YouBuild marzo 2018

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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano

N° 7 - MARZO 2018

YouBuild

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

ISSN 2532 - 5345

PROGETTI

Renzo Piano fa a fette il tribunale di Parigi SPECIALE

L’architettura antincendio COME SI FA

Idee, materiali, novità per il cantiere

Paolo Masetti, country manager di Zehnder Group Italia

Zehnder

Facciamo bello il caldo



BIG LAURA

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YB YouBuild

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

ANNO 3 - NUMERO 7 - MARZO 2018 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LUCA MARIA FRANCESCO FABRIS Coordinatore editoriale / Editorial coordinator GIACOMO CASARIN Comitato scientifico / Scientific Committee EZIO ARLATI (Politecnico di Milano), GIAN LUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano), ANNA FRANGIPANE (Università di Udine), FAN FU (North China University of Technology), WENJUN MA (Shanghai Jiao Tong University), GARRY MILEY (Waterford Institute of Technology), LJUBOMIR MIŠČEVIĆ (University of Zagreb), EMANUELE NABONI (Royal Danish Academy of Fine Arts KADK), MATTEO UMBERTO POLI (Politecnico di Milano), PAOLO SETTI (Politecnico di Milano) VASO TROVA (University of Thessaly), ILARIA VALENTE (Politecnico di Milano), SERGIO ZABOT (Politecnico di Milano) Collaboratori / Contributors VALENTINA ANGHINONI, ELENA COMMESSATTI, EMILIA CORRADI, CASSANDRA COZZA, FEDERICO DELLA PUPPA, MARCO IMPERADORI, SELENE MAESTRI (FOTOGRAFA), MONICA MANFREDI, VERONICA MONACO, GIANLUCA POZZI, GIUSEPPE ROSSI, STEFANO RUGGINENTI, FRANCO SARO, GERARDO SEMPREBON, PAOLO SETTI, GABRIELE TAVASCI Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA

Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 21,00 - Copia singola € 7,50. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/ category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

Responsabilità / Responsability : la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Periodicità / Frequency of publication: trimestrale - 4 numeri/anno. Poste Italiane Spa - Sped. In a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Trento. Registrazione / Registration: N. 343 del 04-12-2015 del Tribunale Civile e Penale di Milano. Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003.



N°7 - MARZO 2018

SOMMARIO

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EDITORIALE

Quale sostenibilità? 9

ATTUALITÀ COSTRUZIONI L'algoritmo della rinascita 10 EDILIZIA & PROGETTAZIONE Siamo poveri ma (troppo) ricchi 16 EDIFICI RESIDENZIALI A PARIGI Come smontare (e riassemblare) un isolato urbano 20

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PARIGI Renzo Piano trova spazio in tribunale 26

STORIA DI COPERTINA ZEHNDER Il bello del caldo 32


FIERA DEL CONDOMINIO SOSTENIBILE FIERA DI VERONA - PALAZZO EXPO 16-18 SETTEMBRE 2018 FIERA DEL CONDOMINIO

SOSTENIBILE FIERA DI VERONA 16/18 settembre 2018

Una grande opportunità per imprese, professionisti, ma anche per l’utente finale. Per tre giorni, a settembre, Virginia Gambino Editore propone un poker di iniziative su uno spazio di 3.500 mq, con un punto di ristoro organizzato per ospitare anche workshop. Domenica 16. Festa del Condominio: evento destinato a coinvolgere soprattutto l’utente finale, con al centro ristrutturazione, riqualificazione e consolidamento delle strutture e servizi connessi alla gestione.

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Lunedì 17, mattina. Secondo Convegno nazionale di YouBuild, per chi opera nel settore della progettazione e realizzazione. Lunedì 17, pomeriggio. Condominio Ok, il roadshow punto di riferimento per gli operatori della gestione condominiale e per gli utenti. Martedì 18. Convegno nazionale di YouTrade giunge alla edizione numero 11 sugli scenari del futuro per la distribuzione edile.


SOMMARIO

N°7 - MARZO 2018

40 ADEGUAMENTO ENERGETICO Il labirinto dell'efficienza 56 ISOLMANT Aprilia si trasforma in silenzio 58 GRANULATI ZANDOBBIO La pietra cambia casa 62 KNAUF Dall'Inferno al Paradiso nella Reggia di Caserta 64

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ECLISSE Vietato fumare oltre la porta 68

INTORNO INTERMEZZO COESISTERE NEL TEMPO Walter Niedermayr 36

SPECIALE

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COSTRUIRE Il fuoco si spegne prima dell'incendio 40

RIQUALIFICAZIONE RECUPERO Qualcuno volò dal sito di Gucci 46

WORK IN PROGRESS Meno male che il progetto fa acqua 70

ITALIA UNDER 40 MILANO Il gioco delle torri 76 NEXT

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WORLD WIDE BUILD

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ZAPPING

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EVENTI & NOTIZIE

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COME SI FA

ARCHILEGGERE

CONTROSOFFITTI Tante funzioni appese in pochi centimetri 54

DALL’ESTERNO

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Artwork by CARTAEMATITA

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2017

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EDITORIALE

TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI

Quale sostenibilità?

di Luca MF Fabris

Scrivo queste righe appena rientrato dal Canada, uno Stato enorme che occupa nel nostro immaginario collettivo il posto delle possibilità infinite e della responsabilità ambientale, della crescita sostenibile e dell’industria ecologica. Insomma, una specie di faro d’Oltreoceano col quale poter mantenere la rotta pure quaggiù, nella vecchia Europa. Eppure, grattando un poco sotto la pelle di questa meraviglia, si scopre tutta la contraddittorietà di un Paese in cui la popolazione è, per più di tre quarti, concentrata in pochi poli urbani, in cui l’enorme quantità d’acqua dolce e le sue grandi portate non riescono a produrre abbastanza energia pulita, in cui per spostarsi, e i chilometri sono sempre tantissimi, esiste praticamente solo l’automobile, perché il servizio pubblico su ferro, non elettrificato, e quello su gomma sono assenti e quando sono presenti non sono coordinati, e in cui anche il mondo delle costruzioni sembra lontano dal convergere sulla progettazione a risparmio energetico. Un Paese in cui si propone, per riattivare i cicli naturali interrotti, la terraformazione, proprio come nei film di fantascienza, per restituire all’umanità un ambiente salubre e compatibile che possa garantire un futuro alle prossime generazioni. Insomma, a ben guardare, la «casetta in Canadà» si trova in una specie di presente distopico. E tutto questo ci fa riscoprire e apprezzare quanto l’Europa, con tutti i suoi alti e bassi, sia riuscita a proporre e sviluppare un modello di futuro che, ben lontano da rappresentare la perfezione, almeno sta proponendo attivamente l’attenzione allo stato dell’ambiente e al consumo energetico, promuovendo a tutto campo il risparmio, il riciclo e il rinnovo. Nelle pagine di questo numero di YouBuild trovate, come sempre, tutto il nostro impegno nel raccontare, attraverso architetture recenti, dettagli e tecniche della progettazione edile, cosa si può fare per vivere oggi il nostro futuro sostenibile, una conquista da mantenere e accrescere. E da non dare mai per scontata.

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ATTUALITÀ

COSTRUZIONI

di Federico DelladiPuppa xxxx

L'algoritmo Xxx XXX DELLA RINASCITA Le analisi economiche e statistiche e i numeri relativi alla dimensione del mercato potenziale sono utili per descrivere il trend dell’edilizia, ma anche per individuare le sfide che attendono il settore. Il 2018? Investimenti in crescita tra 0,8% e 1,2% Xxx

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Dx DA X Dx


D

alla ripresa alla ripresina, dal mercato al mercatino. Dobbiamo stare attenti a quali parole utilizziamo per descrivere i fenomeni, perché il rischio è svilire i concetti. E dobbiamo stare anche molto attenti ai numeri, a quali diamo. Perché «dare i numeri» ha una doppia interpretazione, e quella figurata non è certo una delle migliori. È per questo motivo che i numeri vanno analizzati e valutati con attenzione e spesso con prudenza, soprattutto in questa fase di mercato, leggendoli nella dinamica pluriennale e nelle consistenze generali. Proprio per non perdere il quadro di insieme. Questa è la scelta fatta dal Centro Studi YouTrade per tutti gli eventi dell’Academy, compreso il recente primo Convegno nazionale di YouBuild, dove si è parlato di Case da non riqualificare a caso. Ecco, per non lasciare le analisi e le scelte strategiche al caso è necessario partire dai numeri, da quelli che Eurostat e Istat ci mettono a I SEGRETI DEL BUILDING disposizione, INFORMATION secondo i quali a MODELING livello europeo la ripresa economica c’è da tempo mentre in Italia, utilizzando Il Building Information Modeling il gergo è il nuovo giornalistico, processoè di una condivisione ripresina. Ildelle Pil a livello informazioni riguardanti il progetto europeo attraverso è cresciutolacostantemente creazione di un nell’arco modello dell’ultimo multi-dimensionale. Il modelloanno, contiene dal +1,9% i diversi del gennaio dati di un2017 edificio al +2,7% relazionati dello stesso alle diverse discipline che lo definiscono. mese 2018, Ilcon ruolo un di consolidamento Bim è di sostenere consistente la nella comunicazione, la cooperazione, seconda la simulazione metà dell'anno e il miglioramento passato. In questo ottimale scenario il di un progetto lungo il ciclo completo settore delle di vita costruzioni dell’opera a livello costruita. europeo Il Bim sta riposizioadotta un processo circolare nandosi - e non più su livelli sequenziale produttivi - cheinconsente linea condiil 2011, con superare i limiti strumentali che l’Europa le diverse dell’Area discipline euro incontrano in dinamicanel piùloro lenta e quella continuo dialogo, ottimizzando deii paesi flussi più di lavoro recentieentrati di gestione nell’Ue delcon progetto. dinamiche più Lungo il processo edilizio è possibile vivaci. Se raccogliere, il Pil europeo contenere cresce del e 2,7%, mantenere il settore un delle prospetto informativo completo, costruzioni coerente viaggia e univoco con dinamiche dell’edificio, prossime sia a livello al 2%. grafico sia alfanumerico. CONTROTENDENZA Diverso è il caso italiano. La nostra economia sta crescendo oggi, in termini di Pil, dell’1,5%, ma il 2017 ha visto una crescita inferiore e, soprattutto, il settore delle costruzioni presenta dinamiche più contenute, nell’ordine medio annuo del +0,6%. Dunque l’Europa corre veloce, le costruzioni in Europa restano agganciate alla

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ATTUALITÀ

COSTRUZIONI

da quello della progettazione a quello dei lavori, deve fare i conti con uno scenario post crisi che è lo scenario del cambiamento, lo scenario del nuovo equilibrio di mercato dove la domanda non cresce, se non in piccoli ambiti tematici e in specifiche aree territoriali, e dove l’offerta deve individuare nuovi segmenti sui quali orientare la propria capacità progettuale, produttiva, di intervento.

Il mercato c’è, gli investimenti ci sono, solo che non crescono tanto quanto potrebbero o dovrebbero. Dunque, siamo e restiamo in una fase di galleggiamento

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crescita economica complessiva, ma l’Italia non riesce ad agganciare la ripresa e la ripresina delle costruzioni italiane è poca cosa rispetto alle dinamiche degli altri Paesi europei. Che cosa significa questo? Che non c’è più mercato? No, ovviamente. Il mercato c’è, gli investimenti ci sono, solo che non crescono tanto quanto potrebbero o dovrebbero. Dunque siamo e restiamo in una fase di galleggiamento, nella quale il 2018 potrebbe vedere una crescita degli investimenti compresa tra lo 0,8% e l’1,2%, sempre che le condizioni di riferimento, globali e mondiali e non solo quelle locali e politiche, non cambino. I dati sulla fiducia delle imprese, sugli ordini e sulle aspettative di mercato sono da alcuni mesi in crescita costante e sul consolidamento di questi indicatori peserà certamente in modo determinante l’evoluzione politica post elezioni. In ogni caso il settore delle costruzioni,

OPPORTUNITÀ E OBBLIGHI Il riferimento principale è a quanto abbiamo costruito, è al grande patrimonio edificato, alle opportunità di intervento e a una delle poche opzioni disponibili oggi, in tempi di necessario e obbligatorio contenimento del consumo di suolo, che è quella della demolizione e ricostruzione, del recupero edilizio (non sono energetico) e del «costruire sul costruito». Il patrimonio edilizio italiano è un patrimonio ricco di edifici vecchi. Abbiamo edificato 14,5 milioni di edifici, dei quali 12,2 milioni sono edifici residenziali, i quali contengono 31.1 milioni di abitazioni, delle quali 14,3 milioni sono abitazioni in condomini. Il 58% delle famiglie italiane vive in un condominio. Considerando l’insieme dei condomini italiani, le regioni che presentano la maggior incidenza sono la Lombardia, con il 17,0% di edifici e il 18,3% delle unità immobiliari residenziali, e il Lazio, con il 9,9% e l’11,9% di unità immobiliari residenziali. In sostanza, Lombardia e Lazio rappresentano il 27% dei condomini italiani e oltre il 30% degli alloggi presenti in questa tipologia di edifici. Seguono Emilia Romagna e Campania, entrambe con oltre l’8% di condomini sul totale nazionale, e poi Piemonte (7,7% dei condomini, ma 8,9% delle abitazioni) e Veneto (7,0%). Il 60% circa dei condomini italiani è stato edificato prima del 1976, anno in cui per la prima volta fu introdotta una normativa che prescriveva per legge criteri di efficienza energetica negli edifici, ma l’82% dei condomini in Italia è stato edificato prima dell’avvento della Legge 10/1991, la prima vera legge italiana sull’efficienza energetica. E non è che tutto ciò che è stato costruito dopo il 1991 sia energeticamente e strutturalmente adeguato ai nuovi standard e alle nuove esigenze. AZIONI DI INVESTIMENTO Il punto è proprio individuare aree e ambiti di mercato vecchi dal punto di vista edificatorio ma nuovi dal punto di vista dei segmenti di mercato sui quali agire ed operare azioni di investimento. Se si ragiona in termini di abitazioni e non di edifici, sul totale delle abitazioni presenti in Italia il 53,7% è stato costruito prima del 1970 e dunque presenta caratteristiche di scarsa o nulla rispondenza alle normative antisismiche ed energetiche. Un ulteriore 31,0% è stato costruito


tra il 1971 e il 1991, anno di entrata in vigore della L. 10/1991. Del restante 15,4% circa un quarto è stato edificato in epoca recente. Le statistiche ci aiutano a definire cosa e come abbiamo costruito e dunque possono anche aiutarci a individuare, rispetto alle diverse aree territoriali, quali tipologie di interventi sarebbero adeguate per migliorare il patrimonio sia dal punto di vista dell’efficientamento energetico, dato che abbiamo costruito un patrimonio fortemente energivoro, sia dal punto di vista delle condizioni strutturali, in particolare quelle antisismiche. La sfida che il settore ha di fronte è molto rilevante, anzi si potrebbe definire imponente, una sfida che va giocata sui segmenti fino a oggi poco studiati e scarsamente affrontati dal punto di vista energetico e strutturale. Il tema dei condomini ha rilevanza non solo dal punto di vista delle potenzialità di riqualificazione e dunque di mercato e di investimenti, ma anche sociale, dato che sei famiglie su dieci in Italia vivono in un condominio. PERCENTUALI ESPLICITE Da qualunque punto guardiamo i numeri, emerge questa grande potenzialità di mercato. In Italia ci sono oltre 31 milioni di abitazioni (comprese 7 milioni di abitazioni non occupate). Di queste poco meno di 22,5 milioni (72,2%) sono state costruite prima del 1981 e hanno dunque oltre 40 anni di età. Se consideriamo le abitazioni con più di 30 anni di età il valore sale a 26.4 milioni di abitazioni, pari al 84,6% del totale. Se consideriamo solo le abitazioni costruite tra il 1946 (escludendo dunque quelle in edifici storici e a volte vincolati dalle soprintendenze) e il 1990 si giunge a 19,9 milioni di abitazioni pari al 63,9% del totale. Ovvero, in Italia più di sei alloggi su dieci sono stati edificati dal Dopoguerra fino all’avvio della L. 10/91. Insomma, siamo ricchi di case vecchie e i dati rappresentano la misura evidente del fatto che la maggior parte degli edifici, in particolare quelli condominiali e degli alloggi in essi presenti, risalgono a un’epoca in cui erano assenti norme prescrittive sul rendimento energetico e sull’efficienza nei consumi. Per tale motivo si può affermare che i nostri condomini sono nella maggior parte edifici energeticamente non sostenibili, che consumano e sprecano risorse energetiche. Recenti indagini evidenziano come su circa 400mila condomini in Italia nei quali sono presenti impianti centralizzati di riscaldamento, il 62,5% abbia impianti vecchi di oltre 15 anni e obsoleti, spesso inefficienti secondo i più recenti parametri e standard di consumo e avrebbero bisogno di interventi di riqualificazione al fine di migliorare l’efficienza energetica e il comfort abitativo. Oltre, naturalmente, a promuovere un migliore uso delle fonti energetiche e anche un risparmio in ter-

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COSTRUZIONI

mini di combustibili utilizzati. Secondo i dati Istat, il 17% degli edifici condominiali si trova in mediocre o pessimo stato di conservazione e secondo recenti stime ogni anno questi condomini consumano 4 milioni di Tonnellate Equivalenti di Petrolio (Tep) ed emettono circa 15 milioni di tonnellate di CO2. INCIDENZA MASSIMA Questi dati evidenziano l’importanza quantitativa dell’impatto che una politica attenta di intervento ai fini di riduzione dei consumi e miglioramento dell’efficienza energetica potrebbe comportare per i condomini e, non secondariamente, per le politiche di contenimento delle emissioni di CO2. I dati rappresentano la misura evidente del fatto che la maggior parte degli edifici e degli alloggi in essi presenti risalgono a un’epoca in cui erano assenti norme prescrittive sul rendimento energetico, sulla sicurezza antisismica e sull’efficienza nei consumi. Per tale motivo si può affermare senza ombra di dubbio che le nostre case nella maggior parte dei casi non possono essere riqualificate a caso, ma servono interventi adeguati. Interventi che oggi possono contare su fattori finanziari fortemente positivi. Mai come in questo momento la liquidità disponibile nelle banche, data dall’aumento del risparmio delle famiglie italiane (che di fronte alla crisi hanno preferito mettere i soldi in banca piuttosto che spenderli per interventi sulla propria casa) associata ai forti incentivi fiscali sulle ristrutturazioni e alle detrazioni fiscali relative al risparmio energetico, costituiscono fattori incentivanti ai quali si affianca un costo del denaro ancora molto basso. Sono tutti fattori che devono muovere la filiera delle costruzioni, dai progettisti alle imprese, dai tecnici agli amministratori condominiali, verso una nuova stagione di opportunità. LENTA MA DECISA Perché i numeri ci raccontano di un’Italia che procede lenta, ma che da azioni decise e ben strutturate potrebbe avviarsi verso un nuovo rinascimento edilizio, non basato sulla nuova costruzione ma sul recupero e ammodernamento di quanto costruito. È quella la sfida, per tutti, ed è una sfida che non si gioca in un mercatino, ma in un vero e proprio mercato, potenzialmente enorme. Bisogna saperlo affrontare con strategie adeguate. E la prima strategia è non correre da soli, ma produrre proposte di intervento integrate che contengano anche il supporto finanziario. Perché trovare nuovi mercati oggi significa anche mettere a disposizione non solo soluzioni tecniche ma anche finanziarie. Qualcuno lo sta già facendo ma deve diventare una pratica molto più diffusa e molto più capillare. Le opportunità ci sono, ora è tempo di coglierle.

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AL LAVORO CON YOUBUILD Smartphone, computer e YouBuild. Il magazine edito da Virginia Gambino Editore è diventato in breve uno strumento apprezzato dai professionisti della filiera delle costruzioni: architetti, geometri, ingegneri, periti, imprenditori... YouBuild, infatti, non si propone solo di fare genericamente cultura del costruire e del progettare. La rivista, che ha cadenza trimestrale, pubblica anche informazioni utili, pratiche, aggiornate. Sotto la direzione di Luca Maria Francesco Fabris, docente al Politecnico di Milano, un comitato scientifico internazionale è in grado di selezionare le tecnologie, case history e metodologie migliori. Ecco perché l’abbonamento a YouBuild è uno strumento per migliorare il vostro lavoro.

