Theun Mares - II - Il Grido dell'Aquila

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IL GRIDO DELL’AQUILA Theun Mares

INSEGNAMENTI TOLTECHI Volume due


L’AUTORE Il nome Theun Mares è la trasposizione dell’antico nome Tolteco dell’autore. Esso significa “Theun della Grande Acqua”. La funzione di Theun fra i Toltechi è quella conosciuta come nagual (pronunciata nahual), che è il leader spirituale di un’unità di guerrieri. Nato in Zimbabwe, da padre minatore e madre veggente naturale, passa i primi anni della sua vita nella macchia sudafricana, fra gli animali, gli uccelli e le persone native della zona, con il loro abbondante folklore. In questa ambientazione selvaggia, Theun recupera la sua precedente formazione, sotto la tutela del nagual J. Dopo aver studiato le Belle Arti all’università di Cape Town, Theun lavora nel campo educativo. Durante un anno di viaggi per motivi di studio fra l’Europa e il Nord America, nel 1977 Theun comincia ad avere ricordi della sua formazione come guerriero nelle vite passate e nel 1978 completa il recupero dei ricordi della sua formazione. Nel 1992 Theun lascia il lavoro e comincia a prepararsi per la sua vita come nagual. Nel 1994 comincia a formare i membri della sua unità di guerrieri e comincia anche ad impostare gli insegnamenti toltechi per il mondo che confluiranno in una serie di libri. Oltre ai suoi personali apprendisti, Theun guida altre persone verso l’evoluzione della consapevolezza nella tradizione Tolteca. © Theun Mares 2002 Traduzione dall’inglese a cura di Sandro Melis e per uso non commerciale.

Il logo significa che questo lavoro riguarda La Via Tolteca alla Libertà come è espressa da Theun Mares, e serve a distinguersi dagli insegnamenti della tradizione Tolteca Meso-Americana, dal Nagualismo e dallo Sciamanismo.

A coloro che sono stati sempre lì per me, con la loro voglia di sostenere, di incoraggiare e di elevare.

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CONTENUTI Prologo Introduzione Le attuali sfide

PRIMA PARTE: Vivere da Guerriero Trasmutazione Capitolo 1. Capitolo 2. Capitolo 3. Capitolo 4. Capitolo 5.

Acquisire la Strategia del Guerriero I Quattro Attributi del Guerriero I Quattro Nemici Naturali Dover Credere Lo Stato d’Animo del Guerriero

SECONDA PARTE: Cancellare la Storia Personale: Trasformazione Capitolo 6. Capitolo 7. Capitolo 8. Capitolo 9.

Fermare il Dialogo Interno Fermare il Mondo Intelligente Cooperazione Danzare con la Morte

TERZA PARTE: Sognare: Trasfigurazione Capitolo 10. Il Sognatore e il Sognato Capitolo 11. La Tecnica del Sognare Capitolo 12. Una Guida per Sognare

RICONOSCIMENTI A tutte le persone speciali che lavorano intensamente dietro le quinte, che col loro apporto vitale rendono possibile la realizzazione di questi libri. I miei ringraziamenti di cuore ad ognuno di loro.

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PROLOGO CANTO DI BATTAGLIA DI ATL’AMAN Vuoi conoscere il significato della gioia e delle risate? Allora vieni a giocare con noi il gioco della vita, Se ti interessa provare! Se hai il coraggio di perdere! Fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Ascolta il ritmo della vita divina, Senti, tocca e assorbi il pulsare della terra. Scaglia fiducioso la lancia! Impugna sicuro la spada! E fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Cosa puoi perdere, amico, se non una vita vuota? Che cosa puoi vincere, amico, se non una vita piena e ricca? Vinci o perdi, provaci ora! Lancia i dadi della vita! Se ci tieni a vivere, amico! Se hai il coraggio di morire! Vuoi affrontare il significato del dolore e delle lacrime? Allora vieni a vedere con noi la fonte della vita, Se ci tieni a vedere! Se hai il coraggio di sentire! Fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Ascolta il ritmo di speranza dei cuori. Senti, tocca e assorbi il dolore e lacrime. Scaglia fiducioso la lancia! Brandisci sicuro la spada! E fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Cosa puoi perdere, amico, se non una vita arida e noiosa? Cosa puoi vincere, amico, se non una vita piena di calore? Vinci o perdi, provaci ora! Lancia i dadi della vita! Se ci tieni a vivere, amico! Se hai il coraggio di morire! Vuoi conoscere il significato della libertà e del potere? Allora unisciti a noi, vieni con noi a caccia. Se t’interessa provare! Se hai il coraggio di fallire! Fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Ascolta il ritmo del camminare libero. Senti, tocca e assorbi l'Unico Potere. Scaglia fiducioso la lancia! Brandisci sicuro la spada! E fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Cosa puoi perdere, amico, se non una vita limitata? Cosa puoi vincere, amico, se non l'Unico Potere? Vinci o perdi, provaci ora! Lancia i dadi della vita! Se ci tieni a vivere, amico! Se hai il coraggio di morire!

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Vuoi affrontare il senso del dovere e dell'onore? Allora unisciti a noi nella danza della morte. Se ci tieni a provare! Se hai il coraggio di morire! Fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Ascolta il ritmo della vita e della morte. Senti, tocca e assorbi l'Unico Potere. Scaglia fiducioso la lancia! Brandisci sicuro la spada! E fai rotolare i dadi, lancia i dadi della vita, fallo ora. Cosa puoi perdere, amico, se non una vita senza speranza? Cosa puoi vincere, amico, se non una vita piena di speranza? Vinci o perdi, provaci ora! Lancia i dadi della vita! Se ci tieni a vivere, amico! Se hai il coraggio di morire!

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SAPPI CHE PER ERE SU ERE LA GRANDE RUOTA TESSE LA RETE DEL DESTINO – IN CUI I PIU’ PICCOLI E I PIU’ GRANDI FIGLI DELLO SPIRITO FARANNO LA LORO PARTE NEL GRANDE DISEGNO. ... MA QUESTO DISEGNO DEVE MOSTRARE LA CAUSA DELLA DUALITA’, E QUANDO QUEI GIORNI VERRANNO, BISOGNERA’ INGAGGIARE DI NUOVO L’ANTICA BATTAGLIA – E SARA’ IL TEMPO DELLA PIENA CONOSCENZA DEL DISEGNO. COSI’ SARA’ CONOSCIUTA COME L’ULTIMA BATTAGLIA, CHE IN VERITA’ E’ SEMPRE STATA L’UNICA E SOLA BATTAGLIA, E CHE SARA’ COMBATTUTA ANCORA E ANCORA. DALLE PROFEZIE DELL’UNO SENZA NOME

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INTRODUZIONE

LE ATTUALI SFIDE I POTENTI EVENTI PLANETARI CHE TENDONO AD ALTERARE PER SEMPRE IL CORSO DELLA STORIA NON ORIGINANO DALL’UOMO. QUESTI EVENTI SONO IL RISULTATO DI POSSENTI FORZE CHE L’ESSERE PLANETARIO INTRODUCE NEL NOSTRO SISTEMA. AI VEGGENTI SPETTA IL COMPITO DI PREDIRE IL PROBABILE ESITO DI TALI EVENTI E DI APPORTARE I NECESSARI AGGIUSTAMENTI NELLA COSCIENZA COLLETTIVA PLANETARIA, IN MODO DA METTERE IN GRADO TUTTA LA VITA DI AFFRONTARE IMMEDIATAMENTE LE SFIDE CHE PONGONO QUESTE FORZE. Il 13 giugno 1995 si è verificata la luna piena forse più significativa nella storia dell'umanità. In quel giorno tutta la vita su questo pianeta è entrata in un'era senza precedenti. Anche se l'uomo, in generale, è ancora ignaro dei cambiamenti epocali che hanno avuto luogo in quella luna piena, è comunque stato catapultato in un'esperienza che presto materializzerà i suoi effetti sul piano fisico. Questi effetti diverranno gradualmente chiari agli occhi di tutti, e sarà allora che l'uomo riconoscerà da sé che il suo vecchio mondo confortevole e familiare sta scivolando via velocemente. Questa è una nuova era in cui il tempo non si può più misurare in anni, perchè i cambiamenti radicali che sono stati avviati precipitano in un mondo molto diverso, che sta emergendo ora nell'esistenza. Potenti forze dell'universo, di cui l'umanità è del tutto inconsapevole, si sono allineate per focalizzarsi sul nostro mondo, e per effetto di queste forze si sta plasmando una nuova umanità. La grande ruota dell’evoluzione ha girato e ha portato l'uomo a un bivio che aveva già incontrato in quel lontanissimo tempo in cui la vita fiorì sull’antico continente di Atlantide. Oggi l'uomo deve affrontare e portare a termine ciò che è stato avviato 18 milioni anni fa. Pertanto, ciò che gli esoteristi hanno definito 'L'alba della Nuova Era', è in realtà anche 'Il Giorno del Giudizio' predetto dai profeti del destino. Questo giorno è stato segnato dalla luna piena del giugno 1995. Non è la fine del mondo come la si intende comunemente, né è la New Age come è stato prevista, ma questo giorno ha segnato la fine del mondo conosciuto e l'inizio di un tempo in cui si sta instaurando un nuovo mondo. In un tempo in cui il tumulto del mondo, la confusione e l'isteria emotiva sembrano diventare la norma, non è facile per uomini e donne discernere con certezza ciò che avviene nel mondo d’oggi. L’attuale sofisticazione e libertà dei mezzi d’informazione, accoppiata all'avvento di internet, non solo hanno portato gli eventi del mondo e il pensiero straordinario nelle case di milioni di persone in tutto il mondo, ma hanno anche contribuito ad un crescente pregiudizio basato su visioni separative e sulla mancanza della necessaria conoscenza della legge universale. Gli uomini e le donne di tutto il mondo sono esposti a frammenti di informazioni, che spesso sono ingegnosamente messe insieme per dimostrare apparenti affascinanti concetti, inoltre sono bombardati da ogni sorta di teorie politiche, socio-economiche ed etico-religiose, esposte da un numero allarmante di individui fuorviati - individui che il più delle volte sono vittime inconsapevoli di uno schema personale interno atto a promuovere la loro auto-importanza. Per comprendere la spiegazione di ciò che sta realmente avvenendo nel mondo d’oggi, occorre considerare che il mondo non è quel che sembra. Nei regni invisibili della vita su questo pianeta e nell'universo, ci sono molte cose che sfuggono alla comprensione dei più grandi pensatori e anche dei più abili veggenti Toltechi. Nonostante questo, i Toltechi hanno comunque a

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disposizione le conoscenze sufficienti e l'esperienza personale con cui sfidare molte delle teorie presentate dagli attuali profeti e maestri spirituali. A questo proposito va ricordato che i Toltechi hanno sempre saputo che gli insegnamenti Toltechi non sono di proprietà di nessun uomo o gruppo di persone, ma sono patrimonio comune di tutta l'umanità. Tra i Toltechi è quindi sempre stato indiscutibile che quando l'uomo fosse diventato maturo, avrebbe dovuto essere istruito per farsi carico della sua impressionante eredità. Questo giorno è sorto, ed è per questo motivo che i Toltechi sono stati istruiti dai Guardiani della Razza per farsi avanti ancora una volta e richiamare l'attenzione dell'uomo verso il suo retaggio naturale, e in questo processo sfidare inevitabilmente gran parte di ciò che oggi è considerata come guida spirituale. Il primo passo in questo processo è relativamente semplice, ma gli effetti dell’introdurre l'uomo al suo diritto divino sono molto significativi. L’uomo é ora in grado di confrontare le conoscenze attuali sul mondo col suo retaggio naturale, perciò sarà capace di discriminare con saggezza ed emergerà la vera luce, spazzando via il vecchio in una necessaria trasformazione in ogni ambito dell'attività umana. Diventare adulti non è un affare semplice, perché implica comprendere il vero scopo della propria vita e l'accettazione della responsabilità verso se stessi e verso il mondo. Se vogliamo avere chiaro questo tema, e vedendo l’umanità come un tutto, è importante capire che i Toltechi hanno sempre rispecchiato per l'uomo il suo progresso evolutivo. Questo significa che la storia dei Toltechi è in realtà la storia dell’umanità. Pertanto, l'esito disastroso dell’antica civiltà di Atlantide, così come il riflesso nei millenni successivi, non è che il profilo dell’umanità in sé, e la storia Tolteca dovrebbe essere vista come l’immagine-specchio delle influenze invisibili che hanno dettato il corso della storia. Per metterla in prospettiva, riassumiamo brevemente la posizione dei Toltechi, in quanto riflettono come si trova oggi l'umanità. I Toltechi sono uomini e donne che esercitano un grande potere, ma i Toltechi devono anche rispettare le leggi dell’evoluzione universale. Il comando del guerriero è davvero il comando dell'Aquila, ma questo non significa che il guerriero comanda e l'Aquila obbedisce - significa che il guerriero conosce e comprende lo scopo dell’Aquila, e così segue i dettami del potere. E’ possibile voltare le spalle alla legge universale e ignorare lo scopo dell’Aquila, ma farlo sarebbe ripetere l'errore di Atlantide e allontanarsi percorrendo la via delle arti oscure. Molti Toltechi ha commesso questo errore, e oggi milioni di persone nel mondo percorrono allo stesso modo la via della magia nera. Ma è giunto il momento per tutti noi di affermare chiaramente in cosa riponiamo la nostra fedeltà. Non possiamo più fingere, o sederci a guardare, o procrastinare. Le forze che agiscono dal 13 giugno 1995, e che stanno costringendo l'uomo a prendere posizione su ciò in cui credere, non sono inferiori alle forze di divisione che esigono scelte consapevoli e discriminazione. Forse ricorderete dal Volume Uno che per milioni di anni i Toltechi hanno condotto la loro precaria esistenza dietro le quinte, nascondendo accuratamente il loro lavoro e le loro attività dagli occhi indiscreti del pubblico. Questa attività sotto copertura è stata essenziale per la sopravvivenza Tolteca, perchè lunghi periodi di persecuzione da nemici diversi, assieme all’estinzione di tanti lignaggi per disastri naturali, hanno ridotto ad una manciata il numero dei Toltechi in tutto il mondo. Purtroppo, però, anche i lignaggi sopravvissuti non sono più legati in un comune obiettivo. Oggi questi lignaggi sono divisi in due gruppi definiti. Da una parte, ci sono quelli della pura stirpe che ancora considerano i veri insegnamenti interiori nella loro interezza; d’altra parte, ci sono quelli che, anche se portano ancora il nome di Tolteco, si sono allontanati in vie secondarie che portano sempre più lontano dalla Via della Libertà. Il termine 'Tolteco' significa uomo o donna di conoscenza, e l'obiettivo comune di tutti i veri Toltechi è quello di percorrere il Sentiero della Conoscenza, che alla fine conduce anche alla libertà. La sacra fiducia che si ripone sui Toltechi è che, nel percorrere il Sentiero della Conoscenza, guideranno gli altri per quanto possibile verso questa stessa libertà. Pertanto, laddove gli insegnamenti sono degenerati in pratiche che si fondano sulla separatività e sull’auto-esaltazione, i Toltechi coinvolti non possono più essere considerati degni della responsabilità implicita nel nome. 8


E’ giunto il tempo di applicare questo stesso criterio a tutti coloro che si presentano come insegnanti spirituali dell'umanità. Questa divisione tra le fila dei Toltechi è il prodotto di quella prima divisione che si verificò quando l'Imperatore Bianco di Atlantide e i suoi seguaci, determinati a percorrere la Via della Libertà, furono costretti a separarsi dai compagni della confraternita che si erano piegati a perseguire le arti oscure. Da allora ci sono state numerose separazioni simili, e sempre per lo stesso motivo, vale a dire, l'abuso di potere e l'abbandono della sacra fede. La divisione all’interno delle loro fila è un problema ancora in corso, per il quale i Toltechi non hanno mai trovato una vera soluzione. La natura umana e le tentazioni che pone il potere sono tali che sembra che ci saranno sempre quelli che, prima o poi, cederanno alle lusinghe dell’autoimportanza. Ogni volta che questo accade, in buona fede i Toltechi non hanno altra risorsa che quella di recidere tutti i legami con chi ha vacillato e ha voltato le spalle. Per quanto possa essere deplorevole, la triste verità è che non è possibile aiutare chi ha volontariamente scambiato l’impeccabilità per l'auto-importanza. Inoltre, è importante sapere che esiste un tenue collegamento mentale tra tutti i nagual addestrati, e tra questi nagual e i Guardiani della Razza. Questi collegamenti mentali sono rimasti operativi anche durante i tempi bui seguiti dall'attuazione della Dottrina dello Sviluppo Separato, in quanto sono vitali per la continua esistenza della conoscenza e del potere Tolteco. Tuttavia, quando le azioni di un nagual cessano di essere impeccabili, questo collegamento mentale si rompe. E quando questo collegamento mentale è rotto, non può essere trasferito al successivo nagual, e nemmeno ripristinato facilmente. La mancanza di collegamento mentale si traduce in un completo isolamento, e questo comporta un deterioramento della purezza degli insegnamenti, dovuti ad una visione limitata. Ma, soprattutto, una volta che la purezza degli insegnamenti comincia a soffrire, le pratiche diventano rapidamente personalizzate e inevitabilmente degenerano spesso in una ripugnante miscela di superstizione e falsità. Questo problema è lo stesso che affronta oggi l'intera l'umanità. Mai prima nella storia dell'uomo c’è stata una tale disunione in tutto il mondo. Il mondo di oggi è diviso dappertutto; le chiese sono divise, le scuole esoteriche di pensiero sono divise, i politici, gli educatori, i medici e anche gli scienziati sono divisi. Questa immensa divisione ha portato un pesante senso di separazione, di sospetto, di paura e di odio, e mentre questo si radica sempre più profondamente, l'uomo si trova vittima di un crescente senso di confusione e disperazione. L’abbondanza ha ceduto il posto alla povertà, il benessere sociale è stato soppiantato dalla violenza e la sicurezza è stata sostituita dalla paura, ed anche i nuclei familiari si stanno lacerando sull'onda della separazione. La ragione di questa disunione mondiale è semplice, ma anche profonda nelle sue implicazioni. Semplicemente, l'uomo ha raggiunto l'età adulta. Non più a suo agio nell’accettare passivamente le norme che hanno dettato la sua infanzia e la sua adolescenza, l'umanità va ora contro le istituzioni e i governanti. Impazienti di essere ascoltate e ansiose di mettere alla prova la loro forza di persuasione, le persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali hanno iniziato una rivoluzione planetaria contro le autorità della società. Questo è sempre stato il prevedibile e inevitabile esito dell’evoluzione, ma gli effetti del condizionamento sociale sono stati così forti, che la maggior parte delle persone amanti della pace, avendo paura del cambiamento, ha sempre scelto di ignorare le richieste dei rivoluzionari. Tuttavia, oggi, sempre più persone si uniscono ai ribelli, mentre per le autorità sociali diventa sempre più difficile ignorare le esigenze di queste persone e tenere sotto controllo le loro azioni. Inoltre, la mancanza di vera comunicazione tra le due fazioni è sempre stata la più grande lamentela; nessuno sa più con certezza quali sono i problemi reali. Di conseguenza, le autorità stanno combattendo una battaglia per mantenere un sistema sociale che anche loro stanno cominciando a mettere in discussione, mentre i rivoluzionari stanno lottando per una causa di cui neanche loro sono più certi. In questo tipo di situazione, non sorprende che ci sia una grande ondata di illegalità. Sono sempre esistite le persone emarginate dalla società che non hanno particolari valori da offrire a nessuno. Queste persone non sono interessate ad alcun ordine sociale, e così sosterranno qualsiasi gruppo 9


anti-governativo, sia che credano o no negli ideali promossi da tale gruppo. Il gruppo, a sua volta, spesso mosso da impeto emotivo e quindi mancando di chiarezza, sente il peso di essere in minoranza e accoglie senza porre domande chi è disposto ad unirsi alla propria causa. In questo modo, molti gruppi ben intenzionati che hanno cominciato per una legittima causa, prima o poi scopre che fra le sue fila si è infiltrata questa feccia, e quindi il movimento viene deviato dagli obiettivi originali. Nel mondo ci sono anche troppi individui che in questo stato generale di confusione hanno visto un’opportunità per imporre i propri falsi ideali per sete di guadagno personale e per aumentare la propria auto-importanza. A questo proposito è sconcertante notare il numero crescente di sedicenti profeti e maestri spirituali che sono emersi dal nulla nel corso degli ultimi quarant’anni o giù di lì. È vero che alcune di queste persone avevano e hanno un pò di conoscenza e di esperienza, ma, ostacolate da una visione limitata, e guidate da un eccesso di ego gonfiato, hanno sfruttato al meglio il senso generale di confusione dell'umanità per favorire la propria autostima. Alcuni individui più ambiziosi stanno anche cercando di rivendicare per sé lo status di Tolteco. In tutta questa confusione, il deterioramento della fede dell'uomo nelle religioni ortodosse non ha fatto nulla per migliorare la situazione. Molte persone deluse non credono più agli insegnamenti obsoleti che ancora propongono molti teologi, i quali da tempo hanno cessato di aderire alla verità insita nel proprio insegnamento, così queste persone si rivolgono altrove per trovare risposte alle loro domande. Tuttavia, non avendo le conoscenze necessarie per discriminare tra menzogna e verità, questi ricercatori spesso cadono preda degli insegnamenti discutibili di uomini e donne senza scrupoli che amano credere di essere portatori di verità. Molti di questi sedicenti portatori di verità, come gli ambiziosi politici del mondo, hanno afferrato il concetto che all'umanità non piace l'idea che gli si nasconda la verità. Di conseguenza, oggi sentiamo ogni sorta di storie costruite attorno all'idea che da qualche parte c’è un gruppo di persone che cospirano per mantenere l'umanità nell’oscurità. Questo sta accadendo in ogni settore delle attività umane, ma in modo più evidente in politica, religione e scienza. Poiché nel mondo vi è già un sentimento di confusione, è facile che sorga il sospetto e, di conseguenza, quando qualcuno si fa avanti con l'ennesima storia di cospirazione, ci sono sempre quelli pronti ad ascoltare, ed anche a credere.

Uno dei più notevoli e allarmanti esempi riguarda le tante storie e conseguenti credenze che sono sorte sugli UFO. Questo è solo un esempio delle tante situazioni simili che evidenziano chiaramente quanto è confuso il pensiero dell'uomo. Per gli scopi di questo libro, utilizziamo l'esempio degli UFO per delineare chiaramente la differenza tra il sano e sensibile pensiero e ciò che può essere descritto soltanto come confusione. Non sono in discussione gli avvistamenti degli UFO o l'esistenza degli esseri extraterrestri, ma le molte congetture che sono sorte attorno a loro. I Toltechi sanno per esperienza che l’intero universo, compresi i pianeti del nostro sistema solare, è popolato di vita. Tuttavia, nel nostro sistema solare, solo sul pianeta Terra la vita si manifesta in forma fisica e quindi visibile. Questo è il motivo per cui la comunità scientifica non ha ancora trovato prove concrete che dimostrino in modo inequivocabile la validità del fenomeno UFO. Il fatto che la comunità scientifica sia rimasta muta in riguardo alle indagini sui fenomeni UFO non prova in alcun modo che gli scienziati stiano cercando deliberatamente di mantenere all’oscuro l'umanità. Al contrario, è dovere della scienza promuovere la verità rilevata attraverso l’indagine. Il 10


fatto che gli scienziati siano riluttanti a divulgare i dettagli delle loro indagini è dovuto principalmente all’insufficienza di dati disponibili per rendere chiare le dichiarazioni sugli UFO. Purtroppo non si può dire lo stesso delle attività segrete di funzionari che lavorano per conto dei governi e delle forze armate. Così come dovrebbe essere dovere degli scienziati promuovere la verità sugli UFO, allo stesso modo sarebbe dovere del governo di un paese garantire la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini. Questi due aspetti sono importanti riguardo agli UFO, e dovrebbero essere affrontati dalla popolazione e dai suoi capi, nei dipartimenti di scienza e di governo. Tuttavia, per correttezza, va anche rilevato che non aiuta la situazione vedere membri del pubblico che saltano a conclusioni emotive relative alla reticenza degli scienziati e dei funzionari di governo a dire le cose come stanno. La situazione riguardo gli UFO è un ottimo esempio di come la mancanza di comunicazione crea un clima di sfiducia e sospetto. Bisognerebbe che i funzionari di governo riconoscessero che sono al servizio della popolazione e, pertanto, non hanno il diritto di nascondere informazioni a cui qualsiasi membro della popolazione dovrebbe avere libero accesso. Non viviamo più in un'epoca in cui ogni uomo è costretto ad obbedire al suo sovrano. L'essenza stessa della democrazia esige che tutti noi abbiamo voce in capitolo per quanto riguarda la nostra vita e il nostro futuro. Nessun funzionario del governo ha il diritto di agire in segreto con informazioni riservate che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza pubblica o potrebbero avere ripercussioni nel lungo periodo in tutto il mondo. Purtroppo, spesso i politici scelgono di dimenticare questo importante fatto, e dal momento che possono e manipolano vasti poteri economici, accade anche che normalmente non trovano difficoltà a far rispettare la collaborazione della comunità scientifica che, per la natura del suo lavoro, è del tutto dipendente dal supporto governativo e dal sostegno finanziario. Per quanto riguarda il tema degli UFO, questo triste abuso di potere ha portato la popolazione ad essere sempre più sospettosa sulle motivazioni di quei funzionari e scienziati che hanno cercato di evitare oneste domande in materia di UFO. Questo a sua volta ha rafforzato le argomentazioni di quei suonati che hanno visto in questa controversia un’opportunità per proporre le proprie fantasiose convinzioni in materia di extraterrestri. Il risultato di questa debacle è che la questione sull’esistenza degli UFO si è aggiunta alla la pila crescente di confusione e incertezza, menzogna e superstizione. Si sarebbe potuto evitare facilmente tutto questo se le persone, scienziati, funzionari di governo o comunissimi Joe, riconoscessero che l'auto-importanza deve cedere il passo al bene comune, e che la conoscenza non è proprietà di un solo uomo e tanto meno va utilizzata come strumento di manipolazione e controllo sugli altri. L'uomo deve imparare a condividere le sue informazioni e le sue esperienze e, soprattutto, imparare l'arte della comunicazione, in modo che possa regnare la vera democrazia e tutti possono partecipare lavorando per la libertà e il benessere di tutta la vita. Se fin dal principio i funzionari di governo e gli scienziati fossero stati pronti a condividere col pubblico le informazioni raccolte sugli UFO, oggi non ci sarebbero tante idee assurde che circolano attorno a questo fenomeno, e non ci sarebbero così tanti esaltati amici degli alieni. La verità riguardo gli UFO e gli esseri extraterrestri può essere compresa solo nel contesto della legge universale, di cui la maggior parte dell'umanità è ancora completamente all'oscuro. A tale riguardo, va sottolineato che finché la scienza non comprenderà che non tutte le forme di vita sono costituite da un corpo fisico denso e da un organismo con funzioni biologiche, l'intera questione sull'esistenza della vita extraterrestre rimarrà necessariamente un pò oscura, e qualsiasi spiegazione di questo fenomeno deve essere considerata come pura congettura. Il punto di vista Tolteco sull'esistenza extraterrestre non fa eccezione. Pertanto, piuttosto che lanciarsi in complesse spiegazioni che nessuno potrà dimostrare o confutare, concentriamoci su questioni più banali che possono portare ad una maggiore chiarezza di pensiero. In questo modo potremo almeno indicare al lettore la direzione verso il corretto pensare, che gli permetterà di discriminare con maggiore saggezza tra la sobrietà e le astrazioni fondate su assunzioni azzardate. La prima questione riguarda l’affermazione degli amici degli extraterrestri che queste intelligenze sono venute per aiutare l'umanità in questi tempi difficili. In relazione a questo, 11


dovremmo prima di tutto riconoscere che in un universo sconosciuto è molto improbabile che tutte le forme di vita aliene siano necessariamente più evolute dell'uomo; poi, che è improbabile che gli alieni condividano la stessa visione della vita dell'uomo o le sue idee sui diritti umani fondamentali. Come è evidente nella stessa umanità, che la tecnologia avanzata e i viaggi nello spazio non sono certamente un criterio per misurare la saggezza, né sono garanzia di intenti amichevoli o giuste motivazioni. Come può l'uomo essere sicuro che questi visitatori alieni siano amici che vengono ad aiutarci? Quale essere umano sano di mente crede a tutto quello che gli si dice? Credere ad un alieno semplicemente perché è un alieno, e forse ha il dono della parlantina, è segno di una mente molto ingenua. E’ pura follia rimanere impressionati da estranei che volano in giro con affascinanti velivoli dalle luci brillanti. Inoltre, credere che tali esseri siano salvatori, mette in luce come la superstizione può sostituire la logica. Nella storia ci sono molti casi di pionieri che arrivano in qualche remota regione del mondo e sono venerati come divinità dai nativi. Purtroppo, la maggior parte di questi nativi ha rapidamente imparato che i nuovi-arrivati "Dei" non erano sempre particolarmente amorevoli o con buone intenzioni. Se questi extraterrestri sono davvero in grado di aiutare l'umanità, allora perché evitano il contatto con l'umanità nel suo insieme? Sarebbe sicuramente molto più semplice far atterrare una navicella spaziale in mezzo a una pubblica piazza e presentare apertamente se stessi e i loro scopi. Perché questi esseri si muovono sempre di nascosto, per lo più nelle zone più remote del mondo, e scelgono di contattare solo singoli individui? L'argomento sostenuto di solito dai devoti dell’UFOmania, è che gli extraterrestri temono l'aggressione dell'uomo. Questo ha poco senso, perché degli esseri che possono trasferirsi al volo attraverso lo spazio, devono avere necessariamente anche la sufficiente conoscenza ed esperienza per proteggere se stessi. Inoltre, se gli extraterrestri non possono proteggersi dall'aggressività umana, allora come faranno ad aiutare l'umanità, quando la maggior parte dei problemi dell'uomo derivano proprio dalla sua aggressività? E’ tempo che le persone che credono così fortemente nella bontà innata degli extraterrestri si sveglino alla verità sugli incontri con questi alieni. Ad oggi, nessuna delle comunicazioni ricevute da questi visitatori è stata in alcun modo significativa nel contribuire alla soluzione dei problemi dell’umanità. Finora la maggior parte delle informazioni trasmesse dagli alieni ha difficilmente fatto notizia, né conteneva alcuna sapienza che non fosse già conosciuta. Il vero problema per l'umanità oggi non è una questione di non sapere cosa fare, ma di non voler applicare le azioni che devono essere prese. E’ anche ragionevole supporre che gli alieni più evoluti dell'uomo, e che sono quindi in grado di aiutare l'umanità, conoscano e riconoscano le leggi universali. Di conseguenza, tali esseri dovrebbero anche sapere che ciò che accade oggi sulla Terra è il risultato di un processo evolutivo avviato circa diciotto milioni di anni fa, e che se l'uomo vuole beneficiare appieno di questo processo, allora deve essere lasciato a se stesso e senza aiuto nel costruire il proprio futuro. Tali esseri evoluti non dovrebbero mai interferire nel destino dell'uomo e del pianeta Terra. Con la conoscenza delle leggi che governano tutta l'evoluzione, tali esseri dovrebbero comprendere ad un livello più profondo di quanto possa l'uomo, ciò che traspira veramente nel nostro mondo di oggi. Anche i guardiani spirituali dell'uomo, quelli che i Toltechi riconoscono come i veri Guardiani della Razza e che hanno sempre guidato l’uomo stando in silenzio e dietro le quinte, oggi fanno un passo indietro, su istruzione dell’essere planetario, in modo che l'umanità possa imparare ad assumersi la responsabilità per le sue azioni. Per quanto incomprensibile come possa sembrare, questa indicazione dell’essere planetario segna una importante transizione nel Suo sviluppo - una transizione necessaria per la promozione di tutta l'evoluzione su questo pianeta. Pertanto, qualsiasi cosiddetta 'assistenza' dall’esterno della sfera planetaria deve essere inquadrata come interferenza non-necessaria. A questo proposito, si potrebbe anche aggiungere che i Toltechi, pur conoscendo le regolari comunicazioni inter-planetarie e inter-stellari, non hanno notizia che il nostro essere planetario abbia in alcun modo chiesto aiuto dall'esterno. Logicamente si potrebbe arrivare alla conclusione che questi 'amici' alieni, che trasmettono 12


la loro profonda saggezza a pochi eletti, o sono il prodotto dell’ingenua immaginazione dell'individuo, oppure, se sono reali, stanno volutamente evitando ogni aperto contatto con l'umanità, forse a causa si scopi nascosti o secondi fini. Altrimenti, potrebbe anche voler dire che questi visitatori provenienti dallo spazio, a cui capita maldestramente di ritrovarsi loro malgrado nell’atmosfera terrestre, siano, nonostante la loro conoscenza dei viaggi spaziali, non molto più saggi dell’umanità stessa. Se questo è il caso, allora spiegherebbe perché, in alcuni casi, questi alieni siano improvvisamente sbucati e poi scomparsi nel cielo, mentre altri sono stati sfortunati distruggendo il loro velivolo nello schianto sulla Terra. Come si è già detto, i Toltechi non sono così arroganti da affermare di avere le risposte a tutto, ma capiscono abbastanza di extraterrestri e delle leggi universali per rendersi conto che astronavi aliene in visita in questo pianeta non dovrebbero in alcun modo essere prese per il valore apparente, e gli alieni non dovrebbero essere considerati automaticamente più evoluti dell’uomo o con intenzioni amichevoli. Ci sono tanti modi per aiutare qualcuno, ma non tutti gli 'aiuti' portano alla libertà. I Toltechi sono i primi ad ammettere che esiste la comunicazione inter-planetaria, e che tali messaggi sono spesso rivolti a individui sensibili in grado di ricevere questi segnali. Tuttavia, tali messaggi sono sempre di natura profonda, e mai implicano che i nostri guardiani spirituali sbagliano o che il nostro essere planetario non sa quel che fa. Qualsiasi messaggio che, anche solo tramite omissioni, implicasse che l'uomo deve seguire i consigli di una razza aliena, piuttosto che la guida dell’essere planetario, dovrebbe essere considerato con grande scetticismo e considerato alla luce della propaganda, volutamente diretta a indurre in errore l’umanità. I Toltechi hanno imparato dalle amare esperienze a mantenere un sano scetticismo e non poca cautela, perché se le storie di persone che hanno avuto incontri con gli alieni sono vere, allora c'è davvero una cospirazione. Tale cospirazione però, se esiste, probabilmente non è da parte degli scienziati e dei funzionari governativi che cercano di tenere l'umanità all’oscuro, ma potrebbe rivelarsi una minaccia da una forza che l'umanità ignora. Da molto tempo i Toltechi sono consapevoli che nell'universo conosciuto esistono forze che minacciano la sopravvivenza di una specie, e peggio ancora, l'evoluzione della consapevolezza. Tuttavia, se tale forza sta minacciando la vita sulla terra con subdole azioni apparentemente amichevoli, non bisognerebbe dare per scontato che tale forza sia necessariamente aliena. Sul pianeta Terra esistono potenti forze all’opera che non hanno per scopo l'evoluzione della consapevolezza. Non ho intenzione di disquisire qui su tali forze, se non per dire che non tutto è ciò che sembra. Sebbene i Toltechi non sostengano le ingenue idee dell'uomo su Satana e il suo dominio di fuoco, essi hanno sempre sostenuto che il mondo è in verità un luogo misterioso, e questo mistero comprende sia la luce che le tenebre. Tutto sommato, dovrebbe essere chiaro che le polemiche e la confusione che è sorta sulla faccenda degli UFO non è per niente desiderabile in un momento in cui l'umanità deve affrontare il problema di dover formulare e avviare un nuovo ordine mondiale. Ovviamente, se qualche essere o gruppo di esseri sta cercando di impedire che questo nuovo ordine si attui, allora il modo per riuscirci è quello di creare confusione e divisione nella mente degli uomini e delle donne, soprattutto nelle menti di coloro che sono considerati come leader spirituali all'interno della società. Pertanto, prima di saltare ad ogni sorta di conclusioni emotive riguardo agli UFO, l'uomo dovrebbe concentrare la propria attenzione sulle corrette relazioni umane, compreso l'uso della comunicazione come strumento vitale nel processo della democrazia. Occorre inoltre precisare che non bisogna dare credito né fiducia alle persone che sostengono qualche tipo di fuga e che invitano l'uomo ad evitare di prendersi la responsabilità della propria vita. Queste persone, che ne siano consapevoli o no, stanno aggravando le influenze negative del condizionamento sociale, e non hanno idea di cos’è la vera libertà. Queste persone sono sempre molto premurose nel confermare all'uomo che è veramente vittima delle circostanze, e che c’è bisogno di aiuto esterno, per risolvere la vita personale e collettiva. Tuttavia, l’unico aiuto di cui l'umanità ha bisogno è una guida verso l’assunzione della piena responsabilità della sua vita, del 13


suo passato e del suo futuro, e rivolta a prendere una posizione chiara sulle questioni della vera libertà. A questo proposito l'esempio degli UFO è una triste testimonianza della ostinata riluttanza dell'uomo ad accettare la responsabilità per la propria vita. Così come le anime che si aggrappano disperatamente al dogma religioso sono certe che Dio le salverà, allo stesso modo i devoti degli UFO hanno si sono auto-convinti che i loro amici extraterrestri interverranno, o per salvare il pianeta dalla distruzione, o per salvare l'umanità portandola in qualche altro mondo. Alcuni credono che accadrà un miracolo che cambierà ognuno e ogni cosa in un lampo di luce brillante. Altri ancora, hanno riposto le loro speranze sulle tenui e ancora incerte scoperte nell'ambito della meccanica quantistica. Questa è la storia della follia dell'uomo, e questa è sempre stata la sua persistente arroganza a credere nell’intervento soprannaturale per risolvere il pasticcio da lui stesso creato. Non c'è da stupirsi allora, mentre la disunione nel mondo continua a crescere, che dappertutto uomini e donne stiano quietamente iniziando a temere i peggiori incubi immaginabili, mentre il loro mondo e le loro credenze continuano a sgretolarsi. Nel sentire la paura e la successiva apatia, le persone si sentono inadeguate ad invertire questa tendenza alla distruzione e, di conseguenza, generalmente arrivano ad accettare che la vita non è più una luminosa avventura di speranza, ma una lotta disperata per la sopravvivenza. Eppure la situazione mondiale di oggi è solo il risultato naturale dell’evoluzione, e quello che l'umanità vede come un disastro è invece il suo fugace momento di opportunità. Contrariamente a ciò che l'umanità crede, non tutto è perduto, perché ci sono tutti i motivi per sperare - anzi ora ci sono motivi per sperare più di prima. L'uomo ha dovuto percorrere questo triste e difficile sentiero di auto-distruzione, per imparare il vero valore del dono inestimabile della vita, e l'impressionante responsabilità della conoscenza. Imparare è senza dubbio il compito più difficile da affrontare per qualsiasi uomo o donna, e la vera conoscenza non viene mai a buon mercato, perché si acquisisce solo attraverso le rigorose esperienze di vita. Non vi è alcuna autostrada verso il cielo, e nessuna soluzione facile ai problemi che affliggono l'umanità. Ciò che oggi deprime uomini e donne è l’inconscia realizzazione che se vogliono evitare un disastro globale, i falsi ideali che hanno tenuto così vicino al cuore, per via della paura e dell’innata pigrizia, ora devono essere sostituiti da un approccio sano e responsabile. Il senso di depressione delle persone sorge anche perché sentono di non sapere da che parte girarsi, o cosa pensare. A questo proposito, non le aiuterà più persistere nel folle tentativo di guadagnare tempo, perchè dalla luna piena di giugno 1995 il tempo era già scaduto. Ora l'umanità ha ormai le spalle al muro; ci troviamo in una condizione di “ora o mai più”. Nasce proprio da questa triste situazione la speranza dell'uomo in un luminoso nuovo mondo - un mondo in cui la pace e l’abbondanza saranno nuovamente patrimonio comune di tutta la vita su questo pianeta. Tuttavia, questo nuovo mondo luminoso non sembra che stia comparendo dalla nebbia. Un tale mondo dovrà essere pianificato e occorrerà lavorarci per ottenerlo. Pertanto l'ordine del giorno è l'azione, ed è richiesto il pensiero sensibile. Il panico o lo sconforto non miglioreranno la situazione, e nemmeno ci aiuterà riporre le nostre speranze in qualche ipotetica forza al di fuori del campo dell’umanità, sia extraterrestre o superumana. L'uomo di oggi è il prodotto del proprio fare, e lo è anche la distruzione che ha paralizzato il pianeta. Nessun potere superumano libererà l'umanità dalla sua responsabilità, e nessuno di noi sarà catapultato in un altro pianeta dove possiamo ancora dare sfogo alle nostre sfrenate tendenze distruttive. Chiunque creda a tale vanità avrà un brusco risveglio. L'uomo ha raggiunto la maggiore età, e ora deve assumersi la piena responsabilità delle sue azioni passate e guardare onestamente il futuro. Assumersi la responsabilità per il passato è il vero significato de “il Giorno del Giudizio”, e affrontare onestamente il futuro è la sfida posta da “L’alba della Nuova Era”. Occorre notare che i cambiamenti che hanno avuto luogo il 13 Giugno 1995 non hanno colto tutti alla sprovvista. Era assolutamente necessario che nessuno, neppure i Toltechi, sapessero in anticipo quando esattamente sarebbero cominciati questi cambiamenti. Eppure, quel giorno era stato 14


preannunciato da tempo dai Guardiani della Razza, e quindi hanno preso le dovute precauzioni per preparare questo momento. Negli ultimi due decenni, i Guardiani della Razza hanno creato una rete di guerrieri e persone di tutto il mondo. Questo lavoro va avanti in silenzio, dietro le quinte, senza clamore e senza avvisi pubblici. Uomini e donne dotati di visione, e che sono sensibili alle impressioni dei Guardiani della Razza, sono state collocate all'interno di ogni dipartimento di attività umane, in cui mettono in atto i loro ruoli, stando in silenzio in attesa di ulteriori istruzioni dai Guardiani. Lo scopo di questa rete non è quello di salvare l'umanità dalla sua auto-distruzione, ma di intervenire quando la necessità di cambiare diventa impellente, fornendo l’assistenza necessaria ad assumersi la responsabilità per il proprio passato e per il proprio futuro. Rendetevi conto che arriva un momento nella vita di ogni individuo, in cui lui o lei prende coscienza, come fatto reale, che non può continuare con la vita attuale così com’è. In quel momento l’individuo sa che se vuole trovare pace e felicità, è imperativo apportare un drastico cambiamento. Questo evento è conosciuto come Il tocco dello Spirito. Quando accade, lo Spirito dell'uomo bussa metaforicamente alla porta dell'individuo, e il messaggio che porta è breve, ma travolgente nelle sue implicazioni: “Seguimi ora e senza fare domande, oppure rimani dove sei. Io ti offro la libertà, ma sappi che se parto senza di te, non ritornerò”. Il contenuto e il tono del messaggio dello Spirito è tale che la decisione dell’uomo o della donna di andare con lo Spirito deve essere istantanea, altrimenti perderà il suo fugace momento di opportunità. Quando lo Spirito tocca un intero gruppo di persone o tutta l’umanità contemporaneamente, allora è conosciuto come Il Grido dell'Aquila. I Guardiani della Razza hanno da tempo previsto che per l'umanità sarebbe arrivato questo momento, ed è stato in previsione di questo evento epocale, che hanno lavorato coscienziosamente fin dalla seconda guerra mondiale. Il mondo di oggi deve ringraziare quindi questi grandi esseri per la loro lungimiranza e meticolosa preparazione, perchè durante la luna piena di giugno 1995, Il Grido dell’Aquila è stato effettivamente lanciato per l'intera umanità. La rete Tolteca fa parte dei piani dei Guardiani della Razza che hanno predisposto per dare all'uomo l'assistenza necessaria, ora che Il Grido dell'Aquila è stato lanciato. La decisione di divulgare gli insegnamenti Toltechi fa parte del servizio reso all'umanità dai Guardiani della Razza, ora che l'uomo ha raggiunto l’età adulta. Questi volumi degli insegnamenti Toltechi fanno parte dell’assolvimento di un Loro comando. La legge cosmica impone che il Tocco dello Spirito non può essere lanciato finché l'uomo non si sente con le spalle al muro e finché la spada non gli pende sulla testa, perchè la natura umana è tale che se l'uomo non è disperato, non rischierà tutto su una decisione impulsiva presa nel momento. Lo stesso vale per il Grido dell’Aquila. La decisione di seguire lo Spirito, l’Aquila, deve essere completamente spontanea e incondizionata, perchè questo è il modo in cui il potere ha sistemato le cose. Quando arriva il momento, non ci può essere alcuna discussione o esitazione. L'umanità si è già messa all’angolo e forse, quando questo libro sarà in stampa, si sarà anche accorta che la spada ora è ben posizionata e penzolante sulla testa. Quando l'umanità si sarà resa conto di questo, avrà la possibilità di andare con l'Aquila, oppure rimanere dove si trova – avrà l’opportunità di utilizzare le proprie conoscenze e la capacità di costruire un luminoso nuovo mondo, oppure rimanere nell’attuale percorso di autodistruzione. La decisione è solo dell'umanità, e nessuno la forzerà a prendere una particolare decisione, eccetto che in entrambi i casi dovrà prendere una decisione. Molti sceglieranno di andare con l’Aquila, e senza dubbio molti sceglieranno ostinatamente di rimanere dove sono. Questo porterà alla finale, ma necessaria separazione. Amici, familiari, uomini, donne e bambini di tutti i ceti sociali saranno divisi in base alla loro scelta. Questa divisione, per quanto possa essere triste, è la stessa che esiste sin dalla prima grande scissione ai tempi di Atlantide. Ora, l'umanità deve portare questo problema a una conclusione. Coloro che scelgono di andare con l'Aquila si troveranno catapultati in un nuovo livello di 15


consapevolezza – una consapevolezza che gli permetterà di vedere e capire le cose in un modo che finora è stato oltre le loro capacità. Con questa nuova percezione e comprensione vedranno chiaramente il modo in cui è destinata a camminare l'umanità e, agendo sulla base di questa nuova conoscenza, inizieranno la costruzione di un mondo nuovo. A questo punto è interessante notare che, proprio in questi giorni, gli astronomi hanno annunciato l'arrivo nel nostro sistema solare della più grande e più luminosa cometa mai registrata nella storia. I Toltechi considerano le comete dei corrieri, dei messaggeri universali, la cui comparsa nel cielo annuncia sempre cambiamenti importanti nella civiltà. La marea dell’evoluzione non si può arginare e le forze del destino non si possono evitare. Ognuno dovrà scegliere. L’unica cosa che resta da vedere è, quanti sceglieranno di seguire l'Aquila e quanti sceglieranno di rimanere. Come abbiamo detto, a questo punto, nessuno può interferire, perchè la decisione spetta solo all'umanità, e quindi ogni uomo e ogni donna deve decidere per se stesso. Magari le forze della luce saranno così potenti che la maggior parte sceglierà di andare con l'Aquila. Qualora la maggioranza dell’umanità scegliesse con saggezza, si stabilizzerebbe un nuovo ordine mondiale, ma se la maggioranza si rivelasse troppo testarda per cambiare, le conseguenze per tutti sarebbero terribili. E’ meglio non descrivere quali sarebbero le conseguenze di una decisione sbagliata, perchè l'oscurità che ne scaturirebbe sarebbe così enorme, così grottesca e così antica, da essere oltre ogni descrizione o immaginazione. Piuttosto dobbiamo focalizzarci sulla luce e impostare il nostro intento su un nuovo mondo, in cui la pace e l'abbondanza porteranno armonia a tutta la vita sul nostro meraviglioso e bellissimo pianeta. Decidiamo col cuore di prendere coraggio, perchè mai prima d'ora nella storia della vita sulla Terra, la posta in gioco è stata così alta, e mai prima d'ora l'umanità ha avuto un’oppotunità così imponente.

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PARTE PRIMA

VIVERE DA GUERRIERO TRASMUTAZIONE

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CAPITOLO UNO

ACQUISIRE LA STRATEGIA DEL GUERRIERO LA VITA DI UN GUERRIERO DEVE ESSERE CONTENUTA. SE VUOI AVERE SUCCESSO COME GUERRIERO NON PUOI PERMETTERTI DI SPRECARE IL TUO POTERE PERSONALE VIVENDO A CASACCIO. La prima indicazione che si da agli apprendisti sulla Via del Guerriero è che essi devono coltivare un forte senso di auto-disciplina. I lettori che si impegnano seriamente nel percorrere la Via del Guerriero devono rendersi conto che questa indicazione vale anche per loro. E’ fondamentale capire che gli insegnamenti Toltechi devono essere affrontati in modo sistematico e disciplinato perchè l'apprendista o il lettore possano beneficiarne. E’ questo il significato dell’affermazione che la vita del guerriero deve essere contenuta. Tuttavia, è importante precisare che questa disciplina non è qualcosa che viene imposta agli apprendisti dal di fuori, ma è un senso di auto-disciplina che gli apprendisti stessi coltivano volutamente poco a poco, perchè hanno compreso la necessità di contenere la loro energia. Generalmente, le persone vivono in modo per lo più indisciplinato, spargendo la loro energia qui e là, dappertutto. Non c'è ordine negli schemi di pensiero dell'uomo comune, né vi è alcun controllo volontario dei pensieri. La mente dell'uomo comune è in un caotico disordine di modelli di pensiero frammentati, che normalmente sono il risultato di stimoli esterni. Analogamente, non vi è alcun ordine nelle risposte emotive dell'uomo comune alle varie circostanze. Spesso sorgono spontaneamente emozioni incontrollate e indipendenti, e l'uomo comune reagisce a casaccio attraverso il caos della propria mente. Vivendo in questo modo è impossibile conservare il potere personale, e se non conserviamo coscientemente il potere personale, lo dissipiamo rapidamente, e ci ritroviamo prosciugati e fiacchi. L'autodisciplina è quindi un requisito essenziale per percorrere la Via del Guerriero, ed è essenziale rendersi conto che questa auto-disciplina deve essere coltivata dagli apprendisti stessi. Un insegnante può imporre una disciplina ordinando all’apprendista di frenare certi comportamenti o determinate azioni, ma è responsabilità dell'apprendista disciplinare se stesso nei pensieri e nei sentimenti. Inoltre, non vi è alcun valore nel pensare, nel sentire o nell’agire da guerriero quando si è in presenza dell’insegnante, e comportarsi in maniera indisciplinata, quando l’insegnante non c’è. Questo punto è estremamente importante nel considerare gli insegnamenti trasmessi in questi volumi. Gli apprendisti che lavorano sotto la guida di un nagual sono curati singolarmente, e pertanto ricevono solo le parti degli insegnamenti di cui hanno bisogno in quel dato momento. Questo perché un approccio meramente teorico, in cui si memorizzano intellettualmente i contenuti degli insegnamenti, è un’assoluta perdita di tempo, e non beneficia l'apprendista in alcun modo. Per lo stesso motivo, il lettore non trarrà alcun beneficio dalla semplice lettura e memorizzazione dei concetti contenuti in questi volumi. Un nagual non permetterà all’apprendista di soccombere alla mera curiosità, ma insisterà affinché applichi gli insegnamenti nella vita quotidiana. Con libri come questi, spetta ovviamente al lettore fare in modo che la curiosità non sostituisca la pratica. La Via del Guerriero è un percorso pratico che richiede la diligente e continua applicazione degli insegnamenti. Il primo volume di questa serie, Il ritorno dei Guerrieri, tratta i concetti iniziali fondamentali degli insegnamenti Toltechi. Questo volume continua a costruire su quegli insegnamenti preliminari e introduce anche concetti e dettagli che non si potevano trattare senza aver prima poste le necessarie premesse. Perciò è importante che prima di tentare di seguire gli insegnamenti forniti in questo volume, siano pienamente compresi, interiorizzati e messi in pratica i concetti fondamentali trattati 18


nel Il ritorno dei Guerrieri. Tuttavia, ciò non implica che, prima di affrontare questo libro, il lettore debba essere esperto in tutte le pratiche contenute nel Il ritorno dei Guerrieri. Rendetevi conto che diventare un guerriero è il compito di un’intera vita, e che in questo senso gli insegnamenti sono tutti interconnessi, inseriti l’uno nell'altro. Così, il lettore dovrebbe studiare il primo volume, familiarizzare pienamente con i concetti fondamentali trattati lì, e poi aggiungere i concetti e i dettagli trattati in questo volume. Si presume inoltre che il lettore abbia già familiarizzato con le definizioni dei termini Toltechi presenti ne Il ritorno dei Guerrieri. Non sono molti i termini che sono esclusivi della tradizione Tolteca, ma comunque i Toltechi danno grande importanza all’uso delle parole, e quindi spesso definiscono parole in un modo molto specifico, a cui l'uomo comune non è avvezzo. Spesso si perde la sottigliezza o la sfumatura di un concetto, a causa di un insensibile o disattento approccio alle parole. Per troppo tempo l'uomo ha insistito e vacillato nell’erronea convinzione che la vita quotidiana è in qualche modo separata dalla ricerca spirituale. LA VIA DEL GUERRIERO NON E’ UN ESERCIZIO DI SVILUPPO SPIRITUALE. LA VIA DEL GUERRIERO E’ UNO STILE DI VITA NECESSARIO PER LA SOPRAVVIVENZA QUOTIDIANA DEL GUERRIERO. PER UN GUERRIERO I TERMINI TONAL E NAGUAL SONO SOLO IMMAGINI EVOCATIVE NECESSARIE ALLA CHIAREZZA. IN UN ATTO DI SOPRAVVIVENZA QUESTI TERMINI SFUMANO L’UNO NELL’ALTRO. L'unico modo in cui gli apprendisti possono diventare guerrieri è vivere da guerrieri, tutto il giorno, tutti i giorni, anche durante le ferie, le vacanze e le feste. Nessuna quantità di teorie o filosofie, di parole o di letture, li porterà un passo più vicino al potere. SI PUO’ ACQUISIRE CONOSCENZA SOLO AGENDO E FACENDO ESPERIENZA NELLA VITA QUOTIDIANA. Quando un uomo o una donna s’imbarca nella Via del Guerriero, deve sapere che la Via del Guerriero richiede un impegno totale. Ad esempio, gli uomini o le donne che scelgono una vita monastica, entrano nel monastero per la vita, e sono tenuti a prendere i voti che li coinvolgono in un impegno totale. Anche se i Toltechi non si isolano dal mondo che li circonda, e anche se un nagual non forza gli apprendisti a prendere qualsiasi genere di voti, il principio dell’impegno totale è esattamente lo stesso della vita monastica. Tutti gli apprendisti sulla Via del Guerriero, prima o poi si sottomettono alla volontà del proprio essere interiore, e quindi, scelgono di imporsi un inequivocabile impegno a vivere da guerrieri. Ma la natura umana è tale che nessun uomo o donna vorrà cambiare qualcosa nella propria vita, se è felice con la vita che fa, così com'è. L'unica volta che qualcuno sarà disposto a cambiare è quando quella persona si renderà conto che non può più proseguire con la vita che fa. Tale realizzazione, tuttavia, non può basarsi su una decisione intellettuale; alle decisioni intellettuali manca la spinta emotiva necessaria ad un cambiamento così drastico, come quella necessaria per intraprendere la Via del Guerriero. L’aspirante apprendista deve aver raggiunto un punto in cui vede chiaramente che non ha altra scelta se non percorrere la Via del Guerriero. Solo quando la Via del Guerriero è vista come un atto di sopravvivenza, acquisisce il significato che deve avere, e solo allora l'apprendista sarà capace di imbrigliare la quantità di potere personale sufficiente per vincere le sue sfide. Siccome le persone comuni non vedono la necessità o non sentono il bisogno di cambiare la loro vita, generalmente finiscono per cercare un cosiddetto percorso spirituale. Queste persone sentono il 19


bisogno di introdurre una sorta di spiritualità nella loro vita. Tuttavia, qualsiasi disciplina scelgano, introdurrà solo un'aggiunta alla loro vita attuale. La Via del Guerriero adottata come un’aggiunta alla vita attuale, semplicemente non funziona - la sua natura richiede un impegno totale e una totale trasformazione dell’l'apprendista. Quando diciamo impegno totale, occorre chiarire che i guerrieri non camminano in un percorso di negazione. Essere guerriero significa che si ha il pieno controllo di tutte le proprie azioni - mentali, emotive e fisiche. Perciò molto raramente si impongono agli apprendisti delle discipline, e di conseguenza possono prendere parte a qualsiasi attività sociale o abituale che gli piaccia - per esempio, fumo, alcool o mangiare carne - a condizione che siano sempre nel pieno controllo dell'attività particolare in cui hanno scelto di coinvolgersi. Qui, le parole d'ordine sono scelta e controllo. I GUERRIERI NON SONO MAI PARTECIPANTI ARRENDEVOLI. SE IL GUERRIERO SCEGLIE DI COINVOLGERSI IN QUALCOSA, LO FA SOLO PERCHE’ E’ IN LINEA CON LA SUA STRATEGIA. Quando i guerrieri bevono alcool, non è per ubriacarsi, per sfuggire alla responsabilità della loro vita o per trovare il coraggio per affrontare un incontro spiacevole, ma semplicemente perché godono di un paio di drink, e hanno abbastanza controllo perchè le loro facoltà non vengano offuscate o diminuite dall'alcol. In altre parole, i guerrieri scelgono di bere alcool solo nella quantità che gli consente di rimanere in controllo. I guerrieri non bevono mai fino al punto di perdere il controllo, né bevono per sfuggire alle responsabilità o alle sfide. Lo stesso vale per qualsiasi cosa in cui il guerriero scelga di coinvolgersi. Questo è un punto importante per due ragioni. In primo luogo, le persone si sentono bene con se stesse quando si negano certe cose, e quindi si convincono che praticando questa negazione stanno sviluppando la propria spiritualità. Per esempio, alcune persone non mangiano carne perché sentono che non è giusto uccidere gli animali per mangiare. Queste persone diventano vegetariane, ma in questo modo scelgono di ignorare il fatto che anche le verdure sono esseri viventi, e che anche l'acqua che beviamo e l'aria che respiriamo contengono microrganismi viventi. Pertanto, ha ben poca coerenza la tesi secondo cui non dobbiamo uccidere gli animali per mangiarli, perché qual’è la differenza tra uccidere un essere umano, un animale, un vegetale o un microrganismo? Uccidere rimane uccidere a qualsiasi livello di esistenza. Inoltre, il modo in cui il potere ha sistemato le cose è che tutte le forme di vita nell'universo si nutrono di altre forme di vita. Da questo punto di vista, i guerrieri scelgono di non mangiare esseri umani, non perché hanno un problema morale col mangiare carne umana, ma perché è una legge universale che una specie non si nutre di un membro della sua specie. Queste abitudini alimentari, anche se esistono, sono un abominio della natura, e il risultato di uno squilibrio temporaneo di qualche tipo. La negazione non è indice di progresso spirituale, ma, al contrario, un grave segno di autoinganno e auto-importanza. Questo tipo di comportamento fa sì che i praticanti sentano che, attraverso la pratica della negazione, in qualche modo si elevano ad una posizione spirituale più alta rispetto agli altri. Qui, però, occorre prestare attenzione a distinguere chiaramente tra l'atto di rifiuto e il risultato della preferenza personale. Per tornare ancora all'esempio dei vegetariani, scopriamo che ci sono persone che sono naturalmente vegetariane, nel senso che semplicemente non gli piace il sapore e la consistenza della carne. Tale preferenza a non mangiare carne è molto simile a quella di qualcuno che preferisce il frullato alla fragola anziché il frullato al cioccolato, e quindi non dice nulla sullo sviluppo della spiritualità. In secondo luogo, per essere guerrieri, sia uomini che donne devono comportarsi da guerrieri in ogni occasione e in ogni luogo in cui si trovino. Questo è il motivo per cui i guerrieri non scelgono la vita da reclusi, perché il vero banco di prova sta nell’abilità del guerriero ad abbracciare tutta la vita impeccabilmente. Non è molto difficile essere spirituale quando si parla con un prete in una chiesa, ma è tutta un’altra faccenda quando il vicino di casa ha impostato il suo impianto hi-fi a 20


tutto volume. Allo stesso modo, non è così difficile sostenere il concetto di amore fraterno in una seduta di meditazione, ma è un pò più difficile farlo per tutto il tempo, durante tutto il giorno, e specialmente quando il fratello sembra deciso a non essere fraterno. Un guerriero non si nega nulla, perché vede in ogni cosa un’opportunità per mettersi alla prova e per acquisire potere personale, superando ogni sfida con cui si confronta. E’ per questo motivo che si dice che la Via del Guerriero non è un esercizio di sviluppo spirituale. Non significa che il guerriero non è un essere spirituale, perché in effetti egli è tale, senza cercare mai di essere spirituale. L'idea di cercare di essere spirituale non ha senso per il guerriero, perché sa di essere sia spirito che corpo, sia nagual che tonal. Il guerriero sa di essere il suo sognatore che si manifesta sul piano fisico, e così vive la vita di uno spirito che partecipa all’esperienza sul piano fisico. Per dirla in modo semplice, il guerriero abbraccia equamente lo spirituale e il terreno senza separarli, perché sa che in sostanza i due sono identici, ma due opposte espressioni dell’Unica Vita. Per un guerriero essere spirituale è un grosso errore, così come è un errore abbandonarsi alla sola gratificazione delle occupazioni terrene. Il guerriero non può essere più spirituale che materialista. Egli è entrambi. Non avendo un atteggiamento separativo verso la vita, il guerriero è incapace di dire: “Questo per lo spirito e questo per il tonal” o “Questo per Dio e questo per me”. Un guerriero vive come guerriero tutto il giorno, ogni giorno, e nel farlo si diverte pure, perchè è un essere libero, non ossessionato o posseduto da alcunché. Alla fine, per un guerriero la sfida più grande consiste nell’amare con passione la vita e tutto ciò che ha da offrire, e contemporaneamente essere libero da tutto. Per un guerriero è meglio essere vivo, ma allo stesso tempo non teme la morte. Un guerriero gode nel sentirsi amato, ma per essere felice non ha bisogno di sentirsi amato. Quando un guerriero vede una bella farfalla che vola nel giardino, festeggia con gli occhi la sua bellezza, ma non sente il bisogno di catturarla per fare una collezione di farfalle. Quando il guerriero sente cantare un uccellino, si unisce a quel canto, e quando vede un insetto morire nella bocca di una lucertola sente l’angoscia dell'insetto, e anche la sensazione di vittoria della lucertola. In definitiva, è impossibile per chiunque isolare le attività spirituali dalla vita quotidiana. Le due attività sono identiche e naturalmente in costante armonia l’una con l'altra. Allo stesso modo tutta la vita è interrelata e interagisce continuamente attraverso l’interdipendenza. Le piante non crescerebbero se non piovesse, ma affinché possa piovere ci deve essere anche il sole e delle nuvole e degli alberi. In una città non ci sarebbero commercianti se non ci fossero persone; ma per avere persone in una città ci devono essere negozianti che vendono cibo e vestiti. Nell’intraprendere la Via del Guerriero, uno dei maggiori problemi è che gli apprendisti si imbattono nell’ereditata convinzione di avere tutto il tempo del mondo per decidere cosa faranno e quando. Tale convinzione non solo è debilitante, ma è anche pura follia. Viviamo in un universo imprevedibile in cui il nostro concetto di tempo non è che il prodotto di un presupposto logico. Le azioni abituali e ripetitive hanno creato nella mente dell'uomo l'illusione di avere tempo. Eppure, nessuno di noi ha tempo, per il semplice motivo che il tempo non esiste. Ciò che l'uomo chiama tempo è l’effetto del testimoniare al processo della vita, e sebbene l'ignoranza dell'uomo lo porti a ritenere di poter prevedere il corso di questo processo, di fatto è completamente falso ed è pura follia. Un uomo può pianificare di andare in pensione entro vent’anni, ma su questa terra non c’è nessuna autorità in grado di garantire la sua esistenza neanche per i prossimi venti minuti. Alcune persone vivono per molti anni; qualcuno vive una vita molto breve. Alcune persone si ammalano e ci mettono anni a morire, alcuni non si sono mai ammalati, ma muoiono in un istante. La morte, come il processo della vita, è sempre stata e sempre sarà totalmente imprevedibile. Tuttavia programmiamo la nostra vita come se fossimo sicuri che andremo in pensione fra vent’anni, così come programmiamo domani presumendo che il sole sorgerà, come ha sempre fatto in passato. Ma rendetevi conto che non possiamo mai essere certi che domani l’esistenza sarà la stessa di oggi.

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A questo proposito gli apprendisti fanno spesso l’errore di credere di poter rimandare a domani il vivere da guerriero, oppure a dopo la festa della prossima settimana, oppure a quando avranno risolto gli attuali problemi nella loro vita. Eppure lo Spirito non aspetta pazientemente, né ci dà il tempo di trastullarci o agitarci con cose non essenziali. Quando arriva il Tocco dello Spirito, o lo seguiamo immediatamente così come siamo, o rimaniamo per sempre dove siamo. Se esitiamo a seguire lo Spirito, o posticipiamo il vivere da guerriero, siamo già condannati al fallimento, perchè tale esitazione implica che non ci sentiamo ancora pronti ad abbandonare il passato ed entrare in una nuova vita. SE RIMANDI L’AZIONE PERCHE’ HAI PAURA DI FALLIRE, O PERCHE’ TI SENTI INADEGUATO, HAI GIA’ FALLITO. Questo è il modo in cui il potere ha impostato le cose, ed è proprio per questo motivo che si afferma che la Via del Guerriero non è disponibile per nessuna persona fino a che non realizza consapevolmente e senza ombra di dubbio che deve fare qualcosa di disperato per sopravvivere. E’ sempre allora che arriva il Tocco dello Spirito, ma in quel momento dobbiamo anche essere pronti a seguirlo, a chiudere la porta dietro di noi, a lasciare per sempre il passato, senza neanche uno sguardo indietro. Si tratta di un compito veramente difficile, e nessun Tolteco degno di questo nome ha mai detto che è facile, eppure quando arriva quel momento nella vita degli individui, non c'è alcun dubbio nella loro mente. In alcuni casi, a seconda degli individui e delle circostanze del loro passato, da quel momento gli apprendisti procederanno rapidamente sul Sentiero della Conoscenza e abbracceranno la ritrovata vita con gioia ed entusiasmo. Tuttavia, con alcuni apprendisti c'è un momento, qualche tempo dopo aver intrapreso la Via del Guerriero, in cui improvvisamente non sono più così sicuri di aver fatto la scelta giusta. Questo accade sempre dopo che l’apprendista ha capito più chiaramente le implicazioni della sua decisione. E’ allora che l'apprendista si ritrova in disaccordo con ogni cosa della sua vita. Non più a suo agio col suo vecchio mondo, ma anche non ancora sereno con la necessità di eliminare il suo vecchio stile di vita, l'apprendista comincia a ribellarsi contro il suo essere interiore. Questa è una battaglia veramente inutile e non produce altro che dolore e disagio. Inoltre, tale battaglia è interamente creata dallo stesso apprendista e perciò nessun altro può aiutarlo. Sta all'apprendista riconoscere che è stato lui a prendere la decisione di seguire lo Spirito, e pertanto deve accettare la responsabilità della sua azione. Tale battaglia interiore segna una tappa molto importante nella formazione degli apprendisti, e l'unica cosa che può fare un nagual in questa fase è trasmettere quanti più insegnamenti possibili. Prima o poi si arriva a questa crisi – una crisi che richiede all'apprendista di prendere nuovamente una decisione. O smette di lottare contro il proprio destino e vive da guerriero, o lascia. Se, giunto a questo punto, l'apprendista decide di lasciare, inevitabilmente tornerà al suo vecchio mondo, dove trascorrerà il resto della vita a chiedersi come sarebbe stata la sua vita se avesse continuato la formazione come guerriero. D'altra parte, l'apprendista che sa di non avere altra scelta che diventare guerriero, riconosce anche il fatto che sta vivendo in un universo imprevedibile in cui la morte gli tende costantemente l’agguato. Ne deriva che un tale apprendista impara rapidamente a vivere solo per il momento presente. Essendo consapevole che non può permettersi di sprecare tempo o potere personale, l’apprendista si sforza di utilizzare ogni opportunità in cui si imbatte, e così non rinvia il vivere da guerriero. Questo è un stato di coscienza allettante ed è l'unico che garantisce il successo, perché con un atteggiamento di questo tipo, l'apprendista si rende conto rapidamente che l’importante non è l'obiettivo, ma il viaggio.

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LO STATUS DI GUERRIERO NON E’ IL RISULTATO DI UN PARTICOLARE PROGRAMMA DI ADDESTRAMENTO, PIUTTOSTO E’ IL SILENTE RICONOSCIMENTO DI SE’ CHE VIENE DAL SAPERE DI ESSERE DIVENTATI IMPECCABILI VIAGGIANDO SULLA VIA DEL GUERRIERO. ESSERE UN GUERRIERO NON E’ UN OBIETTIVO IN SE’, E’ INVECE UN’ETERNA RICERCA DI CONOSCENZA E LIBERTA’ CHE TENDE ALL’INFINITO. L’apprendista che sa questo farà ogni sforzo per usare il potere personale che ha, non importa se poco o molto, per vivere da guerriero nel momento presente. All’inizio, il potere personale di ogni apprendista è limitato, e quindi la qualità della sua vita, vista dall'esterno, non sembrerà cambiata in modo significativo. Però, dentro di sé, l’apprendista sa che la sua vita, non è più noiosa e vuota, ma ricca e gratificante, e ogni giorno si riempie di nuove scoperte dello spirito. Mentre prima le sue giornate erano intrise di una nostalgia senza nome, ora sente una pace interiore che sorge da un innato senso di scopo. Per l’apprendista la vita è ridiventata una brillante avventura di speranza. Quando l'apprendista ha raggiunto questo stato d'animo, si può dire che egli ha acquisito la strategia da guerriero. Vivendo secondo questa strategia l'apprendista impara rapidamente, affina le sue naturali capacità con una precisione inquietante che stupisce anche lui, e comincia a conservare il potere personale fino a che non ne ha a sufficienza per sostenersi in una battaglia per il potere. Questi sono i frutti della strategia del guerriero - uno dei primi requisiti richiesti ad ogni apprendista che vuole percorrere seriamente la Via del Guerriero. Questa strategia non è altro che uno stato d'animo, ed è alla portata di chiunque sia pronto a lasciarsi alle spalle il vecchio mondo. Tuttavia, nelle sue implicazioni, la strategia del guerriero è onnicomprensiva, ed è infinitamente più potente di quanto non sembri. Quello che ci serve per acquisire questa strategia è in primo luogo, la certezza che la nostra vita non può continuare allo stesso modo di prima; secondo, che quando arriva il Tocco dello Spirito, lo seguiamo immediatamente senza esitazione; terzo, che riconosciamo fin dall'inizio che la Via del Guerriero non ci permette di portare con noi il bagaglio del passato; quarto, che per avere successo sulla Via del Guerriero è indispensabile che la nostra decisione di seguire lo Spirito comporti un impegno totale, e infine, che dobbiamo essere pronti a coltivare quel senso di autodisciplina che è il marchio dell’uomo o della donna che ha assunto la piena responsabilità delle proprie azioni. Non sono necessari altri requisiti. Per quanto riguarda il Tocco dello Spirito, ricordiamo che nell'introduzione di questo volume abbiamo detto che durante la luna piena del mese di giugno 1995, il Grido dell'Aquila è stato lanciato per tutti, in tutto il mondo. Questo volume, così come il primo, indica la strada da seguire. Dal momento della stesura di questo libro, ogni uomo, donna e bambino deve scegliere consapevolmente se seguire lo Spirito, l'Aquila, o rimanere dov’è.

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CAPITOLO DUE

I QUATTRO ATTRIBUTI DEL GUERRIERO LA VITA DEL GUERRIERO E’ UNA STRATEGIA DI AUTODISCIPLINA. OGNI AZIONE, PENSIERO E SENSAZIONE VA VALUTATA ACCURATAMENTE. IL GUERRIERI NON SPRECANO TEMPO E POTERE PERSONALE IN QUESTIONI CHE NON HANNO CONSEGUENZE NEL LORO DESTINO. Ne Il Ritorno dei Guerrieri sono state spiegate in dettaglio le tecniche della ricapitolazione e del non-fare. Ora è necessario aggiungere altre due tecniche, ossia cancellare la storia personale e l'arte del sognare. Queste quattro tecniche vanno di pari passo, e rappresentano gli aspetti più importanti della formazione di tutti i guerrieri, in quanto costituiscono la base su cui si struttura la loro vita. Tutti gli altri concetti ed insegnamenti, per quanto siano importanti, sono strettamente connessi e dipendono da queste quattro tecniche principali. Non sarebbe esagerato affermare che tutti gli insegnamenti Toltechi si incardinano su queste quattro tecniche e che se gli apprendisti non le comprendono e applicano correttamente, inevitabilmente non riusciranno a padroneggiare la Via del Guerriero. Ognuna delle quattro tecniche principali appartiene di diritto ad una delle quattro direzioni un concetto che tratteremo più avanti - per ora basti affermare che ogni cosa nell'universo manifesto, inclusi uomini e donne, è assegnato ad una delle quattro direzioni. Per quanto questo concetto possa sembrare incredibile, è tuttavia vero per ogni cosa organica e inorganica; e se i Toltechi sono riusciti a svelare molti misteri che la comunità scientifica stenta ancora a capire, in gran parte è dovuto alla conoscenza di questa distribuzione in quattro direzioni. Inoltre, poiché l'uomo è una replica in miniatura dell'universo, ogni individuo ha naturalmente la propria direzione di appartenenza, e in più ha il potenziale delle altre tre direzioni riflesse nell’essere luminoso. In altre parole, anche se una donna è una donna dell’Est, e perciò manifesta in modo evidente e prevalente le qualità orientali, avrà in sé anche tendenze latenti che appartengono alle altre tre direzioni. I GUERRIERI VOGLIONO CONOSCERE INTIMAMENTE OGNI ASPETTO DEL LORO ESSERE, ANCHE LE TENDENZE LATENTI E SPECIALMENTE IL POTENZIALE NASCOSTO. A TALE SCOPO USANO IL MONDO ATTORNO A LORO COME UNO SPECCHIO, PERCHE’ IN QUELLO SPECCHIO OGNI COSA SI RIVELA. Lo stesso principio vale anche per le quattro tecniche principali – la ricapitolazione è assegnata all’Est, il non fare al Nord; cancellare la storia personale all'Ovest e sognare al Sud. E’ importante capire che le quattro direzioni rappresentano le quattro qualità dell’esistenza o dell’essenza, e quindi non devono essere prese per il valore apparente. Mettendo in pratica le quattro tecniche principali, emergono delle qualità che sono conosciute come i quattro attributi del guerriero. Questi attributi sono fondamentali nella vita del guerriero, e quindi dovremo essere molto chiari su ciò che essi comportano.

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E’ NECESSARIO LAVORARE CON GLI SPECCHI PER RICAPITOLARE L’INTERA VITA, DAL MOMENTO PRESENTE PROCEDENDO A RITROSO FINO AL MOMENTO DELLA NASCITA. TALE RICAPITOLAZIONE RICHIEDE UN LIVELLO DI ONESTA’ CHE SI OTTIENE SOLO CON UN ATTO DI SPIETATEZZA. LA SPIETATEZZA DEVE COMINCIARE CON SE STESSI. SOLO QUANDO LA SPIETATEZZA AVRA’ SOSTITUITO L’AUTOCOMMISERAZIONE AVRAI LA SOBRIETA’ NECESSARIA PER DISCRIMINARE CON SAGGEZZA. La ricapitolazione produce sobrietà, o quella qualità meglio descritta come la capacità di valutare qualsiasi situazione della propria vita in modo preciso e per il suo vero valore. La sobrietà, per sua stessa natura, è priva di emozione, perché solo in assenza di emozione, positiva o negativa, si riesce a distinguere con chiarezza ciò che c’è esattamente in una determinata situazione. La sobrietà è un atto di spietatezza, in cui non si consente ai propri sentimenti personali di offuscare la questione sottomano. Ciò non implica che i guerrieri sono esseri senza cuore; al contrario, l'amore del guerriero per il mondo è tale che non può agire in modo prevenuto nei confronti di nessun essere. Se in qualsiasi situazione i guerrieri scegliessero una delle parti, dovrebbero riconoscere che per loro una parte è più importante dell’altra. Ma nessun vero guerriero può accettare questo atteggiamento, perché per un guerriero che sostiene l'interrelazione di tutta la vita, ogni cosa è ugualmente importante, che si tratti di un atomo, di un vegetale, di un animale, di un essere umano o di un’entità sovrumana. Non importa se il guerriero è coinvolto in una battaglia fra estranei o in una battaglia in cui gli sta a cuore una delle due fazioni. Anche se la battaglia è tra se stesso e un altro essere, il guerriero non accorda nessuna pietà neppure a se stesso. Di conseguenza, il guerriero da a tutti lo stesso rispetto, e quindi non consente ai sentimenti personali di farlo agire in modo ingiusto sulla base di pregiudizi. Ciò implica che un guerriero che agisce da un punto di sobrietà, non tratterà ingiustamente nè una persona amata, né sé stesso, nè vedrà gli atti di un altro come necessariamente negativi, senza prima aver valutato onestamente tali atti per il loro vero valore. Per loro stessa natura e in accordo alla sacra fiducia che gli è concessa come Toltechi, i guerrieri sono obbligati alla verità e quindi non possono agire in altro modo che da un punto di sobrietà. Per comprenderlo meglio vediamo l’esempio di una giovane donna che chiameremo Linda. Linda ha sempre avuto difficoltà nelle sue relazioni con gli uomini, ma non ha mai capito perché, fino a quando ha iniziato a praticare la tecnica della ricapitolazione. Nel ricapitolare, Linda si è resa conto che i suoi problemi sono stati causati dalla sua possessività. Scavando più a fondo per vedere perché è così possessiva, Linda ricorda molti eventi della sua infanzia e, poco a poco, mette assieme gli eventi che hanno determinato la sua gelosia. Linda ricorda chiaramente che da bambina ha sempre dovuto competere col fratello minore per avere l'attenzione di suo padre. Lei aveva appena undici mesi quando è nato suo fratello, e lui era il figlio maschio che suo padre aveva sempre voluto, così Linda ha iniziato in tenera età a sentirsi inferiore al fratello. Questo sentimento di inferiorità, e di dover competere per avere l'attenzione di suo padre, ha portato rapidamente a violenti scontri tra Linda e suo fratello. Pertanto, dato che Linda era più grande e quella che si sentiva offesa, era anche quella che la maggior parte delle volte avviava la lite. Di conseguenza, Linda era sempre in svantaggio. Sebbene fosse quella che subiva il bullismo del fratello, riteneva ingiusto che fosse sempre punita per i litigi senza fine. Non riuscendo ad esprimere al padre i suoi veri motivi del tormentare il fratello, Linda coltivava un amaro risentimento verso il fratello, e al tempo stesso, una crescente sfiducia in suo padre. Sentendo che il padre non la capiva e che si prendeva più cura del fratello, Linda cresceva allontanandosi gradualmente dal padre, mentre dentro di lei desiderava ancora la sua attenzione. In qualche modo il padre di Linda percepiva l’agitazione della figlia, e spesso cercava di fare ammenda tentando di viziarla. Linda, tuttavia, vedeva questi tentativi come un'ammissione di colpa, e di conseguenza vedeva le azioni del padre nei suoi confronti con sospetto e disprezzo. 25


Quando Linda è diventata adolescente, a causa della sua frustrazione, ha acquisito un potente strumento da usare sia contro il fratello che contro il padre. Non sapendo in quale altro modo ottenere l'attenzione del padre, che desiderava così disperatamente, Linda ha sviluppato la capacità di attirare l'attenzione su di sé, diventando la migliore in tutto quello che faceva. Questo costringeva il padre a lodarla costantemente e dava l'opportunità a Linda di mettere in imbarazzo il fratello. Linda eccelleva nei lavori scolastici, brillava sui campi da gioco, rappresentava il figlio modello in casa e con gli ospiti, e in sintesi era sempre meglio di suo fratello in qualsiasi cosa. Quando Linda capì che il suo stratagemma funzionava proprio bene, cominciò a sfruttarlo per vendicarsi col padre e col fratello per le ingiustizie che le avevano inflitto. Qui Linda giocò in modo sottile e letale, perchè anche se volle fare a modo suo per ottenere l'approvazione del padre, quando la ottenne, fece in modo che il padre finisse per sentirsi in colpa. Linda ci riuscì facendo spesso intendere al padre che, anche se apprezzava il suo incoraggiamento, era comunque inutile, perchè non avendo il privilegio di essere uomo in un mondo di uomini, i suoi successi non sarebbero stati pienamente riconosciuti dagli altri uomini tranne che dal padre. Nel suo modo sottile, Linda lasciò capire al padre che sebbene lei fosse meglio di suo fratello, era in ogni caso condannata ad una vita insignificante a causa del suo essere donna. La tragedia del gioco di Linda è che ha svolto il suo ruolo così bene e così a lungo, che alla fine ha creduto che fosse vero. Così, da adulta, non si sentiva riconosciuta dagli uomini in qualsiasi cosa facesse. Dentro di sé, Linda desiderava ancora attenzione, soprattutto da parte degli uomini, ma anche quando la otteneva, si sentiva subito inferiore perché era una donna. Inoltre, anche ottenendo attenzione, per il fatto di essere sospettosa nei confronti degli uomini, Linda saltava subito alla conclusione che veniva riconosciuta e gratificata solo perché si sentivano dispiaciuti per lei. Questa idea faceva infuriare Linda, e piena di rabbia si rivoltava contro l'uomo in questione, trovando il modo di farlo sentire in colpa per il fatto di essere uomo. Tutto sommato non c'è da stupirsi che Linda sia riuscita ad indurre ogni uomo della sua vita a non darle attenzione, e che tutte le sue relazioni sentimentali siano finite nel caos. Tuttavia, nella sua vita Linda ha anche beneficiato notevolmente da questo fiasco, perchè ha imparato a lottare per i suoi diritti e così ha eccelso in tutto quello che ha fatto. A causa del modo in cui si è dispiegata la sua vita, Linda ha acquisito una incrollabile fiducia nelle proprie capacità, e ha imparato a far fronte ad ogni situazione. Essendo completamente autosufficiente e fieramente indipendente, Linda era un avversario temibile, specialmente nelle battaglie in cui erano coinvolti uomini. Avendo acquisito l'astuzia e la determinazione per essere sempre la migliore, Linda ha fatto rapidamente carriera come avvocato. La brillantezza della giovane donna e la sua lingua tagliente le hanno fatto guadagnare il rispetto anche dei giudici che presiedevano i casi che difendeva. Ormai Linda aveva ottenuto il successo nella sua vita, ma anche se gli uomini e donne la rispettavano molto, Linda stessa non riusciva a credere di ricevere il riconoscimento che sapeva di meritare. Di conseguenza, Linda si sentiva sempre più trattata ingiustamente, e la sua lingua già tagliente diventava velenosa, fino a quando alla fine si è resa conto che se non avesse cambiato qualcosa in se stessa, sarebbe finita senza nessun amico. Solo da questo momento Linda è stata disposta a riesaminare la sua vita in generale, e rivalutare ogni cosa alla luce spietata ma onesta della sobrietà. Ricapitolando la sua vita fino a questo punto, Linda cominciava a capire che non era mai stata veramente vittima. Ora poteva vedere chiaramente come ogni cosa nella sua vita, inclusa la percezione del padre innamorato pazzo di suo fratello, era stata lì per stimolarla a raggiungere un livello di successo che neanche suo fratello era mai riuscito ad ottenere. Improvvisamente l'intera immagine cominciava a prendere forma coerente, Linda vedeva da dove veniva la sua gelosia e anche perché finiva sempre per sminuire i complimenti che le facevano gli uomini. Finalmente Linda riusciva a capire che era solo il suo stato d'animo a farle sentire che non stava ottenendo l’apprezzamento e il riconoscimento che desiderava così tanto. Tuttavia, il risultato più impressionante di questa ricapitolazione è stata la realizzazione di Linda che, se anche fosse stata vittima, non sarebbe stato responsabile nessun altro che se stessa. 26


Improvvisamente, anni di rabbia e amarezza erano svaniti, lasciandola con una sensazione di pace interiore che non si sarebbe mai aspettata di sperimentare. Vedendo chiaramente la sua infanzia per la prima volta nella sua vita, Linda ora sente solo una profonda gratitudine verso il padre e il fratello. Non vedendoli più come suoi aguzzini, Linda capisce come attraverso le loro azioni e la sua lotta contro la sua percezione di queste azioni, suo padre e suo fratello in effetti le avevano portata solo dei preziosi doni di potere. Il punto che deve essere pienamente compreso, è che una volta che la sobrietà ci ha permesso di vedere una situazione o un evento nella sua vera luce, siamo sempre colpiti dalla bellezza dell’interdipendenza, dell’interrelazione e dell'interazione di tutta la vita. Nel caso di Linda, lei ora può vedere come le azioni del padre e del fratello l'hanno aiutata a realizzare un grande successo, e può anche vedere come le proprie azioni a sua volta hanno aiutato loro. Sebbene sia superfluo dirlo, a causa delle azioni di Linda, ci sono stati dei benefici anche per suo padre e per suo fratello; occorre comunque dirlo, per evidenziare l'interazione e l’interdipendenza della vita. Come conseguenza del vedere l'interrelazione della vita, non possiamo evitare quello stato d'animo che chiamiamo perdono. Per Linda questo significa che ora può perdonare, non solo suo padre e suo fratello, ma può anche perdonare se stessa. Il senso di colpa è una delle emozioni negative più debilitanti – è un’emozione che può distruggere completamente la vita di una persona, e spesso lo fa. Ma quando vi è una chiara comprensione delle interrelazioni della vita, non c'è mai alcun senso di colpa. Questo non implica che possiamo evitare di assumerci la responsabilità delle nostre azioni, ma che alla luce della sobrietà possiamo trovare pace, con la consapevolezza che non importa quali sono stati i nostri atti; ogni persona, compresi noi stessi, riceve solo compenso attraverso quella forza chiamata Legge dell’Economia. Non possiamo evitare le conseguenze delle nostre azioni, e non possiamo usare la Legge dell’Economia come giustificazione per commettere ogni sorta di azioni che sappiamo che sono sbagliate, ma con questa conoscenza possiamo almeno metterci in pace con le nostre azioni nel passato. Quello che è stato fatto non può essere annullato. Possiamo rammaricarci profondamente per le nostre azioni e pregare di cuore per avere perdono, ma anche se ci perdonano, non possiamo cambiare il passato. Ogni aspetto della vita è molto simile ad un diamante, che una volta spaccato, sarà spaccato per sempre. Il perdono non ripara la spaccatura, ma aiuta le persone interessate a vivere con il diamante spaccato, e col tempo ad intagliare nuovamente il diamante in modo da escludere la spaccatura e portare alla luce nuove sfaccettature che prima non erano possibili. A questo punto dovrebbe essere chiaro che il vero perdono è tutta un’altra storia dalle patetiche scuse che offrono coloro che cercano solo di liberarsi dal peso dell’assunzione di responsabilità per le proprie azioni. Il vero perdono non può essere concesso dalla persona a cui abbiamo fatto un torto, è invece un affare privato del cuore, e un atto intelligente basato sulla sobrietà. Questo è evidente nell’esempio di Linda, perché non era il padre o il fratello di Linda che dovevano perdonarla, ma era Linda che doveva perdonare se stessa. Quando Linda ha visto le azioni del padre e del fratello nella loro vera luce, in effetti non c'era nulla da perdonare, tranne le proprie azioni. In altre parole, il solo perdono di cui c’era bisogno era che Linda perdonasse se stessa per le proprie azioni nei confronti del padre, del fratello e anche nei confronti di se stessa. Linda potrebbe fare questo per il fatto di aver riconosciuto l'interrelazione della vita. L’esito della ricapitolazione è di questo tipo. L'effetto è sempre un senso d’imparziale chiarezza, chiamata sobrietà. Quando si raggiunge la sobrietà, la trasformazione della persona in questione è inevitabile, perché ora questa persona può vedere chiaramente quanto fosse irreale il suo modo di percepire le cose. Nel caso di Linda, ha ancora molto lavoro da fare prima di poter affermare di essere libera dal suo passato. Le abitudini di una vita richiederanno tempo e pazienza per essere annullate, e questo potrà realizzarlo con la tecnica del non-fare. Di conseguenza, Linda dovrà ristrutturare la sua risposta emotiva alla vita, dall’essere una donna infelice e arrabbiata, ad essere una donna che ha finalmente fatto pace col proprio passato. Linda deve anche imparare di nuovo come interagire con gli uomini, e anche qui le occorrerà gestire questa faccenda solo con la tecnica del non-fare. 27


LA FORZA E IL GUERRIERO SONO SINONIMI. PER AVERE FORZA OCCORRE PRATICARE IL NON-FARE. OGNI BATTAGLIA E’ UN ESERCIZIO DI NON-FARE. Il non-fare produce quella qualità ben espressa col termine forza. Il termine 'forza', com’è usato dai Toltechi, è definito come una convinzione interiore che giunge attraverso l'esperienza, e messa in atto con una fermezza e una fiducia assolutamente convincenti. La forza è strettamente alleata alla sobrietà, nel senso che i guerrieri possono acquisire forza solo quando agiscono nella condizione in cui nella mente non vi è alcun dubbio. Per avere tale chiarezza occorre che i guerrieri abbiano valutato in modo imparziale una determinata situazione, e possano quindi procedere con la piena convinzione che le loro decisioni e i loro atti sono esenti da pregiudizi. Nell'esempio di Linda, poiché ha visto la sua infanzia nella sua vera luce, sa che i suoi sentimenti di non essere riconosciuta erano una peculiarità della sua percezione, e perciò può darsi credito per tutto ciò che ha realizzato nella vita. In altre parole, ora Linda può agire, non come prima come se avesse una spina nel fianco, ma con la sicurezza che deriva dal sapere che lei è uno dei migliori avvocati e, essendo completamente autonoma e indipendente, può affrontare qualsiasi situazione. La conseguenza di questo è che per la prima volta nella vita, Linda da a se stessa il riconoscimento che ha sempre richiesto dagli altri. Questo è un punto estremamente importante e, anche se è già stata trattato nel primo volume, è utile ripeterlo per approfondirlo. Quella che comunemente è conosciuta come autostima, non è per niente autostima; piuttosto è quello che i Toltechi chiamano essere agganciati agli altri. Le continue richieste di riconoscimento da parte degli uomini mostravano che Linda non si stimava, non aveva autostima in quanto tale. Se avesse avuto fiducia in se stessa, non avrebbe avuto importanza se non avesse mai ricevuto alcun tipo di riconoscimento, perché, per definizione, autostima significa avere fiducia in se stessi. La verità è che Linda ha effettivamente ricevuto molti riconoscimenti, ma poiché non trovava riscontro nella stima in se stessa, dubitava della sincerità delle persone e quindi non ci credeva. Questo, naturalmente, implica che Linda non si concedeva il riconoscimento, perché se l’avesse fatto, avrebbe saputo senza dubbio di essere degna di riconoscimento. Ora che Linda è in grado di darsi il giusto riconoscimento, può andare avanti con fiducia, ma non ancora con convinzione. E’ possibile avere fiducia di riuscire a fare qualcosa, ma l'unico modo per esserne convinti è quello realizzare il compito. Tuttavia, alla fine, l'unica differenza tra fiducia e convinzione è una questione di grado. Per cominciare, a seconda dell’individuo, questa differenza di grado può essere considerevole, ma con la pratica continua questa differenza si riduce, fino a quando fiducia e convinzione diventano la stessa cosa. AUTOSTIMA IMPLICA CHE SEI CONVINTO DI POTER AGIRE SULLA BASE DELLA TUA CONOSCENZA. Il significato di forza è essere convinti di poter agire per conto proprio, indipendentemente dall’approvazione degli altri. Ciò implica in primo luogo, che si è convinti di aver preso la decisione corretta; e in secondo luogo, che la propria convinzione è abbastanza forte da non vacillare anche se si incontrasse qualche violenta opposizione da parte degli altri. Generalmente sono poche le persone in grado di agire in questo modo, perché di solito basta una lieve opposizione per cominciare a dubitare di se stessi. Nella maggior parte dei casi solo il bigotto continua ad andare avanti nonostante le opposizioni; ma gli atti di una tale persona di solito sono basati sulla testardaggine, e raramente sulla sobrietà. 28


Per Linda, il non-fare consiste nello smettere di chiedere riconoscimento da parte degli altri, e invece darsi il riconoscimento che merita. Deve anche riconoscere il proprio valore, e smettere di credere e attuare la solita farsa che le donne non ricevono mai il dovuto riconoscimento. Come vedremo più avanti, questo impegnerà Linda nel valutare attentamente ogni suo pensiero, sentimento e azione, perchè le abitudini consolidate hanno radici in ogni aspetto della nostra vita, e per essere liberi, queste radici devono essere sradicate. Ora che Linda ha la sobrietà necessaria, può implementare il non-fare con la fiducia necessaria che le permetterà di agire con fermezza, ma anche di generare in lei un'aria di tranquilla persuasione. Mentre in passato Linda doveva fare affidamento sulla lingua tagliente per frustare a dovere le persone, attraverso il non-fare ora può esercitare ancora più autorità, senza dover essere abrasiva e graffiante. Col tempo e con la pratica del non-fare, Linda si trasformerà totalmente; ma vista da fuori, tranne che per sembrare una persona migliore, non sembrerà che lei o la sua vita siano cambiate più di tanto. Tuttavia, in caso di necessità, Linda saprà ancora scatenare la sua lingua tagliente, ma non sentendosi più minacciata, potrà controllarla per non essere distruttiva. Agire con fermezza e persuasione ammanta le proprie azioni di un'aura d’autorità che sgorga dalla fiducia interiore. Nell'esempio di Linda, vediamo che l’aver ottenuto una chiara comprensione delle circostanze della sua infanzia, le da come conseguenza il potere di andare avanti con fiducia. Tuttavia, non va dimenticato che questa fiducia è dovuta in gran parte al fatto che Linda ha riconosciuto l'interrelazione della vita; senza questa conoscenza non avrebbe ancora una corretta prospettiva sulla propria vita. La fiducia interiore, che si ottiene con la sobrietà, emana un'aria di comando che non si può ignorare, per la semplice ragione che il comando di una tale persona è la forza della giustizia in azione. Non è la vanità dell’importanza personale, ma il tessuto stesso del potere. Quando qualcuno basa le proprie decisioni e azioni sui principi universali che coinvolgono l'interrelazione della vita, non solo agisce in conformità alla legge universale, ma in effetti usa la legge universale per sostenere e aumentare la portata delle proprie azioni. In questo senso solo gli sciocchi sfidano le conseguenze del comando di colui che esercita la legge universale, perchè chiunque lo fa, sfida l'universo stesso. E’ per questa ragione che diciamo che il comando del guerriero diventa il comando dell'Aquila, e che il guerriero che agisce da una posizione di forza ha il pieno controllo senza controllare nulla. L'uomo comune normalmente controlla e agisce con autorità, ma solo perché ha a sua disposizione la forza bruta o, altrimenti, un mezzo di manipolazione. Non c'è dubbio che prima che Linda comprendesse l'interrelazione della vita, avrà spesso fatto ricorso a questi mezzi per ottenere vantaggio. Sia la forza bruta che la manipolazione sono atti odiosi di violenza terribilmente distruttivi, e in completa opposizione alle leggi universali che regolano l'armonia e l'equilibrio. La forza del guerriero deriva dall’agire in accordo alla legge universale, e pertanto i suoi atti sono supportati e sostenuti da queste stesse leggi. Perciò quando i guerrieri comandano non hanno bisogno di ricorrere alla forza bruta, alla manipolazione o alle meschine minacce - tutto quello che devono fare, è dare voce al comando dell'Aquila, e attraverso quel processo chiamato interazione della vita, richiamano letteralmente il potere dell'universo. Ovviamente non c'è potere più grande di questo, ma tale incredibile potere può essere utilizzato solo per il reciproco beneficio e a beneficio di tutta la vita - non deve essere mai utilizzato per sete di guadagno personale. I Guerrieri che tentano di farlo, (e in passato ce ne sono stati molti), rapidamente scoprono che si sono auto-inferti un duro colpo, dalle conseguenze terribili. Agire contro la legge universale è semplice stupidità, ma manipolare la legge universale consapevolmente e di proposito per sete di guadagno personale è tutta un’altra storia, l’inevitabile prezzo da pagare sarà quello di abbandonare la libertà, nel vero senso della parola. Il punto da comprendere è che quando basiamo le nostre decisioni e azioni sulla sobrietà, che per sua natura comporta aver visto l'interrelazione della vita, le nostre decisioni e i nostri atti sono carichi di un potere che a buon diritto chiamiamo forza. 29


Nota: I Quattro Attributi del Guerriero a volte sono indicati come nella figura seguente. Tuttavia, questa terminologia appartiene al vecchio metodo di insegnamento che oggi non è più usato; perciò la terminologia, anche se precisa, è comunque un pò oscura. Qui è inclusa solo per evitare possibili confusioni.

