Theun Mares - 2 - Il Grido dell'Aquila - Cap 10

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THEUN MARES – IL GRIDO DELL'AQUILA CAPITOLO DIECI

IL SOGNATORE E IL SOGNATO L'OBIETTIVO DEI SOGNATORI DELL'UOMO È DI CONQUISTARE LA SFIDA DI MATERIALIZZARE LA LORO COMPLETA CONSAPEVOLEZZA SUL PIANO FISICO. AFFRONTANO QUESTA SFIDA SOGNANDO L'ESISTENZA DELLE QUATTRO DIMENSIONI DELLA LORO CONDIZIONE DI ESSERE - MATERIA, ENERGIA, SPAZIO E TEMPO. Veniamo ora alla sezione degli insegnamenti toltechi che, per la mente occidentale, fra tutte è la proposta più radicale. La teoria del sognare è in contrasto con il modo occidentale di pensare in quasi tutti gli aspetti, e poiché questa proposizione non è qualcosa che possa essere dimostrata o confutata in alcun modo, cadrebbe sulle spalle del lettore l'onere di avvicinarsi a questa sezione degli insegnamenti con una mente completamente aperta e senza preconcetti. I Toltechi non possono dimostrare l'esistenza del sognatore come l'esistenza e la funzione del punto di assemblaggio, però possono e provano gli effetti sia del sognare che dell'uso del punto di assemblaggio. Da questo punto di vista i Toltechi non differiscono dagli scienziati ortodossi di questo mondo. Nessuno, né i Toltechi né gli scienziati, può provare l'esistenza di quella forza che chiamiamo la legge della gravità, per il semplice motivo che è intangibile. Tuttavia, dal momento che gli effetti della gravità sono molto reali e tangibili, non abbiamo altra scelta che riconoscere il fatto che, anche se non possiamo vedere questa forza, vi sia tuttavia presente qualcosa che crea tutti questi effetti. Tramite lo studio degli effetti della gravità, gli scienziati hanno scoperto un vasto archivio di informazioni su questa forza, pervenendo alla comprensione dei principi coinvolti in questa legge, l'uomo ha anche imparato a utilizzare questa legge a suo vantaggio. Si può dire la stessa cosa riguardo la conoscenza dei Toltechi sul sognatore e l'arte del sognare. Tuttavia, a meno che il lettore abbia almeno una conoscenza funzionale di quel concetto definito la manifestazione dell'universo, semplicemente non è possibile spiegare la natura del sognatore. Dal momento che questo comporta avere a che fare con delle premesse che un uomo o una donna media non può confermare, tutte le informazioni dovranno necessariamente rimanere supposizioni e pure congetture. A questo proposito si deve ricordare che vi sono stati un gran numero di studiosi che, non avendo avuto la capacità necessaria di vedere, o non essendo adeguatamente addestrati nell'arte del veggente, hanno contribuito ad ingrandire l'enorme collezione dell'uomo sulle teorie casuali e sui calcoli ipotizzati per quanto riguarda la cosmogonia e la cosmologia. Di conseguenza vi sono al giorno d'oggi una quantità enorme di malcomprensioni che circondano il concetto fondamentale del sognatore, e l'unico consiglio che posso offrire al lettore, a questo punto è quello di ascoltare il vostro cuore. Se ciò che segue suonasse vero, o trovasse il giusto accordo di riconoscimento intuitivo, allora bisognerebbe accettare con tutti i mezzi queste informazioni come una ipotesi funzionale.


Per mezzo dei tentativi dell'uomo di afferrare la cosmologia abbiamo una base nota come la triplice costituzione sia dell'uomo che dell'universo, perché va ricordato che l'uomo è il microcosmo del macrocosmo. Inoltre, abbiamo anche costituzioni di cinque volte, sette volte e dieci volte tutte derivate dalla triplice costituzione di base. A seconda di quali siano le nostre preferenze personali per la complessità, e ciò che siano le nostre necessità di dettagli, tutte queste costituzioni sono corrette per quanto riguarda i modelli interessati. Tuttavia, i problemi possono e di fatto sorgono quando i devoti di una setta spirituale particolare dimenticano che questi modelli non sono una realtà fisica, ma semplicemente modelli di configurazioni energetiche che la mente razionale non può cogliere senza avere una qualche forma con cui lavorare. Come risultato del non rendersi conto che tutti questi modelli sono solo simboli per guidare l'uomo nel cogliere la realtà che di gran lunga trascende i limiti finiti della mente razionale, la gente ha speso una quantità enorme di tempo e di energia, discutendo e preoccupandosi su quale modello sia corretto. Eppure, alla fine della fiera tutti questi modelli possono essere preziosi, a condizione che siano compresi e utilizzati come equazioni matematiche come sono destinate ad essere. Per esempio, il modello riportato a pagina 281 (Fig. 15), è un modello matematico esatto che dimostra l'equazione c2 = a2 + b2. Tuttavia, sebbene sia questo modello che la sua equazione siano preziosi, si deve comprendere che si riferiscono al rapporto esistente tra forze che sono intangibili e astratte. Queste forze esistono ovunque, intorno a noi, e dentro di noi, e sono essenzialmente tre fasce di campi di energia che interagiscono insieme in modo molto preciso che possiamo descrivere il loro rapporto nei termini di questo modello e della sua equazione. Quindi deve essere chiarito fin dall'inizio che un modello come questo non rappresenta le forze esistenti come un triangolo fisico da qualche parte là fuori nello spazio. Quello che fa è dimostrare il rapporto esistente tra queste forze. Questo modello dimostra ciò che è nota come l'essenziale costituzione di uomo - il microcosmo del macrocosmo. Di conseguenza, questo modello è altrettanto vero come rappresentazione della manifestazione universale, e mostra in modo molto chiaro la dualità cardinale del distico nagal-tonal. Quando guardiamo questo modello in termini di rapporto tra i membri del distico, vediamo la triplicità di base che ha dato origine a ciò che è noto come la triplice costituzione dell'uomo. E 'questa triplicità, che si trova al centro di tutte le grandi religioni del mondo, e perché rappresenta l'essenza primordiale di tutta la manifestazione, è in genere ciò che teologicamente si riferisce a un modello di divinità. I teologi quindi parlano in termini di Padre, Figlio e Spirito Santo, o in termini di Brahma, Shiva, Vishnu; Agni, Surya, Vayu; Kether, Binah, Chokmah; Horus Osiride, Iside; eccetera. Questa triplicità di base esiste a tutti i livelli possibili di manifestazione, ma in diversi gradi di densità. La densità è determinata dalla misura in cui i campi di energia dell'universo sono differenziati. Bisogna ricordare che l'universo è costituito da un numero infinito di campi di energia i quali sono raggruppati a forma di bande di campi di energia. Principalmente ci sono tre grandi cluster, o fasce, ma ognuno di questi gruppi contiene al suo interno una schema preciso e ordinato di subclustering o sottofasce. Ognuno di questi sub-clusters a sua volta contiene anche un'altra serie di suddivisioni più piccole, e ognuna di queste suddivisioni è ancora suddivisa. Questa continua suddivisione, in ultima analisi, conduce alla più incredibile complessità di dettagli e di


differenziazione, ed è questa quantità di dettagli che dà origine a ciò che ne più ne meno viene indicata come densità. Descrivere come e perché questo clustering avvenga è troppo tecnico per i nostri scopi attuali. Viene qui citato solo per consentire al lettore di farsi almeno una certa comprensione della cosmologia in generale. Potrebbe essere di grande aiuto nel rendere questo concetto astruso un po' meno confuso, è quello di esaminare l'analogia dell'atomo fisico. Essenzialmente l'atomo contiene tre tipi diverse di particelle, i protoni, i neutroni e gli elettroni. Oggi gli scienziati sanno che l'atomo può essere diviso in particelle ancora più piccole, e a questo proposito alcuni fisici quantistici hanno già capito che sono solo all'inizio per scoprire l'universo estremamente complesso contenuto all'interno del minuscolo atomo. Questo universo in miniatura contenuto nell'atomo è infatti infinitamente piccolo, ma il fatto è che esiste, ed è questo universo in miniatura che in ultima analisi, conduce la scienza alla scoperta di ciò a cui i Toltechi si riferiscono come i campi d'energia dell'universo. Ironicamente, una volta che ciò verrà compiuto dall'uomo si arriverà a capire che non è che il piccolo atomo contenga un universo in miniatura, ma piuttosto che l'atomo costituisce un minuscolo spioncino verso l'inimmaginabile vastità dell'universo reale. Il clustering avviene secondo una sequenza molto ordinata, ed è questa sequenza che produce ciò che vengono detti i dieci mondi all'interno dell'universo manifesto. Questi dieci mondi si riflettono all'interno del microcosmo come: i dieci punti dell'uomo, e sono essenzialmente dieci gradi diversi di intensità di vibrazione. In effetti la vera definizione di densità è intensità della vibrazione. Quello che significa in effetti, è che più alta è la vibrazione, più eterei e immateriali sono i campi di energia, mentre più bassa è la vibrazione, avremo campi più densi e tangibili. Perciò abbiamo i campi di energia dell'universo che vibrano ad una velocità infinita, ma attraverso gli effetti del clustering, la frequenza vibrazionale scende progressivamente in dieci sequenze definite, ogni sequenza più complessa di quella precedente, e di conseguenza si riduce la frequenza. I campi di energia con la frequenza più bassa sono quindi la manifestazione più densa, e questo è ciò che noi riconosciamo come l'universo fisico, o semplicemente, il piano fisico. Ed e questo il motivo per cui il piano fisico, cioè il decimo mondo, contiene la maggiore quantità di clustering, e quindi anche il più grande grado di complessità a causa della differenziazione. Nel trattare i diversi mondi, si eviterà un sacco di confusione se ci ci rende conto chiaramente che essenzialmente vi sono solo dieci mondi formati da clustering. La confusione tende a insinuarsi quando lo studioso di cosmologia dimentica la natura relativa di questo soggetto. Dal momento che la mente razionale dell'uomo è alla ricerca di valori assoluti, gli studenti tendono a dimenticare che, poiché tutta la vita è interlacciata, tutto è anche interattivo e quindi interdipendente. Come risultato non viviamo in un universo fisso di valori assoluti, ma siamo letteralmente contenuti all'interno di uno stato di relatività che è prescritto da tale vuoto definito l'Inesprimibile. Questo è un punto di enorme importanza che per il lettore sarà di molto aiuto esaminare un esempio di ciò che questo concetto comporta in realtà. Dobbiamo quindi guardare l'esempio dell'uomo in relazione alle altre forme di vita. Se si guarda all'uomo, è importante ricordare che egli è un solo tipo specifico di essere tra una miriade di altri, la maggior parte dei quali sono ancora del tutto sconosciuti all'uomo medio. Tuttavia, tutta la vita rimane sempre interconnessa, e quindi anche se l'uomo è del tutto inconsapevole di altre forme di vita, tutte le forme di vita tuttavia interagiscono tra loro in maniera più significativa. Questo fatto è importante, perché se questi campi energetici, che sono utilizzate dall'uomo interagiscono con, per esempio, i campi di energia utilizzati da un animale, si ottiene una interazione di campi di energia che causano una configurazione totalmente diversa dalla risultante fra le interazioni tra un uomo e un altro. Tuttavia, gli animali stessi non utilizzano tutti gli stessi campi di energia, dal momento che il regno animale nel suo complesso è diviso in bande diverse a seconda del livello di evoluzione raggiunto. Così, con il solo regno animale, è possibile per l'uomo realizzare una gamma enorme di interazioni, che producono diverse configurazioni di campi di energia. Queste configurazioni umano-animali sono così diverse da quelle prodotte tra gli esseri umani da poter essere definite un


altro mondo. Con la risultante che queste specifiche configurazioni prese collettivamente vengono chiamate il mondo della bestia. Se ora si aggiunge l'interazione dell'uomo con i campi di energia utilizzati dal regno animale anche a quei settori dell'energia utilizzata da tutte le altre forme di vita, si può chiaramente vedere che al di fuori della banda dell'uomo, che si riflette in cui sono i dieci mondi di base, ci sono un numero infinito di altri mondi che possono essere assemblati. L 'ESISTENZA DI OGNI MONDO NON È NIENT'ALTRO CHE L'ESPRESSIONE DI UNA CONFIGURAZIONE SPECIFICA DI CAMPI DI ENERGIA. QUANDO TALE CONFIGURAZIONE VIENE ALLINEATA, LA PERCEZIONE DI QUEL MONDO AVVIENE. Un altro punto che vale la pena di ampliare è la natura infinita della consapevolezza. A questo proposito è importante tenere a mente che la consapevolezza non si limita ad un particolare mondo. Inoltre, come si ricorderà dal capitolo sette (pagine 182-184), quello esistente tra i dieci mondi di base all'interno della banda di uomo è un sistema di 22 interrelazioni elettromagnetiche, chiamati gioielli (noccioli astratti NDT), che sono anche compresi nell'ambito dell'applicazione della coscienza dell'uomo. Tuttavia, tali interrelazioni elettromagnetiche esistono tra tutti i possibili mondi, e perché la portata della coscienza si estende a tutte, anche queste rientrano nell'ambito di applicazione della consapevolezza dell'uomo. Questo è un punto che gli studenti spesso tendono a trascurare, perché in genere si presume che se l'uomo non assembli alcun mondo specifico allora non sia a conoscenza di quel mondo. Tuttavia, questo non è vero, anche se l'uomo non assembla un tale mondo, non necessariamente significa che egli non ne sia consapevole. Anche se l'uomo fosse del tutto ignaro di un mondo siffatto, vi sono un sacco di altri esseri che lo assemblano, e a causa dell'interrelazione della vita, la consapevolezza dell'uomo è automaticamente influenzata dall'assemblaggio e dalla consapevolezza di tutti gli esseri. Quindi realizzate la portata veramente impressionante della consapevolezza. Sospesa nel vuoto di Nessuna-Cosa c'è Ogni-Cosa, contenente tutto i mondi dal meno denso fino al più denso, insieme a tutti gli altri mondi possibili che possono essere assemblati, oltre le interrelazioni elettromagnetiche esistenti tra loro. Tutto questo Ogni-Cosa è la vita, ma come vita è completamente interconnessa, è ovvio che si includono all'interno di questo Ogni-Cosa anche il numero infinito di interazioni che avvengono tra le innumerevoli forme di vita. Da questa panoramica dovrebbe ora essere chiaro il motivo per cui si afferma che l'ambito della consapevolezza è un infinito al di là della comprensione umana. È praticamente impossibile lavorare nell'ambito di una tale vastità e non perdersi in essa, un dato di fatto del quale i Toltechi divennero dolorosamente consapevoli e in quel momento fu presa la decisione di abbandonare tutti i teorici inseguimenti a favore della ricerca empirica. Fu principalmente per questo motivo che Toltechi formularono le Verità della Consapevolezza e delimitarono le tre zone distinte della consapevolezza, cioè il noto, l'ignoto, e l'inconoscibile. Allo stesso tempo tracciarono anche le dieci sequenze di clustering dell'universo, e presi come tali i dieci mondi più importanti del macrocosmo. Come abbiamo già notato, questi mondi macrocosmici hanno il loro microcosmo corrispondenze all'interno della banda dell'uomo, e a questo livello vengono poi chiamati i dieci punti di uomo. Ricordate, però, che questi dieci mondi, o dieci punti, sono manifestazioni di intensità di vibrazioni, o semplicemente, densità. Tuttavia, come abbiamo visto nel Capitolo Otto, tutto l'universo manifesto è intelligenza in una delle sue tre forme di base, e ne consegue che tali dieci mondi e i dieci punti sono il frutto dell'intelligenza che dimostra dieci diversi stati di coscienza. In altre parole, il clustering, cioè, la densità, è il risultato di uno specifico stato di consapevolezza - un punto che ci porta alla considerazione delle dimensioni. UNA DIMENSIONE È UN'ESPRESSIONE SPECIFICA DELLA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA. CI SONO IN TOTALE DIECI TALI LIVELLI DI CONSAPEVOLEZZA NELL'UNIVERSO MANIFESTO; IL CHE SIGNIFICA CHE CI SONO DIECI DIMENSIONI CHE SONO DI IMMEDIATO INTERESSE PER IL MANAS, MICROCOSMO DEL


