YouBuild giugno 2020

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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.

N° 16 - GIUGNO 2020

ISSN 2532 - 5345

YouBuild

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

Gian Domenico Giovannini

PROGETTAZIONE

Che cosa cambia dopo il covid-19 SPECIALE BIM

La difficile transizione

Laterlite e Ruregold Insieme si rinforza anche l’Italia


PAVIMENTAZIONI IN PIETRA SINTERIZZATA RESISTENZA ASSOLUTA E AFFIDABILITÀ SENZA TEMPO

Granulati Zandobbio presenta il nuovo sito: www.pietrasinterizzata.com, uno spazio in cui vengono raccolti i cinque marchi di prodotti in pietra sinterizzata. Differenti formati e un’infinità di colori con una resa estetica fedele alla pietra naturale, al cemento o al legno. Venature, imperfezioni, colori, tutto concorre a ricreare la bellezza e l’eleganza dei più apprezzati materiali da esterno. Vantaggi tecnici e prestazionali che appartengono al gres porcellanato, rendono questi prodotti una scelta vincente per pavimentare e rivestire qualsiasi spazio all’aperto. Prodotti che garantiscono alte performance e funzionalità grazie al loro elevato spessore di 2, 3 e 6 cm e il basso assorbimento che si traduce in bassi costi operativi di manutenzione e pulizia. II

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TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

ANNO 5 - NUMERO 16 - GIUGNO 2020 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LUCA MARIA FRANCESCO FABRIS Coordinatore editoriale / Editorial coordinator GIACOMO CASARIN Comitato scientifico / Scientific Committee EZIO ARLATI (Politecnico di Milano), GIAN LUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano), ANNA FRANGIPANE (Università di Udine), FAN FU (Beijing University of Civil Engineering and Architecture), WENJUN MA (Shanghai Jiao Tong University), GARRY MILEY (Waterford Institute of Technology), LJUBOMIR MIŠČEVIĆ (University of Zagreb), EMANUELE NABONI (Royal Danish Academy of Fine Arts KADK), MATTEO UMBERTO POLI (Politecnico di Milano), PAOLO SETTI (Politecnico di Milano), VASO TROVA (University of Thessaly), ILARIA VALENTE (Politecnico di Milano), SERGIO ZABOT (Politecnico di Milano) Collaboratori / Contributors VALENTINA ANGHINONI, GIOVANNI ARGENTO, RICCARDO MARIA BALZAROTTI, GIAN LUCA BRUNETTI, MICHELE CARRADORI, GIACOMO CASARIN, ANDREA CATTO, CASSANDRA COZZA, ERNESTO FAVA, STEFANO LAVORI, SELENE MAESTRI (FOTOGRAFA), ANDREA MUZIO, ANDREA OLDANI, FRANCO SARO, STEFANO SAVOIA, GERARDO SEMPREBON Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA

Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 21,00 - Copia singola € 7,50. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/ category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

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N°16-GIUGNO 2020

SOMMARIO EDITORIALE Probabilmente 11

MILANO Dal vetro alla gomma 50

CONTENT ABSTRACTS 12

MATERA In masseria, ma sostenibile 58

ATTUALITÀ POST EMERGENZA La progettazione dopo il covid-19 14 SICUREZZA In cantiere senza virus 18 IV CONVEGNO YOUBUILD Rigeneriamoci alla fiera 24 CENTRO CIVICO A MANIAGO Mille occhi per i cittadini 26 HOSPITALITY - 1 Grand Hotel esperienza 34 HOSPITALITY - 2 I decori Liberty, che bellezza 42

24

TADIELLO COSTRUZIONI Vado al massimo della qualità 62

MONDO FRANCIA Geometrie urbane 68 CANADA Riconversione trasparente 72

STORIA DI COPERTINA LATERLITE E RUREGOLD Con il rinforzo Italia più forte 80

INTERMEZZO Futuro anteriore 88


DOVE I MATERIALI DIVENTANO DESIGN I Punti Vendita di materiali edili BigMat e gli Showroom d’interni HABIMAT sono il punto di riferimento per i professionisti nel settore della costruzione e ristrutturazione. Scopri la nostra rete su bigmat.it e habimat.it

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SOMMARIO

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N°16 - GIUGNO 2020

SPECIALE TETTO TECNICA EDILIZIA Tutti insieme olisticamente 94 BRIANZA PLASTICA Più confort nella natura 100 XT INSULATION Temperatura ok su maxi superfici 104

SPECIALE BIM

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TECNOLOGIA La transizione difficile 106

COME SI FA

CALCESTRUZZI Pavimentazioni in library 114

TERREAL ITALIA La tradizione si rinnova 126

GRANITECH Rivestimento assicurato 116

ALPAC Ventilazione anti covid-19 130

BIOISOTHERM Veloce, flessibile, sembra un gioco 118

INTORNO

ECLISSE Porte aperte anche al bim 122

140

VENTIMIGLIA L’oasi sfila in passerella 132

UNDER 40 PARCO PUBBLICO PELLIZZANO Buchi strategici per allegria 140 WORLD WIDE BUILD 146 OVERVIEW 154 ARCHILEGGERE 158 PROFESSIONE ARCHITETTO 160

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YouBuild - MARZO 2020



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Rasa&Ripara Rasa& Rasa &Ripa Riparra


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EDITORIALE

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

Probabilmente Carissime Lettrici, Carissimi Lettori, come avete passato questo ultimo trimestre? Probabilmente, come chi vi sta scrivendo: a casa divisi fra telelavoro, famiglia e alcuni passatempi. Probabilmente a intristirvi pensando a persone che conoscevate e non potrete più vedere o più semplicemente a rammaricarvi di non potere condividere con altri la vostra tristezza, una vostra piccola o grande gioia o anche una cosa preziosa come la normalità. Probabilmente avete scoperto che l’abitazione che molto spesso avevate vissuto come elemento marginale nel paesaggio della vostra quotidianità non è poi così male, anche se forse è troppo stretta o forse è troppo vuota. Probabilmente avete avuto la sensazione e molto spesso la certezza di avere lavorato tanto e troppo, avete avuto l’impulso di mettervi una cravatta o mettere un bell’abito per sfuggire alla routine del pigiama e della maglietta e via, e magari vi siete pure ritrovati ad intonare l’inno nazionale sul vostro balcone e alle volte a brindare al calare della sera con gli amici racchiusi dentro un monitor. A guardare bene, ne abbiamo fatte di cose in questi tre mesi. Tre mesi: una quantità di tempo che di solito sfugge, e che invece questa volta è sembrata eterna. Cadenzata da bollettini tristissimi e inanellata da decreti e decreti che di settimana in settimana hanno cambiato e forgiato le nostre abitudini. Probabilmente avete pure trovato il tempo per accorgervi di quanti, lavorando fuori, sul campo, ci hanno permesso di continuare ad di Luca MF Fabris andare avanti relativamente tranquilli nella nostra realtà casalinga diversa, ma tutto sommato sopportabile. Personalmente ho trovato molto bello il sentito ringraziamento creato dai bravi designer di Ghigos Ideas attraverso i Santi delle Ore Difficili (in questa pagina alcuni di questi santini) ovvero 12 figure professionali che, continuando a lavorare nei vari settori basilari, ci hanno permesso di arrivare con più fiducia alla fine di questo tunnel che sembrava infinito. Probabilmente avrete scoperto anche voi come guardarsi negli occhi durante i video incontri, anche quelli di lavoro, alla fine ti porti a vedere, al di là delle cose e dei contenuti, la vera essenza dell’essere umano, che è quella e solo quella di essere un animale sociale. E che la socialità ci manca. Dannatamente. YouBuild, che da sempre è malato di ottimismo, vuole sempre essere, e ancor di più in un momento come questo, uno strumento di lavoro utile, attraverso il quale aggiornarsi professionalmente facendo sempre riferimento ad architetture e a progetti interessanti sia in ambito nazionale sia internazionale. Il viaggio virtuale che compiamo con questo numero della rivista ci porta in Friuli, per visitare una nuova architettura dell’architetto Pietro Valle, poi a Trieste e a San Pellegrino per tuffarci nella bellezza rinnovata degli hotel d’epoca, e poi a Milano per l’interessante retrofit di un edificio terziario e a Matera per conoscere un nuovo villaggio a emissioni zero. In Francia scopriamo l’affascinante architettura di Ecdm a Saint-Étienne e in Canada la superba riqualificazione dell’antico ufficio postale di Cambridge da parte di Rdha. C’è spazio anche per la celebrazione del ventennale dalla scomparsa del grande artista austriaco Hundertwasser, e logicamente, per tutte le nostre rubriche, così piene di notizie e riferimenti legati al mondo dei materiali e delle soluzioni innovative per l’edilizia. Continuiamo poi con la partizione orizzontale esterna tetto e le sue prestazioni e il Bim, che sono invece i protagonisti dei nostri speciali, mentre vi invitiamo a Ventimiglia per parlarvi di riqualificazione del paesaggio grazie al valido progetto di Luca Dolmetta e Silvia Rizzo e infine in Trentino per farvi conoscere un’opera di Gianluca Valorz, il giovane architetto sotto i quarant’anni di questo numero. Insomma, in attesa di vederci in presenza, come si dice adesso, il prossimo ottobre a Verona per il IV Congresso YouBuild, siamo felici di potere essere con voi nei primi passi di quella che decisamente sarà una nuova epoca. Tutta da immaginare. Tenendo conto di tutto quello che abbiamo imparato fin qui. Senza «probabilmente». (chiuso in redazione il 15 maggio 2020) Credit: “courtesy Ghigos Ideas”

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CONTENT ABSTRACTS

Design after Covid-19

traduzioni di Ernesto Fava

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ockdown, crisis, fear. Now it’s all over, the second phase has come with all its uncer tainties. Does the covid-19 need to be archived? Or should we live with these circumscribed confinements, with the suspect that our colleague, who has just coughed, could be a dangerous plaguespreader? The Coronavirus has changed the rules, by introducing a new dimension of the construction site for designers, contractors, workers. Such a different context that many experts defined with a popular Anglicism, a disruption. Actually, despite the virulence

slowdown, and its decreased impact on healthcare and economy, no one is able to express long-term predictions. But the point is: what about the future of professionals and the entire construction industry? In fact, some transformation will persist for months, or forever, by permanently influencing our jobs. Here there are the 10 trends which are going to transform the work of architects, engineers, estate agents, construction enterprises, retailers, consultants, urban planners, designers‌

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SAN PELLEGRINO TERME, A FIVE STARS LIBERTY More than 18 millions. The amount of the state funding assigned to the restoration of the San Pellegrino Terme Grand Hotel (Bergamo) is as significant as the entire project. A liber ty style seven-story building facing the Brembo river, firstly inaugurated in 1904. The complex, which consists in a central volume with a big dome and two massive wings along the sides, has been under renovation since 2016. Before the Coronavirus emergency stop, all the restoration works should have ended by June 2020. “We have completed the 65-70% to date”, explains Eugenio Vassallo, the construction manager and professor at the Iuav, in the Youbuild interview during the lockdown. “We aim to complete the overall restoration between the end of July and the end of September”. The first floor decorations have been already renovated and the main load bearing structure, rising from the basement has been consolidated. The last step (whose date still has to be set) will consist in a private tender to collect resources for the renovation of the remaining floors and for the future management of the historical Grand Hotel.

pag 42

MATERA AND THE SUSTAINABLE FARMHOUSES Alongside the Stones, Edilpepe develops an ambitious project: to build modern, super luxury and super green farmhouses, through a sustainable ecological design. The first six of them represent a unique construction in Europe, and they will be realized in the hear t of Matera. The Lusseri brand and the desire to live in a modern farm come from the same reality: Edilpepe construction enterprise, which designs and realizes safe, ecological houses. “We want to express a sense of well being”, explains Antonio Pepe, the Edilpepe CEO. “We decided to use traditional techniques and local materials, like tuff, which is compact and hardly degradable”. Discover the sensation to live a farmhouse in 2020.

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A GLAZED REFUNCTIONALIZATION IN CANADA The new Cambridge Media Centre (Ontario, Canada) is the result of the re-functionalization of an old post office made by Rdh Architects studio from Toronto. The historical construction was realized in 1885 by Thomas Fuller, an icon in the architecture of that time, by mixing Romanesque and neo-gothic styles. Over

the decades, the structure has progressively degraded, and its social community forgot it. The new complex rises in front of the Architecture Depar tment of the University of Waterloo, which has been built by renovating an ancient spinning mill on the opposite side of the Grand river crossing the little town. It is made of multiple spaces for education and creativity and a multifunctional meeting point, a place for the community social relations. 800 Square meters, arranged on multiple levels, have been added to the renovated existing structure. The new glazed volume envelops the historical construction and arrives to overhang the river.

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SPECIAL ISSUE: THE ROOF The covering systems significantly influence the construction efficiency and the debate about the meaning of the roof high performance is very tight. In the context of the international debate, the reference to the five E represents a recurring issue: Energy, Environment, Endurance, Economy and Engineering. The argument can be interpreted as a good way to renovate the traditional idea of holistic integration. This connection becomes a shared and sharable consciousness that everything is tied: the energetic issue is linked to the consumption reduction and the use of renewable resources; sustainability connects with the energy loss cut and the use of closed cycles; the durability of the construction goes in parallel with the building maintenance and reuse; the economy is par t of the feasibility, the technical quality is an assurance of good performances.

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SPECIAL ISSUE: BIM The process of production in the construction industry contains relevant specificities that distinguish it from the manufacturing one. In the second case, in fact, the enterprise controls the entire process and supply chain, by coordinating both design and the specific production, being able, sometimes, to influence the real needs of the customer. In the construction industry production, it is common that “different subjects, like the designer, the client, the contractor and the final user, take part in a process whose coordination can be very difficult to manage and it’s mostly underestimated” (Gottfried A., Di Giuda G. M., Ergotecnica Edile, Esculapio, Bologna, 2011). It is collectively recognized that this historical complexity of the process can be simplified (or even overcome in some optimistic visions) through a digital evolution of the industry, defined by the acronym BIM, Building Information Modeling.

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ATTUALITÀ ITALIA

POST EMERGENZA

La progettazione DOPO IL COVID-19

La pandemia cambia molti parametri per architetti, ingegneri e imprese. Superfici facili da igienizzare, circolazione dell’aria, meno contatti e... Ecco i 10 cambiamenti in arrivo di Stefano Lavori

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L’

isolamento, la crisi, la paura. Tutto finito, è arrivata la fine dell'emergenza, la stagione dell’incertezza. Il covid-19 è da archiviare? Oppure dovremo convivere con chiusure a macchia di leopardo e il sospetto che il vicino di scrivania (che ha appena tossito) sia un pericoloso untore? Il coronavirus ha cambiato i termini e introdotto progettisti, imprese e lavoratori nei cantieri di una nuova dimensione. Tanto nuova che in molti hanno parlato di un cambiamento epocale o, se preferite un anglicismo che va di moda, una disruption. IL MONDO CHE CAMBIA A dire il vero, nessuno sa fare previsioni a lungo termine, nonostante il coronavirus abbia allentato un poco la presa sulle vite umane e sull’economia. Ma il punto è: che cosa riserva il futuro ai professionisti e


alle imprese che lavorano nella filiera delle costruzioni? Alcuni cambiamenti, infatti, continueranno per mesi, e forse per sempre, a lasciare un’impronta sul modo di lavorare. Ecco i 10 trend che cambieranno il modo di lavorare per architetti, ingegneri, geometri, agenti immobiliari, imprese di costruzione, rivenditori di materiali, consulenti, urbanisti, designer e... 1 Tour autoguidati Iniziamo dal mercato immobiliare. Le previsioni, tanto per cominciare, sono nere: per il settore residenziale l’Osservatorio di Nomisma indica per i prossimi anni

una perdita tra i 54,5 e i 113 miliardi di euro di fatturato (nel 2020 tra i 9,2 e i 22,1 miliardi). E, con riferimento ai prezzi, la società bolognese di ricerca stima flessioni comprese tra -1,3% e -4% nel biennio 2020-2021. Fino al 2022 quando Nomisma stima che la flessione dei valori sarà in timida attenuazione. Insomma, brutte notizie. Si venderanno meno case per il generale impoverimento e per i problemi connessi alle limitazioni anti contagio. Quindi, anche meno ristrutturazioni o costruzioni, a meno che torni a sorgere il sole dell’economia. Non solo: il rischio di contagio incentiverà i tour virtuali e le presentazioni tramite FaceTime, Skype, Teams o Zoom. I tour su terreni, cantieri e immobili in vendita o dove è necessario un sopralluogo saranno sempre più spesso autoguidati. E sono un altro modo in cui il settore immobiliare sta costruendo la sua nuova normalità. D’altra parte, in molti Paesi questi tour viruali non sono più una novità, ma il covid-19 potrebbe aver sdoganato definitivamente il nuovo trend. Per esempio, all’estero esistono già piattaforme, come SmartRent, che propongono soluzioni di affitto tramite tour autoguidati. Come si fa? Nel caso specifico viene fornito un kit iniziale che include un hub, un sensore di movimento e di contatto, che possono essere installati dal proprietario. Il quale, inoltre, è fornito di un codice da mostrare sul proprio sito web, che indirizza gli utenti attraverso il processo di pianificazione dei loro tour. Tutto ciò può essere seguito anche su uno smartphone. Il potenziale locatario o acquirente seleziona poi la data o l’ora più adatta al proprio tour, dopo un’opportuna registrazione al sito (che include il caricamento di una foto della patente di guida e un selfie per verificare le corrispondenze di identificazione delle foto). E poiché la maggior parte della caccia agli appartamenti viene effettuata online, le persone che scelgono di fare un tour autoguidato probabilmente lo stanno facendo per finalizzare la propria decisione.

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POST EMERGENZA

2 Architettura di spazi comuni Il primo passo è stato incollare adesivi nelle metropolitane o nelle stazioni per indicare le distanze che i passeggeri devono mantenere. Il successivo sarà progettare edifici dove si svolgono attività pubbliche che tengano conto delle (si spera solo eventuali) necessità delle norme anti contagio. Per esempio, secondo una degli architetti di hotel e di uffici più quotati al mondo, Lauren Rottet (come l’Alessandra Hotel a Houston in Texas, Surrey Hotel a New York, Hilton Conrad Hotel a Washington), la pandemia globale influenzerà il design degli alberghi e alcune funzionalità già implementate diventeranno una pratica standard. In un vicino futuro, prevede Rottet, gli ospiti di molti hotel a cinque stelle utilizzeranno di regola il check-in remoto. «Un modo per gli ospiti di mantenere le distanze», afferma la progettista. «Si può effettuare il check-in online o per telefono prima dell’arrivo e utilizzare un codice iPhone per accedere alla stanza». Un altro aspetto riguarda la progettazione degli spazi: niente piccoli ascensori e spazi ristretti. Gli hotel, prevede Lauren Rottet, offriranno anche una serie di servizi per mantenere la camera igienizzata e fresca. Per esempio, depuratori di ozono e armadi con incorporata la disinfezione, come AirDresser di Samsung (un armadio che pulisce e sgrassa i vestiti). E l’arredamento? I designer terrano conto di materiali resistenti ai batteri. Addio ai tappeti da parete a parete, trappola per polvere e habitat per i virus. I pavimenti preferiti, secondo la designer, saranno quelli con superficie dura, come legno o pietra, e al massimo con tappeti che possono essere rimossi e puliti facilmente. Infine, prevarrà la tendenza verso spazi pieni di luce con linee più pulite e forme contemporanee. 3 Più igienizzazione per tutti Accanto a queste tendenze, tra progettazione e design, aumenterà la necessità di aria pulita negli ambienti, spe-

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cialmente quelli frequentati da più persone. La Vmc, ventilazione meccanica controllata conoscerà probabilmente anni d’oro. Ambienti più sani e un aumento del volume di aria pulita diventerà una necessità mentre, al contrario, la quantità di aria che ricircola in ambienti chiusi deve essere ridotta. Più attenzione dei progettisti, quindi, per la circolazione dell’aria tra le stanze e, nel caso di edifici super coibentati, al ricambio in tutte le stanze. 4 Più case, meno appartamenti I grattacieli sono stati progettati per organizzare quante più persone possibile in un unico luogo. La salute e l’igiene non sono mai stati un aspetto centrale, a parte ovviamente al normale rispetto delle norme. In tempi di pandemia, però, è necessario ridurre il contatto con tutto ciò che è utilizzato negli edifici a più piani: maniglia dell’ascensore, pulsanti, apertura delle porte, superfici e, soprattutto, i vicini. Non sarà strano, quindi, attendersi una maggiore richiesta di case autonome, come villette o palazzine per due o tre famiglie. Non solo: terrazzi, giardini e balconi sono risultati un’ancora di salvezza nel periodo di lockdown. Un’esigenza, quella di uno spazio aperto contiguo ai locali, che difficilmente sarà dimenticata nel prossimo futuro. 5 La riscoperta dei borghi In un’intervista a Repubblica, l’archistar Stefano Boeri ha rilanciato l’idea di un ritorno ai piccoli borghi. Una ricchezza italiana che, nei decenni passati, è stata lasciata decadere. Borghi abbandonati o sottoabitati possono ora tornare a vivere, perché crescerà l’interesse per luoghi meno affollati. Inoltre, la tecnologia offre oggi strumenti per poter lavorare da remoto in un buon numero di attività. Il 5G, infine, dovrebbe colmare il digital divide e consentire connessioni a banda larga anche dove la fibra ottica non arriva. Come, appunto, in molti piccoli borghi. 6 Vivere nel bunker D’accordo, il bunker antiatomico di sopravvivenza è un’americanata per ricchi. Ma, traducendo il concetto nel linguaggio urbanistico e architettonico europeo, perché non attendersi una maggiore attenzione per la prevenzione dai rischi naturali? Epidemie, terremoti, tempeste causate dal cambiamento climatico: gli eventi apocalittici faranno parte dell’immaginario (o, forse, della realtà) futuro. E i progettisti dovranno tenerne conto. Già ora, per esempio, gli edifici progettati in passato rivelano canaline di smaltimento dell’acqua insufficienti rispetto alle precipitazioni intense di carattere tropicale che da qualche anno investono anche l’Italia. Mentre per quanto riguarda l’aspetto sanitario il lockdown e lo smartworking hanno suggerito la necessità di spazi domestici per uso ufficio. Ma anche uno spazio maggiore dove riporre le riserve di cibo. Cucine più grandi, più spaziose. Soggiorni multifunzionali. E addio all’area di ingresso tutt’uno con il soggiorno: meglio un locale separato, per consentire di


lasciare abiti eventualmente contaminati lontano dalle zone living. 7 Maggiore autonomia Cresce l’esigenza di edifici sempre più orgogliosamente indipendenti sotto il profilo dell’approvvigionamento idrico e riscaldamento. I pozzi geotermici guadagnano popolarità e oltre all’acqua possono parzialmente fornire il riscaldamento. Senza contare la riscoperta di stufe, camini, caldaie a combustibile solido, pannelli solari: mini-stazioni autonome che generano energia alternativa. L’indipendenza dal resto del mondo riduce al minimo i rischi in caso di blackout completo. E, se progettata bene, fa anche risparmiare. 8 Formazione distanza Una di quelle attività che possono essere sempre più utilizzate dagli studi di progettazione come dalle imprese è la formazione a distanza. I webinar sono stati ampiamente utilizzati durante il lockdown e possono diventare un’abitudine anche per le micro aziende o i professionisti. Non solo: le aziende produttrici, per esempio, potrebbero adottare in modo più sistematico la formazione a distanza nei confronti di tanti interlocutori alla volta, invece di recarsi in loco singolarmente. 9 Supply chain La pandemia covid-19 ha creato drammatiche interruzioni nella catena di approvvigionamento: basti pensare ai pochi cantieri rimasti aperti durante il lockdown, ma senza potersi rifornire di materiali, perché le rivendite sono rimaste chiuse e i progettisti poco raggiungibili. Uno dei problemi di questa interruzione, in molti casi, è stata anche mancanza di flessibilità tra progettista, produttori, logistica e utilizzatore finale. Per questo uno dei trend dei prossimi dieci anni riguarderà la digitalizzazione della filiera. Cloud computing, Internet of things e blockchain possono contribuire a snellire e a smaterializzare la supply chain. Obiezione: già, ma se poi alla fine le rivendite di materiali edili sono chiuse, chi la consegna la merce? La digitalizzazione è, appunto, quel processo che permette a un’azienda di non chiudere mai, concetto che vale ovviamente ancora di più per i progettisti. Nessun contatto e nessun problema di contagio. O, perlomeno, rendendo più flessibile la filiera si diminuiscono i rischi. 10 Stampa 3D La tecnologia di stampa 3D è ormai una realtà da anni. Certo, è difficile pensare di implementare una stampante 3D in una piccola realtà produttiva. Ma la stampa 3D può offrire chance a monte, cioè al processo di produzione, con casi limite come quello della stampante utilizzata da Italcementi per costruire un intero padiglione durante il Fuorisalone dello scorso anno. Più in generale una stampante 3D può produrre prodotti progettati ad hoc per un ambiente, un edificio, oppure un elemento costruttivo per speciali infrastrutture.

