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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano
N° 8 - GIUGNO 2018
ISSN 2532 - 5345
YouBuild
TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI
SPECIALE BIM
Progetti, case history e infrastrutture FORMAZIONE
I trend demografici al nuovo Convegno YouBuild DESIGN
Gli argomenti caldi del Salone 2019
Riqualificazione Il cantiere italiano trasforma un resort in Germania
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TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI
ANNO 3 - NUMERO 8 - GIUGNO 2018 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it ISSN 2532 - 5345 Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it Direttore Editoriale / Editorial Director LUCA MARIA FRANCESCO FABRIS Coordinatore editoriale / Editorial coordinator GIACOMO CASARIN Comitato scientifico / Scientific Committee EZIO ARLATI (Politecnico di Milano), GIAN LUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano), ANNA FRANGIPANE (Università di Udine), FAN FU (Beijing University of Civil Engineering and Architecture), WENJUN MA (Shanghai Jiao Tong University), GARRY MILEY (Waterford Institute of Technology), LJUBOMIR MIŠČEVIĆ (University of Zagreb), EMANUELE NABONI (Royal Danish Academy of Fine Arts KADK), MATTEO UMBERTO POLI (Politecnico di Milano), PAOLO SETTI (Politecnico di Milano) VASO TROVA (University of Thessaly), ILARIA VALENTE (Politecnico di Milano), SERGIO ZABOT (Politecnico di Milano) Collaboratori / Contributors VIOLA ALBINO, VALENTINA ANGHINONI, GIOVANNI ARGENTO, EZIO ARLATI, RICCARDO MARIA BALZAROTTI, PIETRO BARATONO, GIAN LUCA BRUNETTI, ELENA COMMESSATTI, CASSANDRA COZZA, FEDERICO DELLA PUPPA, LUISA FONTANA, CINZIA GATTO, MARCO IMPERADORI, MONICA MANFREDI, ROSARIO MANZO, FRANCO SARO, GERARDO SEMPREBON, GABRIELE TAVASCI Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA
Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 21,00 - Copia singola € 7,50. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/ category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento
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N°8 - GIUGNO 2018
SOMMARIO EDITORIALE
Qualità Italia 9
ATTUALITÀ OWARIASAHI, GIAPPONE Vita nel patio a tutto volume 10 INFRASTRUTTURE L’aeroporto prende il volo 16 CONVEGNO YOUBUILD L’architettura allunga la vita 22 IMPIANTI A qualcuno piace il caldo 26 SALONE DEL MOBILE Gli interni del futuro nei trend del design 32
FACCIATE VENTILATE La Grande Mela sembra di pietra 50
INTERMEZZO
SPECIALE BIM
LA VITA, PER ASSURDO Frank Kunert 38
MODELLAZIONE Che potenziale con il digitale 54
INNOVAZIONE
GRANDI OPERE Così il pubblico si riorganizza 58
3D La casa? Me la stampo 42 RECUPERI Ristrutturazione in prima visione 46
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Quando lo Stato fa un clic 61 OSPEDALE DI MONTECCHIO MAGGIORE Cura digitale per la corsia 64
SOMMARIO
N°8 - GIUGNO 2018
EDILFIBRO Benedetto portacoppo 102
COME SI FA PROGETTI Riqualificare in Bassa Sassonia 106 SISTEMI A SECCO La sostenibilità sale in alta quota 112
122 PROGETTAZIONE Una Navetta sul fiume 70 PROGETTAZIONE Viaggio nel tempo con un bit 74
LATERIZIO Un inno al mattone 118
INTORNO
RETAIL Lo shopping va programmato 80
CHANGDE, CINA La rinascita dell’acqua 122
EDILIZIA OFF SITE Il cantiere è andato via 86
ITALIA UNDER 40
ECLISSE Le porte a scomparsa si aprono al Bim 90 NEXT
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SPECIALE TETTI TECNOLOGIA La riscoperta delle coperture 94 BRIANZA PLASTICA Il tetto è green e anche hi-tech 100
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REDI Quell’acqua è usato sicuro 116
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RISTRUTTURAZIONI Nuovi spazi in concerto 128 WORLD WIDE BUILD
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ZAPPING
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EVENTI & NOTIZIE
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ARCHILEGGERE
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DALL’ESTERNO
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EDITORIALE
TENDENZE E ATTUALITÀ DAL MONDO DELLE COSTRUZIONI
Qualità Italia
di Luca MF Fabris
Panoramica sul cantiere JNBY Headquarters a Hangzhou. Progetto RPBW, Cemento Artistico realizzato da Dottor Group. Foto di LMF Fabris, 2018
Grazie a uno di quei casi della vita che alle volte accadono, ho potuto visitare a Hangzhou (circa 150 chilometri a sud di Shanghai, in Cina), il cantiere della nuova sede del marchio cinese di abbigliamento Jnby, un colosso di scala mondiale quotato in Borsa a Hong Kong e praticamente sconosciuto a noi italiani. È capitato che Lin Li, la stilista che sta dietro l’impero JnbyDesign, abbia voluto per il suo nuovo complesso la qualità italiana e per questo si sia rivolta a Renzo Piano, che a sua volta per ottenere un prodotto coerente con la sua arte e immaginazione ha chiamato Dottor Group, il contractor trevigiano specializzato nella realizzazione di cemento artistico. Tutto, elementi strutturali e tecnologici compresi, affoga nel cemento perfettamente colato in casseforme che uniscono alta tecnologia con sapienza artigianale, realizzato con sistema assolutamente originale a sviluppo rampante… La qualità richiede qualità, vuole qualità, esalta la qualità. E quando poi la qualità è italiana in edilizia come in altri campi si raggiunge facilmente l’eccellenza. A Hangzhou ho visto Pietro Dottor ricreare personalmente un pezzo di Italia in Cina, portando personale, know-how e tecnologie per non scendere a compromessi. Soprattutto con se stessi. Una sfida dura e difficile, ma che paga e senz’altro permetterà di attivare un percorso virtuoso per questa ditta veneta. Nelle prossime pagine cerchiamo di fare il punto sul Bim in Italia. Un sistema apparentemente arido, parametrico che invece può permetterci di aggiungere qualità al progetto, alla sua realizzazione e alla sua manutenzione a opera finita. Vi raccontiamo come questa sfida passi attraverso una rivoluzione che riforma gli studi professionali, siano essi impegnati nel nuovo oppure nel restauro o nella riqualificazione del moderno, di come l’amministrazione pubblica stia ottimizzando il proprio lavoro utilizzando questo standard di sviluppo del progetto digitale e anche come l’università stia formando i giovani all’utilizzo di questo strumento strategico, che ci diventerà sempre più familiare. Altri articoli vi porteranno in giro per il mondo, per riaffermare che probabilmente è proprio la buona progettazione che crea le basi per ottenere alta qualità nel processo costruttivo. La qualità, sempre e soltanto la qualità. Ne siamo ossessionati. A ltri la chiamano anche bellezza. È questo il traguardo cui dobbiamo tendere insieme come Paese, perché i confini non possono essere dei limiti e bisogna essere pronti per le sfide che ci aspettano nel mondo.
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ATTUALITĂ€
OWARIASAHI, GIAPPONE
Vita nel patio A TUTTO VOLUME
Lo studio D.I.G Architects ha realizzato il progetto di una casa per una famiglia composta da quattro persone. Nella semi-corte, aperta sul retro, si trova il giardino privato. E lo spazio centrale si configura come fosse la naturale estensione di tutte le funzioni che vi si affacciano
di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University - Politecnico di Milano
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L’ingresso come filtro tra interno ed esterno
el 2016 lo studio D.I.G Architects ha realizzato il progetto di una casa per una famiglia composta da quattro persone nella città di Owariasahi, nella prefettura di Aichi, poco a Nord della metropoli di Nagoya. In un lotto caratterizzato da modeste dimensioni, l’inserimento volumetrico rappresenta una delle scelte più convincenti degli architetti, che sintetizza e anticipa le caratteristiche principali dell’edificio. Il volume si presenta come una massa tagliata da un piano obliquo, il tetto, e lavorata per sottrazione di materiale, in modo da ricavare al suo interno un patio aperto, lo spazio più interessante di questa architettura. L’impianto, infatti, nel rispetto dei regolamenti edilizi si distanzia di 1 metro dai corpi confinanti e anziché proporre una forma compatta, che avrebbe concesso una maggiore generosità nelle dimensioni dei locali domestici, si configura come una semi-corte aperta sul retro, dove si trova il giardino privato. Questo schema, che da una parte garantisce una continuità con il sistema dei fronti su strada, esprime contemporaneamente una chiara volontà di definire una condizione di porosità, assente negli edifici limitrofi, tra l’ambito pubblico della strada e quello
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OWARIASAHI, GIAPPONE
privato delle stanze e del giardino interno, che si materializza nella definizione del patio, anticipato dallo spazio d’ingresso vetrato. Siamo in collina e questa scelta di permeabilità è dettata anche dalla volontà di sfruttare l’orografia del territorio e aprirsi alla vista panoramica del parco che si trova di fronte, stabilendo una connessione visiva e spaziale tra il paesaggio urbano e gli spazi domestici, patio e giardino inclusi. Conseguenza dell’impianto adottato è la configurazione della facciata principale, la quale si presenta tripartita secondo una sequenza pieno-vuotopieno, che matericamente trova una corrispondenza nell’uso del legno e del vetro, e ritrova la sua unità nella definizione del coronamento e del basamento. Il primo è definito dall’aggetto dell’unica falda di copertura, che, grazie all’effetto prospettico, assume una proporzione bilanciata rispetto all’immagine complessiva. Il basamento invece, è chiamato a risolvere lo spazio antistante la casa, ponendosi come elemento di raccordo tra le diverse quote. Il box auto e le scale di accesso, entrambi in calcestruzzo, delimitano lo spazio aperto a quota stradale, che diventa una dilatazione del viale su cui si attesta la casa. Questo spazio aperto, plasmato dalla composizione e dalla matericità dei
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L’ingresso vetrato visto dal patio. Sopra, le scale
La sezione. Sopra, vista dal cortile sul retro.
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OWARIASAHI, GIAPPONE
La cucina e sopra la camera dei bambini
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LA SCHEDA I NOMI Committente: privato Progetto: D.I.G Architects (Akinori Yoshimura + Maki Yoshimura) Info: www.dig-arch.com I NUMERI Area lotto: 293,71 mq Area coperta: 88,94 mq Area calpestabile: 132, 84 mq Fotografie di Hiroshi Tanigawa
volumi, che, sfruttando la pendenza, conferiscono senso e qualità estetica, può essere letto sia come elemento di mediazione, che come un momento di pausa inserito nel tessuto urbano. L’ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA Segue l’articolazione del volume: essenziale e misurata. A fronte di tale rigore, si contrappone la natura ibrida del patio: un elemento in-between, che struttura e conferisce ordine a tutte le parti della composizione spaziale, dalle singole stanze alla zona di ingresso, dal giardino interno al paesaggio esterno. L’ingresso vetrato smista i due corpi principali perpendicolari al fronte strada, che risultano in tal modo separati dal patio. Queste due ali, di uguale lunghezza ma diversa larghezza, sono definiti dai progettisti come The lively space, con la zona giorno e la camera dei bambini, e The quiet space, con la camera dei genitori e il bagno. Il patio centrale si configura come la naturale estensione di tutte le funzioni che vi si affacciano, che, nella sua ambigua natura di elemento esterno ad alto livello di comfort domestico, viene trattato come un ambiente interno a tutti gli effetti, amplificando la qualità spaziale del programma funzionale. Questa stanza a cielo aperto diventa un luogo dello stare, il cuore pulsante di un sistema abitativo che riconosce nella tipologia a corte il suo archetipo fondamentale, ma che non rinuncia alla sua ibridazione nel momento in cui viene fatto reagire con la definizione del programma e le condizioni contestuali, alla costante ricerca di un diverso grado di intimità senza perdere il contatto con l’esterno. La zona di ingresso si pone quindi sia come filtro trasparente della sequenza spaziale che lega il dentro con il fuori, sia come lo spazio servente per eccellenza, dal momento che oltre a introdurre alle stanze del piano terra, gestisce anche i movimenti verticali, ospitando, in corrispondenza della doppia altezza, la scala che smista alla camera dei ragazzi e
alla camera degli ospiti. Ambiente dopo ambiente il nesso che lega forma e funzione si dipana in modo rigoroso, senza per questo rinunciare all’espressione di un preciso carattere estetico, che fa di questa casa un’architettura capace di leggere e rispondere alle richieste dell’abitare contemporaneo. APERTURE E FINITURE Il criterio con cui si sceglie di aprire le finestre si sposa con la definizione volumetrica che, come già accennato, suggerisce una lettura per masse dell’edificio. Di conseguenza, le bucature si dispongono liberamente, senza apparente ordine geometrico, sulle facce dei volumi, seguendo piuttosto una logica di equilibrio tra pieni e vuoti, e subendo una declinazione formale che li vede di volta in volta apparire come elementi puntuali, campiture superficiali, e incisioni nella materia. Le finiture sono definite sulla base di una scelta semplice: intonaco all’interno, legno all’esterno. Così facendo, internamente sono esaltati i giochi di luce generati dalle aperture ed allo stesso tempo si ottiene il senso di dilatazione spaziale di cui questi interni necessitano, considerate le loro ridotte dimensioni. Viceversa, la finitura esterna dei due volumi consiste in legno ordito orizzontalmente, così come la pavimentazione interna e l’apparato strutturale, che si manifesta in corrispondenza dell’intradosso della copertura. Questa soluzione, che all’esterno denuncia una condizione di eccezionalità rispetto agli altri edifici, internamente dona calore agli ambienti senza appesantirli. L’ingresso, collocandosi tra i due volumi abitati, risulta totalmente finito in legno, eccezion fatta per le campiture vetrate. In un contesto definito da una lottizzazione particellare costituita da un tessuto edilizio piuttosto basso e compatto, il progetto di D.I.G Architects propone uno schema che, preso atto delle condizioni al contorno, non rompe con le sue regole, ma si conquista, a ragion veduta, la licenza di giocare con i suoi vincoli per disegnare un’architettura che, dietro l’apparente semplicità, sorprende e qualifica le scelte progettuali.
Gerardo Semprebon, architetto, è dottorando di ricerca al Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani e alla Shanghai Jiaotong University, Department of Civil Engineering. La sua ricerca si concentra sulla riattivazione di piccoli insediamenti in Cina. Dopo il diploma di maturità scientifica frequenta il Politecnico di Milano e nel 2013 si laurea in Architettura. Da allora svolge attività progettuale a livello concorsuale, professionale e di ricerca.
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ATTUALITÀ
INFRASTRUTTURE
di Giacomo Casarin
L’aeroporto PRENDE IL VOLO
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Il terminal di Trieste fa un salto di qualità grazie all’intervento di Lombardini22 e il suo gruppo dedicato a physical branding e communication design, Fud. La nuova infrastruttura comprende una fermata ferroviaria, un’autostazione per bus e pullman, un nuovo parcheggio multipiano. Tutto collegato da una passerella sopraelevata, lunga 425 metri
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na linea che si perde nell’orizzonte, sospesa a 6 metri di altezza. Il segno netto si percepisce per la sua decisa orizzontalità, che si confonde con l’orizzonte e il cielo. Anche per i colori usati, tendenti al blu e all’azzurro. Così si presenta la nuova passerella pedonale dell’Aeroporto di Trieste: un elemento forte, ma che si distende in modo naturale sul territorio. Il ritmo di pieni e vuoti dei listelli verticali alleggerisce la grande trave reticolare, così come i pilastri sottili e obliqui, che riprendono l’elemento modulare della «A» stilizzata, nuova icona simbolo del Trieste Airport. La passerella sopraelevata collega allo scalo aeroportuale la nuova fermata della rete ferroviaria nazionale, denominata Trieste Airport, oltre che una stazione bus capace di ospitare 17 stalli di sosta, un parcheggio multipiano da 500 posti auto e uno scoperto da mille. Identità e connessione sono le parole chiave del progetto: il polo intermodale è diventato una realtà e il Trieste Airport è il primo aeroporto in Italia a disporre, in un così ristretto spazio, di tutti i sistemi di trasporto integrati tra loro. Prospetto frontale dell’aeroporto. Sopra, la passerella pedonale transita sopra la nuova stazione dei bus. A sinistra, la nuova passerella collega l’aeroporto con la stazione ferroviaria, la stazione dei bus, un parcheggio multipiano e uno scoperto
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INFRASTRUTTURE XXX
Prospetto laterale dell’aeroporto. Sopra, la passerella sopraelevata collega lo scalo aeroportuale alla nuova fermata della rete ferroviaria nazionale, denominata Trieste Airport
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UN PORTALE MODERNO L’impatto visivo della passerella è bilanciato dal nuovo ingresso all’aeroporto, segnato da una grande trave e 16 pilastri, tutti elementi colorati di blu. La scelta cromatica connette gli ambienti interni con l’esterno, così da divenire nuovo simbolo dell’aeroporto e veicolo privilegiato per il messaggio visivo di richiamo e benvenuto alla struttura: il colore e gli elementi tipici di un portale, orizzontali e verticali, rendono infatti riconoscibile l’ingresso anche alla distanza. Il blu connette gli ambienti e gli importanti interventi di ammodernamento, che hanno riguardato sia le aree esterne sia quelle interne: dalla facciata alle hall, dagli spazi di attesa ai ristoranti, dai gate d’imbarco alla zona arrivi. Un insieme di realizzazioni finalizzate a trasformare il terminal in un’infrastruttura moderna, capace di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo imposti dalla regione Friuli Venezia Giulia. La nuova pensilina della facciata dell’aeroporto si basa sempre su una forte coerenza con l’immagine generale del sito: l’obiettivo è rendere iconica e facilmente
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INFRASTRUTTURE
La nuova pensilina d’ingresso è segnata dal colore blu e dalla grande scritta Trieste Airport. Sotto, particolare della pensilina blu che caratterizza la facciata principale dell’aeroporto.
LA SCHEDA I NOMI Committente: Società di gestione Aeroporto Friuli Venezia Giulia Progetto: Fud, Lombardini22 Servizi: physical branding, passerella pedonale, nuovo ingresso I NUMERI Costo totale: 17.200.000 euro Fine lavori: marzo 2018
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Particolare di brandizzazione del prospetto est. Sotto, particolare del rivestimento colorato della nuova passerella
identificabile la struttura principale dell’aeroporto e inquadrare fin da subito l’ingresso, il cui impatto è aumentato dalla grande scritta Trieste Airport disegnata sulla superfice del prospetto. BLU CHE UNISCE La cromia e la segnaletica sono parte integrante del progetto, perché la loro presenza, diffusissima all’interno della struttura, accresce l’identità unitaria dell’aeroporto e si pone come obiettivo la semplificazione dell’esperienza dei passeggeri: il progetto di Fud di segnaletica orienta e informa attraverso una comunicazione chiara e intuitiva, oltre che piacevole e contemporanea. Fud ha, infatti, riprogettato l’intero sistema di comunicazione visiva coordinata, che diventa una parte significativa della riqualificazione dell’aeroporto. Logo, segnaletica, scelta cromatica: il progetto si basa sull’identità del luogo, con l’obiettivo di semplificare l’esperienza dei passeggeri. L’aeroporto di Trieste, che da decenni programmava di conquistare una nuova identità riconoscibile e un modo di comunicare smart e internazionale, si è trasformato meritatamente nell’aeroporto del Friuli Venezia Giulia. Vista del prospetto frontale dell’aeroporto collegato alla nuova passerella
Giacomo Casarin è coordinatore editoriale di YouBuild. Dopo aver collaborato con la rivista online Engramma , ha conseguito la laurea in architettura allo Iuav di Venezia con una tesi sull’evoluzione della Fiera da mercato periodico a infrastruttura urbana, che si sofferma sulle complesse vicende della Fiera di Milano. La chiamata della città lombarda non è tardata a venire: a Milano, prima di entrare nella redazione di YouBuild, ha conseguito il master in editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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ATTUALITÀ
CONVEGNO YOUBUILD
di Luca Maria Francesco Fabris
L’architettura ALLUNGA LA VITA
Il secondo appuntamento organizzato da Virginia Gambino Editore si svolgerà il 17 settembre nell’ambito della Fiera del Condominio, a Verona. Il focus è riservato ai cambiamenti demografici che si riflettono anche sul modo di concepire e realizzare le abitazioni 22
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architettura cambia. Mutano gli stili, si rinnovano i materiali e persino il processo stesso della progettazione. C’è, però, un elemento che rimane e rimarrà immutato nei secoli. Riguarda l’elemento per il quale si edifica o trasforma un edificio: gli utenti. Sono loro, in definitiva, i soggetti ai quali è destinata una costruzione, che sia un’abitazione oppure un ufficio. Insomma, non si può prescindere dall’uomo. Già, ma quale? Non solo cambiano i gusti, le esigenze, le richieste degli utenti-inquilini, ma si ridefinisce anche la popolazione. Gli ultimi dati Istat lo indicano bene: lo scorso anno in Italia sono nati 458.151
PROGRAMMA 9,30
Registrazione e welcome coffee
10,00
Saluti introduttivi e istituzionali
10,20
Virginia Gambino, Luca Maria Francesco Fabris
Il passaggio dall’era industriale a quella digitale: la sostenibilità è di rigore
Roberto Masiero, professore ordinario allo Iuav
Produrre meglio in un mondo che vive più a lungo
Federico Della Puppa, Centro Studi YouTrade
11,10
Coffee break
11,25
Dove, perché, cosa, come: riqualificare non è più un’opzione
Emanuela Casti, Università di Bergamo
11,55
Focus: co-housing e nuove
offerte abitative
12,15
Il ruolo dei professionisti (talk show)
12,35
Come superare il nodo della produttività
12,55
Pubblico-privato: quando il matrimonio funziona
Marina Dragotto Audis
13.15
Light lunch
10,50
bambini. Sembrano tanti, ma in realtà quella cifra rappresenta il nuovo record negativo. È una discesa che è iniziata nel 2008, con la crisi, ma anche prima il tasso di natalità sfiorava lo zero. In ogni caso, la diminuzione delle nascite è di oltre 15 mila rispetto al 2016 (-3,2%) e quasi di 120 mila negli ultimi nove anni. Più nel dettaglio, si fanno meno figli al Centro (-5,3% rispetto al 2016). E, a sfatare un altro luogo comune, anche i bambini stranieri nati nel 2017 in Italia sono diminuiti: sono stati 68 mila, il 14,8% delle nascite, ma in diminuzione rispetto all’anno precedente. In Italia ci sono anche meno abitanti e l’8,5% sono stranieri, perlomeno quelli censiti.
WORK IN PROGRESS YouBuild - GIUGNO 2018
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CONVEGNO YOUBUILD XXX
Federico Della Puppa
PROSPETTIVE E SFIDE IN UN MONDO PIÙ LONGEVO L’Italia è un Paese che invecchia in tutti gli aspetti della sua società. Mettere mano all’esistente, nel senso di ciò che abbiamo costruito, è l’unica prospettiva strategica per la filiera delle costruzioni, ma l’altra prospettiva è impostare oggi politiche di riuso e di riqualificazione che pensino a come domani dovremo risolvere il problema dell’invecchiamento attivo della popolazione, perché gli anziani di domani non saranno gli anziani di oggi e cambieranno le forme dell’abitare e del coabitare e le nuove offerte abitative per anziani potranno e dovranno integrare recupero urbano e nuove forme di socialità e di comunità, dall’over to over al silver cohousing, per una nuova idea di sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica e sociale.
Emanuela Casti
DOVE, PERCHÉ, COSA E COME Il patrimonio edilizio da riqualificare in Lombardia è pari a 70 milioni di metri cubi e si compone di un surplus edilizio industriale (il dismesso), da edifici di edilizia popolare pubblica (l’obsoleto) il cui mantenimento risulta oggi dispendioso. Dati geo-referenziati dimostrano che i Comuni lombardi stanno riqualificando le aree dismesse come imposto dalla legge sulla riduzione del consumo di suolo. Tuttavia, esistono visioni differenti di intervento in relazione al ruolo assunto dalle città all’interno del riordino amministrativo e alla creazione delle città metropolitane oppure, a scala minore, la rigenerazione si compie senza una chiara consapevolezza del nuovo dinamismo e della nuova configurazione indotti dalla mondializzazione.
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GRAY POWER Ma il calo delle nascite non è l’unico dato che deve interessare gli architetti, oltre che i sociologi e gli economisti. L’altro dato riguarda l’allungamento della vita. Grazie alle cure mediche e a una migliore nutrizione in Italia si vive in media 82,8 anni, anche se con un anno di differenza tra Nord e Sud, differenza che aumenta fino a 3,4 anni tra la provincia di Caserta e il territorio della città metropolitana di Firenze. Le statistiche indicano Lombardia e Liguria su livelli medioalti, Piemonte e Valle d’Aosta dove, invece, si è leggermente sotto la media, assieme alle zone più svantaggiate del Mezzogiorno. In ogni caso, crisi o non crisi, tra il 2004 e il 2016 l’aspettativa di vita in Italia è cresciuta di 2,1 anni.
Roberto Masiero
LE CITTÀ OLTRE I CONFINI Nell’era digitale cosa sono i confini, le identità nazionali o locali? c’è ancora la distinzione tra città e campagna? e quel complesso «organismo» che usiamo chiamare città è ancora il luogo del consumo per il consumo o della società dello spettacolo? che cosa sono le smart city e come si sta configurando lo smart land? e l’urgenza dell’economia circolare non è anche l’urgenza di una società circolare, cioè di una società capace di inclusione e di un uso civile dell’intelligenza collettiva e disposta verso logiche sharing in un’altra forma città? e tutto questo cosa ha a che vedere con l’urgenza di politiche basate sulla sostenibilità? Forse la sostenibilità non è più una opzione, una opportunità, un valore tra altri valori, una possibile scelta politica, ma la politica stessa. E allora quali sono le altre o nuove categorie del politico?
Marina Dragotto
SINGLE E PER SEMPRE GIOVANI
Ovvio che questa mutazione sia da guardare con attenzione anche per quanto riguarda la progettazione, l’architettura e, ovviamente, anche la home automation. Ed è per questo che il secondo Convegno di YouBuild partirà da queste considerazioni per affrontare il futuro: la vita si allunga, cambiano le esigenze della popolazione e l’architettura deve guardare al futuro (potete leggere il programma nella pagina 23), assieme agli abstract di alcuni interventi. Il Convegno di YouBuild è organizzato da Virginia Gambino Editore nell’ambito della Fiera del Condominio, che si svolgerà a Verona dal 16 al 18 settembre. Sarà un’occasione per mettere a confronto proprietari di abitazioni con imprese, professionisti e tutta la filiera che ruota attorno all’edilizia.
Le più recenti analisi sulla struttura fisica, sociale ed economica delle città nei paesi occidentali stanno finalmente mettendo in luce le trasformazioni strutturali sedimentate negli ultimi quarant’anni e cominciando a delineare il ruolo che queste potranno e dovranno avere nel prossimo ciclo di sviluppo. In particolare, oltre alla riorganizzazione dei fattori produttivi ed economici, la struttura demografica evidenzia due elementi che incidono (o dovrebbero incidere) con particolare forza nel definire gli obiettivi di qualità della Rigenerazione Urbana: il progressivo invecchiamento della popolazione e la continua crescita delle famiglie composte da una sola persona (i single). Entrambe, infatti, esprimono una domanda di socialità, di reti e di servizi di prossimità che torna a valorizzare la città compatta nella quale le relazioni e le infrastrutture per facilitarle (spazi pubblici, mobilità dolce, mix funzionali) costituiscono con crescente evidenza la principale qualità.
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ATTUALITÀ
IMPIANTI
di Giacomo Casarin
A qualcuno PIACE IL CALDO
Tecnologia e taglio dei consumi imposto dalle normative hanno rivoluzionato il mondo idrotermosanitario. Così progettisti, operatori e aziende si trasformano in soggetti ibridi, capaci di fornire comfort sostenibile grazie a soluzioni innovative. E c’è già che prevede per l’anno prossimo… 26
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I
l mercato del riscaldamento è sempre più caldo, anche grazie alla legge che obbliga la termoregolazione nelle case. Tra circa due anni una direttiva europea obbligherà i vecchi edifici, per ogni cambio caldaia, a convertire il proprio impianto in un sistema con controllo automatico della temperatura. Non sarà facile: in Italia ancora 15 milioni di abitazioni, due terzi del totale, non sono dotate di valvole termostatiche. E circa l’80-90% degli impianti centralizzati non è bilanciato correttamente. Insomma, siamo il fanalino di coda dell’Europa, insieme a Malta e Grecia. Eppure ogni Paese della Ue ha già dato il suo consenso alla direttiva, Italia compresa. La termoregolazione diventerà, quindi, lo standard per tutti. Se così realmente sarà, la mutazione consentirebbe un risparmio energetico fino al 28%. Non sono cifre ipotetiche, ma stime emerse durante il convegno dedicato allo Smart Heating promosso da Anica durante l’Mce 2018. Per fortuna alle normative si aggiungono gli incentivi. La sostituzione di impianti vecchi, di oltre 15 anni, è incentivata dalla detrazione fiscale fino al 50% (era al 65% lo scorso anno) per l’installazione di nuove caldaie a condensazione o a biomasse, o con impianti integrati dove la caldaia è alimentata con acqua preriscaldata da un impianto solare termico. Ma, oltre alle detrazioni, è fondamentale far percepire all’utente il risparmio di energia e di costo possibile: per esempio, è stato calcolato che nel caso di un bilocale di 70 metri quadri, classe energetica G, a Milano,
l’adozione di un termostato programmabile e connesso consente un risparmio energetico medio del 23%. La rivoluzione tecnologica ha riflessi anche sulle professioni, a partire da quella dei progettisti. Ma sono coinvolti anche gli operatori sul campo: i prodotti che integrano sistemi di controllo evoluto avvicinano i due mestieri dell’installatore idraulico e di quello elettrico, facendo convergere le due categorie nella parte finale della filiera delle costruzioni. E questo perché sempre più aziende hanno infatti creato degli smart device che per essere installati necessitano di conoscenze informatiche ed elettroniche, oltre che idrauliche. Sono soluzioni nel settore del riscaldamento anche quelle che trainano oggi la crescita dell’Iot e della home automation in Italia, assieme alle offerte in ambito di sicurezza. I dati emersi durante i convegni dell’ultimo Mce dedicati alla smart home e al digital building parlano di un mercato della home automation che nel 2017 ha registrato un tasso di crescita del 35%, con circa 250 milioni di euro di fatturato, lasciando fuori il mondo legato all’entertainment. Si capisce come lo Iot sia uno dei top trend per il 2020 e i prossimi anni: digitalizzazione, connettività, interconnessione sono gli elementi che caratterizzeranno gli edifici del futuro, oltre che modernizzare gli esistenti, così da garantire comfort in ambienti tecnologicamente adeguati e ridurre i consumi energetici, fattore a cui anche l’Europa intera è sempre più sensibile.
MOSTRA, CONVEGNO E TANTO BUSINESS La 41a edizione dell’Mce ha registrato oltre 2.400 espositori e 162mila visitatori da tutto il mondo con un aumento del +6% di partecipazioni dall’estero e del +4% dall’Italia, che ha fotografato un mercato in crescita: si prevede che il settore idrotermosanitario nel 2018 toccherà quota 11 miliardi di euro, secondo Anima Confindustria Meccanica, con un incremento pari al +2,8% e con l’export che coinvolge il 60% dei prodotti nazionali. Sono stati 145 gli appuntamenti della manifestazione per creare momenti di incontro e confronto tra operatori, istituzioni e aziende. Con al centro il tema dell’efficienza energetica, che si afferma come trend per i prossimi anni: secondo Vittorio Chiesa, presidente del Comitato Scientifico di Mce, gli investimenti in questo senso in Italia sono stati di 6,5 miliardi di euro nel 2017, di cui il 52% nel settore residenziale, mentre le prospettive di investimento per il 2020 variano da 8,4 a oltre 10 miliardi di euro in funzione delle politiche di incentivazione. Il risparmio ottenibile con gli investimenti in efficienza energetica, in ventilazione e climatizzazione è del 33% nella Grande Distribuzione Organizzata, l’8% nell’alberghiero, il 29% nel settore ospedaliero e il 55% negli uffici.