MACROCOSMO. ESISTE UNA GRANDE QUANTITÀ DI ALTRE POSSIBILI DIMENSIONI, MA VENGONO DETERMINATE DALL'EVOLUZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA, E NON SONO, QUINDI, FISSE NÉ COSTANTI. DI CONSEGUENZA, SEBBENE QUESTE POSSIBILI DIMENSIONI VENGANO RICONOSCIUTE COME MONDI A SÉ STANTI, NON VENGONO CONSIDERATE VERE DIMENSIONI. COMUNQUE DOBBIAMO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE QUESTI MONDI PERCHÉ LA LORO MERA ESISTENZA ESERCITA UNA NOTEVOLE INFLUENZA SULLA CONSAPEVOLEZZA IN GENERALE. Il concetto di dimensioni rivela uno delle più affascinanti scoperte fatte sul mistero della consapevolezza; vale a dire che ci sono due tipi molto diversi di consapevolezza. In primo luogo, vi è quella che può essere definito la consapevolezza intrinseca, che si trova al cuore stesso di tutte le forme di vita. Si tratta di una consapevolezza che sembra essere il tessuto stesso della vita manifesta, ed è la fonte di quella forza universale che noi riconosciamo come intento. Si tratta di una consapevolezza estremamente semplice, eppure allo stesso tempo dimostra una intelligenza che stranamente è come tutte le altre conosciute dall'uomo. Si tratta di una consapevolezza che è veramente spaventosa nel suo scopo apparente. A questo proposito è il paradosso supremo: se vista da una angolazione particolare, è la semplicità stessa, ma se venisse vista da un'altra angolazione, sarebbe l'essenza stessa della complessità. Inoltre, questa consapevolezza primordiale è rigidamente fissata su un percorso lineare di evoluzione, spazzando via tutto ciò che esisteva prima in una possente ondata di propulsione in avanti, al tempo stesso mantenendo tutto sotto controllo. Spostandosi costantemente in avanti dal conosciuto verso l'ignoto, questa impressionante consapevolezza coinvolge tutta la vita in quello che è chiaramente uno scopo ben definito. Qualsiasi veggente che sia mai stato in contatto con questo stato di consapevolezza è sempre stato colpito da rimanere senza parole per l'intensità di queste vibrazioni e dall'aura di una età incredibile che le circonda. È semplicemente impossibile razionalizzare o anche a riflettere su questa forza originale, perché è di tale natura antica, e di tale grandezza, perché ci si ritrova con la sensazione che era, è, e sempre lo sarà - in silenzio nel suo scopo, e del tutto incrollabile nel suo intento. I Toltechi oggi sanno che questa consapevolezza antica è l'espressione della pura essenza, cioè l'espressione di Ciò che viene chiamato l'Inesprimibile. E 'questa consapevolezza intrinseca antica che mantiene l'universo manifesto intatto. Questa è la consapevolezza che determina tutte le particolari forme di vita manifesta, e che ha strutturato i quattro eventi cardine: la materia, l'energia, lo spazio e il tempo. Questi eventi sono i mattoni principali costituenti l'universo manifesto, ma sorprendentemente non sono affatto quello che sembrano. Quando li si esaminano nel loro stato primitivo, questi quattro eventi sono in realtà le quattro direzioni in cui la consapevolezza primordiale si estende per formare quello che può solo essere definito uno scopo quadruplice. Di conseguenza i Toltechi capirono che i quattro eventi: materia, energia, spazio e tempo fossero la manifestazione dello scopo quadruplice dell'Inesprimibile, mantenuto intatto dal potere del suo intento focalizzato. Il secondo tipo di consapevolezza è puramente il prodotto della prima, perché è il risultato della mappatura dell'ignoto. Questo è il tipo di consapevolezza che dipende dal livello di potere personale generato durante l'atto della percezione, e di conseguenza è sempre in uno stato di continuo fluire, di cambiamento, e di aumento. Si tratta di una consapevolezza che scaturisce sempre nuova generata di ogni momento di percezione, ed è quindi ciò che viene riconosciuto come l'eterno adesso. Questo secondo tipo di consapevolezza è sempre in crescita o in diminuzione, molto simile alla fiamma di una candela che aumenta o diminuisce in base al vento. Ma se la si esamina per un periodo di tempo, si può chiaramente vedere che la curva che rappresenta la crescita di questa consapevolezza è comunque in costante aumento a dispetto di tutte le ondulazioni. Questa consapevolezza in continua evoluzione è un tipo di consapevolezza che viene generato da forme di vita individuale, indipendentemente dalla loro tipologia, e dalla loro posizione sulla scala dell'evoluzione, o dalla loro capacità relativa di percezione. E quindi si distingue anche per la ragione che, per quanto l'uomo sia interessato, il grado di evoluzione consapevolezza è


ovviamente grandemente determinato dal livello individuale di percezione in un preciso lasso di tempo. In altre parole, la consapevolezza dell'individuo è determinata dalla sua visione del mondo. Viene qui ricordato, come spiegato nel terzo capitolo (Fig. 4),

che la visione del mondo di un individuo viene descritta come un cerchio, il cui raggio è determinato dalla misura in cui tale individuo sia capace di sondare l'ignoto nella sua vita quotidiana. Inoltre, poiché questa consapevolezza è assorbe-tutto, nel senso che cattura e trattiene l'attenzione dell'individuo, costringendolo ad applicare la sua consapevolezza a tutti aspetti della sua vita, piuttosto che andare avanti alla cieca da una esperienza all'altra. Quindi l'effetto complessivo della consapevolezza in evoluzione è che l'uomo è costantemente costretto a tornare su di sé al fine di integrare e riguardare tutte le esperienze in un coerente intero funzionante come una singola unità. SEBBENE LA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA DELLA VITA DIRIGE L'EVOLUZIONE SU UN PERCORSO LINEARE, LA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE, ESSENDO FISSATA AL SUO CENTRO, TRASFORMA TUTTO IL MOVIMENTO LINEARE IN UN ARCO, PER REALIZZARE UNA INCLUSIVITÀ CHE ALTRIMENTI NON SAREBBE POSSIBILE. QUESTA INCLUSIVITÀ INTENSIFICA NATURALMENTE LA VIBRAZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE. Vediamo, quindi, che anche se l'individuo si muove in avanti di giorno in giorno, e da esperienza in esperienza, conserva comunque tutte le esperienze della sua giornata, e infine tutte le esperienze della sua vita, in un tutto coerente. (Fig. 12) In altre parole, indipendentemente dal fatto che l'uomo ne sia consapevole o meno, la sua vita non è semplicemente una serie di eventi separati e indipendenti, ma è invece il prodotto di portare tutte le sue passate esperienze per sostenere il presente, e in questo modo costantemente 'tesse' i frammenti della vita. Questo 'tessere' quasi automatico approfondisce, o intensifica, nell'uomo il senso della consapevolezza, nel senso che la sua consapevolezza diventa più acuta e più nitida.


Questo fatto è particolarmente interessante quando esaminiamo il caso in cui la visione del mondo di un uomo si rimpicciolisce proporzionalmente alla riduzione del raggio della sua percezione. Ogni volta che questo accade, l'uomo in effetti intensifica considerevolmente la sua consapevolezza in evoluzione concentrandola in una zona percettiva molto più piccola. Il motivo per cui questo avviene è che l'uomo, in quel preciso momento, è incapace di far fronte a una visione più grande del mondo, e quindi le sue esperienze non hanno l'impatto sufficiente su di lui. Non avendo un impatto sufficiente, le esperienze di quell'uomo verranno così minimizzate fino al punto di perdere qualsiasi significato reale, e di conseguenza, se l'uomo non riesce a concentrare la sua consapevolezza, continuerebbe semplicemente ad indulgere in ogni sorta di ricerche e di azioni che lo privano del suo potere personale. Pertanto, in tutti questi casi, in effetti è una grazia che la consapevolezza dell'uomo si concentri, perché in questo modo ha una migliore possibilità di raggiungere la necessaria profondità di visione al fine di apportare le modifiche necessarie alla sua percezione. Tuttavia, se tale uomo si rifiuta testardamente di usare questa intensificazione della consapevolezza con saggezza, e continua a indulgere in quelle abitudini che hanno portato in primo luogo all'intensificazione, quindi senza nemmeno rendersi conto di cosa stia avvenendo, la sua visione del mondo verrà ancora una volta diminuita in modo da ottenere una intensificazione ancora maggiore. Se si permettesse a questo processo di continuare, si avrebbe una visione del mondo così piccola, e un livello di consapevolezza ora molto intenso, che la sua percezione della vita diventerebbe inevitabilmente autodistruttiva. Questo processo è analogo a focalizzare un fascio di luce solare attraverso un lente di ingrandimento. Una volta che viene concentrata raggiunge una intensità critica, la luce del sole comincerà a bruciare qualunque si trovi dall'altro lato della lente di ingrandimento. QUALSIASI PERSONA LA CUI VISIONE DEL MONDO È DIVENTATA TROPPO PICCOLA HA INTENSIFICATO LA SUA CONSAPEVOLEZZA NEL PUNTO DOVE SI AUTOCENTRATA. UNA VOLTA CHE LA CONSAPEVOLEZZA DIVENTA AUTO-CENTRATA, RAGGIUNGE RAPIDAMENTE UN LIVELLO CRITICO, CHE DIVENTA COMPLETAMENTE DISTRUTTIVO PER QUELLA PERSONA. Il principio di inclusività funziona anche nella vita del guerriero, tranne che nel suo caso ha l'effetto opposto a quello descritto in precedenza. Essendo completamente all'erta, e vivendo sempre


pericolosamente, il guerriero è in grado di soddisfare al momento le sue sfide impeccabili. Ogni sfida affrontata con impeccabilità produce potere personale, e avendo più potere personale il guerriero è in grado di intensificare la sua consapevolezza. Questa intensificazione permette, ovviamente, al guerriero di vedere sempre più profondi significati all'interno degli avvenimenti della sua vita quotidiana, e questi significati più profondi, a loro volta, lo condurranno infine nel vedere le interrelazione della vita. In altre parole, da momento che la consapevolezza del guerriero sta continuamente diventando più acuta e più nitida, diventa anche più inclusiva in quanto si espande fino ad avere una maggiore comprensione della vita attorno a lui. (Fig. 13a)

DATO CHE IL RAGGIO DELLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE PUÒ VENIRE AMPLIATO DALL'AZIONE INTENSIFICANTE DELL'INCLUSIVITÀ, E DAL MOMENTO CHE IL SUO CENTRO RICEVE SEMPRE UNA SPINTA IN AVANTI DALLA FORZA DELLA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA, LA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE PROCEDE IN MODO SPIRALIFORME, OGNI ANELLO COMPRENDE UN INSIEME SEMPRE PIÙ GRANDE. TUTTAVIA, IN CASO DI EGOCENTRISMO, GLI ANELLI DELLA SPIRALE DIMINUISCONO DI DIMENSIONI DURANTE LA SPINTA IN AVANTI. L'aforisma di cui sopra descrive molto chiaramente gli effetti dell'inclusività. A questo proposito, bisogna tenere presente che la consapevolezza in evoluzione viene curvata ad arco dalla progressione lineare della consapevolezza intrinseca in riferimento al raggio fisso della consapevolezza in evoluzione. Tuttavia, il cerchio, che verrebbe descritto dal raggio della consapevolezza in evoluzione, diventa una spirale, perché il raggio della consapevolezza in evoluzione viene continuamente modificato dall'effetto intensificante dell'inclusività. Nel caso del guerriero, la particolarità dell'inclusività piuttosto spinge automaticamente i parametri al di la della sua consapevolezza, in modo che il raggio della sua percezione venga continuamente allungato. In altre parole, tale adeguamento permette sempre alla spirale di crescere, anziché di diminuire. Inoltre, si deve tenere presente che, anche se il raggio della consapevolezza in evoluzione è fissato al suo centro, lo stesso centro non è fisso, ma viene costantemente spinto in avanti di giorno in giorno per tutta la vita dal movimento lineare della consapevolezza intrinseca. Di conseguenza, la spirale non sarà bidimensionale, piuttosto prenderà la forma di una spirale tridimensionale. (Fig.13b)


Un punto che va sottolineato in questa sede, è che anche se per motivi di chiarezza, questo modello di consapevolezza viene mostrato come una spirale tridimensionale, gli anelli di per sé non sono bidimensionali, ma sono invece sfere sovrapposte l'una all'altra. A questo proposito è di vitale importanza ricordare che tutti i grafici proposti nell'insegnamento sono pure interpretazioni razionali delle relazioni esistenti tra le forze. Perciò, sebbene questi grafici siano precisi, non devono essere presi alla lettera. Tutti i grafici sono solo rappresentazioni simboliche delle forze esistenti, e in questo senso non sono la stessa cosa, ad esempio, del grafico in scala di un edificio presentato da un architetto. L'UNIVERSO MANIFESTO NON È ILLIMITATO, DAL MOMENTO CHE AL CENTRO DI TUTTA L'ESISTENZA VI È L'URGENZA PRIMARIA DELLA VITA DI CONOSCERSI NELLA SUA INTEREZZA. QUESTO IMPULSO DEFINISCE UN RAGGIO PRIMARIO DI UNA LUNGHEZZA PREDETERMINATA, FISSATO DAL'INTENTO DELL'INESPRIMIBILE PER LA DURATA DI QUESTA MANIFESTAZIONE. QUINDI ANCHE LA GRANDE SPIRALE DI TUTTI GLI STATI DI CONSAPEVOLEZZA È CURVATA SU SE STESSA PER DEFINIRE IL VASTO CERCHIO DI ESISTENZA CHE RICONOSCIAMO COME I PARAMETRI ESTERNI DELL'UNIVERSO MANIFESTO. Abbiamo così due tipi distinti di consapevolezza che interagendo contribuiscono a produrre quella qualità che definiamo inclusività. Questa inclusività è al centro dell'intero universo manifesto e, come indica l'aforisma di cui sopra, in ultima analisi, ripiega tutta la vita su se stessa per creare una sfera chiusa che contiene Ogni-Cosa. (Fig.14) Di conseguenza, lo scopo della vita non è solo di evolvere la consapevolezza, ma anche di incorporare, o di includere tutta la consapevolezza in un unico intero. Inoltre, questa qualità inclusiva della vita non è solo di vitale importanza per l'evoluzione della consapevolezza, ma dà anche origine a quel mistero inafferrabile noto come il sognatore.


