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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.
N° 18 - DICEMBRE / GENNAIO 2021
ISSN 2532 - 5345
YouBuild
TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI
CONVEGNO YOUBUILD
Le case history sulla rigenerazione CLASSIFICHE
Gli studi top 100 di architettura e ingegneria Simone Pruneri
ISOTEC
Progettiamo insieme con il superbonus
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TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI
ANNO 6 - NUMERO 18 - DICEMBRE / GENNAIO 2021 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LUCA MARIA FRANCESCO FABRIS Coordinatore editoriale / Editorial coordinator VERONICA MONACO Comitato scientifico / Scientific Committee GIAN LUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano), ANNA FRANGIPANE (Università di Udine), FAN FU (Beijing University of Civil Engineering and Architecture), WENJUN MA (Shanghai Jiao Tong University), GARRY MILEY (Waterford Institute of Technology), LJUBOMIR MIŠČEVIĆ (University of Zagreb), EMANUELE NABONI (Royal Danish Academy of Fine Arts KADK), MATTEO UMBERTO POLI (Politecnico di Milano), VASO TROVA (University of Thessaly), ILARIA VALENTE (Politecnico di Milano) Collaboratori / Contributors VALENTINA ANGHINONI, RICCARDO MARIA BALZAROTTI, FEDERICO CAMERIN, ANDREA CATTO, CASSANDRA COZZA, FEDERICO DELLA PUPPA, ERNESTO FAVA, FRANCESCO GASTALDI, GABRIELLA GHERARDI, MARCO PANTALEO GIARACUNI, ROSSELLA LOCATELLI, STEFANO LAVORI, SELENE MAESTRI (FOTOGRAFA), LUCA MERCALLI, FABIANO MICOCCI, MASSIMO MOBIGLIA, VERONICA MONACO, ANDREA MUZIO, ANDREA OLDANI, MARIA CHIARA PASTORE, GIUSEPPE ROSSI, CAMILA GOMES SANT’ANNA, GOIAS E CHIARA SCANDALETTI, FRANCO SARO, GERARDO SEMPREBON, LEONARDO ZUCCARO MARCHI Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari/ Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano / Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 / info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 32,00 - Copia singola € 7,50. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link www.virginiagambinoeditore.it/shop/abbonamenti oppure, fare richiesta via mail ad abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento
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SOMMARIO EDITORIALE Madamina, il catalogo è questo 11
IV CONVEGNO YOUBUILD Sapessi com'è strano piantare alberi a Milano 18
CONTENT ABSTRACTS 12
DOSSIER
EVENTI IV CONVEGNO YOUBUILD Le ragioni di un successo 14
PROGETTAZIONE TOP 100 La classifica degli studi di progettazione 22
ATTUALITÀ ITALIA
IV CONVEGNO YOUBUILD Il tema del nuovo decennio 15
MERCATO IMMOBILIARE Tutti in ufficio a casa propria 30
IV CONVEGNO YOUBUILD Aree militari a rapporto 16
ACCADEMIA DELLA MUSICA Tutti in coro per le note 36
IV CONVEGNO YOUBUILD Rigenerare dopo il covid 17
ARCHITETTURA Così progettiamo la casa del futuro 44
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VERONA La cultura sta sulla difensiva 48 LAGO DI GARDA La tessitura del mattone 54 INSTALLAZIONI La natura prega in cerchio 60 RIFUGI Navicella di legno per i filosofi di oggi 64 KLIMAHOUSE Progettare green si impara online 68
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SOMMARIO MONDO BRASILE La seconda casa? Meglio in città 74
RISCHIO IDROGEOLOGICO - 2 Tanti indennizzi, poca prevenzione 120
COME SI FA
GRECIA Doppio binario risparmioso 80
KNAUF INSULATION La via facile al superbonus 126
USA Sostenibilità con medaglia 86
NIEDERSTÄTTER Con le gru a tutta birra 130
STORIA DI COPERTINA
INTORNO
BRIANZA PLASTICA Il superbonus, sfida per i progettisti 94
THE METRO-FOREST PROJECT In volo nel parco 134
INTERMEZZO
UNDER 40
Sempre la stessa questione 102
SPECIALE CAMBIAMENTO CLIMATICO PROGETTAZIONE Come isolarsi e vivere felici 108 ISOLAMENTO Zero consumi e al verde 112 RISCHIO IDROGEOLOGICO - 1 Drenare è meglio che ricostruire 116
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RIQUALIFICAZIONE URBANA Agopuntura urbana a Milano 140 WORLD WIDE BUILD 146 OVERVIEW 154 EVENTI E NOTIZIE 156 ARCHILEGGERE 158 PROFESSIONE ARCHITETTO 160
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EDITORIALE
TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI
Madamina, il catalogo è questo
di Luca MF Fabris
A dire il vero, avrei voluto iniziare con questo incipit: «C’era una volta e ancora c’è», ma poi mi è sembrato che i versi cantati da Leporello nel supremo e gioioso Don Giovanni mozartiano diano meglio l’idea dei tempi che stiamo vivendo. Ho aspettato fino all’ultimo per scrivere questo editoriale, perché l’evoluzione di tutto quello che ci sta intorno è in preda a tali accelerazioni che, incredibilmente, tutto appare fermo. Perché tutto si muove alla stessa velocità. Noi compresi. Non c’è un punto da cui guardare e valutare. Non c’è un mezzo con cui allontanarsi e lasciare dietro di sé le cose. E, quindi, eccoci qui: abbiamo un bel catalogo da cui scegliere. Un insieme di cose buone e tante di improbabili. Cose che si sono avverate inaspettatamente e desideri che sono rimasti inascoltati. L’anno che si è concluso probabilmente rimarrà negli annali come uno dei peggiori che abbiamo vissuto. Quello che ha stravolto il nostro essere e pensare, il nostro relazionarci con gli altri, che ha cambiato il nostro modo di lavorare e di studiare. Però, a ben guardare, è anche quello che ci ha fatto riscoprire come essere più forti, come reiventarci di punto in bianco e che ci ha fatto mettere al primo posto sentimenti e occasioni di cui avevamo perso il senso d’importanza. D’altra parte, nell’emergenza tutto il superfluo appare improvvisamente per quello che è. E la verità appare fulgida, così come appare bellissima la semplicità delle cose. Potrei anche dire, per usare un termine cool, che abbiamo capito quanto possiamo essere resilienti, pronti a prendere botta e a ripartire avendo imparato da una (grande) lezione subita in più… Mi stavo chiedendo che cosa ci avrebbe portato questo nuovo anno, ma per il momento le prime avvisaglie mandano segnali che paiono arrivare da realtà distopiche. Siamo nella crisi della crisi dentro una crisi che pare sviluppare altre crisi. Se fosse pura matematica direi che più che una somma si andrebbe verso un nulla (di fatto) assoluto. Ma mi spiace, non ce la faccio, e da eterno ottimista voglio pensare che la realtà, quella vera, saprà palesarsi nella sua bontà e che si possa di nuovo crescere in spirito e in saggezza. E perché no, anche nell’economia e nell’industria, pure quella legata al mondo dell’edilizia che, lo abbiamo visto, non si è mai fermato. E YouBuild è qui per dare il suo contributo, per stare al vostro fianco. In questo numero affrontiamo il tema della pandemia per raccontare come abbia cambiato il mondo della progettazione degli interni sia in ambito terziario sia in quello abitativo, ampliando un argomento che abbiamo inserito anche nel dibattito del IV Convegno YouBuild che, tenutosi online, è stato premiato dalla vostra numerosa presenza: grazie! E poi, grazie ad un’ampia panoramica, attraversiamo l’Italia con progetti che raccontano, ciascuno in maniera diversa, la ricerca nello studio delle forme e nell’uso dei materiali. Tutti progetti che ci aiutano anche a riflette sull’uso dello spazio, anche come vero e proprio bene semplice di cui riappropriarci. Vi portiamo anche l’estero, con una carrellata di progetti dalle caratteristiche più diverse, ma sempre ispirati dal senso della ricerca e dell’innovazione, anche quando giocano con tecnologie apparentemente semplici (sì, lo so di averlo scritto di nuovo). Inoltre, ci occuperemo in modo approfondito di risparmio energetico con più articoli che affrontano in modo corale questo tema. Il tutto corredato dalle nostre rubriche che, come bussole, ci aiutano trovare fermi riferimenti. Insomma, al solito, abbiamo cercato il meglio per offrirvi uno strumento utile. E ora, come canta Leporello, «…osservate, leggete con me».
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CONTENT ABSTRACTS
Rebuilding the cities traduzioni di / translations by Ernesto Fava
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City regeneration plan based on the balance between built spaces and green public areas as never seen before in Italy, reconciling not only citizens and administrators, but also designers. This was the fil rouge of the 4th YouBuild Conference, taking place online due to the sanitary anti-covid regulations. It was the oppor tunity to share information about the most current issues concerning sustainable design for urban renovation, the motivated need to re-forest the city, the technical and environmental innovation in the construction industry and all the incoming strategies to re-activate our urban areas, even from a sanitary point of view, and for the re-use of locations potentially precious but still waiting to be included in the re-organization process of the society. A chance to meet and to improve knowledge for all those construction industries and design professionals aiming to better face the cultural and factual transformation we are directly experiencing.
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BRIANZA PLASTICA INNOVATIONS
Brianza Plastica stands out among those companies that, through a clear vision of the future needs and constant investments in research and development, are moving ahead by proposing high-performance solutions to the market, able to give valuable and operating answers to the Architecture and Design sector. Brianza Plastica is leader in the production of roof and heat-insulating coatings, offering, through the Isotec system, an integrated solution for building thermal insulation and ventilation. Supported by five production sites, distributed in the national territory, a renovated research and development laboratory expanded to host the most high-tech devices to support the production processes, the company presents itself as an expert partner for solving all the critical issues concerning the envelopment efficiency and for ensuring the most appropriate design of roofs and facades thermoventilated insulation. Because there is no building alike, so that every context needs an accurate and thoughtful analysis of the existing conditions and the required performances, as Simone Pruneri, the Brianza Plastica insulating systems’ sales manager, explains to Youbuild.
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DRAINAGE AND HYDROGEOLOGICAL INSTABILITY
More than 300 deaths and an unknown number of evacuees that, in any case, exceeds 600 thousand people. The victims list related to the hydrogeological instability is impressive and includes, from the Soverato Flooding dating 2000 up to date, 43 events, which means an average of just over two events per year, one every 6 months, a too high frequency to be assigned to calamities and, in particular, to fatality. Our national territory is fragile from North to South. There is no Italian region without a disastrous flood in its history but, certainly, some regions more than others express hydrogeological weaknesses which would require structural interventions for the reorganization of the territory, a new equilibrium between urban and natural landscape territory, related to the deterioration of the second one, mostly due to the abandonment of those lands (the mountain areas in particular) taken care of in the past by people. This is why a continuous commitment concerning the territory care and its drainage activities is highly needed.
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HOW A WEATHERMAN BUILDS HIS HOME
How to build in a sustainable way? Luca Mercalli, weatherman and environmentalist, describes his experience: the first and most important step is to rely on energy-efficient buildings expert designers: an architect, supported by a thermo-technical engineer. The energy audit of the building, as well as the definition of renovating solutions, is a complex matter requiring physical and mathematical skills, computer simulation models and regulations knowledge. The do-it-yourself solutions, as well as unskilled
approaches, could lead to significant mistakes, concerning not only the expected energy consumption, but also key technical issues, such as the risk for condensation occurring in the wall internals. Therefore, it is fundamental to start from the overall design of the system and not from the materials, the equipment or the construction company. This very common mistake is frequently generated by the proposals of technically unskilled sales people and/or by the client’s rush. The design phase defines the types of interventions to be implemented, the optimum insulation thicknesses, the resolution of critical thermal bridges, the energy requirements related to the local climate and the most suitable heat or cold sources to be applied for that specific context (according to altitude and orientation).
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THE NEW NATIONAL MUSEUM OF THE UNITED STATES ARMY
SOM is one of the largest and qualified architectural firms in the world, and one of the longest-running, its foundation dating back to 1937. For decades, it has been the emblematic representative of the American International Style and its “Irresistible Empire”, as described by the historian Victoria De Grazia. SOM was the designer of the New National Museum of the United States Army (Nmusa) in Fort Belvoir, Virginia, a few kilometers from Washington Dc. The architects faced a deeply relevant issue for the american society, by giving an architectural interpretation of the memory and the symbolic representative meaning of the United States Army, founded in 1775 and, today, counting around 475 thousand soldiers. This memory has been represented in five monolithic metal volumes, both monumental and introverted, of different heights and connected by glazed walkways. The pavilions are located on a plateau which emphasizes the stateliness of the whole complex. In addition to the museum, the site will host, in the future, a parade area with grandstand, a commemorative garden and an “army path” including thematic areas.
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WHEN BRICK TURNS INTO DECORATION
The Ardielli Fornasa Associati studio was in charge of the design of T Villa, a single-family house, located nearby the southern shores of the Garda Lake. The building appears to be an almost stereometric solid where the purity of the form looks like the result of a subtraction of material from an original primitive mass. The Villa is located along the perimeter of a residential allotment, surrounded on three sides by the typical suburban low-density tissue which contradistinguishes the Po Valley urbanization, as a consequence of the use of brick also. From this condition originates and get shaped the choice to define spatial and visual connections with the fourth side, the west one, open to the nature and landscape. The indoor-outdoor relationship doesn’t expire in this programmatic choice, but discovers further narrative space in the definition of the finishing elements of the façade.
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EVENTI
IV CONVEGNO YOUBUILD
Le ragioni DI UN SUCCESSO L’edizione digitale dell’evento legato a questa rivista ha registrato interesse e un’alta partecipazione. Un buon auspicio per il nuovo appuntamento a ottobre
di Luca Maria Francesco Fabris 14
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F
ra le sorprese di quest’anno pandemico penso che possiamo inserire il successo del IV Convegno YouBuild. Pensato per essere un avvenimento da svolgere in presenza alla Fiera di Verona, quando l’euforia estiva aveva fatto pensare che l’emergenza fosse alle spalle, è diventato un evento virtuale, in sintonia con le disposizioni sanitarie, grazie alla piattaforma messa a disposizione dall’Ordine degli Ingegneri della città scaligera e questo ci ha permesso di allargare la nostra platea a quasi mille partecipanti. Partecipanti che hanno assistito e sono intervenuti attivamente con le domande poste agli esperti invitati. Insomma, forse sarà perché alla nostra vita virtuale oramai ci siamo abituati, il pomeriggio dedicato al convegno passato insieme è stato un bel momento che ha unito ricerca e professione, spunti e riflessioni su un tema così attuale come quello della rigenerazione urbana pensando anche all’evoluzione e alla soluzione in termini progettuali della situazione pandemica che ancora stimo vivendo. VOLARE ALTO I temi affrontati dai relatori ci hanno portato a ragionare sulla dinamica nazionale della riqualificazione
Marco Pantaleo Giaracuni
coordinatore della Commissione Centro Studi Urbanistici dell'Ordine degli Ingegneri di Verona
IL TEMA DEL NUOVO DECENNIO
urbana delle aree dismesse, un tema sempre scottante (Federico Della Puppa) e sui progetti che trasformeranno Milano nel prossimo futuro (Nicola Russi, Maria Chiara Pastore, Riccardo Maria Balzarotti). Abbiamo anche posto attenzione alla situazione del Nord-Est d’Italia, parlando del grande problema dell’occupazione e disuso del suolo (Francesco Gastaldi, Federico Camerin) e sentito come la professione affronta il tema della rigenerazione urbana (Gian Arnaldo Caleffi). Inoltre, grazie all’intervento di Stefano Capolongo, abbiamo affrontato il tema cogente dell’architettura per la sanità per affrontare la pandemia, ma non solo. Tutte sfaccettature di un tema comune, che è quello del cambiamento che stiamo tutti affrontando in modo repentino, ma che possiamo sopportare perché ha solide basi nella ricerca e nella pratica della professione. Anche questo è essere resilienti. In queste pagine trovate ulteriori appunti di approfondimento su alcuni dei temi proposti dai nostri esperti, mentre vi segnalo che al link https://bit.ly/2Kevpjw potete trovare la registrazione integrale dell’evento. Infine, è con vero piacere che invito tutti fin da ora al V Convegno YouBuild che si terrà a Verona il prossimo 15 ottobre 2021 e questa volta abbiamo più ragioni per dire che sì, sarà in presenza! Arrivederci!
M
entre in Senato è alle fasi finali la discussione sul Disegno di legge 1131 in tema di misure per la rigenerazione urbana, il tema dello sviluppo e trasformazione delle città è sempre più un argomento caldo per il mondo delle costruzioni. È di metà dicembre la notizia dell’intesa tra il ministero delle Infrastrutture e quello dell’Economia per lo sblocco di 219 milioni di euro da destinare ai progetti ad alta efficienza energetica per il residenziale sociale. Nel frattempo il Governo ha approvato il piano strategico per destinare le risorse del Recovery Fund con 6,3 miliardi destinati a progetti di rigenerazione urbana e all’housing sociale, e anche Bruxelles si è data da fare con la Renovation Wave, il piano per lo sviluppo dell’edilizia sostenibile e dell’efficienza energetica con cui prevede la ristrutturazione di 35 milioni di edifici entro il 2030 e la creazione di migliaia di posti di lavoro. Questa rivista ha dedicato ampio spazio al tema della rigenerazione urbana, che è stato anche al centro del IV Convegno YouBuild, evento promosso anche dall’Ordine degli Ingegneri di Verona. La rigenerazione urbana sarà il tormentone del XXI secolo. Dopo il boom edilizio degli anni Sessanta, la nascita dei grandi poli industriali e il diffondersi del modello di città diffusa ci troviamo di fronte alle conseguenze che questi fenomeni hanno generato. La soluzione a problematiche quali il consumo di suolo, la dismissione di grandi contenitori del terziario e produttivo, la rigerazione delle periferie non sono più deferibili nel tempo. Si tratta di milioni di metri cubi di costruito che hanno perso il loro scopo originale e che affollano come scheletri il nostro territorio. Qualche passo in avanti è stato fatto: ricordiamo, per esempio, il bando pubblico per il recupero delle periferie con finanziamenti a fondo perduto, e altre normative statali e regionali, quali la Veneto 2050 (Legge regionale n. 14/2019) o il famoso Sblocca Italia. Siamo però solo all’inizio. Serve un drastico cambio di rotta nelle politiche che governano le nostre città e i principali scogli da superare riguarderanno gli ambiti economici e normativi.
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Federico Camerin assegnista di ricerca all'Università IUAV di Venezia
AREE MILITARI A RAPPORTO
Ex ospedale militare, Piacenza (novembre 2017). Sotto, ex Arsenale militare, Verona (novembre 2017). Sotto, a destra, ex Distretto Militare, Caserma Duodo, Udine (settembre 2016) Foto Federico Camerin
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egli ultimi tre decenni sono state impostate politiche di dismissione-rigenerazione del patrimonio immobiliare militare secondo criteri di emergenzialità economico-finanziaria da parte dello Stato, con risultati esigui in termini di progetti compiuti. Un cambio di approccio è necessario per rigenerare le antiche aree militari, il cui prolungato abbandono, talvolta «per interesse vigile» da parte del proprietario, si somma ad altri fattori inerziali ai fini della conversione. I costi di bonifica, una normativa eterogenea e frammentata nel tempo che sovrappone continuamente disposizioni legislative fallimentari ad altre considerate più innovative rispetto alle precedenti, un’interazione non sempre chiara e virtuosa tra i livelli amministrativi coinvolti (ministero della Difesa, Agenzia del Demanio, am-
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ministrazioni locali, etc.), e l’incremento del rapporto deficit/Pil e dei vincoli imposti agli enti pubblici territoriali dal Patto di Stabilità non facilitano l’intervento da parte del settore pubblico in partnership con i possibili investitori privati (fondi di investimento immobiliare, fondazioni bancarie). Lo status giuridico dei patrimoni immobiliari del ministero della Difesa, considerati essenzialmente come beni pubblici, e le caratteristiche intrinseche di tali aree (ampie superfici e spazi aperti, manufatti architettonici di rilevante consistenza territoriale costruiti secondo standard di igiene pubblica nel periodo posteriore all’Unità d’Italia) possono fungere da volano per infrastrutturare territori resilienti. I patrimoni exmilitari costituiscono delle occasioni da non perdere in contrasto con una progettualità architettonica e urbana neo-liberista di privatizzazione di beni pubblici (promosso ultimamente dalle sgr del ministero dell’Economia e delle Finanze e di Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare). Il cambio di rotta dovrebbe risaltare nuovi valori di priorità ascrivibili al diritto alla città per progettare alternative che incidano sul riequilibrio delle condizioni ambientali e socioculturali in contesti caratterizzati da dotazioni urbanistiche esigue, di scarsa qualità, privi di senso ed identità, e convertiti in contesti urbani da rammendare, soprattutto nel caso delle periferie.
Francesco Gastaldi professore associato presso l’Università IUAV di Venezia
RIGENERARE DOPO IL COVID
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economia italiana sta attraversando la peggiore recessione, per intensità e durata, dal Dopoguerra. Il virus ci cambierà economicamente e socialmente, di più di quanto successo per effetto del terrorismo, della crisi petrolifera, dell’islamismo radicale, delle crisi finanziarie. Siamo in un tempo sospeso, siamo in attesa. L’auspicabile fase post-covid ha aperto nuovi interrogativi complessi, anche nella Città Diffusa, la ciclicità delle crisi sta facendo emergere una nuova domanda di governo del territorio, non più legata a una fase espansiva, bensì al problema delle possibili destinazioni d’uso di strutture produttive, commerciali e per il tempo libero abbandonate, della limitazione della crescita edilizia e, più in generale, della transizione verso nuovi (e diversi) modelli di sviluppo. I fenomeni di dismissione hanno effetti e interdipendenze sulle realtà urbane più consolidate, la periferia degli anni Sessanta soffre, appare sempre più priva di qualità, la villettopoli del Veneto continuerà ad avere appeal? Ci si deve preparare, a livello nazionale e locale, ad altri modelli di sviluppo o tutto tornerà come prima? Quali processi di apprendimento sociale e istituzionale potremo (e forse dobbiamo) sviluppare? Come reagiranno i vari territori? Si allargheranno disuguaglianze, alcune aree sapranno reagire meglio di altre, gli ambiti marginali ne usciranno ancora più deboli? Ci muoviamo ancora con molte incognite. Ci sentiamo impotenti, è impossibile fare previsioni in questo quadro di incertezza e di indeterminazione. Ci ha colpito il modo repentino in cui abbiamo dovuto riformulare le nostre
viste, le nostre città, i luoghi, gli ambiti di aggregazione ci sono apparsi come mai li avevamo conosciuti. Emergono nuovi fenomeni da governare: cambiamenti di polarità e gravitazioni, ri-articolazione di assetti gerarchici, decadenza delle centralità e riemergere delle periferie, forme fisiche indeterminate, minore qualità degli spazi urbani e territoriali. Tutti questi interrogativi, in diversa forma, attanagliano molti osservatori e studiosi di politiche urbane e analisti territoriali. Necessariamente anche le politiche, a scala locale, regionale, nazionale dovranno tenere conto di tutto questo.
Motta di Livenza (Treviso)
Cessalto (Treviso)
San Vendemiano (Treviso)
Villorba (Treviso)
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Maria Chiara Pastore,
ricercatore presso il Politecnico di Milano
SAPESSI COM’È STRANO PIANTARE ALBERI A MILANO
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iantare alberi, fare boschi, moltiplicare il numero delle piante lungo le strade, nelle piazze, nei cortili, sui tetti e sulle facciate delle nostre città, significa incrementare il capitale naturale ed è un modo efficace, economico e coinvolgente per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e offrire alla città nuovi servizi ecosistemici. La forestazione urbana è oggi in cima alle agende delle grandi metropoli del pianeta (da New York a Melbourne, da Singapore a Parigi) e la Grande Milano, con Forestami, vuole essere una delle metropoli motore di questo cambiamento. Il progetto nasce da un protocollo d’intesa siglato nel 2018 tra Città Metropolitana, Comune di Milano, Parco Nord Milano, Parco Agricolo Sud Milano ed Ersaf, che hanno condiviso gli obiettivi sottesi a una ricerca applicata affidata al Politecnico di Milano. La grande ambizione del progetto, che prevede di piantare 3 milioni di nuovi alberi nella Città Metropolitana entro il 2030, riguarda la necessità di apportare un vero cambiamento nelle nostre città, fisico, ambientale e culturale, riconsiderando la natura come parte strutturale degli ambienti urbani. Questioni di chioma Per immaginare questo cambiamento, abbiamo innanzitutto studiato lo spazio della Città Metropolitana, attraverso la definizione della Tree Canopy Cover esistente (essenzialmente l’area occupata dalla chioma degli alberi). Attraverso immagini satellitari combinate e verifiche sul campo sappiamo ora che nella Città Metropolitana il 16% della superficie è occupata dalle chiome degli alberi. Abbiamo anche studiato i vuoti e i loro usi reali (per esempio, pubblico, residenziale, infrastrutturale, agricolo) attraverso mappe satellitari, per definire dove fossero gli spazi potenziali che potessero ospitare nuove superfici vegetali e per guidare in tal modo lo sviluppo del progetto. Per implementare il progetto, abbiamo lavorato con diversi comuni, (l’intera Città Metropolitana ne comprende 133) definendo disponibilità, priorità e capacità di sviluppo del territorio sui diversi anni. Finora (settembre 2020) abbiamo raccolto 153 diverse aree, pronte ad accogliere nuove piantagioni. Ma i comuni non sono l’unico stakeholder di Forestami. Il progetto deve avere tutti dalla parte
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degli alberi. Pertanto, abbiamo discusso con agricoltori, proprietari terrieri, membri di associazioni ambientaliste, aziende private (per nominare solo alcuni tra i molti attori coinvolti) che potessero contribuire, mettendo a disposizione aree, capacità tecniche di messa a dimora e manutenzione o finanziamenti per l’acquisto e manutenzione delle piante stesse. Nuovo modello Con Forestami apriremo la strada al cambiamento. Un nuovo modello che integra la natura nel denso ambiente costruito della città, un nuovo modo di collaborare con i cittadini, con le associazioni, con le istituzioni, con le comunità verso lo stesso obiettivo. D’altronde, il 2020 ci ha più che mai dimostrato quanto l’integrazione dello spazio verde al costruito possa determinare sostanzialmente il benessere psicofisico del nostro vivere.
Tree Canopy Cover della Citta Metropolitana di Milano, 2018 Credits: FORESTAMI. Laboratorio di Simulazione Urbana Fausto Curti, Politecnico di Milano
Piantagioni al Parco Nord Milano, Stagione Agronomica 2020-21 Courtesy Parco Nord Milano
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DOSSIER YouBuild I PRIMI
100 STUDI
DI ARCHITETTURA E DI PROGETTAZIONE
Dopo anni di magra, il mondo della progettazione conosce una fase positiva: crescono i fatturati e anche gli utili. È quanto emerge dall’analisi delle prime cento società di architettura e design in Italia. Ma non mancano le sorprese a cura del Centro Studi Youtrade
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ATTUALITÀ DOSSIER ITALIA
I TOP 100
L’architettura CRESCE DEL 10,6%
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La classifica delle piĂš grandi societĂ di progettazione indica un incremento generalizzato. Lombardini22 al primo posto, ma il ranking cambierebbe se...