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IMPIANTI
PROGETTISTI E ARCHITETTI INFLUENZANO LE REGOLE
LUISA ARMEZZANI, marketing director di Aliaxis e PAOLO D’AGOSTINO, domestic sales director Redi Domanda. L’approccio al mercato italiano è uguale a quello degli altri Paesi o avete una strategia ad hoc? Luisa Armezzani. Aliaxis lavora in tre segmenti principali: building, industry e infastructure. In Italia ci stiamo concentrando principalmente sui primi due con approcci diversi. La frammentazione e la diversa sensibilità del mercato italiano impongono strategie specifiche. Per esempio, l’esigenza di eliminare i cattivi odori è molto sentita nei Paesi del Nord Europa, ma in misura minore in Italia nonostante vi siano già in commercio prodotti ad hoc. Nel building la strategia Aliaxis prevede di continuare a coltivare il rapporto privilegiato con i distributori offrendo un supporto di qualità, grazie anche a percorsi di formazione che consentano loro di sviluppare nuove competenze. Se crescono loro, infatti, cresciamo anche noi. Nell’Industry l’accento viene posto sui progettisti e architetti che influenzano e dettano le regole per la nuova edilizia, affrontando diverse tematiche molto innovative: dal recupero delle acque, all’efficienza energetica, dall’insonorizzazione, all’eliminazione dei cattivi odori. D. Per quanto riguarda invece il settore delle infrastrutture, come vi comportate? Luisa Armezzani. Vorremmo sviluppare il segmento infrastrutturale, ma si tratta di un mercato molto difficile. Lavorando attraverso bandi di gara, bisogna infatti avere delle offerte mirate. Comunque ci stiamo muovendo anche in questo ambito e stiamo costruendo pacchetti ad hoc per le infrastrutture e il settore pubblico, grazie alle sinergie garantite dal gruppo Aliaxis. D. Il mondo dell’installazione elettrica e quello dell’idraulica si stanno avvicinando. Siete d’accordo? Paolo D’Agostino. Ho percepito questo avvicinamento, c’è in effetti un’area grigia in cui avviene una sovrapposizione di prodotti tra i due settori. Lo si vede in particolare nella distribuzione, che da sempre rappresenta la mappatura del mercato: c’è un continuo mutamento sia per quanto riguarda l’offerta di prodotti sia a livello territoriale. D. Avete presentato delle novità alla Mce? Paolo D’Agostino. Abbiamo presentato diverse novità, tra cui Phonoblack di Redi, una linea di scarico insonorizzata concepita principalmente per le ristrutturazioni, adattabile a tutti i sistemi esistenti. Grazie al potere fonoassorbente e al rapporto qualità-prezzo, questo prodotto è il top di gamma per le ristrutturazioni e le nuove costruzioni. Inoltre le aziende consociate del gruppo Aliaxis hanno presentato numerosi accessori per l’ambiente bagno, in particolare dedicati alla linea doccia.
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AGGANCIO RAPIDO, IN SILENZIO
IVANO POLETTI, sales & marketing director Southern Europe di Rehau Domanda. Quali sono le novità Rehau? Risposta. Le novità ruotano intorno a Rautherm Speed, il sistema di posa ad aggancio rapido. Il sistema può essere installato da una sola persona senza attrezzi e con tempi di posa molto rapidi grazie al tubo Rautherm Speed K, caratterizzato da una flessibilità maggiore del 30% rispetto ai classici tubi e dal sistema di aggancio rapido in velcro che permette una maggiore adesione ai pannelli, oltre a consentire all’installatore di correggere eventuali errori di posa. Abbiamo anche due nuovi pannelli: Rautherm Speed Silent, che abbina i vantaggi di posa ad aggancio rapido con la lana di roccia, materiale naturale ed ecologico che permette di raggiungere un abbattimento del rumore di 32 dB e Rautherm Speed Pur in poliuretano espanso, che consente un’elevata
resa termica in spessori ridotti di 30 millimetri. L’applicazione di Rautherm Speed è solo a pavimento, ma l’ampia offerta di sistemi radianti Rehau include anche soluzioni a parete e a soffitto. Un’altra novità è Nea Smart 2.0, un nuovo sistema wireless di regolazione che permette di controllare temperatura, umidità e consumi nelle Smart Home, disponibile sul mercato da ottobre. Il dispositivo rileva, tramite sonde attive, quante persone sono presenti all’interno della casa, modificando di conseguenza i parametri di temperatura e umidità. D. A chi si rivolge questa tipologia di prodotti? R. A installatori, architetti, progettisti che sono alla ricerca di sistemi innovativi dalle performance elevate, sicuri e affidabili nel tempo e che privilegiano la velocità di posa. In cantiere, anche pensando ai consumatori finali, sono importanti la velocità e la sicurezza.
LE MACCHINE DELL’EFFICIENZA
GABRIELE MAZZI (a destra), product manager heat pumps e DANIELE CARRARO (a sinistra), product management coordinator di Baxi
BISOGNA SAPER PERDERE PAOLO FIORETTI, direttore commerciale Italia di Fiv
Domanda. Novità presentate in occasione di Mostra Convegno ExpoComfort 2018? Gabriele Mazzi. Per quanto riguarda il settore professional, abbiamo presentato quattro diverse versioni di macchine a compressione di refrigerante: pompe di calore a inversione di ciclo, a inversione di ciclo per la produzione di acqua calda ad alta temperatura, refrigeratori e, infine, macchine polivalenti per produzione contemporanea di acqua calda e fredda indipendenti, con taglie da 40 a 220 kW. Tutte queste macchine sono adatte per applicazioni residenziali (condomini) e ad altre applicazioni, sia per installazioni stand alone full electric oppure in abbinamento con le nostre caldaie a gas. D. I condomini, quindi, trarranno beneficio dall’utilizzo di queste macchine? Gabriele Mazzi. Assolutamente sì, sia in termini di risparmio energetico che di continuità di servizio e di comfort. D. Avranno bollette più leggere? Gabriele Mazzi. Confermo, ammesso che l’impianto sia eseguito a regola d’arte. Per questo Baxi mette a disposizione un supporto al progettista attraverso un team di ingegneri dedicati (l’Engineering Team di Baxi): l’impianto, sia dal punto di vista idraulico che strumentale, infatti, unitamente alla scelta della macchina, concorre a garantire il massimo risultato. D. Il vostro mercato di riferimento è legato alla sostituzione di caldaie o più verso le nuove costruzioni? Daniele Carraro. Il mercato del nuovo viene da alcuni anni di stallo, anche se ultimamente si inizia a scorgere una ripresa. La maggior parte delle vendite, per la nostra azienda, è focalizzata sulla sostituzione e la riqualificazione, grazie anche agli incentivi fiscali che promuovono questi interventi. Ciononostante l’offerta Baxi si rivolge anche al mercato del nuovo, in particolare con le soluzioni full electric, disponibili anche in versione da incasso.
Domanda. Quali sono le novità per i raccordi? Risposta. Facciamo una premessa: finora tutti i produttori di raccordi hanno costruito sistemi che, anche se non pressati, non perdevano. Questa caratteristica, che fino a qualche anno fa ritenevamo un plus, si rivela un difetto. Se il raccordo non è pressato e non perde, l’installatore non si accorge di eventuali problematiche durante la fase dei lavori. Per ovviare a questa criticità abbiamo progettato il nuovo raccordo Fivpress Lbp, che consente, nel caso in cui non sia pressato, di segnalare subito la perdita all’installatore prima di chiudere l’impianto. I nostri ingegneri hanno rivisto il disegno globale del raccordo e hanno inoltre apportato ulteriori modifiche. Fivpress LBP è stato infatti progettato e certificato per essere pressato con diversi profili di pressatura, quindi compatibile con ogni tipo di attrezzatura. La gamma è completa, dal 16 al 32. D. Siete gli unici in Italia a offrire questo tipo di prodotto? R. Se non gli unici, in Italia siamo tra i pochi a proporre questo tipo di raccordi.
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IMPIANTI
SISTEMI COMPLETI E SPECIALIZZATI LIVIO MINCA, corporate sales director di Clivet
Domanda. Quali sono le vostre nuove proposte? Risposta. Sono veramente tante, anche grazie all’alleanza strategica con il gruppo Midea, che ci ha permesso di completare la nostra proposta con una gamma ampia e completa di sistemi ad espansione diretta, compresa un’innovativa linea con refrigerante R32, e una nuova linea VRF, che abbiamo lanciato proprio durante questa fiera. Grazie all’alleanza con Midea siamo riusciti a introdurre, soprattutto nel settore residenziale e light commercial, una serie di unità dotate di tecnologia inverter, quali Sphera, che è stata premiata da Klimahouse Trend 2018 come miglior prodotto della categoria Widespread e scelta dalla giuria di Mostra Convegno Next Energy per far parte del Percorso Efficienza e Innovazione 2018. Ci sono una serie di innovazioni all’interno delle gamme in cui siamo specialisti, dalla tecnologia inverter ai rooftop per i locali a medio affollamento e alle pompe di calore per il piccolo commercio, ottenendo efficienze stagionali ancora più elevate. Le efficienze ai carichi parziali, oltre che a pieno carico, ci permettono di offrire ai nostri clienti soluzioni che superano abbondantemente i limiti di efficienza imposti dalle certificazioni energetiche, assicurano un risparmio nell’intero ciclo di vita dell’impianto e un ritorno dell’investimento molto veloce. Anche nei sistemi di elevata potenza abbiamo soluzioni ai vertici del mercato. Parliamo del chiller centrifugo con controllo a inverter, nato dalla collaborazione tra i team di ricerca e sviluppo di Clivet e Midea. Questo chiller, con potenze da 880 kW a 2 MW è dotato dell’ultima frontiera in termini di tecnologia per garantire elevatissima efficienza energetica con SEER fino a 8,84 grazie al 7 volte brevettato compressore centrifugo a doppio stadio con giranti contrapposte back to back, basso impatto ambientale grazie all’evaporatore falling film, che riduce la carica di refrigerante fino al 40% rispetto agli scambiatori di tipo allagato, funzionamento silenzioso con valori di pressione acustica pari a 79 dB (A), dimensioni compatte, migliore affidabilità, stabilità e lunga durata grazie all’accoppiamento diretto albero-motore, che garantisce un’efficienza complessiva di compressione superiore al 97%, e al design ottimizzato della girante, che aumenta la vita utile del motore. D. Il tema del comfort è sempre più fondamentale. R. Oggi il cliente è cambiato perché il mondo è mutato. L’utente finale vuole arrivare a casa e trovare le condizioni di comfort ottimali e sotto controllo. Quando parlo di comfort non intendo solo l’aspetto termo igrometrico, di temperatura e umidità, ma anche di qualità dell’aria e silenziosità e quando dico sotto controllo entro nella sfera della manutenzione da remoto, con qualcuno che da distanza monitora il mio impianto, previene le criticità e interviene prontamente in caso di problemi. Noi abbiamo sposato questo approccio e nel futuro vorremmo arrivare sempre più a vendere non solo prodotti e sistemi, ma tutto il servizio. Questo sarà un passaggio lungo, perché tra noi e il cliente finale c’è una lunga filiera. Inoltre, vedo positivamente la possibilità di fornire i nostri sistemi con la formula del noleggio integrato, in cui il cliente paga una bolletta che include anche il noleggio del sistema di climatizzazione.
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Nel 2017 il mercato della home automation ha avuto un tasso di crescita del 35%, con circa 250 milioni di euro di fatturato
ALL’INSEGNA DEL CONFORT PAOLO MASETTI, country manager di Zehnder
Domanda. Quali sono le nuove proposte di Zehnder? Risposta. La nostra completa gamma prodotti: dai radiatori agli scaldasalviette, dai sistemi radianti a pavimento e a soffitto ai sistemi di ventilazione meccanica controllata. In fiera ci sono poi diverse innovazioni, come lo scaldasalviette Zehnder Ribbon e Zehnder Zeno. Sono prodotti nuovi per il mercato italiano, con forme innovative, di facile integrazione nell’arredo più moderno tipico delle case oggi costruite. Per quanto riguarda il sistema radiante e di ventilazione, proponiamo un innovativo sistema di regolazione climatica e ambientale che, grazie alle più sofisticate e moderne tecnologie digitali, permette il controllo dell’intero impianto e dell’intero sistema domestico della casa.
Porte da garage e motorizzazioni
LASCIATE CHE I PROGETTISTI VENGANO A NOI DAVID HERZOG, ceo di Hoval
Domanda. Quali sono le novità sul fronte dell’impiantistica? Risposta. Le novità sono molte. Una è Hoval Digital, piattaforma digitale per la gestione di impianti, generatori e componenti attraverso internet, che offre nuovi servizi ai nostri interlocutori. Altra novità è My Community Monitor, la prima piattaforma in Italia in cui l’utente finale può inserire un suo progetto in rete ed essere assistito da professionisti. Tramite questa piattaforma anche noi come azienda possiamo avanzare proposte alla comunità e alle amministrazioni su nuove soluzioni impiantistiche. Per esempio, nell’Alto Garda, abbiamo digitalizzato il parco edifici e impianti del comune di Val Vestino, assieme al sindaco Davide Pace, il primo sindaco smart city per il riscaldamento digitale. Terza novità è la piattaforma Smart Heating, che permette tramite e-commerce di avere Hoval Digital in casa grazie a installatori qualificati. Il digitale è molto presente nelle nostre nuove proposte: per noi vuol dire non solo gestione integrata degli impianti, ma anche una gestione dei consumi in base alle previsioni meteo, che permette di ottenere un ulteriore risparmio del 5-10% in condomini o industrie. Abbiamo creato il premio di design Hoval Regala Energia, per il quale abbiamo fatto anche studi e ricerca sul rispetto e l’impatto ecologico del packaging, e indagato la tematica del “condominio smart”, per il quale offriamo prodotti che vanno dalla sottostazione a collettori, pompe di calore, caldaie caldo-freddo, sistemi di ventilazione meccanica controllata, tutti gestibili attraverso un’unica app. Questa è l’unica soluzione al mondo che può integrare anche la ventilazione meccanica controllata, chi gestisce la manutenzione può arrivare fino ai parametri del generatore. La vera rivoluzione è non essere più gestiti da terzi. D. C’è un avvicinamento dei ruoli dell’idraulico e dell’elettricista? R. Abbiamo creato Hoval Digital, uno smart device innovativo che, per essere installato, necessita di competenze elettrotecniche, termotecniche e informatiche, ed è quindi un valore aggiunto che può risolvere tanti problemi impiantistici. La collaborazione tra elettricista e termoidraulico è quindi già prevista.
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ATTUALITÀ
SALONE DEL MOBILE
di Giacomo Casarin
Gli interni del futuro
NEI TREND DEL
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DESIGN
Quest’anno Eurocucina e Salone del Bagno hanno attirato visitatori e molta attenzione. La prossima edizione, però, sarà centrata attorno a Euroluce. Ecco le novità e le tendenze che ispireranno la rassegna 2019
U Courtesy Salone del Mobile. Milano Foto: Alessandro Russotti
tile e bello: da quando l’architettura è nata, queste due forze smisurate si sono sempre scontrate nei dibattiti di grandi progettisti. Nel corso della storia l’utile è sempre stato il faro che ha indicato la via, perché le case, alla fine, servono per avere un tetto sopra alla testa. La stessa Milano di metà Novecento è cresciuta in un tripudio di cemento e maioliche, incarnata nell’estetica discutibile dei palazzi popolari. Ma a questo non si faceva caso, perché tutti avrebbero avuto una casa, e tanto bastava. Il bello è invece una destinazione più complicata. La sua comprensione, infatti, non è oggettiva come quella dell’utile, e scontrandosi con il «buono» che c’è in quest’ultimo, il bello appare anche di dubbia moralità. Ma ha una
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SALONE DEL MOBILE
Adjustable Compact Kitchen è una cucina compatta che può essere usata anche come mobile d’arredo e scrivania. Foto: Giuseppe De Francesco Photographer
Oasi di Aran Cucine, la prima cucina progettata da Stefano Boeri, è un’isola che si apre per diventare un tavolo da pranzo, con albero centrale, attorno al quale tutta la famiglia si può riunire. Il progetto ha tutte le caratteristiche di una cucina tecnologica compresi forno, lavastoviglie e un compattatore d’avanguardia che, oltre che compattare i rifiuti solidi, compatta anche l’organico. Oggi, infatti, c’è un attento studio del modo con cui l’organico può creare una base per un composto che può essere utilizzato per la concimazione e l’idea è utilizzare l’organico per arricchire la terra dell’albero sotto cui si mangia. Foto: Giacomo Casarin
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funzione altrettanto importante nella società, perché l’educazione estetica non significa altro che armonia fra le parti, ovvero organizzazione degli elementi. E che cos’è l’organizzazione, se non funzionalità? Se non utilità? Paradossalmente, è stato l’avvento della tecnologia, qualcosa di impalpabile, ad avviare questa visione. Perché la marea di dati che ci travolge ogni giorno ha necessità di essere organizzata, secondo strutture ordinate, fatte bene e quindi belle. In più, questa disorientante massa di informazioni deve essere comunicata attraverso metodi e oggetti che veicolano il messaggio in modo semplice e bello, perché i fruitori ne godano nel modo più chiaro possibile. Il mondo del digitale, che è pura comunicazione, per ottenere il suo scopo deve essere attrattivo. Tutto questo, certo, solo se si vuole far coincidere il senso di bello con la semplicità e con un’idea di minimalismo. Ma chi siamo noi per criticare ciò che disse Mies van der Rohe, con il suo «Less is more»? Una struttura organizzata, quindi, unisce utile e bello, come Le Corbusier pensava per le sue «macchine per abitare». Ed è quello che abbiamo visto nel design di ambienti e arredi del Salone del Mobile 2018, che ha presentato vere e proprie «macchine per vivere», tra cucine iper-tecnologiche e bagni integrati alle camere da letto, che creano un unico grande ambiente di wellness. E che ha anticipato i trend del 2019. LA RIVOLUZIONE DEL MINIMALISMO La rivoluzione digitale, la perenne connessione al web e la conseguente modificazione dell’idea di tempo e spazio
Cosentino Italia ha presentato DeKauri, una rivisitazione della classica credenza, in collaborazione con Riva 1920 e il designer Daniel Germani. La credenza con lavello è fatta di legno e Dekton, il materiale registrato Cosentino composto da ceramica, quarzo e vetro, che gli consente di essere lucidato fino a raggiungere un effetto maggiore alla laccatura di un mobile. Foto: Giacomo Casarin
hanno reso le case iperconnesse, trasformandole anche in nuovi luoghi di lavoro, nonché in organismi in bilico tra mondo fisico e mondo virtuale. Di conseguenza, come detto sopra, si sono semplificate le linee del design, gli oggetti sono diventati minimali ma multifunzione, esattamente come noi che siamo sempre provvisti di un solo dispositivo smartphone che ci rende sempre più multitasking. Queste tendenze, però, sono anche rincorse da un perenne stile retrò e vintage che può rifarsi agli anni Cinquanta, a uno stile industrial o all’art nouveau, in grado di far scaturire contrasti con un contesto moderno. Infatti, la potenza illimitata della tecnologia deve essere arenata per diventare materia d’uso comune, e deve essere umanizzata per un mercato che è ancora in parte legato a canoni estetici classici. Eurocucina e il Salone Internazionale del Bagno hanno confermato l’evoluzione continua degli ambienti della casa adibiti a cibo e cura del corpo: il primo è diventato un centro operativo dove passare il tempo, organizzato secondo indicazioni di chef stellati, mentre il secondo si è trasformato da ambiente di servizio per lasciare spazio a comfort e wellness, senza una netta divisione dalla camera da letto. UNA CUCINA AL CENTRO Al Salone di Rho, 111 aziende su circa 22mila metri quadri di superficie espositiva hanno presentato le loro proposte per la cucina, oggi spazio conviviale per eccellenza, dove gli strumenti per preparare i pasti sono spariti dietro a pannelli mobili, per scordarsi del disordine e lasciare spazio a superfici pulite. E questa sarà una delle tendenze
per i prossimi anni: nascondere le cose e rendere invisibili gli spazi di lavoro. La cucina è, infatti, sempre più un luogo organizzato, funzionale, una macchina per cucinare e vivere, costituita da moduli componibili, in grado di formare scenografie personalizzabili, dove la corretta organizzazione si raggiunge pensando sia ai pieni sia ai vuoti. Se alcuni moduli sono operativi, quindi pieni di funzioni, altri sono superfici piane, vuote o contenitrici: l’equilibrio tra questi due elementi è l’obiettivo progettuale del design. Ed ecco che compaiono grandi tavoli attaccati alla cucina, a sbalzo o non, che aggiungono piani per lavorare o per mangiare ai classici moduli di lavaggio e cottura. I materiali, infine, danno carattere al tipo di funzione dello spazio: il materiale naturale ritorna a prendere importanza, marmo e legno prima di tutto. IL BAGNO È UNA MODERNA SPA Il Salone Internazionale del Bagno ha anticipato quello che sarà anche il tema del Cersaie di settembre. Nei padiglioni 22 e 24 del Salone di Rho hanno trovato il proprio booth 228 espositori tra italiani e stranieri, su una superficie di 20.600 metri quadri. L’offerta è stata di altissima qualità, in cui è evidente la tendenza di rendere il bagno uno spazio privato di wellness, una stanza di design in linea con l’arredo del resto della casa, il più delle volte nemmeno separato dalla camera da letto. La ceramica si alterna a marmo e pietra o, comunque, tenta di imitarne l’aspetto grazie alla tecnologia: con l’aggiunta di altri elementi chimici la superficie si
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SALONE DEL MOBILE
modifica per cambiare consistenza e diventare lucidissima. Nuovi materiali entrano nel classico scenario di ceramica e piastrelle, come Dekton, il prodotto registrato Cosentino composto da ceramica, quarzo e vetro, che gli consente di essere trattato fino a raggiungere un effetto di lucidatura maggiore alla laccatura di un mobile. Anche le resine sono un trend in aumento: trasparenti, più leggere e resistenti del vetro. Per il futuro si sperimenteranno nuovi colori e pattern, per rendere il bagno non più luogo di servizio, ma sempre più una sala scenografica, luogo del benessere e della cura del corpo, dove l’aumento esponenziale della presenza del legno riporta all’idea di relax e spa. La crescita qualitativa e produttiva dimostra come le aziende stiano investendo per il futuro nell’innovazione e nella sostenibilità, prestando una particolare attenzione a risparmio idrico, efficienza energetica, uso di materiali riciclabili, anche attraverso dispositivi digitali integrati nell’ambiente che permettono di modificare la temperatura, la musica, le luci e le profumazioni.
E PER L’ANNO PROSSIMO Eurocucina e il Salone Internazionale del Bagno, che si svolgono negli anni pari, hanno aumentato del 17% le presenze rispetto all’ultima volta nel 2016. Ma tutto il Salone 2018 è stato un successo: le presenze negli spazi della Fiera di Rho sono state oltre 434mila da 188 Paesi, il 26% in più rispetto allo scorso anno. L’evento è ormai un palcoscenico mondiale e un trampolino di lancio per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Altrettanto importante è stato il Fuorisalone: secondo l’Atm (azienda di trasporti metropolitana) c’è stata una crescita di 700mila viaggiatori rispetto all’anno scorso. E secondo la Camera di Commercio milanese l’indotto per la città è di circa 38 milioni per gli alberghi, ma coinvolge in tutto 23mila imprese e 150mila addetti. Nel 2019 sarà il turno di Euroluce e Workplace3.0, le biennali degli anni dispari che nel quartiere di Fiera Milano a Rho ampliano le proposte del progetto e del contract. Per il Salone Internazionale dell’Illuminazione, giunto alla sua 29ª edizione, si aspettano circa 500
IL PROSSIMO? SARÀ L’ANNO DELL’UFFICIO LEGGERO Angelo Perversi (nella foto), architetto e designer, nel 1980 ha fondato con Luciano Pagani lo studio Pagani Perversi, che ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui due Compasso d’Oro per il progetto di una libreria con ganci per Joint e di un sistema mobile di scaffalatura e tavoli modulari con illuminazione integrata per Unifor. Domanda. Che cosa è diventato il Salone del Mobile? Risposta. C’è un aumento della qualità generale, non tanto in prodotti innovativi, ma nella cura del design. A mio parere i marchi più interessanti sono stati Vitra, Molteni e Mdf che ha esposto una bella libreria di Jean Nouvel. Mentre il Fuorisalone ha aumentato la capacità organizzativa, ma rispetto agli anni passati non ha mostrato particolari novità. Sono aumentati i visitatori, ma è un evento che ormai va al di là degli oggetti e del design. Tutti espongono qualcosa e si sentono attrattivi, anche grazie all’aiuto di nuove tecnologie, ma non sempre presentano prodotti significativi. D. La rivoluzione digitale è entrata positivamente nel mondo del design? R. La tecnologia serve, all’occorrenza. Per esempio, non ho ancora comprato per lo studio una stampante digitale 3D, ma ne faccio uso per interposta. D. Nelle aziende con cui collabora, ha notato determinate tendenze che puntano a soddisfare specifiche richieste del pubblico? R. Siamo in un momento di trascrizione, perché dal punto di vista culturale il meglio è già avvenuto. Per esempio, la Kartell ha presentato una sedia fatta di materiale plastico, ma ecologico, anche se il prodotto non presenta una particolare innovazione formale. Si innova il modo di presentare le forme, ma non le forme
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stesse. Siamo arrivati a uno stile fusion, anche se non mi piace usare questo termine. Anche se le aziende che possono permetterselo ripropongono i prodotti storici, che sono ereditati come valore da diverse generazioni. D. Il trend della sostenibilità, dell’ecologia ha in qualche modo intaccato la qualità del prodotto? R. Quantomeno a livello di marketing. I grandi gruppi fanno di tutto per creare una situazione sostenibile e cercano di ridurre l’uso di materiali come i collanti. L’economia circolare ha sempre più potere in quelle aziende che hanno mercato internazionale e hanno risorse per fare ricerca. D. Quale ambito del design è emerso nell’ultima edizione del Salone e quali trend ha individuato per il futuro? R. La cucina continua a fare grandi passi avanti sui materiali, ma anche sull’utilizzo di nuovi layout e nuove modalità per usare le attrezzature. Ciò che viene presentato per il bagno, invece, ha più a che vedere con un’atmosfera esperienziale, che porta a usare superfici sempre più grandi ed elementi sofisticati, come i sistemi di cromoterapia o il bagno turco. D. La ricerca costante di nuovi materiali e la tecnologia che entra in ogni spazio aiutano il mondo del design? R. Il marketing spesso enfatizza in modo eccessivo determinati materiali che vanno usati con molta attenzione, perché a volte sono delicati e hanno bisogno di particolare perizia e assistenza. Ma la tecnologia aiuta sicuramente il design, soprattutto l’interior. Mi vengono in mente le lastre di grandi formati in gres di Dsg Ceramiche e altri, che portano assolutamente un miglioramento della progettazione. D. Gli spazi sempre più tecnologici e
espositori – di cui la metà provenienti dall’estero – per occupare 40.000 metri quadrati di spazio espositivo. Gli stand punteranno i riflettori sui nuovi trend in fatto di sistemi di illuminazione e domotica, sorgenti luminose e software per le tecnologie della luce, con attenzione al campo dell’eco-sostenibilità e del risparmio energetico. Il Salone dedicato all’ambiente di lavoro, invece, ha cambiato veste nel 2015 per diventare Workplace3.0, un’area espositiva dedicata al design e alla tecnologia per la progettazione dello spazio di lavoro del futuro, in cui fattore umano e tecnologie intelligenti ricoprono un ruolo cruciale. Alla manifestazione si aspettano oltre 100 aziende espositrici in circa 10.000 metri quadrati, per un tema che di anno in anno sta riscuotendo sempre più interesse. L’idea di lavoro infatti sta profondamente cambiando e gli ambienti lavorativi sono i protagonisti di una rapida evoluzione formale: il vecchio ufficio sta diventando sempre più fluido e al tempo stesso confortevole per rispondere a una flessibilità e una funzionalità in grado di abbattere le barriere spaziali.
funzionali, non rischiano di diventare troppo asettici? R. In realtà la libertà progettuale aumenta, perché la tecnologia consente di creare spazi differenti, assemblare materiali diversi, decidere le caratteristiche della luce. Migliora effettivamente la qualità tecnica, a discapito di quella concettuale: un po’ si rimpiangono i momenti in cui il design era un movimento culturale, ma siamo confortati dal fatto di avere oggetti più funzionali costituiti da materiali più affidabili. D. E la funzionalità deve aumentare nel momento in cui ci si trova davanti a spazi sempre più ridotti. Da architetto, pensa che il design debba sempre più integrarsi all’architettura? R. Oggi lo è già. Con le nuove piattaforme Bim il prodotto di design integrato all’involucro, sia un sanitario o un serramento, è inserito nel sistema con una carta d’identità digitale, che indica durata, tipo di vernice e via elencando. Infatti, anche nella parte meno in mostra, quella impiantistica, il design oggi ha sempre più importanza, anzi gli impianti in questo momento stanno migliorando tantissimo la loro qualità estetica. D. Ritiene che il Bim, dal punto di vista del design, possa appiattire la progettazione attraverso troppi standard programmati? R. Non sono un sostenitore unilaterale del Bim, anche se diventerà un sistema sempre più usato. O si pensa a programmi che lavorano più a piccola scala, che sono più flessibili e semplici, o il livello organizzativo diventa difficile da raggiungere per un Paese come l’Italia, che è sempre stato refrattario alla troppa pianificazione. In risposta alla successiva domanda, c’è sempre il pericolo di un deterioramento della
Free è la vasca da bagno Planit ovale e freestanding, con schienale removibile e realizzata in Corian, un materiale composto da minerali naturali e resina acrilica, caldo e morbido al tatto, oltre che particolarmente igienico e antibatterico. Foto: Giacomo Casarin
progettazione. Perché è stato provato che architetti e interior designer italiani sviluppano dal 20 al 30% di particolare in più rispetto a un professionista straniero: perché nasciamo in una nazione in cui il dettaglio, e anche il decoro, è un elemento culturale. D. Il prossimo anno al Salone ci saranno Euroluce e Workplace3.0, ambiti di design per cui in passato lei ha progettato molto e vinto anche prestigiosi premi. Ha individuato qualche trend in particolare? R. Per quanto riguarda il workplace abbiamo coniato tempo fa la definizione «ufficio leggero», quando ancora c’era un’organizzazione del lavoro molto codificata. Adesso gli ambienti sono sempre più destrutturati. Avendo anticipato i tempi, stiamo cercando di riproporre quei sistemi in nuovi scenari che consentono di gestire gli spazi di lavoro in modo confortevole, ovvero montabili e modificabili in tempi molto veloci. Mi viene in mente Le Corbusier con le Casiers Standard, box funzionalisti che ben rappresentano l’implementazione del luogo di lavoro. Questi tipi di sistemi si inseriscono in modo organico in un ambiente ormai destrutturato, estremamente libero, dove alle postazioni tradizionali si sostituiscono postazioni di consulenza con tavoli sempre più piccoli. Ma in quest’ottica noi personalmente stiamo cercando di dare maggior valore agli oggetti, in un momento in cui tutto è intercambiabile, per dare un senso di qualità e aiutare le persone a sentirsi in ambienti più solidi e confortevoli. Per l’illuminazione, invece, abbiamo disegnato ultimamente prodotti quasi giocosi, ma con tecnologie innovative. Per esempio, quelli realizzati in Nomex, un materiale isolante prodotto da DuPont, utilizzato per le tute dei vigili del fuoco e nell’industria, che rende le lampade ignifughe e assolutamente sicure.
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INTERMEZZO
LA VITA, PER ASSURDO
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rank Kunert è un fotografo tedesco che da anni ci regala immagini che documentano la banalità dell’esistenza attraverso dettagli perfetti che ne ritraggono, beffardamente, l’assurdo. Panorami, viste, stanze, strade… tutto diventa teatro per una rappresentazione muta dove le cose create dall’uomo diventano protagoniste assolute, raccontandoci manie, fobie e molte di quelle cose che mai confesseremmo e che, tutte insieme, costituiscono il nostro stile di vita. L’arte di Kunert, classe 1963, è il risultato di una passione totale per la fotografia e della sua capacità di lettura estraniante, e al tempo stesso introspettiva, della realtà. Ma la realtà di queste immagini è in scala, quelle che vediamo infatti sono nature morte che Kunert ha ideato e quindi realizzato in miniatura con cura certosina. E che quindi ha fotografato con una vecchia macchina analogica a grande formato. Il risultato è un mondo incredibile, fantastico in cui l’ironia si unisce alla tragedia. Fa bene Jörg Restorff nel suo saggio introduttivo a interpretare le scene di Frank Kunert, il volume ne raccoglie 24, come un piccolo mondo in cui perdersi, per ritrovarsi. Io ricordo, a memoria, le parole di Pasquale Panella scritte per Lucio Battisti: «Son le cose che pensano… e che hanno di te, sentimento». Ecco, Kunert ci spinge a esplorare l’estremo vicino che descrive la nostra vita. (lmff)
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Frank Kunert Lifestyle, a cura di Frank Kunert, con un saggio di Jörg Restorff, grafica di Angelika Bartels, Hatje-Cantz Publishers, 2018, pagine 72, 34 illustrazioni, euro 16,80. ISBN 9783775743761. info: www.hatjecantz.de
Ein Platz an der Sonne (Un posto al sole), 2014, © Frank Kunert, Courtesy Hatje-Cantz Publishers
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L’arte di Kunert, classe 1963, è il risultato di una passione totale per la fotografia e della sua capacità di lettura estraniante, e al tempo stesso introspettiva, della realtà
Ein Kindheitstraum (Un sogno da bambini), 2016, © Frank Kunert, Courtesy Hatje-Cantz Publishers
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Flood (Inondazione), 2015, © Frank Kunert, Courtesy Hatje-Cantz Publishers.
