e l'intento sono maschili. Allo stesso modo, quando diciamo che il conosciuto è maschile relativamente all'ignoto, stiamo ancora parlando del solo e unico potenziale, ma stiamo differenziando quel potenziale che è già stato dispiegato da quel potenziale che è ancora non sviluppato. Di conseguenza, non vi è alcuna contraddizione in quanto tale quando si equivale il conosciuto con la mente, perchè alla fine, il conosciuto è, per definizione, quel potenziale che è stato incorporato nella coscienza consapevole, cioè la mente. Riassumendo, vediamo che alla fine c'è solo la consapevolezza intrinseca del nagual, le cui due polarità sono l’intento e la mente. A questo livello d’esistenza non vi è ancora una vera separazione delle polarità, nessuna separazione tra il conosciuto e l'ignoto, e quindi il potenziale esiste solo come sensazione, l'irrazionale. Questa è la vita di-venendo manifesta, l'espressione più pura della vita come noi la conosciamo, e così definiamo la vita a questo livello di esistenza come un sentimento. Ma tenete conto che, siccome non sappiamo davvero cos’è la vita, ci stiamo riferendo all’espressione della vita o, per essere più precisi, all'espressione della consapevolezza intrinseca del nagual, vale a dire, quella sensazione che precede il dispiegamento del potenziale, o quella sensazione che precede la manifestazione dell’intelligenza potenziale, detta la Rosa Gialla dell’Amicizia. Pertanto, anche se non sappiamo cosa sia la vita, possiamo almeno definire la sua espressione a questo livello d’esistenza, e questa espressione è una sensazione, definita nella terza visione della Regola del Nagual a Quattro Punte come l'atto di di-venire creativo, l'amicizia, la relazione tra il nagual e il suo intento. Oppure, con un’espressione meno tecnica possiamo riformularla dicendo che la vera amicizia è il rapporto tra la vita e l'espressione della sua consapevolezza intrinseca. Come sappiamo dallo studio della prima visione della Regola del Nagual a Tre Punte, le due polarità della consapevolezza intrinseca si esprimono nella vita all’interno della manifestazione come intento e visione, i due aspetti dell’unica forza universale, l’intento, definito tecnicamente come amore incondizionato in azione - l'intento causa l’azione, e la visione dirige l'azione. Sappiamo anche che nel momento in cui l'intento esercita pressione sull’intelligenza attiva, per conseguire lo scopo del nagual, questo scopo si manifesta nell'universo come intento all’inclusione, l'Occhio dell'Aquila, definito tecnicamente come il concepimento dell’evoluzione della consapevolezza, una concezione che non solo determina l’insorgere del processo di evoluzione della consapevolezza, ma anche la separazione del conosciuto dall’ignoto. Dal punto di vista del veggente questo è il più stupendo atto di creazione, una superba espressione dell’intento, e la massima espressione della vera amicizia. Eppure, in questo meraviglioso atto creativo vi è implicita anche un’indescrivibile pregnante verità, una verità così squisitamente bella e allo stesso tempo così dolorosamente straziante.
NOI PARLIAMO DI MOLTI MISTERI, EPPURE NON VI E’ CHE UN SOLO MISTERO, DETTO IL MISTERO DELL’ESSENZA. QUESTO MERAVIGLIOSO MISTERO COMPRENDE TUTTA LA VITA – COSI’ SEDUCENTE E ISPIRATIVO EPPURE COSI’ PROFONDAMENTE ELUSIVO, LE CUI RADICI GIACIONO SEPOLTE PROFONDAMENTE NELL’INCONOSCIBILE.
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DA QUEL POCO CHE I VEGGENTI TOLTECHI SONO RIUSCITI A COGLIERE DI QUESTO GRANDE MISTERO, DOBBIAMO IMPARARE CHE IL MISTERO DELL’ESSENZA E’ IN EFFETTI IL MISTERO DELLA PERCEZIONE E DELLA CONSAPEVOLEZZA. TUTTA LA VITA E’ ESSENZA, PERCEZIONE E CONSAPEVOLEZZA. OLTRE QUESTO C’E’ SOLO IL VUOTO, DI CUI CONOSCIAMO ANCORA MENO. Come vediamo dall’aforisma sopra, sepolto all'interno di questa verità delle verità vi è l'essenza stessa del mistero della percezione e della consapevolezza, un mistero che non riusciremo mai a risolvere, perchè le sue radici affondano nel Vuoto in sé. Ma anche se questo mistero non è facilmente comprensibile, poiché ognuno di noi è soggetto all'atto della percezione e della risultante consapevolezza, è nostro dovere tentare almeno di padroneggiare la nostra consapevolezza, anche se sappiamo di non avere alcuna la speranza di riuscire a risolvere mai il mistero di fondo. In questo senso nessuno di noi ha scuse, perchè imparando ad ascoltare i nostri cuori, e lavorando in modo intelligente coi nostri sentimenti, riceviamo tutte le indicazioni di cui abbiamo bisogno. Vediamo quindi più da vicino ciò che abbiamo imparato, in modo da rendere più chiara questa seconda visione. Questa si può utilizzare come ipotesi di lavoro per tentare di comprendere la vera natura dell'uomo, e le profonde implicazioni insite nell'atto della percezione, così com’è definita dall'origine e dal ruolo della consapevolezza. Se teniamo a mente ciò che abbiamo imparato sull’intento, non è difficile vedere che tutta la vita, cioè la vita all’interno della manifestazione, non è che espressione dell’intento del nagual, e che questo comprende anche l'atto della percezione e la consapevolezza. Inoltre, all'inizio di questo capitolo, ho detto che avremmo trattato questa seconda visione soprattutto dal punto di vista della consapevolezza in evoluzione, perchè la consapevolezza in evoluzione è molto più facile da comprendere dell’intento. Comunque, a parte i nostri studi oggettivi della consapevolezza, non abbiamo ancora osservato profondamente la natura soggettiva della consapevolezza, anche se abbiamo già toccato brevemente questo punto considerando concetti come ascoltare il cuore, lavorare con le sensazioni e le emozioni, l'arte del sognare, e così via. Ma se vogliamo comprendere questa seconda visione, anche solo a livello di ipotesi di lavoro, allora dobbiamo iniziare ad afferrare ciò che comporta veramente la cosiddetta consapevolezza del lato sinistro, chiamata tecnicamente la Seconda Attenzione. Dai precedenti volumi forse ricorderete che la Seconda Attenzione è definita come l'insieme di tutte le possibili permutazioni di percezione, che diventano disponibili ogni volta che spostiamo il punto di unione, in un qualsiasi altro punto all'interno della Banda dell'Uomo. Se osserviamo questa definizione vediamo che da subito ci troviamo di fronte ad un serio problema. Tenendo conto che è molto probabile che il lettore medio di questo libro non sia in grado di entrare a volontà nella consapevolezza del lato sinistro, ci troviamo di fronte al dilemma di dover provare ad afferrare dei concetti, che possono essere colti solo nel contesto di una percezione fluida. Per capire perché questo è così, vi aiuterà vederla nel seguente modo. Ogni visione del mondo si basa su una percezione che è fissa, il che significa che il punto di assemblaggio è fissato su un particolare allineamento dei campi di energia. Ma considerando che solo all'interno della Banda dell’Uomo c’è un numero incalcolabile di campi di energia, che producono un numero altrettanto incalcolabile di possibili allineamenti, è ovvio che ogni allineamento fisso deve necessariamente essere selettivo. Tuttavia, la vita è tutto quello che c'è, sia che la percepiamo tutta o no. Quindi, se vogliamo vedere la vita per quello che è veramente, allora non possiamo presumere di conoscere la vita, perchè stiamo operando solo dall'interno di un unico particolare allineamento, ed è ovvio che più allineamenti siamo in grado di raggiungere, maggiore sarà la nostra comprensione di ciò che comporta la vita. Naturalmente, lo stesso vale per la consapevolezza. Se la nostra percezione è fissa, la nostra visione del mondo è fissa, e questo significa che tutta la nostra normale consapevolezza si basa sulla percezione selettiva, chiamata 105
tecnicamente Prima Attenzione. Allora, come possiamo risolvere questo problema per cogliere la Seconda Attenzione? Fino a quando l'apprendista non è capace di muovere e spostare il proprio punto di assemblaggio a volontà, non c'è una facile soluzione a questo problema. Per cui il mio consiglio a te lettore è quello di tenere a mente durante la lettura di ciò che segue che, se non riesci ad entrare nella consapevolezza del lato sinistro a volontà, la tua percezione è fissa, e questo significa che sarai capace di interpretare le parole lette solamente in accordo alla tua visione del mondo. Posso solo dirti delle parole, tentando di verbalizzare il prodotto dei diversi e grandi allineamenti di percezione, che collettivamente formano quella che è definita la natura soggettiva della consapevolezza, cioè la Seconda Attenzione. Questo è il motivo per cui si afferma che i veri insegnamenti non si possono verbalizzare, perchè com’è possibile considerare vero ciò che si basa esclusivamente sulla percezione selettiva? Nell’affrontare questo problema, aiuta molto ascoltare l'ammonimento che ogni nagual dà ai suoi apprendisti quando sono stressati alle prese con qualche concetto che supera l'ambito della Prima Attenzione. Questo ammonimento è semplice ed appropriato: "Rimani più aperto e più obiettivo che puoi, sentendo con ogni fibra del tuo essere. Se lo fai, il cuore ti guiderà. Non rimanere agganciato al valore apparente delle mie parole, ma usa le mie parole solo per guidarti a cogliere una sensazione di ciò che sto dicendo. Questa sensazione è la Seconda Attenzione. Tuttavia, non cercare di interpretare la sensazione, perchè inevitabilmente collegherai alla sensazione le idee preconcette sulla vita, basate sulla percezione selettiva. Basta ascoltare e sentire le sensazioni. Se rimani con la sensazione, senza cercare di interpretarla secondo la tua visione del mondo, col tempo si tradurrà in esperienza, e siccome l'esperienza è conoscenza, arriverai a capire che la Seconda Attenzione, come qualsiasi altra cosa, può essere colta e compresa solo attraverso la conoscenza che acquisisci con l'esperienza. Allora comincerai a cogliere e comprendere che la vita, cioè lo spirito, è veramente una sensazione." Tuttavia, siccome tu lettore stai leggendo questo libro, invece di ascoltare le mie parole dal vivo, ho intenzione di includere in questo ammonimento queste parole: "Leggi lentamente, molto, molto lentamente, e permetti alle sottili sfumature della parola scritta di guidarti a cogliere la stessa sensazione che percepiresti se stessi ascoltando le mie parole dal vivo. A questo scopo prendi nota attentamente di come sono scritte le parole chiave." 110
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Questo ci porta al punto cruciale del mistero che circonda l’atto della percezione e della consapevolezza, ossia, la sensazione. Cos’è esattamente la sensazione? Sentirsi dire che la sensazione è l’espressione della conoscenza irrazionale ci dice Ogni-Cosa, ma ci dice anche Nessuna-cosa. Ci dice Ogni-Cosa nel senso che, se l’unica conoscenza che c’é, è quella ottenuta attraverso l’esperienza, come può la conoscenza essere irrazionale? Come possiamo sperimentare qualcosa e non capirla? Eppure accade spesso che viviamo delle esperienze che non riusciamo a capire nei termini del nostro normale quadro di riferimento e rimaniamo con delle sensazioni indefinite. Tali esperienze possono essere qualsiasi cosa, non riuscendo a capire perché qualcuno si comporta in un certo modo nei nostri confronti, non capendo come sia possibile che siamo ingannati, quando non ne abbiamo nessuna prova. Ma tale é la natura dell’irrazionale. L’esperienza 106
è innegabile anche se non riusciamo a capirla, e accompagnando ognuna di queste esperienze c’è anche la sensazione di sapere o che potremmo sapere, se solo la toccassimo. Non capire qualcosa significa che l’esperienza ci sta portando oltre il nostro attuale quadro di riferimento, cioè nell’ignoto. Ma dato che l’ignoto è Ogni-Cosa del tonal, è ovvio che non capire un’esperienza significa che la nostra percezione dell’esperienza non comprende Ogni-Cosa, ma soltanto quelle cose che stanno entro il nostro quadro di riferimento. Eppure tutti noi abbiamo la capacità di andare oltre il nostro attuale quadro di riferimento, per includere più e più di quel OgniCosa in cui ci muoviamo e in cui viviamo, ossia la vita all’interno della manifestazione, il nagual reso manifesto, come anche il nagual all’interno della manifestazione. Ci dice anche Nessuna-Cosa, perchè la sensazione è la più pura espressione della vita, il nagual intrinseco, in quanto risponde a tutta la vita, risponde a Ogni-Cosa. Pertanto, la sensazione è espressione del nagual, un’espressione che denota una consapevolezza soggettiva dell’ignoto. Ma ogni consapevolezza dell’ignoto, anche se è soggettiva, implica che la percezione, o meglio, la concezione/concepimento ha avuto luogo. Il nagual, volendo dispiegare il suo pieno potenziale, entra in contatto con un aspetto della sua controparte sconosciuta, e in questo modo di-viene consapevole del bisogno di includere questo aspetto di sè nella consapevolezza. L’atto di di-venire consapevole è dovuto alla pressione dell’intento che si esercita sulla mente, vale a dire che è stato evocato il potere creativo del Vuoto. Il risultato è una sensazione, cioè l’agitazione o l’espressione del nagual interiore. Questa espressione è la mente che emerge dalla pressione dell’intento, una fecondazione del nagual maschile, la cui ricettività è la concezione/concepimento. LA SENSAZIONE E’ L’ESPRESSIONE DI NESSUNA-COSA, VALE A DIRE DELL’INTENTO CHE ESERCITA PRESSIONE SULLA MENTE, UN ATTO DI FECONDAZIONE CHE DA ORIGINE AL CONCEPIMENTO DELL’IRRAZIONALE, L’EMBRIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE. PORTARE L’EMBRIONE ALLA NASCITA COSTITUISCE L’EVOLUZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA, MA QUESTA DIPENDE DALLA RICETTIVITA’ DEL CONCEPIMENTO DELL’IRRAZIONALE. QUANDO RESISTIAMO AL CONCEPIMENTO, L’EMBRIONE E’ ABORTITO, E SIGNIFICA CHE L’IRRAZIONALE NON PUO’ NASCERE, COL RISULTATO CHE L’EVOLUZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA E’ INIBITA. Nell’aforisma vediamo l'importanza di essere non solo ricettivi alle sensazioni, ma anche di stare con le sensazioni. Se non riconosciamo le nostre sensazioni e se non siamo disposti a lavorare con le sensazioni, non abbiamo nessuna speranza di riuscire a far nascere l'irrazionale, il che significa che non possiamo mappare l'ignoto. Ma se non riusciamo a mappare l'ignoto rimaniamo bloccati nel conosciuto o, peggio ancora, rimaniamo bloccati in quello che, secondo la nostra visione limitata del mondo, costituisce per noi il conosciuto. Questo è il motivo per cui è importante coltivare una vera apertura del cuore se si vuole imparare a percorrere la Via del Guerriero, perché non bisogna dimenticare che il sognatore, cioè la consapevolezza del nagual interiore, comunica non attraverso la mente, ma attraverso il cuore. A questo proposito ricordate che ciò che viene definito il cuore, è in realtà la pressione dell’intento a livello della suprema trinità, che viene incanalata dal sognatore attraverso quel centro elettromagnetico chiamato il centro del cuore nel bozzolo luminoso dell'uomo. Questo ci porta all'essenza di questa seconda visione, vale a dire, la creativa trinità, chiamata semplicemente il sognatore. In questa regola ci viene detto che con la prima pressione esercitata dall’intento, emerge dal nulla la suprema trinità, e con la seconda pressione esercitata dall’intento, emerge la creativa trinità. Ma dai nostri studi di cosmologia sappiamo che l'intento è sia il principio separante che il principio unificante, il che significa che la prima pressione esercitata dall’intento causa il primo atto della creazione, la separazione, mentre la seconda pressione esercitata dall’intento determina il secondo atto della creazione, l’unificazione. Tuttavia, non è così 107
semplice come può sembrare, perché l'unificazione non avviene immediatamente dopo la separazione. Per comprendere questo, si tenga conto che l'intera manifestazione dell'universo, così come l'evoluzione della consapevolezza, si basa su entrambi gli atti della creazione – separazione e unificazione. Pertanto, una volta che la separazione e l'unificazione sono state avviate, non si fermano più fino al momento finale della suprema unificazione, in cui l’attuale scopo dell’Indicibile è stato realizzato e tutta la vita è riassorbita nel Vuoto; l'ultimo atto finale dell’inclusività che comporta la morte dell'universo. Questo è un punto di enorme importanza, il cui significato è chiaramente delineato in questa seconda visione, e che ha molto rilevanza esoterica in ciò che i cristiani hanno chiamato Il Mistero del Golgota, così come ha rilevanza nella separazione degli esseri nagual.
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Prima di procedere con il nostro studio di questa seconda visione sarà utile fare una breve digressione per spiegare qualcosa che non era rilevante per uno dei nostri studi precedenti e, quindi, è stato omesso fino a questo punto per evitare dettagli non necessari che servono solo a complicare inutilmente. Questo punto riguarda il modo in cui le due regole del nagual si applicano alle quattro fasi della manifestazione. La Regola del Nagual a Quattro Punte riguarda la vita all’interno della manifestazione, e quindi si applica in tutte le quattro dimensioni del MEST (Materia-Energia-Spazio-Tempo). Questo significa che siccome è l'espressione del quadruplice scopo dell’Indicibile, le sue quattro visioni devono necessariamente riguardare le quattro direzioni, o le quattro dimensioni. Il modo in cui questo avviene è che la prima visione appartiene al primo stadio della manifestazione, la seconda visione al secondo stadio della manifestazione, la terza visione al terzo stadio, e la quarta visione al quarto stadio. In termini più tecnici significa che la prima visione riguarda la dimensione del tempo, la seconda visione riguarda la dimensione dello spazio, la terza visione la dimensione dell’energia, e la quarta visione alla dimensione della materia. Tuttavia, quando arriviamo alla regola del Nagual a Tre Punte, che riguarda la vita divenendo manifesta, troviamo uno scenario un pò diverso. In questa regola la prima visione riguarda la suprema trinità nella prima fase della manifestazione. La seconda visione riguarda la creativa trinità nella seconda fase della manifestazione. E la terza visione riguarda il sognato nella terza fase della manifestazione. Questo rivela come le varie fasi della manifestazione si sovrappongono, nel senso che tutta la vita è completamente interconnessa, interdipendente e interattiva. Da un punto di vista tecnico tutto questo è piuttosto astratto e difficile da afferrare, ma per i nostri attuali scopi non c’è bisogno di essere troppo tecnici. Quindi vediamo brevemente che cosa significa, ma da un punto di vista un pò semplicistico. Rendetevi conto che, sebbene il fattore dell’inclusione sia già stato raggiunto abbastanza presto nella prima fase della manifestazione, e anche se l’inclusività è la forza chiave emersa in questa fase dell’evoluzione, una volta che l'unità è raggiunta al termine di questa fase della manifestazione, è solo una unità nel tempo. Ciò significa che questa unità, o inclusività, è ancora definita solo dalla sobrietà raggiunta attraverso la ricapitolazione, cioè dalla Padronanza della Consapevolezza. È questo senso di inclusività, raggiunta attraverso la sobrietà, che agisce da catalizzatore per ulteriori manifestazioni, ed è pertanto la sobrietà sulle necessità dell’inclusività che 108
determina la seconda fase della manifestazione. Tuttavia, la sobrietà appartiene alla mente, che non è che una polarità della consapevolezza del nagual e così, l'inclusione a questo livello di esistenza è ancora solo un potenziale, anche se un potenziale estremamente interessante. Solo quando la creativa trinità o, più precisamente, il sesto mondo, che è la Via con un Cuore, emerge nella seconda fase della manifestazione diventa possibile raggiungere inclusione nel vero senso della parola. Solo allora ci può essere vera intelligente co-operazione tra le due polarità della consapevolezza del nagual, ossia il cuore e la mente, e quindi solo allora diventa possibile raggiungere l'unità nel tempo e nello spazio. Pertanto, tecnicamente, la prima fase della manifestazione non è realmente "completa" fino a quando emerge la creativa trinità nella seconda fase della manifestazione, ma anche allora la prima fase della manifestazione non è "completa" fino a che non emerge il decimo mondo nella quarta fase della manifestazione. E’ una questione di continuo sviluppo della prima fase della manifestazione, che diventa meno evidente una volta che emerge la creativa trinità nella seconda fase della manifestazione. Accade esattamente lo stesso nel secondo e terzo stadio della manifestazione. Ad esempio, sebbene l’inclusività sia "perfezionata" nella seconda fase della manifestazione, essa continua ad essere raffinata con la cancellazione della storia personale e la morte del vecchio fino alla trinità del sognato o, più precisamente, fino a che non emerge il nono mondo, che è il Mondo degli Stregoni, nella terza fase della manifestazione. Solo allora l'accumulo di potere personale, ottenuto tramite l'arte del sognare, comincia a dominare veramente la terza fase della manifestazione, anche se il potere personale era già stato accumulato attraverso la Padronanza dell’Intento fin dall'inizio di questa fase della manifestazione. Solo a questo punto della terza fase della manifestazione, la forza della morte, già emersa nella seconda fase della manifestazione, può essere raffinata al punto in cui diventa possibile, in quel momento finale di trasformazione che è la morte, che la vita esploda sul piano fisico in un atto di trasfigurazione. E solo allora si realizza l’inclusione concretizzata come realtà oggettiva, nel senso che il nagual finalmente abbraccia il vero ignoto, l'universo manifesto, il tonal, Ogni-Cosa della sua controparte sconosciuta. E’ così impressionante la natura dello scopo dell’Indicibile e così incredibilmente potente questo senso di scopo, che fa sì che l'intento non solo permea, definisce e raffina ogni particella del creato, ma causa anche il congiungimento dei due opposti, vale a dire, il primo anello del potere, la separazione, e il secondo anello del potere, l'unificazione, in ciò che costituisce una vita assolutamente e completamente interconnessa, interdipendente e interattiva. Tale senso di scopo è realmente inclusivo, e questa impressionante espressione di scopo si realizza nell'inclusione finale. Bisogna toccare un ultimo punto, perché quando si spiega tutto questo, sorge l'inevitabile domanda: "Se è così, e se questa regola contiene solo tre visioni, cosa succede poi nella quarta dimensione?" Ma come si ricorderà dai precedenti studi di cosmologia, la quarta dimensione, anche se è di per sè una manifestazione, è tuttavia il risultato o la conseguenza della trasfigurazione dell’energia, ed emerge come risultato di un processo di "raffreddamento", definito tecnicamente clustering o raggruppamento. A causa di questo, la quarta dimensione è insita nel mondo finale della terza fase della manifestazione, e quindi la materia è in relazione all’energia o, più precisamente, con l'unità nel tempo e nello spazio energizzato, così come il corpo fisico dell'uomo è in relazione con il suo bozzolo luminoso. In altre parole, anche se il corpo fisico è molto reale, è tuttavia insito all'interno del bozzolo luminoso, che originariamente è il progetto del corpo fisico e del suo equipaggiamento emotivo e mentale. Di conseguenza, nella Regola del Nagual a Tre Punte, la quarta dimensione è implicita nella terza visione, e questo diventerà ancora più chiaro quando arriveremo alla terza visione. Da quello che abbiamo visto non dovrebbe essere troppo difficile vedere che, come la prima visione aveva a che fare con la ricapitolazione e la Padronanza della Consapevolezza, così questa seconda visione ha a che fare col cancellare la storia personale e con la Padronanza dell’Intento. In questa seconda visione ci si mostra anche che solo a questo punto della seconda fase della manifestazione l'ignoto è veramente separato dal conosciuto. In questo vediamo all’opera lo stesso principio che abbiamo visto sopra, perchè sebbene le polarità sono già state separate nella 109
prima fase della manifestazione, questa separazione era soltanto nel contesto del tempo. In altre parole, anche se le polarità esistono al livello della prima fase della manifestazione, esse sono ancora solo potenziali. Solo quando emerge il sesto mondo nella seconda fase della manifestazione, le polarità diventano una realtà, e la mente e il cuore co-esistono all'interno della manifestazione come due espressioni distinte della consapevolezza del nagual. Quindi la vera inclusione diventa realtà solo quando emerge il sesto mondo nella seconda fase della manifestazione, perchè finchè le due polarità non sono chiaramente definite tramite la separazione, non è possibile ottenere una vera inclusione - fino ad allora tutto sarà solo mero potenziale. Ma per lo stesso motivo, fino a quando le due polarità della consapevolezza del nagual non sono completamente stabilizzate, cioè fino a quando non emerge il cuore, è altrettanto impossibile raffinare il corso dell'evoluzione, in termini di raggiungimento della vera inclusione, per il semplice motivo che è il cuore il principio unificante. Inoltre, rendetevi conto che è impossibile includere l'ignoto nel conosciuto se non si evolve la consapevolezza, perché questo è il senso del mappare l'ignoto. Ma, come sappiamo da precedenti volumi, l’evoluzione della consapevolezza dipende dalla ricapitolazione e dalla cancellazione della storia personale, dipende dalla sobrietà e dalle sensazioni, perché se non riusciamo a vedere la vita per quello che è realmente, e se non riusciamo ad entrare in contatto e lavorare con le nostre sensazioni, non c'è modo di andare avanti nell'evoluzione della nostra consapevolezza. Questo non significa che le altre due tecniche, il sognare e il non-fare non sono importanti per l'evoluzione della consapevolezza, ma piuttosto che l'evoluzione della consapevolezza si fonda interamente sulla capacità di scegliere tra il vecchio e il nuovo. Se scegliamo il vecchio, rimaniamo bloccati nel conosciuto, o meglio, rimaniamo bloccati nella nostra percezione di ciò che costituisce per noi il conosciuto. Se scegliamo il nuovo, è essenziale realizzare la morte del vecchio, il che implica che dobbiamo cancellare la nostra auto-immagine che proiettiamo nel mondo che ci circonda. Pertanto l'evoluzione della consapevolezza ritorna sempre all'asse orizzontale, Est-Ovest, perché se non abbiamo la necessaria sobrietà e non riusciamo ad accedere e lavorare con le nostre sensazioni, non andiamo da nessuna parte, e quindi lavorando con l’asse Sud-Nord non riusciremo a sognare fedelmente all’Unico Scopo, e di conseguenza qualsiasi cosa materializziamo sarà un aborto. Pertanto questa seconda visione ha a che fare con l'evoluzione della consapevolezza attraverso la strumentazione della morte, e questa morte non è solo volontaria, ma anche squisitamente bella nella sua straziante intensità. Non è così facile afferrare tutto questo, ma cerchiamo di acquisire almeno qualche sensazione dell’essenza di questo meraviglioso mistero, il Mistero del Golgota. Tuttavia, prima dobbiamo inserire questo mistero nel proprio contesto, altrimenti rimane vago, sfuggente e distorto. Per mettere il Mistero del Golgota nel giusto contesto, è importante sapere che è insito nel sesto mondo della seconda fase della manifestazione. Ciò significa che la creativa trinità arriva di pieno diritto solo nel sesto mondo della seconda fase della manifestazione, un punto molto importante se teniamo conto che la vera creatività spetta al maschio, ed è un atto del cuore. Non c’è quindi da stupirsi che questo sesto mondo sia chiamato anche la Via con un Cuore, e che comprenda anche la necessità di scegliere tra il vecchio e il nuovo, perché se restiamo col vecchio, è possibile solo la riproduzione, che è la reiterazione della follia, mentre se scegliamo il nuovo, la creatività diventa possibile, ma solo attraverso la morte del vecchio. Ma cosa significa esattamente la morte del vecchio? Da un punto di vista puramente tecnico, la morte del vecchio significa che l'unità deve cedere il passo alla separazione, così che si possa realizzare l'inclusione. L’Unica Vita deve separarsi nella moltitudine, l'unità deve produrre molteplicità, e quindi le polarità devono essere separate, e infine così anche i sessi, prima che possa essere ottenuta l’inclusione. Pertanto la separazione implica la morte dell’unità, la morte della vecchia unità, in modo che realizzarsi una nuova unità chiamata inclusione. Ma rendetevi conto che l'unica vera unità che c'è, deve essere necessariamente soggettiva, cioè il Nulla del Vuoto. E’ necessariamente così perché Qualche-Cosa implica oggettività e quindi la dualità, e dove vi è dualità non ci può essere unità. In altre parole, 110
l'unità e la molteplicità, il soggettivo e l'oggettivo, si escludono a vicenda; anche se possono coesistere non sono la stessa cosa. Ciò significa che, nel momento in cui l'intento agita il Vuoto e lo induce a di-venire creativo, si attua la morte del vecchio, e il soggettivo cede il passo all’oggettivo, l'unità alla molteplicità. Il risultato è l'universo manifesto, la morte dell’unità, e quindi regna l’oscurità fino a quando si avvia il processo di evoluzione della consapevolezza. Ma l'evoluzione della consapevolezza non può avvenire se non separando le polarità all'interno della manifestazione, il cui risultato è che la mente femminile si separa dal cuore maschile, l'ignoto si separa dal conosciuto, e infine, la femmina è separata dal maschio. Da quanto sopra è evidente che l’atto iniziale di separazione all'interno del Vuoto deve riflettersi nella manifestazione, in modo che l'oggettivo, cioè l'universo manifesto, non solo si separi dal soggettivo, che è il non manifesto, ossia il Vuoto, ma le polarità al suo interno siano separate perché l'evoluzione della consapevolezza possa nascere. Questo significa che l'ignoto all’interno della manifestazione deve essere separato dal conosciuto all’interno della manifestazione; e significa che la divisione dei sessi è inevitabile, e lo è anche la separazione del tonal dal nagual. In altre parole, nel momento in cui diventa possibile realizzare l'evoluzione della consapevolezza, nel momento in cui emerge il sesto mondo nella seconda fase della manifestazione, il tonal femminile viene separato dal nagual maschile dalla nascita dell’evoluzione della consapevolezza. Questa è la prima vera separazione delle polarità, perchè fino a questo punto la separazione esiste solo come un potenziale soggettivo, piuttosto che come oggettiva materializzazione. Tuttavia voglio ricordare che l’evoluzione della consapevolezza non è altro che l'incarnazione dello scopo del nagual, l’inclusione, e come tale, è anche l'espressione dell’intento. Quindi l'unico motivo perchè sono separati il tonal dal nagual è che, siccome ora, con l'avvento dell’evoluzione della consapevolezza, la vera inclusione diviene una realtà, questo atto di separazione può avvenire senza distruzione, per la semplice ragione che l’intento dell’Indicibile si manifesta ora attraverso l’evoluzione della consapevolezza. Così la separazione può essere contenuta dalla forza dell’inclusione, e così, lungi dall’essere un atto distruttivo, la separazione diventa costruttiva per mezzo dell’evoluzione della consapevolezza. In altre parole, data la separazione del tonal dal nagual causata dall’evoluzione della consapevolezza, diventa possibile la cooperazione intelligente tra cuore e mente, tra maschio e femmina, e per questo, ora diventa possibile anche materializzare lo scopo dell’Indicibile.
