ISSN 2532 - 5671
Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano
APRILE 2018 - N°88
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ANNO 11 - NUMERO 88 APRILE 2018
Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Fiorella Angeli, Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Umberto Anitori, Alberto Bubbio, Marco Buschi, Giacomo Casarin, Federico Della Puppa, Fabio Franchini, Ludovico Lucchi, Selene Maestri (fotografa), Federico Mombarone,Veronica Monaco, Giuseppe Rossi, Franco Saro, Sergio Vian, Sonia Zanon Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di
Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Giovanni Pietro Grazioli • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento
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Sommario aprile Rubriche 15 Editoriale Eppure il reddito delle famiglie aumenta 16 Econauta Case popolari, troppo impopolari 16 Chiacchiere di condominio Non aprite quel cancello (se non è in regola) 17 L'avvocato Immobili, attenti alla trascrizione 18 I fatti nostri Abbonati ai miracoli 20 Facciamo i conti Il budget finanziario 22 Imprese 4.0 Siete in regola con il Gdpr? 24 Colpo d'occhio Ecco le tre basic rules del Visual Merchandising Attualità 26 Digital news Notizie dal web 28 Bonus & burocrazia Una trappola nascosta in casa 30 Dec Così affrontiamo il futuro dell'edilizia Dossier 35 Distribuzione I rivenditori fino a tre punti vendita 72
Rivendite I ferri del mestiere Superate i test a prova di cliente?
Nella legge di Bilancio è nascosto un rebus
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22 Siete in regola con il Gdpr?
35 Dossier I distributori fino a tre punti vendita
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Imprese Redi Un bagno nel silenzio
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Speciale sopraelevazione Leggi & Norme L'altezza non è uguale per tutti Vario Haus Soprattutto c'è il legno
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Speciale sistemi a secco Costruzioni Il cantiere come il Lego Knauf Avventura nel Liberty Eclisse Porte a scomparsa per controtelai Fassa Bortolo Il cartongesso diventa seta Brianza Plastica Isolamento lampo per il nuovo tetto Saint-Gobain Con Xyliving casa a tempo record
Speciale fissaggio 98 Strumenti Tutto fermo in compagnia 102 Rivit Arrivano gli americani, nessuno si muova 105 110 114 118 122 149
YouTrade casa Milano Design Week 2019 I trend dell'arredamento Cucina Macché cibo, qui si chiacchiera Bagno Chiamatelo stanza relax Arredo È bello dormire in ufficio Fuorisalone Le foto dai distretti Interferenze Ecco perché connettere il sapere
Gli
S P ECI ALI di
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La grande avanzata dei sistemi a secco
È bello dormire in ufficio
142 Zapping
I trend che troveremo nella Design Week 2019
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XI convegno nazionale youtrade
SCENARI DEL FUTURO DELLA DISTRIBUZIONE EDILE Il mercato è profondamente cambiato, bisogna guardare avanti. Ma, allo stesso tempo, si deve trarre insegnamento dal passato, dalla propria storia, per affrontare il nuovo. Il 2018 si preannuncia, infatti, come un anno particolarmente delicato, un ponte tra vecchio e nuovo ciclo dell’edilizia. E la distribuzione, oltre ai produttori, è chiamata a comprendere che cosa avviene, quanto è già realtà e in che modo è necessario adeguare la propria azienda. L’occasione per aggiornarsi sarà il nuovo Convegno di YouTrade, in programma come sempre a settembre. L’evento organizzato da Virginia Gambino Editore, molto atteso dagli operatori del settore edile, quest’anno si focalizzerà proprio sugli scenari della distribuzione, con uno sguardo sui trend specifici che coinvolgono le rivendite. Trasformazioni del punto vendita I temi individuati sono aspetti caldi per chi è l’anello di congiunzione tra cantiere e produzione. Per esempio, le nuove soluzioni organizzative della distribuzione, gli sviluppi della rivoluzione digitale, il ruolo differente del consumatore, sempre più protagonista e informato. E, come diretta conseguenza, anche la trasformazione del cliente, che diventa ingranaggio del processo di comunicazione, tramite passaparola o social network. A evolversi, però, non è solo chi acquista, ma anche lo spazio stesso della rivendita, trasformata in showroom, magari con l’ausilio di dispositivi digitali e sorprendenti soluzioni hi-tech. 3 workshop All’appuntamento con l’XI Convegno di YouTrade non mancheranno, inoltre, due momenti particolarmente apprezzati: il punto sulla congiuntura e i numeri di previsione curati dal Centro Studi YouTrade. Infine, a disposizione dei partecipanti sono previsti tre workshop dedicati a temi specifici. È bene segnarsi subito sull’agenda questo appuntamento da non perdere.
Appuntamento il 18 settembre 2018 Fiera di Verona - Palaexpo Viale del lavoro, 8 - ingresso A1 MAIN SPONSOR
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E d it or i a l e
Eppure il reddito delle famiglie aumenta
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ubito dopo la scelta dei giocatori da far scendere in campo con la nazionale di calcio, il secondo hobby degli italiani è il pessimismo. Si stava meglio quando si stava peggio, i governanti sono tutti corrotti e incapaci, i giovani d’oggi sono sciocchi rispetto a quelli di ieri, per non parlare delle stagioni che non sono più quelle di una volta. Non che manchino gli argomenti che suscitano scontento e incertezza per il futuro. Ma, per una volta, in punta di piedi, senza eccedere, con un sussurro, proviamo a considerare l’ipotesi che non proprio tutto stia andando a scatafascio. A marzo, nel caotico ping-pong del dopo elezioni, sono passati nel quasi silenzio generale i numeri diffusi dalla Banca d’Italia relativi all’ultima Indagine sui bilanci delle famiglie. I dati si riferiscono al 2016: è bene precisarlo, perché il 2017 ha visto un netto recupero dell’economia che, probabilmente, almeno in parte, si è riverberato sulla contabilità spicciola degli italiani. Dall’Indagine di Bankitalia emergono dati positivi: il reddito disponibile delle famiglie italiane ha smesso di cadere. Anzi, sta risalendo, anche se con fatica e ancora sotto i livelli pre-crisi. Però aumenta il numero dei lavoratori dipendenti e salgono anche i loro redditi. Cresce anche il numero delle famiglie che riescono a risparmiare. Più precisamente, Bankitalia avverte che «il reddito medio delle famiglie italiane rilevato dall'indagine sul 2016, a prezzi costanti e corretto per confrontare tra loro nuclei familiari di diversa composizione, è cresciuto del 3,5% rispetto a quello rilevato dalla precedente indagine sul 2014, dopo essere pressoché ininterrottamente caduto dal 2006». Anche se «è rimasto tuttavia ancora inferiore dell'11% rispetto al picco raggiunto in quell'anno». La crescita è stata sospinta dall'aumento sia dei redditi da lavoro dipendente sia del numero di chi percepisce uno stipendio. Infine, «in tutte le principali classi di reddito, è cresciuta la quota di nuclei familiari che nel corso del 2016 sono riusciti a risparmiare. Secondo le famiglie, il reddito avrebbe continuato a crescere anche nel corso del 2017». Ma è bene non fare i salti di gioia: anche se i redditi sono cresciuti, è aumentata anche la «povertà relativa»: cioè chi è a rischio di entrare nella categoria dei non abbienti, perché ha un reddito inferiore del 60% rispetto alla media. Negli anni scorsi, infatti, la lunga recessione ha abbassato la media dei redditi disponibili e, quindi, anche il numero di chi è a rischio povertà. Questo non vuol dire che è aumentato il numero di senzatetto, ma di persone che vivono al limite e non si possono permettere spese superflue, e ovviamente neppure di ristrutturare un appartmento. Se, al contrario, si verifica un incremento medio del tenore di vita, la povertà assoluta scende, ma la diseguaglianza sale. La cattiva notizia è che in Italia la differenza di redditi aumenta ed è il motivo per cui sale la povertà relativa e non quella assoluta. Insomma, è un’Italia a due facce. Ma è pur sempre meglio che considerare solo quella negativa.
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Case popolari, troppo impopolari
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embra facile parlare di social housing. Che poi, in Italia, si identifica comunemente con l’edilizia popolare. Che, a sua volta, significa gestione delle case pubbliche da parte degli Aler/ Acer locali, gli ex istituti autonomi. Perché è difficile parlare di case popolari? Perché è un argomento impopolare. Che stride, cioè, con il comune senso della giustizia. Un esempio: l’Acer di Bologna ha previsto che nel giro di due anni la metà degli alloggi assegnati nel capoluogo emiliano sarà affittata a famiglie di stranieri. Una previsione che cozza con il diffuso concetto che si sintetizza in «prima gli italiani». Allo stesso tempo, però, bisogna fare i conti con i numeri: gli stranieri che in Italia sono in affitto sono circa il 65%, mentre gli italiani che vivono in casa di proprietà sono quasi l’80%. Solo il 16% abita in affitto, mentre l’11% usufruisce di un alloggio a uso gratuito, quasi sempre messo a disposizione dalla famiglia, mentre il 5% è in affitto in un alloggio messo a disposizione dal settore pubblico. Più facile, insomma, che siano interessati degli stranieri ad acquistare o affittare un allaggio. Allo stesso tempo, però, gli immigrati hanno spesso un reddito inferiore alla media. E per la formazione delle graduatorie per le case popolari lo stato di necessità di una famiglia ha un peso rilevante (con meno reddito si hanno più punti). Non solo: se la famiglia è numerosa si hanno altri punti. Ed ecco perché le coppie di immigrati si piazzano di solito nelle posizioni più alte delle graduatorie, anche se la percentuale delle case popolari assegna-
te a famiglie italiane è ancora nettamente maggioritaria. Infatti, c’è chi propone di dare più peso nelle graduatorie al numero di anni di attesa nelle liste di iscrizione. Se si lasciano da parte le polemiche sulla gestione dei trend migratori, si può concordare su un aspetto: la politica per la casa è stata troppo a lungo trascurata. Se si considera lo stato attuale di flussi migratori e residenti non si può altro che prevedere (o auspicare) un nuovo impulso nella costruzione di abitazioni nella categoria social housing capaci di trovare una soluzione che rischia di diventare bollente non solo nei periodi pre elettorali. Anche se la stragrande maggioranza di chi abita in case popolari è italiana, il senso comune avverte una pressione dovuta al flusso di stranieri che potrebbe tradursi in episodi di instabilità sociale. Perché per chi aspetta una casa non conta ciò che è passato, ma quello che si prospetta oggi e avverrà domani: sempre più immigrati saranno ai posti alti delle graduatorie. Federico Mombarone giornalista
CHIACCHIERE DI CONDOMINIO
Non aprite quel cancello (se non è in regola)
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a normativa sull’automazione cancelli è stata modificata dalla Ue con la direttiva in cui si stabilisce che i cancelli automatici debbono essere considerati delle vere e proprie macchine, e in quanto tali debbono rispettare ben precisi standard di sicurezza. Questo vale sia per gli impianti di nuova installazione sia per quelli già presenti, che devono essere adeguati quando necessario. Tra i cancelli o portoni motorizzati rientrano le tipologie di strutture automatiche presenti nei condomini: cancelli scorrevoli, ad ante apribili, portoni basculanti, sezionali, avvolgibili, porte automatiche, sbarre automatiche. La riforma del condominio (legge 229/2012) ha stabilito che la responsabilità della manutenzione ricade sull’amministratore del condominio che dall’installatore dovrà pretendere il rilascio di un fascicolo tecnico che ne attesti la sicurezza e che deve contenere dichiarazione Ce di conformità dell’impianto; disegno e schema elettrico del cancello automatico; manuali tecnici di installazione e manutenzione; istruzioni d’uso dell’impianto; dichiarazioni di conformità dei singoli componenti; nonché dovrà essere conservato un registro di manutenzione dell’impianto, contenente tutti i riferimenti degli interventi effettuati, compresa l’installazione, le manutenzioni ordinarie, quelle straordinarie e le eventuali riparazioni e/o modifiche effettuate. Per i cancelli automatici vige, inoltre, l’obbligo di verifica annuale per il corretto funzionamento in conformità alla direttiva macchine del Dlgs. 2010/17. Il fascicolo tecnico e i successivi controlli sono necessari a garantire la sicurezza delle strutture automatiche per prevenire o quantomeno limitare al minimo i rischi di incidenti dovuti a un malfunzionamento e a tutelare l’amministratore nel malaugurato caso di incidenti. L’amministratore di condominio ha quindi l’obbligo di farsi rilasciare e conservare per dieci anni la documentazione relativa ai cancelli automatici e richiedere l’adeguamento alla nuova normativa sui cancelli automatici. di Umberto Anitori esperto di condominio
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L’AV V O C ATO
Immobili, attenti alla trascrizione
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n materia di trascrizione, l’articolo 2652 numero 4 del Codice civile stabilisce che si devono trascrivere le domande dirette all’accertamento della simulazione di atti soggetti a trascrizione. Ma con la sentenza 1752 del 24 gennaio 2018, la Corte di Cassazione è intervenuta sul tema dalla trascrivibilità della domanda giudiziale del venditore che intenda far accertare la simulazione relativa del prezzo di acquisto dell’immobile dichiarato nel contratto, in quanto inferiore a quello concordato nel preliminare. La Suprema Corte ha argomentato la propria sentenza riportandosi al contenuto degli articoli 2652 n.4 e 2643 del Codice civile, letti in combinato disposto tra loro. La prima disposizione sancisce l’obbligo di trascrizione delle domande «dirette all’accertamento della simulazione di atti soggetti a trascrizione». Dal momento che, ai sensi dell’articolo 2643 n.1 del Codice devono trascriversi «i contratti che trasferiscono la proprietà di beni immobili», è necessario ammettere la sussistenza di un obbligo di trascrizione delle domande aventi a oggetto la simulazione di contratti di compravendita immobiliare. Per concludere, a favore dell’applicabilità di tale dovere di trascrizione anche al caso di specie, la Corte ha affermato che, dal momento che l’articolo 2652 non opera alcuna distinzione tra i diversi tipi di simulazione, non vi sono gli estremi per poter ravvisare l’illegittimità di una domanda di trascrizione che ha a oggetto la simulazione relativa del prezzo dell’immobile.