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I GUERRIERI DEVONO ASCOLTARE IL CUORE. PER FARLO DEVI SEGUIRE LE SENSAZIONI; MA TI SARA’ DIFFICILE FARLO NEL CONTESTO DELLA TUA VISIONE DEL MONDO. CANCELLARE LA STORIA PERSONALE E’ UN POTENTE MEZZO PER ELIMINARE I LIMITI DELLA TUA VISIONE DEL MONDO. Cancellare la storia personale produce quella qualità definita sensazione, che per sua natura è l'esatto opposto della polarità dell’Est, la sobrietà. Sensazione è definita come la capacità di partecipare liberamente con ogni aspetto della vita, senza i vincoli imposti dai presupposti logici. Questo si vede facilmente nel caso di Linda. L’intera infanzia di Linda si fondava su ciò che presumeva fosse vero. Di conseguenza non è mai stata veramente libera di partecipare alla vita, ma l’ha combattuta fino al punto di diventare una giovane donna sola e infelice. Sentendosi minacciata da ogni uomo, Linda non riusciva a fidarsi di nessuno, e di conseguenza le sue relazioni fallivano, sia che fossero relazioni di lavoro, di amicizia o relazioni amorose. A questo punto, sapendo per esperienza che il mondo non è ciò che appare, i guerrieri non fanno l'errore di presumere di capire tutto. Poiché i guerrieri riconoscono che l'universo esteriore e l’universo interiore sono così immensi che si estendono molto oltre la capacità della comprensione. Invece di cadere nella trappola di fare assunzioni logiche, si sforzano continuamente per adattarsi alla vita mentre si svolge, a prescindere da quanto possa sembrare strana. I guerrieri sanno che, anche se nel momento non comprendono ciò che sta accadendo, col tempo scopriranno il vero significato di un evento, a condizione che fluiscano con esso e non lo rifiutino. Questo è il vero significato di quel concetto conosciuto come fluidità. Al primo approccio non è facile comprendere la fluidità, ma forse un'analogia aiuterà a chiarire questo importante concetto. Considera un uomo prima dell'avvento del motore a combustione interna. Per tale uomo le uniche forme conosciute di trasporto su strada sono: la guida di un veicolo a trazione animale o cavalcare l'animale o in sella a una bicicletta oppure 31


semplicemente a piedi. Fino a quel momento non vi era altra forma di trasporto su strada, ma un uomo di nome Karl Benz ha avuto il coraggio di perseguire le potenzialità di un sogno, e nel 1893 ha realizzato questo sogno, mettendo su strada il primo veicolo semovente. In seguito, quando tutti hanno capito i principi coinvolti nella meccanica del motore a scoppio, tutto sembrava molto logico e chiaro come il sole. Tuttavia, prima che Benz elaborasse le modalità di attuazione del suo sogno, non aveva altro con cui lavorare se non con quello che può essere chiamato istinto o buona sensazione. Se Benz fosse stato un uomo razionale che credeva solo al mondo conosciuto, sarebbe stato incapace di fluire col suo sogno. Questo è un punto dalle enormi implicazioni. Troppo spesso le persone mancano completamente il punto, perché quando trovano le risposte che cercano, tendono ad ignorarle se non corrispondono a ciò che conoscono, e invariabilmente considerano illogiche queste risposte. E’ interessante notare che accade più o meno lo stesso anche ai bambini, nel senso che, come nel caso di Linda, i bambini non hanno abbastanza esperienza di vita per sapere che il mondo non è ciò che sembra, e così sono costretti ad accettare il mondo che li circonda per il valore apparente. Un adulto, invece, invariabilmente cade preda delle assunzioni logiche della mente razionale. Nell’esempio di Linda, vediamo che se vuole che i suoi non-fare diano frutti, dovrà evitare di indulgere in assunzioni logiche, e piuttosto cancellare la sua storia personale - una tecnica che verrà spiegata più avanti in questo volume. Per i nostri attuali scopi ci concentreremo solo sulla qualità che emerge da questa tecnica, vale a dire, il sentire. Normalmente, le persone sottovalutano le sensazioni e sostengono che la logica è l'unica facoltà degna di considerazione. Eppure, per quanto sembri paradossale, la maggior parte delle grandi invenzioni del mondo e tutte le scoperte sono cominciate come fantasia o come sensazione. Se la logica governasse il mondo, e se non ci fossero uomini e donne disposti a seguire un'intuizione o una sensazione, il pensiero umano sarebbe diventato molto sterile e l'evoluzione della consapevolezza cesserebbe. La logica è eccellente per elaborare gli aspetti pratici di un sogno, ma ogni sogno rimane alquanto ignoto e nebuloso fino a quando non è pienamente realizzato sul piano fisico. Il guerriero alle prese con l'ignoto, per via della sua natura sconosciuta, può usufruire di un’unica guida, le sue sensazioni. 'Sentire la strada nel buio' è un vecchio modo di dire che la dice lunga al guerriero. A questo punto, il lettore farebbe bene a rivedere gli insegnamenti del primo volume sull'uso dell’emozione e dell’intento. Tornando a Linda, ciò che ora le si richiede è fluidità - la capacità di fluire con una situazione, piuttosto che respingerla per il valore apparente. Restando fluida, Linda non può più reagire verso le situazioni nel modo abituale, e quindi impara a fidarsi del processo della vita. Questo lo realizzerà attraverso il non-fare. Tuttavia, la fiducia nel processo della vita non si può basare su una fede cieca, perché se Linda vuole agire con fede cieca, ben presto confermerà a se stessa che in questo mondo ci sono veramente persone di cui non ci si può fidare. La sensazione non ha nulla a che fare con la fede cieca, ma è comunque l’opposto della sobrietà. Avendo visto l'interrelazione della vita, Linda sa per esperienza che la vita non è ciò che sembra - il che significa che non può giudicare le persone o le situazioni secondo la sua vecchia visione del mondo. Pertanto l'unica cosa che le resta da fare di fronte a una persona sconosciuta o a una situazione sconosciuta, è quella di agire sulla base delle sensazioni. Questo è ciò intendiamo con ascoltare il proprio cuore. Prima, Linda avrebbe reagito quasi interamente sulla base di assunzioni logiche raccolte dalla sua visione del mondo, di cui una parte formavano la sua convinzione che nessun uomo era degno di fiducia. Ora in ogni situazione deve imparare a fidarsi del cuore, dei sentimenti e delle sensazioni. Imparando ad ascoltare il cuore, Linda dovrà esercitare tutta la sobrietà che ha acquisito, perché in questo modo sarà così sveglia da cogliere anche la più piccola indicazione che qualcosa potrebbe andar male. Questo atteggiamento è molto diverso dall’essere sospettosa, anche se a prima vista potrebbe sembrare simile. Il sospetto si basa su pregiudizi, mentre essere ben svegli da la certezza che le apparenze sono ingannevoli. Inoltre, il sospetto fa parte della propria visione del 32


mondo, mentre la sobrietà comporta aver abbandonato la propria visione del mondo, e quindi la valutazione di una persona è libera da pregiudizi. La sensazione non è fede cieca o quel impulso indiscriminato con cui è normalmente associata, ma un atto basato sulla sobria deduzione. L'unica differenza tra la sensazione e la sobrietà è che la sobrietà si basa su una conoscenza certa, mentre la sensazione può essere confermata solo attraverso l'esperienza. Questo è il motivo per cui la sensazione è l'opposto della sobrietà. I guerrieri usano la sobrietà quando trattano col conosciuto, ma quando sono alle prese con l'ignoto, usano come guida le loro sensazioni. Riprenderemo in seguito il concetto di sensazione, perché è un concetto complesso intrecciato con molti altri.

QUANDO ELIMINERAI LA TUA VISIONE DEL MONDO REALIZZERAI CHE CI SONO INFINITE DIFFERENTI REALTA’. PER ACCEDERE A QUELLE REALTA’ DOVRAI SOGNARLE, ESATTAMENTE COME SOGNI L’ESISTENZA DEL TUO CONDIZIONAMENTO SOCIALE. Sognare produce calore che, a sua volta, è l'esatto opposto del Nord; la forza. Il Sognare è definito come la capacità di muovere o spostare consapevolmente il punto di assemblaggio per assemblare una realtà alternativa. A questo riguardo il sognare è strettamente legato al sentire, proprio come la forza è legata alla sobrietà. A prima vista non è facile vedere come il sogno e il calore possano essere connessi, ma la chiave sta nella qualità del Ovest e del Sud, vale a dire, nel sentire e nel calore, rispettivamente. L'arte del sognare è stata omessa dal primo volume, perché per riuscire a cogliere la vera natura del sogno occorre prima capire che ci sono altre realtà, altrettanto valide di quella normalmente accettata come reale. Gli apprendisti che vengono introdotti alla tecnica del sognare, all’inizio fanno tutti l'errore di presumere che ciò che avviene in sogno sarà inquadrabile nel consueto quadro di riferimento. Ma questo non è vero, perché il sognare ha a che fare con l'ignoto, e l'ignoto, per definizione, non può far parte del proprio quadro di riferimento. Questo fatto dimostra chiaramente anche la relazione stretta tra sentire e sognare, in quanto entrambi trattano con l'ignoto, mentre la sobrietà e la forza trattano col conosciuto. Per i principianti che si avvicinano al sognare, l'esperienza forse più esasperante è che all'inizio sembra che non sta accadendo nulla. Questo è il naturale risultato delle aspettative degli apprendisti, che assisteranno o sperimenteranno qualcosa che prima non era alla loro portata. In questo modo, gli apprendisti dimenticano che è la mente razionale che deve interpretare ciò che incontrano nelle escursioni nell’ignoto, e fino a quando la mente razionale non riuscirà a comprendere questi incontri, sarà capace di registrare solo semplici e fugaci sensazioni. Ancora una volta ci viene in aiuto un'analogia per chiarire questo punto. La mente razionale è niente più che un computer e, proprio come ogni computer, deve essere programmata per ottemperare ad ogni particolare funzione. Dal momento della nascita, la mente razionale di ogni bambino è programmata per trattare con ciò che l'uomo accetta come realtà. Questa è la base stessa del condizionamento sociale, e al centro di questo condizionamento, o programmazione, si trova la comune visione del mondo - quel livello di percezione che determina ciò che è reale e ciò che non lo è. Ancora più importante è che se un uomo incontra qualcosa che è oltre ciò che la mente razionale è stata programmata a trattare, non può registrarla. Ad esempio, se un computer non è stato programmato per lavorare con la grafica, non può registrare una funzione grafica. E’ per questo che i principianti nell'arte di sognare il più delle volte si ritrovano con uno schermo apparentemente vuoto e niente di più sostanzioso di una vaga sensazione. Tuttavia, come abbiamo già visto, queste sensazioni sono fondamentali nell'affrontare 33


l'ignoto, e sono essenziali per l'arte del sognare. E comunque, per le persone che hanno sempre fatto affidamento sulla logica, non è facile fidarsi delle proprie sensazioni, perché c'è sempre la tentazione di considerare tali sensazioni come pii desideri. Ci vuole tempo e pratica diligente prima che gli apprendisti imparino a fidarsi delle proprie sensazioni, seguite da ripetute conferme. A questo proposito occorre applicare ancora la tecnica del non fare. Tutto questo sarà trattato ampiamente nella sezione dedicata all'arte del sognare, ma è necessaria un’introduzione per capire questa sezione degli insegnamenti. Dopo aver spiegato questo, torniamo alla qualità del calore, che è il prodotto del sognare. Come abbiamo sottolineato nel trattare con l'Ovest, tutta l'evoluzione dipende dalla qualità del sentire. Se non sentiamo che nella vita c'è più che una semplice e monotona esistenza, non ci metteremo mai alla ricerca di una vita migliore. Allo stesso modo, se Benz non avesse sentito che era possibile costruire un veicolo semovente, non avrebbe approfondito tale idea. Quindi è sempre la sensazione che ci conduce nell'ignoto alla ricerca della conoscenza. Anche se l'uomo comune non riconosce il processo in questione, è comunque la sensazione che costituisce il sognare. A questo proposito, non è importante il tipo di sogno - sogno ad occhi aperti, sogno ordinario durante il sonno, o il sognare Tolteco in cui il guerriero muove o sposta intenzionalmente il suo punto di unione. Tecnicamente, qualsiasi tipo di sogno è una realtà diversa da quella a cui siamo abituati e, anche se la sensazione è una guida verso una nuova conoscenza, si può accedere a questa nuova conoscenza sentita o percepita, solo attraverso l'arte di sognare. L'errore dell’uomo comune è di presumere che un sogno non è reale, ma solo un volo dell’immaginazione. L’unica differenza tra un inventore e un uomo che non sa allacciarsi le scarpe perchè non ha ricevuto istruzioni su come effettuare questa operazione, è che il cosiddetto inventore ha il coraggio di perseguire i suoi sogni, mentre l'uomo alle prese coi lacci delle scarpe non crede che i sogni sono reali. Le persone disposte a seguire le loro sensazioni, che ne siano consapevoli o no, si permettono di esplorare il loro potenziale utilizzando l'arte del sognare, e così facendo, coltivano quella caratteristica descritta come nutrimento. Per esempio, ritroviamo questa caratteristica in un giardiniere che pianta un seme con la certezza assoluta che si svilupperà nella pianta desiderata, oppure nella madre che nutre il suo bambino con la piena fiducia che diventerà un adulto forte, sano e di successo. La caratteristica del nutrimento è l'atto di fornire le cure necessarie a qualsiasi essere vivente, per crescere, svilupparsi e prosperare. Senza questa cura il seme e il bambino morirebbero. Questa cura è letteralmente quel calore che nutre. Prendendo ancora l'esempio di Linda, non è difficile vedere che è sempre stato il suo sogno essere pienamente riconosciuta per chi e cosa era. Tentando di realizzare questo sogno, anche se in un primo momento non comprendeva l'interrelazione della vita, Linda si è elevata ad un alto livello di successo, degno a tutti gli effetti di riconoscimento. E’ ovvio che i sentimenti di Linda, anche se erano negativi e si basavano su presupposti sbagliati, sono stati il movente nel cercare di concretizzare il suo sogno. Ora, con la sua nuova conoscenza, e attraverso il non-fare, Linda può utilizzare i suoi sentimenti in senso positivo per esplorare e nutrire il suo sogno. Linda ora comprende perfettamente che, se vuole realizzare il suo sogno, deve perseguirlo con tutto ciò che ha imparato. Tramite la ricapitolazione ha visto la sua vita nella vera prospettiva, ed ha colto l’interrelazione della vita. Avendo acquisito sobrietà, ha guadagnato la fiducia necessaria per darsi credito dei suoi successi. In tal modo, Linda ora può iniziare ad applicare la tecnica del non-fare per acquisire forza e per imparare ad ascoltare il cuore. Ascoltando il cuore, Linda può quindi imparare a fidarsi delle sensazioni quando affronta l'ignoto, e tutto ciò che le rimarrà da fare per liberarsi dal passato e realizzare il suo sogno, sarà quello di nutrire il sogno. Ovviamente, questo costituisce di per sé un non-fare, perché il fare di Linda è stato quello di provocare situazioni in cui poteva sempre dimostrare a se stessa di non essere riconosciuta. Tale nutrimento implica evidentemente che Linda deve conferire al suo sogno i propri valori specifici. Questo è di estrema importanza, perché anche nel sogno ci deve essere assoluta chiarezza. I sogni delle persone spesso non si materializzano perché il loro intento è vago e confuso o, 34


altrimenti, perché il loro sogno è in antitesi con la interrelazione della vita. In questo senso è alquanto miracoloso che in generale l'uomo riesca a realizzare almeno alcuni dei suoi obiettivi, anche se solo parzialmente. E’ interessante notare anche quante persone realizzano prodezze che, per loro stessa ammissione, non sarebbero mai riusciti a realizzare se non fosse stato per la cura e il sostegno che hanno dato ai loro sogni quando erano bambini. I bambini spesso realizzano i sogni di un genitore solo perché il genitore aveva sognato la futura esistenza del bambino - esattamente nello stesso modo in cui Benz ha sognato l’esistenza del motore a combustione interna e dell'automobile. Anche se in generale l'uomo non da grande importanza ai sogni, l'arte del sognare è potente oltre la normale comprensione. Tuttavia nel sognare c’è anche pericolo, perché noi nutriamo qualsiasi cosa su cui poniamo l’attenzione. Perciò bisogna stare attenti a non concentrarsi su cose indesiderabili, perchè la forza dell’intento si attiva col calore. I sogni non solo sono realtà che si possono materializzare, ma lo sono anche gli incubi - ed è per questo motivo che si deve avere chiarezza nell'arte del sognare. Nel caso di Linda questo equivale a un non-fare perché, invece di coltivare l'idea di non essere mai riconosciuta e che gli uomini sono inaffidabili, ora deve nutrire l'idea che lei è degna di riconoscimento, e che ci sono uomini a cui può dare fiducia. Ciò significa che Linda è pronta a prendere in considerazione la realtà di un sogno che è contrario a ciò che ha sempre sperimentato in passato. L'unico motivo per cui Linda non è stata in grado di materializzare il suo sogno prima, è che sosteneva la sua visione del mondo in qualsiasi cosa facesse. Ciò che concretizzerà il suo sogno è l'atto di nutrire un desiderio – che ora è una possibilità molto reale, e non solo un pio desiderio. Questo nutrimento di un desiderio è conosciuto come sognare il futuro, o impostare il futuro usando l’intento.

Dalla spiegazione dei quattro attributi del guerriero, dovrebbe essere chiaro che le quattro principali tecniche sono di fondamentale importanza e che sono anche inestricabilmente intrecciate e interdipendenti. Questo è vero per tutti gli insegnamenti; e alcuni apprendisti falliscono nell’impresa di diventare guerrieri, proprio perché cercano di applicare gli insegnamenti in modo esclusivo. Tutte le tecniche, i concetti e gli aforismi si sostengono l'un l'altro, e quindi è impossibile applicare solo una determinata sezione degli insegnamenti escludendo tutto il resto. Un altro punto da trattare è che l’approccio alla Via del Guerriero con paura o con ambizione, non conduce al successo. E’ inevitabile che tutti coloro che arrivano alla Via del Guerriero vengano con la propria particolare visione del mondo, e quindi con le proprie aspettative basate sulla paura o sull'ambizione; ma prima o poi, la paura e l'ambizione devono cedere il passo ai quattro attributi del guerriero. Per chiarire questo punto, torniamo nuovamente a Linda. Non c'è dubbio che il catalizzatore per il passaggio di Linda alla Via del Guerriero è stato la paura. Temendo il modo in cui la sua vita si stava sviluppando, Linda si è resa conto che se voleva trovare la vera felicità doveva portare un drastico cambiamento nella sua vita. Per cominciare, Linda è stata guidata dal timore che il fratello avrebbe assorbito tutta l'attenzione del padre, e successivamente dall'ambizione di vincere. Quando ha visto chiaramente che la paura e l’ambizione non le portavano la felicità che desiderava, Linda era pronta a percorrere la Via del Guerriero; ma dopo aver iniziato, per Linda è diventato obbligatorio superare sia la paura, sia l’ambizione. Le decisioni basate sulla paura o sull'ambizione cessano di essere attive nel momento in cui la paura si placa o l'ambizione in qualche modo cambia. Le uniche decisioni durature sono quelle che hanno come fondamento la convinzione che nella vita c’è più di quanto si sperimenta in quel momento. Inoltre, soltanto le decisioni permanenti hanno il potere di apportare reali cambiamenti 35


nella propria vita; e per realizzare i quattro attributi del guerriero si deve essere disposti a trasformare totalmente la propria vita. Questo ci riporta al concetto del sogno e del calore che nutre il sogno. In ogni essere umano c’è la capacità di amare - sia un altro essere, sia sé stessi, sia un sogno o la vita intera. La frase “amare se stessi” non implica egoismo, ma l'atto di darsi l’onesto riconoscimento per le proprie vere virtù. L'uomo comune non è consapevole che il vero motivo per cui la sua vita ha raramente la felicità e il successo che desidera, è il suo odiare se stesso. Come nel caso di Linda, le persone troveranno sempre un modo per proiettare questo odio di sé su un'altra persona, e così si sentiranno trattati ingiustamente o non riconosciuti o non amati. La verità è che essi non si riconoscono, e di conseguenza non sono mai veramente soddisfatti di sé, perché non sono in grado di accettare e amare se stessi per quello che sono. La distinzione da fare è che la qualità del calore, anche se strettamente legata all'amore, non è affatto la stessa cosa. L'uomo, in generale, non ha idea sulla vera natura dell'amore. Comunemente l'amore è conosciuto come un determinato insieme di condizioni che, se soddisfatte, attivano nella persona interessata una sensazione d’intenso piacere. Questo piacere è spesso scambiato per amore, e quindi, quando le condizioni poste dalla persona non sono soddisfatte, oppure quando le aspettative non si realizzano, questo cosiddetto amore può improvvisamente trasformarsi in risentimento o addirittura in odio. Questo è particolarmente vero con se stessi, perchè anche se le persone sono disposte a dare ad un altro il beneficio del dubbio, trovano quasi impossibile darlo a se stessi. Spesso solo il bigotto reclama la propria autostima, ma tale affermazione non si basa sull’amore e l'accettazione di se stesso, ma sull’arrogante presunzione di essere in qualche modo superiore agli altri. Il vero amore è del tutto incondizionato, e in questo senso è una reazione involontaria alla vita, che nasce dall’aver compreso pienamente le implicazioni dell’interrelazione di tutta la vita. Dove c'è vero amore, l'importanza personale si sottomette all’umiltà, e il giudizio è sottomesso alla comprensione. L'amore è una forza che esiste indipendentemente dalle condizioni, ed opera a dispetto delle aspettative. Un esempio di vero amore è quando una madre sa che suo figlio è colpevole di omicidio e, pur accettando il fatto che deve morire per il suo crimine, grida ancora durante la sua impiccagione, perché è suo figlio e lo ama a prescindere da quel che ha fatto. In questo caso la madre non può provare odio per coloro che devono portare il figlio alla giustizia, né si attiverà per evitare che venga fatta giustizia. Nel suo intimo una madre non può che esprimere il suo profondo rammarico per la perdita dell’amato figlio, e desiderare che al figlio e alla sua vittima fosse stato risparmiato quell’atroce destino. Le persone non amano se stesse e non si amano l'un l'altra, nel vero senso della parola. La maggior parte delle persone è inconsapevole della vera natura dell'amore, oppure sceglie di ignorarla. Inoltre, per sua stessa natura, l'amore è un atto di intelligenza che dipende sia dalla sobrietà, che dal livello di conoscenza. Ogni madre questo lo sa per esperienza personale. Come risultato del condizionamento sociale, le madri si sentono in dovere di amare immediatamente un bambino appena nato, e quindi spesso si vergognano di ammettere che in un primo momento non sentono alcun sentimento d’amore verso il bambino appena nato. Ma questo è normale, perché ci vuole del tempo per acquisire il vero amore per un estraneo. Il concetto romantico di 'amore a prima vista' è quindi un errore e, nel caso degli adulti, il più delle volte è solo una giustificazione per la lussuria. L’amore a prima vista semplicemente non è possibile. In condizioni normali, le persone tutt’al più sentono calore verso l'altro. Ad esempio, un padre sentirà calore verso il bambino che è suo figlio, e questo calore nutrirà nel ragazzo le qualità e i talenti che lo hanno reso caro a suo padre. Questa cura e sostegno a sua volta genera nel figlio una sensazione di calore verso il padre. Una volta che si è realizzato questo legame fondato sul calore, il rapporto tra padre e figlio si svilupperà in uno dei due modi, a seconda della conoscenza del padre. Se il padre non è consapevole della vera natura dell'amore, senza nemmeno rendersi conto di cosa sta facendo, lascerà che la relazione tra lui e suo figlio si sviluppi in 'amore' condizionato. In tal caso il figlio si troverà nella situazione poco invidiabile di dover sempre soddisfare le richieste 36


del padre, per ottenere la sua approvazione e il suo cosiddetto "amore'. Se, d'altra parte, il padre riconosce la vera natura dell'amore, col tempo imparerà ad amare e accettare il figlio così com’è. Questo esempio vale per tutti i tipi di rapporti, sia tra marito e moglie, tra fratello e sorella, tra due amici, tra una madre e un neonato, o tra un uomo e il suo ambiente. Da quanto sopra dovrebbe essere chiaro che il calore è precursore del vero amore incondizionato, e proprio per questo è importante nella vita dei guerrieri che, in virtù della via che percorrono, devono imparare il vero significato dell'amore. Che la Via del Guerriero sia chiamata la via con un cuore non è solo un ideale romantico, ma un dato di fatto. Il successo e la felicità, la pace interiore e la realizzazione, non possono essere conferite da altri, ma sono il prodotto dell’aver imparato ad accettare e ad amare se stessi. I problemi di Linda non derivano dal fatto che suo padre non l'amava, o perché il fratello minacciava i suoi diritti, ma derivavano dal fatto che Linda credeva di essere inferiore al fratello e, pertanto, non era degna d’amore. La linea di fondo era che Linda non si riconosceva e quindi non si amava. A questo proposito è fondamentale rendersi conto che la paura non può generare un sentimento d’amore, e nemmeno l’ambizione.

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CAPITOLO TRE

I QUATTRO NEMICI NATURALI

PER AVERE POTERE, DEVI RECLAMARLO. E QUESTO AFFRONTARE E SCONFIGGERE I QUATTRO NEMICI NATURALI.

COMPORTA

Nel capitolo precedente abbiamo trattato i quattro attributi del guerriero, e abbiamo visto quanto sono importanti nella vita del guerriero. Tuttavia, dobbiamo lavorare per ciò che desideriamo, perché fare in modo che il nostro comando diventi il comando dell'Aquila non è semplice come desiderarlo, ma è un processo di apprendimento per reclamare il nostro potere, il nostro retaggio. Il potere non ci può essere conferito, per la semplice ragione che il potere è conoscenza acquisita attraverso l'esperienza personale. Pertanto, per ottenere potere, dobbiamo essere capaci di sostenere una battaglia per il potere, ed è a questo scopo che il potere sfida ogni volta il guerriero. Nella vita incontriamo quattro diverse categorie di battaglie, conosciute come i quattro nemici naturali, che dobbiamo affrontare e conquistare da guerrieri in ogni vita successiva. Nella vita, ogni qualità ha due effetti possibili - positivo o negativo - e l'effetto che risalta dipende dall’intento dell'individuo. I quattro nemici naturali in effetti sono solo gli aspetti negativi, o gli effetti dei quattro attributi del guerriero. In altre parole, i nemici e gli attributi sono la stessa forza, che si manifesta prima come i quattro nemici naturali e, quando sono conquistati, come i quattro attributi del guerriero. IN NATURA TUTTE LE FORZE SONO NEUTRE. ESSE SI MANIFESTANO POSITIVAMENTE O NEGATIVAMENTE A SECONDA DELL’INTENTO DELL’INDIVIDUO. LA NON CORRETTA INTERPRETAZIONE DI QUESTO FATTO DA ORIGINE ALL’ERRONEO CONCETTO DI LIBERA VOLONTA’. I GUERRIERI NON HANNO UNA LIBERA VOLONTA’; PER ESSI C’E’ SOLO LA SCELTA DI AGIRE IN MODO IMPECCABILE OPPURE NO. PER I GUERRIERI AGIRE IN MODO NON IMPECCABILE NON E’ UNA SCELTA DEGNA DI ESSERE PRESA IN CONSIDERAZIONE; PERTANTO LA LIBERA VOLONTA’ E’ UNA CONTRADDIZIONE IN TERMINI. Nel trattare coi quattro nemici naturali, consigliamo all'apprendista di annotare ogni sfida nel suo diario, e di fare lo sforzo di distinguere a quale categoria appartiene. E’ un’azione abbastanza semplice, ma ha il vantaggio di dare all'apprendista un senso di controllo e di disciplina che è necessario per coltivare la corretta impostazione mentale. Ricorda che la vita di un guerriero è rigorosamente ordinata e non un miscuglio caotico di pensieri incoerenti ed emozioni intricate. Ogni pensiero e ogni emozione ha uno scopo, ma lo scopo non sarà mai chiaro se i pensieri e le emozioni sono mischiati e confusi.

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ALL’INIZIO L’APPRENDIMENTO E’ LENTO; MA COL TEMPO ACCUMULA L’IMPULSO PER CREARE L’EFFETTO VALANGA. TUTTAVIA, IL VERO APPRENDIMENTO E’ DIVERSO DA CIO’ CHE NORMALMENTE SI CREDE, E CONSEGUENTEMENTE L’APPRENDISTA SI RITROVA PRESTO AD AFFRONTARE I PROPRI PENSIERI E LE PROPRIE EMOZIONI. NON OTTENENDO QUELLO CHE SI ASPETTAVA DI IMPARARE, L’APPRENDISTA CADE PREDA DEI PROPRI DUBBI E SOSPETTI E PRESTO E’ SOPRAFFATTO DA UN DEBILITANTE SENSO DI PAURA – UNA PAURA CHE MONTA CON ALLARMANTE RAPIDITA’ QUANTO PIU’ SI SFORZA DI CAPIRNE LE CAUSE. SENZA RENDERSENE CONTO, L’APPRENDISTA HA INCONTRATO IL PRIMO NEMICO NATURALE – LA PAURA. SOTTO L’IMPATTO DELLA PAURA, IL SENSO DI SCOPO E DIREZIONE DELL’APPRENDISTA COMINCIA A SGRETOLARSI, LASCIANDOGLI LA SCOMODA SENSAZIONE CHE LA SUA RAGIONE SIA MINACCIATA E SOTTO ASSEDIO. La paura è un nemico terrificante che non è facile superare, per il semplice motivo che può assumere un gran numero di forme. Non appena viene superato un aspetto della paura, se ne presenta un altro più orribile. Se in qualsiasi momento gli apprendisti cedessero anche di poco alla paura, ne sarebbero inevitabilmente sopraffatti, e il panico o qualcosa di molto simile metterebbe immediatamente fine alla loro lotta. E’ ironico che ogni volta che si affaccia la paura, gli apprendisti sentono che la loro razionalità è stata aggredita, non rendendosi conto che sono i loro dubbi e sospetti che li hanno aggrediti. In altre parole, la mente razionale si da la zappa sui piedi e la registra come aggressione dall’esterno! PER LA MENTE RAZIONALE PRODURRE PAURA E’ UNA TENTAZIONE IRRESISTIBILE; MA INDULGENDO IN QUESTA TENTAZIONE, LA MENTE UCCIDE SE STESSA. A volte la paura può essere così sottile che non è facile identificarla. Le persone temono ogni genere di cose. Ma è importante rendersi conto che non sempre sono le paure evidenti a sconfiggere qualcuno. Il più delle volte è la paura accuratamente nascosta che finisce per debilitare la persona. E’ per questa ragione che si dice che negare qualcosa è la peggiore forma di auto-indulgenza. Per spiegare questo, esaminiamo due esempi diversi su come si presenta la paura e come affrontarla. Un giovane dalla voce soave e gentile, di nome Simone, quand’era adolescente cominciò a dubitare della propria mascolinità, a causa della sua natura sensibile. Temendo di essere omosessuale, inconsciamente cercava di evitare gli omosessuali e reagiva in modo aggressivo quando si ritrovava in loro compagnia. Sempre inconsciamente Simone cominciò a praticare la boxe, non perché gli piaceva lo sport, ma perché aveva un profondo desiderio di dimostrare a se stesso e al mondo che era un vero uomo. Col tempo, Simone riuscì a convincersi di essere eterosessuale e si sforzò anche di essere abbastanza civile nei confronti degli omosessuali. Simone doveva 'superare' a tutti gli effetti la paura di essere omosessuale ed essendo felicemente sposato, decise di aiutare la moglie ad allevare il loro figlio neonato. Simone amava il figlio, e stravedeva al punto di sacrificarsi per lui senza vergogna ogni volta che ne aveva l'opportunità. Tutto andò bene, fino a quando il figlio fu abbastanza grande e cominciò a mostrare di avere la stessa sensibilità del padre. Simone era riuscito a soffocare la sua paura così bene e così a lungo, che a questo punto nemmeno se ne ricordava più. Eppure, improvvisamente e senza motivo apparente, il rapporto col figlio cominciò a cambiare. Simone diventò impaziente e irascibile col figlio, lo respingeva duramente ogni volta che il ragazzo cercava di avere un contatto fisico con lui. Di conseguenza, la relazione tra i due si rovinò rapidamente al punto che il ragazzo non fu più in grado di accontentare il padre, qualsiasi cosa facesse. Vedendo quello che stava accadendo, la moglie di Simone non riusciva a capire il 39


cambiamento di sentimenti del marito verso il figlio e, di conseguenza, diventò molto protettiva nei confronti del ragazzo. Questo a sua volta diede luogo a litigi senza fine tra Simone e la moglie, mentre il figlio diventava ipersensibile e si ritirava sempre più. Il nocciolo della questione era che Simone non aveva mai affrontato la sua paura, ma l'aveva nascosta, anche a se stesso. Solo molti anni dopo, riemerse a minacciare Simone, la sua famiglia e tutto ciò a cui teneva. Eppure, se qualcuno gli avesse chiesto, è improbabile che Simone sarebbe stato capace di identificare la causa dei suoi problemi. In effetti, Simone aveva chiuso gli occhi davanti alla paura di non essere normale, e anche se la paura ora gli stava distruggendo la vita, Simone non riconosceva la paura per quello che era. Lasciamo per il momento Simone e vediamo un altro esempio: questa volta di una donna di mezza età di nome Giovanna. Giovanna ha sviluppato una grave forma di agorafobia. Anche dopo un adeguato trattamento psichiatrico, non trova più il coraggio di uscire di casa. Sebbene riconosca chiaramente la sua paura di lasciare i confini sicuri della casa, lei non si rende conto che la causa di questa paura ha origine nella sua infanzia. Da bambina, un suo cugino le ha detto che era una ragazza bruttina. Al momento Giovanna si era molto turbata e, andando in camera della madre, si era guardata nello specchio a figura intera con occhio molto critico. Così Giovanna decise che forse il cugino aveva ragione, ma determinata a trovare un modo per compensare le sue imperfette caratteristiche, Giovanna iniziò a prestare la massima cura a ogni piccolo dettaglio del suo aspetto. A tempo debito, cominciò a ricevere tanti complimenti sulla sua bellezza e sul suo portamento. Tuttavia, nonostante ricevesse tanti complimenti, Giovanna non era ancora in pace col suo aspetto. La sua bellezza fisica era diventata un'ossessione, tanto che intraprese la carriera come consulente di bellezza. Giovanna ebbe così successo che avviò la propria società di consulenza e aprì diversi saloni di bellezza, che continuarono a funzionare anche dopo che si sposò con un uomo che sembrava adorarla. Giovanna stava appena iniziando a sentire di aver finalmente trovato la felicità, quando di punto in bianco, scoprì che il marito aveva una relazione. Giovanna reagì a questa scoperta con freddezza non comune e, rifiutando perfino di discutere la situazione col marito ribelle, divorziò da lui, senza mostrare nessuna emozione. Pochi mesi dopo il divorzio Giovanna sviluppò una lieve forma di eczema sulle mani, ma non volendo che nei saloni di bellezza qualcuno vedesse la sua condizione, si ritirò dalla scena pubblica. Questo fu l'inizio dell’agorafobia di Giovanna, e anche se l'eczema sparì abbastanza velocemente, trovava sempre più difficile tornare al lavoro. Alla fine Giovanna vendette le sue imprese e, non avendo più alcun vero motivo per uscire, iniziò a stare a casa sempre di più. Non uscendo di casa, e non avendo l'incentivo per apparire bella, per il marito e per i clienti, l'interesse di Giovanna al suo aspetto fisico cominciò a sgretolarsi. Nei due anni successivi al divorzio, Giovanna diventò una totale reclusa, e per aver trascurato il suo aspetto fisico, sviluppò anche una debilitante paura di ricevere visite. La paura di essere brutta aveva finalmente catturato Giovanna, e anche se ancora non riconosceva la causa della sua agorafobia, la paura di essere brutta le causò tanto dolore. Senza rendersene conto, Giovanna incolpò la sua bruttezza del fatto che suo marito aveva avuto una relazione. Questa fu la ragione di fondo per cui non fu capace di reagire emotivamente all’infedeltà del marito. Inoltre, sotto il peso della sua immaginaria bruttezza, Giovanna si sentì costretta a vendere la sua attività. Non essendo in grado di guardare le donne che sentiva che erano più belle di lei, Giovanna non poté più tollerare di aiutarle ad avere un aspetto ancora più attraente. I due esempi che abbiamo visto sono tipici delle paure nascoste, che tendono a riaffacciarsi prima o poi per azzoppare la vita delle persone. Perciò dobbiamo vedere come queste paure nascoste possono far fallire un apprendista nel suo cercare di diventare guerriero. Cerchiamo quindi di rivedere gli esempi di Simone e Giovanna - ma questa volta supponiamo che entrambi siano apprendisti nella Via del Guerriero. Dopo una consistente ricapitolazione, Simone cominciò a ricordare la sua paura di essere 40


omosessuale. Lavorando con questa paura, pensava al suo problema in ogni modo pensabile, ma non avendolo mai realmente affrontato, per Simone era impossibile pensare la sua paura in termini diversi dalla sua esperienza. Tuttavia, dalle sue esperienze fino a quel momento, non c'era mai stato nulla nella sua vita che potesse giustificare questa paura. Di conseguenza, Simone era costretto a giungere alla conclusione che la sua paura era sempre stata infondata, e che pur essendo sensibile, aveva sufficienti prove che gli confermavano di non essere omosessuale. Anche se era giunto a questa conclusione, Simone non poteva ancora tollerare i tentativi del figlio di stabilire un rapporto fisico con lui. Osservando questo fatto più profondamente e più onestamente possibile, Simone fu costretto ad ammettere a se stesso di avere effettivamente paura del contatto fisico con un maschio. Dopo averlo ammesso a se stesso, Simone poté infine affrontare la sua paura. Tale confronto è cruciale, perché se Simone soccombesse alla paura, a questo punto, sarebbe sconfitto per il resto della vita. Venendo fuori con ogni scusa immaginabile per non affrontare la paura, Simone continuerebbe a nasconderla anche a se stesso. L’UNICO MODO DI TRATTARE LA PAURA E’ QUELLO DI AFFRONTARLA DELIBERATAMENTE. ANDARE VERSO LA PAURA E NON SOCCOMBERE AD ESSA COMPORTA RICONOSCERLA PIENAMENTE, E CIONONOSTANTE PROCEDERE NEL COMPITO DI IMPARARE, COME SE NON TI DISPIACESSE. SE FAI QUESTO, VERRA’ UN MOMENTO IN CUI TI RENDERAI CONTO CHE SEI STATO COSI’ A LUNGO ASSIEME ALLA PAURA CHE NON TI TERRORIZZA PIU’. DA QUEL MOMENTO SARAI LIBERO DALLA PAURA PER IL RESTO DELLA VITA. LA REALIZZAZIONE DI ESSERE LIBERO DALLA PAURA ARRIVA NEL LAMPO DI UNA VISIONE, MA IL PROCESSO PER SCONFIGGERLA E’ UNA LUNGA ESPERIENZA DA INCUBO, ESERCITANDO LA VOLONTA’ DI RIMANERE STABILE, QUALSIASI COSA ACCADA. Dopo aver ricapitolato la sua paura di adolescente, ora la sfida di Simone era quella di lottare per ottenere più sobrietà, perché anche se vedeva chiaramente che la sua innata sensibilità era stata causa della sua paura, tuttavia gli veniva estremamente difficile cambiare le abitudini di una vita. Per Simone l'unica opzione disponibile era quello di praticare il non-fare. In passato, il fare di Simone era stato quello di rifuggire dal contatto fisico con i maschi, tranne che sul ring, dove il contatto era puramente aggressivo. Ora, per lui il non-fare consiste nell’aprirsi volontariamente ad un'interazione imparziale coi maschi, sia emotivamente che fisicamente. Ovviamente per Simone non è un compito facile, ed è quindi abbastanza comprensibile che preferirebbe scappare piuttosto che affrontare questa sfida. Ben sapendo che doveva vincere la paura, invece che scappare da essa, Simone cominciò a sforzarsi di avere un contatto fisico col figlio. La sera incoraggiava il ragazzo a sedersi accanto a lui sul divano, per guardare assieme la televisione, mettendo il braccio attorno al figlio per tenerlo vicino. In un primo momento Simone era incredibilmente a disagio, e quando dopo un pò il figlio d'impulso gli dava il bacio della buonanotte, Simone si doveva far forza per non retrocedere e per non sottrarsi al contatto fisico col ragazzo. Inaspettatamente a lavoro Simone trovò un nuovo collega di nome Filippo, che era omosessuale dichiarato. Questo è il modo tipico in cui il potere sfida ogni guerriero che sta tentando di reclamare il proprio potere personale. Simone riconobbe velocemente la sfida e alla prima occasione affrontò deliberatamente Filippo. Sforzandosi di essere aperto e amichevole verso il collega, e cercando di mostrare un interesse casuale, Simone strinse amicizia con Filippo. Trascorrendo tanto tempo a lavoro con Filippo, Simone presto scoprì che, nonostante la sua paura, Filippo cominciava a piacergli. In lui trovava un ascoltatore attento e una persona con cui era facile parlare, così Simone notò che anche Filippo era un uomo sensibile. Allo stesso tempo, questa realizzazione innescò in Simone una crescente sensazione di allarme, ma si rifiutò di cedere alla paura, e stoicamente continuò a coltivare l'amicizia di Filippo. Sforzandosi di essere aperto con 41


Filippo, Simone si confidò con lui, raccontandogli il difficile rapporto tra lui e suo figlio, e come questo influenzasse anche il suo matrimonio. Da persona sensibile, Filippo sentì Simone insicuro sul suo essere eterosessuale e, non sapendo che Simone stava praticando il non-fare, saltò alle proprie conclusioni. Decidendo che Simone aveva troppa paura di ammettere di essere omosessuale, Filippo cominciò a cogliere ogni occasione per convincere Simone ad avere un incontro sessuale. Simone d'altra parte, si rese conto che, nonostante la sua avversione per gli inviti di Filippo, si sentiva stranamente attratto dall'uomo, e la paura già presente cominciò a trasformarsi in panico. Anche se Simone riteneva di sentirsi attratto da Filippo solo perché aveva una pazienza infinita con lui e coi suoi problemi, ancora non riusciva a scrollarsi di dosso il terrificante sospetto che dopo tutto potesse essere anche lui omosessuale. Non avendo mai avuto un amico maschio così tollerante, il dilemma di Simone si aggravò ulteriormente quando cominciò a sentirsi in colpa perché usava Filippo per praticare il suo non-fare. Naturalmente, questo senso di colpa aggravò l’intero problema, e di conseguenza non passò molto tempo che Simone si ritrovò terrorizzato e terribilmente confuso sulla sua amicizia con Filippo. Simone, tuttavia, rimase determinato a proseguire la sua battaglia, rifiutandosi di cedere alla paura. Ma, quando un giorno inaspettatamente Filippo gli mise un braccio attorno alle spalle, Simone si sorprese a non reagire aggressivamente come avrebbe fatto in passato. Decidendo di rispondere mettendo un braccio attorno alla vita dell’amico, Simone abbracciò calorosamente Filippo prima di sottrarsi da lui gentilmente ma con fermezza. Questo incidente, però, convinse Filippo di aver ragione sulla presunta omosessualità di Simone, e poco tempo dopo, Simone si ritrovò a dover respingere le avances di Filippo, che andavano ben oltre la semplice amicizia. A questo punto Simone era quasi fuori di sé dalla paura. Dovendo riconoscere a se stesso di aver preso in considerazione l’amicizia di Filippo, ora inorridiva nel dover ammettere che l’aver flirtato con un altro maschio non era così ripugnante come immaginava. L'impatto della paura raggiunse proporzioni insopportabili, e Simone dovette lottare con spietata determinazione per mantenere la presa sugli ultimi brandelli di coraggio. Un giorno, mentre Simone con suo figlio e con Filippo erano in escursione in montagna, il ragazzo scivolò da una roccia e si ruppe un braccio. Immediatamente, Simone corse in suo aiuto e cadendo in ginocchio ai piedi del ragazzo che urlava di dolore, lo cullò teneramente tra le braccia. Senza pensare alle sue azioni, Simone confortò il figlio baciandolo sulla fronte e rassicurandolo con una tenerezza a lungo dimenticata, invitandolo poi a sedersi su una roccia per poter vedere il braccio. Vedendo che il braccio era rotto, Simone si tolse la maglietta e gli preparò una fascia a tracolla. Preoccupato per il figlio ferito, Simone aveva momentaneamente dimenticato la presenza di Filippo, ma quando ebbe assicurato il braccio del ragazzo alla tracolla, Simone si ricordò dell’amico. Quando si voltò per dire a Filippo che dovevano portare velocemente il figlio all’ospedale, Simone rimase ammutolito nel vedere Filippo che lo stava fissando in modo sfacciato. Negli anni in cui praticava la boxe, Simone aveva sviluppato dei muscoli ben scolpiti e ora, per la prima volta nella sua vita, arrossiva d'imbarazzo sotto lo sguardo ammirato di un altro maschio. Gli evidenti segni di approvazione negli occhi dell’amico fecero sperimentare a Simone una sensazione molto reale di panico, che fece correre il suo cuore. Ma poi tutto ad un tratto, rapidamente come era venuto, il panico scomparve, e Simone si sentì ridere del suo imbarazzo. Ancora ridacchiando tra sé e sé, Simone si allontanò da Filippo, prese suo figlio, e cominciò a scendere giù dalla montagna. Poi, in un impulso improvviso, voltandosi gridò a Filippo di approfittare per rifarsi gli occhi, perché difficilmente avrebbe rivisto una bel torace maschile come il suo. Mentre Simone scendeva lentamente lungo il fianco della montagna, tenendo teneramente il figlio ferito tra le braccia, sentiva che la paura che era stata con lui per così tanto tempo, ora miracolosamente scompariva ad ogni passo. Simone si rese conto che oltre al non-fare, non aveva fatto nulla di specifico per sradicare la paura, ed era incuriosito da quanto era improvvisamente 42


aumentata sotto l'impatto dell’ammirazione di Filippo. Al posto della paura, Simone ora sentiva un genuino amore per il figlio, e una calda eccitazione al pensiero dei bei momenti che avrebbero trascorso assieme, ora che la sua paura era stata sconfitta. Riflettendo su come aveva confortato il figlio dopo l'incidente, gli discese una sensazione di pace quando si rese conto che, per la prima volta nella sua vita, ora era completamente a suo agio con la sua natura sensibile. Proprio in quel momento sentì i passi di Filippo dietro di lui e dovette reprimere un sorriso malizioso ricordando quante volte in passato, si era trattenuto dall’aggredire fisicamente Filippo a causa del suo continuo tormento. Ricordando il suo estremo disagio e la rabbia ribollente, Simone ridacchiò fra sé ricordando quante volte si era immaginato di prenderlo a pugni e calci. Ora che era in grado di vedere quale dono di potere era stato Filippo nell’aiutarlo a vincere la sfida, Simone non poteva più nutrire alcuna animosità verso Filippo, ma sentì il calore che dovrebbe esserci tra due amici. Ricapitolando brevemente la sua amicizia con Filippo, Simone era divertito alla consapevolezza che, nonostante la sua cronica aggressività nei confronti degli omosessuali, ora si sentiva segretamente lusingato che un altro maschio lo trovasse attraente. Simone seppe che, avendo accettato la propria sensibilità, e non temendo più che fosse segno di omosessualità, sarebbe sempre stato capace di godere della compagnia di un amico come Filippo. Comunque, ora sapeva senza ombra di dubbio di non avere alcuna inclinazione omosessuale. Assieme ad un senso di gratitudine nei confronti di Filippo, Simone sentì una momentanea fitta di dolore nel rendersi conto che se in passato per lui era stato difficile, allora anche per il suo amico doveva essere stato altrettanto difficile. In quel breve momento Simone sentì empatia per Filippo per tutte le volte in cui si era sentito respinto e confuso dal comportamento di Simone. Ma neanche una volta Filippo aveva tentato di interrompere l'amicizia, e ora avrebbe dovuto convivere con la delusione che Simone non sarebbe stato l'uomo che avrebbe ricambiato il suo affetto. Sentendosi triste per l’amico, Simone decise che comunque sarebbe sempre stato lì per Filippo se mai avesse avuto bisogno di un vero amico. Sorridendo a Filippo che li seguiva, Simone provò un profondo timore reverenziale per l’imprevedibile potere – per come ogni sfida nella nostra vita è lì per costringerci ad elevare non solo noi stessi, ma anche coloro che stanno intorno a noi. Da quel giorno, il rapporto di Simone col figlio fiorì in un reciproco amore e rispetto, e la relazione con la moglie ridiventò rapidamente felice e spensierata com’era prima che il problema di Simone riemergesse. Inoltre Filippo ora accettava pienamente che Simone fosse un maschio eterosessuale felicemente sposato, ed era contento di essere per Simone niente di più che un amico fidato. Simone è riuscito a vincere la sua paura, semplicemente perché era stato disposto ad affrontarla direttamente, e ha ripetutamente rifiutato di fuggire da essa. Anche nei momenti più strazianti di dubbio e di sospetto sulla sua sessualità, e anche sapendo che se avesse insistito, avrebbe potuto provare a se stesso di essere omosessuale, Simone aveva continuato a combattere la sua battaglia nel modo più impeccabile che poteva. In quei giorni bui, quando i sentimenti travolgenti di panico spesso minacciavano di cancellare ogni senso di sanità mentale, l'unica cosa che ha trattenuto Simone dall’abbandonare la battaglia era il pensiero incerto che avrebbe dovuto essere abbastanza uomo da affrontare la verità su se stesso, anche se questa si fosse rivelata pietrificante. A questo punto è opportuno notare che il nemico paura non è la stessa paura a cui si fa riferimento nello scudo del guerriero. La paura che fa parte dello scudo del guerriero è implicita in ogni essere vivente sulla terra, ed è l'istinto di auto-conservazione. A questo proposito, nessun essere vivente sulla terra è completamente libero dalla paura. Né, d’altronde, sarebbe opportuno eliminare la paura generata dall’istinto di auto-conservazione, perché è questa paura che ci inculca la necessità di rimanere pienamente svegli e integri. Al contrario, il nemico paura è una sfida che ci spinge 'in avanti e verso l'alto' alla ricerca di conoscenza e potere, ma se non la affrontiamo e vinciamo, ci debilita e, in ultima analisi, ci distrugge. E’ importante sapere che la paura è una forza che appartiene propriamente al Nord. Sebbene 43


le quattro direzioni saranno trattate in dettaglio in una fase successiva, è essenziale ripetere che quando si fa riferimento ad una qualsiasi direzione, il riferimento è alla specifica qualità che denota quella particolare direzione, e non alla direzione fisica com’è indicata su una bussola. A questo proposito il Nord è il campo di battaglia del guerriero, e la paura è il risultato di un fare che deve essere affrontato e vinto attraverso il non-fare. Possiamo riformulare questa frase dicendo che la paura è il risultato del dover affrontare una battaglia che in passato abbiamo ignorata. Simone, da vero guerriero, ha affrontato e vinto la sua paura, a differenza di Giovanna, che, come abbiamo già notato, non se la cavava affatto bene. Avendo trattato in dettaglio l'esempio di Simone, sarebbe superfluo trattare l’esempio di Giovanna allo stesso modo, ma per chiarezza dobbiamo almeno osservare i principali fattori che hanno portato al suo fallimento. Giovanna, come Simone, ha usato la tecnica della ricapitolazione anche per ricordare l'incidente in cui il cugino le aveva detto che era una ragazza bruttina. A quel tempo, Giovanna rivisse l'evento in dettaglio, ricordando chiaramente come si sentì devastata, ma invece di utilizzare l'esperienza per ottenere sobrietà, Giovanna indulse in una pericolosa autocommiserazione. Di conseguenza, Giovanna non fu in grado di vedere come le parole del cugino l'avevano spinta ad elevarsi al di sopra del suo aspetto e fare di tutto per ottenere il successo nella vita. Per essersi soffermata sul fatto che aveva caratteristiche fisiche imperfette e un corpo che aveva bisogno di costante attenzione per rimanere attraente, Giovanna non riuscì a vedere altro che la lunga e difficile battaglia che aveva condotto per tutta la vita per tenere alto il suo valore estetico. Non riconoscendo a se stessa i successi che aveva ottenuto, Giovanna si sentiva un’ipocrita nei confronti dei clienti dei suoi saloni di bellezza. Sentendo di non avere il diritto di dire alle donne più belle di lei cosa dovessero fare per apparire al meglio, Giovanna cominciò a cercare rifugio sicuro a casa sua. Il problema di Giovanna fu aggravato ulteriormente dal fatto che aveva ebbe cura di selezionare come dipendenti solo ragazze molto belle, ritenendo che ciò fosse essenziale per l'immagine dei suoi saloni di bellezza. Però, ad un certo punto, Giovanna cominciò a guardare queste ragazze con crescente sospetto fino a starne male. Convinta che queste ragazze ridessero di lei a sua insaputa, Giovanna fuggì da loro, non appena sviluppò l'eczema sulle mani. La decisione di Giovanna di rimanere a casa fino a quando il suo eczema fosse sparito, sembrava innocua, e in effetti anche logica, perchè l'eczema non era certo una buona pubblicità per la sua attività. Tuttavia, la linea di fondo in questa situazione è che Giovanna alimentò i suoi sentimenti di indegnità e di sospetto, ed in tal modo scappò via dalla sua battaglia. Una volta che Giovanna aveva iniziato a scappare, non poteva più fermarsi. La sua paura continuava ad aumentare, assieme ai sospetti e ai sentimenti di indegnità. Interpretando il fallimento del suo matrimonio come una prova del fatto che era troppo poco attraente per trattenere il marito dalle distrazioni delle altre donne, Giovanna cominciò a sospettare che forse il marito non l’aveva mai amata veramente, ma l’aveva sposata solo per pietà. Mentre i sospetti e i dubbi di Giovanna aumentavano, la sua sobrietà si allontanava sempre più. Invece di praticare il non-fare, Giovanna cedette alla tentazione di rimanere a casa a 'riflettere sulle cose'. Tuttavia, dal momento che non ebbe la necessaria sobrietà per vedere che stava semplicemente scappando dalla sua battaglia, Giovanna iniziò a sentirsi sempre meno a suo agio nel mondo esterno. Anche coloro che un tempo era stati gli amici più stretti e più fidati di Giovanna, ora per lei erano una minaccia. Sospettando che anche queste persone la prendessero in giro in sua assenza, Giovanna sentì che non poteva più affrontarli. Rendendosi conto finalmente che era davvero in brutte acque, Giovanna diede la colpa della sua condizione alla Via del Guerriero, credendo che sarebbe stato molto meglio se non avesse mai incontrato gli insegnamenti Toltechi o la tecnica della ricapitolazione. Arrabbiata e sconvolta, Giovanna abbandonò sia la sua battaglia che la Via del Guerriero. Tuttavia, Giovanna sapeva che aveva ancora molto bisogno d’aiuto, e così si rivolse a uno psichiatra. Ma neanche lo psichiatra poteva aiutarla, per la semplice ragione che, senza rendersene conto, aveva ceduto alla sua paura la paura di essere brutta. Simone era determinato a superare la sua paura, anche se questo significava dover 44


riconoscere di essere omosessuale. Giovanna, d'altra parte, troppo spaventata per accettare la possibilità di essere meno attraente di quanto le piacesse credere, scappò dalla sua battaglia, e di conseguenza finì per credere di essere troppo brutta per continuare ad affrontare la vita. Abbandonando la sua battaglia, ironicamente Giovanna aveva concretizzato il suo peggior incubo. Questo vale per qualsiasi battaglia per il potere. Se scappiamo dalla battaglia, il potere ci falcia inevitabilmente e senza pietà. ALLE PERSONE PIACE CREDERE DI AVERE PARECCHIE OPZIONI DISPONIBILI, MA QUESTA E’ SOLO UNA GIUSTIFICAZIONE NEL TENTATIVO DI EVITARE LE PROPRIE BATTAGLIE. UN GUERRIERO RICONOSCE LA FOLLIA DEL CERCARE DI FUGGIRE, PERCHE’ SA CHE IL MONDO E’ PERVASO DAL POTERE, CHE ARRIVA COME LE ONDE DEL MARE. SIA CHE CAVALCHI LE ONDE DEL POTERE O CHE SI FACCIA TRAVOLGERE DA ESSE. Se Giovanna si fosse concentrata ad acquisire sobrietà, sarebbe stata in grado di darsi il merito di ciò che aveva realizzato nella vita. Questo le avrebbe dato l'incentivo per praticare il non-fare, che a sua volta le avrebbe dato la forza necessaria per sostenere la sua battaglia. Col tempo avrebbe imparato ad accettare il suo aspetto per quello che era, e a smettere di immaginarsi più brutta di quello che realmente era. In altre parole, Giovanna sarebbe giunta a comprendere che se fosse stata veramente così brutta come credeva, non avrebbe avuto tanto successo come consulente di bellezza. In effetti, anche se fosse stata brutta come si immaginava, i suoi risultati sarebbero stati valutati come molto più notevoli e degni di rispetto. Purtroppo, Giovanna non si rese mai conto che il rispetto di sé è molto più grande e più potente dell'esito di una battaglia. Se fosse stata capace di darsi il merito di ciò che aveva realizzato nella sua vita, nonostante il suo immaginato handicap, Giovanna sarebbe stata in grado di combattere la sua battaglia in maniera impeccabile, e non avrebbe fallito.

Nel trattare gli altri tre nemici naturali, è necessario ribadire che tutti gli insegnamenti sono correlati, e quindi si sovrappongono l'un l'altro. Spesso gli apprendisti fanno l'errore di credere che, poiché stanno lavorando su un aspetto particolare degli insegnamenti, non devono occuparsi degli altri aspetti. Questa assunzione è particolarmente pericolosa per quanto riguarda i quattro nemici naturali, perché spesso gli apprendisti si ritroveranno a combatterne più di uno contemporaneamente. Come abbiamo visto negli esempi di Simone e Giovanna, la ricapitolazione non produce solo sobrietà nell’Est, ma anche la paura nel Nord. In altre parole, la pratica della ricapitolazione produce un grado iniziale di sobrietà, ma questa sobrietà iniziale evoca inevitabilmente anche qualche tipo di paura. L'unico modo per superare questa paura è quello di praticare il non-fare, in combinazione con la ricapitolazione. In questo modo si può acquisire la forza necessaria per tirar fuori ancor più sobrietà quando emerge la paura, perché in ultima analisi, la paura viene sradicata dalla sobrietà. Pertanto, se gli apprendisti non sono svegli, saranno attaccati alle spalle da un avversario mentre sono concentrati su quello che hanno davanti. UNA BATTAGLIA PER IL POTERE E’ UNA BATTAGLIA PER LA SOPRAVVIVENZA, E IN UNA TALE BATTAGLIA NON CI SONO REGOLE DI COMPORTAMENTO. IL POTERE USERA’ QUALSIASI MEZZO DISPONIBILE PER SFIDARE IL GUERRIERO. 45


Il lettore non deve presumere che una volta trattati, i nemici naturali non riappariranno più. Anche se leggendo questo libro potrebbe sembrare così, occorre tenere a mente che i vari concetti sono trattati separatamente e in sequenza solo per motivi di esposizione. In pratica ogni apprendimento avviene in modo spirale - ogni giro della spirale copre l'intero ambito degli insegnamenti, e al tempo stesso rivela il maggiore dettaglio e la complessità intrinseca alle proprie sfide. Questo non implica che si continuano a ripetere le stesse battaglie, ma piuttosto che le sfide si ripetono continuamente. Questo è il carattere della pratica costante che, essendo parte integrante della nostra vita, ci dà l'opportunità di aumentare i dettagli e affinare le nostre abilità. Ad esempio, tutti dobbiamo imparare con l'esperienza come legare i lacci delle scarpe. Tuttavia, anche se combattiamo questa battaglia una sola volta, continuiamo a legare i lacci delle scarpe per il resto della vita, e così col tempo scopriamo che ci sono modi diversi per legare una scarpa. Questo è vero per tutte le sfide della vita, anche se diventiamo competenti in una determinata attività, se non la usiamo la perdiamo. I quattro nemici naturali non fanno eccezione - li sconfiggiamo una sola volta nella vita, ma ci vuole la pratica di una vita per tenerli a bada e sconfitti.

Veniamo ora al secondo nemico naturale, cioè la sobrietà, a volte chiamata anche chiarezza. Questo è un nemico più insidioso, per la semplice ragione che elimina la paura. LA PAURA PREVALE IN ASSENZA DI SUFFICIENTE SOBRIETA’. NELLA PIENA LUCE DELLA SOBRIETA’ LA PAURA EVAPORA COME NEBBIA AL SOLE. Sebbene la sobrietà sia un requisito essenziale per percorrere la Via del Guerriero, essa può essere anche fuorviante se non se ne comprende il vero scopo. Un apprendista è in grado di vincere la paura acquisendo la sobrietà sufficiente per praticare il non-fare. Tuttavia, l’apprendista scopre presto che questa alleata è in realtà una perfida nemica, che può essere di inestimabile aiuto se controllata attentamente, oppure assolutamente letale. In assenza di paura, l'apprendista si sente rilassato e in pace, e in questo stato spesso guarda il nuovo nemico, la sobrietà, con eccessiva tolleranza, e anche con affetto. E’ per questa ragione che la sobrietà è un’astuta avversaria, perché gioca sempre sulla sensazione di pace e benessere dell'apprendista, deliziandosi nel presentarsi come consulente più che affidabile. QUANDO UN APPRENDISTA HA ELIMINATO LA PAURA, SI ASSESTA IN UNO STATO DI COMPLETA SOBRIETA’, IN CUI OGNI COSA E’ CHIARA E NITIDA. SOTTO L’IMPATTO DI QUESTA CHIAREZZA, L’APPRENDISTA DISCERNE CHIARAMENTE LA SUA VITA E DETERMINA CON GRANDE ACCURATEZZA IL MODO DI PROCEDERE. QUESTA NUOVA ABILITA’ DI DISCERNERE ACCURATAMENTE LO SCOPO DELLA SUA VITA GENERA NELL’APPRENDISTA UNA SENSAZIONE DI INVINCIBILITA’, E SE NON E’ SUFFICIENTEMENTE CONSAPEVOLE CHE E’ APPENA ENTRATO IN BATTAGLIA CONTRO LA SOBRIETA’, SARA’ ABBATTUTO DALLA SOBRIETA’ NEL MOMENTO STESSO IN CUI FESTEGGIA IN ANTICIPO IL PROPRIO SUCCESSO. E’ una bella sensazione sentirsi liberi dalla paura, ma è anche uno stato molto vulnerabile, se non si 46


è costantemente attenti agli imprevedibili capricci del potere. Le persone comuni difficilmente sono libere dalla paura, e quindi raramente devono fare i conti col nemico sobrietà. Quando gli apprendisti sono in grado di vedere chiaramente lo scopo di ogni cosa nella loro vita, c'è sempre la tentazione di presumere di capire tutto quello che c'è da capire. Sentendosi sollevato dagli effetti debilitanti della paura, e sentendosi coraggioso anziché timido, l'apprendista si carica di una nuova vibrante energia che gli ispira un desiderio di sfide. Sotto l'influenza della sobrietà, si è sempre portati e pronti ad affrontare qualsiasi cosa. Pertanto, le persone che cedono alla sobrietà non si fermano a considerare il possibile esito delle loro azioni, ma reagiscono in ogni situazione in modo impulsivo. Il coraggio prende il posto della saggezza, e la discriminazione è relegata ad una funzione minore, mentre l’imprudenza e spesso il folle abbandono prendono la precedenza. Queste persone diventano giocatori d'azzardo nel vero senso della parola - ma chi gioca con il potere scopre rapidamente, ma sempre troppo tardi, che nessuno potrà mai vincere contro il potere. Giocare d’azzardo col potere è un gioco folle, e chiunque si impegni in tale follia finisce per perdere tutto. NON E’ MAI FACILE CONQUISTARE LA SOBRIETA’, EPPURE QUANDO LA SI CONQUISTA, NON LE SI PUO’ DARE BRIGLIA SCIOLTA. PIUTTOSTO OCCORRE METTERLA NELLA SUA GIUSTA PROSPETTIVA. SE L’APPRENDISTA FA L’ERRORE DI INDULGERE NELLA SOBRIETA’, NON IMPARERA’ MAI A DISCRIMINARE CON SAGGEZZA, MA PRESUMERA’ CHE ALLA LUCE DELLA SOBRIETA’ LE SUE DECISIONI SIANO INFALLIBILI. INVISCHIATO NELL’AUTO-IMPORTANZA E CREDENDO CHE ORA OGNI COSA GLI SIA STATA RIVELATA, L’APPRENDISTA INCONSCIAMENTE COMINCIA A FORZARE LA VERITA’ VERSO CIO’ CHE SENTE CHE DOVREBBE ESSERE, PIUTTOSTO CHE VEDERLA PER CIO’ CHE REALMENTE E’. PERTANTO TALE APPRENDISTA DIVENTA VITTIMA DEL PROPRIO SENSO DI INFALLIBILITA’. L’arroganza è sempre un problema, ma quando l’apprendista raggiunge la sobrietà, l’arroganza rappresenta un grosso problema. Se sta lavorando sotto la guida di un nagual, a questo punto, l’apprendista si sente spesso abbastanza coraggioso anche per sfidare il nagual, mettendo in dubbio la sua autorità e la sua visione. Confondendo la propria sobrietà per la capacità di vedere ogni cosa per quello che è veramente, questo apprendista non si rende conto che la sua visione è ancora estremamente limitata e, come tale, fuorviante. Se, in questo momento, non è disposto a riconoscere di aver incontrato il secondo nemico naturale, la sobrietà, l’apprendista diventerà estremamente sicuro di sé e distaccato, e questa mentalità a sua volta, lo condurrà ad una inflessibilità che nasce dall’auto-importanza. La sobrietà è infatti la vera funzione della mente razionale. È il prodotto di poter spostare il punto d’assemblaggio in modo da allineare diverse combinazioni di quei campi di energia compresi nella consapevolezza del lato destro. Si ricorderà dal primo volume che l'uomo comune ha un punto d’assemblaggio fisso, ed è quindi capace di un solo allineamento specifico che, naturalmente, è la sua visione del mondo. Pertanto, una volta che gli apprendisti possono muovere il loro punto di unione in modo da realizzare diversi allineamenti, questo automaticamente ispira in loro un senso di potere e di infallibilità, soprattutto perché questa capacità è un potere di tipo limitato. Di conseguenza, non c’è modo di discutere con queste persone. Ora, avendo la capacità di allineare ogni visione del mondo e quella che più gli conviene, possono contrastare qualsiasi confronto verbale. La razionalizzazione non deve essere confusa per sobrietà, perché la razionalizzazione è il futile tentativo dell’uomo comune, che ha un punto di assemblaggio fisso, di afferrare qualcosa che trascende la sua visione del mondo. La sobrietà, invece, è l’abilità di muovere il punto di assemblaggio nell’ambito del lato destro della consapevolezza, in modo da afferrare qualcosa nel 47


corretto contesto. Ovviamente questo fa della sobrietà una capacità preziosa, ma è comunque limitata al lato destro della consapevolezza. È importante ricordarlo, perché un guerriero deve essere in grado di muoversi con la stessa facilità nella consapevolezza del lato sinistro come in quella del lato destro. Solo allora ha quella visione onnicomprensiva che gli permette di discriminare con saggezza, senza l'ingombro e la limitazione di una visione del mondo. Ogni visione del mondo, per quanto possa essere buona, rimane un limite, perchè non permette di operare indipendentemente da essa. A questo proposito la sobrietà è un vero limite, semplicemente perché appartiene alla mente razionale e, come tale, si limita alla consapevolezza del lato destro. In altre parole, la sobrietà non lascia spazio all'imprevisto o all'irrazionale. Uno dei maggiori pericoli del soccombere alla sobrietà è che elimina non solo la paura, ma anche la pietà. A questo proposito, rendetevi conto che, anche se un guerriero non si abbandona certamente alla pietà, essa tuttavia serve a contenere, almeno in una certa misura, gli atti di un uomo o di una donna. Pertanto, le persone che hanno la sobrietà al loro comando diventano spesso distruttivamente spietate. Essendo in grado di vedere l'inutilità della pietà, ma non avendo ancora la necessaria ampiezza di visione, queste persone ora non hanno nulla che freni le loro azioni. Un guerriero, d'altra parte, anche se spietato, ha comunque una visione onnicomprensiva, e quindi non permette alla sua spietatezza di estendersi oltre i confini delle leggi universali e dell'interrelazione della vita. La spietatezza e la sobrietà sono strumenti essenziali per il guerriero, proprio come la sega e lo scalpello sono essenziali per il falegname. Ma il fatto che possegga questi strumenti non da al guerriero il diritto di abusare delle persone intorno a lui, non più di quanto il falegname ha il diritto di segare il braccio di qualcuno o di riscolpire il viso di una persona! Un altro pericolo insito nella sobrietà è la tendenza già accennata prima, di ritenere che la sobrietà riveli tutto quello che c'è da sapere. Questa tendenza nasce dalla ritrovata capacità di realizzare qualsiasi allineamento dei campi di energia all'interno della consapevolezza del lato destro. Non riconoscendo che la maggior parte dell’universo interiore, come l'universo esterno, è aldilà di ogni comprensione razionale, si è indotti a fare l'errore di formulare intricate astrazioni, basate su presunte naturali deduzioni. Pertanto, invece di ottenere una conoscenza di prima mano del lato sinistro attraverso l'esperienza pratica, queste persone si sostengono con teorie astratte che, pur apparendo molto logiche e sensate, li intrappolano in un pantano di ipotesi non dimostrate. LA SOBRIETA’ NON E’ IL VERO VEDERE E NON E’ NEMMENO UN VERO POTERE – E’ SOLO UN AIUTO NEL PERCORSO PER RAGGIUNGERE IL POTERE E L’ABILITA’ DI VEDERE. PERTANTO DOVREBBE ESSERE USATA SOLO COME STRUMENTO, E COSI’ L’APPRENDISTA COL TEMPO CAPIRA’ CHE LA SOBRIETA’ NON E’ ALTRO CHE LA COSTRUZIONE DEL MICROSCOPIO INTERIORE DELLA MENTE. QUALSIASI COSA SI METTA SOTTO LA LENTE DI QUESTO MICROSCOPIO, LA SI VEDE NEI MINUTI DETTAGLI. PERTANTO, NEL FOCALIZZARE SOTTO LA LUCE DELLA SOBRIETA’, INEVITABILMENTE SI ESCLUDE LA VISIONE GLOBALE. OVVIAMENTE IL GUERRIERO NON PUO’ AGIRE CON VISIONE LIMITATA E SPERARE DI SOPRAVVIVERE AGLI ASSALTI DEL POTERE. PER SOPRAVVIVERE IN QUESTO MONDO, IL GUERRIERO HA BISOGNO DEI DETTAGLI, MA ANCHE DELLA VISIONE ONNICOMPRENSIVA DELL’INTERO. Poiché il guerriero è sempre attento, specialmente alla vera natura e all'utilità di un suo nuovo potenziale appena scoperto, non cade nella trappola di credere che la sobrietà per cui ha tanto lottato sia ciò che appare. Ben sapendo che siamo creature misteriose con un insondabile potenziale, il guerriero procede con cautela. Questo è il modo saggio di gestire la sobrietà, perché è veramente la più astuta dei quattro nemici naturali. Siccome per il guerriero è uno strumento di vitale 48


importanza, è anche il più veloce ad attirarlo in trappola. Tuttavia, se è correttamente gestita e a tempo debito, la sobrietà porterà il guerriero al vero potere. Infatti, senza la sobrietà, un guerriero si perde, proprio come una barca senza timone. Pertanto, se non mette la sobrietà nella giusta prospettiva, il guerriero sarà fuorviato come con un fuoco fatuo, e condotto irrimediabilmente fuori strada. L'unico modo sicuro di trattare con la sobrietà è quello di trattarla come un nemico e, come tale, non può essere totalmente attendibile. In effetti questo comporta il mettere in discussione costantemente la saggezza della sobrietà, e ricordare che la sobrietà non può comprendere l'irrazionale e l'imprevisto. In altre parole, la sobrietà è eccellente per affrontare il passato e il presente, ma è inutile per affrontare il futuro. Il guerriero non sa cosa gli riserva il futuro, né può anticipare i movimenti del potere, pertanto non può contare solo sulla sobrietà per prendere decisioni. La sobrietà permette ai guerrieri di vedere in modo chiaro il passato, e di valutare il presente con un’accuratezza inquietante, ma l'utilità della sobrietà si ferma qui. Quando si tratta di prendere una decisione, i guerrieri devono basare tale decisione, non solo sulla conoscenza del passato e del presente, ma anche sull’imprevedibile futuro. IL PASSATO E’ LA SOMMA TOTALE DEGLI EVENTI CHE TI HANNO PORTATO ALLE SFIDE CHE STAI AFFRONTANDO IN QUESTO MOMENTO. TUTTAVIA L’ESITO DI QUESTE SFIDE STA NELL’IMPREVEDIBILE FUTURO. PERTANTO RENDITI CONTO CHE DEVI VIVERE NELL’ETERNO PRESENTE, E CHE LE TUE DECISIONI DEVONO COMPRENDERE L’IMPREVEDIBILE. Il concetto di eterno ora può essere spiegato pienamente solo ad un livello molto più avanzato degli insegnamenti, ma ora occorre toccarlo brevemente. L'uomo fa sempre l'errore di credere che il passato, il presente e il futuro sono in qualche modo separati e, quindi, non collegati. E’ un'idea che ha poco senso, eppure le persone reagiscono costantemente alla vita in questo modo. Un guerriero non può permettersi di fare questo errore, e così vede il suo passato, presente e futuro come un continuum, definito eterno ora. In questo continuum non ci sono lacune o deviazioni dal sequenziale svolgersi del destino. Assomiglia ai milioni di singoli fotogrammi che compongono un film. Ogni fotogramma è necessario per creare un film coerente, e ogni fotogramma è un qui-e-ora, se mi è consentito usare una frase così strana. Con questa analogia, non è difficile vedere come gli spettatori, dopo aver visto l'intera sequenza degli eventi fino a un certo punto, possano anticipare il possibile finale della storia. Gli spettatori, in qualità di testimoni imparziali di ciò che sta accadendo sullo schermo, hanno naturalmente la necessaria sobrietà per discernere la trama reale della storia. Infatti, il vero divertimento nel guardare un film ben fatto sta nel contrapporre la conoscenza degli spettatori contro il capriccio imprevedibile dello sceneggiatore. Questo è analogo alla sobrietà che ottiene un guerriero ricapitolando la sua vita. Vedendo la sua vita nella vera prospettiva, il guerriero raggiunge la necessaria sobrietà per discernere la vera trama della propria storia personale. In questo modo il guerriero può anticipare con molta precisione le possibili future mosse del potere, ma certamente non fa l'errore di credere che le sue previsioni siano infallibili. Il vero guerriero baserà sempre le decisioni su tutta la conoscenza disponibile al momento, ma metterà sempre in conto anche l'imprevisto. Alla fine, ogni guerriero confermerà il fatto che il potere è un maestro insuperabile nel creare dei veri misteri, e nessuno scriverà un giallo migliore di quello che scrive lo spirito dell'uomo. Forse bisogna toccare il concetto delle predizioni e delle profezie. Oggi nel mondo vi è una quantità enorme di sciocchezze inventate che vanno sotto il nome di predizioni, ma ormai al lettore dovrebbe essere chiaro che non è un compito facile predire il futuro di una persona, o il futuro dell'umanità, o del pianeta. Per prevedere il futuro occorrono le capacità di un esperto veggente – di 49


uno che è capace di vedere tutte le intricate complessità e dettagli della vita di una persona nella corretta prospettiva. Solo un tale veggente può, con un certo grado di accuratezza, guidare saggiamente verso il possibile futuro di quella persona. Ma anche tale veggente non può prevedere il corso degli eventi che si dispiegheranno durante il processo per raggiungere quella possibilità. Il meglio che può fare tale veggente è utilizzare la propria conoscenza di ciò che ha visto del passato e del presente, per scegliere, fra le innumerevoli possibilità insite nel futuro, il più probabile corso degli eventi. Qui si deve tenere presente che l'abilità di un veggente dipende ovviamente dalla misura della sua conoscenza ed esperienza. La formidabile precisione con cui alcuni veggenti sono in grado di prevedere il futuro è il risultato non solo di una profonda conoscenza della vita, ma anche dell’esperienza acquisita nel corso di molte vite. A questo proposito si deve anche notare che è molto più facile prevedere il lontano futuro che predire gli eventi della prossima ora. Questo perché, nella visione a lungo termine, il veggente deve seguire solo le tendenze di carattere generale, che naturalmente escludono le piccole sconcertanti complessità che accadranno nella prossima ora.

