Numero speciale sui gruppi e consorzi della distribuzione edile
LUGLIO/AGOSTO 2020 - N°111
ISSN 2532 - 5671
Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene I.R. e I.P.
T E NDE N Z E E AT T UA L I TÀ DE L L A DIS T RIBUZ IONE E DIL E
IL VALORE DI FAR PARTE DI UN GRUPPO INTERNAZIONALE SPECIALE LATERIZI COME È CAMBIATO IL MATTONE DELL’EDILIZIA
EDILIZIA LA RIPRESA È MEGLIO DEL PREVISTO
YOUTRADE CASA LE NOVITÀ DIETRO LE PORTE
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XIII convegno nazionale youtrade
UN RUOLO DA REGISTA PER LA DISTRIBUZIONE EDILE Distributori di materiali edili al centro della filiera delle costruzioni. Ruoterà attorno a questo concetto il prossimo Convegno nazionale YouTrade, in programma il 15 ottobre nella nuova location in via di definizione a Bergamo. Le rivendite specializzate nel settore dell’edilizia, infatti, continueranno anche nei prossimi anni a ricoprire un ruolo fondamentale tra produttori e utilizzatori. Le analisi di mercato, infatti, hanno riscoperto il ruolo fondamentale del punto vendita di prossimità. Ma l’evoluzione della tecnologia e la necessità anche di agire su un mercato omnicanale hanno spostato gli equilibri, con il rischio di marginalizzare la tradizionale attività commerciale. Per questo le imprese della distribuzione devono imparare a ricoprire meglio il ruolo da registi di centrocampo. Non solo, insomma, semplici espositori-rivenditori di materiali, ma partner consapevoli e adeguati alle nuove richieste dei clienti, in una logica che vede assottigliarsi sempre di più la differenza tra utente professionale e semplice privato. Stretti tra grande distribuzione e necessità di confrontarsi con il fenomeno e-commerce, le imprese della distribuzione dovranno quindi dotarsi degli strumenti adeguati per agire come protagonisti e non solo da semplici intermediari. Durante il prossimo Convegno nazionale YouTrade queste tematiche saranno approfondite da esperti, con l’ausilio di una ricerca statistica condotta in esclusiva tra gli operatori del settore.
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ANNO 13 - NUMERO 111 LUGLIO / AGOSTO 2020
Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Collaboratori / Contributors Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Roberto Bolici, Marco Buschi, Federico Della Puppa, Ludovico Lucchi, Selene Maestri (fotografa), Federico Mombarone, Stefano Lavori, Carlo Lorenzini, Veronica Monaco, Andrea Payaro, Giuseppe Rossi, Franco Saro, Cinzia Tinacci Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di
Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Andrea Cammi • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento
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Sommario luglio - agosto Rubriche 13 Editoriale Perché le tasse sono così indigeste 14 Econauta Ripresa in rosa per l’edilizia 14 Chiacchiere di condominio Superbonus anche al tetto 15 L’avvocato Per chi è il credito d’imposta 16 I fatti nostri La semplificazione semplificata 18 Digital News 20 Seggiole & Poltrone Attualità 22 Fiera del Condominio Appuntamento a ottobre 2021 24 Superbonus Anche il negozio ha il supersconto 28 Appalti Se si sblocca Complicopoli 34 Congiuntura Evvvviva! Sembra una V
Il decreto semplificazione e il mondo appalti
Dossier Gruppi e Consorzi 36 I grandi gruppi ai raggi X 38 Osservatorio YouTrade La penitenza dopo la festa
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DOSSIER GRUPPI E CONSORZI
1383 punti vendita
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28 La mappa delle rivendite di gruppi e consorzi
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Distribuzione La formula BigMat per la ripartenza Le schede
Rivendite 144 Nuove generazioni Con Orsolini Jr Team più forte 146 Roberto Torretti Meno danni con la prevenzione 148 I ferri del mestiere Attenti alla pepita Imprese 150 Cap Arreghini Tutti i colori della salute 154 Geoplast La pavimentazione a prova di bomba 156 Etex Con Solidetex tecnologia a secco 160 Cordivari Dai radiatori al termico solare 166 G&B Fermi tutti con la qualità 167 Rivit Così il cappotto non si muove 168 Unifix L’innovazione per la rivendita 170 Muoviamoci La terza via dell’automazione 172 Come si fa Ci vuole un piano acqua Speciale laterizi 174 Il mercato Quei mattoni in saliscendi 178 Danesi Al caldo e al sicuro 180 T2D Il comfort gioca il tris 182 Wienerberger Quanto l’arte è color mattone 184 FBM Il blocco da classe A 186 Terreal Italia Il cappotto su misura 188 Stabila Libertà e solidità Biocasa 190 Biofilia Come costruire a misura d’uomo 192 Istituto Nazionale Bioarchitettura All’origine delle case verdi 194 GBC Italia Una pagella per chi è green YouTrade Casa 197 Porte Le tre S degli infissi 200 Non chiudete quella porta 206 Braga Porte aperte alle novità 210 Dierre Blindate anche alla dispersione