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Le implicazioni in tutto questo sono molto vaste, ma per ottenere almeno una conoscenza operativa del Mistero del Golgota, che non è altro che il mistero della percezione e della consapevolezza, dobbiamo almeno cercare di afferrare la più importante di queste implicazioni, vale a dire che il significato esoterico insito nel concetto di evoluzione della consapevolezza è il figlio dell'uomo, che è figlio del Indicibile. Dai precedenti studi di cosmologia abbiamo appreso che deve essere necessariamente così, a causa del fatto che l’intero scopo della manifestazione è l'evoluzione della consapevolezza, in modo che l'ignoto possa essere incorporato nel conosciuto, ed è ovvio quindi che tutti di perni della vita ruotano per l’evoluzione della consapevolezza. Inoltre, poiché la consapevolezza in evoluzione è l'incarnazione dello scopo del nagual, in effetti è il figlio dell’Indicibile, ma essendo all’interno della manifestazione, è anche il figlio dell'uomo, l'uomo che è il microcosmo del macrocosmo. Questo è il principio Cristico, il sesto mondo nella seconda fase 111
della manifestazione, ossia la Via con un Cuore, la consapevolezza in evoluzione, e una pura espressione dell’intento, che è veramente amore incondizionato in azione espresso attraverso il cuore. Questo è il motivo per cui la consapevolezza in evoluzione è chiamata anche il custode del conosciuto, perché solo attraverso la continua evoluzione della consapevolezza l'ignoto può essere incorporato nel conosciuto, e la nuova conoscenza così acquisita non è più perduta, ma viene memorizzata o tenuta nella consapevolezza dell’Indicibile, quella consapevolezza a livello del sognatore. Ma perché i Toltechi dicono che è un mistero, un mistero struggente e bello? E perché diciamo che è amore incondizionato in azione? Queste domande non hanno facili risposte, non perché le risposte siano difficili da capire dal punto di vista della pura sensazione, ma perché quando cerchiamo di verbalizzare le sensazioni, le parole tendono a distorcere, piuttosto che trasmettere la verità, e quindi quando trattiamo gli insegnamenti per il lato sinistro non possiamo prendere le parole per il loro significato apparente e consueto. Tuttavia, il principio Cristico, la Via con un Cuore, è un mistero perché riguarda l'intento, e l'intento è qualcosa che semplicemente non riusciamo ad afferrare. Possiamo solo coglierne il funzionamento, cioè l'espressione dell’intento. Ma non abbiamo alcuna idea sulla sua vera natura. Si dice che è un mistero struggente e bello, perché il modo in cui l'intento si esprime all’interno della manifestazione è veramente bello nella sua assoluta pregnanza. Questa espressione è stata descritta in modo figurato duemila anni fa dai grandi Cristiani che conobbero Gesù Cristo, questi insegnarono che la più grande legge dell'universo è l'amore, e la descrissero come amore incondizionato in azione, come intento. Ma che cosa significa esattamente? Possiamo renderlo complicato quanto vogliamo, e saremo anche giustificati, perchè il Mistero del Golgota è veramente complesso, estremamente profondo e insondabile, che ha implicazioni su implicazioni e sfumature di significato oltremodo ardite per la mente umana! Oppure possiamo renderlo molto semplice, seguendo le direttive di Cristo quando ammoniva i suoi discepoli: «In verità vi dico: se non vi convertite e non diventate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli."1 La mente razionale ama complicare le cose, ma fortunatamente Cristo non è venuto a insegnarci argomenti mentali. Invece è venuto a insegnarci faccende di cuore o, più precisamente, è venuto a insegnarci la Via con un Cuore, ammonendoci di prendere la nostra croce e seguirlo, perché egli è1 la Via, la Parola e la Luce. Quanto sono semplici e quanto profonde queste parole. Il tuo destino è la tua "croce", quindi abbracciala mentre ti sforzi di seguire il tuo cuore! Ma qual’è il mio destino? E qual’è il tuo destino? Il mio destino è uguale al tuo, che è lo stesso di ogni altra persona, cioè percorrere la Via con un Cuore. L'unica differenza tra il tuo destino, il mio e il destino di tutti gli altri, è che ognuno di noi da espressione al proprio destino in modo unico, secondo i dettami del destino. Ma se vogliamo tenere le cose semplici, allora la linea di fondo del destino, il tuo, il mio o di chiunque altro, è che tutti stiamo imparando in un modo o nell’altro, com’è e cosa comporta percorrere la Via con un Cuore, un percorso che ci conduce sempre più verso la sommità del Monte Golgota, il luogo dei teschi, il luogo della morte. Questo non vuol dire che tutti noi siamo destinati a diventare salvatori e insegnanti del mondo come il Cristo, ma significa che, come il figlio dell'uomo, tutti noi abbiamo l’abilità di evolvere la nostra consapevolezza, e in questo senso ognuno di noi incarna il principio di Cristico, l'inclusività, e così siamo anche figli dell’Indicibile. Per comprendere come ogni cosa che abbiamo trattato ci porta a questa sezione degli insegnamenti, è importante ricordare che la consapevolezza in evoluzione non è soltanto quella che provoca la separazione del tonal dal nagual, ma è anche ciò che porta con sé una nuova unità chiamata inclusione. Essendo l'incarnazione dell’intento, la consapevolezza in evoluzione è il principio che separa e unisce. Tenete presente che è l'intento che eccita il Vuoto e lo fa di-venire creativo, un atto che determina il primo atto di separazione, così che si possa dispiegare lo scopo dell’Indicibile. Inoltre, nei nostri precedenti studi di cosmologia abbiamo imparato che è l'intento 1
Matteo 18:3 112
che imprime lo scopo dell’Indicibile nel tessuto della mente, perchè, come sappiamo, l’intento e la mente non sono che le due polarità dell’Unica Consapevolezza. Questo significa che l'intento, il figlio, crea dalla la sua polarità femminile, la mente, l'universo manifesto, cioè il tonal femminile che, come sappiamo, è l'ignoto. Tuttavia, dopo aver fatto questo, l’intento rimane intatto sul suo piano, espresso da Cristo nella Bibbia quando dice: "Io e il Padre siamo uno"1, e "Colui che mi ha mandato è con me: il Padre non mi ha lasciato solo." 2, ma rimanendo intatto sul proprio piano, l’intento è anche separato dal tonal, separato dalla sua polarità femminile, e questo significa che, anche se l'intento permea l'intero universo manifesto, e che non è altro che intento, in un certo senso l’intento si è sacrificato o, più precisamente, ha sacrificato il suo stato originale di unità, in modo che lo scopo dell’Indicibile possa dispiegarsi. Pertanto, il primo atto di separazione che è creato nel Vuoto non è una separazione tra il nagual e il suo intento, ma una separazione tra l’intento e la sua polarità femminile, la mente. Naturalmente, il risultato finale non è solo la divisione dei sessi, ma anche una pulsione intrinseca a tutta la vita affinché le polarità diventino ancora unite. E' per questo che lo scopo dell’Indicibile può essere manifestato e infine si manifesta, e pertanto l'inclusione diventa la forza guida più grande di tutto l'universo, che ne siamo consapevoli o no, e non importa quanto possiamo essere separativi nel pensiero e nel comportamento. Inoltre, poiché per le polarità, dell’intento e della mente, del maschio e della femmina, l'inclusione rappresenta la nostalgia di essere di nuovo uniti, è ovvio che l'universo manifesto, cioè la vita all’interno della manifestazione, sia un'espressione di vita di tipo eterosessuale. Tuttavia la storia non si ferma quì. La separazione delle polarità e la forza di inclusione che ne emerge, non è sufficiente a sviluppare nuove conoscenze o il potenziale nascosto. In altre parole, l'inclusione di per sé non basta per mappare l'ignoto, ma questo non è un concetto di facile comprensione. Per comprendere quanto segue, occorre tenere a mente che il principio della sensazione, l'intento, è l'espressione più pura della vita come la conosciamo. Ma il sentimento e le sensazioni appartengono all'Ovest, il luogo del sole al tramonto, cioè il luogo della morte o, più precisamente, il luogo della morte del vecchio. A questo riguardo, rendetevi conto che la vita divenendo manifesta procede da Est a Ovest, passando prima dal Sud e poi dal Nord. Ciò significa che la vita di-venendo manifesta procede dalla sobrietà al sentimento, dalla ricapitolazione al cancellare la storia personale, e solo passando dal Sud, il luogo di potere, e da lì verso Nord, al luogo dell’azione e della materializzazione. In altre parole, la materializzazione dello scopo dipende dall'azione, e dal momento che ogni vera azione, al contrario della reiterazione della follia, si basa su una nuova conoscenza, vuol dire che, prima di poter acquisire nuove conoscenze, il vecchio deve morire. Per provocare la morte del vecchio, è necessario ricapitolare, perché senza la ricapitolazione, la consapevolezza rimane bloccata nelle abitudini e nel conosciuto, vale a dire nel vecchio. E la ricapitolazione, come sappiamo, è il processo di trasmutazione. Da un punto di vista meno tecnico, ciò significa che se vogliamo far evolvere la nostra consapevolezza, allora ovviamente, il primo requisito che ci serve è quello di essere sobri nel nostro attuale stato di consapevolezza, perché senza ricapitolare, qualsiasi chiarezza che possiamo ottenere non è vera sobrietà, ma solo una nuova prospettiva su ciò che già conosciamo, nel contesto del nostro attuale quadro di riferimento. Tuttavia, dato che il nostro attuale quadro di riferimento è il prodotto di tutte le nostre esperienze passate o, più precisamente, il prodotto della nostra percezione delle esperienze passate, è ovvio che, se vogliamo veramente ottenere la sobrietà in ogni momento, è imperativo che qualsiasi prospettiva abbiamo dell’esperienza attuale, essendo un continuum del passato, debba necessariamente essere ricapitolata. In relazione a ciò, è importante rendersi conto che, sebbene sia possibile ottenere più prospettive differenti di ogni questione, e quindi presumendo o avendo l'impressione che stiamo evolvendo la nostra consapevolezza, in realtà non stiamo imparando nulla di nuovo, a parte il fatto che ci sono molti modi diversi di percepire una questione. Solo questo fatto dovrebbe far capire che 1 2
Giovanni 10 : 30 Giovanni 8 : 29 113
avere un unico punto di vista su qualsiasi questione è l’effetto di essere intrappolati nella percezione selettiva, e l'unico modo per liberarsi dalla percezione selettiva è quello di cercare di rendere la nostra percezione il più obiettiva possibile. Tuttavia, se vogliamo essere veramente obiettivi, non possiamo permetterci di avere la convinzione e quindi dare per scontato che la nostra percezione di ciò che sta avvenendo è corretta. Tutto questo vale anche per l'Indicibile, e quindi se l'inclusione fosse esercitata unicamente entro i confini dell'Est, non condurrebbe al dispiegarsi di nuova conoscenza, ma causerebbe di rimanere nel passato, ricapitolando sempre il conosciuto, cioè ciò che è già stato sperimentato. L'unico modo perchè si dispieghi nuova conoscenza è quello di abbracciare sia l'Est che l'Ovest, di abbracciare sia la sobrietà che il sentimento, sia la vita che la morte. Ciò significa che la sobrietà ottenuta attraverso la ricapitolazione deve essere accompagnata dalle sensazioni, perchè le sensazioni sono l'espressione della conoscenza irrazionale o ignoto. Ma la vera sensazione può emergere solo se c’è stata la morte del vecchio, in una forma o un’altra, e l'unico luogo in cui questa morte può avvenire è all'interno della nostra consapevolezza di sé o, in altre parole, nella nostra immagine di sé. Potremmo pensare che siamo consapevoli solo di cose che accadono al di fuori di noi stessi, ma in realtà ogni cosa accade dentro di noi, per il semplice motivo che l'atto della percezione è completamente soggettivo, e quindi del tutto dipendente dalla nostra auto-immagine. Di conseguenza, la vera sobrietà va sempre di pari passo con la morte del vecchio, e quindi ogni volta che otteniamo la sobrietà su una questione qualsiasi, una parte della nostra auto-immagine deve morire, ed effettivamente muore. Pertanto le nuove conoscenze non si ottengono solo per via della ricapitolazione, ma quando la sobrietà porta alla morte del vecchio. Ne deriva che la trasformazione è la morte del vecchio causata dalla sobrietà.
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Tornando ora all’esame di questa seconda visione, ora dovrebbe essere chiaro che solo quando l'inclusione, sviluppata nella prima fase della manifestazione, si è imbevuta della qualità della morte, sviluppata nella seconda fase della manifestazione, l'inclusione può veramente realizzare la mappatura dell’ignoto. Questo implica che l'intento, essendo l'incarnazione del nagual, cerca deliberatamente la morte del vecchio, al fine di materializzare lo scopo dell’Indicibile. Ciò significa che affinché si materializzi lo scopo dell’Indicibile, è imperativo che l’unità si trasformi in molteplicità, che Nessuna-cosa del Vuoto di-venga qualche-cosa o, più precisamente, divenga ogni-cosa, ossia il tonal. In altre parole, la Parola deve farsi carne, il figlio dell’Indicibile deve divenire il figlio dell'uomo. Il significato esoterico di questo è che la vita deve discendere nella materia prima lo scopo dell’Indicibile possa essere materializzato. Tuttavia, sappiamo che non è il nagual in sé che scende nella materia, ma è il suo intento, che non solo crea l'universo manifesto dalla sua polarità femminile, ma richiama anche il nagual o, più precisamente, la consapevolezza del nagual, che è il sognatore, ad abitare la materia. Dopo aver creato l'universo manifesto dalla sua polarità femminile, e poi divenuta separata da esso, la forza dell’inclusione insita nell'intento fa sì che il sognatore, che è consapevolezza in continua evoluzione, il figlio dell’Indicibile fatto carne, si identifichi con il lato formale della vita quando discende nella materia e, in seguito a questa identificazione con la forma, il figlio, a tutti gli effetti, viene crocifisso sulla "croce" della materia. 114
Tuttavia, ricordate che in tutto questo, sia il nagual che il suo intento rimangono intatti sul loro piano, ed è quindi solo l'espressione dell’intento nell'universo manifesto, ossia il figlio dell’Indicibile fatto carne, che si identifica con la forma. Essendosi identificato col lato formale della vita, cioè con la vita manifesta, la consapevolezza in evoluzione, sebbene sia la realizzazione dello scopo del nagual, (ma ricordate che è l'espressione dell’intento), si sente comunque persa e separata dal nagual. Questo è stato espresso acutamente da Cristo durante la sua crocifissione, quando pronunciò le parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"1 Chiaramente, l'unica via d’uscita da questo dilemma è quella di avviare l’evoluzione della consapevolezza, perché solo in questo modo il figlio trova la sua strada per tornare al nagual, liberandosi dall'identificazione con la forma. Come sappiamo, la vera evoluzione della consapevolezza può avvenire solo attraverso il processo di trasformazione, vale a dire, attraverso la morte del vecchio. Pertanto nella storia del Golgota, il Cristo, il figlio dell’Indicibile fatto carne, è stato crocifisso sulla croce della materia, e l'unico modo per tornare al padre è attraverso la morte del vecchio. Ma il vecchio è veramente l'identificazione con la forma, e quindi la morte del vecchio significa liberazione dall’identificazione con la forma, che si può ottenere solo abbracciando la morte volontariamente in un atto di trasformazione. Questo è stato splendidamente espresso da Cristo, quando nella nona ora in cui era appeso sulla croce 2 gridò: "E' finita.3 Padre nelle tue mani consegno il mio spirito".4 In altre parole, solo attraverso il processo di trasmutazione, seguito dalla trasformazione, si può accedere alla risurrezione, e poi all’ascensione verso il padre. Così, quando Cristo disse ai suoi discepoli: "Io ho vinto il mondo" 5 stava dicendo che non è più vincolato dalla forma e, quindi, anche se lo attendeva la crocifissione, poteva ancora dire loro: "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre ".6 Riassumendo, vediamo come l’intento induce il Vuoto a di-venire creativo, cioè, induce il figlio a di-venire amicizia, e manda il suo "Figlio unigenito" a svolgere tale scopo. L’intento, il figlio dell’Indicibile, e la personificazione dell’amore in azione, crea dalla propria polarità femminile, l'universo manifesto. A causa di questo si separa dalla propria controparte femminile, e poi, essendosi fatto carne come figlio dell'uomo, si separa anche dal nagual, a causa dell'identificazione con la forma. Perso e abbandonato sulla croce della materia, il figlio dell’Indicibile, che è anche il figlio dell'uomo, non ha altra scelta che trovare il modo per tornare al padre, evolvendo la sua consapevolezza attraverso il processo della trasmutazione, trasformazione e trasfigurazione. Questa è la natura dell'amore incondizionato in azione, e questa è la storia del Mistero del Golgota, che, in ultima analisi, è anche il mistero della percezione e della consapevolezza. Noi non riusciamo ad afferrarlo, perché non sappiamo nulla su come l'Uno che è il vuoto diventa il Tre, e nemmeno conosciamo la vera natura dell’intento. Ma nella nostra esperienza dell'espressione dell’intento, sappiamo che è l'espressione più formidabile del vero amore, un amore che lega assieme padre e figlio in un atto d’amicizia così incondizionata da lasciare sbalordita la mente umana. Di fronte a una tale struggente espressione d'amore, il guerriero non può che fare un passo indietro e abbassare la testa in assoluta umiltà, perché sa che, a causa della povertà delle sue risorse umane, non potrà mai comprendere del tutto quel mistero che è la vita, e così può solo cercare di capire, sforzandosi di vivere una vita assolutamente impeccabile. Eppure, il guerriero sa per esperienza che il mistero della percezione e della consapevolezza è dentro di lui, e quindi nel profondo del cuore sa anche che il Mistero del Golgota non è "là fuori", ma costituisce il proprio viaggio nel percorre la Via con un Cuore, ossia il figlio dell'uomo che cerca e trova la strada per tornare al padre. Come dice Frank Herbert, se un giorno, "sarò capace di saltare verso la radice di 1
Matteo 27 : 46 Matteo 27 : 46 3 Giovanni 19 : 30 4 Luca 23 : 46 5 Giovanni 16 : 33 6 Giovanni 16 : 28 2
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questa carne e conoscere me stesso come ero una volta", cioè, come figlio dell’Indicibile, "lo sa solo il futuro", ma il guerriero sa che "tutte ciò che un uomo può fare è mio. Qualsiasi mio atto può farlo."