QUANDO L’APPRENDISTA HA VINTO LA PAURA E HA MESSO LA SOBRIETA’ NELLA GIUSTA PROSPETTIVA, IL SUO PROGRESSO SULLA VIA DEL GUERRIERO ACCELERA NOTEVOLMENTE. IL SUO APPRENDIMENTO ORA PROCEDE CON I PASSI FACILI E SICURI DI UN UNA PERSONA CHE SA SENZA DUBBI COSA COMPRENDE IL SUO SCOPO IN QUESTA VITA. NE CONSEGUE UNA VITA QUIETA, UNO STATO DI SERENITA’ IN CUI NON E’ DIFFICILE RISPARMIARE E CONSERVARE IL POTERE PERSONALE. AVENDO ACQUISITO LA PAZIENZA, E NON COSTRUENDO IMPOSSIBILI ASPETTATIVE, L’APPRENDISTA ORA CONTINUA A LAVORARE CON CALMA, SENZA FRETTA, MA ANCHE SENZA SPRECARE TEMPO PREZIOSO E POTERE PERSONALE. UN GIORNO, MENTRE E’ OCCUPATO IN UN ATTO MOLTO MONDANO, IMPROVVISAMENTE L’APPRENDISTA DIVIENE CONSAPEVOLE CHE LE SUE AZIONI IN QUALCHE MODO SONO IMBEVUTE DI UNA QUALITA’ CHE NON C’E’ MAI STATA PRIMA. IN QUEL MOMENTO SA, SENZA CHE NESSUNO GLIELO DICA, CHE IL POTERE PER IL QUALE HA TANTO LOTTATO COSI’ A LUNGO, E’ FINALMENTE AL SUO COMANDO. Il potere è veramente un mistero, le cui complessità sfidano anche le capacità dei veggenti più esperti. Ciò è particolarmente vero per il modo stupefacente in cui il potere trasforma tutti coloro che lo cercano. Un giorno, un apprendista è ancora solo un uomo comune, e poi improvvisamente, il giorno dopo, si è trasformato in un guerriero formidabile che ha il potere al suo comando. A posteriori, nessun guerriero può dire esattamente come questo è accaduto, o che cosa ha innescato la magica trasformazione. Tutto quello che sappiamo è che la chiave è l'intento, ma è proprio questo che è così sconcertante, perché quando indaghiamo sull'intento, questo diventa invisibile, con la peculiarità di apparire nulla ogni volta che lo esaminiamo. Oggi i Toltechi sanno molto sul potere, ma sappiamo anche che molte funzioni di questa 50


forza sono ancora un mistero incomprensibile. A questo riguardo il lettore farebbe bene a ricordare che il potere non è Dio o qualsiasi altra entità simile, ma è il prodotto della percezione. In altre parole, A percepisce B, e il risultato o il prodotto di questa percezione è la conoscenza acquisita con la propria esperienza; ossia il potere personale. Tuttavia, B percepisce A in modo analogo, con identico effetto. Poi, a causa dell'interazione, anche se solo momentanea, A irradia il suo potere personale verso B, e B fa lo stesso verso A, e il risultato o il prodotto di queste due forze mescolate è una forza secondaria che viene definita emozione. Ora, questa risposta emotiva tra A e B, a sua volta, innescherà più percezione, che produce più potere personale per A o per B o per entrambi. Rendetevi conto che l'interazione descritta accade a tutti i livelli di esistenza, tra ogni cosa e ogni essere, nel mondo conosciuto e simultaneamente nell'ignoto universo. Gli individui coinvolti sperimentano il proprio potere personale, ma poiché tutta la vita è interrelata, qualsiasi potere personale guadagnato o perduto ha un effetto sul più grande tutto. Pertanto questo effetto complessivo viene definito potere universale o semplicemente potere, contrapposto al potere personale dell'individuo. E’ importante capire che i livelli di potere personale così generati possono essere relativamente piccoli, come in una formica, o enormi, come in un essere solare, ma il potere complessivo generato universalmente ogni secondo di ogni giorno è vasto oltre ogni immaginazione, e il suo risultato è del tutto imprevedibile. Il potere comprende letteralmente un infinito che sfugge ad ogni speculazione - il suo campo di applicazione è incredibilmente impressionante. Eppure, la meraviglia più grande di tutte è che noi esseri umani siamo parte integrante di questo magnifico mistero, di questo ineffabile infinito. Gli esseri umani non sono quindi soltanto creature fisiche che lottano per brandelli di esistenza mondana sulla terra, ma esseri magici dell'universo che hanno un glorioso e illimitato potenziale, le cui implicazioni ci intimidiscono. Anche se il condizionamento sociale e la comune visione del mondo hanno tenuto l'umanità nella schiavitù dell'ignoranza per così tanto tempo, l'uomo oggi è sulla soglia per scoprire quello che realmente è. Così, nel mondo, ci sono già molte persone in grado di percepire l'esistenza di un nucleo interno al proprio essere, che è troppo grande, troppo potente, per essere tenuto sotto controllo dai ristretti confini del condizionamento sociale. Sta arrivando il giorno in cui molte di queste persone partiranno alla ricerca del loro vero retaggio, che sentono che non è di schiavitù e sottomissione, ma di potere e autorevolezza. DAL MOMENTO IN CUI UN APPRENDISTA SCOPRE IL PROPRIO POTERE NON E’ PIU’ UN APPRENDISTA, MA DIVENTA DI DIRITTO UN MAESTRO, DEGNO DI ESSERE CHIAMATO GUERRIERO. NON ESSENDO PIU’ UNA PERSONA ORDINARIA ALLA MERCE’ DEL MONDO CHE LO CIRCONDA, IL GUERRIERO PROCEDE LEGGERO CON LA PIENA AUTOREVOLEZZA E POTERE DI UN CAPO. LE PERSONE RICONOSCONO ISTINTIVAMENTE IL SUO COMANDO E OBBEDISCONO. LA SUA VITALITA’ GENERA ATTORNO A SE’ UNA SENSAZIONE DI SPERANZA ED ECCITAZIONE, MENTRE LE SUE MOSSE AUDACI ALIMENTANO UN’ISPIRAZIONE E UN RISPETTO CHE PRESTO TRASFORMANO LE SUE PAROLE IN LEGGE. A QUESTO PUNTO, IL POTERE DEL GUERRIERO E’ TALE CHE GLI CONSENTE DI FARE QUALSIASI COSA GLI SEMBRI OPPORTUNO, MA E’ ANCHE IN QUESTO MOMENTO CHE IL GUERRIERO SI RITROVA FACCIA A FACCIA CON LE SFIDE DEL TERZO NEMICO NATURALE – IL POTERE. Purtroppo non c'è altro modo per imparare se non attraverso l'esperienza, e proprio come i Toltechi che hanno dovuto bere dall'amaro calice dell’esperienza, allo stesso modo l'umanità deve imparare che la parola 'autorità' non significa spadroneggiare sugli altri. Al contrario, significa essere un esperto maestro della conoscenza, che accetta l’enorme responsabilità della leadership come un dovere degno del più raffinato senso dell'onore. Tutta la vera conoscenza si fonda sulle 51


verità intrinseche nell’interrelazione della vita; ma ci sono sempre individui, e anche gruppi, che si assumono l'onere di sfidare le leggi universali, nello sfrenato desiderio di diventare dittatori. L’attuale mentalità dell'uomo non gli permette di capire che siamo tutti leader e tutti seguaci. Ci sono quelli più avanti di noi che impostano il ritmo e ci sono quelli dietro di noi che seguono, ma non ci sono individui che definiscono il corso degli eventi o dettano legge. Solo lo spirito dell'uomo conduce veramente, porgendo la luce; ogni individuo è un piccolo frammento di quel tutto più grande, chiamato Spirito. Le persone che impostano il ritmo saranno ovviamente leader, ma anche questi non fanno altro che seguire i loro leader che, a loro volta, stanno impostando il ritmo per loro. Questo è un punto importante da capire quando si tratta di gestire il potere anziché solo il potere personale. L'uomo comune anela alla libertà che porta il potere, e perciò lotta per secoli nell’esistenza terrena, sognando il giorno in cui avrà potere. In questo sogno ogni individuo ha la propria particolare interpretazione del potere, e non importa se per quell’individuo il potere è potere finanziario, potere politico, potere magico, o semplicemente potere fisico, perché avrà sempre il motivo nascosto di voler essere superiore. Eppure, nessuno di noi è più importante o meno importante di qualsiasi altra cosa nell'universo o di chiunque altro. L'uomo è sì un essere magico dell'universo, ma lo è anche una formica, e perfino una roccia. Così come la piccola formica è soggetta all'influenza della conoscenza dell'uomo, anche l'uomo è soggetto a quella grande intelligenza che è percepita come la collettiva famiglia degli insetti. E’ solo la visione limitata dell’uomo, che gli fa confrontare se stesso col resto del mondo. In questo confronto l'uomo si vede superiore alla minuscola formica, semplicemente perché ancora non si rende conto che così come il suo essere senza forma si manifesta nella forma fisica di uomo, ci sono altri esseri senza forma che si manifestano in una miriade di forme fisiche, ogni piccola forma appare come un individuo. A questo punto un apprendista dovrebbe ricordare l'ammonimento che il mondo non è ciò che appare. I guerrieri che seguono la Via della Libertà sanno per esperienza che la vera libertà comporta l’abilità di essere liberi da tutto e da tutti. Ma ironicamente, sembra sempre che sia vero il contrario. Le persone pensano che solo avendo potere sugli altri possono essere liberi, e quindi stanno sempre cercando di dominare un'altra persona, un altro gruppo, o anche un'altra razza o un’altra nazione. Un dittatore, tuttavia, non è mai libero, perché per mantenere la sua autorità deve costantemente tenere sotto controllo i suoi sudditi e a bada i suoi avversari. Allo stesso modo, se ami qualcuno per guadagno egoistico, anche tu non sei mai libero, perché diventi ossessionato dal mantenere l'amore di quella persona e nel combattere contro ogni minaccia alla tua relazione. Questo principio vale anche per i guerrieri, perchè a meno che non si distacchino dal mondo che li circonda e dal potere che è loro destino esercitare, non potranno mai essere liberi. Nessuna cosa e nessun essere in questo universo può essere rivendicato come proprietà personale, perché c’è una sola vita, un solo Spirito, che si manifesta in miriadi di forme differenti. Quando cerchiamo di rivendicare qualcuno o qualcosa per noi stessi, in effetti stiamo separando noi stessi e la nostra pretesa dal resto della vita. Se due persone si dedicano l’uno all’altra e scelgono di trascorrere la vita insieme, non è perché uno è proprietà dell'altro, ma è il risultato di un mutuo consenso. Allo stesso modo, se un uomo ha enormi ricchezze, questa ricchezza in realtà non è mai sua, dal momento che non è altro che la manifestazione della sua sfida nella vita, vale a dire, imparare a gestire la ricchezza. In questo universo ogni cosa, ogni essere, è di proprietà esclusiva della vita, dello Spirito, e tutti noi li abbiamo in prestito perchè dobbiamo lavorarci in ogni particolare incarnazione. Questo è vero per ogni cosa nella nostra vita, che si tratti di relazioni, di talenti, di aspetti fisici, di caratteristiche emotive e mentali, di ricchezza, o più importante di tutti, del potere. I guerrieri che percorrono la Via della Libertà sanno che, proprio come qualsiasi altra cosa della loro vita, il potere che esercitano in realtà non è mai loro. Il potere, se lo abbiamo, ci è dato in prestito solo per imparare a gestirlo impeccabilmente. Di conseguenza, possiamo usare il nostro potere in qualsiasi modo lo riteniamo necessario, ma non abbiamo il diritto di abusarne trasgredendo la legge 52


universale. Non è il caso di fare una digressione nella vasta tematica di quella legge conosciuta come la legge di causa ed effetto, ma occorre farne cenno molto brevemente. E’ vero che tutti noi raccogliamo ciò che seminiamo, ma questo vale sia per le azioni positive che per le azioni negative, sia per il bene che per il male. E’ un peccato che l'uomo abbia interpretato la legge di causa ed effetto come la legge del castigo, perchè questo ha causato una notevole confusione e un malinteso riguardante il concetto di causa ed effetto. Il castigo è il fattore di correzione o di regolazione intrinseco alla legge di causa ed effetto e, come tale, è solo una piccola parte dell'effetto totale di questa legge cosmica. L'effetto più importante della legge di causa ed effetto, e quella che ci interessa qui, è che sotto l'impatto di questa legge impariamo che non siamo delle vittime, ma esseri magici dell'universo, che hanno la capacità di definire il proprio sviluppo. Il fattore di regolazione è lì solo per permetterci di ricalibrare il corso delle nostre azioni. Ad esempio, se una nave s’incaglia in una roccia sommersa, l’ufficiale di rotta sarebbe molto ingenuo se considerasse questo incidente come una punizione per essere stato un ragazzo cattivo. Un approccio molto più intelligente e prezioso sarebbe quello di vederlo nel senso che ha bisogno di migliorare le sue abilità come navigatore. Questo è vero per tutti i cosiddetti sbagli nella vita. Quando facciamo un errore riceviamo la punizione, ma non è una punizione in quanto tale, piuttosto è una guida per regolarci o correggerci. Nel trattare col potere, la responsabilità di gestirlo in maniera impeccabile è di gran lunga una sfida più grande di quella di non avere potere, perché quando si ha il potere c'è sempre la tentazione di indulgere ed abusarne. Questo non è un concetto difficile da afferrare intellettualmente, ma forse è il più difficile da mettere in pratica, specialmente perchè le persone si sentono sempre vittime o punite. La ragione principale di questo è che, in generale, la maggior parte delle persone soffre di un complesso di inferiorità, derivante da una sensazione di indegnità. Anche quando una persona agisce in modo estremamente arrogante e distaccato, di solito è solo un tentativo per sentirsi in qualche modo più degno. Una persona che si sente inferiore non può essere affidabile per usare il potere in maniera impeccabile. Sentendosi vittima, una tale persona è naturalmente diffidente e difensiva, e di conseguenza è anche veloce a sentirsi offesa o attaccata. Ogni volta che ci sentiamo attaccati, la forza di auto-conservazione insorge spontaneamente e, senza nemmeno pensarci, ci ingaggiamo automaticamente in qualche forma di battaglia per l’auto-difesa. Questo di per sé non è sbagliato, ma l'uomo ha bisogno di rivedere attentamente la sua definizione di attacco e autodifesa, non tanto a livello fisico perchè in genere è molto evidente, ma ai livelli più sottili di emozione e di pensiero. Ciò che molte persone considerano un attacco, di solito non è altro che il riflesso del proprio senso di inferiorità, ma, sentendosi sconvolti e offesi, queste persone impulsivamente attivano delle ritorsioni. Ovviamente in un caso del genere la rappresaglia è del tutto fuori luogo. Tuttavia la persona che si sente attaccata giustificherà le proprie azioni invocando la legittima difesa. In tale caso, la ritorsione non solo è illegittima, ma il più delle volte è anche molto superiore a quanto sarebbe giustificato da un vero attacco. Ogni persona che si sente sotto attacco utilizzerà ogni potere a sua disposizione per difendersi, ma fortunatamente per le persone coinvolte, normalmente l'uomo comune può usare solo qualche tipo di ritorsione fisica o verbale, e il danno che produce non è così grave come nel caso di una persona che ha il vero potere al suo comando. Ciò che preclude a molte persone di avere il potere al proprio comando è che non hanno ancora sufficiente potere personale per sostenersi nella battaglia contro il potere. Allo stesso modo, l'unica ragione per cui un guerriero perderà la battaglia contro il potere, è che anche se ha risparmiato abbastanza potere personale per avviare la battaglia, tuttavia non ne ha abbastanza per poter superare i propri sentimenti di inferiorità e di indegnità. Tale guerriero sarà lieto di arrendersi al nemico, pensando che con ciò renderà il potere suo alleato, e che assieme annienteranno tutte le opposizioni, e otterrà la libertà dalle vittimizzazioni. Purtroppo questo è molto, molto lontano dalla verità, perchè i guerrieri che si arrendono al potere sono, in realtà, creature infelici che non riescono ad accettare il proprio innato valore e 53


dignità. Questi guerrieri scoprono presto che, pur con tutto il potere che credono di avere, ci sarà sempre qualcuno che vorrà sfidarli, o il cui potere è più grande del loro. Di conseguenza, devono lottare per accrescere il proprio potere, o annientare le opposizioni. Per questi guerrieri, il potere non è un alleato, ma uno svantaggio terribile. Nella battaglia per la supremazia, la vera libertà rimane un’idea vaga ed elusiva, e col tempo i guerrieri cominciano a perdere il senso di equilibrio e di prospettiva, mentre aumenteranno i dubbi e i sospetti. IL POTERE E’ UN FORMIDABILE NEMICO, E UN UOMO O UNA DONNA DEVONO ESSERE DEI RAFFINATI GUERRIERI PER RIUSCIRE A DOMINARLO. MOLTI GUERRIERI HANNO PERSO LA BATTAGLIA CONTRO IL POTERE, MA PERDERE QUESTA BATTAGLIA SIGNIFICA PERDERE LA PROPRIA LIBERTA’. UN GUERRIERO CHE HA PERSO LA BATTAGLIA CONTRO IL POTERE NON IMPARERA’ MAI COME GESTIRE IL PROPRIO POTERE IMPECCABILMENTE, E DI CONSEGUENZA DIVERRA’ UN IMPLACABILE DITTATORE CHE SI SCAGLIA CON BRUTALE CRUDELTA’ SOLO PER SODDISFARE UN CAPRICCIO. PER TALE PERSONA IL POTERE NON E’ PIU’ SUO ALLEATO, MA UN FORTE MANIPOLATORE CHE LO DISTRUGGE POCO A POCO, FINCHE’ PERDE OGNI SENSO DI UMANITA’. PERDENDO IL SENSO DI UMANITA’ QUESTA PERSONA PERDE RAPIDAMENTE ANCHE IL SENSO DI GIUSTIZIA, E QUINDI NON DISTINGUE PIU’ IL BENE DAL MALE. DA QUESTO MOMENTO IN POI IL POTERE CANCELLERA’ LA CONSAPEVOLEZZA DELL’UOMO, FINCHE’ RIMARRA’ SOLO UNA COMPLESSATA AMARA CARICATURA – UN GUSCIO BRUCIATO DALLA VILE CORRUZIONE, CHE VOMITA IL VELENO MORTALE DEI DUBBI E DEI SOSPETTI. Fra le persone che desiderano avere potere, poche si fermano a considerare le incredibili implicazioni del fatto che il potere, una volta acquisito, non sarà mai veramente loro, nel senso personale della parola. Per molti è del tutto incomprensibile che si lavori così duramente per qualcosa, solo per lottare contro di essa una volta che è stata ottenuta. D'altra parte, per i guerrieri che l’hanno capito nella battaglia contro il potere, questo è un fatto naturale della vita, che è indicibilmente profondo e serenamente bello. Avere il potere al proprio comando, eppure restarne liberi, è un concetto che va al di là dello scopo di questo libro; ma questo capitolo non sarebbe completo senza almeno menzionarlo. Il vero grande guerriero percorre la Via della Libertà, tenendo il proprio potere sotto controllo, e così si eleva per diventare innocuo e umile, ma comunque invincibile in ogni aspetto. Tali guerrieri vanno incontro ai loro simili nella loro follia e, rimanendo liberi da tutto, possono abbracciare chiunque e ogni cosa, senza paura e senza aspettative. Avendo il potere al loro comando, e rimanendo distaccati da tutto mentre abbracciano tutto, i guerrieri che percorrono la Via della Libertà permettono al loro spirito di fluire libero, di partecipare a tutte le ricchezze della vita. E’ questa la vera libertà - il magnifico dono che l’Aquila concede a tutti coloro che percorrono impeccabilmente la Via del Guerriero. I guerrieri che hanno raggiunto questo punto del loro addestramento, vanno avanti, senza falsa modestia, ad accettare la loro giusta ricompensa, perché sanno che hanno lavorato duramente per questo momento, e onestamente meritano la libertà. Tuttavia, dopo aver ricevuto la loro ricompensa, questi guerrieri se la gustano, ma solo per un momento, per poi riversarla di nuovo nel mondo - come unico dono che hanno da offrire in cambio del fantastico privilegio di percorrere la Via del Guerriero. I veri guerrieri non sono accaparratori, perchè durante la lotta per diventare guerrieri hanno imparato che dopo tutto, la vita non è una punizione, ma un dono prezioso. Pertanto non possono voltare le spalle alla vita senza esprimere in qualche modo la loro profonda gratitudine. Conquistare il potere e scegliere il Sentiero della Libertà è da una parte molto difficile e, paradossalmente, molto semplice dall’altra. La chiave sta nell’umiltà, una qualità naturale in ogni 54


essere umano, ma anche un potenziale che va nutrito e coltivato, come qualsiasi altro talento che va scoperto e sviluppato. La vera umiltà non è sottomissione, ma un atto spontaneo del cuore, che nasce dall’apprezzamento intelligente dell’interrelazione della vita. IL GUERRIERO PUO’ SPERARE DI TENERE A BADA IL POTERE SOLO ASCOLTANDO OGNI COMANDO CHE GLI SGORGA DAL CUORE. NON C’E’ ALTRO MODO PER SOPRAVVIVERE AGLI IMPLACABILI ATTACCHI DEL POTERE CONTRO IL GUERRIERO CHE LOTTA PER ASSERVIRLO AL PROPRIO COMANDO. IL GUERRIERO NON DEVE MAI, NEANCHE PER UN MOMENTO, PERDERE DI VISTA CHE IL POTERE NON E’ PROPRIETA’ DELL’INDIVIDUO PER VANTAGGIO EGOISTICO – IL POTERE DOVREBBE ESSERE USATO SOLO A BENEFICIO DI TUTTA LA VITA, PERCHE’ L’UNITA’ INDIVIDUALE NON E’ CHE UN FRAMMENTO DELL’INTERO TUTTO. SE IL GUERRIERO MANTIENE L’INTENTO INFLESSIBILE IN OGNI FASE DELLA BATTAGLIA, ALLORA VERRA’ UN MOMENTO IN CUI SCIVOLERA’ IN UNO STATO SECONDARIO DI SERENITA’ E IN QUESTA QUIETE COMPRENDERA’ LO SCOPO DELL’AQUILA. SOLO ALLORA IL COMANDO DEL GUERRIERO DIVERRA’ IL COMANDO DELL’AQUILA, E DA QUEL MOMENTO IN POI IL GUERRIERO E’ LIBERO DALLE ORRENDE TENTAZIONI POSTE DAL POTERE. FINALMENTE LA BATTAGLIA E’ CONCLUSA, E IL POTERE ORA E’ SOTTOMESSO QUIETAMENTE ALLA SUA VOLONTA’. QUESTO E’ IL VERO COMANDO DEL POTERE, CHE TRASFORMA IL GUERRIERO CHE PERCORRE LA VIA DELLA LIBERTA’ IN UN ESSERE INVINCIBILE. L'uomo ha molto da imparare sull’ascoltare il cuore. Tuttavia, nel mondo d’oggi c’è la tendenza a deridere il sentimento, e questo porta l'uomo ancora più lontano dal suo cuore. Per secoli si è messo l'accento sullo sviluppo della mente razionale, ed è in gran parte a causa di questo che l'uomo ha dimenticato il vero significato dell’umiltà. Ciò che l'uomo ha finito per accettare come umiltà è in realtà più un senso di sottomissione imposto sull'individuo dagli effetti del condizionamento sociale. Come abbiamo già sottolineato, la vera umiltà è un atto del cuore, e come tale è un sentimento, non un atto forzato fondato sul bisogno di essere sottomessi. Questo è un punto importante, e deve essere colto in tutte le sue implicazioni se il guerriero vuole sopravvivere alla battaglia contro il potere. Nel progressivo dispiegamento degli insegnamenti, torneremo più volte sul concetto di umiltà - cogliendo volta per volta dei risvolti sempre più profondi; ma per ora limitiamoci solo al significato più ampio di questo concetto. Per capire il concetto di umiltà, si deve ricordare che in questo punto della formazione, il guerriero ha già conquistato sia la paura che la sobrietà. Pertanto ha la necessaria sobrietà per vedere la sua vita per quello che è, ed ora è nella posizione per accettare se stesso totalmente, nel vero senso della parola. In teoria, il guerriero avrebbe dovuto essere capace di farlo fin da quando ha superato la paura, ma occorre ricordare che nella pratica gli insegnamenti si sovrappongono l'un l'altro. Questo fatto è analogo a quello di un bambino che va a scuola, dal quale non ci si aspetta che ottenga il massimo dei voti in ogni classe, ma con una sufficiente padronanza delle materie in quella specifica classe, sarà promosso alla successiva. Questo è esattamente ciò che accade nella vita; a causa dell’interdipendenza della vita, non possiamo progredire oltre un certo livello di competenza senza aver prima acquisito le abilità del livello superiore. Pertanto, sebbene il guerriero abbia fatto grandi passi in avanti nell’accettarsi per quello che è, può accettare se stesso in modo inequivocabile solo quando si ritrova ad affrontare il potere in battaglia. Il pericolo che il potere pone al guerriero sta nel fatto che, avendo potere, il guerriero è ora in grado di fare tutto ciò che desidera. Così la tentazione più grande di tutte è quella di usare il potere per mascherare il senso di inferiorità. Di conseguenza, il vero punto cruciale nella battaglia contro il potere è la lotta del guerriero per superare i suoi sentimenti di inferiorità e di indegnità. 55


Per superare il senso di indegnità occorre acquisire quella profonda e sincera umiltà in cui non vi è alcun giudizio, a dispetto di tutte le condizioni che si rivelano alla luce della sobrietà. In altre parole, il guerriero deve vedere se stesso onestamente, come egli è veramente, senza tentare di mascherare le proprie mancanze, o giustificare le sue azioni, fisiche, emotive o mentali. Questa è la cosa più difficile da fare e richiede un atto di suprema spietatezza, perchè nella cruda luce della sobrietà restiamo sempre scioccati da quello che vediamo. Nessuno di noi è un angelo, e osservandoci attentamente nello specchio della cruda realtà è inevitabile che ci sentiamo sopraffatti da un devastante senso di colpa per le nostre mancanze e lacune. Eppure, proprio in questo momento abbiamo la possibilità di acquisire la vera umiltà, a condizione che percepiamo l'interrelazione di tutta la vita. Se, in questo momento, il guerriero si guarda con onestà e, senza odiarsi, accetta il fatto che egli è veramente degno della vita, visto che è ancora vivo, allora la sensazione di vergogna e di colpa sarà sostituita da un vero senso di umiltà. Non è che il guerriero giustifica in qualche modo il suo passato, ma piuttosto vede, in quel momento di verità, che proprio a causa del suo passato è riuscito a diventare guerriero. La vergogna non cancella nemmeno una virgola della nostra colpa, e nemmeno il rammarico farà tornare indietro l’orologio del tempo, ma se voltiamo le spalle con orrore al nostro passato, lo rendiamo inutile e irrilevante. Un vero guerriero non può permettersi di fare così, per il semplice motivo che il suo rispetto per la vita è troppo grande. Ad esempio, se dobbiamo uccidere per mangiare, allora dobbiamo almeno onorare lo spirito della pianta o dell’animale che ha dato la sua vita per permetterci di vivere. Allo stesso modo, se possiamo imparare il valore della vita solo calpestando coloro che ci circondano, allora è nostro dovere onorare gli spiriti di coloro che hanno sofferto perchè potessimo imparare. Pertanto rifiutare di riconoscere la verità sulle nostre azioni passate equivale a disprezzare i sacrifici di coloro che ci hanno aiutato nel nostro cammino - un ingrato atto di crudeltà, che deriva da un vergognoso senso di auto-importanza. Le persone che si considerano spirituali sono fuorviate come quelle che si considerano indegne. Elevarsi ad una posizione di superiorità è altrettanto inutile che adottare un senso di inferiorità. Cercare di essere un dittatore è tanto folle quanto cercare di essere un mendicante, a prescindere se si mendica per soldi, per riconoscimento o per amore. Tutti questi atti si basano sul fatto che le persone interessate non si accettano per quello che sono. Queste persone non riconoscono a se stesse la loro vera natura e il loro scopo nella vita, ma credono di dover essere qualcos’altro o qualcun’altro. Nel fare questo voltano le spalle alla vita e al loro vero destino. Queste persone non imparano mai il senso di umiltà, perché scelgono di indulgere nell’autoimportanza, che è ben radicata nell’autocommiserazione. L'unico modo per imparare ad accettare noi stessi è vedere la vita nella sua vera prospettiva, e riconoscere che nell’aver scelto di camminare su questa terra ci siamo presi anche l’onere di ferire, di mutilare e di uccidere, in modo che possiamo imparare il valore della vita. Questo è il modo in cui il potere ha disposto le cose – in effetti è una scioccante e cruda realtà, ma ha in sé anche una bellezza struggente. Il guerriero che ha scoperto questa verità, e che l’ha vista da sé, si riempie di stupore, perché in quella conoscenza comprende con ogni fibra del suo essere il significato stesso e lo scopo della vita. Vedendo chiaramente l'interdipendenza, l'interazione, e l'interrelazione di tutta la vita, il guerriero ora può percepire tutti gli esseri che hanno toccato in qualche modo la sua vita. E’ come se ognuno di quegli esseri si protenda su di lui per toccare nuovamente il nucleo più intimo del proprio essere. I ricordi a lungo dimenticati di coloro che hanno dato la vita perchè egli potesse vivere, e di coloro che hanno patito le sue azioni mentre cercava di imparare, si mescolano nell’esistenza in un tutt’uno. Nella piena consapevolezza dell’interrelazione della vita, non vi è alcun senso di critica o giudizio - solo una profonda comprensione del fatto che tutte le forme di vita devono fare questo percorso. Nel riconoscere questo il guerriero sa senza dubbi che non ci può essere colpa nel riconoscimento dovuto, e per la prima volta nella sua vita, sperimenta la vera pace. In quel momento di pace e armonia, il guerriero vede chiaramente che gli è stato dato molto. E’ un momento toccante - un momento così bello che nessun guerriero sarà mai più lo stesso dopo 56


questa esperienza. Considerando il dono incredibile di partecipare alla vita, che cosa può dare il guerriero in cambio di un tale ineffabile dono – in cambio di un tale onore? Non bastano tutti i soldi del mondo. Nemmeno il miglior servizio potrà mai giustificare un tale onore. Allora, che cosa da in cambio il guerriero? E’ in questo momento che al guerriero cadono le braccia, e non può fare altro che un passo indietro e abbassare la testa in vera umiltà. Stando con le mani vuote e il capo chino, il guerriero è sopraffatto dalla povertà delle sue risorse umane. Eppure, come può in tutta onestà voltare le spalle a quel momento, senza prima esprimere in qualche modo la sua gratitudine? Perchè se il guerriero a questo punto andasse via, senza dare un segno del suo apprezzamento, renderebbe privo di senso l'intero concetto di percorrere la Via con un Cuore. Non avendo nient’altro da dare e sapendo che non è richiesto nulla, il guerriero dà volentieri l'unica cosa che può dare - il suo cuore, e con questo, dà anche la sua libertà. Aprendo il cuore, il guerriero riversa sul mondo ogni goccia di sentimento, di calore e d’amore che possiede. Non trattiene nulla, perché sa che nemmeno tutto quello che c’è nel cuore potrà mai essere sufficiente a saldare il debito. Non gli importa nemmeno delle possibili conseguenze dello spalancare il cuore, perchè cosa gli si può portar via che non abbia già dato in abbondanza? Tuttavia, nel dare il cuore al mondo, il guerriero sa che ha sacrificato per sempre anche la sua libertà. Nel contesto della sua umanità il guerriero rimarrà sempre un essere libero - libero dal rimanere agganciato ai suoi simili, libero dai condizionamenti sociali, e libero di pensare, di sentire e di agire secondo il quadro di riferimento che preferisce. Ma, nel contesto del guerriero, ora si ritrova confinato per il resto della vita. Nel momento stesso in cui avrebbe potuto accettare la piena libertà, il guerriero sceglie invece di usarla a beneficio di tutta la vita. Non sarà mai più capace di separarsi dai suoi simili, per la semplice ragione che non ha più il desiderio di farlo. Invece il guerriero sceglie di condividere la sorte con loro. E così, di volta in volta, vita dopo vita, prende posto tra i suoi simili, non solo per andargli incontro nella loro follia, ma anche per stare in mezzo a loro come un pilastro di forza e di conforto, come leader e come amico. Questa è la vera natura dell’umiltà, quello stato di coscienza che è l'essenza stessa del guerriero, e il vero significato di essere Atl'aman1. Ma va sottolineato che è impossibile ottenere questo stato a meno che non vi sia una piena accettazione di se stessi. Quando un uomo o una donna sguazza continuamente nell’auto-importanza o nell'autocommiserazione, in sentimenti di superiorità o di inferiorità, nel sentirsi spirituale o nel sentirsi indegno, non riconosce il dono inestimabile della vita, o del privilegio di poter percorrere una via con un cuore. Pertanto, per il vero guerriero, lo stato di umiltà non è uno status da indossare come distintivo, ma piuttosto l'espressione dei suoi sentimenti più intimi, nati dalla consapevolezza che non è più grande, né più piccolo di qualsiasi altra cosa o chiunque altro nell'universo. Alla fine, in verità c’è proprio poca differenza fra l’umiltà e il vero amore, sono solo due diverse espressioni dell’unica forza. L’UMILTA’ E’ UNA ACCETTAZIONE PASSIVA DEL PROCESSO DELLA VITA; L’AMORE E’ UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA IN QUESTO PROCESSO. Possiamo riformulare questo aforisma dicendo che l'umiltà è l’abilità di saper accettare se stessi per chi e ciò che si è veramente, mentre l'amore è il dono del guerriero in cambio di tutto ciò che ha ricevuto. L'umiltà e l'amore sono entrambi semplici, ma anche molto profondi. Però non è per niente facile ottenerli, se ancora non si sa amare se stessi. Inoltre, in ogni lingua, queste due parole sono fra le più fraintese, e quindi anche orrendamente distorte. Tuttavia, né l'umiltà, né l'amore, si possono evitare per sempre, semplicemente perché sono implicite nel destino di tutti gli esseri umani. Prima o poi, ogni uomo e ogni donna deve percorrere la via con un cuore, e durante il 1

Antico titolo di riconoscimento dato ai Guerrieri dello Spirito.

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percorso arriva un momento in cui ci s’imbatte nel leggendario Santo Graal. Considerando che quell’oggetto di indicibile bellezza è di per sé un'esperienza veramente umiliante, in quel momento di pura magia, la persona in questione finalmente comprende che questo luminoso e raggiante ricettacolo non è un mito, ma è in realtà il bozzolo luminoso dell'uomo, nella cui profonda luminosità si riflette il vero significato e il vero scopo dell’amore. Quindi, se un guerriero esce sconfitto dalla sua battaglia contro il potere, è solo perché non ha raggiunto l'umiltà che gli consente di vedere l'interrelazione della vita. Perciò, non riesce ad accettarsi per quello che è veramente, semplicemente perché non ha mai saputo amare se stesso. Vediamo un ultimo punto, almeno qualche accenno, giusto per completare l’argomento. La direzione assegnata al potere è il Sud - il luogo del calore. Il Sud è descritto come l'ingresso al mondo del nagual, e in questo senso si deve tenere presente che il principale dovere e scopo di ogni nagual è quello di condurre gli esseri alla libertà. Da quanto abbiamo detto finora sui quattro nemici naturali, ma specialmente sul potere, per il lettore non dovrebbe essere difficile capire perché il Sud è definito l’ingresso al mondo del nagual. In ultima analisi, tutti i veri guerrieri percorrono il Sentiero della Libertà, semplicemente perché per loro, questa è l'unica via con un cuore. Pertanto, non è così strano che l’ingresso al mondo del nagual sia il calore.

Arriviamo dunque all'ultimo dei quattro nemici naturali, cioè la vecchiaia, situato giustamente all’Ovest - il luogo della morte. Sebbene gli uomini o le donne comuni raramente debbano fare i conti con la sobrietà o il potere, la vecchiaia, come la paura, è inevitabile, dal momento che entrambe sono parte integrante della vita. Tuttavia, per il guerriero la vecchiaia non è la stessa esperienza della persona comune, anche se in un certo senso è molto simile. DOPO AVER BATTUTO LA PAURA, DOPO AVER INQUADRATO BENE LA SOBRIETA’, ED ESSENDO CAPACE DI TENERE SOTTO CONTROLLO IL POTERE, IL GUERRIERO ARRIVA INFINE AD UN BIVIO CONOSCIUTO COME IL QUARTO NEMICO NATURALE – LA VECCHIAIA. QUANDO IL GUERRIERO DOVRA’ AFFRONTARE QUESTO NEMICO, DIPENDE MOLTO DAL LIVELLO DEL POTERE PERSONALE. PER QUALCUNO QUESTO MOMENTO ARRIVA SOLO ALLA FINE DELLA VITA, PERCHE’ CI HA MESSO MOLTO TEMPO A SCONFIGGERE GLI ALTRI TRE NEMICI. MA PER COLORO CHE HANNO SCONFITTO ABBASTANZA VELOCEMENTE I PRIMI TRE NEMICI, QUESTO MOMENTO POTREBBE ARRIVARE IN ETA’ RELATIVAMENTE GIOVANE. L'aforisma sopra descrive schematicamente la vecchiaia, ma indica chiaramente anche il fatto che la Via del Guerriero non porta da nessuna parte. Alla fine, per quanto sia stato incredibile ed emozionante il viaggio del guerriero, lui o lei deve affrontare anche l’inevitabile fine di tutti i mortali. In passato ci sono stati molti Toltechi che, nell’ignoranza della vera natura della vita, hanno cercato il modo per sconfiggere la vecchiaia. Oggi i Toltechi conoscono diversi modi, ma anche se queste tecniche funzionano egregiamente e danno ai praticanti una relativa immortalità, queste non portano alla libertà. Per quanto possa sembrare incredibile, ci sono ancora Toltechi che tutt’ora vivono sulla terra e hanno più di diecimila anni d’età. Eppure questi uomini e donne sono creature infelici – sono aberrazioni della natura, che si sono messe in trappola da sole e da cui non osano uscire. Anche se queste persone vedono la follia dell’aver scelto l'immortalità ad ogni costo, non possono porre fine alla loro precarie e miserabili esistenze, per la semplice ragione che temono le conseguenze dell’essere uscite dalla corrente principale della vita. Le conseguenze sono infatti terribili e veramente orrende, ma per gli scopi di questo libro non occorre che le consideriamo. 58


Il guerriero che percorre il Sentiero della Libertà capisce il vero scopo della vita, e quindi non farà nulla che possa deviarlo dal suo destino. In effetti, perché dovrebbe deviare, quando il suo destino, una volta compreso, è sempre più grande, migliore e più bello di quanto avrebbe potuto immaginare? Lo stesso principio si applica anche alla vecchiaia e alla morte, ed è per questo motivo che il guerriero che cammina lungo il Sentiero della Libertà non interferirà in alcun modo col naturale processo di invecchiamento, né vedrà alcun beneficio nel lottare per l'immortalità. Tuttavia, la trappola della vecchiaia esiste proprio in questa accettazione del destino. Per capire questo bisogna rendersi conto che, per quanto possa sembrare inconcepibile, non è importante l'obiettivo, ma solo il viaggio. Ogni obiettivo, una volta raggiunto, presto fa sorgere la pigrizia e un senso di infallibilità, che rapidamente genera quel disastroso atteggiamento mentale che possiamo definire come l’essere troppo sicuri di sé. In generale, l'uomo comune sta sempre rincorrendo obiettivi impossibili, che non potrà mai raggiungere veramente. Per cui non sperimenta mai veramente il proverbiale incrocio che segna la vecchiaia, ma invecchia semplicemente in età, nel senso condiviso della parola. LA VECCHIAIA E’ UN INCROCIO, NEL SENSO CHE E’ IL PUNTO IN CUI SI INCROCIANO DUE FORZE AD ANGOLO RETTO. UNA E’ L’INESORABILE TENTAZIONE DI RIPOSARE; E L’ALTRA E’ LA DETERMINAZIONE AD ANDARE AVANTI. SE IL GUERRIERO SI ARRENDE ALLA TENTAZIONE DI RIPOSARE, IL PROCESSO DI INVECCHIAMENTO DEL CORPO TOGLIE IL TAPPO AL POTERE PERSONALE, E IN BREVE TEMPO DIVERRA’ DEBOLE COME QUALSIASI UOMO ANZIANO. SE, D’ALTRA PARTE, IL GUERRIERO RESPINGE LA TENTAZIONE DI RIPOSARE, OPERA ANCORA UN ALTRO MIRACOLO, E COSI’ RUOTA LA CONSAPEVOLEZZA DI NOVANTA GRADI CHE GLI PERMETTE DI ENTRARE IN QUEL PECULIARE STATO CHIAMATO IL VIAGGIO DEFINITIVO DEL GUERRIERO. A differenza dell’uomo comune, il guerriero è uno che ha seguito fedelmente il cuore ricercando la vera conoscenza e il potere, ma dopo averli acquisiti, in effetti ha anche raggiunto la fine del viaggio. Per un tale guerriero ora non c'è più nulla da fare, se non vivere il resto della vita in quella che può a buon diritto essere chiamata pensione. Per il guerriero, questo pensionamento è una terribile tentazione, semplicemente perché ha vissuto per così tanto tempo fra le sfide e sempre ai margini della vita, che come essere umano vorrebbe solo sedersi e godersi la vittoria. In questo senso, la vecchiaia è più o meno la stessa, sia per il guerriero che per l'uomo comune. Se la vita è stata ben vissuta, è naturale che qualsiasi essere umano voglia assaporare pienamente i propri successi. Sebbene essenzialmente non vi sia nulla di sbagliato in questo, rimane comunque un lusso che il guerriero non può permettersi. Se lo fa, viene sconfitto nel momento stesso del suo trionfo, e la vecchiaia lo spoglia di ogni cosa per cui ha combattuto e che ha conquistato. Sedendosi a godersi la meritata pensione, e i frutti delle numerose battaglie, il guerriero, senza nemmeno rendersene conto, comincia a diventare pigro e sciatto. Non più totalmente vigile, una cosa tira l'altra, e alla fine, troppo tardi, il guerriero scopre che è diventato solo un uomo debole e vecchio, che non ha nulla del suo antico splendore. Dipende dal guerriero, quando incontrerà il nemico vecchiaia. Ovviamente, l’uomo comune non incontrerà mai la vecchiaia prima della fine della sua vita. In generale, capita così anche alla maggior parte dei guerrieri, semplicemente perché è proprio nella lotta di un’intera vita che si diventa un guerriero impeccabile. Tuttavia, come si ricorderà da Il ritorno dei Guerrieri, non tutti i guerrieri hanno avuto la stessa quantità di formazione o di esperienza, e questo farà la differenza nel momento in cui si incontrerà la vecchiaia. I guerrieri che sono più avanti lungo il percorso affronteranno i primi tre nemici in età relativamente giovane, ed avendo avuto in passato la necessaria esperienza, combatteranno queste battaglie un pò più velocemente del solito. Di conseguenza, questi guerrieri 59


incontrano la vecchiaia abbastanza presto nella vita. Questo non implica che la vita del guerriero venga accorciata, ma semplicemente che incontrerà gli effetti della vecchiaia prima di quanto avviene normalmente. Alla fine, indipendentemente da quando un guerriero la incontra, la vecchiaia rimane un nemico letale, e deve essere trattato in modo impeccabile come i primi tre. La regola per gestire la vecchiaia è molto simile a quella per gestire la paura, nel senso che il guerriero deve fluire con la vecchiaia ma mai cedere ad essa. Così facendo, il guerriero mette in atto uno strano fenomeno. Sebbene il naturale processo d’invecchiamento del corpo fisico non sia alterato da questo fenomeno, la vitalità del guerriero rallenta il processo a tal punto che l’aspetto esteriore del guerriero spesso non corrisponderà alla vitalità che trasmette, traendo in inganno chiunque sulla sua vera età. Comunque, non sono importanti gli effetti esteriori di questo fenomeno, ma il fenomeno stesso, e gli effetti psicologici sul guerriero. Il fenomeno è chiamato la svolta di 90 gradi, e gli effetti psicologici sono chiamati il viaggio definitivo. Entrambi questi termini necessitano di una certa attenzione, perchè rivelino le loro profonde implicazioni. Non è facile descrivere a parole La svolta di 90 gradi, per cui dovremo ricorrere ad un’analogia. Considerate la vita dell'uomo come una linea di lunghezza predeterminata. Questa linea comincia alla nascita e termina con la morte. Ora vedete questa linea come il diametro di un cerchio. La circonferenza del cerchio descrive il fato2 dell'uomo. (Figura 3)

All'interno di questo cerchio c’è tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno, e che quindi incontra in una particolare vita. Questo cerchio rappresenta le potenzialità dell'uomo in una incarnazione, che sono sconosciute al momento della nascita, ma che poco a poco vengono esplorate, sperimentate e sequenzialmente dispiegate durante il corso della vita. Tecnicamente è definito il cerchio dell’essere. Il diametro del cerchio incontra la circonferenza sia alla nascita che alla morte - il che significa che al momento della nascita e al momento della morte, l'uomo è pienamente in contatto col suo fato. Però è raro l'uomo che durante la vita veramente “tocca i lati” in tutta l’estensione del fato. Per capire come funziona, pensate all'uomo come se andasse avanti lungo la linea, giorno dopo giorno. Naturalmente i movimenti giornalieri costituiscono piccolissimi spostamenti nell’intera lunghezza della linea (Figura 4). 2

A differenza del destino, il fato è il termine tecnico che si usa per indicare quella parte di destino che occorre dispiegare in una particolare incarnazione.

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Ora, andando avanti, l'uomo ricerca il proprio potenziale dirigendo l’attenzione verso l'esterno dalla linea. Ricercando il proprio potenziale o protendendosi verso di esso, l'uomo entra in contatto con campi energetici all'interno del suo bozzolo luminoso che corrispondono con l'ignoto. Quanto la persona si inoltrerà in profondità nell'ignoto, dipende dall’individuo, ma nel caso della persona normale non si spinge mai troppo lontano dalla linea, perché questa linea è in effetti la base del suo condizionamento sociale. Tuttavia, il punto raggiunto all'interno dell’ignoto traccerà una linea proveniente dal condizionamento sociale sul diametro del cerchio che formerà il raggio di un cerchio più piccolo, anch’esso centrato sul diametro. Questo piccolo cerchio costituisce la visione del mondo dell'uomo, ed è la somma totale della sua conoscenza in quel particolare momento. Nel corso della vita, l'uomo riaggiusta costantemente la sua visione del mondo e, di conseguenza, descrive cerchi di varie dimensioni a seconda dei raggi, cioè a seconda dell'estensione delle sue escursioni nell'ignoto. In pratica, vediamo che accade una cosa veramente incredibile nella vita dell’uomo comune, perchè sebbene ci aspettiamo che questi cerchi all’inizio siano piccoli e poi crescano progressivamente, in realtà tende ad accadere il contrario. Questo perché un bambino non ha tanta paura di vagare nell’ignoto, ed quindi spesso "tocca i lati" del suo pieno potenziale. Pertanto, quando il condizionamento sociale comincia a fare effetto, il bambino aderisce di più alle limitazioni del diametro del cerchio dell’essere. E ne consegue che i cerchi descritti sul diametro diventano sempre più piccoli. Per cui si vede chiaramente che l'uomo comune non sperimenta mai tutto il suo potenziale, ed è per questo motivo che la tecnica della ricapitolazione è così importante. Attraverso la ricapitolazione il guerriero è in grado di colmare tutte le lacune e di esplorare il potenziale mancato in passato. Quando ha raggiunto la fine della vita, il guerriero ha coperto l'intero ambito del suo cerchio dell’essere o, in altre parole, l'intero ambito del suo fato. Ora rendetevi conto che tutto ciò che accade nell'arena della vita sul piano fisico può essere visto come traspirante sull’asse orizzontale. Tuttavia, quando il guerriero si confronta con la vecchiaia, spontaneamente provoca quel fenomeno sorprendente chiamato la svolta di 90 gradi. Combattendo gli effetti della vecchiaia che lo tirano verso la morte, o verso 'la fine della linea', il guerriero non ha altra risorsa che rivolgersi all’indietro. In altre parole, il guerriero, del tutto involontariamente, inizia a rivedere o ricapitolare ancora una volta tutta la sua vita, ma questa volta da una prospettiva completamente diversa. Fino a questo momento, il coinvolgimento del guerriero con l'ignoto è stato dal punto di vista della vita sul piano fisico, cioè sul piano orizzontale. Non potrebbe essere altrimenti, semplicemente perché il guerriero è un essere pratico, che percorre un sentiero pratico. Pertanto, 61


dopo aver percorso la piena portata del cerchio dell’essere sul piano orizzontale, il guerriero ora inizia a rivedere il cerchio lungo l’asse verticale. Laddove il guerriero ha vissuto la vita dal punto di vista del sognato o del tonal, ora entra in quel livello di consapevolezza in cui rivive la sua vita dal punto di vista del suo vero io interiore - il sognatore. Così il guerriero da una svolta di 90 gradi alla sua consapevolezza, da orizzontale a verticale, e con questa manovra trasforma il suo cerchio dell’essere in una sfera. Questo significa che ora il guerriero sa di essere il suo sognatore, o in altre parole, ha raggiunto l’unione col suo vero sé. L'effetto psicologico di questa svolta è conosciuto come il viaggio definitivo del guerriero. Questo secondo e nuovo viaggio non è altro che la ricapitolazione completa di tutta la vita dal punto di vista della nuova consapevolezza. Non ci avventureremo nella descrizione di questo viaggio, perché va oltre lo scopo di questo libro, ma per ora basti dire che in questo viaggio il guerriero assume un ruolo attivo nella definizione del proprio destino. In altre parole, il guerriero ora comincia a definire da sé i dettagli del proprio destino. Le implicazioni di questo sono enormi, dato che il destino si estende su tutte le incarnazioni passate e future, inclusa quella attuale. Tenete presente che l’informazione trasmessa qui è un'analogia del reale processo. Perciò non c'è nessun cerchio, diametro, raggio, o alcunché di simile - è solo una metafora di un processo reale, ma che va molto oltre la portata delle parole. LA SVOLTA A NOVANTA GRADI NON CANCELLA GLI EFFETTI DELLA VECCHIAIA SUL CORPO FISICO, MA PERMETTE AI GUERRIERI DI MANTENERE IL CONTROLLO SULLE LORO FACOLTA’, SULLA CONOSCENZA, SULLA SOBRIETA’ E SUL POTERE, FINO AL MOMENTO DELLA MORTE FISICA E ANCHE OLTRE. QUESTA E’ LA RICOMPENSA PER OGNI GUERRIERO CHE HA COMBATTUTO IMPECCABILMENTE FINO ALL’ULTIMO RESPIRO. Come si vede dall’aforisma sopra, la svolta a 90 gradi non interferisce in alcun modo col naturale processo dell’invecchiamento, ma permette al guerriero di operare un meraviglioso miracolo. Poiché l'effetto di questa svolta è molto vitalizzante, in effetti fa rallentare il processo di invecchiamento del corpo fisico. Tuttavia, il cambiamento non aggiunge anni alla vita del guerriero, ma lo aiuta a combattere i debilitanti effetti sul corpo fisico, che altrimenti diventerebbe sempre più debole con l'età. Questo, a sua volta, permette al guerriero di tenere la mente, le emozioni e il corpo fisico forte, in forma e sani, cosa che è ovviamente vitale per qualsiasi guerriero. IL GUERRIERO PUO’ ACCETTARE IN TUTTA ONESTA’ IL TITOLO DI TOLTECO, SOLO DOPO AVER EFFETTUATO LA SVOLTA A NOVANTA GRADI. PERCIO’ LA CARRIERA DEI TOLTECHI PUROSANGUE È BREVE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA, EPPURE È IL TEMPO SUFFICIENTE PER GIOIRE DEL POTERE. AVENDO SCELTO DI PERCORRERE IL SENTIERO DELLA LIBERTÀ I GUERRIERI SANNO CHE NON POSSONO SCONFIGGERE LA VECCHIAIA, MA SOLO COMBATTERLA IN MANIERA IMPECCABILE FINO ALLA MORTE. In questo aforisma c’è la vera definizione di Tolteco. Da questa definizione risulta chiaro che il termine 'tolteco' si da di diritto solo ai guerrieri che hanno scelto il Sentiero della Libertà Totale. Il Sentiero della Libertà Totale non consente ai guerrieri di usare il loro potere per guadagno personale. Essendo uniti ai loro sognatori, dopo aver fatto la svolta a novanta gradi, i guerrieri utilizzano il loro potere solo per il bene di tutti, perchè i sognatori dell’umanità hanno per natura una coscienza di gruppo. Qui, la verità è che per essere un vero uomo o donna di conoscenza, il guerriero deve aver combattuto e sconfitto tutti e quattro i nemici naturali - solo allora potrà rivendicare di diritto il 62


titolo di Tolteco. In altre parole, il guerriero può e deve vivere la sua vita da Tolteco, e anche se qualcuno talvolta si autodefinisce Tolteco, non è mai così vanitoso da dimenticare che ciò che sta dicendo è che è erede della tradizione Tolteca. L'umiltà del guerriero è tale che non cerca di rivendicare per sé il titolo di Tolteco finché che non sa dal profondo del cuore di aver vissuto tutta la vita impeccabilmente - solo allora sarà disposto ad accettare l’onorificenza più alta di tutte. A questo proposito tenete presente che il titolo di Tolteco non si può conferire, piuttosto è una conoscenza interiore che non si indossa come una mostrina o come una targhetta. Tutti i veri Toltechi sanno, e per loro è sufficiente che lo sappiano solo loro, perchè qui sta il loro vero onore. Nel titolo di Tolteco c’è la pregnante verità che riguarda la battaglia del guerriero contro la vecchiaia. Scegliendo il Sentiero della Libertà Totale, il guerriero ha anche abbandonato la volontà di ritardare il processo di invecchiamento e anche il momento della morte. Di conseguenza, il guerriero sa che sta combattendo una battaglia persa, eppure l'impeccabilità del suo spirito è tale che non dispera, né si risente del fatto che non potrà mai sconfiggere il suo nemico finale. Invece il guerriero dà tutto in questa battaglia, e permette al suo spirito di fluire libero e chiaro per godere delle meraviglie del viaggio definitivo. Per quanto possa apparire incomprensibile dal punto di vista della normale consapevolezza dell'uomo comune, il guerriero che sta combattendo la battaglia contro la vecchiaia, in effetti sta andando al suo canto finale con la morte! Anche se la carriera del vero Tolteco è molto breve, è sempre più che sufficiente. Quando il guerriero sa di essere uno col suo vero sé, il tempo diventa irrilevante. In questa conoscenza il guerriero vede chiaramente la via da seguire e, avendo vissuto una vita piena e impeccabile, che importa quando morirà? Tuttavia, nonostante questo, il guerriero non è uno che va alla morte volontariamente, perché il suo amore per la vita e il suo rispetto per essa è troppo grande. Dopo tutto, è esattamente questo il motivo per cui il guerriero accetta la sfida col nemico vecchiaia, e finisce per combattere una battaglia persa. Eppure, per la stessa ragione, la morte non è che la porta sul retro del flusso della vita - una vita piena di così tante avventure, di così tanti tesori dello spirito. Perché mai il guerriero Tolteco non dovrebbe cantare e gioire? E’ vero che sta combattendo una battaglia che non può vincere, ma per il guerriero quello che conta non è vincere o perdere - ma la gioia di sapere che sta combattendo una battaglia impeccabile.

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CAPITOLO QUATTRO

DOVER CREDERE UN GUERRIERO DEVE CREDERE, PERCHE’ CREDERE E’ UNA PARTE ESSENZIALE DEL SUO ESSERE Il capitolo precedente ha necessariamente saltato diversi passaggi nella sequenza didattica, per permettere al lettore di acquisire una prospettiva migliore sull'obiettivo finale. Ora sarà più facile vedere come i vari concetti interagiscono tra loro, e quindi anche perchè è così importante per il guerriero essere sveglio, e non pensare in termini di separatività. Ogni concetto, ogni aforisma e ogni tecnica è uno strumento, e agli apprendisti non si richiede di imparare ad usare uno strumento, se non sanno qual’è lo scopo del loro uso. Come ogni meccanico sa, non è possibile riparare un’auto solo con un cacciavite; per riparare un’auto correttamente, il meccanico deve utilizzare diversi strumenti. Allo stesso modo, una casalinga non può per cucinare un buon pasto solo con un cucchiaino; per cucinare un buon pasto occorre usare diversi utensili da cucina, inclusa una stufa. Questo vale anche per gli insegnamenti Toltechi – per avere successo sulla Via del Guerriero è necessario usare correttamente tutti gli strumenti indicati. Giunti a questo punto, è necessario tornare sui nostri passi e riprendere l'apprendimento dal punto in cui ci eravamo fermati per ottenere la necessaria prospettiva. Per cui ora torniamo ai quattro attributi del guerriero. Un concetto base che attraversa tutti gli insegnamenti, compresi i quattro attributi del guerriero e i quattro nemici naturali, è il concetto definito dover credere. Un guerriero deve credere, perchè la convinzione è una parte essenziale del suo essere. Non è possibile avere successo come guerriero senza credere in se stessi. Per l'uomo comune la vita è quello che è perché gli uomini e le donne non si sono mai resi conto che i pensieri e i sentimenti sono delle vere azioni in tutto e per tutto. Tramite l'interazione della vita ogni nostra azione ha effetto non solo sulla nostra vita, ma anche sul mondo che ci circonda. L'esempio classico è quello conosciuto come effetto a catena. Vediamo quindi di delineare brevemente uno scenario tipico, che può avvenire a causa dell'effetto a catena. Un uomo di nome Arturo ha una discussione con un collega di lavoro che, per qualche motivo, è estremamente aggressivo. Poco dopo, la moglie di Arturo viene in ufficio per chiedergli qualcosa. Ancora furioso per il modo in cui il collega lo ha trattato, Arturo accusa la moglie di essere seccante. Sentendosi turbata dalla reazione del marito, la moglie di Arturo torna alla sua auto. Mentre fa retromarcia per uscire dal parcheggio, in uno stato di non concentrazione, urta un'altra auto. Ovviamente l'incidente sconvolge ancora di più la moglie di Arturo, e quando arriva a casa, sgrida il figlio per non aver riordinato la sua stanza. A sua volta, frustrato e arrabbiato con la madre, il ragazzo prende a calci il cane di famiglia. Ora il cane si sente insicuro, a causa di ciò che sta accadendo in casa, perciò scatta contro il gatto appena gli passa accanto. Il gatto si vendica attaccando il cane, e ne segue una lotta feroce, che finisce col gatto ricoverato in ospedale. In un modo sottile, ma comunque molto potente, i nostri pensieri e sentimenti hanno sulle nostre vite esattamente lo stesso effetto delle nostre azioni fisiche. In realtà, anche se i pensieri e i sentimenti sono invisibili, il più delle volte tendono ad avere un impatto ancora superiore. Le persone aderiscono dogmaticamente alla convinzione che, poiché i pensieri e i sentimenti sono nascosti, non hanno alcun effetto, ma non è assolutamente vero. Prendiamo l'esempio tipico di guardare intensamente una persona che sta dall'altra parte di una stanza piena di gente. La persona che stai guardando, dopo pochi secondi, si volterà per guardarti dritto negli occhi. Inoltre, se hai 64


avuto pensieri imbarazzanti nei confronti di quella persona, è probabile che arrossirai quando ti restituirà lo sguardo. In questo esempio potresti convincerti che la persona non fosse veramente consapevole dei tuoi pensieri. Forse avrai anche ragione nella misura in cui la sua mente razionale non ha registrato quello che stavi pensando, ma il fatto che abbia scandagliato l’intera stanza con gli occhi e abbia guardato direttamente verso di te, è una prova sufficiente che ad un certo livello quella persona era pienamente consapevole di te e dei tuoi pensieri. Vediamo ora un esempio più pratico, consideriamo un giovane venditore di nome Gianni. A Gianni hanno insegnato che, nella vendita, una forte azione positiva e il linguaggio del corpo sono infinitamente più efficaci di un debole approccio che giustifica l’acquisto. Questo è un ottimo consiglio, a condizione che Gianni lo capisca dal punto di vista del non-fare. Gianni deve rendersi conto che le su maniere naturali o acquisite, così come nel non-fare, devono coincidere con ciò in cui crede. Per cui a Gianni non sarebbe d’aiuto essere molto positivo nel trattare con i clienti, se nel profondo del cuore odia il proprio lavoro o se si sente un fallito. Qui il punto è che se Gianni odia il suo lavoro o crede di essere un irrimediabile fallito, allora neanche cento anni di pratica del nonfare cambieranno alcunché. Ciò che accade è che a un certo livello, i clienti di Gianni diverranno consapevoli dei suoi sentimenti negativi, e naturalmente, questo avrà effetti negativi sulle prestazioni di Gianni come venditore. Inoltre, anche se i clienti di Gianni non sono influenzati dalla sua negatività, allora questi sentimenti negativi di per sé comprometteranno irrimediabilmente tutti i suoi tentativi di non-fare. Una considerazione molto importante è che gli effetti dei pensieri e dei sentimenti di Gianni non cessano nel momento in cui smette di lavorare. Se Gianni torna a casa dopo il lavoro e si preoccupa perchè non sta vendendo bene, o si sofferma sui suoi sentimenti di inadeguatezza, oppure sul fatto che odia il suo lavoro, allora è sicuramente destinato a fallire. Continuando ad indulgere in questi pensieri e sentimenti negativi, Gianni sta impostando l’intento per non essere un venditore. Questo è vero anche se Gianni non è consapevole di ciò che sta facendo. Pertanto tutto il suo pensiero positivo e tutta la spavalderia a lavoro, equivarrà a zero per tutto il tempo in cui continuerà a credere nella sua inadeguatezza come venditore. In questo esempio possiamo vedere gli effetti dei pensieri e dei sentimenti, e che se vogliamo avere successo in un’impresa di qualsiasi tipo, compresa la tecnica del non-fare, allora non solo dobbiamo avere il controllo delle azioni fisiche, ma dobbiamo anche essere pienamente consapevoli dei nostri pensieri e sentimenti. Tutti gli imprenditori di successo si sono resi conto con l'esperienza che le proposte di affari tendono a fallire, non tanto perché la persona interessata abbia preso la decisione sbagliata, ma perché non è riuscita a prendere alcuna decisione. In tutti questi casi le persone interessate hanno sempre omesso di prendere delle contromisure sul dubitare di se stessi. La mancanza di azione di per sé non è sbagliata, purché sia una scelta consapevole, e non una reazione involontaria al dubbio. Ad esempio, se un uomo sceglie di non adottare un particolare tipo di azione perché sa che è meglio trattenerla, allora per lui questa è una scelta saggia. Tuttavia, se l'uomo si astiene dall’agire perché dubita della propria capacità di riuscire, allora ha già ammesso la sua sconfitta. Non credendo nelle proprie capacità, è molto probabile che fallisca, anche se si applica coscienziosamente. Il modo in cui percepiamo noi stessi, e la misura in cui crediamo nelle nostre capacità, forma la nostra visione del mondo. Questa visione, che lanciamo sul mondo, determina ovviamente il modo in cui percepiremo e sperimenteremo il mondo. Di conseguenza, il mondo è ciò che percepiamo che è, e la vita che viviamo è quella che abbiamo capito che è. Tuttavia, ogni percezione è fondata su una scelta, sia conscia o inconscia. Pertanto, se un uomo si ritrova in una situazione che gli sembra disperata, allora è perché ha scelto, consciamente o inconsciamente, di vederla disperata. Un altro uomo, esattamente nella stessa situazione, può scegliere invece di vederla come una meravigliosa opportunità. Il primo uomo non troverà soluzione al suo problema. Il secondo uomo non necessariamente troverà una soluzione, ma poiché vede il problema come un’opportunità, quanto meno imparerà molto da quella situazione. 65


Noi facciamo le nostre scelte in accordo alla nostra visione del mondo e, come abbiamo già visto, il mondo è ciò che percepiamo che è. Fino a che l'uomo ha creduto che non fosse possibile far volare una macchina più pesante dell'aria, questa impresa era del tutto impossibile, ma una volta che i fratelli Wright hanno scelto di credere che fosse possibile, questa impresa è diventata possibile. IL MONDO E’ COME HAI SCELTO DI CREDERE CHE E’. ALLO STESSO MODO, TU SEI COME HAI SCELTO DI CREDERE CHE SEI. Questo è uno dei principi più difficili da afferrare per ogni apprendista. Anche se chiunque può capirlo intellettualmente, credere in esso e metterlo in pratica, si rivela sempre incredibilmente difficile. Eppure non c’è bisogno di credere che è difficile, a patto che ci rendiamo conto che ogni cosa nella nostra vita è il risultato di una nostra scelta su cosa credere. Di conseguenza l'importanza di questo principio è che possiamo scegliere di cambiare qualsiasi cosa vogliamo cambiare, compreso il nostro modo di percepire e di pensare a noi stessi. Nonostante l’insistenza dell'essere umano al bigottismo, non ci sono vittime in questo mondo. In questa vita, il non avere molto denaro potrebbe far parte del mio fato, ma questo non vuol dire che devo vivere una vita da mendicante. Se lo faccio, è perché ho scelto di farlo. Allo stesso modo, se è parte del mio fato essere nato storpio, non vuol dire che la mia vita debba essere necessariamente un fallimento. Molti storpi hanno vissuto una vita piena e ricca. Inoltre, studiando attentamente la vita di questi storpi, si vede sempre che la loro vita si è dispiegata in modo pieno e ricco, proprio a causa del loro handicap. A questo proposito, uno degli esempi forse più famosi è quello di Helen Keller, la quale, pur essendo cieca, sorda e muta, non solo è diventata una studiosa eccezionale, con un diploma di laurea, ma anche un’influente docente e assistente sociale . Nel caso di Helen Keller, vediamo gli effetti che la nostra visione del mondo ha su noi stessi e su coloro che ci circondano. Se i genitori di Helen non avessero rinunciato ad abitare con lei, evitando così di continuare a viziarla, e se la sua insegnante Anne Sullivan non avesse creduto in lei, Helen non avrebbe avuto nemmeno la possibilità di tentare. La storia di Helen Keller coinvolge concetti che vanno ben oltre lo scopo di questo libro, ma l’abbiamo citata perché è uno dei racconti più toccanti che illustrano l'interrelazione della vita. Alla fine scopriamo che non possiamo isolare le nostre convinzioni dai nostri pensieri, dai nostri sentimenti e dalle nostre percezioni. La nostra percezione del mondo si basa sulle nostre convinzioni, e queste a loro volta sono determinate da ciò che pensiamo e sentiamo. In effetti, noi modelliamo letteralmente il mondo in cui viviamo, semplicemente perché controlliamo i nostri pensieri e sentimenti. Anche se il condizionamento sociale, e la riluttanza dell'uomo ad accettare la responsabilità per la propria vita, incoraggia le persone a credere di essere vittime della nascita, dell'ambiente o delle circostanze, non possiamo ignorare o negare gli esempi di persone come Helen Keller. OGNUNO DI NOI E’ IL PRODOTTO DEI PROPRI PENSIERI E SENTIMENTI, E LE CIRCOSTANZE IN CUI SI DISPIEGA IL NOSTRO DESTINO SORGONO PERCHE’ LE RICHIAMIAMO NOI, IN ACCORDO ALLA NOSTRA VISIONE DEL MONDO. Se noi e le nostre circostanze sono il prodotto dei pensieri e dei sentimenti che noi stessi abbiamo scelto, allora, se non ci piace come siamo, e se vogliamo che la nostra vita sia diversa, ovviamente dobbiamo scegliere di cambiare il modo in cui pensiamo e sentiamo. Cambiando i nostri pensieri e sentimenti, cambiamo di riflesso la nostra visione del mondo, e questo è assolutamente necessario se vogliamo diventare guerrieri. Se la nostra visione del mondo resta immutabile, il punto di assemblaggio rimane saldamente fisso e non otteniamo la necessaria sobrietà. Il guerriero davvero impeccabile non ha alcuna visione del mondo fissa. Essendo un essere 66


totalmente fluido, il guerriero sceglie una qualsiasi visione del mondo in base alle esigenze del momento. Tuttavia, prima di raggiungere questo stato di coscienza e stabilizzarlo, gli apprendisti devono essere capaci di cambiare almeno la loro visione del mondo, del tanto sufficiente ad ottenere quella chiarezza di visione che permette di capire cosa significa essere fluidi. Inutile dire che se un uomo è felice con ciò che è, e se gli piace la sua vita così com'è, allora non avrà alcun motivo per cambiare nulla. Un tale uomo però, non si prenderà di certo la briga di cercare la Via del Guerriero. Anche gli apprendisti più sinceri e applicati alla Via del Guerriero, spesso fanno fatica a cambiare il loro modo di pensare e di sentire se stessi e la loro vita. Tale lotta insorge sempre quando gli apprendisti non riconoscono la necessità di cambiare la loro visione del mondo. All’inizio, la maggior parte degli apprendisti fanno l'errore di credere che possono diventare guerrieri nel contesto della propria visione del mondo. Questo è del tutto impossibile. Nel Volume Uno si afferma che, per diventare un guerriero, occorre una totale trasformazione. Tale trasformazione significa che dobbiamo prima trasmutare la nostra visione del mondo, e l'unico modo per farlo è quello di voler cambiare, di scegliere di cambiare. Una volta che siamo riusciti a trasmutare la nostra visione del mondo, anche di poco, diventa progressivamente più facile mantenere il processo di trasmutazione in corso. Se un apprendista della Via del Guerriero fallisce già nelle fasi iniziali della formazione, e questo accade, è perché non ha riconosciuto la necessità di cambiare, e di conseguenza ha scelto di mantenere la sua visione del mondo. Ogni apprendista che si avvicina alla Via del Guerriero con la certezza di non avere altra scelta che lottare per trasformarsi totalmente, avrà successo. Ma ogni apprendista che si avvicina alla Via del Guerriero alle sue condizioni, è destinato al fallimento. Non possiamo imporre condizioni allo Spirito; o lo seguiamo incondizionatamente come un atto di sopravvivenza, o restiamo dove siamo. Una delle cose più importanti che tutti gli apprendisti devono fare quando hanno riconosciuto la necessità di diventare guerrieri, è quella di credere che non sono più le persone di prima, e quindi non possono più ricorrere ai vecchi modelli di comportamento. Soprattutto, devono credere che la loro vecchia visione del mondo non è più valida, e che a causa di questo, il mondo non è ciò che appare. Questo è il non-fare di un guerriero, o il tendere l’agguato a se stessi. Comportarci e sentirci come abbiamo sempre fatto è un fare, ed il nostro fare mantiene fissa la nostra visione del mondo. Gli apprendisti possono fuggire dai limiti della loro visione del mondo, solo tramite il non-fare. Abbiamo già trattato nel volume Uno gli insegnamenti elementari sulla tecnica del non-fare, ma ora abbiamo bisogno di entrare nei dettagli di questo concetto fondamentale, per cogliere le profonde implicazioni della tecnica del dover credere, visto che queste due tecniche si completano a vicenda. Perciò torniamo all'esempio del giovane venditore, Gianni. Considerando Gianni, dovremmo tenere conto che se Gianni gioisce veramente nel vendere, allora automaticamente sarà positivo nei sentimenti e nelle azioni. Il fatto che debba essere motivato da qualcun altro ad agire positivamente può significare due cose: o che in realtà non gode nel vendere o che gli sarebbe piaciuto essere un bravo venditore, ma manca della necessaria fiducia nelle proprie capacità. Pertanto, la prima cosa che Gianni deve fare è quella di accertarsi che vendere sia per lui una via con un cuore. Se Gianni è convinto di voler essere il venditore numero uno, sarà anche pronto a fare tutto il possibile per salire al vertice. Se Gianni arriva alla conclusione che odia vendere e preferisce fare qualcos’altro, allora per lui vendere non è una via con un cuore. Se nel vendere non ci mette il cuore, Gianni non sarà mai in grado di dirigere il suo intento per vendere. Se, per qualche motivo, si sente costretto a rimanere in quel lavoro, allora il meglio che Gianni potrà fare è utilizzare ogni briciola del suo potere personale solo per mantenere il suo posto di lavoro. Se questo fosse il caso, allora col tempo Gianni non solo si esaurirà, ma arriverà anche ad odiare il suo lavoro. Prosciugato e miserabile, l'infelice giovane si sentirà intrappolato e spaventato. Se, al contrario, Gianni decide che vendere è il suo desiderio del cuore, allora anche se si sente del tutto inadeguato e incapace di vendere, dovrà tener duro e imparare a padroneggiare l’arte. 67


NESSUN GUERRIERO SCAPPA DALLE PROPRIE SFIDE, PIUTTOSTO IL GUERRIERO SCEGLIE LE SUE BATTAGLIE ALL’INTERNO DELLA SFIDA. NON HA SENSO COMBATTERE UNA BATTAGLIA IN CUI NON C’E’ LA POSTA IN GIOCO DESIDERATA. Questo è un punto importante, perché spesso la gente si fissa in un posto di lavoro perché teme di lasciarlo, oppure fugge da un posto di lavoro che amava, solo perché si sente inadeguata. Questo è vero non solo nelle carriere lavorative, ma anche nel resto della vita, che si tratti di relazioni di coppia, di talenti, o anche della Via del Guerriero. In generale, le persone non vivono come guerrieri, non necessariamente perché non vogliono, ma perché non credono di essere capaci a farlo. NOI SIAMO CIO’ CHE CREDIAMO DI ESSERE. A questo proposito è importante sapere che il nostro intento attiverà e potenzierà qualunque cosa su cui ci concentriamo. Se poniamo la nostra attenzione sulla possibilità del fallimento, stiamo intendendo il fallimento; ma se ci si concentriamo sul successo, allo stesso modo stiamo intendendo il successo. Sembra così semplice, che naturalmente ci viene da pensare che non può essere così facile e così semplice. Ma pensando in questo modo, stiamo già intendendo che dovrà essere difficile e complicato. Il guerriero, d'altra parte, sapendo che per avere successo deve accumulare il più possibile potere personale, si dispone sempre per la semplicità, dal momento che le complicanze sono un dispendio inutile di potere personale. UN GUERRIERO TAGLIA VIA TUTTE LE AZIONI NON NECESSARIE; IN QUESTO MODO CONSERVA IL PROPRIO POTERE PERSONALE. Presumere che qualcosa debba essere difficile per essere degna di considerazione è alimentare un pregiudizio, e il pregiudizio, a favore o contro, è un atto inutile. Il guerriero sa che nulla al mondo è ciò che sembra, perciò non fa l'errore di presumere che se qualcosa sembra semplice allora non può credere che è vero o così semplice da mettere in pratica. Dire che intendiamo il successo o il fallimento può sembrare molto semplicistico, ma non c'è nulla di semplice nel modo in cui funziona la mente umana. Allo stesso modo, l'intento stesso sembra semplice, e in un certo senso lo è, ma i tantissimi modi in cui lo utilizziamo rendono la faccenda estremamente complessa e contradditoria. Vediamo come funziona tutto questo tornando all’esempio di Gianni. Supponendo che Gianni sia giunto alla conclusione che in realtà vorrebbe essere il venditore numero uno, ora dovrà riconoscere a se stesso che la ragione per cui non vende bene, è perché gli manca la fiducia in se stesso. Tuttavia, il mondo non è ciò che appare, e così Gianni dovrà anche rendersi conto che non può prendere il problema per il valore apparente. Una volta preso atto di questo, Gianni può affrontare il suo problema come la sfida che è. Ancora una volta occorre ribadire che tutte le sfide portano con sé dei doni di potere, ma per ricevere il dono dobbiamo rivendicare il nostro potere. Tale dono è ovviamente un dono di conoscenza, e dal momento che la conoscenza nasce da un lavoro compiuto, l'unico modo in cui Gianni può rivendicare il suo potere è quello di risolvere la questione che ha dato origine al suo problema. Per trovare il motivo per cui si sente inadeguato quando deve vendere qualcosa a un cliente, Gianni deve utilizzare per prima la tecnica della ricapitolazione, e poi deve praticare il non-fare. In questo compito, lo faciliterà molto osservarsi a lavoro. Questo significa che Gianni deve essere ben sveglio – che è il primo presupposto per percorrere la Via del Guerriero. Osservando se stesso a lavoro, Gianni è subito colpito dal caos di pensieri e sentimenti che 68


sperimenta durante una proposta di vendita. Si accorge che dal momento in cui si confronta con un cliente, tutta l'interazione avviene con un sentimento di speranza, mischiato ad un sentimento di inadeguatezza, che produce un modello di pensiero fluttuante e variabile. In tali condizioni, è abbastanza sorprendente che Gianni riesca a dare un senso a tutto quanto; ed è altrettanto sorprendente che di tanto in tanto riesca a vendere qualcosa ai suoi clienti. Ovviamente se Gianni mira ad aver successo come venditore, allora non può permettersi di indulgere in questo caos di pensieri ed emozioni contrastanti. Invece, Gianni deve concentrare la sua attenzione e dirigere i suoi modelli di pensiero. Ciò significa che deve osservare costantemente i suoi sentimenti ed i suoi pensieri. Ed è proprio per questo motivo che il guerriero mira alla semplicità, perchè così facendo, taglia via tutti i pensieri e i sentimenti inutili. Economizzando sui suoi pensieri e sentimenti, il guerriero non solo risparmia potere personale, ma trova anche più facile tenere sotto controllo i pensieri e i sentimenti che usa. In effetti, questo è l'inizio del processo per fermare il dialogo interno, una tecnica che sarà spiegata più avanti in questo volume. Un punto di rilievo riguarda quella che viene definita l'arte di ascoltare. La maggior parte delle persone è incapace di ascoltare nel vero senso della parola. In generale, il dialogo interiore dell'uomo è così forte e prepotente che è quasi impossibile ascoltare qualcos’altro. Ne deriva che le persone tendono ad ascoltare le parole dette, ma in realtà non ascoltano quelle parole, e anche quando tentano di ascoltarle, involontariamente percepiscono ogni cosa che sentono, nei termini della loro visione del mondo. Rendetevi conto che quando ascoltiamo qualcuno che ci parla, e allo stesso tempo cerchiamo di mantenere la nostra visione del mondo, invariabilmente facciamo una di queste due cose: se le parole dell’altra persona esprimono opinioni che coincidono con le nostre, usiamo le parole di chi parla per rafforzare la nostra visione del mondo; altrimenti, se capita che l’altra persona esprima opinioni contrarie alle nostre, ci mettiamo immediatamente sulla difensiva. Nel momento in cui ci impegniamo in una di queste due reazioni, smettiamo immediatamente di ascoltare. Nella prima reazione sentiamo solo le conferme che vogliamo sentire, nella seconda reazione ci impegniamo a pensare e trovare il modo migliore per difendere il nostro punto di vista, e di conseguenza a formulare internamente una replica, mentre la persona sta ancora parlando . Il vero ascolto può avvenire solo quando non abbiamo alcuna visione del mondo da difendere. Assieme a questo, dobbiamo sapere anche chi e cosa siamo, e credere in noi stessi. Se siamo sicuri della nostra conoscenza, non ci sentiremo mai minacciati dalle parole o dalle opinioni di un'altra persona. Ci mettiamo sulla difensiva solo quando ci sentiamo minacciati, o diventiamo assertivi quando ci sentiamo insicuri. Ancora una volta, l'unico modo per imparare ad ascoltare è quello di praticare il non-fare. Il fare di molte persone consiste nell’essere impegnate a difendere opinioni e idee di cui non sono affatto sicure. Il non-fare consiste nel sapere che ogni volta che ci sentiamo minacciati, è solo la nostra visione del mondo che viene messa in discussione. Dal momento che il guerriero sta cercando di liberarsi della sua visione del mondo, sarebbe un pazzo se si opponesse alla messa in discussione della propria visione del mondo. Nel praticare quest’aspetto del non-fare, è fondamentale usare le persone come nostri specchi, perchè questi specchi rivelano molte informazioni su noi stessi. Il guerriero che non ha nessuna particolare visione del mondo da difendere, e che crede in se stesso, può permettersi di ascoltare chiunque e qualsiasi cosa gli si dica, anche se il messaggio risulta negativo. Il dover credere, come qualsiasi altra cosa fa un guerriero, inizia con un non-fare. Tuttavia, qui è importante rendersi conto che credere non è uguale ad aver fede. La fede implica il riporre la propria fiducia in qualcuno o qualcosa. Il credere, d’altra parte, comporta l’agire sulla conoscenza che è un fatto accertato. Allo stesso modo, c’è molta differenza tra l'avere fede in una persona, e il credere in quella persona. La fede implica che uno spera che la persona corrisponda alle aspettative; mentre credere significa che uno sa che la persona è capace. Lo stesso vale nei confronti di se stessi, e anche con le situazioni che si presentano nella vita quotidiana. Agire 'in buona fede' sui dati disponibili in una determinata situazione è sempre un buono o 69


cattivo affare; ma agire su fatti che non lasciano spazio a dubbi è agire sulla conoscenza in cui sappiamo di poter credere. Quindi un guerriero non può basare le sue decisioni o azioni sulla fede, perché sa che la fede è troppo vaga e incerta. Prima di decidere quale linea d’azione prendere, un guerriero deve cercare quei fatti in cui può credere. Tuttavia, questo è proprio il punto in cui la Via del Guerriero si discosta dalla via degli uomini e delle donne comuni. In primo luogo, il guerriero riconosce che vive in un universo imprevedibile in cui la vita non offre alcuna garanzia, e in secondo luogo, poiché la sua morte lo sta inseguendo costantemente, non ha tempo da perdere. Di fronte a tali circostanze, su quali fatti il guerriero può agire con fiducia? In una tale situazione, l'unica cosa che il guerriero sa per certo è che non può procrastinare le sue decisioni e non può essere titubante. Nel bene e nel male, il guerriero deve agire nel momento, perchè in presenza della morte è ora o mai più. Inoltre, indipendentemente dal fatto che tale azione comporti fare qualcosa o astenersi dal fare qualcosa, il guerriero sa anche che il suo intero futuro dipende dall'esito della sua scelta. Così il guerriero riconosce che lui, e solo lui, deve assumersi la piena responsabilità delle sue azioni. Questi sono i soli fatti di cui un guerriero può essere certo. Certamente non sono molti, ma alla fine sono tutti quelli di cui ogni guerriero ha bisogno, perchè nella loro applicazione sono potenti oltre ogni immaginazione. Riconoscendo che il suo tempo sulla terra è limitato e che può morire in qualsiasi momento, il guerriero trasforma il suo tempo ordinario in un tempo magico. Vivendo nel momento e assumendosi la piena responsabilità per le sue azioni, il guerriero raggiunge quello stato di vigilanza che rende ogni atto un’espressione della sua disciplina e della sua predilezione. Questo è il vero significato dell’ impeccabilità dello spirito del guerriero. UN APPRENDISTA COMINCIA CON LA CERTEZZA CHE DISCIPLINANDO SE STESSO NEL DIVENTARE UN GUERRIERO IMPECCABILE POTRA’ VIVERE UNA VITA SENZA RIMPIANTI. MA QUANDO DIVENTA UN GUERRIERO, SA SENZA OMBRA DI DUBBIO CHE LA SUA PIU’ INTIMA PREDILEZIONE E’ L’IMPECCABILITA’ DELLO SPIRITO. Un tale stato di coscienza può essere raggiunto solo se l'apprendista sceglie di credere che la Via del Guerriero è l'unica opzione praticabile. Le persone che credono che la morte è lontana, e che hanno tutto il tempo del mondo per indugiare, dubitare, procrastinare ed agire irresponsabilmente, non potranno mai avere successo nella Via del Guerriero. D'altra parte, gli apprendisti che credono di non avere altra scelta che percorrere la Via del Guerriero, faranno tutto quanto in loro potere per credere di essere capaci di diventare guerrieri impeccabili. All'inizio questa convinzione è inevitabilmente debole e fragile, ma poiché gli apprendisti hanno impostato il loro intento nel diventare guerrieri, con la pratica costante, il credere in se stessi comincia a crescere poco a poco, fino a quando diventa assolutamente incrollabile. Per tali apprendisti, il dover credere è un atto di sopravvivenza, e ciò che mantiene l’attenzione concentrata su questo atto è la certezza che la loro morte gli sta dando la caccia. IN PRESENZA DELLA MORTE, OGNI COSA DIVENTA POTERE; UN ATTO ORDINARIO DIVENTA IMBEVUTO DI MAGIA. Nell'universo non vi è alcun atto superiore all'atto di credere, e non c'è potere più grande dell’intento. In verità sono le due facce della stessa medaglia, e ciò che li lega assieme è l’emozione. Le convinzioni intellettuali sono economiche e facili da trovare, ma è una qualità intrinseca dell’umanità non dare alcun reale valore a tutto ciò che è a buon mercato e liberamente disponibile. Perciò l'uomo metterà da parte di buon grado ogni convinzione intellettuale ogni volta che sente di poterla sostituire con una migliore. Se, d'altra parte, un uomo ha una convinzione carica di emozione, farà di tutto per sostenere e difendere questa convinzione. Se un uomo considera una particolare convinzione essenziale per il suo continuo benessere, allora sceglierà anche di morire 70


piuttosto che rinunciare alla sua convinzione. A questo riguardo l'uomo che sceglie di essere un guerriero non è diverso, perché per un tale uomo una visione fissa del mondo è la limitazione più miserabile - una limitazione analoga alla vita in prigione. Nessun aspirante guerriero può accettare una tale limitazione, una tale violazione alla sua libertà, e pertanto preferirebbe morire piuttosto che accettare una vita in prigione. Dato che l'apprendista non ha intenzione di morire, ma di fuggire dai confini della sua visione del mondo, fa l'unica cosa che può fare - sceglie di credere che è possibile fuggire. Dal momento che questa fuga è l'unica cosa che conta per l'apprendista, la sua decisione si carica di emozione. E’ proprio con questa emozione che egli attiva il suo intento, impostandolo sul fuggire. Quando fa questo, sarà solo questione di tempo, e l'apprendista si ritroverà con la sua visione del mondo che comincia a sgretolarsi. In un primo momento i cambiamenti saranno piccoli, ma sentendosi incoraggiato dall’aver raggiunto almeno questo, nell'apprendista continuerà a crescere la fiducia in se stesso. E mentre guadagna fiducia, la sua convinzione diventa sempre più forte, e questo a sua volta, rafforza il suo intento. Liberarsi dalla propria visione del mondo, e quindi di diventare un guerriero, è una conquista molto importante, ma ciò che è più stupendo è quando, a posteriori, il guerriero si rende conto che la sua libertà non è stata una liberazione progettata da qualche forza esterna, ma è stato un processo sequenziale di apprendimento a credere in se stesso. CREDERE NON E’ CIECA FEDE CREDERE E’ UN POTENTE ATTO DI MAGIA. Scegliere di credere che è possibile trasformare la propria visione del mondo è un atto abbastanza semplice, ma attraverso questo semplice atto l'apprendista realizza il suo primo atto di magia; ossia credere in se stesso, nel vero senso della parola. Da quel momento in poi comincia a diventare un essere libero e sempre più fluido. Tutte le idee e i sentimenti che aveva incluso nella sua visione del mondo, ora cominciano a svanire come nebbia al sole. Stando finalmente libero dalle costrizioni auto-imposte, l'apprendista ha giustamente guadagnato per sé lo status di vero apprendista. Da questo momento in poi, tutte le potenzialità dell’essere umano sono a portata di mano, e l'apprendista sa che è solo questione di tempo prima che il comando dell'Aquila diventi il suo comando.

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CAPITOLO CINQUE

LO STATO D’ANIMO DEL GUERRIERO SE UN GUERRIERO SENTE BISOGNO DI CONFORTO, SCEGLIE QUALCUNO O QUALCOSA, UN AMICO, UN CANE O UNA MONTAGNA, AL QUALE ESPRIMERE I SENTIMENTI PIU’ INTIMI. AL GUERRIERO NON IMPORTA SE NON GLI SI PRESTA ASCOLTO, PERCHE’ NON STA CERCANDO COMPRENSIONE O AIUTO – NEL PARLARE STA SOLO ALLENTANDO LA PRESSIONE DELLA SUA BATTAGLIA. Durante il percorso di formazione, dopo aver fatto una buona dose di ricapitolazione e acquisito un certo grado di sobrietà, ogni apprendista arriva a un punto in cui spontaneamente gli accade un ben definito cambiamento di stato d’animo. A seconda dell’individuo, l’apprendista avverte chiaramente questo cambio di stato d’animo, oppure no. Anche se l'individuo in un primo momento non se ne accorge, le persone che gli stanno intorno notano comunque un sensibile cambiamento nel suo approccio alla vita. Tuttavia, questo cambiamento di stato d'animo, che sia notato dall'apprendista oppure no, ha sempre un profondo impatto sulla sua vita complessiva. Questo cambiamento di stato d’animo avviene perché l'apprendista comincia a vedere la sua vita per quello che realmente è. Gradualmente, ma inevitabilmente, comincia a comprendere che non è vittima delle circostanze, ma può e deve assumersi la responsabilità di quello che è e di ciò che sta accadendo nella sua vita. Quando l'apprendista fa questa scoperta, inconsciamente avvia il processo di trasmutazione, sia che ne sappia qualcosa o che non ne sappia nulla. Anche se all'inizio questi cambiamenti sono piccoli, ben presto prendono slancio e realizzano effetti che rapidamente aumentano di numero e di significato. Dato che l'apprendista non è quasi mai consapevole di aver avviato il processo di trasmutazione, generalmente riconosce solo la sensazione di dover cambiare i vecchi modelli di comportamento. Non essendo più a suo agio nel suo vecchio mondo, l'apprendista comincia a vedere aspetti di sé che non aveva mai messo in discussione, ma che ora ha bisogno di rivalutare, se non vuole che siano dannosi per il suo benessere. Lavorando su questi aspetti e utilizzando la tecnica del non-fare, una cosa tira l'altra, finché un giorno l'apprendista si rende conto di aver varcato una soglia invisibile. Dopo aver varcato quella soglia, l'apprendista non ha più alcun desiderio di tornare al suo vecchio mondo. Prima o poi ogni apprendista si ritrova ad affrontare e rivalutare l’auto-commiserazione e l’auto-importanza. Questi due aspetti sono di fatto identici, e sono diverse espressioni della stessa forza, l'egocentrismo. Inoltre, ogni aspetto della vita dell’apprendista che potrebbe essere classificato come vizio o difetto, può essere fatto risalire al sentimento di auto-commiserazione o auto-importanza. Questi costituiscono la base su cui l'uomo costruisce la comune visione del mondo, e sono anche i due principali fattori che influiscono sullo sviluppo del condizionamento sociale. L’INTERA SOCIETA’ SI IMPERNIA SULLA FORZA CHE CONSIDERA LA PRINCIPIALE DIVINITA’ – L’EGOCENTRISMO. SOTTO L’INFLUENZA DI QUESTA POSSESSIVA DIVINITA’, L’UOMO E’ COSTRETTO A PERCEPIRE IL MONDO CHE LO CIRCONDA, SOLO IN TERMINI DI SEPARAZIONE; I PENSIERI SI CENTRANO PREVALENTEMENTE SUL TEMA: IO QUI – IL MONDO LA’ FUORI.

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L'egocentrismo è una delle forze più debilitanti che agiscono nella vita dell'uomo, perchè sotto il suo impatto gli uomini e le donne si sentono sempre, o vittime o esageratamente importanti. Quindi occorre considerare questo concetto con molta attenzione, perchè l'egocentrismo non solo è una forza che storpia, ma non è per niente ciò che sembra. Sebbene l'egocentrismo si manifesti prevalentemente come auto-commiserazione o come auto-importanza, queste due espressioni principali si manifestano in miriadi di forme diverse. Perciò è impossibile elencarle e discuterle tutte, ma evidenziando il funzionamento dell’egocentrismo, tutte le persone serie che si impegnano nella Via del Guerriero potranno capire da sole in quale modo si manifesta questa forza nelle loro vite. A questo riguardo, nessun uomo o donna è libero dall'egocentrismo, perchè questa forza è parte integrante della vita sul piano fisico. L’EGOCENTRISMO E’ UNA QUALITA’ INTRINSECA DELL’ISOLA DEL TONAL E PERCIO’ NON POSSIAMO ELIMINARLO. POSSIAMO SOLO METTERLO AL PROPRIO POSTO NELL’ISOLA DEL TONAL E CANALIZZARLO VERSO IL PROPRIO SCOPO. Questo aforisma serve a ricordare all'apprendista che nella vita ogni cosa ha uno scopo. Anche se in un primo momento molti scopi non sono evidenti, comunque non possiamo liberarci di alcuna parte dell'isola del tonal. Il punto importante da comprendere è che potremmo pensare che non è bello essere egocentrici, e potremmo anche indignarci negando di essere egoisti, ma l'unico modo per avere successo sulla Via del Guerriero è quello di adottare un atteggiamento di completa onestà. Pertanto il lettore farebbe bene a rivedere gli insegnamenti trasmessi nel Volume Uno, riguardanti i vizi e i difetti. Vediamo ora separatamente le espressioni dell’egocentrismo, come tendono a storpiarci e come possiamo trasmutarlo. A questo riguardo il lettore è invitato a tenere a mente il seguente aforisma in tutta questa sezione degli insegnamenti. I DIFETTI DEL GUERRIERO SONO IL BIGLIETTO PER LA LIBERTA’. Molte persone soffrono di auto-importanza, senza nemmeno rendersene conto, per la semplice ragione che tendono a equiparare l’auto-importanza con la presunzione. Tuttavia, la presunzione è solo una delle tante manifestazioni di auto-importanza, ed è probabilmente anche la meno offensiva di tutte, perchè la riconosciamo e la affrontiamo facilmente. La causa di fondo di tutti gli aspetti di auto-importanza è il senso di inferiorità. Ogni uomo o donna che agisce in maniera auto-importante, in un modo o nell'altro si sente inferiore. Vediamo due esempi per capire come avviene. Gemma è sposata, e madre di tre figli. Anche se il marito e i bambini sembrano felici e contenti, Gemma è continuamente afflitta dalla sensazione di non essere né una buona moglie, né una buona madre. Guardandosi attorno, e ascoltando ciò che le dicono i suoi amici, vede che le altre donne fanno molte cose per i mariti e i figli, che lei non fa. Confrontando la sua vita con quella di queste donne, vede che lei fa delle cose diverse per i suoi cari, ma essendo insicura che il suo modo sia necessariamente migliore di quello delle altre donne, si sente in qualche modo in colpa perchè non fa come loro. Di conseguenza, Gemma coglie ogni occasione per convincere gli amici e i conoscenti che il suo modo è notevolmente migliore di quello delle altre. In tal modo, non perde mai occasione per sottolineare dove stanno sbagliando e, in breve, si presenta come una donna estremamente autoritaria, che non lascia gli altri in pace. Tenete conto, però, che nel profondo, Gemma si sente molto insicura del suo ruolo come moglie e madre, ed è per questo che cerca di far vedere quanto è brava. Attraverso le sue azioni, Gemma in effetti sta continuamente cercando conferma di questo, tentando di costringere gli altri a darle il riconoscimento che desidera. Poiché Gemma si sente inferiore alle altre donne, non ha altra scelta che diventare molto difensiva e assertiva, ogni volta che sente messo in discussione il suo valore come moglie o madre. Quindi il vero problema sta nel fatto che Gemma si sente inferiore alle 73


altre donne, perché lei non riconosce il proprio valore come donna. Di conseguenza, Gemma indulge nei suoi dubbi e nella paura di non essere una buona moglie e madre, e tenta di sentirsi meglio con se stessa, diventando sempre più assertiva, difensiva e prepotente. Non avendo ancora capito questa dinamica, Gemma ha ceduto all’auto-importanza. Se Gemma si fosse fermata a considerare che forse il marito l'ha sposata proprio perché era diversa dalle altre donne, e che forse era la madre perfetta per i suoi figli, avrebbe cominciato a vedere se stessa in relazione al proprio marito e ai figli, piuttosto che confrontarsi sempre con le altre donne. Qui il punto è che dobbiamo guardare sempre a noi stessi oggettivamente, in modo da vedere i nostri particolari beni e talenti, piuttosto che misurarci sulle virtù o le realizzazioni degli altri. Il marito di Gemma l’ha sposata per quello che era, e se Gemma sospetta che il marito non sia contento di alcune cose che fa, dovrebbe chiederglielo, invece di decidere al posto suo che non è contento di lei perchè non fa certe cose che fanno altre mogli. Lo stesso vale per i figli. Se Gemma considerasse che forse i figli sono contenti di lei come madre, cesserebbe di sentirsi in colpa, per non aver fatto quello che fanno altre donne per i loro figli. In altre parole, Gemma deve imparare ad accettare se stessa, sulla base del proprio particolare valore, e deve credere che il marito e i figli la amano così com’è. Se Gemma facesse questo, allora non troverebbe alcun motivo per sentirsi inferiore ad altre donne, e di conseguenza smetterebbe di mettersi sulla difensiva e di essere esageratamente assertiva. Consideriamo ora Malcolm, che è socio di uno studio legale. Malcolm si è guadagnato questa posizione per via del suo eccellente curriculum nei tanti anni di servizio nello studio. Tuttavia, negli ultimi anni sono entrati nello studio due giovani avvocati di talento, con qualifiche più alte di Malcolm, e anche se Malcolm ama e rispetta entrambi i giovani colleghi, si sente comunque molto inferiore a loro, perché il proprio curriculum non è all’altezza del loro. Questo problema è peggiorato quando Malcolm è stato nominato socio dello studio. Sentendo di non meritare questa posizione, visto che i giovani avvocati erano più qualificati e talentuosi di lui, Malcolm divenne incredibilmente aggressivo e pomposo. Invece di riconoscere il proprio valore, Malcolm, come Gemma, è caduto nella trappola di paragonarsi ai due giovani avvocati. Così facendo, Malcolm vede solo i suoi difetti e, non accettandosi per quello che è, soccombe all’auto-importanza. Sentendosi minacciato da qualsiasi cosa fanno o dicono i due giovani avvocati, ora Malcolm si mette sempre sulla difensiva e si comporta in modo presuntuoso e arrogante. Ancora una volta, la soluzione al problema di Malcolm sta nel dover credere che è stato scelto come socio dello studio perché se lo merita, e che quindi è l'uomo giusto per quel posto. Vediamo ora due esempi di autocommiserazione. Per quanto possa sembrare strano, tutti i sentimenti di autocommiserazione si fondano sul senso di superiorità. Le persone che si commiserano sentono sempre di essere state trattate ingiustamente dalla vita e dalle circostanze in genere. Queste persone sono le cosiddette "vittime" di questo mondo, non perché siano realmente vittime, ma perché scelgono di vedere se stesse come vittime. Un giovane di nome Enrico soffre di un pesante senso di colpa. Il problema è iniziato subito dopo aver avviato una piccola impresa. A quel tempo, non aveva abbastanza soldi per iniziare, e quindi ha chiesto dei soldi in prestito alla madre. La madre di Enrico gli ha prestato senza esitazione i risparmi di una vita, ma il destino ha voluto che l’impresa di Enrico non andasse bene, e così nel giro di pochi mesi ha perso tutti i soldi. Sentendo di aver fallito miseramente e di aver distrutto finanziariamente sua madre, Enrico è diventato inconsolabile, fino al punto di rinunciare a vivere. Enrico ora vive in un piccolo appartamento con la madre, lavorando per ore ed ore su lavori mal retribuiti, sentendosi infelice e rimproverandosi continuamente di essere stato così stupido. Chiunque parli con Enrico, e ascolti la sua storia, non sospetterebbe mai che egli soffre di autocommiserazione. Al contrario, sentendo come si rimprovera per la sua stupidità e inettitudine negli affari, chiunque avrebbe l'impressione che Enrico è un giovane pieno di rimorsi, che è stato pesantemente umiliato dalle esperienze che ha vissuto. Eppure, una tale impressione non potrebbe 74


essere più lontana dalla verità, perché in realtà non c'è nulla di umile di lui. Il suo rimorso non è veramente rimorso, ma piuttosto un imbarazzo nel non riuscire ad affrontare quella che lui percepisce una terribile umiliazione. Per coprire l’imbarazzo, Enrico finge di essere pentito, e in questo modo riesce sempre a convincere gli altri, compresa la madre, a provare pena per lui. Infatti, Enrico è sempre stato un giovane molto arrogante, e quindi non si è mai soffermato a considerare i suoi veri beni e le sue vere capacità, ma presumeva di non poter fallire mai, qualsiasi impresa tentasse. Quando Enrico si è trovato faccia a faccia col fallimento ha scelto di scappare da codardo, e invece di affrontare da uomo le conseguenze delle sue azioni, ha scelto di rannicchiarsi in un angolo, sotto le mentite spoglie del rimorso e del pentimento. La soluzione al problema di Enrico sta nel dover comprendere che può fallire come chiunque altro, e che se è davvero così dispiaciuto per aver perso tutti i soldi della madre, allora dovrebbe rifuggire il senso di colpa e fare qualcosa per restituirle i soldi. Il secondo esempio di autocommiserazione riguarda una donna di mezza età di nome Susanna, che ha un lavoro fuori casa a tempo pieno, sbriga le faccende domestiche e segue il marito e i quattro figli. Apparentemente, Susanna sembra una persona molto tranquilla e modesta, sempre sorridente, e che non si lamenta mai del suo enorme carico di lavoro. Quando qualcuno le chiede della sua vita, Susanna fa sempre qualche affermazione da cui conclude che la vita è dura, ma tutto sommato lei e la sua famiglia non hanno nulla di cui lamentarsi. Di conseguenza, chiunque ne deduce che Susanna deve lavorare per integrare il reddito del marito. Tuttavia, Susanna gioca una partita sottile, perchè la verità della questione è che lei in realtà non avrebbe bisogno di lavorare. Il marito di Susanna guadagna abbastanza per consentire alla famiglia di vivere una vita confortevole, seppur modesta. Il problema sta nel fatto che Susanna non è affatto modesta, e pertanto non può tollerare il pensiero di dover vivere una vita modesta, perché per lei equivarrebbe a considerarsi povera. Sentendosi sfortunata nell’aver trovato un marito che guadagna così poco, Susanna ha scelto di diventare una martire. Lavorando tutto il giorno, e tornando poi a casa a cucinare e pulire e lavare, Susanna riesce ad evocare enorme ammirazione e simpatia da chiunque. Sentendosi una martire, Susanna può giustificare i suoi sentimenti di autocommiserazione, e in questo modo riesce a considerarsi abbastanza felice. Se Susanna vuole risolvere il suo problema, deve credere di avere il marito giusto per lei, e che le circostanze della sua vita sono appropriate per lei. Essenzialmente, non vi è niente di male nel voler aumentare il suo tenore di vita, se lo fa senza avercela con qualcuno e smettendo di considerarsi martire. Anche se dagli esempi può sembrare che le persone indulgono in un solo aspetto dell’egocentrismo, nell’auto-importanza o nell’autocommiserazione, non è proprio così. Negli esempi abbiamo esaminato solo un aspetto dell’egocentrismo, solo per motivi di chiarezza. In pratica si scopre che le persone tendono ad andare avanti e indietro tra l’auto-importanza e l’autocommiserazione, a seconda delle circostanze. In questo, il fattore di fondo è il senso di ingiustizia. In generale, le persone non riconoscono che ogni cosa nella nostra vita è perfetta proprio nel modo in cui è, cioè perfetta dal punto di vista del nostro destino in una particolare incarnazione, compresa quella attuale. In altre parole, ogni cosa nell'isola del Tonal, e tutte le nostre sfide della vita, sono calibrate su di noi come individui. Comunque, una circostanza calibrata perfettamente per un individuo non lo è necessariamente per un altro, semplicemente perché ognuno ha il suo fato. Pertanto, il proprio corpo fisico, l’assetto emotivo, le facoltà mentali, così come i talenti naturali, i difetti e le circostanze della vita, sono tutti lì per una buona ragione. Vivendo per ciò che siamo, abbiamo tutti gli strumenti necessari per fare della nostra vita un completo successo, in accordo al nostro particolare fato. L’unico dovere è imparare ad accettare noi stessi per quello che siamo. Quando abbiamo riconosciuto i nostri naturali difetti o carenze per le sfide che pongono, dobbiamo usare i nostri naturali talenti, per trasformare tali difetti o carenze in doni di potere. Se lo facciamo, allora il potere fluisce in noi, e alla fine scopriamo che i nostri difetti ci conducono alla libertà. Pertanto, 75


credere di dover essere diversi da come siamo, e che non saremo felici fino a quando la nostra vita non sarà diversa, rovinerà sempre l'esistenza dell'uomo. Nel mondo ci sono pochissime persone che si accettano onestamente per come sono. Normalmente, le persone si confrontano continuamente con gli altri, e non rendendosi conto di essere diverse perché il loro fato è diverso, cercano di diventare quello che pensano che dovrebbero essere o quello che vorrebbero essere. Lo stesso accade nei confronti della vita delle persone interessate, invece di cercare di fluire con le forze che stanno dettando il corso della loro vita, le persone combattono contro queste forze. Non c'è nulla di male nel voler cambiare se stessi o la propria vita, a condizione che lo si faccia in conformità alle sfide della propria vita, invece di evitarle. In altre parole, dobbiamo vedere le nostre sfide come il nostro biglietto per la libertà, e come tali affrontarle e vincerle, invece di cercare di sfuggire alle nostre sfide, convinti che questo ci porterà alla libertà. Il fatto che uomini e donne in generale non hanno la necessaria umiltà per accettare se stessi e la loro situazione per quello che è, causa tutti gli atti di auto-importanza e autocommiserazione. Di conseguenza, le persone cadono nella trappola di cercare di cambiare se stessi in qualcosa che non dovevano essere, e cercano disperatamente di cambiare la propria vita tentando di fuggire dai loro problemi. Questa mancanza di umiltà nasce dal credere al concetto di ingiustizia. Invece di guardarsi attorno e riconoscere che ogni uomo e ogni donna ha il proprio particolare fato, e quindi le proprie particolari sfide, le persone scelgono di confrontarsi con gli altri e credere di essere superiori o inferiori agli altri. Eppure, il fato di ogni individuo è unico, e perciò né migliore né peggiore di un altro. Le nostre sfide, allo stesso modo, non sono più facili o più difficili di quelle degli altri, semplicemente perché ciò che è facile per un individuo può essere estremamente difficile per un altro. E’ ridicolo credere che la sfida di essere esteticamente brutto sia più difficile della sfida di essere bello, o che la sfida di essere ricco sia più facile di quella di essere povero. LE SFIDE SONO UNICHE PER OGNI INDIVIDUO. CIO’ CHE RENDE UNA SFIDA DIFFICILE O FACILE E’ IL LIVELLO DI POTERE CHE COMPORTA. LE SFIDE FACILI NON RICHIEDONO UN GRANDE SFORZO E QUINDI PRODUCONO POCO POTERE. LE SFIDE DIFFICILI, D’ALTRA PARTE, RICHIEDONO UN GRANDE SFORZO, ED ESERCITANDO LA VOLONTA’ PER VINCERLE PRODUCONO MAGNIFICI DONI DI POTERE. In ultima analisi, ogni sfida è proprio il nostro dono di potere dalla vita, ma tale dono è buono tanto quanto lo rendiamo buono. Quindi è folle desiderare che la propria vita sia diversa. Se nella vita vogliamo essere veramente felici e di successo, allora è indispensabile che impariamo ad accettare noi stessi per quello che siamo, ed accogliamo le nostre sfide con onestà e coraggio, invece di stare in un angolo indulgendo nell’auto-importanza o nell’autocommiserazione. A questo proposito, potrebbe essere una buona idea vedere di nuovo brevemente il concetto del sognatore, in modo da cogliere un altro fattore alla base dell’egocentrismo. Sebbene il concetto del sognatore sia ancora al di là della nostra attuale portata, dovrebbe comunque essere abbastanza chiaro che il sognatore è in realtà il vero sé interiore. Perciò è il sognatore che si incarna nella forma della persona sognata, o sociale, sul piano fisico. Il sognatore sul suo piano è pienamente consapevole del suo destino, e pianifica ogni dettaglio di ogni incarnazione prima di incarnarsi sul piano fisico. Lo fa per ottenere il massimo beneficio da ogni incarnazione, in accordo al proprio destino. Pertanto, la vita sul piano fisico è in realtà predeterminata in accordo col destino, ed è per questa ragione che si dice che nessun uomo o nessuna donna può evitare il proprio destino. Il problema nasce dal fatto che l'uomo non sa ancora di essere il sognatore, e che al momento della nascita vi è una eclisse totale della coscienza, col risultato che l'essere incarnato non ricorda perchè è voluto nascere, o che cosa ha in serbo per lui il suo destino. Il motivo per cui 76


questo è così esula dallo scopo di questo libro, ma per ora basti dire che questo è il modo in cui il potere ha sistemato le cose. Poiché l'uomo non sa di essere il suo sognatore, obietta violentemente all'idea che la sua vita sulla terra sia predeterminata. La domanda che viene sempre in mente è: 'Se la mia vita è predeterminata, e non posso evitare il mio destino, che senso ha cercare di fare qualcosa?' La risposta a questa domanda è molto semplice. In primo luogo, se è vero che sei il tuo sognatore, e che sei venuto in vita con una missione, allora ha sicuramente senso cercare di ricordare quella missione e poi realizzarla, piuttosto che combattere le forze che tu stesso hai messo in moto prima di incarnarti. Altrimenti, se non riesci ad accettare il concetto del sognatore, allora ha sicuramente senso utilizzare le sfide che ti pongono le tue circostanze, per migliorare la qualità della tua vita, piuttosto che combattere una battaglia persa. L'uomo comune non ha mai considerato la vita in questo modo, e di conseguenza se ne va in giro con l’errata convinzione di avere il controllo della sua vita, e quindi di avere libera scelta. Eppure, sia che uno accetti il concetto del sognatore oppure no, alla fine, ogni uomo o donna che vuole sapere seriamente chi è e qual’è lo scopo della sua vita, deve riconoscere che ci sono forze che ci guidano durante tutta la vita, e che dettano anche il luogo, il tempo e le circostanze, comprese quelle della nostra nascita e della nostra morte. E’ veramente irrilevante che noi scegliamo di considerare queste forze invisibili come benefiche o malefiche, perché semplicemente ci sono, nel bene e nel male, che ci piaccia o no. Il fatto che l'uomo scelga di ignorare queste forze, e aderisca dogmaticamente alla convinzione che le sue idee e i suoi desideri sono il meglio per lui, non è che la triste testimonianza della sua arroganza, nel tentativo di sfidare il processo della vita. Nella sua arroganza e sfida, l'uomo sceglie di elevare le sue idee ad una posizione di suprema autorità, e tentando di sostenere queste idee, mette tutto il suo impegno per combattere le forze che sono lì per guidarlo attraverso la vita. Considerando tale comportamento egocentrico, non sorprende che gli uomini e le donne finiscano per sentirsi o molto importanti, oppure per lenire il loro ego, per sentirsi affondare nelle profondità dell’autocommiserazione.

