YouTrade ottobre 2019

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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.

ISSN 2532 - 5671

OTTOBRE 2019 - N°103

T E NDE N Z E E AT T UA L I TÀ DE L L A DIS T RIBUZ IONE E DIL E

RIVENDITE LA CLASSIFICA DEI TOP 100

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ANNO 12 - NUMERO 103 OTTOBRE 2019

Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Roberto Bolici, Alberto Bubbio, Marco Buschi, Giacomo Casarin, Federico Della Puppa, Palmiro Fronte, Dario Imparato (fotografo), Ludovico Lucchi, Federico Mombarone, Veronica Monaco, Andrea Payaro, Giuseppe Rossi, Franco Saro Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di

Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Giovanni Pietro Grazioli • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

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Sommario ottobre Rubriche 13 Editoriale Ecco come trasformare i risparmiatori in investitori 14 Econauta Il problema più caldo 14 Chiacchiere di condominio Chi può contestare la delibera 15 L'avvocato Divorzio tra condominio e shopping 16 I fatti nostri Grandi gruppi, piccoli gruppi (comunque gruppi) 18 Facciamo i conti Il business? Dipende (anche) dai megatrend 20 Digital News 22 Seggiole & Poltrone XII Convegno Nazionale Youtrade 28 Distribuzione Premi e numeri, viaggio nel futuro 32 Distribuzione Il commercio ha volti nuovi Dossier 40 Classifiche I Top 100 della distribuzione 48 Classifiche Le tabelle Top 100 Attualità 56 Giorgio Squinzi Una vita in azienda 58 Consumo energetico Così l'Italia stacca la spina

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Giorgio Squinzi, un grande per l'edilizia e per l'Italia

I primi 100 della distribuzione edile

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Rivendite 62 Tecnologia La smart home non decolla, ma... 66 Tanguy Materiaux Una prossimità tutta in famiglia 70 Come si fa Specializzatevi nel rimanere a secco 72

Storia di copertina Eclisse Investiamo e vediamo oltre

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Imprese San Marco Terreal L'arredamento trova il suo Habitat Edilizia Nuove sfide per Proind Fibrotubi Il sottocoppo si fa metallico Basf L'isolante ora è verde Tassullo Troviamo l'oro nelle Dolomiti Faraone Industrie Quando la sicurezza si fa opera d'arte Muoviamoci In magazzino attenzione a non fare i rompi-pallet

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Speciale Fiere Cersaie - 1 La qualità resta protagonista (tra alti e bassi) Cersaie - 2 La guerra dei dazi frena la ceramica Cersaie - 3 Quante novità tra gli stand Hardware Forum Anche il metallo diventa digitale

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YouTrade Casa Comfort Alla conquista della comodità Isolamento C'è un prato sul tetto Automazione Un bagno nel benessere Climatizzazione Alta potenza, massima efficienza

126 Zapping 128 Hi-tech

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Perché la smart home va così a rilento?

Le tante strade che portano al comfort

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E d it or i a l e

Ecco come trasformare i risparmiatori in investitori

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iniziativa di Virginia Gambino Editore e dell'Ordine degli Ingegneri di Verona, che hanno organizzato la Fiera del Condominio è di sicuro efficace. Ma non bisogna illudersi che l'Italia intera possa trasformarsi solo grazie a eventi promossi da gruppi privati, per quanto competenti e generosi. L'Italia è da rifare o, per meglio dire, il patrimonio edilizio è quasi completamente da riqualificare e da mettere in sicurezza. E questo titanico obiettivo non può che essere assunto dalla politica, da governo e Parlamento, a costo di assumere iniziative che rischiano di essere sottoposte al fuoco di file di chi in quel momento è all'opposizione: un ragionamento che non è legato alla situazione attuale, beninteso. È un processo che deve andare di pari passo con un'educazione culturale, con un cambio di focalizzazione da parte dei cittadini, proprietari di immobili o meno. È la trasformazione dei risparmiatori in investitori. Gli italiani hanno paura del futuro, non è vero che non hanno soldi da investire nella propria casa. I dati della Banca d’Italia sono indicativi: dei 4.287 miliardi di ricchezza finanziaria posseduta dalle famiglie, 1.371 sono parcheggiati sui conti correnti. Non si incassano interessi e costano, eppure rimangono lì. Sono i soldi, appunto, dei risparmiatori: sono parcheggiati sul conto corrente, o addirittura custoditi nelle cassette di sicurezza (delle quali le banche hanno ormai esaurito la disponibilità) e perfino sotto il proverbiale materasso. In attesa che qualcosa cambi. E per questo le famiglie si «mantengono liquide» o liquidabili in poco tempo. Al contrario, l’investitore non risparmia, ma guarda avanti e impiega il proprio denaro su periodi più lunghi, puntando a ottenere rendimenti e proteggendosi dall’inflazione. Se il risparmiatore non vuole correre rischi, l’investitore è cosciente che nulla è esente da pericoli, neppure tenere i soldi sul conto corrente: è vero che in Italia se una banca fallisce si ottiene un rinborso fino a circa 100 mila euro. Ma un'eventuale parte rimanente è irrimediabilmente perduta. Inoltre, proprio questo comportamento apparentemente sicuro genera perdite certe: l’inflazione, anche se è bassa come in questo periodo, erode il capitale. Basta fare due banali esempi: nel 2001 un caffè al bar costava 900 lire (46 centesimi di euro) oggi in media 1 euro, più del doppio. Per un cono gelato si spendevano 1.500 lire (77 centesimi di euro) oggi siamo sui 3 euro (+206%), prezzo quadruplicato. Ovvio, quindi, che tenere i soldi sul conto equivale a perderli, dato che si riduce il potere d'acquisto. Così 100 mila euro, se si calcola una media di inflazione del 2% l’anno, in cinque anni significa una perdita certa di 9.426,92 euro. E in dieci anni una erosione di 17.965,17 euro, in 20 di 32.702,87, in 30 di 44.792,91 euro... Ecco un compito che al governo costerebbe poco: informare i cittadini che riqualificare un bene, la casa, che in questo modo aumenta valore, è meglio che perdere soldi lasciandoli in banca. Se con la legge di Bilancio sarà confermata l'idea di rendere stabili i bonus casa potrebbe essere un primo passo.

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E C O N A U TA

Il problema più caldo

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ottobre sono stati accesi di nuovo gli impianti di riscaldamento nella maggior parte dei Comuni italiani. E siamo di nuovo a sperare che le settimane che scorrono portino pioggia almeno per un paio di giorni, in modo da pulire l’aria. Questa, almeno, è la situazione nella Pianura Padana. Tutte le rilevazioni su questa parte d’Italia concordano nell’indicare l’area tra Torino e Triste come un bacino che raccoglie diversi tipi di inquinanti, dall’ossido di azoto all’ozono, dai composti organici volatili fino al famigerato particolato, in versione Pm10 o Pm2,5. Si tratta di inquinanti pericolosi per la salute, tanto che, per esempio riguardo al Pm10, la mortalità è stata stimata in 7-8 mila decessi l’anno, circa il doppio dei morti per incidenti stradali. Naturalmente la causa non è esclusivamente l’inquinamento provocato dagli impianti di riscaldamento, però è questo il primo responsabile. Contrariamente a quanto si crede i trasporti su strada valgono circa il 17% dell’inquinamento. Insomma, blocchi del traffico e bando ai diesel servono solo a una modesta diminuzione delle emissioni. Ridurre il traffico fa diminuire drasticamente il cosiddetto black carbon, un’altra forma di inquinamento rispetto ai Pm. Insomma, accanto al traffico urbano il vero problema è il riscaldamento degli edifici. Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec (struttura di ricerca di Autopromotec) su dati di uno studio del Politecnico di Milano, gli impianti termici per il riscaldamento degli edifici hanno un’incidenza sul totale delle emissioni

di CO2 in ambito urbano che è fino a sei volte superiore rispetto all’incidenza del traffico veicolare, per la precisione del 64,2% del totale delle emissioni stimate per le principali città, contro il 10,2% causato dal settore della mobilità e dei trasporti, mentre la restante quota (25,6%) è generata dal settore delle attività industriali. Se ne deduce che l’accento, più che sul traffico di auto, andrebbe posto sulla riqualificazione energetica, a partire dalla sostituzione degli impianti di riscaldamento più vecchi e meno efficienti con quelli più moderni. Eppure, nonostante i bonus, la situazione è peggiorata: secondo un rapporto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel 2005 le caldaie erano responsabili dell’emissione di 14mila tonnellate di Pm10, nel 2015 si è arrivati a superare quota 21mila, con un incremento di oltre il 50%. Senza contare che, oltre che in termini assoluti, il peso degli impianti di riscaldamento sul totale delle emissioni è cresciuto anche percentualmente. Federico Mombarone giornalista

CHIACCHIERE DI CONDOMINIO

Chi può contestare la delibera

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articolo 1137 del Codice civile offre un prezioso rimedio per contestare le delibere che il condòmino ritiene essere illegittime. Ma da chi, quando e come può essere impugnata la delibera? Il condòmino assente all’assemblea, dissenziente o addirittura astenuto, può rivolgersi al giudice del Tribunale (del luogo dove si trova l’immobile) per chiedere l’annullamento della decisione assunta dall’assemblea. Il legislatore ha stabilito tempi ristretti: 30 giorni dalla data della delibera per i condòmini dissenzienti e astenuti, 30 giorni dalla data di comunicazione della delibera per gli assenti. Prima di andare davanti al giudice e iniziare una vera e propria causa, è tuttavia obbligatorio avviare la procedura di mediazione prevista dal D.Lgs. 28/2010, con l’assistenza di un legale di fiducia. Ma quali delibere sono da ritenersi annullabili? Possono essere impugnate perché annullabili tutte quelle delibere che sono contrarie alle clausole previste nel regolamento condominiale o alla legge. Tra i casi più frequenti, ricordiamo le delibere adottate con un quorum diverso o inferiore rispetto a quello prescritto dal codice civile o dal regolamento condominiale. Facciamo un esempio: per la nomina dell’amministratore è previsto un particolare quorum, la maggioranza delle teste e almeno la metà del valore dell’edificio (in gergo 500/1000). Se entrambi questi due criteri, per teste e per millesimi, non sono rispettati, ma l’amministratore è ugualmente nominato, il condòmino assente, astenuto o dissenziente può impugnare il verbale di avvenuta nomina avanti al giudice. Non possiamo, poi dimenticare, che l’articolo 66 disp. att. c.c. ha introdotto una rivoluzione copernicana, contemplando una nuova ipotesi di annullamento della delibera assembleare, sconosciuta prima della Riforma del Condominio del 2012. Infatti, in caso di omessa, tardiva o incompleta convocazione degli aventi diritto, la deliberazione assembleare è annullabile su istanza dei condòmini dissenzienti o assenti perché non ritualmente convocati. Palmiro Fronte Coordinatore scientifico Safoa

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L’AV V O C ATO

Divorzio tra condominio e shopping

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a Corte di cassazione, con la sentenza 23001 del 16 settembre 2019, ha affermato il principio per cui un centro commerciale non strutturalmente indipendente dall’edificio condominiale non può essere presunto come parte del condominio. La Suprema Corte è giunta a tale conclusione accogliendo il ricorso di una società di assicurazione, proprietaria di alcuni locali all’interno di un supercondominio, contro la decisione della Corte di appello di Torino che aveva confermato la validità della ripartizione in quote proporzionali degli oneri di gestione della galleria commerciale adiacente al fabbricato condominiale e del sottostante parcheggio. Secondo la Suprema Corte, i locali sotterranei per autorimesse e la galleria commerciale non costituiscono parti dell’edificio condominiale soggette alla presunzione legale di proprietà comune di cui all’articolo 1117 del Codice civile, poiché le autorimesse e i locali commerciali, anche se situati nel perimetro dell’edificio condominiale, non sono inclusi fra quelli di proprietà comune elencati nell’articolo citato (neppure sotto l’aspetto di «parte dell’edificio necessaria all’uso comune»), con la conseguenza che il condominio non può giovarsi della relativa presunzione al fine di pretendere il contributo di ogni condomino alle relative spese di manutenzione. Al contempo, sul condomino che sostenga di non essere tenuto al contributo, perché non comproprietario dei locali, non incombe l’onere della relativa prova negativa. Sotto il piano probatorio, la Suprema Corte riconosce l’esistenza di un onere probatorio positivo a carico del condomino: al fine di accertare l’obbligo del condomino di sostenere, in misura

proporzionale, le spese di manutenzione di un locale non incluso fra quelli di proprietà comune elencati nell’articolo 1117 del Codice civile, occorre che sia data la prova dell’appartenenza di detti locali in proprietà comune e, a tal fine, è determinante l’esame dei titoli di acquisto e delle eventuali convenzioni. Ai fini dell’accertamento dell’appartenenza al condominio di galleria e autorimesse sotterranee non assume rilievo il regolamento di condominio di formazione assembleare, o la planimetria, non costituendo il regolamento un titolo di proprietà, ove non si tratti di regolamento espressione di autonomia negoziale, approvato o accettato col consenso individuale dei singoli condòmini. Infatti, i regolamenti di supercondominio, di natura assembleare, approvati a maggioranza, riguardando la sfera della mera gestione, sono diretti a disciplinare la conservazione e l’uso delle parti comuni a più condominii, nonché l’apprestamento e la fruizione dei servizi comuni, sicché le loro disposizioni non possono incidere sull’estensione e sulla consistenza dei diritti di proprietà e di condominio di ciascun condomino, quali risultano dagli atti di acquisto e dalle convenzini. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu

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I FAT T I N O S T R I

Grandi gruppi, piccoli gruppi (comunque gruppi)

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n ossequio a una qualche curiosa idea di federalismo commerciale – l’idea di indipendenza deve essere nel nostro dna, visto che in passato abbiamo fatto anche delle guerre a tal proposito – e in controtendenza rispetto all’andamento generale del commercio (e dell’industria) che cerca sempre nuove alleanze e fusioni per essere più forti, più visibili e più competitivi, non è raro sentire voci di rivendite edili che sono disposte ad abbandonare grandi e medi gruppi per recuperare una certa forma di identità più locale. “Facciamo qualcosa fra di noi” pare essere il loro motto, perché anche se l’idea della grande organizzazione commerciale è istintivamente positiva, la realtà geografica – quella di un paese lungo e stretto – alla fine allontana, non tanto per chilometraggio, ma per usi e consuetudini, per tradizioni legate a culture diverse, perché i mercati fra nord, sud, est e ovest sono diversi e, non ultimo, per la percezione (non sempre fondata) che il cuore pulsante del gruppo grande o medio sia lontano e che loro, i Distanti, siano in qualche modo fuori dai giochi, dalle decisioni che contano, dalla creazione delle strategie e dalle scelte commerciali. Forse tutto ciò è vero, forse è una scusa per recuperare adrenalina imprenditoriale e provare a rimettersi in gioco. Probabilmente abbiamo parlato troppo di cambiamento e una deriva di questo concetto lascia intendere che uno possa tranquillamente rivedere le sue scelte, come del resto è giusto che sia. Il fatto interessante però è che quasi nessuno torna a essere un imprenditore indipendente: sarà l’abitudine che si è creata nel tempo, sarà che affrontare questo nuovo mercato da soli fa anche un po’ paura, ma i colleghi si cercano e, alla fine, si trovano. A volte, anche fra coloro i quali non hanno mai aderito alle grandi e medie organizzazioni commerciali ma che sono invece favorevoli al piccolo gruppo “di zona”. Per come si sta mettendo il mercato, non so se sia un’idea buona o meno buona. Provando ad analizzare i possibili pro e gli altret-

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tanto possibili contro, e partendo dai primi, occorre precisare che, tutto sommato, ormai oggi non ci sono grandi differenze di condizioni commerciali fra i piccoli e i grandi. Ai produttori interessa soprattutto controllare la zona e impedire l’ingresso dei concorrenti, un fatto che costerebbe loro molto più di uno sconto aggiuntivo al piccolo gruppo. Sistemati i prezzi, il resto sono dettagli. I servizi tecnici basilari sono comunque garantiti dai produttori, quelli burocratici dalle Camere di commercio o dalle Associazioni di categoria, quando esistono e funzionano. Il piccolo

Dimensionamento strutturale, confronto quotidiano con il mercato locale, dubbi e prospettive. La distribuzione edile organizzata è sempre in fermento, si va avanti e si va indietro, e ognuno ha le sue personali ragioni (e regioni) gruppo è maggiormente disponibile all’idea di multipoint e quindi alla società di capitali (una delle poche scelte sensate che si possano fare a tutti i livelli di grandezza), ma la cronaca ci dice che rimane un’ipotesi ancora remota, e non capisco perché, ma anche bruciare le opportunità deve essere nel nostro dna, come l’amore per l’indipendenza. Sono però abbastanza certo che recuperare un’identità locale non debba significare necessariamente rimanere ciò che si è insieme a colleghi che rimangono ciò che sono. Un po’ di coraggio

aiuterebbe. E veniamo ai contro. Molti rivenditori non riescono nemmeno a immaginare la loro vita imprenditoriale al di fuori di organizzazioni commerciali grandi e medie. Sarà che a loro piace la compagnia allargata, sarà che certe economie di scala in altre situazioni aggregative se le sognerebbero, sarà che certi servizi avanzati non sarebbero possibili, sarà che l’idea della grande aggregazione regala sicurezza e, soprattutto, una prospettiva concreta di futuro, perché un conto è attaccare i piccoli, un conto è farlo con i grandi. Ma, anche questi ipotetici grandi dovrebbero imparare a essere un po’ più uniti, e non solo spiritualmente. Come forse mi è capitato di scrivere un migliaio di volte, serve poco essere grandi fuori e piccoli dentro. Come serve poco far parte di una grande o media aggregazione commerciale e non comunicarlo al mondo, anche visivamente. Poi, le dinamiche del mercato saranno come sempre determinanti. Non c’è una sostanziale differenza fra il piccolo gruppo tradizionale e il grande o medio gruppo tradizionale. Tutto può ridursi solo a una questione di volumi, ma il nuovo mercato ci sta insegnando che questi volumi sono sempre meno determinanti. La propensione al servizio (che prevede a sua volta la disponibilità di importanti servizi) dovrebbe favorire le grandi e le medie aggregazioni. In ogni caso, la distribuzione edile deve crescere sotto tanti punti di vista, e con i grandi è più facile. Il piccolo gruppo, fortemente qualificato, ha buone opportunità di successo, ma in breve tempo dovrà crescere, perché è inevitabile, e diventerà a sua volta medio o grande. Quante ipotesi, io sto qui e osservo, poi vi dico. di Roberto Anghinoni Giornalista O t t o b r e

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FA C C I A M O I C O N T I

Il business? Dipende (anche) dai megatrend

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ell ’analisi dello scenario un momento importante è quello dell’individuazione dei megatrend e dei loro impatti sulle macro variabili rilevanti di un business o, addirittura, sulla domanda del prodotto/servizio offerto. In proposito, per il loro impatto generalizzato, se ne sono selezionati dieci, e con riferimento a ciascuno di essi si

indicano, a titolo esemplificativo, alcuni loro probabili impatti sui mercati. Il primo megatrend è: il progressivo venire meno nell’economia globale di un Paese predominante o di pochi. Una volta erano gli Stati Uniti, poi si è affermata una Triade (Stati Uniti, Giappone e Europa), oggi il G8 è diventato G20: questo sta a indicare che l’economia globale sarà sempre meno condizionata dalle politiche e dall’andamento di un singolo Paese. A seguire si possono indicare il manifestarsi, a intervalli temporali sempre più

brevi, di fenomeni di turbolenza ambientale, fra questi vanno considerati i sempre più frequenti e intensi cambiamenti climatici. È finita anche l’era della finanza che segue: oggi è la finanza che blocca. È sempre più difficile reperire sui mercati finanziari le risorse necessarie, si sta arrivando al paradosso che le risorse finanziarie sono disponibili per quelle imprese che non ne hanno bisogno. Grazie alla globalizzazione (ma non solo) si assiste a fenomeni di aumento del numero dei concorrenti addirittura nei business maturi, per i quali le teorie economiche prevedevano una maturità tranquilla. Questo è uno dei fenomeni che caratterizza l’ipercompetizione nella quale ci si trova a operare. Altro trend: il crearsi e il consolidarsi delle mega-city.

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Un altro megatrend molto insidioso è quello legato all’evoluzione del consumatore finale: non è più alla ricerca del ben-avere (dove prevalevano i volumi e il consumismo) ma del ben-essere (prodotti/servizi spesso legati a una qualità alta e con contenuto culturale). Si sta passando, come è stato indicato con acuta osservazione da Giampaolo Fabris, da un mercato di massa a una massa di mercati: una determinante importante di quest’evoluzione è stato l’innalzamento, in molti Paesi, del livello culturale medio. Si assiste anche a un progressivo innalzarsi dell’età media di vita delle persone che, in alcuni Paesi, come l’Italia, si associa anche a un invecchiamento della popolazione. Il mondo sarà sempre più interconnesso, anche nelle cose (Internet of things). Si rifletta anche solo brevemente su alcuni probabili impatti di questi megatrend. Così il venire meno di un Paese, che concentri un’importante quota della produzione di ricchezza a livello mondiale crea opportunità, ma rende anche più incerto lo scenario economico mondiale. E così di seguito. A voi le riflessioni del caso sul futuro prossimo venturo che ci attenderà dati questi megatrend. di Alberto Bubbio Alberto Bubbio è senior professor di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza (Va), dove è titolare di due insegnamenti: Programmazione e Controllo e Sistemi di contabilità direzionale (Misurazione delle performance aziendali). Per più di quindici anni è stato docente nel corso di laurea in Economia Aziendale presso l’università Bocconi, dove ha anche svolto attività di coordinamento e di didattica presso La Scuola di Direzione Aziendale (Sda). È socio fondatore e partner di Dimensione Controllo Srl, società di consulenza direzionale che da più di 30 anni è al servizio delle imprese clienti per assisterle nella progettazione e realizzazione di efficaci sistemi di pianificazione e controllo. Da due anni è Principal Editor di Manage-mind, una piattaforma per manager attraverso la quale trovare idee e suggerimenti per una più efficace gestione di impresa. O t t o b r e

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Digital news da youtradeweb.com casacondominio.net youbuildweb.it

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1 QUANTI STIPENDI PER UNA CASA

Aumentano i multipli tra reddito e prezzi degli immobili, cioè il numero di anni di stipendio necessari per acquistare casa. In media sono necessarie 6,6 annualità di stipendio (il calcolo è condotto su quello base di un impiegato secondo il contratto nazionale) per comprare un appartamento di 85 metri quadri: 0,4 in più di quante ne servivano l’anno scorso. Ma a Milano occorrono più annualità: 10,2% e, rispetto ad un anno fa, supera Roma che scivola al secondo posto, con 9,5 anni di stipendio. (youtradeweb.com)

2 AUTO ELETTRICHE IN CONDOMINIO

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Le auto elettriche sono considerate da molti il futuro della mobilità, se sarà coinvolto il condominio. Secondo una statistica di Anfia/Acea, il numero di veicoli elettrici venduto in Italia nei primi sei mesi del 2019 è superiore di oltre il 120% rispetto alle vendite registrate nel corrispondente periodo del 2018. Se si considera il mese di giugno, il rialzo è addirittura superiore al 220%. E, forse, la percentuale sarebbe ancora più alta se ci fossero a disposizione più colonnine di ricarica.(casacondominio.net)

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UNA NUOVA TORRE PER MILANO A Milano Impresa Rusconi realizza Torre Milano, nuovo sviluppo residenziale firmato dallo Studio Beretta Associati. I lavori interessano una superficie commerciale di circa 10.500 metri quadri e sono stati avviati nella primavera 2019. La conclusione è prevista a cavallo tra il primo ed il secondo semestre del 2022. (youbuildweb.it) YO U T R A D E

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Super Rapid,

un amico fidato in cantiere.

Super Rapid è una malta cementizia a presa ed indurimento ultrarapidi e rappresenta il prodotto di riferimento sul mercato da oltre 30 anni. Rapidmix Group è il risultato di una evoluzione che trae le proprie origini nel passato con anni di esperienza acquisita nella produzione, sviluppo e commercializzazione di prodotti premiscelati e predosati per l’edilizia insieme ad una vasta gamma prodotti dedicati alla pavimentazione e superfici continue.

GROUP


seggiole & poltrone MARCO MIELE PER ANGAISA CAMPANIA A Torre del Greco (Napoli) l’assemblea della sezione Anagaisa Campania ha rinnovato le cariche associative, come previsto dallo statuto. L’assemblea ha eletto Marco Miele (dell’azienda associata Miele Giuseppe) nuovo presidente di sezione e Antonio Falanga (Antonio Falanga) consigliere nazionale. I soci campani presenti (nella foto) hanno preso in esame alcune problematiche di particolare attualità e interesse per i distributori del settore idrotermosanitario, fra cui i temi dello sconto in fattura e della normativa F-Gas.