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Qui ci vuole un piano acqua
Le novità dietro le porte
Biofilia Costruire a misura d’uomo
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214 Luxury Goods in showroom 216 Hi-tech
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Perché le tasse sono così indigeste
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e permettete, parliamo di fisco. Una parolaccia nel senso comune, una malattia per molti, un’insopportabile ingiustizia per quasi tutti. Alzi la mano chi è contento di pagare le tasse. Nessuno. Premesso questo, è giusto ricordare che le tasse servono. Per esempio, senza il contributo pubblico, cioè le imposte pagate da imprese e cittadini, il covid-19 avrebbe avuto effetti peggiori. Gli Usa, per esempio, hanno sempre rifiutato il sistema di sanità pubblica (che qualcuno avrebbe voluto importare in Italia), e hanno contato in proporzione un più alto numero di morti per il virus. Al momento in cui scriviamo sono a quota 4 milioni, con 150 mila morti, anche a causa della diversa organizzazione sanitaria. Insomma, lo Stato non è sempre un problema, come vuole una certa vulgata, ma può anche essere la soluzione. Il problema, semmai è un altro: i soldi pubblici, alimentati da Irpef, Ilor, Iva, Imu eccetera sono spesi bene? Valutare la pressione fiscale senza tener conto di quello che produce, infatti, ha poco senso. Cominciamo a dire che lo Stato italiano spende in quantità più o meno come gli altri. Secondo Eurostat, l’ente statistico europeo (tecnico, non politico), la media Ue è del 47%. In Italia (dati 2018) era del 48,4%, superiore al 44,6% della Germania, ma simile a quella dei cosiddetti Paesi frugali (cioè Svezia, Danimarca, Olanda e Austria). Senza contare che in Francia lo Stato assorbe il 56% del Prodotto interno lordo. Ma perché, allora, le tasse sono sempre state così indigeste (cioè a parte la situazione contingente dettata dall'emergenza post covid)? Una prima risposta sta nel risultato, cioè nei servizi che lo Stato, ma anche Regioni e Comuni, forniscono a cittadini e imprese (scuola, sanità, sicurezza, infrastrutture, pensioni). Il motivo è in parte culturale (la scarsa propensione a considerare la cosa pubblica un bene comune), ma anche il fatto che non tutte le tasse si traducono in servizi per imprese e cittadini. No, non sono le auto blu a drenare le risorse, ma un mostro ben più vorace: il debito pubblico. Cioè di tutti i cittadini, neonati compresi. Se lo Stato non dovesse pagare dai 40 ai 70 miliardi all’anno di interessi sul debito (cifra che varia secondo i tassi sui Btp), l’incidenza del fisco della spesa pubblica sarebbe del 44,5%, lievemente inferiore alla media dell’Eurozona e non molto superiore a quella della Germania. Sempre secondo Eurostat, si escludesse dal calcolo il pagamento degli interessi sul debito pubblico, il tasso di restituzione (cioè quanto torna ai cittadini sotto forma di servizi) sfiorerebbe il 94%, meglio di tutti i Paesi dell’eurozona. È sbagliato protestare, quindi? Non proprio. Perché quando si parla di media non si dice tutto, come insegna la poesia sui polli di Trilussa. Sulle imprese, infatti, pesa un carico fiscale complessivo pari al 59,1% dei profitti commerciali, con 238 ore necessarie per gli adempimenti fiscali distribuiti su 14 pagamenti l’anno (dati al 2018), contro una media europea di 161 ore. Numeri che sono frutto del rapporto Paying Taxes 2020, realizzato dalla Banca Mondiale e da Pwc, e che assegna all’Italia il 128esimo posto sui 190 Paesi in esame, in peggioramento rispetto al già non entusiasmante 116esimo posto della precedente edizione. Ci sono, poi, i costi indiretti: sempre secondo il report, le aziende impiegano 42 ore per la richiesta di rimborso Iva, incluso il tempo speso per rispondere alle richieste ricevute nel corso delle verifiche fiscali dal fisco, molto più delle 18,2 ore della media mondiale e delle sette ore della media europea. Come stupirsi, quindi, se le tasse risultano così antipatiche?