Quando osserviamo il problema dell’egocentrismo, vediamo di nuovo quant’è differente l’approccio del guerriero da quello dell’uomo comune. Il guerriero sa e riconosce che ogni cosa presente nella sua vita è lì per un motivo, incluso l’egocentrismo. Di conseguenza, il guerriero non mente a se stesso negando di essere afflitto anche lui dall’egocentrismo. Piuttosto indaga per scoprire i modi in cui si sottomette a questa forza. Sapendo di non potersi permettere di credere di essere una vittima, il guerriero non spreca tempo a giustificare le proprie azioni, ma le osserva per quelle che sono. Questa manovra è in sé un non-fare, perchè il normale fare dell’uomo è di giustificare sempre le proprie azioni, per non sentirsi a disagio con esse. All’inizio l’apprendista troverà difficile accertare qualcosa con un certo grado di accuratezza. Essendo ancora prigioniero del proprio mondo, l’apprendista percepisce automaticamente ogni cosa nei termini della sua visione del mondo, e così razionalizza le sue azioni, senza nemmeno rendersene conto. Tuttavia, nel progredire della ricapitolazione acquista maggiore sobrietà e così comincia a percepire la propria vita in modo più oggettivo. Inoltre, praticando il non-fare, acquisisce anche forza interiore, che produce effetti positivi e aumenta la propria autostima. Poiché il processo comincia a produrre effetti più marcati nella vita dell'apprendista, egli spontaneamente sperimenta quel cambiamento di stato d’animo citato prima. Inizialmente questo 77


cambiamento di stato d’animo è altalenante, perchè l'apprendista oscilla avanti e indietro tra i vecchi modelli di comportamento e quelli nuovi, che si stanno formando per via del suo apprendistato. Un giorno si sente un vero guerriero e il giorno dopo si ritrova di nuovo al punto di partenza. Tuttavia, questa instabilità fa parte del processo, e se la si accetta serenamente non dovrebbe causare allarme ingiustificato o scoraggiamento; a condizione che l'apprendista non si inganni da solo usandola come scusa per comportarsi in modo non impeccabile. Se un apprendista si ritrovasse al punto di partenza, sta a lui sforzarsi per tornare al nuovo livello di consapevolezza. Quando l'apprendista avrà guadagnato sufficiente forza, attraverserà una soglia invisibile, e da questo momento in poi sarà stabile nel nuovo livello di consapevolezza. Senza rendersene conto o senza sapere come ha fatto, l'apprendista ha mosso il suo punto di assemblaggio in una nuova posizione. Questo movimento significa che la fissazione del punto di assemblaggio è stata spezzata, e a condizione che l'apprendista continui a lavorare e a metterci lo sforzo necessario, è sulla buona strada per diventare un guerriero fluido. PER MUOVERE IL PUNTO DI ASSEMBLAGGIO SERVONO DUE COSE: SAPERE CHE E’ POSSIBILE FARLO E SUFFICIENTE POTERE PERSONALE PER FARLO. Il potere personale è la chiave per qualsiasi cosa faccia un guerriero. In mancanza del sufficiente potere personale, un guerriero è debole come ogni altro uomo, quindi è indispensabile che fin dal primo giorno l’apprendista cominci a risparmiare e conservare il potere personale. A questo proposito tenete presente che il potere personale non è una cosa mitica 'là fuori', ma il prodotto della percezione. Pertanto nella formazione dell'apprendista qualsiasi cosa produce potere personale, sia comprendere gli aforismi, sia attuare i concetti o mettere in pratica le tecniche. Gli apprendisti spesso non si rendono conto che le qualità come la sobrietà e la forza sono in realtà solo diversi aspetti del potere personale. Il fatto che l'apprendista sia stato capace di accumulare la quantità sufficiente di potere personale per spostare il punto di assemblaggio ad un nuovo livello di consapevolezza, è di per sé un risultato importante, in quanto questo atto catapulta l'apprendista in un’esperienza del tutto sconosciuta. In realtà, è uno stato alterato di percezione. Ovviamente non della stessa portata di quelli che realizza un esperto Tolteco, ma comunque è in essenza una percezione molto diversa. L'effetto più importante di questo nuovo livello di percezione è che l'apprendista comincia involontariamente a modificare il suo rapporto col mondo che lo circonda. Avendo acquisito la necessaria sobrietà per vedere da sé che non è vittima di niente e di nessuno, l'apprendista scopre che non c’è nessuno a cui dare la colpa per le circostanze della sua vita, e quindi si prende la responsabilità per le sue azioni. In questo modo scopre che la responsabilità non è un peso, ma piuttosto la capacità di rispondere consapevolmente alla vita in modo attivo, piuttosto che in un modo passivo. Usando le persone come specchi, si stupisce di quanto apprende di se stesso osservando le altre persone, e non essendo più capace di accusare nessuno, l'apprendista scopre che, invece di temere come prima le altre persone, ora il suo cuore si riscalda verso di loro. Attraverso la comprensione che le azioni delle altre persone sono solo riflessi di aspetti di se stesso, l'apprendista si rende conto abbastanza presto che non è esente da responsabilità, e quindi non può tirarsi indietro sentendosi superiore. Si rende conto invece che deve sforzarsi di cambiare quegli aspetti di sé che le altre persone gli riflettono, perché sa che se cambia, allora cambieranno anche i riflessi dei suoi specchi. Questa è la legge della luce e del riflesso. Non è possibile stare di fronte a uno specchio tenendo una rosa in mano e vedere nel riflesso un tulipano. Se cambiamo noi stessi, se ci eleviamo, automaticamente cambiamo ed eleviamo coloro che ci circondano. Se, d'altra parte, un particolare specchio è incapace di cambiare, perchè magari non è ancora il momento giusto in virtù del suo destino, allora quello specchio si allontanerà, andrà via dalla nostra esistenza. A questo punto della formazione l'apprendista comprende veramente la forza dell’egocentrismo. Utilizzando le persone come specchi, l'apprendista non solo deve riconoscere i 78


suoi difetti, ma anche le sue virtù, perché gli specchi ci mostrano sia il lato negativo che il positivo. Tuttavia, è nella natura umana che quando finalmente riusciamo ad essere onesti con noi stessi, allora troviamo sempre più facile accettare i nostri aspetti negativi, piuttosto che i nostri aspetti positivi. Praticando la tecnica del non-fare, un apprendista capisce finalmente che questo è il vero scopo dell’egocentrismo, cioè, non di usarlo per difendere e giustificare i nostri difetti, ma di usarlo per colmare le nostre lacune e darci onesto credito per i nostri aspetti veramente buoni. Combattendo l’auto-importanza e l'autocommiserazione, l'apprendista è costretto a riconoscere anche le qualità che costituiscono i suoi punti forti. Quando l'apprendista capisce questo, non sente più la necessità o il desiderio di isolarsi dal mondo. L'apprendista è proteso ad imparare sempre più di sé stesso, in modo da cambiare ciò che vuole cambiare, e così pian piano apre il suo cuore al mondo, fino a quando lo apre completamente. In questa apertura di cuore, e senza nemmeno pensarci, l'apprendista va incontro ai suoi simili nella loro follia - un atto di potere veramente magnifico. Andare incontro ai propri simili nel mezzo della loro follia significa che, anche se vediamo in modo obiettivo ogni aspetto della vita e ogni azione di ogni essere, possiamo vederne anche il significato e lo scopo nell'ambito del processo della vita, e in questa percezione dell’intera vita, possiamo abbracciare e accogliere ogni cosa senza accusa e senza giudizio. Da questo punto in poi, la sobrietà aumenta rapidamente, e una cosa porta all’altra, fino a quando l'apprendista capisce, attraverso l’esperienza personale, che tutta la vita è veramente interconnessa, interdipendente, e interattiva. Con questa comprensione, l'apprendista è ora in grado di vedere che tutta la vita è in verità uguale, che non c’è in realtà alcuna differenza tra la propria vita o quella di un altro essere umano, quella di un animale, un insetto, una pianta, o un minerale. Le forme sono diverse, e così anche il livello di consapevolezza e il destino, ma non la vita contenuta in quelle forme. Avendo raggiunto questo livello nella formazione e nello sviluppo, l'apprendista ha di fatto ristrutturato completamente l'isola del suo tonal, e in questo processo ha anche modificato in modo significativo il suo rapporto col mondo. Attraverso questa ristrutturazione, l'apprendista ha acquisito quel che è definito un corretto tonal. Avendo sistemato nella corretta luce ogni cosa della sua isola del Tonal, e avendo regolato il suo rapporto col mondo in modo da andare incontro ai propri simili nella loro follia, l'apprendista ha acquisito l'umiltà del guerriero e ha anche imparato la Via del Cacciatore, meritandosi il titolo di Guerriero della Prima Attenzione. Oltre a questo, il guerriero ha accettato anche la responsabilità insita nel suo destino come essere magico dell'universo, perchè senza rendersene conto, è diventato abile nel compito della trasmutazione. Trasmutando l’egocentrismo e l’autocommiserazione in umiltà, il guerriero ha avviato la propria evoluzione come essere magico, e anche se resta ancora molto da trasmutare, il guerriero è pronto per avviare il processo di trasformazione. Qui, però, è bene ricordare che, poiché gli insegnamenti sono interconnessi fra loro, tutti gli aspetti della formazione del guerriero si sovrappongono, e quindi avvengono più o meno simultaneamente. Con questo voglio dire che ora che il guerriero ha un corretto tonal, può cominciare a perseguire consapevolmente e in maniera attiva il proprio processo di trasformazione. Questo conclude sostanzialmente quella sezione degli insegnamenti rivolta alla mente razionale dell'uomo e definita tecnicamente gli insegnamenti per il lato destro. Sebbene ci siano ancora molti dettagli da considerare nel prosieguo degli insegnamenti, e in virtù del fatto che assorbe, applica e sperimenta in prima persona la validità di questa sezione del lavoro, l'apprendista è giustamente promosso al livello di guerriero. Non serve a nulla rivendicare lo status di guerriero, senza esserselo guadagnato. Se qualche apprendista volesse provarci, il 'guerriero' fraudolento presto rivelerà la sua vera identità attraverso le sue azioni, perché la Via del Guerriero è un percorso pratico, le azioni parlano più forte delle parole. Il neo-promosso guerriero, attraverso la sua formazione ed esperienza personale, è entrato in quel livello di consapevolezza chiamato lo stato d'animo del guerriero. Avendo imparato i modi specializzati e la disciplina del cacciatore, il guerriero è ora nel giusto stato d'animo per vivere da 79


guerriero. Per la prima volta nella vita, il guerriero ora comprende pienamente le implicazioni dello scudo del guerriero. Sapendo per esperienza personale che viviamo in un universo sconosciuto, in cui siamo circondati da un potere imprevedibile, il guerriero si rende conto che l’unico suo vantaggio è il suo scudo. Di fronte alle incredibili avversità, e sapendo che la morte gli sta dando la caccia, il guerriero afferra saldamente il suo scudo. Questo scudo non è molto, ma è tutto ciò che può portare con sé nel suo viaggio. Il guerriero deve essere fluido e quindi deve anche viaggiare leggero. Il guerriero non si scoraggia per avere così poco, perché sa che quel poco è comunque forte e potente e, se usato in maniera impeccabile, è tutto ciò che gli servirà. Perciò il guerriero parte per il suo viaggio verso l'ignoto, sveglio, timoroso, con rispetto, ma anche con assoluta sicurezza. Il cammino da percorrere è ancora lungo e difficile, con tante sfide che spingeranno il guerriero ai suoi limiti, e talvolta anche oltre, ma ora è pronto. A patto che continui ad agire in modo impeccabile, usando sempre lo scudo per il massimo vantaggio, il guerriero avrà successo anche nella sezione successiva della formazione. Una cosa porterà all’altra, fino a quando finalmente il guerriero sarà in grado di lasciar andare la forma umana, ed entrare pienamente nella seconda attenzione. Questo concetto è ancora prematuro per questo volume, ma lo menzioniamo per evidenziare l'obiettivo, e per indurre lo stato d’animo idoneo ad un viaggio che non è solo emozionante, ma anche il viaggio di tutti i viaggi. Lasciar andare la forma della nostra umanità, senza abbandonare l’essenza vitale che è la struttura stessa dell'essere umano, è il risultato finale di quel processo noto come trasfigurazione - quell'atto inimitabile del guerriero impeccabile che costituisce la libertà finale.

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PARTE SECONDA

CANCELLARE LA STORIA PERSONALE: TRASFORMAZIONE

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CAPITOLO SEI

FERMARE IL DIALOGO INTERNO FERMARE IL DIALOGO INTERNO E’ L’ATTO PIU’ IMPORTANTE CHE UN APPRENDISTA DEVE COMPIERE PER SBLOCCARE IL PROPRIO POTENZIALE COME ESSERE MAGICO. Prima di affrontare questa sezione degli insegnamenti è necessario evidenziare di nuovo che tutti gli insegnamenti si sovrappongono l’un l’altro. Nel Volume Uno abbiamo detto che un apprendista è istruito sugli insegnamenti per il lato sinistro, più o meno contemporaneamente a quelli per il lato destro. Occorre tenere a mente questo aspetto, perchè diversamente da un apprendista che lavora sotto la guida di un nagual, il lettore potrebbe facilmente mancare questo punto, indotto dal fatto che gli insegnamenti di questi volumi sono stati suddivisi per chiarezza in sezioni ben distinte. In pratica gli insegnamenti seguono effettivamente una sequenza ordinata, ma i diversi concetti si inseriscono l'uno nell'altro, completandosi a vicenda in ogni possibile aspetto. Evidenziamo questo punto, perché in un certo senso ora dobbiamo tornare al punto di partenza, per rivedere i concetti già visti dal punto di vista del lato sinistro. A questo riguardo, mentre le tecniche della ricapitolazione e del non-fare sono di pertinenza del lato destro, cancellare la storia personale e sognare appartengono propriamente al lato sinistro. Per questo motivo si trattano apertamente queste ultime tecniche solo quando un apprendista ha acquisito almeno una conoscenza operativa degli insegnamenti relativi al lato destro. Fino ad allora un nagual tratterà gli argomenti del lato sinistro solo in modo velato, per non permettere all’apprendista inutili e a volte controproducenti razionalizzazioni. Il metodo di insegnamento descritto sopra equivale certamente ad un agguato, ed è il metodo di insegnamento più prezioso ideato dai Toltechi, perché consente molta flessibilità. Tuttavia, alla fin fine, tendere l’agguato non è altro che improvvisazione, ed è principalmente per questo motivo che un nagual insegna dal vivo agli apprendisti su base individuale. In una situazione uno-a-uno il nagual può trasmettere quell’aspetto degli insegnamenti che è rilevante per quel particolare apprendista in quel momento specifico, non solo in relazione alle esperienze di vita dell'apprendista, ma anche in relazione al suo livello di consapevolezza nel momento. Ovviamente ci sono molti vantaggi in questo metodo d’insegnamento, ma tale metodo è inapplicabile nella trattazione in un libro come questo. Pertanto il lettore è invitato ad avere pazienza per le continue ripetizioni, come anche per gli occasionali salti avanti e indietro, perchè sono necessarie per rendere gli insegnamenti più coerenti possibile.

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Alla luce degli insegnamenti trasmessi finora, dovrebbe essere evidente che l'oggetto della Via del Guerriero è quello di raggiungere la libertà totale. Ma prima dobbiamo cambiare la nostra visione del mondo e, infine, sradicarla del tutto. A questo fine, i Toltechi danno molta importanza all’interruzione del dialogo interno, perché la nostra visione del mondo dipende totalmente da questo dialogo. In altre parole, il mondo è esattamente ciò che ci raccontiamo che è o, più precisamente, è nel modo in cui lo pensiamo e lo sentiamo. Abbiamo già visto che se vogliamo cambiare il nostro mondo, la nostra situazione, il nostro lavoro, o qualsiasi altra cosa, allora la prima cosa che dobbiamo fare è cambiare noi stessi e, quindi, cambiare la nostra visione del mondo. Tuttavia, l'unico modo in cui possiamo cambiare noi stessi, è quello di cambiare il modo in cui pensiamo e sentiamo noi stessi. Quando l’apprendista riceve il compito di fermare il dialogo interno, deve sapere che l'unico modo che gli consentirà di riuscirci sarà quello di cambiare il modo in cui pensa e sente se stesso. In pratica questo significa che l'apprendista deve cambiare ciò che crede di se stesso. In altre parole, l'apprendista deve innanzitutto credere di essere capace di fermare il dialogo interno e di diventare un guerriero. Se dubita di se stesso, o pensa continuamente che non ci riuscirà, o che la via del guerriero è al di là delle sue capacità, l'apprendista non riuscirà mai a spegnere il dialogo interno. Se invece di impostare il suo intento sul fermare il dialogo interno, l’apprendista intende continuare a raccontarsi che non riuscirà mai a realizzare un compito così difficile, è ovvio che l’intento realizzerà l’obiettivo per il quale è stato impostato, cioè raccontare a se stesso e quindi sostenere il dialogo interno. Ragionando sui propri limiti, l'apprendista ha in effetti usato l’intento per mantenere tali limitazioni. UN GUERRIERO DEVE CREDERE, ALTRIMENTI NON ATTIVERA’ L’INTENTO. Questo concetto è, per ogni apprendista, forse uno dei più difficili da affrontare, non perché sia difficile da mettere in pratica, ma perché sembra troppo semplicistico. Per uno strano scherzo della ragione umana, gli uomini e le donne credono più prontamente al negativo che al positivo. In generale, le persone trovano molto più facile credere di non poter fare qualcosa che credere di poterla fare. Il senso di questo ancora ci sfugge, eppure le persone indulgono continuamente in questa follia. Sentendosi continuamente incapaci, le persone s’ingannano da sole credendo di essere caute e di riconoscere sinceramente i propri limiti, quando in realtà stanno dicendo a se stesse che non possono permettersi di cogliere la loro opportunità. Con un tale dialogo interno è veramente un miracolo che queste persone riescano ad ottenere qualche successo in qualche attività, perché in realtà non si credono veramente capaci. Questo stato di cose ha dato origine all'idea erronea di essere nel posto giusto al momento giusto, o di essere fortunati. LA FORTUNA NON ESISTE. SE TI ARRIVA QUALCOSA E’ PERCHE’, IN UN MODO O IN UN ALTRO, HAI INTESO OTTENERLA. Da quanto sopra, vediamo che per il nostro benessere generale è fondamentale fermare il dialogo interno, e in particolare per la Via del Guerriero. Comunque, per fermare il dialogo interno, dobbiamo in innanzitutto capire che esattamente cos’è, poi scegliere di credere che abbiamo bisogno di fermarlo, e in terzo luogo, scegliere di credere di essere capaci di fermarlo. Iniziamo dunque definendo il dialogo interno. IL DIALOGO INTERNO E’ LA SOMMA TOTALE DI TUTTE LE ATTIVITA’ MENTALI ED EMOZIONALI, DIRETTE A SOSTENERE LA NOSTRA VISIONE DEL MONDO. Spesso gli apprendisti fanno l'errore di presumere che il dialogo interno significhi solo il chiacchierio interiore così frequente nelle persone, ma questo chiacchierio interiore è solo la 83


verbalizzazione del processo totale. Cerchiamo di afferrare il vero significato del dialogo interno, con un esempio. Prendiamo una donna di nome Anna, che sta passeggiando nel bosco. Anna ha deciso di farsi una passeggiata per chiarirsi una questione che la preoccupa. Mentre sta camminando nel bosco, Anna rimugina nella mente la questione che la riguarda, ma in questo modo, è solo vagamente consapevole di cosa accade intorno a lei. In effetti Anna avrebbe potuto benissimo rimanere in casa, perché il suo pensare è così totalizzante che può dare ben poca attenzione al bosco o alla passeggiata. Ma, quando improvvisamente le sembra di sentire il richiamo di un uccello, Anna si distrae, e pensa a quanto è bello quel suono, e si chiede quale tipo di uccello emette quel richiamo. Pochi minuti dopo un'ombra le passa sulla testa, e Anna pensa che una nuvola deve aver oscurato il sole. Poco dopo, sentendo in lontananza un ramo che si spezza, Anna ipotizza che qualcuno stia raccogliendo legna da ardere, o forse un ramo secco di un albero si è spezzato per il vento. Tuttavia, mentre registra queste distrazioni, è ancora profondamente assorta nel suo problema. Proseguendo la passeggiata, Anna arriva a un piccolo ruscello, e pensando a com’è confortante il suono dell’acqua, si siede sulla riva con un sospiro di soddisfazione. Il fatto che abbia notato appena ciò che la circonda non è molto importante per Anna, perché anche se ha notato vagamente la bellezza e la tranquillità del luogo, rimane comunque coinvolta nel suo problema. Un'ora dopo, ancora ignorando il circondario, Anna s’imbatte nella soluzione che sperava di trovare, e così torna a casa, felice e contenta, pensando a quanto è stata piacevole la passeggiata. Questo scenario è tipico di chiunque indulga nel dialogo interno, ma per vedere le implicazioni di questo atto osserviamo attentamente tutti gli aspetti coinvolti. Rendetevi conto che Anna considerava la sua questione un problema solo a causa della sua particolare visione del mondo. Di conseguenza, ha affrontato il problema nel contesto di tale visione. Anna ha anche usato il bosco, e ciò che ha incontrato lì, per aiutarla a mantenere la definizione della sua visione del mondo. In realtà, questo è esattamente il motivo per cui Anna è andata a fare una passeggiata nel bosco. Sentendo il bisogno di confermare a se stessa che il suo mondo era bello e ordinato, Anna credeva di dover solo ristabilire il contatto con quel mondo, per trovare un modo di risolvere il suo problema. In altre parole, Anna ha usato il suo problema o, più correttamente, la sua sfida, per mantenere e chiarire la sua visione del mondo. Pertanto, durante la passeggiata, Anna non ha affrontato la sua sfida in quanto tale, ma ha trovato un modo per disfarsene! In effetti, Anna ha reso la sua visione del mondo ancora più chiara e più forte di prima. Come vediamo da questo esempio, il dialogo interno è una miscela complessa di pensieri e sentimenti, che agiscono come uno scudo contro il mondo che ci circonda. Questo dialogo interno non ci permette di percepire il mondo in modo diverso dal modo in cui ce lo raccontiamo. In altre parole, per l'uomo comune un problema costituisce un intralcio alla felicità, perché egli stesso si racconta continuamente che è così. Per una persona così, il richiamo di un uccello è solo un uccello che canta, l'ombra è solo qualcosa che blocca la luce, il suono di un ramo che si spezza può significare solo che probabilmente qualcuno sta raccogliendo legna da ardere, e un ruscello non è altro che acqua che scorre. Questa è la visione del mondo dell’uomo comune, e questa visione, ovviamente, determina il modo in cui egli percepisce le circostanze della sua vita. A volte questo dialogo interno sarà verbalizzato mentalmente, ma verbalizzato o no, rimane comunque la principale tecnica che l’uomo usa per mantenere stabile la sua visione del mondo. Una delle conseguenze più letali di questo, è che l'uomo non consente ad alcuna nuova conoscenza di entrare nella sua sfera di consapevolezza. Anche quando l'uomo comune si confronta con nuove conoscenze, automaticamente le vede e le sistema in relazione alla sua visione del mondo. Di conseguenza, per una tale persona non ci sarà mai alcuna vera nuova conoscenza, ci saranno solo più informazioni con cui dimostrare la validità del proprio mondo. E’ molto importante che lo si comprenda pienamente, perché qualsiasi visione del mondo funziona come avere davanti agli occhi degli occhiali colorati. Se un uomo porta degli occhiali con lenti rosa, percepirà tutto in una luce rosa. Un'altra conseguenza debilitante di questo comportamento è che il dialogo interno non solo 84


mantiene stabile e sostiene la nostra visione del mondo, ma definisce anche il modo in cui pensiamo e sentiamo noi stessi. In altre parole, il dialogo interno, definisce ciò che crediamo di noi stessi. Abbiamo già visto che noi siamo ciò che crediamo di essere, e che conduciamo la nostra vita in accordo a questa convinzione. In questo modo, evochiamo una specifica immagine di noi stessi e della nostra vita, che poi proiettiamo all'esterno nel mondo che ci circonda. Questa immagine, acquisita dalla nostra visione del mondo, determina il modo in cui le persone reagiscono verso di noi, il modo in cui ci vedono e quindi il modo in cui ci etichettano. Questa immagine che abbiamo di noi stessi, e alla quale chi ci sta intorno reagisce, è definita storia personale. LA STORIA PERSONALE E’ L’IMMAGINE CHE L’UOMO HA DI SE STESSO, ACQUISITA DALLA SUA VISIONE DEL MONDO – ED E’ L’IMMAGINE CHE PROIETTA NEL MONDO. La storia personale di un uomo, come la sua visione del mondo, agisce da filtro sul mondo che lo circonda, colorando e modificando ogni nuova conoscenza, al punto che ogni cosa che non sembra in sintonia con ciò che l'uomo crede di se stesso e del mondo, viene scartata automaticamente. E' ovvio, quindi, che la storia personale è non solo il prodotto della propria visione del mondo, ma che è anche impossibile cancellarla senza prima smantellare quella visione del mondo. Questo, a sua volta, diventa possibile solo quando si ferma il dialogo interno. A questo punto è importante capire esattamente cosa s’intende per cancellare la storia personale. All’inizio, tutti gli apprendisti invariabilmente fanno l’errore di considerare la storia personale come se consistesse dei propri dati personali, così vanno avanti nell'erronea convinzione che, per cancellare la storia personale, non devono dare informazioni sulla propria vita in generale. Anche se è vero che i guerrieri di regola parlano raramente dei loro dati personali, questo di per sé non è il vero significato del cancellare la storia personale. Dato che la storia personale è il prodotto della propria visione del mondo, cancellare la storia personale non ha nulla a che fare col cambiare il proprio nome o con l’essere riservato sulle informazioni sul proprio lavoro, sulla famiglia, sul luogo di nascita, sull'età o qualsiasi altra cosa. Invece, cancellare la storia personale significa che uno cancella quella falsa immagine acquisita a seguito della propria particolare visione del mondo. In altre parole, consiste nello smettere di credere di essere ciò che abbiamo sempre sentito e pensato che siamo. Tutto ciò che abbiamo detto finora è di fondamentale importanza per capire cosa comporta fermare il dialogo interno, e perché è indispensabile farlo per avere successo come guerriero. Fermare il dialogo interno non è dunque un semplice caso di eliminazione del solo chiacchierio interiore, ma è una totale rivoluzione nei termini di ciò che pensiamo e sentiamo e, cosa più importante, di ciò che crediamo di noi stessi. Per capire tutto questo più chiaramente, torniamo all’esempio di Anna che fa una passeggiata nel bosco. Il problema di Anna è che vuole cambiare carriera lavorativa, perché non è contenta del suo attuale lavoro come impiegata di banca. La ragione per cui non è contenta è che sente il lavoro noioso e soffocante, e anche malsano, visto che sta rinchiusa in un ufficio climatizzato dalla mattina alla sera. Fondamentalmente, Anna sente di aver bisogno di un lavoro che sia stimolante e impegnativo, e che la porti in giro, invece di tenerla bloccata in uno spazio limitato. Logicamente, il suo desiderio sembra abbastanza sensato, e considerando che desidera ardentemente stare all’esterno degli edifici chiusi, non sorprende che per riflettere sulle sue cose abbia deciso di fare una passeggiata nel bosco. Anna ama camminare nel bosco, e questo le conferma che deve trovare un lavoro che non la limiti ad un ufficio chiuso. Pensando a quello che vorrebbe fare, si ricorda che da bambina sognava sempre di diventare medico veterinario. Il ricordo di questo sogno quasi dimenticato le fa pensare che come veterinario che cura gli animali, potrebbe viaggiare in giro per le aziende agricole, e questo la eccita molto. Reagendo a questa eccitazione, fa alcuni rapidi calcoli mentali e arriva alla conclusione di avere abbastanza risparmi per studiare nel tempo libero, così decide proprio lì e 85


allora che cambierà carriera. Felice ed emozionata, Anna torna a casa. In superficie tutto sembra sistemato, ma cos’è accaduto nella vita di Anna, quel giorno nel bosco? Riuscirà a cambiare la sua carriera? E se ci riuscirà, sarà veramente felice come crede che sarà? Per prevedere le possibili risposte a queste domande dovremo considerare la vita di Anna nel suo complesso. Lo faremo brevemente in modo da acquisire una comprensione più profonda degli effetti del dialogo interno. Occorre tenere a mente che Anna non è un guerriero, perchè se lo fosse stata, non si sarebbe intrattenuta col dialogo interno. Inoltre, qualsiasi problema della nostra vita non è una seccatura, ma una sfida che, se gestita in maniera impeccabile, produce inevitabilmente qualche dono di potere. Pertanto, Anna non ha visto il suo problema come una sfida per lasciar andare la sua visione del mondo. Se avesse capito questo, avrebbe visto il suo cosiddetto problema in una luce completamente diversa e, di conseguenza, i modelli di pensiero e le risposte emotive sarebbero state completamente diverse. IL GUERRIERO SA CHE IL MONDO NON È CIÒ CHE APPARE, E QUINDI NON FA L’ERRORE DI PRESUMERE CHE QUALCOSA SIA UN LOGICO BISOGNO. Il guerriero non considera gli eventi per ciò che sembrano comunemente. I guerrieri sanno per esperienza che il senso apparente di qualsiasi cosa dipende interamente dalla propria visione del mondo, e dato che si stanno sforzando per liberarsi di questa visione, naturalmente evitano di considerare gli eventi nella maniera consueta. Questa modalità di approccio, di non considerare gli eventi nel modo abituale, è certamente un non-fare, che gli consente di cambiare anche il modo di sentire e pensare le cose in generale. In effetti, questo significa che il guerriero ha cambiato la natura del proprio dialogo interno. Per Anna non era così. Non essendosi mai chiesta veramente perchè fosse infelice nel lavoro attuale, si è limitata ad accettare il suo malcontento per il valore apparente, e poi ha giustificato i propri sentimenti dicendo a se stessa che il lavoro era noioso e che l’ambiente di lavoro era poco salutare. Se Anna fosse stata veramente onesta con se stessa, avrebbe dovuto riconoscere che originariamente aveva abbandonato l'idea di diventare veterinario perché come studentessa era pigra. Quando si è diplomata, non le andava l'idea di dover studiare per qualcosa di così intenso e profondo come la scienza veterinaria, e così Anna aveva preferito fare la tirocinante nella stessa banca in cui era impiegata ora. Inoltre, fino a poco tempo fa, Anna non era stata mai scontenta del suo lavoro in banca. In effetti, essendo di indole pignola, a lei in realtà piace il suo ambiente di lavoro pulito e chiuso. Inoltre dopo il lavoro, passa lunghe ore a fare shopping e scegliere abitini alla moda, perchè si delizia dei complimenti che riceve per il suo aspetto elegante. Tutto sommato, Anna è così esigente e schizzinosa nei confronti del suo ambiente che ripudia l'idea di possedere un animale domestico, ritenendo che gli animali sono in ogni caso sporchi e disordinati. A dire tutta la verità, Anna non ama veramente gli animali. Abbiamo considerato solo pochi fattori della vita di Anna, ma bastano già per vedere che volendo perseguire un vecchio sogno, ha preso una decisione frettolosa e confusa. Se in passato è stata una studentessa pigra, perché mai dovrebbe essere diversa ora? Potrebbe essere che ha imparato ad essere più entusiasta di studiare, ma al momento, non ha alcuna prova di questo. Pertanto, la cosa più importante è la sua inclinazione naturale come persona e le preferenze personali. Anna crede onestamente che riuscirà ad andare in giro per fattorie con calze di seta e scarpe con tacchi alti? Crede forse che gli allevatori abbiano ambulatori splendidamente puliti e sterili, in cui una raffinata donna veterinario possa curare i loro animali? Oltre al fatto che Anna non ama veramente gli animali e li trova sporchi e disordinati? Chiaramente Anna non sta pensando bene, se vogliamo dire che sta pensando. Se Anna vuole risolvere il suo problema, allora deve considerare il problema come una sfida da affrontare, piuttosto che un problema da cui rifuggire. Quando affrontiamo e superiamo una sfida, la sfida si 86


dissolve automaticamente, e non abbiamo dovuto fuggire dalla realtà. Se Anna vuole essere onesta con se stessa, dovrà riconoscere che in fondo è sempre stata felice nel suo attuale lavoro. Pertanto, se ora si sente scontenta col suo lavoro, possono esserci due significati. O Anna ha bisogno di approfondire i suoi studi nello stesso campo, in modo che possa aspirare ad un lavoro più impegnativo e stimolante nel settore bancario, oppure, a causa della sua pigrizia, si è confinata in una carriera che ormai non trova più soddisfacente. Solo Anna può rispondere sinceramente a queste domande, ma non sarà in grado di farlo in modo veritiero fino a quando non sarà disposta a mettere in discussione la sua visione del mondo. In altre parole, Anna cosa crede veramente di essere? Crede di essere un tipo pignolo, o pensa di essere diventata tale solo per impressionare gli altri col suo aspetto? Crede che potrebbe essere felice conducendo una vita dura come veterinario in un cortile sporco, o è solo un sogno gloriosamente romantico senza vera sostanza? E’ convinta nel profondo di amare veramente gli animali e che le piacerebbe lavorare con loro, oppure onestamente li trova sporchi e disordinati? Nell'esempio di Anna, sono abbastanza evidenti i principi coinvolti nel dialogo interno. Dovrebbe anche essere chiaro perché è così importante capire che noi reagiamo al mondo intorno a noi, secondo il modo in cui percepiamo noi stessi e il mondo. Il modo in cui percepiamo noi stessi dipende dalla nostra auto-immagine, cioè da ciò che crediamo di essere o, molto semplicemente, dalla nostra storia personale. Allo stesso modo, la nostra percezione del mondo intorno a noi, incluse le nostre sfide, dipende dal nostro dialogo interno, cioè da quello che diciamo a noi stessi che è, e questo dialogo interno a sua volta costituisce e mantiene la nostra visione del mondo. Dopo aver definito il dialogo interno e i suoi effetti, ora abbiamo bisogno di vedere come possiamo sradicarlo, ma prima di farlo occorre una parola di avvertimento. Tenete a mente che stiamo trattando gli insegnamenti per il lato sinistro, che, per loro natura, sono irrazionali. Non è possibile affrontare questi insegnamenti dal punto di vista della mente razionale. Di conseguenza, non è facile definire le tecniche da applicare, mentre è relativamente facile definire le tecniche relative agli insegnamenti per il lato destro. Pertanto spetta al lettore studiare ciò che segue con cura meticolosa, perchè altrimenti, le tecniche di pertinenza del lato sinistro non affiorano in modo chiaro e significativo, e la confusione impedirà al lettore di applicare queste tecniche con successo.

TECNICHE PER FERMARE IL DIALOGO INTERNO Sia che vogliamo cambiare la nostra visione del mondo o che vogliamo sradicarla completamente, dobbiamo o cambiare il nostro dialogo interno, oppure fermarlo. E' ovvio che se cambiamo il dialogo interno, cambieremo non solo la visione del mondo, ma anche la nostra storia personale. Allo stesso modo, se fermiamo del tutto il dialogo interno, non solo crolla la nostra visione del mondo, ma la nostra storia personale si cancella. I Toltechi l’hanno capito molto tempo fa, ma non avendo afferrato pienamente lo scopo del dialogo interno, o la vera natura dell’intento, svilupparono ogni sorta di strani e meravigliosi riti con cui fermare il dialogo interno. Uno di questi rituali, definito il giusto modo di camminare, è ben descritto da Carlos Castaneda in uno dei suoi libri. Un altro rituale, chiamato la meditazione camminando, è ancora oggi praticata da alcuni buddisti. Ce ne sono molti di questi rituali e, per quanto riguarda i rituali, sono buoni e funzionano, in particolare i due menzionati qui. Tuttavia, alla fine, tutti i rituali sono troppo ingombranti, in particolare per l'uomo moderno che vive in un ambiente urbano. Semplicemente non è possibile o agevole praticare questi rituali camminando lungo un marciapiede affollato di una città, né è pratico o facile trovare un luogo deserto, in cui praticare con successo il rituale. Oggi i Toltechi capiscono molto di più sul dialogo interno e, di conseguenza, sono stati eliminati tutti i rituali dal sistema di insegnamenti attuali, compresi quelli per fermare il dialogo interno. Questo perché in primo luogo, i rituali sono essenzialmente poco pratici, e in secondo luogo, l'unica cosa veramente importante è l'attivazione dell’intento. I rituali di per sé non hanno 87


alcun potere se non quello di consentire ai praticanti di focalizzare l’attenzione, e in tal modo aiutarli nel processo di attivazione dell’intento. Oggi, invece di perdere tempo prezioso insegnando agli apprendisti dei rituali, si pone l'accento sulle tecniche che generano nell'apprendista la capacità di attivare il proprio intento. A questo proposito è importante sottolineare che l'unico modo per fermare il dialogo interno, è quello di risparmiare abbastanza potere personale con cui intenderlo. Un rituale, come il giusto modo di camminare fu concepito essenzialmente a questo scopo, ma si può camminale quanto si vuole, in qualunque modo, non importa quanto sia strano il modo, che non si riuscirà a fermare il dialogo interno, a meno che l'apprendista non intenda fermarlo. Inoltre, ora sappiamo che non è saggio fermare il dialogo interno brutalmente, come se fosse qualcosa di inutile. Mentre è vero oltre ogni dubbio, che in ultima analisi, tutti i guerrieri devono interrompere il dialogo interno se vogliono liberarsi dalle limitazioni che si autoimpongono, è altrettanto vero che non va bene desiderare di volare quando non si ha ancora imparato ad apprezzare, o anche capire, l'atto di strisciare. Impariamo molto di più strisciando che volando, e se gli Antichi Veggenti avessero riconosciuto questo fatto, avrebbero potuto evitare molti errori. Nello schema di insegnamento che si usa attualmente, si guidano gli apprendisti a fermare il dialogo interno passo dopo passo e l'aspetto più importante di questo addestramento è l'attivazione dell’intento. Applicando i concetti fondamentali nella vita quotidiana e mettendo in pratica le varie tecniche, gli apprendisti imparano automaticamente a tendere l’agguato a se stessi, e quindi ad apportare piccoli ma costanti cambiamenti in se stessi. In altre parole, praticando il non-fare, un apprendista effettua continuamente piccoli ma definiti movimenti del punto di assemblaggio. Ciò significa che l'apprendista in realtà sta continuamente cambiando un pò alla volta il suo dialogo interno. Di conseguenza, l'apprendista cambia anche la sua visione del mondo, e questo a sua volta altera la sua storia personale. Si tratta quindi di un processo graduale di aggiustamento, piuttosto che di una brusca cessazione. Il risultato più importante di questo processo è che in esso è implicita l'inevitabile attivazione dell’intento. Cioè, sforzandosi di fermare il dialogo interno, ma non avendo un rituale per farlo, l'apprendista non ha altra scelta che intenderlo. Il fatto che l'apprendista riesca a portare cambiamenti costanti nel suo dialogo interno, e quindi anche all'interno della sua visione del mondo, è dovuta al fatto che, anche se non ne è a conoscenza, sta attivando il suo intento. È vero che all’inizio i cambiamenti sono sempre piccoli, ma questo è solo perché l'apprendista ha ancora poca esperienza nell'attivare l’intento. Così, l’apprendista diventa via via sempre più abile ad attivare l’intento, e i cambiamenti diventano più significativi, fino a quando finalmente l'apprendista ha abbastanza padronanza dell’intento per interrompere completamente il dialogo interno. Si deve considerare che il concetto di graduale aggiustamento non contraddice il concetto che tutti i veri cambiamenti sono improvvisi e catastrofici, anche se apparentemente può sembrare così. Facciamo un esempio per chiarire questo punto. Prendiamo in considerazione una donna che rimprovera continuamente suo marito. Il movente della sua necessità di rimproverare sta nella sua particolare visione del mondo, che è ovviamente in disaccordo con quella del marito. Poi un giorno il marito si stufa, e la avverte che se non la smette di rimproverarlo, la lascia. In un primo momento questo crea uno shock nella donna, ma rendendosi conto che la minaccia del marito è seria, decide di smettere di rimproverarlo. Tale decisione sarebbe stata preziosa, se la donna avesse visto questa sfida nella sua vera luce e l’avesse affrontata con lo spirito del non-fare. Purtroppo, non era il suo caso, perché invece di rendersi conto che la minaccia del marito le aveva imposto la sfida di cambiare la sua visione del mondo, la donna aveva scelto di reprimere il suo impulso in una rabbia silenziosa. In un caso come questo, si potrebbe essere indotti a credere che la donna stesse cambiando le sue abitudini. Tuttavia, nel profondo, la donna non è cambiata per nulla, semplicemente perché non ha cambiato la sua visione del mondo. Se le si fosse data una mezza opportunità, la donna avrebbe lasciato uscire fuori tutti i rimproveri che aveva represso, in un torrente inesauribile di abuso verbale! Se, d'altra parte, la donna avesse interpretato i rimproveri e la minaccia del marito per le sfide 88


che erano, avrebbe visto la necessità di cambiare la sua visione del mondo. Tale realizzazione arriva sempre in un lampo d’intuizione, e anche se ci vuole tempo per integrare e attuare la nuova conoscenza acquisita, l'effetto immediato di tale intuizione è sempre brusco e catastrofico, perché la nostra visione del mondo viene messa improvvisamente in discussione. Invece, implementare la nuova conoscenza richiede tempo, perché non è facile eliminare le abitudini di una vita. Tuttavia, praticando il non-fare, la donna può cambiare poco a poco il dialogo interno, e di conseguenza anche la sua visione del mondo. Comunque, il vero cambiamento che ha avviato l'intero processo, è stato quel brusco cambiamento di percezione che ha trasformato la visione del mondo della donna in un brillante istante di sobria realizzazione. Per vedere come funziona in pratica questo processo, torneremo all'esempio di Anna, e mostreremo come agisce un apprendista d’oggi per fermare il dialogo interno. Supponendo che sia un apprendista nella Via del Guerriero, Anna si rende conto benissimo che non può prendere il suo problema per il valore apparente o affrontarlo coi modi normali. In altre parole, sa che deve accettare il problema per il valore apparente, ma che deve anche guardare oltre per riuscire a vedere la sua vera sfida. Anna deve credere che ha un problema, ma al tempo stesso deve ignorare il problema in sé, perchè sa che il problema in quanto tale, non è il vero problema. La sfida è la cosa importante. Ma, per vedere la sfida per quello che è veramente, non può rimanere agganciata al suo problema. Se lo fa, non sarà in grado di vedere nient’altro che il suo problema e mancherà la sfida. Questo è il corretto non-fare del guerriero. Praticando in questo modo, Anna non sarà ossessionata dal suo problema, e avrà quindi la necessaria sobrietà per comprendere con chiarezza in cosa consiste la sua sfida. QUANDO SI GUARDA IL MONDO IN MODO DIRETTO, GLI OCCHI FISSANO LA POSIZIONE DEL PUNTO DI ASSEMBLAGGIO, E NON È POSSIBILE NESSUN MOVIMENTO DELLO STESSO. IN QUESTE CONDIZIONI NON C’È FLUIDITÀ O SOBRIETÀ. PERTANTO, NON BISOGNA GUARDARE IL MONDO IN MODO DIRETTO, CIOÈ NON BISOGNA FISSARLO, MA GETTARE SGUARDI LEGGERI E CASUALI. QUESTA MODALITÀ SI APPLICA ANCHE QUANDO SI GUARDA IL MONDO INTERIORE. L’uomo comune raramente coglie il vero significato e valore di un problema, semplicemente perché non sa che esiste, oppure si comporta come se non vi fosse alcun problema a cui dare una risposta. Normalmente rimane agganciato al valore apparente del problema. E una volta agganciato, rimanendo a fissare direttamente il problema per tentare di trovare una soluzione, diventerà totalmente ossessionato dal problema. Questa ossessione fissa la posizione del punto di assemblaggio, e di conseguenza l'uomo non vede nient’altro che il suo problema. In queste circostanze, l'unica cosa che fa è quella di ricorrere a razionalizzazioni, che finiscono invariabilmente per forzare un piolo quadrato in un foro rotondo. Quando questa persona si renderà conto che la soluzione trovata non è adeguata o appropriata, comincerà automaticamente a giustificare le sue azioni nel tentativo di nascondere la sensazione di inadeguatezza. Il guerriero, d'altra parte, riconoscerà di essere di fronte a un problema, ma si comporterà come se non ci fosse alcun problema. In questo modo non permette alla mente razionale di rimanere ossessionata con le razionalizzazioni, ma apre tutte le sue facoltà al mondo che lo circonda. Questo modo di fare è di suprema importanza, perchè siamo continuamente circondati dalla conoscenza e dal potere. Quindi, se siamo ben svegli, e aperti al mondo intorno, in qualsiasi situazione non avremo difficoltà a scegliere la cosa migliore da fare e nel modo più impeccabile.

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IL POTERE FLUISCE A NOI OGNI VOLTA CHE NE ABBIAMO BISOGNO. SOLO LA FISSAZIONE DEL NOSTRO PUNTO DI ASSEMBLAGGIO E I FARE CHE NE CONSEGUONO CI IMPEDISCONO DI USARE IL POTERE CHE CIRCONDA E PERVADE NOI TUTTI. A questo proposito è interessante osservare l'uomo comune quando si trova di fronte a un problema. Invece di aprirsi al mondo che lo circonda, quasi immediatamente diventa silenzioso, chiudendosi in se stesso e iniziando a 'pensare', come lo chiama lui. Questo 'pensare' non è un vero pensare, ma un processo di razionalizzazione, attivato dal dialogo interno. Se l'uomo si concentra per cercare di tirare fuori qualche risposta razionale, che ovviamente deve confermare la sua visione del mondo, spesso noteremo che ha uno sguardo vitreo, mentre fissa assente nello spazio. E se ci prova in modo veramente ostinato, aggrotterà pure le ciglia! Con una persona in questo stato bisogna stare attenti, perché se si sente distolto dal suo 'pensare' potrebbe reagire male. Poiché tale 'pensare' è profondamente personale e non ha nulla a che fare col mondo là fuori, le persone assorte in questa attività non vogliono essere disturbate. Inoltre, trovare modi per sostenere con convinzione la propria visione del mondo è un'occupazione veramente seria! Pertanto la decisione di Anna di camminare nel bosco si basa sul fatto che conosce l'importanza di aprirsi al mondo. Sicuramente avrebbe potuto farlo altrettanto bene a casa. Tuttavia, nelle fasi iniziali, quando non si ha ancora sufficiente potere personale, può essere di grande aiuto spostarsi dal proprio ambiente abituale, che è sempre pieno fino di ricordi dei propri fare consueti. Ovviamente se questo non è possibile, allora bisogna riuscirci nel modo migliore possibile in quelle particolari circostanze. In ultima analisi, ogni guerriero degno di questo nome, ha abbastanza potere personale per fare qualsiasi cosa occorra, indipendentemente dalle condizioni. Una volta che Anna è nel bosco, non permette alla mente razionale di analizzare il suo problema, ma si dedica invece alla pratica del non-fare. Pertanto Anna - parlando in metafora ripone il problema nella parte posteriore della mente, e apre completamente la sua attenzione a tutto ciò che la circonda. Riconoscendo la presenza del problema, e allo stesso tempo concentrando l’attenzione sul mondo, Anna permette al potere di fluire verso di lei. Osserviamo accuratamente cosa significa e come funziona nella pratica. Non essendo concentrata sul suo problema, ma aperta sul mondo, Anna sta schivando la compulsione della mente razionale al dialogo interno. In effetti, questa tecnica semplice ma efficace forma la base di quel rituale noto come il modo giusto di camminare, ma, a differenza del rituale, si può utilizzare questa tecnica anche stando seduti in ufficio, o guidando l’automobile, o in un centro commerciale, e così via. Per capire come funziona, occorre ricordare che la mente razionale è a tutti gli effetti niente più che un magnifico computer. Ma, come ogni computer, può eseguire solo una funzione alla volta. Aprendosi al mondo intorno, Anna inonda la mente razionale di nuove informazioni. Questo atto semplice e naturale costringe la mente razionale al silenzio, perché invece di lavorare per perpetuare il dialogo interno, rimane totalmente occupata a valutare tutte le nuove informazioni che la inondano attraverso i sensi fisici. Fermando il dialogo interno, ovviamente, Anna non può sostenere la sua visione del mondo, o almeno non può farlo mentre l’attenzione è aperta al mondo esterno. Ora, quando Anna sente il richiamo di un uccello, evita la trappola di rimanere coinvolta nel significato apparente del suono, perché sa che se lo facesse si terrebbe salda sulla sua visione del mondo. Invece, Anna si ferma in modo da dare al suono totale attenzione. Mentre ascolta quel suono, sa che sebbene potrebbe essere un uccello che canta, potrebbe anche essere qualcos'altro che imita il canto di un uccello. Questo è un approccio valido, perchè se Anna non vede effettivamente l'uccello emettere il suono, in tutta onestà non può dire con sicurezza che è un uccello. Tuttavia, poiché al momento non le interessa identificare l'origine del suono, Anna sceglie di ascoltarlo in termini di potere. In altre parole, sapendo di essere circondata dal potere, sa che questo 90


suono le porta un messaggio. Perciò in quel momento, Anna non sta ascoltando il richiamo di un uccello, che sarebbe il significato apparente del suono, ma sta ascoltando il potere che le parla attraverso quel suono. È opportuno fare una piccola digressione per dire che ogni messaggio di questo tipo è definito tecnicamente un presagio. Tuttavia, i presagi non hanno alcun significato per la mente razionale. Com’è evidente in questo esempio, i presagi sono irrazionali, e pertanto hanno significato solo per il cuore, o per il lato sinistro. Questo significa che i presagi suscitano sensazioni1 che innescano reazioni emotive. Quando queste emozioni e sensazioni sono trattate correttamente, conducono il guerriero a nuove conoscenze; mentre ogni presagio trattato dalla mente razionale risulta niente di più che un Abracadabra. Pertanto se crediamo a un tale Abracadabra e lo mettiamo in pratica, otterremo solo di metterci nei guai. I presagi e la loro interpretazione sono sempre considerati con molta soggezione, e l’uomo continua a classificarli come misteriosi perchè insiste ad ignorare il proprio innato mistero. L'uomo è un grande mistero, che ha un potenziale veramente impressionante. Eppure, nella sua ignoranza, l'uomo comune non si sofferma un attimo a prendere in considerazione questo fatto. Di conseguenza, non gli accade mai di scoprirsi un essere sorprendente, capace di magie meravigliose. Devo ammettere che in un primo momento non è facile riconoscere i presagi, e riuscire ad interpretarli richiede una competenza che può essere acquisita solo con la pratica costante. Eppure tutti noi abbiamo la capacità di interpretare i presagi, esattamente nello stesso modo in cui abbiamo la capacità di leggere e scrivere. Per esempio, ogni bambino deve imparare a decifrare quegli strani caratteri che usiamo per scrivere, ma quando ha imparato, leggere uno scritto gli risulta facile e automatico come legarsi le scarpe. Lo stesso principio vale per la lettura dei presagi, solo che qui il segreto sta nel rendersi conto che il mondo non è solo quello che la comune visione del mondo ci induce a credere. Se ci rifiutiamo di prendere le cose solo per il significato comune, e invece cerchiamo le implicazioni sottostanti, il potere fluirà sempre a noi naturalmente; e l'interpretazione del messaggio diventa solo una questione di imparare ad ascoltare il cuore. Ascoltando il suono del richiamo dell’uccello, Anna si riempie di un profondo senso di gioia perchè riconosce la bellezza e l'armonia - tanto è vero che i suoi occhi inaspettatamente s’imbevono di lacrime. In quel momento sente che per lei sono sempre state importanti la bellezza e l'armonia. Questa realizzazione non è il risultato di una razionalizzazione, ma l'effetto irrazionale dell’ascoltare il potere che le parla attraverso quel bel canto. L'intuizione è stata improvvisa, e l’ha toccata anche profondamente. Asciugandosi le lacrime, Anna prosegue la passeggiata rivolgendo al mondo la sua attenzione. Notate che Anna non interrompe la passeggiata per sedersi a riflettere sulla sua esperienza. Se lo avesse fatto, sarebbe stato solo un inutile indulgere nelle razionalizzazioni. La comprensione di quanto è importante per lei la bellezza e l'armonia è tutto ciò che conta, e non c’è bisogno di razionalizzarlo o giustificarlo in alcun modo. Quando poco dopo, Anna nota qualcosa che sembra un'ombra, di nuovo si ferma per darle piena attenzione. Come per il richiamo dell’uccello, non si coinvolge col significato comune delle ombre, ma la osserva attentamente passare sulla terra e tra gli alberi. Il fatto che una nube stia passando davanti al sole non le importa minimamente, perchè Anna è profondamente assorta nell’osservare i movimenti del potere. In quel momento di attenzione, Anna sente improvvisamente la presenza di qualcosa di oscuro, che le provoca un involontario brivido lungo la schiena. Portando l'attenzione su quella cupa presenza, ha l'impressione di qualcosa che le è in qualche modo familiare, come qualcosa del suo passato. Anna nota che l'ombra si muove verso sinistra, e le viene in mente che nel suo subconscio c'è qualcosa di irrazionale che sente oscuro e spaventoso. Senza pensarci, sa che il potere le ha indicato che deve svelare questa paura dimenticata tramite la tecnica della 1

Occorre ricordare che i termini “emozione” e “sensazione” non sono sinonimi. L’emozione è un effetto secondario durante l’atto della percezione, mentre la sensazione è la registrazione della conoscenza irrazionale.

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ricapitolazione. Poi, volgendo le spalle all'ombra, continua la passeggiata. Il suono lontano di un ramo che si rompe mette Anna in allarme, immobilizzandola sul posto. Trattenendo il respiro e ascoltando attentamente, aspetta di sentire se il suono si ripeterà. Dopo alcuni secondi di silenzio, fa un respiro profondo, e visto che il suono non si ripete, si rende conto che il potere le stava dicendo di essere ben sveglia. Fermandosi ancora per ascoltare, Anna ricorda chiaramente il suono che ha catturato la sua attenzione. Era un singolo suono straziante e distante, ma comunque sconvolgente nella sua chiarezza. In qualche modo Anna ha l’impressione che il richiamo dell’uccello, l'ombra e questo suono, sono tutti parte dello stesso messaggio, ma non sapendo come incastrarli l’uno con l’altro, riprende a camminare. Arrivando nei pressi di un ruscello, il suono gentile dell’acqua corrente le induce un profondo senso di pace e tranquillità e, tutto ad un tratto, sperimenta nuovamente la stessa gioia che aveva provato nel sentire il richiamo dell’uccello. Di nuovo le lacrime le inumidiscono gli occhi sgorgando da qualche parte stranamente familiare del suo essere e, sentendo uno strano miscuglio di malinconia e sollievo, si siede istintivamente su una bassa roccia vicino al ruscello. Contemplando l'acqua limpida che scorre sopra i ciottoli del letto del ruscello, Anna si rende conto che il ruscello le richiama dei ricordi di quand’era bambina. Nella sua mente compaiono brevi scene della sua infanzia, rivede una bambina piena di freschezza e purezza nella gioia senza motivo tipica dei bambini. Ricordando che da bambina saltellava cantando, e che ogni cosa bella le faceva battere le mani per l’eccitazione, Anna sorride in silenzio. Anna era una bambina contenta di giocare per conto suo, e le piaceva stare nel giardino di sua madre, ricco di varie piante e fiori colorati, di farfalle e di uccelli. Ripensando a quel giardino soleggiato, ricorda vividamente le lunghe ore felici, trascorse a giocare alla regina delle fate che governa il suo regno. In questo gioco, le farfalle erano le fatine di Anna che svolazzavano nelle loro faccende, mentre gli uccelli erano gli eleganti ambasciatori di regni stranieri, che portavano i messaggi per la regina delle fate. Seduta accanto al ruscello, Anna si perde nei ricordi di quando da giovane regina delle fate ospitava cortesemente gli ambasciatori, sotto il gelso in fondo al giardino. Gli uccelli adoravano i gelsi e, mentre banchettavano e chiacchieravano, Anna li ascoltava e sognava i paesi esotici che avevano visitato nelle loro annuali migrazioni. In queste occasioni la giovane regina delle fate sognava di viaggiare, e si riproponeva un giorno di visitare quei paesi lontani. Guardando l'acqua limpida e gorgogliante ai suoi piedi, Anna sente un profondo desiderio di sperimentare nuovamente lo stesso senso di libertà e di gioia che aveva vissuto da bambina. In quel momento, non vede il ruscello, ma vede una bambina felice che saltella allegramente nel giardino di sua madre. Erano giornate tiepide di meravigliosa libertà. Non libertà nel senso che non aveva i problemi di tutti i bambini, ma libertà nel senso che per quella ragazzina, nessun problema era mai insormontabile. Era un periodo in cui Anna aveva l’abilità di fluire spontaneamente attraverso i problemi e attorno ai problemi, proprio come il ruscello fra i ciottoli. Ora Anna riesce ad interpretare il suo problema per la sfida che è veramente, e con questa consapevolezza arriva anche la comprensione del messaggio che il potere le ha inviato mentre camminava nel bosco. L'uccello che ha sentito era un ambasciatore che chiedeva alla regina delle fate di ospitarlo. Il potere le ricordava che era giunto il momento di ascoltare nuovamente i sogni interiori e di darsi da fare per materializzarli. Ma sa che il mondo non è solo ciò che appare, e quindi non può prendere i sogni d'infanzia per il valore apparente. Pertanto, Anna è consapevole che il desiderio di viaggiare che aveva da bambina, non significa necessariamente che ora debba viaggiare per il mondo, ma che è tempo di cominciare ad esplorare il proprio mondo interiore, nello stesso modo in cui da bambina esplorava il giardino di sua madre. Ripensando alle tiepide giornate trascorse in quel giardino, Anna si commuove di nuovo. Ora si rende conto di quanto la sua attuale vita è vuota e priva di significato, e sa che non è il suo lavoro che l’annoia, ma la sua insensibilità verso il mondo che la circonda. Da bambina, si entusiasmava per la bellezza che vedeva ovunque - anche la cosa più piccola, le ispirava gioia ed 92


eccitazione. Nel corso degli anni, a quell’approccio ingenuo e spontaneo alla vita si è sovrapposta la raffinatezza maturata, smorzandole l’innata gioia spensierata. Invece di permettersi di godere ancora delle cose semplici della vita, si è fissata con l'idea di dover essere una giovane ed elegante signora. Così, perseguendo le sue idee di eleganza e raffinatezza, Anna ha perso il contatto coi suoi veri sentimenti interiori. Non sorprende quindi che sia diventata irrequieta e scontenta. La sua visione del mondo ha portato il grigiore nella sua vita, come ha fatto l’ombra che ha visto prima nel bosco e le vengono ancora i brividi al ricordo della qualità cupa di quell'ombra. Rendendosi conto che ha ancora molto da ricapitolare, si ripropone di scoprire qual’è la profonda paura che l’ha indotta a perseguire le sue idee di eleganza e raffinatezza. E’ importante che Anna scopra l’evento che da bambina le ha fatto abbandonare la felice spensieratezza. Solo in questo modo potrà annullare la sua visione del mondo e riconnettersi coi suoi veri sentimenti e con la sua natura. Inoltre, ora vede chiaramente che non l’aiuterà cambiare lavoro, perché il lavoro non ha nulla a che fare con la sua irrequietezza. Anna sa che invece deve permettere alla regina delle fate interiore di prenderla per mano e condurla verso quel punto sereno e tranquillo sotto il gelso – in quel punto preciso in cui è totalmente in pace con se stessa. Solo lì potrà ricordare cos’è accaduto da bambina e che ha infranto i suoi sogni. Anna si rende conto che, come il suono del ramo strappato nel bosco, deve essere stato qualcosa di totalmente inaspettato e devastante per una bambina. Questo esempio mostra come Anna è riuscita ad interrompere temporaneamente la sua visione del mondo praticando il non-fare, e come ha rifiutato di indulgere nel dialogo interno. La mente razionale di chiunque è stata programmata, tramite il condizionamento sociale, per difendere la comune visione del mondo. Assieme a questo, ogni individuo costruisce in quel programma di base la propria particolare visione del mondo, che si basa sulla personale interpretazione della visione comune che ha ereditato. Il continuo dialogo interno è il meccanismo che mantiene il programma in funzione. Pertanto, mentre è impegnata nel dialogo interno, la mente razionale registra ogni cosa in termini di dati in ingresso attinenti al programma. E quando si riesce a fermare il dialogo interno, l’individuo è libero di cambiare la propria visione del mondo, se vuole farlo. Se Anna vuole ritrovare la pace e la felicità, e anche se le ci vorrà del tempo per smantellare del tutto la sua visione del mondo, allora è indispensabile che cominci ad utilizzare la conoscenza che ha acquisito nel bosco per cancellare la sua storia personale. Qui è importante ricordare che la storia personale è l'immagine di sé che deriva da quello che ognuno crede di essere, a causa della propria visione del mondo. A questo proposito, Anna ha già visto che non è più in contatto con i propri sentimenti interiori, ma ha acquisito un’immagine di sé basata su quello che crede che dovrebbe essere. In altre parole, la storia personale di Anna ruota attorno all’immagine di sé come donna elegante e sofisticata, molto alla moda. Se vuole riuscire a sradicare la sua visione del mondo, è ovvio che deve cancellare l’immagine di sé. In altre parole, deve iniziare a cambiare quello che crede di essere. Questo non vuol dire che Anna debba necessariamente cambiare il proprio stile di vita o il suo aspetto esteriore, ma deve cambiare quello che pensa e sente su se stessa. E per riuscirci, deve continuare a fermare il dialogo interno, altrimenti non riuscirà ad evitare l'influenza dell’immagine di sé. A questo proposito, va sottolineato che nel fermare il dialogo interno, è importante che gli apprendisti stiano attenti a ciò che si rivela della loro storia personale. È impossibile evitare la propria immagine di sé se si è continuamente impegnati a confermare agli altri la propria immagine di sé. Pertanto, se gli apprendisti vogliono cancellare la loro immagine di sé, allora devono anche cancellare quell’immagine dalla mente di chi li conosce, altrimenti, nelle interazioni, queste persone li riporteranno nuovamente alla vecchia immagine. In altre parole, se Anna vuole cambiare quello che crede di se stessa, non può permettersi di far credere ai colleghi e agli amici che lei è solo una donna superficiale, con la testa vuota, che ha come unico interesse l'abbigliamento alla moda.

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PER CANCELLARE LA STORIA PERSONALE, IL GUERRIERO DEVE CREARE ATTORNO A SE’ UNA NEBBIA IN CUI NESSUNA COSA CHE LO RIGUARDI SEMBRI BEN DEFINITA E TANGIBILE. SOLO LE PERSONE BEN DEFINITE E TANGIBILI HANNO UNA STORIA PERSONALE. Questo punto provoca spesso molta confusione, perché in genere si presuppone che i guerrieri in qualche modo cerchino di nascondersi al mondo. Tuttavia, questa interpretazione è lontana dalla verità, per il semplice motivo che non serve essere reticenti sulla propria vita quando è evidente agli occhi di tutti che uno è reticente. Tale atto ispira solo curiosità e sospetto, e ovviamente questo non è per niente utile o sano. Creare una nebbia attorno a se stessi significa che si deve smettere di credere alla propria immagine di sé. Se si fa questo, gradualmente si smette di comportarsi nel modo abituale, ed è questo cambio di comportamento che crea l’effetto nebbia. Siccome le persone ci giudicano in base alle nostre azioni, visto che le cambiamo continuamente, le altre persone saranno incerte su come reagire e come trattarci. Questa incertezza fa considerare le persone come se fossero avvolte nella nebbia, come se fossero nuove. Questa incertezza costringe anche a porre domande e, a seconda delle risposte, si formeranno una nuova opinione sulla persona. Utilizzando la tecnica dell’agguato, un guerriero può rispondere sinceramente a qualsiasi domanda, senza che l'altro si formi un’immagine chiara su di lui. Questo è importante, perché se un apprendista vuole cancellare la propria storia personale, deve fare attenzione a non rimpiazzare un'immagine con un'altra. Vediamo un esempio per chiarire questo punto. Se un’amica dovesse chiedere ad Anna se le piace ancora fare shopping, Anna potrebbe rispondere dicendo che le piace ancora, ma che ora fa gli acquisti in modo diverso. Questo indurrà la sua amica a chiederle cosa vuol dire. Anna allora può cancellare la sua immagine precedente, dicendo che si è resa conto che l'eleganza esteriore non significa nulla senza un senso di bellezza interiore, e che quindi ora va per negozi per la bellezza interiore. E’ probabile che l'amica di Anna si renda conto che Anna non è più la donna che conosceva, oppure si sentirà confusa e non saprà cosa dire. Se l'amica si sente confusa, smetterà di farle domande, oppure le chiederà di essere più chiara. Se l'amica di Anna smettesse di fare domande, si renderebbe conto che la donna con cui sta parlando non è la donna che credeva fosse. Se invece, continua a fare domande, Anna può continuare a portare la sua amica sempre più lontano dalla sua vecchia immagine. In entrambi i casi, il risultato finale sarà il medesimo, e cioè che l'amica di Anna sentirà di non conoscere veramente Anna. Questi modi di agire sono possibili solo quando si è vista la necessità di cancellare la propria storia personale, e si ha cominciato a smantellare la propria visione del mondo. Qui, occorre chiarire che quando un guerriero ha già smantellato la propria visione del mondo e cancellato la storia personale, normalmente si astiene dal parlare di dati personali. Tuttavia, quando il guerriero ha cancellato la storia personale, la sua apparente reticenza a parlarne non viene da un senso di segretezza o da una necessità di cautela, ma perché il guerriero ha smesso di pensare e sentire nei termini del vecchio sé. In altre parole, anche se il guerriero è ancora il figlio di Giuseppe e Maria Rossi, non si sente più come un comune figlio, né pensa più di esserlo stato. Quando il guerriero ha cancellato la storia personale, non è più il figlio di Giuseppe e Maria, 94


se non per il cognome. Né Giuseppe e Maria sono più i suoi genitori, se non in senso anagrafico e biologico. Tuttavia, nel suo essere figlio vi è molto più di quanto riveli il grado di parentela. Allo stesso modo, nel suo essere genitore vi è molto di più dell’aver prodotto biologicamente un corpo fisico. Pertanto, anche se il guerriero va ancora regolarmente a far visita ai genitori, in realtà è estraneo al loro mondo, in virtù del fatto che non partecipa più alla comune visione del mondo. Il concetto e l'atto di un figlio che va a trovare i genitori è parte integrante di una visione comune reciprocamente condivisa, ma se il guerriero non aderisce più a quella visione, allora sta recitando un ruolo specifico, per una ragione propria qualsiasi. I CONCETTI COME L’ETA’, IL LUOGO DI NASCITA E LA PARENTELA HANNO SIGNIFICATO SOLO NEL CONTESTO DELLA STORIA PERSONALE. Potremmo sentire un guerriero che ha cancellato la storia personale, dire seriamente che non ha età, nè genitori, nè famiglia. Anche se un’affermazione come questa sarà sempre accompagnata da un pizzico di ironia, è tuttavia tipica delle modalità di un agguatista. Ovviamente, tali affermazioni non si possono prendere alla lettera, perciò sebbene un agguatista non vuole mentire, la sua verità spesso non sarà la verità che ci si aspetta e, come in questo esempio, a volte sembrerà un’oltraggiosa bugia. Eppure, dalla sua prospettiva, il guerriero sta trasmettendo una profonda verità. Il guerriero conosce se stesso e sa di essere il sognatore e non il corpo fisico in cui abita, per cui sa anche di non avere un’età nel senso della comune visione del mondo - solo il corpo fisico ha un’età. Allo stesso modo, gli esseri che hanno dato alla luce la sua attuale incarnazione fisica, non sono i genitori del guerriero, semplicemente perché un sognatore non ha genitori. E per lo stesso motivo, il guerriero non ha famiglia, se non il gruppo a cui appartiene il sognatore.

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CAPITOLO SETTE

FERMARE IL MONDO FERMARE IL MONDO E’ UN SUPERBO ATTO DI MAGIA. QUANDO IL GUERRIERO REALIZZA QUESTA PRODEZZA DIVENTA UN ESSERE LIBERO CHE EMANA POTERE. DA QUESTO PUNTO IN POI, IL SUO DESTINO SI DISPIEGA IN MODI MERAVIGLIOSI. Eccoci giunti all'essenza stessa della via del guerriero, e cioè, quell’elusiva manovra chiamata fermare il mondo. Fermare il mondo significa fermare la nostra visione del mondo, ed è la naturale conseguenza dell’aver fermato il dialogo interno. Nell’approccio concettuale, non è difficile cogliere il significato di fermare il mondo. Tuttavia, è una manovra estremamente complessa, e se prima di metterla in pratica non ne comprendiamo bene il significato, questo concetto diventa una manovra a casaccio, che può facilmente portare al fallimento. La manovra è ulteriormente complicata dal fatto che fermare il mondo è una tecnica che ci porta profondamente nel lato sinistro e pertanto è quasi impossibile verbalizzarla. Come capita sempre con le esperienze nel lato sinistro, tutt'al più possiamo girare intorno alla questione, cioè, possiamo mettere in parole gli effetti di una tale esperienza, ma non possiamo mai verbalizzare l'esperienza in sé. Perciò, specialmente in questo capitolo, spesso vi sembrerà che io stia partendo per la tangente, ma tali apparenti fughe per la tangente sono necessarie per verbalizzare quelle sfumature per le quali non esistono parole. Nel libro Il ritorno dei Guerrieri si afferma che la difficoltà della Via del Guerriero non consiste nella sua complessità accademica, ma, paradossalmente, nella sua assoluta semplicità. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda la manovra di fermare il mondo, perché questa tecnica comporta così tante sottili sfumature da farla sembrare del tutto inconsistente. Se osserviamo queste sfumature singolarmente, ognuna sembra vagamente interessante e comunque relativamente insignificante. Questo accade per qualsiasi azione del guerriero, perché la mente razionale dell'uomo comune è così orientata verso la complessità, che la maggior parte delle volte non si accorge che nella apparente piccolezza e insignificanza di un atto, si cela un vero atto di potere. E' proprio per questo che, per esempio, un potentissimo guerriero può camminare attraverso una folla di persone senza che nessuno si accorga di lui o lei. Per inciso, tali guerrieri, se vogliono, possono anche manipolare la coscienza della folla e nessuno noterà nulla di particolare. Qualcuno potrebbe sentirsi strano perchè sente la voglia improvvisa di fare qualcosa a cui nemmeno pensava un minuto prima, ma, in generale, penserà che sta reagendo semplicemente alle proprie idee. Le persone sono così condizionate a prendere in considerazione solo la teatralità, che una folla come questa non si renderà mai conto di aver appena vissuto un impressionante atto di magia. Poiché il guerriero sa che, se non è necessario, può esercitare la sua arte senza il bisogno di attirare l'attenzione su sé, riconosce il grande vantaggio rispetto ai suoi simili. Perciò il guerriero, non essendo un esibizionista, non si sente offeso se nessuno nota la sua magia. L’abilità del guerriero di fare le sue cose in modo inosservato è una delle più raffinate realizzazioni dei Toltechi, perchè non solo permette al guerriero libertà illimitata, ma gli permette anche di evitare le trappole mortali della boria e dell’arroganza. Fermare il mondo è una manovra che rientra in questa categoria della magia di un guerriero. In superficie non c'è nulla di teatrale nel fermare il mondo, ma per ogni 96


guerriero che compie questo atto è un'esperienza mozzafiato che produce risultati miracolosi. Per comprenderlo chiaramente, occorre tenere conto che ogni insegnamento trasmesso finora è un ingrediente essenziale per la manovra di fermare il mondo. Fermare il mondo è quindi una tecnica composita, che richiede abilità in ognuna delle altre tecniche descritte finora, oltre ad altre diverse tecniche che tratteremo in seguito. Perciò è imperativo che noi incorporiamo tutto quello che abbiamo imparato finora su ogni tema, così possiamo cogliere come ogni concetto e ogni tecnica si collega con le altre, per formare un insieme che è di gran lunga più grande e potente della somma delle parti. Comunque, prima di affrontare questo tema, dobbiamo prima definire i risultati del fermare il mondo, in modo che non ci sia alcun dubbio sulla suprema importanza di questo atto per ogni guerriero. Come il lettore perspicace avrà notato, ci sono molti modi per definire la differenza tra un apprendista e un vero guerriero. Fra tutte le definizioni possibili, quella forse più significativa è che un guerriero è un uomo o una donna che ha fermato il mondo, mentre un apprendista sta ancora imparando a farlo. Tuttavia, nello schema di insegnamento che si usa oggi, non è sempre facile determinare se un apprendista si è elevato a livello di guerriero. Questo perché gli apprendisti attuali possono produrre molti effetti che appartengono propriamente all'atto di fermare il mondo. Il più importante risultato del fermare il mondo è che il guerriero si ritrova libero dal suo condizionamento sociale, ed è anche in grado di muovere e spostare a volontà il suo punto di assemblaggio. Qui bisogna ricordare che un movimento del punto di assemblaggio provoca sobrietà, mentre lo spostamento comporta uno stato alterato della percezione. Sebbene possiamo definire la sobrietà come uno stato alterato di percezione in sé, è importante tenere a mente che tutti i movimenti del punto di assemblaggio si riferiscono solo alla prima attenzione, o la consapevolezza normale. Invece, uno spostamento del punto di assemblaggio porta il guerriero nella seconda attenzione o consapevolezza intensa, che è ciò che costituisce un vero stato alterato della percezione. Per muovere e spostare a volontà il punto di assemblaggio, un apprendista dovrà necessariamente padroneggiare tutti gli insegnamenti trasmessi fin qui, compreso naturalmente il vivere da guerriero. Nello sviluppo dell'apprendista, il primo passo importante avviene quando diventa abile e veloce a muovere il punto di assemblaggio nella posizione della sobrietà. A questo punto, è promosso a tutti gli effetti al livello di cacciatore. Quando impara a vivere stabilmente da guerriero e riesce a spostare a volontà il punto di assemblaggio per entrare nella consapevolezza intensa, un tale apprendista può a buon diritto essere definito un guerriero. Il guerriero libero dalla sua visione del mondo e capace di indurre in sé stesso degli stati alterati di percezione, può allineare diversi campi energetici a scelta. Se il punto di assemblaggio si sposta sufficientemente lontano dalla posizione consueta, la percezione che ne deriva è così radicalmente diversa da quella normale, che questo nuovo livello di percezione può essere classificato giustamente come un mondo totalmente diverso. Questa manovra è chiamata assemblare un nuovo mondo. Anche se assemblare altri mondi è un concetto e una manovra che sarà trattata in dettaglio solo in seguito, la citiamo qui per indicare l'obiettivo; perchè assemblare altri mondi è la progressione naturale dell’aver imparato a fermare il mondo. Pertanto, vediamo una breve anteprima di questo concetto, in modo da avere una migliore prospettiva sulla tecnica di fermare il mondo. All'interno della banda dell'uomo possiamo assemblare un totale di dieci mondi distinti, di cui uno è il mondo che percepiamo nella consapevolezza normale. Gli altri nove mondi sono altrettanto reali e concreti quanto il mondo ordinario degli uomini, ma questi mondi si possono percepire solo una volta che li abbiamo allineati e assemblati. Questo significa che quando un guerriero sposta il punto di assemblaggio nella esatta posizione in cui esiste uno di questi nove mondi, allinea i campi di energia che costituiscono quel particolare mondo. Con questa manovra, il guerriero assembla la sua percezione all'interno di quel nuovo mondo. Tuttavia, è bene tenere presente che l'uovo luminoso è un tutto coerente, costituito da masse 97


di campi di energia che interagiscono insieme come un continuum. Non ci sono vuoti o aree del bozzolo che non sono riempite di campi di energia. Pertanto, anche se nella banda dell’uomo esistono dieci mondi distinti, questi dieci mondi non sono isolati o indipendenti l'uno dall'altro. In mezzo a questi mondi ci sono innumerevoli campi di energia che li collegano l’un l'altro, e che possono confondere il principiante. I campi di energia che esistono tra i diversi mondi hanno un’ampia gamma di vibrazioni e ognuno si dissolve e si fonde nel successivo. Il risultato di questa configurazione è che i campi di energia più vicini ad un particolare mondo sono molto simili a quel mondo, ma quanto più ci si allontana da quel mondo, i campi di energia che si incontrano assumono gradualmente le qualità del mondo successivo, e così via. Perciò è difficile stabilire a quale mondo appartiene un campo energetico intermedio. In ultima analisi, ciò che ci indicherà a quale mondo è strettamente collegato un campo energetico intermedio è la gradazione riflessa di una specifica qualità che appartiene ad un particolare mondo. Non è importante che un guerriero riesca a distinguere chiaramente le varie gradazioni di ogni qualità specifica, questa abilità riguarda il veggente esperto. Mentre è importante che ogni guerriero sappia che tra i dieci mondi esiste un sistema preciso di interrelazioni, ed è fondamentale che ogni guerriero riconosca e comprenda completamente questo sistema. Queste interrelazioni sono il risultato dell'interazione tra i dieci mondi, e sono chiamati i gioielli della Via del Guerriero o semplicemente i gioielli. Nei campi energetici intermedi che circondano i dieci mondi all'interno della banda dell’uomo ci sono ventidue gioielli. Ventuno di questi hanno qualità proprie ben definite, oltre alle varie qualità dei campi di energia stessi. Questi gioielli si possono facilmente scambiare per mondi a sé stanti. Tuttavia, i veri e propri mondi sono solo dieci; mentre i gioielli sono soltanto le interrelazioni tra questi mondi. Pertanto, se il punto di assemblaggio non si sposta abbastanza lontano da assemblare uno degli altri nove mondi, il guerriero percepirà uno dei gioielli; e anche se questo costituirà uno stato alterato di percezione, non costituisce un nuovo mondo in sé. Avrete notato che tutti i riferimenti ad altri mondi sono in relazione solo alla banda dell’uomo. Nell’intero bozzolo luminoso, oltre ai dieci mondi della banda dell’uomo, si possono assemblare molti altri mondi, alcuni con enormi difficoltà, altri con allarmante facilità. Ho usato deliberatamente le parole “con allarmante facilità” perché il facile assemblaggio di alcuni mondi porta a delle pratiche veramente orribili, che portarono i nostri antenati ad aberrazioni che non conducono alla libertà. Una di queste pratiche comporta l’assemblaggio del mondo della bestia, che è uno dei più facili da assemblare perchè l'uomo è in sé un animale e quindi strettamente alleato con gli animali. Non mi è facile descrivere in termini razionali cos’è veramente il mondo della bestia, però posso dire che quando il guerriero assembla questo mondo, può adottare qualsiasi forma animale a piacimento. Però, va sottolineato che il mondo della bestia contiene altre qualità, diverse dagli istinti animali, e alcune di queste sono veramente aberranti e ripugnanti per la nostra condizione umana. Inoltre, l’assemblaggio del mondo della bestia comporta sempre una totale trasfigurazione o, più correttamente, una trans-incarnazione. In altre parole, il guerriero che ha assemblato il mondo della bestia, si trasforma temporaneamente nell’animale scelto, o in qualsiasi altra forma bestiale egli immagini. I guerrieri che percorrono la Via della Libertà evitano queste pratiche, perché non sono utili ad acquisire vera conoscenza, e perchè tendono a colorare permanentemente il potere personale del guerriero che le pratica. Questo significa che quando un guerriero assembla il mondo della bestia, il suo potere personale verrà contaminato per sempre dalle qualità di quel mondo. Non è opportuno espandere ora questo concetto, se non per dire che per via della loro natura regressiva, tali effetti sono del tutto indesiderabili per il guerriero dedito alla Via della Libertà. Se un guerriero praticasse continuamente in questo modo, gli effetti accumulati lo trasformerebbero in un essere sempre più bestiale. Molte vecchie leggende provengono da queste strane pratiche, e la leggenda dei lupi mannari, anche se oggi è molto abbellita, non è così fantasiosa e irreale come generalmente si 98


suppone. Il punto è che l'uomo è veramente una magica creatura dell'universo, che non solo ha un potenziale apparentemente illimitato, ma che è anche avvolto in un mistero che sfida qualsiasi pensiero razionale. Eppure l'uomo comune vive una vita sterile di piccolezze mondane, che esclude automaticamente la consapevolezza della sua natura squisitamente divina e del suo incredibile potenziale. Questo stato di cose è una triste testimonianza della misura dell'ignoranza dell'uomo, e della sua ostinata insistenza ad aderire a un condizionamento sociale che lo debilita in ogni aspetto. NON PUOI DIVENTARE UN GUERRIERO SE NON FERMI IL MONDO. PER FARLO, DEVI CREDERE CHE E’ POSSIBILE, E CHE UN ESSERE MAGICO COME TE E’ IN GRADO DI FARLO. L'obiettivo del guerriero è quello di liberarsi del condizionamento sociale e di essere libero di esplorare tutto il suo potenziale come essere magico. Tale libertà include anche la possibilità di allineare i campi energetici che sceglie e quella di esplorare i diversi livelli di percezione disponibili all'uomo. Tuttavia, la vera libertà diventa possibile solo quando l'apprendista è riuscito a fermare il mondo. Non è proprio possibile esplorare il nostro potenziale nascosto, stando saldamente aggrappati a questo mondo che abbiamo ereditato in virtù della nostra incarnazione fisica, e per via degli effetti accumulati del condizionamento sociale. I nostri fratelli esseri umani faranno l'impossibile per convincerci che questo mondo è l'unica realtà che esiste, ma il potenziale guerriero è un essere che sente con ogni fibra che nella vita c'è molto più di quanto racconta il solito modo di vedere. Di conseguenza, l'apprendista nella Via del Guerriero sceglie di credere che può saltare dentro il nucleo del suo essere per scoprire chi è realmente; decide di scoprire qual è il suo vero potenziale, e scoprire cosa comporta il suo destino. Una volta presa questa decisione, lo sviluppo dell'apprendista accelera, oltre ogni immaginazione.