Se riuscissimo ad afferrare il concetto del sognatore, sarebbe allora fondamentale per capire tutto quello che abbiamo descritto fino ad ora in relazione alla costituzione dell'uomo e dell'universo. Si ricordi che in precedenza, in questo capitolo, abbiamo preso in considerazione la costituzione essenziale dell'uomo, in cui abbiamo visto la dualità di base del nagal-tonal. (Fig.15)

La figura 15 mostra la natura essenziale della manifestazione, cioè, il nagal che si manifesta come il tonal. Pertanto ciò che viene mostrato in questo grafico come Atto di Intelligenza è in realtà il tonal cosmico. Parliamo del tonal cosmico semplicemente come Intelligenza Attiva. Da questo


grafico si vede anche che la Consapevolezza come viene descritta, sia, in effetti, la consapevolezza in evoluzione. Tuttavia, dopo aver aver rappresentato la consapevolezza in evoluzione, la questione diventa dove inserire la consapevolezza intrinseca in questo grafico. Abbiamo già notato che la consapevolezza intrinseca è l'espressione intima dell'essere, il che rivela uno dei fatti più profondi riguardanti il mistero della vita, e che poteva essere solo accennato nel Capitolo Otto. Rendetevi conto che l'intero atto della manifestazione presuppone che la consapevolezza sia già presente. È impossibile concepire e attuare la manifestazione fisica, in assenza di consapevolezza. Pertanto, prima di ogni atto di manifestazione, il Nagal deve prima di tutto essere in grado di registrare la spinta a manifestarsi. Questo di per sé indica che consapevolezza esiste già prima della manifestazione, ed è questa consapevolezza che viene definita come consapevolezza intrinseca. Anche se il tonal è la manifestazione fisica effettiva del nagal, la valutazione intelligente della propria consapevolezza intrinseca è la prima vera espressione del nagal come, Qualche-Cosa. Questo primordiale espressione, che viene posta in esistenza prima della manifestazione del tonal, è ciò che permette al nagal non solo di avvertire l'esigenza di ampliare la propria consapevolezza, ma anche di definire lo scopo della manifestazione. Questo è un concetto molto astratto che è difficile sia afferrare che verbalizzare. È quindi meglio pensare nel modo seguente: Prima di tutto c'è quel grande vuoto che è Nessuna-Cosa, chiamato il nagal. Questo è uno stato dell'essere che non possiamo concepire, e quindi lo abbiamo semplicemente chiamato l'Inesprimibile. Dal momento che è ineffabile, non ha descrizione, etichetta, attributi, manifestazione, colore, suono, movimento, nessuna-cosa di qualsiasi tipo, e quindi diciamo che è lo stato puro dell'essere. Ma quando all'interno di questo vuoto Qual-Cosa si è mosso, e laddove prima c'era Nessuna-Cosa per indicare qualsiasi forma di esistenza, questo movimento dimostra ora che il vuoto è davvero Li. Questo Qual-Cosa che si muove nel vuoto è ciò che definiamo consapevolezza intrinseca; lei stessa intangibile, incomprensibile, e assolutamente impossibile da verbalizzare. L'unica cosa che possiamo dire circa la consapevolezza intrinseca, è che Si Muove. Tuttavia, questo movimento, definito intelligenza attiva, è abbastanza tangibile, ed è questo che noi chiamiamo tonal o, semplicemente, l'universo manifesto. A questo punto è opportuno introdurre una breve digressione, in modo da sottolineare un fatto importante che farà la sua comparsa sempre più regolarmente da ora in poi. Questo fatto riguarda l'unità di vita, coscienza e verità. Cerchiamo quindi sempre di tenere a mente che gli insegnamenti Toltechi sono un vasto sistema di approcci pratici completi di forze che sono correlate tra loro in ogni modo possibile. Alla luce di questo sarebbe un ingiustizia verso l'umanità se impartissi questi insegnamenti senza dimostrare, almeno in piccola parte, l'uniformità di fondo presente in tutti i comparti del pensiero umano. Tramite questa uniformità diventa possibile eliminare, in qualche misura, il senso di separatività ed esclusività che oggi causano tante incomprensioni e sospetti. Voglio dunque sottolineare l'uniformità di fondo delle variegate credenze degli uomini ovunque sia possibile, ma si deve realizzare che nel fare questo non sarò in grado di entrare nei dettagli. I dettagli verranno forniti quando richiesti richiesto nell'appropriata sezione degli insegnamenti, ma per evitare il caos e confusione, dobbiamo sempre iniziare dalla generale prospettiva globale di più ampia portata, e poi lavorare verso i particolari. Non sarebbe un comportamento saggio iniziare con troppi dettagli, e da questo punto di vista il lettore non dovrebbe assumere che le informazioni date siano complete. In relazione a quanto sopra, è illuminante notare che questa sezione degli insegnamenti relativi alla manifestazione e al sognatore rivela la verità mistica riguardo agli insegnamenti della Chiesa Cristiana su questo concetto, che lo ha definito come il Figlio di Dio. Sappiamo già che il figlio è un simbolo di consapevolezza, ma nelle scritture cristiane il Figlio di Dio è spesso identificato con la Parola. Il Vangelo di Giovanni 1:1 riporta “Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio“. In altre parole, prima della manifestazione, la Parola era già in esistenza, e da quello che sappiamo oggi, è chiaro che la Parola, o il Figlio di Dio, è infatti la consapevolezza intrinseca.


Tuttavia, a questo punto bisogna andare cauti, vale a dire, il lettore non deve cadere nella trappola di cercare di equiparare alla lettera il concetto di Dio con il nagal. In pratica si scoprirà che non c'è alcuna discrepanza tra gli insegnamenti Toltechi e le verità rivelate nelle scritture Cristiane, ma le interpretazioni della Chiesa Cristiana di quelle verità sono spesso alquanto fuorvianti. Ciò è particolarmente vero in relazione alla divinità. Su questo punto in particolare le Chiese Protestanti hanno molte responsabilità, perché la loro presentazione della divinità è stata distorta fino al punto da essere diventata irriconoscibile. Esaminiamo, pertanto, molto brevemente la divinità, o l'inesprimibile, in relazione al sapere dei veggenti Toltechi. Abbiamo il grande vuoto che chiamiamo il nagal, che in sostanza contiene in sé il potenziale di una triplicità. Questa triplicità non è difficile da cogliere se si pensa che la consapevolezza in sé ha due polarità, vale a dire l'intento e la mente. Si noti, tuttavia, che a questo livello ci si riferisce alla consapevolezza intrinseca, che è di per sé intangibile. Dal nostro punto di vista umano l'unica cosa che possiamo dire di consapevolezza intrinseca, è che Si Muove. È solo il movimento della consapevolezza intrinseca, cioè l'intelligenza attiva, ovvero il tonal, che la mente umana può concepire come manifestazione nel vero senso della parola. Si tratta di un punto importante da tenere a mente se vogliamo comprendere esattamente cosa si intende con il termine nagal, o l'Inesprimibile. Di conseguenza dapprima c'era Nessuna-Cosa. Questo è lo stato di essere al quale ci si riferisce come Esso É, e che può che essere espresso solo con le parole 'Io Sono'. Questo è lo stato indifferenziato di pura consapevolezza. In secondo luogo, c'è quell'Esistenza che segna il punto in cui il Nagal diventa consapevole di se stesso come una dualità, vale a dire, È e la Sua Consapevolezza. Questa Esistenza viene espressa con le parole 'Io sono Questo'. Qui, è importante tenere a mente che lo scopo della consapevolezza è sia di separare che unire. (Vedi Capitolo Ottavo). Da quello che già sappiamo sulla consapevolezza è perciò chiaro che questa Esistenza è una delle polarità della consapevolezza intrinseca, vale a dire il principio pensante che separa – la mente. Terzo, abbiamo quell'Esistenza in cui il nagal si riconosce come se stesso e la sua consapevolezza un'esistenza caratterizzata dalle parole 'Io sono Ciò che Sono'. Questa terza Esistenza è chiaramente il principio espressivo (feeling) che unisce, vale a dire l'intento. (Fig 16)


Nelle Scritture Cristiane la divinità viene descritto al contrario, sottolineando così il fatto che tutto è una manifestazione di intelligenza che implica la consapevolezza, o la Parola. Pertanto la frase 'in principio era la Parola (il Verbo)', si riferisce alla mente originale (Io Sono Questo), la frase 'la Parola (il Verbo) era presso Dio' raffigura l'unità tra il nagal e la sua consapevolezza, l'intento (Io Sono Ciò che Sono) e la terza frase 'la Parola (il Verbo) era Dio' allude alla coscienza indifferenziata (Io Sono). Nella Cabala Ebraica questi tre diversi stati di Vita Non Manifesta vengono indicati come i tre Veli dell'Esistenza Negativa, Ain, Ain Soph, Ain Soph Aur – rispettivamente Negatività (Io Sono), l'Illimitato (intento, Io sono Ciò che Sono), e l'Illimitata Luce (mente, Io Sono Questo). Gli studenti di altre religioni possono, dalle informazioni impartite qui, elaborarsi le corrispondenze esistenti all'interno di quella specifica religione. Ai fini di questi volumi io mi limito alla rivelazione degli insegnamenti Toltechi nascosti entro i precetti del Cristianesimo e della Cabala Ebraica, perché, in primo luogo, una percentuale enorme di umanità oggi è cristiana, e in secondo luogo, perché gli studenti della Cabala esoterica hanno in una certa misura conservato nella loro tradizione molte verità dei Toltechi. A proposito della divinità è essenziale che teniamo a mente che il secondo e il terzo aspetto sono i due poli opposti della consapevolezza intrinseca. A questo proposito è molto interessante notare qui le parole di Gesù Cristo, che i Cristiani riconoscono non solo come il Figlio di Dio, ma anche come l'incarnazione della Parola, perché in Giovanni 8:12 afferma, 'Io sono la luce del mondo'. I Cabalisti danno la risposta a questa mistica dichiarazione in modo molto conciso nella loro interpretazione del secondo e terzo aspetto della divinità. L'Illimitato e la Luce Infinita sono le due polarità della consapevolezza intrinseca, che sappiamo essere simboleggiata dal figlio, e quindi non è affatto sorprendente che il Figlio di Dio dovrebbe far riferimento a se stesso come la luce del mondo.

Prima di procedere oltre, dobbiamo prima chiarire un punto che troppo spesso provoca una grande confusione, vale a dire, l'ordine o la sequenza della manifestazione. La confusione nasce del termine 'manifestazione', quindi cerchiamo di precisare molto chiaramente ciò che in realtà implica questo termine. La parola 'manifesto' deriva dal latino e significa letteralmente 'colpito con la mano'. Vediamo quindi che questo termine implica sia la dualità che la fisicità, perché è ovvio che, al fine di colpire con la mano, ci deve prima di tutto essere qualcosa da colpire; e in secondo luogo, che questo qualcosa sia tangibile. In altre parole, il termine 'manifestazione' si riferisce a quell'essenziale dualità nagal-tonal. Tuttavia, come abbiamo già notato, è semplicemente impossibile concepire ogni atto di manifestazione senza l'esistenza della consapevolezza. Esistenza, tuttavia, non significa necessariamente manifestazione, come è fin troppo chiaro nel caso della Vita Non Manifesta. Il termine 'esistenza' può anche applicarsi ad entrambi sia manifesta che non manifesta. Nel caso in questione, dobbiamo quindi renderci conto che la consapevolezza esiste prima dell'atto di manifestazione. La confusione nasce dal fatto che noi possiamo solo percepire la dualità essenziale del nagal-tonal, e in questo si tende a dimenticare che questa dualità comporta che la consapevolezza è insita in questa dualità. In altre parole, nell'atto di manifestazione l'ordine sembra essere semplicemente nagal-tonal (fig. 17a), ma il flusso effettivo


del potere nel processo di manifestazione è nagal, consapevolezza, tonal. (Fig.l7b)

Questo flusso di potere è vitale per la nostra comprensione dell'effettivo processo della manifestazione, dal momento che vediamo già riflesso nell'Inesprimibile il suo scopo per la manifestazione. Questo è un altro concetto difficile da verbalizzare, ma dobbiamo cercare di fare almeno po' di chiarezza su questo tema estremamente astruso. Se dessimo un'occhiata al nostro grafico di base della manifestazione (Pag 281, Fig. 15) possiamo chiaramente notare l'essenziale dualità del nagal-tonal. Ma se noi ora osservassimo questo grafico in termini dell'effettiva manifestazione fisica, otterremmo quella triplicità che è già stata spiegato come la triplice costituzione dell'uomo e dell'universo. Tuttavia, nel numerare questa triplicità (Fig.18), si deve ovviamente utilizzare la stessa sequenza descritta in precedenza, ma, così facendo, portiamo alla luce uno dei più sconcertanti misteri sia dell'universo manifesto che del non manifesto.


Questo mistero è già stato toccato in precedenza nello spiegare i due tipi di consapevolezza e nella nostra concezione di Inesprimibile, ma il lettore attento avrà notato che a quel punto ho semplicemente sorvolato su di esso. Ora, però, abbiamo abbastanza dati di base per poter spiegare questo problema in modo più completo. Fatemi iniziare con lo spiegare che prima di trovarsi di fronte a questo mistero i Toltechi non sapevano che ci fossero due tipi di consapevolezza, e quindi davano per scontato che tutta la consapevolezza era uguale. Tuttavia, da quello che aveva scoperto sulla divinità, sapevano che la consapevolezza deve precedere il tonal, ma dal momento che l'intero scopo della manifestazione fu quello di evolvere la consapevolezza, questo fatto ora non ha molto senso. Sapevano anche che l'universo manifesto non avrebbe potuto differire nel contenuto dall'Inesprimibile, e quindi che il secondo e il terzo aspetto dell'universo manifesto devono anche essere i due poli della consapevolezza. (Fig.16) Anche questo fatto ha poco senso, dal momento che l'evoluzione inizia solo a questo punto, ma da dove proviene questa consapevolezza? Questo mistero sconcertò i veggenti Toltechi per un tempo terribilmente lungo, sin dal momento che si posero la classica domanda, 'È nato prima l'uovo o la gallina?' Come risultato confusione e dubbio regnavano supremi, dal momento che gran parte delle loro conoscenze raccolte fino a questo punto vennero messe severamente in discussione e un numero crescente di veggenti iniziarono a sospettare che i veggenti precedenti avessero commesso un grave errore bella loro ricerca sulla Vita Non-Manifesta, o l'Aquila, come era allora ancora chiamata. Eppure, infine, è stato proprio questo mistero che ha condotto i veggenti toltechi alla scoperta dei due tipi di consapevolezza. Per capire completamente questo concetto, dobbiamo tornare alla nostra considerazione precedente sull'Inesprimibile, vale a dire la divinità. Qui, iniziamo con la dualità di base del nagal e la sua consapevolezza. Tuttavia, nel considerare le due polarità della consapevolezza, è importante dover afferrare le implicazioni più profonde di questi due poli. Ci si deve rendere conto che è solo tramite la consapevolezza che il nagal può definire il suo scopo. Il nagal esprime questo scopo, come intento, che è definito come la volontà-di-manifestarsi. Tuttavia, poiché l'intento è il principio che unisce, ciò implica che lo scopo del nagal è quello di manifestarsi, in modo da far esperienza su se stesso essendo ancora l'ignoto. In altre parole, il nagal desidera unire il noto e l'ignoto. Ora facendo riferimento alla Figura 19, si comprende che per unire il noto e l'ignoto, il nagal (1) ovviamente deve prima separare il noto dall'ignoto, e poiché la natura della mente è quella di separare, non è difficile cogliere il fatto che la mente è la causa della molteplicità che chiamiamo il tonal (3). Siamo quindi in grado di dire che la mente equivale al tonal. L'intento (2), d'altra parte,


è l'espressione della volontà-di-manifestarsi del nagal, e come tale non significa solo l'unità, ma anche fa in modo che la mente inizi l'operazione di separazione. Vediamo quindi che l'intento è innanzitutto responsabile per l'unità, ma anche indirettamente per la separazione, e in questo viene mostrato il vero riflesso della consapevolezza nel suo duplice ruolo di separare e unire. Di conseguenza siamo in grado di equiparare l'intento con la consapevolezza. Tuttavia, resta il fatto che il secondo e il terzo aspetto della divinità sono i due poli della consapevolezza intrinseca, e fu solo quando i veggenti toltechi colsero il mistero della consapevolezza che si rendettero conto di ciò che alcuni di loro avevano cominciato a credere un errore, non era un errore come tale, ma piuttosto la chiave per un altro più profondo mistero.