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Infine, è importante ricordare che per motivi di chiarezza, distinguiamo il nagual e il suo intento, ma i due sono uno. Non è possibile separare la consapevolezza dall’essenza, e perciò la separazione esiste solo come illusione nella mente. Non c'è vera separazione in quanto tale, ma solo una separazione delle polarità esistenti all'interno dell'universo manifesto, come un complessivo stato di consapevolezza, una consapevolezza in cui la mente registra separazione, e l’intento registra inclusione, entrambi al fine di evolvere la consapevolezza. Tuttavia, in ultima analisi, la separazione e l’inclusione non sono altro che due facce della stessa moneta, ossia dell’intento, il figlio dell’Indicibile, che è anche il figlio dell'uomo, l’evoluzione della consapevolezza. Pertanto, nella mente di ogni uomo e donna c'è l'illusione della separazione, ma nel cuore di ogni uomo e ogni donna vi è anche l’innegabile sensazione che la vita non è ciò che sembra, e che lo spirito, il nagual di tutti noi, è infinitamente più grande di quanto il nostro misero cervello sia in grado di calcolare entro i parametri della normale consapevolezza. Di conseguenza, nessuno di noi può giustificarsi con l'ignoranza perchè quella sensazione sentita, che è l'espressione più pura della vita, del nagual, viene completamente ignorata a favore delle tante idee preconcette della mente razionale, nate da una fissa visione del mondo, e fondata su un incalcolabile numero di pregiudizi che equivalgono a niente di più che pura separazione. Ancora oggi, l'umanità dimostra la sua totale resistenza e disprezzo per inclusione, per lo scopo del nagual, eppure, anno dopo anno, l'umanità celebra la Pasqua, l’antica festa di Oesteramoon, il mistero ineffabile del Golgota. Che farsa! Che devastante e tragica testimonianza del falso orgoglio dell'umanità! Che eco di suprema arroganza! Cristo espresse questo in modo molto intenso con queste parole, "O Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto "1. In ciò che ho cercato di comunicare rispetto a questa struggente visione, ho dato molto, eppure ciò che sono stato capace di verbalizzare difficilmente rende giustizia a questa visione. I veri insegnamenti non possono essere verbalizzati, e quindi non è proprio possibile fare altro che indirizzare voi lettori nella giusta direzione. Il mistero del Golgota non è facile da capire, eppure lo sforzo di ascoltare e seguire i nostri cuori rende possibile, passo dopo passo, comprendere lo scopo e il significato intrinseco dell’evoluzione della consapevolezza. Ciò che inizia come una sensazione irrazionale può trasformarsi in una realtà oggettiva, a condizione che siamo disposti ad imparare ad abbracciare la trasmutazione e la trasformazione, a condizione che siamo disposti a trovare quella sobrietà che conduce alla morte del vecchio, in modo che possiamo ottenere la vera trasfigurazione. In conclusione, vi lascio a meditare e sentire le commoventi parole del Cristo nella sua ultima preghiera per i suoi discepoli, una preghiera che è anche preghiera per tutti coloro che cercano di percorrere la Via con un Cuore, nel loro sforzo per trovare la via di ritorno al padre. “Padre è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, che anche tuo Figlio glorifichi te. Poichè tu gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 1
Giovanni 17 : 25 116
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai data da fare. Ed ora, Padre, glorificami davanti a te, della gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola.Ora hanno conosciuto che tutte le cose che mi hai date, vengono da te;poiché le parole che tu mi hai date le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato.Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi;e tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; e io sono glorificato in loro.Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi.Mentre io ero con loro, io li conservavo nel tuo nome; quelli che tu mi hai dati, li ho anche custoditi, e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione, affinché la Scrittura fosse adempiuta.Ma ora io vengo a te; e dico queste cose nel mondo, affinché abbiano compiuta in sé stessi la mia gioia.Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo.Non prego perchè tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal male.Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Santificali nella verità: la tua parola è verità.Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo.Per loro io santifico me stesso, affinché anch'essi siano santificati nella verità. Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola:che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno;io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me.Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo.Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato;e io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere, affinché l'amore del quale tu mi hai amato sia in loro, e io in loro".1
CAPITOLO UNDICI
LA TERZA VISIONE IL FATTORE RELATIVO DELLA CONSAPEVOLEZZA E’ DI PRIMARIA IMPORTANZA PER LA COMPRENSIONE DELLO SCOPO DELL’INDICIBILE. 1
Giovanni 17 : da 1 a 26 117
E’ IMPORTANTE CAPIRE CHE LA RELATIVITA’ E’ IL RISULTATO DELLA SEPARAZIONE DELLE POLARITA’ IN UN UNIVERSO NON-ASSOLUTO. SE L’UNIVERSO FOSSE STATO ASSOLUTO, LA SEPARAZIONE DELLE POLARITA’ SAREBBE STATA ASSOLUTA, CIOE’ OGNI POLO SAREBBE STATO CHIARAMENTE DEFINITO RISPETTO ALL’ALTRO, ED OGNUNO ESCLUDEREBBE L’ALTRO. MA POICHE’ L’UNIVERSO NON E’ ASSOLUTO, I POLI SONO SEPARATI, IN QUANTO SPETTRI DI FREQUENZE DIVERSE, SOLO QUANDO L’EVOLUZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA SI ESPRIME COME UNA FUNZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA. QUESTO E’ VERO PER OGNI QUADRO DI RIFERIMENTO ALL’INTERNO DEI DIECI MONDI DI OGNUNA DELLE QUATTRO DIMENSIONI. COSI’ I DIVERSI POLI SI DISSOLVONO GRADUALMENTE L’UNO NELL’ALTRO ATTRAVERSO UNA MUTUA ED INCLUSIVA ESTENSIONE DI FREQUENZE, DEFINITA DA QUEL PARTICOLARE ALLINEAMENTO DELLA PERCEZIONE IN CUI EMERGE UNA COPPIA DI POLARITA’. NE DERIVA CHE CIO’ CHE PERCEPIAMO COME COPPIA DI POLARITA’ NON E’ ALTRO CHE IL PRODOTTO DELLA RELATIVITA’. PERTANTO VEDIAMO CHE TUTTI GLI STATI DI CONSAPEVOLEZZA HANNO DUE POLARITA’, UNA POSITIVA O NEGATIVA RELATIVAMENTE ALL’ALTRA. Questa terza intuizione ci porta al tessuto di quel peculiare concetto che abbiamo già toccato tante volte, ma che non abbiamo mai osservato veramente in profondità, chiamato il fattore relativo della consapevolezza. Tuttavia, prima di imbarcarci in questo concetto in modo dettagliato, è necessaria una parola di avvertimento. Sebbene il concetto del fattore relativo della consapevolezza sia fondamentale per la comprensione dello scopo dell’Indicibile e della questione dei sessi, va ad affrontare, e spesso a scontrarsi, quasi tutte le idee preconcette che uomini e donne hanno sostenuto per migliaia di anni sulla questione dei sessi. A causa di questo, non è saggio cercare di spiegarlo agli apprendisti, almeno fino a quando non hanno una solida comprensione degli insegnamenti fondamentali, perché se non vi è una solida comprensione delle nozioni di base, di solito ne risulta una grande confusione, tale che l'apprendista interessato può letteralmente perdersi in questa confusione. Pertanto, nel cercare di comprendere quanto segue, l’onere spetta a voi lettori. Se in qualsiasi momento doveste ritrovarvi confusi, prima di tentare di assorbire questa sezione degli insegnamenti, tornate a studiare ulteriormente gli insegnamenti di base, inclusa la sezione sulla cosmologia impartita ne Il Grido dell'Aquila. Ma il punto più importante da tenere a mente durante lo studio degli insegnamenti per il lato sinistro, è un punto che è già stato sottolineato più volte in precedenza, e cioè che quando trattiamo gli insegnamenti per il lato sinistro, le parole non possono essere presa alla lettera o per il valore scontato e apparente, perché le parole tendono a distorcere, piuttosto che trasmettere la verità. L'aforisma che introduce questo capitolo descrive splendidamente la natura del fattore relativo della consapevolezza, e dimostra chiaramente la relazione tra la seconda visione e questa terza visione. Per comprendere questo, rendetevi conto che la prima visione descrive la natura del nagual, mentre la seconda e la terza visione descrivono la natura delle polarità della consapevolezza del nagual. Perciò queste due visioni devono essere considerate come unica visione, perché in verità non si possono separare, l'una si fonde con l'altra. A questo proposito, il lettore attento avrà notato che, in accordo con la narrazione di questa particolare regola, abbiamo già trattato questa terza visione studiando la seconda. Pertanto ciò che resta da fare è comprendere questa terza visione relativamente alla seconda. Questa terza visione riguarda il sognato e il sognatore, e come abbiamo già notato, questo livello d’esistenza si perfeziona solo nel nono mondo della terza fase della manifestazione, e si materializza completamente solo quando avviene la trasfigurazione nel decimo mondo della terza 118
fase della manifestazione. Dai precedenti studi di cosmologia sappiamo anche che questo può avvenire solo attraverso l'arte del sognare, che, in ultima analisi, non è che l'espressione dell’intento a questo livello d’esistenza. Di conseguenza, sognare il sognato è in realtà la Padronanza dell’Intento - è dispiegare il magico potere del sognatore. Se l'essere umano potesse comprendere il significato di questo stupendo atto creativo, gli uomini e le donne d’oggi sosterrebbero con totale stupore il mistero che circonda la questione dei sessi, piuttosto che asservirlo ai loro egoistici desideri fondati sulla lussuria sessuale. Ciò che chiamiamo il sognato, è letteralmente Dio incarnato, il figlio dell’Indicibile fatto carne come figlio dell'uomo sul piano fisico. Dal nostro punto di vista umano, significa che ogni uomo, ogni donna e ogni bambino è la materializzazione dello scopo dell’Indicibile, una materializzazione attraverso il quale il destino coi suoi strumenti realizza tale scopo. Che meravigliosa espressione. Che incredibile privilegio. E che formidabile ed emozionante responsabilità. Qualcuno di noi comincia a cogliere il mistero dell’essenza e il nostro vero ruolo in tutto questo? La risposta è un umile, "No!" Tuttavia, siccome siamo parte di questo mistero, è nostro dovere cercare di svelarlo, e quindi apprestiamoci ad imparare più che possiamo su questa terza visione. Dire che il sognato riguarda l'arte di sognare, e che la Padronanza dell’Intento ha origine a questo livello di esistenza, ci dice molto, a condizione che abbiamo chiaro in mente cosa s’intende per arte del sognare e Padronanza dell’Intento. L'arte di sognare è già stata trattata ampiamente nei precedenti volumi, e quindi non ha senso ripeterci, se non per sottolineare che quanto segue è da inquadrare nel contesto che abbiamo già trattato. Sappiamo già che l'arte del sognare è parte integrante della Padronanza della Consapevolezza, e a questo riguardo sappiamo quanto è importante acquisire una vera sobrietà e continuare a cancellare la storia personale preparandoci alla trasfigurazione. Solo in questo modo possiamo tendere l’agguato e padroneggiare la consapevolezza, ed imparando a tendere l’agguato e padroneggiare la consapevolezza acquisiamo una fluidità di percezione che ci introduce all'arte del sognare e anche alla conoscenza operativa dell’intento e come manipolarlo. Tuttavia, poiché l'intento è una facoltà del sognatore sul suo piano, non c'è alcun modo di manipolare l'intento, se non allo scopo della trasfigurazione. Ma dal nostro punto di vista umano, che cosa si intende per trasfigurazione? Trasfigurazione è l'atto di di-venire il sognato del sognatore. In altre parole, il sognato, durante ogni incarnazione, è tenuto in essere dall'intento fisso del sognatore ed è continuamente guidato e diretto dal sognatore a diventare il vero riflesso di sé sul piano fisico, ossia il figlio dell'uomo. Col termine uomo (in corsivo) ci riferiamo a quello spirito interiore che chiamiamo lo spirito dell'uomo, e quindi di non all’umano, all'animale conosciuto come essere sociale o, più precisamente, al tonal dell'uomo. Perciò, anche se poi consideriamo il tonal come il sognato, e anche se in un certo senso questo è vero, il sognato è comunque molto più grande del semplice essere umano. Il sognato è invece l'espressione del dispiegamento graduale sul piano fisico del vero potenziale del sognatore, nel suo sforzo di diventare-uno col nagual. Diventare uno col nagual significa diventare l'incarnazione dello scopo del nagual, e questo implica che il sognatore non è perfetto, ma si sta continuamente perfezionando attraverso la costante evoluzione della consapevolezza e tramite le esperienze della vita del sognato sul piano fisico. E' per questa ragione che i Toltechi dicono che il guerriero deve acquisire un adeguato tonal, cioè un tonal che è ricettivo alla guida del sognatore. Ma essere ricettivo al sognatore significa che il tonal, o il sognato, è femminile relativamente al sognatore, un punto che ci riporta al concetto del fattore relativo della consapevolezza. Tuttavia, dal punto di vista della vita sul piano fisico, e nel contesto della divisione dei sessi, come possiamo capire questo? DA TEMPO IMMEMORABILE I TOLTECHI CERCANO DI SVELARE IL MISTERO DELLA QUESTIONE DEI SESSI, MA PER COMPRENDERE LA LORO CONOSCENZA AL RIGUARDO E’ IMPORTANTE CAPIRE PRIMA LE IMPLICAZIONI INERENTI AL FATTORE RELATIVO DELLA CONSAPEVOLEZZA. 119
SICCOME I POLI SONO SEPARATI, COME AMBITO D’ESISTENZA DI FREQUENZE DIVERSE, E SICCOME I POLI SI DISSOLVONO L’UNO NELL’ALTRO IN UNA COMUNE ESTENSIONE INCLUSIVA DI FREQUENZE, NON C’E’ UNA VERA SEPARAZIONE – LA SEPARAZIONE E’ SEMPLICEMENTE IL PRODOTTO DI UN PARTICOLARE ALLINEAMENTO DELLA PERCEZIONE. NE CONSEGUE CHE I SESSI NON SONO CHE UNA COPPIA DI POLARITA’ CON PARTICOLARI SPETTRI DI FREQUENZE CHIAMATE GENERE MASCHILE O FEMMINILE. PER CUI LA DIFFERENZA DI GENERE, COME OGNI COPPIA DI POLARITA’, RIGUARDA TOTALMENTE LA PERCEZIONE. QUESTO IMPLICA CHE, SEBBENE I DUE SESSI SIANO UNA REALTA’ OGGETTIVA, ESSI NON ESISTONO SOGGETTIVAMENTE COME DUE POLI SEPARATI E QUINDI MUTUALMENTE ESCLUSIVI L’UNO CON L’ALTRO. QUESTO PRINCIPIO E’ FONDAMENTALE PER CAPIRE NON SOLO L’ETEROSESSUALITA’, MA ANCHE L’ERMAFRODITISMO, PERCHE’ L’ETEROSESSUALITA’ NON E’ CHE L’ESPRESSIONE OGGETTIVA DEL SOGGETTIVO ERMAFRODITISMO. TUTTAVIA, IN QUESTO PRINCIPIO VI E’ IMPLICITO ANCHE QUEL MISTERO CHIAMATO BISESSUALITA’, UN MISTERO CHE I TOLTECHI NON SONO ANCORA RIUSCITI A RISOLVERE. Prima di procedere ulteriormente, e per quanto riguarda l'aforisma di cui sopra, è opportuno ricordare ancora una volta al lettore di non fare l'errore di prendere la verbalizzazione di qualsiasi insegnamento relativo al lato sinistro per il valore apparente o in senso letterale. Considerando ciò che abbiamo studiato finora, dovrebbe ormai essere chiaro che i Toltechi considerano la bisessualità in un modo che non ha niente a che fare con ciò che si intende comunemente con questo termine. Essi considerano il Divino Bisessuale come vita di-venendo manifesta, le cui radici giacciono sepolte in profondità all'interno dell’Inconoscibile, e quindi la bisessualità, come è intesa dai Toltechi, rimarrà un mistero irrisolto fino a quando non saremo in grado di entrare nell'Inconoscibile. Come per l'intento, tutta la nostra conoscenza in materia di bisessualità è basata sulla sua espressione nella vita di-venendo manifesta, ma non pretendiamo di capirla, non più di quanto pretendiamo di capire l'intento. Tuttavia, da quel poco che capiamo di questo concetto, sappiamo che non può essere visto come giustificazione per quella pratica comunemente conosciuta come bisessualità, e quindi i Toltechi non sostengono i comuni punti di vista e le pratiche che accompagnano questa forma di cosiddetta bisessualità. Tuttavia, potrebbe essere utile al lettore approfondire un altro concetto che attiene alla bisessualità e che oggi comincia a diventare importante. Questo concetto riguarda ciò che, per mancanza di un termine più adatto, non può che essere definito il vero bisessuale. La bisessualità, così com’è praticata e compresa dalle persone comuni, non è altro che una preferenza sessuale indiscriminata, e questo è molto lontano dalla vera bisessualità. Tuttavia, rispetto a questo, è importante distinguere chiaramente tra ciò che è definito il vero bisessuale e ciò che è definito il Divino Bisessuale. Il Divino Bisessuale appartiene alla vita di-venendo manifesta, mentre il vero bisessuale appartiene alla vita all’interno della manifestazione, e segna un elevato sviluppo di evoluzione della consapevolezza, che indica il viaggio di ritorno allo stato di ermafroditismo. Ma, chiaramente, un tale stato di consapevolezza non ha nulla a che fare con una preferenza sessuale indiscriminata, perché il vero bisessuale, che sta cominciando ad incarnarsi ma che è ancora estremamente raro, è a tutti gli effetti ancora eterosessuale. In altre parole, il vero bisessuale, essendo una unità della vita all’interno della manifestazione, è un essere eterosessuale, il cui livello di consapevolezza è tale che lo spirito interiore comincia a perdere la sua identificazione con il lato formale della vita, e quindi non è più trascinato dagli istinti puramente animali relativi all'atto sessuale. Per cui, il vero 120
bisessuale ha un approccio imparziale rispetto ai due sessi, e poiché l’interesse alla relazione va oltre l'attrazione sessuale, un tale essere riesce a creare un rapporto intimo sia con un maschio che con una femmina. Tuttavia, quando tale rapporto è tra due persone dello stesso sesso, il rapporto è raramente, per non dire mai, di natura sessuale, per la semplice ragione che il vero bisessuale è nel suo cuore ancora un eterosessuale. Ma anche quando il rapporto tra due persone dello stesso sesso è sessuale, è sempre espressione di vero amore e calore, a differenza delle normali pratiche sessuali che si trovano nell’omosessualità, e che sono così distruttive per entrambe le persone interessate. Ma tornando al nostro studio sul genere maschile e femminile, basta tenere a mente che le riguarda il Divino Bisessuale appartiene alla vita di-venendo manifesta, e quindi non ha niente a che fare con il vero bisessuale, che appartiene al mondo dell’eterosessuale, cioè alla vita all’interno della manifestazione. Tuttavia, dall’aforisma sopra si evince che la questione di genere non è così bianco e nero come molte persone hanno creduto. Se per un momento lasciamo il corpo fisico fuori dall'equazione e osserviamo uomini e donne da un punto di vista oggettivo, vediamo che ad ogni livello, emotivo, mentale e spirituale, non c'è alcuna differenza tra uomini e donne . Sono uguali in ogni aspetto, e se non fosse per i distintivi schemi comportamentali e i diversi corpi fisici, sarebbe veramente difficile distinguere tra maschio e femmina. Ma allora, qual’è la differenza tra il comportamento del maschio e quello della femmina? E cos’è che, del resto, determina la differenza tra il corpo fisico del maschio e quello della femmina? Anche se Toltechi hanno la risposta, non è così facile da verbalizzare. Ma noi cercheremo di ottenere almeno una sensazione della differenza di fondo tra il maschile e il femminile, tra il sognatore e il sognato, e, infine, tra il nagual e il tonal. L'aforisma che segue è un buon punto di partenza. SIA IL MASCHIO CHE LA FEMMINA SONO PER NATURA ERMAFRODITI, OSSIA LA MANIFESTAZIONE DEL MASCHILE E DEL FEMMINILE E’ IL RISULTATO DI UN IMPULSO SOGGETTIVO CHE SI MATERIALIZZA COME ESPRESSIONE OGGETTIVA. MA L’UNIVO VERO IMPULSO CHE C’E’ E’ CONFINATO ALL’INTERNO DEL VUOTO COME INTENTO, E QUANDO EMANA DAL VUOTO, DI-VIENE DEFINITO COME VOLONTA’ A MANIFESTARSI, MATERIALIZZANDOSI NELLA DIMENSIONE DEL TEMPO, COME DESIDERIO O IMPETO EMOZIONALE. NE CONSEGUE CHE IL MASCHIO E LA FEMMINA SONO IL RISULTATO DI UN INTENTO DIVENUTO DEFINITO COME DUE POLI DI UN’UNICA POLARITA’, IL DESIDERIO. L'aforisma sopra è uno degli aforismi più esoterici degli insegnamenti Toltechi e, in quanto tale, non è facile da capire. Tuttavia, chi ha gli occhi per vedere sarà in grado di utilizzare questo aforisma come trampolino di lancio verso quel mistero ineffabile che riguarda l'atto sessuale nella sua forma più pura, chiamata auto-fecondazione, che è la massima espressione del vero intento, e che ha in sé la chiave per comprendere che l’unica energia che c'è, è di natura sessuale. Tuttavia, ai fini di questo volume, fortunatamente non abbiamo bisogno di comprendere tutte le ramificazioni contenute in questo aforisma - solo alcune essenziali. Osservando l'aforisma sopra, molto semplicisticamente, si vede che ciò che determina la differenza tra il maschio e la femmina, è soggettivo, nel senso che non vi è alcuna vera differenza tra i due. In altre parole, il maschio e la femmina, per quanto siano oggettivi, in realtà non esistono! C'è solo l’intento, e nient'altro! Ciò che percepiamo come una realtà inviolabile non è realtà! L'unica realtà che c'è, è l’intento! E' semplicemente l'intento del nagual che determina una espressione oggettiva del suo desiderio di mappare l'ignoto di sé. Questa espressione oggettiva è ciò che percepiamo come universo manifesto, il tonal cosmico, la Eva cosmica, in cui vi è il potenziale inesplorato dell’ignoto, quell’ignoto che comprende entrambe le polarità maschile e femminile della consapevolezza del nagual, ossia il maschio e la femmina. Ma poiché questi due poli non esistono separatamente uno dall'altro, e quindi non sono reciprocamente esclusivi l'uno con l'altro, è solo 121
l'intento del nagual che determina se sta andando ad esplorare il proprio potenziale sconosciuto nella direzione del positivo o del negativo, dell’attivo o del passivo, della fecondazione maschile o del concepimento femminile. Eppure tutto questo non è che il tonal femminile dell’Indicibile, in cui sia il maschio che la femmina sono ugualmente femminili, e quindi ricettivi dell'intento del nagual, il che significa che il maschio e la femmina sono solo veicoli di concepimento, ed è quella concezione che viene portata alla nascita, o materializzata come maschio o femmina. Guardando più a fondo in questo aforisma, vediamo che il vero significato del concepimento è in realtà un atto di auto-fecondazione, perché essenzialmente non c’è altro che il nagual e la sua consapevolezza. Eppure il concepimento implica una sorta di dualità, perché anche nell'atto di auto-fecondazione ci deve essere il principio maschile che porta la fecondazione, e ci deve essere il principio femminile che concepisce. Ma, se consideriamo che l'azione del concepire è in realtà l'azione di percezione, è ovvio che l'unico luogo in cui può avvenire il concepimento è nella consapevolezza. Tuttavia, la consapevolezza ha due polarità l’intento e la mente, maschio e femmina, e quindi vediamo ancora che relativamente al nagual, non c'è nessuna differenza tra maschile e femminile, tranne che il suo impulso, o il suo desiderio, di esplorare il proprio ignoto potenziale, sia come principio maschile o come principio femminile. Da ciò è chiaro che il nagual è essenzialmente ermafrodito, ma sceglie di esprimersi come eterosessuale, per mezzo dei due sessi, maschile e femminile. Tuttavia, osservando questo aforisma ancora più in profondità, siamo costretti a riconoscere che, nonostante ciò che abbiamo detto sopra, rimane il fatto che l'intento e la mente, essendo le due polarità della consapevolezza del nagual, sono maschili, perchè il nagual e la sua consapevolezza sono uno e perché non è possibile separare la consapevolezza dall’essenza. Questo rivela che non è il nagual come tale che è ermafrodito, invece è la consapevolezza la vera ermafrodita. In altre parole, c'è solo il nagual e la sua consapevolezza, ma questa consapevolezza ha la capacità soggettiva femminile di concepire se esprimersi oggettivamente come maschio o come femmina. Ma, come abbiamo già visto, questa capacità di concepire è in sé il risultato di un impulso soggettivo, e poiché l'unico impulso che c'è, è l'intento del nagual, ora possiamo capire perchè in precedenza in questo volume ho dichiarato che è l'intento che induce il nagual a di-venire creativo. Questo fatto contiene così tante implicazioni che bisogna considerarle con attenzione, se vogliamo comprendere il vero significato della questione di genere, e quindi il sognato. La prima implicazione che dobbiamo considerare è che la polarità maschile della consapevolezza del nagual provoca all'interno della nagual il desiderio di mappare il proprio potenziale sconosciuto, che, essendo femminile relativamente ad esso, porta l'espressione eterosessuale della vita all'interno della manifestazione. La seconda implicazione deriva dalla prima, cioè, poiché la consapevolezza del nagual è ermafrodita per natura, il nagual può mappare il suo potenziale sconosciuto come vita all'interno della manifestazione, sia nei termini del principio maschile che del principio femminile. Tuttavia, la terza implicazione che deriva dalle due precedenti, non è così facile da capire, e quindi la esprimerò nel modo più semplice che posso. Rendetevi conto che poiché vi è solo il nagual e la sua consapevolezza o, più precisamente, poiché vi è solo il nagual e il suo intento, quando avviene il concepimento nel Vuoto, è l'intento dell’Indicibile che concepisce lo scopo dell’Indicibile. Questo è comprensibile anche dalla prospettiva del fattore relativo della consapevolezza, nel senso che la sua implicazione è che è il principio maschile della consapevolezza del nagual che concepisce, e di conseguenza esercita una pressione sulla sua polarità femminile, la mente, per portare a nascita lo scopo dell’Indicibile. In altre parole, è l'intento, il figlio, che concepisce, ma essendo maschile, non può che portare a nascita lo scopo del nagual attraverso la sua polarità femminile, la mente. Tuttavia, poiché l'intento e la mente sono l’unica consapevolezza, è ovvio che una volta che il figlio è stato fecondato dal nagual, è costretto a separarsi nelle sue due polarità, l'intento e la mente. In altre parole, quando il figlio concepisce lo scopo del nagual, questo concepimento provoca il primo atto della creazione, che, come sappiamo, è l'atto della separazione.
