Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.
ISSN 2532 - 5671
GIUGNO 2019 - N°100
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ANNO 12 - NUMERO 100 GIUGNO 2019
Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Alberto Bubbio, Marco Buschi, Giacomo Casarin, Federico Della Puppa, Palmiro Fronte, Dario Imparato (fotografo), Carlo Lorenzini, Ludovico Lucchi, Federico Mombarone, Veronica Monaco, Giuseppe Rossi, Franco Saro Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di
Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Giovanni Pietro Grazioli • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento
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XII convegno nazionale youtrade
LA DISTRIBUZIONE A UNA SVOLTA: SCEGLIERE IL PROPRIO FUTURO La distribuzione deve adeguare la propria azienda agli scenari del futuro. L’occasione per aggiornarsi è il nuovo Convegno di YouTrade. L’evento organizzato da Virginia Gambino Editore, molto atteso dagli operatori del settore edile, quest’anno si focalizza sugli scenari della distribuzione, con uno sguardo sui trend che coinvolgono le rivendite. A evolversi, però, non è solo chi acquista, ma anche lo spazio stesso della rivendita, trasformata in showroom, magari con l’ausilio di dispositivi digitali e sorprendenti soluzioni hi-tech. All’appuntamento con il XII Convegno di YouTrade non mancheranno, inoltre, due momenti particolarmente apprezzati: il punto sulla congiuntura e i numeri di previsione curati dal Centro Studi YouTrade. Infine, sono previsti tre workshop dedicati a temi specifici.
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Sommario giugno Rubriche 13 Editoriale YouTrade numero 100 una sfida di successo 14 Econauta Fate figli e andate a Bolzano 14 Chiacchiere di condominio Come si regola il dissenso 15 L'avvocato Quella mini personalità giuridica 16 I fatti nostri Un profilo si profila 18 Facciamo i conti Per essere vincenti in ipercompetizione 20 Digital News Attualità 22 Leggi Ora ci vuole solo lo sblocca Sblocca-appalti 26 Anteprima Cersaie Una ceramica per progettare 30 Fiere In regalo il manuale per la casa 32 Fiere La due giorni della ferramenta Rivendite 34 Comarte I nostri primi 45 anni 38 F.lli Queirolo Un successo servizievole 46 I ferri del mestiere Prima, durante e dopo: la singolarità della vendita
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La legge Sblocca appalti funzionerà davvero?
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Che cosa ci sarà da vedere al Cersaie
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YouTrade numero 100 una sfida di successo
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utti sanno che 100 è il numero naturale che segue il 99 e precede il 101. Ma non solo. Ci sono tanti altri modi di considerare il primo numero a tre cifre. In matematica, per esempio, il 100 è il quadrato di 10, ed è anche la somma di alcune coppie di numeri primi (se siete curiosi, le combinazioni sono 3 + 97, 11 + 89, 17 + 83, 29 + 71, 41 + 59 e 47 + 53). È anche un numero che ha a che fare con il business, naturalmente, visto che la maggior parte delle valute del mondo sono divise in 100 sub-unità: 1 euro è composto da 100 centesimi. Si può continuare a lungo nell’elenco di ciò che è espresso con questa cifra, ma da oggi la lista si allunga: questo numero di YouTrade è, appunto, il numero 100. Un numero speciale. Le autocelebrazioni sono un po' stucchevoli. Ma ricordare un cammino e anticipare una road-map può essere interessante. Questa avventura è iniziata esattamente nell'ottobre del 2008. Con un po’ di coraggio, forse anche un po’ di incoscienza, e con molta passione, è nata una rivista che nel giro di poco tempo si è affermata come il magazine leader dedicato al mondo della distribuzione edile. Non è stata una passeggiata, diciamolo. Dopo aver spiccato il volo, aver convinto tanti lettori ad abbonarsi, tante aziende a utilizzare le pagine di YouTrade come una vetrina aggiunta al proprio showroom, è arrivata la crisi dell’edilizia. Che fare? Ammainare le vele? O gettare l’agile veliero di Virginia Gambino Editore nelle acque tempestose di un mercato in difficoltà? La scelta è stata immediata: continuare a navigare. Ma seguendo una nuova rotta, quella dell’edilizia che cambia. In un mercato completamente diverso, il direttore, Virginia Gambino, e la redazione di YouTrade hanno quindi individuato la direzione del vento e imboccato con decisione il percorso giusto. Cioè quello di un’edilizia più sensibile a temi come la sostenibilità, l’ambiente, l’economia circolare. Perché è quella l’edilizia che ci aspetta e che continueremo a raccontare nei prossimi cento numeri di YouTrade. Ed è quella che, lo diciamo senza falsa modestia, non tutte le case editrici hanno colto. Perché la differenza sta qui: ascoltare da vicino quelle che sono le esigenze, le richieste e anche, quando ci sono, le difficoltà dei propri lettori. La differenza è anche impegnarsi nel duro lavoro affidato al Centro Studi YouTrade, con le classifiche esclusive, le analisi, le previsioni: informazioni utili per chi lavora nella filiera delle costruzioni. Ma il valore aggiunto sta anche negli appuntamenti formativi con i propri lettori, con il l'annuale Convegno di YouTrade, oppure con le diverse occasioni di YouTrade Academy. Con l'obiettivo, soprattutto, di non smettere di guardare avanti, di capire la nuova dimensione dei clienti e la vision delle imprese. Perché in fondo, come scriveva Shakespeare, siamo fatti della stessa materia con cui sono fatti i sogni. E interpretarli è il nostro mestiere.
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Fate figli e andate a Bolzano
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on si costruisce più, o quasi. Colpa della crisi economica, che ha ridotto il reddito disponibile degli italiani, certo. Ma anche, non bisogna dimenticarlo, di una crisi ancora maggiore: quella demografica. Il boom delle costruzioni negli anni Sessanta e Settanta è stato spinto dalla necessità di ricostruire, ma anche dal fatto che le famiglie italiane facevano figli. La situazione oggi è invertita, ricorda l’Istat. Nel 2017 le nascite sono scese a poco meno di 460 mila e per lo scorso anno la stima è di ulteriori 10 mila nuovi italiani in meno. È un declino che dura dal 2009. Ma non è una sorpresa: i demografi hanno da tempo previsto il declino e hanno lanciato inascoltati allarmi. Gli italiani sono sempre più vecchi e ci sono sempre meno madri. A fare figli, invece, sono gli immigrati, che si adattano a uno stile di vita inaccettabile per molti italiani. Da monitorare, però, non è solo il dato complessivo delle nascite, quanto il numero medio di figli per ogni donna: dopo aver raggiunto nel 2010 il valore di 1,46 neonati (il massimo dal 1995), il rapporto è scivolato a 1,32 lo scorso anno. È il più basso valore in Europa. Perché non si fanno figli? Perché i giovani stanno nelle case dei genitori più a lungo e rimandano la costruzione di una famiglia. Perché manca il lavoro specialmente per i giovani e poi, non bisogna nasconderlo, sono molti quelli che non accettano lavori più umili e faticosi. Perché lo stile di vita adottato da molte giovani donne non si concilia con la nascita di un figlio. Non è
sessismo, ma statistica: circa un quarto tra le nate nel 1980 non sono madri. Eppure non è un trend irreversibile: per evitare la scomparsa, a lungo termine, degli italiani, basterebbe mantenere una media di 1,58 nati per ogni donna fertile, rapporto che si traduce a circa 500 mila nati all’anno. Attenzione: non sarebbe una crescita demografica, ma almeno uno stop al declino. Basti pensare che la Germania, che dieci anni fa partiva da valori inferiori ai nostri, nel 2017 è arrivata a 1,60. E si può fare, come dimostra la provincia di Bolzano, che ha registrato una tendenza opposta: ha una media di oltre 1,7 figli per donna, mentre Trento mostra un andamento simile. Come mai? La risposta è una cultura che coniuga lavoro e famiglia, come valore condiviso dalla gente e dalle imprese. Inoltre, in quelle province si trova un’offerta di servizi per l’infanzia migliore, privata o con garanzia di qualità certificata. Insomma, è anche una questione politica. Federico Mombarone giornalista
CHIACCHIERE DI CONDOMINIO
Come si regola il dissenso
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olitamente, una causa civile, dopo anni, si può concludere con l’emissione di una sentenza contraria a una parte e favorevole all’altra. Oltre alla delusione e alla rabbia per la sconfitta, per la parte vinta, si aggiunge la condanna al pagamento delle spese processuali a favore della parte vittoriosa. Nel nostro ordinamento, infatti, vige il principio di soccombenza: chi perde, paga. Per ovviare tale situazione e consentire al condòmino di esonerare la propria responsabilità sul punto delle spese ed estraniarsi dalle conseguenze negative di una sconfitta, l’articolo 1132 del Codice civile consente al condòmino di esprimere il proprio dissenso alla lite tra il condominio e un terzo soggetto (per esempio, i fornitori) che non intende avviare o resistere. Così facendo, in caso di soccombenza da parte del condominio, il condòmino che ha espresso il proprio dissenso non sarà chiamato a pagare le spese processuali alla parte vittoriosa. Per potersi avvalere di tale diritto, la causa deve avere un carattere squisitamente civile, deve riguardare parti comuni del condominio e la volontà di iniziare la causa o di resistervi deve essere stata regolarmente approvata con delibera assembleare. Restano così escluse le controversie penali, quelle che riguardano questioni tra singoli condòmini e tutte quelle iniziative che non sono state deliberate in assemblea. Il dissenso deve essere comunicato con un atto scritto entro 30 giorni dalla data di delibera dell’assemblea, se il condòmino dissenziente vi ha partecipato; se, invece, era assente, da quella in cui ne ha avuto conoscenza. Tuttavia, nel caso in cui il condòmino dissenziente fosse presente in udienza, è sufficiente una dichiarazione a verbale. In caso di sconfitta da parte del condominio, il dissenziente non subirà gli effetti negativi. In caso, invece, di esito favorevole, le spese che non si è riusciti a ottenere dalla controparte, dovute a seguito del risultato positivo della lite per il condominio, graveranno anche sul condòmino dissenziente, in quanto anche egli gode dei vantaggi della vittoria. Palmiro Fronte Responsabile scientifico Safoa
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L’AV V O C ATO
Quella mini personalità giuridica comuni. Per la Corte di Cassazione il condominio ha invece personalità giuridica solo in forma attenuata. Se al condominio si nega la personalità giuridica in forma piena, secondo le Sezioni Unite, nulla è cambiato rispetto a prima della sentenza numero 19663/2014, e al condòmino può sempre essere permesso di agire quale autonomo soggetto giuridico a fianco del condominio, o sostituendosi ad esso, purché si tratti di «diritti afferenti al regime della proprietà e ai diritti relativi a parti comuni del fabbricato che incidono sui diritti vantati dal singolo su di un bene comune». La Corte giunge alla conclusione dell’esclusione della personalità giuridica piena del condominio e al riconoscimento del potere di agire anche in capo al singolo condòmino, rilevando come la decisione del 2014 avesse già esplicitato che la legge di riforma non ha attribuito personalità giuridica al condominio, nonostante la confusione che si è verificata subito dopo alla introduzione della legge. In estrema sintesi, la Cassazione a Sezioni Unite ha, ancora una volta, ribadito come, nonostante le molte voci contrarie sia in dottrina che in giurisprudenza, a oggi al condominio non è riconosciuta la personalità giuridica, se non in forma attenuata. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu
spektra.it
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a Cassazione civile a Sezioni Unite, con la sentenza numero 10934/2019 depositata il 18 aprile 2019, si è pronunciata a seguito di un ricorso incidentale proposto in Cassazione da una condomina che era rimasta assente nei due gradi di giudizio di merito intercorsi tra il condominio e un differente condòmino. I giudici hanno affermato che «non può negarsi la legittimazione alternativa individuale al singolo condòmino quando si sia in presenza di cause introdotte da un condominio o da un terzo che incidano sui diritti vantati dal singolo su di un bene comune». Nel ritenere perfettamente ammissibile il ricorso incidentale, le Sezioni Unite ricordano anzitutto come l’orientamento tradizionale ha sempre giudicato ammissibile l’impugnazione, da parte del singolo condòmino, della sentenza emessa nei confronti del condominio, nel presupposto che il diritto di ogni partecipante ha per oggetto le cose comuni nella loro interezza. E non rilevando a contrario l’eventuale mancata impugnazione da parte dell’amministratore a nome del condominio. Tale orientamento, e da qui la necessità dell’intervento a Sezioni Unite per dirimere un possibile contrasto, pareva essere stato messo in qualche modo in crisi dalla sentenza 19663/2014 della Cassazione civile sempre a Sezioni Unite che, nel riconoscere elusivamente al condominio in persona dell’amministratore il diritto a richiedere l’equa riparazione per eccessiva durata di un processo ex legge Pinto, poteva far pensare al riconoscimento della personalità giuridica autonoma a favore del condominio. Afferma la Corte di Cassazione che se si riconosce al condominio la personalità giuridica, non potrà più essere il singolo condòmino ma, appunto, solo l’amministratore a nome del condòmino, ad agire in via processuale per fare valere i diritti relativi alle parti
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Un profilo si profila
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e rivendite evolute cominciano ad apprezzare le piccole soddisfazioni professionali, e anche umane, del proporre materiali e soluzioni di qualità. Un altro segno del mercato che cambia, per tutti, senza perdere il sapore della tradizione. I ricercatori di tracce di intelligenza nei mercati oggi sovraffollati di qualunquismo merceologico iniziano a guardare alla distribuzione edile specializzata con crescente simpatia. L’appiattimento dell’offerta, un classico dei momenti di vacche grasse (quando qualsiasi prodotto va bene pur di fare in fretta), ma anche apprezzato in tempi di vacche magre (si fa con quello che costa meno), inizia a dar spazio a forme di specializzazione che, ancor prima di concretizzarsi negli scaffali e nei magazzini, trova casa nelle menti degli imprenditori, ovvero, dove dovrebbe sempre abitare. Ammettiamolo: c’è voglia di cambiare, anche perché c’è poca voglia di scomparire. Il mercato di questi tempi è più strano del solito: ci sono zone dove si lavora più di sempre, ci sono altre parti d’Italia che non riescono a venir fuori dalla crisi, a individuare sbocchi, e ciò per motivi diversi, non sempre collocabili nella mancanza di fondi, anzi più facilmente archiviabili nel faldone dell’assenza di idee. Il fattore a mio avviso però davvero rilevante, non riguarda la materia – nel nostro caso prodotti e soluzioni innovative – ma il criterio che determina le scelte. Il nostro, inutile nascondercelo, è sempre stato un settore tacciato dai più (per esempio i produttori) come poco più che primitivo, e qualcuno continua a crederlo, anche perché affrontare la distribuzione edile con serio piglio imprenditoriale non è moda così diffusa. E anche se al momento non si può ancora dire se questo tipo di selezione qualitativa avrà successo o meno, posso anche spingermi a scommettere sulla “nuova distribuzione edile”,
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certo che non rimarrò deluso. Fa piacere, insomma, parlare con i rivenditori – come mi è capitato proprio in questi giorni -e sentirli disquisire di iniziative di marketing, di visibilità (nel senso di aumentare la penetrazione del loro marchio nel mercato). Fa piacere che si sentano fieri di se stessi quando riescono a conquistare un appalto dalle richieste tecniche impegnative, anche se forse, senza l’aiuto dei produttori, non ce l’avrebbero fatta. Ma ognuno deve fare il suo, chi magari vende 15mila referenze non può fare tutto da solo, e la richiesta di
Le rivendite evolute cominciano ad apprezzare le piccole soddisfazioni professionali, e anche umane, del proporre materiali e soluzioni di qualità collaborazione agli uffici tecnici dei fornitori è un segno di forza, non di debolezza (se qualcuno avesse ancora qualche dubbio in proposito, si può quindi tranquillizzare). Ma tutto ciò crea un altro problema, questa volta proprio alla produzione, anch’essa parte del mercato e in più di un caso altrettanto primitiva negli atteggiamenti e propensa, per nefasta abitudine, a una visione limitata delle possibilità del suo cliente rivenditore, facendo spesso riferimento a quell’adagio: “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” che però credo ormai abbia fatto il suo tempo. Anche la produzione, infatti, è oggi indiscutibilmente costretta a rivedere se stessa se vuole
collaborare con la distribuzione edile di qualità. Chiariamo subito che se prima una vendita avveniva fraternamente concedendo quel piccolo sconto in più che il cliente si aspettava e il fornitore aveva già messo in preventivo, oggi con la “vendita di qualità” è necessario, sempre fraternamente, mettere sul piatto uno “sconto di qualità”, perché va bene cambiare, ma non esageriamo, non è che ci si deve anche snaturare. La differenza, a mio avviso sostanziale, è che il fornitore che riesce a creare un rapporto più profondo con il rivenditore vedrà magicamente aumentare il numero delle sue referenze (dei suoi prodotti) presso quella determinata rivendita. Non è emozionante? So che è il sogno di molti (di tutti) e so anche che da quel momento l’agente designato del produttore praticamente si stabilirà giorno e notte da quel rivenditore, per dare una mano (se va bene un braccio) nella vendita dei prodotti specialistici. Ma si cresce anche così, magari non necessariamente nei volumi, ma nel marketing mix sicuramente. Il resto del lavoro lo farà il tempo, che oltre a essere galantuomo genererà nuove consuetudini nelle strategie e nell’offerta di vendita da parte del rivenditore, e di acquisto da parte del suo cliente. Per quel poco che posso capire, il profilo che si profila è una crescita costante della qualità del venduto. È un modo come un altro per favorire il passaggio dalla vendita primitiva a quella professionale, e se ci sarà selezione fra i distributori, ebbene ci sarà anche fra i produttori. Per la gioia dei ricercatori di intelligenze che vedranno finalmente premiati i loro sforzi. di Roberto Anghinoni Giornalista G i u g n o
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Per essere vincenti in ipercompetizione
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n uno scenario ipercompetitivo (vedi YouTrade di maggio) per fortuna le azioni che si possono intraprendere per tentare di essere vincenti sono molte. Purtroppo non c’è ne una che rappresenti la salvezza, ma dal loro combinarsi si ricavano preziosi miglioramenti. La prima azione è attivare una sistematica analisi dell’ambiente esterno. Le sorprese strategiche non devono trovarci completamente impreparati: dobbiamo cercare di prevenirle. Bisogna far diventare la riflessione e la discussione sullo scenario parte integrante dell’attività di pianificazione e controllo che i vertici aziendali devono più che mai cercare di svolgere. Inoltre, quest’attività di controllo della gestione non deve essere centrata, come in passato, sui prodotti e sulla loro mar-
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ginalità, ma sui clienti. Sono i clienti, infatti, che con le loro richieste puntuali (come sconti e specifici servizi), sono il principale driver di costi specifici. Da ultimo si deve più che mai tenere sotto controllo la concorrenza. Si deve stimolare un costante confronto con i concorrenti raccogliendo e fornendo con sistematicità informazioni su di loro e le loro mosse, più o meno efficaci. Mai come oggi il successo è da misurare in termini relativi più che assoluti. Tuttavia, queste tre soluzioni non bastano, in quanto in un ambiente ipercompetitivo vi sono driver dei risultati eco-fin particolari. Tra questi, vi sono variabili spesso trascurate in passato come la notorietà del nome dell’azienda o del suo brand e la reputazione aziendale.
Lavorare in un contesto ipercompetitivo è come fare «rafting». Gestire un’impresa, in un contesto ipercompetitivo, è una sfida impegnativa: è come essere chiamati a fare una serie di discese lungo le rapide di un fiume. Chi ha fatto quest’esperienza sa quanto questa sfida, sicuramente emozionante, non sia priva di rischi. Il rischio è un elemento importante nella valutazione della capacità di un’impresa di avere continuità nel tempo e lo è, a maggior ragione, se si deve fare rafting per crearlo. L’immagine può aiutare tutti a capire quanto questa metafora possa essere utile per individuare le variabili e le azioni per tentare di portare a termine con successo le «discese». Ve ne segnalo sette, che si aggiungono
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alle tre azioni di controllo, che chiamerei strategico, indicate prima e che si ritengono particolarmente rilevanti: 1. Chiarezza e condivisione della missione aziendale della sua strategia. 2. Propensione al rischio, un po’ di incoscienza. 3. Passione. 4. Presenza di adeguate competenze specifiche di business e voglia di fare «innovazione continua»: sempre alla ricerca di nuovi prodotti e del modo di fare le solite cose in modo diverso. 5. Utilizzo di strutture flessibili e di dimensioni contenute. 6. Il team di vertice e il suo affiatamento. 7. La disponibilità di quei pochi strumenti di direzione, quelli che risultino per la discesa: di sicuro serve la pagaia. Le azioni necessarie Si considerino le prime tre azioni. Un prima azione fondamentale è rappresentata dal delineare ed esplicitare con la massima chiarezza la strategia aziendale e cercare di condividerla con un ampio numero di collaboratori. La strategia, infatti, se ben definita, aiuta a chiarire quali siano i clienti target e come si desidera lavorare con loro. Simili linee guida aiutano a ragionare e a non perdere di vista la meta ultima nei momenti di maggior turbolenza e difficoltà.
Gestire un’impresa, in un contesto ipercompetitivo, è una sfida impegnativa: è come essere chiamati a fare una serie di discese lungo le rapide di un fiume È «la direttrice» che si deve seguire scendendo lungo le rapide. Quella verso la quale si deve pagaiare, spesso tutti insieme per vincere la forza delle rapide. Sarà invece importante rendere esplicito il rischio e considerarlo nelle decisioni che si compongono. Questo non per evitarlo, ma per essere consapevoli che quanto maggiore è il rischio del business che si gestisce tanto più difficile è creare valore e sono necessarie competenze aziendali elevate. Per mitigare il rischio ci si può dotare di «caschetto» e «salvagente» normalmente dati in dotazione a chi decide di fare rafting. La passione, che qualcuno facendo confusione chiama follia, nasce da un mix di variabili. Se l’acqua non è il nostro elemento e si ha paura di bagnarsi, al-
lora meglio decidere di non fare rafting. La passione si pensa che nasca dall’avere la grande fortuna di fare delle cose che piacciono mentre si fanno e danno soddisfazione quando sono portate a termine. Nel prossimo numero si analizzeranno le altre quattro azioni. di Alberto Bubbio Alberto Bubbio è senior professor di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza (Va), dove è titolare di due insegnamenti: Programmazione e Controllo e Sistemi di contabilità direzionale (Misurazione delle performance aziendali). Per più di quindici anni è stato docente nel corso di laurea in Economia Aziendale presso l’università Bocconi, dove ha anche svolto attività di coordinamento e di didattica presso La Scuola di Direzione Aziendale (Sda). È socio fondatore e partner di Dimensione Controllo Srl, società di consulenza direzionale che da più di 30 anni è al servizio delle imprese clienti per assisterle nella progettazione e realizzazione di efficaci sistemi di pianificazione e controllo. Da due anni è Principal Editor di Manage-mind, una piattaforma per manager attraverso la quale trovare idee e suggerimenti per una più efficace gestione di impresa.
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da youtradeweb.com casacondominio.net youbuildweb.it
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UNICMI CONTRO IL DECRETO
Il testo del Decreto Crescita non piace a Unicmi. In particolare, l'associazione delle imprese dei serramenti contesta l’introduzione del cosiddetto sconto in fattura. E assieme a tutte le altre associazioni della filiera italiana del serramento, fa sapere il presidente di Unicmi, Guido Faré, chiede di stendere una cortina di silenzio per osteggiare il provvedimento. (youtradeweb.com)
2 IL FRIGORIFERO SOTTO ACCUSA
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Il frigorifero durante l’anno è responsabile di circa del 20-25% della spesa totale dell’energia elettrica. Ma tra giugno e settembre i suoi consumi aumenta del 40-50%, perché lavora sulla differenza di temperatura interna del frigo e quella di casa, che nei mesi estivi è più alta di diversi gradi rispetto all’inverno. (casacondominio.net)
3 L'IMPATTO DEI CENTRI COMMERCIALI
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I grandi poli commerciali sono in crisi? La domanda è stata alla base dell’analisi Industry dei Poli Commerciali in Italia. Tra filiera e ruolo sociale, curata da Nomisma per conto del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e presentato a Montecitorio. Risultato: l’insieme dei centri commerciali vale quasi 140 miliardi di euro, con un impatto occupazionale che supera i 780 mila addetti. Nel 2018, alle 1.254 strutture presenti in Italia (1.020 delle quali sono Centri Commerciali, 181 parchi commerciali, 30 outlet center, 23 leisure center) sono collegati 71,6 miliardi di fatturato diretto (netto Iva), pari al 4% del Pil italiano, 587 mila posti di lavoro e un contribuito al gettito fiscale per 27,8 miliardi di euro. (youbuildweb.it)
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COSTRUZIONI
ORA CI VUOLE SOLO LO SBLOCCA SBLOCCA-APPALTI Il decreto che promette di accelerare le opere ferme e rendere più semplice l’assegnazione dei lavori nei piccoli Comuni è diventato legge. Ma perché il provvedimento possa entrare davvero in vigore sono necessari anche i regolamenti attuativi. E le imprese sono pessimiste di Giuseppe Rossi
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o Sblocca-cantieri è legge. Ora, per sbloccare gli appalti, serve solo un ultimo, piccolo passo: lo sbloccaSblocca-cantieri. Sembra un paradosso, ma non lo è. Passare dalle parole ai fatti, dalle buone intenzioni alla realtà è complicato, come testimoniano i decreti e le leggi degli ultimi governi, tutti quelli che si sono succeduti fino a oggi, e tutti con le migliori intenzioni. Li ricordate? Lo Sblocca Italia, il decreto Del Fare, Scuola Sicura... Ora si riparte, anche se con qualche dubbio sugli effetti, che tutti auspicano siano efficaci. In ogni caso, il Parlamento, seppure faticosamente, ha dato il definitivo via libera al provvedimento che dovrebbe rimettere in moto la macchina dei cantieri. Diciamolo subito: il traguardo è ambizioso. Secondo la Filca, sindacato del settore costruzioni della Cisl, sono oltre 600 i cantieri in panne. Di questi, secondo questo calcolo, sono 25 quelli che riguardano le grandi opere, con un valore superiore ai 100 milioni di euro. Ma considerando anche l’indotto, la stima del valore delle grandi opere ferme arriva a 86 miliardi. Sbloccarli vorrebbe dire la possibile attivazione di 380
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mila posti di lavoro. L’Ance fa una valutazione più contenuta, ma altrettanto pesante: oltre 21 miliardi di euro di opere bloccate per 270 casi di appalti fermi, con circa 330mila posti di lavoro in meno e 75 miliardi di mancate ricadute sull’economia. E perfino il ministero delle Infrastrutture in un anno ha censito 670 opere incompiute con appalti per 4 miliardi di euro. Qualunque siano le cifre esatte, insomma, il blocco è un macigno che frena non solo il settore delle costruzioni, ma l’intero Pil italiano. I NUOVI PASSI Dopo ampia e sofferta discussione, anche in seno alla stessa maggioranza, il decreto trasformato in legge prevede molte novità. Non c’è, nella stesura finale, la sospensione del Codice degli Appalti chiesto a gran voce da Matteo Salvini. Ma le modifiche non mancano: tra le misure più sensibili la legge alza la soglia per i subappalti, blocca per due anni alcuni passaggi del Codice, aggiunge fondi dedicati alle zone terremotate e (misura molto controversa), agevola la revoca delle concessioni autostradali: in sostanza la firma dei funzionari pubblici all’eventuale cessazione anticipata di una concessione autostradale passerà G i u g n o
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attraverso il vaglio della Corte dei Conti, in modo da escludere la colpa grave del dirigente. È un modo per eliminare ogni eventuale responsabilità legale dei funzionari. Ma il vero problema sono gli aspetti attuativi della legge Sblocca cantieri che, tra l’altro, sono appesi alla tenuta del governo. Se, per caso, l’esecutivo dovesse andare in crisi, anche i decreti attuativi rimarrebbero nel limbo e non si sbloccherebbe nulla. Un precedente non gioca molto a favore: il precedente regolamento sul Codice degli appalti, varato nel 2006, è stato varato definitivamente nel 2010. Vabbè, si potrebbe commentare, nel frattempo rimarranno in vigore gli attuali regolamenti. Sì e no. Perché le linee guida dell’Anac e i decreti ministeriali si riferiscono a un quadro legislativo completamente diverso (vedi i nuovi contenuti della legge). Come coniugare una legge nuova e un regolamento vecchio? Si allunga l’ombra di una raffica di ricorsi al Tar, contenziosi, rinvii. IL PARERE DELLE ASSOCIAZIONI C’è, poi, un altro aspetto da considerare: il nuovo testo di legge cancella solo 13 dei 62 provvedimenti attuativi dell’attuale Codice degli appalti. Rischiano di rimanere in una terra di nessuno o di essere rimandati ulteriormente i lavori che si trovano nel mezzo del cammino. E non mancano le critiche dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb): senza un rafforzamento delle competenze tecniche delle stazioni appaltanti, sostiene l’organismo parlamentare (che non è espressione di una formazione politica) lo Sblocca cantieri rischia di mancare l’obiettivo di rilanciare gli investimenti. A parte la disponibilità di risorse e di un quadro normativo stabile, «vi è ormai un generale consenso» sul fatto che «ai fini del rilancio delle opere pubbliche risulta rilevante anche la capacità tecnica delle amministrazioni, capacità tecnica andata invece scemando negli ultimi anni, anche a seguito del blocco del turn over». E anche l’Ance, l’associazione confindustriale dei costruttori ha manifestato le criticità del provvedimento. «Manca, in particolare, lo snellimento nelle procedure autorizzative a monte delle gare di appalto. E permangono alcune importanti criticità che, se non superate, rischiano di compromettere gli obiettivi di sblocco e di crescita che il Governo si propone di realizzare», ha spiegato Edoardo Bianchi, vice presidente per le Opere Pubbliche dell’Ance. «Il decreto, infatti, continua a non intervenire alla radice sulle grandi criticità che impediscono il rapido utilizzo delle risorse stanziate. G i u g n o
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Mancano interventi sui processi autorizzativi dei progetti, sulle autorizzazioni ministeriali, mancano tempi perentori per ogni fase decisionale e per il trasferimento delle risorse, al fine di ridurre drasticamente i tempi morti, che raddoppiano i tempi di realizzazione delle opere pubbliche in Italia». In bianco e nero la lettura di Finco: «Il testo presenta luci e ombre come il decreto originario, anche se alcuni punti negativi sono stati parzialmente rettificati in meglio nell’iter di conversione al Senato: si veda, per esempio, la percentuale massima di subappalto», spiega il direttore generale di Finco, Angelo Artale. «Lo Sblocca Cantieri interviene in modo chirurgico su alcune delle caratteristiche principali che avevano costituito i principi cardine del Codice dei contratti: non è una strada corretta, perché occorre mantenere una stabilità normativa necessaria anche per poter valutare la bontà o meno del provvedimento. Non si comprende l’urgenza di un provvedimento simile a fronte di un disegno di legge delega per una riforma organica depositata in Parlamento. In particolare, per quanto riguarda le citate misure chirurgiche. Uno dei problemi nasce, per esempio, dalla modifica dell’articolo 36, che alza i valori per le gare a invito di dieci operatori a 350 mila euro. Prima con 150 mila
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euro e dieci concorrenti era già un problema, con le nuove modifiche sempre più gare saranno aggiudicate al prezzo più basso, dal momento che in questi casi non si applicano sistemi di congruità dell’offerta né di media, né di calcolo di anomalia, né di esclusione automatica dell’offerta anomala». I CONTENUTI Appalti. Il testo approvato dalla maggioranza di governo prevede che siano necessari fino a sei mesi per stilare un nuovo regolamento degli appalti. Un tempo lungo, perché sarà necessario riscrivere da zero 13 punti del vecchio Codice. Infatti, l’ex decreto, ora legge, prevede che il governo abbia 180 giorni di tempo (sei mesi, appunto) per varare i regolamenti necessari alla operatività del nuovo testo. Basta fare due conti per comprendere che lo sblocca-Sblocca Cantieri non è proprio dietro l’angolo. Prima di tutto sarà necessario scrivere il testo dei regolamenti (e l’esperienza insegna che nuovi testi di legge e relative attuazioni nascondono trappole a raffica). Il testo messo a punto dovrà poi essere approvato dal Consiglio dei ministri. Il passo successivo sarà far leggere il testo approvato dal Consiglio dei ministri ai componenti dei Consiglio di Stato e, successivamente, ascoltare G i u g n o
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i loro autorevoli pareri. Finito? No: manca ancora il passaggio sul tavolo delle Commissioni parlamentari, innanzitutto quelle di Camera e Senato all’Edilizia Infrastrutture e Trasporti. Ultimo passo: è necessaria una nuova deliberazione del governo che approvi il testo e le eventuali modifiche apportate. Subappalti. L’affidamento del subappalto non può superare il 40% dell’importo complessivo del contratto di lavori. Il limite è stato abbassato rispetto al 50% previsto dal testo originario del decreto ma comunque alzato rispetto al 30% del Codice degli appalti. Piccole opere. È stato sospeso fino al 20 dicembre 2020 l’obbligo per i Comuni non capoluogo di fare gare attraverso le stazioni appaltanti, mentre è congelato per due anni il divieto del ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Burocrazia. La novità è che l’annunciato snellimento delle procedure non c’è. Rimane l’incubo della media di otto anni per riuscire ad arrivare alla gara. Affidamento. Cambiano gli importi per l’affidamento dei lavori: tra i 40 e i 150mila euro è previsto un affidamento diretto previa consultazione di tre operatori; tra i 150 e i 350mila si prevede una procedura negoziata con la consultazione di almeno 10 operatori, che diventano 15 fino a un milione. Commissari. Arrivano i commissari straordinari per il completamento del Mose e per il Gran Sasso. In generale è previsto che per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari il governo possa nominare uno o più commissari straordinari che potranno agire in deroga alle legge in materia di contratti pubblici. Ed è anche stato eliminato per due anni l’obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti all’Albo istituito presso l’Autorità anticorruzione. Quale sarà ora il criterio della selezione? E, soprattutto, quando arriveranno questi benedetti commissari? È questo uno dei punti critici della nuova legge. Sicurezza. La legge ha spostato dal 15 maggio al 10 luglio il termine per iniziare l’esecuzione dei lavori per i piccoli comuni che abbiano avviato la progettazione per gli investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici. Vigilanza. È stato istituito un fondo di 160 milioni per finanziare l’installazione di telecamere nelle scuole dell’infanzia statali e paritarie e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali. Cabina di regia. Nel caso se ne sentisse il bisogno, arriva l’ennesima cabina di regia, sotto il nome di Italia Infrastrutture. Il nuovo organismo, con le relative poltrone, dovrebbe servire a garantire la cantierizzazione celere delle opere pubbliche. Tanto celere, però, non è lo stesso organismo, dato che si insedierà e inizierà a lavorare solo in settembre. Italia InfraG i u g n o
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strutture sarà una società ad hoc con capitale sociale di 10 milioni di euro. Antisismica. La denuncia dei materiali e sistemi costruttivi utilizzati dal costruttore allo sportello unico potrà avvenire anche tramite Pec. Inoltre il ministero alle Infrastrutture può autorizzare altri laboratori, oltre quelli ufficiali, per prove e controlli sui materiali. A proposito di terremoti e alluvioni: un nuovo sistema di comunicazione di emergenza per tutte le calamità, che si chiamerà It-alert, invierà in tempo reale messaggi a tutti i telefonini presenti nelle aree interessate. DECRETO CRESCITA A questi provvedimenti se ne aggiunge uno ulteriore contenuto nel decreto Crescita. Si tratta di un emendamento aggiunto al testo del provvedimento trasformato in legge a fine giugno. Il provvedimento prevede l’istituzione al ministero delle Infrastrutture di un fondo salva-opere. Questo tesoretto dovrebbe (anche in questo caso il condizionale è d’obbligo) garantire il completamento delle opere, tutelare i lavoratori e le imprese subappaltatrici che vantano crediti da imprese in crisi. Il fondo sarà alimentato dal versamento di un contributo pari allo 0,5% del valore del ribasso offerto dall’aggiudicatario delle gare di appalti pubbliche di lavori di importo pari o superiore a 100 mila euro a base d’appalto. Il contributo al fondo non sarà a carico dell’aggiudicatario ma della stazione appaltante.