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di Federico Della Puppa
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DINAMICHE DELLE SOCIETÀ DI ARCHITETTURA E DESIGN PER CLASSE DIMENSIONALE DEL GIRO D'AFFARI Utile netto/giro d'affari Giro d'affari Var. % Utile netto Var. % (%) Fascia di fatturato 2019 2018 2019/2018 2019 2018 2019/2018 2019 2018
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Guamari
DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE DELLA TOP 100 PER CLASSE DIMENSIONALE DEL GIRO D'AFFARI
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Guamari
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TOP 100 DELLE SOCIETÀ DI ARCHITETTURA E DESIGN Posizione
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2019
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2019/2018
2019
2018
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Lombardini22
18.091
15.788
14,6
1.353
1.179
14,8
7,5
7,5
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Progetto Cmr
12.813
11.116
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395
361
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3,1
3,2
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Renzo Piano Building Workshop
12.565
13.240
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ATTUALITÀ ITALIA
MERCATO IMMOBILIARE
Tutti in ufficio A CASA PROPRIA
Studio in luogo ad esso dedicato, all’interno di un appartamento a Milano. Progetto: lupettAtelier Foto di: © Matteo Imbriani
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Lo smart working è destinato a durare. E le aziende studiano come rendere stabile questa forma di collaborazione. Una rivoluzione che coinvolge chi progetta e costruisce di Stefano Lavori
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l Lingotto, a Torino, è un’icona dell’architettura, oltre che della storia industriale d’Italia. Quella che era la principale fabbrica e sede della Fiat, è stata costruita con una struttura in cemento armato su una rete di pilastri di 6x6 metri, rampe elicoidali e una pista di prova delle autovetture sul tetto. Realizzato nel 1926, il Lingotto è stato definito dal grande architetto svizzero Le Corbusier come «uno degli spettacoli più impressionanti che l’industria abbia mai offerto». Insomma, un edificio d’avanguardia. Ma oggi la fabbrica non c’è più: nel 1982 è stato deciso di riconvertirla, con un progetto curato da Renzo Piano. Oggi la ex fabbrica è la sede di un centro commerciale, negozi, uffici, bar, ristoranti, di un cinema e della Pinacoteca Agnelli. E basta fare un giro nelle periferie delle grandi città per accorgersi che la storia del Lingotto non è speciale: sono molte le fabbriche dismesse e riconvertite ad altro uso. Oppure sono abbandonate come gusci vuoti, che testimoniano la migrazione dell’economia dalla produzione al cosiddetto terziario, cioè ad attività commerciali o a uffici. NUOVA ERA? Ma il covid potrebbe essere la miccia di un’altra rivoluzione: il declino dell’era degli uffici. Certo, non di tutti. Ma lo smart working, già introdotto prudentemente da qualche anno nelle grandi imprese, a causa dell’epidemia è diventato una nuova modalità di lavoro che sembra pronta a radicarsi. Molte grandi aziende hanno già annunciato che di far tornare i dipendenti in ufficio non se ne parla fino alla fine del 2021. E ci sono imprese che hanno ormai considerato come acquisita una sorta di migrazione di ritorno verso le proprie abitazioni almeno di una parte dei propri collaboratori. Secondo Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, sono ancora 4 milioni i lavoratori «che per una parte importante del loro tempo operano da remoto». Un fenomeno che coinvolge indifferentemente piccole e grandi imprese: all’Eni hanno deciso
LAVORATE IN SALOTTO? SIATE FLESSIBILI di Isabella Franco*
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emergenza sanitaria che ci ha travolti, da febbraio a oggi, ha cambiato per ora e forse per sempre, le abitudini domestiche e lavorative di tutti noi. L’ufficio, luogo di incontro e scambio, è diventato un ambiente di difficile gestione con nuovi ritmi e comportamenti da seguire che hanno portato a rimodellare gli spazi, a mantenere le distanze di sicurezza tra una postazione e l’altra e ad usare sistemi di sanificazione continua. Il lockdown ha obbligato tutti a lavorare da casa permettendo alle aziende di constatare che il dipendente lavora bene anche a distanza, rendendo il lavoro proficuo, forse ancor di più che in ufficio. In questo momento di incertezza molti di noi sono costretti fra le mura
domestiche e si trovano ad affrontare una situazione che mai avrebbero immaginato possibile. La soluzione? Adattiamoci ai tempi e alle necessità, che inevitabilmente stanno cambiando. Di quali metodi e di quali mezzi possiamo disporre, noi professionisti, nella progettazione dello spazio domestico? La tecnologia, di sicuro fra questi mezzi, è stata fondamentale nello svolgimento del lavoro e nelle relazioni da casa, permettendoci di connetterci e di lavorare con chiunque in qualsiasi momento. È dunque vero che la rivoluzione informatica ha influenzato i nostri spazi abitativi nella stessa misura in cui ha trasformato i nostri ambienti di lavoro? Direi senza ombra di dubbio di sì. Grazie agli strumenti tecnologici (laptop, tacontinua a pag. 32
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Angolo studio ricavato all’interno di una stanza dedicata a guardaroba. Progetto: lupettAtelier Foto di: © Matteo Imbriani
segue da pag. 31 blet e smartphone) possiamo condurre la nostra vita, anche lavorativa, tra le mura di casa: il pubblico e il privato, il lavoro e il gioco, il sonno e la veglia si concentrano tutti in un unico luogo. L’esperienza della quarantena ci ha aiutato a comprendere che, per soddisfare queste nuove esigenze, è necessario cambiare il design della nostra casa. Abbiamo trascorso così tanto tempo a porte chiuse, che la casa ha assunto un nuovo significato per tutti noi. Privato e professionale si sono uniti sotto lo stesso tetto, entrambi con la necessità di spazi e arredi dedicati. Se l’esigenza, reale, è quella di vivere e lavorare nello stesso luogo, siamo chiamati a soddisfare l’arduo compito di far convivere le due realtà in maniera armonica. Negli ultimi mesi il dialogo fra l’architetto e il committente si è svolto largamente attorno a questi temi, cercando di ritagliare all’interno delle residenze degli spazi dedicati al lavoro.Trovare un luogo personale dedicato allo smart-working significa trovare un angolo che si possa allestire appositamente. Può essere anche uno spazio molto
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piccolo, accogliente e confortevole, adeguato al lavoro, uno spazio in cui non essere disturbati. Per rendere agevoli e confortevoli le ore di lavoro in casa è necessario disporre di semplici accorgimenti: un piano o un tavolo, con una presa per caricare telefono e device se necessario, una luce che illumini i documenti e il nostro volto per le video chiamate, una piccola luce da posizionare a pinza sul monitor per esempio, una seduta comoda, uno sfondo gradevole e ordinato, come una libreria o una parete colorata. Non dimentichiamo che l’armonia e l’ordine sono sinonimo di positività e di buona condotta. Se non si ha la possibilità di adibire un luogo a spazio smart-working è bene scegliere mobili e arredi flessibili, anche per gli ambienti più piccoli. Per esempio, possiamo selezionare tavoli che possano essere utilizzati come scrivanie, o sedute leggere che possano essere spostate facilmente, per agevolare le abitudini domestiche e quelle professionali.
Postazione studio ricavata all’interno di un bow-window di una camera da letto a Milano. Progetto: lupettAtelier Foto di: © Matteo Imbriani
di far rientrare in ufficio solo il 15% dei dipendenti, Enel continuerà a utilizzare lo smart working fino a fine anno, Tim ha raggiunto con i sindacati due accordi che regolano fino alla fine del 2021 il lavoro a distanza, e fino a metà ottobre gli smart worker erano a quota 36 mila. Ancora: Vodafone ha attuato un piano di graduale rientro, ma solo per il 20% dell’orario di lavoro, la banca illimity prevede di far occupare non più del 50% degli spazi, e Pirelli, negli uffici della Bicocca, a Milano, conta su un lavoro da remoto del 75%. Secondo quanto ha riportato il Sole 24Ore, con le parole di Corso, «assisteremo a un doppio fenomeno perché da una parte aumenterà di cinque o sei volte il numero dei lavoratori a cui si consentirà di fare smart working rispetto alla fase pre lockdown, e crescerà la percentuale di tempo di smart working. Se prima dell’emergenza sanitaria la percentuale di remotizzazione era di un giorno alla settimana, in futuro questa media sarà di due o tre giorni. È quindi possibile che si andrà verso una modalità di lavoro al 50% in presenza e al 50% da remoto». Una previsione attendibile: un’indagie dell’Aidp, l’associazione dei direttori del personale, indica che il 68% vuole prolungare lo smart working anche dopo la fine dell’emergenza. Ha rincarato Stefano Boeri, sempre sul quotidiano della Confindustria: «Siamo al capolinea del modello di città moderna costruito due secoli fa intorno alla sincronizzazione degli orari e alla concentrazione nelle fabbriche, nei mercati generali, nelle stazioni ferroviarie». L’architetto del Bosco Verticale vede, com’è noto, una seconda vita per i borghi, proprio grazie (o a causa) del fenomeno smart working, che non sarà passeggero. LE CONSEGUENZE Che cosa comporta tutto questo per il mercato immobiliare, la progettazione e il settore delle costruzioni? Siamo davvero di fronte a un cambiamento storico, come quello che ha svuotato tante fabbriche? E che cosa ne sarà degli
Osservare la casa che progetteremo con i suoi spazi, le sue pareti, i suoi angoli fruibili, ci aiuterà a individuare la zona adatta per l’angolo studio: a volte basta fare piccoli spostamenti per reinventare lo spazio domestico o per costruire nuove dinamiche. Un altro elemento che è bene non sottovalutare è quello della visuale: potrebbe essere ottimale, dal punto di vista del benessere e della concentrazione, una vista sull’esterno, meglio ancora se su un parco o un giardino. Come sappiamo, il verde rappresenta da sempre una valvola di sfogo, un elemento terapeutico sia in casa sia all’esterno, tanto da portarlo dentro casa sia come colore sia come elemento. Simboleggia armonia, è il colore dell’equilibrio, della calma e del benessere. Dovremmo pensare di inserirlo, anche in piccole dosi e in maniera diversa, all’interno di ogni casa che ci apprestiamo a progettare. È importante, tuttavia, ricordare che una cosa è l’ufficio, un’altra è la casa. Quindi, la scelta migliore sarà, da un lato, rendere confortevo-
le il luogo della casa deputato al lavoro, con una seduta adatta, uno schermo sufficientemente grande e una scrivania della giusta altezza, dall’altro, sarà importante non dimenticare che i colori e i materiali di questo nuovo spazio devono integrarsi con quelli dell’abitazione, per non spezzare l’armonia generale e per non rovinare l’atmosfera calda e accogliente dell’ambiente domestico, che rappresentano da sempre il rifugio ideale per tutti noi. * Isabella Franco fa parte di lupettAtelier-Architettura e Interior Design con sede a Milano. Con l’architetto Cecilia Avogadro, progetta ogni giorno innumerevoli e sempre uniche soluzioni per lo spazio interno. Lo studio si occupa principalmente di spazi domestici progettati su misura, con un’attenzione spiccata per i dettagli e per le sensazioni che l’architettura deve essere in grado di comunicare. Accanto ad alcune esperienze nell’hospitality e nel commerciale, l’obiettivo è quello di costruire luoghi che possano identificarsi nei desideri e nelle volontà di coloro che li andranno ad abitare. Info: www.lupettAtelier.com
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MERCATO IMMOBILIARE
uffici lasciati vuoti? Pensare ai tre giganteschi grattacieli appena terminati di CityLife, a Milano, e subito rimasti senza impiegati, fa venire i brividi. Senza contare che attualmente nel capoluogo lombardo in costruzione ci sono altri 100 mila metri quadrati di nuovi uffici. «Milano può rinascere riscoprendo la sua natura di città universitaria. Di grande polo di attrazione di giovani da tutto il mondo che anche quest’anno hanno confermato e addirittura incrementato le iscrizioni nei grandi atenei milanesi», è il pensiero di Boeri. «Questi 200 mila ragazze e ragazzi, appassionati esploratori del futuro, che portano il mondo nelle nostre città sono il capitale umano per rigenerare Milano e le nostre città. Ma dobbiamo offrire loro residenze a costi sostenibili e servizi e infrastrutture adeguate a far sì che non scappino dopo la laurea. Perché non pensare di trasformare in residenze studentesche temporanee (e in laboratori e spazi di coworking) almeno una parte degli uffici vuoti che il Covid sta ancora più svuotando? Potremmo riportare nelle zone terziarie vuote una linfa vitale oggi indispensabile». OBSOLESCENZA Un portale web di affari immobiliari, L’idealista, è stato tra i primi ad affrontare il problema in un’ottica di real estate. «La crisi sanitaria porterà a cambiamenti profondi nel mercato immobiliare, in particolare per gli spazi per uffici, accelerando il processo di obsolescenza di alcuni stabili che non rispettano le nuove tendenze emergenti», ha commentato Virginie Wallut, direttore per Real Estate Research and Sustainable Investment della società di gestione La Française Real Estate Managers. Una prospettiva condivisa da Jll, sigla che sta per Jones Lang LaSalle Incorporated, società americana di servizi immobiliari commerciali. L’azienda, interessata ovviamente all’evoluzione del mercato immobiliare relativo ai luoghi di attività aziendale, ha elaborato uno studio che prevede quattro fattori che determineranno il mercato degli edifici destinati a uffici: più lavoro da remoto e meno viaggi, più flessibilità, migliore equilibrio tra vita privata e lavorativa. Ma secondo Jll la tendenza allo smart working non durerà per sempre. Altro pilastro sarà la nuova progettazione degli spazi, che dovranno tenere conto di digitalizzazione, sistemi di sicurezza, soluzioni smart per favorire l’interazione dei colleghi anche a distanza. Infine, ci sono altri due driver: la tecnologia per efficientare la capacità degli uffici e la gestione degli accessi, il livello di pulizia e sanificazione, la ventilazione e la temperatura, accanto a una riconsiderazione dei trasporti, in particolare quelli dei pendolari. DISDETTE Intanto, si cominciano ad avvertire i primi scossoni, per
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Postazione studio posizionata tra due finestre all’interno del soggiorno di una casa di fine 800 a Milano. Progetto: lupettAtelier Foto di: © Cristina Galliena Bohman
ora all’estero: l’azienda che gestisce il social network Pinterest ha pagato 82,5 milioni di dollari (75,2 milioni di euro) ad Alexandria Real Estate Equities pur di annullare il nuovo contratto di affitto che aveva stipulato a San Francisco. L’azienda lascerà sul mercato i 150 mila metri quadri che voleva affittare per la sua sede. Un’opzione alla quale stanno pensando anche altre aziende. Di certo, in ogni caso, per almeno un anno le misure di sicurezza sanitaria impatteranno pesantemente sugli spazi aziendali. Occorrerà adeguarsi a delle linee guida specifiche per gli spazi di lavoro che prevedono una riduzione della densità del personale in ufficio, oltre a interventi di sanificazione e ventilazione. È questa l’opinione espressa da Alberto Cominelli, Cbre (società di consulenza immobiliare), nella quale ricopre la figura di Italy Head of Project Management. Secondo Cominelli, prossimamente «solo il 30-50% lavorerà in ufficio». IN COMPAGNIA Oltre all’effetto ancora tutto da decifrare sul mercato immobiliare dei grandi edifici vetro e cemento vuoti nelle città, con le aziende che si chiedono come riutilizzare lo spazio in esubero, c’è anche un altro riverbero causato dallo smart working: l’impatto sul mondo delle costruzioni. Si tratta, in primo luogo, dell’improvvisa esigenza di ricavare maggiore spazio nella propria abitazione da parte di chi lavora da remoto. Ma non solo: lo smart working può anche beneficiare altre nicchie di mercato. Secondo la società di locazione Italianway, per esempio, il 20% delle prenotazioni ricevute per case vacanze di mare e montagna provengono da chi ha scelto il lavoro agile. COABITAZIONE Un’altra conseguenza che, secondo alcuni, impatterà sul mercato immobiliare, sarà il proliferare di spazi per il co-working. È una soluzione scelta da chi, per esempio, lavora con un rapporto di partita Iva e non vuole o non può restare sempre a casa. Anche perché in questo caso il titolare di partita Iva può scaricare dalle tasse la spesa per la postazione di lavoro in co-working. Un trend indicato anche da Jens Böhnlein, Global Head of Office di Commerz Real, società che lavora per modernizzare la struttura del complesso chiamato Le 4 Porte vicino all’aeroporto di Milano Linate e definito «un nuovo ecosistema lavorativo». Non a caso una ricerca del 2018 di Cushman & Wakefield, una delle maggiori società private del mercato immobiliare mondiale, prevedeva che entro il 2020 metà dei lavoratori europei avrebbe utilizzato spazi di lavoro condivisi. Gli estensori non potevano prevedere che il coronavirus avrebbe scompigliato le carte, ma in parte ci avevano azzeccato. Il
cambiamento mette in crisi l’organizzazione di molte aziende. Però si traduce anche in business per il mercato dell’edilizia, che dovrà adeguare spazi e ristrutturare edifici non più adeguati alle nuove esigenze. «Negli ultimi dieci anni la domanda di spazio non è diminuita, ma si è assistito a un mutamento dell’uso dello stesso: gli spazi singoli si sono ridotti in favore degli ambienti di lavoro collettivi. L’affollamento pro-capite, oggi pari a 12-15 metri quadri, potrebbe crescere a causa di linee guida più restrittive emanate dalle multinazionali e questo potrebbe comportare un incremento del fabbisogno di spazio. Ci sarà bisogno di ambienti di lavoro più grandi, sale riunioni più ampie. E non solo durante l’emergenza covid-19, ma anche in futuro, cambiando anche il modo di vivere gli spazi di lavoro», è la riflessione di Cominelli. NUOVA PROGETTAZIONE Insomma, bisogna dire addio all’ufficio tradizionale? Non tutti lo pensano. Anzi, è un architetto come Mario Cucinella ad aver frenato sulla diffusione a oltranza del lavoro da casa. «Lo smart working è interessante, ma in realtà in un lavoro come il mio si può fare parzialmente, perché parliamo di un lavoro di relazione, di scambio costante e quotidiano attraverso mille forme, dal prendere insieme un caffè alla discussione su un progetto», ha spiegato nel mesi caldi del lockdown. «Questa parte di socialità con lo smart working non c’è. Anche io ho vissuto fino a poco fa la pressione in studio e la frenesia che ne deriva, ma in fondo è anche vero che è quel sistema frenetico a generare creatività, idee e proposte innovative. Quindi, questa modalità di lavoro può andare avanti per un po’, ma non a lungo. La progettazione ha bisogno di dialogo, del disegno fisico e della sua interpretazione». Ma, certamente, se lo smart working temporaneo si trasformerà in un nuovo paradigma, anche la progettazione degli spazi dovrà adeguarsi. È facile immaginare che nuovi uffici avranno più aree comuni, dove chi occupa una postazione di lavoro staziona magari solo per un giorno o due la settimana, oppure per poche ore ogni tanto. E, naturalmente, anche uno spazio complessivo che sarà ridotto, anche se le indicazioni anti-contagio prevedono distanziamento tra le scrivanie. In compenso, l’ufficio non potrà fare a meno di essere adeguatamente cablato e aperto all’ormai costante rinnovo delle tecnologie. Per esempio, con uno o più locali destinati alle video conferenze. Per contro, si restringeranno gli spazi destinati a servizi come quelli per la ristorazione (bar, mensa interna), che saranno meno frequentati. Ed è tutto da verificare se serviranno ancora spazi destinati a palestra e svago, tendenza introdotta dai grandi headquarters dell’hi-tech, da Google in giù. Ma che rischiano di essere già old economy.
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ATTUALITÀ ITALIA
EDIFICI PUBBLICI
Tutti in coro PER LE NOTE
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La nuova Accademia della Musica inaugurata a Camerino è stata realizzata in soli 150 giorni. Con una particolarità: è bifronte e accessibile da entrambi i lati maggiori di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano
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l primo Ottobre 2020 è stata inaugurata a Camerino la nuova Accademia della Musica con una cerimonia che visto partecipare, oltre alle istituzioni, Andrea Bocelli, promotore mediante la sua Fondazione dell’iniziativa, e importanti esponenti del panorama musicale italiano come Marco Masini e Renato. La realizzazione dell’Accademia si inserisce nella scia degli interventi postsisma che ha colpito il centro Italia nel 2016, il terzo promosso dalla Andrea Bocelli Foundation
Vista esterna da Nord
dopo le scuole di Sarnano e di Muccia. L’edificio è il risultato di un processo creativo corale che ha visti impegnati lo Studio Alvisi Kirimoto congiuntamente con lo Studio Harcome e lo Studio Tecnico Ing. Paolo Bianchi, e la comunità locale, ed è stato realizzato nel rispetto della tempistica prevista, di soli 150 giorni lavorativi. La nuova Accademia Musicale accoglie oltre 160 studenti con aule didattiche, un auditorium e spazi dedicati alle iniziative culturali locali.
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ACCADEMIA DELLA MUSICA
ARTICOLAZIONE Possiamo leggere il principio fondativo del progetto nella scelta di articolare ingressi e funzioni sui due piani che compongono l’edificio: scelta che rende, di fatto, l’edificio bifronte e accessibile da entrambi i lati maggiori. La condizione topografica dell’area di progetto, infatti, ha portato alla scelta di incastrare il volume nel suolo, organizzando gli spazi didattici al piano superiore, che gode del doppio affaccio, e l’auditorium al piano inferiore, aperto unicamente, ma generosamente, a meridione. Gli spazi sono organizzati in modo semplice e pulito, come si evince dalle piante. Sopra, gli spazi didattici risultano raggruppati in sequenza e girano attorno ad uno spazio distributivo che, grazie ad una lieve inclinazione dei muri, acquista un misurato senso di dilatazione. Sul lato Ovest si trova un blocco servizi con un ufficio annesso. L’ingresso da Nord porta l’utente all’interno di uno spazio definito da un vivace pavimento in resina arancione, muri rettilinei bianchi ritmati dai telai delle porte colorati e una apertura circolare, tema ricorrente nel piano superiore dell’edificio. Le aule didattiche sono provviste di specchi e pannelli in legno che gli studenti possono personalizzare, appendendo spartiti o composizioni musicali. Mentre le ultime due aule, di dimensioni maggiori, ospitano studi
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Vista esterna sul piazzale antistante l’auditorium
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ACCADEMIA DELLA MUSICA B
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ANTIB. 2.8 mq h 3.00 WC HD2 5.3 mq h 3.00 WC 2.7 mq h 3.00
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Sezioni. Sopra, piano semi-interrato 3.63
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Sezione CC
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Vista esterna da Sud
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ACCADEMIA DELLA MUSICA
Vista interna dell’auditorium
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Prospetti
LA SCHEDA Luogo: Camerino (Macerata) Cliente: Andrea Bocelli Foundation Progetto: Alvisi Kirimoto (Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Silvia Rinalduzzi) con Harcome (Andra Gianfelici). Direzione lavori e coordinamento generale: Studio Tecnico Ing. Paolo Bianchi CONSULENTI: Progettazione impiantistica ed antincendio: Serpilli Engineering; Strutture: Ing. Paolo Bianchi; Acustica: Tan Acoustics - Marco Facondini; Audio Video: Flixarte - Andrea Vaccarini; Sicurezza di cantiere: Martina Barigelli; Direzione di cantiere: Geom. Giovanni Perciante Impresa costruttrice: PSC Group; Impresa esecutrice: Subissati S.r.l. Impianti meccanici e idraulici: Bioedil Vuesse; Impianti elettrici: Elettrosystem FORNITORI: Falegnamerie: Chelini; Arredi: Ommag; Sedute: Luxy; Illuminazione: Targetti, Novalux,Vibia; Pavimenti e rivestimenti in gres: Marazzi; Diffusore acustico: Vesta Design; Ascensore: Savelli Ascensori; Tende: Bandalux Anno: ottobre 2020 Area: 600 mq Accademia: 4.650 mq aree esterne Foto di Moreno Maggi. Disegni di Alvisi Kirimoto
di registrazione e lezioni-concerti di musica elettronica. Queste, a differenza delle altre, sono di colore grigio scuro e presentano alle pareti particolari pannelli lignei microforati che ne migliorano le prestazioni acustiche. LEGNO DI ROVERE L’auditorium si trova, come detto, al piano inferiore. È ampio 226 metri quadrati e può ospitare 180 spettatori. Il legno di rovere caratterizza a livello materico gli elementi principali dello spazio: tutte le superfici della zona del palco, incluse le grandi ante rotanti, i pannelli fonoassorbenti del controsoffitto, i listelli a sezione circolare che separano la platea dal percorso degli artisti. Il foyer è separato dalla grande sala attraverso una parete vetrata, ampliando notevolmente le dimensioni percepite all’interno dell’auditorium. Infine, la pelle dell’edificio: questa superficie, staccata dal volume e realizzata in pannelli di lamiera bianchi forati che gira, inclinata, intorno ai quattro lati, diventa l’elemento distintivo dell’Accademia della Musica. Come spiega a YouBuild l’architetto Massimo Alvisi: «La pelle, impalpabile, si ispira alla materia delle nuvole e dona dall’interno uno sguardo ampio verso il cielo». Negando l’esistenza di una facciata o una direzione principale, la pelle esterna proietta così questa architettura in una dimensione paesaggistica nuova rispetto alla forma costruita qualificando l’ambiente circostante.
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ARCHITETTURA
Così progettiamo
LA CASA DEL FUTURO
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Brandless Studio applica una visione olistica. Ha disegnato una nuova casa partendo dal suo centro, con copertura metallica e facciata fuse in un rivestimento continuo di Veronica Monaco
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rchitettura, interior design, direzione creativa. Tre ingredienti alla base della ricetta del Brandless Studio di Legnago (Verona), diretto dai designer Sara Fantin ed Emanuel Guarniero. «La nostra più grande peculiarità è la capacità di ascolto e di osservazione. Mappiamo i bisogni e i desideri delle persone ridisegnandoli in un unicuum forte e coerente. Creiamo progetti sartoriali esclusivi, ricercando la bellezza autentica che nasce dalla fusione di eleganza e funzionalità, tra contaminazioni d’arte e di moda», spiegano i fondatori, che hanno recentemente firmato un’abitazione alle porte di Verona, in cui copertura metallica e facciata si fondono in un rivestimento continuo. «Questo edificio è la somma esatta di una visione olistica che ha fatto nascere una nuova casa dal suo centro. Gli spazi interni, in base alle esigenze della committenza, hanno generato orientamento, affacci, superfici per garantire un confort unico a chi la abita» spiega a YouBuild l’interior designer Sara Fantin. Domanda. Di che cosa si occupa Brandless Studio? Riposta. Siamo uno studio di design che vuole mettere il cliente al centro dei propri progetti, interpretando le tendenze più innovative in diversi contesti, dall’architettura alla direzione creativa per le aziende. D. Quando è nato lo studio? R. Brandless Studio è nato 11 anni fa. Io e il mio socio Emanuel abbiamo unito le nostre esperienze derivanti da ambiti diversi, quello dell’arte visiva e quello dell’architettura e dell’interior design. Oggi le nostre competenze si sono fuse insieme per offrire ai clienti un tipo di progetto in grado di coinvolgere tutti i sensi, che unisce tecnologia a estetica, funzionalità e tendenza. Per noi un lavoro è concluso solo quando abbiamo creato un edificio e ambienti cesellati sulle esigenze del cliente. Ogni realizzazione è diversa l’una dall’altra ed è in grado di offrire un’emozione unica che deriva anche da un’accurata scelta dei dettagli. D. Chi sono i vostri clienti? R. Non sono solo privati, ma anche aziende. Oltre a progetti di tipo architettonico, realizziamo anche oggetti di design e progetti di comunicazione a tutto tondo. D. Ci sono degli elementi progettuali che vi ispirano in maniera peculiare?
Sara Fantin ed Emanuel Guarniero
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ARCHITETTURA
R. Ci piace molto osare con il colore, con contrasti materici anche particolarmente spinti, tra incontri di tendenze diverse che trovano un’equilibrio e una bellezza senza tempo solo per quello specifico progetto. Ma la cosa più importante per noi è quella di avere un approccio olistico, che porti a una completa coerenza d’insieme: tutto deve parlare lo stesso linguaggio, niente viene lasciato al caso. E, in questo mettiamo sempre al centro del progetto il nostro cliente, facendo di tutto per soddisfare le sue richieste, offrendogli qualcosa in più. D. Come è composto il team? R. Io ed Emanuel siamo i soci fondatori e ci occupiamo della direzione artistica di tutti i progetti e del coordinamento dei vari team di lavoro. Abbiamo nel tempo selezionato una serie di fidati collaboratori specializzati per ogni singola area di lavoro, non solo architetti, ingegneri e tutte le maestranze che realizzano le nostre architetture, ma anche fotografi, videomaker, copywriter. Cerchiamo di creare progetti che sappiano emozionare chi li sta guardando e che parlino del nostro cliente, con un grado di dettaglio e una coordinazione ottimizzata in ogni aspetto. D. Progettare oggi è più semplice o più difficile? R. Da un certo punto di vista è più facile perché le ispirazioni non mancano e i clienti sono molto più preparati. Dal punto di vista della progettazione reale invece è
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richiesta molta più attenzione ai dettagli. Bisogna saper scegliere in un mondo molto ampio di possibilità per trovare il giusto mix tra funzionalità ed estetica e creare una bellezza cucita a misura del singolo progetto. Cercando anche di realizzare qualcosa che sia sempre autentico, un passo avanti rispetto a quello che il cliente è abituato a vedere intorno a sé. Il mondo è più complesso, il ruolo dell’architetto oggi è quello di semplificare i processi per il suo cliente, ridurre lo stress, aumentare la percezione del risultato e tenere le redini di tutto, sempre. D. Quali sono oggi le principali richieste dei clienti? R. Tutti desiderano un’architettura che si distingua, entro un certo budget, pratica e funzionale. Mettere insieme tutte queste caratteristiche richiede grande esperienza in ogni singolo settore, ma anche voglia di mettersi in gioco nella ricerca di soluzioni innovative. D. Quanta attenzione prestate al tema della sostenibilità, e quanta il cliente? R. Quello della sostenibilità è un mondo che avrà un’evoluzione sempre più veloce e assolutamente necessaria. Dal nostro punto di vista continuiamo a ricercare tutto ciò che crei comfort per il nostro cliente e a basso impatto per l’ambiente oltre a partner formati in grado di farlo, cosa niente affatto scontata. D. Dopo il covid, è cambiato qualcosa nelle richieste dei committenti?
R. Sicuramente si sono risvegliate una serie di esigenze che prima erano state messe da parte. La casa ha acquisito un ulteriore valore, le persone hanno iniziato ad approcciarsi alla propria abitazione in maniera diversa. Molti clienti hanno iniziato a prestare maggiore attenzione alla progettazione di spazi più confortevoli, ampi, ariosi e alla presenza di ambienti adatti al lavoro e con maggiore privacy, oltre alla necessità di spazi verdi. D. Come immagina la sua abitazione del futuro? R. Completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, dove c’è grande attenzione al comfort acustico, con ampi affacci per connettere l’interno con luce e green esterno. Un luogo insomma dove coltivare la propria privacy e il benessere psicofisico. L’abitazione dovrà diventare sempre di più un nido di benessere e pace per le persone, sostenibile nell’involucro per costi di mantenimento e gestione grazie a materiali performanti e duraturi. Per gli interni invece servono superfici continue naturali e materiche in grado di dare sensazioni tattili, stimolare i sensi. Infine grande spazio deve meritare il green, sia all’interno che all’esterno dell’edificio, grazie ad una soluzione di copertura a verde e bussole di luce per sfruttare la luce naturale. Benessere per noi e benessere per l’ambiente sono il futuro per rendere migliore la vita di tutti.
