YouBuild marzo 2020

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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.

N° 15 - MARZO 2020

ISSN 2532 - 5345

YouBuild

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

FACCIATE VENTILATE

Perché costruire con l’aiuto dell’aria

Luca Succio

EDILIZIA

Sistemi antincendio tra norme e tecnologia

Terreal Italia Con Terracoat il laterizio diventa isolante


RIVESTIAMO L‘ARCHITETTURA PANNELLO COMPOSITO

II

YouBuild - DICEMBRE / GENNAIO 2020

EPDM ZINCO-TITANIO



YB YouBuild

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

ANNO 5 - NUMERO 15 - MARZO 2020 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LUCA MARIA FRANCESCO FABRIS Coordinatore editoriale / Editorial coordinator GIACOMO CASARIN Comitato scientifico / Scientific Committee EZIO ARLATI (Politecnico di Milano), GIAN LUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano), ANNA FRANGIPANE (Università di Udine), FAN FU (Beijing University of Civil Engineering and Architecture), WENJUN MA (Shanghai Jiao Tong University), GARRY MILEY (Waterford Institute of Technology), LJUBOMIR MIŠČEVIĆ (University of Zagreb), EMANUELE NABONI (Royal Danish Academy of Fine Arts KADK), MATTEO UMBERTO POLI (Politecnico di Milano), PAOLO SETTI (Politecnico di Milano), VASO TROVA (University of Thessaly), ILARIA VALENTE (Politecnico di Milano), SERGIO ZABOT (Politecnico di Milano) Collaboratori / Contributors VALENTINA ANGHINONI, GIOVANNI ARGENTO, RICCARDO MARIA BALZAROTTI, PASQUALE CASCELLA, ANDREA CATTO, MICHELE CARRADORI, GIACOMO CASARIN, CASSANDRA COZZA, ERNESTO FAVA, DARIO IMPARATO (FOTOGRAFO), CARLO LORENZINI, ANDREA MUZIO, ANDREA OLDANI, FRANCO SARO, GERARDO SEMPREBON Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA

Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 21,00 - Copia singola € 7,50. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/ category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

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N°15- MARZO 2020

SOMMARIO EDITORIALE E chi l’avrebbe detto? 9 CONTENT ABSTRACTS 10

ATTUALITÀ IV CONVEGNO YOUBUILD Rigeneriamo le città 12 BERGAMO In alto il recupero 14 SONDRIO Casa passiva, estetica attiva 24 BRESSANONE Un abbraccio all’albero 30 ARCHITETTURA MINIMAL Una scatola nel Friuli 38 HOSPITALITY Camere con vista sul futuro 46

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COSTRUIRE Progettare dopo il virus 54

STORIA DI COPERTINA TERREAL ITALIA Il laterizio con il cappotto 62

INTERMEZZO Paesaggi introspettivi 70

SPECIALE FACCIATE VENTILATE EDILIZIA Tre vantaggi con una barriera 76 TECNICA Come isolare con un po’ di aria 80 BRIANZA PLASTICA Restyling estetico ed energetico 84 ALPEWA Sinfonia di metallo 88


Sistema FIVPAV Riscaldamento a pavimento

Risparmio energetico grazie al sistema FIVPAV La riduzione dei consumi di energia degli edifici è un obiettivo inderogabile per preservare il nostro pianeta. Ciò è possibile migliorando l’efficienza del sistema involucro-impianti, adottando terminali da alimentare con fluidi a bassa energia, che possano funzionare a temperature basse d’inverno e alte d’estate, quali i sistemi radianti. Grazie al sistema FIVPAV, abbinato ad una pompa di calore ed ad un eventuale impianto fotovoltaico, si ottengono consumi energetici notevolmente ridotti.


SOMMARIO

N°15 - MARZO 2020

90 110 SPECIALE ANTINCENDIO CHEMOLLI FIRE Specialisti anti fuoco 92 EDILIZIA L’inefficienza? È scottante 94 ETEX Innovare in sicurezza 100

RUREGOLD La cura giusta per l’ospedale 128 ALPAC Riqualificazione Capitale 130

INTORNO

BRAGA Scudo al fuoco garantito 106

AMBIENTE L’architettura che vive in acqua 132

XT INSULATION L’isolante che protegge 108

UNDER 40

SPECIALE ANTISISMICA

GESINDEHAUS ANDERLAN Tanto comfort nel passato 138

UNIVERSITÀ FEDERICO II Così l’Italia fa scuola sul sisma 110

WORLD WIDE BUILD 146

ROCKFON Resistente al sisma 116

COME SI FA CASACLIMA A Milanello qualità in goal 122 TECNO-VENTIL Qui tira aria di innovazione 124

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ECLISSE Quel design batte il fuoco 126

YouBuild - MARZO 2020

OVERVIEW 152 EVENTI & NOTIZIE 152 ARCHILEGGERE 156 ARCHITECH 158 PROFESSIONE ARCHITETTO 160


UNA LASTRA, TUTTE LE SOLUZIONI.

PERFORMANCE E SICUREZZA FINITURA ED ESTETICA

La compartimentazione secondo Promat


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EDITORIALE

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

E chi l’avrebbe detto?

di Luca MF Fabris

Carissimi lettori, in questo marzo sono improvvisamente cambiate molte delle nostre priorità e molte delle nostre certezze sono svanite. In fin dei conti, tra alti e bassi, picchi e abissi, il nostro sistema economico appariva stabile, la nostra coesione sociale, messa a dura prova alle volte da politiche un po’ opportuniste, ha sempre resistito e, soprattutto, eravamo abituati a vedere quello che ci accadeva intorno come una cosa distante che aveva poche ripercussioni dirette sulla nostra vita «vera», quella che associamo alla famiglia, agli amici e ai nostri interessi. Invece, siamo tutti «a casa», perché qualcosa che è successo a migliaia chilometri di distanza è arrivato a bussare alla nostra porta, quando pensavamo di averla blindata per bene. Eppure, fatti due calcoli, tutto avrebbe dovuto indicarci che cosa sarebbe successo. Solo nove ore di volo, anche meno, di distanza. Un intreccio di affari che riguardano tutti gli aspetti della nostra economia, dal manifatturiero all’educazione. Migliaia di spostamenti che nemmeno dieci anni fa erano pensabili. Tutti insieme nella stessa rete, compresenti nello stesso istante e pensavamo di essere inviolabili? Forse siamo stati ingenui, non inaccorti. Forse abbiamo fatto affidamento alla nostra fede e al suo contrario, il fatalismo. E ora eccoci qui, tutti a tenere in moto, sotto la cenere, questa Italia che, al solito, dimostra di essere un luogo in cui vive gente che, messa sotto pressione, dà il meglio di sé. Quasi tutti a casa per ritrovarsi poi insieme nella rete e lavorare come mai prima avevamo fatto in massa. E tanti altri a mandare avanti le fabbriche in presenza, altri ancora a lavorare nei cantieri necessari. Comunque tutti a ri-scoprire quanto sono importanti anche quelle relazioni che abbiamo sottostimato o alle quali, diciamoci la verità, non abbiamo mai avuto modo di pensare. Senz’altro ci ritroveremo cambiati dopo questa esperienza per la quale abbiamo dovuto reinventarci in fretta, dove l’esperienza e la competenza viaggiano insieme alle cose che sempre ci contraddistinguono: l’ingegnosità e la fantasia, unite alla flessibilità. Siamo resilienti. Siamo preparati. Siamo solidali. Per questo sono felice che in questo numero, preparato prima dell’emergenza causata dal Covid-19, si parli così tanto di Italia. Nelle pagine del quindicesimo numero di YouBuild parliamo di un importante recupero di una chiesa sconsacrata a Bergamo a opera dello studio PBeB Architetti, di un’abitazione passiva in provincia di Sondrio progettata da Pier Luigi Pastori che non rinnega l’estetica per ottemperare alle questioni energetiche, di un intervento che, attraverso la poesia compositiva e alla conoscenza tecnologica di MoDusArchitects, rinnova attraverso un linguaggio assolutamente contemporaneo il centro storico di Bressanone, di un nuovo edificio terziario progettato da plbstudio a Pordenone, che si arma di una pelle verde quasi fosse una corazza, per diventare completamente diafano e solare al suo interno. Ma non ci siamo dimenticati di fare il punto sulle tecnologie che chi fa cantiere vuole conoscere per mantenere alta la qualità della realizzazione finita: le nostre rubriche permettono di aggiornarsi e si arricchiscono di un nuovo punto di vista, quello dell’Architetto Professionista: abbiamo affidato questa voce ad un giovane collega, Andrea Catto. E, inoltre, come vi abbiamo abituato, vi presentiamo un «progetto giovane» a opera di studiofranz in Alto Adige e un altro in cui la relazione fra spazio aperto e paesaggio naturale è sovrana, realizzato dallo studio zitomori. La regola di questo numero è presentare un po’ dell’eccellenza Italia. In questo momento non può che farci bene. Buona lettura!

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CONTENT ABSTRACT

Bergamo, renovation on top

traduzioni di Ernesto Fava

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T

he Bergamo St. Agata Church Hall most symbolic element is the Attic, where it is currently possible to admire the frescoed vault. It wasn’t so before. In fact, everyone from the upper town knows that the construction was actually not a church. Actually, for more than a century, before the closing in the 70’s, it had been designated to city prison. Nowadays, thanks to the renovation design of the building complex (signed by Paolo Belloni, from PBeB Architects office, Angelo Colleoni, architect and urbanist and Melania Licini, architect) “It has been possible to remove all the improper additions to the original construction, in

order to bring to light its ancient beauty”. These are the words from Aldo Ghilardi, director of the “Cooperativa Città Alta” association, which commissioned the renovation. “One of the first design interventions consisted in the restoration of the beautiful frescoed medallions on the vault supporting the roof. No one expected to retrieve such spaces and paintings, because we are all bound to the image of a prison.” A jump into history, which is strictly tied to the Theatine Friars’ monastery.This is our aim, to retrieve history, to offer space to the community through a place of culture and sociality.

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PASSIVE HOUSE, ACTIVE AESTHETICS In a time of strong debate around the climate emergency, a reflection about how intense the impact of our profession on Earth could be fundamental. This contemporary issue is extending not only to the single building, but to the whole construction process. However, these reflections have got much elder roots. Their origins date back to the studies which defined, between 1987 and 1989, the Passivhaus standard, result of a German-Swedish partnership. The Passive House design by the Architect Pier Luigi Pastori, in the province of Sondrio, represents a noteworthy example of how energy saving principles, local materials culture and architectural quality can coexist in a residential contemporary building. The construction, which consists of two different residential units, arises in a private parcel where the landscape, enriched by an enormous variety of tree species and a little freshwater lake, is carefully tended. This specific orography has been ably exploited to locate volumes along a longitudinal guideline, oriented towards the southwest axis to facilitate natural light and solar heating income from the wide openings. The north-east side has been partially interred to reduce energy losses from the above the ground surfaces.

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MODUS ARCHITECTS AROUND THE TREE The Italian Architecture firm MoDus Architects, managed by Sandy Attia and Matteo Scagnol, recently completed TreeHugger, a new construction hosting the Tourist Information Office of Bressanone (Bolzano). The work comes as the result of an invited competition from 2016, requiring, as a first step, the demolition of the previous pavilion, built in 1968. The original pavilion was designed by Otham Barth, a South Tyrol author, collectively acclaimed for his audacity and innovation in the local architectural culture of the Post-World War II period. Attia and Scagnol criticized this choice by denouncing the demolition as the last of a series of “historical architectures premeditated homicides started since 1800”. In this view, the new construction counterbalances the loss, by proposing an architecture that is able to enhance the public character of the building, becoming an important piece of the city cultural scene.

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CLAY BRICK FOR EIFS Terreal Italia inaugurates Terracoat, a system for the buildings’ thermal insulation, made up of prefabricated panels through the assembly of graphite expanded polystyrene boards and soft mud facing brick slips. This specific system guarantees the perfect bonding of the elements, ensuring a unique weather-proof, durable and indivisible piece. Therefore, the traditional clay brick is integrated with the technological graphite. The image of a brick wall, but, in addition, a high-tech insulation system.

Sometimes, the impossible comes true: reality often overcomes expectations and fantasies, such as the ones of the designers who, in some cases, are looking for the perfect material. The new Terracoat system represents an enormous contribution to the achievement of the best possible result. More than that, there is a fur ther advantage: “It is a perfect solution to integrate the facades incentive into the buildings’ renovation process” remarks Luca Succio, the company CEO.

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FIRE-PREVENTION SPECIALISTS The Chemolli Fire team texted products from around 70% of the players on the market in Italy. The goal: to produce wooden doors which are able to resist to 1000 degrees Celsius and to surpass the international fire-prevention requirements. For Chemolli family, Fire is par t of DNA, in a good way. The blacksmith grandpa and the father, producer of fire doors, are the progenitors of Eros Chemolli, who star ted experimenting inside fire prevention labs at the age of nineteen. Nowadays, the enterprise is focused on fire doors tests and cer tifications, a constantly increasing market responding to a security need in the construction industry. “Doors need to undergo a crash test, a destroying one, where the conditions of a real fire are simulated inside a furnace, where temperatures can exceed 1000 degrees”, explains Eros Chemolli, the company CEO. “Besides designing products that respond to these requirements, our ability consists in defining how many and which tests need to be conducted to guarantee the largest range of possible extension in the results”.

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HOW ITALY BECOMES AN EXAMPLE FOR SEISMIC PROTECTION Alber to Balsamo, professor at the Federico II in Naples, anticipates the recent goals of innovative materials concerning structural consolidation. The Structures for engineering and architecture depar tment of the Federico II University in Naples conducts many theoretical and experimental research activities, by focusing on the mechanics of materials and structures. In the field of seismic protection, it represents one of the most expert national institutions, which actively par ticipates to the development of new guidelines defining the structural consolidation regulations. Regulations which are well-developed but still need to be improved in terms of tax advantages. “In Italy, the structural system is still ignored as criteria to choose a house”, explains Alberto Balsamo, professor of construction. “It would be desirable for the structural evaluation to become a priority and, in the specific, to define a system to turn this control into an advantage for the building renovation process”.

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ATTUALITÀ ITALIA

IV CONVEGNO YOUBUILD

Rigeneriamo LE CITTÀ Il tema del prossimo appuntamento, il 16 ottobre, è centrato sulla ridefinizione e riprogrammazione di parti di metropoli non più in uso. Con un focus sui casi di Milano e Verona di Luca MF Fabris

I

l IV Convegno di YouBuild che si terrà come oramai d’abitudine a Verona (16 ottobre 2020), presso la Fiera del capoluogo scaligero, avrà come tema la Rigenerazione Urbana: un argomento che fa assolutamente parte delle agende di tutte le amministrazioni pubbliche locali. Il problema della ridefinizione e riprogrammazione di parti di città non più in uso è un tema che in Italia è affrontato da più di trent’anni, quando sono diventati evidenti e socialmente pesanti i frutti dell’evoluzione industriale attraverso l’integrazione del «non lavoro» (come un tempo abbiamo chiamato le attività online che si svolgono da remoto) e la delocalizzazione degli impianti produttivi. Se un tempo le aree coinvolte erano solo quelle derivate

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dall’abbandono dell’industria pesante, con il tempo l’evoluzione dei trasporti e anche una certa pressione sociale, sempre più attenta alla qualità ambientale, ha portato a riconoscere come aree dismesse tutta una serie di lasciti territoriali che sono andati sempre più a insistere nei nostri centri urbani. Da qui alla rivoluzione che si sta attuando, per esempio a Milano, dove gli scali ferroviari (ne abbiamo parlato nel numero 13 di YouBuild), stanno per diventare il più grande esperimento di integrazione di nuovo verde urbano in una metropoli europea. Una serie di progetti accomunati dall’obiettivo di rigenerare la città attraverso un bilanciamento tra costruito e spazio verde pubblico che in Italia non ha precedenti e che vede concordi non solo cittadini e politici, ma anche gli sviluppatori. Nel IV Congresso YouBuild, attraverso una serie di interventi e un dibattito pubblico, vogliamo fare il punto su Milano e su Verona, uno dei nodi infrastrutturali più importanti d’Italia, che si sta accingendo a sviluppare politiche di rigenerazioni simili, come lo Scalo Ferroviario di Porta Vescovo, ovviamente calate nella propria e consolidata realtà veneta. Un momento di informazione sui temi più attuali riguardanti la pianificazione sostenibile della riqualificazione urbana, le motivazioni e la necessità della riforestazione urbana e l’innovazione tecnologica e ambientale nell’ambito delle costruzioni. Un’occasione di incontro e aggiornamento per tutti i tanti professionisti del settore delle costruzioni e della progettazione che vogliono promuovere un cambiamento culturale e fattuale che non può più attendere. Ne parleremo, tra gli altri, con relatori di realtà come Stefano Boeri Architetti, Laboratorio Permanente, Aoumm, il Centro Studi YouTrade e realtà professionali ed amministrative veronesi. Vi aspettiamo per un pomeriggio carico di informazioni e di prospettive per un futuro sostenibile e innovativo che impatterà positivamente sulla nostra vita.


YB LA RIGENERAZIONE URBANA

IV CONVEGNO NAZIONALE YOUBUILD 2020

VENERDÌ 16 OTTOBRE 2020, ORE 14.00 FIERA DI VERONA - PALAEXPO VIALE DEL LAVORO, 8 - INGRESSO A1

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ATTUALITÀ ITALIA

BERGAMO

In alto IL RECUPERO

Restauro conservativo e di riqualificazione funzionale per l’ex chiesa di Sant’Agata firmato da un team di tre architetti. Un esempio di progettazione che ha l’obiettivo di restituire alla comunità un antico pezzo della sua storia. E diventare un nuovo luogo di incontro e cultura di Giacomo Casarin

Sezione di tutto il complesso. Sopra, un particolare di un medaglione riaffiorato dalla volta dell'ex chiesa

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L

a sala simbolo dell’ex chiesa di Sant’Agata a Bergamo è il sottotetto, dove adesso si può ammirare una volta affrescata. Prima non era così. Infatti, tutti nella Città Alta sanno che la chiesa non era affatto una chiesa. O, meglio, per più di un secolo è stata il carcere della città, poi chiuso negli anni Settanta. Adesso, grazie al progetto di recupero del

La sala ristorazione nello spazio dell'ex chiesa. Sopra, sezione longitudinale in 3D

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ARCHITETTURA XXX

La facciata dell'ex chiesa. Sopra, il cortile dell'ex carcere (prima ex convento)

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complesso, «è stato possibile distruggere tutto ciò che l’uomo ha impropriamente aggiunto all’edificio originale, in modo da riportare alla luce la bellezza». Sono le parole di Aldo Ghilardi, presidente della Cooperativa Città Alta, che ha commissionato la riqualificazione. «Uno dei primi interventi di progetto è stato il restauro dei bellissimi medaglioni affrescati sulla volta del tetto. Nessuno si sarebbe immaginato di trovare spazi e pitture del genere, perché noi tutti siamo stati ancorati all’immagine del carcere. Un inciampo della storia, che è invece legata a doppio filo ai conventi dei frati Teatini. È questo il nostro obiettivo: riportare alla luce la storia, in modo da dare spazio alla comunità grazie a un luogo di incontro e cultura».


UN PROGETTO, PIÙ STORIE «Siamo tre liberi professionisti, ognuno con la propria storia: in questo progetto ognuno di noi sta portando le proprie idee e la propria esperienza». Si presentano così Paolo Belloni, dello Studio PBeB Architetti, Angelo Colleoni, architetto e urbanista, e Melania Licini, architetto. Sono loro il team di progettisti che ha firmato il recupero della chiesa di Sant’Agata a Bergamo. E il risultato che sta emergendo è molto positivo, considerando che il progetto consiste in un’interpretazione di un intervento storico rimaneggiato nel corso dei secoli, che ha avuto anche una funzione carceraria inseritasi in maniera decisamente pesante. «Ovviamente, sono state necessarie delle analisi storiche preventive», spiega Colleoni. «Ma il progetto si è subito orientato verso

I lavori di restauro della volta affrescata

Disegno dell'architetto Pollack per il progetto del carcere di Sant'Agata. Sopra, il cortile che veniva utilizzato per l'ora d'aria

GLI ARCHITETTI

Da sinistra, Melancia Licini, Paolo Belloni e Angelo Colleoni

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Piano Interrato con (1) magazzini, (2) vani tecnici, (3) scavi archeologici

la necessità di rimuovere il più possibile tutto ciò che l’intervento carcerario aveva introdotto, per riportare alla luce quegli elementi di maggior valore architettonico inerenti alla chiesa e al monastero». Il complesso, infatti, è molto articolato, nonché un vero e proprio simbolo per la Città Alta. «Abbiamo iniziato questo lavoro a seguito di un concorso ristretto ad inviti organizzato dalla Cooperativa Città Alta», specifica Belloni. «La collaborazione tra noi nasce da un rapporto di amicizia e affinità di pensiero. Ci siamo candidati congiuntamente e ci è stato affidato il lavoro, che stiamo portando avanti in totale sinergia, sia per quanto riguarda l’indagine documentale sia per le pratiche edilizie, la direzione dei lavori e l’affinamento dei dettagli». LETTURA CHIARA Proprio i dettagli sono da valutare con attenzione in funzione di una lettura chiara dell’intero progetto, vista la complessità degli spazi costruiti in diversi periodi storici. In poche parole, aggiunge Licini: «La

parte centrale del complesso era una chiesa medievale di tre navate, poi ridotte a una sola. Conformazione, questa, voluta nel Seicento dai frati Teatini che, inoltre, ampliarono il complesso con la costruzione del convento adiacente. Poi, nell’Ottocento, Napoleone ne stravolse la struttura per inserirvi all’interno il carcere di Bergamo».

ALTA RIQUALIFICAZIONE NELLA CITTÀ ALTA

Massimo Mazza

Il merito del recupero del complesso di Sant’Agata va, innanzitutto, ai 1.200 soci della Cooperativa Città Alta che finanziano i lavori. Tra cui c’è anche Massimo Mazza, l’architetto della cooperativa referente dello svolgimento del progetto. «Il Comune ci ha asse-

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gnato la concessione di utilizzo per 50 anni sia dell’ex chiesa sia di una parte dell’ex convento, che ci impegniamo a ristrutturare con le sole nostre forze», spiega Mazza, sicuro che il recupero del complesso sarà non solo una scoperta per tanti bergamaschi, ma anche un bel regalo. Domanda. Quando entra in campo la Cooperativa Città Alta? Risposta. La cooperativa è nata nel 1981 sotto forma di classico dopolavoro, pensato per far ritrovare la comunità della parte superiore di Bergamo in un luogo d’incontro. Da allora il Demanio ha iniziato a concedere parte degli spazi agibili dell’ex carcere per organizzare queste attività dopolavoro. Un pezzettino alla volta la nostra cooperativa ha cominciato a ristrutturare tutto quello che era il piano terra. Per esigenze funzionali del carcere, infatti, il volume interno della chiesa era stato diviso in tre livelli, in modo da ottenere spazi per le celle e gli appartamenti delle guardie. Quando il Demanio ha ceduto la proprietà al Comune di Bergamo, quest’ultimo ha incominciato a cercare un soggetto che potesse lavorare sull’intero complesso. Oggi, attraverso il progetto della Cooperativa Città Alta, è possibile portare avanti la rivalorizzazione degli spazi dell’ex carcere, perché il Comune ci ha assegnato la concessione di utilizzo, per 50 anni, dell’ex chiesa e di una parte dell’ex convento. D. In che cosa consiste la riqualificazione? R. La riqualificazione è partita da una messa in sicurezza dell’e-


Gli ambienti situati nell’ex chiesa hanno un carattere conservativo, dove sono stati mantenuti i muri originali. A destra, nella parte storicamente meno pregiata gli architetti hanno voluto lasciare un segno deciso con l’utilizzo di un materiale moderno come il ferro nero

dificio. Si tratta di un lavoro ingegneristico coordinato con un lavoro di restauro indispensabile. Sui pilastri e sulle murature siamo intervenuti strutturalmente, ma sempre con una grande attenzione verso l’idea originale di progetto, che è quella di tornare il più possibile all’immagine della struttura della chiesa. L’obiettivo è quindi quello di liberare gli spazi dalle interferenze del carcere per riportarli all’impianto originale, attraverso una grande cura dei particolari. I lavori stanno ora prendendo in considerazione l’ex chiesa e una parte dell’ex convento, ma come cooperativa ci siamo impegnati a sistemare anche tutti i tetti e il campanile. D. A che punto sono i lavori? R. Entro la fine di aprile dovremmo consegnare il piano terra e la zona di accesso al giardino. Scavando, abbiamo trovato delle tombe e un muro di epoca romana, e ora stiamo organizzando un’area archeologica, che sarà aperta al pubblico probabilmente dopo l’estate. Per metà maggio, invece, dovrebbe es-

sere pronta anche la sala civica. Per la fine dell’anno saranno finiti la maggior parte dei lavori, ad eccezione dei tetti e del campanile, che ha bisogno di un consolidamento più complesso. D. Qual è stata la parte più entusiasmante del restauro finora? R. Di sicuro, scoprire alcuni elementi che ipotizzavamo potessero ancora esistere, ma che non potevamo pensare sarebbero stati così belli. Quando abbiamo liberato le tre cappelle della chiesa, in una c’era un bellissimo affresco semplicemente tamponato, che nessuno aveva più visto da qualche centinaio di anni. Al piano terra, invece, stanno emergendo tombe, due nicchie con affreschi, e abbiamo trovato fissate al muro delle lastre in pietra arenaria, con alcune scritte incise, che facevano parte del vecchio pavimento della chiesa. Ma penso che la parte più bella in assoluto sarà quella dell’ultimo piano con i medaglioni affrescati, i quali sono stati riscoperti e restaurati, anche se all’epoca del carcere erano stati trafitti dalle canne fumarie delle stufe delle guardie.

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Il passaggio tra la sala all'interno dell'ex chiesa e la sala dell'ex carcere caratterizzata dall'uso di ferro nero. Sotto, piano terra con (1) bar/ristorante, (2) cucina, (3) pizzeria, (4) sala ristorazione, (5) giardino pergolato, (6) manufatto di servizio

LA SOPRINTENDENZA L’obiettivo del progetto consiste nel recupero dell’impianto originale della chiesa e di parte del convento. Il primo piano rappresenta anche la prima parte terminata, che può dare un’idea di quello che sarà il risultato finale. «Le prossime tappe sono il piano terra e il salone all’ultimo piano, dove è centrale il tema del restauro», commenta Belloni. «Oltre a noi, progettisti e direttori dei lavori, fanno parte del progetto l’impresa di costruzione e una ditta che si occupa in modo specifico del restauro degli affreschi sulla volta dell’ultimo piano, ma anche degli intonaci e delle pareti grezze di mattoni a vista». Moltissime parti dell’edificio, infatti, sono state oggetto di un intervento delicato di restauro. E non sono stati pochi neanche i confronti con la Soprintendenza che, secondo Colleoni, «tende a storicizzare tutte le fasi storiche del complesso. Mentre a noi interessava valorizzare la parte monastica rispetto a quella del carcere, per non rendere troppo complicata la lettura dell’edificio». Un tema su tutti: in origine l’antica chiesa consisteva in una navata a tutta altezza, ora difficile da percepire, perché in passato è stata divisa in tre piani per dare spazio

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Spazio di connessione fra le due sale del ristorante. Sotto, primo piano con (1) sala ristorazione, (2) cucina, (3) bar

alle funzioni del carcere. Secondo gli architetti, la perdita maggiore, nel confronto con la Soprintendenza, è proprio non essere riusciti a far approvare una grande apertura a tutta altezza in modo che si potesse percepire l’intera verticalità dello spazio originario della chiesa, dall’ingresso della strada fino agli affreschi della volta barocca. «Tema che siamo riusciti a risaltare solo parzialmente con la realizzazione della scala, che andrà a bucare i solai», spiega Licini. SPAZIO VERTICALE «Rimane così il senso dell’operazione da noi voluta, una traccia di quella volontà originaria di sezionare i solai per percepire lo spazio a tutta altezza», aggiunge Belloni. Ma un compromesso è stato raggiunto: «Una scelta che la Soprintendenza ha accettato, invece, è la progettazione di una terrazza derivata dalla sezione di una parte della copertura rivolta verso la corte dell’ex convento. In questo modo, il risultato è duplice: è stato recupero un sottotetto inutilizzabile e allo stesso tempo è stata aperta una vista sull’antico complesso e sul panorama circostante», riassume Colleoni.

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La sala ristorazione, più moderna, nello spazio dell'ex carcere. Sopra, secondo piano con (1) sala eventi ad uso pubblico, (2) sala lettura, (3) terrazza

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La copertura dell'abside vista dall'interno

GLI SPAZI E I MATERIALI L’idea dell’intervento è di recuperare l’intero monastero nella sua completezza, ma si tratta di un progetto lungo e oneroso: l’apporto degli architetti BelloniColleoni-Licini, per ora, si focalizza sull’ex chiesa e sul braccio sud del convento, con un costo di 4-5 milioni di euro. I lavori renderanno il piano terra un luogo dell’accoglienza: sarà uno spazio di ristorazione con bar. Ovvero, un punto di ritrovo per tutti, che è un po’ la funzione storica della Cooperativa Città Alta. Il primo piano, invece, presenta ora due sale: una era la parte della chiesa dove sono stati recuperati i muri in mattoni e si potranno vedere le cappelle con gli affreschi originali, mentre l’altra ospitava le celle del carcere e prima ancora era una parte del convento. «Abbiamo voluto differenziarle», spiegano gli architetti. «Nella parte storicamente meno pregiata dell’ex convento abbiamo voluto lasciare un segno deciso con l’utilizzo di un materiale moderno, ovvero delle grate

in ferro nero che richiamano l’idea del carcere. In questa zona erano anche presenti i muri delle celle: li abbiamo demoliti e sostituiti con dei pilastri in acciaio nero, che sorreggono la terrazza al piano superiore. La parte dell’ex chiesa, invece, ha un carattere diverso, conservativo, dove sono stati mantenuti i muri e le cappelle originali». Entrambe le sale sono ora adibite a ristorante, che ospita circa 200 posti ed è ufficialmente operativo da dicembre 2019. Infine, all’ultimo piano ci sarà la sala civica: uno spazio per ospitare tutte quelle attività organizzate dalla cooperativa, come congressi, mostre, concerti, assistenza ai ragazzi. In tutto il progetto è stato deciso di limitare il più possibile i materiali. Gli architetti hanno deciso di introdurre un unico nuovo materiale, il ferro, declinato in diversi modi. Questo elemento caratterizza l’aggiunta, che si nota nelle lampade, negli infissi, nel volume dell’ascensore. Anche esternamente, in ingresso, la scelta è caduta su una soluzione nero cenere disomogeneo.

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ATTUALITĂ€ ITALIA

SONDRIO

Casa Passiva ESTETICA ATTIVA

Un edificio residenziale tra i monti della Lombardia riesce a coniugare i criteri del risparmio energetico con quelli della cura dal punto di vista paesaggistico. Grazie all’intesa tra cappotto, pietra locale, legno e corten

di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano 24

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n epoca di dibattito sull’emergenza climatica diventa necessaria una riflessione su quanto sia gravoso l’impatto della nostra professione sul pianeta. La tematica è profondamente attuale e si sta estendendo non solo al singolo edificio, ma a tutto il processo del costruire. Le radici di queste riflessioni sono, però, ben più lontane dell’oggi. Per esempio, trovando uno dei primi fondamenti negli studi che hanno definito, tra il 1987 e il 1989, lo standard Passivhaus frutto di una cooperazione tedesco-svedese. La Casa Passiva progettata dallo studio dell’architetto Pier Luigi Pastori in provincia di Sondrio è un ottimo esempio di

come principi di risparmio energetico, elementi di cultura materiale locale e qualità architettonica possano coesistere in un progetto residenziale contemporaneo. L’edificio, che ospita due distinte unità abitative, sorge in un lotto privato molto curato dal punto di vista paesaggistico,

La Casa Passiva progettata dallo studio dell’architetto Pier Luigi Pastori in provincia di Sondrio, fronte est

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SONDRIO

Fronte sud ovest. Sopra, ingresso piano terra

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Pianta piano terra. La particolare orografia viene sfruttata abilmente per collocare i volumi su una direttrice longitudinale orientata a sud-ovest per favorire l’ingresso della luce e del calore solare

ornato da grande varietà di specie arboree e da un laghetto d’acqua dolce. La particolare orografia viene sfruttata abilmente per collocare i volumi su una direttrice longitudinale orientata a sud-ovest per favorire l’ingresso della luce e del calore solare dalle ampie aperture, interrando invece in modo parziale il lato nord-est, riducendo le superfici disperdenti fuori terra. ADDIZIONI E SOTTRAZIONI Allo stesso tempo sono inseriti aggetti e sporgenze per proteggere le parti finestrate dall’eccessivo ir-

raggiamento durante la stagione estiva, dando luogo a un articolato gioco di addizioni e sottrazioni che formano volumi animati, porticati, scorci prospettici inaspettati e una generale dinamicità di tutto l’intervento. Si tratta di scelte compositive non puramente formali, dettate sempre da logiche che sono riconducibili ai principi di orientamento della Casa Passiva. L’aspetto esteriore è caratterizzato dal colore bianco dell’involucro a cappotto, scelto per mitigare il surriscaldamento, al quale vengono accostati diversi accenti di tono, ottenuti con un dosato utilizzo di

Pianta piano secondo. L’aspetto esteriore è caratterizzato dal colore bianco dell’involucro a cappotto, scelto per mitigare il surriscaldamento

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SONDRIO

rivestimenti materici: la pietra locale, il legno e il corten, utilizzato per rivestire i pannelli Clt che formano le ampie cornici aggettanti delle finestre. Il tutto è coronato dalla copertura con struttura in legno lamellare e coibentazione in fibra di legno. La falda principale segue un singolo piano inclinato, orientato come l’andamento del terreno e rivestito di ardesia della Valmalenco, elemento tipico del costruito locale e che si sposa per mimetismo cromatico con l’inserimento dei pannelli solari.