Partendo dalla consapevolezza che la mente è separativa per sua natura, i veggenti Toltechi scoprirono che è davvero il terzo aspetto della divinità, che, sotto la pressione del suo polo opposto, l'intento (la volontà-di-manifestarsi), estende le sue potenzialità nella manifestazione fisica. Qui è fondamentale realizzare che sebbene il terzo aspetto della divinità si estenda nella manifestazione, il secondo e il terzo sono comunque aspetti di una singola e stessa forza, vale a dire, la consapevolezza intrinseca. Inoltre, la mente si estende solo come una conseguenza della pressione dell'intento, e perciò è abbastanza chiaro che la consapevolezza intrinseca si muove come un tutt'uno, e in quel movimento diventa intelligenza in azione o, molto semplicemente, intelligenza attiva. È quindi la consapevolezza intrinseca della divinità che è alla base di tutta la manifestazione. Tutte le implicazioni di questo fenomeno sono troppo vaste per poterle chiarire qui, ma si può per ora dire che ciò che è la consapevolezza intrinseca nella Vita Non Manifesta diventa ciò che è intelligenza attiva nella Vita Manifesta. Il significato immediato di questo fatto è che, apparentemente, anche la divinità deve iniziare la sua esperienza di vita manifesta basandosi su qualunque conoscenza abbia al suo inizio. Poiché, rendendosi manifesta o incarnandosi con solo la sua consapevolezza intrinseca, è questa consapevolezza che determina l'azione della divinità, fino al momento in cui potrà evolversi con più consapevolezza. Al fine di comprendere completamente la faccenda, si deve capire che l'intento, essendo la volontà di manifestarsi, esercita una pressione sulla mente per far si che estenda il suo potenziale nella manifestazione fisica. È questa estensione che riconosciamo come il movimento della consapevolezza intrinseca. Questo movimento è il primo atto della creazione, che noi definiamo semplicemente intelligenza potenziale, dal momento che la differenziazione tra il noto e l'ignoto non ha ancora avuto luogo, e quindi l'intelligenza può esistere solo come un potenziale. Ora abbiamo la situazione in cui la consapevolezza intrinseca rimane intatta nel suo piano di Vita NonManifesta, e allo stesso tempo ha una sonda, per così dire, all'interno della Vita Manifesta.


Una frazione di Dio Trascendente è diventato Dio Immanente, ma ricordate che questa frazione, questa sonda di consapevolezza intrinseca, è solo un polo della sua totalità, cioè, la mente. Ora, poiché lo scopo della consapevolezza non è solo quello di separare ma anche di unire, l'intento, il principio unificatore, esercita ancora una volta la pressione sulla sua polarità opposta, la mente. Questo è il secondo atto della creazione che fa si che l'intelligenza potenziale, Dio immanente, diventi consapevole della sua incompletezza. Di conseguenza, l'intelligenza potenziale comincia a sognare la totalità del sé. In questo atto del sognare, l'intelligenza potenziale diventa intelligenza attiva, dal momento che sognare è molto più un'azione. Si noti che ancora una volta la consapevolezza ha preceduto la separazione, ma questa consapevolezza è ancora solamente la pressione dell'intento per l'unificazione. Ciò nonostante, in questo risiede il motivo per cui l'origine della coscienza in evoluzione è la pressione dell'intento. (Fig.20)

Ora possiamo vedere chiaramente la differenza tra la consapevolezza intrinseca, l'intelligenza e la consapevolezza in evoluzione. All'interno della consapevolezza intrinseca della divinità, l'intento registra la spinta a manifestarsi, in modo che la divinità possa espandere la propria consapevolezza, e di conseguenza esercita la volontà-di-manifestarsi sulla mente. La mente riconosce questa spinta, ed essendo separativa per natura, estende il suo potenziale nella manifestazione. Poi esercitando su questa potenzialità il desiderio verso l'unificazione, l'intento spinge l'intelligenza potenziale a diventare intelligenza attiva in modo che l'evoluzione della coscienza possa essere avviata. In tutto questo però, non si deve dimenticare che sebbene sia il terzo aspetto della divinità ad estendere il suo potenziale nella manifestazione, in sé non è che una delle due polarità della consapevolezza intrinseca, e che queste due polarità si muovono insieme per raggiungere la manifestazione. L'implicazione di questo è che la consapevolezza intrinseca è il vero tessuto dell'universo manifesto, perciò un gran numero di veggenti Toltechi lavorarono a lungo e duramente su questo concetto prima di rendersi finalmente conto che la consapevolezza intrinseca non era la stessa cosa della consapevolezza in evoluzione. In ultima analisi si può solo stare in soggezione di come Dio Trascendente diventi Dio Immanente, pur rimanendo ancora intatto - un mistero che sfida qualsiasi logica! E 'anche questo mistero che ha portato i cristiani a credere che Gesù Cristo fosse l'incarnazione della Parola, perché in Giovanni 1:14 si afferma, 'E il Verbo (Parola) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi'. In altre parole, la consapevolezza intrinseca, il Verbo (Parola), si rese manifesta (carne). A proposito di questo, un'altra verità basilare trovata sia nel Cristianesimo che nella Cabala è il concetto mistico di ciò che il Cristianesimo ha definito lo Spirito Santo. Nel Vangelo di Giovanni 5:7 si afferma, 'Perciò tre son quelli che testimoniano nel cielo: il Padre, e il Verbo ( Parola), e lo Spirito Santo; e questi tre sono una stessa cosa'. Non è difficile vedere da questo testo che lo Spirito Santo si riferisce al terzo aspetto della divinità, cioè in linea di principio la mente, o la Luce Infinita della Cabala. Gesù Cristo, l'incarnazione del Verbo (Parola), lo


conferma, perché in Giovanni 14:26 dice: Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v'ho detto'. Si noti che Cristo dice 'nel mio nome', alludendo al fatto che quando il principio pensante, la mente, è attivo in collaborazione con il principio senziente, l'intento, la piena consapevolezza diventa possibile, e di conseguenza lo scopo di tutto verrebbe rivelato. Prima di proseguire oltre a questo punto, dobbiamo prima chiarire un fatto riguardante gli schemi che stiamo usando. Il lettore più attento avrà notato che, sebbene tutti gli schemi usati dopo la Figura 15 siano ovviamente basati su questo modello, ci siamo tuttavia spostati da un triangolo rettangolo a un triangolo equilatero. Questo non è stato fatto con leggerezza, e nemmeno implica che ora possiamo ignorare ciò che è stato spiegato con il triangolo rettangolo. Il triangolo rettangolo è uno schema più preciso, che mostra il rapporto di interazione tra il nagal e le due polarità del tonal. Realizzate, tuttavia, che questi rapporti si riferiscono solo all'interazione e non ai rapporti in quanto tali. Dal momento che la manifestazione è un intero, nessuna parte può essere maggiore di un altra, e di conseguenza se vogliamo descrivere la manifestazione in quanto tale, allora siamo costretti a utilizzare il triangolo equilatero, in cui tutti e tre i lati sono di uguale lunghezza, e tutti e tre gli angoli sono pure uguali. Per quanto riguarda i triangoli, è interessante notare che non solo è la consapevolezza intrinseca il tessuto dell'universo manifesto, ma dal momento che è l'espressione dello scopo del nagal, esso ha anche la qualità di essere direzionale, cioè lineare. A questo proposito, si noti che ogni retta è composto da 180 °, che è anche la somma di gli angoli di un triangolo. Questo fatto è menzionato qui solo per dimostrare l'interrelazione della vita, siccome le profonde implicazioni di tutto questo sono quanto mai ampie, e possono essere spiegate in uno stadio successivo. Avendo ora afferrato il primo livello della manifestazione, si può vedere che questa manifestazione primordiale è un esatto riflesso della divinità, perché Dio Trascendente è in effetti diventato Dio Immanente. L'intelligenza potenziale riflette il nagal, vale a dire il grande vuoto che è il potenziale di Ogni-Cosa. La pressione dell'intento è solo una pura espressione dell'intento, mentre l'intelligenza attiva è anche un'espressione della mente. Da questo è ora altresì evidente che la pressione dell'intento (consapevolezza in evoluzione), e l'intelligenza attiva (il tonal) sono, ovviamente, le due polarità della consapevolezza dell'intelligenza potenziale. (Fig.20) Questa trinità di forze, naturalmente, comprende specifiche configurazioni di campi di energia e, quando percepita dal veggente, si traduce in un'esperienza che non si può dimentica. Sono squisitamente belle nella loro semplicità estrema e assoluta purezza, mentre la potenza incredibile della loro vibrazione è allo stesso tempo mozzafiato e davvero formidabile. Di conseguenza definiamo questo triangolo la trinità superlativa, uno stato di esistenza che può essere descritto soltanto come pura eccellenza. È questa trinità che viene anche denominata lo spirito* in tutti i riferimenti sulla vita manifesta, dal momento che questa trinità è davvero l'Inesprimibile reso manifesto. * Il termine lo 'spirito' viene utilizzato soltanto, in relazione all'Inesprimibile reso manifesto, ma si dovrebbe notare che il vuoto cioè l'Inesprimibile è il vero spirito che pervade tutto l'universo manifesto e lo trascende. (Fig.21a)


Le frecce indicano il flusso di potere. Non c'è molto che possiamo dire circa l'intelligenza potenziale, tranne che essendo l'incarnazione del nagal, è ancora del tutto silenziosa, serena e pacifica nella sua contemplazione di uno scopo che possiamo solo immaginare. Abbiamo quindi definito questo livello di esistenza come il Mondo della Contemplazione. (Fig.21b)

La pressione dell'intento, essendo l'embrione della consapevolezza in evoluzione, è la base di tutti gli aspetti della vita di pertinenza della consapevolezza. A questo proposito rendiamoci conto che ogni azione, sia essa mentale, emotiva o fisica, è semplicemente il risultato della consapevolezza, che in ultima analisi è la pressione dell'intento. Pertanto, poiché la pressione dell'intento è l'iniziatrice di tutte le azioni, e poiché la vita è una danza di innovazione e di creazione, abbiamo denominato la pressione dell'intento il danzatore dei danzatori che fa da coreografo alla danza della vita. Di conseguenza, definiamo questo livello di esistenza come la Danza e il Danzatore o, più semplicemente, il Mondo della Creazione.


L'intelligenza attiva è il tonal cosmico, che è negativo o femminino, posto in relazione con il nagal. È quindi colei che i Toltechi chiamano la Madre di Ogni-Cosa, dalla quale tutto quanto riguarda la vita manifesta, così come la conosciamo, è nato. Questa è colei che è la Madre Eretta, Mara, l'Uno delle Lacrime, il cui fertile grembo è pieno di energia fluida sconfinata come i grandi oceani, e che il suo compito è partorire, dando vita continuamente allo scopo dell'Indicibile. Mara, l'Uno delle Lacrime, è assolutamente silenziosa nella sua contemplazione dello scopo del nagal, e abbiamo quindi denominato questo livello di esistenza il Mondo del Silenzio. Tuttavia, Mara, come tutte le femmine, ha due aspetti, e nella nostra considerazione di questo fatto, si ricordi che l'intelligenza potenziale è l'estensione della mente in manifestazione, ed è dunque femminile in relazione alla mente. Ci si renda conto che rispetto al nagal, l'intelligenza potenziale è il progenitore di Mara, e quindi nei termini Toltechi viene indicata come Mara la Vergine, la donna raggiante, ancora pura e senza macchia nel suo sogno di un ideale divino. Ma quando l'intento esercita la sua pressione sulla mente verso l'unificazione, e, di conseguenza, la mente instilla all'interno dell'intelligenza potenziale il desiderio di completarsi, in modo che il processo della manifestazione possa essere portato a compimento. Con questo atto, Mara la Vergine diventa impregnata dalla sua controparte maschile, il terzo aspetto della divinità, ciò che i Cristiani chiamano lo Spirito Santo. L'intelligenza potenziale, la donna, è ormai diventata, tramite la pressione dell'intento, intelligenza attiva, che è il secondo aspetto di Mara - quello che i cristiani si riferiscono come la Madre col Bambino. In altre parole, l'intelligenza attiva, il tonal cosmico, porta dentro al suo grembo l'embrione della consapevolezza in evoluzione. (Fig.21b)

Quando arriviamo al livello successivo della manifestazione ci troviamo di fronte ad un altro mistero della consapevolezza, dal momento che il prossimo triangolo rappresentante la manifestazione è una replica esatta del precedente, ma piuttosto stranamente ne è l'immagine speculare. Il motivo per cui si presenta questa immagine speculare è perché, all'interno dell'universo manifesto oltre questo punto, ora abbiamo non solo la forza della consapevolezza intrinseca, ma anche la forza della consapevolezza in evoluzione. In altre parole, mentre prima c'era solo un tipo di consapevolezza, ora ce ne sono due che interagiscono l'una con l'altra. Questo punto diverrà più chiaro man mano che progrediamo nel nostro studio della manifestazione. Come abbiamo osservato in precedenza in questo capitolo, questa interazione tra la consapevolezza intrinseca e la consapevolezza in evoluzione apporta la qualità dell'inclusività, un elemento che non era presente nella manifestazione prima di questo punto. Questa inclusività è naturalmente l'obiettivo dell'evoluzione, perché sappiamo che lo scopo del nagal è quello di includere l'ignoto (sconosciuto NDT) all'interno del noto (conosciuto NDT). Possiamo quindi definire la qualità dell'inclusività come la manifestazione dello scopo del nagal. Tuttavia, questo è perlopiù quanto si possa dire sull'inclusività, poiché anche se sappiamo essere lo scopo del nagal, non abbiamo alcun modo di determinare cosa possa o non possa implicare tale scopo. Non dobbiamo mai dimenticare che ne sappiamo ben poco sull'Inesprimibile, salvo che intende delineare l'ignoto. Da questo possiamo tranquillamente assumere che questo significa che l'Inesprimibile voglia conoscere il suo pieno potenziale, ma quello che esattamente ciò comporta, e ciò potrebbe avere generato questo desiderio, in primo luogo, si trova saldamente relegato nel regno dell'inconoscibile.