Sopra, lo Shape Cocktail Bar, locale progettato e arredato da Brandless Studio A destra, in alto; living dell'abitazione realizzato su disegno; in basso, villa alle porte di Verona progettata da Brandless Studio in cui copertura metallica e facciata si fondono in un rivestimento continuo
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ATTUALITÀ ITALIA
VERONA
La cultura sta SULLA DIFENSIVA La città scaligera ha assegnato ad Architer il progetto del nuovo parco: un’area con fortificazioni, terrapieni armati, gabbie metalliche riempite con rocce e rampicanti, piste ciclabili
di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano
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A
fine 2019 l’amministrazione comunale di Verona ha indetto un concorso di idee in due fasi per la progettazione del nuovo Parco della Cultura Urbana, da inserirsi nell’area adiacente a Porta San Zeno, compresa tra le piscine comunali e il Circolo del Tennis. Il tratto peculiare del sito di progetto è l’adiacenza al complesso monumentale del sistema fortificatorio cittadino, un’opera che si estende nello spazio, con uno sviluppo lineare di oltre 9 chilometri e circa 100 ettari di torri, rondelle, bastioni, fossati e terrapieni. E, nel tempo, abbracciando lo sviluppo urbano nell’arco dei primi 2 mila anni di vita della città. La ricchezza architettonica e paesaggistica del sistema difensivo costituisce un esempio unico in Europa di città fortificata per la complessità e la stratificazione storica di tutte le epoche, così come per lo stato di conservazione quasi integrale di tutte le fasi storiche, condizione che è valsa a Verona l’inclusione nella lista dei patrimoni mondiali Unesco. FRAMMENTAZIONE SPAZIALE Nel luglio 2020, un team di professionisti coordinato da Gian Arnaldo Caleffi (Architer), ha vinto il primo pre-
mio, superando altre quattro proposte selezionate per il secondo grado della competizione, e aggiudicandosi l’affidamento della progettazione definitiva, esecutiva e direzione lavori. L’area di progetto presenta un intenso grado di frammentazione spaziale, indeterminatezza degli ambiti e modesta qualità architettonica dei manufatti, fattori che hanno determinato nel tempo uno
stato di degrado. Nel progetto vincitore, l’accesso dal viale Colonnello Galliano è definito da una serie alternata di terrapieni armati e gabbie metalliche riempite con rocce ed essenze rampicanti. Il disegno del parco è caratterizzato dalla presenza di aree tematiche ovali, definite da finiture e materiali diversi, che suggeriscono usi specifici senza
Il rendering del progetto coordinato da Gian Arnaldo Caleffi (Architer) per il nuovo Parco della Cultura
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COSÌ RIGENEREREMO TUTTA L’AREA GIAN ARNALDO CALEFFI, direttore tecnico e legale rappresentante di Architer, spiega i criteri che hanno portato al progetto del Parco della Cultura Urbana. Domanda. Avete vinto il primo premio. Qual è stata l’idea principale di questo progetto? Risposta. È stato un risultato di grande soddisfazione, anche per la composizione del gruppo di lavoro che è stata determinante proprio per sviluppare l’idea del progetto. Infatti, l’idea è stata data dal bando, molto preciso ed articolato, che ha formulato una domanda complessa, ma chiara, ha individuato un problema. Un progetto è la risposta al problema, alla precisa domanda. Se la domanda è chiara anche il progetto può svilupparsi con chiarezza, viceversa ad una domanda confusa la risposta sarà un progetto confuso. La nostra risposta è stata volta al ripristino della connessione paesaggistica-architettonica tra fronte fortificato della Cinta Magistrale e spazi marginali esterni di pertinenza destinati al Parco su più dimensioni: percettiva (diradamento della vegetazione) funzionale (pubblica fruibilità del sistema mura) riattivazione dei percorsi di sortita internoesterno, valorizzazione monumentale (illuminazione scenografica notturna). Ciò determina la riqualificazione dell’utilità funzionale degli spazi marginali esterni con attività ludicosportive e di pubblico godimento in sicurezza per riposo-tempo libero, la riorganizzazione del verde con mitigazione dell’impatto visivo e acustico dell’asse di via Galliano, il recupero degli esemplari arborei con caratteristiche fitosanitarie e strutturali idonee per sicurezza e funzionalità. Il gruppo di lavoro, con tutte le professionalità che contiene,
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ha arricchito la domanda di altri temi. La conoscenza della storia delle fortificazioni austriache, la conoscenza delle pratiche sportive, le competenze illuminotecniche, acustiche, sulle barriere architettoniche, geologiche hanno dato precisione e sostanza tecnica alle idee. Architettura e paesaggio sono stati integrati grazie anche alle capacità del paesaggista, che ha saputo vedere le piante nel paesaggio, oltre che nell’ambiente. Ho dedicato molto lavoro al coordinamento delle professionalità degli altri, un compito impegnativo, ma che mi è piaciuto molto. D. Che obiettivo vi siete dati nel concepirla? R. Verificare come fosse possibile ottimizzare tutte le componenti del progetto (paesaggistiche, storiche, sportive, naturalistiche, tecnologiche) in un progetto di architettura assolutamente fattibile e concreto. D. C’è un aspetto del progetto che la convince più di altri? R. La sua concretezza. D. A marzo 2020 è iniziato il lockdown. Come ha influito questo cambiamento nel flusso di lavoro? R. Ha influito molto. Abbiamo sviluppato tutto, ma proprio tutto il progetto in smart working. Alcuni di noi si sono riuniti solo l’ultimo giorno di lavoro per limare i file da consegnare. Comunque, abbiamo abitudini di lavoro in comune, eccetto per uno dei progettisti, Stefano Maurizio di Venezia, uno dei più qualificati esperti in barriere architettoniche: non l’ho mai incontrato. Lo conosce personalmente solo Giusto Variara, che l’ha introdotto nel gruppo. Nessun altro lo ha mai incontrato di persona. Eppure, abbiamo lavorato benissimo insieme! A volte mi sono chiesto se Stefano Maurizio esista davvero. Sto scherzando, naturalmente. D. Nella relazione che accompagna le tavole, si
condizionarne la fruizione, la quale rimane aperta e inclusiva. La forma ovale, già presente come vasca per la raccolta delle acque, diventa il paradigma morfologico per leggere e reinterpretare la condizione spaziale del luogo. Questa forma è ripresa come matrice geometrica per l’allestimento della pista di skateboard e le aree dedicate all’arrampicata, alla slackline, al parkour e alle esibizioni di artisti di strada. Un percorso sinuoso si dipana tra queste aree tematiche e il suolo erboso, pulito dalle superfetazioni recenti, portando l’utente alle due strutture mobili dedicate ai servizi igienici e alla ristorazione. Grande attenzione è posta sul tema dell’accessibilità, portando i progettisti verso scelte di dettaglio mirate alla massima inclusione sociale e partecipazione cittadina. Il sistema di illuminazione recepisce ed implementa le linee guida del relativo piano redatto per le Mura Magistrali proponendo, nelle parti vicine a via Colonnello Galliano, un’intrigante struttura metallica alberiforme. definisce la matrice dell’ovale come paradigma spaziale morfologico. Che ruolo ha per lei la forma nella definizione di uno spazio? R. Come ho imparato dal mio maestro Aldo Rossi, se la forma ha un significato culturale è descrivibile, viceversa è un esercizio astratto. I nostri ovali sono descrivibili, sono l’identificazione e la riconoscibilità degli spazi di pertinenza delle singole attrezzature sportive. L’ovale principale esiste già: era una vasca per la raccolta delle acque. D. Trovo inoltre molto interessante la declinazione semantica della nozione di smartness applicata alla città quale «capacità di garantire la massima inclusione sociale». Può raccontare il suo punto di vista su questo tema? R. Tutto il parco è completamente fruibile da tutti a cominciare da chi si sposta su ruote: roller, pattini, skate, carrozzine, triride, bici, scooter elettrici. Abbiamo fatto nostri i sette principi dell’Universal Design. Sono inseriti facilitatori per migliorare la partecipazione anche a chi ha esigenze particolari. La collocazione di sensori al di sotto delle piastre Lve permetterà alle persone non vedenti di accedere alle informazioni vocali. La segnalazione facilitata e le linee di intercettazione del percorso consentiranno a tutti di identificare la tabella tattile con le scritte in rilievo, ad alto contrasto (bianco su fondo blu), ai non vedenti di costruire mappe mentali che permetteranno di percepire, capire, orientarsi facilmente all’interno del parco. Una linea guida condurrà ad un pannello informativo touch con indicazioni in rilievo sul bordo informazioni, anche verbali, su uso delle strutture, orari, riferimenti delle associazioni che gestiranno le attività. La nostra convinzione è sulla necessità non di superare le barriere architettoniche, ma di non avere barriere architettoniche. Tutto il nostro Parco della Cultura Urbana è accessibile a tutti, non ci sono percorsi privi di barriere architettoniche perché non ci sono barriere architettoniche. Anche questa è inclusione sociale. D. La rigenerazione urbana di ambiti degradati è un tema importante in questo progetto, che è affrontato attraverso il disegno di uno spazio
aperto pubblico. Che ruolo hanno secondo lei gli spazi aperti pubblici nella città contemporanea e nell’ambito dei processi di rigenerazione urbana? R. Sono le leve per rigenerare le parti degradate delle città. L’architettura rigenerata o le sostituzioni edilizie non sempre hanno un interesse architettonico in sé, ma l’ampliamento e la riqualificazione degli spazi aperti, soprattutto se resi pubblici, sono in grado di trasformare un ambito degradato in un pezzo di città interessante. Ovviamente se il progetto è di qualità. D. Il vostro progetto si sviluppa dalla necessità di valorizzare l’opera fortificatoria di Verona, nel tratto compreso tra Porta Palio e Porta San Zeno. Il sistema di terrapieni, bastioni e mura ha uno sviluppo ben più ampio di quello considerato dal concorso: qual è la sua idea per questa parte di città? R. In realtà è già espressa nel progetto, in particolare nel master plan che ne è stata la prima fase. La connessione tra i vari frammenti della cinta muraria attraverso il sottopasso davanti a Porta San Zeno, la passerella che riconnette i vani sanmicheliani di Porta Palio con il bastione sono alcuni elementi di cucitura di una cinta muraria che ha perso la propria unitarietà. Continuiamo con il recupero delle alberature esistenti e l’inserimento di nuove alberature rustiche e resistenti, compatibili con il paesaggio ed efficaci per l’assorbimento di inquinanti, con l’utilizzo di arbusti sulla sommità del terrapieno favorendo l’habitat per la biodiversità vegetale e animale. Con attenzione alle visuali panoramiche verso il vallo e diradamento selettivo della vegetazione, il visitatore potrà osservare la spazialità architettonica-fortificatoria con originali effetti scenografici nelle ore notturne coadiuvato da una illuminazione funzionale e destinata a garantire in sicurezza l’accesso e l’utilizzo degli spazi del Parco. I due tipi di illuminazione sono stati reciprocamente armonizzati per aderire alla sequenza notturna prevista dal Piano di Illuminazione della Cinta Muraria. La componente di Illuminazione paesaggistica-monumentale può essere ridotta al minimo per non mettere in conflitto visivo il Parco della Cultura Urbana con il vallo ed il fronte delle Mura. Gerardo Semprebon
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LA SCHEDA Luogo: Verona Committente: Comune di Verona Progetto: ATI: Architer srl di Verona (Gian Arnaldo Caleffi, Antonio Biondani, Federico Baruffaldi, Enrica Nicito, Michele Braggio) con Studio Arch. Lorenzo Agosta di Verona (Lorenzo Agosta, Maria Vittoria Agosta); Studio Arch. Lino Vittorio Bozzetto di Peschiera del Garda,VR (Lino Vittorio Bozzetto); Studio Arch. Stefano Maurizio
Tutto il parco è completamente fruibile da tutti, a cominciare da chi si sposta su ruote: roller, pattini, skate, carrozzine, triride, bici, scooter elettrici, secondo i sette principi dell’Universal Design. In basso, Gian Arnaldo Caleffi, direttore tecnico e legale rappresentante di Architer
di Venezia (Stefano Maurizio); Studio Variara di Verona (Giusto Variara); Dabster srl di Verona (Giorgio Grezzani, Alessandro Bartolozzi, Andrea Redaelli, Alessio Girelli) Consulenza Geologia Tecnica e Ingegneria Ambientale: Cristiano Tosi Computo: Emiliano Leardini Anno: 2020 Area: 6.200 mq Web: www.architer.it Disegni: courtesy di Architer srl ©
MANUFATTI MILITARI Il primo grado di concorso comprendeva tutta l’area tra Porta Palio e Porta San Zeno, chiamando i partecipanti a esprimersi su un ambito urbano più ampio, che includeva gli storici manufatti difensivi. In entrambe le proposte presentate dal gruppo vincitore, tra cui si annovera anche la partecipazione di Lino Vittorio Bozzetto, tra i maggiori esperti di architettura militare storica, emerge la profonda conoscenza storico-culturale dell’opera fortificatoria per il suo significato originario: una eccezionale unità complessa identificata, come descritto nella relazione che accompagna le tavole, in «opere murarie, opere di terra e spazi di pertinenza e vuoti prospettici». È proprio dal riconoscimento di queste importanti risorse che il progetto si radica a una delle anime più importanti, forse meno note, di Verona, che è lo straordinario apparato difensivo. In entrambe le fasi della competizione, leggiamo chiaramente l’obiettivo di valorizzare i grandi spazi aperti esistenti dei valli, favorendo la percezione progressiva degli elementi costituenti il parco e l’impianto architettonico fortificato per coglierli gradualmente nella loro unitarietà storica, culturale e paesaggistica. IL RIUTILIZZO Il rapporto spaziale tra la determinazione di forme urbane, atte a ospitare gli usi a vocazione sportiva proposti dal bando, e la valorizzazione percettiva dell’opera fortificatoria, è il motivo ricorrente del progetto: la sua invisibile, ma non per questo meno importante, struttura profonda. Da questa relazione dialettica, prende forma l’idea progettuale che ha convinto la giuria e che restituirà alla città uno spazio pubblico per tutti, attento alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale e alle esigenze sociali della contemporaneità. Siamo fiduciosi che l’esperienza urbana che ne deriverà, assolutamente innovativa rispetto al contesto veronese, proietterà il Parco della Cultura Urbana in una dimensione culturale di ampio respiro nel panorama internazionale.
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ATTUALITÀ ITALIA
LAGO DI GARDA
La tessitura DEL MATTONE Una villa unifamiliare unisce la purezza formale dei volumi con l’estetica del laterizio, utilizzato anche per comporre motivi geometrici sulle superfici
di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano 54
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el 2019 lo studio Ardielli Fornasa Associati ha completato Villa T, un’abitazione unifamiliare situata nei pressi del laghetto del Frassino (Verona), poco distante dalle sponde meridionali del Lago di Garda. L’edificio si presenta come un solido quasi stereometrico, come se la purezza formale risultasse da un processo di sottrazione di materia a partire da una massa iniziale. La villa si trova lungo il perimetro di una lottizzazione residenziale, circondata su tre lati dal tipico tessuto periferico a bassa densità che caratterizza l’urbanizzazione dell’area padana. Da questa condizione nasce e prende forma la scelta di cercare relazioni spaziali e visive verso il quarto lato, quello ovest, aperto alla natura e al paesaggio.
SUPERFICI VETRATE Avvicinandosi quindi dalla strada, il volume compatto appare ermetico rispetto all’intorno, offrendo poche superfici trasparenti. È verso il vasto spazio aperto che si concentrano le tre generose superfici vetrate in diretta comunicazione con il giardino e la piscina. Tuttavia, il rapporto tra interno ed esterno non si esaurisce in questa scelta programmatica, ma trova uno spazio narrativo nella definizione delle finiture di facciata. A livello materico, la scelta è chiara e univoca: il volume è rivestito totalmente con un mattone faccia a vista color nocciola, eccezion fatta per i pannelli fotovoltaici, comunque integrati alla copertura. A variare è la posa dei mattoni, che determina tre diverse tessiture. Al
Vista esterni
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LAGO DI GARDA
Vista esterni
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consueto sfalsamento dei corsi vengono infatti alternati due pattern: uno prevede un vuoto di testa e l’altro un pieno, sempre di testa, aggettante tra i mattoni, determinando due varianti chiaroscurali che accentuano la componente tridimensionale delle compagini murarie. Senza compromettere il senso di unitarietà delle superfici, si generano rispettivamente un effetto di rugosità, visibile solamente dall’esterno, e un effetto di semitrasparenza, percepibile sostanzialmente dall’interno della casa. Se il primo assume funzione decorativa, nel secondo caso, il paramento diventa quel filtro materico tra dentro e fuori che protegge l’ambito domestico senza negare il contatto con l’esterno. L’originale uso del laterizio fa viaggiare nel tempo e nello spazio, fino al tanto surreale quanto acuto «dialogo» tra il celebre architetto americano Louis Kahn (19011974) e un mattone. Nel dialogo, nel ribadire di voler «essere un arco», anche il mattone non esitava ad affermare una volontà formale che è propria e intrinseca ai materiali che fanno l’architettura.
INGRESSO TEATRALE L’ingresso della villa veneta è pensato in modo teatrale, come superamento del vuoto creato dal cavedio che illumina gli spazi interrati. Si entra camminando su una passerella che introduce a un vestibolo, superato il quale ci si trova all’interno dell’area giorno. Questo grande spazio che occupa l’intera lunghezza dell’edificio è caratterizzato dalla purezza delle pareti bianche e dal calore delle travature del tetto a falde. Il piano terra è completato dal bagno di servizio e dalla camera padronale, rivolta anch’essa verso gli ampi spazi aperti. Al piano superiore, oltre a due ulteriori camere, una in corrispondenza della passerella di ingresso e l’altra orientata sempre verso ovest, si trovano un bagno e una zona studio affacciata sulla doppia altezza del soggiorno, illuminata con luce zenitale da un lucernario. Il piano interrato ospita garage, lavanderia, guardaroba, locali di servizio, area wellness e taverna: il locale di dimensioni maggiori areato dal cavedio. L’architettura di Villa T rivela un interessante con-
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LAGO DI GARDA
Facciate: chiusure verso le abitazioni del vicinato e aperture verso il paesaggio
LA SCHEDA Localizzazione: Peschiera del Garda (VR), Progetto: ARDIELLI FORNASA ASSOCIATI (Marco Ardielli, Paola Fornasa) Collaboratore: Jacopo Pizzini CONSULENTI Progetto delle strutture / Direzione lavori generale e strutture: STUDIO ING. DADUCCI Progetto degli impianti / Direzione lavori impianti: PROGETTO ENERGIA (ing. Gianluigi Dall’Agnola) Progetto illuminazione: Bianca Tresoldi Cliente: privato Anno: 2017-2019 Fotografie: Marco Tote’ e arch. Paola Fornasa APPALTATORI Impresa di costruzioni: Vecchio Costruzioni SRL Impianti elettrici: Dimex srl Impianti idraulici: Italfrigo srl Serramenti: Vitralux Paesaggio: San Benedetto Group Web: www.ardiellifornasa.com
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trappunto, per usare una metafora musicale, dove a un esterno massivo, caratterizzato da materiali e forme tradizionali usati in chiave contemporanea, si oppone un interno, semplice e moderno, che valorizza l’impiego di ampie superfici attrezzate, così come poche, ma eleganti, finiture ed elementi di arredo.
Taglio obliquo sul lato ovest
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ATTUALITÀ ITALIA
INSTALLAZIONI
La natura
PREGA IN CERCHIO Una cappella a cielo aperto progettata da Mario Cucinella Architects con Artemide nel Parco del Delta del Po per l’Anno Speciale Laudato Si’
di Rossella Locatelli 60
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ella lettera enciclica Laudato Si’ scritta nel 2015 da Papa Francesco sulla cura della «casa comune», metafora dal valore universale per definire il nostro pianeta, troviamo un passaggio dedicato all’ecologia culturale. Quasi cinquant’anni fa, pensatori come Edgar Morin e Gregory Bateson con i concetti di pensiero ecologico e mente ecologica avevano indagato l’agire e l’apprendere dell’uomo contemporaneo come
Al tramonto © Federico Villa. Sotto, sketch © Mario Cucinella
l’organizzazione dell’equilibrio di fronte al nuovo e all’ignoto, nel rispetto di un mondo fondato su sistemi complessi in cui egli è ospite. Papa Francesco sembra continuare questa riflessione e scrive della necessità di una cultura intesa nel suo senso più dinamico e partecipativo per ripensare la relazione dell’essere umano con l’ambiente. ISPIRAZIONE L’installazione, progettata da Mario Cucinella Architects per le celebrazioni dell’Anno Speciale Laudato Si’ nel Parco del Delta del Po in collaborazione con Artemide, materializza questa ricerca di una nuova consapevolezza. L’architetto ha disegnato una cappella a cielo aperto, ispirata a San Francesco d’Assisi, alle parole di Papa Bergoglio e agli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, attraverso la semplicità del gesto compositivo. Con un cerchio di luce a simboleggiare sia la «luce del mondo» sia «Sora madre Terra», la leggerezza della struttura (una serie di paline) e l’iconicità dei materiali (una pedana lignea per evocare il bosco del Cansiglio, antica foresta a cavallo tra Veneto Orientale e Friuli da cui si ricavava il legname per le navi della Serenissima e al contempo dare una nuova vita agli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia), è suggerita un’immagine di cappella inedita in cui la preziosità dell’atto del raccoglimento, dell’isolarsi per ritrovare la quiete avviene grazie all’osservazione della natura che circonda l’architettura.
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INSTALLAZIONI
Vista notturna © Federico Villa. Sopra, inaugurazione © Luca Pavanello
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ANELLO SOSPESO L’anello di luce sospeso, con i suoi 8 metri di diametro e solo 6 centimetri di sezione, che dimostrano la grande competenza e la grande attenzione ai consumi di Artemide, inquadra uno spazio intangibile in cui i riflessi luminosi e i suoni più evocativi rimangono quelli del fiume Po, che scorre accanto. Nella sua es-
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senzialità The Living Chapel rimanda ai padiglioni dei giardini rinascimentali. Architetture effimere il cui disegno spesso si costruiva su geometrie pure e integrava nelle sue forme fiori e arbusti rampicanti dall’alto valore simbolico, come la vite. In fin dei conti, il desiderio di riconciliazione tra uomo e natura non ha mai abbandonato l’architettura, per nostra fortuna.
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in mattone faccia a vista. Il sistema Terracoat® assicura una elevata , oltre a migliorare l’aspetto estetico, grazie ai listelli in terracotta faccia della gamma SanMarco e Pica. YouBuild - DICEMBRE / GENNAIO 2021
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ATTUALITÀ ITALIA
RIFUGI
Navicella di legno
PER FILOSOFI DI OGGI
Waiting Posthuman Studio ha realizzato in un bosco della Brianza una capanna con radici concettuali legate al ruolo dell’essere umano di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano 64
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na Capanna nel Bosco è la concretizzazione di un progetto a metà tra l’architettura e la filosofia. Nato da spunti presi dal libro Quattro capanne o della semplicità di Leonardo Caffo (edizioni Nottetempo, 2020), si è materializzato grazie a un percorso di ricerca, condotto dal milanese Waiting Posthuman Studio, una piattaforma di ricerca interdisciplinare che si interroga sulle questioni attuali della condizione umana usando come strumenti di indagine l’architettura, l’arte e la filosofia. Una Capanna nel Bosco è letteralmente quello che il titolo suggerisce. All’apparenza non è nulla più che un rifugio immerso nella natura, in un luogo non definito
APANNA NEL BOSCO | prospetto ovest
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180 cm
220 cm
395 cm
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Prospetto. Sopra, le fasi costruttive. Nella pagina a fianco, la capanna circondata dall’ambiente naturale
tra i boschi della Brianza, nel bosco di Civenna, in provincia di Como. Ma le ragioni della sua esistenza e la sua stessa costruzione hanno radici concettuali profonde, in un percorso fatto di domande sul fattore post-umano, sull’uomo che si riscopre fragile nei confronti della natura e si vede inserito in essa in una nuova prospettiva che rovescia le gerarchie dovute al pensarsi essere-che-domina il pianeta, scoprendo la dimensione di essere-che-convive sul pianeta. CONTRASTI Tematiche che sicuramente hanno trovato un potentissimo acceleratore nella pandemia che stiamo tuttora
vivendo nella sua fase più acuta, portando allo scoperto queste fragilità e allo stesso tempo spingendoci ad abbandonare le nostre città per rifugiarci in territori considerati di confine, marginali, isolati. Dal punto di vista architettonico la struttura è particolarmente apprezzabile nella non rinuncia alla complessità senza per questo trincerarsi dietro alle sole tematiche alte che l’hanno generata. Si potrebbe dire che è una capanna semplice, ma non semplificata, dove l’elemento formale, con le sue complicazioni, assume importanza nel bellissimo e significativo contrasto tra la sagoma di un’astronave giunta da lontano, dal futuro e i pochi elementi
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RIFUGI
Vista dell’interno. Sopra, l’opera in fase di realizzazione
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UNA CAPANNA NEL BOSCO | esploso scala 1:50
low-tech, appartenenti alla tradizione, usati per costruirla: il legno, qualche giunto in metallo e un cappello in rame. La sagoma esterna, un poliedro leggermente staccato da terra e sollevato in aria con piedini lignei che sembrano quelli di un lander lunare, riversa le sue forme convesse in un interno concavo, accogliente e materno. Racchiusi in questo rifugio, separati dal resto del mondo da una pelle fatta da pochi centimetri di materia, si può osservare l’ambiente circostante a 360 gradi attraverso le sottili aperture vetrate. L’interno è caratterizzato da due elementi molto significativi: spogliato di tutto ciò che non è necessario, rimangono solo lo spazio chiuso in quanto tale e il focolare, dal valore fortemente simbolico prima ancora che basicamente funzionale. FALEGNAMI GHANESI La costruzione stessa dell’opera, in perfetta coerenza con le premesse progettuali, è stata affidata a Ebony Carpentry, un gruppo di falegnami richiedenti asilo
in Italia e provenienti dal Ghana. Lo spazio rifugio, dove si ribaltano le gerarchie uomo-natura, prende forza nell’essere anche occasione di lavoro fondato sulla cooperazione con il chiaro sforzo di annullare le gerarchie sociali forgiate dell’umano, in attesa che arrivi il post-umano.