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Ripresa in rosa per l’edilizia
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li italiani sono pessimisti di natura. E spesso hanno ragione a vedere nero. Ma non sempre è necessario scovare il lato negativo delle cose. Parliamo di covid-19, per esempio. Accanto agli aspetti deprimenti che riguardano l’economia, per non parlare delle implicazioni sanitarie, ce n’è anche uno positivo. Ebbene sì, il lockdown ha aumentato la voglia degli italiani di cambiare casa o, perlomeno, di allargare la propria abitazione. È un trend di cui sarebbe bene tenere conto, anche perché non è così scontato che si tornerà presto a uno stile di vita in tutto e per tutto identico a quello precedente. E non è solo una sensazione: l’ultima edizione di CasaDoxa, osservatorio sul rapporto tra italiani e mattone della società di ricerche Bva-Doxa, conferma quella che era una sensazione. La ricerca della Doxa, si badi bene, ha coinvolto 7 mila famiglie ed è quindi da leggere con rispetto. Risultato: il 12% delle famiglie vuole cambiare casa. La percentuale è quasi il doppio rispetto alle intenzioni manifestate un anno fa nell’analoga indagine, e altrettanto se si considera quella del 2018. L’analisi mette in luce altri aspetti che possono riflettersi positivamente sul mercato dell’edilizia, oltre che su quello immobiliare. Il 70% dei nuclei familiari che pensano di traslocare, intende (o vorrebbe) acquistare una nuova abitazione. Se si traduce in percentuale sul totale, significa che l’8,4% delle famiglie italiane pianifica l’acquisto di un immobile. E se consideriamo que-
sta percentuale in termini assoluti, vuol dire che 1 milione e mezzo di famiglie progetta un trasloco. Con relativi lavori di sistemazione della casa, se si tratta di un appartamento pre esistente, oppure di ricerca di nuove costruzioni. A proposito, che tipo di immobile è al centro delle ricerche? L’altro dato positivo riguarda proprio la crescente attenzione verso immobili di qualità: nel 2018 solo il 39% del campione era interessato ad abitazioni inserite in immobili con una classe energetica superiore, mentre nel 2019 si è passati al 53% e nel 2020 il 61% di chi vuole acquistare casa la vorrebbe riqualificata, oppure nuova ed energeticamente sobria. Ma le buone notizie non sono finite, perché anche chi non cambierà casa intende migliorare la propria esistenza: è circa il 46% del campione Doxa. E, in particolare, il 22% comprerà mobili, il 20% cambierà gli spazi, il 17% vuole ristrutturare le camere (in primis living e bagni). Federico Mombarone giornalista
CHIACCHIERE DI CONDOMINIO
Superbonus anche al tetto
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ono numerosi gli interrogativi che gli amministratori di condominio si trovano ad affrontare con l’introduzione del nuovo superbonus 110%. La prospettiva di «rifare casa» o, meglio, di abbattere i consumi energetici senza spendere un euro, infatti, ha eccitato molti proprietari di appartamenti in condominio. Giustamente. Ma, al momento di passare al dunque, contando che mancano ancora (a fine luglio) le disposizioni attuative dell’Agenzia delle Entrate, non è facile. Per esempio, una domanda ricorrente riguarda il tetto. È possibile rifare il tetto usufruendo del superbonus? La risposta, in mancanza di indicazioni contrarie, è: sì, si può fare. Anche la copertura del condominio rientra fra le «superfici opache orizzontali» che la legge prevede siano rilevanti per il calcolo del 25% della superficie disperdente lorda a cui si applica il 110%. Non si può pensare, infatti, di mettere mano solo al tetto, a meno che il condominio abbia un volume basso e lungo, cioè con buona parte della superficie riservata alla copertura. Non risulta esistano condomini con la forma di un grissino orizzontale. Quindi, chi vuole rifare il tetto dovrà probabilmente mettere in conto anche l’applicazione del cappotto. Non solo: il superbonus si ottiene solo quando si migliorano due classi energetiche dell’edificio e difficilmente il solo intervento sul tetto può riuscire a raggiungere il traguardo. A proposito: che cosa succede per i condòmini incapienti? Per loro, anche nel caso del superbonus, è possibile il pagamento con cessione del credito di imposta in alternativa allo sconto in fattura. Senza dimenticare i limiti di spesa: per il cappotto di una villetta unifamiliare l’importo del bonus è di 50 mila euro, per i serramenti (a patto che siano sostituiti nell’ambito del miglioramento di due classi energetiche) la detrazione massima è di 60.000 euro. Franco Saro