SANDRO DALL’ARA SALE IN ECZACIBAŞI BUILDING Sandro Dall’Ara è il nuovo direttore commerciale Italia della divisione Eczacıbaşı Building Products. La nomina segue una

nuova strategia di valorizzazione del brand VitrA, attivo nel settore della ceramica sanitaria di design e dei complementi d’arredo per l’ambiente bagno. L’azienda ha da poco aperto una nuova filiale di Sassuolo. Manager bellunese di esperienza, dopo la laurea in Economia & Commercio all’Università di Trento, Dall’Ara ha ottenuto il Master presso la Sda Bocconi di Milano e la Berkeley University di San Francisco. Nel 1996 Dall’Ara è entrato in Ceramica Dolomite come Product Manager. A Sassuolo è iniziata la sua affermazione nel settore ceramico entrando prima nel Gruppo Concorde e poi nel Gruppo Riwal, dove, a soli 36 anni, è diventato membro del consiglio di amministrazione e ha assunto la direzione marketing strategico.

calizzato nei comparti trattamento aria e home appliances. Di Luzio riferirà direttamente a Marianna Zhao, vicepresidente dell’International Business Platform di Midea, e avrà la responsabilità dello sviluppo delle filiale Italiana per tutti i brand del gruppo e i business Libera Installazione e Incasso, oltre a coordinare le attività a livello West Europe per il brand Toshiba, a esclusione del mercato tedesco. Di Luzio inizia nel 2002 in Indesit Company, dove ha operato ricoprendo ruoli di crescente responsabilità, a partire dall’area industriale, proseguendo poi nel marketing prima in headquarters e poi nella business region Russia. Rientrato in Italia, è successivamente passato nel team commerciale, muovendosi da Incasso e a Libera Installazione come sales director per tutti i brand dell’azienda, e guidando di qui con successo l’integrazione di Indesit Company nel gruppo Whirlpool..

ALBERTO DI LUZIO GENERAL MANAGER MIDEA Alberto Di Luzio è il nuovo general manager di Midea, gruppo cinese fo-

LOGISTICA, TIM BEAUDIN NUOVO CEO DI P3 Tim Beaudin è il nuovo Ceo di P3 Logistic Parks. Il manager, che occupava il ruolo di presidente del Consiglio di Amministrazione di P3 da marzo 2018, è stato sostituito da Goh Kok Huat, ex Chief Operating Officer di Gic. P3 è una società specializzata in investimenti a lungo termine, sviluppo, acquisizione e gestione di immobili a uso logistico attiva in Europa da quasi vent’anni.



XII convegno nazionale youtrade

IL NEGOZIO DEL FUTURO Più concorrenza, mercato che cambia, tecnologia che rivoluziona la distribuzione: come sarà il negozio del futuro? Rispondere a questo interrogativo è centrale per le rivendite dell’edilizia. La bussola per orientarsi e scoprire nuove strade di business è il XII Convegno di YouTrade. Dagli scenari della congiuntura alle previsioni per il 2020, dall’organizzazione dell’ecommerce alle leve finanziarie che devono utilizzare le aziende: l’evento organizzato da Virginia Gambino Editore il 22 ottobre mattina al Palaexpo di Verona, che comprende un workshop pomeridiano, affronterà tutti i temi caldi per il mondo dell’edilizia. Ma non solo: durante il convegno saranno anche premiati i 10 top seller della distribuzione edile. Chi saranno i prescelti a ricevere gli YouTrade Awards 2019? Non perdetevi questo evento: il modulo per le iscrizioni al Convegno YouTrade si trova sul sito http://www.constructionb2b.it/.

APPUNTAMENTO IL 22 OTTOBRE 2019, ORE 9.30 Fiera di Verona - Palaexpo Viale del lavoro, 8 - ingresso A1


PROGRAMMA Ore 9,30

Registrazione e welcome coffee

Ore 10,00

Saluti introduttivi e istituzionali - Virginia Gambino

Ore 10,20

Il negozio del futuro

Ore 10,45

La doppia congiuntura della distribuzione, chi va e chi no

Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade Ore 11,15

Come reinventare il business model della rivendita dei materiali edili, leve finanziarie e scelte di management

Alberto Bubbio, senior professor Liuc Ore 11,45

A che punto è la notte (la congiuntura dell’edilizia) - Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade

Ore 12,25

YouTrade Awards, premiazione dei 10 top seller

BEST REVENUES (migliore fatturato), BEST REVENUES PERFORMANCE (migliore incremento del fatturato), BEST ROS (migliore redditività rispetto

alle vendite), BEST ROE (migliore ritorno sul capitale investito), BEST STRATEGY (migliore strategia), BEST SHOWROOM (lo showroom più innovativo),

BEST HI-TECH (migliore utilizzo di tecnologia), BEST E-COMMERCE (migliore implementazione delle vendite online), BEST LOGISTIC (migliore

organizzazione del magazzino), BEST SALES NETWORK (migliore rete commerciale)

Ore 13.15

Light lunch

Ore 14,00

Talk show: rivenditori e produttori a confronto

Ore 14,30

Domande e risposte

Ore 15,00

Workshop: La rivendita edile e l’e-commerce

Moderatore Roberto Di Lellis, giornalista MAIN SPONSOR

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XII Convegno Nazionale Youtrade

IL NEGOZIO DEL FUTURO

Un punto di osservazione. Un evento formativo. Ma anche un confronto tra protagonisti della distribuzione edile. Il XII Convegno di YouTrade è tutto questo e ancora altro. Perché quest’anno coincide anche con gli ambiti riconoscimenti alle migliori imprese, scientificamente catalogate nel ranking messo a punto dal Centro Studi YouTrade, sui dati di bilancio. Insomma, a Verona, il 22 ottobre, è in programma una giornata davvero intensa, da non perdere O t t o b r e

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XII Convegno Nazionale Youtrade

DISTRIBUZIONE -1

PREMI E NUMERI VIAGGIO NEL FUTURO Siamo bersagliati da una enorme massa di informazioni da selezionare e interpretare. Per questo l’appuntamento di Verona è utile ai rivenditori per fotografare il momento dell'evoluzione dell’edilizia e del mestiere di distributore. Con l’aiuto della nuova generazione di Giuseppe Rossi

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n un solo minuto su internet avvengono acquisti tramite e-commerce per oltre 900mila dollari. I messaggi scambiati su WhatsApp ogni 60 secondi sfiorano i 38 milioni. Mentre partono e arrivano 187 milioni di e-mail. E, sempre in un minuto, Facebook registra 973 mila accessi, mentre Twitter 481 mila tweet e Snapchat conta 2,4 milioni di video pubblicati. Tutto in una manciata di secondi. Ci sono, poi, le pubblicazioni su internet... Insomma, siamo sommersi da messaggi, informazioni, numeri. Il problema non è riceverli, ma selezionarli e, soprattutto, interpretarli correttamente. E questo è uno dei compiti del XII Convegno YouTrade, che proprio per questa capacità offre a chi partecipa una opportunità in più rispetto alla concorrenza. E cioè la possibilità conoscere, vedere, comprendere quella che è l’evoluzione delle rivendite di materiali per l’edilizia. Ancora di più: l’evento è l’occasione per apprendere quali tecnologie, direzioni e trend stanno per cambiare definitivamente tutto il mondo del retail. Il negozio del futuro, insomma, parte da qui. E al convegno a testimoniarlo sono stati chiamati anche esponenti delle nuove generazioni che hanno già lasciato un’impronta nel mondo della distribuzione edile: una finestra sul futuro aperta nel presente. LA CONGIUNTURA Come sempre, inoltre, il convegno scatta una fotografia del mondo dell’edilizia. Un momento fondamentale, perché se non disponete di un vostro centro studi, la congiuntura sembra indecifrabile. Ma potete dare uno sguardo allo stato dell’edilizia grazie all’analisi, ai numeri e ai grafici messi a punto dal Centro Studi YouTrade:

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PROGRAMMA Ore 9,30 Registrazione e welcome coffee la consueta sessione di analisi che si conclude con uno sguardo sulla situazione della filiera edile e le previsioni per il 2020. Per questo è sempre uno dei momenti più attesi del Convegno. CAMBIARE AZIENDA Se gestite un’azienda, oppure siete i titolari, è ora di cambiarla. Ma non con un’altra. Gestire un’azienda è un affare serio, non è come andare a caccia di farfalle. L’approccio, i criteri da tenere d’occhio e le iniziative da prendere cambiano nel tempo e vanno meditate bene. Per questo il convegno comprende anche una relazione sul business model da adottare per le rivendite, alla luce dei mutamenti del mercato. NEGOZIO ONLINE Abbiamo accennato ai vertiginosi numeri di internet: vendere non significa più gestire solo un negozio fisico, ma anche considerare il mondo digitale. Il negozio del futuro passa attraverso la multicanalità, alla coerenza delle esperienze d’uso per i clienti. E proprio all’e-commerce è dedicato un workshop che conclude il XII Convegno YouTrade. LE PREMIAZIONI Il XII Convegno YouTrade, infine, è un momento importante anche perché diventa un palcoscenico per quelle imprese che si sono distinte. A loro è assegnato un prestigioso YouTrade Awards, riconoscimento che è innanzitutto stabilito dalle classifiche Top 100 elaborate dal Centro Studi YouTrade (e che trovate su questo numero della rivista).

Ore 10,00 Saluti introduttivi e istituzionali - Virginia Gambino Ore 10,20 Il negozio del futuro Ore 10,45 La doppia congiuntura della distribuzione, chi va e chi no

Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade

Ore 11,15 Come reinventare il business model della rivendita

dei materiali edili, leve finanziarie e scelte di management

Alberto Bubbio, senior professor Liuc

Ore 11,45 A che punto è la notte (la congiuntura dell’edilizia)

Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade

Ore 12,25 YouTrade Awards, premiazione dei 10 top seller

BEST REVENUES (migliore fatturato), BEST REVENUES

PERFORMANCE (migliore incremento del fatturato), BEST ROS

(migliore redditività rispetto alle vendite), BEST ROE (migliore

ritorno sul capitale investito), BEST STRATEGY (migliore

strategia), BEST SHOWROOM (lo showroom più innovativo),

BEST HI-TECH (migliore utilizzo di tecnologia), BEST

E-COMMERCE (migliore implementazione delle vendite online), BEST LOGISTIC (migliore organizzazione del magazzino), BEST SALES NETWORK (migliore rete commerciale) Ore 13.15 Light lunch Ore 14,00 Talk show: rivenditori e produttori a confronto Ore 14,30 Domande e risposte Ore 15,00 Workshop: La rivendita edile e l’e-commerce

Moderatore Roberto Di Lellis, giornalista O t t o b r e

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XII Convegno Nazionale Youtrade

ALBERTO BUBBIO

COME REINVENTARE IL BUSINESS MODEL DELLA RIVENDITA DEI MATERIALI EDILI, LEVE FINANZIARIE E SCELTE DI MANAGEMENT Definita la strategia competitiva che si desidera attuare, il Business Model definirà le scelte in termini di attività da svolgere e modalità in base alle quale svolgerle. Questo al fine di erogare il «pacchetto di servizi» che si è pensato di confezionare per catturare prima e fidelizzare poi il cliente. Tutte le imprese hanno un Business Model, anche se spesso non sanno di averlo. Così si può constatare che il Business Model, utilizzato nella prassi da molti distributori è un Business Model senza elementi di unicità e addirittura «arcaico» sempre meno rispondente alle esigenze dei clienti in evoluzione. Si giustifica questa impostazione alla luce della classica frase «abbiamo fatto sempre così». Questo ha degli impatti negativi e determina il progressivo deteriorarsi dei risultati economico-finanziari delle aziende di distribuzione, come i bilanci di numerose imprese del settore evidenziano. È opportuno, quindi, spesso intervenire per modificare questi Business Model «in via di superamento» e bisogna attuare questo rinnovamento partendo dalle esigenze del cliente. In proposito nell’intervento saranno presentate alcune opportunità di intervento e miglioramento offerte dal digitale e dalle proposte legate alla «supply chain».

FEDERICO DELLA PUPPA

A CHE PUNTO È LA NOTTE L’economia rallenta ancora, ma non dappertutto. Alcune aree, alcuni territori presentano un dinamismo molto elevato rispetto ai dati medi nazionali. Ma anche per le imprese non basta essere posizionate nella giusta area per avere garantito il proprio mercato. Oggi la competitività si gioca, più che sul territorio, sui modelli di business, sulla dimensione di impresa e sulle opportunità dei nuovi mercati. Dopo la lunga notte della crisi si inizia a vedere l’alba, ma la curvatura terrestre fa sì che alcuni siano illuminati prima di altri. Il perché lo scopriremo al convegno YouTrade.

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IL COMMERCIO HA NUOVI VOLTI Come cambia il mestiere del rivenditore? E quali contributi possono offrire i giovani? Ecco la testimonianza dei protagonisti, che raccontano idee, iniziative (e difficoltà) nel rinnovare l’organizzazione dell’azienda di famiglia

di Veronica Monaco

ICOS, DA RIVENDITA A CITTADELLA DELL’EDILIZIA E DELLA CASA

Mario Colombino, 38 anni Amministratore delegato Gruppo Icos di Torino

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ome sarà il negozio del futuro? Come le rivendite edili devono attrezzarsi per rispondere alle sfide di un mercato che cambia? Durante il suo dodicesimo Convegno nazionale, YouTrade apre la strada a idee e spunti per riorientare la bussola, intraprendere nuovi percorsi, modificare la propria forma mentis. Come hanno fatto alcuni giovani protagonisti della distribuzione edile, che all’interno delle loro aziende hanno apportato importanti novità dando una significativa spinta al business.

Domanda. Qual è la storia di Icos? Risposta. Partita dalla produzione di inerti, attraverso una cava di sua proprietà, e lo smaltimento di macerie e rifiuti da cantiere, l’azienda, fondata nel 1984, ha seguito l’evoluzione del mercato edile, introducendo la commercializzazione di una gamma sempre più ampia di prodotti per l’edilizia pesante e il noleggio. Oggi Icos Torino è La Cittadella dell’Edilizia & della casa, dotata di 80 mila metri quadri di area commerciale e 1.500 metri quadri di negozi e più di 10 mila articoli disponibili a magazzino. D. Quali sono i cambiamenti che lei ha apportato in azienda con il lavoro? R. Icos fonda la sua storia sul commercio di prodotti per l’edilizia pesante. Ho iniziato a lavorare in azienda 20 anni fa: per i primi dieci anni mi sono fatto le ossa sul piazzale e in cantiere, poi sono diventato venditore al banco e responsabile commerciale. Dieci anni fa mi sono soffermato ad analizzare la nostra mission, che è sempre stata quella di diventare un punto di riferimento nel settore edile. Il focus era però concentrato in una sola direzione: le imprese. Ho pensato così di aprire il nostro business a nuove figure della filiera, cioè architetti, ingegneri, geometri e privati per far O t t o b r e

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diventare Icos un centro di distribuzione per tutti. D. In che modo? R. Ci siamo impegnati per rendere il brand aziendale più appetibile anche per questa tipologia di clientela, ampliando non solo la gamma dei prodotti, ma inserendo nuovi business, come il colorificio, lo showroom di ceramiche, le stufe e i camini, porte e finestre, l’illuminazione. Ogni due anni abbiamo inserito un’attività nuova, per sfruttare tutte le opportunità. Con l’aiuto della mia famiglia e dei collaboratori abbiamo aperto un’area espositiva di 1.500 metri quadri, abbiamo investito su un ufficio marketing interno, sui servizi, abbiamo riallestito la viabilità del punto vendita, che oggi con i suoi 80 mila metri quadri è uno dei più grandi d’Italia. Architetti, imprese e clienti privati trovano così in noi un unico punto di riferimento, un centro specializzato dall’allestimento del cantiere fino alla scelta delle finiture. Una trasformazione che si è tradotta anche in un nuovo payoff per il brand Icos: non più magazzino edile, ma cittadella dell’edilizia e della casa. D. Quali sono state le scelte più difficili da attuare? R. La cosa più difficile è stata il cambio di mentalità. In ogni caso non ho mai imposto decisioni, ma ho sempre voluto condividere scelte e strategie con il team. La nostra struttura era votata a lavorare con le imprese che, come si sa, hanno sempre urgenza e premura. Una clientela diversa, come quella degli architetti e dei privati, ha bisogno di un approccio diverso. D. Qual è oggi il fatturato di Icos? R. Come gruppo siamo oltre i 20 milioni di euro, e prevediamo di chiudere a 22 milioni. Il fatturato ha registrato una crescita a doppia cifra, che ci ripaga di tutti gli investimenti fatti finora. D. Quali sono i settori che oggi vi danno più soddisfazione? R. Il settore delle finiture offre migliori marginalità, anche se lo showroom richiede una cura costante e personale specializzato che possa seguire la clientela. Icos sta diventando sempre più un grosso centro di distribuzione, tanto che i clienti ci paragonano alla Gdo. Con la differenza che noi vogliamo continuare a investire sulle persone e sulla professionalità. D. Soffrite la presenza della Gdo? R. Sì, ma da ogni situazione bisogna creare delle opportunità. Credo che la Gdo sia una grande occasione di crescita, una sfida a migliorarci e prendere strade inesplorate. Dobbiamo puntare a essere una Gdo specializzata, con un prezzo è adeguato a uno standard qualitativo medio-alto. Questo ci viene riconosciuto dai clienti. D. Avete un e-commerce? R. Sì, abbiamo aperto Icos Store in collaborazione con O t t o b r e

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Archiseller. Abbiamo cominciato da poco e stiamo iniziando ora a vedere i primi risultati. D. Fate parte di qualche consorzio o gruppo d’acquisto? R. Facciamo parte del gruppo Uni.Edil. All’interno del consorzio abbiamo inoltre creato un gruppo di una decina di giovani imprenditori per condividere scelte e problematiche. Perché, oggi più che mai, è importante non essere, e non sentirsi, soli. D. Avete già qualche nuovo progetto in cantiere? R. Sì, ma non anticipo nulla. L’obiettivo è sempre quello di far sì che Icos sia riconosciuto come brand di riferimento per l’edilizia, potenziando tutte le aree che ci permettono di rapportarci a qualsiasi tipo di clientela.

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BIGMAT IDEA, DAL TONDINO ALLA RIVENDITA

Caterina Paparo, 41 anni Responsabile amministrativa BigMat Idea di Satriano (Catanzaro) Domanda. Può raccontare, in breve, la storia di Idea? Risposta. Fondata da mio padre Giorgio nel 1978 come ditta individuale, l’azienda produceva inizialmente tondini, travetti per solai e manufatti in cemento. Nel 1984 abbiamo ottenuto la licenza per il commercio, avviando così l’attività di distribuzione di materiale edile. Abbiamo inserito l’edilizia pesante, la ferramenta, le vernici e un sistema tintometrico, poi l’idraulica e la termoidraulica. Nel ’95 abbiamo deciso di separare le due attività, aprendo una società di capitale che si occupasse solo della sagomatura dei tondini e manufatti in cemento. Nel 2007 abbiamo messo mano al nostro assetto giuridico, trasformando la vecchia ditta individuale in una società di capitale a responsabilità limitata, e spostando la sede in una location più grande. Così è nata Idea srl. D. Poi, quali sono stati i passaggi successivi? R. Io sono entrata in azienda nel 2003 e ho iniziato a lavorare in amministrazione. Poi sono arrivati i miei fratelli, che hanno iniziato ad occuparsi di analisi gestionale e delle finiture. Con l’ingresso della nuova generazione, Idea è riuscita a specializzarsi in alcuni aspetti fondamentali per la nostra rivendita: amministrazione, gestione, sala mostra. D. Che novità avete introdotto? R. Abbiamo deciso di cambiare il gestionale, un'operazione necessaria che ci ha permesso di analizzare

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aspetti dell’azienda ignoti e tagliare alcuni costi. Personalmente ho apportato novità nella gestione amministrativa, automatizzando delle procedure, come la gestione delle buste paga. Nel 2008 abbiamo poi inserito le finiture attraverso il progetto dello showroom BigMat Habimat. D. Da quando fate parte del Gruppo BigMat? R. Nel 2004 abbiamo conosciuto BigMat e abbiamo deciso di aderire al gruppo. L’unione fa la forza e BigMat ci ha dato una possibilità di contatto e contrattazione con i fornitori, che da soli non avremmo mai avuto. Abbiamo quindi deciso di cogliere questa opportunità. D. Tutte le novità che avete introdotto, che vantaggi hanno apportato al business? R. Il nostro supporto è servito all’azienda a non trovarsi spaesata e a destreggiarsi tra tutti i cambiamenti che il mercato ha imposto negli ultimi anni. A livello di fatturato non abbiamo avuto grandi scossoni, ma ci siamo parati da grosse botte, rinnovando completamente la gestione del credito. Adesso, per fare un ulteriore salto di qualità, stiamo valutando di rinnovare il punto vendita e siamo in trattativa per la progettazione totale del negozio. Un investimento importante, che richiederà circa due anni di lavoro. D. Attualmente qual è il vostro fatturato? R. Attualmente l’azienda fattura 5 milioni di euro. Da circa dieci anni oscilliamo dell'1-2%, nonostante la crisi del settore, soprattutto qui al Sud. L’unica cosa che avrebbe potuto fare da volano erano le infrastrutture, ma molte grandi aziende di costruzioni non hanno saldato i loro conti e anche noi ci siamo ritrovati con dei buchi in bilancio. Le difficoltà per evitare di saltare sono state davvero enormi. Così abbiamo deciso di accantonare la parte di produzione vera e propria e concentrarci sulla rivendita.

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D. Che cosa avete fatto per difendervi dalle aziende improvvisate e dai cattivi pagatori? R. All’interno della nostra amministrazione usiamo da tantissimi anni le informazioni commerciali. Non dico che si riescono a fare miracoli, ma servono a prendersi qualche garanzia in più. D. Perché un cliente si rivolge a BigMat Idea? R. Abbiamo 2.500 metri quadri di rivendita, 1.200 metri quadri dedicati all’edilizia pesante, 13 mila metri quadri di piazzale. Il cliente viene da noi perché sa che può trovare di tutto, dalle fondamenta al tetto. Ci rivolgiamo sia al cliente professionale, che al piccolo artigiano, che al privato. Dieci anni fa abbiamo deciso di ampliare il nostro target di riferimento proprio per difenderci dalla crisi edilizia. Se ci fossimo fermati alle imprese, oggi non saremo dove siamo. D. Vi infastidisce la presenza della Gdo? R. Nella nostra zona ci sono diversi punti vendita Brico. Diciamo che la Gdo ci infastidisce per quanto riguarda la minuteria, ma non ci fa concorrenza sui prodotti tecnici e i servizi. Noi non cerchiamo di vendere solo il materiale, ma anche di offrire soluzioni professionali, servizi puntuali e una consulenza ad hoc per il cliente rispetto al lavoro che deve eseguire.

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ANDALBAGNI, L’IMPORTANZA DELLE SCELTE

Mirko Andali, 37 anni, è il responsabile vendite di Andalbagni

D. Qual è il fatturato dell’azienda e come si divide tra i diversi comparti? R. Il fatturato si attesta intorno agli 800 mila euro, il 70% del quale si divide tra l’arredobagno e i pavimenti e rivestimenti. È presto per parlare di numeri sull’arredamento perché ancora non abbiamo dati. D. Che cos’è cambiato con il suo arrivo in azienda? R. Ho cercato di ridefinire i ruoli aziendali, anche in prospettiva di un ampliamento del personale. Oggi infatti abbiamo i responsabili alla vendita e dello showroom, i responsabili acquisti, l’amministrazione e un architetto. Il mio obiettivo era ed è quello di analizzare costantemente i dati per migliorare sempre più le nostre prestazioni, quali sono i settori su cui puntare e, non per ultimo, dare soprattutto un servizio completo al cliente, per non sentire la minaccia della Gdo. D. A proposito, la vostra azienda sente la concorrenza della Gdo? R. Fortunatamente no. Viviamo in un contesto dove il cliente vuole affidarsi a qualcuno di esperto e trat-

Andalbagni, gruppo Made, è una rivendita di finiture d’interni nata nel 1976. Siamo prevalentemente uno showroom rivolto a privati, che nasce e si plasma negli anni come negozio specializzato e non come centro edile. Mirko Andali, 37 anni , è il responsabile vendite. Domanda. Come mai avete pensato di entrare nel Gruppo Made? Risposta. Perché oggi è impensabile essere vincenti ragionando come singolo rivenditore. Ragionare come gruppo è ormai diventato fondamentale per garantirsi la competitività nel mercato. Abbiamo scelto proprio di voler entrare nel gruppo Made perché riteniamo che, oltre a interfacciarsi con colleghi di tutta Italia, ci permette di costruire le competenze necessarie per migliorare la nostra azienda. D. Quali sono stati i principali step che ha affrontato il vostro punto vendita? R. Andalbagni è nata a metà degli anni ’70 come rivendita di ceramiche e termoidraulica, per poi ampliare la propria gamma 10 anni dopo, inserendo l’arredobagno. Da poco siamo in una fase di ampliamento, con l’inserimento di nuovi prodotti quali sistemi a secco, pitture e polveri per il ripristino e il risanamento. Ma la grande novità è ancora in fase di attuazione: abbiamo infatti inserito anche l’arredamento: dalle cucine alle camere da letto, fino al living completo.