Il patio a sud. Sopra, camera da letto con doccia a vista. Le stratigrafie perimetrali ad alte prestazioni e la tenuta all’aria sono accompagnati da un impianto di ventilazione meccanica controllata

SINERGIA EDILIZIA L’efficienza impiantistica e l’utilizzo passivo dell’energia solare sono due dei fattori che, in sinergia con l’involucro edilizio, definiscono la Casa Passiva. Le stratigrafie perimetrali ad alte prestazioni (per esempio, i serramenti hanno trasmittanza complessiva di U<0,80 W/m 2K) e la tenuta all’aria (certificata misurando le perdite dell’edificio messo sotto pressione), sono accompagnati da un impianto di ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore dall’aria in espulsione e da una pompa di calore aria/acqua per la generazione dell’acqua calda sanitaria. È presente anche un impianto di riscaldamento con due fan-coil collegati alla pompa di calore, i quali intervengono solamente nelle giornate più fredde. Secondo la definizione di Casa Passiva, infatti, la somma degli apporti passivi di calore dell’irraggiamento solare e il calore generato internamente all’edificio (elettrodomestici, vapore della cucina e occupanti stessi) sono quasi sufficienti a compensare le perdite termiche dell’involucro. Tutti questi elementi, ben saldati tra loro, richiedono rigore nell’applicazione, ma è interessante come ciò non si traduca in una limitazione delle possibilità compositive, stimolandone anzi di nuove e più ragionate che saranno sempre più presenti e fondamentali nella quotidianità di tutti i progettisti.

LA SCHEDA Committente: Privato Progetto: Pier Luigi Pastori Strutture: Danilo Baldini Impianti: Christian Ramponi Info: www.architettopastori.it Superficie lotto: 950 mq Superficie netta riscaldata: 218,3 mq Volume lordo: 1.319,3 mc Fabbisogno termico annuo per riscaldamento: 12 kWh/m2a Energia primaria complessiva: 96 kWh/m2a Fotografie di: Marcello Mariana

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ATTUALITÀ ITALIA

BRESSANONE

Un abbraccio ALL’ALBERO Nella città del Südtirol lo studio MoDusArchitects ridisegna l’ufficio turistico: un moderno edificio dalle linee morbide, TreeHugger, che circonda un grande platano di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University Politecnico di Milano

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o studio di architettura italiano MoDusArchitects, diretto da Sandy Attia e Matteo Scagnol, ha recentemente completato TreeHugger, un nuovo edificio che ospita l’Ufficio di Informazioni Turistiche di Bressanone (Bolzano). L’operazione nasce da un concorso a inviti del 2016, che prevedeva in prima fase l’abbattimento del precedente padiglione realizzato nel 1968 su progetto di Othmar Barth, autore altoatesino conosciuto per audacia e innovazione nella cultura architettonica locale del secondo Dopoguerra. Attia e Scagnol si sono dichiarati critici rispetto a tale scelta, affermando che la demolizione non è altro che l’ultimo episodio di una serie «omicidi premeditati di architetture che si sono susseguiti sin dal 1800». Da questo punto di vista, la nuova realizzazione risarcisce la perdita, proponendo un’architettura che, nell’esaltare il carattere pubblico dell’edificio, diventa un importante tassello nello scacchiere culturale della città.

L’Ufficio di Informazioni Turistiche di Bressanone

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BRESSANONE

Prospetto Ovest. Sopra, vista esterna


Vista esterna. Sotto, vista interna

LA RILETTURA Il progetto rilegge i tratti salienti dell’opera precedente, quali la leggerezza delle strutture, attraverso la deformazione plastica di un volume di cui si riconosce chiaramente la morfogenesi. Scavando, arretrando, bucando, aggettando, chiudendosi, staccandosi e aprendosi, l’Abbraccia-Albero è un dispositivo urbano che ricuce importanti relazioni spaziali e visive in un contesto già fortemente caratterizzato da materiali di pregio, non solo con l’edificio principale del Palazzo Vescovile, ma anche con i due padiglioni cinese e giapponese, di dimensioni più contenute, disposti agli angoli dei giardini signorili. Appare significativo che, in un sito già ricco, l’edificio imposti una relazione formale

così forte, come quella di un vero e proprio abbraccio, con il platano monumentale preesistente, a suggellare un’unione indissolubile tra natura e architettura. Sfruttando il tronco come fulcro, le cinque campate ad arco librano la massa dell’edificio che avvolgendosi attorno all’albero ne incornicia la chioma. Al fine di ottenere continuità con il guscio esterno in cemento, le pareti a tutt’altezza sono state gettate con un’unica colata e in sezioni successive, formando, così, un anello continuo alto 9 metri. I CONTRASTI Le due ruvidezze, quella del calcestruzzo bocciardato a vista e quella della corteccia del platano, poste una di fronte all’altra, aprono un dialogo sensoriale intenso e

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Schemi. Sopra vista interna

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in divenire che riecheggia lo spostamento proporzionale decantato da Nicola Emery nel suo L’architettura difficile. Come le 7 mila querce di Beuys a Kassel, TreeHugger rivela «la relazione proporzionale fra il manifesto e il nascosto e prendendo in cura l’orizzonte energeticofenomenologico-topografico della physis, il suo co-

struire realizza una forma di poesia». Per consentire la massima trasparenza e permeabilità, il piano terra, che ospita gli spazi pubblici e i banchi informativi, è quasi interamente vetrato. L’ingresso, individuato nettamente dalle finestre rientranti e dal grande aggetto, si apre verso la nuova piazza. Mentre la sequenza di pareti


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ATTUALITÀ ITALIA

BRESSANONE

Pianta al suolo. Sopra, vista interna. Disegni di MoDusArchitects

LA SCHEDA Luogo: Bressanone Progetto: MoDusArchitects (Sandy Attia e Matteo Scagnol) Cliente: Associazione Turistica di Bressanone Concorso: 2016 Realizzazione: 2017 - 2018 Superficie costruita: 430 mq Info: www.modusarchitects.com Fotografie di: Oskar Da Riz

convesse dona al piano superiore, che contiene gli uffici amministrativi, un carattere introverso ed ermetico. Sospeso tra quel carattere di autonomia formale che contraddistingue gli oggetti scultorei e quello di forte radicamento spaziale, culturale e ambientale con il contesto, il padiglione assume il ruolo di nuova porta urbana al centro storico. È con le sue curve sinuose, immobilizzate dell’espressività plastica del cemento, che Attia e Scagnol accendono un dialogo con il contesto storico, facendo di TreeHugger un nuovo fulcro dedicato alla condivisione della cultura locale.

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QUALITÀ DELL’ARIA

RIspARmIo IDRIco

Happy Air - Happy Air plus

cassette di risciacquo - meccanismi

DEsIgn

RIsAnAmEnTo

TRUMPET BY ÁLVARO SIZA VIEIRA

Condominio Alessandro Volta. a Costabissara (Vicenza). A sinistra, Claudio Pozza

placche di comando - olifilo

oLIflex - prodotti speciali

Essere Partner CasaClima rappresenta per OLI un importante traguardo e testimonia concretamente la nostra sensibilità verso i temi dell’efficienza energetica, della sostenibilità, della tutela del clima e la volontà di essere sempre più protagonisti nel mercato di oggi e del domani.

Il tema della sostenibilità ha rivoluzionato negli anni l’intero mondo delle abitazioni, ed ha portato oLI, da sempre attenta alle esigenze dei suoi clienti, a realizzare una gamma di prodotti nel pieno rispetto dei principi CasaClima.

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ATTUALITÀ ITALIA

ARCHITETTURA MINIMAL

Una scatola NEL FRIULI

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di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University Politecnico di Milano


A Pordenone gli architetti di plbstudio hanno progettato un grande box di calcestruzzo armato, nuovo headquarters di Gea. La caratteristica principale? Niente aperture lungo il suo perimetro

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ea, azienda veneta tra i principali fornitori dell’industria di processo alimentare, ha affidato agli architetti di plbstudio l’incarico di realizzare la nuova sede aziendale. L’operazione si è inserita all’interno di un programma più vasto di accorpamento dei diversi ambiti operativi e amministrativi, oggi dislocati in quattro sedi. La scelta dell’area di progetto è ricaduta su un lotto di pro-

Uffici e sale riunione di Gea si organizzano attorno alla cor te centrale quadrata. Delimitata da serramenti a tutta altezza del tipo a facciata continua, la cor te raccoglie e diffonde la luce verso gli ambienti di lavoro

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ARCHITETTURA MINIMAL

prietà dell’azienda, caratterizzato al suo interno dalla presenza di una vasta copertura adibita al ricovero dei mezzi operativi. Il sito, un’area industriale a cavallo tra la periferia sud di Pordenone e l’aperta campagna, non offre opportunità di relazione interessanti con il contesto, data la bassa qualità dei manufatti esistenti. Il progetto si è radicato quindi agli unici elementi che offrono una possibilità di aggancio, ovvero le trame costruite della rete stradale e dei capannoni. Appoggiandosi a queste giaciture, gli architetti hanno disegnato una scatola di calcestruzzo armato che va ad aggiungersi ai materiali suburbani presenti. LE PROPORZIONI Lo fanno delicatamente, verrebbe da dire, considerate le proporzioni in gioco nel contesto. La caratteristica principale di questa massa è di non avere aperture lungo le sue pareti perimentrali, assecondando la volontà di negare ogni relazione visiva con un contesto avaro di elementi di qualità. Il risultato è che il rapporto dentrofuori si gioca tutto all’interno dei quattro muri della scatola, in particolare nei tre cortili che scandiscono in modo netto il programma funzionale del fabbricato.

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Sezioni e prospetti. Sotto, vista esterna


Vista esterna della sede di Gea. Il rapporto dentro-fuori si gioca tutto all’interno dei quattro muri della scatola, in particolare nei tre cortili che scandiscono in modo netto il programma funzionale del fabbricato

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ARCHITETTURA MINIMAL

La corte rettangolare. Sotto, pianta.

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Spazi di lavoro attorno alla corte quadrata. A destra, schemi

Infatti, il progetto prevede la realizzazione di un edificio che ospita funzioni diverse: uffici e relativi ambienti di servizio per ventiquattro addetti amministrativi, sala conferenze per quasi cento persone e ambienti a uso spogliatoio per cento addetti operativi. Le quantità non esauriscono le attuali esigenze dell’organico ma considerano una crescita futura dell’azienda. Dei tre cortili, uno ha forma quadrata mentre gli altri due hanno sviluppo lineare e individuano gli accessi, dedicati, uno al personale operativo, e l’altro al personale amministrativo e agli ospiti.

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Sala conferenze. Sotto, a sinistra, spazi di lavoro attorno alla corte quadrata, a destra, spogliatoi

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LA SCHEDA Luogo: Pordenone Progettisti: V. Pierini, A. Furlan †, I. Boscariol, A. Stefanuto con E. Lot Cliente: Gea Gestioni Ecologiche Ambientali Progetto: 2014-2015 Realizzazione: 2016 - 2017 Superficie costruita: 1.570 mq Programma: uffici, sala conferenze, spogliatoi Siti web: www.plbstudio.it Fotografie: Massimo Poldelmengo

CORTE CENTRALE Uffici e sale riunione si organizzano attorno alla corte centrale quadrata. Delimitata da serramenti a tutta altezza del tipo a facciata continua, la corte raccoglie e diffonde la luce verso gli ambienti di lavoro. Alcuni uffici ricevono illuminazione da aperture che si affacciano su uno dei cortili rettangolari. La sala conferenze, utilizzata per riunioni aziendali con il personale dipendente e per eventuali ulteriori attività a carattere formativo o didattico, si caratterizza per la presenza di due fenditure longitudinali che permettono l’ingresso della luce zenitale. Gli elementi portanti, setti e pilastri in calcestruzzo armato, sono collocati lungo i perimetri esterni, dell’edificio, e interni, della corte, generando uno spazio che, libero da vincoli strutturali, può facilmente essere

La sala conferenze, utilizzata per riunioni aziendali con il personale dipendente e per eventuali ulteriori attività a carattere formativo o didattico, si caratterizza per la presenza di due fenditure longitudinali

ripensato in caso di future mutate esigenze. Con lo stesso fine, le pareti divisorie sono realizzate in cartongesso. Oltre ad assolvere ai requisiti di illuminazione e ventilazione, le corti ricreano quella qualità ambientale, sensoriale ed emotiva assente nel sito di progetto. Con semplicità e naturalezza, a tratti disorientanti, il progetto affronta il tema di come abitare gli spazi del lavoro in un contesto industriale, che, come nella maggior parte dei casi della penisola, si presenta degradato. La scelta dell’introversione risulta tanto schietta quanto convincente. Mentre al suo interno costruisce un microcosmo curato e controllato, le superfici esterne si offrono come terreno di conquista per la vegetazione rampicante, quasi a sfidare la corrispondenza tra espansione suburbana e contrazione del verde.

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ATTUALITÀ ITALIA

HOSPITALITY

Camere con vista

SULL’HOTEL FUTURO di Giacomo Casarin

Stefan Rier, architetto dello studio noa* di Bolzano, specializzato nella progettazione legata al settore alberghiero, prevede l’evoluzione delle strutture ricettive. A cominciare dal parcheggio 46

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nsieme a Lukas Rungger, Stefan Rier è uno dei fondatori dello studio di architettura noa* di Bolzano. Un’avventura nata nel 2011 e partita da Milano. «La nostra specializzazione è l’alberghiero e ora da questo settore deriva l’80% del nostro fatturato», racconta Rier a YouBuild. «Siamo strutturati in maniera tale da riuscire a fornire un servizio completo. Offriamo sia la parte dell’architettura sia l’interior design, disegnando

noi stessi i prodotti, come divani o lampade». Domanda. Come è nato noa* e qual è la sua storia? Risposta. È nato a Milano, dove ho lavorato nello studio di Matteo Thun dal 2007 al 2009. Dopo la crisi, il mio socio Lukas Rungger ha lasciato Londra per venire a lavorare anche lui da Thun. Lì ci siamo conosciuti. Nel 2010, visto che stavo progettando la mia casa di Bolzano, gli ho chiesto se voleva partire con me per lavorare insieme

Il rifugio Zallinger, hotel diffuso in alta quota all'Alpe di Siusi. © Alex Filz. Sotto, Stefan Rier e Lukas Rungger. © Mads Mogensen

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XXX HOSPITALITY

Nel progetto dell'hotel Zallinger i fienili del XIX secolo rinascono come mini chalet. Sotto, gli interni di una camera. Š Alex Filz

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Mohrlife, in Austria, una zona wellness concepita come teatro di molteplici forme di percezione. Sotto, gli esterni in pietra e gli interni in legno della sauna a confronto. © Alex Filz

al progetto e per cercare altri clienti. D. Quindi per un periodo avete lavorato insieme da Matteo Thun. R. Abbiamo lavorato insieme nello studio per circa due anni, di cui l’ultimo, nel 2010, abbiamo iniziato a progettare la mia abitazione. Dopo quell’esperienza ci siamo detti che era il caso di tornare a casa e aprire un ufficio insieme a Bolzano, da dove veniamo entrambi. Così è nata la nostra avventura: a settembre 2010 eravamo già in Alto Adige per gettare le basi di quello che sarebbe diventato lo studio noa*. Uno dei primi clienti è stato mio zio, che ci ha dato la possibilità di portare a termine il nostro primo hotel, il Valentinerhof, concluso nel 2011. Si tratta di un progetto di circa 3 milioni e mezzo, con 14 camere e una wellness, per cui abbiamo vinto quello che si chiamava lo Sleep Award, ovvero il premio londinese dell’hospitality, nella categoria ampliamento di un albergo esistente. Lo spingere sugli Awards e sul marketing è molto importante per noi e deriva sia dall’approccio londinese di Lukas sia da quello di Matteo Thun. È una strategia che ci ha dato la spinta per nuovi progetti. D. Quali sono i vostri clienti principali in Italia e all’estero? R. La nostra specializzazione è l’alberghiero e ora da questo settore deriva l’80% del nostro fatturato. Nel 2018 abbiamo aperto anche una seconda sede a Berlino, ma al momento la maggior parte dei nostri progetti sono in

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HOSPITALITY

Vista da una zona relax all'interno dell'edificio Mohrlife, a Lermoos, in Austria. Nella pagina a fianco, gli esterni e gli interni della Südtirol Home costruita in occasione dei mondiali di Biathlon 2020, ad Anterselva (Bolzano). © Alex Filz

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Alto Adige, o tra il Lago di Garda e il Lago Maggiore. Poi stiamo seguendo sei progetti in Austria e alcuni in Germania. Stiamo pian piano spingendo per diventare più internazionali. D. Come mai la scelta di aprire la seconda sede proprio a Berlino? R. È stata dettata dal fatto che ci serviva un hub internazionale dove i nostri clienti potessero raggiungerci all’estero. Londra è stata esclusa per il fattore Brexit, mentre Milano era già vicina da dove siamo noi. Il mercato italiano riusciamo a servirlo da Bolzano, mentre abbiamo scelto Berlino per il mercato tedesco e internazionale. D. La maggior parte del vostro fatturato è nell’alberghiero. Come definireste il vostro approccio progettuale in questo settore? R. Siamo strutturati in maniera tale da riuscire a fornire un servizio completo. Offriamo sia la parte dell’architettura sia la parte dell’interior design, disegnando noi stessi i prodotti, come divani o lampade. Ma siamo anche strutturati in modo tale da attrarre all’interno del nostro network una serie di specialisti ideali per la realizzazione dei diversi alberghi. È anche per questo che ci chiamiamo noa* network of architecture. L’obiettivo è produrre non solo un’architettura, ma una narrazione che riesca a essere abbastanza forte da portare ospiti al cliente. Un esempio, per l’hotel Ulrichshof che abbiamo costruito in

Germania nel 2013 abbiamo coinvolto uno psicanalista. Ci ha dato una mano nella realizzazione dell’interior design, perché la nostra idea è stata quella di utilizzare delle fiabe per realizzarci attorno il progetto, e nel farlo il professionista ci ha aiutato a creare un’atmosfera di armonia negli ambienti. D. Questa visione del network è molto interessante. Può indicare altri esempi di figure professionali che avete coinvolto nei vostri progetti? R. Sì, per un hotel sul lago di Garda, non ancora realizzato, abbiamo coinvolto un terapeuta. Perché gli ospiti dell'albergo saranno genitori single con i propri figli. Senza partner. Con il nostro cliente abbiamo infatti notato che c’è sempre più necessità di strutture che possano dare una mano in questi momenti. Così, per l'albergo di Sirmione abbiamo iniziato a progettare una serie di trattamenti, come beauty o spazio terapia per bambini e per adulti, in modo tale che possano riuscire a superare quelli che sono momenti difficili per entrambi. Un altro esempio è a Innsbruck, dove vorremmo coinvolgere dei ragazzi che fanno videoproiezioni e musica. L’albergo ospita 50 camere dove hanno vissuto personaggi famosi come Mozart, Massimiliano I d’Asburgo, Caterina de Medici, Federico II. Abbiamo preso i tratti più folli del loro carattere per generare un interior design dove poter venire a contatto con queste figure. Qui entrano in gioco


le videoproiezioni che fanno apparire i personaggi, come Mozart che prima entra nel bagno e poi ne esce con una cresta da punk. Si tratta di un piano elaborato con una ragazza che fa marketing e illustrazioni, insieme a trequattro professionisti che producono installazioni sonore e videoproiezioni. D. Il progetto di Innsbruck è già stato realizzato? R. No, siamo ancora in fase di cantiere: è un prodotto non solo di architettura, ma che racchiude una storia in grado di attrarre ospiti all’interno dell’albergo. Adesso siamo in cantiere e abbiamo molto da fare, anche perché ogni due giorni viene la soprintendenza delle arti monumentali a controllarci. Stiamo lavorando, infatti, su un edificio storico ed è un bene che ci sia questo controllo: dobbiamo collaborare con loro e, se tutto andrà bene, apriremo intorno a luglio. D. Problematiche burocratiche e politiche si riscontano di più in Italia o in Germania? R. Soprattutto in Italia. Per esempio, abbiamo un progetto a Francoforte dove stiamo lavorando all’interno dell’Unesco World Eritage, e nel giro di mezzo anno abbiamo risolto tutta la trafila. La politica comunale, insieme a quella provinciale, è sempre stata molto propositiva, ragionando insieme a noi per portare avanti il progetto. Questo coraggio, a volte, non lo trovo in Italia, incluso l’Alto Adige. Un altro esempio è l’Ulrichshof,

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HOSPITALITY

La Messner House all'Alpe di Siusi (Bolzano), un fienile rinato come abitazione. Nella pagina a fianco, gli interni della Casa Messner, un progetto complesso che non sarebbe mai stat0 finito senza l'aiuto del Bim. © Alex Filz

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vicino a Monaco di Baviera, un albergo di 35 mila metri cubi per cui siamo riusciti a terminare tutta la fase di approvazione nel giro di due mesi. Ma lì la zona non era tanto sviluppata. Infatti, la densità degli agglomerati edilizi italiani è maggiore rispetto ad altri luoghi, e questo potrebbe essere una delle cause che concorrono ad aumentare la burocrazia. D. Quanto è importante il Bim nella progettazione moderna? R. Sta diventando importante e i progettisti stanno trovando pian piano delle vie per utilizzarlo bene. Noi, all’interno dell’ufficio, lavoriamo solo con programmi Bim e ci troviamo bene, anche se inizialmente c’è sempre da fare un po’ di prove con i tecnici specializzati. Ma credo che questo sia il futuro. Da quando abbiamo aperto, nove anni fa, ho potuto notare uno sviluppo incredibile all’interno del nostro ufficio per quanto riguarda la modalità di rappresentazione del progetto. Mentre cinque anni fa realizzavamo rendering, tre anni fa abbiamo iniziato con i primi video, e adesso tutte le presentazioni che facciamo contengono dei filmati in modo tale che il cliente possa girare intorno al suo progetto. Alcune realizzazioni

non sarei neanche io riuscito a elaborarle senza l’aiuto dei programmi giusti. Per esempio, casa mia, Messner House, non sarebbe mai stata finita senza il Bim. Già lo statico ci ha messo tre mesi per la struttura. Solo il fatto di far capire ai tecnici quello che l’architetto pensa è un passaggio di estrema importanza, e questo è possibile grazie al Bim, in modo semplice e immediato. D. A Bolzano siete molto sostenibili. Sotto questo aspetto, quali sono i materiali più innovativi che avete utilizzato in un vostro progetto? R. Non parlerei di materiali innovativi quanto di materiali tipici, come il legno. Per esempio, in occasione dei campionati mondiali di Biathlon, terminati da poco ad Anterselva, ci hanno chiesto di realizzare la Südtirol Home. Il 3 dicembre dell’anno scorso abbiamo iniziato a progettare l’interior design della casa, mentre la struttura esterna veniva realizzata in legno. Il 5 febbraio è stata inaugurato il tutto. Nel giro di un mese e mezzo è possibile fare tantissimo con il legno, perché è una costruzione a secco. Il cantiere, poi, è molto pulito perché si riesce a prefabbricare tutto. Il progetto l’abbiamo realizzato insieme alla Rubner, che l’ha montato nel giro


di due settimane: il prezzo è più alto, ma le tempistiche del cantiere sono estremamente vantaggiose. D. Qual è una vostra realizzazione che vi ha particolarmente entusiasmato? R. Sicuramente l’albergo Zallinger sull’Alpe di Siusi. È stato uno dei progetti più duri, perché abbiamo realizzato 24 camere, sauna, cucina e ristorante a 2.000 metri di altezza. Ci abbiamo messo tre anni per far approvare il progetto, per poi realizzarlo in sei mesi. Si tratta di una costruzione in legno in un posto meraviglioso. Il progetto è molto particolare perché porta il concetto di sostenibilità a un livello successivo: abbiamo infatti ragionato insieme al cliente su come riuscire a non costruire un parcheggio a quella quota. La zona è Unesco World Eritage, un parco naturale, per cui esistono tutta una serie di circostanze che prevedrebbero di non costruire affatto, ma lì c’era già un albergo, dove le macchine parcheggiavano d’estate. Abbiamo subito pensato che all’interno di questo parco naturale non ci sarebbero dovute essere vetture, e il cliente era d’accordo: siamo quindi andati al Comune, abbiamo parlato con il sindaco e ci siamo impegnati a costruire insieme un garage a 3 chilometri e mezzo di distanza dall’albergo, dove gli ospiti possono arrivare e da lì essere trasportati con degli shuttle fino alla struttura. Inoltre, la classificazione delle stelle obbliga a realizzare una camera di minimo 30 metri quadri per un 4 stelle, ma sia a noi sia al nostro cliente non importava: ci siamo accontentati di 3 stelle e abbiamo costruito delle camere di 21 metri quadri andando comunque a chiedere un prezzo proporzionato alla struttura. In questo modo abbiamo evitato di costruire circa 40 metri cubi di volume in più per camera. Meno costruzione, meno impatto sul territorio. Infine, l’albergo è certificato KlimaHotel: non ci sono emanazioni di radon o di formaldeide e abbiamo cercato di ridurre l’inquinamento luminoso al minimo. Non ci sono infatti illuminazioni esterne in tutta l’area, ma gli ospiti per raggiungere le camere utilizzano torce caricate con chiavette usb nell’edificio principale. Sono fiero di questo progetto per il fatto che siamo riusciti a coinvolgere una serie di istituzioni per realizzare qualcosa di unico. D. Secondo lei come sarà l’albergo del futuro? R. Il turismo del futuro deve confrontarsi con una serie di tematiche importanti per la sostenibilità, come il trasporto. Cioè: in che modo un ospite arriva in albergo e da lì come si muove? Inoltre, il turismo del futuro si dovrà confrontare con la storia del luogo. Immagino che gli ospiti non siano più quelli degli anni Novanta, che si chiudono all’interno di un resort e non vogliono uscire, ma desiderano conoscere il territorio, il cibo, le tradizioni. Vogliono essere coinvolti all’interno della cultura del luogo dove sono in vacanza, e vogliono scoprire qualcosa in più anche rispetto alla storia dell’albergo stesso.

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ATTUALITÀ ITALIA

COSTRUIRE

Progettare DOPO IL VIRUS Bilancio dell'ultimo trimestre del 2019 ma, soprattutto, le previsioni per il resto di questo anno storto. Che però, potrebbe riprendere quota se...

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a cura del Centro Studi YouTrade

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ome va l’edilizia e, soprattutto, come vanno i settori delle costruzioni? Se Istat con le indagini congiunturali mette in luce i trend della produzione e le aspettative delle imprese, e se le Camere di commercio con alcune indagini specifiche ogni tre mesi indicano i trend globali del settore, l’attuale situazione congiunturale necessita, per essere interpretata e dunque affrontata con cognizione di causa, di un apparato informativo e conoscitivo più approfondito. In questo contesto, le indagini congiunturali che, a livello sperimentale, il Centro Studi YouTrade ha proposto in questi ultimi anni hanno sempre rappresentato un importante momento di confronto e riflessione. È sulla base di questa convinzione che presentiamo qui i risultati di una analisi sull’andamento congiunturale del quarto trimestre 2019. Il campione di imprese ha risposto a una serie di domande relative all’andamento del fatturato, degli ordinativi, dei prezzi e dell’occupazione, oltre che sulle previsioni per il primo trimestre 2020: elementi utili ad analizzare che cosa è accaduto e che cosa potrà accadere. La rilevazione è stata fatta prima che l’emergenza coronavirus bloccasse completamente le attività e pertanto i risultati, soprattutto per la parte prospettica, vanno anche interpretati al netto di quanto accaduto che di certo modificherà i trend. La prossima rilevazione permetterà di analizzare proprio questi elementi e, dunque, questa prima analisi torna utile anche per testare il modello di raccolta dati, che si basa sulle modalità utilizzate dalle Camere di commercio per le indagini settoriali congiunturali, e dunque è perfettamente in linea con tali metodologie. LA METÀ È IN CRESCITA Analizzando i risultati dal punto di vista degli andamenti relativi al quarto trimestre, il primo dato che si pone all’attenzione è quello relativo all’andamento del fatturato. La variazione rispetto al trimestre precedente risulta positiva per il 50% degli intervistati, stazionaria per il 43% e in diminuzione per il 7%. Cresce di più tra i produttori (60% delle risposte) che tra i rivenditori (44%), segno di una vitalità del mercato della produzione data sicuramente non solo dagli ordini interni, ma anche da quelli derivanti dall’estero. Aumenta, invece, tra i rivenditori: circa il 10% dei rispondenti presenta una riduzione del giro d’affari rispetto al trimestre precedente. In crescita, un dato dunque positivo, la percentuale di imprese con fatturato in aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, pari al 59% del campione. Dunque, sei imprese su dieci hanno avuto incrementi del giro d’affari, un valore che sale a due terzi dei rispon-

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COSTRUIRE

Andamento del fatturato nel IV° trimestre 2019

denti per i produttori di materiali e si ferma al 55% per i rivenditori. Aumenta, invece, la percentuale di imprese che hanno visto ridursi il giro d’affari nell’anno, con il 13% che presentano difficoltà, pur valutate nella maggior parte dei casi (tre su quattro) di lieve entità, un valore che sale al 18% per i rivenditori e scende al 4% per i produttori. Ecco, dunque, le prime luci e le prime ombre: chi opera esclusivamente nel mercato interno subisce contraccolpi che chi invece trova sbocchi anche all’estero sente molto meno. PREZZI E ORDINI Giudicati invece nella maggior parte dei casi stazionari i prezzi (circa due rispondenti su tre) o leggermente in aumento per poco meno di un terzo rispetto al trimestre precedente, mentre in deciso aumento rispetto allo stesso periodo del 2018, con circa il 43%, gli intervistati che indicano un aumento lieve

Andamento del fatturato nel IV° trimestre 2019 per tipologia di prodotto venduto dalle rivendite edili

Andamento dei prezzi alla produzione nel IV° trimestre 2019

Fonte: indagine diretta Centro Studi YouTrade

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dei prezzi, il 52% che indica una stazionarietà e solo il 5% che indica una diminuzione. Dunque prezzi in aumento, soprattutto per i rivenditori (51% dei rispondenti) mentre il 62% dei produttori li giudica stabili nell’anno di analisi. Dal punto di vista degli ordini, uno degli indicatori tendenziali da monitorare per l’andamento reale del mercato, rispetto al trimestre precedente emerge dal punto di vista della produzione un incremento positivo per il 47% dei rispondenti, mentre la percentuale scende al 34% nel caso dei rivenditori, con percentuali simili in entrambi i comparti per quanto riguarda il giudizio sulla stazionarietà. Scende al 6% la quota di produttori rispondenti con ordini in diminuzione e sale, invece, al 14% nel caso dei rivenditori. Ancora luci e ombre dunque, che si stemperano leggermente nel confronto tra i dati relativi all’andamento degli ordini rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, segno che la congiuntura leggermente negativa, registrata anche da Istat rispetto alla produzione delle imprese, si è


Andamento degli ordini nel IV° trimestre 2019

Andamento atteso del fatturato nel I° trimestre 2020

Fonte: indagine diretta Centro Studi YouTrade

concentrata soprattutto nel mercato interno e soprattutto negli ultimi mesi del 2019. Stabile, infine, l’occupazione nel breve periodo, con un incremento di 1 punto percentuale sull’anno, dovuto soprattutto al mondo della rivendita, mentre quello produttivo risulta stabile. Dunque, il 2019 ha presentato un

andamento positivo per produttori e rivenditori, con questi ultimi che hanno anche avuto necessità di aumentare in minima parte il numero degli addetti. Ma con alcune ombre sempre per i rivenditori nella parte finale del 2019, conseguenza del rallentamento produttivo registrato anche dalle imprese di costruzione.