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INNOVAZIONE
EDILIZIA 3D
di Luca Maria Francesco Fabris, Politecnico di Milano
La casa? ME LA STAMPO
A Milano un edificio di 100 metri quadri realizzato con una macchina a estrusione. È il primo esperimento di Italcementi su progetto di Cls Architects, Arup e Cybe realizzato nel centro città. Ricorda un nuraghe sardo, ma al posto delle pietre c’è un nastro di cemento autoportante 42
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Vista della Casa 3D stampata in Piazza Beccaria, a Milano per il Salone del Mobile
olo pochi anni fa il concetto di «stampare» in tre dimensioni c’era estraneo. Ora siamo certi che il futuro di gran parte delle cose che ci circondano e fanno parte della nostra vita di tutti i giorni passerà attraverso queste macchine a controllo numerico, capaci di fare diventare materia solida quello che pochi istanti prima era solo pensiero. Italcementi, grazie al progetto sviluppato in collaborazione Cls Architects, Arup e Cybe, ha dimostrato all’ultimo Salone del Mobile di Milano come la tecnologia sia pronta a permettere la realizzazione anche di murature complesse e di grandi dimensioni, capaci di dare vita in meno di 48 ore di lavorazione a un’abitazione di circa 100 metri di superficie calpestabile. La 3D Housing 05, disegnata dallo studio milanese fondato da Massimiliano Locatelli, è stata letteralmente stampata in Piazza Beccaria per estrusione continua da una macchina studiata appositamente dalla ditta olandese specializzata in tecnologie per stampa tridimensionale Cybe. La sfida, che ha visto unirsi l’innovazione e la ricerca nei materiali cementizi da parte di Italcementi e l’ingegnerizzazione dei sistemi costruttivi da parte di Arup, è stata quella di ottenere la perfetta miscela di un nuovo tipo di cemento capace di solidificarsi
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Le sezioni stampate, in questo caso, sono state 35, una a contatto con l’altra. Per ciascuna sono stati necessari da 60 a 90 minuti per la realizzazione completa
in poco meno di 20 minuti in modo da mantenere la forma disegnata dal braccio meccanico della grande stampante mobile e permettere la sovrapposizione degli strati della «colata» estrusa uno sull’altro (stampa additiva, in termine tecnico), in modo da comporre moduli di mura autoportanti che si possono comporre in forma organica a formare il volume dell’edificio. FORME STELLARI Mentre il progetto architettonico del prototipo sem-
bra giocare con le forme rotonde per dare vita a un ambiente al tempo stesso ricercato e vagamente futurista che si rifà all’immaginario consolidato di una parte della cinematografia fantascientifica (fra tutte la casa di Luke Skywalker nel primo Guerre Stellari di Georges Lucas del 1977), la struttura dell’edificio è una rilettura moderna delle murature millenarie dei nuraghi sardi, di cui riprende, lo si vede bene in pianta e in sezione, le particolarità costruttive e le forme. Alle pietre, addossate le une alle altre a creare forme circolari, qui si sostituisce un nastro continuo
LA SCHEDA I NOMI Committente: Italcementi Progetto: CLS Architects Ingegnerizzazione: Arup Stampa in 3D: Cybe Constructions Fotografie di: Luca Rotondo come ci è stato raccontato da Italcementi, la casa 3D è stata avviata presso la sede bergamasca della multinazionale parte di HeidelbergCement Group a una lunga serie di test che serviranno a definirne i parametri di resistenza all’usura, alle condizioni atmosferiche e al semplice passare del tempo per poi avviare il prodotto cementizio al mercato edilizio.
di cemento colato che diventa parete. Una parete che ha un’anima strutturale alveolare ben definita e che si rastrema verso l’alto, permettendo la perfetta autoportanza della muratura. Le sezioni stampate, in questo caso, sono state 35, una a contatto con l’altra. Per ciascuna sono stati necessari da 60 a 90 minuti per la realizzazione completa. Le sezioni, definite moduli dai costruttori, possono essere poi prese e spostate, come è avvenuto a fine Salone del Mobile, per essere poi smaltite senza lasciare traccia, infatti non hanno bisogno di fondazioni. Ora,
SFIDA COMPLESSA Il prototipo 3D Housing 05 prova senza ombra di dubbio che la tecnologia a stampa tridimensionale è pronta per gestire progetti anche di grande complessità quando unita all’innovazione dei processi di automazione e all’utilizzazione di un materiale costruttivo performante. Un’innovazione che diventa motrice di creatività progettuale, permette di sviluppare progetti sostenibili (le murature a stampa permettono di riutilizzare le polveri cementizie derivate dalle demolizioni e possono essere riciclate in modo continuo), altamente flessibili (i moduli possono essere facilmente sostituiti permettendo alle costruzioni di evolvere e modificarsi) a costi ridotti, per questo prototipo sono stati denunciati costi pari a circa 1.000 euro al metro quadro, grazie anche alla rapidità di costruzione che attualmente viaggia, come abbiamo visto, a circa 100 metri quadri alla settimana.
Le sezioni dell’edificio, definite moduli dai costruttori, possono essere poi prese e spostate, come è avvenuto a fine Salone del Mobile, per essere poi smaltite senza lasciare traccia, infatti non hanno bisogno di fondazioni
INNOVAZIONE
RECUPERI
di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano
Ristrutturazione IN PRIMA VISIONE Un club cinematografico a Sampierdarena (Genova) è stato completamente riorganizzato a partire dalla distribuzione degli spazi. Ma anche con l’introduzione di nuove funzioni, per trasformare un luogo di semplice visione in un’area di servizio per l’intero quartiere
Sala Cinema al Club Amici del Cinema nel quartiere Sampierdarena di Genova
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no zoom sul cinema o, meglio, sulle sale cinematografiche, per adeguarle ai nostri tempi. Attraverso casi studio oggetto di una ricerca commissionata al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano: l’analisi è stata presentata a Bologna, durante gli Sdc Days 2018 organizzati dal committente, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (Acec). Obiettivo: indagare lo stato delle strutture che ospitano le sale della comunità e proporre quattro concept di studio per altrettanti casi reali, estremamente diversi per caratteristiche sia geografiche sia dimensionali. Nello specifico, sono stati scelti una piccola sala in un comune di 6mila abitanti in provincia di Mantova, un grande cineteatro inserito nel contesto tradizionalmente votato alla cultura di Bologna, un cineteatro storico della Brianza, territorio dove le Sale della Comunità sono numericamente consistenti e, infine, una sala nella periferia di Genova. Analizzando il panorama delle sale cinematografiche oggi presenti in Italia si assiste a un fenomeno di trasformazione. Sia i multiplex sia le piccole sale d’essai hanno cercato di cambiare la propria identità puntando su contenuti e servizi che vanno incontro a nuovi modelli di fruizione: l’inserimento di attività che potremmo definire socializzanti e un programma di contenuti culturali o di intrattenimento che va oltre la sola proiezione cinematografica. I progetti indagano gli aspetti spaziali e tecnologici delle sale, ma propongono anche l’insediamento di funzioni innovative con particolare attenzione alla possibilità di dare vita a fenomeni di rigenerazione urbana, favorire i momenti di socialità e inclusione e promuovere le sinergie sul territorio.
in maniera autonoma, restando aperto durante tutto l’arco della giornata anche per lunghe permanenze di chi abbia bisogno di un luogo per poter studiare o lavorare. Un’ulteriore funzione insediata è quella di portineria di quartiere: un servizio in rapida diffusione che offre soluzioni ai piccoli bisogni del quotidiano, un tempo offerte dai custodi dei condomini. Attraverso aperture nelle pareti del vestibolo si comunica con lo spazio del teatro Tempietto, passando dove prima si trovava il palcoscenico, ora rimosso. Il colonnato del vecchio teatro è chiuso da pareti acustiche, facendone una sala polifunzionale indipendente, al cui esterno avviene la circolazione in spazi ampi dai materiali chiari e luminosi, in modo da evitare la sensazione cupa e opprimente che spesso caratterizza la distribuzione nelle sale cinematografiche. MODULI E MOBILI La sala polifunzionale è uno spazio modulabile e si presta a diverse configurazioni e utilizzi. L’area che era destinata al palcoscenico è separata con un setto mobile e le tribune sono di tipo retrattile, ovvero sia sedie che gradinate possono essere impacchettate
Ingresso, rendering dell’area bar e la sala polivalente
GENOVA PER VOI Allo stato attuale, nel Club Amici del Cinema nel quartiere Sampierdarena di Genova è attiva solo la sala cinema, mentre lo spazio adiacente è un piccolo teatro in disuso, chiamato Tempietto, dotato di palcoscenico e non comunicante con la platea cinematografica. L’accesso avviene da una via laterale, mentre l’atrio con scalinata è un locale abbandonato, che in passato era accessibile dalla strada principale. Il progetto sviluppato nella ricerca propone di ricucire le due sale, unificando l’accesso e riportandolo alla sua collocazione originale, generando un nuovo complesso unitario con due sale e spazi accessori, coerente dal punto di vista formale e distributivo. Nel nuovo foyer viene collocato uno spazio accoglienza e convivialità che possa funzionare sia come bar a supporto delle attività culturali all’interno, sia
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Stato di fatto - Planimetria generale 1- Ingresso cinema 2- Sala cinema con platea e galleria Stato di fatto - Planimetria generale 3Servizi igienici 41- Magazzino Ingresso cinema
2- Sala cinema con platea e galleria 3- Servizi igienici 4- Magazzino
5- Spazio ex-Teatro Tempietto 6- Palcoscenico 7- Atrio non accessibile 5- Spazio ex-Teatro Tempietto 6- Palcoscenico 7- Atrio non accessibile 8 7
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Progetto - Planimetria generale 1- Scalinata di ingresso con sedute integrate per 7- Area lounge permanenza persone generale 8Progetto - Planimetria 2- Rampa di accesso 9- Area riservata allo staff Foyer / bar / portineria quartiere Cabina di proiezione per la sala polivalente 1-3- Scalinata di ingresso con di sedute integrate per 7-10-Area lounge 10 4- Biglietteria permanenza persone 8-11- Servizi igienici 5 6 Sala meeting / conferenze4/ eventi, dotata di 9-12-Area riservata allo staff 3 2-5- Rampa di accesso sedute sfalsate, 170 postiper a sedere vetrata tenda e di separata dalla sala 3-parete Foyer / bar /con portineria quartiere 10Cabina di proiezione la sala polivalente 1 13-Servizi Accesso diretto alla cabina di proiezione con setto mobile 4-polivalente Biglietteria 11igienici Salameeting polivalente con tribune retrattili dotate 5-6- Sala / conferenze / eventi, dotata di 12di 105vetrata sedutecon contenda braccioli parete e separata dalla sala sedute sfalsate, 170 posti a sedere polivalente con setto mobile 13- Accesso diretto alla cabina di proiezione 6- Sala polivalente con tribune retrattili dotate Progetto - Sezione AA di 105 sedute con braccioli
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La Sala Polifunzionale
per liberare completamente la superficie della sala. Si possono così avere una sala cinema e una piccola zona meeting separate, uno spazio per il teatro e le arti performative. La sala meeting diventa la scena o ancora uno spazio unito e libero da ostacoli per feste, spettacoli di danza o mostre temporanee. La parete verso l’area bar è costituita da una grossa vetrata, oscurabile con una tenda. Se durante il giorno non sono previsti spettacoli, aprendo completamente la tenda e i setti mobili, dall’ingresso sono subito visibili le sedute della sala proiezione: generano uno scorcio prospettico che svela la natura del luogo in cui ci si trova, invitando a scoprirlo. Sul lato sinistro della sala polifunzionale si trova il collegamento interno con quella cinematografica esistente. Qui viene inserita una piccola lounge per cercare di rendere abitati e vissuti anche gli spazi connettivi. Il dislivello tra i piani di calpestio delle due sale è risolto con l’inserimento di una scalinata che chiude la prospettiva del corridoio, affiancata da una piattaforma a supporto di persone che hanno ridotta capacità motoria. Alla quota di sbarco della scalinata si prevede la realizzazione di un nuovo solaio interno per l’inserimento dei servizi igienici e della cabina di proiezione della sala polivalente, dove prima era presente un magazzino.
LA SCHEDA I NOMI Committente della ricerca: Acec Coordinamento scientifico: Luca Maria Francesco Fabris (Dastu, Politecnico di Milano) Progetto di ricerca: Riccardo Maria Balzarotti (Dastu, Politecnico di Milano) Rendering: Carlos Omar Guerrero Becerra (Dastu, Politecnico di Milano) Sponsor della ricerca: Cinemeccanica – Barco
La sala cinema esistente è mantenuta nel suo impianto principale ed è soggetta a un rinnovamento generale nelle sedute, nei materiali e nella presenza di nuovi elementi acustici a soffitto e a parete, questi ultimi di forma circolare e studiati per alloggiare l’illuminazione di atmosfera e le casse dell’impianto di diffusione sonora. La modifica più importante riguarda l’eliminazione della galleria, in modo da poter inserire una più moderna cabina di proiezione al suo posto e da poter liberare le sedute delle ultime file che si trovavano in una condizione fortemente penalizzata.
Rendering della Sala Polivalente, esterno. La sala cinema esistente è mantenuta nel suo impianto principale ed è soggetta a un rinnovamento generale nelle sedute, nei materiali e nella presenza di nuovi elementi acustici a soffitto e a parete
Riccardo Maria Balzarotti, attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, laureato in architettura presso il Politecnico di Milano, è tra i fondatori dello studio di progettazione AOUMM con Luca Astorri, Rossella Locatelli e Matteo Poli. La sua attività professionale spazia tra progettazione a diverse scale e ricerca in campo architettonico. Ha partecipato alla XIV Biennale di Architettura di Venezia curata da Rem Koolhaas e progettato il Padiglione di Save The Children per EXPO 2015. Scrive contributi per periodici e associazioni ed è tutor e teaching assistant presso il Politecnico di Milano.
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INNOVAZIONE
FACCIATE VENTILATE
di Giacomo Casarin
La grande Mela SEMBRA DI PIETRA Il complesso Hudson Lights a Fort Lee, di fronte a Manhattan, comprende circa 300 residenze e una grande area commerciale. Ed è realizzato con un rivestimento costituito dalle migliori materie prime e dalla tecnologia piÚ avanzata, Neolith. Ugualmente funzionale sia con il caldo che con il freddo
Il complesso Hudson Lights, mix residenziale e commerciale progettato dallo studio Arquitectonica con Neolith
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a un lato dell’iconico George Washington Bridge c’è Washington Heights, Manhattan, mentre dall’altra parte la maggior parte dei newyorkesi sa che c’è il New Jersey. Così, pochi si avventurano a Fort Lee, una comunità suburbana a pochi minuti dalla grande città. Dove è sorto il complesso Hudson Lights, sulla riva del fiume da cui prende il nome: un mix residenziale e commerciale progettato dallo studio Arquitectonica con Neolith.
bio con StrongFix, un sistema di fissaggio completamente invisibile con certificazione Icc, che rende lisce e solide le facciate continue, oltre che efficienti. La tecnologia di Sinterizzazione utilizzata dall’azienda espone minerali e altre materie prime ad altissima pressione e temperatura (oltre 1200 gradi Celsius) per poche ore, in un processo che conferisce al prodotto ottime proprietà fisiche e meccaniche in termini di compattazione, resistenza e durata, simile a quello in cui si forma la pietra in migliaia di anni.
RILANCIO SULLA RIVA Non si può negare che lo sviluppatore del complesso Tucker Development abbia mirato ad attirare sulla riva ovest del fiume Hudson anche i cittadini di Manhattan (che si trova sull’altra sponda del fiume): le offerte residenziali, di vendita al dettaglio e di intrattenimento consentono agli abitanti degli appartamenti di lusso di godere di un ambiente nuovo di zecca appena fuori dalla porta di casa. Le abitazioni sono tutte arredate secondo alti standard, con cucine di design, elettrodomestici in acciaio inox delle migliori marche e mobili personalizzati. I pavimenti sono in quercia bianca, e i controsoffitti in quarzo o marmo. Mentre i negozi e i rivenditori di Hudson Lights sono aperti al pubblico, i molti servizi per i residenti sono invece all’interno degli edifici più alti: dalla piscina all’aperto, passando per il solarium e le aree lounge, fino agli spazi per il fitness, ma anche per l’intrattenimento, come il cinema e la sala giochi per bambini.
TECNOLGIA NATURALE Il prodotto, naturale al 100%, è composto da materie prime come argille, feldspato, silice e ossidi minerali naturali, ed è riciclabile. Neolith ha porosità quasi zero, quindi è igienico, antimacchia, facile da pulire e impermeabile agli agenti chimici, oltre che resistente all’usura, ai graffi e al calore. In più, il colore, sempre a base naturale, non varia se esposto ai raggi Uv. «Durante il processo di selezione del rivestimento sono stati tenuti in considerazione diversi fattori tra cui longevità, manutenzione, consistenza e stile», è l’opinione di Jooyeol Oh, vice-presidente di Arquitectonica, che ha poi aggiunto: «La Pietra Sinterizzata è sostenibile, duratura e di facile manutenzione. Ed è probabile che diventi ancora più diffusa nel settore delle costruzioni nel corso del prossimo anno».
RIVESTIMENTO SINTERIZZATO Per la parte di retail dell’Hudson Lights sono state scelte le lastre Neolith di spessore 6 millimetri, leggere e funzionali. Nello specifico, i modelli Strata Argentum, Pierre Bleue, Iron Corten, Calacatta, Estatuario e Nero Zimbabwe hanno ricoperto un totale di 2.350 metri quadrati delle facciate ventilate. La Pietra Sinterizzata di Neolith replica le caratteristiche del materiale autentico e si è dimostrata una soluzione a bassa manutenzione e di grande adattabilità. In più, diventa ancora più sicura e funzionale in connu-
LA SCHEDA I NOMI Committente: Tucker Development Progetto: Arquitectonica Destinazione: residenziale, commerciale Materiale: Neolith Strata Argentum, Pierre Bleue, Iron Corten, Calacatta, Estatuario, Nero Zimbabwe I NUMERI Costo totale: 450.000.000 $ Area totale: 90.000 mq
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Attività di consulenza e progettazione
Seguiamo passo dopo passo tutte le fasi della progettazione mettendo insieme conoscenza ed esperienza per un risultato di qualità.
Progettazione integrata e BIM
Affrontiamo ogni sfida mettendo in campo le nostre conoscenze. Integriamo tutte le discipline alla ricerca del perfetto equilibrio.
Direzione lavori
La nostra direzione lavori in cantiere è la composizione di presenza costante e scrupolosa attenzione.
Settore specializzato in costruttivi di officina
I costruttivi d'officina: la nostra passione. Un team specializzato progetta le più complesse opere in carpenteria metallica.
Corso Principe Oddone 70, 10152 Torino (TO) Italy |+39 011 89 96 040 | www.ipeprogetti.it | info@ipeprogetti.it
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G LI SPECIALI BIM, UN GRANDE POTENZIALE pag.
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TETTI, COPERTURE pag. DA SCOPRIRE Che la progettazione digitale, che comporta un profondo cambiamento in tutta la filiera del costruire, sia una rivoluzione, è noto da tempo. Già, ma perché allora è ancora così poco conosciuta a molti studi di architettura e ingegneria, dalle imprese e dai professionisti del cantiere? YouBuild è andato a scoprire dove, come e quando il Bim ha risolto problemi, ha velocizzato le procedure e le ha rese più trasparenti. Non solo. In queste pagine di approfondimento, siamo andati a scoprire quello che non si deve mai lasciare scoperto: il tetto. Perché dove l’edificio guarda il cielo c’è un nuovo mondo da conoscere, anzi, un sistema sempre più sofisticato, in continua evoluzione
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SPECIALE SPECIALE BIM
di Ezio Arlati, Politecnico di Milano
MODELLAZIONE
Che potenziale CON IL DIGITALE Comprendere e fare proprie le opportunità di riqualificazione della produzione di valore offerte dalla tecnologia del progetto. Così il Building information modeling cambia il modo di affrontare la strada che porta dall’ideazione di un edificio al cantiere, fino al termine dei lavori
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im è un’espressione sintetica che indica in sintesi la prospettiva di dislocamento della tradizionale conduzione del processo edilizio basato sulla scarsità, approssimazione, mancanza di comunicazione del sistema informativo tradizionale, predisponendo i sostanziali capisaldi culturali e tecnologici su cui farà perno il cambiamento. L’acronimo simboleggia il grande potenziale di rigenerazione di tutto il processo di informazione e decisione del sistema edilizio, alla luce della capacità
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di visione dei dati di riferimento e della verifica della corrispondenza agli obiettivi delle fasi di realizzazione, nonché della verifica a priori (con la simulazione sui modelli digitali) e della validazione a posteriori (col monitoraggio) della corrispondenza ai requisiti di prestazione del servizio, cui gli immobili devono servire. Contiene fattori importanti del potenziale rigenerativo del settore edilizio nel suo insieme, cioè l’intero quadro delle figure e dei suoi operatori protagonisti delle varie fasi con i relativi ruoli, il quadro esplicito delle competenze e delle responsabilità, l’identità ed entità del contributo degli operatori lungo la filiera, l’indicazione univoca e non ambigua delle entità in gioco e del sistema condiviso per la loro rappresentazione. Il linguaggio digitale, grazie alla sua capacità di rappresentare contenuti oggetto di ibridazione, può costruire un tracciato esplicito non ambiguo per le informazioni prodotte e per le decisioni che vengono assunte lungo tutte le fasi del processo, basato su dati e condivisibile da tutti i portatori di interesse, esteso all’intero ciclo di vita dell’intervento edilizio fin dalla sua concezione. Queste grandissime potenzialità si applicano sia agli interventi di nuova costruzione che all’immenso patrimonio edilizio e urbano costruito, offrendo nuove risorse alle strategie di valorizzazione e conservazione dei beni culturali architettonici, compresi quelli monumentali. IL BUILDING Il metodo Bim vuole attuare l’innovazione basata sul rapporto organico con la radice di competenze e il sistema di risorse che la richiede e propone di generarla, incubandola in un ambiente di integrazione ab origine delle soluzioni sia linguistiche sia tecnico-costruttive
di un progetto, quindi della sua attuazione in cantiere, fino alla gestione e manutenzione del cespite; il linguaggio digitale e le tecnologie degli ambienti operativi software sono gli strumenti attuativi delle finalità economiche e di servizio prescelte. Building information modelling nella pratica a livello internazionale degli interventi edilizi di grande respiro e complessità costituisce già da tempo un dato di fatto incontrovertibile; è accompagnato dall’investimento che le istituzioni dei Paesi più sensibili al valore strategico che riveste la corrispondente innovazione radicale del settore delle costruzioni, dalla rigenerazione urbana all’efficientamento degli edifici esistenti, ora anche delle infrastrutture e delle reti tecnologiche, compreso il loro monitoraggio e controllo.
CONOSCENZE INTEGRATE Ma, soprattutto, Bim è la proposta di un sistema di conoscenze integrate, per la strutturazione e l’elaborazione degli insiemi di dati eterogenei che intervengono alla definizione di tutte le fasi di sviluppo dell’intervento edilizio. Ne costituisce la matrice delle interferenze e rendendola esplicita (scritta con linguaggio convenzionato privo di ambiguità), quindi operabile con l’ottimizzazione delle prestazioni attese fin dalla fase di progetto, grazie all’applicazione al modello digitale degli algoritmi di simulazione che ne prefigurano il comportamento in opera con un sempre più alto grado di attendibilità, quindi di certezza del valore funzionale ed economico.
Santuario di Lourdes, Casa dei Cappellani. Prospettiva dell’edificio allo stato di fatto, dal modello Bim elaborato da studenti del Laboratorio di Progetto e Costruzione dell’Architettura, Corso di Laurea Magistrale, Scuola Auic, Politecnico di Milano
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MODELLAZIONE
INFORMATION Il metodo Bim e le tecnologie collegate costituiscono il potenziale fattore determinante e traente dell’innovazione: la possibilità di fondare ogni fase e atto del processo sull’impiego organico e mirato dei dati di riferimento, il cui contributo alle scelte è verificabile nella congruità dei risultati. Il linguaggio digitale, con cui sono formulati e rappresentati i modelli Bim, supporta l’integrabilità dei sistemi di dati, nella loro eterogeneità, in ogni fase dell’intervento, a cominciare dalla concezione, alla espressione della domanda del committente.
Scuderia Ducale nella Certosa di Pavia. Sezione prospettica dal modello Bim elaborato dagli studenti del Laboratorio di Progetto e Costruzione dell’Architettura, Corso di Laurea Magistrale, Scuola Auic, Politecnico di Milano. Mostra portico esterno e colonnato e volte a crociera interne attraverso una finestra sezionata
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PROGETTO COGNITIVO I sistemi di dati devono essere assunti in modo consapevole e mirato nell’ambito di un progetto cognitivo basato sulla conoscenza esperta della missione progettuale (non sono «dati», cioè un’offerta tanto indifferenziata quanto generica di informazioni); devono essere affidabili ab origine, ma verificati nella consistenza e utilità di impiego per realizzare gli obiettivi di progetto e monitorati nel corso dell’intervento esecutivo. Il ruolo delle informazioni nel processo cognitivo e decisionale di ogni intervento è determinante, va esteso all’intero ciclo di vita dell’intervento edilizio fin dalla sua concezione, lungo tutte le fasi in cui lo sparuto pacchetto iniziale di informazioni evolve inglobando aspetti di crescente ampiezza e complessità, assorbendo il contributo
delle competenze specializzate nella fase di progetto fino al dettaglio; quindi deve articolarsi nell’insieme della documentazione previsionale che esplicita ogni passo dell’attuazione dell’intervento, contribuisce a organizzare la filiera della produzione dalle aziende afferenti al cantiere, infine consegna una costruzione munita del suo doppio: il suo «modello come costruito» (as built) che struttura nel sistema informativo l’attività di gestione e controllo nella fase di impiego da parte degli utenti. MODELLING La nozione di Modello è il fondamento scientifico e cognitivo che definisce il metodo e le tecnologie Bim: è la definizione cibernetica che descrive il sistema di oggetti (i nodi) e di relazioni (gli archi, collegamenti qualificati e orientati) che costituiscono la rete concettuale capace di rappresentare la complessità del progetto-intervento in tutte le sue fasi, soprattutto nella sua dinamica di sviluppo dall’embrione nella sua costituzione quale domanda, alla progressiva definizione dell’organismo nelle previsioni di progetto, quindi nella costruzione, poi nella sua intera vita utile. Bim è un metodo di conoscenza e comunicazione nel quale i dati, consapevolmente assunti e interpretati, contribuiscono a definire i nodi di questa rete; le relazioni, i collegamenti qualificati (cioè vettori di contenuti funzionali che possono marcare la qualità dell’integrazione tra
PIÙ SOLUZIONI i componenti l’organismo edilizio) entro cui lo sparuto pacchetto di informazioni iniziali evolve inglobando Prima di tutto la predisposizione di più soluzioni architetaspetti di crescente ampiezza e complessità, assorbendo toniche e tecnico-costruttive tra loro concorrenti e alternail contributo delle competenze specializzate prodotte tive, ai fini di ottimizzare il risultato progettuale, è un’attinella fase di progetto fino al dettaglio. vità molto gravosa, quando venga svolta con le tradizionali Il metodo e le tecnologie Bim offrono alla committenprocedure di progetto (anche con l’impiego dei software za il potenziale innovativo per Cad di vecchia generazione, i superare la tradizionale generitecnigrafi elettronici), poiché Il vantaggio principale cità dei requisiti espressi nella comporta un grande dispendio di concerne la qualità sua domanda di intervento; dà tempo e di impegno. Per mezzo strumenti ai progettisti che dedelle tecnologie di modellazione complessiva del progetto vono assicurare la qualità delle digitale, le funzioni del software e del prodotto prestazioni richieste ottimizconsentono l’ottimizzazione della architettonico-edilizio zando le risorse a disposizioqualità delle soluzioni tecnicoperseguita con ne, per mezzo di una continua costruttive da adottare per concorrelazione a fattori di valuta- la modellazione, che ancora fronto tra i modelli alternativi in zione concreti e misurabili nel competizione tra loro. una volta ereditiamo corso del progetto; alla costrudai settori industriali zione propone il monitoraggio LA QUALITÀ tecnologicamente continuo delle operazioni guiIl vantaggio principale concerne più avanzati date dal modello di progetto, la qualità complessiva del progetche culmina con l’elaborazione to e del prodotto architettonicodel modello as built, su cui operare l’aggiornamento edilizio perseguita con la modellazione, che ancora una normativo e tecnologico dell’edificio. volta ereditiamo dai settori industriali tecnologicamente Bim è l’approccio scientifico contemporaneo alla rapprepiù avanzati: la possibilità di verificare a priori, cioè prima sentazione delle costruzioni nel loro processo, coerente della costruzione materiale, i tratti essenziali della capaanche con il linguaggio tecnico che gli ingegneri e gli cità di funzionare degli interventi secondo i requisiti di architetti conoscono molto bene: quello della modellaqualità attesi; per esempio, il grado di realizzazione degli zione, cioè della rappresentazione di realtà complesse e obiettivi di comfort e di risparmio energetico presupposti del loro campo di variazione per mezzo di entità note nelle soluzioni di progetto edilizio-impiantistico: l’aspetto e incognite, strutturate dal «sistema di relazioni certe» innovativo consiste nella sua sperimentabilità virtuale. che ne descrive le leggi costitutive, rendendone speriGrazie ai software di modellazione digitale architettonica, mentabile la sostanza fisica e funzionale. Si interpretastrutturale, impiantistica più evoluti, nonché di simulano così le leggi di variabilità dei fenomeni composti e zione del comportamento una volta costruiti, basati sui potenzialmente multiformi. dati costituiti in un unico sistema informativo in forma di database relazionale, è possibile praticare una effettiva I FATTORI DI VANTAGGIO procedura di confronto tra soluzioni, per mezzo della Che cosa è, infatti, l’Information Modelling di un Builverifica sia delle prestazioni, per via di simulazione, sia ding se non una estesa e complessa serie di espressioni codella congruità quantitativa ed economica in rapporto dificate, che ne racchiudono l’insieme delle regole fisiche, alle risorse disponibili. funzionali, di comportamento in opera, di corrispondenza a norme e regole articolate, interpretate e applicate dai Ezio Arlati è Professore Associato nel settore discidetentori delle diverse competenze professionali? plinare Tecnologia dell’Architettura. È responsabile Sono rilevanti e molteplici i vantaggi che motivano il del Laboratorio ProTeA - Progettazione Tecnologiricorso alla modellazione Bim, estesa e potenziata dall’inca Assistita - Computer Assisted Component Design teroperabilità tra i software di modellazione grazie allo Laboratory, organo di ricerca del Dipartimento standard open source Ifc Industry Information Classes. ABC. È vice presidente del buildingSMART Italia Capitolo Italiano di buildingSMART International. Non attengono tanto e solo al risparmio per il fattore Dal 1997 la principale attività di ricerca concerne tempo, al risparmio di ore uomo nell’elaborazione dei gli strumenti informatizzati mirati al supporto della progetti, ma interessano tutto il potenziale qualitativo progettazione architettonica, per lo sviluppo di di rispondenza ai requisiti del processo di progettazione, componenti per l’involucro edilizio innovativo e costruzione, gestione di un intervento lungo il suo ciclo sostenibile e per il recupero e restauro conservadi vita, e ne possono determinare il successo qualitativo. tivo degli edifici di valore storico.