ORA LE RICOSTRUZIONI SONO PIÙ VICINE Per oltre 50 anni la norma che regola la distanza tra gli edifici ha rappresentato una barriera: i nuovi edifici, in tutte le zone diverse dai centri storici, devono essere a una distanza minima assoluta di 10 metri, anche se il piano urbanistico locale ne consente una inferiore. Ora cambia. Nelle pieghe dello Sblocca Cantieri, infatti, c’è un’altra novità. Si trova un po’ ermeticamente nel nuovo articolo 5, comma 1, lettera b del decreto legge 32/2019, poi convertito in legge. La legge ha ritoccato le disposizioni per gli interventi di demolizione e ricostruzione (vedi YouTrade di maggio) e consente l’operazione se si rispettano le distanze legittimamente preesistenti (se si assicura la coincidenza dell’area di sedime e del volume di quello ricostruito rispetto a quello demolito). È quindi modificata la norma del 2001 che riguardava i limiti di distanza tra i fabbricati e che faceva riferimento a una normativa del 1968. Con quel limite, anche nelle opere di demolizione e ricostruzione (che prevedono una fase senza il vecchio e il nuovo edificio) si rispettava la distanza di 10 metri tra pareti finestrate. Ora Regioni e Province potranno introdurre deroghe alle distanze previste dal Dm 1444/1968, anche con distanze inferiori per le demolizioni e ricostruzioni.
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ANTEPRIMA CERSAIE
UNA CERAMICA PER PROGETTARE La nuova area tematica si affianca ai padiglioni già esistenti: si chiama Archincont(r)act ed è dedicata all’unione tra l’architettura e il mondo del contract italiano e internazionale. Ecco le novità, gli eventi più importanti e i grandi nomi della prossima edizione
di Veronica Monaco
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n Cersaie ancora più grande è quello che attende i visitatori del Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, che torna a Bologna dal 23 al 27 settembre 2019. La nuova area tematica, che si affianca ai padiglioni già esistenti, si chiama Archincont(r)act ed è dedicata all’unione tra l’architettura e il mondo del contract italiano e internazionale. Nella Mall del Padiglione 29 le due realtà trovano spazio di confron-
GRANDI OSPITI A BOLOGNA Ricco il parterre di ospiti del programma culturale Costruire, Abitare, Pensare della 37esima edizione di Cersaie. A partire dall’architetto argentino Emilio Ambasz, precursore dell’architettura green, protagonista di una conferenza che si terrà presso la Galleria dell’Architettura. I suoi edifici hanno vinto numerosi premi: il Progressive Architecture Award per il Grand Rapids Art Museum in Michigan (1976); il Progressive Architecture Award per una casa per una coppia a Seviglia, in Spagna (1980); il Progressive Architecture Award per il Conservatorio del Centro botanico di San Antonio in Texas (1985); il primo premio nel concorso 1986 per il piano urbano per la torre Eschenheimer a Francoforte, in Germania, l’Annual Interiors Award per la Banque Bruxelles Lambert a Losanna, in Svizzera (1983). Ha conseguito numerosi brevetti di progettazione industriale e meccanica, innumerevoli onorificenze tra cui la Honorary Fellowship presso l’American Institute of Architects, la Medaglia ISA 2014 per la Scienza dell’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Bologna e la Honorary International Fellow al Royal Institute of British Architects, oltre ad aver vinto per tre volte il Compasso d’Oro. Dall’Argentina si passa al Cile con l’architetto Felipe Assadi, preside della Facoltà di Architettura e Design dell’Università Finis Terrae, conosciuto per il suo lavoro caratterizzato dall’utilizzo di materiali economici, facili da reperire, da trasportare, che possono essere smontati e assemblati in poco tempo. Tra le sue opere più innovative, la Casa Remota, in Cile, una casa di 80 metri quadri che si può montare e smontare in sole sei ore di lavoro e la “Casa 20x20”, sempre in Cile, basata sulla modulazione di una piastrella di ceramica 20x20 centimetri. Tra i nomi confermati a Cersaie 2019 anche Dominique Jakob e Brendan MacFarlane dell’omonimo studio di architettura francese, il cui lavoro esplora l’utilizzo della tecnologia digitale sia come strumento concettuale sia come mezzo di produzione, utilizzando nuovi materiali per creare ambienti più flessibili. A maggio 2019 lo studio ha vinto per due suoi progetti nell’ambito del concorso internazionale di architettura Reinventing Cities, lanciato da C40, il network globale di metropoli costituito per affrontare il climate change: Living Landscape a Reykjavik e Odyssée Pleyel a Saint Denis. Attesi anche Alberto Ferlenga, rettore e professore ordinario di progettazione architettonica dell’Università Iuav di Venezia, e il fotografo e fotoreporter Giovanni Chiaramonte, protagonisti di un incontro dedicato al Cimitero di San Cataldo (Modena) realizzato da Aldo Rossi, Premio Pritzker nel 1990. L’evento conclude il workshop di fotografia Spazi Sacri, iniziato a fine maggio in collaborazione con CasabellaFormazione.
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US BATHROO O M M Stanze A S F I da bagno ispirate ai personaggi che hanno fatto la storia: questo il concept della mostra tematica di Cersaie 2019 Famous Bathrooms, a cura di Angelo Dall’Aglio e Davide Vercelli, allestita all’interno del Padiglione 30 della fiera. Dai Beatles a Sigmund Freud, da Coco Chanel a Piet Mondrian, da Le Corbusier a Maria Callas, ogni ambiente bagno gioca sulle suggestioni legate a questi grandi nomi dell’arte, della cultura, della scienza. Non mancheranno anche tante proposte Italian Style da cui farsi ispirare, con pochi pezzi di alto design. Nell’area centrale ci sarà invece uno spazio dedicato ai talks in programma e una zona lounge dove si terranno incontri, dibattiti, premiazioni e degustazioni di vini. A inaugurare la mostra sarà presente
to, al fine di sviluppare sinergie per lo sviluppo di progetti architettonici che possano trovare infine tra gli espositori di Cersaie i fornitori di materiali e soluzioni utili e innovative. Tra gli studi di progettazione che aprono le danze di questa prima edizione di Archincont(r)act ci sono Archlinea, Caberlon Caroppi Italian Touch Architets, Genius Loci Architettura, Iosa Ghini Associati, Joy – Design, Mario Cucinella Architects, Noa Network of Architetcure, Studio Bizzarro Galimberti, Studio Marco Piva, The Hickson Design Partnership.
Philippe Daverio.
I SETTORI Come sempre non mancheranno a Cersaie le nuove tendenze del design delle superfici e dell’arredamento del bagno, con le più importanti aziende nazionali e internazionali del settore che presentano in anteprima
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i loro prodotti e materiali. Molto spazio sarà dedicato ai pavimenti e rivestimenti di ceramica, mentre la Hall 22 è incentrata sui materiali non ceramici, come marmo, pietra naturale e ricostruita, legno, parquet e laminati, cemento, vetro e carta da parati. Seconda anima del Salone il bagno con quattro padiglioni riservati ad arredamenti, sanitari, cabine doccia e vasche, rubinetteria, termoarredi, saune e sistemi wellness (Hall 21, 28, 29, 30). Grande attenzione anche alle attrezzature e ai materiali per la posa e il trattamento delle superfici. CITTÀ DELLA POSA Proprio l’applicazione e la lavorazione delle superfici sono al centro della Città della Posa, allestimento ormai immancabile di Cersaie situato all’interno del Padiglione 31A, nelle adiacenze dell’ingresso di Piazza Costituzione del Quartiere Fieristico di Bologna. Qui, durante i cinque giorni della manifestazione, maestri piastrellisti riservano ai visitatori dimostrazioni di posa in opera, soprattutto di grandi lastre. Molto ricco è anche il calendario di seminari tecnici con crediti formativi rivolti ad architetti e progettisti, con due ore teoriche in aula e due ore di esercitazioni pratiche in laboratorio di posa. In più tutti i pomeriggi, un incontro con Assoposa (Associazione nazionale imprese di posa e installatori di piastrellature ceramiche) che illustra agli operatori del mondo della posa le attività svolte nei sei anni di vita dell’associazione e gli obiettivi futuri. G i u g n o
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DISEGNA LA TUA CASA Confermato anche per l’edizione 2019 l’appuntamento con Cersaie Disegna La Tua Casa. Nelle giornate di giovedì 26 e venerdì 27 settembre, all’interno dell’Agorà dei Media, posto al Centro Servizi, i progettisti dei più importanti periodici di interior design italiani offrono ai visitatori privati, intenzionati a ristrutturare o ad acquistare casa, consulenze di progettazione gratuite. Sempre all’interno dell’Agorà dei Media, le case editrici sono protagoniste dei Café della Stampa con incontri mirati ad approfondire tematiche di attualità in termini di design, progettazione e architettura declinati nell’ambito della ceramica e dell’arredobagno, in tre diversi momenti della giornata: il Breakfast Time (10-10,45), l’Appetizer Time (12-12,45) e il Coffee Time (15-15,45).
BOLOGNA DESIGN WEEK Presso il quartiere fieristico, un esatto duplicato del Padiglione temporaneo concepito da Le Corbusier nel 1925 a Parigi, ospita la mostra Esprit Nouveau: le nouvel esprit des couleurs selon Le Corbusier, promossa dall’azienda faentina Gigacer, oltre a lezioni e incontri con i contemporanei maestri del colore e dell’architettura. Realizzato in sinergia con la Regione Emilia-Romagna e in collaborazione con l’Istituzione Bologna Musei, l’evento è uno dei numerosi appuntamenti inseriti nel programma della Bologna Design Week 2019, manifestazione internazionale dedicata alla cultura del design, quest’anno alla sua quinta edizione. Un evento diffuso in tutta la città che da lunedì 23 a sabato 28 settembre anima Bologna con anteprime, mostre, workshop, installazioni site-specific, concorsi, proiezioni e visite guidate.
LA CERAMICA ITALIANA IN NUMERI Sono 228 le industrie di piastrelle di ceramica, ceramica sanitaria, stoviglie e materiali refrattari attive in Italia e all’estero nel 2018, che occupano oltre 28mila addetti e fatturano più di 7 miliardi di euro complessivi: questi i dati resi noti da Confindustria Ceramica. PIASTRELLE IN CERAMICA Se guardiamo solo al settore delle piastrelle di ceramica, il fatturato totale delle aziende attive - sono 137 con 19.692 addetti (+0,9% dal 2017) e una produzione di 415 milioni di metri quadrati (-1,6%) - raggiunge i 5,4 miliardi di euro (-3,0%), derivante per 4,5 miliardi dalle esportazioni (-3,3%, l’85 % sul fatturato) e da 834 milioni di euro in Italia. Le vendite in Italia si posizionano a 82,4 milioni di metri quadrati (-1,6%), volumi che però rappresentano meno della metà del mercato interno pre-crisi. In flessione i volumi esportati, ora pari a 327,7 milioni di metri quadrati (-3,1%). Nel 2018 gli investimenti sono stati 508,2 milioni di euro (9,4% sul fatturato annuo), valore che ha consentito all’intera industria di superare i 2 miliardi di euro nel quinquennio.
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INTERNAZIONALIZZAZIONE Nelle fabbriche estere operano 16 società di diritto estero, controllate da 9 gruppi ceramici italiani. Nel 2018 hanno occupato 3.151 addetti in fabbriche estere, che hanno prodotto 86 milioni di metri quadrati di piastrelle. Le vendite totali hanno generato un fatturato di 858,9 milioni di euro (-0,4%), per un totale di vendite di 483,2 milioni di euro (+2,8%). L’80% del fatturato totale deriva da vendite nel medesimo mercato sede della fabbrica. CERAMICA SANITARIA Sono 30 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, 27 delle quali localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L’occupazione nazionale è pari a 2.743 dipendenti, che ha realizzato una produzione pari a 3,9 milioni di pezzi. Il fatturato è di 336,4 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri pari a 151 milioni di euro (45% del totale).
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Seconda edizione
FIERA DEL CONDOMINIO
SOSTENIBILE
Verona 20/22 ottobre 2019
IN REGALO IL MANUALE PER LA CASA Assieme a questo numero «Il Libro del Condominio», domande e risposte curate dall’Ordine degli Ingegneri di Verona su riqualificazione, consolidamento e non solo. Media al completo alla presentazione della seconda edizione della Fiera del Condominio di Franco Saro
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l 98% dei condomini è in classe energetica per lo più dalla G alla C, quindi con quotazioni di mercato di scarsa appetibilità. Un grande mercato sul quale intervenire sfruttando tutte le detrazioni e le normative fiscali (con la convenienza della cessione del bonus) in tema di ristrutturazioni, riqualificazione energetica e adeguamenti antisismici. Il punto chiave è convincere i proprietari su due aspetti: la convenienza all’investimento e il benessere, cioè comfort e qualità della vita, che gli immobili riqualificati sono in grado di dare. Una situazione alla quale è necessario porre rimedio, come testimoniano i dati di una ricerca del Centro Studi YouTrade realizzata per la Fiera del Condominio Sostenibile 2019 e presentata assieme al Libro del Condominio a Verona di fronte a tutti i media, dai
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quotidiani alle radio alle reti televisive, compreso il Tg3. I numeri della ricerca sono emblematici: ci sono 14,5 milioni gli edifici in Italia, di cui 12,2 milioni residenziali. Di questi, circa il 10%, cioè oltre 1,2 milioni, sono condomini dove abita quasi il 60% dell’intera popolazione italiana. È un settore strategico dal punto di vista sociale, edilizio-urbanistico e ambientale, con un mercato in continua crescita. Si tratta, infatti, di un capitale immobiliare vecchio, edificato per la maggior parte dal primo dopoguerra fino agli anni Novanta del secolo scorso: il 60% dei condomini risale a prima del 1976, anno in cui per la prima volta fu introdotta una legge sui criteri di efficienza energetica negli edifici. L’82% degli edifici è stato costruito comunque prima dell’avvento della Legge 10 del 1991, la prima vera disposizione italiana sull’efficienza energetica. G i u g n o
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APPUNTAMENTO A OTTOBRE Insomma, la Fiera del Condominio Sostenibile, in programma dal 20 al 22 ottobre alla Fiera di Verona, è il luogo adatto per trovare soluzioni ai problemi che affliggono gli edifici di abitazione e, ovviamente, anche alle singole unità immobiliari. L’evento, organizzato da Virginia Gambino Editore e dall’Ordine degli Ingegneri di Verona, è dedicato proprio all’85% di italiani che possiede un immobile. Offrirà la possibilità di capire, imparare, scegliere le soluzioni migliori per la propria casa, con l’aiuto di esperti e tecnici. Perché il primo passo per migliorare la propria vita e, di conseguenza, anche salvaguardare l’ambiente è avere le informazioni giuste. Sapere è potere. Ed è per questo che, assieme all’Ordine degli Ingegneri di Verona, Virginia Gambino Editore offre a tutti il Libro del Condominio, che trovate assieme a questo numero della rivista. È una guida veloce, semplice e utile per chi amministra o vive in un condominio. Domande e risposte scritte da esperti che sono utili per affrontare i problemi più comuni, per chi vuole riqualificare la propria casa e, quindi, anche valorizzarla, ma anche agli amministratori di condominio, che sono chiamati a trovare soluzioni e a rispettare regole sempre più numerose e stringenti. È un piccolo antipasto, insomma, alle tante opportunità che saranno offerte alla Fiera del Condominio, che comprende anche una trentina di workshop e tre convegni a tema. Segnatelo subito sull’agenda. G i u g n o
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I DUE GIORNI DELLA FERRAMENTA Tornano a settembre Hardware Forum e Bricoday, appuntamenti dedicati al mondo professionale degli utensili e dintorni, con il contorno di convegni focalizzati su quel tipo specifico di distribuzione, indagini di settore e premi per le aziende. Ecco tutte le novità di Franco Saro
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orna Hardware Forum, il 25 e 26 settembre 2019, negli spazi di MiCo Milano. L’appuntamento è abbinato a Bricoday, che è giunto alla dodicesima edizione. Hardware Forum è una manifestazione fieristica focalizzata sul settore della ferramenta, e fa parte del network internazionale delle fiere tecniche di Koelnmesse. Nella prossima edizione non mancheranno le novità: l’appuntamento sarà più ricco di iniziative e attività live e svilupperà il proprio crescente potenziale per offrire un’offerta merceologica ancora più completa nei settori ferramenta, utensileria, colore, giardinaggio, sicurezza, antinfortunistica, elettrico.
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La fiera non vuole essere solo una grande vetrina di prodotti e anteprima di novità, ma rappresentare l’appuntamento di incontro e confronto per condividere la propria esperienza professionale e per progettare il futuro della propria azienda all’interno di uno scenario di nuove opportunità di business. «Koelnmesse, organizzatore della fiera, consolida ulteriormente la propria leadership nel settore ferramenta, rafforzando il posizionamento strategico della manifestazione italiana con patrocini e collaborazioni esclusive e di grande prestigio», commenta Thomas Rosolia, amministratore delegato di Koelnmesse Italia. «Grazie all’esperienza ormai consolidata nell’organizzazione di Eisenwarenmesse, per Hardware Forum metteremo in campo attività e iniziative per il coinvolgimento di visitatori del canale professionale per una proposta fieristica sempre più completa e trasversale. Un ulteriore conferma dell’impegno di Koelnmesse per la crescita del comparto ferramenta e utensileria anche nel nostro Paese».
co, elettrico, edilizia, casalinghi (circa 250 gli espositori all’ultima edizione). La fiera è orientata al business e si è affermata come l’appuntamento annuale più importante per gli operatori della distribuzione del bricolage. Oltre ai convegni, sarà presentata l’edizione 2019 dell’Osservatorio Retail Bricolage, indagine realizzata da TradeLab in esclusiva per Bricoday, che è considerato lo studio più completo e dettagliato sulla distribuzione brico in Italia.
Sopra, da sinistra, Thomas Rosolia amministratore delegato di Koelnmesse Italia, Sabrina Canese, presidente Assofermet Ferramenta e Michele Tacchini vicepresidente. In alto, a sinistra, la presentazione dei due appuntamenti
Bricoday e Hardware Forum Location: MI.CO. Milano Congressi Date: 25 – 26 settembre 2019
CONVEGNI E PREMI Il programma dei convegni e tavole rotonde, a cui ha aderito Assofermet con alcune novità nei premi al valore della filiera, comprenderà gli scenari del mercato italiano e internazionale, oltre all’Osservatorio permanente Multicanalità in Ferramenta, l’unica indagine delle vendite online del negozio tradizionale. Non mancheranno, inoltre, aree esperienziali di consulenza e formazione professionale. Dopo l’affermato Oscar del negozio Ferramenta e il recente Premio Grossista, debutta inoltre il premio Fornitori, dedicato alle migliori aziende produttrici del mercato in collaborazione con Cerved. Bricoday punta invece su decorazione, tessile, arredobagno, illuminazione, outdoor, garden, legno arredo, tecniG i u g n o
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COMARTE
I NOSTRI PRIMI 45 ANNI La società cooperativa del Mantovano, composta da 350 soci del mondo dell’edilizia e che serve circa 500 imprese non associate, ha riunito clienti e fornitori, con il coinvolgimento del Politecnico di Milano. E progetta iniziative rivolte alle piccole realtà della distribuzione
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uarantacinque candeline per Comarte, la cooperativa mantovana con sede a Pegognaga (Mantova), che ha scelto il centro congressuale Pala Fiera Millenaria di Gonzaga per festeggiare il suo anniversario insieme a clienti e fornitori. Un evento informale che è stata anche occasione per l’approvazione del bilancio 2018, «un passo obbligato per legge, che all’interno di una società cooperativa deve essere approvato in assemblea», spiega Andrea Reggio Marassi, il responsabile acquisti del consorzio. «Abbiamo colto l’occasione di questa formalità per sviluppare un evento che coinvolgesse soci, clienti e fornitori. Sono già diversi anni che lo organizziamo, e quest’anno abbiamo raccolto quasi 500 persone». Domanda. Quali sono stati i principali temi della giornata? Risposta. Abbiamo coinvolto nell’evento Roberto Bolici, professore associato di Tecnologia dell’architettura al Politecnico di Milano, che ha moderato gli interventi che si sono succeduti sul palco. Si trattava di brevi speech di 20 minuti ciascuno in cui i nostri fornitori partner, cioè le aziende con cui abbiamo rapporti storici di collaborazione, hanno presentato le loro tecnologie più
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innovative. C’era Mitshubishi Electric con cui abbiamo siglato una partnership per realizzare un centro di consulenza in loco relativo alle pompe di calore, c’era uno studio di progettazione con i suoi impianti fotovoltaici. Poi, le principali aziende che si occupano di isolamento a cappotto: Mapei in primis, poi il gruppo SaintGobain con i suoi marchi Weber, Gyproc e Isotec. Tra i relatori c’era anche la Gea Ambiente, azienda con cui collaboriamo per i sistemi integrati. D. Perché avete coinvolto il Politecnico di Milano? R. Già da anni abbiamo avviato una collaborazione con Bolici e con la sede distaccata del Politecnico di Milano di Mantova. Comarte ha sempre cercato di far dialogare clienti e fornitori con le varie istituzioni per sviluppare un sistema in grado di portare cultura nel settore e creare una filiera di qualità, basata non solo sul prezzo. Cerchiamo di far evolvere tutti i livelli, facendo collaborare scuola, industria e manifattura. D. Quindi per Comarte è molto importante la formazione? R. Assolutamente sì e auspichiamo che ci sia una formazione anche per le imprese edili. Reclamiamo da tempo la mancanza in Italia di un’adeguata certificazione e formazione degli operatori
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Qualche foto dalla Convention 2019 di Comarte
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professionali. Oggi qualsiasi persona con partita iva può mettere su un’impresa edile e andare a inquinare il mercato perché non lavora bene, non usa i prodotti giusti, non ha una struttura adeguata. D. Quanto investite in formazione, sia interna che esterna? R. Comarte è molto attiva nella formazione degli addetti tecnicocommerciali, con corsi di formazione con i fornitori e i clienti. Generalmente facciamo 15-20 date annue, con un budget di 20mila euro all’anno per formazione interna ed esterna. D. Com’è andato il bilancio? Che risultati avete ottenuto nel 2018? R. Abbiamo registrato una crescita moderata di fatturato del 5-6% con ricavi per 20 milioni e un utile, dopo lo storno delle imprese associate, in crescita rispetto all’anno scorso. È un buon risultato per Comarte, una società cooperativa che non ha come obiettivo la ricerca del massimo profitto, ma la sinergia tra imprese e soci. D. Comarte è un consorzio anomalo per il settore edile… R. Siamo una società cooperativa a tutti gli effetti, che come soci non ha le rivendite, ma le imprese edili. Siamo nati nel 1974 da una dozzina di artigiani che ha deciso di mettersi insieme come gruppo di acquisto per far fronte alla crisi del cemento. Questo primo gruppo di acquisto, che si chiamava Gap (Gruppo Acquisto Pegognaga), è diventato Comarte, acronimo di Consorzio Man-
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tovano Artigiani Edili e Affini. Da allora Comarte ha sempre reclutato nuove imprese, rafforzando il numero dei soci e crescendo per dimensione. Negli anni, oltre al magazzino iniziale di Pegognaga (Mantova), sono stati acquisiti nuovi magazzini. Oggi Comarte possiede cinque magazzini di vendita e uno con funzione di deposito, conta 350 soci e serve circa 500 imprese non associate. D. Che cosa vi aspettate dal 2019? R. In Italia oggi c’è un po’ di incertezza. Dopo cinque-sei anni di crescita ininterrotta di fatturato, credo che il 2019 possa essere il primo anno di consolidamento. Il primo semestre del 2019 si è chiuso con un -3%, ma ora ci stiamo riprendendo e dovremmo chiudere sulla falsariga dell’anno scorso. D. Avete qualche nuovo progetto nel cassetto? R. Stiamo portando avanti iniziative rivolte alle piccole realtà che costellano il nostro territorio. Ci sono tanti magazzini con un solo punto vendita che, non riuscendo a gestire molti fornitori, si appoggiano a Comarte, che garantisce loro l’approvvigionamento di un’ampia gamma di prodotti, con la facilità di gestire un fornitore unico.
IL PRESIDENTE TERZIOTTI: ECONOMIA PREOCCUPANTE Vittorio Terziotti, presidente di Comarte: «Il nostro settore pare non voglia riprendersi in maniera decisa, così come del resto l’economia del nostro Paese in generale. Restano le ansie e le preoccupazioni per la debolezza del governo, per l’elevato debito pubblico e per i rischi che ne conseguono. La lentezza e l’inadeguatezza della burocrazia causa ritardi alle nostre imprese nell’incasso dei crediti e provoca enormi danni che in alcuni casi pregiudicano l’esistenza delle stesse imprese. Ma noi, anche con giornate come queste, vogliamo ribadire con forza la vicinanza alle imprese e l’invito forte a stare uniti intorno e dentro il nostro Consorzio, unico per trasparenza, correttezza e reale aiuto per la sopravvivenza».
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UN SUCCESSO SERVIZIEVOLE I rivenditori liguri registrano una crescita a due cifre grazie all’ampio spettro di opportunità offerte ai clienti: attività di discarica con camion, produzione di calcestruzzo preconfezionato, tintometro, noleggio, termoidraulica… Senza temere la concorrenza della Grande distribuzione
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di Veronica Monaco uando il servizio fa la differenza. Potrebbe essere questo il claim della F.lli Queirolo, il gruppo ligure con una storia lunga 50 anni specializzato in materiali per l’edilizia, termoidraulica, costruzione di edifici civili ed industriali, opere di ingegneria naturalistica, opere marittime e fluviali e impianti di stoccaggio per il ritiro di rifiuti non pericolosi. Un ampio spettro di attività e servizi cresciuto nel tempo per adattarsi a un mercato sempre più esigente e diversificato, che permette al gruppo di essere al passo con i tempi e pronto sempre a nuove sfide. Come spiega a YouTrade Paolo Queirolo, terza generazion: «È sempre più difficile fare gli imprenditori in questo settore. Con le nuove normative, il mercato che cambia, Internet, la Gdo diventa sempre più complicato ma penso che la chiave di volta sia il servizio. Da questo punto di vista web e Gdo non potranno mai eguagliare le rivendite organizzate come la nostra, anche grazie al rapporto stretto che abbiamo con il territorio». Domanda. Che rapporto avete con la Gdo? Risposta. Non sentiamo la concorrenza, anche perché il territorio che serviamo, da La Spezia al Tigullio, è piuttosto difficile da raggiungere dalla Gdo. In ogni caso abbiamo un modello completamente opposto, basato sulla consulenza costante e sul servizio. D. E, invece, che rapporto avete con gli altri rivenditori del territorio? R. A me piace pensare a loro non come concorrenti, ma come collaboratori. Nella maggior parte dei casi, infatti, abbiamo un rapporto di cooperazione con le
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rivendite più importanti del territorio, e con alcune abbiamo stretto proprio degli accordi su prodotti che non abbiamo, come il ferro lavorato e solai. Con queste rivendite c’è uno scambio importante e funziona. D. Voi fate parte anche di Fenice: in che cosa vi ha aiutati l’adesione al gruppo di acquisto? R. Siamo entrati nel gruppo Fenice nel 2011 dopo l’esperienza del Made. Fenice ci ha dato la possibilità di essere protagonisti, di interloquire con altri imprenditori del nostro settore e partecipare attivamente allo sviluppo del gruppo. Sicuramente è stato un grande dispendio di energia, perché nel 2011 il gruppo era ancora ai suoi albori, ma è una scelta che rifarei mille volte. Il valore più importante è stato lo scambio, il confronto. Poi è migliorato anche il nostro potere d’acquisto, abbiamo fatto tante iniziative che da soli non saremmo riusciti a portare avanti. Si intraprende un percorso insieme a tutti i soci e la strategia viene pianificata in maniera condivisa. D. Torniamo al Gruppo F.lli Queirolo: come si compone la società? R. Siamo partiti nel 1969 con una piccola rivendita edile, anima della Materiali Edili F.lli Queirolo, che G i u g n o
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Nella pagina accanto, Paolo Queirolo, terza generazione alla guida dell'azienda. In alto, un allestimento dello showroom. Sotto, un corner del magazzino
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fa da capofila al gruppo. Alla compagine societaria si è aggiunta circa 25 anni fa la Queirolo Claudio, che si occupa di recupero e smaltimento detriti e rifiuti speciali non pericolosi. Quest’ultima azienda è nata semplicemente come discarica, poi si è evoluta nel tempo verso i servizi ambientali. Abbiamo in gestione l’ecocentro comunale e l’appalto per la commercializzazione dei rifiuti urbani, possediamo mezzi di
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Alcune immagini dello showroom
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trasporto scarrabili che curano i conferimenti dei rifiuti urbani ai vari impianti e una costola d’impresa offre assistenza ai clienti e alle imprese della rivendita. D. Come si è sviluppata invece la storia della rivendita edile? R. Quando abbiamo iniziato la rivendita edile era dislocata su una superficie molto piccola. Avevamo solo una macchina per tagliare l’ardesia, un po’ di sabbia, mattoni e cemento. Poi, tra gli anni Settanta e Ottanta abbiamo acquistato l’area dell’ex campo sportivo del Levanto, che si sviluppa su circa 18 mila metri quadri scoperti. Qui è stato tirato su il primo capannone dove sono poi stati realizzati gli uffici, un deposito cemento e spostata la famosa macchina taglia-ardesia, e trasferita la rivendita edile. Intorno agli anni Ottanta abbiamo poi inserito un impianto di produzione di calcestruzzo preconfezionato, che abbiamo implementato con betonpompe e betoniere. Sempre negli anni Ottanta abbiamo introdotto all’interno della rivendita una divisione idraulica, dalla commercializzazione di prodotti idrotermosanitari alla realizzazione di impianti fino alla posa di rubinetteria e sanitari per privati e grandi infrastrutture, anche pubbliche. Infine, negli anni Novanta abbiamo aperto lo showroom, che inizialmente aveva un piccolo bancale di piastrelle e un box con prodotti esposti nelle loro cartelle. D. Arriviamo così al 2000… R. Sì, il nuovo millennio ha visto l’implementazione di nuovi servizi: per l’attività di discarica abbiamo acquistato camion con impianti scarrabili in modo da poter gestire e ottimizzare il trasporto e il ritiro dei rifiuti, mentre per la parte di rivendita abbiamo costruito altri due capannoni e il nuovo showroom nel 2014. Siamo in un territorio tutelato e abbiamo aspettato 22 anni per le concessioni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Questa struttura ha segnato l’unione delle nostre tre principali anime: la commercializzazione di materiali edili, la gestione dei servizi ambientali e l’impiantistica idraulica. D. Quali sono le caratteristiche della nuova struttura? R. La struttura si sviluppa su due piani di 800 metri quadri coperti ciascuno. Abbiamo quindi una struttura di 1600 metri quadri coperti e 800 metri quadri di terrazza, che usiamo come punto di appoggio per il servizio di trasporto aereo e lo stoccaggio. Lo showroom si sviluppa al secondo piano, mentre al piano terra abbiamo il reparto dedicato alla ferramenta su un’area di circa 400 metri quadri. Nella stessa struttura sono poi presenti gli uffici dell’amministrazione, gli uffici tecnici e commerciali. D. Quali sono i prodotti di punta che avete in questo momento? R. Abbiamo circa 19mila articoli. Una grossa cernita G i u g n o
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viene realizzata a monte dal gruppo Fenice, che ci ha dato una grande mano nella gestione degli acquisti e dei contratti. Al momento in rivendita a livello di fatturato la fanno da padrone le polveri con Mapei, Fassa Bortolo, Kerakoll, segue Knauf. Abbiamo poi da poco inserito il tintometro Kerakoll e anche il mondo delle pitture sta funzionando bene con marginalità più alte rispetto all’edilizia tradizionale. D. Quali sono i comparti che vi stanno dando maggiore soddisfazione? R. In termini di fatturato sicuramente la rivendita pura, noi siamo molto bravi con lo sviluppo dei servizi: come dicevo prima abbiamo l’impianto di
In alto, l'ingresso della F.lli Queirolo. Sotto, la zona adibita alla lavorazione e al taglio dei marmi
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Alcune immagini del magazzino e dello showroom
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calcestruzzo, abbiamo siglato un accordo con un socio Fenice per la lavorazione del ferro, siamo molto forti sui trasporti grazie all’ampio parco mezzi a disposizione. Facciamo anche noleggio a caldo e a freddo di molte attrezzature. D. Quali sono i servizi che si sono sviluppati di più negli ultimi anni? R. Il noleggio sta funzionando molto bene. Sul fatturato totale non supera il 10%, ma serve per attirare i clienti e fare da fulcro per l’indotto. D. Tutte queste attività sono nate in risposta alle esigenze dei vostri clienti o grazie alla vostra intuizione? R. Direi entrambe. Molto ha fatto anche la lungimiranza di mio padre Claudio e dei suoi fratelli Carlo ed Enrico che sono stati bravi a creare una squadra vincente. G i u g n o
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Sopra, l'area dedicata all'abbigliamento da lavoro. Sotto, l'area dedicata ai prodotti del biodesign
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In alto, l'impianto per la produzione del calcestruzzo e la zona dedicata agli inerti
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D. Per fornire tutti questi servizi serve una struttura ben organizzata: come siete attrezzati? R. Facciamo tanta formazione interna e offriamo un’offerta formativa anche a tecnici e progettisti locali. Cerchiamo di essere il loro punto di riferimento sul territorio e viceversa. Solitamente quando ci arriva una richiesta, in funzione della tipologia del lavoro indichiamo a rotazione i tecnici locali più preparati a seconda della tipologia di cantiere. A loro volta i
tecnici si rivolgono a noi per avere supporto nello sviluppo dei capitolati. E poi facciamo impresa per conto delle nostre imprese, quando hanno bisogno di una mano su scavi, fornitura e posa in opera di sottofondi, piastrelle e intonaci, siamo strutturati per offrire un servizio chiavi in mano. D. Si parla tanto di e-commerce: voi ci avete pensato? R. Non ancora. Finora abbiamo rivolto la nostra attenzione su altro, stiamo crescendo continuamente, sia come fatturato, che come organico e marginalità. Non siamo ancora strutturati per l’e-commerce, ma credo che il futuro debba puntare verso un business di questo tipo. D. L’edilizia sta subendo profonde trasformazioni, molte rivendite stanno soffrendo, ma voi avete trovato la strada giusta. Com’è andato il 2018 e come sta andando il 2019? R. Il 2018 è andato bene con buoni incrementi sul fatturato che hanno sfiorato le due cifre. Il primo quadrimestre del 2019 è andato molto bene, sempre con una crescita a due cifre. Siamo molto contenti. D. Avete qualche nuova iniziativa nel cassetto? R. Abbiamo progetti che riguardano nuovi servizi per le imprese, ma non voglio ancora rivelare nulla. G i u g n o
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I FERRI DEL MESTIERE
Prima, durante e dopo: la singolarità della vendita
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rima, durante e dopo sono le fasi fondamentali di tanti aspetti della nostra vita: l’amore, lo studio o il lavoro. E la vendita non fa eccezione. Scavando più a fondo, ci accorgiamo che la maggior parte delle persone sono molto focalizzate sul durante, poco sul prima e ancor meno sul dopo. E il rivenditore edile non fa eccezione. Eppure quello che avviene prima e dopo la vendita è decisivo durante, anche in rivendita. Una non casuale attinenza con la cosiddetta singolarità dei buchi neri. Un fenomeno descritto dalla astrofisica, riprodotto sul grande schermo da Christopher Nolan con il suo film Interstellar. Il prima e il dopo di una vendita sono processi che possono durare anni.