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C'È LA CRISI? FATE COME YODA L’economia italiana ed europea è attraversata da fattori congiunturali ormai non più di breve periodo, che evidenziano una difficoltà a riprendere il trend di crescita che fino alla metà del 2018 aveva fatto ben sperare, quale viatico definitivo all’uscita della lunga crisi economica. Se in passato le crisi si risolvevano con nuove e lunghe crescite, nel nuovo scenario mondiale post crisi gli andamenti indicano che le certezze del passato non ci sono più e che lo scenario di galleggiamento, che dalle colonne di YouBuild abbiamo indicato ormai da tempo come la nuova normalità, è il vero nuovo ciclo, se di ciclo possiamo parlare. Le regole del gioco Come abbiamo più volte sottolineato, i dieci anni di crisi che hanno sconvolto l’economia, ma soprattutto l’edilizia, hanno cambiato i fondamentali del gioco, per cui se prima eravamo abituati a certi ritmi e certe regole, oggi il nuovo gioco impone altri ritmi e soprattutto altre regole. La prima è che non ci sono più certezze, la seconda che l’Italia continua a viaggiare a ritmi più blandi di quelli medi europei e proseguirà a farlo, anche in ragione di quanto sta accadendo in questi giorni, con il coronavirus e gli effetti a breve ma soprattutto a medio termine con i quali dovremo confrontarci. Nel 2019 l’economia europea e in particolare quella dell’area Euro ha stazionato su valori di crescita non certo esaltanti, con un valore medio nell’ultimo anno valutabile in +1,3%, ma in frenata a +1,0% a gennaio 2020. In uno scenario economico europeo in rallentamento, ancora una volta l’Italia mostra una dinamica del Pil ancora più lenta e come sempre lontana dalle medie degli altri Paesi. Se l’Europa rallenta l’Italia frena, e la frenata nel 2019 è stata particolarmente significativa, con un primo trimestre di crescita zero, un secondo trimestre a valori di leggerissima crescita (+0,2%), con un valore del periodo post estivo, dopo la crisi di Governo, che sembrava prospettare migliori sorti (+0,5%), e con un inizio 2020 decisamente in frenata (+0,1%), con le previsioni Ocse a ricordarci, prima ancora del coronavirus, che la nostra prima malattia economica si chiama produttività. In un anno e mezzo siamo passati dal +1,8% del luglio 2018 all’attuale stagnazione, sulla quale peseranno ulteriormente le dinamiche dell’emergenza sanitaria. Le costruzioni in Europa In questo quadro macroeconomico l’output delle costruzioni a livello europeo presenta una dinamica di crescita sostenuta nei primi mesi del 2019, con un rallentamento nei mesi successivi e un indice medio di crescita nel secondo semestre del 2019 dell’1,3%, dunque in linea con la dinamica del Pil.A livello di Area Euro l’output delle costruzioni presenta una dinamica positiva fino a novembre, con valori più o meno in linea, se non leggermente più contenuti, di quelli dell’Europa a 27 Paesi, ma con una brusca e repentina frenata nel mese di dicembre 2019, che ha fatto registrare -3,7%, primo valore negativo dopo 12 mesi di crescita ininterrotta. L’Italia ha di fatto anticipato la sofferenza europea, con i due mesi finali del 2019, novembre e dicembre, in flessione rispettivamente del -2,7% e del -1,3%. L’Italia peraltro partiva già a gennaio 2019 con una situazione non positiva per il settore, situazione che poi migliorava notevolmente nei mesi di febbraio e marzo, quando la crescita è stata addirittura superiore a quelle media degli altri paesi europei. Il settore delle costruzioni in Italia nel secondo e terzo trimestre 2019 ha presentato una dinamica di raffreddamento degli entusiasmi, fino a toccare il picco, se così si può dire, del +2,7% di ottobre, mese che aveva fatto ben sperare, ma che con la frenata di fine anno ha riportato il settore in una fase di incertezza, ben evidenziata dalle analisi Istat relative agli indicatori congiunturali e previsionali. La ripresa sperata,

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infatti, è stata rimandata a data da destinarsi, come evidenziano i dati di lungo periodo sulla produzione, che indicano il ritorno al livello produttivo del 2014, dopo alcuni mesi che avevano lasciato intravvedere un potenziale rientro perlomeno ai valori del periodo post Tangentopoli. Un quarto di secolo La dinamica della produzione degli ultimi 25 anni del settore indica che l’edilizia è in una situazione di impaccio, di galleggiamento, con andamenti altalenanti che in alcuni casi illudono il mercato e da altri lo deprimono significativamente. Chi cerca di non farsi deprimere in questo quadro è il sistema delle imprese, che nonostante tutte le difficoltà presentano un sentiment recente tendenzialmente positivo. I primi mesi del 2020 fanno intravvedere una ripresa significativa della positività, che tuttavia andrà valutata in ragione dei recenti accadimenti legati all’emergenza sanitaria e allo stop per tutte le attività avviato dal Governo con il Dpcm dell’11 marzo 2020. Se, dunque, le imprese cercano di guardare avanti e di vedere rosa, i giudizi effettivi sulle attività di costruzione presentano ancora elementi contrastanti, con indici in calo, che tornano sotto la soglia anche psicologica dello zero, ovvero sono più gli operatori che hanno un giudizio negativo sull’andamento del mercato, rispetto a quelli con giudizio positivo. Il dato per certi aspetti sconfortante è vedere la forte curva di crescita tra i primi mesi del 2019, dopo il picco negativo di fine 2018, e il ritorno a condizioni di un certo impaccio nei mesi più recenti. Certamente questo «sentirsi impacciati» si può leggere nel giudizio sul portafoglio ordini relativo ai piani di costruzione, che nel lungo periodo indicava un lento ritorno verso lidi positivi e invece nel breve mostra condizioni di rientro -20 punti percentuali, ovvero su 100 imprese, 40 hanno giudizio positivo e 60 negativo. Fuori dal guado Ma i nostri imprenditori, dopo un secondo semestre 2019 in controtendenza, vedono nei mesi recenti, soprattutto nei primi due mesi del 2020, condizioni di uscita dall’impasse, pur in una dinamica altalenante. Contradditori, anch’essi, i dati sull’occupazione. Appena il mercato presenta segnali anche debolmente positivi le imprese tendono ad assumere, ma al contrario ai primi segnali di rallentamento l’occupazione è l’altra leva utilizzata dalle imprese per continuare a galleggiare. In un vecchio film dell’epopea di Star Wars l’astronave di Luke Skywalker finisce in uno stagno pieno di fango. La scena è molto famosa, perché è dove di fronte alla promessa di Luke di provare a tirar fuori l’astronave, ovvero loro stessi, da quel pantano, il Maestro Yoda (nell'immagine) pronuncia la sua frase più famosa: «No, non c’è provare, c’è fare o non fare» (che in inglese suona ancora più imperativa: Do. Or do not.There is no try). Non c’è provare, c’è fare o non fare. Sappiamo bene quanto i nostri imprenditori vorrebbero fare, ma non ci sono più aiuti esterni che possono dare una mano a levarsi di impaccio. Viviamo tempi incerti, tempi indeterminati, con pantani che non abbiamo neppure mai immaginato e che, come nel caso del coronavirus, non ci permettono di provare. Semplicemente dobbiamo fare, e come ci insegnano queste settimane anche un ritardo di un solo giorno in una decisione può avere conseguenze negative. Impariamo anche da questa congiuntura come reagire. Dal pantano non si esce se non avendo fiducia in ciò che siamo. La fiducia, in ciò che siamo e che sappiamo fare, è l’unica arma che può trarci d’impaccio. Le nostre imprese di sicuro lo sanno ma è bene, come Yoda, ogni tanto ricordarlo.


Andamento atteso dei prezzi nel I° trimestre 2020

Andamento atteso degli ordini nel I° trimestre 2020

Fonte: indagine diretta Centro Studi YouTrade

C’ERA OTTIMISMO Le previsioni per il trimestre in corso indicano una prevalenza di aspettative positive (perlomeno prima dell’emergenza sanitaria), con il 53% dei rispondenti che attendono un incremento del giro d’affari per la maggior parte di lieve dimensione e circa un intervistato su cinque con un incremento più significativo. Non vi sono grandi differenze tra le percentuali di risposta tra produttori e rivenditori, mentre una differenza particolarmente evidente emerge dalla lettura dell’andamento atteso dei prezzi, che per i rivenditori sono attesi in crescita, pur lieve, per il 42% dei rispondenti, così come per il 26% dei produttori i quali, nel 62% dei casi, attendono costi stazionari. In aumento gli ordini, soprattutto per quanto riguarda i produttori, mentre in dinamica positiva sembrerebbe l’occupazione, con circa il 17% dei rispondenti disposti ad assumere, con uno scarto significativo tra produttori e rivenditori, con i primi in trend doppio rispetto ai secondi. Infine, per le attese sui segmenti produttivi, buone prospettive si annunciano finalmente per la nuova edilizia residenziale, con il 28% dei rispondenti che prevede un aumento e solo il 22% una diminuzione, portando il saldo percentuale a 8 punti, un valore simile a quello registrato da Unioncamere e, dunque, in linea con le rilevazioni di altri osservatori. In forte crescita l’attesa per le ristrutturazioni residenziali, con il 68% dei rispondenti che prevedono un incremento del mercato, mentre per il rimanente 32% quello italiano sarà stazionario. In crescita, nelle attese dei rispondenti, il mercato non residenziale, con il 31% che prevede un aumento e il 7% una diminuzione, portando il saldo a 24 punti percentuali, un valore che fa ben sperare, ma che dovrà fare i conti gioco forza con la dinamica di rallentamento economico che sta attraversando l’Italia in seguito all’emergenza da coronavirus. Infine anche per le opere pubbliche gli intervistati prevedono un incremento nel trimestre, con un saldo pari a circa 25 punti percentuali,

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COSTRUIRE

Andamento atteso della nuova costruzione residenziale

Andamento atteso delle ristrutturazioni residenziali

Andamento atteso della nuova costruzione non residenziale

Andamento atteso delle opere pubbliche

Fonte: indagine diretta Centro Studi YouTrade

segno che le attese anche in questo segmento sono positive e testimoniano una aspettativa positiva del settore della produzione e della rivendita, aspettativa che potrĂ essere valutata nella sua effettiva rappresentazione con la prossima rilevazione.

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Il campione oggetto della rilevazione ha preso in esame le risposte di 101 imprenditori e manager. Di questi, 28 attivi nella produzione, 51 nella distribuzione di materiali edili, 21 in altre attivitĂ connesse con il settore edile.


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Storia

XXX DI COPERTINA TERREAL ITALIA

Il laterizio CON IL CAPPOTTO L’azienda lancia Terracoat, un sistema per l’isolamento termico degli edifici costituito da pannelli prefabbricati mediante l’assemblaggio di lastre di Eps con grafite e di listelli in terracotta faccia a vista a pasta molle di Franco Saro

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Luca Succio, direttore generale di Terreal Italia, con un campione di Terracoat. Sullo sfondo, elementi di architettura, coperture, facciate ventilate firmate Terreal Italia

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Storia

DI COPERTINA TERREAL ITALIA

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A fianco, elementi “su misura” in terracotta firmati Terreal Italia per rispondere ad ogni richiesta dei progettisti e tegole della gamma SanMarco

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a tradizionale terracotta, ma anche la tecnologica grafite. L’aspetto di un muro in mattoni, ma anche un cappotto termico. La facilità di posa, ma anche un perfetto isolamento. A volte quello che sembra inconciliabile si avvera: la realtà supera spesso le previsioni e, sovente, anche la fantasia. Comprese quelle dei progettisti che, in certi casi, sono alla ricerca del materiale perfetto. Un contributo al raggiungimento del massimo risultato è offerto oggi da Terreal Italia e dal suo nuovo sistema Terracoat. Con un vantaggio aggiuntivo: «È una soluzione perfetta per la riqualificazione edilizia con il bonus facciate», fa notare in questa intervista Luca Succio, direttore generale dell’azienda. Domanda. Il sistema cappotto è uno dei sistemi che Terreal Italia ha sviluppato. Qual è la vostra soluzione di punta? Risposta. Il sistema cappotto è, in generale, uno dei temi che raccoglie il maggior interesse da parte degli operatori della filiera delle costruzioni. Le recenti normative sul risparmio energetico e la sensibilità diffusa verso le tematiche della bioarchitettura e del costruire sostenibile impongono oggi una attenzione particolare all’isolamento termico degli involucri edilizi. Terreal Italia, attenta alle esigenze del mercato, propone soluzioni di involucro dove si assommano due vantaggi: l’isolamento termico e l’aspetto estetico della finitura in terracotta. Da queste premesse nasce Terracoat, la nostra soluzione di punta recentemente lanciata al Klimahouse di Bolzano. D. A chi si rivolge, in particolare, questo prodotto? R. Il cappotto Terracoat è perfetto nei casi di ristrutturazione e riqualificazione edilizia così come nella nuova edificazione. Tra i vantaggi d’uso sicuramente la lunga durabilità e l’assenza di manutenzione, oltre alla semplicità di posa. Sono inoltre disponibili a richiesta diverse soluzioni di spessori del pannello in Eps grigio: 60, 80, 100, 120, 140 e 160 millimetri, oltre allo spessore di 20 millimetri del listello di terracotta. Il pannello può essere rivestito con le diverse finiture disponibili del laterizio e fissato direttamente a una muratura in calcestruzzo,

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laterizio, strutture a telaio, legno e, quindi, rappresenta una soluzione sicura e valida anche per il recupero estetico ed energetico degli edifici esistenti. D. Quali sono le caratteristiche tecniche di Terracoat? R. Si tratta di un sistema per l’isolamento termico degli edifici costituito da pannelli prefabbricati mediante l’assemblaggio di lastre di Eps con grafite e di listelli in terracotta faccia a vista a pasta molle di Terreal Italia, dello spessore di 2 centimetri. Il particolare sistema di


assemblaggio fa sì che i due elementi siano saldamente incollati tra loro, per creare un manufatto unico con un’altissima resistenza agli agenti atmosferici. La prefabbricazione viene eseguita nello stabilimento Terreal Italia di Noale in provincia di Venezia dove è stato sviluppato, in ambiente controllato mediante procedimenti standardizzati. Il sistema è fornito in kit con ogni tipo di accessorio necessario alla posa: tasselli e viti per ogni tipo di struttura, schiuma poliuretanica, angolare di partenza, angoli e pezzi speciali per ogni dettaglio costruttivo. D. Quali sono i valori di isolamento raggiunti? R. Il pannello Terracoat è in Eps grigio con λ= 0,030 W/ mK. La lastra è stampata in polistirene espanso sinterizzato e addizionata con grafite, certificata secondo la norma europea Uni En 13163:2017, conforme alle norme Etics. L’addizione dell’Eps con la grafite, consente di realizzare coibentazioni termiche di edifici con spessori ridotti, grazie alla sua minor conducibilità termica. Le particelle di grafite incapsulate all’interno del materiale assorbono e riflettono gli infrarossi agendo così sull’irraggiamento del calore, neutralizzandolo. Questo è possibile grazie alla struttura molecolare a nido d’ape della grafite. Inoltre, il rivestimento con il listello in terracotta conferisce al

cappotto una maggior inerzia termica. Una soluzione perfetta per la riqualificazione edilizia con il bonus facciate. D. Questi prodotti hanno anche la necessità di una corretta applicazione. In che modo? R. In realtà la facilità di posa è tra i punti di forza del cappotto prefabbricato, ma la qualità estetica del risultato finale è condizionata da una progettazione rispettosa della modularità del laterizio, tale da poter rendere ancor più semplice la realizzazione del rivestimento in cantiere. Per il resto, le attenzioni da porre in fase di applicazione sono quelle comuni ai sistemi isolanti a cappotto e, quindi, già conosciute dagli operatori del settore. D. Avete una soluzione anche per quanto riguarda gli interni? R. Oggi è sempre più frequente l’uso della terracotta nel rivestimento di pareti di interior design. Si configura cioè una nuova tendenza là dove si sceglie per gli ambienti domestici la presenza della terracotta, materiale tradizionale, sicuro, caldo e confortevole. Terreal Italia propone due linee di prodotto: Linea Decor, in realtà listelli in laterizio a pasta molle delle dimensioni di 25x5,5 centimetri e di spessore di 1 centimetro della gamma di finiture SanMarco e Pica e la Linea Habitat

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Storia

STORIA DI COPERTINA

DI COPERTINA

Una fase di produzione di tegole nello Stabilimento di Valenza (AL) di Terreal Italia

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la nuovissima linea di rivestimenti per l’housing con texture e colori innovativi, come Oro Brillante, Nero Lavico, Corten, Rosa del Deserto e Bianco di Carrara, che va incontro ai nuovi trend dell’abitare moderno. L’uso della terracotta contribuisce a dare vivibilità, calore, senso domestico, piacevolezza, qualità estetica e, non ultimo, comfort ambientale. Si combina inoltre perfettamente con i dettagli dell’arredamento, da quelli più classici e tradizionali a quelli più moderni e futuristici. Questo grazie alla versatilità di un materiale che risponde a tono a tutte le esigenze legate ai nuovi modelli dell’abitare proponendo sistemi di rivestimento per indoor capaci di essere tecnologicamente all’avanguardia. Decorare con la terracotta non solo aumenta il valore estetico degli ambienti, ma anche quello simbolico ed evocativo. Per questa ragione sono ormai innumerevoli i casi di utilizzo dei nostri listelli Decor e Habitat per negozi, ristoranti, pub, hotel e centri commerciali. D. E per quanto riguarda l’aspetto del design? R. A giugno, al salone del Mobile di Milano, proporremo Exagon, una linea di esagoni in terracotta e vetro di Murano colorati che costituisce una opportunità per parlare al mondo del design e dell’interior. Si tratta di un unicum nella storia della terracotta per l’interior e annuncia un vettore di cambiamento significativo nel settore. Exagon è il risultato di un processo progettuale che parte da un raffinato quanto complesso connubio di due materiali naturali e antichissimi: la terracotta e il vetro. La prima materica, solida, terrosa e opaca e l’altro diafano, leggero, delicato e trasparente. È disponibile in cinque colorazioni sia per le formelle in terracotta sia per quelle in vetro: Bianco di Carrara, Nero Lavico, Oro Brillante, Rosa del Deserto, Cortèn. Una palette di colori particolarmente innovativa, in linea con le esigenze del vivere contemporaneo e studiata per permettere infiniti abbinamenti di colori giocando non solo sui cromatismi ma con le differenti qualità materiche dell’argilla e del vetro. D. Come avete sviluppato questo progetto? R. È stato sviluppato all’interno dei laboratori ricerca e sviluppo di Terreal Italia in un dialogo continuo col mondo della progettazione da cui provengono le sollecitazioni verso nuove forme e utilizzi della terracotta, in linea con le moderne esigenze estetiche e funzionali. Siamo certamente di fronte a una svolta decisiva nell’impiego del faccia a vista: non più semplicemente mattone o listello, ma il concetto contemporaneo nell’uso diffuso della terracotta, materiale che si presta a usi alternativi nell’interior, assicurando tra l’altro una grande libertà di posa, destinata anche al fai da te o per dare esclusività agli ambienti interni di case, hotel, negozi, musei, uffici e luoghi pubblici in genere.


I MATTONI CHE REGALANO COMFORT Terracoat è l’efficiente sistema a cappotto per l’isolamento termico degli edifici costituito da pannelli prefabbricati, mediante l’assemblaggio di lastre di Eps con grafite e listelli in terracotta faccia a vista a pasta molle di Terreal Italia, con spessore di 2 centimetri. Il particolare sistema di assemblaggio fa sì che i due elementi siano saldamente incollati tra loro per creare un corpo unico, indivisibile e con un’altissima resistenza agli agenti atmosferici. La prefabbricazione viene eseguita nello stabilimento di Noale di Terreal Italia, in condizioni controllate di fabbrica e con procedimenti standardizzati che garantiscono al sistema vantaggi come la lunga durabilità e l’assenza di manutenzione. Inoltre, le dimensioni ridotte (0,54 metri quadri per pannello) e il peso limitato (17,4 chilogrammi circa) rendono il prodotto molto versatile nelle fasi di logistica e di stoccaggio in cantiere, ma soprattutto permettono velocità e facilità di posa. I pannelli possono essere fissati meccanicamente su qualsiasi struttura di supporto: dalla parete in legno alla più tradi-

D. L’edilizia si avvia sempre di più verso i sistemi a secco. Perché? R. È ormai evidente che l’edilizia italiana si stia dirigendo sempre di più verso interventi di ristrutturazione, piuttosto che di nuova costruzione. Questa tendenza si è consolidata negli ultimi anni a causa della crisi che ha colpito il settore delle nuove costruzioni ed è stata sostenuta da politiche volte al risparmio di nuovo suolo, alla salvaguardia del patrimonio edilizio esistente, e all’incentivazione fiscale delle ristrutturazioni. La diffusione di tecniche costruttive a secco permette di ridurre i tempi e i costi di costruzione senza che ciò comporti una perdita di prestazioni, tanto che consente anche di avere un elevato risparmio energetico. Infatti, con le tecniche costruttive a secco si possono prevedere abbastanza bene i tempi e le fasi di lavoro, limitando al massimo i tempi morti nella realizzazione, che provocano inevitabilmente l’innalzamento dei costi di costruzione. In più i sistemi

zionale parete in latero-cemento, fino al pannello in calcestruzzo armato delle strutture prefabbricate. Il sistema Terracoat assicura un’elevata performance termica dell’edificio oltre a migliorare l’aspetto estetico grazie ai listelli faccia a vista in terracotta a pasta molle, disponibili nella varietà di finiture e colori della gamma SanMarco e Pica. Nello specifico, i componenti del sistema sono: pannello piano, pannelli ad angolo completi (con diverse larghezze), viti e tasselli, malta per la fugatura, schiuma poliuretanica, pistola, pulitore, profili di partenza in alluminio. In più, per il pannello Terracoat sono stati realizzati appositamente il pettine laterale con le estremità arrotondate e la sovrapposizione conica dei bordi laterali. Aspetti che offrono un ottimo isolamento termico in corrispondenza dei bordi e una migliore tenuta all’aria e all’acqua. Il pannello isolante appositamente progettato è in Eps grigio, lastra stampata in polistirene espanso sinterizzato addizionata con grafite, certificato secondo la norma europea Uni En 13163:2017, conforme alle norme Etics. Gli spessori sono a richiesta: 60, 80, 100, 120, 140 o 160 mm.

a secco sono maggiormente ecosostenibili, in quanto gli elementi, grazie anche alla facilità di montaggiosmontaggio, possono essere riciclati, sostituiti (in caso di elementi degradati) o riutilizzati rendendo meno impattante l’eventuale futura dismissione. Questo tipo di tecnologia dà la possibilità di progettare e realizzare le parti dell’edificio in luoghi diversi da quello in cui sorgerà il manufatto. Infatti, in cantiere si svolgerà solo la fase di assemblaggio che quindi avverrà in tempi brevi. Infine, tale tecnica costruttiva è ideale anche per lavori di ristrutturazione in quanto, grazie alla facilità di posa, rende possibile la conclusione dei lavori in tempi brevi, aspetto non da poco per coloro che devono allontanarsi dalla propria abitazione. D. Quali sono le opportunità di questa tecnologia? R. Generalmente in Italia la costruzione degli edifici, soprattutto quelli residenziali, è stata quasi sempre eseguita con la tecnologia a umido, ovvero con l’utilizzo di mattoni in laterizio uniti tra di loro da malte, a

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Storia

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La posa di un angolare Terracoat

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differenza di altre parti del mondo, dove si privilegiano soluzioni a secco con materiali stratificati assemblati su una intelaiatura di acciaio o legno o nelle soluzioni ibride in calcestruzzo armato. Anche se in Italia si è privilegiato il sistema tradizionale umido laterocementizio, questo non significa che nelle ristrutturazioni non si possa optare per soluzioni a secco che sicuramente offrono numerosi vantaggi, come ho accennato. Terreal Italia propone numerosi sistemi di involucro a secco come le facciate ventilate in laterizio e lo stesso sistema di cappotto con finitura in terracotta Terracoat, di cui abbiamo parlato sopra. D. Quali sono le novità per quanto riguarda le coperture in laterizio? R. Terreal Italia sviluppa il suo maggiore business nel settore delle coperture, di cui è leader: la nostra proposta di tipologie, colorazioni e accessori funzionali è senza uguali. Le novità riguardano l’ampliamento di gamma con nuovi colori antichizzati e stonalizzati, che si inseriscono perfettamente nei contesti del nostro

paesaggio urbanizzato, rurale e storico. D. Anche in questo caso l’attenzione al design è sempre più presente... R. Le coperture in cotto sono spesso percepite nel loro aspetto molto tradizionale e adatte ad un tipo di architettura che rinnova la tradizione. Terreal Italia parla anche a quella fascia di mercato che cerca nella terracotta innovazione, modernità e vicinanza a gusti più contemporanei. La nostra offerta di tegole piane di grande formato, molto performanti (anche per basse pendenze) e in una gamma di colori moderni come il nero, il grigio, il testa di moro è una risposta a queste richieste. D. Un altro aspetto importante per i progettisti è quello di poter disporre di soluzioni studiate ad hoc. Qual è la vostra risposta? R. Le nostre radici affondano nel passato. Valorizziamo, infatti, l’esperienza e la competenza di storiche realtà produttive. Ma c’è una cosa che più di tutto ci distingue: affiancare clienti e progettisti per trovare insieme soluzioni innovative e originali possibilità di utilizzo della terracotta assecondando con la ricerca e la sperimentazione le visioni più futuristiche. Il continuo dialogo con gli architetti che influenzano i gusti e le scelte nella modernità permette al nostro team interno di ricerca di proporre novità nei sistemi di involucro, ma soprattutto soluzioni studiate ad hoc per ogni tipo di esigenza. D. Quali sono i principi che adotta l’azienda nel proporre un proprio prodotto? R. Sicuramente il dialogo continuo con il mondo della progettazione, da sempre un principio cardine nell’attività di Terreal Italia, costituisce il motore principale di ogni sperimentazione nell’ambito della ricerca e innovazione. Terreal Italia è un’azienda leader tra i produttori di elementi in laterizio per l’architettura, e si distingue sia nel seguire i più grandi architetti contemporanei con produzioni particolari, su disegno, sperimentando finiture e colori, sia affiancando i professionisti in importanti interventi di restauro e riqualificazione. L’azienda si propone come vero e proprio partner, con la sua rete di professionisti, agenti e promotori tecnici, raggiunge l’intero territorio nazionale e la sua organizzazione dinamica è finalizzata alla costante ricerca della qualità in tutta la catena del processo produttivo, dalla progettazione alla consegna, mettendo a disposizione anche la propria esperienza per risolvere le diverse situazioni che richiede la nuova architettura e Terracoat ne dà testimonianza. Inoltre, per creare le giuste sinergie tra il mondo della progettazione architettonica e quello interno della Ricerca e Sviluppo, è attivo un team dedicato che dà voce a progettisti e operatori del panorama architettonico ed edilizio contemporaneo.


D. La storia di Terreal e dei suoi marchi è già lunga, vuole riassumerla? R. Terreal Italia è un’azienda specializzata nella produzione di sistemi di involucro in terracotta, che ha saputo trasferire a livello industriale una capacità nata storicamente a livello artigianale raccogliendo l’esperienza di fornaci locali che hanno scritto pagine importanti nella storia del laterizio in Italia. L’azienda, appartiene dal 2000 al gruppo multinazionale Terreal, leader mondiale nell’industria dei laterizi con stabilimenti in varie parti del mondo. Dal 2018 acquisisce il brand Pica, con l’obiettivo di consolidare e aumentare la presenza sul mercato nazionale e all’estero, affiancandolo al già noto brand SanMarco. Fondendo esperienza e capacità produttive, offre al mercato una gamma completa: dalle tegole ai coppi, dai mattoni a pasta molle a quelli estrusi, dai pavimenti in cotto agli elementi di architettura, dalle tavelle alle facciate ventilate e soprattutto sistemi completi di involucro per la realizzazione di coperture, pareti e pavimenti nel segno della modernità. Quello che più la contraddistingue è la flessibilità produttiva che permette di avvicinare la terracotta alle richieste prestazionali ed estetiche della contemporaneità dando nuovo slancio ad un materiale protagonista nell’architettura del futuro. Terreal Italia utilizza le più avanzate soluzioni tecnologiche, il know how tecnico e un dialogo ininterrotto con i progettisti per trasformare la terracotta in un prodotto moderno, performante, ecologico e dal massimo impatto estetico. Tra gli impegni che l’azienda porta avanti con soddisfazione da anni vi è il sostegno della cultura architettonica attraverso convegni, workshop e la pubblicazione di libri di architettura. In questo modo dimostra la vicinanza ai protagonisti dell’architettura contemporanea realizzandone idee e visioni in laterizio. Inoltre l’azienda affianca il cliente per trovare insieme soluzioni innovative e originali possibilità di utilizzo della terracotta, promuovendo un habitat di qualità e valorizzando il patrimonio culturale. D. E quale sarà il prossimo traguardo? R. Nonostante il momento congiunturale non favorevole, ci anima un particolare fermento: nuovi prodotti, investimenti nella ricerca e nel miglioramento continuo della qualità. Prossimamente avremo altre notizie soprattutto nel settore delle coperture… L’obiettivo è comunque sempre riuscire a far aderire la terracotta ai linguaggi della contemporaneità ed alle esigenze di un mercato che la misura costantemente nei suoi valori estetici e prestazionali. Abbiamo l’ambizione di ritenerci in grado di traghettare la terracotta nel futuro.

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INTERMEZZO

PAESAGGI INTROSPETTIVI

E

pensare che non mi piaceva. L’arte di Edward Hopper (1882– 1967) mi è sempre stata, come dire, estranea. Eppure con gli anni si è pian piano avvicinata, non tanto perché onnipresente ogniqualvolta si parla di arte americana contemporanea, ma perché – troppo ovvio? – penso di averne capito il significato. O, più semplicemente, l’arte di Hopper è talmente contemporanea da permettere pure a me di «crescerci dentro» e trovare qualcosa che vada bene per me. È capitato anche a voi? Una retrospettiva a Basilea (fino al 17 maggio) cerca di fare il punto sul paesaggio, l’elemento praticamente onnipresente nei dipinti del newyorkese. E quella del paesaggio è una lettura quanto mai interessante per addentrarsi dentro una linguistica figurativa che, apparentemente, sembra descrivere eterni ritorni e affinamenti su una casistica grande, ma sempre uguale, di temi figurativi. Il curatore, Ulf Küster, nell’interessante catalogo fa bene a mettere in relazione Hopper con i suoi interessi e la sua ampia cultura (conosceva ottimamente il francese (aveva vissuto a Parigi) e leggeva il tedesco, si interessava di psicanalisi e di letteratura) e aveva l’ansia di illustrare fino alla ripetitività, diciamo pure compulsiva, elementi del paesaggio che più gli erano familiari, come Cézanne. O che gli erano completamente estranei, eppure così vicini. Cercati, forse anche compresi, senz’altro analizzati. Tutto questo non è moderno? Non è contemporaneo? Mentre il curatore fa una giusta corrispondenza tra il tratto postimpressionista del primo Hopper e il tanto amato Courbet. Quello che appare strano è come Hopper si muova apparentemente da indipendente pensatore nel substrato delle innovazioni culturali del primo Novecento, quasi snobbandole. D’altra parte, Hopper e sua moglie tenevano diari molto precisi e non accennano riferimenti a molti dei contatti culturali che vedendo la sua arte ci si aspetterebbe. Anche questo è veramente attuale: oggi siamo tutti autoreferenziali. 70

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Eppure, a mio modesto parere, ci sono tanti elementi che possono essere ritrovati nelle sue configurazioni, sempre figurative che lo mettono in relazione con i postimpressionisti francesi prima e dopo con gli inventori del «paesaggio canadese», gli artisti del Group of Seven e, poi, nel secondo Dopoguerra, la sua luminosità che potremmo dire caravaggesca si combina con molti elementi della Settima Arte (che molto ha attinto dalle sue scenografie mute) e della popart che, senz’altro, ha appreso dalla sua lezione… E ora tutto questo ci pare così nostro. Quello che nei paesaggi di Hopper è visibile è solo un medium per andare oltre, per sottendere ad altri significati che ognuno può liberamente interpretare. C’è sempre un dato oggettivo e ci sono sempre prospettive accurate, quasi giottesche, che portano lontano. Ci astraggono dal contesto e ci trasportano in territori mentali sconosciuti. Che cosa succede veramente in quelle scene dove gli umani appaiono ma non interagiscono, dove la bellezza appartiene solo alle cose e il mondo alla natura che è uno sfondo impenetrabile? In questo momento in cui tutti siamo costretti a domandarci più che mai del senso della vita e delle nostre relazioni, Hopper può contribuire nel nostro viaggio. (lmff )

Edward Hopper
- A Fresh Look at Landscape, a cura di Ulf Küster per la Fondation Beyeler, Riehen / Basel, con saggi di Erika Doss, Ulf Küster, David Lubin, Katharina Rüppell, Hatje-Cantz Publishers, 2020, 148 pagine, 110 illustrazioni, euro 58,00. 
ISBN 9783775746540. info: www.hatjecantz.de


Edward Hopper, Cape Cod Morning, 1950, © Smithsonian American Art Museum, Gift of the Sara Roby Foundation,

VG Bild Kunst, courtesy Hatje-Cantz Publishers.