Dopo aver visto il motivo per cui è così importante fermare il mondo, ora torniamo a definire il processo che concretizza questo concetto totalizzante. Prima abbiamo detto che fermare il mondo è una manovra composita che incorpora tutto quello che abbiamo imparato finora, oltre a diverse tecniche che sono ancora da trattare. Queste ultime non riguardano immediatamente il lettore. Quando acquisirà una chiara visione operativa della manovra per fermare il mondo, queste tecniche si inseriranno automaticamente e facilmente nel contesto complessivo. Quindi per ora ci concentreremo solo sugli insegnamenti già trasmessi. Se dovessimo esprimere in poche parole cosa comportano tutti gli insegnamenti impartiti finora, potremmo esprimerlo accuratamente in una breve frase, ossia, imparare a star bene con se stessi. In effetti questo è il tema cardinale che attraversa tutti gli insegnamenti. Gli apprendisti che non riescono a diventare guerrieri sono quelli che si rifiutano ostinatamente di riconoscere la possibilità che forse, sono molto più di quello che credono di essere. A proposito di questo, va sottolineato che l’imprigionamento nel nostro condizionamento sociale si fonda su un senso di indegnità, in una forma o in un’altra. L'unico motivo per cui l'umanità fa la vita opprimente che fa, è perché gli uomini e le donne si sono rassegnati a credere che non meritano nulla di meglio. Colme di sensi di colpa e di sentimenti di indegnità, le persone sostengono inconsciamente l'idea di essere vittime. Di conseguenza, continuano a presentarsi sentimenti di superiorità e di inferiorità, inducendo ripetutamente nell’uomo delle reazioni di importanza personale o autocommiserazione. A questo punto, vale la pena fare una piccola digressione per toccare brevemente un concetto che porta il caos nella mente di molte persone, vale a dire, il concetto teologico di peccato. Questo concetto è diametralmente opposto a tutti gli insegnamenti Toltechi, perchè agli apprendisti sulla Via del Guerriero si insegna a non indulgere nella sensazione di indegnità. Invece, gli si 99


forniscono quei concetti che gli permettono di vedere la loro vita nel suo vero contesto. In questo modo, possono acquisire quella prospettiva che gli consente di accettare e vedere se stessi come aventi uno scopo e un valore definiti all'interno vita. Tutti noi siamo unità di quel grande tutto che chiamiamo vita e, come tali, abbiamo da svolgere la nostra piccola parte nel grande processo che chiamiamo evoluzione. La parte che ogni individuo deve svolgere è quella che chiamiamo destino e, alla fine, l'evoluzione della vita dipende dalla somma totale di tutti i destini individuali, perchè non vi è che una intera vita che evolve una intera consapevolezza. E’ ovvio quindi, che l'unico peccato che esiste è il peccato dell’indulgere nella separatività. In altre parole, ogni volta che un uomo indulge nel sentirsi superiore o inferiore, si separa dal tutto più grande. Ogni senso di superiorità o di inferiorità si può far risalire a un sentimento di indegnità. Non vedendo il proprio valore innato come individuo, l'uomo comune si sente per forza indegno e quindi non accetta la propria vita per quello che è. Di conseguenza, invece di vedere le sue sfide come doni di potere, l'uomo cerca disperatamente di cambiare se stesso e la sua vita in qualcosa che immagina gli porterà pace e felicità. Facendo così, l'uomo finisce per combattere contro chiunque e contro qualsiasi cosa, compreso se stesso e il proprio destino. In questo insano processo non giunge mai a fare la propria parte per sviluppare il suo pieno potenziale e così danneggia se stesso e tutti quelli intorno a lui, perché nella vita siamo tutti interattivi e interdipendenti. E questo, dopo tutto, è il vero significato delle interrelazioni della vita. Le grandi religioni del mondo danno molta importanza al concetto che l'uomo deve pentirsi dei suoi peccati. In particolare la tradizione cristiana martella sul fatto che “chi si pente dei propri peccati sarà perdonato, e così erediterà il regno di Dio”. A questo proposito, è un vero peccato che per via della sua pigrizia, l'uomo non si sia mai preso la briga di capire le implicazioni delle parole che usa. Se avesse fatto solo questo, non ci sarebbe tanta incomprensione sul soggetto del peccato. La parola 'pentirsi' deriva dal latino ‘penitere’, che vuol dire offrirsi spontaneamente all’espiazione o alla pena. A sua volta, la parola “pena” deriva dalla parola sanscrita “punya”, che significa purga o purificazione. Qualsiasi cosa, qualsiasi evento, ostacoli il libero fluire della nostra energia è una sfida lanciata dal potere per noi. Il potere ci richiede di purificare quell’evento, prenderci i doni di conoscenza di sé e ristabilire il libero flusso dell’energia. Questo processo portato a termine è di fatto purificazione, è pentimento. Lo stesso principio si applica nella ricapitolazione. Rivivendo una sfida del passato che non abbiamo affrontato e conquistato, ne estraiamo il suo vero scopo, la comprendiamo e purifichiamo l’evento in questione, cioè ci pentiamo nel vero senso della parola. Ovviamente quando abbiamo affrontato e vinto le nostre sfide irrisolte del passato, allora ci siamo anche perdonati. Ma anche qui l'uomo non capisce le parole che usa, perchè la parola 'perdono' non ha nulla a che fare con la vile idea dell’assoluzione dal peccato. La parola 'perdono' è una parola antica, in cui il prefisso 'per' significa letteralmente 'concedere', cioè, rilasciare il dono. In altre parole, se in base alla sua percezione un uomo ha peccato contro un altro essere, per tutto il tempo in cui persiste il suo senso di colpa, continuerà dentro di sé a donare energia alla persona offesa, nel tentativo di liberarsi dal suo peccato. Allo stesso modo, se una persona sente di aver subito un torto, allora continuerà a richiedere il pagamento per il torto fattogli, tenendo aperto con l’altra persona un canale energetico che richiede donazione. I toltechi chiamano questo stato di cose essere agganciati, ad una persona o a un evento. E' chiaro quindi che quando una persona si pente, cioè vede la sua sfida per quello che realmente è, allora rilascia il dono, sia che consista nel suo dare ad un altro, o che l'altra persona lo stia dando a lui. In altre parole, l'uomo perdona non solo se stesso, ma anche coloro che sono coinvolti nella sua sfida. Inoltre, se l'uomo è stato creato a immagine di Dio, allora il regno di Dio non può essere altro che il divino diritto dell'uomo come figlio di Dio. Questo diritto divino consiste nel potenziale dell'uomo come essere magico dell'universo. A questo proposito, la Chiesa dice bene quando afferma che l'uomo deve essere libero dal peccato, per ereditare il regno di Dio, perchè l’uomo in nessun altro modo può rivendicare il suo diritto divino, se non lottando per liberarsi dal peccato della separatività; cioè del condizionamento sociale. 100


Trattando il concetto di peccato, è importante rendersi conto che in realtà non esiste il peccato in quanto tale. Il vero significato del peccato sta nell’atto di non fare la propria parte nel far emergere il proprio potenziale come essere magico dell'universo che, in termini teologici, significa non vivere come figlio di Dio. In altre parole, quando un uomo fugge dalle proprie sfide nella vita, rifiutandosi di fare i conti con le loro vere implicazioni, in pratica si sottomette alla convinzione che non può affrontare queste sfide. Ne consegue che finirà per sentirsi una vittima, e per rappresaglia vittimizzerà in un modo o nell'altro le persone intorno a lui. Per una persona così non c'è pentimento, e quindi non c’è nessun perdono. Disperatamente agganciato ai suoi simili, l'uomo si sente continuamente offeso, e poi di nuovo in colpa per aver reagito. Una tale persona è sempre in disaccordo col mondo che lo circonda, e quindi letteralmente vive una vita di peccato - il peccato della separatività che ha inflitto a sé stesso. Alla luce di questo, per imparare a fermare il mondo, la prima cosa che si richiede all’apprendista è quella di smettere di raccontarsi che è la persona che crede di essere, a causa del suo condizionamento sociale. Questo significa sicuramente interrompere il dialogo interno, che a sua volta lo porta a cancellare la storia personale, in modo da smantellare progressivamente la sua visione del mondo. Fermare il mondo significa che fermiamo la routine del condizionamento sociale, smettiamo di dire a noi stessi che siamo vittime delle circostanze, e fermiamo la routine di indulgere in sentimenti e pensieri di indegnità. Fermare il mondo significa che facciamo la scelta consapevole di assumerci la piena responsabilità di noi stessi e delle nostre azioni, fisiche, emozionali o mentali. Fermare il mondo significa arrivare al punto di decidere di porre fine a tutto ciò che ci rende infelici, e decidere di entrare in un nuovo stile di vita. Tale decisione non si può prenderla a casaccio, né può essere basata su un mero desiderio o sul presupposto intellettuale che sembra una buona idea. Una tale decisione è il risultato inevitabile di un comando interno proveniente direttamente dal cuore. Questo comando è conosciuto come Il Tocco dello Spirito, le cui implicazioni sono così semplici e piacevoli, e allo stesso tempo molto profonde – “Rimani dove sei e perisci, o cogli l’attimo fuggente di opportunità”. Quando si è relativamente soddisfatti della vita che si conduce, non si prende volentieri la decisione di cogliere l’opportunità. Si sceglie deliberatamente di cogliere l’opportunità, nel vero senso della parola, solo quando si è giunti alla consapevolezza di non avere altra scelta. Pertanto, la scelta di diventare un guerriero e combattere per la propria libertà non è una decisione basata sul concetto romantico di gloria e potere, ma è un atto di sopravvivenza. Sono così grandi, la persistenza arrogante dell'uomo ad aggrapparsi al condizionamento sociale e la paura dell'ignoto, che normalmente deve accadere qualche tragedia o catastrofe, perchè un individuo sia disposto a cogliere l’opportunità di cambiare. Così, per queste persone Il Tocco dello Spirito arriva sotto le spoglie di qualche evento terribile. Ma, meno male, questa non è la norma, perché ci sono molti uomini e donne che hanno colto il loro fugace momento di opportunità, solo perché erano sensibili e abbastanza svegli da ascoltare il cuore. Un punto particolarmente importante, che spesso ispira molta curiosità e speculazione, è quello delle visioni che si fondano sull’estasi religiosa. Quando un individuo è costretto dalle circostanze della vita a cogliere l’opportunità, spesso tale evento è accompagnato da un salto spontaneo e temporaneo nella consapevolezza intensa. Questo salto o spostamento può essere causato da una grave malattia, da un grave shock, da eccessivo dolore o da qualsiasi altra emozione profonda. Ogni volta che si verifica questo salto spontaneo, l'interessato sperimenterà sempre uno stato alterato di percezione. Tuttavia, non avendo il necessario quadro di riferimento per percepire questo stato alterato per quello che realmente è, la mente razionale della persona è costretta ad interpretare quest’esperienza in termini di nozioni conosciute. Il risultato di tale interpretazione sarà naturalmente in accordo col condizionamento sociale dell'individuo. Se, ad esempio, l'individuo ha una formazione cristiana, sperimenterà una forma di estasi religiosa in cui avrà una visione di Dio, o di un angelo, o solo una qualche forma di luce divina. Questo salto nella consapevolezza intensa è sempre temporaneo, ma anche se dura solo 101


pochi secondi, l'esperienza convincerà la persona di essere stato chiamato a pentirsi dei suoi peccati. E’ molto probabile che un tale individuo non abbia mai hanno sentito parlare di fermare il mondo, ma se prende seriamente la sua esperienza e agisce in base ad essa, allora riuscirà a fermare il mondo. Certamente questa persona non sarà in grado di fermare il mondo in termini Toltechi, cioè, non sarà in grado di muovere o spostare a volontà il suo punto di assemblaggio, ma in un modo o nell'altro, cambierà il suo vecchio mondo con uno nuovo. In ultima analisi, fermare il mondo significa che si è arrivati al punto in cui ci si rende conto che qualsiasi visione del mondo è una grave limitazione, perciò si prende la decisione di fare il passo di liberarsi da tutte le visioni del mondo. Non avere alcuna visione del mondo è un concetto che la mente razionale non può afferrare nella consapevolezza normale. Di conseguenza, le implicazioni di quanto detto finora non sono per niente facili da capire. A questo proposito, ci aiuterà un esempio, ma bisogna ribadire di nuovo che l'onere di approfondire questo capitolo con la massima cura sta ancora sul lettore, per estrarre da esso quelle sfumature del lato sinistro che non si possono esprimere a parole. Se non si comprendono queste sfumature, il lettore non sarà in grado di utilizzare queste informazioni nel modo corretto. L'esempio che vedremo non è ipotetico, ma si basa sulla vita di una persona reale - una donna che chiamerò Loredana. Ovviamente Loredana non è il vero nome della signora in questione, ma la sua storia è abbastanza reale. Il motivo per cui ho scelto un esempio di vita reale è perchè non ci siano dubbi sull'importanza di fermare il mondo, e anche per far notare al lettore che non contano le circostanze della vita; se vogliamo, tutti noi possiamo superare tali circostanze affrontando e vincendo le nostre sfide. Nel citare questo esempio sarebbe stato semplice raccontare solo la parte del racconto che riguarda il fermare il mondo, ma così facendo si eliminerebbero troppe sottili sfumature che hanno dato luogo al vero e proprio atto di fermare il mondo. Vediamo quindi la storia di Loredana nella sua interezza. Loredana è cresciuta con la convinzione che le donne sono inferiori agli uomini, e quindi semplicemente cittadine di seconda categoria. Perciò Loredana era solita implorare per evere il riconoscimento maschile. Di conseguenza, quando all'età di diciotto anni Loredana incontrò un giovane, che per i suoi standard era molto maschio, si innamorò pazzamente con lui. Il fidanzato di Loredana, Dan, era effettivamente un bel giovanotto, con la particolarità che anche lui era cresciuto in una famiglia in cui le donne erano sottomesse agli uomini. All'inizio della relazione Dan diede a Loredana tutte le sue attenzioni, mentre Loredana, molto lusingata, era fin troppo ansiosa di compiacerlo in ogni modo. Pertanto, quando Dan espresse il desiderio di avere un rapporto sessuale, lei sentì che non poteva rifiutare. Tuttavia, per Loredana era una decisione difficile. Essendo cresciuta in una famiglia molto religiosa, era stata indotta a considerare il sesso pre-matrimoniale come un peccato. Eppure, temeva che se non avesse compiaciuto i desideri di Dan, lo avrebbe perso. Siccome l’idea di fare sesso prematrimoniale la faceva sentire sporca e peccaminosa, Loredana nascose i suoi sensi di colpa come meglio poté, non solo a Dan, ma anche a se stessa. Tuttavia, la cosa che scioccò Loredana, più di quanto fosse disposta a riconoscere, fu che anche se aveva sacrificato la sua verginità con Dan, lui non avesse mai dimostrato l’intenzione di sposarla. Questa realizzazione fece sentire Loredana ancora peggio con se stessa. Nel disperato tentativo di eliminare la fastidiosa sensazione di essersi prostituita per mantenere l'attenzione di Dan, Loredana si gettò in un rapporto sessuale selvaggiamente passionale con Dan, sperando in tal modo che egli avrebbe deciso di sposarla. Cercando di farlo sessualmente felice, Loredana diventò sempre più seducente, col suo abbigliamento, col suo comportamento, e anche nel modo di parlare. In altre parole, per non essere riuscita a vedere la propria dignità, Loredana cominciò a materializzare la sua visione del mondo. Il destino volle che Loredana rimanesse incinta un anno dopo aver incontrato Dan. Prevedendo che Dan come padre del nascituro, avrebbe compreso la situazione e l’avrebbe sposata, Loredana mise al corrente Dan della sua situazione. Dan, però, era tutt'altro che comprensivo. Sentendosi in trappola e in qualche modo ingannato, si scagliò violentemente su Loredana, 102


accusandola di essere una puttana irresponsabile che, evidentemente, non aveva abbastanza intelligenza o rispetto di sé per impedire la gravidanza. Loredana ne uscì assolutamente sconvolta e si confidò con una amica collega a lavoro. Su consiglio di questa signora, si prenotò per un aborto. Ovviamente l'aborto non risolse il tumulto di Loredana; anzi, si sentì ancora peggio. A questo punto, sentendosi come una comune puttana, e anche l'assassina del proprio figlio, Loredana cominciò a perdere il rispetto di sé. Di conseguenza, quando Dan tornò alla carica dopo l'aborto, Loredana non ebbe né il coraggio né la volontà di mandarlo via. Loredana si sentiva così sola nella sua miseria che ancora una volta si sottomise ai desideri dell'unico uomo che avesse mai amato. Sei mesi dopo, e nonostante Loredana avesse preso le necessarie precauzioni per evitare una gravidanza, di nuovo rimase incinta. Questa volta, però, Loredana era preparata alla rabbia di Dan, e anche determinata a tenere il figlio, anche se Dan non voleva sposarla. Quando Dan finalmente capì che Loredana non aveva intenzione di cambiare idea, accettò con riluttanza di sposarla per il bene del bambino e dei genitori. Da questa esperienza Loredana si convinse ancor di più che le donne erano decisamente in svantaggio in un mondo di uomini, e quindi che un matrimonio qualsiasi era meglio che dover allevare un figlio illegittimo da sola. Il matrimonio di Loredana e Dan fu un fiasco totale. Anche se Dan diede una casa a lei e a suo figlio James, non perse mai un’occasione per renderle la vita un inferno. Durante la loro convivenza, Loredana dovette subire gravi abusi mentali da parte di Dan. Tuttavia, ritenendo che non avesse il diritto di lamentarsi, a causa delle sue azioni passate, Loredana fece del suo meglio per essere una buona moglie e madre. Lavorava come una schiava nella sua casa e nel giardino, e spesso piangeva silenziosamente per la sua miseria, andando a dormire sfinita fisicamente ed emotivamente. A questo proposito Loredana imparò presto a non mostrare a Dan le sue emozioni. Le poche volte che ebbe il coraggio di mostrare le sue emozioni, Dan si arrabbiò furiosamente e umiliandola sessualmente, le fece capire che questo è ciò che capita alle donne che ingannano gli uomini per forzarli a sposarle. Dopo tre anni di agonia del suo matrimonio, Loredana non sopportò più gli abusi. Così un giorno improvvisamente fece d’impulso i bagagli, prese il figlio e andò via, lasciando a Dan solo un biglietto in cui diceva che voleva il divorzio. Dan prontamente le concesse il divorzio. Tuttavia, il divorzio non ebbe l’esito sperato. Non essendo qualificata per nessuno specifico lavoro, incontrò grandi difficoltà a trovare un impiego adatto. L'unico lavoro che ottenne non le procurava abbastanza soldi perchè lei e James vivessero una vita dignitosa. Infine, dopo quasi diciotto mesi di vita indigente e di disperata lotta per sopravvivere, Loredana cedette alla prostituzione. Lavorando per un’agenzia che le procurava i clienti, Loredana andò a letto anche con tre uomini al giorno, settimana dopo settimana. Vivendo in un bilocale, il bambino di Loredana spesso entrava nella camera della madre mentre lavorava, rimanendo a bocca aperta nel trovare un altro straniero nel letto della madre. Se il matrimonio di Loredana era stato un inferno, questo periodo della sua vita fu come vivere un incubo. L'unico modo in cui Loredana riusciva a rimanere sana di mente era quello di bloccare tutte le emozioni. Continuò così fino a che finalmente riuscì a non sentire più nulla. In pratica, Loredana era così priva di emozioni che girava per l'appartamento con indosso solo la camicia da notte, non preoccupandosi nemmeno più di nascondere la sua attività a suo figlio. Alcuni clienti di Loredana trovavano piacevole che James li guardasse fare l'amore, e spesso lasciavano una mancia all’inconsapevole bambino e ringraziavano Loredana per l'esperienza insolitamente erotica. Dopo due anni di prostituzione, durante i quali andò a letto con più uomini di quanti ne potesse ricordare, Loredana era sprofondata in un pozzo senza fondo. Avendo perso ogni senso di dignità, e non più capace di qualsiasi vera emozione, Loredana non era più in contatto con la propria umanità. Per via della sua convinzione che le donne erano inferiori agli uomini, e non avendo mai visto il proprio valore, Loredana aveva materializzato il suo peggior incubo. Inoltre, a causa della sua convinzione che l'unico modo per conquistare l'amore di Dan era quello di prostituirsi ai suoi desideri, Loredana creò da sé una carriera come prostituta. 103


Un pomeriggio, Loredana è andò a riposare a letto, dopo un’esperienza particolarmente straziante con un cliente. Sebbene da tempo avesse finito per accettare la violenza fisica come un pericolo insito nella sua professione, sentiva che quest’uomo era stato particolarmente brutale. Tutta indolenzita, e coperta di graffi e lividi, Loredana chiuse gli occhi tentando di non sentire il dolore al seno, che sanguinava per i morsi subiti. Cercando di non leccare le labbra, che erano livide e gonfie, Loredana si sorprese nel sentire che le lacrime la inondavano spontaneamente. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva pianto, e ora, provando sollievo nelle lacrime inaspettate, Loredana cominciò a singhiozzare senza controllo. Dopo un pò, i singhiozzi cominciarono ad acquietarsi e sentì una piccola mano toccarle la guancia delicatamente. Voltandosi a guardare, Loredana incontrò gli occhi pieni di lacrime del suo bambino, e ciò che vide in quei occhi la scosse nel nucleo profondo del suo essere. 'Mamma, non piangere!' il ragazzino sussurrò incerto, sbattendo gli occhi traboccanti di lacrime. Poi, mormorò, 'Ti voglio bene, Mamma.' Sconvolta e interdetta, Loredana guardò suo figlio, mentre le sue semplici parole echeggiavano nella sua mente. Negli occhi del bambino non c’era giudizio, ma solo amore e preoccupazione per lei, sua madre. Sconcertata, Loredana si mise a sedere per prendere con sé il figlio, e accogliere la sua testolina nel suo fragile petto. In quel momento riemersero anni d’angoscia repressa, strapazzando l’anima di Loredana con devastante dolore. Mai prima d'allora si era sentita così sopraffatta di agonia emotiva. Le emozioni sepolte per tanto tempo ora minacciavano di portarla al limite della follia. Paura, dubbio, preoccupazione, rabbia, senso di colpa, rimorso, e altro, andavano e venivano in rapida successione. Tuttavia, ciò che Loredana sentiva più lacerante di ogni altra cosa era che in questi lunghi momenti di appassionato dolore, suo figlio di sei anni le stringeva la testa al petto con tutto lo stoicismo e il sostegno di un uomo adulto. In quel bambino, il suo bambino, Loredana trovò un punto di forza che le mancava. Vergognandosi al di là di ogni definizione, Loredana pianse a lungo e fino a che finalmente, non ebbe più lacrime. Quando riuscì a calmarsi, Loredana si alzò dal letto, si diresse verso il telefono con cupa risoluzione, e chiamò l'agenzia di escort per comunicare che lei aveva cessato l’attività in quel preciso momento. Questo episodio col figlio accese per la prima volta in Loredana la consapevolezza che dopo tutto forse un certo valore ce l’aveva. Così Loredana prese la decisione di smettere di prostituirsi - una decisione che segnò l'inizio di un cambiamento nella sua visione del mondo. Una settimana dopo, Loredana trovò un lavoro come cassiera in un negozio di libri, ma siccome lo stipendio non bastava per lei e James, ne prese anche un altro a ore come cameriera in un ristorante vicino a casa. Entrambi i datori di lavoro furono molto comprensivi con Loredana, perchè era una genitore single, e quindi non importava che James trascorresse molto tempo nel posto di lavoro. Loredana aveva finalmente colto il suo fugace momento di opportunità e preso il varco verso la libertà, ma la strada da percorrere doveva essere un lungo viaggio accidentato. Quando si furono sistemati nella nuova vita e il ragazzo cominciò la scuola, Loredana fu in grado di rilassarsi un pò mentre le tensioni del passato cominciavano a cadere. Tuttavia, questo segnò anche l'inizio di un nuovo incubo, raccapricciante e doloroso come le esperienze passate. Non avendo più scuse per bloccare le emozioni, Loredana venne sopraffatta da sentimenti di indegnità assoluta. Inorridita dal suo passato e profondamente umiliata dalle tante volte che aveva accettato degradazioni di ogni tipo, in più di un'occasione Loredana pensò di suicidarsi. Quello che la faceva vergognare di più era il ricordo delle numerose occasioni in cui James aveva avuto modo di testimoniare la sua mancanza di rispetto di sé. Eppure, paradossalmente, in quei momenti di intenso senso di colpa, fu proprio per amore del figlio che non arrivò mai al punto di uccidersi. James dipendeva completamente da lei e questo era l'unico fattore che la faceva riflettere sulla sua vita. Rendendosi conto che aveva un gran bisogno di aiuto, Loredana cominciò a cercare un percorso spirituale che potesse portare almeno un pò di pace alla sua anima tormentata. Andare in chiesa era totalmente fuori discussione, perchè quando Loredana abortì il primo figlio, si convinse 104


che i suoi peccati erano troppo atroci per poter essere mai perdonati. Ora, dopo gli anni di prostituzione, i sensi di colpa e di indegnità erano anche maggiori rispetto al passato. Nella sua ricerca, Loredana trovò la sua via nella Via del Guerriero, e dopo aver avviato la ricapitolazione, riuscì a trovare un pò di pace. Tuttavia, il senso di vergogna era così grande che per quanto si sforzasse non riusciva a vedere la sua vita nella vera prospettiva. Indulgendo nei sentimenti di indegnità, Loredana si immerse orrendamente nell’autocommiserazione, e rifiutandosi di riconoscere quello che stava facendo, Loredana utilizzava la sobrietà acquisita nella ricapitolazione per rafforzare la convinzione di essere stata vittimizzata. Nella sua autocommiserazione, Loredana indulse, non solo nella sensazione di essere stata vittima, ma anche nel cibarsi oltre misura. Ora, convinta che come donna era sempre stata trattata ingiustamente, segretamente Loredana si compiaceva nel rovinarsi mangiando ogni dolce che le capitasse per le mani. Poiché in passato aveva sempre negato il proprio valore, ora Loredana oscillava al polo opposto indulgendo nell’autocommiserazione. Dopo quattro mesi di eccessiva indulgenza, mise su una enorme quantità di peso, e sebbene questo la facesse sentire ancora più dispiaciuta per se stessa, tuttavia, continuò nel suo comportamento maniacale. Sei mesi dopo, Loredana pesava quasi tre volte il peso normale, e di conseguenza a causa del suo aspetto sgradevole perse il lavoro come cameriera. A questo punto era sull'orlo del disastro, nonostante fosse interessata a diventare una guerriera, e anche se sapeva benissimo che non riusciva a causa della sua indulgenza, solo quando perse il lavoro di cameriera Loredana fu disponibile ad affrontare il fatto che di nuovo stava scivolando nel baratro. Al ristorante le dissero che il suo aspetto imbarazzava i clienti e perciò doveva lasciare il lavoro, così Loredana tornò sconvolta a casa a riflettere. Come ormai era sua abitudine, in un primo momento indulse in un pesante attacco di autocommiserazione, ma quando smise di piangere, Loredana cominciò a pensare seriamente alla sua situazione finanziaria, diventata ormai disastrosa. La realizzazione che finanziariamente era tornata al punto di partenza la colpì con una forza che la fece riflettere. Ancora un pò stordita e confusa da questo shock, Loredana si ritrovò a prendere nuovamente in considerazione la prostituzione. Tuttavia, la cruda verità del suo corpo grottescamente grasso rapidamente la riportò in sé. Con una chiarezza scioccante, Loredana fu costretta a riconoscere che nessuna agenzia di escort avrebbe assunto una donna nelle sue condizioni, e di certo nessun uomo sano di mente avrebbe trovato attraente la sua obesità. Questa realizzazione la fece riflettere, ma ciò che la sconvolse ancora di più fu che aveva nuovamente preso in considerazione la possibilità di tornare a prostituirsi. Così Loredana non dormì quella notte, ma si mise a sedere ricapitolando le sue esperienze come prostituta e la sua vita più recente. Nelle prime ore del mattino arrivò alla conclusione che né il senso di indegnità, né la sua autocommiserazione l’avevano portata da nessuna parte. Chiaramente, nessuno di questi modelli di comportamento erano la risposta che cercava, e perciò si rese conto che se voleva sopravvivere avrebbe dovuto portare un cambiamento più drastico, così Loredana cercò di pensare a cosa poteva fare per cambiare la sua vita. In un primo momento, le vennero in mente tutti i suoi difetti, il senso di colpa e, soprattutto, la sensazione opprimente di indegnità e di vergogna. Ma alla fine, prossima all'esaurimento, Loredana finalmente capì che se voleva risolvere doveva trovare almeno una cosa in cui sentirsi bene con se stessa. In altre parole, senza capire cosa stava facendo, ad un livello profondo del suo essere Loredana aveva capito che non bastava aver cambiato la sua visione del mondo, ma che avrebbe dovuto sradicare del tutto quella visione. Tenete presente che Loredana da quando è nata ha creduto che le donne erano inferiori agli uomini, perchè non avevano alcun valore particolare in sé, e anche se la Via del Guerriero le aveva mostrato che questa visione non era corretta, non era comunque stata in grado di superare il sentimento di indegnità. Di conseguenza, cambiò semplicemente la sua vecchia visione del mondo con un’altra in cui si considerava vittima di abusi, proprio perché era donna. Però, entrambe queste visioni si fondano su un senso di indegnità. Comunque, l'unica cosa che Loredana sapeva era che se voleva sopravvivere, avrebbe dovuto liberarsi in qualche modo del suo passato, cioè, si rese conto 105


che doveva fermare il mondo di indegnità, trovando in se stessa ciò che era buono. Cominciava appena ad albeggiare quando Loredana finalmente agganciò il pensiero che aveva fatto almeno tre cose buone nella vita. La prima è stata quando decise di non fare un altro aborto, ma tenere James a qualunque costo. La seconda è stata quando decise di non sopportare più gli abusi di Dan e lasciarlo. La terza cosa buona è stata quando abbandonò la prostituzione e decise di condurre una vita pulita e onesta col figlio. Con un sospiro liberatorio Loredana sentì che stava un pò meglio, quantomeno si era data credito di queste scelte importanti. Pur sapendo che non poteva cambiare il passato o cancellare la sua cattiva condotta, Loredana aveva comunque afferrato che nella vita aveva fatto anche delle azioni di cui non doveva vergognarsi. Il modo in cui Loredana scelse di vedere la sua situazione fu quello di riconoscere che non importava qual’era stato il suo passato, perchè aveva ancora tutta la vita davanti a sé. Inoltre, dandosi il merito di aver avuto la forza di fare almeno qualcosa di buono, Loredana era certa che sarebbe stata di nuovo capace di attingere a quella forza. Oltre questo, Loredana sapeva che James aveva ancora bisogno di lei, e anche se in passato era stata una madre terribile, poteva provare a fare del suo meglio in futuro. Sentendo finalmente un pò di conforto, Loredana fece una doccia, si vestì e determinata a trovare un nuovo lavoro, si diresse verso il giornalaio per comprare un quotidiano. Quella mattina sul giornale non c'erano offerte di lavoro adatte, e neanche nel giornale della sera. Eppure Loredana sentì uno strano sollievo, mista a un senso illogico di assoluta sicurezza. L'unico pensiero che le passò per la mente era che per il suo bene e per quello di James avrebbe dovuto liberarsi dal suo senso di autocommiserazione e indegnità. Nella lotta per sopravvivere e senza nemmeno rendersene conto, quella mattina Loredana fermò il mondo. Con l’intento di trovare un nuovo lavoro, Loredana aveva quasi dimenticato di mangiare. Di conseguenza, quando tre settimane più tardi andò ad un colloquio di lavoro perchè cercavano una telefonista-commerciale in una società internazionale, aveva già perso molto peso. Dato che lo stipendio offerto corrispondeva alla quantità di cui aveva bisogno, Loredana andò al colloquio decisa ad ottenere il lavoro. Non permise neanche una volta a se stessa di dubitare della sua dignità ed era determinata a non fallire di nuovo, così Loredana riuscì a fare una buona impressione al responsabile del personale che la intervistò. Perciò ottenne il lavoro, e nei quattro anni successivi studiò nel tempo libero e costruì la sua carriera fino ad una posizione di alto livello come direttrice di marketing. Quando Loredana guadagnò abbastanza bene per sostenere correttamente se stessa e suo figlio, iniziò a darsi da fare per cancellare la sua storia personale. Anche se questo compito era tutt'altro che facile, Loredana perseverò, col coraggio e la determinazione di una donna spinta dalla paura di sapere esattamente in quale inferno l’avrebbe potuta portare. A parte questo, Loredana aveva imparato che, anche se non poteva cambiare il passato, comunque poteva modellare il futuro come voleva, e che l'unica speranza per lei e suo figlio era quella di elevare se stessa. Rendendosi conto che avrebbe potuto aiutare James a superare la sua traumatica infanzia solo se avesse risolto il proprio passato, e avendo imparato a sentirsi bene con se stessa, Loredana giunse a comprendere l'interdipendenza della vita. Cinque anni dopo che prese la decisione epocale di fermare il mondo, finalmente Loredana fece pace col suo passato. Ora che aveva visto la sua vita nella corretta prospettiva, poteva perdonare se stessa, i suoi genitori, e Dan. Non si sentiva più vittima degli altri o degli eventi, e aveva dimostrato a se stessa di essere una donna di valore, così Loredana diventò una donna snella ed elegante, con un sorriso accattivante e un senso dell'umorismo contagioso. Finalmente libera dalle influenze debilitanti del passato, Loredana raggiunse la pacifica serenità di una che, anche se aveva sofferto molto, aveva anche trionfato. Inoltre, per via delle sue esperienze, Loredana ora ha l'apertura di cuore che le viene dal sapere che ogni cosa nella vita è lì per una buona ragione. La storia di Loredana è forse uno degli esempi più toccanti di come per alcune persone può essere molto difficile lasciare andare la propria visione del mondo. Eppure, nessuno di noi può giudicare il destino di un'altra persona, perchè nessuno di noi può sapere veramente cos’ha in serbo il destino per ognuno di noi. Forse perchè Loredana imparasse il significato del rispetto di sé, non c'era altro 106


modo che attraversare queste tristi esperienze di auto-abuso. E comunque è innegabile che alcuni debbano cadere, affinché coloro che seguono possano evitare l’inciampo. Da questo punto di vista Loredana non ha fallito, perchè essendo caduta così duramente e così basso, ha mostrato non solo al figlio, ma anche a molti altri della sua vita la trappola fatale di non credere nel proprio valore, e di indulgere nel senso di indegnità. PER FERMARE IL MONDO OCCORRE RENDERSI CONTO CHE BISOGNA SMETTERE DI INDULGERE NELLA PROPRIA VISIONE DEL MONDO – SOLO ALLORA SI POTRA’ ACCUMULARE LA QUANTITA’ DI POTERE PERSONALE SUFFICIENTE PER LANCIARSI NELLA LIBERTA’. Come si vede dall'esempio di Loredana, non c’è una tecnica vera e propria per fermare il mondo. Fermare il mondo è un processo, che inizia con la consapevolezza che occorre cambiare la propria visione del mondo, e finisce con la certezza che, per sopravvivere, bisogna abbandonare ogni senso di indegnità. A questo proposito, notate che il fermare il mondo è il risultato dell’aver fatto l'offerta per il potere. Alcune persone, dopo aver fatto l'offerta per il potere, fermano il mondo molto presto; per altre, come nel caso di Loredana, ci vuole un lungo periodo di continua lotta e agitazione. Loredana fece la sua offerta per il potere il giorno in cui abbandonò il suo matrimonio, ma per lei non era facile fermare il mondo, né poteva farlo velocemente. Fare l’offerta per il potere, vuol dire che siamo finalmente consapevoli che non possiamo continuare a vivere la nostra vecchia vita. Questo implica che occorre fare un drastico cambiamento – un cambiamento in cui sradichiamo la nostra visione del mondo. Tuttavia, ai primi tentativi scopriamo presto che il componente principale della nostra visione del mondo è il profondo senso di indegnità che ognuno di noi ha ereditato col condizionamento sociale. Nessun uomo o donna che ha fatto l'offerta per il potere può sperare di continuare a sostenere il proprio senso di indegnità e al contempo resistere alle sfide conseguenti che gli pone il potere. Pertanto, sradicare ogni traccia di indegnità diventa un atto di sopravvivenza, ed è questo atto che ferma il mondo. Di conseguenza, per riuscire nell’impresa, sono necessari tutti i concetti e le tecniche trasmessi finora. In ultima analisi, fermare il mondo è tanto semplice e tanto difficile quanto prendere la decisione di stare bene con se stessi. Per gli apprendisti che insistono a considerare questa barriera insormontabile, non vi è possibilità di successo. D’altra parte, non è facile neanche per coloro che ci riescono, ma avendo scelto di vivere anziché solo esistere, tali apprendisti tirano fuori quella forza interiore che in ultima analisi è il marchio del vero guerriero. La decisione di sentirsi bene con sé stessi non può essere basata sul presupposto arrogante di considerarsi in qualche modo superiori al resto della vita intorno a sé. Né può essere basata su quel senso d’inferiorità che induce le persone a ritirarsi nel loro piccolo spazio privato. Sentirsi bene con se stessi, nel vero senso della parola, è possibile solo quando si coglie l'interrelazione di tutta la vita. Solo quando siamo capaci di vedere che tutta la vita è interattiva, e quindi anche interdipendente, acquisiamo quella vera umiltà che ci porta all’accettazione di noi stessi e della nostra vita, nel senso di avere uno scopo e un valore, che è nostro dovere scoprire. Per fermare il mondo, quindi, dobbiamo essere in grado di rimanere aperti ed esposti di fronte alla forza di tutta vita, e reclamare di diritto il nostro potere. SE VUOI FERMARE IL MONDO DEVI RECLAMARE IL TUO POTERE, MA NESSUNA PERSONA PUO’ RECLAMARE IL PROPRIO POTERE SE SI SENTE INDEGNA DI AVERE POTERE.

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CAPITOLO OTTO

INTELLIGENTE COOPERAZIONE C’È MOLTA DIFFERENZA FRA IL PENSIERO RAZIONALE E L’INTELLIGENZA. IL PENSIERO RAZIONALE FUNZIONA SOLO SEPARANDO QUESTO DA QUELLO, MENTRE L’INTELLIGENZA FUNZIONA SPONTANEAMENTE NELLA COOPERAZIONE, IN ACCORDO CON LA FONDAMENTALE UNITÀ IMPLICITA NEL PROCESSO DELLA VITA

Oggi, le persone comuni non riescono più a distinguere tra la vera intelligenza e le assunzioni razionali. La società da così tanta enfasi allo sviluppo della mente razionale, che generalmente le persone danno per scontato che le abilità razionali sono segno di vera intelligenza. Di conseguenza, nel corso degli ultimi secoli, il senso di separazione è aumentato così rapidamente che dappertutto ci sono persone “benintenzionate” che si danno da fare per eliminare i popoli incivili, oppure per educarli alla “superiore” mente razionale. Questo è evidente nei documenti storici dell'umanità. Generalmente, i colonizzatori hanno fanno del loro meglio per ripulire la terra da tutti i 'barbari', e i "barbari" che sono riusciti a sfuggire alle tattiche dei fratelli civilizzati sono caduti preda del fanatismo dei missionari. Eppure, paradossalmente, molti cosiddetti barbari in numerose occasioni hanno mostrato un livello di intelligenza più alto dei loro conquistatori e dei loro salvatori. Il pensiero razionale e i titoli accademici non sono certamente un criterio per misurare l'intelligenza, ma nel corso della storia le persone hanno ripetutamente usato questi parametri di valutazione. Così facendo, all'uomo non è mai venuto in mente che è proprio a causa del pensiero razionale che tende a vedere le differenze tra sé e un altro essere umano, o tra sé e le altre forme di vita che convivono nel pianeta. Pertanto, quando una persona ne incontra un’altra che ha una lingua, una cultura e una religione diverse dalla sua, presume automaticamente che lo straniero sia in qualche modo fuorviato. Allo stesso modo, poiché generalmente l'uomo non è capace di comunicare con forme di vita che non hanno il potere della parola, come animali o piante, presume che queste forme di vita siano stupide, e quindi inferiori a lui. A causa di questo atteggiamento, l’arroganza dell'uomo presume che tali forme di vita si debbano necessariamente sottoporre alla sua superiore intelligenza e volontà. Il guerriero, d'altra parte, ha imparato attraverso l'esperienza che vi è una sola vita che si manifesta in innumerevoli forme diverse. In questo modo, la vita sperimenta un numero incalcolabile di aspetti della consapevolezza, e la somma totale di tutte le interazioni tra questi diversi livelli di consapevolezza è chiamato il potere. In altre parole, esiste una sola vita che sta sviluppando una sola consapevolezza, e ad ognuno di noi come esseri umani, assieme alle altre forme di vita, è dato il compito di dispiegare il pieno potenziale del nostro particolare livello di consapevolezza. Perciò, è folle pretendere che un essere umano debba essere come un altro, oppure considerare inferiori le forme di vita non umane. E qui vediamo l'incredibile arroganza dell’uomo, che a causa del suo senso di superiorità, non si è mai fermato a considerare che non ha alcuna idea sull'origine o sullo scopo della vita, e che quindi non ha alcun diritto di esprimere giudizi. Questo ci porta a due domande fondamentali, primo, che cosa è la vita? E secondo, qual è lo scopo della vita? Non è semplice rispondere a queste domande, perchè per farlo dobbiamo entrare nel regno dell’Indicibile o dell'Ineffabile, che i Toltechi hanno sempre chiamato l'Inconoscibile. Qui bisogna tener presente che l'inconoscibile è un termine relativo, e non significa che la vita non può 108


essere compresa, ma che non può essere resa comprensibile in termini di parole. Pertanto, dal momento che la nostra comprensione umana dipende molto dall'uso delle parole, questo implica che non possiamo comprendere il vero significato della vita nei termini della nostra comune umanità. L'unico modo in cui possiamo cogliere veramente il senso della vita è quello di vedere la fonte della vita, cioè l'Aquila, ma questo comporta la manovra di entrare nell’Inconoscibile, e non è possibile farlo mantenendo lo stato umano. Se vogliamo cogliere il senso della vita, il meglio che possiamo fare è quello di vedere l'Aquila indirettamente, cioè vedere il processo della vita come si svolge sul piano fisico; in questo modo possiamo ottenere una comprensione accurata del significato e dello scopo della vita, senza rinunciare alla nostra umanità. Tuttavia, non è possibile vedere il processo della vita a meno che non siamo veggenti, ed è proprio per questo che la Via del Guerriero è un percorso pratico. Senza la capacità consapevole di vedere, possiamo giungere a comprendere la vita e il suo scopo solo attraverso l'esperienza. Qui il lettore farebbe bene a ricordare che la capacità di vedere è insita in ogni uomo e ogni donna, e quindi non è un arte che si acquisisce con una tecnica particolare, ma è il naturale risultato di aver imparato a percorrere la Via del Guerriero in modo impeccabile. Cos’è quindi la vita? I Toltechi definiscono la vita in termini molto semplici, vale a dire, la vita è quella cosa che è caratterizzata dall’intelligenza. Di conseguenza, per i Toltechi, qualsiasi cosa è vita in un modo o nell'altro, non importa se la forma è umana, animale, vegetale, minerale, o anche un singolo atomo. Il motivo per cui alcuni personaggi della comunità scientifica non riconoscono ancora oggi come forme di vita le rocce o gli atomi, è perché insistono ostinatamente a considerare forme di vita solo gli esseri che hanno funzioni biologiche. I Toltechi invece, hanno riconosciuto che la vita ha due distinte categorie, le forme che hanno funzioni biologiche, che chiamano organiche, e le forme che non hanno funzioni biologiche, chiamate inorganiche. In seguito torneremo ai concetti di vita organica e vita inorganica, ma per il momento basti dire che la maggior parte delle forme di vita inorganiche è invisibile all'occhio umano. Solo un veggente è in grado di vedere queste forme di vita, e tuttavia la vita nelle varie forme è evidente agli occhi di tutti. Nessuno, nemmeno la comunità scientifica, può negare che le strutture cristalline delle rocce mostrano l'esistenza di una intrinseca intelligenza. Così anche gli atomi mostrano la capacità intelligente di bilanciarsi per formare le molecole e, a questo proposito, i micro-biologi sono stati a lungo in soggezione davanti alla molecola del DNA. Comunque, nel definire la vita, è importante tenere a mente che la definizione si basa sulla nostra esperienza del processo della vita, e non sulla vita stessa. In altre parole, stiamo descrivendo la vita manifesta. Della vita non manifesta, cioè l'origine della vita, non possiamo osservare nulla. Ed è per questo che la chiamiamo semplicemente l’Indicibile. Tutto ciò che possiamo dire con sicurezza sull'origine della vita è che esiste, e che sembra che contenga in sé il potenziale di manifestarsi in un modo che noi riconosciamo come intelligenza. In altri termini, l'origine della vita è intelligenza potenziale. Qual è lo scopo della vita, ossia della vita manifesta? La risposta a questa domanda, anche se semplice, non è facile da afferrare con la mente razionale. I Toltechi definiscono lo scopo della vita, come il dispiegarsi di tutti i possibili livelli di consapevolezza. Per capire perchè è stata definita in questo modo, è necessario prima capire cosa si intende col termine 'consapevolezza'. Rendetevi conto che tutta la vita manifesta, organica o inorganica, e qualunque sia la forma, è sempre intelligente. Dall'osservazione è evidente anche che l’effettivo livello di consapevolezza varia notevolmente da una forma all’altra. In altre parole, la consapevolezza dipende dalla particolare forma di vita manifesta, ma l’intelligenza, essendo la natura intrinseca di tutta la vita, non è influenzata dalla forma. A questo proposito, sia l'intelligenza che la consapevolezza implicano la coscienza. Il problema nel cercare di capire questo sta nel fatto che l'uomo è generalmente sbadato nella comprensione delle parole che usa. Di conseguenza moltissime persone non fanno distinzione tra i termini consapevolezza, intelligenza e coscienza, e così usano questi tre termini come sinonimi. Ma in realtà, anche se le tre parole sono strettamente collegate, dato che sono interdipendenti, c’è molta differenza tra le vere implicazioni di questi termini. 109


La parola 'consapevolezza' deriva dalla parola con-sapevole, cioè che assieme alla cosa osservata sa della cosa osservata; consapevolezza è avere notizia di qualcosa che accade. La consapevolezza è l’informazione, è il flusso di informazioni fra un’unità emittente e una percepiente. La parola coscienza indica qualcosa di diverso, è composta da co-scienza, cioè conoscenza d’insieme. In effetti la coscienza è l’insieme delle singole consapevolezze integrate in una unità coesa. Ancora diversa è l’'intelligenza' che deriva dal latino 'inter-ligere', che significa 'leggere tra le cose', cioè discernere. Abbiamo quindi, l’informazione semplice di qualcosa che sta accadendo, cioè la consapevolezza semplice; poi c’è una funzione che separa, distingue e discerne fra le varie consapevolezze, cioè l’intelligenza; ed infine c’è la funzione unificante e integrante della coscienza, che è consapevole dell’insieme e lo mantiene integro e armonico. La coscienza indica una unità complessa integrata e consapevole di sé, che è distinta dalle altre coscienze sparse per l’universo. Pertanto la coscienza è l’unità elementare della coscienza dell’unica vita universale. In effetti la coscienza personale o la consapevolezza elementare indicano l’esistenza della molteplicità, ed è possibile 'co-noscere' solo quando vi è più di una unità. Senza molteplicità non ci sarebbe nulla da unire, e quindi il concetto di “essere uno” semplicemente non esisterebbe. Da questo punto di vista, si può osservare che la coscienza ha due espressioni, l'intelligenza e la consapevolezza. Intelligenza è la capacità intrinseca della vita di discernere o di scegliere tra, e la consapevolezza è la capacità di una forma di vita di essere attenta per avere notizia di qualcosa. Tuttavia, c'è molto di più di quanto appaia a prima vista. Come abbiamo visto, la parola 'intelligenza' significa 'scegliere tra', ma è importante ricordare che, secondo la definizione tolteca, la vita è l’intelligenza. Per via della loro capacità di vedere il processo della vita, nonché per esperienza personale, i Toltechi sanno che vi è una sola vita. Allora, cosa c'è da scegliere-tra, cosa c’è da discernere? La risposta è abbastanza semplice quando si capiscono le implicazioni del termine 'coscienza'. Se esiste solo una vita universale, allora non solo deve essere ogni cosa, ma deve anche contenere al suo interno tutta la coscienza esistente. Questo implica che la coscienza è la somma totale di ciò che i Toltechi chiamano l'inconoscibile, l'ignoto, e il conosciuto. In altre parole, la coscienza è la conoscenza indifferenziata della vita. Questo, naturalmente, significa che la vita in sé deve differenziare la sua conoscenza in ciò che è conosciuto e ciò che non è ancora conosciuto, ossia, la vita, essendo intelligenza, distingue tra ciò che conosce e ciò che non conosce ancora. Però, la vita è ogni cosa e pertanto l'unica conoscenza possibile deve essere conoscenza di sé. Così, quando diciamo che la vita fa distinzione tra ciò che conosce e ciò che non conosce ancora, significa che la vita fa distinzione tra ciò che sa di sé e ciò che non sa ancora su se stessa. Mettendola in modo semplice, la vita sceglie tra conoscenza e ignoranza, che sono entrambi parte integrante della propria coscienza. Ne consegue quindi che la vita nel suo stato primario è coscienza o, come abbiamo visto prima, intelligenza potenziale. Ma fino a quando la vita non manifesta la funzione dell'intelligenza, per scegliere tra il conosciuto e l’ignoto, di fatto è coscienza indifferenziata. Dal punto di vista della nostra umanità, non possiamo andare oltre il punto che ci fa dire che la vita è intelligenza, perchè oltre questo punto non abbiamo certezze. Per esempio, non abbiamo modo di accertare l'origine della vita, o se è finita o di per sé infinita. Inoltre, il concetto di coscienza indifferenziata è del tutto inconcepibile per la mente razionale, per il semplice motivo che questo stato di coscienza implica il caos, nel vero senso della parola. Sebbene i veggenti Toltechi abbiano scoperto alcuni fatti sorprendenti sulla complessità dell'universo, per l'uomo della strada che non ha modo di dimostrare questi fatti, il lavoro di ricerca in questo campo è necessariamente considerato come pura congettura. Pertanto, invece di lanciarci nei meandri della cosmologia, per gli scopi di questo capitolo ci limitiamo alla conoscenza acquisita tramite la nostra esperienza del processo della vita. Tuttavia, prima di proseguire, dobbiamo riassumere quanto abbiamo imparato finora. Esiste una sola vita, che è in primo luogo coscienza indifferenziata, ma che è anche 110


intelligenza potenziale. Sull'origine della vita stessa non sappiamo nulla, così riconosciamo il semplice fatto che E’, e la chiamiamo l’Indicibile. Questa è la Vita Non Manifesta. In altre parole, E’ ancora Nessuna-Cosa - nulla - il Vuoto che i Toltechi chiamano il nagual. (Fig. 6) FIGURA 6

LA VITA NON-MANIFESTA

ORIGINE DELLA VITA (l’Indicibile)

0

Essa E’

Coscienza Indifferenziata

VITA NON-MANIFESTA (NAGUAL)

INTELLIGENZA POTENZIALE

Comunque, sappiamo anche che la vita è tutto quello che c'è, e che mostra abbastanza chiaramente l'intelligenza. Questa è la Vita Manifesta, ogni-cosa, che galleggia come un'isola nel vuoto, e viene chiamata il tonal. Ecco che troviamo la differenziazione principale tra la Vita Manifesta e la Vita Non-Manifesta, in altre parole, la differenziazione tra tonal e nagual. Dal momento che il nagual è Nessuna-Cosa, ci riferiamo ad esso come spirito, e siccome il tonal è Ogni-Cosa, lo riconosciamo come materia. Tramite l'atto dell’intelligenza, e con lo scopo di conoscere ciò che non è ancora conosciuto, la vita distingue tra ciò che è conosciuto e ciò che è ancora ignoto. Prima di questo, la vita è ancora coscienza indifferenziata e, in relazione al noto e all'ignoto, chiamiamo questo stato di esistenza l'inconoscibile. La differenziazione tra il noto e l'ignoto è quindi una differenziazione secondaria. (Fig. 7) FIGURA 7

LA VITA MANIFESTA

0

Caos

VITA MANIFESTA

NAGUAL Inconoscibile (Coscienza Indifferenziata)

(Differenziazione principale)

Ignoto

0 TONAL

0

Conosciuto

(Differenziazione secondaria)

Questa differenziazione secondaria della coscienza è importantissima, perché è la prima causa di separazione, o di discriminazione. La differenziazione principale tra nagual e tonal non è una vera e propria separazione, ma piuttosto una materializzazione. A questo proposito, occorre tener presente che non è possibile separare Ogni-Cosa da Nessuna-Cosa. E' per questo motivo che si afferma che la differenziazione secondaria è la causa primaria, perchè solo in questo livello è 111


possibile separare veramente una cosa da un'altra cosa. In conseguenza della separazione primaria compare nell’esistenza una delle più potenti leggi dell'universo, vale a dire, la legge della polarità. Anche se questa legge la conoscono molte persone, spesso la capiscono poco e la distorcono molto. Ma se vogliamo afferrare il concetto di intelligente cooperazione, è fondamentale che comprendiamo almeno i principi di base che riguardano questa legge. L'intera teoria della polarità si fonda sul concetto di due poli, uno definito maschile, e l'altro femminile. Nelle scienze fisiche c’è un polo nord e un polo sud, in fisica e chimica c’è un polo positivo e un polo negativo, in matematica c’è il razionale e l’irrazionale, in psicologia c’è l’anima e l’animus, yang e yin, ecc, e nella tradizione tolteca ci sono il nagual e il tonal (spirito e materia, o la vita e la materia). Possiamo complicare questo concetto quanto vogliamo, oppure renderlo semplice come nel seguente aforisma: È STATO, È ORA, E SEMPRE SARÀ CHE UNA SOLA VITA EVOLVE UNA SOLA CONSAPEVOLEZZA UTILIZZANDO UNA SOLA MATERIA.

Dimenticando per il momento la consapevolezza, possiamo vedere la dualità primordiale di spirito-materia, nagual-tonal, o, in altre parole, la coscienza indifferenziata (nagual) distinta dalla coscienza differenziata (tonal). Ora, poiché il nagual origina il tonal, è ragionevole riferirsi al nagual come la causa di quell’effetto che chiamiamo tonal. Così consideriamo il nagual come polo positivo, e il tonal come polo negativo. Questi termini, però, sono puramente arbitrari, e come tali non hanno nulla a che fare con nessun valore morale a cui vogliamo associarli. Proseguendo ancora con la terminologia, e nello stesso senso di prima, chiamiamo il tonal il femminile, dato che tutta la vita si manifesta per mezzo della materia, e la materia è associata all'aspetto madre della vita. In realtà, la parola 'madre' e la parola ‘materia’ hanno origine dalla stessa radice sanscrita ‘matr’ che vuol dire ‘la misuratrice’ ‘l’ordinatrice’. Per contro, il nagual è chiamato il maschile. (Fig. 8) Da questa terminologia, arriviamo ad uno dei principi basilari della tradizione tolteca, e cioè che la causa è sempre positiva in relazione all’effetto, indipendentemente dal livello di manifestazione.

FIGURA 8

CAUSA E EFFETTO NAGUAL (Maschile)

Inconoscibile

0 VITA MANIFESTA

Ignoto

0 TONAL

0 (Femminile)

112

Noto


Comunque, anche la coscienza differenziata in sé, o il tonal, ha due poli, vale a dire, l'ignoto e il conosciuto. Sappiamo già che lo scopo della manifestazione è che la vita scopra ciò che ancora non conosce di sé stessa, e in tal senso separa ciò che conosce da ciò che è sconosciuto. Da ciò vediamo che il conosciuto è positivo rispetto all’ignoto o che il conosciuto è maschile e l'ignoto è femminile. Tra i poli nagual e tonal c’è quella cosa che chiamiamo manifestazione o, più correttamente, la manifestazione dell’intelligenza potenziale. D'altra parte, tra i poli del tonal (noto e ignoto) c’è la coscienza differenziata derivante da un atto di intelligenza. (Fig. 9)

FIGURA 9

COSCIENZA DIFFERENZIATA (Polarità) NAGUAL

Inconoscibile

0

INTELLIGENZA POTENZIALE MANIFESTA Ignoto Femminile

VITA MANIFESTA 0

0 TONAL

Noto maschile

ATTO DI INTELLIGENZA Questa distinzione interna nel regno del tonal è importante, perché sono queste due polarità del tonal che danno origine alla legge di polarità, e non, come comunemente si crede, i due poli nagual-tonal. Come già evidenziato, anche se esiste la dualità primordiale di nagual-tonal, questa differenziazione è il risultato della manifestazione, e non è quindi una vera separazione in quanto tale. L'esempio di una barra magnetica potrebbe aiutarci a rendere più chiaro questo punto un pò astruso. Come il magnete è una sostanza che ha un polo nord e un polo sud, anche il tonal, che è ogni-cosa (materia), ha un polo positivo e un polo negativo. Non è possibile scomporre la barra magnetica nei suoi componenti, materia a una estremità, e Nessuna-Cosa all'altra estremità. Lo stesso principio vale quando si parla dei cosiddetti aspetti padre e madre della vita. Anche se il nagual è maschile in relazione al tonal, sarebbe una sciocchezza considerare l'aspetto padre della vita manifesta, al di fuori della manifestazione. Pertanto, occorre considerare il tonal nel suo complesso, e ricordare che ciò che ha portato alla differenziazione secondaria tra i due poli del tonal è l'atto di intelligenza, mentre ciò che ha determinato la differenziazione principale tra il nagual e il tonal è la manifestazione dell’intelligenza potenziale. Poiché la causa della differenziazione secondaria è la differenziazione primaria, e secondo lo stesso principio di prima, vediamo che l'atto di intelligenza è negativo rispetto alla manifestazione dell’intelligenza. Da questo, è facile capire che se consideriamo i due poli del tonal come un insieme, allora dobbiamo considerare anche la differenziazione principale tra nagual e tonal come un insieme. In altre parole, se il tonal, cioè, la coscienza differenziata, rappresenta l'aspetto madre della vita, allora è la manifestazione di intelligenza potenziale che rappresenta l'aspetto padre. (Fig. 10) 113


FIGURA 10

RELAZIONE FRA ASPETTO MATERNO E PATERNO

NAGUAL (Coscienza indifferenziata) Inconoscibile

V I T A

0

INTELLIGENZA POTENZIALE MANIFESTA Padre Ignoto Femminile

0

0

(ATTO DI INTELLIGENZA) TONAL (Coscienza differenziata) Madre

Noto maschile

M A N I F E S T A

Questo ci porta al punto in cui è possibile comprendere cosa comporta la consapevolezza. Sappiamo che la consapevolezza è definita come la capacità di una forma di vita di riconoscere la necessità di essere attenta. In altre parole, le forme di vita riconoscono il bisogno intrinseco della vita verso l'evoluzione della conoscenza, da cui la necessità di essere ben svegli. Essere ben sveglio implica timori di ogni tipo, e in questo senso abbiamo già visto che la radice latina di consapevolezza (in inglese awareness n.d.t.), 'vereri', significa 'avere paura'. Quello che troviamo qui è la base dei primi due requisiti per percorrere la Via del Guerriero, e cioè che il guerriero deve essere ben sveglio e deve avvicinarsi alla conoscenza con timore. Tenete conto però, che consapevolezza implica anche conoscere qualcosa, e che ogni conoscenza può avvenire solo nel regno del conosciuto o, altrimenti, portando qualcosa che era ignoto nel mondo del conosciuto. In altre parole, la consapevolezza può sorgere solo quando sono stati impostati i poli del tonal a questo scopo, per il semplice fatto che la consapevolezza dipende dalla natura formale della vita. Pertanto, la consapevolezza non è possibile fino a quando non hanno avuto luogo le differenziazioni primaria e secondaria della coscienza, e pertanto deve la sua esistenza ad entrambe queste differenziazioni. A questo punto siamo ora in grado di percepire che la consapevolezza è in realtà la manifestazione del desiderio del nagual di scoprire l'ignoto, e che è anche il collegamento diretto tra il nagual e il conosciuto. (Fig. 11)

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FIGURA 11

CONSAPEVOLEZZA (l’aspetto figlio) NAGUAL (Coscienza indifferenziata)

Inconoscibile

INTELLIGENZA POTENZIALE MANIFESTA Padre

Ignoto Femminile

V I T A

0

CONSAPEVOLEZZA Figlio

0

0

Noto Maschile

M A N I F E S T A

(ATTO DELL’INTELLIGENZA) TONAL (Coscienza differenziata) Madre Da quanto sopra ne deriva che la consapevolezza è sia il risultato della manifestazione dell’intelligenza potenziale che dell'atto di intelligenza. Possiamo anche dire che la consapevolezza è il risultato dell'interazione tra le differenziazioni primaria e secondaria della coscienza, ed è quindi la seconda causa di separazione, che è negativa in relazione alla causa primaria. Questa è la definizione tecnica della consapevolezza, secondo i Toltechi. Tuttavia, per gli scopi di questo libro, non è necessario essere eccessivamente tecnici, quindi proviamo a definire la consapevolezza in termini più semplici. Dato che la consapevolezza è la manifestazione dell’impulso del nagual verso l'evoluzione della coscienza, la consapevolezza è anche un aspetto della coscienza. Ciò non sorprende, considerando che vi è una sola vita con una sola coscienza. Pertanto, se riassumiamo tutto questo, vediamo che l’unica vita è coscienza indifferenziata, e in effetti è intelligenza potenziale. Per cui, per evolversi, la coscienza indifferenziata si manifesta come una triplicità, cioè si manifesta come intelligenza potenziale, atto di intelligenza e consapevolezza. Abbiamo anche notato che la consapevolezza è il collegamento diretto tra il nagual e il conosciuto. Possiamo quindi definire la consapevolezza come l’impulso istintivo di ogni forma di vita a sperimentare il proprio potenziale. Così, tramite la consapevolezza le forme di vita riescono a distinguere tra il noto e l'ignoto. Tuttavia, questo implica che la consapevolezza, come l'atto dell’intelligenza, comporta anche una separazione degli opposti, e per questo motivo è definita la seconda causa di separazione o di discriminazione. Le parole discriminazione e separazione non bisogna prenderle nell’uso comune, in questo contesto indicano che non è possibile vedere la luce in assenza di oscurità. Questo, presuppone che la luce e l'oscurità siano già separati, altrimenti si percepirebbe solo una strana specie di grigiore. Analogamente non sarebbe possibile riconoscere il conosciuto se l'ignoto non fosse separato da esso. Questa separazione essenziale è provocata naturalmente dall'atto di intelligenza quando il tonal si polarizza, ma normalmente percepiamo questa separazione come risultato della consapevolezza. Ricordate che l'unico motivo di questa separazione è che le forme di vita possano gradualmente mappare l'ignoto. E mappare l’ignoto significa renderlo conosciuto, e in questo senso vediamo che è proprio tramite la consapevolezza che la vita può conoscere quella parte di se stessa 115


che non conosce ancora. Di conseguenza, per un verso la consapevolezza separa o, più correttamente, discrimina, ma per l’altro verso, tramite questa discriminazione, unisce anche i due poli del tonal, portando gradualmente l'ignoto nel conosciuto. Tramite questo processo di separazione e unificazione, e poiché è il collegamento diretto tra il nagual e il conosciuto, la consapevolezza ri-unisce i tre aspetti della vita manifesta in un insieme integro. Questo è ciò che si intende quando si afferma che la seconda causa è negativa in relazione alla causa primaria, anche se la consapevolezza per sua natura è una forza discriminante, ma per sua natura, è anche una forza unificante. Pertanto, dobbiamo riconoscere che, per via della sua interazione col nagual e col tonal, la consapevolezza ha in sé due polarità - una che separa, e una che unisce. Il polo che separa è quello definito come principio pensante – la mente, e quello che unisce, è chiamato il principio senziente – l’intento. L'interazione tra questi due poli dà origine all'atto della percezione, che è chiamato semplicemente consapevolezza. Vediamo perciò che l'aspetto padre della vita (l’intelligenza potenziale manifesta) ha la tendenza innata ad unificare, cioè, rendere conosciuto l'ignoto; mentre l'aspetto madre (l’atto dell'intelligenza), invece separa i due poli del tonal in modo che possa adempiersi lo scopo del padre. La consapevolezza, essendo il prodotto di questi due aspetti, naturalmente ha anche le qualità intrinseche di entrambi, e in questo senso può essere definita giustamente figlia. Questi tre aspetti della vita, padre, madre e figlio, esistono e interagiscono assieme come una forza triangolare in tutto l’universo e a tutti i livelli di esistenza, poichè formano il nucleo della vita manifesta. A questo punto, però, abbiamo bisogno di tornare alle premesse delle verità della consapevolezza, e ricordare che l'universo è costituito da un numero infinito di campi di energia. I campi di energia sono naturalmente raggruppati in base alle vibrazioni. E questi raggruppamenti sono chiamati bande di campi di energia o semplicemente le bande. Di conseguenza, i tre aspetti della vita sopra descritti sono tecnicamente conosciuti come le tre grandi bande, un concetto su cui torneremo a tempo debito. A questo proposito, il matematico Pitagora, ha sintetizzato accuratamente il concetto delle tre grandi bande nel suo teorema del triangolo rettangolo. Questo teorema, però, ci porta oltre i confini di questo volume, perchè le informazioni che rivela comportano la necessità di cogliere la complessità della cosmologia. Dal momento che questo non è lo scopo di questo libro, basti dire che il teorema è un modello matematico esatto delle tre grandi bande, e che i rapporti fra i lati definiti da Pitagora, sono proprio i rapporti di interazione tra i tre aspetti della vita. La legge della Relatività di Einstein è un altro importante passo avanti della comunità scientifica, perchè in realtà è un’espressione matematica della legge della manifestazione. Nella semplice equazione e = mc2, Einstein ha dimostrato che l'energia (e) è uguale alla massa / materia (m), perchè il tonal (m) non è che la manifestazione del nagual (e). Tuttavia, l'equazione e = m è vera solo quando (m) viene moltiplicata per il quadrato di una costante. Einstein prese la velocità della luce come costante necessaria. Eppure i Toltechi si permettono di dissentire su questo punto col Dott. Einstein, perché dalla nostra esperienza rileviamo che non esiste nulla che sia veramente costante in questo universo - nemmeno la velocità della luce. Questo non significa che l'equazione di Einstein è sbagliata. L'unica cosa sbagliata è l'interpretazione di una costante della comunità scientifica. L’ equazione di Einstein è perfettamente corretta una volta che è inteso che nel regno della manifestazione, la costante desiderata è l’interazione costante tra i due poli della consapevolezza. Così possiamo affermare che la coscienza differenziata (m), moltiplicata per il prodotto dei due poli della consapevolezza (c2), è uguale alla coscienza indifferenziata (e). La maggior parte degli scienziati non vede in questo modo la legge della relatività di Einstein, e tuttavia, per ironia della sorte, questo è il vero significato del termine 'relatività'. Per comprenderne le implicazioni, ancora una volta dobbiamo fare riferimento alle verità della consapevolezza, in cui si afferma che l'uomo è il microcosmo del macrocosmo, ed è quindi un’esatta replica dell'universo. Considerando poi la consapevolezza in relazione all'uomo, troviamo che il polo che separa (principio pensante) è quella facoltà che chiamiamo mente razionale, mentre 116


il polo che unifica (il principio senziente), è quella facoltà che chiamiamo emozione. Anche se l'interazione tra i due poli della consapevolezza è sempre costante, il risultato di questa interazione non è mai costante, ma veramente variabile. Di conseguenza, non è così strano che il mondo, o allo stesso modo lo spirito, sia relativo alla nostra percezione. In altre parole, la nostra visione del mondo dipende direttamente dal risultato dell'interazione tra i due poli della consapevolezza. Questo è il vero significato della relatività. Ora dovrebbe essere evidente che se noi favoriamo la mente razionale, la nostra visione del mondo diventa molto materialista e separativa; ma se, d'altra parte, privilegiamo le emozioni, la nostra visione del mondo diventa spirituale e inclusiva. Pertanto, solo quando ci rendiamo conto che privilegiare un polo rispetto all’altro ci porta ad uno squilibrio, vediamo la necessità di riequilibrare la mente e il cuore, la discriminazione e l'unificazione, per raggiungere quell’equilibrio che chiamiamo la totalità del sé. Questo è il vero significato dell’intelligente cooperazione. Da quanto detto finora si può intuire che l’intelligente cooperazione ci porta direttamente nel regno del destino e del fato. Il fato è un altro di quei concetti che sovente rendiamo complicati, perchè ci piace confonderci da soli in modo da addurre come scusa la nostra ignoranza. Molte persone fanno così solo perché credono che non conoscere il loro fato è una giustificazione sufficiente per non seguirlo. L’IGNORANZA NON E’ UNA SCUSA. IN PROFONDITA’ DENTRO DI NOI, SAPPIAMO ESATTAMENTE CHI E COSA SIAMO, E COSA DOVREMMO FARE IN QUESTA VITA. Il motivo per cui in genere le persone tendono ad ignorare i propri sentimenti più intimi e la conoscenza diretta, è che quei sentimenti e quella conoscenza spesso non coincidono con ciò che il condizionamento sociale li ha portati a credere, cioè con ciò che secondo il condizionamento sociale la vita avrebbe in serbo per loro. Così, in ogni ragazzo e ogni ragazza si innesca molto presto una lotta interiore, tra quello che istintivamente sa e sente, e quello che la società gli impone come riferimento corretto. Inevitabilmente, però, le forze del condizionamento sociale sono così potenti che è veramente raro il ragazzo che raggiunge l'età adulta senza cedere totalmente al condizionamento sociale. Inoltre, anche i rari individui abbastanza forti da non sottomettersi totalmente, sono ancora fortemente contaminati dalle influenze del condizionamento sociale. Il risultato di questo è che oggi ci sono pochissimi uomini e donne che vivono veramente il loro fato. La stragrande maggioranza delle persone sta lottando per vivere una vita che è in contrasto col tipo di vita che intuitivamente intendeva vivere. Non c’è quindi da stupirsi se nel mondo c’è tanta infelicità, aggressività, e ogni sorta di frustrazioni. Nel tentativo di alleviare la pressione del malcontento, le persone impiegano molto tempo e potere personale nel perseguire attività che ritengono li renderà felici, ma che per lo più li allontanano dal loro fato. Eppure, a dispetto di tutta questa confusione, il fato non è qualcosa di vago e sconosciuto là fuori. Il fato è la nostra mappa interiore che mostra chiaramente il percorso da seguire in questa vita. L'unica cosa che dobbiamo fare è seguire le istruzioni di questa mappa, e dato che la mappa è la nostra mappa interiore, non è per niente difficile leggerla. Questo non significa che il nostro cammino sarà sempre facile, ma le istruzioni in sé sono sempre chiare e precise. Il problema è che alla maggior parte delle persone non piace affrontare le proprie sfide della vita, e perciò, quando arriva la prima sfida, cerca subito una via d'uscita. Tale via d'uscita si trova sempre all'interno del contesto del condizionamento sociale, e quindi la maggior parte delle persone preferisce i confini "sicuri" del condizionamento sociale, piuttosto che cogliere l’opportunità. SE VUOI ANDARE INCONTRO AL TUO FATO, DEVI PARTIRE DA DOVE SEI. NON PUOI PRETENDERE DI CONOSCERLO PRIMA DI PARTIRE, PERCHÈ IL FATO NON È UN PERCORSO RIGIDO CHE NON AMMETTE DEVIAZIONI - PIUTTOSTO È UN MERAVIGLIOSO VIAGGIO DENSO DI OPPORTUNITÀ; E OGNI OPPORTUNITÀ PORTA CON SÉ LE PROPRIE SFIDE E LA PROPRIA CONOSCENZA.

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All'inizio della formazione gli apprendisti fanno spesso l'errore di pensare che il loro fato è in qualche modo rigidamente fissato, ma questo accade perché non hanno afferrato che viviamo in un universo fluido di possibilità infinite. È vero che nessuno di noi può evitare o sfuggire al proprio destino, ma bisogna tener conto che nella vita ci sono molte strade che portano a Roma. E’ assurdo pensare che il destino o il fato siano rigidamente fissati in un universo che è costantemente in uno stato di flusso e di transizione. Se il fato fosse veramente inflessibile, pur nella nostra stupidità, nessuno di noi mancherebbe agli appuntamenti con esso. Eppure, proprio perché il fato non è rigidamente fissato, la maggior parte delle persone riescono, con le buone o con le cattive, a compiere il loro fato a sufficienza per non perdere il filo del loro destino. A questo proposito, la favola dal titolo 'Appuntamento a Samarra' ne è un’umoristica allegoria. In questo vecchio racconto, un giorno un mercante di Bagdad ordinò al servitore di andare al mercato per fare delle compere. Poco dopo vide tornare il servitore tutto tremante e sconvolto. Chiestane la causa, si sentì rispondere: «Padrone, ero al mercato, quando mi sono trovato faccia a faccia con la morte che mi ha fatto un gesto di minaccia. Oh, padrone! Prestatemi il vostro cavallo che voglio fuggirmene a Samara, dove la morte non mi potrà trovare!». Il mercante diede il cavallo al servitore che immediatamente partì con le briglie al vento. Qualche ora dopo, il mercante si recò al mercato e, incontrata la morte, così l’apostrofò: «Come avete osato questa mattina fare un gesto di minaccia al mio servitore?». «Ma che gesto di minaccia!», rispose la morte. «Il mio era un gesto di sorpresa, perché non credevo di trovare il vostro servitore qui a Bagdad. Perchè ho un appuntamento con lui stasera a Samarra!». A parte questa storia, ci sono comunque alcuni fatti della nostra vita che sono più o meno immutabili, semplicemente perché sono il punto in cui iniziamo il viaggio in una particolare vita. Questi fatti sono essenzialmente gli elementi di base del nostro fato, e sono i requisiti essenziali di cui abbiamo bisogno per compiere il nostro destino. Questi requisiti sono stati in gran parte già trattati negli insegnamenti precedenti, perché includono fatti come i nostri genitori, la famiglia, le circostanze della nascita, il retroterra culturale e religioso, il corpo fisico, le caratteristiche emotive e mentali, e anche fattori come l'istruzione e la formazione . Un altro fatto fondamentale, e quello che ci interessa qui, è se siamo nati maschi o femmine. Come abbiamo già detto, l'essere che si incarna è il sognatore, che è essenzialmente ermafrodita. Di conseguenza, ogni uomo e ogni donna ha una controparte che è del sesso opposto. Durante il corso del nostro destino e nelle varie incarnazioni, noi come sognatori ermafroditi alterniamo la scelta tra maschio e femmina, in modo che impariamo a conoscere entrambe le parti della nostra natura. Ciò non sorprende considerando che il tonal ha due polarità, maschile e femminile, e che la ragione di questa separazione è che il nagual possa conoscere il proprio potenziale. Come già sappiamo, il maschile è di per sé il conosciuto, mentre il femminile è l'ignoto. A questo punto è importante ricordare che maschile e femminile sono le polarità opposte del tonal e, come tali, seppur differenti, sono comunque uguali, sono tonal. In altre parole, contrariamente a molte idiote convinzioni della società, il maschile non è in alcun modo più importante del femminile. Il motivo per cui la società ha sostenuto l'idea che i maschi sono in qualche modo superiori alle femmine è perché la consapevolezza è il collegamento diretto tra il nagual e il conosciuto. E poiché il maschio è il conosciuto, si è erroneamente ritenuto che i maschi fossero più elevati delle femmine a causa della loro linea diretta col nagual. In un certo senso questo è vero, ma anche le femmine hanno un collegamento diretto con il nagual, salvo che la loro linea di comunicazione è di un tipo diverso da quella dei maschi. I maschi per inclinazione trattano il conosciuto, e in questo sono naturalmente sbilanciati verso la mente razionale. Le femmine, d'altra parte, sono inclini verso l'ignoto, e quindi favoriscono naturalmente le emozioni, per il semplice motivo che nel trattare con l'ignoto, l'unica cosa che funziona sono le sensazioni. A questo punto, il lettore farebbe bene a rivedere gli insegnamenti sul sentire, perché sono estremamente rilevanti. Inoltre, bisogna ricordare che le sensazioni e le

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emozioni non sono la stessa cosa. Le emozioni nascono sempre da una specifica sensazione, ed è proprio la sensazione il collegamento diretto con l’ignoto. Fa sorridere notare quanto tempo trascorrono uomini e donne giustificando le loro azioni come maschi o femmine, quando in realtà l'unica cosa importante per uomini e donne è rendersi conto che i maschi non sono destinati ad essere come le femmine, e viceversa. Nella lotta per i diritti di uguaglianza femminili, le donne sono diventate sempre più maschili, e in gran parte hanno perso il contatto con la propria femminilità. Gli uomini, d'altra parte, sentendo che la loro mascolinità è minacciata da movimenti come la liberazione delle donne, e allo stesso tempo sentendosi in colpa per essere stati educati a credere di essere superiori, paradossalmente sono diventati sempre più deboli, al punto che la maggior parte degli uomini d’oggi non sanno più cosa significa essere maschio. A questo dobbiamo aggiungere anche i numerosi cambiamenti avvenuti nella società, di cui forse il più significativo in questo secolo, è stato il grande cambiamento del sistema economico mondiale. Costrette dalle esigenze finanziarie a trovarsi un lavoro nella società come i loro mariti, le donne hanno dovuto spesso rinunciare alla maternità e alla vita domestica, e acquisire tratti maschili di cui, prima d’allora, non avevano mai sentito la necessità. Anche l'uomo ha dovuto adattarsi ad una moglie che ormai non era più solo moglie e madre dei suoi figli, ma che era diventata anche un collega di lavoro, in settori che fino ad allora erano stati di dominio esclusivo degli uomini. In tutto questo, però, il condizionamento sociale ha cambiato molto lentamente, e di conseguenza i parametri consolidati che precedentemente delimitavano chiaramente i doveri degli uomini e delle donne, oggi risultano terribilmente obsoleti e inadeguati. In considerazione di ciò, non sorprende che uomini e donne non siano più così sicuri di chi dovrebbe indossare i pantaloni e chi il vestito. Oggi, le donne in tutto il mondo stanno riconoscendo che nell’essere donna vi è molto di più di una semplice casalinga e una fabbrica di bambini. Di conseguenza, esse premono per avere i loro diritti, ma poiché hanno a che fare con l'ignoto, le donne stesse non sanno chiaramente quali sono veramente questi diritti. Moltissime donne reagiscono prevalentemente alle sensazioni, e perciò intuiscono solo vagamente le implicazioni, così cercano disperatamente di inviare un messaggio femminile ad un mondo che è dominato dalla logica maschile. Il risultato di questo è che le donne si rendono conto che, per essere ascoltate dagli uomini, devono dare senso a questo messaggio in modo razionale e logico. Questo, però, costringe le donne a diventare 'maschi' di second’ordine, con una razionalità che spesso è in contrasto coi loro veri sentimenti. Non è strano quindi che le donne siano spesso accusate di non sapere che cosa vogliono veramente, e che le loro azioni a volte contraddicono le loro parole. Gli uomini, d'altra parte, s’innervosiscono alle richieste delle donne, e non capendo cosa ci si aspetta concretamente da loro, diventano sempre più insicuri e di conseguenza anche più aggressivi e testardi. Troppo spesso fanno l'errore di credere che se la donna sta per parlare, poi parlerà in modo da placare il proprio senso della logica maschile, così l'uomo finisce invariabilmente per rifiutarsi di ascoltare la donna, perché ciò che dice lei sembra che non abbia senso. Tale comportamento dell'uomo non fa che peggiorare la situazione, perché alla donna non importano le argomentazioni contrarie; dentro di sé ogni donna sa istintivamente che, poiché l'uomo è il conosciuto, è lui che la deve condurre. Pertanto, quando all'uomo cadono le braccia per la disperazione perché ciò che dice la donna non ha alcun senso, le conseguenze sono che o l’uomo si ostina a non voler ascoltare la logica femminile, e la donna si arrabbia e diventa dominante, oppure l’uomo cerca disperatamente di argomentare ancor di più con logica maschile. Eppure tutto questo sarebbe inutile se solo gli uomini e le donne riconoscessero che sebbene sono uguali, sono anche totalmente diversi.

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LA NATURA FEMMINILE FA EMERGERE DALLE SUE PROFONDITÀ DEI FRAMMENTI DELL’IGNOTO CHE LA NATURA MASCHILE HA IL DOVERE DI COGLIERE E CONCRETIZZARE SUL PIANO FISICO, PERCHÈ IL MASCHILE HA L’ABILITÀ DI DARE SENSO E FORMA A CIÒ CHE IL FEMMINILE HA INTUITO. A QUESTO SCOPO IL MASCHILE DEVE SENTIRE, NON SOLO CON LE ORECCHIE MA COL CUORE E CON OGNI SUA FIBRA, CIÒ CHE IL FEMMINILE GLI STA PORTANDO, COSÌ CHE POSSA SEGUIRLA E TROVARE IL MODO DI RENDERE PRATICO E CONCRETO IL SUO DONO. IN QUESTO MODO FEMMINA E MASCHIO SONDANO E MAPPANO L’IGNOTO.

L'aforisma sopra raffigura schematicamente il processo della cooperazione intelligente che dovrebbe esserci tra maschio e femmina. La femmina, essendo l'ignoto, non può essere una vera femmina se deve essere razionale, per il semplice fatto che la mente razionale ha a che fare solo col conosciuto. Per cogliere veramente l'ignoto occorre muoversi in esso in qualità puro osservatore, senza nutrire l'idea che è necessario interpretarlo nei termini del conosciuto. Poiché lei è l'ignoto, che per sua natura è caotico fino a quando non è messo a fuoco dai riflettori della ragione, la vera donna è abilissima a fare diverse cose contemporaneamente. Non è insolito che una normale casalinga pulisca la casa, cucini, stiri, innaffi il giardino, risponda al telefono, parli col vicino di casa attraverso la recinzione, e recuperi il cane dalla piscina, tutto allo stesso tempo. Ogni uomo che osserva una donna al lavoro, si stupisce sempre di come una donna, in mezzo al pieno caos, riesca a ricordare che domenica è il compleanno di Giovanni, che Tina deve essere giovedì alle tre a lezione di tennis, e che sabato sera la zia, che non ama i piselli e indossa sempre e solo maglie in cashmere, viene a cena alle sette e mezzo in punto. Nessun uomo rimarrebbe sano di mente se dovesse lavorare per tutto il tempo in questo modo, e se fosse costretto a farlo, diventerebbe molto agitato e dispersivo. Essendo il conosciuto, che è ordinato e strutturato, il maschio è per natura molto concentrato, e di conseguenza anche monotematico. Un maschio rende al meglio quando sta seguendo un progetto ben pianificato, in cui fa solo una cosa alla volta, e alla quale può dare completa attenzione. Per il vero maschio, il caos è un incubo non necessario, ma per la vera femmina, il caos è naturalmente uno stile di vita. Eppure, proprio da questa differenza nel modus operandi dei maschi e delle femmine, emerge l’importanza del mappare l'ignoto. La femmina, a causa della sua abilità nell’impegnarsi in più attività contemporaneamente, ha la straordinaria capacità di rilevare dettagli apparentemente scollegati, relativi ai diversi scenari che di solito compongono la sua giornata. Di conseguenza, la femmina è disgiunta e frammentata e, generalmente, con una conoscenza superficiale. Questa affermazione, però, non deve essere presa alla lettera, perché bisogna tenere conto che proprio a causa di questa superficialità, la femmina è veramente eccellente e abile nel gestire l'ignoto. Non preoccupandosi affatto se le proprie esperienze non sono razionali, le femmine sentono intuitivamente che le loro osservazioni apparentemente frammentarie e sconnesse, sono in qualche modo tutte collegate e importanti. Ed è proprio qui che di solito gli uomini vanno a terra KO. Per esempio, se un uomo parlasse del fatto che non sente il suo amico Peter da molto tempo, e la moglie rispondesse iniziando a parlare del cane che quella mattina è caduto in piscina, l'uomo non sarebbe in grado di seguire il ragionamento della moglie. Sentendosi confuso dalla risposta della moglie, presumerebbe che lei non lo sta ascoltando, oppure che sta delirando. Inoltre, qualora l'uomo interrogasse la moglie sulle ragioni della sua risposta incongruente, e se lei fosse una vera donna, molto probabilmente lei farebbe spallucce e direbbe che veramente non lo sa perché ha parlato del cane. Se, d'altra parte, l'uomo ignorasse le affermazioni della moglie, è molto probabile che lei si arrabbierebbe perché si sente ignorata o perchè il marito non è riconoscente. Le comunicazioni tra maschio e femmina si interrompono semplicemente perché gli uomini e le donne non capiscono veramente cosa significa essere maschio ed essere femmina. Di 120


conseguenza, tra loro non c'è mai una vera cooperazione intelligente. I Toltechi insegnano che lo scopo della femmina è quello di navigare nell'ignoto, e riportare le sue osservazioni al maschio, che a sua volta accoglie l’osservazione, la connette al conosciuto e la àncora al piano fisico, rendendola pratica. In questo, si dice che la donna lavora orizzontalmente, mentre l'uomo lavora verticalmente. LA FEMMINA NON È INTERESSATA ALLE IMPLICAZIONI RAZIONALI, E QUINDI PUÒ PERCORRERE UN’ENORME ESTENSIONE NELL’IGNOTO, MA LO FA RAPIDAMENTE E SUPERFICIALMENTE. LA FEMMINA LAVORA QUINDI ORIZZONTALMENTE. IL MASCHIO, D’ALTRA PARTE, È COSTRETTO A DISCERNERE LE IMPLICAZIONI DI TUTTO CIÒ CHE INCONTRA E AFFRONTA, E PERCIÒ SI MUOVE PIÙ LENTAMENTE DELLA FEMMINA, MA MOLTO PIÙ IN PROFONDITÀ. PERTANTO L’UOMO LAVORA VERTICALMENTE. PER MAPPARE L’IGNOTO, OCCORRONO COMUNQUE SIA L’AMPIEZZA CHE LA PROFONDITÀ, E QUINDI L’UOMO E LA DONNA HANNO BISOGNO DELLE RISPETTIVE SPECIALIZZAZIONI E ABILITÀ. QUESTA NECESSITÀ L’UNO DELL’ALTRA È LA BASE DELL’INTELLIGENTE COOPERAZIONE.

Nel suo continuo vagare nell’ignoto, la donna offre all'uomo ogni frammento che incontra durante la giornata o durante la vita. A questo proposito occorre ricordare che, sebbene la femmina operi su un ampio spettro di attività, istintivamente mette le cose insieme, perché per la femmina è naturale proteggere e tenere insieme la sua famiglia. Pertanto, nonostante la donna sia dispersiva e superficiale, sente che ogni piccolo dettaglio è importante per l’insieme. Di conseguenza, la vera femmina coglierà automaticamente tutto ciò che vede, perché sa che se non ne ha bisogno ora, o se non ne ha bisogno lei, certamente ne avrà bisogno in seguito o ne avrà bisogno qualcuno dei suoi cari. Tuttavia, poiché la femmina non è interessata alle implicazioni razionali degli innumerevoli frammenti raccolti, li mette a disposizione dell’uomo, perchè sta a lui discernere le cose e decidere cosa è immediatamente rilevante e cosa potrebbe essere utile in futuro. Ed è proprio a questo punto che è importante che l'uomo capisca che, poiché la donna gli sta portando frammenti dell’ignoto, non può aspettarsi di sapere che cosa sono se lui stesso non ne ha sondato lo scopo. Inoltre è importante che l’uomo si renda conto che non può pretendere che la donna gli spieghi che cosa gli ha portato, perchè non solo non lo sa, ma non spetta nemmeno a lei razionalizzare l’ignoto. A questo punto è indispensabile che l'uomo non cada nella trappola di razionalizzare tutto ciò che la donna gli ha portato. Se fa così, farà inevitabilmente l'errore di credere che la donna gli ha portato solo spazzatura, perché la mente razionale non comprende in modo diretto l'ignoto. La mente razionale è come un computer e, come tale, può elaborare solo materiale per il quale ha il relativo programma. Nel trattare le informazioni che gli porta la donna, l’uomo deve ascoltare il proprio cuore, perché solo fluendo con le proprie sensazioni dell’ignoto può cogliere il significato delle informazioni della donna. Quando l’uomo ha colto il significato che cercava, può allora, ma solo allora, usare la mente razionale per trovare gli aspetti applicativi sul piano fisico di questa nuova informazione. Questa applicazione pratica viene chiamata ancoraggio sul piano fisico. Per rendere tutto questo un po’ più chiaro, vediamo l’esempio precedente della donna che dice al marito che il cane è caduto in piscina. L'uomo, Bill, un giorno torna a casa dal lavoro, e dice alla moglie Cindy che è da tanto tempo che non sente il suo caro amico Peter. Cindy ascolta il marito, ma dopo aver detto che forse Peter è troppo occupato per telefonare a Bill regolarmente come fa di solito, si lancia in un resoconto dettagliato sul cane di famiglia, dicendo che se lei non 121


avesse sospettato qualcosa di anomalo non vedendolo in giro, probabilmente quella mattina il cane sarebbe annegato nella piscina. Apparentemente sembra che Cindy non sia particolarmente preoccupata per Peter, e che la sua storia del cane non abbia nulla a che fare con la preoccupazione di Bill per il suo amico. Eppure, sapendo che a sua moglie importa tanto quanto lui di Peter, Bill sente che quanto gli ha raccontato del cane, deve avere in qualche modo attinenza con l’insolito silenzio di Peter. Nel pensare all’amico, Bill comincia a chiedersi come vadano gli affari di Peter, e senza realmente capire il perché, sente improvvisamente un senso di disagio. Dicendosi che non vi è alcun motivo logico per sentirsi a disagio per gli affari dell’amico, Bill si rende conto che il loro cane, nei sette anni che è stato con loro, non è mai caduto nella piscina. Così, preoccupato che sia accaduto qualcosa a Peter, Bill decide di telefonargli subito. Parlando al telefono con Peter, Bill sente che il suo amico sta bene e così si sente sollevato. Tuttavia, quando chiede a Peter dei suoi affari, Peter gli dice che ha quasi fatto bancarotta facendo uno stupido investimento in un'impresa fasulla. Secondo Peter, se non fosse stato per la sua commercialista che, intuendo che c'era qualcosa che non andava, ha insistito perché lui indagasse sul suo socio, molto probabilmente sarebbe andato in bancarotta, per aver continuato ad investire in un'impresa che in realtà non esisteva. Bill rimane affascinato dalla storia del suo amico. Da quando conosce Peter, lo ha visto sempre molto attento nell’investire i suoi soldi. Tuttavia, questa volta, come il loro cane di famiglia, Peter aveva valutato malamente la situazione. Se non avesse dato retta all’intuito femminile della sua commercialista, non avrebbe sospettato che il suo nuovo socio era un poco di buono. Tenete conto che Peter avrebbe potuto ignorare il presentimento della commercialista, adducendo che era privo di fondamento; ma se l'avesse fatto, sarebbe affondato. Bill, allo stesso modo, avrebbe potuto ignorare la storia di Cindy sul loro cane, perchè non pertinente alla preoccupazione per Peter, ma se l'avesse fatto, avrebbe perso una preziosa lezione di intelligente collaborazione. In questo esempio è evidente che è indispensabile la cooperazione intelligente tra ogni maschio e ogni femmina, sia tra marito e moglie, tra un uomo e una collega di lavoro, tra fratello e sorella, tra madre e figlio, tra padre e figlia o tra amico e amica. Inoltre, l’intelligente cooperazione è particolarmente importante per quanto riguarda la nostra controparte interiore. E’ importante ricordare che ogni uomo e ogni donna ha una metà interiore, che è del sesso opposto. Tuttavia, l'accesso alla nostra controparte interiore è una manovra che si può capire e padroneggiare solo imparando ad usare le nostre controparti esterne come specchi della nostra controparte interna. Pertanto, utilizzando le femmine della sua vita come specchi del proprio femminile interiore, un guerriero impara a conoscere e capire la sua controparte interiore, e anche il modo di comunicare con essa. Allo stesso modo, praticando la cooperazione intelligente con le femmine esterne della sua vita, il guerriero impara anche a collaborare col suo femminile interiore. Ovviamente questo è vero anche per donne guerriere che vogliono imparare a lavorare col proprio maschile interiore. Voglio far notare che per uomini e donne, l’intelligente collaborazione con le nostre controparti interne equivale ad ascoltare il cuore. Solo imparando ad ascoltare il cuore possiamo accedere alle nostre controparti interne e comunicare con loro. Questo implica che non possiamo permettere alla mente di dominare, perché sarebbe impossibile ascoltare il cuore, impossibile ascoltare la controparte interna, e quindi sarebbe impossibile l’intelligente cooperazione tra le due controparti interiori. Questo è vero anche per imparare a lavorare con i presagi, perché occorre ricordare che il mondo intorno a noi è negativo, cioè femminile relativamente al genere umano, a prescindere dal sesso. In altre parole, il mondo, la grande madre di tutti, ci parla sempre in un modo o nell'altro, e se noi le prestiamo attenzione, la ascoltiamo e facciamo emergere le implicazioni dei suoi messaggi, non rimaniamo mai incagliati per mancanza di conoscenza. Quindi, è molto importante che il guerriero sia ben sveglio per osservare anche i minimi dettagli nella vita quotidiana, anche se sembrano insignificanti o non collegati a ciò che sta accadendo. Il potere circonda veramente tutti noi, e quindi ogni volta che c'è una cooperazione intelligente tra maschile e femminile, tra una persona e il mondo che la circonda, la conoscenza 122


fluisce senza impedimenti. Questa cosa, la donna la sa e la pratica istintivamente, perchè la donna è sempre in ascolto del mondo intorno a lei, visibile e invisibile, e vede anche nei dettagli più insignificanti l'interrelazione nascosta di tutta la vita. Un punto da chiarire molto importante, è che la femmina ha essenzialmente due diversi aspetti. Da un lato, la femmina è caotica perché è l'ignoto, e come tale può contare solo sul sentimento, sull’ascolto delle sensazioni. Questo è l'aspetto donna, che nel suo senso di caos è capace di dire una cosa e poi farne un’altra completamente diversa. D'altra parte, la femmina è molto protettiva e inclusiva, perchè anche se è l'ignoto e il caos, sa ad un livello profondo, che tutta la vita è sempre unita e integrata. E anche se tutto le sembra disconnesso, sente che lo scopo della separazione è quello di incorporare l’ignoto nel sconosciuto. Questo è l'aspetto madre, che sta sempre raccogliendo, radunando, riunendo, proteggendo e nutrendo. La consapevolezza ha in sé due polarità, la mente razionale che separa, e il cuore che unisce. Qui il lettore dovrebbe capire che riferendosi al cuore i Toltechi indicano la funzione del sentimento, l’ascolto delle sensazioni, che è espressione della conoscenza irrazionale. A questo proposito le femmine sono molto diverse dai maschi. Quando la femmina usa per prima la mente razionale per isolare le richieste del maschio, poi segue il cuore per trovare nell'ignoto ciò che le richiede il maschio. Il maschio, invece, usa inizialmente il cuore per afferrare quella parte di ignoto che gli porta la femmina, e poi si rivolge alla mente razionale per rendere pratica questa conoscenza sul piano fisico. Comunque, resta il fatto che sia il maschio che la femmina devono utilizzare la mente razionale per ottenere la praticità, ed entrambi devono utilizzare il cuore per trattare con l'ignoto. La verità paradossale che emerge è che, anche se gli uomini sono stati indottrinati a credere che la mente razionale è superiore al cuore, e che la ragione dovrebbe essere elevata al di sopra del sentimento, in realtà per il vero maschio è vero il contrario. Come abbiamo già detto, il maschio è il conosciuto, e poiché la consapevolezza è il collegamento diretto tra il nagual e il conosciuto, per dirla un pò rozzamente, il maschio è niente più che un analista che deve mappare l'ignoto. Tuttavia, l'unico modo per farlo è quello di aprire il suo cuore al femminile, sia alla donna della sua vita che alla grande madre - il mondo che lo circonda, che dopo tutto è quella femmina chiamata ignoto. Da questo dovrebbe essere evidente che nel maschio viene prima il cuore, il sentimento e le sensazioni; la mente razionale entra in funzione solo una volta che il cuore ha accertato il senso dell’ignoto. Pertanto, nel maschio, il cuore è positivo relativamente alla mente razionale o, in altre parole, il cuore è maschile, mentre la mente razionale è femminile – ed è un fatto che contraddice ciò che siamo stati indotti a credere dal condizionamento sociale. A seguito di questo, non dobbiamo dimenticare che è la mente razionale che divide e separa, allo scopo di ottenere una comprensione più profonda e una praticità operativa. È quindi la polarità femminile della consapevolezza che provoca la separazione, e quando questo principio va fuori controllo, in particolare nelle donne, le persone tendono ad agire in modo distruttivo. In questo senso, tutti noi abbiamo visto spesso donne che lottano con se stesse per dettagli veramente insignificanti. Allo stesso modo molti matrimoni si rompono a causa di un'altra donna che entra in scena. Al contrario, il cuore unisce, perché negli uomini e nelle donne è il sentimento che guida verso l’inclusione dell'ignoto nel conosciuto. Anche in questo caso è ironico vedere che quando le donne lottano con se stesse, spesso è sufficiente la sola presenza di un uomo per ripristinare in loro un senso di calma e di pace. La femmina, d'altra parte, essendo per sua natura l'ignoto, sa col cuore ad un livello fondamentale, che la separazione è assolutamente necessaria, affinché l'ignoto possa essere incluso all'interno del conosciuto. Di conseguenza, anche per la femmina, il cuore è positivo rispetto alla mente razionale, nonostante debba usare prima la mente razionale per cogliere le esigenze del maschio. Eppure, tutto questo non è sorprendente se consideriamo che l'aspetto madre della vita, cioè il tonal, forma isole separate per gli scopi del nagual. In altre parole, il tonal deve differenziare il noto e l'ignoto, i maschi e le femmine, la ragione e il sentimento, in modo che il maschio possa lavorare alla necessaria profondità con i dettagli che gli porta la donna. 123


Nel parlare dell’aspetto madre della vita dobbiamo renderci conto che, sebbene il tonal femminile tenda a differenziarsi dal nagual maschile, comunque reagisce istintivamente in modo inclusivo. Questo perché il femminile sente lo scopo di ogni cosa, e in questa conoscenza sa che ogni cosa alla fine deve essere un tutto integro. Di conseguenza, è l'aspetto madre che si occupa di unire, e di conseguenza è anche strettamente alleato con la mascolinità del cuore e dei sentimenti. L’aspetto madre emerge nelle donne in modo energico e pratico, dal momento che è parte integrante della loro essenza. Tuttavia, quando l'aspetto madre comincia a ignorare l'aspetto donna, cioè le qualità femminili della mente razionale, la femmina si trasformerà nella proverbiale ascia da guerra, che dominerà ogni singolo uomo della sua vita. Al figlio di una tale donna non sarà mai permesso di crescere, perchè lei lo terrà saldamente legato alle sue sottane. Questo tipo di femmina farà da mamma anche a suo marito, lo coccolerà e lo vizierà al punto da renderlo debole e inefficiente, e totalmente dipendente da lei in ogni faccenda. Tuttavia, relativamente a questo, occorre tener presente che l'aspetto madre di una femmina diventa dominante, solo quando il maschio della donna non sta giocando il suo ruolo di vero maschio. Quando questo accade, dipende sempre dal fatto che l'uomo non ascolta la donna, e non la riconosce nel vero senso della parola. Ignorando il proprio cuore, un uomo soccombe alla ragione, e quindi, di fatto eleva il proprio lato femminile al di sopra della sua mascolinità. In questi casi, gli uomini possono protestare e non essere d’accordo quanto vogliono, ma rimane il fatto che hanno scelto di diventare 'femmine' di second’ordine. Non sorprende quindi che le donne nella vita di questi "uomini" li accusino di essere deboli e di conseguenza li guardino dall'alto verso il basso con disgusto. IL MARCHIO DEL VERO MASCHIO È IL CORAGGIO, MA PER AVERE CORAGGIO IL MASCHIO DEVE ASCOLTARE IL CUORE.