Secondo quanto è stato statuito dalla Suprema Corte è quindi legittima la trascrizione della domanda volta ad accertare la simulazione assoluta, ricorrente dove le parti si siano accordate per porre in essere una costruzione puramente apparente, poiché in realtà priva di effetti. Ma anche la simulazione relativa, dove i contraenti realizzino un contratto diverso da quello che nella realtà li vincolerà. I risvolti pratici di quanto affermato dalla Corte di Cassazione sono evidenti. Nel caso di acquisto di un terzo effettuato successivamente rispetto alla trascrizione della domanda si dovranno infatti applicare le normali regole in tema di opponibilità ai terzi del diritto fatto valere in giudizio. Ciò significa che il terzo, laddove abbia acquistato in buona fede un immobile di cui è stata trascritta in precedenza la domanda di accertamento della simulazione, risulterà soccombente nell’ipotesi in cui la domanda venisse accolta. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu
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I FAT T I N O S T R I
Abbonati ai miracoli
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i sa tanto che dovremo iniziare a distinguere fra dati beneauguranti e dati reali: i primi abbondano, con sfumature diverse, e sorridono giulebbi a una ritrovata positività. I secondi, che non hanno una corrispondenza numerica o percentuale, sono il frutto del sentimento quotidiano. I numeri, per loro natura, non dovrebbero mentire. Più probabilmente, è la loro interpretazione da parte di noi comuni mortali che va tenuta d’occhio. Il discorso più o meno è questo: se la congiuntura di settore è mediamente positiva, perché tutti si lamentano? Per scaramanzia? Per evitare di destare sospetti? Per emulazione? Per ricevere qualche pacca sulla spalla in più? Le imprese dicono: tanta carta e poco lavoro vero, anche perché i responsabili degli uffici tecnici, sempre che si trovino, non sono in grado di interpretare le nuove normative (la famosa semplificazione). L’Ance, infatti, vuole riscrivere il Codice degli Appalti. Il Rapporto di Fillea Cgil e Fondazione Di Vittorio comunica che a una richiesta di manodopera specializzata – per una ristrutturazione qualificata, per l’utilizzo di nuove tecnologie costruttive e nuovi materiali, l’anti sismica, e così via corrisponde un’offerta di basse qualifiche, ovviamente per risparmiare, una “filosofia imprenditoriale” che condiziona le scelte qualitative, logicamente verso il basso. Poi c’è il problema dei crediti deteriorati che stanno bloccando, ancora una volta, i prestiti alle imprese da parte delle banche. La stretta arriva dall’Europa (EBA – European Banking Authority) e anche l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) contesta il provvedimento. A ciò aggiungiamo l’inadeguatezza (tanto per usare un eufemismo) della Pubblica amministrazione, che come più volte ricordato, soffocata da regole incomprensibili e dall’impossibilità che qualcuno si prenda qualche responsabilità, sta bloccando ogni tipo di attività nei lavori pubblici. Il paradosso è che il
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governo stanzia e nessuno utilizza i soldi perché non vengono erogati, e non vengono erogati perché non si sa come fare. Ma forse, più che un paradosso, è la storia del nostro tormentato paese. Però i dati congiunturali continuano a essere confortanti, si cresce, la crisi è finita. Evidentemente, una domanda ce la dobbiamo porre: se la nostra classe imprenditoriale operasse in un paese normale (non speciale, normale) dove saremmo oggi? Un paese con un governo che governi, un paese con leggi e regolamenti in grado di aiutare e non penalizzare le imprese, un paese con un sistema fiscale un po’ meno
Alla positività dei dati congiunturali fanno eco situazioni reali che non invitano all’ottimismo. Ostacoli burocratici di varia natura, sempre maggiori difficoltà per ottenere finanziamenti, un pessimo rapporto con la qualità sono i principali problemi da affrontare ogni giorno cannibale. Probabilmente, saremmo i primi in Europa, mentre arranchiamo per non essere gli ultimi. Non è una questione di banale populismo redazionale, piuttosto è prendere coscienza delle difficoltà che oggi il nostro settore deve affrontare, a tutti i livelli, nel mercato interno. Una
difficoltà esacerbata dal fatto che non si capisce mai con chi prendersela. Gli operatori del nostro settore, quando gli si parla di crescita, sorridono. Ti guardano con malcelato pietismo e magari si chiedono anche da che mondo arrivi. Non tutti riescono a compensare con i lavori all’estero la strenua battaglia al centesimo che si deve compiere in Italia per vincere un appalto. La distribuzione edile, in particolare, risente pesantemente di questa situazione, e se non ci fosse il privato a sostenere fatturati e morale, probabilmente la situazione sarebbe ben più pesante di quella che è. Nel nostro settore è tutto troppo sequenziale perché un comparto possa sentirsi veramente al sicuro fuori dalla mischia. Anche il settore delle macchine, che da quattro- cinque anni è in decisa ripresa, deve molto ai benefici fiscali che hanno favorito il rinnovamento delle flotte, perché gli appalti pubblici sono bloccati, e senza i grandi lavori è difficile fare i fatturati e quindi creare i presupposti per i necessari investimenti. Eppure siamo in ripresa, forse è un altro dei miracoli ai quali l’Italia deve essere segretamente abbonata. Però potrebbe anche benissimo essere che non lo siamo affatto, in ripresa, ma andiamo avanti perché ci piace pensare che dopo la pioggia viene il sereno, che la nottata deve passare, per tacere della trita tiritera dei politici della luce in fondo al tunnel. Siamo davvero troppo simpatici per meritare tutto questo. Se la ripresa non ci dovesse essere, vorrà dire che, ancora una volta, ce la inventeremo. di Roberto Anghinoni Giornalista A p r i l e
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FA C C I A M O I C O N T I
Il budget finanziario
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ome forse si ricorda, il processo di elaborazione del budget si conclude con i budget finanziari. Così dopo aver elaborato da un lato il budget economico e dall’altro quello degli investimenti, è opportuno verificarne la loro fattibilità finanziaria elaborando o i flussi di cassa prospettici o il budget di tesoreria. Con i flussi di cassa prospettici si effettua una prima verifica sintetica: si analizzano i flussi di componenti della cassa, che nel loro complesso si generano o vengono assorbiti. L’elaborazione di questi flussi non è complessa. Vi sono diverse possibili impostazioni, o muovendo nel calcolo dall’Ebitda o Margine operativo lordo (Mol) o muovendo dal Reddito netto e aggiungendo i costi «senza esborso» (ammortamenti e accantonamenti). L’approccio qui suggerito è quello che parte dai ricavi netti (tabella nella pagina a fianco) e poi, molto sinteticamente, deduce i costi della gestione caratteristica, per arrivare ad evidenziare il reddito operativo. A questo reddito coincidente con quello evidenziato nel budget economico si aggiungono i costi senza esborso (ammortamenti e accantonamenti). Ne risulta l’Ebitda o Mol generati dalla gestione caratteristica che può essere anche definita Cassa potenziale o Reddito spendibile. Si è così evidenziato l’Ebitda ratio (Ebitda/Ricavi 100), che indica quanta cassa, ai vari livelli, viene generata o bruciata ogni 100 euro di ricavi netti. Fra l’altro questi sono indicatori particolarmente utili quando la risorsa finanziaria, per motivi gestionali interni o esterni, sia una risorsa critica. Per passare dal flusso di cassa potenziale a quello effettivo basta ricordare che: a) i ricavi prima di trasformarsi in entrate di cassa transitano nei crediti; se, in dato periodo, i crediti aumentano questo significa avere minor disponibilità di cassa; b) ci sono una serie di costi sostenuti per ottenere prodotti e per acquisire materie prime che in conto
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economico, attraverso le Rimanenze sono stati rinviati all’esercizio successivo e hanno dato una mano ad alleggerire il conto economico, ma in realtà da un punto di vista finanziario la creazione di scorte ha un preciso peso; se le rimanenze aumentano l’impatto è di minor disponibilità di cassa; c) fortunatamente, per alcuni costi si concordano con i fornitori termini di pagamento più o meno dilazionati; se i debiti di fornitura aumentano questo significa una maggior disponibilità di cassa. Pertanto, se si vuole passare dalla cassa potenziale a quella effettiva è sufficiente de-
L’elaborazione dei flussi di cassa non è complessa. Vi sono diverse possibili impostazioni, o muovendo nel calcolo dall’Ebitda oppure Margine operativo lordo (Mol) o muovendo dal Reddito operativo e aggiungendo i costi «senza esborso» durre da quella potenziale (vedi riga 5 della tabella), la variazione dei crediti (riga 6) e la variazione delle rimanenze (riga 7), mentre si tratta di aggiungere la variazione dei debiti verso fornitori (riga 8). È opportuno sottolineare che se i crediti e le rimanenze dovessero ridursi per effetto della gestione, le loro variazioni andrebbero ad aumentare
la cassa effettiva, mentre una riduzione dei debiti di fornitura, che significherebbe un anticipo nei tempi di pagamento dei fornitori, andrebbe a ridurre la cassa effettiva. Si consideri, ora, il secondo suggerimento in termini di impostazione del prospetto dei flussi: una distinzione in base alla origine dei flussi. In parte già applicata, presentando il primo suggerimento, è la distinzione tra gestione operativa, gestione corrente aziendale e operazioni a solo impatto patrimoniale-finanziario. Queste distinzioni sono utili, poiché consentono di evidenziare l’impatto che la gestione operativa ha non solo sul reddito ma anche sulla cassa: le persone che operano nell’area commerciale possono influenzare l’andamento dei crediti e delle rimanenze di prodotti finiti, quelle che operano nell’area produttiva possono effettuare politiche di scorte sia di prodotti finiti, sia semilavorati e condividere con l’area acquisti alcune scelte di scorte di materie prime. Per proseguire nel calcolo e passare dalla gestione operativa a quella corrente si tratta di ricordare che non si sono ancora considerati i risultati della gestione finanziaria e della gestione fiscale (righe 10 e 11). Ed ecco che i risultati di queste due aree, non solo da un punto di vista contabile, ma anche in termini di responsabilità organizzativa, fanno capo alla funzione amministrativa. Sono risultati rilevanti che non vanno dispersi, ma evidenziati in modo preciso. A seguire, per completare l’analisi dei flussi, è necessario considerare tutte le operazioni a valenza patrimoniale–finanziaria. Nella tabella sono indicate alcuni possibiA p r i l e
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li esempi di tali operazioni muovendo da quelle che generano fabbisogni finanziari: investimenti sia materiali, sia immateriali, sia finanziari (per esempio acquisto di partecipazioni), il pagamento della rata di un mutuo, il rimborso di un finanziamento a medio/lungo termine, il pagamento dei dividendi. Nella parte restante del prospetto sono indicate tutte le possibili fonti di risorse finanziarie alle quali si potrà andare ad attingere per la copertura dei fabbisogni, restando escluse le sole banche di credito ordinario, quelle chiamate a coprire l’eventuale ulteriore fabbisogno di cassa. Dedotti i fabbisogni e aggiunte le fonti alle quali si
pensa di attingere per la loro copertura si ottiene infatti un flusso di cassa netto che potrà essere positivo o negativo. Questo sarà l’evidenziazione della cassa netta (cassa e banche attive meno banche passive) e della fattibilità o meno del budget di esercizio nel suo complesso. di Alberto Bubbio Alberto Bubbio è senior professor di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza (Va), dove è titolare di due insegnamenti: Programmazione e Controllo e Sistemi di contabilità direzionale (Misurazione delle performance aziendali). Per più di quindici anni
è stato docente nel corso di laurea in Economia Aziendale presso l’università Bocconi, dove ha anche svolto attività di coordinamento e di didattica presso La Scuola di Direzione Aziendale (Sda). È socio fondatore e partner di Dimensione Controllo Srl, società di consulenza direzionale che da più di 30 anni è al servizio delle imprese clienti per assisterle nella progettazione e realizzazione di efficaci sistemi di pianificazione e controllo. Da due anni è Principal Editor di Manage-mind, una piattaforma per manager attraverso la quale trovare idee e suggerimenti per una più efficace gestione di impresa.
DETERMINAZIONE DEI FLUSSI DI CASSA PROSPETTICI DELLA GESTIONE CARATTERISTICA 1. 2. 3. 4.
Ricavi netti Costi gestione operativa Reddito operativo (3 = 1 - 2) Costi gestione. Oper. senza esborso (ammortam./accantonamento) 5. Flusso di cassa potenziale gestione caratteristica (5 = 3 + 4) 6. ∆ Crediti 7. ∆ Rimanenze 8. ∆ Debiti di fornitura 9 Flusso cassa (Cash Flow) gest. Caratteristica (9 = 5 – 6 – 7 + 8) 10. Oneri e proventi da gestione finanziaria 11. Imposte 12. Flusso di cassa da gestione Corrente (12 = 9 – 10 - 11)
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Fabbisogni finanziari: 13. Investimenti 14. Rimborso rata mutuo 15. Rimborso altri finanz. 16. Pagamento dividendi 17. Totale Fabbisogno Finanz. Copertura Fabbisogno Finanz. 18. Cessione di beni o rami d’azienda 19. Aumento a pagamento del Capitale sociale 20. Accensione mutuo o nuovi Finanziamenti a m/l termine 21. Totale Fonti a copertura 22. Flusso di cassa netto (22 = 12 – 17 + 21)
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INDUSTRIA 4.0
Siete in regola con il Gdpr?
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al 25 maggio 2018 sarà operativa la nuova normativa europea relativa alla protezione dei dati personali (Gdpr, General data protection regulation) pubblicata il 4 maggio 2016 ed entrata in vigore il 25 maggio dello stesso anno. L’obiettivo del regolamento è di uniformare le normative dei diversi Paesi membri dell’Unione Europea in un'unica norma generale per garantire la privacy delle persone fisiche all’interno del mercato Europeo e rimuovere gli ostacoli alla circolazione dei dati personali. La normativa tutela il diritto di ogni persona fisica di essere sicura che i propri dati vengano utilizzati esclusivamente per gli scopi e le finalità a cui ha dato il proprio consenso. Ma quali sono le parole chiave principali di questa nuova normativa? Eccole di seguito in un elenco con relativa breve descrizione che può essere d’aiuto alle aziende per comprendere le attività da attuare. Responsabilizzazione o accountability Ogni azienda e il titolare del trattamento dei dati hanno il compito di assicurare, ed essere in grado di provare, il rispetto dei principi applicati dal trattamento dei dati personali Gdpr. A differenza della norma sulla privacy italiana attualmente in vigore, che richiede una condotta basata sull’attuazione delle misure minime di sicurezza per la protezione dei dati, la nuova normativa europea impone invece una condotta proattiva tale da dimostrare la concreta adozione delle misure necessarie ad assicurare l’applicazione del regolamento stesso. Dpo (Data Protection Officer) o Responsabile della protezione dei dati Persona o organo addetto alla sorveglianza in merito al sistema di gestione dei dati conforme al Gdpr. Gode di piena autonomia sia per risorse umane che finanziarie, che devono essere utilizzate per implementare tutte le disposizioni necessarie al rispetto della norma. Riferisce direttamente al titolare dell’azienda, non sono necessari attestati formali a dimostrazione delle competenze professionali e non è necessaria l’iscrizione all’albo dei «Responsabili della protezione dei dati». È obbligatorio nelle realtà con più di 250 addetti, oppure in caso di trattamenti particolarmente delicati e rischiosi. Dpia (Data protection impact assessment) o valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati Insieme di controlli per la valutazione dei rischi derivanti dal trattamento dei dati personali per i diritti e le libertà degli interes-
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sati; obbligatoria quando si presume un rischio elevato, è comunque consigliata in tutti i casi. I contenuti sono dettagliatamente indicati all’articolo 30 Gdpr. Registro dei trattamenti dei dati Obbligatorio nelle realtà con più di 250 addetti, oppure in caso di trattamenti particolarmente delicati e rischiosi, è consigliato perché può costituire parte integrante di un sistema di corretta gestione dei dati personali. Titolare del trattamento Azienda o ente che ha potere decisionale sull’utilizzo e la modalità di gestione dei dati raccolti. Privacy by default e by design Necessità di configurare il trattamento dei dati su scopo del trattamento e tempo di detenzione dei dati, prevedendo fin dall’inizio le garanzie indispensabili, al fine di soddisfare i requisiti del regolamento e tutelare i diritti degli interessati. Data breach o Violazione dei dati È qualsiasi violazione dei dati trattati come distruzione, perdita, accesso o divulgazione non autorizzati. È necessario che l’azienda notifichi alle autorità di controllo le violazioni ai dati personali, di cui è venuta a conoscenza, entro 72 ore se si ritiene probabile che da tale violazione derivino rischi per i diritti e le libertà degli interessati. La notifica deve essere comunicata anche ai proprietari dei dati violati. In ogni caso i titolari del trattamento dei dati dovranno documentare le violazioni subite, anche se non notificate all’autorità di controllo e non comunicate agli interessati, nonché i provvedimenti adottati per impedire nuove violazioni. Quali sono i dati tutelati dal Gdpr? La normativa tutela i dati personali, ovvero tutti quei dati che identificano una persona fisica e possono fornire dettagli sulle sue caratteristiche (come abitudini, stile di vita, relazioni personali, stato di salute, situazione economica, geolocalizzazione); quelli anagrafici (nome e cognome, foto, codice fiscale…); quelli sensibili (origine razziale ed etnica, convinzioni religiose, politiche, o di altro genere); giudiziari (che rivelano l’esistenza di determinati provvedimenti a soggetti, con iscrizione nel casellario giudiziale). I dati si considerano personali YO U T R A D E
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se consentono l’identificazione della persona fisica direttamente, ma anche indirettamente, tramite l’incrocio dell’informazione con altre informazioni. Il dato personale è un concetto dinamico che va sempre riferito al contesto: ne è un esempio la tecnica di tracciamento per poter identificare i navigatori online. Infatti, i cookie sono considerati dati personali. Sono dati personali gli indirizzi e-mail, l’identità digitale, l’account name o nickname. Anche le informazioni riguardanti la vita professionale e pubblica di una persona sono dati personali, definendo quindi che non c’è confine nella tutela dei diritti delle persone giuridiche. I primi dati a dover essere tutelati sono quelli dei propri dipendenti e collaboratori: Certificazione Unica, cedolini degli stipendi, appartenenza ai sindacati sono un esempio. Seguono dati bancari, non solo di dipendenti, ma anche di azienda, fornitori, clienti. Qualsiasi azienda ormai tratta tutti questi dati digitalmente, tutti abbiamo il dovere di proteggerli per la responsabilità nei confronti di coloro che ce li hanno affidati. Quali sono i diritti degli interessati? I soggetti hanno diritto di poter accedere anche in autonomia ai propri dati, di ricevere una copia dei dati personali oggetto di trattamento, di chiedere la cancellazione dei propri dati («diritto all’oblio»), di ricevere entro 30 giorni dalla raccolta dei dati l’informativa con le specifiche sulle finalità del trattamento, quali informazioni sono mantenute, da chi sono trattate e per quanto tempo sono conservate. Perché essere in regola? Le sanzioni, a differenza della vecchia norma, possono arrivare fino al 4% del fatturato o fino a 20 milioni di euro (art. 83 e 84 Gdpr). I danni, in caso di violazione dei dati, non sono solo eco-
nomici, ma anche di immagine, dato che è necessario notificare ai proprietari dei dati la violazione subita. Essere in regola con la norma vuol dire dare garanzia di lavorare in qualità e rispettare i dati e le informazioni ricevute, una sicurezza e valore aggiunto in più per il proprio business. Il vostro sistema informativo è in regola? Le applicazioni software che utilizzate per raccogliere i dati rispondono alla richiesta della normativa del diritto all’oblio (cancellazione) dei dati di un utente? I vostri sistemi operativi e antivirus sono aggiornati? Una delle prime cause di accesso illecito è dovuto a sistemi obsoleti e non aggiornati alle ultime release. Il vostro sistema informativo è dotato di una soluzione per la protezione della rete? I firewall, già obbligatori con la precedente normativa, sono diventati dispositivi necessari per la protezione perimetrale della rete aziendale. È però fondamentale che i firewall siano dotati di tutti i componenti di intrusion prevention: se sono presenti rispondete alla richiesta del Gdpr di essere proattivi. La vostra soluzione risiede in cloud? Il fornitore del cloud vi ha già fornito la documentazione aggiornata relativa al nuovo trattamento dei dati? Un buon metodo per alleggerirsi dalle attività di messa in sicurezza della propria infrastruttura è l’utilizzo del cloud, sia nella fornitura di Platform as a service (per l’hosting) sia nella fornitura di Software as a service (soluzioni gestionali e applicative fornite con servizi in cloud). Attenzione, però, che il fornitore dei servizi cloud fornisca la garanzia che l’ambiente sia compliance con quanto richiesto dal Gdpr! Sonia Zanon, Centro di Consulenza Aziendale Nav-lab, esperta in digitale in Ingest
A fine maggio scatta la nuova legge europea sulla privacy. Interessa tutte le aziende, che rischiano multe sino al 4% del fatturato se non si mettono in regola. Ecco le parole chiave per scoprire la General data protection regulation
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COLPO D'OCCHIO
Ecco le tre basic rules del Visual Merchandising
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ome possiamo sfruttare gli spazi in modo tale da renderli più produttivi? Come si può far crescere il business senza dover sostenere importanti costi di ammodernamento degli spazi espositivi? Il Visual Merchandising può di certo aiutare ad aumentare gli importi e il numero degli scontrini, ma in che modo? Nei numeri precedenti (in caso vi sia sfuggita questa rubrica trovate tutto online, sfogliando la versione web di YouTrade) abbiamo parlato di come il consumatore venga influenzato da dove, come e quanto sono esposti i prodotti. Ora, vediamo più nello specifico quali regole dobbiamo seguire nella pratica per ottenere un’esposizione attrattiva per il consumatore. Innanzitutto, si consiglia di puntare a ottenere un allestimento armonioso ed equilibrato, fondamentale per un punto vendita attrattivo. Questo è possibile, in primo luogo, con un ordinamento verticale dei prodotti: la disposizione verticale aiuta molto rispetto a quella orizzontale, poiché rende più incisivo l’impatto della merce esposta (foto 1). La maniera più semplice per rendere questa regola espositiva efficace è applicarla al colore. Sebbene alcune merceologie non