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tare con il venditore, con il quale si crea un rapporto di fiducia totale. La fidelizzazione con il cliente è ancora il perno fondamentale: il cliente che viene da noi si affida completamente alle nostre competenze. Per quanto riguarda poi la minaccia dei cosiddetti prezzi bassi della Gdo, grazie alla potenzialità di acquisto, all’esperienza quarantennale nel settore, alla fiducia che i fornitori hanno nei nostri confronti, abbiamo studiato soluzioni che ci permettono di garantire sempre una qualità altissima dei nostri prodotti a prezzi competitivi sul mercato. D. Nella vostra zona avete una posizione di leadership? R. Direi di sì, come appena detto, il cliente che entra da Andalbagni sa di trovare qualità, professionalità e serietà, prodotti di nicchia e particolari. D. Nello specifico, qual è stato il suo apporto personale all’azienda? R. Il mio pensiero è stato quello di ridefinire i settori di vendita: eliminare o ridurre i prodotti il cui mercato era saturo e focalizzarsi su quelli più di successo; ad esempio, il settore del «fuoco», di cui eravamo leader, è diventato saturo, perciò abbiamo cercato pian piano di ridurlo; il settore della termoidraulica, altro settore di cui eravamo leader, ha subito un profondo cambiamento nella fase di vendita: non è più a banco ma a progetto. Per questo motivo abbiamo deciso di dare un servizio completo chiavi in mano al cliente, che ci ha permesso di incrementare il fatturato. Ma, soprattutto, di dare l’opportunità al cliente di affidarsi a un’unica azienda per la ristrutturazione della propria casa, che rappresenta oggi il modo migliore di ottenere risultati eccellenti.

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iDOSSIER di

TOP 100

I Top 100 della distribuzione

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La classifica totale

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La classifica per regione

pag. 52

La suspance è degna di un romanzo giallo: tutti gli anni il Centro Studi YouTrade raccoglie (con una certosina pazienza) i bilanci dei maggiori gruppi della distribuzione di materiali per edilizia. Nelle tabelle che seguono trovate, quindi, una fotografia di quella che è la realtà del settore: ci sono praticamente tutti i protagonisti. Non solo, quindi, questo lavoro permette di valutare la propria attività e quella della concorrenza, ma è anche una base di riflessione sulle strade da intraprendere per aumentare la redditività della propria professione O t t o b r e

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iDOSSIE R di CLASSIFICHE

I TOP 100 DELLA DISTRIBUZIONE I bilanci dei rivenditori di materiali edili indicano che la crisi è archiviata. Le imprese aumentano il fatturato, crescono gli utili, calano i debiti. Ma aumenta anche il divario tra grandi gruppi e piccole realtà. Campione di fatturato si conferma Zanutta e poi…

A cura del Centro Studi YouTrade

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iDOSSI ER di Grafico 1. Variazione % del fatturato – Top 100 distributori di materiale edile

Fonte: elaborazioni Cresme per Youtrade fino al 2013; elaborazioni Centro Studi Youtrade dal 2014

Grafico 2. Indicatori di performance – Top 100 distributori di materiale edile

(1) ROS superiore al 6% (valore "ideale" per il settore del commercio 4%). (2) ROE superiore al 6% (generalmente, almeno 5 punti sopra al tasso di inflazione). (3) Indice di indipendenza finanziaria superiore a 20. (4) Indice di liquidità immediata superiore a 1,2. Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

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Grafico 3. Variazione del fatturato 2018/2017 e redditività 2018 – Top 100 distributori di materiale edile

Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

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Grafico 4. Dinamica del fatturato 2018/2017 e classi di fatturato (milioni di euro) Top 100 distributori di materiale edile

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Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

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iDO SSI ER di Grafico 5. Dimensione e redditività 2018 – Top 100 distributori di materiale edile

Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

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Grafico 6. Utile netto in % sul fatturato – Top 100 distributori di materiale edile

Fonte: elaborazioni Cresme per Youtrade fino al 2013; elaborazioni Centro Studi Youtrade dal 2014

Grafico 7. MOL in % sul Valore della Produzione Top 100 distributori di materiale edile

Fonte: elaborazioni Cresme per Youtrade fino al 2013; elaborazioni Centro Studi Youtrade dal 2014

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Grafico 8. ROS e utile netto sul fatturato 2018 Top 100 distributori di materiale edile

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Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

Grafico 9. Distributori di materiale edile con ROS % positivo e utile finanziario. Variazione della produzione e dei costi di produzione

Grafico 10. Utile netto sul fatturato: quote 2018 e 2017 a confronto

Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

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iDOSSI ER di Grafico 11. ROS: valori 2018 e 2017 a confronto

Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

Grafico 12. Equilibro finanziario: valori 2018 e 2017 a confronto

Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

Grafico 13. Indipendenza finanziaria: valori 2018 e 2017 a confronto

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Fonte: elaborazioni Centro Studi Youtrade

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TOP TRA I BIG: DINAMICHE DEI PRIMI 50 DISTRIBUTORI PER FATTURATO Grafico 14. Valori cumulati dai primi 50 distributori di materiale edile (milioni di euro)

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Fonte: elaborazioni Cresme per Youtrade fino al 2013; elaborazioni Centro Studi Youtrade dal 2014

Grafico 15. Indici dei primi 50 distributori di materiale edile

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iDO SSI ER| di A t t u a l i t à POSIZIONE

FATTURATO

VALORE DELLA PRODUZIONE

VALORE AGGIUNTO

AZIENDA 2018

2017

Var. %

2018

2017

Var %

2018

2017

Var %

106.958

94.471

13,2

108.202

95.493

13,3

22.211

18.976

17,0

1

ZANUTTA Spa

2

CARBONI Spa CON UNICO SOCIO

93.174

90.332

3,1

93.865

91.326

2,8

15.633

15.132

3,3

3

ORSOLINI AMEDEO Spa

88.618

84.787

4,5

95.648

86.746

10,3

13.428

12.977

3,5

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Elaborazioni dati bilanci 2017-2018 - Distributori di materiale edile (valori in migliaia di euro)

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I BILANCI DEI DISTRIBUT O t t o b r e

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UTILE NETTO

CAPITALE TASSO DI DI RISCHIO INDEBITAMENTO (MEZZI PROPRI)

ROS

ROE

INDICE DI IN- INDICE DI LIQUIDIPENDENZA DITÀ IMMEDIAFINANZIARIA TA (ACID TEST)

CASH-FLOW

2018

2017

2018

2017

2018

2018

2017

2018

2017

2018

2018

2018

2018

2017

POSIZIONE

MOL

6.071

4.363

2.573

1.745

11.558

5,2

6,0

3,98

3,04

22,26

16,24

0,74

4.384

3.233

1

4.282

4.524

2.322

2.424

16.159

2,5

3,2

3,28

3,69

14,37

28,51

0,97

3.550

3.618

2

2.091

2.324

282

290

24.396

2,7

2,7

1,36

1,66

1,16

27,29

0,67

1.168

1.208

3

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TO R I D I M AT E R I A L I E D I L I O t t o b r e

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iDOSSIER| diA t t u a l i t à POSIZIONE

FATTURATO

VALORE DELLA PRODUZIONE

VALORE AGGIUNTO

AZIENDA 2018

2017

Var. %

2018

2017

Var %

2018

2017

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Var %

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Elaborazioni dati bilanci 2017-2018 - Distributori di materiale edile (valori in migliaia di euro)

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UTILE NETTO

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CAPITALE TASSO DI DI RISCHIO INDEBITAMENTO (MEZZI PROPRI) 2018

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INDICE DI IN- INDICE DI LIQUIDIPENDENZA DITÀ IMMEDIAFINANZIARIA TA (ACID TEST) 2018

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Elaborazioni dati bilanci 2017-2018 - Distributori di materiale edile (valori in migliaia di euro)

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INDICE DI IN- INDICE DI LIQUIDIPENDENZA DITÀ IMMEDIAFINANZIARIA TA (ACID TEST) 2018

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REGIONE

N. AZIENDE

LA CLASSIFICA PER REGIONE FATTURATO

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CAPITALE DI RISCHIO (MEZZI PROPRI) 2017

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A t t u a l it à

GIORGIO SQUINZI

UNA VITA IN AZIENDA Con il presidente della Mapei scompare un grande industriale che ha messo davanti a tutto l’impegno nella ricerca e nello sviluppo: da piccola impresa ha costruito una multinazionale che ha cambiato l’edilizia. E ora la chimica per le costruzioni è tra le più avanzate nel mondo

di Giuseppe Rossi

Giorgio Squinzi (18 maggio 19432 ottobre 2019)

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utti sapevano che era malato da tempo. Pochi sapevano che, nonostante il decorso negativo, Giorgio Squinzi non aveva dimenticato le sue passioni: la famiglia e l’azienda. Quello che è stato chiamato il «principe della chimica» rimarrà nella storia dell’industria italiana, ma anche nella memoria dei tanti dipendenti della Mapei (9 mila) sparsi in 81 Paesi del mondo. E dei tanti tifosi di ciclismo (il suo sport preferito) e di calcio: tifoso milanista, Squinzi ha acquistato il Sassuolo, portandolo stabilmente in Serie A. Un omaggio alla città simbolo della ceramica italiana, un settore che è cresciuto anche grazie ai prodotti Mapei.

LA MILANESITÀ Nato a Cisano Bergamasco il 18 maggio 1943, ma milanese di adozione, Giorgio Squinzi è scomparso il 2 ottobre. Purtroppo non è stata una sorpresa: l’imprenditore era malato da anni, anche se aveva continuato a seguire il business della Mapei, di cui era amministratore unico. Un’azienda che è partita da quella fondata dal padre Rodolfo nel 1937, ma che lui ha saputo far diventare grande, grandissima, una delle poche multinazionali italiane con respiro globale. L’ascesa dell’azienda si deve soprattutto a due fattori: alla competenza di Squinzi, che nel 1969 si è laureato in chimica industriale all’Università Statale di Milano, e alla sua visione molto milanese («Gli utili si reinvestono in azienda», ripeteva). Tra le tappe che hanno segnato la sua vita ce n’è una privata che è particolarmente importante: nel 1970, a 33 anni, ha sposato Adriana Spazzoli nella chiesa di Polenta presso Bertinoro, nel Forlivese. Un momento che non ha mai dimenticato, tanto che nel 2009 Mapei ha partecipato ai restauri del monumento. Insomma, Squinzi è stato l’antitesi dello stereotipo di imprenditore ricco, che si gode i dané tra yacht e hotel di lusso. DA NICCHIA A PILASTRO Ma la vita di Giorgio Squinzi si deve associare soprattutto a quella del gruppo Mapei. Il nome è un acronimo di Materiali ausiliari per l’edilizia e l’industria. Partita con tre dipendenti per produrre intonaci colorati e materiali per rivestimenti edili, l’azienda ha allargato poi il campo d’azione a un mercato che a quel tempo era di nicchia, gli adesivi per pavimenti e rivestimenti per linoleum, ceramica, materiali lapidei, moquette, Pvc e legno, con l’idea di studiare e proporre una colla specifica a ogni prodotto. Un mercato che dagli anni Sessanta in poi è cresciuto assieme alla diffusione della ceramica italiana a livello internazionale. Tante le innovazioni, spinte da un reparto ricerca & sviluppo che è sempre stato un punto di forza dell’azienda. Come la colla P22, preconfezionata e

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pronta all’uso: un prodotto che ha cambiato il modo di lavorare, visto che prima la tradizionale malta cementizia si preparava direttamente in cantiere. L’ESPANSIONE È grazie alla decisione di reinvestire gli utili in azienda («famiglia povera, azienda ricca» è il motto) che da piccola impresa milanese il gruppo Mapei è diventato un colosso della chimica per l’edilizia. Squinzi ha anche capito per tempo il trend della globalizzazione: nel 1978 ha deciso di internazionalizzare l’azienda, con il primo piccolo stabilimento in Canada, dopo aver fornito gli adesivi per i pavimenti in gomma utilizzati per le piste di atletica delle Olimpiadi del 1976. Un processo che non si è più fermato, con l’acquisizione nel 1994 in Italia della Vinavil, in Norvegia della Rescon, in Germania della Sopro e della Gorka Cement in Polonia. La strategia: produrre adesivi e prodotti chimici per l’edilizia a non più di 400-500 chilometri di distanza per non rendere i costi di trasporto insostenibili.

TRA DUE RUOTE E PALLONE Oltre a essere un imprenditore appassionato del suo lavoro, Squinzi è stato un grande sportivo. La passione per il ciclismo l’aveva ereditata dal padre Rodolfo, che era stato per qualche anno ciclista professionista. Squinzi, raggiunto il successo come imprenditore, ha sponsorizzato per dieci anni la squadra professionistica MapeiQuick Step. Un ambiente, quello del ciclismo, che ha abbandonato a causa degli scandali legati al doping, una scorciatoia che a Giorgio Squinzi non poteva andare giù. L’altra passione è stata il Milan, di cui era grande tifoso. Ma i successi nel mondo del calcio li ha conquistati con il Sassuolo, la squadra con i colori neroverdi della città capitale della ceramica. Dal 2002 Squinzi è stato il proprietario e presidente della squadra calcistica che ha portato dalla serie C2 alla serie A, fino alla qualificazione all’Europa League nel 2016.

LA VITA PUBBLICA C’è, poi il Giorgio Squinzi pubblico. L’imprenditore che ama Milano e riceve nel 1996 l’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza della città. C’è, nel 2002, la laurea ad honorem in Ingegneria chimica dal Politecnico di Milano. E, nel 2012, l’elezione alla presidenza di Confindustria, dove è stato per 12 anni vicepresidente degli industriali con delega alla ricerca e all’innovazione. Obiettivo dichiarato: ridurre il peso della finanza e ridare centralità all’industria e al settore manufatturiero. Tra gli altri riconoscimenti al suo lavoro di imprenditore, non si possono dimenticare la nomina a Cavaliere del lavoro e soprattutto a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, il più alto degli ordini della Repubblica italiana.

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A t t u a l it à

CONSUMO ENERGETICO

COSÌ L’ITALIA STACCA LA SPINA Scende la spesa per il riscaldamento, ma anche per l’illuminazione e per i servizi nelle abitazioni. Merito degli interventi di riqualificazione degli edifici. Ma anche delle tante direttive europee che hanno indotto i Paesi della Ue a spingere nella direzione di una maggiore efficienza

di Giuseppe Rossi

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a davvero l’Italia è tra i Paesi virtuosi nel risparmio energetico? Sì e no. Abbiamo investito molto, ottenuto molto, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga. Insomma, il «molto» ha due facce. Ma in ogni caso i bonus per la riqualificazione degli edifici hanno giocato un ruolo di primo piano. Lo conferma L’Energy Efficiency Report 2019 del Politecnico di Milano, un’analisi che misura il polso del sistema energetico italiano. E che non trascura l’aspetto dei consumi energetici degli edifici.

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Per forza, il segmento Home & Building è quello che catalizza il maggior numero di investimenti: il 65% del totale, con una crescita nel 2018 del 7,6% rispetto all’anno precedente. Grazie ai bonus casa, in sostanza, le famiglie italiane hanno investito in riqualificazione edilizia più di quanto abbiano fatto gli industriali. Fabbriche e luoghi di lavoro, infatti, sono solo al secondo posto e a grande distanza, con investimenti per circa 2,3 miliardi di euro, meno del 33%, anche se in crescita del 4% sul 2017. Ma, forse, fa più impressione sapere che Stato, Regioni e Comuni sono i soggetti che mettono meno la mano nel portafogli per ottenere un minor spreco di energia: O t t o b r e

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la Pubblica Amministrazione, infatti, ha speso solo il 2% del totale. Poco? Sì, ma almeno è in crescita, visto che rispetto ai 12 mesi precedenti l’aumento degli investimenti della Pa è del 12%. DIFFERENTI IMPIEGHI Un altro aspetto interessante del report riguarda le tipologie di investimenti. Si scopre, per esempio, che una delle maggiori crescite riguarda i sistemi di illuminazione: gli investimenti per lampade Led e dintorni sono salite a 312 milioni di euro, con una crescita del 16% rispetto all’anno scorso. Ma anche inverter e refrigerazione hanno attirato tanti acquisti. Per quanto riguarda le imprese, però, l’impennata è quella dei Sistemi di gestione dell’energia (Sge), con una crescita del 28% e un valore di 129 milioni. Un

Sistema di gestione dell’energia permette a un’azienda, attraverso un approccio di tipo sistematico, di arrivare al miglioramento continuo delle prestazioni energetiche. E nel 2019 è scattato l’obbligo dell’audit energetico, aspetto che ha spinto molte aziende ad adeguarsi. Questo sottolinea anche un altro aspetto: il risparmio energetico non significa solo sostituire apparecchi obsoleti con quelli nuovi e più efficienti, ma anche intervenire a livello software sugli impianti. E non solo nell’industria: basti pensare ai sistemi di controllo dei consumi che possono essere utilizzati nei grandi condomini. EFFICIENTAMENTO In sostanza, gli investimenti in efficienza energetica sono leggermente diminuiti, anche se restano

65%

La percentuale di investimenti per il risparmio energetico assorbiti dal segmento Home & Building

INVESTIMENTI IN CRESCITA, MA... Non è vero che l’Italia è ferma: gli investimenti in

la crescita percentuale media di una grandezza in un

efficienza energetica realizzati nel 2018 corrispondono

lasso di tempo. Ma non sono tutte rose: dopo il boom

a circa 7,1 miliardi. Un trend che prosegue dagli ultimi

del 2014 e la crescita a doppia cifra registrata nel

cinque anni e che si è mantenuto molto positivo, con

2017, il 2018 ha registrato un trend positivo (+6,3%),

un Cagr del 12%. Il Cagr, ricordiamo, è la sigla che sta

ma in «frenata» rispetto a quanto fatto registrare lo

per Compounded Average Growth Rate e rappresenta

scorso anno.

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A t t u a l it à nonché nella ristrutturazione di abitazioni esistenti, che ha registrato un miglioramento dell’1,8% l’anno. Insomma, la riqualificazione delle vecchie abitazioni non è un fenomeno solo italiano. Dal 2005, osserva l’analisi dell’Unione Europea, l’efficienza energetica è migliorata a un ritmo più rapido, del 2,4% l’anno. Un risultato che è anche frutto delle direttive Ue (in particolare, le Ecodesign nel 2005 e 2009 sulla prestazione energetica negli edifici, la Direttiva nel 2002 e nel 2010 con la decisione della condivisione degli sforzi nel 2006, e la direttiva sull’efficienza energetica nel 2012. La Ue per rimodernare l’edilizia è di sicuro stata utile.

al centro dell’attenzione. D’altra parte, la corsa a eliminare gli sprechi non è un fiore all’occhiello solo dell’Italia, ma un trend europeo. Secondo i dati raccolti nella ricerca Progress on energy efficiency in Europe, seppure con dati aggiornati a due anni e mezzo fa, l’efficienza energetica nel settore delle famiglie è aumentata del 35% a partire dal 1990, con un tasso medio dell’1,6% l’anno. La maggior parte dei progressi in questo settore è stata dovuta a miglioramenti dell’efficienza energetica per il riscaldamento degli ambienti, grazie a nuovi edifici meno affamati di elettricità e apparecchi meno energivori,

ESCO A CERCARE UN PO’ DI EFFICIENZA IN PIÙ Nell’Energy Efficiency Report c’è anche un faro puntato sulle Esco, le Energy Service Company, società che forniscono servizi tecnici per la gestione e il risparmio dell’energia. Sono anche società che, per esempio, spesso hanno a che fare con la gestione e la riqualificazione energetica dei condomini. Nel corso del 2018, si legge nel rapporto, le Esco certificate sono aumentate del 6% rispetto al 2017. Sembra molto, ma in realtà la crescita frena rispetto agli anni passati. Per queste società i ricavi rispetto al 2017 sono aumentati dell’8%, a 3,7 miliardi. In media il fatturato di una Esco deriva per il 42% da progetti di efficienza energetica e consulenza e per il 23% dalla compravendita di Tee, cioè titoli di efficienza energetica.

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BRAVI O FORTUNATI? Tra l’altro, se si comparano i consumi energetici delle famiglie italiane con quelli degli altri Paesi europei si scopre che siamo a metà della classifica: non con i più efficienti, ma neppure tra i più energivori. Anche se, per la verità, è difficile paragonare i consumi di un Paese mediterraneo come l’Italia con quelli di Finlandia o Repubblica Ceca, dove il clima è certamente meno benigno rispetto al nostro. A livello europeo, in ogni caso, il consumo medio di energia delle famiglie per abitazione ha raggiunto 1,4 Toe per abitazione. Toe sta per Thousand tons of oil equivalent, cioè l’equivalente di migliaia di tonnellate di petrolio. Si va da meno di 0,9 Toe per abitazione a Malta, Portogallo, Bulgaria e Spagna, al doppio di 1,8 in Belgio, Finlandia, Norvegia e Lussemburgo, dove fa più freddo. CASE PIÙ GRANDI Interessante anche la fotografia dei singoli consumi domestici: il riscaldamento degli ambienti, per esempio, ha un trend in decrescita: rappresentava 67% due anni e mezzo fa rispetto al 69% del 2005 e al 72% del 1990. Per la verità il calo dei consumi non è da urlo: solo il 4% in meno, con un tasso medio dello 0,8% l’anno. Poco, ma prima i consumi erano in aumento. Apparecchi elettrici e il riscaldamento dell’acqua rappresentano, invece, rispettivamente circa il 15% e il 13% (contro l’8% e il 13% nel 1990). I piani cottura, che nella maggioranza dei Paesi sono elettrici, incidono solo del 5% e l’illuminazione ancora meno: l’1,6%. Ancora meno pesa il raffreddamento dell’aria (0,4% sull’utilizzo medio totale), ma bisogna tenere conto che la maggior parte dei consumi si concentra nell’area di Centro e Nord d’Europa, dove l’esigenza di un condizionatore d’aria è meno sentita. Un altro aspetto poco noto riguarda l’aumento della superficie totale media delle abitazioni. In Europa è aumentata dell’1,3% l’ anno, molto più del numero di abitazioni (+0,9% annuo). O t t o b r e

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Tutti la vogliono, pochi la utilizzano. Per la casa automatizzata esiste un ampio numero di dispositivi, ma la diffusione delle soluzioni hi-tech è limitata. Ora una ricerca svela qual è l'idea giusta per superare il gap. Suggerimento: si trova nella vostra tasca di Giuseppe Rossi

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n recente sondaggio su scala globale condotto per conto di Whirlpool sembra offrire un quadro inequivocabile su come saranno le case intelligenti nei prossimi anni. L’indagine è stata condotta interrogando proprietari di case e affittuari in quattro diverse regioni del mondo: a loro è stato chiesto quello che si aspettano in materia di tecnologia applicata alla propria abitazione. Risultato: secondo l’indagine, che ha coinvolto 2 mila proprietari e affittuari, il desiderio comune è quello di avere a disposizione funzionalità intelligenti, facili da capire e che siano un aiuto pratico ed efficiente per le attività domestiche quotidiane. Secondo il sondaggio, in particolare, la stragrande maggioranza dei consumatori (72%) è alla ricerca di modi più semplici e veloci per gestire la propria vita: oltre la metà vuole dispositivi migliori per cucinare (52%) e fare il bucato (58%), tre intervistati su quattro (74%) sono interessati alle funzionalità degli elettrodomestici intelligenti, che riducono gli sprechi, il 75% è interessato alle funzionalità degli elettrodomestici intelligenti che gestiscono l’utilizzo dell’acqua o che li aiutino a risparmiare denaro. E per due intervistati su tre (64%) è importante che i loro apparecchi aiutino a risparmiare sui costi dell’elettricità. Insomma, l’iniezione di tecnologia nella casa è vista come un aiuto pratico e un modo per risparmiare quattrini.