Vediamo ora un ultimo punto. Siccome la femmina è essenzialmente caotica perchè è l’ignoto, è compito del maschio contenere la femmina. Questo non implica che il maschio debba dominare la femmina, ma che deve riconoscerla pienamente. L’unico modo per farlo è quello di essere pienamente maschio, perchè in questo modo da alla femmina la sicurezza di cui ha bisogno per continuare ad essere femmina. Ci vuole coraggio per essere un vero maschio e ci vuole lo stesso coraggio per essere una vera femmina. Per la donna è difficile riconoscere che è caotica e che è l’epitome dell’ignoto, e non è una sfida facile sapere che se vuole essere una vera femmina deve rimanere esattamente così. A nessuna donna si può pretendere di essere una vera femmina se gli uomini della sua vita non la ancorano al piano fisico. Se, d'altra parte, l'uomo la riconosce per ciò che lei rappresenta, allora la donna si sentirà sicura di poter andare tranquillamente verso l'ignoto, perché il suo uomo l’ascolterà, e a sua volta trasformerà la sua conoscenza caotica in qualcosa di valore pratico per entrambi sul piano fisico. Questo è ciò che si intende quando si afferma che il maschio ancora l’ignoto sul piano fisico - un punto importante che chiariamo meglio con un’analogia. Pensate all'ignoto come un vasto abisso senza fondo sul bordo di una rupe che rappresenta il conosciuto. In piedi sul bordo della rupe c’è il maschio che tiene saldamente il capo di una fune, alla cui estremità opposta è agganciata la femmina che penzola e svolazza nello spaventoso abisso del caotico ignoto. Se la femmina si sente sicura, sapendo che il maschio la sta ancorando saldamente alla solida fisicità della scogliera, andrà con piacere in una parte qualsiasi dell'ignoto per trovare qualsiasi cosa il maschio abbia bisogno. Questo è ciò che significa contenere la femmina, e questo, in ultima analisi, è il senso stesso della cooperazione intelligente. Possiamo riassumere l’intelligente collaborazione dicendo che in questo atto la femmina ascolta il maschio e, dopo aver isolato la sua necessità principale attraverso l'uso della mente razionale, si immerge nell'ignoto, che essenzialmente è il proprio essere interiore. Una volta che è nell'ignoto, la femmina lascia che le sue sensazioni scandaglino e coprano la più ampia estensione possibile, come un pescatore che getta la rete. Poi la femmina ritorna dal maschio e gli presenta ciò 124


che ha pescato. Il frutto di questa pesca, come per la rete del pescatore, conterrà un intero assortimento di tipi, forme e dimensioni. A questo punto, il maschio permette al suo cuore di guidarlo nella ricerca in quest’apparente confusione, per trovare ciò che è utile e può essere usato immediatamente in modo pratico. Quando ha trovato ciò che può usare, mette in azione la sua mente razionale per pulire, sezionare, e discernere lo scopo e l'uso di ogni piccolo dettaglio di ciò che ha scelto. Per questo motivo si dice che la femmina prende l'iniziativa nell’entrare nell’ignoto, e che il maschio prende l'iniziativa nell’aprire il cuore. Alla luce di questo, non sorprende che la femmina, in virtù della sua stretta associazione col tonal, si identifichi facilmente con l'aspetto madre, perchè va ricordato che il tonal è essenzialmente femminile in relazione al nagual. Questa identificazione con l'aspetto madre permette alla femmina di riconoscere ad un livello istintuale lo scopo della differenziazione e la necessità di unire. Inoltre, va tenuto presente che il lato maschile della femmina è l’aspetto madre con la sua spinta intrinseca ad unire. In questo senso, nessuno può negare che una madre che sta lottando per proteggere la sua famiglia è una combattente formidabile, contro la quale nessuna persona comune può averla vinta. E’ anche a causa di questo che sono quasi sempre le donne a prendere l'iniziativa per entrare nella Via del Guerriero, e diventano veramente delle raffinate guerriere, alla pari di qualsiasi maschio. In generale, gli uomini sono molto più lenti nel progredire sulla Via del Guerriero, a causa della profondità a cui sono tenuti a lavorare, ma una volta che hanno imparato ad aprire il cuore, il loro coraggio è assolutamente impareggiabile. Vediamo dunque, che la vera femmina, con la sua ferocia, e il vero maschio, col suo coraggio, sono naturalmente e istintivamente dei veri guerrieri che non stanno indietro a niente e a nessuno. LA COOPERAZIONE INTELLIGENTE È LA BASE DELLA VITA MANIFESTA – LA COLLA CHE TIENE UNITA OGNI COSA E, ALLO STESSO TEMPO, CHE RENDE POSSIBILE L’EVOLUZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA. LA COOPERAZIONE INTELLIGENTE FRA IL MASCHIO E LA FEMMINA, FRA L’ESSERE UMANO E IL MONDO, CONSISTE NELL’ASCOLTARE IL CUORE, AFFINCHÉ UNA PARTE DEL CAOTICO IGNOTO SIA INCLUSA NEL CONOSCIUTO. L’INTELLIGENTE COOPERAZIONE È QUINDI UN’ESPRESSIONE DELL’AMORE UNIVERSALE CHE ELUDE LA COMPRENSIONE DI MOLTE PERSONE. UN GUERRIERO COMPRENDE IL VERO SIGNIFICATO DELL’AMORE SOLO PERCORRENDO UNA VIA CON UN CUORE.

Prima abbiamo visto che dalla qualità intrinseca della consapevolezza otteniamo i primi due requisiti per percorrere la Via del Guerriero, e cioè che il guerriero deve essere ben sveglio e avvicinarsi alla conoscenza con timore. Ora è evidente che i successivi due requisiti derivano dalla cooperazione intelligente. Quando il maschio riconosce il proprio femminile interiore, e la femmina riconosce il proprio maschile interiore, nasce il vero rispetto, non solo per il sesso opposto, ma anche per il mondo e per tutta la vita in generale. Allo stesso modo, quando il maschio e la femmina arrivano a comprendere che stanno seguendo il proprio destino e cooperano in modo intelligente coi loro sognatori, nasce anche l’assoluta sicurezza. Così vediamo che l’intelligente cooperazione è essenziale per la vita sul piano fisico, ma è condizione essenziale anche per il compimento del proprio fato. Solo quando collaboriamo in modo intelligente coi nostri sognatori possiamo sperare di riuscire ad esprimere il nostro potenziale insito in una determinata incarnazione.

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CAPITOLO NOVE

LA DANZA CON LA MORTE OGNI COSA TOCCATA DALLA MORTE DIVENTA POTERE. IL GUERRIERO LO SA E LO CAPISCE, E QUINDI COLTIVA UN’INTIMA RELAZIONE CON LA MORTE, UNA RELAZIONE CHE COL TEMPO DIVENTA UNA DANZA.

Studiando la tecnica per cancellare la storia personale, abbiamo visto quanto è importante fermare il dialogo interno, in modo che alla fine possiamo fermare anche il mondo. Abbiamo anche visto che è indispensabile credere in se stessi e imparare a star bene con se stessi, così che trasformiamo l’immagine di noi stessi in quella che ci porta successo e felicità, anziché fallimento e miseria. A questo scopo abbiamo riconosciuto l’importanza di comprendere e praticare la cooperazione intelligente, perchè dove non vi è intelligente cooperazione, non c’è amore per se stessi, non c'è amore per il mondo, e non c’è amore per la vita o per il proprio fato. Sforzandoci di fare tutto questo, trasformiamo gradualmente la nostra isola del tonal in quello che viene definito un corretto tonal o, in altre parole, un tonal che si addice al vero guerriero. Cancellare la storia personale è perciò una tecnica composita che non s’impara a padroneggiare in un giorno. In essenza è una tecnica di trasformazione che sostituisce un pezzo alla volta per un certo periodo di tempo. Eppure ogni pezzettino sostituito o trasformato porta con sé potere personale e, la cosa più importante di tutte, quell’innato senso di gioia che deriva dal sapere che si sta guadagnando la propria libertà. Fra le tecniche che compongono la cancellazione della storia personale, non ce n’è una più importante delle altre, ma se la consideriamo come un tutt’uno, vediamo quanto è importante padroneggiare ogni singola tecnica, per il complessivo processo di trasformazione. Il processo di trasformazione implica l'eliminazione di ciò che non serve, ma come sappiamo, in realtà non è possibile eliminare alcunché dall'isola del tonal. Perciò, cosa comporta in realtà la trasformazione? Com’è inteso dai Toltechi, il termine 'trasformazione' è forse il più emozionante, e al tempo stesso più radicale concetto della tradizione Tolteca.

LA TRASFORMAZIONE È QUEL PROCESSO DI MORTE E RINASCITA IN CUI SI IMPEGNA UN ESSERE UMANO QUANDO INTRAPRENDE LA VIA DEL GUERRIERO. ESSO COMINCIA CON UNA TRASMUTAZIONE E TERMINA CON UNA TRASFIGURAZIONE.

Prima che avviamo deliberatamente e consapevolmente il processo di trasformazione, siamo la somma totale di tutto ciò che accade e che c’è sulla nostra isola del tonal. Se vogliamo cambiare, l'unico modo è quello di trasformare l'isola del tonal. Come abbiamo visto ne Il Ritorno dei Guerrieri, questo comporta la necessità di riorganizzare ogni elemento che va a comporre le caratteristiche dell'isola. Tuttavia, si deve tenere a mente che non c’è modo di eliminare definitivamente nessuna cosa dall'isola. Pertanto, se osserviamo con attenzione l'isola del tonal, ci rendiamo conto che in effetti le caratteristiche dell'isola sono composte da ogni cosa che pensiamo di avere, e anche da ogni cosa che abbiamo ereditato o preso in prestito da altri, in virtù del nostro 126


condizionamento sociale. E’ ovvio quindi che, per cambiare il paesaggio dell'isola, dobbiamo eliminare tutti gli oggetti estranei che non gli appartengono. In altre parole, dobbiamo eliminare gli effetti del condizionamento sociale. Questa eliminazione comporta un cambiamento radicale, al punto che il vecchio tonal deve morire, in senso figurato. Quando ci si libera delle cose che in realtà non appartengono all'isola, è impossibile tenere in vita il vecchio tonal. Il vecchio tonal può esistere solo quando si mantengono tutte le cose che lo compongono, più o meno come un pezzo di legno rimane un pezzo di legno fino a quando non ci mettiamo a scolpirlo. Quando trasformiamo un pezzo di legno in una scultura, non è più un pezzo di legno, ma una scultura. Nel processo di trasformazione da pezzo di legno a scultura di legno, noi eliminiamo tutti i pezzettini di legno che non fanno parte della scultura. Questo implica che il destino di quel pezzo di legno è quello di essere una scultura, un’opera d’arte – quest’ultimo è un concetto di vitale importanza per la trasformazione o per cancellare la storia personale. Tutti noi abbiamo esattamente il tonal di cui abbiamo bisogno in una determinata incarnazione, e su questa isola del tonal c’è tutto quel che ci serve per affrontare le nostre sfide e per compiere il nostro fato. I problemi nascono a causa del condizionamento sociale, perchè ci ritroviamo con l’aver aggiunto così tanta spazzatura nell'isola, che non sappiamo più qual’è il nostro vero tonal. Però, non sapere chi o cosa siamo veramente non è mai un ostacolo insormontabile, a condizione che siamo convinti di voler cambiare, e che accettiamo che questo cambiamento deve essere una totale trasformazione. Se accettiamo questo, allora siamo pronti a fare lo sforzo necessario per cercare di vivere da guerrieri. In ultima analisi, questo è tutto ciò che serve veramente. Sforzandoci di vivere come un guerriero, applichiamo quasi automaticamente le varie tecniche nella vita quotidiana, e senza nemmeno rendercene conto, cominciamo a vivere gli insegnamenti affrontando le varie sfide. Vivendo gli insegnamenti inevitabilmente ne siamo coinvolti, e così una cosa porta all’altra, fino a quando finalmente gli insegnamenti e le tecniche non sono più qualcosa che stiamo cercando di applicare, ma sono diventati il nostro nuovo stile di vita. Questo è tutto ciò che serve. I processi di trasmutazione e trasformazione avverranno apparentemente per proprio conto, e poco a poco il nostro vero tonal comincia a mostrarsi. Qui, il problema che tende a presentarsi è che ci sono sempre persone che vorrebbero diventare guerriere, ma non avendo capito che hanno bisogno di sottoporsi ad una totale trasformazione, insistono ostinatamente a mantenere i loro vecchi tonal. Questo comportamento è analogo a quello di un uomo che vuole avere un nuovo giardino, ma che non è disposto a cambiare nulla di quel giardino. L'unico modo in cui possiamo avere un nuovo giardino è quello di avviare un processo di morte, perchè è ovvio che dovremo rimuovere molte piante esistenti, e spostarne e potarne delle altre, ma quando avremo terminato, il vecchio giardino sarà morto, non ci sarà più. Molte persone non fanno così, preferiscono continuare ad aggiungere altre piante nel vecchio giardino, sperando che questo lo migliori. Eppure, i nostri tonal hanno già tutto ciò che serve. Per cui non abbiamo bisogno di aggiungere nulla, piuttosto dobbiamo eliminare ciò che non gli appartiene. Quando cominciamo ad eliminare creiamo spazio, e abbiamo la possibilità di spostare le cose e metterle nei punti originari a loro destinati, e a tempo debito, l'isola del tonal sarà totalmente ristrutturata. SOLO QUELLI CHE ARRIVANO ALLA VIA DEL GUERRIERO PRONTI A MORIRE, POSSONO SPERARE DI AVER SUCCESSO.

Questo ci porta alla domanda che ogni apprendista pone a questo punto: 'Come posso fare per eliminare ciò che non mi appartiene, e come faccio a ristrutturare la mia isola del tonal?' Anche se questa domanda è inevitabile, tuttavia non è una domanda valida, perchè quando l'apprendista 127


raggiunge questo punto della formazione, ha già ricevuto tutte le informazioni che gli occorrono per effettuare la sua trasformazione. L'unica cosa che l'apprendista deve fare è applicare tutto quello che gli è stato insegnato fino ad ora. L'eliminazione di tutto ciò che è indesiderabile, e la ristrutturazione dell'isola del tonal è una conseguenza naturale dello sforzo che serve per vivere da guerriero. Se l'apprendista segue fedelmente le istruzioni che ha avuto, allora i vincoli del condizionamento sociale si romperanno, e non rimarrà nessuna traccia della propria storia personale. Quando l’apprendista fa questo, nel frattempo sarà diventato un vero guerriero con il potere al suo comando. Ora il guerriero è a tutti gli effetti una nuova persona con una nuova vita che ha ben poco a che fare con la vita di prima. Tuttavia questo vantaggio, per quanto enorme sia, non è l'unico generato dalla trasformazione. Nell’imparare a vivere da guerriero c'è anche un altro vantaggio, ossia una tecnica che i Toltechi chiamano la danza con la morte. Questa tecnica mistificante a volte è chiamata la danza della morte o anche l'ultima danza. In un certo senso è il seguito della tecnica dell’intelligente cooperazione, eppure è anche molto diversa. Questo diverrà evidente durante la spiegazione di questa tecnica particolare. Detto questo, la danza con la morte non è una tecnica come le altre, ma si sviluppa spontaneamente come conseguenza del praticare le altre tecniche e dell’aver assorbito e integrato gli insegnamenti nella vita quotidiana. Pertanto non si può studiare in anticipo, perché è per natura un sottoprodotto dello sforzo che serve per diventare un guerriero. Si tratta di un vero e proprio bonus, e uno dei tesori più cari di ogni guerriero. Vediamo quindi alcuni aspetti di questa tecnica, in modo da ampliare la comprensione di ciò che significa vivere la vita di un guerriero. La stragrande maggioranza della gente ritiene che la morte è solo un termine che indica la fine della vita sul piano fisico, ma questo è molto lontano dalla verità. La morte non è semplicemente un termine, ma una vera e propria forza, che i Toltechi veggenti vedono chiaramente come vedono la forza della vita. A causa del suo aspetto, i Toltechi hanno definito la morte come la forza rotante, o semplicemente la demolitrice. La morte, come la vita, esiste in tutto l'universo, ma non ha alcun effetto sulla vita non manifesta, solo sulle forme che la vita usa nel dispiegamento della consapevolezza. A questo proposito è importante sapere che su questo pianeta, così come nell'universo, ci sono forme più sottili delle forme fisiche dense che l'uomo comune associa normalmente con la vita. Durante l'incarnazione, a prescindere che sia in una forma fisica densa o in una forma più sottile, l'essere incarnato è avvolto nell’uovo elettromagnetico che è chiamato il bozzolo luminoso. Fin dal momento della nascita, il bozzolo luminoso è soggetto agli effetti continui della demolitrice, che gli arriva addosso in un movimento di rotolamento, molto simile a un'onda. Ogni volta che la forza rotante impatta contro il bozzolo, l'intento del sognatore devia la morte verso l'alto così che la forza continua a rotolare passando sopra il bozzolo luminoso; però proprio come un'onda risorgerà tornando ad impattare, ripetendo il processo senza fine, fino a quando la forza del suo slancio rotante farà crollare il bozzolo luminoso. La forza della demolitrice può sembrare gentile, come un’onda del mare che ci culla dolcemente, ma in effetti è potente oltre ogni immaginazione. Se non fosse per l'intento del sognatore, in pochissimo tempo la demolitrice aprirebbe una crepa nel bozzolo luminoso. E anche così, la demolitrice è così potente che l'intento del sognatore non riesce a deviare totalmente l'impatto della sua forza. Di conseguenza, la forma contenuta all'interno del bozzolo luminoso viene di volta in volta ferita leggermente dalla forza dell’impatto e, di conseguenza, subisce quel logorio che chiamiamo deterioramento o semplicemente, invecchiamento. Quando la forza dell'impatto viene deviata solo in piccola parte, la forma può essere compromessa così gravemente che la persona coinvolta registra uno shock mentale o emotivo, oppure si ammala in modo grave. Se questo shock o questa malattia è grave, allora è probabile che la forma invecchi in modo improvviso e accelerato. Molti uomini e molte donne hanno ingrigito i capelli in una notte, mentre altri, che sono sempre stati in forma, sono improvvisamente diventati fragili e malaticci nel giro di pochi giorni. Eppure è alla nostra portata regolare la forza dell’impatto della demolitrice, in modo da 128


evitare inutili danni alla forma. Quando collaboriamo in modo intelligente coi nostri sognatori e col mondo intorno a noi, riconoscendo e praticando i principi dell’interrelazione di tutta la vita, l'intento dei nostri sognatori è molto rinforzato e amplificato. Questo è un punto importante per due motivi. In primo luogo, quando l'individuo coopera col proprio sognatore, il sognatore è ovviamente in grado di esercitare molto più intento di quando l'individuo combatte contro il suo destino. In secondo luogo, poiché i sognatori sono orientati alla coscienza di gruppo per via della interrelazione di tutta la vita, l'intento non è solo una forza personale, ma anche una forza reciproca che viene incrementata dal gruppo più grande. In altre parole, l’intento che è una qualità del sognatore, è sia una forza canalizzata dall'individuo e sia dal gruppo, ma l'intento del gruppo è sempre molto più potente della somma degli intenti dei singoli individui. Perciò quando collaboriamo con la vita anziché combatterla, e quando ci sforziamo di realizzare il nostro destino anziché ostacolarlo, noi lavoriamo in gruppo, e l'intento combinato di gruppo è veramente formidabile. Quando siamo in armonia con la vita, ovviamente regoliamo la forza d'impatto della demolitrice in modo molto più efficiente e con migliori risultati rispetto a quando ci separiamo dal tutto più grande. Non è mai il sognatore dal proprio piano di esistenza che diventa separativo, ma la sua incarnazione sul piano fisico. Quando questo accade, i sognatori rimangono sempre orientati alla coscienza di gruppo, ma il sognatore la cui incarnazione si sta comportando in maniera ribelle diventa una condizione di svantaggio nei confronti del resto del gruppo, e questo ovviamente impone uno sforzo evitabile a tutti gli altri. Questo è il motivo per cui per il vero guerriero è totalmente inaccettabile ogni sensazione di separazione o qualsiasi pratica di separazione. Un punto da chiarire è che non tutte le malattie o le disgrazie sono il risultato della separatività. A volte arrivano malattie e disgrazie perchè servono come sfide necessarie della vita dell'individuo. Ma in questi casi, le malattie e le disgrazie sono imposte dal sognatore stesso, in sintonia con lo scopo del gruppo, e non hanno alcun effetto negativo sul gruppo. A causa di questo, il guerriero non darà il suo aiuto in ogni caso ad un altro essere che si trova in difficoltà. Se il guerriero vede che l'essere in questione ha bisogno dell'esperienza che sta vivendo, non interferirà nello scopo del sognatore di quell’essere. Se, d'altra parte, il cuore del guerriero gli dice che è effettivamente necessario un aiuto, allora non esiterà a dare tutto il suo aiuto. Quando cooperiamo nel compimento del nostro fato, tramite l'interrelazione di tutta la vita, siamo anche d’aiuto all’evoluzione generale, e così aiutiamo gli esseri attorno a noi ad elevarsi, che siano altri esseri umani, animali, piante o in qualunque altra forma. Questo è il vero significato dell’interazione e interdipendenza di tutta la vita. Inoltre, cooperando nel compimento del nostro fato, cominciamo automaticamente a fluire col processo della vita, così come un nuotatore nuota con la corrente di un fiume. Col tempo e con l'esperienza, il nuotatore comincia ad anticipare il corso del fiume sentendo il modo in cui si muove l'acqua. Il nuotatore impara ad adattare i propri movimenti per accogliere ogni sfida che gli capita, e con l’accumulo di esperienza nel gestire le sfide, i suoi movimenti diventano sempre più agili, eleganti e complessi. Tale nuotatore sta rendendo in modo coreografico la danza della vita. Tutto quello che facciamo nella vita è in un modo o nell'altro un atto di sopravvivenza. Sia che stiamo lavorando per vivere, che stiamo andando in vacanza per alleviare lo stress mentale, o che stiamo passeggiando sulla spiaggia per calmare uno turbamento emotivo, stiamo sempre lottando per la sopravvivenza del nostro corpo fisico, della sanità mentale o del benessere emotivo. Non sopravvivere significa una morte di qualche tipo, perchè un essere può morire in più modi. Ci sono persone che sono emotivamente morte o mentalmente morte, così come ci sono persone che hanno perso ogni speranza e vivono un'esistenza priva di significato. Tutte queste persone non partecipano più alla vita con uno scopo, e quindi potrebbero benissimo essere morte che non farebbe differenza. Queste persone sono quelle che i Toltechi chiamano morti che camminano, e ce ne sono molti di più di quanto possiamo immaginare. Lottando per sopravvivere e vivendo da guerrieri, stiamo imparando a deviare consapevolmente la forza disgregante della morte in modi diversi da quelli che usa il sognatore con 129


l’intento. In altre parole, come il nuotatore, anche noi fluiamo con la corrente della vita, e acquisendo esperienza nel gestire le nostre sfide, impariamo che non c’è bisogno che le sfide siano disastrose, ma se sono ben gestite, ci possono elevare ad altezze che prima erano oltre le nostre capacità. In ultima analisi, tutte le sfide della vita, piccole o grandi, sono manifestazioni di forze che lavorano in collaborazione con la morte. Così i Toltechi considerano le sfide come le alleate della morte, e tradizionalmente si riferiscono alle sfide chiamandole anche i tiratori scelti dell'universo. E’ destino di tutta la vita ricercare la conoscenza e avere potere, ma per ognuno di noi non c’è altro modo di ottenere potere se non quello di reclamarlo da sé e per sé. L'unico modo in cui possiamo rivendicare il nostro potere è che l’infinito ci presenti delle sfide che dobbiamo affrontare e superare. Ovviamente la quantità di potere che produrrà una sfida è direttamente proporzionale all'intensità della sfida stessa. Le sfide facili producono poco potere, ma le sfide difficili, soprattutto quelle che minacciano la nostra sopravvivenza, producono molto potere. Pertanto per il guerriero, la morte e i suoi alleati non sono una maledizione, ma solo forze che lo guidano a maggiori quantità di potere personale. E’ per questo motivo che il guerriero considera la morte come la sua migliore consigliera. Nel fluire con il processo della vita, e imparando a gestire correttamente le sfide, il guerriero scopre modi e mezzi con cui deviare le frecce dei tiratori scelti. Il termine 'tiratori scelti' è una metafora per qualcosa che non è facile verbalizzare, ma gli effetti, o le frecce dei tiratori scelti non sono semplici metafore. Quando non puoi più pagare il mutuo della casa, e il direttore della banca ti minaccia di portartela via, non parla in metafora. Questo è un esempio di freccia scagliata dai tiratori scelti dell’universo. E ti ferisce, eccome ti ferisce e ti sfida, forse più di una semplice freccia di arciere. Alcune frecce sono progettate per sfidare la mente, altre per sfidare le emozioni, e altre ancora per sfidare il corpo fisico. Alcune frecce sono progettate solo per dare una scossa di avvertimento, altre sono progettate per mutilare, temporaneamente o permanentemente, e altre ancora sono assolutamente letali. L'unica protezione del guerriero contro le frecce dei tiratori scelti è il suo scudo. Essendo ben consapevole che la morte gli da la caccia, il guerriero usa la sua paura per essere pronto ad ogni eventualità, e sostenendo un sano rispetto per tutti gli esseri viventi, il guerriero si accinge a vivere il più possibile in modo strategico. Essendo sicuro che, sforzandosi in modo impeccabile, il suo destino si dispiegherà per guidarlo, il guerriero adatta le sue azioni, fisiche, emotive e mentali, in modo da usare il suo scudo efficacemente contro le frecce dei tiratori scelti. Quando un veggente vede una tale vita da guerriero, vede uno spettacolo straordinariamente bello. Emozioni riccamente colorate che si intrecciano in complessi schemi con le energie luminose ed eteree della pura intelligenza. Questi modelli di potere magico si muovono e fluttuano in perfetta sincronia con i movimenti e gli spostamenti del punto di assemblaggio, mentre il guerriero si sforza di deviare le frecce dei tiratori scelti. Questi bei movimenti di emozioni e di intelligenza si fondono in un flusso che entra e esce in una costante evoluzione di modelli, tali da meravigliare per il perfetto tempismo e la pura grazia della vita in azione. Anche i movimenti fisici di un tale guerriero si raffinano in questo elegante gioco di energie, ed i suoi occhi spesso riflettono quella risata interiore che sgorga dalla gioia di sapere che il proprio spirito è assolutamente impeccabile. Il movimento del guerriero impeccabile è in effetti una danza nel vero senso della parola. In questa danza, la musica è costituita dalla sua intelligenza, mentre il colore del costume è costituito dalle sue emozioni, accuratamente intonate per ritrarre il suo intento. Il destino guida il guerriero nel coreografare i passi che gli permettono di muovere il punto di assemblaggio, per danzare nel palcoscenico della vita con facilità, grazia e dignità. Il Suono, il colore e il movimento sono veramente le tre qualità magiche che formano il temperamento del guerriero, quell'essere che ha imparato che la vita non è un peso, ma una danza stupenda di innovazione e creazione. Immerso in questa conoscenza, il guerriero piroetta nel palcoscenico della vita, a volte saltando di gioia, a volte movendosi lentamente e dolcemente, al triste ritornello di lacrime sincere. In questa danza, le luci e le ombre si fondono le une nelle altre, per creare una esilarante sequenza dopo l'altra, ed ogni sequenza porta il guerriero in vortici che lo conducono in livelli di consapevolezza e di libertà 130


sempre più alti e sempre più profondi. Dipende molto dall'individuo quanto si spingerà in alto o quanto si spingerà lontano nel dispiegare il proprio potere personale. A questo riguardo, ogni guerriero ha il proprio specifico gradino sulla scala dell'evoluzione e, di conseguenza, non troveremo mai due guerrieri che fanno la medesima danza. A seconda del livello di consapevolezza e di competenza del singolo, la danza sarà lunga o corta, e avrà una coreografia semplice oppure sarà magnifica nella sua complessità e varietà. Tuttavia, anche la danza più semplice ha una purezza e una grazia veramente meravigliosa, e quindi ogni danza è di per sé un capolavoro. I guerrieri capaci di agire in questo modo, continuano ad affinare le loro abilità coreografiche in modo da raggiungere altezze sempre maggiori nel conseguimento del potere personale. In senso figurato, tali guerrieri roteano sempre più in alto, fino a quando la loro consapevolezza si fonde completamente con quella dei loro sognatori, e di conseguenza anche con la consapevolezza di tutta la vita. Quando i guerrieri realizzano questa fusione, raggiungono il livello della terza attenzione, e gli si riconosce il titolo onorifico di danzatore sulla collina. Questo è un secondo nome mistico, che non possiamo spiegare se non per dire che per coloro che hanno occhi per vedere, se ne parla nei volumi sugli antichi riti come quelli di Beltane e Yule. Tuttavia, senza la presenza e le azioni della morte e dei suoi alleati, non ci sarebbe nessuna coreografia e nessuna danza, e la vita diventerebbe un caos senza senso di energie indifferenziate senza un vero scopo. La danza deve la sua esistenza alla morte, ed è quindi giusto che il guerriero si riferisca ad essa come la danza della morte, un’espressione che è stata significativamente e misteriosamente immortalata nella letteratura, nella musica e nell'arte, come danza macabra. Nessun guerriero potrà mai dire come ha imparato la danza della morte, ma in ogni caso questa danza comincia a prendere forma con la tecnica della ricapitolazione. Qui bisogna mettere in evidenza che tutte le persone, prima o poi, devono ricapitolare la loro intera vita. Per la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne, questa ricapitolazione avviene solamente al momento della morte fisica. Quando una persona muore, nel bozzolo luminoso si apre una breccia e la forza vitale fugge via dal corpo fisico, ma l’intento del sognatore la trattiene per un breve tempo entro i confini del bozzolo luminoso. Durante questo breve interludio le emozioni e l’intelligenza sono ancora in piena attività, e rimangono attive fino a quando tutta la consapevolezza è astratta dal piano fisico. E' proprio in questo interludio che le persone ricapitolano la loro intera vita, dal momento della nascita fino al momento della morte fisica. L'obiettivo di questa ricapitolazione finale è fondamentalmente lo stesso del guerriero. In questo ultimo atto sulla terra, ogni uomo e ogni donna ha la possibilità di vedere la propria vita nella vera prospettiva, in modo che le conoscenze acquisite durante l'incarnazione possano essere pienamente riconosciute e assorbite. A causa di questo, si rivela chiaramente lo scopo di ogni evento, e quindi le sfide che sono state rifuggite e non affrontate vengono inevitabilmente accettate come base necessaria per la successiva incarnazione. Questo interludio di ricapitolazione non è mai lungo. Non essendo più funzionante la mente razionale che blocca o giustifica gli eventi, l'essere ormai disincarnato vede in poche ore il vero scopo della propria vita. Ogni evento accaduto nella vita di quell'essere, ora si rivela oggettivamente, anche nel più piccolo dettaglio. Si tratta di una rivelazione che non lascia spazio a dubbi, e dal momento che ogni evento è oggettivo, per la maggior parte delle persone non è un momento facile. Eppure, proprio a causa di questa ricapitolazione la persona comune può finalmente ottenere il massimo vantaggio dalla vita trascorsa sulla terra e progettare in modo intelligente il futuro. Durante questa parentesi di ricapitolazione, il processo della morte è temporaneamente sospeso, ma quando la ricapitolazione è stata completata, il sognatore ritira il suo intento e tutta la consapevolezza dal piano fisico. Di conseguenza, il bozzolo luminoso collassa completamente, ripiegandosi istintivamente su se stesso per prendere di nuovo la forma di un embrione in un grembo materno.

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Sebbene non sia nello scopo di questo libro coinvolgere il lettore nei concetti che riguardano la vita dopo la morte, sarà comunque proficuo divagare un pò per rispondere brevemente ad alcune domande che riguardano il processo della morte fisica. A questo riguardo si è speculato molto su ciò che accade all’essere disincarnato dopo l’astrazione dal bozzolo luminoso, e sono state avanzate molte ipotesi fantasiose, soprattutto da parte delle persone sensitive. Le persone hanno paura di perdersi nel mondo futuro, e perciò chiedono aiuto ai diligenti sensitivi che passano la maggior parte della vita a dirigere le anime perdute verso i portali del paradiso o a qualche altro luogo simile. Altri ancora, a quanto pare rimasti bloccati in veicoli emozionali o mentali, chiedono di essere liberati con la forza da questi relitti, prima di continuare il loro viaggio. Secondo alcuni sensitivi, l'essere disincarnato a questo punto incontra una miriade di cari defunti, che vengono per portarlo nella libertà della gloria della vita eterna. Se pesterò i piedi a qualcuno, non porgerò le mie scuse, perchè ritengo che nutrire il pubblico credulone con questo tipo di assurdità sia assolutamente imperdonabile. Tuttavia, a questo riguardo anche il pubblico ha la sua responsabilità, perché chiunque sia tanto ingenuo da credere a questi abracadabra, merita di essere ingannato. Per quanto ne sappiamo, nessun sognatore è mai stato così stupido da tenersi bloccato in un veicolo fuori uso, né alcun sognatore è mai stato così sbadato da lasciare che la sua consapevolezza vaghi senza meta nell’altro mondo. Prendendo in considerazione i cari defunti che vengono a prendere chi è appena morto, la mente vacilla davanti alle invenzioni dell’esorbitante fantasia di persone che hanno eccessivamente gonfiato la propria auto-importanza. Gli unici esseri disincarnati che rimangono nell'atmosfera del piano fisico, non essendo in grado di lasciar andare ogni cosa, sono quei tristi individui che hanno commesso suicidio. Tuttavia, in questi casi è nessuna persona può aiutare questi esseri. Avendo sostenuto il proprio senso di indegnità, queste persone non erano pronte ad affrontare le loro sfide della vita. Così hanno fatto l'errore di pensare di poter sfuggire ai loro problemi, scegliendo di uscire dalla vita con il suicidio. Siccome non è mai ammesso suicidarsi, in questi casi il sognatore dell’individuo suicida lo forza a vivere, anche senza corpo fisico, in un’atmosfera di vita sul piano fisico. Queste sono le vere anime legate alla terra, la cui sofferenza è davvero enorme. Non essendo più in grado di partecipare fisicamente alla vita, questi esseri vivono l'agonia di dover testimoniare alle conseguenze del proprio suicidio su propri cari, e sono costretti a guardare da lontano le meraviglie e i privilegi che avrebbero potuto sperimentare se non fossero stati così codardi. Per quanto possa essere triste la situazione di questi esseri, rendetevi conto che alla fine, ognuno di noi deve vivere con le conseguenze delle proprie azioni. A proposito delle affermazioni dei sensitivi, può essere utile offrire una breve spiegazione di quel fenomeno che erroneamente considerano come comunicazione tra i vivi e i morti. Occorre sapere che una volta che il sognatore ha ritirato il suo intento e la sua consapevolezza dal piano fisico, rimangono solo i veicoli fisici utilizzati durante l'incarnazione. Questi veicoli sono il corpo fisico denso, la forma emozionale, la forma mentale e il bozzolo luminoso. Tutti questi veicoli, in sostanza, non sono altro che configurazioni elettromagnetiche messe assieme per funzionare in unità con la consapevolezza e la forza vitale del sognatore, durante l’incarnazione fisica. Non mi è possibile descrivere questi veicoli, se non per dire che sono caricati magneticamente con la consapevolezza e il potere personale dell’essere che li usa durante la vita, e che questa carica permane in questi veicoli per qualche tempo dopo la morte. Questa carica magnetica residua è così forte che, quando ci si imbatte in essa, da l’impressione di essere viva e intelligente. Ma non essendo rifornita di carica vitale dal sognatore, lentamente si dissipa e si disintegra nei suoi campi energetici costituenti e infine è riassorbita nella grande matrice del pianeta. Questi veicoli non si disintegrano in un periodo fisso, ma generalmente si disintegrano abbastanza rapidamente. In effetti, solo lo scheletro osseo del corpo fisico ci mette secoli a 132


disintegrarsi completamente, e a questo proposito ci sarebbe molto da dire sulla cremazione. Comunque, qualche volta capita che l’involucro emozionale o mentale di un individuo permanga per molto tempo. Quando accade questo, è sempre dovuto al fatto che l’individuo quando era in vita ha impiegato una quantità eccessiva di attenzione per sviluppare quel particolare veicolo e di conseguenza quel veicolo è stato sovraccaricato. L’esistenza di questi involucri supercaricati è causa delle credenze ai fantasmi e agli spiriti ancestrali e ha dato origine alle pratiche morbose delle sedute spiritiche e della negromanzia. Questi fantasmi tendono a librarsi in prossimità del cadavere in decomposizione o anche in giro nella casa in cui ha vissuto l'individuo prima della morte. A volte, soprattutto quando la causa della morte è un omicidio, il fantasma tenderà a svolazzare intorno al luogo in cui è avvenuto il decesso. Nelle occasioni in cui vi era un legame particolarmente forte tra il defunto e qualcuno che è ancora vivo, l’involucro energetico del defunto, in determinate circostanze, può essere attratto da quella persona a causa di un rapporto solidale tra il suo elettromagnetismo e la carica ancora esistente all'interno dell’involucro. E’ principalmente questo fenomeno elettrostatico che ha indotto i sensitivi e i medium inesperti a credere che i defunti siano disposti a fornire guida a coloro che sono ancora in vita. Eppure non è stato contattato l'essere disincarnato, ma solamente un involucro vuoto che induce l'illusione della vita e dell'intelligenza che aveva quando l’individuo era vivo. Il punto è che questi involucri energetici non sono l’essenza della persona deceduta, e neppure hanno nulla di valore da comunicare. I fantasmi sono a tutti gli effetti come l'eco del suono originale, e non importa quanto possano apparire vivi o intelligenti, non sono altro che gusci vuoti che non hanno alcun potere, e nessun scopo diverso da quello delle ossa di un scheletro. Come nel caso dei suicidi, non c'è altro da fare per questi fantasmi, che lasciare che la natura faccia il suo corso. Col tempo la carica magnetica si dissiperà, e la forma si disintegrerà, ma fino ad allora, il fantasma vagherà senza meta, perchè non ha un vero scopo. Certamente ci sono casi reali in cui un essere disincarnato, a volte in caso di emergenza, trasmette un messaggio a una persona sul piano fisico, ma in questi casi, il messaggio sarà profondo e definitivo. Gli esseri disincarnati non indugiano mai più dello stretto necessario e non entrano mai in giochi irriverenti come le sedute spiritiche. Inoltre, non alimentano la presunzione di chi si sente in qualche modo speciale considerandosi un essere psichico. Quando c’è la curiosità infantile o l’occupazione morbosa con le arti antiche come la negromanzia, o anche solo il semplice indulgere nella propria importanza personale, ci sono sempre degli esseri inorganici che volentieri si coinvolgono in queste attività. Fra l’altro, alcuni tipi di esseri inorganici si nutrono del potere personale degli esseri umani, e quindi sono sempre felici di drenare dal medium un pò del suo potere personale, se tale medium è così ansioso di sbarazzarsi di esso. Per queste creature birichine, i medium in trance sono un’eccellente fonte di divertimento, e le materializzazioni che i medium sono in grado di emanare dal proprio elettromagnetismo, sono cibi molto ricercati. Il vero medium, che in effetti è molto raro, sa bene cosa comporta il processo della morte, e quindi non è così arrogante da proporre di convocare i morti. Nel corso dei secoli ci sono sempre state moltissime persone che hanno subito il fascino morboso della morte. Il guerriero, d'altra parte, non ha questo interesse macabro nei confronti della morte, ma vede in essa lo scopo e la bellezza di una forza cosmica, di cui l'umanità è ancora inconsapevole. Per il guerriero, la morte è parte integrante della vita, e quindi cerca il modo migliore per cooperare con questa forza mentre è ancora in vita sul piano fisico. E' proprio a causa di questo approccio verso la morte che i Toltechi hanno capito il senso della ricapitolazione.

Dopo aver visto l'importanza della ricapitolazione nel momento della morte fisica, i Toltechi sono giunti alla conclusione che se dalla ricapitolazione si ottengono così tanti benefici in termini di 133


sobria consapevolezza, allora conviene farla quando si è in vita e in giovane età. Quando i Toltechi giunsero a questa realizzazione, fu semplice per loro strutturare la tecnica, fatta eccezione ovviamente per l'attuazione pratica della tecnica, che non è né facile, né di rapida conclusione, come dopo la morte fisica. Eppure, come è stato evidenziato nel Volume Uno, la ricapitolazione rimane a tutt'oggi la tecnica più importante in cui si impegna ogni guerriero. Considerando ciò che abbiamo visto sulla morte, questa alta considerazione non dovrebbe sorprendere. Sebbene la tecnica della ricapitolazione sia stata trattata nel Volume Uno, voglio sottolineare di nuovo che praticando questa tecnica non basta ricordare semplicemente le memorie intellettuali. Nella ricapitolazione ben fatta il guerriero rivive l'evento come se stesse accadendo di nuovo. L'unico modo per riuscirci è quello di rievocare le stesse emozioni e con la stessa intensità che avevano durante l'evento vero e proprio, e poi rivivere le sensazioni che hanno scatenato quelle emozioni. Questo è un punto molto significativo e con molte implicazioni, ma non può essere spiegato completamente prima di aver trattato la legge della polarità e la tecnica dell’intelligente collaborazione. Vediamo dunque di entrare nei necessari dettagli di questo argomento. Come già sappiamo, la direzione energetica della tecnica della ricapitolazione è l’Est, e produce quell’attributo chiamato sobrietà. Ad Ovest c’è la tecnica del cancellare la storia personale, che produce quell’attributo chiamato sensazione o sentimento. Tuttavia, per praticare con successo la ricapitolazione, dobbiamo renderci conto che l'asse Est-Ovest è un tutto integro con due polarità. In altre parole, nella ricapitolazione è la sensazione che sta ad Ovest che consente all'apprendista di acquisire sobrietà, proprio come nella cancellazione della storia personale è la sobrietà che sta ad Est che porta alla trasformazione. E’ ovvio quindi che la sobrietà acquisita nella ricapitolazione viene utilizzata per cancellare la storia personale, così come la sensazione maturata nel cancellare la storia personale viene utilizzata per ricapitolare. Lo stesso principio vale per l'asse Nord-Sud. Non è proprio possibile acquisire potere senza la forza che si acquisisce nel non-fare, e non si può praticare il non-fare, senza sufficiente potere personale. A questo punto, ci si pone sempre una domanda. Apparentemente sembra che le cose stiano effettivamente così, ma in realtà non importa da dove si parte a praticare le tecniche o a trattare i concetti degli insegnamenti. Tradizionalmente ogni apprendista inizia con la ricapitolazione, ma solo per una questione pratica, perchè una ricapitolazione completa richiede normalmente molti anni di lavoro costante e diligente. Alla fine però, ogni apprendista trova il proprio punto di partenza, e non esistono due apprendisti che iniziano esattamente nello stesso punto. Da qualsiasi punto parta, per l’apprendista sarà sempre il punto di minor resistenza, e perciò per quel particolare apprendista sarà anche il punto giusto da cui partire. A questo riguardo, l'unica cosa importante che l'apprendista deve riconoscere pienamente, è che tutti gli insegnamenti e le tecniche sono interdipendenti e interattivi, e quindi devono essere considerate e praticate come un tutto coerente. Se non si procede in questo modo armonico, inevitabilmente si creerà uno squilibrio di qualche genere, e tale squilibrio porterà ogni ulteriore progresso a un punto morto. Se, per esempio, un apprendista inizia con la tecnica della ricapitolazione, ma si concentra solo su questa tecnica, evitando di cancellare la storia personale, presto rimarrà bloccato, per il semplice fatto che l'eccessivo sviluppo della sobrietà comincerà ad annullare le sua vere sensazioni. Se, d'altro canto, l’allievo inizia col cancellare la storia personale, ma lo fa evitando di ricapitolare, presto si ritroverà perso in un pantano di eccessivo sentimento che non è temperato dalla necessaria sobrietà. Ancora una volta vediamo l'importanza della cooperazione intelligente. E' impossibile praticare una tecnica senza mettere in gioco il polo opposto. Quando si ignora questo fatto si diventa sbilanciati, e di conseguenza si finisce in un dilemma irrisolvibile. Noi abbiamo sempre bisogno di entrambe le polarità di qualsiasi cosa su cui stiamo lavorando, sia che stiamo trattando le tecniche della tradizione tolteca o le polarità primarie o la vita e la morte. Ogni guerriero questo lo sa bene, ed è per questo motivo che la ricapitolazione è considerata la più importante di tutte le tecniche. Anche se sembra in contraddizione con ciò che abbiamo detto in merito alla legge della polarità, una piccola riflessione servirà a chiarire questa apparente contraddizione. 134


Nessuno può negare che la polarità ultima è vita-morte, o, se si preferisce, nagual-tonal. Per cui, se vogliamo riuscire a diventare guerrieri, o anche solo uomini e donne comuni sani ed equilibrati, non possiamo permetterci di considerare la vita più importante della morte. In altre parole, non possiamo condurre la nostra vita escludendo la morte dalla nostra consapevolezza. Se lo facciamo, sconvolgiamo il nostro equilibrio al punto che costringiamo la demolitrice a colpirci sempre più duramente, per mantenere intatto l'equilibrio. Eppure, moltissime persone purtroppo tendono a fare proprio questo. Nella loro paura della morte, le persone cercano di concentrarsi solo sulla vita, ma finiscono per condurre un’esistenza miserabile in cui tutti i tipi di malattie, sfortune e infelicità le affliggono costantemente. I guerrieri sanno che nell'equazione della vita devono includere anche morte, e conoscendo gli enormi benefici del farlo, essi abbracciano la morte felici e volentieri tanto quanto abbracciano la vita. Tuttavia, parlando per simboli, la vita è la luce del sole che sorge ad est, mentre la morte è il tramonto del sole ad ovest. Qui occorre tenere a mente che lo scopo dell’incarnazione fisica è quello di evolvere la consapevolezza, ma, come sappiamo, la consapevolezza ha due polarità, vale a dire, la mente razionale e il sentimento. La mente razionale appartiene alla consapevolezza del lato destro, mentre la sensazione appartiene alla consapevolezza del lato sinistro. Pertanto, in ultima analisi, la sobrietà non è che il potenziale sviluppato della consapevolezza del lato destro, cioè la mente razionale, e la sensazione è che il risultato naturale dell’aver imparato ad ascoltare il cuore, cioè, essere capaci di entrare coscientemente nella consapevolezza del lato sinistro. Non è difficile vedere che quando il guerriero abbraccia in modo equanime la vita e la morte, in effetti sta estendendo la sua consapevolezza lungo l'asse orizzontale. In altre parole, il guerriero sta abbracciando e comprendendo in sé le due polarità del suo tonal, il maschile (la sobrietà) e il femminile (il sentimento). Alla fine, l'unica cosa che conta davvero è che raggiungiamo la consapevolezza totale, ma per fare questo, dobbiamo avere un punto di assemblaggio fluido, in modo da poterlo muovere e spostare per realizzare l’allineamento di ogni campo di energia necessario. Tuttavia, cominciamo a diventare più fluidi solo quando realizziamo che non c’è solo una visione del mondo, ma molte di più, e questo di per sé richiede quella sobrietà che può essere acquisita solo attraverso la ricapitolazione. Di nuovo occorre evidenziare che, anche se riconosciamo che la ricapitolazione è più importante rispetto alle altre tecniche, nella pratica non possiamo e non osiamo elevarla al di sopra delle altre tecniche. Questo punto deve essere tenuto a mente costantemente, perchè rappresenta un principio che compare in tutta la vita. Possiamo dire che il maschio è più importante della femmina perché è lui che deve ancorare l'ignoto al piano fisico, ma se nella pratica eleviamo il maschio al di sopra della femmina, la vera evoluzione della consapevolezza cessa immediatamente. Possiamo anche dire che il datore di lavoro di un operaio è più importante dell'operaio, perchè senza un datore di lavoro l'operaio non avrebbe né lavoro, né reddito, ma non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza delle imprese di questo mondo, per esistere dipendono dai loro operai e impiegati. Allo stesso modo potremmo dire che la vita è più importante della morte, perché dove non vi è stata alcuna nascita non può esserci la morte. Eppure, l'intero scopo della vita è l'evoluzione della coscienza, ed è solo a causa della morte che tale evoluzione può aver luogo. In altre parole, senza la morte, la vita non sarebbe in grado di raggiungere il suo scopo, e sarebbe quindi priva di significato. La vita ha un reale significato solo quando abbiamo la sobrietà che ci permette di vederla per quello che è veramente. E per avere questa sobrietà dobbiamo ricapitolare, ma per alimentare questa ricapitolazione abbiamo bisogno delle sensazioni che ci fornisce l'Ovest. Est-Ovest, vita-morte, sono polarità inscindibili, come sono inseparabili anche le polarità Nord-Sud. L'uomo, quella magica creatura dell'universo che sta ritta in piedi, sa istintivamente che la sua vera eredità è l'asse verticale – la forza e il potere. Ma per reclamare questa eredità, deve abbracciare completamente l'asse orizzontale della vita e della morte sul piano fisico. Solo mettendo assieme la sobrietà e il sentimento egli può unire le sue polarità, maschile e femminile. Solo allora abbiamo la totalità del sé che si erge verticale - alto nel suo benessere, e fiero nell’impeccabilità del suo essere guerriero. 135


Così è la vita del guerriero sul piano fisico, e quando finalmente raggiunge la fine del percorso in una determinata incarnazione, proprio come qualsiasi altro uomo o donna, la morte gli si avvicina più del solito e lo tocca delicatamente sulla spalla. Questo significa che il tempo è scaduto, che la sua meravigliosa avventura in questo mondo è giunta al termine fin troppo presto. Per il guerriero che ha vissuto impeccabilmente, e che ha sempre avuto la morte al suo fianco come compagna costante, questo momento non è un disastro, ma un momento di grande intensità. Nessun vero guerriero lascerà volentieri questo mondo meraviglioso, perchè anche se sa che il suo tempo sulla terra non è che un temporaneo soggiorno, ama comunque questo dono stupendo con ogni fibra del suo essere. E' qui sulla terra che il guerriero ha imparato il vero significato della vita, è qui che ha incontrato la sua compagna di vita, la morte, è qui che ha imparato a rivendicare il proprio potere e a gioire della sua libertà, e soprattutto, è qui che ha cominciato ad intravedere l’impressionante potenziale e il mistero della propria innata essenza. A questo riguardo ad ogni guerriero rimane la sensazione che il suo tempo sulla terra sia stato appena sufficiente per iniziare a svelare quel mistero incredibile che è l'uomo, eppure, in cuor suo, sa anche che, se la sua vita sulla terra fosse durata il doppio del tempo, forse sarebbe stato in grado di toccare solo un pochino di più quell’impressionante potenziale che è il proprio vero magico sé. Ogni cosa arriva a una fine, e il guerriero sa che quando la sua vita sulla terra ha fatto il suo corso, almeno per il momento il tempo è scaduto, e deve dare l’addio a questo mondo e a tutti coloro che hanno condiviso con lui questa avventura. Quando arriva questo momento, e la morte fisica apre una breccia nel bozzolo luminoso, lo spirito del guerriero si reca in qualche punto su questa terra che gli è sempre stato prediletto. In questo punto il guerriero, proprio come le altre persone, ricapitola per l'ultima volta tutta la sua vita. Anche se il guerriero ha già fatto una ricapitolazione completa nel corso della sua vita, questa ricapitolazione finale è comunque obbligatoria per tutti gli esseri, e in ogni caso dà al guerriero l'opportunità di trascorrere alcuni momenti nel suo amato mondo. Qui, in questo luogo prediletto, il guerriero racconta per l'ultima volta ogni minimo dettaglio della sua vita. E mentre racconta, danza ancora la danza della morte, ma questa volta fin dall'inizio. Partendo dal silenzio e dall’immobilità dei primi istanti di vita, il guerriero comincia lentamente a muoversi i primi timidi passi, goffi e impacciati, spesso vacillando e cadendo. Sequenza dopo sequenza, la danza si sviluppa gradualmente in complessità e in grazia, con ogni sequenza che descrive le sfide che ha richiamato. In questa danza il guerriero rende conto di ognuna delle tante battaglie che ha combattuto - di quelle vinte e di quelle perse. In questo resoconto, richiama anche coloro che hanno condiviso la lotta con lui, riconoscendo non solo i compagni esseri umani, ma anche gli altri esseri che in un modo o nell'altro erano lì per lui. Con questo gesto il guerriero rende omaggio a coloro che ha amato, a coloro che lo hanno amato, a coloro che hanno sofferto a causa della sua ignoranza e inettitudine, e anche a coloro che con le loro azioni negative, lo hanno spinto a raggiungere altezze ancora maggiori. Nella sua ultima danza, il guerriero esprime la sua gratitudine a tutti coloro che lo hanno aiutato, e attraverso l'interrelazione di tutta la vita, i suoi più sentiti ringraziamenti non passano inavvertiti. Mentre il guerriero danza, godendo per l'ultima volta nella sua vita sulla terra, la sua compagna di vita, la morte aggiunge intensità e passione ai passi del guerriero, che altrimenti sarebbero dei passi ordinari di una ricapitolazione ordinaria. Quando il guerriero completa finalmente gli ultimi passi, seguono alcuni momenti di quiete assoluta, mentre una grande ondata di pace e di armonia lava via dal guerriero tutto il mondo intorno a lui. Questo è il suo ultimo saluto a coloro che ha imparato ad amare in modo molto caro, inclusa la madre, questa Terra. In nessun altro momento nella vita del guerriero la povertà delle risorse umane risulta schiacciante come in questo momento finale. Veniamo a questo mondo con nulla da offrire, e quando ne usciamo di nuovo non abbiamo nulla da offrire, ma nel frattempo ci è stato dato tanto. Eppure, questa Terra, colei che chiamiamo la madre perenne, non si lamenta, e non ci tiene alcun rancore. La sua pazienza infinita e il suo amore per tutta la vita, è così totalizzante e così 136


incondizionato, che nel suo cuore non vi è nient'altro che una preghiera silenziosa che tutti i suoi figli possano trovare la libertà e il potere che è loro eredità. Perciò il guerriero dà alla madre perenne l'unica cosa che può dare - le dà il riconoscimento e il riconoscimento dovuto di un guerriero, quello di salutarla con pace ed armonia. Guardando il suo amato mondo per l'ultima volta, in quel momento ogni guerriero capisce con ogni fibra del suo essere le parole del grande veggente Kahlil Gibran: 'Non è un mio indumento quello che oggi lancio via, ma la mia pelle che strappo con le mie mani '. Dopo questo momento finale la morte fa un passo e si avvicina al guerriero, e l’uovo luminoso si ripiega su se stesso, per riprendere ancora una volta la forma di un embrione. In quell'istante il guerriero passa da questo mondo al Tempio della Morte che, dopo tutto, non è che la porta verso una nuova vita, che un giorno si materializzerà di nuovo sul piano fisico. Ma per ora la danza è finita e su questa vita è sceso il sipario.

Tantissime persone si rassegnano a credere che la vita sulla terra è un tormento e un peso, e in questo senso le religioni orientali hanno fatto la loro parte per rafforzare questa idea. Insegnando che bisogna sfuggire alla ruota della rinascita il più rapidamente possibile, e che ogni persona che ha raggiunto l'illuminazione non deve più tornare alla vita sulla terra, queste religioni hanno favorito nell'uomo l'idea che la rinascita è una specie di punizione. Alla fine ognuno imposta la propria mente come vuole e crede in ciò che vuole. Personalmente non voglio contestare la correttezza delle religioni orientali, ma da quando l'oriente e l'occidente hanno divorziato, la sobrietà dell’est ha continuamente eliminato ogni traccia di sentimento. Di conseguenza, oggi non c'è cuore nelle religioni orientali. Né queste religioni hanno alcun amore per il tonal, o per la Madre perenne. D'altra parte, per il guerriero che percorre la via con un cuore, tutta la vita è sempre stata, sempre è, e sempre sarà interrelata, interattiva e interdipendente. Di conseguenza, non ci può essere alcun vero significato nell’ottenere la libertà dalla rinascita, quando il resto della vita, di cui è una unità, deve ancora lottare nell’oscurità dell'ignoranza. Che amore sarebbe se un guerriero abbandonasse il resto della vita a se stessa, una volta che ha raggiunto la propria libertà? Questo non implica che il guerriero torna indietro nel suo percorso evolutivo, ma significa che, dopo aver raggiunto la propria libertà e il proprio potere, il guerriero prende volentieri posto accanto a coloro che stanno ancora lottando. Condividendo con loro la sua conoscenza e il suo potere, il guerriero mostra con l'esempio come si combatte da veri guerrieri. Nessun guerriero che ha raggiunto la libertà dalla ruota della rinascita può voltare le spalle al mondo in cui ci sono ancora persone hanno bisogno della sua assistenza. Agire in questo modo sarebbe un’impensabile violazione del significato della via con un cuore e dei principi fondamentali della libertà. Per il vero guerriero una tale violazione equivale alla peggiore forma di ingratitudine, un insulto imperdonabile, e del tutto fuori luogo, alla Madre perenne. Per concludere, di nuovo non posso far di meglio che offrirvi le belle parole di Kahlil Gibran. 'Parto con il vento, popolo di Orphalese, ma non affondo nel nulla; E se questo giorno non soddisfa le vostre necessità e il mio amore, sia questa una promessa per un altro giorno '. 'Non dimenticate che tornerò fra voi. Solo un istante, e il mio ardente desiderio raccoglierà polvere e schiuma per un altro corpo. Solo un istante, un attimo di riposo sulle ali del vento, e un'altra donna mi riporterà nel grembo'.

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TERZA PARTE

S O G N A R E T R A S F I G U R A Z I O N E

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CAPITOLO DIECI

IL SOGNATORE E IL SOGNATO L’OBIETTIVO DEI SOGNATORI DELL’UOMO È QUELLO DI VINCERE LA SFIDA DI MATERIALIZZARE LA PIENA CONSAPEVOLEZZA SUL PIANO FISICO. ESSI AFFRONTANO QUESTA SFIDA SOGNANDO CHE ESISTONO LE QUATTRO DIMENSIONI DEL LORO ESSERE – MATERIA, ENERGIA, SPAZIO E TEMPO.

Veniamo ora a quella sezione degli insegnamenti Toltechi che, per la mente occidentale, è l’affermazione più radicale di tutte. La teoria del sognare è in contrasto con il modo di pensare occidentale in ogni possibile aspetto, e poiché questa affermazione non si può dimostrare né smentire, spetta al lettore affrontare questa sezione degli insegnamenti con una mente totalmente aperta e imparziale. I Toltechi non possono provare l'esistenza del sognatore, così come non possono provare l'esistenza e la funzione del punto di assemblaggio, eppure possono dimostrare gli effetti dell'uso di entrambi. A questo riguardo i Toltechi non sono diversi dagli scienziati ortodossi. Nessuno, né tolteco né scienziato, può dimostrare l'esistenza della forza di gravità, per la semplice ragione che è intangibile. Eppure, poiché gli effetti della gravità sono reali e tangibili, non abbiamo altra scelta che riconoscere che, anche se non vediamo questa forza, comunque esiste qualcosa che crea tutti questi effetti. Studiando gli effetti della gravità, gli scienziati hanno accumulato un vasto archivio di informazioni su questa forza, e comprendendo i principi coinvolti in questa legge, l'uomo ha anche imparato come utilizzarla a suo vantaggio. Si può dire esattamente la stessa cosa per la conoscenza dei Toltechi sul sognatore e sull’arte di sognare. Tuttavia, se il lettore non ha almeno una conoscenza operativa di quel concetto chiamato la manifestazione dell'universo, non è possibile spiegare la natura del sognatore. Siccome la spiegazione parte da premesse che la persona comune non può corroborare, tutte queste informazioni rimangono necessariamente delle supposizioni o congetture. A questo proposito va notato che ci sono stati molti studiosi che, non avendo la necessaria abilità di vedere o non correttamente addestrati alle arti del veggente, hanno contribuito a creare una vasta collezione di teorie azzardate e congetture calcolate riguardanti sia la cosmogonia che la cosmologia. Di conseguenza oggi ci ritroviamo con una diffusa incomprensione sul concetto fondamentale del sognatore, e a questo punto l'unico consiglio che posso dare al lettore è quello di ascoltare il cuore. Se alle affermazioni che seguono, il cuore rispondesse con una risonanza di verità o con un riconoscimento intuitivo, allora invito il lettore ad accogliere queste informazioni almeno come ipotesi di lavoro.

Nel cercare di cogliere i fondamenti della cosmologia, l’uomo è giunto alla conclusione che noi umani siamo il microcosmo del macrocosmo ed entrambi abbiamo una triplice costituzione. 139


Inoltre, abbiamo anche delle quintuple, settuple e decuple costituzioni, che derivano tutte dalla triplice costituzione di base. A seconda di quanto siamo inclini alla complessità, e quali sono i nostri bisogni di dettaglio, queste costituzioni sono corrette tanto quanto lo sono i modelli relativi. Tuttavia, sorgono problemi quando i devoti ad una particolare setta spirituale dimenticano che questi modelli non sono realtà fisiche, ma semplici modelli di configurazioni energetiche, che la mente razionale non può afferrare senza assimilarli ad una qualche forma conosciuta che può trattare. Non rendendosi conto che tutti questi modelli sono solo simboli che aiutano l'uomo a cogliere delle realtà che trascendono i limiti della mente razionale, le persone impiegano molto tempo e molta energia in infinite discussioni per decidere quale modello è corretto. Eppure, tutti i modelli possono essere preziosi, a condizione che siano compresi e usati come i simboli delle equazioni matematiche. Ad esempio, il modello a pagina 281 (Fig. 15), è un modello matematico esatto che dimostra l'equazione c2 = a2 + b2. Tuttavia, sebbene questo modello e la sua equazione siano di inestimabile valore, occorre capire che si riferiscono alla relazione esistente tra forze che di per sé sono intangibili e astratte. Queste forze esistono ovunque, attorno a noi e dentro di noi, e sono essenzialmente tre bande di campi energetici che interagiscono tra loro in un modo così preciso che ci consente di descrivere la loro relazione nei termini di questo modello e della sua equazione. Pertanto deve essere chiaro fin dall'inizio che un modello come questo non descrive le forze in gioco in un triangolo fisico da qualche parte là fuori nello spazio. Quello che fa è dimostrare la relazione esistente tra queste forze. Questo modello illustra la costituzione essenziale dell'uomo - il microcosmo del macrocosmo. Di conseguenza, questo modello è vero in quanto rappresentazione della manifestazione universale, e mostra chiaramente la dualità cardinale della coppia nagual-tonal. Quando consideriamo questo modello in termini di relazione tra i termini della coppia, otteniamo la triplicità fondamentale che da origine a quella che è conosciuta come la triplice costituzione dell'uomo. Questa triplicità è al centro di tutte le grandi religioni del mondo, e poiché essa rappresenta l'essenza primordiale di tutta la manifestazione, di solito è indicata teologicamente come modello della Divinità. I teologi quindi parlano in termini di Dio Padre, Dio Spirito Santo e Dio Gesù Cristo, o in termini di Brahma, Shiva e Vishnu; o Agni, Surya e Vayu; o Kether, Binah e Chokmah; Osiride, Iside e Horus, eccetera. Questa triplicità di base esiste a tutti i livelli di manifestazione, ma in vari gradi di densità. La densità è determinata dalla misura di differenziazione dei campi energetici dell'universo. Qui si deve ricordare che l'universo è costituito da un numero infinito di campi di energia, che sono raggruppati a formare bande di campi energetici. Primariamente ci sono tre grandi raggruppamenti o bande, ma ognuna di queste bande contiene al suo interno uno schema preciso e ordinato di sottoraggruppamenti. Ognuno di questi sotto-raggruppamenti a sua volta contiene un'altra serie di suddivisioni più piccole, e ciascuna di esse viene nuovamente suddivisa. Questa divisione su divisione continua, produce una complessità incredibile di livelli di dettagli e differenziazioni, ed è questo livello di dettaglio che è rozzamente chiamato densità. Come e perché avvenga questo raggruppamento comporta una spiegazione troppo tecnica per i nostri attuali scopi. La menzioniamo qui solo per consentire al lettore di avere un minimo di comprensione della cosmologia generale. Per chiarire un pò questo concetto astruso, potrebbe aiutarci l'analogia con l'atomo fisico. Essenzialmente l'atomo contiene tre differenti tipi di particelle, protoni, neutroni ed elettroni. Oggi gli scienziati sanno che l'atomo può essere suddiviso in particelle ancora più piccole, e in questo senso alcuni fisici quantistici hanno già capito che hanno appena cominciato a scoprire l'universo enormemente complesso contenuto nel minuscolo atomo. Questo minuto universo all'interno dell'atomo è veramente infinitamente piccolo, ma il fatto innegabile è che esiste, ed è questo universo in miniatura che alla fine porterà la scienza moderna alla scoperta di ciò che i Toltechi chiamano i campi energetici dell'universo. Per ironia della sorte, quando si comprenderà questo, l’uomo si renderà conto che non è che il minuscolo atomo contiene un universo in 140


miniatura, ma piuttosto che l'atomo costituisce un minuscolo spioncino nella inimmaginabile vastità dell'universo reale. Il raggruppamento si svolge secondo una sequenza molto ordinata, ed è questa sequenza che produce i dieci mondi all'interno dell'universo manifesto. Questi dieci mondi si riflettono nel microcosmo come i dieci punti dell’uomo, e sono essenzialmente dieci diversi gradi di intensità di vibrazione. La vera definizione di densità è l'intensità della vibrazione. In effetti questo significa che più è intensa la vibrazione, più sono eterei e intangibili i campi di energia, mentre più è bassa la vibrazione, più i campi sono densi e tangibili. Pertanto, abbiamo i campi energetici dell'universo che vibrano ad una velocità infinita, ma a causa degli effetti del raggruppamento, il livello di vibrazione degrada progressivamente in dieci sequenze definite, ogni sequenza più complessa della precedente, e di conseguenza si abbassa il livello d’intensità delle vibrazioni. Il più basso livello d’intensità di vibrazione dei campi di energia è quindi la manifestazione più densa, e questa è quella che conosciamo come universo fisico, o semplicemente piano fisico. E’ ovvio quindi che il piano fisico, cioè il decimo mondo, contiene la maggior quantità di raggruppamenti, e quindi anche il massimo grado di complessità, in virtù della maggiore differenziazione. Nel trattare i diversi mondi, se ci è ben chiaro che esistono essenzialmente solo dieci mondi formati dai raggruppamenti, si eviterà molta confusione. Quando lo studente di cosmologia dimentica la natura relativa di questo soggetto, si insinua la confusione. Poiché la mente razionale dell'uomo è alla ricerca di valori assoluti, gli studenti tendono a dimenticare che poichè tutta la vita è interrelata, tutto è anche interattivo e interdipendente. Di conseguenza non viviamo in un universo fisso di valori assoluti, ma viviamo in un stato di relatività, che è prescritto da quel vuoto chiamato l’Indicibile. Questo punto è così importante che sarà utile al lettore considerare un esempio di cosa implica in realtà questo concetto. Vediamo quindi l'esempio dell'uomo in relazione alle altre forme di vita. L’uomo è solo un tipo specifico di essere, tra una miriade di altri, la maggior parte dei quali sono ancora del tutto sconosciuti all'uomo comune. Ciononostante, tutta la vita è sempre interdipendente, e quindi, anche se l'uomo non è consapevole di altre forme di vita, tutte le forme di vita interagiscono tra loro in modo molto significativo. Questo fatto è importante, perché se i campi di energia usati dall’uomo interagiscono, per esempio, coi campi di energia utilizzati da un animale, si realizza un’interazione di campi di energia che produce una configurazione totalmente diversa da quelle che si producono dalle interazioni tra un umano e un altro umano. Anche fra gli animali stessi, non tutti utilizzano gli stessi campi di energia, perchè il regno animale nel suo complesso è diviso in bande diverse, a seconda del livello evolutivo raggiunto. Così, anche considerando solo il regno animale, l'uomo può realizzare una vasta gamma di interazioni, che producono diverse configurazioni di campi energetici. Queste configurazioni umano-animali sono così diverse da quelle prodotte tra gli umani che meritano di essere definite come un altro mondo. Perciò, questo insieme di configurazioni specifiche è definito il mondo della bestia. Se ora nelle interazioni dell'uomo, aggiungiamo ai campi energetici utilizzati dal regno animale anche i campi energetici utilizzati da tutte le altre forme di vita, diventa evidente che al di fuori della banda dell’uomo, in cui si riflettono i dieci mondi di base, ci sono infiniti altri mondi che possono essere assemblati dalla percezione. L’ESISTENZA DI OGNI MONDO NON È ALTRO CHE ESPRESSIONE DI UNA SPECIFICA CONFIGURAZIONE DI CAMPI ENERGETICI. QUANDO ALLINEAMO QUESTA CONFIGURAZIONE, EMERGE IN NOI LA PERCEZIONE DI QUEL MONDO.

Un altro punto che vale la pena ampliare è la natura infinita della consapevolezza. E’ importante tenere a mente che la consapevolezza non è confinata ad alcun mondo particolare. Inoltre, come si ricorderà dal capitolo sette (pagina 97), tra i dieci mondi di base che esistono nella 141


banda dell’uomo c’è un sistema di ventidue interrelazioni elettromagnetiche, chiamate gioielli, che sono alla portata della consapevolezza dell'uomo. Tali interrelazioni elettromagnetiche esistono tra tutti i mondi possibili, e poiché la portata della consapevolezza si estende su tutto, anche queste rientrano nella portata della consapevolezza dell'uomo. Questo è un punto che spesso gli studenti tendono a trascurare, perché generalmente ritengono che se l'uomo non assembla un mondo specifico allora non è consapevole di quel mondo. Tuttavia, questo non è vero, perché anche se l'uomo non assembla quel mondo, non significa necessariamente che egli non ne sia consapevole. Anche se l'uomo è del tutto inconsapevole di tale mondo, ci sono sempre tanti altri esseri che lo assemblano, e per via dell'interrelazione della vita, la consapevolezza dell'uomo è automaticamente influenzata dall’assemblaggio e dalla consapevolezza di tutti gli esseri. Pertanto considerate l’impressionante portata della consapevolezza. Sospeso nel vuoto di Nessuna-Cosa c’è Ogni-Cosa, che contiene tutti i mondi che possono essere assemblati, dal meno denso fino al più denso, assieme a tutte le interrelazioni elettromagnetiche esistenti fra loro. Tutto questo Ogni-Cosa è la vita, ma la vita è completamente interconnessa ed è ovvio che al suo interno ci sono anche le infinite interazioni che avvengono tra le innumerevoli forme di vita. Da questa panoramica si vede chiaramente il motivo per cui si afferma che la portata della consapevolezza è infinita, oltre l’umana comprensione. E' quasi impossibile lavorare in una tale vastità e non perdersi in essa, e i Toltechi ne divennero dolorosamente consapevoli, quando decisero di abbandonare le ricerche teoriche a favore della ricerca empirica. Fu principalmente per questo motivo che i Toltechi formularono le Verità della Consapevolezza e delimitarono le tre zone distinte di consapevolezza, e cioè il conosciuto, l'ignoto e l'inconoscibile. Allo stesso tempo, tracciarono anche le dieci sequenze di raggruppamenti nell'universo, e li considerarono come i dieci mondi maggiori del macrocosmo. Come abbiamo già notato, questi mondi macrocosmici hanno le loro microscopiche corrispondenze all'interno della banda dell’uomo, al cui livello sono definiti i dieci punti dell’uomo. Ricordate, però, che questi dieci mondi, o dieci punti, sono manifestazioni d’intensità di vibrazione o semplicemente di densità. Tuttavia, come abbiamo visto nel capitolo otto, tutto l'universo manifesto è costituito da l'intelligenza in una delle tre forme di base, e pertanto ne consegue che questi dieci mondi e i dieci punti sono il risultato dell’intelligenza che mostrano dieci stati diversi di consapevolezza. In altre parole, il raggruppamento, ossia la densità, è il risultato di uno specifico stato di consapevolezza un punto che ci porta a considerare le dimensioni. UNA DIMENSIONE È UNA SPECIFICA ESPRESSIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA. NELL’UNIVERSO CI SONO DIECI LIVELLI DI CONSAPEVOLEZZA; OSSIA CI SONO DIECI DIMENSIONI CHE COINVOLGONO IL MICROCOSMO DEL MACROCOSMO. ESISTONO ANCHE ALTRE DIMENSIONI POTENZIALI, MA QUESTE SONO DETERMINATE DALLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE E PERCIÒ NON SONO NÉ FISSE, NÉ COSTANTI. DI CONSEGUENZA, ANCHE SE QUESTE POTENZIALI DIMENSIONI SONO RICONOSCIUTE COME DEI VERI MONDI A SÉ STANTI, NON LE CONSIDERIAMO DELLE VERE DIMENSIONI. CIONONOSTANTE DOBBIAMO TENERE CONTO DI QUESTE DIMENSIONI, PERCHÈ LA LORO EFFIMERA ESISTENZA ESERCITA UNA CONSIDEREVOLE INFLUENZA SULLA CONSAPEVOLEZZA GENERALE.

Il concetto delle dimensioni rivela una delle scoperte più affascinanti sul mistero della consapevolezza, e cioè che ci sono due distinti tipi di consapevolezza. In primo luogo, vi è la consapevolezza intrinseca, che si trova nel nucleo centrale di tutte le forme di vita. Questo tipo di consapevolezza appare come il tessuto di fondo della vita manifesta, ed è la fonte di quella forza universale che riconosciamo come intento. La consapevolezza intrinseca è estremamente semplice, eppure allo stesso tempo mostra un'intelligenza stranamente diversa da qualsiasi altra conosciuta. Si 142


tratta di una consapevolezza che nella sua apparente portata è veramente spaventosa. In questo senso, è l'ultimo paradosso, perché quando la si vede da una particolare angolazione, appare come l’essenza della semplicità, ma se la si vede da un'altra angolazione, è l'essenza della complessità. Inoltre, questa consapevolezza primordiale è rigidamente fissata su un percorso lineare di evoluzione, investendo tutto il mondo manifesto in una possente onda di propulsione in avanti, mentre allo stesso tempo tiene tutto sotto controllo. Muovendosi continuamente in avanti, dal conosciuto verso l'ignoto, questa impressionante consapevolezza trasporta tutte le forme di vita verso un obiettivo ben definito. Ogni veggente che si è imbattuto in questo stato di consapevolezza è rimasto sempre colpito e senza parole dall’intensità della sua vibrazione, e dall'aura di incredibile arcaicità che la circonda. Non è possibile razionalizzare o anche solo pensare a questa forza primordiale, perché è di tale antica natura e di tale magnitudine, che si rimane con la sensazione che questa consapevolezza è stata, è, e sempre sarà - silenziosa nel suo scopo e assolutamente incrollabile nel suo intento. Oggi i Toltechi sanno che questa antica consapevolezza è l'espressione della pura essenza, cioè, l'espressione di quello che chiamiamo l’Indicibile. E' questa antica consapevolezza intrinseca che mantiene intatto l'universo manifesto. Questa è la consapevolezza che determina tutte le particolari forme di vita manifesta, e che ha strutturato le quattro manifestazioni cardinali di materia, energia, spazio e tempo. Queste manifestazioni principali sono i mattoni per costruire l'universo manifesto, ma sorprendentemente non sono per niente ciò che sembrano. Quando le si vedono nel loro stato primitivo, queste quattro ricorrenze sono in effetti le quattro direzioni in cui si estende la consapevolezza primordiale per formare quello che può essere definito il suo quadruplice scopo. Di conseguenza i Toltechi hanno capito che le quattro ricorrenze di materia, energia, spazio e tempo sono la manifestazione del quadruplice scopo dell’Indicibile, e sono mantenute intatte dalla potenza del suo intento focalizzato. Il secondo tipo di consapevolezza è un prodotto della prima, perché è il risultato della mappatura l'ignoto. Questo tipo di consapevolezza dipende dal livello di potere personale generato durante l'atto della percezione, e di conseguenza è sempre in uno stato di flusso continuo, di cambiamento e di incremento. Si tratta di una consapevolezza che sgorga sempre nuova in ogni momento di percezione, ed è quindi conosciuta come l'eterno ora. Questo secondo tipo di consapevolezza sta sempre aumentando o diminuendo, come la fiamma di una candela al vento che divampa o affievolisce. Eppure, quando la si osserva nell’arco di un tempo lungo, si vede chiaramente che la curva che rappresenta l’evoluzione di questa consapevolezza, aumenta costantemente, nonostante tutte le ondulazioni. Questa consapevolezza in evoluzione è quel tipo di consapevolezza generata dalle forme di vita individuali, indipendentemente dalla loro tipologia, dalla loro posizione sulla scala evolutiva, o dalla loro relativa portata di percezione. Pertanto, per quanto concerne l'uomo, l'estensione della consapevolezza in evoluzione è determinata dal livello individuale di percezione in un dato momento. In altre parole, la consapevolezza dell'individuo è determinata dalla sua visione del mondo. Come si ricorderà dal capitolo tre (Fig. 4), la visione del mondo di un individuo è descritta da un cerchio, il cui raggio è determinato dalla misura in cui tale individuo sta sondando l'ignoto nella vita quotidiana. Inoltre, poiché questa consapevolezza è totalizzante, nel senso che cattura e trattiene l'attenzione del singolo, costringe l'individuo ad applicare la sua consapevolezza a tutti gli aspetti della sua vita, anzichè andare avanti alla cieca da un'esperienza all'altra. Pertanto l'effetto complessivo della consapevolezza in evoluzione è che l'uomo è costantemente costretto a tornare su di sé per integrare e connettere tutte le esperienze in un tutto coerente che funziona come unità. SEBBENE LA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA DIRIGA L’EVOLUZIONE IN UN PROCESSO LINEARE, LA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE, ESSENDO FISSATA AL SUO CENTRO, TRASCINA TUTTI I MOVIMENTI LINEARI IN UN ARCO, PER PORTARE UNA INCLUSIVITÀ CHE ALTRIMENTI SAREBBE IMPOSSIBILE. QUESTA INCLUSIVITÀ INTENSIFICA NATURALMENTE LA VIBRAZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE.

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Vediamo dunque che, anche se l'individuo si muove linearmente in avanti giorno dopo giorno ed esperienza su esperienza, egli comunque integra in un tutto coerente tutte le esperienze della giornata, e in ultima analisi, l'insieme delle esperienze dell’intera vita. (Fig. 12) In altre parole, che l'uomo ne sia consapevole o no, la sua vita non è na serie di eventi separati e non collegati, ma il prodotto del processo di integrazione fra tutte le esperienze passate e quelle del presente, e in questo modo connette e integra continuamente i frammenti della propria vita. Questo processo di integrazione approfondisce e intensifica automaticamente il senso di consapevolezza dell'uomo, in quanto la sua consapevolezza diventa più sottile e penetrante.

FIGURA 12

RELAZIONE FRA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA E CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE R Inclusività RI

CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE

C

R

I

CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA Progressione lineare della consapevolezza intrinseca CI curvata in un arco RI dal raggio relativamente fisso CR della consapevolezza in evoluzione. Questo fatto diventa particolarmente interessante se consideriamo che quando si accorcia il raggio della percezione, la visione del mondo della persona copre un’area più ristretta. In questo caso, l'uomo intensifica notevolmente la sua consapevolezza in evoluzione concentrandola in un'area molto più piccola della percezione. La ragione di questo è che l'uomo, in quel momento, non è in grado di far fronte e sostenere una visione del mondo più ampia, e di conseguenza le esperienze non hanno su di lui l'impatto che dovrebbero avere. Non avendo abbastanza impatto, l’uomo si scrolla di dosso tutte le esperienze che considera prive di reale significato, e di conseguenza continua a indulgere in tutte le occupazioni e azioni che drenano il suo potere personale. Pertanto, in questi casi è un bene che la consapevolezza dell'uomo diventi più concentrata, perché in questo modo avrà più possibilità di raggiungere la profondità di visione di cui avrà bisogno per apportare le modifiche necessarie alla propria percezione. Tuttavia, se tale persona si rifiuta ostinatamente di usare con saggezza questa intensificazione della consapevolezza, e continua a indulgere nelle abitudini che hanno determinato l'intensificazione, poi, senza nemmeno rendersi conto di cosa sta succedendo, la visione del mondo della persona diminuirà ancora per ottenere ancora più intensa consapevolezza. Se questo processo continua, una persona finisce con una visione del mondo così ristretta, e un livello di consapevolezza così intenso, che la sua percezione della vita diventa inevitabilmente autodistruttiva. Questo processo è analogo a quello di concentrare un fascio di luce del sole con una lente di ingrandimento. Quando il fuoco raggiunge un’intensità critica, la luce del sole comincerà a bruciare qualsiasi cosa si trovi nel fuoco di luce concentrata. 144


CHIUNQUE ABBIA RISTRETTO TROPPO LA PROPRIA VISIONE DEL MONDO HA INTENSIFICATO LA PROPRIA CONSAPEVOLEZZA AL PUNTO DA RENDERLA EGOCENTRICA. QUANDO LA CONSAPEVOLEZZA È EGO-CENTRICA, RAGGIUNGE PRESTO UN LIVELLO CRITICO CHE DIVENTA AUTODISTRUTTIVO PER LA PERSONA IN QUESTIONE.

Il principio di inclusività lavora anche nella vita del guerriero, solo che nel suo caso ha l'effetto opposto a quello descritto sopra. Essendo ben sveglio, e vivendo in ogni momento al limite, il guerriero è capace di affrontare in maniera impeccabile le sue sfide del momento. Ogni sfida affrontata impeccabilmente produce potere personale, ed avendo più potere personale il guerriero è in grado di intensificare la sua consapevolezza. Questa intensificazione permette al guerriero di vedere significati sempre più profondi negli accadimenti della vita quotidiana, e questi significati più profondi, a loro volta, lo portano a vedere l'interrelazione della vita. In altre parole, poiché la consapevolezza del guerriero diventa continuamente più acuta e nitida, diventa anche più inclusiva espandendosi verso l'esterno fino a comprendere sempre più parti della vita che lo circonda. (Fig. 13a)

FIGURA 13a

L’EFFETTO DELL’INCLUSIVITA’

DATO CHE IL RAGGIO DELLA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE SI PUÒ ALLUNGARE INTENSIFICANDO L’AZIONE DELL’INCLUSIVITÀ, E DATO CHE IL CENTRO È SPINTO COSTANTEMENTE VERSO L’ESTERNO DALLA FORZA DELLA CONSAPEVOLEZZA INTRINSECA, LA CONSAPEVOLEZZA IN EVOLUZIONE PROCEDE A FORMA DI SPIRALE, COSÌ OGNI ANELLO DELLA SPIRALE ABBRACCIA E COMPRENDE SEMPRE PIÙ PARTI DEL GRANDE UNO. INVECE, NEL CASO DELL’EGO-CENTRISMO, GLI ANELLI DELLA SPIRALE RIMPICCIOLISCONO DURANTE LA PROPULSIONE IN AVANTI.

L'aforisma sopra descrive gli effetti dell’inclusività. A questo proposito, tenete presente che la consapevolezza in evoluzione viene trascinata a formare un arco dalla progressione lineare della consapevolezza intrinseca ancorata al raggio fisso della consapevolezza in evoluzione. Tuttavia, il movimento circolare che tendenzialmente descriverebbe per via del raggio fisso, diventa un movimento a spirale, poiché il raggio della consapevolezza in evoluzione è continuamente regolato intensificando l'effetto dell’inclusione. Nel caso del guerriero, la qualità dell’inclusione spinge all’infuori i parametri della sua consapevolezza, così che il raggio della percezione viene continuamente allungato. In altre parole, tale regolazione equivale sempre ad una spirale crescente, 145


anziché rimpicciolente. Inoltre, si deve tenere presente che anche se il raggio della consapevolezza in evoluzione è fissato al centro, il centro stesso non è fisso, ma è costantemente spinto in avanti di giorno in giorno per tutta la vita dal moto lineare della consapevolezza intrinseca. Conseguentemente la spirale non è piatta, ma è più simile a una bobina. (Fig.13b)

FIGURA 13b

L’EFFETTO DELL’INCLUSIVITA’

Anche se questo modello della consapevolezza è simile a una bobina, gli anelli in sé non sono bidimensionali, ma sono sfere che si sovrappongono l'una sull’altra. E’ fondamentale ricordare che tutti i modelli riportati negli insegnamenti sono interpretazioni puramente razionali delle relazioni esistenti tra le forze. Pertanto, anche se questi modelli sono precisi, non bisogna mai prenderli alla lettera. Tutti i modelli sono solo rappresentazioni simboliche di forze reali, e non esatti modelli in scala, come ad esempio il modellino di un edificio presentato da un architetto. L’UNIVERSO MANIFESTO NON È INDETERMINATO, PERCHÈ ALLA BASE DI TUTTA L’ESISTENZA C’È L’IMPULSO PRIMARIO DELLA VITA A CONOSCERE TOTALMENTE SE STESSA. L’IMPULSO DEFINISCE IL RAGGIO MASSIMO DI LUNGHEZZA PREDETERMINATA, CHE È FISSATO DALL’INTENTO DELL’INDICIBILE PER LA DURATA DI QUESTA MANIFESTAZIONE. PERTANTO ANCHE LA GRANDE SPIRALE DI TUTTI GLI STATI DI CONSAPEVOLEZZA È INCURVATA SU SE STESSA, DEFINENDO I LIMITI ESTERNI DELLA VASTA SFERA DELL’UNIVERSO MANIFESTO.