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L’AV V O C ATO
Per chi è il credito d’imposta
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l decreto Rilancio, tra le varie misure fiscali, ha previsto un credito d’imposta per gli immobili a uso non abitativo e per gli affitti d’azienda. Si tratta di un beneficio a favore del contribuente che vanta un credito nei confronti delle casse dello Stato. La Circolare numero 14 dell’Agenzia delle Entrate, pubblicata il 6 giugno, chiarisce le modalità applicative del credito d’imposta, rivolto a numerosi soggetti: dagli autonomi (come i professionisti), alle imprese, agli enti non commerciali, vengono inclusi anche i «forfettari» e le imprese agricole. I possibili beneficiari del credito di imposta sono: • i soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione, con ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro nel periodo d’imposta precedente a quello in corso alla data di entrata in vigore del decreto (art. 28 c. 1) • le strutture alberghiere e agrituristiche indipendentemente dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d’imposta precedente (art. 28 c. 3) • gli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, in relazione al canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell’attività istituzionale (art. 28 c. 4) La misura del credito d’imposta: • è pari al 60% dell’ammontare mensile del canone di locazione degli immobili a uso non abitativo (ossia del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell’attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo) • è pari al 30% dell’ammontare mensile del canone per servizi o affitto d’azienda (ossia del canone dei contratti di servizi a prestazioni complesse o di affitto d’azienda, comprensivi di almeno un immobile a uso non abitativo destinato allo svolgimento dell’attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo) In entrambi i casi, si fa riferimento a un contratto di locazione ad uso commerciale ex articolo 27 legge 392/1978. Inoltre, alla locazione viene parificato il leasing di godimento o operativo (assimilabile alla locazione), ma non il leasing traslativo o finanziario (analogo alla compravendita con finanziamento). Ai contratti di locazione di cui sopra vengono assimilati i contratti per prestazioni complesse o di affitto d’azienda, purché l’oggetto di tali accordi comprenda un immobile ad uso non abitativo (art. 28 c. 2 d.l. 34/2020). I contratti (di locazione o affitto d’azienda) L u g l i o / A g o s t o
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devono avere a oggetto lo svolgimento di attività: industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico. In relazione agli immobili destinati all’esercizio di una professione o a un’attività di lavoro autonomo, rientrano nell’ambito di applicazione della norma sul credito d’imposta anche gli immobili adibiti promiscuamente all’esercizio dell’arte o della professione. In tal caso, il credito d’imposta è riconosciuto al 50% del canone di locazione, purché il contribuente non disponga nel medesimo comune di altro immobile adibito esclusivamente all’esercizio dell’arte o professione. L’articolo 28 comma 5, decreto legge 34/2020 dispone che il credito d’imposta spetti: • per i mesi di marzo, aprile e maggio • per i soggetti esercenti attività economica • che abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi in ciascuno dei mesi di marzo, aprile e maggio di almeno il 50% rispetto allo stesso mese del periodo d’imposta precedente Il calo del fatturato va verificato mese per mese. Pertanto, può accadere che il credito d’imposta spetti solo per una o due mensilità rispetto alle tre previste dalla legge. Il credito d’imposta è commisurato all’importo versato nel periodo d’imposta 2020 con riferimento ai mesi di marzo, aprile, maggio, oppure aprile, maggio, giugno per le strutture turistico ricettive con attività solo stagionale. Il credito d’imposta è utilizzabile in compensazione, nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento della spesa, in alternativa può essere ceduto. La cessione può avvenire a favore del locatore o del concedente, oppure di altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari, con facoltà di successiva cessione