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Edward Hopper, Route 6, Eastham, 1941, © Swope Art Museum, VG Bild-Kuns, courtesy Hatje-Cantz Publishers.

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Edward Hopper, Mrs. Scott’s House, 1931, © Maier Museum of Art at Randolph College, First purchase made possible

by the Louise Jordan Smith Fund, 1936. VG Bild-Kunst, courtesy Hatje-Cantz Publishers.

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SPECIALE ANTINCENDIO Il bonus facciate può essere un’ottima occasione anche per utilizzare le nuove soluzioni in materia di superfici esterne ventilate. Ma oggi chi progetta deve fare attenzione anche alle nuove norme antincendio e a quelle antisismiche:tutti argomenti da approfondire nelle prossime pagine

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Diminuisce la dispersione di calore e protegge dalla eccessiva irradiazione. Aumenta il comfort. E protegge le superfici esterne. Così le facciate ventilate sono diventate una modernissima-antica soluzione di Carlo Lorenzini

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l termine ventilare ha numerosi significati: da quello specifico di esporre al vento a quello figurato di proporre un qualcosa che potrebbe essere fatto, ma che ancora non è stato realizzato. Tra le due definizioni il termine si adatta perfettamente nel primo caso a quello delle pareti ventilate, esposte al vento, ma potrebbe adattarsi anche al secondo. Le stesse pareti, infatti, possono ventilare una opportunità concreta di riduzione dei consumi energetici, dell’impatto acustico e termico e della protezione dei muri perimetrali dagli agenti esterni. Solo che in questo secondo caso la ventilazione, che è peraltro un sistema e non un esito, non va intesa come una promessa, ma come una realtà. È ormai assodato che le pareti ventilate producano risparmi energetici consistenti e difendere i muri oggi è una priorità che permette di abbassare i consumi energetici in modo molto consistente e se queste soluzioni sono abbinate alla sostituzione anche delle chiusure (porte, finestre) si può arrivare a ridurre l’impatto economico dei costi di riscaldamento e raffrescamento di oltre il 60%, con un notevole risparmio in bolletta e con la possibilità dunque di recuperare l’investimento in pochi anni, grazie anche agli ecobonus.

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L’ASPETTO NORMATIVO Dal punto di vista normativo, le norme Uni definiscono la facciata ventilata come «un tipo di facciata a schermo avanzato in cui l’intercapedine tra il rivestimento e la parete è progettata in modo tale che l’aria in essa presente possa fluire per effetto camino in modo naturale e/o in modo artificialmente controllato, a seconda delle necessità stagionali e/o giornaliere, al fine di migliorarne le prestazioni termoenergetiche complessive». È di tutta evidenza che il tema non è la tecnologia in sé, ma l’installazione, che richiede una attenta progettazione e una corretta definizione dei particolari costruttivi, che siano in grado di garantire il corretto funzionamento del sistema installato.

UN’ALTERNATIVA Le pareti ventilate, che sono alternative al classico isolamento a cappotto, sono una tecnologia ben conosciuta fin dall’antichità e che trova oggi soluzioni innovative nell’uso di materiali e sistemi integrati all’involucro edilizio. Tutti i produttori di materiali e di sistemi per la realizzazione di facciate ventilate hanno soluzioni in grado di rispondere alla domanda, con caratteristiche di isolamento termico e acustico che pongono questi sistemi in diretta concorrenza con la realizzazione del classico isolamento a cappotto. A SECCO La tecnologia delle pareti ventilate è a secco: prevede l’utilizzo di sistemi costruttivi che rivestono le facciate esterne mediante l’installazione di lastre di vario tipo, utilizzando sistemi di sospensione e di fissaggio di carattere meccanico. Ciò che si va a creare con questi sistemi è una intercapedine che, se adeguatamente dimensionata, consente non solo l’inserimento di pannelli termoisolanti a contatto con la parete dell’edificio, al fine di coibentarla, ma permette inoltre una adeguata circolazione dell’aria, in particolare in senso ascensionale. Si viene cioè a formare uno spazio vuoto di ventilazione, una sorta di camera d’aria che, grazie ai moti convettivi, genera un effetto di micro ventilazione. Ciò garantisce la traspirabilità dell’edificio e con l’utilizzo di adeguati isolanti si evita la generazione di ponti termici e si riduce la dispersione di calore in inverno, eliminando inoltre il suo accumulo durante il periodo estivo, a tutto vantaggio del contenimento dei consumi energetici e del benessere delle persone che abitano l’edificio. Le pareti ventilate proteggono dunque i muri dall’azione degli agenti atmosferici come pioggia, vento, agenti inquinanti, e isolano l’edificio dal punto di vista termico e acustico, aumentando il comfort e la vivibilità degli ambienti.

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LE SOLUZIONI I prodotti e le soluzioni utilizzate per i rivestimenti esterni sono diverse e vanno dal gres porcellanato alla terracotta, dai pannelli compositi in alluminio ai laminati plastici, dal vetro ai pannelli metallici, dai marmi ai graniti, dalle pietre naturali agli estrusi, dando ai progettisti ampia potenzialità di scelta in funzione anche delle esigenze estetiche richieste o ricercate. Dal punto di vista tecnologico l’elemento più importante ovviamente non è solo una corretta progettazione, ma anche una applicazione a regola d’arte, che deve tener conto della tipologia dei moduli utilizzati, delle dimensioni delle lastre, delle fughe, la scelta dei colori e dei materiali del rivestimento, la definizione della dimensione dell’intercapedine di ventilazione. Un elemento fondamentale riguarda il sistema di ancoraggio delle lastre alla facciata, perché da questo dipende la buona riuscita dell’intervento e la sua tenuta nel tempo. Vi sono varie alternative possibili, dagli ancoraggi a vista a quelli a scomparsa, ma spesso le scelte dipendono dall’impatto economico delle stesse, associato alla modularità del disegno della facciata. UN ALTRO ASPETTO Difendere i muri esterni potrebbe sembrare una contraddizione, se si pensa a quanto una parete rappresenti anche nell’immaginario collettivo l’elemento di solidità e di difesa dall’esterno per antonomasia. Eppure l’innovazione tecnologica in questo campo è molto spinta e sull’edificato per preservarlo e innalzarne le prestazioni energetiche e di comfort abitativo, oltre a riqualificare esteticamente gli edifici, garantisce protezione proprio alle strutture che dovrebbero evitare pericoli dall’esterno, preservando le pareti dagli agenti atmosferici. Una doppia protezione, che in più fa anche risparmiare sui costi energetici e garantisce un maggiore comfort e benessere abitativo. Modificando il detto, tre piccioni con una sola fava.


Sopra solo cielo. Sotto solo Isotec. ISOTEC consente di realizzare coperture isolate e ventilate, con tutti i tipi di struttura portante ed è compatibile con qualsiasi rivestimento, dalle tradizionali tegole alle più moderne soluzioni continue in metallo. Il tutto con la massima efficienza energetica ed un’eccezionale rapidità di posa. Anche nella soluzione Isotec Parete per facciate isolate e ventilate. isotec.brianzaplastica.it

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SPECIALE SPECIALE FACCIATE VENTILATE

TECNICHE COSTRUTTIVE

Come isolare

CON UN PO’ DI ARIA Gli edifici sono energivori anche per le loro caratteristiche costruttive, con pareti sottili e non coibentate. Le facciate ventilate sono una soluzione anche in abbinamento con il tradizionale cappotto

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di Pasquale Cascella

Roma, riqualificazione energetica e architettonica di sede direzionale. A destra, Tolentino (Macerata), rivestimento di cinema multisala con facciata ventilata


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toricamente le costruzioni erano costituite da pareti portanti che assolvevano anche la funzione di protezione climatica e climatizzazione passiva. Con l’introduzione delle strutture puntiformi in acciaio e cemento armato, e la conseguente scissione della funzione portante dall’involucro, si è aperta la possibilità a una infinita varietà di nuove forme e tipologie architettoniche: a pianta libera, con finestrature non più allineate, terrazze aggettanti, finestre a nastro, pareti interamente vetrate per permettere più generose relazioni visive con lo spazio esterno. L’involucro, oggetto della rivoluzione compositiva, ha quindi perso la funzione di volano termico del sistema di climatizzazione passiva: il compito di riscaldare gli spazi interni è diventato appannaggio dell’impiantistica.

PARETI SOTTILI Il depotenziamento della massa delle pareti esterne, fattore che aveva fino allora agito anche da mitigatore del caldo estivo, unito al contemporaneo incremento delle superfici finestrate, ha portato al diffondersi di una nuova necessità: una potente impiantistica per raffrescare. La diffusione progressiva della duplice impiantistica (per l’inverno e per l’estate), unita alla bassa resistenza termica degli involucri moderni, ha reso una progressiva crescita dei consumi energetici per climatizzazione. Di questo modo di costruire paghiamo le conseguenze oggi, dato che la maggior parte del patrimonio edilizio esistente è degli anni in cui non si è badato molto all’efficienza energetica. Per poter oggi abbattere i consumi energetici del settore edilizio e ridurre il peso economico e il danno ambientale

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TECNICHE COSTRUTTIVE

Milano, riqualificazione di involucro con facciata ventilata e componenti fotovoltaici, Sistema Isotec-Parete

che ci procura questa eredità negativa, è sulla riqualificazione energetica delle costruzioni del secolo scorso che bisognerebbe concentrare attenzione e incentivi pubblici. RIPULIRE L’ARIA DELLE CITTÀ Per ridurre le emissioni nelle aree più abitate è necessario ridurre i consumi generati da idrocarburi, agendo prioritariamente sui trasporti urbani e sulla climatizzazione. A partire dal 2005 in Italia sono entrate in vigore normative sul rendimento energe-

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tico in edilizia che hanno determinato i primi progressi, dovuti però maggiormente alla sostituzione di serramenti e caldaie, mentre molto ancora si deve fare sulla riqualificazione edilizia dell’involucro. Restiamo di conseguenza ancora ben distanti da quella drastica riduzione di consumi di idrocarburi necessaria per abbattere gli attuali livelli di inquinamento delle città. In quest’ottica diventa prioritaria l’individuazione delle migliori forme di intervento sul sistema involucro-impianti. Servirebbero programmi pubblici


Il N° 1 in Europa per porte e portoni per dar corso a una vera e propria rigenerazione bioclimatica di involucri energivori e impianti alimentati con energie non rinnovabili. Non riusciremo a ripulire l’aria delle città finché non si riuscirà a riqualificare energeticamente buona parte delle costruzioni esistenti. CAPPOTTO E FACCIATA VENTILATA Le soluzioni per intervenire sull’edilizia esistente in maniera efficace sono quelle dall’esterno dell’involucro. Dall’interno si può migliorare la trasmittanza termica media delle pareti esterne, ma non eliminare completamente i ponti termici e realizzare un radicale potenziamento delle prestazioni dell’involucro valido sia nella stagione fredda che calda. Dall’esterno si può intervenire con un cappotto semplice o con una facciata ventilata. La soluzione cappotto semplice (isolante+intonaco) può essere efficace per conseguire un buon risparmio energetico d’inverno ma, nella stagione estiva, non modifica in misura decisiva le prestazioni della parete su cui lo strato coibente viene applicato. Inoltre, con questo sistema, l’aspetto architettonico è limitato a un’unica possibilità di finitura, intonaco tinteggiato, che comporta un periodico impiego di vernici. Con i sistemi di facciata ventilata, invece, non ci si limita al potenziamento della resistenza termica, ma si dota l’involucro anche di tutti gli effetti positivi della ventilazione e si amplia la possibilità di rinnovamento architettonico della facciata, rendendone integrabile praticamente tutta la gamma possibile dei paramenti esterni. I COSTI Il cappotto semplice ha un costo inferiore rispetto alla facciata ventilata, ma non per questo può ritenersi il sistema economicamente più conveniente. Valutando bene l’insieme dei costi e dei benefici, si può considerare come le due soluzioni comportino gli stessi esborsi per ponteggi, installazione del cantiere, occupazione di suolo pubblico (nei casi in cui l’intervento lo richieda), rilievi, pratiche edilizie. Per realizzare una facciata isolata a cappotto e ventilata, in definitiva, rispetto a un cappotto semplice, vanno aggiunti solo i costi per il paramento esterno e le sottostrutture necessarie per ancorarlo alla parete. Ma questi costi aggiuntivi offrono tali vantaggi che, alla fine, la soluzione facciata ventilata risulta solo apparentemente più costosa. È sufficiente valutare la fondamentale efficacia della parete ventilata anche in estate, a fronte del limitato contributo del cappotto semplice e la maggiore durata che i diversi paramenti esterni integrabili possono garantire con minima manutenzione periodica.

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BRIANZA PLASTICA

Restyling estetico ED ENERGETICO Un residence a Verona è stato riqualificato con Isotec Parete Black, scelto per le sue proprietà termoisolanti e la praticità di installazione

di Giovanni Argento 84

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a prestigiosa struttura residenziale che svetta lungo la riva del fiume Adige a Verona richiedeva un sostanziale restyling estetico ed energetico, che proiettasse l’edificio verso un linguaggio contemporaneo. Le soluzioni progettuali adottate hanno tenuto conto del contesto urbanistico e di quello paesaggistico, sottoposto a tutela, in cui l’edificio è inserito. Il complesso, formato da due blocchi strutturalmente collegati da un basamento comune al piano terra e da passerelle sospese a ogni piano, si trova nelle vicinanze del Tiro a Segno Nazionale e del Forte San Procolo.

SUPERFICI USURATE Le residenze sono disposte lungo i fronti esposti verso Nord e Sud, caratterizzati da ampi balconi, mentre ai lati dei due blocchi sono presenti i vani scala, caratterizzati da facciate continue. Le coperture piane sono adibite a spazi tecnici dove sono collocati i comignoli dei vani impianti, le uscite dei vani scala, i locali tecnici e i pannelli dell’impianto solare. Dunque, mentre i lati Nord e Sud si caratterizzano per una maggiore profondità e apertura grazie alla presenza di terrazze contigue, i lati Est e Ovest sono compatti e chiusi, con superfici vetrate di modeste La struttura residenziale lungo la riva del fiume Adige a Verona. L’intervento di ristrutturazione delle facciate, progettato dallo studio MP & T Engineering di Verona, ha previsto, sui prospetti laterali, la realizzazione di un sistema di facciata ventilata con rivestimento in ceramica. Il sistema si caratterizza per una elevata prestazione di reazione al fuoco: è realizzato in poliuretano espanso rigido Pir autoestinguente, con un rivestimento minerale ignifugo esterno

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BRIANZA PLASTICA

La scelta del sistema di Brianza Plastica è stata apprezzata per la convenienza economica e la praticità, poiché consente l’installazione sul supporto esistente senza necessità di rimuovere, e dunque smaltire, i rivestimenti esistenti

dimensioni rispetto all’insieme. L’estetica di queste superfici era dominata dal rivestimento in cemento, presente sia in una configurazione classica a vista, sia in forma di pannellature regolari, con una finitura di inerti in pietra naturale dal colore rossastro. Quest’ultima tipologia di rivestimento presentava un evidente degrado superficiale con variazioni cromatiche e disomogeneità, oltre a cavillature e fessurazioni innescate da infiltrazioni di umidità. SISTEMA COMPLETO A SECCO La scelta del sistema di Brianza Plastica è stata dovuta all'ottimo comportamento del sistema, sia in fase estiva che invernale. È stata inoltre apprezzata per la convenienza economica e la praticità, poiché consente l’installazione sul supporto esistente senza necessità di rimuovere, e dunque smaltire, i rivestimenti esistenti. In più, con un unico passaggio di posa si ottiene un efficace isolamento termico ad alte prestazioni che migliora il comfort abitativo e riduce i consumi energetici dell’edificio (conduttività termica dichiarata λD=0,024 W/mk), una sottostruttura ideale per il fissaggio di rivestimenti anche molto pesanti (come in questo caso) e un’intercapedine ventilata fra isolante e cortina esterna, che ottimizza il benessere indoor. Il sistema è risultato veloce da posare e l’intervento poco invasivo, tanto che la struttura è rimasta abitata e operativa per tutta la durata dei lavori, senza disagi per gli occupanti. Infine, le proprietà impermeabili assicurate

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dal rivestimento minerale hanno fatto sì che il pannello non subisse nessun deterioramento anche nei periodi di tempo in cui è rimasto esposto alle intemperie durante la lavorazione, una volta installato, in attesa della posa del rivestimento. RESISTENTE AL FUOCO L’intervento di ristrutturazione delle facciate, progettato dallo studio MP & T Engineering di Verona, ha previsto, sui prospetti laterali, la realizzazione di un sistema di facciata ventilata con rivestimento in ceramica. Il nuovo involucro, insieme ad alcune modifiche formali, è stato concepito in funzione di un sostanziale rinnovamento estetico ed energetico, orientato a ridefinire e regolarizzare il linguaggio architettonico dell’edificio, conferendogli un aspetto più moderno e ricercato, appropriato al contesto urbano circostante. La tecnologia scelta per questo intervento è quella della facciata a cortina retroventilata, realizzata con il sistema termoisolante Isotec Parete Black di Brianza Plastica e un rivestimento in lastre di gres di dimensione 80x180 centimetri. Il progetto esecutivo della facciata ventilata, curato dallo studio MudiLab di Monza, ha previsto l’impiego di Isotec Parete Black, installato a secco, con i pannelli disposti in verticale. Il sistema, poi, si caratterizza per una elevata prestazione di reazione al fuoco (classe B-s2, d0): è realizzato in poliuretano espanso rigido Pir autoestinguente, con un


rivestimento minerale ignifugo esterno, dalla caratteristica colorazione antracite. È stata privilegiata questa scelta variante del sistema termoisolante di Brianza Plastica in funzione dell’elevata altezza dell’edificio e della sua destinazione d’uso, ovvero un residenziale ad alta frequentazione: motivi per i quali è preferibile adottare disposizioni cautelative in materia antincendio. VELOCITÀ DI POSA E PERFORMANCE Il correntino metallico in acciaio di Isotec Parete Black, integrato nel pannello in fase di produzione, costituisce la sottostruttura portante ideale per il fissaggio delle grandi lastre in gres, scelte in due colori ispirati alle tonalità delle terre naturali: un grigio scuro simile alla terra d’ombra e beige chiaro, entrambe con finitura superficiale opaca. Il rivestimento ceramico, in grande formato 180x80 centimetri, mette l’accento su un design ricercato e originale: i pannelli in gres sono ancorati al correntino metallico mediante ganci a scomparsa, con aggiunta di colla poliu-

retanica antivibrazione, mentre il passo di 60 centimetri dei pannelli Isotec Parete Black è ottimizzato rispetto al formato delle lastre, con il risultato di velocizzare ulteriormente le fasi di posa e i tempi del cantiere. Nella camera d’aria che si crea fra il rivestimento e lo stato isolante, si attivano moti d’aria ascensionali che contribuiscono a massimizzare il comfort abitativo sia d’inverno, asciugando rapidamente condensa e umidità, sia d’estate, facendo disperdere velocemente il calore trasmesso per irraggiamento dal sole al rivestimento esterno. Inoltre, il correntino nero del Sistema Isotec Parete Black assicura un pregiato effetto invisibilità alla sottostruttura, che non si nota tra le fughe delle lastre. Infine, sulla superficie delle facciate, in prossimità della colonna vetrata del vano scale, sono state inserite delle fasce metalliche di colore scuro che movimentano il prospetto, creando un motivo studiato per armonizzarsi con le grandi lettere dell’insegna, fissate con staffe, attraverso il sistema isolante, direttamente al supporto portante. I lavori di ripristino della facciata. Il correntino metallico in acciaio di Isotec Parete Black, integrato nel pannello in fase di produzione, costituisce la sottostruttura portante ideale per il fissaggio delle grandi lastre in gres

LA SCHEDA Tipologia: ristrutturazione facciate Residence all’Adige Luogo: Verona Committente: Versus Spa Progetto: M. P. & T. Engineering Srl - Verona Progettazione esecutiva facciate ventilate: Studio MudiLab | ingegnerie per l’architettura Monza Impresa: Forciniti Srl di Verona Isolamento facciate: sistema Isotec Parete Black di Brianza Plastica - spessore 60 mm Superficie di facciate ventilate: 2.000 mq Rivestimento facciate: rivestimento in gres grande formato 180x80 cm

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SPECIALE SPECIALE FACCIATE VENTILATE

ALPEWA

Sinfonia DI METALLO A Bolzano vecchi edifici residenziali sono stati completamente riqualificati per raggiungere un livello adeguato di risparmio energetico. Grazie anche a una innovativa facciata a pannelli di Franco Saro

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na riqualificazione con accento musicale: si chiama Progetto Sinfonia l’intervento, a Bolzano, per gli edifici residenziali di Passeggiata dei Castani. Un’operazione non semplice: la qualità molto bassa della costruzione originale ha provocato numerosi problemi di fuori piombo e disallineamenti dei serramenti. Soprattutto per questo motivo è stato scelto di utilizzare i piccoli elementi Prefa distribuiti da Alpewa, per la loro versatilità: è stato necessario scegliere un rivestimento di facciata che gravasse il meno possibile sulla struttura, dato che l’intervento ha riguardato un edificio esistente con evidenti carenze realizzative e statiche (cedimenti, fessurazioni). Per questa ragione, appunto, da un punto di vista progettuale la scelta è caduta su un materiale come l’alluminio, più leggero di altri, come il fibrocemento.

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La facciata degli edifici di Passeggiata dei Castani, a Bolzano

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ALPEWA

Gli edifici dopo la riqualificazione, con le nuove facciate composte dai pannelli di Prefa e Stacbond

SOSTENIBILITÀ Il Progetto Sinfonia, che ha un imprimatur europeo, ha compreso anche il risanamento energetico al centro del progetto. In particolare, per la parte impiantistica, con l’utilizzo della geotermica, e in copertura di fotovoltaico e solare. Architettonicamente la scelta si è focalizzata su un cappotto di pannelli prefabbricati in legno di grandi dimensioni: un’idea innovativa in Italia. Come da progetto, in considerazione della notevole superficie da rivestire i progettisti hanno individuato due tipologie di rivestimento. In fase realizzativa l’architetto Manuel Benedikter, direttore dei lavori, ha proposto con successo alla progettazione, lo Studio Mellano Associati di Torino, e a committente, il Comune di Bolzano, di utilizzare i pannelli di Prefa. In particolare FX.12 RAL antracite 7016, Metalic White STB-400, Metallic Silver STB-403 e Deep Red Stb-488. La scelta del pannello Prefa è stata fatta in base all’esperienza del direttore dei lavori, che aveva già utilizzato questa soluzione in precedenza. La scelta dei pannelli Stacbond è scaturita da una proposta dell’impresa mandataria, Carron Bau, e dell’impresa che ne ha curato la posa, la Lamtex. VELOCITÀ DI ESECUZIONE Da un punto di vista cantieristico è stato riscontrato che la facciata Prefa garantiva una rapidità di approvvigionamento, mentre per i pannelli Stacbond, provenienti dalla Spagna, è stato necessario ridefinire con largo anticipo il

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disegno di facciata, così da garantire nei tempi indicati dal programma la loro fornitura. Non è stato tutto semplice: per quanto concerne le campiture di facciata trattate con pannelli Stacbond in fase realizzativa la direzione dei lavori e gli architetti hanno dovuto rivedere i disegni progettuali di suddivisione degli elementi di facciata, in quanto da progetto erano previsti pannelli fuori misura, in modo da ridurre al massimo gli sfridi e contenere così i costi. SUDDIVISIONE FACILE Il disegno finale, comunque, ha una suddivisione più semplice, che segue la linea dettata dalle aperture e dall’andamento dei marcapiani. Per quanto concerne i pannelli Prefa, in un primo tempo il colore non è stato gradito dagli inquilini perché giudicato troppo cupo. Ma con la rimozione dei ponteggi e la visione d’insieme, con l’affiancamento dei pannelli Stacbond rosso chiaro e un basamento centrale trattato a intonaco sempre rosso, il parere è diventato favorevole. La vista dalla città dei due edifici risulta essere decisamente più mimetica e integrata nel paesaggio rispetto ai precedenti edifici in intonaco color salmone: un’indicazione richiesta anche dal Committente già a livello progettuale. Per il trattamento irregolare della superficie, inoltre, il pannello antracite della Prefa si valorizza molto una volta che è colpito dalla luce diretta del sole in quanto risulta essere cromaticamente cangiante. È un aspetto non previsto in fase di progettazione: due pannelli della


SCHEDA PRODOTTO: PREFA Prefa con il suo prodotto innovativo FX.12 ha conquistato progettisti e installatori. Si tratta di un esclusivo rivestimento in alluminio che, grazie alle sue bordature longitudinali e trasversali, dona alle superfici un effetto tridimensionale sempre unico. Infatti, ogni elemento, in fase di produzione viene piegato in maniera differente, senza standardizzazione, con l’obiettivo di donare al materiale il fascino di un prodotto artigianale. I pannelli FX.12 di Prefa si caratterizzano per l’estrema leggerezza e l’elevata resistenza ai graffi, oltre a essere maneggevoli, pratici, e veloci da montare.

Stacbond, il Metalic White STB-400, Metallic Silver STB-403, cambiano colore secondo di come vengono investiti dalla luce. Se la luce è zenitale i loro colori sono del tutto simili, mentre spostando lo sguardo sulla parte superiore della facciata o sulle campiture confinanti ne si avverte chiaramente la differenza cromatica. Un aspetto che acquista un valore percettivo molto intenso, quasi manieristico, se si cammina lungo la facciata. La superfice di facciata rivestita in pannelli di alluminio nei due edifici è di circa 1500 metri quadri (esclusi i frontalini e i parapetti degli alloggi al primo piano). Il costo della facciata (comprese anche le mensole di sostegno della facciata prefabbricata, la facciata stessa in legno e il suo isolamento termico, e pannelli di rivestimento) è ammontato a circa 300 euro per metro quadro.

LA SCHEDA Luogo: Bolzano, Passeggiata dei Castani Progetto: Studio Mellano Associati Direzione lavori: Manuel Benedikter Installatore: Lamtex Distributore: Alpewa Pannelli: Prefa, Stacbond

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SPECIALE ANTINCENDIO

CHEMOLLI FIRE

Specialisti ANTI FUOCO di Giacomo Casarin

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Il team dell’azienda ha testato in Italia i prodotti di circa il 70% dei player sul mercato. Obiettivo: porte in legno capaci di resistere anche a mille gradi centigradi. E in grado di superare i requisiti internazionali per l'antincendio 92

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hemolli Fire ha il fuoco nel Dna. In senso buono. Nonno fabbro e padre produttore di chiusure tagliafuoco sono i predecessori di Eros Chemolli, che già a 19 anni varcava le soglie dei laboratori di resistenza al fuoco. Ora l’azienda Chemolli Fire si è specializzata nel testare e certificare le porte tagliafuoco, un mercato in crescita costante che risponde al bisogno di sicurezza in edilizia. «Le porte devono subire una sorta di crash test, un test distruttivo, per cui in un forno vengono simulate le condizioni di un incendio reale, dove le temperature possono superare anche i mille gradi», spiega a YouBuild Eros Chemolli, titolare di Chemolli Fire. «La nostra abilità, oltre che progettare per superare queste difficili prove, sta nel riuscire a definire quanti e quali test vanno effettuati e far sì che i risultati godano delle maggiori estensioni possibili». Domanda. Come è nata la scelta di puntare su un prodotto legato alla protezione dagli incendi? Risposta. Ho lavorato per dieci anni nell’azienda di famiglia, finché nel 2008 ci siamo specializzati in un servizio sempre più legato al mondo dei test dei prodotti da costruzione (in particolare porte) e alla loro certificazione. La crescente richiesta di prodotti resistenti al fuoco fa tendere sempre più aziende alla necessità di trasformare i loro prodotti classici in prodotti tagliafuoco. Chemolli Fire rende tutto questo possibile: si parte dall’idea del cliente e la si definisce in termini di tipologie, performance, normative e contesto geografico, rispettando per quanto possibile le economie di scala e gli asset produttivi esistenti. Dal progetto ai test, fino alla certificazione: si tratta di un percorso nel quale Chemolli Fire è sempre presente e supporta totalmente il produttore di porte, instaurando partnership di lungo corso basate sulla fiducia. D. Quali sono le ultime novità in merito alle normative antincendio? R. Il settore è decisamente in fibrillazione: la marcatura Ce è arrivata a novembre, anche se solo per le porte tagliafuoco pedonali per esterni e per le porte tagliafuoco


commerciali e porte da garage. In Italia si applica la circolare del 6 novembre 2019 del ministero dell’Interno, e sono in corso controlli sia ministeriali che della Guardia di Finanza sul rispetto delle regole. L’ulteriore novità è la crescente e corretta richiesta di porte a tenuta di fumo, che possono salvare ancor più vite favorendo l’esodo delle persone. D. Nello specifico, in che cosa consiste il percorso per certificare una porta antincendio? R. Molto in breve, le porte devono subire una sorta di crash test, una prova distruttiva: in un forno sono simulate le condizioni di un incendio reale, dove le temperature possono superare anche i mille gradi. La porta deve resistere a questa prova evitando il propagarsi delle fiamme e delle temperature. Il mercato è sempre più competitivo e le prove sono estremamente delicate. Inoltre, la normativa sul settore è molto complessa ed articolata. La nostra abilità, oltre che progettare per superare queste difficili prove, sta nel riuscire a definire quanti e quali test vanno effettuati e far sì che i risultati godano delle maggiori estensioni possibili. Perché il fuoco è fuoco in tutto il mondo, ma gli standard a cui adeguarsi sono diversi per i vari Paesi: con la nostra rete di contatti e l’esperienza garantiamo ai nostri clienti l’espansione degli orizzonti di mercato. Da tenere presente che testing e certificazione sono cose diverse: il sistema di controllo della produzione (per cui sono possibili anche visite da enti terzi) è la certificazione: questo processo garantisce che i prodotti siano equivalenti ai prototipi testati. D. Che differenze ci sono tra le certificazioni italiane ed estere? R. Le porte sono ormai testate con una norma europea, quindi uguale per tutti i Paesi della Ue. Alcuni Paesi comunitari, però, hanno requisiti in più, mentre altri hanno sistemi di certificazione con enti terzi che verificano presso il produttore: qualcosa di molto simile alla marcatura Ce. La tendenza di tutti gli standard e di tutti i Paesi, persino la Russia, è di andare verso sistemi testati e certificati, per una maggiore sicurezza dell’utente finale. Insomma, la strada è tracciata: c’è solo chi è più avanti e chi è più indietro. D. Quali sono i vostri clienti principali? R. Oserei dire che nel mercato delle porte in legno in Italia abbiamo coperto circa il 70% dei player, introducendone di molto importanti. Sono sempre state le buone referenze a promuoverci, oltre a un impegnativo percorso di partecipazione a gruppi normativi nazionali (Uni) e internazionali (Cen, Bsi, Ul), senza dimenticare le numerose iniziative divulgative che hanno confermato la nostra autorevolezza. D. Qual è il tipo di consulenza richiesta maggiormente dai vostri clienti? R. Il nostro è un servizio basato sulla fiducia: di solito par-

tiamo testando uno o più modelli di porta da far entrare nel mercato dell’antincendio, per poi restare sempre presenti come spalla in merito a tutte le tematiche afferenti al settore. Dall’interpretare un capitolato a sbrogliare dilemmi normativi, fino all’estensione dei risultati ottenuti verso altri mercati. Il nostro cliente sa che, chiamandoci, otterrà in poco tempo risposte affidabili. D. Quanto investite in ricerca e sviluppo? R. L’anno scorso, partecipare ai gruppi di normazione, organizzare eventi e investire in nuovi test ci è costato circa 200 mila euro, il 20% del nostro fatturato. D. Quali sono i plus del metodo Chemolli Fire rispetto ad altri consulenti del settore? R. Le nostre particolarità sono la conoscenza applicata e la serietà: siamo specialisti e sappiamo ciò che stiamo facendo. I test e il mercato sono giudici inflessibili, che oggi ci danno ragione. D. Porte antincendio nel residenziale. È una pratica diffusa in Italia? R. Allo stato, purtroppo no. La tendenza internazionale è di dotarsene, in quanto sono presidi essenziali per salvare vite e proprietà. Speriamo che anche qui in Italia siano sempre più impiegate, a partire dalle porte a tenuta di fumo, che sono importantissime per concedere qualche minuto in più all’esodo delle persone. D. Oltre alla consulenza, offrite anche una gamma di porte tagliafuoco. Quali caratteristiche presentano e quali test di resistenza hanno superato? R. Abbiamo una serie di prove di svariati modelli, che coprono praticamente tutte le tipologie ed esigenze per le porte in legno resistenti al fuoco e al fumo. Speriamo un domani, quando la marcatura Ce sarà applicabile anche alle porte interne, di poter diventare anche una system house in grado di fornire sistemi da produrre in licenza ai nostri clienti.