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SPECIALE BIM
di Pietro Baratono*
GRANDI OPERE
Così il pubblico SI RIORGANIZZA Il Codice degli Appalti ha introdotto modelli e gestione informatica nelle costruzioni da parte di Stato, Regioni e Comuni. E le stazioni appaltanti si adeguano per affrontare in modo più efficiente la nuova sfida
L
’adozione del decreto 560/2017, attuativo dell’articolo 23, comma 13, del Codice degli Appalti Pubblici declina in modo progressivo la modellazione e gestione delle informazioni relative ad un’opera in chiave digitale. È uno strumento strategico di recepimento della direttiva europea ed è coerente con gli indirizzi della Commissione Europea definiti nel recente Manuale per l’introduzione del Bim da parte della domanda pubblica in Europa redatto dall’Eu Bim Task Group. Il decreto rappresenta il primo esempio europeo di regola tecnica organizzata sul tema digitale coerente con la direttiva europea sugli appalti pubblici e potrebbe consentire all’Italia di porsi per una volta all’avanguardia nel settore, acquistando una maggiore credibilità internazionale. In particolare, lo sforzo legislativo fin qui compiuto vede la domanda pubblica come driver dell’innovazione, finalizzato all’aumento della produttività del Paese, alla razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse, all’internazionalizzazione dei professionisti e delle imprese. Tempi e (minori) costi certi permettono di creare una benefica corrisponden-
za tra la qualità delle prestazioni del costruito con i requisiti della committenza, soprattutto del migliore impiego delle risorse anche sulla base del criterio di valutazione del maggiore vantaggio tra i progetti in gara d’appalto, in un quadro efficiente di collaborazione competitiva. FARE PRESTO In questo contesto globalizzato l’urgenza consiste non solo nella finalità di mantenere viva la capacità competitiva a tutti i livelli verso la concorrenza, oggi mondiale, ma rendere qualificati prodotti e servizi, per incrementare il valore aggiunto e la redditività degli operatori in ogni ramo di attività delle costruzioni. L’urgenza non sta solo nella necessità di aderire alla legislazione europea e nazionale, definita nei recenti provvedimenti che regolano modi e fasi della conversione in digitale delle attività pubbliche nel settore delle costruzioni e dei relativi servizi, ma soprattutto nel garantire un promettente canale di crescita alla capacità competitiva dell’intero settore delle costruzioni nel nostro Paese, non solo per le imprese ai vertici che operano già all’estero, ma per riqualificare e rendere efficiente economicamente la filiera italiana delle costruzioni in tutte le sue componenti. LE ESPERIENZE La progressione dell’obbligatorietà dell’adozione di metodi e strumenti digitali, che va dal 2019 per grandi opere complesse fino ad arrivare a interessare tutti i cantieri nel 2025, consente di fatto a tutte le stazioni appaltanti, se opportunamente formate e organizzate, di raggiungere con una sufficiente facilità l’obiettivo della digitalizzazione. Per questo occorre una vera volontà da parte della politica nazionale e locale, dei dirigenti e dei funzionari pubblici, che comprendano i vantaggi del modello digitale ed inizino ad applicare i
metodi e strumenti informativi ad iniziare dalle opere semplici, nel periodo volontario, per arrivare al termine del periodo transitorio con un importante bagaglio di esperienza. In questo contesto, il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche Lombardia-Emilia Romagna sta sperimentando l’introduzione del Bim nella realizzazione di alcuni progetti pilota. A partire dalla semplice digitalizzazione di un progetto in corso di esecuzione (Caserma Carabinieri Lancieri di Montebello, a Milano), alla digitalizzazione, insieme al Politecnico di Milano, del Tribunale di Pavia finalizzato alla gestione del cespite post operam, e della Certosa di Pavia finalizzato alla gestione dei lavori concordati con la Soprintendenza, alla gara di progettazione digitale della Villa Strozzi (Mantova).
Palazzo di Giustizia di Pavia. Sezione prospettica del modello Bim elaborato da studenti del Laboratorio di Progettazione Tecnologica dell’Architettura 3, Corso di Laurea A.P.E., Politecnico di Milano. A fianco, Palazzo di Giustizia di Pavia. Modello Bim completo con inserimento nuovo corpo delle aule giudiziarie, dalla Tesi di Laurea di Gabriele Mansueto e Sofia Bigoni, Politecnico di Milano
I PRIMI PASSI In questo contesto, il progetto per la realizzazione del nuovo Ponte ciclo pedonale della Navetta a Parma (articolo a pagina 70) è uno dei primi esempi in Italia di bando digitale per lavori basato su un progetto esecutivo digitalizzato, il cui capitolato informativo è redatto secondo le norme Uni 1337-6. La sperimentazione consentirà anche di evidenziare criticità nella gestione informativa dell’opera, di valutare l’efficacia degli standard Uni (Uni 1337), della delicata gestione dei requisiti informativi del capitolato, che l’offerente deve declinare attraverso l’offerta informativa che infine deve concretizzarsi, in un quadro collaborativo tra committente e impresa (o professionista), in un efficiente piano di gestione informativa. LE EMERGENZE Molti sono gli aspetti della profonda trasformazione imposta, non solo richiesta, dall’introduzione dei
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GRANDI OPERE
Complesso monumentale della Certosa di Pavia. Vista prospettica del modello BIM dell’abside della Chiesa, dalla Tesi di Laurea di Mina Salib e Stefano Spinelli, Politecnico di Milano
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metodi e delle tecnologie basate sui linguaggi digitali, in particolare per il modello procedurale e la prassi operativa delle pubbliche amministrazioni, che devono innovare il modo di gestire e controllare l’intero processo di costruzione di un’opera. Innovazione che deve necessariamente partire dalla formulazione del quadro delle esigenze posto a base delle gare di appalto, alla valutazione della congruità delle offerte, al controllo in corso d’opera ed al mantenimento degli obiettivi prestazionali e temporali. Tra questi aspetti emergono per rilevanza e urgenza: 1) la necessità della formazione professionale di funzionari e tecnici delle pubbliche amministrazioni nella cultura tecnologica e nell’impiego dei metodi e strumenti della modellazione digitale, di cui il Bim è oggi l’espressione sintetica che allude alla gestione, misura e verifica di tutti i dati significativi di un processo complesso che vede come obiettivo la costruzione di un’opera. 2) La riorganizzazione in chiave gestionale delle stazioni appaltanti. Un nuovo modello di stazione appaltante è un tema delicato, che va affrontato guardando alla funzionalità, senza perdere di vista che il fine ultimo, che deve rispondere a esigenze precise, che attengono alla realizzazione di opere utili ed essere realizzate nel modo migliore a costi e in tempi certi. Gli aspetti formali, pur importanti, che oggi sembrano pre-
valere, non devono così assumere un valore superiore all’obiettivo finale. Tale riorganizzazione va declinata nella cosiddetta Bim Guide interna a ciascuna stazione appaltante, che formalizza procedure digitali e flussi informativi ed organizzativi. 3) La semplificazione del frame normativo di riferimento nel nostro Paese, che risulta purtroppo quanto mai stringente in termini di cogenza. Ciò favorisce una diffusa deresponsabilizzazione della pubblica amministrazione e in genere dei professionisti nella gestione delle procedure di concepimento ed appalto di un’opera, i quali spesso privilegiano l’approccio formale rispetto a quello sostanziale. La sovrapposizione tra un eccesso di cogenza e una consistente incertezza, dovuta anche ai tempi e alle modalità con cui sono approvate le numerose regole da parte dei soggetti istituzionali, determina un allungamento dei tempi nella gestione delle gare di appalto creando condizioni favorevoli al contenzioso. 4) La necessità di rendere operativa la Commissione di monitoraggio, prevista dall’articolo 8 del DM 560, che ha il compito di monitorare gli appalti digitali, di evidenziare le difficoltà eventualmente incontrate dalle stazioni appaltanti, individuare misure preventive o correttive, e proporre l’aggiornamento del decreto stesso. * Provveditore alle Opere Pubbliche di Lombardia e Emilia Romagna
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
di Rosario Manzo* e Viola Albino**
Quando lo Stato FA UN CLIC La sperimentazione e l’implementazione del modello digitale nell’Agenzia del Demanio per migliorare la gestione del patrimonio immobiliare pubblico, composto da oltre 43mila beni. Come nel caso di Villa Mirabellino a Monza
L’
Agenzia del Demanio gestisce 43.185 mila beni statali appartenenti al patrimonio disponibile, indisponibile e al demanio storico artistico per un valore complessivo di circa 60,5 miliardi di euro. L’85% in valore del patrimonio gestito è in uso alle Amministrazioni dello Stato («usi governativi») mentre il restante 15% è costituito da beni non strumentali. Una delle principali attività svolte dell’Agenzia del Demanio è la gestione ottimale degli spazi utilizzati dalle Amministrazioni dello Stato, con l’obiettivo di contenere i costi riducendo la spesa pubblica, attraverso operazioni di razionalizzazione. I progetti più significativi sono quelli di Federal Building, che concentra in un’unica sede gli uffici pubblici del territorio, offrendo un servizio più efficiente ai cittadini. PROGETTO PILOTA Nel 2014 è stato avviato con il Politecnico di Milano un progetto pilota di modellizzazione Bim per l’immobile Villa Mirabellino di Monza. L’obiettivo era la collaborazione finalizzata alla valorizzazione del pa-
trimonio immobiliare pubblico, e prevedeva attività di studio consistenti: rilievo e l’individuazione del degrado dell’immobile, rappresentazione in forma di modello digitale Bim, per l’insieme e i singoli elementi architettonici e parti d’opera, in tre dimensioni, e in più formati tra cui Ifc (interoperabile open source), realizzazione di un sistema informativo dell’edificio, che ne accompagna le successive vicende di conservazione programmata, valorizzazione e gestione, condivisione dei risultati degli studi e delle analisi effettuate. Questa esperienza si è inserita in un ambito di sussidiarietà scientifica attivata dall’Agenzia con il mondo universitario, che può prevedere iniziative volte all’innalzamento del livello culturale applicabile alle esigenze lavorative, tenuto conto delle riforme legislative, delle innovazioni tecnologiche, delle metodologie e delle conoscenze che il sistema universitario può mettere a disposizione nell’ambito delle proprie attività didattiche. ATTIVITÀ DI GESTIONE Già due anni fa si percepiva la necessità di un cambio di paradigma rispetto alla implementazione del Bim nelle attività di gestione immobiliare dell’Agenzia del demanio: la maggiore rilevanza della conoscenza degli edifici, la grande importanza della filiera collaborativa presente nel Bim e la necessità di una specifica implementazione per l’applicazione sul patrimonio esistente, anche storico. Sulla base dell’esperienza svolta con il Politecnico di Milano è stato attivato un percorso finalizzato all’attuazione di attività di studio su modelli di migliore gestione del patrimonio immobiliare pubblico, specie di valore architettonico e monumentale, grazie all’impiego del metodo e delle tecnologie Ict e del Bim. Oltre al Politecnico di Milano, sono state coinvolte le università Federico II di Napoli e La Sapienza di Roma, per sviluppare attività e progetti relativi agli edifici individuati come prioritari, da verificare mediante la realizzazione di progetti pilota nell’ambito delle attività di didattiche sul Bim. Successivamente, hanno aderito le Università di Pisa,
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Villa Mirabellino nel Parco della Villa Reale di Monza. Prospettiva in notturna dell’edificio allo stato di fatto, dal modello Bim; elaborazione: studenti del Laboratorio di Progetto e Costruzione dell’Architettura, Corso di Laurea Magistrale, Scuola Auic, Politecnico di Milano
Enna e Genova. Dal 2016 l’Agenzia, in aderenza al D.Lgs.50/2016 e al DM 560/2017, ha avviato, in continuità con l’esperienza acquisita, diverse attività finalizzate alla graduale introduzione del Bim nel processo relativo alla gestione degli immobili dello Stato considerando, in prospettiva, l’intero ciclo di vita degli edifici pubblici con tre aspetti strategici principali: l’applicazione del DM 560/2017 nei tempi previsti entro il 2025; la realizzazione di un «fascicolo Bim» per tutti gli immobili in uso governativo; l’avvio di un programma decennale di associazione del «fascicolo Bim» all’audit energetico e alle verifiche sismiche. CONOSCENZA TECNICA La scelta di adottare il Bim nell’ambito delle attività dell’Agenzia passa dalla necessità di giungere a una conoscenza tecnica del patrimonio non più basata su soli dati amministrativi con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutte le strutture coinvolte informazioni necessarie alla gestione, manutenzione e valorizzazione di un patrimonio assai eterogeneo. Inoltre, come stazione appaltante, l’Agenzia si propone di migliorare la qualità in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori, assicurando trasparenza e riducendo tempi e costi di realizzazione, evitando varianti in corso d’opera grazie ad una puntuale verifica degli elaborati di progetto. Per questo scopo l’Agenzia ha avviato molteplici attività finalizzate alla graduale introduzione del Bim: la fornitura di hardware e software compatibili con la nuova gestione informatica; un primo percorso formativo a favore dei tecnici della direzione generale, con lo scopo di promuovere la cultura del Bim. La formazione costante del personale coinvolto nelle attività di stazione appaltante è infatti uno degli obiettivi di questa fase che si sta consolidando attraverso percorsi specifici per i tecnici, per il personale amministrativo e per i manager.
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DIAGNOSI ENERGETICA Queste attività preparatorie hanno permesso la pubblicazione, nel 2017, di diverse gare svolte in modalità Bim, riguardanti servizi di rilievo, diagnosi energetica e verifica della vulnerabilità sismica, nonché nove bandi per la progettazione: l’attività dell’Agenzia è descritta nel Rapporto sulle gare Bim 2017 pubblicato dell’Oice, che evidenzia come abbia rappresentato il 20% degli appalti pubblici su tutto il territorio. Tra tali attività figura l’iniziativa che ha coinvolto Palazzo Chigi: l’Agenzia ha svolto, in qualità di stazione appaltante, la gara per l’affidamento dei servizi di diagnosi energetica e rilievo Bim, mirato alla conoscenza approfondita di un bene strategico, e alla progettazione di interventi di efficientamento energetico. Le attività di indagine sul patrimonio, avviate nel 2017, permetteranno quindi la raccolta dei dati relativi agli immobili gestiti, ottenuti e gestiti grazie a processi Bim Based, realizzando il progetto di redigere un «fascicolo immobiliare informatico» contenente non solo caratteristiche geometriche e funzionali degli immobili, ma più nel dettaglio caratteristiche tecnologiche-prestazionali degli elementi edilizi, e tecniche dei materiali da costruzione. L’esperienza fin qui acquisita permetterà a breve la pubblicazione della prima gara a livello nazionale, per la redazione di indagini di vulnerabilità sismica e audit energetico, da restituirsi su modello Bim, avendo l’Agenzia, a seguito del sisma 2016, assunto il ruolo di soggetto coordinatore di un Piano di riqualificazione sismica ed energetica dell’intero patrimonio dello Stato. *Dirigente della UO Politiche di patrimonio della Direzione strategie immobiliari e innovazione; ** Tecnico impiegato nella UO Piani manutentivi e Performance Immobili della Direzione Servizi al Patrimonio
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SPECIALE SPECIALE BIM
OSPEDALE DI MONTECCHIO MAGGIORE
di Luisa Fontana, architetto
Cura digitale PER LA CORSIA
Il progetto di costruzione del nosocomio da 277 posti letto in provincia di Vicenza integra l’esistente e il nuovo in un disegno unico, che migliora la qualità degli spazi interni e valorizza l’ambiente esterno. Un iter di realizzazione veloce e innovativo grazie all’utilizzo del Building information modeling
I Spaccato assonometrico longitudinale dell’area ospedaliera di Montecchio Maggiore
l progetto di costruzione del nuovo ospedale Arzignano-Montecchio Maggiore (Vicenza) è stato selezionato nel 2014 tramite concorso di progettazione a procedura ristretta. L’obiettivo del concorso era concentrare nell’area ospedaliera di Montecchio Maggiore le funzioni ospedaliere dislocate parte a Montecchio e parte ad Arzignano. Elaborato dall’architetto Luisa Fontana, in team con Manens-Tifs per gli impianti e Ramboll Uk per le strutture, il progetto vincitore rappresenta una rivoluzione nel panorama sanitario. Il programma integra l’esistente e il nuovo in un disegno unico, le cui forme organiche sono generate dai flussi inter-
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OSPEDALE DI MONTECCHIO MAGGIORE
Studio concettuale di inserimento paesaggistico. Sotto, sezione assonometrica trasversale
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ni sanitari e modellate dalle condizioni ambientali esterne. Il risultato è un progetto rivoluzionario: una struttura efficiente e umanizzata, che ottimizza l’attività dei sanitari, migliora la qualità degli spazi interni e valorizza l’ambiente esterno. Basato su un impianto ad anello con piastra di raccordo centrale ad alta tecnologia, il piano supera il concetto di corpo quintuplo verso nuove composizioni spaziali. Con 43mila metri quadri superficie e 277 posti letto, il progetto mette al centro il paziente, con una organizzazione per intensità di cura ed aree assistenziali omogenee. IL CONTESTO Collocato in un’area densamente urbanizzata, il nuovo ospedale ha una forma organica compatta sviluppata in altezza, che riduce il consumo di suolo e si armonizza con il contesto. L’orientamento privilegia la vista sui colli e i Castelli di Giulietta e Romeo, sui quali si affacciano le nuove camere di degenza distribuite sul corpo ad anello. Percorsi pedonali e accessi veicolari, suddivisi per tipologia di utenti, convivono senza interferenze grazie alla creazione di due livelli di fruizione con passerelle e sottopassi. Lo
sviluppo del progetto ha avuto un iter velocissimo, che in soli due anni ha visto lo sviluppo delle fasi progettuali, la validazione e l’appalto dell’opera di prima fase costruttiva. Premesso che la progettazione dell’intero intervento è unitaria, al fine di garantire la funzionalità sanitaria e la cantierabilità, sono state infatti previste due fasi costruttive. IL DIGITALE Le fasi progettuali definitive ed esecutive sono state sviluppate con metodi tradizionali e solo dopo l’appalto è stato creato un modello Bim finalizzato al facility management. L’azienda sanitaria, sensibile alle potenzialità insite in tali tecnologie di informatizzazione dei dati, ha richiesto ai progettisti l’elaborazione di un modello informatizzato Bim. Tale modello è stato progettato in modo da rispondere agli obiettivi della Asl, che sono stati finalizzati attraverso la redazione del Bim Execution Plan (Bep). Il modello Bim è stato quindi sviluppato con LOD 300/350 (Level of Development / Livello di Sviluppo) e ha compreso le opere architettoniche, le strutture e gli impianti termomeccanici elettrici e speciali. Il modello è stato organizzato definendo il file master
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Evidenziazione strutture. L’attività di modellazione è stata inizialmente sviluppata con la restituzione planivolumetrica del rilievo topografico, parametrizzandolo con la posizione geografica e l’orientamento
a partire da una suddivisione in base a Wbs (Work Breakdown Structure) in funzione delle necessità relative alla costruzione e gestione del complesso edilizio. Per quanto riguarda le aree ad alta tecnologia, soggette ad appalti futuri, si è tenuto conto della possibilità di enucleare porzioni di file da mettere a disposizione dell’ente appaltante. Il file è stato realizzato in modo tale che, a fine opera, potrà essere utilizzato per la generazione degli As-Built, propedeutici all’uso per il Facility Management.
Proprietà dell’elemento strutturale. La modellazione ha interessato anche le strutture in cemento armato (solo casseri) e dell’involucro architettonico, con l’inserimento delle partizioni e degli elementi interni
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L’ATTIVITÀ DI MODELLAZIONE L’attività di modellazione è stata inizialmente sviluppata con la restituzione planivolumetrica del rilievo topografico, parametrizzandolo con la posizione geografica e l’orientamento. Si è proseguito quindi con la modellazione generale delle strutture in cemento armato (solo casseri) e dell’involucro architettonico, con l’inserimento delle partizioni e degli elementi interni. Per gli impianti meccanici, sono state mo-
Proprietà dell’elemento edile
dellate le canalizzazioni di distribuzione aeraulica, le tubazioni dorsali di distribuzione fluidi termo vettori, i terminali in ambiente (diffusione aria, fan coil, le sottocentrali di edificio), Uta, sistemi di pompaggio, solo nella mera volumetria di ingombro. Per l’impianto idrico-sanitario inclusi sanitari in ambiente, sono state inserite le dorsali di alimentazione ed è stato redatto il modello del bagno tipo prefabbricato. Per gli impianti elettrici sono state modellate le canalizzazioni di distribuzione principale e secondaria; ulteriori elementi impiantistici ai fini del coordinamento (rilevatori incendi, diffusione sonora), gli ingombri delle apparecchiature principali (quadri elettrici, cabine Mt/Bt). Sono state impostate e generate tutte le famiglie di modello del file, legate all’architettura, alle strutture e agli impianti e Workset, modelli di vista da applicare ai diversi file. Per la condivisione dei file è stata utilizzata una piattaforma web che ha permesso la sincronizzazione, a scadenza programmata, con tutti i soggetti coinvolti. Il modello è stato generato associando agli elementi che compongono il progetto, il relativo codice dell’elenco prezzi validato e diviso in base alle fasi costruttive. LE PROSPETTIVE Si auspica che l’implementazione del modello Bim con i dati As-built avvenga in progress con la costruzione, in modo da disporre di un modello aggiornato in tempo reale. Tale opportunità consentirebbe di sperimentare la digitalizzazione del processo di costruzione, dalla computazione e consuntivazione alla emissione dei Sal. Un approccio che lascia intravedere nuove economie e nuove prospettive per l’intera filiera delle costruzioni, dalla progettazione fino alla costruzione e alla gestione del manufatto.
Stratigrafia degli elementi
Integrazione con gli impianti
Le fasi progettuali definitive ed esecutive sono state sviluppate con metodi tradizionali e solo dopo l’appalto è stato creato un modello Bim finalizzato al facility management
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SPECIALE SPECIALE BIM
PROGETTAZIONE
Una Navetta SUL FIUME Emilia e Lombardia hanno sperimentato la realizzazione di un ponte tra le due sponde del torrente Braganza. Risultato: la modellazione digitale ha permesso di verificare errori progettuali e interferenze fra le parti della struttura e le quantitĂ computate
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di Cinzia Gatto*
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ell’ambito della trasformazione digitale in atto da tempo in Europa, è sorta la necessità di industrializzare e digitalizzare il comparto delle costruzioni. L’obiettivo è una gestione informativa continua e interoperabile dell’opera per avere una corretta pianificazione, l’ottimizzazione e il controllo di tutto il processo costruttivo. In questo contesto, il Provveditorato interregionale opere pubbliche LombardiaEmilia Romagna sta spingendo l’introduzione del Bim nella realizzazione di opere pubbliche attraverso
alcuni progetti pilota. L’intervento per la realizzazione del nuovo Ponte della Navetta è il primo esempio di sperimentazione Bim presso la sede di Bologna del Provveditorato. L’area interessata dalla realizzazione del nuovo ponte si trova sulle sponde del torrente Baganza, in corrispondenza delle vie Baganza e Navetta. La posizione del nuovo ponte permette la lettura del tracciato del vecchio ponte e ne costituisce memoria e continuità storica. Il nuovo ponte avrà una lunghezza complessiva di circa 70 metri con una larghezza in mezzeria di 4,20. Lo schema strutturale della passerella è un arco ribassato tirantato in acciaio. PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE La progettazione del nuovo ponte è nata seguendo la via più classica nella realizzazione di un’opera pubblica. D’altra parte, i tempi sono maturi per introdurre gradualmente il Bim nella realizzazione di opere pubbliche: il 19 aprile 2016 è entrato in vigore il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, che ha aperto le porte al «progressivo uso di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture». A giugno 2016 il Provveditorato ha affidato l’incarico di digitalizzazione con tecnologia Bim del progetto definitivo ed esecutivo e a dicembre 2016 ha affidato l’incarico di redazione di un Capitolato Informativo da allegare al Capitolato Speciale d’Appalto nel quale si sarebbero stabiliti «i requisiti di produzione, gestione e archiviazione dei dati e delle informazioni per i modelli informativi dell’intervento, nonché la loro interconnessione con l’esecuzione dell’opera». Il Rup e il Bim Manager hanno coordinato il gruppo di lavoro al fine di una
Rendering ponte, argine sinistro, dal viale di via Baganza e estratto RUE
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PROGETTAZIONE
I modelli del ponte sul Breganza
Gestione digitale del processo
corretta gestitone e integrazione della progettazione tradizionale e della gestione digitale del processo di realizzazione del ponte. L’obiettivo è stato avere un progetto tecnicamente valido, modelli costruiti sugli elaborati progettuali che contenessero anche i contenuti informativi ritenuti indispensabili per questo tipo di opera. Ma anche un capitolato informativo che fornisse le indicazioni generali relative alle specifiche informative finalizzate alla gestione digitale del progetto e della fase esecutiva di costruzione dell’opera. Vista la particolare tipologia del progetto, le parti strutturali e quelle architettoniche sono state modellate insieme. Sono stati, quindi, implementati un modello strutturale dell’impalcato, un modello strutturale delle spalle,
CTA RUP
BIM MANAGER PROGETTISTI
GRUPPO VERIFICA
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PROGETTO
REDATTORI CAPITOLATO INFORMATIVO
MODELLATORI
RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: Arch. Alfonso Pagano - Provveditorato Interegionale OOPP Lombardia Emilia Romagna BIM MANAGER E DIRETTORE DEI LAVORI: Ing. Cinzia Gatto - Provveditorato Interregionale OOPP Lombardia Emilia Romagna PROGETTO ESECUTIVO: redatto da Arch. Mario Macchiorlatti Dalmas, Ing. Francesco Velardo, Ing. Andrea Tripodi MODELLI BIM: Mech studio srl - Reggio Emilia CAPITOLATO INFORMATIVO: Harpaceas srl - Milano COMMISSIONE DI VERIFICA E RELATORI PER IL COMITATO TECNICO AMMINISTRATIVO: Ing. Ginaluca Bandiera, Ing. Stefano Zanolin - Provveditorato Interregionale OOPP Lombardia Emilia Romagna, Ing. Simona Garagnani - Università di Bologna
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un modello impiantistico. Ogni oggetto contiene tutti i contenuti informativi che meglio lo caratterizzano: tipologia di oggetto, posizione nello spazio, dimensioni e peso, materiale, quantità di oggetti identici, eccetera. I modelli sviluppati sono la virtualizzazione in modelli Bim del progetto esecutivo realizzato con metodologia tradizionale. I modellatori, infatti, hanno solo rappresentato l’opera e tutti gli oggetti con il proprio contenuto informativo senza alcun fattore critico. METODI INNOVATIVI Allegare il capitolato informativo ai documenti di contratto è stata la vera sperimentazione nella gestione di un appalto cosiddetto Bim per un’opera pubblica. Il Decreto Legislativo 50/2016 ha dato solo la possibilità alle Stazioni Appaltanti di utilizzare metodi innovativi per la realizzazione delle opere, ma non regole di gestione della progettazione e delle gare di appalto che prevedono l’uso di questi metodi. Per questa ragione, il capitolato informativo ha lasciato spazio all’appaltatore per una gestione non estrema dei modelli durante la realizzazione dell’opera. Il capitolato informativo contiene anche gli elementi per un efficiente Cde a supporto del processo di realizzazione e gestione dell’opera e dovrà essere fornito dall’appaltatore. Durante la fase esecutiva, i modelli informativi continueranno ad essere aggiornati dall’appaltatore, seguendo la realizzazione dell’opera e supporteranno l’ufficio direzione lavori nello svolgimento delle sue funzioni. CONCLUSIONI La modellazione Bim del nuovo ponte della Navetta, portata avanti insieme alla progettazione tradizionale, ha permesso di verificare eventuali errori progettuali e interferenze fra le varie parti della struttura del ponte e le quantità computate. Prima della consegna dei lavori l’appaltatore dovrà consegnare il piano per la Gestione informativa, che sostanzia quanto dichiarato nell’offerta per la Gestione informativa presentata in gara, anche sulla base di osservazioni proposte dalla stazione appaltante. L’intervento per la realizzazione del Ponte della Navetta costituisce un indicatore molto interessante nell’ambito degli appalti delle opere pubbliche in Bim, evidenziando quegli aspetti propri dei procedimenti tecnico-amministrativi delle opere pubbliche che devono essere ripianificati al fine di una corretta digitalizzazione dell’intero processo. La gara per l’affidamento dei lavori si è conclusa a dicembre 2017 e i lavori saranno consegnati entro giugno 2018. * Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Provveditorato Interregionale OOPP Lombardia Emilia Romagna
AL LAVORO CON YOUBUILD Smartphone, computer e YouBuild. Il magazine edito da Virginia Gambino Editore è diventato in breve uno strumento apprezzato dai professionisti della filiera delle costruzioni: architetti, geometri, ingegneri, periti, imprenditori... YouBuild, infatti, non si propone solo di fare genericamente cultura del costruire e del progettare. La rivista, che ha cadenza trimestrale, pubblica anche informazioni utili, pratiche, aggiornate. Sotto la direzione di Luca Maria Francesco Fabris, docente al Politecnico di Milano, un comitato scientifico internazionale è in grado di selezionare le tecnologie, case history e metodologie migliori. Ecco perché l’abbonamento a YouBuild è uno strumento per migliorare il vostro lavoro.
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SPECIALE SPECIALE BIM
PROGETTAZIONE
di Ezio Arlati, Politecnico di Milano
Viaggio nel tempo CON UN BIT Utilizzare il sistema di modellazione digitale per dimore storiche, manieri e complessi monastici si può, a patto di non trascurare la specificità degli edifici. Lo dimostrano alcune applicazioni sul campo come quelle per il castello di Vigevano e la Certosa di Pavia
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l metodo della modellazione digitale Bim e le connesse tecnologie di rappresentazione, elaborazione e gestione delle informazioni, offrono un significativo insieme di vantaggi alla strategia di conservazione e valorizzazione all’immenso patrimonio di beni architettonici che la storia del nostro Paese ci ha consegnato. Consentono, infatti, di mettere a sistema le conoscenze prodotte lungo l’arco plurisecolare di attività rivolte alla documentazione e al restauro. Va ricordato che la modellazione di un edificio esistente si riferisce a un manufatto già costruito. Quindi, alla conoscenza dello stato di fatto di un oggetto reale, la cui peculiarità architettonica e tecnico-costruttiva nella condizione di consistenza presente vanno indagate con precisione. Costituiscono, infatti, con l’indagine delle sue vicende storiche attraverso le fonti documentarie originali, il fondamento di ogni intervento di conservazione e valorizzazione. ARCHITETTURE D’EPOCA Questa ovvia considerazione ci conduce a rimarcare un caposaldo concettuale nell’applicazione dei metodi e linguaggi digitali all’Heritage Bim, al patrimonio ar-
chitettonico esistente. Cioè quello della interpretazione della realtà materiale degli edifici costruiti, in funzione della rilevanza dei dati e delle informazioni essenziali che le connotano nella loro configurazione allo stato attuale. E, ancora di più, in funzione delle strategie culturali e operative di conservazione ed eventuale trasformazione messe in campo per un progetto di intervento. Per esempio, l’adeguamento normativo di sicurezza o di prevenzione antisismica. Questo multiforme e complesso approccio di conoscenza deve affrontare la rappresentazione per mezzo dei modelli digitali del patrimonio costruito con un apparato tecnologico (ambienti e strumenti software) tanto potente quanto concepito e sviluppato sulle caratteristiche peculiari del processo costruttivo contemporaneo, definite con l’esattezza normativa, geometrica e tecnologica fino all’esatta definizione materica. Gli edifici del patrimonio storico architettonico, invece, presentano sostanziali differenze, poiché si caratterizzano molto di più per la loro singolare individualità che per il loro comune denominatore di prodotto edilizio costruito con tecniche tradizionali, molto consolidate, ma ogni volta declinate sulle risorse e tradizioni locali.
Museo della Certosa di Pavia. Immagine prospettica tratta dal modello Bim della facciata monumentale del Museo. A fianco, Museo della Certosa di Pavia. Fotografia della facciata monumentale del Museo ospitato nella Residenza Ducale
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PROGETTAZIONE
Museo della Certosa di Pavia. Immagini del soffitto di copertura dello Studiolo Sforzesco tratte dal modello Bim della facciata monumentale del Museo
INDIVIDUALITÀ ORIGINARIA Proviamo a mettere a confronto alcune delle principali differenze che connotano il processo di progettazione e attuazione degli edifici di nuova costruzione con il processo di indagine, interpretazione, progettazione e predisposizione dell’intervento su un edificio esistente di cui preservare il valore culturale e tecnico. Per un edificio di nuova costruzione nella nostra realtà industriale matura, è logico aspettarsi che la sua definizione geometrica sia mantenuta con esattezza nella costruzione e, malgrado l’eventuale complessità, eseguibile molto fedelmente. Per il patrimonio architettonico storico invece, l’eventuale esattezza del costruito, benché definita nel progetto originale con quote e proporzioni, è tutta da verificare per mezzo di un rilievo finalizzato a cogliere i fattori rilevanti
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dello stato di fatto, a causa delle alterazioni o eventi di trasformazione. Il sistema di conoscenze messo in campo per la nuova costruzione è conforme all’apparato di precise norme, regole di misura e quotatura, tecniche costruttive che garantiscono le prestazioni in base a dati e calcoli (dalla sicurezza delle strutture agli impianti), nonché verifiche e controlli basati su criteri scientifici che regolano anche le prestazioni di componenti e materiali. Negli edifici storici e monumentali l’apparato cognitivo di riferimento è sostanzialmente basato sulle competenze tecniche dei maestri architetti e costruttori che, interpretando la grandissima tradizione compositiva e tecnica ereditate dalla storia, ne declinano i modelli tipologici in ogni specifico contesto.