Di conseguenza, i veggenti Toltechi hanno dato alla qualità dell'inclusività lo stesso titolo riservato alla sua controparte non manifesta, vale a dire, Esso È, e poiché viene definita come la manifestazione dello scopo del nagal, viene anche definita l'Occhio dell'Aquila o, semplicemente, L'Occhio. Rendetevi conto, in ultima analisi, che è l'intento la vera espressione dello scopo del nagal, e quindi l'inclusività, o l'Occhio, è altresì la manifestazione dell'intento. Al momento sappiamo molto poco sull'inclusività, o intento, oltre al fatto che accade, e a causa di questo, è semplicemente lì. Tutto quello che realmente sappiamo sull'Occhio sono gli effetti che provoca sulla vita in generale. Di questi effetti, di gran lunga il più significativo è quello che l'uomo comprende come magnetismo, di cui la forza di gravità è un aspetto. Più avanti torneremo sulle nostre considerazioni riguardo all'Occhio, in modo da poter esaminare alcuni dei suoi effetti in modo più dettagliato, ma per ora ci limiteremo alla sua influenza sulla manifestazione. L'inclusività è la qualità più peculiare della consapevolezza, perché per certi versi è proprio lì e in altri è da nessuna parte. Per esempio, ogni uomo o donna sanno quando sono coscienti. Tale consapevolezza è ovviamente basata su tutte le esperienze passata e present, innescando una anticipazione del futuro. Questo mostra chiaramente l'inclusività della consapevolezza, ma nel momento attuale non si è mai consapevoli di come il passato, il presente e il futuro fluiscano in un istante di percezione. Questo istante, che ora esiste, non è, naturalmente, congelato, ma è in continuo movimento verso l'istante successivo, a causa della caratteristica lineare della consapevolezza intrinseca. Tuttavia, il prossimo istante, a sua volta diventa anch'esso ora, in modo che quello che era il futuro nell'istante precedente è diventato il presente, e questo pone in essere un istante nuovo nel futuro. Questo eterno processo, in cui passato, presente e futuro interagiscono insieme nel momento presente, è ciò che sta alla base del concetto conosciuto come l'eterno adesso. Di conseguenza, anche se stiamo reagendo agli effetti dell'inclusività, non siamo mai veramente consapevoli di essa, ed è in questo senso che si dice che è lì eppure non lo è. Ora, nel considerare come la manifestazione procede dal piano della trinità superlativa, è importante ricordare che l'intelligenza attiva, o il tonal cosmico, è il terzo aspetto del trinità superlativa. Pertanto, come la mente, anche l'intelligenza attiva estende il suo potenziale in un altro livello di manifestazione. Questa particolare estensione è di suprema importanza, perché segna la separazione del conosciuto dall'ignoto e, allo stesso tempo rivela anche un altro fatto importante. Rendetevi conto che a livello della manifestazione superlativa, l'intelligenza attiva, il tonal cosmico, non è ancora separato nelle sue due polarità: il noto e l'ignoto. In altre parole, Mara è ancora sola con il bambino. Questo bambino non ancora nato è l'embrione della consapevolezza in evoluzione, procreato dalla mente tramite la pressione dell'intento. Ma è importante ricordare che l'evoluzione della consapevolezza può avvenire solo una volta che il conosciuto venga separato dallo sconosciuto. Questo in pratica significa che la nascita del bambino e la separazione del conosciuto dallo sconosciuto devono coincidere per stabilire un nuovo inizio. Quindi a livello del superlativo, la separazione degli opposti è ancora solo un potenziale. Nel momento in cui l'intelligenza attiva estende il suo potenziale ad un nuovo livello di manifestazione, il bambino è nato, e consapevolezza in evoluzione inizia a esistere. La consapevolezza in evoluzione, a questo punto, è solo un bambino piccolo, ma è comunque una forza che non c'è mai stata prima all'interno di manifestazione, e quindi ha un impatto immediato e potente sull'atto della manifestazione. La progressione lineare della consapevolezza intrinseca viene improvvisamente e drammaticamente frenata; curvandosi ad arco nel momento in cui l'elemento di inclusività viene posto in essere. Con questo avvento, lo scopo del nagal si manifesta nell'universo, e il corso dell'evoluzione viene immediatamente delineato in base a quello scopo, e allo stesso tempo delimitato dallo scopo stesso. Come risultato di questo drammatico cambiamento, l'intelligenza attiva non si limita ad estendere la sua potenzialità in un nuovo livello di manifestazione, ma come era avvenuto con la mente, essendo diventata consapevole dello scopo del nagal, tramite la forza dell'inclusività, ora separa contemporaneamente i due poli del suo essere il noto e l'ignoto. Nella tradizione Tolteca questo atto stupendo viene espresso nell'antico ideogramma che si traduce come: la consapevolezza


in evoluzione, il figlio di uomo, che è il figlio dell'Indicibile e il custode del conosciuto, è nato da Mara, che nel suo cuore ha instillato il segreto della sua sconosciuta controparte. In altre parole, Mara lo sconosciuto femminino, non solo ha dato i natali alla consapevolezza in evoluzione, il conosciuto mascolino, ma ha anche instillato nel suo cuore le conoscenze necessarie al fine di mappare l'ignoto. (Fig.22) In termini Cristiani possiamo esprimere questo dicendo che seppellito nel cuore di Adamo si trova già la brama potenziale per la sua controparte femminile, Eva.

E 'ovvio che la separazione del conosciuto dall'ignoto è un atto di intelligenza attiva che è essenzialmente femminile, cioè, l'ignoto, il primo polo da definire deve essere necessariamente l'ignoto, da cui il secondo polo, il noto (conosciuto), viene estratto. Realizzate, inoltre, che questi due poli dell'intelligenza attiva vengono posti in essere a seguito della nascita della consapevolezza in evoluzione, e che allo stesso tempo, è anche indispensabile che i due poli siano già separati prima che vera evoluzione della consapevolezza possa avere luogo. Di conseguenza, la consapevolezza in evoluzione, essendo essenziale per la materializzazione dello scopo del nagal, è indirettamente, responsabile della manifestazione di questi due poli, ma è anche il prodotto diretto dello scopo del nagal - una doppia natura che non solo è unica per la consapevolezza in evoluzione, ma che fa di essa anche l'immagine speculare dello scopo del nagal, l'Occhio. E 'a causa della relazione unica tra lo scopo del nagal e la consapevolezza in evoluzione che questo intero livello della manifestazione risulta essere l'immagine speculare della trinità superlativa. La consapevolezza in evoluzione, essendo il prodotto dello scopo del nagal, si


identifica quindi con il nagal; mentre il conosciuto, l'immagine speculare dell'intelligenza attiva, si identifica con la mente. Lo sconosciuto, a sua volta è l'immagine speculare della pressione dell'intento, e in questo noi vediamo le basi di una delle verità più sorprendenti della consapevolezza. Ricordate che l'intento, il principio unificatore, è la volontà del nagal di manifestarsi in modo che il suo scopo possa essere raggiunto. Tale scopo, come sappiamo, è quello di unire l'ignoto con il noto (conosciuto). In altre parole, il nagal sta concentrando il suo intento sullo sconosciuto, e la verità che emerge, è che il potere dell'intento eliminerà tutte le cose su cui viene concentrato. Infatti, l'intento non solo produce ciò su cui ci si è focalizzati, ma in realtà lo materializza! Rendetevi conto che il nagal inizia con uno scopo sul quale concentra il suo intento. L'intento diventa quindi una pressione che viene esercitata sulla mente e, a causa di questa pressione, la manifestazione avviene così che la mira a cui lo scopo del nagal tende possa essere realizzata. È per questa ragione che si afferma che c'è una sola forza che tutto pervade l'universo l'intento - e che questa forza è onnipotente. Che cosa sia esattamente l'intento non lo sappiamo, e nemmeno come funziona esattamente, eccetto che ogniqualvolta focalizziamo l'intento su qualsiasi scopo, l'intento dapprima diventerà una pressione, e poi questa pressione si materializzerà raggiungendo lo scopo. Tuttavia, non è che l'intento si materializzi nella meta desiderata, dal momento che rimane sempre intatto sul suo piano. Avviene piuttosto che l'intento elabori la meta desiderata dal tessuto della mente. Eppure, da un altro punto di vista, le creazioni dell'intento sono davvero la materializzazione dell'intento, perché ci si deve ricordare che la mente e l'intento non sono altro che le polarità opposte della stessa cosa, vale a dire la consapevolezza del nagal. Siamo dunque giunti alla realizzazione sorprendente che l'intera manifestazione dell'universo è stata creata dal secondo aspetto della divinità tramite il terzo aspetto, la mente, che naturalmente è se stesso! Di conseguenza, non importa quanto sconvolgente possa essere, dobbiamo riconoscere il fatto che l'ignoto è in realtà la materializzazione della pressione dell'intento, che alla fine della fiera, è l'intento stesso. E tuttavia sia l'intento che la mente, più o meno rimangono alla stessa stregua del padre e della madre dopo la nascita del bambino. Questo fatto rivela il vero significato di quel concetto mistico presente nelle scritture cristiane in cui Eva viene creata da una delle costole di Adamo. Se l'uomo è il microcosmo del macrocosmo, allora diventa ovvio che il microcosmo deve riflettere il processo macrocosmico della manifestazione. Vedremo esattamente come questo funziona al livello successivo della manifestazione, ma per ora rendetevi conto che Adamo è l'uomo archetipo, ma, essendo un uomo, per lui lo sconosciuto è la sua controparte femminile, Eva, la donna. Questo è l'esatto riflesso del macrocosmo, in cui l'Inesprimibile, il mascolino non manifesto, desidera ardentemente conoscere la sua controparte sconosciuta: la manifestazione, l'Eva cosmica. In senso peculiare l'ignoto è il destino di tutte le forme di vita, ed è per questo motivo che il destino non potrà mai essere previsto. Tutto ciò che ognuno di noi possa mai conoscere sul proprio destino è ciò che viene definito il fato. Tuttavia, il fato è solo quella piccola parte del destino che è lo scopo di una vita in particolare, e quindi il destino come tale non potrà mai essere conosciuto in anticipo, ad eccezione di quella parte che è già successa nel passato. La ragione di questo è perché tutte le forme di vita, tra cui l'uomo, sono solo le unità di quella grande vita che chiamiamo l'Inesprimibile, il cui scopo è quello di esaminare l'ignoto. Questo, in effetti, significa che l'ignoto deve quindi essere necessariamente il destino di tutte le forme di vita. Di conseguenza, chiamiamo lo sconosciuto, il Mondo del Destino. Quando il veggente percepisce questo livello di esistenza, sebbene sia un po' scuro e soffuso, vede la più fantastica miscela di colori e di conseguenza, ci si riferisce anche semplicemente come colore. Il conosciuto contiene tutto il senso di quella parte del destino già dischiuso. Contiene pertanto tutte le esperienze passate, sia positive che negative e, di conseguenza, è uno strano miscuglio di energie che, da un lato, sono completamente armoniose e, d'altro canto, del tutto incompatibili. Così questo livello di esistenza viene definito come il Mondo della Valutazione, o, in alternativa, il Mondo della Coscienza. Quando questo livello viene percepita dal veggente, si ha una


risonanza inquietante di forze opposte tra loro – una risonanza che dà al veggente l'impressione del suono. La consapevolezza in evoluzione, essendo l'immagine speculare dello scopo del nagal, riflette quindi anche la manifestazione dell'intento. Tuttavia, qui va ricordato che all'interno della divinità l'intento equivale alla consapevolezza intrinseca nel suo complesso – un fatto che in origine ha fatto si che per i veggenti toltechi ipotizzassero che tutta la consapevolezza fosse uguale. (Fig.19) La consapevolezza in evoluzione, essendo l'immagine speculare dell'intento, e quindi in ultima analisi, anche della consapevolezza intrinseca, possiede la peculiarità del movimento, e in ultima analisi, tutta la consapevolezza si muove in un modo o nell'altro. Dal momento che ha tutte le caratteristiche della consapevolezza intrinseca, che è essenzialmente il figlio, possiamo vedere che su questo livello di esistenza il figlio ancora una volta si è fatto carne, ma questa volta in modo molto più significativo, e con un significato immediato dal punto di vista umano. Tenendo presente che l'intero scopo della manifestazione è l'evoluzione della consapevolezza, in modo che l'ignoto possa essere incorporato all'interno del noto, è ovvio che tutta la vita manifesta ruota intorno alla consapevolezza in evoluzione. Quindi diciamo riguardo alla di consapevolezza in evoluzione, il figlio, che è colui che tutti gli uomini cercano, e siccome ha le caratteristiche di entrambi sia del manifesto che del non manifesto, egli è il figlio dell'uomo, che è il figlio dell'Inesprimibile. Inoltre, poiché Mara ha insito nel suo cuore il segreto della sua controparte sconosciuta, si trova anche il motivo per cui se se riusciremmo mai a conoscere noi stessi per quello che in realtà siamo, allora dobbiamo rivolgerci al nostro interno per trovare nei nostri cuori la chiave per aprire la nostra controparte sconosciuta. Abbiamo quindi denominato questo livello di esistenza la Via Con Un Cuore. Come sappiamo, i Cristiani chiamano il figlio il Verbo (Parola), ma da quanto sopra risulta chiaro che non possiamo prendere la narrazione biblica alla lettera. C'era davvero una donna di nome Maria, e anche se lei non era vergine nel significato dato oggi a questa parola, ha generato un figlio bambino di nome Gesù di Nazareth. Eppure questa è un racconto all'interno di un altro racconto, le cui implicazioni superano di gran lunga la portata di questo particolare volume. Basti per ora dire che il racconto biblico è corretto, a condizione che si capisca che la narrazione rivela la verità sulla manifestazione a questo livello specifico. Quel grande essere che ha camminato sulla terra circa duemila anni fa, e che i Cristiani considerano come il loro salvatore, Gesù Cristo, incarna in sé il principio della consapevolezza in evoluzione, il figlio dell'uomo, che è anche il figlio di Dio, e che quindi è in questo mondo, ma non è di questo mondo. Nato da Mara, la Vergine, generato con l'ideale dell'Indicibile, è colui che tutti gli uomini cercano. Rendetevi conto che, tuttavia, non è un essere da trovare da qualche parte là fuori, ma è invece il centro interiore del nostro essere, la consapevolezza in evoluzione, che ci rivela lo scopo e l'intento del nagal nel portare l'ignoto sotto la luce del conosciuto. A questo scopo, Gesù Cristo ha insegnato al mondo che 'il regno di Dio è dentro di voi', e 'cercate prima il regno di Dio '. Eppure, anche dopo duemila anni, l'uomo non ha ancora compreso questo messaggio. Perciò il Cristiano cerca ancora una salvezza al di fuori di sé, e l'Indù cerca ancora di ascoltare la voce di Krishna, mentre il musulmano aspetta ancora la luce dell'Imam Mahdi. Anche i discendenti dei Magi sono ancora alla ricerca della stella di Zarathustra, mentre l'Alchimista cerca la Pietra Filosofale, e il Cabalista si scervella sulle qualità sfuggenti di Tiphareth. Allo stesso tempo tempo, il Massone rimpiange la Parola Perduta, il cantante Rom sta vagando da un posto all'altro alla ricerca del Canto Perduto, il ballerino Basco sta cercando di ricordare la Danza Dimenticata, e il ballerino di flamenco gitano è ancora alla ricerca del Ritmo Perduto. Tuttavia, il guerriero Tolteco sa che non c'è nulla di perso, e quindi non c'è neanche niente da cercare. Quello che è stato perso è la conoscenza dell'uomo del suo potenziale innato, e del suo destino di un essere magico dell'universo. Così, per il guerriero, la consapevolezza in evoluzione è il nucleo del suo essere interiore, e percorrere un sentiero con un cuore è per lui l'unico atto che giustifica il dono inestimabile della vita. Chiamiamo questo livello di manifestazione la Trinità Creativa, ed è questa trinità di forze che viene indicata come il sognatore. Tuttavia, se vogliamo capire perché questa trinità dovrebbe


essere considerata sotto questa luce, dobbiamo far ritornare la nostra mente all'inizio della manifestazione. Si ricorderà che nel primo atto della creazione, la mente, sotto la pressione dell'intento, estende il suo potenziale nella manifestazione. Poi, nel secondo atto della creazione, l'intento esercita ancora pressione sulla mente in modo che l'intelligenza potenziale diventi consapevole della sua incompletezza. Una volta pervenuta a conoscenza di questo fatto, l'intelligenza potenziale comincia a sognare la totalità del sé. Nel considerare il sognare è importante capire che questo è un atto in cui la consapevolezza viene spostata in uno stato alterato di percezione. L'arte di sognare non si limita dunque solo a quei sogni sperimentati durante il sonno, ma, al contrario, di solito è un atto pienamente cosciente intrapreso volontariamente. A questo proposito i sogni ad occhi aperti di un uomo normale aspetti sono strettamente connessi all'arte di sognare, anche se manco a dirlo, la media dei sogni ad occhi aperti è solitamente del tutto caotica e, non avendo un reale significato o scopo, in generale è impotente e inutile. Ciononostante, non implica che i sogni ad occhi aperti o i sogni sperimentati durante il sonno non possano mai essere utili, piuttosto che dobbiamo innanzitutto imparare a come renderli usabili. Quando dunque si afferma che l'intelligenza potenziale inizia a sognare, vuol dire l'intelligenza potenziale genera dentro di sé stati di alterata percezione nel suo desiderio e ricerca di completamento. Di conseguenza, quello che abbiamo definito estensioni o manifestazioni, sono in realtà stati alterati di percezione, o sogni, ognuno altrettanto reale e valido come quelli precedenti. Sebbene questo sia un concetto che non si inserisce comodamente nella mente Occidentale, completamente indottrinata dall'idea che l'unica realtà possibile è il mondo fisico denso, la mente razionale può comunque essere un po' placata dal ricordare che la consapevolezza intrinseca costituisce la base di tutta la manifestazione. Dal momento che l'intero scopo della manifestazione è l'evoluzione della consapevolezza, non è difficile vedere che il sogno dell'intelligenza potenziale viene in parte materializzato nella manifestazione della Trinità Creativa. Tuttavia, rendetevi conto che questo sogno potrà essere pienamente realizzato solo quando l'ignoto verrà incorporato nel conosciuto, perché solo allora ci potrà essere la totalità del sé. Pertanto il processo della manifestazione non può fermarsi al punto in cui la consapevolezza in evoluzione è giunta in essere, dal momento che è lampante che è solo l'inizio dell'evoluzione. Di conseguenza, attraverso gli effetti dell'inclusività, che è la manifestazione dell'intento, lo scopo del nagal è ancora una volta evidenziato. Perciò, la consapevolezza in evoluzione, essendo l'immagine speculare di tale finalità, inizia ora a sognare l'esistenza della sua evoluzione, che è naturalmente anche lo scopo del nagal. Dal momento che i poli dell'intelligenza attiva sono ora stati stabiliti, la consapevolezza in evoluzione può procedere da questo punto con un vero senso e significato, ed è per questo motivo che il la Trinità Creativa è stata definita il sognatore. A questo proposito, rendetevi conto che, anche se il sogno dell'intelligenza potenziale è la totalità del sé, è solo al secondo livello della manifestazione, è solo quando la consapevolezza in evoluzione viene posta in essere e il noto viene separato dallo sconosciuto, che questo sogno diventa una possibilità reale. In altre parole, nella lotta per raggiungere la totalità del sé, l'intelligenza potenziale materializza la Trinità Creativa, ma è la consapevolezza in evoluzione, essendo il riflesso dello scopo del nagal, che sogna la sua controparte sconosciuta alla luce del conosciuto. In questo senso la Trinità Creativa è il sognatore definitivo.