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ATTUALITÀ

EDILIZIA XXXX & PROGETTAZIONE

Siamo poveri,

MA (TROPPO) RICCHI Perché il comparto delle costruzioni non precipita più, ma neppure ha invertito la marcia? C’è chi punta il dito sul rapporto tra reddito dei cittadini di un Paese e la percentuale di proprietari di immobili. E il risultato sorprende: possedere troppi immobili produce immobilismo

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di Giuseppe Rossi

I

n dieci anni le imprese di costruzione in Italia sono diminuite del 25%: sono sparite, secondo i dati dell’Ance, 120mila aziende su circa mezzo milione. Le sopravvissute sono, tranne eccezioni, dimagrite come gli ospiti del centro benessere di Merano frequentato da Silvio Berlusconi. E per quanto riguarda il settore della progettazione, a partire dall’impiantistica, la flessione del 2016 (ultimi dati disponibili) è stata più contenuta rispetto a quella dell’anno precedente, ma ha toccato -6,1%, quindi 4 punti percentuali e mezzo meno ampia del 2015 quando aveva toccato il 10%. La crisi, certo. Ma se l’edilizia e, di conseguenza, l’indotto sono peggio che in altri Paesi il motivo non è solo da attribuire alla frenata del Pil, che solo negli ultimi mesi si è rimesso in marcia. Un’analisi, infatti, punta il dito su un altro aspetto e offre un punto di vista sorprendente: si costruisce e ristruttura meno che in altri Paesi perché una percentuale troppo alta di italiani possiede un immobile. Ma non è così semplice.

affari sulla quantità di appartamenti che riescono a piazzare, sembra ci sia sia un collegamento tra numero proprietari e staticità del mercato immobiliare e, in seconda battuta, dell’edilizia residenziale. IL PANORAMA DI EUROSTAT Perché? Partiamo dai numeri, quelli di Eurostat, l’istituto di statistica della Unione Europea. Gli analisti di Eurostat hanno analizzato i mercati immobiliari dei diversi Paesi europei in rapporto con la capacità di spesa dei cittadini. Il risultato è che, paradossalmente, dove i redditi sono più alti il numero di case di proprietà è più basso. Insomma, sembra un paradosso, ma chi ha meno soldi compra casa e poi la lascia lentamente degradare.

LUSSO IN AFFITTO Ovviamente si tratta di una linea di tendenza generale, non esattamente uniforme, ma in media il risultato è questo. Quando si incrociano i dati relativi alla proprietà e al potere d’acquisto dei cittadini dei UN MATTONE SUPERFLUO diversi Paesi, il risultato appare sorprendente. Se si Il mitico presidente di Mediobanca, Enrico Cuccia, stabilisce un valore di 100 la percentuale media dei ammoniva: «Essere proprietari di un immobile è una cittadini europei proprietari di immobili, appare faccenda riservata a banche e assicurazioni, non ai chiaro che dove l’economia è stabilmente più avanzasingoli cittadini». Lui, infatti, abitava in un appartata, con crisi più brevi e periodi di crescita più lunghi mento in affitto, per la precisione in via Borgogna, a e sostenuti, il numero di chi possiede una casa è più Milano. Era una eccentrica presa di posizione per un basso. Sempre ponendo come metro di paragone banchiere che, pur non disponendo di un compenso la media europea, si scopre che la quota di case di milionario come quelli elargiti ora agli amministraproprietà nei Paesi Ue più Svizzera è del 69,4%, e su tori degli istituti di credito, non era certo incapiente? questi immobili per il 29,6% grava un mutuo, con Non proprio. A dispetto di quanto affermano (con una percentuale di ipoteche che si riferisce al totale ovvia insistenza) le agenzie Iimmobiliari, SEGRETI che DEL fanno BUILDING delle abitazioni INFORMATION e non solo a MODELING quelle di proprietà. Il Building Information Modeling è il nuovo processo di condivisione delle informazioni riguardanti il progetto attraverso la creazione di un modello multi-dimensionale. Il modello contiene i diversi dati di un edificio relazionati alle diverse discipline che lo definiscono. Il ruolo di Bim è di sostenere la comunicazione, la cooperazione, la simulazione e il miglioramento ottimale di un progetto lungo il ciclo completo di vita dell’opera costruita. Il Bim adotta un processo circolare - e non più sequenziale - che consente di superare i limiti strumentali che le diverse discipline incontrano nel loro continuo dialogo, ottimizzando i flussi di lavoro e di gestione del progetto. Lungo il processo edilizio è possibile raccogliere, contenere e mantenere un prospetto informativo completo, coerente e univoco dell’edificio, sia a livello grafico sia alfanumerico.

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EDILIZIA XXXX & PROGETTAZIONE

Xxx XXX Sopra, la redditività delle locazioni nelle principali città europee. Fonte: Deloitte. In alto, a destra, il rappor to tra reddito medio e proprietà immobiliare. Fonte: Eurostat. Sotto, la percentuale di popolazione che vive in affitto. Fonte: Deloitte

CANTONI E CANTONATE La Svizzera, monitorata anche se non fa parte della Ue, per esempio, ha una capacità media di spesa dei propri cittadini nettamente superiore alla media europea, 161. Ma, allo stesso tempo, solo il 43% degli svizzeri possiede un immobile. Discorso simile per la Germania: nonostante un potere di acquisto superiore a quello degli altri cittadini europei, a quota 120, neppure il 55% dei tedeschi ha acquistato o ereditato un appartamento o villa. Un caso a parte è il piccolo Lussemburgo dove, al contrario, è stato rilevato un potere di acquisto medio altissimo (270),

che corrisponde anche a un altrettanto alto tasso di proprietà immobiliare, circa il 75%. Ma il piccolo ducato è un unicum. Ha un tasso di proprietà simile a quello che si trova in Italia, con la differenza che il nostro potere d’acquisto è di gran lunga inferiore, a quota 96, mentre il tasso di proprietari sfiora il 73%. L’estremo è però rappresentato dalla Romania, dove il prodotto interno espresso in Purchasing power standard, cioè l’indice che misura il potere d’acquisto, è solo a 57, cioè quasi la metà della media europea. Eppure in Romania i proprietari di case sono il 96,4% della popolazione, anche se in questo caso hanno influito i particolari obblighi imposti ai cittadini nel passaggio alla democrazia. In ogni caso, è ovvio che ora nel Paese dell’Est di lingua latina è bassissima la percentuale di chi deve pagare un mutuo: poveri, ma proprietari. Sempre su questa falsariga (scarso reddito, alto tasso di proprietà) anche se con numeri meno eclatanti, risultano Paesi come la Bulgaria, Malta, la Polonia o l’Ungheria. MUTI CON I MUTUI Che cosa si può dedurre da questi numeri e dai grafici pubblicati in queste pagine, in particolare in quello dove la dimensione delle bandiere nei tondi indica la misura dei mutui accesi da chi acquista casa? Innanzitutto, che nei Paesi dove il potere d’acquisto è maggiore e il numero dei proprietari è, al contrario, minore, c’è più fermento sul mercato immobiliare. Alta percentuale di mutui significa che c’è più gente disposta ad acquistare casa. Insomma, c’è maggiore dinamismo dove ci sono più quattrini, e i prezzi delle case sono più alti. Al contrario, molti dei Paesi con una proprietà immobiliare diffusa sono statici, con

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un mercato dei mutui asfittico. Ovvio: se tutti sono proprietari, che bisogno c’è di accendere un prestito? GRU IN GARAGE L’analisi sul rapporto tra proprietari e reddito disponibile ha riflessi immediati anche sul mondo delle costruzioni. Certo, l’edilizia residenziale è influenzata anche da altri aspetti, come la congiuntura economica, i cicli delle costruzioni, l’inflazione e via elencando. Ma sembra esserci una correlazione, prima di tutto logica, tra numero di proprietari e quantità di case in costruzione. La correlazione logica appare subito evidente: chi abita in un appartamento di proprietà ha scarso interesse ad acquistarne un altro o a migliorarne in modo strutturale le caratteristiche. È un comprensibile istinto conservativo. Così non sorprende che, secondo l’ultimo rapporto su immobili e mercato dell’edilizia residenziale il colosso della consulenza Deloitte indichi come nello scorso anno il maggior numero di appartamenti in costruzione per mille abitanti si registri in Austria (7,6 per mille) e Francia (5,7 per mille), mentre al fondo della classifica risultino Paesi dove la proprietà di appartamenti è più diffusa e il potere d’acquisto più basso della media, come Slovenia (1,3 su mille), Spagna (2) e Repubblica Ceca (2,6). Altro aspetto: dove il mercato degli affitti è più vivace, con una redditività maggiore, è più incentivato chi vuole mettere a reddito un immobile e, ovviamente, il canone di locazione è più alto se l’immobile è in buone condizioni. Quindi, il proprietario è spinto a migliorare la qualità dell’immobile che possiede. LA COINCIDENZA DEI PREZZI Anche se non è possibile generalizzare il trend, gli ultimi dati relativi all’Eurozona, cioè quelli del terzo trimestre 2017, sembrano avvalorare l’analisi appena esposta. Nella seconda parte del 2017, infatti, le quotazioni immobiliari nei Paesi della zona euro hanno registrato un aumento del 4,1% su base annua, mentre su base trimestrale la crescita è stata pari all'1,7%. Più in generale, secondo Eurostat nell’Europa dei 28 i prezzi delle case sono aumentati del 4,6% rispetto al terzo trimestre 2016 e dell'1,7% rispetto al secondo trimestre del 2017. Sull'anno, la crescita maggiore si è registrata nella Repubblica Ceca (+12,3%), in Irlanda (+12%) e in Portogallo (+10,4%). In Italia le quotazioni immobiliari sono calate (-0,9%). Sul trimestre, i principali aumenti si registrano in Irlanda (+5,7%), a Malta (+4,3%), e in Olanda (+3,7%), mentre cali si registrano in Romania (-1,6%), in Finlandia e in Italia (-0,5%).

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ATTUALITÀ

EDIFICI RESIDENZIALI A PARIGI

Come smontare (e riassemblare)

UN ISOLATO URBANO Nella periferia di Parigi un pezzo di città obsoleta è stata sostituita da due edifici progettati dallo studio di architettura Ecdm. Il progetto comprende 83 unità in edilizia economica e inoltre include anche il nuovo Bus Center della Ratp

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di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University - Politecnico di Milano

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due nuovi edifici residenziali, che sorgono a Parigi al 71-73 di rue du Père Corentin sono il frutto della collaborazione tra Ratp (Régie Autonome des Transports Parisiens), la società che opera nel settore dei trasporti parigini, e lo studio di architettura parigino Ecdm (Emmanuel Combarel Dominique Marrec). Siamo vicini alla Porte d’Orleans, quasi a ridosso del Boulevard Phériphérique, il sistema di tangenziali che cinge la capitale francese, in un ambito di frangia che vede la compresenza di tessuti eterogenei. L’orditura dello spazio costruito risulta a tratti coincidente con il reticolo geometrico che determina la forma degli isolati, dotando gli stretti tracciati viari delle pareti urbane tipiche della città pre-moderna, a tratti disallineato rispetto al filo delle facciate, come si evince in corrispondenza dell’area di progetto. La disarticolazione del blocco urbano appare, inoltre, accentuata dalla varietà che caratterizza le corti interne, definite da misure e ritmi diversificati, ascrivibili alle diverse funzioni che insistono sul sito. È proprio il tema dell’isolato che, perduto il ruolo di unità di misura della città, diventa nel suo essere smontato e rimontato la chiave di lettura di un progetto chiamato a far convivere pacificamente l’abitare urbano condiviso con il bus center della società di trasporti. Lo studio Ecdm accetta la sfida e propone una soluzione che fonda nei rapporti con il contesto e nell’articolazione del programma le ragioni di un’architettura impegnata a declinare puntualmente la composizione volumetrica con l’espressione figurativa. Saranno gli strumenti canonici degli architetti (la pianta, l’alzato e la sezione) a guidarci nella lettura spaziale dei luoghi del progetto.

LA PIANTA Lineare e puntuale: sono le nozioni a cui allude la sistemazione planimetrica, esito sia dell’osservazione delle normative edilizie, che impongono il rispetto di distanze minime tra fronti edificati, sia della capacità degli architetti di ripensare il suolo, distinguendo fra aree aperte a uso pubblico, dedicate ai residenti, e aree relegate alla movimentazione su gomma. Un suolo inteso sia come superficie artificiale ospitante elementi minerali e vegetali sia in qualità di spessore abitato, capace di assorbire la funzione problematica legata al ricovero degli autobus. Dei due volumi, uno (l’edificio B) si dispone all’interno del lotto, come un oggetto autonomo, l’altro (l’edificio A) nega la giacitura della cortina edilizia esistente per disporsi parallelo al tracciato stradale e confermare così la forma dell’isolato. Grazie a uno scarto del nuovo

Il fronte rastremato su rue du Père Corentin. Foto © Salem Mostefaoui courtesy ECDM Nella pagina a fianco, una vista dell’edificio B, situato all’interno del lotto Foto © Salem Mostefaoui courtesy ECDM

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EDIFICI RESIDENZIALI A PARIGI

Assonometria generale. Sopra, diagrammi di progetto

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Edificio B. Il monolite. Foto: Benoit Fougeirol courtesy ECDM Sotto, l’uscita degli autobus su rue du Père Corentin. Foto: Benoit Fougeirol courtesy ECDM

volume, che diventa occasione per declinare il tema dell’angolo con quello del disegno dei fronti, le facciate tornano a insistere sul perimetro del lotto, ristabilendo il contatto tra la strada e la parete. Il carattere urbano dei volumi viene demandato alla porosità del piano terra, atto a smistare i flussi carrabili-privati e quelli pedonali-pubblici, e al disegno dei fronti mediante una bilanciata composizione ritmica.

L’ALZATO Le due demolizioni che si sono rese necessarie sul fronte stradale accentuano la differenza di altezza tra gli edifici limitrofi che contano due piani mansardati da un lato e 12 dall’altro. Per realizzare un inserimento armonico tra i corpi di fabbrica, atto a contenere il determinarsi di fronti ciechi, e per aprire la stretta rue du Père Corentin all’irraggiamento solare, gli architetti parigini hanno progettato un edificio lineare che arretra man mano che si sviluppa in altezza, definendo un raccordo proporzionato tra le parti che prospettano sulla strada. Sul lato più basso trovano posto le generose terrazze, intese come spazi da abitare privilegiati rispetto alla

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. Edificio B. Gli spazi loggiati. Foto: Benoit Fougeirol courtesy ECDM

LA SCHEDA I NOMI Programma: Abitazioni, Uffici, Scuola Materna e bus center per RATP Committente: RATP (Régie Autonome des Transports Parisiens) Progetto: ECDM architectes – Emmanuel Combarel – Dominique Marrec; Capiprogetto: Kikyun Kim e Benjamin Ferrer Info: ecdm.eu I NUMERI Area: 6.560 mq lordi Costo: 11.000.000 euro

varietà tipologica che contraddistingue i tagli degli appartamenti. L’alzato subisce quindi una prima deformazione volumetrica che risponde ad esigenze funzionali ed estetiche, per diventare, in seconda battuta, il supporto sul quale ordire il disegno del prospetto urbano. Al gioco bidimensionale dato dalla partitura ritmica di elementi verticali/orizzontali, opachi/trasparenti, illuminanti/oscuranti, che assecondano il reticolo strutturale, fa da contrappunto lo sviluppo in profondità, determinato dal sopracitato arretramento, che anziché lasciare spazio a lunghe e strette balconate ospita le fioriere. Il verde in facciata entra a far parte dell’impaginazione del prospetto come elemento orizzontale strutturante, al pari delle vasche delle fioriere e delle vetrature.

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Vista a volo d’uccello sull’edificio B. Foto: Salem Mostefaoui courtesy ECDM. Sezione sugli edifici A e B. Sotto, sezione sull’edificio A e prospetto dell’edificio B

LA SEZIONE L’edificio B, sorto in seguito alla demolizione del capannone preesistente, è un volume compatto, concepito come un oggetto scultoreo appoggiato al suolo. La sottrazione di materia rispetto a un’ipotetica forma originale, è misurabile sia nelle spezzate che definiscono i suoi profili sia attraverso la sezione, che rivela, allo stesso tempo, la sua natura ambigua. Infatti, nonostante lo volontà di apparire come un monolite, la sua essenza è tradita da due fattori. In primo luogo, la forma irregolare genera un senso di non-equilibrio che nega la stabilità propria di una massa stereometrica. Inoltre, il gioco che si crea tra l’involucro in zinco grigio antracite e lo spazio abitato, chiaramente espresso nei disegni in sezione, produce delle sequenze orizzontali di spazi loggiati. Questi, al pari delle terrazze dell’edificio su strada, diventano portatori di quel carattere di indeterminatezza tra interno ed esterno, tra volume e superficie, tra punto e linea, tra continuità e discontinuità, che lasciano all’utente una libera interpretazione degli ambienti e degli usi. Come accade in altre realizzazioni parigine, a fronte di una composizione volumetrica relativamente semplice, nata in entrambi i corpi dalla sottrazione di massa a cui segue il rigoroso lavoro sulla partitura dei fronti, l’architettura di Ecdm esprime le sue migliori qualità nell’articolazione delle sequenze spaziali che connettono gli ambiti pubblici a quelli privati, attraverso la definizione della sezione, dove, come precisa Manuel de Sola Morales in un suo scritto, «la sezione urbana è interessante quando stabilisce relazioni tra ciò che viene progettato e l’esistente, e valorizza così la stratificazione che la nostra proposta aggiunge allo spessore della forma urbana».

Gerardo Semprebon, architetto, è dottorando di ricerca al Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani e alla Shanghai Jiaotong University, Department of Civil Engineering. La sua ricerca si concentra sulla riattivazione di piccoli insediamenti in Cina. Dopo il diploma di maturità scientifica frequenta il Politecnico di Milano e nel 2013 si laurea in Architettura. Da allora svolge attività progettuale a livello concorsuale, professionale e di ricerca.

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ATTUALITÀ

PARIGI XXX

Renzo Piano trova spazio IN TRIBUNALE

Il progetto dell’architetto italiano per il nuovo Palazzo di giustizia nella capitale francese punta su trasparenza, sostenibilità (con 323 alberi) e l’integrazione con la riforma urbanistica haussmaniana. Con tre lame

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di Emilia Corradi, Politecnico di Milano

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l progetto del Palazzo di Giustizia di Parigi a opera di Renzo Piano segna un intervallo preciso dell’esordio dell’architetto sulla scena internazionale con il suo primo edificio realizzato a Parigi, il Centre Georges Pompidou. A quarant’anni esatti da questo suo primo lavoro, il marchio Renzo Piano Building Workshop restituisce un’altra opera che simbolicamente indica un nuovo modo di intendere l’architettura, lo spazio, le sue relazioni e soprattutto le sue prestazioni. La «machine à habiter» di Le Corbusier, legata al mondo dell’abitazione in questo caso si trasforma in «machine écologique», in un edificio che ha tutti i caratteri di macchina complessa, non solo metaforicamente.

Mai come in questo caso, l’alto valore simbolico della funzione che l’architettura ospita ovvero quella di accogliere i vari uffici giudiziari della città di Parigi si coniuga con un messaggio di trasparenza e di fiducia che l’architettura deve contribuire a costruire con i cittadini. L’edificio, oltre a rappresentare un importante polo urbano in una città densa di simboli, esprime il sensibile e incessante lavoro di ricerca contenuto nelle opere di Renzo Piano in cui l’innovazione tecnologica, insieme ai suoi linguaggi, introduce riflessioni necessarie sul ruolo dell’architettura, sul suo compito di esplorare modalità di contribuire eticamente alla salvaguardia delle risorse ambientali e al progresso civile dell’uomo.

La sequenza dei volumi con la «pinna dorsale». A fianco, il prospetto principale con lo spazio esterno. Courtesy © RPBW, foto di Sergio Grazia

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Sezione trasversale Courtesy © RPBW

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SENTENZE IN TANGENZIALE La scelta di localizzare l’intervento in un nodo urbano piuttosto complesso, in prossimità della tangenziale periferica, lo ha reso facilmente raggiungibile e connesso con il sistema urbano parigino contribuendo a definire il rango dell'intervento e a rivedere una serie di programmi di sviluppo urbano in corso nelle aree adiacenti al sito. Questo ha consentito di enfatizzare le strategie progettuali, in cui un sistema di volumi di vetro o lame, simbolicamente si innalzano con dimensioni diverse dalla quota del suolo in una rarefazione spaziale gerarchicamente funzionale al programma d’uso. Un programma d’uso contenuto nella definizione delle tre lame, che costituiscono la torre posta sopra il piedistallo, un grande basamento pubblico. Il sistema delle lame si pone in pianta in posizione eccentrica rispetto al basamento, evidenziando già in questa scelta la strategia di relazioni che questo corpo stabilisce con quelli sovrastanti.

Due tagli lungo le facciate lunghe contengono in strutture metalliche, dette anche pinna dorsale, i corpi ascensori, principale sistema dei collegamenti verticali. Questi, posti sui fianchi, dividono verticalmente sia i volumi che l’accessibilità, divenendo un vero e proprio strumento di selezione dei fruitori. Il grande basamento si pone in continuità ideale con l’isolato haussmaniano per misure, allineamenti, relazioni urbane accogliendo l’utente, portandolo alla sua dimensione domestica della città quotidiana direttamente dall’Avenue de la Porte-de-Clichy. L’atrio urbano, oltre a smistare gli utenti, distribuisce il pubblico ai piani superiori del piedistallo dove sono collocate le aule per le udienze pubbliche e i servizi ai cittadini.