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Tutto questo significa che, a livello di vita di-venendo manifesta, l'intento del nagual è confinato alla mascolinità, il che significa che a questo punto la vita è puramente maschile, il nagual e il suo intento sono ancora uno. Tuttavia, poiché la consapevolezza del nagual è ermafrodita, l’intento ha il potenziale soggettivo di separarsi nelle sue polarità maschile e femminile, e quindi di diventare oggettivamente definito come maschio o femmina. Affinché questo accada, l’intento, essendo uno col nagual, ossia confinato, deve concepire lo scopo del nagual prima di diventare definito. L’intento lo fa inducendo nel nagual l'atto di di-venire creativo, cioè l’intento ispira il nagual all’auto-fecondazione. Ma poiché l’intento è ancora confinato, cioè è uno con il nagual, è l’intento che concepisce, e avendo concepito, diventa definito mentre si separa nelle sue polarità maschile e femminile. In altre parole, sebbene la consapevolezza del nagual abbia il potenziale dell’ermafrodita, questo potenziale può essere realizzato solo una volta che l’intento ha fecondato il nagual ed è avvenuto il concepimento. Inoltre, è la realizzazione di questo potenziale soggettivo che diventa la materializzazione di quella espressione oggettiva definita l’eterosessuale. Nell’ultima affermazione sopra, ho cercato di trasmettere le sottili sfumature, ma comunque molto importanti sulla questione del genere, e quindi in ultima analisi, sul sognato. In questa affermazione ci sono quattro termini: realizzazione, potenziale soggettivo, materializzazione e espressione oggettiva. I termini realizzazione e potenziale soggettivo si riferiscono e riguardano la vita di-venendo manifesta, mentre i termini materializzazione e espressione oggettiva si riferiscono e riguardano la vita all’interno della manifestazione. A causa della sua natura sottile, questo concetto è difficile da verbalizzare, e poiché le parole non riescono a trasmettere il vero significato intrinseco a questo concetto, non è nemmeno facile da afferrare. Ma potrebbe essere utile pensare nel seguente modo. In primo luogo vi è il Vuoto, Nessuna-Cosa. Poiché è Nessuna-Cosa, è assolutamente e completamente soggettivo. Tuttavia, questo stato soggettivo d’esistenza ha il potenziale per diventare Qualche-Cosa, e quindi ci riferiamo al Vuoto come potenziale soggettivo, ma che è ancora Nessuna-Cosa. Poi il Vuoto si agita, si Muove, e l'azione viene nell’esistenza. Questo movimento è un atto di intento, amore in azione, un atto che è vibrante di colore, e che indica il desiderio di unione con l’Unico Scopo. Questo desiderio conduce alla realizzazione del potenziale soggettivo del Vuoto, come Parola, o suono, che si crea in un atto di fecondazione. In altre parole, l’intento confinato, il puramente soggettivo, il figlio che è uno col padre, diventa intento definito, il Verbo, nel momento in cui concepisce lo scopo del nagual, ed a causa di questa concezione, una vera incarnazione dello scopo, esso si separa nelle sue polarità, in modo da portare a nascita tale scopo. Ma separare le sue polarità è ancora un atto d’intento, un atto di intento definito, un atto del Verbo, l'amore in azione materializzato, il cui risultato è una espressione oggettiva, cioè la nascita di tale scopo. Questa espressione oggettiva consiste nelle due polarità, intento e mente, un’espressione che è eterosessuale, perché l'intento, essendo l'incarnazione dello scopo, si esprime come desiderio di includere l'ignoto femminile nel conosciuto maschile. Rispetto a quanto sopra, il lettore attento avrà notato quella che sembra una discrepanza negli insegnamenti, nel senso che sebbene si afferma che vi sono solo due atti di creazione, il primo è l'atto di separazione, ma nella verbalizzazione di sopra si dice che il primo atto dell’intento porta all’unione col padre, mentre il secondo atto dell’intento porta alla separazione delle polarità. Tuttavia, non vi è alcuna vera discrepanza in quanto tale, perchè in realtà il primo e il secondo atto dell’intento sono una cosa sola. Per comprendere questo, si tenga conto che l’unione col padre implica che entrambi gli atti si verificano simultaneamente, ed è quindi solo per motivi di chiarezza che lo si mette in termini di due atti. Ricordate che nel contesto del Vuoto c'è solo intento, e quindi il primo vero atto di creazione avviene quando l’intento confinato di-viene intento definito, vale a dire la separazione delle polarità. A questo proposito, onde evitare confusione, occorre ricordare che l'intento è il nagual, perché il padre e il figlio sono uno, ossia l’essenza e la consapevolezza sono uno. Come per tutti gli insegnamenti relativi al lato sinistro, vi è un limite a ciò che si può esprimere in parole, e quindi non è proprio possibile mettere in parole di più sul mistero sesso e del 123
genere, diverso da quanto già detto. Eppure le implicazioni in tutto ciò che abbiamo preso in esame sono impressionanti e per niente facili da cogliere. Ma se non otteniamo una conoscenza operativa almeno delle più importanti implicazioni, non abbiamo nessuna speranza di comprendere la vera natura del sognato. A questo proposito, sarà di grande aiuto riassumere tutto quello che abbiamo imparato nel seguente modo. L'intento, cioè il principio maschile, induce la fecondazione nel nagual. In altre parole, il figlio porta nel padre il desiderio di diventare cacciatore del proprio potenziale sconosciuto. Ma questo ignoto comprende sia il maschile e il femminile, sia il maschio che la femmina. Tuttavia, poiché le polarità non sono ancora separate, il figlio e il padre sono ancora uno, il desiderio del padre è il suo intento, cioè il figlio, in cui il padre sente sia il maschio che la femmina. Avendo evocato dentro di sé quel desiderio da parte del figlio, e il padre e il figlio sono uno, il padre feconda il figlio. In quel momento di concepimento il figlio non è più confinato solo alla mascolinità o, più precisamente, non è più confinato alla mascolinità una, ma diventa definito come eterosessuale, e l’unità totale diventa molteplicità. Le implicazioni profonde di quanto sopra diventano evidenti ricordando che l'intento è definito come amore incondizionato in azione. Visto semplicisticamente, possiamo dire che qui è in gioco l'amore del figlio per il padre, e l'amore del padre per il figlio, e siccome i due sono uno, abbiamo l'espressione del Divino Bisessuale, perché non dobbiamo dimenticare che il figlio è il vero ermafrodito, sia maschile che femminile. Ma la verità è che, perchè si raggiunga lo scopo del nagual, è necessario che il figlio concepisca tale scopo, il figlio deve incarnare tale scopo; ma avendo concepito, il figlio non è più confinato, cioè il figlio si separa dal padre in quanto diventa definito come eterosessuale. Tuttavia, nel divenire definito, avviene la separazione delle polarità, col risultato che l’intento si separa anche dalla propria controparte femminile, la mente. Eppure, padre e figlio rimangono intatti sul loro piano, questo comporta che solo un frammento dell’unica polarità della consapevolezza del nagual diventa l'universo manifesto, attraverso il quale il figlio può compiere lo scopo del padre diventando il figlio dell'uomo, il figlio dell’Indicibile fatto carne. In altre parole, il desiderio, l’impeto emotivo del bisessuale, di conoscere il potenziale nascosto all'interno della mascolinità e della femminilità, può essere soddisfatto solo quando il figlio, l'ermafrodito, diventa eterosessuale. In questo di-venire, si verifica una separazione, una separazione necessaria, ma comunque una separazione tra padre e figlio, tra il bisessuale e l’eterosessuale, e conosciuto in termini Toltechi come l’abisso soggettivo che separa la vita divenendo manifesta dalla vita all’interno della manifestazione. Tuttavia, poiché l'universo manifesto è l'espressione esatta dell’intento del nagual, l’abisso che separa si riflette in quella espressione oggettiva chiamata l’eterosessuale, in cui il maschio e la femmina sono anch'essi separati in ciò che si materializza come la separazione dei sessi, l'abisso oggettivo. Pertanto, vediamo che prima c'è il Vuoto, Nessuna-Cosa. Questo è lo stato di pura essenza chiamato Egli E’. Questa è la vita indifferenziata, di cui non sappiamo nulla. Non conosciamo né la sua natura, né il suo scopo. Semplicemente Egli E’. Ma quando il Vuoto si agita, Si Muove, e dove c'era Nessuna-Cosa ora vi è Qualche-Cosa. Questo Qualche-Cosa è la vita divenendo manifesta, ma poiché ha una consapevolezza ermafrodita, e poiché il suo intento è quello di conoscere l'ignoto dentro di sé, la vita a questo livello di esistenza è il bisessuale che desidera conoscere il suo pieno potenziale, in termini di mascolinità e di femminilità, le due polarità della sua consapevolezza. Per dispiegare il potenziale della sua consapevolezza, il bisessuale deve separare le polarità dell’ermafrodito, in termini di maschile e femminile. Da questa separazione emerge l'universo manifesto, e ciò che era ermafrodita ora diventa vita nella manifestazione, in cui le polarità sono divise. Tuttavia, poiché l'intento, l'eterno ora, è stato, è, e sarà inclusione, la vita a questo livello di esistenza si esprime come eterosessuale che ha il desiderio di unire le sue due polarità, il noto e l'ignoto, il maschio e la femmina. Prendendo in considerazione quanto sopra, ora è possibile comprendere la vera natura della sognato in modo più accurato. Ma per motivi di chiarezza, dobbiamo tenere a mente che il sognato è in realtà il sognatore, che si esprime sul piano fisico come eterosessuale. Pertanto, il 124
sognatore sta sempre cercando di mappare l'ignoto per mezzo dell’intelligente cooperazione tra i due sessi. Rispetto a questo, rendetevi conto che i poli possono riunirsi solo attraverso la cooperazione intelligente, e anche così, non è proprio possibile riunire i poli, nel vero senso della parola, fino alla fine di tempo. In altre parole, finché non è raggiunto lo scopo del nagual, tutta la vita è soggetta a quell’impeto emozionale chiamato tempo, e poiché il tempo decreta la separazione delle polarità, e quindi la separazione dei sessi, il meglio che i sessi separati possono realizzare è quello di raggiungere questo scopo, diventando l'incarnazione dell’intelligente cooperazione. Solo alla fine del tempo, quando sarà soddisfatto l’impulso emotivo che ora provoca la separazione delle polarità, potrà essere raggiunta la vera unità, perché solo quando l'ignoto è stato mappato completamente, ed è quindi stato pienamente incluso nel conosciuto, non ci saranno più due poli, ma solo uno, cioè il conosciuto. Fino ad allora, l'abisso rimane, sia nell’espressione soggettiva che in quella oggettiva, e quindi l'unica unità che ci può essere è l’unità nello scopo, la definizione tecnica di intelligente cooperazione. Inoltre, è proprio perché le polarità non si potranno ri-unire nel vero senso della parola fino alla fine del tempo, che ho affermato in precedenza in questo volume che il tre e il quattro, ossia la vita di-venendo manifesta e la vita all’interno della manifestazione, non si possono ancora riconciliare. E tuttavia, per lo stesso motivo, l'esistenza stessa del tre e del quattro, della vita di-venendo manifesta e la vita all’interno della manifestazione, sono la massima espressione dell’amore incondizionato in azione, ed è per questo che nelle scritture Cristiane si afferma che "Dio è amore". Tuttavia, sappiamo che il sognatore, essendo sia maschio che femmina, è ermafrodito, e tuttavia è anche maschile relativamente alla sua espressione, il sognato. Questo significa che quando il sognatore sceglie di esplorare il suo potenziale ignoto come maschio, in realtà sta esplorando il suo potenziale maschile in termini di bisessuale. In altre parole, in una incarnazione maschile abbiamo un uomo sul piano fisico che è fisicamente maschile rispetto alle donne, ma essendo l'espressione del sognatore maschile, il sognato è comunque ricettivo nei confronti col sognatore, ed è quindi femminile relativamente al sognatore. Ma poiché il sognato, cioè l'uomo, è maschile relativamente alle donne, è un’espressione eterosessuale del potenziale bisessuale del sognatore. Per comprendere più a fondo, vediamola in questo modo. In una incarnazione maschile il sognatore maschile, essendo in un ruolo attivo, vuole conoscere sia la sua polarità maschile che la sua femminile, e lo fa esprimendosi sul piano fisico come uomo eterosessuale. Ora guardando prima dal punto di vista del sognato, si rendiamo conto che l'uomo sul piano fisico, essendo eterosessuale, sta imparando cosa vuol dire essere maschio relativamente alle femmine. Tuttavia, essendo femminile relativamente al sognatore, l'uomo si fa guidare dal suo sognatore, nei termini di com’è essere maschio, e a questo proposito come uomo, cerca in tutti i modi possibili di entrare in connessione con il nagual maschile, e lo può fare solo intrattenendo una costante relazione o, più precisamente una unificazione, col suo sognatore maschile. D'altra parte, e dal punto di vista del sognatore sul proprio piano, prima di tutto il sognatore sta cercando di portare la sua espressione sul piano fisico, cioè l'uomo, in una corretta relazione con se stesso e, in secondo luogo, attraverso l'uomo, sta anche cercando di relazionarsi correttamente le donne. Vista in questo modo, il sognatore in un’incarnazione maschile, e quindi nel ruolo attivo, sta cercando di mettere in relazione con se stesso i principii maschile e femminile come figlio dell'uomo, cioè il figlio dell’Indicibile fatto carne. Poiché il figlio dell'uomo è l'incarnazione dell’intento, cioè amore incondizionato in azione, possiamo dire in modo semplice che il sognatore maschile è tanto innamorato dell’uomo sul piano fisico quanto lo è della donna nella vita da maschio. In altre parole, sebbene il sognato sia un'espressione oggettiva di natura eterosessuale, l'enfasi soggettiva è sull’intento confinato, cioè il puramente maschile, ed è quindi un'espressione della sua natura bisessuale, a causa del fatto che il sognatore è ermafrodito. Da questo si vedere il motivo per cui è il maschio che incarna l'elemento della vera inclusione, perché non bisogna dimenticare che lo scopo del nagual è l’inclusione, e che l'inclusione implica includere nel conosciuto anche l'ignoto sia del principio maschile che del femminile, e da questo ne consegue anche il motivo per cui è il maschio che incarna il principio di cuore. Inoltre, poiché il sognatore in 125
un’incarnazione maschile è l'espressione soggettiva del bisessuale, che è la vita di-venendo manifesta, e che è maschile relativamente alla vita nella manifestazione, è evidente il motivo per cui è il maschio ad avere in sé il potere creativo del Vuoto. Quando osserviamo tutto questo dal punto di vista di una incarnazione femminile, vediamo uno scenario opposto a quello dell’incarnazione maschile. Mentre nell’incarnazione maschile, l'enfasi è sull’intento confinato, nell’incarnazione femminile l'enfasi è sull’intento definito, il cui significato è letteralmente la concezione-concepimento, cioè il principio femminile, la mente. Pertanto anche se il sognatore sul proprio piano è maschile relativamente alla sua espressione sul piano fisico, e anche se la sua espressione è di natura eterosessuale, ora si esprime nel ruolo passivo o ruolo ricettivo, in contrapposizione al ruolo attivo, e di conseguenza, il sognato è una donna eterosessuale. Ora guardando dal punto di vista del sognato, la donna, essendo una femmina eterosessuale, si fa guidare dal sognatore nell’essere femminile, e in questo, impara anche cosa significa essere ricettiva al nagual maschile. Ma poiché il suo sognatore è nel ruolo ricettivo, cioè vuole conoscere com’è essere passivo, e quindi ricettivo al nagual maschile, la donna è anche ricettiva nei confronti degli uomini della sua vita, perchè questi uomini sono espressione dei loro sognatori, che si trovano nel ruolo attivo o puramente maschile. Quindi la donna si farà guidare dagli uomini nella sua vita, ed essi a loro volta sarà le forniranno guida. Tuttavia, qui è necessario prestare attenzione, in modo da non confondersi coi ruoli attivo e passivo del sognatore ermafrodita. Per di evitare confusione, è meglio vederla in questo modo. Rendetevi conto che rispetto al nagual maschile il sognatore è sempre femminile, e quindi sensibile al nagual. Eppure, quando il sognatore si esprime come maschio, è spesso nel ruolo attivo, cioè impara cosa vuol dire essere maschio agendo il ruolo del maschio, cioè il nagual. Ma quando il sognatore si esprime come femmina, è spesso nel ruolo passivo, cioè impara cosa significa essere femmina agendo il ruolo della femmina, cioè il tonal. Osservando dal punto di vista del sognatore sul proprio piano, vediamo che il sognatore sta cercando innanzitutto di portare la sua espressione sul piano fisico, cioè la donna, ad una corretta relazione con se stesso, ma poiché il sognatore è maschile relativamente al sognato, questa relazione è un'espressione di natura eterosessuale. Tuttavia, il sognatore non sta costruendo una relazione solo con la sua espressione, la donna, ma anche con gli uomini della sua vita, poiché il sognatore è ora nel ruolo ricettivo, questo significa che impara com’è essere ricettivi al nagual maschile essendo ricettivo agli uomini nella vita della donna, perché non si deve dimenticare che questi uomini hanno i loro sognatori nel ruolo attivo. Ed è proprio qui che sta la responsabilità del maschio, perché non solo sta fornendo guida alla donna della sua vita, ma sta anche fornendo guida alla sua sognatrice nel contesto della vita sul piano fisico. Questo è un fatto di enorme importanza che non sarà mai sottolineato abbastanza, perché il sognatore, che sia nel ruolo attivo o passivo, è e rimane il figlio dell'uomo, cioè il figlio dell’Indicibile fatto carne, e quindi fornire guida al figlio dell'uomo non è impresa da poco, è una grande la responsabilità! Proseguendo, si vede perché la femmina, essendo l'incarnazione del principio ricettivo, ossia la mente, è per natura separativa, perchè per essere ricettiva al nagual, la mente deve portare a nascita il primo atto della creazione, che è la separazione delle polarità. Ma, come abbiamo già imparato, poiché è l'intento che concepisce lo scopo del nagual, la mente non può che portare a nascita quello scopo, perché l'intento, la sua polarità maschile, esercita pressione sulla mente affinché separi. In questo vi è implicito quel principio definito intelligente cooperazione, perché come sappiamo, la consapevolezza, essendo per natura ermafrodita, è sia maschile che femminile, è l'intento e la mente; l'intento è la polarità attiva e la mente è la polarità passiva, anche se entrambe le polarità sono ricettive al nagual, e lavorano insieme per la concretizzazione dello scopo del nagual. Da tutto ciò che abbiamo visto finora, è chiaro che sebbene la vita all'interno della manifestazione sia per natura eterosessuale, solo il sognatore in un’incarnazione femminile è una pura espressione eterosessuale, perchè anche se il sognatore in un’incarnazione maschile è 126
un’oggettiva espressione di eterosessualità, l'enfasi soggettiva rimane comunque bisessuale. Tuttavia, questo non significa che gli uomini sono intrinsecamente bisessuali. Questo dimostra che c'è solo la vita, cioè il nagual e il suo intento, ed è l’intento che determina se esprimerà lo scopo del nagual in termini maschili, cioè intento confinato, o in termini di coscienza differenziata, cioè intento definito. Inoltre, da tutto questo, si vede com’è che il vero bisessuale è il prodotto dell'evoluzione entro i confini della vita all'interno manifestazione, ed è quindi per natura eterosessuale. In tutto quanto sopra, ho tentato di trasmettere almeno una sensazione di ciò che non può essere verbalizzato. Di conseguenza, la verbalizzazione non deve essere vista come verità, ma piuttosto come il velo che nasconde la verità. Questo è il vero significato del concetto mistico conosciuto come il Velo di Iside, il cui simbolo è la tenda nel tempio che nasconde il Sancta Sanctorum dagli occhi profani. Ma allora, cos’è il sognato? Il sognato non è altro che un sogno materializzato dall’intento, uscito dall’intento, attraverso l'intento e dentro intento. Non c'è nient’altro che intento, quindi Ogni-Cosa viene fuori dall’intento, per mezzo della pressione dell’intento, e Ogni-Cosa si svolge nell’intento, cioè si svolge nell’intento focalizzato della nagual. In altre parole, non c’è altro che intento, il sognatore sul suo piano, il figlio dell’Indicibile fatto carne, che sogna l’esistenza del figlio dell'uomo attraverso innumerevoli incarnazioni, un numero infinito di sogni, ogni sogno è l'incarnazione dell’Unico Scopo, l’inclusione. Eppure il sognato, come ogni sogno, non è che uno stato alterato di coscienza, un diverso allineamento della percezione, che vela il Sancta Sanctorum, il nagual. Ma poiché ogni sogno è l'incarnazione dell’inclusione, l'unico scopo, ossia l'intento, il sognato è il prodotto della maestria dell’intento del sognatore, cioè il prodotto della padronanza che il sognatore ha del suo sé, l’intento. Quindi l'unica vera conoscenza che c’è, è la conoscenza del sé e l'unico lavoro da fare è lavorare sul sé, vale a dire, la padronanza dell’intento o, in altre parole, la padronanza del principio Cristico, l'intento, che è la stessa cosa della padronanza dell’amore incondizionato in azione. Ma se la vita consiste nella padronanza del sé, nella padronanza dell’intento, allora ha senso ascoltare le parole di Cristo, quando dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno, e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde, o rovina se stesso?" 1 Così semplice, eppure così potente come guida. Se vogliamo padroneggiare l’intento è vitale che ci priviamo del dubbio lusso di indulgere in una autoimmagine fondata sulla percezione selettiva. Invece, abbiamo bisogno di cancellare la nostra storia personale, in modo che possiamo prendere la nostra croce ogni giorno, perché solo non indulgendo nella nostra auto-immagine possiamo affrontare giornalmente le nostre sfide, in modo oggettivo e impeccabile. Inoltre, è proprio coltivando la nostra auto-immagine e la nostra visione del mondo che ci teniamo bloccati nella percezione selettiva, e mentre la nostra percezione rimane selettiva, le nostre vite lentamente diventano sempre più vuote e senza senso, in cui non c’è nessun vero senso di scopo. Ma se lavoriamo per cancellare la nostra storia personale, noi moriamo al nostro vecchio sé, e in questo processo di trasformazione la nostra vita si riempie di un crescente senso di scopo che è anche ricco di significato. Tuttavia, non è facile cancellare la storia personale e affrontare le sfide in maniera impeccabile, perchè richiede coraggio e perseveranza, ma soprattutto, occorre tenere conto che, come unità dell’Unica Vita, non possiamo pretendere la vita alle nostre condizioni, ma dobbiamo sforzarci di compiere il nostro destino in qualsiasi modo intenda svilupparsi. Questo ci è stato acutamente mostrato da Cristo, quando la notte prima della crocifissione, pregò: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà ". 1 A questo riguardo, non possiamo fare di meglio che tenere a mente in ogni momento che noi, il sognato, siamo il sogno del sognatore, e non quel sogno che chiamiamo la nostra vita, perchè la vita sul piano fisico non è che il velo che nasconde lo spirito intrinseco in questa forma temporanea. E come tutte le 1 1
Luca 9 da 23 a 25 Luca 22 : 42 127
forme, un giorno morirà, così questa forma deve essere definita come la nostra auto-immagine, e quando arriva quel momento di trasformazione, non c'è nient’altro da fare che abbandonarci al nostro destino, sapendo che il nostro vero sé, cioè lo spirito interiore, è immortale. Il velo può essere fatto a pezzi, e la morte può sopraffare la forma, ma è impossibile perdere il nostro nagual. Ancora una volta Cristo ce ne da una bella dimostrazione, quando poco prima di abbandonare la vita sulla croce, grida a gran voce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito."2 Questa è quindi la storia del sognato, un breve viaggio nella vita sul piano fisico; un viaggio che finisce troppo presto. E quando la morte entra nella forma, questo sogno finisce, e il nagual interiore salta fuori dal vecchio e si immerge nel nuovo, perchè la vita, lo spirito, è un continuum, e quindi continuamente nascente. Col passare del tempo, non molto prima che il sognatore sogni un nuovo sogno, ricomincia un nuovo viaggio nella vita. Ancora una volta il figlio dell’Indicibile fatto carne sognerà, e ancora una volta il sognato dovrà morire, solo per rinascere ancora una volta, e ogni volta come figlio dell'uomo sempre più perfetto. Solo in questo modo crescerà la padronanza del sé, e solo in questo modo si potrà padroneggiare l’intento. Pertanto, la padronanza dell’intento non è qualcosa che si realizza in una sola vita, ma è un lavoro in corso attraverso molte vite. Quindi, poiché il guerriero deve essere esperto, non solo nella padronanza della consapevolezza e l'arte dell’agguato, ma anche nella padronanza dell’intento, è ovvio che la formazione del vero guerriero non si compie dall'oggi al domani, ma richiede molte vite. La verità insita nel Mistero del Golgota comincia ad emergere e crescere solo quando il guerriero comincia a padroneggiare l’intento, nel senso che coopera sempre più in modo intelligente col suo sognatore, e allora comincia a capire che non c'è nient’altro che intento. Solo allora il guerriero comincia a capire che il Mistero del Golgota è in realtà il mistero della percezione e della consapevolezza, perché senza intento non ci può essere consapevolezza, né percezione. E’ allora che il guerriero comincia a capire il suo vero sé, e da quel momento in poi si sforza di diventare un esempio sempre più impeccabile di amore incondizionato in azione, perché sa che solo prendendo la sua croce ogni giorno avrà qualche speranza di raggiungere la vetta del Golgota, e trasformarsi nel figlio dell'uomo, che è anche il figlio dell’Indicibile. Solo allora si potrà squarciare in due il velo, in modo che il Sancta Sanctorum, il nagual, potrà rivelarsi ai suoi occhi, ed egli stesso, come il Cristo prima di lui, potrà dire: "Io e il Padre siamo una cosa sola."3 Questo ci porta dunque alla conclusione della Regola del Nagual a Tre Punte. Si può dire poco altro su questa regola, perchè questa regola ha origine nell’inconoscibile. Pertanto, il meglio che possiamo fare a questo punto, è quello di acquisire più conoscenze che possiamo dall’espressione di questa regola come definita dalla vita all'interno di manifestazione, in cui la definizione finale è il sognato. Nel nostro percorso per capire cosa è il sognato del sognatore, impariamo non solo lo scopo del sogno, ma anche il significato intrinseco in tale scopo, un significato profondamente toccante, perchè fino a quando non soddisfiamo l’Unico Scopo, siamo sempre messi di fronte all'abisso oggettivo e all’abisso soggettivo. In questo, la nostra unica speranza di colmare l'abisso, sta nell’imparare il vero sognare, il che significa sognare fedelmente all’Unico Scopo, l’inclusione, e quindi rappresentare sul piano fisico l'amore incondizionato in azione. E’ rappresentando l’intento che impariamo la padronanza dell’intento, e rappresentare l’intento significa cooperare in modo intelligente col nostro sognatore per il dispiegamento del destino.