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PRO E CONTRO Ma il risultato dell’indagine, in effetti, spiega anche perché il concetto di smart home fa così fatica ad affermarsi. Pronosticata come trend inarrestabile, al centro di convegni e fiere, vista come il naturale campo di applicazione dell’Internet of things, la casa digitale in realtà non è ancora decollata. Lo ha certificato, onestamente, anche uno studio commissionato dalla Smarthome League, un’associazione che riunisce leader di categoria nel settore della smart home, con marchi come Yale, Ecovacs, Amazon, Google, Signify/Philips Hue. Tutte aziende che hanno interesse allo sviluppo delle abitazioni con elettronica e automatizzazione integrati, cioè di quella che una volta si chiamava domotica. E l’esito della ricerca conferma che la strada per la home automation è ancora lunga: gli europei sono favorevoli a una casa intelligente in grado di supportarli nella loro vita quotidiana, eppure solo l’11% adotta dispositivi connessi, anche se la percentuale è tendenzialmente in crescita. Insomma, solo uno su dieci si affida a un termostato intelligente, a un assistente digitale o a dispositivi in grado di regolare finestre e luci in modo automatico. CONTRADDIZIONI Eppure anche la maggior parte dei cittadini europei (66%) sarebbe contenta di un supporto hi-tech per abbassare il riscaldamento, spegnere le luci e cercare le chiavi, passare l’aspirapolvere e persino ritirare pacchi dall’ufficio postale. Da notare che esistono già dispositivi o soluzioni per soddisfare queste esigenze, ma il 71% degli intervistati non ha ancora un prodotto connesso a casa, anche se il 37% prevede di acquistare un dispositivo per la smart home entro i prossimi 12 mesi. Un aspetto da sottolineare è che chi ha già provato l’ebbrezza di automatizzare qualche attività o funzione domestica è più propenso ad acquistare un

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altro dispositivo (68%). Ma bisogna anche aggiungere che per i componenti di quella che nel marketing si definisce come la categoria di tech enthusiast, cioè gli appassionati di tecnologia, collezionare materiale elettronico è quasi un hobby. Insomma, una parte di quelli che hanno già un dispositivo connesso a casa sarebbe comunque interessato a una qualsiasi novità hi-tech. ITALIANI FAVOREVOLI In ogni caso, sulla carta i favorevoli alla smart home sono il 63% in Europa, ma in Italia e Spagna si sale a oltre l’80% di persone che vorrebbe vivere in una abitazione con funzionalità automatiche. Perché, allora, i desideri espressi restano teorici e la smart home fatica a diffondersi? La spiegazione che danno i ricercatori a questa pigrizia tecnologica è che molti non sono ancora consapevoli del valore che questi dispositivi smart possono offrire. Forse un impulso sarà offerto dagli smart speaker, come Amazon Echo, Google Home o Apple HomePod, grazie alla facilità di configurazione e prezzi più o meno accessibili. Gli speaker intelligenti, attraverso assistenti virtuali come Alexa o Siri, possono essere comandati a voce: un aspetto che migliora l’esperienza d’uso per la home automation. In effetti il 28% degli europei intervistati preferisce interagire in questo modo con i propri dispositivi connessi. Ma, attenzione: il 40% preferisce utilizzare un’app, mentre il 32% utilizza il controllo vocale in combinazione con l’app. LA SOLUZIONE Quest’ultimo risultato potrebbe essere un forte indizio. Riassumiamo: gli europei (e gli italiani) desiderano una casa più automatizzata, ma solo pochi acquistano dispositivi adatti a raggiungere l’obiettivo. Gli assistenti O t t o b r e

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digitali, attraverso gli smart speaker, facilitano l’uso, eppure solo meno di un terzo vuole utilizzarli. Quindi? Per rispondere ai dubbi viene in aiuto una terza ricerca, questa volta condotta da una delle più grandi società di indagini di mercato, la tedesca GfK. Secondo una indagine di GfK, dunque, nove consumatori su dieci (89%) vedono lo smartphone come un controller di prodotti e servizi domestici: una percentuale in aumento rispetto al 70% nel 2015. Per gli assistenti domestici digitali come quelli citati, invece, le preferenze sono meno della metà di quelle per lo smartphone. IL RE DELLA CASA Lo smartphone è, quindi, il vero re in casa e fuori. Più di otto consumatori su dieci (83%) dichiarano di usare il proprio smartphone a casa, rispetto al 75% per laptop, al 54% per un Pc desktop e al 34% per console di gioco. «I consumatori, in particolare i Millennial e la Gen Z, si affidano ai loro smartphone per l’accesso 24 ore su 24, sette giorni su sette a connessioni sociali, notizie e molto altro», commenta Tom Neri, direttore commerciale di Tech & Durables di GfK. «Quindi, non sorprende che le persone vedano anche gli smartphone come hub per la smart home, soprattutto per i numerosi dispositivi che consentono il controllo e la visualizzazione della casa a distanza». DIFFIDENZA Tra l’altro, a frenare l’uso degli smart speaker, secondo lo studio della società di ricerche, sono anche le preoccupazioni sulla privacy personale (lo segnala il 35% dei consumatori), mentre per la maggior parte delle altre categorie di prodotti per smart home la barriera principale all’acquisto è il costo percepito. «I consumatori nutrono alcune preoccupazioni in merito alla privacy e alla sicurezza dello smartphone, come il monitoraggio tramite i servizi di localizzazione, ma la preoccupazione è ancora maggiore riguardo le capacità di ascolto vocale dei digital home assistent», precisa Neri. «Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il nostro studio mostra che gli assistenti domestici digitali sono inferiori alle macchine smart per il caffè e le lampadine quanto a soddisfazione del proprietario». CERCA LA APP Conclusione: la automatizzazione delle abitazioni, ma anche degli uffici e degli altri luoghi di lavoro, sembra un trend destinato a continuare. La smart home può rendere le case più sicure, più confortevoli, più efficienti dal punto di vista energetico e abbassare le spese di utilizzo: dai robot aspirapolvere che puliscono il pavimento in autonomia ai termostati che regolano in modo più razionale il riscaldamento, fino a serrature comandate elettronicamente, ai videocitofoni smart, e via elencando. Ma alle esigenze degli utenti finora la tecnologia ha offerto risposte non sempre soddisfacenti e, soprattutto, semplici. Gli smart speaker sono una soluzione per alcuni, ma non per tutti. La chiave per diffondere i servizi di smart home, però, potrebbe esistere già: è quello schermo da 4 a 6 pollici che ognuno porta in tasca o in borsa e che, tra l’altro, può servire per telefonare. Gli utenti sono abituati a utilizzare uno smartphone sempre, hanno familiarità con le app. Ed è logico che considerino il proprio dispositivo personale una sorta di telecomando per la propria casa. Se i produttori di dispositivi sapranno intercettare questa esigenza la home automation potrà decollare rapidamente. O t t o b r e

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TA N G U Y M AT E R I A U X

UNA PROSSIMITÀ TUTTA IN FAMIGLIA Il gruppo francese della distribuzione conta su 63 store e raggiunge i 250 milioni di fatturato. La chiave del successo? Un servizio senza interruzioni e punti di vendita che ripropongono uniformemente l’immagine dell’azienda, ma senza perdere l’identità dei rivenditori locali di Federico Della Puppa

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i può essere un negozio di prossimità, mantenendo la propria indipendenza come impresa familiare e diventare uno dei più importanti e interessanti gruppi di vendita francese? La risposta, ovviamente, è sì, si può fare e Tanguy lo dimostra con i suoi 63 punti vendita specializzati, i 250 milioni di euro di fatturato, i 900 addetti e gli oltre 90 anni di storia commerciale di questa storica insegna francese, che è localizzata geograficamente nel Nord Ovest della Francia, nel triangolo compreso tra Caen, Brest e Nantes. Tanguy Materiaux è una società familiale nata nel 1925 a Lannilis, una città vicino a Brest nel Finistère, inizialmente focalizzata sul trasporto di materiali. Nel 1947, subito dopo il conflitto mondiale, l’azienda iniziò ad aprire i primi punti

vendita rivolti principalmente al commercio del legno, per poi allargarsi a tutti i materiali di costruzione. Il vero sviluppo, sempre concentrato sui servizi per i professionisti, avvenne negli anni Settanta, con l’apertura di nuovi punti vendita e proseguendo nella ricerca di specializzazione in alcuni settori strategici, come quello dei lavori pubblici. La rete di filiali dagli anni Novanta in poi ha proseguito la sua crescita, diversificando la stessa offerta, grazie alle intuizioni di Roland Tanguy (attuale Ceo della società), che ha focalizzato l’azione di management sull’apertura di una rete di agenzie distribuite inizialmente nel triangolo Brest, Rennes e Vannes, per coprire oggi l’intera regione della Bretagna. La strategia di espansione, basata su agenzie, punti vendita e un sistema logistico in grado di consegnare i prodotti in tempi rapidi direttamente in cantiere,

Poudry, facciata della showroom a Nantes

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S e tOt tet m o b r e

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Poudry, l'ingresso dello showroom di Nantes

è proseguita attraverso acquisizioni di altre insegne, che hanno tuttavia mantenuto la propria identità locale. CONCENTRAZIONE & SPECIALIZZAZIONE Questa strategia di concentrazione e specializzazione ha portato a consolidare il posizionamento di Tanguy in Bretagna, garantendo anche il successivo sviluppo verso aree contigue, ovvero verso la Loira atlantica, con i punti vendita di Nantes, strategia di allargamento territoriale giocata costantemente sull’acquisizione di nuove insegne e inserimento, con i propri marchi, all’interno del gruppo Tanguy. È il caso dell’espansione, sempre triangolare, nell’area di Brest-Rennes-Nantes, grazie all’acquisizione di Adn, una società specializzata in materiali di copertura, e delle quattro filiali di Poudry, che ha aperto Tanguy anche alla produzione di materiali, in particolare blocchi di cemento. L’espansione del gruppo è avvenuta rafforzando anche il settore della produzione, acquisendo inizialmente il 45% del capitale di Hue Socoda, una società specializzata in pannelli in legno e derivati per i soffitti, e poi acquisita totalmente. Negli ultimi 12 anni la strategia del gruppo si è sviluppata reinventando gli spazi di vendita e le modalità di offerta, aprendosi al mercato non professionale, con l’apertura di numerose showroom di grande metratura e grande qualità espositiva, ultima delle quali quella a marchio Poudry a Nantes. Molto interessante e innovativo da questo punto di vista è il nuovo punto vendita multispecialista di Nantes, che sotto l’insegna Poudry Materiaux presenta una superficie di vendita coperta di 11 mila metri quadri ed è strutturato con una grande showroom dedicato ai prodotti di finitura.

per ricevere e consegnare la merce ai clienti professionali, attraverso una organizzazione nella quale la logistica, assumono un ruolo strategico nell’efficienza del punto vendita e nell’efficacia del rapporto con il cliente. La scelta di essere distributore e produttore, soprattutto nel settore del legno e del cemento, consente al gruppo di ottimizzare la filiera e garantirsi il 15% di vendite con prodotti propri. Oggi Tanguy possiede tre fabbriche di legname da costruzioni per un totale di 50 mila metri cubi annui lavorati e commercializzati. La strategia di prossimità di Tanguy

Tanguy, interno degli spazi espositivi

GRANDE LOGISTICA La superficie di vendita a libero servizio e un magazzino ottimizzato O t t o b r e

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R i vend it e si è evoluta mediante il mantenimento dei singoli marchi di vendita dei soggetti acquisiti, sommando a questi i marchi relativi ai materiali direttamente prodotti dal distributore francese nei propri stabilimenti. Lo scenario è dunque quello della multicanalità e della specializzazione, oltre che del posizionamento territoriale e della ricerca di prodotti sempre più sostenibili. Tra le scelte strategiche più recenti vi è quella dell’ecommerce, avviato nel 2015 con una piattaforma unica per tutti i membri del gruppo e dedicata ai clienti aziendali mediante il «mio accesso Pro» (mon acces Pro). Negli ultimi anni, oltre a rinnovare alcuni punti vendita e a promuovere una immagine di gruppo giocata anche sull’architettura degli spazi, sia esterni che delle showroom, identificando il gruppo e i punti vendita con il colore rosso dell’insegna madre, Tanguy ha lanciato nuove attività di prefabbricazione in calcestruzzo (Pref’X), acquisendo nuovi punti vendita (Pigeon Matériaux, con 23 siti di distribuzione, tre unità produttive e 130 dipendenti.).

ADN, il grande piazzale di carico a Nantes. Sotto, Tanguy materiaux a Brest, entrata della showroom, e Tanguy, una delle nuove fabbriche del gruppo

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TRIANGOLAZIONI Tanguy è un ottimo esempio di multispecializzazione legata ad un’area geografica specifica, con una strategia di allargamento che procede territorialmente per triangoli progressivi e che per rafforzarsi ulteriormente a carattere nazionale ha portato alla creazione di Alteral, una rete che comprende sei distributori distribuiti in aree specifiche della Francia (Chavigny Groupe nel Centro, Chretien Materiaux al Nord, Costamagna Distribution nel Sud-Est, Union Materiaux nelle aree del Languedoc Roussillon e del Paca, Pillaud Bataille presente nello Champagne, nelle Ardenne e in Picardie e Tanguy Materiaux presente in Bretagna, Pays de Loire e Normandia). Alteral è una delle 16 reti di vendita francesi (le altre sono Aubern, Batiland, Batiman, Bigmat France, France Materiaux, Gedex Gedibois, Gedex Gedimat, Groupamat, Lababois, Mat+, Matnor, Mcd, Nebopan, Starmat, Tout Faire, oltre ai due gruppi di acquisto molti simili a organizzazioni della Gdo come Gedinor e Gediralp). Complessivamente la rete Alteral fattura quasi 600 milioni di euro in 130 punti vendita e occupa circa 2.200 addetti. La rete, nata nel 2004, ha l’obiettivo di ottimizzare le relazioni e favorire le attività degli aderenti, agendo sia a livello di politiche di acquisto, sia verso le azioni commerciali e di comunicazione, oltre che nel miglioramento continuo e costante delle proprie politiche sociali e delle risorse umane, soprattutto in termini di formazione. All’interno di questa rete Tanguy rappresenta

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# STAI SERENO! un caso interessante e innovativo, perché è una impresa familiare che è essa stessa una (neppure tanto piccola) rete di altre imprese che continuano a mantenere la propria insegna all’interno della logica di gruppo (da Poudry a Le Dorè, da Adn a Ouest Carrelage, solo per citarne alcuni), che si basa su un uso molto importante degli strumenti digitali, web ed e-commerce su tutti, associati a strumenti tradizionali come i cataloghi, continuamente rinnovati e dedicati anche al pubblico non professionale. Tanguy infatti presenta i propri prodotti non solo su un sito web molto curato ed efficiente, ma anche attraverso cataloghi cartacei dedicati ai diversi tipi di prodotti, che sommano ogni anno circa 380 pagine di supporto alle scelte dei clienti.

Installazione rapida Portata standard 120 Kg Silenziosità TRASPARENZA INFORMATIVA Durata nel tempo Anche nel caso di Tanguy, come per le altre

reti e insegne francesi di vendita di materiali edili unite nell’associazione nazionale Fnbm (che conta complessivamente quasi 1.200 aziende con 5.500 punti vendita, quasi 79 mila addetti e un giro d’affari complessivo di 19 miliardi di euro) è interessante notare come sia essenziale l’assoluta trasparenza informativa e la ricerca del massimo supporto al cliente professionale, e oggi anche a quello privato, garantita da servizi ad hoc, dalla progettazione alle consegna dei materiali, dagli ordini online 24/24 e 7/7 su una piattaforma di 25 mila prodotti in assortimento disponibili a magazzino. Dunque spazi, magazzini, ma anche logistica, organizzazione e soprattutto cura del cliente e attenzione alle sue esigenze sono i punti di forza di Tanguy. E sono anche i punti di forza di un sistema francese della distribuzione che ha proprio in Fnbm un altro elemento di spicco. Nel caso di Tanguy la multicanalità e la specializzazione rappresentano due elementi imprescindibili per competere nel mercato, che acquistano ancora maggiore forza dall’uso degli strumenti digitali a supporto della vendita e dei servizi che accompagnano l’attività costruttiva. Ma l’altro fattore strategico è quello territoriale, giocato sull’allargamento della rete mediante acquisizioni di punti di vendita che ripropongono uniformemente l’immagine del gruppo pur mantenendo l’identità storica e specifica dei rivenditori a livello locale. Dovendo definire questa strategia potremmo chiamarla multiterritorialità, ovvero la prossimità in una logica di gruppo, la specializzazione puntuale in un’ottima di sistema, e Tanguy ne è certamente uno degli esempi più interessanti. O t t o b r e

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COME SI FA (ad aumentare il business)

di Roberto Bolici*

Specializzatevi nel rimanere a secco Il trend dell’edilizia standardizzata, più sostenibile e veloce da montare in cantiere è un’occasione anche per i distributori

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a costruzione a secco non è certo argomento nuovo, a conferma di questo ci sono tanti progetti realizzati in giro per il mondo che hanno ricorso a questo approccio. Rispetto ai primi anni in cui questa opzione costruttiva iniziava ad affacciarsi anche sul territorio italiano, oggi si intravede una maggiore consapevolezza, sia sui principi che sottendono al suo utilizzo, sia sui pregi e limiti che la caratterizzano. Certamente i vantaggi sembrano essere di gran lunga superiori, tant’è che vi si ricorre sempre più spesso per la sua rapidità

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di montaggio, reversibilità, propensione alla sostenibilità ambientale e semplicità manutentiva. A questo si aggiunge una progressiva maturità della domanda, oggi evidente, in quella frangia del settore immobiliare indirizzata all’edilizia industriale e terziaria, sempre più guidata da strategie orientate al risparmio energetico, alla velocità di esecuzione e pure alla sperimentazione, mentre nel campo residenziale, fattori di carattere essenzialmente sociale e culturale rallentano il progresso in questo campo.

Potenziare lo sviluppo di questa opzione costruttiva, oltre a rivoluzionare il modo di concepire l’azione stessa del costruire, può tradursi in un affare per la filiera dell’edilizia, ovvero l’offerta. Questo vale per il produttore, per il costruttore e anche per il distributore di materiali. Ovviamente senza dimenticarci del committente, beneficiario ultimo. Andiamo per gradi. Tecnica costruttiva del futuro Il sistema a secco è considerato la tecnica costruttiva del futuro, pur essendo un’opzione, una delle tante con cui si può costruire un edificio. E, come tutte le opzioni, è bene che tutti gli operatori ne conoscano le proprietà al fine di valutarne coerentemente le tecnologie costruttive più adatte. In tal senso, la costruzione a secco non va interpretata in modo radicale, ma eventualmente pensata anche come soluzione adottabile in sole alcune parti dell’edificio, consentendone comunque l’attribuzione di vantaggi tangibili. Entrando nel merito, è necessaria una precisazione sulle due alternative tipologiche messe in campo da questo sistema, «l’assemblaggio a secco» e «la costruzione stratificata a secco». Nella prima, tipica di facciate continue, pannellature e sistemi meccanici, la connessione avviene solitamente per bullonatura e avvitatura, lasciando gli elementi costruttivi visibili e riconoscibili. Mentre nella seconda sono adottati pannelli e profili di supporto, teli tecnici e materassini isolanti, definendo in tal modo pacchetti multistrato dalle prestazioni progettate e dunque specifiche. Entrambi i casi evidenziano da una parte, l’aspetto di industrializzazione del processo costruttivo orientato sempre più O t t o b r e

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a concorrere e sostituire quello tradizionale, dall’altra l’innovazione che va ricercata principalmente nella combinazione dei materiali in pacchetti. In definitiva, una tecnologia che ha ormai raggiunto la piena maturità ed è sempre più impiegata per rispondere alle sfide di sostenibilità che il settore delle costruzioni è chiamato ad affrontare. Percorso obbligato Per raggiungere i parametri minimi di contenimento energetico e acustico, in particolare oggi imposti dalle normative e sempre più richiesti dal mercato, come anche per rispondere alle questioni economiche, logistiche e temporali, il sistema costruttivo a secco è senz’altro migliorativo rispetto ai sistemi costruttivi tradizionali. Sono a secco i sistemi in acciaio così co-

me quelli in legno che adottano materiali isolanti di ogni genere (a base di legno, canapa, lana minerale, materiali sintetici, termo-riflettenti) e involucri esterni (metallo, laterizio, lastre di cemento). Le prospettive di questo segmento di mercato oggi sembrano più che buone e anche in costante crescita, seppur lontani dai livelli di utilizzo riscontrabili nei vicini Paesi europei. È grazie alla continua innovazione messa in campo dai produttori, e supportata dalla ricerca, che le possibilità offerte dai più moderni sistemi di costruzione a secco sono davvero illimitate. Il ruolo della distribuzione La distribuzione, sempre attenta all’evoluzione del mercato, ha risposto rapidamente attraverso un’immediata disponibilità di prodotti e componenti per la

costruzione a secco. Strutture portanti e accessori, sistemi completi per controsoffitti, soluzioni acustiche e termiche, soluzioni per la protezione dal fuoco, soluzioni per pavimenti e un’utensileria dedicata. Nel tempo si è aggiunta una più dettagliata conoscenza e competenza nel campo della costruzione a secco, orientando in tal modo il distributore verso la specializzazione. Tuttavia, oggi, questa qualifica potrebbe essere ulteriormente implementata, consentendo al distributore una progressione nel processo di rinnovamento. Obiettivo, qualificarsi come «hub» per la diffusione e contaminazione di un modo contemporaneo di costruire. È dunque nell ’ iper-specializzazione «strutturata», intesa come modalità innovativa e integrata di relazione con il mercato, che si aprono nuovi orizzonti di business.

*Professore associato in Tecnologia dell'Architettura, Politecnico di Milano

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INVESTIAMO E VEDIAMO OLTRE

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L’azienda trevigiana, specializzata nella produzione di controtelai per porte scorrevoli a scomparsa, inaugura un nuovo impianto produttivo, che coniuga efficienza e sostenibilità ambientale (con un occhio all’arte). E per fine anno sarà pronto anche un nuovo reparto verniciatura di Veronica Monaco

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uindici come i reparti in cui i suoi prodotti prendono vita, 160 come le persone impiegate in azienda, e 30 come gli anni dalla sua fondazione. Sono i numeri di Eclisse, azienda specializzata nella produzione di controtelai per porte scorrevoli e filo muro, che festeggia il suo trentennale inaugurando un nuovo stabilimento di oltre 20 mila metri quadri a Pieve di Soligo (Treviso), in via Giovanni Pascoli. Il nuovo polo produttivo si aggiunge a quello storico di via Sernaglia e nasce dal recupero di un ex mobilificio abbandonato. Una scelta che si inserisce nella volontà dell’azienda di promuovere una politica sostenibile e contro lo spreco, a partire dal suolo. Attenzione anche al risparmio energetico grazie a un moderno impianto fotovoltaico ad alta efficienza di ultima generazione, che riesce a coprire un terzo del fabbisogno totale dell’azienda. CHE COSA È IL FUTURO «Abbiamo celebrato il 30esimo anniversario di attività e inaugurato la nuova sede con un evento dal titolo Il nostro futuro è fatto di persone, proprio perché è dedicato a tutta la famiglia allargata di Eclisse: collaboratori, partner, clienti e amici ed è un ringraziamento per il loro impegno e per aver creduto in noi», racconta il fondatore dell’azienda, Luigi De Faveri.