Abbiamo così due tipi distinti di consapevolezza che interagiscono fra loro per produrre quella qualità che chiamiamo inclusività. Questa inclusività è centrale per l'intero universo manifesto e, come mostra l'aforisma sopra, in ultima analisi, piega tutta la vita su se stessa per creare una sfera chiusa che contiene Ogni-Cosa. (Fig.14) Di conseguenza, lo scopo della vita non è solo quello di evolvere la consapevolezza, ma anche di integrare o includere tutta la consapevolezza in un tutt’uno. Inoltre, questa qualità inclusiva della vita non è importante solo per l'evoluzione della consapevolezza, ma anche perchè dà origine a quel mistero elusivo noto come il sognatore. 146


FIGURA 14

LA SFERA DELL’ESSENZA

Se vogliamo cogliere il concetto del sognatore, allora è fondamentale capire tutto quello che abbiamo detto finora in relazione alla costituzione dell'uomo e dell'universo. Si ricorderà che in questo capitolo abbiamo esaminato la costituzione essenziale dell'uomo, in cui abbiamo visto la dualità fondamentale del nagual-tonal. (Fig.15)

FIGURA 15

LA COSTITUZIONE DELL’UNIVERSO

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ESSENZIALE

DELL’UOMO

E


La figura 15 mostra la natura essenziale della manifestazione, cioè, il nagual che si manifesta come tonal. Pertanto in questo modello l'Atto dell’Intelligenza in effetti è il tonal cosmico. Quando parliamo dell’Intelligenza Attiva, intendiamo il tonal cosmico. In questo modello la consapevolezza è di fatto la consapevolezza in evoluzione. Tuttavia, avendo disposto nel modello la consapevolezza in evoluzione, ora la domanda è: dove s’inserisce in questo schema la consapevolezza intrinseca? Abbiamo già visto che la consapevolezza intrinseca è espressione della pura essenza, un fatto che rivela una delle realtà più profonde nel mistero della vita, e che è stata solo accennata nel Capitolo Otto. Rendetevi conto che l'intero atto della manifestazione presuppone che la consapevolezza sia già presente prima. È impossibile concepire e attuare la manifestazione fisica se non c’è consapevolezza. Pertanto, prima di ogni atto di manifestazione, il nagual deve registrare l’impulso a manifestarsi. Questo indica che la consapevolezza esiste già prima della manifestazione, ed è questa consapevolezza che chiamiamo consapevolezza intrinseca. Sebbene il tonal sia la manifestazione fisica del nagual, l’apprezzamento intelligente della propria consapevolezza intrinseca è la prima vera espressione del nagual come Qualche-Cosa. Questa primaria espressione, che emerge nell'esistenza prima della manifestazione del tonal, è ciò che permette al nagual non solo di sentire l’impulso ad espandere la propria consapevolezza, ma anche di definire lo scopo della manifestazione. Questo è un concetto molto astratto che è difficile da afferrare e difficile da verbalizzare. Per cui è meglio pensare in questo modo: Prima di tutto c'è quel grande vuoto che è Nessuna-Cosa, chiamato nagual. Questo è uno stato d'essere che non siamo in grado di concepire, e quindi l’abbiamo semplicemente chiamato, l'Indicibile. Dal momento che è ineffabile, non ha descrizioni, non ha etichette, non ha attributi, nessuna manifestazione, nessun colore, nessun suono, nessun movimento, nessuna-cosa di qualsiasi tipo, e quindi diciamo che è lo stato della pura essenza. Ma poi all'interno di questo vuoto QualcheCosa si muove, e dove prima c'era Nessuna-Cosa per indicare nessuna forma di esistenza, questo movimento ora mostra invece che il vuoto C’è, esiste. Questo Qualche-cosa che si muove nel vuoto è ciò che chiamiamo consapevolezza intrinseca; che in sé è intangibile, incomprensibile e assolutamente impossibile verbalizzare. L'unica cosa che possiamo dire della consapevolezza intrinseca, è che Si Muove. Tuttavia, questo movimento, definito intelligenza attiva, è abbastanza tangibile, ed è questo che noi chiamiamo tonal o semplicemente, l'universo manifesto. A questo punto è opportuno fare una breve digressione, in modo da sottolineare un fatto importante che comparirà sempre più regolarmente da qui in poi. Questo fatto riguarda l'unità della vita, la consapevolezza e la verità. Per cui teniamo sempre a mente che gli insegnamenti Toltechi sono un vasto sistema di approcci pratici che devono essere interrelati in ogni modo possibile. Alla luce di questo, non sarebbe corretto nei confronti del lettore se trasmettessi questi insegnamenti, senza mostrare, almeno in piccola parte, l'unità di fondo in tutti i campi del pensiero umano. In questo modo è possibile sradicare un pò il senso di separatività e di esclusività che oggi causa tanta incomprensione e sospetto. Voglio dunque sottolineare, laddove riesco, l'unità di fondo di molte convinzioni frammentarie dell'uomo, ma in questo modo non sarò in grado di entrare nel dettaglio. Entreremo nei dettagli ogni volta che richiameremo l’argomento nell'apposita sezione degli insegnamenti, ma per evitare caos e confusione, dobbiamo sempre partire da un’ampia prospettiva globale, e poi scendere nel particolare. Non va bene iniziare con troppi dettagli, e in questo senso il lettore non deve mai presumere che qualsiasi informazione sia completa. A questo proposito, è illuminante far notare che questa sezione degli insegnamenti relativa alla manifestazione e al sognatore, rivela la verità mistica riguardante gli insegnamenti della Chiesa cristiana in quel concetto denominato il Figlio di Dio. Sappiamo già che il figlio è un simbolo della consapevolezza, ma nelle scritture cristiane il Figlio di Dio è spesso equiparato al Verbo. Ora, in Giovanni 1:1 si dice che 'In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio’. In altre parole, prima della manifestazione, il Verbo esisteva già, e da ciò che ora sappiamo, è chiaro 148


che il Verbo, o il Figlio di Dio, è in effetti la consapevolezza intrinseca. Tuttavia, a questo punto occorre un avvertimento, e cioè che il lettore non deve cadere nella trappola di cercare di equiparare il valore del pensiero di Dio con il nagual. In pratica si scoprirà che non c'è discrepanza tra gli insegnamenti Toltechi e le verità rivelate nelle Scritture cristiane, ma le interpretazioni della Chiesa cristiana di queste verità sono spesso del tutto fuorvianti. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda la divinità. Qui, soprattutto le chiese protestanti hanno molta responsabilità, perché la loro presentazione della Divinità è stata così distorta da essere diventata irriconoscibile. Pertanto prendiamo in considerazione brevemente la divinità, o l'Indicibile, mettendola in relazione a ciò che conoscono i veggenti Toltechi. Abbiamo quel grande vuoto che chiamiamo nagual, che in sostanza contiene in sé la potenzialità di una triplicità. Non è difficile cogliere questa triplicità, se ricordiamo che la consapevolezza ha in sé due polarità, ossia l'intento e la mente. Si noti, tuttavia, che a questo livello ci riferiamo alla consapevolezza intrinseca, che è di per sé intangibile. Dal nostro punto di vista umano, l'unica cosa che possiamo dire della consapevolezza intrinseca, è che Si Muove. La mente umana può concepire come manifestazione primaria solo il movimento della consapevolezza intrinseca, cioè l'intelligenza attiva, ovvero il tonal. Questo è un punto importante da tenere a mente per capire esattamente cosa s’intende col termine nagual, o l'Indicibile. Di conseguenza in primo luogo vi è Nessuna-Cosa. Questo è lo stato di esistenza a cui ci riferiamo con le parole Egli è, e che può essere espresso solo con le parole "Io sono". Questo è lo stato di pura coscienza indifferenziata. In secondo luogo, c’è quell'Esistenza che segna il punto in cui il nagual è consapevole di se stesso come dualità, vale a dire, Esso e la Sua consapevolezza. Questa esistenza è espressa nelle parole 'Io sono Quello'. Qui, è importante tenere a mente che lo scopo della consapevolezza è sia quello di separare che quello di unire: (capitolo ottavo). Da quello che sappiamo già sulla consapevolezza, è chiaro che questa Esistenza è una delle polarità della consapevolezza intrinseca, vale a dire, il principio pensante che separa – la mente. In terzo luogo, abbiamo quell’Esistenza in cui il nagual sa di essere uno con la sua consapevolezza una Esistenza caratterizzata dalle parole ‘Sono ciò che sono’. Questa terza Esistenza è chiaramente il principio senziente che unisce, ovvero, l'intento. (Fig. 16)

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Nelle Scritture cristiane la divinità è descritta come sopra, e sottolinea il fatto che tutto è una manifestazione di intelligenza che implica consapevolezza, o il Verbo. Quindi la frase 'in principio era il Verbo', si riferisce al principio della mente (Io sono Quello), la frase 'il Verbo era presso Dio' raffigura l'unità tra il nagual e la sua consapevolezza, l'intento (Io sono ciò che sono), e la terza frase 'il Verbo era Dio' allude alla coscienza indifferenziata (Io sono). Nella Cabala ebraica questi tre diversi stati di Vita Non Manifesta sono indicati come i tre Veli dell'Esistenza Negativa, Ain, Ain Soph, e Ain Soph Aur – Rispettivamente, la negatività (Io sono), l’illimitato (intento, io sono quello che sono), e la Luce Infinita (la mente, Io sono Quello). Gli studenti di altre religioni possono trovare da soli le corrispondenze esistenti nella propria religione. Ai fini di questi volumi mi limiterò alla rivelazione degli insegnamenti Toltechi nascosti all'interno dei precetti del cristianesimo e della Cabala ebraica, perchè una percentuale enorme di persone nel mondo oggi è cristiana, e in secondo luogo, perché gli studiosi della Cabala esoterica hanno conservato nella loro tradizione molte verità Tolteche. A proposito della divinità, è essenziale tenere a mente che il secondo e il terzo aspetto sono i due poli opposti della consapevolezza intrinseca. Così è molto interessante notare le parole di Gesù Cristo, quell’essere che i cristiani riconoscono come Figlio di Dio e come l'incarnazione del Verbo, dove nel vangelo secondo Giovanni 8:12 afferma, ‘Io sono la luce del mondo’. I Cabalisti rispondono a questa concisa affermazione mistica nella loro interpretazione del secondo e del terzo aspetto della Divinità. Il Senza Limiti e la Luce Infinita sono le due polarità della consapevolezza intrinseca, che sappiamo è simboleggiata dal figlio, e quindi non sorprende che il Figlio di Dio si riferisca a se stesso come la luce del mondo.

Prima di procedere oltre, dobbiamo chiarire un punto che spesso provoca confusione, vale a dire, l'ordine o la sequenza della manifestazione. La confusione nasce dal termine 'manifestazione', per cui cerchiamo di vedere cosa implica effettivamente questo termine. La parola 'manifesto' deriva dal latino e significa, letteralmente, 'colpito con la mano'. Vediamo quindi che questo termine implica sia la dualità che la fisicità, perchè è ovvio che, per colpire con la mano, ci deve essere prima di tutto qualcosa da colpire; ed in secondo luogo, che deve essere tangibile. In altre parole, il termine 'manifestazione' si riferisce alla dualità essenziale nagual-tonal. Tuttavia, come abbiamo già notato, non è possibile concepire alcun atto di manifestazione senza l'esistenza della consapevolezza. Però, esistenza non significa necessariamente manifestazione, come è evidente nel caso della Vita Non Manifesta. Il termine 'esistenza' si può applicare ugualmente sia a ciò che è manifesto che a ciò che non è manifesto. Nel caso in questione, dobbiamo quindi capire che la consapevolezza esiste prima dell'atto della manifestazione. La confusione nasce dal fatto che siamo in grado di percepire solo la dualità essenziale nagual-tonal, e così tendiamo a dimenticare che la consapevolezza è insita in questa dualità. In altre parole, nell’atto della manifestazione l'ordine appare come dualità nagual-tonal (Fig. 17a), ma nel processo di manifestazione, il flusso effettivo del potere è nagual, consapevolezza, tonal. (Fig.l7b)

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FIGURA 17a

SEQUENZA DELLA MANIFESTAZIONE (apparente)

Questo flusso del potere è fondamentale per comprendere il processo effettivo della manifestazione, perchè vediamo riflesso nell’Indicibile il suo scopo per la manifestazione. Anche questo è un concetto difficile da verbalizzare, ma dobbiamo cercare di ottenere almeno un pò di chiarezza su questo tema estremamente astruso. Considerando il nostro modello di base della manifestazione (Pg 148, fig. 15), vediamo chiaramente la dualità essenziale nagual-tonal. Ma se consideriamo questo modello in termini di manifestazione fisica reale, otteniamo quella triplicità che abbiamo già descritto come la triplice costituzione dell'uomo e dell'universo. Tuttavia, numerando questa triplicità (Fig.18), dobbiamo ovviamente utilizzare la stessa sequenza descritta sopra, ma così, scopriamo immediatamente uno dei misteri più sconcertanti dell'universo, sia manifesto che non-manifesto.

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Questo mistero lo abbiamo già toccato in precedenza per spiegare i due tipi di consapevolezza e nelle considerazioni sull’Indicibile, ma il lettore attento avrà notato che quel punto l’ho solo sfiorato. Ora, però, abbiamo abbastanza premesse per spiegare meglio questo problema. Permettetemi di cominciare dicendo che, prima che affrontassero questo mistero, i Toltechi non sapevano che c'erano due tipi di consapevolezza, e quindi davano per scontato che la consapevolezza fosse una, di un solo tipo. Tuttavia, da ciò che scoprirono sulla divinità, seppero che la consapevolezza doveva precedere il tonal, ma siccome l'intero scopo della manifestazione era quello di evolvere la consapevolezza, questo fatto aveva poco senso. Sapevano anche che l’essenza dell'universo manifesto non poteva essere diversa da quella dell’Indicibile, e quindi che il secondo e il terzo aspetto dell'universo manifesto dovevano essere i due poli della consapevolezza. (Fig.16) Anche questo aveva poco senso perchè, se l'evoluzione inizia solo in questo punto, da dove proviene questa consapevolezza? Questo mistero sconcertò i veggenti Toltechi per molto tempo, costringendoli a porsi la classica domanda di, 'Che cosa viene prima - l'uovo o la gallina?' Di conseguenza la confusione e il dubbio regnavano sovrani, gran parte delle conoscenze raccolte fino ad allora furono messe in discussione, e sempre più veggenti cominciarono a sospettare che i precedenti veggenti dovevano aver fatto un grave errore nella loro ricerca della Vita Non Manifesta, o dell’Aquila, come veniva chiamata allora. Eppure, alla fine, è stato proprio questo mistero a condurre i veggenti Toltechi alla scoperta dei due tipi di consapevolezza. Per capire questo concetto, torniamo alla precedente considerazione dell’Indicibile, cioè, la divinità. Qui cominciamo con la dualità di base del nagual e la sua consapevolezza. Pertanto, nel considerare le due polarità della consapevolezza, bisogna cogliere le profonde implicazioni di questi due poli. Rendetevi conto che il nagual può definire il suo scopo solo a causa della sua consapevolezza. Il nagual esprime questo scopo come intento, che è definito come la volontà-dimanifestare. Tuttavia, poiché l’intento è il principio che unisce, questo implica che lo scopo del nagual è manifestare, in modo da sperimentare le parti di sé che sono ancora sconosciute. In altre parole, il nagual desidera unire il noto e l'ignoto. Osservando la Figura 19, comprendete che per unire il noto e l'ignoto, il nagual (1) deve prima separare il noto dall’ignoto, e poiché separare è nella natura della mente, non è difficile 152


comprendere che la mente è la causa di quella molteplicità che noi chiamiamo tonal (3). Possiamo quindi dire che la mente equivale al tonal. L’Intento (2), invece, è l'espressione della volontà del nagual di manifestare, e come tale significa che causa unità, ma causa anche la mente che avvia l'operazione di separare. Vediamo quindi che l'intento è responsabile in primo luogo dell’unità, ma indirettamente anche della separazione, e in questo è un vero riflesso della consapevolezza nella duplice funzione di separare e unificare. Di conseguenza, possiamo equiparare l’intento con la consapevolezza. Tuttavia, resta il fatto che il secondo e il terzo aspetto della Divinità sono i due poli della consapevolezza intrinseca, e solo quando i veggenti Toltechi hanno colto il mistero della consapevolezza, si sono resi conto che quello che alcuni di loro cominciavano a credere fosse un errore, non era un errore in sé, ma la chiave per un altro mistero più profondo.

Partendo dalla consapevolezza che la mente è per sua natura separativa, i veggenti Toltechi scoprirono che il terzo aspetto della divinità, sotto la pressione del suo polo opposto, l’intento (la volontà-di-manifestare), estende il suo potenziale nella manifestazione fisica. Qui è essenziale comprendere che anche se è il terzo aspetto della divinità che si estende nella manifestazione, il secondo e il terzo aspetto costituiscono comunque la stessa forza, cioè, la consapevolezza intrinseca. Inoltre, la mente si estende solo per effetto della pressione dell’intento, e quindi è evidente che la consapevolezza intrinseca si muove come un insieme, e in questo movimento diventa intelligenza in azione o, semplicemente, intelligenza attiva. Quindi, alla base di tutta la manifestazione c’è la consapevolezza intrinseca della divinità. Le implicazioni di questo fenomeno sono troppo vaste perchè possiamo chiarirle qui, ma per ora basti dire che quella che è consapevolezza intrinseca nella Vita Non-manifesta diventa intelligenza attiva nella Vita-manifesta. L'importanza immediata di questo fatto è che, apparentemente, anche la divinità deve iniziare la sua esperienza di vita manifesta agendo sulla conoscenza che ha già. Cioè, venendo nella manifestazione o in incarnazione, avendo solo la sua consapevolezza intrinseca, è proprio questa consapevolezza che determina l'azione della divinità, fino al momento in cui evolverà maggiore consapevolezza. Per comprendere questo, tenete conto che l'intento, essendo la volontà di manifestare, esercita una pressione sulla mente per estendere il suo potenziale nella manifestazione fisica. È questa estensione che riconosciamo come il movimento della consapevolezza intrinseca. Questo movimento è il primo atto della creazione, che noi chiamiamo intelligenza potenziale, perchè la differenziazione tra il noto e l'ignoto ancora non è avvenuta, e quindi l'intelligenza esiste solo come potenziale. In questa situazione, la consapevolezza intrinseca rimane intatta sul suo piano di Vita 153


Non-manifesta, e allo stesso tempo ha una sonda, per così dire, nella Vita-Manifesta. Una frazione di Dio Trascendente è diventata Dio immanente, ma ricordate che questa frazione, questa sonda di consapevolezza intrinseca, è solo un polo della sua totalità, vale a dire, la mente. Ora, poiché lo scopo della consapevolezza non è solo quello di separare, ma anche quello di unire, l’intento, il principio unificante, ancora una volta esercita una pressione sul polo opposto, la mente. Questo è il secondo atto della creazione che provoca l’intelligenza potenziale, Dio immanente, a prendere coscienza della sua incompletezza. Di conseguenza, l’intelligenza potenziale comincia a sognare la totalità del sé. In questo sognare, l’intelligenza potenziale diventa intelligenza attiva, perchè sognare è una vera e propria azione. Si noti che la consapevolezza ha provocato ancora una volta la separazione, ma questa consapevolezza è ancora la pressione dell’intento verso l'unificazione. Pertanto, è ovvio che l'origine della consapevolezza in evoluzione deriva dalla pressione dell’intento. (Fig.20)

Ora possiamo vedere la differenza tra la consapevolezza intrinseca, l'intelligenza e la consapevolezza in evoluzione. Nella consapevolezza intrinseca della divinità, l’intento registra l’impulso a manifestare, in modo che la divinità possa espandere la propria consapevolezza, e di conseguenza esercitare sulla mente la volontà-di-manifestare. La mente riconosce questo impulso, ed essendo per natura separativa, estende il proprio potenziale sulla manifestazione. Poi, esercitando su questo potenziale l’impulso ad unificare, l’intento provoca l’intelligenza potenziale a diventare intelligenza attiva, in modo che possa avviarsi l'evoluzione della consapevolezza. In tutto questo, però, non si deve dimenticare che anche se è il terzo aspetto della divinità che estende il suo potenziale nella manifestazione, in sé non è che una delle due polarità della consapevolezza intrinseca, e queste due polarità si muovono assieme per ottenere la manifestazione. L'implicazione di questo è che la consapevolezza intrinseca è il tessuto stesso dell'universo manifesto, e comunque tanti veggenti Toltechi hanno lavorato a lungo e duramente su questo concetto prima di rendersi conto che la consapevolezza intrinseca non era la stessa cosa della consapevolezza in evoluzione. In ultima analisi un veggente rimane perplesso nel vedere come Dio Trascendente diventa Dio immanente, eppure rimane intatto – perché è un mistero che sfida ogni logica! Questo mistero ha indotto i cristiani a credere che Gesù Cristo fosse l'incarnazione del Verbo, perché in Giovanni 1:14 si afferma, “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”3. In altre parole, la consapevolezza intrinseca, il Verbo, si è fatta visibile (carne). A proposito di questo, un'altra verità di fondo comune al cristianesimo e alla Cabala è il concetto mistico di quello che il cristianesimo chiama Spirito Santo. 154


In Giovanni 5:7 si dice: 'Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza nel cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo: e questi tre sono uno' 4. Non è difficile vedere da questa formulazione che lo Spirito Santo fa riferimento al terzo aspetto della divinità, cioè, il principio della mente, o la Luce Infinita della Cabala. Gesù Cristo, l'incarnazione del Verbo, lo conferma, perché in Giovanni 14:26, dice: 'Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto'5. Si noti che Cristo dice 'nel mio nome', alludendo al fatto che, quando il principio del pensiero, la mente, è attivo in combinazione col principio del sentimento, l'intento, diventa possibile la piena consapevolezza, e di conseguenza si rivela lo scopo di ogni cosa. Prima di andare oltre, dobbiamo chiarire un fatto riguardante i modelli che stiamo usando. Il lettore attento avrà notato che, sebbene i modelli utilizzati dalla figura 15 in poi si basano su questo modello, tuttavia siamo passati da un triangolo rettangolo a un triangolo equilatero. Questo non è una svista, né implica che possiamo ignorare ciò che è stato spiegato sul triangolo rettangolo. Il triangolo rettangolo è un modello preciso, che mostra le relazioni tra il nagual e le due polarità del tonal. Tuttavia, tenete conto che questi rapporti riguardano solo le interazioni e non le relazioni come tali. Poiché la manifestazione è un insieme integro, nessuna parte è superiore ad un’altra, e di conseguenza se vogliamo descrivere la manifestazione, siamo costretti ad utilizzare il triangolo equilatero, in cui i tre lati sono uguali e i tre angoli sono uguali. Riguardo ai triangoli, è interessante notare che la consapevolezza intrinseca non solo è il tessuto dell'universo manifesto, ma poiché è l'espressione dello scopo del nagual, ha anche la caratteristica di essere direzionale, cioè, lineare. A tale proposito, si noti che ogni retta forma un angolo di 180°, che è anche la somma degli angoli di un triangolo. Cito questo fatto solo per mostrare l'interrelazione della vita, perchè le sue implicazioni più profonde hanno una portata veramente ampia, e vanno spiegate solo molto più avanti. Avendo visto il primo livello della manifestazione, si può notare che questa manifestazione primaria è un esatto riflesso della divinità, perché Dio Trascendente è davvero diventato Dio Immanente. L’intelligenza potenziale riflette il nagual; quel grande vuoto che è il potenziale di Ogni-Cosa. La pressione dell’intento è una pura espressione dell’intento, mentre l'intelligenza attiva è un'espressione della mente. Da ciò è evidente che la pressione dell’intento (consapevolezza in evoluzione) e l'intelligenza attiva (il tonal) sono ovviamente le due polarità della consapevolezza dell'intelligenza potenziale. (Fig.20) Questa trinità di forze comprende configurazioni specifiche dei campi di energia e, se il veggente le percepisce, vive un’esperienza indimenticabile. Esse sono squisitamente belle nella loro assoluta semplicità e purezza, mentre l’incredibile potenza della loro vibrazione è allo stesso tempo spettacolare e formidabile. Di conseguenza chiamiamo questo triangolo la suprema trinità, uno stato d’esistenza che può essere descritto solo come pura eccellenza. In tutti i riferimenti alla vita manifesta questa trinità viene indicata come lo spirito*, perchè questa trinità è proprio l’Indicibile reso manifesto. (Fig.21a)

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Le frecce mostrano la direzione del flusso del Potere. *Il termine ‘spirito’ si usa normalmente riferito all’Indicibile reso manifesto, ma occorre notare che il vero spirito è il vuoto, che pervade tutto l’universo manifesto e allo stesso tempo lo trascende. Non possiamo dire molto sull’intelligenza potenziale, tranne che essendo l'incarnazione del nagual, è perfettamente immobile, completamente silente, e serenamente tranquilla nella contemplazione di uno scopo che possiamo solo immaginare. Per cui chiamiamo questo livello di esistenza il mondo della contemplazione. (Fig.21b)

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La pressione dell’intento, essendo l'embrione della consapevolezza in evoluzione, è alla base di tutti gli aspetti della vita che hanno pertinenza con la consapevolezza. A questo proposito rendetevi conto che ogni azione, sia essa mentale, emotiva o fisica, è puro frutto della consapevolezza, che in ultima analisi è la pressione dell’intento. Pertanto, poiché la pressione dell’intento è causa di tutte le azioni, e siccome la vita è una danza di innovazione e creazione, la pressione dell’intento è il coreografo di tutti i ballerini che danzano la vita. Di conseguenza, chiamiamo questo livello di esistenza la Danza e il ballerino o, più semplicemente, il mondo della creazione. L’intelligenza attiva è il tonal cosmico, che è negativo o femminile, rispetto al nagual. Pertanto i Toltechi chiamano il tonal, la Madre di Ogni-Cosa, da cui si manifesta la vita come lo conosciamo. Essa è la madre primordiale, Mara, la Signora delle Lacrime, il cui grembo fertile è pieno di sconfinata energia fluida come i grandi oceani, e che nel suo lavoro travaglia, dando vita continuamente allo scopo dell’Indicibile. Mara, la Signora delle Lacrime, è del tutto silente nella contemplazione dello scopo del nagual, e quindi chiamiamo questo livello di esistenza Il mondo del Silenzio. Tuttavia, Mara, come tutte le femmine, ha due aspetti, e considerando questo fatto, ricordiamo che l’intelligenza potenziale è l'estensione della mente nella manifestazione, e quindi è femminile rispetto alla mente. Ora tenete conto che rispetto al nagual, l’intelligenza potenziale è il progenitore di Mara, e quindi in termini Toltechi lei è considerata come Maria la Vergine, la donna radiosa, ancora pura e senza macchia nel suo sogno di un ideale divino. Ma poi l’intento esercita sulla mente la pressione verso l'unificazione, e di conseguenza, la mente impianta nell’intelligenza potenziale il desiderio di completamento, in modo che il processo della manifestazione possa essere portato a compimento. Con questo atto, Maria la Vergine diventa gravida della sua controparte maschile, il terzo aspetto della Divinità, quello che i cristiani chiamano lo Spirito Santo. L’intelligenza potenziale, la donna, attraverso la pressione dell’intento è ormai diventata intelligenza attiva, che è il secondo aspetto di Mara - quello che i cristiani chiamano la Madre incinta. In altre parole, l'intelligenza attiva, il tonal cosmico, porta nel suo grembo l'embrione della consapevolezza in evoluzione. (Fig.21b)

Quando arriviamo al successivo livello della manifestazione ci imbattiamo nell'ennesimo mistero della consapevolezza, perchè, invece di essere un’esatta replica del primo, il triangolo successivo della manifestazione è stranamente un’immagine speculare. Il motivo per cui avviene questa immagine speculare è perché, nell'universo manifesto, abbiamo oltre questo punto non solo la forza della consapevolezza intrinseca, ma anche la forza della consapevolezza in evoluzione. In altre parole, mentre prima c'era solo un tipo di consapevolezza, ora ce ne sono due che interagiscono tra di loro. Questo punto diverrà più chiaro più avanti nello studio della manifestazione. Come abbiamo notato in questo capitolo, questa interazione tra la consapevolezza intrinseca e la consapevolezza in evoluzione determina la qualità della inclusività, un elemento che non c’era prima di questo punto della manifestazione. Questa inclusività è naturalmente l’obiettivo dell'evoluzione, perché sappiamo che lo scopo del nagual è quello di comprendere l'ignoto all'interno del conosciuto. Per cui, possiamo definire la qualità dell’inclusività come la manifestazione dello scopo del nagual. Tuttavia, possiamo dire solo questo sull’inclusività, perchè anche se sappiamo che è lo scopo del nagual, non abbiamo alcun modo di accertare che cosa provoca tale scopo. Non dobbiamo dimenticare che sappiamo ben poco sull'Indicibile, se non che intende mappare l'ignoto. Da questo possiamo desumere che l’Indicibile vuole dispiegare il suo 157


pieno potenziale; ma cosa questo esattamente comporta, e cosa possa aver generato questo desiderio, è ancora radicato nel regno dell'inconoscibile. Di conseguenza, i veggenti Toltechi hanno dato alla qualità dell’inclusività lo stesso titolo accordato alla sua controparte non-manifesta, vale a dire, Essa E’, e poiché è definita come la manifestazione dello scopo del nagual, è stata chiamata anche l'Occhio dell'Aquila o semplicemente, l'Occhio. Tenete presente tuttavia che in ultima analisi è l’intento la vera espressione dello scopo del nagual, e quindi l'inclusione, o l'Occhio, è anche la manifestazione dell’intento. Per ora sappiamo molto poco sull'inclusione, o sull'intento, solo che accade, e per questo, semplicemente c’è. Tutti ciò che conosciamo sull’Occhio, sono gli effetti che produce sulla vita in generale. Di questi effetti, il più significativo è quello che l'uomo conosce come magnetismo, di cui la forza di gravità è un aspetto. Molto più avanti torneremo a trattare l'Occhio, per considerare alcuni effetti più in dettaglio, ma per ora ci limiteremo alla sua influenza sulla manifestazione. L'inclusività è una qualità peculiare della consapevolezza, perchè per certi versi è sempre presente e per altri versi non è da nessuna parte. Per esempio, ogni uomo o donna sa quando è consapevole. Tale consapevolezza si fonda sull'esperienza passata e su quella presente, innescando un’anticipazione del futuro. Questo mostra chiaramente l'inclusività della consapevolezza, ma nel momento presente non si è mai consapevoli di come confluiscono il passato, il presente e il futuro in un istante di percezione. Questo istante, che è adesso, non è congelato, ma è in continuo movimento verso l'istante successivo, a causa della qualità lineare della consapevolezza intrinseca. Tuttavia, anche l'istante successivo diventa a sua volta adesso, e ciò che era futuro nell'istante precedente ora è diventato presente, e questo crea un nuovo istante futuro. Questo processo eterno, in cui passato, presente e futuro interagiscono insieme nel momento presente, è ciò che sta alla base di quel concetto conosciuto come l'eterno ora. Di conseguenza, anche se reagiamo agli effetti dell’inclusione, non siamo mai veramente consapevoli di essa come tale, ed è proprio in questo senso che c’è, eppure non c’è. Ora, considerando come procede la manifestazione dal piano della suprema trinità, è importante ricordare che l'intelligenza attiva, ovvero il tonal cosmico, è il terzo aspetto della Suprema Trinità. Pertanto, come la mente, anche l'intelligenza attiva estende il suo potenziale in un altro livello di manifestazione. Questa estensione è particolarmente importante, poiché segna la separazione del conosciuto dall’ignoto e al tempo stesso rivela un altro fatto importante. A livello della suprema manifestazione, l'intelligenza attiva, il tonal cosmico, non ha ancora separato le sue polarità del conosciuto e dell'ignoto. In altre parole, Mara è ancora incinta. Questo bambino non ancora nato è l'embrione della coscienza in evoluzione, concepito dalla mente attraverso la pressione dell’intento. Ma l'evoluzione della consapevolezza può avvenire solo una volta che il conosciuto è stato separato dall’ignoto. Ciò significa che la nascita del bambino e la separazione del noto dall’ignoto deve coincidere per segnare un nuovo inizio. Pertanto al livello della suprema trinità, la separazione degli opposti è ancora solo potenziale. Nel momento in cui l'intelligenza attiva estende il suo potenziale in un nuovo livello di manifestazione, il bambino è nato, e l’evoluzione della consapevolezza comincia. La consapevolezza in evoluzione in quel momento è come un piccolo neonato, eppure è anche una forza che prima non c’era nella manifestazione, e quindi ha un impatto immediato e potente sull’atto della manifestazione. La progressione lineare della consapevolezza intrinseca è improvvisamente e drammaticamente frenata; curvata ad arco in modo che si inserisca l'elemento dell’inclusione. Con l'avvento di ciò, lo scopo della nagual si manifesta nell'universo, il corso dell'evoluzione è immediatamente definito secondo tale scopo, e al tempo stesso confinato da quello stesso scopo. Il risultato di questo drammatico cambiamento è che l’intelligenza attiva non si limita a estendere il suo potenziale in un nuovo livello di manifestazione, come nel caso della mente, ma, divenuta consapevole dello scopo del nagual, attraverso la forza dell’inclusione, ora separa i due poli del proprio essere in conosciuto e ignoto. Nella memoria tolteca questo stupendo atto è 158


espresso nell'antico ideogramma che si traduce così: la consapevolezza in evoluzione, il figlio dell'uomo, che è il figlio dell’Indicibile e il custode del conosciuto, è nata da Mara, che impiantò nel suo cuore il segreto della sua controparte sconosciuta. In altre parole, Mara l'ignoto femminile, non solo ha dato alla luce la consapevolezza in evoluzione, il conosciuto maschile, ma ha anche instillato nel suo cuore la conoscenza necessaria per mappare l'ignoto. (Fig.22) In termini cristiani possiamo esprimere questo dicendo che nel cuore di Adamo si trova già il potenziale desiderio per la sua controparte femminile, Eva.

E' ovvio che, così come la separazione del conosciuto dallo sconosciuto è un atto dell’intelligenza attiva, che è essenzialmente femminile, ossia l'ignoto, il primo polo da definire deve essere necessariamente l'ignoto, da cui si estrae il secondo polo, il conosciuto. Inoltre tenete conto che questi due poli dell’intelligenza attiva emergono come conseguenza della nascita della consapevolezza in evoluzione, e che è indispensabile che i due poli siano già separati prima che si avvii la vera evoluzione della consapevolezza. Di conseguenza, l’evoluzione della consapevolezza, essendo essenziale per la concretizzazione dello scopo del nagual, è indirettamente responsabile della manifestazione di questi due poli, ma è anche il prodotto diretto dello scopo del nagual - una doppia qualità che non è solo unica per evolvere la consapevolezza, ma che diventa l'immagine speculare dello scopo del nagual, l’Occhio. A causa della relazione unica tra lo scopo del nagual e la consapevolezza in evoluzione, tutto questo livello di manifestazione si rivela come l'immagine speculare della suprema trinità. La consapevolezza in evoluzione, essendo il prodotto dello scopo del nagual, equivale al nagual; laddove il conosciuto, come immagine speculare dell’intelligenza attiva, equivale alla mente. L'ignoto a sua volta è l'immagine speculare della pressione dell’intento, e in questo vediamo le basi di una delle più sorprendenti verità della consapevolezza. 159


Ricordate che l'intento, il principio unificante, è la volontà di manifestare del nagual, in modo da poter realizzare il suo scopo. Questo scopo, come sappiamo, è quello di unire l'ignoto con il noto. In altre parole, il nagual focalizza il suo intento sull’ignoto, e la verità che emerge, è che il potere dell’intento produrrà qualsiasi cosa su cui si focalizzi. In effetti, l'intento non solo crea ciò che mette a fuoco, ma lo materializza! Il nagual inizia con uno scopo su cui concentra il suo intento. L’intento allora diventa una pressione esercitata sulla mente e, a causa di questa pressione, la manifestazione ha luogo in modo che l'obiettivo dello scopo del nagual si materializzati. E' per questa ragione che si afferma che esiste una sola forza che pervade tutto l'universo – l’intento - e che questa forza è onnipotente. Cosa sia esattamente l’intento non lo sappiamo, e nemmeno come funzioni esattamente, sappiamo solo che ogni volta che l'intento si focalizza su un qualsiasi scopo, diventa inizialmente una pressione, e successivamente questa pressione si materializza nell’obiettivo dello scopo. Tuttavia, non è l’intento in sé a materializzarsi nell’obiettivo desiderato, perchè l’intento rimane sempre intatto sul suo piano d’esistenza. Piuttosto l’intento plasma l'obiettivo desiderato nel tessuto della mente. Eppure, in un altro senso, le creazioni dell’intento sono in effetti la materializzazione dell’intento, perché va ricordato che la mente e l'intento sono le polarità opposte della stessa cosa, cioè, la consapevolezza del nagual. Giungiamo quindi alla sorprendente realizzazione che l'intero universo manifesto è stato creato dal secondo aspetto della divinità plasmandolo nel tessuto del terzo aspetto, la mente, che naturalmente è sé stesso! Di conseguenza, a prescindere da quanto possa essere strabiliante, siamo costretti a riconoscere che l'ignoto è in effetti la materializzazione della pressione dell’intento, che alla fine, è l’intento stesso. Eppure sia l'intento che la mente rimangono gli stessi, più o meno come rimangono gli stessi il padre e la madre di un bambino dopo la sua nascita. Questo fatto rivela il vero significato di quel concetto mistico delle Scritture cristiane, in cui Eva viene creata da una costola di Adamo. Se l'uomo è il microcosmo del macrocosmo, è ovvio che il microcosmo debba riflettere il processo macrocosmico della manifestazione. Vedremo esattamente come funziona nel livello successivo della manifestazione, ma per ora tenete conto che Adamo è l’archetipo dell'uomo, ma, essendo uomo, per lui l’ignoto è la sua controparte femminile, Eva, la donna. Questo è l'esatto riflesso del macrocosmo, in cui l'Indicibile, il maschile non manifesto, anela a conoscere la propria controparte sconosciuta: la manifestazione, la Eva cosmica. In un certo senso, l'ignoto è il destino di tutte le forme di vita, ed è per questo motivo che il destino non si può mai predire. La parte del nostro destino che possiamo conoscere è quella che chiamiamo fato. Tuttavia, il fato non è che quella piccola parte del destino che è lo scopo di una determinata incarnazione, e quindi il destino come tale non si può mai conoscere in anticipo, ad eccezione di quella parte di destino già sperimentata in passato. La ragione di questo è che tutte le forme di vita, tra cui l'uomo, sono unità di quella grande vita che chiamiamo l'Indicibile, il cui scopo è quello di mappare l'ignoto. Questo significa che l'ignoto è necessariamente il destino di tutte le forme di vita. Di conseguenza, chiamiamo l'ignoto, il Mondo del Destino. Quando il veggente percepisce questo livello di esistenza, anche se piuttosto oscuro, vede la più fantastica mescolanza di colori e di conseguenza è chiamato anche il livello del colore. Il conosciuto contiene tutte le sensazioni di quella parte di destino che si è già dispiegato. Pertanto ha in sé tutte le esperienze passate, positive e negative e, perciò è uno strano miscuglio di energie che, da un lato, sono completamente armoniose e, dall'altro, totalmente incompatibili. Così questo livello di esistenza è chiamato il Mondo della Valutazione, o altrimenti, il Mondo della Coscienza. Quando il veggente percepisce questo livello, entra in un’inquietante risonanza con forze opposte - una risonanza che dà al veggente l'impressione del suono. La consapevolezza in evoluzione, essendo l'immagine speculare dello scopo del nagual, riflette anche la manifestazione dell’intento. Tuttavia, va ricordato che l'intento della divinità equivale alla consapevolezza intrinseca nel suo insieme - un fatto che in origine portò i veggenti Toltechi all’assunzione che tutta la consapevolezza è una sola. (Fig.19) Essendo l'immagine speculare dell’intento, e in ultima analisi, anche della consapevolezza intrinseca, la consapevolezza 160


in evoluzione ha la qualità del movimento, perché tutta la consapevolezza è sempre in movimento, in un modo o nell'altro. Siccome ha tutte le caratteristiche della consapevolezza intrinseca, che è essenzialmente il figlio, vediamo che in questo livello di esistenza il figlio ancora una volta si fa carne, ma questa volta in modo molto più significativo, e di immediata importanza per il punto di vista umano. Tenendo presente che l'intero scopo della manifestazione è l'evoluzione della consapevolezza, in modo che l'ignoto possa essere incorporato all'interno del conosciuto, è ovvio che tutta la vita manifesta ruota attorno all’evoluzione della consapevolezza. Quindi diciamo della consapevolezza in evoluzione, il figlio, che è colui che tutti gli uomini cercano, e poichè ha le caratteristiche sia del manifesto che del non-manifesto, egli è il Figlio dell'uomo, che è figlio dell’Indicibile. Inoltre, dal momento che Maria ha impiantato nel suo cuore il segreto della sua controparte sconosciuta, è ovvio che quando ci accingiamo a conoscere noi stessi per quello che siamo veramente, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione all’interno per trovare nel nostro cuore la chiave che apre la porta verso la nostra controparte sconosciuta. Per cui chiamiamo questo livello di esistenza la Via con un Cuore. Come sappiamo, i cristiani chiamano il figlio, il Verbo, ma da quanto sopra, è chiaro che non possiamo prendere il racconto biblico per il valore apparente. E’ esistita veramente una donna di nome Maria, e anche se non era vergine nel senso attuale del termine, generò un figlio di nome Gesù di Nazaret. Eppure questo è un racconto all'interno di un racconto, le cui implicazioni vanno ben oltre lo scopo di questo volume. Per ora basti dire che il racconto biblico è corretto, a condizione che si interpreti la narrazione come la rivelazione della verità relativa alla manifestazione in questo specifico livello. Quel grande essere che camminò sulla terra circa 2.000 anni fa, e che i cristiani considerano il loro salvatore, Gesù Cristo, incarnò in sé il principio della consapevolezza in evoluzione, il figlio dell'uomo, che è anche il figlio di Dio, e che pertanto è in questo mondo, ma non è di questo mondo. Nato da Maria, la Vergine che venne dall'ideale dell’Indicibile, è colui che tutti gli uomini cercano. Tuttavia, non dobbiamo cercare un essere da qualche parte là fuori, ma il centro interiore del nostro essere, la consapevolezza in evoluzione, che ci rivela lo scopo del nagual e dell’intento di portare l'ignoto alla luce della consapevolezza e quindi all’interno del conosciuto. A questo scopo, Gesù Cristo insegnò al mondo che 'il regno di Dio è dentro di voi', e 'Cercate innanzitutto il regno di Dio'. Eppure, anche se sono passati duemila anni, l'uomo non ha ancora compreso questo messaggio. Pertanto i Cristiani cercano ancora una salvezza al di fuori di se stessi, e gli Indù cercano ancora di sentire la voce di Krishna, mentre i Musulmani attendono ancora la luce dell’Imam Mahdi. I discendenti dei Magi stanno ancora cercando la stella di Zarathustra, mentre gli Alchimisti cercano la Pietra Filosofale, e i cabalisti si arrovellano sulle qualità elusive di Tiphareth. Allo stesso tempo, i Massoni rimpiangono la Parola Perduta; il cantante Rom vaga da un luogo all'altro alla ricerca della Canzone Perduta; il danzatore Basco sta cercando di ricordare la Danza Dimenticata, e la ballerina di flamenco zingara è ancora alla ricerca del Ritmo Perduto. Tuttavia, il guerriero Tolteco sa che nulla è andato perduto, e quindi che non c’è nulla da cercare. Ciò che si è persa è la conoscenza del potenziale innato dell'uomo, e il suo destino come essere magico dell'universo. Così per il guerriero, l’evoluzione della consapevolezza è il nucleo centrale del proprio essere, e percorrere una via con un cuore è l'unico atto che giustifica il dono inestimabile della vita. Questo livello di manifestazione lo chiamiamo la Trinità Creativa, ed è proprio questa trinità di forze che viene indicata come il sognatore. Tuttavia, se vogliamo capire perché questa trinità è considerata in questo modo, dobbiamo portare la nostra mente di nuovo all'inizio della manifestazione. Si ricorderà che nel primo atto della creazione, la mente, sotto la pressione dell’intento, estende il suo potenziale nella manifestazione. Poi nel secondo atto della creazione, l’intento esercita ancora la sua pressione sulla mente, così che l’intelligenza potenziale diventi consapevole della sua incompletezza. Una volta che è consapevole di questo fatto, l’intelligenza potenziale comincia a sognare la totalità del sé. 161


Nel considerare il sognare, è importante capire che questo è un atto in cui la consapevolezza si sposta in uno stato alterato di percezione. Pertanto, l'arte di sognare non è confinata solo ai sogni durante il sonno, ma al contrario è un atto pienamente consapevole e intrapreso volontariamente. Per alcuni aspetti, i normali sogni ad occhi aperti sono strettamente connessi all'arte di sognare, anche se i comuni sogni ad occhi aperti di solito sono molto caotici e, non avendo alcun reale significato o scopo, in generale sono impotenti e inutili. Tuttavia, questo non significa che i sogni ad occhi aperti o i sogni durante il sonno non siano mai utili, ma significa che dobbiamo imparare il modo di usarli a nostro vantaggio. Pertanto, quando si afferma che l’intelligenza potenziale comincia a sognare, significa che l’intelligenza potenziale induce in sé degli stati alterati di percezione, per via del suo desiderio e ricerca di completamento. Di conseguenza, quelle che abbiamo definito estensioni o manifestazioni, sono in effetti stati alterati di percezione, o sogni, e sono altrettanto reali ed effettivi come lo stato di percezione di partenza. Anche se questo concetto non è agevole per la mente occidentale, che è indottrinata dall'idea che l'unica realtà che esiste è il mondo fisico denso, la mente razionale può essere tranquillizzata ricordando che la consapevolezza intrinseca costituisce la base di tutta la manifestazione. Dal momento che l'intero scopo della manifestazione è evolvere la consapevolezza, non è difficile vedere che il sogno dell’intelligenza potenziale è in parte materializzato nella manifestazione della Trinità Creativa. Tuttavia, tenete presente che questo sogno si realizza pienamente, solo quando l’ignoto è stato incorporato nel conosciuto, perché solo allora ci sarà una totalità del sé. Pertanto il processo della manifestazione non può fermarsi al punto in cui emerge la consapevolezza in evoluzione, perchè questo è solo l'inizio dell'evoluzione. Di conseguenza, attraverso gli effetti dell’inclusione, che è la manifestazione dell’intento, diventa nuovamente evidente lo scopo del nagual. Ne deriva che la consapevolezza in evoluzione, essendo l'immagine speculare di quello scopo, ora comincia a sognare che esiste la sua evoluzione, che naturalmente è anche lo scopo del nagual. Poiché ora sono stabiliti i poli dell’intelligenza attiva, da questo punto in poi l'evoluzione della consapevolezza può procedere con senso e significato, ed è per questo motivo che alla Trinità Creativa è stato dato come nome “il sognatore”. A questo riguardo, tenete conto che, anche se il sogno dell'intelligenza potenziale è la totalità del sé, solo quando emerge la consapevolezza in evoluzione e il conosciuto è separato dall’ignoto, solo a questo secondo livello di manifestazione questo sogno diventa una reale possibilità. In altre parole, nello sforzo di ottenere la totalità del sé, l’intelligenza potenziale materializza la Trinità Creativa; ma è la consapevolezza in evoluzione, in quanto riflesso dello scopo del nagual, che sogna la sua controparte sconosciuta alla luce del conosciuto. A questo riguardo la Trinità Creativa è il sognatore finale.

Anche se le due polarità del tonal cosmico ora sono state definite, questi due poli sono ancora il secondo e il terzo aspetto del sognatore e, come tali, sono parte integrante del proprio essere. Questo significa che il sognatore non ha ancora il senso di obiettività verso i due poli della sua essenza. Così il sognatore, come la divinità sua progenitrice, deve riflettere se stesso all'interno della manifestazione, allo scopo di conoscere se stesso. Questo assomiglia al vedere il riflesso del proprio volto in uno specchio, perché è quasi impossibile vedere il proprio volto, senza l’ausilio di uno specchio. Di conseguenza, il sognatore ora sogna l’esistenza del terzo livello della manifestazione. Per comprendere come sia possibile questo, occorre sapere che sia il sognatore che la Suprema Trinità 162


sono ermafroditi. E secondo le leggi della manifestazione, la Suprema Trinità è femminile in relazione alla divinità, ma è maschile in relazione al sognatore. Il sognatore, allo stesso modo, è femminile in relazione alla Suprema Trinità, ma è maschile in relazione alla sua manifestazione, il sognato. Essendo ermafrodita, e poiché l'ignoto è separato dal conosciuto, ora il sognatore ha il potenziale di entrambi i sessi, così come la relazione tra loro. Tuttavia, il sognatore ancora non sa cosa vuol dire e cosa comporta essere maschio o femmina, e neppure conosce il significato e lo scopo dell’intelligente cooperazione. Pertanto per il sognatore l'ignoto è costituito da ciò che è definita differenza di genere o differenza di sesso. Questa terza fase della manifestazione è l'atto più stupefacente della vera creazione, perché è solo a questo punto che emerge l'esistenza così come la conosciamo. E' per questo motivo che il sognatore è chiamato anche la Trinità Creativa, perchè il sognatore, quella entità maschile che non è ancora né uomo né donna, inizia a sognare di essere un uomo che vuole conoscere la sua controparte femminile. In termini cristiani Adamo inizia a sognare Eva, e in questo sogno il terzo aspetto del sognatore, il conosciuto, si protende verso Eva, l'ignoto. Questo 'protendersi' del terzo aspetto, che come sappiamo equivale alla mente, è la manifestazione del potenziale del sognatore su un nuovo piano di esistenza. Poiché questo potenziale è maschio-femmina, ne consegue che tale manifestazione è espressione di queste due polarità. In altre parole, il sognatore estende la conoscenza di se stesso al limite e, avendo proteso mentalmente (la mente) i limiti del conosciuto maschile, deve per forza sentire (il cuore), la sua via verso l'ignoto femminile. Pertanto, è questa 'estensione' delle potenzialità del sognatore che si manifesta come maschio o come femmina. Tuttavia, è importante sottolineare che a questo livello di manifestazione c’è la separazione del solo potenziale del sognatore in maschio e femmina, e non in uomo e donna come tali. Di conseguenza, quando ci riferiamo a questo livello della manifestazione, dobbiamo fare attenzione a intendere che stiamo parlando della mascolinità e della femminilità del sognatore, e non di uomo e donna, come li conosciamo. Poiché ora i due poli dell’intelligenza attiva sono stabiliti, e dato che è la mascolinità del sognatore desidera conoscere l’altra sua metà, Eva, la prima polarità da stabilire sul nuovo piano di manifestazione è femminile, seguita dalla sua controparte maschile. Questa nuova polarità è naturalmente una manifestazione del potenziale del sognatore, in modo che possa conoscere se stesso sia come maschio che come femmina. Così questi due poli, mascolinità e femminilità, sono perfetti riflessi del tonal cosmico, e in questo senso rivelano un fatto molto interessante, ma che provoca anche molta confusione. Se teniamo a mente che il sognatore è maschile in relazione alla sua creazione, è subito evidente che il maschio è colui che ha l'impulso creativo. Questo impulso creativo può essere soddisfatto solo attraverso la qualità separativa della mente, che in questo caso è il conosciuto. Il conosciuto implica che la mascolinità del sognatore desidera conoscere il suo sconosciuto femminile, e quindi non è difficile vedere che maschio equivale al maschile conosciuto. (Fig.23) Questo implica, ovviamente, che femmina equivale all'ignoto; un fatto che abbiamo già accertato. Tuttavia, la confusione nasce dall’equiparare il maschio col maschile conosciuto, e gli apprendisti spesso non capiscono come è poi possibile equiparare la femmina con l'ignoto, perchè è ovvio che se l'ignoto è un aspetto del sognatore maschile , anch'esso deve essere maschile. A questo riguardo, il ragionamento di tali apprendisti è abbastanza corretto, ma hanno dimenticato che il sognatore è maschile in rapporto a tutta la sua creazione. Per cui non è in contraddizione equiparare la femmina con l'ignoto maschile, poiché questo è il caso che, in relazione al maschile conosciuto, anche il maschio sarà femminile. Tuttavia, in relazione alla femmina sul proprio piano, il maschio è molto maschile. Ci sarà meno confusione se si considera che qui stiamo descrivendo aspetti dell’essere, e non entità fisiche distinte che hanno un genere sessuale determinato. Dopo aver stabilito il suo potenziale sul nuovo piano di manifestazione, il sognatore ha ormai separato il suo potenziale in mascolinità e femminilità. Ma questi due poli sono solo due aspetti della consapevolezza del sognatore e quindi sono manifestazioni incomplete. Ne consegue 163


che il sognatore deve manifestare in questo piano anche il suo primo aspetto, cioè la consapevolezza in evoluzione, al fine di completare la manifestazione. In tal modo, il sognatore compie un atto ingegnoso, ma che sembra anche illogico. Vediamolo quindi con attenzione. Ricordate che l'obiettivo del sognatore è quello di conoscere la sua sconosciuta controparte femminile, ma, come sappiamo, l'ignoto è il riflesso della pressione dell’intento. (Fig.22) Ricordate inoltre che la manifestazione avviene sempre a causa della pressione dell’intento. Perciò è la femminilità del sognatore che, essendo espressione dell’intento, esercita una pressione sulla mascolinità del sognatore per creare le condizioni in cui materializzare l'obiettivo del sognatore. In altre parole, la femminilità del sognatore costringe la sua mascolinità a portarla alla luce del conosciuto. Qui ci aiuta tenere a mente che la mascolinità è equiparata al conosciuto. Tuttavia, in questo caso particolare in cui il sognatore ha separato la sua mascolinità dalla sua femminilità, il conosciuto implica che il sognatore ora sa di essere sia maschile che femminile. Di conseguenza, la qualità della mascolinità, essendo espressione del conosciuto, estende il suo potenziale per manifestare ciò che sa di essere, cioè maschio-femmina. (Fig.23)

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FIGURA 23 MANIFESTAZIONE (3° livello) Nagual L’Indicibile Mente

Intento

Intelligenza Potenziale Suprema Trinità Intelligenza Attiva

Pressione dell’intento

Inclusione

Scopo del nagual

Conosciuto

Ignoto Trinità Creativa Il Sognatore Consapevolezza in evoluzione

Mascolinità (Mente)

Femminilità (Emozione) Il Sognato

Essere luminoso

Maschile e Femminile

(lato destro)

(lato sinistro)

Anche se questo atto genera confusione perchè sembra una regressione, in realtà è proprio il contrario. Ma per comprendere questo, bisogna ricordare che fino a quando il sognatore non ha manifestato i due poli che costituiscono la sua mascolinità e femminilità, non sapeva di essere 165


maschile e femminile. Pertanto, dopo aver separato i poli, il sognatore può sapere di essere sia maschile che femminile solo manifestandoli contemporaneamente e rimettendoli insieme nuovamente. Se il sognatore avesse manifestato il riflesso del suo primo aspetto, la consapevolezza in evoluzione, come maschile o femminile, comunque gli sarebbe mancata una metà di se stesso, e in questo modo avrebbe veramente regredito. Questo punto ha vaste implicazioni. Rendetevi conto che la luce è visibile solo su uno sfondo oscuro, e allo stesso modo le tenebre sono visibili solo in contrasto con la luce, ma questo implica che la luce è separata dalle tenebre. Se la luce e le tenebre non fossero separate non conosceremmo la differenza tra i due, e vivremmo in un mondo in cui non c’è nè giorno nè notte, ma solo un semi-opaco grigiore. Lo stesso principio vale per il sognatore, perchè mentre prima era ottuso nell’ignoranza della sua natura essenziale, ora risplende il fulgore della sua conoscenza avanzata. Perciò chiamiamo questa nuova manifestazione del sognatore l'essere luminoso. La sorprendente implicazione di tutto questo è che, sebbene l'Indicibile abbia avviato il processo della manifestazione alla ricerca dell'ignoto, ora sa che l'ignoto è in realtà una parte della propria innata essenza! In termini cristiani, Adamo ora sa che Eva è il suo sconosciuto interiore, e sebbene lei gli sia sconosciuta, Adamo sa che per mappare l'ignoto deve rivolgere l’attenzione al suo interno. E' questo fatto che sta alla base dell’affermazione tolteca che l'unica conoscenza che c'è, è la conoscenza del sé. Ed è per questo che si dice che tutte le vie non portano da nessuna parte, e che la via del guerriero non è un esercizio di sviluppo spirituale, ma una scoperta esperienziale del sé. Come vediamo dalla Figura 23, quest’ultima trinità è una replica perfetta del sognatore, e poiché è il prodotto del sogno del sognatore, la chiamiamo il sognato. In questa trinità la mascolinità è espressione del conosciuto e dell’intelligenza attiva e in ultima analisi della mente. La femminilità, d'altra parte, essendo il polo opposto della mente, è espressione dell’ignoto e della pressione dell’intento, che alla fine è l’intento in sé. Tuttavia, tenete conto che l'intento dell’Indicibile si manifesta nel sognatore, come desiderio di conoscere l’altra sua metà e, di conseguenza, la femminilità si esprime come emozione, perchè il desiderio è il fondamento di ogni emozione. Di conseguenza, ciò che conosciamo come emozione non è altro che l'espressione dell’intento, ed è principalmente a causa di questo che gli apprendisti fanno spesso l'errore di non distinguere tra emozione e sentimento. Notate che l'emozione è espressione dell’intento, mentre il sentimento o la sensazione è espressione della conoscenza irrazionale. La distinzione tra i due sta in effetti in una linea sottile, ma comunque una distinzione essenziale, perché se al praticante non è chiara questa distinzione, prima o poi ci sarà confusione e imprecisione. A questo riguardo, sappiate che anche se l'emozione e il sentimento sono strettamente collegati perchè entrambi riguardano il lato sinistro, l'intento e l'irrazionale non sono la stessa cosa. Per chiarire la differenza rendetevi conto che ogni sensazione, che è espressione della conoscenza irrazionale, susciterà sempre qualche tipo di risposta emotiva, proprio come ogni pensiero razionale susciterà qualche tipo di emozione. Ma ricordate sempre che l'emozione è un’attivazione secondaria generata durante l'atto della percezione, che è come dire che l'intento si attiva come impulso secondario durante l'atto della percezione. Tuttavia, l'impulso primario generato in ogni atto percettivo è il potere personale, che ovviamente è la conoscenza, e quella conoscenza particolare verrà registrata o come pensiero razionale o come sensazione irrazionale. In altre parole, ogni atto di percezione ha il potenziale per essere registrato o sul lato destro o sul lato sinistro, ma in entrambi i casi origina un’emozione come impulso secondario. Pertanto, la mente e le emozioni costituiscono i due poli della consapevolezza dell'essere luminoso. Naturalmente, l'essere luminoso in sé è il riflesso della coscienza in evoluzione, ma sapendo di essere sia maschile che femminile, è una vera immagine di quella conoscenza. Così, quando il veggente vede l'essere luminoso, gli appare come un uovo gigante con due scomparti, chiamati il lato destro e il lato sinistro. La parte destra equivale alla mascolinità del sognatore, che in definitiva è l'espressione della mente. Mentre la parte sinistra equivale alla femminilità del sognatore, che è emozione, o l'espressione dell’intento. 166


Per non confondersi con le direzioni, si deve tenere a mente che, trattando con questi concetti, stiamo considerando dei modelli, e quindi la destra e la sinistra sembrano invertite. Ogni uomo e ogni donna è il microcosmo del macrocosmo, ma per vederci in questo modo, dobbiamo prendere il nostro posto all'interno del macrocosmo. L'unico modo per fare questo è quello di girarci intorno in senso figurato, in modo che ci troviamo con le spalle verso il tutto più grande. Quando lo facciamo, allora il conosciuto è sulla destra, e l'ignoto sulla sinistra. Le emozioni, come il loro progenitore ignoto, sono percepite dal veggente come un mondo di colori. Tuttavia, essendo ora irradiate da una maggiore conoscenza, questi colori sono molto più brillanti e scintillanti delle deboli e scure tonalità dell'ignoto. Così la femminilità è chiamata il Mondo della bellezza. La mascolinità, il terzo aspetto del sognato è, come la sua progenitrice, la mente, è sempre sotto pressione verso un nuovo stato d’essere. Per cui la mascolinità è chiamata il Mondo della trasmutazione, perché in effetti la sua matrice è l'essenza della trasmutazione. Al veggente, l'essere luminoso appare come un conglomerato di campi di energia, di natura elettromagnetica, che si manifesta nella forma di un uovo luminoso gigante. In definitiva, come vedremo a suo tempo, l'essere luminoso è la vera manifestazione dell’incarnazione fisica densa di un uomo o di una donna e, per questo, è spesso chiamato l'Altro oppure il Doppio. Inoltre, poiché questo è il mondo in cui sono visibili chiaramente i campi energetici contenuti nell’essere luminoso, questo livello di esistenza è spesso indicato come il Mondo degli Stregoni. Questo ci porta quasi alla conclusione di questa fase della manifestazione, o l'evoluzione della consapevolezza, ma prima di lasciare questa sezione, facciamo un breve riassunto della manifestazione fino a questo punto. Da ciò che abbiamo visto finora, è chiaro che il modello base della manifestazione, figura 15, mostra l’immagine complessiva della manifestazione. In questo modello sono incluse la divinità e la Suprema Trinità coi loro riflessi, il sognatore e il sognato. Dalla figura 15 si vede che l’intelligenza potenziale è in effetti la Suprema Trinità e il tonal cosmico rappresenta i due poli della consapevolezza della Trinità Creativa. La consapevolezza in evoluzione, il primo aspetto della Trinità Creativa, non è solo il prodotto della separazione dei due poli, ma anche la causa della propria evoluzione, che è causata dal sognatore portando nell’esistenza il proprio riflesso, il sognato. (fig. 24)

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Per cui abbiamo il grande vuoto di Nessuna-Cosa che manifesta tre distinte trinità, la Suprema Trinità, il Sognatore e il sognato, e ognuna è un’espressione dei tre potenziali aspetti dell’Indicibile. La Suprema Trinità, essendo la prima espressione, equivale al nagual. Il sognatore, essendo essenzialmente un’espressione della volontà a manifestare, equivale all’intento, mentre il sognato, quello stato d’essere in cui il sognatore conosce la sua innata natura, equivale al conosciuto e quindi alla mente. Queste tre trinità sono conosciute come le tre grandi bande dei campi di energia. Avendo compiuto un cerchio completo, questo è il punto fino a cui può procedere la manifestazione a questo stadio di sviluppo. Per procedere oltre, è ovvio che in un modo o nell’altro l’intero processo deve ripetersi. Tuttavia, perchè questa ripetizione diventi possibile, occorre che la trinità del sognato si manifesti come un’unità essenzialmente integrata alla sua divinità progenitrice, ed è proprio questo che accade. (fig. 25) L’essere luminoso che ora sa di essere maschio e femmina, riassorbe momentaneamente in sé i due poli della sua consapevolezza, e così emerge non solo l’unità ma anche quel fenomeno chiamato autofecondazione. Il prodotto di questa unione è certamente l’unità, ma diversamente dal progenitore l’Indicibile, che è Nessuna-Cosa, questa unità contiene un elemento essenziale che è il risultato del processo della manifestazione a questo stadio. A questo riguardo, tenete conto che quando c’è un processo, è sempre coinvolto l’elemento tempo. Nel grande vuoto dell’Indicibile c’è Nessuna-Cosa, per cui non c’è neanche il tempo, ma nella manifestazione secondaria dell’unità c’è Qualche-Cosa che noi chiamiamo tempo, che è concepito nel primo momento in cui il vuoto di Nessuna-Cosa comincia a muoversi ed agitarsi. Ora, con l’avvento dell’unità nel tempo, la manifestazione precipita ad uno stadio totalmente nuovo di progressivo dispiegamento. Questo nuovo dispiegamento è sotto ogni aspetto identico al primo stadio, eccetto che l’effetto dell’inclusività fa emergere l’elemento tempo nella manifestazione secondaria dell’unità. In altre parole, questa nuova unità è ora consapevole dell’elemento tempo, e quindi ha acquisito una nuova dimensione - la dimensione tempo. Il tempo non è per nulla ciò che l’uomo pensa che sia, ma qualsiasi spiegazione della sua vera natura ci porterebbe oltre gli scopi di questo libro. Pertanto ci limitiamo a dire che il tempo è il prodotto del percepire il processo della vita. Il processo della vita è certamente l’evoluzione della consapevolezza, ed è qui che sta l’equazione: Se t = tempo, e a = consapevolezza; allora t = c/a ( dove c è una costante del tempo) Quando la consapevolezza tende all’infinito, il tempo tende a zero. E riflettendo sulle implicazioni di questa equazione si riveleranno molte più verità che con milioni di parole. All’inizio di questo capitolo dicevamo che una dimensione è una particolare espressione della consapevolezza intrinseca, e che ci sono dieci dimensioni. Perciò, da quanto abbiamo trattato, questa affermazione dovrebbe parlare da sé, perché in ultima analisi tutte le manifestazioni non sono che espressioni della consapevolezza intrinseca dell’Indicibile. Un altro punto da chiarire riguarda l’uso della parola “dimensione”. Il lettore attento avrà notato che anche se diciamo che ci sono solo dieci dimensioni, e che esse sono manifestazioni della consapevolezza intrinseca, l’elemento tempo è considerato anch’esso una dimensione. Questo potrebbe confondere, per cui vediamo di cogliere il motivo della sua apparente discrepanza. Alla fine ci sono veramente solo dieci dimensioni, ma queste evolvono in quattro direzioni da una origine comune, ossia dalla consapevolezza intrinseca. Questo concetto è difficile da mettere in parole a questo punto degli insegnamenti, solo perché è così astruso che qualsiasi spiegazione sembra sempre confusa. Perciò diciamo solo che ci sono quattro stadi di manifestazione, sovrapposti l’uno sull’altro in un modo che possiamo descrivere come una quadruplice esistenza. L’analogia più simile che mi viene in mente è quella di paragonare questi quattro stadi ai quattro livelli di una struttura, 170


sovrapposti uno sull’altro. Questi quattro livelli, o piani di esistenza, sono ciò che i Toltechi chiamano il quadruplice scopo dell’Indicibile, e sono ciò che l’uomo comune chiama materia, energia, spazio e tempo (MEST). Queste quattro espressioni del MEST non sono ‘piatte’ così come l’uomo immagina una dimensione, ma sono tridimensionali. Poiché la vita in sé non è ‘piatta’ ma tridimensionale, i Toltechi definiscono il termine dimensione come uno stato d’esistenza tridimensionale. Di conseguenza, ognuna delle dieci dimensioni della manifestazione è tridimensionale, e costituiscono anche le quattro dimensioni del MEST. Tuttavia il MEST non è una diretta espressione della consapevolezza intrinseca, ma il prodotto della quadruplice manifestazione delle dieci dimensioni, e quindi non possiamo considerarle come dimensioni della manifestazione. Nonostante ciò, il MEST non implica specifiche espressioni di determinati stati d’esistenza, e a questo riguardo, le quattro espressioni del MEST si qualificano per essere chiamate dimensioni. Inoltre, per confondere ancora di più le cose, bisogna dire che le quattro dimensioni del MEST costituiscono nell’insieme quel complessivo stato d’esistenza che i Toltechi chiamano la quarta dimensione. Vediamo quindi che è una questione di semantica che rimarrà confusa fino a quando gli uomini non comprenderanno la quarta dimensione per ciò che realmente è. La figura 25 mostra le dieci dimensioni che sono anche i dieci punti dell’uomo. A questo proposito, per evitare possibili confusioni, occorre dire che Carlos Castaneda dice che ci sono otto punti; ossia, il nagual, il tonal, la volontà, il vedere, il sognare, il sentire, il parlare e la ragione. Questo sistema è basato sulla settuplice costituzione dell’uomo e dell’universo, in cui il tonal e suoi sei attributi, per un totale di sette, sono sospesi nel vuoto di Nessuna-Cosa, il nagual, che da un totale di otto. All’inizio di questo capitolo ho affermato che a parte la triplice costituzione fondamentale, c’è anche una pentupla, settupla e decupla costituzione. Ho scelto di spiegare la decupla costituzione dell’uomo e dell’universo, non solo perché aderisco alla tradizione del mio particolare lignaggio, ma anche perché è quella più facile da comprendere, la più largamente usata e, in un certo senso, anche il modello più accurato. Ciononostante, i lettori interessati potranno discernere da sé stessi la settupla costituzione dalle informazioni trasmesse in questo capitolo. Notate che l’inclusività non è compresa fra le dieci dimensioni. La ragione di questo è che l’inclusività non è espressione della consapevolezza intrinseca, ma è il prodotto dell’interazione fra la consapevolezza intrinseca e la consapevolezza in evoluzione. Inoltre, a causa della sua natura, l’inclusività è una qualità che troviamo a tutti i livelli della manifestazione ed è la manifestazione dello scopo del nagual. La sua presenza onnipervasiva ha dato origine al concetto cristiano di Dio onnipresente, onnipotente e onnisciente. Di conseguenza, l’inclusività non è rappresentata graficamente nel modello della figura 25, e se vogliamo rappresentarla dobbiamo posizionarla nel punto dell’origine. I lettori che hanno familiarità con la Cabala avranno sicuramente riconosciuto in questa decupla costituzione dell’uomo e dell’universo le dieci sefirot di Oz Chim, l’Albero della Vita. (Fig. 26) I nomi Toltechi differiscono molto dalla nomenclatura ebraica e in qualche caso potremmo trovare una certa discrepanza, ma nell’insieme, i cabalisti hanno preservato intatto fino ad oggi questo modello. Purtroppo, la maggior parte dei cabalisti contemporanei non comprendono le vere implicazioni e il vero uso di questo modello. La stessa sorte è toccata alle scritture cristiane; sebbene coloro che hanno orecchie per intendere trovino in queste inestimabili scritture tutti i segreti del cielo e della terra, la maggior parte dei cristiani non è riuscita ad andare oltre il significato apparente delle parole, delle frasi, dei simboli e dei modelli, e fra l’altro neanche i clericali le capiscono più.

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Per quanto riguarda la cosmologia ora abbiamo compreso abbastanza la struttura di base della manifestazione per consentirci di prendere una scorciatoia verso le fasi successive. Qui devo dire nuovamente che tutte le informazioni saranno trasmesse in punti opportuni all'interno del grande sistema della Via del Guerriero. Per cui non è necessario che il lettore si impantani ora nei dettagli che vanno ben oltre le sue attuali necessità per l'applicazione pratica. Vediamo ora molto brevemente le fasi finali della manifestazione in modo da poter avere almeno una visione globale della cosmologia. Come abbiamo visto, la prima fase della manifestazione è centrata principalmente sulla separazione del conosciuto dallo sconosciuto. Poiché la separazione è una qualità che appartiene prevalentemente alla mente, è chiaro che in questa fase della manifestazione l’enfasi è sulla mente, il terzo aspetto della divinità. Pertanto, come conseguenza della qualità separativa che pervade tutta la manifestazione in questa prima fase, emergono il tempo e la qualità della discriminazione, che inevitabilmente conduce alla sobrietà. Ovviamente la sobrietà implica la ricapitolazione e, in effetti, è proprio questo che comporta la prima fase della manifestazione. L'Indicibile, a modo suo, ricapitola la sua esistenza, qualunque essa sia, e nel processo ottiene la sobrietà. In altre parole, l'Est, il luogo della luce, viene definito separando il conosciuto dall’ignoto. Questa ricapitolazione è l'essenza stessa della trasmutazione, perché in ultima analisi solo tramite la sobrietà possiamo vedere le nostre vite per quello che realmente sono, e grazie a questo riusciamo a comprendere che i nostri difetti sono in realtà il nostro biglietto verso la libertà e il potere. Quando abbiamo afferrato questo, cominciamo a trasmutare questi difetti nei doni di potere che nascondono. Pertanto, anche a livello cosmico, il primo stadio dell'evoluzione della consapevolezza è un atto che comporta la trasmutazione. Inoltre, ricordate che l'intero scopo della manifestazione è l'evoluzione della consapevolezza, e siccome questa prima fase è centrata sulla mente, chiamiamo la conoscenza che deriva da questo processo la Maestria della Consapevolezza - l'enigma della mente. Come abbiamo spiegato nel primo volume, la Maestria della Consapevolezza definisce una delle tre aree di competenza che tutti i guerrieri devono padroneggiare nella loro ricerca del potere e della libertà. Nell’attuale considerazione della manifestazione e dell'evoluzione della consapevolezza, tale competenza non implica solo l’avere una comprensione intellettuale della cosmologia. Piuttosto, significa avere una comprensione esperienziale dell’uomo, il microcosmo del macrocosmo, perché solo una tale comprensione può essere applicata nella pratica della vita quotidiana. Pertanto i Toltechi hanno ricavato le Verità della Consapevolezza da questa prima fase della manifestazione, e le relative nove premesse si basano sulle prime nove dimensioni. Tuttavia, sia chiaro che la Maestria della consapevolezza non si limita solo a questo primo stadio della manifestazione, ma permea tutta la vita. Quindi solo l'origine della consapevolezza è pertinenza di questa prima fase della manifestazione. A tale riguardo, questo principio si applica a ogni argomento che segue, tra cui l'arte del sognare. Per motivi di chiarezza demarchiamo confini, definiamo luoghi di partenza, tracciamo le radici di tale origine e le conseguenze di tale origine, ma alla fine, tutta la vita è totalmente interconnessa. Continuo a ripetere questo fatto, perchè troppo spesso gli apprendisti tendono a dimenticarlo e si ritrovano confusi. Questo è vero soprattutto in connessione con l'arte del sognare, perchè sognare è una parte integrante della Maestria della Consapevolezza. Come scopriremo in seguito, anche se l'arte del sognare comincia ad avere un significato riconoscibile solo nella seconda fase della manifestazione, essa ha radici profonde nei primi sviluppi della prima fase della manifestazione. Nella successiva fase della manifestazione l’enfasi non è sul conosciuto, ma sull’ignoto. Questo comporta l’entrare nell'ignoto per mappare ciò che non è ancora conosciuto - un atto che richiede l'uso delle sensazioni. A causa di questo, e anche perché è fondamentale equilibrare la sobrietà con il polo opposto, il sentimento, la seconda fase della manifestazione è incentrata sul secondo aspetto dell’Indicibile, ossia l'intento. E' quindi chiaro che, mentre la prima fase era 173


incentrata sul conosciuto maschile, questa seconda fase è incentrata sull’ignoto femminile. Tuttavia, questo fatto è puramente relativo, perché in sostanza è in questa seconda fase della manifestazione che si rivela pienamente il secondo aspetto dell’Indicibile. Questo, come sappiamo, non è solo l'intento, ma è anche il vero sognatore - il figlio - colui che i cristiani chiamano il Verbo, il Figlio di Dio fatto carne. (Fig.25) Pertanto in questa fase la Via con un Cuore diventa chiaramente visibile nel suo significato e nel suo scopo. Questa seconda fase della manifestazione, essendo centrata sul sentimento, rappresenta l'atto di cancellare la storia personale - un atto che segna la morte del vecchio in modo che possa emergere il nuovo. Come tale, la seconda fase della manifestazione riguarda principalmente la trasformazione, ed è qui che sta il vero significato della crocifissione di Gesù Cristo e di tutti gli altri salvatori dell'umanità. Pertanto, il Mistero del Golgota non è che la storia di una trasformazione, avviata con l'atto del cancellare la storia personale. Attraverso l'azione della morte, la trasformazione provoca l'eliminazione di tutto ciò che è indesiderabile, in modo che l'evoluzione della consapevolezza possa procedere senza ostacoli. Questo poi è l'Ovest, il luogo del sole al tramonto - la morte. Come nella fase precedente l’inclusività aveva modificato radicalmente il corso dell'evoluzione, in questa fase l'azione della morte fa oscillare l’evoluzione verso un nuovo percorso denso di possibilità che non erano presenti prima. Il prodotto di questa fase della manifestazione è quello che l’umanità conosce come spazio. Come per il tempo, la comprensione dell'uomo dello spazio riguarda solo l'universo fisico, e quindi è una comprensione veramente lontana dalla vera natura dello spazio. Per ora basti dire che lo spazio è il prodotto del percepire lo scopo della vita, e che il prodotto finale di questa seconda fase della manifestazione è l'unità all'interno di tempo e spazio. I Toltechi derivano l'Arte dell’Agguato da questa seconda fase della manifestazione, perché la trasformazione non è realizzabile fino a quando non si è imparato a tendere l’agguato a se stessi, o in altre parole, a praticare il non-fare. Pertanto, sebbene la seconda fase della manifestazione sia incentrata sulla sensazione e sull'atto di cancellare la storia personale, l'Arte dell’Agguato, essendo l'enigma del cuore, ha origine qui. Tuttavia, ricordate che in pratica il non-fare (il tendere l’agguato a se stessi) è una tecnica che si trova nel Nord. Questo perché, anche se l'origine di queste tecniche sta all’Ovest, sia il non-fare che l’agguato producono forza, una qualità della consapevolezza che appartiene propriamente al Nord. Qui si vede chiaramente l'interrelazione fra le tecniche, perchè la cancellazione della storia personale è di per sé un non-fare, così come l'arte del sognare è parte integrante della Maestria della Consapevolezza. Mentre le prime due fasi della manifestazione sono incentrate sulle polarità della mente e dell’intento, la terza fase è incentrata sul nagual stesso, cioè, il primo aspetto dell’Indicibile. A questo proposito, ricordate che il nagual desidera manifestare, in modo da incorporare l'ignoto all'interno del conosciuto. Perciò dovrebbe essere chiaro che il sogno dell’intelligenza potenziale nella prima fase della manifestazione si materializza, poco a poco, nelle fasi successive della manifestazione. Di conseguenza, questa fase della manifestazione è deriva da quel punto nel primo stadio in cui il sognatore comincia a sognare la sua controparte femminile, che, come sappiamo, è l'espressione dello scopo del nagual. Sognare è un atto ascritto al sud, il luogo del calore e del desiderio, o dell’emozione. L’emozione, essendo espressione dell’intento, è anche espressione della volontà a manifestare, che in questo caso particolare implica la manifestazione del sognato. Tuttavia, dato che l'obiettivo del sognatore è quello di materializzare il suo sogno nella realtà sul piano fisico, questo è un atto che richiede non solo intento, ma anche un notevole potere. Il potere è il prodotto della percezione, e quindi se vogliamo aumentare il nostro livello di potere personale, l'unico modo per farlo è quello di sognare che c’è. Questo significa che dobbiamo avvalerci di tutti i possibili allineamenti di campi di energia, attraversando l'intera gamma di posizioni del punto di assemblaggio di cui siamo capaci. In questo modo aumentiamo e miglioriamo la nostra capacità percettiva e incrementiamo anche il prodotto di tale percezione, vale a dire, il potere personale. A questo riguardo ricordate che il sognare è uno stato alterato di percezione. 174


Di conseguenza, vita dopo vita, il sognatore incrementa il suo potere personale impegnandosi un sogno dopo l'altro. In altre parole, il sognatore, la cui essenza è l’intento, dispiega il suo potenziale definendo gradualmente il sognato, utilizzando il potere del suo intento. Tale definizione è fondamentale per ottenere una materializzazione accurata, e anche per accumulare potere personale. Inoltre, impegnandosi in questo atto, il sognatore dispiega la piena e magnifica portata del suo potere magico. Vediamo quindi che sebbene nella seconda fase della manifestazione si ponga l'accento sull’ignoto, che di per sé è espressione dell’intento, questa terza fase della manifestazione riguarda principalmente quella che può essere definita come Padronanza dell’Intento. Ancora una volta vediamo l'interrelazione fra tutti gli aspetti degli insegnamenti Toltechi e che tutte le manifestazioni non sono altro che diverse espressioni dell’unica forza universale, l’intento. A questo riguardo, tenete conto che anche la ricapitolazione e la maestria della consapevolezza sono indirettamente espressioni dell’intento, anche se queste due tecniche riguardano la mente, non si deve dimenticare che la mente è la polarità opposta dell’intento e si attiva a causa della pressione dell’intento. Questo stesso principio vale anche per il non-fare e l'atto della materializzazione al Nord, perchè per il nonmanifesto nagual, il più grande non-fare consiste proprio nella manifestazione. Pertanto, dal punto di vista del nagual, il non-fare e il materializzare sono sinonimi, essendo entrambi espressioni della volontà di manifestare, cioè, l’intento. La padronanza dell’intento porta inevitabilmente ad un accumulo di potere personale. A questo punto, il risultato è che il potere personale determina il nuovo corso dell’evoluzione, così come l'inclusione e la morte sono stati i fattori determinanti nel ridefinire il significato dell’evoluzione, rispettivamente nella prima e seconda fase della manifestazione. Qui, l'accumulo di potere personale determina anche un altro fattore, ossia la manifestazione di energia. L’energia è definita tecnicamente come il prodotto del potere accumulato mediante la focalizzazione dell’intento. Mentre il sognatore continua a sognare per ere su ere, l'energia si accumula all'interno dell'essere luminoso, rendendolo sempre più brillante e luminoso. Alla fine questo accumulo di energia è così grande che, quando la trinità del sognato si riassorbe in un tutto integro sotto l'impatto dell’intento, la tensione di questa energia accumulata raggiunge un livello critico. Di conseguenza si crea una momentanea unità entro lo spazio e il tempo, che risulta eccitata al punto da diventare veramente instabile. Essendo instabile, il riassorbimento non si limita all’unità, ma continua a raccogliere slancio. Così, questa unità temporanea si contrae nel nulla, come se collassasse su se stessa. Poi, quando la tensione diventa troppo grande, il processo si inverte improvvisamente in un potente rimbalzo, che possiamo descrivere come una brillante esplosione, oltre ogni immaginazione. Come una impressionante manifestazione di fuochi d'artificio, l'energia esplode totalmente trasfigurata. Questa trasfigurazione di energia è la vera materializzazione della materia; ma questo è uno stato della materia che così bello che l'uomo d’oggi continua a fare l'errore di credere che sia energia. Questa discrepanza si verifica perché l’uomo percepisce ancora la materia solo in termini fisici densi, cioè, la decima dimensione dell'universo materiale. Ciò nonostante, l'universo fisico emerge attraverso un atto di trasfigurazione – un’esplosione veramente epocale - ed è questo che ha dato origine alla cosiddetta teoria del Big Bang della scienza ortodossa. Anche se la teoria del big bang si fonda su fatti, gli scienziati non comprendono ancora veramente il significato dell’energia. Finora non è stato ancora riconosciuto che la maggior parte di ciò che chiamano energia è solamente materia in uno dei suoi stati più sottili. Fino a quando la scienza non riconoscerà che l'unica vera energia che c'è è il prodotto del potere personale, la teoria del big bang sarà necessariamente un pò fraintesa, e questo continuerà a produrre molte idee scorrette sulla vera natura dell'universo manifesto. La quarta e ultima fase della manifestazione è in effetti solo la conseguenza dell’esplosione di energia. La scienza ortodossa formula un’ipotesi corretta dicendo che l'universo fisico è il prodotto di un 'raffreddamento' del processo, perchè dopo le altissime temperature dell'esplosione, 175


la materia si è progressivamente contratta nella forma densa che l'uomo riconosce come materia. Tecnicamente, la materia è semplicemente una trasfigurazione dell’energia. Quello che gli scienziati interpretano come un processo di raffreddamento, non è per niente un raffreddamento, ma l'effetto del raggruppamento. Ricordate che il raggruppamento abbassa notevolmente la vibrazione dei campi di energia, e questo abbassamento di vibrazione causa la contrazione e la solidificazione. Tenete conto che il raggruppamento è menzionato a questo punto solo per motivi di chiarezza. Da quanto è stato spiegato all'inizio di questo capitolo, si dovrebbe comprendere che tutti i quattro stadi della manifestazione sono il risultato del raggruppamento, il cui prodotto finale è quella forma densa dell'universo fisico che l'uomo conosce come materia. Il raggruppamento non avviene a caso, ma segue uno schema preciso e ordinato, che forma le dieci dimensioni dell'universo. Inoltre, a causa degli effetti dell’inclusione, della morte e del potere personale, queste dieci dimensioni hanno oscillato in direzioni che altrimenti non sarebbero state possibili. Il risultato finale di questo processo è quella che viene definita la quarta dimensione - MEST. Essendo il quadruplice scopo dell'Indicibile ed essendo il prodotto di diverse espressioni della consapevolezza intrinseca, il MEST, la quarta dimensione, è ovviamente pervaso totalmente dalla presenza del nagual, che possiamo chiamare forza vitale. Questa quindi è la vita che si manifesta – un’affermazione semplicistica che non potrà mai trasmettere le implicazioni astronomiche della vita o della manifestazione. In questo scarno schema ho deliberatamente evitato ogni dettaglio, nel tentativo di rendere il grande quadro generale più chiaro e comprensibile, per quanto possa permettere uno schema scarno. A questo punto non è possibile fare di più, perchè come ho già accennato, la cosmologia è un soggetto vasto e profondamente complesso. Pertanto la cosmologia si rivelerà e verrà compresa per quello che veramente è, man mano che il guerriero progredisce sulla via della realizzazione di sé. Non ha senso immergersi nello studio intellettuale della cosmologia, perchè in effetti, l'unico modo di comprenderla è quello di comprendere l'uomo, il microcosmo del macrocosmo. Ciò premesso, sarà comunque utile mettere in luce alcune considerazioni finali. Cos’è quindi la vita come la conosciamo? Dal punto di vista umano, la vita non è che una piccola parte della vita che periodicamente si manifesta in una incarnazione fisica sul piano materiale denso. Ogni volta che questo accade, il sognatore estende il suo potenziale per manifestarsi in primo luogo come il quaternario del sognato, e poi ripetendo il secondo, il terzo e il quarto stadio della manifestazione, si incarna infine in un corpo fisico sul piano materiale denso. L'umanità è del tutto inconsapevole di questo compito titanico. Vedendo solo il processo fisico della fecondazione, della gravidanza e della nascita, l'uomo attuale non si avvicina nemmeno ad apprezzare quell’importantissimo evento che è in realtà l’incarnazione fisica. Poiché il momento del concepimento coincide col momento in cui l'energia si trasfigura in materia, l'umanità ha molto da imparare sulla responsabilità che comporta l'atto sessuale e la procreazione. A questo proposito, si deve rilevare che questa è l’incarnazione come avviene oggi, ma non è stato sempre così, e non sarà nemmeno una regola eterna. Nella vita dell'umanità, c'è stato un tempo in cui non esistevano corpi fisici densi e quindi non esisteva la procreazione. I corpi fisici sono venuti nell’esistenza in quel momento epocale in cui c’è stata la separazione dei sessi, e si è materializzato il decimo punto dell'uomo. Prima di questo periodo, l'essere umano era ermafrodita e l'essere luminoso era la forma più densa possibile di incarnazione. Per quanto riguarda questo argomento, sarò ancora una volta volutamente evasivo, perché per ora è necessario tenere ogni argomento il più semplice possibile, in modo da ridurre al minimo la confusione. Pertanto, per semplicità, salteremo il soggetto del sesso e della procreazione. A tempo debito ogni cosa sarà rivelata, ma per ora basti dire che il segreto del sesso, della procreazione e dei corpi fisici densi sta nel mistero di quella particolare relazione esistente tra i due flussi della forza vitale, vale a dire le forme di vita organiche ed inorganiche. In conclusione, rendetevi conto che in quello che abbiamo visto brevemente qui, l'Indicibile, il primo aspetto che viene chiamato nagual, è la fonte di tutta la vita. L’Indicibile stesso sarà forse una manifestazione di qualcosa al di là di esso? Non lo sappiamo, ma da quello che i veggenti 176


Toltechi sono stati in grado di cogliere sull’Indicibile, sembra che non sia solo. In altre parole, sembra che non ci sia solo un’aquila, ma molte - qualunque cosa possa significare o implicare questo! Non c'è dubbio che un giorno dovremo entrare nel grande inconoscibile, ma fino ad allora dobbiamo concentrarci sulla vastità della nostra essenza, che ancora non comprendiamo appieno. Questa vastità della nostra essenza è ciò che i Toltechi hanno definito la totalità del sé – il nagual, il sognatore e il sognato - quell'essere che viene indicato con riverenza come essere magico dell'universo. Spesso gli apprendisti trascurano il fatto che quello che considerano come tonal è in realtà solo quella piccola parte di esso che si manifesta come persona sociale sul piano fisico denso. Dal nostro punto di vista umano in un certo senso questo è corretto, ma ricordate che l'uomo è vivo, e tenete presente che la forza vitale è quell’incomprensibile Nessuna-Cosa che chiamiamo lo spirito dell'uomo, il nagual. In altre parole, il vero tonal dell'uomo è quella formidabile complessità che abbiamo preso in considerazione in termini di manifestazione - un fatto che è a dir poco impressionante e veramente umiliante nelle sue implicazioni. Allora, chi e cosa è l'uomo? La risposta a questa domanda è molto semplice - non lo sappiamo! Oggi i Toltechi sanno molto sull'uomo e sull'universo, ma sia sull'universo interiore dell'uomo che sul più grande universo di cui facciamo parte, c’è ancora tantissimo di cui non sappiamo quasi nulla. Riusciremo mai a conoscere tutto quello che c'è da conoscere su noi stessi e sull'universo? Chi lo sa? Per rispondere ad una tale domanda dovremmo definire i parametri dell’infinito e dell’eternità - e dal nostro punto di vista, sembra un'impresa impossibile e del tutto inutile. Alla luce di ciò, la cosa migliore che possiamo fare è cominciare dal punto in cui siamo, e cercare di conoscere almeno quella parte di noi stessi che possiamo sondare in questa particolare vita. E' per questo motivo che si dice che la Via del Guerriero non è una pratica spirituale, ma la ricerca di una vita.

177


178 Potere personale

Materializzazione

Intento VolontĂ a manifestare

Quadruplice scopo

Luogo del potere

Piano fisico

SUD

NORD

Morte

Inclusione

Cuore

Mente

Forza coinvolta

Sole al tramonto

Sole nascente

EST

Espressione

Forza

Potere personale

Padronanza dell'intento & Arte del sognare

Arte dell'agguato & Non-fare

Sensazioni

SobrietĂ

Padronanza della consapevolezza & Ricapitolazione

Origine dell'agguato & Cancellare la storia personale

Aspetto del potere

Tecnica

IL QUADRUPLICE SCOPO DELL'INDICIBILE

OVEST

Descrizione

Direzione della manifestazione

FIGURA 27

Materia

Energia

Spazio

Tempo

Prodotto dell'evoluzione

Il Sognatore e il sognato


CAPITOLO UNDICI

LA TECNICA DEL SOGNARE

IL SOGNARE HA TRE SCOPI; PRIMO, ACCERTARE COSA COMPORTA IL NOSTRO FATO; SECONDO, SOGNARE QUELL’ASPETTO DEL NOSTRO FATO CHE RAPPRESENTA IL PASSO SUCCESSIVO NELLA REALIZZAZIONE DELLA TOTALITÀ DEL SÉ; TERZO, REALIZZARE LA CONSAPEVOLEZZA TOTALE.

Nell'arte del sognare ci sono, come per la ricapitolazione, essenzialmente due modi di sognare, cioè il sognare attivo e il sognare passivo. Il sognare attivo è una tecnica effettiva utilizzata per raggiungere stati alterati di percezione o, in altre parole, per spostare o muovere il punto di assemblaggio. Il sognare passivo, d’altra parte, è un qualsiasi stato alterato di percezione che si realizza spontaneamente, cioè, senza la deliberata intenzione di entrare in un diverso stato di consapevolezza. Prima di lanciarci nell’esame dell'arte del sognare, occorre qualche avvertimento. Anche se ho pochi dubbi sul fatto che molti ignoreranno questo avviso, tieni conto che se lo fai, non potrai dare la colpa alla tradizione tolteca per la tua testardaggine. Nell'introduzione a questo libro ho detto chiaramente che anche i Toltechi d’oggi sono divisi. Non tutti i Toltechi seguono la Via della Libertà e, oltre a questi fratelli, ci sono anche molti uomini e donne che cercano di fare rapidi guadagni rivendicando per se stessi lo status di tolteco. A questo riguardo siete invitati a tenere occhi ed orecchie ben aperti. Dovete evitare come la peste chiunque cerchi di attirarvi nelle antiche pratiche di stregoneria, nell’abuso di droghe e nei rituali. Inoltre, se doveste trovare qualche indicazione che un insegnante vi incoraggia apertamente o velatamente ad usare il vostro potere su di lui in qualunque modo, tagliate immediatamente ogni legame e rifiutate ulteriori contatti con quella persona, a prescindere dai motivi o ragioni che adduce. Il vero maestro Tolteco non incoraggia né tollera la dipendenza, ma vi insegnerà a stare saldi e sicuri da soli, forti e liberi, indipendenti e con il controllo della vostra vita, dei pensieri, delle emozioni e del comportamento. Ricordiamo inoltre che la Via del Potere è un percorso senza ritorno, e quindi una volta che lo avete intrapreso, non vi fermerete più. E’ folle pensare di poter sperimentare solo un pò o di voler soddisfare solo la curiosità. Se finite in una setta a causa della vostra curiosità non si sa dove andrete a finire, e se durante il percorso distruggerete la vostra vita, non potrete incolpare nessun altro se non voi stessi. In una tale situazione, sappiate che non troverete nessuno a cui chiedere aiuto. La scienza medica non può aiutarvi, gli psichiatri non possono fare nulla con una consapevolezza che è andata fuori controllo, e la polizia non può proteggevi dalla manipolazione mentale o emotiva, perchè può essere attuata senza alcun segno palese o alcuna prova. Ci vuole potere per combattere con il potere, e in questo senso, i guerrieri che si dedicano alla Via della Libertà non hanno alcun interesse ad aiutare le persone che si sono messe nei guai a causa delle proprie azioni irresponsabili. Ognuno di noi deve farsi carico della propria vita, i guerrieri come le persone comuni, e quindi nessuno di noi ha il diritto di interferire nel destino di un’altra persona. Certamente potremmo non approvare le azioni di un altro, ma questo non ci dà il diritto di interferire. Spetta 179


quindi a voi come ricercatori lo stare attenti a non cadere preda di pratiche che potrebbero portare alla schiavitù, anziché alla libertà. Io, per esempio, ho poca simpatia per la semplice stupidità causata da un comportamento avventato e testardo.