Esploso assonometrico. A sinistra, assemblaggio dei pannelli esterni
LA SCHEDA Cliente: Andrea Gessner Luogo: Brianza (Italia) Anno: Giugno 2020 Progetto: Waiting Posthuman Studio (Azzurra Muzzonigro con Margherita Gistri) e Landscape Choreography (Emanuele Braga) Prodotto da: Sumiti (Soema Fedtke) Realizzato da: Ebony Carpentry Website: waitingposthuman.com Foto di: Azzurra Muzzonigro
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ATTUALITÀ ITALIA
KLIMAHOUSE
Progettare green SI IMPARA ONLINE Per il 2021 l’edizione della fiera dedicata al mondo del costruire sostenibile diventa digitale. Ma non rinuncia alle sue prerogative di Giuseppe Rossi Thomas Mur, direttore della Fiera di Bolzano
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rogettare online si può e anche imparare, migliorare la propria formazione e, in alcuni casi, perfino concludere affari. La fiera per antonomasia dedicata al costruire sostenibile, Klimahouse, nel 2021 si svolge in versione digitale. Ma non rinuncia al suo ruolo di catalizzatrice di idee, soluzioni, materiali e, per quanto possibile, di esperienze formative. Le occasioni non mancheranno. C’è anche un rovescio positivo della medaglia: «Il vantaggio di non doversi spostare e viaggiare», spiega a YouBuild Thomas
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Mur, direttore della Fiera di Bolzano. Domanda. Klimahouse quest’anno si svolge, per le note ragioni, sul web. Che cosa comporta e come sarà organizzata la tre giorni? Risposta. Klimahouse Digital Edition andrà in scena dal 27 al 29 gennaio: come si intuisce dal nome, sarà un’edizione interamente digitale, che permetterà alla community di Klimahouse di arricchire le sue conoscenze e restare in contatto senza doversi mettere in viaggio. Un’opportunità di crescita che non sacrificherà il valore dei contenuti e proseguirà il percorso culturale
di cui Klimahouse si fa portavoce da 16 anni. Rivolgendosi sia ai professionisti del settore sia ai privati, con il consueto impegno ambientale proiettato al futuro, Klimahouse Digital Edition offrirà un ampio ventaglio di eventi online con un puntale aggiornamento sulle tematiche più importanti sul fronte della sostenibilità in edilizia grazie alla collaborazione con autorevoli partner: dall’Agenzia CasaClima alle aziende leader di mercato, dal Noi Techpark all’Eurac Research, fino a Anit, Hhh Home, Health & Hi-Tech e alla Fondazione Architettura Alto Adige, per citarne solo
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KLIMAHOUSE
Onda Z Klimahouse Foto Marco Parisi
alcuni. Nel corso dei tre giorni sarà possibile assistere a 57 ore di live streaming con numerose conferenze, dibattiti tra esperti internazionali e award su due palchi virtuali: il tutto accessibile tramite l’acquisto di un unico digital pass. Centrale sarà l’innovazione applicata all’edilizia come elemento fondante per il rilancio della filiera, a cui si aggiungono tematiche di grande attualità e di interesse primario per il settore come il superbonus 110%, l’architettura sostenibile e la salubrità degli edifici, ben esemplificata nel claim «Costruire bene, vivere bene». D. Chi saranno i top speaker previsti sulla nuova piattaforma? R. Klimahouse Digital Edition vedrà la partecipazione di 150 speaker, nazionali e internazionali, tutti esperti nelle diverse tematiche-chiave di quest’anno. A partire da Philomena Bluyssen, Professore Ordinario di Indoor Environment presso la Delft University of Technology (Olanda) e keynote speaker della prima mattinata del Klimahouse Congress, dedicata alla questione salute. Altri top speaker, sempre nell’ambito del Congress, saranno Benedetta Tagliabue, fondatrice dello studio Miralles Tagliabue e fresca vincitrice del prestigioso Prix des Femmes Architectes di Arvha e Michaela Wolf e Gerd Bergmeister, vincitori dell’ambito riconoscimento Architetto Italiano 2019 assegnato dal Cnapcc. Interverranno inoltre, per presentare i loro innovativi progetti, altri rinomati studi di architettura locali e nazionali, come Amdl Circle, guidato da Michele De Lucchi, uno fra i più noti architetti e designer italiani e Noa Network. Numerosi anche gli interventi
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dei tecnici, come Valeria Erba, presidente Anit. D. Il superbonus avrà un trattamento speciale? R. Sì, il superbonus sarà una delle tematiche portanti di Klimahouse Digital Edition: dopo il ciclo di webinar estivo di Klimahouse Connects, che ha riunito davanti agli schermi di tutta Italia centinaia di interessati, il provvedimento nazionale ritorna quindi a far parlare di sé. Le questioni aperte sono d’altronde ancora molte ed è per questo che Klimahouse, in quanto piattaforma di riferimento per il settore, non si tira indietro e sfrutta appieno le potenzialità di questa edizione interamente digitale per puntare sulla formazione ad ampio raggio, grazie anche al supporto dei partner. Si parlerà di superbonus nella seconda giornata del Klimahouse Congress, organizzato in collaborazione con l’Agenzia CasaClima, attraverso un convegno di 90 minuti che vedrà la partecipazione, oltre che di Benedetta Tagliabue, del direttore tecnico dell’Istituto per l’edilizia sociale altoatesino Ipes, Gianfranco Minotti, che interverrà sul progetto europeo Sinfonia, dove con tecniche innovative sono stati profondamente risanati diversi grandi condomini nella città di Bolzano. Chiuderà la giornata Mark Pichler, progettista e innovatore delle riqualificazioni energetiche con la presentazione di alcune delle più suggestive riqualificazioni locali. CasaClima proporrà inoltre due talk pomeridiani, con la partecipazione di Enea e dell’avvocato Emilio Sani, che permetteranno agli spettatori di porre domande dirette sugli aspetti tecnici e pratici del superbonus. In programma, inoltre, una tavola rotonda virtuale attorno alla tematica che vedrà la partecipazione di
alcuni rappresentanti nazionali e locali del Cna, Comitato Nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, e di lvh.apa, Confartigianato imprese. Un altro attore centrale sarà Anit, Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico: due i seminari in programma sulla tematica, entrambi nella giornata del 28 gennaio e a cura dell’ingegner Giorgio Galbusera. D. È previsto anche un catalogo digitale di prodotti. Di che si tratta? R. Klimahouse Digital Edition mette al centro le aziende e le loro novità attraverso un unico spazio virtuale in grado di riunirle: il Klimahouse Marketplace. Al suo interno, in modo gratuito e accessibile a tutti, sarà possibile visionare il nuovo catalogo delle aziende e dei prodotti partecipanti all’evento e candidati al prestigioso Klimahouse Prize. Nel settore dedicato ai prodotti, con 100 novità, sarà possibile esplorarli uno ad uno, leggerne la scheda descrittiva con tutti i dettagli e visionarne le foto; per orientarsi meglio ci sarà inoltre la possibilità di filtrarli per categoria o per ricerca libera. Nell’area dedicata alle aziende, oltre alle informazioni relative ai rispettivi prodotti, sarà possibile contattarle direttamente attraverso un modulo di messaggistica diretta. D. Klimahouse è l’evento che ha saputo attrarre l’attenzione degli operatori sull’edilizia green. Una edizione digitale può coinvolgere anche semplici utenti? R. Sì, assolutamente. Klimahouse si è sempre rivolta anche ai privati e quest’anno non farà eccezione, con in più il vantaggio di non doversi spostare e viaggiare. Il programma è così variegato che potrà interessare sia i professionisti, che i normali cittadini che vogliono ristrutturare casa o gli studenti desiderosi di formazione. Proprio a questi ultimi sarà dedicato il programma di Isola Ursa, progetto promosso da una delle aziende leader nel campo dell’isolamento termico e acustico Ursa Italia, che ritornerà per la quarta edizione sul palcoscenico virtuale di Klimahouse Digital Edition. Anche Klimamobility si rivolgerà inoltre ai privati con un talk dedicato ai 10 consigli per l’acquisto di un’automobile elettrica. Un appuntamento da non perdere. D. Quanti espositori sono previsti? R. Più di 100 aziende prenderanno parte a questa edizione digitale. D. Avete un’idea della possibile partecipazione online? R. Il programma complessivo delle tre giornate è stato sviluppato tenendo conto dei principali target visitatori di Klimahouse. Attraverso la presentazione delle novità delle aziende, accessibile a tutti anche senza acquistare un digital pass, e gli eventi formativi e ispirazionali dedicati a architetti, progettisti, artigiani ma anche a
privati, per i quali sarà invece necessario l’acquisto di un ticket, vogliamo rivolgerci a tutti coloro che vogliono costruire bene per vivere bene. Il nostro obiettivo non è solo il numero di partecipanti, a questo proposito pensiamo di poter raggiungere sicuramente qualche migliaia di persone. Ciò che davvero vogliamo però è creare nuove connessioni tra aziende, professionisti e privati: il vero valore aggiunto per poter portare avanti il settore dell’edilizia sostenibile. D. Sono sempre previsti eventi collaterali. In questo caso quali sono gli appuntamenti più importanti? R. Innanzitutto, non mancherà il consueto appuntamento dedicato alla mobilità sostenibile che, ormai da diverse edizioni, fornisce spunti di riflessione sempre validi e attuali su una tematica che riguarda davvero tutti, professionisti e privati. Il modo in cui ci muoviamo. Klimamobility Congress 2021, in programma per il pomeriggio di venerdì 29 gennaio, sarà costituito da quattro diversi momenti di dibattito dedicati a tematiche di grande attualità, come la ricarica domestica, l’idrogeno e l’utilizzo delle cargo bikes nelle nostre città. E, a proposito di ritorni, verrà di nuovo dato spazio e voce alla generazione Z che, in occasione dell’hackathon OndaZ@Klimahouse2021, si sfiderà su questioni legate al cambiamento climatico e alla riduzione dell’impatto ambientale sul territorio nazionale e locale, proponendo soluzioni alternative ed innovative. Infine uno stimolante evento di matchmaking virtuale, il Klimahouse Business Match. D. In che cosa consiste Business Match? R. Klimahouse Business Match è uno strumento di matchmaking online per far incontrare la domanda e l’offerta anche in tempi di pandemia. Klimahouse
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Digital Edition, con la collaborazione della Camera di Commercio di Bolzano e Een, European Enterprise Network, nonché con il supporto di numerosi partner internazionali, ha infatti ideato un tool online in grado di rispondere a questa importante esigenza. L’iniziativa è pensata per professionisti, aziende, istituti di ricerca, pubbliche amministrazioni e altre figure professionali attive nel settore dell’edilizia, con un forte interesse per l’efficienza energetica e la sostenibilità, alla ricerca di nuove opportunità di business, prodotti e soluzioni innovative o partnership. Il 28 e il 29 gennaio, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, le aziende e i professionisti del settore di tutta Europa potranno quindi prendere parte a videochiamate one-to-one, della durata di 20 minuti l’una. Il processo di iscrizione è semplice, veloce e senza alcun costo. Il primo step è quello di creare il proprio profilo con i dati personali e le aree di interesse; in seguito, ogni utente potrà pubblicare annunci su di una bacheca virtuale, inserendo i dettagli della propria offerta (prodotti, servizi, consulenze) oppure dell’ambito di interesse commerciale. A partire dall’11 fino al 27 gennaio incluso, sarà possibile prenotare appuntamenti con potenziali clienti, interagendo direttamente con loro per concordare i dettagli. D. E Onda Z@Klimahouse 2021? R. Onda Z rappresenta un grande ritorno sul palcoscenico di Klimahouse Digital Edition. Il format, ideato da Onde Alte e realizzato in collaborazione con Klimahouse e l’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima della Provincia di Bolzano ha infatti debuttato l’anno scorso riunendo a Bolzano più
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di 60 giovani provenienti da tutta Italia che si sono impegnati a elaborare progetti concreti per contrastare l’emergenza climatica. Un’iniziativa davvero unica nel suo genere che quest’anno, attraverso nuove modalità totalmente digitali, si ripeterà: dal 26 al 29 gennaio 2021, studenti e studentesse tra i 19 e i 30 anni suddivisi in diversi team, collaboreranno e si sfideranno per immaginare progettualità d’impresa, politiche e servizi pubblici che permettano al singolo e alla collettività di ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Alla base dell’evento una visione del territorio basata sulla strategia urbana delle cosiddette città e comunità rigenerative. Nel concreto, un concetto che si traduce in insediamenti vivibili, equi e integrati con la natura circostante, con una gestione dei rifiuti efficiente e con un’economia sostenibile e circolare. D. Come si svolgerà il Klimahouse Prize, premio in quattro categorie dedicato alle aziende più innovative? R. Klimahouse Digital Edition darà ampio spazio all’innovazione, in primis attraverso il Klimahouse Prize, premio in quattro categorie dedicato alle aziende espositrici e alle più promettenti startup degli ambiti Costruzioni e Smart Building, Green e sostenibilità, Cleantech & Energy e Economia circolare. Durante i tre giorni i finalisti di ogni categoria si sfideranno in pitch di 10 minuti, fino all’evento di premiazione che si terrà venerdì 29 gennaio. L’obiettivo è quello di riconoscere e premiare le eccellenze in termini di progresso tecnologico-costruttivo (categoria Innovation), di soddisfacimento del mercato (categoria Performance) e di implementazione delle logiche di circolarità e sostenibilità (categoria Circle). Ad oggi sono 50 le aziende candidate al premio. D. Ci sarà un impatto del covid sull’edilizia green? R. L’impatto del covid si farà sentire ancora per anni e interesserà tanti settori, tra i quali anche quello dell’edilizia. C’è poi la questione della crisi climatica, ancora più rilevante rispetto all’attuale emergenza covid: conosciamo molto bene, infatti, il forte impatto negativo dell’edilizia rispetto alle emissioni di CO2. Con l’aiuto del Recovery Fund potranno nascere molte iniziative per rendere il settore più green, soprattutto per quanto riguarda la riqualificazione di edifici esistenti. Durante le fasi di lockdown le nostre abitazioni sono d’altronde diventate più importanti e in molti hanno riscoperto la voglia di ristrutturare casa in modo sostenibile. Su questa scia, Klimahouse non si limita quindi ad affrontare i temi legati all’efficientamento energetico, ma estende il suo programma attorno al claim «Costruire bene. Vivere bene». D. Il mondo dell’edilizia italiano è sufficientemente preparato per gestire il trend della sostenibilità?
R. Non parlerei di trend, ma direi piuttosto che la sostenibilità è un dovere, soprattutto verso le prossime generazioni. Lo sviluppo verso un’edilizia più green è in continuo progresso, c’è molto interesse attorno al tema e altrettanti professionisti preparati. Il nostro stesso obiettivo è proprio la divulgazione di tecniche e soluzioni sostenibili per il settore. È indubbiamente un mondo affascinante e la voglia di fare e di continuare a imparare è tanta. D. Quali sono le soluzioni emergenti nell’ambito dell’edilizia green presenti a Klimahouse? R. Dopo il grande trend dell’efficientamento energetico l’attenzione è puntata verso nuovi temi, come per esempio l’economia circolare nell’edilizia: questo significa materiali e processi nuovi che coinvolgono anche la digitalizzazione la quale, a sua volta, aiuta a costruire in modo più sostenibile. Domanda. La necessità di costruire green comporta anche una nuova visione progettuale? R. La progettazione è uno dei nodi centrali dell’edilizia green assieme alla digitalizzazione. Già da qualche anno i keynote speaker presenti a Klimahouse presentano nuove visioni progettuali, spesso accompagnate da processi digitalizzati e da una visione sulla sosteni-
bilità che non riguarda solo la fase di costruzione, ma anche quella di manutenzione e dell’intero life-cycle dell’edificio. D. C’è una sufficiente consapevolezza tra i progettisti delle possibilità offerte dai nuovi materiali? R. Ogni anno a Klimahouse vengono presentate novità relative ai materiali e molti progettisti la visitano proprio per conoscerle a fondo. Quest’anno potranno farlo anche in modo digitale, con l’inevitabile limite di non poter toccare e confrontare materiali dal vivo. La consapevolezza tra i progettisti sicuramente quindi c’è, ma vista la costante evoluzione è necessario continuare a seguire il mercato per rimanere aggiornati. D. Che cosa può trovare a Klimahouse il mondo della progettazione? R. Edizione dopo edizione, Klimahouse è sempre riuscita a presentare le novità del settore dell’edilizia sostenibile a 360 gradi. Quest’anno ci saranno tanti contenuti e dibattiti interessanti per il mondo della progettazione: dipende molto dall’interesse specifico del progettista, ma l’offerta è sicuramente ampia, a partire dalle informazioni sulle novità di prodotto presentate dalle aziende. Inoltre si parlerà tanto di superbonus e di salute e qualità dell’aria in ambienti chiusi.
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La seconda casa? MEGLIO IN CITTÀ Un’abitazione per il week end immersa nel verde, ma in un quartiere di San Paolo. Per evitare il traffico della città
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di Camila Gomes Sant’Anna, Università Federale di Goiás e Chiara Scandaletti, architetto
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na casa al mare nel centro di San Paolo. Questa è stata la richiesta dei clienti allo studio di architettura Spbr, diretto da Angelo Bucci. Elementi principali del progetto dovevano essere una piscina, un solario e un giardino, lo spazio abitativo era marginale. Una richiesta che può sembrare assurda, ma del tutto comprensibile per una città come San Paolo: un’area metropolitana di 20 milioni di abitanti in cui si vive immersi nel traffico e, nei mesi estivi, pur distando solo un’ora dal mare, si possono passare ore bloccati nel flusso delle auto che cercano di raggiungere la costa. Dal 1997 la coppia di committenti abita nel quartiere esclusivo di Jardins, in un appartamento di rappresentanza che è stato ristrutturato dall’architetto e amico Joaquim Guedes. Nonostante sia considerato da molti uno degli appartamenti più chic di San Paolo, non possiede molti spazi per il relax e un contatto costante con la natura. Dal soggiorno si può giusto osservare il paesaggio del quartiere Jardim América, ispirato alle città giardino. WEEK END IN CITTÀ La nuova casa per il fine settimana è situata così vicino all’abitazione abituale dei clienti, nel prestigioso quartiere Itaim, che si caratterizza per una concentrazione arborea significativa e un’altezza massima degli edifici di 6 metri. Il progetto della casa è firmato dallo studio Spbr in collaborazione con lo studio di architettura del paesaggio Raul Pereira Associados che, fondato
Nella foto una panoramica dello spazio al livello d’ingresso e, a destra, uno schizzo d’insieme della villa urbana
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La sezione longitudinale della struttura abitativa mette in evidenza l’importanza dell’elemento acqua nel progetto
nel 1990, ha sviluppato negli anni un lavoro di eccellenza per quanto riguarda il disegno del paesaggio sia pubblico sia privato a diverse scale e in diverse regioni brasiliane. Tra gli altri, spiccano i progetti del giardino Palacete das Artes (ex Museo Rodin) a Salvador Bahia, la riabilitazione del giardino del Museo Ipiranga a São Paulo e le residenze studentesche a Canuanã. L’idea alla base del progetto è quella di ripensare il proprio rapporto con la città nella quale si vive. Un nuovo modo di intravedere altri paesaggi all’interno della stessa città, proponendo una casa per il week-end in cui svagarsi e riposare seppur immersi nella giungla di pietra e «terra della pioggia» qual è San Paolo. La casa si trasforma così in un rifugio e un luogo del cuore dove potersi rigenerare dal caos cittadino senza dover viaggiare. SOVVERSIONE La casa sovverte tutti i rapporti spaziali: la vasca della piscina e il solario si trovano all’ultimo livello per sfruttare al massimo la luce del sole ed evitare l’ombra degli edifici limitrofi, lo spazio abitativo privato al livello intermedio, il giardino e lo spazio pubblico al piano terra. La dimensione degli spazi rispecchia l’importanza che le diverse zone hanno in questa casa: l’abitazione privata, infatti, è limitata a uno studio, una camera matrimoniale con un bagno e all’appartamento del custode. La parte pubblica è un openspace al piano terra totalmente aperto sul giardino per ricevere gli amici e per godersi la natura. La struttura è pensata per massimizzare lo spazio e la luce. Il volume della piscina e quello dell’abitazione, distanti tra loro solo 1 metro, si bilanciano e sono sospesi sul giardino grazie agli elementi verticali che li separano e alle travi di grandi dimensioni che li sorreggono. Il giardino così risulta libero da ingombri e rimane permeabile alla vista. DISEGNO AUDACE Vista dalla strada, con il suo disegno invitante e audace, la proposta architettonico-paesaggistica interrompe la monotonia delle facciate del quartiere, con un misto di foresta atlantica e architettura
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Uno schizzo preparatorio del giardino e, nella foto, la sua realizzazione
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contemporanea. Tutto in questo edificio richiama la brasilianità: il cemento utilizzato in una versione rivisitata del brutalismo, il verde rigoglioso che rende il giardino uno vero paradiso dove dimenticarsi della città e dei suoi rumori, la pedra portuguesa, che richiama la pavimentazione dei lungomari brasiliani e il legno. La luce, l’acqua e il vetro sono altri elementi molto importanti. L’acqua è presente in tutti e tre i livelli della costruzione e accompagna il visitatore sin dal suo ingresso coinvolgendone anche l’udito. Tutto è pensato e studiato per far penetrare la luce fino al piano terra: dalla parete inclinata della piscina alla trasparenza delle scale e delle passerelle, che collegano i due volumi strutturali. Il vetro è utilizzato per non intralciare la visuale sul giardino e per smaterializzare il volume dell’abitazione. TETTI E PISCINA Nell’attraversare la casa in senso verticale si passa da un contatto più intenso con la natura a costruire un’interazione continua e sempre diversa con la città, fino a trovarsi immersi tra i tetti delle case circostanti al livello della piscina. Questa struttura innova e promuove l’integrazione tra architettura e paesaggio: il giardino, con i suoi diversi colori e forme, porta «leggerezza, luminosità e trasparenza», come dice Raul Pereira. Invita a fare un’esperienza multisensoriale con 39 specie di piante, su un’area verde totale di 190 metri quadrati. Al piano terra, l’idea è esplorare la
biodiversità e l’intensità della Foresta Atlantica, uno dei principali biomi della città di San Paolo. Quindi si inizia gradualmente ad avere un rapporto più antropizzato fino al paesaggio cittadino che si incontra all’ultimo piano. In questo attraversamento, il giardino verticale di 185 metri quadrati porta delicatezza e sorpresa, utilizzando piante come la vite di giada (in botanica è la strongylodon macrobotrys). Il gioco compositivo tra architettura e masse verdi, in sintonia con i percorsi d’acqua, crea così un nuovo modo di essere verde tra le mura di San Paolo, che incorpora il movimento frenetico «della città che non può fermarsi» partendo da un’altra prospettiva.
Qui sopra, l’accesso alla villa da strada. A sinistra una vista della copertura con piscina. Nell’altra pagina, un’immagine che dà risalto alla trave in cemento che funge da invaso per la piscina flottante
LA SCHEDA Committente: Gloria Kalil Luogo: San Paolo, Stato di San Paolo (Brasile) Progetto architettonico: Spbr arquitetos, coordinato da Angelo Bucci Architettura del Paesaggio: Raul Pereira Arquitetos Associados Superficie: 183 mq Foto: Nelson Kon Schizzi: Raul Pereira Progettazione: 2010-2011 Realizzatone: 2013-2014 Fotografie di: Nelson Kon
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Doppio binario RISPARMIOSO Il nuovo dipartimento di Ingegneria a Volos ha puntato a soluzioni bioclimatiche semplici per evitare costi eccessivi
Vista di dettaglio del fronte Sud composto di pannelli prefabbricati in cemento
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di Fabiano Micocci, Università della Tessaglia
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l progetto per il nuovo dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica s’inserisce all’interno del programma di ampliamento del campus del Politecnico dell’Università della Tessaglia a Volos (Grecia). Si tratta di una collaborazione tra il dipartimento di Architettura e quello di Ingegneria Civile. L’edificio è localizzato nella zona sud-occidentale della città, sul lato opposto rispetto al Monte Pilio. Il fronte principale, che si rivolge a meridione verso il mare Egeo, si attesta lungo via Sekeri, l’asse urbano che separa il lotto di ampliamento dal preesistente centro del campus che ospita il dipartimento di Architettura e di quello di Ingegneria Meccanica.
Vista Sud-Ovest del fronte strada e dei due corpi di fabbrica paralleli
DUE CORPI L’edificio, la cui superficie conta 4 mila metri quadrati, è costituito da due corpi paralleli di quattro piani ciascuno. Quello sul fronte strada ospita l’amministrazione e gli uffici per i docenti, mentre le classi e i laboratori didattici sono collocati nella barra posteriore. Nello spazio a tutta altezza compreso tra i due corpi sono stati pensati l’atrio e gli ambienti comuni. Sul retro, invece, emerge un volume in cemento armato curvo che ospita l’auditorium. L’accesso all’edificio avviene attraversando un largo portico che si trova su un piano rialzato dal livello
strada di circa 1,5 metri. Una volta attraversato il porticato, si entra nell’ambiente formato dalla corte interna, che è il luogo più significativo del complesso, perché è stato pensato come uno spazio comune condiviso tra studenti e professori. Inoltre, sulla corte si affacciano il blocco degli ascensori e il corpo scala principale, mentre il volume della sala riunioni al quarto piano sembra sospeso sul vuoto. PANNELLI PREFABBRICATI La facciata principale su Via Sekeri è composta di pannelli modulari di cemento prefabbricati bianchi,
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Vista della corte interna
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Planimetria dell’intervento. Sotto, sezione longitudinale del corpo delle aule e vista del ponte di collegamento tra i due corpi di fabbrica
ancorati su due binari fissati sul corpo di fabbrica. Il pattern delle aperture nasce dalla ripetizione e dalla variazione di un largo quadrato dagli angoli smussati, in una sequenza che ricorda il linguaggio informatico. Attraverso queste aperture s’intravedono le variazioni cromatiche degli spazi comuni e il laterizio rosso dei muri di tamponamento. L’edificio è stato pensato con semplici soluzioni bioclimatiche al fine di evitare l’insostenibilità economica e manutentiva di soluzioni tecnologiche più avanzate. Per esempio, i pannelli cementizi del fronte principale proteggono dai raggi solari in estate, quando il sole è alto, mentre in inverno permettono la penetrazione dell’irraggiamento. Una soluzione simile è stata adottata anche sulla terrazza, dove un pergolato protegge il solaio al fine di evitarne il surriscaldamento. Un altro accorgimento messo in atto per garantire il comfort interno dell’edificio è rappresentato dalle porte d’ingresso, collocate nello spazio tra i due corpi di fabbrica, che sono dotate di ante superiori che rimarranno aperte di notte per garantire il rinfrescamento notturno dell’edificio, necessario per ottenere una temperatura ottimale nel momento di massima fruizione dell’edificio durante la mattina. Infine, vale la pena ricordare che è stato adottato un sistema geotermico che funziona in collaborazione con i sistemi più tradizionali di riscaldamento.
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LA SCHEDA Luogo: Volos, Grecia Cliente: Università della Tessaglia Progetto: Zissis Kotionis,Vaso Trova, Phoebe Giannisi con Katerina Kritou,Vasia Lyri, Nikos Platsas Strutture: Euripides Mystakidis, Olympia Panagouli Impianti: Dimitris Zimeris Geotermia: Nikos Andritsos Impatto ambientale: Emilios Komodromos con Maria Papadopoulou Bioclimatica: Aristides Tsagrasoulis Data di completamento: 2020 Superficie costruita: 3.930 mq Fotografie: Tasos Vrettos
Sezione trasversale con l’auditorium retrostante. Sopra, fotografia del plastico di studio e pianta del piano terra
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BASSI COSTI L’edificio è stato progettato durante il periodo della crisi economica greca, ovvero tra il 2008 e il 2012. In una condizione di grande incertezza economica, uno degli obiettivi che si sono prefissi i progettisti è stato quello di abbassare significativamente i costi di
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costruzione e di funzionamento dell’edificio. Queste ragioni hanno indicato la necessità di adottare un sistema bioclimatico semplice, ma efficace, e soluzioni come l’esclusione di un piano interrato o la scelta dei mattoni in laterizio, una materiale di rivestimento economico.
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Sostenibilità CON MEDAGLIA Lo studio Skidmore, Owings & Merrill ha progettato, con la classificazione Leed Silver, il nuovo Museo Nazionale dell’Esercito degli Stati Uniti
di Leonardo Zuccaro Marchi, foto di Dave Burk
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l tema della memoria in architettura ha radici profonde e si lega alla relazione simbolica tra storia, tempo e spazio. Il monumentalismo come cristallizzazione e celebrazione della storia risponde alla ricorrente «eterna necessità di creare simboli per le proprie attività, fato o destino», secondo la definizione di Siegfried Giedion (Architecture You and Me, 1958). Lo studio Skidmore, Owings & Merrill (Som) ha recentemente celebrato la memoria militare del proprio Paese con il progetto del nuovo Museo Nazionale dell’Esercito degli Stati Uniti (National Museum of the United States Army, Nmusa), inaugurato l’ottobre scorso nell’area di Fort Belvoir in Virginia, a pochi chilometri da Washington Dc. LUNGA TRADIZIONE Som è uno degli studi più internazionali e grandi al mondo, e anche tra i più longevi, visto che la sua fondazione risale al 1937. È stato per decenni il rappresentante emblematico dell’International Style americano e del suo «Impero irresistibile» descritto dalla storica americana Victoria De Grazia. In questo progetto Som ha affrontato un tema profondamente rilevante per la società americana, interpretando in architettura la memoria e la portanza simbolica dell’esercito degli Stati Uniti d’America, che conta circa 475 mila soldati
Prospetto Nord Courtesy of © SOM. Sopra, minimalismo e natura, vista esterna Photo © Dave Burk, courtesy of SOM
Minimalismo e introversione dei volumi in acciaio e vetro Photo © Dave Burk, courtesy of SOM
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Masterplan con il museo e aree esterne per ritrovi e parate Photo © Dave Burk, courtesy of SOM Vista esterna dell’ingresso Photo © Dave Burk, courtesy of SOM
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ed è stato istituito nel 1775. Tale memoria viene rappresentata da cinque volumi metallici monolitici, introversi e monumentali di diverse altezze, collegati da passerelle vetrate. I padiglioni appoggiano su un altopiano, enfatizzando la maestosità del complesso. Oltre al museo, il sito ospiterà in fasi successive anche un’area per parate con tribuna, un giardino commemorativo e un sentiero dell’esercito con aree tematiche.
Dettaglio spigolo volume in acciaio e vetro Photo © Dave Burk, courtesy of SOM. Sopra, sezione longitudinale sul volume centrale courtesy of © SOM
DISCIPLINA E RIGORE I cinque padiglioni, di cui il più alto è di 30 metri, sono sviluppati in circa 17.200 metri quadrati dedicati
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a mostre ed eventi speciali. Secondo i progettisti, la composizione e il percorso espositivo traggono ispirazione da tre ideali principali derivanti dalla cultura militare: disciplina, modestia e rigore. Come ricordato da Roger Duffy, ex partner dello studio e responsabile del progetto, «questi ideali sono serviti da guida in tutti gli aspetti del design, dalla facciata e terrazze esterne, fino alla hall e a molti degli spazi interni». L’esposizione si sviluppa ricostruendo i diversi rami genealogici dell’esercito e focalizza l’attenzione sulla storia individuale e soggettiva di ogni soldato. Già all’esterno il visitatore è condotto verso l’entrata da una successione di totem in acciaio che narrano la memoria di singoli militari. Si accede al museo dalla hall al piano terra del volume centrale, da cui si diramano gli altri blocchi espositivi che accolgono diverse funzioni tra cui un centro di apprendimento sperimentale, negozi, un caffè, terrazze aperte al paesaggio, spazio mostre e un teatro. La narrazione storica e simbolica prende avvio già in quest’area, dove su un muro di granito nero sono
Interni con materiali naturali Photo © Dave Burk, courtesy of SOM. A sinistra, hall di ingresso con soffitto colorato e parete nera che richiamano le campagne dell’esercito Photo © Dave Burk, courtesy of SOM
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Esposizione interna, immagini simboliche della vita militare Photo © Dave Burk, courtesy of SOM
elencate tutte le campagne della storia dell’esercito, dalla guerra per l’indipendenza all’attuale lotta al terrorismo. La storia militare è rappresentata anche attraverso i colori utilizzati nel soffitto a cassettoni, decorato con 22 file di pannelli di vetro, stratificato traslucido. Un’ampia scalinata lignea conduce alle mostre del primo piano, dove sono organizzati spazi per uffici e una galleria d’arte dell’esercito. Passando al livello successivo, il visitatore accede alla sala dedicata ai veterani (Veterans’ Hall) e al tetto del volume centrale, che ospita una terrazza cerimoniale riservata alle medaglie d’onore, la Medal of Honor Garden, dove un muro in granito nero di 3 metri celebra i singoli nomi di ogni destinatario della medaglia. Uffici e magazzino occupano l’ultimo piano. MINIMALISMO Se gli interni sono caratterizzati da materiali naturali come finiture in rovere bianco americano e pavimenti in pietra, le pareti esterne sono composte da una griglia
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regolare di pannelli in acciaio inossidabile tagliati a laser. All’angolo di ogni padiglione pannelli incassati di vetro si alternano ad alette in alluminio verniciato, raggiungendo un senso di dinamismo e, allo stesso tempo, mantenendo rigore e disciplina che sono aspetti centrali dell’intero progetto. La facciata in acciaio e vetro enfatizza il carattere monolitico dei volumi e riflette la foresta attorno, in un dinamico dialogo costante tra natura e minimalismo tecnologico, che muta durante le stagioni e le ore del giorno. Il minimalismo dei padiglioni del museo richiama il Supermodernismo coniato da Hans Ibelings (1998), il quale descriveva la nuova sensibilità spaziale nata da involucri introversi e neutrali, in cui la sacralità dello spazio interno è celato dall’esterno neutrale. Anche nel museo di Som la sacralità della memoria è enfatizzata dal contrasto tra neutralità, afonia delle pareti esterne e incalzante successione di immagini, colori e simboli militari nelle sale interne, che rap-
Pianta piano terra courtesy of © SOM
presentano e sintetizzano al visitatore la memoria e l’anatomia simbolica del corpo militare americano. CONSUMI RIDOTTI Il museo ha ottenuto la certificazione d’argento Leed Silver (acronimo di Leadership in Energy and Environmental Design). Som, infatti, ha progettato il museo con caratteristiche di alta sostenibilità, in cui l’uso di energia e acqua è ridotto al minimo: i progettisti sono riusciti a raggiungere la riduzione del 36,5% dei costi energetici e del 43,2% del consumo di acqua rispetto alle rispettive linee di base Leed. Altri sistemi e caratteristiche di alta efficienza energetica sono: i controlli automatici dell’illuminazione diurna e sensori di presenza, illuminazione a Led ridotto consumo, impianti idraulici a bassa portata, tetti verdi, forte isolamento, riscaldamento e raffreddamento a pannelli radianti. Infine, come affermato dal direttore dello studio, Kristopher Takács, il raggiungimento di
efficienza energetica rispecchia anche i principi dell’esercito: «Uno dei nostri obiettivi principali nel processo di progettazione era di ridurre l’impatto ambientale del nuovo museo creando un edificio ad alte prestazioni che ha espresso i principi leggendari dell’esercito. Siamo entusiasti che questo obiettivo sia stato raggiunto».