Sebbene le due polarità del tonal cosmico siano ormai state definite, sono ancora il secondo e il terzo aspetto del sognatore e, come tali, sono parte integrante del suo essere. Ciò significa che il sognatore ancora non ha alcun senso di oggettività in relazione a questi due poli della sua essenza. Perciò il sognatore, come la sua progenitrice, la divinità, deve anche riflettersi all'interno della manifestazione al fine di conoscere se stesso. Questo è simile all'utilizzo di uno specchio per vedere il riflesso del proprio viso, perché è quasi impossibile vedere il proprio volto senza uno specchio. Di conseguenza, il sognatore sogna ora in esistenza il terzo livello della manifestazione. Per comprendere come ciò sia possibile, è importante sapere che sia il sognatore che la Trinità Superlativa sono ermafroditi. Secondo le leggi della manifestazione, il Superlativo è femminino in relazione alla divinità, ma è mascolino in relazione al sognatore. Anche il sognatore è femminino in relazione al Superlativo, ma mascolino in relazione alla sua manifestazione, il sognato. Essendo un ermafrodita, e poiché l'ignoto è adesso separato dal noto, il sognatore ha la potenzialità di essere sia mascolino che femminino, così come la relazione tra di loro. Tuttavia, ancora non si riconosce come maschio o femmina, né conosce il significato e lo scopo della cooperazione intelligente. Pertanto ciò che costituisce l'ignoto per il sognatore, è ciò che viene definito genere o sesso. Questa terza fase della manifestazione è l'atto più stupendo di vera creazione, perché è solo a questo punto che l'esistenza cosi come da noi conosciuta viene posta in essere. È per questo motivo che il sognatore è anche chiamato la Trinità Creativa, per il sognatore, l'entità mascolina che non è ancora né uomo né donna, comincia a sognare di essere un uomo per conoscere la sua controparte femminile. Reso in termini cristiani Adamo ha cominciato a sognare Eva, e in quel sogno il terzo aspetto del sognatore, il noto, si protende per Eva, l'ignoto. Questo 'raggiungere' del terzo aspetto, che noi sappiamo equivalere con la mente, è la manifestazione del potenziale del sognatore su un nuovo piano di esistenza. Poiché questo potenziale è maschio-femmina, ne consegue che questa manifestazione è l'espressione di queste due polarità. In altre parole, il sognatore si estende la conoscenza di se stesso al limite e, avendo mentalmente (la mente) raggiunto i limiti del mascolino noto, deve per forza sentire (cuore), la sua strada nel femminino sconosciuto. È quindi questo 'estendersi' del potenziale del sognatore potenziale che si manifesta come maschio e femmina. Tuttavia, è importante sottolineare qui che a questo livello della manifestazione abbiamo solo la separazione delle potenzialità del sognatore in maschio e femmina, e non l'uomo e la donna in quanto tali. Di conseguenza, quando ci si riferisce a questo livello della manifestazione, dobbiamo aver cura di capire che stiamo parlando della mascolino e del femminino del sognatore, e non dell'uomo e della donna come in realtà li conosciamo. Poiché i due poli dell'intelligenza attiva sono stati stabiliti, e poiché il desiderio del sognatore maschile è quello di conoscere la sua altra metà, Eva, la prima polarità ad essere istituito nel nuovo piano della manifestazione è femminino, seguito dalla sua controparte mascolina. Questa nuova polarità è, naturalmente, una manifestazione della potenzialità del sognatore, in modo che possa conoscere se stesso sia come maschio che come femmina. Così questi due poli, la mascolinità e la femminilità, sono il riflesso perfetto del tonal cosmico, e a questo proposito rivelano un fatto molto interessante, ma provocano anche una grande confusione. Se teniamo presente che il sognatore è maschile in relazione alla sua creazione, diventa subito evidente che il maschio è colui che ha l'impulso creativo. Questo impulso creativo può essere soddisfatta solo attraverso la qualità separativa della mente che, in questo caso è il conosciuto. Il conosciuto comporta la mascolinità del sognatore che desidera conoscere il suo sconosciuto femminile, e quindi non è difficile vedere che il maschio equivale al maschile noto. (Fig.23) Ciò implica ovviamente che il femminile equivale allo sconosciuto, un fatto che abbiamo già accertato. Tuttavia, la confusione nasce dal fatto che a seguito di equiparare il maschio con il conosciuto maschile, gli apprendisti spesso non riescono capire come è poi possibile equiparare la femmina con l'ignoto, poiché è ovvio che se l'ignoto è un aspetto del sognatore maschile, anch'esso deve essere maschile. A questo proposito, tali apprendisti sono abbastanza nel giusto, ma dimenticano comunque che il sognatore è maschile in relazione a tutta la sua creazione. Non è


quindi affatto una contraddizione equiparare il femminile con l'ignoto maschile, perché è chiaramente il caso che in relazione al conosciuto maschile, anche per il maschio sarà femminile. Tuttavia, in relazione al femminino sul suo piano, il maschio è proprio maschio. Si avrà meno confusione se si ricorda che noi stiamo descrivendo gli aspetti dell'essere, e non entità fisiche separate che hanno il genere definito. Dopo aver stabilito il suo potenziale sul nuovo piano della manifestazione, il sognatore ha separato il suo potenziale in mascolino e femminino. Ma questi due poli sono, ovviamente, solo due aspetti della consapevolezza del sognatore e sono quindi incompleti come manifestazione. Ne consegue che il sognatore deve anche manifestare il suo primo aspetto, cioè la consapevolezza in evoluzione, su questo piano al fine di completare la manifestazione. In tal modo, il sognatore compie un atto che è abbastanza ingegnoso, ma che comunque sembra essere illogico. Esaminiamo, pertanto questo atto con attenzione, dal momento che alla sua base giace una grande quantità di conoscenza. Ricordate che l'obiettivo del sognatore è quello di conoscerne la propria controparte il femminino sconosciuto, ma, come sappiamo, lo sconosciuto è il riflesso della pressione dell'intento. (Fig.22) Ricorda inoltre che è sempre a causa della pressione dell'intento che avviene la manifestazione. È quindi la femminilità del sognatore che, essendo un'espressione dell'intento, esercita una pressione sulla mascolinità del sognatore per creare le condizioni in cui lo scopo del sognatore possa venire materializzato. In altre parole, la femminilità del sognatore sta costringendo la sua mascolinità per portarsi alla luce del conosciuto. Qui è di grande aiuto tenere in mente che la mascolinità si identifica con il conosciuto. Tuttavia, in questo caso particolare in cui il sognatore ha separato la sua mascolinità dalla sua femminilità, il conosciuto implica che il sognatore ora sa di essere sia maschile che femminile. Di conseguenza, la qualità della mascolinità, essendo espressione del conosciuto, estende il suo potenziale in ciò che sta manifestando nel modo in cui ora sa di essere, cioè maschio-femmina. (Fig.23)


Anche se questo atto è confuso, nel senso che potrebbe sembrare una regressione, in realtà ne è l'esatto contrario. Ma per afferrare questo, è importante ricordare che fino a quando il sognatore manifesta i due poli che costituiscono la sua mascolinità e femminilità, non riconoscere se stesso come maschio o femmina. Tuttavia, avendo separato i poli, è solo raggruppandoli ancora una volta, manifestandoli contemporaneamente, che potrà sapere di essere sia maschile che femminile. Il sognatore avendo manifestato il riflesso del suo primo aspetto, la consapevolezza in evoluzione, sia come maschio o come femmina, sarebbe ancora mancante di una metà di se stesso, e così sarebbe davvero regredito. Questo importante punto ha delle implicazioni assai vaste. Rendetevi conto che la luce è visibile solo su uno sfondo scuro, e anche le tenebre possono essere viste solo in contrasto con la luce, ma questo implica che la luce è separata dalle tenebre. Se la luce e le tenebre non fossero


separate non ne conosceremmo la differenza, e vivremmo in un mondo in cui non vi è giorno o notte, ma solo un monotono semi-opaco grigiore. Esattamente lo stesso principio vale per il sognatore, dal momento che prima giaceva monotonamente nell'ignoranza della sua natura essenziale, ora brilla per lo splendore della sua conoscenza migliorata. Pertanto denomineremo questa nuova manifestazione del sognatore l'essere luminoso. L'implicazione sorprendente di tutto ciò è il fatto che, sebbene l'Inesprimibile abbia avviato il processo della manifestazione nella ricerca dell'ignoto, si sa ora che l'ignoto è in realtà parte della sua intima essenza! In termini Cristiani, Adamo ora sa che Eva è il suo sconosciuto interiore, e sebbene lei sia ancora del tutto sconosciuta, Adamo sa tuttavia che al fine di descrivere l'ignoto, la deve esaminare. È proprio questo fatto che sta alla base della dichiarazione dei Toltechi che l'unica conoscenza che c'è, è la conoscenza del sé. È anche per questo motivo che si dice che tutte le strade non portano da nessuna parte, e che la via del guerriero non è quindi un esercizio di sviluppo spirituale, ma piuttosto una scoperta esperienziale del sé. Come si può vedere dalla Figura 23, quest'ultima trinità è una perfetta replica del sognatore, e poiché è il prodotto del sogno del sognatore, lo chiamiamo il sognato. In questa trinità la mascolinità è l'espressione non solo del conosciuto, ma anche dell'intelligenza attiva e, infine, anche della mente. La femminilità, dall'altra parte, essendo l'esatto opposto della mente, è quindi l'espressione dell'ignoto e della pressione dell'intento, che è in ultima analisi, è l'intento stesso. Tuttavia, ci si renda conto che l'intento dell'Inesprimibile si manifesta nel sognatore come il desiderio di conoscere la sua altra metà e, di conseguenza, la femminilità si esprime come emozione, poiché il desiderio sta alla base di tutte le emozioni. Di conseguenza ciò che riconosciamo come emozione non è che un'espressione dell'intento, ed è soprattutto a causa di ciò che gli apprendisti spesso fanno l'errore di non fare distinzione tra emozione e sensazione (feeling). Da quanto detto sopra è importante per noi sottolineare che l'emozione è una espressione dell'intento, mentre la sensazione (feeling) è l'espressione della conoscenza irrazionale. La distinzione tra le due cose è in effetti una linea sottile, ma comunque è molto importante, perché, a meno che non sia ben chiara nella mente dell'apprendista, la confusione e l'imprecisione prima o poi abbonderanno. A questo proposito, sapere che sebbene l'emozione e la sensazione siano strettamente connesse, in quanto entrambi riguardano il lato sinistro, l'intento e l'irrazionale non sono la stessa cosa. Per chiarire la differenza sarebbe di grande aiuto se ci si rende conto che ogni sensazione, che è l'espressione della conoscenza irrazionale, susciterà sempre un qualche tipo di risposta emozionale, esattamente allo stesso modo in cui qualsiasi pensiero razionale susciterà una emozione. Ma ricordate sempre che emozione è un impulso secondario generato durante l'atto della percezione, il che equivale a dire che l'intento viene attivato come impulso secondario durante l'atto della percezione. Tuttavia, l'impulso primario generato in ogni atto di percezione è il potere personale, che naturalmente è conoscenza, e quella conoscenza particolare verrà registrata o come pensiero razionale, o come un sensazione irrazionale. In altre parole, ogni atto di percezione ha il potenziale di venire registrato sia nel lato destro o in quello sinistro, ma in entrambi i casi un impulso secondario (emozione), verrà generato. Abbiamo quindi la mente e le emozioni che costituiscono i due poli della consapevolezza dell'essere luminoso. Naturalmente, l'essere luminoso stesso è il riflesso della coscienza in evoluzione, ma da ora in poi riconosce se stesso sapendo di essere sia maschile che femminile, ed è una vera immagine di quella conoscenza. Così quando viene visto dal veggente, l'essere luminoso appare come un uovo gigante con due scomparti, chiamati il lato destro e il lato sinistro. La parte destra si identifica con la mascolinità del sognatore, che è in ultima analisi, l'espressione della mente. D'altra parte, il lato sinistro si identifica con la femminilità del sognatore, che è l'emozione, o l'espressione dell'intento. Al fine di non confondersi per quanto riguarda la posizione, ci si deve rendere conto che nel lavorare con questi modelli li stiamo guardando, e quindi la destra e la sinistra sembrano essere invertiti. Ogni uomo e ogni donna è il microcosmo del macrocosmo, ma per vedere noi stessi in quanto tali, dobbiamo occupare il nostro posto all'interno del grande intero. L'unico modo per fare questo è farlo in senso figurato girandoci in modo da trovarci con le spalle rivolte verso il tutto.