siano di per sé colorate, si potrebbero suddividere secondo funzione e a ciascuna assegnare un colore. La regola di una buona esposizione verticale è valida soprattutto a parete: nella parte sotto i 25 centimetri e sopra i 190 centimetri, i prodotti non sono valorizzati, in quanto difficilmente raggiungibili da un consumatore di media statura. Viceversa, la parte di scaffale più redditizia è quella compresa tra gli 80 e i 160 centimetri, corrispondenti al livello mano-occhio, che è normalmente utilizzata per posizionare i prodotti più valorizzati o quelli su cui s’intende focalizzare maggiormente l’interesse. Al fine di comprendere meglio questa regola osserviamo la foto 2: l’esposizione dei pavimenti è ordinata verticalmente, dai toni più chiari a quelli più scuri, e nella parte centrale dello scaffale i prodotti in esposizione sono inclinati, in modo da riflettere la luce ed invogliare il consumatore a «toccare con mano». Se il cliente si avvicina e prova un prodotto, il passo per poi acquistarlo è sempre più breve. Ma come fare ad attirare l’attenzione del consumatore sul nostro prodotto? La soluzione più semplice è creare dei punti focali che
La parte di scaffale più redditizia è quella compresa tra gli 80 e i 160 centimetri: il livello mano-occhio, che è normalmente utilizzata per posizionare i prodotti che sono più valorizzati
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4 rompano la monotonia della presentazione. Questo risultato si può raggiungere attraverso le interruzioni di sequenza e l’ausilio delle forme geometriche. La creazione di punti focali fa sì che i clienti siano catturati dai display, i quali permettono di riconoscere il prodotto trattato in quella specifica area del punto vendita. Un esempio è la foto 3: il pannello centrale attrae lo sguardo e avvicina il consumatore alla parete di parquet. Gli schemi geometrici vincenti possono essere piramidale, diagonale e romboidale. La più immediata ed efficace è sicuramente la prima: attrae l’attenzione al vertice e riesce a rendere la presentazione dei prodotti molto bilanciata, a patto che ci siano le giuste accortezze nel raggruppare gli articoli (più grandi alla base e più piccoli verso il vertice). Un esempio di esposizione piramidale l’abbiamo nella foto 4 in cui il punto focale è rappresentato dalla vasca nel primo ripiano in alto. La diagonale si ottiene posizionando tre elementi lungo il percorso del negozio, i quali, a tre altezze distinte, convoglino l’attenzione del consumatore verso un punto preciso a parete. Meno frequente è invece il rombo, spesso utilizzato per merceologie di dimensioni simili. Per mantenere i principi di ordine e armonia non dobbiamo per nessun motivo dimenticare le simmetrie. Queste permettono di bilanciare le parti che compongono un’esposizione e sono indispensabili per un buon Visual Merchandising che attiri il cliente finale. Sono molto utili soprattutto nel caso di lunghe pareti espositive nelle quali la vista del consumatore tende a perdersi, soffermandosi su colori o spazi troppo vuoti o troppo pieni. Un allestimento realizzato seguendo le regole del Visual Merchandising permette di suscitare maggiore interesse e quindi realizzare migliori risultati di vendita. Aspetto le foto dei primi tentativi di introdurre il Visual Merchandising nei vostri negozi: venus@venusvisualmarketing.com. Buon lavoro a tutti. di Sergio Vian esperto di retail, marketing e merchandising per Venus srl www.venusvisualmarketing.com venus@venusvisualmarketing.com Su Facebook: Venus Visual Marketing Merchandising & Retail Project Su Instagram: venusvisualmarketing
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Digital news
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da youtradeweb.com casacondominio.net youbuildweb.it
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L'ENEA SPERIMENTA LA CASA VERDE Il bonus verde c’è già. Ma ora con le piante si può risparmiare in bolletta fino al 15%, con una riduzione della temperatura interna fino a 3 gradi (in estate) e l’ abbattimento del 40% del flusso termico nelle abitazioni. Il segreto sta nelle piante. Questo, almeno, è il risultato di un progetto pilota dell’Enea sperimentato nel Centro Ricerche Casaccia (Roma). (youtradeweb.com)
2 ARRIVA L'AUTO IN CONDOMINIO Arriva l’auto di condominio. E non è un’auto blu. Si tratta, invece, di un servizio di carsharing, solo che sarà diviso tra gli abitanti di un condominio a Milano. L’idea è di Share’ngo, operatore che mette a disposizione nella città lombarda 1.400 vetture. Che, ora, arriveranno anche nel complesso residenziale di Cascina Merlata, quartiere periferico adiacente all’ex sito di Expo (900 mila metri quadrati con 250 mila metri quadrati di verde), servirà a 13mila famiglie per condomini di alto livello. (casacondominio.net)
3 ANCHE GRILLO RISTRUTTURA
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A Palazzo Grillo, storica residenza nel cuore di Genova che risale al 1500, grazie a un attento progetto di recupero, ora sorge l’unico hotel a 4 stelle a occupare un intero palazzo nobiliare. (youbuildweb.it)
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BONUS & BUROCRAZIA
UNA TRAPPOLA NASCOSTA IN CASA Nella legge di Bilancio 2018 che ha prorogato gli sgravi fiscali è nascosto un rebus: per ottenere lo sconto fiscale sui lavori negli edifici diventa obbligatorio spedire una scheda digitale all’Enea. Peccato che il modulo non esiste ancora
di Giuseppe Rossi
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l proverbio ammonisce: «Di buone intenzioni è lastricata la strada per l’inferno». E la burocrazia italiana ha posato parecchie pietre sulla via che porta all’Averno. L’ultimo caso è quello che riguarda i bonus casa o, più precisamente, quelli per ristrutturazione, riqualificazione energetica o consolidamento antisisma. Che rischiano di essere frenati da un provvedimento deciso con la condivisibile intenzione di fare giustizia. Ma che può avere effetti deleteri sulla già disastrata filiera dell’edilizia. LO SCENARIO Negli ultimi sette anni, fra ottobre 2010 e luglio 2017, i bonus fiscali per le ristrutturazioni edilizie e l’efficienza energetica hanno mosso quasi 170 miliardi, pari a una media di 24,7 miliardi l’anno. Se, poi, si considera dall’inizio l’introduzione dei primi bonus (era il 1998) si sale a 229,4 miliardi, con un saldo positivo per lo Stato di quasi 9 miliardi, secondo i calcoli di Cresme e della Ragioneria. E, secondo le rilevazioni, ci sono ancora 2,8 milioni di proprietari di immobili intenzionati a intraprendere interventi di manutenzione nei prossimi 12 mesi. Anche per questo, oltre che per una ciambella di salvataggio alle imprese di costruzioni, i bonus rimangono un provvedimento efficace. Quindi, perché non ostacolarli? LA MANINA DEL LEGISLATORE Sembra un’assurdità, eppure è così. Dietro a un saggio intendimento, cioè quello di prevenire abusi, comprendere qual è, nella realtà, l’impatto dei provvedimenti sul mercato e prevenire le truffe dei soliti furbi, si nasconde un freno a mano che potrebbe avere pesanti conseguen-
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ze. Sempre che, come spesso avviene in Italia, all’atto pratico gli attori non facciano finta di nulla. Il caso è nato con la legge di Bilancio 2018 e l’allargamento degli sgravi fiscali per chi riqualifica o consolida l’edificio in cui abita. Un burocrate del ministero dell’Economia (o delle Infrastrutture, non si sa) incaricato di aggiornare la legge sui bonus, ha inserito nel testo l’obbligo di «comunicazione all’Enea» sui lavori sia per singole unità che per l’intero edificio, per esempio un condominio. La norma è rivolta soprattutto per questi ultimi, in cui ballano cifre più consistenti, e riguardano una ampia serie di interventi, compresi recupero edilizio, sisma bonus, ma anche l’acquisto di arredi. Dal 1° gennaio, infatti, tutti sono da descrivere in una pratica dai contorni ancora indefiniti, ma che non mancherà di dare un discreto disturbo. Più precisamente, tutto nasce con la legge di Bilancio 2018, che in un comma (il numero 3) allarga l’ambito delle detrazioni Irpef dal 50 fino all’85% a diverse tipologie di lavori. Ma a un patto: l’estensione generalizzata dell’obbligo di comunicazione all’Enea, per via telematica, delle «informazioni sugli interventi effettuati». Tradotto: qualsiasi intervento coperto dal bonus fiscale su un edificio deve essere comunicato via internet, esattamente come è «previsto in materia di detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici». L’AMMINISTRATORE ZELANTE L’aspetto curioso, però, è un altro: nessuno si era accorto del nuovo obbligo che incombe sugli amministratori condominiali, ma anche sui singoli proprietari di unità immobiliari, fino a marzo. Come ha raccontato il Sole A p r i l e
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24Ore, il caso è nato quando Francesco Giuseppe Carucci, presidente del consiglio comunale di Palagiano, piccolo Comune in provincia di Taranto, ha scritto all’Enea, al dipartimento delle Finanze e alle Entrate per chiedere chiarimenti. E, per una volta, la burocrazia è stata celere nella risposta: lo stesso giorno al Comune pugliese è stato precisato che la disposizione servirà al ministero dello Sviluppo economico e a quello dell’Economia per il monitoraggio degli effetti sul risparmio energetico delle opere realizzate. Non solo: anche la direzione regionale Puglia dell’agenzia delle Entrate ha ribadito il concetto. Quindi, la legge c’è, la disposizione anche, ma pochi ne sono a conoscenza. CHE COSA PREVEDE LA NORMA Quali siano gli adempimenti da compiere lo ha precisato l’Enea con una terza risposta al Comune di Palagiano. Ecco il testo della lettera dell’ente, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico: «Le schede da inviare all’Enea per le detrazioni fiscali del 50% relative alla semplice ristrutturazione, previste dalla legge Finanziaria del 2018, sono in fase di realizzazione e saranno pronte a breve». Dalla risposta si deducono tre cose. Primo, la conferma che la legge prevede la comunicazione all’Enea di ogni intervento di ristrutturazione. Secondo, gli amministratori dovranno compilare delle schede telematiche, presumibilmente pubblicate sul sito dell’Enea. Terzo, le schede non esistono. Se vi sembra una commedia surrealista, avete ragione. A p r i l e
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IN ATTESA DI COMUNICAZIONI Le schede da compilare con i lavori, come prescrive la legge, infatti, saranno pronte quando il ministero avrà aggiornato i parametri con un decreto attuativo. Non solo: sul sito dell’Enea si fa riferimento solo agli interventi per il risparmio energetico. Qual è, dunque, l’interpretazione giusta? Sul suo sito web, l’Enea sostiene infatti che «il portale per trasmettere i dati relativi agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, conclusi dopo il 1 gennaio 2018, sarà attivato dopo la pubblicazione dei decreti con le nuove disposizioni tecniche e procedurali attuative della legge di Bilancio 2018. L’eventuale deroga rispetto alla scadenza di tre mesi dalla data di chiusura dei lavori per l’invio verrà comunicata non appena possibile. Per ulteriori informazioni sugli ecobonus, introdotti o confermati, con la Legge di Bilancio 27.12.2017 n.205, è disponibile il sito http://www.acs.enea. it. È inoltre attesa a breve la pubblicazione di uno o più decreti sugli aspetti tecnici, procedurali e di controllo, a seguito dei quali verranno resi disponibili i vademecum relativi ai singoli interventi, il materiale tecnico-informativo e verrà aggiornato il sito per la trasmissione dei dati 2018». Le elezioni e la mancanza di un governo, però, sembrano aver bloccato tutto. Conclusione: la legge c’è, ma non si vede. L’interpretazione è vaga. E di moduli neppure l’ombra. Sono le magie della burocrazia.
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miliardi Il giro d’affari innescato dai bonus casa negli ultimi sette anni
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COSÌ AFFRONTIAMO
IL FUTURO DELL’EDILIZIA Dalle origini, nel 2004, alle strategie di oggi per affrontare il futuro: il consorzio della distribuzione edile è passato da un mercato tradizionale a quello dell’era digitale. E ora, raggiunti i 195 soci, propone un modello in grado di gestire anche i prossimi cambiamenti e la concorrenza della Gdo. Come spiega il direttore generale, Enrico Adinolfi
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l Consorzio Dec nasce nel Gennaio 2004 in provincia di Reggio Emilia. I primi 16 soci sono reggiani, il Consorzio è piccolo ma l’edilizia va a mille: ci sono gru dovunque e camioncini in coda davanti ai cancelli dei magazzini la mattina, e un contratto non lo si nega nemLa presidente meno a un Consorzio neonato. del consorzio, Ma il Dec è nato diverso, e si Marcella Prampolini chiede subito che senso abbia aggregarsi se ciascun associato vuol fare quel che gli pare, a prescindere dagli accordi stipulati coi fornitori. Nasce così il metodo dei Pesi: i pesi sono lo specchio del Consorzio, che funziona per incentivi economici anziché per obblighi, senza alcuna barriera all’uscita dal Consorzio, perché nessuno vuole uscire da una cosa bella. 23 soci a fine 2004, 34 a fine 2005, 44 a fine 2006, 59 a fine 2007. Ma nel 2007 il mondo cambia. Facebook è appena nata, Internet supera il miliardo di utenti, Google lancia Android, Apple lancia l’iPhone, che con tutti gli smart phone cambia il modo in cui viviamo, lavoriamo, impariamo, viaggiamo, ci rapportiamo tra noi. Cambia
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anche il modo in cui compriamo: cominciamo a comprare online. Intanto, nel 2008 crollano le vendite immobiliari in Italia, il mercato si ferma. A settembre 2008 fallisce Lehman Brothers. A ottobre 2008 apre il primo punto vendita Bricoman in Sardegna. I soci DEC a fine 2008 sono 65. 74 nel 2009 e nel 2010, 84 nel 2011, 100 nel 2012. Il Consorzio è ancora un consorzio bi-regionale, fa accordi coi fornitori, distribuisce premi importanti, ha un sito web a disposizione dei propri associati. La congiuntura è grigia, il nuovo è fermo, il bonus per le ristrutturazioni tiene in vita il settore edile. 98 soci nel 2013, 110 nel 2014. Nel 2014 il Consorzio decide che è ora di accelerare, e mette la freccia: 156 soci nel 2015, 177 nel 2016, 195 nel 2017. Nel 2018 i numeri dicono 195 soci ubicati in 13 regioni, 233 punti vendita, 110 milioni gestiti negli accordi commerciali, oltre 9 milioni di euro di premi distribuiti, una scuola di formazione, il sito web sempre più utile ed efficace. Ma intanto il mondo si è messo a correre. Bricoman nel 2016 ha A p r i l e
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fatturato 663 milioni di euro con 17 punti vendita, nel frattempo sono nati Uber e Airbnb, Facebook ha comprato Instagram e Whatsapp, Amazon ha creato Amazon Prime, che da anni ti consegna i pacchi in 24 ore. Ma adesso negli Usa e in Gran Bretagna ti consegnano i pacchi anche entro due ore, ti consegnano dentro casa anche se non ci sei, e ti consegnano direttamente nel portabagagli della tua auto! Compriamo online e vogliamo la merce subito, qui e ora, annullando il tempo: è il sogno del consumatore che si realizza, il consumo compulsivo, la dopamina da shopping! Di fronte all’online sia la Gdo sia la distribuzione tradizionale perdono colpi – almeno all’estero, noi arriviamo sempre un po’ dopo. La prima è rigida e sovradimensionata rispetto ai nuovi modelli di consumo; la seconda, pur avendo costi di intermediazione più contenuti, è culturalmente impreparata. E’ qui che si innesta il ruolo nuovo e decisivo di una aggregazione: un gruppo deve senz’altro fornire prezzi e premi, e deve soddisfare la domanda di prodotti qui e ora che gli arriva dagli aderenti a fronte della nuova velocità dei consumi, ma deve anche e soprattutto creare e trasferire informazioni e competenza. Perché è la competenza la chiave di lettura del presente e del futuro: è qui che si gioca la partita. Innumerevoli studi hanno previsto che entro venti o trent’anni la metà delle attuali professioni sarà scomparsa, a causa della crescente automazione del lavoro. Il lavoro che rimarrà sarà quello che implica il trasferimento di informazione complessa e non facilmente standardizzabile, e quello dove sono richiesti empatia e capacità nelle interazioni sociali. Perché è vero che tutta l’informazione del mondo è reperibile in Internet, ma occorre qualcuno che sappia cercarla e che abbia voglia di leggerla e di A p r i l e
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Il direttore generale di Dec, Enrico Adinolfi
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sintetizzarla, e di proporla a un cliente, magari con un sorriso. E allora proviamo a fare una scommessa, proviamo a prevedere il futuro dell’edilizia in Italia. Non serve Nostradamus per capire che c’è un futuro per l’edilizia nel nostro paese, stante il nostro parco abitativo assai datato: da qui la continua espansione della Gdo straniera e italiana, che apre punti vendita a ripetizione perché prevede che ci sarà molto lavoro da fare. Ma ci saranno anche i soldi per fare tutto questo lavoro? Dipende: il genio italico prevarrà e ci sarà un nuovo rinascimento nazionale, o diverremo una nazione de-industrializzata in cui pochi avranno un lavoro, molti avranno lavoretti e tanti vivranno di reddito minimo garantito? Nel primo caso ci sarà un boom delle nuove costruzioni, tanti soldi per la Gdo e l’online, e le briciole (forse ) per la distribuzione tradizionale residua. Nel secondo caso, si metteranno toppe e rappezzi al vecchio, il nuovo sarà poco e i soldi ancora meno: tante grandi superfici chiuderanno, e il piccolo e bello se lo divideranno l’online e la distribuzione tradizionale. In entrambi i casi, un’organizzazione di distributori edili potrà avere un ruolo nel dare continuità e un’idea di futuro al lavoro dei propri associati. Qual è l’idea di futuro del Consorzio Dec?
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LA STRATEGIA Noi pensiamo che: 1) Il Consorzio debba tendere al modello Conad, e cioè diventare una società caratterizzata da: a) proprietà indipendente dei singoli punti vendita (come oggi); b) dimensioni eterogenee (come oggi); c) REGOLE FERREE (diversamente da oggi); 2) il Consorzio debba aiutare i soci a limitare la comparabilità dei prezzi e a differenziarsi facendo ampio ricorso a prodotti a PRIVATE LABEL (marchio privato), che potrà essere Dec oppure marchio gourmet. La diffusione dei prodotti a marchio privato dovrà coincidere con un mutato e propositivo approccio da parte del rivenditore, che inevitabilmente richiederà: a) aumento e costante aggiornamento della COMPETENZA riguardo i prodotti, le tecnologie e le normative; b) affinamento delle TECNICHE DI VENDITA; c) maggiore attenzione rivolta all’accoglienza del cliente (EMPATIA); 3) il Consorzio debba promuovere la CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONI, e quindi creare una intra-net dei dati riguardanti stoccaggio e prezzi praticati, favorendo in tal modo sia le logistiche e la geolocalizzazione rapida dei prodotti sia la gestione di dati e statistiche relativi al lavoro degli associati e focalizzati su tutti i maggiori indicatori commerciali; 4) il Consorzio debba finalmente OTTIMIZZARE I PROPRI ACQUISTI, e approssimare la coesione commerciale di un multipoint. Un Consorzio i cui consorziati acquistino in modo meno che granitico dai fornitori a contratto è del tutto inadeguato e impotente rispetto a una concorrenza composta da multipoint di proprietà, GDO e commercio online. Ma l’ottimizzazione degli acquisti non potrà essere disgiunta da MARKETING E POLITICHE DI VENDITA COMUNI, mediante le quali il Consorzio avrà un ruolo decisivo nell’aiutare il proprio consorziato a rispondere alla domanda fondamentale del commercio: perché il cliente dovrebbe scegliere me? A voi, invece, scegliere Dec.
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FIERA DEL CONDOMINIO
SOSTENIBILE FIERA DI VERONA - PALAZZO EXPO 16-18 SETTEMBRE 2018
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a Fiera del Condominio Sostenibile è una grande opportunità per imprese, professionisti, ma anche per l’utente finale. Per tre giorni, a settembre, Virginia Gambino Editore propone un poker di iniziative su uno spazio di 3.500 mq, con un punto di ristoro organizzato per ospitare anche workshop. Domenica 16. Festa del Condominio: evento destinato a coinvolgere soprattutto l’utente finale, con al centro ristrutturazione, riqualificazione e consolidamento delle strutture e servizi connessi alla gestione.
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Lunedì 17, mattina. Secondo Convegno nazionale di YouBuild, per chi opera nel settore della progettazione e realizzazione. Lunedì 17, pomeriggio. Condominio Ok, il roadshow punto di riferimento per gli operatori della gestione condominiale e per gli utenti. Martedì 18. Convegno nazionale di YouTrade, giunto alla edizione numero 11, incentrato sugli scenari del futuro della distribuzione edile.
per info: 02 47761275 - 340 1761951 - www.fieradelcondominio.com
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L’aria di casa si fa più leggera.
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Dossier RICOMINCIAMO DA TRE Come va il business? La Gdo erode il fatturato? Quali strategie avete messo in atto per affrontare i prossimi mesi? YouTrade lo ha chiesto a 22 distributori che hanno fino a tre punti vendita di Giuseppe Rossi schede a cura di Fabio Franchini
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a rivendita è come il mondo: è bello perché è vario. Forse. Perché le risposte arrivate in redazione da 22 distributori che hanno f ino a tre punti vendita hanno una sola cosa in comune: ognuno ha un mix di strategie diverso, o quasi. I rivenditori, insomma, manifestano diverse sensibilità, differenti modi di interpretare il mercato e divergenti opinioni su che cosa è meglio fare. Oppure non fare. Perché c'è anche chi rimanda al domani l'implementazione di tecnologie che altri concorrenti corrono ad adottare. Oppure c'è chi non si cura della concorrenza della Gdo perché, buon per lui, lavora in una zona dove non è ancora approdata una corazzata della grande distribuzione pronta a fare fuoco con un drastico taglio dei listini. E se arriverà vedremo, sperando che non sia tardi. D'altra parte, perché dare torto a chi ha una posizione attendista, visto che anche nello stesso Paese una direzione precisa non c'è? Francia o Germania vivono realtà diverse dalla nostra, sia da un punto di vista politico che economico. E di conseguenza anche la distribuzione di materiali per l'edilizia segue un tragitto lineare. Magari a scapito delle piccolissime realtà, ma perlomeno chiaro. Dalle risposte a YouTrade dei rivenditori, invece, appare palese che la maggior parte naviga a vista. Anche se non manca chi ha già programmato investimenti per sostenere lo sviluppo e l'innovazione all'interno del punto vendita. E magari anche all'esterno, perché l'evoluzione della specie prevede che la distribuzione di materiali edili sia sempre di più un servizio dedicato alle costruzioni, ma anche al privato, che grazie a internet è sempre più «esperto» (o si crede tale) e si affaccia nel negozio con il piglio di chi sa che cosa vuole. Ma per offrire al cliente un servizio e non solo uno scaffale muto c'è bisogno anche di formazione. Su questo punto, in apparenza, tutti concordano. Eppure basta leggere le risposte nelle pagine successive per capire che anche il concetto di formazione è quanto mai vario. Si va da un minimo a un massimo, con differenze notevoli, nonostante il lavoro sia lo stesso in tutti gli angoli d'Italia. Inf ine, una nota positiva: a giudicare dal sondaggio la crisi dell'edilizia è f inalmente f inita. Non è tempo di boom, d'accordo, ma un po' di sereno c'è.