Eros Chemolli, titolare di Chemolli Fire. Nella pagina a fianco, le porte devono subire una sorta di crash test, una prova distruttiva: in un forno sono simulate le condizioni di un incendio reale, dove le temperature possono superare anche i mille gradi

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SPECIALE SPECIALE ANTINCENDIO

EDILIZIA

L’inefficienza? È SCOTTANTE Uno dei massimi specialisti di norme per la prevenzione degli incendi spiega a YouBuild qual è la situazione in Italia. E lancia l’allarme: le regole ci sono, ma scarseggia la buona esecuzione

Massimo Lommano

di Giovanni Argento 94

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a sicurezza antincendio è un settore diventato di nicchia, molto specialistico», spiega a YouBuild Massimo Lommano, che si occupa di sicurezza antincendio dal 1994, da quando sviluppò la tesi di laurea sul tema dell’esodo di emergenza per i sistemi antincendio nei servizi ospedalieri. Da lì Lommano ha iniziato l’attività professionale, per poi diventare docente in diversi corsi universitari, fino a entrare nel 2014 nella Commissione Sicurezza Antincendio dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, di cui fa parte anche oggi, oltre a essere titolare di uno studio di ingegneria. «I lavori ormai si fanno in team, e ognuno deve fare il suo, nella propria specializzazione, puntando al massimo del risultato», aggiunge. Domanda. Come è arrivato a occuparsi di antincendio? Risposta. Quando ho incominciato a lavorare in proprio, da subito ho collaborato con l'ingegnere Franco Luraschi, e dal 2000 con Msc associati, lo studio del professor Migliacci che ha sempre sviluppato progetti di grandi opere e grandi strutture, alberghi, centri commerciali, sale multifunzionali. Poi, nel tempo sono diventato consulente per i property management delle grandi aziende internazionali, come Cushman & Wakefield, Cbre, Bnp Paribas, Coima. La mia attività, quindi, si è sempre più indirizzata sul tema della prevenzione incendi di palazzi uffici. D. La progettazione antincendio in Italia è in linea con quella degli altri Paesi? R. Dal 2015 è in vigore il Codice di prevenzione incendi, revisionato poi nel 18 ottobre del 2019. Prima comunemente chiamato Testo Unico, il nuovo Codice di prevenzione è un testo che riassume al suo interno gran parte dei riferimenti degli standard internazionali, come British standard e Nfpa, utilizzati attraverso una lettura calata nella realtà delle attività italiane. Mentre prima del 2019 l’adozione del Codice era volontaria, adesso è diventata sostanzialmente cogente per tutte quelle attività che prima non erano normate. Per le attività classiche come alberghi e uffici, invece, esiste un doppio binario: può valere la precedente Regola tecnica verticale (che per gli uffici, per esempio, risale al 2006) oppure si può


applicare la Rtv legata al Codice (Regola tecnica verticale, acronimo frutto della terminologia del Codice). D. Che cosa comporta? R. In sostanza, gli uffici si possono progettare sia con la vecchia regola sia con la nuova, che racchiude riferimenti presi a larghe mani dagli standard internazionali, soprattutto dalla Bs 9999. Questi standard, per esempio, hanno chiarito che il vecchio calcolo delle vie di esodo, compiuto con il metodo capacitativo, risulta un approccio che non è più considerato buona tecnica a livello internazionale. Anche in Italia è stato adottato un nuovo metodo di calcolo, con riferimento ai British standard, che è molto più aderente alla realtà dell’esodo delle persone. Le nuove regole non sono più stringenti, ma più dettagliate: per il momento sono relative a uffici, centri commerciali, alberghi, autorimesse e scuole. D. I professionisti italiani sono sufficientemente preparati sull’argomento? R. Da quando è utilizzato il nuovo Codice di prevenzione incendi, i professionisti italiani si dividono in due gruppi: una gran parte che si occupa di attività di basso Il progetto Garibaldi 123 a Milano. Sopra, il Campus Cameo a Desenzano del Garda (BS)

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EDILIZIA & SICUREZZA

Analisi dei fumi per il Museo di Santa Maria della Scala a Siena. Sotto, analisi delle temperature e della visibilità per lo stesso edificio

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rischio, ovvero quelle che il Dpr 151/2011 ha identificato come di categoria A (per cui non è nemmeno previsto l’esame progetto da parte dei Vigili del Fuoco, ma si va direttamente in Scia, con la segnalazione certificata di inizio attività). Gli altri professionisti, più specializzati, si orientano sulle attività di complessità maggiore, di categoria B e C. E devo dire che sono sufficientemente preparati, anche perché esiste un’obbligatorietà dei corsi di aggiornamento per mantenere l’iscrizione all’Elenco speciale del Ministero degli Interni per i professionisti e i tecnici antincendio. Questa scrematura, durata un quinquennio, ha fatto sì che la presenza dei professionisti oggi sia sicuramente molto qualificata. Stiamo parlando di un settore diventato di nicchia, molto specialistico: è difficile che il singolo professionista o uno studio piccolo abbiano la competenza per possedere tutte le caratteristiche che richiede oggi la normativa. I lavori ormai si fanno in team, e ognuno il suo, nella propria specializzazione, puntando al massimo del risultato. D. Parliamo di protezione passiva antincendio. Che cosa prevedono le normative nazionali? R. La protezione passiva riguarda le caratteristiche di resistenza al fuoco delle strutture e il comportamento al fuoco delle strutture. Sia le normative di vecchio ordinamento sia il nuovo codice prevedono delle caratteristiche prestazionali, ovvero delle indicazioni molto rigorose riferite a standard europei. Ormai si parla di Euroclassi, quindi di reazione al fuoco certificata con i metodi delle Uni En o degli Eurocodici. In ogni caso, con riferimenti normativi riconosciuti a livello europeo. Per la protezione passiva, poi, esistono diversi metodi di valutazione delle caratteristiche prestazionali. Per i professionisti della categoria A, a basso rischio, un metodo è quello di individuare la resistenza al fuoco attraverso delle tabelle, in modo da certificare strutture senza grossi problemi di ottimizzazione delle caratteristiche e, quindi, con un grande margine di sicurezza. Altri metodi, invece, sono di natura o sperimentale o analitica: nelle attività di categoria C si fa ricorso quasi sempre a valutazioni di tipo sperimentale, se parliamo di nuove costruzioni. Per attività non prefabbricate si parla di operazioni analitiche, dove i riferimenti sono appunto gli Eurocodici. L’importanza della produzione passiva nella strategia antincendio è un tassello all’interno di quella che è la strategia globale della prevenzione incendi: una materia molto interdisciplinare dentro a cui esistono tanti elementi che concorrono alla formazione della sicurezza. D. Qual è la caratteristica più importante all’interno della strategia globale di prevenzione incendi? R. Una caratteristica a livello strategico molto importante è quella di reazione al fuoco, assieme alla caratteristica di produzione dei fumi dei materiali e, quindi, la capacità di auto estinguersi, ovvero di avere un buon


comportamento nei confronti del ritardo di propagazione dell’incendio e dei fumi. Oggi, anche grazie al Codice di prevenzione incendi, l’approccio nella valutazione della strategia è sempre più condotto con riferimento al Fire safety engineering, cioè a quelle metodologie di calcolo e valutazioni analitiche che permettono di trovare delle soluzioni alternative rispetto a quelle di base del Codice. D. E questa è una cosa positiva? R. Sì, è la grande novità del Codice, che non è più una norma stringente ma una norma che permette la valutazione da parte del tecnico antincendio di una gamma di soluzioni alternative. Ovviamente queste hanno un maggior onere di progettazione: devono essere fatti dei modelli e bisogna valutarli anche con sistemi avanzati di calcolo, come i Cfd ovvero modellazioni fluido-dinamiche, che possono valutare quali sono gli effetti reali di una propagazione di incendio almeno nelle sue prime fasi, ovvero quelle determinanti per la sicurezza degli occupanti. Quindi, una delle caratteristiche fondamentali di questo approccio della Fire safety engineering è quello di andare a valutare il tempo disponibile per l’evacuazione e confrontarlo con il tempo reale richiesto dall’evacuazione. Per esempio, in un grande capannone con altezze interne rilevanti, di 10 metri, la stratificazione dei fumi avverrà con un ritardo rispetto ai grandi volumi d’ambiente, per cui è possibile calcolare il tempo di esodo delle persone in relazione al tempo di rilevazione dell’incendio. Insomma, il primo punto da prendere in considerazione è sicuramente la salvaguardia delle persone, e qui la strategia porta all’individuazione di materiali che possono avere un ottimo comportamento nella produzione dei fumi e gas tossici, e con una reazione al fuoco limitata: tutte queste indicazioni portano alla riduzione dei tempi di evacuazione. D. Quando si parla di incendi, qual è il punto più critico della struttura e quali sono le soluzioni per mettere in sicurezza l’edificio? R. I punti più delicati sono i transiti delle compartimentazioni. E questo perché il compartimento ha la funzione di selezionare il rischio ed evitare che diventi fuori controllo e generalizzato. La compartimentazione deve essere a tenuta sia di fumi caldi sia di fumi freddi: per esempio, sono nate le guarnizioni di tipo Sa di tenuta ai fumi freddi per le porte tagliafuoco. Tuttavia, nell’applicazione pratica bisogna stare molto attenti: se da una parte la produzione tecnologica è molto avanzata e molto attenta, dall’altra non bisogna fare l’errore di vanificare gli sforzi fatti dai produttori. Infatti, le piccole-medie imprese italiane vivono da sempre il problema della frammentazione e, quindi, non hanno al loro interno servizi tecnici di posa in opera. In questa catena di attività si rischia che l’ultimo soggetto non abbia le competenze per un’esecuzione a regola d’arte di questo tipo di sigillature, come bende, collari, sacchetti

termo-espandenti, guarnizioni o serrande tagliafuoco. D. Come ovviare? R. Sono fondamentali i tecnici antincendio, ovvero coloro che compilano il modulo Dich Prod, necessario per la produzione della Scia autorizzativa delle attività. In modo da controllare la conformità tra rapporto di prova e classificazione dell’elemento, anche verificando la Declaration of performance dei prodotti marcati Ce e le condizioni di impiego. Per esempio, un quadrotto di un pavimento galleggiante ha a livello di prefabbricazione

L'Hotel VIU a Milano. Sotto, il padiglione dell'Uruguay di Expo 2015

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EDILIZIA & SICUREZZA

Collaudo di impianti di protezione attiva nello stabilimento industriale Arkema a Rho (Milano)

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la caratteristica corrispondente alla classe 1 di reazione al fuoco, ma leggendo il rapporto di prova e classificazione si scopre che questa condizione è stata testata su un supporto incombustibile, quindi al di sopra di quel quadrotto non potrà essere applicata una moquette, perché in quel caso le condizioni di test non sono garantite. D. La qualità dell’installazione è uno dei problemi dell’edilizia italiana. Quale potrebbe essere la soluzione? R. La filiera è costruita bene, ma esistono delle problematiche a livello di installazione. Soprattutto, la fatica la facciamo noi tecnici antincendio per seguire la produzione di documenti da parte di imprese che non sono attrezzate per produrre la documentazione certificativa corretta. La parte critica non è tanto la tecnologia, ma la buona esecuzione, e soprattutto la difficoltà di dover inseguire questa buona esecuzione alla fine dell’opera, quando tutti hanno fretta di chiudere per presentare la Scia, altrimenti non viene approvata la richiesta di agibilità. Di conseguenza non si può consegnare l’immobile e scattano le penali. Questa corsa finale nel processo edilizio fa male alla buona esecuzione. D. E quindi? R. Non credo esista una soluzione preconfezionata, ma il primo passo dovrebbe essere quello di riconoscere una funzione articolata già nelle fasi di progettazione e di direzione lavori della figura del tecnico antincendio, che poi sarà quello che emetterà i documenti certificativi finali. Molte delle commesse che seguiamo con molti studi di progettazione ci «prendono a bordo» fin dalla fase di progetto, e nella fase di cantiere li assistiamo nella scelta del prodotto giusto al posto giusto, partecipando

alle riunioni di cantiere e verificando in itinere che l’installazione degli elementi sia corretta. Alla fine riusciamo a fornire il documento finale del modello Dich Prod con la consapevolezza che quello che firmiamo sia corretto. Tutto questo non è ufficializzato a livello normativo, ma è una best practice di alcune aziende e alcuni professionisti del settore. Nemmeno nelle opere pubbliche è riconosciuta la figura dell’assistenza antincendio alla direzione lavori. Secondo me, il primo passaggio dovrebbe essere questo: assicurare l’assistenza di un tecnico antincendio in tutto il processo, in modo che possa entrare nel team di progetto fin da subito. D. Parliamo di cappotto termico. Quando è sicuro e quando non lo è? R. In Italia esiste una lettera circolare volontaria, che è una linea guida del ministero degli Interni per la sicurezza antincendio delle facciate degli edifici. Si applica sopra i 12 metri di altezza e indica criteri di delimitazione tra l’interno e l’esterno. In sostanza: una linea guida che si prefigge come scopo di limitare il rischio del propagarsi di un incendio da un cappotto esterno all’interno dell’edificio. Quello che abbiamo visto succedere alla Grenfell Tower a Londra difficilmente potrebbe capitare da noi, non solo per le dimensioni degli edifici con cappotto, ma anche perché negli edifici progettati con il Codice la linea guida è richiamata per intero, e in pratica viene resa cogente. I prodotti che compongono il cappotto, poi, possono essere combustibili o no, la differenza è tutta qui: esistono prodotti come il gas beton o le fibre minerali che sono incombustibili. È chiaro che la maggiore efficienza energetica di un edificio è conferita da materiali come il poliuretano o il polistirene, che sono anche infiammabili, qualora non vengano usati degli additivi per la riduzione della propagazione del fuoco. Il rischio zero non esiste e il Codice di prevenzione incendio lo dice chiaramente nelle sue premesse. La buona pratica consiste nell’analisi del rischio corrente, teso a mitigare il rischio per renderlo accettabile. D. È possibile fa convivere tecnologie antincendio con i principi di sostenibilità edilizia? R. Perché no? Ci sono tantissimi edifici per uffici che stiamo seguendo marcati Leed. Tutte le attività antincendio vengono valutate con un loro peso e vengono inserite all’interno dei principi di sostenibilità edilizia e della salvaguarda dell’ambiente. Gli accorgimenti possono essere tanti, come l’impiego dell’acqua piovana per il reintegro delle riserve idriche per l’antincendio. E come questo esistono tanti casi di attenzione verso la sostenibilità edilizia. Sul tema della caratteristica di reazione al fuoco, produrre meno fumo in caso di incendio è sicuramente un bene per l’ambiente, e quindi bisogna tenere conto dei costi/benefici di una scelta di un prodotto anche in relazione a questo.


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ETEX

Innovare IN SICUREZZA Il gruppo multinazionale con sede in Belgio è presente in 42 Paesi con 101 sedi e 12.500 dipendenti. È costituito da quattro divisioni con differenti brand specializzati nelle soluzioni antincendio e nelle costruzioni a secco di Giovanni Argento

La lastra a base di silicati e solfati di calcio, Promatect-100X, marcata Ce per la resistenza al fuoco secondo specifica Ead. A sinistra, Raffaele Gorlezza, technical manager di Etex BP

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a nuova lastra Promatect-100X si pone come il nuovo modello di riferimento per la compartimentazione antincendio di Etex Building Performance», parte da qui Raffaele Gorlezza, technical manager di Etex BP, presente in Italia con i brand Siniat e Promat. «Siniat si occupa di sistemi a secco per l’edilizia sia per interno sia per esterno, mentre Promat di protezione passiva dal fuoco», spiega l'ingegnere Gorlezza. «Il Gruppo Etex è poi presente in Italia con la


divisione Promat Industry, che si occupa di settori quali O&M, Mass Market, Marina, oltre alla divisione Etex Exterior con i brand Cedral e Equitone che si occupano di facciate ventilate». Domanda. Partiamo dal marchio Promat: a che tipo di clienti sono indirizzate le vostre soluzioni di protezione dal fuoco sul mercato italiano? Risposta. Promat nasce come riferimento per gli specialisti della protezione passiva dal fuoco, per poi ampliare la propria offerta con l’obiettivo di rispondere a tutte le esigenze di questo settore. La varietà di tecnologie a disposizione, l’ampio range di soluzioni e prodotti e l’elevata competenza ed esperienza tecnica permettono a Promat di porsi come riferimento per la risoluzione di problematiche dettagliate, oltre a proporre soluzioni semplici per le casistiche più comuni di

protezione passiva dal fuoco. D. Quali sono le soluzioni antincendio su cui puntate di più e quali certificazioni presentano? R. La presenza di Promat copre a 360 gradi il mondo della protezione passiva dal fuoco, attraverso l’offerta di soluzioni riguardanti protezione strutturale, compartimentazione, attraversamenti, ventilazione ed estrazione fumi. La forza di Promat consiste anche nel poter offrire soluzioni e tecnologie alternative nello stesso ambito di intervento, come pitture intumescenti, lastre in calcio silicato, intonaci isolanti, sigillature per attraversamenti, vetro antincendio. Tutte le soluzioni proposte si basano su prove di laboratorio condotte in accordo alle normative europee di riferimento, tra cui quelle delle serie En 1364, En 1365, En 1366, En 13381. In particolare, puntiamo molto sull’innovativa lastra a base di silicati e solfati di calcio, Promatect-100X, marcata Ce per la resistenza al fuoco secondo specifica Ead. La nuova lastra Promatect-100X si pone come il nuovo modello di riferimento per la compartimentazione antincendio, in quanto sistema più sicuro e qualificato ma anche più leggero, sottile e facile da lavorare: con una sola lastra da 12 millimetri si ottengono prestazioni diversificate e numerose possibilità di applicazione sia in verticale che in orizzontale. Per esempio, è possibile riqualificare fino a Ei 180 murature esistenti in blocchi di laterizio o calcestruzzo, oppure fino a Rei 120 tutte le tipologie di solai. D. Quali sono i plus dei vostri sistemi di protezione al fuoco rispetto alle altre offerte presenti sul mercato? R. Promat si contraddistingue per la rigorosità nel proporre soluzioni che siano testate in conformità con le norme di riferimento appropriate alla specifica applicazione. Promat si è inoltre impegnata a ottenere la marcatura Ce per la protezione passiva dal fuoco per i propri prodotti. Tale procedura, di carattere volontario, comporta un rigido protocollo di controlli di produzione, al fine di garantire la specifica prestazione di protezione dal fuoco dei prodotti, per un periodo di tempo definito (durabilità) in relazione alle condizioni d'uso. Nell’esecuzione di ogni test, andando oltre alle minime richieste normative, Promat si impegna a testare anche soluzioni che rispecchiano la realtà di cantiere (attraversamenti di impianti, scatole elettriche, botole di ispezione). Le innumerevoli risultanze sperimentali per riprodurre le effettive condizioni di cantiere e la solida base documentale in regola con le vigenti disposizioni

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ETEX

La lastra Promatect-XS per la protezione strutturale utilizzata per proteggere un pilastro in acciaio

La lastra Solidtex con tecnologia Hdc (High Density Crystallisation) e densità superiore ai 1200 kg/m3

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normative, oltre alla pluridecennale esperienza di Promat, rappresentano elementi fondamentali a supporto e tutela dell’attività del professionista antincendio, che si fa carico di tutte le responsabilità connesse al certificare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in opera. L’azienda è quindi il partner sicuro per supportare il professionista antincendio nella scelta di soluzioni coperte da tutti i documenti necessari ai fini della corretta certificazione. D. Quanto investite in ricerca e sviluppo? R. Abbiamo a disposizione cinque centri R&D in tutto il mondo, con attrezzature all’avanguardia e forni specifici per l’esecuzione di prove di resistenza al fuoco. Investiamo moltissime risorse in termini di ricerca e sviluppo, ottenendo risultati vincenti: lo dimostrano tutte le innovazioni che stiamo presentando al mercato,

come la lastra Promatect-100X, la lastra universale per la compartimentazione, oppure la lastra Promatect-XS, la lastra per la protezione strutturale. Ma altri nuovi prodotti sono in fase di sviluppo. D. Parlando di innovazione, passiamo al vostro marchio Siniat. A quali clienti sono indirizzati i vostri prodotti in cartongesso sul mercato italiano? R. La costante innovazione è presente anche per il brand Siniat che vede il principale centro R&D ad Avignone (Francia) con laboratori dedicati e attrezzature specifiche per la ricerca in ambito meccanico, acustico, energetico, antincendio e dell’involucro edilizio. Testimoniano il costante impegno di Siniat nell’innovazione i prodotti e soluzioni lanciati negli ultimi anni sul mercato, come AquaBoard, LaDura, Solidtex e stucchi Easy. Altri prodotti e soluzioni saranno presto lanciati per rispondere in modo sempre più innovativo alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. L’innovazione si riflette anche nell’intensa attività di Siniat nel testare nuovi sistemi costruttivi in ambito di sicurezza sismica, resistenza al fuoco, resistenza meccanica, isolamento acustico e durabilità agli agenti atmosferici. Il range di prodotti e la costante innovazione ci permette di rivolgerci sia al mercato della distribuzione sia alle imprese di costruzione e ai professionisti più attenti all'innovazione. D. Che tipo di sistemi produce Siniat e quali sono i più richiesti? R. Siniat offre un vasto range di prodotti e soluzioni per la realizzazione dei sistemi a secco sia per interno che per esterno. La costante crescita dell’impiego di sistemi a secco anche in ambiti storicamente legati alle soluzioni costruttive tradizionali, come quello residenziale, oltre al progressivo incremento dell’attenzione alle prestazioni da parte di committenti, progettisti e imprese, fanno sì che, accanto alle soluzioni standard, prendano sempre più piede soluzioni innovative. Tra quelle per le quali registriamo un continuo aumento di richieste possiamo evidenziare i sistemi Solidtex, che trovano sempre più impiego in interventi in ambito residenziale, scolastico e ricettivo. Tali sistemi, infatti, coniugano i vantaggi dei sistemi a secco (leggerezza, minimo ingombro, velocità di realizzazione, estetica, pulizia e facilità di gestione in fase di cantiere, prestazioni termiche e acustiche) con la solidità comunemente attribuita ai sistemi tradiziona-


li. Grazie all’esclusiva tecnologia Hdc (High Density Crystallisation) e alla densità superiore ai 1200 kg/m3, Solidtex è una lastra di gesso rivestito che combina le massime prestazioni di resistenza meccanica, isolamento acustico, resistenza al fuoco e all’umidità, in sistemi di ingombro ridotto che soddisfano i più esigenti requisiti progettuali. D. Questo che cosa comporta? R. Per esempio, è possibile realizzare una separazione tra alloggi con una soluzione Solidtex antieffrazione Rc2 a sole tre lastre con potere fonoisolante Rw di 66 dB e con un ingombro inferiore ai 20 centimetri. Tali sistemi, inoltre, offrono la massima libertà nella sospensione di carichi: è testata per la sospensione fino a 320 chilogrammi per punto di fissaggio già su una singola lastra, o fino a 620 chilogrammi su sistemi a doppia lastra. Il suo utilizzo comporta inoltre indubbi vantaggi di gestione del cantiere, rapidità esecutiva e sicurezza sismica. Altro ambito in costante crescita è quello delle soluzioni a secco da esterno, al quale Siniat fornisce una risposta con AquaBoard: il primo sistema a secco da esterno validato e proposto al mercato italiano con lastre a base gesso. Con un’eccezionale resistenza all’acqua (assorbimento meno del 3% dopo due ore di immersione), AquaBoard è la prima lastra a base gesso sviluppata per la realizzazione di facciate, controsoffitti esterni, nonché di pareti, contropareti e controsoffitti in ambienti a elevata umidità come piscine, stabilimenti termali, spa. Per le straordinarie caratteristiche di impermeabilità e di resistenza agli agenti atmosferici, la lastra consente di realizzare un’efficace chiusura dell’edificio già in fase di cantiere. Una volta installata, infatti, può rimanere direttamente esposta nelle fasi di cantiere per un periodo fino a sei mesi senza necessità

di rasatura o di protezione della superficie, garantendo la tenuta dell’involucro. Non occorre inoltre applicare alcun telo di tenuta all’acqua, assolvendo la lastra stessa tale funzione. Infine, può essere usata come base per diversi sistemi di finitura: rasante e cappotto. D. Quali sono gli aspetti più interessanti dei vostri prodotti in cartongesso rispetto alle altre offerte presenti sul mercato? R. Siniat è da sempre convinta che l’innovazione sia la chiave del successo: il mercato è in continua evoluzione e alla ricerca di nuovi prodotti e soluzioni con prestazioni potenziate. Le caratteristiche uniche di prodotti e soluzioni quali Solidtex e AquaBoard, precursori non ancora raggiunti, confermano tale convinzione decretando Siniat leader in questo ambito. Un altro aspetto peculiare di Etex BP, e in particolare di Siniat, è la forte attenzione alla sostenibilità. Oltre al pieno rispetto dei requisiti del decreto Cam (Criteri Ambientali Minimi), Siniat è l’unico produttore di lastre in cartongesso sul mercato italiano a dedicare volontariamente risorse su più fronti nell'ambito ambientale e sostenibile: non solo si impegna a realizzare e offrire la più alta percentuale di contenuto di riciclato all’interno delle proprie lastre, ma è anche l’unica ad aver ottenuto per tutta la gamma lastre la certificazione Cradle to Cradle livello Bronze, in aggiunta al già importante traguardo di aver certificato tutta la gamma lastre con Epd specifiche. Inoltre, Siniat offre una soluzione concreta e continuativa con il servizio di recupero e riciclo scarti a base gesso grazie al PregyGreenService. Quindi, scegliendo Siniat, il progettista ha la certezza di perseguire il progetto con i più alti livelli di sostenibilità riducendo al minimo il proprio impegno grazie alla completezza certificata dei prodotti e servizi Siniat.

Cantiere con applicazione del sistema Solidtex ideale per ottenere la massima resistenza meccanica ed elevato isolamento acustico in ingombro ridotto

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ETEX

I prodotti e servizi Siniat contribuiscono al raggiungimento dei crediti green più facilmente

D. Quali sono le certificazioni antisismiche che adottate per questo tipo di prodotti? R. Dall’inizio del 2010, a seguito del drammatico terremoto dell’Aquila, che ha interessato anche l’area in cui sorgono gli stabilimenti Siniat, Etex Building Performance ha deciso di intraprendere una vasta attività di ricerca indirizzata sia all’analisi del comportamento dei sistemi a secco esistenti sia allo sviluppo di soluzioni antisismiche innovative. A fronte dell’esperienza maturata, Etex BP è stata ammessa nel 2017 tra i membri della prestigiosa Sponse (Seismic Performance of Non-Structural Elements), associazione internazionale dedicata alle prestazioni sismiche degli elementi non strutturali. Grazie alla stretta collaborazione con la massima istituzione in questo campo, il Dipartimento di Ingegneria Strutturale dell’Università di Napoli Federico II, facente parte dell’organizzazione Reluis (Rete dei Laboratori Universitari d’Ingegneria Sismica), e all’attività di ricerca e sviluppo svolta presso il proprio centro di ricerca Itc di Avignone,

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Siniat propone soluzioni che soddisfano i requisiti di sicurezza e incolumità delle persone in accordo con le norme nazionali e internazionali e che, andando oltre al dettato minimo della normativa, consentono di evitare o contenere il danneggiamento anche in caso di eventi sismici di grande entità. Le prestazioni sismiche dei sistemi sono state determinate in vari modi: test sperimentali su pareti e controsoffitti in scala reale mediante prove dinamiche su tavola vibrante secondo il protocollo americano Ac 156, test quasi-statici nel piano e fuori piano di pareti, simulazione del comportamento nel piano di pareti di altezza maggiore di 5 metri mediante una metodologia di calcolo agli elementi finiti (Fem) unica appositamente sviluppata, validata dall’Università di Napoli Federico II. D. Quanto valore hanno le certificazioni in edilizia? R. Le certificazioni o, più propriamente, i Rapporti di Classificazione, di Valutazione o di Prova, sono fondamentali per consentire al professionista la scelta del prodotto e del sistema più idoneo a rispondere alle specifiche esigenze. Infatti, tali documenti, oltre ad essere in alcuni casi richiamati dalla legislazione, come nell'ambito della prevenzione incendi, forniscono le caratteristiche prestazionali del prodotto o del sistema, determinate da ente terzo secondo protocolli riconosciuti a livello europeo o mondiale. D. Esistono non solo certificazioni prestazionali, ma anche ambientali. Riguardo alla sostenibilità in edilizia, qual è il vostro punto di vista? R. Etex BP è da sempre convinta che il rispetto dell’ambiente e l’attenzione alle risorse siano la chiave per poter costruire un futuro migliore. Per questo motivo l’impegno è in costante crescita sia in termini di rispetto di legge che in azioni volontarie per rispondere concretamente ai protocolli più severi di sostenibilità edilizia, strumenti innovativi che permettono agli utenti di fare scelte consapevoli nell’ambito ambientale. Etex BP, proprio in questo ambito, può essere definita leader, unica e completa nella sua offerta, sia per il brand Siniat che per il brand Promat. D. Come sta andando il mercato in Italia? R. È confermato il trend degli ultimi anni di un costante e progressivo aumento della presenza dei sistemi a secco nel mondo delle costruzioni e in particolare in ambito residenziale, dove l’innovazione riesce a vincere sul tradizionale grazie a prestazioni uniche. Cresce anche l’attenzione per la sicurezza antincendio soprattutto in ambienti dove la concentrazione di persone è molto elevata, e resta costante l’impegno per la sicurezza negli ambienti in cui viviamo.


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SPECIALE ANTINCENDIO

BRAGA

Scudo al fuoco GARANTITO

L’azienda esporta in tutto il mondo porte ignifughe. Il suo punto di forza? Ottenere certificazioni anche da enti in diversi Paesi. E assieme all’anti incendio proporre soluzioni fonoisolanti

di Giovanni Argento

«L

a caratteristica essenziale di una porta tagliafuoco consiste nella resistenza alla fiamma», conviene Giuseppe Braga, fondatore del Gruppo Braga. «La resistenza garantisce all’elemento un tempo di sopportazione massimo, in modo tale da permettere alle persone all’interno di una stanza di poter sopravvivere all’incendio e ai suoi fumi». Si tratta di porte resistenti al fuoco progettate per la sicurezza di hotel, uffici, scuole e abitazioni, che Braga offre in una gamma di soluzioni sia in laminato sia in tranciato, costruite in ottemperanza alle vigenti normative italiane, e non solo. Domanda. Oltre a produrre componenti per porte interne, Braga offre anche sistemi completi tagliafuoco. A quali soggetti è indirizzato questo tipo di prodotto? Risposta. Se parliamo del mercato italiano, le porte tagliafuoco sono indirizzate al settore dell’hospitality, mentre sui mercati esteri esiste una maggiore sensibilità rivolta alle abitazioni civili: per esempio, in Inghilterra, dopo quanto accaduto alla Grenfell Tower, sono richieste porte certificate Rei (acronimo che sta per Resistenza, ermeticità, isolamento ndr) da inserire all’interno delle abitazioni, per tutti gli ambienti della casa. D. Quali sono le caratteristiche di una porta ta-

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gliafuoco? R. La caratteristica essenziale consiste nella resistenza al fuoco, che garantisce alla porta un tempo di sopportazione massima (di volta in volta diverso in base al tipo di certificazione), in modo tale da permettere alle persone all’interno di una stanza di poter sopravvivere all’incendio e ai suoi fumi. Questo tipo di porte possono essere installate in qualsiasi tipo di edificio. D. La sicurezza è certificata? R. Deve esserlo, altrimenti non è tale. Per vendere una porta tagliafuoco bisogna aver superato determinati test in strutture appropriate, che sono in grado di rilasciare un certificato di prova. Esistono enti certificatori che comprovano il superamento del test, nonché i requisiti dell’azienda per poter produrre porte resistenti al fuoco. D. Che cosa prevedono gli standard? R. Prevedono che la porta debba resistere al fuoco, secondo il tipo di prova. Ma differiscono di Paese in Paese e le regole non sono chiare in tutti gli Stati. Anche in Europa i particolarismi prevalgono sull’interesse generale: una porta certificata in Italia, per esempio, non sempre è accettata sul mercato tedesco o su quello francese, e viceversa. L’Italia, però, ha normative molto stringenti: solitamente la porta certificata nel nostro Paese ha la possibilità di essere recepita su altri mercati, che riconoscono la qualità dei test italiani. D. Quali sono le tipologie di porta in catalogo? R. Offriamo porte lisce cieche, a un'anta o a due ante, con certificazioni a 30, 60, 90 minuti. E proprio perché non tutte le certificazioni sono accettate nei diversi Paesi, la stessa porta a volte deve essere testata con enti diversi: per questo abbiamo prodotti certificati non solo per il mercato italiano (Ei) e per quello anglosassone (Rei), ma anche per quello americano/canadese (Ul) e per la zona del Golfo Persico (Bm Trada). D. In che cosa consiste la differenza tra laminato e tranciato? R. Il tranciato consiste in una foglia di legno estremamente sottile, risultato della tranciatura delle assi di massello, mentre il laminato è un foglio ottenuto pressando diversi strati di carta impregnata con resine. Per il tranciato l’aspetto estetico cambia in funzione del tipo di legno e della verniciatura selezionati. Per i laminati è diverso: le differenze vengono caratterizzate da come viene realizzato il disegno, ma anche dalle finiture di superficie, che sono personalizzate in base alle esigenze del cliente. D. Alla porta potete abbinare stipiti e coprifili? R. La porta tagliafuoco deve essere venduta completa, ovvero deve presentare necessariamente stipiti e coprifili al fine della certificazione. Questi elementi in genere sono abbinati con gli stessi decorativi con i quali è stato realizzato il pannello porta. D. Con quale canale commerciale sono vendute

Prove tecniche di resistenza al fuoco per le porte del gruppo Braga. La stessa porta a volte deve essere testata con enti diversi: per il mercato italiano (Ei), per quello anglosassone (Rei), per quello americano e canadese (Ul), per la zona del Golfo Persico (Bm Trada)

le porte? R. I canali distributivi sono quelli della nostra clientela tradizionale. Per esempio, agli alberghi arriviamo attraverso le falegnamerie e i piccoli distributori, mentre per l’estero operiamo soprattutto con chi si occupa di contract, quindi con aziende che gestiscono tutta la struttura, comprese le porte. In più, abbiamo rapporti quotidiani con studi di progettazione, ma anche con i costruttori, se sono strutturati per poter acquistare direttamente da noi. D. Pensate di estendere il vostro raggio d’azione ad altri target? R. Stiamo sviluppando nuovi prodotti con sempre una maggiore attenzione all’acustica. A una domanda di sicurezza e resistenza al fuoco, infatti, è sempre più frequente che venga abbinata una richiesta di fonisolamento. In questo periodo, quindi, stiamo testando nuovi materiali per poter raggiungere migliori risultati riguardo al rapporto qualità prezzo di porte Rei che presentano anche caratteristiche fonoisolanti.