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ATTUALITÀ ITALIA

SICUREZZA

In cantiere SENZA VIRUS

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Le nuove norme per l’edilizia che regolano la vita sul luogo di lavoro: non semplici da adottare, ma stringenti per i datori di lavoro. Con molti dubbi

di Alessio Babini

I

lavori edili, come tutti i luoghi di lavoro con presenza di più persone, sono a potenziale rischio di contagio di covid-19. Pertanto, sono necessarie precauzioni come da protocollo del 24 aprile Presidenza del Consiglio, nel quale sono espressamente citate le misure da adottare. Già all’interno del Dlgs. 81/2008 Titolo X Art. 266-285 si parla di rischio biologico a seguito di agenti come virus e batteri, e il covid-19 è stato dichiarato come rischio potenziale di contesto. Se osserviamo i vari contesti condominiali notiamo subito come per loro stessa conformazione siano luoghi soggetti a numerose interferenze e flussi di persone: inquilini, personale addetto alle pulizie, fornitori, addetti al recapito postale, eccetera. In queste situazioni di flussi già per loro natura interferenti si aggiunge l’eventuale cantiere edile nella maggioranza dei casi di manutenzione/ripristino edilizio o ristrutturazione parziale dello stabile. Va quindi a configurarsi all’interno di un luogo abitato e trafficato un luogo di lavoro dotato già per sua natura di rischi derivanti dalle lavorazioni a cui ora si aggiunge il rischio contagio da covid-19. APPARATI IGIENICI Dato per scontato che tale area di cantiere debba essere opportunamente segnalata e se necessario recintata, nell’allegato 13 si rendono obbligatori al suo interno i dovuti apprestamenti igienico sanitari: un vaso e una doccia ogni dieci occupanti e un lavabo ogni dieci persone. Nella fattispecie un wc chimico da cantiere con punto d’acqua. Questi apprestamenti diventano ora basilari per il lavaggio delle mani e standard igienici non derogabili. Vanno introdotte due azioni che prima non erano espressamente citate: la pulizia e la sanificazione dei luoghi di lavoro e mezzi d’opera. Con il termine sanificazione ci appoggiamo alla circolare 5443 del 22/02/2020: si tratta di una superficie espressamente nel luogo dove il lavoratore mette le mani. Gli agenti chimici necessari per ottenere la sanificazione sono ipoclorito di sodio 0,2% (varechina), alcool, perossido di idrogeno (acqua ossigenata). Azioni da svolgere in cantiere (come da Protocollo 24 aprile art. 2, allegato 7) Obiettivo di questo protocollo è fornire soluzioni ade-

Sul sito https://www.youbuildweb.it/ una guida esclusiva alle nuove regole da osservare nei cantieri: https://bit.ly/3bVf4YB*

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SICUREZZA

guate, ovvero vanno applicate le stesse procedure di logica e precauzione. Le misure vanno applicate a tutti i soggetti che sono in cantiere. In particolar modo oltre a pulizia e sanificazione introduciamo distanziamento e rimodulazione degli spazi. Il distanziamento Il distanziamento va applicato anche nell’uso dei mezzi comuni utilizzati eventualmente per portare il personale in cantiere i quali vanno comunque sanificati dopo l’uso e vanno rispettate le distanze tra gli occupanti il mezzo. All’ingresso del cantiere vanno affissi appositi cartelloni con le dovute misure e le istruzioni. All’ingresso del cantiere è espressamente obbligatorio controllare la temperatura di chi deve entrare. La rilevazione delle temperature corporee va poi registrata su appositi moduli: tale documentazione va conservata insieme agli allegati del Piano di sicurezza e coordinamento. Ogni datore di lavoro è obbligato a fare tali misurazioni in alternativa può delegare un suo operaio o persona esterna a tale funzione. Nel caso si constati una temperatura corporea del lavoratore superiore alla temperatura considerata normale di 37,5 gradi, vanno subito informati tutti i presenti in cantiere. Chi ha i sintomi influenzali va poi isolato in apposita baracca di cantiere o ambiente separato, con al suo interno

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possibilità di telefonare al medico competente per le dovute disposizioni. Nel caso di fornitori esterni al cantiere, i soggetti devono rimanere a bordo del veicolo o nel caso semplicemente scaricare dallo stesso la merce che gli è stato chiesto di fornire. È comunque obbligatoria la distanza di almeno 1 metro. È il datore di lavoro stesso ad assicurare la pulizia e sanificazione periodica ogni volta che c’è una situazione di promiscuità. Si ricorda che nelle aree comuni bisogna evitare l’accesso contemporaneo. Anche i corridoi di accesso al cantiere vanno usati secondo protocollo: quando si entra e si esce va garantito che non ci sia accesso e uscita in contemporanea. Il datore di lavoro deve inoltre verificare la pulizia degli strumenti individuali impedendone l’uso comune. Per esempio, il martello demolitore nel momento in cui cambia mano va sanificato con appositi detergenti. In cantiere deve essere posto un detergente per la sanificazione degli strumenti individuali, prima dell’inizio dei lavori ogni giorno va verificata la sanificazione di alloggiamenti e locali, chi esegue la sanificazione deve avere i dovuti indumenti per poterla eseguire. È obbligatorio mettere in condizione i lavoratori di potersi lavare le mani con numero adeguato di lavabi


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SICUREZZA

e attrezzati in maniera che siano accessibili e contestualmente indipendenti. Utilizzo delle mascherine Le mascherine da usare in cantiere sono quelle idonee: vanno bene anche quelle chirurgiche utilizzate in conformità alle norme sanitarie, vanno utilizzati anche i guanti monouso e gli occhiali quando non è possibile lavorare a distanza minima di 1 metro, oppure quando ci si trova in spazi ristretti. Vanno usati indumenti di lavoro nuovi, anche con tute usa e getta solo se la lavorazione lo richiede. Spazi comuni Gli spazi comuni vanno contingentati e deve essere sempre garantita la ventilazione e la distanza di sicurezza. La sorveglianza sanitaria deve proseguire mantenendo il rispetto delle norme igieniche. ORGANIZZAZIONE GENERALE Ogni cantiere deve avere un comitato di una o più persone che verifichi la corretta applicazione del protocollo. Il cantiere va subito fermato nel caso in cui non ci sia la corretta dotazione di mascherine, non ci sia la corretta dotazione di guanti e occhiali. Il caso di lavoratore con sintomi influenzali va gestito, come prima citato, con l’isolamento in apposito spazio avvisando l’autorità sanitaria competente. Quindi, il cantiere va dotato di apposito box per l’isolamento del lavoratore

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con contagio sospetto e all’interno ci deve essere la copertura telefonica per avvisare il medico curante. In tal caso il cantiere va fermato e vanno rispettate le procedure sanitarie. Il wc chimico deve essere dotato di lavabo conforme alle Uni En 16194 con blocco indipendente per il lavaggio delle mani. Se è presente uno spogliatoio, va dotato di sistema di ventilazione forzata. In caso di baracche di cantiere vanno predisposti schermi in plexiglass sui tavoli e scrivanie. Le mascherine chirurgiche vanno usate solo nel caso in cui la lavorazione non preveda altro dpi per il filtraggio della respirazione, in alternativa le mascherine FFP2 sono considerati dispositivi idonei. CONCLUSIONI Per tutte le dovute operazioni da rispettare è fondamentale prima dell’inizio dei lavori convocare una riunione preliminare che sia anche contemporaneamente di coordinamento tra tutte le parti coinvolte (personale e committenti), in tale riunione si dovrà stabilire un lay-out generale dei lavori da dove si evince il posizionamento di tutti gli apprestamenti e dei flussi separati tra il personale che lavora nel cantiere e gli inquilini nel caso di lavori a un edificio già abitato, e in questo caso si dovrà poi avvisare tutti i condomini riguardo alle misure di contenimento a seguito del cantiere e le precauzioni da adottare.


YB LA RIGENERAZIONE URBANA

IV CONVEGNO NAZIONALE YOUBUILD 2020

VENERDÌ 16 OTTOBRE 2020, ORE 14.00 FIERA DI VERONA - PALAEXPO VIALE DEL LAVORO, 8 - INGRESSO A1

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ATTUALITÀ ITALIA

IV CONVEGNO YOUBUILD

Rigeneriamoci ALLA FIERA

Team al lavoro per preparare l’appuntamento alla Fiera di Verona, che sarà centrato sulla trasformazione delle aree urbane meno qualificate. Sarà il 16 ottobre, segnatevelo subito in agenda di Luca Maria Francesco Fabris 24

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n questi ultimi mesi abbiamo tutti imparato che programmare le cose è difficile quando i parametri all’intorno cambiano di continuo. E se poi variano di molto e repentinamente, le cose si complicano maggiormente. Però, alle volte, si scopre anche di avere avuto delle intuizioni esatte, che si possono dimostrare perfettamente adeguate con i tempi e che possono assorbire gli spunti che mano a mano vengono discussi e le idee che vengono proposte dalla realtà, quella vera e contingente. I PREPARATIVI Questo per raccontarvi che siamo al lavoro per preparare il IV Convegno di YouBuild che si terrà, noi siamo sempre ottimisti e lo speriamo, «in presenza» presso la Fiera di Verona il 16 ottobre 2020. Già solo pensare che un congresso (che etimologicamente significa incontro) possa diventare un’enorme video-chat

cui partecipare non dall’ufficio, ma addirittura da casa fino a poco tempo fa era inimmaginabile. Ecco, noi di YouBuild vogliamo serenamente sperare che torneremo a interagire e a confrontarci insieme al più presto e in sicurezza, magari proprio a partire da questa occasione. Il nuovo concetto chiave che, nel frattempo, abbiamo deciso di integrare al tema della Rigenerazione Urbana, sono i temi della Riattivazione delle città che giorno dopo giorno stanno facendo collezione di post-qualcosa, tutti diversi, ma anche così correlati da fornire, per negazione, la misura delle nostre città e il senso del loro futuro. Al tema del post-industriale, si è unita la necessità di adattarsi alla fase di post-emergenza Covid-19, che comporta tutta una serie di scelte programmatiche e soluzioni che modificheranno le nostre città, i loro tempi e le relazioni fra noi concittadini. REINVENTARE GLI SPAZI Insieme a esperti qualificati non solo discuteremo con voi una serie di progetti accomunati dall’obiettivo di rigenerare la città attraverso un bilanciamento tra costruito e spazio verde pubblico che in Italia non ha precedenti e che vede concordi non solo cittadini e politici, ma anche gli sviluppatori. Vedremo anche come le città hanno reinventato gli spazi del lavoro e dello studio (sfruttando la telematica e studiando nuove modalità di collaborazione), le reti stradali (scegliendo di puntare su soluzioni ecologiche di mobilità sia individuali sia collettive) e gli spazi per lo svago (da reinventare perché siano posti salutari e spensierati). Logicamente tutto questo deve anche trovarci pronti come utilizzatori intelligenti e capaci. Insomma è una sfida aperta cui si deve partecipare tutti. Per questo nel IV Congresso YouBuild, attraverso una serie di interventi e un dibattito pubblico, vogliamo fare il punto su Milano e su Verona. Un momento di informazione sui temi più attuali riguardanti la pianificazione sostenibile della riqualificazione urbana, le motivazioni e la necessità della riforestazione urbana, l’innovazione tecnologica e ambientale nell’ambito delle costruzioni e tutte le nuove idee alla base della fase di riattivazione delle nostre città. Un’occasione di incontro e aggiornamento per tutti i tanti professionisti del settore delle costruzioni e della progettazione che vogliono comprendere il cambiamento culturale e fattuale in cui siamo immersi. Ne parleremo, tra gli altri, con relatori ed esperti di qualità come Stefano Boeri Architetti, Laboratorio Permanente, Aoumm, il Centro Studi YouTrade e realtà professionali ed amministrative veronesi. Vi aspettiamo per un pomeriggio, sottolineo «in presenza», carico di informazioni e di prospettive per il nuovo comune futuro sostenibile.

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ATTUALITÀ ITALIA

CENTRO CIVICO A MANIAGO

Mille occhi PER I CITTADINI Nella cittadina vicino a Pordenone il nuovo palazzo comunale delle attività a servizio di cittadini e imprese prevede due ordini asimmetrici di finestre, inquadrate da ampie cornici di pietra

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di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University - Politecnico di Milano, fotografie di Lisa Niki Fontana

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l progetto per il nuovo palazzo comunale delle attività a servizio del cittadino e delle imprese di Maniago, in provincia di Pordenone, nasce dalla demolizione dell’ex-liceo comunale. Il padiglione si trovava nella corte vicino a Piazza Italia, uno spazio aperto delimitato da una cortina di case storiche, da un muro di pietra, da un filare d’alberi che lo separa dal Duomo tardo gotico di

San Mauro Martire e caratterizzato dalla presenza di un giardino e due edifici: quello del Giudice di Pace e quello delle storiche ex-carceri austriache. Lo studio udinese Valle Architetti Associati ha deciso di ricostruire il parallelepipedo, di 26,40 x 10,50 x 9,98 metri, restringendo uno dei due lati, così da configurare una sequenza di spazi pubblici che riconnette la corte con la trama stradale.

Panoramica

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Lato a sud. Sopra, accesso alla corte

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Sezione costruttiva

SPAZIO PUBBLICO Il programma del nuovo palazzo include un archivio, stanze per servizi e consulenze ai cittadini, uno sportello per le imprese, aule per corsi di aggiornamento e piccoli uffici. Questi spazi sono organizzati su tre livelli e serviti da un corridoio centrale. La distribuzione verticale avviene attraverso un corpo scale posizionato sul lato nord mentre gli ambienti principali, che beneficiano dell’affaccio verso sud, fronteggiano l’edificio del Giudice di Pace. Una pensilina leggera risolve il collegamento diretto a quest’ultimo. CAPRIATE LIGNEE I muri perimetrali, realizzati in calcestruzzo e finiti a intonaco, costituiscono la struttura portante in eleva-

zione, coronata dalle capriate lignee che sostengono le falde del tetto a padiglione. La cornice di bordo del tetto e la gronda perimetrale, che sono tinteggiate con lo stesso colore bianco dei serramenti, enfatizzano la regolarità del volume-parallelepipedo, negando la percezione delle falde. Questa è la prima delle due analogie intessute con le ex-carceri austriache, un pregevole manufatto ottocentesco che, oltre a nascondere la geometria a padiglione della copertura, è caratterizzato dalla presenza di due ordini di finestre, inquadrate da ampie cornici di pietra. Le aperture sono collocate irregolarmente sulla facciata intonacata, a formare un schema asimmetrico che determina il principale carattere figurativo dell’edificio. E da qui nasce la seconda analogia, che consiste nel rapporto

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CENTRO CIVICO A MANIAGO

Rapporto con le ex-carceri austriache

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tra muratura, apertura e cornice. L’architetto Pietro Valle ha letto, in questo particolare segno del contesto, la chiave per impaginare i prospetti del nuovo centro civico, giocando attraverso una regola compositiva e la sua variazione sul tema. CARATTERE UNITARIO Per conservare il carattere unitario dell’involucro, sono state definite tre tipologie di finestre, realizzate in alluminio di colore bianco. Le finestre da 45 X 145 centimetri sono destinate agli ambienti di lavoro. Le finestre da 210 X 210 centimetri, a tutta altezza con una parte fissa, un’anta apribile e il parapetto vetrato, illuminano gli spazi comuni o sono posizionate agli angoli dell’edificio. Le finestre da 100 X 100 centimetri identificano gli ambienti di servizio. Il disegno asimmetrico delle cornici, attraverso tinteggiatura bianca su fondo giallo zafferano, determina un pattern irregolare che dialoga con quello delle ex-carceri, costruendo una precisa relazione di forme e di viste con l’immediato contesto. L’effetto cornice risulta enfatizzato dall’ombra che si crea grazie al posizionamento del serramento

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CENTRO CIVICO A MANIAGO

Interno: corridoio. A sinistra, interno: vano scala. Sotto, interno

LA SCHEDA Luogo: Maniago (PN) Cliente: Comune di Maniago Progetto: Studio Valle Architetti Associati (Pietro Valle con Luisa Foretich, Stefano Bindi, Marco Carnelutti) Progetto strutturale: Mario Mazzolini Progetto impiantistico: Raul Berto e Silvia del Bo Direzione lavori: Roberto Del Mondo Responsabile sicurezza: Claudio Clocchi Progetto: 2015-2016 Realizzazione: 2017-2018 Superficie costruita: 831 mq Info: www.architettivalle.net

sul filo interno della facciata. Il sistema di connessioni a terra e il rapporto di analogia instaurato con le excarceri fanno del centro civico, come affermato dal progettista, «una modesta casa che riesce a ordinare l’intorno, attraverso la proiezione della città su di sé ed attraverso il montaggio di diverse sue vedute dall’interno». È in questo modo che, in questa cittadina friulana dal cuore antico, lo Studio Valle Architetti Associati ora guidato da Pietro, interpreta l’edificio come parte integrante del tessuto urbano, riavvicinando, secondo il principio sposato dai fondatori Gino e Nani Valle, la distanza tra architettura e città.

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ATTUALITÀ ITALIA

Grand Hotel ESPERIENZA

Il prospetto principale del DoubleTree Hotel by Hilton sulla Piazza della Repubblica di Trieste. Nella pagina a fianco, la hall dell'albergo

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HOSPITALITY - 1 Progettazione per prestigiosi marchi internazionali del settore alberghiero. È il focus dello studio CaberlonCaroppi, che ha da poco tagliato il traguardo di 160 strutture alberghiere realizzate. L’ultima a Trieste di Giacomo Casarin

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hiara Caberlon, architetto, è partner dello studio CaberlonCaroppi, che ha fondato nel 2005 assieme ad Ermanno Caroppi. Uno degli ultimi lavori portati a termine è stato il DoubleTree by Hilton, hotel 4 stelle luxury nella centralissima Piazza della Repubblica a Trieste. L’intervento di restauro e risanamento conservativo del palazzo iconico risalente ai primi anni del Novecento ha visto coinvolta anche F&M ingegneria per il progetto strutturale e la direzione lavori, assieme ad Arcadis Italia per quanto riguarda le attività di project management. «Una volta iniziato un progetto, sappiamo bene qual è il nostro obiettivo grazie alla conoscenza delle varie fasi della realizzazione», spiega a YouBuild Caberlon. «In un albergo di 100 camere, infatti, se si sbaglia a disegnarne una, l’errore si moltiplica per 100 volte».

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Pianta del piano nobile, dove si trova il Berlam Coffee Tea & Cocktail, fotografato qui a lato

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Chiara Caberlon e Ermanno Caroppi

Domanda. Quali sono i vostri clienti principali in Italia e all’estero? Risposta. Tendenzialmente, lavoriamo per imprenditori del settore hospitality che decidono successivamente di affidare i loro immobili a un marchio internazionale, come Marriott o Hilton. Infatti, per essere sicuro che l’hotel entri all’interno di un circuito di un certo livello, chi fa l’operazione immobiliare spesso decide di affidarsi a un franchising. Noi lo aiutiamo a rapportarsi con il marchio per quanto riguarda l’applicazione degli elevati standard richiesti dal progetto, che richiede un livello di dettaglio maggiore rispetto a strutture low brand hotel. D. Quali sono i plus di un progetto CaberlonCaroppi rispetto a quello di altri studi di architettura? R. Penso che il plus numero uno sia l’esperienza. Aver realizzato 160 alberghi sicuramente costituisce una garanzia per il cliente. Una volta iniziato un progetto, sappiamo bene qual è il nostro obiettivo grazie alla conoscenza delle varie fasi della realizzazione. In un albergo di 100

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camere, infatti, se si sbaglia a disegnarne una, l’errore si moltiplica per 100 volte. All’esperienza, poi, si aggiunge la capacità di gestire la complessità, perché un albergo è un progetto che racchiude al suo interno tante funzioni, dalla hall alle camere fino al bar e al ristorante. Ciò che di solito viene affrontato singolarmente, in un hotel è solo una parte di un progetto più complesso che deve essere approcciato a 360 gradi. D. Quali sono le problematiche progettuali che affrontate più di frequente? R. Una di quelle principali è il rispetto del budget. Non progettiamo per privati che si pongono un limite di budget abbastanza flessibile, ma siamo consulenti che lavorano per imprenditori con aziende da milioni di euro. Progettiamo quindi con la tabella dei conti alla mano: valori che conosciamo bene, perché conosciamo il mercato e le certificazioni, anche grazie ai giusti contatti con i fornitori che trattano questo settore. La nostra specializzazione garantisce al cliente qualità e velocità di realizzazione. D. Intorno a che cifre si aggira il budget per questo tipo di lavori? R. Spesso curiamo anche l’architettura, ma solitamente ci occupiamo più dell’interior: dalla scatola esistente, disegniamo il layout fino a definire l’arredamento e le finiture. Nell’ambito dell’interior, direi che il budget per 100 camere può variare dal milione e mezzo ai 5 milioni di euro. Risulta molto flessibile, anche in base alle dimensioni delle aree comuni. D. Quali sono le certificazioni di cui bisogna tenere conto in un progetto alberghiero? R. Ne esistono tante. Riguardo ai materiali edili, per esempio, alcuni marchi internazionali richiedono il Pendulum test value (Ptv) per le piastrelle: un fattore per l’antiscivolo. Ma oltre all’edile esistono molte altre certificazioni, come quelle sugli imbottiti, i tessuti, che devono essere realizzati con fibra Trevira ignifuga classificati 1-IM. D. In questo numero di YouBuld c’è uno speciale approfondimento sul Bim. Voi lo utilizzate? Quanto è importante questo strumento nella progettazione moderna? R. Lo utilizziamo quando lavoriamo su nuove costruzioni. Per esempio, per una villa residenziale che stiamo realizzando nelle Marche. Nell’interior e all’interno di palazzi storici il Bim è meno utilizzato, perché esistono pacchetti murari già esistenti e numerosi vincoli imposti della Soprintendenza. In situazioni simili il Bim, pur essendo uno strumento utilissimo, diventa un po’ una forzatura, come nel caso dell’hotel DoubleTree by Hilton di Trieste. D. Come è nato il progetto DoubleTree by Hilton di Trieste? R. La progettazione dell’hotel è partita dal concorso

L'entrata alla saletta bar del Berlam Coffee Tea & Cocktail. Nella pagina a fianco, sopra, la reception all'ingresso. Sotto, la lounge con tavolo da biliardo al piano rialzato

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di idee del 2015, a cui abbiamo partecipato invitati da Allianz. La gara tra i professionisti era stata lanciata da Arcadis, il project management, che poi ci ha seguito durante tutto il cantiere. Una volta vinto il concorso, abbiamo coinvolto una serie di partner tra cui F&M, per la parte strutturale e la direzione lavori, insieme allo Studio Ingegneria Impianti che ha curato la parte impiantistica. Il progetto è consistito in un restauro architettonico e una riconversione funzionale che ha unito l’ex sede storica della Ras (oggi parte di Allianz) e gli ex locali di Coin, affacciati sulla Piazza della Repubblica di Trieste. Gli ambienti più legati alla storia sono stati dedicati agli spazi comuni, al piano terra e al piano nobile. Gli altri piani, dove c’erano prima gli uffici, sono stati trasformati in camere. Una parte storica al secondo piano ora accoglie cinque suite, dove abbiamo compiuto un lavoro attento di mantenimento e restauro delle finiture insieme alla Soprintendenza. Nello specifico, sono state rimosse le aggiunte degli anni Sessanta e Settanta per riportare alla luce le finiture i colori originali di inizio Novecento. D. La struttura è aperta solo ai clienti dell’hotel? R. L’albergo è dotato di 125 camere, di cui 25 suite, aree reception, sale meeting, centro benessere e spa, per rispondere alle esigenze di ciascun ospite. Ma gli ambienti più interessanti dal punto di vista storico sono tutti aperti

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Pianta di una camera tipo


Una camera dell'hotel. Nella pagina a fianco, il Novecento Restaurant

Pianta di una camera nella parte più storica dell'hotel

LA SCHEDA Intervento: riqualificazione del Palazzo ex Ras per nuovo DoubleTree Hotel by Hilton Luogo: Piazza della Repubblica 1, Trieste Proprietà/Committenza: Allianz Spa Progetto architettonico: CaberlonCaroppi Progetto strutturale e di miglioramento sismico: F&M Ingegneria Spa Impresa Gc: Carron Cav. Angelo Spa Project management: Arcadis Italia Progetto impianti: Studio Ingegneria Impianti – Ing. G.A. Amati, Ing. A. Raggini Prevenzione incendi: S.T.Z. – Studio Tecnico Zaccarelli Srl Direzione lavori: ing. Tommaso Tassi (F&M Ingegneria Spa) Direzione artistica: arch. Chiara Caberlon (Caberlon Caroppi) Direzione beni tutelati: arch. Giampaolo Lenarduzzi (F&M Ingegneria Spa) Responsabile dei lavori e degli arredi tutelati: ing. arch. Aulo Guagnini Coordinamento sicurezza: ing. Adriano Spoldi (United Consulting Srl) Fine lavori: dicembre 2019 Dimensioni: slp 24.385 mq, volume 79.600 mc Importo totale: 16.800.000 € Fotografie: gentilmente concesse dallo studio CaberlonCaroppi, © Ph. Roberto Pastrovicchio

al pubblico: per esempio il piano terra dove ci sono le sale meeting, e il piano nobile con il Novecento Restaurant e il Berlam Coffee Tea & Cocktail. D. Si tratta di un progetto imponente. Quali sono stati i punti critici? R. È stata una sfida gestire le diverse figure coinvolte nel progetto. Per esempio, noi abbiamo lavorato per la proprietà dell’immobile, ma è stato necessario tenere conto anche della gestione: l’arredamento era a carico del conduttore, mentre la parte edile era a carico della proprietà. Anche dal punto di vista tecnico è stato complesso gestire l’impiantistica per un immobile che aveva bisogno di 140 bagni, ma ne presentava cinque. L’edificio si articola attraverso una pianta trapezoidale di dimensioni 79x44 metri e si sviluppa su un livello interrato e otto piani fuori terra, per un totale di 79 mila metri cubi circa. Nei punti in cui si è evidenziata una preesistenza storica importante, come nella zona di ingresso al piano terra (dove si trova il gruppo scultoreo che ritrae il Gladiatore e i due leoni) è stato elaborato un approccio stilistico ed estetico non invasivo. Proprio in merito alle finiture della zona hall abbiamo mantenuto dove possibile il pavimento in opus romano e marmo originale, oltre ai disegni esistenti sul controsoffitto, che abbiamo integrato con un sistema di illuminazione a led idoneo.

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ATTUALITÀ ITALIA

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I decori liberty CHE BELLEZZA Il risanamento strutturale e restauro del Grand Hotel di San Pellegrino è in fase di ultimazione. E ha portato alla scoperta di superfici decorative originali che erano nascoste

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di Giacomo Casarin

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ltre 18 milioni. È imponente la cifra del finanziamento statale destinata al restauro del Grand Hotel di San Pellegrino Terme (Bergamo). Come è imponente l’oggetto dei lavori: un colosso in stile liberty di sette piani affacciato sul fiume Brembo e inaugurato per la prima volta nel 1904. L’edificio, costituito da un corpo centrale con cupola e da due


Il prospetto del Grand Hotel di San Pellegrino Terme verso il fiume Brembo. Sotto, Eugenio Vassallo, direttore dei lavori. A sinistra, sezione longitudinale di progetto

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monumentali ali laterali, è in fase di riqualificazione dal 2016. Prima dello stop causato dall’emergenza Coronavirus, le opere di restauro sarebbero dovute terminare a giugno 2020. «Oggi siamo a circa il 6570%», spiega a YouBuild il direttore dei lavori e docente allo Iuav, Eugenio Vassallo, intervistato al momento del fermo covid-19. «La previsione di chiusura è tra

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fine luglio e fine settembre». Al momento è stata consolidata la struttura portante, a partire dal piano interrato, mentre al piano rialzato sono stati restaurati gli apparati decorativi. L’ultimo passo, a data da destinarsi, consisterà in un bando per privati con l’obiettivo di recuperare le risorse che mancano per il restauro degli altri livelli, ma anche per la riabilitazione e la

Il restauro dei soffitti in una sala del piano rialzato. Nella pagina a fianco, da sinistra, la demolizione per un nuovo corpo scala, lo stato di fatto della hall di ingresso e il prospetto di progetto con i nuovi corpi scale

gestione futura dello storico Grand Hotel. Domanda. Quando sono partiti i lavori di restauro del Grand Hotel e a che punto sono arrivati? Risposta. I lavori sono partiti tra giugno e novembre del 2016. Dopo un inizio lento, come sempre accade, nel giro di pochi mesi il cantiere è entrato in piena produzione. Oggi (al momento del fermo covid-19)

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Progetto distributivo funzionale. Sotto, isolamento delle volte del piano interrato

siamo a circa il 65-70% dei lavori e una previsione di chiusura si aggira tra fine luglio e fine settembre. Non so fare ancora una valutazione: in questo momento stiamo cercando di capire il rallentamento che ci sarĂ , che non investe tutte le categorie di opere allo stesso modo e che per questo deve essere calcolato secondo il tipo. D. Come ha ottenuto il ruolo di direttore dei lavori e quali sono i soggetti coinvolti nel progetto? R. Innanzitutto non sono da solo, ma coordino un

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gruppo di professionisti che concorrono a formare un Ufficio di direzione lavori. L’incarico ci è stato affidato a seguito di un concorso che ci ha visto aggiudicatari. Il progetto in corso di realizzazione non è stato elaborato da noi, ma da professionisti che hanno partecipato alla gara d’appalto assieme all’impresa di costruzioni Vittadello. Gara che prevedeva l’elaborazione del progetto e l’offerta economica e di tempo per la sua realizzazione. D. Dal punto di vista del restauro architettonico, in che cosa consistono i lavori? R. Prevedono un insieme articolato di opere tra cui si distinguono il recupero delle superfici decorate presenti in quasi tutti i grandi ambienti del piano rialzato, il consolidamento dei solai, la realizzazione di due corpi scala e ascensori, la realizzazione di un nuovo corpo cucine e, infine, il restauro e l’integrazione degli infissi. D. Quali sono le opere focalizzate al consolidamento strutturale? R. Il consolidamento dei solai e delle strutture di fondazione. D. Quali sono i punti critici del restauro di un colosso di epoca liberty come questo? R. Non mi sembra ci siano punti critici. Piuttosto ci sono spunti di interesse e di soddisfazione, come quello del restauro degli apparati decorativi che ci ha dato, appunto, qualche piacere. D. Quali sono state le scelte progettuali maggiormente mirate alla futura destinazione d’uso? R. Il complesso rimarrà un albergo. Si può dire che tutte le scelte progettuali siano andate in questa direzione, ciascuna per la sua parte: dal recupero degli apparati decorativi presenti nei grandi saloni destinati

LA SCHEDA PROGETTO DEFINITIVO Raggruppamento temporaneo di professionisti: Studio di architettura, urbanistica e progettazione ambientale architetti Giovanni B. e Marco De Vecchi; arch. Luca Villa; Archeias - ing. Alessandro Ferri; Studio associato Locatelli - ing. Claudio Locatelli; geom. Fabrizio Celeri; Dva Architecture Srl; Hattusas Srl; Studio associato P&P Consulting Engineers; dott. Roberto Tizzone PROGETTO ESECUTIVO Raggruppamento temporaneo di professionisti: Studio tecnico ing. Renato Vitaliani; Alfaluda Srl; TA Srl; F&M Ingegneria Spa; Iconia ingegneria civile Srl PROPRIETÀ E FONTE MATERIALI Comune di San Pellegrino Terme

alle attività comuni fino alla realizzazione del nuovo corpo di fabbrica per le cucine. D. Qual è stata la parte più interessante del restauro finora? R. Gli apparati decorativi, perché il loro restauro si è sviluppato di molto rispetto alle previsioni iniziali, sia per lo stato di conservazione in cui li abbiamo trovati (o scoperti, dopo aver rimosso lo strato di pittura che li aveva coperti una quarantina di anni fa) sia per l’attenzione con la quale si è operato. D. Secondo lei, chi potrebbe essere il futuro gestore della struttura? R. Non ne ho la minima idea. Devo dire che per fortuna non è un mio compito.