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Alla fine della Regola del Nagual a quattro punte ho dato una breve descrizione della formazione dell'essere nagual, ma dato che la formazione del nagual a tre punte è identica a quella del nagual a quattro punte, non c'è bisogno di ripetersi, se non per menzionare brevemente l’unica significativa differenza tra i due. Nello spiegare la formazione del nagual a quattro punte, ho anche spiegato il motivo per cui il nagual si separa dal tonal. Ma da ciò che abbiamo imparato in questa terza visione della Regola del Nagual a tre punte, dovrebbe essere chiaro che la separazione dal tonal segna non solo la divisione dei sessi, ma anche l'oggettivo abisso. Tuttavia, il nagual a tre punte, essendo l'incarnazione della vita di-venendo manifesta, è separato non solo dal tonal, ma anche dal nagual. A causa della sua natura, il nagual a tre punte necessariamente riflette nel suo essere luminoso sia l'abisso soggettivo che l'abisso oggettivo, ed è a causa di questa doppia scissione che il suo bozzolo luminoso appare al veggente come se avesse tre punte invece di quattro. Come ho già spiegato, non è che il nagual a tre punte sia separato nel senso letterale del termine, ma come il nagual a quattro punte, l'effetto su di lui di questa doppia scissione è che, essendo separato sia dal nagual che dal tonal, il nagual a tre punte non può sentire né amore né calore, né dal maschio né dalla femmina. La ragione di questo è la stessa che per il nagual a quattro punte, vale a dire che nel non essere capace di sentire amore, né calore, il nagual a tre punte, essendo l'incarnazione del Divino Bisessuale, non può essere tentato o sedotto dal profondo desiderio interiore di realizzazione personale. Pertanto, anche se il nagual a tre punte ha un approccio del tutto imparziale alle questioni di genere, a causa della sua doppia separazione, né i compagni maschi né le compagne femmine possono mai distogliere la sua incessante guida interiore verso l'inclusione e verso la vera unità, non solo tra maschile e femminile, ma anche tra il figlio e il padre.
LA SPIEGAZIONE DEGLI STREGONI ... cercando di trovare la via attraverso l'oscurità, sette gruppi di sette, ogni gruppo da solo, cercano una nuova vita, cercano un nuovo inizio, cercano una spada perduta e una lancia dimenticata.
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CAPITOLO DODICI
LA SPIEGAZIONE DEGLI STREGONI Note preliminari 130
Veniamo ora a quella che a buon diritto può essere definita la storia di tutte le storie, vale a dire, la spiegazione degli Stregoni. Come ho spiegato nell'introduzione a questo volume, a causa della sua natura estremamente irrazionale, la Spiegazione degli Stregoni, a prescindere da come la si metta in parole, da sempre l'impressione di essere niente più che un mito. Eppure è un mito che in qualche modo ti prende e ti costringe a cercare di svelare il suo più profondo significato. A meno che uno non sia un totale bigotto che vuole credere solo ai cosiddetti fatti scientifici riguardanti la vita, chiunque può chiaramente intuire che la Spiegazione degli Stregoni, per quanto strana possa essere, non può essere solo un mito, perché ha in sé un anello di verità che è innegabilmente un antico sentire, stranamente intangibile, inspiegabilmente toccante, ed in qualche modo fa sentire che contiene un potere mistico che sfida la logica umana. Non c'è nulla di logico nella Spiegazione degli Stregoni, ma è proprio qui che sta il suo vero potere, ed è anche per questo che i nagual, nel trasmettere la Spiegazione degli Stregoni ai loro apprendisti, non cercano mai di spiegarne il profondo significato intrinseco, perchè come si fa a spiegare ciò che non può essere spiegato? Cercare di spiegare l'irrazionale è futile quanto cercare di spiegare perché l'acqua è bagnata, perché il cielo è blu, o perché gli uccelli volano, mentre i pesci nuotano. L'acqua è bagnata semplicemente perché è bagnata. Il cielo è blu solo perché è di colore blu. E gli uccelli volano perché hanno le piume e le ali, mentre i pesci nuotano perché hanno pinne e branchie. Ma chi può spiegare con certezza lo scopo di un’intelligenza che sceglie di far crescere delle penne e volare su delle ali, o sceglie invece di entrare in acqua, far crescere squame e branchie, e vivere la vita di un creatura a sangue freddo? E chi, del resto, può spiegare esattamente perché il cielo è blu o perché l'acqua è bagnata? Il punto è che l'uomo può diventare intellettuale, logico e razionale quanto vuole, ma la verità della questione è che tutte le teorie dell'uomo sulla vita e l'universo manifesto sono solo questo: teorie intellettuali o, più precisamente, mappe intellettuali che gli consentono di navigare nella vastità di quel grande ignoto chiamato vita. Gli insegnamenti Toltechi sono esattamente la stessa cosa, e quindi tutti gli insegnamenti per il lato destro, comprese le tecniche, sono niente più che mappe che ci permettono di trovare la nostra via nell’ignoto, perché senza queste mappe anche i Toltechi si perderebbero nell’ignoto, come chiunque altro. E’ così anche per la Spiegazione degli Stregoni, perché in ultima analisi, la Spiegazione degli Stregoni equivale a niente più che tante parole legate assieme per formare una sorta di mappa, allo scopo di placare la mente umana nella sua lotta per cogliere concetti che superano di molto la sua portata e il suo scopo. Allora, come si può spiegare una mappa? Come si può spiegare una spiegazione? Qualsiasi spiegazione basta a se stessa, sia che la capiamo o no, perchè una spiegazione non è destinata a sostituire la realtà, non più di quanto la mappa di un paese sia in grado di sostituire la reale fisicità geografica, il clima, la vegetazione, i suoi animali, le creature, le persone, le città, i paesi, le industrie e così via. Pertanto la Spiegazione degli Stregoni non deve essere considerata come una realtà, ma piuttosto come una spiegazione della vita che va ben oltre la portata della mente umana, e ben oltre i confini della normale consapevolezza. Basti dire che la Spiegazione degli Stregoni è un tipo di "notazione abbreviata" usata dai veggenti per trasmettere una sensazione della relazione tra l'uomo e lo Spirito di Atl, l’essere planetario in cui viviamo e ci muoviamo. Un altro modo di vederla è questo: la Spiegazione degli Stregoni è l'impatto visivo sulla mente del veggente quando vede la relazione tra l'uomo e lo Spirito di Atl nel contesto dell'eterno qui e ora, cioè, passato, presente e futuro. Considerando quanto sopra, qual è allora il migliore approccio alla Spiegazione degli Stregoni? Non c'è modo migliore di quello che ho già evidenziato nell'introduzione a questo volume, vale a dire, credere senza credere, e accettare senza accettare, pur consentendo alle parole di impattare sulla mente in modo tale che non sia possibile altro che sentire lo stato d'animo della storia. Se fa questo, lo studente serio col tempo non dovrebbe avere difficoltà a sentire che, 131
aprendosi a questo strano mito, la vita assume un significato che prima non appariva, un significato che in qualche modo sembra chiaro, e allo stesso tempo, misteriosamente, sempre appena oltre la comprensione intellettuale. E’ solo allora che comincia a diventare evidente che, per cogliere il mito, il guerriero deve diventare il mito, e questo significa che il guerriero deve vivere il mito in ogni pensiero, sentimento, emozione e azione. Occorre anche chiarire alcuni punti essenziali a proposito della verbalizzazione che ho scelto per questa particolare narrazione della Spiegazione degli Stregoni. Il primo di questi punti riguarda il fatto che, sebbene esista Una Vita e Una Consapevolezza, e quindi Una Verità, ogni nagual ha il suo modo personale di trasmettere la Spiegazione degli Stregoni, proprio come ha il suo modo particolare di trasmettere gli insegnamenti Toltechi. Gli insegnamenti sono gli insegnamenti, e quindi non importa come sono trasmessi, poiché c'è solo l'Unica Verità, questa verità l’attraversa sempre, e per questo, è anche possibile vedere delle somiglianze tra gli insegnamenti di un nagual e di un altro, anche se l'approccio di ognuno potrebbe essere diverso come il giorno e la notte. Tuttavia, è importante capire che le differenze di approccio non derivano solo dalle differenze di carattere, e quindi da differenze di disposizioni personali, ma anche dalle differenze di sorte e di destino. Con differenza di sorte, mi riferisco al fatto che il dovere principale di ogni nagual è quello di trasmettere questi aspetti specifici degli insegnamenti, e quindi scegliere il modo che meglio soddisfi le esigenze di coloro che sta cercando di condurre alla libertà. Naturalmente, le esigenze di coloro che trovano la loro strada nella vita di un nagual, in un modo o nell'altro, dipendono da moltissimi fattori, quali, ad esempio, razza e cultura, lingua, religione e influenze educative e, più importante di tutte, era epocale. Ogni nagual deve prendere in considerazione con molta cura tutti questi fattori, prima di poter sperare di essere di qualche servizio a coloro che lo considerano come guida nella loro ricerca della libertà. Con differenza di destino, mi riferisco a due questioni principali che riguardano il destino, opposto alla sorte. La prima questione riguarda la classe di sogno a cui appartiene il nagual. Rispetto a questo, rendetevi conto ancora una volta, che anche se c'è solo Una Vita, ogni classe di sogno ha comunque un diverso ruolo da svolgere nel superiore schema evolutivo, e di conseguenza, ha un approccio alla vita tendenzialmente unico. Pertanto, non ci sono due nagual uguali, perché non solo ci sono le differenze che emergono da questo approccio unico alla vita tra una classe di sogno e un’altra, ma anche all'interno della stessa classe di sogno, i nagual differiscono l’uno dall’altro a causa della differenze menzionate prima. La seconda questione che riguarda il destino di un nagual ha anch’essa un marcato effetto sul suo approccio. Generalmente si ritiene che, siccome i nagual appartengono al Sud, tutti hanno le caratteristiche del Sud. Anche se per un verso questo è vero, la questione non è così semplice. La ragione di questo è che, anche se tutti i nagual fanno parte del Sud, ogni nagual ha tuttavia una distinta predilezione per una particolare direzione, decretata dal destino, e non da preferenze personali. Di conseguenza, tutti i nagual, che siano a tre punte o a quattro punte, rientrano in una delle categorie riflesse dalle quattro direzioni. Queste quattro categorie di nagual sono: i nagual filosofici, quelli che prediligono la sobrietà dell'Est; i nagual occulti, che prediligono il sentimento dell’Ovest; i nagual mistici, che prediligono il calore del Sud; e i nagual pragmatici, che prediligono l'azione del Nord. Naturalmente, non è che un nagual di una qualsiasi categoria non abbia gli attributi di tutte e quattro le direzioni, ma che il suo approccio alla vita, e quindi anche il suo approccio agli insegnamenti, si colora della sua particolare predilezione. Con tutte le differenze esistenti, è ovvio che ci sono anche differenze nell’esposizione, non perché tali differenze siano reali discrepanze tra gli insegnamenti, ma perché ogni nagual, secondo il suo destino, la sua sorte, la sua predilezione e le sue caratteristiche personali, vuole mettere in luce una diversa prospettiva dell’Unica Verità. Questo aspetto è particolarmente rilevante nella verbalizzazione della Spiegazione degli Stregoni, com’è esposta in questo libro, perché questo libro non solo è scritto per tutte le persone, a prescindere dalla loro classe di sogno, ma è scritto anche per coloro che probabilmente non hanno abbastanza esperienza con gli insegnamenti per il 132
lato sinistro. Dire che questo è un compito impossibile, è sottovalutare la questione; ed è soprattutto a causa di queste difficoltà che ho optato per un’esposizione che credo sarà di grande beneficio per lettori di tutti i tipi, piuttosto che per pochi. Di conseguenza, siccome sono un nagual mistico appartenente alla classe di sogno del Lupo, ho deciso di adottare un approccio che, pur sulla base di una verbalizzazione mistica appropriata alla classe di sogno del Lupo, è comunque sufficientemente imparziale, in modo da non fuorviare il lettore appartenente ad un'altra classe di sogno. Inoltre, andrà a tutto vantaggio al lettore sapere che ci sono quattro parti nella Spiegazione degli Stregoni, e una quinta che è implicita nelle altre quattro. Queste cinque parti corrispondono al quintuplice potere, e perciò le quattro parti esposte dovrebbero essere viste come un continuum, piuttosto che come quattro parti separate relative alle quattro direzioni, perchè anche se corrispondono alle quattro direzioni, le quattro parti sono comunque un tutt’uno, vale a dire, la quarta dimensione in cui c'è solo l'eterno ora. I Toltechi hanno scelto di chiamare questa sezione degli insegnamenti la Spiegazione degli Stregoni proprio perché le quattro parti sono un’espressione verbale della quarta dimensione, che riflette il mondo degli stregoni. Inoltre, dato che la quarta dimensione si ripiega sempre su se stessa, le quattro parti non hanno né inizio né fine, perchè nel contesto dell'eterno ora, il passato, il presente e il futuro coesistono simultaneamente come un continuum. Non c’è altro da dire sulla Spiegazione degli Stregoni, se non guidarvi in questa esperienza, nel modo tradizionale usato sempre da ogni nagual da tempo immemorabile. Ma, per trarre il massimo vantaggio da ciò che segue, è assolutamente necessario aver imparato a padroneggiare la tecnica del sognare trasmessa ne Il Grido dell'Aquila. Accertati di essere seduto nel modo più rilassato possibile Allenta i vestiti che stringono Senti la poltrona sotto di te Lascia che il peso del corpo sprofondi nella poltrona Senti il pavimento sotto i piedi Lascia che i piedi affondino nel pavimento Lascia che le braccia affondino nella poltrona Lascia che il capo si rilassarsi sul collo e sulle spalle. Senti l'aria sul viso Ascolta la quiete nel mondo oltre i suoni della vita quotidiana Senti i vari odori attorno a te Bagna le labbra con la lingua Tocca il mondo intorno a te, con ogni fibra del tuo essere. Ora ferma la mente utilizzando il respiro purificatore Lasciare che le palpebre diventino pesanti E che gli occhi si chiudano delicatamente
Prima di te c’è la Rosa Gialla dell’Amicizia ... guarda la sua rotazione ... senti la consistenza dei suoi petali ... annusa il suo delicato profumo ... lascia che il suo profumo ti guidi nel colore ... e permetti alle mie parole, che risuonano la dichiarazione d'intento, di riecheggiare dentro di te: Signore, io entro qui, che io possa essere riempito delle ricchezze della vita ... per essere capace di condividere con coloro che hanno bisogno di elevare la mente, e della pace nel corpo. 133
Ora siamo all'interno del Tempio Tolteco ... nel tempo prima del tempo ... Pertanto, rilassati ... rilassati nella vibrazione di questo luogo, ... questa volta rilassati ... ... rilassati profondamente ... e ricorda i Fuochi della Forgia
CAPITOLO TREDICI
I FUOCHI DELLA FORGIA ... siamo in piedi sul familiare pavimento in marmo bianco e nero a scacchi del Tempio Tolteco, raccolti in uno stretto e confortevole cerchio attorno al grande Centro bianco, sul quale è posata una sola rosa gialla con i soli petali esterni aperti. La sua sottile e potente fragranza è rimasta immutata 134
da quando è stato colta nelle prime ore del mattino, nei Giardini del Tempio della Sacra Rosa nel cortile meridionale. Questa è la Rosa Gialla dell’Amicizia, con la sua bella fioritura rivolta come sempre a Nord, e proprio oggi ricoperta da piccole gocce d'acqua, gocce di rugiada cristalline che scivolano dai petali sulla lastra di marmo bianco, come silenti dolci lacrime. Col capo leggermente inclinato per mantenere volutamente la visione sulla rosa, con le mani giunte, leggere ma ferme di fronte a noi, aspettiamo in silenzio, anche se ognuno di noi è pienamente consapevole delle sottili tensioni dentro e intorno a noi, mentre la gravità del nostro destino continua a intorpidire la mente. Guardando in silenzio la rosa, le lacrime, e un’altra goccia di rugiada che trova la sua strada verso la grande lastra di marmo bianco, è impossibile pensare. Nel silenzio tombale che ci avvolge, c'è solo l’angoscia dolce-amara della malinconia. Lacrime. Sì, sentiamo quelle stesse lacrime scorrere lentamente, silenziosamente sulle nostre guance, facendoci sbattere più volte le palpebre per mantenere a fuoco la rosa, mentre come gruppo cerchiamo di imprimere nella nostra mente lo scopo degli eventi di questo fatidico giorno, e di assorbire nel cuore il significato della Rosa Gialla dell’Amicizia posata sul grande Centro Bianco di fronte a noi, recisa dalla sua fonte di vita, isolata dalla Sorgente della Vita; un magnifico fiore destinato a morire per uno scopo che vagamente riusciamo a cogliere. Ma non è importante che capiamo quello scopo, perchè siamo tenuti solamente a sostenerlo, e a tal fine focalizziamo il nostro intento in uno sforzo sincero, per imprimerlo con determinazione nella nostra mente, e per raccogliere il coraggio che viene dal sapere che è un grande onore essere stati scelti per questo destino, e nostro privilegio andare volentieri incontro alla morte. In questo, ci aiuta molto la radiosa bellezza e lo splendore della rosa gialla, perchè il suo delicato profumo ci ricorda di abbracciare la morte con lo stesso coraggio che abbiamo dimostrato nell’affrontare le sfide della vita. A questo proposito oggi non è diverso da qualsiasi altro giorno. Solo le nostre sfide sono diverse oggi, perchè oggi siamo chiamati ad affrontare sia lo scopo della morte, sia il significato intrinseco in tale scopo. Oggi, siamo chiamati non solo a sostenere la Rosa Gialla dell’Amicizia, ma anche a rappresentarla, siamo chiamati ad una rappresentazione che possiamo realizzare solo attraverso la morte, la nostra morte. Davanti a noi, dietro di noi e su entrambi i lati, il vasto pavimento del Tempio si estende all'infinito tra le alte, slanciate colonne di marmo finemente intagliato, a sostegno delle grandi cupole che formano il tetto del Tempio e svetta sopra le nostre teste. All'interno del tempio c’è, come sempre, l'immancabile quiete che permea naturalmente gli enormi recinti di quest’ineffabile luogo, ma oggi sembra in qualche modo amplificato, a causa degli orrendi suoni di una sanguinosa battaglia che infuria frenetica, apparentemente lontano, ma solo perché le spesse mura di pietra e il tetto incredibilmente alto del Tempio separano la quiete interna dalla bizzarra e brutale realtà che accade appena fuori e tutt’intorno a noi. Ascoltando quei tenui e agghiaccianti suoni provenienti dall'esterno, e cercando di non farci distrarre dai lampi accecanti, che ad intermittenza lampeggiano attraverso le alte e strette finestre delle cupole, finalmente riusciamo come individui a focalizzare il nostro intento, in modo sufficiente a poter immettere il colore come gruppo. Improvvisamente la morbida iridescenza di tenui tonalità di colore inizia a condensarsi in un confortante senso di familiarità, intorno a noi, sotto di noi e sopra di noi. Infine i nostri spiriti cominciano ad elevarsi, come una grande unica voce, una voce maschile, riempiendo la vastità del Tempio, con parole che echeggiano sopra le nostre teste come se rimbalzassero sulle volte della cupola; un apparentemente pauroso e bizzarro accompagnamento ai terrificanti lampi di luce e alla costante cacofonia dei tuoni e dei venti urlanti che soffocano altri suoni pieni di orrore, paura e distruzione. La Guerra dei Cieli sta raggiungendo il culmine fatale; la nascita del nuovo è carica del dolore di antiche sfide che minacciano di estendersi nel nuovo! Ma io dico, non dobbiamo solo stare a guardare come il nostro sistema viene contaminato da questa antica oscurità. Invece combattiamo, come solo noi sappiamo combattere! Io dico, lasciamo che in questo momento di estremo bisogno, si spalanchino i nostri cuori e dimostrino il nostro amore incondizionato per Lui, che è la nostra vita, la nostra 135
essenza, e che anche in questa ora della Sua infanzia sta lavorando coraggiosamente per contenere nel suo essere l’antica oscurità. Ma io dico, basta! Prendiamo almeno questa battaglia su di noi, e così liberiamo Lui e i nostri fratelli da queste catene, in modo che Egli ed essi possano andare avanti con maggiore celerità, liberi dal passato irrisolto, perché così deve essere, se vogliamo vivere e non solo sopravvivere! Presto il vecchio perirà, come deve, e il nuovo apparirà! Anche ora mentre parlo, la luce che una volta era il nostro onore e la nostra gloria sta svanendo nelle pieghe più profonde del mantello di oscurità che indossiamo ora come fosse un atto d’amicizia. Tu che vieni cercando di percorrere la Via del Guerriero, ascolta con cura le mie parole, perché quando guardo nel tunnel del tempo, vedo che passerà tanto tempo prima che tu colga le implicazioni profonde delle mie parole. Realizza anche che posso offrirti solo la visione di ciò che va oltre le parole. L'Indicibile non può mai essere espresso in parole: possiamo solo verbalizzare la nostra visione dell’Indicibile. Questa è la legge. Tutti noi arriviamo alla Via del Guerriero nell'ignoranza. Tutti noi dobbiamo imparare che non sappiamo qual’è il vero apprendimento fino a quando non camminiamo sulla Via del Guerriero. Questo è così perché questo percorso è in realtà un viaggio verso l'ignoto, ma non c'è modo di conoscere in anticipo l'ignoto. Questa è la legge. I guerrieri sono dei pionieri, e anche se i pionieri possono tornare a raccontarti quello che hanno scoperto, tali informazioni saranno mera teoria per colui che ascolta, non conoscenze acquisite con l'esperienza personale. Inoltre, in che modo i pionieri ti potranno raccontare le cose scoperte nell’ignoto, se tu puoi cogliere solo ciò che già conosci? Pertanto, se vuoi veramente sapere cosa comporta percorrere la Via del Guerriero, allora è necessario che percorri questa Via tu stesso: solo allora la tua percezione coinciderà con la visione. Questa è la legge. Ora ascolta con attenzione, perché ora parlerò di cose passate, presenti e future: parlerò dell'uomo atavico, dell’essere umano e dell'uomo cosciente. I guerrieri sono prima di tutto uomini, uomini umili, che non possono evitare i confini della legge. Nella vita il loro compito è quello di imparare mappando il grande ignoto. Per mappare l'ignoto è necessario entrare in quella misteriosa vastità, ma ogni volta che entriamo in essa trasmutiamo dentro di noi quei campi di energia che corrispondono col grande ignoto esterno a noi. Questa trasmutazione ha effetto sulla nostra intera esistenza, così che il nostro stato d’essere si altera irrevocabilmente. Con gli effetti della trasmutazione arriva anche la trasformazione, l'emissione di tutto ciò che è indesiderabile. La conseguenza inevitabile della trasformazione è la trasfigurazione, una completa metamorfosi. Sappi dunque che una volta che questo processo è stato avviato, avviene una reazione a catena che non puoi fermare. La Via del guerriero è dunque un cammino di non ritorno - un percorso di trasmutazione, trasformazione e trasfigurazione. Questa è la legge. Vai ora al compito che ti è stato assegnato, perché il tempo del cambiamento è su tutti noi! Ma, come nuova recluta, Atl'aman, porta nel cuore anche queste parole … La rivoluzione della ruota, anche ora si sta chiudendo in sé nel proprio inizio il serpente della saggezza deve mordersi la coda! Il Destino decreta che questo giorno finisca e che questo mondo diventi solo un vago ricordo. Al termine di questo giorno sarai trasportato nella tua nuova casa, la tua nuova responsabilità, e dimenticherai tutto! Dovrai lottare per ricordare cos’è essere guerriero di Atl, cosa vuol dire essere 136
Atl'aman! E soprattutto dovrai lottare per ricordare cosa vuol dire essere Tolteco! Non dimenticare mai la sacra fiducia che è stata riposta in te! A tal fine, è stato posto un seme nei cuori di tutti voi. Siete sette gruppi - sette semi per sette gruppi. Quindi sette volte sette, sarete voi da adesso fino alla fine dei tempi. In questo modo, almeno alcuni di voi da ogni gruppo si ricorderà cosa vuol dire essere Tolteco, e da sette semi dovranno essere coltivate le sette chiavi che sbloccano nuovamente i sette sigilli del Potere dell’Uno. Se non vi ricorderete di questo, il nagual di noi tutti rimarrà privo del Potere dell’Uno e le chiavi saranno perse per sempre nell’antica Oscurità … Dopo questo momento non vi parlerò di nuovo, perché lo schema decreta che ora i fuochi della forgia siano alimentati e sofferti … Guerrieri di Atl, io vi saluto! Con l’amore che è l’essenza del vostro fiero essere! Con l’impeccabilità che costituisce il vostro invincibile potere! Con l’umiltà che è il marchio del vostro spirito libero! Che la pace e l’armonia della Rosa Gialla dell’Amicizia possa rimanere con voi adesso e per sempre! Addio, Atl'aman! Andate ora e imparate cosa significa essere umani. Andate e imparate cosa è rimanere! Andate e imparate cosa è combattere! La ruota girerà, e molte volte il grande serpente si morderà la coda prima che cominci a ricordare. Ma quando comincerete a ricordare lasciate che la Lancia del Destino voli fedele a voi stessi. Lasciate che la spada del potere richiami l’Unica Verità e brilli la fiamma blu del Potere dell’Uno! Atl'aman! Vi incarico di ricordare la Sacra Fiducia! ... ... ... ... Ricordate ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... Ricordate ... ... ... Mentre si dissolvono gli ultimi riverberi delle indimenticabili parole dell’Uno-Senza-Nome, discretamente torna il silenzio all'interno del Tempio, e mentre teniamo lo sguardo fisso sulla rosa di fronte a noi, la luce intorno comincia a svanire finché rimane solo l'iridescenza del colore. Sapendo che è giunta l'ora che aspettavamo, individualmente e come gruppo, ancora una volta focalizziamo l’intento, gustando ogni momento che ci rimane in questo luogo e in questo tempo. Presto sarà tutto finito, e questi momenti, questa esperienza, sarà andata, per non tornare mai più. Sentendo con ogni fibra del nostro essere l'intensità quasi opprimente di questi ultimi momenti, i suoni provenienti dall'esterno iniziano a diminuire, la Guerra dei Cieli lentamente comincia a placarsi, perchè il suo corso è stato alterato per sempre dal grande sacrificio di Atl. Aspettando con calma e mentre passano le ore successive, l'iridescenza comincia ad attenuarsi, fino a quando un’oscurità impenetrabile riempie l'interno del Tempio. Non vediamo più la rosa, né nient’altro. Con la discesa dell’oscurità ognuno di noi in qualche modo sa che il nostro tempo è arrivato, e improvvisamente ci prende una grande ondata di energia, che in silenzio, ci solleva dal pavimento in un vortice di energie contrastanti, così sentiamo le nostre voci gridare d'angoscia quando sentiamo le nostre radici estirparsi dalla nostra casa-mondo. Un’amara sensazione di agonia interiore ci assale, e gridiamo nuovamente quando ci sentiamo precipitare al suolo di qualche strano nuovo mondo. Tutt’intorno a noi, nella luce persistente di un sole al tramonto, c’è lo strano tormentato paesaggio di un pianeta sconosciuto, che comunque da la strana sensazione di essere familiare. Il terreno sotto i piedi è abbastanza solido, ma ovunque ci sono enormi fessure irregolari nel terreno, alcune trasudano lenti flussi di lava, mentre altri sibilano del vapore che sembra emerga da dell’acqua bollente. In lontananza di fronte a noi vediamo emergere la forma di una sterile catena montuosa. Alla nostra sinistra, in lontananza, si vede la feroce attività di enormi eruzioni vulcaniche, i suoni tonanti che accompagnano le violente eruzioni raggiungono le nostre orecchie come lava fusa. In alto nel cielo grigio, frammenti in una 137
spaventosa esplosione di fuochi d'artificio, diffonde ovunque lava incandescente e cenere soffocante. Alla nostra destra, ma abbastanza vicino, si sta formando un enorme lago, del vapore sale dalla sua superficie come una grande pentola messa da parte a raffreddare. Come un sol essere ci giriamo a vedere cosa c’è dietro di noi e rimaniamo senza fiato perché di fronte a noi, sull'orizzonte che si oscura c’è la semi-sfera di un sole al tramonto, di colore rosso-arancio e di dimensioni enormi. Mentre guardiamo in silenzio esterrefatti, la sagoma scura di un’enorme aquila appare alla nostra sinistra per passare in controluce sul sole al tramonto, con le ali maestosamente ampie e il forte collo teso in una potente spinta in avanti, eppure, in contrasto a quel gigantesco sole, l’aquila sembra più un puntino scuro, appena visibile contro la tonalità rossoarancio del sole. Tuttavia, nel nostro cuore sappiamo, che l’immediato riconoscimento era inconfondibile. Questo è lo Spirito di Atl che dice addio al Sole Rosso-Arancio, la nostra amata casa-mondo. Mentre guardiamo in riverente silenzio, Atl, il Grande Sacrificio, fa un giro armonioso nel bagliore rosso-arancio dell’enorme sole al tramonto, un saluto finale, prima di tuffarsi improvvisamente verso il nostro nuovo mondo. In quel momento si trasforma nel Divino Ribelle che ha dato la vita affinché il sole al tramonto possa risorgere domani, liberato dal peso delle sfide irrisolte del passato, liberato dalla Grande Oscurità che altrimenti graverebbe su tutto il sistema solare. Mentre guardiamo scomparire la sagoma scura dello Spirito di Atl, ci sentiamo affondare, ci sentiamo di perduti e abbandonati. Con un groppo in gola e le lacrime agli occhi, ci sforziamo di non soccombere alla sensazione di assoluta inutilità che minaccia di cancellare ogni chiarezza, così torniamo indietro verso la lontana catena montuosa, sapendo in qualche modo che quella è la nostra destinazione. Col capo chino e le spalle curve, lentamente e riluttanti, ci avviamo verso le montagne, trascinando i piedi pesanti, col cuore dolorante di silenziosa agonia e di disperazione. La sensazione di devastante perdita aumenta ad ogni passo che ci allontana dalla nostra casa-mondo. Ognuno di noi è preoccupato con la tacita domanda se in futuro ci sarà concesso di essere come eravamo un tempo, prima dei fatidici eventi che hanno reso necessario questo giorno di sacrificio. Arranchiamo svogliatamente nella profonda oscurità, l’angoscia interiore comincia a diminuire in un graduale oscurarsi di ogni sentimento, mentre anche il pensiero e la memoria si dissolvono, lasciando solo un profondo senso di scopo vagamente riconosciuto. Così raggiungiamo la sommità di una bassa collina e vediamo con sorpresa il tenue biancore di una luna piena che comincia appena a sorgere dall'irregolare oscurità che disegna le lontane montagne. Ci fermiamo a contemplare la luce giallastra di quella luna che ci ricorda qualcosa che non ricordiamo più, ora c'è solo la familiare sensazione di angoscia per qualcosa di perduto, qualcosa che assomiglia vagamente alla nozione di libertà. Per un momento contempliamo in silenzio la luna; poi ognuno di noi, a modo suo, alza la testa e lancia un lungo ululato che esprime l’insondabile sensazione di perdita, una perdita che non comprendiamo, se non attraverso la crescente sensazione di essere in qualche modo eternamente coinvolti in ciò che abbiamo perso e attraverso il nostro dovere di cacciare qualcosa che ci può aiutare a trovare il significato del nostro senso di perdita. Stando assieme come gruppo ancora per pochi momenti, ci guardiamo negli occhi ancora una volta, riconoscendo in silenzio il nostro intento di gruppo, poi voltiamo le spalle incamminandoci ognuno per la propria strada attraverso l'oscurità. Sette gruppi di sette, ogni gruppo per sé, a cercare una nuova vita, a cercare un nuovo inizio, alla ricerca di una spada perduta e di una lancia dimenticata.