Il fondatore di Eclisse, Luigi De Faveri. A fianco, l'inaugurazione del nuovo centro produttivo a Pieve di Soligo (Treviso)

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c op er t i n a Partito da un piccolo laboratorio artigiano degli anni Sessanta, l’imprenditore ha firmato l’atto di nascita di Eclisse il 10 gennaio 1989. Da subito l’azienda si è imposta come pioniera nella produzione di controtelai per porte scorrevoli a scomparsa, strutture metalliche che permettono a una qualsiasi porta di scorrere e scomparire all’interno del muro. «Ho sempre desiderato creare un controtelaio facile da installare e che durasse per sempre», spiega De Faveri. «Sono ossessionato dall’idea di migliorare continuamente le prestazioni di questo prodotto. Mentre io mi occupavo dello sviluppo del prodotto, mia moglie Gabriella seguiva la gestione amministrativa e finanziaria. Un sostegno invisibile, ma sempre presente che ci ha permesso di costruire una realtà solida, che non ha mai smesso di investire in ricerca e innovazione. Ho avuto la fortuna, inoltre, di essere affiancato da una squadra che ha sempre condiviso con me la mia stessa passione. Quello che siamo diventati oggi lo devo alla loro devozione». L’ESPANSIONE Esempio di successo dell’industria veneta, poi italiana e internazionale, Eclisse conta oggi dieci consociate localizzate in Francia, Polonia, Austria, Repubblica Ceca, Spagna, Repubblica Slovacca, Brasile, Germania, Romania e Inghilterra, alle quali si aggiunge una presenza estera

Sopra, Luigi De Faveri e la moglie Gabriella Campo dall'Orto provvedono al taglio del nastro del nuovo stabilimento. Sotto, il fondatore Luigi De Faveri e la moglie Gabriella con i figli Luciano, Daniela, Antonella e Alessandra

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Il modello di controtelaio Eclisse Estensione per pareti intonaco

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L'installazione "Vediamo Oltre"A destra, l'artista Valentino Moro all'opera

in oltre 50 Paesi attraverso una rete di distributori in Europa e nel resto del mondo. Nel 2018 l’azienda ha chiuso con un fatturato globale pari a 56,1 milioni di euro, in aumento rispetto all’anno precedente di 4,8 milioni. Nonostante la sua realtà multinazionale, Eclisse continua a coltivare il suo rapporto con il territorio e la comunità. In occasione del 30esimo anniversario e dell’inaugurazione della nuova sede, per

esempio, l’azienda ha commissionato agli artisti locali Luciano De Nicolo e Valentino Moro due opere d’arte commemorative. «Le opere su carta di Luciano De Nicolo realizzate mediante caratteri tipografici di legno, intrisi di colore, fanno emergere numeri e parole che assumono una chiara valenza simbolica. 89-19-30 è la triade magica che celebra i trent’anni di Eclisse, fondata il 10 gennaio 1989. Sono

Due opere su carta dell'artista Luciano De Nicolo

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Linterno dello stabilimento produttivo

numeri-amuleto che siglano l’età di una azienda da sempre impegnata in un costante processo di innovazione che possiamo sintetizzare nella volontà di superare ogni orizzonte. Ad accompagnare i numeri, una scritta, significativa: Vediamo Oltre, che funziona come un aforisma atto a trascendere il visibile per varcare, è il caso di dirlo, altre soglie e altri limiti», scrive la critica e storica dell’arte Lorena Gava. Vediamo

UNA STORIA DI OLTRE 40 BREVETTI «Vediamo Oltre» è il principio che guida da sempre l’attività di Eclisse. Una ricerca continua volta all’innovazione tecnologica e alla perfezione dei dettagli che ha portato l’azienda a firmare prodotti all’avanguardia e oltre 40 brevetti esclusivi. Per citare solo alcune delle innovazioni Eclisse: il binario estraibile che permette alla porta di scorrere sempre come il primo giorno; il brevetto Luce, il primo controtelaio a permettere il passaggio di cablaggi elettrici per avere a portata di mano e vicino al foro porta interruttori e prese; e la rete debordante, un dettaglio che facilita il lavoro dell’installatore e migliora l’aderenza dell’intonaco alla rete del telaio. Tutti i prodotti sono certificati e garantiti 12 anni.

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Oltre è anche il nome dell’opera dell’artista-fabbro Valentino Moro, un’installazione artistica in ferro e pietra posta all’ingresso della nuova sede di Eclisse: un albero che sottolinea la forza del gruppo e la solidità di una famiglia che guarda al futuro. INDUSTRIA 4.0 Il nuovo polo di Via Giovanni Pascoli rappresenta una struttura all’avanguardia ed efficiente, che concentra le attività che prima erano svolte in diversi stabilimenti, riducendo gli spostamenti dei mezzi pesanti tra le varie sedi e migliorando l’efficienza produttiva. Al suo interno più di 800 impianti e macchinari 4.0 ready si interfacciano, grazie a un software sviluppato su misura dal team di ricerca e sviluppo, che comunica con il gestionale sia per programmare la produzione, sia per monitorare il flusso e la tracciabilità dei materiali attraverso la gestione dei magazzini verticali. E, a fine anno, vedrà la luce anche un nuovo reparto di verniciatura. In totale sono 90 gli addetti specializzati che lavorano lungo una linea di produzione di 50 metri, che ogni giorno fabbrica in media 11 mila profili e 1.500 controtelai. Grande attenzione è stata riservata anche all’impatto ambientale dei processi produttivi. Per esempio, al di sotto delle profile che contengono gli olii di lubrificazione sono stati posti dei tappetini assorbenti che vengono periodicamente lavati e riutilizzati, mentre l’impianto di disoleazione interrato tratta le acque di scarico e cattura gli olii che penetrano nel terreno con la pioggia. Il polo produttivo dispone anche di una nuova area rifiuti chiusa che contiene due compattatori per la plastica e la carta.

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L’ARREDAMENTO TROVA IL SUO HABITAT L'azienda propone una nuova collezione di rivestimenti in terracotta destinati agli interior designer: con Bianco di Carrara, Nero Lavico, Oro Brillante, Rosa del Deserto e Cortèn architetti e arredatori possono per creare effetti inediti. Con un materiale al 100% naturale di Veronica Monaco

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l mattone diventa elemento d’arredo con Habitat, la nuova collezione di rivestimenti in terracotta per l’interior design di Terreal Italia, il principale player italiano nell’industria dei laterizi e appartenente al gruppo multinazionale Terreal con stabilimenti in tutto il mondo. Bianco di Carrara, Nero Lavico, Oro Brillante, Rosa del Deserto e Cortèn sono i colori innovativi che caratterizzano questa esclusiva linea di listelli, che consentono risultati formali vicini a quelli del mosaico e del libero decoro. «Il progetto è stato sviluppato all’interno dei laboratori ricerca e sviluppo di SanMarco in un dialogo continuo con il mondo della progettazione, da cui provengono le sollecitazioni verso nuove forme e utilizzi della terracotta, in linea con le moderne esigenze estetiche e funzionali», spiega Davide Desiderio, marketing e communication manager di Terreal Italia. «Siamo certamente di fronte a una svolta decisiva nell’impiego del faccia a vista. Non più semplicemente mattone o listello, ma il concetto contemporaneo nell’uso diffuso della terracotta, materiale che si presta a usi alternativi nell’interior assicurando tra l’altro una grande libertà di posa, destinata anche al fai da te». PERSONALIZZAZIONE Grazie alla loro consistenza sottile, i listelli in terracotta Habitat si adattano a qualsiasi

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Habitat SanMarco è disponibile anche in forma esagonale, circolare e a mosaico

Composizione con i listelli Habitat SanMarco. A sinistra, Davide Desiderio, marketing e communication manager SanMarco Italia

personalizzazione e geometria di rivestimento, diventando elementi esclusivi per ambienti contemporanei, dalla casa agli hotel, dagli spazi commerciali a luoghi pubblici in genere. La flessibilità produttiva che contraddistingue gli impianti SanMarco permette inoltre ai listelli di aderire a qualsiasi formato, anche allontanandosi dalla geometria tipica del “mattone” e approdando a forme libere, esagonali, circolari o mosaici. «Il nostro obbiettivo però è quello di innovare mantenendo l’identità del laterizio, senza snaturarlo e senza cercare di confonderlo con la ceramica», chiarisce Desiderio. «Per questo motivo i listelli Habitat si ottengono dal taglio rettificato a solo un centimetro di spessore del mattone SanMarco, per far emergere la struttura interna della terracotta contraddistinta da porosità, cavità e da irregolarità tipiche del laterizio a pasta molle». CINQUE COLORAZIONI Questo tipo di lavorazione rende poi idonea la superficie a vista al coating nelle colorazioni e tonalità proposte. «L’utilizzo di tecnologie di ultima generazione e materie prime 100% naturali consentono di ottenere livelli prestazionali molto elevati», sottolinea il responsabile marketing dell’azienda. «Per questo SanMarco ha sempre ritenuto che la leva degli investimenti sia fondamentale per rimanere competitivi sul mercato. Investire in risorse umane, ricerca e sviluppo e tecnologia innovativa significa senza dubbio muoversi, guardare avanti nella direzione dello sviluppo e della valorizzazione del patrimonio culturale. In più, nonostante il momento congiunturale non favorevole, la nostra casamadre Terreal prevede continuamente investimenti sui nostri impianti. L’obiettivo è comunque sempre riuscire a far aderire la materia laterizia ai linguaggi della contemporaneità. Abbiamo l’ambizione di ritenerci in grado di traghettare la terracotta nel futuro».

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EDILIZIA

NUOVE SFIDE PER PROIND Al traguardo dei 40 anni di attività, l’azienda che ha portato nei cantieri disarmanti, malte strutturali e da ripristino, bentonitici e i cristallizzanti Xypex studia un’apertura sempre più massiccia sui mercati esteri. Come anticipa a YouTrade Massimiliano Settili di Veronica Monaco

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elocità e innovazione per continuare a essere competitivi sul mercato. Da quarant’anni su questi due elementi ha deciso di puntare Proind, l’azienda di Opera (Milano) specializzata in prodotti tecnologici per l’edilizia che, fin dalla sua fondazione nel 1978, ha scommesso su prodotti all’avanguardia. Come i disarmanti, per i quali la società è stata pioniera con prodotti innovativi rispetto agli oli di recupero presenti sul mercato alla fine degli anni Settanta. O ancora i teli impermeabilizzanti bentonitici e l’ultima innovazione: i cristallizzanti per impermeabilizzazione Xypex, di cui l'azienda è distributrice nel nostro Paese. Ne parliamo con Massimiliano Settili, responsabile Italia Xypex e dei rapporti Proind con l’estero.

Domanda. Che cosa differenzia Proind dalla concorrenza? Risposta. Per prima cosa, mi viene in mente la nostra struttura, piccola, snella e flessibile. Rispetto ai competitor riusciamo a rispondere alle esigenze dei clienti e del mercato in maniera più rapida ed efficace. Lo studio, la ricerca e l'attenzione su ciò che succede oltre i confini nazionali ci permette di studiare le dinamiche del mercato e proporre le tecnologie più innovative. Infine, l’alta qualità dei prodotti che proponiamo, che è sicuramente un punto di forza. D. Ripercorriamo brevemente la storia dell’azienda: quando è nata e quali sono state le sue principali evoluzioni ? R. L’azienda è nata nel 1978 a opera di mio padre, Armando Settili. Proind ha esordito sul mercato con la produzione di oli disarmanti per

Massimiliano Settili, a destra, con il fondatore, Armando Settili

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Xypex Concentrate è un esclusivo trattamento chimico per l’impermeabilizzazione, protezione e il miglioramento del calcestruzzo

la sformatura di manufatti ad alta finitura facciavista, e ponendo attenzione alla protezione delle casseforme. Siamo stati i primi a introdurre prodotti nobili rispetto agli oli di recupero presenti sul mercato, prodotti innovativi che hanno rappresentato il core business dell’azienda per un lungo periodo. Dopodiché, sviluppando il settore dell'edilzia, abbiamo affiancato alla nostra proposta commerciale prodotti dedicati più da vicino alle esigenze di mercato, quali malte strutturali, tixotropiche e da ripristino, malte speciali per gli interventi di risanamento e restauro. Alla fine degli anni Ottanta abbiamo inserito prodotti ad alta resistenza, anticorrosivi, per la protezione dei ferri d’armatura e delle casseforme e siamo distributori della Cortec Corporation, che trattiamo tutt’ora con un ottimo successo. D. Siamo arrivati agli anni Novanta: come è proseguita la storia aziendale? R. Abbiamo introdotto la linea degli impermeabilizzanti, a partire dalle barriere chimiche per la protezione dell’umidità di risalita nel restauro delle ville storiche fino ai prodotti bentonitici. Oggi il nostro Betongeo rappresenta una delle tecnologie di riferimento per l’impermeabilizzazione delle strutture sottoquota. Sempre in questo campo abbiamo inserito i giunti waterstop idroespansivi e altri prodotti impermeabilizzanti che sono ancor tra i prodotti di maggior utilizzo. Infine, qualche anno fa Proind è diventata distributrice di Xypex, leader mondiale nella produzione di cristallizzanti per calcestruzzo, la tecnologia più all'avaguardia del settore. D. Che cosa è dunque oggi Proind? R. Proind è un player importante, sia per quanto riguarda disarmanti, impermeabilizzanti e malte. Siamo una società riconosciuta anche dai grandi competitor, con una identità definita sia nel mondo della prefabO t t o b r e

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bricazione, che nel restauro e nel ripristino. D. E per il futuro che cosa progettate? R. Abbiamo molti progetti, tra cui lo sviluppo della linea dei cristallizzanti Xypex, che in Italia trova un mercato ancora ricco di opportunità, e l’apertura sempre più massiccia sui mercati esteri, perché ormai si vive nel mercato globale. È difficile però dire come andrà. In questo momento ci sono molti fattori in gioco, vediamo rosa, ma non è così scontato. D. In tutti questi anni, è cambiato il vostro approccio al mercato? R. Velocità e innovazione ci hanno permesso di continuare a essere sul mercato in tutti questi anni. Tuttavia oggi Internet e le nuove tecnologie hanno imposto un cambio di passo che impone di dare risposte immediate ai clienti, a rischio di rimanere ai margini dal business. In più l’attenzione all’innovazione, che ci ha sempre contraddistinto, è oggi fondamentale. D. E con i rivenditori: come si articola il vostro rapporto con la distribuzione? R. Lavoriamo a stretto contatto con i rivenditori e abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione. Abbiamo una rete di distribuzione internazionale, facciamo roadshow con presentazioni di prodotto, offriamo assistenza e supporto tecnico. In più, per i prodotti Xypex offriamo la possibilità di allestire corner dedicati, con schede e piccoli gadget. D. Avete da poco celebrato il vostro 40esimo anniversario: come avete festeggiato? R. Cogliamo il momento delle fiere per passare del tempo con i collaboratori e festeggiare insieme. C’è anche da dire che, dopo tutto quello che il mercato dell’edilizia ha subito in questi ultimi anni, è già una festa essere ancora orgogliosamente presenti.

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FIBROTUBI

IL SOTTOCOPPO SI FA METALLICO Coperture più leggere, resistenti e sicure grazie anche ai correntini brevettati per l'ancoraggio. E con la nuova versione coibentata aumentano i carichi e il comfort termico. Il segreto? Lo strato di poliuretano espanso da 13 mm di Veronica Monaco

Il sottocoppo metallico Fibrotubi. A sinistra, la versione coibentata

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ibrotubi prosegue il suo cammino sulla strada dell’innovazione con un nuovo sottocoppo metallico coibentato, che potenzia le prestazioni isolanti in copertura. Le vecchie sottocoperture per coppi sono spesso legate a materiali estremamente pesanti e poco duraturi. Con il suo sistema, l'azienda di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) ha apportato una grande novità nel settore, combinando una lastra metallica grecata con correntini brevettati per il facile e stabile ancoraggio dei coppi tradizionali in tutte le condizioni di posa. Una soluzione molto più leggera rispetto ai classici sottocoppi in commercio, in grado di garantire anche un’alta impermeabilità, pure a bassa pendenza (minimo d'uso 15%), e un’elevata resistenza senza rischi di rottura. La lastra è in acciaio preverniciato con vernice ad alta resistenza, in colore rosso coppo. Nelle greche è infine possibile inserire le staffe per l’installazione del fotovoltaico. NUOVA VERSIONE Da oggi il sottocoppo metallico è disponibile anche nella versione coibentata. La nuova evoluzione del prodotto prevede la presenza, sotto la lastra grecata, di uno strato coibente di 13 millimetri costi-

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tuito da poliuretano espanso all’intradosso. Lo strato di poliuretano migliora sensibilmente le caratteristiche del prodotto, riducendo la trasmissione del calore della lastra all’interno e l’effetto condensa, e incrementando le prestazioni. Risultano migliorate anche la trasmittanza termica e la riduzione del rumore, mentre aumentano i carichi ammissibili.

DATI TECNICI Larghezza: 859 mm Larghezza utile in opera: 777 mm Lunghezze: 1520-2130-2440-2750-3060-3990 mm Versione coibentata: spessore poliuretano 13 mm Materiale efinitura: acciaio preverniciato rosso coppo Pendenza minima d’uso: 15% Correntino: larghezza: 51,7 mm; lunghezze: 1344-1932-2268-25202856-3780 mm

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BASF

L’ISOLANTE ORA È VERDE Biomass Balance è l’innovativo processo che sostituisce materie prime fossili con rinnovabili derivanti da rifiuti organici e oli vegetali, riducendo così le emissioni dei gas serra fino all’80%. È utilizzato anche per il retrofit dell’Istituto Prealpi di Saronno di Veronica Monaco

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i chiama Biomass Balance ed è l’innovativo processo applicato da Basf, che sostituisce materie prime fossili con materie prime derivate da fonti rinnovabili. Un approccio che permette di limitare l’utilizzo di risorse ad alto impatto ambientale, evitare lunghi e costosi processi di specificazione, e ridurre fino all’80% le emissioni dei gas a effetto serra, mantenendo le stesse performance di prodotto del corrispondente fossile.

A SCUOLA DI SOSTENIBILITÀ Reverso è protagonista del retrofit energetico dell’Istituto Prealpi di

Saronno (Varese), esempio pilota per il territorio lombardo. «Utilizzare come pannello coibente un materiale innovativo e profondamente rispettoso dell’ambiente è un forte segnale di come sta cambiando il settore e di quale attenzione concreta c’è effettivamente, da parte dei cittadini, su temi ambientali ed energetici», spiega Manuel Castoldi, presidente del comitato di gestione di Rete Irene, network di aziende nato con la volontà di diffondere la cultura della riqualificazione energetica. Attraverso l’azienda TermoIsover-Ind, Rete Irene ha avviato il cantiere per la riqualificazione energetica della scuola della cittadina lombarda. L'intervento consisterà principalmente nell’installazione di un sistema a cappotto termico, nella coibentazione di parte della copertura e nella sostituzione dei serramenti esistenti con nuovi infissi altamente performanti. Il nuovo involucro avrà un sistema a cappotto Etics, prodotto da Ivas, il cui materiale isolante, di spessore 12 centimetri, sarà costituito appunto dal pannello Reverso di L'Isolante.

Prospetto sud dell’Istituto Prealpi di Saronno (Varese)

Prospetto nord

CAPPOTTO CON REVERSO Il metodo Biomass Balance di Basf è alla base di Reverso, la nuova lastra isolante prodotta esclusivamente con l’utilizzo di materie prime derivate da fonti rinnovabili, la cui provenienza, il reale impiego nel processo produttivo e l’utilizzo negli impianti di trasformazione sono state certificate dall’istituto Tüv Süd di Monaco. La gamma Reverso soddisfa tutti i requisiti per l’applicazione a cappotto certificati.

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TA S S U L LO

TROVIAMO L’ORO DELLE DOLOMITI Un gruppo di imprenditori trentini fa rinascere la Miniera San Romedio, fondata oltre un secolo fa per la produzione di materiali da costruzione e di calce idraulica naturale. Con due mission: edilizia naturale e comfort abitativo, e prodotti per il restauro e opere di pregio di Veronica Monaco

L Roberto Covi, ad Gruppo Miniera San Romedio

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e sue origini affondano le radici all’inizio del secolo scorso, quando le Dolomiti della Val di Non sono diventate una risorsa preziosa per la produzione di materiali da costruzione e di calce idraulica naturale. Un’importante scoperta che ha dato il via alla storia industriale della Tassullo, azienda storica trentina, nata nel 1909 come Cooperativa Anaune Produzione Cementi Tassullo, e che da 110 anni fonda la sua attività estrattiva nell’antica cava della Miniera San Romedio, oggi sede del laboratorio e centro ricerche dell’azienda. Miniera San Romedio è anche il nome della newco, costituita da una cordata di imprenditori del settore edile, che nel 2018 ha deciso di rilevare l’azienda reduce da un periodo di difficoltà innescato dalla crisi economica scoppiata nel 2007. Un’acquisizione voluta con il preciso intento di preservare l’importante know-how della Tassullo e rilanciare l’attività con una verticalizzazione di alcune competenze specifiche e da un lato la nuova divisione Puro, specializzata nell’edilizia naturale e nel comfort abitativo, e dall'altro HD System, sul mercato dal 1985, specializzata nella produzione di materiali da restauro e opere di pregio. Ne parliamo con l’amministratore delegato del Gruppo Miniera San Romedio, Roberto Covi. Domanda. Perché avete deciso di acquisire Tassullo? Risposta. Tassullo è un’azienda storica del Trentino. Era un peccato lasciare andare alla deriva una società che negli anni aveva dato tanto al territorio, senza contare la situazione precaria delle persone che vi erano impiegate. Molti soci del gruppo, essendo sempre vissuti qui, avevano anche un legame affettivo con questa realtà. Vedendo che nessuna impresa concorrente si affacciava per rilevarne la proprietà e gli asset produttivi, alcune aziende del territorio hanno deciso di mettersi insieme O t t o b r e

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nel Gruppo Miniera San Romedio e trovare la quadra per farla ripartire. D. Da chi è composto il gruppo e quanti soci ha attualmente? R. Il gruppo è composto da nove soci: si tratta di imprese innovative del territorio, provenienti a vario titolo dal mondo delle costruzioni, tutte clienti storiche di Tassullo. Fin da subito abbiamo voluto affrontare l’acquisizione portando all’interno dell’azienda una visione più ampia, che prendesse in considerazione le esigenze degli applicatori, spesso ignorate dai produttori che restano molto concentrati sul proprio business. Volevamo persone che ci aiutassero a sviluppare nuove idee, orientate alla ricerca e sviluppo di soluzioni innovative per il cantiere e l’edilizia.

D. Avete ricevuto contributi pubblici? R. La Provincia autonoma di Trento ci ha riconosciuto dei contributi in fase iniziale, con gli ordinari strumenti di supporto delle nuove iniziative, a fronte di un obbligo occupazionale verso i lavoratori impiegati presso la Tassullo. Un impegno che ci siamo presi volentieri, che ha permesso ai lavoratori di passare da una situazione di difficoltà a una molto più stabile. Attualmente sono occupate in azienda circa 45 persone. La maggior parte del vecchio personale è rimasto, alcuni sono fuoriusciti lasciando il posto ad altre figure professionali, necessarie per il cambio di passo che volevamo imprimere all’azienda. In particolare abbiamo

Sito estrattivo Miniere di San Romedio. Sopra il centro ricerche del Gruppo

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Hd System è in grado di offrire consulenza alla progettazione, assistenza in cantiere e prodotti per risolvere i problemi tipici del restauro

scelto un nuovo direttore di produzione, un nuovo direttore commerciale e diversi tecnici specializzati. D. Come si struttura dunque l’organizzazione? R. Tutti i soci del Gruppo Miniera San Romedio sono operativi su altre attività, ma regolarmente affiancano i tecnici, gli ingegneri e gli amministratori Tassullo nella gestione quotidiana dell’azienda, dalla conduzione dell’impianto all’assistenza in cantiere, fino allo sviluppo delle relazioni commerciali. Questo è il vero valore aggiunto di una cordata come la nostra. D. Qual è la prima sfida che avete dovuto affrontare ripartendo con la nuova compagine sociale? R. Sicuramente quella di riorganizzare la struttura produttiva. Pro-

dotti e impianti sono stati rivisti in maniera innovativa: produciamo una calce idraulica unica nel suo genere e sul mercato non esistevano sistemi produttivi che potessero essere copiati tout court. Abbiamo così deciso di investire sugli impianti e di coinvolgere tecnici qualificati di consolidata esperienza. Siamo in procinto di investire in un’importante operazione di revamping di entrambi gli impianti, e questo ci porterà a fare un notevole salto di qualità. Abbiamo avuto circa sei mesi di gestazione, e ora ci siamo messi a ragionare anche in termini di promozione e comunicazione. D. Quali prodotti avete tenuto e cosa avete invece aggiunto? R. Chiaramente abbiamo lasciato tutta la gamma storica dei prodotti Tassullo, riallineandola ai nuovi standard di mercato, e affiancato prodotti più tecnici. Tassullo ha sempre avuto un orientamento all’edilizia a 360 gradi, a noi serviva però un approccio più specialistico. Per questo, accanto alle linee tradizionali, sono affiancati due altri marchi indipendenti, HD System e Puro, supportati da una struttura di assistenza tecnica che affianca i professionisti nella progettazione e in cantiere, aiutandoli a individuare la soluzione giusta negli interventi di restauro e nell’edilizia attenta al benessere. Questo è il nostro fiore all’occhiello. D. Quali sono le caratteristiche dei prodotti HD System e Puro? R. All’interno del Gruppo Miniera San Romedio, HD System offre prodotti in calce idraulica naturale Nhl5 e servizi per il restauro e l’edilizia sostenibile. Attraverso la sua struttura, la divisione è in grado di offrire consulenza alla progettazione, assistenza in cantiere, e prodotti per risolvere i problemi tipici del restauro. Le nostre soluzioni sono estremamene compatibili e versatili, ideali per interventi di ricostruzione estetica, protezione dall’umidità e consolidamento di murature storiche. Abbiamo anche delle linee di prodotto geograficamente referenziate, studiate in base alle caratteristiche cromatiche delle sabbie e degli inerti di siti specifici. Puro Comfort nasce per rispondere in modo specialistico e realmente sostenibile alle esigenze delle persone che ricercano ambienti tali da garantire altissimi livelli di comfort abitativo, utilizzando materiali naturali al 100%. Il percorso di ricerca da dove nascono la filosofia e i prodotti di Puro, ruota attorno ai concetti di sostenibilità, comfort e salubrità. D. Possiamo quindi parlare di prodotti su misura?