Il piano tipo del progetto funzionale, con l'organizzazione delle future camere dell'albergo. Nella pagina a fianco, un dettaglio del restauro delle superfici

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Dalla gomma AL VETRO

L’edificio, una ex sede Pirelli, è stato rinnovato mantendendo il basamento di gres grigio scuro, ma alternato a lastre trasparenti su cornici metalliche che conferiscono volume alla facciata 50

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di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano

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osare e focalizzare le risorse di un progetto, riuscendo a individuare gli elementi chiave sui quali indirizzare gli sforzi. In altre parole, più calate nel caso specifico, come riuscire a dare un’immagine totalmente nuova e dal carattere unico e riconoscibile a un edificio esistente, costruito negli anni Sessanta e già rinnovato nei primi Duemila, pur senza stravolgerne l’ossatura originaria o le migliorie recenti. Compito non semplice che è toccato a Degw e L22 Urban & Building, i quali sono stati chiamati a questa sfida da

La corte interna disegnata con sedute, verde e dislivelli. A sinistra, l’edificio visto da Viale Sarca. ©Studio Tettamanzi

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MILANO

Dettaglio delle nuove cornici per i vetri della facciata. ŠStudio Tettamanzi Sotto, dettaglio della nuova facciata. ŠStudio Tettamanzi

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Savills Investment Management Sgr con l’obiettivo di trasformare un edificio in viale Sarca 222, a Milano, da sede di un singolo inquilino (Pirelli), esteticamente molto legato al brand, a spazio per uffici condiviso da diversi locatari, ma dotato di una peculiare immagine totalmente rinnovata.

Vista della corte interna. ©Studio Tettamanzi

TONALITÀ NEUTRE La prima risposta, a dispetto della forte immagine che ora distingue la facciata esterna dell’edificio, è stata quella di lavorare dall’interno. Citando le parole di Alessandro Adamo, director di Degw e partner Lombardini22: «È un progetto che nasce dall’interno: ci siamo concentrati per prima cosa sugli interni, frazionando gli spazi e cercando di aumentarne la

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Vista della reception. ©Studio Tettamanzi

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funzionalità. Poi siamo passati alla pelle, che volevamo fosse riconoscibile dalla strada». Il focus del progetto è così il nuovo allestimento dello spazio ingresso-reception che, ancor più di prima, diventa snodo fondamentale e la cui chiarezza è essenziale per accogliere e indirizzare i visitatori negli uffici di aziende diverse. L’atmosfera è sobria e elegante, con accostamenti di tonalità neutre, come i grigi degli arredi e il legno a listelli di boiserie e controsoffitti. Lo stesso cromatismo materico è richiamato anche nella corte interna, ripensata come luogo all’aperto per promuovere forme di socialità e vista come una diretta estensione dello spazio di ingresso. Se una pecca si può sollevare è che il tutto appare un po’ generico, ma tra gli obiettivi di progetto era sicuramente da tenere in conto la necessità di uno spazio di rappresentanza, ordinato, che non spingesse su apparati decorativi troppo marcati in modo da essere adatto a soddisfare una molteplicità di possibili occupanti.

UN TOCCO DI COLORE L’intervento si concentra poi sulle facciate esterne, dove è sorprendente come pochi mirati interventi riescano a trasformare completamente l’edificio. Lo stato di fatto presentava un basamento in lastre di gres grigio scuro e, ai piani superiori, un rivestimento in intonaco grigio chiaro. Per caratterizzare il complesso erano poi state installate delle vetrate trasparenti, frameless, intervallate a scacchiera, poste come seconda pelle delle murature perimetrali. L’intervento di L22 Urban & Building si concentra sull’idea di mantenere e enfatizzare gli elementi di interesse dello stato di fatto. Il basamento in gres viene mantenuto e, con la stessa tonalità di grigio antracite, vengono tinteggiate le porzioni intonacate della facciata. In questo modo si comunica una prima scelta: dare leggibilità unitaria al volume principale, frutto del progetto degli anni Sessanta. La seconda pelle con lastre di vetro viene messa in risalto applicando


Sezione di dettaglio dei nuovi elementi della facciata con solaio di copertura. ŠLombardini22

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MILANO

delle cornici metalliche che conferiscono volume a elementi che erano invece leggibili come piani ossia piatti e monodimensionali. Le cornici sono verniciate in conformità al resto della facciata in modo che si crei un gioco di pieni e vuoti, come si trattasse di logge scavate nel volume principale grigio scuro invece che un layer aggiuntivo applicato all’esterno. Ai vetri viene infine aggiunta una pellicola riflettente che fa vibrare la facciata riflettendo il dinamismo del viale prospicente, uno dei più trafficati di Milano, e inserendo un aspetto illusorio dove non è più svelato immediatamente cosa sia apertura e cosa sia rivestimento.

LA SCHEDA Committente: Savills Investment Management SGR SpA Progetto: DEGW (progetto architettonico di aree comuni e spazi esterni, fit-out uffici di un tenant); L22 Urban & Building (rivestimento esterno, pratiche amministrative e direzione lavori) Location: viale Sarca 222, Milano Info: www.lombardini22.it Foto: Studio Tettamanzi (courtesy DEGW e L22 Urban & Building)

Sezione di dettaglio dei nuovi elementi della facciata con attacco a terra. ©Lombardini22 A destra, mockup della nuova cornice e della pellicola riflettente installate sul posto. ©Lombardini22

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Sopra solo cielo. Sotto solo Isotec. ISOTEC consente di realizzare coperture isolate e ventilate, con tutti i tipi di struttura portante ed è compatibile con qualsiasi rivestimento, dalle tradizionali tegole alle più moderne soluzioni continue in metallo. Il tutto con la massima efficienza energetica ed un’eccezionale rapidità di posa. Anche nella soluzione Isotec Parete per facciate isolate e ventilate. isotec.brianzaplastica.it

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ATTUALITĂ€ ITALIA

MATERA

Lusso in masseria MA SOSTENIBILE A ridosso dei Sassi la Edilpepe sviluppa un progetto ambizioso: costruire casali moderni, di fascia alta e allo stesso tempo compatibili con il risparmio energetico. Ecco come di Giacomo Casarin

Esterni dei Casali Lusseri. A sinistra, Antonio e Donato Pepe

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asali super lusso e super green. I primi in Europa nel loro genere sono sei e saranno realizzati nel cuore di Matera. Il brand Lusseri e l’idea di abitare in una moderna masseria derivano dalla stessa realtà: l’impresa di costruzioni Edilpepe, che progetta e realizza case sicure e a tutela della salute. «Vogliamo esprimere un’idea di benessere», spiega Antonio Pepe, amministratore di Edilpepe. «La scelta è stata utilizzare i materiali del posto, come si usava una volta: in primis il nobile tufo, che è compatto e non si rovina». Ma vediamo che cosa significa vivere in un casale nel 2020.

Domanda. Quando avete avuto l’idea dei casali? Risposta. Era un sogno di quando ero bambino. Ho sempre amato la forma e l’estetica del casale, che ora si sta perdendo: sopravvive solo nei ricordi dei nonni. Chi vuole vivere in un podere privato, oggi deve vivere da solo, fuori città, in posizioni fuori mano. Edilpepe, invece, offre la possibilità di abitare in un casale di tufo a ridosso dei Sassi di Matera, con 700-800 metri quadri di giardino. D. Una parentesi su Edilpepe. Quali sono state le tappe della crescita della sua azienda? R. Edilpepe è nata ad Altamura negli anni Ottanta

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MATERA

Particolari delle pergole e della scala. Sotto, i luminosi interni

IL MURO AL MICROSCOPIO Donato Pepe, figlio di Antonio Pepe, è responsabile marketing e comunicazione di Edilpepe. Ed è anche chi può descrivere meglio il sistema costruttivo brevettato dall’azienda pugliese. Domanda. In che cosa consiste l’innovativo sistema P55? Risposta. Si tratta di un brevetto che caratterizza la muratura. Siamo partiti dallo studio della stratigrafia di un muro composto da materiali naturali, come si faceva una volta, e abbiamo identificato degli ottimi valori di trasmittanza che abbiamo racchiuso nel sistema P55. Si tratta di una parete di 55 centimetri composta da intonaco di calce e gesso, e blocchi di tufo di Montescaglioso. Una tecnologia innovativa nel rispetto

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dell’ambiente e della tradizione. D. Nello specifico, qual è la stratigrafia? R. La muratura P55 si compone di ben sette strati, necessari a soddisfare i requisiti di prestazione energetica come per legge in Italia. Gli strati costituenti P55 sono l’intonaco interno di 20 millimetri, i blocchi di tufo di 140 millimetri, uno strato di isolante da 100 millimetri e uno da 50, uno strato di aria in quiete di 90, uno strato di blocchi in tufo da 140 e l’intonaco finale esterno di 20 millimetri. Il totale dello spessore della muratura è 55 centimetri. E da questa cifra deriva il nome della muratura. Mentre la lettera P identifica il cognome Pepe.


UN PROGETTO MOLTO "EC0" LOGICO L’ingegner Francesco Paolo Lamacchia (nella foto) è consulente energetico dei Casali Lusseri e presidente del network nazionale Edifici a Consumo Zero. E spiega a YouBuild i criteri di edilizia sostenibile del progetto lucano. Domanda. I Casali Lusseri sono un esempio di architettura green. Su quali elementi si basa un progetto sostenibile come questo? Risposta. Per il progetto abbiamo individuato due capisaldi. Il primo consiste nell’involucro edilizio ad alta prestazione energetica, ovvero nelle pareti che sono in grado di difendersi molto bene sia dalle basse temperature invernali sia dalle alte temperature estive. Sul sistema di involucro è stato anche depositato un brevetto, dal nome P55. Come dice il nome stesso, la parete è larga 55 centimetri ed è composta dal tufo locale, proveniente da una cava distante pochi chilometri dal cantiere, e da altri materiali coibenti. Per quanto riguarda il secondo caposaldo, i casali sono integrati con sistemi produttori di energia da fonti rinnovabili. Mi riferisco in modo particolare agli impianti fotovoltaici integrati nella copertura lignea degli edifici. D. P55 è anche un elemento portante? Come funziona la struttura dei casali? R. La struttura è antisismica e segue tutte le normative tecniche per le costruzioni vigenti in Italia. Si tratta di uno scheletro in calcestruzzo armato e acciaio, dove il sistema P55 costituisce solo una muratura di tamponamento. D. Parliamo delle fonti rinnovabili. Come avete ottenuto il risultato di edificio nZeb? R. La dotazione impiantistica si basa su sorgenti carbon free, come il sole. L’impianto fotovoltaico permette di erogare all’interno degli edifici una potenza tale da soddisfare il fabbisogno energetico di una intera famiglia residente di quattro-cinque persone. Qualora l’energia prodotta non fosse consumata interamente, il sistema è in grado di stipare il surplus in accumulatori, ovvero batterie che permettono di differire quella potenza in un altro momento della giornata. Per esempio, per ricaricare un veicolo elettrico nel piano come impresa specializzata nei restauri del centro storico. Ho ereditato la passione da mio padre e mio nonno, anche loro costruttori. Oggi l’azienda ha allargato i suoi orizzonti e dal restauro abbiamo incominciato a focalizzarci sulla realizzione di edifici residenziali, dagli appartamenti alle ville, fino all’ultima nostra idea: i nuovi casali di lusso firmati Lusseri. D. Quanti casali avete costruito a Matera? R. Stiamo costruendo i primi sei, ma ne nasceranno altri 40-45. Sempre a 500 metri dai Sassi di Matera. Con un ampio spazio verde, uno per ogni famiglia, per far giocare i bambini e vivere vicino alla natura. D. A livello di costi? R. Parliamo di 450 metri quadri di superficie più giardino privato, per un costo di 1 milione e mezzo di euro. Il target è medio-alto, ma il prodotto è di livello altissimo. Abbiamo già venduti due dei primi

terra dell’abitazione. Pertanto, l’intera dotazione impiantistica (in termini di illuminazione, elettrodomestici, climatizzazione, building automation) è collegata al vettore energetico elettrico. D. Avete ottenuto delle certificazioni con questo progetto? R. Bisogna fare una distinzione tra certificazioni obbligatorie per legge, che sono state tutte rispettate, e certificazioni volontarie. In quest’ultimo caso abbiamo seguito i principi fondanti dell’architettura bioclimatica e abbiamo elaborato internamente alla ditta Edilpepe un protocollo del tutto nuovo in Italia, che vede nei Casali di Matera la sua prima realizzazione. Si tratta del protocollo Ec0 (edificio a consumo zero), un insieme di linee guida che rispondono a determinati requisiti in grado di generare edifici capaci di produrre più energia di quella che necessitano. Un punto fondamentale del protocollo è la scelta di materiali certificati: in particolare il tufo, oltre a essere a chilometro zero, è dotato di tutte le certificazioni importanti per la salute non solo di chi vivrà nei casali ma anche di chi ha posato il materiale in opera. D. Quali sono gli elementi di lusso che caratterizzano i casali? R. Lusso vuol dire servizi e cura dell’intorno. I casali sono dotati di centri benessere con piscine riscaldate d’inverno e di ampi giardini che presentano piante autoctone in grado di migliorare il microclima. All’interno, invece, la qualità è ben visibile nelle finiture e nei materiali, che sono stati curati nei minimi dettagli dall’impresa Edilpepe. D. Per quanto riguarda gli elementi legati al comfort, invece? R. Il comfort è legato alla disponibilità degli spazi, che si distribuiscono su 450-500 metri quadri su tre livelli, ma soprattutto alla capacità che l’edificio possiede di garantire una permanenza a zero emissioni. La casa diventa non più solo un luogo di ricovero per la famiglia ma anche una stazione di servizio dove rifornirsi quotidianamente, evitando la dipendenza da stazioni di carburante e quindi da un mondo basato sul ciclo del carbonfossile.

sei casali, che rappresentano un trampolino di lancio per l’ulteriore offerta futura. D. Che cosa caratterizza i casali? R. Vogliamo esprimere un’idea di benessere. E benessere significa comfort, serenità. Il tutto contornato dal verde e da prodotti naturali. La scelta in cui crediamo è quella di utilizzare i materiali del posto, come si usava una volta: in primis il nobile tufo, che è compatto e non si rovina. In più è termico, perché mantiene una temperatura interna calda d’inverno e fresca d’estate. D. Altri aspetti green? R. Ci sono sistemi fotovoltaici, pompe di calore, riciclo dell’aria, con tanto di utilizzo domotico di ogni tipo di impianto. Ma torno a sottolineare l’importanza del materiale naturale, vero, come quello di una volta. Si possono apprezzare le volute, i mattoncini, il legno e soprattutto la matericità dell’involucro in tufo, per cui abbiamo brevettato un sistema apposito.

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ATTUALITÀ ITALIA

TADIELLO COSTRUZIONI

Vado al massimo DELLA QUALITÀ

Sostenibile, salubre, sana e serena, nel senso di duratura: sono le quattro caratteristiche che, secondo l’imprenditore edile, deve rispettare oggi un edificio. Una scelta che ha avuto un immediato successo di Valentina Anghinoni

Massimo Tadiello, co-fondatore Tadiello Costruzioni

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M

assimo Tadiello, geometra, imprenditore edile e membro della commissione Tecnologie e Ambiente, già da diversi anni ha fatto una scelta radicale per la sua impresa di costruzioni e come professionista, ovvero la qualità. Non si tratta di qualità fine a se stessa, ma rivolta alla tutela della nostra risorsa più grande, il benessere, tornato sotto i riflettori a causa della pandemia di covid-19. La nostra abitazione, oltre a proteggerci dai pericoli esterni, deve essere un rifugio sicuro e confortevole. E, cosa assolutamente non secondaria, la qualità deve essere una prerogativa per un numero di persone sempre più consistente. Impossibile? Assolutamente no, a condizione di scegliere di coniugare professionalità e sostenibilità, come dimostrano il lavoro della Tadiello Costruzioni e le importanti sinergie create dal progetto CQ , Costruire in Qualità, sotto la supervisione di Ance Verona.

Domanda. Quando è nata e quali sono state le principali tappe di Tadiello Costruzioni? Risposta. La storia della Tadiello comincia molto tempo fa, nel 1965, con la fondazione dell’impresa di costruzioni da parte di mio padre: la passione per le costruzioni mi è stata trasmessa già da bambino. Infatti, una volta ottenuto il diploma nel 1994, sono entrato a fare parte dell’azienda di famiglia. Nel 2000, infine, ho fondato l'attuale Tadiello Costruzioni con i miei fratelli. D. Di quali tipologie costruttive vi occupate? R. Realizziamo case singole e plurifamiliari secondo alti standard di efficienza energetica, sostenibilità e confort abitativo. D. Che cosa è successo con la crisi del 2007? Quali strategie avete messo in atto in quel periodo per superarla? R. La crisi del 2007 ha comportato un significativo ridimensionamento della nostra forza lavoro. In

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TADIELLO COSTRUZIONI

Per costruire la propria abitazione, Tadiello ha risanato completamente la struttura preesistente, implementandola con tecnologie per garantire massimi livelli di confort e salubrità

UN ESEMPIO VIRTUOSO CQ, COSTRUIREINQUALITÀ.IT Giuseppe Mosconi (nella foto) è il coordinatore del progetto CQ (Costruire in Qualità). In questa intervista spiega la strategia e la collaborazione con Tadiello. Domanda: Quando è nato il progetto CQ e perché avete pensato a questa iniziativa? Risposta: Il progetto è nato circa 11 anni fa per volontà di Ance, degli Ordini e dei Collegi Professionali della Provincia di Verona, a seguito di un confronto durato due anni e che ha coinvolto tutti i principali attori della filiera delle costruzioni. Questa iniziativa consiste, in sintesi, in un progetto che allinea le singole professionalità. Ingegneri, architetti, costruttori geometri e periti industriali sono tutte figure essenziali perché ognuna di esse possiede un proprio bagaglio di conoscenze e competenze e lo scopo del nostro lavoro è stato quello di delineare, tra tutti questi professionisti, una sorta di linguaggio comune. Il risultato è un percorso di formazione della durata di 80 ore, che portiamo avanti da 9 anni, con la massima soddisfazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. D. Attualmente chi fa parte del progetto? R. Un team formato da AnceVerona, l’Ordine degli architetti e l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Verona e i Collegi Professionali: il Collegio dei geometri e il Collegio dei periti di Verona. Quattro anni fa il progetto è stato adottato anche dai colleghi di Varese, nella loro sede Ance di riferimento. Infatti, in questi anni, la partecipazione si è estesa a professionisti di altre province, in particolare Treviso, Padova, Vicenza, Mantova, Brescia, Milano e Cesena,,

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oltre che Varese.A questi ultimi,Ance Verona ha dato la possibilità di utilizzo del logo CQ, stabilendo che anche in questo caso il progetto fosse condiviso con gli Ordini e i Collegi. Non solo è andata così ma addirittura a Varese si sono anche associati Confartigianato e CNA. Quest’anno, in seguito alla pandemia di covid-19 abbiamo fatto partire il corso online, lo scorso 11 maggio, partendo da un webinar di presentazione il 29 aprile che è stato un grande successo, con un migliaio di partecipanti. È la prova che Costruire in Qualità sta facendo da battipista per restituire al mercato bisogni emergenti, sia dei professionisti che degli imprenditori. D. Come e quando ha conosciuto Tadiello? R. Circa quattro anni fa. Massimo Tadiello si stava formando sulle nuove tecnologie e sistemi costruttivi. Al termine del percorso formativo CQ, Tadiello mi aveva fermato per pormi molte domande, e nel corso della discussione era emersa la necessità di delineare, in modo preciso e pratico, le strategie e gli obiettivi da perseguire, oltre ai mezzi adatti, per supportare l’impresa di costruzioni nel cambiamento delineato dai nostri percorsi formativi. In una parola, la tattica. Le domande che Tadiello è riuscito a porsi sono state la scintilla che gli ha permesso di fare un salto di qualità. D. E dall’incontro con Tadiello sono nate nuove idee. Come e quando sono nati questi progetti e in che modo rappresentano un esempio virtuoso da adottare? R. Già agli albori della progettazione abbiamo creato un protocollo di costruzione per supportare l’impresa nel velocizzare le operazioni di cantiere, lavorando anche su alcune operatività della prefabbricazione on site. Abbiamo predisposto un processo denominato GPE (gestione del processo edile)


quell’occasione abbiamo capito che l’unico modo per continuare a esistere come impresa è abbandonare il paradigma del minor prezzo, puntando, invece, a soddisfare la necessità di dare ai nostri clienti quel qualcosa in più che si aspettano. È stato essenziale trovare clienti che condividessero le mie idee, ma si tratta di una logica vincente di cui, secondo la mia personale esperienza, beneficiano entrambe le parti. Ho applicato questo ragionamento inizialmente sulla mia persona quando, proprio nel 2007, ho deciso di cogliere un’opportunità fondamentale. D. Quale? R. Scegliendo di costruire la mia casa, perché mi sono reso conto di quanto questo fosse l’investimento più grande che avrei potuto intraprendere. Ho individuato il terreno ideale, nelle colline di Roncà, un luogo pieno di storia. Mi sono preso cura di questo ambiente e della struttura che ospitava, che necessitava di un risanamento completo. Per farlo, mi sono basato su quattro parametri, le «quattro S», che a mio avviso dovrebbero qualificare ogni abita-

zione: sostenibile, salubre, sana e serena, nel senso di duratura: non dovrebbe più essere accettabile l’idea che le nuove costruzioni necessitino prematuramente di manutenzioni anche invasive. D. In che cosa è consistito l’intervento? R. La parte principale della struttura preesistente è stata demolita e ricostruita. Nel 2011 ho implementato la pompa di calore e il riscaldamento termodinamico. Insieme alla tenuta all’aria e all’uso dell’energia solare, oltre che al ricambio automatico per garantire la salubrità dell'aria, queste innovazioni hanno contribuito a raggiungere un livello di efficienza simile a quello di una casa passiva. Costruire la mia casa è stato il primo passo per aprirmi a un modo, e un mondo, del costruire totalmente diverso rispetto al panorama precrisi. Ancora oggi, le persone che entrano nella mia casa si rendono immediatamente conto dell’elevato livello di confort. D. Com’è nata la collaborazione con Ance Verona e in particolare con il Progetto Costruire in Qualità? R. Durante la partecipazione agli incontri formativi

con un duplice riferimento: alla progettazione e alla costruzione. Uno strumento che consente di accelerare sia il processo di progetto, sia il processo di costruzione, partendo dal presupposto di allineare le varie figure che ruotano attorno al cantiere. Ciò per scongiurare il rischio concreto di fermi e ritardi dovuti a incomprensioni tra le diverse figure professionali, che si ripercuotono sull’impresa di costruzioni. Questa somma di accelerazioni è stata testata in prima battuta in questo contesto, con ottimi risultati: un abbattimento dei costi di circa un 20%. Ma non solo, con Villa Ambra e Villa Larimar siamo partiti con l’obiettivo di creare delle abitazioni in classe A CasaClima. Spendendo il 20% in meno stiamo realizzando una classe Gold, ovvero il massimo livello attualmente disponibile. D. Vantaggi non solo per l’impresa, dunque, ma anche per il committente. R. Certamente, perché il committente riceve una casa NZEB (nearly zero energy building). Ciò è frutto di uno studio accurato del sistema costruttivo e dell’impianto, che ha permesso di accelerare il lavoro dell’impresa e contestualmente diminuire il fabbisogno energetico dell’edificio. Risultato, una casa a energia quasi zero e qualità indoor elevatissima grazie alla ventilazione meccanica controllata, lo ionizzatore e l’uso di materiali a bassissimo rilascio di VOC. E tutto ciò, a un prezzo di mercato assolutamente competitivo. Se si abbattono i costi di costruzione, è possibile avere maggior guadagno e restituire parte di questo guadagno anche al cliente. D. I protocolli sono esclusivamente pensati per le nuove costruzioni, o si possono applicare anche nel caso delle ristrutturazioni di edifici esistenti? R. In entrambi i casi. Per esempio, sono stati applicati anche su due palazzi provinciali per i quali era stata prevista la ristrutturazione delle facciate. Dopo un’analisi precisa, seguita da un’attenzione progettuale altrettanto specifica, abbiamo definito interventi parzializzati dove, inizialmente, altri consulenti avevano proposto la rimozione totale. Abbiamo eseguito delle diagnosi che sono

state costose ma che hanno permesso infine di risparmiare, facendo sì che per l’intervento servissero 160 mila euro invece dei 290 mila preventivati all’inizio del progetto. Altro vantaggio di questa scelta: i 275 metri cubi di materiali da portare in discarica sono stati ridotti a 45 metri cubi. La sostenibilità passa poi anche dalla scelta di lavorare senza tirare il prezzo sul fornitore e senza utilizzare materiali scadenti, ma andando a operare dove c’è effettivamente necessità. D. Il 2020 finalmente si era aperto molto bene per il settore delle costruzioni, poi è arrivato lo tsunami del covid-19. Secondo lei, come cambierà il modo di operare delle imprese e degli artigiani del settore, e che cosa vede a livello economico, come proiezione, a fine 2020? R. Già prima dell’emergenza dal mercato immobiliare emergeva la necessità di vivere in una casa salubre, sana e duratura, andando oltre l’efficienza energetica. L’interesse principale è proprio sul benessere percepito dentro l’abitazione, il confort che la casa riesce a trasmettere a chi ci abita. I danni provocati a livello economico dall’emergenza covid-19 spingono la nostra clientela a un maggior grado di attenzione. In seconda analisi, cambiano i target. D. In che modo? R. Prima c’erano tre livelli di riferimento: quello più alto, che rappresenta un target che non si è mosso. C’è poi un target molto basso, che cerca tutto al minor prezzo. La macrozona è quella centrale, dove lavora la gran parte delle imprese di costruzioni. Questa macroarea si divideva a sua volta in tre parti, secondo lo stesso principio. Ebbene, da ora in poi penso che non sarà più divisa in tre. Forse tra ottobre e novembre riusciremo a capire meglio dove andrà il mercato. Dobbiamo prepararci con conoscenze, competenze e connessioni. L’aumento della programmazione dei danni e la mancanza della liquidità, a mio avviso, saranno i due punti sui quali le aziende si devono far trovare preparate.

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TADIELLO COSTRUZIONI

ARIA FRESCA A VILLA AMBRA E VILLA LARIMAR I modelli dei due progetti sono studiati a partire dalle esigenze di confort e benessere delle famiglie che ospiteranno, con una marcata attenzione alla salubrità dell’aria indoor, che in molti casi può risultare più inquinata di quella che si respira fuori dalle mura domestiche. Per questo entrambe le abitazioni presentano impianti di Ventilazione meccanica controllata, completi di umidificatore e ionizzatore, oltre alla corretta scelta dei materiali edili a bassissimo rilascio di Voc. L'involucro e l'impianto così studiati resituiscono un fabbisogno energetico dell'edificio parificato a quello di una casa passiva. L’efficienza è stata raggiunta anche grazie a un’attenta progettazione preliminare, che ha tenuto conto della posizione del sole nelle diverse stagioni e del suo impatto sul riscaldamento e raffrescamento dell’abitazione. La scelta di elementi frangisole al posto delle tapparelle tradizionali contribuisce ulteriormente sul versante dell’efficienza energetica dell’abitazione. La massima attenzione al confort passa anche da una progettazione degli interni attenta alle reali esigenze degli abitanti, come la possibilità di cambiare gli indumenti e potersi sanificare prima di accedere agli ambienti più intimi della casa.

organizzati dall’Ance di Verona ho conosciuto Giuseppe Mosconi, responsabile didattico di Costruire in Qualità. La connessione che si è creata tra noi è stata molto proficua, mi ha spinto a interrogarmi ulteriormente su cosa stessi facendo per migliorare me stesso e per farmi conoscere dal mercato e, in ultima analisi, a comprendere che dovevo fare molto

di più. Con il tempo, abbiamo cominciato a sviluppare progetti insieme. Tra questi, la realizzazione di due ville che sono diventate esemplari nell’ottica dell’ottimizzazione costruire e che assolvono a pieno le esigenze in termini di spazio, verde e luce naturale: Villa Ambra e Villa Larimar. D. A questo proposito, che connessione esiste tra

Il paesaggio su cui sorge la casa privata di Massimo Tadiello, nelle colline dietro Soave a Roncà (Verona)

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l’esempio di Villa Ambra e Villa Larimar e il progetto Costruire in Qualità? R. Con Ance di Verona ci siamo prefissati l’obiettivo di codificare le procedure che permettono di ottimizzare ogni aspetto del lavoro in cantiere e di organizzarle in un vero e proprio protocollo di efficienza. Si tratta di un utile strumento per calcolare con esattezza le necessità di un particolare progetto, come, ad esempio, le quantità corrette dei materiali. Di conseguenza, permette di ottimizzare i costi. Applicare il protocollo CQ , nella nostra esperienza, permette di conseguire un risparmio sui costi di realizzazione fino al 20%, raggiungendo un livello qualitativo assolutamente elevato. Seguire un procedimento ben codificato significa non lavorare nell’emergenza, con ovvi benefici. D. La gestione dei protocolli passa anche attraverso l’uso della tecnologia Bim? R. L’utilizzo del Bim per la gestione delle fasi in cantiere è ormai un elemento consolidato, del quale penso non potremmo più fare a meno, perché contribuisce notevolmente alla semplificazione dei processi e anche alla chiarezza delle azioni da eseguire in cantiere da parte di ogni addetto. D. A causa dell’emergenza causata dal coronavirus, molti temono che il 2020 sarà un anno cata-

strofico per le imprese del settore. Secondo lei, la ripartenza può essere rapida? R. Penso che non fosse più possibile andare avanti come ci eravamo abituati, continuando a correre e a creare inquinamento. Come si fa a vivere bene in un ambiente malsano? In queste settimane ho avuto l’opportunità di stare di più con la mia famiglia e capire quali sono le cose importanti. Forse, dopo questo periodo, nel quale abbiamo ripreso consapevolezza dell’importanza dei rapporti umani, saremo più portati a cercare uno stile di vita più attento all’ambiente, alla nostra salute ma anche a quella dei nostri vicini. Per quanto riguarda la ripartenza, attualmente in Veneto è possibile lavorare in piccoli cantieri. Ritengo di essere una persona molto fortunata, perché nonostante lo stop dovuto all’emergenza ho continuato a ricevere telefonate, sia per lavori di ristrutturazione, per i quali già è cambiata la tipologia di richiesta, che per nuovi progetti sulla falsariga di villa Ambra e villa Larimar. A breve ripartiremo con i cantieri, abbiamo in fase di realizzazione una villa che sarà certificata Casaclima Gold. Nella mia esperienza, la cosa più importante è fare gli interessi del cliente: garantire salute e qualità accessibili a un maggior numero di persone, un’azione possibile attraverso la riduzione degli sprechi a 360 gradi.