CAPITOLO QUATTORDICI
A CACCIA DEL POTERE 138
Per ricordare i Fuochi del Forge è necessario che prima comprendiate la vostra formazione fino a questo punto, ma per comprendere la vostra formazione dovete essere consapevoli in primo luogo di come vi siete coinvolti nella Via del Guerriero. Potreste pensare di conosce la risposta a questa domanda, ma ne siete certi? Nella mia percezione non avete nemmeno i più vaghi indizi su come siete giunti a questo preciso punto della formazione sulla Via del Guerriero. Qualsiasi cosa pensiate di sapere e qualunque cosa crediate sulla vostra formazione, non è che l'incoerente non-senso che avete inventato per placare la mente razionale. Non avete idea di cosa comporta veramente la Via del Guerriero, perchè avete solo l’illusione di ciò che costituisce per voi la Via del Guerriero, in accordo con la vostra fissa visione del mondo e con la percezione selettiva di ciò che costituisce la vita e il mondo intorno a voi. E quello che credete di aver imparato fino ad oggi non è altro che un miscuglio di idee frammentate basate interamente sulla vostra auto-immagine. Se vi fosse consentito di continuare in questo modo, sareste perduti per sempre nel Mondo degli Stregoni. Potreste pensare che siete arrivati così lontano e che state cominciando a fare reali progressi sulla Via del Guerriero, ma se in un certo senso questo è anche vero, in un altro senso la vostra vita è ora in un caos più grande di quando mi avete trovato. State cominciando a fare progressi, non per le ragioni che credete, perchè ciò in cui credete è un non-senso, ma comunque state cominciando a fare progressi, perché vi trovate in una posizione migliore, come mai prima d’ora, per comprendere la follia della percezione, di voi stessi e della vostra vita. La vostra vita è ora in un caos più grande di prima, proprio perché avete cominciato a credere in voi stessi, e in effetti siete solo riusciti a rafforzare le convinzioni sulla vostra auto-immagine e sulla vostra visione del mondo. Il poco potere personale che siete riusciti a rivendicare fino a questo punto, lo utilizzate per mantenere la vostra auto-immagine e la vostra visione del mondo, che ostinatamente volete conservare, credendo di essere la vostra auto-immagine e credendo che il mondo sia ciò che la vostra visione del mondo vi costringe a credere. Che catastrofe! Che dilemma! Siete sull'orlo del fallimento e del disastro, e non potete tornare indietro, perché non potete disimparare ciò che avete imparato. E tuttavia, stando dove vi trovate ora, non c'è neanche un modo per andare avanti. Non sei più la persona di una volta, e ancora non sai chi e che cosa è il tuo vero sé. Non hai più la vita che eri solito avere, ma la tua attuale vita è un fiasco. Il mondo che conoscevi non ha più la stessa attrattiva o lo stesso significato, eppure non puoi modificare la tua percezione del mondo. Siete caduti in una trappola montata da voi stessi. L’unico modo per uscire dalla confusione in cui ti trovi, è quello di considerare molto attentamente come avete trovato la strada che vi ha condotti a me. A questo proposito rendetevi conto che nessun nagual ha mai cercato compagni, nel senso che i nagual non cercano studenti come gli altri insegnanti, per la semplice ragione che gli insegnamenti Toltechi non si possono sollecitare. Quindi mettete da parte ciò che pensate che ci abbia messo assieme. Io non vi ho accettato come apprendisti perché vi volevo. E voi non siete diventati miei apprendisti, perché mi volevate. L'unico motivo per cui vi ho accettati come apprendisti è perché il potere mi ha reso evidente, in un modo o nell'altro, che dovevo insegnavi. Ma il vero motivo per cui siete diventati miei apprendisti vi è ancora sconosciuto, nascosto all'interno di un destino che ancora non afferrate, e che soprattutto continuate a contrastare. Non posso darvi la soluzione al vostro dilemma, perchè il vostro destino non è il mio. Posso solo raccontarvi del mio ruolo entro i confini del vostro destino. Più di questo non posso fare. Eppure, se riuscite a cogliere il ruolo che sto giocando nel vostro destino, comincerete anche a capire che nella vostra formazione con me non siete stati formati nel senso stretto del termine, ma avete soltanto partecipato alla graduale delucidazione di un piano escogitato dal potere, un piano che il potere ha orchestrato e diretto durante la vostra vita fino ad ora. Per capire perché dico che è un piano escogitato dal potere, devo prima spiegarti qualcos’altro, qualcosa che non ricordi ancora. Noi tutti siamo padroni del nostro destino e, in quanto tali, scriviamo la sceneggiatura del nostro destino in ogni vita. E siamo noi stessi che decidiamo il tipo di esistenza fisica di cui abbiamo bisogno per imparare ulteriormente nel nostro viaggio nella vita. E scriviamo le sceneggiature sulla base dei nostri bisogni. In questo entrano in gioco molti fattori, il primo è quello 139
di decidere quale delle razze esistenti sulla terra ci fornirà le condizioni ideali in termini di sfide razziali, perchè le sfide di una data razza formano sempre lo sfondo su cui è possibile delinearci un ruolo che, benché unico, fa comunque parte dell'evoluzione del tutto. Questo è importante, perché nessuno di noi è un essere separato in un universo che è separativo. C'è solo l’Unica Vita, e ognuno di noi è una unità dell’Unica Vita, anche se siamo aspetti unici dell’Unica Vita. Ma essere unici non vuol dire che possiamo esistere separatamente dall’Unica Vita, e, pertanto, non importa su quale gradino della scala evolutiva ci troviamo, la nostra crescita personale, attraverso l'apprendimento, può avvenire solo entro i parametri del maggiore schema evolutivo. Per comprendere questo, pensatela in questo modo. Una razza è il canale o il mezzo con cui un gruppo di persone lavora assieme per sviluppare opportunità di apprendimento che superano gli scopi individuali. In questo schema di lavoro di gruppo, si costruiscono gradualmente le opportunità per ogni generazione successiva; ogni generazione è la somma totale non solo degli individui, ma anche del passato collettivo e del passato dei predecessori. Allo stesso tempo, ogni generazione è influenzata dalle condizioni planetarie pervadenti nel tempo della generazione. Pertanto, solo nel contesto di razza ci è possibile scrivere una sceneggiatura per noi stessi che è una parte e dentro il più grande schema evolutivo. Se non fosse per la razza le nostre sceneggiature non sarebbero integrate con tutte le altre sceneggiature, nel senso di essere pienamente interconnesse, interattive e interdipendenti, e se le nostre sceneggiature non sono pienamente integrate nell’Una Vita, non possiamo imparare, perchè alla fine, tutta la vita non è che un vasto sistema di relazioni, e tutto il vero apprendimento è saldamente radicato nelle relazioni di tutti i tipi. Dopo aver scelto la razza a cui appartenere per quella particolare vita, poi dobbiamo scegliere fra tutti gli altri dettagli relativi a quella razza, quelli che sentiamo ci daranno maggiore beneficio. Tali dettagli comprendono la lingua, la cultura, la religione, la condizione politica, lo status sociale, le opportunità formative, i beni materiali e il posizionamento geografico. Tutti questi dettagli sono importanti per ciò che abbiamo bisogno di imparare allo scopo di favorire la nostra crescita come singole unità della Vita Una, perchè tutti questi dettagli offrono opportunità di apprendimento abbastanza uniche per effettuare le nostre scelte combinate con ciò che chiamiamo la nostra vita sul piano fisico. Naturalmente, per materializzare la vita che vorremmo avere, abbiamo anche bisogno di genitori tramite i quali incarnarci. La scelta dei genitori è di per sé un compito immane, perché non solo dobbiamo trovare quei genitori che ci forniscono i geni necessari per costruire e sviluppare i veicoli fisici, emotivi e mentali che meglio si adatteranno al tipo di vita che desideriamo sul piano fisico, ma devono anche essere nelle condizioni di fornirci altri dettagli che abbiamo scelto, per esempio, lo status sociale e le opportunità educative. Inoltre, dato che i nostri genitori sono i nostri primi maestri nella vita sul piano fisico, devono anche soddisfare i nostri criteri nel fornirci le prime sfide e la guida all'interno della vita fisica. Facendo queste scelte, in effetti scriviamo l'intera sceneggiatura della nostra futura vita, perché sono proprio queste scelte, fatte prima della incarnazione, che determinano il tipo di sfide che richiameremo, e anche i tempi e la sequenza di queste sfide. Tuttavia, a causa dell’eclissi della coscienza che si verifica al momento della nascita, quando nasciamo non ricordiamo più la sceneggiatura e nemmeno di averla scritta per nostra utilità. Di conseguenza, cominciamo usando le sfide che abbiamo richiamato, secondo la nostra sceneggiatura, per costruire la nostra visione del mondo e una auto-immagine che si adatta a questa visione del mondo. Purtroppo non finisce quì. Perché vogliamo imparare, che ne siamo consapevoli o no, ad impostare il nostro intento nell’imparare tutto il possibile. Ma non ci rendiamo conto che, poiché la nostra attenzione è focalizzata sui confini della nostra visione del mondo e della nostra auto-immagine, stiamo usando l’intento per continuare a ri-affermare la nostra visione del mondo, e quindi anche la nostra autoimmagine. Di conseguenza, lungi dall’imparare ciò che è abbiamo deciso di imparare in questa vita, invece iniziamo a vedere le sfide, che abbiamo richiamato in base alla nostra sceneggiatura, come tanti ostacoli sul nostro cammino per raggiungere quello che la nostra visione del mondo ci fa 140
pensare e credere che dovremmo raggiungere. Non sorprende quindi che facciamo del nostro meglio per sfuggire ai problemi ed evitare a tutti i costi, la vera sceneggiatura che abbiamo scritto per noi stessi. Il risultato di questa debacle è che, tentando di scappare dalla nostra sceneggiatura, facciamo un tale pasticcio di ciò che era stato progettato come una sceneggiatura buona e ben pianificata, che presto la vita sul piano fisico, diventa una parodia di estrema complessità e una vita completamente fuori dal contesto del più grande tutto. Non sorprende quindi che iniziamo molto presto a sentirci vittime e trattati ingiustamente. Ma l'aspetto ironico è che ci siamo messi da soli in questa bizzarra situazione, perché non ci rendiamo conto che, cercando di evitare il copione che abbiamo scritto per noi stessi, stiamo escogitando un sistema letteralmente falso. In altre parole, viviamo una bugia, ma, a causa della nostra visione fissa del mondo, giuriamo che è vera e reale! Noi chiamiamo questa la follia del sogno. Così ora potete cominciare ad afferrare perché ho affermato che è importante capire qual’è il ruolo che sto giocando nella vostra vita in questo momento. Vivendo la bugia che vi dite, mentite anche a voi stessi perchè vi siete convinti che io sono il vostro insegnante, e che come insegnante, vi insegnerò come raggiungere quegli obiettivi che per voi sono importanti per mantenere intatta la vostra visione del mondo. Ma io non sono il vostro insegnante, e nemmeno ho mai desiderato aiutarvi a vivere una bugia! Invece, io sono un compagno giocatore nel palcoscenico della vita! E poiché voglio vivere la mia vita secondo il copione che ho scritto per me stesso, il mio primo compito con voi, è stato quello di accertarmi se voi siete in accordo alla mia sceneggiatura. Eppure, siccome sapevo che voi, come tutti gli altri, stavate vivendo una bugia, sapevo anche che, per quanto sinceri e onesti volevate essere, non mi avreste presentato il vero copione, per la semplice ragione che non lo conoscete più. Quindi per me l'unica opzione era quella di affidarmi al potere nel rendermi chiaro se eri un giocatore appartenente alla mia sceneggiatura oppure no. Una volta che mi sono sentito sicuro che eri un altro giocatore nel mio copione, il mio passo successivo è stato quello di verificare il tuo vero copione. A questo proposito rendetevi conto che nel mio copione e nei copioni dei giocatori che hanno un copione integrato col mio, è previsto che i copioni siano quelli reali che abbiamo scritto, e non qualche altro copione forzato! A tal fine avete iniziato un supposto apprendistato con me, ma in realtà il vostro apprendistato non è mai stato con me, ma con la vita secondo il copione che voi stessi avete scritto! Ma allora, cos’è stata fino ad oggi la vostra cosiddetta formazione? La vostra cosiddetta formazione è stata niente più che un agguato nei vostri confronti, per rivelarvi gradualmente la frode che state attuando, perché solo esponendo alla consapevolezza la fraudolenza è possibile consapevolizzare il vero copione! E dato che l'unico modo in cui posso vivere il mio copione è quello di portarvi a vivere il vostro copione in maniera impeccabile, ho bisogno della vostra collaborazione. Ma poiché voi, come tutti, vi risentite ad essere esposti, per ottenere la vostra collaborazione ho bisogno innanzitutto di superare la resistenza, agganciandovi a credere che soddisferò le vostre aspettative. Ci sono diversi modi per farlo, ma quello che ho utilizzato in modo coerente in questa vita è lo stesso che ho usato per agganciarvi. Il modo in cui vi ho agganciato è stato quello di portarvi a credere che vi stavo indicando i vantaggi nel raggiungere la libertà dai condizionamenti sociali e i vantaggi nel reclamare il vostro potere, che siete stati condizionati a dare ad altri. Naturalmente, in tutto questo vi stavo dando una verità da cacciatore, perchè anche se ogni parola che vi ho detto è stata, ed è ancora, innegabilmente vera, quello che stavo facendo veramente era usare la vostra sensazione di essere vittima e trattata ingiustamente per placare la vostra mente razionale, mentre vi stavo agganciando a ciò che percepivate come la mia empatia, il mio calore e la mia comprensione di voi e della vostra vita. Il grande vantaggio di utilizzare questo metodo per agganciare un apprendista è che permette al nagual di rivolgersi simultaneamente alla mente razionale e al cuore dell'apprendista, piuttosto che dover fare prima l'uno e poi l'altro. Poiché il concetto di libertà serve a placare la mente razionale, nel senso che non solo elimina tutti i tipi di paure, dubbi e sospetti che l'apprendista potrebbe avere, ma affascina anche molto il senso di ambizione, non è difficile fare appello al cuore 141
dell'apprendista attraverso la surrettizia introduzione dell'elemento del calore. Ma la bellezza di questa manovra è che è di supporto vitale, in quanto l'apprendista è indotto a seguire realmente il suo cuore, forse per la prima volta nella sua vita, e poiché il cuore non mente mai, questa l'esperienza è in sé più che sufficiente per convincere l'apprendista di aver effettivamente trovato ciò che ha sempre cercato. Naturalmente a questo punto, l'apprendista crede che è tutto assolutamente vero, ma solo perché è stato fornita un’esca alla sua mente razionale, in modo da non sabotare la vera questione di essere indotto ad ascoltare il cuore! Il risultato di tutto questo è che l'apprendista novizio si sottomette felicemente all’apprendistato senza avere la più pallida idea di ciò che questo comporta, ma lo fa semplicemente perché in cuor suo sente quanto è giusto farlo. Una volta che ti avevo agganciato il lavoro più duro era avviato, cioè, portarti ad iniziare a vedere che in tutte le tue azioni, fisiche, emotive e mentali, vivi una bugia che ha ben poco a che fare con la sceneggiatura che hai scritto per te. Che ci crediate o no, per il nagual questo è forse il compito più difficile, perchè una parte che deve sostenere il tonal dell'apprendista, in modo che non si schianti ad ogni tornata, e al tempo stesso deve lavorare sistematicamente a smantellare la visione del mondo dell'apprendista. La difficoltà maggiore in tutto questo sta nel fatto che l’auto-immagine dell'apprendista dipende direttamente dalla sua visione del mondo, e quindi nello smantellare la visione del mondo dell'apprendista occorre continuamente puntellare la sua auto-immagine, perchè non si disintegri in una totale confusione! Dal primo giorno di apprendistato il nagual fa molto poco se non smantellare la visione del mondo dell'apprendista, sfidandolo su ogni aspetto della sua percezione. Ma anche questa manovra è solo un richiamo, perchè ciò che il nagual sta veramente cercando di ottenere è di portare l'apprendista a spostare il focus dell'attenzione, cambiando il suo dialogo interno. Questo è importante, perché anche se in teoria è giusto che l'apprendista creda che fermando il dialogo interno sarà capace di fermare la sua visione del mondo, in pratica, nessun apprendista ha mai il necessario potere personale per fermare semplicemente il dialogo interno. Pertanto per l'apprendista l'unico modo per rompere la fissazione della percezione è quello di essere spinto più e più volte a spostare il focus dell'attenzione, perchè ogni volta che riesce a spostare l'attenzione, il dialogo interno in qualche modo cambia. E poiché la visione del mondo dipende dal dialogo interno, ogni volta che il dialogo interno cambia, la visione del mondo dell’apprendista si indebolisce e, di conseguenza, non è così fissa e rigida come prima. Pertanto, il grande beneficio che ottiene l'apprendista imparando gradualmente a spostare l'attenzione, e quindi a modificare il dialogo interno, è che lentamente ma inesorabilmente il suo dialogo interno comincia a trasformarsi da negativo in positivo. In altre parole, invece di riaffermare costantemente a se stesso che non riesce, l'apprendista comincia a vedere da sé che in effetti sta cominciando a raggiungere un certo grado di successo. Il vantaggio di questo è che, anche se l'apprendista non ne è consapevole, egli ha tuttavia iniziato a impostare l’intento nell’essere oggettivo e autentico nel voler conoscere ciò che il suo vero destino comporta. Una volta che questo è avviato, l'apprendista è sulla buona strada per cominciare a tendere l’agguato alla sua percezione, e quindi cominciare veramente a lavorare per fermare la sua visione del mondo, ed in effetti significa che egli sta inconsciamente fermando anche il dialogo interno, perché diventa così assorto nel tendere l’agguato alla sua percezione che gli rimane poco tempo per continuare a indulgere nel dialogo interno e, quindi, per riaffermare a se stesso la sua visione del mondo. Per il nagual, la cosa più importante nel portare l'apprendista a fare tutto questo, è quella di dare all'apprendista un compito pratico su cui lavorare. Qualsiasi compito andrà abbastanza bene, ma la mia personale predilezione è sempre stata quella di spingere l'apprendista a lavorare praticamente con le sue relazioni; non è esattamente un compito facile, ma comunque ha una grande praticità. Molti altri nagual danno all'apprendista un compito facile da realizzare, in modo da favorire nell'apprendista l’insorgere della sensazione di fiducia in se stessi, prima di dargli un compito più difficile da gestire. Tuttavia, personalmente ho sempre creduto che non ha molto senso coccolare o viziare gli apprendisti. Come apprendista, o mostri la tua tempra e nuoti, oppure affondi
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e, quindi, dimostri di non avere quello che serve per essere un guerriero; nel qual caso fai risparmiare tempo prezioso a te e a noi. Ora, sebbene tutto questo sembri chiaro e semplice, in pratica è tutt’altro che semplice, perchè ogni apprendista ha veramente la capacità di utilizzare gli insegnamenti contro se stesso, in modo da riaffermare nuovamente a se stesso che non ci riuscirà mai. L'apprendista si darà più volte la zappa sui piedi cercando di applicare gli insegnamenti nel contesto della sua vecchia visione del mondo, e quindi di volta in volta il nagual è costretto a strattonare l'apprendista, che, come sempre, implica dover sostenere l'apprendista con una mano e strattonarlo con l'altra! Tuttavia, ogni volta che questo accade, l'apprendista si convince sempre più che il suo modo di fare le cose non è il modo ideale per riuscire nell’impresa o nel compito, e di conseguenza comincia a mettere in discussione sempre più la sua visione del mondo, fino a quando finalmente arriva al punto di non sapere più a cosa credere o a cosa aggrapparsi, e di conseguenza, del tutto spontaneamente inizia ad entrare nello stato d'animo del guerriero. Quando l'apprendista è entrato in questo stato d'animo, il nagual può iniziare a spingerlo più forte che mai a smantellare la sua visione del mondo, perchè non credendo più con tutto il cuore di essere la sua auto-immagine, l'apprendista, pur sentendosi spinto molto, non corre più il pericolo di perdere le sue fondamenta. Continuando a combattere per smantellare la sua visione del mondo, e sostenendo anche la sua auto-immagine ormai scossa e compromessa, l'apprendista è ora nell’assetto ideale per farsi strada verso quel punto di crisi, che segnerà la sua vera offerta al potere. Per comprendere questo, rendetevi conto che non è possibile continuare a smantellare la propria visione del mondo, e contemporaneamente cercare di mantenere la propria auto-immagine intatta. Le due cose sono totalmente co-dipendenti, per cui lavorando per smantellare la propria visione del mondo, e al tempo stesso cercando di mantenere la propria auto-immagine intatta, invariabilmente si crea uno squilibrio che aumenta sempre più. Questo squilibrio avviene perché continuiamo a creare una percezione estremamente sbilenca, continuando a cambiare la nostra percezione della vita, pur mantenendo intatta la nostra percezione del sé. Ma poiché il potere è il prodotto della percezione, il risultato di questa percezione sbilenca è, come ci si aspetterebbe, un potere personale altrettanto sbilenco che è a dir poco instabile. Naturalmente, interagendo col mondo che ci circonda da una base instabile, prima o poi si precipita in un vero punto di crisi. Tuttavia, prima che l'apprendista possa davvero beneficiare del precipitare in un punto di crisi, deve prima essere preparato a questo, perchè senza un’adeguata preparazione l'apprendista non avrà la quantità di potere personale per cogliere il suo fugace momento di opportunità per fare la sua offerta al potere, e quindi finisce per sprecare l'unica vera opportunità, che viene una sola volta nella vita. Per preparare l'apprendista a fare la sua offerta al potere, il nagual tende continuamente l’agguato alla percezione dell'apprendista di se stesso, insegnandogli cos’è agire piuttosto che reagire. L'effetto di questo è che l'apprendista è inesorabilmente costretto ad ascoltare il cuore, piuttosto che la mente, e così l'apprendista comincia ad acquisire competenza ed efficienza in quello che è uno degli atti più difficili da padroneggiare, vale a dire, credere senza credere, e accettare senza accettare. Perciò, sebbene l'apprendista stia ancora sostenendo la sua auto-immagine e ciò che resta della sua visione del mondo, queste non gli appaiono più inviolabili, e di conseguenza, diventando sempre più disponibile ad agire seguendo i sentimenti e le sensazioni, piuttosto che ascoltare la mente e debilitarsi così con la paura del possibile fallimento. Una volta che l'apprendista si è convinto dell'importanza di ascoltare il cuore, e comincia a seguire le proprie sensazioni con un certo grado di determinazione e perseveranza, è pronto per la fase successiva della formazione, ossia acquisire la forza e il coraggio necessari per sopportare l'impatto della sua offerta per il potere. Per costringere l'apprendista in questa parte dell’apprendistato, il nagual deve ingegnarsi a cercare modi e mezzi per intrappolare l'attenzione dell'apprendista; perché se non lo fa, l'apprendista continuerà a dissipare il proprio potere personale in molti aspetti della sua follia e meschinità. Tuttavia, il motivo per cui un nagual deve davvero ingegnarsi in questa fase della formazione, è perché ormai l'apprendista non è più così ingenuo 143
come quando ha iniziato. Avendo ormai acquisito un pò di sobrietà, ed essendosi reso conto di quanto è importante ascoltare il cuore, non è semplice ingannarlo. Qui, il vero problema sta nel fatto che l'apprendista non ha ancora abbastanza sobrietà per vedere il vero valore di questa parte della formazione, ma ha la sobrietà sufficiente a farlo diventare arrogante e a fargli supporre di avere già i mezzi per fare la sua offerta per il potere. Il mio modo per catturare l'attenzione degli apprendisti è ancora una volta un richiamo per la mente razionale. Lo faccio richiamando l’attenzione sull'importanza di vivere nel modo totalmente impeccabile del guerriero, e dal momento che sono costantemente spinti a diventare sempre più impeccabili, non riconoscono che sto intrappolando inesorabilmente la loro attenzione portandola a confrontarsi con la responsabilità insita nel genere. In questa manovra l'apprendista crede per tutto il tempo che la cosa più importante per lui è imparare a diventare assolutamente impeccabile, quando in realtà ciò che sta facendo mentre cerca di conseguire l’impeccabilità, è di diventare sempre più responsabile in termini di genere e, di conseguenza, sta costruendo un profondo senso di autodisciplina che favorisce enormi quantità di forza e coraggio. L’apprendista si rende poco conto che in questa situazione tutta la sua attenzione è rimasta intrappolata in un edificio, che sarà il vero biglietto per la libertà e il passaggio verso il vero potere, ossia la forza e il coraggio. Questo è sempre la parte più traumatica della formazione di un apprendista, perchè nel contesto della sua vita e delle sfide che richiama il suo destino, a questo punto della formazione, per l'apprendista è molto facile soccombere al senso di fallimento, perché ormai sta richiamando le sue sfide in tutti gli ambiti della sua esistenza; e non più piccole sfide, ma sfide che richiedono decisioni e azioni che il più delle volte cambiano la vita. Di conseguenza, l'apprendista si trova in quel punto cruciale della formazione, in cui tutta la sua vita sembra cadere a pezzi, e non riesce a vedere dove tutto questo lo porterà. E’ perciò molto probabile che l'apprendista cominci a dubitare di riuscire mai, ed è anche abbastanza naturale che inizi a pensare di tornare indietro alla vecchia vita, e magari chiedersi se non sia stato tutto un grosso sbaglio quello di imbarcarsi sulla Via del Guerriero. Di conseguenza, e se non ha intenzione di soccombere al senso di fallimento, l'apprendista fa l'unica cosa che può fare a questo punto, cioè comincia a sviluppare il requisito più importante e necessario per fare l'offerta per il potere, vale a dire, la fiducia nella propria conoscenza. Senza questa fiducia, anche con tutta la forza e il coraggio del mondo, l'apprendista non sarebbe in grado di fare la sua offerta per il potere, semplicemente perché in quel momento non saprebbe se può fidarsi del suo giudizio o meno. Avendo ormai imparato ad aver fiducia nella propria conoscenza, ma avendo ancora una percezione sbilenca della vita e di se stesso, a questo punto l'apprendista si muove rapidamente verso il precipizio della crisi. È quì che il nagual introduce l'apprendista alla preparazione finale di cui ha bisogno per fare la sua offerta al potere. Il nagual adotta allora verso l'apprendista una posizione che appare molto irrazionale, in quanto, dopo aver sostenuto per così tanto tempo il tonal dell'apprendista, ora sembra che il nagual cambi modo e mini il credere in se stesso dell’apprendista. Ora il nagual, non solo sfida l'apprendista sulla sua percezione, ma non perde occasione per far notare all'apprendista come continua a fallire nello smantellare la sua visione del mondo e nel cancellare la sua storia personale. Tutto questo è naturalmente vero, ma ciò che l'apprendista trova devastante nell’interazione col nagual, è l’insistenza del nagual che costituisce la prova che l'apprendista in fondo in fondo non vuole veramente cambiare e quindi insiste ancora a volere la vita alle proprie condizioni. Anche questo è ovviamente vero a questo punto, ma quello che l'apprendista trova sconvolgente, non è tanto sentirsi dire la verità, ma il fatto che il nagual sembra dargli addosso, come se in qualche modo fosse già decretato il suo fallimento. Il risultato di questa manovra del nagual costringe l'apprendista a ri-valutare ogni cosa imparata fino ad ora e ogni cosa in cui crede. In questo processo, l'apprendista è costretto a considerare profondamente la vita che conduceva prima di arrivare alla Via del Guerriero, e così vede che con la vita che avrebbe avuto, non sarebbe riuscito ad affrontare le attuali sfide come apprendista. Gli effetti sull'apprendista sono abbastanza sconvolgenti, perché realizza la vuotezza e futilità della vita 144
che conduceva prima, e perciò deve riconoscere a se stesso che se ora dovesse fallire, andrebbe a perdere ogni cosa ottenuta e per le quali ha lavorato duramente, e anche ogni cosa cara al suo cuore. L’indescrivibile senso di malinconia che prende l'apprendista per questo senso di perdita imminente, è sufficiente a costringerlo ad impostare il suo intento al mantenimento di un’inflessibile determinazione a lottare con ogni sua risorsa. Nel momento in cui l'apprendista entra in questo stato di tranquilla risoluzione interiore, è pronto finalmente a fare l’offerta per il potere. L’unica opzione che gli rimane è quella di accogliere il precipitare della crisi, qualcosa di inevitabile in questo punto della formazione sulla Via del Guerriero. Ora è solo una questione di tempo prima che si trovi coinvolto in una battaglia per la vita, per la sua sanità mentale, e di fatto, per Ogni-Cosa e contemporaneamente lotta per affrontare il suo Nessuna-Cosa interiore, il nagual, perché quello che l'apprendista percepisce come un grande vuoto interiore, non è che il suo essere luminoso che rileva la presenza del nagual, cioè il Vuoto.