LA SCHEDA Luogo: Fort Belvoir,Virginia, Usa Progetto: Studio SOM Certificati: LEED Silver Certification Area del sito: 33,9 ha Superficie costruita: 17.187 mq Massima Altezza: 30 m Data completamento: 2020 Info: www.som.com Fotografia: Dave Burk (courtesy SOM) Disegni: courtesy SOM.
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Il superbonus, L’azienda, specializzata nella produzione di coperture e sistemi termoisolanti, con Isotec offre la soluzione integrata per la coibentazione ventilata degli edifici di Veronica Monaco
Il nuovo polo scolastico di via Mellini a Chiari (Brescia)
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igenerare le città, riqualificare le periferie, ripensare le costruzioni in un’ottica di sostenibilità ed efficienza energetica. La strada verso una progettazione più attenta alla qualità del costruito e al comfort abitativo è stata ormai aperta, anche grazie alla disponibilità di prodotti e tecnologie innovative messi a punto da aziende con lo sguardo rivolto al futuro. È il caso di Brianza Plastica, azienda specializzata nella produzione di coperture e sistemi termoisolanti per coperture e facciate che, con il sistema Isotec, offre una soluzione integrata per l’isolamento termoventilato degli edifici. Con cinque siti produttivi distribuiti sul territorio nazionale e un rinnovato laboratorio di ricerca e sviluppo, ampliato per ospitare le più avanzate strumentazioni a supporto dei processi di produzione, la società si propone come interlocutore esperto per tutto ciò che concerne l’efficientamento dell’involucro e la corretta progettazione dell’isolamento termoventilato per coperture e facciate. Perché non esiste un edificio uguale a un altro, e ogni situazione richiede un’analisi attenta e ragionata delle condizioni esistenti e delle prestazioni da raggiungere. Come spiega a YouBuild Simone Pruneri, responsabile vendite isolanti di Brianza Plastica. Domanda. Quali sono le differenze del costruire rispetto a una decina di anni fa? Risposta. Il business degli ultimi anni e del futuro si giocherà principalmente sulla riqualificazione. Negli ultimi dieci anni è cresciuto molto il settore dei sistemi a secco, ma la nostra tecnica edilizia è ancora molto legata ai
SFIDA PER I PROGETTISTI
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Simone Pruneri, responsabile vendite isolanti di Brianza Plastica
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Sopra, Isotec applicato in copertura in abbinamento a coppi. Sotto, realizzazione di facciate ventilate con Isotec Parete e rivestimento in lastre di travertino
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sistemi tradizionali e massivi. Ciò non toglie che il mondo delle costruzioni si stia evolvendo e il nostro sforzo negli anni è stato quello di studiare la compatibilità dei prodotti con nuove soluzioni e modi di edificare, che ora si stanno diffondendo sempre di più. Come le facciate ventilate, su cui Brianza Plastica ha puntato l’attenzione sin dall'inizio del nuovo millennio. Fino a pochi anni fa il tema delle facciate ventilate non era così sentito tra gli studi di progettazione e le imprese di costruzione. Negli ultimi anni, invece, quella della facciata ventilata è diventata una soluzione sempre più conosciuta e utilizzata come alternativa migliorativa al cappotto. Eravamo dunque già sulla strada giusta, tanto più che il nostro sistema Isotec si sposa benissimo con tutte le tipologie costruttive, sia in ambito di riqualificazione che di nuove costruzioni. Una soluzione eclettica e flessibile che ci ha permesso di collezionare referenze estremamente variegate. D. Oltre alla flessibilità, quali sono i plus del vostro sistema rispetto agli altri disponibili sul mercato? R. Puntiamo sulla qualità del nostro prodotto e sulle sue performance. Isotec è un pannello preaccoppiato che consente di realizzare un pacchetto termoventilato, già predisposto all'abbinamento con la finitura prescelta. Quindi, un prodotto tecnico che deve essere valutato rispetto alle sue prestazioni e alla durabilità nel tempo. Il sistema Isotec ha un'importante storicità ed è stato applicato in numerosissime realizzazioni da oltre 35 anni, sia nella soluzione a tetto che a parete, a testimonianza della sua validità. D. Nella progettazione, oggi, quale ruolo gioca la necessità di costruire in modo sostenibile? R. Oggi più che mai il costruire sostenibile assume grande importanza, ma è necessario fare riferimento a progettisti che siano in grado di valutare le situazioni e indirizzare le scelte. Non esistono soluzioni adeguate per ogni situazione: ogni edificio ha una sua specificità, è inserito in una determinata zona climatica, ha un’esposizione di un certo tipo. Il progettista è chiamato a fare un’analisi, non solo di tipo energetico, ma anche economico: Brianza Plastica, attraverso la propria rete di funzionari tecnico-commerciali, è di supporto a questa importante fase. Inoltre, ci rivolgiamo costantemente al mondo della progettazione con pubblicazioni e seminari di approfondimento dedicati nello specifico al tema dell’isolamento dell’involucro, sia in copertura che in facciata. D. E la legislazione italiana è attenta alla sostenibilità nel mondo delle costruzioni? R. Molti interventi di riqualificazione, specialmente in ambito pubblico, e soprattutto per quanto riguarda l’edilizia scolastica, prestano molta attenzione al lato economico. Quello della sostenibilità è un discorso che parte quasi sempre da chi stila i capitolati ed elabora i
progetti e che, fortunatamente, in alcuni casi come quello della Scuola di Chiari (vedi box a pag. 98 ndr), coinvolge anche l'edilizia pubblica, diventando esempio virtuoso e facilmente replicabile anche in altri contesti. D. Quali saranno i temi che guideranno il mondo della progettazione nel 2021? R. Credo che il 2021 potrebbe essere positivamente condizionato dal superbonus. Negli ultimi mesi questa agevolazione prevista dal Decreto Rilancio ha subìto numerose integrazioni e modifiche; ora assistiamo a un periodo di assestamento, durante il quale i tecnici e le imprese si stanno informando per recepire al meglio il provvedimento. Un ruolo di primo piano sarà svolto dai progettisti, che dovranno affrontare casistiche sempre diverse. Le richieste che ci stanno pervenendo in queste ultime settimane sono migliorate qualitativamente, a testimonianza che i tecnici stanno entrando sempre più nel merito del superbonus e ragionando in maniera corretta sugli iter da seguire. In tal modo, le richieste diventano sempre più mirate e le soluzioni da loro proposte sempre più chiare e convincenti nei confronti dell'utente finale. D. Che cosa si potrebbe fare di più? R. Tantissimo: il patrimonio italiano necessita di interventi di efficientamento energetico e strutturale. Il problema è sempre legato a una burocrazia esasperata e i tempi in edilizia sono spesso troppo dilatati: dal capitolato alla fase di cantiere possono passare anche più anni. Questo punto è emerso immediatamente quando, confrontandomi con gli addetti del settore, abbiamo considerato i tempi del provvedimento legato al superbonus, troppo ristretti rispetto alle reali necessità legate alle tempistiche del progettare e costruire. Inoltre sarebbe importante considerare anche l'aspetto legato alla reale disponibilità delle manovalanze qualificate sul mercato. D. Come si inserisce in questo discorso invece la manutenzione ordinaria degli stabili? R. In Italia, anche in edilizia, vedo spesso la tendenza a interpellare il tecnico o l’impresa di fiducia nel momento in cui diventa necessario agire a seguito di una serie di problematiche, o temporeggiare aspettando l’incentivo più remunerativo. Sicuramente quello della manutenzione ordinaria è un aspetto molto importante, ma che non possiamo gestire come azienda produttrice. Non siamo general contractor, ma produttori che studiano, progettano e realizzano materiali per edilizia. Quello che possiamo fare è comunicare a chi si occupa di manutenzione ordinaria e straordinaria i plus delle nostre soluzioni e i benefici, anche economici, che ne derivano. D. Quindi Brianza Plastica fa anche cultura? R. Sì, cerchiamo sempre di andare oltre il lavoro commerciale tout court. Facciamo seminari, abbiamo realizzato pubblicazioni, documentiamo i progetti a cui
Isotec Parete, con un unico passaggio di posa, crea un efficace strato isolante, la camera di ventilazione e la struttura di supporto per tutti i tipi di rivestimento. A sinistra, Isotec Parete abbinato con lastre in grès
Il pannello Isotec Parete è disponibile negli spessori di 60-80-100-120 e 160 mm
ISOTEC: INVOLUCRO ISOLATO E VENTILATO Isotec è il sistema di isolamento termico di Brianza Plastica, studiato per realizzare edifici ad alta efficienza energetica. Realizzato in poliuretano espanso rigido rivestito in alluminio, con correntino integrato, il sistema garantisce la coibentazione e ventilazione di tutto l’involucro, ed è ideale sia nelle ristrutturazioni che nelle nuove realizzazioni. Leggero e facile da posare, il sistema offre eccezionali prestazioni termiche - λD di 0,022 W/mK -, elevata durabilità e un’estrema versatilità: Isotec può essere infatti applicato su tutte le strutture e abbinato a tutti i materiali di rivestimento. I prodotti della gamma Isotec rispondono ai Criteri Ambientali Minimi (C.A.M.) e contribuiscono all’ottenimento dei crediti per la certificazione LEED V4 per la progettazione, costruzione e gestione di edifici sostenibili ed aree territoriali ad alte prestazioni.
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A SCUOLA DI EFFICIENZA
Il nuovo polo scolastico di via Mellini a Chiari (Brescia)
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ottimizzando il passo e riducendo i costi. Le ceramiche sono ancorate ai correntini mediante morsetti in acciaio verniciati nello stesso colore delle lastre, per un effetto coordinato che dona pregio estetico all’insieme.
Facciate ventilate con Isotec Parete Nato dall’ampliamento e ristrutturazione degli spazi scolastici esistenti, oltre che dalla riqualificazione dell’area dismessa su cui sorgeva il vecchio Palasport, il complesso vanta un isolamento termico all'avanguardia con tecnologia di ventilazione naturale. Per la realizzazione dell'isolamento ventilato delle facciate, rivestite con lastre in ceramica da 30x60 centimetri in finitura naturale, è stato impiegato il sistema Isotec Parete di Brianza Plastica. Sistema termoisolante strutturale, con λD di 0,022 W/mK, Isotec Parete è composto da pannelli in poliuretano espanso, rivestiti da una lamina di alluminio che li rende impermeabili. Dotati di un correntino in acciaio asolato, i pannelli sono in grado di sostenere qualsiasi tipo di rivestimento e configurati per creare una camera di aerazione fra l'isolante e la cortina di rivestimento. Vista la dimensione del rivestimento relativamente piccolo dell’intervento di Chiari, si è scelto di posare i pannelli con lato lungo in verticale,
Autonomia ed efficienza energetica Il progetto del nuovo polo scolastico di Chiari ha reso il complesso energeticamente autonomo. Gli impianti fotovoltaici installati sulle coperture e l’impianto geotermico superano la quantità di energia necessaria ai fabbisogni energetici, permettendo all’edificio di essere classificato Nzeb. Un risultato raggiunto anche grazie alle elevate prestazioni di termoisolamento delle parti opache, mediante la tecnologia della facciata ventilata realizzata con il sistema Isotec Parete, alla sostituzione di oltre 900 metri quadri di infissi obsoleti con nuovi serramenti certificati ad altissima efficienza, e a un accurato sfruttamento degli apporti solari, per un risparmio energetico stimato di 170 mila euro annui e un abbattimento di emissioni di CO2 in atmosfera per 218.480 chilogrammi, l’equivalente di quella prodotta da un automobile percorrendo 1 milione 460 mila chilometri. Alle misure di contenimento energetico è stato abbinato un sistema impiantistico all’avanguardia, con l’adozione di sistemi di generazione a pompa di calore ad acqua di falda e di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Tutte queste scelte progettuali hanno così permesso di raggiungere la classe energetica A2 per tutto il complesso, riqualificando la parte esistente della scuola costruita negli anni Settanta.
tudiato con l’obiettivo di accogliere in un unico luogo tutte le scuole primarie della città e spazi utilizzabili da tutta la cittadinanza, il nuovo polo scolastico di via Mellini a Chiari (Brescia) è stato attentamente riqualificato per raggiungere elevate prestazioni di efficienza energetica. Oltre al riefficientamento energetico delle strutture presenti, il progetto, elaborato dai tecnici del comune di Chiari e il contributo del Politecnico di Milano, ha previsto anche la realizzazione di 22 nuove aule e laboratori, un centro civico, un auditorium da 400 posti e una grande palestra.
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SCHEDA PROGETTO Tipologia: Riefficientamento energetico e ampliamento del polo scolastico Ubicazione: Chiari (Brescia) – Italia Committente: amministrazione del Comune di Chiari (BS) Progettazione, ideazione e coordinamento generale: Arch. Aldo Maifreni – Dirigente del Settore 4 Territorio del Comune di Chiari Coordinamento scientifico, verifica progettuale e supporto alle attività di RUP: Convenzione con il Politecnico di Milano - Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente Costruito Progettazione definitiva ed esecutiva: Poolmilano s.r.l. in ATI con altri studi Responsabile Unico del Procedimento: Arch. Aldo Maifreni – Dirigente del Settore 4 Territorio del Comune di Chiari Imprese realizzatrici: Impresa di costruzioni G.B. s.c.ar.l. di Busnago (capogruppo) e Notarimpresa spa di Novara Isolamento facciate: Sistema Isotec Parete di Brianza Plastica - Spessore 120 mm Superficie di facciate ventilate: 2500 mq Rivestimento facciate: rivestimento in grès 30x60 cm
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La posa di Isotec Parete, abbinato a rivestimenti in ceramica (a destra) e in fibrocemento (sotto), per realizzare facciate dall'estetica tradizionale rasate a intonaco
Per questo palazzo a Roma, in Via Vespasiano Mapei ha proposto il ciclo di prodotti M ape -A ntique per il risanamento e il consolidamento di murature ed intonaci e il sistema di finitura S ilexcolor P ittur a
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partecipiamo, per mostrare tutte le potenzialità delle nostre soluzioni e accrescere così la credibilità dei prodotti stessi e dell’azienda. D. Brianza Plastica ha deciso di giocare un ruolo di primo piano puntando tutto sull’innovazione. In che modo? R. Con il sistema Isotec proponiamo una gamma di soluzioni per l’isolamento dell’intero involucro. La proposta ha un'importante storicità per quanto riguarda le coperture e da circa un decennio è disponibile anche per le facciate, rappresentando di per sé un unicum in questo settore. Un sistema assolutamente alternativo, anche rispetto alle facciate ventilate tradizionali, dall'elevato livello qualitativo ed elevate performance, oltre a essere compatibile con tutte le finiture disponibili sul mercato. D. Avete un ufficio tecnico all’interno dell’azienda che si occupa di ricerca e innovazione? R. Certo. L’aspetto positivo di un’azienda come Brianza Plastica è il forte legame che c’è tra la parte tecnica, quella commerciale e il marketing. Queste tre funzioni si confrontano costantemente per andare nella direzione corretta. D. Brianza Plastica è specialista dell’isolamento dell’involucro, uno degli elementi fondamentali per accedere al superbonus 110%. Quali sono le vostre soluzioni per questo tipo di interventi? R. Tutta la gamma degli isolanti Brianza Plastica, siano essi in poliuretano o in polistirene, sono C.A.M. compliant, quindi assolutamente adeguati a quanto richiesto dal superbonus. Tutti i nostri isolanti permettono di intervenire sia in copertura che a parete, conferendo alte prestazioni, caratteristica fondamentale che rende l'adesione al superbonus un'opportunità assai interessante per il miglioramento della classe energetica del proprio immobile. D. Quali sono le soluzioni più richieste? R. La facciata sta prendendo sempre più piede, ma al momento le soluzioni più richieste sono ancora quelle
legate al tetto ventilato. I campi di applicazione sono davvero tantissimi e, a conti fatti, il sistema Isotec è una soluzione davvero efficiente perché si porta dietro la logica del pannello preaccoppiato, prevede poche ore di manodopera, è facile da utilizzare, ha una prestazione costante ed è estremamente compatibile con tutte le strutture portanti e tutti i materiali di rivestimento. D. Fate anche rete con gli altri attori della filiera? R. Certo. Per trasmettere i vantaggi del pacchetto Isotec e la sua flessibilità, abbiamo attivato una serie di collaborazioni, nel corso degli anni, con altre aziende della filiera. Questo è possibile proprio per la massima compatibilità del nostro sistema, sia in copertura che in parete. D. Si parla sempre più di cambiamento climatico: quanto questa tematica sta incidendo sul vostro modo di progettare i nuovi prodotti? R. L’utente è molto più esigente rispetto al passato e oggi la progettazione è più attenta al comfort abitativo a 360 gradi. Negli anni è cresciuto sensibilmente l'interesse nei confronti della gestione del caldo. Questo è per noi uno spunto molto importante, in quanto proponiamo un pacchetto termoventilato. D. Secondo il Cresme gli appalti pubblici sono ripartiti. Risulta anche a voi? R. Credo che quest’anno sia piuttosto indecifrabile. La pandemia ha stravolto la normale attività, quindi è difficile fare valutazioni in questo senso. D. Che cosa vi aspettate dal 2021? R. C’è voglia di normalità, le prospettive non sono negative, anche a livello psicologico c’è tanta voglia di riprendere con forza. Sono ottimista.
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INTERMEZZO
SEMPRE LA STESSA QUESTIONE
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he cosa definisce il paesaggio e come si definisce il paesaggio? La domanda da una parte ha una risposta molto semplice (il paesaggio è quello che percepiamo e che ci circonda) dall’altra pone non pochi problemi, perché ogniqualvolta c’è di mezzo la percezione, la dimensione si fa assolutamente soggettiva e varia all’infinito. È proprio per questo che il sostantivo «paesaggio» ha praticamente sempre bisogno di un aggettivo per avere un senso ristretto che ne permetta l’allocazione all’interno di un certo discorso che sia esso progettuale, descrittivo o filosofico. E questo vale per tutte le lingue. La definizione di un termine linguistico penso non abbia mai richiesto tanta fatica, tante precisazioni, tante sfaccettature probabilmente perché al fonema è collegato qualcosa di variabile, di talmente soggettivo che nemmeno un approccio culturale comune può contenerlo. Il paesaggio è sempre immaginifico, è sempre trascendentale ed è anche così chiaramente oggettivo da essere una palese contraddizione in termini. Quest’anno si celebra il ventennale della Carta di Firenze ovvero della Convenzione Europea del Paesaggio che oramai è legge in tutta l’Unione Europea: una normativa che ha variato di molto il concetto che rispecchiava il termine paesaggio nella nostra cultura. Ma questo è solo un pretesto per parlare di un’artista, fra i maggiori viventi al mondo, che ha fatto del paesaggio la chiave di lettura del mondo o meglio del suo mondo, che poi è anche il nostro: Gerhard Richter. Il massimo pittore tedesco, classe 1932, è celebrato in questi mesi al Kunstforum della Bank of Austria a Vienna (fino al 21 gennaio e poi alla Kunsthaus a Zurigo da marzo a luglio) con una personale che copre tutta la sua sterminata carriera, da ripercorrere attraverso una selezione di oltre 130 opere tra dipinti, grafica, fotografia, libri d’artista provenienti da istituzioni e collezioni internazionali. Questo viaggio è raccolto anche in un catalogo curato da Lisa Ortner-Kreil e da Hubertus Butin, assistente di Richter nel suo atelier negli anni Novanta, e quest’ultimo ci dà una delle chiavi di lettura dell’opera di Richter. Scrive infatti Butin nel volume: «Ogni opera qui esposta è più o meno una passeggiata sul filo del rasoio tra realismo e astrazione, tra l’imitazione del paesaggio e il valore autonomo della forma». Sì, perché il paesaggismo di Richter è un gioco raffinato tra descrizione iperrealistica, quasi fotografica, e la dimensione onirica e assolutamente indefinibile della materia, del colore (o del non colore) attraverso un accumulo di tecniche che per il loro variare nel tempo, sono sempre parte di un’elaborazione complessa e innovativa. Personalmente ho conosciuto l’opera del Maestro attraverso un’esposizione dedicata a Venezia
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(un suo tema ricorrente): tele in cui la stratificazione dei colori non restituiva assolutamente la rappresentazione della città lagunare, ma una sua raffigurazione quasi onirica, violenta e calma al tempo stesso, un’accumulazione di colori (apparentemente presi dalla palette dei vetri opachi muranesi) grattati e spatolati con pazienza sopra (o sotto) le trame di un evidente, ma indecifrabile paesaggio urbano descritto attraverso quelli che sembravano apparire, ma non è detto che lo fossero, ogive, archi, riflessi e mura. Tutto perché quando Richter sembra descrivere davvero un paesaggio reale, questo è frutto di un’elaborazione operata attraverso e non solo collage, sfocature, affastellamenti di immagini fotografiche da lui stesso scattate o semplicemente trovate. Come quando usa delle cartoline panoramiche per creare le basi per le opere definite Second-hand Landscapes, che portano l’osservatore verso altre dimensioni grazie a piccoli scarti che sommano più livelli di (ir)realtà. O come quando dipinge i grandi cieli azzurri dove le nuvole appena sfocate portano a pensare al Tiepolo eppure sono un’alterazione di una foto estiva del firmamento. Nell’arte di questo immenso artista c’è sempre una lucidità inquieta che forse egli riprende da quell’infanzia segnata dal bombardamento della sua città natale, Dresda, vissuto all’età di 12 anni. Uno sguardo oltre il baratro che possiamo percepire anche nelle panoramiche mistiche sui ghiacci alla deriva che riportano all’arte di Caspar David Friedrich, un tributo romantico complicato dalla sofferenza che riconosciamo anche nei suoi ineffabili paesaggi astratti. Tutte sfacettature di una presa di coscienza complessa che ci portano sempre a dover «risolvere la questione»: cosa rappresento e qual è il mio posto in questo universo, in questo paesaggio sempre in divenire? (lmff )
Gerhard Richter Landscape, a cura di Lisa Ortner-Kreil, Hubertus Butin, Cathérine Hug, con testi di Hubertus Butin, T. J. Demos, Matias Faldbakken, Cathérine Hug, Lisa Ortner-Kreil, grafica di Martha Stutteregger, Hatje-Cantz Publishers, 220 pagine, 200 illustrazioni, 2020. Euro 44,00 euro. ISBN 9783775747134. Info: www.hatjecantz.de
Gerhard Richter, Wiesental, 1985, The Museum of Modern Art, New York. Blanchette Hooker Rockefeller, Betsy Babcook, and Mrs. Elizabeth Bliss Parkinson Funds, 1985;
© Gerhard Richter (courtesy of Hatje-Cantz Publishers)
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Gerhard Richter, Seestück (Grau), 1969, Privatsammlung;
© Gerhard Richter, Foto di Achim Kukulies, Düsseldorf (courtesy of Hatje-Cantz Publishers)
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Gerhard Richter, Venedig, 1986, Museum Frieder Burda, Baden-Baden;
© Gerhard Richter (courtesy of Hatje-Cantz Publishers)
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NzEb Il sistema più efficace per costruire velocemente edifici di qualsiasi dimensione ad elevato comfort abitativo, sostenibili, sismoresistenti e per ottenere le più virtuose certificazioni in materia di qualità energetica quali: Classe A, Casa Gold, CasaClima, Edifici NZEB e Casa Passiva.
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Cambiamento climatico: se ne parla, lo si ignora, lo si discute e, persino, c'è chi nega. Eppure bastano le statistiche su temperature e fenomeni estremi per certificare che qualcosa è cambiato. Progettisti e produttori di materiali non possono ignorare il fenomeno. E in questo speciale tocchiamo tutti i punti caldi: dall'esperienza di chi ha riqualificato la propria casa alle tecniche di isolamento, fino alle soluzioni per il drenaggio
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PROGETTAZIONE
Come isolarsi E VIVERE FELICI Le strade (sperimentate in prima persona) per realizzare abitazioni sostenibili, confortevoli, e poco dispendiose raccontate da un meteorologo green di Luca Mercalli, presidente Società Meteorologica Italiana, docente di Sostenibilità ambientale all’Università di Torino
Luca Mercalli davanti alla sua casa in Val di Susa (Torino). Il tetto esposto a sud diventa una centrale elettrica fotovoltaica per l'autoproduzione domestica
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opo che ha nevicato è interessante osservare i tetti delle case, alcuni, pochi, sono uniformemente imbiancati, segno di un ottimo isolamento termico dei locali riscaldati sottostanti. La maggior parte, invece, sono o completamente scoperti per la rapida fusione della neve dovuta all’ingente dispersione termica, o mostrano sagome varie prive di neve laddove l’isolamento è stato eseguito male. L’impressione generale che si riceve da questo panorama di tetti più o meno innevati è quella di un patrimonio edilizio italiano definibile senza mezzi termini un colabrodo energetico, che genera enormi costi economici ed è causa di emissioni di gas a effetto serra. SENZA COMFORT Nelle case più vecchie, antecedenti al 1950, semplicemente si stava al freddo e si viveva con pochissime comodità. Ma in quelle del boom economico post Seconda Guerra Mondiale, si è trascurata la questione dell’efficienza energetica per via di un petrolio a buon prezzo, che spingeva allo spreco. Nei progetti sommari degli anni 1960-70 era comune affermare che era meglio mettere una caldaia più grande piuttosto che isolare muri e tetti. Oggi non possiamo più permettercelo, i costi energetici sono lievitati e i cambiamenti climatici galoppanti impongono un approccio all’energia assolutamente parsimonioso e basato su fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili. Ma se nei nuovi edifici la normativa vigente impone livelli ragionevoli di isolamento, là dove si gioca veramente la sfida del secolo è nella riqualificazione dell’esistente, decine di milioni di edifici che devono essere adeguati agli standard attuali. Gli ecobonus che via via si sono susseguiti negli ultimi anni rappresentano un’occasione d’oro per trasformare i colabrodo energetici in case confortevoli, sostenibili e poco dispendiose. Ho iniziato a riqualificare la mia abitazione in bassa Val di Susa attorno al 2009 e ne ho raccontato i risultati nel mio libro Prepariamoci del 2011. Ho poi ripetuto l’esperienza riqualificando una
baita alpina a 1650 metri, in un clima più severo e con soluzioni tecniche ancora più spinte, che mi hanno portato alla certificazione Casa Clima R, esperienza raccontata nel libro Salire in montagna del 2020. Molti lettori mi hanno quindi scritto chiedendomi consigli per intraprendere questo cammino e qui li riassumo, consapevole della mancanza di una cultura diffusa della gestione dell’energia domestica. L’IMPORTANZA DELLA PROGETTAZIONE Il primo passo, quello più importante, è affidarsi a un progettista con esperienza nel settore dell’edilizia a risparmio energetico: un architetto coadiuvato da un ingegnere termotecnico. La diagnosi energetica dell’edificio e la scelta delle soluzioni di riqualificazione sono argomenti complessi, che necessitano di conoscenze fisico-matematiche, modelli di simulazione al computer e padronanza delle normative. Non si affrontano con il fai-da-te o con le scelte approssimative, che possono portare a gravi errori non solo nei consumi attesi, ma pure a irrimediabili problemi tecnici come le condense nell’interno dei muri. Bisogna partire dunque dal progetto e non dai materiali, dalle apparecchiature o dall’impresa realizzatrice, errore frequentissimo che nasce spesso dalle proposte commerciali dei venditori e dalla fretta del committente. È la fase di progettazione che definisce il tipo di interventi da eseguire, gli spessori ottimali degli isolanti, la risoluzione dei pericolosi ponti termici, il fabbisogno energetico in relazione al clima e la relativa fonte di calore o di freddo più adatta al contesto locale (quota, esposizione). Tra l’altro il costo del progetto è deducibile tra le spese dell’ecobonus e quindi non c’è ragione di saltarlo.
di superficie utile e deve esser realizzato a regola d’arte, inclusa la posa della barriera al vapore per evitare le condense del vapore acqueo sul muro freddo, che potrebbero portare a muffe e deterioramenti dei materiali. Ma ne vale la pena, perché sia per difendersi dal freddo invernale, sia dal caldo estivo, è proprio l’isolamento a fare la differenza. I materiali sono oggi vari e performanti, più o meno ecologici, adatti a ogni circostanza: lane
I tetti mal coibentati sono messi in evidenza dalla fusione della neve
La ventola per eseguire il Blower Door Test
ISOLAMENTO PRIMA DI TUTTO Molti si concentrano sul generatore di caldo invernale o di fresco estivo, ma questo viene dopo. Il primo elemento di cui occuparsi è un perfetto isolamento dell’involucro opaco (muri, solai, tetti) e dei serramenti. Siamo ancora imbevuti di luoghi comuni come quello che vecchi muri spessi di pietra siano una buona difesa da caldo e freddo: la pietra è in realtà un pessimo isolante e il suo spessore non è nemmeno da comparare con pochi centimetri di un materiale isolante. È un buon cappotto a fare il grosso del lavoro di protezione dei locali abitati: permette un elevato livello di comfort termico interno con il minimo dispendio di energia, senza dimenticare anche il miglioramento del comfort acustico. Se l’edificio lo permette è meglio un cappotto esterno, in grado di eliminare più facilmente i ponti termici in corrispondenza di solette e pilastri in calcestruzzo. Se per ragioni storiche ed estetiche non è possibile intervenire sulla facciata, si dovrà ricorrere a un cappotto interno: fa perdere un po’
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PROGETTAZIONE
minerali (spesso ottenute da vetro riciclato), pannelli di polistirene estruso (Xps) o espanso (Eps), che pur derivati dal petrolio hanno una lunga durata e, quindi, si ripagano in termini di emissioni evitate, fibra di cellulosa, fibra di legno, sughero, canapa, paglia, lana di pecora. Uno spessore di 10 centimetri d’isolante fa già miracoli, ma l’importante è l’esecuzione corretta dei calcoli di trasmittanza termica della parete nel suo insieme. E non dimentichiamo i serramenti: doppio o triplo vetro basso emissivo, ma soprattutto una posa a regola d’arte con schiumatura e nastratura di tutte le fessure tra telaio e muro, che spesso sono fonte di deleteri spifferi occulti. Per chi vuole essere certo di aver chiuso tutti i passaggi d’aria e vuole sottoporsi a certificazione energetica, c’è il Blower Door Test: si creano nel locale sovrapressioni o depressioni con un’apposita ventola, si misurano i volumi d’aria scambiati con l’esterno e tramite una fonte di nebbia artificiale si mettono in evidenza le fessure da sigillare. A me è stato utilissimo per rintracciare spifferi inattesi attraverso le fenditure nelle antiche travi del soffitto. I GENERATORI DI CALDO E DI FREDDO A rigore un edificio perfettamente isolato come una casa passiva non avrebbe bisogno di una fonte di riscaldamento: basterebbero le dispersioni di un corpo umano (100 Watt) e degli elettrodomestici per ottenere 20 gradi, mentre fuori si gela. Livelli di questo genere si possono raggiungere di solito nelle case di nuova costruzione, mentre nelle ristrutturazioni le prestazioni sono un po’ inferiori a causa di vincoli non modificabili e, quindi, bisogna aggiungere un generatore di calore (o di fresco per l’estate). Per evitare l’allaccio al gas, che è pur sempre un combustibile fossile che genera Sopra, cappotto interno in lana minerale con barriera vapore e cappotto interno con barriera vapore
Luca Mercalli, gli interni di casa dopo la cura
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sufficiente lo scambiatore a ventola con l’aria esterna. Nei climi più rigidi un’integrazione con una stufa a legna o a pellet, ovviamente certificata quattro stelle per ridurre la fumosità e l’inquinamento, può essere un valido aiuto nelle giornate più fredde quando le prestazioni della pompa di calore sono meno favorevoli. L’assenza di allaccio al gas da riscaldamento evita una bolletta con i relativi costi fissi, mentre per l’uso cucina si può facilmente ricorrere a una sicurissima piastra a induzione.