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MONDO

FRANCIA

Geometrie URBANE

Lo studio Ecdm ha concluso a Saint-Étienne (Loira) la realizzazione di un quartiere a uso misto. Con una forza primitiva che ha mosso i volumi e una rielaborazione «per pixel» della facciata della stazione

N

ell’ambito dei programmi di riqualificazione urbana francese, le famose Zac, lo studio Ecdm ha recentemente concluso a Saint-Étienne (Loira) la realizzazione di un quartiere a uso misto di fronte alla stazione ferroviaria. L’operazione ricucisce diversi lembi di città caratterizzati da architetture eterogenee e configura un nuovo approdo al centro cittadino per i viaggiatori in arrivo dai treni. La sfida per i progettisti è mitigare la forte vocazione terziaria del programma, proponendo un’architettura in grado di riorganizzare in modo convincente usi e forme. Il nodo progettuale è proprio lì, ovvero interrogarsi sulle possibili interazioni tra articolazione volumetrica e articolazione funzionale.

di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University - Politecnico di Milano 68

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Vista dalla stazione


Vista esterna. Sotto, vista a volo d’uccello

PIANO E PROGETTO Ciò che ne esce è un brano di città a tutti gli effetti: un esito che ripropone in chiave moderna uno dei temi disciplinari più cari alla cultura italiana della progettazione degli ultimi decenni: la sovrapposizione tra piano e progetto attraverso il disegno urbano. Il carattere aperto della disposizione volumetrica mira proprio a questo: a garantire permeabilità e allo stesso tempo creare centralità e relazioni spaziali di altro tipo con i materiali urbani circostanti. Ecco, quindi, che il complesso raccorda diverse quote urbane, definisce sequenze spaziali di intervalli aperti, allinea masse volumetriche, determina connessioni visive, sintetizzando, in pochi gesti, una serie di azioni, situazioni e atmosfere proprie della città. Il processo, abilmente narrato negli schemi che accompagnano i disegni, prevede la determinazione del volume come estrusione del lotto a disposizione, una prima sottrazione di masse dettata dalla volontà

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FRANCIA di liberare precisi coni ottici, la creazione di una percorrenza pedonale che rimodula il volume in tre edifici distinti e una ridistribuzione finale delle masse per enfatizzare alcune situazioni spaziali, come il notevole aggetto posto in fronte alla stazione o lo sviluppo verticale dell’edificio retrostante, attualmente ancora non realizzato.

Attacco a terra. Sotto, vista esterna.

TOPOGRAFIA URBANA Il tutto genera un nuovo paesaggio urbano o, come dichiarato dai progettisti stessi, una nuova topografia urbana dal layout aperto che organizza, condensa e valorizza il complesso programma funzionale. Il trattamento delle masse risulta privo di ricerca cosmetica, quasi a sottolineare la semplice natura scatolare degli edifici. Le superfici si costruiscono attraverso la ripetizione ordinata e ritmica delle aperture, senza accenni di estrusioni, sottrazioni o rientranze di sorta. Il grande sbalzo e le tre generose terrazze non sono ascrivibili, infatti, a variazioni di facciata, ma si configurano come elementi dotati di autonomia formale e funzionale. Se da una parte tale atteggiamento si può leggere come naturale conseguenza di un edificio concepito per il settore terziario, l’accentuato carattere di «purezza del gesto» sembra voler enfatizzare, invece, la forza primitiva che ha mosso i volumi, cristallizzandoli, ora, in un nuovo insieme urbano. Una rielaborazione «per pixel» della facciata della stazione determina i cromatismi con cui rivestire le superfici, mentre il basamento è trattato in modo uniforme come una superficie vetrata continua. In un contesto in movimento, l’opera di Ecdm contribuisce significativamente all’esigenza di fare città, impostando importanti relazioni spaziali che lavorano alle diverse scale del progetto. Dove il rischio era quello di produrre una città rigida e bloccata dalle giaciture esistenti, il progetto imposta una logica rigenerativa della città basata sulla qualità dello spazio tra le cose ancor prima delle cose stesse.

LA SCHEDA Luogo: Saint-Etienne Progettista: Emmanuel Combarel Dominique Marrec Architectes (ECDM) Cliente: Vinci Immobilier, Groupe Cardinal Inaugurazione: 2020 Superficie costruita: 35.000 mq Programma: abitazioni, uffici, hotel, commercio Info: ecdm.eu Foto di: Salem Mostefaoui per gentile concessione Ecdm

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QUALITÀ DELL’ARIA

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MONDO

CANADA

Riconversione TRASPARENTE

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Un ex ufficio postale ospitato in un edificio neo-gotico è stato trasformato in mediateca da Rdh Architets con l’aggiunta di volumi hi-tech: uno spazio multifunzione con affaccio sul fiume Grand di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University - Politecnico di Milano

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a nuova mediateca di Cambridge (Ontario, Canada) è il frutto della conversione di un ex-ufficio postale a opera dello studio di architettura torontoniano Rdh Architects. L’edificio, vincolato, fu costruito nel 1885 su progetto di Thomas Fuller, importante architetto del tempo, mescolando tratti romanici e neo-gotici. Nel corso dei decenni la struttura era caduta progressivamente in rovina, diventando uno spazio dimenticato dalla comunità. Il nuovo complesso, che si erge davanti alla nuova sede della Scuola di Architettura dell’Università di Waterloo, ricavata dalla riqualificazione di un’antica filanda posta sulla sponda opposta del fiume Grand che attraversa la cittadina, raccoglie spazi per l’apprendimento e la creatività, donando alla comunità uno spazio multifunzionale per incontrarsi e socializzare. Al riuso della struttura esistente si aggiungono circa 800 metri quadrati di superficie organizzati su più livelli. Il nuovo corpo vetrato avvolge il manufatto storico e, lungo il suo «tragitto», arriva ad aggettare sul fiume.

Vista dal fiume Grand. Foto di Sanjay Chauhan, courtesy RDHA

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Vista dal fiume Foto di Tom Arban, courtesy RDHA

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NUOVO INGRESSO L’operazione trasforma radicalmente ciò che era un manufatto costruito al centro di un lotto in un sistema di volumi che, occupandone i bordi, costruisce un dialogo di spazi e materiali sia con l’edificio storico sia con il contesto. Infatti, dal volume vetrato si estende una propaggine fino a lambire, quasi, la strada. È il

Vista dalla strada. Sezione Foto di Tom Arban, courtesy RDHA

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nuovo ingresso trasparente, che mette subito in risalto il dialogo tra antico e contemporaneo: il leit-motiv costante di questo progetto. Una tematica che lo proietta all’interno di un filone di ricerca disciplinare che attraversa tutta la storia dell’architettura contemporanea. Superato l’ingresso, si raggiunge lo spazio più emozionante della mediateca: una sala che, man mano che viene percorsa, si allarga fino a portare il visitatore a fluttuare sull’acqua.

Rapporti tra vecchio e nuovo. A sinistra, lo stacco tra vecchio e nuovo porta luce ai piani inferiori e il nuovo ingresso. Foto di Tom Arban, courtesy RDHA

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La pianta del primo piano. La sala educativa per i bambini. Foto di Tom Arban, courtesy RDHA 2

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LA SCHEDA Luogo: Cambridge, Ontario, Canada Cliente: City of Cambridge e Idea Exchange Progetto: RDH Architects (Tyler Sharp, Bob Goyeche e Juan Cabellero, Ivan Ilic con Soo-Jin Rim, Gladys Cheung e Andrew Cranford) Consulenze principali Patrimonio storico culturale: Stevens Burgess Architects (Kelly Gilbride) Strutture: WSP (Andrew Dionne) Impianti: Jain & Associates Ltd. Paesaggio: NAK Design Strategies (Robert Ng) Civile:Valdor Engineering Inc. (David Guigovaz) Acustica: Aercoustics Engineering Ltd. Contractor: Collaborative Structures Ltd. (Drew Fletcher) Data di completamento: Ottobre 2018 Superficie costruita: 1.736 mq Info: www.rdharch.com

LUCE ZENITALE Volgendo le spalle al fiume Grand, l’edificio storico si materializza nuovamente con i suoi imponenti muri lapidei, quasi ad ancorare, in qualità di massa solida e pesante, le trasparenze e le leggerezze del nuovo padiglione. Tra i due corpi, i progettisti disegnano uno stacco, generando il vuoto da cui piove la luce zenitale che contribuisce ad illuminare il piano inferiore, dove si trovano spazi per la creatività e per lo studio. Tre passerelle, posizionate in corrispondenza delle finestre dell’ex ufficio postale, portano il visitatore all’interno delle mura antiche, che ospitano la sala lettura e la caffeteria. Al piano superiore si trova uno spazio educativo per bambini, definito da un grande ambiente dotato di tavoli e dispositivi tecnologici. Trova inoltre posto una sala riunioni vetrata con vista sul contesto urbano, una generosa terrazza ed un tetto verde. L’ultimo livello, un attico definito da eleganti capriate in acciaio che si innalzano vertiginose verso la sommità del tetto, contiene un piccolo laboratorio artigianale equipaggiato di taglio laser, stampanti 3D, e varie postazioni per lavorare oggetti di legno e di metallo. Nella torre i

visitatori possono vedere, attraverso le superfici vetrate, i pesi e gli ingranaggi dell’orologio in azione.

L’attico con le capriate metalliche. Foto di Tom Arban, courtesy RDHA

CARICHI TERMICI L’utilizzo di soluzioni tecnologiche all’avanguadia riduce sensibilmente i carichi termici da radiazioni solari e garantiscono flussi d’aria anche alle sale più interne. L’ampliamento dell’ex-ufficio postale per ospitare la nuova mediateca non lasciava molte alternative al posizionamento dei nuovi volumi intorno all’edificio storico. Ciò che convince in questo progetto di Rdh Architects, è la naturalezza del gesto architettonico, l’apparente semplicità del metodo che, nell’aggiungere pezzi, esalta il potenziale insito nell’esistente. Una semplicità mai banale, che, oltre a determinare nuovi modi di abitare lo spazio, ridefinendo accessi, circolazione e spazi dove stare, introduce una ricca serie di nuove relazioni spaziali tra le parti, coinvolgendo direttamente anche il fiume e l’intorno urbano. La chiarezza con cui queste relazioni emergono fanno di questa architettura un prezioso dispositivo urbano che riscatta e riattiva una parte della cultura urbana di Cambridge.

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Storia

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LATERITE E RUREGOLD

Con il rinforzo ITALIA PIÙ FORTE

Grazie all’acquisizione del 100% di Ruregold, azienda specializzata nel consolidamento strutturale, cresce la specializzazione tecnica dell’azienda al servizio di ristrutturazioni e interventi su infrastrutture di Giacomo Casarin

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La chiesa di San Francesco del Prato a Parma, rinforzata con sistema F rcm di Ruregold. A sinistra, Gian Domenico Giovannini, amministratore delegato di Laterlite

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Storia

DI COPERTINA LATERITE E RUREGOLD

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Ruregold sistemi F rcm in P bo

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ian Domenico Giovannini, amministratore delegato di Laterlite, ne è sicuro: oggi è il momento di grande attenzione verso la sismica e i rinforzi strutturali. Come lo è stato qualche anno fa per l’isolamento termico, e prima ancora per l’isolamento acustico. «In questo periodo di distanziamento sociale abbiamo lanciato Leca Smart Webinar, un programma completo di seminari tecnici che sostituiscono e integrano i classici convegni con crediti formativi», dichiara Giovannini. «E stiamo ottenendo un riscontro altissimo sulla tematica del consolidamento di solai, murature e calcestruzzo». Largo, quindi, alle nuove tecnologie, come l’Frcm (Fiber Reinforced Cementitious Matrix) di cui Ruregold è leader in Italia. Ma non solo, perché Ruregold e Laterlite (con i marchi Leca e CentroStorico) hanno una gran varietà di sistemi a propria disposizione, in modo da poter offrire la soluzione tecnicamente più corretta ai propri progettisti e ai propri interlocutori. D. Laterlite ha acquistato Ruregold. Quali sono le ragioni di questa operazione? R. Laterlite negli anni ha avuto un suo percorso di crescita e di evoluzione. Siamo partiti dall’argilla espansa e dalle sue applicazioni. Poi, negli anni Novanta ci siamo trasformati con i premiscelati leggeri per massetti, sottofondi e calcestruzzi, fino a diventare leader nelle soluzioni leggere e isolanti per strati orizzontali. Con il lancio della marca CentroStorico siamo anche diventati esperti nella ristrutturazione e nel consolidamento grazie

anche all’introduzione di una gamma di connettori per solette miste. Sempre più dalla nostra clientela ci venivano richieste soluzioni per consolidare non solo i solai, ma anche le murature verticali. Quando è nata l’opportunità di Ruregold, un’azienda innovativa e molto specializzata nel rinforzo strutturale, abbiamo colto la palla al balzo. D. In quali applicazioni e soluzioni si ottengono particolari sinergie? R. Laterlite in questi anni ha lavorato molto con la progettazione e la distribuzione, non solo nell’edilizia residenziale, ma anche in quella terziaria-scolastica. I rinforzi strutturali di Ruregold funzionano molto bene con le murature e con i calcestruzzi. In aggiunta, Laterlite offre anche soluzioni per le infrastrutture, per la geotecnica e per i calcestruzzi leggeri negli impalcati, nei ponti e nei viadotti. E allo stesso tempo Ruregold presenta delle soluzioni all’avanguardia per le opere infrastrutturali, in particolare per il ripristino. Il risultato sono soluzioni combinate sia nell’edilizia residenziale sia nelle infrastrutture. Offerte sia ai progettisti sia ai rivenditori, entrambi nostri clienti. D. In quali tecnologie eccelle Ruregold? R. Come premessa a questa domanda bisogna introdurre una serie di acronimi derivanti dall’inglese che caratterizzano i nomi di queste tecnologie: Frp, Frcm, Crm e Frc. La prima è una tecnologia che combina dei rinforzi in carbonio con delle resine epossidiche, «Fiber reinforced polymer», quindi a matrice organica. Nata negli Usa, esiste da oltre trent’anni ed è stata sviluppata in tutto il


mondo. Mentre una tecnologia più recente è l’Frcm, una combinazione di reti in carbonio o in Pbo (quella fibra dorata da cui deriva il nome di Ruregold, per intenderci) con matrici inorganiche, che viene utilizzata per rinforzi strutturali di murature e calcestruzzo. Si aggiungono anche il Crm, Composite reinforced mortar, ovvero un sistema per il rinforzo delle murature mediante l’impiego di reti preforate in materiale composito e specifiche malte strutturali. Infine, l’Frc, Fiber reinforced concrete, calcestruzzo fibrorinforzato. Ruregold possiede tutte e quattro queste tecnologie, e in particolare è stata la prima a lanciare in Italia l’Frcm, di cui è leader. D. Quali sono le caratteristiche e i principali vantaggi del rinforzo strutturale Frcm? R. Come dicevamo, il Frcm è una tecnologia composta da fibre in Pbo (oppure di carbonio o di altri materiali) e una matrice inorganica. Presenta tanti vantaggi propri dell’Frp, ma riesce a superarne alcuni limiti. Innanzitutto è molto facile da posare e non ha bisogno di maestranze specializzate. Inoltre, va bene sia su muratura sia su calcestruzzo, non ha problemi di umidità, né di temperature elevate causate dal fuoco o dall’esposizione al sole. A differenza del Crm, il classico intonaco armato, viene eseguita con basso spessore. E con grande versatilità di applicazione. In ogni caso, ogni tipologia di intervento si sposa bene con tecnologie diverse. Il vantaggio di Ruregold è quello di avere tutte le tecnologie a propria disposizione e quindi di poter offrire la soluzione tecnicamente più corretta ai propri progettisti e ai propri interlocutori. D. Il consolidamento statico dei solai è uno degli aspetti principali quando si affronta una ristrutturazione. Quali sono le tipologie di intervento migliori?

R. Con i marchi Leca e CentroStorico, Laterlite negli ultimi anni ha fatto scuola introducendo prima i calcestruzzi strutturali leggeri (per la creazione di una soletta collaborante con il vecchio solaio) e, poi, i sistemi di connessione a marchio CentroStorico. Le tipologie di solai sono molte, dai più vecchi solai lignei a quelli in putrelle in acciaio costruiti a cavallo delle due guerre, fino ai successivi solai in latero-cemento, che oggi incominciano ad avere 60-70 anni e spesso risultano quelli che necessitano di maggior consolidamento. Laterlite ha sempre operato all’estradosso con calcestruzzi leggeri e connettori, mentre oggi con Ruregold interveniamo anche all’intradosso e con una tecnologia particolare, i sistemi antisfondellamento, qualora ci siano solai in latero-cemento che sfondellano, oppure con rinforzi strutturali in Pbo o Carbonio. D. L’idea del Superbonus al 110% può incentivare gli interventi di consolidamento? R. Diciamo che io amo parlare delle leggi nel momento in cui sono effettivamente definitive. A oggi non abbiamo idea di che tipo di presa potrà avere questa decisione sull’edilizia, perché forse si potrà agire solo in certi contesti. A me sembra molto positiva l’idea di non lanciare grandi opere pubbliche che hanno un tempo di attivazione di alcuni anni e che servirebbero poco a far ripartire velocemente l’economia. E mi sembra saggio lanciare un incentivo molto forte, quasi shock, che liberi energie e risorse che già ci sono: potrebbe dare una mano a tutto il comparto, dalle piccole e medie imprese fino ai rivenditori, per andare il più velocemente possibile a regime. Infine, mi auguro che non ci siano troppe limitazioni perché il nostro settore ha bisogno di tornare a correre

Ruregold sistemi F rcm in Carbonio

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Storia

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LATERITE E RUREGOLD

Ruregold sistemi F rp

come stava facendo prima. D. Quali sono le problematiche che si possono risolvere abbinando i prodotti Ruregold e Laterlite? R. Prima ho parlato di solai, i quali appoggiano sui muri. E una delle ultime soluzioni che abbiamo lanciato si chiama Perimetro Forte, l’innovativo sistema di cerchiatura perimetrale con funzione antisismica. Ruregold è leader nell’Frcm e sta adesso lanciando una soluzione in Crm: avremo quindi la possibilità di consolidare varie tipologie di muri, in particolare quelli in petrame, a sacco, di cui il Centro Italia è particolarmente ricco, in modo da combinare la tecnologia di consolidamento orizzontale dei solai con quella di consolidamento verticale delle murature. D. È possibile risolvere facilmente i problemi di natura statica anche in edifici d’epoca? R. Dipende, perché se c’è un affresco all’intradosso di un solaio, per esempio, lì non si può intervenire. Al contrario, se c’è un pavimento di pregio all’estradosso, bisognerà intervenire all’intradosso. Nei muri d’epoca la situazione diventa ancora più articolata. In particolare, se esiste una bella muratura faccia vista in pietra bisognerà intervenire

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senza comprometterla. O, ancora, se l’edificio è abitato, allora si potrà solo intervenire dall’esterno. Oggi esistono tante tecnologie che consentono di trovare delle soluzioni valide per tutte le esigenze, in funzione anche del budget. A tal riguardo, l’anno scorso il nostro ufficio calcoli ha completato più di 800 piccoli e grandi progetti, per il consolidamento sia orizzontale sia verticale, accompagnando il professionista nella scelta della tecnologia e nel dimensionamento della soluzione. In pratica, abbiamo una sorta di centro di esperienza con cui tanti progettisti si confrontano. D. Quali sono le principali soluzioni per il consolidamento strutturale dei solai? R. È una domanda molto tecnica. La tecnologia maggiormente utilizzata è la soletta mista collaborante, che fa lavorare il vecchio solaio con un rinforzo all’estradosso: un calcestruzzo leggero che non aggrava la struttura esistente, ma che deve essere interconnesso ad essa con connettori. In queste settimane abbiamo lanciato una soluzione a bassissimo spessore: Micro, un microcalcestruzzo fibrorinforzato che consente di fare interventi


su solai in calcestruzzo con spessori molto ridotti. Poi, c’è una tematica ampissima sui sistemi voltati, in cui conviene spesso combinare una tecnologia Ruregold Frcm con fibra Pbo con il riempimento alleggerito in argilla espansa e la finitura con massetti leggeri. L’Italia ha cento tipologie di solai diversi: Laterlite e Ruregold hanno un’ampia offerta di soluzioni, che non sono standardizzate, perché i solai non lo sono. Per esempio, i solai Sap o i solai Varese hanno bisogno di un diverso tipo di connessione, tanto che Laterlite ha portato avanti una ricerca sperimentale presso il Politecnico di Milano, ricostruendo queste strutture rinforzandole. Sulla base di questi test abbiamo sviluppato una tecnologia e una serie di calcoli che forniamo ai progettisti, in grado di aumentarne la portata utile. D. E per le strutture verticali? R. Esistono le strutture intelaiate in calcestruzzo e quelle in muratura. In quest’ultimo caso, quando l’intervento viene fatto in tutto l’edificio da ambo i lati, con murature molto eterogenee, una tecnologia che spesso risulta valida è quella del Crm: un intonaco armato interconnesso su entrambi i paramenti (interno ed esterno) da connettori e rinforzato da reti che storicamente erano in acciaio mentre oggi, più correttamente, sono in composito per evitare fenomeni di degrado e carbonatazione. Poi, viene utilizzata la tecnologia Frcm con cui si possono fare interventi più mirati, meno invasivi e di minor spessore. Invece, per le strutture in calcestruzzo (travi e pilastri) tipicamente si usa l’Frcm o l’Frp composta da fibra in carbonio e resine

epossidiche, oppure è possibile utilizzare la tecnologia dei microcalcestruzzi Hpc per fare dei jacketing particolarmente performanti ai pilastri. La scelta varia in base alla tipologia dei lavori e all’ottimizzazione della performance tecnica ed economica. Pensiamo che con il Sismabonus si possa accelerare il trend di adeguamento sismico dei vecchi edifici già in atto. D. In media i progettisti italiani sono sufficientemente attenti all’aspetto del consolidamento? R. Quindici anni fa si parlava quasi esclusivamente di isolamento acustico e si è creata una grande cultura sul tema. Qualche anno dopo è stato il momento dell’isolamento termico, che si è evoluto in efficienza energetica ed è arrivato fino agli edifici nZeb. Oggi è il momento di grande attenzione verso la sismica e i rinforzi strutturali. Faccio un esempio: in questo periodo di distanziamento sociale abbiamo lanciato i Leca Smart Webinar che sostituiscono e integrano i classici convegni con i crediti formativi, e stiamo ottenendo un riscontro altissimo sulla tematica del consolidamento di solai, murature e calcestruzzo. Molto più alto rispetto a quello sull’isolamento termico e acustico. Il problema della sismica è complesso, ma oggi è veramente all’attenzione di tutti. Anche grazie al sismabonus. Un ruolo che ha da sempre Laterlite è quello di semplificare e divulgare complesse tecnologie a una base sempre più ampia di interlocutori. Anche il rivenditore edile, ancora poco preparato, dovrà aggiornarsi. D. In cantiere gli interventi hanno necessità di un applicatore con una formazione ad hoc? Ruregold sistemi Microcalcestruzzi H pfrc

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Storia

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Rinforzo strutturale a basso spessore con M icro Calcestruzzo

La gamma di calcestruzzi leggeri strutturali Leca e CentroStorico

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R. Dipende dalla tecnologia. Il Frp ha bisogno di operatori specializzati che gestiscano la resina epossidica con molta attenzione. Invece, per quanto riguarda le tecnologie a base di fibra+malta cementizia (Frcm) si possono usare maestranze di cantiere, che noi come azienda teniamo a formare su alcune accortezze, perlomeno per i primi interventi. D. Da un punto di vista della progettazione, quali sono i parametri da tenere maggiormente in conto per il rinforzo strutturale? R. Sono tantissimi. Se voglio rinforzare una struttura ci sono alcune motivazioni di base. Potrebbe essere degradata, si potrebbe volere un cambio di destinazione d’uso, oppure scegliere di adeguarsi normativamente. Un edificio degli anni ’60, infatti, non è più a norma con l’antisismica di oggi. D. Può citare qualche utilizzo particolarmente significativo delle soluzioni Ruregold e Laterlite? R. Ne cito subito uno con particolare gioia, perché rappresenta un po’ la ripresa dei lavori e si trova a Parma, la nostra città, che quest’anno è capitale della cultura. Si tratta della Chiesa di San Francesco del Prato, dove le colonne e i capitelli sono state rinforzate con la tecnologia Frcm Ruregold, con la fibra Pbo che presenta caratteristiche eccezionali. Il riempimento delle volte e il sottofondo al pavimento riscaldante è stato effettuato con un prodotto alleggerito, Lecacem Mini, fornito dal nostro stabilimento di Rubbiano (Parma). Mentre a Milano, prima del lockdown abbiamo eseguito un intervento su solai con prodotti sia Ruregold sia Laterlite. Lo stesso per una bella casa d’epoca a Rapallo (Genova), dove i solai sono stati consolidati con soluzioni Leca Laterlite e i muri con soluzioni Ruregold. D. Oltre la ristrutturazione degli edifici, l’Italia ha un grosso problema di adeguamento e manutenzione di viadotti e gallerie. Basti citare il recente caso di Aulla, senza contare il ponte Morandi. Qual è la situazione delle infrastrutture e come bisognerebbe intervenire? R. La situazione è figlia di anni di modesti investimenti in manutenzione ordinaria e straordinaria. Avendo tanti ponti e viadotti in cattive condizioni strutturali, è chiaro come possano accadere degli incidenti. A questo si lega molta demagogia: grandi proclami e pochi interventi. È una delle classiche soluzioni per rilanciare l’economia quella di costruire nuove infrastrutture. Ma bisogna tenere conto che dal momento in cui si parte alla fine dei lavori possono passare 15-17 anni. In Italia vale la pena iniziare a sistemare quelle che già ci sono e in parallelo di farne partire di nuove. Spero si trovino le risorse e che vengano spese bene per attività di rinforzo in questo comparto. Noi tutti ci auguriamo un piano di interventi pubblici e privati per la manutenzione straordinaria delle nostre infrastrutture.