LE MELE ARRIVANO IN MINIERA

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Si chiama dolomia ed è l’ingrediente segreto della formula Tassullo. Questa roccia,

modo che la dolomia estratta sia perfettamente asciutta, permettendo di evitare

sepolta a centinaia di metri di profondità, è l’anima delle Dolomiti della Val di Non,

ulteriori lavorazioni, come il lavaggio e l’essiccazione, e ridurre così ulteriormente

e viene estratta dall’azienda nell’antica Miniera San Romedio fin dall’inizio del

i consumi. «Ripensare l’estrazione mineraria in termini di impatto ambientale è

Novecento, per produrre l’inerte che caratterizza i prodotti del gruppo. La pregiata

una grande innovazione, un esempio unico di sostenibilità in ambito industriale»,

materia prima viene ricavata da scavi ipogei all’interno della cava: al momento si

commenta l’ad di Miniera San Romedio. «In più i vuoti creati durante gli scavi

contano 20 km di gallerie sotterranee che raggiungono una profondità massima

vengono riconvertiti a fine industriale, evitando che le aziende debbano realizzare

di 300 metri. «Il fatto di essere così in profondità riduce al minimo l’impatto

capannoni e magazzini industriali all’esterno». Come nel caso di Melinda, altra

ambientale sul paesaggio», spiega Roberto Covi. «In più la miniera è a scarto

importante realtà trentina, che ha sfruttato le “celle ipogee” derivanti dall’attività

zero, cioè tutto il materiale che estraiamo viene utilizzato senza alcuno spreco, e

estrattiva per realizzare uno dei suoi più grandi magazzini di conservazione delle

la movimentazione avviene su nastro elettrico per ridurre al minimo il trasporto

mele, sfruttando anche il particolare microclima delle gallerie, che mantengono

su gomme». La particolare conformazione geologica del sito, inoltre, fa in

valori di temperatura e umidità costanti.

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R. Assolutamente sì. Forniamo a 360 gradi tutti gli strumenti di supporto a garanzia della progettazione. L’architetto o il progettista che si affida a HD System, oltre che sulla consulenza e l’assistenza in cantiere, può contare su un servizio di indagine diagnostica in situ che permette di trovare la soluzione più adatta in base all’effettiva misurazione dei campioni prelevati sul luogo dell’intervento. D. Quali sono dunque i prodotti della linea HD System? R. Tra le soluzioni proposte ci sono i sistemi per il restauro delle facciate e delle pietre, il risanamento termico e acustico, la deumidificazione e protezione dall’acqua delle murature, il consolidamento strutturale. D. Per il consolidamento strutturale in particolare che tipo di prodotti proponete? R. Proponiamo betoncini armati, intonaci armati con fibre in basalto, carbonio, vetro e acciaio ad alta resistenza, cappe consolidanti, prodotti per la ricostruzione di sigillature. Insomma una gamma completa sia dal punto di vista della compatibilità meccanica che estetica, che nell’intervento di restauro è sempre una caratteristica fondamentale. D. La linea Puro, invece, di quali prodotti si compone? R. La linea Puro è il secondo progetto del Gruppo Miniera San Romedio attivato dopo l’acquisizione della Tassullo, e nasce da un’attività di ricerca svolta insieme all’Università di Trento. Si tratta di una linea di prodotti studiati per ottimizzare il comfort termoigrometrico, cioè temperatura e umidità, all’interno degli ambienti. Per scelta abbiamo deciso di contenere la linea a soli dodici prodotti, formulati con caratteristiche che li rendessero perfetti. Tutti i prodotti della linea Puro infatti utilizzano solo materiale locale, cioè calce idraulica naturale e dolomite, sono sostenibili dal punto di vista ambientale, non hanno emissioni di Voc e sostanze nocive. D. Come sono misurate le performance di questi prodotti?

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R. Sono in corso di costruzione quattro edifici, due in legno e due in calcestruzzo, che per circa un anno verranno monitorati in assenza di utenti. Verranno dunque simulati i carichi termici e igrometrici e sollecitati gli edifici in modo da misurarne il comportamento. L’obiettivo è dimostrare che, se progettati correttamente, entrambe le soluzioni costruttive portano a situazioni di comfort molto alte. Nella progettazione degli edifici sono state identificate caratteristiche precise per i materiali, che hanno portato a coinvolgere Miniera San Romedio nello sviluppo di soluzioni ad hoc. Così è nata la linea Puro: pochi prodotti, fatti bene, e specifici nel settore dell'edilizia naturale. D. Veniamo alla particolarità della materia prima che utilizzate nei vostri prodotti: che cosa la rende unica? R. La marna dolomitica, che si trova solo in questa località. La sua particolare composizione, caratterizzata da un ottimo rapporto tra la parte in calcare e quella in argilla, ci consente di creare un legante ad altissime prestazioni, pertanto di sviluppare tutta una serie di soluzioni senza aggiunta di cemento. Prodotti puri, da qui anche il nome della nostra linea. Rinunciare al cemento significa anche avere materiali più sostenibili, naturali, e anche migliori dal punto di vista della compatibilità per quanto riguarda il restauro. D. Ci sono altri plus che distinguono Tassullo dalla concorrenza? R. Conosciamo a fondo la nostra materia prima, dall’estrazione in cava fino alla selezione in stabilimento. Come produttori questo ci consente di essere molto flessibili nella proposta e nel livello di assistenza tecnica che siamo in grado di fornire in cantiere. Inoltre, grazie al nostro dipartimento di ricerca e sviluppo, riusciamo a fare analisi diagnostiche e confezionare soluzioni “ad hoc” per le casistiche più diverse che incontriamo sul territorio sia dentro che fuori dai confini nazionali. Affiancare il progettista e l’impresa nel

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UNA STORIA LUNGA 110 ANNI Tassullo nasce nel 1909 nella Val di Non, in Trentino, come Cooperativa Anaune

Settanta inizia la produzione di premiscelati e negli anni Ottanta nascono le linee

Produzione Cementi Tassullo. Tra i soci fondatori c’è anche Vincenzo Maistrelli,

dedicate al restauro», spiega Covi. «Cavalcando il boom dell’edilizia, l’azienda

artefice di uno dei primi impianti idroelettrici trentini. «Entrato in contatto con

ha continuato a crescere, fino alle prime difficoltà innescate con la crisi del 2007.

alcuni ingegneri svizzeri che cercavano nelle nostre zone un tipo di materiale

Nonostante tutto, l’azienda non ha mai spento i forni dal 1909, continuando la

per la produzione del cemento, Maistrelli avviò la produzione nella Miniera

produzione anche durante il periodo del fallimento». Nel 2015 è cominciato un

San Romedio», racconta l'ad di Miniera San Romedio, Roberto Covi. «Subito

periodo di riassestamento aziendale, che si è concluso con l’acquisizione nel

si rese conto che il materiale andava bene per il cemento, ma era ottimo per la

2018 da parte della newco Miniera San Romedio, che riprende il nome dell’antica

produzione di calce idraulica naturale. Da lì iniziò il successo dell’azienda, che

miniera costituita nel 1867. Miniera San Romedio è una cordata partecipata dalle

nel tempo subì diverse evoluzioni». Dopo aver superato due guerre mondiali

seguenti realtà locali: Covi Costruzioni, Co.Beton, Isa e Tassullo Investitori che

mantenendo attiva la produzione, Tassullo negli anni Sessanta ha ampliato le

raggruppa Misconel, Elettrica di Cesare Cattani, Gruppo Tama, Lamtex, oltre a

proprie attività acquisendo altri piccoli stabilimenti nella valle. «A metà degli anni

due investitori privati locali, Franco Fellin per STP e Roberto Fondriest.

risolvere i problemi di tutti i giorni è una strategia che sta pagando e da cui ricaviamo le maggiori soddisfazioni. D. Come si articola la distribuzione dei vostri prodotti? R. Abbiamo prodotti di largo consumo, che rimangono confinati in una area circoscritta rispetto allo stabilimento. La maggior parte delle nostre linee sono però molto tecniche e con queste siamo in grado di arrivare in tutta Italia. Si faceva già prima, oggi a maggior ragione, in particolare con il marchio HD System. Abbiamo anche un interessante progetto distributivo all’estero in Austria, Germania, Svizzera e Slovenia, che ci sta dando molte soddisfazioni. Si tratta di mercati in cui i prodotti naturali alternativi al cemento funzionano e hanno buona risposta non solo nella distribuzione edile tradizionale, ma anche nel bricolage e nel fai da te. D. Da quanti agenti è composta la vostra rete vendita?

HD System ha contribuito al restauro del Colonnato Bernini a San Pietro in Vaticano. Sopra, l'Hotel NH di Piazza Carlina a Torino, completamente restaurato con prodotti dell'azienda

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R. Abbiamo una cinquantina di agenti sul territorio nazionale che si occupano dei nostri marchi. D. Offrite anche consulenza tecnica ai rivenditori? R. Abbiamo incaricati su tutto il territorio nazionale che, su richiesta, offrono un servizio di affiancamento ai distributori, in particolare sui prodotti HD System. Abbiamo selezionato i distributori più vicini alla nostra filosofia progettuale perché per noi è molto importante avere sul territorio partner che sappiano concretizzare i nostri sforzi con un approccio tecnico e di consulenza. Ai rivenditori che hanno voglia di approfondire il discorso tecnico, mettiamo a disposizione un percorso formativo intenso, di circa 24 ore all'anno, che affronta anche tematiche complesse. Non si può più pretendere di trattare i prodotti leggendo solo i dati sulle schede tecniche, ma è necessario capire la soluzione che si va a proporre e il suo valore aggiunto. D. Avete nuovi progetti per il futuro? R. Oltre al monitoraggio delle prestazioni termoigrometriche sugli edifici che citavo prima, abbiamo in cantiere diversi progetti di sviluppo con la proposta di nuove soluzioni per il restauro, in particolare per il consolidamento dei piani orizzontali con calce idraulica naturale senza cemento. O t t o b r e

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FARAONE INDUSTRIE

QUANDO LA SICUREZZA È UN’OPERA D’ARTE L’azienda specializzata in attrezzature per operare in quota ha rinnovato l'appuntamento con il concorso dedicato ai temi della prevenzione e salute sul lavoro, un evento realizzato in collaborazione con l’associazione culturale degli artisti abruzzesi Lejo di Veronica Monaco

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n concorso per promuovere la cultura della sicurezza. Questo lo spirito dell'iniziativa indetta dalla Faraone Industrie di Tortoreto (Teramo), in collaborazione con l’associazione culturale degli artisti abruzzesi Lejo, giunta alla sua seconda edizione. «Bisogna far capire il vero significato della sicurezza e crediamo che l’arte, in tutte le sue forme, sia un mezzo di comunicazione molto efficace in quanto ha la capacità di invitare alla riflessione e di muovere gli animi delle persone. Si dice che un’immagine vale più di mille parole e abbiamo scelto di avviare la collaborazione con l’Associazione Lejo proprio per sviluppare immagini e messaggi di sicurezza in maniera creativa ed emozionale: sicuramente vedere un bimbo che

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"SENZA SCAMPO" Sara Di Giampaolo

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"LA VITA TRA LE MANI" Luciano Astolfi

afferra un uncino al posto della mano del padre fermerà lo sguardo del lavoratore più di un semplice cartello di avvertimento», spiegano gli organizzatori. «Vista la riuscita della prima edizione, abbiamo deciso di ripetere quest’anno l’esperienza con l’Associazione Lejo e produrre nuove opere e nuovi contenuti da condividere per raggiungere insieme l’obiettivo della creazione e diffusione di questa importante cultura». I VINCITORI Prima classificata del concorso Arti Visive e Sicurezza sul Lavoro è stata l’opera di Sara Di Giampaolo Senza scampo, che ha ricevuto anche due menzioni speciali per creatività ed originalità e coinvolgimento emotivo. Al secondo posto Luciano Astolfi con la sua La vita tra le mani e al terzo

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"SICUREZZA, PARTENZA, VIA" Antonella Di Cristofaro

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Piero Faraone e Alessandro Pavone con la vincitrice del concorso Arti Visive e Sicurezza su Lavoro, Sara Di Giampaolo. A sinistra, visitatori alla mostra allestita con le opere partecipanti

posto Antonella Di Cristofaro con Sicurezza, partenza, via, a cui è stata assegnata anche la menzione speciale per la forza comunicativa. A seguire Romina Rossoli con I bambini imparano dai genitori (quarto classificato), Patrizia Franchi con La sicurezza, 7 vite (quinto classificato), Marco Fattori con La sottile linea rossa (sesto classificato e menzione speciale per tecnica e qualità artistica). Le opere del concorso sono state selezionate da una giuria mista di esperti d’arte, comunicazione e responsabili di istituzioni della sicurezza di Italia, Germania e Polonia: Maria Ceci (Vicario Inail Teramo), Fabrizio Viscardi (responsabile relazioni esterne Aias, Associazione Italiana Ambiente Sicurezza), Thomas Jacob (direttore tecnico amministrativo delle assicurazioni sociali per incidenti in Germania), il docente e artista Sandro Melarangelo, il pittore e gallerista Berardo Mon"I BAMBINI IMPARANO DAI GENITORI" Romina Rossoli

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"LA SICUREZZA, 7 VITE" Patrizia Franchi

tebello, Alessandro Pavone (valutatore qualificato per gli schemi Qualità, Ambiente, Sicurezza e Emas e Ceo della SI&T), Karol Lament (direttore dell’azienda Zaz) e Domenico Rega (presidente Piccola Opera Charitas). LA PREMIAZIONE La cerimonia di premiazione si è tenuta presso la sede della Fondazione Piccola Opera Charitas, virtuosa realtà locale con cui Faraone avvierà in futuro nuove collaborazioni. La serata è stata impreziosita dall’esibizione dei ragazzi della Piccola Opera Charitas, del gruppo Sos, che ha presentato la canzone sulla sicurezza Ancora vivere e della proiezione del video realizzato dalla fondazione LHS - Italia Love Sicurezza, con il contributo di Faraone Industrie.

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"LA SOTTILE LINEA ROSSA" Marco Fattori

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|

I mpr e s e

MUOVIAMOCI

In magazzino attenzione a non fare i rompi-pallet

I

pallet sono nati per facilitare le operazioni di movimentazione e di stoccaggio della merce sia all’interno del magazzino che durante il trasporto. Il pallet viene spesso sottovalutato nei progetti logistici, anche se è necessario tenere in considerazione alcuni importanti aspetti di sicurezza. La Grande distribuzione organizzata movimenta tutto su Epal, pallet certificati che prevedono anche l’interscambio, ovvero la riconsegna diretta di un numero di pallet vuoti di tipo Epal pari al numero di quelli consegnati carichi. Esistono casi in cui la riconsegna diretta non può avvenire, come specifica lo stesso consorzio, in particolare quando i pallet consegnati presentano uno o più dei difetti di seguito elencati: • Presenza significativa di scheggiature su diversi blocchetti. • Una o più tavole rotte o mancanti. • Un blocchetto risulta mancante o scheggia-

to, in misura tale da lasciare scoperto più di un chiodo (gambo). I blocchetti ritorti non devono sporgere più di 10 millimetri. • Una tavola del piano inferiore o di copertura scheggiata che lascia scoperto più di un chiodo (gambo). Per potere intercettare tali difetti nel momento in cui il pallet viene consegnato è necessario formare opportunamente gli addetti all’accettazione del materiale. L’identificazione di difetti nel pallet consegnato non è solo un problema economico (se non avviene l’interscambio diretto si emette un buono pallet), ma ha un grande impatto sulla sicurezza delle operazioni all’interno del magazzino. Pallet non conformi, una volta posizionati sulle scaffalature porta-pallet possono costituire un rischio per gli operatori di magazzino. Tavole danneggiate e mancanza di blocchetti vanno a rendere instabile la pedana che, una volta posizionata sulla scaffalatura, potrebbe

collassare facendo precipitare la merce sostenuta. Il problema diventa molto importante quando le aziende usano pallet a perdere, non certificati, realizzati con legno fragile e fatti in economia, dove non è garantita alcuna portata. Le soluzioni che possono essere adottate in tali situazioni al fine di mantenere un alto livello di sicurezza possono essere: • Pallet servo Epal, ovvero un pallet certificato che viene messo sotto il pallet a perdere e che viene usato per la movimentazione interna al magazzino. Il vantaggio è un investimento contenuto, lo svantaggio è la perdita di capacità di stoccaggio (15 centimetri dell’Epal). • Portapallet con rompi-tratta a H. Si tratta di una modifica fatta alle scaffalature tradizionali inserendo una nuova trave di appoggio per il pallet. In questo modo il pallet poggia su tre punti e viene ridotta la forza peso sui punti di appoggio. Il vantaggio di questa soluzione è l’uso di tutto il volume dell’ubicazione, mentre è necessario un investimento per l’adeguamento delle scaffalature. • Pianetti. Il pianetto è un ripiano in lamiera o in griglia che permette un pieno appoggio del pallet. Come il rompi-tratta permette di sfruttare tutto il volume dell’ubicazione, oltre a consentire lo stoccaggio di materiali con pallet di dimensioni non standard (anche i semipallet). Lo svantaggio è il costo di implementazione più alto. Il messaggio è quindi quello di non sottovalutare i bancali, al fine di mantenere alto il livello di sicurezza di chi lavora all’interno dei magazzini e gestire al meglio le merci. di Andrea Payaro docente, esperto del ministero dello Sviluppo Economico (Ice)

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SPECIAL E

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CERSAIE - 1

LA QUALITÀ RESTA PROTAGONISTA (TRA ALTI E BASSI) Il bilancio dell’edizione 2019 è un successo, nonostante la lieve flessione delle presenze estere, compensate dai visitatori italiani in aumento. E si espande anche l’eccellenza dei padiglioni espositivi, sottolineata dal nuovo Adi Booth Design Award, che ha premiato i migliori stand di Giovanni Argento

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ono stati 112.340 i visitatori dell’edizione 2019 di Cersaie: +0,2% rispetto al 2018, un dato in linea con lo scorso anno, quindi, ma comunque positivo, anche in relazione alla situazione economica del Paese, che continua nella sua fase di stallo. Il contesto dei mercati internazionali, come sappiamo, è difficile, e il Cersaie risulta lo specchio della situazione attuale, con le presenze dall’estero che toccano quota 52.997 (47,2% del totale), in lieve flessione (-1,9%) rispetto alla precedente edizione. Mentre i visitatori italiani sono stati 59.343, segnando un valore positivo (+2,2%) sullo scorso anno. In Fiera la qualità espositiva degli 889 stand si è confermata in continuo miglioramento, nonché in aumento, perché se ne sono contati 49 in più rispetto alla precedente edizione. 342 in tutto, provenienti da 40 paesi. Il 38,5% dei padiglioni espositivi, infatti, erano di aziende estere, 18 in più rispetto al 2018. E per valorizzarli nel giusto modo è stata anche la prima volta dell’Adi Booth Design Award, che ha premiato quelli stand aziendali che meglio hanno promosso prodotto e brand value. I vincitori sono stati Fiandre per la categoria Interior, Mosaico+ per quella Minimal, Stylgraph Styl’Editions nell’ambito della Ricerca e Flaminia per la categoria Spettacolo.

dalla prolusione particolarmente partecipata di Philippe Daverio. In più, tra le 400 consulenze realizzate dai progettisti delle 17 testate di design partecipanti all’evento Cersaie disegna la tua casa, eravamo presenti anche noi di YouTrade. E possiamo confermare che molti degli incontri con i privati sono stati incentrati sul rifacimento del bagno, l’ambiente della casa in cima alla lista delle ristrutturazioni di interni per frequenza di rinnovo in Italia. Lo stand di Flaminia, uno dei vincitori dell’Adi Booth Design Award Sotto, spazio della mostra Famous Bathrooms dedicato alle conferenze. Nella pagina a fianco, nicchia della mostra Famous Bathrooms dedicata ad Antoni Gaudí

SEMPRE PIÙ ARREDOBAGNO Il comparto più rappresentato è stato quello delle piastrelle ceramiche, con 458 imprese, seguito dall’arredobagno che, con 214 espositori (+30 rispetto alla edizione precedente), ha confermato la propria rilevanza centrale nella manifestazione. L’importanza di questo settore è stata anche valorizzata da Famous Bathrooms, mostra dedicata alle sale da bagno di 32 personaggi famosi della storia e visitata da oltre 10 mila persone, cofinanziata da Ice e inaugurata

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SPEC IA L E

Fi er e

CERSAIE - 2

LA GUERRA DEI DAZI FRENA LA CERAMICA Il fatturato del settore vola a 7 miliardi, primato internazionale per valore. E capacità produttiva spinta dagli investimenti in tecnologia. Ma l’export, pur sempre positivo, accusa una flessione: battaglie commerciali e nuovi player insidiano le vendite all’estero di Valentina Anghinoni

C

A sinistra, Emilio Mussini, presidente per le attività promozionali Confindustria Ceramica. A destra, Palma Costi, assessore alle attività produttive, piano energetico, economia verde e ricostruzione post-sisma Regione Emilia-Romagna

ersaie è il palcoscenico più importante per le aziende che compongono il comparto dell’industria ceramica italiana. Un segmento che, secondo le stime di Confindustria Ceramica, nel 2018 ha prodotto un fatturato complessivo di oltre 7 miliardi di euro e per le quali l’export continua a essere un fattore decisivo, sebbene in lieve calo rispetto agli anni precedenti. Complice di questa tendenza è la nuova ondata di protezionismo proveniente da alcuni Paesi produttori di ceramica che vogliono limitare le importazioni. Uno scenario globale sempre più complesso e competitivo, dunque, ma che in parte continua a premiare l’eccellenza, come mostra il dato sul valore della produ-

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zione del comparto delle piastrelle di ceramica italiana, che sulla scena internazionale conferma la sua leadership indiscussa. MANTENERE IL PRIMATO «Se a oggi le piastrelle di ceramica italiana mantengono il primato qualitativo mondiale, lo si deve agli investimenti che sono stati in crescita costante negli ultimi anni» è l’analisi espressa da Emilio Mussini, presidente per le Attività Promozionali Confindustria Ceramica. Gli investimenti nel settore delle piastrelle di ceramica hanno evidenziato una crescita costante dal 2014 e in cinque anni hanno superato i 2 miliardi di euro: nel 2018 la percentuale del fatturato annuo destinata agli investimenti è stata del 9,4% per un O t t o b r e

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LA PIASTRELLA SI FA IN QUATTRO L’industria ceramica italiana si basa su quattro comparti industriali:

vale il 45% del fatturato totale, che si attesta a 336,4 milioni di euro.

piastrelle e lastre ceramiche, ceramica sanitaria, stoviglie e materiali

L’industria dei materiali refrattari in Italia è rappresentata da 34

refrattari. Il più ampio, per numero di aziende e per quantità di

aziende e presenta un fatturato di 400 milioni di euro, in aumento

fatturato è quello delle piastrelle e lastre, con un totale di 153 aziende

rispetto al 2017, realizzato per il 57% dalle vendite sul mercato

delle quali 137 operative in Italia, che nel 2018 hanno prodotto 415

nazionale, ma si evidenzia come la quota di esportazioni nel 2018

milioni di metri quadrati di piastrelle e lastre di ceramica, per un

sia aumentata del 25,9% rispetto all’anno precedente. Infine, dieci

fatturato complessivo di 5,4 miliardi di euro, derivante per l’85%

aziende dell’industria italiana produttrici di stoviglie in ceramica

dalle esportazioni. Il comparto della ceramica sanitaria conta 30

hanno realizzato nel 2018 un fatturato di circa 55 milioni di euro con

aziende specializzate in Italia, che hanno realizzato una produzione

una produzione di 13.200 tonnellate, che sono state vendute per il

di 3,9 milioni di referenze nel 2018. Per questo comparto, l’export

67% nel nostro Paese.

totale di 508,2 milioni di euro. Le aziende del comparto hanno dimostrato di aver voluto cogliere le opportunità di innovazione, anche quelle legate al piano Industria 4.0, per migliorare il proprio livello tecnologico e, di conseguenza, la loro competitività sui mercati internazionali. I PROTAGONISTI La fotografia dell’associazione confindustriale indica per il settore un totale di 153 imprese, delle quali 137 operano in Italia e 16 all’estero (Usa, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Polonia e Russia), per un totale di 22.843 addetti, la gran parte dei quali in Italia (19.692 ) e i rimanenti 3.151 oltreconfine. Ma, avverte Mussini, i numeri degli addetti sono in difetto e potrebbero facilmente ammontare al doppio della cifra indicata nei dati ufficiali. Il fatturato dell’industria italiana delle piastrelle di ceramica nel 2018 vale 6.240 milioni di euro, valore costituito in gran parte dall’export (73%) e, in misura decisamente più contenuta dall’internazionalizzazione (14%) e dal mercato interno (13%). Un giro d’affari che dimostra indiscutibilmente la qualità del prodotto ceramico italiano, che viene riconosciuta anche (e, verrebbe da dire, soprattutto) all’estero. Come già accennato, infatti, i dati del rapporto Confindustria Ceramica/ Prometeia, confermano che l’Italia, sebbene non sia il primo produttore di piastrelle di ceramica in termini quantitativi (valore che a livello mondiale si attesta al 15%, sulla falsariga della Spagna, contro il 29% della Cina), è il Paese che ottiene il maggior valore dalla sua produzione, detenendo una quota del 32% contro il 23% della Cina e il 16% della Spagna. O t t o b r e

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CHE COSA CI RENDE SPECIALI Dietro il successo di questi dati sappiamo dunque che un ruolo fondamentale è stato dato dagli sforzi congiunti per continuare a investire, cominciati in una fase di difficoltà economica, non solo rilegata al comparto della ceramica. Ma c’è un altro fattore che non deve essere trascurato, quello cioè legato alla cultura e alla tradizione di un territorio che nel corso degli anni ha saputo distinguersi e far riconoscere le proprie maestranze in tutto il mondo. Come ha ricordato al Cersaie Palma Costi, assessore alle Attività produttive della Regione EmiliaRomagna, «siamo consapevoli del valore del nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Ci troviamo nella regione dove risiede il più importante distretto della ceramica, che è riuscito a integrare il concetto di sostenibilità nei propri processi produttivi. Siamo, infatti, uno dei distretti manifatturieri più importanti d’Europa». Segnali positivi per la ceramica provengono anche dal fronte dell’occupazione, in crescita. «Il distretto è all’avanguardia e supportato dalla Regione, la quale ha adottato all’interno del suo programma di sviluppo i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. Formazione, Ricerca, Innovazione e Territorio sono i pilastri alla base del nostro lavoro».