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Pochi attimi Come è possibile che siano così decisivi nei pochi attimi in cui la vendita si consuma? Per comprenderlo dobbiamo tornare ai fondamentali: un rivenditore non produce niente, brand e servizi sono gli asset più importanti, come la fusoliera, le ali e il timone per un aereo. Il marketing rappresenta il motore e i prodotti i passeggeri da trasportare. Brand, servizi e marketing attraggono i clienti come i buchi neri fanno per la materia. Ma sono efficaci solo se rispondono alle domande che affollano la mente dei clienti: sarà una fregatura? È quello che fa per me? Mi posso fidare? I clienti vogliono garanzie, chi l’ha capito spopola dentro e fuori dal web, come Amazon. Ci vende i prodotti
con la garanzia che possiamo restituirli e riavere i soldi indietro. Senza problemi, non sulla carta come succede su alcuni ecommerce che fanno penare i clienti con mille ostacoli. Chi è il folle che acquista da un e-commerce qualunque, se la stessa cosa la vende Amazon? Questo è l’esempio di un post-vendita solido, che si trasforma in una carta vincente da giocare prima di vendere. Per il resto, il servizio di garanzia e l’assistenza postvendita tradizionale sono questioni burocratiche tra il produttore e il consumatore. Il rivenditore si chiama fuori, anche perché c’è poca ciccia. I rivenditori edili che sapranno ideare un servizio post-vendita innovativo, avranno un grande futuro, online e offline.
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Servizi di marketing La Gdo lo sta già facendo, perché ha capito da tempo che la battaglia per conquistare i clienti, si vince con i servizi e con il marketing, non con i prodotti. Ma adesso focalizziamoci su quanto avviene prima della vendita. Come tutti sanno, Amazon ha fatto scuola sull’e-commerce, con servizi quali la recensione dei prodotti, il rating dei fornitori e i suggerimenti per gli acquisti: i clienti che hanno acquistato questo prodotto, hanno acquistato anche questo e quello. Perché un’altra necessità di chi acquista è essere assistito, accompagnato, spinto in qualche maniera verso l’acquisto. È quanto sta sperimentando Leroy Merlin con il progetto L’Apart (fonte: kikilab.it), un «non negozio» focalizzato sui servizi, piuttosto che sulla vendita di prodotti. Un luogo che ha l’aspetto di un grande appartamento, destinato a consulenze personalizzate, alla formazione e ai workshop. Le attività sono coordinate dai «coinquilini». Così sono definiti gli addetti alla vendita, il cui compito principale è coltivare la relazione con i clienti. Sono esposti solo un limitato numero di attrezzi, tutti disponibili in prestito gratuito. È anche possibile ordinare qualsiasi prodotto a catalogo e ritirarlo in negozio dal giorno successivo. Un nuovo luogo, aperto anche alle associazioni e agli amici dei clienti, dove chiunque può discutere liberamente dei suoi progetti, sempre supportato dai coinquilini. Trarre esempio L’Apart è situato nel centro città, per fare da ponte con i negozi tradizionali, spesso decentrati in periferia. Pensate che sia roba adatta solo alla Gdo e non a un rivenditore edile tradizionale? Forse. Ma non importa, perché per trasformare la vostra rivendita, potete ispirarvi a questa e a molte altre idee, adattandole alla situazione locale per diversificare il vostro brand e aiutare i clienti a distinguerlo dai concorrenti. Per riuscirci non chiedetevi che cosa vendere ai clienti, chiedetevi quale servizio potete offrire perché acquistino da voi, di più e più a lungo. di Marco Buschi Marco si occupa di marketing e copywriting a risposta diretta in edilizia. marco@marketingcommerciale.com Su Linkedin: Marco Buschi Marketing Commerciale. G i u g n o
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SOLO CIÒ CHE RESISTE È ANCHE SOSTENIBILE Per l’azienda padovana una doppia strategia: la resilienza, con prodotti che possano affrontare i cambiamenti climatici, e quella dell’attenzione all’equilibrio ambientale. «Perché è urgente progettare e costruire strutture a impatto zero», spiega a YouTrade il titolare, Mirco Pegoraro di Veronica Monaco
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esilienza urbana e sostenibilità, ecco le due strade maestre imboccate da Geoplast, azienda padovana specializzata nella ricerca, design e produzione di prodotti in plastica riciclata per fondazioni, solai, casseforme, tetti verdi e verde verticale, e sistemi per la gestione e il drenaggio delle acque. L’aumento della popolazione mondiale, i cambiamenti climatici e la salvaguardia dell’ambiente stanno ponendo la contemporaneità di fronte a grandi sfide, anche nel mondo delle costruzioni. «Vi è l’urgenza di costruire strutture sostenibili con un impatto ambientale pari a zero e progettare edifici, città e paesaggi con un approccio resiliente affinché l’ecosistema urbano sia in grado di resistere alle continue alterazioni climatiche e agli eventi catastrofici come uragani e inondazioni», si legge nel programma del webinar organizzato recentemente da Geoplast, che ha visto l’iscrizione di oltre 700 professionisti, a testimonianza del crescente interesse verso queste tematiche. Ma nello specifico cosa vuol dire resilienza in edilizia e come è possibile in concreto rispondere a questa esigenza? YouTrade lo ha chiesto a Mirco Pegoraro, amministratore delegato dell’azienda di Grantorto (Padova). Domanda. Che cosa intendete per resilienza che entra nel mondo delle costruzioni e perché è importante per il nostro futuro? Risposta. Resilienza è un concetto molto vasto: implica la capacità di resistere in maniera positiva alle avversità, trasformando le difficoltà in opportunità. Nel mondo delle costruzioni resilienza vuol dire Mirco Pegoraro, amministratore delegato di Geoplast
progettare e costruire edifici in grado di resistere ai cambiamenti, dal punto di vista sismico, climatico e idrico. Significa, quindi, non dover più gestire le emergenze ogni volta che si presentano, ma progettare strutture in grado di resistere ai terremoti grazie all’adozione di solai alleggeriti, al riscaldamento globale grazie all’utilizzo di giardini pensili, verde verticale e parcheggi a verde, alle inondazioni grazie all’utilizzo di bacini per l’accumulo o il drenaggio Geocell, griglia a basso spessore per lo smaltimento rapido dell’acqua meteorica sotto superfici drenanti
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delle acque meteoriche o a costruzioni in elevazione vicino al mare. Il tema della resilienza è molto sentito e anche le città si stanno muovendo su questi temi: ad esempio a Milano il Comune ha nominato un chief resilience officer. Si tratta dell’architetto Piero Pellizzaro, e ha il compito di coordinare il progetto internazionale 100 Resilient Cities della Fondazione Rockfeller per sviluppare strategie urbane basate appunto sulla resilienza. D. Come stanno rispondendo a tutto ciò i rivenditori di materiali edili? R. Chi più chi meno, i rivenditori sembrano essere interessati. Certo, sono tanti e non tutti riusciranno a tenere il passo. Diciamo che coloro che vogliono cogliere le opportunità che si stanno aprendo nel mercato delle costruzioni dovranno investire in uno staff tecnico e collaborare con le aziende. Noi non siamo un ostacolo, ma partner di fiducia con cui condividere soluzioni. D. Avete altri suggerimenti da offrire ai rivenditori per cogliere al meglio le nuove opportunità del mercato? R. Investire in personale tecnico, collaborare con le aziende, aumentare i prodotti in magazzino. I clienti hanno bisogno di consulenza e di toccare con mano i prodotti, di poter scegliere tra un’ampia gamma di articoli. Adesso è il momento di spingere. D. Tra i rivenditori c’è una maggiore sensibilità verso i prodotti dedicati al drenaggio? R. Ora che l’emergenza idrogeologica si è fatta più pressante e le normative sono diventate più stringenti, il trend è molto forte. Ci sono rivenditori da anni focalizzati sul drenaggio e alcuni più specializzati nella termoidraulica, interessati a tutta la gamma di pozzetti, vasche di prima pioggia e vasche di laminazione, e che hanno una formazione storica. Altri stanno iniziando a entrare in questo settore adesso
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IL RICICLO DEI RIFIUTI PLASTICI: UNA SCELTA CONCRETA A FAVORE DELLA SOSTENIBILITÀ La plastica non è un materiale intrinsecamente cattivo, è una invenzione che ha cambiato il mondo. La plastica diventa cattiva per il modo con cui industrie, governi l’hanno gestita.” Queste sono le prime parole del Report 2019 del WWF (World Wildlife Fund) sull’inquinamento da plastica nel nostro pianeta. Il Report descrive uno scenario piuttosto allarmante: • Il 75% di tutta plastica prodotta nel mondo è già diventata un rifiuto e quasi metà della plastica oggi presente è stata prodotta dopo l’anno 2000, • Nel 2016 la produzione ha raggiunto i 396 milioni di tonnellate (53 kg/abitante), con conseguente emissione di 2 miliardi di tonnellate di CO2 in atmosfera e si prevede che entro il 2030 la produzione di plastica potrebbe aumentare di un ulteriore 40%, • Visto che solo il 20% dei rifiuti plastici vengono riciclati, le emissioni di CO2 derivanti dall’incenerimento, uno dei metodi di smaltimento più seguiti per la plastica a fine vita, potrebbero triplicare. Il WWF nel Report traccia anche le linee guida per un piano di intervento nel quale Governi, Industrie e Cittadini sono chiamati a dare il proprio contributo, nella convinzione che possiamo risolvere il problema globale della plastica se “ognuno si assume la responsabilità delle proprie azioni e se si lavora assieme”. In particolare alle Industrie viene raccomandato di utilizzare plastica riciclata e di promuovere l’economia circolare per minimizzare l’impatto ambientale, mentre ai Cittadini di utilizzare responsabilmente il loro potere di consumatori nei loro comportamenti e scelte di acquisto sui diversi mercati. Geoplast nasce nel 1974 come società di raccolta e recupero dei rifiuti plastici e ancora oggi questa importante attività costituisce la prima fase del processo
LA PAROLA
produttivo aziendale.
resiliènza s. f. [der. di resiliente]. – 1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc. (Dizionario Treccani)
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Tutti i prodotti Geoplast – fabbricati con Polipropilene e Polietilene riciclati al 100% – nascono da una visione progettuale che vuole offrire soluzioni alternative ai metodi costruttivi tradizionali, in modo da ridurre l’impatto dell’attività umana sull’ambiente, ad esempio: • I prodotti Geoplast per l’alleggerimento dei solai e per le fondazioni riducono il consumo di calcestruzzo e le emissioni di CO2 in atmosfera derivanti dalla sua produzione (300 kg per mc), • Le casseforme riutilizzabili evitano l’abbattimento di alberi e l’emissione di agenti inquinanti per la produzione di acciaio e ferro.
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TETTI VERDI: TRE PROGETTI BY GEOPLAST Sempre più utilizzati in architettura, i tetti verdi contribuiscono a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e l’effetto isola di calore. Ecco tre progetti italiani in cui Geoplast ha contribuito con i suoi prodotti: Giardino pensile all’Ospedale dell’Angelo, Venezia: edificio tra i più avanzati tecnologicamente d’Italia e uno dei più all’avanguardia d’Europa, questo ospedale ha utilizzato il grigliato in plastica Geoflor per realizzare tutte le rampe di accesso e il giardino perimetrale e il supporto in polipropilene rigenerato Drainroof per la realizzazione di giardini pensili e la copertura del parcheggio interrato. Drainroof ha anche permesso il corretto accumulo d’acqua, il giusto drenaggio e la necessaria ventilazione del verde. Giardino pensile estensivo supermercato Despar, Bologna: il progetto ha utilizzato Completa per costruire 3.200 mq di tetto verde. Nello specifico sono stati utilizzati 11.040 pezzi prevegetati a sedum per tetti verdi estensivi per coprire l’intera superficie dell’edificio. Completa ha permesso una protezione completa delle impermeabilizzazioni e una gestione ottimale del drenaggio idrico. Aeroporto di Milano, Malpensa: nel progetto chiamato La porta di Milano, Geoplast ha collaborato con Archiverde, un’azienda italiana che si occupa di progettazione e costruzione di spazi verdi. Drainroof è stato usato per la costruzione di un giardino pensile, all’ingresso dell’aeroporto di Milano e ha permesso di creare con successo il collegamento tra la vegetazione circostante e il contesto urbano dell’aeroporto.
Vasca di accumulo con Nuovo Elevetor Tank: posa presso il Centro Commerciale Nave de Vero, Venezia
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e accusano un gap molto forte rispetto agli specialisti storici, per cui chiedono il nostro supporto per istruire i venditori. Secondo me ci saranno ancora un paio di anni di assestamento per decidere se entrare o meno in questo business, poi il treno sarà perso definitivamente. D. Ci sono zone geografiche dove c’è maggiore richiesta di questo tipo di prodotti?
Drainroof e Geoflor presso l’Ospedale dell’Angelo a Venezia
R. Sicuramente il Nord Italia, in particolare Veneto, Lombardia e Piemonte. Riceviamo moltissime richieste per vasche di laminazione, bacini di accumulo e drenaggio di acque piovane. Recentemente abbiamo portato avanti a Torino un progetto per la realizzazione di un bacino particolarmente grande di 400 metri quadri per l’accumulo di acqua piovana. L’emergenza idrogeologica è la punta dell’iceberg nella gestione dell’elemento idrico: sempre tornando al tema della resilienza, che in futuro andrà proprio a sostituire il concetto di emergenza, dovremo sviluppare sistemi e imparare a gestire anche i casi di mancanza di acqua nei periodi di siccità. Oggi il trend in Italia è quello di gestire il deflusso dell’acqua piovana, e non la raccolta, mentre in paesi come Danimarca, Germania, Francia del Nord è una pratica ormai consolidata. E poi c’è tutto il discorso sui tetti pensili… D. Come si inseriscono i tetti pensili in questo settore? R. Il tetto pensile è un assorbitore d’acqua, un abbattitore di polveri sottili, la sua capacità di ritenzione è paragonabile a quella di un bacino, anche se con volumetrie minori. In questo settore stiamo sviluppando collaborazioni molto importanti nell’ambito della prevegetazione e abbiamo stretto una sinergia vincente con Polyglass per le membrane di impermeabilizzazione e antiradice, che sta funzionando G i u g n o
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bene sia in Italia che all’estero. In generale c’è un grande sviluppo dei tetti pensili e si parla di inverdire tutti i tetti delle città per lo sviluppo di aree urbane sempre più green. D. Quindi, quali sono le problematiche che andate a risolvere con i vostri prodotti? R. Le principali richieste che ci provengono dai progettisti riguardano la gestione dei picchi idraulici e di piovosità. I principali cantieri in cui siamo impegnati ultimamente riguardano la realizzazione di bacini di una certa entità per opere di urbanizzazione. Abbiamo tre tipi di soluzioni (Nuovo Elevetor Tank, Drainpanel e Drening) che proponiamo in base alle condizioni del territorio, alle sue caratteristiche geologiche e al tipo di progetto richiesto. La collaborazione con i progettisti è molto stretta: redigiamo con loro gli schemi idraulici, effettuiamo varianti di progetto, convertiamo vecchi progetti prevedendo bacini di laminazione. Geoplast ha due promoter che si muovono su tutto il territorio nazionale e due tecnici adibiti nello specifico al settore “acqua”, che lavorano in sinergia con i rivenditori o in maniera indipendente. D. E sul fronte dell’antisismica, che cosa propone Geoplast? R. Geoplast realizza sistemi di alleggerimento per solai, flessibili e performanti. Il solaio è l’elemento più delicato della struttura. Noi proponiamo diversi sistemi, tra cui il cassero Nuovo Nautilus che abbiamo recentemente sviluppato in due nuove versioni per prestazioni ancora più efficaci. D. Avete in programma di lanciare sul mercato nuovi prodotti? R. Sì, abbiamo in cantiere il lancio di diversi nuovi prodotti che ci impegnerà fino a metà 2020. Sono G i u g n o
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prodotti che fanno un uso importante di materiale riciclato e che saranno dedicati al risparmio del calcestruzzo, al drenaggio e alle fondazioni. D. Dove nascono le idee per i nuovi prodotti? R. Molte nascono dal cantiere, parlando direttamente con i professionisti, per andare a risolvere determinati tipi di problemi. Non mi sento particolarmente geniale, mi vengono delle idee e le realizzo. Grazie anche al supporto del team di ingegneri Geoplast dedicati alla ricerca e alla consulenza. D. Per l’edilizia si è aperto un periodo di crescita: ci siamo lasciati il peggio alle spalle? R. Negli ultimi quattro-cinque anni il trend è positivo e il mercato dà segni di risveglio, soprattutto al Nord. Tuttavia, puoi contare su marginalità e riconoscimento del brand solo se punti su qualità e servizi. La quantità e il basso prezzo non pagano. E poi bisogna anche essere capaci di vendere se stessi, creando empatia con i clienti, diventando i loro venditori di fiducia. D. Com’è andato per Geoplast il primo semestre del 2019 e cosa vi aspettate per il resto dell’anno? R. Il primo semestre 2019 è in linea con quello dello scorso anno. In Italia registriamo un trend positivo, mentre per i mercati esteri sarebbe prematuro tracciare dei bilanci: abbiamo molte cose in cantiere, ci sono paesi in crescita e altri che stanno calando, ma dobbiamo aspettare per dare dei numeri. Spero che quest’anno si chiuderà meglio del 2018, che per Geoplast è stato un grande anno. D. Come immagina la Geoplast del futuro? R. Un’azienda molto specializzata, verticale sul progetto, riconosciuta come brand d’élite nel settore, anche per la sua attenzione ai temi del riclico e della resilienza.
A sinistra Drainroof: tetto verde in edificio scolastico, Bergamo A destra Nuovo Nautilus Evo: posa presso l’Ospedale di Catania
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UN VALORE D’INSIEME
Le due imprese hanno deciso di mettere a frutto le sinergie anche a livello di prodotto, con un continuo scambio di informazioni tra i laboratori di ricerca e sviluppo delle diverse strutture. Risultato: una maggiore capacitĂ delle aziende di offrire risposte alle esigenze dei clienti
di Valentina Anghinoni
Da sinistra, Andrea Bucci e Paolo Curati
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empatia è la capacità di comprendere e condividere ciò che sente un’altra persona. Che cosa accade quando l’empatia è scelta come mezzo per rivoluzionare il management di un grande gruppo? «L’empatia ci aiuta a far sì che Knauf e Knauf Insulation oggi riescano a camminare con lo stesso obiettivo, in
maniera parallela», spiega Paolo Curati, managing director di Knauf Insulation Italia. Il quale, assieme a Andrea Bucci, managing director di Knauf Italia, racconta ai lettori di YouTrade la nuova sinergia che si è instaurata tra le due imprese. E tutti i vantaggi che implicherà per la filiera.
Andrea Bucci
Paolo Curati
Knauf Italia è lo specialista dei sistemi costruttivi a secco. Knauf Insulation è lo specialista dell’isolamento a 360 gradi e c’è una forte complementarità tecnologica tra i prodotti delle due aziende. Un anno fa circa, assieme a Paolo, ci siamo posti l’obiettivo di riportare il cliente al centro del nostro lavoro. Partendo da un confronto quotidiano, ci siamo resi conto che la stessa evoluzione del business aveva reso nuovamente necessario rivedere i processi per fare in modo che le due aziende, con le loro eccellenze, creassero maggior valore per il cliente finale. Ci siamo riusciti perché, a oggi, dopo aver segmentato tutti gli aspetti del business e dato una mission specifica su di essi, abbiamo annullato il più possibile le sovrapposizioni che si erano costituite tra le due realtà aziendali, che nel contesto odierno non davano più valore aggiunto al cliente finale, privilegiando invece le eccellenze specifiche delle due organizzazioni. Ciò ci permette di offrire la migliore soluzione per le sue esigenze.
Domanda. Knauf e Knauf Insulation insieme. Prodotti e soluzioni Knauf sono il miglior complemento ai prodotti e soluzioni Knauf Insulation?
Le nuove sinergie tra Knauf e Knauf Insulation – oltre a quanto dice Andrea e che condivido a pieno – trovano un fertile presupposto nella natura delle persone, dove l’empatia diventa un elemento che, in questo contesto, aiuta a far sì che le due società riescano a camminare con lo stesso obiettivo in maniera parallela. Rimettere il cliente al centro della nostra vision, lasciando da parte in certa misura gli interessi particolari di ogni singola impresa per massimizzare gli interessi del gruppo e dei clienti, è stato un percorso non banale. Il nostro lavoro quotidiano oggi consiste nel fare in modo che le rispettive organizzazioni seguano questo modello. Abbiamo iniziato a gennaio e finora direi che i risultati sono stati soddisfacenti, anzi oserei dire sopra le aspettative. Mentre la strategia del passato era orientata in modo specifico a potenziare la presenza sul mercato, anche quando questo comportava delle sovrapposizioni con Knauf, oggi lavoriamo sulla complementarità facendo leva su sinergie strategiche. Anche a livello di prodotto, c’è continuo scambio di informazioni tra i laboratori di ricerca e sviluppo delle due strutture. Parimenti, i risultati di test e collaudi dei sistemi combinati sono condivisi e impiegati in maniera sinergica per il perfezionamento delle rispettive soluzioni tecniche. I miglioramenti dell’uno quindi vanno automaticamente a migliorare anche l’altro.
Bisogna essere consapevoli che, ora più che mai, i processi e le strategie vanno rivisti continuamente. L’obiettivo può rimanere lo stesso, ma il mezzo, il tramite che serve per realizzare la propria strategia è un processo, e l’idea che il mercato ci permetta di mantenere, invariato, lo stesso processo per periodi lunghissimi, secondo la filosofia «squadra che vince non si tocca», non si applica più nella maggior parte dei casi. La volontà di massimizzare il valore per i nostri clienti è stata la scintilla che ha acceso la miccia, poi nel fare questa revisione abbiamo lavorato anche sulle ottimizzazioni.
Come è nata l’idea di creare questa sinergia?
Lo spunto è venuto nel momento in cui entrambi ci siamo resi conto che la nostra presenza sul mercato, per quanto forte anche grazie alla sovrapposizione, a livello strategico non ci consentiva più di realizzare il nostro vero potenziale. Insomma, abbiamo costatato che, metaforicamente parlando, uno più uno dava qualcosa meno di due. Così abbiamo cercato una formula efficace per far sì che la somma della nostra presenza sul mercato raggiungesse un valore più elevato. Abbiamo compreso che il nostro approccio non si adattava alle esigenze e ai trend espressi del mercato e questa consapevolezza ci ha stimolato a cercare una soluzione più efficiente.
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I vantaggi sono sicuramente una maggiore competitività sul mercato, che deriva da una maggiore capacità di offrire le giuste risposte alle sue attuali esigenze. In un mercato che cerca continuamente delle risposte veloci, abbiamo optato per una strategia che ci permettesse di essere più in sincronia, in sinergia invece che in sovrapposizione. Da questa sinergia la distribuzione trarrà sicuramente grandi vantaggi commerciali, come la possibilità di concentrare le scorte su un minor numero di referenze altorotanti, ottimizzando il magazzino e semplificando il lavoro del personale di vendita. Siamo gli specialisti per quanto riguarda il mondo delle costruzioni a secco e questo ci porta ad avere una risposta sia di ampiezza di gamma che di profondità che è unica, affiancata da un know-how tecnico e storico proveniente dalle persone che crescono con questa focalizzazione. Gli utenti finali saranno i maggiori beneficiari di questo cambiamento perché potranno sperimentare direttamente le prestazioni dei nostri prodotti e soluzioni implementate, in termini di qualità e confort.
Quali vantaggi offre l’accoppiata Knauf e Knauf Insulation alla filiera edile?
La sinergia fra le nostre due aziende ci differenzia da tutti i competitor sul mercato. Abbiamo distinto con chiarezza i ruoli delle due realtà e deciso di valorizzare le unicità di ogni singola azienda, piuttosto che limitarci a unificare le strategie del Gruppo. Ciò consente di trarre benefici dalle migliori pratiche per ogni ambito d’azione, arricchendo continuamente il nostro bagaglio di conoscenze e competenze. È un processo che non punta a unire o fondere le due realtà aziendali, come altri gruppi stanno facendo, ma piuttosto a coltivare la specificità delle due identità all’interno di un percorso sinergico. Sicuramente questa razionalizzazione porta anche a noi dei vantaggi, consentendoci di incrementare gli investimenti sul mercato. Il motore di questo cambiamento è stato, appunto, il processo di riposizionamento del cliente finale al centro del nostro lavoro. E direi che ci siamo riusciti, perché stiamo riscontrando una customer satisfaction migliore rispetto al passato.
L’approccio di Knauf verso la formazione mi piace definirlo nobile, perché ricopre un’importanza primaria e, per questo motivo, siamo molto prodighi negli investimenti. I nostri sistemi, per la loro natura intrinsecamente innovativa e specialistica, richiedono una tale attenzione in questo senso. Nel 2018 abbiamo organizzato più di 350 eventi e nel 2019 puntiamo a realizzarne più di 500 tra seminari, convegni, corsi per applicatori tenuti presso le rivendite edili e corsi nelle scuole, coinvolgendo 15 mila attori della filiera. Anche la formazione è stata rivista alla luce delle nuove sinergie tra Knauf e Knauf Insulation. Le sinergie, infatti, non sono solo commerciali ma anche tecniche, di formazione e di logistica. Concretamente, per quanto riguarda gli incontri formativi, pensiamo che la cosa migliore per chi vi partecipa sia avere sul palco l’interlocutore più specializzato per ogni argomento.
Parliamo della formazione, che è il vostro fiore all’occhiello…
Per Knauf Insulation la formazione è fondamentale. Già lo scorso anno abbiamo programmato i primi interventi insieme a Knauf, e posso confermare che è stata una novità ben apprezzata dagli operatori del mercato. Il nostro obiettivo è orientato a realizzare un modello di una formazione continua quotidiana per i nostri interlocutori. Un esempio è la recente creazione del Punto KI, una formula concreta di affiliazione con la nostra clientela, che prende le mosse proprio nell’ottica di vicinanza al mercato e agli interlocutori e che prevede una serie di attività di formazione, sia per la rete vendita dei nostri clienti, sia per gli utilizzatori finali.
A mio avviso, il segreto è racchiuso nella parola nobile, che ho utilizzato per descrivere il nostro approccio alla formazione. È vero, investiamo in un contesto dove è difficile fare formazione ma, anche grazie al Gruppo, abbiamo l’occasione di poter continuare a investire in un settore nel quale, non lo nego, è arduo avere un ritorno economico immediato. Proprio grazie ai nostri
In Italia non è facile fare formazione. Qual è la vostra ricetta?
Quando si parla di formazione è importante avere obiettivi chiari, costanza e molta determinazione, poiché questo è sicuramente un aspetto complesso del nostro lavoro, sul quale è difficile avere un ritorno immediato. Notiamo però un aumento della sensibilità negli ambiti dell’isolamento termico e acustico, e anche per le tematiche relative alla resistenza al
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marchi e alla posizione di leadership sul mercato non veniamo meno a questo impegno, e gli stessi operatori sono solitamente molto consapevoli della necessità di ricevere un aggiornamento costante.
fuoco, sia sul fronte della qualità che su quello della sicurezza, e noi facciamo il possibile per promuoverla anche in ambienti istituzionali.
Abbiamo contrattualizzato le nostre strategie inter company, proprio perché vogliamo dare un segnale forte sulla solidità di questo progetto. La piattaforma che abbiamo creato non è qualcosa di effimero e passeggero, è un progetto in divenire, ma anche di lungimiranza. Potremmo definirlo, un po’ ironicamente, un’unione moderna: non è un matrimonio, ma neanche un fidanzamento. L’attenzione del Gruppo stesso è puntata sul nostro operato, per capire come si evolve questa strategia.
La convergenza odierna è qualcosa di momentaneo o prevedete di portare avanti questo processo?
A questo proposito, c’è una frase che forse avete già sentito, cioè «Knauf da azienda di famiglia, a famiglia di aziende». Come queste famiglie si relazionano, è un argomento di interesse anche per il Gruppo.
Della complementarietà tra l’offerta di Knauf Italia e quella di Knauf Insulation abbiamo già parlato. Concentrandoci sui prodotti di punta possiamo dire che Knauf eccelle ed è leader assoluto nei sistemi innovativi per l’edilizia a secco grazie ai quali è possibile costruire edifici esteticamente appaganti, confortevoli dal punto di vista termoacustico, attenti al benessere e all’ambiente e capaci di proteggere da sismi e incendi. In questo contesto si collocano sistemi per l’esterno come quelli basati sulla tecnologia Aquapanel Outdoor, eccellenza assoluta e standard di riferimento per il settore; sistemi per le pareti interne come quelli basati su lastre standard o prestazionali, sistemi per i soffitti come quelli basati sui pannelli modulari; sistemi antincendio basati su lastre prestazionali e corredati con tutta l’accessoristica del caso; soluzioni per il pavimento con la gamma di massetti e livelline. Con tutto questo si integrano poi soluzioni ad alta performance acustica, antincendio e sismica. È sottolineare che l’approccio di Knauf è di tipo sistemico, contemplando in modo integrato soluzioni per l’esterno e l’interno, dalla pavimentazione al soffitto, perfette per lavorare assieme. L’accordo con Knauf Insulation aggiunge un valore ancora maggiore a questa impostazione.
Quali sono i prodotti-sistemi di punta di Knauf e Knauf Insulation?
Knauf Insulation oggi commercializza prodotti in lana minerale di vetro e lana minerale di roccia. Siamo uno dei pochi player che gioca su entrambe le tipologie di prodotti. Per quanto riguarda la gamma in lana minerale di roccia proponiamo soluzioni sia per copertura che per cappotti sia per internal partitions, quindi prodotti più leggeri con una offerta assolutamente completa. La nostra gamma in Ecose Technology è una linea completa di prodotti leggeri con binder senza formaldeide aggiunta: siamo gli unici in grado di proporre una tecnologia così innovativa sul mercato, anche perché siamo stati i primi a metterla a punto e applicarla alla produzione della lana minerale di vetro, già più di dieci anni fa.
La mission di Knauf ci impone di essere leader tecnologici e di mercato nel mondo dell’edilizia a secco e punto di riferimento per tutto il sistema casa. Coerentemente con tutto ciò, Knauf ha adottato una
I vostri prodotti, dunque, coprono tutte le referenze del sistema?
L’offerta di soluzioni isolanti Knauf Insulation è molto vasta e copre tutte le esigenze di isolamento termoacustico e protezione al fuoco sia in ambito residenziale, che commerciale e industriale. Nell’ul-
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visione integrata che si fa carico di dare soluzione alle esigenze edili di ogni parte dell’edificio, dalle facciate esterne alle pareti interne, dai solai ai massetti, con soluzioni strutturalmente collegate e caratterizzate funzionalmente in relazione al bisogno che si desidera soddisfare. Così, per dare risposte mirate e all’avanguardia tecnologica abbiamo strutturato l’azienda in diverse unità di business: Knauf antincendio, Knauf akustica, Knauf antisismika e altre ancora, ciascuna delle quali provvede a gestire i prodotti, la ricerca e sviluppo, la formazione.
timo anno abbiamo investito tantissimo per completare la gamma di prodotti in lana minerale con Ecose Technology dedicata all’isolamento indoor, in grado di offrire eccellenti prestazioni tecniche e una ottimale qualità dell’aria interna. Le soluzioni isolanti Knauf Insulation sono studiate per ogni singola applicazione in edilizia: dalle partizioni interne, alle pareti perimetrali, dall’isolamento a cappotto, alle facciate ventilate, dalle contropareti all’isolamento di coperture, a falda o piane. L’incombustibilità della lana minerale di roccia, classificata Euroclasse A1, offre la massima sicurezza in caso di incendio.
Già a dicembre 2018 abbiamo dato un’anteprima dei cambiamenti in atto ai nostri rivenditori, attraverso incontri frontali con i nostri uomini di campo, che sono andati a spiegare le nuove dinamiche presso i nostri partner. Infatti abbiamo investito anche sulla forza vendita per formarla a spiegare questo cambiamento nel modo corretto. Si tratta del cambiamento sostanziale di una piattaforma che è rimasta invariata per tantissimi anni e va trattato con delicatezza, precisione e attenzione costante.
Come state annunciando ai rivenditori di materiali edili questa nuova sinergia?
Penso che ognuno di noi, a prescindere dal proprio ruolo nella filiera, sia chiamato a partecipare ai cambiamenti da affrontare. Con i nostri principali interlocutori sul territorio abbiamo contrattualizzato il lavoro che è stato svolto fino ad oggi ma di certo non intendiamo fermarci qui: bisogna continuare a cercare ambiti dove ampliare la collaborazione, perché è il mercato stesso che ce lo chiede.