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o già parlato delle cinque regole da seguire per far vincere sempre il banco in rivendita. Per vincere non intendo che è necessario vendere tutte le volte, l’importante è creare le condizioni per aiutare il cliente a fare il prossimo passo e proseguire il suo viaggio al nostro fianco, fino a fidelizzarlo. Per riuscirci è necessario applicare alla perfezione la regola numero uno: vendere l’esperienza d’uso. La si costruisce mettendo l’una sull’altra le interazioni del cliente, mattone dopo mattone, come per un edificio, e non ha niente a che fare con i prodotti. Ha a che fare con le emozioni vissute dal cliente durante la sua relazione con la rivendita. È una battaglia che si combatte a colpi di marketing, l’unica arma in grado di produrre i materiali necessari al cliente per costruire la sua personale esperienza, a cominciare da quelli che userà prima di decidere di entrare in negozio: il passaparola, il sito internet, i social, una telefonata o una e-mail per chiedere informazioni. Per comprendere come il cliente vive la sua esperienza, è necessario fare lo sforzo di vedere le cose dal suo punto di osservazione. È possibile solo se abbandoniamo il nostro punto di vista, perché siamo troppo focalizzati su noi stessi e troppo innamorati di quello che facciamo. Dobbiamo vedere, sentire e pensare allo stesso modo del cliente. All’inizio è sufficiente ricordarci come ragioniamo quando siamo noi i clienti, con i dubbi e le incertezze di chi non conosce bene il prodotto e chi lo vende. Possiamo pensare tante cose, tipo: sarà il prodotto adatto a me? Non mi vorranno rifilare un fondo di magazzino e farmelo pagare più di quello che vale? Se ci saranno dei problemi sapranno risolverli? È così che iniziamo l’interazione con un prodotto e il suo rivenditore, dopodiché cerchiamo conferme con il passaparola, attraverso i conoscenti o le recensioni online, come
facciamo per i ristoranti e gli hotel. Quando ne vogliamo sapere di più, cerchiamo ancora sul web, telefoniamo o inviamo una e-mail. Il problema è che le aziende italiane sono impreparate e scoperte su questo fronte: non rispondono alle e-mail e alle richieste dal sito, oppure rispondono in tempi biblici e insostenibili. Non fanno domande al cliente e non propongono nessuna alternativa se non trattano il prodotto richiesto. Così l’esperienza del cliente finisce prima ancora di cominciare e la persona che ha interagito con noi diventa cliente di qualcun altro. Pensi che abbia esagerato? L’ho pensato anche io! Per questo ho deciso di fare una prova e avere qualche dato di riscontro. Ho scelto un certo numero di rivendite di noti gruppi italiani, ai quali ho inviato richieste attraverso il form sul sito, via e-mail e per telefono. Volutamente ho richiesto un prodotto di circa 200 euro di valore, perché è troppo facile dare seguito a richieste di migliaia di euro. Ma se un rivenditore fa sentire importante un cliente anche solo per 200 euro, allora potrà vendergli molto di più in futuro e avrà i requisiti per superare i test al vero banco di prova per qualsiasi rivenditore: il cliente. Il risultato del minisondaggio? Lo scoprirai nel prossimo numero in cui parleremo dell’esperienza del cliente in negozio. P.S. Nel frattempo fai un’indagine nella tua rivendita, controlla i tempi di risposta alle email o alle richieste dal sito. Ascolta le risposte che ricevono le persone che chiedono informazioni per telefono e valuta se state costruendo una relazione indimenticabile con loro, prima di accoglierle in rivendita.
Le aziende italiane sono impreparate e scoperte su questo fronte: non rispondono alle e-mail e alle richieste dal sito, oppure lo fanno in tempi biblici
di Marco Buschi Marco Bruschi in 20 anni nel Gruppo Lape, ha acquisito competenze di marketing specializzate nell’isolamento termico, ulteriormente affinate con una formazione specifica di marketing e copywriting a risposta diretta. Ha ideato e sviluppato per Lape le strategie commerciali, di marketing e comunicazione dei prodotti e dei brand che hanno modificato il mercato dell’Eps e dell’isolamento termico in Italia, creando nuove categorie di prodotto, tra cui Styropor F, Styropor F K800, Neopor, Greypor, Greycicle. Oggi affianca chi opera nel settore edile nello sviluppo di strategie di marketing commerciale per acquisire clienti e aumentare le vendite.
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rogettare un’abitazione è un’impresa complessa, che deve tenere conto di numerosi elementi. Uno degli aspetti più delicati, ai fini di un’alta qualità abitativa, riguarda l’insonorizzazione degli impianti idraulici. Non c’è niente di più fastidioso, infatti, che essere disturbati dal gorgoglìo degli scarichi, specialmente di notte quando ogni rumore è ampliato. Per ovviare a questo problema Redi ha messo a punto Phonoblack, il nuovo sistema fonoisolante per lo scarico idrosanitario, che garantisce elevate perfomance fonoisolanti. Silenziosità certificata 14 dB a 2 l/s. La superficie estremamente liscia di tubi e raccordi permette infatti un eccellente scorrimento dei fluidi all’interno del sistema, evitando deflussi anomali, spesso causa dei rumori. La specifica formulazione e le geometrie dei raccordi Phono-
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L’ALTEZZA NON È UGUALE PER TUTTI Costruire sul costruito sta diventando una frase ricorrente per contenere il consumo di suolo. Ma Regioni e Comuni rischiano di trasformare la necessità di sopraelevare un edificio in una Babele di regole differenti. Ecco quali sono i parametri da rispettare di Fiorella Angeli
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urbanistici) che dimensionali (altezza massima, eccetera). In Friuli Venezia Giulia la sopraelevazione del sottotetto è esclusa nei centri storici e nelle aree residenziali di conservazione tipologica e di interesse ambientale, in Sardegna è permessa solo ed esclusivamente nelle zone B, mentre in Emilia Romagna è escluso da tale possibilità il centro storico. In Umbria l’incremento delle volumetrie non può superare il 5% del volume complessivo dell’edificio, in Lazio tale valore si attesta al 20%, mentre in Liguria i limiti dimensionali sono disciplinati dagli strumenti urbanistici vigenti e dai piani paesistici. Gli stessi Comuni possono individuare limitazioni e restrizioni specifiche a tali interventi in base ai propri regolamenti edilizi e urbanistici.
ECCEZIONI E REGOLE In tutti le regioni ad esclusione di Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Sardegna e Umbria non è infatti possibile alterare e modificare l’altezza, la pendenza del tetto e la quota del colmo e di conseguenza sopraelevare il tetto per raggiungere altezze adeguate all’abitabilità del sottotetto. Anche nelle regioni in cui è consentito sopraelevare, le disposizioni in materia risultavano restrittive sia in termini localizzativi (ovvero rispetto alle zone urbanistiche omogenee definite dai Piani
MINIMO E MASSIMO Le norme straordinarie sul Piano casa hanno permesso dunque di ricorrere alla sopraelevazione la dove era limitata da norme Regionali e comunali, grazie al carattere prioritario delle prime sulle seconde attraverso l’individuazione di deroghe alle altezze e bonus volumetrici. In linea generale si possono realizzare incrementi volumetrici o di superficie varianti da un minimo del 10% a un massimo che non può superare il 50% secondo le disposizioni stabilite dalle singole leggi regionali. Tali percentuali previste dalle disposizioni regionali straordinarie del Piano casa possono essere ulteriormente incrementate qualora l’intero edificio oggetto di sopraelevazione venga dotato di impianti di energia da fonti rinnovabili o venga strutturalmente adeguato alle vigenti norme sismiche in materiale. A livello regionale si riscontrano alcune sostanziali differenze: ● in Campania, la sopraelevazione è possibile fino al 20% oltre il limite previsto in altezza, a condizione che sia migliorato energeticamente l’intero edificio.
n un’epoca in cui il consumo di suolo risulta al centro del dibattito e delle azioni politiche, interventi volti a valorizzare l’esistente a discapito di nuove costruzioni risultano un’azione strategica. Servono per sfruttare al meglio il suolo già urbanizzato e limitare al massimo le nuove cementificazioni. Gli interventi di sopraelevazione del tetto mediante anche il recupero del sottotetto, rappresentano una delle opportunità attualmente presenti in grado di sfruttare a fini abitativi spazi precedentemente sottoutilizzati grazie alla costruzione di nuove fabbriche sull’ultimo piano. La sopraelevazione è disciplinata dal DPR 380 -2001 articolo 90 a livello nazionale, ma ciascuna Regione può decidere in autonomia specifiche limitazioni. In particolare, tra le norme regionali in materia rientrano anche le leggi per il recupero dei sottotetti, oltre che gli specifici regolamenti comunali. Tali interventi sono stati favoriti nel corso degli ultimi anni dal governo centrale e dalle Regioni grazie ai «piani casa», che ne hanno permesso l’incremento delle volumetrie a determinate condizioni, prevedendo speciali deroghe sui limiti di altezza imposti dagli strumenti urbanistici favorendo al contempo la realizzazione anche nelle Regioni in cui la sopraelevazione non era ammessa.
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● In Friuli Venezia Giulia la soprelevazione in ambito residenziale può essere eseguita in deroga alle altezze massime previste dagli strumenti urbanistici comunali fino a un massimo di 6 metri e due piani. ● Il Veneto introduce la possibilità di sopraelevare anche nelle zone omogenee B e C in deroga alle disposizioni in materia di altezze fino ad un massimo del 40% dell’altezza dell’edificio esistente. ● Nella provincia di Bolzano l’altezza massima è superabile fino ad 1 metro. ● In Abruzzo, Liguria, valle d’Aosta e provincia di Trento, la sopraelevazione risulta consentita ma rimanendo all’interno delle possibilità di sviluppo in altezza definite dagli strumenti urbanistici. ● In Puglia e Toscana non si applica nessun premio volumetrico alle sopraelevazioni. Le Regioni hanno prorogato secondo tempi diversi i Piani casa. Liguria, Bolzano, Trento, Umbria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Lazio non hanno definito scadenze, nelle Marche, in Sicilia, in Veneto, in Calabria, in Basilicata e in Toscana la scadenza è prevista per il 31 dicembre 2018, mentre in Lombardia il Piano casa non è stato prorogato. In tutti i casi il diritto di sopraelevare è possibile solo nel momento in cui la staticità strutturale dell’edificio lo consente o, nelle zone sismiche, solo nel momento in cui la struttura del fabbricato è adeguata al grado di sismicità della zona e dunque risulta in grado di sopportare la sopraelevazione. Rispetto a ciò, qualsiasi opera di sopraelevazione prevede infatti l’obbligo di valutazione della sicurezza dell’intero edificio e se necessario l’adeguamento sismico dell’intera struttura esistente, indistintamente dalla tipologia prevista per la costruzione dell’opera in sopraelevazione. In seguito alle recenti vicende del centro Italia e al manifestarsi della fragilità del nostro territorio, è aumentata la sensibilità e l'attenzione alla sicurezza della staticità dell’edificio in seguito alla costruzione di opere di ampliamento e sopraelevazione. Rispetto a ciò è recente la
sentenza 2115/2018 della corte di cassazione nella quale si consente la demolizione, anche se condonata, delle sopraelevazioni irrispettose della specifica normativa tecnica in zona sismica, evidenziando quindi il carattere assoluto della salvaguardia della staticità dell’edificio. SENTENZE CORTE Dal punto di vista della sopraelevazione in condominio, la Corte di cassazione nella sentenza numero 20288/2017 elimina il termine temporale (precedentemente fissato a 20 anni) entro cui i condòmini possono agire per ottenere la demolizione e il ripristino della situazione preesistente alla sopraelevazione in caso di rischio statico dell’edificio derivato dall’opera realizzata. Alcune Regioni stanno portando avanti specifiche normative e regolamenti in materia di costruzione in zone sismiche. Un esempio è la Legge Regionale 12/10/2015 Disposizioni in materiale di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche e il D.g.r. 30 marzo 2016 - n. X/5001 Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l'esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica. Tale legge subordina la realizzazione degli interventi di sopraelevazione al rilascio da parte dei Comuni di un’autorizzazione preventiva a inizio lavori per gli interventi in zona sismica 2 (alta sismicità) e a una certificazione per gli interventi ricadenti in zona sismica 3 e 4 (sismicità bassa e molto bassa). La Lombardia ha omogeneizzato la modulistica per la trasmissione della documentazione di costruzioni, ampliamenti e soprelevazioni in zona sismica. L’attenzione alla sicurezza e alla staticità dell’edificio, in ogni caso, oggi è un obiettivo primario e qualsiasi azione di sopraelevazione deve tener conto pertanto non solo di quanto prevede la norma, ma anche delle opportunità date dalle nuove tecnologie costruttive e di intervento, che spesso possono aiutare a realizzare interventi di costruzione su costruito, una delle opportunità per conciliare produzione edilizia, nuova edificazione e contenimento del consumo di suolo.
Torre Sassetti, Milano. © L22
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VARIO HAUS
SOPRATUTTO C’È IL LEGNO Günther Pallweber, amministratore delegato dell’azienda di Nalles, difende le tecniche di sopraelevazione con il materiale più naturale. Che presenta due vantaggi: la leggerezza e la velocità di messa in opera (solo pochi giorni) di Franco Saro
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i sono molti modi per sopraelevarsi. In senso figurato, elevarsi al di sopra di qualcosa può significare un accesso al mondo dello studio o, addirittura, della spiritualità. Nella vita di tutti i giorni, invece, sopraelevare ha un significato pratico che coincide con la conquista di spazio aggiuntivo, in altezza, su un edificio già esistente. Ma, come nel caso della soprelevazione culturale, anche nell’edilizia le strade che portano verso l’alto sono differenti. Una di queste è quella di chi utilizza il materiale da costruzione più antico del mondo, il legno. Relegato a icona del passato per
Günther Pallweber. A fianco, due esempi di sopraelevazione costruite in legno
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lungo tempo, il legno da un paio di decenni è stato assurto a nuova frontiera di un certo tipo di edilizia, grazie alle nuove tecniche costruttive. Come spiega a YouTrade Günther Pallweber, amministratore delegato di Vario Haus, Vazienda di Nalles (Bolzano) con casa madre austriaca, specializzata da oltre 30 anni in costruzioni prefabbricate a telaio in legno. Domanda. La soprelevazione può essere raggiunta in molti modi. Quali sono quelli più utilizzati? Risposta. La soprelevazione di un edificio esistente trova la migliore risposta nel legno, materiale versatile ed estremamente leggero. Il legno garantisce una estrema possibilità di varietà a livello architettonico e la massima sicurezza, anche in zona sismica, dove si sconsiglia di appesantire inutilmente le strutture. Inoltre, realizzare una sopraelevazione o un ampliamento in legno è molto più rapido che ricorrere a materiali e tecnologie tradizionali. D. La soprelevazione può essere una soluzione all’eccessivo consumo di suolo? R. Nell’ottica del controllo del consumo del suolo, la soprelevazione può rappresentare un’ottima strategia. A parità di consumo di suolo può garantire infatti spazi abitativi e di lavoro molto più ampi. D. Utilizzare un sistema prefabbricato può agevolare la progettazione? R. Il sistema prefabbricato può agevolare sia la progettazione sia la realizzazione dell’opera. Le soluzioni Vario Haus, per esempio, arrivano in cantiere pronte per essere montate in pochissimo tempo. Escono dai nostri impianti dopo essere state curate nei minimi dettagli, fino ad arrivare a una perfezione millimetrica, per garantire le massime prestazioni dell’involucro e prevenire i numerosi errori legati alle costruzioni tradizionali. D. Quali sono gli accorgimenti per impattare il meno possibile su chi abita nell’edificio durante i lavori? R. Nel caso della soprelevazione in legno i lavori sono veramente velocissimi e arrecano un disturbo minimo agli occupanti dell’abitazione. D. In media è possibile quantificare il tempo necessario per portare a termine una soprelevazione? R. Per quanto ci riguarda, dal momento dell’approvazione del progetto, tra produzione e installazione trascorrono poche settimane o
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addirittura giorni. D. Anche per quanto riguarda il legno esistono strade e modelli differenti di costruzione. Quali sono? R. Vario Haus propone esclusivamente strutture prefabbricate a telaio, in legno. Non crediamo in soluzioni alternative quale l’x-lam, che si è diffusa solo in Italia e non nei Paesi dove esiste una lunghissima tradizione. Quindi massima attenzione su durevolezza e qualità. Per noi una soprelevazione può essere realizzata solo con prefabbricazione a telaio in legno. D. Qual è, in questo caso, la durata nel tempo di una soprelevazione in legno? R. La durata teorica stimata di una casa in legno, quindi anche delle sopraelevazioni, è di oltre cento anni. Ma sappiamo che anche in Italia ci sono edifici in legno ancor più longevi. Le stesse fondamenta delle case di Venezia sono realizzate in legno.