CAPITOLO QUINDICI
L’OFFERTA PER IL POTERE 145
Sei in un sogno che non è un sogno. Ogni sogno è uno stato alterato di percezione, ma tu non sei in uno stato alterato di percezione, anche se ciò che stai vivendo in questo momento lo percepisci come un sogno, un brutto sogno! Ed è come un brutto sogno, tranne che non è un sogno, ma è quello che i guerrieri chiamano la follia del sogno. Ma per capire perchè la chiamano follia, è necessario che mettiate la vostra vita nella giusta prospettiva. In questo approccio, la ricapitolazione non aiuta, perchè la ricapitolazione, per quanto sia preziosa, riguarda solo il tuo essere mortale, cioè il tonal. Pertanto, non mi sto riferendo al te mortale, ma al te immortale, che è il vero te, il nagual, che si incarna vita dopo vita, per evolvere la tua consapevolezza. Continuo a ripetere che non sei il tuo tonal, ma che tu, come tutti noi, sei un mistero perfino per te stesso. Anche se in parte sei stato disponibile ad accettare che la tua visione del mondo non può essere l'unica realtà che c'è, è stata così tanta la paura di lasciar andare la tua visione del mondo che hai cercato di trattenerla in ogni modo possibile, e questo solo perché non sei mai stato disposto a lasciar andare la tua auto-immagine. La tua identificazione con questa immagine è così forte, che credi sinceramente che sia il vero te. Ma se la tua auto-immagine è il vero te, allora devi ammettere che in questo momento ti trovi in una condizione pietosa! Guardati! Cos’hai da mostrare, cos’hai conquistato con i tuoi sforzi di una vita? Non molto di reale valore da ciò che posso vedere! E come ti fa sentire? A cosa ti aggrappi in questo momento di bisogno? E come si relaziona con ciò che stai sperimentando in questo momento? Permettimi di dirti quello che stai pensando. Pensi che ciò che stai sperimentando in questo momento è un brutto sogno che prima o poi passerà, e che quando passerà, la tua vita tornerà come è sempre stata, e che in un modo o nell’altro riuscirai a mantenere la tua immagine di te, e che sarai sempre il tu che credi di essere. In altre parole, vuoi ancora avere la vita alle tue condizioni. Ma qui sta l'ironia, perché anche se ti ho sempre detto che non puoi avere la vita alle tue condizioni, non mi hai mai posto domande su questo, e non mi hai mai chiesto di chiarire che cosa intendo per tu. Tuttavia, è quello che hai sempre fatto durante tutto l’apprendistato, perché hai sempre presunto di capire le mie affermazioni. Eppure non ti è mai venuto in mente che quando dico che non possiamo avere la vita alle nostre condizioni, sto facendo diretto riferimento al fatto che non sappiamo chi e cosa siamo, tanto meno cosa è la vita, e quindi quali sono le condizioni di cui stiamo parlando e che richiediamo? Avere la vita alle nostre condizioni presuppone in primo luogo che sappiamo cosa è la vita, e in secondo luogo, che sappiamo anche chi e cosa siamo, perché solo in questa conoscenza è possibile stabilire le condizioni. Ma questo non l’hai mai afferrato, e quindi nella tua autocommiserazione hai creduto che questa affermazione significasse che siamo tutti burattini o, peggio ancora, vittime di un malefico potere dittatoriale là fuori. Non ti è venuto in mente che forse dovresti mettere in discussione il tuo senso di autocommiserazione. Quindi, non conta quante volte hai detto di voler imparare e che vuoi cambiare, il fatto che trattieni così saldamente la tua auto-immagine è la prova di quanto disonesto, arrogante e pieno di autocommiserazione sei veramente. La verità della questione è che non vuoi veramente conoscere il tuo vero te. Non vuoi veramente conoscere il nagual, perché vedi il tuo tonal, e la pessima auto-immagine è hai costruito attorno al tonal, considerandola come il vero te. Perciò vuoi solo imparare a migliorare la tua auto-immagine. Perché? Perché credi di essere la tua autoimmagine, credi che la tua auto-immagine sia immortale, e credi che se la migliorarerai in qualche modo, allora sarai in grado di avere la vita alle tue condizioni. Di conseguenza, non vedi perché dovresti cancellare la tua storia personale, per quale motivo dovresti farlo quando la tua storia personale è immortale? In altre parole, non solo vuoi avere la vita alle tue condizioni, ma vuoi modificarla solo alle tue condizioni o, più precisamente, vuoi cambiare solo quello che pensi di aver bisogno di cambiare. Pertanto, quali raggiungimenti mostri a prova dei tuoi sforzi? Ciò che hai in questo momento è il risultato di aver scambiato il mistero che è il tuo vero te stesso, per la miserabile autoimmagine che coltivi come la cosa più cara della vita. Avendo favorito il tonal a discapito del nagual hai sempre creduto di combattere per la libertà, quando in effetti l'unica cosa per cui hai 146
combattuto era di mantenere solida la tua auto-immagine. Di conseguenza, la tua vita è vuota e senza significato, priva di una reale speranza o gioia, perchè tutto quello che hai lasciato è solo la tua noiosa insistenza ad avere ragione nel volere la vita alle tue condizioni. Ma se avevi ragione, allora perché ti senti così? E perché è la tua vita è in un tale caos? Ma è anche peggio. Nell’aver favorito il tonal a discapito del nagual, non solo ti sei negata la possibilità di apprendere veramente, ma hai anche separato in modo consistente te stesso dalla vita, perchè il nagual è vita. E poiché ognuno di noi è un’unità dell’Una Vita, Uno Spirito, Un Nagual, le tue azioni separative sono servite solo a confermare la tua arroganza. Se tu non avessi favorito il tonal, ti saresti reso conto che il tuo nagual non è il tuo nagual, ma un’unità della Vita Una. Pertanto, nella tua arroganza e senso di separazione, hai continuato a credere che come unità della Vita Una, sei comunque in grado di avere la vita alle tue condizioni, il che equivale a credere che tu, come unità della Vita Una, puoi controllare il nagual di tutti noi, e che in qualche modo troverai un modo per dettare le tue condizioni; anzi, più precisamente, per imporre le tue condizioni! In tutto questo hai dimostrato di essere un vero stregone e, di conseguenza, ti sei veramente guadagnato questa spiegazione, perché esiste a causa di persone come te. Come nagual è mio dovere fare in modo che tu riceva ciò che è tuo di diritto, e perciò nella mia impeccabilità continuo a chiarire per te la Spiegazione degli Stregoni. Come forse stai cominciando ad afferrare, gli stregoni conducono una vita triste e miserabile, perché nel voler controllare ogni cosa, finiscono completamente fuori controllo. Guardati! Per tutto questo tempo ti sei impegnato lottando per la tua cosiddetta libertà! Ma la libertà da cosa? Tu non sei libero! La tua auto-immagine è più forte che mai. Le tue convinzioni sono più forti di prima. In breve, la tua mente è oggi più forte che mai e ti controlla totalmente! Dov’è la libertà dall’essere vittima della propria mente? Dov'è la libertà nel non essere in grado di cambiare le proprie convinzioni? Dove è la libertà nell’essere schiavo della propria immagine di sé? Quindi, ciò che stai affrontando è solo la realtà di quello che hai fatto a te stesso. Potresti voler credere di essere vittima delle circostanze e che molte persone hanno dato una mano a creare il casino in cui ti trovi, ma la verità della questione è che è la tua vita e, siccome è la tua vita, devi anche assumerti la piena responsabilità delle tue azioni. Di tali azioni, quella che ha determinato maggiormente il corso della tua vita fino ad ora, è stata l’insistenza a volere la vita alle tue condizioni, e di conseguenza, la perseveranza nel sostenere l’auto-immagine e la tua visione del mondo. Queste sono state le azioni più letali che hai inflitto a te stesso. Nessun altro te le ha inflitte. Nessuno ti ha imposto la tua auto-immagine. Tu hai sviluppato la tua auto-immagine, e solo tu la stai trattenendo e sostenendo. E nessuno ti ha costretto a mantenere la tua visione del mondo, solo tu hai scelto di tenerla. In effetti, le azioni delle altre persone su di te si limitavano a riflettere quello che stavi facendo a te stesso. Quindi, nessun altro è responsabile, solo tu sei responsabile del pasticcio in cui ti trovi, e che è una trappola creata da te. Volendo la vita alle tue condizioni e quindi trattenendo la tua visione del mondo, non ti sei mai reso conto che mentre credevi di fare del tuo meglio per smantellare la tua visione del mondo, stavi semplicemente allargando la tua visione del mondo. Ma questo è ciò che accade quando uno non è disposto a lasciar andare la propria visione del mondo. Nel non voler mollare la presa, inavvertitamente ti sei tenuto inchiodato nel conosciuto, e quindi anche se lungo la strada hai ottenuto enorme chiarezza, questa chiarezza appartiene solo al conosciuto. Pertanto, in tutta la chiarezza che hai ottenuto, è del tutto naturale che hai guadagnato molti punti di vista di cui prima non eri consapevole, e tuttavia anche queste nuove prospettive, per quanto siano di inestimabile valore, tuttavia continuano ad appartenere solo al conosciuto. Così hai creduto che stavi facendo grandi progressi nello smantellamento della tua visione del mondo, mentre in effetti, stavi semplicemente allargando la visione del mondo che hai costruito fin dall'infanzia. Pertanto, tutti gli sforzi per smantellare la tua visione del mondo equivalevano a niente più che riarrangiare la visione precedente, per essere più grande e migliore che mai. Hai creduto che questo fosse lasciar andare il vecchio e scegliere il nuovo. Ma tu non hai lasciato andare il vecchio – lo hai solo rinnovato per sembrare nuovo. 147
Lo stesso vale per la tua auto-immagine. Credendo che l'immagine che hai di te stesso fosse il vero te e ritenendo che fosse il tuo nagual, hai sempre adorato il tonal. Non hai mai voluto riconoscere che il nagual in te è un mistero, e che come tale, non sai chi e cosa sei. Invece hai costantemente alimentato la convinzione di essere il tuo tonal, e peggio ancora, di essere il comportamento del tuo tonal. Pertanto hai considerato ognuna delle tue azioni, compresi i pensieri, le emozioni e il dialogo interno, come se fossero te; senza mai renderti conto che le tue azioni, i pensieri, le emozioni, il dialogo interno e ogni altra cosa su di te, non è che il risultato di come percepisci il tuo tonal, rispetto al resto del mondo che lo circonda. Se avessi capito questo, avresti anche capito che non puoi essere il tuo tonal, ma che il tuo tonal è lì per te solo come veicolo da utilizzare per mappare il grande ignoto del nagual, che è il vero te. Di conseguenza, invece di considerare il tuo tonal come un'isola sulla quale disponi Ogni-Cosa che ti serve per mappare il mistero del nagual, e quindi ri-ordinare la tua isola del tonal per soddisfare tale scopo, hai riordinato il tuo tonal, in modo da rafforzare la tua fede nell’immagine di te, credendo per tutto il tempo di ottenere in questo modo conoscenza del vero te e fede nel vero te. Tutto questo lo hai fatto ragionando e parlando. Anche se durante l’apprendistato ti ho più volte messo in guardia, invitandoti ad ascoltare il cuore, piuttosto che soccombere alla razionalità della mente, non hai mai preso sul serio quest’avvertimento. Poiché adoravi il tonal, non sei mai stato veramente disposto a credere che ascoltando la mente stavi rafforzando la tua visione del mondo. Quindi, ogni cosa che hai imparato durante l’apprendistato, per te aveva senso solo se, e solo quando, era inserita in un ragionamento della mente razionale, e hai applicato gli insegnamenti sempre e solo in modo che potessero inserirsi nel tuo ragionamento. Di conseguenza, non è servito a nulla dirti chiaro e tondo che stavi filtrando ogni cosa attraverso la tua visione del mondo, perché anche se eri sempre d'accordo che questo aveva senso, non hai mai visto che, accettando che avesse senso, stavi continuando ogni volta a rafforzare la tua visione del mondo, insistendo nel dire che capivi, perché hai una mente aperta avendo una percezione selettiva. Pertanto, non hai mai capito altro che il tuo ragionamento sugli insegnamenti, e non hai mai avuto nemmeno la mente aperta, perchè la mente non è mai aperta a qualcosa di diverso da ciò che pensa di sapere già. Ma quello che pensi di conoscere non è che la somma totale di tutte le tue percezioni fortemente selettive di ogni cosa sperimentata durante la vita. Ma poiché credi ai tuoi ragionamenti, non hai mai messo in dubbio le tue conoscenze, invece hai presunto che fossero inviolabile verità. Così, tutti gli insegnamenti che hai utilizzato, non mettono in discussione il ragionamento, ma confermano che il ragionamento è corretto, e che quindi stai facendo progressi nell’apprendimento. Così, per esempio, invece di usare un concetto come quello di stare saldi nella propria conoscenza per rivalutare le conoscenze esistenti, nel senso di scoprire come funziona veramente la percezione selettiva, in modo da cercare di essere più obiettivo possibile nella percezione di te stesso e del mondo intorno, hai usato questo concetto per sentirti giustificato nel prendere atto che il tuo fallimento nel non essere riuscito a vedere, è basato interamente sulla percezione selettiva che utilizzi per sostenere la tua visione del mondo e l’immagine di te. Di conseguenza, invece di stare fermo nella consapevolezza che la tua percezione è selettiva nel sostenere la visione del mondo, hai invece stupidamente continuato a stare nella convinzione che il tuo ragionamento è in qualche modo inviolabile. In questa convinzione non ti sei reso conto che tutto quello che pensi di sapere non è nemmeno la verità sul conosciuto, ma è un insieme di pezzi disgiunti e frammentati che hai assemblato seguendo i tuoi ragionamenti, in modo da adattarli alla tua visione del mondo. Ma per te non è stato dannoso solo il ragionare, ma anche il tuo parlare. Come per l'avvertimento che ti ho dato sul ragionare, ti ho anche avvertito che dovresti prestare grande attenzione alle proprietà di parole, perché non solo siamo il prodotto del nostro parlare, ma possiamo parlare per rafforzare la verità o per deformarla. Ma non hai mai messo in pratica questo aspetto degli insegnamenti, lo dicevi solo a parole, preferendo indulgere nell’usare le parole per placare la ragione, continuando a cercare solo le risposte che sostenevano la tua visione del mondo, la tua immagine di te, e quindi anche la tua percezione selettiva. Ripetutamente ti ho avvertito di 148
non prendere le parole solo per il valore apparente, ma invece di usarle come trampolino di lancio per scoprire l'ignoto che è in te, hai permesso che la tua attenzione si agganciare ad una interpretazione delle parole che si inserisse nella tua percezione selettiva. Quindi invece di usare le parole come strumenti per condurti verso ciò che non può essere verbalizzato, le hai usate per continuare a credere di stare scoprendo la verità che stavi cercando, a patto che continuassero a spiegare te stesso e spiegassero la tua percezione. E mai ti è venuto in mente che con tutto il tuo parlare, quello che stavi cercando veramente nei termini della tua ragione, era la conferma che la tua visione del mondo fosse in qualche modo corretta e che la tua auto-immagine doveva rimanere intatta. Questa è la situazione in cui ti trovi in questo momento, in un caos ancora più grande di prima, perchè fino a quando non sei diventato apprendista, almeno potevi invocare l'ignoranza. Ma avendo seguito gli insegnamenti, non puoi onestamente continuare a rivendicare l'ignoranza, e quindi se vuoi essere onesto, almeno per una volta nella vita, allora non hai altra risorsa che ammettere che, nonostante tutti gli sforzi, ti trovi peggio che mai. La tua intelligenza, i tuoi ragionamenti e il tuo parlare, non ti hanno portato da nessuna parte, per di più, ora sei anche nella spiacevole posizione di essere caduto in una trappola creata da te. Se questa spiegazione ti è chiara, non c'è assolutamente nessun modo di continuare ad andare avanti oltre questo punto, nel contesto della tua attuale percezione e del tuo comportamento fino ad oggi. Ma non puoi nemmeno tornare alla vita di prima, per il semplice motivo che nessuno di noi può disimparare ciò che abbiamo imparato. A questo proposito potresti non aver imparato granché di vero valore e sostanza, ma hai almeno imparato che questo tuo modo non funziona, e che ti è stato offerto un altro modo di procedere, anche se hai sprecato la tua occasione per reclamare questo modo per te. Pertanto, dove andrai adesso? Se lo desideri, potresti provare ad allontanarti da questo pasticcio, e cercare di dimenticare di aver trovato e provato la Via del Guerriero. Ma nel profondo del cuore sai che questo non funzionerebbe, e pertanto non puoi considerarla un’opzione praticabile. E comunque, sei libero di provaci, se vuoi! Altrimenti, devi trovare una via d'uscita. Tuttavia, poiché ti rifiuti di ascoltare qualcuno o qualcosa, che non sia la tua ragione, l'unica strada percorribile che ti rimane è quella di trovare un modo per aggirare la tua ragione. Che dilemma! Che paradosso assoluto per la tua preziosa ragione! Ma, dilemma o no, paradosso o no, questa è l’unica strada che puoi seguire. Perchè, per la prima volta da quando sei venuto alla Via del Guerriero, dovrai usare la tua ragione per ingannare se stessa, portandola a rinunciare al suo meschino controllo, e consentirti di tendere l’agguato alla tua percezione! Anche se questo è esattamente ciò che ti è stato insegnato fin dall'inizio dell’apprendistato, tu hai continuato a permettere che la ragione dettasse ogni tua azione, ogni pensiero, emozione e percezione, inclusa la percezione del non-fare. Ma ora dovrai trovare un modo per cambiare tutto questo, se non vuoi rimanere per sempre dove ti trovi ora. Come puoi vedere, non è stato sufficiente rimanere agganciato, perché la presa della ragione su di te è più forte del desiderio di libertà. La ragione ti ha fatto credere che puoi combattere per la libertà alle tue condizioni, e il modo in cui è riuscita ad ingannarti è stato quello di tenerti confuso sulla differenza tra volere e gradire. Eppure, durante l’apprendistato, ti ho più volte sottolineato che non vi è niente di romantico nel percorrere la Via con un Cuore, e che nel seguire il cuore il guerriero è spesso chiamato a combattere battaglie che avrebbe preferito non combattere. E’ qui che la confusione si insinua, perché la mente idealista ama idealizzare, e ama credere che possiamo scegliere quali sfide accettare e quali evitare o ignorare. Ma il cuore, poiché non può mentire, non accoglie tali nozioni sbagliate sul destino, e di conseguenza, sorge un conflitto interiore, in cui la mente dice una cosa e il cuore un’altra. Ogni volta che alla mente non piace qualcosa, invariabilmente discrimina contro di essa, e cerca subito di giustificare trovando il motivo per cui non la vuoi. Ma il piacere di qualcosa non è la stessa cosa di volere qualcosa. Ad esempio, potresti volere qualcosa, qualunque essa sia, e tuttavia non trovare mai quella che ti piace. Ciò è particolarmente rilevante quando trattiamo qualcosa sulla Via del Guerriero, perché anche se ognuno vuole il potere e la libertà del guerriero, a nessuno piace 149
il lavoro e lo sforzo necessario per ottenere il potere e la libertà. Pertanto, se vuoi veramente qualcosa, allora dovrai anche essere disposto a fare tutto il necessario per ottenerla, anche se non ti piace quello che devi fare. Certo, poche persone pensano in questo modo, e così preferiscono accontentarsi di qualcosa che piace piuttosto che dover lottare per quello che vogliono, anche se quello che ottengono è inferiore a ciò che avrebbero voluto. Il tuo è un esempio di questo tipo di comportamento, perché anche se in fondo al cuore vuoi la vita da guerriero, non ti piacciono le sfide implicite nella rinuncia all’auto-immagine e alla tua visione del mondo. Ma per giustificarlo a te stesso, hai permesso alla mente di convincerti che ciò che vuoi deve coincidere con ciò che ti piace, e se non ti piace, allora vuol dire che non lo vuoi. Inevitabilmente ne deriva una grande confusione, perché nel cuore sai sempre quello che vuoi, ma poiché le sfide che insorgono nel cercare di ottenere ciò che vuoi non piacciono alla mente, continui a girare in tondo. Da un lato, non puoi rinunciare a ciò che vuoi, ma d'altra parte non puoi neanche farti piacere a volontà le sfide che comporta il lottare per ciò che vuoi. L’inciampo in tutto questo è che non sei mai stato capace di coinvolgere la mente nel fatto che ciò che vogliamo è espressione di un bisogno interiore, mentre il piacere o il disappunto è solo una preferenza personale definita dall’ampiezza dell’esperienza. In altre parole, simpatie e antipatie sono espressione di pregiudizio, definito dai limiti della conoscenza. Questo fatto, per quanto possa apparire insignificante, costituisce la grande differenza tra il guerriero e lo stregone. Gli stregoni sono sempre coinvolti in pregiudizi, e quindi esprimono le loro necessità in termini di difesa dei pregiudizi. Il guerriero, d'altra parte, la cui più grande necessità è il voler imparare, trova scarsa utilità nel pregiudizio. Poiché vuole imparare il più possibile e sapendo per esperienza che non può avere la vita alle proprie condizioni, il guerriero abbraccia tutta la vita con uguale passione, anche quello che non gli piace. Il guerriero può fare questo, perché la sua passione ha interesse all’apprendimento, e non al dare espressione a simpatie e antipatie personali. A differenza dello stregone, che considera la passione e il pregiudizio come sinonimi, il guerriero sa per esperienza che la vera passione è un affare di cuore, uno stato di consapevolezza oggettiva che non sostiene il pregiudizio, ma porta e sostiene l’inclusione come atto necessario ad acquisire conoscenza e libertà. Questa spiegazione può sembrare semplice e innocua, eppure è l'unica chiave, la chiave più importante, che gli stregoni hanno sempre cercato e che ancora non hanno trovato, non perché è segreta o difficile da trovare, ma semplicemente perché è un concetto che non si presta alla ragione. E’ un concetto che, in teoria, ha perfettamente senso per la mente, ma che, in pratica, la mente non può accettare. Gli stregoni, essendo soggiogati dalla mente, hanno un desiderio così profondamente radicato di controllare tutto, per avere la vita alle loro condizioni, che proprio non riescono ad accettare che volere potere significa dover rinunciare ai pregiudizi personali. In effetti, il più grande bisogno del mago è quello di sostenere il pregiudizio personale, e nel tentativo di soddisfare tale necessità, l'unica cosa che lo stregone vuole è il potere che gli permetterà di dare piena espressione ai piaceri e alle repulsioni personali, e perciò persegue questo tipo di potere a qualunque costo. Ma l'unica forma di potere che si presta alle esigenze dello stregone è il potere del tonal, chiamato tecnicamente il primo anello del potere, perchè la mente non può padroneggiare gli altri due anelli del potere, in quanto entrambi appartengono al nagual e perciò trascendono il tonal. Pertanto lo stregone, schiavo dalla sua mente, e totalmente impegnato con le esigenze del sua tonal, automaticamente si preclude la possibilità e la capacità di accedere al secondo e al terzo anello del potere. Nel perseguire il primo anello del potere, lo stregone cade in una trappola. Anche se questo tipo di potere gli da l’abilità di avere la vita alle proprie condizioni, esso richiede l'uso costante della manipolazione in modo che lo stregone mantenga il suo controllo nella vita. Ma il problema con la manipolazione è che è un controllo forzato, contrario al processo della vita, e quindi più manipoli e più devi manipolare, più controlli e più diventa difficile mantenere il controllo, perchè una cosa tira l'altra, e così ti ritrovi con sempre più cose da controllare. Pertanto, anche se questo tipo di potere funziona bene per un pò, in ultima analisi il livello di manipolazione che richiede per mantenere il controllo, diventa praticamente impossibile, col risultato che lo 150
