La linea difensiva a zona

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TATTICA

VINCENZO MELIDONA

LA LINEA DIFENSIVA A ZONA PRINCIPI, SPECIFICITÀ ED ESERCITAZIONI

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L’AUTORE

Vincenzo Melidona Allenatore Uefa B e match analyst

Vincenzo Melidona (classe 1977), allenatore Uefa B dal 2007, dopo circa vent’anni da giocatore semi-professionista inizia nel 2002 l’avventura come allenatore in una società dilettantistica. Dopo alcuni anni ricchi di soddisfazioni personali, nel giugno 2006 arriva la chiamata della società Entella SGS. Allena quasi tutte le categorie della società, fino ad arrivare nel 2015 agli Under 17 Nazionali della rinnovata società Virtus Entella. Nel 2016 ottiene il diploma di video analista tattico a Coverciano. Dalla stagione 2016-2017 diventa match analyst della Prima Squadra della Virtus Entella in serie B (staff tecnico di Roberto Breda) e viene riconfermato nella stagione successiva nello staff tecnico di Gianpaolo Castorina.

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INTRODUZIONE Fino agli anni ‘90 il calciatore era meno atleta e all’interno di una squadra di calcio il difensore viveva di alcuni aspetti situazionali che gli consentivano, grazie a un ritmo di gioco generalmente inferiore rispetto a oggi, di avere più tempo per recuperare. Oggi tattica e ritmo (mantenere la squadra corta e compatta non è un concetto astratto) lo costringono, invece, a vivere in maniera attiva ogni fase della gara e quindi a essere legato al centrocampo, a partecipare maggiormente alle manovre e a prendersi responsabilità anche nella costruzione di gioco dal basso. Lo studio della strategia e la volontà di costruire le manovre in maniera differente, abbinati alla crescita della parte atletica, fanno del difensore il primo attaccante proprio perché è il primo a far partire l’azione. Tuttavia, nel momento in cui effettua questa “trasformazione”, non smette di essere l’ultimo uomo in campo ed è costretto a pensare da “pessimista“ anche quando la palla è lontana da lui, anche pochi secondi dopo il passaggio. Va da sé che al difensore è richiesta un’attenzione altissima, visto che quella palla può essere subito persa dal compagno o addirittura potrebbe non arrivargli nemmeno. Anche i movimenti e le corse del difensore moderno non possono mai essere fini a se stessi, poiché il primo obiettivo del difensore che sale è di costringere l’attaccante a fare fatica: non, quindi, metterlo in fuorigioco (una conseguenza naturale), ma allontanarlo dalla porta, forzarlo a una nuova eventuale azione che parta da un punto più lontano, in pratica respingerlo senza per forza di cose doverlo affrontare fisicamente. L’evoluzione del difensore non finisce qui: questo suo essere giocatore pensante lo porta non solo a giocare in funzione dell’avversario, ma a valutare anche la vera variabile, la palla. La palla è la bussola, il riferimento che orienta e determina il comportamento di un giocatore all’interno di un reparto e del reparto stesso all’interno della squadra. La palla stimola la ricerca continua di movimenti preventivi e strategici, porta a contrastare l’avversario anche quando non c’è duello diretto, chiede La linea difensiva a zona / 15


delle scelte a prescindere da quelle dell’avversario, costringendo quest’ultimo ad avere anch’esso una reazione alla sua azione, trasformando il gioco in una sorta di partita a scacchi: ad ogni mossa corrisponde una contromossa. Questi atteggiamenti condizionano e modificano quello che è il ruolo del difensore moderno rispetto a quello degli anni ’80: si tratta di un giocatore legato al reparto e quindi alla squadra, che si muove molto durante entrambe le fasi di gioco accorciando, scivolando, facendo una copertura, smarcandosi in zona luce per ricevere e impostare. Il difensore vive l’intera partita in maniera mentalmente e fisicamente attiva diventando quindi un giocatore con caratteristiche fisiche, tattiche e tecniche che si avvicinano ormai a quelle dei centrocampisti e degli attaccanti.