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SISTEMI A SECCO
IL CANTIERE COME IL LEGO L’edilizia procede inesorabilmente verso un futuro nel quale la costruzione di un edificio sarà sempre più un luogo di assemblaggio e di montaggio di elementi già pronti. Esattamente come i mattoncini di plastica colorati. Così entriamo nell’era di «Seccoland». Siete pronti? Federico Della Puppa
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uando la Lego inventò i mattoncini colorati probabilmente moltissime mamme e papà, abituati ormai a vivere in città, benedirono l’invenzione. Non solo perché il gioco consentiva ore e ore di svago, ma anche perché i bambini potevano finalmente costruire qualcosa senza dover per forza sporcarsi con fango, pietre, terra e acqua. Non sappiamo se è mai stata condotta un’attenta analisi sociologica del cambiamento epocale introdotto con l’avvento della plastica come gioco costruttivo, con i mattoncini colorati che un giorno diventano un castello e un altro una stazione di servizio. Certo è che la Lego ha permesso di portare dentro le case un gioco che altrimenti avremmo continuato a fare nei cortili, nei campi e per le strade. E forse ha anche insegnato che qualcosa che si costruisce può essere demolito e riutilizzato. Inconsapevolmente, certo, ma oggi la consapevolezza del riuso e del riciclo è un dato di fatto che, con la nuova direttiva europea sull’economia circolare, diventa sempre più stringente. CAMBIO DI REGOLE Così, come con la crescita delle città, dell’urbanizzazione e la riduzione dello spazio libero per i giochi, abbiamo imparato a giocare dentro casa, oggi l’edilizia deve apprendere ad agire in modo diverso, con altri materiali. Ed è proprio ciò che sta accadendo, a una velocità che ha spiazzato in pochi anni i produttori storici di materiali per l’edilizia tradizionale, spingendo anche in quel caso verso una innovazione di prodotto, in base al cambiamento del processo. Dall’umido al secco, dalle malte ai chiodi e ai sistemi di fissaggio, dai mattoni e dal cemento alle lastre e ai pannelli, dalle tavelle alle travi, dai laterizi al legno lamellare, al vetro, all’acciaio. NUOVO PARCO GIOCHI I cantieri edili non sono ormai più gli stessi. Scordiamoci le malte, dimentichiamo sabbia, cemento e calce, abituiamoci a non vedere quasi più acqua e rompere mattoni per far passare le linee elettriche e i servizi, scordiamo i tempi in cui i materiali si producevano in cantiere. L’edilizia ha ormai voltato l’angolo e i nuovi sistemi costruttivi a secco stanno diventando sempre più importanti e rilevanti, sia perché sono più performanti e strutturati rispetto alle prestazioni che la produzione a energia quasi zero richiede, sia perché più facili da realizzare, più economici da installare, meno dispendiosi in termini di tempo e quindi di denaro e soprattutto perché integrati al Bim, al nuovo modo di produrre legato all’informatizzazione del processo e dei progetti. Il cantiere, questo sconosciuto, potremmo anche dire. Perché il cantiere come lo abbiamo conosciuto in effetti non esiste più. O meglio, non esisterà più, perché adesso c’è ancora, ovviamente. Ed esiste perché l’edilizia è frutto di pratiche del passato che è difficile scalzare dalla quotidianità degli addetti e di molte imprese, da decenni abituati a costruire secondo le regole classiche. La stagione dei premiscelati e di tutto ciò che deve asciugare per diventare utilizzabile, a parte le pitture, è molto probabilmente al tramonto. Un tramonto indotto dal cambiamento epocale dato dall’avvento delle costruzioni a secco, dei sistemi che oggi stanno diventando sempre più il riferimento per le A p r i l e
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nuove costruzioni e, grazie all’edilizia off-site, diventeranno sempre più anche il sistema di riferimento per le ristrutturazioni, come i modelli del Nord Europa stanno insegnando. LA LEZIONE DI FIDIA Ma le tecniche costruttive a secco non sono una novità. Basti pensare che lo stesso Partenone, ad Atene, è sostanzialmente costruito a secco. Sono dunque pratiche diffuse da secoli e in molti casi le abbiamo conosciute anche noi, profani al tempo, quando i nostri genitori ci portavano in passeggiata e ci mostravano i lunghi filari di muretti a secco lungo i campi, con le pietre che sembrava stessero in equilibrio miracolosamente le une sulle altre. Nell’immaginario collettivo le costruzioni a secco sono spesso associate a una edilizia povera, antica, autoprodotta. Nel nostro immaginario i muretti a secco erano l’edilizia agricola, le autobetoniere per le strade erano il progresso e l’avvento della costruzione moderna. Ma oggi la riflessione che dobbiamo fare è che con il progresso tecnologico e la necessaria spinta verso sistemi costruttivi performanti, le tecniche costruttive a secco rappresentano la vera innovazione e la migliore spinta verso una edilizia finalmente circolare e adeguata ai tempi attuali e futuri, del riuso e della rigenerazione. Oggi la sempre più necessaria integrazione tra progetto, prodotto e processo, che i sistemi Cad e Bim hanno introdotto, spingono l’edilizia sempre più fuori cantiere, realizzando le singole parti e i singoli prodotti in altri luoghi di produzione, per poi montarli e assemblarli in loco. Che a questo punto, senza cambiare nome, torna ad assumere anche in edilizia un significato più attinente all’etimologia della parola. Ovviamente l’allargamento a macchia d’olio delle soluzioni tecnologiche utilizzabili per la realizzazione dei singoli elementi costruttivi è uno dei motivi di questo progressivo e non limitabile successo dei sistemi costruttivi a secco. I quali, tuttavia, hanno bisogno di forte integrazione tra elaborazione progettuale e cantierizzazione dell’opera, nonché di una forte specializzazione dei diversi soggetti coinvolti dal processo costruttivo. MIX DI ELEMENTI I materiali utilizzati nei sistemi a secco sono molto diversi tra loro: cartongesso, legno, acciaio, vetro, per citarne solo alcuni. E hanno tutti un punto in comune: possono essere fissati tra loro senza l’utilizzo di malte o altri componenti che hanno necessità di tempi di asciugatura e dunque di evaporazione dell’acqua. Niente malte e prodotti che da sempre abbiamo associato al costruire. Il cemento stesso entra nei sistemi
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s e c c o a secco come pannello preassemblato e pronto all’uso. È di fondamentale importanza, dunque, l’associazione dei prodotti a secco nelle soluzioni progettuali a sistemi di fissaggio e montaggio meccanico adeguati. I vantaggi della produzione a secco sono rilevanti sotto molti profili, in primo luogo quello della facilità di gestione delle fasi di montaggio e dunque di cantiere, i tempi rapidi di posa e l’annullamento degli sfridi o, nel peggiore dei casi, dei rifacimenti dovuti a imperizie o a errori in fase di realizzazione. Inoltre, tutti i sistemi a secco permettono al loro interno di contenere già tutte le necessarie linee e cavedi per realizzare le parti impiantistiche, che sono integrate. MONTA E SMONTA Ma la cosa più interessante e rilevante, in tempi di economia circolare e di eliminazione dei rifiuti, è che ogni processo costruttivo a secco è un processo reversibile. Ciò che è stato montato può essere smontato, ciò che è stato assemblato può essere disassemblato e recuperato, riutilizzato in toto o in parte, per nuovi usi. Dunque, in modo perfettamente circolare. I vantaggi delle costruzioni e dei materiali a secco inoltre sono numerosi soprattutto sotto il profilo delle prestazioni acustiche, energetiche, termiche, antisismiche e antincendio. Costruire a secco è dunque in linea non solo con i parametri prestazionali richiesti dalle norme europee, dato che i materiali possono essere garantiti da certificazioni essendo prodotti su standard industriali, ma permette anche una ottimizzazione dei tempi e dunque dei costi di cantiere, con eliminazione degli scarti e delle relative spese di smaltimento degli inerti. Eppure tutte queste innovazioni e miglioramenti dei processi e dell’uso dei prodotti procedono con diverse velocità nelle diverse parti del nostro Paese. Così se nelle regioni del Nord i sistemi a secco sono ormai molto diffusi e utilizzati, sia nel privato che soprattutto nel pubblico e nell’edilizia commerciale e turistico-alberghiera, nelle regioni del Sud l’attaccamento ai metodi tradizionali rimane un tratto culturale che rischia di creare ulteriori divisioni. Forse un cambiamento culturale, anche in quelle regioni, potrà avvenire se si comprenderanno a fondo in primo luogo le motivazioni economiche e non solo prestazionali della costruzione a secco, ad esempio il notevole risparmio di tempo: come insegna zio Paperone, il tempo è denaro. È efficienza, efficacia, trasparenza, organizzazione, tutti elementi che in ogni caso prima o poi giocheranno un ruolo fondamentale nella trasformazione globale dell’edilizia verso una «Seccoland», al pari del ruolo che Lego ha giocato con noi bambini e che Legoland non ci fa dimenticare.
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AVVENTURA NEL LIBERTY A Milano lo storico FuturDome, quartier generale di Ventura Future nella Design Week, ha puntato sul cartongesso per migliorare tenuta antisismica, anticendio e isolamento. E grazie a contropareti, controsoffitti e massetti è stata ridisegnata la distribuzione dei locali
di Giacomo Casarin
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el FuturDome se ne è parlato molto durante il Fuorisalone di Milano: il palazzo in stile liberty in passato era il luogo d’incontro di artisti che facevano parte del movimento Futurista, mentre oggi è diventato quartier generale di Ventura Future, nuovo design district nato per l’ultima edizione della Design Week. La sua ristrutturazione recente è stata sviluppata con una filosofia di edilizia sostenibile e integrata con le più innovative tecniche costruttive di Knauf Italia. Trattandosi di un palazzo storico di pregio, è stato deciso di lasciare quanto più intatto possibile l’esterno e di concentrare i lavori all’interno: tramite l’utilizzo di contropareti, controsoffitti, massetti e pareti divisorie è stata ridisegnata la distribuzione della palazzina. Sono state ricavate 21 unità abitative, alle quali si aggiungono ampie terrazze, ambienti comuni, spazi lavorativi personalizzabili e ambienti di servizio che hanno accolto le mostre e gli eventi della Design Week 2018. INVOLUCRO ANTI RUMORE E ANTI SMOG Le pareti perimetrali sono state rivestite, sul lato interno, con il sistema Knauf W626, composto da un’orditura metallica ancorata alla struttura esistente, pannelli in lana di vetro Knauf Insulation Acoustiplus 032 (rivestiti su un lato con carta Kraft), uno strato di
lastre in gesso rivestito con barriera al vapore e un secondo strato di lastre Knauf Kasa Cleaneo C a vista. Quest’ultima soluzione in gesso rivestito permette di ottenere un elevato comfort acustico, una maggiore resistenza, e infine di ridurre gli elementi inquinanti presenti nell’aria. Il pacchetto complessivo ha invece uno spessore totale di circa 10 centimetri e un potere fonoisolante di circa 63dB. DIVISORI INTERNI Per le pareti divisorie degli spazi, all’interno delle unità abitative, è stato adottato il sistema Knauf W112, in cui lo strato isolante è in lana di vetro Knauf Ekovetro, completato da due strati di lastre in gesso rivestito, da entrambi i lati dell’orditura: lo strato a contatto con i profili metallici dell’orditura portante è composto da lastre in gesso rivestito Knauf GKB, mentre all’esterno sono state usate le lastre Knauf Kasa Cleaneo C. Anche i controsoffitti offrono un elevato isolamento acustico dal solaio superiore, grazie alla composizione fatta sempre da un’orditura in profili metallici, su cui è stato posto uno strato di isolante termico in lana di vetro Ekovetro R. Su questo è stato fissato un ulteriore strato di lastre in gesso rivestito da Knauf Kasa Cleaneo C come finitura. Sia per le pareti divisorie che per i controsoffitti, negli ambienti di grande umidità sono state utilizzate idrolastre GKI invece che le Knauf Kasa Cleaneo C.
La ristrutturazione del FuturDome, palazzo in stile liberty a Milano che in passato era il luogo d’incontro di artisti che facevano parte del movimento Futurista
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PORTE A SCOMPARSA PER CONTROTELAI A differenza dei sistemi per pareti in muratura, la soluzione dell'azienda veneta utilizza una struttura aperta, con le orditure metalliche progettate ad hoc per le pareti a secco
di Veronica Monaco
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ensando proprio alle pareti in cartongesso, Eclisse ha progettato e sviluppato una versione specifica dei suoi controtelai a scomparsa che, a differenza di quella per pareti in muratura, utilizza una struttura aperta, coerente con le orditure metalliche normalmente usate per creare le pareti a secco. La struttura aperta è più efficace e riduce i problemi post vendita: il controtelaio si fissa all’orditura lungo tutto il suo perimetro tramite apposite tasche, compresa la parte interna del binario e della cassa, scongiurando il rischio di flessioni. La robustezza è garantita da 12 traversine di rinforzo, sagomate a coda di rondine, che non si muovono quando si fissa la lastra di cartongesso, preservando l’integrità della sede interna del controtelaio. La struttura aperta consente inoltre l’inserimento di materiali di tamponamento tra un profilo orizzontale e l’altro. VERSATILE E PERSONALIZZABILE Il sistema è allargabile in fase di installazione, permettendo di decidere in cantiere quale spessore parete finita utilizzare (100 o
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Le soluzioni filomuro Syntesis Collection sono disponibili anche nelle versioni specificatamente studiate per le pareti in cartongesso
Struttura portante in metallo su cui andranno fissati i pannelli in cartongesso
Le traversine orizzontali in lamiera zincata garantiscono un’elevata resistenza alle compressioni laterali e la sede del passaggio porta sempre costante. A destra, il binario estraibile permette la sostituzione dei meccanismi soggetti a usura, l’applicazione di accessori e la regolazione del fermo porta interno senza demolire la parete dove è collocato il controtelaio
125 mm), si assembla a incastro e senza l’utilizzo di viti. Il sistema è disponibile nella versione in kit, più facile da movimentare e da stoccare in magazzino, e nella versione già assemblata. Il controtelaio per cartongesso ad anta singola con stipiti permette di coprire luci di passaggio extralarge, fino a 2 metri di larghezza e 2,9 metri in altezza (spessore parete finita di 150 mm). Se, invece, si sceglie la variante per porte a scomparsa senza cornici esterne, la luce di passaggio massima è pari a 1,3 metri in larghezza e 2,7 metri in altezza. Controtelaio Eclisse modello Unico per cartongesso. Disponibile nella versione kit da assemblare con ingombro limitato o nella versione assemblata
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VANTAGGI PER IL RIVENDITORE Per fidelizzare il rapporto con gli operatori del settore, Eclisse offre al rivenditore la possibilità di organizzare corsi formativi dedicati al cartongessista e all’applicazione di questi prodotti che si svolgono direttamente all’interno del punto vendita. In più, Eclisse affianca la rete vendita nell'allestimento di corner espositivi dedicati per facilitare la vendita dei controtelai e la promozione delle sue caratteristiche esclusive.
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SE IL CARTONGESSO DIVENTA SETA Un nuovo centro di bellezza in provincia di Mantova ha velocizzato i lavori di ristrutturazione grazie alla posa a secco e alla versatilità del materiale che con la linea Sfide d’arte ha aggiunto al controsoffito un effetto satinato
di Giacomo Casarin
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rmonia Nails&Beauty, inaugurato a Guidizzolo, in provincia di Mantova, è un ambiente destinato a fornire servizi per la bellezza di mani e piedi. Tutto in un ambiente luminoso e caratterizzato da linee pulite, dove Fassa Bortolo è intervenuta per la realizzazione di controsoffitti, effetti decorativi, finiture esterne e per la tinteggiatura di interni ed esterni. LUCI LED Il controsoffitto sfalsato è stato costruito con l’utilizzo delle lastre Gypsotech Std tipo A, composte da uno strato di gesso incorporato da due fogli di cartone speciale ad alta resistenza. Sulla superficie sono stati posizionati profili longitudinali che ospitano il sistema di illuminazione a led e, infine, è stata applicata la finitura decorativa Desideri Perla, della linea Sfide d’arte, policroma nella tonalità del grigio e caratterizzata da un effetto seta. L’ambiente si trasforma
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grazie alle sfumature create da questo prodotto e al contrasto che si genera con le murature verticali di colore bianco, pitturate con LV 207 Velvet. Fondamentale per creare questo effetto è l’abile mano dell’applicatore, impersonato in questo lavoro dalla ditta Edil Universal. Negli esterni, le superfici sono state rasate ed è stato applicato il rivestimento acrilico RTA 549 con granulometria 1 mm, il cui colore grigio scuro si connette armonicamente alle sfumature interne create da Desideri Perla.
L'applicazione dei materiali di Fassa Bortolo nella ristrutturazione di Nails&Beauty, a Guidizzolo, in provincia di Mantova
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BRIANZA PLASTICA
ISOLAMENTO LAMPO PER IL NUOVO TETTO Il sistema Isotec XL è stato utilizzato per la coibentazione di Casa Ostiana, edificio rurale nella campagna di Colleferro (Roma). E grazie alle sue elevate prestazioni isolanti ha contribuito al raggiungimento della classe energetica A e di un eccellente comfort di Veronica Monaco
Ristrutturazione di Casa Ostiana. La copertura è stata coibentata con il sistema Isotec XL fornito da BigMat Edil Palmieri di Segni (Roma)
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n fase di ristrutturazione la velocità di posa, la praticità di lavorazione e la semplicità di applicazione apportano vantaggi anche per chi deve realizzare le coperture. Il sistema termoisolante Isotec di Brianza Platica, azienda di Carate Brianza (Monza Brianza), consente di realizzare coperture ventilate con posa a secco dalle elevate prestazioni di isolamento termico. Le prestazioni sono valorizzate dagli effetti generati dalla ventilazione che si attiva fra l’isolante e le tegole, grazie al correntino asolato del pannello Isotec. Il movimento co-
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stante dell’aria favorisce, infatti, il rapido smaltimento dell’umidità in inverno e del calore in eccesso in estate, ottimizzando il benessere e la percezione di comfort all’interno degli spazi abitativi. TUTTO A SECCO Il sistema Isotec si posa completamente a secco, in modo pratico e veloce. La sua conformazione a battenti contrapposti assicura la perfetta continuità dell’isolamento, privo di ponti termici. Il correntino metallico asolato, oltre a creare un’adeguata camera di ventilazione, A p r i l e
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costituisce l’appoggio ideale per qualsiasi tipo di rivestimento, dalle tradizionali tegole e coppi, alle pietre naturali fino ai più moderni rivestimenti metallici, sia continui che discontinui. Isotec è disponibile con correntino metallico di altezza 30 millimetri e 40 millimetri per la versione XL. SOLUZIONE AD HOC Il sistema Isotec XL è stato utilizzato anche per la coibentazione di Casa Ostiana, edificio rurale edificato nei primi anni Ottanta, immerso nella campagna di Colleferro (Roma). La struttura è stata recentemente coinvolta in un progetto di ristrutturazione, guidato dai progettisti Roberto Felici e Aldo Tedeschi, che hanno trasformato l’edificio rurale in complesso residenziale di mini appartamenti. La copertura in legno lamellare del nuovo impianto architettonico è realizzato con forme curve che richiamano i profili delle colline circostanti. Per coibentare sia il tetto della struttura principale, che i due portici con struttura in legno lamellare, è stato utilizzato Isotec XL, nello spessore 100 millimetri. Dopo aver posato il sistema isolante ventilato, sono stati fissati al correntino metallico integrato nel pannello i nuovi coppi in laterizio. Grazie alle sue elevate prestazioni isolanti Isotec ha contribuito al raggiungimento della classe energetica A e di un eccellente comfort abitativo.