Il sistema di facciata con i pannelli fotovoltaici Courtesy © RPBW, foto di Maxime Laurent. Sotto, pianta al livello del grande atrio urbano Courtesy © RPBW

TOGHE E ALBERI Sopra il basamento si fonda un nuovo suolo o terrazzo che diventa il piano zero per le funzioni specialistiche previste nelle lame: spazi per i magistrati, uffici della

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Emilia Corradi, Architetto PhD e ricercatore in Composizione Architettonica e Urbana presso il Dipar timento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano. Si occupa di progettazione architettonica in par ticolare sui temi del riciclo dei manufatti infrastrutturali alle diverse scale soprattutto nei territori minori. Ha partecipato a numerosi concorsi e bandi nazionali e internazionali ottenendo diversi riconoscimenti. I suoi progetti e i suoi scritti sono pubblicati su cataloghi e riviste nazionali ed internazionali. Vista interna del sistema di ventilazione e illuminazione naturale. Sotto, lo spazio centrale del grande atrio Foto di © Michel Denancé, courtesy RPBW

Procura e, nell’ultima, di giudici e presidenti di corte. Un vero e proprio parco si colloca sulla copertura del piedistallo su cui sono stati collocati 323 alberi di diversa grandezza, spazi verdi attrezzati e giardini d’inverno, tutti governati da un sistema di recupero delle acque piovane. Tra questi si confondono e si innestano un sistema di canon à lumière che illuminano il grande atrio, ma soprattutto consentono la ventilazione naturale per effetto camino del grande spazio pubblico, grazie anche a un sistema di bocchette di areazione poste al piano terra che contribuiscono alla creazione del moto convettivo per il ricambio dell’aria. Il sistema dei piani-giardino di fatto segna e ritma la scansione verticale dei volumi e ne identifica la progressiva smaterializzazione verso il cielo garantendo un nuovo livello zero per ogni grado di giustizia e

LA SCHEDA I NOMI Committente: Établissement Public du Palais de Justice de Paris + Bouygues Bâtiment Progetto: Renzo Piano Building Workshop Collaboratori: SETEC Bâtiment, Berim (impianti); SETEC TPI (strutture); Eléments Ingénieries (sostenibilità); RFR (facciate continue); Movveo (trasporti verticali); Majorelle (interni) Info: www.rpbw.com I NUMERI Area totale: 17.500 mq Superficie totale: 142.000 mq

nello stesso tempo diventano luoghi di riflessione e di condivisione degli addetti. La strategia del contenimento energetico parte innanzitutto dalla scelta tipologica della torre a lama, che aumenta notevolmente la superficie delle facciate (50mila metri quadri), garantendo una esposizione alla luce naturale molto ampia e quindi una riduzione dell’uso di luce artificiale. Assieme al raddoppio dell’involucro queste consentono un controllo sull’irraggiamento solare complessivo. PELLE ELETTRICA Al doppio sistema di pelle è coniugato l’apparato dei pannelli fotovoltaici che, oltre ad aver il compito di integrare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha anche quello di caratterizzare architettonicamente le superfici delle lame e di esercitare un effetto di schermatura di alcune porzioni di facciata. La stessa trasparenza è trasposta all’interno con un sistema di partizioni e finiture che rendono fluido lo spazio e l’orientamento, sia orizzontale che verticale. La scelta di finiture in legno naturale per un confort abitativo elevato rende domesticità a uno spazio istituzionale convenzionalmente ostile. Un edificio trasparente, come simbolicamente trasparente deve essere la Giustizia, che rende permeabile lo sguardo sia dall’esterno verso l’interno che viceversa, ponendo grande fiducia nel compito al quale deve assolvere sia concretamente che metaforicamente, per il ruolo civile che ospita e che rappresenta all’interno della Società contemporanea e che postula senza dubbio cento anni dopo il disegno premonitore della Ville Radieuse.

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STORIA DI COPERTINA

ZEHNDER XXXX XXX

di Giuseppe di Rossi xxxx

Il bello DEL CALDO

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n ambiente sano, confortevole ed efficiente dal punto di vista energetico. L’obiettivo principale di qualsiasi progettazione non può prescindere da una meticolosa attenzione ai temi del riscaldamento, climatizzazione e qualità dell’aria. Zehnder, multinazionale svizzera specializzata in radiatori e componenti per la ventilazione meccanica controllata, propone soluzioni per qualsiasi edificio, dai corpi scaldanti per spazi abitativi e bagni, alla ventilazione, il riscaldamento combinato, il raffrescamento e la produzione di acqua calda. E, visto che anche l’occhio vuole la sua parte, l’azienda propone un'ampia gamma di soluzioni termiche, che si differenziano per forme, dimensioni e colori in modo da adattarsi a qualsiasi esigenza di architetti e committenti. In base a disegni quotati, i modelli standard possono essere realizzati anche in forme personalizzate, diventando oggetti di design su cui imperniare l’architettura d’interni. YouBuild ha incontrato Paolo Masetti, country manager di Zehnder Group Italia, per conoscere da vicino la visione dell’azienda e le sue soluzioni per il clima abitativo. Domanda. Affermate che negli edifici residenziali il riscaldamento non è più sufficiente. In che senso? Risposta. Gli edifici residenziali stanno cambiando, subendo un’evoluzione estremamente importante. La ricerca del comfort ambientale è molto più complessa

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La svizzera Zehnder punta tutto sull’efficienza e sull’acciaio al posto dell’alluminio, ma senza dimenticare il lato estetico di riscaldamento e ventilazione. E con la possibilità di optare per radiatori elettrici

e supera il semplice riscaldamento e condizionamento. Oggi si presta maggiore attenzione a parametri quali livello di temperatura, grado di umidità, non solo durante la stagione invernale ma anche d’estate. Anche la qualità dell’aria indoor e il controllo del ricambio dell’aria sono estremamente importanti. D. Quindi, come è possibile offrire una soluzione di clima ambientale a 360 gradi? R. È necessario mettersi nei panni di chi vive in questi ambienti, cercando di capire le sue esigenze di comfort, anche quando la casa è vuota. La casa è infatti un organismo che bisogna saper gestire, guidare e controllare 365 giorni all’anno. D. Il riscaldamento è spesso associato a uno spreco di risorse. Ma è proprio così? R. Qualunque attività umana richiede l’utilizzo di risorse, l’importante è usarle nella maniera corretta, sfruttando al meglio le tecnologie a nostra disposizione. Parlare di spreco di energia è assolutamente fuori luogo, in quanto esistono sistemi che consentono di vivere in ambienti estremamente confortevoli con un utilizzo di energia pari a zero, o addirittura sistemi che producono più energia di quanta ne consumano. D. Tra gli aspetti utili per una maggiore efficienza c’è il tempo di reazione. Più è breve, più consente di garantire ambienti caldi in modo rapido. Che cosa proponete da questo punto di vista?

R. Proponiamo soluzioni con tempi di reazione estremamente contenuti, dai pannelli radianti a soffitto alle soluzioni tradizionali con corpi scaldanti in grado di garantire comfort e calore in tempi rapidi e in modo uniforme. D. Quali sono le caratteristiche di un radiatore studiato per pompe di calore? R. I radiatori soffrono di un pregiudizio: quello che li descrive come oggetti funzionanti a temperature elevatissime, quasi laviche. Al contrario i nostri radiatori sono progettati per funzionare a temperature contenute in maniera continua, e non sfruttando picchi di breve durata nell’arco della giornata. D. Per l’architetto, ma soprattutto per l’utente finale, due elementi imprescindibili sono il colore e la forma dei radiatori. Come risponde Zehnder a questa esigenza? R. Così come non c’è una persona uguale all’altra, non c’è un radiatore uguale all’altro. Offriamo un’incredibile varietà dimensionale e cromatica, solo per il bianco la gamma Zehnder si articola su circa 4,5 milioni di codici. In Italia siamo abituati a pensare al radiatore come un prodotto eterno, invece può rappresentare un vero e proprio elemento d’arredo. Ognuno può scegliere quello più adatto a un particolare stile, al contesto abitativo, ai gusti personali. D. Uno dei punti di forza di Zehnder è l’utilizzo

Nella pagina a fianco, Paolo Masetti, country manager di Zehnder Group Italia

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STORIA DI COPERTINA «Zehnder è l’inventore del radiatore scaldasalviette. Per noi è normale pensare che in un bagno un radiatore debba essere contemporaneamente uno strumento di riscaldamento e un elemento in grado di ospitare salviette, accappatoi e abiti asciutti e tiepidi»

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dell’acciaio al posto del tradizionale alluminio. Perché? R. L’acciaio offre delle opportunità dimensionali ed estetiche che purtroppo sono precluse all’alluminio. In più, il radiatore in acciaio lavora, oltre che per convezione, anche per irraggiamento, quindi la resa termica, al diminuire della temperatura, non crolla ma diminuisce in maniera meno repentina. D. Un radiatore può avere anche altre funzioni, specialmente in bagno. Quali? R. Zehnder è l’inventore del radiatore scaldasalviette. Per noi è normale pensare che in un bagno un radiatore debba essere contemporaneamente uno strumento di riscaldamento e un elemento in grado di ospitare salviette, accappatoi e abiti asciutti e tiepidi. Infine, i nostri scaldasalviette completano l’arredamento del bagno con prodotti di design, prestigiosi ed evoluti. D. Oltre a proporre impianti radianti, Zehnder ha anche soluzioni per il raffrescamento e la ventilazione. Sono integrabili? R. I nostri impianti radianti sono totalmente integrabili. Studiamo e progettiamo sistemi in una logica di comfort globale. Vogliamo occuparci della casa a 360 gradi, oltre che di ambienti commerciali e industriali. D. Un’altra soluzione interessante è il riscaldamento radiante inserito nel controsoffitto. Di che cosa si tratta?

R. È una soluzione veramente utile, soprattutto quando è necessario creare spazi tecnici e abbassamenti di soffitto. In questi casi si può concepire il controsoffitto come unità terminale dell’impianto di riscaldamento e condizionamento, inserendo microtubazioni all’interno dello spessore del cartongesso, quindi in maniera del tutto invisibile. Si tratta di un sistema radiante a bassissima inerzia, zero rumorosità, in grado di offrire comfort tutto l’anno, sia d’inverno che d’estate. D. Uno degli ostacoli per rinnovare il sistema di riscaldamento riguarda gli edifici storici. Come si può risolvere questo problema? R. Ormai sono disponibili numerose soluzioni tecniche e protocolli consolidati nel campo della ristrutturazione, che permettono di raggiungere risultati prima impensabili, come ad esempio il protocollo CasaClimaR, studiato appositamente per il recupero degli edifici storici. In più, grazie all’ampia gamma di radiatori disponibili, è possibile sostituire gli elementi riscaldanti preesistenti in maniera moderna e funzionale, con una ristrutturazione non troppo impattante o onerosa dal punto di vista economico. D. Dove non è possibile installare un impianto di riscaldamento idraulico è possibile e sostenibile optare per un sistema elettrico. Giusto? R. Sì, è corretto. Storicamente in Italia le abitazioni


soffrono di impianti elettrici con potenze limitate. In realtà, soprattutto nelle abitazioni ristrutturate in maniera efficiente, la quantità di energia richiesta è talmente limitata che è possibile installare unità terminali elettriche in maniera economica. Anche qui Zehnder si caratterizza per un’ampia gamma di radiatori e scaldasalviette elettriche, evolute sul fronte dell’efficienza e dell’ecodesign. D. Quale novità esporrete alla prossima Mce? R. Ne presentiamo tante, a partire dai corpi scaldanti di design studiati per la sostituzione dei radiatori esistenti e alcune evoluzioni dei nostri sistemi di ventilazione. Particolare attenzione dedichiamo allo scaldasalviette Zehnder Ribbon, nuovo prodotto formato da tubi piatti diagonali che avvolgono il corpo riscaldante come un nastro. Questo modello sfrutta forme e componenti tecnologici innovativi per un impatto estetico originale, lasciando spazio a giochi di profondità mai visti finora. Zender Ribbon diventerà in futuro il nostro prodotto più copiato. D. Dietro tutte le vostre soluzioni c’è un’intensa attività di ricerca e sviluppo. Come siete organizzati? R. Il gruppo Zehnder occupa centinaia di persone nel campo della ricerca e sviluppo. Ogni filiale dà il proprio contribuito agli stabilimenti produttivi della sede

centrale in Svizzera, dove si concentrano le attività di ricerca con laboratori riconosciuti a livello internazionale. La filiale italiana partecipa attivamente a queste attività, anche perché il nostro mercato è in grado di offrire input molto interessanti. Dietro ogni singolo articolo c’è un enorme lavoro di ricerca e sviluppo, che è difficile trasmettere fino in fondo al consumatore del prodotto finito. Non mi stancherò mai di dire che molti sono in grado di realizzare prodotti di design, ma quanti possono vantare la qualità e le prestazioni Zehnder? D. Che tipo di servizio offrite agli studi di progettazione? R. Il supporto tecnico agli studi di progettazione è una cosa in cui crediamo moltissimo. Chi ci conosce sa che abbiamo a disposizione tecnici che lavorano a stretto contatto con i progettisti per offrire il massimo supporto prima, durante e dopo la vendita. Non farlo significherebbe vanificare tutto il nostro percorso verso l’innovazione e la qualità. Prodotti innovativi come i nostri hanno bisogno di un accompagnamento continuo, quasi come scelta obbligata: oltre alla tecnologia dobbiamo infatti offrire gli strumenti per sfruttarla al meglio. In questo modo possiamo centrare il nostro obiettivo: avere il 100% dei clienti soddisfatti e contenti.

«Il suppor to tecnico agli studi di progettazione è una cosa in cui crediamo moltissimo. Chi ci conosce sa che abbiamo a disposizione tecnici che lavorano a stretto contatto con i progettisti per offrire il massimo suppor to prima, durante e dopo la vendita»

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INTERMEZZO

COESISTERE NEL TEMPO

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elle pagine seguenti alcune immagini tratte dal volume Coesistenze, in cui il fotografo altoatesino Walter Niedermayr, dopo un lavoro di ricerca durato sette anni, riporta una raccolta di 180 immagini che narrano l’evoluzione dell’architettura tipica della Val di Fiemme, in Trentino. Una comunità intera ripresa dall’obiettivo di uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea. Undici paesi legati fieramente dalla storia e dall’essere parte di un territorio montano unico. Con i suoi scatti, Niedermayr racconta il passato, il presente e il futuro di questi luoghi attraverso l’opera costruita, le sue variazioni e le sue giustapposizioni. Il suo diventare moderna nel rispetto dell’antico, in una tavola di colori che definiscono un contesto irripetibile. Quello che propone Niedermayr è un vero e proprio rapporto testuale che ci insegna a leggere la realtà attraverso le forme del costruito e le sue relazioni iconiche, i suoi pieni e i suoi vuoti, i suoi accordi e le sue dissonanze. Il fotografo ci guida lungo un percorso che schiettamente definisce la bellezza della Val di Fiemme senza per questo ignorarne anche l’ordinaria banalità. In tutte le immagini la presenza umana è assente. Sono le architetture, i manufatti, le scelte operate dai valligiani a parlare. Come dice Arno Ritter nel saggio introduttivo «viene illustrata una grammatica spaziale». E quando un’architettura diventa lingua, il suo discorso diventa universale. E tutti possiamo rispecchiarvici. (lmff)

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Walter Niedermayr, Coesistenze, con testi di Giorgio Falco, Florentina Hausknotz, Walter Niedermayr, Arno Ritter, Grafica di Mevis & Van Deursen, Daria Kiseleva, Hatje Cantz Publishers. Edizione in italiano e tedesco, 248 pagine, 185 illustrazioni. Euro 45,00. Info: www.hatjecantz.de


Walter Niedermayr, Varena 2016, Š Walter Niedermayr, Galerie Nordenhake, Berlin/Stockholm und Galerie Johann Widauer, Innsbruck, courtesy Hatje Cantz Publishers

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Walter Niedermayr, Predazzo 2015, Š Walter Niedermayr, Galerie Nordenhake, Berlin/Stockholm und Galerie Johann Widauer, Innsbruck, courtesy Hatje Cantz Publishers

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Walter Niedermayr, Ziano 2016, © Walter Niedermayr, Galerie Nordenhake, Berlin/Stockholm und Galerie Johann Widauer, Innsbruck, courtesy Hatje Cantz Publishers

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SPECIALE ANTINCENDIO

COSTRUIRE

di Paolo Setti, Politecnico di Milano

Il fuoco si spegne PRIMA DELL’INCENDIO Le strategie e le regole per evitare o gestire al meglio le emergenze nella progettazione di edifici complessi. Con due esempi virtuosi, quelli di Intesa SanPaolo e della sede della Regione Piemonte, a Torino. E due disastrosi, a Londra e Dubai

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in dai primi insediamenti urbanizzati si è posta attenzione al rischio fuoco, prima con regole non codificate, poi con l’emanazione di specifiche leggi e l’organizzazione, già in epoca romana, di un vero e proprio servizio antincendi. Ogni Paese ha sviluppato regole proprie a misura delle tradizioni e degli usi e dei sistemi edilizi locali. Nelle città medioevali e nei Paesi a prevalente costruzione in legno si è posta attenzione ai tetti e al rischio di propagazione da un edificio all’altro. Nei centri a prevalente costruzione in pietra e laterizio ci si è preoccupati maggiormente della sicurezza delle persone presenti all’interno degli edifici.

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LE REGOLE DA SEGUIRE Le regole tecniche di prevenzione incendi vigenti in Italia seguono per lo più un’impostazione di tipo prescrittivo. Solamente da pochi anni per superare le limitazioni intrinseche dei regolamenti è disponibile per i progettisti un nuovo strumento normativo, basato su un approccio prestazionale, che si affianca alle norme prescrittive vigenti (D.M. 3 agosto 2015 – Norme tecniche di prevenzione incendi), comunemente noto come Nuovo Codice di Prevenzione Incendi. La struttura ed i contenuti del documento sono uno strumento utile per impostare una strategia antincendio idonea a garantire la sicurezza in edifici


La torre di 63 piani a Dubai andata a fuoco. Si trova proprio in fondo alla strada rispetto al Burj Khalifa, l’edificio piÚ alto del mondo.


COSTRUIRE

La Grenfell Tower, 24 piani, bruciata a Nor th Kensington, zona ovest di Londra. L’incendio ha causato 72 mor ti

complessi e ogni volta sia necessario operare con vincoli funzionali o conservativi. COME SI PROCEDE Si definiscono prima gli obiettivi di sicurezza e si effettua un’analisi del rischio. Si imposta una strategia e si scelgono le misure antincendio idonee a garantire

i livelli di prestazione voluti. Se non si riesce ad adottare una soluzione conforme sono ammesse soluzioni alternative basate sulla Fire safety engineering, che richiede un’analisi preliminare (obiettivi, analisi del rischio, strategie) e verifiche quantitative attraverso modelli fluidodinamici e strutturali. Per quanto riguarda la propagazione del fuoco all’esterno degli edifici, altro documento significativo è la Guida tecnica sui requisiti di sicurezza antincendio delle facciate degli edifici civili, emanata dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per dare indicazioni progettuali nella realizzazione di edifici alti. Intendimento della guida è dare regole che riducano il rischio di propagazione del fuoco in facciata e che evitino il passaggio dell’incendio da un piano all’altro. Se si adottano idonee misure antincendio, si riduce il rischio di propagazione del fuoco e si evita che l’incendio si estenda a tutto l’edificio. L’incendio della Grenfell Tower di Londra (giugno 2017) e della Torch Tower di Dubai (agosto 2017) sono la dimostrazione di come tali eventi possano avere conseguenze disastrose se non considerati in fase di progettazione. Gli edifici complessi e quelli soggetti a vincoli storici e monumentali sono tra quelli che più possono trarre vantaggio da una progettazione antincendio prestazionale. Centri commerciali ed edifici alti sono due tipologie in cui l’approccio prestazionale porta sensibili vantaggi. CENTRI COMMERCIALI Gli edifici a uso commerciale, caratterizzati da un grande atrio centrale (mall), su cui si affacciano diversi ambienti distribuiti su più livelli, sono un esempio di come sia difficile ottenere soluzioni sicure con l’applicazione delle regole prescrittive. I prodotti della combustione di un incendio che si sviluppa in un ambiente possono propagarsi ai livelli superiori e rendere difficoltoso l’esodo degli occupanti. È difficile la compartimentazione di piano e le richieste prestazionali di resistenza al fuoco possono risultare inefficaci. Meglio intervenire con soluzioni mirate, che ottimizzino lo smaltimento dei fumi e garantiscano l’esodo. La Fire safety engineering (Fse) consente analisi mirate: si prendono in considerazione più modalità di sviluppo del fuoco (scenari) e per ognuno si simula con modelli fluidodinamici quale potrebbe essere

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Ăˆ alto 166,26 metri (74 centimetri in meno della Mole Antonelliana), il centro direzionale di Intesa Sanpaolo a Torino, progettato da Renzo Piano.