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SPECIALE ANTINCENDIO

XT INSULATION

L'isolante CHE PROTEGGE

Isolam G è una soluzione non solo per l’isolamento termico e acustico, ma anche per la protezione al fuoco di piani pilotis, autorimesse e locali caldaie. Con la certificazione di resistenza Rei 360 di Giovanni Argento

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I

l Regolamento sui Prodotti da Costruzione Cpr 305/2011 definisce gli standard armonizzati per commercializzare questa classe di soluzioni in modo da garantire determinati requisiti di sicurezza, in particolare verso il rischio incendio. Il regolamento prevede che le opere di costruzione debbano essere adatte all’uso al quale sono destinate, tenendo conto in particolare della salute e della sicurezza delle persone durante l’intero ciclo di vita delle strutture. Per quanto riguarda la sicurezza in caso di incendio, le opere devono essere realizzate in modo tale che la capacità portante dell’edificio possa essere garantita per un determinato periodo di tempo, la generazione e propagazione del fuoco e del fumo al loro interno siano ridotte, quella del fuoco a opere di costruzione vicine sia limitata, gli occupanti possano abbandonare l’edificio o essere soccorsi in altro modo e, infine, la sicurezza delle squadre di soccorso sia in ogni caso garantita. PRIMI SOLAI I requisiti di protezione passiva dal fuoco dipendono dalla destinazione d’uso del locale e dal carico d’incendio previsto. Particolare attenzione va prestata a quegli ambienti dove la presenza di automezzi è in grado di aumentare notevolmente il carico di incendio, come i garage, le autorimesse, gli interrati. Isolare efficacemente i primi solai, come i piani pilotis, richiede materiali in grado di agire contemporaneamente su più fronti: isolamento termico, isolamento acustico e resistenza al fuoco in caso di autorimesse, garage, locali caldaie, ovvero situazioni a importante carico di incendio, per cui le regole tecniche impongono elevati valori di resistenza al fuoco delle strutture al fine di garantire la sicurezza degli occupanti. LANA DI ROCCIA Gli spazi situati su un primo solaio, quindi, sono ambienti caldi che devono essere protetti dagli ambienti sottostanti, quasi sempre non riscaldati. Il prodotto proposto da XT Insulation è in grado di coniugare le esigenze di protezione al fuoco con quelle di isolamento termico, isolamento acustico e controllo del rumore nel locale. Isolam G è una doga rigida in lana di roccia biosolubile, verniciata sulla faccia a vista e sui bordi smussati con primer bianco. Il prodotto è stato studiato per essere incollato direttamente sul solaio tramite il semplice utilizzo di colla a base cementizia (come gli adesivi utilizzati nei sistemi a cappotto): ciò rende l’installazione agevole e veloce senza bisogno di armature o fissaggi esterni, creando un soffitto che può essere facilmente rifinito. I bordi smussati della doga, posata a giunti sfalsati, conferiscono una gra-

devole finitura estetica eliminando eventuali piccole differenze. Il pannello Isolam G, applicato su solaio di prova normato, ha ottenuto la certificazione di resistenza al fuoco Rei 360.

LA SCHEDA Conducibilità termica dichiarata - λD: 0,037 W/m·K Reazione al fuoco - Euroclasse: A1 Resistenza al passaggio del vapore acqueo - μ: 1 Resistenza a compressione 10% - CS(10): ≥ 15 Resistenza a trazione - TR: ≥ 7,5 kPa Resistenza al fuoco: fino a Rei 360

Isolam G è una doga rigida in lana di roccia biosolubile, verniciata sulla faccia a vista e sui bordi smussati con primer bianco. Il prodotto è stato studiato per essere incollato direttamente sul solaio tramite il semplice utilizzo di colla a base cementizia

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SPECIALE ANTISISMICA SPECIALE

UNIVERSITÀ FEDERICO II

Così l’Italia

FA SCUOLA SUL SISMA Alberto Balsamo, docente alla Federico II di Napoli, anticipa le nuove frontiere dei materiali innovativi nel consolidamento strutturale. Il quadro normativo è ottimo, ma per quanto riguarda gli incentivi fiscali… di Giacomo Casarin

I Alberto Balsamo

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l DiSt - Dipartimento di Strutture per l’ingegneria e l’architettura dell’Università Federico II di Napoli svolge numerose attività di ricerca, teoriche e sperimentali, sulla meccanica dei materiali e delle strutture. Sul tema dell’antisismica, poi, è una delle istituzioni più esperte del nostro Paese, che partecipa allo sviluppo delle linee guida per il quadro normativo inerente al consolidamento strutturale. «In Italia, nella scelta della casa, l’impianto statico viene dopo altri fattori», spiega a YouBuild Alberto Balsamo, professore di tecnica delle costruzioni. «Sarebbe auspicabile portare in primo piano la


valutazione della struttura e, nello specifico, trovare un sistema per rendere vantaggiosa l’esecuzione di un’analisi strutturale nel momento di una qualsiasi ristrutturazione». Domanda. A che punto siamo con la progettazione antisismica in Italia? Risposta. L’Italia è senza dubbio all’avanguardia grazie a un quadro normativo assolutamente esaustivo e allineato con i più moderni codici numerici. Il progettista italiano è in grado quindi di costruire in maniera virtuosa, con criteri evoluti, anche attraverso la possibilità di attingere nel nostro Paese a materiali e sistemi tecnologici all’avanguardia rispetto al resto del mondo. D. Che cosa prevede la normativa nazionale? R. Negli ultimi anni il quadro normativo si è diversificato in due grossi filoni: le indicazioni per gli edifici di nuova costruzione e le indicazioni che riguardano l’esistente. I due approcci si sono consolidati negli ultimi 15 anni, mentre prima venivano trattate quasi esclusivamente le strutture di nuovo impianto. L’aggiunta della specificità relativa alle costruzioni esistenti ha reso quello italiano uno dei quadri normativi più evoluti al mondo. D. Attualmente, quali sono le migliori tecnologie in grado di intervenire per il consolidamento strutturale degli edifici esistenti? R. Per i fabbricati esistenti la scelta dell’intervento è pensata in funzione di tanti parametri. Non esiste una tecnologia migliore rispetto alle altre, perché la soluzione ottimale cambia di caso in caso. In merito alle strutture esistenti bisogna affrontare due temi: strutture vincolate e non vincolate. Le prime rientrano nel patrimonio di interesse storico-monumentale e sono

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CASETTA IN TUFO

La sperimetazione presso la Federico II di Napoli con gli Frcm (Fiber reinforced cementitious matrix), ma anche con l'innovativo intonaco fibrorinforzato che non ha bisogno di reti. Queste soluzioni utilizzano matrici inorganiche come malte: sistemi del genere costituiscono risorse molto utili per rispettare l’integrità architettonica originale

CANTONALE

Prove di resistenza di strutture in tufo alla Federico II. A destra si possono notare le iniezioni a base calce con tecnica del micro-micro palo, ovvero un tubo cavo di carbonio invece che di acciaio inox

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generalmente edifici in muratura, mentre i manufatti non vincolati sono nella maggioranza dei casi strutture in calcestruzzo armato. Per la tipologia vincolata, le tecnologie utilizzate devono essere non invasive e porsi come obiettivo il massimo rispetto dell’impianto architettonico originale. Esistono materiali all’avanguardia compositi a matrice organica, gli Frp (Fiber reinforced polymer), e tecnologie ancora più innovative, gli Frcm (Fiber reinforced cementitious matrix), che utilizzano matrici inorganiche come malte: sistemi del genere costituiscono risorse molto utili per rispettare l’integrità architettonica originale. La ricostruzione post sisma dell’Italia Centrale ha fatto largamente ricorso a questo tipo di tecnologie, che si sono rese valide anche per le strutture in calcestruzzo non vincolate, come le scuole dell’Aquila. Un esempio che, per l’appunto, ha fatto scuola e ora rientra in alcuni criteri utilizzati per il Sismabonus. Per esempio, nella possibilità di migliorare di una classe sismica il fabbricato esistente senza procedere a un calcolo, ma solo con la conferma dell’utilizzo di materiali compositi come Frp o Frcm. D. Gli incentivi antisismici proposti dal governo sono una misura efficace e sufficiente? R. Per quanto riguarda la parte legata alla valutazione numerica e, quindi, al percorso di un progettista per valutare l’efficacia dell’intervento, il testo del Sismabonus è chiaro ed esaustivo. Dal punto di vista tecnico, quindi, non necessita di integrazione. Ma il discorso diventa un po’ più problematico per quanto riguarda l’aspetto economico: per esempio, bisognerebbe fare delle semplificazioni per poter accedere alla cessione del credito. Inoltre, converrebbe facilitare le procedure nel caso dei condomini, in cui i proprietari del bene sono tanti ed è necessario mettere d’accordo più persone. L’obiettivo rimane quello di effettuare un intervento il più completo possibile, e non solo intervenire sulla struttura condominiale in modo parziale. D. In Italia la normativa dovrebbe essere più stringente? R. Bisognerebbe essere più consapevoli: l’obiettivo è culturale ed è connesso alla capacità di noi tecnici e dei mezzi di informazione di sensibilizzare l’uomo comune. In Italia, nella scelta della casa, l’impianto statico viene dopo altri fattori, come la vicinanza ai servizi e la comodità degli spazi. Certamente, sarebbe auspicabile portare in primo piano la valutazione della struttura e, nello specifico, trovare un sistema per rendere vantaggiosa l’esecuzione di un’analisi strutturale nel momento di una qualsiasi ristrutturazione. In maniera tale da conferire un valore aggiunto ai lavori, ma anche per applicare con maggior frequenza una valutazione statica a livello nazionale.

LA FORMA INCONTRA LA SOSTANZA La massima qualità dell’essere nell’apparire: un nuovo modo di intendere lo spazio e di arredarlo. Comfort acustico e design si incontrano in isolspace per ridisegnare ogni spazio. Chiudi gli occhi e immagina, isolspace nasce per realizzare i tuoi desideri, crea ambienti su misura, adatti alle tue esigenze e alla massima soddisfazione dei sensi.

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UNIVERSITÀ FEDERICO II

Consolidamento di colonne con il sistema Frcm

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D. In Italia chi certifica il consolidamento strutturale? R. L’Italia possiede un sistema molto virtuoso, perché il progettista è tenuto per legge a progettare seguendo il quadro normativo. Ma non finisce qui, perché esistono degli enti, come il Genio Civile, che esaminano le pratiche e confermano la validazione dei calcoli strutturali. D. È possibile coniugare la sicurezza con la sostenibilità? R. Questa è una grande sfida, che si articola in tante sfaccettature. Oggi, se si demolisce una costruzione, si ha il problema dello smaltimento delle macerie. Andare quindi a selezionare più interventi volti al consolidamento può dare un valore aggiunto, senza la necessità di dover smaltire gli scarti. Qualora fosse necessaria la demolizione, è possibile riciclare sempre più materiali di risulta: questo concetto è strettamente legato a quello della reversibilità, ovvero la possibilità di rimuovere in maniera efficace i sistemi di rinforzo aggiunti a posteriori. Un tema importante soprattutto per le strutture vincolate, che in passato sono state violentate con cemento e armature, ovvero con

interventi quasi per nulla reversibili. D. La Federico II da anni fornisce il suo contributo allo sviluppo sostenibile del settore delle costruzioni. Come prosegue la ricerca e quali sono le ultime proposte dell’università? R. Portiamo avanti la ricerca su Frp con fibre di nuova generazione e vegetali, mentre per gli Frcm ragioniamo su malte che coniugano le caratteristiche strutturali a criteri legati agli aspetti termoigrometrici, per assicurare pareti traspiranti. Stiamo sviluppando, soprattutto con Mapei, intonaci Frcm di ultima generazione, in cui la rete strutturale è sostituita integralmente da fibre presenti all’interno della malta stessa. Si tratta di un materiale così innovativo che sfugge all’inquadramento normativo odierno, perché senza la presenza di una rete non è classificabile come Frcm. Ma è un classico, perché il DiSt - Dipartimento di Strutture per l’ingegneria e l’architettura partecipa allo sviluppo delle linee guida per i materiali innovativi nel consolidamento strutturale. Chi fa ricerca applicata sta sempre un po’ più avanti rispetto alle norme.


LA QUALITÀ PRENDE FORMA BUILDING I BRICK I EARTHQUAKE

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SPECIALE SPECIALE ANTISISMICA

ROCKFON

Resistente AL SISMA L'azienda specializzata in controsoffitti acustici in lana di roccia, ha messo a punto una soluzione modulare con ottime prestazioni in caso di terremoto. Come indicano le prove di laboratorio

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di Franco Saro


U

n controsoffitto modulare che non teme il terremoto. Per l’Italia, un Paese che nel 2019 ha registrato circa 16 mila scosse di vario grado, grandi e piccole, è una notizia interessante. A proporre questa soluzione è Rockfon, divisione del gruppo Rockwool specializzata in pannelli e controsoffitti acustici in lana di roccia. L’azienda è sempre alla ricerca di nuove soluzioni che hanno come scopo il miglioramento degli ambienti di vita e di lavoro, che garantiscano sicurezza in caso d’incendio, siano capaci di resistere alla caduta impattante di porzioni

di solaio a causa di fenomeni di sfondellamento e oggi, anche in grado di contenere eventuali danni derivanti da eventi sismici. FACILE UTILIZZO «Non abbiamo inventato soluzioni complesse o costose tali da comportare investimenti economici importanti e straordinari», spiega Riccardo Andreozzi, direttore vendite di Rockwool Italia Spa. «Offriamo una soluzione antisismica testata, che prevede l’utilizzo di prodotti standard, già presenti nel nostro listino, regolarmente

Il controsoffitto modulare in ambiente scolastico

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XXX ROCKFON

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a stock e facilmente reperibili presso la nostra rete di distribuzione. L’installazione non richiede ulteriore formazione, fa già parte della quotidianità e del know-how dei nostri installatori. Tutto questo ci dà la possibilità di essere protagonisti negli interventi di adeguamento alla normativa sismica degli edifici scolastici in primis, approvati per il triennio, oltre a mettere in sicurezza il grande patrimonio artistico italiano». ANTI CADUTA L’idea dell’azienda è mettere in sicurezza gli ambienti, durante e dopo eventi catastrofici: la caduta di materiale da soffitto può, infatti, pregiudicare la sicurezza, ferire le persone ed ostacolare le vie di fuga. Per questo, attraverso un approccio tecnico-scientifico multidisciplinare, il nuovo sistema sviluppato da Rockfon permette di avere un’elevata prestazione sismica con elementi standard. L’ampia gamma proposta da Rockfon permette di comporre la soluzione antisismica idonea a diverse esigenze di progettazione: dalla più classica Rockfon Ekla fino alle più ricercate e di design come Rockfon Blanka e Rockfon Color-All. I DATI TECNICI La soluzione antisismica proposta da Rockfon prevede una struttura a vista, con pannelli 600 x 600 millimetri con bordo A. È possibile scegliere tra i pannelli della gamma Ekla, Blanka, Color-All, oppure optare per Blanka Activity 40 millimetri, soluzione che, volendo, permette di coniugare antisismica e resistenza ai carichi da sfondellamento dei solai. In entrambi i casi, il controsoffitto sospeso si realizza con struttura Chicago Metallic T24 Click 2890 e pendini regolabili a doppia molla. Nella soluzione antisismica proposta da Rockfon è previsto un controventamento realizzato con pendini a doppia molla, installati a 45 gradi, ogni 13 metri quadri. Il sistema è costituito da profili portanti, profili intermedi, pendini a doppia molla, una clip di sospensione e clip perimetrali. La struttura Chicago Metallic T24 Click 2890 è caratterizzata da una clip di connessione che permette giunzioni rapide e sicure tra profili portanti e tra profili portanti e profili intermedi. I profili portanti e intermedi hanno un’altezza uniforme pari a 38 millimetri, che assicura maggiore stabilità al sistema. Ogni singolo pannello è smontabile singolarmente: in un’ottica di un sistema sostenibile e flessibile, la soluzione permette un rapido e selettivo disassemblaggio dei suoi componenti attraverso clip di giunzione. LA SIMULAZIONE La soluzione è stata testata su una tavola vibrante che

ha resistito indenne a nove livelli crescenti di sollecitazione sismica. Il controsoffitto e relativa struttura Rockfon sono stati testati su una tavola vibrante nei laboratori della Fondazione Eucentre: è stato sottoposto a prove di simulazione sismica in accordo all’Icc Es Ac156 (2015) e la norma Iso 13033: 2013 secondo nove livelli crescenti di sismicità derivati per il contesto sismico italiano. Sono state provocate nove scosse partendo da un livello di bassa intensità, proseguendo con un livello di media ed infine di altissima intensità. Ogni scossa è stata caratterizzata da una durata di 30 secondi, di cui i primi 5 secondi con accelerazioni crescenti, 20 secondi costanti ad alta intensità e 5 secondi finali con accelerazioni decrescenti. I test sono stati eseguiti utilizzando due pannelli con peso e spessore differente in modo che, all’interno del range testato, fossero comprese sia applicazioni standard, sia soluzioni che più sollecitassero in peso la struttura (pannello da 600 x 600 x 20 peso 2,4 kg/mq e pannello da 600 x 600 x 50 peso 7,9 kg/mq). Risultato: non si sono verificati distaccamenti, alterazioni o cedimenti né durante né al termine di entrambi i test. I due campioni di controsoffitto sono stati sottoposti a nove scosse l’uno, la struttura di sospensione della controsoffittatura (che è la medesima in entrambi i test) è stata sollecitata 18 volte.

Il nuovo sistema di controsoffitto modulare sviluppato da Rockfon per il mercato italiano permette di avere un’elevata prestazione sismica con elementi standard. L’idea di Rockfon è mettere in sicurezza gli ambienti, durante e dopo eventi catastrofici

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COME SI

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SOLUZIONI & PROGETTI In questo numero: Classe Gold, ventilazione, infissi, sicurezza, edilizia a secco

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CASACLIMA A Milanello qualità in goal TECNO-VENTIL Qui tira aria di innovazione ECLISSE Quel design batte il fuoco

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RUREGOLD La cura giusta per l’ospedale ALPAC Sono verdi i raggi di Roma ALPAC Riqualificazione Capitale

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COME SI FA

CasaClima

Una casa unifamiliare raggiunge la Classe Gold. L’impresa costruttrice ha scelto il sistema Bioisotherm, con una serie di casseformi isolanti a rimanere in polistirene espanso Neopor per pareti portanti e solai in calcestruzzo armato

A Milanello qualità in goal di Franco Saro

V

ivere green a Carnago, provincia di Varese, all’interno di Milanello, area dove si trova anche il centro sportivo di allenamento del Milan. Una casa unifamiliare costruita all'interno del parco vanta bassissime dispersioni energetiche, alti standard di efficienza dell’involucro e impiantistica, nonché qualità abitativa. L’edificio è per la maggior parte a un solo livello. Il progettista ha articolato gli spazi interni in modo da soddisfare al meglio le esigenze funzionali ed estetiche richieste dal committente, tra architettura moderna con prospetti dinamici e ampie vetrate, e alternanza di materiali e finiture differenti. Ma, soprattutto, senza dimenticare le prescrizioni di normativa antisismica, contenimento energetico e benessere acustico. Alessandro Molla, ingegnere e titolare di Edilnoma Building, ha scelto anche il protocollo CasaClima quale ente di controllo e certificatore dell’edificio.

Per le pareti è stato scelto il blocco Argisol 40/16.5 con l’anima interna di calcestruzzo da 16,5 centimetri, isolamento interno da 6,2 centimetri ed esterno da 17,3 centimetri, che permette una trasmittanza termica di 0,13 W/m2k in soli 40 centimetri di spessore grezzo

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IL PROGETTO Il protocollo ha seguito lo sviluppo dalla progettazione iniziale fino alla conclusione dei lavori con la consegna della targhetta destinata ad edifici in Classe Gold, ovvero con un fabbisogno energetico inferiore ai 5 KWh/m 2. La platea a contatto con il terreno è stata isolata con vetro cellulare in granuli, dopo aver steso un geotessuto. Il vetro cellulare coniuga la leggerezza e l’isolamento del materiale con una elevata resistenza a compressione, realizzando un supporto stabile e resistente. La parte laterale della platea è stata isolata con lastre in Eps dello stesso spessore dell’isolamento esterno della parete superiore (17 centimetri). Edilnoma Building ha scelto il sistema costruttivo di Bioisotherm, che si avvale di tutta una serie di casseformi isolanti a rimanere in


polistirene espanso Neopor per realizzare pareti portanti e solai in calcestruzzo armato. Bioisotherm ha fornito all’impresa i casseri Argisol per tutte le pareti perimetrali portanti e alcune di divisione interne, e i pannelli Termosolaio per il solaio di copertura dell’autorimessa e vani accessori. L’utilizzo abbinato dei due prodotti permette di ottenere una struttura in cemento armato monolitica continua, che offre un ottimo comportamento antisismico dato dalla duplice funzione delle pareti, che sono sia portanti ai carichi verticali che di controventamento alle azioni sismiche orizzontali.

ALTA PERFORMANCE Per le pareti è stato scelto il blocco Argisol 40/16.5 con l’anima interna di calcestruzzo da 16,5 centimetri, isolamento interno da 6,2 centimetri ed esterno da 17,3 centimetri, che permette una trasmittanza termica di 0,13 W/m 2k in soli 40 centimetri di spessore grezzo. La performance è alta grazie alla materia prima utilizzata, il Neopor, con conduttivitĂ termica pari a đ?œ† = 0,031 W/mk. Nella parte interna della parete è stata applicata una controparete a secco con lastre in gessofibrato con lana interposta, raggiungendo un valore finale della parete opaca di U = 0,109 W/m 2k e uno sfasamento estivo di 11h 30’. I vari blocchi Argisol si incastrano tra loro a secco senza l’ausilio di colla o malta, con la semplice pressione a mano: si inizia la posa a partire dall’angolo del fabbricato e si procede verso l’interno accostando semplicemente i blocchi e sfalsando i giunti.

SOLAIO A TRAVETTI Per la copertura piana di 7,5 metri di luce si è scelto un solaio a travetti in calcestruzzo utilizzando un panello Termosolaio da 29 centimetri con U = 0,28 W/m 2k. Si tratta di pannelli in Eps sagomati in modo da isolare anche il travetto in cemento armato. In questo modo si realizza il solaio portante con isolamento termico già integrato. In

corrispondenza dei cordoli di solaio è stata utilizzata una opportuna lastra a riduzione del ponte termico nell’incrocio parete-solaio. Tutte le travi a spessore di solaio e gli aggetti esterni in getto pieno sono stati isolati inferiormente con lastre in Eps in modo da ridurre qualsiasi ponte termico. Per la zona soppalcata è stata scelta una copertura in legno con travi a vista. L’involucro portante cosĂŹ ottenuto comprende pareti e solai in cemento armato: una struttura sismoresistente in grado di sopportare in modo ottimale le scosse in caso di terremoto, garantendo la presenza delle persone e l’operativitĂ delle attivitĂ all’interno dell’abitazione durante il terremoto. L’indeformabilitĂ della struttura evita anche i micro danneggiamenti alle finiture o impianti.

TOCCO FINALE Dopo aver creato la struttura portante (pareti e solai) già termicamente isolata si è proceduto alla finitura esterna con classico ciclo di rasatura a cappotto (doppio rasante con retina annegata) e intonachino colorato. Bioisotherm consiglia una serie di cicli garantiti di finiture esterne testati con i piÚ diffusi fornitori nel mercato. Si possono adottare anche altri tipi di rivestimenti, come pietra incollata, falso mattone, listelli in marmo.

LUOGO: LocalitĂ Carbonolo, comune di Carnago PROGETTO ARCHITETTURA: Luigi Russo PROGETTO IMPIANTI: Raffaele Scaleia CONSULENTE CASACLIMA: Fausto Ossola IMPRESA: Edilnoma Building SISTEMA COSTRUTTIVO: Bioisotherm FINE LAVORI: 2019

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COME SI FA

Tecno-ventil

L'azienda di Spino d'Adda (Cremona) fondata da Mario Fasoli propone soluzioni all’avanguardia nel campo dei sistemi di diffusione dell’aria. Parola chiave? Flessibilità. Tra prodotti tecnologici e di design, standard o su misura

Qui tira aria di innovazione

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all’acquisto delle materie prime fino alla logistica distributiva. Con l’ampliamento del sito produttivo nel 2017, accorpato agli uffici, al magazzino e all’area spedizioni, la Tecno-ventil ha strutturato e dato solidità alla filiera, governando tutti i processi per offrire il massimo servizio e rapidità nelle consegne. «La nostra azienda nasce nel 1984 distinguendosi da subito per creatività, proattività e flessibilità. In pochi anni ci siamo affermati nel settore della produzione di componenti per impianti di climatizzazione», spiega Mario Fasoli, fondatore dell’azienda, a cui si aggiunge il figlio Andrea:

Mario Fasoli (al centro) assieme ai figli, da sinistra, Marco, Alessandro e Andrea

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di Giacomo Casarin

«Una continua e attenta osservazione di ciò che accade nel nostro settore, e un costante confronto con il mercato interno, ci consente di essere un’azienda leader in Italia». Domanda. Come è nata l’azienda e quali sono state le principali tappe del suo sviluppo? Mario Fasoli. L’azienda è nata 37 anni fa, dopo aver realizzato l’impianto di aria condizionata per le sale operatorie dell’ospedale Riccardo Galeazzi a Milano. Lì ho avuto l’intuizione di produrre componenti per impianti di climatizzazione e di renderlo un lavoro. Sono partito


da solo a fare impianti, ma cercavo un lavoro che fosse il più completo possibile, non tanto sotto l’aspetto commerciale quanto su quello dell’innovazione. D. Da quali prodotti ha iniziato? Mario Fasoli. Dalla produzione di accessori per canali e condotti per l’aria. Nello specifico, accessori di mandata e ripresa, insieme a serrande. All’inizio sono partito da zero, fornivo ai canalisti le bocchette per l’aria. Ora siamo un centinaio di persone in azienda, con 20 milioni di euro di fatturato. D. Quali sono i vostri principali prodotti? Mario Fasoli. Tantissimi. Se parliamo di bocchette di mandata abbiamo una scelta di 1.500 prodotti: con alette anteriori verticali e posteriori orizzontali, ma anche anteriori orizzontali e posteriori verticali. Poi creiamo i prodotti fuori misura, e su specifica richiesta del cliente. D. È più importante il prodotto ad hoc o quello standard? Mario Fasoli. Per ogni impianto c’è una parte in serie e una ad hoc. Quindi direi metà e metà. D. Che cosa contraddistingue la vostra offerta rispetto a quella della concorrenza? Mario Fasoli. La flessibilità, innanzitutto. Come qualità, poi, non siamo secondi a nessuno. Inoltre, in azienda vantiamo cinque ingegneri e come attrezzatura possediamo macchine a laser e punzonatrici. Il nostro fatturato è quasi esclusivamente italiano: guardando i numeri, significa che Tecno-ventil copre oltre la metà del mercato nazionale. D. Tecno-ventil offre sistemi di diffusione dell’aria. In che cosa consistono? Mario Fasoli. Noi nasciamo come produttori di componenti per impianti di ventilazione, quindi griglie e bocchette di mandata. Poi, ci siamo specializzati su prodotti più tecnici, come diffusori lineari ad alta induzione. Produciamo anche i filtri per offrire una soluzione completa. Ma io oggi mi concentro sullo sviluppo della produzione, mentre della parte tecnica se ne occupa mio figlio Andrea. Andrea Fasoli. Cerchiamo di soddisfare tutte le richieste di comfort e tutte le normative europee in atto. Come produzione di componenti per impianti di ventilazione siamo forse la realtà più grande d’Italia. Con l’obiettivo di specializzarci sempre di più. Stiamo studiando dei sistemi altamente tecnologici, per cui una volta installati il tecnico non deve più tornare a fare regolazioni. Si tratta di prodotti con un ottimo rendimento e anche esteticamente belli, che vanno incontro alle esigenze architettoniche. Infatti, con questo sistema abbiamo realizzato diverse torri di Milano, come il Diamantone o le nuovissime torri Libeskind e Unipol. D. Solo il 10% del fatturato deriva dalla vendita all’estero. Come mai? Andrea Fasoli. All’estero non c’è ancora la concezione del comfort nella climatizzazione. O meglio, in parte del Nord Europa esiste da tempo e noi l’abbiamo recepita subito. Ma al di fuori di queste zone il comfort climatico ambientale è ancora sottovalutato, ovvero importa più del prezzo che della qualità. D. Parliamo del controllo remoto del clima. Di che cosa si tratta?

Andrea Fasoli. Il sistema di controllo remoto è una soluzione per zonificare l’aria condizionata. Nasce per il risparmio energetico, grazie alla possibilità di regolare le temperature nei diversi ambienti. Consiste in un computer che comunica con la macchina per ottimizzare le potenze e i consumi dell’impianto. D. Esistono altri plus che contraddistinguono questo sistema? Andrea Fasoli. Uno dei plus è la fornitura del sistema con inclusa un’app dedicata. Abbiamo poi dei contatti con terze parti grazie a cui è possibile gestire anche il riscaldamento a pavimento con lo stesso sistema. Inoltre, abbiamo due uscite ausiliari alle quali si può collegare qualsiasi cosa, come le luci esterne, piuttosto che l’irrigazione del giardino. D. Quanta importanza riveste questo sistema all’interno del fatturato dell’azienda? Andrea Fasoli. È un sistema in crescita, nato tre anni fa. L’anno scorso siamo riusciti a installare mille pezzi, ma al momento questa soluzione ricopre ancora meno dell’1% del fatturato totale dell’azienda. I segnali, però, sono positivi: tra l’anno scorso e questo abbiamo già avuto un incremento delle vendite pari a dieci volte tanto. Con questo sistema, per esempio, abbiamo realizzato lo studentato di Padova, dove abbiamo gestito 330 camere. Ma lo abbiamo anche installato in complessi residenziali e marittimi in Liguria. D. Quali sono gli operatori più sensibili a comprendere le potenzialità di questo sistema? Andrea Fasoli. Sicuramente i progettisti, perché il risparmio energetico è diventato una componente importante nella costruzione di un edificio. Parliamo di un sistema che fa risparmiare circa il 33% di energia e che è quindi capace di ripagarsi nel giro di due-tre anni. Senza contare il comfort maggiore che è in grado di assicurare. Tra gli utilizzatori finali, poi, i giovani sono un passo avanti nell’apprezzare il controllo da remoto tramite l’app su smartphone. L’obiettivo è quello di arrivare a fare, nell’arco di due anni, 2 mila pezzi all’anno. D. Quali sono state le difficoltà affrontate nello sviluppo del sistema? Andrea Fasoli. La principale difficoltà è quella di centrare un prodotto che accontenti tutti. Quindi flessibile e che si adatti a ogni tipo di cliente. Una particolarità importante: ogni tot di tempo comunico personalmente ai nostri sviluppatori software le richieste che capto dal mercato, in modo che il nostro server aggiorni in automatico il sistema. D. Secondo voi, quale sarà la sfida che l’azienda dovrà affrontare in futuro? Mario Fasoli. Una sfida continua è ampliare sempre di più la nostra azienda: stiamo ora progettando uno spazio di 8 mila metri quadri, perché il nostro capannone di 20 mila metri quadri inizia a essere stretto. Andrea Fasoli. Io sono sempre per spingere sull’innovazione. L’obiettivo è quello di ricercare sempre nuovi prodotti, che completino la gamma aziendale, oppure che rappresentino una rivoluzione sul mercato.