del credito per questi ultimi. Nell’ipotesi in cui il credito d’imposta sia oggetto di cessione al locatore o concedente il versamento del canone è da considerarsi avvenuto contestualmente al momento di efficacia della cessione, nei confronti dell’amministrazione finanziaria. In altri termini, in questa particolare ipotesi è possibile fruire del credito anche in assenza di pagamento, fermo restando, però, che deve intervenire il pagamento della differenza dovuta rispetto all’importo della cessione pattuita. Il credito è utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento della spesa oppure in compensazione successivamente all’avvenuto pagamento dei canoni. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu
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I FAT T I N O S T R I
La semplificazione semplificata
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a parola semplificazione ormai è diventata sinonimo di incubo. Appena qualcuno ne accenna, e soprattutto quando quel qualcuno cerca di spiegarla, si manifestano brividi (d’estate magari anche gradevoli) e allergie da contatto semantico cui alcun lenitivo nulla può. Uno dei problemi è che questa parola è diventata di moda e che quindi tutti si sentono autorizzati a parlarne, offrendo versioni personali non richieste su come agire per debellare un male, e qui siamo tutti finalmente d’accordo, che ormai da numerosi lustri condanna il nostro paese a ritardi e sperperi che costano alla collettività e al tessuto produttivo un numero incalcolabile di risorse finanziarie. Probabilmente, e ce lo insegnano le cronache degli ultimi decenni, la semplificazione non si può combattere a valle, perché prima o poi, a monte, il problema si ripropone. Un esempio può essere quello del blocco delle opere edili. Ora, con il Decreto Semplificazione (sic!) si cercherà di snellire le procedure di gara (vedi articolo a pagina 28), senza però intervenire dove la crosta impenetrabile della burocrazia è più coriacea, ovvero dove i burocrati professionisti (che tutti immaginiamo al “lavoro” in uffici polverosi, con penna inchiostro e calamaio a consultare tomi enciclopedici senza mai venire a capo di nulla, come i più inquietanti personaggi di Dickens) hanno la loro tana e dove governano da par loro la sempre produttiva bottega dei ritardi. La burocrazia, ne scrivevo tra l’altro un paio di mesi fa proprio su queste colonne, è un sistema, l’unico che pare davvero funzionare in Italia, e il lodevole intento di snellire le gare d’appalto equivale a pensare di cambiare gli infissi di un palazzo fatiscente, sperando di guadagnare classi energetiche.
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Leggiamo quindi che il presidente di Ance, Gabriele Buia, introducendo un convegno dal titolo Il coraggio di semplificare ha affermato che «Il 70% delle cause del blocco delle opere si concentra nella fase a monte della gara». Uno degli strumenti più appuntiti dell’italica burocrazia è il famigerato decreto attuativo. Ovvero, semplificando: si fanno
Riusciranno i nostri eroi a rendere possibile la ripresa del nostro settore, da sempre in ostaggio del Sistema Burocratico Nazionale? Se contassero le buone intenzioni saremmo il primo paese al mondo, ma qui si parla molto e si conclude poco le leggi, poi si devono firmare i decreti che stabiliscono le regole. Sempre durante il convegno di cui sopra, è stato fatto notare che nei soli due governi Conte «ci sono ancora 570 decreti da attuare». Che dire, ammesso che ci sia ancora qualcosa da dire: la parte produttiva del Paese, per capirci, coloro i quali lavorano, fatturano e sostengono la macchina statale che versa gli stipendi ai burocrati, ce la sta mettendo tutta per salvare le proprie aziende, e i posti di lavoro, ma evidentemente la lotta è impari. Il fatto che da oggi i dickensiani