PRIMA E DOPO Le nuove costruzioni, basate su una serie di regole codificate condivise dalla comunità di operatori, riferite a un sistema informativo normato su insiemi di dati oggettivi, possono offrire un alto grado di predittività che la simulazione operata con algoritmi sul modello digitale consente di indagare a priori, nel corso della progettazione. Nel caso degli edifici esistenti il caposaldo che permetterà di operarvi è la conoscenza del suo stato di fatto, indagato con scrupoloso rilievo esteso dalla sua geometria e allo stato di conservazione. La predittività del risultato prestazionale si riduce, lascia il posto al monitoraggio dei principali aspetti di comportamento in atto allo scopo di fornire dati agli interventi di conservazione, quindi di controllarne gli effetti nel tempo. L’esattezza geometrica e l’omogeneità prestazionale garantiscono ai procedimenti costruttivi dei nuovi cantieri dalla produzione industriale della quasi totalità dei componenti e dei materiali (la planarità, la composizione materica, l’attendibilità delle regole di calcolo). Per le costruzioni storiche e monumentali le partiture architettoniche sono molto spesso regolate dalla geometria degli archi e delle volte, regolate dagli stessi paradigmi statici. Soluzioni geniali e brillanti, ma la cui declinazione della geometria e dei parametri esecutivi è oggetto di infinite variazioni per ogni esempio. VALORI CULTURALI Proprio la comprensione dell’organismo edilizio costruito nella sua integrale complessità e consistenza, quindi del suo comportamento nel tempo, è l’obiettivo della modellazione digitale Bim per un’architettura di
valore storico monumentale, fondamento della strategia di conservazione dei suoi valori spaziali, strutturali, garanzia di rispetto anche delle sue individualità linguistiche e decorative fino al dettaglio. L’argomento è dirimente in rapporto alla validità dell’impiego della modellazione digitale del patrimonio architettonico: il metodo e le tecnologie software da impiegare devono garantire i loro potenziali grandi vantaggi coniugati alla capacità di cogliere e salvaguardare, anzi di potenziare ed estendere fino al dettaglio, la rappresentazione delle specificità di ogni esemplare unicum. Oppure, al contrario, rischiano di ridurre la ricchezza dei valori di conoscenza e di arte investiti in ogni opera a insignificante conformità. Il problema si trasferisce quindi alla capacità degli ambienti software di modellazione: alla loro capacità di accettare la più ampia possibile gamma di variazioni di forma delle loro librerie parametriche di elementi architettonici e parti d’opera, conservandone l’appartenenza alle famiglie funzionali, cioè ereditandone i fondamenti funzionali e di relazione nell’organismo edilizio, insieme assicurando la peculiarità di caratteristiche e prestazioni.
Museo della Certosa di Pavia. Fotografie dello Studiolo del Duca Sforza, nella sua Residenza al primo piano
MONUMENTI ESEMPLARI La sperimentazione applicativa assume il ruolo di esplorazione dell’insieme dei concetti e dei problemi sopra descritti e di indicazione delle prospettive più promettenti verso le quali orientare lo sviluppo degli ambienti e degli strumenti di modellazione digitale, mettendo a sistema le acquisizioni di maggior successo nel cogliere e rappresentare l’individualità originaria di ogni architettura esemplare del patrimonio storico, quindi rendendone più riconoscibile e fruibile il
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PROGETTAZIONE
Museo Archeologico della Lomellina, Vigevano. Immagine del Modello Bim che inquadra il Museo (strutture a capriata lignea in colore azzurro, reso invisibile il manto di copertura) nel complesso del Castello. Sotto, Museo Archeologico della Lomellina, Vigevano. Prospetto – Sezione del loggiato della Falconiera e del collegamento al Castello, tratta dal modello Bim
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valore culturale; in aggiunta incrementando il valore di servizio ed economico nella sua natura di cespite. I casi di applicazione Bim al patrimonio storico qui riportati sono il frutto dell’impegno di docenti e studenti che sperimentano insieme le potenzialità dei linguaggi di modellazione digitale nei Corsi e Laboratori di cui è responsabile in questo anno accademico l’autore di questo articolo presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Il tema comune è quello della modellazione di un edificio storico-monumentale sede di musei: il Museo Archeologico della Lomellina nel Castello di Vigevano e il Museo della Certosa di Pavia. Le immagini dei modelli digitali che illustrano il testo sono opera degli studenti assistiti e coordinati dai docenti.
che ne costituiscono il piano terra, nonché dalle armoniche logge che coprono parte del primo piano, dette «la falconiera» e dalla rampa a gradoni di accesso al Castello che si saliva a cavallo. L’edificio è articolato in più corpi di fabbrica diversi per epoca di costruzione, prestigio architettonico e tecnico costruttivo. Accanto alle scuderie è disposto un grandissimo spazio a doppia altezza che era adibito a deposito e officina al servizio dei reparti di cavalleria lì stanziati fino all’inizio del Novecento. Estese e profonde le trasformazioni qui imposte dalle vicende storico-militari del castello. Sull’originario assetto voluto dai duchi Sforza sono intervenute alterazioni durante l’occupazione austroungarica, poi nelle campagne napoleoniche. Infine, da parte dell’esercito italiano. Il tutto su un corpo edilizio che presenta discontinuità geometriche, strutturali e tecnico-costruttive rilevanti, prima oggetto di un accurato rilievo con strumenti tradizionali e quindi alla trasposizione in modellazione Bim a opera di gruppi di studenti del Laboratorio di Progetto e Costruzione dell’Architettura. Il modello messo a punto nel Laboratorio, frutto prima dell’integrazione delle porzioni di rilievo effettuate da tutti i gruppi di studenti, poi dei modelli Bim dei comparti assegnati ai gruppi, sono resi omogenei sulla base del rilievo condiviso dell’intero edificio: i docenti hanno assicurato le regole comuni di rappresentazione delle aree e di rilievo e dei modelli di comparto, formando gli studenti all’impiego degli strumenti software finalizzati a farne emergere la specificità.
RINASCIMENTO E SOFTWARE Nel caso del Museo Archeologico, la sua altissima qualità ambientale è definita sia dal contesto monumentale ed urbano del borgo antico di Vigevano cresciuto attorno al Castello ducale sia dall’esemplare perfezione architettonica del braccio delle scuderie rinascimentali
GROVIGLIO PAVESE Per il Museo della Certosa di Pavia il rilievo geometrico e la modellazione Bim ha riservato più temi di grande complessità interpretativa dell’architettura che lo ospita: il braccio monumentale della residenza ducale. Il Museo, affacciato sul giardino all’italiana
e ai viali lastricati che conducono all’ingresso della chiesa con la facciata marmorea dell’Amodeo, cui fa da prestigiosa introduzione. L’esperienza applicativa è stata condotta nell’ambito del Corso di Progettazione Tecnologica Assistita, motivando gli studenti alla conoscenza di un concreto edificio molto complesso, per mezzo dello sviluppo del suo modello Bim con il metodo didattico learning by doing, cioè apprendendo l’impiego dei software di modellazione mentre si affrontano i temi caratteristici che faranno da supporto dei progetti di conservazione. Nel caso del Museo della Certosa, le peculiarità del monumento che il modello Bim è chiamato a interpretare e rappresentare sono numerose e importanti non solo in quanto appartenente al contesto della Certosa, ma per la nobiltà del linguaggio e il rigore di esecuzione della facciata della Residenza Ducale, nella cui galleria al piano terra e negli appartamenti al primo piano è oggi ospitato il Museo. La modellazione è stata preceduta da un accurato rilievo metrico eseguito con metodi tradizionali (a seguito di specifica istruzione teorico-pratica) da parte di più gruppi di studenti incaricati delle varie porzioni, quindi coordinate in un rilievo unitario dai docenti. Illustriamo qui solo due tra le porzioni più significative del modello digitale Bim che ricompone l’intero edificio del Museo: la sua facciata monumentale e lo Studiolo del Duca Sforza. Il prospetto presenta una nobile, severa ma armonica partitura architettonica scandita da grandi lesene di conci a finitura bugnata sui due piani, quindi ritmata dai due ordini di finestre con le stesse dimensioni, ma con i timpani curvilinei alternati con quelli triangolari per ogni campata, scambiandone la collocazione tra i piani. L’accuratezza dell’esecuzione dei singoli elementi architettonici, insieme alla scelta della composizione materica in pietra scolpita, composta con la muratura di mattoni finita con un intonaco di ottima consistenza nelle porzioni piane o bugnate, ne garantisce non solo il pregio linguistico, ma anche il buon grado di conservazione: il modello digitale ha voluto cogliere e definire queste qualità fino al dettaglio delle finiture, producendo gli elaborati di riferimento affidabili, sebbene non ancora professionali, a supporto degli studi dello stato di alterazione, quindi agli interventi conservativi.
plice partitura architettonica e decorativa scandita dalle finestre e dagli altri pieni e vuoti dell’ambiente a pianta rettangolare, il soffitto a volta composita è un capolavoro di armonia spaziale e decorativa, che presenta una composizione di spicchi di due diverse impostazioni geometriche alternate sui lati, mentre gli spigoli sono risolti con spicchi molto elaborati formati da curve multiple. Lo sforzo di modellazione del gruppo di studenti incaricato è stato lungo e intenso. Condotto insieme ai docenti, ha richiesto una grande dedizione di lavoro interpretativo delle geometrie, quindi della corretta tecnica di applicazione dei comandi del software per riprodurre e rendere leggibile, con la maggior precisione possibile, la genialità della soluzione architettonica. L’analisi del rilievo ha individuato l’appartenenza delle porzioni di volta sottese da archi a sezioni di una superficie torica di grande diametro, di cui rappresentano una piccola sezione triangolare; così le voltine, sottese dal raccordo lineare con lo specchio centrale del soffitto, sono ritagliate da una superficie generata da un semi-ellisse, estrusa in una volta a botte.
Museo Archeologico della Lomellina, Vigevano. Immagine del modello Bim elaborato dagli studenti: vista della struttura di semi-capriate portanti la copertura dello spazio di servizio alle scuderie (sopra). Immagine del modello Bim in corrispondenza dell’arco che separa i due ambienti: a sinistra la scuderia colonnata; a destra lo spazio di servizio a doppio volume (sotto).
GIOIELLO DUCALE Lo studiolo sforzesco è un gioiello incastonato nella residenza ducale al primo piano, caratterizzato da un’articolazione spaziale e un apparato decorativo che ne trascendono lo spazio limitato, per farlo espandere nella percezione dilatata al contesto della Certosa, fino al paesaggio agricolo che la circonda, grazie agli affreschi di tema naturalistico. Appoggiato alla sem-
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SPECIALE BIM
RETAIL
di Giacomo Casarin
Lo shopping VA PROGRAMMATO
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La costruzione del centro commerciale Nuova Flaminia di Brescia è stata ideata grazie al sistema di Building Information Management e con gli elementi prefabbricati della Moretti di Erbusco
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n nuovo centro commerciale a Brescia si estenderà su 27mila metri quadri. E in gran parte sarà realizzato grazie a due punti di riferimento: la progettazione Bim e i prefabbricati. «La forza del Bim risiede nel poter affrontare, già in fase di progettazione, nodi strutturali e complessità che di solito sfuggono, finché non si trovano in fase di cantiere», spiega a YouBuild il Bim manager di Moretti, Cristina Foletti. Lei rappresenta una figura professionale innovativa, e anche una delle prime donne a specializzarsi nel Bim in Italia. «Grazie a un modello tridimensionale si possono anticipare e risolvere a monte un gran numero di problematiche, offrendo così al cliente una superiore qualità del prodotto, una maggior chiarezza del processo costruttivo e una maggiore garanzia in termini di costi e tempi», aggiunge.
Fotoinserimento. A fianco, vista da sud
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RETAIL
Pianta dei pilastri. Sopra, la struttura è ricoperta da un involucro in calcestruzzo
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Vista strutturale in 3d. Sopra, vista da ovest
LA SCHEDA I NOMI Committente: Coop Lombardia Progetto: Inres sc Strutture: Moretti SpA, L2 Progetti Srl I NUMERI Area totale: 27.000 mq Costo totale: 60.000.000 euro Fine lavori: 2019
LA TRANSIZIONE Moretti, azienda di Erbusco (Brescia) specializzata in grandi costruzioni, ha iniziato a investire da tempo nella formazione del personale tecnico per l’ufficio di progettazione oltre che nella realizzazione di una libreria di oggetti dotati di parametri geometrici e analitici, fondamentali per la realizzazione del modello in Bim. L’azienda, che già da tempo utilizza il software Autodesk Revit per progettazione strutturale e fornitura di componenti o sistemi in prefabbricazione industrializzata, ha sviluppato un piano di lavoro che coinvolgerà ogni semestre un gruppo di sei tecnici. L’obiettivo è arrivare a completare in due anni la formazione delle figure-chiave che operano in Moretti, per riuscire a gestire un flusso di lavoro che coinvolga tutto il processo aziendale, a partire dal computo economico di offerta, fino alla progettazione esecutiva, alla gestione del cantiere. In questo modo si tengono sotto controllo tempi e costi. NUOVA FLAMINIA Il progetto Nuova Flaminia di Brescia andrà a riqualificare l’area degli ex Magazzini Generali dismessa da 15 anni, a sud della città. Il nuovo centro commerciale, che si estenderà su 27mila metri quadri complessivi e si svilupperà su due piani, è stato curato dal punto di vista strutturale da Moretti, in collaborazione con la società L2 Progetti. Il profilo architettonico è stato invece seguito da Inres, società
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RETAIL
Dettaglio di uno shock-transmitter. A sinistra, vista 3d dell’interno
organizzato su due volumi diagonali che si intersecano tra loro. Il tema dei giunti di dilatazione termica, date le dimensioni elevate della pianta dell’edificio, è stato risolto con l’adozione degli shock-transmitter, dissipatori sismici a marcatura CE progettati e sviluppati da Moretti Spa.
del gruppo Coop specializzata in centri commerciali: il piano terra dell’edificio sarà infatti occupato da un ipermercato Coop di 6.200 metri quadri, oltre che da altre tre medie superfici commerciali di 3.200 metri quadri e una dozzina di piccoli negozi che affacciano su una galleria di 1.450 metri quadri. Al piano primo saranno presenti uno spazio per la ristorazione di 1.000 metri quadri, uffici e sedi delle attività direzionali, insieme a una vasta terrazza aperta al pubblico, che si affaccia a est su una grande area verde. La struttura, realizzata e montata da Moretti, è composta da elementi prefabbricati in calcestruzzo armato e legno lamellare, sulla base di un disegno complesso
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IL MODELLO VIRTUALE «L’utilizzo del modello Bim ha permesso di coordinarci al meglio con gli altri progettisti e fornitori, consentendoci di analizzare e risolvere in modo preventivo aspetti che potevano presentare criticità», aggiunge Foletti. «Il modello virtuale ha anche offerto un supporto importante alla Direzione lavori del cantiere, grazie alla grande mole di informazioni messa a disposizione da ciascuno dei suoi diversi componenti». Se da un lato l’utilizzo di piattaforme interoperabili consente una più efficace collaborazione tra progettisti di diverse discipline, dall’altro l’utilizzo di modelli informativi permette di gestire in modo coordinato anche la pianificazione temporale della costruzione e di controllare i costi in tutte le fasi dell’opera. Infatti, uno dei vantaggi più significativi del Bim si riscontra sicuramente nella gestione dell’edificio durante tutto il ciclo di vita, operazione in cui, peraltro, si concentra la gran parte dell’impegno economico: per il gestore dell’immobile, essere in possesso di un modello virtuale di ciò che è stato realizzato, in cui trovare informazioni relative anche a parti non visibili, di impianti o strutture, rappresenta una risorsa per programmare ed effettuare interventi di manutenzione mirati, efficaci e meno invasivi.
SPECIALE BIM
EDILIZIA OFF SITE
di Federico Della Puppa
Il cantiere? È ANDATO VIA
Il sistema di progettazione digitale rivoluziona tutto il modo di costruire. Una parte del lavoro può essere realizzata prima ancora di arrivare in loco, lontano dall’area dove poi sorgerà l’edificio. Un cambiamento che coinvolge anche i processi di riqualificazione 86
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he fare dei tanti capannoni vuoti che la crisi economica ha lasciato sul campo? Solo in Veneto una recente ricerca voluta da Confartigianato Imprese Veneto ne ha contati poco più di 10 mila. Siamo un Paese che ha costruito tanto, troppo, e che fatica a reinventare ciò che è stato edificato. Ma alle volte le soluzioni che noi non vediamo, perché ancorati alle funzioni originarie di certi luoghi, possono arrivare dall’esterno, non da altri, ma dalla stessa evoluzione tecnologica che, oggi, sta producendo modificazioni rilevanti in molti processi produttivi, anche nel settore dell’edilizia e delle costruzioni. Innovare significa letteralmente «alterare l’ordine delle cose per farne di nuove», ovvero guardare in modo diverso ai prodotti, ai sistemi, alle azioni, ai processi. In edilizia l’innovazione oggi passa attraverso la trasformazione dei processi costruttivi in produttivi. La differenza potrebbe sembrare minima, ma in realtà nasconde un abisso, una faglia profonda, un solco rilevante
che rappresenta una discontinuità nell’evoluzione del settore. E come tutte le discontinuità produce cambiamento, quello vero. UNA CASA A COLPI DI BIT Questa discontinuità si chiama digitale e si tratta dell’applicazione di tecniche di gestione dei processi prima ancora che in tecniche costruttive o in materiali innovativi. Il Bim è il motore di questo cambiamento, ma prima ancora non è il fattore tecnico e tecnologico a governare il cambiamento, quanto la vera necessità di produrre innovazione che non sia solo legata alle nuove scoperte di materiali, prodotti e sistemi costruttivi innovativi, ma soprattutto nell’ottimizzazione dei processi al fine di velocizzare e migliorare le azioni di cantiere, riducendo tempi e costi di produzione. La vera innovazione non è nei prodotti, non solo, ma è soprattutto nella gestione dei processi, nella velocizzazione delle fasi di lavoro, al fine di ridurre i costi produttivi, soprattutto le ore/uomo, e i tempi di produzione, riducendo i tempi di cantiere e ottimizzando le fasi produttive, integrandole fin dalla progettazione. Nel caso degli interventi sul costruito, sull’edificato, nei processi di riqualificazione urbana ed edilizia, il tema risale ancora più indietro, prima ancora della progettazione, e inizia fin dalle fasi di rilievo e di individuazione delle soluzioni in grado di interagire con l’esistente e migliorarne la qualità, rinnovando al contempo i processi. DAL PICCOLO AL GRANDE Il digitale entra pesantemente oggi nel cambiamento epocale del mercato in modo strutturale, perché, per esempio, nei processi di riqualificazione edilizia è dal digitale che si parte, con rilievi micrometrici dell’esistente. E, a partire da questi, lo studio tridimensionale delle soluzioni più adeguate per rinnovare il patrimonio edificato. Il Bim, ovvero la gestione digitale dei processi costruttivi, modifica l’approccio e offre soluzioni innovative perché la stretta correlazione tra rilievo dell’edificio, ideazione delle soluzioni, integrazioni con i prodotti industriali per le costruzioni e scelta dei sistemi, molti dei quali ormai prefabbricati e realizzati off-site, permettono un controllo molto più attento non solo del processo e una adeguata definizione degli elementi prestazionali delle scelte progettuali e realizzative, ma anche dei tempi di realizzazione e dei costi, eliminando errori e sfridi. Dunque consentendo di risparmiare. Il cantiere dunque si trasforma e nella nuova dimensione della produzione edilizia il cantiere non è più il luogo della produzione ma il luogo dell’assemblaggio. E questo avviene e può avvenire perché l’edilizia oggi
si sposta dal cantiere in altri luoghi, l’edilizia diventa off-site e non più on-site. Produrre fuori dal cantiere significa costruire le soluzioni in altri luoghi per poi trasportarle in cantiere e assemblarle. VUOTI A PERDERE? Che cosa c’entrano i capannoni inutilizzati? C’entrano, e molto. I tanti luoghi che un tempo erano dedicati alla produzione industriale oggi possono diventare aree di produzione off-site per l’edilizia. Sono luoghi nei quali con adeguati impianti e macchinari si possono pre-produrre e assemblare, per esempio, pareti esterne prefabbricate e studiare tutte le connessioni tra i diversi elementi costruttivi, utilizzando e realizzando agganci e profili specifici in grado di risolvere una delle questioni più rilevanti dei processi di riqualificazione edilizia. E cioè il fatto che si possa intervenire riducendo non solo i tempi, e dunque i costi, ma soprattutto permettendo a chi abita, vive o lavora negli edifici da riqualificare, di continuare a utilizzare gli edifici stessi. L’edilizia off-site è la migliore risposta integrata a un percorso di necessaria evoluzione del settore, che nel nostro Paese deve in qualche modo ancora iniziare e del quale si discute da tempo, ma che trova immediata e pronta applicazione in altri Paesi, soprattutto nel Nord Europa. E, dunque, così come dalla Germania e dai Paesi scandinavi abbiamo imparato a costruire a energia quasi zero, anzi a costruire in modo passivo, riducendo i consumi energetici a zero e in alcuni casi a produrre edifici che producono più energia di quella che consumano, oggi l’innovazione alla quale dobbiamo ispirarci è quella dei modelli olandesi di rigenerazione edilizia off-site, dove tutto ciò che serve è prodotto in altri luoghi e montato direttamente sugli edifici esistenti, con riduzioni drastiche dei tempi di produzione e, soprattutto, con ottimizzazione dell’uso della forza lavoro e dunque dei costi complessivi di intervento. LE FRONTIERE DEL BUILDING Una ricerca nel web con parole chiave come «off site building solutions» permette di vedere come e cosa si può produrre in questo settore, quali frontiere ci attendono e misurare anche la nostra distanza, una distanza tutta da colmare, tra chi già opera in questo modo con efficacia delle soluzioni ed efficienza del processo. Perché il cuore dell’edilizia off-site è nella gestione del processo. Per rendersene conto basta guardare il video del timelapse del cantiere pilota che si può trovare digitando su YouTube «Pilot Stroomversnelling Heerhugowaard». Il timelapse mostra come una riqualificazione di un intero caseggiato composto da più unità abitative, molto simili alle nostre villette a schiera, possa essere realizzata in
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EDILIZIA OFF SITE
A fianco, alcune fasi del Pilot Stroomversnelling Heerhugowaard. Si tratta di un intervento di riqualificazione di un intero caseggiato di Heerhugowaard, cittadina dell’Olanda settentrionale. Il complesso è composto da più unità abitative, molto simili alle nostre villette a schiera, e la riqualificazione è stata realizzata in soli dieci giorni e con l’impiego di sei addetti
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La produzione edilizia che usa il Bim sposta dal cantiere alla fabbrica il processo, assegna maggiore competenza al sistema architettonico e progettuale, riduce tempi e costi e ottimizza i risultati. È un modo ibrido di produrre, un modo che unisce edilizia e manifattura, progettazione e industria, digitale e artigianalità, realizzando a ritmi industriali
dieci giorni e con sei addetti. Dieci giorni e sei uomini. Sembra impossibile, eppure il filmato visualizza un processo che è stato in tutti i suoi dettagli costruito off-site, dopo una fase di accurata progettazione e produzione, governata dal Bim e dove la fase iniziale di rilievo e di definizione micrometrica delle soluzioni è il primo punto dal quale partire. MODELLO IBRIDO La produzione edilizia che usa il Bim sposta dal cantiere alla fabbrica il processo, assegna maggiore competenza al sistema architettonico e progettuale, riduce tempi e costi e ottimizza i risultati. È un modo ibrido di produrre, un modo che unisce edilizia e manifattura, progettazione e industria, digitale e artigianalità, realizzando a ritmi industriali prodotti che si potrebbero definire sartoriali, perché cuciti
direttamente addosso agli edifici. Ma la doppia chiave interpretativa di questo cambiamento epocale non è solo nella rivoluzione del cantiere e della produzione edilizia, sia nel nuovo che soprattutto nella riqualificazione, piuttosto è nella possibilità di spostare la produzione in luoghi oggi inutilizzati e abbandonati. Dunque, realizzando al contempo una doppia soluzione. Ma se analizziamo a fondo l’edilizia off-site scopriamo che c’è una terza azione che si genera e produce valore, ovvero la nascita di nuovi sistemi di business e nuovi modelli di intervento, dove progettazione, produzione industriale, realizzazione e gestione si integrano strettamente tra loro. Il digitale è il motore di questo cambiamento. Alimentiamolo come si deve, studiando come in altri Paesi queste soluzioni siano oggi già ampiamente utilizzate. La conoscenza è il nostro vero motore. Alimentiamola.
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SPECIALE BIM
ECLISSE
di Giacomo Casarin
Le porte a scomparsa
SI APRONO AL BIM
L’azienda entra nel mondo del Building information modeling con la creazione di library utilizzabili nei formati Revit. La soluzione presenta tutti i prodotti dell’azienda, da quelli per le porte scorrevoli o a filo muro, in file che semplificano la progettazione. Sono disponibili subito per il download dal sito web 90
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a oggi le librerie Bim di controtelai per porte a scomparsa Eclisse sono disponibili nei formati Revit. Pensate per dialogare con i software più utilizzati dai professionisti, semplificano la progettazione. Per consentire ai professionisti di risparmiare tempo, azzerare gli errori ed evitare i lavori inutili. Ottenere i file Bim è semplicissimo: basta scaricarli dalla sezione Supporto Tecnico del sito www.eclisse.it.
I modelli Eclisse sono ora disponibili in librerie Bim scaricabili dal sito dell’azienda
LIBRERIE PIENE DI PORTE Le librerie Bim dei controtelai Eclisse offrono massima libertà e flessibilità nella progettazione, grazie a strumenti che mettono a disposizione della creatività un livello di servizio unico nel settore dei sistemi per porte scorrevoli a scomparsa e porte filo muro. I formati a disposizione dei progettisti sono stati pensati per semplificare e standardizzare i processi di progettazione e dialogare anche con gli altri software, in linea con la filosofia Open Bim, in modo da garantire l’interoperabilità con altre soluzioni disciplinari. Al fine di gestire processi di progettazione così complessi e dinamici, diventa fondamentale spingersi verso nuove tecniche di progettazione parametrica, e questa scelta conferma l’approccio al servizio che caratterizza Eclisse: la volontà di innovarsi unita all’attenzione verso le specificità dei propri interlocutori nei diversi mercati. I nuovi formati si aggiungono ai modelli Dwg di tali prodotti già esistenti e si estenderà a tutta la gamma Eclisse nelle diverse versioni per i mercati esteri, ampliando così efficienza e potenzialità della progettazione in modo efficace, veloce, preciso.
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NEXT
TECNOLOGIA E NUOVI MATERIALI a cura di Veronica Monaco
LA SOLA STRADA
CHE PORTA AL DOMANI Il settore delle costruzioni è in ritardo nella digitalizzazione dei processi. Ma ora deve imboccare in modo risoluto la strada aperta dal Bim, un metodo di lavoro che offre un vantaggio competitivo. La buona notizia? Le università italiane sono preparate alla sfida Marco Imperadori
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ell’epoca della rivoluzione digitale anche le costruzioni devono fare i conti con i Big Data. Una moltitudine di informazioni, utili in ogni fase della progettazione, che vanno gestite, interpretate, messe in comunicazione in una logica di interoperabilità. Ed è quanto consente il Bim (Building Information Modeling), una vera «rivoluzione copernicana» secondo Marco Imperadori, professore ordinario di Progettazione
e Innovazione Tecnologica al Politecnico di Milano, da cui non è più possibile tornare indietro. Domanda. Professore, perché il Bim è così importante? Risposta. Il Bim è una rivoluzione copernicana, una metodologia ormai inevitabile, un po’ come quando si è passati dal tecnigrafo a cad. Non si confonda, però, il Bim con il software. Il Bim non è un software, è una metodologia di lavoro che permette di gestire in maniera integrata tutte le informazioni utili in ogni fase della progettazione, a diversi livelli. Si tratta, quindi, di creare piattaforme in grado di progettare, gestire multidati e interpretarli. Come professore universitario, e prima anche come professionista, ho subito guardato al Bim con molta attenzione, grazie anche alla collaborazione con uno dei più grandi esperti del settore come Andrea Vanossi, Bim manager di cmb, l’impresa che si è occupata della costruzione delle torri Hadid e Liebeskind di CityLife, a Milano, e che si è strutturata con anticipo su questo tema. D. A quali progetti avete lavorato insieme? R. Proprio con Andrea Vanossi qualche anno fa abbiamo affiancato l’impresa Vanoncini in un progetto sperimentale su un edificio bifamiliare di tre piani a Bergamo. Con gli studenti tesisti di Ingegneria Edile-Architettura abbiamo simulato il Bim su piccola scala con un Bim in CMB per il trasferimento di informazioni tra cantiere e gli uffici tecnici. Nel caso specifico, il rilievo del protocollo all’avanguardia, che utilizzava realizzato e successiva comparazione con il progettato. Courtesy: Andrea Vanossi, Bim Manager CMB in maniera sperimentale il software Soli-
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R. L’università è sempre più informata e attiva. Il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano, diretto da Stefano Della Torre, è un’eccellenza in questo senso, e può vantare la presenza di importanti esperti al suo interno. A questo proposito vorrei citare alcuni colleghi come Bruno Daniotti, impegnato nel progetto InnoVance, la prima piattaforma nazionale Bim per le costruzioni, e Giuseppe Di Giuda, che sta sviluppando temi di ricerca inerenti le metodologie Bim a vari livelli e, con il proprio gruppo, è impegnato nella formalizzazione dei modelli di appalto pubblico con queste metodologie, oltre a essere responsabile per il Politecnico di Milano della digitalizzazione dell’intero patrimonio edilizio della Rai. Il Politecnico ha avviato, inoltre, una collaborazione molto attiva con il team dei professori Berardo Naticchia e Massimo Lemma dell’Università di Ancona, da anni impegnati su queste tematiche. Da quest’anno, inoltre, in affiancamento ad alcuni moduli del corso di progettazione, al Politecnico di Milano abbiamo introdotto nella Scuola di Architettura delle integrazioni dedicate al Bim, tenute da vari colleghi e coordinati da Lorenza Petrini, e un corso specifico, tenuto da Andrea Vanossi, di Optioneering Design, per offrire agli studenti una formazione sempre più avanzata. D. C’è una differenza di atteggiamento nei confronti del Bim tra architetti e ingegneri? R. Gli ingegneri hanno una forma mentis che permette di gestire in maniera più immediata il Bim. Gli architetti, tuttavia, non possono esimersi da questo nuovo modo di operare. Non bastano più disegni e rendering: d’ora in avanti è necessario ragionare in ottica di integrated design, far dialogare i dati in un modello vivo. Non si può più tornare indietro, bisogna solo adattarsi al cambiamento in atto. Anche le imprese e i produttori si stanno adeguando e sono molte le società che mettono a disposizione librerie Bim. E anche i software sul mercato sono ormai moltissimi. D. A che punto è invece il mondo dell’edilizia? R. Rispetto ad altri settori industriali, come l’automotive o lo shipping, il mondo dell’edilizia è sempre stato più letargico rispetto all’innovazione. Le vecchie generazioni sono sempre un po’ recalcitranti, ma per i giovani il Bim può rappresentare una grande opportunità. Ormai è una questione di interoperabilità, da cui non si può più sfuggire. Non saranno i più forti a sopravvivere, ma coloro che meglio di altri si stanno adattando al cambiamento, come diceva Darwin.