Io ho notato che i distributori, dagli anni ‘80 a oggi si sono abituati a gestire una proliferazione di marchi e, di conseguenza, una modalità commerciale di una certa complessità. Grazie alla nuova sinergia tra i due marchi vogliamo sicuramente ridurre questa complessità per agevolare anche il lavoro del rivenditore, che non dovrà più districarsi tra due aziende ma avrà un unico interlocutore preparato che offre una gamma che copre a 360° le richieste di quel particolare segmento. Anche a livello commerciale significa poter fare sinergia in un unico ordine.
Quali vantaggi comporterà la nuova sinergia, per i distributori di materiali per edilizia?
Penso che, come già fanno le aziende produttrici, anche la distribuzione debba evolversi. Sono ancora pochi i distributori che stanno facendo un percorso deciso di cambiamento, anche perché il mercato è cambiato e è necessario mantenersi ricettivi e flessibili. Knauf e Knauf Insulation sono due interlocutori pronti a rispondere alle esigenze e alle domande dei rivenditori in maniera puntuale, dotandoli di un ventaglio di strumenti più ampio e ciò, a mio avviso, permette alla distribuzione di fare un passo in avanti. Siamo al fianco dei distributori in questo cambiamento.
L’evoluzione sarà abbastanza “drammatica” perché non c’è più il lasso temporale di assestamento di una volta, ma questo non vale solo per il distributore ma anche per il costruttore. Però mi riallaccio all’ultima risposta di Paolo: anche io mi aspetto che nella distribuzione ci saranno sempre più i leader, pronti a cogliere i cambiamenti e le opportunità annesse e coloro che invece rischieranno di rimanere impantanati nelle vecchie dinamiche, non più adatte all’attualità.
Cambierà qualcosa nel modo in cui il rivenditore dovrà proporre ai propri clienti i sistemi Knauf e Knauf Insulation?
Il mercato è sempre più veloce, rapido nel recepire le novità, attento a confrontare le prestazioni e nel valutare la qualità delle soluzioni offerte, anche in relazione ai temi della sostenibilità e della salubrità. Diventa quindi assolutamente fondamentale, per i rivenditori, essere sempre aggiornati sulle novità, preparati sugli aspetti tecnici e essere in grado di fornire, oltre a una mera proposta commerciale, un'attività di consulenza e assistenza informativa
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Però è la loro scelta e dovranno condurre la propria battaglia, senza però rimandarla troppo nel tempo.
ai propri clienti, sfruttando a pieno tutte le opportunità che aziende come le nostre, possono offrire lungo tutta la filiera a partire dai propri partner e rivenditori fidelizzati.
Prendiamo alcuni punti centrali. La logistica per noi è diventato un elemento cardine nell’ambito del supporto tecnico: abbiamo rivisto completamente la logistica negli ultimi 24 mesi e continueremo a migliorarla perché avere il prodotto giusto al momento giusto è sempre più essenziale. Poi, la digitalizzazione: vogliamo aiutare i rivenditori a captare la domanda. Ambedue le aziende sono presenti sui canali digitali, ma sempre nell’ottica del servizio della rivendita. Noi infatti non facciamo vendita diretta tramite e-commerce anche se sarebbe facile farlo. Non siamo interessati a farlo perché secondo noi il processo di creazione di valore passa anche per la distribuzione. Però, dall’altro lato abbiamo bisogno di un interlocutore che abbia dimestichezza con il mondo del digitale, per non perdere diverse opportunità. È una sfida diventata quotidiana sulla quale dobbiamo evolverci tutti in tempi rapidi.
Quali servizi offre Knauf e Knauf Insulation ai rivenditori per aiutarli nel loro lavoro di diffusione di questi sistemi sul mercato?
A questo proposito è utile ricordare i servizi offerti dal nostro personale tecnico-commerciale a livello di consulenza e assistenza ai prescrittori nella stesura dei capitolati con prodotti e sistemi Knauf Insulation, che di certo può aiutare i rivenditori nella commercializzazione dei nostri prodotti. Più in senso lato, una rivendita che offre prodotti Knauf e Knauf Insulation, è una rivendita che offre prodotti e sistemi di qualità garantiti e certificati.
La sostenibilità, per le caratteristiche intrinseche dei nostri prodotti, ci appartiene da sempre e da sempre ci fa proiettare il business in modo green, sia per quanto riguarda la scelta dei materiali, i processi produttivi, sia in termini di prestazioni dei sistemi. A prova di questo, Knauf ha adottato per tutti i suoi siti produttivi un sistema certificato per la gestione ambientale conforme allo standard Iso 14001:2015. La sostenibilità è poi direttamente legata al benessere che questi sistemi riescono a garantire agli utilizzatori finali e penso che nella diffusione sempre più spinta dei sistemi a secco, il passaparola giochi un ruolo rilevante: mi capita sempre più spesso di ricevere riscontri positivi da chi ha già avuto modo di provare il comfort legato a questi materiali. Il fatto che anche l’utente finale promuova da sé queste soluzioni è un segnale che fa sperare molto bene.
Quando si parla di sistemi costruttivi innovativi non si può trascurare l’aspetto legato alla loro sostenibilità. In che cosa consiste la sostenibilità per Knauf e Knauf Insulation?
Il nostro compito è quello di promuovere la diffusione delle nuove tecnologie, delle quali siamo gli specialisti. Oggi, quando uno pensa a ristrutturare la casa, molto spesso si rivolge ai sistemi a secco: se pensiamo che la maggior parte di noi passa il 90% della propria vita all’interno di quattro mura, è evidente come la sensibilità verso il benessere e il comfort abitativo indoor diventi un valore irrinunciabile che spinge ad una scelta oculata verso prodotti da costruzione a basse emissioni di VOC ed elevata salubrità. La sostenibilità ambientale e l’elevata qualità dell’aria indoor sono alla base della scelta di Knauf Insulation di investire in maniera importante nella tecnologia ECOSE tanto da riconvertire gradualmente tutti gli impianti produttivi di lana minerale di vetro e di roccia in Europa verso questa tecnologia. La lana minerale con Ecose Technology è certificata Eurofins Indoor Air Comfort Gold, come materiale eccellente secondo gli standard di valutazione della qualità dell’aria degli ambienti interni.
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LE DUE SORELLE IN ITALIA
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Knauf e Knauf Insulation in Italia hanno una lunga storia. «Knauf arriva
il prodotto da impianti situati all’estero, in particolare Francia, Belgio,
in Italia a fine anni Settanta con un’attività di importazione a Treviso e lì
Germania, Slovenia, Slovacchia e Croazia. Siamo una delle poche realtà
mette le sue radici nel nord-est. Poi, come sappiamo, i sistemi a secco
che è presente sia sul business della lana di vetro, sia sul business della
vanno in espansione nel resto del Paese. Per raccontare un aneddoto, la
lana di roccia, con una gamma estremamente completa e con una forte
storia dice che alcuni lungimiranti posatori già agli inizi degli anni Settanta
attenzione alla sostenibilità dei nostri prodotti», precisa Paolo Curati.
varcavano il confine nazionale per approvvigionarsi di questi prodotti
Knauf è oggi conosciuta come leader di sistemi e soluzioni leggere,
innovativi, diventandone anche i primi distributori locali», racconta
a secco. «Ci teniamo molto a dare al cliente delle certificazioni e delle
Andrea Bucci. «Negli anni successivi sono iniziati gli investimenti, in una
performance che sono in linea con le aspettative di chi decide di affidarsi
prima fase nei profili e nelle polveri, in particolare presso lo stabilimento
a un’azienda leader di questo segmento. Puntiamo a dare ai nostri
di Gambassi (Firenze). In un secondo tempo, la profilatura si sposta a
prodotti, dalla prescrizione all’assistenza tecnica, dalla distribuzione al
Castellina (Pisa) dove, a metà degli anni Novanta, sorge un impianto
post vendita, un livello premium non solo come qualità dei materiali,
dedicato alla realizzazione di tutta la linea del cartongesso, oltre che
ma soprattutto come fornitori di un pacchetto completo. Nel concreto
di alcune lastre prestazionali. In breve tempo, Castellina e Gambassi
significa realizzare un sistema di costruzione in tutte le sue componenti,
diventano i due siti italiani che ci permettono di coprire gran parte della
di qualità certificata in ogni singola componente», continua Bucci.
produzione della nostra gamma, la parte restante della quale ci viene
«L’attenzione alla qualità del prodotto», aggiunge Curati, «che è insita
fornita dal Gruppo».
nel dna del Gruppo, ci da un vantaggio competitivo. Al tema della
Più recente, invece, lo sbarco di Knauf Insulation Italia, che nasce a metà
qualità, affianchiamo quello del servizio: siamo vicini e attenti alla nostra
degli anni Duemila come produttore di Xps, con un impianto nei pressi di
clientela e, a livello più ampio, siamo impegnati sul fronte delle tematiche
Torino. «L’azienda poi si è focalizzata sempre più sul business delle lane:
ambientali: abbiamo a cuore la salubrità dell’ambiente e per questo
oggi il nostro core business è il settore delle lane minerali. Importiamo
investiamo molto nell’efficienza energetica delle nostre soluzioni».
Andrea Bucci
Paolo Curati
Andrea Bucci ricopre l’incarico di Direttore Generale di Knauf Italia da aprile 2016. Classe 1972, una laurea in economia e commercio presso l’università La Sapienza di Roma, prima di approdare in Knauf Italia, ha maturato una vasta esperienza nel b2b di beni e servizi industriali, principalmente nell’automotive. In Iveco ha assunto diverse responsabilità in ambito Sales, Marketing e Network development, di cui le più rilevanti sono state nei mercati Australiano New Zealand e del Sud Est Asiatico, UK e Irlanda. In Italia è riapprodato con la responsabilità di General Manager truck&bus e movimentazione terra fino al 2013, anno in cui ha assunto la responsabilità per l’Europa. Un passaggio in Nissan veicoli commerciali nel 2014-15 per l’Europa chiude il suo ciclo nel mondo Automotive. Knauf Italia è la branch italiana del gruppo tedesco fondata nel 1977 e conta due siti produttivi in Toscana, a Castellina Marittima (Pi) e a Gambassi Terme (Fi). L’azienda si è posizionata negli anni come punto di riferimento per la produzione dei sistemi a secco e degli intonaci e a base gesso. Parallelamente alla produzione, Knauf ha investito molto anche sulla formazione, costruendo i centri polifunzionali di Milano e Pisa, che offrono un’ampia gamma di corsi, seminari e servizi ai professionisti dell’edilizia.
Managing Director di Knauf Insulation S.p.A., società del Gruppo Knauf. Knauf Insulation è azienda leader a livello mondiale nella produzione di materiali per l’edilizia e di soluzioni per l’isolamento, con più di 37 stabilimenti produttivi distribuiti in 15 paesi e oltre 5.500 dipendenti. In Knauf Insulation, Paolo Curati si occupa dell’implementazione dello sviluppo strategico dell’azienda nel nostro paese, coerentemente con i valori del gruppo, orientati all’innovazione, alla sostenibilità e al miglioramento continuo. Vive e lavora tra Roma e Torino, orgoglioso padre del piccolo Edoardo, laureato in Economia Aziendale alla Bocconi di Milano, con MBA conseguito nello stesso ateneo, ha maturato una approfondita esperienza in ambito strategico, commerciale e finanziario, presso importanti realtà aziendali di respiro internazionale. Dal 2008 al 2017 in Cementir Italia, prima come Direttore Vendite e dal 2013 come Direttore Commerciale. Prima ancora ha ricoperto il ruolo di Responsabile Strategia e Sviluppo presso IVM Group, uno dei principali produttori mondiali di vernici per il legno, e in precedenza ha operato presso Pirelli RE in qualità di Investment and Asset Manager. Esperto del settore immobiliare italiano e di sistemi costruttivi, è impegnato sui temi dell’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale dell’edilizia urbana.
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EUROPROFIL
A MILANO TANTO DI CAPPELLO
L’azienda di Lamezia Terme lancia un nuovo modello in lamiera per comignoli dedicato alla città lombarda, capitale del design e dell’architettura. Ma anche della praticità: il prodotto ha forme lineari e semplici, ed è anche completamente ispezionabile a ribalta di Veronica Monaco
S
i ispira a Milano, simbolo del design e dell’architettura moderna, la nuova linea di cappelli per comignoli di Europrofil, azienda di Lamezia Terme (Catanzaro) specializzata nella lavorazione della lamiera e nella produzione di prodotti come canne fumarie, profili, gronde e cappelli, dai modelli più semplici a quelli a doppia falda. «Abbiamo 12 modelli tradizionali, più la nuova linea Milano, che si può produrre in colori e materiali diversi, per un totale di 50mila cappelli prodotti all’anno», spiega Gianfranco Ielapi, titolare di Europrofil. «Le forme della nuova linea sono lineari e semplici, e garantiscono un ottimo funzionamento anche in presenza di situazioni climatiche avverse. Completamente ispezionabile a ribalta, il cappello Milano viene prodotto in una versione standard, realizzata con materiali classici come lamiera preverniciata, rame e acciaio inox, con spessore di 0,6 mm, oppure in una linea più robusta in materiale corten con spessore di 1 mm». TANTO DESIGN Leggero, sicuro, facile da installare, il modello Milano e i cappelli per comignoli di Europrofil rispondono alle nuove esigenze dell’edilizia, rappresentando un’opportunità di business per i rivenditori. «Sono prodotti che si vendono da soli, basta avere un piccolo assortimento per innescare delle dinamiche di vendita», dichiara il direttore commerciale Francesco Borzumati. «I rivenditori che possiedono articoli per la fumisteria G i u g n o
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Gianfranco Ielapi e Francesco Borzumati
dovrebbero avere in casa almeno tre tipi di modelli, in funzione dei diametri dei tubi in loro possesso: il cappello cinese, quello “quattro venti” e il cappello girevole. Queste tre tipologie ricoprono diverse fasce di prezzo e vanno a soddisfare la quasi totalità delle richieste per la copertura delle canne fumarie a doppia parete». Discorso diverso invece per i fumaioli in muratura: «In questo caso, il diametro classico è il 40x40cm», spiega Borzumati. Con un assortimento minimo è quindi possibile andare a soddisfare la maggior parte delle richieste del mercato: «Se in più l’esposizione è ben curata, è possibile attirare ancora meglio i clienti», commenta il direttore commerciale di Europrofil. «Promuovere solo con le parole le numerose qualità di un prodotto come il cappello Milano, può essere difficile; il cliente deve vedere e saggiare con mano la sua leggerezza, il design curato e la facilità di installazione, solo così l’innovazione di questo tipo di prodotto può essere facilmente percepita».
LA DIFFERENZA Rispetto ai tradizionali cappelli in calcestruzzo, inoltre, i modelli in metallo sono più pratici da movimentare e gestire in magazzino. «Storicamente il comignolo è sempre stato realizzato in cemento», afferma Gianfranco Ielapi, titolare di Europrofil. «Oggi, però, soprattutto al Centro Italia e nelle zone a forte rischio sismico, i cappelli in muratura stanno via via scomparendo a causa della loro pericolosità. In caso di evento sismico, infatti, questo tipo di strutture verticali, appoggiate senza adeguati ancoraggi, sono le prime a crollare, con rischio di gravi danni a cose e persone. I modelli in metallo, invece, proprio grazie alla loro leggerezza, rendono le coperture molto più sicure. Oltre alla sicurezza, però, Europrofil vuole offrire prodotti che siano anche esteticamente curati, con un’ampia disponibilità di colori, forme e finiture, e in linea con le tendenze contemporanee dell’architettura, con prodotti più minimal, sobri ed eleganti, come appunto quelli della linea Milano». A tutto questo si aggiunge l’innovazione tecnologica, grazie allo studio di tecnico interno all’azienda che utilizza sistemi di progettazione in 3D, e a macchine laser che tagliano la lamiera in modo completamente automatizzato. La nuova linea Milano di Europrofil: si può produrre in colori e materiali diversi
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BOERO
RIQUALIFICATO IL NOVECENTO
A Bari uno storico condominio sul lungomare è stato ristrutturato e messo a norma a partire dal restauro delle facciate, compresi gli infissi. Grazie alla consulenza tecnica dell’azienda genovese e alla proposta di cicli applicativi ad alta tecnologia di Franco Saro
Il condominio di via Crollalanza 3, a Bari
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a guida Lonely Planet ha incluso Bari nella lista dei dieci luoghi in Europa da visitare nel 2019. Forse anche perché la città pugliese mostra visibili segni di rinascita. Un esempio è quello del condominio di via Crollalanza 3, sul lungomare di Bari, costruito nei primi decenni del Novecento in stile neoclassico. Si tratta di un palazzo Incis (Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali) realizzato fra il 1928 e il 1930 su progetto di Domenico Minchilli.
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Il complesso è caratterizzato dal cortile interno sul quale si affacciano le unità abitative e gli ingressi ai quattro corpi scala. Al cortile si accede da un pregevole portale fiancheggiato, su entrambi i lati, da due coppie di colonne con capitelli ionici. Il complesso ricalca una caratteristica ricorrente negli edifici di inizio secolo: l’utilizzo di materiali e tecnologie differenti in diverse parti del costruito. L’edificio utilizza pietrame calcareo e malta idraulica per le fondamenta. Le murature altezza strada, fino al piano rialzato sono foderate da un rivestimento presumibilmente G i u g n o
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in mattoni pieni o lastre in pietra non porosa, quelle perimetrali e di spina, dal piano rialzato in su e le partizioni interne, sono invece realizzate in tufo mentre le solette dei balconi sono state realizzate in conglomerato cementizio armato. IL PIANO DI INTERVENTO Nei mesi scorsi è stata avviata una analisi del degrado dell’immobile, dovuto per lo più a carenze manutentive ed i relativi lavori da svolgere per il suo restauro, al fine di preservarne il valore architettonico, garantirne il migliore inserimento paesaggistico nel contesto edificato urbano e a evitare potenziali pericoli per l’incolumità dei residenti e dei passanti. I principali interventi di restauro in questa fase riguardano: il restauro delle facciate esterne (recupero delle cornici marcapiano e degli aggetti, dei balconi, degli elementi in calcestruzzo, restauro degli infissi e tinteggiatura di tutte le facciate esterne), il recupero delle coperture (recupero dei manti impermeabili), e recupero dei torrioni delle quattro scale (impermeabilizzazione delle coperture e ripristino delle superfici interne degradate). NON SOLO MAKE-UP Boero è stata protagonista dell’intervento di restauro delle facciate esterne per un totale di quasi 6 mila metri quadri. L’azienda di Ge-
nova, come di consueto, ha fornito il proprio know-how attraverso consulenza tecnica sul posto e nella proposta di cicli applicativi ad alta tecnologia. Centrale è stato l’intervento del partner commerciale Il Decoro DIM che ha saputo assistere l’impresa Caporale, responsabile dell’intero progetto, nella scelta delle soluzioni più idonee. L’applicazione dei cicli è stata invece curata con grande maestria e professionalità dall’impresa di decorazione Cataldi - Candeliere - Scalera. Il progetto cromatico esterno ripropone il colore originale dell’immobile mentre il ciclo proposto è stato studiato considerando la varietà di supporti sui quali si doveva intervenire. In primo luogo è stato necessario risanare la facciata; il prodotto laser 23 ha garantito l’igienizzazione dei microrganismi che hanno contaminato alcune porzioni delle superfici interessate. Per garantire la massima traspirabilità, nelle parti in pietra e in tufo è stato utilizzato un ciclo ai silicati di potassio: Silnovo fondo 332 e Silnovo come finitura. Per le parti in cemento armato e per i sottoporticati è stato invece adottato un ciclo acril-silossanico: Ariete fondo 319 più finitura Acris. Il progetto di restauro prevede anche interventi di recupero degli infissi metallici originali che caratterizzano le piccole finestre dei corpi scala. Qui è stato impiegato il più performante degli smalti ad acqua Boero; BoeroHP associato al suo fondo, PrimerHp, per garantire sia la durabilità del lavoro che la tutela ambientale (i prodotti sono certificati A+ Indoor Air Quality).
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atmosferici e garantiscono al contempo sia elevata idrorepellenza che permeabilità al vapore acqueo. CICLO PER INFISSI - infissi metallici originali PrimerHp - fondo multisupporto ad acqua BoeroHp smalto ad acqua ad alte prestazioni. Certificazione A+ Ciclo ad acqua composto da un fondo ed una finitura che offre i vantaggi di massima resistenza in esterni e di eccellente elasticità combinati ad elevata resistenza superficiale. Il tempo aperto del prodotto di finitura BoeroHp è calibrato per favorire un’ottima lavorabilità: le superfici trattate appaiono lisce, coese, esteticamente perfette. Inoltre, il suo potere coprente è superiore se paragonato ai tradizionali smalti acrilici. La sua innovativa tecnologia crea sulla superficie trattata una barriera protettiva ad effetto scudo che impedisce allo sporco e al grasso di penetrare all’interno del rivestimento.
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EDIL LOGISTICA
PIÙ VICINI AI CLIENTI Le imprese giudicano le piattaforme distributive dell’azienda di logista, i due centri di stoccaggio e distribuzione a Pero e a Moncalieri utilizzati da centinaia di magazzini edili, mentre anche il numero dei produttori e delle referenze è in costante aumento
di Franco Saro
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l valore della logistica all’interno delle dinamiche della distribuzione edile è oggi determinante. In una situazione congiunturale particolarmente delicata e complessa, con le oggettive difficoltà da parte delle rivendite edili di investire in un magazzino che pare destinato a diventare sempre più show-room e area tecnica, più che contenitore di prodotti, ecco che una sponda esterna su cui appoggiarsi in caso di bisogno è molto più di una opportunità, è una precisa scelta strategica. Se una logistica esterna è nella logica dell’approvvigionamento dei materiali a bassa rotazione anche per i punti vendita strutturati, le piccole realtà distributive, che rappresentano ancora una grande percentuale del mercato, trovano nel magazzino esterno un punto di riferimento formidabile. Lo è per le rivendite, ma lo è altrettanto per la produzione, che grazie a queste strutture riesce a ottenere una serie di vantaggi sul territorio non indifferenti, soprattutto nei casi in cui non è presente con depositi propri, oppure, come nel caso dei produttori di materiali pesanti, quando molti possibili clienti sono troppo lontani dalle zone di produzione per giustificare spostamenti lunghi e onerosi da parte dei clienti stessi.
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SPAZIO A VOLONTÀ L’attualità e la validità della proposta di Edil Logistica, attiva nell’area milanese (Pero) e in quella torinese (Moncalieri) con una superficie totale di circa 15 mila metri quadrati di magazzino che ospitano circa un migliaio di referenze dei marchi commerciali più qualificati, è quindi molto apprezzata dai fornitori, come testimoniano le opinioni che seguono, da parte dei rappresentanti di alcuni fra i marchi più prestigiosi presenti oggi in Edil Logistica.
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MARCO PAOLINI – XELLA Secondo Marco Paolini, general manager di Xella – Ytong, Edil Logistica è importante in un mercato che non cresce: anche le piccole rivendite hanno bisogno di acquistare materiali seppure in misura ridotta. Edil Logistica permette di ritirare qualsiasi quantitativo e quindi svolge egregiamente questa funzione. Un altro vantaggio è che avere un deposito vicino permette di limitare le spese. Quindi, Edil Logistica è una risposta ai tempi in cui viviamo, quelli di una congiuntura che privilegia i piccoli interventi e non i grandi lavori. XellaYtong ha scelto e selezionato le referenze disponibili nei centri di Edil Logistica sulla base del mercato della distribuzione edile. Ciò che serve ai clienti di questo mercato è presente in entrambi i Centri, quindi sia a Pero (Milano) che a Moncalieri (Torino). STEFANO GUIDOTTI – COGI Per Stefano Guidotti, direttore commerciale di Cogi, Edil Logistica è decisamente una buona idea, soprattutto per poter contare sulla copertura di un territorio dove magari un’azienda non è presente. Edil Logistica ci ha permesso di sviluppare la penetrazione in numerose rivendite edili, perché la presenza di un prodotto in un centro di Logistica è sempre una promozione interessante, infatti i fatturati sono in aumento. La nostra tipologia di prodotti (sistemi per edilizia a secco) è destinata a un operatore specializzato e la possibilità da parte del rivenditore di ritirare in logistica il quantitativo che gli serve è senza dubbio un vantaggio. L’80% delle referenze di Cogi è oggi in Edil Logistica. CARLO PALOMBI – Index Il giudizio su Edil Logistica di Carlo Palombi, direttore vendite Italia di Index, è positivo. Gli spazi e la struttura sono perfettamente adeguati alle necessità del mercato attuale. Anche Index grazie ai centri di Edil Logistica ha incrementato il suo fatturato, una iniezione di fiducia che ha spinto l’Azienda ad aumentare la presenza dei prodotti sia con l’incremento dei volumi, sia come numero di nuovi prodotti.
GIANCARLO ZANINI – Project For Building Il presidente di Project For Building Giancarlo Zanini ha affermato che l’Azienda ha impostato la sua politica distributiva sui depositi, quindi il giudizio sul servizio proposto da Edil Logistica è decisamente positivo. Anche per Zanini il discorso è interessante perché avere la merce in logistica è anche una forma di promozione: «Chi carica, infatti, vede anche i nostri prodotti». La presenza delle referenze Project For Building ha generato un interessante incremento dei volumi di vendita, «e a ciò è importante aggiungere la grande comodità di mandare il cliente a caricare ciò che gli serve, mentre i contatti sono comunque sempre fra noi e lui. Davvero una comodità per tutti», conclude Zanini. LUCIO GRECO – HOLCIM Anche per Lucio Greco, country manager di Holcim, Edil Logistica è un servizio molto utile, «perché ci permette di arrivare a clienti molto piccoli che, soprattutto in Piemonte, operano lontano dalle nostre cementerie, con un livello di servizio elevato». Holcim Italia sta anche introducendo nuove referenze oltre ai cementi, così da arrivare a offrire la gamma completa delle sue proposte. Come è anche emerso dalle dichiarazioni di alcuni altri produttori, Edil Logistica è un punto di riferimento e di approvvigionamento al servizio delle rivendite e dei loro fornitori, dove i rapporti commerciali rimangono esclusivamente fra produttore e cliente. Un servizio quindi molto apprezzato anche da Holcim che grazie a questo servizio aumenta e consolida la sua presenza sul mercato.
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MUOVIAMOCI
Perché in magazzino bisogna fare bene i conti
L’
allineamento della giacenza fisica con la giacenza contabile è un problema in molte realtà aziendali. In altre parole la quantità giacente visualizzata dal sistema gestionale non è la stessa di quella fisicamente presente in magazzino. Questo problema causa disservizi in quanto può generare dei trasporti parziali, diminuisce il livello di soddisfazione dei clienti, causa ricerche del materiale nel magazzino, con conseguente perdita di tempo e di produttività. La rettifica inventariale è sempre possibile, ma sarebbe necessario, prima di tutto, identificare e rimuovere tutte le cause che possono generare un disallineamento delle giacenze. Tra i motivi più presenti nelle aziende si possono trovare: 1. Quantità non corretta in arrivo dal fornitore. I controlli in ingresso in alcuni casi potrebbero non intercettare l’errore e caricare una quantità «a bolla» non coerente con la quantità fisica ricevuta. 2. Disordine a magazzino. Alcuni magazzini sono ancora gestiti a memoria, senza una mappatura degli spazi. Il disordine
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porta a non trovare la merce necessaria, causando un’inutile rettifica inventariale. 3. Processi lenti, soprattutto in accettazione. Se il materiale ristagna nell’area di accettazione subito dopo lo scarico e la merce consegnata non viene caricata velocemente a gestionale, la quantità contabile sarà inferiore al dato fisico, comportando, magari, l’insoddisfazione di un ordine. Se il materiale scaricato non è visibile a gestionale (attraverso un carico dei Documenti di Trasporto rapido) si rischia di sollecitare inutilmente il fornitore. 4. Materiale prelevato da personale non autorizzato. Può accadere che addetti commerciali, ufficio tecnico o controllo qualità prelevino del materiale da magazzino senza comunicarlo al magazziniere e senza aggiornare il gestionale. Anche in questa situazione le giacenze si disallineeranno. 5. Errati prelievi. Si tratta di uno degli errori più difficili da correggere e controllare. Un operatore addetto al picking potrebbe
o errare nel prendere il materiale (prende B invece di A) o sbagliare nella quantità prelevata (prende 4 invece di 3). Solo un controllo a seguito del prelievo può intercettare questo problema. 6. Errata gestione dei resi. Se il materiale reso viene rimesso a magazzino, in alcuni casi il carico del materiale potrebbe essere non contestuale all’aggiornamento contabile della giacenza. 7. Difficile gestione degli sfridi o degli spezzoni. Se si vendono materiali «al metro», i rimanenti sono sempre difficili da gestire contabilmente. Si tratta di problemi presenti quando si vendono parti, come nel caso di tubi o profili. L’esempio è il seguente: se da due profili di lunghezza 6 metri se ne tagliano 4 metri, rimangono 2 spezzoni di 2 metri ciascuno. Se il gestionale contabilizza 4 metri, compie l’errore (in magazzino ci saranno 2 pezzi da 2 metri ciascuno). 8. Prodotti scaduti. Vernici o guarnizioni potrebbero scadere e non essere più commercializzabili. In tal caso il sistema gestionale deve essere in grado di gestire le scadenze. 9. Furti. Purtroppo c’è da segnalare anche questa possibilità. In alcuni contesti il materiale potrebbe essere prelevato dal magazzino in modo fraudolento, soprattutto se si tratta di prodotti di valore. 10. Il controllo di ciascuna delle cause e l’applicazione di regole operative possono contribuire notevolmente alla riduzione del problema del disallineamento delle giacenze. di Andrea Payaro docente, esperto del ministero dello Sviluppo Economico (Ice) G i u g n o
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86 Trattamento superfici stetica, Conta anche l'e ttamento a partire dal tra delle superfici.
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e c’è un luogo nel quale funzionalità ed estetica si sposano, certamente quello è il controsoffitto. Ridurre e adattare le altezze, nascondere impianti, aumentare l’isolamento termico e acustico, realizzare finiture estetiche, integrare elementi illuminanti: sono tutti aspetti che evidenziano come un controsoffitto sia in grado di essere molto di più di un semplice sistema per ridimensionare l’altezza elevata di alcune stanze, nascondere gli impianti di condizionamento e migliorare la coibentazione degli ambienti. Il controsoffitto, infatti, si configura come una struttura leggera che, collegata all’intradosso del solaio, può essere realizzata in vari modi e con notevoli vantaggi. In primo luogo, consente di isolare acusticamente e termicamente l’ambiente nel quale il controsoffitto è realizzato, grazie al materiale isolante che può essere inserito nell’intercapedine e che può dunque attutire i rumori e ridurre la dispersione di calore, preservando dunque sia il silenzio sia la temperatura o il raffrescamento di un ambiente. Vi è, poi, il tema legato al non residenziale, dagli uffici alle scuole e agli ospedali, fino agli esercizi commerciali e agli alberghi, dove il sistema di controsoffittatura permette di nascondere agevolmente le linee elettriche, le tubature, gli impianti di riscaldamento o condizionamento. Migliora l’estetica e l’eleganza dell’ambiente e permette al contempo che queste dotazioni impiantistiche e tecnologiche possano essere manutenute facilmente e senza grossi problemi di accesso. E, dunque, anche a costi minori. Inoltre, non dimentichiamo che un controsoffitto può integrare al suo interno i corpi illuminanti, garantendo al contempo una migliore protezione dal fuoco. STRUTTURE LIGHT Dato che sono strutture leggere e a secco, i controsoffitti non comportano grandi carichi sulla struttura e permettono un’installazione veloce e sicura, sono facilmente rimovibili e sostituibili con costi ridotti. Ovviamente il controsoffitto è un sistema particolarmente adatto in alcune circostanze, a patto di rispettare sempre le altezze minime, che nel caso degli ambienti abitabili sono 2,70 metri, mentre per corridoi e disimpegni possono scendere a 2,40 metri. Sono anche ottimi sistemi per integrare le nuove tecnologie di riscaldamento e raffrescamento, nonché di ventilazione meccanica controllata, che oggi rappresentano un sistema innovativo di intervento nelle ristrutturazioni: permettono di integrare questi impianti ai sistemi a cappotto e alle tecnologie per produrre energia, dal fotovoltaico alle pompe di calore. Spesso, infatti, un buon sistema di riscaldamento e raffrescamento può essere realizzato proprio integrando nel controsoffitto le tubazioni che portano l’aria calda o fredda e integrano le tecnologie in grado di regolare l’igrometria degli ambienti. Certamente in tutte le situazioni va definita una modalità di installazione e posa in opera idonea a svolgere le funzioni previste, che possono dunque essere molteplici e che individuano i controsoffitti sempre più come sistemi altamente prestazionali. FORME NUOVE Anche l’aspetto è uno dei fattori più interessanti: il controsoffitto consente di svincolare la forma estetica finale dalla struttura esi-
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stente, consentendo di creare forme inedite e dare dunque nuova vita a pareti altrimenti vincolate al preesistente. Inoltre, il fatto di poter celare e nascondere in parte o del tutto i sistemi impiantistici è uno dei motivi per i quali le controsoffittature oggi sono fortemente utilizzate nelle ristrutturazioni e in particolare negli interventi residenziali con i sistemi in continuo. Secondo le tipologie di soluzioni cercate e grazie alle moderne tecnologie autoportanti i controsoffitti possono in alcuni casi diventare anche dei cavedi utili non solo a contenere gli impianti, ma anche a generare ulteriori ripostigli e vani, che in alcuni casi tornano utili superfici di servizio. Al di là dei sistemi attraverso i quali i controsoffitti sono fissati al soffitto o alle strutture portanti, siano sospesi oppure autoportanti, le soluzioni tecnologiche oggi si sposano sempre di più con gli elementi estetici e le tipologie di materiali che possono andare dal cartongesso al gessofibra, dal fibrocemento al sughero, dalle lane minerali al legno, dai laminati all’mdf, dal pvc ai tessuti tecnici, dal metallo ai materiali compositi, fino al vetro. IN CRESCITA Dal punto di vista di mercato, i controsoffitti seguono direttamente le dinamiche del mercato delle costruzioni e anche in questo settore gli effetti della crisi in passato si sono fatti sentire per le imprese del settore, con ripercussioni sui produttori e sugli operatori. Basti pensare che il triennio 2009-2012 è stato certamente il peggiore dal punto di vista del mercato, con una perdita media per tutti i produttori e gli operatori compresa tra il 30% e il 40%, ma con punte anche del -60%. La crisi della nuova costruzione, soprattutto non residenziale, ha di fatto ridotto di molto la produzione e l’installazione di queste strutture che, negli ultimi anni, stanno invece riprendendo quota, a partire dall’inversione del mercato che già nel biennio 2016-2017 ha fatto segnare andamenti positivi per le imprese del settore, soprattutto quelle più strutturate, con incrementi di produzione e di fatturato anche a due cifre. Inoltre,
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non va dimenticato che il cambiamento strategico del mercato avvenuto nei dieci lunghi anni di crisi, con il passaggio dal nuovo al recupero, associato allo sviluppo di nuove soluzioni e tecnologie, ha avviato una stagione produttiva dove a fronte di incrementi contenuti della dinamica complessiva del settore, alcune aree godono di performance migliore, e tra queste tutto il sistema della costruzione a secco, all’interno del quale si colloca il sistema dei controsoffitti. ALTA RICICLABILITÀ Il mercato oggi richiede prodotti e sistemi altamente performanti e i controsoffitti rappresentano anche un sistema costruttivo ad alta, se non totale riciclabilità, ovvero un sistema costruttivo integrato alle nuove esigenze dell’economia circolare. I produttori più innovativi propongono, per esempio, soluzioni che oltre a isolare acusticamente e termicamente sono anche in grado di essere sistemi antisismici, G i u g n o
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altro elemento determinante oggi per una buona costruzione e ristrutturazione. Infine, non va dimenticato il lato legato al design e alla possibilità di integrare nei sistemi a controsoffitto elementi estetici. Ultimo fattore di interesse è la crescente attenzione del mercato al tema prestazionale e, dunque, ai sistemi di certificazione che alcuni produttori sono oggi in grado di raggiungere e che possono contribuire a determinare non solo la qualità di quanto realizzato, ma anche a garantirne le prestazioni. Per esempio, sotto il profilo energetico e acustico, con ottimi riscontri dal punto di vista dell’apprezzamento anche in termini di valore degli immobili. Sposare funzionalità, prestazioni ed estetica si può e con un controsoffitto si possono risolvere molti problemi nelle nuove abitazioni, nei nuovi edifici non residenziali così come nelle ristrutturazioni residenziali e non residenziali, garantendo sempre più comfort e valore alle abitazioni e agli altri edifici.