COSTRUIRE

per garantire le condizioni di sopravvivenza, Aset (Available Safety Egress Time), nel rispetto della disuguaglianza RSET< ASET

Sopra, la propagazione dei fumi in edificio con atrio centrale (da «Design methodologies for smokeand heat exaust ventilation», Bre Repor t 368 – 1999). Sotto, l’incendio della Grenfell Tower

il movimento dei fumi e la temperatura raggiunta negli ambienti. I risultati delle analisi permettono di valutare se l’esodo degli occupanti può avvenire in sicurezza. In funzione del numero e della tipologia di occupanti, della geometria dei locali e della lunghezza dei percorsi d’esodo si determina il tempo necessario per consentire alle persone di portarsi in un luogo al riparo da qualunque effetto dell’incendio, Rset (Required Safety Egress Time). Tale tempo è poi confrontato con il tempo consentito dall'incendio

EDIFICI ALTI L’incremento dell’altezza degli edifici ha introdotto rischi specifici sull’esodo degli occupanti e l’intervento delle squadre di soccorso, la vulnerabilità degli impianti, le problematiche legate alla propagazione del fuoco in facciata e al rischio di caduta di vetri o altre componenti della facciata. Con una progettazione mirata, basata su un approccio prestazionale, si riesce a limitare i costi e garantire un adeguato livello di sicurezza. Gli edifici Torre Regione Piemonte e Torre Intesa San Paolo di Torino sono due casi in cui lo studio accurato degli scenari di incendio e dei relativi modelli ha guidato la progettazione e ha permesso l’adozione di misure tecnologiche mirate. Nel caso della Torre Regione Piemonte (progetto di M. Fuksas), la presenza di un grande atrio a tutta altezza, adiacente al corpo uffici e con presenza all’interno del volume di corpi aggiunti (satelliti), richiede misure specifiche per evitare la propaga-


zione del fuoco nella facciata interna e garantire la percorribilità dell’atrio. L’approccio prestazionale e le verifiche condotte con la Fire Safety Engineering hanno portato a una sensibile riduzione dei pesi strutturali e dei costi legati all’antincendio attraverso le seguenti soluzioni tecniche: • Il rivestimento protettivo è stato applicato solo sulle porzioni accessibili della struttura in carpenteria metallica del Grande Vuoto, mentre la verifica delle resistenza al fuoco dell’intera struttura è stata eseguita sulla base dei risultati delle modellazioni Fse eseguite. • La classe di resistenza al fuoco delle facciate (tra uffici-satelliti e tra uffici-grande vuoto) è mantenuta EI 60 solo per le aree dove è possibile che si verifichi un’esposizione al fuoco su due lati e dove non ci sono eccessivi innalzamenti di temperatura durante la stagione estiva. • Per eliminare gli eccessivi carichi addizionali dovuti al peso proprio delle lame d’acqua dei Satelliti, al loro posto è stato adottato un sistema di soppressione dell’incendio di tipo water mist. • La classe di resistenza al fuoco delle facciate (tra uffici-grande vuoto) è ridotta da EI 60 a EW 60. • Le condizioni di sicurezza sono verificate mediante la Fse tenendo conto della presenza del sistema di evacuazione naturale di fumo e calore. L’adozione di soluzioni tecnologiche mirate ha consentito di ottimizzare i costi delle protezioni passive e di risolvere i problemi di manutenzione e degrado della facciata. Nel caso della Torre Intesa San Paolo (Progetto RPBW) l’approccio prestazionale della Fire Safety Engineering non è stato limitato alla sola modellazione degli scenari di incendio, ma ha influito anche sulla progettazione strutturale, al fine di garantire la sopravvivenza e il ripristino delle strutture che fossero coinvolte in un incendio. La struttura in elevazione è sostenuta da megacolonne esterne in acciaio rivestite di calcestruzzo e poggia su un corpo trasversale in carpenteria metallica. È necessario garantire che in caso di incendio non si abbiano deformazioni nella struttura metallica di sostegno, al fine di evitare cedimenti impressi alla torre. Il requisito prestazionale da richiedere non potrà limitarsi al mantenimento della capacità portante della struttura, ma dovrà estendersi anche al ridotto danneggiamento (livello 4). Nelle scelte progettuali inoltre si dovrà tener conto dell’impossibilità di effettuare una periodica manutenzione dei rivestimenti protettivi applicati sulle colonne esterne, all’esterno dell’edificio.

Il grattacielo della Regione Piemonte, progettato da Massimiliano Fuksas


RIQUALIFICAZIONE SPECIALE

RECUPERO

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Qualcuno volò DAL SITO DI GUCCI di Giacomo Casarin

A Milano nella ex fabbrica aeronautica Caproni il marchio della Moda ha affidato allo studio Piuarch il progetto di riqualificazione. Che ha mantenuto il carattere originale di fabbricato produttivo, ma con una efficienza energetica che permette un risparmio medio sui costi del 25% 46

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I SEGRETI DEL BUILDING INFORMATION rchitettura come marchio MODELING di fabbrica. Nel

vero senso della parola. Il Gucci Hub è un Il Building Information Modeling è il nuovo esempio processo di di riqualificazione condivisione delle urbana della informazioni riguardanti il progetto attraverso periferia la creazione milanese. di Il marchio un modello di moda ha multi-dimensionale. Il modelloscelto contiene il sitoi diversi dell’ex dati fabbrica di unaeronautica edificio relazionati Caproni per alle diverse discipline che lo definiscono. farne la sedeIldei ruolo propri di Bim uffici, è die ha sostenere affidato laallo studio comunicazione, la cooperazione, italiano la simulazione Piuarch l’incarico e il miglioramento di recuperare ottimale il patrimonio di un progetto lungo il ciclo completo architettonico di vita preesistente. dell’opera In costruita. quest’ottica, Il Bim sull’asse che connette la-stazione di Rogoredo a quella adotta un processo circolare virtualmente - e non più sequenziale che consente di di Lambrate, nuovo headquarters è unloro complesso di superare i limiti strumentali che le diverse ildiscipline incontrano nel 35.000 metri quadri che ospita 250 persone, raggrupcontinuo dialogo, ottimizzando i flussi di lavoro e di gestione del progetto. In una foto storica, un aereo sor vola pando insieme tutticontenere gli uffici milanesi del marchio, Lungo il processo edilizio è possibile raccogliere, e mantenere un la Fabbrica Caproni. gli showroom, lo spazio per le sfilate, per le attività prospetto informativo completo, coerente e univoco dell’edificio, sia a livello A sinistra, l'interno grafiche, gli studi fotografici, una mensa e un ristorante. grafico dell'Hangar sia alfanumerico. completato

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Schema delle demolizioni e delle nuove costruzioni. Sopra, la cor tina in metallo forato nero di via Mecenate attrae l'osser vatore svelando allo sguardo solo le coper ture in tegole delle vecchie campate. A destra, le campate restaurate presentano un profilo in metallo nero che dĂ unitĂ a tutto il progetto

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IL NUOVO CENTRO È IL CONTORNO Sono le periferie, oggi, il terreno più fertile per la costruzione e il recupero, soprattutto perché molti edifici industriali che sono nati nei decenni passati al di fuori delle mura cittadine hanno, come si dice, fatto il loro tempo e hanno perduto la funzione per cui erano stati creati. Queste ex fabbriche di solito sono costruzioni di ampia superficie, che seguono dei caratteri formali ben precisi. Sebbene abbiano perso la loro funzione, portano con sé uno stile riconoscibile. Per questo l’occhio dell’architetto deve saper riconoscere l’identità da salvaguardare, il valore da riqualificare. Milano oggi si trova sotto i riflettori, nel grande dibattito sulle periferie e sulla riqualificazione di aree dismesse. In questi anni è stato fatto tanto, e ora una grande attenzione mediatica si sta focalizzando sugli scali ferroviari che circondano la città, i quali possono essere percepiti come ingressi verso la periferia, considerando che il concetto di periferia è assimilabile più all’idea di frontiera, quindi di grande spazio, piuttosto che di confine. A Milano, per esempio, in uno di questi scali ferroviari, quello di Porta Romana, l’impulso dato dal progetto della Fondazione Prada, da poco completata in ogni suo spazio, ha stimolato altri investimenti che piano piano hanno innescato un progetto di trasformazione della zona.

RICORDARE LA STORIA PER RIQUALIFICARE LO SPAZIO L’area dell’ex fabbrica Caproni si affaccia a sud-ovest su via Mecenate e a nord-ovest verso il quartiere residenziale Forlanini, dove si fermerà la nuova linea 4 della metropolitana, forse la vera spinta ideale per la riqualificazione dell’intera zona che gravita intorno al nuovo Gucci Hub. Il progetto di restauro firmato Piuarch è minuzioso e deriva da un intenso studio della storia dell’area: i primi edifici della fabbrica Caproni sono sorti nel 1915 in quella periferia a est di Milano che all’epoca non era altro che una grande distesa verde di campi coltivati. Sotto la guida di Gianni Caproni, uno dei più grandi pionieri dell’aviazione mondiale, negli stabilimenti di via Mecenate si sono costruiti biplani e triplani, collaudati nel vicino aerodromo di Taliedo. La Caproni, dopo aver visto moltiplicare quasi per 20 il numero dei propri operai dal 1915 al 1918, costruiva i più famosi aerei dell’epoca, fino al periodo di profonda crisi segnato dalla fine della Seconda guerra mondiale, che culmina con la chiusura degli impianti nel 1950. LA TRASFORMAZIONE Oggi da via Mecenate il nuovo headquarters Gucci si nasconde dietro pannelli forati di metallo nero, tenendo segreto agli occhi del visitatore un fronte che avrebbe svelato troppo e avrebbe interessato meno. Il prospetto su via Mecenate consisteva in edifici di rappresentanza degli anni Sessanta e Settanta, dunque non appartenenti al progetto originale, la cui importanza storica era irrilevante rispetto al resto e la cui altezza copriva

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la forma degli shed degli spazi retrostanti. La scelta di demolirli per formare una più bassa e ritmata cortina di nero non solo attrae l’occhio dell’osservatore, ma soprattutto gli permette di percepire le tegole originali della copertura retrostante. Il mascheramento sul fronte principale obbliga a cambiare prospettiva per svelare l’identità del progetto: basta infatti entrare in una delle due strade perpendicolari a via Mecenate che circondano il Gucci Hub, per scoprire le campate strutturali regolari, gli shed che portano la luce all'interno e le facciate in mattoni rossi faccia a vista. Tutti componenti che restituiscono il carattere architettonico degli anni Venti. RESTAURO NON È SOLO RECUPERO L’elemento più caratteristico dell’ex fabbrica è la ripetizione modulare degli shed, i grandi lucernari con profilo a sega tipici delle fabbriche. Il primo obiettivo del progetto di riqualificazione consiste nel loro recupero e nella loro valorizzazione. Lo studio Piuarch ha deciso di attualizzarli rivestendoli in metallo nero, materiale che dà unità al progetto, utilizzato anche per segnare il profilo originale in legno di tutte le campate e per vestire la nuova torre di sei piani al centro del complesso. Punto più cruciale della torre è però l’angolo a nord-est del progetto, ovvero il grande Hangar, che è stato minuziosamente recuperato per una superficie totale di 3.850 metri quadri, dei quali 2mila sono ora destinati a ospitare le sfilate. La copertura a shed è stata completamente ricostruita, su esatto modello dell’originale, mentre il lavoro per conservare le pareti perimetrali è stato più complesso. Gli archi delle finestre sono stati ricostruiti, i mattoni sono stati liberati dall’intonaco superficiale e restaurati, infine tutta la parete è stata consolidata con sottomurazione in cls e separata dalla struttura interna in acciaio che ha la funzione di sorreggere la copertura.

LA SCHEDA I NOMI Committente: Kering Spa Progetto: Piuarch Strutture: FV Progetti Impianti e consulenza energetica: Studio Tecnoprogetti Info: www.piuarch.it I NUMERI Area totale: 35.000 mq Costo totale: 95.000.000 euro Fine lavori: fine 2016 Foto: gentile concessione Piuarch

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STRADE, PIAZZE, TORRE La strada che percorre il complesso, prima carrabile e ora pedonale, è il primo elemento vuoto percepibile del progetto e taglia l’area per tutta la sua lunghezza, incrociando a metà una piazza coperta, secondo vuoto di progetto. La piazza è un lungo spazio coperto da tre imponenti campate, che sembrano sospese nel vuoto e conducono a destra verso la torre e a sinistra verso una grande facciata vetrata su cui sembrano appoggiarsi. La struttura metallica di copertura è caratterizzata da geometrie articolate e profili minimi, esempio dell’ingegneria costruttiva dell’epoca. Un terzo vuoto è rappresentato dallo spazio aperto della corte centrale, circondata su tre lati dagli edifici storici in mattoni e sul quarto lato dal basamento della torre. La piazza urbana dialoga proprio con quest’ultima, facendo percepire il suo vuoto in contrapposizione diretta al pieno del volume nero vicino. Se non si considera la piccola portineria all’ingresso di via Mecenate, la torre risulta essere l’unico volume di progetto costruito ex novo. Il materiale utilizzato per il rivestimento e per i brise soleil è lo stesso metallo nero che dà unitarietà al fronte su via Mecenate, agli shed e ai profili delle campate. Il linguaggio estetico e materico del nuovo materiale dialoga quindi con le costruzioni originali, ma nel caso della torre si stacca e si contrappone volontariamente al rosso dei mattoni faccia a vista e al vuoto della corte che ha davanti. Il parallelepipedo di sei piani insiste su una superficie di 3.000 metri quadri, rompendo la simmetria e la modularità delle campate originali e rendendo ancora più percepibile quel tessuto storico che è l’identità del complesso. NON È RIQUALIFICATO SE NON È SOSTENIBILE La nuova sede Gucci a Milano nasce come progetto 100% sostenibile: oltre alla corte centrale che presen-

ta alberi disposti a maglia regolare, saranno infatti presenti un bosco fitto di tigli, giardini diffusi, patii e pareti e tetti verdi, con l’obiettivo di porre al centro dello spazio di lavoro la qualità del vivere. In termini di efficienza energetica, il progetto ha permesso un risparmio medio sui costi del 25% e una quota del costo totale di energia annuale è compensata da energia ricavata da fonti rinnovabili, generata in sito grazie all’uso di un sistema fotovoltaico e dal riscaldamento e raffrescamento effettuato con pompe di calore che utilizzano l’acqua di falda. Un avanzato sistema di controllo idrico consente il risparmio del 20% di acqua per la gestione delle utenze. L’intera area prevede anche un moderno impianto di gestione e regolazione degli impianti, che permette di misurare il consumo elettrico dei singoli sistemi di illuminazione, riscaldamento, condizionamento delle singole zone degli edifici e delle singole macchine, in modo da controllare l’efficienza energetica di tutto il complesso e non generare sprechi. Infine, in perfetta chiave ecologica, durante la fase dei lavori oltre il 90% dei rifiuti prodotti in cantiere sono stati riciclati. Ognuna di queste componenti attente alle prestazioni energetiche e alla sostenibilità ha valso al progetto la certificazione Leed Gold.

La struttura di acciaio interna alle pareti di muratura che sorreggerà la coper tura dell'hangar, ancora a terra nella fotografia. Nella pagina a fianco, in alto il restauro delle campate con l'installazione delle nuove coper ture e il consolidamento delle fondazioni, in basso, il consolidamento della parete in muratura e delle fondazioni dell'hangar

Giacomo Casarin è coordinatore editoriale di YouBuild. Dopo aver collaborato con la rivista online Engramma, ha conseguito la laurea in architettura allo Iuav di Venezia con una tesi sull’evoluzione della Fiera da mercato periodico a infrastruttura urbana, che si sofferma sulle complesse vicende della Fiera di Milano. La chiamata della città lombarda non è tardata a venire: a Milano, prima di entrare nella redazione di YouBuild, ha conseguito il master in editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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Italcementi 52

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COME SI

FA

DIRE, FARE, PROGETTARE Le tecnologie al servizio di architetti e imprese

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IL MONDO DI SOPRA Controsoffitti & coperture

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EFFICIENTAMENTO Il dilemma del termotecnico

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RUMORE Isoliamoci ad Aprilia

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COME SI FA

Controsoffitti

Viaggio nel mondo delle coperture che servono a modificare il volume degli ambienti. Da canne e sacchi di tela intonacati ai quadrotti degli uffici che servono a celare cavi di rete e impianto di aria condizionata. Ma prima di scegliere è bene tenere conto di tutte le (molte) varianti

Tante funzioni appese in pochi centimetri di Gianluca Pozzi, Politecnico di Milano

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ato dall’intreccio di canne e sacchi di tela grezza intonacate rette da centine di legno, piano o curvo, il controsoffitto ha sempre rappresentato la possibilità di modificare il volume interno degli edifici, sagomandolo e riducendolo per ragioni estetiche e formali. Da una lavorazione totalmente artigianale in cantiere (il sistema costruttivo è già presente nell’Italia del Rinascimento) si è poi passati, nel secolo scorso, all’utilizzo di lastre di gesso armato, sostituite dopo qualche decennio da quelle in gesso rivestito (cartongesso) o di gessofibra, che garantivano prodotti industrializzati, standardizzati, economici e di facile posa grazie alla sottostruttura metallica su cui si agganciavano le lastre prefinite. Parallelamente, nel settore terziario si sono sviluppati controsoffitti a quadrotti o lamelle, dei più svariati materiali, per coprire passaggi di impianti o migliorare le prestazioni di un vano. Oggi il controsoffitto offre, come molti altri elementi tecnici dell’architettura, grazie a una vastissima gamma di materiali e di tecniche di assemblaggio avanzate, risposte a esigenze tecniche, estetico-formali, prestazionali, a costi che vanno da circa 50 euro al metro quadro fino a qualche centinaia. Pur nella enorme varietà di tipologie, prodotti e sistemi realizzativi, ecco una classificazione e qualche esempio che può orientare oggi nella scelta di un controsoffitto.

TECNICA COSTRUTTIVA Dal punto di vista del sistema costruttivo il controsoffitto si può dividere in due grandi categorie principali: 1. continuo: ha l’aspetto di un solaio intonacato e può essere piano, curvo, sagomato. Può essere realizzato in cartongesso o gessofibra, scavato per inserirci corpi illuminanti o può ospitare all’interno impianti ispezionabili solo in prossimità di botole o aperture dedicate e viene tinteggiato come un qualunque intonaco. Fanno parte di questa categoria anche i solai tesi, costituiti da teli (plastici o di tessuti high-tech) che vengono fissati solo sul perimetro e possono avere l’aspetto di un solaio tradizionale oppure possono essere traslucidi, semitrasparenti o con piccole forature. 2. discontinuo: è costituito da pannelli o doghe rette da un’intelaiatura solitamente visibile. Ogni elemento può essere rimosso e sostitui-

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to facilmente. All’interno della modularità di questa tipologia di controsoffitti possono essere inseriti luci, terminali di impianti, apparecchiature di gestione o controllo. Al di sopra trovano facile collocazione passaggi impiantistici agevolmente ispezionabili e modificabili. Secondo la tecnica costruttiva può essere suddiviso in: 1. sospeso: la struttura metallica che regge il sistema è appesa al solaio strutturale soprastante mediante pendini regolabili, tassellati o agganciati al solaio. 2. autoportante: quando il solaio soprastante non è raggiungibile o non ha la possibilità di reggere carichi (caso tipico sono i solai in legno degradati con elevatissime deformabilità che impedirebbero al controsoffitto di avere una perfetta planarità) il controsoffitto ha una sottostruttura metallica in grado di reggere tutto il peso della

Casa con soffitto radiante in gesso (Giacomini)


Ufficio con soffitto radiante in metallo (Giacomini)

finitura (sia lastra che doghe) fissata solo sui muri laterali. In questo caso la sottostruttura ha spessori e carichi elevati e di norma non si riescono a coprire grandi luci, se non a costi elevatissimi. Fanno parte di questa categoria anche i controsoffitti tesi che, fissati solo sui bordi, riescono comunque a coprire luci elevate (decine di metri) senza agganci intermedi. I materiali utilizzati possono essere cartongesso, gessofibra, fibrocemento, sughero, lane minerali, legno, laminati e Mdf, Pvc, tessuti tecnici, metallo, materiali compositi. Per quanto riguarda la funzione che un controsoffitto può assolvere, si possono dividere in categorie: 1. Aspetto: consente di svincolare la forma interna dell’edificio dalle strutture portanti, dando la possibilità di ottenere qualunque superficie, piana o curva, opaca o lucida, tinteggiabile o metallica; 2. Contenimento: utilizzando sistemi autoportanti è possibile ricavare controsoffitti che siano dei veri e propri solai portanti, in grado di essere usati come contenitori o ripostigli; 3. Correzioni acustiche ambientali: grazie al materiale fonoassorbente di cui sono fatti (sughero o lane minerali compresse), la forma (con superfici corrugate o fori di adeguata dimensione) o sfruttando la propria vibrazione (cartongesso o Pvc, accoppiati con materiali appositi) i controsoffitti sono in grado di abbattere in modo sostanziale i riverberi di un ambiente, riconducendolo entro limiti di confort; 4. Illuminazione: all’interno dei controsoffitti è possibile collocare i corpi illuminanti da incasso o appendere lampade a sospensione.