RISTRUTTURAZIONE DI CASA OSTIANA • Luogo: Colleferro (Roma) • Committente: Massimo Palmieri • Intervento: rifacimento copertura con sistema di isolamento termico ventilato • Direttore lavori: Architetto Roberto Felici e Ingegnere Aldo Tedeschi • Isolamento: Sistema Isotec XL di Brianza Plastica, spessore 100 mm • Impresa costruttrice: Dierre Edilizia • Fornitura materiali: BigMat Edil Palmieri – Segni (Roma) • Classe energetica: A
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CON XYLIVING
CASA A TEMPO RECORD Il sistema del gruppo francese ha consentito di realizzare un edificio con quattro appartamenti in soli 25 giorni. È un kit che si monta in cantiere e abbraccia la filosofia dell’economia circolare. E ricarica l'auto elettrica di Giuseppe Rossi
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na casa superveloce, costruita in soli 25 giorni. La magia si chiama Xyliving ed è frutto della ricerca di Saint-Gobain: un sistema che ricorda quello del Lego, che consente cioè di assemblare parti dell’edificio realizzate in precedenza. L’intero kit di costruzione può essere contenuto in un grande camion. Tutto in cantiere risulta così più semplice: pochi scarti e risparmio di tempo per l’affitto delle impalcature o delle gru. Per esempio, la gru serve solo per il posizionamento delle travature del tetto. Ma il sistema Xyliving accanto alla velocità vanta anche un altro aspetto, la sostenibilità. Tutto in un’ottica di economia circolare, dato che i materiali sono riciclati e/o riciclabili per l’80%. E, inoltre, la casa ottiene valori da passive house, dato che consente un risparmio di costi energetici del 75% e un abbattimento di emissioni di Co2 del 100%. «Ormai il 75% del nostro fatturato va nella direzione dell’abitare», spiega Gianni Scotti, che ricopre la carica di Presidente e AD di Saint-Gobain per la Delegazione Mediterranea, che comprende Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. «Il nostro gruppo ha un fatturato a livello mondiale circa 40 miliardi, con un grande impegno nella ricerca: sono circa 3.700 i ricercatori che lavorano nelle varie sedi a livello mondiale. Siamo fornitori di prodotti, ma anche di sistemi, centrati su comfort e sostenibilità. Non a caso Saint-Gobain è stata riconosciuta tra le La palazzina con quattro appartamenti costruita con il sistema Xyliving
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Lastra in gesso rivestito Gyproc Lastra in gesso rivestito Gyproc Pannello in lana di vetro Isover Pannello in OSB3
Elemento ad incastro in OSB3 Elemento pretagliato in lana di vetro Isover Pannello in lana di vetro Isover per cappotto Sistema a cappotto certificato Weber
prime tre imprese al mondo per quanto riguarda la sostenibilità nel settore della costruzione». LA STRUTTURA Il sistema Xyliving prevede un endoscheletro in legno finito con un cappotto termico certificato in lana di vetro e una controparete interna con doppia lastra di gesso rivestito e lana di vetro, un tetto multistrato isolato ad altissime prestazioni e serramenti dalle performance elevatissime. L’involucro è, pertanto, protetto dal punto di vista termoigrometrico e costantemente monitorato, grazie ai sistemi di domotica integrata. Non è un edificio usa e getta: la durata del sistema Xyliving è pari, sostiene Saint-Gobain, a quello delle costruzioni in muratura tradizionali, con minime manutenzioni nel tempo, inevita-
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bili anche negli edifici in laterocemento, ma con prestazioni garantite e verificabili. «Abbiamo utilizzato materiali come legno di pioppo e lana di vetro: il risultato è una casa che ha performance estremamente efficaci», aggiunge Scotti. «Progettato con sistema Bim, l’edificio ha prestazioni acustiche e termiche particolarmente elevate, grazie anche alla particolare innovazione del sistema costruttivo. E non manca il lato hi-tech, con un moderno sistema domotico». Aggiunge Giulio De Gregorio, direttore di Habitat Saint-Gobain, polo tecnologico di riferimento per il mercato delle costruzioni: «Il nostro obiettivo è fornire un pacchetto completo. Creare una filosofia nuova in grado fornire tutto ciò che serve per costruire una casa. Xyliving è un sistema totalmente innovativo, con struttura in legno posato totalmente a secco, che vincola nei tempi e nei costi. È un insieme di elementi che vengono pallettizzati. Questo offre dei vantaggi logistici importanti: una casa di 120 metri quadri sta tutta in un grande camion. E il risultato è anche un cantiere estremamente pulito». Un aspetto che sottolina anche Mariateresa Favola, Combined Solutions Manager di Habitat e responsabile del progetto. Ma tra i vantaggi non c’è solo la pulizia del cantiere e tempi di costruzione abbreviati. «Un altro aspetto importante è il risparmio idrico», spiega la manager. «Una palazzina di quattro appartamenti da 70 metri quadri, completa di tutta le parte esterna è stata terminata in soli 25 giorni, anche grazie al sistema Bim. Il concetto a cui vogliamo arrivare è evoluto e consente di aggregare una serie di tecnologie che rendono la casa intelligente». Senza dimenticare la scelta dei componenti, come ad esempio i vetri Climalit di SaintGobain Glass ad elevate prestazioni per il massimo comfort climatico e visivo. Infine, la casa è full elettric, con possibilità di caricare, grazie a un impianto fotovoltaico con accumulo, un'auto elettrica. Infissi con alte capacità di isolamento. Sotto, i moduli dello scheletro in legno, posato totalmente a secco
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TUTTO FERMO IN COMPAGNIA Collanti, specializzazione, materiali performanti: nell’edilizia il processo di bloccaggio degli elementi fa ormi sempre più parte di un sistema complesso. È una rivoluzione simile a quella del passaggio da analogico a digitale. Che garantisce più qualità
di Federico Della Puppa
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l passaggio dall’analogico al digitale ha cambiato non solo il mondo, ma anche le nostre stesse vite. Cose che un tempo ritenevamo normali, come stampare una foto, oggi hanno assunto modalità e processi completamente diversi. Una foto digitale la guardiamo sullo smartphone, sui computer, sui tablet e se vogliamo stamparla la portiamo in un centro specializzato, dove nuove macchine hanno sostituito le vecchie stampanti analogiche. Un tempo quando la pellicola andava portata al fotografo, il rullino da sviluppare attraverso un processo chimico diventava il negativo dal quale poi, sempre con l’ausilio di un processo chimico, erano stampate le fotografie, che per rimanere fedeli e indelebili nel tempo erano sottoposte, prima di essere
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poste in asciugatura, a un bagno di fissaggio. Erano altri tempi, ma un buon fissaggio permetteva di far vivere il ricordo della foto per lunghi anni senza perdita di colori e di qualità di incisione. Il fissaggio era una parte fondamentale del processo, l’ultima che doveva essere fatta in modo adeguato. Il rischio era vedere dopo qualche anno le fotografie sbiadire. Altri tempi, altre tecnologie, che oggi trovano spazio nei mercatini e in alcune nicchie di appassionati, ma che sono state soppiantate totalmente dalle nuove tecnologie digitali. LA PROVA DEL TEMPO Anche in edilizia il fissaggio è un elemento importante e strategico per una buona qualità del prodotto edilizio, perché duri nel tempo e garantisca le prestazioni A p r i l e
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Fi s s a g g i o staffe, tasselli, viti, ancoranti e, in generale, di sistemi di fissaggio per lastre e soffitti, per i materiali elettrici e idrotermosanitari, per il calcestruzzo cellulare e per le facciate ventilate, per il vetro e le facciate continue, per gli ascensori e gli impianti, per i tetti e per le linee vita. Ma si fa sempre più rilevante la presenza della chimica, che nella sua evoluzione tecnica e tecnologica, nonché di ricerca sui materiali e sulle soluzioni, acquisisce maggiore importanza anche nei sistemi di fissaggio, a partire dagli ancoranti chimici alle resine poliestere, dalle resine vinilestere a quelle epossidiche. La chimica, che un tempo fissava immagini per sempre su supporti di carta fotografica, oggi è in grado di operare in contesti dove barre e viti filettate non garantiscono adeguata presa o potrebbero trovare condizioni sfavorevoli di utilizzo. Per esempio, in presenza di elevata umidità o di acqua, oppure nel caso di supporti già forati, come anche nella posa e ancoraggio, come nei serramenti. Le resine, in particolare, propongono una resistenza elevata in tutte le situazioni e si trovano in molte alternative, per esempio, senza stirene e con certificazione sismica Ce, dunque altamente performanti.
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miliardo di euro il giro d’affari del fissaggio in Italia
promesse. Un cappotto termico senza adeguato sistema di fissaggio «sbiadisce» negli anni. Ovvero, rischia di staccarsi o perdere aderenza e dunque performance. Allo stesso modo, qualsiasi elemento delle costruzioni a secco per dimostrare al meglio la sua qualità costruttiva, basata non sulla manualità di cantiere, ma sulla standardizzazione prestazionale del prodotto realizzata in fabbrica e poi montata in loco, deve utilizzare sistemi di fissaggio adeguati. Devono essere scelti in funzione della prestazione generale dell’edificio e del manufatto e, soprattutto, garantire la durata nel tempo. Soprattutto, è necessario siano in grado di sopportare eventuali sollecitazioni meccaniche o fisiche dovute, per esempio, al cambio delle stagioni, con gli sbalzi caldofreddo, o agli eventuali movimenti che possono rivelarsi potenzialmente pericolosi, dalle semplici vibrazioni del terreno al passaggio di un treno o a causa di lavori pesanti o alle sollecitazioni che gli edifici subiscono nei pressi di strade molto trafficate, fino ai casi estremi dei movimenti tellurici. NUOVI MATERIALI Il fissaggio, dunque, diventa oggi non solo un processo nel quale si utilizzano sistemi ed elementi accessori del processo edilizio, ma sempre più una pratica indispensabile affinché le prestazioni complessive dell’edificio, sia nella nuova costruzione che nella ristrutturazione, siano mantenute costanti e durevoli nel tempo, in funzione anche delle nuove soluzioni per la sicurezza o per l’installazione di prodotti per il risparmio energetico. Questo settore comprende prevalentemente ganci, morsetti,
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SPECIALIZZAZIONE Ma in realtà nei sistemi per fissaggio per l’edilizia l’elemento più interessante è che tutti i produttori propongono sistemi e non semplici prodotti. Ovvero, ogni prodotto fa riferimento a un campo di applicazione che si integra perfettamente con la filiera produttiva e gli altri prodotti e materiali. Se un tempo i fissaggi e i sistemi erano prodotti generici, oggi la specializzazione sempre più spinta e le necessitò prestazionali, spesso certificate, obbligano a pensare in modo diverso, a far uscire i sistemi di fissaggio dall’ambito ristretto dei prodotti da ferramenta, facendoli diventare veri e propri sistemi integrati ad alta tecnologia. CAMMINO SEGNATO Le aziende produttrici hanno impostato, in questo ambito, una competizione tecnologica che guarda alla qualità del prodotto, alla garanzia della durata e dell’efficacia nel tempo che, come avviene solo per pochi ambiti specializzati, fa leva soprattutto sulla qualità e molto meno sul prezzo. La progressiva specializzazione e diversificazione dell’offerta, per coprire in modo professionale un ventaglio sempre più ampio di esigenze, si riflette direttamente sui canali di vendita, tra i quali negli ultimi anni un ruolo sempre più importante lo assume la grande distribuzione organizzata. Non è solo necessario trovare il prodotto, ma anche un servizio adeguato di supporto e consulenza per prodotti che, sempre più spesso e in modo sempre più ampio, sono di norma certificati in base alle direttive Iso. Nel passato quando la fotografia era composta di macA p r i l e
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La diversità tipologica e territoriale è uno dei principali fattori della diversità e segmentazione del mercato
chine analogiche, rullini, negativi, bagni di sviluppo e di fissaggio, l’edilizia era l’industria dei mattoni e della malta. Oggi nell’epoca della fotografia digitale e degli smartphone l’edilizia propone sempre più sistemi di costruzione a secco e l’uso del digitale come strumento di progettazione, controllo di cantiere ma anche fattore di produzione, dando specifiche per la realizzazione, per esempio di pannelli o altre soluzioni. In questo ambito anche i sistemi di fissaggio entrano nel processo non più come ultimo elemento di scelta, ma come fattore integrato e strutturato agli altri per trovare le migliori soluzioni e le più adeguate strategie per garantire qualità, durevolezza e contenimento dei prezzi. I campi di applicazione sono molto ampi e i produttori si trovano a competere in un mercato che in Italia è stimato di circa 1 miliardo di euro, con una merceologia ampia che comprende da 50 a 60 mila prodotti. Sono molti, tanti, forse troppi. Tuttavia, non va dimenticato che l’Italia è una lunga penisola con tanti modelli costruttivi e realizzativi. E la diversità tipologica e territoriale è uno dei principali fattori di diversificazione e segmentazione del mercato. Se il futuro dell’edilizia per ora sembra segnato, lo è anche quello dei sistemi di fissaggio. In futuro dovranno essere sempre più integrati al processo costruttivo e potranno trovare nuovi spunti e nuove dinamiche positive. Sono le stesse che stanno, comunque, già operando positivamente in questo settore da tempo e che, viste le attuali dinamiche di mercato, proseguiranno a garantire la possibilità di sperimentare e adottare soluzioni innovative, sia nel campo della resistenza meccanica che in quello fortemente innovativo della resistenza chimica. E daranno ai sistemi di fissaggio un ancoraggio di mercato ancora più saldo di quello che oggi è già presente.
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ARRIVANO GLI AMERICANI
NESSUNO SI MUOVA L’azienda emiliana distribuisce in esclusiva per l’Italia la linea di utensili multi-funzione della californiana StrongHand. Comprende strettoi e pinze per applicazioni di bloccaggio, dal metallo alla plastica, dai pezzi piani a quelli sagomati. Oppure dispositivi magnetici per le operazioni di saldatura
di Veronica Monaco
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dare man forte ai professionisti del f issaggio c’è StrongHand, linea di utensili multi-funzione dell’azienda californiana, distribuita in esclusiva per l’Italia da Rivit, ideale per tutti i tipi di bloccaggio in operazioni di saldatura, assemblaggio e riparazione. La linea proposta dall’azienda di Ozzano dell’Emilia (Bologna) comprende strettoi per applicazioni di bloccaggio, dal metallo alla plastica, dai pezzi piani a quelli sagomati, pinze multi-uso, autobloccanti, per tubo e per usi speciali, per un bloccaggio rapido e sicuro. A fare la differenza, sono i bloccaggi magnetici: un assortimento davvero innovativo di soluzioni intelligenti per il posizionamento e il bloccaggio, a diverse angolazioni, nelle operazioni di saldatura. StrongHand è corredata da una ampia gamma di accessori e attrezzature speciali, come i tavoli da saldatura, che ampliano e combinano fra loro le funzionalità dei diversi utensili, per soddisfare tutte le esigenze dei professionisti della saldatura. Per i rivenditori è disponibile uno
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StrongHand, la linea di utensili distribuita in esclusiva per l’Italia da Rivit
speciale espositore, dove presentare i prodotti, massimizzando la resa e aiutando i clienti a identificare e toccare con mano gli utensili giusti per rispondere a qualsiasi esigenza di lavoro e di budget. Con i suoi prodotti multi-funzione, la linea StrongHand è in grado di soddisfare le esigenze più disparate e specifiche. In più, la facilità di settaggio e utilizzo degli utensili si combina con la garanzia di un bloccaggio sicuro. SALDI IN MANO Nata negli USA oltre 30 anni fa, StrongHand lavora a contatto diretto con saldatori e gli artigiani per creare strumenti di bloccaggio innovativi, che consentono una configurazione rapida e corretta, indispensabile per lavorare in modo veloce, preciso e sicuro. Da sempre alla ricerca di soluzioni rapide e innovative, e di prodotti qualitativamente all’avanguardia, Rivit ha scelto StrongHand per confermarsi come punto di riferimento nel mercato dei sistemi professionali di fissaggio, degli utensili e delle macchine per l’assemblaggio e la deformazione della lamiera. A p r i l e
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Milano design
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Arredamento, ecco i trend per il prossimo anno A p r i l e
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CHE COSA VEDREMO AD APRILE 2019 CHIUSO
il sipario del grande evento milanese, è il momento di analizzare le tendenze emerse tra i padiglioni della Fiera e gli spazi cittadini. Risultato: bellezza e praticità sono sempre più legate a tecnologia e sostenibilità. Dalla cucina-albero al radiatore dallo stile vintage, ecco che cosa arriverà negli showroom di Giacomo Casarin
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na cucina che ha al centro un albero da frutta. Un calorifero che sembra un foglio di carta piegato. Ma anche un radiatore in stile Art Nouveau. Le sorprese, tra gli spazi del Salone del Mobile e del Fuorisalone, non sono mancate. Eppure i trend osservati al Salone del Mobile e al Fuorisalone non comprendevano solo oggetti dal design inconsueto o addirittura bizzarro. Al contrario, l’evento è stato anche una mappa per individuare quali sono oggi le tendenze reali nell’ambito dell’arredamento e quelle che prose-
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guiranno anche nel 2019. Anche per questo, per la capacità di individuare i trend, l’edizione 2018 del Salone del Mobile è stata un successo: le presenze negli spazi della Fiera di Rho sono state oltre 434mila da 188 Paesi, il 26% in più rispetto allo scorso anno. L’evento è ormai un palcoscenico mondiale e un trampolino di lancio per l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Eurocucina e il Salone Internazionale del Bagno, che si svolgono negli anni pari, hanno aumentato del 17% le presenze rispetto all’ultima volta nel 2016. I due eventi hanno confermato l’evoluzione continua degli ambienti della casa adibiti a cibo e YO U T R A D E
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Lo stand di Riva 1920 si distingueva per il colore scuro e la luce calda, in armonia con gli arredi di legno presentati. Maurizio Riva ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria del Salone del Mobile. Milano Award 2018, perché «capace di apprezzare e mostrare le infinite qualità del materiale legno, rimanendone nell’ombra»
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cura del corpo: il primo è diventato una sorta di «macchina per cucinare», ma soprattutto per vivere, mentre il secondo si è trasformato da ambiente di servizio per diventare stanza di comfort e wellness, molto più legata al resto della casa. MODELLO INTEGRATO Il successo della manifestazione, in ogni caso, è da ricercarsi anche nello speciale collegamento mondofiera-città. Il continuo dialogo tra imprenditori e protagonisti politici ha saputo rendere ogni collaborazione un evento non chiuso ai soli operatori del
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settore, ma aperta a tutti. Nel caso del Fuorisalone, secondo l’Atm (azienda di trasporti metropolitana) c’è stata una crescita di 700mila viaggiatori rispetto all’anno scorso. E secondo la Camera di Commercio milanese l'indotto per la città è di circa 38 milioni per gli alberghi, ma coinvolge in tutto 23mila imprese e 150mila addetti. LA SQUADRA FUNZIONA «Siamo molto orgogliosi del successo della manifestazione e della qualità degli operatori venuti a questa edizione che ci hanno confermato che il Salone del Mobile è il punto di riferimento di tutto
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Sanwa Company, azienda giapponese di arredo minimalista, ha vinto il premio Salone del Mobile.Milano Award con la seguente motivazione: «Nella frenesia e nella concitazione del Salone del Mobile, lo stand di Sanwa è un’oasi, una boccata di aria fresca. Pulito, minimalista, essenziale, lo spazio lascia parlare i prodotti, che raccontano infinite storie di attenzione al dettaglio e della pari importanza di vuoti e pieni»
CC-Tapis, azienda italiana che vende prodotti nepalesi, ha vinto il premio Salone del Mobile.Milano Award con la seguente motivazione: «Combinazione perfetta tra il prodotto e la sua presentazione. La storia dell’artigianato che incontra l’arte creando un’atmosfera suggestiva e coinvolgente. Tappeti fatti per essere toccati e uno stand da vivere»
Magis, azienda italiana fondata da Eugenio Perazza, ha vinto il premio Salone del Mobile.Milano Award con la seguente motivazione: «Una piccola città ideale ispirata alle opere di Andrea Palladio, con chiare reminiscenze di altri grandi italiani visionari, come Giorgio De Chirico e Aldo Rossi, lo stand di Magis è un vero esempio di ambiente urbano. I prodotti iconici, unitamente a quelli nuovi vivono e comunicano in uno spazio aperto, dove non è chiaro se si è ospiti o protagonisti di questa magica storia»
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il mondo», ha commentato il presidente del Salone, Claudio Luti. «Un momento unico, in cui impresa e cultura diventano modello virtuoso di un’Italia che funziona, dove sistema industriale e istituzioni procedono a passo sincrono in nome di un fine comune». Parole di circostanza anche da Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo e di Federlegno Arredo Eventi: «Tutte le forze politiche incontrate hanno confermato vicinanza a un settore, quello della filiera legno-arredo, cruciale per la crescita del Paese, e hanno sottolineato la necessità di mettere in campo politiche industriali organiche ed efficaci, irrinunciabili per un pilastro del made in Italy che da solo vale il 5% del Pil». A conclusione dell’intera manifestazione, si è svolta la terza edizione del Salone del Mobile.Milano Award, premio dedicato a quanto di meglio il mondo dell’arredo e del design ha presentato quest’anno. Le tre aziende selezionate da una giuria di professionisti sono state CC-Tapis, Magis e Sanwa. A Maurizio Riva di Riva 1920 è andato il Premio Speciale della Giuria, mentre al Sindaco di Milano è stato consegnato il Premio del Presidente per l’attenzione e la collaborazione prestata alla manifestazione. TROPPO SUCCESSO? Il Fuorisalone 2018 è stato dirompente, incontrollabile. L’entropia a cui si sta lasciando andare rende il grande spettacolo inarrivabile, non tanto perché superiore a qualsiasi aspettativa, ma in quanto esagerato nei numeri, nelle possibilità, nelle combinazioni di eventi e allestimenti. Qualcuno ha detto che si rischia la morte per troppo successo. Nell’intensissima offerta si perdono progetti di nicchia potenzialmente interessanti. E tra le tante cose proposte si rischia di vedere male, confusamente, fino ad arrivare a fenomeni di vero e proprio rigetto. Il successo del Fuorisalone è comunque insindacabile, tra location storiche e novità. I luoghi classici più visitati sono stati l’Università Statale, con 200mila presenze, seguita da zona Tortona, tra le 100mila entrate del Superstudio e le 120mila dell’Opificio. Sempre qui le file più lunghe sono state per Nendo al Superstudio e Sony in via Savona 56, mentre a Brera l’allestimento di Vitra alla Pelota ha toccato il record di 11.500 persone in un giorno, seguito da Panasonic a Palazzo Brera. Tanta gente anche in Ventura Centrale per The Diner di David Rockwell, risto-bar americano allestito sotto i binari ferroviari, mentre Lambrate avrebbe pagato circa il 30 per cento in termini di presenze, proprio per il cambio di distretto del progetto Ventura, migrato da Lambrate verso la zona di Piola-Loreto-Centrale. A p r i l e
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Il 27% degli espositori non era italiano
1841 espositori (di cui il 27% stranieri da 33 paesi)
650 designer al salone satellite
434.509 presenze da 188 Paesi
+ 17% rispetto al 2016 + 26% rispetto al 2017
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presenze a Milano
38 milioni di euro di indotto turistico solo per gli alberghi
41,5 miliardi di euro di fattuato
+ 2% crescita
del 2017 rispetto al 2016 settore legno - arredamento
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MACCHÉ CIBO, QUI SI CHIACCHIERA Il luogo deputato alla preparazione dei piatti si evolve in spazio dove si vive, si parla e, intanto, si tagliano cipolle e zucchine. Insomma, un centro operativo dove passare il tempo, oggi organizzato secondo le indicazioni di chef stellati
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a cucina continua la propria trasformazione da luogo di preparazione del cibo a living. Al Salone di Rho 111 aziende su circa 22.000 metri quadri di superficie espositiva hanno presentato le loro proposte per lo spazio conviviale per eccellenza, dove gli strumenti per cucinare sono spariti dietro a pannelli mobili, per scordarsi del disordine e lasciare spazio a superfici pulite. E questa è una delle tendenze emerse: nascondere le cose e rendere invisibili gli spazi di lavoro. La cucina è, infatti, sempre più un luogo organizzato, funzionale, una macchina per cucinare e vivere. Una centrale operativa, come la nuova Oasi di Stefano Boeri progettata per Aran: un’isola efficientissima che, per non sembrare troppo un congegno tecnologico, ospita al centro un albero da frutta. Le nuove cucine sono costituite da moduli componibili, in grado di formare scenografie personalizzabili, dove la corretta organizzazione si raggiunge pensando sia ai pieni sia ai vuoti. Se alcuni moduli sono operativi, quindi pieni di funzioni, altri sono superfici piane, vuote o contenitrici: l’equilibrio tra questi due elementi è l’obiettivo progettuale del design. Ed ecco che compaiono grandi tavoli attaccati alla cucina, a sbalzo o non, che aggiungono piani per lavorare o per mangiare ai classici moduli di lavaggio e cottura, come nel caso della cucina Vision progettata per Snaidero da Pininfarina. I materiali, infine, danno carattere al tipo di funzione dello spazio: il materiale naturale ritorna a prendere importanza, marmo e legno prima di tutto.