Perfetta sigillatura dei serramenti con schiuma e nastri per evitare gli spifferi
emissioni serra, oggi si tende a elettrificare tutte le utenze di casa, in modo da poter utilizzare la corrente autoprodotta dal fotovoltaico sul tetto, oppure se non fosse possibile, l’elettricità rinnovabile acquistata da produttori certificati. Il dispositivo più adatto è dunque la pompa di calore, con riscaldamento ad acqua a pavimento o ad aria, apparecchiatura peraltro reversibile in grado di produrre anche il fresco estivo. La fonte geotermica profonda la sconsiglio per le piccole utenze domestiche, nei climi italiani è quasi sempre
LE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE Dopo aver pensato a minimizzare gli sprechi e a rendere efficiente al massimo l’uso dell’energia, è venuto il momento di pensare a come autoprodursela. Se si ha la fortuna di disporre di un tetto esposto a Sud, inutile dire che diventerà la vostra centrale elettrica e termica: ricopritelo di pannelli fotovoltaici e di collettori termici per l’acqua calda sanitaria, preferibilmente del tipo a svuotamento che evita l’uso del glicole nel circuito scambiatore. Fatta eccezione per qualche settimana di tempo grigio e freddo tra dicembre e gennaio, per tutto l’anno avrete acqua calda sanitaria a volontà, con integrazione al riscaldamento della pompa di calore, ed elettricità per alimentare tutte le utenze di casa e perfino l’auto elettrica. Ho iniziato con un impiantino da 2 kW di picco installato con il primo conto energia nel 2006, poi ho utilizzato tutto il tetto disponibile fino a una potenza di 8 kWp con i quali produco circa 10 mila kWh all’anno. Vi assicuro che oltre al vantaggio economico e agli sgravi fiscali, prodursi con il sole l’energia per la casa e perfino per viaggiare elettrico è una grande soddisfazione, soprattutto pensando che ogni chilogrammo di CO2 risparmiata è un regalo che facciamo al clima di domani e alle giovani generazioni.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO
ISOLAMENTO
Zero consumi E AL VERDE
Una villa sul Lago Maggiore è stata riqualificata con lo standard Minergie A Eco, che corrisponde alla classe Zeb unita alla bioarchitettura di Massimo Mobiglia, Supsi e Politecnico di Milano
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a un paio di decenni siamo entrati in una nuova epoca geologica, quella denominata Antropocene. È l’epoca dell’essere umano, caratterizzata da forti impatti causati dalle sue attività sul pianeta Terra, con particolare riferimento all’aumento delle concentrazioni di gas ad effetto serra nell’atmosfera, come il diossido di carbonio e il metano. La comunità scientifica è praticamente unanime nel considerare che le attività dell’uomo provochino un cambiamento climatico, ma non sembra ancora esserci unanimità sulle misure da intraprendere per migliorare la devastante situazione. A livello mondiale, i dibattiti sono assai accesi e non risparmiano nessuno stato. Nonostante vi siano accordi
internazionali presi da molte nazioni, una gran parte di loro non li rispettano. DECARBONIZZAZIONE Nel settore economico capita sempre più spesso di parlare concretamente di «decarbonizzazione». Sono un esempio le multinazionali del petrolio e dei carburanti le quali puntano in grande stile sulle energie rinnovabili. Total investe miliardi nell’acquisizione di aziende di approvvigionamento energetico e produttori di batterie, Bp mira a diventare uno dei maggiori produttori di elettricità ecologica. Il Ceo di Shell, Ben van Beurden, ha dichiarato che «se la società vuole prodotti energetici diversi, noi come impresa dobbiamo adattarci». Nel caso queste
Nella pagina a fianco, vista aerea dell’edificio © Dorian Zanga
Vista interna © Lukas Murer. Sotto, condizioni prima dei lavori © Massimo Mobiglia.
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ISOLAMENTO
società non reagissero, in Borsa lo scetticismo nei confronti delle multinazionali petrolifere porterebbe a una caduta ulteriore dei loro titoli, peraltro già ai minimi. Tutt’altra sorte tocca alle aziende specializzate nel fracking, una tecnica inquinante e costosa utilizzata negli Usa per estrarre il petrolio e il gas naturale. Tante di queste società sono fallite o si sono convertite alle energie rinnovabili, come ha fatto lo Stato del Texas, oggi noto per le pale eoliche e i pannelli solari. MODELLO POLITICO Studi scientifici hanno stabilito la chiave di riparto tra i vari settori di attività umane che provocano gli impatti maggiori sull’ambiente. Tra questi studi vi è la Società a 2000 Watt, un modello politicoenergetico che è stato sviluppato nell’ambito del programma Novatlantis nel Politecnico Federale di Zurigo. Il modello di consumo energetico sostenibile mira a ridurre di due terzi l’utilizzo di energia primaria non rinnovabile e di sette ottavi le emissioni annue di gas serra. L’obiettivo di una Società a 2000 Watt deve essere raggiunto migliorando l’efficienza energetica, diminuendo il consumo globale di energia, sostituendo le fonti fossili con quelle rinnovabili, basandosi su un moderno stile di vita che integra soluzioni tecniche, concetti di gestione e tecnologie innovativi. Gli edifici, che provocano nei Paesi occidentali praticamente la metà del consumo di energia e più del 50% del consumo di risorse, hanno perciò un ruolo considerevole. Il contributo di questo settore, che può essere descritto con i principi dei modelli sopra elencati, consiste nell’esecuzione di stabili con un involucro termico prestante per minimizzare le perdite di calore per trasmissione e nella copertura dei ridotti fabbisogni energetici per mezzo di energie rinnovabili con migliori risultati se prodotte in loco. Ma per concretizzare una buona architettura è necessario realizzare progetti che promuovano qualitativamente l’integrazione delle soluzioni di efficienza energetica e di energie rinnovabili, le quali dimostrino che è possibile coniugare esigenze di sostenibilità con esigenze estetiche. ZERO O QUASI Da anni in tutta Europa e non solo, sorgono realizzazioni che applicano i principi della sostenibilità. A scala di edificio l’obiettivo deve perciò essere la costruzione di stabili a energia zero (o Zero Energy Building, Zeb). Nella mia attività professionale prediligo stabilire come traguardo il risanamento del patrimonio costruito con standard energetici quali
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Minergie A Eco, che corrisponde allo Zeb unito alla bioarchitettura, ovvero un edificio a energia zero, ma che sia realizzato con materiali che non esalino sostanze nocive per gli occupanti, per esempio quelle provocate da formaldeide, da biocidi o dal gas radon. Quanto sopra è stato concretizzato in un risanamento energetico nel 2018 con standard Minergie A Eco di una casa unifamiliare che si affaccia sul Lago Maggiore. Questa costruzione è un tipico esempio di stabili realizzati nel corso degli anni CinquantaSessanta con una scarsa efficienza energetica, visibile nell’immagine relativa allo stato iniziale con classe globale G. I lavori hanno migliorato notevolmente la classe portando lo stabile ad una classe globale A. MIGLIORE COMFORT Gli interventi apportati hanno permesso di migliorare anche il comfort, eliminando i tipici problemi di stabili di quell’epoca mostrati con le immagini in
queste pagine. Il risultato finale è mostrato nella foto dove è visibile l’impianto fotovoltaico che copre il fabbisogno annuo di elettricità per l’intero stabile, e in quella dove è visibile l’integrazione di design moderno ad un’architettura più tradizionale. Di maggiore impatto è l’architettura sostenibile a scala urbana, poiché permette di conseguire obiettivi che a scala di edificio sarebbero difficilmente raggiungibili. Il quartiere si trova a una scala intermedia tra edificio e città e permette la sperimentazione di interventi che implementino la qualità di vita dell’ambiente urbano. Tra i progetti esemplari a scala urbana possono essere annoverati i quartieri faro della ex Caserma De Bonne a Grenoble e di Hammarby Sjøstad a Stoccolma. Alla lista dei quartieri sostenibili se ne sono aggiunti molti, spesso su iniziativa volontaria, ed ultimamente anche sostenuti dagli enti pubblici i quali promuovo la concretizzazione di edifici o quartieri sostenibili per mezzo di specifici incentivi.
Nella pagina a fianco, quartiere Hammarby Sjöstad © Fabege e quartiere Bonne a Grenoble © Massimo Mobiglia
CITTÀ KILLER CON I COLPI DI CALORE Il contesto urbano e sociale può colpire i singoli individui in coincidenza con le ondate di calore. Un’analisi della letteratura scientifica condotta da Cmcc@Ca’Foscari, centro di ricerche dell’università veneta sui cambiamenti climatici, è arrivata alla conclusione che nel corso dell’ultimo mezzo secolo la probabilità del verificarsi di ondate di calore è cambiata in ogni parte del mondo, crescendo fino a cento volte rispetto a un secolo fa. Le ondate di calore rappresentano oggi la principale causa di mortalità legata agli eventi estremi e continueranno ad esserlo nei prossimi anni, nel contesto di un clima in riscaldamento. Secondo l’analisi, nelle aree urbane, il fenomeno dell’isola di calore porta a temperature più elevate di quelle delle aree non edificate, e questo si sa. Ma, poiché le città sono altamente eterogenee al loro interno, sia in termini di contesto fisico urbano sia in relazione alle caratteristiche degli abitanti, non tutte le aree urbane sono ugualmente vulnerabili alle ondate di calore. Diventa fondamentale, quindi, identificare quelle più a rischio di stress da calore per poter attuare interventi mirati a livello locale, destinati a migliorare la capacità di affrontare l’impatto delle ondate di calore sulla salute dei cittadini. L’articolo «The heat-health nexus in the urban context: A systematic literature review exploring the socio-economic vulnerabilities and built environment characteristics», pubblicato sulla rivista Urban Climate e condotto dalla Fondazione Cmcc in collaborazione con l’Università Ca’Foscari Venezia, ha analizzato la letteratura scientifica esistente sul tema per identificare quali siano i fattori fondamentali nella relazione tra calore e salute in un contesto di ambiente urbano costruito. L’analisi ha selezionato quaranta articoli dalla vasta letteratura sul tema, estratti da due note banche dati della letteratura scientifica (Scopus e PubMed).
«È stato centrale nella nostra ricerca considerare ambiti interdisciplinari che poco frequentemente convivono insieme all’interno di queste tipologie di analisi», spiega Marta Ellena, ricercatrice Cmcc e prima autrice dello studio. «Esistono in letteratura molti studi che indagano le caratteristiche in grado di influenzare la vulnerabilità degli individui allo stress da calore: dalle condizioni di salute fisica e mentale alle caratteristiche demografiche, fino allo status economico e sociale. In questa analisi abbiamo incluso tra queste anche le caratteristiche dell’ambiente costruito, perché la causalità temperatura-mortalità non si manifesta in un vuoto territoriale, bensì in uno specifico tessuto urbano e nell’interazione di processi naturali, fisici e socioeconomici». Attraverso il concetto di enhanced exposure (esposizione rinforzata), lo studio rileva come diversi aspetti dell’ambiente fisico possano aggravare (o mitigare) gli impatti dei cambiamenti climatici in aree cittadine diverse, anche all’interno della medesima città. «L’esposizione della popolazione è sicuramente legata all’esposizione fisica del quartiere al calore: lo spazio costruito all’interno dell’area urbana incamera energia solare durante la giornata e la rilascia nel corso della notte, facendo sì che le aree cittadine si riscaldino e restino calde molto più delle aree verdi circostanti anche durante la notte, e lo facciano in misura più o meno grave in base alla loro forma e progettazione», aggiunge Margaretha Breil, urbanista e ricercatrice al Cmcc. «Ma non possiamo tenere conto solo dell’esposizione fisica: accanto a questo fenomeno, noto come isola di calore, ci sono altre condizioni che possono rendere un contesto più difficile da vivere, e persino più mortale». Come emerge dallo studio, sono le situazioni di svantaggio sociale ad aggravare maggiormente l’esposizione al rischio di calore.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO
RISCHIO IDROGEOLOGICO - 1
Drenare è meglio DI RICOSTRUIRE
Un bilancio tragico, con oltre 300 morti e 600 mila sfollati: le alluvioni degli ultimi 20 anni testimoniano l’urgenza di intervenire sul territorio
di Federico Della Puppa
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metterli in fila, gli eventi alluvionali degli ultimi vent’anni in Italia raccontano non solo una lunga scia di devastazione paesaggistica e di danni materiali, ma anche un numero elevato di vittime che potevano essere evitate. Oltre 300 morti, comprendendo anche i dispersi, e un numero imprecisato di sfollati, ma che superano almeno le 600 mila persone. La lista è molto lunga e, a partire dall’alluvione di Soverato del 2000 a oggi, comprende 43 eventi, in pratica una media di poco più di due eventi ogni anno, uno ogni sei mesi, una frequenza troppo frequente per relegarla a calamità e, soprattutto, a fatalità. Il nostro è un territorio fragile e lo è da Nord a Sud. Non c’è una sola regione che non abbia avuto nella storia eventi alluvionali disastrosi, ma certamente alcune regioni più di altre esprimono una debolezza idrogeologica che necessiterebbe di grandi interventi di riassetto del territorio, di riequilibrio del rapporto tra territorio urbanizzato e paesaggio naturale, soprattutto in rapporto alla perdita di qualità di quest’ultimo, data in
molti casi dall’abbandono di terre un tempo governate dall’uomo, in particolare quelle di montagna. Con la fine dell’agricoltura di montagna, il progressivo avanzamento di boschi non assestati e l’espansione delle aree urbanizzate anche in territori idrogeologicamente non adatti, il rischio oggi, di fronte al cambiamento climatico, è non solo evidente, ma ci viene ricordato a ogni calamità. Solo nel 2019 ricordiamo gli eventi alluvionali di Matera, di Genova, Savona, in provincia di Alessandria e quello che, per motivi ovvi, ha fatto il giro del mondo, ovvero l’eccezionale susseguirsi di fenomeni ribattezzati «acqua granda» a Venezia, quando tra novembre e dicembre la laguna ha messo in ginocchio la città e mostrato tutta la fragilità non solo della Serenissima, ma anche dell’Italia intera. VENEZIA SOMMERSA Perché Venezia è un esempio di come trattiamo il nostro territorio. Abbiamo un paesaggio tra i più unici al mondo e non lo curiamo, lo lasciamo esposto al tempo e alle intemperie, senza considerare che utilizzare sistemi
di mitigazione e interventi di riduzione dei rischi garantirebbero una sicurezza che si tradurrebbe anche in una maggiore attrattività stessa del territorio, non solo per i turisti, ma anche per i residenti e le imprese. Senza sicurezza, come la pandemia ci ha insegnato, l’orizzonte di sviluppo, il nostro futuro, è minato alla fonte. Sull’incertezza non si possono costruire solide fondamenta per la crescita socioeconomica e territoriale. E, dunque, il rischio è trovarci ad attendere la prossima alluvione senza aver minimamente messo a mano alle necessità urgenti da affrontare. Che sono tante, ma che riguardano soprattutto tante persone, oltre 6 milioni, che in Italia risiedono in territori a rischio alluvioni (ai quali dovremmo aggiungere circa 1 milione di abitanti in pericolo per le frane). Secondo dati Ispra, il 91% dei comuni italiani si trova in territori con problemi idrogeologici. Inoltre, il cambiamento climatico ha un effetto diretto sulle alluvioni, vista la tendenza alla tropicalizzazione, che si evidenzia con una più elevata frequenza di eventi violenti, con grandine di sempre maggiori dimensioni, sfasamenti stagionali e rapido susseguirsi di precipitazioni brevi ed intense, con
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RISCHIO IDROGEOLOGICO - 1
Ponte Vecchio a Firenze il 17 novembre 2019. Il livello dell'acqua del fiume Arno nel centro storico sta per raggiungere il livello critico
danni che sono stati quantificati in 14 miliardi di euro solo nell’ultimo decennio, tra perdite della produzione agricola, danni alle strutture e alle infrastrutture, oltre alle vittime. La sola estate del 2019 ha fatto segnare 760 tra grandinate, trombe d’aria e bombe d’acqua, esattamente il doppio (+101%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati Eswd, ovvero la banca dati europea sugli eventi estremi. PAESE A RISCHIO Che fare? Certamente bisogna intervenire con un piano ordinario nella straordinarietà, cioè avviare un piano strutturato di interventi che non siano però solo interventi tampone, per sistemare i danni ex post, ma che inizino ad agire secondo una politica ex ante. Prevedere
Esondazione del fiume Po a Torino il 25 novembre 2016. A destra, città colpita da una frana e da un alluvione
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cosa potrebbe accadere e, in basi ai tanti modelli climatici e idrogeologici, studiare le soluzioni migliori per ridurre i potenziali danni e minimizzare gli impatti. Opere necessarie che vanno dalla sistemazione e pulizia degli argini dei fiumi, ai progetti di ingegneria naturalistica fino a un vero e proprio piano infrastrutturale per la creazione di invasi, che raccolgano l’acqua piovana e che siano ad esempio in grado di redistribuirla quando ce n’è poca attraverso i consorzi di bonifica. Secondo stime di Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e tutela del territorio e acque irrigue, il costo del dissesto idrogeologico è di 2,5 miliardi di euro all’anno. La popolazione a rischio alluvioni è di oltre 9 milioni di abitanti (di cui quasi 6 milioni a pericolosità media ed elevata), le imprese a rischio sono 879 mila (di cui 576 mila a pericolosità media ed elevata), i beni culturali a rischio sono 40.454 (di cui 29.005 a pericolosità media ed elevata), le superfici artificiali a rischio si estendono su 292.690 ettari (di cui 201.130 a pericolosità media ed elevata). ESEMPIO POSITIVO Un esempio positivo, da seguire, potrebbe essere quello del Piemonte. Infatti a oltre 25 anni dalle tragiche alluvioni del 1994 i consorzi di bonifica, operando di concerto con le autorità preposte, sono intervenuti con opere che hanno messo in sicurezza la rete idraulica piemontese che dimostra nel tempo di riuscire a reggere. Non si tratta tuttavia solo di opere idrauliche, ma anche di manutenzioni degli alvei, evitando la presenza di materiali che ostacolerebbero il defluire delle acque, e l’utilizzazione
Migliora il comfort della tua casa di sistemi di drenaggio più efficienti. Ovviamente, siamo tutti consapevoli che il rischio idrogeologico zero non esiste, soprattutto a fronte dei cambiamenti climatici, la cui velocità è più forte della capacità di adeguamento finora espressa dal nostro sistema Paese. In Italia dobbiamo recuperare 25 anni di ritardi e mancati interventi, e un generale disinteresse nei confronti della salvaguardia del territorio. Uno dei problemi più gravi è quello dell’impermeabilizzazione del terreno, che porta al degrado del suolo in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità, contribuisce alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale. Dunque, tutte le tecnologie in grado di garantire un maggior drenaggio e di rendere permeabili le superfici oggi impermeabili sono interventi che andrebbero proprio nella direzione di un miglior deflusso delle acque, garantendo la salvaguardia non solo del territorio ma soprattutto delle persone e di tutto il patrimonio costruito. Che ci sia una maggiore attenzione nel mercato a questi temi, peraltro, è indubbio. Prova ne sono i risultati economici delle imprese che operano in questo campo, sia i produttori di sistemi e materiali, sia i rivenditori, come evidenziano i risultati delle analisi di bilancio che ogni anno il Centro Studi YouTrade elabora. Ma non è ancora abbastanza e dobbiamo fare molto di più, perché il drenaggio non può essere un miraggio. Abbiamo competenze, abbiamo soluzioni tecnologiche ed esperienze positive. Mettiamole in rete e cerchiamo di comprendere che spendere oggi in prevenzione significa risparmiare domani, soprattutto in termini di vite umane.
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Torino, 2016: soccorsi dopo l'alluvione che ha colpito la città
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CAMBIAMENTO CLIMATICO
RISCHIO IDROGEOLOGICO - 2
Tanti indennizzi
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Molti progetti dei governi sono stati varati (e molti si sono arenati) per la messa in sicurezza del territorio. Ma basterebbe partire da piccole idee. E poi realizzarle di Gabriella Gherardi
«Chiare fresche, dolci acque» Francesco Petrarca
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etrarca vide con l’occhio del poeta quel che noi con fatica, e senza il refrigerio della bellezza, andiamo cercando con gli occhi distaccati della logica: punti di vista opposti che, tuttavia, nella nuova visione ambientalistica del pianeta, tendono a ricongiungersi. Ed è proprio in questa visione d’assieme che tentiamo una breve sintesi delle varie problematiche che si muovono attorno al rischio idrogeologico, così severo nel nostro Paese per la particolare orografia del suolo. PROGETTI A SINGHIOZZO Sul rischio idrogeologico lo Stato prima interveniva con aiuti ai Comuni colpiti da alluvioni e solo in un secondo tempo si sono affermati gli indennizzi ai danneggiati. In epoca più recente sono stati censiti i siti a rischio idrogeologico ed è stata impostata una cultura della prevenzione attraverso studi e progetti pubblici e privati, con interventi di prevenzione e protezione a livello locale che, tuttavia, non sono approdati ad una politica organica per la mitigazione questo rischio. I Governi Renzi-Gentiloni impostarono un primo progetto in materia tramite l’Agenzia Italia Sicura presso il ministero dell’Ambiente, che presentò significativi studi e inventari dei rischi, soprattutto sulla difesa del suolo, ma per la caduta della legislatura, tale attività è stata interrotta. Il successivo Governo giallo-verde non ha proseguito su tale linea, ma il nuovo ministro dell’Ambiente di Sergio Costa ha cambiato linea: non più solo difesa del suolo, ma una ricognizione a tutto campo delle componenti di rischio idrogeologico, che sono molteplici. Tale nuova filosofia ha continuato nel secondo Governo Conte, assumendo la veste di un disegno di legge governativo, attualmente ancora al vaglio del Parlamento. I finanziamenti nel tempo predisposti da vari governi sono stati molti (vedi box), ma sono stati spesi prevalentemente per pagare gli indennizzi post-alluvioni:
per la prevenzione del rischio idrogeologico sono stati destinati lo scorso anno 362 milioni destinati ai Comuni su un totale di oltre 22 miliardi destinati nel tempo a tale obiettivo. Questo all’incirca lo stato dell’arte degli interventi pubblici per il contrasto al rischio idrogeologico. DI CHI È LA COMPETENZA Per i bacini, le dighe e più in generale, per il governo delle acque dolci nel territorio è competente a livello centrale il ministero delle Infrastrutture e, a livello locale, le autorità di bacino. Il ministero dell’Ambiente ha competenza per i rischi e i danni ambientali direttamente, dopo l’abolizione dell’Agenzia Italia Sicura. La presidenza del Consiglio dei Ministri, infine, resasi conto del groviglio di leggi e di finanziamenti in materia, nel febbraio 2019 ha istituito presso di sé una «cabina di regia» che avrebbe dovuto mettere ordine in questa materia, ma non risulta che ancora abbia iniziato a funzionare, onde il coordinamento delle competenze sulla cura del complessivo governo delle acque nel Paese non è stato attuato dall’inizio del ciclo (piccolo drenaggio delle acque meteoriche) al finale (acquedotti, quest’ultimi di recente vigilati da una nuova autorità, l’Arera) né, tantomeno, è stata impostata una politica del riciclo delle acque pluvie in eccedenza. MANCATO COORDINAMENTO Questo costituisce un altro grosso problema operativo: in presenza di un auspicabile riordino legislativo non vi sarebbero adeguati mezzi operativi, per mancanza pregressa di domanda. Aises, unitamente a Finco, a ciò incoraggiata anche da Enea, che ha ben presente questa problematica, ha costituito da oltre due anni una Filiera Grandi Rischi, nella quale è stata esaminata questa materia: fra le varie categorie interessate (Aises, Assoverde, Fiper e Fias) rispettivamente per il drenaggio delle acque meteoriche, per il rimboschimento, per la ripulitura del
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RISCHIO IDROGEOLOGICO- 2
CHI RAPPRESENTA AISES Aises è l’associazione che rappresenta da oltre vent’anni gli industriali produttori e posatori delle dotazioni di sicurezza delle strade e del territorio (segnaletica, barriere, drenaggio delle acque meteoriche ecc.). A sua volta Aises è federata in Finco, che associa oltre 40 associazioni di categoria degli industriali di componentistica specialistica attorno alle costruzioni e alle infrastrutture. L’intero raggruppamento rappresenta 13 mila imprese, 120 mila dipendenti e costituisce la compagine industriale che associa il maggior concentramento di imprese specialistiche e superspecialistiche nel settore dei lavori pubblici.
sottobosco, per la difesa del suolo, constatando che non esistono, allo stato, le necessarie connessioni per mitigare il rischio idrogeologico in sequenza. Lavoro difficile, di lunga lena, che resta difficile portare avanti in assenza di domanda pubblica pregressa.
Esondazione del Lago Maggiore dopo un forte evento meteorico
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PICCOLO DRENAGGIO Le piccole canalizzazioni per convogliare le acque piovane sono la più antica di tutte queste attività, che si pratica da quando l’uomo da cacciatore e raccoglitore si è fatto agricoltore. Ma con l’abbandono della campagna e, più di recente, con l’uso dissennato del territorio cementificandolo, tale antica pratica è quasi
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scomparsa in Italia: solo l’8% dell’intera filiera degli interventi contro la media europea del 16%, quando il nostro Paese dovrebbe, per la natura orografica del suolo, drenare molto di più di tale media europea. Il piccolo drenaggio delle acque piovane è il primo atto di prevenzione universale, che si abbina a qualsiasi altro progetto volto al contrasto del rischio idrogeologico di ben maggiore tecnicalità. Se il drenaggio non lo si pratica diuturnamente con cura e perseveranza, il terreno diviene impermeabile e le nuove piogge, particolarmente se repentine e abbondanti, anche per i mutamenti climatici, scivolano creando alluvioni: occorrono tanti piccoli e mirati interventi nel territorio, singolarmente di costo limitato, che nel tempo possono salvare molte vite umane. CONCLUSIONI In questo contesto che cosa si propone Aises? 1) di promuovere il piccolo drenaggio delle acque meteoriche, facendo sì che venga inserito in tutti i piani pubblici di prevenzione in aree demaniali e sulla rete stradale (pericolo di aquaplaning) e concessione di un bonus per il piccolo drenaggio, del pari a quanto già fatto per eco e sisma bonus, destinato ai privati (v. emendamento all’art. 119 del DL Rilancio in corso di
Danni causati dall'alluvione a Genova il 10 ottobre 2014
conversione a firma dell’onorevole Emanuele Cestari); 2) richiedere, con forza, che la legislazione già impostata venga portata a buon fine (Ddl governativo Costa) e che la Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri inizi a funzionare rendendo più facile l’accesso ai cospicui finanziamenti in materia agli enti locali; 3) sarà, contemporaneamente, cura di noi imprenditori pianificare in via verticale la Filiera delle attività di contrasto al rischio idrogeologico, impostandone il
ciclo e il riciclo delle acque meteoriche; 4) infine, ma non di ultimo, gli interventi dello Stato dovranno prevedere, oltre agli interventi tradizionali sugli enti locali già previsti, anche una forte incentivazione sui proprietari privati con un bonus sul drenaggio delle acque meteoriche colmando una grave lacuna legislativa (il 90% dei territori soggetti a questo rischio sono di proprietà privata) intrecciando tali interventi tra di loro in una politica comune.