Nella categoria del sognare passivo troviamo esempi di ogni genere, ma ognuno condivide il fattore comune di non essere sotto il controllo cosciente della persona interessata. In questo modo di sognare, il più importante è quello perfettamente naturale che si verifica durante le ore di sonno, e questo è l'unico tipo di sognare passivo di cui ci occuperemo. Altri tipi di sognare passivo comprendono stati alterati di percezione che sono stati temporaneamente indotti da forti shock, malattia, febbre molto alta, anestetici, droghe prescritte da medici o psichiatri, così come l'abuso intenzionale di droghe. Non ci occuperemo di questa seconda classe del sognare passivo; non solo perchè è assolutamente caotico e distruttivo, ma anche perchè è altamente inaffidabile. C’è una particolare tecnica per sognare che cito brevemente, perché anche se è una buona tecnica, non tratteremo di questo tipo di sogno. La tecnica a cui mi riferisco viene definita guardare fisso, che ha la peculiarità di far precipitare in un sognare compreso fra attivo e passivo. Dal punto di vista tecnico, il fissare è una modalità molto efficace, a condizione che sia insegnato adeguatamente e nelle fasi iniziali sia monitorato attentamente da un veggente esperto. Dato che i lettori di questi libri molto probabilmente non lavorano sotto la guida di un veggente esperto nell'arte del fissare, questa tecnica diventa quindi impraticabile per il comune lettore. Inoltre, il fissare richiede diverse ore di costante pratica giornaliera, soprattutto all'inizio, e dal momento che le persone comuni conducono una vita molto occupata, a cui è abbastanza difficile far fronte in modo efficace anche solo per i soli doveri quotidiani, dover dedicare due o tre ore al giorno alla pratica del fissare diventa quasi impossibile, e certamente poco pratico. Ci sono diverse tecniche per sognare attivamente, ma non tutte sono sicure per il lettore che lavora senza la guida e la supervisione di un veggente esperto. Pertanto la tecnica che spiegherò qui è una relativamente sicura, a condizione che si seguano attentamente le istruzioni fornite. Inoltre, questa particolare tecnica è usata dai Guerrieri della Terza Attenzione e come tale è orientata al raggiungimento della libertà, ma, per lo stesso motivo e dal punto di vista della persona comune, è anche più difficile rispetto ad altre tecniche. Pertanto, questa tecnica è alla portata di chiunque sia abbastanza serio e veramente interessato al dispiegarsi del proprio potenziale come essere magico dell'universo. Tuttavia, per raggiungere risultati significativi, essa richiede tempo, pazienza e perseveranza. Alla luce di quanto ho appena detto, occorre chiarire alcuni punti. Il primo riguarda quelli che la maggior parte degli apprendisti considerano i "segreti" di questa particolare tecnica. Lasciatemi affermare categoricamente che non ci sono segreti, perchè noi tutti abbiamo ricevuto l'indicazione di rivelare tutta la conoscenza che prima avevamo in custodia. Così, ho seguito le mie istruzioni fedelmente, fin dalla stesura del primo volume, e continuerò a farlo in futuro. Tuttavia, quando salto un aspetto particolare delle informazioni, lo faccio solo per motivi di chiarezza, e quindi al più presto, dovrò sicuramente tornare al punto in questione, in modo da spiegarlo più ampiamente. Devo anche sottolineare che ci sono alcune informazioni che tradizionalmente vengono volutamente trattenute e non erogate a un apprendista. Questo si fa non perchè costituiscano un segreto in quanto tale, ma per dare ad ognuno la possibilità di utilizzare le informazioni e le 180


tecniche per scoprire da solo questa conoscenza nascosta. Questo silenzio intenzionale, che riguarda quella che è conosciuta come conoscenza nascosta, fa parte del sistema di insegnamento usato da tempo immemorabile, e anche se oggi abbiamo un nuovo metodo di insegnamento, questo particolare approccio è ancora in vigore per quanto riguarda la conoscenza nascosta. Nello sforzo per cogliere questa conoscenza nascosta di noi stessi, non solo accumuliamo potere personale, ma ancora più importante, impariamo a esercitare il nostro intento. Questo approccio alla conoscenza nascosta ha quindi la natura della crescita forzata. Se vogliono avere successo, gli apprendisti sanno che devono per forza mettere in pratica gli insegnamenti, per cui sanno che serve a poco sedersi ad ascoltare ed assorbire pigramente come una spugna ciò che gli si dice. In questi volumi non rompo questa regola, perché sono pienamente consapevole dei frutti che può cogliere un apprendista costretto ad imparare lavorando di sua iniziativa. Se trasmettessi semplicemente queste informazioni su un piatto d'argento, farei un torto al lettore, perchè così facendo ruberei all'individuo quell’enorme dono di potere per il quale tutti noi abbiamo dovuto lottare - una lotta che produce vero potere, invece che una semplice informazione. Un altro punto molto importante riguarda i sognatori dell’umanità. I sognatori dell’umanità sono divisi in sette gruppi, ciascuno con la propria specifica frequenza di vibrazione. Questi gruppi sono conosciuti con molti nomi, ma i Toltechi li chiamano i Leoni, gli Elefanti, le Tigri, gli Orsi, le Volpi, i Lupi e i Draghi. Il livello di vibrazione appartenente a ciascun gruppo non è una singola vibrazione, ma uno spettro di frequenze raggruppate assieme in una banda di frequenze, che noi genericamente definiamo la vibrazione di un gruppo. Questa vibrazione, vista da una veggente, crea l'impatto visivo di uno specifico colore, e quindi diciamo che è il colore del sognatore. A seconda della persona, la tonalità di questo colore sarà determinata dalla frequenza che utilizza all'interno della banda complessiva. Se, per esempio, un certo gruppo si trova nella banda che esprime il colore rosso, un membro del gruppo potrà avere il colore rosa chiaro, un'altro potrebbe avere il rosso pieno, mentre un altro potrebbe avere il porpora scuro, o anche un rosso così scuro da sembrare quasi nero. La frequenza di vibrazione, o il colore del gruppo, determina sia l'intento che lo scopo di un gruppo di sognatori, ed è questo intento che da l’imprinting e plasma il destino individuale. Pertanto gli apprendisti che lavorano sotto la guida di un nagual appartengono tutti allo stesso gruppo del nagual, perchè il destino del nagual deve coincidere con quello dei suoi apprendisti. Pertanto, in generale, ad un nagual non è permesso avere apprendisti personali che non appartengono al proprio gruppo. Questa regola è molto importante perché, nell'insegnamento, il nagual interagisce coi suoi allievi ad un livello profondo e, di conseguenza, avviene uno scambio di energia, tale da creare una mescolanza di colore. In altre parole, poco a poco, gli apprendisti entrano in sintonia con la particolare frequenza del nagual, o con la tonalità di colore. Alla fine, dopo molte vite trascorse lavorando assieme, gli apprendisti di un nagual avranno acquisito una vibrazione-colore identica o quasi identica a quella del nagual. Questo significa che per via di quello che è, nell’interazione con i suoi apprendisti, il nagual impartisce loro la sua conoscenza e in questo modo li eleva al suo livello. Questo fatto sta alla base dell’affermazione che quando eleviamo noi stessi, eleviamo anche coloro che ci stanno attorno, ma se ci lasciamo andare giù, trasciniamo giù anche chi ci sta intorno. Questo è vero non solo per i nagual, ma per tutti coloro con cui veniamo in contatto durante la vita. Così alla base del condizionamento sociale c’è ancora questo fatto, e da questo deriva l'importanza di non essere agganciato a nessuno. Rimanendo agganciati ad una persona, il nostro specifico colore viene contaminato da un colore che potrebbe non essere in linea col nostro destino. Molti uomini e donne sono finiti in una vita di cui si rammaricano amaramente, prevalentemente perché si sono agganciati alle persone sbagliate, e di conseguenza hanno perso di vista il loro vero scopo e destino. Ovviamente, per gli apprendisti che lavorano sotto la guida di un nagual, cioè di uno che appartiene al proprio gruppo di colore, questa commistione di colore non costituisce in alcun modo una battuta d'arresto, ma un grande vantaggio, purché naturalmente il nagual aderisca alla Via della Libertà. 181


Se, per qualche motivo, un nagual è costretto ad insegnare ad apprendisti che non appartengono al suo gruppo, si occuperà di loro in modo diverso dagli apprendisti personali, nel senso che non permetterà una commistione di intenti tra sé e tali apprendisti. Inoltre, a differenza degli apprendisti personali, a cui il nagual svelerà a quale gruppo appartengono e quale è il loro colore, agli apprendisti che non appartengono al proprio gruppo, il nagual non darà tali informazioni. Qualora il nagual dovesse ignorare questa regola, correrebbe il rischio che tali apprendisti focalizzino prematuramente il loro intento su uno scopo che non spetta a lui rivelare e, di conseguenza, gli apprendisti attuerebbero inconsapevolmente un pericoloso legame tra sé stessi e il nagual. In tal caso, il nagual sarebbe costretto a smettere di insegnare a questi apprendisti, anche se avessero ancora bisogno di ulteriore guida. Questo è molto importante, perchè questi libri sono pensati per tutti, a prescindere dal gruppo di appartenenza. Di conseguenza, non sono nella posizione che mi consente di rivelare informazioni sui diversi tipi di sognatori, a parte pochi accenni criptici di importanza mistica che trasmetterò adesso. Rivelare troppe informazioni riguardo l'intento e il destino dei sognatori incoraggerebbe le persone a saltare a conclusioni affrettate su ciò che credono di essere o, peggio ancora, su ciò che vorrebbero essere. Fare pratica credendo di essere Leone, quando in realtà si è una Volpe, equivale a corteggiare il disastro, e quindi per me è molto più sicuro e più saggio dare al lettore solo la quantità di informazioni di cui avrà bisogno per praticare l’arte di sognare. Questo può sembrare un handicap ingiusto, ma attraverso il potere del sognare a suo tempo scoprirete da soli il vostro colore e a quale gruppo appartenete – occorre solo un po’ di saggezza e di pazienza. Inoltre, nei volumi successivi tratterò ampiamente i diversi tipi di sognatori e le loro caratteristiche, ma l'onere di scoprire a quale gruppo si appartiene e qual’è il proprio scopo, sarà ancora una volta sulle spalle del lettore, e tale conoscenza può essere acquisita solo con l'applicazione pratica degli insegnamenti. Nessuna speculazione, ipotesi o desiderio fantasioso, rivelerà alcuna verità, e chiunque sia così stupido da impegnarsi in tale vanità prima o poi si ritroverà in serie difficoltà.

I SETTE GRUPPI DI SOGNATORI Occorre avvertire i lettori che sono versati per la letteratura esoterica e occulta di non cercare di equiparare l’interpretazione tolteca del sognatore con i sistemi usati nelle scuole esoteriche di pensiero. I Toltechi hanno la loro classificazione, che è diversa da qualsiasi altra, in quanto si basa interamente sulla conoscenza delle interrelazioni della vita, e non come spesso accade in molte scuole di pensiero esoterico, sulla separazione dell'unità dal grande tutto. A causa di questo, la classificazione Tolteca è per molti versi apparentemente molto semplice, ma, d'altra parte, anche molto coinvolta in un senso profondo. Il mio consiglio per il lettore è quello di accettare le informazioni fornite anche solo come base per un’ipotesi di lavoro. Col tempo, acquisendo abilità nell'arte di sognare, si sarà in grado di scoprire da soli la vera natura delle implicazioni profonde di queste informazioni.

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GRUPPO 1 2 3 4 5 6 7

NOME Leoni Elefanti Tigri Orsi Volpi Lupi Draghi

PAROLA CHIAVE Io creo e distruggo Io raccolgo tutto Io cerco cooperazione Io lotto per l’armonia Io devo imparare Io sono libero Io costruisco

ESPRESSIONE Io agisco Io amo Io penso Io combatto Io pianifico Io sento Io evoco

Ovviamente non potrò attribuire i colori in ordine ai sognatori, perché rivelerebbe troppo al lettore perspicace. Per questo motivo elenco i colori in modo non ordinato, lasciando al lettore la soddisfazione di sognare e trovare da solo il gruppo al quale appartiene, e qual’è il colore del gruppo. A questo proposito, la prima cosa che scoprirete sognando è il vostro colore, ma ricordate che la tonalità di colore effettiva può variare molto tra un individuo e l'altro. Arancio Rosso Marrone Giallo

Purpora Viola Rosso lilla

COLORI Porpora Indaco Blu Indaco

Verde Grigio

SOGNARE ATTIVO Quando il corpo fisico è teso e scomodo è impossibile praticare il sognare attivo, perciò il primo requisito indispensabile nell’affrontare il sognare è quello di coltivare la capacità di raggiungere un completo relax a volontà. Chiamiamo questo stato di rilassamento, rilassamento profondo, e in ultima analisi non è niente più che un riflesso condizionato. Nel preparare il sognare, occorre avere a disposizione una stanza e un momento della giornata in cui non sarete disturbati per almeno 30 minuti. Un guerriero esperto può sognare ovunque, in qualsiasi momento, a prescindere dalle circostanze o dall’ambiente, ma all'inizio è di grande aiuto creare l'ambiente ideale per sognare. Dopo aver scelto l'ora del giorno per praticare il sognare, cercate di attenervi più o meno alla stessa ora ogni giorno, questa scelta di un tempo stabilito favorisce un senso di auto-disciplina. In senso stretto, l'ora del giorno ha veramente poco impatto sul sognare e quindi non importa quale ora si sceglie, a parte il fatto che non è una buona idea praticare il sognare quando si è stanchi e inclini ad addormentarsi. Detto questo, devo evidenziare che diversi periodi della giornata producono differenze di qualità del sogno, ma questo è rilevante solo per i sognatori molto esperti che sono impegnati in specifici lavori di ricerca. Per il sognare ordinario del guerriero va bene qualsiasi ora del giorno o della notte. Tuttavia, non si dovrebbe mai praticare sognare con lo stomaco pieno o dopo aver bevuto alcol. Nella stanza che avete scelto dovrebbe esserci un letto, perché è molto più facile sognare stesi su un letto con il massimo del rilassamento fisico. Occorre prestare attenzione che la luce nella stanza non abbagli né disturbi, e, se possibile, la stanza dovrebbe essere tranquilla e calda, ma rinnovata con aria fresca. Una volta che il guerriero ha fatto molta pratica, ha stabilizzato il riflesso condizionato e ha raggiunto una certa esperienza ed efficienza nel sognare, se necessario riesce a sognare anche seduto accosciato su un marciapiede affollato e in pieno sole, circondato dai rumori 183


del traffico, ma questo ovviamente richiede una grande quantità di potere personale e riesce solo dopo anni di pratica. Dopo aver scelto la stanza e l'ora del giorno, vestitevi con abiti comodi e caldi. Evitate gli abiti stretti, le scarpe e i gioielli, perchè possono dare fastidio quando state cercando di rilassarvi, e dopo un pò possono ostacolare l'afflusso di sangue ad una parte del corpo. Se praticate di giorno, chiudete le tende in modo che la luce nella stanza sia soffusa. Se praticate di notte, assicuratevi che non ci siano luci abbaglianti o lampeggianti, e non accendete tutte le luci. La soluzione migliore è quella di avere una lampada da comodino posta al di fuori della visione periferica. Ora siete pronti per imparare il riflesso condizionato.

Passo 1: Sdraiatevi sul letto distesi sulla schiena con un cuscino basso o nessun cuscino. Rilassate le braccia ai lati del corpo; con le mani a poca distanza dal corpo e i palmi verso l’alto rivolti al soffitto. Le gambe dovrebbero essere leggermente divaricate, in modo che i piedi non si tocchino. Chiudete gli occhi senza strizzarli, sospirate profondamente, tossite se ne avete bisogno, e poi concentratevi sul rilassamento. Ora imparerete il rilassamento profondo. Nell'imparare il riflesso condizionato occorre imparare l'isolamento muscolare, e anche se a molte persone risulta molto difficile, rimane tuttavia indispensabile per ottenere un vero rilassamento. Cominciate con le dita dei piedi, tendendole e sgranchendole per alcuni secondi. Ora allentate la tensione improvvisamente e completamente. Nel tendere e rilassare non è importante la durata della tensione, ma il grado di tensione raggiunto. Non tendete qualsiasi muscolo per troppo tempo perchè potrebbero arrivare i crampi. Tendete il muscolo per pochi secondi, poi rilassatelo improvvisamente e nel modo più completo possibile. Quando tendete le dita dei piedi, state attenti a non tendere contemporaneamente qualche altra parte dei piedi o del corpo. Il completo isolamento muscolare è di fatto impossibile, per il semplice fatto che tutti i muscoli sono interattivi, ma è possibile concentrare la tensione in una determinata zona. Pertanto, quando tendete le dita dei piedi non dovreste irrigidire il viso o le gambe. Una volta che avete teso e rilassato le dita dei piedi, tendete il collo del piede e i muscoli del polpaccio, spingendo le dita rilassate verso il letto. Non dovreste tendere di nuovo le dita dei piedi. Mantenete la tensione per alcuni secondi, poi rilassate bruscamente. Ora ripetete questo processo con le cosce e le ginocchia. Spingete le ginocchia verso il basso contro il letto, con la sensazione di tirarle giù verso il fondo del letto e facendo attenzione a non tendere i polpacci e i piedi. Ora irrigidite i glutei pressandoli l’uno contro l’altro, tendeteli e rilassateli. Poi tendete e rilassate il basso ventre ruotando il bacino in avanti e indietro. Ora fate la parte superiore dell'addome e del torace spingendo le costole verso il basso e rilassandole. Poi spingete le spalle giù verso il letto e rilassatele. Infine, tendete la schiena all'indietro come se voleste far toccare le spalle contro i glutei, ma senza inarcare letteralmente la schiena. Dopo aver trattato il tronco e le gambe, ripetete il processo con le braccia e le mani. Non è facile realizzare il necessario isolamento muscolare in questa parte del corpo, per cui consiglio di praticare l'isolamento muscolare delle braccia ogni volta che se ne ha la possibilità, altrimenti si perde molto tempo cercando di isolare le sezioni delle braccia durante l'esercizio. Nel fare questo, prima irrigidite e rilassate le braccia, poi gli avambracci, e infine le mani, sgranchendole spalancandole e stringendole a pugno, prima di rilassarle. Poi, irrigidite i muscoli del collo, spingendolo all'indietro sul letto e rilassate. Poi, tendete i muscoli del viso in varie smorfie deformanti e quindi rilassate tutto il viso, tendete anche gli occhi, le labbra e la bocca spingendo la lingua sui denti. Infine mettete in tensione i muscoli del cuoio capelluto accigliandovi verso l'alto, senza aprire gli occhi. Ora giacete immobili e fate in modo che il morso sia leggermente aperto e la lingua e le palpebre siano completamente rilassate. Controllate mentalmente ogni parte del corpo per assicurarvi che non ci sia alcuna tensione da nessuna parte. Se rilevate qualche tensione, tendete e 184


rilassate di nuovo quella parte del corpo, ma fate attenzione a non irrigidirvi in un'altra parte del corpo. Qui è necessario un vero isolamento muscolare. Il segno che il vostro corpo è completamente rilassato è la sensazione di essere molto pesante - come se si stesse affondando nel letto. Se voleste muovere le dita, dovete sentire il movimento lento, pigro e pesante, come se cercaste di muovere le dita attraverso una densa melassa. In pratica, potreste scoprire di dover ripetere la tensione e il rilassamento due o tre volte prima di essere completamente rilassati, ma la ricompensa ne vale la pena. Non dovete mai tralasciare questa parte della preparazione, né dovete passare alla fase successiva senza aver raggiunto un completo rilassamento.

Passo 1b: Dopo esservi rilassati profondamente e completamente, tenete gli occhi chiusi, e respirate secondo la seguente tecnica, che è chiamata la sequenza di respirazione 2/4. Questa tecnica, a differenza di altre, è innocua e sicura ma, come qualsiasi altra tecnica, occorre attenersi alle istruzioni. Tenete il morso leggermente aperto e la lingua rilassata, inspirate contando fino a quattro (4), trattenete il respiro contando fino a due (2), espirate contando fino a quattro (4), e trattenete il respiro contando fino a due (2). Questo è un ciclo; ora ripetete il ciclo per 10-12 volte, ma non di più, altrimenti si inizierà ad andare in iperventilazione. Tutta la respirazione avverrà solo attraverso il naso. La velocità del conteggio non deve essere né troppo veloce né troppo lenta. Idealmente la velocità dovrebbe avere come riferimento il proprio battito cardiaco, prendendo due battiti per un conteggio. Accertate questa velocità in anticipo sentendo il polso. L'idea è quella di riempire completamente i polmoni durante l’inspirazione, e vuotarli completamente nell’espirazione. Contate mentalmente senza muovere la lingua o le mascelle. Fate attenzione a non tendere il corpo durante la respirazione, che dovrebbe essere rilassata e facile, e comunque abbastanza vigorosa. Non preoccupatevi di fare rumore. Dovreste sentire il respiro forte e chiaro. Quando trattenete il fiato dopo l'inspirazione non è necessario chiudere la gola, bloccando l'aria con la gola o alla lingua. Basta sospendere il respiro con la sensazione di librarsi a mezz'aria. Qualsiasi blocco causa solo tensioni. Allo stesso modo, dopo l'espirazione, lasciate i polmoni sgonfi sotto la forza della gravità, non bloccate o trattenete nulla. Dopo aver terminato i dieci o dodici cicli, inspirate contando a quattro (4), trattenete contando a due (2), e poi espirate in una rapida espulsione con la bocca aperta, facendo uscire tutta l'aria prima che le labbra si chiudano, apparentemente di propria iniziativa. Riprendete a respirare naturalmente come il corpo richiede. Questo ultima inspirazione attraverso il naso ed espirazione attraverso la bocca dovrebbero essere come un sospiro, e viene chiamato il respiro purificatore. Ora state ancora per un paio di minuti senza addormentarvi, e godetevi lo stato rilassato della mente e del corpo. Non dimenticate mai di fare il respiro purificatore, perchè ogni sospiro profondo è un segnale per l’inconscio che si intende cambiare qualcosa. Questo è molto importante, perchè la mente subconscia è molto simile a un pilota automatico. È il subconscio che è responsabile sia della respirazione che del battito cardiaco. Non dobbiamo pensare coscientemente ad attuare il battito cardiaco o a respirare, ma in qualsiasi momento possiamo prendere il posto del pilota automatico. Tuttavia, se lo facciamo, dobbiamo anche determinare quando vogliamo che riprenda il movimento automatico. Molti apprendisti si sono ritrovati in una situazione difficile dopo essere andati a dormire facendo la sequenza della respirazione. Se, dopo essersi addormentati, la mente subconscia non riprende la normale respirazione, il risultato è una pesante iperventilazione che causa nausea, forti mal di testa, e un battito cardiaco irregolare, che porta invariabilmente al terrore e al panico. I passaggi 1a e 1b dovrebbero essere effettuati ogni giorno, perché durante questo procedimento la mente subconscia si abitua ad associare la sequenza di respirazione 2/4 con il 185


rilassamento profondo. Una volta che la mente subconscia riconosce il processo, è sufficiente avviare la respirazione 2/4 e la mente subconscia invierà al corpo uno stato di completo relax - che è utile non solo per sognare, ma anche per sbarazzarsi del nervosismo o della tensione. In definitiva il guerriero raffina questa tecnica fino a che basta fare il respiro purificatore, per entrare direttamente nel sognare. A seconda della persona, la pratica quotidiana per stabilizzare il riflesso condizionato nella mente subconscia, può durare da quattro a sei settimane. Se siete inclini ad essere tesi, potete metterci anche tre mesi per stabilizzare il riflesso, ma anche se fosse il vostro caso, continuate a perseverare, perchè alla fine la perseveranza supera tutti gli ostacoli. Tuttavia, se in qualsiasi momento, prima che il riflesso condizionato si sia stabilizzato, doveste saltare un giorno, potreste regredire di almeno una settimana, e talvolta anche di due settimane. Passo 2: La rosa gialla dell’amicizia Dopo aver raggiunto il rilassamento profondo, eseguire la seguente tecnica di visualizzazione chiamata la Rosa Gialla dell'Amicizia. Tenete conto che se il guerriero dovesse avere la necessità di entrare in uno stato alterato di percezione in modo rapido, questa sezione del sognare viene eliminata, ma nel sognare formale e sicuramente nell’impostare il sognare, in questa specifica tecnica è un requisito essenziale per entrare nella consapevolezza intensa. La Rosa Gialla dell’amicizia è un simbolo antichissimo, letteralmente ha origine in un tempo prima del tempo. In altre parole, è una forza che emerge prima dell’attuale manifestazione dell'universo, e quando è vista da una veggente crea l'impatto visivo di una rosa gialla. Questo antico simbolo viene descritto nella prima delle quattro parti che compongono la Spiegazione dello Stregone, una verbalizzazione altrettanto antica e potente della manifestazione, della vita e dello scopo dell'incarnazione. Così, il simbolo della Rosa è estremamente potente quando è visualizzato correttamente, e ha la proprietà di spostare il praticante in profondità nel lato sinistro. A tempo dovuto, verrà rivelata la spiegazione dello Stregone, ma per ora ci basta vedere come dovrebbe essere usata la Rosa nell'arte del sognare. Sono state scritte molte sciocchezze sull'arte della visualizzazione, e di conseguenza le persone sono abbastanza confuse su ciò che comporta questa arte. Non c'è nulla di mistico o difficile nella visualizzazione, perché in ultima analisi non è altro che richiamare alla memoria l'oggetto o l’essere desiderato. Ogni uomo, donna e bambino pratica spontaneamente la visualizzazione ogni volta che pensa ad una persona o a una cosa a sua scelta. Se non hai le idee chiare su cosa ti sembra una rosa, studiane una al giorno per diversi giorni finché non ti sono abbastanza chiari tutti i dettagli di ogni parte di essa. A questo scopo non necessariamente bisogna avere una rosa gialla - qualsiasi colore va bene, perchè quello che ti serve è solo la forma, la struttura ed il dettaglio. Questo studio puoi farlo mentre ti stai allenando per ottenere il riflesso condizionato. Una volta che avete chiaro a cosa assomiglia una rosa e avete acquisito il riflesso condizionato, sdraiatevi sul letto, chiudete gli occhi e fate tre o quattro cicli della sequenza di respirazione, seguiti dal respiro purificatore. Una volta che avete raggiunto il rilassamento profondo, visualizzate di fronte a voi una bella rosa gialla. Il colore dovrebbe essere di un morbido giallo pastello, né troppo chiaro né troppo smorto. Sebbene il colore giallo pastello debba essere vivace e chiaro, non deve avere alcuna traccia di color crema, oro, arancio o rosso. La rosa dovrebbe essere un bocciolo fresco e delicato, in cui solo i petali esterni hanno cominciato ad aprirsi, mentre i petali interni sono ancora chiusi. Non aggiungo altro, perchè ognuno deve imparare a vedere la Rosa per quello che è veramente. Non scoraggiatevi, perché non passerà molto tempo prima che cominciate a vedere i più incredibili dettagli nella rosa. Facendo questo seguite le vostre sensazioni, cioè il vostro cuore. Se sentite che qualcosa non va bene, sperimentate e cambiate, fino a quando sentite che va bene per voi. Col tempo potreste anche cambiare di nuovo, e questo processo andrà avanti fino a quando finalmente saprete di aver trovato la rosa giusta. La

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cosa sorprendente è che in ultima analisi, ognuno vede la rosa esattamente nello stesso modo, perchè in definitiva vi è una sola Rosa Gialla dell’Amicizia. Vi porrete tutti i tipi di domande tentando di visualizzare la rosa. Ha lo stelo? E se ce l’ha, ci sono le foglie attaccate? Se ci sono le foglie, quante e come sono collocate e raggruppate? La rosa è attaccato alla pianta? E se sì, dove è collocata la pianta? Se la rosa è parte di una pianta, è l'unica rosa? Quanti petali ha la rosa? Come sono disposti? I petali si ripiegano da destra a sinistra o viceversa? Le domande sono molte, e ognuna ha un significato. Si può rispondere ad ognuna di queste domande, ma a questo riguardo sappiate che c'è solo una risposta giusta per ogni domanda, e che queste risposte sono le stesse per tutti! Non cercate di rispondere a tutte le domande in una volta. Prendetevi il vostro tempo per scoprire la rosa, e col tempo sarete ricompensati dalla bellezza e dalla composizione. Visualizzando la rosa, giorno dopo giorno, anno dopo anno, inizierete a percepire il significato di ogni parte della rosa e, di conseguenza, vi si riveleranno sorprendenti segreti. Svelare la Rosa Gialla dell’Amicizia è una delle pratiche più eccitanti della tradizione Tolteca - una pratica che può essere considerata veramente magica! Inoltre, non c’è nessun’altra tecnica che fa accumulare così tanto potere personale come lo svelare la Rosa, ed è per questo motivo che a nessuno che ha visto la Rosa è consentito trasmettere i suoi segreti, perchè equivarrebbe a rubare all'apprendista l'opportunità di acquisire il proprio potere personale. Tenete conto che non dovrete parlare a nessuno delle vostre esperienze della rosa, a meno che non sia un autentico veggente di cui ci si può fidare. Tutto quello che scoprirete sulla Rosa tenetelo tranquillamente per voi, e se avete intenzione di annotare le vostre scoperte su un diario, allora assicuratevi che rimanga riservato. Soprattutto, ricordate che la rosa è un simbolo che vi metterà in contatto con una forza potente e ancestrale. Pertanto deve sempre essere trattata col dovuto rispetto e cautela, non nel senso di cadere nella superstizione, ma nel senso di gestire una forza sconosciuta. Mentre visualizzate la Rosa, ruotatela in senso orario sul piano orizzontale, e allo stesso tempo ruotatela lentamente sul proprio asse in senso orario. Questo movimento è simile alla rotazione del pianeta sul proprio asse mentre ruota intorno al sole. Ad un certo punto dell’ orbita la rosa dovrebbe ruotare lentamente e capovolgersi, e poi correggersi ancora poco prima di fermarsi alla fine della rivoluzione. Questo movimento serve per consentire al praticante di visualizzare nei minimi dettagli ogni parte della rosa. Pertanto la Rosa non dovrebbe ruotare troppo velocemente, ma neanche in modo faticosamente lento. Quando la Rosa ha completato una rivoluzione, permettetele di fermarsi. Ora sentite mentalmente un petalo della Rosa con il pollice e l'indice. Dovreste sentire la consistenza fresca morbida e vellutata. Cominciate a sentirlo partendo dalla base, e poi fate scorrere le dita delicatamente verso la parte superiore del petalo. Notate lo spessore e la forza del petalo vicino alla base, e come la consistenza diventa progressivamente più sottile e più fragile verso l'alto. Dopo aver sentito la Rosa, mentalmente annusate il suo delicato profumo. Il profumo deve essere forte e chiaro, esattamente come una vera rosa, e non stucchevole come un profumo a buon mercato. Per molte persone non è facile annusare la Rosa, e dal momento che questo dipende anche dal proprio generale progresso sulla Via del Guerriero, può passare molto tempo prima che si sia in grado di sentire il profumo della rosa. A volte un apprendista ha la cosiddetta fortuna del principiante, ma spesso, dopo il successo iniziale, il profumo scompare. Comunque, col tempo ritornerà. Dopo aver completato questa fase, lasciate svanire rapidamente la rosa nel nulla, ma rimanete rilassati per qualche minuto senza addormentarvi. Praticate questa seconda fase dell’impostare il sognare fino a che riuscite ad eseguirla senza sforzo, e finché non avrete completa familiarità con ogni aspetto della rosa. Non è necessario rispondere a tutte le domande sulla rosa prima di procedere alla fase successiva. Normalmente ci vogliono anni di pratica prima di poter svelare pienamente la rosa, ma assicuratevi di poter visualizzare la rosa con facilità e chiarezza prima di procedere al Passo 3. 187


Un ultimo punto che riguarda la Rosa è che è un buon strumento di misura che ci mostra il nostro personale rapporto col mondo che ci circonda. Pertanto, se la rosa è determinata a mostrarsi appassita e sciatta, a prescindere da quanto impegno ci mettiamo a renderla fresca e nitida, rendetevi conto che dovrete rivedere il vostro rapporto col mondo, per scoprire in quale aspetto non siete in armonia col mondo. Ugualmente, se il colore continua diventare di un giallo pallido e opaco, ancora una volta non siete in armonia col mondo che vi circonda.

Passo 3: Entrare nel colore Questa fase dell’impostazione del sognare è nota come entrare nel colore, cioè, il colore del sognatore. Diventare consapevoli del colore sarà l’indicazione che siete riusciti ad impostare il sognare. Tuttavia, va sottolineato che non si deve cercare di visualizzare un colore, come con la Rosa, ma si deve vedere qualsiasi colore vi si presenti, come se aveste gli occhi aperti e steste guardando uno schermo illuminato di un colore uniforme. Non c'è alcuna possibilità di sbagliare colore quando lo vedete, per cui non avrete dubbi. Se in qualsiasi momento pensate che forse state vedendo un colore, prendetelo come un segno inequivocabile che sicuramente state solo immaginando un colore. Quando il colore si presenta, è chiaro e molto reale! Spesso avviene che quando appare, il colore è stranamente irregolare, come una macchia di inchiostro. Quando questo accade, concentratevi mentalmente per smussare i bordi del colore finché diventa uniforme e riempite l'intera visualizzazione interiore. Facendo questo, non guardate direttamente il colore, altrimenti potrebbe scomparire. Se dovesse svanire, attendete che emerga nuovamente. Ricordate, la pratica rende perfetti, e a seconda dell'individuo, è possibile che ci si ritrovi per alcune settimane a giocare a nascondino col colore. Quando avete ottenuto un colore uniforme che riempie l’intera visione, scoprirete di essere misteriosamente entrati nel colore, nel senso che vi apparirà come se foste circondati dal colore da tutti i lati, sopra e sotto. Inoltre, ora siete anche in grado di guardare il colorare direttamente, e anche di muovere gli occhi ovunque senza che il colore scompaia. Ora avete raggiunto la soglia di entrare nel colore, e questo è il segno che siete nella consapevolezza intensa adeguata. A volte la tonalità del colore è così scura che in un primo momento l’apprendista non la riconosce, credendo di stare fissando l'oscurità. Se vi sembra di fissare un buco nero, scrutate nel buio, come se cercaste una sorta di tessitura. Col tempo inizierete a discernere minuscole macchioline di colore. A questo punto, unite mentalmente questi minuscoli granelli in un tutto coerente, fino a formare una massa di colore, e poi procedere come indicato sopra. Quando riuscirete ad entrare a volontà e facilmente nel colore, procedete col Passo 4. Mentre diventate più esperti lavorando col colore, a tempo debito comincerete a notare che se nella vita quotidiana lanciate casualmente uno sguardo ad un’ombra, non vi apparirà più scura o grigia, ma in una tonalità di colore, in particolare i bordi dell'ombra.

Passo 4: Dichiarazione d’intento Questa sezione del sognare viene definita la dichiarazione d’intento e, come con la Rosa, la dichiarazione si utilizza solo nel formale sognare. Se il guerriero avesse bisogno di entrare velocemente in uno stato alterato di percezione, la Rosa e la dichiarazione vanno eliminate. La dichiarazione d'intento è diversa per ogni gruppo di sognatori, e perciò non posso rivelare troppo. Ma non è un vero handicap, perchè tutte le dichiarazioni cominciano e finiscono allo stesso modo e inoltre si può praticare il sognare con successo anche senza avere la dichiarazione completa. Col tempo, quando accumulate esperienza nell’arte del sognare e cominciate a percepire a quale gruppo appartenete, scoprirete da soli le quattro parole mancanti nella dichiarazione che segue. Quando avete terminato col punto 3, concedetevi un momento o due di silenzio, e poi mentalmente pronunciate le seguenti parole: Signore, io entro qui dove le ricchezze della vita mi riempiono, ......... , .......... , .......... , ..........; per condividerle con coloro che hanno bisogno di elevare la mente, e di pace nel corpo. 188


Il termine 'Signore' non ha alcuna implicazione religiosa, ma è solo il nome antico e accettato per il proprio sognatore. ‘Io entro qui’, si riferisce all’entrare nel colore o nella vibrazione del gruppo al quale si appartiene. Tramite il sognare è necessario accertare di persona cosa significano le ‘ricchezze della vita’ nel proprio gruppo. Quattro di questi gruppi sono assegnati ad ognuna direzione, iniziando da Est, poi verso Nord, Sud, e terminando a Ovest. Fate molta attenzione a ciò che comprendete della parte finale della dichiarazione: la dichiarazione non deve essere presa mai per il valore apparente. Pronunciando mentalmente la dichiarazione assicuratevi di non trasformarla in una specie di dialogo interno, parlando con voi stessi o mormorando sotto il respiro o muovendo la lingua in silenzio o in qualsiasi altro modo. Il modo migliore di pronunciarla è quello di immaginare di essere in un grande edificio vuoto, con le pareti in pietra, e ascoltare la propria voce che parla dal centro dell’edificio. Dovreste avere la sensazione di ascoltare il riverbero della vostra voce, ma senza eco, da fuori dell’edificio. Praticate in qualsiasi momento tranne che nel sogno, fino a quando non lo farete facilmente. Nel sognare pronunciate la dichiarazione solo una volta. Anche se lo fate in modo goffo o a casaccio, non ripetete la dichiarazione. Se cercaste di ripeterla, attivereste velocemente il dialogo interno!

Passo 5: Vediamo ora il corretto sognare, che è molto più facile scrivere che padroneggiare. Qui il trucco è che quando avete pronunciato la dichiarazione di intento, occorre permettere a se stessi di inoltrarvi sempre più in profondità nella consapevolezza del lato sinistro. Il problema nasce dal fatto che la mente razionale associa questo passaggio con l’addormentarsi, e per cui ne consegue una terribile battaglia tra l'inoltrarsi nel lato sinistro e il cadere preda del sonno. Qui non posso aiutarvi se non ripetendo ancora che la pratica, la determinazione e la perseveranza, produrranno i risultati. Dovete raggiungere quello stato di consapevolezza in cui siete sulla soglia del sonno profondo, ma cercando di raggiungere questa soglia, sicuramente vi addormenterete molte volte, fino a quando finalmente scoprirete che è possibile lasciare che il corpo fisico si addormenti, mentre mantenete la piena consapevolezza. Il segno che avete raggiunto questo stato è che anche se vi sentite addormentati, siete ancora pienamente consapevoli di tutti i suoni e gli odori, e sentite che in qualche modo siete svegli. Quando siete in questo stato concentratevi sul colore e aspettate per vedere cosa ne emerge. Non cercate in alcun modo di fermare la mente. Se lo faceste dissipereste il vostro potere personale. Lasciate che i pensieri fluiscano senza ostacoli, ma coltivate la sensazione che li state osservando come su uno schermo televisivo. Questo creerà in voi un senso di distacco, e col tempo vi accorgerete che, a causa di questo distacco, perderete rapidamente interesse ai vostri pensieri. In effetti, accadrà che i pensieri svaniranno da soli perché non li alimentate col vostro intento. Quando i pensieri saranno scomparsi vi ritroverete sospesi nel colore, e questo significa che si è fermato il dialogo interno. Ciò che accade oltre questo punto viene definito il vero sognare. Di nuovo, a seconda della persona, potreste sperimentare un tempo più o meno lungo in cui sembra che non accada nulla. Qui il trucco è quello di osservare qualsiasi sensazione percepite. Quando emerge una sensazione, fluite con essa senza cercare di comprenderla o analizzarla. La maggior parte delle volte, passerà poco tempo e noterete improvvisamente che vedete più chiaramente una questione che vi da fastidio, o che avete ottenuto in qualche modo la risposta a una domanda in sospeso, o che siete diventati consapevoli di una conoscenza che non sapevate di avere. Nell’ultimo capitolo vedremo alcuni esempi su come scandagliare le sensazioni che sorgono durante il sognare. Sognare a volte può produrre un impatto visivo, o un impatto auditivo, o entrambi. Quando accade, limitatevi ad osservare la scena che si svolge, o ad ascoltare il messaggio, che la maggior parte delle volte è molto criptico. Dopo il sogno avrete tutto il tempo per decifrare il significato di queste impressioni, perchè se doveste impegnarvi nel cercare di coglierne il significato, mentre si 189


dispiega il processo, interrompereste il processo e sprechereste l’esperienza. Dopo aver spiegato questo, nel vostro sognare pertanto è necessario non fare l'errore di aspettarsi o anticipare le impressioni audiovisive. Il sognare essenzialmente produce potere personale, e questo potere fluisce a voi attraverso le sensazioni. Pertanto, gli elementi importanti sono le sensazioni generate durante il sogno. Le impressioni visive o auditive che insorgono non sono affatto la regola, e bisogna considerarle solo come un ulteriore bonus. A questo proposito, bisogna sapere che quando si presentano in sogno delle impressioni visive, le sole che occorre ricordare sono quelle che sono a colori. Nel vero sognare, i colori sono sempre molto chiari e vivaci, di fatto molto luminosi, e a volte possono anche apparire tridimensionali. Tuttavia, all’inizio l’apprendista avrà spesso impressioni decisamente monocromatiche o in bianco e nero. Non importa quanto sono affascinanti, ignorate tutte queste impressioni. Notatele, ma non focalizzatevi su di esse. Lasciate che svaniscano come neve al sole. Queste immagini in bianco e nero, che spesso sono visi di persone sconosciute, sono i fantasmi del sognare, e sono il risultato di sentimenti irrisolti, abbastanza forti da causare un impatto visivo. Essi vengono da eventi passati che dovrebbero essere trattati con la ricapitolazione. Non cadete nella trappola di cercare di ricapitolare questi eventi durante il sogno, perché vi blocchereste in un sognare fantasma e non padroneggerete mai la vera arte del sognare. Infine, per quanto riguarda il tempo del sognare, come regola non dovreste mai starci più di 20 minuti. Scoprirete da soli che dopo circa 20 minuti avrete spontaneamente voglia di tornare alla normale consapevolezza. Così è giusto che sia, perché, anche se le persone normalmente non lo sanno, la vita pulsa a intervalli di venti minuti. In effetti, gli intervalli di 20 minuti sono il ritmo più naturale, e perciò non importa quando decidete di fare qualcosa, automaticamente adotterete un ritmo di venti minuti. Qualche volta, a seconda dello stato d'animo e dello stato emotivo, questo ritmo può pulsare ad intervalli leggermente più corti o più lunghi di venti minuti, ma anche questo è naturale, e non è il caso di occuparsene. Quando ignorate del tutto questo ritmo naturale, insorgono sia la stanchezza che la frustrazione. Oltre questo punto, c'è un passaggio che scoprirete da voi tramite il potere del vostro sognare. In ultima analisi, sognare è un’esperienza privata e personale, e sarà il vostro sognatore a guidarvi man mano che acquisite l’abilità di fermare il dialogo interno. Rilassatevi nella vostra pratica di sogno e siate contenti di costruire il vostro potere personale al vostro ritmo personale. Non potete affrettare il processo, né potete forzarlo - tutto si svolgerà al ritmo più adatto per voi. Rendetevi conto che l'arte del sognare è la meditazione suprema, nel senso che entrerete in quella vibrazione che è il sogno del vostro sognatore, e in quella vibrazione conoscerete voi stessi, il vostro scopo in questa vita, e la vita in generale. E’ nel sognare che imparate il vero significato e l'importanza dell’intelligente collaborazione. Padroneggiando questa tecnica il mondo diventerà la vostra ostrica, e arriverà un giorno in cui vi renderete conto che state cominciando a fare cose che non riuscivate a fare prima. In altre parole, il potere sarà al vostro comando, e potrete prendervi il dono dell'Aquila. Cosa farete poi con la vostra vita, e come utilizzerete il vostro potere, dipende interamente da voi come individuo e dall'impeccabilità del vostro spirito. Vi auguro sinceramente di arrivare a questo punto rapidamente, e di utilizzare il potere con saggezza.

SOGNARE PASSIVO La parte più difficile del sognare passivo è ricordare i sogni al risveglio. Qui vi aiuta molto tenere accanto al letto un blocco note e una matita, e non appena vi svegliate, anche durante la notte, immediatamente richiamate tutto quello che avete sognato stilando delle brevi note per aiutarvi a ricordare. Più tardi, durante la giornata, quando avete tempo, utilizzate queste note per scrivere i sogni completi nel diario, segnando anche la data. Se coltivate questa abitudine, scoprirete che impostando il vostro intento a ricordare i sogni, inizierete a ricordarli abbastanza facilmente, 190


senza dover correre ogni volta a prendere il blocco note e la matita. Dovreste trascrivere i vostri sogni ogni giorno, perché a volte i sogni possono essere profetici e, quindi avrete degli utili riferimenti incrociati. In passato i Toltechi hanno dato molta importanza ad una tecnica nota come svegliarsi nel sogno. Come tecnica, questa in particolare è buona e molto efficace, ma se praticate la tecnica del sognare attivo, questa sarà solo un doppione. Non ha molto senso duplicare una tecnica e per esperienza personale posso tranquillamente affermare che la tecnica del sognare attivo è più efficace, per cui non discuteremo qui la tecnica dello svegliarsi nel sogno. Il sognare passivo si divide in tre categorie principali, ma in pratica è spesso una miscela delle tre. La prima categoria è definita di deposito o archivio. Questi tipi di sogni non hanno alcun significato e in genere si riconoscono facilmente. Essi sono il risultato di una giornata particolarmente intensa o stressante, e hanno la natura di una mini ricapitolazione degli eventi della giornata. Siccome durante il giorno siamo troppo occupati a pensare o a reagire emotivamente alle situazioni, accade che ripetiamo questi eventi nei sogni notturni. Per questo motivo li definiamo deposito, perché sono come la pulizia del piano della scrivania dalla polvere e dalle cartacce accumulate durante una giornata di lavoro. Tuttavia, non ignorate i sogni di deposito, perchè spesso troviamo dettagli che abbiamo trascurati durante la giornata, e che possono essere significativi e utili per risolvere i problemi. Pertanto prendete l'abitudine di trascrivere ogni sogno, e di analizzarlo con cura e attenzione. La seconda categoria del sognare passivo è definita guida e, come suggerisce il nome, è ovviamente molto importante. La vera difficoltà con questo tipo di sogno, come col terzo tipo, è che la maggior parte delle volte hanno forma simbolica, e per questo dovranno essere analizzati e interpretati. Il contenuto simbolico di un sogno nasce perché state accedendo alla conoscenza del lato sinistro, per la quale non disponete di un quadro di riferimento. Di conseguenza, questa conoscenza può manifestarsi, o essere registrata, solo nelle forme che più si avvicinano a rappresentare questa conoscenza, e che ovviamente sono all'interno del nostro quadro di riferimento. La maggior parte del materiale scritto sull’analisi e sull'interpretazione dei sogni che è comunemente disponibile è fuori strada, essendo normalmente basato su congetture folli e sulla fantasia. Tuttavia, ci sono alcune opere abbastanza profonde sull’analisi dei sogni, ma, sfortunatamente, tendono ad avere un carattere talmente oscuro che veramente poche persone possono usarle con profitto. Pertanto, il capitolo finale di questo libro sarà dedicato ad una guida abbastanza completa per l'analisi dei sogni, e contiene anche una sezione con diversi esempi su come interpretare i sogni. Il terzo tipo di sognare passivo è classificato come profetico. Questo tipo di sogno include sempre qualche tipo di guida e, per la sua importanza, deve essere trascritto con molta attenzione ai dettagli. Inoltre, in tutti e tre le categorie del sognare passivo è fondamentale catturare e annotare le sensazioni sperimentate, sia nel sogno che subito dopo il risveglio. Un ultimo appunto sul sognare passivo. Molte persone sono convinte di non sognare. Questo non è vero, perché tutti gli esseri sognano durante le ore di sonno. Se pensi di non sognare, significa solo che non ricordi i tuoi sogni. L'unica cosa che puoi fare per ricordare i sogni è quello di impostare il tuo intento a volerli ricordare. Per farlo, devi darti il comando mentale di ricordare i sogni. In altre parole, ogni sera prima di andare a dormire, trattieni mentalmente il pensiero di voler ricordare, fino a quando ti prende il sonno. Ancora una volta, la pratica rende perfetti, e col tempo inizierai a ricordare i sogni. All’inizio ricorderai solo qualche frammento qua e là, ma poi comincerai a richiamare anche sogni completi.

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CAPITOLO DODICI

UNA GUIDA SUL SOGNARE I simboli che possono comparire nei sogni sono quasi infiniti, ma l'elenco che fornisco qui si rivelerà adeguato per la maggior parte dei sogni, a condizione che si rispettino le seguenti regole: 1. Annotate la sensazione del sogno. Questo vi dice se i simboli comparsi devono essere interpretati in senso positivo o negativo. 2. Annotate la linea della storia. Questa rivela molte informazioni in sé ed è di grande aiuto nell’interpretazione, poiché l'effettiva sequenza degli eventi indica l'interpretazione da seguire. La scena d’apertura in un sogno è l’effettivo messaggio, le sequenze che seguono forniscono i dettagli. 3. I personaggi storici, gli eventi storici e i luoghi devono essere considerati nel contesto di ciò che accade, dove e in quale data. Le date devono essere trattate come numeri. Ad esempio 12 Marzo 1807 = 12 + 03 + 1807 = (1 + 2) + 3 + (1 + 0 + 8 +7) = 3 + 3 +16 = 3 + 3 + (1 + 6) = 3 + 3 + 7 = 13 Se il totale è maggiore di 33, riducete ad una sola cifra. 4. Le celebrità attuali devono essere considerate alla luce della loro attività, dei valori che sostengono, e delle immagini che ritraggono. 5. Gli apparecchi e gli strumenti sono simboli che rappresentano il loro uso. Verificate qual’è il loro uso per derivarne il significato nella lista: ad esempio, un piano cottura, un forno a microonde o un tostapane, a seconda del contesto in cui compaiono, potrebbero tutti indicare l'attività del mangiare, cioè, il bisogno di nutrimento spirituale. 6. Prendete attentamente nota non solo del simbolo, ma anche se ce n’è più di uno. Se sono più di uno, vedete numeri. 7. Annotate sempre il colore dei vestiti, l’arredamento, le piante, i capelli, gli occhi, ecc, e annotate i colori. 8. Le presenze sconosciute o invisibili in un sogno, consideratele come estranee, o se le sentite molto familiari, consideratele come il vostro sognatore o un aspetto di voi stessi. 9. Le scene del proprio passato, consideratele come la necessità di ricapitolare quel periodo della vostra vita. 10. L'interazione con i membri della famiglia, con amici o conoscenti del passato indicano tutte la necessità di ricapitolare quei rapporti. 11. Tutti gli incubi sono molto importanti. Se comportano scene del passato, c’è la necessità urgente di una ricapitolazione dell’evento emerso, perché significa che le emozioni represse stanno raggiungendo un punto critico. Se comportano problemi attuali, questi indicano la necessità di trattarli con sobrietà e impeccabilità. Se comportano eventi sconosciuti, indicano eventi futuri che temete oppure che vi provocano molto stress. 12. I sogni ricorrenti, indicano delle questioni passate molto importanti, ma che non sono state ancora risolte, oppure profezie di avvenimenti futuri che interessano il dispiegarsi del proprio destino. Annotateli con cura e vigilate costantemente per catturare le indicazioni del loro dispiegamento. 13. Molte cose non elencate qui, si possono tranquillamente prendere per il valore apparente, ma se compaiono simboli sconosciuti, affidatevi alle vostre sensazioni su ciò che quel simbolo rappresenta per voi. Comunque, fino a quando non avete una buona dimestichezza con l’analisi dei sogni, non prendete la vostra interpretazione come un dato di fatto, ma solo come una possibilità. 14. Sebbene le interpretazioni indicate nell'elenco dei simboli siano in generale molto accurate, può accadere che un simbolo abbia un’interpretazione in qualche modo diversa da quella indicata nella lista. Perciò non si dovrebbe mai fare l'errore di considerare le interpretazioni della lista come verità inviolabili. Questo elenco di simboli e le loro interpretazioni vale solo come guida! A questo riguardo ascoltate sempre il cuore, e in caso di dubbi, aspettate saggiamente qualche conferma. 192


15. Quando compare il tempo d’orologio, potreste trovarlo sia digitale che analogico. Il tempo digitale è più veloce e più facile da interpretare, ma quello analogico da più dettagli. Comunque, entrambi i metodi sono accurati, e quando sono correttamente interpretati, producono identici messaggi, anche se in forme diverse. Ecco qui i metodi: Tempo digitale: Per i tempi con le 24 ore, per. Es. 14 ore e 56 minuti, considera l’interpretazione dei numeri 14 e11, quest’ultimo dato dalla somma di (5+6)=11 Ricordate che la sensazione del sogno indicherà se l'interpretazione deve essere considerata in senso positivo o negativo. Supponiamo che in questo esempio la sensazione indichi un’interpretazione in senso positivo. 14 indica la conoscenza, che produce forza (11). Ora sommate tutte le cifre per l'interpretazione complessiva, cioè (1 + 4 + 5 + 6) = 16. Questo significa che l'effetto complessivo della esperienza sarà liberazione attraverso il potere dell'intento (16). Tempo analogico: Fate attenzione a non mischiare i tempi analogici coi tempi digitali. Nell'esempio che stiamo trattando leggeremo 4 minuti alle 3, cioè 4 e 3. Procedendo come sopra, deduciamo che la legge della stabilità (4) porterà all’abbondanza variegata tramite la gioia e la creatività (3). Ora sommando le cifre otteniamo (4 + 3) = 7, indicando così che il significato complessivo del messaggio è una linea guida (7). Se ora confrontiamo i messaggi troviamo che la conoscenza (14) si manifesterà sotto forma di stabilità (4), che produrrà forza (11) in forma di abbondanza variegata tramite la gioia e la creatività (3). L'effetto complessivo della esperienza sarà la liberazione attraverso il potere dell’intento (16) che si manifesta sotto forma di linea guida (7). (Notate come 16 si riduce a 7). Trattando il tempo analogico fate attenzione a leggere correttamente il tempo: ad esempio, 09h l5 deve essere letta come 9:15, nel qual caso l'ora precede i minuti. In altre parole, le ore indicano la causa e i minuti indicano l'effetto. Tuttavia, quando il tempo è 09h45, occorre leggerlo come quindici minuti alle dieci, nel qual caso i minuti precedono l'ora. In altre parole i minuti ora indicano la causa e l'ora l'effetto. Terzo Quarto Piccolo Angeli Animali: Orso Cervi o bovini Gatto Cane Asino Drago o creatura mitica Elefante Pesce Volpe Cavallo Leone Serpente Tigre Animale sconosciuto Lupo

TABELLA INTERPRETATIVA Percezione in generale Come ti vedono gli altri Percezione del proprio potenziale Desiderio di contatto col proprio sognatore o essere interiore Armonia tramite il conflitto Armonia e tranquillità Temporanei interessi o attività Amicizia e lealtà Umiltà Potere - Magia Amore e protezione Consapevolezza – Necessità di essere ben sveglio Necessità di astuzia, razionalità, logica Lealtà e stabilità Creazione e distruzione Necessità di saggezza Necessità di intelligenza Indicazione del destino Necessità di libertà 193


Zebra o animale chiazzato Altri animali Medico otorino Neonato Uccelli: Rapace (eccetto civetta) Nero (eccetto corvo) Colorato Corvo Colomba Civetta Passero Avvoltoio e simili Bianco Nascita di un bambino: Proprio Di altri Cieco Libri Ponte Edifici: Di ogni tipo (anche grotte, tende e tombe) Pubblici Farfalla o falena Candela Portacandela o candeliere Soffitto o tetto Cinema Città, paese o villaggio Cerchio Abbigliamento: Corona Cappello Nudità Scarpe Orologio Colori: Nero Blu Marron Verde Indaco Arancione Rosso Viola Bianco Giallo

Indecisione Vedi le caratteristiche dell’animale Necessità di sensibilità – ascolto delle sensazioni Vedi nascita Potere Inganno, astuzia Vedi sezione sui colori Messaggero del potere (notate la direzione del volo) Pace, armonia Morte del vecchio, saggezza Amore incondizionato Decadenza, distruzione Pace e compimento Potente cambiamento di consapevolezza Potente influenza sulla consapevolezza di un altra persona Vedi le tende Ricerca spirituale nella comune visione del mondo Necessità di riconoscere e sradicare il senso di separazione; o la necessità di riconciliare concetti opposti Visione del mondo o punto di vista Comune visione del mondo, condizionamento sociale Potere (universale) Potere, guida del sognatore Potere universale (notare il numero delle candele e il significato del numero) Limite Oggettività o mancanza di oggettività Vedi edifici pubblici Sobrietà, inclusività, unità immagine di sé, visione del mondo Importanza personale, arroganza Vedi corona Sentimenti esposti Comprensione Vedi il tempo Totalità, necessità di integrazione Umiltà e comprensione Stabilità. Necessità di radicamento Guarigione Inclusività o necessità di inclusione Astuzia, necessità di essere furbo Violenza, necessità di combattere Creatività, necessità di creare Pace, bisogno di pace Vitalità, forza o bisogno di queste 194


Altri colori Tende Diga Morte: Di un familiare Di se stessi Di un estraneo Dentista Direzioni: Est Nord Ovest Sud Dottore Porta Terreno, suolo Uovo Elettricità Escrementi (umani e animali) Fuoco Pavimento Fiori Cibo Arredamento: Letto Armadio o cassettiera Sedia Tavolo Gemme: Diamante Smeraldo Granato Rubino Zaffiro Dio Erba, verdura Insetti Chiave Lago Lampada Legge Sinistra Luce Lampo Ambientazione: Deserto Foresta Montagne o colline

combinazioni dei significati dei colori primari Esposizione, paura di esporsi Vedi il lago cambiamento Cambiamento nella relazione Cambiamento della visione del mondo Qualcuno porta un cambiamento Bisogno di aggredire, paura di aggredire Sobrietà, inclusività, unità, ricapitolazione Forza, non-fare Sentire, cancellare la storia personale Potere, sognare Guarigione, bisogno di guarigione (fisica, emozionale, mentale) Possibilità Desiderio di forza e stabilità, mancanza di queste Nuovo inizio, vita Il nagual, lo spirito Denaro, desiderio di denaro Desiderio di distruzione o paura di distruggere Base, fondamento Bellezza o perdita della bellezza Desiderio di nutrimento spirituale Desiderio di riposo Necessità di ricapitolare Zona confortevole Bisogno di dedicarsi alla soluzione dei problemi Sobrietà, inclusione, unità, o bisogno di queste Sentimento, sensazioni o bisogno di queste Istinto, bisogno di essere all’erta Forza, bisogno di forza Potere, bisogno di coraggio Desiderio di esperienze religiose Praticità, bisogno di praticità Aspetti di difetti o lacune (vedi le caratteristiche degli insetti) Risposta, soluzione a una questione Condizionato, amore condizionato Guida o bisogno di guida Equilibrio o perdita di equilibrio Conoscenza del lato sinistro, sensazioni Vedi lampada Intento Disperazione Avventura Speranza 195


Aree aperte Luogo all’aperto in pubblico Valle Metalli: Oro Argento Rame Stagno o latta Militare Denaro Un certo numero di ... Luna Mezza luna Musica Strumenti musicali: A percussione A corde A fiato Marina Giornale quotidiano Numeri: 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23

Libertà o paura di cogliere il varco per la libertà Esposizione o paura di esporsi Sicurezza Il nagual, lo spirito Il tonal, il mondo Desiderio, emozione Pensiero, logica, razionalità Praticità, azione fisica Potere cristallizzato Vedere i numeri Totalità del sé Potere personale, mancanza di potere personale Inclusione, amore Armonia nella posizione sociale Armonia col grande Uno o mancanza di questa Armonia col sé interiore o mancanza di questa Azione emotiva Comune visione del mondo Universalità, libertà assoluta o mancanza di queste Fluidità o mancanza di fluidità Umiltà e comprensione o bisogno di queste. Simbolo del destino. Creatività e gioia o mancanza di queste. Simbolo di abbondanza variegata, p.e. del bene e del male. Stabilità o mancanza di stabilità Libertà e cambiamento o bisogno di queste Ispirazione e ricevimento di guida dal potere o bisogno di queste Guida o bisogno di guida Equilibrio e armonia o mancanza di queste Completamento o bisogno di completamento Un nuovo ciclo. Impeccabilità tramite la ripetizione di esperienze passate. Avvertimento per non cadere nelle vecchie trappole. Forza o mancanza di forza Sopportazione, bisogna essere pazienti e non fare richieste. Morte del vecchio, necessità di eliminare il vecchiume Conoscenza o mancanza di conoscenza Luce attraverso l’oscurità, necessità di cercare il dono di potere celato in una sfida Liberazione tramite il potere dell’intento, necessità di cercare il dono di potere in quella che sembra una catastrofe. Discriminazione, necessità di discriminazione Coraggio, necessità di coraggio Vitalità, necessità di risparmiare il potere personale Onore e dignità, mancanza di questi Pace e successo, un nuovo inizio Comportamento egoistico Comportamento distruttivo 196


24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 Altri numeri Infermiera o balia Ottico Sentiero o strada Fotografia Polizia Pioggia Libri Rettili Destra anello Fiume Mare Missione segreta I sensi: Udito Olfatto Vista Gusto Tatto Attività sessuale: Flirtare Sesso eterosessuale Sesso omosessuale maschile Sesso omosessuale femminile Stupro Quadrato Scala o scalinata Tempesta Sole Denti Tuono Orario Pomodoro Utensili Trasporti:

Paura Tentazione Illusione Resistenza Abuso di potere Abuso in generale Manipolazione Il pericolo della ragione e della logica Disarmonia Libertà Bisogna ridurli a una singola cifra tramite somma, per es. 121=1+2+1=4; 3009 =3+0+0+9= 12 =1+2= 3 Cura, bisogno di cura Sobrietà, mancanza di sobrietà Direzione Necessità di ricapitolare il contenuto della foto Vittimizzazione, senso di vittimismo Il processo della vita Ricerca spirituale interiore Mancanze o difetti Conoscenza del lato destro, logica Potere Amore incondizionato Vita in generale Indicazione del destino Sentire, sensazioni, mancanza di questi Potere personale, mancanza di potere personale Sobrietà, mancanza di sobrietà Forza, mancanza di forza Relazioni Desiderio di vitalità, sfida Desiderio di intelligente cooperazione, paura di essere dominati Desiderio di conoscere la propria mascolinità, paura di inadeguatezza Desiderio di conoscere la propria femminilità, paura di inadeguatezza Sensazioni, paura di essere vittimizzati Stabilità, forza Ascendente: vedi il ponte. Discendente: a) necessità di vedere le implicazioni profonde; b) avvertimento di non diventare regressivi Cambiamento catastrofico Nagual, lo spirito Bisogno di aggredire, paura di aggredire Forte emozione Bisogno di chiarezza Abbondanza Abilità, talenti 197


Aereo Trazione animale Pubblico (bus, treno) Stradale Acquatico Alberi: Cedro Agrumi e frutta agrume Caduto e relativi frutti Olmo Eucalipto Fico Quercia Ulivo Melograno Pino Tropicale e relativi frutti Vitigno e uva Salice Tasso Triangolo Veicoli di ogni tipo Tornare indietro Foratura, assenza di ruote Orologio da polso Armi Vento Finestra Scrivere Cancelleria

Consapevolezza rispetto alle idee razionali Consapevolezza rispetto alle caratteristiche animali Condizionamento sociale Consapevolezza in generale, direzione Consapevolezza rispetto alle relazioni Consapevolezza del lato destro, bisogno di logica Amore condizionato Mentalità Conoscenza del lato sinistro, bisogno di questa Povertà (fisica, emozionale o mentale) Forza Saggezza, bisogno di saggezza Sentimenti, sensazioni Sobrietà Amore incondizionato Emozioni Potere personale Fluidità, bisogno di fluidità Morte della vecchia visione del mondo, bisogno di questa Sentire, sognatore Stato di consapevolezza, livello di percezione Scivolare nelle vecchie abitudini, paura di questo Blocco nella visione del mondo Vedi il tempo Protezione, bisogno di protezione Pensieri Visione, idealismo Comunicazione in generale Comunicazione, espressione (fisica, emotiva e mentale)

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SEZIONE 2: ESEMPI DI INTERPRETAZIONE DEI SOGNI ESEMPIO 1: Clara sogna che sta nuotando con una persona che ha conosciuto a lavoro. Poi sta prendendo un caffé con una vecchia amica di nome Berna, che indossa un abito verde e un cappello giallo con un velo. Poi si ritrova a guidare verso casa lungo un sentiero ripido e stretto, che in qualche modo non la porta mai a casa, ma finisce nel cortile di qualcun altro. Nel sogno Clara si stupisce di quello che la gente pensa di lei, perchè sono le due del mattino. INTERPRETAZIONE: Clara si sente in qualche modo attratta (acqua) da un suo nuovo collega di lavoro, e dentro di sé nutre la speranza che possano diventare buoni amici (nuoto). Pensando a Berna, Clara si rende conto che ultimamente si sente a disagio in presenza di Berna e di conseguenza ha iniziato ad evitarla (bere). Dal sogno è chiaro che Berna ha bisogno di aiuto (verde) per cambiare il suo punto di vista sulla vita (abito). Tuttavia, Berna dovrà trovare dentro di sé la forza (giallo) di cui ha bisogno, affrontando la sua arroganza (cappello), invece di nasconderla (velo). In questo sogno Clara considera anche il proprio stato di consapevolezza (auto), e si rende conto che sente che la sua vita sta prendendo una direzione (sentiero) che le sembra limitata (stretto) e una battaglia in salita (ripido). Da questo sogno si vede anche che si sente come una donna che non va da nessuna parte (non torna a casa), e che finisce sempre a mal partito (cortile), perchè segue le indicazioni o il punto di vista di qualcun altro (la casa di qualcun altro). A questo proposito Clara ha bisogno di considerare attentamente il concetto di umiltà e comprensione (le due del mattino), perchè questo è anche ciò che Berna le ha rispecchiato. ESEMPIO 2 Giampiero sogna che sta camminando in un bosco di pini, che profuma di pino e dell'umidità del compost della terra. Dopo un pò esce dalla pineta e si ritrova affacciato su una splendida vallata verde lussureggiante. In lontananza vede un piccolo villaggio e si sente planare sopra la valle verso il villaggio, come se volasse. Poi Giampiero si ritrova nel villaggio ed entra in un grande edificio col pavimento in marmo bianco e un alto soffitto a cupola. Intorno alla stanza e distanziate a intervalli regolari, ci sono sedici finestre, e nel centro della stanza c’è un tavolo quadrato su cui sono poggiati tre libri. Giampiero apre uno dei libri e legge una sola frase. Quando Giampiero si sveglia, si sente leggero e felice, ma non ricorda cosa c’era scritto nel libro. INTERPRETAZIONE Giampiero desidera avventura (bosco) e amore incondizionato (pini). Dal sogno si vede che l'avventura che cerca è quella di trovare il potere personale (odore) e l'amore incondizionato (pino) tramite un ancoraggio alla terra e un approccio pratico alla vita (compost). Giampiero sente che attraverso la ricerca del potere personale e dell’amore incondizionato, troverà la libertà (volo a vela / volo), la sicurezza (valle), la guarigione (verde) e il benessere (lussureggiante). Se si sente sicuro di sé, nella sua comune visione del mondo (villaggio) troverà una visione del mondo molto più grande (grande edificio). Questa nuova visione del mondo sarà ancora limitata (soffitto), ma molto meno (alta cupola) della precedente visione, e sarà fondamentalmente (pavimento) solida nel fornirgli un senso di stabilità-resistenza (marmo), e di pace (bianco). In questa nuova visione del mondo, Giampiero scoprirà il potere liberatorio dell’intento (sedici), anche se in un primo momento gli sembrerà di gettare via molte delle sue idee (finestre) sulla vita, e dovrà anche affrontare il problema (tavolo) di cercare un approccio spirituale alla vita all'interno della sua comune visione del mondo (libri). Questa ricerca sarà centrata sul concetto di 199


gioia e creatività (tre). In questo troverà una sorta di guida nella fluidità (uno). Giampiero ha trovato questa guida nel sogno, ma non riesce a ricordarla. In questo caso particolare non ha altra scelta che cercare le indicazioni necessarie, cercando di essere il più fluido possibile nella sua vita e nel suo modo di pensare. ESEMPIO 3 Tina sogna che sta correndo in una maratona, e che una vecchia compagna di scuola, che indossa pantaloncini rossi, vince la corsa distanziandola di cinque secondi. Un uomo vestito in divisa da comandante dell’aeronautica sta davanti a un grande tavolo per ringraziare ogni partecipante. Con gran sorpresa di Tina le viene consegnata una medaglia d'oro, mentre la sua amica, che è arrivata prima, riceve solo una medaglia d'argento. Tina è certa che ci sia stato un errore, ma non ha l’opportunità di mettere in discussione l’attribuzione delle medaglie perchè il sogno cambia bruscamente. Tina ora si trova a casa mentre cucina un pasto, ma per quanto si sforzi il cibo non cuoce mai, perché la stufa rimane fredda. Al risveglio da questo sogno, Tina si sente a disagio e un pò depressa. INTERPRETAZIONE: Pensando alla sua compagna di scuola, Tina ricorda che questa ragazza sembrava che provasse un grande piacere a batterla in tutto, dallo sport al lavoro accademico. Di conseguenza Tina si è sempre sentita intimidita (pantaloncini rossi) da questa ragazza, e aveva spesso desiderato di essere lasciata semplicemente sola (la corsa). Ora, però, Tina deduce dal sogno che questa ragazza deve essersi sentita minacciata in qualche modo da Tina (in corsa insieme). Questo è indicato chiaramente anche dal fatto che è Tina a ricevere la medaglia d'oro, anche se la meritava la sua compagna. In altre parole, sebbene Tina si sia sempre sentita intimidita da questa ragazza, a quanto pare quella ragazza crede che Tina sia meglio di lei (oro). Nel sogno, Tina è battuta dalla compagna, e significa che il problema della sua compagna era in realtà più grande di quello di Tina. Inoltre, a causa della forte competizione che esisteva tra le due ragazze, Tina ha ottenuto una piccola misura (secondi) di libertà (cinque) dal senso di pigrizia che spesso le aveva dato problemi (tavolo) durante l’adolescenza. Come risultato, Tina ha notevolmente migliorato le sue abilità accademiche (aeronautica). Il sogno si conclude mostrando a Tina che il suo problema di oggi sta nel fatto che ha bisogno di qualche tipo di disciplina spirituale (pasto) per aiutarla a superare la paura di fallire (cibo che non cuoce). E’ evidente che la paura con questa compagna deriva dal periodo della scuola, e quindi indica la necessità di ricapitolarla. ESEMPIO 4: Gianni ha un incubo in cui è intrappolato in un ascensore che si è fermato bruscamente. Gianni cerca di attirare l’attenzione di qualcuno, ma nessuno viene in suo soccorso, e quando si rende conto che potrebbe morire in quell’ascensore, gli prende il panico. Improvvisamente, appare dal nulla un serpente enorme che gli si avvolge attorno alle caviglie e, cercando di liberarsi del serpente, inorridisce nel vedere che si trasforma in un enorme ragno con otto gambe e otto occhi. Il ragno è ricoperto di pelo lungo e spesso, e i suoi occhi brillano di una luce gialla brillante. Gianni si sveglia dall’incubo sudando e ansimando dalla paura. Due settimane più tardi, Gianni ha un incubo simile, solo che questa volta è intrappolato in una barca che sta affondando, e di nuovo c’è lo stesso serpente avvolto intorno alle caviglie che si trasforma in un ragno. INTERPRETAZIONE: Gianni è intrappolato in uno stato di consapevolezza (ascensore / veicolo) che non va da nessuna parte. Nessuno può aiutarlo perché deve cambiare da sé il proprio livello di percezione. Tuttavia, 200


questo è esattamente il motivo per cui Gianni è intrappolato, perché teme il cambiamento (la morte) sopra ogni cosa. Il cambiamento che Gianni dovrà attuare ha a che fare con la sua percezione dell’intelligente cooperazione (caviglie). Il sogno gli mostra che, sebbene egli tema molto la cooperazione intelligente, comunque lo condurrà alla saggezza (serpente). Se dovesse combatterla, la saggezza sarebbe sostituita da un aspetto dei suoi difetti (ragno / insetto). I ragni mangiano altri insetti (aspetti di se stessi), e nel caso di Gianni gli si mostra che questo difetto è la sua immagine sociale (i peli lunghi e spessi), che divorerà la sua sobrietà (occhi), la sua vitalità (giallo), e la capacità di andare avanti nella vita (gambe). Tutto sommato l'armonia e l'equilibrio (otto) nella sua vita andranno distrutti, a meno che non cambi il suo livello di percezione. Siccome l’incubo si ripete, il sogno mostra a Gianni che la necessità di rivalutare l’intelligente cooperazione sta principalmente nel campo delle relazioni (barca), che a quanto pare non funzionano (affondamento) a causa della sua mancanza di intelligente cooperazione. ESEMPIO 5 Maria sogna di essere in una grande casa buia che non riconosce. Una violenta tempesta si avvicina, ma per quanto si sforzi, non riesce a tenere chiuse le porte e le finestre, perchè le serrature non funzionano correttamente, e il vento forte continua a tenerle aperte. Le pesanti tende davanti alle finestre svolazzano nel vento, mentre degli assordanti tuoni fanno vibrare le pareti, e un fulmine illumina il buio della casa. Questo sogno si ripete più volte nella vita di Maria durante un periodo di vent'anni. INTERPRETAZIONE: Questo è un sogno profetico, in cui Maria è invitata a prepararsi perchè sta per arrivarle una catastrofica (tempesta) grande visione del mondo (casa) che le è sconosciuta (buia). In questa nuova visione del mondo scoprirà che non sarà in grado di limitare la sua visione (chiudere le finestre), e pertanto si sente nuda e vulnerabile (le tende che si gonfiano) verso il mondo esterno. Inoltre, Maria sarà costretta a cogliere le sue opportunità (le porte che non si chiudono), invece che rimanere timida. In questo, sarà guidata dal potere del suo intento (fulmini), e la sua capacità di pensare (vento) sarà alimentata e rinforzata da forti emozioni (tuono), che a volte sembrano minacciare anche la propria visione del mondo (le pareti della casa vibrano).

I sogni in cui si presenta una anormale attività sessuale spesso procurano alla persona interessata molta ansia e imbarazzo. Eppure, se si interpretato adeguatamente, questi sogni rivelano di solito delle linee guida molto utili. Vediamo quindi alcuni esempi di questo tipo di sogno. ESEMPIO 6 Arturo si sveglia molto turbato da un sogno in cui faceva l'amore con sua moglie sulla scala antincendio di un edificio. Nel sogno sua moglie era molto restia e apparentemente non interessata, a metà amplesso ha spinto via Arturo ed è scomparsa dentro l'edificio. INTERPRETAZIONE: Da questo sogno si vede che Arturo teme il cambiamento (scala antincendio). Pensandoci, Arturo si rende conto che si sente a disagio nel menage matrimoniale a causa del crescente 201


desiderio di sua moglie di essere economicamente indipendente. Pertanto il cambiamento che Arturo teme è che se sua moglie fosse finanziariamente indipendente potrebbe dominarlo (il sesso). Il sogno mostra ad Arturo che questa paura deriva dalla sua visione del mondo (edificio), e che questo punto di vista deve essere esposto (scala antincendio all'esterno di un edificio) per essere visto per ciò che è veramente, cioè, una fuga dall’intelligente cooperazione (sesso). In tutto questo, la moglie apparentemente non supporta la paura di Arturo, perchè non solo è poco entusiasta di fare l'amore, ma abbandona Arturo a metà amplesso scomparendo dentro l'edificio; il che significa che se Arturo non affronta la sua paura, perderà la moglie a causa della sua visione del mondo. ESEMPIO 7 Lana sogna di essere seduta sul pavimento della sua camera da letto mentre bacia con passione e si masturba con una donna che non riconosce. Al risveglio, Lana, che non è lesbica, in qualche modo si sente molto bene con questo sogno. INTERPRETAZIONE: Lana si è sempre sentita molto inadeguata come donna, ma il sogno le mostra che deve trovare la forza (baci) fondamentale (pavimento), di cui avrà bisogno per superare i suoi sentimenti di inadeguatezza come donna (sesso lesbico). In altre parole, Lana deve definire quel qualcosa che la fa sentire inadeguata, e poi deve praticare il non-fare. ESEMPIO 8 Ennio si sveglia sudato da un sogno in cui sta flirtando con la moglie del suo migliore amico, quando improvvisamente la donna è scompare. Poi, con grande sorpresa, Ennio si scopre sessualmente eccitato quando vede il suo amico con un’anormale grande erezione. Osservandosi, Ennio si stupisce di vedere che la sua erezione è altrettanto grande. Ennio si è sentito terribilmente in colpa per questo sogno, perché innanzitutto, non flirterebbe mai con la moglie del suo amico, e in secondo luogo, per aver fatto questo sogno si è sentito come se avesse sporcato il rapporto con l’amico. INTERPRETAZIONE: Il sogno mostra ad Ennio che è necessario un cambiamento importante nella sua vita (flirtare). A quanto pare, questo cambiamento ha a che fare con la percezione della propria mascolinità (ipertono omosessuale), e pensando a questo, Ennio deve riconoscere a se stesso che si è sempre sentito inferiore come uomo. Eppure, il sogno mostra ad Ennio che non ha motivo di sentirsi inadeguato (grande erezione), e che dovrebbe usare il suo amico come specchio della propria mascolinità (l'erezione dell’amico). Riflettendo un pò di più su questo sogno, Ennio rimane scioccato nel rendersi conto che dovrebbe davvero sentirsi in colpa, ma non a causa del sogno, ma perché indulge nel sentirsi inadeguato come uomo, in modo da giustificare la sua incapacità di agire quando occorre. ESEMPIO 9: Amelia si risveglia inorridita per aver sognato di essere stata violentata da suo figlio adolescente. INTERPRETAZIONE: Pensando al rapporto col figlio, Amelia si rende conto che si è sempre considerata una cattiva madre (perversione sessuale / incesto), e quindi non ha mai disciplinato veramente suo figlio nel modo corretto. Di conseguenza, il ragazzo è cresciuto manipolando la madre sempre di più, fino a che Amelia ha cominciato a sentirsi vittima (violentata) di suo figlio.

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ESEMPIO 10: Jack si considera un omosessuale, e in un sogno, incontra in una spiaggia un giovane atletico e molto attraente. Il giovane è un surfista con gli occhi azzurri e un bel sorriso di cui Jack si innamora subito. Nella scena successiva il giovane surfista sta facendo l'amore con Jack, e sebbene Jack si goda l'esperienza, si risveglia sentendosi a disagio e in qualche modo triste. INTERPRETAZIONE: La sensazione di disagio e la tristezza di Jack sono un indizio che mostra che la percezione di sé come omosessuale, forse non è corretta. Pensandoci, Jack si rende conto che si è sempre sentito inferiore come uomo perché non ha una corporatura atletica, e quindi ai suoi occhi non è attraente. Poi Jack ricorda che, da adolescente, una volta ha incontrato un giovane che era veramente un surfista, proprio come quello incontrato in sogno. A quel tempo, e senza nemmeno rendersene conto, Jack adorò quell'uomo-eroe come l'immagine che avrebbe voluto per sé. Era così forte il culto dell'eroe che Jack cominciò a proiettare la propria mascolinità su tutti gli uomini di bell'aspetto. Alla fine, questa proiezione diventò così completa che il solo modo in cui Jack poteva associare la propria mascolinità era quello di indulgere nell’attività omosessuale. Inoltre, l'immagine di questo giovane uomo del sogno, mostra a Jack che le qualità che desidera per sé sono la forza di carattere (ghigno / bocca, e corporatura atletica), l'umiltà e la comprensione (occhi azzurri), la sobrietà (occhi), e l'amore per la vita in generale (mare / surf). Da questo sogno Jack vede chiaramente che può tornare ad essere un normale maschio eterosessuale, smettendo di proiettare le qualità che desidera per se stesso su altri maschi, e riprendendosi la propria mascolinità attraverso la tecnica del non-fare.

Vediamo ora alcuni esempi di cose che possono emergere praticando il sognare formale. Qui è importante ricordare che la maggior parte delle volte emergerà solo una sensazione, a volte accompagnata da un impatto visivo, e più raramente da un impatto uditivo. ESEMPIO 11 Visualizzando formalmente la Rosa Gialla dell’Amicizia, Alan ha una sensazione di profonda nostalgia, quasi malinconica. Quando entra nella luce, la sensazione di nostalgia lo disturba abbastanza, e occupa la sua attenzione per tutta la sequenza del sognare. INTERPRETAZIONE: Riconsiderando poi il suo sogno, Alan sente come se mancasse qualcosa nella sua vita, e dalla sensazione di malinconia, è chiaro che è qualcosa che ha già conosciuto prima. Tuttavia, solo poche ore dopo questa particolare sessione di sogno, Alan ricorda spontaneamente quanto, da piccolo, amasse giocare col suo cagnolino. In un primo momento Alan rimane perplesso non capendo perchè dal lontano passato è ricomparsa l’immagine del suo cagnolino, ma all'improvviso lo pervade la stessa travolgente sensazione di nostalgia che ha sperimentato nel sogno. Solo allora Alan si rende conto che da ragazzo apprezzava sempre l'amicizia e la lealtà, ma crescendo era diventato sempre più sospettoso delle persone, fino a che ora non ha nessun amico di cui possa fidarsi veramente. Alan ora ha bisogno di rivedere gli episodi e le ragioni che lo hanno indotto a perdere la fiducia nelle persone. La vera causa della malinconia che ha sperimentato è un desiderio interiore di cambiare questo stato di cose. 203


ESEMPIO 12: Entrando nel colore, Clara ha una sensazione di selvaggio abbandono, tanto che ha difficoltà a rimanere ancora sdraiata per la voglia che ha di saltare giù dal letto. Mentre fluisce con questa sensazione di abbandono, Clara sperimenta una meravigliosa sensazione di libertà. INTERPRETAZIONE: Due giorni dopo questa sessione di sognare, Clara riceve un'offerta per un nuovo lavoro. Il lavoro comporta numerosi viaggi, e Clara ha sempre desiderato viaggiare, ma ora, dopo l'offerta, si sente combattuta tra la sicurezza dell’attuale lavoro e la sfida del nuovo. Non sentendosi sicura di poter affrontare assidui viaggi da paese a paese in tutto il mondo, Clara comincia a dubitare della sua capacità di affrontare viaggi in paesi stranieri, di cui conosce poco. Inoltre, il pensiero di non saper parlare le lingue straniere lo considera un ostacolo enorme. Tuttavia, mentre è ancora alle prese con la tentazione di accettare il nuovo lavoro, Clara ricorda improvvisamente la sensazione di selvaggio abbandono che ha provato due giorni prima, durante il sognare. Ricordando come si è sentita libera in quel sogno, Clara sa che deve superare la sua paura e accettare il nuovo lavoro. ESEMPIO 13: Quando Pietro entra nel colore, dopo un pò ha la sensazione di volare, e poi vede chiaramente in piedi di fronte a lui un uomo anziano con gli occhi marrone scuro e i capelli grigi. La visione dura poco, ma abbastanza per lasciare a Pietro la sensazione che l'uomo stesse cercando di comunicagli qualcosa su sua madre. INTERPRETAZIONE: Pietro è sconcertato da questo sogno, soprattutto perchè sua madre è morta da diversi anni. Tuttavia, pensando al sogno, Pietro si rende conto che da un pò di tempo ha il desiderio di cambiare lavoro, perchè si sente soffocato dalla monotonia della sua carriera (volo). A Pietro piacerebbe mettersi in proprio, ma lo trattiene la paura di non avere abbastanza esperienza (vecchio) e la stabilità finanziaria (marrone degli occhi) per mettersi in proprio. Pietro ha anche paura di non avere la sobrietà (occhi) che serve per gestire bene da sé un’impresa. In questo sogno Pietro ha sentito che il vecchio stava cercando di dirgli qualcosa su sua madre. Ora, ripensando a questo, Pietro si ricorda che sua madre gli ripeteva spesso che era molto meglio il lavoro dipendente che mettersi in proprio. Pietro sapeva che sua madre sosteneva questo punto di vista, perché suo padre aveva fatto molti sacrifici per anni con un’attività in proprio, per la quale non aveva né la competenza né il capitale occorrente. E’ quindi evidente l’origine della paura di Pietro di mettersi in proprio. ESEMPIO 14: Gemma sta facendo la sessione di sogno, è circa a metà procedura e sembra che non accada nulla, così comincia a sentire che si sta addormentando. Non volendo addormentarsi, Gemma lotta contro la sensazione di sonnolenza, ma improvvisamente le accade una violenta esplosione di luce nella testa, seguita dalle parole, 'Il frutto è a sinistra'. L'esplosione di luce è così vivida che scuote Gemma riportandola nella consapevolezza normale. INTERPRETAZIONE: Gemma non si stava veramente addormentando, ma stava entrando in un livello profondo della consapevolezza del lato sinistro. Combattendo quella che credeva fosse sonnolenza, Gemma ha dimostrato che lei in effetti lotta contro i livelli profondi di consapevolezza, ma se si permette di raggiungere questi livelli più profondi, otterrà la vera conoscenza (esplosione di luce) . Questo fatto è ulteriormente confermato dalle parole 'Il frutto (conoscenza) è a sinistra (consapevolezza intensa)'.

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Vivendo come un guerriero è importante sapere che qualsiasi stato alterato di coscienza è tecnicamente un sogno, a prescindere da quanto sia lunga o corta l'esperienza. Questo è particolarmente vero nel trattare tutti i piccoli dettagli della vita quotidiana. Tradizionalmente questi sono chiamati presagi, ma come ho già spiegato, non c'è niente di mistico nei presagi - devono solo essere interpretati correttamente. Vediamo quindi alcuni esempi. ESEMPIO 15: Giovanna è appena uscita da casa per andare a lavoro, quando nota una lumaca che le attraversa la strada. La lumaca si muove verso sinistra, come se avesse uno scopo. Più tardi quella stessa mattina, Giovanna riceve una telefonata da un’amica che le chiede consiglio per via dei problemi che sta incontrando nel suo matrimonio. In un primo momento, Giovanna ha la tentazione di dire all’amica la sua opinione sui suoi problemi matrimoniali, ma all'improvviso, per qualche inspiegabile motivo, ricorda la lumaca che ha visto quella mattina. Fermandosi letteralmente a metà frase, Giovanna ha l’inquietante sensazione che se le dice ciò che pensa, non sarà quello che l’amica vuole sentire, e quindi potrebbe essere accusata dall’amica di averle dato consigli sbagliati. Giovanna arranca continuando la frase, ma finisce per dire all’amica che anche se simpatizza per lei, sarebbe meglio che decidesse da sola cosa fare. L'amica concorda, e Giovanna termina la conversazione, ringraziando in silenzio la lumaca per averla guidata a prestare attenzione alle sensazioni del lato sinistro. ESEMPIO 16: Alfredo è in macchina e sta andando ad una riunione di lavoro, quando improvvisamente uno stornello nero si schianta sul parabrezza. Durante tutto il successivo percorso verso l’appuntamento Alfredo ha una sensazione di disagio che sconfina nel sospetto. Durante l’incontro si accorge che uno degli uomini con cui sta negoziando indossa una giacca nera che gli ricorda in qualche modo qualcosa. Al termine della riunione, l'uomo con la giacca nera chiede a Alfredo di concludere la riunione con la firma del contratto, ma in quel momento Alfredo si rende conto che l'uomo con la giacca nera gli ricorda lo stornello che è morto sul suo parabrezza. Educatamente, Alfredo dice all'uomo che sarà lieto di firmare il contratto quando avrà avuto il tempo di studiarlo. Il giorno seguente consegna il contratto al suo avvocato per controllarlo e la diffidenza di Alfredo di dimostra appropriata quando l’avvocato gli dice che se avesse firmato quel contratto sarebbe stato un affare che avrebbe avvantaggiato solo la controparte. Alfredo era stato quindi messo in guardia su questo inganno, e la morte dello stornello ha segnato anche la morte del l'affare, perché gli uomini della controparte non erano disposti a modificare il contratto. ESEMPIO 17: Giulia sta stendendo il bucato quando vede un gatto che cattura una bella farfalla. Più tardi, lo stesso pomeriggio telefona il marito di Giulia per chiederle se vorrebbe andare a cena fuori la sera, ma siccome Giulia ha già deciso di terminare di cucire, declina l'offerta. 205


Quella sera, dopo una cena piuttosto noiosa a base di uova strapazzate e fagioli sul pane tostato, Giulia scopre che il lavoro di cucito sta andando male. Per qualche ragione, la macchina per cucire non funziona correttamente, lei rompe un ago e si infilza un dito, rovescia l'intera scatola di spilli sul pavimento, accidentalmente taglia un pezzo di stoffa in modo sbagliato, e alla fine cade preda della disperazione. Se Giulia fosse stata sveglia quella mattina, non avrebbe declinato l'offerta di suo marito di andare a cena fuori. Rimanendo catturata dall’attività mondana di cucito (gatto), ha perso l'occasione di trascorrere una bella serata fuori (bella farfalla) con il marito. ESEMPIO 18: Giacomo sta lavorando in giardino, pensando a un suo vecchio amico con il quale ha spesso tenuto lunghe e interessanti conversazioni. In quel momento una folata di vento rovescia il secchio vuoto ai suoi piedi. Se Giacomo fosse un guerriero consapevole del momento presente, si renderebbe conto che il potere gli sta dicendo di smettere il giardinaggio (secchiello rovesciato) e chiedere al suo amico di trascorrere un interessante pomeriggio di condivisione di pensieri (vento) sui temi di reciproco interesse.

Questo ci porta alla fine di questa sezione sull'arte del sognare. Rimane ancora molto da dire su questo vasto argomento, ma le informazioni trasmesse finora sono sufficienti al lettore per acquisire una buona conoscenza di questa parte degli insegnamenti. Se studierete e applicherete nella vita quotidiana questo materiale, vi si dischiuderà un nuovo intero mondo - un mondo affascinante e anche molto gratificante sia in conoscenza esperienziale che in potere. Nei volumi successivi torneremo di nuovo sull'arte di sognare, in modo da entrare più nei dettagli, ma per ora è di primaria importanza mettere in pratica ciò che è già stato trasmesso. In conclusione, ricordate che per diventare un guerriero impeccabile non serve alcun talento o alcun dono speciale - tutto ciò che serve è coraggio, pazienza, perseveranza, e una grande quantità di duro lavoro, che potete scegliere di considerare o una gioia o un peso - la scelta è vostra. SIAMO NOI CHE CI RENDIAMO FORTI E ALLEGRI, OPPURE DEBOLI E MISERABILI, MA IN ENTRAMBI I CASI LA QUANTITA’ DI SFORZO E’ LA STESSA. Possa tu rimanere forte e allegro nella tua ricerca della libertà e del potere, ricordando sempre che la morte è la migliore consigliera.

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Nell'Ultima Battaglia i figli dell'uomo ricorderanno cosa significa essere uomo, e quindi si daranno battaglia con i figli della mente. La lotta sarà grande e feroce, e il caos terribile uomini, donne e bambini disperati non sapranno a chi affidare la loro sorte per sopravvivere, se alla mente o all’uomo. Uno deve vincere e uno deve perdere. Il pendolo oscillerà violentemente dall’uno all'altro, e di nuovo indietro, ogni oscillazione deformerà la trama dello schema. Ma, proprio a metà, quando la battaglia sarà più frenetica, dalle valli oscure della terra verranno fuori sette Atl'aman che cammineranno nel mezzo della battaglia, non toccati dal caos di entrambe le fazioni. Questi figli degli uomini, anche se i loro occhi brillano della fiera passione per la loro casa-mondo, hanno una lingua che dimostra la dolcezza dei loro cuori. Su istruzioni del loro Signore, Atl, i sette prenderanno posto sul fronte della battaglia, e facendo cenno agli uomini di seguirli, condurranno i figli degli uomini nell’ultima battaglia contro i figli della mente e dell'antica oscurità. I Sette Atl'aman condurranno un esercito di uomini e donne non addestrati contro l'antica oscurità che ha addestrato i suoi guerrieri per ere su ere. Il Signore Atl ei suoi collaboratori staranno indietro a guardare, perchè Atl non interferirà in questa battaglia. Le avversità contro i sette sono pressoché impossibili! Come può essere? Non lo so. La mia visione svanisce nel buio dell'antica oscurità che incombe su tutto! Non riesco a vedere! Non posso darvi nessuna guida! Vedo solo i sette Atl'aman fieri e orgogliosi - determinati a sostenere la sacra fiducia! E così la Lancia del Destino volerà fiduciosa ancora una volta. E la Spada del Potere roteerà di nuovo con l’Unica Verità e di nuovo illuminerà la fiamma blu del l'Unico Potere. Ma non riesco a vedere altro perchè l'oscurità discende su tutto. Lotta Atl'aman! Lotta come non hai mai combattuto prima! Lotta! Combatti! Non dimenticare la sacra fiducia! Non riesco più a vedere per guidarvi, ma mantenete la sacra fiducia, perché sicuramente vi guiderà! Acquistate la più santa fiducia ed essa vi guiderà! Essa vi guiderà! Essa vi guiderà! Non potete fallire! Non ora! Atl'aman non dovete fallire. Combattete! Dalle profezie dell’Uno senza nome

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