Simulazione del Bim per la valutazione economica e di fattibilita con la metodologia optioneering sulle stratigrafie dell’involucro esterno per un edificio di piccola scala. Courtesy: Andrea Vanossi, Bim Manager CMB
bri Model Checker di Harpaceas per evidenziare il cosiddetto clash detection, cioè le interferenze tra i dati strutturali e impiantistici. Con questo progetto, in occasione del Bim&Digital Award, Vanoncini ha vinto nel 2017 il Premio per la digitalizzazione dell’ambiente costruito, come migliore edificio di piccola scala che applica il Bim. D. Quindi il Bim non si applica solo in caso di edifici complessi? R. No, è utile in tutti i tipi di progetti, dagli edifici monofamiliari ai grattacieli. Non esiste un edificio più adatto di un altro. Tuttavia, è chiaro che quanto più gli edifici sono complessi, maggiori saranno i dati da gestire. D. Nello specifico, quali vantaggi ha portato l’utilizzo del Bim nel cantiere di Bergamo? R. Banalmente, nella simulazione a Bergamo abbiamo lavorato su un cantiere che ancora non esisteva. Ma attraverso un tablet georeferenziato abbiamo avuto la possibilità di «vedere» l’edificio in maniera virtuale direttamente sul lotto. Questo può rappresentare un grande vantaggio anche per il committente, che ha modo di osservare in anteprima l’edificio, una volta terminato. Oppure, sempre grazie all’utilizzo di un modello virtuale in Bim, è stato possibile navigare virtualmente «dentro» l’edificio. Bastava posizionare il tablet vicino alle pareti per vedere che cosa c’era dietro. Se trasportato nella realtà, questo elemento è sicuramente vantaggioso: consente di valutare istantaneamente eventuali danni agli impianti senza dover demolire le pareti o andare in archivio per recuperare i disegni di progetto. D. A che punto è l’università italiana su queste tematiche?
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SPECIALE TETTI
TECNOLOGIA
La riscoperta DELLE COPERTURE
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di Gian Luca Brunetti, Politecnico di Milano
I sistemi edilizi destinati alla parte superiore degli edifici hanno vissuto una rivoluzione spinta da nuovi materiali, digitalizzazione e metodi di lavoro. Fino a perdere la distinzione tra superfici che guardano il cielo e le pareti. Così i progettisti introducono soluzioni sorprendenti
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e coperture sono tra i sistemi edilizi più complessi tra quelli esistenti e, dalla Rivoluzione Industriale in poi, l’innovazione è avvenuta a ritmo crescente e sotto la spinta di dinamiche sempre più complesse e sempre meno univocamente legate alla sola erogazione di prestazioni funzionali. Credo sia possibile inquadrare le modalità proprie dell’innovazione nel campo delle coperture come il prodotto di tre tipi di dinamiche: la comparsa di nuovi materiali e nuove tecnologie; il miglioramento incrementale di soluzioni esistenti; e l’evoluzione della disposizione dei progettisti rispetto a ciò che è da considerarsi desiderabile e possibile nella progettazione architettonica. Nelle righe che seguono, si prova a individuare delle peculiarità di questi tre percorsi dell’innovazione e ad identificarne il ruolo nello scenario produttivo riguardante le soluzioni di copertura.
Fig. 1
NUOVE TECNOLOGIE E MATERIALI Questo tipo di innovazione deriva nella maggior parte dei casi dall’applicazione all’ambito delle coperture di materiali e tecnologie innovative derivati da ricerche di base o da ambiti diversi rispetto a quello edilizio,
Ampliamento del British Museum a Londra. Foster and Associates. Foto: Diliff, 2013, Licenza Creative Commons
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TECNOLOGIA
Casa CM a Fagnano Olona. Progettista: Paolo Carlesso. Foto: Simone Bossi, 2015. A destra, Museo Ando Hiroshige a Bato, Giappone. Kengo Kuma. Foto: Ibone Santiago, 2009, Licenza Creative Commons
Fig. 4
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ma utilmente applicabili al campo delle coperture. Si tratta, insomma, di innovazioni generate da altre innovazioni, che possono essere considerate (all’origine della catena di innovazione) di tipo per così dire primario. Il livello di interesse di una innovazione primaria non dipende dal suo livello di sofisticatezza, ma dalla sua capacità di ampliare l’ambito delle soluzioni esistenti. Una nota dimostrazione del rapporto lasco di importanza esistente tra il grado di sofisticazione di una innovazione primaria e la portata dell’innovazione secondaria da essa derivata è costituito, nell’ambito della storia dell’architettura moderna, dall’enorme importanza rivestita alla fine dell’Ottocento dalla diffusione sul mercato dei bitumi naturali (in seguito sostituiti, ai fini dell’impermea-
bilizzazione delle coperture, dai bitumi artificiali e poi dai manti fibrorinforzati plastici) per la diffusione delle coperture piane nei climi temperati. Una funzione di simile portata generativa lo hanno avuto, negli ultimi anni, le più sofisticate nanotecnologie che hanno permesso, tra le altre cose, lo sviluppo dei manti sintetici microforati impermeabili all’acqua, ma permeabili al vapore, che hanno a loro volta aperto la strada alle coperture a giunti aperti. Sono coperture che consentono l’adozione di configurazioni microventilate che occultano i canali di gronda e i pluviali. E che oggi, per questo, occupano una posizione centrale nella produzione architettonica internazionale «d’autore». Significativi esempi di innovazione generata dalla metabolizzazione di nuove tecnologie in campo edilizio sono costituiti dalla comparsa di coperture in cuscini pneumatici in Etfe mantenuti in pressione, trasparenti e dalle elevate prestazioni termiche, dall’applicazione di strati a bassa emissività a film plastici sottili formanti camere secondarie all’interno delle camere primarie nei pannelli estrusi alveolari
SIST EM I D I R IN FO R ZO STRUT TURALE ANTISISMICI
FRCM
Fig. 2
in policarbonato e in polimetilmetacrilato. Che, a loro volta, hanno aperto la strada alla possibilità di perseguimento dell’ingresso della luce diffusa nelle coperture dei vani abitati senza rischi di conseguenze negative in termini di dispersioni termiche. È anche interessante notare che non sempre e non necessariamente le nuove tecnologie generanti innovazione sono di tipo materiale, concreto. Importanti innovazioni nel campo delle coperture sono, infatti, state favorite dallo sviluppo dei cosiddetti software Cad parametrici (antenati degli odierni sistemi Bim) e dalla messa a sistema di tecnologie Cad e Cam, che hanno aperto la strada a geometrie a curvatura variabile e complessa, non per niente inaugurate da grandi studi di progettazione internazionali che hanno iniziato a farne uso con anticipo rispetto alla concorrenza (Figura 2), primo tra tutti lo studio Gehry Partners.
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TECNOLOGIA
riguarda le coperture con chiusura massiva in calcestruzzo a vista. Tale soluzione può essere ottenuta sia portando a conseguenze estreme la soluzione ordinaria dell’utilizzo di spessori rilevanti di calcestruzzo copriferro abbinati all’impiego di amalgami fini e ricchi di cemento; sia attraverso l’adozione di soluzioni innovative quali l’impiego di resine in grado di migliorare l’impermeabilizzazione del conglomerato (talvolta costituito da un calcestruzzo cellulare a celle chiuse, in grado di ridurre la trasmittanza termica della parte massiva delle chiusure); sia attraverso l’impiego di lastre prefabbricate di calcestruzzo drenante, del tipo anche usato nei campi da tennis, sovrapposto a manti impermeabili tradizionali per coperture piane.
Fig. 3
Fase di costruzione di una copertura ecocompatibile nella casa CM a Fagnano Olona. Progettista: Paolo Carlesso. Foto: Paolo Carlesso, 2014
effetti non meno interessanti, originati dall’accumulo di miglioramenti graduali, ma costanti, di soluzioni e di prodotti sotto la spinta del feedback del mercato e degli utenti. L’innovazione in questo caso procede per effetto dell’ampliamento della gamma dei prodotti, della differenziazione dei prodotti alla ricerca di nuove risposte alla domanda di protezione dall’ambiente esterno e di mediazione tra ambiente interno ed esterno affidata alle coperture. Questo tipo di innovazione è per esempio all’origine della diffusione dei sistemi a scatto per il fissaggio delle doghe, lastre o pannelli di copertura; dei rivestimenti in lastre di zinco e alluminio, o in zinco-titanio; della diffusione dei sistemi tessili tesi basati sull’impiego di teli in poliestere, o in Pvc, o in Etfe. O, ancora, della pratica pionieristica della possibilità di piantumare con specie botaniche da zona umida le coperture verdi, così da dare luogo a fitodepurazione. È difficile perimetrare questo tipo di innovazione, perché è difficile individuare un ambito tecnico nelle coperture che ne sia esente. Un caso di miglioramento incrementale particolarmente interessante
Gian Luca Brunetti, Architetto PhD. Professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU), Politecnico di Milano. È attivo nella ricerca relativa ai temi della costruzione sostenibile a basso costo, della progettazione bioclimatica e della progettazione basata sulle prestazioni supportata da metodi di simulazione e ottimizzazione.
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DISPOSIZIONE DEI PROGETTISTI Si tratta del tipo di innovazione per certi versi più profondo ed imprevedibile ai fini dei risultati architettonici, perché derivato dall’evoluzione della coscienza collettiva, del comune sentire dei progettisti nel corso dell’epoca in cui operano, nel quadro di prospettive di lungo periodo. Si tratta di una evoluzione la cui direzione è difficilmente individuabile mentre sta avvenendo, ma che è agevole da riconoscere a cose fatte, dopo che si è consolidata. Questo tipo di innovazione si direbbe oggi dominato da una crescente convergenza, perdita di distinzione tra la parete e la copertura, e dall’assunzione da parte della parete di caratteristiche delle coperture, e viceversa; e dalla crescente tendenza di entrambe a stratificarsi sempre più, e talvolta a smaterializzarsi sempre più, e in un modo sempre più programmatico e radicale (figura 2). Ne è un esempio il completo disaccoppiamento della funzione di tenuta all’acqua da quella di barriera termica, operato nelle coperture caratterizzate da manti impermeabili tesi messi in trazione su coperture non impermeabilizzate. Nell’alveo di questa tendenza alla stratificazione e alla convergenza di ciò che è copertura e ciò che è chiusura è anche inquadrabile il filone di sperimentazioni mirato alla riduzione dell’impatto ambientale reso possibile dal ricorso a materiali naturali porosi di derivazione lignea in soluzioni stratificate rese impervie all’acqua per effetto della forma e della configurazione prima ancora che della impermeabilità materica, come nell’esempio nelle figure 3 e 4. Nel caso di questa copertura, l’acqua, grazie alla presenza di scossaline interne posizionate nello spazio ricavato in fresature effettuate nei correnti, è inconsuetamente ammessa sotto le lastre seppure in assenza di un manto impermeabile del tipo di quello ad alta affidabilità usato nelle coperture piane.
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SPECIALE TETTI
BRIANZA PLASTICA
di Giacomo Casarin
Il tetto è green
E ANCHE HI-TECH
LA SCHEDA Tipologia dell’intervento: nuova realizzazione Luogo: Mese (Sondrio) Progettazione e realizzazione: Geom. Lucio Lorenzini snc Intervento: Isolamento ventilato dell’involucro – tetto e facciate con i sistemi Isotec XL e Isotec Parete di Brianza Plastica Certificazione energetica: Classe A4
A Mese (Sondrio) è stata costruita una villetta in legno in soli cinque mesi. La struttura dell’involucro in X-Lam è stata isolata esternamente con i sistemi Isotec XL per il tetto e Isotec Parete per le facciate. Per ottenere efficienza energetica e una velocità di posa da record
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e due unità abitative della nuova villetta a Mese (Sondrio) sono state costruite in tempi record: cinque mesi per montare la struttura in X-Lam e installare i sistemi di isolamento termico ventilato su tutto l’involucro, offrendo elevati livelli di efficienza energetica e comfort abitativo. Il risultato è un edificio che ha ottenuto la classe di certificazione energetica A4. Progetto e realizzazione sono stati curati dall’azienda Lorenzini Lucio, con un occhio attento al risparmio energetico. In questo senso, l’edificio non è dotato di allacciamenti alla rete del gas. L’impianto elettrico e la pompa di calore aria-acqua per il riscaldamento dell’acqua calda sanitaria sono alimentati esclusivamente dal sistema fotovoltaico, mentre l’unica altra fonte di calore per garantire il comfort durante l’inverno è costituita da una stufa a pellet.
NON SOLO TETTO Con i sistemi di Brianza Plastica è possibile realizzare l’isolamento ventilato dell’intero involucro edilizio, offrendo una protezione termica completa. Per l’isolamento delle pareti esterne, anch’esse in X-Lam da tre o cinque strati, sono stati scelti i pannelli Isotec Parete, fissati alla struttura con viti tirafondo. Il correntino metallico integrato nei pannelli crea la camera di ventilazione e al tempo stesso consente il semplice ancoraggio del rivestimento, in questo caso costituito da lastre in fibrocemento, rasate e rifinite con una tradizionale intonacatura sulla maggior parte della superficie delle pareti esterne. Mentre alcune porzioni della facciata ventilata sono state rivestite con doghe in larice.
I lavori alle due unità abitative della nuova villetta a Mese (Sondrio)
ISOLAMENTO ALL INCLUSIVE Sulla copertura di 180 metri quadri, con geometria classica a doppia falda, è stato applicato il sistema termoisolante Isotec XL di Brianza Plastica di spessore 12 centimetri che, grazie al correntino asolato in acciaio, crea un’intercapedine di ventilazione fra l’isolante e le tegole piane cementizie grigie posate in semplice appoggio. Il progettista ha scelto il sistema Isotec perché consente di risolvere tutta una serie di esigenze con l’applicazione di un unico prodotto. Oltre all’isolamento termico continuo, il prodotto garantisce infatti la ventilazione naturale attraverso una funzionale struttura di supporto per le tegole. In più, la barriera a vapore è integrata e il rivestimento in alluminio su entrambe le facce ripara la porzione di tetto che in fase di posa non è ancora coperta, e continua poi a proteggerla da eventuali infiltrazioni successive.
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SPECIALE TETTI
EDILFIBRO
Benedetto
PORTACOPPO Il complesso della storica Certosa di Pavia, tutelato dai Beni culturali, è stato messo in sicurezza grazie a Tegolit Plus 200, soluzione dell’azienda di Arena Po
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aterina Visconti, moglie di Gian Galeazzo, signore di Milano, quel venerdì 8 gennaio 1390 non l’avrebbe mai immaginato. Invece, 628 anni dopo il suo voto, la Certosa di Pavia gode ancora di buona salute, anzi, è rinata. Edificato su iniziativa del marito in adempimento al voto della pia donna, e completato in circa 50 anni di lavoro, il complesso ha uno stile architettonico composito, che va dal tardo-gotico italiano al rinascimentale. E anche per questa caratteristica occupa un posto speciale nella storia dell’arte lombarda, oltre che in quella religiosa: prima fu affidato ai frati certosini, poi ai cistercensi e, infine, ai benedettini. Nel 1866, dopo l'unificazione del Regno
di Franco Saro
d'Italia, la Certosa fu dichiarata monumento nazionale e acquisita tra le proprietà del demanio dello Stato italiano. Ma ora a prendersene cura è Edilfibro. Con tanti anni alle spalle, infatti, l’edificio aveva necessità di un serio intervento di restauro. In particolare sulla sua superficie più alta, il tetto. Nel maggio 2017, infatti, è iniziato un corposo intervento sulle coperture più ammalorate dell’edificio, per evitare danni agli ambienti sottostanti, ricchi di opere d’arte (custodisce opere importanti, come quelle del Bergognone o del Morazzone). UNA NUOVA COPERTURA L’intervento con i prodotti di Edilfibro ha interessato diversi tetti che compongono l’intera struttura, tra cui quelli della Chiesa di S. Maria delle Grazie, il Refettorio e il Palazzo Ducale, ora Museo della Certosa. La delicatezza del restauro è testimoniata dal capitolato speciale in categoria OG2, gestito dal ministero dei Beni culturali. Sotto l’occhio vigile dello Stato, dunque, è stato portato a termine il rifacimento dell’impermeabilizzazione della copertura dei tetti esistenti, caratterizzati principalmente da un manto sottocoppo, realizzato con prodotti a base di fibre organiche bitumate e resinate, non più idonee alla funzione richiesta, e finitura con tradizionale doppia posa di coppi di riuso. L’intervento, appena concluso, ha previsto lo smontag-
gio dei coppi esistenti, il loro stoccaggio e pulizia per il successivo riutilizzo. Non solo: è stata rimossa l’ondulina bitumata, è stata verificata e sostituita l’orditura leggera, e messe in complanarità le falde. Successivamente, come da capitolato, sono state posate lastre portacoppo in fibrocemento ecologico, per ottenere l’impermeabilizzazione, la ventilazione e un supporto ai coppi, in grado di garantire nel tempo tutte le caratteristiche di resistenza agli agenti esterni e atmosferici. I MATERIALI UTILIZZATI Le lastre portacoppo impiegate sono Tegolit Plus 200 in colore rosso tegola. Un materiale che ha già avuto il battesimo in altri interventi di rilievo, come quelli del Teatro La Fenice di Venezia, Villa d’Este a Cernobbio, la Basilica di Santa Maria in Campagna a Piacenza o il Santuario di Caravaggio. Una scelta che sarebbe stata approvata anche da Caterina Visconti.
LATERIZIO, CHE PASSIONE Nata nel 1963 ad Arena Po (Pavia), Edilfibro ha sempre puntato su tecnologia, innovazione e sviluppo di nuovi materiali per coperture. L’azienda conta su un’area produttiva di circa 100mila metri quadri. È dotata di impianti all’avanguardia che hanno permesso di estendere i volumi di vendita, oltre al mercato italiano, anche ai paesi Europei ed extra Europei. L’impresa produce lastre per copertura destinate a edifici industriali, civili ed uso agricolo in fibrocemento ecologico e in lastre metalliche grecate. Gli investimenti nelle attività di R&D e nel laboratorio Controllo Qualità, hanno portato alla realizzazione di prodotti in Fibrocemento Ecologico con elevate caratteristiche di qualità e affidabilità nel tempo. Grazie a particolari cementi a resistenza chimica aumentata, a fibre organiche e di armatura sintetica (Pva, Polyvinyl alcohol), fibre di polietilene e, non per ultimo, l’inseri-
Le lastre portacoppo impiegate nel restauro del complesso della Certosa di Pavia (in alto), Tegolit Plus 200 prodotte da Edilfibro in colore rosso tegola
mento di rinforzi longitudinali in polipropilene, le lastre ondulate Edilfibro sono in grado di soddisfare tutti i più severi requisiti tecnici richiesti dalle norme di prodotto (Uni EN 494:2004) e, attraverso la marcatura Ce, tutti quelli previsti dalla Direttiva Comunitaria 89/106/ Cee per i materiali da costruzione. L’azienda offre una completa gamma di lastre porta coppo, di cui tra l’altro è stata l’ideatrice oltre 30 anni fa dell’originale lastra Tegolit, per coperture a vista rette e curve, e da soffittatura con diversi profili, che coprono una vasta gamma di applicazioni. La serie Metaplak, invece, comprende lastre metalliche grecate che si prestano ad una ampia varietà d’impieghi e rispondono con adeguatezza e flessibilità alle esigenze del mercato. Sono realizzate in alluminio naturale e preverniciato, acciaio preverniciato e aluzinc. Tutte le attività di Edilfibro sono regolate da procedure nel quadro della Norma Uni En Iso 9001:2000 e controllate dall’Icmq.
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COME SI
FA
DIRE, FARE, PROGETTARE Le tecnologie al servizio di architetti e imprese
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RIQUALIFICAZIONE Un hotel relax in Bassa Sassonia
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SISTEMI A SECCO La sostenibilità sale in alta quota
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SOSTENIBILITÀ Quando l’acqua è usato sicuro
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COME SI FA
Progetti
Riqualificazione in Bassa Sassonia Un antico sanatorio si trasforma in Rehberg Health Resort, con un ampio sviluppo delle attività wellness. Un’operazione gestita, grazie alla tecnologia Bim, da tre aziende italiane: Dimensione, IPE progetti e MCM Ingegneria di Giacomo Casarin
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ella Bassa Sassonia, Germania, regione dei monti Harz, ai piedi del monte Rehberg, si trova Sankt Andreasberg, località che gode di un’invidiabile qualità dell’aria pulita nonché di un contesto paesaggistico unico. Per questo motivo, nella seconda metà del XIX secolo, l’allora regno di Prussia costruì in quest’area una serie di sanatori dedicati alla cura della tubercolosi per la classe lavoratrice. Il sanatorio Oderberg, aperto nel 1897 e successivamente rinominato Rehberg-Klinik, potrebbe essere stato il primo a essere costruito. La clinica, che nel corso del secolo scorso ha cambiato la sua vocazione dedicandosi alla cura dei problemi ortopedici e alla medicina interna, ha operato per più di un secolo con successive modificazioni, fino alla definitiva chiusura dell’attività nel 2007.
que piani fuori terra, e tra le due ali del complesso si posizionerà un nuovo foyer monumentale che contrassegnerà distintamente l’ingresso al resort. Il foyer si caratterizza come una piazza coperta fruibile in ogni stagione che svolge la funzione di reception per l’accesso alle diverse attività: albergo, ristorante, caffè, centro congressi, centro medico per pratiche non invasive, centro massaggi e spa, molte delle quali a disposizione anche degli ospiti esterni. Inoltre, nell’ottica di una proposta wellness a tutto tondo, l’intervento prevede la realizzazione di una piscina, con vasche e saune esterne, che completano l’offerta di attività all’aria aperta proposte sul territorio. La riqualificazione, che coinvolge le discipline architettonica e strutturale, non trascura gli aspetti impiantistici: è richiesta la sostituzione o l’inte-
UNA NUOVA VITA Oggi una nuova proprietà, Hage (società di sviluppo immobiliare), intende ridare vita all’imponente struttura con un ambizioso progetto di riconversione in Health Resort di lusso comprendente un totale di 192 stanze per più di 400 ospiti. Oltre alla ristrutturazione e al restyling degli spazi esistenti, uno dei bracci attuali sarà sostituito da un corpo di fabbrica di cin-
Nuvola di punti digitali generata dal rilievo con laser scanner
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COME SI FA
Progetti
Il complesso a Sankt Andreasberg, prima della riqualificazione. Sotto e nella pagina a fianco, sezioni assonometriche longitudinale e trasversale
grazione di tutti gli impianti esistenti. Inoltre, l’aggiornamento alla nuova normativa del progetto di prevenzione incendi comporta la realizzazione di nuovi comparti nell’edificio. Complessivamente l’intervento riguarda la ristrutturazione di circa 25mila metri quadri di superficie calpestabile e la costruzione di 5.500 metri quadri di nuovi fabbricati.
I RUOLI DI PROGETTO Lo sviluppo del progetto è affidato ad un gruppo di lavoro europeo composto da società tedesche ed italiane, con funzioni e ruoli definiti. Il team di professionisti tedeschi che si è occupato della stesura del progetto preliminare e dell’ottenimento delle necessarie autorizzazioni, sarà responsabile delle attività di direzione lavori in fase esecutiva.
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Parallelamente Dimensione, impresa di costruzione torinese con esperienza trentennale nel mondo dell’edilizia, ha l’onere di sviluppare il progetto feed (Front End Engineering Design) e quello cantierabile, nonché la realizzazione dell’intera opera con la formula chiavi in mano. Per questa iniziativa Dimensione ha deciso di farsi affiancare da due società di ingegneria, anch’esse torinesi, con le quali collabora in modo sinergico da numerosi anni: IPE progetti per l’architettura e l’ingegneria strutturale, e MCM per l’impiantistica elettrica e meccanica. Il primo obiettivo, il progetto feed, è finalizzato alla definizione delle opere dal punto di vista qualitativo e quantitativo per giungere a voci di costo attendibili. Per sua natura costituisce un elemento determinante per il buon esito della fase di cantierizzazione e ciò impone l’adozione consapevole degli strumenti più idonei disponibili sul mercato che ne consentano un rapido e puntuale approfondimento.
informazioni da trattare e di cui tenere conto. Tutte queste condizioni si associano bene all’adozione del Bim, che consente il completo controllo di tutti gli aspetti progettuali (compositivi, tecnici ed amministrativi) fin dalle prime fasi di operatività.
APPLICAZIONE ALL’ESISTENTE LA SCELTA DEL BIM IPE progetti ha recentemente investito molto nella ricerca e sviluppo della metodologia Bim, che ha utilizzato con successo per un’altra importante opera. L’esperienza pregressa, oltre ad aver convinto il gruppo dell’efficacia del metodo, ha rafforzato la convinzione che il Bim potesse costituire il miglior strumento per giungere a una rapida e precisa definizione del progetto feed, tenuto anche conto che per il suo sviluppo erano messi a disposizione meno di cinque mesi. Sulla base di questa esperienza il team ha scelto l’uso del Building Information Modeling nonostante non vi fosse alcuna richiesta in tal senso da parte della committenza finale, anche in considerazione delle caratteristiche dell’intervento. L’opera si distingue, infatti, per la vastità e la complessità dello stato di fatto, sia per la geometria che per i vincoli dovuti alla concezione strutturale in muratura portante. Inoltre, la necessità di intervenire su edifici esistenti che hanno subìto modificazioni e integrazioni in più di un secolo di storia porta con sé una rilevante mole di
È possibile associare al modello una serie di dati opportunamente strutturati che possono essere manipolati attraverso input/output diretti tramite database e visualizzati graficamente attraverso colori, retini, sistemi di etichette, o restituiti in abachi e computi. In questo modo l’edificio è edificato prima in modo virtuale e la sua realizzazione viene simulata, valutata e verificata prima della sua reale costruzione. Così facendo si possono eliminare possibili costi dovuti a errori e varianti in corso di approvazione e realizzazione. Con queste peculiarità gli strumenti Bim si dimostrano particolarmente adatti ad affrontare temi progettuali nei quali le informazioni che riguardano l’approfondimento tecnico ed economico sono in continua evoluzione. Il passaggio dal progetto preliminare al progetto costruttivo, attraverso la fase del progetto feed, comporta la gestione di varianti progettuali, di informazioni concernenti componenti edilizi e lavorazioni, e di specifiche di prodotto che si integrano o sostituiscono a quelle iniziali con tempistiche diverse. L’approccio Building Information Modeling, che per sua natura procede per approfondimenti successivi, richiede tuttavia rigore e metodo fin dalle prime fasi di inserimento di geometrie e dati. In tal senso l’intervento su un edificio esistente presuppone un buon grado di conoscenza della geometria, dei materiali e delle tecniche costruttive che sono state adoperate. Tali conoscenze, strutturali e architettoniche, si possono basare sulla documentazione disponibile relativa alla costruzione dell’edificio e ai successivi interventi edilizi. Tuttavia l’incompletezza dei documenti, o la loro incongruenza, richiede abitualmente una puntuale verifica in situ.
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COME SI FA
Progetti
Vista del foyer che unisce la parte esistente con la nuova ala del progetto. A destra, render notturno
MODELLO VIRTUALE In ambito Bim, sul piano degli aspetti geometrici, la tecnologia corrente consente il ricorso al laser scanner e alla restituzione con nuvola di punti. Nel caso in esame, questo approccio ha permesso di rilevare l’intero edificio in tempi rapidissimi e con ottima approssimazione. In particolare, l’indagine ha analizzato l’involucro esterno e gli ambienti interni più complessi, restituendo, oltre alla nuvola in sé stessa, i prospetti esterni e le sagome degli edifici a tutti i piani con gli sfondati dei serramenti, costituendo una solida base di partenza per la modellazione tridimensionale dell’intera opera. Durante il rilievo ogni stazione di scansione ha inoltre restituito le corrispondenti foto sferiche che, affiancate alla nuvola di punti, hanno costituito un valido strumento di controllo e verifica. In merito agli aspetti informativi, nell’ambito di un intervento di riqualificazione, e nel contesto della progettazione feed, si pone il problema di quantificare con un buon grado di approssimazione le attività di strip-out
DIMENSIONE Fondata e guidata da più di 30 anni dall’ad Diego Cerrone, è una realtà imprenditoriale torinese che in qualità di General Contractor opera nel settore dei servizi, dell’industria, del commercio, della sanità, offrendo un servizio chiavi in mano che va dalla progettazione, alla produzione, all’installazione fino alla manutenzione.
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MCM INGEGNERIA Società controllata da Dimensione, offre una vasta gamma di servizi nel campo dell’ingegneria integrata. La società affianca i propri clienti già durante lo studio di fattibilità, per proseguire con la valutazione energetica, il concept, la progettazione esecutiva, la direzione dei lavori e il collaudo dell’opera. e demolizione che possono costituire una voce rilevante nell’economia dell’opera. A tal fine è stato costituito un database dei locali esistenti, nel quale sono stati organizzati i dati relativi alle finiture di pavimenti e soffitti, spessori dei sottofondi, altezze utili, oggetti d’arredo e così via, comprendendo e organizzando inoltre le fotografie effettuate durante il rilievo. Una volta ultimata la compilazione del database, la procedura si è completata con il trasferimento automatico delle informazioni rilevate agli omonimi locali virtuali generati nel modello tridimensionale. Questo tipo di approccio è stato teso a isolare ruoli e strumenti, delegando la compilazione delle tabelle agli addetti al rilievo, senza sottrarre preziose ore ai Bim Specialist.
ESITO DELLA PRIMA FASE Al momento della stesura di questo articolo si è appena concluso lo sviluppo del progetto feed e i primi riscontri appaiono positivi. Come ipotizzato, l’approccio Bim ha garantito il raggiungimento dell’obiettivo nei tempi previsti consentendo una pianifica-
zione granulare delle attività che ha potuto assorbire le numerose varianti sopraggiunte durante il percorso con un minimo impatto. I progettisti delle diverse discipline hanno avuto la possibilità di concentrarsi nella definizione delle soluzioni tecniche ed estetiche mediante un processo iterativo di verifiche successive che si avvicinano progressivamente alle soluzioni ottimali, mentre l’impresa ha definito i componenti e le lavorazioni dell’edificio man mano che si è proceduto con la ricerca dei prodotti e la valutazione dei costi, sfruttando appieno le potenzialità di evoluzione continua proprie del Building Information Modeling. La completa modellazione tridimensionale dell’edificio nelle sue fasi temporali e l’associazione delle necessarie informazioni ha prodotto computi metrici dettagliati in cui la determinazione delle quantità lascia margini di incertezza minori rispetto a quanto si sarebbe ottenuto con un approccio tradizionale. Inoltre l’intervento umano nella computazione è limitato alla determinazione delle tariffe, lasciando alla macchina il lavoro della misurazione. Questa tecnica, oltre a garantire maggior precisione, consente di destinare maggior tempo alle attività di progettazione riducendo l’onere della computazione.
CONCLUSIONI L’evoluzione richiesta per passare dal progetto feed al progetto costruttivo attraverso l’affinamento di un modello Bim già strutturato e organizzato consentirà di velocizzare l’implementazione delle informazioni e di facilitare la gestione degli elaborati. Inoltre è in corso di valutazione la possibilità di affiancare il modello
così strutturato ad opportuni strumenti di Project Management che, anche attraverso le funzionalità di gestione delle fasi e delle varianti, sarà in grado di seguire in dettaglio gli stadi di sviluppo degli approvvigionamenti, della costruzione e di ogni aspetto connesso a costi e ricavi implementando un completo sistema 5D. L’esperienza sin qui condotta ha indubbiamente dimostrato l’efficacia del metodo adottato, ma più ancora ha messo in luce l’importanza del fattore umano. Dati gli stretti tempi a disposizione è oggi evidente che nulla sarebbe stato possibile senza un solido affiatamento del team di progetto che, in un contesto fortemente multidisciplinare, ha saputo valorizzare le competenze delle singole società e di ciascun individuo, plasmando una metodologia Bim tagliata su misura per l’esigenza specifica, e supportata dal comune intento di un gruppo di lavoro compatto.
IPE PROGETTI Società di progettazione multidisciplinare basata a Torino che opera nei settori dell’architettura e dell’ingegneria. Naturalmente orientata alla ricerca di strumenti innovativi, nel 2014 decide di investire con forza nell’implementazione della metodologia Bim che riconosce affine al proprio metodo di lavoro e alle proprie competenze. Con un team di più di 25 risorse interne la società è oggi una realtà dinamica ed emergente strutturata per affrontare complesse sfide progettuali.
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COME SI FA
Sistemi a secco
Vincitore dei premi di architettura The Plan Award 2017 e Best Architects 2018, lo Chalet Odles, realizzato da LignoAlp vicino a Bressanone, è un esempio di progettazione sostenibile che riflette la natura circostante. Grazie alla struttura a incastro in legno e all’impiego di materiali naturali non trattati, tipici della regione
La sostenibilità sale in alta quota di Giacomo Casarin
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inque appartamenti completamente in legno, perfettamente integrati nel paesaggio della Plose, montagna sopra Bressanone (Bolzano): è lo Chalet Odles, che spicca per la combinazione tra materiali naturali, modernità e comfort, nel rispetto della tradizione montanara e dei boschi circostanti. Lo stile minimalista, che sembra ergersi dalla terra e continuare visivamente le linee e le forme della montagna, si integra nell’ambiente con una pianta disegnata intorno a un cortile interno, che garantisce intimità e privacy, oltre a non intaccare il panorama. Lo Chalet è ricco di ogni comfort: sauna e sale relax, accessibili a tutti i condomini, si aggiungono alle ampie terrazze private degli appartamenti, che dispongono tutti di cucina, soggiorno, camere da letto e bagni. Hanno curato il progetto gli studi di architettura Bergmeisterwolf e A-saggio, coadiuvati da LignoAlp per l’ingegnerizzazione e la realizzazione dell’edificio, che ha richiesto soluzioni efficaci per rispondere alle esigenze specifiche delle strutture in legno.