Quando lo facciamo, allora il conosciuto viene a trovarsi sulla destra, e l'ignoto a sinistra. Le emozioni, come il loro progenitore l'ignoto, vengono anche percepite dal veggente come un mondo di colori. Tuttavia, ora essendo irradiate da una maggiore conoscenza, questi colori sono molto più brillanti e scintillanti rispetto alla tonalità tenue e scura dell'ignoto. Così la femminilità viene definita il Mondo della Bellezza. La mascolinità, il terzo aspetto del sognato viene, come il suo progenitore, la mente, sempre spinta verso un nuovo stato di essere. Come risultato la mascolinità viene definita il Mondo della Trasmutazione, perché in realtà il suo stesso tessuto costituisce l'essenza della trasmutazione. Al veggente l'essere luminoso appare come un agglomerato di campi di energia, di natura elettromagnetica, e si manifesta nella forma di un uovo gigante luminoso. In definitiva, come vedremo in seguito naturalmente, l'essere luminoso è la manifestazione reale della densa incarnazione fisica di un uomo o di una donna e, per questo motivo, viene spesso identificato come l'altro o, in alternativa, il doppio. Inoltre, poiché questo è anche il mondo in cui i campi di energia contenuti all'interno di un essere luminoso sono chiaramente visibili, questo livello di esistenza è inoltre spesso citato come il Mondo degli Stregoni. Questo ci porta quasi alla conclusione di questa fase della manifestazione, o l'evoluzione della consapevolezza, ma prima di concludere questa sezione, facciamo un rapido riepilogo della manifestazione fino a questo punto. Da tutto quello che abbiamo imparato finora, è chiaro che lo schema di base della manifestazione, figura 15, mostra il quadro complessivo della manifestazione. Inclusi in questo modello ci sono sia la divinità che la Trinità Superlativa, così come le loro riflessioni, il sognatore e il sognato. Quindi l'intelligenza potenziale, come mostrato in Figura 15, è in realtà la Trinità Superlativa, e il tonal cosmico altro non è che i due poli della consapevolezza della Trinità Creativa. La consapevolezza in evoluzione, il primo aspetto della Trinità Creativa, non è solo il prodotto della separazione tra questi due poli, ma è anche la causa della propria evoluzione, che si compie con il sognare in esistenza il suo riflesso, il sognato. (Fig.24)





Abbiamo quindi quel grande vuoto di Nessuna-Cosa, che si manifesta in tre distinte trinità, la superlativa, il sognatore, e il sognato, e ciascuna di queste trinità è una espressione dei tre potenziali aspetti dell'Inesprimibile. La Trinità Superlativa, essendo la prima espressione di tutta la manifestazione successiva, equivale al nagal. Il sognatore, essendo essenzialmente espressione della volontà-di-manifestarsi, equivale all'intento, mentre il sognato, quello stato di essere in cui il sognatore conosce ora la sua propria natura innata, equivale al conosciuto, e quindi con la mente. Sono queste tre trinità che vengono conosciute come le tre grandi fasce di campi energetici. Avendo chiuso il cerchio, questo è fino a quanto la manifestazione può procedere in questa fase. Al fine di procedere ulteriormente, è evidente che l'intero processo dovrà essere ripetuto in qualche modo. Tuttavia, prima che tale ripetizione possa diventare possibile, è necessario in primo luogo per la trinità del sognato di manifestarsi come l'unità essenziale del suo progenitore, la divinità e, in effetti, questo è esattamente ciò che accade. (Fig.25) L'essere luminoso, sapendo ora che è sia maschile che femminile, riassorbe momentaneamente i due poli della sua consapevolezza in se stesso, e ciò comporta non solo una unità, ma anche ciò che può essere descritto come l'autofecondazione. Il prodotto di questa unione è naturalmente l'unità, ma a differenza di suo progenitore, l'Inesprimibile, che è Nessuna-Cosa, questa unità contiene un elemento essenziale, che è il risultato del processo di questa prima fase della manifestazione. Tenendo presente questo, ci si rende conto che ovunque ci sia un processo, l'elemento tempo viene posto in esistenza. Nel grande vuoto dell'Inesprimibile c'era Nessuna-Cosa, nemmeno il tempo, ma in questo secondaria manifestazione di unità vi è ora quel Qual-Cosa che chiamiamo tempo, concepito nel momento in cui il vuoto di Nessuna-Cosa si mosse per la prima volta. Ora, con l'avvento dell'unità nel tempo, la manifestazione è precipitata in una fase completamente nuova del dispiegamento progressivo. Questo nuovo dispiegamento è del tutto identico alla prima fase, eccetto che l'effetto dell'inclusività ha portato l'elemento tempo nella manifestazione secondaria dell'unità. In altre parole, questa nuova unità è ora a conoscenza dell'elemento tempo, e di conseguenza la consapevolezza ha acquisito una nuova dimensione - la dimensione del tempo. Il tempo non è affatto ciò che l'uomo presume che sia, ma qualsiasi spiegazione della sua vera natura ci porterà ben oltre il campo di applicazione delle nostre attuali considerazioni. Pertanto ci basti per ora dire che il tempo è il prodotto del percepire il processo della vita. Il processo della vita è, naturalmente, l'evoluzione della coscienza, ed è qui che trova posto l'equazione:

Rendetevi conto che se la consapevolezza tende all'infinito, il tempo tende a zero. Riflettendo sulle implicazioni di questa equazione verrà rivelata di gran lunga più verità di quella fornita da un milione di parole. In precedenza in questo capitolo si afferma che la dimensione è un particolare espressione della consapevolezza intrinseca, e che ci sono dieci dimensioni. Dal materiale esposto finora la presente dichiarazione dovrebbe parlare da sola, perché in ultima analisi, è chiaro che tutto ciò che riguarda la manifestazione è l'espressione della consapevolezza intrinseca dell'Indescrivibile. Un punto che ora deve essere chiarito riguarda l'uso della parola 'dimensione'. Il lettore esigente avrà notato che nonostante sia stato affermato che ci sono solo dieci dimensioni, e che queste sono espressioni della consapevolezza intrinseca, l'elemento tempo viene anch'esso indicato come una dimensione. Questo è certamente confonde, quindi cerchiamo di capire perché sembra che ci sia questa discrepanza. Alla fine della fiera ci sono infatti solo dieci dimensioni, ma come si vede attualmente, questi dieci dimensioni si evolvono in quattro direzioni da un punto di origine comune, vale a dire,


la consapevolezza intrinseca. Questo è un concetto molto difficile da verbalizzare, in questo punto degli insegnamenti, semplicemente perché è così astruso che non importa quale spiegazione venga proposta, la faccenda apparirà ancora abbastanza confusa. Quindi è sufficiente per ora a dire che ci sono quattro stadi della manifestazione che si sovrappongono uno sull'altro, in un modo che può essere meglio descritto come una quadruplice esistenza. L'analogia più appropriata che mi viene in mente è quella di paragonare queste quattro fasi a quattro livelli sovrapposti. Questi quattro livelli, o stadi, sono ciò che Toltechi chiamano il quadruplice scopo dell'Inesprimibile, e sono ciò che l'uomo riconosce come materia, energia, spazio e tempo (MEST). Queste quattro espressioni del MEST non sono 'piatte' nel modo in cui l'uomo comprende una dimensione, ma sono tridimensionali. Dal momento che la vita stessa non è 'piatta', ma anch'essa tridimensionale, i Toltechi definiscono il termine 'dimensione' come uno stato di esistenza inteso come tridimensionale. Di conseguenza, ognuna delle dieci dimensioni della manifestazione è tridimensionale, come lo sono anche le quattro espressioni del MEST. Tuttavia, rendetevi conto che il MEST non è una diretta espressione della consapevolezza intrinseca in quanto tale, piuttosto il prodotto della quadruplice manifestazione delle dieci dimensioni, pertanto non può essere considerato come una dimensione della manifestazione. Nonostante ciò, il MEST implica specifiche espressioni di certi stati di esistenza, e in questo senso le quattro espressioni del MEST hanno i requisiti per essere definite dimensioni. Inoltre, tanto per confondere ancora di più la questione, si deve anche sottolineare che le quattro dimensioni del MEST insieme costituiscono quello stato grandioso dell'esistenza che i Toltechi chiamano la quarta dimensione. Vediamo quindi che si tratta di semantica, che rimarrà confusa fino a quando l'uomo arriverà a comprendere la quarta dimensione per quello che realmente è. La figura 25 mostra queste dieci dimensioni, che, dobbiamo ricordare, sono anche i dieci punti dell'uomo. A proposito di questo, ci sarebbe un punto da esaminare in modo da evitare possibili confusioni, vale a dire il sistema della manifestazione come descritto da Carlos Castaneda. In quel sistema il signor Castaneda afferma che l'uomo ha otto punti, cioè il nagal, il tonal, la volontà, vedere, sognare, sentire, parlare e ragione. Questo è un sistema basato sulla costituzione settenaria dell'uomo e dell'universo, in cui il tonal e i suoi sei attributi, per un totale di sette, sono sospesi nel vuoto di Nessuna-Cosa, il nagal, dando un totale di otto. All'inizio di questo capitolo ho scritto che, a parte la triplice costituzione di base, ci sono anche costituzioni a cinque punti, a sette punti, e a dieci punti. A questo proposito ho scelto di spiegare la costituzione a dieci punti dell'uomo e dell'universo, non solo perché in questo modo mi adeguo alla tradizione del mio particolare lignaggio, ma anche perché tra tutti i modelli, è il più facile da afferrare, il più utilizzato e, in un certo senso, anche il modello più preciso. Tuttavia, quei lettori che sono interessati a farlo possono elaborare la costituzione a sette punti da soli traendo le informazioni fornite in questo capitolo. Si noti che l'inclusività non viene indicata come una delle dieci dimensioni. Il motivo è che l'inclusività non è una espressione della consapevolezza intrinseca, ma piuttosto il prodotto della l'interazione tra la consapevolezza intrinseca e la consapevolezza in evoluzione. Inoltre, a causa della natura dell'inclusività, la si ritrova a tutti i livelli della manifestazione 'sotto' a quel punto che è l'esistenza per la prima volta. A questo proposito rendiamoci conto anche che l'inclusività è la manifestazione dello scopo del nagal, e questo fatto, insieme alla sua pervasività, è ciò che ha dato origine al concetto Cristiano che Dio è onnipresente, onnipotente, e onnisciente. Di conseguenza l'inclusività non è normalmente raffigurata del tutto all'interno del modello mostrato in Figura 25, ma, se la si vuole mostrare, allora per motivi di chiarezza, è posta al suo punto di origine.



I lettori che hanno familiarità con il Cabalismo ora riconosceranno in questa costituzione a dieci punti sia dell'universo che dell'uomo, le dieci Sephiroth di Otz Chiim, l'Albero della Vita. (Fig.26) I nomi dati dai Toltechi sono molto diversi da quelli della nomenclatura ebraica , e in alcuni casi si possono anche trovare alcune discrepanze, ma nel complesso questo modello è stato conservato intatto dai Cabalisti fino ai giorni nostri. Purtroppo, però, la maggior parte dei Cabalisti non è più veramente in grado di capire le implicazioni o l'uso reale di questo modello. Lo stesso destino ha anche colpito le scritture Cristiane, anche se per coloro in grado di vedere possono trovare all'interno di questi preziosi scritti tutti i segreti del cielo e della terra, i Cristiani stessi sono caduti nella trappola di adorare il valore nominale delle parole e delle frasi, dei simboli e dei modelli, che la maggior parte dello stesso clero non è più in grado di capire.

Per quanto riguarda la cosmologia abbiamo ora una sufficiente comprensione della struttura di base della manifestazione che ci permette di prendere una scorciatoia rispetto alle fasi successive. Qui posso solo affermare o ancora una volta che tutte le informazioni saranno impartite nel posto appropriato all'interno dello schema generale della Via del Guerriero. Non è ora necessario che il lettore si impantani nei dettagli che si estendono ben oltre le sue esigenze attuali di applicazione pratica. Diamo uno sguardo, molto brevemente alle fasi finali della manifestazione in modo da poter acquisire almeno una visione d'insieme della cosmologia. Come abbiamo visto, la prima fase della manifestazione è centrata principalmente sulla separazione del conosciuto dallo sconosciuto. Poiché la separazione è una qualità che prevalentemente appartiene alla mente, è chiaro che l'accento in questa fase della manifestazione viene posto sulla mente, il terzo aspetto della divinità. Pertanto, come risultato della qualità separativa che pervade tutta la di manifestazione in questa prima fase, il tempo viene posto in esistenza, e così fa anche la qualità della discriminazione, che porta inevitabilmente alla sobrietà. Inutile dire che la sobrietà implica la ricapitolazione e, di fatto, questo è esattamente ciò che comporta nella prima fase della manifestazione. L'Inesprimibile, a suo modo ostile, ricapitola la sua esistenza, qualunque essa sia, e nel processo acquista sobrietà. In altre parole, l'Oriente, il luogo della luce, è stata definito separando il conosciuto dall'ignoto. Questa ricapitolazione è l'essenza stessa della trasmutazione, dal momento che in ultima analisi è solo attraverso la sobrietà che possiamo vedere la nostra vita per quello che realmente è, e attraverso questo arrivare anche a capire che i nostri difetti sono in realtà il nostro biglietto per la libertà e il potere. Una volta che questo è stato compreso, abbiamo cominciato a trasformare tali carenze nel dono di potere che nascondono. Pertanto, anche a livello cosmico, la prima tappa nell'evoluzione della consapevolezza è un atto che causa la trasmutazione. Inoltre, ricordate che lo scopo della manifestazione è l'evoluzione della consapevolezza, e dal momento che questa prima fase è centrata sulla mente, chiamiamo la conoscenza che deriva da questo processo la Padronanza della Consapevolezza – l'enigma della mente. Come è stato sottolineato nel primo volume, la padronanza della consapevolezza definisce una delle tre aree di competenza nella quale tutti i guerrieri dovranno impratichirsi nella loro ricerca del potere e della libertà. Nell'attuale considerazione della manifestazione e dell'evoluzione della consapevolezza, tale competenza non implica, naturalmente, avere semplicemente un comprensione intellettuale della


cosmologia. Implica piuttosto avere una comprensione esperienziale dell'uomo, il microcosmo del macrocosmo, perché è solo una tale comprensione, che può avere una applicazione pratica nella vita quotidiana. È quindi anche da questa prima fase della manifestazione che i Toltechi sono stati in grado di osservare le Verità della Consapevolezza, le nove premesse che si basano sulle prime nove dimensioni. Tuttavia, dovrebbe essere chiaro che la Padronanza della Consapevolezza non si limita solo a questa prima fase della manifestazione, ma, al contrario, permea tutta la vita. È quindi solo l'origine della consapevolezza che è confinata a questa prima fase della manifestazione. A proposito di quanto sopra, ci si deve rendere conto che questo stesso principio si applica a tutto il resto che segue, compresa l'arte di sognare. Per motivi di chiarezza abbiamo delimitato i confini, definito i luoghi di origine e abbiamo tracciato le radici di tale origine, così come le conseguenze di tale origine, ma, alla fine della fiera, tutta la vita è interamente e completamente interconnessa. Tutto ciò viene qui menzionato, dal momento che molto spesso si genera della confusione semplicemente perché in genere gli apprendisti tendono a dimenticare questo fatto. Ciò è particolarmente vero in relazione all'arte del sogno, dal momento che il sognare è parte integrante della padronanza della consapevolezza è questo viene spesso trascurato. A questo proposito, e come adesso stiamo scoprendo, anche se è solo nella seconda fase della manifestazione che l'arte di sognare comincia ad assumere un significato riconoscibile, tuttavia ha le sue radici profondamente sepolte nei primi sviluppi della prima fase della manifestazione. L'accento nella fase successiva della manifestazione è posto non sul conosciuto, ma sull'ignoto. Questo, naturalmente, implica dover entrare nell'ignoto per mappare tutto ciò che non era precedentemente noto - un atto che richiede l'uso del sentire (feeling). A causa di questo fatto, e anche perché è indispensabile bilanciare la sobrietà con il suo opposto polare, il sentire (feeling), la seconda fase della manifestazione è incentrata sul secondo aspetto dell'Indescrivibile, vale a dire, l'intento. È quindi chiaro che mentre la prima fase era stata incentrata sul conosciuto maschile, questa seconda fase è ora incentrata sullo sconosciuto femminile. Tuttavia, ci si deve rendere conto che questo fatto è puramente relativo, perché in sostanza è proprio questa seconda fase della manifestazione che rivela pienamente il secondo aspetto dell'Indescrivibile. Questo, come sappiamo, non è solo intento, ma è anche il vero sognatore - il figlio - colui che i Cristiani chiamano il Verbo, il Figlio di Dio fatto carne. (Fig. 25) È pertanto anche in questa fase che la Via con un Cuore diventa ora chiaramente visibile sia nel suo significato che nel suo scopo. Questa seconda fase della manifestazione, essendo centrata sul sentire (feeling), è l'atto di cancellare la storia personale - un atto che segna la morte del vecchio in modo che il nuovo possa emergere. Come tale, la seconda fase della manifestazione riguarda principalmente la trasformazione, ed è qui che sta il vero significato della crocifissione di Gesù Cristo e di tutti gli altri salvatori dell'umanità, non importa con quale nome possano essere conosciuti. Quindi il mistero del Golgota è solo la storia della trasformazione, iniziata con l'atto di cancellare la storia personale. Tramite l'avvento della morte la trasformazione provoca l'eliminazione di tutto ciò che è indesiderabile, in modo che l'evoluzione della consapevolezza possa procedere senza alcun ostacolo. Questo è quindi l'Ovest, il luogo in cui tramonta il sole - la morte. Proprio come l'inclusività aveva alterato radicalmente il corso dell'evoluzione nella fase precedente, così fa anche l'avvento della morte ora sposta l'evoluzione verso un nuovo corso pieno di possibilità che prima non esistevano. Il prodotto risultante in questa fase della manifestazione è ciò che l'uomo comprende come spazio. Come con il tempo, la comprensione dell'uomo dello spazio si riferisce ancora solo all'universo fisico, ed è quindi ancora lontano dalla vera natura dello spazio. Basti per ora dire che lo spazio è il prodotto del percepire lo scopo della vita, e che il prodotto finale di questa seconda fase della manifestazione è l'unità all'interno del tempo e dello spazio. È da questa seconda fase della manifestazione che i Toltechi fanno derivare l'Arte dell'Agguato, perché non va dimenticato che la trasformazione non è possibile fino a quando uno ha imparato a porre l'agguato a se stesso, o in altre parole, praticare il non-fare. Pertanto, anche se la seconda fase della manifestazione è incentrata sul sentire (feeling) e sull'atto di cancellare la storia