OFFENSIVA MEDIATICA ALL’ESTERO «Il 2019 è stato un anno ricco di iniziative per l’industria ceramica italiana», ha annunciato al Cersaie Andrea Serri, direttore Cer Magazin. È partita, infatti una campagna internazionale per diffondere i vantaggi dell’utilizzo delle lastre di ceramica e anche la loro versatilità, attraverso due video che sono stati tradotti in sette lingue. Una campagna no logo intitolata Ceramics of Italy, che mostra in maniera diretta le caratteristiche e i molteplici usi del materiale, e indirizzata all’utente finale. Per esempio, la ceramica è al primo posto per durabilità del prodotto e del suo ciclo di vita nell’industria delle costruzioni. Ma questi pregi non sono ancora abbastanza conosciuti. La campagna informativa è disponibile sul sito www.ceramica.info , il portale ufficiale dell’industria ceramica italiana.

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SPECIAL E

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CERSAIE - 3

QUANTE NOVITÀ TRA GLI STAND Dai rubinetti alle ceramiche, dai collanti ai tessuti: le aziende presenti alla Fiera di Bologna hanno mostrato ai visitatori una raffica di prodotti innovativi. Senza dimenticare di mettere in primo piano design ed esperienza d’uso. Come hanno raccontato a YouTrade gli espositori di Giacomo Casarin

N

ovità, soluzioni, prodotti, trend, commenti, progetti, bilanci… YouTrade ha intervistato alcuni dei protagonisti presenti al Cersaie, individuati tra gli 889 stand presenti all’edizione 2019. Da sottolineare quanto le imprese riescano ancora a innovare in un settore come quello della ceramica, che sembrerebbe ampiamente maturo. Proprio per questo le interviste fotografano quella che è la dinamicità delle aziende dell’arredobagno e dintorni.

Arredare con la ceramica MARCO BRIGHENTI Assistenza tecnica Cercol Domanda. Che cosa avete presentato a questa edizione di Cersaie? Risposta. La novità consiste in un sistema per la realizzazione di elementi di arredo di tipo ceramico. Si tratta di un pacchetto di tre prodotti che serve a costituire elementi di arredo utilizzando materiali ceramici come finitura, ma anche materiali di tipo differente, come legno, acciaio o compositi per il sottofondo. Il tutto legato dal nostro collante. D. Si può vedere dalle realizzazioni nello stand, come in questa cucina. R. Esatto, qui è stato utilizzato un collante Cercol per realizzare l’incollaggio delle lastre ceramiche sul sottofondo alleggerito. Nello specifico, il prodotto è F.49 Poxyrapid, epossidico e bicomponente, a elevatissima adesione e con caratteristiche strutturali. Nelle stuccature degli spigoli, per simulare la continuità della lastra ceramica, è stato invece utilizzato F.40 Cerpoxy Art, un fugante epossidico bicomponente, completamente impermeabile e ad altissima adesione. In queste mensole, invece, il sottofondo è metallico ed è stato quindi utilizzato F.50 Policol Eco, che garantisce la continuità fisica della lastra ceramica anche in presenza delle dilatazioni del materiale di sottofondo. D. Quali sono i plus dei vostri prodotti? R. L’F.49 Poxyrapid assicura prestazioni superiori dal punto di vista

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Diversi tessuti e diverse finiture ANDREA CERETTA Responsabile commerciale Italia Eterno Ivica Domanda. Quali sono state le vostre novità a Cersaie 2019? Risposta. Quest’anno abbiamo presentato la nuova linea di pannelli Phonolook, suddivisa a sua volta in tre tipologie di prodotto: Phonolook 3d con tramatura di tessuto a effetto tridimensionale, Phonolook Solution con telaio a spigoli di 90 gradi e Phonolook Design che identifica una forma molto particolare, come evidenziato dal nome. Tutti realizzabili in diversi tessuti e diverse finiture a livello cromatico. D. Ci sono novità, invece, per la linea Pedestal? R. Per la nostra linea di riferimento di supporti per pavimenti sopraelevati per esterno, abbiamo diverse novità. Qui al Cersaie presentiamo una testa con una clip in polipropilene che permette di posare il formato esagonale. Inoltre, riproponiamo la sottostruttura in alluminio con i distanziali per la posa dei multiformati. Mentre abbiamo rivisto la clip perimetrale ora in polipropilene: una novità rispetto a quella utilizzata precedentemente in acciaio, che poteva creare piccoli rumori fastidiosi tra piastrella e metallo.

meccanico, oltre a un’ottima flessibilità di utilizzo, grazie alle confezioni ridotte di 2 kilogrammi. Mentre l’F.40 Cerpoxy Art garantisce una granulometria molto fine dell’inerte, che permette, una volta carteggiato, di essere simile alle lastre ceramiche. L’F.50 Policol Eco, invece, è un prodotto particolarmente deformabile, ma allo stesso tempo ad altissima adesione. In più, presenta anche una bassissima emissione di sostanze organiche volatili e una completa assenza di componenti nocivi che potrebbero danneggiare la salute degli operatori. D. Avete anche presentato le nuove confezioni alupack da 5 kg e 2 kg per diversi prodotti in polvere. È un vero miglioramento rispetto al packaging esistente? R. Sì, è una confezione che non sporca e facile da trasportare, grazie ai fori ergonomici. Per la sua maneggevolezza, può essere posizionata su tutti gli scaffali del fai-da-te e della grande distribuzione. Questa attenzione al packaging fa sì che non ci siano fuoriuscite di polvere e che la confezione non si sporchi, per essere ben presentabile e riponibile. Tanto che anche noi ci siamo dotati di scaffali, con l’obiettivo di distribuire a clienti e distributori. D. Altra novità del 2019? R. Abbiamo mostrato F.47 Monoflex Eco, un prodotto in cartuccia da 300 millilitri. Si tratta di un adesivo sigillante ibrido, quindi né siliconico né poliuretanico, ma una nuova tipologia, nei colori bianco e grigio, per sigillare giunti di frazionamento e dilatazione. Un prodotto altamente elastico ma al tempo stesso molto resistente all’abrasione, alla compressione e al logoramento del tempo. Utilizzabile come sigillante e O t t o b r e

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D. Quali sono gli ultimi lavoro importanti realizzati con questi prodotti? R. Per quanto riguarda Phonolook, abbiamo realizzato tutta la zona bar e mensa della Monclear, dove i pannelli utilizzati, oltre a essere fonoassorbenti, presentano un tessuto sul retro che permette di poter purificare l’aria. Si chiama TheBreath ed è un brevetto internazionale. Mentre per quanto riguarda la linea Pedestral, abbiamo realizzato l’hotel Tahiti a Jesolo.

Da sinistra, Carlo Favero Falconi (tecnico commerciale linee Acustica e Phonolook), Gabriele Favero (titolare, direttore generale e amministratore delegato), Federica Favero Falconi (responsabile commerciale estero) e Andrea Ceretta (responsabile commerciale Italia)

come adesivo, perché aderisce a tutte le tipologie di sottofondo. Anche in immersione.

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SPECIAL E

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In Fiera con Arkimede ANTONIO BELOTTI DIrettore commerciale generale Dakota Domanda. Quali sono le vostre novità esposte in fiera? Risposta. Qui al Cersaie presentiamo i nuovi supporti regolabili in altezza Arkimede, oggi disponibili nella versione con testa flottante, ma abbiamo anche ampliato la serie dei livellatori per pavimenti e rivestimenti con il modello Simply Level, che si aggiunge alla gamma già molto completa di livellatori come Two Level, Quick Level, Tri Level e Zin Level. D. Che cos’è la divisione Dakota Living? R. Si tratta di una divisione costituita tre anni fa con lo scopo di promuovere i prodotti del cosiddetto Decking Outdoor, che sono in legno termotrattato di nostra produzione e in legno composito Wpc, che invece importiamo. A completamento della gamma Living c’è anche il modello in vinilico Lwt, per indoor, con il quale stiamo avendo degli ottimi risultati. D. Nei punti vendita di materiali edili come sta andando l’outdoor? R. Sta andando bene, oltre le aspettative. Non tutti sono organizzati o attrezzati per questo tipo di materiali, ma abbiamo notato interesse e curiosità in molti rivenditori. L’outdoor è un segmento in forte crescita, perché la rivendita di materiali edili è alla ricerca di prodotti alternativi e perché questo è un prodotto trasversale: lo si può infatti proporre indistintamente al privato, all’impresa e al grande appaltatore. Con grandi marginalità. D. Quali sono i plus del prodotto? R. Abbiamo cercato di imparare dalla concorrenza, puntando su prodotti interessanti sia per la tonalità di gamma sia per le dimensioni, soprattutto per quanto riguarda Lwt in vinilico. Inoltre, abbiamo la certezza di poter consegnare i materiali ai nostri clienti in pronta consegna e poter offrire la consulenza e la posa, oltre alla fornitura del prodotto. D. Avete già qualche referenza importante? R. Vista la giovane età di questa divisione, stiamo realizzando un

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Da sinistra, Claudio Marangoni (responsabile divisione Living) e Antonio Belotti (direttore commerciale generale)

book dove raccoglieremo 150 lavori portati a termine un po’ in tutta Italia dal 2018 al 2019. Tra cui saranno presenti progetti sia piccoli sia di grandi dimensioni. Senza dubbio significativi, come una bellissima villa in Sardegna con affaccio sul mare o alcuni attici a Milano con vista sul Bosco Verticale. Quando avremo la liberatoria di tutti i committenti finali, saremo pronti alla pubblicazione.

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Un debutto Magnifix STEFANO BIANCHETTO Ufficio marketing Grigolin Domanda. Quali sono le novità di Grigolin? Risposta. Per noi la novità è essere al Cersaie. Presentiamo tutto il nostro catalogo dedicato ai pavimenti, che vede massetti, autolivellanti, colle, fuganti eccetera. Il prodotto principale è Magnifix, un sistema specifico per la posa delle grandi lastre, composto da una colla certificata S2, una membrana desolidarizzante e una livellina a basso spessore. D. Perché un posatore dovrebbe preferire voi rispetto ad altri produttori? R. La nostra colla per il grande formato Grigokoll Geniux è una tipologia certificata C2TE S2, che abbiamo formulato e testato nella nostra filiale in Germania. Il prodotto ha affrontato quindi test di altissimo livello per il mercato tedesco: continuiamo a produrla e venderla lì, ma l’abbiamo portata anche in Italia. D. L’ultimo prodotto che avete realizzato? R. La novità è la soluzione decorativa per pavimenti Infinitus, ovvero un ciclo applicativo formato da quattro prodotti e, nello specifico, una riproposizione del marmorino applicata a pavimento, sia esso nuovo o già esistente. Il vantaggio di questo sistema è la possibilità di garantire una finitura decorativa con possibilità infinite, sia nella tinta sia nell’aspetto estetico. Perché, con la giusta progettazione e la manodopera qualificata, si riescono a ottenere effetti di ogni tipo. Dal più uniforme e compatto, al lucido e allo spatolato, fino al marmorino, appunto. Si possono poi aggiungere graniglia, sabbia, marmi oppure si può decorare con pittura, fino a ottenere texture particolari create con gli stencil. Tutto questo per il pavimento, quindi con la possibilità di camminarci sopra. E con la garanzia di una durabilità lunga e testata, ricordando che è un prodotto per

interni e ambienti pedonali, e non carrabili. D. Esistono già realizzazioni interessanti dove è stato utilizzato questo prodotto? R. Tenendo conto che il prodotto è stato messo a listino a inizio 2019, ci sono già lavori di interni, la maggior parte piccoli interventi. Al momento stiamo anche realizzando dei test sulle caratteristiche di durezza superficiale: non è prevista un’obbligatorietà in questo senso ma noi stiamo cercando di ottenere una certificazione sul ciclo completo di Infinitus.

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SPECIAL E

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Il bello che deve durare GIOVANNI BATTISTA FERRERO Direttore commerciale Italia Nobili Rubinetterie Domanda. Che cosa avete presentato a Cersaie 2019? Risposta. Esclusivamente le novità: rubinetteria di design per quello che riguarda la cucina, come il miscelatore Levante disegnato da Marco Venzano, e quattro serie innovative, che saranno presentate ancora meglio al Salone del Mobile dell’anno prossimo. La più innovativa è la serie Dress, disegnata da Nilo Gioacchini: la più stimolante perché permette di coordinare il rubinetto al piano del lavello o al rivestimento del bagno. Non un oggetto staccato, quindi, ma un elemento che condivide la finitura con l’ambiente in cui si trova. Un’altra novità è la serie Seven, che sposa le linee quadrate con quelle arrotondate: dall’alto sembra completamente squadrato ma da un’altra angolazione si nota che è invece alleggerito nella forma del corpo e del gambo. La linea è disegnata dagli architetti Meneghello e Paolelli, con i quali abbiamo stretto una forte collaborazione. D. Quali sono i plus dei vostri prodotti? R. La Nobili, anche nei prodotti più di design, non si scorda di essere un’azienda produttrice, il cui compito è garantire il servizio per cui è progettato il rubinetto e garantirlo nel tempo. Noi siamo in grado di controllare tutta la filiera, perché gestiamo tutti i passaggi della produzione internamente: dalla fonderia alla smerigliatura, fino alla cromatura e alla stessa produzione delle cartucce, parte essenziale per quanto riguarda il rubinetto. Siamo così in grado di assicurare la qualità, perché tutti i nostri prodotti sono provati con test funzionali a pressione. Lo stesso vale per la garanzia di qualità riguardante l’estetica delle cromature, delle verniciature e di tutte le finiture. D. Come si articola il vostro rapporto con i rivenditori di materiali edili? R. Al Nord sono più specializzati in prodotti idrotermosanitari.

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Mentre al Sud il settore si confonde di più con quello dell’edilizia. Ma gli showroom ampliano la gamma verso l’arredo-bagno e la rubinetteria, perché giustamente presidiano il territorio diversificando. Quindi, si tratta di una realtà da tenere molto in considerazione, soprattutto in certe aree d’Italia, dove l’allargamento della gamma sta diventando un mercato da non trascurare.

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La nuova linea è Pro ALESSANDRA PETTENON Amministratore delegato Fila Domanda. Che cosa avete presentato al Cersaie? Risposta. In questa edizione lanciamo la nuova linea Pro, un prodotto dal linguaggio innovativo focalizzato sul target dei posatori e degli applicatori. Abbiamo rivisto il colore del packaging e delle etichette per aiutare l’acquisto: in azzurro i prodotti detergenti, in rosso i protettivi e in arancione i finitori, a loro volta suddivisi in ulteriori colori, a seconda che il detergente sia acido o alcalino, il protettivo idrorepellente o idro-oleorepellente, il finitore effetto mat o effetto lucido. Il prodotto è in questo modo ancora più professionale, e allo stesso tempo immediato. D. Altri prodotti presentati in fiera? R. I nostri detergenti per il dopo posa: Deterdek Pro, Cleaner Pro, Ps87 Pro. Tutti prodotti professionali specifici per il lavaggio e non solo. Produciamo anche protettivi per il pre posa, come il Pw10: la gamma Fila è molto ricca, si parla di una cinquantina di prodotti specializzati. D. In che cosa differisce il vostro prodotto da quello della concorrenza? R. Fila conosce il cliente e vuole capire quali sono le sue esigenze. Gli ultimi prodotti, protagonisti quest’anno con Assoposa, nascono proprio dal cantiere e quindi dalle necessità dei professionisti. Per ottenere la massima performance, nonché per velocizzare il loro lavoro. Si tratta di prodotti che parlano da soli, e in più avranno dei supporti online e digitali. D. Che cosa state facendo dal punto di vista della sostenibilità? R. Da sempre Fila ha una forte attenzione all’impatto ambientale. Essendo un’azienda chimica, abbiamo un occhio di riguardo: l’in-

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troduzione del nuovo packaging ci permette di usare meno plastica, mentre la nuova linea produttiva ci consente di utilizzare il 65% di acqua in meno. Abbiamo poi scelto di orientarci sempre di più verso prodotti a base acqua, anche più performanti di quelli a base solvente, ma che hanno un impatto ambientale inferiore. Infine, dal 2012 stiamo perseguendo una forte politica zero emissioni per la quale Fila usa solo energia proveniente da fonti rinnovabili, a partire dall'impianto fotovoltaico aziendale, che fornisce quasi l’80% dell'energia usata nel processo produttivo.

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SPECIAL E

Fi er e

HARDWARE FORUM

ANCHE IL METALLO DIVENTA DIGITALE I dati di Gfk presentati durante la fiera dedicata al mondo delle ferramenta: le vendite tramite internet o marketplace incidono sul giro d’affari complessivo per l’11%. In aumento i visitatori alla manifestazione, e crescita del giro d’affari del settore del 4,7% nei primi sei mesi di Franco Saro

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er la fisica il metallo è un elemento che può produrre una grande risonanza. E anche per l’edizione 2019 di Hardware Forum, la fiera della ferramenta, la risonanza non è stata di meno. I dati consuntivi della manifestazione organizzata da Koelnmesse al polo fieristico di Milano indicano una decisa crescita delle presenze del mondo distributivo all’ingrosso e al dettaglio:3.450 visitatori (+40% rispetto alla scorsa edizione) hanno visitato il padiglione Hardware Forum nei due giorni di manifestazione, che si è svolta anche quest’anno in concomitanza con l’evento partner Bricoday. Il segno positivo riguarda tutte le componenti della filiera distributiva: dettaglio tradizionale e professionale, grossisti, insegne della grande distribuzione, colorifici e aziende produttrici. Il collegamento tra i padiglioni Bricoday e Hardware Forum ha funzionato in modo ottimale, contribuendo ad arricchire l’audience complessiva in termini sia quantitativi che qualitativi. E una buona presenza è stata registrata anche per i convegni di Assofermet Forum e ColorDay. Nel bilancio conclusivo va aggiunta anche una menzione speciale per l’attività di matchmaking, che ha permesso agli espositori di Hardware Forum di entrare in contatto con i protagonisti della distribuzione, con oltre 250 appuntamenti. Merito anche delle partnership con Bricoday, Assofermet e Contexto, che hanno contributo a consolidare la posizione di Hardware Forum quale unica fiera della ferramenta in Italia. I DATI DI GFK Tra gli appuntamenti quello di Assofermet Ferramenta, associazione della distribuzione italiana, ha proposto un programma particolarmente stimolante a giudicare dal riscontro di pubblico.