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1. Mia, disegnata da Carlo Cracco per Scavolini, è un progetto che trasferisce nella cucina di casa elementi profes-sionali propri della postazione di lavoro di uno chef. La soluzione distintiva è stata quella di progettare due pia-ni di lavoro uno sovrapposto all’altro, dove le principali funzioni come fornelli e lavello sono ribassati, mentre dei piani di lavoro come taglieri e superfici in metallo traslano su un piano superiore. 2. Oasi di Aran Cucine, la prima cucina progettata da Stefano Boeri, è un’isola che si apre per diventare un tavolo da pranzo, con albero centrale, attorno al quale tutta la famiglia si può riunire. Il progetto ha tutte le caratteri-stiche di una cucina tecnologica compresi forno, lavastoviglie e un compattatore d’avanguardia che, oltre che compattare i rifiuti solidi, compatta anche l’organico. Oggi, infatti, c’è un attento studio del modo con cui l’organico può creare una base per un composto che può essere utilizzato per la concimazione e l’idea è utilizza-re l’organico per arricchire la terra dell’albero sotto cui si mangia. 3. Vision, progettata da Pininfarina per Snaidero ha linee meno sinuose e più geometriche in questo progetto nuo-vo che sarà sul mercato a fine anno: il segno distintivo obliquo ritorna nel sostegno del tavolo, nella cappa e nel-le ante. L’equilibrio tra pieni e vuoti è progettato attraverso il volume dell’isola molto materico accostato alla leggerezza del tavolo affiancato e sostenuto da linee leggere e sinuose.
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4. La novità Phoenix di Poliform presenta superfici laccate, bordo rastremato verso l'interno, maniglia in bronzo integrata al profilo, con sopra un piano in marmo di 40 millimetri anch'esso rastremato verso l'interno. 5. Lounge di Veneta Cucine gioca con il pieno delle pareti a tutta altezza, che nascondono le funzioni al loro inter-no grazie a pannelli chiudibili, e il vuoto del piano e delle superfici per la preparazione e la cottura degli ingre-dienti. Declinata in una sofisticata gamma di materiali e finiture,
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Lounge è personalizzabile in tutte le sue com-ponenti, adattandosi ad ogni tipo di ambiente cucina. 6. Lago Fusion Kitchen di Daniele Lago, come indica il nome, fonde diversi materiali: una base in legno Wildwood, qualità di rovere antico, si connette ai blocchi di lavaggio e di cottura finiti in XGlass, innovativa tecnologia che consente di stampare in digitale il vetro con texture che richiamano massicci blocchi di marmo, che a loro volta sono resi leggeri dall'etereo effetto sospeso dei sostegni in vetro extrachiaro temperato. 7. La cucina AkB_08, frutto della collaborazione tra lo chef stellato Andrea Berton e il direttore artistico Arri-tal, Franco Driusso, è già stata presntata all’Eurocucina 2016, ma viene
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proposta nell'edizione 2018 in una nuo-va raffinata finitura in legno di castagno fumé. 8. N_Elle è la rivisitazione del progetto monolite Cesar: rigorosità, pulizia delle forme e leggerezza grazie all’utilizzo dei profili a 45 gradi che caratterizzano gli elementi compositivi. Lo spessore delle ante, 2,2 centime-tri, e il nuovo programma di pensili e colonne permettono oggi ampia abbinabilità con gli altri sistemi Cesar, per creare ambienti distintivi. 9. La cucina GranGusto di Riva 1920 progettata dal designer francese Marc Sadler combina perfettamente la lavo-razione artigianale del legno massello di R1920 e la carica
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innovativa di materiali tecnologici di ultima generazione come la superficie ultracompatta Dekton di Cosentino. 10. Emotions 7.30 Roble Negro, X-Light Lime Grey è la novità di Porcelanosa in rovere nero rusticato che mette in risalto le venature e nasconde le ante a scomparsa. Il piano è in ceramica extra fina X-Light e incorpora un piano cottura integrato al volume della cucina. Al centro, il sistema Ves di attrezzature a telaio consente di disporre facilmente accessori e tenere a portata di mano tutto l’occorrente.
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CHIAMATELO STANZA RELAX Non più un locale di servizio: i servizi igienici passano in secondo piano per lasciare spazio a design e wellness, magari senza netta divisione con la stanza da letto. E spesso con l’utilizzo del legno. Oppure con materiali inusuali, come per il lavabo in resina trasparente
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l Salone Internazionale del Bagno ha anticipato quello che sarà anche il tema del prossimo Cersaie. Nei padiglioni 22 e 24 del Salone di Rho hanno trovato il proprio booth 228 espositori tra italiani e stranieri, su una superficie di 20.600 metri quadri. L’offerta è stata di altissima qualità in cui è evidente la tendenza di rendere il bagno uno spazio privato di wellness, una stanza di design in linea con l’arredo del resto della casa, il più delle volte nemmeno separato dalla camera da letto. La ceramica si alterna a marmo e pietra o, comunque, tenta di imitarne l’aspetto grazie alla tecnologia: con l’aggiunta di altri elementi chimici la superficie si modifica per cambiare consistenza e diventare lucidissima. Come nel caso della collaborazione tra Cosentino e Riva 1920, DeKauri, una moderna rivisitazione di una credenza da bagno, fatta di legno e Dekton, il materiale registrato Cosentino composto da ceramica, quarzo e vetro, che gli consente di essere trattato fino a raggiungere un effetto di lucidatura maggiore alla laccatura di un mobile. Antoniolupi ha presentato anche un lavabo in resina trasparente, più leggera e resistente del vetro. Si sperimentano nuovi materiali e pattern, per rendere il bagno non più luogo di servizio, ma una sala scenografica, luogo del benessere e della cura del corpo, sempre più su misura, dove l’aumento esponenziale della presenza del legno riporta all’idea di relax e spa. La crescita qualitativa e produttiva dimostra come le aziende stiano investendo nell'innovazione e nella sostenibilità, prestando una particolare attenzione a risparmio idrico, efficienza energetica, uso di materiali riciclabili, anche attraverso dispositivi digitali integrati nell’ambiente che permettono di modificare la temperatura, la musica, le luci, le profumazioni.
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1. Free è la vasca da bagno Planit ovale e freestanding, con schienale removibile e realizzata in Corian, un materia-le composta da minerali naturali e resina acrilica, caldo e morbido al tatto, oltre che particolarmente igienico e antibatterico. 2. Cosentino Italia ha presentato DeKauri, una rivisitazione della classica credenza, in collaborazione con Riva 1920 e il designer Daniel Germani. La credenza con lavello è fatta di legno e Dekton, il materiale registrato Cosentino composto da ceramica, quarzo e vetro, che gli consente di essere lucidato fino a raggiungere un effetto maggiore alla laccatura di un mobile. 3. Il progetto Monsieur di Falper, firmato da Matteo Thun e Antonio Rodriguez, è frutto di uno studio incentrato sulla semplicità e la leggerezza. L'incontro fra materiali strutturati ed eleganti crea un design fatto di morbide curve e raffinati dettagli.
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5 4. Android, disegnato da Daniel Libeskind per Antrax IT, è un radiatore dal segno innovativo per la forma e le tec-nologie impiegate. Il suo volume assomiglia a un foglio di carta, piegato e ripiegato, così da creare un dinamico chiaroscuro di angoli e linee. 5. Il nuovo mobile Platò con lavabo di antoniolupi con sopra uno degli specchi Collage di architettura disegnati dall'architetto e artista Luca Garofalo, realizzati attraverso una stratificazione di lastre in vetro stampate, in modo da creare dei collage tridimensionali in cui l’ultimo strato è specchiato. 6. Il lavabo Armina di Graff è realizzato in Sleek-Stone, un materiale composito di pietra che unisce il marmo do-lomitico con una
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resina unica creando un composto solido con una finitura in superficie. Le sue proprietà anti-macchia e di resistenza ai raggi UV
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rendono le superfici facili da pulire, con una manutenzione minima. 7. Scirocco H presenta il primo radiatore portatile, Donut Bag: il termoarredo è elettrico e free-standing, disegnato da Franca Lucarelli e Bruna Rapisarda nella forma geometrica perfetta. È l'evoluzione del modello con installa-zione a parete, ma con più resa termica, grazie alla serpentina inserita all'interno del cerchio principale. 8. BetteLoft Ornament di Bette fa contrastare la geometricità dell'espressiva struttura esterna con la linearità del-la parte interna. Nella nuova colorazione in nero, il gioco di luci e ombre esterno esalta ancora di più la partico-lare brillantezza della vasca interna. 9. I Catini di Cielo integrano struttura in acciaio, lavabi e piani in ceramica nella finitura nera. Completano la colle-zione due specchi contenitori Ovale dalle linee essenziali e una serie di elementi porta salviette e porta oggetti. 10. Le grandi lastre Magnum Oversize Cromatica di Cedit sono in grès porcellanato smaltato: il quoziente cromati-co, in gradienti pastello soffusamente miscelati tra loro e ricchi di variazioni di intensità, si rivela in una molti-plicazione di toni apparentemente infinita.
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È BELLO DORMIRE IN UFFICIO
La rivoluzione digitale ha cambiato i parametri della quotidianità e, spesso, anche dell’ambiente domestico. Che può diventare anche un luogo dove si lavora in rete. Il design dei mobili diventa, così, funzionale al nuovo ruolo che può assumere l’abitazione, ma con sorprendenti richiami agli anni Cinquanta
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architettura si abita mentre l’arte si guarda: questa è una differenza fondamentale. L’architettura è un’esperienza fisica e sensoriale perché ci si va dentro». Ettore Sottsas usava queste parole per descrivere il mondo della casa e del suo design. Ovvero gli oggetti e gli arredi della casa hanno valore esistenziale, perché la casa è la narrazione di chi la abita. L’innovazione nell’abitare corre su diversi binari dell’epoca contemporanea: il modo di vivere e di concepire la casa è cambiato a causa della tecnologia, del costume, della società. Il wi-fi, la sharing economy (Airbnb, il social eating), l’aumento dei single rispetto al tradizionale nucleo famigliare contribuiscono a stravolgere le funzioni stesse della casa, stanno ridisegnando e dando un nuovo significato agli
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spazi privati, nell’ottica di uno sconfinamento sempre più spinto verso lo spazio pubblico. La rivoluzione digitale, la perenne connessione al web e la conseguente modificazione dell’idea di tempo e spazio hanno reso le case iperconnesse, trasformandole anche in nuovi luoghi di lavoro, nonché in organismi in bilico tra mondo fisico e mondo virtuale. Di conseguenza, si sono semplificate le linee del design, gli oggetti sono diventati minimali ma multifunzione, esattamente come noi che siamo sempre provvisti di un solo dispositivo smartphone che ci rende sempre più multitasking. Queste tendenze, però, sono sempre rincorse da un perenne stile retrò e vintage che può riprendere gli anni Cinquanta, lo stile industrial o l’art nouveau, in grado di fa scaturire contrasti con un contesto moderno.
1. Rubelli Casa presenta Cinecittà, la nuova collezione di arredi disegnata da Marco Piva, tra cui il set di coffee ta-ble Greta, la poltrona Loren, la poltrona e il pouf Lollo. Sono state anche presentate le nuove creazioni di Studio Rubelli, tra cui la poltrona Triennale, ispirata al design italiano degli anni ’50, che può raddoppiarsi e triplicarsi per diventare un divano. 2. Plywood di Vitra, le storiche sedie disegnate da Charles & Ray Eames dall’aspetto ancora contemporaneo, sono state presentate con scocca in legno di noce pigmentato scuro o di frassino naturale. Il basamento metallico verniciato a polvere può essere abbinato a tutte le versioni della scocca.
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3. La nuova collezione di tavolini e oggetti La Che di Ames è firmata Sebastian Herkner Studio e composta in fibra di fique, una fibra naturale arrotolata a mano e tinta con colori anch'essi naturali. La linea Circo invece presenta sedie e fioriere con struttura in tubi d’acciaio verniciati a polvere combinata a un intreccio in plastica riciclata. 4. Arper presenta Kiik una collezione modulare di sedute, tavolini, pouf e console per gli spazi tra arrivo e parten-za, tra attesa e azione. Isole dove incontrarsi adatte alle esigenze di sale d’attesa, campus universitari, spazi di lavoro e aree di incontro e condivisione grazie alle loro forme grafiche, articolate in una miriade di configura-zioni. 5. Montana Møbler è un’azienda danese che produce librerie modulari laccate, oltre che tavoli e sedie per abita-zioni e ambienti ufficio. Il sistema modulare flessibile si basa su 42 moduli, che
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sono disponibili in 4 profondità e in 46 colori diversi, che offrono libertà di personalizzazione e si adattano a ogni esigenza. 6. La cabina armadio è sempre più richiesta, insieme alla personalizzazione dello spazio. La novità
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di Dielle Domus, A102, presenta apertura a soffietto o
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scorrevole, con soluzione installate a parete o ad angolo. 7. Il sistema Freedhome di Caccaro consente a una parete piana di nascondere al suo interno uno spazio contenitivo da personalizzare. Con soluzioni a scomparsa fatte di pannelli scorrevoli o a soffietto, il sistema si adatta a tutti gli ambienti della casa. 8. Roy Soleil di Scirocco H, è un radiatore che fa parte della nuova collezione Style&Soul in stile Art Nouveau, è realizzato interamente in ghisa e impreziositi da accessori unici ed esclusivi, come valvole con maniglia in legno, detentori, tappi e kit copritubo finemente decorati. 9. Fernando e Humberto Campana hanno progettato per Edra la lounge chair Sade e la poltroncina Blue Velvet: la prima è una seduta dalle dimensioni generose caratterizzata da una struttura in
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metallo con sopra un mantello di velluto, morbido e trapuntato con strisce di cuoio nero, mentre la seconda è una poltroncina molto conforte-vole con struttura in legno, color ebano e piumino in velluto che avvolge seduta e schienale. 10. La novità di Ethimo è il padiglione disegnato dallo studio Palomba Serafini Associati, che rappresenta il concetto di vivere all'aperto in uno spazio allestito come un indoor. La cura dei dettagli propria del mondo indoor incon-tra i materiali resistenti, come tessuti acrilici trattati per l’esterno, tech e fibra sintetica.
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il o t a st el è d a i t r Bre tamen azi i d sp tto appun i e l r t g s o. Il di on piÚ tissimi lo apert to c e: tan e a cie etto t o l sa lon mostr il prog a s i ha Fuor tivi e le 'onore: asonic est B d n si espo nzione s" di Pa Award Me sition gn 8 i s e D 1 n "Tra Milano logy 20 il no o h t c n e i T v
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Sono gli spazi che hanno ospitato la maggior parte delle installazioni architettoniche del Fuorisalone: "Inhabits" in Piazza Castello, "Living Nature" davanti a Palazzo Reale, "3d housingâ€? in Piazza Beccaria. Menzioni d'onore: "3d housing" di Massimiliano Locatelli di CLS, con Italcementi, Arup e Cybe ha vinto il Milano Design Award Best Sustainability 2018 e "Monster Cabaret" di Leon JakimiÄ?, fondatore di Lasvit, ha vinto il Miano Design Award 2018 12 6
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Il distretto novecentesco ha accompagnato il pubblico a visitare i suoi edifici liberty, tra showroom, tanti allestimenti e proposte wine&food. Da ammirare Casa Galimberti, villa Mozart, palazzo Castiglioni. A Palazzo Bovara si è svolta l’interessante mostra di Elle Decor Onlife - Millennials at Home
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alle e r t l o: o i su z i a r n t i s e mo ebb i, a e l n n i o n l l l o e a c app ign oris studio, C u o F i l l s i r u Dove e di Supe oft di Gi Swiss De e on st lo erl propo e il Sup o anche n. Menzi nter n o e io Nend nno c'era n Pavill Design C sign e ia el t'a s D s d e o A ' s u l n e s q ict e en Sen Mila 18 r l t i s i o D 20 int idd v s H s a : e e h r n d'ono y Design t Playful n es di So Award B
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Quest'anno Ventura Projects Ă‹ migrata da Lambrate alla zone di Piola-Loreto, nella cornice del palazzo liberty ristrutturato Futurdome, e verso la Centrale, dove ha riempito i massicci capannoni industriali della Stazione di Milano. Menzioni d'onore: The Diner di David Rockwell + Surface con 2x4 ha vinto il Milano Design Award Best Engagement 2018 e Giants with Dwarf di Stephan Hurlemann per Horgenglarus ha vinto il Milano Design Award Unicorn 2018
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ECCO PERCHÉ CONNETTERE (E CONDIVIDERE) IL SAPERE In occasione della Design Week c’è chi ha dato il via a un nuovo progetto culturale: è un cenacolo nel quale professionisti dai più svariati campi possono scambiarsi conoscenze, creando valore. L'obiettivo? Unire competenze e professionalità di Fabio Franchini
«C’
è un italiano, un francese e un tedesco» è l’attacco delle più svariate barzellette di questo mondo. Esercizi di cabaret a parte, ci sono anche un architetto, un ingegnere, un agronomo, uno psicologo, un fotografo, un economista e pure un giornalista, tutti insieme. A far che? A fare interferenze. Stiamo parlando di un (purtroppo) poco abituale scambio e intreccio di pensieri e visioni, messi a confronto in occasione di un ciclo di cinque incontri nella sede milanese di Signo e MMDesign (via San Calimero 13), nel cuore di Milano, in occasione della Design Week.