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C ont r o s of f it t i Un dettaglio del controsoffitto realizzato da Atena per Starbucks a Milano
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CONTROSOFFITTO CON CAPPUCCINO L’azienda ha realizzato i controsoffitti del primo Starbucks d’Italia, nel centro di Milano. Tutti gli elementi che compongono le isole multi-sfaccettate sono diversi uno dall’altro, anche se gli schemi si ripetono, la posizione cambia e ogni area diventa un’opera unica di Franco Saro
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n Piazza Cordusio a Milano, il celebre palazzo che un tempo ospitava le Poste è oggi sede del primo Starbucks d’Italia. Nella prestigiosa location dove protagonista assoluto è il caffè, è stata realizzata un’imponente attività di ristrutturazione, che ha trasformato l’ambiente in un’opera straordinaria, simbolo dell’architettura della nostra epoca. Qui tutti gli elementi sono stati scelti con grande attenzione, sia da un punto di vista tecnico, sia sotto profilo simbolico-estetico. E per inserirsi pienamente in questo contesto, anche i controsoffitti affidati ad Atena, hanno rappresentato una sfida architettonica significativa, spiega Mauro Barbuio, AD di Atena Spa a YouTrade. Domanda. L’innovazione tecnologica e le possibilità offerte dai nuovi materiali hanno dato il via a una grande libertà sul fronte progettuale, rendendo possibili realizzazioni fino a poco tempo fa impossibili, anche per i controsoffitti. Qual è stata la loro
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evoluzione e quali sono oggi le tecnologie più innovative? Risposta. Acustica, illuminotecnica, ingegneria sismica e geometria della forma nello spazio: i controsoffitti sono oggi concepiti per realizzare ambienti sicuri e confortevoli che favoriscono il benessere psico-fisico delle persone, in linea con i moderni criteri di psicologia ambientale. In tal senso, l’adozione di nuove tecnologie di progettazione e produzione ha permesso di ridurre i tempi di fabbricazione aumentando la precisione esecutiva e il controllo sul prodotto finito. D. Quali sono le caratteristiche prestazionali che deve avere un controsoffitto a regola d’arte? R. I controsoffitti devono rispondere a una molteplicità di istanze progettuali di carattere tecnico e funzionale, al fine di superare i vincoli di cantiere e garantire adeguate prestazioni in termini di design, comfort acustico, riflessione della luce, sicurezza antisismica, planarità, facilità di accesso al plenum, ottimizzazione dei tempi di G i u g n o
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posa e perfetta integrazione a corpi illuminanti e accessori: un’opera di rivestimento importante per valorizzare l’ambiente nella sua specifica funzione d’uso. D. Quando si parla di controsoffitti ci sono delle differenze funzionali da tener presenti rispetto alla destinazione d’uso? R. Ogni tipologia di ambiente richiede un preciso dimensionamento sotto tutti gli aspetti che abbiamo appena descritto. D. Anche l’elemento estetico ha assunto un ruolo determinante: come rispondete a questa esigenza? R. Per rispondere alle esigenze di un mercato internazionale in continua evoluzione, alla costante ricerca di soluzioni architetturali innovative, Atena ha investito in impianti di ultima generazione che le consentono di sviluppare tutte le fasi produttive in unica sede, dal taglio del coils alla verniciatura nano-tecnologica. E per dare forma ai progetti più sfidanti, ha sviluppato al suo interno un ufficio tecnico altamente qualificato, in grado di realizzare progettazioni esecutive complete di consulenze specializzate in materia di fattibilità tecnica, modalità applicative, ingegneria acustica, antisismica e illuminotecnica. D. Il mercato sta dunque andando verso la ricerca di soluzioni sempre più customizzate: come fate fronte a questo trend? R. Attraverso una flessibilità organizzata che ci permette di realizzare i progetti più diversi, in ogni ambito di intervento: dalle navi da crociera, ad edifici di pubblica utilità come scuole e ospedali. D. Secondo voi, quali sono le sfide che il settore dovrà affrontare nel prossimo futuro? R. Oltre ad un aumento di richieste di prodotti customizzati che impongono un’evoluzione del modello di business e della struttura organizzativa, maggiore attenzione è posta agli aspetti di carattere ambientale, al fine di contribuire allo sviluppo di un’architettura sostenibile in tutto il mondo. D. Come sono andati i fatturati 2018 riguardo il segmento dei controsoffitti? R. Sul segmento dei controsoffitti nel 2018 abbiamo registrato un + 8%. D. Come sta andando il 2019? R. Sta confermando il trend di crescita.
Grancasa shopping mall | Zaragoza - Spagna
D. Quali sono state le linee guida per l’intervento a Starbucks? R. Abbiamo recentemente realizzato il controsoffitto della prima Starbucks Roastery europea, aperta in Piazza Cordusio, a pochi passi dal Duomo di Milano. Qui i controsoffitti Atena ritmano lo spazio, conferendo un tocco di modernità allo spirito della tradizione; siamo orgogliosi di aver fatto parte di questo grande progetto, si è trattata di una sfida appassionante, curata insieme alla direzione tecnica di Starbucks in ogni dettaglio, al fine di dare corso ad una produzione davvero molto speciale, frutto di una progettazione esecutiva, che oltre a considerare la scelta delle materie prime e delle finiture, ha sviluppato con grande attenzione l’insieme struttura e controsoffittatura, per ottimizzare le fasi di assemblaggio e garantire la sicurezza dell’opera. Tutti gli elementi che compongono le isole multi-sfaccettate sono diversi uno dall’altro, anche se gli schemi si ripetono, la posizione cambia e ogni isola diventa un’opera unica.
Aeroporto Marco Polo Vip Lounge | Venezia
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SAINT-GOBAIN
UNA TECNOLOGIA DA METTERE IN ALTO I controsoffitti sono al centro delle proposte del grande gruppo francese, che investe in ricerca e innovazione per rinnovare ogni anno la propria offerta. Per esempio, con i sistemi Ecophon, lastre retroilluminate, Led, materiali sostenibili, motivi zig-zag, assenza di Voc e… di Veronica Monaco
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trutture a scomparsa, richiesta di maggiore personalizzazione, prestazioni sempre più elevate in termini di sicurezza, acustica e semplicità di posa. La ricerca continua è l’ingrediente principale della formula Saint-Gobain, che è in grado di offrire una gamma completa di controsoffitti tradizionali e innovativi, tanto per l’aspetto quanto per la resa. Senza tralasciare il servizio: «Ecophon, marchio del gruppo Saint-Gobain per controsoffitti ad alte prestazioni acustiche ed estetiche, sta modernizzando e ampliando le capacità produttive per integrare gli elementi chiave dell’industria 4.0 quali sensori, elaborazione dei dati in tempo reale, robot, realtà virtuale. L’industria 4.0 consentirà a Ecophon di interagire più strettamente e istantaneamente con i clienti, migliorare il livello di servizio, generando co-sviluppi e offrendo la possibilità di produrre sistemi su richiesta», spiega Davide Kohen, direttore marketing di Saint-Gobain Ppc Italia, azienda che accorpa diversi marchi del gruppo francese presenti sul nostro territorio nel settore dei prodotti per la costruzione. Domanda. Quali sono oggi le tecnologie Saint-Gobain più innovative in tema di controsoffitti? Risposta. Il controsoffitto è una componente edilizia diffusa, in particolare, nella progettazione degli spazi a uso tecnico e commerciale,
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ma che si sta progressivamente estendendo ad altre destinazioni d’uso. Dalla richiesta sempre costante di controsoffitti tradizionali, ovvero quelli modulari ispezionabili, si va sempre più verso una richiesta di controsoffitti con strutture a scomparsa. Saint-Gobain offre sia soluzioni legate alla tecnologia soft, ovvero basate su pannelli in fibre minerali (lana di roccia, con il marchio Eurocoustic, e lana di vetro, con Ecophon), caratterizzate da alte performance in ambito acustico ed estetico, sia soluzioni base gesso. Queste ultime sono a marchio Saint-Gobain Gyproc,
tipo Gyptone e Rigitone, e permettono di realizzare controsoffitti continui con aspetto totalmente monolitico (dove la struttura rimane nascosta) con foratura passante, e sono in grado di coprire varie gamme di prezzo e forme. D. Con quali risultati? R. Oltre alle elevate prestazioni di assorbimento acustico, il grande vantaggio di questa soluzione è estetico, consentendo al progettista svariati tipi di decorazione in opera. Le lastre, infatti, in fase di posa vengono stuccate e poi decorate, con colori anche diversi
dal bianco, solitamente preferito nei soffitti per favorire la riflessione e la diffusione della luce, o con loghi, motivi e figure personalizzate in base alle esigenze del committente. I colori e le decorazioni in opera, così come la retroilluminazione, sono tendenze in crescita. Noi rispondiamo a questa esigenza anche mettendo a disposizione un’ampia gamma di formati e decori estetici, sia per i pannelli modulari sia per le lastre. Eurocoustic può fornire i propri pannelli già stampati su bozzetto del cliente (loghi, immagini, fotografie). I prodotti base gesso permettono una facile integrazione dei più moderni dispositivi di illuminazione a Led (nei vari formati). Anche per Ecophon numerosi sistemi mirano a creare un ambiente dinamico e creativo, in cui forme, colori e diverse possibilità di installazione/applicazione consentono di creare un ambiente dal design accattivante. D. Quindi, tenendo conto di un aspetto estetico. R. Per far fronte a tale esigenza si cerca di realizzare soluzioni che tengano in considerazione i nuovi trend di design, scopo per il quale il brand sviluppa appositi workshop con progettisti e designer per sviluppare nuovi bordi, forme, linee e colori e superfici. L’ultimo trend per i controsoffitti a lastre è la retroilluminazione, realizzata installando dispositivi di illuminazione nel plenum del controsoffitto, in modo da permettere il passaggio della luce attraverso i fori passanti G i u g n o
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delle lastre. Altrimenti i Led, a differenza delle vecchie plafoniere (applicate in sostituzione dei pannelli a moduli), consentono di integrare l’illuminazione in modo più creativo, riducendo lo spazio occupato dalla fonte luminosa senza sacrificare il livello di luminosità dell’ambiente. Un’applicazione originale consiste nell’inserimento di luci Led all’interno degli stessi fori delle lastre, che hanno dimensioni davvero ridotte (da 1,5 a 2-3 centimetri), cosa impensabile con le vecchie alogene, prima dell’arrivo della tecnologia Led. D. Abbiamo parlato di innovazione estetica, ma come si combina questa alle prestazioni? R. Saint-Gobain da sempre investe nella ricerca e nel miglioramento delle prestazioni dei propri sistemi, con un particolare focus sull’acustica. I sistemi Ecophon, per esempio, sono in lana di vetro ad alta densità e consentono la realizzazione di una gamma tanto completa quanto variegata che va da forme e bordi standard fino allo sviluppo di formati di grandi dimensioni, numerosi bordi, forme, transizioni. A completare l’offerta, poi, ci sono i pannelli fonoassorbenti a parete. Il materiale e la sua stabilità hanno consentito l’integrazione con i corpi illuminanti e la realizzazione di un sistema unico che consente di unire il fonoassorbimento alla luce, offrendo con un solo prodotto (Ecophon Solo Line) un doppio livello di comfort: acustico
e visivo. Inoltre, la naturale evoluzione dei sistemi per controsoffitto ha dato vita alle isole acustiche, come alternativa quando non è possibile installare un controsoffitto tradizionale, per altezza utile insufficiente o valenza architettonica dell’edificio. Le isole acustiche sono la scelta ideale quando deve essere mantenuto sotto controllo il volume negli ambienti interni, ma risultano ottime anche rispetto ad altri fattori, per esempio, quando la luce naturale arriva da lucernari, oppure quando viene usato il sistema Tabs
Davide Kohen, direttore marketing Saint-Gobain Ppc Italia
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(Thermally Activted Building System) per il raffrescamento. D. Quali sono le caratteristiche prestazionali indispensabili per un controsoffitto? R. I controsoffitti sono concepiti, storicamente, per rendere esteticamente gradevole un ambiente nel settore terziario, coprendo gli impianti presenti nel plenum. Non devono essere, tuttavia, soltanto belli, ma è necessario che posseggano requisiti tecnici specifici. Un controsoffitto prestazionale deve rispondere a diversi parametri, primo fra tutti l’assorbimento acustico. Essi, infatti, nascono per migliorare l’acustica interna della stanza dove sono installati. Quanto a normative in questo campo, l’Italia rispetto ad altri paesi non brilla particolarmente, non avendo normative cogenti o requisiti tecnici particolarmente severi su questo fronte, come invece accade per la protezione dal fuoco. D. Ci sono altri requisiti da rispettare? R. Certo, i controsoffitti devono rispettare anche requisiti di flessibilità, ispezionabilità, semplicità di posa. È importante che i prodotti siano leggeri e facilmente movimentabili, qualità queste che derivano dai materiali impiegati. Queste caratteristiche consentono anche una facile accessibilità al plenum, con la possibilità di intervenire al di sopra del controsoffitto stesso. È dunque fondamentale che il sistema di controsoffitto segua linee guida e schemi di installazione che siano pratici e semplici da capire, per agevolare il lavoro in cantiere. Ne è un esempio la gamma Lighting di Ecophon che racchiude diversi modelli da integrare
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al controsoffitto in svariate forme: quadrata, circolare e lineare. D. E sul fronte della reazione e resistenza al fuoco? R. Per quanto riguarda la reazione al fuoco, tutti i nostri prodotti base gesso e quelli in lane minerali sono incombustibili (in Euroclasse A1 o A2-s1,d0). I requisiti per la sicurezza antincendio nel settore dei controsoffitti sospesi dipendono dal tipo di ambiente ed edificio in cui si effettua l’installazione, ma in generale essi devono rappresentare un contributo trascurabile allo sviluppo di incendi e fumi. Per quanto riguarda la resistenza al fuoco, si parla di resistenza di fronte al carico d’incendio dell’intero sistema, ovvero di tutta
la struttura, compresa la soletta di prova, e non della singola lastra o pannello. I nostri pannelli modulari hanno una resistenza che va da Rei 120, per la lana di vetro o il gesso non forato, fino a Rei 180 per la lana di roccia, prestazioni di punta sul mercato. D. Quando si parla di controsoffitti ci sono delle differenze funzionali da tener presenti rispetto alla destinazione d’uso? R. Saint-Gobain ha sviluppato il concetto di design acustico basato sulle attività. Tale concetto si basa sull’analisi di tre componenti: persone, attività e spazio fisico. Analizzando tali componenti, si ricerca la soluzione ottimale per un determinato ambiente in base alle specifiche funzionali dello stesso. In particolare le nostre soluzioni sono focalizzate su settori quali, ad esempio, uffici, scuole, ospedali. Per quanto riguarda gli uffici, Ecophon ha sviluppato una gamma di controsoffitti che soddisfa lo standard della norma Iso 3382-3 Guida alla progettazione acustica degli uffici open plan, layout spaziale tipico degli uffici, che oggi va per la maggiore. I nostri sistemi, dunque, garantiscono di raggiungere alcuni parametri quali il tasso di decadimento spaziale, il livello di pressione sonora, il livello del rumore di fondo medio ponderato e la distanza della distrazione (vedi box). Per il settore scuole, è stato sviluppato un sistema completo che garantisce il rispetto dei seguenti parametri: buona chiarezza del discorso, trattamento delle basse frequenze, tempo di riverberazione ridotto. Il tutto può
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essere ottenuto considerando una gamma di sistemi completa di controsoffitto con classe di fonoassorbimento A. Sistemi fonoassorbenti alle basse frequenze che, se non trattate nell’aula, mascherano le frequenze medie del parlato, sistemi a parete fonoassorbenti, che riducono le riflessioni orizzontali secondarie, garantendo una buona qualità del suono e una comunicazione intellegibile tra insegnante e studente. D. E per gli ospedali? R. In questo ambito il controsoffitto, oltre ad avere ottime prestazioni acustiche per garantire il comfort dei pazienti ed il benessere dello staff medico, deve impedire lo sviluppo di batteri e microrganismi ed essere facilmente pulibile, anche con i disinfettanti normalmente utilizzati in ambiente ospedaliero. Nella gamma Saint-Gobain Gyproc figurano i pannelli base gesso Gyprex, con finitura vinilica completamente lavabile. Il tipo Asepta, grazie al trattamento antimicrobico, è adatto all’utilizzo in ambienti di tipo sanitario. I pannelli in lana di roccia Eurocoustic con finitura verniciata rispondono agli stessi requisiti di lavabilità. Il tipo Clini’Safe è certificato specificamente per applicazione nel settore ospedaliero e sanitario in genere. Il prodotto Tonga Clean HP è lavabile con getto d’acqua a pressione fino a 120 bar, senza subire alcun deterioramento. Un parametro spesso considerato nel settore sanitario, o in quello delle cosiddette camere bianche, è la classe di pulizia dell’aria, che misura la quantità di particelle disperse nell’aria dell’ambiente. I prodotti Saint-Gobain Gyproc in gesso Gyprex e GyQuadro e quelli Eurocoustic con finitura verniciata sono in classe Iso 4, un risultato eccellente. Esistono poi aree con esigenze particolari quali piscine, docce e ambienti umidi… D. E per questo tipo di ambienti, quali sono i parametri da tenere in considerazione? R. In questi ambienti è fondamentale mantenere un basso livello sonoro e al contempo offrire una gamma di sistemi resistenti all’acqua (che, quindi, non risentono del contatto con essa), alla corrosione, al cloruro (testati in ambienti con un’alta concentrazione di questa sostanza), all’alta umidità (classificati secondo la ISO come stabili ad umidità relativa del 95%). Grande parte della gamma soft di Saint-Gobain mantiene una perfetta stabilità a qualsiasi livello di umidità. G i u g n o
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CASE HISTORY RM ISTITUTO MODA E DESIGN – MILANO Situato in un edificio degli anni Cinquanta completamente rinnovato e trasformato, il nuovo campus dell’istituto internazionale Raffles di Milano, prima sede in Europa, ha utilizzato i controsoffitti acustici Saint-Gobain Gyproc, in particolare le lastre Gyproc Rigitone Activ’Air 8-1520 Super e le lastre Gyproc Gyptone Big Activ’Air® Quattro 42. L’esclusiva tecnologia Activ’Air assicura un miglioramento della qualità dell’aria grazie all’assorbimento e alla neutralizzazione della formaldeide presente negli ambienti interni. Sia il sistema Gyproc Rigitone, applicato nell’atrio di ingresso e nella biblioteca a piano terra, che il sistema Gyproc Gyptone Big, realizzato nelle diverse aule e negli spazi comuni a tutti i piani, sono contraddistinti da eleganti decori che hanno permesso di personalizzare al massimo gli ambienti interni e di realizzare soluzioni architettoniche di pregio, con elevatissimi livelli di assorbimento acustico. SCHEDA PROGETTO Committente: RAFFLES Asset Italy S.r.l., Milano Progetto e direzione lavori: Alterstudio Partners, Milano Impresa esecutrice: CO.GE.FA. S.p.A., Torino Applicatore sistemi a secco Saint-Gobain Gyproc: Biesse S.r.l., Milano – in collaborazione con Crebi Art S.r.l., Fombio (LO)
D. Quindi siete sempre alla ricerca di soluzioni innovative… R. Ogni anno lanciamo nuovi sistemi per consentire un’innovazione continuativa. È il caso dei nuovi sistemi Ecophon a soffitto indipendenti, che offrono ora la possibilità di avere forme morbide e ondulate o motivi a zig-zag. Inoltre, per offrire varietà, è stata innovata anche la gamma a parete, con la possibilità di avere anche sistemi di deflettori verticali di diversi formati, che creano
movimento e profondità spaziale. Il tutto senza telaio e garantendo dunque maggiore flessibilità e semplicità di montaggio. Inoltre, poiché la parte superficiale è fondamentale per la vista e per il design complessivo, abbiamo sviluppato delle superfici superiori con una pittura verniciata, antistatica, microporosa che consente l’assorbimento delle onde sonore, un tessuto in fibra di vetro fonoassorbente dall’aspetto testurizzato ed elegante, e un tessuto in fibra di vetro rinforzato per
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I sistemi Saint-Gobain Ecophon hanno sviluppato una gamma di controsoffitti che garantiscono alcuni parametri acustici: • il tasso di decadimento spaziale: si tratta del decadimento del livello di pressione sonora (Sound Pressure Level) nel discorso, ponderato A del parlato al raddoppio della distanza, D2,S. Più alto è il valore, migliore è l’ambiente sonoro; • il livello di pressione sonora nominale, ponderato A della normale conversazione a distanza di 4 metri (LP,A,S,4 m) dalla sorgente sonora. Più basso è il valore, migliore è l’ambiente sonoro; • il livello del rumore di fondo medio ponderato A, LP, A, B. Attualmente non esiste un valore obiettivo dato dalle specifiche standard ISO 3382-3. In assenza di ciò la raccomandazione Saint-Gobain è un livello di rumore di fondo tra i 35-40 dB; • la distanza della distrazione, rD. Il valore STI determina quanto chiaramente il linguaggio può essere compreso: se STI è inferiore a 0,5 ad una determinata distanza dalla fonte del parlato, non è considerato una distrazione per l’ascoltatore. Più basso è il valore per la distanza di distrazione rD, migliore è l’ambiente sonoro.
resistere agli urti meccanici. Lo sviluppo di diverse superfici per settori con diverse specifiche (resistenza alla contaminazione, all’umidità, al contatto da acqua, facilmente pulibile), consente di avere una finitura e un sistema per ogni esigenza. D. Il mercato sta andando verso la ricerca di soluzioni sempre più customizzate: come fate fronte a questo trend? R. Sempre più la richiesta va in direzione di elementi esteticamente originali e fantasiosi, magari anche dalle forme movimentate. Grandi soddisfazioni stanno arrivando da sistemi come Gyptone Big Curve, lastre
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in gesso rivestito a spessore diminuito con decoro forato, che si possono piegare permettendo di realizzare controsoffitti di tipo continuo curvo, anche con raggi di curvatura particolarmente ridotti. L’effetto visivo è eccezionale. A tal proposito abbiamo anche esteso la possibilità di customizzazione da parte del cliente: è dunque possibile per l’utente finale realizzare forme personalizzate per quanto riguarda la serie di isole acustiche Ecophon, e poter personalizzare i colori. In questo modo, oltre alle forme e i colori disponibili in gamma, il cliente potrà dare un tocco personale al progetto acustico de-
gli ambienti interni. Per quanto riguarda, invece, la customizzazione delle forme, sono state implementate delle linee guida a supporto del cliente, così da poter andare incontro all’esigenza di customizzazione, ma allo stesso tempo mantenere inalterate le proprietà meccaniche del pannello. Questo accade anche per la possibilità di creare fori o alloggiare impianti. D. Cosa si può dire invece in ambito di sostenibilità ambientale? R. Per il gruppo Saint-Gobain è fondamentale l’attenzione all’ambiente. Prova ne sia che, in ambito di controsoffitti, tutti i nostri prodotti hanno la certificazione Lca (Life Cycle Assessment). Tutti i siti produttivi di Saint-Gobain del Nord-Europa inoltre stanno già funzionando con energia verde, e questo trend verrà implementato progressivamente in tutta la filiera produttiva del Gruppo. Il prossimo grande passo sarà l’approvvigionamento di materiale, considerando la scarsità delle risorse, l’utilizzo di materiale riciclato e l’economia circolare. Questo influenzerà sicuramente la nostra strategia di sviluppo dei prodotti, sempre più attenti alle esigenze del mercato. Questa combinazione di agilità ed efficienza diviene la soluzione ideale per Saint-Gobain. La visione che abbiamo progettato viene gradualmente implementata con il supporto di partner esperti, tutto questo per realizzare sistemi e prodotti sempre più attenti alle esigenze del mercato. Si considera altrettanto rilevante l’attenzione all’ambiente interno, mai così alta prima d’ora in generale. Questa tendenza si è intensificata grazie all’aumento di regole sempre più rigide legate ai prodotti per la costruzione e alla diffusione di certificazioni, standard ed etichette per un’edilizia più sostenibile. I prodotti Saint-Gobain non contribuiscono solo alla creazione di un ambiente con un buon comfort acustico, ma anche a una migliore qualità dell’aria interna. Considerato che oggi trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in ambienti chiusi, è doveroso prestare attenzione alla qualità dell’aria interna che influisce sulla nostra salute. Parlando di prodotti da costruzione, uno degli agenti inquinanti più studiati è la formaldeide. Con l’impiego del nostro nuovo collante a base vegetale per i pannelli Ecophon, i nostri valori relativi alle emissioni sono diminuiti G i u g n o
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ulteriormente. I nostri prodotti soddisfano alcuni dei requisiti e certificazioni tra i più rigidi del mercato, per esempio lo standard French Voc A +, al momento il più rigoroso relativamente all’emissione di formaldeide con un limite di 10 μg/m3. D. Secondo voi, quali sono le sfide che il settore dovrà affrontare nel prossimo futuro? R. Innanzitutto, la problematica Iaq, cioè Indoor Air Quality. I nostri controsoffitti già oggi non rilasciano Voc, elementi volatili tra i maggiori responsabili dell’inquinamento indoor. La richiesta di certificazione di bassa emissività (etichetta con classificazione secondo standard Qualité de l’Air Interieur), obbligatoria in Francia, non è ancora richiesta in Italia, non esistendo una normativa del genere. In futuro, però, prevediamo un adeguamento in tal senso. Saint-Gobain Ppc, già oggi è molto attenta non solo a produrre e commercializzare sistemi a emissione vicina allo zero di Voc, come quelli Gyptone, Rigitone ed Eurocoustic, ma per i prodotti base gesso ha anche brevettato la tecnologia Activ’Air che assorbe, neutralizzandola completamente, la formaldeide presente all’interno degli ambienti. La peculiarità è che non c’è reimmissione dopo l’assorbimento, come testimoniato dalle certificazioni di laboratorio ottenute. D. Altre alternative? R. Un’altra tendenza presente sul mercato è l’incorporazione del sistema di condizionamento dell’aria nel soffitto, dove i pannelli o le lastre in gesso rivestito sono frequentemente utilizzati come elemento radiante. Le lastre Rigitone Climafit sono additivate con grafite espansa, consentendo di ottenere prestazioni di conducibilità termica eccezionalmente elevate. Un’altra applicazione originale, sempre legata al condizionamento dell’aria, consiste nel far passare l’aria del sistema di aerazione dell’ambiente direttamente attraverso la foratura del controsoffitto: tale applicazione è possibile, ad esempio, con le lastre Rigitone, forate sull’intera superficie. D. Come sono andati i fatturati 2018 riguardo il segmento dei controsoffitti? R. In leggera crescita. D. Come sta andando il 2019? R. Ci aspettiamo un incremento, data la tendenza del mercato nel settore a estendere sempre più al terziario. G i u g n o
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ITALIA BOCCIATA IN SICUREZZA Scarsa in Italia l’attenzione verso soluzioni per controsoffitti con caratteristiche antisismiche. Resta, invece, alto l’interesse per l’estetica. L’azienda offre sistemi performanti e tanta formazione ai progettisti, a vantaggio di una superiore sicurezza degli edifici non residenziali di Veronica Monaco
L’
innovazione tecnologica e le possibilità offerte dai nuovi materiali hanno dato il via a una grande libertà sul fronte progettuale, rendendo possibili opere un tempo irrealizzabili. In tal senso, anche i controsoffitti sono stati protagonisti di un’evoluzione in termini di prestazioni acustiche, estetiche e di sicurezza, che ha dato origine a soluzioni antisismiche sempre più efficaci. Ne parliamo con Alessandro Buldrini, regional sales manager di Armstrong Ceiling Solutions. Domanda. Come si è evoluto il mercato dei controsoffitti e quali sono oggi le tecnologie più innovative? Risposta. Quando si parla di innovazione tecnologica molto spesso il pensiero corre alla grande dinamicità dell’Information Technology e dell’industria. Nel settore delle costruzioni si procede a un ritmo più
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contenuto, con un’elevata sensibilità per le prestazioni dei materiali, grazie a formulazioni che permettono, ad esempio, di raggiungere eccellenti risultati in termini di resistenza, reazione al fuoco e acustica. A livello tecnico, le novità riguardano sostanzialmente una superiore resistenza agli urti e allo sporco, che Armstrong Ceiling Solutions garantisce grazie al sistema TrioGuard. Un tema che abbiamo particolarmente a cuore è la protezione antisismica, per cui proponiamo prodotti e sistemi all’avanguardia e un’intensa attività di informazione e formazione. In Italia, nostro malgrado e nonostante i recenti eventi, non si riscontra ancora un’elevata sensibilità nel costruire strutture e finiture maggiormente stabili, in grado di ridurre la possibilità di subire danni in caso di evento sismico. D. A suo parere quali sono le motivazioni? R. Quando si verifica un terremoto nel nostro Paese, si parla spesso
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di prevenzione, ma senza che vi sia un seguito concreto. A ciò si aggiunge una scarsa consapevolezza e preparazione in materia, che stiamo cercando di colmare proponendo da un lato sistemi antisismici applicati a strutture standard, e dall’altro offrendo soluzioni esclusive Armstrong, frutto della nostra esperienza negli Stati Uniti, dove gli interventi di adeguamento e miglioramento sismico, anche di costruzioni esistenti, rivestono un ruolo di primaria importanza. In Italia, invece, si rilevano ancora grandi lacune nelle specifiche progettuali, sia per quanto concerne l’edilizia scolastica che ospedaliera. In tal senso, Armstrong, in collaborazione con la propria rete di distributori, si impegna a condividere il know-how con gli operatori del settore ed è l’azienda che più investe in questo senso nell’ambito dei controsoffitti. D. In concreto, quali sono le azioni di cui Armstrong si fa promotrice? R. Negli anni gli ordini degli architetti di varie province italiane hanno concesso ad Armstrong l’erogazione di crediti formativi per i propri seminari tecnici. Questi percorsi di formazione, promossi presso i grandi studi di architettura, sono stati accolti con grande favore ed entusiasmo. Continueremo, in tal senso, ad impegnarci
Alessandro Buldrini, regional sales manager di Armstrong Ceiling Solutions.
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per condividere le nostre competenze con un numero sempre maggiore di professionisti che siano coinvolti sia in piccoli che in grandi progetti. Nel corso della mia esperienza in Armstrong ho seguito altri paesi del Mediterraneo e oggi mi occupo di Italia e Turchia: nel nostro Paese si è fatto molto per divulgare un’informazione corretta e approfondita, ma la strada da percorrere è ancora lunga. D. Ha detto che attualmente si occupa anche della Turchia: la situazione è diversa in questo Paese? R. In Turchia le normative sono accurate e orientate a garantire la massima sicurezza possibile. Nonostante non si verifichino terremoti significativi da oltre vent’anni, già da 15 anni è stato avviato un piano di ristrutturazione di tutti gli ospedali e le scuole del Paese finanziato dal Fondo Monetario Internazionale e basato su una valutazione delle fasce di rischio sismico, a mio avviso interessanti anche per l’Italia. Vorrei che i nostri figli frequentassero scuole sicure, ma purtroppo nella Penisola non sono così numerose. Ci sono addirittura istituti in cui si rinuncia all’installazione di sistemi di controsoffitti completi per una corretta prevenzione antisismica, per ridurre gli investimenti di circa il 5-8%. D. L’estetica riveste un ruolo sempre più rilevante: come rispondete a questa esigenza?