Particolare delle aperture vetrate della facciata sud. Sopra, la copertura è stata inverdita con uno spessore di 120 mm e si integra nel contesto anche grazie alle grondaie e ai paraneve in legno di larice. A fianco, il prospetto sud dello Chalet rivestito da segmenti di tronchi di larice tagliati a quarti
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COME SI FA
Sistemi a secco
Sopra, dettaglio del collegamento basamento in cls-parete in legno. A sinistra, la pianta di uno degli appartamenti al primo piano. Sotto, interni di uno dei due appartamenti al primo piano
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Dettaglio del collegamento parete in legno-copertura in legno. A destra, vista degli interni di uno degli appartamenti al primo piano. Sotto, la sauna nella parte inferiore dello Chalet
STRUTTURA E RIVESTIMENTO Gli alberi intorno all’edificio si riflettono nel suo rivestimento, che nasconde una struttura altrettanto naturale. La facciata è caratterizzata da segmenti di tronchi di larice tagliati a quarti, che non si limitano a imprigionare i prospetti dentro una geometria rigida, ma sono disegnati e tagliati in modo da dare un senso di movimento ed eleganza all’insieme. La struttura è invece costituita da un sistema di tavole accostate parallele prefabbricate, denominato Brettstapel. Per questo tipo di costruzione vengono fabbricati dei singoli pacchetti di tavole in legno, avvicinate a costa a costa e tenuti insieme a secco da chiodi o tasselli. Nello specifico, la struttura portante dello Chalet Odles è composta da tavole in abete accostate e impalate tramite perni di faggio, che formano uno spessore di 250 millimetri, rivestito all’interno con un tavolato in diagonale. Mentre all’esterno è stata utilizzata una coibentazione in pannelli in fibra di legno da 80 millimetri, con intercapedine d’aria per la ventilazione che la separa dal rivestimento in segmenti di tronchi di larice. La copertura, invece, ha uno spessore di 160 millimetri, sempre di tavole accostate e impilate, rivestita da una coibentazione esterna in fibra di legno da 140 mm e guaina sottomanto impermeabile a diffusione aperta. La stratigrafia è completata da intercapedine di ventilazione, tavolato grezzo, guaina Pvc e un tetto verde estensivo.
DETTAGLI NATURALI
TIPOLOGIA DELL’INTERVENTO: struttura ricettiva LUOGO: Bressanone, Plose (Bolzano) COMMITTENTE: privato PROGETTO: Bergmeisterwolf, A-Saggio Architecture SISTEMA COSTRUTTIVO: Brettstapel CERTIFICAZIONE: KlimaHaus A
Sull’area di progetto era presente un garage sotterraneo, rimanenza di un edificio previsto dal piano di attuazione mai realizzato. È da questa base in calcestruzzo armato che i progettisti hanno cominciato a costruire: le parti visibili sono state rivestite da pietra naturale non lavorata, materiale che fa da basamento per l’edificio in legno e si avvicina ulteriormente alla tradizione edile della Plose. Saltando dalla base alla sommità, non si perde la relazione profonda che l’involucro dell’edificio intreccia con l’intorno: la superficie inclinata del tetto è stata inverdita, infatti, con uno spessore di 120 millimetri e si integra nel contesto anche grazie alle grondaie e ai paraneve in legno di larice. Infine, il rivestimento interno degli appartamenti è stato realizzato attraverso l’uso di materiali naturali locali come la pietra naturale di Sarentino e il legno cedro, mentre è stato scelto il lino come tessuto per arredi e tendaggi.
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COME SI FA
Redi
Un condominio di Milano ha scelto un sistema di riutilizzo di scarichi grigi e pioggia che contribuisce alla certificazione verde dell’edificio e consente un risparmio idrico fino al 50%. Inoltre, i costi di esercizio sono contenuti
Quell’acqua è usato sicuro di Giacomo Casarin
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a ristrutturazione del condominio di via Sassetti a Milano rappresenta un intervento di riqualificazione in una zona di grande prestigio, di fronte al palazzo della Regione Lombardia, che ha seguito una filosofia di risparmio energetico, anche grazie all’aiuto del sistema di recupero idrico di Redi per ridurre i consumi di acqua potabile. L’impianto prevede il riutilizzo di acque grigie provenienti da lavabi e bidet, e di acque bianche, ovvero l’acqua piovana raccolta dalle grondaie. Acque che nel nuovo sistema attraversano un serbatoio di stoccaggio, una stazione di trattamento a ultrafiltrazione a membrana e una stazione di sollevamento che rimette in circolazione l’acqua igienizzata.
RICICLAGGIO E SOSTENIBILITÀ L’acqua usata per l’igiene personale è pari al 30% del consumo medio di un’abitazione. Il riutilizzo delle acque grigie e bianche rende possibile una riduzione dei consumi tipici di acqua potabile di oltre il 50%. L’architettura oggi deve tenere conto della sostenibilità degli edifici, e quindi anche della riduzione di consumo idrico: nel condominio di via Sassetti, si risponde a questa esigenza con soluzioni per il recupero delle acque piovane e delle acque grigie provenienti da lavabo, bidet, e doccia, che possono essere riutilizzate per lo scarico dei servizi o il lavaggio delle auto, per l’irrigazione o per la lavatrice. Il sistema di recupero delle acque Redi è caratterizzato da dimensioni ridotte, ideali per il contesto residenziale, da velocità di installazione e facilità
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Il sistema di recupero idrico di Redi per ridurre i consumi di acqua potabile. L’acqua usata per l’igiene personale è pari al 30% del consumo medio di un’abitazione. Il riutilizzo delle acque grigie e bianche rende possibile una riduzione dei consumi tipici di acqua potabile di oltre il 50%. La tecnologia utilizzata nel sistema di recupero delle acque è l’Ultrafiltrazione
di utilizzo. Soprattutto, l’impianto è conforme alle direttive europee e contribuisce alla classificazione energetica dell’edificio: i vantaggi dal punto di vista economico sono evidenti se si considera che l’attuale trend degli immobili vede una ripresa dei prezzi per le case costruite in classe energetica con nuove tecnologie, che mantengono inoltre il loro valore nel tempo.
L’IMPIANTO DA VICINO La tecnologia utilizzata nel sistema di recupero delle acque è l’Ultrafiltrazione, in vasi con filtri a micro-tubuli, che consente una maggiore durata della capacità filtrante e il mantenimento delle portate. Un processo di tipo biologico-meccanico, che non necessita di additivi chimici impattanti, composto da tre o quattro fasi, a seconda che le acque siano grigie o bianche: filtrazione primaria, ossidazione e ultrafiltrazione (solo per acque grigie); stoccaggio; filtrazione multi-stadio e carboni attivi; disinfezione a raggi UV. L’impianto Redi è pre-assemblato in fabbrica: risulta compatto e facile da installare velocemente in modo sicuro. I sistemi di pompaggio sono gestiti con inverter, per migliorare le prestazioni, abbassare i consumi e garantire un costante approvvigionamento di acqua riciclata senza gestioni complicate o cali di prestazioni, come succede con altre tipologie di impianto. La macchina è pensata per avere costi di esercizio molto contenuti, grazie al sistema di contro-lavaggio automatico e al posizionamento accessibile delle parti soggette a manutenzione.
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Laterizio
Centro per lo studio delle tradizioni religiose e luogo di formazione: è la destinazione del nuovo edificio di San Damiano, paese in provincia di Piacenza, rinnovato dal progetto di una sala polivalente progettata da Pierluigi Baldovini, architetto fiorentino che lavora in Austria
Un inno al mattone di Giacomo Casarin
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a costruzione della nuova sala polivalente di San Damiano, paese in provincia di Piacenza, assieme alla piazza adiacente, ha contribuito a dare unità all’area di progetto. Una superficie che era costituita in precedenza dai soli due edifici adibiti a ostello e a mensa-amministrazione. La nuova direttrice nord-sud creata, collega ora la zona parcheggi, vicino alla strada, fino all’edificio di nuova costruzione. E interseca la piazza centrale, diventata fulcro attorno al quale si equilibrano tutti e tre gli edifici del complesso di San Damiano. Il sistema progettuale ha raggiunto in questo modo un rinnovato rigore e una chiarezza architettonica che si rispecchia nelle forme e nei materiali. I muri in laterizio dialogano con la pietra serena della piazza ottagonale, che ha ridefinito lo spazio tra i volumi. La progettazione di un pieno e di un vuoto ha equilibrato il complesso e reso chiaro il rapporto delle parti con il tutto.
La piazza ottagonale che definisce gli spazi tra i tre edifici del complesso di San Damiano. Sopra, particolare del portale d’ingresso strombato, con il perimetro scanalato verso l’interno. A fianco, oblò disposti in successione sulle pareti laterali. Sotto, particolare della facciata laterale scandita da lesene in mattoni coronate da capitelli rivisitati
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COME SI FA
Laterizio
TROCO DI CONO IN LAMIERA PER FINITURA CAPITELLO
COLONNA IN ACCIAIO D= mm 250 Spessore mm 8 RIEMPIMENTO IN CLS
RIVESTIMENTO COLONNA IN MATTONE PARAMANO
STILATURA DOPO LA POSA DELLA PIETRA PIETRA DA POSARE DOPO AVER RIVESTITO LE COLONNE
QUOTA PAV. FINITO
Dettaglio del completamento di una colonna con il rivestimento in mattoni curvi
L’armatura di una colonna prima del getto in calcestruzzo. A destra, particolare costruttivo di una colonna interna
La posa dei pannelli in cartongesso per gli interni. A sinistra, la posa di pannelli radianti a pavimento.
Sezione longitudinale della sala polivalente
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CORDOLO PER MESSA IN QUOTA DEL RIVESTIMENTO IN MATTONI
Il tuo alleato per un isolamento “ ” PIERLUIGI BALDOVINI Nato a Firenze nel 1957, Pierluigi Baldovini si laurea in Architettura presso l’Università del capoluogo toscano nel 1985, con il Prof. Adolfo Natalini. Negli anni successivi collabora prima con uno studio di architettura a Poschiavo, in Svizzera, e poi con uno studio ad Altstätten, nel Cantone di San Gallo (Svizzera). Nel 1994 apre il suo studio di architettura a Feldkirch in Austria, con cui progetta edifici residenziali, pubblici e industriali in Germania, Svizzera e Italia, oltre che in Austria. Il suo progetto di edificio residenziale a Bludesch (Austria) è stato pubblicato sulla rivista Architektur&Wirtschaft.
RIGORE GEOMETRICO Il mattone delle facciate esterne è utilizzato oculatamente anche all’interno della sala polivalente, solo per rivestire le colonne. Legato con malta anti-efflorescenza di colore grigio naturale, il rivestimento esterno in laterizio è composto da mattoni delle dimensioni di 12 x 25 x 5,5 centimetri di tonalità rosso classico sabbiato, prodotti con tecnologia a pasta molle e non filtrata. L’interno, invece, è caratterizzato da una superficie bianca in cartongesso che aumenta la luminosità degli ambienti. Le chiusure verticali, infatti, presentano dall’interno verso l’esterno la seguente stratigrafia: rivestimento in lastre di cartongesso su orditura metallica, muratura in calcestruzzo armato, isolamento a cappotto, lama d’aria per ventilare la facciata, elementi di fissaggio in acciaio inox e infine rivestimento in mattoni faccia vista.
LA POSA IN OPERA Nella posa della facciata in laterizio, sono stati ricavati fori alla base e alla sommità delle pareti, in corrispondenza dei giunti tra mattone e mattone, per garantire la corretta ventilazione. Nei prospetti esterni, le lavorazioni che saltano all’occhio e caratterizzano le murature sono gli oblò, sia quello centrale sul fronte principale, sia quelli disposti in successione sulle pareti laterali, oltre che il portale di ingresso strombato, con il perimetro scanalato verso l’interno. Per l’architrave è stato utilizzato un particolare fissaggio in sospensione, grazie a elementi di sostegno creati ad hoc. Negli interni, invece, le navate sono scandite dalle colonne a pianta tonda, in ferro, con armatura interna e gettate in cantiere, rivestite con pezzi speciali in laterizio curvi a pasta molle, prodotti a mano per via di una maggiore flessibilità dimensionale.
TIPOLOGIA DELL’INTERVENTO: Nuova sala polivalente LUOGO: San Damiano (PC) PROGETTO: Arch. Pierluigi Baldovini DIREZIONE LAVORI: Arch. Andrea Cerati MATERIALI: mattoni SanMarco POSA: Candela Costruzioni
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INTORNO
CHANGDE, CINA
Rinascita SULL’ACQUA di Monica Manfredi, Politecnico di Milano
Le pietre originali delle pareti del canale sono state mantenute e restaurate, mentre una piantagione ripara e fitodepura l’acqua e l’aria. Molti materiali del sito sono stati salvati e riutilizzati per accentuare il carattere storico del luogo. A fianco, un antico pozzo è un elemento storico chiave sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale. Il suo posizionamento al livello originale e il meticoloso restauro delle pietre del selciato circostante ci riportano nell’era della dinastia Ming a cui risale il sito. Sotto, gli argini e la piantumazione sono stati progettati e scelti per resistere alle tempeste e alle inondazioni tipiche della zona. L’anfiteatro e la piante messe a dimora possono resistere sott’acqua in caso di alluvione
A Changde, nella provincia dello Hunan, EcoLand progetta Laoximen (Old West Gate), un pezzo di città che trasforma 6,4 acri di una zona abbandonata e pericolosa in un quartiere dove natura e storia convivono e migliorano la qualità della vita. Attorno a un canale
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coLand è una società cinese leader nella pianificazione territoriale responsabile, nell’architettura, nel paesaggio e nella progettazione urbana. È composta da circa 300 professionisti che lavorano secondo principi di multidisciplinarità trattando il landscape design come un fatto insieme tecnico e artistico, legato al futuro e alla storia, sostanzialmente «eco-logico» ed «eco-nomico» insieme. David Yuezhong Chen, progettista di Laoximen (a Changde, nella provincia dello Hunan, Cina) è il fondatore con Jenny Tang di EcoLand. In una sua intervista pubblicata su Garlic (piattaforma di social media dell’università di Harvard, www.garlicidealab.com) il progettista sostiene che EcoLand è la sua «opera migliore», perché la struttura organizzativa dell’azienda corrisponde a «un modo di progettare» che contiene in sé le potenzialità innovative di una modalità transdisciplinare che si riferisce a caratteri della cultura orientale e occidentale, uniti insieme per una personale esperienza di studio e lavoro internazionale.
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Il progetto Laoximen, o Vecchia porta ovest, ha comportato un ampio intervento di risanamento urbano e di depurazione delle acque al fine di facilitare l’accesso al Waterfront per la ricreazione e di fornire spazi sicuri e riservati per uso commerciale e residenziale. Sopra, i vecchi lastricati di pietra recuperati dalla demolizione del sito sono stati riposizionati nel nuovo marciapiede, riducendo al minimo l’utilizzo di nuovi materiali, in questo modo la storia viene incorporata all’interno della nuova costruzione
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CHANGDE, CINA
L’anfiteatro è un landmark nel cuore del West Gate District. Con il suo tetto spiovente, i gradini e il Waterfront, è stato ispirato dalla tradizione locale nota come «raccolta di fortuna» secondo la quale venivano costruite case ùa patio intorno a un cortile centrale dove si raccoglieva l’acqua piovana
Laoximen corrisponde a questa pratica del progetto ed è rappresentativo di una nuova Cina per cui all’inquinamento senza controllo si sostituisce l’attenzione alla qualità ambientale, e alle demolizioni totali dell’esistente per una totale ricostruzione ex novo, si sostituisce l’attenzione alla storia e al recupero delle preesistenze. MEMORIA DELL’ANTICO E FUTURO ECOLOGICO Uno degli obbiettivi del progetto è rivitalizzare gli elementi riconosciuti nel luogo come portatori di memoria storica e culturale. Sono così recuperati e riutilizzate vecchie lastre e blocchi di pietra, travi, piastrelle e alcuni alberi nati lungo il canale, ma anche un pozzo antico con la sua tradizionale forma a esagono. Tutti sono ricomposti nel disegno contemporaneo dello spazio pubblico e del giardino, lungo le pareti del canale bonificato, nelle pavimentazioni pedonali e sulle scalinate. Ma il rapporto con la memoria, che induce a una naturale identificazione con i luoghi, non si limita alla riproposizione di elementi e materiali bensì si fonda anche sulla citazione delle tipologie appartenenti alla storia dell’architettura cinese. Così il tetto dell’edificio intorno all’anfiteatro raccoglie la pioggia per accumularla
nella piazza d’acqua, Calabash Pond, ricordando la casa a patio tradizionale in cui si raccoglie l’acqua piovana in una vasca al centro della corte. La volontà di radicamento al territorio, alla sua storia e alla sua cultura coesiste, per EcoLand, con un senso di responsabilità che guida l’azione e le scelte del progetto di Laoximen verso la proposta di un possibile modo ecologico di abitare il pianeta. Al disegno del paesaggio si attribuisce, dunque, la capacità tecnica e il ruolo di intervenire per un miglioramento della qualità ambientale, così da farsi carico di un possibile futuro ecologico. Ma per poter agire in questo senso il paesaggio deve necessariamente assumere in sé anche un ruolo fondativo, sia nella nuova urbanizzazione che nella riqualificazione della città esistente, diventando l’elemento su cui si appoggia la costruzione dell’architettura e dello spazio pubblico. PAESAGGIO COME PIANIFICAZIONE URBANA Il titolo di una conferenza tenuta all’università del Massachusetts nel marzo 2018 da Jenny Tang, Progettare spazi abitabili nelle città della Cina, mette in evidenza la particolare attenzione che EcoLand pone alla questione dell’abitare. A Laoximen si pedonalizza l’intera area e,
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Sopra, alberi dai colori vivaci, pietra locale recuperata sul posto, passaggi e piantagioni, sono intrecciati per creare uno spazio dinamico che attira le persone verso il bordo dell’acqua. Sotto, il progetto Laoximen fa parte di un programma generale di riqualificazione del sistema idrico, che intende rivitalizzare i distretti commerciali e residenziali degradati e creare spazi verdi dove le persone possono entrare in contatto con la natura
insieme al risanamento del sistema idrico, si costruisce l’opportunità di fruire di nuovi spazi urbani dove passeggiare, avvicinarsi all’acqua, godere di arte e cultura, riconoscere tracce della storia del luogo, fare giri in barca, visitare negozi, assistere a spettacoli notturni, in uno scenario di convivenza con un habitat naturale in cui la fauna e la flora locali trovano un luogo dove poter aumentare la propria biodiversità. Il progetto di paesaggio contemporaneo che si occupa dell’abitare ecologico nei luoghi urbani deve necessariamente assumere il ruolo della pianificazione e, dunque, non può più riguardare solo gli spazi residuali o dedicati
in modo esclusivo, ma deve diventare soggetto di pianificazione in quanto contiene in sé le potenzialità per una radicale innovazione della città e dello spazio pubblico. Il canale bonificato, con i propri argini e ponti riprogettati o ricostruiti, è la spina dorsale di appoggio e fondazione di un nuovo mix urbano che comprende negozi, uffici e residenza. È stato trasformato in una infrastruttura ecologica diffusa, di miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, di trasporto e di impiego del tempo libero, un corridoio ecologico capace di migliorare la salute pubblica, e potrebbe sostenere ulteriori e diffusi interventi urbani. Il giardino di Laoximen diventerebbe quindi un parco lineare, una Blu-Green Line, capace di riqualificare e rivalorizzare l’intera città di Changde. L’ACQUA AL CENTRO E IL SUO GIARDINO L’acqua è l’elemento intorno a cui si sviluppa il progetto del paesaggio ecologico a Laoximen. Le piante messe a dimora lungo gli argini sono capaci di migliorare la qualità dell’acqua del canale bonificato, ma anche della pioggia raccolta dal tetto spiovente che circonda l’anfiteatro. Si nota in pianta come la sezione del canale viene modificata lungo tutto l’intervento in modo che l’acqua acquisti un peso centrale e rilevante nel disegno del nuovo paesaggio urbano. L’idea del Waterfront a cui si appoggia strutturalmente e figurativamente lo spazio pubblico urbano si propone come un germe rigeneratore della città in senso qualitativo, economico e insieme ecologico. La linea d’acqua del canale sostiene infatti un habitat naturale che convive con
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l’architettura e gli spazi di vita quotidiana favorendo un miglioramento e un arricchimento dei modi dell’abitare. Ed è ancora l’acqua delle cascatelle presenti sulle gradinate dell’anfiteatro che con il suo scorrere favorisce il formarsi di gradevoli microclimi urbani. La piazza d’acqua, Calabash Pond, e gli allargamenti della sezione del canale, The Moat, con i loro argini alti e la loro estensione in pianta, oltre a guidare il rapporto tra le nuove architetture e la geometria preesistente dell’isolato, sono predisposti per contenere eventuali piene di piccole entità evitando le esondazioni urbane frequenti. Ma tornando al paesaggio e al rapporto con la memoria e con la storia devo dire che appena ho visto le
foto dell’anfiteatro Calabash Court mi sono trovata subito dentro a un dipinto della pittura cinese Shan shui (stile di pittura cinese che riguarda o raffigura panorami o paesaggi naturali), con le sue montagne, le cascate d’acqua e le rare presenze vegetali, rade, esili ed eleganti. Non si tratta della ricostruzione di una forma ma di una allusione alle sensazione di verticalità spaziale della roccia e alla sensazione di frescura umida delle cascate d’acqua. Soprattutto in una inquadratura ravvicinata, in cui la forte verticalità della gradinata si unisce alla sequenza di fontane, l’immagine e il ricordo della pittura di paesaggio tradizionale cinese viene chiara e precisa alla mente.
L’illuminazione colorata e il palco di fronte all’anfiteatro, insieme al giardino appena piantato, fanno di Old West Gate la destinazione serale preferita per i residenti della città, attirando grandi folle a godersi la vita notturna
LA SCHEDA Nome del progetto: Laoximen (Old West Gate) Fase di trasformazione urbana I Committente: Changde Tian Yuan Zhu Jian Co., Ltd. Capoprogetto: Ecoland Planning and Design Inc. David Yuezhong Chen Architetti paesaggisti di Ecoland Planning and Design Inc.: David Yuezhong Chen, He Li, Jiayu Wei, Shilan Gai, Jinling Zhang, Ping Wang, Erdong Mu,Yanhong Tang, Xiue Wang, Shandong Liu. Impresa costruttrice: Changde Zhongfang construction
engineering Co., Ltd. Drenaggio/erosione: Azienda locale di tubi in PVC e calcestruzzo. Wasser Hannover GmbH. Strutture: Hunan Steel Co., Ltd. Zhongxu Planning & Architecture design Co., Ltd. Tiancheng Planning & architectural design Co., Ltd. Gestione dell’acqua/servizi: Wasser Hannover GmbH. Hardscapes:
Riutilizzo della pietra recuperata sul sito e fornita dalla fabbrica di pietra locale di Hunan Changsha Illuminazione: Toryo International Lighting Design Center Co., Ltd. CREDITI FOTOGRAFICI Ecoland Planning and Design Inc. Changde Tian Yuan Zhu Jian Co., Ltd. Quan Zhang Jitao Tan Xiliang Huang
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ITALIA UNDER 40
RISTRUTTURAZIONI
di Gabriele Tavasci, Politecnico di Milano
Nuovi spazi IN CONCERTO
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La dimora di un musicista, a Milano, è stata ripensata da Enrico Forestieri, Matteo Pace e Pietro Pezzani. Risultato: alcove che svelano una sorta di piccolo spazio dove suonare, finestre di 8 metri, una cortina di tessuto che distribuisce i volumi. E tanto legno
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ortare alla luce le potenzialità intrinseche di un appartamento all’interno di un immobile milanese nato come casa d’affitto negli anni Trenta del secolo scorso. È stata la sfida che hanno vinto i giovani architetti Enrico Forestieri, Matteo Pace e Pietro Pezzani con la realizzazione di quest’ottima soluzione. La divisione degli spazi, prima dell’intervento definita dall’impianto originale dell’immobile, era il risultato dell’unione di due, forse tre, piccoli appartamenti, come risulta ancora oggi leggibile dalle aperture presenti sul vano scale condominiale. Tutti gli ambienti di soggiorno, posizionati lungo i lati esterni dell’immobile, erano raggiungibili tramite un atrio centrale di disimpegno illuminato malamente da un’unica portafinestra, che apportava pochissima luce naturale. Non vi era una suddivisione ottimale degli ambienti tra zona giorno e notte. Le stanze, tutte di forma rettangolare, erano poco ariose e illuminate ciascuna da una sola finestra a eccezione del soggiorno. Infine, la suddivisione degli spazi non aveva un vero e proprio filo logico, tanto che la cucina si trovava sul lato opposto dell’appartamento rispetto al soggiorno e alla sala da pranzo.
Lo studio diventa spazio pubblico per gli stage e le esibizioni musicali
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RISTRUTTURAZIONI
La cortina di tessuto si trasforma in sipario
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PRIMA
CONCERTO DI VOLUMI La sfida posta dal committente, di professione compositore e musicista, è stata quella di creare, all’interno dell’abitazione, un ambiente privato caldo ed accogliente dove poter lavorare e studiare. Lo spazio avrebbe dovuto però essere facilmente trasformabile in uno luogo «pubblico», adeguato ad accogliere piccole performance artistiche e concerti. L’eccesiva frammentazione degli spazi interni non permetteva più di percepire l’aspetto strutturale dell’edificio, tanto che si era persa la conoscenza dell’assenza totale di pilastri portanti dentro l’appartamento e del posizionamento esatto delle strutture portanti all’intorno, rappresentate fondamentalmente solo dalle murature esterne e dal corpo scala. I progettisti, studiando questo insieme di spazi complessi e disordinati, hanno scoperto una delle peculiarità della casa, la possibilità di ottenere luci libere molto ampie, capaci di raggiungere gli 8 metri e mezzo di dimensione. La scelta degli architetti è stata, quindi, quella di ripartire da zero, elaborando il progetto sulla base della pianta libera ottenuta demolendo le partizioni interne, quasi come si fosse di fronte a una tela bianca. Utilizzando la luce come elemento progettuale, Forestieri, Pace e Pezzani sono riusciti a mantenere il legame con la storia vissuta dell’appartamento, salvando e riportando alla luce la bellezza dei suoi pavimenti in legno di rovere massello.
Sopra, il soggiorno prima dei lavori di ristrutturazione e pianta pre intervento. Sotto, pianta di progetto
DOPO
LA CORTINA DI LEGNO Per soddisfare le richieste del committente sono stati due gli elementi caratterizzanti utilizzati nel definire il progetto. Innanzitutto, una grande cortina in tessuto leggero, che corre su un binario curvilineo e permette
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RISTRUTTURAZIONI
LA SCHEDA I NOMI Committente: Privato Progettazione e direzione lavori: Enrico Forestieri, Matteo Pace, Pietro Pezzani (Studio Forestieri Pace Pezzani) Impresa: Gotti SRL Arredi-partizioni e serramenti: Falegnameria Cuni Pavimentazione in legno: Emanuele Panza Info: forestieripacepezzani.com I NUMERI Anno: 2014 Area: 120 mq + 40 mq terrazza e balconi Sopra, la struttura in legno dell’arredo fisso inizia a delimitare gli spazi. Sotto, lo studio e il guardaroba iniziano a prendere forma. A destra, gli elementi caratterizzanti del progetto: la tenda, il legno, la luce
la rapida trasformazione dei volumi nell’appartamento. L’altro è il legno, un materiale caldo e accogliente utilizzato per la realizzazione degli arredi su misura che costituiscono, a eccezione del muro in laterizio che separa la cucina dal soggiorno, tutti gli elementi di partizione che suddividono gli spazi abitativi. L’alloggio ora si divide in due zone: una pubblica e una privata. Il soggiorno e lo studio rappresentano la zona pubblica della residenza. Sono spazi mutevoli in base alle esigenze. La cortina, in tessuto trevira color grigio chiaro, è l’elemento che gestisce la flessibilità spaziale degli ambienti. Ne diventa il filtro. Se totalmente chiusa, lo studiolo diventa un’alcova seminascosta dove potersi ritirare e trovare concentrazione per lo studio e la composizione. Aprendola come fosse un sipario, come avviene in un teatro, lo spazio si trasforma in un palco sul quale potersi esibire. La tenda, inoltre, avvolge anche lo spettatore, focalizzandone l’attenzione su quello che avviene su questo piccolo proscenio, celando le parti più intime e private dell’abitazione. Gabriele Tavasci, architetto, è collaboratore alla didattica presso il Politecnico di Milano. Dopo alcune brevi collaborazioni professionali, apre il proprio studio nel 2010, specializzandosi nella progettazione architettonica residenziale e di ambienti pubblici. Sperimenta utilizzando sia tecniche costruttive innovative sia tradizionali, rivolgendo il proprio pensiero progettuale alle esigenze dell’abitare contemporaneo e futuro, mantenendo profondo rispetto e attenzione agli insegnamenti provenienti dal contesto e da tutto ciò che è legato al passato.
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PUBBLICHE VIRTÙ La transizione tra pubblico e privato è giocata attraverso le porte che scompaiono all’interno delle pareti lignee. L’ampia camera da letto padronale con bagno privato è lo spazio più intimo della casa. Il grande armadio quattro stagioni, che riprende l’orientamento del corpo scale, con il suo prolungamento definisce gli ambienti della lavanderia e del bagno. Sul lato opposto vi è l’altra camera da letto, il cui accesso avviene da un piccolo disimpegno limitrofo allo studiolo. Il pannello pivotante della parete dello studio, diventa
una nuova quinta: chiuso enfatizza il concetto di nicchia, quando è aperto cela uno degli spazi intimi della casa, quasi fosse il camerino di un teatro. Un artefatto che amplia e illumina lo spazio pubblico a disposizione. L’arredamento fisso, che diventa elemento fondamentale e divisorio, richiama gli interni progettati da Umberto Riva, creando un racconto e un percorso all’interno della casa. RICUCIRE IL PARQUET La «narrazione» di questo percorso avviene tramite la posa dei nuovi pavimenti. Il vecchio parquet di rovere è stato ricucito con inserti a spina di pesce, che invitano e accompagnano verso le parti più private dell’alloggio. Il ritmo spaziale è definito attraverso la luce delle grandi aperture, che si riflette sui pavimenti, firmati Grandinetti, realizzati in graniglia nero marquina, in verde alpi nei bagni e in finitura bianco di Carrara nella cucina. La scelta del legno in okumè, materiale molto ricercato e utilizzato abitualmente negli interni delle barche, si sposa bene con la colorazione del rovere e, per le sue ottime caratteristiche di stabilità e resistenza, può essere utilizzato con tranquillità anche negli ambienti umidi dei servizi. L’utilizzo di strutture composite, balloon frame in legno con coibentazione in lana di roccia, accoppiate a pannelli di multistrato nobilitato, ha permesso di ottenere un’ottima acustica, obiettivo necessario e imprescindibile per poter accogliere delle performance musicali.
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LA ZONAX CAMBIO DI QUOTA IN UNO SNODO DELLO SPAZIO PUBBLICO, CON L'ACCESSO A TRE ABITAZIONI. © FG+SG SOTTO, LA GRIGLIA ORTOGONALE DEL PROGETTO È BASATA SU UN MODULO DI 1,25 METRI. © FG+SG
Madrid, densità diffusa Il progetto di MK27 per Somosaguas, un nuovo sviluppo nella periferia di Madrid, è la prima incursione dello studio brasiliano nell'edilizia europea. L'intenzione è quella di creare un tipo di habitat in cui l’area pubblica occupi tanto spazio quanto le abitazioni Le nuove case di MK27, dalle pareti bianche a forma di cubi, ricordano il pueblo spagnolo: sono unità abitative di dimensioni contenute, dai 70 a 120 metri quadri, molto ridotte rispetto ai progetti a cui è abituato Marcio Kogan in Brasile, che compongono un tessuto ad alta densità composto da curve, slarghi, gradini, terrazze e vegetazione. Tutto questo su cinque quote di progetto, con al centro una grande piazza con piscina.