stregone finisce per essere letteralmente fuori controllo. E avendo raggiunto i limiti della sua capacità di controllo attraverso la manipolazione, lo stregone scopre troppo tardi che quel potere che aveva, si è disperso irrimediabilmente nella vastità di ciò che deve essere controllato. Ne consegue che la sua vita comincia a cadere a pezzi, ma avendo raggiunto i limiti della sua capacità di manipolare la vita, lo stregone non può più arrestare o invertire la disintegrazione della sua vita o del suo potere. Questo è l’inevitabile destino di ogni stregone - una breve carriera che finisce in miseria e disastro. Il guerriero, d'altra parte, che è pienamente inclusivo nell’abbracciare tutta la vita senza pregiudizi, paradossalmente finisce per non volere nulla! Non cercando di controllare alcunché, ma affrontando ogni sfida a testa alta, cooperando pienamente e intelligentemente con il processo della vita, il guerriero ha abbondante potere che gli arriva spontaneamente. Di conseguenza, il guerriero si ritrova a controllare tutto senza controllare nulla, perchè cooperando intelligentemente col processo della vita, diventa una parte sempre più integrata della vita, ed essendo una unità integrata della Vita Una, il suo potere diventa veramente invincibile, nel senso che ogni sfida che affronta, non importa quale, produce solo più potere, e questo è vero anche se perde la battaglia. Così il guerriero si rafforza, e ad ogni passo diventa sempre più potente e quindi ottiene anche una maggiore libertà. Tuttavia, questo è possibile solo perché il guerriero è un essere che si è reso conto di non poter avere la vita alle proprie condizioni, e pertanto deve rinunciare al pregiudizio a favore dell’inclusione, e che per fare ciò, deve rinunciare sia all’immagine di sé che alla sua visione del mondo. Non c'è altro modo, ma è anche così semplice e così difficile, come sentire il cuore e agire su ciò che vuole il cuore, diversamente dall’ascoltare e seguire cosa piace o non piace alla mente. E’ possibile imparare ad ascoltare il cuore, e poi agire in maniera impeccabile su ciò che il cuore detta, solo se consideriamo le quattro tecniche principali come il mezzo per ottenere ciò che vogliamo, che è diverso dal sostenere i pregiudizi; e se le pratichiamo senza bisogno di controllare il risultato. Ma anche questo concetto non è allettante per la mente dello stregone, perchè lo stregone tutte le cose come sue, comprese le quattro tecniche, per controllare e manipolare. In ogni caso, non possiamo controllare la vita e non possiamo neppure controllare il risultato del praticare le quattro tecniche. La vita è; e agire nella vita ha delle conseguenze, che ci piaccia o no. A questo proposito le quattro tecniche sono solo quattro modi di agire che producono risultati molto specifici, tuttavia le conseguenze di tali risultati, come increspature che attraversano tutta la vita intorno a noi, non le possiamo controllare più di quanto possiamo controllare la vita intera. Ma fluendo con quelle conseguenze, piuttosto che cercare di controllarle manipolandole, paradossalmente le controlliamo, non nel senso letterale di controllo, ma nel senso che, fluendo con esse, le facciamo lavorare per noi, piuttosto che contro di noi. Ora che hai capito meglio, sono sicuro che puoi anche vedere che ti trovi all’incrocio più importante che tu abbia mai affrontato. Tradizionalmente lo chiamiamo incrocio, ma è un pò fuorviante, anche se in senso metaforico rende bene. A me personalmente non piace usare metafore in situazioni come questa, perchè questo non è un dibattito fra me e te sulla Via del Guerriero invece è una questione di vita o di morte, la tua vita e la tua morte. Perciò preferisco vedere questa situazione come un incrocio a T, perchè anche se in teoria c'è una via d'uscita, in pratica a questo punto la tua strada è sbarrata dalla tua follia. Potresti girarci intorno e tornare da dove sei venuto, ma non è una valida soluzione, perchè questo modo di procedere ti porterà alla stagnazione, al decadimento e alla morte. Questo significa che in realtà ti rimangono solo due opzioni; puoi voltare a sinistra o voltare a destra. Voltando a destra troverai il conosciuto e il tonal. Percorrendo questa strada tornerai nuovamente al punto di partenza, da dove sei venuto, oppure, se non si vuoi tornare al punto di partenza, ti condurrà sul Sentiero della Stregoneria. Voltando a sinistra troverai l'ignoto e il nagual. Questa strada non è per i deboli di cuore, per il semplice fatto che inoltrarsi in questo territorio ignoto costituisce quella che è definita l'offerta per il potere. Questo è un atto irrevocabile e un atto a cui può sopravvivere solo la persona coinvolta nella Via con un Cuore, perchè il potere ti sfiderà continuamente ad abbandonare l’immagine di te e la tua visione del mondo. Se tu decidessi di 151
procedere in questo modo, e a patto che la tua offerta per il potere fosse accettata, questa decisione col tempo di condurrà alla totalità del sé, e questo significa che potrai finalmente comprendere che il tuo vero sè è il nagual che dimora del tonal. Tuttavia, fare l’offerta per il potere e farsela accettare, non può essere un atto che parte dalla mente, perché non è una decisione, un pensiero, un desiderio o addirittura un sogno. Fare l’offerta per il potere è letteralmente un atto di sopravvivenza, agito nel bel mezzo di una crisi in cui tu stesso vorrai precipitare, se sceglierai di procedere in questo modo. Tuttavia, la sola lotta per la sopravvivenza non è sufficiente perchè l'offerta venga accettata, perché in quel momento di grave crisi, la tua offerta sarà accettata solo se riuscirai ad ascoltare il cuore e poi agire sulla base di ciò che ti sta dicendo il cuore. Se, nel momento di fare la tua offerta per il potere, ancora una volta seguissi la mente perché hai ceduto alla paura o all’ambizione, il potere rifiuterà l'offerta. Ma il rifiuto di un'offerta significa una perdita irrimediabile, perchè la possibilità di fare l’offerta per il potere arriva solo una volta nella vita, e quindi la mancata accettazione significa stagnazione, morte e decadimento finale. Ma se, facendo precipitare la crisi, hai sufficiente potere personale per voler imparare con ogni fibra del tuo essere, quel profondo bisogno interiore ti permetterà di ascoltare il cuore in quel momento di lotta per la sopravvivenza, e di conseguenza, le tue azioni, provenienti direttamente dal cuore, saranno assolutamente impeccabili e non intaccate da paura o ambizione. Se riuscirai a farlo, allora l'offerta sarà accettata, e da quel momento in poi la tua vita si trasformerà totalmente; il vecchio scivolerà via come un mantello abbandonato, mentre il nuovo accorrerà a te con un’esaltante velocità e un’abbondanza che ti lascerà senza fiato, pieno di stupore, meraviglia e gioia. Ottenere l’accettazione dell'offerta significa che non c'è più nulla che può impedirti di andare avanti, perchè davanti la via è libera, e continuerai a rivendicare tanto potere quanto tempo hai a disposizione in questa vita, e contemporaneamente richiamando sempre più libertà ad ogni passo del cammino. Tuttavia, questo non significa che non sarai più sfidato dal potere, perché dovresti ormai aver capito che per il guerriero l'unico modo per rivendicare il potere e la libertà è quello di essere sfidato, e più la sfida è difficile, maggiori sono i doni di potere. In altre parole, il fatto che sei sulla Via del Guerriero non ti da alcuna garanzia che sopravvivrai ai continuo assalti del potere, ma almeno sarai pienamente vivo, invece che limitarti ad esistere come marciume decadente per il tempo che ti rimane su questa terra. Quindi è qui che ti trovi ora. Puoi scegliere di andare a destra oppure a sinistra, ma ciò che accadrà dopo non dipenderà da te, perchè una volta che hai deciso, in un modo o nell’altro il potere verrà ancora da te, e se sopravvivrai o meno, dipende da quale via prenderai. Anche se deciderai di andare a sinistra, sopravvivrai solo se riuscirai a fare l’offerta per il potere, ed ottenere che sia accettata. Ma nel complesso, e come puoi vedere, in realtà non hai scelta, anche se fino ad oggi la ragione è riuscita a convincerti che è tuo diritto scegliere. Tuttavia, come puoi vedere, nessuno di noi ha veramente scelta. La scelta più grande che possiamo sperare di avere è quella di scegliere il colore della camicia che indosseremo oggi per affrontare le nostre sfide. Al di là di queste banalità non abbiamo scelta. Abbiamo solo la necessità di sopravvivere abbastanza a lungo per imparare come entrare nel nagual. Ma devi decidere se hai questa necessità, e se decidi, e se vuoi rispondere a tale necessità, allora devi decidere in questo momento di andare a sinistra. Questa è la tua battaglia, perchè ora sei nel punto più maestoso in cui chiunque può sperare di trovarsi. I Toltechi chiamano questo vantaggioso punto il varco per la libertà. Potresti entrare nel varco oppure rinunciare, ma in ogni caso dovrai prendere una decisione, decidere di rimanere nel conosciuto, oppure decidere di cogliere l’opportunità entrando nell'ignoto. Ma prima che tu decida, ho da esporti un’ulteriore sezione della Spiegazione degli Stregoni. I Toltechi chiamano questa sezione, l’ingresso al mondo del nagual.
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CAPITOLO SEDICI
L’INGRESSO AL MONDO DEL NAGUAL Se dovessi decidere di andare a sinistra, avrai un gran bisogno di questa sezione della Spiegazione degli Stregoni. A rigor di logica, non si capisce perchè io dubiti di te, perchè si dovrebbe 153
giustamente presumere che essendo giunto a questo punto nella ricerca della libertà, l’impegno per la libertà dovrebbe essere già una conclusione scontata! Quindi perché è necessario dire “se dovessi decidere di andare a sinistra”? Eppure, questa è la natura della ragione, perchè il ragionevole è quasi sempre piuttosto illogico quando si tratta di dover entrare nell'ignoto. La ragione è eccellente quando si tratta di dover mantenere lo status quo entro i confini del conosciuto, ma nel momento in cui desideri fare un passo al di fuori di quel cerchio, la ragione comincia a girare in tondo, e se tenti di seguirla, finisci coinvolto in vertiginosi circoli che non vanno da nessuna parte, e ti portano nella confusione più totale! Pertanto dovresti sapere in anticipo che, se deciderai di andare a sinistra, ti troverai oltre i confortevoli parametri della ragione e del conosciuto. In teoria questo non suona poi così male, ma in pratica ti accorgerai che non è per nulla quello che ti aspettavi, perchè devi renderti conto che quando il guerriero parla dell’ignoto non si riferisce ad una mancanza d’informazioni, ma si riferisce a qualche cosa là fuori che è letteralmente vasto, spaventoso e il più delle volte veramente incomprensibile! E dico sul serio quando dico "là fuori", perchè ora sei ancora qui, e "qui" significa qui nella tua mente, entro i confini sicuri di ciò che per te è il conosciuto. Ma nel momento in cui vai a sinistra, farai dei passi che ti condurranno fuori dal qui e ora, ed entrerai in qualche cosa che ti sarà completamente estraneo e in ogni modo possibile alieno al tuo attuale quadro di riferimento. Essendo al di là del tuo solito quadro di riferimento, immediatamente non sarai in grado di rapportarti ad esso in qualunque modo, e quindi anche solo accertare che cosa costituisce per te il nuovo qui e ora, ti sembrerà di per sé un compito immane. L'ignoto è letteralmente ignoto. E’ qualcosa che tu non hai mai incontrato prima, e come tale, ti lascerà a bocca aperta! Di conseguenza, entrare nell’ignoto è veramente spaventoso, perchè non essendo in grado di relazionarti con qualsiasi cosa, comincerai a capire e misurare quanto sei totalmente dipendente dalla tua visione del mondo per sopravvivere. Quindi è naturale provare enorme paura quando non è più applicabile la tua visione del mondo, e perciò la mente cerca freneticamente di cogliere ciò che è oltre se stessa, oltre il tuo sistema di riferimento! Senza un sistema a cui riferirti e in cui inserire quello che per te sarà un aspetto alieno della vita, non riuscirai a navigare a modo tuo all'interno l'ignoto, e nemmeno riuscirai a sopravvivere, a meno che non adotti la posizione del guerriero, una cosa che ti ho trasmesso fin dall'inizio dell’apprendistato, vale a dire che il guerriero accetta senza accettare, e crede senza credere. Ma fino ad ora sei riuscito a cogliere questo solo nei termini del tuo conosciuto, perché non ti sei ancora trovato in una situazione in cui dover applicare questa modalità nel contesto dell’ignoto. Detto in parole semplici vuol dire che quando ti muovi oltre il tuo sistema di riferimento, devi accettare ciò che stai sperimentando, ma essendo nell'ignoto non puoi permetterti di accettare ciò che stai sperimentando e inserirlo nel contesto del tuo ben noto quadro di riferimento. Allo stesso modo, se vuoi sopravvivere nell'ignoto, allora è indispensabile che tu creda a ciò che incontri, ma ancora una volta, non fare l'errore di forzare una convinzione sulla base del conosciuto, perché se lo fai ti perdi completamente nell'ignoto, senza alcuna possibilità di verificare se sei ancora sano di mente o meno. L'unico modo per essere certo di non cadere nella trappola di fare riferimento alla tua visione del mondo, per la comprensione di ciò che sperimenterai nell’ignoto, e in tal modo perderti, è ricordare. A questo punto ogni apprendista pone sempre l'inevitabile domanda: "Ricordare cosa?" Ma questo è tipico di chi è catturato nel mondo del tonal. Non è il cosa che occorre ricordare. Il cosa implica qualche-cosa che appartiene al mondo di Ogni-Cosa, ossia al Mondo degli stregoni. Ma se vai a sinistra non sarai sulla strada per il Mondo degli Stregoni. Sarai invece sulla strada per il mondo del nagual. Pertanto, la domanda che dovresti porre è: "Cosa significa ricordare?" La risposta è l’ingresso verso il mondo del nagual. Ricordare è l’ingresso verso il mondo del nagual. Se vuoi sopravvivere nell'ignoto devi trovare l’ingresso al mondo del nagual. L’ingresso al mondo del nagual è ricordare. E 'impossibile contattare il nagual, a meno che non 154
ricordi. Questo era il comando finale che tu, come tutti noi, hai ricevuto al momento di lasciare il Sole rosso-arancio, la nostra casa-mondo. Era il comando finale, ma era anche il primo, perché la vita è un continuum in cui passato, presente e futuro coesistono in un eterno ora. Perciò non c'è inizio e non c'è fine. Non esiste qualcosa che era allora e qualcosa che è ora; non c'è ciò che era là, e questo che ora è quà. C'è solo il qui e ora, che è sempre stato e sempre sarà. Ricordare è vivere l'eterno ora, perché sai che è vero per esperienza - l'esperienza del qui e ora nell’incomprensibile vastità dell'ignoto. Che cos’è sperimentare l'eterno ora? E’ sapere con ogni fibra del tuo essere che il mondo intero e ogni cosa è un mistero senza fine; è sapere che è nostro dovere come guerrieri risolvere questo mistero, ma che non abbiamo alcuna speranza di risolverlo; è sapere che anche noi siamo parte di questo mistero, e che per risolverlo dobbiamo diventare uno con questo mistero; è sapere che essendo uno con questo mistero, il punto cruciale del mistero è l’infinito mistero dell’essere; e sapere che all'interno del mistero dell’essere siamo tutti uguali. Occorre capire in vera umiltà che il nostro destino non è che un minuscolo frammento di un destino che non ha inizio né fine, un destino che è sempre stato, è ora, e sempre sarà. E’ sapere di essere alla presenza dell’ineffabile nagual, di cui tu sei una unità individuale! Solo allora riuscirai a cogliere lo scopo del comando di ricordare, e avendo afferrato lo scopo, coglierai anche il significato del comando di ricordare. A poco a poco, vivendo l'eterno ora, inizierà a balenarti l’idea che il tempo non è ciò che la mente ti ha portato a credere, ma che è l’impeto emotivo dell’ineffabile nagual - un impeto che è sempre stato, è ora, e sempre sarà. Questo impeto è l'espressione dell’intento nell'universo fisico, l'intento di ricordare, non domani, non l'anno prossimo, non fra due milioni di anni, ma ora, ora, ora - l'eterno ora che non ha inizio né fine, definito così com’è dall’eternità, all'interno del confinamento dell’infinito. Quando lo avrai capito meglio, saprai con tutto il tuo essere che l’infinito mistero dell’essere sta nel mistero della percezione; saprai che il mistero della percezione è che dovremmo risolvere il mistero; saprai che per risolvere il mistero dovremmo ricordare il mistero; saprai che ricordare il mistero ci rende tutti-uno e quindi uguali! Ricordare è integrare, rendere tutto-uno! Ricordare è intento! Ricordare è amore incondizionato in azione, in cui non c'è nessuna separazione, nessuna divisione, nessun qua e là, nessun allora, oggi e domani, nessun tu e me! Ma per ricordare, devi dispiegare le ali della percezione in modo da toccare sia il nagual che il tonal. Tutto l’apprendistato fino a questo punto è stato una preparazione a questo momento. Tutto ciò che ti serve per dispiegare le ali della percezione è vivere l’eterno ora. Se lo fai ti ritroverai involontariamente a riavvolgere il tempo, per toccare sia il nagual che il tonal. Riavvolgere il tempo significa che riveli l’impeto emotivo dell’ineffabile nagual perchè diventi l’incarnazione dell’intento, ed essendo l’incarnazione dell’intento, ogni azione sarà un atto del cuore, una rivelazione di amore incondizionato in azione e andrai avanti sulla Via con un Cuore, toccando sia il nagual che il tonal. E toccare significa relazionarsi. E toccare sia il nagual che il tonal, significa entrare in relazione sia col nagual che col tonal. Relazionandoti ad entrambi, ti ricordi di loro nel tuo cuore. Ricordare il nagual e il tonal nel cuore è vita, la Vita-Una, l’ineffabile nagual di tutti noi. Pertanto, ricordare è ricordare la sacra fiducia! E’ ricordare i Fuochi del Forge! E’ ricordare lo scopo del Grande Sacrificio nel portare alla luce il significato del Divino Ribelle - uno scopo che è il nostro scopo, e un significato che da guerrieri ci sforziamo di materializzare, ognuno a modo suo mentre facciamo volare la Lancia del Destino, e lasciamo che la Spada si unisca all’Unica Verità, mentre riverbera davanti alla fiamma blu dell’Unico Potere. Questo è ciò che è necessario sapere se decidi di andare a sinistra. C'è poco altro da dire. Cosa c'è da dire oltre la Spiegazione degli Stregoni? Che si tratta di una spiegazione che rivela Ogni-Cosa e Nessuna-Cosa. Ora spetta a te decidere in quale direzione andare. A questo proposito tieni conto che noi tutti siamo venuti in questo mondo come Uno - Uno nell’Unico Scopo, ma come unità individuali dell’Unica Vita, è nostro dovere adempiere l’Unico Scopo, mentre ci sforziamo 155
tutti assieme di percorrere la Via con un Cuore nel portare a nascita il significato dell’Unico Scopo. A tal fine, venendo in questo mondo, ognuno di noi è partito per trovare quel significato nella nostra vita come unità individuali. Così entriamo in questa vita più e più volte, per ricordare, ma sempre tutti-uno! Siamo nati soli e moriamo soli, perchè ciascuno di noi ha un dovere da compiere. Possiamo compiere questo dovere da soli, tutti-uno! Più di questo per te non posso fare, perché ora devi andare e vivere la sacra fiducia, oppure no, come decidi! Ma qualunque sia la tua decisione, sappi che sarai solo, perché così è la Legge! Siamo nati da soli, da soli dispieghiamo le ali della percezione, e da soli moriamo, perché essere soli è essere tutti-uno! Tuttavia, c'è un’ultima cosa che dovresti sapere. Le ali della percezione si dispiegano solo alla luce del sole al tramonto. La morte ti guiderà, e il cuore ti istruirà nei vari passaggi. Fidati della morte, e ascolta il cuore! Ora ti lascio qui, a prendere la decisione da te stesso e, si spera, per il tuo sé. Ma sappi anche che non importa quale sarà la tua decisione; se dovessi essere così stupido da non riuscire a dispiegare le ali della percezione, allora in un altro luogo, in un altro tempo, dovresti avere almeno il potere personale per trovare la strada e tornare al punto di partenza in questa vita. Se avessi bisogno di farlo, e se ci si riesci, allora il tuo bisogno mi attirerà di nuovo verso di te, e ovunque io sia, se il destino me lo permette, ti prometto che cercherò di nuovo di venire da te, e ancora una volta insieme possiamo cercare di ricordare…….......................................................................……. Così finisce Spiegazione degli Stregoni
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