D. Tecnicamente sono operazioni di estrema difficoltà oppure affrontabili in sicurezza? R. Esistono molte imprese specializzate e diverse tecnologie che permettono di lavorare in sicurezza. Nelle ultime settimane abbiamo organizzato una serie di webinar, sia con Rfi sia con Anas, dove è emersa la volontà di trovare delle soluzioni. Noi proponiamo una combinazione di tecnologie Laterlite, per cui si usano calcestruzzi e materiali alleggeriti, con le tecnologie Ruregold Frp e Frcm. D. Ogni governo promette di sbloccare gli investimenti pubblici, e poi tutto si ferma. Secondo lei cosa bisognerebbe cambiare? R. È una domanda estremamente difficile, a cui si rischia di dare una risposa qualunquista. Non ho mai capito se fosse un problema di soldi o di burocrazia, fatto sta che sono tanti anni che gli investimenti pubblici in infrastrutture continuano a ridursi e i tempi continuano a dilatarsi. E le complessità anche. So solo che le tonnellate di carta che dobbiamo fornire per un appalto supereranno presto le tonnellate di prodotto. In più, quando dicono che i cantieri dei lavori pubblici dovrebbero iniziare in un mese, significa che inizieranno tra un anno. In questa situazione non vedo un miglioramento. D. Dopo tutto quello che è successo, quali sono le vostre aspettative per il 2020? R. Gennaio e febbraio sono stati due mesi eccezionali, mentre a marzo l’azienda ha perso il 30%. Ad aprile abbiamo lavorato pochissimo e ora ci aspettiamo una ripresa graduale per maggio e giugno, fino ad arrivare a un livello di relativa stabilità. A che livello sarà la stabilità è molto difficile da dire perché dipende da tre fattori ignoti a tutti. Come andrà avanti il virus, come reagirà il tessuto economico italiano e quali saranno gli incentivi. Spero che da dopo l’estate si ritorni a un livello di lavoro non molto distante da quello del 2018-2019 (-5-10%), ma temo che questa crisi la pagheremo in qualche anno. C’è da dire però che si sono anche accelerati dei cambiamenti importanti. Per esempio, noi abbiamo portato avanti un’evoluzione aziendale molto veloce in termini di relazione web: abbiamo messo in piedi un sistema di Leca Smart Webinar, formazione smart con i rivenditori e Leca Smart Visit, ovvero delle visite virtuali per i promotori tecnici, con condivisione di documenti e presentazioni. Questo processo ha un riscontro molto positivo nel mondo della progettazione, già abituato a usare gli strumenti informatici e a stare in ufficio. Il modo di fare relazione e formazione verrà rivoluzionato, come lo smart working. Sicuramente la relazione fisica è impagabile e rimarrà. Però, per molte riunioni veloci, è inutile spendere tempo e soldi per spostarsi. Ci sono dei vantaggi evidenti, soprattutto per avvicinare il mercato alle sedi delle aziende in maniera efficiente: sarà una delle eredità positive che ci lascia questo periodo di lockdown.

Rinforzo strutturale a basso spessore con M icro Calcestruzzo

Rinforzo strutturale all’intradosso degli archi con sistema F rcm di Ruregold

Rinforzo di solaio con Connettore Chimico e Calcestruzzo CentroStorico Leca

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INTERMEZZO

FUTURO ANTERIORE

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ono 20 anni che Friedensreich Hundertwasser ci ha lasciato e un piccolo libro ci viene in soccorso per ricordarci la grandezza e la freschezza delle idee di questo grande artista austriaco che, con il suo operare, ha influito non poco sul pensiero e sul fare ecologico in architettura. I pensieri raccolti in queste pagine sono una dimostrazione di quanto le radici della sostenibilità siano profonde nella nostra cultura e di quanto siano antiche. In questa antologia ragionata le prime scritture appartengono al 1954, quando Hundertwasser ha appena 26 anni ed è ormai noto per le sue posizioni. I suoi primi lavori, che prendono vita a partire dal 1949, sono tutti un richiamo al rapporto tra Natura e Uomo, alla ricerca di un nuovo equilibrio di convivenza basato sulla semplicità e il riconoscimento dell’importanza dei cicli naturali. La sua arte, che tanto risente della lezione neobarocca e neobizantina di Klimt e della ricerca razionale e astratta di Klee, diventa un tutt’uno con i vari scritti manifesto che si susseguono a partire da un pensiero astratto la cui provocazione contro la cultura consumistica, che gli aveva fatto abbracciare una vita praticamente francescana, lo porta a ragionare anche sulle condizioni di vita proprie degli spazi umani. Spazi che Hundertwasser ci presenta come innaturali e assolutamente non logici. Prima ancora di diventare, suo malgrado, un’icona della cultura pop che tutto assimila, disintegra e omogenizza, il pensiero dell’austriaco inanella una serie di questioni che, partendo dalla filosofia della natura, si traducono in osservazioni utili alla coesistenza e si concretizzano in esempi reali, quando durante il suo percorso artistico si imbatte in architetti pronti a collaborare con lui per dare forma alle sue idee. Leggendo tutto d’un fiato i suoi pensieri si scopre di essere di fronte ad un grande intellettuale che ha saputo dare voce, con largo anticipo, al nostro futuro e che ancora ha molto da dirci sul divenire. La cosa più incredibile è che per ogni sua

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frase possiamo identificare un termine o un concetto che oggi ci è familiare, ma che all’epoca era sconosciuto o doveva essere ancora formalizzato dal pensiero scientifico. Quando nel 1981 Hundertwasser scrive «La casa deve essere una vera terza pelle per gli abitanti, una pelle che cambia costantemente e cresce organicamente, proprio come una pelle naturale» va da sé che non esisteva ancora il concetto di skin in architettura né quello di sostenibilità né tanto meno quello di materiali performanti… eppure in poche righe abbiamo la visione di tutto questo. Nel 1972, tanto per intenderci l’anno in cui esce il Rapporto Onu Our Common Future, l’artista aveva scritto «Per sopravvivere, ognuno di noi deve agire. Devi essere tu stesso l’autore del tuo ambiente. Puoi non aspettare un permesso o un’autorità» anche qui, parole profetiche che riportano alla mente il contenuto che sta alla base della Convenzione Europea del Paesaggio, che data 2000. Ancora, ripreso dallo scritto La casa non dovrebbe essere misurata secondo standard normali del 1980: «Questi negoziati di pace con la natura devono iniziare presto o sarà troppo tardi»… Inutile dire che non li abbiamo mai intrapresi. E, ancora, «Ogni albero aggiunto: un’ulteriore possibilità» pensiero estratto da Gli alberiinquilini sono gli ambasciatori delle foreste libere in città, datato sempre 1980. In tutte queste frasi ci sono principi e indicazioni che stanno tuttora alla base della ricerca e della pratica per migliorare le condizioni ambientali delle nostre città. Se poi teniamo conto che la figura dell’Albero-Inquilino (in tedesco Baummieter) nasce nei suoi lavori degli anni Sessanta, formalizzandosi poi nella sua opera omonima del 1973, ci rendiamo conto che ridurre questo talentuoso e profondo artista all’uomo che «ha piantato alberi nelle logge e nei terrazzi e faceva i pavimenti ondulati» come è avvenuto nell’Hundertwasser Haus di Vienna (1986), è un vero peccato. E che bisogna riscoprire la sua morale e l’importanza della sua preveggenza. Per costruire, in assetto con la Natura, il nostro futuro. (lmff )


Hundertwasser for Future, a cura di Lena Kiessler, con testi di Robert Hodonyi, Carolin Würfel, graphic design di Santiago da Silva, Hatje-Cantz Publishers, 2020, 144 pagine, 30 illustrazioni, euro 18,00. ISBN 9783775746984. info: www.hatjecantz.de

F. Hundertwasser, Le cinque pelli dell’uomo, 1998; pittogramma per il libro di Pierre Restany “Die Macht der Kunst: Hundertwasser, Der Maler-König mit den fünf Häuten“, © 2020 Namida AG, Glarus, Svizzera; courtesy Hatje-Cantz Publishers.

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F. Hundertwasser, Uccello che canta su un albero in città, 1951, © 2020 Namida AG, Glarus, Svizzera; courtesy Hatje-Cantz Publishers.

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F. Hundertwasser, Usa i mezzi pubblici - Salva la città, 1989, © 2020 Namida AG, Glarus, Svizzera; courtesy Hatje-Cantz Publishers.

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SPECIALE BIM pag.

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La piĂš antica protezione inventata dall'uomo: il tetto. Ma anche il piĂš moderno modo per regolare la temperatura, aumentare il comfort e trasformarsi in un sistema complesso. Magari grazie a una progettazione che corre sui bit digitali di un computer e si trasforma in un'architettura capace di offrire tanti vantaggi, il Bim. Due aspetti che approfondiamo oggi

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SPECIALE TETTO

TECNICA EDILIZIA

Tutti insieme OLISTICAMENTE

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La parola d’ordine per coperture di edifici ad alte prestazioni è l’integrazione di materiali e sistemi differenti. Obiettivo: raggiungere la massima sostenibilità e un'ottima efficienza di Gian Luca Brunetti, Politecnico di Milano

L

e coperture influiscono in modo sostanziale sulle prestazioni degli edifici e il dibattito su che cosa significhi alta prestazione per una copertura è molto serrato. Nella pubblicistica internazionale, in merito a questa definizione è oggi ricorrente il riferimento alle cinque E: Energy, Environment, Endurance, Economy, and Engineering, che può essere visto, in fondo, come un modo di ringiovanire il buon vecchio concetto dell’integrazione olistica. Dell’integrazione, cioè, che si sviluppa nella consapevolezza, condivisa e condivisibile, che tutto sia interrelato: per esempio, la questione energetica alla riduzione dei fabbisogni e allo sfruttamento delle energie rinnovabili, della sostenibilità alla riduzione dell’energia incorporata e alla chiusura dei cicli, della

Cool roof presso l’Experimental Breeder Reactor-I, Atomic Museum, Arco (Idaho Falls), Idaho, USA (Foto: Idaho National Laboratory, 2010, licenza Creative Commons). A sinistra, copertura fotovoltaica ventilata della costruzione realizzata dal Team Ontario per Solar Decathlon 2013 (Foto: U.S. Department of Energy Solar Decathlon, 2013, licenza Creative Commons.)

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TECNICA EDILIZIA

durabilità a quella della manutenzione e del riuso, dell’economia a quella della fattibilità, dell’appropriatezza tecnica a quella dell’affidabilità. BERSAGLIO MOBILE Occorre però anche considerare che quello che si intende per alta prestazione non può che essere un bersaglio mobile. Le aspettative di prestazione, infatti, sono destinate a evolversi continuamente, seppure in direzioni caratterizzate da margini di incertezza notevoli, dovuti al fatto che gli scenari futuri dipendono da innovazioni tecniche ancora a venire. Le linee di sviluppo dell’innovazione nel campo delle coperture appaiono in questo momento ancora proiettate su direzioni di indirizzo consolidatesi negli ultimi due o tre decenni, quali il superisolamento termico, l’illuminazione naturale, la ventilazione naturale, la riduzione dell’energia incorporata, la produzione energetica, l’integrazione di sistemi vegetati, la raccolta e la depurazione/filtraggio dell’acqua piovana, le configurazioni ventilate, microventilate e/o aerate, e lo sfruttamento degli isolamenti riflettenti. Ed è possibile constatare che l’integrazione olistica giochi un ruolo fondamentale nella maggior parte di esse. La linea di innovazione più recente è quella dei cosiddetti cool roof, coperture caratterizzate da manti a bassa assorbanza solare e ad alta emittanza termica per la riduzione dei carichi termici estivi e dell’effetto isola di calore urbana (da non confondersi con quelli che in italiano si definiscono tetti freddi, ventilati), che si è comunque rivelata straordinariamente compatibile e non-disruptive rispetto all’integrazione con altre linee di indirizzo. VENTILAZIONE A riprova del ruolo determinante dell’integrazione nei processi di innovazione per l’alta prestazione nelle coperture, è interessante focalizzare l’attenzione su quello che è stato uno dei cavalli di battaglia di tali processi negli ultimi anni: la ventilazione degli involucri di copertura. E in particolare su: a) alcuni indirizzi di semplificazione costruttiva connessi alla ventilazione del superisolamento termico; b) alcuni esiti dell’integrazione della possibilità di diffusione del vapore negli isolanti riflettenti; c) alcuni esiti dell’ibridazione tra tecnologie per la trasparenza e strategie di ventilazione delle coperture.

Soluzioni per la ventilazione di coperture inclinate superisolate (Autore: Gian Luca Brunetti)

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SEMPLIFICAZIONE COSTRUTTIVA La necessità di semplificazione costruttiva per il superisolamento termico nasce dall’esigenza di trovare risposta ai principali svantaggi del superisolamento stesso, tra cui l’abbondante uso di materiale e la tendenza alla complessificazione tecnica. Come alternativa


Tenda con copertura in isolamento riflettente ad alte prestazioni (Foto: U.S. Air Force Master Sgt. Christopher Campbell, licenza Creative Commons)

Schemi di impiego di materassini isolanti sottili, riflettenti, e permeabili al vapore (grigio chiaro) abbinati a materassini isolanti convenzionali (giallo) o a materassini sottili impermeabili al vapore (grigio scuro) in coperture inclinate

alla soluzione convenzionale degli ordini lignei incrociati nello spessore del termoisolante, si segnala oggi una interessante tendenza (in particolare nel campo della costruzione a basso costo) alla semplificazione attraverso l’utilizzo di soluzioni a travi reticolari leggere sia impiegate in soluzioni a sottotetto ventilato, sia impiegate in soluzioni ventilate in falda abbinate a grandi spessori isolanti. DIFFUSIONE DEL VAPORE La progressiva decrescita dei prezzi dei materassini isolanti sottili basati sull’impiego di fogli riflettenti separati da strati di fibra di vetro rende sempre più vantaggiosa la soluzione dell’isolamento riflettente e ne incoraggia l’uso e la sperimentazione. Ma fino a tempi recenti questo utilizzo si è arrestato di fronte al fatto che i materassini isolanti riflettenti, basati sull’impiego di fogli metallici, hanno la vocazione di barriere al vapore e tendono pertanto (nei climi temperati e freddi) a essere utilizzati in vicinanza della faccia interna degli involucri edilizi. Come alternativa a questo tipo di utilizzo, si segnala oggi la comparsa sui mercati internazionali di materassini isolanti riflettenti permeabili al vapore, idonei a essere utilizzati verso gli strati esterni delle coperture. La conduzione di sperimentazioni a basso costo nelle quali comuni materassini riflettenti impermeabili al vapore sono accostati senza nastratura in prossimità degli strati esterni delle coperture può ottenere aerazione

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Combinazione di materassini isolanti sottili, riflettenti, messi in opera a giunti non nastrati nello strato esterno di una copertura di un edificio autocostruito a Redmond, Australia (Foto: Brett and Sue Coulstock, 2012, licenza Creative Commons)

La doppia copertura in vetro della Union station di Toronto (Foto: Alex Laney 2019, licenza Creative Commons)

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e riduzione della pressione di vapore attraverso i criteri di messa in opera, anziché attraverso le caratteristiche dei componenti. IBRIDAZIONE TRA TECNOLOGIE L’ibridazione delle tecnologie per la trasparenza con strategie per la movimentazione dell’aria ha reso consueto l’utilizzo dei materassini di Etfe mantenuti in pressione attraverso pompaggio. Un altro trend

interessante derivante dalla combinazione di strategie di ventilazione e tecnologie per la trasparenza è costituito dalla crescente applicazione della ventilazione in coperture orizzontali vetrate a giunti aperti organizzate in doppio strato, con cavità ventilata visitabile per la pulizia e per la manutenzione. In queste situazioni, l’involucro ventilato diviene una cavità visitabile di scala adeguata ad incorporare i sistemi strutturali e a rendersi visibile alla scala urbana.

La cupola in cuscinetti di ETFE presso lo zoo di Omaha, Nebraska, USA (Foto: Collinulness 2012, licenza Creative Commons)

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SPECIALE TETTO

BRIANZA PLASTICA

Più comfort NELLA NATURA Nuova coibentazione per la copertura di Villa Germaine ad Ariccia, riqualificata con il sistema termoisolante Isotec Xl Plus, prestazionale e veloce, a secco e con i coppi originali di Giovanni Argento

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illa Germaine è una residenza di particolare pregio, adagiata nel contesto paesaggistico della campagna romana, all’interno del comprensorio viticolo dei Colli Albani. Edificata nel secolo scorso come residenza di campagna del conte di Carrobio, la villa esprime con eleganza e armonia un gusto neoclassico che ben interpreta il rapporto del costruito con la terra e la natura circostante. Recentemente restaurato, il complesso è oggi adibito a struttura ricettiva. Nello specifico, sulla copertura è stato effettuato un intervento di ristrutturazione mirato principalmente a dotare la struttura di una migliore coibentazione, di cui era del tutto priva.


I coppi presenti, in buono stato di conservazione, sono stati accuratamente rimossi e riutilizzati quasi totalmente per il rivestimento del nuovo pacchetto di copertura. ISOLAMENTO E VENTILAZIONE Una delle principali problematiche del tetto era l’assenza di isolamento termico e di ventilazione, causa questo di formazioni di muffe sotto il rivestimento e di invasione di vegetazione fra i coppi, che oltretutto tendevano a cedere, scivolando verso il basso per l’assenza di naselli che li trattenessero in posizione. Il progettista, l’architetto Roberto Mazzer, partendo da tali premesse si è orientato da subito verso una soluzione che affiancasse a ottime prestazioni termoisolanti anche un’adeguata ventilazione, trovando in Isotec una risposta efficace, completa, altamente prestazionale e veloce da posare. Il poliuretano di cui è fatto il pannello si sposa con la natura massiva della struttura in laterocemento del solaio, raggiungendo un rendimento eccellente in inverno. Al tempo stesso la ventilazione sottotegola, che si attiva grazie al correntino asolato solidale al pannello Isotec, permette in estate la dispersione del calore in eccesso e la rapida asciugatura di eventuale umidità di condensa, mantenendo l’intradosso del manto di copertura sempre asciutto e, quindi, in condizioni ideali a preservarne l’elevata durabilità nel tempo.

L’INTERVENTO L’intervento è iniziato con lo smontaggio e accantonamento dei coppi per successivo riutilizzo, seguiti dalla posa del sistema Isotec XL Plus di Brianza Plastica, nello spessore 80 millimetri e passo 32 centimetri, scelto in funzione della misura dei coppi. La sequenza di posa è partita, come previsto, dalla gronda, dove è stato fissato un listone di contenimento in legno, che assolve anche la funzione di primo punto di bloccaggio del canale. Successivamente è stata fissata la prima fila di pannelli, procedendo per file successive dalla gronda verso il colmo. Dato il riutilizzo dei coppi di recupero privi di nasello, si è scelto di impiegare apposite staffe ferma-coppo di canale. Inoltre sono stati applicati i listelli aerati di gronda Isotec XL con pettine parapasseri. Particolare cura è stata dedicata ai numerosi punti di collegamento e giunzione con i corpi emergenti dalla copertura (canne di esalazione, comignoli) e con le pareti laterali, anche dalla forma stondata. Gli elementi emergenti sono stati raccordati con lo strato isolante del sistema Isotec mediante l’utilizzo della schiuma poliuretanica, rivestita con nastro di alluminio butilico, completando le protezioni con una «V» rovesciata a monte del camino.

Sopra, Villa Germaine. Nella pagina a fianco, la soluzione Isotec XL Plus di Brianza Plastica

A REGOLA D’ARTE Per la realizzazione a regola d’arte di tutti i dettagli

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BRIANZA PLASTICA

FACILITÀ ESECUTIVA Il sistema Isotec è stato apprezzato dall’impresa edile Fabrizi Lucio che ha eseguito l’opera, alla prima esperienza con questo sistema. «La facilità esecutiva, l’intuitiva modalità operativa, la leggerezza e la completezza del sistema sono stati un grande valore aggiunto per noi che usavamo Isotec per la prima volta», spiega Lucio Fabrizi, titolare dell’azienda di costruzione. «Sulla carta era un lavoro piuttosto lungo, caratterizzato da un procedere falda per falda, per realizzare un lavoro accurato, privo di ponti termici, con un allineamento perfetto dei coppi», continua Fabrizi. «La preziosa consulenza dell’architetto Luca Furia, funzionario tecnico di Brianza Plastica, ci ha facilitato il compito illustrandoci direttamente in cantiere la risoluzione dei nodi più critici della posa». Il risultato finale, realizzato in poche settimane, è un tetto isolato, ventilato, protetto e duraturo, posato completamente a secco e rivestito con una copertura in coppi tradizionali ben fissati e allineati, che dona all’insieme un’armonia estetica di grande eleganza e agli ambienti sottotetto il massimo del comfort termico in tutte le stagioni dell’anno.

Per la realizzazione dei dettagli di posa sono stati utilizzati gli accessori forniti a completamento del sistema Isotec

della copertura sono stati utilizzati gli accessori del sistema Isotec, forniti a completamento del sistema. In prossimità del colmo, il faldale è completato con un pannello sagomato a misura secondo la necessità dimensionale e dotato di un correntino aggiuntivo apposito da fissarsi in prossimità del colmo attraverso il pannello alla struttura. Sono state poi utilizzate le staffe di colmo e un sottocolmo in zinco-piombo su cui vengono appoggiati gli appositi coppi. I punti di giunzione sul colmo fra i pannelli sono sigillati con schiuma poliuretanica e nastro in alluminio butilico. Lungo le linee di compluvio, colmo e displuvio, si è compensato con schiuma poliuretanica estrusa i vuoti conseguenti ai tagli irregolari dei pannelli per evitare ponti termici, impermeabilizzando, successivamente, con nastro di alluminio butilico la zona precedentemente schiumata. Lungo queste linee è stata tagliata una porzione della parte superiore del profilo metallico per consentire la stesura in continuo del nastro di impermeabilizzazione delle converse e dei colmi inclinati.

LA SCHEDA Intervento: rifacimento copertura edificio storico Ubicazione: Ariccia (RM) Progettista: Arch. Roberto Mazzer Impresa realizzatrice: Impresa Edile Fabrizi Srl Isolamento coperture: sistema Isotec XL Plus spessore 80 mm – passo 32 cm Superficie di copertura isolata: 700 mq Rivestimento copertura: coppi

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SPECIALE TETTO

XT INSULATION

Temperatura ok SU MAXI SUPERFICI I feltri in lana di vetro proposti dall’azienda specializzata in soluzioni per l’isolamento sono adatti alle coperture di magazzini e capannoni industriali. Sono semplici e veloci da applicare

di Franco Saro

PRIMA

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U

n adeguato isolamento è prezioso non solo nella propria abitazione. In molti casi, per esempio, una minor dispersione energetica unita a minore inquinamento acustico sono due fattori rilevanti sul luogo di lavoro, dove oltre un certo limite i disagi provocati dalla produzione o dal semplice alternarsi delle stagioni sono prescritti per legge. Se le norme vengono rispettate, infatti, la temperatura equilibrata, unita al benessere acustico, possono incidere positivamente sul comfort dei lavoratori e sul risparmio energetico. Due aspetti che sono ben presenti nel target di XT insulation, che ha soluzioni dedicate anche agli edifici di tipo produttivo. Magazzini e capannoni prefabbricati industriali, infatti, sono caratterizzati da una superficie complessiva di copertura che normalmente è nettamente superiore a quella delle pareti esterne. E il problema dell’isolamento termico e del conseguente risparmio energetico si concentra soprattutto in questa parte del fabbricato, che assume la funzione di vera e propria barriera.


LA SOLUZIONE I feltri in lana di vetro proposti da XT insulation rappresentano la soluzione per l’isolamento delle grandi superfici. Grazie alle loro proprietà elastiche, i prodotti in lana di vetro possono essere compressi fino a dieci volte il loro ingombro durante la fase di imballaggio e pallettizzazione, consentendo di ridurre notevolmente i costi legati ai trasporti e alla movimentazione in cantiere del materiale isolante. Questo si traduce, a parità di prestazioni isolanti e di superficie da isolare, in un minor numero di camion in transito, con riduzione del costo sia in termini economici che ambientali e in una logistica più snella e facile da gestire. In cantiere la movimentazione è più rapida e semplice: ogni rotolo, facilmente trasportabile da un singolo operatore, è in grado di isolare vari metri di copertura, accelerando e semplificando le fasi di posa. La riduzione dei volumi consente anche di minimizzare le problematiche di stoccaggio del materiale in cantiere o presso i propri magazzini. Inoltre, i feltri in lana di vetro sono prodotti standard, sempre disponibili in un ampio range di spessori. La posa può avvenire sovrapponendo spessori diversi, consentendo, teoricamente, di raggiungere qualsiasi spessore. LE CARATTERISTICHE L’elasticità della lana di vetro rende la posa rapida su tutte le superfici, piane o curve che siano e consente di compensare le imprecisioni dimensionali che inevitabilmente appartengono alle strutture in cemento armato. Un materiale rigido non deformabile porta alla formazione di spazi non isolati e quindi di ponti termici che, se non trattatati efficacemente, comportano perdite di efficienza

DOPO

Il tetto di un capannone coibentato con i feltri in lana di vetro. Sopra, i feltri in lana di vetro proposti da XT insulation

dell’isolamento e possono generare fenomeni di condensa superficiale. Inoltre, la lana di vetro è dimensionalmente stabile, incombustibile (nella versione senza rivestimenti), traspirante, fonoassorbente. La gamma di feltri in lana di vetro offerta da XT insulation si compone di tre tipologie di prodotto: Il feltro leggero Rollo 4+, caratterizzato da una conducibilità termica λD = 0,044 W/m·K, disponibile nelle versioni senza rivestimento e con carta kraft (avente funzione di freno al vapore). Il feltro Ibr 4+, caratterizzato da una conducibilità termica λD = 0,039 W/m·K, disponibile nelle versioni senza rivestimento e con carta kraft (avente funzione di freno al vapore). Infine, il feltro Evo 4+, caratterizzato da una eccellente conducibilità termica pari a λD = 0,035 W/m·K.