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L’attenzione, infatti, si è concentrata sulla ricerca presentata da Gf k: una fotografia del settore, che vede per ferramenta e utensileria un aumento delle vendite del 4,7% nei primi sei mesi del 2019, con un giro d’affari di 5,5 miliardi, mentre per l’ingrosso il business è lievitato ancora di più, al 5,6% e un fatturato complessivo che sfiora il miliardo. La ricerca di Gf k ha indagato anche sulle fonti d’acquisto dei clienti. Risultato: il 40% si rivolge direttamente al produttore, il 54% dal grossista e il 5% acquista tramite catena di vendita o gruppo. Dato negativo: solo il 54,7% delle aziende dispone di un sito internet. Eppure già il 18,2% dei clienti acquista direttamente sul sito web, il 6,7% su un marketplace. Rimane però il 76,6% degli acquirenti che preferisce il tradizionale acquisto attraverso i canali della distribuzione analogica: negozi e magazzini. Resta il fatto, in ogni caso, che la distribuzione attraverso il canale digitale ha assunto un peso non trascurabile: le vendite tramite internet o marketplace pesano sul giro d’affari complessivo per l’11%. O t t o b r e

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C’È COMFORT ALLA FINESTRA Co2, Voc, radon: sono i nemici che si nascondono nelle abitazioni. Il radon, per esempio, è una sostanza non direttamente percettibile dall’uomo, ma è presente all’interno del mondo delle costruzioni da sempre, con concentrazioni maggiori nelle edifici moderni rispetto a quelli del passato. Per fortuna ora la tecnologia viene in soccorso. La domotica, per esempio, permette una ventilazione controllata degli ambienti che può basarsi sui tassi di Co2, permettendo l’apertura e chiusura delle finestre attraverso un costante controllo e monitoraggio della composizione dell’aria. Proprio la finestra diventa sul fronte digitale un punto importante di passaggio dei sistemi di controllo per quanto riguarda la ventilazione e gli accessi, in funzione di comfort e sicurezza. E se fino a qualche anno fa la home automation era molto legata alla posizione, ovvero a pannelli di controllo installati in prossimità degli elementi della casa, oggi si parla di una gestione completamente da remoto grazie a tecnologie che abbinano la parte domotica al concetto di smart, e quindi annullano il contatto diretto. In questo modo si aprono molte più possibilità: l’aspetto classico del controllo della ventilazione si associa alla programmazione, con la possibilità di settare non solo le temperature, ma anche gli orari, senza la necessità fisica di essere presenti all’interno dell’abitazione. Con un conseguente risparmio energetico dovuto alla riduzione del combustibile consumato, ma anche a quella dei carichi termici interni generati, per esempio, dall’illuminazione artificiale. Nuovi standard La finestra è anche protagonista del Marchio Progettazione Posa Qualità Serramenti portato avanti da Unicmi. È stato concordato, infatti, con tutte le associazioni del settore di distinguere le aziende che hanno costruito nel tempo un progetto di posa. Su questo argomento è stata scritta una norma Uni importante, da cui deriva appunto il Marchio Progettazione Posa Qualità Serramenti, che premia chi progetta sistemi di posa rispetto a chi delega tutto il lavoro al serramentista. «Innovazione sulla qualità significa mantenimento del valore nel tempo», ha spiegato Pietro Gimelli, direttore generale di Unicmi. «Non è soltanto un bollino, ma è un percorso che va confermato, mantenuto e verificato». Per i costruttori di serramenti, infine, esiste la possibilità di assicurare i prodotti che installano, in funzione delle prestazioni che promettono. E questa è la strada giusta per garantire il comfort richiesto dal cliente: se il serramento non mantiene le prestazioni, potrà essere sostituito e reinstallato a costo zero. di Giacomo Casarin

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Casa

Il prato sul tetto A Lent, nei Paesi Bassi, una casa è caratterizzata da un ardita copertura verde con falde inclinate di 45 gradi. E l’inserimento di finestre Fakro offre vantaggi dal punto di vista energetico ed estetico

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ai mitici giardini pensili di Babilonia, l’idea di ricoprire la sommità degli edifici con il verde ha sempre accompagnato l’uomo nell’evoluzione dei sistemi architettonici. A differenza dei manti di copertura realizzati con materiali lapidei e laterizi, nel tetto verde la pioggia viene in gran parte trattenuta e rilasciata molto lentamente, penetrando all’interno del terreno e alimentando le specie erbacee soprastanti. Si tratta di un sistema

L’isolamento termico è il primo fra i vantaggi dal punto di vista energetico: come una pelliccia vegetale, infatti, il manto erboso protegge gli edifici dal freddo più intenso

LA SCHEDA PROGETTO: casa privata Groener Wonen LUOGO: Lent, Paesi Bassi SISTEMI FAKRO: finestre a tetto Ftp-v equipaggiate con tende esterne Amz

Vista esterna di Campzero con portone sezionale perSavorani garage Giovanni

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Le finestre da tetto installate sulla copertura della residenza Groener Wonen sono del modello Fakro Ftp-v

che utilizza materiali sostenibili e disponibili praticamente ovunque, come il terreno e l’erba. Una tecnologia povera all’apparenza, ma molto efficace. Per esempio, l’isolamento termico è il primo fra i vantaggi dal punto di vista energetico: come una pelliccia vegetale, infatti, il manto erboso protegge gli edifici dal freddo più intenso, mentre in estate la massa termica del terreno mantiene freschi gli ambienti sottostanti. FINESTRE NEL VERDE Lo sviluppo delle prestazioni degli impermeabilizzanti, l’accurato studio delle stratigrafie dei substrati e la ricerca di specie vegetali resistenti a lunghi periodi di siccità hanno facilitato la riscoperta di questa tradizione costruttiva, tipica delle costruzioni rurali, trasformandola in una tecnologia edilizia evoluta, sempre più impiegata anche in ambito urbano. È il caso dell’edificio residenziale Groener Wonen, realizzato recentemente a Lent, nei Paesi Bassi, e caratterizzato da un ardito tetto verde che ne distingue nettamente l’immagine architettonica rispetto alle case circostanti, con falde inclinate a 45 gradi, una pendenza notevole per questo tipo di applicazione. I principali obiettivi del progettista sono stati l’integrazione con il paesaggio circostante, composto da edifici unifamiliari isolati circondati da giardini, e la personalizzazione del disegno architettonico, con una falda che scende fino a terra a proteggere la veranda. La riduzione delle dispersioni Porta tagliafuoco New Idra termiche risulta estremamente elevata, al pari dell’isolamento acustico, O t t o b r e

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anch’esso garantito dallo spesso strato di terreno posto sulla copertura. In questo sistema si inseriscono le finestre da tetto Fakro, installate con soluzioni mirate a garantire la massima tenuta all’umidità e realizzate con materiali naturali, ecologici e salubri, come il resto dell’edificio ACCESSORI E SISTEMI INTEGRATI Le finestre da tetto installate sulla copertura della residenza Groener Wonen sono del modello Fakro Ftp-v, adatte a qualsiasi applicazione su coperture a falde e, in questo caso, equipaggiate con la tenda parasole esterna Amz, in grado di schermare l’irraggiamento solare, trattenendo il calore al di fuori del vetro. Realizzate con telaio in legno di colore naturale, le finestre sono dotate del sistema di ventilazione automatica V40P, che assicura un continuo ricambio dell’aria migliorando le condizioni microclimatiche degli ambienti. In più, il sistema topSafe rafforza la costruzione del serramento per una maggiore resistenza contro l’effrazione, mentre il sistema wireless Z-Wave permette di radiocomandare l’apertura, la chiusura e la gestione degli accessori, in modo da garantire il massimo comfort, specie quando la finestra è posizionata troppo in alto per l’azionamento manuale.

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SPECIAL E Gjfpe Casa

Un bagno nel benessere Ventilazione naturale e monitoraggio dell’aria indoor per adeguare la temperatura e garantire un tasso di umidità ottimale. Si può, con le tecnologie di automazione Schüco

La tecnologia Schüco VentoAir, installata nella zona di battuta della finestra, è in grado di rilevare la differenza di pressione

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ono tanti gli aspetti di cui tener conto quando si progetta o si ristruttura un bagno. Non solo norme igieniche e di sicurezza: è importante prevedere anche una corretta aerazione, in modo da assicurare ai locali il mantenimento di una temperatura adeguata e di un tasso di umidità ottimale. La scelta degli infissi gioca un ruolo fondamentale non solo per favorire la naturale ventilazione della stanza, ma anche per controllare fenomeni fastidiosi come la formazione di muffa e di condensa.

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VENTILAZIONE NATURALE Tipica dei bagni e degli ambienti ad alti tassi di umidità, la muffa può provocare disturbi alla salute e abbassare notevolmente il comfort abitativo. Aprire le finestre non è sempre consigliabile, sia per una questione di acustica, sia perché si favorisce l’ingresso di pollini e agenti inquinanti, oltre che generare dispersione termica. Schüco VentoAir e Schüco VentoFrame sono due soluzioni di ventilazione meccanica decentralizzata sviluppate da Schüco per garantire, anche a finestra chiusa, un ricambio continuo dell’aria all’interno dell’abitazione senza alcun intervento da parte degli utenti. La tecnologia Schüco VentoAir, installata nella zona di battuta della finestra, è in grado di rilevare la differenza di pressione: quando quella interna è più alta rispetto a quella esterna a causa dell’umidità, la ventilazione si attiva automaticamente per riportare le condizioni climatiche indoor a livello ottimale. Anche il sistema Schüco VentoFrame funziona mediante lo stesso principio, ma viene integrato direttamente nel telaio fisso del serramento. Grazie allo sportello di ventilazione autoregolante, inoltre, questa soluzione modula l’ingresso dell’aria in modo automatico e in maniera indipendente dai cambiamenti del vento, per un’aerazione costante e senza correnti. AUTOMAZIONE E MONITORAGGIO Progettata per aumentare il comfort abitativo a 360 gradi, la tecnologia Schüco TipTronic SimplySmart permette di aprire o chiudere O t t o b r e

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Tutte le funzionalità sono gestibili con estrema semplicità via web attraverso la nuova Dashboard

gli infissi con un tocco sulla maniglia o un clic sullo smartphone. E non solo: speciali sensori registrano la situazione ambientale interna ed esterna regolando automaticamente l’apertura e la chiusura dei serramenti sulla base della salubrità dell’aria rilevata. In questo modo Schüco TipTronic SimplySmart favorisce l’aerazione degli ambienti (con la possibilità di programmarla), ma anche il naturale raffrescamento notturno e l’evacuazione del fumo in caso di incendio. Tutte le funzionalità sono gestibili con estrema semplicità via web attraverso la nuova Dashboard, che consente anche di ricevere informazioni aggiornate sullo stato dei serramenti e sulle eventuali attività di manutenzione da realizzare. Una specifica integrazione con sistemi di gestione domotica a comandi vocali, inoltre, permette di controllare tutte le finestre e gli scorrevoli anche attraverso il semplice utilizzo della voce.

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SPECIAL E Gjfpe Casa IL DESIGN È ELETTRICO

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un’alternativa economica e facile da usare rispetto ai classici impianti di riscaldamento. Parliamo del riscaldamento elettrico, che segue la tendenza sostenibile ed è incarnato dal nuovo radiatore Beams Mono-EL in alluminio di Vasco, concepito in combinazione con pannelli fotovoltaici (Pv). Una soluzione ideale per gli amanti dei radiatori non ad acqua, dal design raffinato e minimalista. La nuova versione elettrica è realizzato con profili verticali che l’utente è libero di abbinare all’arredamento della propria casa scegliendo al massimo tre elementi, ognuno con larghezza di 150 millimetri. Il tutto in alluminio: un materiale leggero, resistente e completamente riciclabile. Il radiatore, che si scalda in pochissimo tempo, offre un funzionamento sicuro grazie alla misurazione e al monitoraggio permanente della temperatura superficiale, oltre al controllo accurato della temperatura ambiente: il termostato Rf per regolare la temperatura è dotato di profili singoli che possono essere gestiti separatamente o collegati tra loro. Una versione elettrica nasce anche per il radiatore di design in alluminio Oni, il più sottile mai realizzato da Vasco, con solo 8 mm di spessore. Realizzato totalmente in alluminio, Oni-EL si affida al termostato Rf ad alta

efficienza energetica per regolare la temperatura, anche grazie a un monitoraggio costante dei gradi della superficie radiante e dell’ambiente. Il design altamente raffinato è una delle caratteristiche principali del prodotto di Vasco ed è mantenuto anche in questa nuova versione, in cui il dispositivo elettrico è quasi completamente nascosto sul retro del radiatore. Rendendo il tutto anche facile da installare.

Beams Mono. Sopra, Oni O-NP bathroom mid blue

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Cercol presenta i rivoluzionari imballi in Alupack: estetica accattivante, conservazione migliorata anche in presenza di umiditĂ , esenti da polvere e facili da maneggiare grazie ai fori ergonomici.

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Casa

Nuova tecnologia sul Lago Maggiore

Pompa di calore, pannelli radianti e caldaia a condensazione offrono comfort a una villetta. Ristrutturata con la tecnologia di Viessmann, la casa è stata fornita anche di impianto solare termico, per una migliore efficienza

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Lesa, un comune piemontese in provincia di Novara affacciato sulle sponde del Lago Maggiore, è stata ristrutturata una villetta anche grazie a un impianto Viessmann. La richiesta del committente specificava, infatti, la volontà di realizzare un sistema altamente innovativo e tecnologico, con una particolare attenzione all’uso di fonti di energia rinnovabili.

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RIGENERAZIONE Il progetto di ristrutturazione ha previsto l’installazione di una pompa di calore Viessmann Vitocal 200-s, in grado di produrre acqua calda per il riscaldamento degli ambienti nel periodo invernale e acqua fredda per il raffrescamento durante il periodo estivo. L’acqua tecnica così prodotta dalla pompa di calore può alimentare l’impianto di riscaldamento e raffrescamento dell’abitazione realizzato tramite l’utilizzo di pannelli radianti a soffitto, al fine di garantire massimo comfort ed efficienza energetica. O t t o b r e

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LA SCHEDA PROGETTO: ristrutturazione villa e realizzazione nuovo impianto Luogo: Lesa (Novara) SISTEMI VIESSMANN: pompa di calore aria-acqua Vitocal 200-s, pannelli solari termici piani Vitosol 200-fm, caldaia murale Vitodens 200-w INSTALLATORE: Moretti Michele

Per la produzione di acqua calda sanitaria è stato installato un bollitore ad accumulo sanitario da 500 litri, collegato da quattro pannelli solari termici piani Vitosol 200-fm

Alla pompa di calore è stata abbinata a supporto una caldaia murale a condensazione Vitodens 200-w, con lo scopo di garantire un’ottima resa anche nei periodi invernali. Per quanto riguarda la produzione di acqua calda sanitaria è stato installato un bollitore ad accumulo sanitario da 500 litri, collegato da quattro pannelli solari termici piani Vitosol 200-fm, dotati di una superficie captante selettiva ThermProtect brevettata Viessmann. Si tratta di un rivestimento intelligente che protegge il pannello O t t o b r e

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dal surriscaldamento, in grado di interrompere automaticamente l’apporto di calore al raggiungimento di determinate temperature. A 75° C, infatti, Vitosol 200-fm inizia ad aumentare la percentuale di riflessione bloccando le radiazioni infrarosse, evitando così le problematiche legate al surriscaldamento della superficie e alle lunghe fasi di inattività del pannello solare. L’installazione è stata seguita dal Partner di Viessmann per l’Efficienza Energetica Moretti Michele di Massino Visconti in provincia di Novara.

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Casa Alta potenza massima efficienza A Roma un edificio residenziale in classe A utilizza solo energia elettrica. Dove è protagonista la pompa di calore PBM-i 20 di Baxi, che alimenta l’impianto di condizionamento e garantisce acqua calda. Piacerebbe anche a Greta

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l Condominio Architettonica è una struttura residenziale nata secondo la filosofia Nzeb (edifici a energia quasi zero) situata in località Infernetto a Roma e composta da 33 unità immobiliari suddivise su tre piani fuori terra. Per questo intervento il progettista termotecnico ha avanzato delle richieste ben precise che riguardano l’utilizzo esclusivo dell’energia elettrica, il massimo utilizzo delle fonti rinnovabili, la contabilizzazione dei consumi, un impianto radiante a bassa tempera-

tura e la presenza di terminali idronici per quanto riguarda il condizionamento. INTEGRAZIONE IMPIANTISTICA La soluzione è stata individuata in tre pompe di calore in cascata di alta potenza (PBM-i 20), insieme a dieci pannelli solari per la produzione di Acs, utili per alimentare un impianto di riscaldamento a pannelli radianti a pavimento, un impianto di condizionamento con ventilconvettori, un sistema di contabilizzazione centralizzato

Il Condominio Architettonica situato in località Infernetto a Roma

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calorie/frigorie e infine garantire la produzione di acqua calda sanitaria, sempre tramite pompa di calore con integrazione da parte dei pannelli solari. PBM-i 20 di Baxi è una versione monoblocco con pompa modulante ad alta prevalenza caratterizzata da numerosi plus, come il compressore scroll DC inverter con modulazione dal 30-130%, la valvola a espansione elettronica e i ventilatori a velocità variabile insonorizzati. Il tutto ad alimentazione trifase 400 V, compreso di elettronica a bordo macchina in grado di controllare una zona diretta, una miscelata, sistemi ibridi e cascate. Per un prodotto che è in grado di garantire acqua calda fino a 60 °C, funzionando anche in estate con una temperatura dell’aria esterna fino a 45 °C. I PLUS DEL PRODOTTO Baxi non si limita a offrire un prodotto di qualità caratterizzato dalla massima modulazione del sistema e dal massimo utilizzo delle fonti rinnovabili, ma aggiunge un valido supporto che prevede la redazione di un capitolato tecnico, un elaborato grafico per il progettista sia per la parte idraulica sia per la parte elettrica, nonché il servizio di dimensionamento dei bollitori e dei pannelli solari termici. E non è finita qui, perché l’azienda garantisce anche il supporto in cantiere per il collegamento idraulico ed elettrico dei vari componenti e accessori, oltre che il monitoraggio da remoto della centrale elettrica, una volta installato il prodotto, grazie al sistema Baxi RM-PRO.

LA SCHEDA PROGETTO: edificio residenziale Condominio Architettonica LUOGO: Roma CLASSE ENERGETICA: A4 SISTEMI BAXI: pompe di calore in cascata di alta potenza PBM-i 20, pannelli solari SB20-O per la produzione Acs, contabilizzatori di calore serie RCZ-MB POTENZA POMPA DI CALORE: 60 kW POTENZA IMPIANTO FOTOVOLTAICO: 12 kW BOLLITORE ACS: 4.000 lt SUPERFICIE PANNELLI SOLARI: 20 m²

La produzione di acqua calda sanitaria è garantita dalla pompa di calore, con integrazione da parte dei pannelli solari

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Casa Più energia per aria A Milano, nel cuore del business district di Porta Nuova, Torre Aria è una delle architetture iconiche del nuovo skyline della città. In questa location PaRis 2.0 di Laterlite ha portato il suo contributo nella realizzazione di un appartamento dell’edificio, per raggiungere le massime prestazioni Torre Aria, nel business district di Porta Nuova, a Milano. Nella pagina a fianco, la posa di PaRis 2.0, massetto realizzato da Laterlite

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progetti delle due torri Aria e Solaria sono stati firmati dallo Studio Arquitectonica (Bernardo Fort-Brescia e Laurinda Spear) e sono entrambi certificati Leed (Leadership in Energy and Environmental Design). Le unità abitative sono state realizzate con materiali innovativi e un’attenzione particolare è stata dedicata alle prestazioni energetiche dell’edificio, nell’obiettivo di raggiungere la certificazione e di massimizzare il comfort di chi vive gli spazi.

LA SCHEDA PROGETTO: ristrutturazione appartamento presso Torre Aria LUOGO: Milano SISTEMI: massetto radiante PaRis 2.0 - Laterlite - fibrorinforzato ad elevata conducibilità termica, antiritiro e a basso spessore

ATTENZIONE ALLA PRESTAZIONE Proprio nell’ottica di perseguire le massime prestazioni energetiche, in uno degli appartamenti della Torre Aria il cliente proprietario ha voluto affidarsi ai prodotti Laterlite per le caratteristiche in termini di prestazioni, affidabilità e praticità in opera. In una unità abitativa di circa 300 metri quadri, nella realizzazione del sistema di riscaldamento radiante a pavimento è stato scelto PaRis 2.0, massetto realizzato da Laterlite appositamente per questo tipo di applicazioni, molto conduttivo e scelto proprio per la sua elevata conducibilità termica. PaRis 2.0 è stato selezionato dai progettisti di Starching, studio di Milano, per le sue eccellenti caratteristiche termiche che ottimizzano le prestazioni del sistema di riscaldamento a pavimento. Il suo elevato coefficiente di conducibilità termica certificato (2,02 W/mK) lo rende un massetto radiante altamente conduttivo che ottimizza le prestazioni dell’intero sistema di riscaldamento/raffrescamento a pavimento favorendo la migliore e omogenea trasmissione del calore negli ambienti. QUALITÀ TECNICHE Oltre alla conducibilità termica, un’altra caratteristica che distingue il prodotto consiste nella possibilità di essere utilizzato anche in basso spessore, dai 2 cm in su. Una qualità sempre più richiesta dal mercato delle costruzioni, ma anche dagli stessi produttori di sistemi di riscaldamento radiante a pavimento, che hanno indirizzato la loro gamma su sistemi tecnologici sempre più compatti. In più, PaRis 2.0 è adatto a ricevere la posa diretta di pavimenti incollati, sia in

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PREFABBRICATI PIÙ SICURI Model A e Model B SAFE+ sono i nuovi dispositivi antisismici Fibre Net per strutture prefabbricate, marcati CE. La tecnologia brevettata, unica nel suo genere, rappresenta un’efficace soluzione per prevenire e contrastare i danni sulle strutture prefabbricate costruite fino al 2000 in zone riqualificate come sismiche. In caso di terremoto, i dispositivi assolvono alla funzione di collegamento meccanico O t t o b r e

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fra elementi strutturali e non, e al contempo permettono di dissipare l’energia sismica. Al raggiungimento degli spostamenti massimi i dispositivi entrano in funzione modificando la risposta della struttura. Successivamente all’evento sismico non dovranno essere sostituiti, ma basterà una semplice manutenzione per ripristinarne la piena funzionalità. L’installazione non interferisce con le attività produttive in corso, non richiede modifiche strutturali dell’immobile e garantisce un incremento della sicurezza sul luogo di lavoro.

MANI SEMPRE PROTETTE RIVIT PRESENTA LA NUOVA LINEA DI GUANTI PROFESSIONALI KARBONHEX IN GRADO DI PROTEGGERE LE MANI IN MOLTE APPLICAZIONI NEL CAMPO DELLA LAVORAZIONE DEL METALLO. «SI TRATTA DI UNA LINEA AMERICANA CHE RIVIT DISTRIBUISCE IN ESCLUSIVA PER L’ITALIA», SPIEGA L’AD MANUELE AVANZOLINI. «IN PARTICOLARE PROPONIAMO QUATTRO TIPOLOGIE DI GUANTI SPECIFICI PER DIVERSE ESIGENZE DEGLI UTILIZZATORI. SONO TUTTI CERTIFICATI CE E RISPONDONO AI PIÙ ALTI REQUISITI DELLA NORMATIVA EN388 PER RESISTENZA ALL'ABRASIONE, AL TAGLIO, ALLA LACERAZIONE E ALLA PERFORAZIONE». AD ESEMPIO DUSK È UN GUANTO MULTIUSO LEGGERO E ADERENTE, PER LAVORI DI PRECISIONE, CARATTERIZZATO DA UN’ELEVATA

DURABILITÀ. IL GUANTO KARBON HA INVECE PALMI ANTI-ABRASIONE, PER MAGGIOR PROTEZIONE DA URTI E VIBRAZIONI, ED È PENSATO PER CHI UTILIZZA STRUMENTI QUALI TRAPANI O MARTELLI PNEUMATICI. C’È POI PETROLEA, RESISTENTE AI LIQUIDI, PER OPERAZIONI IN CONDIZIONI UMIDE, OLEOSE O SCIVOLOSE, E OBSIDIAN, GUANTO RINFORZATO SU TUTTO IL PALMO E L’INCAVO DEL POLLICE PER UNA MAGGIORE PROTEZIONE DA TAGLI E LACERAZIONI. «QUESTI GUANTI RAPPRESENTANO IL TOP DI GAMMA PER I PROFESSIONISTI E SONO DISPONIBILI IN QUATTRO TAGLIE. ALLE RIVENDITE SONO FORNITI IN CONFEZIONI DA DODICI».

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HIGH TECH

IKEA COSTRUISCE 162 CASE LOW COST In Gran Bretagna Ikea costruirà 162 case prefabbricate a basso costo. I moduli abitativi sorgeranno a Worthing, una città del West Sussex tra Portsmouth e Brighton che si affaccia sulla Manica. Nel tentativo di alleviare la crisi ammobiliare, il Consiglio ha firmato un accordo con l’agenzia immobiliare residenziale BoKlok UK per la costruzione nella città costiera delle case, sostenibili e pre-asssemblate in fabbrica. BoKlok è una joint-venture tra l’impresa edile Skanska e Ikea. Il nome Boklok deriva dalla lingua svedese e significa «vivere bene». L’azienda produce circa 1200 moduli abitativi l’anno e finora ha realizzato 11.000 moderne abitazioni in Svezia, Finlandia e Norvegia. Le case Boklok sono realizzate con un sistema costruttivo ideato da SkanSka in pannelli di legno a sandwich

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realizzati in azienda e poi assemblati in cantiere da operai specializzati, riducendo in questo modo i tempi di produzione e costruzione a meno di un mese. L’azienda propone edifici fino a quattro piani o villette monofamiliari con appartamenti smart composti da una due o tre camere da letto, cucina, bagno con doccia e ripostiglio, con ampi spazi, interni luminosi, alti soffitti, doppi vetri, parquet e arredi ovviamente tutti rigorosamente con brand Ikea.

IN CUCINA APPARECCHI WIRELESS CON STANDARD

Cambia il logo per gli apparecchi elettrici ed elettronici wireless delle cucine. Il Wireless Power Consortium, infatti, ha cambiato nome e logo del proprio standard per l’alimentazione senza fili degli elettrodomestici da cucina. Lo standard si chiama Ki Cordless Kitchen ed è rappresentato da un logo che contraddistinguerà i prodotti conformi allo standard. Per esempio cuoci riso, tostapane, frullatori, macchine per il caffè, friggitrici. Gli apparecchi con il logo

saranno considerati sicuri. La tecnologia sarà compatibile anche con i piani cottura a induzione. Per garantire la sicurezza, è previsto l’uso di sensori che consentono di riconoscere elementi che non sono compatibili, come chiavi, telefoni. Gli elettrodomestici abilitati comunicano con il trasmettitore mediante near-field communication (Nfc), tecnologia di ricetrasmissione a corto raggio sicura, pervasiva e poco costosa, usata già in molti altri ambiti.

IN CINA L’E-COMMERCE SI INSEGNA A SCUOLA La rivoluzione dell’e-commerce arriva a scuola. In Cina. Nel grande Paese asiatico il commercio elettronico è stato inserito tra le 46 nuove specializzazioni delle scuole professionali secondarie. Questo perché l’implementazione della Belt & Road, cioè la cosiddetta nuova Via della Seta, e le zone di libero scambio stanno facendo lievitare la domanda di professionisti del settore assieme alla rapida crescita dell’industria nel Paese. Le scuole cinesi collaboreranno anche con le aziende locali di e-commerce e di intermediazione doganale per offrire agli studenti l’opportunità di praticare la professione da subito. In Cina, nel 2018 le transazioni con altri Paesi legate all’e-pmarce e-commerce hanno raggiunto 9 mila miliardi di yuan, pari a 1.300 miliardi di dollari, rispetto ai 3.150 miliardi di yuan nel 2013.

YO U T R A D E

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