personale, l'Arte dell'Agguato, essendo l'enigma del cuore, ha qui la sua origine. Tuttavia, ricordate che la pratica del non-fare (l'agguato a se stessi) è una tecnica che si trova nel Nord. Questo è perché il non-fare e l'agguato generano forza, una qualità della consapevolezza che appartiene propriamente al Nord, anche anche se l'origine di queste tecniche si trova all'Ovest. Da questo punto di vista si vede molto chiaramente l'interrelazione delle tecniche, dal momento che cancellare la storia personale è per lo più un non-fare, allo stesso modo in cui l'arte di sognare è una parte integrante della Padronanza della Consapevolezza. Mentre le prime due fasi della manifestazione sono centrate sulle due polarità della mente e sull'intento, la terza fase è centrato sul nagal stesso, cioè il primo aspetto dell'Indescrivibile. A questo proposito, ricordate che il desiderio del nagal è quello di manifestarsi in modo tale da incorporare l'ignoto nel conosciuto. È quindi ormai chiaro che il sogno dell'intelligenza potenziale nella prima fase della manifestazione si è gradualmente, ma sicuramente materializzato attraverso le successive fasi della manifestazione. Di conseguenza, questa fase della manifestazione è solo il frutto di quel punto entro il primo stadio in cui il sognatore ha cominciato a sognare la sua controparte femminile, che, come sappiamo, è l'espressione dello scopo del nagal. Sognare è un atto che viene attribuito al Sud, il luogo del calore e del desiderio, o emozione. L'emozione, essendo un'espressione dell'intento, è quindi anche l'espressione della volontà-dimanifestarsi, che in questo caso particolare implica la manifestazione del sognato. Tuttavia, siccome l'obiettivo del sognatore è quello di materializzare il suo sogno nella realtà sul piano fisico, questo atto richiede, ovviamente, non solo l'intento, ma anche una dose considerevole di potere. Il potere è il prodotto della percezione, e quindi se vogliamo aumentare il nostro livello di potere personale, allora l'unico per farlo è sognarlo in esistenza. Quello che in realtà tutto ciò significa è che dobbiamo usufruire di tutti i possibili allineamenti dei campi di energia, attraversando l'intero spettro di quelle posizioni del punto d'assemblaggio che siamo capaci raggiungere. In questo modo non solo miglioriamo notevolmente la nostra percezione, ma incrementiamo anche il prodotto di tale percezione, cioè, il potere personale. A questo proposito ricordate che il sognare è uno stato alterato di percezione. Di conseguenza,era dopo era, il sognatore aumenta il suo potere personale impegnandosi in una sequenza dopo l'altra del sognare. In altre parole, il sognatore, la cui essenza è l'intento, sviluppa il suo completo potenziale definendo gradualmente il sognato, utilizzando il potere del suo intento. Tale definizione è ovviamente vitale, al fine di ottenere una materializzazione accurata, e anche per accumulare potere personale. Inoltre, impegnandosi in questo atto, il sognatore può e deve sviluppare la completa e magnifica portata del suo potere magico. Vediamo quindi che anche se l'accento nella seconda fase della manifestazione è stato posto sullo sconosciuto, che è di per sé l'espressione dell'intento, questa terza fase della manifestazione si occupa principalmente di ciò che può solo essere definita come la Padronanza dell'Intento. Ancora una volta vediamo l'interrelazione tra tutti gli aspetti degli insegnamenti Toltechi, e il fatto che tutta la manifestazione non è altro che la diversa espressione di quella forza universale forza: l'intento. A proposito di questo, bisogna capire che anche la ricapitolazione e la padronanza della consapevolezza sono indirettamente espressione dell'intento, sebbene queste due tecniche si riferiscano alla mente, non va dimenticato che la mente non è solo la polarità opposta dell'intento, ma è anche attivata dalla pressione dell'intento. Questo stesso principio vale anche per il non-fare e l'atto di materializzazione nel Nord, rendetevi quindi conto che la manifestazione è per il nagal non manifesto il non-fare definitivo. Quindi dal punto di vista del nagal, il non-fare e la materializzazione sono sinonimi, essendo entrambe le espressioni della volontà-di-manifestarsi, cioè, l'intento. La Padronanza dell'Intento conduce inevitabilmente ad accumulare potere personale. Il risultato che si ottiene è che il potere personale, a questo punto, determina il nuovo corso dell'evoluzione, così come l'inclusività e la morte sono stati i fattori straordinari che hanno ridefinito il significato di evoluzione rispettivamente nella prima e nella seconda fase della manifestazione. Qui, però, è importante sapere che a causa dell'accumulo di potere personale, entra in gioco un altro fattore, vale a dire l'energia,. L'energia è tecnicamente definita come il prodotto


del potere, accumulato attraverso la focalizzazione dell'intento. Come risultato del continuo sognare da parte del sognatore per ere ed ere, l'energia viene accumulata all'interno dell'essere luminoso, rendendolo sempre più brillante e luminoso. Tuttavia, alla fine, questo accumulo di energia è così grande che, quando la trinità del sognato si riassorbe in un tutto unico sotto l'impatto dell'intento, la tensione di questa energia accumulata raggiunge un livello critico. Di conseguenza, ora abbiamo un momentanea unità all'interno del tempo e dello spazio che è colma di energia al punto da essere completamente instabile. Essendo instabile, il riassorbimento non si ferma all'unità, ma continua invece ad aumentare di velocità. Come risultato, questa temporanea unità si contrae fino quasi ad annullarsi, come se collassasse su se stessa. Poi, una volta che la tensione è diventata troppo grande, il processo improvvisamente si rovescia in un rimbalzo tremendo, che può meglio essere descritto come una brillante esplosione al di là di ogni immaginazione. Come una gigantesca esibizione dei più impressionanti fuochi d'artificio, l'energia esplode totalmente trasfigurata. È questa trasfigurazione di energia che è la vera materializzazione della materia, ma questo è uno stato della materia che è così sottile che l'uomo di oggi continua a fare l'errore di credere che sia l'energia. Questa discrepanza nasce dal fatto che l'uomo ancora percepisce la questione solo in termini della densità fisica, cioè la decima dimensione dell'universo materiale. Ciò nonostante, l'universo fisico ha posto in essere attraverso l'atto della trasfigurazione - una esplosione davvero tremenda - ed è questo che ha dato origine alla cosiddetta teoria del big bang della scienza ortodossa. Tuttavia, anche se la teoria del big bang in effetti è fondata, gli scienziati non sono ancora veramente arrivati a cogliere il significato di energia, dal momento che la maggior parte di ciò che fino ad oggi viene riconosciuta come energia è solo materia in uno dei suoi stati più sottili. Nel momento in cui la scienza arriverà a riconoscere il fatto che il prodotto del potere personale è l'unica vera energia che esiste, la teoria del big bang rimarrà necessariamente alquanto fraintesa, e questo a sua volta continuerà a portare avanti molte idee sbagliate sulla vera natura dell'universo manifesto. La quarta e ultima fase della manifestazione avviene infatti solo all'indomani dell'esplosione di energia. In molti casi la scienza ortodossa è corretta nella supporre che l'universo fisico è il prodotto di un processo di 'raffreddamento', poiché dopo il 'calore' dell'esplosione, la materia si è progressivamente contratta in quella forma densa che l'uomo riconosce come materia. Tecnicamente parlando, la materia viene definita semplicemente come la trasfigurazione dell'energia. Ciò che gli scienziati comprendono come un 'raffreddamento' non è veramente tale a tutti gli effetti, bensì l'effetto del clustering. Ricordate che il clustering abbassa notevolmente la vibrazione dei campi di energia, ed è questo abbassamento della vibrazione che provoca la contrazione e la solidificazione. Realizzate anche che è solo per ragioni di chiarezza che il clustering viene solamente citato a questo punto. Da quanto è stato spiegato all'inizio di questo capitolo, si dovrebbe comprendere che tutte e quattro le tappe della manifestazione non sono nient'altro che il risultato del clustering, il prodotto finale che è quella forma densa dell'universo fisico che l'uomo conosce come materia. Ricordate che il clustering non accade a caso, ma segue uno schema molto preciso e ordinato che conosciamo come le dieci dimensioni dell'universo. Inoltre, a causa degli effetti dell'inclusività, della morte e del potere personale, queste dieci dimensioni sono state inserite nelle direzioni che altrimenti non sarebbero state possibili. Il risultato finale di questo intero processo è ciò che viene definita la quarta dimensione – MEST. Essendo lo scopo quadruplice dell'inesprimibile, e quindi essendo il prodotto delle diverse espressioni della consapevolezza intrinseca, il MEST, la quarta dimensione, è ovviamente completamente pervaso, o abitato, dalla presenza del nagal al quale possiamo solo fare riferimento come: la forza vitale. Questa è quindi la vita resa manifesta - una affermazione stupidamente semplicistica, che non potrà mai e poi mai trasmettere veramente le implicazioni astronomiche della vita o della manifestazione. Nello schema scheletrico dato qui, ho volutamente e deliberatamente evitato ogni dettaglio, nel tentativo di rendere il grande quadro generale più chiaro e comprensibile come qualsiasi


modello scheletrico può fare. Non è possibile fare altro a questo punto, poiché come si è già accennato prima, la cosmologia è un argomento vasto e profondamente complesso. Si può quindi veramente svelare e capire quello che è veramente vero solo nel momento in cui il guerriero progredisce sul sentiero dell'auto-realizzazione. Non c'è alcun senso nell'immergersi in uno studio intellettuale della cosmologia quando, in effetti, l'unico modo in cui essa possa essere compresa è comprendere l'uomo, il microcosmo del macrocosmo. Detto questo, sarà comunque utile sottolineare solo alcune considerazioni finali. Che cos'è allora la vita come la conosciamo? La vita dal punto di vista umano è solo una piccola parte della vita che si manifesta periodicamente in una incarnazione fisica sul denso piano materiale. Realizzate che ogni volta che questo avviene, il sognatore estende il suo potenziale che si manifesta in prima come la quadruplicità del sognato, e poi ripetendo la seconda, la terza, e la quarta fase della manifestazione, si incarna in ultima analisi, in un corpo fisico, sul denso piano materiale. Di questo erculeo compito, l'umanità in generale ne è completamente all'oscuro. Vedendo solo il processo fisico di fecondazione, gravidanza e nascita, l'uomo in questo momento non si avvicina nemmeno ad apprezzare quale tremendo evento sia in realtà un'incarnazione fisica. Poiché il momento del concepimento coincide con quel momento in cui l'energia viene trasfigurata nella materia, l'umanità ha molto da imparare circa la presa di responsabilità per l'atto sessuale e la procreazione. A proposito di quanto sopra, si deve ricordare che questa è l'incarnazione come accade oggi, ma non è sempre stato così, e nemmeno questa regola rimarrà per sempre. C'è stato un tempo in cui la vita dell'umanità, quando non esisteva il denso corpo fisico, e quindi neppure la procreazione. Corpi fisici entrarono in esistenza con quel gesto epocale in cui la divisione dei sessi venne effettuata, e il decimo punto dell'uomo venne materializzato. Prima di questo periodo l'uomo era completamente ermafrodita, e l'essere luminoso era la forma più densa di incarnazione possibile. Per quanto riguarda questo argomento, io sono una volta ancora volutamente evasivo, semplicemente perché per ora è assolutamente necessario mantenere tutto il più semplice possibile, in modo da ridurre al minimo la confusione. Pertanto, per il bene di questa semplicità, si salterà il soggetto del sesso e della procreazione. Nel corso del tempo tutto sarà rivelato, ma basti per ora affermare che il segreto del sesso, la procreazione e i corpi fisici densi si trova nel mistero di quel particolare rapporto esistente tra i due flussi di forza vitale, vale a dire, forme di vita organiche ed inorganiche. In conclusione, ci si renda conto che in tutto ciò che abbiamo visto in modo molto brevemente qui l'inesprimibile, il primo aspetto in cui viene definito il nagal, è la fonte di ogni vita. L'inesprimibile è forse la manifestazione di qualcosa al di là di esso? Noi semplicemente non lo sappiamo, ma da quello che i veggenti Toltechi sono stati in grado di estrapolare dall'Inesprimibile, apparentemente non è solo. In altre parole, sembra che non vi sia solo un'Aquila, ma molte qualunque cosa questo possa significare o implicare! Senza dubbio un giorno dovremmo ed entreremo nel grande inconoscibile, ma fino ad allora dobbiamo concentrarci su quella vastità del nostro essere che possiamo capire, ma che noi ancora non abbiamo afferrato. Questa vastità del nostro essere è ciò che i Toltechi hanno definito la totalità del sé – il nagal, il sognatore, e il sognato - quell'essere che si fa riferimento con tutta riverenza come l'essere magico dell'universo. In tutto questo, gli apprendisti spesso trascurano il fatto che ciò che pensiamo come il tonal è in realtà solo quella piccola parte di esso che si manifesta come la persona sociale sul denso piano fisico in una particolare vita. Dal nostro punto di vista umano questo è in un certo senso corretto, ma ricordate che l'uomo è vivo, e che la forza vitale è quell'incomprensibile Nessuna-Cosa che chiamiamo lo spirito dell'uomo: il nagal. In altre parole, il vero tonal dell'uomo è quella formidabile complessità che abbiamo esaminato in termini di manifestazione - un fatto che è impressionante per non dire altro, ed è veramente impressionante e umiliante nelle sue implicazioni. Chi e che cosa è allora l'uomo? La risposta a questa domanda è molto semplice - non lo sappiamo! I Toltechi oggi conoscono molto riguardo l'uomo e l'universo, ma sia all'interno dell'universo dell'uomo, e all'interno del grande universo del quale facciamo parte, c'è ancora una vastità di cose di cui ne sappiamo quasi niente. Riusciremo mai a sapere tutto quello che c'è da


sapere su noi stessi e l'universo? Chi lo sa? Al fine di rispondere tale domanda dovremmo definire i parametri sia dell'infinito che dell'eternità - un compito che, dal nostro presente punto di vista, sembra essere un assolutamente impossibile e una inutile impresa. Alla luce di tutto questo, la miglior cosa che ognuno di noi può fare è che ciascuno di noi cominci da qualsiasi punto possa trovarsi, a conoscere almeno ciò che è possibile per noi capire su noi stessi in questa particolare vita. È per questa ragione che si afferma che la Via del Guerriero non è una pratica spirituale, ma la ricerca di tutta una vita.



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