SPECIALE BIM

TECNOLOGIA

Bim, la difficile TRANSIZIONE

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Il Building Information Model è sempre più richiesto nei bandi della Pubblica amministrazione. Ma in Italia stenta ad affermarsi, perché manca la necessaria consapevolezza di Michele Carradori (Bis-lab-Gruppo Contec), e Stefano Savoia (Contec Ingegneria-Gruppo Contec)

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l processo di produzione edilizia presenta alcune rilevanti singolarità che lo distinguono nettamente da quella manifatturiera. In questa, infatti, rimangono in capo all’azienda produttrice sia il controllo del processo, soggetto centrale della filiera che coordina sia la progettazione, sia la produzione in funzione dell’utenza, riuscendo talvolta a influenzarne le reali necessità. Nella produzione edilizia, invece, accade tipicamente «che intervengano in forma distinta, sullo stesso processo, un soggetto committente, un soggetto progettista, un soggetto costruttore ed infine un soggetto utente, tutti distinti tra loro con una difficile attività di coordinazione in genere sottovalutata» (Gottfried A., Di Giuda G. M., Ergotecnica Edile, Esculapio, Bologna, 2011). Questa storica complessità del processo è ormai opinione comune possa essere semplificata (in alcune ottimistiche visioni, superata) da una evoluzione digitale del comparto, spesso circoscritta nell’acronimo Bim, Building Information Modeling. EVOLUZIONE STORICA Il concetto di Bim, negli anni, è andato incontro a revisioni anche sostanziali. Con una forse semplicistica revisione storica degli episodi che hanno fatto del Bim uno degli argomenti oggi più dibattuti nel piccolo-grande universo delle costruzioni, la grande diffusione del termine può essere fatta risalire al 2002, alla pubblicazione di un white paper da parte di Autodesk, software house californiana. Tuttavia, non fu un’invenzione né dal punto di vista concettuale, né da quello lessicale, se è vero, com’è vero, che nel 1992 van Nederveenand e Tolman avevano già parlato di Building Information Model e, ancor prima, nel 1996, Aish di Building Modeling. Addirittura precedenti sono le ricerche di Eastman, che con il suo Building Description System del 1974 si è inconsapevolmente guadagnato la palma di padre putativo del Bim, o l’intuizione di Englebart nel 1962. Più recentemente è stata probabilmente la pubblicazione delle norme tecniche Bsi britanniche (2013) e il programma definito dal governo inglese in ottica di

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TECNOLOGIA

Riassunto della brillante intuizione, ormai molto distante nel tempo, di Douglas C. Englebart. Curioso il fatto che non sia comunque la cosa per cui è maggiormente ricordato: a lui si deve, infatti, la prima versione dell’odierno mouse, che nella foto tiene in mano

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implementazione Bim ad accendere l’interesse degli addetti ai lavori su questa tematica, che già nel contesto nordamericano contava esperienze concrete e tentativi di standardizzazione dei processi. ANNI SETTANTA In Italia, invece, i primi sforzi che possono essere ragionevolmente ascritti a un tentativo di standardizzazione del processo edilizio, a cui i principi del Bim evidentemente rimandano, risalgono alla fine degli anni Settanta. La necessità è emersa in relazione all’impulso di industrializzazione del settore finalizzato a risolvere l’emergenza abitativa di quegli anni. Sono stati studiati sistemi di classificazione dell’informazione tecnica e criteri di unificazione del linguaggio, approdando alla pubblicazione, nel 1981, della nota norma Uni 8290, ancora in vigore. La norma rappresenta il primo importante tentativo italiano per orientare la produzione edilizia verso un sistema normativo esigenziale-prestazionale che superasse la regola d’arte a favore di un approccio industriale alla produzione. Sono stati, tuttavia, i riferimenti contenuti nel Codice degli Appalti dell’aprile 2016 (conseguenza della precedente Direttiva Europea 2014/24/Eu), il relativo decreto ministeriale attuativo (n. 560 del dicembre 2017) e la pubblicazione delle integrazioni all’esistente norma Uni 11337 (a partire dal gennaio 2017) ad avere animato in maniera decisiva il dibattito attorno alla digitalizzazione delle costuzioni così come la intendiamo oggi. Risalgono invece al 2018 le parti 1 e 2 della norma tecnica Iso 19650, grazie alla quale è stata avviata la definizione di principi condivisi a livello internazionale in tema di «Organization and digitization of information about buildings and civil engineering

works». È, infine, recentissimo l’accolgimento da parte di Uni della norma Iso 16739-1 del 2018, inerente l'ultima versione ufficiale dello standard Ifc, un progetto nato già a metà degli anni Novanta per permettere la condivisione dei dati in formato aperto nell’industria delle costruzioni. Un tema, quello dell’interoperabilità, dirimente e in parte ancora irrisolto, ma di cui Ifc oggi costituisce la soluzione più convincente quando si parla di Building information model. L’ACCENTO L’originale interpretazione dell’acronimo Bim, comprensibilmente, tendeva a porre l’accento sulla M di Modeling, focalizzando quindi l’attenzione sull’utilizzo di modelli informativi tridimensionali del progetto allo studio, in luogo dei tradizionali elaborati Cad, pur già digitali. Tale aspetto è ancora assolutamente centrale quando si parla di Bim e porta a definire un Building Information Model come la simulazione digitale, ad oggetti, parametrica e relazionale di un’opera. La più relativamente recente tendenza nel riconoscere nella I di Information l’aspetto nodale dell’innovazione che il Bim propone, ha fatto sì che, oggi, utilizzando l’acronimo Bim si faccia riferimento a una modalità di gestione del processo edilizio che si concentra sulla definizione e la regolamentazione dei processi informativi relativi al progetto e che, evidentemente, arrivano ad interessare direttamente anche i modelli informativi. In questo senso il ruolo, per esempio, dei Common data environment, o Ambienti di condivisione dei dati, è paradigmatico. IL MERCATO ITALIANO Disporre di indicatori esaustivi per dire quale sia l’attuale stadio di implementazione della metodologia


Bim, in Italia, non è semplice. Uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per cercare di dare una risposta a questa domanda è il report che Oice annualmente pubblica circa l’andamento delle gare contenenti requisiti Bim. Infatti, sebbene il report consideri unicamente il mercato pubblico e i bandi di servizi di ingegneria e architettura, lo spaccato che ne scaturisce è facile immaginare che non si discosti di molto da quello privato. Attraverso una lettura comparata dei report, Oice mostra come si assista a un costante incremento del numero di «bandi Bim» relativi a servizi di ingegneria e architettura, sintomo che il desiderio/necessità di virare verso questa metodologia operativa si sta progressivamente diffondendo presso la Pubblica amministrazione. FIGURE PROFESSIONALI In particolare, delle 487 procedure rilevate nel 2019, 478 hanno riguardato servizi di ingegneria e architettura (con una netta prevalenza, numerica e di importo, dei servizi di progettazione superiore all’80%), sette appalti integrati e due project financing. Al contempo, tuttavia, è opportuno segnalare come i bandi Bim rappresentino rispettivamente solo l’8% e il 19,7% del numero e dell’importo complessivo del totale di quelli relativi a servizi di ingegneria e architettura, segno che la maggior parte delle procedure ancora non richiede di approcciare i servizi richiesti secondo tale metodologia. Accanto a una lettura quantitativa dei dati risulta imprescindibile affiancarne una qualitativa, più complessa, ma che lo stesso report Oice propone. In questa sede ci si limita a riportare il dato secondo cui solo il 23% dei 487 bandi Bim rilevati prevedesse un capitolato

informativo, evidenza che getta più di qualche ombra sulla consapevolezza dell’ente banditore all’atto della richiesta. Nel frattempo, sul tema delle nuove figure professionali correlate all’introduzione della metodologia Bim (Bim manager, coordinator, specialist e Cde manager), dopo la pubblicazione della norma Uni 11337-7 sui «requisiti di conoscenza, abilità e competenza» di tali figure, è presumibile che si assisterà ad un’ulteriore accelerata nel mercato delle certificazioni professionali a seguito della pubblicazione della PdR UNI 78 del 2 marzo 2020 sollecitata da Accredia. POCHE REALTÀ Tuttavia, la sensazione generale resta comunque quella per cui una declinazione della metodologia Bim che sia realmente assimilabile a quella che la teoria veicola sia appannaggio ancora di poche ed evolute realtà, principalmente rintracciabili nelle più importanti committenze, imprese di costruzioni e organizzazioni che si occupano di servizi consulenziali e di progettazione. I casi in cui il processo edilizio è gestito con quella che chiamiamo la «maniera tradizionale», sono ancora numerosissimi. E anche in quelli che, in questo transitorio, riteniamo meritevoli dell’appellativo di progetto Bim capita di frequente che l’affaire Bim venga demandato a consulenti specialistici, allontanando le questioni relative alla gestione digitale dei processi informativi dai centri decisionali che determinano il progetto. In simili scenari il Bim rischia di tradursi in un esercizio di stile che può solo generare disaffezione nei soggetti che per la prima volta entrano in contatto con questa metodologia.

Andamento mensile del numero dei bandi Bim per servizi di ingegneria e architettura dal luglio 2015 al dicembre 2019 (fonte: indagine Oice sul Bim 2019)

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IL RUOLO DEI PROFESSIONISTI Il tema della diffusione capillare del Bim sia in senso orizzontale (ovvero fra i diversi soggetti coinvolti in un singolo processo edilizio), che verticale (cioè in maniera indipendente dal rango del soggetto coinvolto) è ancora del tutto aperto. Rispetto a quest’ultimo aspetto, in particolare, spesso si dibatte sulla dimensione che il singolo professionista o il piccolo studio di progettazione potrà assumere. Se, infatti, l’argomento prevalente in ordine all’approccio digitale consiste nella considerazione che questo debba necessariamente essere affrontato mediante metodi e processi multidisciplinari, è altresì evidente come tale argomento sia tradizionalmente poco affrontato nel nostro Paese, condizionato dal perdurante individualismo delle libere professioni. Si veda, per esempio, la frammentazione dei circa 70 mila studi di architettura nel nostro Paese, che impiegano in media quattro addetti, 1,5 soci, un dipendente non architetto, 0,2 dipendenti architetti e 1,4 collaboratori con partita Iva, secondo l’Osservatorio Cnappc con Cresme. Il ragionamento attorno al fatto edilizio, quale espressione di un processo articolato e complesso, dovrebbe trovare nella centralità della fase del progetto una spinta forte e convinta all’innovazione da parte delle strutture di progettazione. Invece le micro strutture di progettazione di cui è massimamente composto il nostro tessuto professionale presentano nel loro ambito le stesse criticità dell’intero processo, riconducibili nell’essenza alla frammentazione dei singoli operatori, che intervengono con la loro specialità in modo puntuale e, solitamente, non integrato all’insieme.

L’immagine è una vista prospettica di un modello informativo del Palazzo del Podestà di Mantova, per il restauro del quale Contec Ingegneria ha agito come consulente per la progettazione strutturale. Il modello è stato prodotto da Chiara Esposito, Anna Mason e Damiano Ricca nell’ambito della loro tesi sviluppata all’interno di una collaborazione fra l’Università degli Studi di Padova e Contec Ingegneria

IL CONCETTO DI GESTIONE Sono poco o per nulla diffusi nella cultura professionale media i fondamentali concetti di sistema di gestione (con riferimento, per esempio, alla norma Uni En Iso 9001), project management (con riferimento, ad esempio, alla norma Uni Iso 21500), gestione del rischio (con riferimento, per esempio, alla norma Uni Iso 31000). In questo senso, la via per la digitalizzazione e l’implementazione della metodologia Bim, in qualsiasi contesto, si crede non possa non passare da un preliminare intervento di organizzazione, quale elemento imprescindibile al suo utile ed efficace impiego nei processi legati al settore delle costruzioni. L’inclusione puntuale dei singoli professionisti e delle loro competenze specialistiche (che pure dovranno certamente essere integrate quantomeno dal punto di vista strumentale), nei processi standardizzati che organizzazioni strutturate sono in grado di mettere in campo, piuttosto che l’associazione di studi professionali in compagini multidisciplinari, possono essere due scenari per abilitare l’evoluzione a cui tutti i professionisti delle costruzioni saranno, presto o tardi, chiamati.

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di una modellazione accurata quando è richiesto di restituire volte, muri fuori piombo, stati di degradi, interventi di risanamento, eccetera. Su quest’ultimo punto la discussione si può declinare (al fine di semplificarla) concentrando l’attenzione sulla definizione del livello di dettaglio geometrico che è economicamente vantaggioso ottenere nei modelli. L’ipotesi di una restituzione geometrica semplificata, accompagnata da informazioni puntuali restituite attraverso parametri, riferimenti a documenti esterni, fotografie e i rilievi anche estremamente dettagliati che le avanzate tecnologie, ormai ampiamente diffuse, consentono, sembra poter essere una soluzione convincente e attuabile. Sulle carenze informative, invece, per quanto le complessità risultino evidenti, non si riesce a immaginare una soluzione più appropriata di quella che il Bim propone. Solo operando in un’ottica di sedimentazione delle informazioni riguardanti il bene costruito in un archivio informativo che ne consenta la conservazione e il successivo riutilizzo, infatti, si può confidare in uno scenario diverso quando su quello stesso bene si dovrà intervenire nuovamente. E tale assunto acquista tanto più significato quanto più il bene in considerazione presenta un valore storico-culturale.

L’immagine è una vista sezionata dello stesso modello informativo del Palazzo del Podestà di Mantova, sulla quale vengono evidenziate alcune delle informazioni che vi sono state incluse o correlate relativamente agli elementi costituenti il manufatto, al suo quadro fessurativo e alle indagini su di esso eseguite. Il modello è stato prodotto da Chiara Esposito, Anna Mason e Damiano Ricca nell’ambito della loro tesi sviluppata all’interno di una collaborazione fra l’Università degli Studi di Padova e Contec Ingegneria

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AMBITO DI APPLICAZIONE Altro tema sul quale ancora non si è riusciti a convergere a un’opinione comune riguarda la natura dei progetti che si prestano a essere gestiti secondo metodologia Bim. In particolare, se essa possa essere applicata solo a progetti di nuova costruzione o anche sull’esistente. L’opinione diffusa che porta a ritenere difficilmente valicabili le complessità correlate all’adozione del Bim su opere esistenti muove in parte dall’originale ambito di applicazione della metodologia, la nuova costruzione. Ma, soprattutto, le perplessità sono probabilmente da ascrivere ad altre due ragioni: le carenze informative sullo stato di fatto con le quali puntualmente ci si scontra ogni qual volta ci si trova a progettare e costruite su un tabula non rasa. Le maggiori complessità

LA QUALITÀ COME DRIVER In questo contributo non sono stati trattati specificamente alcuni dei vantaggi tangibili che la gestione digitale delle informazioni attraverso il Bim consentono di ottenere. Si segnala, tuttavia, come dopo un iniziale momento in cui si sia cercato di motivare la necessità del cambiamento provando a dimostrare, talvolta affannosamente, l’evidenza di un vantaggio economico, oggi si propenda per una lettura diversa. Appare ormai evidente che la più convincente motivazione per la quale sia agibile affrontare un simile cambio di approccio consista in un miglioramento della qualità del servizio offerto. Specie per chi si occupa di progettazione, adottare la metodologia Bim nell’ottica di perseguire un aumento della produttività o un risparmio nell’utilizzo delle risorse rischia fortemente di tradursi, nel breve periodo, in una cocente delusione. Chi ha già affrontato questo cambiamento ha già avuto modo di confermarlo. I vantaggi economici correlati all’utilizzo del Bim si manifestano infatti con riferimento all’intero processo edilizio e non sono parimenti riconducibili a ciascuna delle fasi dello stesso. Il compito in capo ai progettisti, che tutto è fuorché banale e immediato, è individuare fra gli strumenti che la metodologia mette a disposizione prassi operative efficaci, in grado di far percepire al cliente il valore aggiunto e farlo quindi partecipare all’investimento di cui, gioco forza, deve farsi carico.


servizi per l’evoluzione digitale nelle costruzioni

formazione e consulenza in materia di BIM ● redazione di Capitolati Informativi (UNI 11337) validazione di modelli BIM ● definizione di linee guida aziendali analisi di Capitolati Informativi ● redazione di offerte e piani di Gestione Informativa (UNI 11337) BIModel Management ● ricerca e sviluppo ● supporto tecnico nell’attività di software selection modellazione BIM multidisciplinare ● modellazione di prodotti edili ed arredi www.gruppocontec.it | info@gruppocontec.it www.bis-lab.eu | info@bis-lab.eu

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SPECIALE BIM BIM SPECIALE

CALCESTRUZZI

Pavimentazioni IN LIBRARY

Prodotti formato Building Information Modeling. L’azienda è online per facilitare la progettazione, con i suoi oggetti digitali, in formato ArchiCad e Revit di Giacomo Casarin

D

a oggi è più facile progettare una pavimentazione Bim: Calcestruzzi presenta la propria libreria Building Information Modeling per le superfici in calcestruzzo. Infatti, il principale operatore in Italia nel campo del calcestruzzo preconfezionato rende disponibili oggetti digitali all’interno del portale www.bimobject.com. Grazie a questa library è possibile una progettazione in 2D e 3D (sia in formato Revit che ArchiCad), così come l’utilizzo delle possibili texture superficiali e colorazioni. Si tratta di una soluzione che permette al progettista di scegliere la pavimentazione corretta fin dalle fasi iniziali, evitando cosi errori e/o cambi in fase esecutiva, con una conseguente riduzione di tempi e costi. ESPERIENZA E INNOVAZIONE Le possibilità disponibili rispecchiano il know-how che Calcestruzzi ha acquisito in questi anni nel settore delle pavimentazioni e che ha portato la società a realizzazioni di eccellenza, come il Parco della Biblioteca degli Alberi a Milano, nonché a un gran numero di referenze in tutta Italia. Questo anche grazie all’operatività della business unit i.build, che propone un nuovo approccio per la realizzazione di pavimentazioni in opera: dalla collaborazione nella fase progettuale alla scelta dei materiali, dalla finitura superficiale fino alla posa in opera in cantiere. Un altro punto di forza? Calcestruzzi si avvale delle attività di ricerca e innovazione e dei cementi messi a disposizione da Italcementi. PRODOTTI BIM Ma che cosa è disponibile su www.bimobject.com? Il primo prodotto è i.idro Drain, per i sistemi di pavi-

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mentazioni in opera, a elevata capacità drenante per pavimentazioni continue. Caratterizzato dalla presenza di pori interconnessi che generano una permeabilità diffusa tale da consentire lo smaltimento di grandi volumi d’acqua, la soluzione è indicata per realizzare camminamenti, parcheggi, strade secondarie, piste ciclabili, ove possibile combinare al drenaggio un aspetto estetico pregevole e, grazie alla maggiore riflettanza del calcestruzzo, un sensibile abbattimento del fenomeno «isola di calore». Poi, c’è i.tech Cargo, la soluzione per la realizzazione di pavimentazioni semi flessibili ad altissima resistenza meccanica, con elevata sopportazione alla compressione e alle aggressioni chimiche, a solventi e idrocarburi. Ancora: i.design Mosaico è la soluzione per pavimentazioni architettoniche per esterno con una finitura che coniuga l’eleganza dell’aspetto estetico con la stabilità e la sicurezza per chi ci cammina, la resistenza alle intemperie e la facilità di posa a costi contenuti. E, infine, i.clime Paviscreed è il calcestruzzo per isolamento termico di massetti e altre soluzioni tradizionali a prestazione specifica, in grado di fornire un risultato ottimale alle diverse tipologie di sollecitazioni che gravano su una pavimentazione industriale.

Calcestruzzi per pavimentazioni architettoniche


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SPECIALE BIM

GRANITECH

Rivestimento ASSICURATO L’azienda specializzata in pannelli ceramici coinvolta nel processo digitale per la realizzazione della nuova sede operativa di UnipolSai a Milano. Con facciata ventilata Ghv, lastre in gres e trattamento Active

di Giacomo Casarin

Sopra, la nuova sede di UnipolSai a Milano. A fianco, dettaglio del sistema di facciata, in cui le lastre sono trattenute meccanicamente da clip realizzate nello stesso colore del rivestimento ceramico

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U

n progetto di rigenerazione urbana ha visto protagonista un vecchio palazzo milanese, diventato la nuova sede di UnipolSai in zona Garibaldi, a pochi passi dal Bosco Verticale. La riqualificazione del palazzo è stata impostata in Bim dallo studio Progetto Cmr attraverso la piattaforma Revit, e sin dalle prime fasi di progetto GranitiFiandre e Granitech sono stati coinvolti nel processo che ha portato alla messa a punto, verifica e realizzazione dell’involucro architettonico con lastre in gres porcellanato e trattamento Active, antibatterico e antinquinante, installate in facciata ventilata.


SISTEMA DI FACCIATA Il sistema di facciata utilizzato è a vista, in cui le lastre sono trattenute meccanicamente da clip realizzate nello stesso colore del rivestimento ceramico. I pannelli sono stati scelti in due tonalità di grigio, che giocano sul chiaro-scuro e su porzioni diverse dell’edificio, fino a interfacciarsi con le altre tecnologie utilizzate. Una tra tutte: le lastre di vetro ancorate su sottostruttura metallica che costituiscono il fronte complesso e dinamico di via De Castillia. Il modello Bim dell’edificio ha permesso di poter facilmente verificare in ogni fase di progetto la fattibilità del sistema di facciata scelto, la dimensione ottimale delle lastre del rivestimento ed eventuali interferenze. Granitech ha potuto seguire fin da subito e nel dettaglio la progettazione dell’involucro, con la possibilità di anticipare approfondimenti tecnici e valutazioni che solitamente vengono affrontate nelle

fasi finali del lavoro. Il risultato? La garanzia massima della qualità del lavoro.

I componenti di facciata nel modello Bim in 3d. A fianco, viene svelata la sottostruttura

FISICO E VIRTUALE Il sistema di facciata Ghv è realizzato con una sottostruttura in alluminio composta da staffe a L per l’ancoraggio e montanti a T sui cui vengono installate le lastre ceramiche mediante apposite clip di ritegno dello stesso colore della lastra. Il componente di facciata virtuale, realizzato con Revit 2019, è parametrico e presenta al suo interno le principali informazioni relative ai prodotti, nonché i link che rimandano ai documenti di installazione, manutenzione e utilizzo. Sono inoltre disponibili le texture delle lastre ceramiche con cui caratterizzare l’involucro, per poter realizzare anche render realistici di progetto. Per ulteriori dettagli: www.granitech.it.

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SPECIALE BIM

BIOISOTHERM

Veloce, flessibile

SEMBRA UN GIOCO I

Il sistema modulare, con casseri in polistirene espanso sinterizzato che si incastrano, è impiegato per strutture portanti e solai altamente prestazionali di Valentina Anghinoni

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sistemi Icf-Saad (Insulated concrete forms, sistemi ad armatura diffusa), all’interno delle modalità costruttive a secco, sono quelli che più si avvicinano al celebre gioco di mattoncini Lego: i casseri in polistirene espanso sinterizzato si incastrano tra loro e sono impiegati per la realizzazione di strutture portanti e solai altamente prestazionali, in particolare sul fronte antisismico, grazie alle caratteristiche intrinseche dell’Eps. Questo materiale è leggero, isolante e anche ecologico sotto il profilo del ciclo di vita. Piergiulio Pizzetti, direttore generale di Bioisotherm, realtà presente su tutto il territorio italiano, nell’intervista che segue elenca tutti i vantaggi e le caratteristiche di questa interessante metodologia costruttiva, presente nel mondo delle costruzioni fin degli anni Sessanta e che ha conosciuto il suo massimo sviluppo soprattutto in Nord America e Nord Europa, approdando in Italia solo all’inizio degli anni Ottanta ma che, secondo Pizzetti, ha tutte le carte in regola per conoscere un’ulteriore espansione nei prossimi anni. Domanda. Il sistema costruttivo di Bioisotherm consiste nel realizzare pareti e solai in calcestruzzo armato con casseri a rimanere in polistirene espanso. Quali sono i vantaggi di una soluzione simile?


Argisol di Bioisotherm è un sistema ad armatura diffusa, adatto alla realizzazione di solai e armature portanti altamente prestazionali. A sinistra, Piergiulio Pizzetti, direttore generale di Bioisotherm

Risposta. I vantaggi offerti dal sistema sono molteplici: da una parte, il sistema è molto flessibile e consente di realizzare edifici nZeb (a bassissimo consumo energetico), sismo resistenti, mono e pluripiano e con diverse destinazioni d’uso. Il tutto con una semplicità e velocità esecutiva che si riflette, ovviamente, anche sui costi di realizzazione. D. Quali sono le tecniche e i materiali proposti? R. Proponiamo Argisol, un sistema di costruzione modulare formato da una serie completa di blocchi cassero preassemblati per costituire strutture portanti. I casseri in polistirene espanso e sinterizzato, quindi in materiale Eps, sono assemblati tra loro attraverso specifici incastri. Al loro interno viene gettato il calcestruzzo. Si forma così una muratura che presenta, di fatto, un isolamento sia all’interno che all’esterno della parete. In pratica, banalizzando, si realizza una muratura con un doppio cappotto. Il sistema è ufficialmente riconosciuto dai principali codici di costruzione mondiali. Il nostro, in particolare, è in possesso anche della Valutazione Tecnica Europea (Eta). D. Questa modalità si può utilizzare solo per le pareti o anche per i solai? R. La possibilità di realizzare solai è una delle principali applicazioni. Grazie alla realizzazione dei pannelli Termosolaio (sempre in polistirene espanso sinterizzato), da affiancare gli uni agli altri e consegnati in cantiere direttamente con le misure progettate, è possibile realizzare solai ottimizzando tempi e costi di posa. I pannelli sono movimentabili da due persone senza l’ausilio di mezzi di sollevamento. Una volta posato, grazie a tralicci metallici interni, è garantita la loro calpestabilità con il solo ausilio di un numero esiguo di sostegni. Altri profili, sempre interni al pannello, ne permettono l’ancoraggio al cartongesso dell’intradosso con estrema semplicità e velocità. D. È un sistema che si adatta alla progettazione Bim? R. Certamente. Anzi, direi che la loro modularità si presta particolarmente a tale approccio progettuale. Tant’è che negli ultimi mesi non solo abbiamo completato l’implementazione di tutti gli oggetti, ma abbiamo integrato il Bim anche nella fase di progettazione interna, per quanto riguarda ad esempio i preventivi e le offerte. Inoltre, entro poche settimane, pubblicheremo gli stessi oggetti sui vari portali specializzati per rendere disponibili tutti i dati necessari alla progettazione Bim. D. Secondo voi è un sistema di progettazione destinato a espandersi? R. La tendenza è tracciata. In Italia il vincolo è cogente, al momento, solo in alcuni casi specifici. Ma, guardando anche a cosa accade in altri paesi europei, è solo questione di tempo. D. Questa modalità costruttiva pone dei vincoli ai progettisti? R. No, anzi, permette di risolvere alcune criticità che

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BIOISOTHERM

I casseri in polistirene espanso sinterizzato si incastrano tra loro per realizzare strutture portanti e solai altamente prestazionali. Quasi come avviene nel gioco di mattoncini Lego

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le ultime Ntc e la relativa circolare esplicativa hanno imposto nella gestione dei nodi. Senza voler entrare in dettagli tecnici, è chiaro come, per rispettare determinati criteri di resistenza, le norme impongano spesso un utilizzo elevato di ferro concentrato in punti specifici (per esempio, del nodo trave-pilastro) che, a volte, rendono difficoltosa all’impresa la loro stessa realizzazione. La possibilità di avere una struttura con armature diffuse lungo tutta la parete, è un enorme vantaggio sia progettuale che esecutivo. D. La vostra proposta richiede particolari competenze per la posa? R. Il sistema è veramente immediato. Non serve manodopera specializzata e in cantiere viene fornito il disegno con le istruzioni di montaggio. Tra i vantaggi si annoverano una minore necessità di manodopera, più semplicità, riduzione dei costi e, direi, anche maggior sicurezza nell’ambiente di lavoro. D. Quali sono le differenze rispetto ad altri sistemi? R. Immagino che ogni sistema abbia le proprie peculiarità, quindi mi limito a riepilogare i vantaggi che contraddistinguono il sistema Argisol: è sicuramente veloce, semplice, permette di ottenere prestazioni energetiche da casa passiva in un contesto di totale sismo-resistenza. D. E per quanto riguarda i costi? R. Probabilmente è un altro dei principali fattori che ci contraddistinguono. La velocità di esecuzione significa per l’impresa minor esposizione verso il circuito credi-

tizio e rientro anticipato dell’investimento. Semplicità di esecuzione, pulizia di cantiere, assenza di mezzi di sollevamento fanno sì che il sistema sia sicuramente competitivo rispetto ad altre soluzioni tradizionali. D. Qual è la performance per quanto riguarda l’isolamento? R. La struttura nasce con un doppio isolamento. Va da sé che le prestazioni siano estremamente interessanti sia in regime estivo sia invernale. A seconda dei moduli e spessori utilizzati, si possono tranquillamente ottenere prestazioni da casa passiva, con un completo annullamento dei ponti termici. D. Il polistirene ha una fama controversa riguardo alla vulnerabilità al fuoco. Come si comporta la vostra soluzione? R. Si comporta come ogni lastra da cappotto in Eps che viene applicata normalmente su centinaia di migliaia di edifici in tutto il mondo. Una volta applicato un adeguato rivestimento superficiale (appunto, una finitura a cappotto, cartongesso, eccetera), il rispetto della legislazione di riferimento è garantita. Noi, per altro, utilizziamo solo polistirene autoestinguente. D. E quali garanzie comporta sotto il profilo antisismico? R. Sicuramente questo è un altro dei principali plus del sistema. Sappiamo come le ultime disposizioni normative abbiano irrigidito i criteri di progettazione con le conseguenti difficoltà e costi di realizzazione. L’utilizzo del


nostro sistema garantisce la realizzazione di una struttura non dissipativa. Significa che, mentre le normali strutture a telaio devono, per legge, deformarsi in specifici punti per dissipare l’azione del sisma, le nostre strutture non lo devono fare. Ovviamente, in questo ultimo caso, non avremo quelle lesioni di tamponatura tipiche del postsisma (crepe, cavillature, eccetera) che rappresentano un importante costo da sostenere da parte del proprietario per ripristinarle. D. È una tecnica che va decisa in fase di progettazione. In quali tipologie di edificio si può utilizzare? R. Per le murature la decisione in fase progettuale è indispensabile. Per il solaio, no. Come detto, il sistema è estremamente flessibile e si presta all’edilizia residenziale (mono e pluripiano), terziaria, ospedaliera e scolastica. D. Quali sono gli aspetti tecnici dei quali un progettista deve tenere conto? R. In realtà basta seguire le normali disposizioni di legge previste per questo tipo di strutture. Ovviamente noi forniamo, attraverso il nostro ufficio tecnico, un supporto ed una consulenza costante durante tutte le fasi progettuali. D. E per quanto riguarda il cantiere? R. Vale lo stesso discorso. Il sistema è molto versatile ed intuitivo, quindi anche chi non lo ha mai utilizzato non trova difficoltà. Se richiesta, la nostra struttura tecnico-commerciale può affiancare l’impresa fornendo direttamente l’assistenza in cantiere. D. Ci sono elementi di cui tenere conto nell’utilizzo del calcestruzzo? R. Nessuno in particolare, devono semplicemen-

te essere seguite le stesse accortezze abitualmente adottate nel getto di elementi con casseratura tradizionale. D. Una delle caratteristiche più riconosciute oggi è quella della sostenibilità ambientale. R. Anche da questo punto di vista, abbiamo le carte in regola e vorrei, a questo proposito, sfatare alcune convinzioni che ciclicamente emergono. L’Eps è un materiale composto mediamente al 98% di aria. Il ciclo produttivo non è particolarmente energivoro perché non richiede lavorazioni o cotture ad alte temperature. È uno dei pochi prodotti completamente riciclabile. Non contiene né emette composti dannosi per la fascia dell’ozono con Cfc o Hcfc. Si è dimostrato, attraverso un procedimento regolato a livello internazionale dalle norme ISO 14040, Lca (Life cycle assessment), che il credito di energia maturato dall’utilizzo dall’Eps come materiale di coibentazione (e la riduzione dei consumi generata) è di lunga superiore al consumo di risorse spese per la sua produzione e trasformazione. D. Buona parte dei lavori di edilizia oggi riguarda le ristrutturazioni. La proposta di Bioisotherm può essere utilizzata anche per questo tipo di lavori? R. Certo. Essendo un sistema veloce e in grado di garantire classi sismiche elevate, si presta come soluzione ideale nel caso di sfruttamento del sisma-bonus. Il solaio, inoltre, si presta come soluzione ideale per realizzare interpiani isolati e leggeri, in grado di non sovraccaricare la struttura esistente.