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l Superbonus rappresenta un'occasione imperdibile per rendere efficiente il parco immobiliare italiano e contribuire in maniera significativa all'avvicinamento verso gli obiettivi di riduzione di emissioni che l'Europa si è prefissa. Si tratta di uno strumento fiscale che richiede una burocrazia complessa e coinvolge tantissime professionalità, non solo in ambito progettuale, ma anche amministrativo, burocratico, finanziario. Per agevolare l'intraprendere di questo percorso, Knauf Insulation ha messo a punto un ambizioso progetto per mettere a disposizione dei propri clienti e dei professionisti della progettazione non solo una gamma di prodotti isolanti di alta qualità e in linea con quanto previsto dalla normativa per l’efficientamento energetico, ma anche una struttura esperta e qualificata per guidarli nella comprensione, nella scelta e nella fruizione del superbonus. «Per questo Knauf Insulation ha stretto una partnership con Gpi, Global Partners Integrator, società di servizi con una presenza estesa a tutto il territorio nazionale», spiega Paolo Curati, managing director di Knauf Insulation. Domanda. Come nasce e a quali esigenze risponde questo progetto di partnership con Gpi? Risposta. Il superecobonus è una tematica di grande rilevanza per tutto il mondo dell’edilizia e in modo particolare per il nostro, ovvero l’isolamento termico. Questa misura costituisce una grande opportunità, ma presenta principalmente due criticità per chi deve affrontare il percorso per il suo ottenimento: il primo è quello della complessità procedurale, che è tipica del nostro Paese, giustificabile trattandosi di incentivi fiscali. Il secondo punto critico è la frammentazione degli interlocutori da coinvolgere, che rende ancora più complicato il processo. Il nostro obiettivo è aiutare i nostri clienti e utilizzatori finali a trovare la quadra in questo scenario regolativo molto complesso, rispondendo a una sentita esigenza di supporto specialistico in un percorso non semplice. Abbiamo identificato in Gpi il partner che ha le caratteristiche ideali: si tratta di una struttura specializzata che ha all’interno tutte le competenze sia progettuali, che finanziarie, che tecnicoamministrative per poter supportare i propri interlocutori in questo percorso. D. Quali sono i valori che Knauf Insulation e Gpi condividono e che sono alla base di questa collaborazione? R. Gpi si caratterizza, oltre che per le competenze in materia, per la presenza capillare sul territorio, per una elevata qualità del
Isolamento a cappotto con lana di roccia Knauf Insulation. Nella pagina accanto, Paolo Curati, managing director di Knauf Insulation
servizio, ma soprattutto per l’attenzione particolare rivolta alle esigenze e alle problematiche del cliente. Tale approccio contraddistingue anche noi di Knauf Insulation. D. Quali sono i servizi offerti e chi sono i principali beneficiari? R. Abbiamo identificato 16 servizi, che sono propriamente tutti gli step necessari per il raggiungimento del superbonus. Quindi, il ventaglio di servizi disponibili parte da una fase preliminare di verifica della situazione ante-operam, passando dai servizi di supporto alla progettazione vera e propria, all’assistenza tecnico-burocratica durante la fase esecutiva, alla gestione delle fasi post-operam, sia che si tratti di detrazione fiscale, sconto in fattura o cessione del credito. Questi 16 servizi sono usufruibili singolarmente, ma possono essere anche raggruppati in pacchetti. Noi come Knauf Insulation, abbiamo identificato quattro pacchetti, di cui il principale è completo, cioè raggruppa tutti e 16 i servizi. In pratica, un pacchetto chiavi in mano in cui il cliente affida a Gpi, quale unico interlocutore, lo svolgimento e l’esecuzione di tutti gli aspetti burocratici-amministrativi e tecnici per l’ottenimento dell’incentivo. Nella realizzazione di questo percorso Gpi prevederà, per l’efficientamento energetico, i prodotti e i sistemi Knauf Insulation, che hanno tutti i requisiti per ottenere il bonus. D. L’iniziatva coinvolge anche ingegneri e architetti? I pannelli isolanti in lana mInerale SmartRoof e SmartWall sono conformi ai requisiti C am
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COME SI FA
Knauf Insulation
R. Un’altra categoria di destinatari privilegiati di questi servizi sono i progettisti. Essi, infatti, potrebbero aver bisogno di supporto per alcune fasi specifiche, o più semplicemente potrebbero decidere di concentrarsi su alcuni aspetti progettuali, affidando a terzi le fasi più burocratiche e amministrative. In tutti questi casi i servizi studiati da Knauf Insulation, unitamente ai prodotti di grande affidabilità, possono costituire un punto di appoggio fondamentale a favore dei progettisti per la realizzazione di questo percorso. Quindi, in sintesi, i beneficiari dei servizi di Gpi sono tutti coloro che prevedono l’utilizzo di prodotti Knauf Insulation, sia progettisti che lo inseriscono nel loro capitolato, sia clienti che acquistano prodotti Knauf Insulation, sia gli utilizzatori finali (proprietari di immobili singoli o condomini) che prevedono nelle proprie soluzioni i prodotti Knauf Insulation. In questo caso si intendono sia i prodotti isolanti della gamma Knauf Insulation, sia sistemi certificati in cui all’interno ci siano soluzioni isolanti Knauf Insulation. D. Quali sono i vantaggi per i vostri clienti? R. Sono molteplici: innanzitutto, la presenza di una rete qualificata sul territorio. Poi, il poter usufruire di tariffe dedicate e scontate su servizi altamente specializzati: inoltre, tutti i servizi di Gpi sono detraibili, rientrando all’interno del superbonus 110%. L’alta qualità dei servizi, il livello di specializzazione nel settore e l’elevata conoscenza di tutti gli aspetti legati sia all’involucro che ad altre soluzioni trainanti come il fotovoltaico, sono benefit fondamentali. Un ultimo cenno all’importanza di un servizio che possiamo definire un paracadute. Infatti, non è detto che un utilizzatore finale, cliente o progettista abbia inizialmente bisogno delle soluzioni da noi proposte, ma prevedendo nel progetto prodotti Knauf Insulation può contare su servizi qualificati di consulenza nel caso in cui sorgesse una qualsiasi problematica durante il lungo e tortuoso percorso che porta al 110%. L’utilizzo di prodotti Knauf Insulation consente di accedere in qualsiasi momento ai servizi Gpi e, quindi, tendenzialmente avere sempre la possibilità di un confronto e un supporto in qualsiasi fase dell’iter. D. È disponibile anche un servizio di audit preliminare. In che cosa consiste? R. Oltre ai 16 servizi visti in precedenza, Gpi mette a disposizione un servizio di audit telefonico, ovvero la possibilità di avere, con un investimento bassissimo, un primo feedback telefonico con un consulente, che può dare in tempo reale una prima overview, un primo screening e una prima analisi della propria situazione e dello stato dell’immobile. D. Quali sono i prodotti Knauf Insulation che permettono di accedere al superbonus 110%?
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Le soluzioni Knauf Insulation per l'isolamento dell'involucro offrono elevate prestazioni di protezione termica, acustica e antincendio
R. Knauf Insulation dispone di una gamma di prodotti per applicazione a cappotto e per coperture molto ampia. Tutti i prodotti per queste due applicazioni sono coperti dal certificato Epd, documentazione che attesta il rispetto dei Criteri ambientali minimi (Cam) richiesto per l’accesso all’incentivo. L’isolamento a cappotto è una delle soluzioni più efficienti per riqualificare energeticamente gli edifici. La nostra gamma di pannelli in lana di roccia SmartWall risponde a tutte le esigenze di progettazione, grazie ai pannelli con o senza primer. La gamma si completa con pannelli isolanti in lana di roccia per il grande mondo dei sistemisti, e soluzioni che privilegiano una estrema facilità di posa rispetto ad altre soluzioni presenti sul mercato. Non dimentichiamo il grande vantaggio della lana di roccia, che oltre a prestazioni termiche e acustiche sopra la media, è ignifugo (Classe A1 di reazione al fuoco). Quindi, già in linea con le più evolute normative europee, anche se in Italia dal punto di vista legislativo, il percorso è ancora in divenire. Anche l’isolamento della copertura contribuisce in buona misura all’efficienza energetica dell’intero immobile: l’impiego, in questa applicazione, di prodotti in lana minerale di roccia della gamma SmartRoof rende confortevole la permanenza nei locali sottotetto e degli ultimi piani, sia d’inverno sia d’estate, protegge dai rumori aerei esterni e dai rischi collegati agli incendi. Con il superbonus, quindi, c’è spazio per costruire in qualità, e dal punto di vista dell’involucro, la lana di roccia Knauf Insulation rappresenta senza dubbio una delle soluzioni migliori.
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COME SI FA
Niederstätter
La delicata installazione di serbatoi nelle cantine meranesi della Birra Forst, nonostante gli spazi ristretti e senza interrompere la produzione dell’azienda. L’obiettivo è stato raggiunto anche grazie all’ingombro ridotto delle macchine
Con le gru a tutta birra di Franco Saro
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ru a tutta birra. Battuta facile, ma che si adatta al lavoro che riguarda l’ampliamento delle cantine di produzione e stoccaggio della Birra Forst Spa vicino a Merano. Le cantine dell’azienda produttrice della bionda bevanda dovevano essere dotate di 56 enormi serbatoi, ma senza limitare nel contempo la produzione e la logistica del committente. La soluzione è arrivata con l’ausilio del team di esperti del Niederstätter Servizio Gru, che ha ha compiuto l’opera utilizzando due sole macchine a torre. In particolare, sono state impiegate due gru Liebherr 340 EC-B 12 e 280 EC-H 16, quest’ultima su rotaia. La scelta è relativa, in particolare, alla elevata capacità di sollevamento delle gru, fino a 16 tonnellate, e alla modalità di posizionamento, che permette di lavorare e posizionare con precisione millimetrica.
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La posa dei serbatoi per Birra Forst Spa portata a termine con l'ausilio del team di esperti del Niederstätter Servizio Gru
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COME SI FA
Niederstätter
Per l'operazione sono state impiegate due gru Liebherr 340 EC-B 12 e 280 EC-H 16, quest'ultima su rotaia
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Niederstätter Academy offre anche una formazione completa e un solido know-how per tutti gli operatori di macchine da sollevamento
OPERAZIONI SUL CAMPO Consegnati orizzontalmente mediante camion, i serbatoi sono stati prima eretti con l’aiuto di entrambe le gru. I serbatoi sono stati sollevati leggermente alle estremità e poi posizionati in senso verticale con la gru 280 EC-H, mentre l’altra ha tenuto il serbatoio in sospensione e lo ha stabilizzato al raggiungimento della posizione verticale. In seguito, il serbatoio è stato sollevato dalla 280 EC-H sopra le mura del nuovo edificio entrando dal tetto ancora aperto fino a raggiungere la sua posizione finale. La gru è stata montata su rotaie per poter essere spostata avanti e indietro nell’edificio per essere il più vicino possibile ai serbatoi da utilizzare. Questo ha permesso di risparmiare un’altra gru e quindi costi enormi.
SPAZIO LIMITATO Tutto sommato una procedura complessa, perché lo spazio
disponibile per operare era molto limitato, troppo poco spazio per esempio per autogru. Anche per questo motivo, la soluzione con le gru a torre Liebherr a ingombro ridotto, che possono comunque trasportare carichi pesanti, ha offerto la soluzione tecnica ideale. Oltre a un’accurata pianif icazione e alla realizzazione di tutte le operazioni con risparmio di risorse e a un servizio completo di gru, Niederstätter si sforza di portare in cantiere le più recenti tecnologie. Il marchio di qualità Liebherr offre non solo risultati innovativi nella tecnologia che rendono il lavoro molto più facile, ma anche gru con una capacità di sollevamento f ino a un massimo di 40 tonnellate. Inoltre, accanto alla tecnologia più innovativa, servono anche gruisti professionali: per questo motivo la Niederstätter Academy offre una formazione completa e un solido know-how per tutti gli operatori di macchine da sollevamento.
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INTORNO
THE METRO-FOREST PROJECT
In volo NEL PARCO Passerelle sopraelevate consentono una visita inusuale nell’area verde alle porte di Bangkok, in Tailandia. Grazie al team di architetti ed esperti ambientali di TK Studio
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di Andrea Oldani, Politecnico di Milano
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ome ogni crisi, la pandemia che stiamo affrontando rappresenta un momento di riflessione e cambiamento per l’intera società e la sua organizzazione. Una delle questioni più discusse in ambito scientifico è legata ai meccanismi che hanno favorito la diffusione del covid-19 nelle aree urbane più dense e abitate. Emerge come le componenti ambientali e l’inquinamento atmosferico possano giocare un ruolo determinante, non solo nel predisporre le persone a essere più sensibili agli effetti di patogeni tra cui i virus, ma anche nel favorirne la trasmissione. Diventa quindi importante aumentare il grado di complessità e resilienza del nostro ambiente, favorendo la biodiversità. Processo che è ancora più virtuoso quando si combina con un progetto sapiente, in grado di arricchire il paesaggio di nuove forme che uniscono ai vantaggi ecologici il beneficio di un luogo da contemplare e di uno spazio didattico, capace di offrire una narrazione efficace dei caratteri e delle peculiarità dell’ambiente.
Vista a volo d’uccello del parco
ECOSISTEMA Questo spirito permea il progetto Metro-Forest realizzato a Bangkok, in Tailandia, da un team di architetti ed esperti ambientali coordinati da TK Studio. Il parco, che assume i caratteri di una porzione di foresta tropicale tipica del paesaggio originario della piana alluvionale centrale, è situato nel quartiere di Prawet, ai margini orientali di Bangkok. Si tratta di una vasta area suburbana, caratterizzata da insediamenti di media e bassa densità e molti spazi aperti agricoli
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THE METRO-FOREST PROJECT
Planimetria generale del parco
Sezione ambientale e funzionamento biotico
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Vista del fronte verso il parco del padiglione di accesso e del teatro all’aperto
residuali, condizione tipica dei margini periferici della megalopoli thailandese. Uno di questi vuoti, ridottosi a discarica, è stato riqualificato divenendo l’ambito entro cui è stato pensato un ambiente inedito per la rigenerazione ecologica, in grado di incrementare la consapevolezza ambientale ed educare i cittadini in merito al valore della natura e della biodiversità. L’impianto forestale, sviluppato seguendo la tecnica messa a punto dal botanico giapponese Akira Miyawaki e ispirata alla teoria evolutiva darwiniana, nasce a partire dallo studio dei caratteri del sito. L’area è risultata presentare un terreno argilloso, leggermente salino, con un’alta falda acquifera salmastra. Ciò ha favorito la disposizione di piante che tollerano il sale e le specie di Dipterocarpacee di pianura, che erano dominanti sino a metà del diciannovesimo secolo, con l’obiettivo di far convivere
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THE METRO-FOREST PROJECT
Schema dello sviluppo forestale previsto nell’arco dei prossimi trent’anni. Si noti il progressivo scomparire delle passerelle che verranno inglobate dalle chiome degli alberi lasciando emergere solo la torre di osservazione
Vista aerea del padiglione di accesso realizzato in rammed earth concrete
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diverse micro-ecologie in uno spazio relativamente piccolo che comprende, in poco più di due ettari, circa 60 mila alberi di più di 250 specie. ESPLORAZIONE Nella realizzazione, al programma naturalistico, si associano una serie di manufatti in grado di rendere questo ritaglio di natura pienamente fruibile ai visitatori. Il percorso ha inizio all’interno di un edificio espositivo, realizzato con la tecnica del rammed earth concrete (terra battuta cementata), che non solo da forma al punto di accesso, ma si configura come il luogo didattico principale che anticipa l’esplorazione vera e propria del parco. La mostra all’inizio del percorso permette di ottenere conoscenze di base su alberi, comunità vegetali, ecosistemi, cura e trasformazione dell’ambiente. Poi la visita è scevra da vincoli, con la possibilità di muoversi liberamente nel parco sia a livello del suolo sia sfruttando un sistema di passerelle sopraelevate culminanti in una torre di osservazione. Infrastrutture, realizzate in legno e acciaio, sono state progettate in modo da permettere il movimento delle persone riducendo al minimo il disturbo della foresta e dei suoi abitanti, garantendo la possibilità di una vista ravvicinata e quindi una vera e propria immersione in questa natura straordinaria, specie durante i periodi di fioritura.
Uno dei momenti formativi che caratterizzano l’attività del parco
LA SCHEDA Nome del progetto: The Metro-Forest Project Città di localizzazione: Bangkok, Tailandia Anno: 2015 Area sito: 19,200 mq Proprietario: PTT Public Company Limited, managed by PTT Reforestation Institute Progetto: TK Studio Co.,Ltd. (Landscape); Spacetime Architects Co., Ltd. (Architecture and Interiors) Consulenti: Dr. Sirin Kaewlaierd; Dr. Angsana Boonyobhas; Langdon & Seah Ltd.; EDA Consultant Co., Ltd.; designLAB NLSS Co., Ltd.; Architects 49 Limited; SCG Green Building Department; Pico (Thailand) Public Company Limited; 49 Lighting Design Consultants Limited; H. Engineer Co., Ltd.; MITR Technical Consultant Co., Ltd. Imprese esecutrici: RITTA Co., Ltd.; CORDIA Company Limited; Tropical Garden Part, Ltd.; la terre S.A.; Psatanachod Kanyotha Co., Ltd.
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ITALIA UNDER 40
Agopuntura
URBANA A MILANO La riqualificazione di uno spazio periferico affidato a un gruppo di giovani architetti. Con la collaborazione di associazioni dei residenti del quartiere
di Andrea Muzio, Politecnico di Milano 140
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RIQUALIFICAZIONE URBANA
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eedle Agopuntura Urbana (Nau) è il nome di un gruppo di giovani architetti che nasce dopo un lavoro di ricerca progettuale per la tesi magistrale svolto sotto la guida di Grazia Concilio, docente del Politecnico di Milano. Attraverso lo sviluppo di una proposta di rigenerazione urbana puntuale a Cinisello Balsamo, i progettisti hanno sviluppato un protocollo sperimentale caratterizzato dall’individuazione dei diversi step necessari per riattivare lo spazio pubblico della città partendo dalla piccola scala. Dopo la laurea il gruppo ha deciso di continuare il percorso intrapreso e in due anni di attività, concentrati soprattutto nelle periferie di Napoli e Milano, ha sviluppato progetti che rientrano in quella teoria pratica definita «agopuntura urbana» o «urbanistica tattica», caratterizzata da interventi sperimentali con tempistiche e budget limitati che si segnalano soprattutto per un’intensa e attiva collaborazione con l’amministrazione locale e la partecipazione dei cittadini dei quartieri interessati.
Foto ad intervento finito, da notare la suddivisione della piazza in diversi ambiti, grazie anche all’utilizzo di arredamenti fissi e mobili. A sinistra, foto ad intervento finito, in cui risalta la nuova organizzazione spaziale e la luminosità data dai colori utilizzati
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COINVOLGIMENTO La valorizzazione di Largo Balestra, nel quartiere milanese del Giambellino, è l’ultimo intervento realizzato dal gruppo Needle, a cui hanno partecipato Matteo Pettinaroli, Omar Rota e Irene Bariani (tutti classe 1990), assieme a Francesca Prina e Maria Maramotti, in collaborazione con l’amministrazione comunale (Municipio 6), le associazioni di quartiere (in primis Fate Largo, proponente del progetto) e Alcea vernici. Dalla quantità di persone ed enti coinvolti si può comprendere la volontà dei progettisti di interfacciarsi con la realtà locale, così da poter realmente migliorare le condizioni di un’area ormai da tempo degradata. Tale area era già stata protagonista di interventi antecedenti al progetto, in cui Needle, attraverso bandi pubblici, aveva collaborato con il Comune di Milano e associazioni locali. È però attraverso il bando Piazze Aperte, vinto dal gruppo di architetti con il supporto di Fate Largo, che un intervento di rigenerazione urbana è diventato possibile. TRIANGOLI Il progetto riorganizza lo spazio all’interno della piazza attraverso geometrie triangolari semplici e riconoscibili, che definiscono ambiti con funzioni diverse. Questa ripartizione è ulteriormente marcata dall’utilizzo di piante in vaso, arredi urbani forniti dall’amministrazione comunale e mantenuti dalle associazioni locali. Nelle aree individuate dalla nuova geometria sono disposti elementi differenti, Foto scattata durante la realizzazione dell’intervento architettonico, a cui hanno partecipato anche associazioni locali. Sopra, planimetria di progetto
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Foto planimetrica della piazza ad inizio lavori. Sotto, vista dall’alto dell’intervento realizzato. L’area viene ‘illuminata’ dall’intervento, sia praticamente che metaforicamente
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RIGENERAZIONE
come tavoli da ping-pong, panchine e sedute, così da consentire lo svolgimento di diverse attività sociali e ludiche. Parte di questo arredamento, fornito anch’esso dal Comune di Milano, è fisso e definisce quindi funzioni permanenti all’interno della piazza. L’area centrale rimane, al contrario, totalmente flessibile e caratterizzata da arredi mobili, quali un palco composto da elementi modulari e sedute che possono essere spostate in funzione degli eventi ospitati. La nuova impostazione della piazza ha così permesso, negli ultimi mesi, lo svolgimento di concerti, dibattiti pubblici e anche attività di orticoltura (favorite dalla presenza di orti bioattivi nello spazio retrostante la piazza). Il giallo, colore utilizzato per caratterizzare lo spazio, è stato scelto da Needle per la sua luminosità, così da poter rendere più solare l’area interessata dal progetto, ma anche metaforicamente per riportare luce in una zona del quartiere ormai da tempo deteriorata.
Foto scattata durante la realizzazione dell’intervento architettonico, l’area viene ‘illuminata’ con sfumature di giallo. Sotto, foto scattata durante la realizzazione dell’intervento architettonico
PROCESSO DI INTERAZIONE Il progetto di Largo Balestra dimostra un modo di fare architettura urbana davvero contemporaneo, in cui fondamentale non è soltanto la progettazione, ma anche il processo di interazione con la comunità locale, che diventa figura attiva collaborando attivamente alla ideazione. Questa tipologia di intervento, umile e concreto, parte dal basso, dai bisogni effettivi che sussistono nelle realtà di quartiere e, grazie alla sua semplicità, si configura come un ottimo strumento pratico per sperimentare nuovi usi dello spazio cittadino. Needle propone quindi veri interventi di agopuntura urbana, che si configurano come un ibrido tra il progetto e l’esperimento, tra il temporaneo ed il permanente, tra l’intervento architettonico e quello urbano. Tutto ciò funge da input per l’attivazione di un processo di rigenerazione a scala umana, attuabile non solo nei piani urbanistici, ma nella realtà del quartiere. Questi interventi riattivano spazi di vita quotidiana, dimostrando che, con una corretta volontà architettonica, non bisogna necessariamente ricorrere a progetti da archistar per migliorare la vita dei cittadini e l’immagine della città.
LA SCHEDA Luogo: Largo Balestra, Milano Progetto: Needle Agopuntura Urbana (Matteo Pettinaroli, Omar Rota, Irene Bariani) Sito web: www.needlecrowd.com Foto: Courtesy of Matteo Pettinaroli, Omar Rota e Francesco Cafagna
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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO
a cura di Veronica Monaco
Mar Mediterráneo 34 Passato e presente si fondono in questo progetto di ristrutturazione nel quartiere Tacuba a Città del Messico, dove un edificio storico di inizio Novecento è tornato a nuova vita, senza perdere la sua identità Siamo a Tacuba, quartiere storico a nord-ovest di Città del Messico, che tra il XIX secolo e l’inizio del XX secolo incarnò una delle zone più ricche della città con grandi case di campagna, poche delle quali resistite fino ai giorni nostri. Tra gli edifici risparmiati dallo scorrere del tempo c’è la casa Mar Mediterráneo 34, edificio del 1910, oggetto di un interessante progetto di ristrutturazione e recupero storicoL'AFFACCIO SUL PATIO INTERNO. A SINISTRA, LA FACCIATA ESTERNA IN CUI SONO STATI MANTENUTI ELEMENTI ARTISTICI TIPICI DEL PORFIRIATO.
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L'INGRESSO DELLA LUCE NATURALE NEI CORTILI PIÙ PICCOLI VIENE FAVORITO DALLA PRESENZA DI STRUTTURE RETICOLARI. SOPRA, UNO DEGLI APPARTAMENTI DEL COMPLESSO RESIDENZIALE DISPOSTO SU TRE LIVELLI
architettonico, a cura dell’architetto Inca Hernandez, e vincitore di diversi premi, tra cui i Muse Design Awards, i WA Awards della World Architecture Community e la Menzione d’Onore nella categoria Renovation of Architecture dei MasterPrize 2020. L’edificio, risalente all’inizio del Novecento e realizzato in un eclettico stile francese tipico del Porfiriato, era in gravi condizioni: il primo volume con la facciata principale presentava un avanzato stato di deterioramento, mentre il secondo volume, affacciato sul patio interno, era in rovina. Da queste premesse è partito l’intervento di recupero che ha trasformato la casa in un complesso residenziale plurifamiliare su tre livelli, con sette appartamenti adattati a diversi spazi: loft, monolocale, appartamento familiare e attico.
La ristrutturazione ha voluto reinterpretare il passato in una prospettiva contemporanea, adattando l’edificio all’attuale contesto urbano, senza snaturarlo, e generando un’eredità che incoraggi una trasformazione del quartiere Tacuba salvaguardandone il valore storico. Alcuni elementi artistici e artigianali d’epoca dell'edificio, come i balconi e le architravi in pietra scolpita, le ringhiere in ferro, le grandi finestre e le tegole in vetro, sono stati conservati, mentre i locali ad uso abitativo sono stati ristrutturati con materiali moderni. La connessione tra passato e presente si riflette anche nel battiscopa in pietra vulcanica che circonda tutto il piano terra, a simboleggiare quasi delle fondamenta su cui poggiare l’edificio riemerso. All’interno il patio presenta aperture che salgono ad intermittenza
dal piano terra con giochi di luci e ombre molto suggestivi. Lo spazio interno si completa con due ulteriori cortili di minori proporzioni.
Mar Mediterráneo 34 Luogo: Tacuba, Mexico City Architetto: Inca Hernández Progetto: Top Project Multiplex / Efraín Hernández Foto: João Morgado - Architecture Photography Area: 620 mq Interior design: Ana Ximena García, Inca Hernández, Raíz Mx, Adrián González (Mercado de Chacharitas) Collaboratori: Gabriela Llovera Arciniegas, Luis Enrique Vargas Ingegnere strutturale: Javier Soria Fine lavori: 2020
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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO
LA CUCINA È RIFINITA CON UN EFFETTO CORTEN, RIPRESO ANCHE DALLA CUCINA ESTERNA. IL LEGNO QUASI BIANCO DEL PAVIMENTO SI CONTRAPPONE ALLA PARETE IN PIETRA NERA CHE COSTEGGIA LA SCALA SOLCATA DA LINEE IN OTTONE SQUADRATE E SEVERE.
Widely open eyes Nel centro di Vilnius, in Lituania, l’architetta e designer Ieva Prunskaité si ispira alle vetrate e cupole dorate della chiesa di San Michele e Costantino per realizzare un soft industrial chic inondato dalla luce Un appartamento nel quartiere dello shopping di Vilnius si lascia alle spalle le vestigia sovietiche, trasformando il passato industriale in una sintesi di modernità ed eleganza, grazie al lavoro dell’architetta e designer Ieva Prunskaitė dello studio Prusta. Il loft si presenta su due piani: il piano inferiore ospita cucina, zona pranzo e living, mentre a destra dell’ingresso si accede alle stanze dei bambini, al bagno e ai locali di servizio; una scala conduce al piano superiore dedicato alla camera matrimoniale con bagno e terrazza, con sauna e vasca idromassaggio. La camera da letto è separata dalla zona giorno da una vetrata in vetro composito ultra chiaro inquadrata esternamente da elementi verticali in ottone volti a creare una sensazione di privacy, senza nascondere la vista sulla città. Il mezzanino, con profilo rastremato,
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I MOTIVI IN OTTONE SULLA PARETE DOCCIA IN VETRO CREANO UNA LINEA DI CONTINUITÀ CON I LAMPADARI REALIZZATI CON LO STESSO METALLO
recupera circa un metro e mezzo di sbalzo alleggerendo l’intero volume. All’ingresso spiccano elementi verticali in ottone con inserti in marmo, ispirati alle cupole dorate della chiesa ortodossa di San Michele e San Costantino, e definiscono lo spazio come una parete, senza chiuderlo alla vista e alla luce. Il legno chiaro del pavimento si contrappone alla parete in pietra nera che costeggia la scala, mentre l’effetto corten con cui è rifinita la cucina fa da contraltare all’ottone, ripreso anche da alcuni dettagli dell’illuminazione e di parte dell’arredo. I solai, lasciati al grezzo come testimonianza del passato industriale del contesto urbano, fungono da sfondo neutro per gli elementi di arredo. Nessuna porta interrompe le pareti: al fine di avere superfici lisce e neutre e lasciare massima libertà allo stile, l’architetta ha infatti scelto di usare in tutte le stanze porte invisibili filo muro installate su telai Eclisse Syntesis Line Battente a tutta altezza.