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R. Il mercato dei controsoffitti evolve verso sistemi sempre più performanti e di design. Siamo il Paese, con l’Inghilterra, che presta maggiore attenzione all’aspetto estetico dei controsoffitti, che è sempre stato un elemento predominante del nostro mercato. Oggi si tende a sviluppare soluzioni sempre più flessibili e di design, come i soffitti acustici in fibre minerali. Adatti a qualsiasi ambiente, presentano prestazioni di fonoassorbenza molto più elevate, a garanzia di una maggiore intellegibilità della parola e un comfort acustico ottimale. D. L’attenzione all’aspetto estetico vale per tutti i tipi di progetto? R. In segmenti di progetto come scuole e ospedali, l’aspetto estetico è secondario rispetto alle prestazioni e agli investimenti richiesti. Il design è invece cruciale in settori quali i trasporti, in particolare gli aeroporti, gli ambienti leisure e gli hotel, i centri commerciali, che registrano un trend in leggera flessione, e il terziario. Quest’ultimo ambito rappresenta circa il 40% dei nostri volumi e vi riscontriamo un’evoluzione interessante. Da un lato, infatti, ci sono i progetti pubblici o gli uffici basic dove l’aspetto visuale è generalmente poco influente, mentre dall’altro abbiamo i cantieri privati. Questi ultimi si possono dividere in due categorie: gli uffici di proprietà e i cosiddetti shell and core, in cui fondi privati investono sulla costruzione e rimettono al tenant la decisione in merito alla scelta delle finiture. Se in questo secondo caso prevalgono logiche di investimento, nel primo la selezione di finiture e prodotti avviene ponendo maggiore attenzione su prestazioni e design. Il campo si sta stringendo sempre di più: gran parte dei progetti è oggi in mano a fondi privati, investitori e sviluppatori immobiliari che, non conoscendo a fondo la destinazione d’uso finale dell’immobile, dedicano meno tempo e risorse all’aspetto del visual. D. Quali sono le sfide che il settore dovrà affrontare nel prossimo futuro? R. Qui torniamo al tema dell’innovazione. Armstrong e molte altre aziende nel campo dei controsoffitti si focalizzano sempre più sullo sviluppo di controsoffitti discontinui, che differiscono dai soffitti continui da parete a parete, in quanto costituiti da elementi sospesi dal solaio. Tale soluzione assicura prestazioni acustiche e un layout ottimali, anche in virtù dell’ampia disponibilità di forme combinabili tra loro. D. Esiste un controsoffitto versatile e adatto a qualsiasi tipo di progetto? R. Le soluzioni in fibra minerale rappresentano sicuramente una valida alternativa in una varietà di contesti. Ne sono un esempio le nostre gamme Perla, Ultima+ e Sierra, connotate da elevate prestazioni acustiche di fonoisolamento e fonoassorbimento, oltre che da superfici lisce e bianche, in linea con gli attuali trend di mercato. Nella scelta dei controsoffitti è, in ogni caso, fondamentale valutare attentamente la destinazione d’uso degli ambienti, che a volte è diversa anche all’interno dello stesso progetto. D. Come rispondete invece alla ricerca di soluzioni sempre più customizzate? R. Per Armstrong customizzare significa offrire un prodotto su misura che rispecchia precisamente il design concepito dall’architetto. Combinare creatività e realtà industriale può rappresentare una sfida complessa, esistono però soluzioni molto versatili, che si G i u g n o
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prestano a essere impiegate in opere che prevedono un alto grado di personalizzazione. Per esempio, alla fine dell’anno scorso abbiamo chiuso un progetto ad Atene per un’importante compagnia di navigazione che ha visto l’installazione su 7 mila metri quadri di oltre 800 pannelli di dimensioni diverse, tra trapezioidali, rettangolari e triangolari. Una dimensione diversa ogni 8 metri quadri. D. Come riuscite a soddisfare richieste così articolate? R. Laddove il progetto prevede una maggiore complessità, Armstrong ha a disposizione un Solution Design Team di ingegneri che studia e redige le specifiche del capitolato direttamente con l’architetto. Siamo tra le poche aziende in grado di offrire questo tipo di sviluppo personalizzato. D. Un commento in merito all’attuale andamento del mercato? R. Secondo gli ultimi dati, il mondo delle costruzioni è in ottima salute e quest’anno continuerà a crescere. Malgrado ciò, dalla grande crisi del 2010 dobbiamo ancora recuperare un 25%. Credo che ci siano ancora enormi margini di sviluppo nel terziario, soprattutto in alcune aree d’Italia ancora sottodimensionate rispetto al loro reale potenziale. In un settore che denota un crescita media del 2,8% annuo, in Italia Armstrong è cresciuta del 13% nel 2018, e del 9% alla fine di maggio 2019. Risultati particolarmente positivi se si considera che, secondo i dati EuroConstruct relativi al terziario, il mercato dei controsoffitti presenta un trend di crescita del 4%. Ritengo, dunque, che stiamo andando nella direzione giusta, perG i u g n o
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seguita anche grazie all’attenzione che mostriamo costantemente nei confronti dei progettisti, dagli studi di architettura alle società immobiliari, fino alle imprese di costruzioni, le società di engineering e la nostra rete di distribuzione. D. A proposito di distribuzione, come si articola il vostro rapporto con i rivenditori? R. Armstrong opera sul territorio nazionale tramite i distributori. Rispetto ad altri paesi, il mercato italiano è unico: l’assenza di grandi realtà interregionali lo rende, infatti, molto più frammentato. Grazie a una logistica definita e organizzata, siamo presenti in tutti i magazzini e le società di distribuzione più grandi d’Italia, e abbiamo consolidato rapporti di reciproca fiducia con i nostri clienti, alcuni dei quali collaborano con noi da oltre 40 anni. D. Invece sul fronte degli installatori, vi affidate a partner specializzati? R. Dipende dal tipo di prodotto e di progetto. Per le soluzioni standard, molto semplici e rapide da installare, non è necessario un alto grado di specializzazione. Ci sono poi sistemi customizzati per i quali i nostri tecnici seguono un percorso di formazione ancora prima dell’avvio del cantiere. Per i progetti più grandi, che impiegano fino a 100-120 operai, Armstrong organizza eventi formativi all’interno dei centri distributivi, occasioni ideali per far conoscere i prodotti nonché per approfondire nuovi tipi di installazione, come ad esempio per le soluzioni antisismiche.
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QUANTI PANNELLI PER LA QUEEN ELIZABETH Ribattezzato Queen Elizabeth University Hospital, il nuovo South
da 1200 x 600 millimetri, soluzione ideale per il settore ospedaliero,
Glasgow University Hospital and Royal Hospital for Children è il progetto
con sistema di sospensione Prelude da 24 millimetri. Nel dettaglio per
di edilizia ospedaliera più grande d’Europa: vanta una superficie di
questo progetto sono stati impiegati 70 mila metri lineari di sistemi
170 mila metri quadri, è in grado di accogliere fino a 750 mila pazienti
di sospensione, oltre a 12mila metri lineari di profili Axiom Transition
all’anno, tra cui 110 mila casi di Pronto Soccorso, dispone di 30 sale
utilizzati lungo i corridoi che conducono all’atrio centrale. Degni di
operatorie all’avanguardia e un edificio completamente dedicato ai
nota anche i profili Axiom (10 mila metri lineari), ideali per le variazioni
laboratori. Il suo design d’impatto è connotato dalla presenza di vani
di livello del controsoffitto e la posa di controsoffitti discontinui che
sospesi caratterizzati da diversi colori. Per Armstrong Ceiling Solutions il
integrano il sistema di illuminazione. Inclusi nella fornitura anche più di
Queen Elizabeth University Hospital è l’opera più rilevante sia in termini
40 mila accessori tra cui raccordi e clip. Inoltre, per la realizzazione dei
di assistenza prestata che di sistemi installati: dai pannelli acustici idonei
vani a sbalzo, che rappresentano il dettaglio più originale del progetto,
per gli ambienti sanitari, fino a una varietà di sistemi di sospensione e
si è accoppiato Axiom da 100 millimetri con un profilo customizzato
soluzioni perimetrali personalizzate come Axiom, per cui l’azienda offre
Axiom da 225 millimetri, per creare una paratia verticale personalizzata
una garanzia di 30 anni.
di 325 millimetri su una lunghezza di 3,6 metri. La soluzione ha richiesto
Nell’arco di cinque anni sono stati installati 30 mila metri quadri di
tempi di installazione notevolmente ridotti (-25%) rispetto ai metodi
pannelli minerali Dune Supreme Tegular, garantiti a vita, e 111mila metri
tradizionali.
quadri di pannelli Bioguard Acoustic Board da 600 x 600 millimetri e
Quello del Queen Elizabeth University Hospital è stato inoltre il più grande progetto curato da Armstrong Ceiling Solutions in termini di riciclo del materiale residuo derivante dalla posa dei pannelli minerali: da questo cantiere sono stati, infatti, recuperati e reimmessi nel ciclo produttivo oltre 10 mila metri quadri di sfridi (ovvero 35 tonnellate), assicurando così una gestione dei rifiuti semplificata e un significativo risparmio di materia prima, a favore di un ridotto impatto ambientale. La portata del progetto ha reso necessario l’intervento
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Nelle immagini, il Queen Elizabeth University Hospital
di due membri del network di posatori Green Omega di Armstrong, Roskel Contracts e PFP, rinomati per le loro competenze nei progetti di riciclo. «In considerazione della vastità della struttura e della complessità degli interventi necessari, il progetto rappresentava una sfida potenzialmente molto ardua. Tuttavia, anche grazie al contributo di Skipeez, azienda specializzata nella gestione del materiale di risulta dei cantieri, le operazioni di ritiro degli sfridi si sono rivelate particolarmente agevoli», ha dichiarato Gary Mortimer, referente di PFP, installatore affiliato al network Green Omega.
SCHEDA PROGETTO Studio di Progettazione: IBI Group (ex Nightingale Associates) Main Contractor: Brookfield Multiplex Cliente : NHS Greater Glasgow & Clyde Posatori: Roskel Contracts Ltd. e PFP Ltd
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A GONFIE VELE IL BUSINESS DELL’ACQUA Il 97% delle imprese impegnate nel drenaggio o nel trattamento dei liquidi vanta la capacità di produrre utili. E ha un fatturato in crescita, sull’onda dei necessari investimenti causati dal cambiamento climatico, che provoca effetti meteo imprevedibili e dannosi di Federico Della Puppa
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a tempesta denominata Vaia di fine ottobre 2018 ha evidenziato come il cambiamento climatico sia ormai un dato di fatto e che le grida di allarme, prima degli scienziati, e oggi anche dei movimenti che in questi mesi hanno raccolto consensi anche grazie all’impegno di una giovane ragazza svedese, Greta Thurnberg. Sono grida che dobbiamo ascoltare e per le quali dobbiamo mettere in campo azioni e soluzioni per limitare il fenomeno del dissesto idrogeologico, e in particolare del drenaggio, fattore che in caso di grandi piogge e tornado, fenomeno nuovo per noi in Italia, rischiano di essere elementi con i quali dobbiamo convivere. Ma come chi con questi elementi convive da sempre, si pensi all’Est asiatico o agli Stati Uniti, la prevenzione e le misure di azione che possono essere messe in atto sono comunque un primo passo verso la riduzione del possibile danno, sempre in attesa che i Governi si mettano d’accordo e decidano, finalmente, di agire politicamente in modo coeso per la costruzione di un futuro sostenibile. RIDURRE I CONSUMI A livello politico, sia a scala locale sia nazionale, il tema strategico da affrontare è quello della riduzione del consumo di suolo e l’attivazione di procedure di riequilibrio idrogeologico. Oggi si può contare anche su soluzioni innovative dal punto di vista delle tecnologie e dei sistemi diffusi, che possono essere realizzati per ridurre l’impatto dell’acqua sui terreni e, attraverso nuove e più efficienti reti e sistemi di drenaggio, produrre impatti positivi, ga-
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rantendo in particolare la sicurezza dei cittadini e anche degli edifici potenzialmente coinvolgibili da attività alluvionali. La riduzione del consumo di suolo è un elemento strategico che molte Regioni affrontano con norme ad hoc, alcune delle quali molto innovative come quella del Veneto, varata a inizio aprile 2019, e che propone incentivi per la rinaturalizzazione di aree, ovvero con demolizione di cubature non più utilizzate in cambio di crediti edilizi, al fine di aumentare la permeabilità dei suoli. PASSARE ALL’AZIONE Ma le proposte e le norme non bastano, vanno prodotte azioni diffuse e capillari di drenaggio e miglioramento dei sistemi di deflusso delle acque, con creazione di vasche di laminazione e aree di parziale e momentaneo stoccaggio delle acque meteoriche, al fine di ridurre gli impatti e rendere il terreno più assorbente, ottimizzando gli assetti idraulici e idrogeologici e riducendo l’impermeabilizzazione. Quest’ultima infatti è una delle principali cause dell’aumento dei dissesti. Per intervenire servono, tuttavia, non solo norme e piani (i cosiddetti Pai), e non solo fondi e risorse ordinarie e straordinarie (cosa sempre più difficile nell’attuale stato delle finanze pubbliche nazionali), ma anche un sistema tecnologico e capacità di intervento da parte delle imprese, che consentano di sfruttare le tecnologie più avanzate per realizzare efficienti ed efficaci sistemi di drenaggio e di regimazione delle acque. La misura del dissesto è l’insufficienza del sistema di drenaggio che, con opportuni investimenti e azioni, potrebbe mitigare e ridurre gli impatti delle piogge che durante le diverse stagioni stanno diventanG i u g n o
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do sempre più fenomeni “normali”, che vanno affrontati dal punto di vista di una gestione ordinaria e non straordinaria del territorio. La prevenzione, attraverso un sistema di interventi in grado di riequilibrare lo smaltimento dei flussi in eccesso, è uno degli obiettivi verso i quali promuovere non solo grandi piani nazionali, ma soprattutto piccole e diffuse opere locali in grado di operare lo smaltimento. Il sistema idraulico nazionale è, come ben noto, basato su opere realizzate nel passato, a volte anche secoli fa, e soprattutto tarato sulla dimensione delle piogge del passato. Oggi, con il clima che è definitivamente cambiato e che vede da un lato una progressiva desertificazione e da un lato lato precipitazioni sempre più intense del passato, è necessario rivedere il sistema complessivo di drenaggio, anche perché i fenomeni critici degli ultimi due anni hanno provocato non solo danni, ma anche molte vittime. Il 3 novembre 2018 l’alluvione a Casteldaccia in Sicilia ha causato nove morti a causa dell’esondazione del torrente Milicia nei pressi di una villetta (abusiva) abitata. La già ricordata tempesta Vaia di fine ottobre 2018 nelle Dolomiti bellunesi ha causato centinaia di frane e smottamenti in tutto il territorio. Ma non dimentichiamoci che nel 2017 in settembre l’alluvione di Livorno ha provocato otto vittime, nonostante il preavviso della protezione civile e l’emanazione da parte della stessa di un’allerta arancione. L’alluvione va imputata alla scarsa manutenzione del territorio e soprattutto di un torrente, che ha creato un allagamento consistente, così come il 12 dicembre 2017, a Lentigione in provincia di Reggio Emilia, un torrente ha
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rotto l’argine e l’acqua è arrivata a invadere l’intero centro del paese, con centinaia di case evacuate, ingenti danni alla zona industriale e purtroppo una vittima. INVESTIMENTI CAPILLARI La prevenzione, anche nei comportamenti delle persone, non è mai abbastanza. Ma è anche necessario investire in modo più capillare e strategico su questo segmento anche dal punto di vista della rivendita e della distribuzione di materiali legati alla risoluzione di questi problemi. Dallo scorso anno le analisi che il Centro Studi YouTrade svolge sui settori merceologici, con le analisi di bilancio, è stato allargato al sistema delle imprese del comparto della distribuzione di materiali per trattamento acque e drenaggio. Questo segmento evidenzia un valore molto significativo in termini di crescita del giro d’affari nel 2017 rispetto al 2016, pari a +7,8%, anche se le analisi indicano come ci sia uno spartiacque netto tra imprese che fatturano meno di 2 milioni di euro e quelle che oltrepassano la soglia dei 2 milioni. Quelle di piccola dimensione presentano, infatti, fatturati in diminuzione, pari a -5,5%, mentre tutte le classi superiori presentano crescite molto consistenti, comprese tra il 10% e il 12%. Significa, in sostanza, che in questo mercato e in questo segmento i piccoli non riescono a essere competitivi e che la dimensione di impresa è un fattore strategico per inserirsi in un mercato a supporto del trattamento acque e del drenaggio, che è in espansione e lo sarà sempre di più in futuro. G i u g n o
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BUONE PERFORMANCE Gli indicatori di performance per la distribuzione di materiali per trattamento acque e drenaggio evidenziano che poco meno di due terzi delle imprese del campione ha un fatturato in aumento e il 97% presenta un utile di impresa. Questo dato è significativo
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perché indica che in questo settore anche nel caso di diminuzione del fatturato la capacità operativa e gestionale dei distributori è in grado comunque di produrre utili. Appare molto significativo il Ros (Return on sale) positivo per la totalità delle imprese, con un quinto di esse con indicatore buono o ottimo. Ottima performance anche per il Roe (Return on equity), positivo per il 97% del campione e per due terzi di imprese molto buono se non ottimo. Molto bene anche l’indipendenza finanziaria, soprattutto considerando che quasi due terzi dei distributori di materiali per trattamento acque e drenaggio hanno una solidità patrimoniale buona o ottima. Anche sul fronte della liquidità aziendale la situazione è positiva, con oltre sei aziende su dieci per le quali la situazione è di tranquillità, mentre poco più di un quarto può dire di avere una solvibilità buona o ottima, un indicatore questo che nel futuro andrà migliorato per una migliore competitività e solidità del settore. Le tecnologie e i prodotti oggi disponibili, associati a un sistema di imprese che in questo settore di opere hanno da sempre saputo dimostrare capacità ed efficacia, permettono di guardare al futuro con speranza. Tuttavia, deve essere chiaro che è dalla sinergia tra tutti i soggetti competenti e dalle proposte innovative legate a sistemi ingegneristici, prodotti innovativi e specializzazione delle imprese che si può invertire una rotta negativa e ridare al nostro paese quella stabilità, anche idrogeologica, necessaria a promuovere uno sviluppo efficiente e sostenibile.
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TUTTI IN PIAZZA AL KILOMETRO ROSSO Il lungo centro di ricerca e innovazione alle porte di Bergamo ha introdotto un grande luogo di incontro all’aperto su un’area circolare. Con un nuovo progetto dell’architetto Luca Bombassei, che ha utilizzato le soluzioni drenanti di i.idro Drain per la pavimentazione di Franco Saro
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l Kilometro Rosso, vicino a Bergamo, è il simbolo dell’industria che investe in tecnologia e ricerca. Un grande edificio, lungo proprio 1 chilometro, ospita diverse aziende e laboratori. Ma dentro questo monumento operativo non ci sono solo macchine e computer, vivono anche gli uomini. Non stupisce, quindi, che in questo borgo hi-tech si sentisse l’esigenza anche di un luogo dove scambiarsi opinioni senza digitarle su una tastiera o sullo smartphone: una piazza. A realizzare questo spazio è stato chiamato Luca Bombassei, architetto, ma anche figlio del fondatore della grande impresa specializzata
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in freni a disco che ha sede proprio nel Kilometro Rosso. Quasi un destino, insomma. «Nel Kilometro Rosso sono stati costruiti e poi abitati quattro edifici, due dei quali su progetto del mio studio di architettura, per un totale di circa 25 mila metri quadri e il quinto, Confindustria Bergamo, è in fase di completamento», racconta Bombassei. «Oggi quasi 2 mila persone tutti i giorni vivono il Kilometro Rosso dove lavorano, studiano e si incontrano: la quotidianità ha bisogno di luoghi e quasi spontaneamente il genius loci ha generato la piazza. Noi architetti gli abbiamo solo dato una forma e un disegno».
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La pavimentazione della piazza in i.idro Drain di Italcementi è stata stesa su una vasta area e messa a prova nelle sue diverse caratteristiche cromatiche e strutturali
L’OBIETTIVO Insomma, la necessità di avere uno spazio simile è scaturita dal comportamento stesso delle persone. Il progetto, però, ha tenuto conto di molti fattori: «Il master plan di Jean Nouvel prevedeva e prevede una serie di edifici che si innestano in modo perpendicolare al setto rosso che divide il parco dall’autostrada», continua Bombassei. «Tra questi edifici si creano spazi che nell’idea di parco sono vivibili da tutti gli utenti senza barriere divisorie ma, anzi, favorendone la fruizione condivisa. Dopo il Centro delle Professioni, che per il momento è uno dei principali portali di accesso al Kilometro Rosso e che ha già una sua piazza da vivere all’interno, luogo di presentazioni ed eventi molto vivo, tra l’edificio Pixel e l’istituto Mario Negri si è creato uno spazio che come una cerniera lega i tre edifici e che sarà tra poco collegato al grande edificio di Confindustria. Questo spazio è diventato quasi naturalmente la nostra piazza». LE SINERGIE Il progetto e la realizzazione della piazza hanno coinvolto diversi soggetti, anche per la necessità di differenti competenze multidisciplinari. «Kilometro Rosso è vincente proprio per la sinergia che si crea tra teste diverse che messe a confronto sanno mettersi in discussione e creare discussione. Così è stato per la piazza: il mio studio, lo studio de Ferrari che ha progettato l’edificio Pixel e i tecnici di Italcementi che ha sede proprio al Kilometro Rosso, ma anche di ArchiLabs, progettista dell’edificio di Confindustria, che della piazza beneficerà a lavori ultimati. Insieme abbiamo costruito un team che da idee anche molto differenti ha generato un risultato fatto di sfaccettature e peculiarità che danno valore alla qualità della vita del parco», spiega l’architetto. Che precisa anche le scelte tecniche dei materiali. A partire dalla pavimentazione in i.idro Drain di Italcementi, che in questa occasione è stata stesa su una vasta area e messa a prova nelle sue diverse caratteristiche G i u g n o
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cromatiche e strutturali: «Ci siamo trovati davanti a una superficie molto ampia in cui lo sguardo ha bisogno di riferimenti e misure: l’idea di mantenere tonalità cromatiche naturali e in un certo senso urbane ha portato quindi a lavorare su diverse miscele di i.idro Drain fino a ottenere quattro colori simili, ma diversi. Il disegno dei cerchi nasce anche da questo e anche per contrastare la inevitabile geometria rigida degli edifici limitrofi». LE CARATTERISTICHE «La particolare capacità di drenaggio del materiale ha consentito di realizzare ampie aree in piano prive di caditoie evitando fastidiosi ristagni d’acqua e la formazione di ghiaccio. Infine, una superficie di colorazioni differenti, modulate su quattro tonalità di grigio particolarmente luminose, permette di contenere gli effetti della cosiddetta isola di calore, dovuta ai manti bituminosi scuri», precisa Bombassei, che non nasconde le difficoltà realizzative superate nella realizzazione dell’opera. «Non semplice è stata la produzione della gradonata costituita da conci tutti uguali specificamente progettati per formare tre gradoni concentrici con illuminazione lineare integrata nel bordo frontale. L’impresa Archiform, specialista in prefabbricati in cemento, ha utilizzato mescole speciali con inerti forniti da cave locali e specificamente miscelati su ricette Italcementi per rispondere a richieste cromatiche e di texture del mio studio». ASPETTI SIMBOLO Il risultato ha convinto. Per esempio, nella scelta delle sedute circolari, uno degli aspetti più simbolici della piazza. «Un luogo dove lo stare è la caratteristica principale e che ha circa 5.500 metri quadri di superficie può spaventare e destabilizzare. Per questo abbiamo pensato a una piazza fatta di piazze e cerchi concentrici che si sovrappongono e si intersecano definendo virtualmente degli spazi con una scala più umana, più facile da percepire», argomenta
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SCHEDA Luogo: Bergamo Tipologia: Kilometro Rosso, Parco Scientifico e Tecnologico Progetto: Nuova costruzione, Masterplan (Progetto esecutivo, direzione lavori e direzione artistica) Committente: Kilometro Rosso Superficie: 5.400 mq Cronologia: 2018 Progettazione architettonica, Direzione Artistica: Luca Bombassei Studio Progettazione esecutiva, Direzione Lavori: Studio De Ferrari Architetti Fornitore pavimentazione i.idro DRAIN e cementi bianchi per i prefabbricati: Italcementi
Bombassei. «Le sedute sono la naturale e funzionale delimitazione di questi luoghi, con diversi raggi di curvatura a lasciare libera la scelta della dimensione dello spazio preferito e della funzione cercata: il raccoglimento del lavoro o la vivace animazione di una discussione di gruppo. Alcuni cerchi sono prati dove stendersi d’estate, altri sono perimetri alberati, altri ancora sono dei piccoli boschi di bambù, se la necessità è quella di un maggior raccoglimento. Le sedute in cemento bianco ne definiscono il perimetro di giorno con il colore e di notte con un’illuminazione integrata. Le sedute in cemento bianco di Italcementi, sviluppate con Archiformm sono state pensate
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per rispondere all’ergonomia e a un corretto rapporto tra raggio di curvatura e modularità, così da ottimizzarne la produzione in serie prefabbricata». LE SUPERFICI Anche la texture di superficie è stata provata e testata in cantiere al fine di diversificare le superfici di questo materiale nelle sue diverse declinazioni a terra o per le sedute. Ogni modulo prevede due fresature, una all’interno e una all’esterno, in cui è alloggiata una fascia luminosa led che ha un’inclinazione tale da illuminare la base e il pavimento circostante senza, quindi, abbagliare il fruitore della seduta. Oltre a questa è stata sviluppata anche una predisposizione apribile su ciascun modulo che consente di inserire elementi verticali di arredo urbano, quali cestini o altri accessori. La stessa tipologia di modulo in cemento è stata declinata per la scalinata dell’anfiteatro che, allargando il raggio di curvatura, permette di disporre di un’ampia platea verso la piazza principale. UNA STRATEGIA REPLICABILE Quali delle strategie adottate per la piazza sono potenzialmente generalizzabili ad altri progetti? Il contesto del Kilometro Rosso è abbastanza unico: le auto sono lasciate o fuori dal parco, all’esterno del muro rosso verso l’autostrada, o al livello sotterraneo che è deputato alla viabilità interna di servizio del parco. Quindi il contesto è difficilmente paragonabile ad altri ambiti e ricorda un Campus universitario americano. L’esperienza di lavoro in team, avendo avuto l’opportunità di lavorare con Italcementi, partner e residente nel parco, e con i suoi tecnici è un’esperienza complessa ma estremamente costruttiva e formativa che ritengo possa essere da replicare.
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Soluzioni, prodotti e suggerimenti delle aziende attive nel settore del drenaggio. Che comprende canalizzazioni, ma anche materiali, griglie, oppure additivi polifunzionali. Tutto con lo stesso obiettivo: eliminare l’acqua in eccesso e ottenere maggiore sicurezza di Veronica Monaco
GRIGLIA INVISIBILE Ideale per risolvere qualsiasi problema di ristagno d’acqua in spazi esterni, come giardini, piscine a terrazzi, la Griglia Invisibile è il sistema Nicoll Redi per il drenaggio dell’acqua piovana o acqua di lavaggio che rispetta la continuità della pavimentazione, senza interromperne l’estetica. Anche l’ispezione è completamente invisibile sotto il rivestimento della pavimentazione. Si adatta a qualsiasi spessore, senza necessità di alcun taglio o adattamento. Con la sua fessura di soli 8 millimetri, la griglia è inoltre calpestabile a piedi nudi. CALCESTRUZZO DUREVOLE MasterLife PAV 300 di Master Builders Solutions di Basf è un additivo polifunzionale in dispersione acquosa appositamente formulato per la confezione di calcestruzzo drenante durevole. Allo stato fresco, permette di migliorare la reologia del calcestruzzo (studio dei fenomeni di fluage), per una migliore compattabilità e
una più facile stesura sia manuale che meccanizzata. Subito dopo la posa e la finitura, a causa della sua elevata porosità, il calcestruzzo tende a perdere rapidamente acqua per evaporazione: MasterLife PAV 300, invece, contiene un ritentore d’acqua che consente di ottenere una corretta idratazione e stagionatura del legante cementizio, fondamentale per raggiungere in breve tempo le caratteristiche di resistenza a compressione necessarie per l’apertura all’uso della pavimentazione realizzata. L’utilizzo di MasterLife PAV 300, permette di ottenere un calcestruzzo drenante di qualità costante, in quanto consente la produzione di miscele più omogenee e uniformi rispetto ai prodotti convenzionali, riducendo il rischio di costose riparazioni a lavoro ultimato. COPERTURE A VERDE Per la realizzazione di giardini pensili e coperture a verde Laterlite propone LecaGreen e LecaDrain, due nuovi prodotti a base
Griglia Invisibile Nicoll Redi
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di argilla espansa leggeri, isolanti e resistenti, sviluppati in più versioni per rispondere alle diverse esigenze progettuali. Nei giardini pensili, sia di tipo estensivo che intensivo, i prodotti Laterlite assolvono essenzialmente a due funzioni nella stratigrafia: lo strato drenante, cioè la parte a diretto contatto con la superficie artificiale, e il substrato colturale, cioè il materiale costituito da componenti organici su cui insiste la coltivazione. Per lo strato drenante, LecaDrain è la speciale argilla espansa ad elevata permeabilità all’acqua e ottima resistenza alla compressione (1,7 N/mm2), che consente di ottenere uno strato drenante leggero, resistente e non gelivo: la densità in opera è di circa 530 kg/m3, ed è pedonabile già dopo 24 ore. In opera viene posata come impasto cementato, realizzato facilmente con l’impiego di normali attrezzature come betoniere, mescolatori planetari, impastatrici, e soprattutto senza aggiunta di altri materiali. Non solo, LecaDrain può essere pompato con normali pompe da sottofondi, molto utile in contesti edilizi esistenti.
Pavimentazione drenante realizzata con MasterLife PAV 300
sistema integrale prefabbricato ideale per tutti i drenaggi longitudinali, come il consolidamento e la protezione di strade, campi sportivi, edilizia, agricoltura. Si sostituisce al drenaggio tradizionale con ghiaia, che può presentare difetti di costruzione dovuti EFFICIENTE E DI DESIGN alla qualità della manodopera, eliminando le particelle sottili Con Drain-Tech Grigliati Baldassar mostra la sua capacità innovae riducendo la compattazione e l’intarsio associato alla pietra schiacciata. Completamente assemblato in fabbrica e sottoposto a tiva anche nel campo dei canali a fessura. Soluzione di drenaggio controlli di qualità rigorosi, drenotube Dr utilizza un’ingegneria di design, semplice ed efficiente, interamente in alluminio estruso, modulare di particelle geosintetiche. Appositamente progettato Drain-Tech è concepito per coniugare il fattore estetico a un’installazione veloce e ottimale, grazie al sistema preassemblato di cui è per aumentare la capacità di ritenzione idrica del drenaggio e redotato. La tecnologia alla base del sistema consente l’allineamento sistente alla compressione a causa della sua alta densità, il sistema automatico durante l’installazione, con la garanzia di un prodotto è utilizzato negli Stati Uniti e in Canada da più di 25 anni. Il di alta qualità, impermeabile e facile da montare. Disponibile in sistema drenotube Dr è composto da un tubo corrugato fessurato a due altezze (83 e 133 millimetri), il canale di drenaggio a fessura doppio strato, coperto di particelle geosintetiche. Drain-Tech è composto da un profilo anodizzato che L’impianto è chiuso con una maglia di polietilene impedisce l’ossidazione nelle giunture di ad alta resistenza, serrato alle estremità. Tra la assar liati Bald di Grig maglia e le particelle geosintetiche, è presente una taglio e fresatura. La linea elegante e minih c e -T Drain lamina geotessile che evita l’ingresso di particelle male si adatta con facilità a diversi ambienti e contesti, anche di prestigio. sottili che potrebbero intasare il sistema drenante. Progettato per migliorare il rendimento dal INTERVENTI LONGITUDINALI drenaggio, è disponibile in due versioni: Dr Fumoso Industrial presenta drenotube Dr, un 300 e Dr 370. LecaDrain applicazione
Posa in opera di drenotube DR
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RICERCA E INNOVAZIONE
AZIENDE A SCUOLA DI SUPER TECNOLOGIA
PoliEfun, l’associazione nata con il corso di laurea in Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnologie del Politecnico di Milano, dal 2001 studia i trend e le problematiche tecniche relative al settore del trattamento delle superfici: una opportunità per le imprese di Veronica Monaco
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a grande dinamicità che coinvolge il mercato delle superfici e dei rivestimenti, con la nascita di nuovi materiali e tecnologie sempre più performanti, ha aperto la strada a una forte innovazione anche nel settore del trattamento e protezione, con impianti di finitura, ricerca e sviluppo di formulazioni sempre più efficaci e una grande attenzione ai temi della sostenibilità e del riciclo. «Le parole d’ordine oggi sono sostenibilità e circolarità: su queste si muove tutta l’innovazione», spiega a YouTrade Paolo Gronchi, presidente di PoliEfun, l’associazione nata in seno al corso di laurea in Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnologie del Politecnico di Milano, che dal 2001 studia G i u g n o
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Paolo Gronchi, presidente di PoliEfun
trend, sviluppi e problematiche tecniche relative al settore del trattamento delle superfici. Domanda. Di che cosa si occupa PoliEfun? Risposta. PoliEfun esiste dal 2001, prima con il nome di Efun (Ente Formazione Universitaria), poi con quello attuale, che testimonia un coordinamento più marcato con le attività del Politecnico di Milano. È stata fondata da aziende e associazioni del settore del trattamento delle superfici per formare i giovani studenti alla scienza delle superfici e per approfondire problematiche proprie delle imprese con il metodo e la cultura di livello universitario. Lo scopo è essere complementari al lavoro delle aziende che, pur riconoscendo la necessità di innovare per crescere ed essere sul G i u g n o
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mercato, non hanno né la forza economica né la struttura per fare ricerca. Cerchiamo di fornire loro le conoscenze tecnico-scientifiche necessarie per rimanere nel mercato. Dunque, PoliEfun fa formazione con corsi universitari, conferenze e seminari. D. Quali sono i passi da compiere per un’azienda che vuole collaborare con voi? R. Per esempio, se volesse approfondire una tematica o conoscere l’ambito di una particolare tecnologia, può chiedere di organizzare un seminario sull’argomento, e i docenti universitari contatteranno gli esperti italiani o stranieri per tenere delle conferenze sul tema. Oggi le aziende richiedono sempre più personale specializzato, e noi cerchiamo di formarlo anche con il loro aiuto e l’intervento di tecnici
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alle lezioni: siamo stati i primi ad attuare questo tipo di didattica che oggi è molto richiesta dagli organi accademici. PoliEfun è l’esempio concreto e sperimentato delle relazioni industria-università. D. Nel 2016 l’Italia era il settimo esportatore mondiale di impianti di finitura e il quarto nella bilancia commerciale. È ancora così? R. Il settore degli impianti per il trattamento delle superfici ha storicamente in Italia un cuore pulsante, fatto di aziende dal respiro internazionale che commercializzano in tutto il mondo e che vantano da sempre una forte attitudine alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni avanzate. Anche negli ultimi anni, alla luce dell’indagine di settore commissionata proprio da PoliEfun e da Ucif (Unione costruttori impianti di finitura, federata ad Anima), è confermata la posizione dell’Italia come uno dei principali esportatori dei propri impianti e soluzioni. D. In una ricerca pubblicata lo scorso anno con Anima prospettavate un incremento della gamma dei prodotti offerti, il lancio di nuovi servizi, ma anche la reingegnerizzazione di alcuni processi specifici. A che punto siamo? R. Gli ambiti di sviluppo tecnologico degli impianti e delle soluzioni legate alla finitura sono strettamente connessi allo sviluppo dei settori in cui essi vengono venduti. Di conseguenza l’elevata tecnologia e livello di innovazione che le aziende clienti adottano come filosofia aziendale spinge gli impiantisti a restare al passo con i tempi: robot collaborativi, la fabbrica a impatto energetico zero, gli scarichi solidi o in atmosfera, ormai ridotti a limiti ampiamente accettabili in confronto alle normative, processi con automazione spinta e tanto altro ancora, sono i fattori che collocano le nostre aziende nella rosa di quelle più avanzate a livello internazionale. Tutti questi step tecnologici nella finitura saranno al centro del convegno Ucif del 6 novembre 2019, durante In queste pagine, alcuni eventi organizzati da PoliEFUN con le imprese
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il quale si potranno toccare con mano i nuovi trend innovativi. D. L’imporsi di nuovi materiali ha portato a grandi innovazioni anche sul fronte del trattamento superficiale: quali sono le novità? R. Esiste sempre una relazione biunivoca tra il materiale e il trattamento della sua superficie. Considerando i substrati che si sono imposti sul mercato, parlerei di materiali già ampiamente noti, che però sono lavorati in nuovi manufatti con aggiunta di sostanze chimiche. Mi riferisco prima di tutto al legno Mdf (Medium Density Fibreboard, cioè pannello di fibre di legno compresse ndr) o simile, che deriva dal recupero del legno attraverso un processo di frantumazione, addizione di leganti e formatura in pannelli. Oramai tutti i nostri mobili e gli arredi sono costruiti con tale tipo di materiale cellulosico. Il rivestimento di tali superfici piane, con le grandi aree da coprire, ha dato grande impulso all’impiantistica dedicata al trattamento di superficie con macchine a elevata produttività. Aggiungo che oggi si sta molto allargando il mercato dei materiali di riciclo da materie prime seconde: anche se la loro qualità è bassa, il loro costo è invitante e le performance meccaniche sono buone. Se poi guardiamo le innovazioni a livello di materiale rivestente, allora il campo delle novità si allarga a dismisura. D. Per esempio? R. Per il legno Mdf la ricerca sta cercando di applicare prodotti in polvere altamente ecologici, senza nessun prodotto organico volatile generato. Alcune aziende cinesi già utilizzano questa tecnologia in polvere. I problemi sono molti e occorre un investimento nella ricerca di formulazioni con bassa temperatura di coalescenza. D. Quindi quali sono oggi le parole d’ordine che muovono l’innovazione del settore? R. Le parole d’ordine oggi sono sostenibilità con circolarità: su queste si muove tutta l’innovazione. In generale si usano già, e se G i u g n o
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ne cercano di nuovi, leganti polimerici bio, derivanti da biotecnologie o da biomasse, pigmenti dalle rese colorimetriche fortemente innovative o ad assorbimento selettivo (alta riflessione), additivi in polvere per la conducibilità, per formulazioni self-healing o per l’abbattimento di inquinanti negli ambienti indoor. Il settore degli additivi, che raggiungono solo pochi percento nelle formulazioni, sta vivendo un momento di vivace innovazione, poiché gli additivi funzionalizzano le formulazioni dei prodotti rivestimenti e si richiedono performance sempre diverse e sempre più varie. Basta citare il settore degli smart-coatings. D. C’è molta ricerca anche sulle nanotecnologie: qual è lo stato dell’arte attuale? R. Come sempre succede per le forti innovazioni, c’è stato un picco di forte crescita e ora il massimo delle pubblicazioni si sta assestando su valori comunque sempre alti. I pigmenti o extenders con carbonio con ibridazione sp2 (grafene, grafene ossido, grafite) sono oggi molto studiati. Ogni giorno se ne scoprono nuovi possibili utilizzi. Le potenzialità sono enormi, ma gli utilizzi commerciali, attualmente, lo sono molto meno: il costo del grafene è alto, quello dei suoi simili più accettabile. Esistono comunque i prodromi per futuri, intensi, utilizzi. Nel campo dei pigmenti, come accennato prima, si producono particelle di almeno una dimensione nanometrica con effetti perlescenti e multi-brillante, che spesso contribuiscono anche a funzionalizzare il rivestimento, ad esempio agendo sulla sua permeabilità. D. Parliamo di sostenibilità: come il settore del trattamento superficiale si sta confrontando con questa importante tematica? R. Bio materiali, eliminazione di ogni sostanza con alta tensione di vapore a temperatura ambiente, prodotti vernicianti in acqua ed in polvere, ecco la sostenibilità applicata al mondo dei rivestimenti. Poi, ovviamente, c’è anche la parte comune a molti altri settori: risparmio di energia, circolarità dei materiali il tutto legato a studi di Lca (Life cycle assessment). Il settore per alcuni attori soffre, per altri invece è vivace. Per le aziende piccole, che non hanno capacità innovative c’è solo la via del conto-terzismo
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nelle diverse declinazioni, la dipendenza tecnico scientifica. Per le aziende grandi, tale tipo di sofferenza non esiste. D. Sul tema del trattamento e protezione delle superfici, PoliEfun sta portando avanti ricerche particolari? R. Nel campo del trattamento delle superfici affrontiamo, con tesi inserite in programmi di ricerca, problemi come la conducibilità dei rivestimenti, le caratteristiche idrofobiche o idrofiliche, l’uso di materiali rinnovabili, lo studio morfologico delle superfici, la corrosione e i metodi per combatterla. E, ancora, la riciclabilità dei materiali polimerici, i metodi di recupero anche per il riuso. A un livello più avanzato supportiamo dottorati di ricerca: l’ultimo, ancora in corso è dedicato alle metodologie avanzate di analisi della corrosione con metodi di impedenza.