A seconda dei moduli e spessori utilizzati, questo sistema permette di ottenere prestazioni energetiche da casa passiva

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SPECIALE BIM

ECLISSE

Porte aperte ANCHE AL BIM

di Giovanni Argento 122

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Tutti i prodotti dell’azienda specializzata in controtelai si trovano all’interno di library nel formato Revit. E disponibili subito per il download. Compresa la novità Eclisse 40 Collection È ora possibile con Revit associare ad uno dei modelli Eclisse 40 una delle quattro finiture disponibili. Dopo aver selezionato l’oggetto, è sufficiente cliccare la voce «Materiale Controtelaio» e selezionare una delle finiture appena caricate. A sinistra, Eclisse 40

E

clisse ha iniziato a sviluppare gli oggetti Bim nel 2015 perché molti professionisti, soprattutto in Gran Bretagna e nel Nord Europa, avevano iniziato a richiederli. Era evidente che per supportare architetti e progettisti, già in fase di pianificazione, non era più sufficiente fornire solo i file Cad. Diventava quindi fondamentale rispondere a un’esigenza sempre più frequente e che non poteva essere ignorata. Dal 2017 esiste inoltre una risorsa interna all’azienda, un Bim Specialist, che si occupa di questa attività. I file Bim sono oggi disponibili per tutti i controtelai per porte a scomparsa e filo muro,

compresa la novità di prodotto Eclisse 40 Collection, che ha recentemente vinto il premio Red Dot nella categoria Product Design. CON UN CLICK Gli oggetti sono presenti sul sito così come sul configuratore di prodotto CercaFacile Eclisse, strumento utile a progettisti, designer e ingegneri, e in più sono accessibili attraverso alcuni portali di settore dedicati. Disporre di librerie Bim ha reso i prodotti Eclisse più facili da trovare e utilizzare, e ha permesso di essere selezionati all’interno dei progetti dove questi contenuti sono indispensabili. Aver adottato questa metodologia prima dei concorrenti, ha anche costituito un vantaggio competitivo perché ha aumentato la possibilità di esser selezionati all’interno dei progetti rispetto a un altro produttore che ancora non disponeva delle librerie Bim. SEMPLIFICAZIONE Con l’adozione della metodologia Bim, l’azienda si è posta l’obiettivo di contribuire a semplificare i processi di progettazione di un edificio. L’aggiunta degli oggetti Bim ha consentito di partecipare alla strutturazione di tutte le informazioni necessarie alla gestione, alla condivisione e all’abbattimento dei costi, risultando anche un incentivo per gli investimenti nel settore dell’edilizia.

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in mattone faccia a vista. Il sistema Terracoat® assicura una elevata , oltre a migliorare l’aspetto estetico, grazie ai listelli in terracotta faccia della gamma SanMarco e Pica. 124

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YB

COME SI

FA

SOLUZIONI & PROGETTI In questo numero: nuovi laterizi, ventilazione meccanica controllata

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TERREAL ITALIA La tradizione si rinnova

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ALPAC Ventilazione anti covid-19

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COME SI FA

hiello Italia Terreal

La linea Exagon è un’invenzione progettuale che, nella forma geometrica perfetta, rappresenta l’equilibrio tra due materiali: la terracotta e il vetro, un unicum nella storia del design. Risultato: un inedito rivestimento per interni

La tradizione si rinnova

di Giacono Casarin

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Exagon è il risultato di una ricerca materiale e tecnologica che affonda le sue radici nella tradizione secolare del mosaico

L

a parola Exagon sta per esagono. Già dal nome, insomma, la novità di Terreal Italia rende chiaro il suo obiettivo di diventare un punto di riferimento per l’interior design. La geometria è quella della tradizione architettonica secolare, nonché degli esperimenti espressivi della contemporaneità. Ma ancora più importante è il materiale, la terracotta di Terreal Italia, che in Exagon è accostata, in un raffinato e complesso connubio, a un altro materiale tanto antico quanto naturale: il vetro. La prima è materica, solida, terrosa e opaca, e il secondo diafano, leggero, delicato e trasparente. Due texture che si completano a vicenda e donano un’armonia unica di colore e calore agli spazi interni.

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COME SI FA

hiello Italia Terreal

Exagon è disponibile in cinque colorazioni, sia per le formelle in terracotta sia per quelle in vetro: Bianco di Carrara, Nero Lavico, Oro Brillante, Rosa del Deserto, Corten

ORO BRILLANTE

CORTEN

BIANCO DI CARRARA

NERO LAVICO

ROSA DEL DESERTO

CONCEPT CREATIVO IMMAGINI: DNArt Studio Firenze PHOTO: Morgana Bartolomei - Hutomo Abrianto - Avery Klein Devon Janse van Rensburg - Thanos Pal - Daniel Chen

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TUTTE LE FASI PRODUTTIVE Terreal Italia è da oltre cinquant’anni sinonimo di sperimentazione applicata alla ricerca estetica e tecnica nell’ambito della terracotta. Con i suoi marchi d’autore, SanMarco e Pica, ha saputo sviluppare negli anni un’attenzione unica alla pratica progettuale e alla tradizione manifatturiera del Made in Italy. Avvalendosi del dialogo ininterrotto con progettisti e designer, Terreal Italia è diventata un esempio contemporaneo di come i valori dell’avanguardia creativa e la capacità inventiva possano combinarsi con il sapore della sapienza artigianale e della tecnologia industriale più avanzata, per un connubio virtuoso rivolto sempre a garantire l’eccellenza del prodotto.

Formelle in terracotta

La produzione dei manufatti in terracotta a pasta molle è rimasta pressoché immutata dall’antichità nel susseguirsi delle sue cinque fasi più importanti a garanzia della tradizione produttiva. L’impasto di argilla, dapprima sabbiato, è introdotto nello stampo aperto su di una sola faccia, per mezzo di operazioni di battitura e compressione. Poi, l’argilla in eccesso è asportata con un raschiatore di legno. Infine, lo stampo è capovolto per consentire l’estrazione del manufatto. Durante la lenta essicazione all’aria la formella esagonale perde l’umidità di impasto. L’acqua, quindi, raggiunge le superfici esterne e calde e genera le micro, medio e macro-porosità, cioè la struttura che rende la terracotta quel suo caratteristico aspetto poroso e irregolare. Ma è durante la cottura, la fase principale del processo produttivo, che l’argilla diventa terracotta, cioè raggiunge la pienezza delle sue caratteristiche fisiche e prestazionali. Successivamente alla cottura, le formelle di Exagon sono levigate in superficie e colorate a mano con un coating superficiale che non snatura la struttura porosa della terracotta formata a mano, ma avvicina le forme esagonali ai gusti della modernità. Colori di tendenza che arredano gli ambienti interni di calore e di colore.

Formelle in vetro

Gli elementi di Exagon in vetro sono prodotti con cristallo di Murano, una composizione del materiale che rientra nella tipologia tradizionale dei vetri calcio-sodici. La formatura avviene interamente a mano mediante la colatura negli stampi formatori in metallo del vetro, precedentemente fuso in forni ad alta temperatura in una cassa speciale a cucchiaio. Terminata questa fase il vetro viene inserito in un forno a tunnel e nuovamente portato a una temperatura sufficiente a eliminare ogni tensione o stress produttivo, per poi lentamente essere condotto a temperatura ambiente. Questa antica lavorazione permette di ottenere un vetro decorativo con elevate caratteristiche di trasparenza e di resistenza meccanica duratura nel tempo.

SENZA TEMPO Si sa, i mattoni a vista in laterizio, conosciuti come materiali tra i più antichi e utilizzati nella storia dell’edilizia da Occidente a Oriente, hanno attraversato da protagonisti epoche, stili e tendenze, legando la propria identità a progettisti e architetture memorabili. Dalla solidità strutturale dell’architettura romana, alla leggerezza delle trame in laterizio forato dell’architettura araba, il mattone non solo è riuscito a esprimere puntualmente istanze culturali e sociali molto diverse tra loro, ma si è dimostrato modulo base di linguaggi sempre più complessi e articolati, declinati da maestri dell’architettura come Louis Kahn, Walter Gropius, Mario Ridolfi, Aldo Rossi e Renzo Piano. Senza tempo, si può definire, la terracotta, che si appresta oggi ad affrontare la sfida dell’interior design.

GEOMETRIA E MATERIA Da questa «innovativa tradizione» nasce la collezione Exagon, un unicum nella storia del design, dove le formelle in terracotta (con differente spessore materico per dare vibrazione e movimento alla composizione) si accostano alle lastre in vetro, risultato di una ricerca materiale e tecnologica che affonda le sue radici nella tradizione secolare del mosaico, di cui i Bizantini a Ravenna furono capostipiti e grandi maestri. La combinazione di due formati e l’alternanza dei materiali in un numero infinito di possibili abbinamenti cromatici, permette una libertà progettuale unica che si esprime sia nel rapporto tra geometrie piane della terracotta e

quelle in rilievo del vetro, sia nella natura propria della materia, ora opaca e compatta, ora trasparente e inconsistente.

UN NUOVO CONCETTO Il gioco di ombre portate dalle superfici della lastra di terracotta, generato dall’incidenza della luce sulle superfici oblique del vetro, produce un effetto di profondità e una vibrazione della luce nuova e inusuale per i rivestimenti degli ambienti interni. Exagon è disponibile in cinque colorazioni, sia per le formelle in terracotta sia per quelle in vetro: Bianco di Carrara, Nero Lavico, Oro Brillante, Rosa del Deserto, Cortèn. Una palette di tonalità particolarmente innovativa, in linea con le esigenze del vivere contemporaneo e studiata per permettere infiniti abbinamenti di colori giocando non solo sui cromatismi ma anche con le differenti qualità materiche dell’argilla e del vetro.

LIBERTÀ ESPRESSIVA La consistenza sottile della materia rende possibile un’ampia varietà di posa, nonché la definizione di geometrie di rivestimento uniche, paragonabili al risultato formale del mosaico e del libero decoro. Una libertà espressiva che rende particolarmente utilizzabili le formelle per dare esclusività agli ambienti interni di case, hotel, negozi, musei, uffici e luoghi pubblici. In questo modo Terreal Italia fa entrare il rivestimento in terracotta e vetro nella contemporaneità, coerente con le più moderne esigenze estetiche e funzionali.

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COME SI FA

Alpac

Sistemi decentralizzati di Vmc come quelli proposti dall’azienda rappresentano una soluzione per abbattere gli inquinanti indoor

Ventilazione anti covid-19 di Giovanni Argento

Il sistema di ventilazione meccanica controllata decentralizzato di Alpac

T

ra le misure da attuare per combattere il coronavirus, il ricambio dell’aria negli ambienti interni degli edifici è importante. Sia l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) sia AiCarr hanno attivato gruppi di lavoro per redigere documenti guida sull’argomento, dai quali emerge chiaramente come, sia negli ambienti domestici che in quelli lavorativi, è fondamentale garantire un’aereazione costante attraverso appositi sistemi di ventilazione meccanica controllata, o aprendo frequentemente le finestre.

SENZA INGOMBRO In questi contesti una soluzione efficace è dotarsi di sistemi di ventilazione meccanica controllata decentralizzati come quelli proposti dal Gruppo Alpac, in grado di consentire una corretta circolazione dell’aria e di abbattere gli inquinanti indoor, anche a finestra chiusa. L’ingombro è minimo sia nei modelli a parete sia in quelli a scomparsa nella muratura o integrati al monoblocco finestra. Vantaggio a cui si aggiunge l’autonomia della tecnologia decentralizzata, che non neces-

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sita di canalizzazioni o tubature, e nemmeno della loro dispendiosa manutenzione. Gli impianti centralizzati, infatti, presuppongono un abbattimento ricorrente degli inquinanti indoor, piuttosto complesso e tuttavia indispensabile, in quanto all’interno delle condotte si crea l’habitat ideale per la prolificazione di acari, batteri e virus patogeni. Al contrario, i sistemi Alpac necessitano solo di un veloce cambio filtro, che può essere sostituito in autonomia dall’utente quando si accende la spia che lo segnala.

PER SAPERNE DI PIÙ Rapporto ISS COVID-19 n. 5/2020 intitolato «Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS CoV-2», Gruppo di Lavoro ISS Ambiente e Qualità dell’Aria Indoor www.aicarr.org/Pages/Normative/FOCUS_COVID-19_IT.aspx


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L’INFORMAZIONE CHE FA LA DIFFERENZA YouBuild - GIUGNO 2020

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INTORNO

VENTIMIGLIA

L’oasi sfila IN PASSERELLA Il nuovo ponte pedonale e ciclabile che restituisce unità al sistema ambientale del Torrente Nervia tra Ventimiglia a Camporosso al Mare

Lo studio LD+SR ha riqualificato l’area faunistica lungo il torrente Nervia, nel Ponente ligure. Con al centro un passaggio pedonale di oltre 120 metri che unisce Camporosso al mare di Andrea Oldani, Politecnico di Milano

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iprendendo il tema già affrontato in YouBuild 15, continuiamo il viaggio lungo le infrastrutture blu della Penisola spostandoci nel Ponente Ligure, a Ventimiglia, lungo il torrente Nervia. Questo corso d’acqua è stato al centro di un’importante opera di valorizzazione ambientale che ha portato alla costituzione di un’oasi di oltre 44 ettari. Guardando alla disciplina che regola l’istituzione di questi ambiti di tutela particolari, è possibile ritrovare, oltre alle indicazioni atte a favorire la protezione, la fruizione e la valorizzazione dell’ambiente, il senso e le ragioni di progetti finalizzati allo «sviluppo degli elementi del paesaggio», che possono procedere a ripristinare o innovare l’esistente. AREE ABBANDONATE È in questa direzione che si colloca l’intervento dello studio LD+SR degli architetti Luca Dolmetta e Silvia Rizzo, autori del progetto di riqualificazione ambientale e funzionale di un sistema di aree abbandonate e

Il belvedere che si configura come recapito del sistema nel comune di Camporosso al Mare

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INTERVENTI DI PROTEZIONE

11. Passerella con percorso misto ciclabile e pedonale

1. Tutela barra fociva

12. Piazza belvedere

2. Posizionamneto cartelli divieto balneazione e accesso barra fociva

13. Percorso ciclabile nell'ex parco ferroviario

3. Nuova vegetazione di Salix ad integrazione della fascia esistente

14. Pannello informativo e di regolamentazione area SIC

4. Recinzione a chiusura accesso area SIC (regolamentazione) INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE 5. Eliminazione piattaforma in cls e manufatti vari 6. Rettifica alveo e delimitazione area SIC 7. Recupero e riqualificazione terra armata

INTERVENTI DI MITIGAZIONE 15. Manutenzione alberature o interventi di sfrondamento vegetazione erbacea infestante 16. Eliminazione alberature (specie alloctone o per esigenza idraulica) verso centro alveo

8. Recupero area degradata e realizzazione nuovo parcheggio 50 posti

17. Piante da tutelare nella realizzazione della passerella

9. Asportazione rifiuti

18. Area di circa 5.000 mq rinaturalizzata con specie autoctone e non accessibile a protezione dell'area SIC in sponda destra del torrente Nervia

INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE

19. Mantenimento area ad uso agricolo in quanto ricadente in zona rossa del Piano di Bacino

10. Punto di osservazione o birdwatchinng

20. Prolungamento recinzione oltre il profilo dell'edificio

degradate, insistenti su un’area di oltre 25 mila metri quadri, poste in corrispondenza della foce del Nervia. Si tratta di un intervento complesso, una vera e propria operazione di restauro del paesaggio, in cui si mettono in pratica una serie di azioni che dimostrano la capacità di re-inscrivere diversi ambiti marginali in una forma di narrazione univoca che restituisce centralità al torrente e ristabilisce le condizioni affinché non si verifichino cesure in una forma di continuità territoriale, ambientale e paesaggistica fondamentale.

Il parco pubblico ricavato nell’area dell’ex scalo ferroviario. A sinistra, planimetria generale dell’intervento

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VENTIMIGLIA

Sezione ambientale che contestualizza il segno orizzontale del ponte in rapporto a quello verticale della torre piezometrica. Sopra, Il nuovo ponte pedonale e ciclabile che restituisce unitĂ al sistema ambientale del Torrente Nervia tra Ventimiglia a Camporosso al Mare

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TRATTO TERMINALE Gli architetti procedono così a ricostruire un legame tra il tratto terminale dell’oasi naturalistica e lo sbocco in mare, rimettendo a sistema una serie di realtà separate poste a cavallo del corso d’acqua tra Ventimiglia e Camporosso al Mare. Riassume così in un valore spaziale e ambientale univoco una realtà eterogenea, in cui coesistevano una porzione di area ferroviaria dismessa, manufatti e attrezzature abbandonate, aree agricole sottoutilizzate, ortaglie e spazi destinati al campeggio. Nell’eterogeneità di questi ambiti e nel carattere dei manufatti si ritrovano le premesse di un progetto di riqualificazione che lavora sulle preesistenze, ne rilegge le tracce e le rimette in gioco in una nuova struttura narrativa, il cui legame fisico è determinato da un percorso ciclabile e pedonale continuo che include una passerella di oltre 120 metri, che unisce Camporosso al Mare e Ventimiglia. VALORE SIMBOLICO Il nuovo ponte diventa il centro, anche simbolico, dell’intervento di recupero e valorizzazione e manifesto del modo di operare che contraddistingue il lavoro degli architetti, teso a sviluppare una forma di continuità tra memoria, segni ereditati e nuovi dispositivi caratterizzati da ricerca formale, materica e figurativa contemporanea. Nasce così un manufatto che, nel riprendere il tema delle creuze agricole (sono i percorsi tra due muri di pietra), imposta una connessione fondamentale tra i nuovi spazi pubblici ottenuti nell’ex scalo ferroviario, in sponda destra e una nuova passeggiata e lungomare, in sponda sinistra. Così come il ponte riecheggia alcune forme tradizionali dell’ambiente ligure, il parco pubblico, ricavato

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Interno e sommitĂ della torre piezometrica recuperata come belvedere. Sotto, progetto di recupero e valorizzazione della torre piezometrica

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Automazione PortaMatic: igiene e comfort per l’indoor

nella porzione di area ferroviaria dismessa, non vuole cancellare le tracce di un passato recente e della sua ragione formale. I resti del trascorso ferroviario sono conservati e diventano la sostanza principale attorno a cui ruota il programma del parco. Tra tutti emerge la torre piezometrica che, rinnovata, costituisce il segno alternativo alla figura del ponte, offrendo una connessione verticale, tra terra e cielo, e permettendo lo sguardo dall’alto sulla vastità del paesaggio.

LA SCHEDA Progetto: Riqualificazione Oasi del Nervia Committenti: Comuni di Ventimiglia e Camporosso al Mare Localizzazione: Oasi del Nervia, Comuni di Ventimiglia e Camporosso al Mare Progetto: LD+SR (Luca Dolmetta e Silvia Rizzo con H. Hurtado, F. Cervellini, S. Muscatello) Consulenze: Seteco Ingegneria, SEM Ingegneria, P. Mendolia, S. Sismondini, B. Bonvini, Tecnicaer srl, S. Negro, G. Rolando Progetto: 2015-2016 (progettazione) - 20162018 (realizzazione) Area sito: 25.000 mq Importo opere: 5 Milioni euro Info: www.LDpiuSR.it Fotografie: Andrea Bosio, www.andreabosio.com

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PARCO PUBBLICO DI PELLIZZANO

Buchi strategici PER ALLEGRIA

La riqualificazione dell’area pubblica in Val di Sole (Trento) passa anche attraverso un tocco di architettura ludica immersa nel verde con materiali sostenibili di Andrea Muzio, Politecnico di Milano, Fotografie di Elisa Fedrizzi

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a riqualificazione del Parco Pubblico di Pellizzano (Val di Sole, Trento) è uno dei più recenti progetti realizzati da Gianluca Valorz, giovane architetto (1987) laureato presso il Politecnico di Milano, che dal 2012 esercita la libera professione nell’area delle valli trentine. Il lavoro, commissionato dall’amministrazione comunale, comprende la sistemazione dei campi da gioco esistenti e la costruzione di una struttura polifunzionale contenente uno spazio attrezzato per supporto a iniziative locali, un deposito, servizi

igienici e un’area coperta esterna. Il parco è una centralità per tutta la valle e il progettista attribuisce molta importanza alla ridefinizione funzionale dell’area, con l’allestimento di due campi da gioco che delineano chiaramente lo spazio dedito alla pratica sportiva. Ciò che tuttavia risalta nell’intervento non è tanto l’organizzazione dello spazio aperto, ma soprattutto la qualità architettonica della nuova struttura che, pur in chiaro stile contemporaneo, riesce a inserirsi armonicamente in un contesto ancora molto legato alle forme della tradizione.

Struttura polifunzionale del Parco Pubblico di Pellizzano (Val di Sole, Trento)

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PARCO PUBBLICO DI PELLIZZANO

Vista dall’alto del progetto, da notare la copertura con strato di ghiaia che assume una colorazione molto simile a quella del terreno

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TEMPI OTTIMIZZATI L’edificio è realizzato con una struttura portante di pannelli in cross laminated timber (Clt) provenienti da una filiera ecosostenibile che hanno permesso di ottimizzare i tempi di costruzione. Ciò dimostra la sensibilità di Valorz riguardo al tema della sostenibilità nel campo dell’edilizia. Le pareti della struttura sono rivestite, così come i gradoni preesistenti, con listelli in legno di larice, materiale reperibile sul luogo e ottimale per l’uso esterno data la sua resistenza. Tale sviluppo monomaterico garantisce la massima continuità della facciata, che non è interrotta nemmeno dalle aperture

di porte e finestre, inavvertibili da uno sguardo distratto. La copertura piana, elemento che si discosta dalle forme tipiche della costruzione trentina, è realizzata tramite una struttura portante in legno e un rivestimento perimetrale con pannelli in laminato Hpl, prestando particolare attenzione a nascondere tutti gli elementi per lo smaltimento dell’acqua piovana. Tale copertura è rivestita con uno strato di ghiaia che le attribuisce una tonalità cromatica simile a quella del terreno. Questo accorgimento permette di armonizzare la vista dall’alto dell’edificio con il paesaggio circostante. Lo sviluppo progettuale tiene conto, infatti, della conformazione


profonda e stretta della Val di Sole, che presenta molti punti di vista a quota più elevata rispetto al parco. LA PARETE Dal momento che la struttura confina con una strada secondaria, l’architetto ha deciso di inserire una parete forata, elemento di limite che è percepito come continuazione della fascia orizzontale di copertura, realizzato con gli stessi pannelli in Hpl. Inoltre, questa parete garantisce la privacy nella zona di accesso ai servizi igienici. I fori, nel contempo, sono concepiti anche come elementi di gioco per i bambini e, assieme ai listelli colorati che

interrompono la continuità della superficie esterna, sono pensati per integrare la costruzione con lo spazio circostante, in cui predomina l’attività ludica. Questa soluzione progettuale rende l’ambiente più allegro e genera interessanti giochi di luce e ombre sulla facciata dell’edificio, dimostrazione di una spiccata abilità nel saper sfruttare gli elementi tecnici per ottenere qualità architettonica. L’ampia seduta posizionata lungo un lato dell’edificio garantisce una sosta protetta e comoda. Questo elemento rispecchia la volontà di Valorz nel ricreare lo scenario antecedente l’intervento progettuale, riscontrato durante i suoi sopralluoghi, che vedeva i genitori sedersi sui gradoni

Planimetria

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PARCO PUBBLICO DI PELLIZZANO

Struttura polifunzionale di giorno

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per sorvegliare i figli e chiacchierare. Nella struttura sono presenti anche nuovi spazi per le attività ricreative, come l’area coperta esterna e la sala polifunzionale. RISPETTO IN VALLE Il progetto va oltre alla funzione, dando prova attraverso la qualità del risultato finale di amore e rispetto per l’architettura e per le Valli trentine. Gianluca Valorz dimostra come la genesi di ogni suo progetto nasca da un’attenta analisi del contesto circostante. La morfologia del territorio su cui agisce, infatti, vede spesso il confronto tra situazioni tra loro molto disparate: da un contesto fortemente antropizzato si passa ad uno naturale ed incontaminato, il tutto in poche centinaia di metri. Come racconta il progettista: «Le scelte architettoniche che caratterizzano i miei progetti mirano a un connubio equilibrato tra le caratteristiche distintive della locale cultura del costruire e le soluzioni innovative dell’architettura contemporanea, in una ricerca di misurata reinterpretazione degli stilemi tradizionali mediante l’utilizzo di un linguaggio architettonico contemporaneo atto a soddisfare le esigenze spaziali, funzionali ed estetiche del vivere dei giorni nostri».

LA SCHEDA Cliente: Comune di Pellizzano (Trento) Progetto: Gianluca Valorz Consegna progetto: settembre 2019 Costo: 375.000 euro Info: www.gianlucavalorz.it Foto: © Elisa Fedrizzi courtesy GL Valorz Vista esterna della struttura, dal lato in cui è inserita la panchina. Da notare i listelli colorati che interrompono la continuità del rivestimento in listelli di larice

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO La leggerezza della stratificazione Profili verticali in alluminio si appoggiano a mattoni pieni. Il progetto di Neri & Hu coniuga materiali diversi, appartenenti alla tradizione e al contemporaneo. Ne deriva un movimento di facciata che si rispecchia negli interni, grazie a una dinamica distribuzione degli spazi Tra catene montuose e serpeggianti fiumi vicino al bacino idrico di Miyun, appena fuori Pechino, si trova la solida figura del centro culturale Junshan. In origine era un negozio periferico di due piani, mentre ora è stato trasformato da Neri & Hu in un centro culturale e commerciale iconico su tre livelli. I progettisti hanno sfruttato la corte esistente per realizzare due percorsi a incastro, uno per i membri del circolo culturale e uno per gli ospiti del centro commerciale. In entrambi i casi tutti gli spazi funzionali sono progettati in modo tale da essere direttamente collegati alla natura, presente nel cortile principale e nei giardini-satellite. Pieni e vuoti Traendo ispirazione dal contesto, l’edificio combina l’architettura tradizionale del nord con un linguaggio piĂš contemporaneo. Ai mattoni viene accostata una schermatura leggera di profili verticali in alluminio, capaci di ammorbidire la pesantezza della facciata.

a cura di Giacomo Casarin


LO SPAZIO D'INGRESSO. A FIANCO, SOPRA, LA PIANTA DEL PIANO TERRA. SOTTO, LA GALLERIA D’ARTE DOTATA DI PARETI MOBILI SOSPESE CHE COSTITUISCONO UN SISTEMA DI ESPOSIZIONE FLESSIBILE

PROSPETTO PRINCIPALE. NELLA PAGINA A FIANCO, SOPRA, LA TERRAZZA DEL TERZO PIANO. SOTTO, INTERCAPEDINE TRA I DUE RIVESTIMENTI DELL'EDIFICIO, DOVE AI MATTONI VIENE ACCOSTATA UNA SCHERMATURA LEGGERA DI PROFILI VERTICALI IN ALLUMINIO

Gli elementi metallici si connettono sempre in maniera diversa con la superficie in laterizio restrostante, in modo che il risultato sia un prospetto dinamico dai diversi volti. Mentre nelle facciate rivolte verso la corte e i giardini interni prevalgono i mattoni, accostati a pannelli in legno. Il circolo culturale offre numerosi servizi per i suoi membri: uno degli ambienti più importanti è la galleria d’arte, dotata di una serie di pareti mobili sospese che costituiscono un sistema di esposizione flessibile. Grandi vetrate permettono di essere sempre in collegamento con gli spazi verdi dei cortili, visibili anche dalla terrazza del terzo piano, che offre un panorama ininterrotto sul paesaggio montuoso circostante.

Junshan Cultural Center Progetto: Neri & Hu – www.neriandhu.com Luogo: Pechino, Cina Foto: Pedro Pegenaute

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Dalla caserma alla cultura Gli edifici militari di Loucine a Parigi diventano gli spazi del nuovo campus dell’Università di legge. L’obiettivo dei progettisti di ChartierDalix consiste nel mantenere inalterata la struttura del sito. Con la piazza d’armi che si trasforma in un ampio e verde cortile comune L’ex caserma di Lourcine si trova nel tredicesimo arrondisment di Parigi e comprende una piazza d’armi circondata da edifici militari risalenti al 1875. Il progetto concepito da ChartierDalix ha previsto la realizzazione di spazi funzionali dedicati alle attività

dell’Università di Parigi I, come la biblioteca di 2 mila metri quadri, l’auditorium da 500 posti, aule e uffici. Tutti situati all’interno dei vecchi edifici, ma anche nei livelli interrati al di sotto dell’ex piazza d’armi. Conservazione, trasformazione La riqualificazione sfrutta al meglio il patrimonio parigino, grazie a un approccio conservativo che ha mantenuto per quanto possibile gli spazi esistenti e ha preservato il carattere storico del sito. ChartierDalix ha adattato il progetto agli edifici esistenti, e non viceversa. Le nuove attività non cancellano il passato: la piazza d’armi conserva il suo ruolo centrale, unificante e simbolico, trasformandosi in un L'EX PIAZZA D’ARMI È STATA TRASFORMATA IN UN CORTILE PAESAGGISTICO INCLINATO VERSO IL NUOVO INGRESSO DELL'UNIVERSITÀ

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cortile paesaggistico inclinato verso il basso per inquadrare il nuovo accesso alla galleria e all’auditorium. Mentre le 27 aule per l’insegnamento e lo studio sono inserite negli edifici fuori terra, per sfruttare al massimo le loro originarie qualità spaziali, come le altezze dei soffitti e la presenza di materiali nobili.