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Il ciclo di incontri del Fuorisalone 2018 ha rappresentato, nei fatti, il primo passo per instaurare quel dialogo e confronto interdisciplinare che gli architetti di Signo e i progettisti di MMDesign vogliono creare a casa loro: una sorta di cenacolo nel quale affrontare le più svariate tematiche, facendo proliferare la cultura. Il tutto nella convinzione assoluta che solo la trasversalità dei saperi e delle conoscenze possa arricchire (per davvero) la progettualità. Infatti, nella settimana del design, qui si è parlato di scienze cognitive grazie a Ugo Morelli, di neurobiologia con Alessandro Pozzi, di fotografia grazie a Corrado Piccoli, di filosofia con Virginio Briatore e, in ultimo, anche di innovazione e tecnologia grazie a Massimo Andriolo. Di particolare interesse proprio il clinic di Andriolo, membro
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del IXL Center (Center for innovation excellence & leadership). Grazie ad Andriolo si è parlato delle nuove connettività: come per le grandi aziende, anche le piccole e medie imprese saranno costrette a confrontarsi con i cambiamenti tecnologici, sociali, politici ed economici che per qualcuno saranno fonte di nuove opportunità e per altri potrebbero significare la fine. Nel corso del suo seminario, Andriolo ha presentato le «forze dirompenti» delle quali aziende e dipendenti dovranno per forza di cose tener conto, condividendo metodi e strumenti sviluppati in decenni di esperienza in grado di aiutare a crescere in un mondo sempre più veloce e complesso. In questa cornice di Interferenze, i confini tra professioni e conoscenze vengono meno, dando il «la» a particolari prospettive su temi di grande attualità: dalle intelligenze verdi alle nuove connettività, dalle scienze cognitive legate al movimento alla «regola d’arte del dettaglio» o all’ospitalità. E molti altri sono in programma per i futuri incontri, ancora work in progress. Architettura e design accolgono, dunque, interferenze di diverse discipline, punti di vista non autoreferenziali ma aperti a visuali ampie e nuove. Le interferenze plasmano e consentono la nascita di forme non ancora conosciute. Uomini di cultura, professionisti, imprenditori, artigiani accomunati dalla stessa passione e audacia lavorano insieme a nuovi scenari, si incontrano in uno spazio fisico ma dai confini dilatati grazie alla tecnologia e alle nuove connettività. Signo vuole unire competenze e professionalità in progetti condivisi per dare valore. La capacità artigiana e l’eccellenza delle imprese innovative si intreccia alla progettualità in uno spazio, condiviso con lo studio di design industriale MM Design in cui ritrovare lo straordinario connubio tra arte e scienza, tra l’ambito umanistico e quello tecnico. «Vogliamo condividere progetti, unire competenze, dar armonia alle nostre professioni per ritrovare valore in quella bellezza capace di regalare emo-
zione» spiegano l’architetto Maria Elisabetta Ripamonti e il designer Alex Terzariol: «Il mondo si aspetta questo dal nostro Paese, quel coraggio del positivo che si ritrova nell’audacia di professionisti capaci di sfidare la mediocrità». Lo studio di architettura e design diverrà una sorta di hub in cui diverse professionalità s’incontreranno nei progetti a varie scale nella consapevolezza che solo una progettazione integrata, arricchita di diverse conoscenze, possa rispondere a esigenze in continua evoluzione. Dunque, volontà di conoscere una realtà camaleontica, in continuo cambiamento, con la curiosità di ascoltare una punto di vista nuovo e fuori dall’ordinario, scoprendo nuova bellezza, con la convinzione che il valore sia determinato da progetti costruiti su misura, nel rispetto di un ambiente in evoluzione-mutazione e ancora capace di regalare opportunità di crescita. In onore dell’internazionalità del Fuorisalone il confronto tra saperi e sapori di Interferenze è stato deliziato da brindisi all’insegna dell’eccellenza italiana tra note di musica classica e jazz interpretata da giovani ed entusiasti musicisti. Perché, come diceva Nietzsche, «la vita, senza la musica sarebbe un errore».
NUOVE CONNETTIVITÀ Massimo Andriolo, direttore IXL Center «Struttura e disciplina sono due ingredienti fondamentali per creare innovazione,
valore e operare meglio sul mercato. Se in Italia fossimo più strutturati e disciplinati saremmo imbattibili. Essere organizzati è sempre più cosa imprescindibile, perché viviamo e lavoriamo in un mondo che cambia così velocemente che ci costringe a dover essere sempre sul pezzo, per non perdere terreno. La mutazione è continua e sarà sempre così, per cui non bisogna incappare nell’errore di pensare (o illudersi) di avere una posizione dominante sul mercato. Vi ricordate dieci anni fa il potere di Nokia e Motorola? Benissimo, oggi dove sono? Ecco, questo per rendere bene l’idea della velocità con cui il mercato fa la muta. Impossibile non citare Airbnb: fino al 2008 neanche esisteva e oggi a New York City la piattaforma ha più posti letto a disposizione che tutti gli hotel della Grande Mela messi assieme. E così come Airbnb, ecco Amazon per comprare di tutto, Priceline per organizzare i viaggi, Netflix per guardare film e serie tv e Uber, che vuole mandare in pensione i tassisti». Le cosiddette disruptive forces (forza dirompenti) che stanno rivoluzionando il mondi hanno elementi in comune: cavalcano i diversi trend sociali, soddisfano (subito) il bisogno/desiderio, hanno business model semplici e una catena di produzione del valore altamente dinamica. Ecco perché il 90% di oltre 10mila imprenditori e manager che hanno partecipato a uno studio dell’Mit di Boston insieme a Deloitte hanno dichiarato che il loro modello di business è sotto attacco: vedono che il mondo e il mercato stanno cambiando, ma non capiscono che cosa sta mutando e dove va. Quali le conseguenze? Solo il 15% delle aziende vedrà il proprio 30esimo compleanno e solo il 5% il 50esimo»
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ZAPPING NUOVA LINEA SCUDOSIL DA COLORIFICIO SAN MARCO
1,2 o 1,5, o Scudosil Riempitivo, il nuovo protettivo murale specifico per la protezione e decorazione di superfici murali e per il completamento di cicli protettivi per intonaci di tipo diffusivo o deumidificante. Entrambi i prodotti sono tinteggiabili nell’ampia gamma di colori realizzabili con il Sistema Tintometrico Marcromie.
CON TINTALEVO ATMOSFERA TROPICALE AMBIENTI ESOTICI E FRESCHI CON I COLORI TROPICALI TINTALEVO, LA SELEZIONE DEL COLOR DESIGN CENTER MAXMEYER, CENTRO DEDICATO ALLO STUDIO DEL COLORE E ALLA
Colorificio San Marco presenta Scudosil, nuova linea di prodotti a base di copolimeri silossanici modificati con tecnologia CleanMax, speciale formulazione che contrasta l’assorbimento dello sporco e permette all’acqua piovana di rimuoverlo dalle facciate esterne. I prodotti Scudosil conferiscono alle superfici anche un’elevata idrorepellenza, un’ottima traspirabilità e un’efficace resistenza alle muffe e alle alghe. Indicata per sistemi di risanamento deumidificanti, rivestimenti termici a cappotto, nelle riqualificazioni e restauro di tutti gli edifici, la linea presenta diverse finiture. Per esempio, Scudosil Intonachino KP, il rivestimento murale pronto all’uso disponibile con grana
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SUA PROGETTAZIONE IN INTERNI. LA GAMMA DI VERNICI TINTALEVO SI DISTINGUE PER I COLORI PARTICOLARMENTE INTENSI, A BASE DI RESINE VINILICHE, TRATTI DALLA MAZZETTA
COLORE LIFE COLORS DI MAXMEYER E ABBINABILI A CINQUE DIFFERENTI COLORI PIÙ NEUTRI: SI SPAZIA DAI VERDI DELLA FORESTA AL BLU DEL MARE, DAI GIALLI E ROSA DEI FIORI AI ROSSI DELLA FRUTTA. L’INTENSITÀ È GARANTITA DALL’UTILIZZO DEL FONDO SPECIFICO MAXCOVER. TINTALEVO HA BASSA PRESA DI SPORCO E BASSO CONTENUTO DI COV (MAX 29 G/L), CARATTERISTICA CHE GLI CONSENTE DI ESSERE CLASSIFICATO COME PRODOTTO DI CATEGORIA A/A.
EFFETTO DEGRADÉ PER CERAMICHE KEOPE Eleganti decori si coniugano con l’effetto cemento per Pulse, la nuova linea in grès porcellanato firmata Ceramiche Keope per pavimenti e rivestimenti. I decori sono caratterizzati da grafismi floreali con effetto degradé tono su tono in quattro raffinate nuances: Pearl, Silver, Grey e Beige. La linea Pulse si declina in una vasta gamma di soluzioni, dai nuovi maxi-formati (120x240 e 120x120 cm) alle misure 60x60, 60x120 e 30x120 cm per offrire la soluzione più adatta ad ogni progetto. A completamento della linea, pezzi speciali e decori per la massima definizione dei dettagli.
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VOLTECO STOPPA LE INFILTRAZIONI
STOP ALLE INFILTRAZIONI D’ACQUA CON IL SISTEMA BI-FLEX DI VOLTECO. COMPOSTO DA UN NASTRO ELASTICO A BASE DI POLIMERI ELASTOMERICI E DA UN ADESIVO EPOSSIDICO BI COMPONENTE, BI-FLEX PERMETTE DI SIGILLARE GIUNTI E FESSURE, GARANTENDO UNA TOTALE IMPERME-
ABILITÀ SIA IN SPINTA IDROSTATICA POSITIVA CHE NEGATIVA. IL SISTEMA CONSENTE INOLTRE L’IMPERMEABILIZZAZIONE DELLE RIPRESE DI GETTO E IL COLLEGAMENTO DI TUTTE LE SUPERFICI ADIACENTI A GIUNTI O AD ALTRI ELEMENTI PREFABBRICATI. UTILIZZABILE SIA IN CASO DI INTERVENTI DI MANUTENZIONE ORDINARIA CHE STRAORDINARIA, ANCHE SU STRUTTURE GIÀ REALIZZATE, IL SISTEMA BI-FLEX SI ADATTA ANCHE ALLE SITUAZIONI PIÙ COMPLESSE. GRAZIE ALLA SUA ELEVATA CAPACITÀ DI ALLUNGAMENTO E ASSORBIMENTO DELLE DILATAZIONI, RESISTE MOLTO BENE AGLI AGENTI CHIMICI, AI SALI DI DISGELO E AI RAGGI UV.
CROMOLOGY, PARTNERSHIP CON DELP E AMONN PROFI Al via la partnership commerciale tra Cromology con Delp Italia e Amonn Profi. All’interno dell’accordo si è concretizzato anche il passaggio di proprietà dei nove punti vendita Colori di Tollens, che continueranno la loro attività con una nuova veste. «Questo accordo apre un nuovo capitolo nella storia di Cromology Italia e della rete Colori di Tollens Bravo», dichiara Massimiliano Bianchi, CEO di Cromology Italia. «L’obiettivo è di costruire
una rete ancora più forte e garantire un futuro professionale più stabile alle persone che lavoravano nella Colori di Tollens. Questo consentirà a tutti di focalizzare le nostre energie sul core business in un anno impegnativo e ricco di sfide». Il fine dell’intero processo è di affermare sul mercato una identità aziendale sempre più forte e focalizzata sull’eccellenza nel settore dei prodotti vernicianti.
INTERNORM: NUOVO MODELLO DI INGRESSO KF310 INTERNORM PRESENTA IL NUOVO MODELLO DI FINESTRA KF310, CHE SOSTITUISCE IL MODELLO DI INGRESSO KF200, DA OGGI FUORI PRODUZIONE. ANCHE KF310 È IN PVC O PVC/ALLUMINIO, MA PASSA DALLE CINQUE ALLE SEI CAMERE. UN’IMPORTANTE NOVITÀ PER UN ISOLAMENTO TERMICO SUPERIORE: CON OPPORTUNI VETRAGGI È POSSIBILE RAGGIUNGERE TRASMITTANZE TERMICHE FINO A 0,69
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ZAPPING jolly. Piccola, compatta e facilmente trasportabile, F2 è realizzata in Abs antiurto e piano di lavoro in acciaio inox, ed è dotata di serie di uno speciale disco diamantato (Ø180mm) per ceramica e gres porcellanato.
UW. QUESTA CARATTERISTICA SI AFFIANCA AD ALTRE MODIFICHE CHE I PROGETTISTI HANNO CONFERITO AL DESIGN DEL PROFILO. INNANZITUTTO L’APPOGGIO A TERRA DEL PROFILO CHE AUMENTA CONSIDEREVOLMENTE CON L’ABBASSAMENTO DELLA PARTE CENTRALE, RENDENDO IL SISTEMA MOLTO PIÙ STABILE. IL PESO VIENE MEGLIO DISTRIBUITO, LA SIGILLATURA È PIÙ SEMPLICE E IL SISTEMA, PUR AVENDO PROFONDITÀ DI 71 MM, RAGGIUNGE UNA STABILITÀ PARAGONABILE AI SISTEMI DA 90 MM. INFINE GLI SCONTRI DEL PROFILO HANNO UNO SPESSORE MAGGIORATO PER UNA EFFICACIA ANTI-EFFRAZIONE DECISAMENTE SUPERIORE. IN PIÙ INTERNORM OFFRE LA POSSIBILITÀ DI INSTALLARE LO SCARICO ACQUA A VISTA, CON ALCUNI ACCORGIMENTI NELLA POSA IN OPERA, OPPURE NASCOSTO ALL’INTERNO DEL PROFILO. VIENE ANCHE AMPLIATO LO SPAZIO PER IL VETRAGGIO, CHE CONSENTE DI MONTARE TRIPLI VETRI DA 48 MM DI SPESSORE. IL MODELLO KF310 DI INTERNORM INTERPRETA I TRE MODELLI ARCHITETTONICI HOME PURE, HOME SOFT E AMBIENTE, IN MODO MOLTO PIÙ FEDELE, RICALCANDO QUANTO AVVIENE CON LE VERSIONI SUPERIORI.
NUOVA TAGLIERINA PER BREVETTI MONTOLIT Brevetti Montolit presenta F2, la nuova taglierina elettrica ad acqua ideata per il taglio di piastrelle di piccole dimensioni. Il materiale trova un valido appoggio sul robusto piano in acciaio inox e grazie alla squadra, può essere guidato in modo da ottenere un taglio preciso. Il piano è, poi, inclinabile permettendo il corretto posizionamento della piastrella per i
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INDICATI, FORNENDO CONSULENZE IN FASE DI PROGETTAZIONE, FINO AL SUPPORTO IN CANTIERE.
CLASSE A CON NORMABLOK PIÙ DI DANESI Il sistema Normablok Più S40 HP di Fornaci Laterizi Danesi è stato utilizzato con successo per la realizzazione di un edificio residenziale a Milano, a firma dello Studio Rossetto Zora Architettura. Il comples-
60 ANNI PER BASF CONSTRUCTION CHEMICALS ITALIA ERA IL 1946 QUANDO BASF ARRIVÒ IN ITALIA. NEGLI ANNI IL GRUPPO HA DIVERSIFICATO I SUOI AMBITI DI INTERVENTO CON UNA DIVISIONE SPECIFICA PER L’EDILIZIA, BASF CONSTRUCTION CHEMICALS, CHE FESTEGGIA 60 ANNI DI ESPERIENZA NEL NOSTRO PAESE, CONTRIBUENDO COSTANTEMENTE ALLO SVILUPPO E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO IN TUTTI I SETTORI APPLICATIVI. IN ITALIA LA DIVISIONE CONSTRUCTION CHEMICALS È PRESENTE CON DUE STABILIMENTI PRODUTTIVI A TREVISO, DOVE SI TROVA ANCHE IL CENTRO DI RICERCA, E A LATINA. L’AZIENDA IN ITALIA PRODUCE E COMMERCIALIZZA SOLUZIONI DESTINATE ALLA COSTRUZIONE, MANUTENZIONE, RISANAMENTO E RISTRUTTURAZIONE DELLE STRUTTURE. OLTRE AD UNA VASTA GAMMA DI TECNOLOGIE INNOVATIVE, IL TEAM BASF CONSTRUCTION CHEMICALS ITALIA, ASSISTE CLIENTI, PROGETTISTI, COMMITTENTI E IMPRESE NELLA SELEZIONE DEI PRODOTTI E DEI SISTEMI PIÙ
so residenziale è classificato in classe energetica A, obiettivo raggiunto attraverso una progettazione consapevole e sostenibile, sensibile al tema dell’efficienza energetica, un’accurata scelta dei materiali da costruzione e sistemi specifici per il massimo comfort come impianti fotovoltaici, caldaia a condensazione e riscaldamento a pavimento. A conferma della volontà dei progettisti di attuare un lavoro con altissimi requisiti di efficienza energetica, è stato scelto Normablok Più S40 HP di Danesi, il nuovo blocco ad alte prestazioni termiche, concepito per realizzare tamponature monostrato performanti e sismicamente sicure. Le pareti realizzate con i blocchi Normablok Più S40 HP, intonacate tradizionalmente, raggiungono una trasmittanza termica di 0,14 W/m2K. Attraverso un sofisticato processo produttivo, unico nel suo genere, vengono sinterizzate direttamente all’interno dei fori dei blocchi perle di polistirene additivato di grafite. Le elevate caratteristiche di isolamento termico si aggiungono così alle qualità di traspirabilità, naturalità e durabilità del laterizio, che protegge il polistirene contenuto nei fori, garantendone nel tempo le prestazioni YO U T R A D E
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NUOVO SISTEMA DI CONSOLIDAMENTO STATICO E ANTISISMICO DEI SOLAI Rendi più sicura la tua casa. Perimetro Forte è l’innovativo sistema certificato e brevettato di cerchiatura perimetrale con funzione antisismica composto da Connettore Perimetrale e Ancorante Chimico. Grazie all’efficace collegamento solaio-pareti, il nuovo sistema contribuisce a ridurre la vulnerabilità dell’edificio e ad assicurare stabilità alle pareti.
La soluzione Perimetro Forte, in abbinamento alla gamma di Connettori CentroStorico, ai Calcestruzzi e ai Massetti leggeri Leca, collabora a incrementare la sicurezza dell’immobile utile anche per accedere al Sisma Bonus. Con Perimetro Forte il sistema di consolidamento statico dei solai Leca-CentroStorico diventa Antisismico.
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