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PROIND
STOP ALL'ACQUA CON XYPEX La tecnologia messa a punto in Canada impedisce le infiltrazioni nel calcestruzzo grazie all’occlusione definitiva delle porosità attraverso micro-cristalli insolubili, in grado di modificare la struttura chimico-fisica del materiale. Anche nelle opere già realizzate
di Veronica Monaco
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icrocristalli insolubili che impediscono qualsiasi fenomeno infiltrativo del calcestruzzo. È il cuore della tecnologia Xypex, i cui prodotti sono distribuiti in esclusiva per l’Italia da Proind. Oltre a bloccare l’ingresso di acqua, i cristalli assicurano una protezione permanente delle opere perché sono in grado di modificare in maniera irreversibile la struttura chimico-fisica del calcestruzzo. Luca Bargigia, direttore Commerciale Xypex Italia, spiega le caratteristiche tecniche e i vantaggi derivanti da questo tipo di applicazione. Domanda. La protezione delle superfici passa anche dalla lotta alle infiltrazioni d’acqua. In che cosa consiste la tecnologia Xypex promossa da Proind? Risposta. Si tratta di una tecnologia che impedisce qualsiasi fenomeno infiltrativo del calcestruzzo attraverso l’occlusione definitiva delle sue porosità mediante la formazione di micro-cristalli insolubili. È chiaro che la protezione delle opere rappresenta un passaggio fondamentale per assicurare alle strutture durabilità ed efficienza, e purtroppo è noto come le infiltrazioni sono fra le prime cause di degrado e di perdita di efficienza che può portare anche al collasso stesso delle opere. Xypex è una multinazionale canadese che dal 1969 formula e produce questa tecnologia, senza occuparsi di altri
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Il rendering esemplifica il funzionamento della tecnologia Xypex. A si-
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prodotti o soluzioni destinati al mondo dell’edilizia, e ormai può ben vantare migliaia di applicazioni efficaci in tutto il mondo. D. Quali sono i vantaggi di questa tecnologia rispetto all’utilizzo delle membrane o altri sistemi tradizionali? R. Il vantaggio fondamentale è tutto riassunto nel nostro slogan One time permanent application, ovvero impermeabilizzazione permanente del calcestruzzo. Infatti, tutti gli altri impermeabilizzanti che bloccano l’acqua mediante un rivestimento tipo guaina, cementizio elastico o intonaco, sono per loro natura soggetti a rotture, usura, e abrasione. Inoltre, nel caso della tecnologia Xypex non si tratta di un prodotto impregnante, e quindi di per sé non è chimicamente attaccabile ed è soggetto a una penetrazione dipendente anche dalla quantità di prodotto applicato. Xypex sfrutta l’acqua come fluido catalizzatore per innescare una speciale reazione chimica che consente di modificare definitivamente la struttura fisica del sottofondo, e attraverso la formazione di micro-cristalli insolubili, bloccare permanentemente l’ingresso di acqua. Quindi, niente e nessuno potrà più danneggiare l’impermeabilizzazione, anche in caso di perforazioni delle superfici, impatti e stress meccanici vari. Anzi, un altro vantaggio di questa tecnologia è quello di auto cicatrizzare le fessurazioni fino a 0,4 millimetri: anche in questo
caso si tratta di un vantaggio permanente, che resta attivo per tutta la durata dell’opera. D. Ci sono altri vantaggi? R. Riguardano sia gli aspetti applicativi, che non richiedono manodopera specializzata o costose attrezzature, sia gli aspetti legati al rispetto dell’ambiente: i prodotti Xypex infatti non emettono Voc e contribuiscono anche all’ottenimento di punteggio Leed. Un ulteriore garanzia di sicurezza sia per gli operatori professionali, sia per i fruitori delle opere. D. La gamma Xypex si compone di diversi prodotti: quali sono e in quali ambiti si applicano? R. La gamma di soluzioni Xypex consente di impermeabilizzare sia le opere in calcestruzzo da realizzare, sia quelle già realizzate. Per le opere da realizzare offre tre differenti tipi di Xypex Admix, additivi che vengono miscelati direttamente nell’impasto di calcestruzzo presso l’impianto di betonaggio, o direttamente nella botte prima del getto. Ciò assicura che il calcestruzzo impiegato per la formazione di platee e travi di fondazione, muri contro terra e, in generale, di tutte le opere per le quali si voglia garantire un’efficace protezione, possa fruire di questa esclusiva impermeabilizzazione permanente.
L'applicazione di Xypex. A sinistra, Luca Bargigia, direttore Commerciale Xypex Italia
D. E per le opere già realizzate? R. Per le opere già realizzate, che rappresentano attualmente oltre il 70% dei lavori di manutenzione, Xypex consiglia diverse soluzioni. Xypex Concentrate, una boiacca ad azione concentrata che, applicata in ragione di un solo chilo per metro quadro, è in grado di impermeabilizzare permanentemente le strutture per circa 30-40 centimetri di profondità. Infatti, l’azione cristallizzante di Xypex Concentrate è veicolata e attivata dall’acqua fino al cuore delle strutture dove è applicata, grazie all’altissima reattività della formulazione Xypex. C’è, poi, Xypex Patch&Plug, una malta idraulica ad azione ultra rapida, in grado di fermare l’acqua anche in presenza di forti pressioni idrostatiche negative, e Xypex Megamix, una gamma di malte cristallizzanti in classe R3 ed R4 destinate ai ripristini più G i u g n o
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esigenti in termini prestazionali, come nelle opere infrastrutturali. D. Xypex è utilizzabile anche in presenza di elementi aggressivi chimici? R. Sì. I micro-cristalli generati dai principi attivi della formulazione Xypex hanno una natura chimica molto simile al silicio, e quindi intrinsecamente insolubili e resistenti anche al contatto permanente con sostanze molto aggressive. Tutte le soluzioni impermeabilizzanti Xypex garantiscono una resistenza alle sostanze fortemente acide o basiche con un range di pH da 3 a 11 in contatto permanente. D. Il sistema necessita di conoscenze e attrezzature particolari per la posa in opera? R. Dal punto di vista applicativo tutti i prodotti Xypex si applicano con le normali attrezzature da cantiere, e le malte possono essere anche spruzzate. Ciò non esclude che, come in tutte le impermeabilizzazioni, per ottenere la massima efficacia occorre considerare la struttura nel suo complesso, ed eventualmente intervenire opportunamente nei punti critici, come ad esempio le riprese di getto. D. Le superfici trattate con Xypex necessitano di specifici interventi di manutenzione?
La realizzazione di una soletta a prova di infiltrazioni di acqua
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R. No, come detto precedentemente il nostro concetto esclude la necessità di intervenire nuovamente sulle opere il cui calcestruzzo è stato trattato con Xypex. Questa tecnologia consente di realizzare una impermeabilizzazione e una protezione permanente delle opere perché è in grado di modificare in maniera irreversibile la struttura chimico-fisica del calcestruzzo. D. Quindi, in termini di durabilità, quanto è risolutiva l’applicazione di Xypex? R. L’efficacia della impermeabilizzazione e della protezione può venir meno solo se vengono superati i limiti massimi dell’esposizione alle pressioni o alle sostanze aggressive. Tuttavia è bene considerare che tali limiti sono comunque estremi, poiché le opere trattate con Xypex resistono a pressioni idrostatiche negative e positive fino 14,5 bar, e a contatti occasionali con sostanze aggressive oltre i pH da 2 a 12. Non esistono tecnologie che possano contemporaneamente offrire un così elevato standard di protezione anche in controspinta. Va da sé che l’utilizzo della tecnologia Xypex allunga la vita utile delle opere in calcestruzzo, anche quelle esposte alle condizioni più severe, a questo proposito sono disponibili anche dei test specifici condotti dai gestori di opere infrastrutturali, quindi da laboratori indipendenti, che dimostrano come grazie all’impiego dei nostri prodotti è possibile più che raddoppiare la vita utile delle strutture, allungando notevolmente anche i cicli di manutenzione ordinaria, e in sintesi abbattendone drasticamente tutti i costi diretti e indiretti, come ad esempio quelli derivanti dal fermo temporaneo per il ripristino delle opere. D. Il sistema possiede delle certificazioni? R. Xypex è sicuramente la società del settore che più ha investito nella ricerca e sviluppo, nonché nella certificazione prestazionale dei suoi prodotti e delle diverse applicazioni. In 50 anni di storia sono stati prodotti centinaia di test dalle migliori università di tutto il mondo e secondo tutte le regolamentazioni vigenti: sono quindi disponibili test sulle prestazioni meccaniche, impermeabilità e assorbimento capillare in primis, e test sulle prestazioni chimiche, a partire dalla compatibilità dei prodotti Xypex con il contatto di sostanze alimentari, fino alla resistenza a diverse sostanze aggressive, ma anche al passaggio di gas radon e raggi gamma. Il sommario di queste certificazioni, quindi non la raccolta, ma solo l’indice commentato, è un documento che supera le 80 pagine… G i u g n o
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Levigatrice FGE530
TYROLIT
IN CANTIERE LE PASSIAMO SEMPRE LISCE Si amplia la gamma di macchine e attrezzature destinate alle superfici. Come Hydrostess Fge530: più di una semplice levigatrice, è un vero e proprio sistema completo, utilizzato anche per la rimozione dei vecchi rivestimenti e la successiva azione di livellamento di Veronica Monaco
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a proposta di Tyrolit relativamente alle macchine e alle attrezzature per il cantiere è oggi particolarmente vivace e variegata. Il settore ricerca e sviluppo della società austriaca, infatti, ha presentato recentemente al mercato una nuova gamma di soluzioni particolarmente innovative e performanti che completano e ampliano Scarificatrice un’offerta per il mercato professioBEF 320 nale completa. Per il trattamento delle superfici, per esempio, l’azienda ha presentato numerose proposte, come i nuovi modelli di scarificatrici e di levigatrici, dotate dei relativi utensili. Per quanto riguarda le scarificatrici, l’ultima novità è rappresentata dal modello Tyrolit Bef 320, che utilizza utensili in metallo duro. Questa macchina, con quattro ruote motrici, è particolarmente apprezzata per lavori su ampie aree. Si distingue per l’innovativo movimento di macinazione che consente prestazioni anche del 30% superiori rispetto alla media dei prodotti in commercio. Altro fiore all’occhiello della produzione Tyrolit-Hydrostess è la levigatrice Fge530. Più di una semplice levigatrice, è un vero e proprio sistema completo per la lavorazione delle superfici, utilizzato anche per la rimozione dei vecchi rivestimenti e la successiva azione di livellamento e preparazione dei sottofondi. Anche in questo caso, la tecnologia Tyrolit offre soluzioni di assoluta avanguardia: la levigatrice Fge530, infatti, è dotata di dosaggio dell’acqua per una eventuale levigatura a umido. La macchina utilizza gli utensili diamantati per la levigatura,
a seconda delle necessità, grezza o più fine. Inoltre, come tutte le altre macchine Tyrolit Hydrostress Premium, è dotata del sistema di aspirazione continua delle polveri, un plus molto utile e apprezzato dagli operatori. NON SOLO TRATTAMENTO Oltre alle più recenti proposte nel settore delle scarificatrici e delle levigatrici, Tyrolit ha lanciato un nuovo modello di sega a nastro, altamente performante con altezza di taglio di 510 millimetri. Progettata per il taglio a secco di calcestruzzo e mattoni porosi, la Sega a Nastro Tbs510 è ideale nei cantieri della ristrutturazione, ed è un concentrato di soluzioni tecniche e di attenzioni per consentire operazioni rapide, precise ed efficaci. Le dimensioni ottimali dei rulli di azionamento del nastro garantiscono un’ottima precisione di taglio e di conseguenza ne aumentano la durata, eliminando in pratica i rischi di rottura. Particolare attenzione è stata riservata anche al risparmio energetico: quando la macchina non viene utilizzata, si spegne automaticamente, prevenendo così un inutile sovraccarico del nastro. La macchina è disponibile con due motorizzazioni elettriche: da 1,1 kW/ 400 V e da 1,5 kW/ 230 V. Fra le altre principali caratteristiche tecniche, il dispositivo di chiusura rapida che consente di sostituire in tempi rapidi il nastro, la generosa apertura nell’alloggiamento inferiore dei rulli, che agevola lo scarico dei detriti, e le ruote che permettono il facile spostamento della macchina, anche da parte di una sola persona. Sega a nastro TBS5101
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BREVETTI MONTOLIT
UN TAGLIO LEGGERO COME UNA PLUME di Veronica Monaco
Il nuovo platorello diamantato ultra light di ultima generazione è ideale per sgrossare, pulire, sagomare, livellare cemento, marmo, granito, ma anche e soprattutto gres porcellanato. Assieme a Vortex, studiato per cemento e pietra, sono le ultime novità
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lume, proprio come una piuma, suggerisce un’idea di leggerezza e agilità. È il platorello diamantato ultra light di ultima generazione di Brevetti Montolit, ideale per sgrossare, pulire, sagomare, livellare superfici in cemento, marmo, granito, ma anche e soprattutto gres porcellanato. Disponibile nei diametri 100 e 125 millimetri, la sua caratteristica “rivoluzionaria” è il corpo realizzato in polimero ultraleggero, che riduce di circa la metà il peso dell’utensile. In questo modo l’elettroutensile potrà affrontare i compiti più gravosi senza scaricarsi precocemente se a batteria o “stressarsi” se tradizionale a cavo. Essendo molto leggero, inoltre, Plume permette di ridurre le vibrazioni che si trasmettono al sistema mano-braccio ed abbassare la rumorosità dell’utensile, a vantaggio dell’ergonomia, del comfort di utilizzo e della sicurezza per l’utente. Rivolto in particolare a chi fa uso di elettroutensili cordless, ma non solo, il nuovo Plume ha una fascia abrasiva costituita da isole in diamante sinterizzato, particolarmente aggressiva che scarica rapidamente le polveri rimosse, conferendo velocità e precisione estrema. Le aperture sul corpo polimerico permettono un ottimo deflusso delle polveri in caso di utilizzo con aspiratore, mentre l’attacco filettato M14 rende l’utensile universale.
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Plume 100+125. A sinistra, Vortex 125+150+180
PIÙ EFFICIENZA Tra le novità Brevetti Montolit per il trattamento delle superfici c’è anche Vortex, il platorello diamantato appositamente studiato per sgrossare e sagomare calcestruzzo e materiali lapidei, disponibile nei diametri 125, 150 e 180 millimetri. La speciale configurazione scheletrata del corpo in acciaio permette di vedere in trasparenza l’area di lavoro. Se montato su smerigliatrici con sistema di aspirazione integrato, Vortex ne aumenta di gran lunga l’efficienza, grazie al passaggio di un abbondante flusso di aria, migliorando così le condizioni di lavoro e le prestazioni dell’utensile diamantato. Gli alleggerimenti hanno inoltre lo scopo di ridurre le masse rotanti e quindi anche l’effetto giroscopico dell’utensile, garantendo facilità d’uso e maneggevolezza. G i u g n o
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BLASTRAC SK
L’IMPORTANZA DEI PRELIMINARI di Veronica Monaco
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a preparazione delle superfici è un fattore determinante per ottenere un buon risultato nell’applicazione di qualsiasi materiale o rivestimento. Ogni situazione è diversa e richiede un’attenta valutazione della problematica e delle soluzioni in termini di tecnologia e prodotti. Ci sono diversi fattori che condizionano la scelta della tecnologia e delle attrezzature da utilizzare, in alcuni casi anche in combinazione: come le condizioni del supporto, la natura e lo spessore del rivestimento da applicare, le caratteristiche dell’eventuale rivestimento da rimuovere, la disponibilità di macchine e attrezzature professionali. Per scegliere il metodo migliore è necessario prendere in considerazione preliminarmente anche aspetti logistici, come la localizzazione dell’intervento (in esterni o interni, accessibilità al piano, passaggi, peso dei macchinari) e restrizioni particolari. Per esempio, il rumore, le vibrazioni, la polvere o lo smaltimento dei residui.
Un buon lavoro inizia con la preparazione: l’azienda propone pallinatrici a ciclo chiuso, levigatrici diamantate monodisco e planetarie, scarificatrici, sistemi di aspirazione per polveri fini, stripper per la rimozione dei rivestimenti ve macchine gestibili con radiocomando, i professionisti dell’edilizia e delle costruzioni possono essere ancora più sicuri e produttivi. Queste attrezzature permettono un lavoro più sicuro grazie alla possibilità di lavorare fuori dalla zona di pericolo, un maggior controllo delle operazioni grazie ad una visuale più completa della zona di lavoro e una diminuzione considerevole del livello di rumore, grazie alla distanza tra operatore e macchina.
LE PRIME MOSSE Una buona preparazione deve innanzi tutto creare il miglior profilo per il necessario aggrappo meccanico del materiale da applicare e talvolta richiede alcuni passaggi preliminari, come l’eventuale rimozione di vecchie coperture o spessori di supporto ammalorati e incoerenti. La corretta preparazione fornisce una superficie asciutta, chimicamente neutra, regolare e priva di sporco, oli, grassi o altri agenti contaminanti ed eventuali parti in distacco. Specializzata nel settore delle attrezzature per la preparazione ed il trattamento delle superfici, Blastrac SK offre una gamma completa di macchine efficienti e affidabili e un servizio di supporto per la scelta e identificazione delle procedure per i diversi tipi di intervento. La proposta dell’azienda comprende pallinatrici a ciclo chiuso, levigatrici diamantate monodisco e planetarie, scarificatrici, sistemi di aspirazione per polveri fini di cemento e amianto e stripper per la rimozione dei rivestimenti. CONTROLLO REMOTO L’installazione del radiocomando è diventata ormai una parte essenziale del processo di aggiornamento delle attrezzature edili. Blastrac mette a disposizione dei professionisti una gamma di attrezzature a controllo remoto, in grado di massimizzare la produttività e ridurre alla fonte l’esposizione alle diverse tipologie di rischio a cui sono sottoposti i lavoratori, come vibrazioni, rumori, esposizione a polveri generate dai processi di lavorazione. In questo mondo, grazie alle nuo-
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SIVIT
A TUTTA RESINA È una soluzione per i pavimenti dell’industria meccanica, elettronica, alimentare, attività del terziario come magazzini e autorimesse, parcheggi, centri commerciali, ipermercati, ma anche per il residenziale. E per spiegarne le potenzialità l’azienda investe sulla formazione di Franco Saro
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e una finestra è rotta, presto si romperanno anche gli altri vetri. La metafora serve a Sivit per ribadire un concetto di buonsenso che non tutti ricordano: nel mondo lavorativo un ambiente curato è un luogo dove non solo si vive meglio, ma si produce di più. Un aspetto che l’azienda di Torino conosce bene, visto che ha l’obiettivo di fornire funzionalità ed estetica grazie
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ai pavimenti in resina. Insomma, la superficie non va considerata in modo superficiale: per esempio, è fondamentale per ambienti come quelli dell’industria meccanica, elettronica, alimentare, per i locali utilizzati da attività tipiche del terziario, come magazzini e autorimesse, per parcheggi, centri commerciali e ipermercati. Ma si potrebbe aggiungere anche per ambienti residenziali curati da un architetto particolarmente creativo.
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CARATTERISTICHE TECNICHE Ma non si tratta solo di estetica: la pavimentazione, oltre alle caratteristiche normalmente richieste, come la resistenza meccanica e all’usura, deve offrire anche qualità di carattere funzionale. Per esempio, la resistenza all’aggressione da sostanze chimiche, la facilità di pulizia, l’impermeabilità, l’assenza di polveri, l’aspetto estetico e, in casi particolari, la capacità di dissipare cariche elettrostatiche. Tutte prestazioni che possono essere garantite dai rivestimenti in resina, un materiale che può essere applicato su sottofondi cementizi, piastrelle o altre vecchie pavimentazioni in resina. Un altro aspetto importante offerto da questo materiale è la possibilità di partire dal sottofondo esistente senza prevederne lo smantellamento: questo consente di ridurre drasticamente i tempi di realizzazione e, molto spesso, anche i costi di posa in opera. Sivit è una delle aziende di riferimento nel panorama nazionale per quanto riguarda i pavimenti in resina. Nata nel 1974 a Torino, l’azienda piemontese da sempre si occupa di produzione e vendita di formulati in resina per pavimenti. Operando nell’ambito della cultura industriale dell’area torinese, Sivit ha inizialmente sviluppato prodotti e cicli particolarmente idonei per l’industria metalmeccanica. Vanta diverse certificazioni (Qualità ISO 9001, Ambiente ISO 14001, Salute e Sicurezza sul Lavoro OHSAS 18001) che consentono all’azienda di restare al passo con un mercato sempre più competitivo ed esigente, offrendo nel contempo ai clienti le migliori garanzie in termini di qualità di prodotto, di processo e di attenzione all’ambiente.
essere seguiti in un percorso di formazione e di confronto, affinché giungano a conoscere e ad apprezzare le caratteristiche della resina, che poco sono assimilabili a quelle che offrono altre tipologie di finitura, soprattutto per quando riguarda gli aspetti applicativi. Per fare fronte a queste esigenze, Sivit organizza a Torino corsi di aggiornamento, rivolti a professionisti del settore, quali architetti, ingegneri, progettisti e al mondo degli applicatori e dei rivenditori.
CORSI E ASSISTENZA Il materiale in resina è prodotto nello stabilimento di Torino, dove c’è particolare attenzione, impegno e risorse per ricerca e sviluppo e controllo qualità, oltre alle tematiche di impatto ambientale. Grazie a questi sforzi, Sivit è in grado di produrre resina per rivestire circa 1 milione di metri quadri di pavimenti all’anno. Un aspetto importante riguarda la formazione dei posatori, che devono avere una preparazione specifica sulla preparazione del fondo, sulla posa del materiale e sulla manutenzione delle superfici, in modo da essere in grado di offrire un servizio altamente qualificato di applicazione e assistenza. Allo stesso modo anche i progettisti devono G i u g n o
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Casa Un bagno
SEMPRE PIÙ VERDE ASSOBAGNO UN BONUS PER RINNOVARE
CESENA SE I SERVIZI SONO PASSIVI
REGGIO EMILIA UN RELAX FORMATO MINI
RASSEGNA IL MEGLIO PER UNA PICCOLA SPA 109
Casa QUI CI VUOLE UN BONUS ACQUA Il settore che comprende arredamento e idrosanitari corre. Ma si affaccia l’esigenza di adeguare i consumi della stanza di servizio agli standard odierni, che prevedono la riduzione drastica degli sprechi, come quelli idrici. E Assobagno ha un’idea di Giuseppe Rossi e Giacomo Casarin
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nche il bagno deve essere verde. Non nel colore delle pareti, ma nell’uso quotidiano. Deve, insomma, sprecare meno. Che cosa? Acqua, ovviamente. Come il resto della casa, il bagno com’è stato concepito finora si basava su un assunto non più compatibile: le risorse naturali illimitate. Ma non è così: l’acqua è un bene prezioso, quando non diventa un danno per lo stesso motivo, cioè perché l’ambiente si ribella all’uomo. Che fare, dunque? L’idea di Assobagno, l’associazione che rappresenta i produttori italiani di arredi per il bagno e fa capo a FederlegnoArredo e Confindustria, è che bisogna passare a un nuovo modello, il bagno sostenibile. Diciamo la verità: cambiare rubinetti e idrosanitari è, ovvia-
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mente, interesse delle imprese che li producono. Ma questo non toglie che possa essere un passo obbligato se si guarda il problema con obiettività. Secondo un’analisi del Centro Studi FederlegnoArredo, la sostituzione progressiva di una minima parte delle attuali attrezzature idrosanitarie porterebbe in cinque anni a un risparmio di oltre 1 miliardo di euro. Docce e wc sono spreconi, come del resto gli altri apparati ereditati da un secolo in cui il consumo di risorse sembrava illimitato, e si deve incentivare il rinnovamento delle rubinetterie e degli scarichi. Magari con l’estensione dei bonus casa anche agli idrosanitari. «L’Italia è al primo posto per i prelievi di acqua a uso potabile, con un alto tasso (47,9%) di dispersioni causate dall’inefficienza delle reti di distribuzione e un parco di attrezzature idro-
sanitarie, come vasi e rubinetteria, obsoleto ed estremamente dispendioso in termini di consumi idrici», avverte il presidente di Assobagno, Paolo Pastorino. «Una situazione che può e deve cambiare, anche grazie all’apporto dell’industria italiana del settore, che in questi anni ha investito moltissimo in ricerca e innovazione ed è in grado di offrire oggi i prodotti più performanti e sostenibili del mercato internazionale. Prodotti che arrivano a consumare tra il 25% ed il 70% di acqua in meno rispetto al passato, senza alcuna riduzione in termini di comfort ed efficienza». Secondo le citate elaborazioni del Centro Studi di FederlegnoArredo, stimando per i nuovi prodotti un risparmio idrico medio del 50% e intervenendo ogni anno sul 5% del parco attrezzature sanitarie installate, in cinque anni si potrebbero risparmiare circa 453 milioni di euro per le utenze residenziali e circa 638 milioni di euro per le utenze non residenziali. In ogni caso, il settore dell’arredobagno gode di buona salute. Secondo i dati diffusi in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, nel 2018 ha registrato risultati positivi, con una produzione destinata al mercato interno in crescita del 3%, su un comparto che vale nel complesso 2,7 miliardi di euro e si configura come un settore estremamente dinamico, che conta 940 aziende con 19.950 addetti. E vola anche l’export, con una quota pari al47% del fatturato complessivo. In particolare, sono i mercati europei che rispondono ai prodotti made in ltaly, a cominciare dalla Francia, seguita dalla Germania, che assorbe oltre il16% delle vendite estere totali, dal Regno Unito, che cresce a doppia cifra (+15,2%) ed è anche il Paese che presenta la maggiore crescita rispetto al 2017 (+12 milioni di euro), seguito da Stati Uniti (+5,1 milioni) e Spagna (+3 milioni). G i u g n o
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Nel Mini in bianco Il design minimalista di Fima Carlo Frattini negli ambienti di una mansarda dallo stile ricercato, in un antico palazzo del centro storico di Reggio Emilia. Tutto in soli 50 metri quadri di spazio
Il loft dell’interior designer Valentina Contrasti
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intesi tra rigore nordico, richiami del passato e stile contemporaneo caratterizzano il loft dell’interior designer Valentina Contrasti, che ha scelto per l’ambiente bagno e cucina i prodotti di Fima Carlo Frattini, azienda sinonimo di competenza progettuale e capacità innovativa nel settore rubinetteria.
OPEN SPACE La mansarda è un open space aperto alla luce, fluido e permeabile situato all’ultimo piano di un antico palazzo del centro storico di Reggio Emilia dove si respira un’atmosfera semplice, ma sofisticata, sottolineata da una palette di colori neutri e luminosi. Lo styling degli interni si fonde con il gusto e le passioni della proprietaria: pezzi unici vintage e di design convivono con pezzi low cost, sculture antiche sono accostate a arredi e grafiche contemporanee. La scelta di modelli di Fima Carlo Frattini dallo spiccato carattere design nella forma e nelle finiture esalta e valorizza l’eleganza degli ambienti in cui sono inseriti. IL CUORE DELLA CASA Protagonista del bagno la distintiva e moderna tonalità bianco opaco che veste i miscelatori della serie Spillo Up, dal segno incisivo ed essenziale, in-
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Casa
sieme al gruppo doccia della linea Wellness dallo stile minimal, composto da soffione, saliscendi e miscelatore incasso doccia. Spicca invece il nero in cucina, dove si gioca sul contrasto bicromatico black&white, con protagonista la silhouette del miscelatore F7029 a doccetta estraibile, nella finitura nero opaco dall’effetto materico e setoso. Le soluzioni 100% Made in Italy di Fima Carlo Frattini sono riuscite a soddisfare ogni richiesta conciliando
PASSION FOR WELLNESS È una passione per il wellness a tutto tondo quella del mondo Glass1989, che concentra le energie proprio nell’ambito dell’ambiente Spa, da sempre core business dell’azienda opitergina. Le novità 2019 sono i due modelli di vasca Mawi e Nubea, per una nuova esperienza di benessere e relax tutto da provare. In Mawi e in Nubea il sistema idromassaggio tradizionalmente proposto da Glass1989 si arricchisce della nuova bocchetta Filo, mentre il sistema di ricircolo di ultima generazione estremamente silenzioso rende la gamma perfetta anche per l’uso indoor. In più, le vasche possono essere dotate dell’innovativo sistema SkinSublime: un trattamento rivoluzionario che arricchisce l’acqua con micro bolle ricche di ossigeno, da 50 a 100 volte più piccole di quelle delle vasche con tradizionale sistema idromassaggio, che penetrano delicatamente nei pori, migliorano la rigenerazione cellulare, stimolano la produzione di collagene e combattono i radicali liberi. Durante il bagno, inoltre, le micro bolle di SkinSublime sprigionano ioni negativi, che aiutano corpo e mente a rilassarsi. Sono due le configurazioni disponibili: a incasso o in appoggio, e in quest’ultima la vasca Mawi è dotata di zona Relax a 4 cuscini per massimizzare il comfort. Mentre Nubea si declina anche nella tradizionale forma rotonda, nella versione Nubea Round. Il nuovo comando integra di serie le funzioni cromo e bluetooth, e consente un approccio intuitivo al prodotto e alle funzioni proposte.
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L’ELEGANZA DELLA PORCELLANA
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a placca di comando Moon Nera di Oli, presentata in occasione della fiera Ish 2019 a Francoforte, ha vinto tre prestigiosi premi: Design Plus 2019, Iconic Awards 2019 e German Innovation Award 2019 nella categoria Excellence in Business to consumer - Heating & Bathroom. Moon è una soluzione unica. Si tratta della prima placca di comando sul mercato in porcellana, realizzata con forme semplici, equilibrate, eleganti. Il design innovativo e piacevole si unisce all’alta tecnologia e alla semplicità d’uso intuitivo per l’utente finale. L’azionamento è senza contatto, perché la placca di comando è dotata di sensori nuovi e migliorati, con funzionalità avanzate, che si attivano all’avvicinarsi della mano: una soluzione che garantisce anche le massime condizioni igieniche. La piastra di controllo è compatibile con l’alimentazione AC di Oli, o con l’innovativo Hydroboost, un sistema autosufficiente in cui una turbina genera elettricità tramite il passaggio dell’acqua e quindi non utilizza né una fonte di energia elettrica né batterie.