Università Parigi I, riqualificazione caserma Lourcine Committente: Epaurif Progetto: ChartierDalix www.chartier-dalix.com Luogo: Parigi, Francia Fine lavori: 2019 Foto: Sergio Grazia


LA SCALA CHE COLLEGA I LIVELLI INTERRATI AGLI EDIFICI PREESISTENTI. A SINISTRA, IL NUOVO ACCESSO ALLA GALLERIA E ALL’AUDITORIUM. A DESTRA, SPAZIO ESTERNO ATTREZZATO

LE AULE ALL'INTERNO DEGLI EDIFICI FUORI TERRA DELL'EX CASERMA

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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Progetto circolare D(emountable) è un edificio moderno, sostenibile e completamente smontabile realizzato all’interno di uno storico complesso monumentale nel centro di Delft. La proprietà è di cepezed, agenzia specializzata nello sviluppo, nella progettazione e nella realizzazione di nuove strutture Un complesso di ex laboratori della Delft University of Technology è stato acquisito nel 2012 dall’agenzia cepezed, che ha trasformato gli edifici preesistenti in un hub dinamico con ambienti destinati a varie aziende del settore creativo, inclusi gli uffici di cepezed stessa. In funzione dell’obiettivo prefissatosi dai Paesi Bassi di rendere circolari tutte le attività costruttive entro il

Tgklgklkg IL MODERNO VOLUME

eo Marino sf IN VETRO ACCOSTATO AGLI EDIFICI STORICI

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2050, l’unico edificio non monumentale del complesso ha lasciato spazio alla nuova costruzione D(emountable), una struttura che può riciclare le sue parti per altri progetti, oppure essere smontata e rimontata altrove nella sua interezza. L’uso dei materiali, infatti, è ridotto al minimo e l’eventuale riposizionamento risulta assai flessibile, perché l’edificio non ha bisogno di

essere connesso alla rete del gas, ma è dotato di recuperatori di calore. Acciaio, legno e vetro D(emountable) è il risultato di un kit di costruzione razionalmente ottimizzato, con una struttura di supporto principale in acciaio, prefabbricata e snella. Solo il piano terra è in cemento armato, mentre il resto dei componenti dell’edificio sono modulari e montati a secco. I


pavimenti e il tetto strutturali sono realizzati con elementi in legno microlamellare (Lvl, Laminated veneer lumber), le cui nervature rimangono visibili e fanno parte dell’estetica dell’edificio. Il massetto, a base biologica, è costituito da granuli simili a ghiaia inseriti in una struttura a nido d’ape di cartone con pannelli di fibra di gesso sulla parte superiore, mentre la finitura in Pvc è realizzata con materiale parzialmente riciclato. L’edificio, poi, non presenta infissi: il vetro isolante a doppio strato è montato direttamente sulla struttura in acciaio, dove alcuni montanti verticali possono essere aperti per una ventilazione naturale. La struttura completa di scheletro in acciaio e pavimenti in legno è stata assemblata in tre settimane, mentre la costruzione finale è stata portata a termine in sei mesi e mezzo.

Building D(emountable) Committente: Jan Pesman, cepezed Progetto: architectenbureau IL CAMPO SPORTIVO AL PIANO PRIMO. cepezed SOTTO, LA PISCINA AL PIANO TERRA www.cepezed.nl Luogo: Delft, Paesi Bassi Fine lavori: 2019 Foto: Lucas van der Wee, cepezed

GLI SPAZI INTERNI. SOPRA, ESPLOSO ASSONOMETRICO DEL PROGETTO

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World wide build Comfort color terracotta Volumi estrusi, quasi brutalisti, caratterizzano il nuovo hotel progettato da Sanjay Puri Architects. La costruzione ha evitato spostamenti di terreno, integrandosi alle linee del paesaggio. Un elemento che penetra all’interno grazie a cortili ventilati naturalmente Un pendio di nove metri di dislivello è la scenografia su cui è stato costruito l’hotel Aria, a Nashik, nella regione vinicola dell’India. L’albergo apre le porte agli ospiti sul lato scosceso a nord, dove l’ingresso si affaccia su un grande fiume e una diga, mentre il fronte meridionale si innalza verso le colline in prossimità del sito. Gli ambienti pubblici come hall, ristorante, bar, spa e centro business, occupano un livello posto a sei metri fuori terra, a LE CAMERE DELL'ALBERGO FORMANO SCATOLE SOSPESE, ANGOLATE DIVERSAMENTE PER INCORNICIARE DIVERSI PANORAMI

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AMPI SPAZI DI CIRCOLAZIONE APERTI E CORTILI CONSENTONO LA VENTILAZIONE NATURALE DELL'EDIFICIO

cui si accede direttamente da una strada in salita sul lato nord. Al livello più basso dello stesso fronte, infatti, si può accedere a una grande sala per banchetti di circa 1.500 metri quadri, inclusa tra le richieste del cliente. Salendo ai piani superiori si può osservare che le camere formano scatole sospese, angolate diversamente per creare balconi che incorniciano il panorama circostante. Dipinte in stucco color terracotta, le cornici delle scatole sono contrapposte alle pareti in pietra basaltica nera dei piani inferiori.

Pietra e ventilazione, entrambe naturali Le camere, orientate verso il fiume a nord o verso le vicine colline a sud, sono state progettate in alternanza ad ampi spazi di circolazione aperti e cortili naturalmente ventilati. Ogni livello dell’hotel è integrato al paesaggio: significa che la costruzione ha ridotto al minimo lo spostamento del terreno, con un occhio attento sia al lato economico sia a quello sostenibile. In funzione di quest’ultimo aspetto, oltre il 50% delle pareti sono costituite con pietra di basalto nero naturale disponibile nelle immediate vicinanze del sito. Inoltre,

i pannelli solari generano il cinquanta percento dell’energia elettrica richiesta per l’hotel, mentre i serbatoi di raccolta dell’acqua piovana consentono il riciclo e il riutilizzo idrico.

Aria Hotel Committente: Aditya Parakh Progetto: Sanjay Puri Architects –www. sanjaypuriarchitects.com Luogo: Nashik, India Fine lavori: 2020 Foto: Dinesh Mehta

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a cura di Giacomo Casarin

A SCUOLA DI SILENZIO CON ISOLMANT Correggere il riverbero negli ambienti pubblici è possibile. E anche in modo semplice, con tempi rapidi e una posa non invasiva. La risposta al problema è isolspace, la gamma di pannelli fonoassorbenti per la correzione acustica firmata Isolmant: una soluzione versatile e polifunzionale, in grado di assicurare eccellenti valori di comfort acustico in ambienti con diverse destinazioni d’uso. Per il miglioramento acustico dell’aula di musica collocata al piano seminterrato della scuola media Dante Alighieri di Opera (Milano) sono stati utilizzati 29 pannelli isolspace style in formato rettangolare, in sospensione a isola, installati insieme a 5 pannelli delle stesse dimensioni (100x140cm) applicati a cornice sulle pareti dell’aula. L’intervento ha dovuto tenere conto dei limiti normativi per il tempo di riverberazione per gli ambienti

scolastici indicati dalla circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 22 maggio 1967, che disciplina i criteri di valutazione e collaudo dei requisiti acustici negli edifici per l’istruzione. In particolare, la circolare ministeriale stabilisce che la media dei tempi di riverberazione misurati alle frequenze 250-500-1000-2000 Hz non deve superare

1,2 secondi in un’aula arredata, con la presenza di due persone al massimo. In aggiunta a questi requisiti, la correzione acustica eseguita dall’ingegnere Piazzoni ha dovuto fare riferimento anche ai coefficienti di tempo di riverbero ottimale (T60) relativi alla destinazione del locale adibito ad aula di musica. www.isolspace.it

CERAMICHE KEOPE SI ISPIRA AI MARMI DI MILANO Un viaggio alla scoperta di raffinati materiali che hanno impreziosito alcune delle architetture dei palazzi più belli di Milano. Questo il concept di Interno4, la nuova serie che completa il progetto dei marmi firmati Ceramiche Keope. In questa collezione, l’azienda ha racchiuso quattro finiture che raccontano il marmo classico della tradizione italiana attraverso i quartieri simbolo del capoluogo lombardo. Ecco quindi il Calacatta San Babila, dove lo sfondo bianco crema si intreccia a eleganti venature rosa e grigie, il Carnico Brera con venature bianche su sfondo grigio di particolare impatto, il Renoir Isola sempre sul tema del grigio, con le sfumature che creano una morbida trama naturale e il Breccia Tortona, in cui il caldo fondo bianco contrasta con le gradazioni policrome di verde,

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oro e bordeaux, che si intrecciano intensamente sulla superficie. Adatta a progetti di design non solo classici ma anche moderni, Interno4 si declina in sette formati e due spessori: l’ampiezza della lastra 120x278 in 6mm dà respiro alle grafiche della collezione, mentre i nuovi formati 80x160 e 80x80 esprimono il miglior compromesso tra continuità estetica e facilità di posa. Le forme geometriche dei mosaici 30x30 e dei mosaici rombi, poi, suggeriscono composizioni eterogenee. Infine, due palladiane (Dark e Light) nei formati 60x60 e 120x120 cm, segnano lo spazio di nuove geometrie e prospettive: due varianti grafiche e cromatiche che possono essere utilizzate singolarmente o in abbinamento tra loro, sia a pavimento sia a parete. www.keope.com


DA ED SYSTEM IL THERMO CAPPOTTO SISMICO Thermo Cappotto Sismico è un’innovativa soluzione tecnologica che, mediante un intervento combinato che massimizza il rapporto costi/ benefici, garantisce l’efficientamento sismico ed energetico degli edifici esistenti. Il sistema è stato sviluppato a geometria variabile: permette di adattarsi a qualsiasi progetto strutturale e termotecnico sviluppati dai tecnici incaricati. Applicato all’esterno del fabbricato per realizzare una «nuova pelle» sismo-resistente, è costituito da una lastra sottile in calcestruzzo armato gettato in opera all’interno di due strati di materiale isolante tenuti in posizione dal nostro distanziatore plastico brevettato. Questo consente il posizionamento in opera delle armature metalliche di rinforzo alla colata di calcestruzzo, garantendone il passo e vincolandone la posizione durante il getto senza che alcuna

legatura sia necessaria. Il getto e l’armatura di rinforzo, dimensionati in fase di progetto, vengono resi solidali alla struttura esistente mediante l’inserimento di ancoraggi disposti a livello delle fondazioni, pilastri (se presenti) e cordoli di piano. Inoltre

per migliorare il comportamento a flessione della lastra ed inibire il rischio di instabilità fuori piano è possibile prevedere la realizzazione di ulteriori allargamenti di getto orizzontali e verticali, definiti nervature. www.edsystem.it

ARMANDO RHO, INGRESSO REGALE Varcare la soglia di un’abitazione significa fare un passo nell’intimità di una persona e nel suo mondo. Un mondo da cui si rimane incantati, appena si entra nell’ingresso che dà il benvenuto in una casa Armando Rho, dove domina la ricercatezza. Un ingresso da cui non si può non rimanere colpiti dal sofisticato contrasto tra il candido bianco del marmo della

scalinata e della pavimentazione, dal calore del legno con cui sono rivestite le pareti, e dai colori del mosaico che cattura lo sguardo. Man mano che si entra nell’ingresso lo sguardo si riprende dal suo stupore iniziale e si fa più attento e curioso, inizia ad indugiare sui dettagli dell’ambiente: le venature del marmo incontrano, ai piedi della scalinata, un bellissimo motivo

intarsiato realizzato con le diverse sfumature dell’onice, che incuriosisce e invita a salire. In cima alla scala una bench avvolgente, pezzo storico della collezione Armando Rho che invoglia a sedersi per un momento per soffermarsi a contemplare l’incantevole bellezza ed entrare poi ufficialmente nella villa. L’ingresso e la villa sono in stile inglese, studiato, pensato e realizzato per rispecchiare il gusto particolare ma raffinato del committente. I materiali scelti con cura, i molteplici dettagli preziosi perfettamente bilanciati e in armonia tra loro, le decorazioni fatte a mano, rendono l’ambiente e l’atmosfera unici e irripetibili. Un ingresso regale che dimostra la capacità di Armando Rho di interpretare i sogni dei clienti e di trasformarli in realtà. www.rhoarmando.com

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a cura di Giacomo Casarin

ADDIO ACQUA ALLA BASE CON RADICSOL Radicsol è un sistema brevettato per realizzare correttamente l'attacco a terra soprattutto negli edifici in legno (ma non solo): permette di rialzare e isolare adeguatamente il piede di parete. La soluzione mette al sicuro da umidità, allagamenti esterni e interni, da condense, e garantisce l'isolamento e la durata della tua casa nel tempo. Ma ha anche molti altri vantaggi. Il sistema è composto da tre elementi: la barra cassero in polistirene con traverse in legno (lunghezza 2 m); la staffa di connessione, fissaggio e registrazione longitudinale; la staffa angolare ad angolo variabile che consentono di realizzare qualsiasi geometria planimetrica e ogni nodo costruttivo. Grazie all’ampia gamma di larghezze e all’altezza registrabile,

Radicsol può adattarsi a qualsiasi tipo di parete per realizzare correttamente l’isolamento verso terra e consentire la posa delle staffe strutturali e il passaggio degli impianti. www.radicsol.it

WINTER, MASSIMA STABILITÀ E COMFORT SUL TETTO Dalla ricerca e sviluppo di Industrie Cotto Possagno nasce Winter, una gamma di prodotti idonei a essere impiegati in condizioni climatiche estreme. Con una resistenza che ha ottenuto la certificazione tedesca Tüv. Particolarmente adatti nelle zone ad elevate escursioni termiche, i coppi della linea Winter sono garantiti 50 anni e non temono neve, ghiaccio, grandine o altre avversità. Il loro dentello garantisce la stabilità, in modo che i coppi possano soddisfare i bisogni costruttivi anche in presenza di pendenze molto accentuate. Te.Si. Winter, con solo 12 pezzi a metro quadrato, assicura velocità di posa grazie al suo montaggio per file orizzontali o verticali. Con una resistenza al gelo ai massimi livelli previsti dalla normativa tedesca, insieme a un’alta impermeabilità, sempre comprovata da Tüv. Anche il sistema di copertura Unicoppo, unico

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per qualità, biocompatibilità e fascino estetico, incontra la gamma Winter, in grado di garantire alla copertura un’elevata tenuta all’acqua, assicurata dalla doppia onda con ampio canale di scorrimento. Le soluzioni tecniche

ed estetiche adottate consentono una perfetta chiusura anche nella convergenza tra più elementi, grazie ad un quadruplo sormonto, unico nel suo genere. www.cottopossagno.com


CERSAIE MAGISTRALIS Stare a distanza di sicurezza. Magari online. Per non perdere il contatto con i propri clienti le aziende sono sempre più digitali, fiere comprese. Così Cersaie ha pensato di ripresentare sul web dieci Lectio Magistralis e conferenze su architettura e design che hanno fatto la storia del Salone della Ceramica e dell’arredobagno di Bologna. Pensati a favore di progettisti, espositori e visitatori professionali, questi appuntamenti culturali fanno parte del programma Costruire Abitare Pensare, un ciclo di incontri che spazia dalle lectio magistralis al tema della sostenibilità,

fino ad argomenti sociali e culturali. Sono conferenze che mantengono nel corso del tempo il proprio valore e la propria importanza: si trovano tutti e

dieci all’interno del Canale YouTube di Cersaie, nella sezione The Experience, rubrica From our archives. Il programma ha previsto la pubblicazione della lectio di Kazuyo Sejima del 2011, la lezione di Renzo Piano del 2009, la conferenza di Carla Juaçaba del 2013, quella di Matthias Sauerbruch nel 2015, la lectio magistralis di Norman Foster del 2016, la conferenza di Solano Benitez e delle Grafton Architects (Pritzker 2020) sempre del 2016, gli interventi di Sean Godsell e di Francis Kerè del 2017, quello di Sandra Barclay, Jean-Pierre Crousse del 2018 e la conferenza di Emilio Ambasz e Attilio Stocchi dell’anno scorso. www.youtube.com/user/CERSAIE2010

MURATURE PERIMETRALI VESESISTEMA Vesesistema è un innovativo sistema costruttivo di pareti coibentate, costituite da una struttura metallica, annegata in un opportuno strato di betoncino, che sostiene pannelli in Eps con spessore di 11 centimetri, più 2 di ancoraggio. I pannelli costituiscono un rivestimento termico «a cappotto evoluto» che coibenta la casa e corregge tutti i ponti termici delle strutture portanti, come travi e pilastri in cemento armato. La parete così realizzata risulta essere un tutt’uno tra la coibentazione e la struttura, dove i montanti vengono attraversati orizzontalmente da verghe di ferro per cemento armato così da creare una rete metallica incrociata. Ai montanti, poi, sono agganciati i pannelli isolanti in Eps, maschiati e perfettamente planari, uniformi e senza discontinuità. In questo modo si crea un rivestimento termico che ricopre tutta la struttura in cemento armato eliminando ogni tipo di ponte termico. Una volta completata la rete metallica, si procede ad annegarla nello strato di betoncino, che viene spruzzato meccanicamente fino a colmare lo spessore del montante metallico e a riempire tutte le scanalature. La parte

esterna del pannello isolante viene ultimata con più strati di rasatura a colla, in cui si annega una rete in fibra di vetro.

La superficie viene infine completata con finitura colorata. www.vesesistema.it

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ARCHILEGGERE

PROGETTO E RACCONTO. L’ARCHITETTURA E LE SUE STORIE Carlo Olmo Lingua Italiano

Editore Donzelli Editore

Collana Saggi. Natura e artefatto

Editore LetteraVentidue Collana SAGGI IUAV Anno 2019

ISBN 9788855220125

Prezzo di copertina 15 euro

Prezzo di copertina 26 euro

ISBN 9788862424080

L’architettura, le sue storie e la storiografia rivestono

Molte città italiane hanno subito fenomeni di degrado,

nare lo spazio che abitiamo. Per comprenderlo occorre

mobiliare militare che gli enti locali avrebbero potuto

un ruolo complesso nel narrare, interpretare e immagi-

addestrare lo sguardo e imparare a vedere, cogliendo origine e significato, simboli e valori sociali. Quindi,

per raccontare l’architettura è necessario indagare que-

stioni complesse che includono una riflessione sul ruolo dell’architetto tra autorialità e responsabilità e su quella

dello storico, così come sulle fonti che si intende usare, sulla periodizzazione, sui limiti e i valori delle opere nonché sui protagonisti delle vicende narrate. Questo libro conclude una riflessione sulla modernità che Carlo

Olmo, storico dell’architettura, professore emerito e

preside della Facoltà di Architettura del Politecnico

di Torino dal 2000 al 2007, ha condotto attraverso

numerosi saggi e una serie di libri edita da Donzelli. Una riflessione sulle diverse storie dell’architettura, che

la tenuta del capitale simbolico dell’architettura ma

anche il modo in cui vengono narrate e, nella sezione Metamorfosi, l’autore ci propone quattro temi rilevanti

della storia contemporanea «per far funzionare la storia come critica al presente».

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Lingua Italiano

Misure 14 x 21 cm, pp. 224

o a processi socioeconomici, non solo per verificare

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Francesco Gastaldi, Federico Camerin

Anno 2020

Misure 15 x 21,5 cm, pp. 216

possono essere orientate, per esempio, a valori formali

Recensioni di Cassandra Cozza, Politecnico di Milano

AREE MILITARI DISMESSE E RIGENERAZIONE URBANA

sottoutilizzo e abbandono di parte del patrimonio im-

usare per innescare processi di rigenerazione urbana e di sviluppo sostenibile. Questo libro ricostruisce le

vicende politiche e normative, le principali problema-

tiche e le opportunità relative al riuso del patrimonio immobiliare militare, come caserme, fortificazioni e impianti militari, e sviluppa una riflessione approfondita

non solo sugli aspetti normativi e progettuali ma anche mettendo in luce problematiche meno note come quelle

sulla decontaminazione, i vincoli economici o il valore simbolico e identitario dei manufatti. Gli autori analizzano in ordine cronologico la legislazione sulla dismis-

sione e valorizzazione di tale patrimonio mettendolo in relazione ai procedimenti attuati per restituirlo alla

comunità ed evidenziano attuali nodi critici e possibili percorsi di ricerca futuri. La gestione dei beni militari dismessi o dismettibili viene esaminata tenendo conto sia delle politiche di riforma dell’apparato militare sia dei temi relativi alla trasformazione dei luoghi e alle implicazioni territoriali dei processi di riconversione.


MANUAL OF RECYCLING. BUILDING AS SOURCES OF MATERIALS Hannette Hillebrandt, Petra Riegl-Floors, Anja Rosen, Jahanna-Katarina Seggewies Lingua Inglese

MANUAL OF MULTY-STOREY TIMBER CONSTRUCTION Hermann Kaufmann, Stefan Krötsch, Stefan Winter Lingua Inglese

Editore Edition DETAIL Anno 2018

Editore Edition DETAIL

Misure 23 x 29.7 cm, pp. 272

Misure 23 x 29.7 cm, pp. 224

Prezzo di copertina 99,90 euro

Anno 2019

ISBN 9783955534929

ISBN 9783955533946

Prezzo di copertina 99,90 euro Questo manuale pone una sfida importante per gli ar-

Il legno possiede molte qualità visive, tattili, naturali

chitetti, quella di creare edifici che siano una fonte

così come di sostenibilità, rinnovabilità e uso che lo

paradigmatico basato sull’efficienza delle risorse utiliz-

tisti che dagli utenti finali. La costruzione di edifici in

di materiali in modo da dare vita a un cambiamento zate, nel quale riusare gli stessi edifici in un modello di economia circolare. Consapevoli che l’industria delle costruzioni è responsabile di un grande consumo di

risorse, così come di energia e di acqua, gli autori propongono di progettare gli edifici in modo che possano

diventare essi stessi urban mining, cioè giacimenti mi-

nerari urbani. Dimostrano che ciò è possibile mostrando

esperienze già condotte, come quella del «modello di Vienna», esplorando strategie e potenziali (circolarità; demolizione, recupero e smaltimento; sistemi di rating;

ottimizzazione del ciclo dei materiali attraverso il Bim; progettazione computazionale; uso delle risorse locali)

e analizzando nel dettaglio sistemi costruttivi e materiali impiegati. Un catalogo di costruzioni in acciaio

e legno illustra le potenzialità e le tecniche attraverso disegni tecnici e dettagli analizzati anche secondo le potenzialità dei singoli materiali usati (riuso, riciclo, ulteriore utilizzo, discarica, compostaggio e così via) e

della loro circolarità. Una rassegna di esempi suddivisi per ambiti tematici completa il manuale.

rendono un materiale molto apprezzato sia dai progetlegno multipiano, anche urbani, di recente si è liberata

Cassandra Cozza, (Polla, 1978) Ricercatore in Composizione architettonica e urbana del Dipar timento DAStU del Politecnico di Milano, dove si è laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, svolge e ha svolto attività di ricerca in Italia (PRIN MIUR) e all’estero. Architetto, tutor del dottorato PAU, ha divulgato gli esiti dei suoi studi attraverso pubblicazioni, seminari e mostre. Insegna Progettazione architettonica e urbana presso la scuola AUIC del Politecnico di Milano, dove è anche teaching coordinator dell’International PhD Summer School Heritage and Design

dall’uso delle categorie classiche del passato rendendo

possibile la combinazione di diversi metodi costruttivi in base alle necessità. Tutto questo ha aperto una gam-

ma di possibilità per le costruzioni in legno illustrate in modo completo e dettagliato in questo manuale

che esplora le diverse opzioni per combinare elementi verticali e orizzontali più in uso e che rendono la co-

struzione in legno un processo affascinante e creativo. Le strutture di supporto, gli elementi e i componenti strutturali sono descritti in un capitolo dedicato,

mentre un altro analizza aspetti costruttivi come la

stratificazione dell’involucro edilizio o dei componenti strutturali interni e le caratteristiche speciali della tec-

nologia costruttiva. Particolare attenzione è dedicata ai processi (progettazione, produzione, prefabbricazione,

soluzioni per modernizzare gli edifici) che richiedono la cooperazione dei vari attori e una progettazione integrata del processo costruttivo. Dettagli dei tipi di giunti

e schede di progetti esemplificativi completano l’opera.

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Professione Architetto Smart working

Il lavoro da casa mette in luce il ritardo nell’adozione delle tecnologie. E qualche effetto indesiderato

Sos telelavoro L’ emergenza coronavirus ha dato centralità al tema dello smart working. In particolare, il Dpcm dell’11 marzo ha raccomandato il massimo utilizzo del lavoro agile (Legge n.81/2017) per le attività che possono essere svolte fuori dai locali aziendali. Agli effetti, per la quasi totalità degli studi di architettura la situazione emergenziale non ha originato un lavoro propriamente smart, ma una semplice traduzione del luogo in cui viene effettuata la prestazione: dall’ufficio alla propria abitazione. Ciò ha prodotto un’immediata corsa a dotarsi di infrastrutture tecnologiche, dimostrando quanto la polverizzata realtà professionale italiana fosse impreparata a questo salto culturale.

Ritardo evidente Infatti, malgrado da tempo le rappresentanze professionali (Ordini Territoriali, Cnappc) parlino di digitalizzazione e di riorganizzazione degli studi, per molti colleghi questa situazione è stata vissuta come una novità a cui adeguarsi, pena la perdita di produttività, ma senza una vera riorganizzazione degli assetti gestionali e delle procedure.

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di Andrea Catto, Segretario Ordine degli Architetti Ppc di Pordenone

Ciò richiede investimenti in risorse informatiche e infrastrutture digitali, ma anche per il personale e per la sua formazione, a cui è difficile far fronte in un contesto già di forte contrazione dei redditi. Le maggiori difficoltà coinvolgono soprattutto i piccoli studi, i professionisti più anziani, poco inclini all’innovazione tecnologica, e quelli che operano in aree meno sviluppate. Queste realtà possono faticosamente competere con i grandi gruppi professionali e con le società di servizi, in grado di ammortizzare gli investimenti e di ricorrere più facilmente al lavoro agile. Supporto necessario La possibilità di lavorare al di fuori dei vincoli tradizionali di spazio e di tempo semplifica indubbiamente il nostro lavoro, in termini di tempi e di costi. Tuttavia, l’introduzione a pioggia del telelavoro, dell’home, del remote, dello smart working, non può dirsi di per sé efficace, ma va rapportata allo specifico settore di attività, considerandone il grado di autonomia, l’interdipendenza da altri soggetti e la misurabilità dei suoi risultati. Lo stato di necessità ha costretto anche le amministrazioni pubbliche ad una rapida svolta, talvolta in assenza di strumenti e personale formato, dimostrando come la digitalizzazione, già prevista dal d.Lgs 7 marzo 2005 n. 82, possa essere attuata celermente, senza però dimenticare le ricadute negative dovute alla spersonalizzazione di alcuni servizi e all’impossibilità di dialogo tra le parti. Infatti, oltre agli effetti positivi derivanti dal cambiamento, non vanno sottovalutati gli aspetti che impattano sul panorama sociale e sulle ragioni stesse della professione, creando una serie di interrogativi sulle competenze del libero professionista, sulla sua libertà creativa di fronte al lavoro collaborativo, sul rapporto asimmetrico con una committenza sempre più esigente e virtualmente informata, che rischia di produrre un aumento del carico di lavoro causato dall’assenza di relazionalità propria del nostro lavoro e dall’eccesso di informazioni contenute nei documenti digitali, sino a considerare i possibili rischi per la salute derivanti dal passaggio repentino e incontrollato a questa nuova condizione.


AL LAVORO CON YOUBUILD Smartphone, computer e YouBuild. Il magazine edito da Virginia Gambino Editore è diventato in breve uno strumento apprezzato dai professionisti della filiera delle costruzioni: architetti, geometri, ingegneri, periti, imprenditori... YouBuild, infatti, non si propone solo di fare genericamente cultura del costruire e del progettare. La rivista, che ha cadenza trimestrale, pubblica anche informazioni utili, pratiche, aggiornate. Sotto la direzione di Luca Maria Francesco Fabris, docente al Politecnico di Milano, un comitato scientifico internazionale è in grado di selezionare le tecnologie, case history e metodologie migliori. Ecco perché l’abbonamento a YouBuild è uno strumento per migliorare il vostro lavoro.

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