1.1 SPECIFICITÀ DEI SINGOLI INTERPRETI Generalizzare le caratteristiche principali dei singoli interpreti della linea difensiva a quattro sarebbe fuorviante, poiché ci si addentra in un argomento che diventa molto soggettivo; ogni allenatore nell’interpretazione della propria linea difensiva avrà delle preferenze specifiche in relazione alle caratteristiche tecniche, fisiche, tattiche e caratteriali di ognuno dei calciatori ideali per il proprio credo calcistico. Il difensore deve essere un calciatore quanto più completo possibile sotto tutti i punti di vista: fisico (potente, forte, ma allo stesso tempo agile, rapido e reattivo), tecnico (piedi sufficientemente educati per costruire il gioco dal basso e per disimpegnarsi in modo efficace) e tattico (riconoscere le situazioni di gioco in modo veloce e puntuale così da posizionarsi correttamente e nel minor tempo possibile a livello individuale e di reparto); tutte queste capacità gli consentono di essere preparato ad affrontare le continue variabili che si manifestano durante la partita. Dare come certe le considerazioni che seguiranno, relative alle caratteristiche dei singoli, oltre ad essere molto presuntuoso è anche poco credibile; in queste poche righe si cerca di dare un’idea di come può essere assemblata una buona linea difensiva secondo le idee personali di chi scrive, ma soprattutto secondo le esperienze fatte sul campo e dopo l’analisi video di un’infinità di squadre e giocatori dei giorni d’oggi.

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DIFENSORI CENTRALI Attualmente uno dei requisiti principali dei difensori centrali è che questi debbano essere fisicamente strutturati in un certo modo, con una statura che sia almeno di 185 centimetri (ovviamente ci si riferisce a categorie professionistiche). Questo ruolo dovrebbe essere interpretato da giocatori aggressivi, che sappiano far accorciare velocemente la squadra e quindi aggredire il riferimento avversario; allo stesso tempo devono saper leggere le situazioni velocemente, così da riorganizzarsi in breve tempo rispetto a ciò che avviene durante la gara. Quindi aggredire avanti ma, ad esempio, saper scappare indietro quando si intuisce che i tempi di aggressione sono saltati e si sono rivelati inefficaci. A livello tecnico, l’ideale sarebbe avere avere due difensori centrali, di cui uno con piede dominante destro e l’altro con piede dominante sinistro, con almeno uno dei due capace di sviluppare una precisa e puntuale costruzione offensiva dal basso. Tra le altre caratteristiche del centrale moderno, visto il ritmo con cui si gioca e viste le qualità degli attaccanti avversari, abili a saltare l’uomo, a rubare il tempo di una giocata o ad effettuare uno smarcamento improvviso, molto importante è saper effettuare con i tempi giusti e con la giusta efficacia (senza commettere fallo) il tackle, ovvero la capacità di contrastare l’avversario in scivolata, cercando la riconquista della palla dopo, ad esempio, un recupero dovuto a una scorretta lettura di una situazione di fuorigioco. Anche saper dominare il gioco aereo è una caratteristica molto importante del difensore centrale: una buona abilità nel colpo di testa e quindi una buona elevazione risultano spesso determinanti sia in fase difensiva, per liberare l’area di rigore, che in fase offensiva, per sfruttare le palle inattive a favore. DIFENSORI ESTERNI Nella sua tesi per l’abilitazione ad allenatore professionista UEFA Pro, Mauro Tassotti spiega che: Gli esterni difensivi del calcio moderno, oltre che contrastare e marcare i giocatori esterni della squadra avversaria e coprire le fasce laterali e centrali attraverso la diagonale, dovranno iniziare la manovra, cercare l’aggiramento e inserirsi negli spazi lasciati liberi dai compagni sulle fasce laterali per crossare o concludere a rete. Partendo da questa definizione e dal presupposto che al giorno d’oggi si preferiscono giocatori prevalentemente offensivi sulle corsie laterali, inevitabilmente la prima caratteristica per un esterno di difesa ideale è di avere il piede dominante ed educato sulla propria fascia di competenza (destri a destra e mancini a sinistra, a meno che La linea difensiva a zona / 23