LA SCHEDA MATERIALE: Porcellana DIMENSIONE: 230 x 150 x 16 AZIONAMENTO: Doppio scarico con sistema elettronico No-Touch ALIMENTAZIONE: Hydroboost o AC Power ALIMENTAZIONE: Hydroboost tramite turbina che genera elettricità tramite il passaggio dell’acqua ATTIVAZIONE: No-Touch (rilevamento approssimativo a 20 mm, regolabile) AZIONAMENTO: Tramite sensore capacitivo LETTURA: Illuminazione LED in vari colori (accensione al rilevamento, possibilità di disattivazione Led per risparmio energetico) PROTEZIONE: Connettori ermetici IP67 SICUREZZA: Apertura frontale ad ali di gabbiano che previene danni alla placca in fase d’installazione G i u g n o
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Casa L’importanza della passività Tece si fa green e partecipa alla ristrutturazione di un edificio di Cesena secondo il protocollo Passivhaus: i quattro bagni e la zona wellness della casa-studio di Cesena si riscaldano sfruttando i raggi del sole. È il primo esempio in Italia
Bagno con moduli per wc e bidet sospesi, con placca Tecesquare in acciaio cromato
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asce a Cesena il primo caso in Italia, e tra i primi al mondo, di riqualificazione di una porzione di aggregato urbano esistente in base al protocollo internazionale rilasciato dal Passivhaus Institut di Darmstadt. «Una casa passiva è uno standard di progettazione che consente di realizzare edifici a consumo energetico prossimo alle zero», spiega l’architetto Stefano Piraccini, che ha firmato il progetto di Cesena. «Significa zero emissioni in atmosfera, elevato comfort e salubrità indoor, con riduzione di Co2 e temperature superficiali costanti, ideali per gli ambienti dedicati alla cura del corpo». EFFICIENZA ENERGETICA I quattro bagni e la zona wellness della casa-studio di Cesena si riscaldano sfruttando i raggi del sole e il calore prodotto dal corpo umano e dagli elettrodomestici. Acqua calda ed elettricità sono garantiti grazie al recupero di calore e all’energia generata dai sistemi solari di ultima generazione. I prodotti Tece scelti per la realizzazione di questi bagni sono stati la canalina doccia Tecedrainline con flangia piegata e finitura piastrellabile, il modulo per wc sospeso da sotto finestra di altezza 820 millimetri, i moduli per lavabo e bidet sospesi, la placca Tecesquare in cristallo nero e tasti neri, la placca Teceloop in cristallo bianco e tasti bianchi e la placca Tecesquare in acciaio cromato.
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IL PIATTO DOCCIA RE DEL DESIGN A marzo Kaldewei ha presentato all’Ish di Francoforte, tra i più importanti eventi del settore bagno, le migliaia di opzioni di allestimento del piatto doccia Nexsys, rese possibili dalla grande varietà di configurazioni: il prodotto è infatti disponibile in 17 colori, 20 formati e 3 diverse superfici. Mentre per quanto riguarda il rivestimento, cuore del sistema, è possibile scegliere fra cinque versioni, tra cui la finitura color oro lucido. Vincitore del Good Design Award 2018, dell’iF Design Award 2019 e del comfort, design e innovazione. German Design Award 2019, Nexys non è un semplice piatto doccia, ma un sistema completo montato in fabbrica e pronto per l’incasso, dove tutti i componenti sono già collegati tra loro, compresi la canalina di scarico integrata e il robusto supporto con pendenza. Il tutto per un’installazione facile e veloce, garantita a filo a pavimento anche con profondità d’incasso minime, grazie all’altezza costruttiva del sistema particolarmente contenuta. Versatilità e integrazione, quindi, per un sistema che può essere abbinato cromaticamente al pavimento grazie a un’ampia scelta di colori classici e di esclusive tonalità opache, e che risulta perfetto in soluzioni che prevedono piastrelle in formato XXL. In questi casi il piatto doccia si fonde con le piastrelle e viceversa, rendendo le due zone funzionali non più chiaramente distinguibili a prima vista.
Bagno con moduli per wc e lavabo sospesi, con placca Teceloop in cristallo bianco e tasti bianchi
ALLA PARETE Per gli ambienti bagno un ruolo importante lo ha rivestito il sistema Teceprofil per pareti a secco con modulo wc sospeso. Ideale per le ristrutturazioni, è un sistema completo di costruzione di pareti a secco, composto dal telaio di sostegno, dai moduli di installazione sanitari e dal pannello di rivestimento in cartongesso. Grazie alla semplicità di montaggio dei tre componenti di base che costituiscono il sistema Teceprofil, ovvero profili in acciaio galvanizzato, giunti angolari e staffe di fissaggio, si possono creare rapidamente e in piena autonomia pareti stabili e sicure. I prodotti Tece, estremamente versatili, possono essere impiegati in qualsiasi ambiente bagno, anche il più attento all’ambiente. G i u g n o
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In bagno con l’emiro Innovazione, attenzione alla componente ambientale e privacy. Sono i pilastri del progetto dello studio Agi architects per Three Gardens House, in Kuwait. Dove è protagonista Diametro 35, il prodotto iconico di Ritmonio
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er il progetto Three Gardens House, casa privata di Al Funaitees, area del governatorato di Mubarak Al-Kabeer, in Kuwait, lo studio AGi architects ha dovuto far fronte a una duplice richiesta: cerare uno spazio esterno da sfruttare 365 giorni all’anno e, allo stesso tempo, generare una suddivisione degli ambienti e dei livelli in grado di sposare le esigenze di fruibilità e privacy espresse dai committenti.
UN PROGETTO, TRE GIARDINI Per la prima richiesta, tenuto conto della complessa situazione climatica del Kuwait, si è reso necessario elaborare una strategia particolare, suddividendo l’esterno in diversi livelli, che tenessero conto sia della stagionalità sia delle diverse funzioni. E in questi livelli sono stati progettati tre giardini: il primo è un Wet Garden al piano terra, dotato di piscina e fontane e circondato dai principali spazi sociali della casa, mentre il giardino estivo è collocato nello strato più freddo del complesso, quattro metri sotto il livello stradale. Protetto dalla massa termica della terra e dalle ombre proiettate dall’edi-
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ficio, include un grande specchio d’acqua progettato per rinfrescare l’aria che risale verso la parte superiore dell’abitazione. Il terzo giardino, infine, è situato sul tetto, un luogo ideale per trascorrere le giornate invernali e le calde serate estive, dove la copertura perforata in alluminio anodizzato filtra la luce solare, fungendo da riparo per la vegetazione. Per quanto riguarda i materiali, l’esterno della casa, completamente rivestito in pietra, si contrappone alla trasparenza delle pareti rivolte verso il cortile interno, ricoperto di piastrelle in ceramica bianca, che riflettono la luce e aiutano a illuminare le stanze in modo naturale. WELLNESS DORATO I tre giardini sono connessi da scale esterne per collegarsi tra loro e agli altri ambienti della casa. All’interno dell’edificio, la circolazione è concepita in modo fluido, con percorsi multipli e possibilità di raggiungere le stanze in modo più o meno diretto, in modo che gli spazi pubblici siano visivamente connessi tra di loro, mentre le stanze dedicate alla famiglia godano di maggiore privacy. Privacy che diventa massima nelle stanze da bagno, dove Diametro 35, prodotto iconico di Ritmonio, è il dettaglio di stile scelto per esaltarne l’eleganza sofisticata, in linea con il mood che caratterizza gli interni dell’abitazione. La finitura oro si sposa perfettamente con le calde nuance dei rivestimenti, aggiungendo un tocco prezioso alle stanze dedicate al wellness e al benessere. Un elemento d’arredo che, con il suo bagliore metallico, riscalda l’ambiente e risponde ai gusti più contemporanei.
LA SCHEDA COMMITTENTE: privato PROGETTO: AGi architects - www.agi-architects.com LUOGO: Al Funaitees, Kuwait PRODOTTO/SISTEMA: Diametro 35 - finitura oro FOTO: © Fernando Guerra - FG+SG
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ACQUA E BAGNO AMICI-NEMICI Igiene, comfort e funzionalità, sono fondamentali. Ma è necessario che i locali siano realizzati secondo le regole, e soprattutto con l’utilizzo di materiali di prima qualità. Ecco un vademecum utile per progettisti e utilizzatori, con il contributo di Mapei di Marco Albelìce - Assistenza Tecnica Mapei
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a sala da bagno è uno spazio privato di wellness dove regnano igiene, comfort e funzionalità. Sono frutto di scelte progettuali che devono rispettare le istanze tecniche inerenti ai materiali utilizzati per l’installazione, spesso non direttamente visibili all’occhio dell’utente finale. Per esempio, sottofondi, rasature, impermeabilizzanti o adesivi. Alcuni dettagli costruttivi, poi, risultano determinanti: la corretta sigillatura impermeabile di angoli, spigoli, corpi passanti nelle docce o nelle vasche. È possibile
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esaminare gli aspetti menzionati sopra, partendo da un comune denominatore tipico della sala da bagno, l’acqua. Potremmo chiederci: come impermeabilizzare adeguatamente le superfici? O altrimenti, è possibile ovviare agli effetti negativi legati alla concentrazione del vapore acqueo in un ambiente relativamente circoscritto quale il locale bagno? L’ASCIUGATURA Una premessa necessaria riguarda l’umidità contenuta nei materiali da costruzione. Prima di procedere a qualsivoglia operazione, è
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indispensabile attendere i tempi di stagionatura previsti per ciascun elemento costituente il sottofondo. Sembra un passaggio intuitivo, ma molto spesso sottovalutato perfino dagli addetti ai lavori. Per esempio, il massetto cementizio, realizzato come supporto di posa a pavimento, è normalmente preparato impastando acqua, sabbia e cemento Portland, e richiede un tempo di asciugatura di circa sette giorni per ogni centimetro di spessore, necessari per liberarlo dell’acqua in eccesso. È possibile abbreviare tali tempi utilizzando massetti confezionati con leganti speciali: Topcem, per esempio, è un legante cementizio prodotto da Mapei per la realizzazione dei massetti, i cui valori di umidità residua scendono al di sotto del 2% in circa quattro giorni. La mancata attesa dei tempi di asciugatura previsti, spesso dovuta alla fretta, può provocare difetti funzionali o estetici sul pavimento, come efflorescenze in corrispondenza delle fughe o distacchi del rivestimento. Lo stesso vale per tutti gli altri materiali miscelati con acqua, come l’intonaco cementizio, la rasatura, le malte autolivellanti. Le relative schede tecniche dei singoli materiali riportano in genere le tempistiche di attesa e posa previste per ogni prodotto.
IMPERMEABILIZZAZIONE Stabilita la corretta preparazione e asciugatura di tutti gli elementi di supporto al rivestimento, è possibile realizzare l’impermeabilizzazione delle superfici del locale bagno, con particolare riguardo per docce e vasche. Benché sia possibile realizzare uno strato di finitura impermeabile applicato direttamente al di sopra del supporto, come nel caso di rivestimenti continui in resina, normalmente il sistema di impermeabilizzazione può essere posizionato direttamente al di sotto del rivestimento, soprattutto nel caso di ceramica o mosaico vetroso, o di pietra naturale. Un efficace sistema di impermeabilizzazione (viene utilizzata l’espressione sistema perché si tratta della combinazione di diversi materiali) può essere a base cementizia o
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a base di resina e si caratterizza sia per un’elevata elasticità che per un’elevata adesione al supporto. La procedura di posa prevede, in corrispondenza di tutti gli angoli, gli spigoli, i giunti e i cambi di pendenza o bocchette di scarico, il posizionamento di elementi di rinforzo costituiti da bandelle o tessuti impermeabili perché fungano da raccordo per la tenuta meccanica/idraulica in quei punti specifici, dove si concentrano le maggiori deformazioni. In molti casi, concordemente al tipo di cantiere, alla geometria delle superfici, è inoltre possibile rinforzare il sistema di impermeabilizzazione mediante reti in fibra di vetro o tessuti in fibra di vetro alcali-resistente. È il caso del sistema Mapelastic, bicomponente a base cementizia, o Mapegum WPS, membrana a base di resina sintetica, che può essere applicato su tutte le superfici orizzontali e verticali del bagno. Anche al di sotto del piatto doccia e, se necessario, sulle pannellature di cartongesso. In quest’ultimo caso, fatto salvo il corretto fissaggio della struttura, la giunzione dei pannelli in cartongesso è normalmente stuccata e rinforzata mediante gesso e rete metallica. In questi specifici punti, e ogni volta che è previsto l’impiego di materiali cementizi a diretto contatto con il gesso, è necessario applicare preventivamente un primer, come Primer G di Mapei, che impedisca una reazione espansiva tra gesso e cemento. Al di sopra del sistema di impermeabilizzazione si può procedere direttamente alla posa di materiale ceramico, pietra naturale e mosaico vetroso. LA POSA DEL RIVESTIMENTO La scelta del sistema adesivo di posa per le piastrelle ceramiche, per il mosaico vetroso o per la pietra naturale, dipenderà dal tipo di materiale selezionato e dal suo formato. Per alcune tipologie di pietra naturale, ad esempio, benché non tassativo, è possibile optare per sistemi di posa a presa rapida al fine di evitare il potenziale assorbimento dell’umidità dell’adesivo da parte del materiale lapideo, con conseguenti fenomeni di macchiatura o deformazione. Per il mosaico vetroso invece, avrà più importanza l’adozione di adesivi con un elevato punto di bianco, che esalti i colori o la semitrasparenza di alcuni tipi di mosaico. Ancora, per le piastrelle ceramiche, e particolarmente per quelle di grande formato, si potrà optare per un adesivo altamente deformabile, classificato come S1 o S2 in accordo alla normativa europea EN 12004 inerente alla classificazione degli adesivi. Mapei, tenendo conto delle esigenze tecniche ed estetiche per tali tipi di rivestimento, produce adesivi cementizi o in resina a elevate prestazioni, facili da applicare e conformi ai requisiti previsti dalla UNI 11493 per la corretta posa di qualsiasi rivestimento ceramico. Con riferimento a questa norma italiana, una menzione particolare meritano le fughe e i giunti. FUGHE E GIUNTI Per quanto riguarda le fughe tra le singole piastrelle, la normativa, pur non esprimendo un carattere vincolante, prescrive l’adozione di una fuga di almeno 2-3 millimetri di ampiezza e la realizzazione di giunti sul rivestimento ceramico. Non è richiesta la caratteristica di deformabilità per i materiali che si utilizzano per il riempimento delle fughe, mentre è necessaria un’elevata deformabilità per tutti i sigillanti di riempimento dei giunti sul rivestimento. Per la stuccatura G i u g n o
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delle fughe delle piastrelle in ambienti umidi, nella maggior parte dei casi, vengono utilizzate stuccature di natura cementizia. Disponibili in numerose colorazioni, esistono sia nella versione a presa rapida sia nella versione a presa normale, oltre che in varie granulometrie funzionali al riempimento di fughe di diverse dimensioni. Ultracolor Plus, per esempio, è una malta ad alte prestazioni, modificata con polimero, anti efflorescenze, per la stuccatura di fughe da 2 a 20 millimetri, a presa e asciugamento rapido, idrorepellente con DropEffect e resistente alla muffa con tecnologia BioBlock. Oltre alle prestazioni tecniche, quali la resistenza meccanica e la rapidità di messa in esercizio, è evidente che in un bagno il basso assorbimento di acqua garantito da DropEffect offra un notevole apporto al comfort e alla funzionalità del rivestimento. E lo stesso si può dire per la tecnologia BioBlock, speciali molecole di natura organica che, distribuendosi omogeneamente nella microstruttura della fuga, impediscono alla radice la formazione dei microrganismi responsabili delle alterazioni dovute alle muffe. Una valida alternativa alla stuccatura cementizia consiste nel sistema di stuccatura a base di resina epossidica, ovvero un prodotto bicomponente completamente inassorbente e resistente all’aggressione acida, proprietà che conferiscono alla stuccatura una notevole durabilità nel tempo. Infine, permettono la realizzazione di rivestimenti con un alto tasso di igienicità. Ne è un esempio Kerapoxy CQ , riempitivo epossidico bicomponente antiacido di facile applicazione e ottima pulibilità, batteriostatico con tecnologia BioBlock, ideale per la stuccatura di fughe tra piastrelle ceramiche e mosaici, nonché certificato dall’Università di Modena, secondo la norma ISO 22196:2007, come stuccatura protetta dalla formazione e proliferazione di microorganismi. I giunti, per i quali è richiesta G i u g n o
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un’elevata deformabilità, vengono invece sigillati mediante l’impiego di siliconi, che permettono il naturale movimento degli elementi di rivestimento a parete o pavimento e degli eventuali arredi e sanitari. Impermeabile e resistente alle muffe, il silicone può essere usato per la sigillatura dei giunti su corpi passanti nelle docce, vasche e rubinetterie, come descritto in destinazione d’uso per la norma UNI 15651-3. In tal senso, un prodotto adatto è Mapesil AC, sigillante siliconico acetico puro resistente alla muffa, con tecnologia BioBlock, per movimenti fino al 25% della dimensione originale. ACQUA E VAPORE Una delle problematiche legate alla presenza di vapore acqueo all’interno del bagno è la formazione di muffa, la quale sopravvive a tre condizioni: umidità, temperatura bassa e nutrimento. Quando l’aria calda interna incontra la parete fredda della casa, condensa e si trasforma da vapore in acqua, depositandosi sulla superficie del muro. Il nutrimento viene fornito normalmente da tutto ciò che di organico è presente sulla parete, comprese pitture di bassa qualità. Come risolvere allora la situazione? Mapei produce e commercializza sistemi di posa dotati di tecnologia contro la muffa: in quanto a pitture, un eccellente contributo tecnologico alla non proliferazione può essere fornita mediante Silancolor Pittura Plus, pittura silossanica, igienizzante per esterni e interni, idrorepellente, traspirante, resistente a muffe e alghe. È bene ricordare, infine, che i prodotti contro la muffa svolgono la funzione di impedire l’attecchimento della radice del batterio, ma è l’adeguata aereazione o ventilazione della casa a impedire il sussistere delle condizioni per cui le spore si depositino sulle superfici.
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1. SAFARI CON ANTOLINI Soluzione ideale per spazi ricercati di personalità, la pietra Giallo Farfalla - Leopard Design di Antolini trasforma un semplice bagno in una regale salle de bain, valorizzandola con motivi animalier di forte potenza espressiva. A evocare l’effetto del manto naturale del leopardo non è solo la texture, ma anche la lavorazione della pietra che propone un’alternanza di finiture opache e lucide.
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2. IL COLORE SECONDO ARBI Il Rosso Casale è il protagonista assoluto della composizione Materia Vip 05 di Arbi Arredobagno. La base monoblocco con cassettone e vano a giorno si abbina armoniosamente con il piano top in fenix con lavabo integrato Kuki. La specchiera Boheme con profilo in alluminio inox e led superiore e inferiore definisce lo spazio e dona luce e freschezza all’ambiente.
3. NUOVE FINITURE FIRMATE GLOBO Sofisticate ed eleganti, eppure contemporanee e in grado di creare un contrasto anche in un ambiente più moderno, le finiture effetto marmo tornano a essere protagoniste nella progettazione e nell’architettura, nonché nella gamma di Ceramica Globo. A cui si aggiungono undici nuove finiture che vanno ad arricchire la collezione Le Pietre. Una su tutte: la Pietra Graniglia Beige.
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4. SPAZIO AL MINIMALISMO DI RIDEA Towel Bar è lo scaldasalviette elettrico di Ridea che si trasforma in elemento di arredo, in cui la componente funzionale si sposa con quella estetica. Il design minimal unitamente alla ricca gamma di colori e finiture lo rendono adatto per qualsiasi tipo di parete e di atmosfera, come accade nella versione 120 cm nella finitura Bianco RAL 9016 sablè.
5. BETTE IN EQUILIBRIO Né principio né fine, né angoli né spigoli: il cerchio è la figura geometrica simbolo di perfezione ed equilibrio. Con le nuove vasche da bagno BettePond e BettePond Silhouette, Bette l'azienda questa forma purista con il materiale perfetto per il bagno: l’acciaio al titanio vetrificato. Basta immergersi per rilassarsi totalmente.
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6. DORNBRACHT SI VESTE DI LUCE
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Il vetro, protagonista dell’architettura contemporanea per la sua grande espressività, conquista anche Dornbracht che lo applica per la prima volta al design della sua rubinetteria, con la serie ICFF . Dove le superfici levigate e l’ambizioso dinamismo delle linee si armonizzano con il cristallo delle manopole, proposte in versione liscia o lavorata in rilievo.
7. L’IDENTITÀ MATERICA DI BLUBLEU BluSolid è un materiale che si fa riconoscere per l’estrema sartorialità: raffinato, setoso al tatto, adattabile alle forme più svariate, regala prodotti dall’estetica contemporanea caratterizzati dal finish opaco e dalle linee sinuose. Come la vasca Gatsby, che attraverso la personalizzazione cromatica dimostra un’identità e uno stile unici.
8. GRANDFORM FORMATO HI-FI Techno Shower di Grandform è la nuova colonna doccia dall’anima tecnologica e dal design moderno. Disponibile con rubinetteria elettronica, la doccia permette la riproduzione di file audio in alta fedeltà grazie al nuovo sistema di trasmissione musicale via Bluetooth avanzato, sempre disponibile per il collegamento dello smartphone o del tablet.
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9. LA SEMPLICITÀ AUDACE DI VITRA La collezione Equal di Vitra coniuga materiali freddi e caldi sotto forma di ceramica e legno, dove intervengono elementi neri in metallo per rafforzarne il carattere. La linearità è l’elemento costante della collezione, disponibile nelle varianti sospesa, con top e doppio lavabo.Tutte e tre le versioni facilitano la pulizia in quanto non poggiano sul pavimento.
10. IL CLASSICO SECONDO RUBINETTERIA STELLA Dal consolidato sodalizio con Michele De Lucchi ha preso vita un’innovativa linea di rubinetti destinata a perpetuare con piglio moderno il fascino delle collezioni storiche. La Serie 130 trova nell’effetto floreale il leit-motiv che la contraddistingue, associando una ricercata eleganza a una grande praticità nella manutenzione e nella pulizia.
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1. Vivere in un ambiente privo di cattivi odori ed
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effetti nocivi per la salute? È possibile con Pura, pavimenti e rivestimenti antibatterici agli ioni d’argento di Pixie che eliminano fino al 99,9% dei batteri comuni. Ideali in caso di restauro, abbinano l’utilizzo del parato a basso spessore alle caratteristiche waterproof. 2. La miscelatura di tessere dello stesso formato, appartenenti a diverse materie, forma l’essenza di Cromie di Mosaico+. La disposizione casuale dei colori e le caratteristiche materiche delle tessere conferiscono una forte dinamicità, in un gioco di riflessi e ombreggiature tra superfici lucide e opache. 3. Si rinnova il catalogo di lampade in ceramica lavorata a mano di Ferroluce handmade light, a partire dalla nuova collezione Decò. Cinque i temi scelti per quest’anno: l’optical bianco e nero di Afrika; Ming che ricorda le ceramiche olandesi dai fiori blu o rosa antico;Tropical con grandi foglie verdi; Scales e la più minimalista Obliqua con tagli che accentuano la bicromia. 4. Nuovi tessuti e grafiche vanno ad ampliare le possibilità di personalizzazione tailor-made della collezione Crazy di Momenti: un ventaglio di trame e consistenze diverse con cui rivestire non solo i classici imbottiti, ma anche ante di armadi, credenze, madie e panche. 5. Sono otto le declinazioni delle piastrelle realizzate in gres porcellanato effetto marmo Bistrot di Ragno: Pietrasanta, Calacatta Michelangelo, Marfil, Infinity, Arabescato, Statuario, Emperador, Grafite e una pietra, Crux declinata in due colori Taupe e Grey.
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La collezione è disponibile in tre finiture: soft, glossy, bocciardata. 6. Nasce dal connubio tra ceramica e ottone il progetto di maniglie sviluppata da Kober e Olivari insieme a undici designer tedeschi. Una collezione unica e variegata, con prodotti differenti per forme e dimensioni, finiture e colori. 7. Alla riscoperta della roccia naturale italiana Ceppo di Gré con Stelvio, la nuova collezione Del Conca di pavimento da interni ed esterni caratterizzata da piccoli e grandi ciottoli in cadenza cromatica che accentuano la profondità della superficie. 8. Cotone, Camelia, Avio e Aloe sono i colori di Revolution di SDR Ceramiche, l’innovativa linea di sanitari caratterizzata da “spigoli vivi” perimetrali, scocca in solid surface Livin-Stone e parte interna in ceramica. Fanno parte della collezione vaso e bidet sospesi, vasca free-standing, lavabi e piani d’appoggio e tutti i complementi necessari per arredare l’ambiente bagno. 9. Il colore è il protagonista di The Outfit, il programma Fir Italia che propone un’ampia e completa gamma di finiture per i rubinetti basate sulla tecnologia Advanced Superfinish Process. Ogni finitura e colore possiede una ricetta unica: è possibile scegliere tra Chrome, Black to White, Brushed, Matt Luxe, Golden, Special Outfits. 10. Il black and white si trasferisce nell’ambiente bagno con due versioni speciali del pannello doccia Crio di Damast. Composto da un unico blocco verticale, di spessore ridotto, si installa direttamente a muro. La parte superiore del pannello termina inarcandosi sinuosamente in un soffione doccia di forma rettangolare.
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ZAPPING FISCHER DUOTEC FISSA SU TUTTE LE LASTRE
DUOTEC è il tassello studiato per essere applicato su pareti, lastre e superfici in cartongesso. Le caratteristiche di fischer DUOTEC, nello specifico, riguardano il diametro del foro ridotto e l’elemento basculante corto che consentono una facile e rapida installazione in cavità strette e isolate. L’elemento basculante bicomponente è rinforzato con fibra di vetro e collare per elevati carichi di trazione e taglio. Obiettivo raggiunto anche grazie alle parti metalliche interne che garantiscono un avvitamento più sicuro. Il tassello non richiede nessun intaglio nella zona di appoggio e quindi non vi è nessun indebolimento del cartongesso. Altra caratteristica apprezzabile è la possibilità di avvitare e svitare la vite più volte. DUOTEC è studiato per semplificare l’applicazione. Prevede un pre-assemblaggio mol-
MASTER BUILDERS SOLUTIONS RISTRUTTURA IN NORVEGIA A Trondheim, in Norvegia, la società di investimenti Koteng Eiendom ha scelto MasterTop 1327-20dB per ristrutturare gli uffici del suo immobile polivalente. A base di resine poliuretaniche autolivellanti alifatiche decorative, il nuovo sistema di pavimentazione in resina Master Builders Solutions di Basf è l’unico sistema a base di soli componenti liquidi, in grado di ridurre di 20 decibel il rumore da calpestio. Il sistema offre al contempo numerosi vantaggi in termini di sostenibilità: un basso consumo di materiali, un’eccellente durata e minori costi del ciclo di vita. MasterTop 1327-20dB può essere personalizzato con ogni tipo di colore Ral. Resiste alle soluzione acide e basiche diluite e ai prodotti utilizzati per la pulizia e la disinfezione degli ambienti, aderisce monoliticamente con il supporto ed elimina così il rischio di proliferazione batterica tra rivestimento e supporto, è privo di giunti, semplificando la pulizia e migliora il comfort generale dell’ambiente.
to facile: la boccola pre-posiziona il tassello senza vite, mentre l’impatto estetico è ridotto grazie alla boccola di dimensioni contenute. Infine, la bandella millimetrata è utilizzabile come sonda fori. Il tassello si può impiegare per il fissaggio a espansione in materiali pieni come calcestruzzo o legno.
NUOVI LIVELLANTI PER SAINT-GOBAIN WEBER Saint-Gobain Weber presenta due nuovi livellanti rapidi per la regolarizzazione di sottofondi non planari, a pavimento e a parete, e per la realizzazione di pendenze: weberfloor Zero30e weberfloor Planitec. Entrambi garantiscono elevate resistenze meccaniche e massima adesione anche a bassissimi spessori, e sono indicati per utilizzi sia in ambito residenziale sia industriale. weberfloor Zero30 regolarizza sottofondi non planari fino a 30 mm ed è ideale per la preparazione di sottofondi con successiva posa di gres a basso spessore, mosaico, marmo e parquet. weberfloor Planitec, invece, regolarizza sottofondi non planari fino a 20 mm, ed è un ottimo in caso di successiva posa di resine, resilienti, vernici epossidiche, impermeabilizzazioni cementizie o poliuretaniche. YO U T R A D E
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DOPPIO EFFETTO CON FONTEGO
TUFFI IN PISCINA CON IDEAL WORK
Fontego di San Marco decora le superfici interne con giochi di luce e riflessi opachi, personalizzando e dando espressività agli ambienti interni. La texture morbida e l’effetto opaco si adattano a ogni stile di arredo. In base a come il decorativo viene applicato è possibile realizzare due soluzioni estetiche: classica o effetto spatolato. Facile da applicare, Fontego può essere utilizzato su intonaci vecchi e nuovi, su superfici in calcestruzzo o in gesso e cartongesso ma anche su conglomerati di varia natura minerale, purché assorbenti. Disponibile nella tinta argento declinabile in un’ampia gamma di colorazione grazie al Sistema Tintometrico Marcromie.
Il pavimento del bordo piscina è una scelta non facile, soprattutto per chi desidera unire la praticità con la bellezza estetica. Ideal Work offre numerose varianti, differenti negli effetti, ma tutte resistenti e personalizzabili. Per chi ricerca una pavimentazione dall’effetto naturale, ma con tutta la resistenza del calcestruzzo, c’è il Pavimento Stampato che consente di ricre-
MANSARDA GLAMOUR CON ASP FAKRO Per un tocco glamour in mansarda, le nuove tende avvolgibili ombreggianti Asp Fakro sono disponibili anche nei colori di tendenza dell’estate 2019. Versatili e colorate, permettono di regolare il flusso della luce, grazie alle guide in alluminio montate verticalmente, che consentono di bloccare le tende in qualsiasi posizione, assicurando il grado di ombreggiamento desiderato. Inoltre proteggono dai raggi Uv e svolgono una parziale funzione di protezione dal calore. Oltre che manualmente, queste tende possono essere movimentate elettricamente mediante radiocomando o interruttore a muro.
are la bellezza della pietra, della roccia, del mattone o del legno. Per chi è alla ricerca di un’ottima integrazione paesaggistica c’è invece Sassoitalia che rievoca la tradizione italiana del “sasso lavato”, personalizzabile con varie tipologie di graniglie, colorazioni e accostamenti. Infine per spazi eleganti e moderni Ideal Work propone Rasico caratterizzato da una fiammatura realizzata con la spatola, che crea inediti giochi di dinamismo e colore.
DIERRE SILENCE DÀ VOCE ALLA SICUREZZA Sicurezza senza rinunciare all’eleganza e al design: Dierre Silence è la porta blindata per interni progettata per rendere impenetrabile la stanza dove si conservano i beni di valore. Per chiuderla, sia dal lato interno che da quello esterno, basta ruotare la maniglia verso l’alto, facendo scattare i catenacci, per aprirla dall’esterno si dovrà usare la chiave, mentre dall’interno è sufficiente azionare normalmente la maniglia. Dierre Silence può mimetizzarsi con le altre porte interne riprendendone colore e finiture. G i u g n o
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FATTURE ELETTRONICHE OK AL 99% IKEA VIA APP RICREA I SALOTTI DELLE FICTION Ikea ha deciso di proporre ai suoi clienti di ricostruire a casa propria i salotti più celebri delle serie televisive, ovviamente impiegando esclusivamente mobili, accessori e complementi d’arredo del gruppo svedese. Certo, mobili e componenti non saranno proprio identici all’originale, ma sarà molto simile. L’iniziativa si chiama Ikea Real Life Series, anche se al momento l’azienda non ha precisato i nomi degli show a cui si ispira, forse per una questione di diritti. Ci sono, per esempio, i mobili della serie Friends o Stranger Things. Tutti i mobili potranno essere acquistati direttamente dall’app mobile per iPhone e Android.
La maggior parte delle imprese italiane da gennaio emette e riceve fatture esclusivamente in formato elettronico. Risultato: 541 i milioni di fatture elettroniche circolate attraverso il Sistema di Interscambio nei primi quattro mesi, da gennaio ad aprile, ha reso noto l’Agenzia delle Entrate. Secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, per ottemperare alla normativa nel modo più appropriato, circa il 75% di esse si è affidata, in toto o in parte, a servizi in outsourcing offerti da imprese esterne. Il sistema sembra ormai consolidato: secondo Siav, azienda che si occupa della fornitura di software e servizi informatici per la fatturazione elettronica, la percentuale di fatture in errore sono inferiori all’1%.
IL LUCCHETTO CON L’IMPRONTA DIGITALE Arriva il lucchetto che si sblocca con l’impronta digitale: niente più serratura che un esperto scassinatore può facilmente sbloccare. L’azienda che ha ideato il lucchetto smart si chiama Koogeek. Il dispositivo funziona in combinazione con un sensore per la scansione delle impronte digitali: sarà il polpastrello del proprietario, appoggiato sul lucchetto, a consentire l’apertura. Il lucchetto è
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impermeabile, quindi un eventuale acquazzone non lo mette fuori-uso, e ha una batteria ricaricabile con un’autonomia di 30 mila sblocchi. Inoltre, è possibile memorizzare fino a 50 diverse impronte digitali, per condividere lo sblocco con altri. Il lucchetto contiene una batteria ai polimeri di litio ricaricabile da 280 mAh, può durare fino a un anno e si sincronizza con un iPhone. Ovviamente può anche essere ricaricato tramite l’interfaccia micro-Usb.
EDIFICI SOSTENIBILI VENDUTI CON AUTO ELETTRICA In Francia le case ecosostenibili si vendono assieme alle auto elettrica. È un’iniziativa della Renault, che si è accordata con l’immobiliare Kaufman & Broad. Le due aziende hanno lanciato un’offerta che associa il noleggio di Renault Zoe a tariffe agevolate con l’acquisto di una villetta a Villepreux, nella regione dell’Île-de-France. Feel Wood + è un nuovo complesso immobiliare progettato con un approccio che comprende habitat, ricorso alle energie rinnovabili e mobilità, valorizza l’eco-responsabilità e una visione globale della carbon footprint degli utenti che integra habitat e mobilità. Il programma prevede un’offerta di noleggio agevolato a lungo termine di Zoe con l’obiettivo di diffondere l’utilizzo di auto elettriche e, nel contempo, di case più sostenibili. YO U T R A D E
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