GIANLUCA POZZI

Architetto milanese, all’attività professionale affianca la docenza a contratto e l’attività di ricerca presso il dipar timento Abc del Politecnico di Milano, nel settore della Tecnologia dell’Architettura. Sta ora svolgendo il dottorato presso lo stesso dipar timento, sul tema del ruolo del progetto per la qualità dell’architettura.

Esistono anche sistemi traslucidi (teli o Pvc) in cui la fonte luminosa può essere collocata al di sopra del controsoffitto, invisibile, ma in grado di illuminare uniformemente tutta la superficie inferiore del controsoffitto e quindi l’ambiente sottostante; 5. Isolamento acustico: in abbinamento a materiali fonoisolanti (tendenzialmente lane minerali) i controsoffitti sono in grado di fornire un cospicuo isolamento acustico tra piani (almeno per la quota che si propaga attraverso le solette); 6. Ispezionabilità: un requisito che fa del controsoffitto un sistema largamente utilizzato nel terziario è la possibilità (per i sistemi discontinui apribili) di accedere agevolmente agli impianti collocati al di sopra per ispezione, manutenzione o modifiche; 7. Passaggio impianti: grazie al volume vuoto e libero da ingombri che si genera al di sopra, può essere agevolmente usato per nascondere il passaggio di impianti anche molto ingombranti (p.e. plenum climatizzazione) o semplici cavi per l’impianto elettrico; 8. Resistenza al fuoco: i controsoffitti sono spesso usati per la loro resistenza al fuoco: a seconda del materiale e della tecnica di posa, possono essere certificati secondo tutte le classi antincendio; 9. Resistenza all’umidità: esistono controsoffitti impermeabili o anigroscopici, alcuni già accoppiati a barriere al vapore, che possono essere usati in ambienti con forte presenza di umidità (bagni o piscine) per proteggere le strutture sovrastanti; 10. Riscaldamento/raffrescamento: di recente sono stati introdotti soffitti radianti in cui la circolazione di acqua (calda o fredda) in piccoli tubi all’interno o sulla superficie superiore dei pannelli consente di riscaldare o raffreddare l’ambiente sottostante in modo uniforme per irraggiamento e con alti livelli di confort, pur non potendo gestire l’umidità relativa. In conclusione: oggi i controsoffitti sono uno degli elementi tecnici più interessanti in grado, per assortimento di materiali, tecniche costruttive e prestazioni, di svolgere contemporaneamente molteplici funzioni. Vista questa grande varietà, è impossibile fornire un elenco esemplificativo ed esauriente di prodotti: la maggior parte delle principali aziende ha a catalogo soluzioni specializzate in risposta a specifiche esigenze, che vanno studiate specificamente per ogni progetto.

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COME SI FA

Adeguamento energetico

Quando si interviene su un edificio esistente il termotecnico deve tenere conto delle diverse soluzioni possibili e del traguardo da raggiungere. A partire dall’impianto di generazione del calore, fino al giusto grado di ventilazione

Il labirinto dell’efficienza di Stefano Rugginenti, Politecnico di Milano

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a riqualificazione edilizia è, attualmente, il settore in cui più frequentemente un professionista è chiamato a intervenire per risolvere problemi pregressi e/o recenti con soluzioni nuove ed efficaci. L’obiettivo, per il progettista termotecnico, è il comfort ambientale, associato a elevate prestazioni di efficienza energetica. Il risultato deve comunque coniugarsi alle scelte stilistiche e funzionali adottate dall’architetto e richieste dal cliente. Durante l’intervento di riqualificazione dell’edificio sono due i fattori che impongono un generale ripensamento e, spesso, una totale riprogettazione dell’impianto di climatizzazione: il fabbisogno e la ventilazione.

FABBISOGNO L’intervento di riqualificazione in genere ha associato una variazione, spesso notevole sia in termine assoluto che percentuale, del fabbisogno energetico. Cioè del consumo dell’edificio e, contemporaneamente, della potenza dell’impianto. Questa variazione può essere la causa dell’intervento (la riqualificazione energetica è il motivo per cui sto intervenendo), oppure una conseguenza delle scelte progettuali (modifico l’involucro, opaco o trasparente, con nuove scelte e soluzioni tecnologiche che sono anche energeticamente performanti), oppure una conseguenza del rispetto delle normative (svolgo un qualunque intervento di riqualificazione con obiettivo non energetico, ma il quadro normativo mi impone prestazioni di elevata qualità energetica). Ciò che condividono questi casi è la riduzione del fabbisogno energetico e di picco, con la conseguente possibilità di depotenziare, inteso come ridurre la potenza, l’impianto di climatizzazione ed i suoi componenti.

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Non esiste un impianto ideale, ma uno diverso per ogni situazione, che deve essere valutato, progettato e calcolato caso per caso


RECUPERO DELL’IMPIANTO ESISTENTE

VENTILAZIONE L’intervento di riqualificazione sull’involucro modifica la ventilazione «parassita», quella che si definisce comunemente spiffero, annullandola di fatto. La variazione è più sensibile nei casi in cui l’edificio su cui s’interviene è particolarmente poco performante (per esempio, presenta serramenti di cattiva qualità) e diminuisce in edifici più moderni. Il miglioramento è, in questo caso, associato all’effetto negativo della sigillatura dell’ambiente interno, con peggioramento della salubrità degli spazi abitati e, nel periodo invernale, un possibile aumento dell’umidità relativa interna, con il conseguente aumento di rischi di fenomeni di condensa superficiale e interstiziale. Ciò rende spesso necessaria la sostituzione della precedente ventilazione «parassita» con altre forme di ventilazione che vanno da un aumento della ventilazione naturale (gli utenti dovranno ricambiare l’aria maggiormente), fino a un più auspicabile intervento che inserisca un sistema di ventilazione controllata e monitorata. Premesso che non esiste un impianto ideale, ma uno diverso per ogni situazione, e che lo stesso debba essere valutato, progettato e calcolato caso per caso e in sinergia con la progettazione architettonica, è comunque possibile individuare alcune linee di carattere generale.

In genere sono poche le componenti d’impianto recuperabili e riutilizzabili: la generazione è di solito da sostituire, sia perché sovradimensionata, sia per la vita utile dell’elemento che è la più breve dell’impianto. La distribuzione è quella che pone il quesito più arduo. Infatti, non sostituire il sistema di tubi, invisibile, ma presente, è una scelta che riduce i costi e minimizza gli impatti complessivi. Ma per quanto detto a proposito del fabbisogno, il sistema sarà non correttamente dimensionato (problema almeno in parte ovviabile), e sarà datato portando con sé, in caso di riutilizzo, rischi di corrosione e di conseguenti interventi successivi. I terminali di emissione sono spesso non pregiati e perciò sostituibili. Dove, però, il terminale ha qualità, per esempio i radiatori artistici in ghisa, il mantenimento è scelta da valutare. In questo caso si deve ricordare che il terminale opererà normalmente a temperature più basse, per compensare il sovradimensionamento, con lo spiacevole effetto di calorifero freddo al tatto. Al contempo, se utilizzato a elevata temperatura nei transitori di riscaldamento, l’eccessiva potenza si trasforma in diminuzione dell’inerzia e perciò in un sistema più rapido. La scelta di recuperare dovrebbe comunque essere sempre accompagnata da una valutazione sul mantenimento della tipologia impiantistica.

NUOVO IMPIANTO Nella riqualificazione posso scegliere di ripensare completamente l’impianto di climatizzazione. Oltre alle soluzioni più tradizionali, l’attuale mercato offre una serie di soluzioni di grande interesse, ognuna delle quali meriterebbe un approfondimento puntuale. Per esempio, gli impianti di sola ventilazione e di climatizzazione ad aria, la sostituzione dei generatori tradizionali con macchine termodinamiche inverse (pompe di calore) che possono operare sia in riscaldamento sia in raffrescamento, i sistemi radianti (dal pavimento radiante alle altre superfici radianti) a bassa potenza, eccetera.

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COME SI FA

Isolmant

Un’area della città laziale è stata riconvertita da zona di abusivismo a complesso residenziale in classe A3. Senza tralasciare l’aspetto del comfort acustico, grazie a sistemi di isolamento allo stato dell’arte

Aprilia si trasforma in silenzio di Franco Saro

Aprilia, località Gattone, dove il team di progettazione guidato dall’architetto Alessandro Brilli sta realizzando nuovi complessi abitativi di ville bifamiliari e trifamiliari

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on tutti sanno che Aprilia, città della provincia di Latina, è il quinto comune della regione. E come altre zone del Centrosud, ma non solo, la cittadina è toccata dal problema dell’abusivismo. Come si fa, quindi, a trasformare nuclei edilizi abusivi in aree strategiche per il futuro? È stato proprio questo l’obiettivo della Variante di recupero urbanistico approvata dal Comune. Il piano coinvolge diverse zone di Aprilia, tra cui la località Gattone, dove Wingroup Immobiliare e il team di progettazione guidato dall’architetto Alessandro Brilli stanno realizzando nuovi complessi abitativi di ville bifamiliari e trifamiliari. Le nuove abitazioni si distinguono per le elevate performance di efficienza energetica (Classe energetica A3) e comfort interno, senza tralasciare l’importante aspetto dell’isolamento acustico. Per raggiungere l’obiettivo, l’architetto e la sua squadra si sono avvalsi della collaborazione di selezionati partner tecnici, come Isolmant.

A PROVA DI RUMORE «Alta qualità dei prodotti e dei materiali, ottime prestazioni acustiche, nel pieno rispetto della normativa vigente e per il raggiungimento di elevati standard di comfort, facilità di posa e buon rapporto qualità-prezzo sono gli aspetti principali che ci hanno portato a scegliere le soluzioni Isolmant», commenta Brilli. «La nostra partnership con l’azienda è nata proprio in occasione di queste nuove realizzazioni per le quali abbiamo ricevuto l’importante supporto dell’ufficio tecnico che ci ha affiancato e seguito sia nella fase progettuale sia nelle diverse fasi di cantiere. Sin da subito si è instaurato un ottimo rapporto di fiducia e collaborazione, un vero e proprio lavoro di squadra che ha portato a eccellenti risultati dal punto di vista del comfort acustico, garantendo così ai nuovi residenti elevati standard di benessere e di qualità dell’ambiente interno».

Isolmant UnderSpecial nella versione Special Edition con grafica «UnderSpecial 20° Anniversario». A destra, dettaglio applicazione a parete

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COME SI FA

DA CARPIANO A 20 PAESI DEL MONDO Presente da oltre 40 anni sul mercato dell’isolamento acustico e termico nelle costruzioni civili e industriali, Tecnasfalti Isolmant presenta una gamma di prodotti a elevato contenuto tecnico e tecnologico, apprezzati dalle imprese di costruzioni, dagli applicatori e dagli studi di ingegneria e architettura, che richiedono prestazioni elevate e certificate in laboratorio e in opera. L’azienda, attiva dal 1976, vanta oltre dieci innovazioni di prodotto introdotte nel mercato e oltre 20 Paesi serviti nel mondo. Cuore pulsante della sede centrale di Isolmant è il settore produttivo a Carpiano (Milano), dove sono realizzati la maggior parte dei prodotti. L’esperienza e la conoscenza dei materiali e delle prove di laboratorio permette di mettere a punto prodotti e sistemi per il raggiungimento dei parametri richiesti dalla certificazione acustica in Italia e all’estero. Accanto alla produzione si sviluppa il centro logistico per le consegne in Italia, in Europa e nel mondo. L’ufficio tecnico di Isolmant è impegnato nella ricerca per i prodotti di domani, sempre a fianco del progettista, dell’impresa o del cliente finale, per aiutarli nella scelta adatta alle loro esigenze.

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Applicazione Isolmant Per fetto Special a parete. Sopra, isolamento di una parete


TIPOLOGIA DELL’INTERVENTO: realizzazione nuove unità abitative LUOGO: località Gattone - Aprilia (Latina) ANNO DI REALIZZAZIONE: 2017/2018 COMMITTENTE: Wingroup Immobiliare e costruzioni srl STUDIO DI PROGETTAZIONE: EIC Studio associato arch. Alessandro Brilli e ing. Gianpiero Tombolillo, Aprilia PROGETTISTA: arch. Alessandro Brilli e arch. Francesco Morelli DIREZIONE LAVORI: ing. Carlo Mario Pompili REFERENTE TECNICO COMMERCIALE ISOLMANT: Mauro Deidda REFERENTE COMMERCIALE ISOLMANT: Maurizio Patarini

SOLUZIONE VERTICALE Fasciatura pilastri

Le soluzioni Isolmant sono state utilizzate per pavimento, parete e nella fasciatura dei pilastri di tutte le abitazioni. In particolare, sono state selezionate Isolmant UnderSpecial, unitamente a Isolmant Fascia Perimetrale Tecnica doppio spessore, per l’isolamento della pavimentazione, Isolmant Perfetto Special (ex Perfetto BV) e Fascia Tagliamuro per le pareti e infine Isolmant Cemento Armato per i pilastri.

ANTI DECIBEL Si tratta dei prodotti storici di Isolmant, frutto della tecnologia dell’azienda che studia non solo le materie prime ma anche i processi di lavorazione necessari per arrivare a realizzare manufatti unici e altamente performanti. Il sistema acustico Isolmant è partito dall’applicazione a pavimento di Isolmant UnderSpecial 8 mm. Si è così potuto raggiungere un indice di isolamento al rumore da calpestio di 52 dB e un indice di isolamento al rumore aereo di 58 dB della struttura orizzontale. Composto da Isolmant Special in spessore 5 mm, accoppiato sul lato inferiore alla speciale fibra agugliata Fibtec XF1, Isolmant UnderSpecial consente un elevato abbattimento acustico sottopavimento nei casi, come questo, in cui sia richiesto anche un aumento del potere fonoisolante del solaio. Il tutto abbinato all’applicazione della Fascia Perimetrale Tecnica doppio spessore per isolare le superfici verticali del massetto, garantendo così il buon funzionamento del pavimento galleggiante, evitando allo stesso tempo la formazione di ponti acustici che inficiano la qualità dell’isolamento stesso.

Le pareti delle abitazioni sono state invece isolate acusticamente con Isolmant Perfetto Special 50 mm, soluzione ideale per l’isolamento delle partizioni verticali, sia perimetrali sia divisorie tra diverse unità immobiliari. Un prodotto a gradiente di densità variabile lungo lo spessore, specifico per l’inserimento in intercapedine, che unisce il polietilene Isolmant Special e la brevettata fibra di poliestere IsolFibtec Pft, costituita per la maggior parte da fibre poliestere appositamente studiate in diversa lunghezza e denaratura e da materiale basso fondente che consente il termo fissaggio delle fibre stesse. Grazie alla sua conformazione, Perfetto Special permette un elevato assorbimento della risonanza di cavità, che invece si genererebbe in una intercapedine vuota. Il materiale permette così alla parete di raggiungere il potere fonoisolante richiesto dalla normativa, in questo caso un indice di isolamento al rumore aereo pari a 57 dB. Il pannello è atossico, ecologico, di durata illimitata e a tutta altezza. Vanta anche uno speciale formato che lo rende facilmente inseribile in intercapedine e veloce da posare. A completamento dell’isolamento acustico delle pareti è stata applicata Isolmant Fascia Tagliamuro per desolidarizzare le partizioni verticali evitando il fenomeno di connessione rigida fra i piani dell’edificio. Grazie alla sua densità calibrata, Isolmant Fascia Tagliamuro offre da un lato la necessaria resistenza meccanica (onde evitare cavillature nei tramezzi), e dall’altro l’effetto molla anti-vibrante richiesto per escludere il ponte acustico. Infine, per la fasciatura dei pilastri in calcestruzzo armato i progettisti hanno scelto Isolmant Cemento Armato 5 mm, polietilene reticolato espanso a celle chiuse adesivizzato su un lato, la cui struttura impermeabile a celle chiuse conferisce elevate caratteristiche di isolamento acustico e termico e il mantenimento di tali prestazioni nel tempo.

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COME SI FA

Granulati Zandobbio

L’azienda bergamasca ha indetto un concorso internazionale di progettazione per determinare il progetto dello Stone City Headquarters, la nuova sede e, allo stesso tempo, uno spazio espositivo predisposto per ospitare visitatori ed eventi

La pietra cambia casa di Giacomo Casarin

La serata della premiazione

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ranulati Zandobbio, azienda bergamasca specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti naturali per il landscape design, ha indetto un concorso di progettazione internazionale per la realizzazione della nuova sede aziendale lungo l’A4 sul sito Stone City nel comune di Bolgare, in provincia di Bergamo. La competizione per riqualificare i 15000 metri quadri dell'area limitrofa al noto parco espositivo dell’impresa ha riscosso un notevole interesse, con 154 gruppi di progettazione provenienti da tutta Italia e dall'estero, che si sono confrontati con proposte di alto valore. Il nuovo edificio sarà dedicato solo marginalmente a ospitare gli uffici amministrativi, perché l’obiettivo è renderlo il cuore dell’intero grup-

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po aziendale, predisposto a ospitare visitatori ed eventi. L’intervento si basa su tre temi: la progettazione di un edificio polivalente, il disegno delle sue aree esterne di pertinenza e il ripensamento della viabilità interna utilizzata dal visitatore.

LA GIURIA La strada scelta del concorso di progettazione per l’individuazione della migliore proposta si prefigge quale obiettivo il raggiungimento di un elevato livello qualitativo. Per questo Granulati Zandobbio ha deciso di utilizzare la piattaforma Concorrimi ideata dall’Ordine degli Architetti di Milano: uno strumento aperto e altamente meritocratico


Stone City è un parco espositivo permanente di 5.000 mq che raccoglie le migliori ambientazioni realizzate con i prodotti di Granulati Zandobbio. Un’area unica nel suo genere a livello mondiale

per promuovere l’utilizzo del concorso nel panorama architettonico italiano. La giuria internazionale è stata coordinata da Remo Capitanio e presieduta da Andrea D'Antrassi (Mad architects), Alberto Mottola (studio Demogo), Novella Cappelletti (direttrice della rivista Paysage), Guglielmo Pelliccioli (Il Quotidiano Immobiliare) e Gianni Sottocornola, titolare di Granulati Zandobbio.

RIVISITAZIONE ARCHITETTONICA Quattro giornate di lavori hanno portato alla definizione della shortlist dei finalisti e all'individuazione dei progetti premiati: è risultato vincitore il gruppo capitanato dall’architetto Nicola Di Pietro di Padova. La motivazione si è basata sulla velocità di lettura dell’edificio posto lungo l’autostrada, che fa dell’orizzontalità la sua forza comunicativa. Dietro al fronte lineare di pietra gli spazi si sviluppano in alternanza tra pieni e vuoti, creando tre corti ellittiche che rappresentano un rimando all’attività di cava, cuore e anima della storia di Granulati Zandobbio. Il secondo premio è stato assegnato al gruppo capitanato da Giovanni Furlan, il terzo a quello di Marcello Galliotto. Menzioni d'onore sono state conferite ai gruppi con a capo Federico Bargone, Andrea Benelli, Eugenio Salvetti, Valerio Alberto Morabito, Jacopo Testa. Il progetto vincitore del gruppo capitanato dall’architetto Nicola Di Pietro di Padova. Alcuni render del progetto vincitore per il nuovo headquarters di Granulati Zandobbio. Secondo la motivazione della giuria, dietro al fronte lineare di pietra gli spazi si sviluppano in alternanza tra pieni e vuoti, creando tre corti ellittiche che rappresentano un rimando all’attività di cava, cuore e anima della storia dell’azienda

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COME SI FA

KNAUF

Viaggio nella Divina Commedia dantesca in una mostra allestita nel palazzo settecentesco. Realizzata con sistemi costruttivi a secco, che formano un percorso espositivo tra 70 opere di architetti italiani

Dall’Inferno al Paradiso nella Reggia di Caserta di Giacomo Casarin

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a cultura non è fare autocrazia, la cultura è fatta di innovazione». Le parole di Alfonso Gambardella, fondatore della Facoltà di Architettura Luigi Vanvitelli introducono la mostra Divina Sezione alla Reggia di Caserta (8-29 marzo). Luca Molinari, docente dell’Università Vanvitelli e curatore della mostra assieme a Chiara Ingrosso, ha coinvolto architetti delle ultime generazioni con l’obiettivo di adattare la loro creatività a un’opera immensa come la Divina Commedia di Dante. La rappresentazione dei tre mondi attraversati dal poeta toscano nella Commedia ha appassionato per secoli artisti, illustratori e scienziati. Da Botticelli a Galileo passando per Gustave Dorè e Dalì, sono stati in tanti a cercare di riprodurre atmosfere e paesaggi dell’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Lo scenario della mostra è stato ideato dallo studio Gambardella Architetti e interamente realizzato con sistemi costruttivi a secco Knauf, che formano un percorso espositivo di oltre 70 opere di architetti italiani esposte nella Sala del Trono e nella Sala degli Alabardieri della Reggia di Caserta.