"Parliamo di un sistema che fa risparmiare circa il 33% di energia e che è quindi capace di ripagarsi nel giro di due-tre anni. Senza contare il comfort maggiore che è in grado di assicurare"

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COME SI FA

Eclisse

Aspetto raffinato, ma anche sicuro: Syntesis EI30 si divide in porte battenti filo muro e a scomparsa senza cornici esterne. In comune l’estetica elegante, il rispetto dei requisiti e la classificazione EI30 per la resistenza alle fiamme

Quel design batte il fuoco Sommario

di Giovanni Argento

ETitolo

clisse Syntesis EI30 è un sistema composto da una porta tagliafuoco e da un telaio in alluminio. È in grado di resistere al fuoco per oltre 30 minuti. Ogni elemento è stato progettato per rallentare la propagazione dell’incendio, ma senza sottovalutare l’aspetto autoreestetico. Perché l’anta, quando chiusa, si presenta esattamente come una qualsiasi porta filo muro (nel caso del modello con battente) o senza cornici esterne (nel caso del modello scorrevole) mimetizzandosi perfettamente con la parete. ato dall’intretesto

N

RISPETTOTETITOLINO DELLE NORME In caso Dal di incendio, punto dilevitesto guarnizioni intumescenti, poste sulla porta battente e sul perimetro della luce di passaggio del controtelaio, si attivano per effetto del calore, bloccando la fuoriuscita e il propagarsi di fumi e fiamme nelle stanze adiacenti, mentre i rostri posti lungo il perimetro dell’anta fungono da punti di bloccaggio e contrastano la deformazione dell’anta all’aumento del calore. La linea Eclisse Syntesis EI30 è stata pensata per offrire ad alberghi, abitazioni private e spazi pubblici una soluzione dal design minimalista ed elegante, nel rispetto dei requisiti delle normative di legge sulla sicurezza antincendio. Il prodotto può essere collocato all’interno delle camere Dida delle strutture alberghiere di nuova costruzione e di ristrutturazioni secondo quanto stabilito all’interno del Decreto ministeriale 09/04/1994 (GU Serie Generale Hgoepgeprpg n. 95 del 26-04-1994).

TITOLO

BATTENTE FILO MURO Eclisse Syntesis Battente EI30 è disponibile ad anta singola per larghezze L 600÷1000 millimetri e per altezze H 2000÷2700 millimetri. Il pannello porta presenta uno spessore di 50 millimetri e una struttura in doppio massello in legno e materiale isolante, con guarnizioni termoespandenti applicate lungo il perimetro e rivestite in

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modo da mantenere inalterata la pulizia estetica del prodotto. Le finiture possono essere grezza con primer e laccato opaco bianco Ral 9010, mentre la serratura è Agb Opera, con o senza blocchetto elettrico, con sblocco di sicurezza antipanico di serie. Su richiesta, è disponibile con accessorio chiudiporta Dorma ITS96 EN2-4 e guarnizione sottoporta paraspiffero. Il telaio è utilizzabile sia per pareti in cartongesso che intonaco.

SENZA CORNICI Eclisse Syntesis Scorrevole EI30 è il controtelaio per un’anta singola scorrevole a scomparsa con guarnizioni intumescenti poste lungo tutto il perimetro della luce di passaggio. È disponibile per larghezze L 600÷1200 millimetri e per altezze H 2000÷2700 millimetri. Il pannello porta presenta uno spessore di 40 millimetri e una struttura in doppio massello in legno e materiale isolante, disponibile nelle finiture grezza con primer e laccato opaco bianco Ral 9010 completo di profilo security. Il prodotto è fornito di serie con autochiusura e rallentatore Eclisse Bias, accessori che permettono alla porta di chiudersi da sola una volta aperta.

RESISTENZA AL FUOCO: normativa di prova conforme a Uni En 1634-1 e Uni En 1363-1, porta resistente al fuoco certificata secondo normativa Uni En 13501-2 e omologata come da D.M. 21/06/2004: istanza di omologazione TV307EI2030P001. Classe di resistenza al fuoco EI30 ABBATTIMENTO ACUSTICO: normative di riferimento Uni En Iso 10140-1, Uni En Iso 10140-2 e Uni En Iso 717-1 (per la versione Eclisse Syntesis Battente EI30 con integrazione di guarnizione sottoporta paraspiffero), i prodotti hanno un abbattimento acustico di Rw 28 (0; -1) dB

Eclisse Syntesis Scorrevole EI30. A destra e nella pagina a fianco, Eclisse Syntesis Battente EI30

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COME SI FA

Ruregold

Adeguamento antisismico e miglioramento della sicurezza antincendio i requisiti per rigenerare alcuni ex padiglioni del Policlinico di Senigallia (Ancona). La risposta è stata Pbo-Mesh Gold 70/18, il sistema di rinforzo in Frcm in calcestruzzo

La cura giusta per l’ospedale di Giovanni Argento

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ltre ai normali requisiti funzionali, le strutture destinate alle attività ospedaliere e assistenziali sono chiamate a soddisfare altre prerogative di sicurezza, in particolare quelle relative al comportamento in caso di incendio. Proprio questo è stato uno dei temi progettuali di un importante intervento di riconversione di alcuni ex padiglioni dell’Ospedale di Senigallia (Ancona) e della loro trasformazione in Residenze Sanitarie Assistenziali (Rsa). Protagoniste del progetto sono state le soluzioni Ruregold per il rinforzo strutturale a base di materiali compositi Frcm. L’azienda, infatti, è specializzata nel settore della ricostruzione edile grazie a sistemi per il rinforzo delle

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strutture in calcestruzzo e muratura, con particolare focalizzazione sulle innovative soluzioni Frcm (Fiber Reinforced Cementitious Matrix) costituite da fibre lunghe in Pbo e carbonio a elevata resistenza a trazione, non soggette a corrosione, annegate in una speciale matrice inorganica capace di garantirne l’aderenza con il supporto.

IL PROGETTO Gli edifici oggetto dell’intervento, realizzati intorno agli anni Trenta, presentavano uno schema strutturale a telaio in calcestruzzo armato, con travi ribassate e solai in laterocemento, che necessi-


tava di un adeguamento antisismico per risolverne le principali carenze. Soprattutto quelle relative al confinamento dei nodi trave-pilastro. Inoltre, la necessità di eseguire i lavori richiesti nella maniera meno invasiva possibile concorreva a rendere più complesso l’intervento: l’obiettivo consisteva nel limitare le demolizioni delle murature esistenti. A cui si aggiungeva l’esigenza di conferire un elevato coefficiente di resistenza al fuoco alle strutture portanti, senza impattare in maniera significativa sulle finiture. I vincoli prestazionali ed esecutivi hanno indotto il progettista (ingegnere Roberto Ortolani, Studio tecnico Associato Landi) e l’impresa esecutrice (Impretekna Srl) a indirizzarsi verso le soluzioni Frcm di Ruregold. Il sistema scelto è composto da Pbo-Mesh Gold 70/18, rete bidirezionale in Pbo con matrice inorganica stabilizzata PboMX Gold Calcestruzzo specificamente sviluppato per l’applicazione su costruzioni in calcestruzzo armato.

Le strutture da rinforzare. Nella pagina a fianco, l'Ospedale di Senigallia

DESTINAZIONE: Residenze Sanitarie Assistenziali LUOGO: Senigallia (Ancona) PROGETTO E DIREZIONE LAVORI: ingegnere Roberto Ortolani, Studio tecnico Associato Landi IMPRESA ESECUTRICE: Impretekna Srl PRODOTTI: Ruregold Pbo-Mesh Gold 70/18 con Pbo-MX Gold Calcestruzzo e Ruregold Pbo-Joint Gold con Pbo-MX Gold Joint

IL SISTEMA FRCM Pbo-Mesh Gold 70/18 è la rete bidirezionale in fibra di Pbo da 70 g/m 2 in ordito e 18 g/m 2 in trama, disponibile nelle altezze 50 o 100 centimetri. La conformazione della rete la rende idonea per applicazioni quali la fasciatura di pilastri in calcestruzzo o muratura e il rinforzo dei nodi trave-pilastro. Senza l’utilizzo di resine epossidiche, il sistema è in grado di eguagliare le prestazioni dei tradizionali sistemi di rinforzo Frp con fibre di carbonio e legante chimico, dove Pbo-MX Gold Calcestruzzo è la matrice inorganica stabilizzata conforme alla norma Uni En 1504-3 specificamente formulata per le applicazioni su supporti in calcestruzzo. Il sistema basato su Ruregold Pbo-Mesh Gold 70/18 è utilizzabile per il miglioramento della duttilità delle parti terminali di travi e pilastri mediante fasciatura, il confinamento di pilastri, l’incremento della resistenza dei pannelli dei nodi trave-pilastro, il rinforzo di travi in calcestruzzo e strutture in calcestruzzo armato normale e precompresso, nonché per il confinamento di pilastri. Permette quindi di migliorare la resistenza a flessione semplice, taglio e pressoflessione di pilastri e travi, incrementare la duttilità dell’elemento strutturale rinforzato, la capacità di dissipazione dell’energia e l’affidabilità delle strutture anche in presenza di sovraccarichi di tipo ciclico come in caso di sisma.

ANCORAGGIO AL TOP Per l’esecuzione dell’intervento a Senigallia è stato utilizzato anche Pbo-Joint Gold, connettore in Pbo per la realizzazione dell’ancoraggio fra le strutture esistenti e i sistemi di rinforzo strutturale di tipo Frcm. Il connettore, da realizzare in opera, è costituito da un fascio di fibre lunghe unidirezionali di Pbo trattenute all’interno di una speciale rete che conferisce una forma cilindrica al sistema, applicato al supporto tramite la matrice inorganica stabilizzata Pbo-MX Gold Joint. Oltre all’elevata affidabilità garantita dalle proprietà tecnologiche dei materiali utilizzati e dall’efficace collegamento tra la struttura dell’edificio e i sistemi di rinforzo applicati, l’utilizzo di Pbo-Mesh Gold 70/18 ha anche consentito di eliminare i tempi di attesa normalmente necessari per la maturazione delle malte da ripristino tradizionalmente utilizzate in questa tipologia di interventi, grazie alla totale compatibilità della matrice inorganica.

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COME SI FA

Alpac

Un complesso residenziale nel quartiere dell’Aventino, di proprietà del gruppo Bnp Paribas, è stato riqualificato in classe A. Anche grazie alla scelta di edilizia a secco, serramenti termoisolanti in legno e al sistema brise-soleil

Riqualificazione Capitale di Franco Saro

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ra il Colosseo, il Circo Massimo e le Terme di Caracalla, cioè il cuore di Roma, è stato recentemente completato il complesso Domus Aventino. Si tratta di un intervento residenziale di pregio, che ha visto la riconversione funzionale di tre importanti edifici commerciali in nuovi appartamenti di lusso. Il progetto architettonico, commissionato da Bnp Paribas Real Estate Property Development e curato dallo Studio Tamburini, ha permesso il recupero delle tre palazzine, ex uffici centrali della Banca Nazionale del Lavoro (che oggi fa parte del gruppo creditizio francese) mantenendone i tratti caratteristici originari degli anni Cinquanta. Una riqualificazione minimamente invasiva sul

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piano del paesaggio urbano, volta a valorizzare il patrimonio immobiliare esistente dando vita a nuovi spazi di vita tecnologicamente e esteticamente al passo con i tempi e in grado, allo stesso tempo, di mimetizzarsi in un contesto storico importante come quello della capitale.

SOPRA E SOTTO Tutti e tre gli edifici si sviluppano per sei piani fuori terra e hanno piani interrati, dove si trovano le cantine e i posti auto. Gli appartamenti realizzati sono complessivamente 185, di varie metrature, a cui si aggiungono alcuni spazi dedicati ai servizi aggiuntivi riservati


Interni del complesso Domus Aventino, a Roma. Nella pagina a fianco, gli esterni con i monoblocchi frangisole Alpac

ai residenti: una sala per organizzare meeting ed eventi, una palestra privata, una hall con portineria e servizio di vigilanza. L’intervento ha interessato circa 20 mila metri quadri nel quartiere Aventino, una delle aree più verdi di Roma: proprio per mantenere l’ottica green della zona tutte le abitazioni sono state dotate di ampie terrazze affacciate sugli spazi verdi che collegano gli edifici e oltre 1.000 metri quadri sono stati destinati a giardini e vegetazione. Il design degli interni, realizzati su progetto dello Studio Marco Piva, ha privilegiato materiali e finiture di pregio made in Italy, combinando comfort, eleganza e innovazione.

SOSTENIBILITÀ L’intero complesso è certificato in classe A, grazie alla scelta di soluzioni costruttive che massimizzano l’efficienza energetica e tecnologie domotiche che consentono di monitorare e ridurre i consumi attraverso la gestione a distanza di illuminazione, serramenti e condizionamento dell’aria. L’attenzione all’aspetto della sostenibilità ambientale si ritrova anche nella decisione di posizionare un impianto fotovoltaico sulla copertura dell’edificio centrale, in grado di soddisfare con una potenza di 165 kWp le necessità di tutti i residenti delle palazzine. Ma non solo: anche nella progettazione dell’involucro edilizio sono state privilegiate tecnologie costruttive con prestazioni elevate dal punto di vista termico, acustico ed energetico. Ai serramenti termoisolanti in legno e al sistema brise-soleil scelto per proteggere le abitazioni dall’irraggiamento solare sono stati infatti associati i monoblocchi termoisolanti Presystem per frangisole Alpac, realizzati su misura dall’azienda per gestire tutti i 950 fori finestra del complesso.

MURI PERIMETRALI L’intervento ha richiesto un’attiva collaborazione tra i diversi attori del cantiere per risolvere alcune problematiche di ordine costruttivo: a fronte di muri perimetrali eseguiti con tecnica a secco da Saint-

Gobain e Weber, è stato infatti ideato un monoblocco ad hoc da installare prima della muratura, completo di quarto lato per isolare completamente il foro finestra e con specifiche caratteristiche per adeguarsi alle vetrate di ampia larghezza. La progettazione su misura della soluzione Alpac ha permesso di facilitare le operazioni di realizzazione del muro stesso che, con l’inserimento di speciali staffe, è stato reso autoportante e strutturale per il fissaggio dei muri perimetrali e dei serramenti. L’azienda ha curato direttamente anche la fornitura in loco dei monoblocchi, la gestione della quale, vista la posizione in pieno centro storico del cantiere, ha rappresentato una vera e propria sfida, nonché l’assemblaggio e la posa in opera qualificata tramite le proprie squadre specializzate, per assicurare le migliori prestazioni dei propri prodotti.

INTERVENTO: Domus Aventino LUOGO: Roma, quartiere Aventino COMMITTENTE: Bnp Paribas Real Estate Property Development STUDIO DI PROGETTAZIONE: Studio Tamburini PROGETTAZIONE INTERIOR DESIGN: Studio Marco Piva IMPRESA EDILE: Colombo Costruzioni ANNO DI COMPLETAMENTO: 2019 MONOBLOCCHI PER LA GESTIONE DEI FORI FINESTRA PRESYSTEM FRANGISOLE SU MISURA: Alpac FORNITURA SERRAMENTI: Italserramenti

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INTORNO

AMBIENTE

L’architettura

CHE VIVE IN ACQUA I Al Controne River Park, Parco Turistico delle Sorgenti, in provincia di Salerno, una struttura firmata Hikaru Mori e Maurizio Zito coniuga paesaggio alla fruibilità del corso d’acqua

di Andrea Oldani, Politecnico di Milano

Vista della parte terminale della passerella, in primo piano la struttura del gazebo

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fiumi sono una delle forme più straordinarie di strutturazione del territorio e costruzione di relazioni che la natura ci abbia consegnato. La loro storia è parte fondamentale del rapporto che lega l’umanità a un paesaggio e il loro assetto è il risultato di un processo di adattamento e trasformazione dai risvolti antropologici straordinari, ricco di contaminazioni con la sfera simbolica di cui l’acqua è portatrice. I fiumi sono stati, però, in epoca più recente, oggetto di profonda disaffezione. Ovunque si è assistito all’interruzione dei legami che la società intratteneva con i corsi d’acqua e spesso, è venuta a mancare l’attenzione e la cura che rendeva queste infrastrutture vitali e centrali. Così, alcuni contesti fluviali si sono trasformati in paesaggi opachi e inaccessibili, sino a


Vista generale in direzione est. A destra il fiume Calore Irpino con il ponte Paestum, a sinistra la passerella e il centro servizi. Sotto, vista dell’estremo limite ovest del parco con l’attacco della passerella, il capanno per il birdwatching e la struttura del gazebo

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AMBIENTE

Sezione generale del sistema rampa-passerella in corrispondenza del centro servizi. Sopra, vista generale, in direzione ovest, della passerella posta lungo l’argine del fiume. In fondo è possibile notare la struttura del gazebo e il capanno per il birdwatching

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essere dimenticati. È quindi importante concentrare l’attenzione su progetti che mettano al centro i corsi d’acqua come ambiti di grande interesse per la valorizzazione o la ricostruzione di paesaggi dalla forza straordinaria. SCENARI DI PREGIO La realizzazione degli architetti Hikaru Mori e Maurizio Zito a Controne, in provincia di Salerno, lungo il fiume Calore Irpino, costituisce un esempio di grande interesse nel coniugare l’attenzione per un corso d’acqua di qualità e il suo valore storico, ambientale e paesaggistico, con un’opera di architettura di grande intensità, nata in stretta relazione al contesto e alle sue vocazioni funzionali. Il sito è compreso nel Parco Nazionale del Cilento e si trova in un punto in cui il fiume costruisce scenari paesaggistici di particolare pregio che la nuova architettura contribuisce a caratterizzare e valorizzare, permettendone la fruibilità e completando l’esperienza sensoriale già offerta dallo spazio ambientale. L’inter-

vento parte dal ripensamento dell’accessibilità dell’area, disponendo una scalinata che collega un sistema di terrazzamenti, dove trovano posto tre spazi per il picnic e i relativi servizi. Questo elemento infrastrutturale risolve i circa 14 metri di dislivello del versante fluviale, permettendo il raggiungimento dell’acqua. A questo segno, verticale, si contrappone un’asse orizzontale, costituito da una passerella, in piano, adagiata lungo la riva del fiume. L’insieme, diventa la spina portante, lungo cui si concentrano tutte le attività del programma funzionale che parte dall’intenzione di dotare Controne di un parco e un centro per le attività sportive fluviali.

Vista di una delle aree per il pic-nic localizzate lungo la scalinata di accesso al parco. In evidenza la zona adibita a lavatoio. Sullo sfondo si nota il terrazzamento contrapposto con l’area dei barbecue

MULTI FUNZIONE Nel punto d’intersezione dei due assi si trova il volume del centro servizi, di circa 170 metri quadri, con funzione di ristoro, gestione parco, attività didattiche e servizi igienici. Al piede di questo edificio è ricavato uno spazio per il deposito delle canoe e delle attrezzature per il rafting. Lungo la passerella, il progetto dispone

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XXX

Planimetria generale dell’intervento. Sopra, l’interno della zona bar al piano superiore del centro servizi.

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Pianta rimesse canoe

una rampa verso il fiume e, nella parte in piano, un sistema di tribune che la trasformano in un luogo di sosta, adatto come punto di osservazione delle attività che hanno luogo nell’acqua. Una struttura a gazebo e un capanno per il birdwatching diventano l’occasione per dare una conclusione all’asse attrezzato e stabilire un punto di separazione tra artificio e natura. Il linguaggio architettonico è contemporaneo, non cede a facili vernacolarismi e persegue un gusto per la geometria pura. A questo effetto contribuiscono un’estrema chiarezza compositiva e una scelta materica misurata e minimale. Le soluzioni, tecnologicamente sostenibili e pensate come reversibili, sono ispirate dal contesto fluviale e ricadono sui materiali naturali, con una presenza dominante del legno.

Pianta Centro servizi parco e ristori

LA SCHEDA Nome: Parco fluviale di Controne Anno Completamento: 2016 Area sito: 15.000 mq Superficie costruita: 4600 mq Cliente: Comune di Controne, Provincia di Salerno Progetto: Hikaru Mori, Maurizio Zito (ZITOMORI) Collaboratori: Iride Corbo, Davide Pasquariello, Enrico Prato Ingegnere strutturista: Mario Gimigliano Fornitori: Rubner Holzbau Sud spa (strutture in legno lamellare) Ales srl - Shuco/Saint Gobin (serramenti e facciate continue) Manerba Evolving Office (arredi interni) Legnolandia (arredi) Ethimo (arredi) Metalco (profili serramenti) Falegnameria D’Avanzo srl (arredi e finiture in legno) Tradel (illuminazione esterni) Lucitalia (illuminazione interni) Info: www.zitomori.com Fotografie: Peppe Maisto

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ITALIA UNDER 40

GESINDEHAUS ANDERLAN

Tanto comfort NEL PASSATO

Vista del terrazzo coperto al secondo piano, da cui si nota l’interessante forma della muratura, gli elementi strutturali della copertura (con travi principali antiche e nuova orditura secondaria) e l’affascinante vista sul panorama montano

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Un edificio d’epoca su tre piani è stato completamente ristrutturato senza snaturare la sua storia: ventilazione meccanica, cappotto e una originale disposizione degli spazi che consente una vista sul paese e le montagne di Andrea Muzio, Politecnico di Milano

L

a Gesindehaus Anderlan, ovvero casa della servitù Anderlan, nel piccolo paese di Salorno (Bolzano), è uno dei più recenti progetti di studiofranz, architetti che dal 2010 lavorano principalmente nell’area sudtirolese. L’edificio, da molti anni abbandonato, ma comunque sottoposto a vincoli perché riconosciuto quale bene culturale, è stato riqualificato nel 2019. Come ribadito dallo stesso architetto Franz Kosta, classe 1980, il progetto dimostra la sua etica professionale, che presta particolare attenzione alle preesistenze, rispetta il

contesto ed evita sprechi e falsità. Il suo è un lavoro di architettura, volto non alla semplice ristrutturazione dello stabile, ma a garantire un miglioramento della qualità dell’abitare, attraverso un processo creativo fatto di precise scelte tangibili ed intangibili. DI NOTTE La parte abitativa dell’edificio, disposto su tre livelli, inizia al primo piano, accessibile tramite una scala esterna di cui si sono conservati gli antichi gradini. Qui sono collocate le due camere da letto con rispettivi

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GESINDEHAUS ANDERLAN

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Vista dell’edificio dopo la ristrutturazione. A destra, la vista dell’edificio e del sottotetto prima dei lavori

DOPO

PRIMA

PRIMA

bagni, così da garantire una zona giorno più ampia e flessibile al livello superiore. Tale distribuzione funzionale permette di mantenere i muri esistenti e di conservare l’integrità dell’affascinante soffitto con volte a botte. Per questo motivo la camera matrimoniale, di dimensioni maggiori rispetto agli altri ambienti disposti su questo piano, viene ripartita dall’arredamento invece che da opere in muratura. L’unica struttura muraria aggiunta è stata inserita per separare lo studio dalla camera da letto adiacente. L’intero piano è rialzato così da ridurre l’altezza delle stanze, rendendo gli ambienti più caldi ed accoglienti e permettendo di disporre tubazioni e riscaldamento sotto lo strato di

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XXX

Vista interno secondo piano. In primo piano ciò che rimane del più antico elemento dell’edificio, un tirante storico del sedicesimo secolo. Dietro si può notare il portale in ferro, che agisce come elemento strutturale della capriata e permette un comodo passaggio. Sopra, vista cucina e terrazzo al secondo piano

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Pianta primo piano 1 camera 2 bagno 3 bagno secondario 4 camera 5 ufficio

LA SCHEDA Progetto: Franz Kosta (studiofranz) Sito: www.studiofranz.com Data inizio progetto: 2016 Data consegna: 2019 Foto: courtesy of studiofranz

pavimentazione calpestabile. La privacy della zona notte è garantita grazie a dei separé in lamiera nera, che nascondono i locali alla vista di chi transita nell’atrio di ingresso, dove si trova la connessione verticale al livello superiore. Qui la scala mantiene la disposizione dell’impianto originale, ma è sostituita da una più moderna struttura in legno. E DI GIORNO Al secondo piano, precedentemente un unico ampio sottotetto, è stata disposta la zona giorno, concepita come un open-space diviso tramite l’arredamento nelle due aree del soggiorno e della cucina, che è delimitata da una chiusura trasparente, da cui si accede ad un

Pianta sottotetto 1 soggiorno 2 bagno 3 cucina 4 terrazzo

affascinante terrazzo coperto dal carattere introverso. Grazie infatti alla particolare forma merlata della muratura esterna, propria dell’impianto originale, è possibile godere di una vista estesa sul paese e le montagne retrostanti, restando comunque protetti e nascosti alla vista. Le travi principali della copertura e la capriata originale, risalenti al XVII secolo, sono conservate, mentre i nuovi travetti dell’orditura secondaria garantiscono l’efficienza della struttura. Interessante è anche l’utilizzo di un portale in ferro nella zona giorno, che sostituisce parte di un’altra capriata storica, mantenendone inalterata la funzione portante e allo stesso tempo garantendo un passaggio ampio e suggestivo.

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XXX

Vista camera da letto matrimoniale al piano primo. È possibile notare il soffitto con volta a botte e la suddivisione del locale ottenuta tramite la disposizione dell’arredamento. Sopra, vista atrio di ingresso al piano primo, con scala in legno con podio rialzato ed elementi divisori in lamiera nera, che garantiscono un’adeguata privacy nella zona notte

L’ARREDAMENTO Gli elementi che garantiscono la ventilazione meccanica in tutto l’edificio, isolato tramite cappotto interno, sono nascosti nei vani delle finestre, così da lasciare inalterata la facciata esterna. L’arredamento ha un chiaro carattere moderno, ma adatto a instaurare un dialogo con gli elementi più antichi. Ciò permette di unire il fascino dei segni di un’era ormai remota ad uno stile moderno di vivere la casa, con tutti i comfort che la

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tecnologia oggi può assicurare, ma senza esagerazioni. In conclusione, il progetto dimostra come studiofranz promuova da oltre dieci anni un modo nuovo e diverso di vivere lo spazio, capace di andare oltre la semplice struttura intercettando senso dell’abitare. Un’architettura che evoca emozioni, stimola l’intelletto, riflette la qualità della vita; una progettazione attenta che dialoga con il contesto fisico, storico e culturale e coinvolge le persone.


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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Iron House Un rivestimento metallico veste la casa progettata da Alonso & Crippa nel barrio Coghlan di Buenos Aires, uno dei più english della città. Il linguaggio architettonico si discosta da quello del quartiere, variando il prospetto in funzione delle aperture dei pannelli in alluminio La residenza multifamiliare è situata nella città di Buenos Aires, in un lotto lungo e stretto (8,66 metri di fronte e 20 di profondità) tipico del barrio Coghlan, un quartiere caratterizzato prevalentemente da un uso residenziale a bassa densità, in stile inglese. L’impronta urbanistica dipende proprio dal fatto che originariamente il distretto era abitato da irlandesi e inglesi immigrati nella capitale argentina. Il progetto raggruppa sei appartamenti in un unico edificio, che si comporta come un ibrido variando lo schema abitativo in sezione. I PANNELLI DI ALLUMINIO DISEGNANO LA FACCIATA SULLA STRADA PRINCIPALE

IL CORTILE COMUNE. A DESTRA, UNA DELLE SCALE ESTERNE CHE PORTANO AL TERRAZZO SUL TETTO

C

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a cura di Giacomo Casarin


A DESTRA, L'INGRESSO AGLI APPARTAMENTI DEL PIANO TERRA E LA SCALA CHE PORTA ALLE ABITAZIONI DEI PIANI SUPERIORI. SOTTO, LA FACCIATA RIVOLTA AI CORTILI SUL RETRO

SEZIONE PROSPETTICA DELL'EDIFICIO

Varietà di forma e spazio L’organizzazione degli ambienti interni distingue due tipologie di appartamenti. Entrambi sono duplex e presentano come fattore comune una camera da letto e un living, il quale occupa un terzo della superficie totale di ogni unità e conduce a un giardino/terrazzo all’aperto. Al terzo piano, una piccola corte all’aperto gira intorno al blocco ascensore e definisce un cortile comune, sormontato da un albero, che qualifica e articola lo spazio abitativo tra i vicini. Infine, l’involucro di pannelli di metallo chiudibili a fisarmonica regola il rapporto tra interno ed esterno, modificando il disegno di prospetto e il livello di comfort in base alle condizioni di luce e ombra.

Residenza Superi 3226 Progetto: Alonso & Crippa – www. alonsocrippa.com.ar Luogo: Buenos Aires, Argentina Fine lavori: 2019 Foto: Javier Augustin Tojas e Daniel Karp

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Un tè caldo tra i campi Da quando il Choui Fong Tea Cafe è entrato in funzione, la piantagione di tè della zona ha attirato sempre più turisti ed è diventata una delle attrazioni più famose di Chiang Rai, in Thailandia. Ecco perché è nato anche il secondo Tea Cafe progettato da Idin Architects Il Choui Fong Tea Cafe 2 a Mueang Chiang Rai è stato costruito sulla IL LOCALE IN MEZZO ALLE PIANTAGIONI DI TÈ. SOTTO, L'ARCHITETTURA DEL LOCALE SEGUE L'INCLINAZIONE DEL PENDIO

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collina adiacente a quella su cui sorge il primo Choui Fong Tea Cafe. Qui ha preso il posto di uno spazio commerciale vicino alla fabbrica di produzione del tè, da cui si gode una vista meravigliosa sulle piantagioni. È questo l’obiettivo che si erano posti i progettisti di Idin Architects, insieme a quello di rendere accessibili ad anziani e persone disabili tutti gli ambienti dell’edificio, ovvero una sala da pranzo con 250 posti a sedere, un grande negozio di souvenir e un’area espositiva

dove lo staff racconta e dimostra la preparazione del tè. Architettura e natura In funzione di ampliare non solo lo spazio ma anche la vista, la sala da pranzo è stata suddivisa in più piattaforme collegate da una rampa che segue l’inclinazione del terreno e consente ai portatori di handicap di accedere a qualsiasi ambiente. Vista la necessità di illuminazione della grande superficie interna, sono


GLI INTERNI IN RAPPORTO DIRETTO CON L'ESTERNO. SOPRA, L'INGRESSO AL LOCALE. SOTTO, IL NEGOZIO DI SOUVENIR

stati progettati dei lucernari estrusi verso l’esterno a forma di cono, che si rapportano armoniosamente con le montagne circostanti e all’interno garantiscono uno spazio in altezza utile per la piantumazione di piante e alberi. I materiali del progetto sono in linea con quelli utilizzati nel primo caffè: legno di pino, acciaio, vetro e pietra di montagna. Elementi metaforici che rappresentano la filosofia della piantagione biologica di Choui Fong.

Choui Fong Tea Cafe 2 Progetto: Idin Architects – www.idinarchitects.com Luogo: Mueang Chiang Rai, Thailandia Fine lavori: 2019


World wide build Lo sport rigenera Una facciata verde ricopre il nuovo centro sportivo progettato da Anna Noguera e Javier Fernandez per il quartiere di Turó de la Peira, a Barcellona. Non solo un esempio di green building per la città, ma anche un nuovo simbolo di riqualificazione urbana Nel 2014 il Consiglio comunale di Barcellona ha indetto un concorso di architettura per la progettazione del landscape di un quartiere urbano comprendente un impianto sportivo costituito da una piscina interna e un campo sportivo. La proposta vincente è stata selezionata e apprezzata per l’integrazione paesaggistica e l’impegno per la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente, in grado di migliorare un quartiere, quello di Turó de la Peira, caratterizzato da un’alta densità urbana di alloggi sociali degli anni ‘60 e da una totale assenza di vegetazione. La nuova struttura risulta per un quarto interrata per adattarsi alla topografia del territorio e colmare il dislivello tra le due strade su cui affaccia. All’interno, il campo sportivo del piano superiore si sovrappone alla piscina riscaldata del piano terra. IN ALTO, LA DOPPIA PELLE VERDE. A SINISTRA, L'INTERNO DELLA FACCIATA GREEN IL VOLUME VERDE DELL'EDIFICIO

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Una facciata viva e vegeta Il prospetto verso Sant Isle Street ha un carattere urbano, caratterizzato da un portico ad angolo che estende il marciapiede e invita lo spettatore ad entrare, mentre sugli altri lati l’edificio è circondato da una cortina verde che protegge le facciate dal sole e allo stesso tempo crea uno spazio bioclimatico. Un grande serbatoio situato nel seminterrato raccoglie l’acqua piovana per il riciclaggio e la utilizza per l’intera irrigazione della facciata verde attraverso un sistema idroponico. Come scheletro portante è stato scelto un sistema prefabbricato in legno laminato, per le prestazioni meccaniche, la leggerezza e la sua velocità di assemblaggio, che ha garantito la costruzione della struttura in solo otto settimane. Infine, i pannelli fotovoltaici occupano l’intero tetto, generando 95.534 kWh all’anno.