Widely Open Eyes Progetto: Ieva Prunskaité, Studio Prusta Luogo: Vilnius, Lituania Fine lavori: 2019 Foto: Leonas Garbačiauskas Superficie: 217 mq
LA CAMERA DEI BAMBINI. SOPRA, A DESTRA IL BAGNO DI SERVIZIO AL PIANO INFERIORE
GLI SPAZI INTERNI. SOPRA, ESPLOSO ASSONOMETRICO DEL PROGETTO
MODELLO ASSONOMETRICO SEZIONATO
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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO
Al-Ula, c’è un resort nella pietra Tra le montagne della Sharaan Nature Reserve di Al-Ula, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, l’architetto Jean Nouvel è al lavoro per realizzare un resort unico nel suo genere, che porta l’architettura contestuale a un nuovo livello
Il progetto si ispira alle meraviglie del vicino sito archeologico di Hegra, primo sito Unesco Patrimonio dell’Umanità dell’Arabia Saudita, dove sono ancora visibili le strutture monumentali scolpite nella roccia di arenaria dai Nabatei circa 2 mila anni fa. «Il nostro progetto non deve mettere a repentaglio ciò che l’umanità e il tempo hanno consacrato. Deve celebrare le linee e il genio dei Nabatei IL PATIO DEL RESORT COSTRUITO NEL PAESAGGIO DELLA SHARAAN NATURE RESERVE. SOPRA, RENDERING CONCETTUALE CON VEDUTA AEREA
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senza risultarne una caricatura. Questo atto di creazione diventa un vero gesto culturale», ha affermato l’architetto francese, che vede in questa realizzazione l’opportunità di dare vita a un’esperienza dimensionale, sensoriale ed emotiva ai confini della natura, dell’architettura e dell’arte. Scolpendo all’interno del paesaggio stesso, Nouvel mira a riconnettersi con la terra e realizzare habitat
DESIGN DI UNA DELLE CAMERE DEL RESORT CON TERRAZZA. A SINISTRA RENDERING CONCETTUALE DI PISCINA DOVE LUCI, OMBRE E ROCCE INTERAGISCONO TRA LORO, RICHIAMANDO LO STILE TIPICO DELL'ARCHITETTURA NABATEA
sostenibili, al riparo dal caldo estivo e dal freddo invernale. Il nuovo resort Sharaan conterà anche su energia senza emissioni e nuovi standard di sostenibilità. Il progetto sarà completato entro il 2024 e includerà 40 suite e tre ville-resort, segnando un importante passo avanti per lo sviluppo di Al-Ula come destinazione di interesse globale per cultura, storia ed eco-turismo.
Sharaan Resort Luogo: Al-Ula, Arabia Saudita Architetto: Jean Nouvel Progetto e rendering: Ateliers Jean Nouvel (AJN) Fine lavori: 2024
UN ASCENSORE PANORAMICO PORTERÀ GLI OSPITI DIRETTAMENTE NEL CUORE DEL RESORT, IN UN VIAGGIO ATTRAVERSO STRATI GEOLOGICI DI MILIONI DI ANNI
AMPI SPAZI DI CIRCOLAZIONE APERTI E CORTILI CONSENTONO LA VENTILAZIONE NATURALE DELL'EDIFICIO
LE PIETRE FINEMENTE SPEZZETTATE DEI BALCONI TRASFORMANO L'AMBIENTE IN UN’OPERA D’ARTE. SOPRA, RENDERING DELL'INGRESSO DEL RESORT
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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO Quella House in the landscape Alle porte di Mosca, una residenza privata si ispira all’architettura organica di Frank Lloyd Wright per un’opera futuristica in mezzo alla natura
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A pochi chilometri dalla capitale russa, nel distretto di Chekhov, gli architetti Nikolaev, Kulich, Salov e Oseckaya hanno dato vita a un’opera futuristica totalmente integrata con il paesaggio circostante. Ispirata al lavoro di Frank Lloyd Wright, questa realizzazione
gioca tra esterno e interno in un flusso di scambi reciproci. Il rapporto con il paesaggio è rafforzato dalla presenza di un tetto verde con piante legnose ed erbacee tipiche della zona e da lucernari zenitali posizionati lungo la traiettoria del sole per catturare la luce
nei diversi momenti della giornata. L’edificio, realizzato in cemento armato, comprende tre camere da letto, tre bagni, una zona soggiorno, una sala da pranzo, una coffee room e un locale-ufficio. All’interno le pareti bianche fanno da sfondo a opere d’arte e di design, mentre LE GRANDI FINESTRE SANCISCONO IL LEGAME INDISSOLUBILE DELL'EDIFICIO CON LA NATURA. A DESTRA, I LUCERNARI ZENITALI CATTURANO LA LUCE NEI DIVERSI MOMENTI DELLA GIORNATA
la pavimentazione è in ceramica effetto marmo nero striato. Per le zone bagno si è optato per l’acciaio inossidabile in finitura lucidata e nella finitura speciale Black Diamond di Cea Design. Completa l’edificio un piccolo balcone affacciato su una piscina a sfioro.
House in the landscape Luogo: Chekhov District, Moscow Region, Russia Progetto: Nikolaev S. (Niko Architect), Kulich D., Salov A. Oseckaya T. Interior: Niko Architect / Nikolaev S. and Klimov D. Landscape: Petelin A. and Sukhova O. Foto: Sergey Ananiev (interni),Vasiliy Khurtin (esterni)
GLI AMBIENTI INTERNI SONO REALIZZATI COME UNA HOME GALLERY. LA PAVIMENTAZIONE EFFETTO MARMO NERO RICORDA GLI AMBIENTI DEI PIÙ PRESTIGIOSI MUSEI INTERNAZIONALI
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a cura di Veronica Monaco
IMPERMABILI CON PRODESO DRAIN MEMBRANE all’acqua. Inferiormente la membrana è provvista di un uno spunbond in polipropilene idrofobico incollato al polietilene, che si prolunga da un lato di circa 7,5 cm oltre la lastra in polietilene ed è impermeabilizzato per 15 cm con un film in polipropilene; questo spunbond salvaguarda l’incollaggio della membrana al supporto. progressprofiles.com
Progress Profiles presenta una nuova versione più performante della membrana multifunzione Prodeso Drain Membrane, che, in soli 5 millimetri di spessore, permette di impermeabilizzare, drenare e desolidarizzare qualsiasi pavimentazione in ceramica o in marmo, anche di grande formato. La membrana è composta da cinque diversi strati: una lastra in polietilene ad alta densità (Hdpe), di colore ciano, è provvista di rilievi tronco conici a base circolare alti 4,5 mm, sui quali è termosaldato un Tnt grigio in polipropilene permeabile
NUOVO MANUALE LATERLITE
LA CERAMICA ANTIBATTERICA DI MARAZZI La nuova tecnologia antibatterica di Marazzi si chiama Puro Antibacterial e sfrutta le proprietà degli ioni di argento per eliminare fino al 99,9% di batteri, funghi e altri microrganismi nocivi. Gli additivi antibatterici, incorporati nello strato superiore di smalto ceramico prima della cottura a 1200 gradi, diventano parte integrante del prodotto rendendo il trattamento irreversibile e garantendo una protezione costante nel tempo. L’azione battericida è infatti attiva 24
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ore su 24, in qualsiasi condizione di luce, artificiale o naturale, oppure in sua assenza. Inoltre è resistente alla base chimica di molti disinfettanti, preservando così anche le qualità estetiche e tecniche delle superfici. La tecnologia Puro si integra con le collezioni Marazzi e le altre tecnologie di ultima generazione dell’azienda, come le nuove superfici morbide al tatto StepWise. marazzi.it
Negli ultimi anni l’edilizia si sta orientando sempre di più verso l’adozione di sistemi costruttivi a secco, portando a una rinascita del legno come elemento strutturale. Proprio per questo Laterlite pubblica un nuovo manuale tecnico che approfondisce l’utilizzo delle soluzioni isolanti in argilla espansa Leca in applicazioni come isolamenti contro terra e sottofondi per solai interpiano a secco e tradizionali. Un pratico prontuario per tecnici e progettisti con soluzioni performanti garantite dalle proprietà tecnologiche dell’argilla espansa. Il manuale è disponibile nell’area download del sito. leca.it
PAVIFLOOR GL20 PER PAVIMENTI IN CERAMICA O CEMENTO Sottoposti a continue sollecitazioni, i pavimenti industriali richiedono una particolare protezione per resistere a lungo nel tempo. Pavifloor GL20 di San Marco è la nuova finitura epossidica bicomponente studiata per pavimentazioni ceramiche o in cemento, idonea in luoghi come magazzini o stabilimenti industriali. Caratterizzato da una finitura satinata, che si affianca alla versione semilucida, Pavifloor GL20 garantisce un’ottima resistenza ai detergenti e igienizzanti, a oli, grassi, oltre che un’elevata tenuta alle pressioni meccaniche, come quelle dei carrelli elevatori. Resistente all’usura e allo scivolamento, è veloce da applicare,
ha basso contenuto di Voc ed è esente da plastificanti. La finitura è personalizzabile scegliendo fra
BOERO, PITTURA IGIENIZZANTE Boero presenta la linea Painting Natural Protective: finiture igienizzanti, batteriostatiche e purificanti, concepite per assicurare la massima protezione degli ambienti. La nuova gamma è composta da Sanya Smalto Murale e Sanya Pittura e dal rivestimento fotocatalitico per interni Illumya. Le nuove finiture sono formulate con materie prime a ridotto impatto ambientale e vantano la Certificazione Iaq (Indoor Air Quality) di classe A+. I prodotti Sanya sono entrambi conformi alla Iso 22196, mentre Sanya Smalto Murale è anche conforme al protocollo Haccp. Tutti i rivestimenti pittorici Painting Natural sono infine formaldeide free. boero.it
le numerose nuance del Sistema Tintometrico Marcromie. san-marco.com
FERREROLEGNO, COMPLEANNO CON UNA PORTA
Yncisa70 è il nuovo modello di porta FerreroLegno, nato per celebrare il 70esimo anniversario dell’azienda. I decori ispirati all’Art Decò disegnano sull’anta geometrie accattivanti mentre l’ampia varietà di finiture disponibile permette di scegliere la soluzione più in linea con il proprio interior. Yncisa70 è disponibile nei colori base dell’abitare contemporaneo - Bianco, Bianco Optical, Cremy, Grigio Lux, Tortora – e in tutti i colori della gamma Ral e della Cartella Ncs fino alla nuova palette ecosostenibile Ultraopaco, una gamma di 26 nuance vellutate realizzate con vernici bio a base d’acqua. Inoltre per Yncisa70 FerreroLegno propone cinque diversi modelli di telaio. ferrerolegno.com
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eventi &notizie a cura di Veronica Monaco
KLIMAHOUSE TORNA in un’edizione tutta digitale
L
a pandemia da coronavirus
al 29 gennaio 2021, con 57 ore di live-
collaborazione con l’Agenzia CasaClima
ha messo in stand-by fiere ed
streaming, 40 esperti internazionali e
che, nelle sue tre giornate tematiche,
eventi. Per non mancare al
due «palchi» digitali e 30 eventi online.
offrirà stimoli sul binomio sostenibilità-
consueto appuntamento di gennaio,
Tutti gli eventi saranno accessibili
design, sulle riqualificazioni ai tempi
Klimahouse, il Salone dell’edilizia
via streaming tramite l’acquisto di un
del Superbonus e sul rapporto
sostenibile di Bolzano, ha messo a
unico Digital Pass. Da non perdere
tra qualità e salubrità indoor.
punto un’edizione tutta digitale, dal 27
il Klimahouse Congress organizzato in
fierabolzano.it/klimahouse/
IL SALONE DEL MOBILE slitta a settembre
E
nnesimo rinvio per il Salone del Mobile di Milano, che si prenota per settembre 2021.
appuntamento dunque dal 5 al 10 settembre per la 60esima edizione, che riunirà per la prima volta tutte le categorie merceologiche. «Ci saremo e saremo ancora più belli e motivati come motivate sono le imprese che stanno
fisico e sociale in ogni ambito
con una città animata di nuovi
lavorando per progettare e produrre le
vorremmo poter pensare al Salone
propositi», afferma il presidente del
migliori proposte possibili. Dopo un
dell’incontro e del confronto reale, e
Salone del Mobile Claudio Luti.
così lungo tempo di distanziamento
poter tornare a emozionarci insieme
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salonemilano.it
AL MOMA UN ISTITUTO per la green architecture
I
l MoMa di New York annuncia
giustizia ambientale. Ispirato al lavoro
Architettura e Design del MoMA. Tra
la nascita dell’Istituto di Ricerca
dell’architetto argentino, padre della
gli eventi in programma conferenze,
Emilio Ambasz dedicato allo
green architecture premiato con il
eventi e simposi, molti online, rivolti ad
studio dell’interazione tra architettura
Compasso d’Oro alla carriera nel 2020,
architetti, progettisti, decisori politici e
e natura e allo sviluppo del dibattito
l’istituto, finanziato dalla Fondazione
pubblico in generale.
sui temi della sostenibilità e della
LEAF, avrà sede nel Dipartimento di
moma.org/research-and-learning/ambasz/
ALDO ROSSI. L’architetto e le città
I
n attesa che i musei riaprano le loro
a vincere il Premio Pritzker nel 1990.
Architettura e da archivi e collezioni di
porte, il Maxxi di Roma è pronto
Tre i percorsi che saranno approfonditi
tutto il mondo: disegni, progetti, scritti
a inaugurare la mostra Aldo Rossi.
nella retrospettiva: il progetto culturale,
e una spettacolare sequenza di modelli
L’architetto e le città, a cura di Alberto
i progetti architettonici, gli allestimenti e
che compongono una sorta di città
Ferlenga. Una grande retrospettiva
i progetti domestici. In mostra materiali
immaginaria.
dedicata al maestro, primo italiano
provenienti dall’archivio del MAXXI
maxxi.art
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do di stabilire relazioni, caratterizzare i luoghi, suscitare emozioni e dar senso a ‘nuovi paesaggi’. Nasce un libro di ricerca, riccamente illustrato da mappe, sezioni e fotografie dell’autore, fortemente dimostrativo anche rispetto alle modalità di costruzione e impiego critico di queste forme della rappresentazione. Un testo che si indirizza a una pluralità di lettori: da chi si occupa di paesaggio, a chi è deputato alla sua gestione, alla comunità accademica e agli studenti di architettura, a cui viene offerta un’occasione di riflessione sul tema del paesaggio e sul valore di alcune peculiarità essenziali della disciplina, ricca e complessa, a cui si stanno avviando.
ISBN 978-88-6764-211-3
9 788867 642113
Acque e paesaggi d’invenzione
al passato di una sostanza multiforme e complessa come l’acqua, per rileggerne i portati sostanziali in rapporto alle criticità che la coinvolgono nel presente, tra cui gli scenari di fragilità prodotti dagli effetti del climate change, che la rendono un nuovo ‘materiale’ in grado di costruire lo spazio. Si esplorano così le modalità per descrivere la complessità e il grado di umanizzazione di un paesaggio squisitamente ‘inventato’, approfondendo il nesso che lega una materia sfuggevole come l’acqua, al carattere dell’infrastruttura da cui dipende la sua forma. Ciò conduce alla scoperta di un vasto campo di ‘possibilità’ che la sostanza liquida può rappresentare come componente in gra-
Andrea Oldani
ACQUE E PAESAGGI D’INVENZIONE
Descrizione, meraviglia e nuova interpretazione di infrastrutture e architetture dell’acqua
Andrea Oldani
È ricercatore in Architettura del Paesaggio presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. Ateneo dove insegna nei corsi di laurea in ‘Progettazione dell'Architettura’ e ‘Landscape Architecture. Land Landscape Heritage’ della Scuola di Architettura, Urbanistica, Ingegneria delle Costruzioni. Si è laureato in Architettura presso la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano; Università in cui ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione. I suoi interessi di ricerca, la sua attività didattica e progettuale si concentrano su due ambiti tematici principali, indagati in una prospettiva interdisciplinare e transcalare. Il primo è il paesaggio delle infrastrutture contemporanee dove, in particolare, esamina il tema dell’acqua e degli ambiti fluviali. Il secondo è il campo della trasformazione, del riciclo e del riuso di paesaggi, infrastrutture, tessuti e manufatti trascurati ed abbandonati. I risultati delle sue ricerche sono stati diffusi tramite numerose pubblicazioni, tra cui il libro: Paesaggi Instabili. Architettura tra terra e acqua (2016), nonché mediante la partecipazione a conferenze, seminari e convegni internazionali. Ha partecipato a ricerche di rilevante interesse nazionale (PRIN) e ha curato seminari e mostre. È membro di redazione della Collana di studi e ricerche del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, edita da Franco Angeli.
L&SCAPE
Acque e paesaggi d’invenzione propone una riflessione duplice, la cui chiave di volta è costituita da una esperienza diretta di immersione, studio e interpretazione critica di un paesaggio generato da una infrastruttura idraulica storica, di valore conclamato, come il Naviglio Grande milanese. Esercizio che ha assunto un valore sperimentale sostanziale permettendo un doppio riscontro critico. Da una parte, offrendo le condizioni per approfondire le ragioni, gli strumenti e il senso della descrizione, assumendo dialetticamente una molteplicità di strumenti operativi, necessari per comprendere, modificare e permettere la sussistenza dei nostri paesaggi. Dall’altra, concedendo la possibilità di ragionare attorno
Andrea Oldani
euro 23,00
ARCHILEGGERE
def_copertina_oldani.indd 1
Recensioni di Cassandra Cozza, Politecnico di Milano
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CULTURA E PROGETTO DEL TERRITORIO E DELLA CITTÀ Arturo Lanzani Lingua Italiano Editore Franco Angeli Collana Architettura - Nuova Serie Anno 2020 Misure 17 x 24 cm, pp. 378 ISBN 9788835107156 Prezzo di copertina 39 euro Questo libro si presenta come una guida per orientarsi nel vasto arcipelago dell’urbanistica e della pianificazione territoriale e restituisce «in forma stilizzata città, territori e monumenti, “luoghi” che, fuor di metafora, nel presente testo sono di volta in volta processi territoriali, progetti urbanistici, teorie, concetti, rappresentazioni». Il volume ripercorre le tappe di un sapere molto ampio trattando gli argomenti scelti in ordine cronologico, ma non è una storia dell’urbanistica. I temi del passato aiutano a mettere a fuoco e a comprendere meglio condizioni contemporanee. Gli argomenti sono stati selezionati per includere nella trattazione sia la dimensione urbana sia il territorio; l’autore, infatti, analizza i principali temi che caratterizzano entrambe le questioni così come il mutare dei loro rapporti reciproci nelle diverse fasi storiche. Il testo si focalizza principalmente sul contesto europeo e italiano, riconoscendone l’importanza entro un quadro più ampio, e non disconosce questioni emergenti che nascono in altri contesti geografici. Il libro è composto da 12 capitoli, ognuno corredato da approfondimenti tematici bibliografici, e contiene diversi materiali: processi socio-economici, ambientali e naturali che incidono sull’organizzazione del territorio e della città e, poi, teorie, pratiche e relativi depositi materiali. Un libro per comprendere meglio la pianificazione e progettazione urbana e territoriale e la cultura dello spazio e del progetto nella quale si radica.
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ACQUE E PAESAGGI D’INVENZIONE. DESCRIZIONE, MERAVIGLIA E NUOVA INTERPRETAZIONE DI INFRASTRUTTURE E ARCHITETTURE DELL’ACQUA Andrea Oldani Lingua Italiano Editore Libria Collana L&scape Anno 2020 Misure 24 x 17 cm, pp. 252 ISBN 9788867642113 Prezzo di copertina 23 euro L’autore indaga i ‘legami sottili’ che soggiacciono al grande manufatto del Naviglio Grande. L’osservazione e la descrizione critica dell’infrastruttura d’acqua che attraversa il territorio lombardo diventano l’occasione per condurre una riflessione accurata su temi più ampi, come l’operazione della descrizione e le potenzialità progettuali dell’elemento acqua. Un saggio critico delinea la metodologia del processo che accompagna lo sguardo dall’osservazione sul campo fino alla restituzione di una ‘conoscenza specifica’ che si forma attraverso la redazione di rappresentazioni, quali mappe, sezioni, assonometrie e fotografie. L’applicazione dei metodi e degli strumenti proposti su una porzione del Naviglio Grande opera per avvicinamenti progressivi, accompagnando le sintesi disegnate con fotografie che ne restituiscono spazialità, relazioni, manufatti e materiali. L’infrastruttura idraulica viene restituita fino al dettaglio delle sponde, del fondo, delle opere di estrazione e di derivazione e i manufatti che la caratterizzano: approdi, attraversamenti e lavatoi. La sperimentazione conduce al progetto di sezioni rinnovate. Potenzialità indagate nel saggio di chiusura che delinea un rinnovato rapporto tra acqua e spazio pubblico attraverso la descrizione di scenari d’acqua nell’opera di architetti e paesaggisti contemporanei.
N 02
I cataloghi della Galleria del Progetto Serie Blu | Blue Series
INUJIMA: ARCHITECTURE BECOMES ENVIRONMENT
Published in the Series: 01 DIACRONIE giangiacomo d’ardia progetti di architettura | 1967-2017 02 INUJIMA: ARCHITECTURE BECOMES ENVIRONMENT Selected Projects from Kazuyo Sejima’s Design Studio, 2015 - 2019
Inujima: Architecture Becomes Environment
Zissis Kotionis
Zissis Kotionis
Advanced Architectural Design Studio
Fabiano Micocci
Selected Projects from Kazuyo Sejima’s Design Studio, 2015 - 2019
The Architecture of Becoming Fabiano Micocci
Professors: Kazuyo Sejima, Jonas Elding School of Architecture Urban Planning Construction Engineering Politecnico di Milano
N 02
ISBN 978-88-6764-213-7
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euro 20,00
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INUJIMA: ARCHITECTURE BECOMES ENVIRONMENT. SELECTED PROJECTS FROM KAZUYO SEJIMA’S DESIGN STUDIO, 2015-2019
ZISSIS KOTIONIS. THE ARCHITECTURE OF BECOMING
Kazuyo Sejima, Giulia Setti, Francesca Singer
Lingua italiano/inglese Editore Libria Collana By Anno 2020 Misure 15 x 21 cm, pp. 164 ISBN 9788867642137 Prezzo di copertina: 20 euro
Lingua Inglese Editore Maggioli Editore Collana I cataloghi della Galleria del Progetto | Serie Blu Anno 2020 Misure 17 x 24 cm, pp. 158 ISBN 9788891638892 Prezzo di copertina 20 euro Inujima è una piccola isola collinare che si trova nel mare interno di Seto, in Giappone, che negli anni, a seguito della chiusura delle cave di pietra e della raffineria di rame, è stata gradualmente soggetta a fenomeni di spopolamento, passando da 5.000 a 50 abitanti. Oggi attrae 30.000 visitatori all’anno, grazie all’Inujima Art House Project creato da Kazuyo Sejima, fondatrice di SANAA e Kazuyo Sejima & Associates – e Yuko Hasegawa – direttore artistico del Museum of Contemporary Art di Tokyo. Il progetto, iniziato nel 2010, ha trasformanto le case abbandonate e aree vuote in spazi espositivi che ospitano performance e opere d’arte. Elementi che dialogano con i caratteri locali e si relazionano con il paesaggio sia naturale sia artificiale: ‘ l’isola nella sua interezza è il luogo dove l’architettura, alla fine, diviene ambiente’. Il catalogo raccoglie i materiali esposti in una recente mostra che ha presentato una selezione di progetti di studenti della Scuola AUIC del Politecnico di Milano, dove la Sejima insegna dal 2015. Architetture progettate con l’intento di stabilire delle relazioni tra costruito e ambiente. Spazialità complesse disegnate con sensibilità per un contesto severo e affascinante.
Fabiano Micocci
Zissis Kotionis (1960), architetto e professore presso l’Università della Tessaglia, è una figura intellettuale intrigante e notevole, capace di una intensa, estesa ed eterogenea opera in cui si leggono le due anime del progettista e dell’artista. Il suo estro e la sua indole per la ricerca sulla contemporaneità lo ha portato a declinare il suo pensiero attraverso installazioni, performance, design, mappe, architetture, video e libri. Va da sé che l’essere greco e la sua ampia e profonda conoscenza dei classici creano un incessante riverbero su tutte le sue congetture, che mostrano un pathos contemporaneo che mantiene le radici in un sapere millenario o forse, meglio, in un «non sapere» filosofico che esorta sempre all’analisi e alla dialettica. Il catalogo delle opere incluso in questo libro ordina il lavoro di Kotionis dai progetti di più piccole dimensioni a quelli di dimensioni maggiori, mettendo in evidenza figure e metodologie che si ripetono e che sono declinate a scale diverse. Micocci ci guida attraverso l’universo di Kotionis individuando isole di conoscenza che inanellano le parole chiave di Formatività, Geografia, Cosmologia, Assemblaggio, Urbanizzazione capaci di formulare diverse ipotesi circa le possibilità di abitare il mondo partendo dal riconoscimento delle questioni fondamentali dell’esistenza dell’uomo sulla Terra e dare vita all’Architettura del Divenire.
Cassandra Cozza, (Polla, 1978) Ricercatore in Composizione architettonica e urbana del Dipar timento DAStU del Politecnico di Milano, dove si è laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, svolge e ha svolto attività di ricerca in Italia (PRIN MIUR) e all’estero. Architetto, tutor del dottorato PAU, ha divulgato gli esiti dei suoi studi attraverso pubblicazioni, seminari e mostre. Insegna Progettazione architettonica e urbana presso la scuola AUIC del Politecnico di Milano, dove è anche teaching coordinator dell’International PhD Summer School Heritage and Design
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Professione Architetto Efficienza & Estetica Una tecnica che fa risparmiare energia, ma può cambiare volto alle città
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di Andrea Catto, Segretario Ordine degli Architetti Ppc di Pordenone
Dilemma cappotto
L'
anno appena concluso ha portato grandi interrogativi e un’accelerazione di quella crisi sistemica che da anni si avvertiva, soprattutto nel nostro campo di azione: le costruzioni. L’emergenza ha però rappresentato anche un momento di necessaria revisione delle priorità della nostra società, determinando opportunità nuove e l’occasione per verificare quei processi che l’Italia, con grande ritardo, stava timidamente abbozzando, come la rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica degli edifici. Questi, però, sono stati affrontati senza un’adeguata regia e, come spesso accade, per poter essere governati e per impedire forzature e storture, sono stati trasformati in oggetti dalla macchinosa verifica analitica. Questa modalità si rivela la più inadeguata ad affrontare questi temi, proprio perché ne mina i presupposti: è infatti impensabile che la qualità degli spazi privati e pubblici delle città possa essere determinata da soli parametri di carattere fisico tecnico, senza quell’azione propria dell’architetto di disegno dello spazio. Si è però verificata una situazione ben diversa, che ha visto molti architetti abbandonare questo ruolo e rincorrere in modo improvvisato i temi dell’energia, della sostenibilità ed eleggerli a nuovi fondamenti della
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professione, dimenticando il ruolo che le architetture e la loro storia hanno determinato nella costruzione della città e della sua stratificazione. Senza volerci addentrare su una lettura accademica del fenomeno, dobbiamo constatare come l’architettura sia in questo momento assediata dalla spinta propulsiva dei vari bonus, di cui spesso ci rendiamo consapevoli alleati. Non che sia negativo in sé l’utilizzo degli incentivi come occasione professionale: anzi, per molti studi professionali è stata in questi mesi una boccata d’ossigeno. Dobbiamo però renderci conto che quei bonus nascondono alcune insidie poco considerate, curiosamente proprio dalla nostra categoria. Faccio riferimento al rischio che interventi motivati dalla «regalia statale» possano alterare in maniera rapida e definitiva l’aspetto delle nostre città, soprattutto in quei centri di provincia che nel loro edificato recente hanno contenuta la propria immagine. Dobbiamo considerare che molte delle palazzine costruite tra gli anni Sessanta e Settanta, di cui solo in parte iniziamo a scoprire valori e qualità, sono le prime a rischiare di essere banalizzate dall’estetica del cappotto esterno, che si ritiene il modo più vantaggioso e di sicuro accesso all’incentivo spesso senza soppesare altri fattori contingenti o valutare altre possibilità di intervento. Proprio per questo la consapevolezza di tutti gli stakeholder (cittadini privati, progettisti, amministratori, politici), diviene fondamentale per la tutela di questo patrimonio in assenza di un quadro normativo che ne contempli il ruolo. Milano, per esempio, è tornata anche di recente su queste questioni (si veda il Contributo alla valorizzazione del patrimonio dell’architettura moderna milanese: criteri di valutazione degli interventi, proposto dalla Commissione per il paesaggio di Milano il 23 luglio scorso) definendo il contesto valoriale e le metodologie di intervento coerenti. Anche in altre realtà, grazie all’azione degli Ordini professionali territoriali, sono state avviate attività per la conoscenza, la divulgazione e la valorizzazione di queste opere. A queste esperienze si aggiungerà a breve il testo delle Linee guida per l’Architettura, che ha completato l’iter di approvazione ministeriale e costituirà un ulteriore contributo per produrre una consapevolezza che orienti gli interventi e le azioni anche sul costruito.
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