LE OPERE SI ADATTANO ALL’ALLESTIMENTO

Inaugurazione e allestimento della mostra «Divina Sezione» alla Reggia di Caser ta. Comprende progetti di architetti come Paolo Por toghesi, Francesco Venezia, Renato Rizzi

«La sfida è scegliere un elemento patrimoniale della nostra cultura e lanciarlo come provocazione agli architetti contemporanei» spiega Luca Molinari, indicando i progetti ispirati alla Divina Commedia di Paolo Portoghesi, Francesco Venezia, Renato Rizzi, Tamassociati, Piuarch, Archea Associati, Isolarchitetti e molti altri. Non esiste un’idea preconcetta sul posizionamento delle opere: con più di 70 risposte diverse gli oggetti hanno seguito il progetto di allestimento e sono stati ordinati

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COME SI FA

Lo spazio circolare del Paradiso caratterizzato da elementi ver ticali ripetuti dov'è necessario elevare idealmente lo sguardo per ammirare le opere

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Knauf ha ideato sistemi costruttivi ad hoc, che assieme agli oggetti esposti diventano così par te integrante dell’opera d’ar te collettiva. Sopra, Luca Molinari (a destra) inter vistato dal direttore della Reggia di Caser ta, Mauro Felicori. A destra, Andrea Bucci, direttore di Knauf Italia

soprattutto secondo la loro forma. Una volta attraversata la porta dell’Inferno, il visitatore deve abbassare lo sguardo in mezzo a pezzi sparsi per terra che diventano piedistallo per le opere, per poi ritrovarsi di fronte al muro del Purgatorio che si piega plasticamente attraverso la Sala del Trono e la Sala degli Alabardieri, presentando opere appese ad altezza d’uomo. Infine, per accedere al Paradiso bisogna entrare in uno spazio circolare perimetrato da elementi verticali ripetuti, dove è necessario elevare lo sguardo per ammirare le opere, e proiettarsi idealmente verso l’alto insieme alle grandi paraste degli Appartamenti Reali della Reggia. La tecnologia Knauf ha portato ad adattare i sistemi a secco a qualsiasi forma e funzione, producendo in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli apparati con requisiti antincendio, acustici e di isolamento. In questo caso, invece, Knauf ha ideato sistemi costruttivi ad hoc, che assieme agli oggetti esposti diventano così parte integrante dell’opera d’arte collettiva. Non è la prima volta che l’azienda rappresenta questo mondo e modella i suoi prodotti per adattarsi a esposizioni artistiche: le lastre in cartongesso Knauf Kasa Cleaneo C sono montate a vista senza finiture su profili metallici Knauf, per formare una struttura a secco che caratterizza in modo vivo le tre scenografie di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Gli ambienti danteschi, infine, propongono una chiave di lettura diversa, una metafora di vita del cartongesso: «All’inizio era vissuto come un materiale povero, non così nobile e forte come il mattone», commenta Andrea Bucci, direttore di Knauf Italia. «Poi, sviluppo e tecnologia gli hanno conferito capacità di antisismica, anticendio, acustica e meccanica. Infine, il Paradiso è il momento in cui, addirittura, diventa esso stesso arte».

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COME SI FA

ECLISSE

Vietato fumare oltre la porta L’azienda specializzata in sistemi per porte scorrevoli a scomparsa ha messo a punto Eclisse Syntesis EI30, telaio e superficie tagliafuoco in grado di resistere alle esalazioni e alle fiamme per oltre 30 minuti: il tempo necessario per una evacuazione dall’edificio di Veronica Monaco

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na barriera contro il fuoco che c’è, ma non si vede. Eclisse ha messo a punto Syntesis Battente EI30, telaio e porta tagliafuoco in grado di resistere al fumo e al fuoco per oltre 30 minuti. In caso di incendio le guarnizioni intumescenti poste attorno alla porta si gonfiano per effetto del calore, bloccando la fuoriuscita e il propagarsi dei fumi nelle altre stanze. Un vantaggio primario quando si parla di sicurezza antincendio (quando va a fuoco un edificio la maggior parte delle vittime soccombe a causa del fumo), che può consentire di evacuare in sicurezza le persone che si trovano all’interno degli edifici. Le guarnizioni intumescenti sono integrate nel pannello porta e rivestite per renderle invisibili. Alle prestazioni tecniche, Eclisse aggiunge la capacità dei telai delle sue porte filo muro di mimetizzarsi con la parete. Eclisse Syntesis Battente EI30 è disponibile nelle dimensioni da 0,6 a 1 metro di larghezza, e da 2 a 2,7 metri di altezza, nelle versioni per cartongesso

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e intonaco. Il pannello della porta, da 50 millimetri di spessore, è disponibile nelle versioni grezzo con primer e laccato opaco bianco. Su richiesta anche con accessorio chiudiporta. Da maggio sarà disponibile anche nella versione scorrevole.

UNA TRADIZIONE Dal 1989 Eclisse progetta e realizza controtelai per porte scorrevoli a scomparsa e telai per porte battenti filomuro, sistemi evoluti attraverso i quali migliorare la fruibilità di qualsiasi spazio. Con il concept «Vediamo Oltre», l’azienda di Pieve di Soligo (Treviso) esprime il suo impegno nello sviluppo di nuove soluzioni in grado di offrire sistemi sempre più versatili, resistenti e affidabili nel tempo, che hanno collezionato più di quaranta brevetti esclusivi: dal binario estraibile per permettere l’ispezione della sede di scorrimento e l’installazione di accessori, al profilo sottoporta a strappo, dalla barra di allineamento al sistema di chiusura autocentrante per il pannello.


Eclisse Syntesis Battente EI30. Il pannello della por ta, da 50 millimetri di spessore, è disponibile nelle versioni grezzo con primer e laccato opaco bianco. Su richiesta anche con accessorio chiudipor ta

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INTORNO

WORK di Monica Manfredi, Politecnico di Milano XXXX IN PROGRESS

Meno male CHE IL PROGETTO FA ACQUA Alla periferia di Milano l'architetto e paesaggista Carlo Masera progetta cento orti, ma anche l'infrastruttura idrica per il loro mantenimento. Grazie al naviglio Martesana e a tanti piccoli storici ruscelli, alle rogge recuperate. E al coinvolgimento degli abitanti Xxx

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Milano, a poche centinaia di metri dal naviglio Martesana e dal fiume Lambro, all'interno del masterplan di sviluppo del Parco Media Valle Lambro redatto da Francesco Borella, l'architetto e paesaggista Carlo Masera progetta cento orti e l'infrastruttura idraulica per il loro funzionamento, facendo corrispondere il sistema di irrigazione con la struttura morfologica che sostiene il disegno di questa parte di parco periurbano. «Insieme agli orti ho progettato le relazioni e lo sviluppo del parco intorno, cioè la sua morfologia, che nasce dal disegno degli elementi infrastrutturali principali: i percorsi, il sistema delle acque, il sistema a livello elementare del verde e quindi le superfici a prato, le superfici a bosco piuttosto che a fasce boscate o a fasce arbustive».

L’occasione nasce dalla necessità di spostare all’interno del masterplan di sviluppo del Parco Media Valle Lambro redatto da Francesco Borella un centinaio di or ti urbani spontanei presenti già da 40 anni in una vicina area parzialmente contaminata. Foto di Carlo Masera

ABITARE IN CANTIERE L'occasione nasce dalla necessità di spostare un centinaio di orti urbani spontanei presenti già da 40 anni in una vicina area parzialmente contaminata. Così Masera posiziona i nuovi orti in modo strategico all'interno di questo avanzo di paesaggio agrario e mette in atto un processo di costruzione del parco per fasi successive, ordinate dalla disponibilità delle risorse, non tutte e subito, e dal coinvolgimento attivo e fattivo degli abitanti, non immediatamente capaci ed esperti. Insomma,

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XXXX WORK IN PROGRESS

Parco C.na Gatti Planimetria di progetto Legenda 1. Or ti Bergamella 2. Lago Tuono 3. Rogge e Canali 4. Lago Bergamella Chiodo 1100 133.895

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I bacini, i canali, le rogge, i fontanili, le chiuse, gli sfiori, i ponti canale e le cisterne segnano il disegno del parco, raccolgono e distribuiscono acqua di pioggia, acqua di falda e acqua proveniente da un canale del giardino pubblico collocato a monte, irrigando gli or ti. Foto e disegno courtesy Carlo Masera

un work in progress. La costruzione del parco avviene in parte attraverso un appalto tradizionale di gara tra imprese, per ciò che riguarda i movimenti di terra, l'infrastruttura idraulica e i grandi percorsi, in parte attraverso il metodo dell'autocostruzione praticata da volontari sotto la guida del Centro di Forestazione Urbana di Italia Nostra, per ciò che riguarda i capanni, gli orti, la messa a dimora delle essenze arboree e la realizzazione degli elementi di arredo di piccole dimensioni. La realizzazione del primo capanno per gli orti segna l'inizio della costruzione del parco, cosÏ come segna l'inizio della appropriazione del luogo da parte degli abitanti e il suo riconoscimento come bene collettivo. Il processo si ribalta rispetto a quella progettazione che produce luoghi fatti e finiti, che devono essere abitati. Propone, invece, atti dell'abitare che nel loro divenire costruiscono i luoghi. Il progetto attecchisce nel luogo attraverso la partecipazione attiva dei cittadini che, insieme a una microeconomia di autoproduzione legata al funzionamento degli orti e dei campi, porta a nuove forme di gestione e presidio del territorio e delle opere realizzate che sono garanzia della loro vita nel tempo. IL RACCONTO DELL'ACQUA Masera costruisce il parco riprendendo l'orditura del paesaggio agrario e dei suoi assi direttori facendoli diventare in parte percorsi e in parte canali, rogge o fontanili, a volte sopravvissuti solo a tratti o individuati dalle carte

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XXXX WORK IN PROGRESS

A monte del Lago Tuono, dove sfiora l’acqua di alimentazione che fuoriesce dal sottosuolo, si appoggia il disegno di un par terre che non è piazza, dato che non è circondato da un preciso perimetro di case. Foto di Carlo Masera

storiche, a volte scomparsi o ereditati e riconoscibili nella struttura stessa della città. Questo non per riproporre una falsa campagna, ma per appoggiare la forma del parco e del paesaggio agli elementi ancora tecnicamente funzionali alla sua esistenza e per cercare una corrispondente qualità estetica. Il progetto è rigoroso nella sua ricerca di obiettivi ecologici e ambientali, ma anche di fattibilità economica, sociale e tecnica ricomponendo le soluzioni nella forma, nella struttura e nella figura stessa del paesaggio. I bacini, i canali, le rogge, i fontanili, le chiuse, gli sfiori, i ponti canale e le cisterne segnano il disegno del parco, raccolgono e distribuiscono acqua di pioggia, acqua di falda e acqua proveniente da un canale del giardino pubblico collocato a monte, irrigando gli orti e creando ambienti umidi utili alla vita di gran parte delle presenze vegetali del parco. L'acqua al termine del suo percorso è ripompata dal lago Bergamella al Lago Tuono in funzione di un suo riutilizzo e risparmio, dando all'intero sistema idraulico del parco il carattere ambiguo di una fontana ad energia fotovoltaica in forma di un sistema di canali a caduta naturale. IBRIDI DI SPAZIO PUBBLICO A monte del Lago Tuono, dove sfiora l'acqua di alimentazione che fuoriesce dal sottosuolo, si appoggia

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il disegno di un parterre che non è piazza, dato che non è circondato da un preciso perimetro di case, ma che invece allude proprio a uno spazio pubblico, come fosse su un lungolago. Spazio definito, invece che dai volumi di un fronte urbano continuo, dall'immagine di uno scomposto paesaggio di periferia, collage di case isolate, blocchi o palazzine e da un giardino pubblico di quartiere. Qui si sommano e si confondono le tipologie di spazi pubblici urbani insieme ai frammenti di campi agricoli ancora dediti a produrre microeconomie familiari. Qui si aprono spazi ancora indefiniti e vagamente metafisici, che attendono la crescita delle essenze arboree già messe a dimora. Qui la vista sugli orti urbani e sulle radure mostra questi grandi vuoti pieni come inediti di spazi pubblici metropolitani. È qui, dove si confonde il confine tra città e campagna, dove ci si apre a quella mescolanza ambigua tra morfologie di città e segni della campagna, che si possono sperimentare nuove ipotesi di spazio pubblico, in cui il parco e il paesaggio diventano occasioni di fondazione di un nuovo modo antico di abitare. È nelle aree metropolitane che il progetto di un paesaggio ibrido, urbano e agricolo insieme, può ribaltare quelli che erano i retri in fronti in modo che la periferia si riscatti, pro-


Portoni da garage e porte d’ingresso

ponendosi alla città come un nuovo centro, ricca di opportunità e di dimensioni altrimenti impossibili. DISEGNO INEDITO Il progetto di Carlo Masera mostra più volte la capacità e la volontà di includere preesistenze di natura varia, anche a rischio di aderire alla banalità del quotidiano che invece sa ricomporre, ad altra scala e con altro senso, all'interno di un disegno di un inedito del paesaggio metropolitano. Così diventa impossibile per i cittadini sentirsi estranei ai luoghi del progetto perché coinvolti ancora prima del completamento. In realtà il progetto qui non può trovare una propria forma conclusa, ma può solo comprendere in se stesso il cambiamento come successione di stati di conclusioni provvisorie. Si mutua allora dal mondo vegetale una sorta di bellezza sempre diversa, mai arrivata al suo esito definitivo, una sequenza di percezioni di bellezze istantanee, una forma necessariamente non fissa e mai definitiva. Il controllo, discreto e difficile da governare, di un progetto in movimento lascia ancora all'architetto del paesaggio lo spazio per lavorare sul segno, per suggerire il godimento di una veduta, per trasformare una presa d'acqua e un sistema di canali nel racconto del percorso del flusso, per strutturare il territorio in campi e pendenze e luoghi, tutti sostenuti da ragioni tecniche che ne legittimano l'esistenza, tutti misurati e geometricamente controllati per recuperare l'acqua e riutilizzarla. Così, nella ricerca della soluzione meno costosa, nell'utilizzo del materiale più duraturo, nella soluzione costruttiva praticabile da cittadini non esperti, il senso del racconto riesce a tenere ancora insieme un diffuso e felice senso di poesia.

Monica Manfredi, architetto e paesaggista, è professore a contratto presso il Politecnico di Milano dove si laurea con una tesi di progetto sul tema "infrastruttura e parco" allo Scalo Farini di Milano. È dottore di ricerca+ in Tecnologia dell’Architettura e Ambiente con una ricerca sulle vasche di laminazione ridefinite sulla base dell'invenzione degli “idropaesaggi". Ha collaborato a lungo con Umberto Riva e nel 2006 vince il concorso per il centro storico di Intra di cui segue e progetta l'intera realizzazione. Scrive e fa ricerca sui temi dell'architettura, dell'ambiente e del paesaggio.

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ITALIAATTUALITÀ UNDER 40

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di Gabriele Tavasci, Politecnico di Milano

Nella città lombarda non ci sono solo i celebri grattacieli delle archistar. A un passo dall’area Expo sono stati realizzati sette alti edifici residenziali destinati, in un primo tempo, a ospitare le delegazioni. Gli elementi? Sostenibilità, fantasia e flessibilità

L’

area metropolitana milanese è sempre più in fermento. Nonostante la crisi finanziaria di questi ultimi anni Milano è riuscita a ribadire il suo ruolo di capitale della finanza italiana e della moda a livello internazionale. Questo ha comportato una rivitalizzazione e un cambiamento che possiamo riscontrare anche nell’evoluzione e nella metamorfosi del volto della città. Il grande cantiere di CityLife, con i grattacieli già

realizzati di Zaha Hadid e Arata Isozaki e il futuro completamento con il progetto di Daniel Libeskind, la nuova Piazza Gae Aulenti abbracciata dalla Torre Unicredit progettata da César Pelli, e il Bosco Verticale di Stefano Boeri hanno riportato in auge il tema dell’edificio direzionale e delle torri residenziali. Hanno svecchiato l’immagine della città, portandola al passo con i tempi, e hanno pareggiato un gap che si era creato con le altre capitali economiche euro-

Sotto, l’atrio d’ingresso pedonale a tripla altezza, enfatizzato dalla trasparenza dell’attacco a terra. A fianco, durante la notte l’edificio sembra fluttuare e staccarsi da terra e l’ingresso diventa una lanterna e un landmark luminoso per l’area

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Il gioco di riflessi e colorazioni sulla facciata. Si noti il dettaglio delle diverse texture e granulometrie degli intonaci

pee del XXI secolo. Tutto questo dopo un periodo di stasi durato più di 50 anni, dal boom economico degli anni Sessanta, culminato con la costruzione del grattacielo Pirelli di Giò Ponti e Pier Luigi Nervi, e della Torre Velasca dello Studio B.B.P.R., simboli iconici che hanno caratterizzato fino a pochi anni fa, insieme alla Madonnina del Duomo, lo skyline della capitale lombarda. La scommessa dell’Expo 2015, che ha richiamato oltre 20 milioni di visitatori, è stata una grande occasione per spostare questo spirito di innovazione e di cambiamento anche alla periferia di Milano per rivitalizzare e riqualificare anche luoghi urbani marginali. La necessità di spazi di accoglienza per le delegazioni internazionali e di alloggi per gli espositori ha portato all’ideazione prima e alla costruzione poi del Villaggio Expo, per il quale è stato indetto un concorso riservato a giovani architetti under 35 cui affidare la progettazione e la direzione artistica di due delle sette torri residenziali nel nuovo quartiere Cascina Merlata. PURA INNOVAZIONE Lo Studio P-U-R-A, fondato dall’architetto italobritannico Roy Emiliano Nash, nel 2010 si è aggiudicato il secondo premio del concorso AAA Architetti Cercasi. Nash, insieme agli architetti Rene Dlesk, Cordelia Hanel e Matteo Parini, ha ideato e seguito l’evoluzione progettuale e la realizzazione dell’edificio, compiuta nel 2015. Le torri residenziali di Cascina Merlata, per que-

A sinistra, pentagramma: lo sviluppo dei prospetti diventa uno spar tito musicale e la scansione delle aper ture note musicali. Sotto, flessibilità: la distribuzione degli alloggi varia alzandosi da terra

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MILANO

I fronti verso sud si affacciano e relazionano con la piazza interna.

LA SCHEDA I NOMI Cliente: EuroMilano Progettazione Architettonica: P-U-R-A Platform for Urban Research and Architecture (Roy Emiliano Nash - Matteo Parini) Tipologia: Concorso Internazionale di idee Progettazione impianti: Ariatta Ingegneria dei Sistemi Progettazione strutture: SCE Project Consulenza antincendio: Studio Zaccarelli

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Coordinamento e direzione lavori: Intertecno Imprese e fornitori: Covexpo (Cmb - CileMangiavacchi Pedercini - Nessi & Majocchi) I NUMERI Superficie: 5.000 mq Fotografie di: Laura Fantacuzzi (courtesy Studio P-U-R-A) Immagini progetto: courtesy Studio P-U-R-A


Sezione e prospetto di dettaglio.

stioni di budget, sono state sviluppate a partire da un core strutturale centrale predefinito, comune a tutti gli interventi, che è stato poi differenziato attraverso i linguaggi architettonici scelti dai vari progettisti. La richiesta principale da soddisfare durante l’Expo da parte degli investitori è stata, infatti, quella di creare architetture che potessero accogliere, durante la manifestazione, il maggior numero di persone viste le numerose delegazioni internazionali presenti, e che poi potessero essere trasformate, con piccoli accorgimenti, in alloggi destinati all’edilizia residenziale agevolata. DORMIRE IN SOGGIORNO Lo Studio P-U-R-A è partito da questa richiesta di flessibilità interna, facendola diventare elemento generativo del proprio linguaggio architettonico per definire l’adattabilità interna degli alloggi. Per esempio, trasformando la futura area living degli appartamenti in camere da letto. Volendo poi portare la flessibilità presente in pianta nell’alzato, si è ruotata la distribuzione degli alloggi man mano che ci si alza dal suolo, interagendo con le diverse esposizioni e riuscendo a dare plasticità al disegno di facciata pur avendo a che fare con un elemento compatto qual è una torre. La scelta stilistica di creare una porosità uniforme su tutti i fronti e una differente distribuzione delle aperture in base all’orientamento delle facciate ha permesso di non definire un fronte principale, ma di interagire con il contesto. A nord, lungo l’autostrada, è presente un disegno più compatto e introverso, mentre il fronte che si affaccia a sud interagisce con la piazza interna, attraverso la presenza di ampi balconi e logge che scavano sapientemente il volume architettonico. COLORI ARMONIOSI I materiali e i colori della facciata interagiscono con le altre torri che fanno parte del cluster residenziale progettate da Cino Zucchi, C+S Associati, Mario Cucinella Architects, Teknoarch, e B22, ma si contraddistinguono grazie a un disegno e un linguaggio architettonico armoniosamente elegante, semplice e coerente.