LO SPAZIO DI ENTRATA, CONTINUAZIONE DELLA PIAZZA ESTERNA

IL CAMPO SPORTIVO AL PIANO PRIMO. SOTTO, LA PISCINA AL PIANO TERRA

Turó de la Peira Sport Center Progetto: Anna Noguera, Javier Fernandez – www.annanoguera.com / www.j2j.es Committente: Barcelona d’Infraestructures Municipals (Bimsa), Institut Barcelona Esports (IBE), Comune di Barcellona Luogo: Barcellona, Spagna Fine lavori: 2018 Foto: Enric Duch

IL QUARTIERE PRIMA DEL RECUPERO

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a cura di Giacomo Casarin

TRASPARENZA E LUMINOSITÀ AL 100% Garda AP di Aluvetro è la linea di parapetti per esterni e per interni ideale per un linguaggio contemporaneo e una grande pulizia formale. Vetro e alluminio compongono questa versione minimalista del sistema Garda, che offre la massima trasparenza grazie a un design elegante ed essenziale. Le parole chiave sono leggerezza, stabilità e sicurezza: una serie di plus garantiti

da un’attenta consulenza tecnico professionale, che permette di valutare al progettista o all’installatore ogni aspetto utile alla scelta della soluzione ideale. Il Sistema Garda AP è caratterizzato dal fissaggio annegato nel pavimento e da profili anodizzati adatti a garantire l’esposizione all’atmosfera aggressiva urbana o marina. Tutti gli elementi di cui è composto (profilo, sistema

di fissaggio, carter, vetri stratificati e temperati, corrimano) sono studiati per garantire rapidità di montaggio, sicurezza e una resa estetica di altissimo livello. Il sistema può montare sei diversi spessori di vetro temperato e stratificato, oltre a numerose combinazioni cromatiche e differenti finiture superficiali, colori, serigrafie coprenti, parzialmente coprenti o ombreggianti per garantire la privacy. Ogni soluzione può essere abbinata all’utilizzo di led. Aluvetro, infine, garantisce il totale rispetto delle norme vigenti: i riferimenti sono diversi e presenti sia nell’Ntc 2018 sia nel quadro delle norme Uni. Tutti i prodotti del sistema Garda sono collaudati presso laboratori accreditati al Ministero dei lavori pubblici e hanno superato test a carichi dinamici e statici fino a 4,5 kN/m (spinta fino a 300 kg/m). www.aluvetro.it

ISOLSEISMIC, L’ANTI SCOSSA Nata in partnership con la società inglese Acrefine, leader mondiale nella realizzazione di prodotti per il fissaggio e antisismici, fa il suo ingresso nel mercato italiano Isolseismic, la nuova divisione di Isolmant che si occupa di soluzioni antivibranti e antisismiche. La decisione di entrare in questo settore è presto spiegata da Eugenio Canni Ferrari, amministratore delegato di Tecnasfalti Isolmant: «La nostra azienda non produce per vendere, ma per risolvere problemi. Da sempre l’obiettivo è quello di creare benessere, in particolare legando questo concetto al comfort acustico. E Isolseismic rappresenta la naturale evoluzione del nostro Dna: parlando di isolamento acustico, infatti, affrontiamo di

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continuo le problematiche legate al rumore generato dalle vibrazioni degli impianti, e al loro controllo è connessa la necessità di mettere in sicurezza gli stessi in caso di eventi catastrofici. I dispositivi utilizzati da Isolseismic, quindi, lavorano in sinergia per risolvere entrambe le problematiche». La gamma di prodotti Isolseismic si compone in particolare di materassini

e supporti in gomma antivibranti progettati per minimizzare la trasmissione di rumore e vibrazioni generati da macchinari e impianti, ma anche di antivibranti a molla con diverse capacità di carico, insieme a supporti a molla con involucro esterno in acciaio progettati per contenere lateralmente e verticalmente il movimento dei macchinari in presenza di scosse sismiche. Altri prodotti sono vincoli strutturali in acciaio o ghisa progettati per limitare il movimento orizzontale dei macchinari in presenza di eventi sismici, oppure sistemi di fissaggio per tubi e condotte posizionati a soffitto. In costruzione il sito www.isolseismic.it Per maggiori informazioni scrivere a tecnico@isolmant.it


È MAPEI IL PRIMO TOOL PER LA PRESCRIZIONE DEL CALCESTRUZZO Il nuovo strumento digitale di Mapei permette di definire la corretta prescrizione da adottare per l’impiego di calcestruzzi nelle più moderne opere strutturali. È il primo tool del suo genere, in accordo alle norme tecniche per le costruzioni 2018, e fornisce un ottimo supporto ai professionisti e agli operatori del settore nel determinare la soluzione ideale da adottare, rispondente alle prestazioni richieste dalle diverse casistiche di progettazioni strutturali civili e industriali. La strumentazione fa riferimento alle principali normative in materia di costruzioni e calcestruzzo, ovvero: le Norme Tecniche per le Costruzioni, Ntc, Dm del 2009; la Uni En 206:2016, Calcestruzzo - Specificazione,

prestazione, produzione e conformità; la Uni 11104:2016, Calcestruzzo Specificazione, prestazione, produzione e conformità - Istruzioni complementari per l’applicazione della EN 206; le Linee Guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale, Consiglio

Superiore dei Lavori Pubblici, Servizio Tecnico Centrale, gennaio 2018; le Linee Guida per la valutazione delle caratteristiche del calcestruzzo in opera, Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Servizio Tecnico Centrale, gennaio 2018; le Norme Uni a completamento dei riferimenti normativi elencati. Il tool si affianca ai corsi e alle dimostrazioni offerte dalla formazione Mapei, anche in collaborazione con diversi ordini professionali e associazioni di categoria, nel promuovere la conoscenza delle normative e le buone pratiche di utilizzo dei prodotti Mapei per la realizzazione di opere e strutture in calcestruzzo durevoli e affidabili. www.mapei.com

ITALCEMENTI E CALCESTRUZZI DANNO NUOVA VITA ALLE INFRASTRUTTURE Sono due i ponti individuati dalla Provincia di Brescia per essere messi in sicurezza grazie a i.power Rigenera, la soluzione di Italcementi, portata sul mercato da Calcestruzzi, per rigenerare le infrastrutture. I lavori di ripristino delle due strutture, una a Manerbio e una a Bassano Bresciano, ripartiranno non appena sarà rientrata l'emergenza coronavirus e consisteranno nell’incamiciare le pile dei ponti con uno strato di i.power Rigenera in modo da

conferire una elevatissima durabilità e un aumento di resistenza e duttilità che soddisfino le nuove condizioni di carico. L’iniziativa rientra nel progetto MoSoRe (Mobilità Sostenibile e Resiliente) che ha vinto un bando di finanziamento della Regione Lombardia chiamato Call Hub Ricerca e Innovazione nella categoria Smart Mobility per un importo di oltre dieci milioni di euro. Per le Infrastrutture di trasporto, l’obiettivo è fornire ai gestori informazioni e servizi inerenti la

manutenzione e gli interventi necessari alla sicurezza delle infrastrutture. Capofila del progetto MoSoRe è l’Università di Brescia con il Professore Giovanni Plizzari referente scientifico e direttore del Dicatam, mentre i partner industriali sono Fasternet Soluzioni di Networking Srl, Ingenera Srl, Genesis Gi Srl, Imbal Carton Srl, Stmicroelectronics Srl, Enea e Italcementi. La caratteristica fondamentale del prodotto è quella di offrire ai progettisti un pacchetto completo, dall’analisi dell’esistente alla messa a punto della soluzione ad hoc per l’opera da ripristinare, con la presenza in cantiere dei tecnici specializzati di Italcementi e Calcestruzzi. I.power Rigenera è una soluzione a base di calcestruzzi fibro-rinforzati, in grado di avvolgere gli elementi strutturali donando loro resistenza e durabilità tali da resistere alle sollecitazioni del terremoto. www.italcementi.it www.calcestruzzi.it

YouBuild - MARZO 2020

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eventi &notizie a cura di Giacomo Casarin

Franco Fontana Basilicata, 1975

COLLEZIONE BERTERO, memoria e passione

D

al 20 febbraio al 10 maggio 2020, Camera (Centro italiano per la fotografia) si anima

attraverso le storie e i racconti celati nelle immagini più significative della Collezione Bertero, raccolta unica in Italia per originalità dell’impostazione e

LE METROPOLI DI BASILICO si ritrovano a Roma

D

qualità delle fotografie presenti. La mostra Memoria e Passione. Da Capa a Ghirri. Capolavori dalla Collezione Bertero, curata dal direttore di Camera Walter Guadagnini

edicata a uno dei maggiori

paesaggio italiano, un’indagine sul nostro

con la collaborazione di Barbara Bergaglio

protagonisti della fotografia

Paese suddiviso in sei itinerari realizzata nel

e Monica Poggi, racconta il nostro passato

italiana e internazionale, la mostra

1996; Beirut, due campagne fotografiche per

e le radici del nostro presente, oltre

Metropoli (Palazzo delle Esposizioni di Roma,

la prima volta esposte insieme, realizzate

all’evoluzione della fotografia italiana e

25 gennaio-13 aprile 2020) è incentrata sul

nel 1991 in bianco e nero e nel 2011 a

internazionale dagli anni Trenta fino alla

tema della città con oltre 250 opere in diversi

colori, la prima alla fine di una lunga guerra

fine del XX secolo. Ma la mostra è anche,

formati datate dagli anni Settanta ai Duemila,

durata oltre quindici anni, la seconda per

e soprattutto, l’omaggio alla splendida

alcune delle quali esposte per la prima

raccontarne la ricostruzione; Le città del

storia di un collezionista, Guido Bertero,

volta. La metropoli è sempre stata al centro

mondo, un viaggio nel tempo e nei luoghi da

che dalla fine degli anni Novanta ad oggi

delle indagini e degli interessi di Gabriele

Palermo, Bari, Napoli, Genova e Milano

ha raccolto oltre duemila stampe con

Basilico (Milano 1944–2013). Il tema del

sino a Istanbul, Gerusalemme, Shanghai,

una passione unica. Tra le immagini che

paesaggio antropizzato, dello sviluppo e delle

Mosca, New York, Rio de Janeiro e molte

compongono la collezione, i curatori ne

stratificazioni storiche delle città, dei margini

altre ancora; infine Roma, occasione di

hanno scelte più di trecento, realizzate da

e delle periferie in continua trasformazione

una stimolante quanto impegnativa messa

circa cinquanta autori tra i quali alcuni dei

sono stati il principale motore della sua

a confronto tra la città contemporanea

protagonisti della storia della fotografia

ricerca. Il percorso espositivo della rassegna

e le settecentesche incisioni di

italiana e mondiale della seconda metà

si articola in cinque grandi capitoli: Milano.

Giovambattista Piranesi.

del Novecento: Bruno Barbey, Gabriele

Ritratti di fabbriche 1978-1980; le Sezioni del

www.palazzoesposizioni.it

Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Mario Cresci, Mario De Biasi, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Jan Groover, Mimmo Jodice, William Klein, Herbert List, Duane Michals, Ugo Mulas, Ruth Orkin, Federico Patellani, Ferdinando Scianna, Franco Vimercati e Michele Zaza. www.camera.to Jan Groover

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YouBuild - DICEMBRE / GENNAIO 2020


LA STANZA DELLE PORCELLANE di Torre Prada PIRANESI IN MOSTRA a Bassano del Grappa

T

he Porcelain Room è una mostra curata da Jorge Welsh e Luísa Vinhais che esplora il contesto storico, la finalità e l’impatto delle porcellane cinesi da esportazione. L’esposizione si svolge al quarto piano della Torre di Fondazione Prada dal 30 gennaio

al 28 settembre 2020 e accoglie oltre 1.700 prodotti, tutti esempi di porcellane realizzate tra il XVI e il XIX secolo per diversi mercati, gruppi sociali e religiosi che dimostrano l’efficienza

D

dei produttori cinesi nell’intercettare le domande e le sensibilità di ogni singolo segmento di

un altro tra i giganti dell’incisione mondiale:

include il maggior numero mai esposto finora di porcellane della dinastia Ming decorate con

Giambattista Piranesi. La mostra prevista

elementi iconografici europei e realizzate tra l’inizio del XVI secolo e la metà del XVII secolo.

dal 4 aprile al 17 luglio 2020, curata dalla

La seconda sezione comprende un’ampia selezione di oggetti di uso quotidiano che raffigurano

direttrice artistica dei Musei Civici di

forme naturali e sorprendenti come animali, frutta e vegetali e intende esplorare l’impatto e

Bassano del Grappa Chiara Casarin e da

l’esotismo delle stoviglie cinesi create per i mercati occidentali. La terza sezione rende omaggio

Pierluigi Panza, propone i capolavori grafici

alla tradizione delle sale di porcellana, le magnifiche installazioni create nei palazzi e nelle

di Giambattista Piranesi (1720-1778), in

case aristocratiche europee nel XVII secolo e nel XVIII secolo composte da porcellane cinesi e

occasione del terzo centenario della sua

specchi, pannelli smaltati e decorazioni in legno intarsiato d’oro.

opo Albrecht Dürer le sale

mercato. Suddiviso in tre sezioni, l’allestimento progettato da Tom Postma Design è concepito

restaurate di Palazzo Sturm

come una stanza-nella-stanza, una struttura rivestita di velluto marrone, che include diverse

(Bassano del Grappa) accolgono

vetrine espositive e uno spazio intimo decorato in oro. La sezione iniziale e centrale della mostra

www.fondazioneprada.org

nascita. Un corpus che comprende 15 incisioni sciolte e molte altre racchiuse in 11 volumi ai quali si aggiungono le 16 preziose tavole delle Carceri d’invenzione provenienti dalle collezioni dalla Fondazione Giorgio

DESIGN VARIATIONS OSPITA i fratelli Aires Mateus

spazi destinati alle esposizioni temporanee,

I

Gandini e Pezo von Ellrichshausen, ha

Design Week 2020 la Residenza Vignale,

inaugurati dopo l’ultima campagna di

selezionato lo studio Aires Mateus per

un nuovo luogo, accanto a Palazzo Litta, di

restauro, con la mostra Albrecht Dürer.

progettare l’installazione site-specific che

incontro, progettazione e cultura.

L’allestimento mantiene le cinquantasei

interpreterà lo storico Cortile d’Onore di

teche progettate dallo studio Apml architetti,

Palazzo Litta in occasione della Milano

strutture pensate per preservare al massimo

Design Week 2020, rinviata al 16-21

le condizioni ottimali di conservazione

giugno. Le parole di Caterina Mosca e

delle opere sia da un punto di vista

Valerio Castelli di MoscaPartners: «Manuel

microclimatico che luministico.

e Francisco Aires Mateus ci hanno colpito

Cini di Venezia. Il patrimonio grafico dell’artista di origini venete viene esposto nel quarto e quinto piano di Palazzo Sturm,

www.museibassano.it

l board curatoriale di Design Variations

Design Variations 2020 introduce inoltre

2020, composto da Caterina Mosca,

un’importante novità: per la prima volta

Valerio Castelli, Walter Bettens, Piero

sarà presentata in esclusiva per la Milano

per l’intensità del pensiero concettuale alla base della loro architettura e per la potenza della semplicità insita nelle loro opere. Un binomio a nostro avviso necessario e mai scontato». A Palazzo Litta i fratelli Mateus propongono l’installazione Silenzio, scegliendo un approccio speculativo per esprimere un pensiero forte. In un mondo avvolto da immagini e suoni, il tentativo di proporre nuove percezioni dell’esistente, attraverso la creazione di un vuoto, corrisponde a una risposta del nostro tempo. L’installazione proposta prende consapevolezza del valore del luogo e ne conferisce una nuova lettura spaziale imponendo un silenzio visivo e intellettuale, un rimando ai sovrumani silenzi e alla profondissima quiete dell’Infinito di Leopardi. La manifestazione

www.moscapartners.it


ARCHILEGGERE

OMA Sandra Hofmeister (editor)

CONSTRUCTION AND DESIGN MANUAL. MATERIALS AND FINISHINGS

Lingua Tedesco e Inglese

Carsten Wiewiorra, Anna Tscherch

Collana Architecture and Construction Details

Lingua Inglese

Misure 23 x 32 cm, pp. 176

Anno 2020

Editore Edition DETAIL Anno 2019

ISBN 9783955534981

Prezzo di copertina 52,90 euro Una selezione di progetti proposta mostra la ricerca ar-

Prezzo di copertina 98 euro

Pritzker Prize Rem Koolhaas) nella quale si esplorano

di soluzioni per la progettazione degli interni. È utile

nuove possibilità spaziali e tecniche innovando le usuali condizioni e prospettive del progetto e rompendo con le consuetudini. Ogni progetto è descritto attraverso brevi

testi, che ne mettono in luce il concept e le principali caratteristiche, ed è illustrato attraverso disegni tecnici,

fotografie e schemi che mostrano aspetti compositivi, tecniche e processi. I disegni tecnici spaziano dai ma-

sterplan, alle piante e sezioni, ai dettagli costruttivi, i progetti includono architetture significative e progetti

temporanei come il padiglione per la Serpentine Gallery

a Londra e il Prada Transformer di Seul. L’intervista a Reinier de Graaf, partner Oma, responsabile di progetti per edifici e masterplan in Europa, Russia e Medio

Oriente e fondatore di Amo, il think thank dello studio, intitolata We want to reprogramme buildings narra

Fondaco dei Tedeschi a Venezia, la Fondazione Prada

a Milano o il Design Museum a Londra. Completano

il volume un testo sulla Biennale di Venezia del 2014 e altri sull’uso di materiali innovativi e del vetro ondulato.

YouBuild - MARZO 2020

ISBN 9783869227269

Questo manuale di costruzione e progettazione dei

ture), influente studio di fama internazionale fondato dal

su edifici esistenti dimostrato in architetture come il

156

Misure 22,5 x 28 cm, pp. 480

chitettonica di Oma (Office for Metropolitan Architec-

le motivazioni dietro l’approccio sensibile al progetto

Recensioni di Cassandra Cozza, Politecnico di Milano

Editore Dom publishers

materiali e delle finiture presenta un’ampia panoramica nel guidare le scelte progettuali sui materiali e sulla loro

applicazione attraverso esempi chiari dettagliatamente

illustrati. I diversi materiali, come legno, pietra naturale,

metallo, vetro, ceramica e argilla, plastiche, tessuti, quelli isolanti e a base minerale (per esempio, cemento,

gesso, calce), sono descritti e illustrati nelle loro carat-

teristiche estetiche e tecniche con approfondimenti su possibili lavorazioni, applicazioni, processi produttivi

e provenienze. Ogni capitolo è corredato da numerose

immagini che illustrano i singoli materiali, da fotografie di esempi realizzati, diagrammi e disegni schematici che illustrano dettagliatamente le finiture, i sistemi di

posa, i processi produttivi e così via. Pavimenti, muri,

soffitti e oggetti sono trattati di capitoli dedicati che ne descrivono nel dettaglio aspetti percettivi e compositivi, caratteristiche tecniche e costruttive, sistemi di posa,

attraverso testi, fotografie e immagini. Per ogni capitolo

l’argomento trattato è approfondito in paragrafi dedicati ad uno specifico materiale.


MODERNO COSTRUITO ESISTENTE VISITATO Pietro Valle Lingua Italiano

VEGETARIAN ARCHITECTURE. CASE STUDIES ON BUILDING AND NATURE Andrea Bocco Guarneri

Editore Libria

Lingua Inglese

Anno 2018

Anno 2020

Collana Mosaico

Editore Jovis

Misure 15 x 21 cm, pp. 356

Misure 21 x 25,5 cm, pp. 240

Prezzo di copertina 20 euro

Prezzo di copertina 32 euro

ISBN 9788867641437

ISBN 9783868595697

«Si visita un’architettura per esplorare quello che non

Di cosa sono fatte queste architetture? E come? La

Valle, architetto, saggista e docente di architettura in

fora che nasce osservando le case rurali ungheresi che

si conosce ancora o per verificare il conosciuto?». Pietro varie università europee e americane, racconta 54 architetture moderne selezionate in un periodo canonico che

va dall’inizio del Novecento agli anni Sessanta ordinate dalla più antica alla più recente. Che cosa accomuna le

architetture selezionate? In primis, il periodo storico:

sono tutte architetture del Moderno. Poi la doppia condizione di essere state costruite e di essere ancora esistenti. In ultimo, il fatto di essere state visitate

dall’autore che registra la declinazione dell’architettura

moderna nel momento in cui deve confrontarsi, prima, con l’essere stata costruita e, poi, abitata o usata. In questo passaggio emerge la complessità, la ricchezza, la pluralità espressiva, la vitalità delle architetture

moderne che vengono narrate attraverso una scrittura

che Valle definisce «al confine tra saggio e racconto, tra memoria collettiva e report individuale, tra nozione astratta e percezione specifica» e che affronta «il tema della critica di architettura come prassi irrisolta tra narrazione personale e riduzione collettiva».

definizione di Architettura vegetariana è una metasorgono sullo stesso suolo che viene usato per produrre

il cibo e sono fatte con i materiali disponibili in loco:

prodotti e scarti dell’agricoltura come la terra cruda e

Cassandra Cozza, (Polla, 1978) Ricercatore in Composizione architettonica e urbana del Dipar timento DAStU del Politecnico di Milano, dove si è laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, svolge e ha svolto attività di ricerca in Italia (PRIN MIUR) e all’estero. Architetto, tutor del dottorato PAU, ha divulgato gli esiti dei suoi studi attraverso pubblicazioni, seminari e mostre. Insegna Progettazione architettonica e urbana presso la scuola AUIC del Politecnico di Milano, dove è anche teaching coordinator dell’International PhD Summer School Heritage and Design

i materiali vegetali. Il libro presenta una rassegna di

edifici paradigmatici che sono stati costruiti lavorando con la natura, attraverso tecnologie appropriate, siano

tradizionali o sperimentali, usando materiali locali,

prestando attenzione alla sostenibilità, alla biodegra-

dabilità o al riciclo e delinea una proposta di ricerca chiara sul tema dell’architettura sostenibile low-tech.

Riconoscere il valore di queste esperienze, studiare il sapere su cui si basano, le prestazioni e gli aspetti normativi è un primo passo per imparare a progettarli. La

scelta dei progetti illustrati si concentra su casi studio caratterizzati da tecnologie semplici, costruiti da una

buona manodopera artigianale, con materiali locali e

naturali e viene presentata in tre capitoli: tradition/ tradizione; experimentation/sperimentazione; connection/connessione.

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ARCHITECH

Ok, Bim: sì, ma quale Bim? L’IMPORTANZA DI DEFINIRE I BIM USE

F

orse sarà capitato anche voi di sentire o sentirvi dire: «questa dev’essere una commessa in Bim!». Se a questa affermazione non segue alcun tipo di specificazione, nella stessa o in altra sede, c’è poco da stare tranquilli. Significa che ci si sta per inoltrare in un contesto dominato da una generale incertezza sul tema, che difficilmente potrà produrre un risultato soddisfacente per tutte le parti in gioco. Ciò è dovuto al fatto che, come probabilmente potete intuire dalla definizione di Bim che ho proposto nel mio ultimo contributo su questa rivista, non esiste un’univoca ed inconfutabile

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declinazione del concetto di Bim. In altre parole, dire Bim non è sufficiente, va specificato quale sia la finalità per cui si intendono applicare i metodi e gli strumenti (e la definizione delle finalità evidentemente definisce quali di essi) che vengono generalmente ricondotti sotto il cappello del Building information modeling. Gli addetti ai lavori utilizzano solitamente l’espressione Bim Use per identificare tali finalità, circoscrivendole agli obiettivi correlati specificamente all’utilizzo di modelli informativi. Nell’ambito della pianificazione della gestione informativa di una commessa la precisazione dei Bim Use assume dunque un carattere di necessità dal momento che da essi discendono non solo le informazioni che, alle diverse fasi del processo, devono popolare i modelli informativi, ma anche le modalità spiccatamente operative di produzione ed elaborazione di tali modelli. Come immaginabile, non esiste un elenco esaustivo ed ufficiale, ossia un elenco contenuto in una qualche norma tecnica o giuridica, dei Bim Use valido per il contesto italiano, sebbene siano molteplici le iniziative a livello internazionale che hanno cercato di mettere ordine in questa materia. Fra le più note vi sono quella portata avanti e costantemente aggiornata da BIMe Initiative, ad opera del professore Bilal Succar dell’Università australiana di Newcastle, e quella proposta dalla Pennsylvania State University per mano di Ralph. G Kreider e John I. Messner nell’ormai lontano 2013, riferimenti che meriterebbero entrambi di essere approfonditi. Tuttavia, nella pratica – ma in questo caso sì, anche a livello di normazione tecnica – si sono ormai affermate alcune espressioni che identificano Bim Use tipici e ricorrenti e che, proprio per questo, è bene conoscere, perché sono gli stessi che con maggior probabilità


di Michele Carradori - direttore di BIS-lab, Building Innovation and Skills-lab – Gruppo Contec

L’immagine ripropone alcuni dei contenuti del documento The Uses of BIM, a firma di Kreider e Messner ed edito dalla Penn State University, che suddivide i Bim Use nelle cinque macrocategorie sopra proposte: gather, generate, communicate, analyze, realize.

ritroviamo proposti in Capitolati Informativi e piani di Gestione Informativa. Il riferimento va, per esempio, alla clash detection e al model e code checking, che la norma Uni 11337-5 traduce in analisi delle interferenze e delle incoerenze informative. Si tratta di Bim Use finalizzati rispettivamente a: individuare preliminarmente al cantiere le interferenze geometriche (non solo fisiche, ma anche legate all’uso e alla manutenzione o al processo costruttivo) fra gli elementi del modello; controllare i dati contenuti nei modelli rispetto ai requisiti informativi espressi e al contenuto prescrittivo di norme tecniche e giuridiche. Anche le celebri «dimensioni del Bim» sono, di fatto, esempi di Bim Use che anche la norma Uni 11337-1, in ragione della loro diffusione, ha ritenuto opportuno definire: quando richiedendo il Bim 4D si intende l’utilizzo dei modelli finalizzato alla pianificazione operativa di cantiere; quando si parla di Bim 5D alludendo all’uso dei modelli per la stima del costo di costruzione ed

il controllo della spesa in fase di realizzazione dell’opera; quando dicendo Bim 6D ci si riferisce al popolamento dei modelli finalizzato a farne uno strumento utile per la successiva fase di gestione; quando viene scelta l’espressione Bim 7D per riferirsi all’utilizzo dei modelli per lo svolgimento di analisi di sostenibilità, si sta sottintendendo una specifica gestione dei modelli, fatta di particolari modalità di produzione, trasferimento ed uso dei contenuti informativi che li costituiscono. Ed è inoltre evidente come nemmeno queste espressioni, più o meno standard, siano autoesplicative, ma, anzi, che necessitino di essere ulteriormente specificate per garantire il perseguimento efficace degli obiettivi di cui sono sintesi. Questi concetti, ancora una volta, dimostrano come ogni forma di implementazione Bim non possa essere circoscritta agli aspetti, pur essenziali, di natura tecnologica, ma come, invece, debba muovere da un’accurata e condivisa impostazione metodologica iniziale.

Riferimenti: 211in Model Uses List, BIMe Initiative (https:// bimexcellence.org/ resources/200series/211in/). BIM Uses, Penn State University (https://www.bim. psu.edu/bim_uses/)

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Professione Architetto Prezzari Lo strumento può essere utile per realizzare edifici di qualità a valori congrui, senza che le imprese siano costrette a offrire ribassi inverosimili a scapito della corretta esecuzione delle opere

di Andrea Catto, Segretario Ordine degli Architetti Ppc di Pordenone

Tra costi e qualità Q uesto breve articolo sui prezzari apre una serie di riflessioni su alcuni aspetti della professione che rendono problematico il lavoro quotidiano, aspetti che necessitano di una revisione di contesto più ampia e che interessano i progettisti quanto gli altri attori del processo edilizio. Apparentemente la questione riguarda solo quei professionisti impegnati nella progettazione ed esecuzione di opere pubbliche, e causa una sostanziale assenza di interesse e di dibattito condiviso sul tema. Invero, l’utilizzo dei prezzari rappresenta, assieme ai ribassi d’asta o alle procedure di gara, il vero strumento per poter realizzare edifici di qualità a prezzi congrui, dove le imprese non siano costrette a offrire ribassi inverosimili a scapito della corretta esecuzione e del virtuoso compimento delle opere, ma anche per verificare la fattibilità di quelle progettate, che spesso vede i professionisti ridurre i prezzi dei propri computi per soddisfare le esigenze della committenza, diversamente non sostenibili economicamente.

Superare l’ostacolo L’uso dei prezzari non dev’essere però considerato un impedimento per i progettisti: anzi, risulta un valido sostegno nella formulazione di stime anche nel settore privato, di cui da tempo anche le imprese si avvalgono, e un’utile raccolta di materiali, lavorazioni e prescrizioni a supporto delle scelte progettuali. Sebbene la normativa in materia sia disciplinata dall’articolo 23 del Codice dei Contratti pubblici, D.Lgs. 18 aprile 2016 n.50, confermando quanto precedentemente previsto dal comma 8 dell’articolo 133 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163, e ancor

prima dal comma 4-septies dell’articolo 26 della legge n.109/1994, va detto che l’aggiornamento annuale dei prezzari da parte delle Regioni pare voler ottemperare formalmente alla legge, anziché tendere ad un’innovazione sostanziale dello strumento. Infatti, nonostante gli evidenti progressi, la situazione resta qualitativamente e temporalmente disomogenea: si è ben lontani da avere una condivisione dei codici di riferimento, delle descrizioni delle lavorazioni, dell’incidenza della manodopera e persino di quei fattori che concorrono alla determinazione del prezzo finale, come le spese generali, che variano notevolmente secondo la regione considerata. Frammentarietà Nonostante vi siano contributi tesi a una codifica comune, come quello promosso da Itaca o da Anas, che da tempo possiede elenchi prezzi standardizzati, si capisce bene quanto la frammentarietà e la disomogeneità dei documenti e la totale assenza di un approccio nazionale orientato a razionalizzare le informazioni, renda difficile l’operato dei professionisti e vanifichi in certa misura i tentativi di progettazione parametrica, che risulterebbe più efficace potendo disporre di abachi Qto (Quantity Take Off) realizzati con codici unici e riconoscibili da tutti gli operatori. Si registra, infine, la quasi totale assenza di riferimenti ai Criteri ambientali minimi o ad altre normative, che aumenta la difficoltà di ricerca all’interno dei prezzari e determina analisi dei prezzi confuse e non attendibili, in un momento in cui l’auspicabile standardizzazione potrebbe essere facilmente raggiunta ricorrendo a una semplice piattaforma informatica.

UN PUNTO FERMO PER L’EDILIZIA Un prezzario edile contiene le voci dei procedimenti possibili e immaginabili nella costruzione dell’opera commissionata. Conterrà, quindi, non soltanto i prezzi delle singole parti che compongono un edificio, come fondamenta, pilastri, murature in cemento armato, in mattoni o vetrocemento, ma anche le operazioni che permettono la messa in opera del cantiere, il trasporto di materiale, lo scavo di fondamenta e noleggio di macchine e attrezzature, oltre i costi della manodopera di rifinitura dell’immobile. Un prezzario edile, inoltre, contiene le voci inerenti a un’opera di ristrutturazione o riqualificazione di un immobile, come imbiancatura, stuccatura, falegnameria, incollaggi, pulitura.

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Trimble X7

Il sistema Laser Scanner 3D field to BIM

Il Sistema Laser Scanner 3D Trimble X7, grazie alla perfetta integrazione col software Trimble Perspective offre altissime prestazioni in un formato compatto e in totale semplicitĂ . Trimble X7 vi consente di finire il lavoro sul campo, con tutte le scansioni perfettamente registrate e allineate, direttamente esportabili nei formati richiesti dai piĂš diffusi software di elaborazione nuvole di punti: massima produttivitĂ .

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GKB ADVANCED ®

MENO PESANTE PIÙ PERFORMANTE

L’edilizia del futuro chiede leggerezza, GKB Advanced è la risposta. Un lavoro faticoso ha bisogno di soluzioni sempre più leggere che garantiscano le migliori prestazioni, come la nuova lastra GKB Advanced. L’innovativa tecnologia produttiva Li-Tek, nata dall’esperienza Knauf, riduce il peso e aumenta le prestazioni per creare un prodotto su misura per l’applicatore. Ideale per ogni intervento di costruzione e riqualificazione, GKB Advanced racchiude tutta la qualità dei sistemi a secco Knauf e supera ogni standard in termini di performance, leggerezza e sostenibilità.

Migliori performance antincendio Migliori performance sismiche Leggera nell’applicazione

Leggera nella movimentazione Sostenibile nel processo produttivo Sostenibile nel trasporto

Per ulteriori informazioni sui prodotti Knauf visita il sito Knauf.it

Knauf, Sistemi evoluti per l’edilizia


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