della posizione in cui si trova il pallone si creano delle zone di campo a cui prestare maggiore attenzione (zona dove è la palla e zona dove questa può essere trasmessa) e altre di minore attenzione (zone dove si ritiene difficile possa arrivare la palla). Verificandosi in campo questo tipo di situazione, lo scopo della linea difensiva è quello di dare al giocatore avversario in possesso di palla la percezione di giocare contro un muro difensivo impenetrabile, che lascia soluzioni di gioco solo in quelle zone di campo che abbiamo definito di minore attenzione, dove la palla è di difficile trasmissione. Per questo ogni difensore, in relazione a dove si trova la palla, deve occupare il proprio spazio attraverso la marcatura d’anticipo, ovvero assumere una posizione e una postura che gli consentano di lavorare sull’intercetto della palla o sulla linea avversario-porta (qualora la palla dovesse giungere nella sua zona di competenza). Questo atteggiamento può consentire al difendente sia di dare copertura ai compagni, sia allo stesso tempo di andare a contrasto con l’avversario che entra nella sua zona di competenza, rispettando però un principio molto importante: la distanza dall’avversario. Su lato forte (lato zona palla) minore sarà la distanza tra il riferimento avversario e il possessore di palla, più “morbido” sarà il marcamento in anticipo; viceversa, una marcatura d’anticipo “stretta” sarà opportuna quando la distanza tra riferimento e portatore di palla sarà in generale più lunga. Questo principio va ovviamente ponderato e applicato anche in base alle caratteristiche degli interpreti della propria linea difensiva; per fare un esempio, un centrale difensivo lento predilige una marcatura d’anticipo “morbida” a una “stretta” per il semplice motivo che farebbe fatica a rincorrere l’avversario nel caso in cui questo riesca a eludere la marcatura. Sul lato debole (lato opposto alla palla) i calciatori devono avere come principio quello della copertura dello spazio. La conseguenza dell’applicazione di questi principi è il raggiungimento dell’obiettivo della difesa a zona, ovvero accorciare gli spazi, ridurre al minimo la profondità e ricercare la superiorità numerica in zona palla, con lo scopo di rientrare in possesso del pallone il più velocemente possibile ed essere maggiormente efficaci nella susseguente fase offensiva. Vorrei aggiungere una sfumatura che al giorno d’oggi ritengo possa fare la differenza nei movimenti e relativi posizionamenti della difesa a zona: la velocità delle corse dei componenti del reparto. Si è parlato di mantenere distanze tra i difendenti di circa 12-15 metri, ma tali distanze devono essere coordinate: quando uno dei difendenti si muoverà per uscire sul proprio riferimento, lo farà certamente con una 52 / Vincenzo Melidona


velocità determinata da diversi fattori (velocità di movimento della palla o distanza da coprire rispetto al riferimento da attaccare, qualità tecniche dell’avversario ecc.). La velocità del difensore che in quel momento comanda il movimento coordinato della linea dovrà essere la velocità dei tre che andranno ad occupare gli spazi di loro competenza. Il parametro “velocità” è quindi altrettanto importante: la velocità con cui il difendente percepisce, analizza ed esegue determinati stimoli di natura tattica è fondamentale per organizzare una fase difensiva efficace e corretta. Tutti questi aspetti devono essere codificati e applicati in relazione allo spazio e al tempo con movimenti preordinati di tutti e quattro i giocatori che fanno parte del reparto difensivo, che devono per prima cosa imparare a muoversi in orizzontale e in verticale.

2.1 RICONOSCERE I MOVIMENTI IN ORIZZONTALE I giocatori che compongono la linea difensiva devono sapersi muovere in orizzontale ottimizzando tempo, distanza e velocità. Il meccanismo che deve essere “oliato” quasi alla perfezione è la classica scalata: in tutte le situazioni in cui si verifica lo spezzamento della linea (ad esempio difensore che abbandona la propria posizione per uscire in pressione sul portatore di palla), i tre compagni di reparto devono effettuare una scalata delle posizioni andando a coprire lo spazio lasciato libero dal difensore uscito dalla linea. In pratica avviene uno scivolamento di tutto il reparto, con il difensore più vicino che occupa la posizione di quello che ha abbandonato la linea, mentre gli altri due si avvicinano. Le situazioni che si possono verificare durante la gara che prevedono questa scalata in orizzontale sono: • difensore centrale o esterno fuori posizione (fig. 35); • difensore esterno che perde il duello 1 contro 1 con l’avversario (fig. 36); • necessità di assorbire il movimento di taglio esterno di un attaccante avversario (fig. 37); • riequilibrare un’inferiorità numerica dovuta a una sovrapposizione o un raddoppio in zona esterna degli avversari (fig. 38). La linea difensiva a zona / 53


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