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MILANO

La colorazione bianca degli aggetti, in contrasto con lo scuro della facciata, genera una scansione e un ritmo orizzontale che, insieme al disegno a tutta altezza delle aperture, danno slancio verticale al volume, creando un rapporto intenso tra interno ed esterno. La ricerca di un’armonia quasi musicale è stata ulteriormente raffinata attraverso lo studio e la scelta dei materiali: delle fasce marcapiano in metallo anodizzato, ai sottofinestra in alluminio verniciato, fino al trattamento applicato alle vetrate arrivando a creare un concerto di cromatismi che variano durante tutto l’arco della giornata. Si generano quindi colorazioni e riflessi non usuali in un edificio, come se la facciata fosse diventata la tela di un artista che gioca con luci, ombre e texture differenti. Tanto che le aperture, esaltate dal diverso uso di granulometrie dell’intonaco, possono essere lette come le note sullo spartito di un musicista. DA DIFETTO A PREGIO L’attacco a terra, altro elemento saliente nella progettazione delle torri, ha dovuto confrontarsi con una posizione sfavorevole all’interno del lotto e l’interferenza data dell’ingresso dell’autorimessa interrata in pieno contrasto con l’esigenza di connessione con la piazza pedonale. Roy Emiliano Nash ha trasformato magistralmente queste problematiche in elemento propositivo e generativo. L’ingresso a doppia altezza con grandi pareti vetrate, in questo caso trasparenti, e il grande patio che definisce l’accesso pedonale alla torre disegnano un ambiente molto luminoso e multifunzionale. La rampa d’ingresso ai parcheggi da elemento di disturbo è diventata un elemento caratterizzante. La lamiera microforata, che diventa filtro funzionale e visivo, dà al basamento un forte senso di leggerezza. Di notte tutto questo permette al volume della torre di fluttuare e sollevarsi da terra, diventando un landmark luminoso all’interno di Cascina Merlata. Lo Studio P-U-R-A nonostante le problematiche di budget, è riuscito, inoltre, a ottenere un edificio sostenibile ad alta efficienza energetica. Grazie alla forma compatta della torre e attraverso l’utilizzo della tecnologia di coibentazione a cappotto, che ha permesso di eliminare tutti i ponti termici, la scelta di vetri a controllo solare per le aperture e la presenza di impianti termici all’avanguardia insieme all’uso del fotovoltaico in copertura, questo intervento ha conseguito la certificazione in classe A.

Sopra e sotto, pianta piano terra e pianta piano settimo

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Pianta del piano quattordicesimo

Gabriele Tavasci, architetto, è collaboratore alla didattica presso il Politecnico di Milano. Dopo alcune brevi collaborazioni professionali, apre il proprio studio nel 2010, specializzandosi nella progettazione architettonica residenziale e di ambienti pubblici. Sperimenta utilizzando sia tecniche costruttive innovative sia tradizionali, rivolgendo il proprio pensiero progettuale alle esigenze dell’abitare contemporaneo e futuro, mantenendo profondo rispetto e attenzione agli insegnamenti provenienti dal contesto e da tutto ciò che è legato al passato.

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NEXT

TECNOLOGIA E NUOVI MATERIALI a cura di Veronica Monaco

IL VANTAGGIO DI ARRIVARE SECONDI

Marco Imperadori

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I controsoffitti celano la superficie originaria e offrono diverse opportunità: possono migliorare le prestazioni acustiche e termiche, nascondere cavi e tubi, regolare un’altezza eccessiva. Come spiega Marco Imperadori, docente al Politecnico di Milano

iminuire l’altezza degli ambienti, celare i sistemi impiantistici, ottimizzare le prestazioni acustiche di una stanza: i controsoffitti sono una delle soluzioni più utilizzate nelle costruzioni, in grado di coniugare esigenze funzionali ed estetiche. Adatto sia nelle nuove costruzioni che per interventi di ristrutturazione, il controsoffitto risolve molte problematiche. A patto di scegliere quello giusto, ammonisce Marco Imperadori, professore Ordinario di Progettazione e Innovazione Tecnologica al Politecnico di Milano. Domanda. Quali sono gli elementi che compongono un controsoffitto? Risposta. Quando parliamo di controsoffitto ci riferiamo a una struttura secondaria orizzontale non portante, che può essere installata sia nelle nuove costruzioni sia in interventi di recupero. In aderenza o sospesi rispetto alla soletta esistente, oppure autoportanti, i controsoffitti rappresentano una "pelle" che crea l’involucro interno dell’ambiente. Di norma sono costituiti da una struttura di acciaio zincato piegata a freddo e con profili di piccolo spessore

e lastre di vario tipo. Ci sono diverse tipologie di controsoffitto: fonoassorbenti con forature o senza a vista, planari con gesso rivestito pitturato, o i classici da ufficio con pannelli modulari. In più, secondo la tipologia di lastra, il controsoffitto può garantire prestazioni differenti. D. Quali sono queste prestazioni? R. Un vantaggio importante riguarda il miglioramento acustico degli ambienti, grazie al principio chiamato "massa-molla-massa". Il meccanismo si realizza tra le "masse", cioè le lastrature in gesso rivestito e la struttura esistente che le sorregge, e la "molla", cioè i profili e l’intercapedine che contiene una camera d’aria, dove sono inseriti materiali isolanti come lana di roccia, di vetro, o naturali, che assorbono il suono. In questo modo si riesce a definire una prestazione acustica migliore rispetto alla massa degli elementi costruttivi. D. Quali sono le tecnologie più innovative? R. Tra le tecnologie più innovative ci sono sicuramente quelle della gamma Knauf, specializzata proprio in sistemi a secco in gesso rivestito. Per esempio, la lastra Cleaneo, che si basa sulla combina-

Asilo Nido Ape Tau all’Aquila dove il controsoffitto Knauf Cleaneo è fondamentale per garantire fonoassorbimento oltre a eliminare i VOC. Courtesy Politecnico di Milano

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Controsoffitto Knauf-Cleaneo in gesso rivestito e Zeolite. Courtesy VeluxLab - Politecnico di Milano

zione di gesso e zeolite, è in grado di ridurre la concentrazione degli inquinanti nell’aria in ambienti chiusi (Voc), offrendo al contempo tutti i vantaggi di tipo acustico ed estetico delle lastre forate. In questo modo si ottiene contemporaneamente un controsoffitto fonoassorbente con funzione igienica. O, ancora, i controsoffitti prodotti dalla Sto, realizzati con pannelli microporosi in granulato di vetro espanso riciclato, che si comportano come delle spugne per l’assorbimento dei suoni, ma offrono l’effetto estetico delle superfici planari. D. I controsoffitti offrono anche altri vantaggi? R. Certamente. Oltre alle condizioni acustiche di un ambiente, i controsoffitti consentono di migliorare anche le condizioni termiche, ospitando all’interno dell’intercapedine strati isolanti e barriere a vapore, oltre agli impianti. Altro elemento importante è il comportamento antincendio. In caso di fuoco, le molecole d’acqua che compongono, assieme al solfato di calcio, il gesso di cui sono fatte le lastre, si liberano sotto forma di vapore, evitando che le solette subiscano un’aggressione diretta dalle fiamme. D. E dal punto di vista della sicurezza strutturale?

R. Un fenomeno molto frequente dei solai laterocementizi riguarda lo sfondellamento, un fenomeno che si innesca di solito a causa delle variazioni termiche all’interno degli ambienti. Si creano così delle piccole crepe latenti sotto l’intonaco, invisibili a occhi nudo, che provocano il crollo di porzioni di soffitto, con conseguenze anche molto gravi. In caso di evento sismico, i crolli sono inevitabili. Per prevenire lo sfondellamento si può intervenire con la creazione di un controsoffitto di sicurezza in aderenza. A questo proposito Vanoncini e Knauf hanno brevettato un sistema innovativo composto da una griglia di profili pressopiegati fissati direttamente nella parte compressa dei travetti portanti del solaio, e non nelle pignatte. Questa orditura fatta da profili e lastre garantisce la tenuta dei fondelli, confinando in caso di aggressione sismica eventuali porzioni secondarie di tamponamento. È importante inoltre ricordare che sui controsoffitti nuovi in zona sismica bisogna sempre scegliere sistemi di sospensione specifici: non può mai essere messo il gancio a molla tradizionale, ma bisogna optare per un gancio con perno e coppiglia passante, così da garantire una maggiore rigidità di sospensione anche in caso di scosse sussultorie.

Intervento "anti sfondellamento" in una scuola. Courtesy Vanoncini - Knauf

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World wide build ARCHITETTURE NUOVE NEL MONDO Copenhagen, la torre Tgklgklkg dietro eo Marino sfalla fitta griglia La Maersk Tower diventa parte della X Facoltà di Scienze Mediche e della Salute dell’Università di Copenhagen. L’obiettivo di C.F. Møller Architects è una struttura Lxxxx: xxxxxx che incoraggi le opportunità d’incontro in modo da creare comunità, dietro a un rivestimento molto caratterizzante. La nuova sede dell’Università di Copenhagen, che ospita laboratori di ricerca, un centro conferenze con auditorium e sale riunioni, si sviluppa in altezza per permettere allo spazio a terra di distendersi in un grande parco urbano, aperto a tutti. Alla base della torre, il percorso sopraelevato a zigzag attrae pedoni e ciclisti attraverso i volumi del grande complesso, così

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da connettere l’area con il quartiere circostante. Il basamento a forma di stella contiene infatti servizi pubblici, a cui i cittadini possono accedere attraverso una facciata trasparente, permeabile e accogliente. Una volta entrati nell’atrio della torre, il primo elemento visibile è una scultorea scala a spirale in rovere, che connette visivamente e fisicamente la hall del piano terra con il quindicesimo piano. Adiacente alla scala di ogni piano c’è una piazza aperta che diventa luogo spontaneo di riunione fra i numerosi ricercatori e dipendenti dell’Università. Dall’esterno la continuità della scala èXXXXXX percepita attraverso una grande spaccatura nel rivestimento della torre, che di piano in piano apre il suo rivestimento in rame mostrando un grande frammento verticale di cristallo.

a cura di Giacomo Casarin

Pannelli intelligenti Le linee della torre tengono conto degli effetti del vento e del sole: le imposte fisse in rame che escono perpendicolarmente dall’edificio fungono da brise soleil e servono a ridurre la forza eolica. La facciata è infatti suddivisa in una struttura a griglia in rame, composta da 3.300


pannelli in metallo espanso trasparente, che conferiscono finezza espressiva all’edificio e si armonizzano bene con gli edifici in mattoni bruno rossastro del vecchio quartiere adiacente. Un terzo dei pannelli funzionano come schermi climatici mobili: si aprono e si chiudono automaticamente in base alla luce solare diretta, oltre che trattenere in larga misura il calore, garantendo un’ottima efficienza energetica.

Maersk Tower, Università di Copenhagen Committente: The Danish Property Agency for the University of Copenhagen; supportata dalla Fondazione A.P. Møller Progetto: C.F. Møller Architects Location: Copenhagen, Danimarca Fine lavori: 2017

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LA SCALA A SPIRALE IN ROVERE SI AFFACCIA SU GRANDI VETRATE. © ADAM MØRK

LA SPACCATURA DEL RIVESTIMENTO IN RAME MOSTRA ATTRAVERSO LE VETRATE LA SCULTOREA SCALA A SPIRALE. © ADAM MØRK SOPRA, LA PASSERELLA SOPRAELEVATA CHE ATTRAVERSA IL PROGETTO. © ADAM MØRK A SINISTRA, LA GRIGLIA DI FACCIATA È COMPOSTA DA 3.300 PANNELLI IN METALLO ESPANSO TRASPARENTE CHE SI APRONO E CHIUDONO AUTOMATICAMENTE IN BASE ALLA LUCE. © ADAM MØRK

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World wide build ARCHITETTURE NUOVE NEL MONDO LA CORTE CENTRALE RIVESTITA CON LUCIDE PIASTRELLE TRIANGOLARI METALLICHE. © ADRIEN WILLIAMS SOTTO, SEZIONE LONGITUDINALE. © ADHOC ARCHITECTES

Tgklgklkg eo Marino sf X

Lxxxx: xxxxxx

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Montréal minerale La casa sulla strada de la Roche a Montréal comprende cinque unità abitative che riflettono l’energia del quartiere. Il cuore del progetto di AdHoc è una corte centrale che si ispira a un minerale con l’interno cristallino, contrapposto a un esterno più grezzo. Lo studio Adhoc architectes ha ideato per questo progetto una tipologia abitativa in cui è creato uno spazio centrale che diventa legante tra ambienti privati e pubblici, oltre che garantire la massima illuminazione naturale e una ventilazione trasversale degli appartamenti. La corte organizza intorno a sé le unità abitative, ispirandosi liberamente alla natura, e nello specifico al geode, una massa minerale il cui interno, se scavato, è coperto da cristalli. Questo concetto diventa il cuore del progetto, che mostra un esterno molto sobrio in mattoni, austero e protettivo, mentre nel cortile il materiale diventa cristallino e sfolgorante: il rivestimento consiste in lucide piastrelle triangolari metalliche dai colori bianchi e scintillanti che si fondono con il cielo e propongono una materialità mutevole.


TERRAZZA PUBBLICA CON SPAZI PER IL GIARDINAGGIO. © ADRIEN WILLIAMS A DESTRA, INTERNO DI UN ALLOGGIO AL PIANO TERRA. © ADRIEN WILLIAMS

Tgklgklkg eo Marino sf X

Lxxxx: xxxxxx

Ispirazione naturale, obiettivo sostenibile Una strategia ecologica e prestazioni energetiche elevate supportano le ambizioni di innovazione del progetto la Géode, che dovrebbe diventare il primo edificio a più unità ad ottenere la certificazione Leed v4 in Canada. La costruzione mira ad alti standard ambientali, tra smistamento e riciclaggio di materiali, prestazioni acustiche e isolamento termico elevati, piantumazione di alberi e piante rampicanti che si sviluppano in tutti gli spazi idonei, dal cortile alle pareti, fino alla copertura. Tutti i residenti hanno accesso alla terrazza sul tetto che si affaccia sul cortile e offre spazio e acqua per il giardinaggio.

La Géode Progetto: ADHOC architectes – adhocarchitectes.com Team di progetto: Jean-François St-Onge, François Martineau Location: Montréal, Canada Fine lavori: 2017

IL SOBRIO PROSPETTO SU RUE DE LA ROCHE RIVESTITO IN MATTONI. © ADRIEN WILLIAMS

YouBuild - MARZO 2018 2018 8989 YouBuild - DICEMBRE / GENNAIO


Zapping

a cura di Veronica Monaco

ELEKTA È SHABBY CHIC SCAVOLINI IN MARCIA CON DIESEL Scavolini e Diesel ancora insieme nel progetto Diesel Open Workshop, il programma che veste l’ambiente cucina e bagno, mixando ispirazione industriale e un approccio caldo all’ambiente domestico. Al centro, una notevole attenzione allo stile: dettagli, materiali e texture creano geometrie semplici, dal design accattivante. Il programma Diesel Open Workshop è proposto in tante diverse configurazioni. Come per Stock Rack, una struttura modulare che unisce in equilibrio pieni e vuoti, permettendo di costruire composizioni dall’inconfondibile anima metropolitana, accentuata dall’utilizzo di nuance opache. Il metallo si inserisce disegnando i profili delle prese maniglia, i sostegni e il telaio delle ante vetro, disponibili in due tipologie (Smoky e Ribbed Glass). La versione in laccato è invece disponibile in tutta la gamma Scavolini. Per il bagno la collaborazione tra Scavolini e Diesel vede un importante uso del metallo, che si ritrova anche nel sistema di scaffalature componibili Stock Rack. Lavabi in appoggio di forma rotonda e rettangolare dal design esclusivo sono proposti in Mineralmarmo bianco e in marmo in diverse finiture. www.scavolini.com/ Cucine/Diesel_Open_Workshop

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Elekta by Gruppo Gani presenta la nuova collezione Shabby Chic, rivestimento in resina per pareti caratterizzato da un mix tra gusto retrò e richiami british. Con le resine Elekta, tonalità tenui e naturali si uniscono a un delicato gioco di trame dall’effetto unico, per decorare gli ambienti in un’atmosfera rilassante e gradevole, dal sapore provenzale e vintage. Le declinazioni di questa nuova collezione di resine Elekta sono molteplici, grazie alle diverse tecniche applicative che prevedono l’utilizzo di appositi attrezzi, ideali per la realizzazione di effetti decorativi speciali. Timbroni con 12 diversi soggetti, rulli vintage con nove disegni, raffinati pizzi e merletti danno vita a vere e proprie opere d’arte. In più gli effetti decorativi offrono sensazioni tattili di pattern geometrici a rilievo, ornamenti, pizzi e merletti che, affiorando in superficie, tracciano sui muri micro-sculture tridimensionali dalla forte carica espressiva. www.elektapainting.it

CARTA DA PARATI COME UN MODERNO AFFRESCO Tecnografica Italian Wallcoverings presenta Modern Affresco, una collezione di carta da parati che recupera trame e disegni di un tempo perduto. Nata da un’approfondita ricerca iconografica e storica, la carta da parati Modern Affresco si sviluppa in sei soggetti disegnati a mano e successivamente stampati in digitale con l’esclusiva tecnologia Sd, che consente un’assoluta cura del dettaglio per colori tenui e morbide sfumature dall’incredibile definizione. Al tocco la carta è materica, con una mano preziosa perché solcata di storia, come i muri scrostati cui si ispira. Questa capsule collection rilancia il valore della memoria negli spazi del vivere contemporaneo, attraverso motivi

antichi come gli intarsi floreali e le geometrie semplici che si fanno materia ed esplodono in campiture a tutta parete. La carta da parati diventa così un vero e proprio elemento d’arredo fondamentale per ambienti residenziali, commerciali e pubblici dal design innovativo. www.tecnografica.net


ECONCRETE, GRES EFFETTO CEMENTO L’effetto cemento si arricchisce di nuove tonalità contemporanee per il gres porcellanato Econcrete di Casalgrande Padana, nuova collezione della linea

Gresplus. Le piastrelle si caratterizzano per uno stile equilibrato ed essenziale, di grande modernità, dove la superficie con effetto cemento è protagonista. L’innovativo processo produttivo genera una superficie altamente performante, dall’estetica mossa e raffinata, attraverso il recupero e la lavorazione di materiali, nel completo rispetto dell’ambiente. La superficie antiscivolo regala continuità visiva tra interno ed esterno. Econcrete è disponibile in due formati, con superficie naturale e grip, adatta per un utilizzo sia per pavimentazione interna che esterna. www.casalgrandepadana.it

IL SOFFIO DI GATTONI RUBINETTERIA Gattoni Rubinetteria definisce nuovi canoni estetici per il bagno contemporaneo con Soffio, la collezione di miscelatori disegnata da Marco Pisati, studiata per offrire la più completa possibilità di personalizzazione attraverso il colore e il design. Soffio di Gattoni Rubinetteria si compone,

GRANITI FIANDRE E LEGNO FOSSILE L’ultima collezione di grandi lastre Eminent Wood Maximum di Graniti Fiandre si ispira al processo naturale che fossilizza gli alberi trasformandoli in pietra. Proposte su fondo bianco in due nuance, le piastrelle sono caratterizzate da texture che rievocano la matericità del legno fossile. Eminent Brown riproduce il legno nelle sue tonalità originali e porta nell’ambiente il calore di questo materiale; Eminent Grey ha invece striature grigie che conferiscono agli spazi un’atmosfera più contemplativa, arredando con discrezione. I nodi e le venature del legno, le sfumature dei colori,

la fossilizzazione della materia sono restituite intatte dalla finitura lucidata, la cui brillantezza esalta la precisione dei dettagli. La collezione è pensata sia per residenze private, che per luoghi pubblici come store, showroom, musei e ristoranti di lusso. www.granitifiandre0.it

infatti, di miscelatori disponibili in cromo, oro, oro rosa, rame lucido, dark nickel, nickel spazzolato, e in due finiture opache, total white e total black. Per l’innovativa leva dalla forma plastica sono a disposizione otto nuance opache: oltre al bianco e al nero matt, sono proposti l’arancione, il rosso porpora, il blu pastello, il rosso, il verde e il tortora. La possibilità di mixare tra le finiture del corpo e le nuance della leva rende l’inserimento della nuova serie Soffio adatta ai più diversi contesti di interior design. www.gattonirubinetteria.com