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La tipologia di villaggio componibile rappresenta un modello che potrebbe essere ampliato e replicato. Le case a forma di parallelepipedo sono infatti elementi prefabbricati, ognuna delle quali è composta da unità abitative differenti e da un patio posto sul lato lungo, in totale continuità visiva con l’interno. Lo spazio è progettato come open space per sfruttare al massimo la lunga facciata vetrata e generare insieme al giardino un unico grande ambiente luminoso. Il modulo che fa guadagnare spazio al verde La semplicità del linguaggio nasconde un sistema complesso a griglia, basato su un modulo di 1,25 metri che consente più varianti all'interno dello stesso linguaggio: la larghezza degli alloggi è sempre 5,5 metri, mentre variano la
a cura di Giacomo Casarin
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L'OPEN SPACE DEL SOGGIORNO CHE SI AFFACCIA SUL GIARDINO. © FG+SG A SINISTRA, IL PATIO È POSTO SUL LATO LUNGO DELLE ABITAZIONI PER SFRUTTARE AL MASSIMO LA GRANDE PARETE VETRATA DEL SOGGIORNO. © FG+SG SOTTO, I VOLUMI BIANCHI DELLE CASE RICORDANO IL PUEBLO SPAGNOLO. © FG+SG
larghezza e l’altezza, a seconda di ognuna delle 21 differenti configurazioni. E in rapporto a tutto questo ci sono i curati spazi pubblici, coperti dal verde. Le vere e proprie piantagioni presenti nel progetto sono state curate da Isabel Duprat, ex collaboratrice del leggendario Roberto Burle Marx, che ha intrapreso la sua prima Commissione Europea, progettando una natura libera in rispetto della vegetazione locale.
Caledonian Somosaguas Progetto: MK27 – www.studiomk27.com.br Team di progetto: Marcio Kogan, Suzana Glogowski Location: Madrid, Spagna Fine lavori: 2017
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World wide build ARCHITETTURE NEL MONDO India, l'identità è colorata Il progetto di Sanya Puri Architects prende spunto dalle antiche strade della città di Mathura per dare forma alle 800 camere del nuovo studentato presso il campus della Gla University, un edificio a basso consumo energetico fatto di spazi organici, ben illuminati e ventilati I cinque nuovi edifici lineari progettati da Sanyay Puri Architects serpeggiano paralleli uno di fronte all’altro formando una figura a cuneo. La parte più larga e aperta del layout è rivolta a nord, insieme a tutte le finestre che spuntano dalle superfici delle facciate in volumi appuntiti. La disposizione organica dei volumi caratterizza ogni spazio all'interno del sito. Gli edifici di quattro piani creano fra loro vuoti adibiti a giardini, che si aprono verso il grande parco verde settentrionale
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adiacente all’area di progetto. I blocchi lineari presentano in corrispondenza di ciascun punto di flessione gli accessi alle residenze, segnalati dalle alte facciate in muratura forata degli adiacenti vani scale, che permettono alla luce di penetrare negli spazi di circolazione interna. Alle estremità dei blocchi ci sono due aree focali che ospitano spazi pubblici a doppia altezza come caffetterie, sale giochi e palestra. Il colore è usato per facilitare la percezione della funzione dei vari spazi: ogni blocco, insieme alla faccia interna dei volumi delle finestre, è colorato in modo diverso per creare un'identità. L’idea di comfort è l’idea di progetto Ogni stanza ha una grande finestra orientata verso nord che riduce al minimo la luce diretta, in risposta al clima di Mathura che segna una temperatura media di 30 gradi per otto mesi all’anno, quando il sole è nell’emisfero australe. La cornice sporgente e scultorea delle finestre protegge dal calore
IL COLORE È USATO PER FACILITARE LA PERCEZIONE DELLA FUNZIONE DEI VARI SPAZI. © DINESH MEHTA SOPRA, L’ELEMENTO SCULTOREO DELLE FINESTRE È CARATTERIZZATO DA UNA CORNICE SPORGENTE CHE PROTEGGE DALLA LUCE. © DINESH MEHTA
LA DISPOSIZIONE DEI VOLUMI SUL SITO DI PROGETTO È PENSATA IN BASE ALL'ORIENTAMENTO RISPETTO AL SOLE. © DINESH MEHTA
senza compromettere l’illuminazione. Durante i mesi invernali, invece, le finestre facilitano l’ingresso della luce solare che proviene dall’emisfero boreale, in modo che le stanze non si raffreddino. Per garantire il comfort dei residenti, la ventilazione naturale
è facilitata dalle bocchette di aereazione presenti in ogni camera, che si aprono verso il corridoio interno. Infine, la raccolta delle acque meteorologiche, il riciclaggio idrico e l'uso di pannelli solari rendono il progetto più efficiente dal punto di vista energetico.
The Street Hostel, GLA University Committente: GLA University Progetto: Sanjay Puri Architects – www. sanjaypuriarchitects.com Team di progetto: Sanjay Puri, Ishveen Bhasin Location: Mathura, India Fine lavori: 2017
Nell’articolo «Meno male che il progetto fa acqua»,YouBuild numero 7, è saltata la scheda relativa al progetto. La pubblichiamo di seguito scusandoci con i lettori.
LA SCHEDA IL PROGETTO Orti Bergamella e Parco del borgo rurale di Cascina Gatti nel Parco Media Valle Lambro - Sesto San Giovanni (Milano) I NOMI Committenti: Comune di Sesto SG (Milano) - Parco Media Valle del Lambro Centro di Forestazione Urbana - Italia Nostra Onlus
Progetto architettonico paesaggistico: Arch.tti Carlo Masera con Francesco Anzivino e Alessandro Ferrari Collaboratori: Arch.tti Ilenia Contini, Gilberto Tamassia e Gulia Uva Progetto strutturale: Ing. Anna Paola Olgiati Progetto impiantistico: Ing. Giorgio Ferri Consulente per aspetti energetici: Ing. Gianni Micheloni Realizzazione opere con volontari: Silvio Anderloni con Gianluca Vargiu Centro di Forestazione Urbana - Italia Nostra Onlus
Realizzazione opere con appalto pubblico: Colombo Giardini Srl I NUMERI Area totale: mq. 120.000, di cui: Superficie Orti Bergamella: mq. 12.000 Superficie Parco di C.na Gatti (Lotto1): mq. 108.000 Costo totale: € 1.325.000,00, di cui: Orti Bergamella realizzati con volontari: € 325.000,00 Parco di C.na Gatti (Lotto1) realizzato in appalto pubblico: € 800.000,00 Parco di C.na Gatti (Lotto1) realizzato con volontari: € 200.000,00
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Zapping
a cura di Giacomo Casarin
ATTRAVERSAMENTI IMPIANTISTICI ANTINCEDIO CERTIFICATI KNAUF
La divisione Antincendio di Knauf ha ulteriormente allargato la sua già vasta gamma di attraversamenti sicuri, capaci di togliere al fuoco ogni possibilità di propagazione, affinché ogni ambiente possa essere realizzato in modo da godere della massima protezione. Infatti, si pensa di poter combattere il fuoco proteggendo le parti più importanti di un edificio, o le più appariscenti, ma l’insidia maggiore è costituita dagli attraversamenti impiantistici, che vengono spesso sottovalutati da parte dei progettisti, installatori e proprietari, perché di piccole dimensioni, nascosti in altri elementi o magari aggiunti in corso d’opera. Un esempio: KF-Collar, collari antifuoco per passaggi di tubazioni combustibili, sono protezioni antifuoco EI 120-180 di forma cilindrica in acciaio inossidabile, contenenti uno o più strati di materiale intumescente che permettono, sotto l’azione del calore, la completa ostruzione della luce interna. Sono progettati per mettere in sicurezza tutti gli attraversamenti con passaggio di tubazioni combustibili, sia a parete che a solaio. Inoltre, ne esistono versioni speciali, come il KF-Collar C, sempre in acciaio inox, che consente la protezione al fuoco per tubazioni combustibili anche in presenza di curve e/o diramazioni adiacenti a pareti/solai che rendono impossibile l’applicazione dei normali collari antifuoco. www.knauf.it
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CON RUREGOLD NELLA RETE DELLA RESISTENZA Incrementare la capacità resistente, grazie a tecniche poco invasive che non alterano né la massa né la rigidezza degli elementi strutturali. È la specialità di RureGold di Ruredil, un’innovativa soluzione brevettata costituita da una rete in fibre di PBO (poliparafenilenbenzobisoxazolo) e da una matrice inorganica stabilizzata, appositamente formulata per questo sistema. Le malte speciali, differenziate nella formulazione per ciascun specifico sistema di rinforzo, assicurano un’efficace adesione tra le fibre strutturali e i materiali che costituiscono il sottofondo, garantendo un’elevata adesione e quindi l’affidabilità del rinforzo strutturale. RureGold sostituisce e migliora l’affidabilità e le prestazioni delle tecniche tradizionali basate sull’impiego dei sistemi FRP (Fiber Reinforced Polymer), costituiti da una matrice polimerica di natura organica con la quale viene impregnato un rinforzo in fibra continua. Rispetto a un sistema FRP con matrice epossidica, RureGold offre numerosi vantaggi, quali una resistenza alle alte temperature identica a quella del supporto, resistenza all’umidità, applicabilità su supporti umidi in quanto a base inorganica, facilità di manipolazione e lavorabilità anche su superfici scabre e irregolari e, più in generale, una maggiore versatilità d’impiego. A differenza delle resine usate nei sistemi FRP, RureGold è inoltre un prodotto atossico. www.rinforzistrutturali.it
LA TECNOLOGIA CRISTALLINA DI XYPEX L’impermeabilizzazione del calcestruzzo per cristallizzazione è un principio chimico formulato per lavorare all’interno del calcestruzzo stesso e non solo in superficie. Xypex Chemical Corporation ha introdotto questa tecnologia già dal 1969, e ha continuato a rinnovare i suoi prodotti in diverse applicazioni per risolvere tutti quei problemi per cui i tradizionali sistemi a barriera sono inefficaci. La tecnologia Xypex è in grado di formare una struttura cristallina permanente e insolubile integrata nel calcestruzzo: le sostanze
reattive presenti nei prodotti dell’azienda utilizzano l’acqua come mezzo per migrare all’interno dei tunnel capillari del materiale, dove si innesca la reazione chimica di Xypex in grado di formare una struttura cristallina non solubile che satura i pori e rende impermeabile il calcestruzzo. Anche in presenza di pressioni idrostatiche elevate. Xypex Concentrate, per esempio, è composto da cemento portland, sabbia silicea fine e vari catalizzatori chimici: viene applicato come boiacca su superfici esistenti o nuove costruzioni, sottoquota o fuoriquota. I costituenti chimici del prodotto reagiscono con l’umidità ed i sottoprodotti di idratazione del cemento per formare un reticolo cristallino insolubile che occlude e sigilla le porosità e i tratti capillari del calcestruzzo, in modo da impedire la penetrazione di acqua o altre sostanze liquide. Il prodotto è distribuito in Italia da Proind. www.xypex.com, www.proind.it
LA GUIDA DI FARAONE PER LE NORME SUI PARAPETTI IN VETRO Il mondo normativo su balaustre, parapetti, ringhiere è sempre più complicato e intricato. In questa “giungla di norme” Faraone Informa 27 nasce come supporto ai progettisti ed agli addetti del settore vetrario per orientarsi e non perdersi fra le tante leggi che regolano la sicurezza dei parapetti in vetro. Oggi infatti sarebbe necessario conoscere anticipatamente la norma a cui fare riferimento ancora in fase di preventivazione del parapetto stesso. Ma quale norma? Difficilmente si riceve risposta da parte del progettista e ancor meno dal privato. Questo perché in Italia esiste una “giungla di norme”, a volte in contrasto tra di loro. Si può dire in sintesi che la norma cogente è il Decreto Ministeriale del 2018, mentre a seguire ci sono le norme volontarie come le Norme Uni e le istruzioni del CNR. In questo modo, qualsiasi fornitore potrà dire che il suo
prodotto è a norma, purché ne rispetti almeno una fra queste. Mentre in pochi sono in grado di rispettarne la maggior parte. Il DM 14/01/2008 (Norme tecniche per le costruzioni), aggiornato al DM 17/01/2018, è la legge che
Prova eseguita dopo aver rotto una lastra
definisce i carichi e le verifiche sulle strutture in Italia: normativa cogente che va necessariamente applicata su ogni tipo di struttura e, quindi, anche sui parapetti. Poi ci sono le norme UNI 7697:2015 e la UNI 11678:2017 riguardanti le balaustre, non cogenti, quindi non equiparabili al Decreto Ministeriale. Infine, il CNR DT210/2013 è un documento emanato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che non ha valore cogente, ma rappresenta delle indicazioni sulla progettazione di elementi strutturali in vetro. L’intero quadro normativo è approfondito e commentato nel numero 27 di Faraone Informa, realizzato da Gabriele Romagnoli (ingegnere ufficio tecnico Faraone), con focus sulle prove di laboratorio e su come vengono eseguiti i test di laboratorio sui parapetti all’estero. www.faraone.it
TEMPO DI RELAX CON SANTOSA Le nuove Spa Santosa di Egoè sono le nuove eleganti vasche idromassaggio completamente autoportanti e realizzate in acciaio inox. Comfort e praticità si uniscono in un design raffinato: il volume compatto, inferiore ai 4 metri cubi, rende Santosa una soluzione ideale che può trovare la sua collocazione sia all’interno che all’esterno, anche in spazi ridotti. I nuovi modelli sono sette: cinque fuori terra e due proposte a incasso. La struttura rimane sempre la stessa: una scocca completamente in acciaio inox, che si declina in forme sempre nuove, grazie ai pannelli personalizzabili, al vetro che ricalca il disegno delle sedute interne, fino ai suggestivi sistemi skimmer o il bordo a sfioro. Santosa è dotata di serie di un display touch, a bordo vasca, attraverso il quale è possibile controllare tutti i parametri e le funzioni. Si può così
scegliere se attivare la tecnologia Hydro che, attraverso getti di aria e acqua, consente un idromassaggio profondo. Se invece si vuole optare per qualcosa di più delicato, la funzione Air Massage soffia aria attraverso
dei microfori. Infine, giochi di luce multicolore e il regolatore automatico della temperatura completano un allestimento elegante che diventa una vera e propria spa domestica. www.egoe.it
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eventi &notizie
CAMILO REBELO al Cersaie 2018
a cura di Giacomo Casarin
È
l’architetto portoghese Camilo Rebelo il primo ospite del programma culturale Costruire Abitare Pensare di Cersaie 2018, ciclo di incontri giunto alla sua decima edizione,
che arricchisce la manifestazione bolognese di protagonisti di rilievo internazionale dell’architettura e del design. La conferenza si terrà mercoledi 26 settembre presso la Galleria dell’Architettura in occasione del Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, che si svolgerà a Bologna dal 24 al 28 settembre. Dopo aver collaborato con Eduardo Souto de Moura ed Herzog & De Meuron, Camilo Rebelo apre il suo studio nel 2000. Il suo progetto probabilmente più famoso è quello per Casa Ktima nell’isola greca
di Antiparo, grazie al quale è stato nominato per il premio Mies van der Rohe 2015 ed è stato recentemente premiato con il Baku UIA International Award (2017). La villa risulta essere una sospesa linea bianca vista dall’alto. La topografia infatti aiuta a nascondere la casa dal fronte terrestre, mentre la facciata si rivela solo dal fronte del mare, apparentemente frammentata, ma che nasconde una composizione continua. Tra i molti ambienti, la casa ipogea garantisce una temperatura costante all’interno, anche grazie alla presenza sul lato chiuso di alcuni patii importanti per l’illuminazione e la ventilazione. Il progetto di Rebelo per casa Promise, con un impianto simile ma situata in Portogallo, è ora in fase di costruzione.
AREA INNOVAZIONE alla Fiera del legno di Klagenfurt
I
l quartiere fieristico di Klagenfurt
la Fiera delle Costruzioni in Legno
svolgerà dal mercoledì al sabato.
ospiterà la Fiera Internazionale del
(Holz&Bau), per un totale di 30mila
«Con 21.500 visitatori specializzati
Legno (Internationale Holzmesse,
metri quadri di spazi espositivi. 500
provenienti dall’Austria e dall’estero,
espositori, provenienti da 22 Paesi,
Internationale Holzmesse/Holz&Bau
illustreranno l’intera
è la fiera di riferimento per il settore
filiera di lavoro del
della silvicoltura e della lavorazione del
legno: dalle tecniche
legno in Europa centrale e sudorientale»
forestali ai macchinari
hanno spiegato Maria Luise
per segherie, dalla
Mathiaschitz, presidente della Fiera,
bioenergia alla logistica,
e Erich Hallegger, direttore generale.
dalle tecniche di
Anche la tipologia e la qualità del
costruzione con il
pubblico sono degne di nota: secondo
materiale alle attrezzature
un sondaggio condotto dall’azienda
per falegnameria e
Der Ladler, specializzata in ricerche di
carpenteria. E per
mercato, nella scorsa edizione il 50%
la prima volta, la
dei visitatori era costituito da decision-
manifestazione si
maker aziendali.
dal 29 agosto - 1 settembre 2018) e
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THAT’S MOBILITY per la mobilità elettrica
C
onference&Exhibition che nasce dall’esperienza di That’s Smart, l’area dedicata alle tecnologie elettriche per l’efficienza energetica all’interno di
Mostra Convegno Expocomfort, la fiera biennale milanese leader mondiale nell’impiantistica, nella climatizzazione e nelle energie rinnovabili. That’s mobility, che si svolgerà nel Centro Congressi di Fiera Milano dal 25 al 26 settembre 2018, presenterà una fotografia del mercato dei veicoli elettrici, delle infrastrutture di ricarica e di tutti i servizi collegati: componenti essenziali che porteranno allo sviluppo del settore anche in Italia dove, secondo le previsioni dell’E-Mobility Report dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, fra gennaio 2017 e dicembre 2020 si arriverà all’immatricolazione di 70.000 auto elettriche, con una quota di mercato che parte dallo 0,3% del 2017 (aumento del 300% rispetto al 2016) e arriva a circa il 2% nel 2020. «Questa prima edizione sarà un evento che guarda al futuro, verso una mobilità sostenibile collegata agli edifici, alle infrastrutture e alle reti della città, in ottica Smart City» ha dichiarato Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia. Insomma, si parlerà di mobilità elettrica in grado di sfruttare i moderni sistemi di accumulo e l’energia fotovoltaica, con soluzioni di ricarica very-fast, servizi accessibili e sicuri, attivabili con una semplice app da tablet e smartphone.
BIENNALE: «The Most Surprising? The Vatican’s» per il New York Times
P
er la prima volta la Santa Sede partecipa alla Biennale di
che deriva da un modello preciso, la Cappella nel bosco costruita
Architettura di Venezia, dal 26 maggio al 25 novembre
nel 1920 dall’architetto Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma.
2018, con la realizzazione del padiglione Vatican Chapels.
Le cappelle si dispongono in «un ambiente naturale del tutto
Non un classico padiglione, ma un padiglione diffuso. Sarà infatti
astratto, connotato unicamente dal suo emergere sulla laguna e dal
composto da dieci progetti di cappelle che si estendono nell’area
suo aprirsi sull’acqua», come lo ha definito l’ideatore del progetto
alberata all’estremità dell’isola di San Giorgio Maggiore: un’idea
Francesco Dal Co, in un paesaggio che ha lasciato i dieci architetti internazionali liberi di progettare «senza alcun riferimento ai canoni comunemente riconosciuti». Gli architetti di fama internazionale coinvolti sono Andrew Berman (Usa), Francesco Cellini (Italia), Javier Corvalàn (Paraguay), Eva Prats e Ricardo Flores (Spagna), Norman Foster (Uk), Teronobu Fujimori (Giappone), Sean Godsell (Australia), Carla Juacaba (Brasile), Smiljan Radic (Cile) e Eduardo Souto de Moura (Portogallo), che ha già vinto il Leone d’Oro di questa edizione per l’installazione nell’ambito della mostra principale Freespace. Infine, Francesco Magnani e Traudy Pelzel sono gli autori del padiglione che ospiterà la mostra dei disegni di Gunnar Asplund per il progetto della Skogskapellet, la Cappella nel bosco a Stoccolma.
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ARCHILEGGERE
PRINCIPIA ARCHITECTONICA Alberto Campo Baeza
Wolfgang Sonne Editore Christian Marinotti Edizioni Collana Il pensiero dell’architettura
Lingua Inglese
Misure 21 x 15 cm, pp. 128
Anno 2017
Anno 2018
ISBN 9788880731632
Prezzo di copertina 14 euro Alberto Campo Baeza, architetto e professore, in
Editore DOM publishers Misure 30,6 x 25 cm, pp. 360 ISBN 9783869224916
L’autore indaga i temi della densità e dell’urbanità nel
Principia architectonica descrive concetti, temi chiave
progetto urbano del XX secolo europeo e nordameri-
di trasmettere l’essenza delle idee attraverso un dialogo
più studiati del moderno e delle avanguardie che, at-
della «architettura come idea costruita» con l’intento
originato da riflessioni sul pensare e sul costruire, capaci di creare un’architettura che «ha la misteriosa capacità di
realizzare idee». Il libro fa parte della collana Il pensiero
dell’architettura, diretta da Orsina Simona Pierini, che esplora tematiche teoriche attraverso testi di importanti architetti e studiosi.
I temi affrontati nel libro indagano questioni essenziali
dell’architettura contemporanea come, ad esempio: il rapporto tra gravità, struttura e ordine dello spazio;
la metrica declinata attraverso misure e proporzioni; il piano orizzontale come limite tra stereotomico e
tettonico, e molte altre. L’autore descrive con chiarezza – avvalendosi di riferimenti teorici, artistici e architettonici – sia temi compositivi sia temi estetici
e ontologici. Afferiscono al primo gruppo la luce, la struttura, il piano orizzontale, l’angolo, lo zoccolo, il
tema formale, ecc.. Al secondo le riflessioni sulla bellezza, la verità, il tempo, la memoria e la trascendenza. Un libro sui principi da riconoscere e comprendere per Recensioni di Cassandra Cozza, Politecnico di Milano
URBANITY AND DENSITY IN THE 20TH- CENTURY URBAN DESIGN
creare architetture chiare e costruibili.
cano scegliendo progetti e posizioni diversi da quelli traverso nuovi impianti e megastrutture, operano una dissoluzione della città tradizionale. Una contro-storia
del moderno e del progetto antiurbano che descrive progetti urbani e posizioni teoriche con l’ausilio di molte
illustrazioni. L’autore dimostra che questi progetti, pur usando elementi urbani convenzionali (strade, piazze, isolati e lo studio delle facciate) sono moderni. Nel libro, l’urbanità è intesa come un valore specifico della città
con connotazioni culturali, sociali e spaziali, non privo di conflittualità; il suo significato è mutato nel tempo
assumendo sfaccettature diverse a seconda dei problemi da affrontare. È un tema ancora attrattivo che rappre-
senta il desiderio di migliorare la qualità della vita. La densità, invece, è uno strumento quantitativo usato
per descrivere alcuni aspetti urbani, come la densità di
popolazione o di edificazione, ma va accompagnato da
analisi qualitative per poter cogliere gli aspetti della densità urbana da usare nella pianificazione futura. Il libro approfondisce il tema attraverso la seguente sud-
divisione tematica e cronologica dei capitoli: La riforma degli isolati residenziali urbani 1890-1940; Piazze e
strade come luogo pubblico 1890-1940; Lo sviluppo in altezza come generatore di spazi pubblici urbani 19101950; Ricostruzione convenzionale e tradizionalista
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1940-1960; Aggiustando la città 1960-2010.
I NUOVI NAVIGLI MILANESI. STORIA PER IL FUTURO
STRUCTURE 1.18 AA.VV:
Antonello Boatti, Mario Prusicki (a cura di) Editore Maggioni editore Collana Politecnica Anno 2018
Misure 26 x 21 cm, pp. 352 ISBN 9788891626165
Lingua Tedesco e Inglese Editore DETAIL
Rivista trimestrale Anno 2018
Misure 29,7 x 21 cm, pp. 73
Prezzo di copertina 18,90 euro
L’acqua ha caratterizzato lo sviluppo della città di Mila-
Structure è una nuova rivista trimestrale internaziona-
e ha influenzato le trasformazioni della forma urbana. I
strutturale. La sfida che si pone è quella di puntare
no, ne ha reso possibile lo sviluppo agricolo e industriale
Navigli sono un sistema di canali che collegano Milano
ad un territorio molto ampio e che, per lungo tempo,
hanno svolto un’importante ruolo nell’organizzazione della città; nel 1929 la «fossa interna» fu coperta e il
paesaggio urbano subì profondi cambiamenti. Questo libro offre un ricco corpus di studi e ricerche, aggior-
nato e multidisciplinare, a supporto del progetto di riapertura dei Navigli recuperando il tracciato storico
di fine Ottocento, distribuendo nuova qualità urbana e
riattivando significati sociali, storici e culturali attra-
verso un percorso continuo costituito dal canale e da spazi ciclopedonali. Il progetto approfondisce cinque
aree per una lunghezza di circa due chilometri su un totale di quasi otto in cui creare nuovi spazi di relazione,
di incontro e di scambio connotati da valori naturali e ambientali con effetti di mitigazione sul microclima.
Nuovi Navigli perché questo progetto non ne propone la riapertura per semplice rimozione ma li reinventa in
maniera complessa e multidisciplinare. La riattivazione
le, specializzata sulla progettazione e sull’ingegneria
sulla capacità creativa dell’ingegneria e non solo su-
Cassandra Cozza, (Polla, 1978) Ricercatore in Composizione architettonica e urbana del Dipar timento DAStU del Politecnico di Milano, dove si è laureata in Architettura e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, svolge e ha svolto attività di ricerca in Italia (PRIN MIUR) e all’estero. Architetto, tutor del dottorato PAU, ha divulgato gli esiti dei suoi studi attraverso pubblicazioni, seminari e mostre. Insegna Progettazione architettonica e urbana presso la scuola AUIC del Politecnico di Milano, dove è anche teaching coordinator dell’International PhD Summer School ‘Heritage and Design’.
gli aspetti tecnici e sulle competenze professionali.
La rivista, infatti, illustra progetti, processi, sistemi
strutturali e costruttivi, know-how e prodotti che si contraddistinguono per la qualità architettonica e formale delle loro strutture ed esplora anche gli aspetti
teorici della disciplina attraverso interviste, ricerche e recensioni. La rivista è edita da Detail, editore tedesco che opera da più di cinquant’anni sul tema dei dettagli
architettonici e costruttivi attraverso la pubblicazione dell’omonima rivista nonché di libri e di manuali. I progetti sono illustrati con chiarezza e documentati
in maniera approfondita; generalmente analizzati a
diverse scale con l’ausilio di fotografie e di numerosi disegni tecnici e dettagli corredati da quote e minuziose
didascalie. I progetti presentati sono diversi; in questo numero ci sono edifici di varie tipologie, ponti, torri
e approfondimenti su sistemi tecnologici e costruttivi.
del sistema complessivo dei Navigli tocca diversi temi,
come il progetto architettonico e urbano, quello paesaggistico e ambientale, il sistema di funzionamento
idraulico, la mobilità, i sottoservizi, il patrimonio e le preesistenze storiche nonché gli aspetti finanziari e la realizzabilità per fasi.
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DALL’ESTERNO
LE BUONE ABITUDINI Elena Commessatti, eclettica scrittrice e giornalista letteraria. Master in Tecniche della Narrazione alla Scuola Holden di Torino; a Milano, in Rcs, tra libri e uffici stampa. A lei si deve la riscoper ta dell’inventore Ar turo Malignani, con il volume Arturo Malignani. Con il futuro negli occhi. (Ritratto Privato) per Forum, 2015. Editor di narrativa di genere, il suo ultimo romanzo è Femmine un giorno (Bébert, 2013, rist. 2016). Dal 2014 è direttrice editoriale, per Odòs, della collana di guide turistiche italiane incentro. È la voce narrante dell’azienda di contemporary design furniture Moroso.
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Bim: una radice e un archetipo di modernità. Bim come espressione sintetica che genera un racconto di contemporaneità. Un ascensore comodo di condivisione che ha come vetta «il» progetto d’architettura. Questo è l’argomento di questo numero di YouBuild, e quanto segue è la visione laterale di chi affronta le scale d’emergenza. O lo scalone centrale di un palazzo veneziano con la scala a bovolo. (cfr. la Scala dei Tulipani nella Casa della Regina di Inigo Jones a Greenwich. Che elevatezza!) Come scrisse Giordano Bruno nel lontano 1582: «Pensare è riflettere per immagini». E che cosa c’è di più seduttivo di un architetto che pensa e disegna a mano libera? E come dice Edmund De Waal in Un’eredità di avorio e ambra, «Ti lascio questo perché ti voglio bene. Perché qualcun altro l’ha lasciato a me. Perché te ne prenderai cura. Perché ti complicherà la vita. Le eredità non sono mai banali». Proprio così: le eredità non sono mai banali, e il disegno, tramandato nei quaderni d’architetto, non lo è mai. Alvar Aalto aveva un’assistente che ogni mattina gli preparava fogli di carta da schizzo tagliata esattamente in lunghezze da 30 centimetri. Carta finlandese e sottilissima. Pensare sottile da finlandese, dunque... Il Maestro ogni mattina faceva scorrere la matita e iniziava a lavorare sul progetto. Altro che Bim. Individualismo da genio come eredità non banale, e poi, con il suo team, la realizzazione di più di 5mila schizzi per ogni progetto. Eredità non banale anche quei quaderni; quegli schizzi, quegli errori e quelle deviazioni, che facevano crescere gli edifici di carta e che sulla carta rimanevano. Come una nota jazz che nella composizione musicale fugge al rigore e crea, quei segni a matita non potevano,
e non dovevano, essere mai cancellati. Nessun computer potrebbe riprodurre ciò che il «riflettere per immagini» crea. Henri Matisse lasciò detto che «disegnare è fare una linea intorno a un’idea». Certo, gli architetti diranno che l’architettura è qualcosa che si fa, non qualcosa che si pensa, e che poi si disegna per la presentazione finale. Quasi ovvio il rimprovero. Ma il disegno, cari miei, è parte essenziale di questa conversazione che l’architetto ragiona e sente con se stesso. È un fare e un avere, ed è proprio attraverso la mediazione del disegno che «si fa architettura». Ed è per questo che la matita per un architetto è come lo strumento che traccia il letto del fiume in piena, come un ruscello vivido che sgorga rivoli e che si trasforma, senza dimenticare il monte da cui parte. Le eredità non sono mai banali, appunto, e non lo sono nemmeno i maestri, che si chiamino Leonardo Da Vinci, Alvar Aalto o Louis Kahn. Coloro che collegano, sublimi, il pensiero al farsi dell’idea attraverso il gesto. E che gesto. E il simbolo di tutto ciò? È la matita che scorre ogni mattina su quei fogli tutti uguali di 30 centimetri, forieri di ordine, dove si realizza l’ouverture di suoni e immagini. IM-PE-RI-TURA. «Impari a vedere guardando. Disegnare ti fa insistere a guardare». Parola di un altro pittore, questa volta americano: Jim Dine. Così il linguaggio architettonico, se rimasto come traccia, nel gesto di una matita che scorre e corre e inventa, è l’eredità, umana, di perfezione e ambiguo. Di sincerità e approssimazione. Proprio come è la vita: una banalità concreta e storta, piena d’amore, che nessun virtuosismo digitale potrà mai sostituire.
YB
II CONVEGNO NAZIONALE YOUBUILD 2018
LE CITTÀ A UNA SVOLTA Vivremo più a lungo: prospettive e sfide nella società del futuro
LUNEDì 17 SETTEMBRE 2018 ore 9.00
Fiera di Verona - Palaexpo - Viale del lavoro, 8 - ingresso A1 PROGRAMMA
9,30
Registrazione e welcome coffee
11,25
10,00
Saluti introduttivi e istituzionali Virginia Gambino, Luca Maria Francesco Fabris
Dove, perché, cosa, come: riqualificare non è più un’opzione Emanuela Casti, Università di Bergamo
11,55
Focus: co-housing e nuove offerte abitative
12,15
Il ruolo dei professionisti (talk show)
12,35
Come superare il nodo della produttività
10,20 Il passaggio dall’era industriale a quella digitale: la sostenibilità è di rigore Roberto Masiero, professore ordinario allo Iuav 10,50
Produrre meglio in un mondo che vive più a lungo Federico Della Puppa, Centro Studi YouTrade
12,55
Pubblico-privato: quando il matrimonio funziona Marina Dragotto Audis
11,10
Coffee break
13.15
Light lunch
CON IL PATROCINIO DI
La partecipazione al convegno rilascia CFP
SPONSOR
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