UN PREMIO PER IL CALORIFERO RIFT Il calorifero Rift, disegnato da Ludovica+Roberto Palomba con Matteo Fiorini per Tubes Radiatori, è stato premiato con il Good Design Award 2017, prestigioso premio internazionale assegnato alle creazioni più innovative dell’anno. Calorifero modulare e componibile, Rift è ideato per soddisfare qualsiasi esigenza di personalizzazione: i moduli in alluminio estruso si possono infatti disporre sia in orizzontale che

in verticale, allineati, disallineati o invertiti, per formare composizioni scultoree, simmetriche e asimmetriche. La versatilità è ulteriormente esaltata dalla linea di accessori, che include mensole ed elementi portasalviette. L’installazione, estremamente semplificata rispetto ai caloriferi tradizionali, rende questa soluzione ideale anche per le ristrutturazioni: non è più necessario un interasse preciso per l’allacciamento

all’impianto idraulico, che per Rift viene effettuato tramite monocollettore con interasse flessibile. www.tubesradiatori.com


eventi &notizie a cura di Giacomo Casarin

L

ABITARE LA NATURA al Salone del Mobile

a 57esima edizione del Salone del

Palazzo Reale, sarà installato il progetto

Primavera, Estate e Autunno) coesisteranno

Mobile si terrà dal 17 al 22 aprile e

Living Nature - La Natura dell’Abitare,

sotto lo stesso tetto, nello stesso momento,

indagherà il rapporto tra la natura

concepito dallo studio Carlo Ratti Associati

uno accanto all’altro.

e l’abitare, ponendo questioni e offrendo

(Cra), assieme a Barbara Römer che ha

Il padiglione, alto 5 metri, sarà coperto

spunti sulla progettualità sostenibile della

curato la scenografia. Il punto chiave

da una membrana Crystal responsiva,

casa. Sarà accompagnato dal tradizionale

è il controllo climatico, basato su una

dotata cioè di sensori capaci di reagire

insieme di eventi e installazioni distribuiti

tecnologia sostenibile che non spreca

alle condizioni di luce, per regolare le

in diverse zone di Milano che prende il

energia: un padiglione di 500 metri quadri

condizioni climatiche all’interno. Celle

nome di Fuorisalone, in cui il design esce

sarà suddiviso in quattro ambienti differenti,

fotovoltaiche di ultima generazione, integrate

dai suoi spazi ufficiali e diventa accessibile

ognuno con un’installazione naturale e un

in pannelli solari organici che si ispirano

a tutti intrecciandosi con il tessuto urbano.

microclima che riproduce una stagione

al processo di fotosintesi, accumuleranno

Quest’anno in Piazza Duomo, davanti a

dell’anno. I quattro microcosmi (Inverno,

l’energia per raffrescare l’area invernale. Questa produzione di energia riscalderà successivamente l’area estiva, grazie a un sistema innovativo di scambio di calore. Tutto questo senza consumi eccessivi. Insieme all’elemento vegetale convivranno suggestioni domestiche e famigliari, per generare un percorso evocativo ed emozionale che dimostra come ambienti diversi possano diventare a misura d’uomo con l’utilizzo di soluzioni sostenibili dalle ampie potenzialità per future applicazioni. Living Nature. La Natura dell’Abitare - 17 / 29 aprile - Piazza del Duomo - h. 10.00 – 22.00

LA TRIENNALE si interroga sull’abitare

www.salonemilano.it

quest’ottica: le ambientazioni fisiche si presentano anche come digitali e social, in grado di coinvolgere il pubblico in maniera interattiva. La mostra è definita post-autoriale dal curatore stesso, che non ha scelto

L

30 architetti o designer da esporre, ma l’idea alla base è che l’abitare

stanza buia dove scorrono su minischermi 999 domande sulla casa

L’intento comune è stato quello di rendere coinvolgente e interattiva

contemporanea, si accede in una grande sala suddivisa in spazi che

la mostra, che diventa un grande spazio di conversazione ma anche

raccontano l’abitazione in modo artistico e inedito. L’innovazione

un fitto calendario di eventi che cambiano di giorno in giorno.

nell’abitare corre su diversi binari dell’epoca contemporanea: il modo

999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo

di vivere e di concepire la casa è cambiato a causa della tecnologia,

12 gennaio / 2 aprile - Palazzo della Triennale - martedì / domenica

del costume, della società. Il wi-fi, la condivisione di spazi residenziali

- h. 10.30 / 20.30

a mostra 999, aperta alla Triennale a Milano fino al 2 aprile

contemporaneo è fatto da una tessitura in cui centri di ricerca,

2018, è una grande indagine sulla casa e sul concetto di

aziende, multinazionali, community, scuole svolgono la loro indagine

abitare nell’era tra mondo fisico e mondo digitale. Da una

per diventare un grande intreccio di visioni del mondo in cui viviamo.

per brevi periodi, l’aumento dei single rispetto al tradizionale nucleo famigliare contribuiscono a stravolgere le funzioni stesse della casa, che cambia in base ai bisogni di chi ne usufruisce. Il curatore Stefano Mirti è un architetto, progettista e designer. È stato responsabile dei social media di Expo 2015 e ha insegnato all’Istituto di Interaction Design di Ivrea, una scuola dove si provava a pensare la realtà in modo tecnologico e interattivo. Gli spazi espositivi sono concepiti in

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YouBuild - MARZO 2018

www.triennale.org


FERRARA APERTA per restauro

I

l Salone del Restauro, dei Musei e delle Imprese Culturali ha ottenuto di recente la certificazione internazionale ISF Cert – Istituto di certificazione di dati Statistici Fieristici che

conferma il ruolo centrale e strategico nel panorama fieristico mondiale. La manifestazione si svolgerà a Ferrara dal 21 al 23 marzo 2018: è il primo e più importante evento a livello

Il Ministro della Cultura Franceschini all'edizione 2017

internazionale che si occupa di Economia, Conservazione, Tecnologie e Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali.

italiane. Nella scorsa edizione il ministro Franceschini ha

Questa XXV edizione presenterà progetti e iniziative che si

sottolineato l’importanza di affrontare con velocità il restauro

svilupperanno in tre giornate, con la partecipazione di importanti

dei beni culturali devastati dalle calamità naturali, come quelle

aziende e istituzioni. Verranno affrontate le tematiche più attuali

che hanno colpito l’Italia Centrale nel 2016 e 2017. Da quelle

e urgenti, presentate tecnologie e innovazioni, illustrando

esperienze il ministero ha conseguito competenze anche sul

risultati e informando sui più importanti interventi di restauro e

campo: la proposta finale è quella di creare un ramo della

riqualificazione. Il Salone esiste da 24 anni per confermare che

Protezione Civile che sia specificamente dedicata ai beni culturali

l’azione di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale può

e che intervenga automaticamente, come gli altri settori della

diventare un grande fattore di crescita economica intelligente

Protezione Civile.

e creazione di lavoro qualificato, lavorando sulle eccellenze

ECOMONDO: green economy e smart city

E

www.salonedelrestauro.com

obiettivi di un altro progetto speciale di Ecomondo, H2R, che si focalizza sulla mobilità sostenibile e su piani di mobilità urbani. Città Sostenibile è rappresentata

comondo è la manifestazione

all’immagazzinamento dell’energia da

in loco come una vera e propria

di punta per tutto quello che

fonti rinnovabili e all’energia eolica.

costruzione scenografica di una smart

riguarda la green economy e

L’edizione 2018 di Ecomondo si terrà

city, con ampie aree espositive dedicate

l’economia circolare nell’area euro-

dal 6 al 9 novembre presso la Fiera di

a automotive, rigenerazione urbana,

mediterranea, dedicata al riciclo dei

Rimini e avrà un focus ancora più forte su

trasporto intermodale. Nell’edizione 2017

materiali e a tutto ciò che è sostenibile.

energie alternative e mobilità sostenibile,

ha ospitato la testimonianza delle città

La crescita della manifestazione va di pari

sulla scia dei grandi cambiamenti che

americane di Portland in Oregon e di

passo con lo sviluppo di questi settori,

stanno caratterizzando questi settori, ai

San Leandro in California, le municipalità

che rappresentano il principale tema

quali aziende e multinazionali si stanno

capofila negli Usa per quanto riguarda

economico contemporaneo: al giorno

sempre più sensibilizzando. All’interno di

i progetti sulla mobilità e sull’utilizzo

d’oggi non si può più parlare di economia

Ecomondo si sviluppano progetti speciali

efficiente di energia, rifiuti e acqua. È la

senza avere un occhio per lo sviluppo

come Città Sostenibile, che ha l’obiettivo

sfida del 2018 riprogettare i prodotti e i

sostenibile. Insieme a Ecomondo si svolge

di mostrare modelli di urbanizzazione e

processi industriali adottando i principi

Key energy, che si focalizza sulle energie

utilizzo delle energie rinnovabili volti a

dell’economia circolare e alimentando

alternative, e di cui fanno parte Key Solar,

migliorare la qualità di vita dei cittadini

un sistema che aspira a città verdi ed

Key Storage e Key wind, manifestazioni

e favorire lo sviluppo dei territori,

efficienti. Il tema più attuale è la riduzione

che sono dedicate al fotovoltaico,

programma estremamente legato agli

della produzione di rifiuti, in cui l’Italia è leader in Europa, con 47 milioni di tonnellate di rifiuti industriali riciclati e conseguenti risparmi di energia per 17 milioni di tonnellate di petrolio. Su questo fronte si stanno rafforzando le nuove normative europee, che incentivano il riciclo anche grazie a finanziamenti rilevanti a sostegno della ricerca e dell’innovazione.

www.ecomondo.com

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ARCHILEGGERE

LO SPAZIO SMONTABILE Alessandro Rocca

GLI ISOLANTI TERMICI (1920-1940). TECNICHE E MATERIALI NELLA COSTRUZIONE ITALIANA

Lo spazio smontabile è una indagine critica sulla pratica

Angelo Bertolazzi

esamina le questioni alla base del progetto contempo-

Il libro descrive l'evoluzione del costruire in una fase sto-

quali il rapporto con le immagini e il loro significato,

tradizionali a quelle intelaiate e prefabbricate, dove prima il

dell’architettura – realizzata, disegnata e scritta – che raneo attraverso una «riflessione esplorativa» su temi

l’ornamento, l’uso della parodia, l’analogia, il montag-

gio e il senso del tempo, la composizione, processi di rielaborazione, contaminazioni e mescolanze, ecc. in un momento di «passaggio dall’analogico al digitale»,

caratterizzato da «un sostanziale mutamento delle forme del progetto». La ricerca è raccontata attraverso la critica

e l’analisi di numerosi riferimenti architettonici, arti-

stici e multidisciplinari storicamente e geograficamente distanti (libri, architetture, autori, modus operandi, mo-

stre) per svelare il legame tra analisi teorico-critica e fase creativa-procedurale, sostenendo l’utilità dell’immagine e del montaggio come nuclei problematici. L’autore analizza le tecniche di trasmissione di questo sapere così

complesso e affascinante: dal learning by doing al sapere

accademico reso trasmissibile attraverso fondazioni teoriche, procedure metodologie e pratiche. Editore letteraventidue Collana costellazioni Anno 2017

Misure 17 x 11 cm, pp. 140 ISBN 9788862422307

Prezzo di copertina 12 euro

Recensioni di Cassandra Cozza, Politecnico di Milano

rica caratterizzata dal passaggio dalle strutture murarie telaio si differenzia dall’involucro e poi, con l'introduzione dei processi industriali, compare l'approccio funzionale alla progettazione del sistema edificio. La storia materiale dell’architettura nel periodo che va dal 1920 al 1940 sia

come opera costruita sia come evoluzione della cultura

tecnica in Italia è descritta attraverso l’analisi dello sviluppo e dell’impiego dei materiali coibenti. Si narrano le innovazioni tecnologiche, le applicazioni più diffuse e quelle

sperimentali, per finire con le imposizioni ingiunte dal periodo autarchico. L’indagine si basa su fonti documentali

dell’epoca, quali la pubblicistica tecnica e la manualistica, e sull’analisi di edifici paradigmatici. L’autore analizza e descrive, avvalendosi di numerose illustrazioni esplicative,

materiali, prodotti nonché tecniche costruttive e di posa

in opera, tutte scelte in base alla rilevanza del ruolo degli isolanti termici. L’origine e lo sviluppo di questi prodotti

e del loro impiego, le innovazioni e i cambiamenti che ne conseguono sono descritti attraverso una selezione di

progetti esemplari, che vanno dalle prime applicazioni

nell’industria del freddo, del periodo tra il 1900 e il 1930,

alle sperimentazioni condotte in campo residenziale o nelle colonie tra il 1930 e il 1940. Il tutto mettendo in luce le varie figure, progettisti, costruttori, produttori, che hanno operato questi cambiamenti. Editore FrancoAngeli

Collana EDILIZIA/Studi Anno 2017

Misure 23 x 15,4 cm, pp. 210 ISBN 9788891761965

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Prezzo di copertina 29 euro


CONSTRUCTION AND DESIGN MANUAL. CONTAINER AND MODULAR BUILDINGS Cornelia Dörries, Sarah Zahradnik Un manuale composto da una introduzione teorica e da

una selezione di 27 casi studio, edifici realizzati e pro-

getti, dettagliatamente illustrati con disegni e fotografie, per la costruzione e la progettazione di architetture di qualità attraverso l’uso di tecniche di prefabbricazione che prevedono l’impiego di containers oppure di elementi modulari. Una riflessione sui vantaggi, economici e temporali, di questo metodo costruttivo e progettuale

caratterizzato dalle fasi di produzione, trasporto e assemblaggio che va oltre il loro semplice assemblaggio

esplorandone le potenzialità spaziali e qualitative. I

container, quelli usati per il trasporto delle merci, di dimensioni standard da 20 o 40 piedi, sono assemblati e ripensati, modificati per migliorarne le caratteristiche

termiche e strutturali. Gli esempi selezionati non illustrano gli usi più comuni, ma presentano realizzazioni

di qualità per spazi espositivi e residenze per «nomadi digitali». La costruzione modulare attraverso l’uso di

elementi prefabbricati, invece, viene esplorata attraverso

diversi filoni come: la realizzazioni di rifugi salvavita,

EXPLORING INTEGRATED WATER-URBAN ARRANGEMENTS Marco Renzato (ed) Il libro raccoglie alcune esperienze progettuali sul

tema della gestione idrica integrata e del water sensitive design, che indagano temi legati all’urbanizza-

zione e alla sistemazione delle acque e si interrogano sulle sfide progettuali relative a temi idraulici e alla loro evoluzione dagli anni Novanta ad oggi. La prima parte raccoglie saggi di ricercatori e progettisti che descrivono attraverso testi, disegni e immagini basati

su esperienze progettuali, problemi relativi a specifici Urban-Waterscapes, cioè paesaggi socio-spaziali coin-

volti in processi di urbanizzazione e di gestione idrica come la Città diffusa italiana o quella fiamminga, la regione suburbana metropolitana di Perth, le città di

Oslo, Kigali, Shanghai e Istanbul. La seconda parte

è dedicata a progetti sulla città di Bruxelles. I testi e

i progetti in essa contenuti sono rielaborazioni degli esiti di un workshop, basati su uno scenario comune. Indagano la capacità del progetto di incrementare le

riflessioni teoriche sul tema e di nutrire il processo di apprendimento.

destinati ad emergenze umanitarie o a catastrofi natu-

Editore Jovis

capaci di ospitare diverse funzioni per rispondere a

Anno 2017

rali; quella di moduli flessibili, velocemente realizzabili, problemi sociali; la realizzazione di tipologie più grandi e complesse, adatte ad ospitare scuole, dormitori, asili e

uffici; piccoli moduli di design o altamente specializzati.

Cassandra Cozza, assegnista di ricerca al Dipar timento DAStU del Politecnico di Milano, dove si è laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, svolge e ha svolto attività di ricerca in Italia (Prin Miur) e all’estero. Architetto, tutor del dottorato Pau, ha divulgato gli esiti dei suoi studi attraverso pubblicazioni, seminari e mostre. Insegna Progettazione architettonica e urbana presso la scuola Auic del Politecnico di Milano, dove è anche teaching coordinator dell’International PhD Summer School Heritage and Design.

Collana Water vs. Urban Scape Misure 24 x 17 cm, pp. 320 ISBN 9783868594751

Prezzo di copertina 35 euro

Lingua Inglese

Editore DOM publishers Anno 2016

Misure 28 x 23 cm, pp. 256 ISBN 9783869225159

Prezzo di copertina 39,71 euro

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DALL’ESTERNO

CONTROCANTO DI UN CONTROSOFFITTO Elena Commessatti, eclettica scrittrice e giornalista letteraria. Master in Tecniche della Narrazione alla Scuola Holden di Torino; a Milano, in Rcs, tra libri e uffici stampa. A lei si deve la riscoper ta dell’inventore Ar turo Malignani, con il volume Arturo Malignani. Con il futuro negli occhi. (Ritratto Privato) per Forum, 2015. Editor di narrativa di genere, il suo ultimo romanzo è Femmine un giorno (Bébert, 2013, rist. 2016). Dal 2014 è direttrice editoriale, per Odòs, della collana di guide turistiche italiane incentro. È la voce narrante dell’azienda di contemporary design furniture Moroso.

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La vita è fatta a onde. Alti e bassi, ossimori che si rincorrono. Una specie di Pulp Fiction e per di più costante. Se mi si chiede di riflettere sulla parola controsoffitto, la prima cosa che mi viene in mente è che i controsoffitti occultano. Tengono al loro interno segreti inconfessabili, perché spesso sono parte di un progetto architettonico e, dunque, con-tengono idee (o cattive idee). Che cosa hanno in comune Carlo Scarpa e Fabrizio Corona? Direi proprio niente; anzi sono proprio l’opposto. Eppure… Uno, il primo, è stato uno dei più grandi progettisti che il Novecento italiano ha creato; l’altro è diventato il simbolo di ciò che il brutto Novecento italiano ha creato: l’essenza del brutto effimero, anche se l’ex paparazzo Corona proprio brutto non è. Alcuni mesi fa Fabrizio Corona è stato condannato dal Tribunale di Milano a scontare un anno. Che cosa aveva combinato il superdiscolo? Il core-business erano circa 2,6 milioni di euro in contanti trovati in un controsoffitto, ecco il perché della citazione. Soldi schiacciati nel controsoffitto del soggiorno della propria assistente. E parte del denaro era volato via e catapultato in cassette di sicurezza in Austria. Vi ricordate? E ricordate che all’ascolto della sentenza il Bel Corona ha invocato Platone e Shakespeare? Ecco, il mondo si ribalta appunto, anche se tutti qui siamo ancora per la cultura democratica. E poi non dimentichiamo che Fabrizio dichiarò eterno amore per la fidanzata Silvia. Che spettacolo, e non certo d’avanguardia.

Ma ai lettori di YouBuild, nel settimo numero, dichiariamo apertamente il nostro amore culturale per il genio di Carlo Scarpa (Venezia, 2 giugno 1906–Sendai, 28 novembre 1978). Siamo per la restituzione grafica delle sue scritture; siamo per omaggiare i suoi alfabeti d’architettura, dove la nostra parola controsoffitto ha la propria ragione d’essere. E soprattutto fu il maestro a dichiarare nel 1976, a proposito delle sue committenze: «Da che parte cominciare? Dall’A, la B, la C, c’è tutto un alfabeto da insegnare a tutti questi signori». Se penso a un controsoffitto come momento del lavoro scarpiano (un esempio? il restauro del Museo di Castelvecchio a Verona) rifletto sulla differenza del gesto, dei riti connessi, o disconnessi, alla creazione di un vitale progetto di architettura, e dunque all’uso della mano con la matita a onde e decisioni, come la grafite, la biro rossa, il pastello magari arancio sulla carta, e tutto quel mondo di invenzione, struttura e vita, e sogno concreto, come dovrebbero essere le risposte di genio alla committenze. Chiamali habitatores di case, musei, tombe, e Carlo Scarpa ne ha lasciati di segni eccezionali legati all’arte funeraria, loro, gli habitatores-committenti vivono, grazie al lavoro del maestro, nell’eternità del risultato. Sciò ai Demoni di Platone, stipati in un controsoffitto di città, tra labbra al silicone, storpiature sintattiche, e chissà quale piatto di junk food appena sgranocchiato. E una dedica invece al silenzioso Giappone, tanto amato dal numero uno di questo articolo.



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• ISOLAM-G è una doga rigida in lana di roccia biosolubile, verniciata sulla faccia a vista e sui bordi smussati con primer bianco; • ISOLAM-G è stato studiato per essere incollato direttamente sul solaio tramite il solo utilizzo di colla a base cementizia; • ISOLAM-G rappresenta una soluzione veloce, economica e dall’aspetto innovativo per proteggere efficacemente primi solai, piani pilotis e autorimesse dal caldo, dal freddo, dal rumore e dal fuoco.

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