funzionari siano tenuti ad apporre la loro pregiata firma per sbloccare i lavori, pena non ben definite reprimenda, somiglia a una tetra barzelletta, perché anche i funzionari pretendono tutele e certezze che nessuno è disposto a firmare. Esistono invece troppi centri di decisione, all’interno dei quali c’è troppa gente che non decide e intanto il tempo passa e nulla si muove. Tutto ciò può sembrare lontano dagli affanni quotidiani di un magazzino edile, ma come sappiamo non è così, perché la carenza di semplicità normativa e attuativa condiziona tutti, pubblico e privato. I problemi delle grandi imprese nazionali, fatte ovviamente le debite proporzioni, sono le stesse che una piccola impresa deve affrontare quando ha a che fare con gli uffici tecnici delle amministrazioni locali, perché la burocrazia è sostanzialmente democratica e offre a tutti le stesse possibilità di procurarsi una solenne incazzatura. Volevo concludere con un po’ di leggerezza, ma mi sovviene che i rappresentanti della politica sono convinti che il Decreto Semplificazione «potrà contribuire a un cambio culturale nella burocrazia italiana, rendendola in grado di aiutare cittadini e imprese». Sento parlare di queste quisquilie da quando ho raggiunto l’età del discernimento, poco più di mezzo secolo fa, e se per qualche tempo ci ho anche creduto, adesso provo solo un sentimento di pruriginoso rancore, perché non solo nulla è cambiato, ma le cose sono anche peggiorate. Secondo me, semplicemente, dovremmo cercare tutti insieme di firmare un Decreto Attuativo e mandarli tutti a casa. di Roberto Anghinoni Giornalista L u g l i o / A g o s t o
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Digital news da youtradeweb.com casacondominio.net youbuildweb.it
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SAN MARCO LANCIA UN MARKETPLACE San Marco, azienda di pitture e vernici per l’edilizia professionale, lancia il primo marketplace nazionale interamente dedicato al mondo delle pitture. Con il nuovo sito, realizzato dalla piattaforma H-Farm, l’azienda dà vita a un’esperienza interattiva inedita e coinvolgente. I veri attori del nuovo canale di vendita sono i rivenditori che possono sfruttare la piattaforma come vetrina per i prodotti disponibili in negozio e ultimare il processo di vendita senza alcuna spesa di intermediazione. (youtradeweb.com)
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CRESCE LA VOGLIA DI CASE CON VERDE Dopo il lockdown in Europa sono in aumento le ricerche immobiliari correlate a immobili con giardino. Uno studio sulle ricerche immobiliari degli utenti sui motori di ricerca, realizzato da Vorrei.it, piattaforma immobiliare online, evidenzia che dai primi giorni di maggio le parole chiave legate alle case con giardino hanno subito un’impennata, con aumenti fino al 200% rispetto al primo bimestre dell’anno. (casacondominio.net)
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NOVACOLOR IN PORTOGALLO Dopo il sofisticato progetto di Zauia House, lo studio di architettura portoghese di Mario Martins presenta Casa das Freiras, un altro lavoro sempre nel settore residenziale realizzato con Archi+Concrete di Novacolor. Si tratta della riqualificazione di un’ex officina di riparazione auto nel centro storico della città portoghese Lagos. Le poche superfici di questa abitazione sono state trattate tutte con Archi+Concrete di Novacolor. (youbuildweb.it)
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seggiole & poltrone SANGALLI PRESIDENTE PER 20 ANNI Fino al 2025 Carlo Sangalli resterà sulla poltrona di presidente di Confcommercio. La conferma è stata formalizzata dall'assemblea di Confcommercio-Imprese per l’Italia, che raccoglie oltre 700 mila imprese associate del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e logistica e delle professioni. Sangalli ha iniziato la sua carriera pubblica nel 1968, quando è stato eletto per la prima volta deputato nelle liste della Democrazia Cristiana. È rimasto alla Camera fino al 1992 ed è stato anche sottosegretario al Turismo del Governo Andreotti III (1976-1978). È presidente di Confcommercio dal 2006: nel 2025 saranno quindi quasi 20 anni al vertice dell’organizzazione della distribuzione.
DE VITO SALE IN ACIMALL Acimall, associazione dei costruttori italiani di tecnologie per l’industria del mobile e del legno, ha ratificato la nomina a presi-
Il Presidente di Confcommercio Sangalli durante un incontro istituzionale a Cernobbio
dente per il triennio 2020-2023 di Luigi De Vito (Scm Group, Rimini). De Vito, che era vicepresidente dell’associazione, sarà affiancato da Marianna Daschini (Greda, Mariano Comense) in qualità di vice presidente. L’assemblea ha accolto le indicazioni emerse dal consiglio direttivo, approvando anche il bilancio d’esercizio. Il nuovo presidente di Acimall prende il posto di Lorenzo Primultini.
BERARDO RESTA AL VERTICE DI SERCOMATED Sercomated (associazione che riunisce produttori e distributori del mondo edile per fornire servizi strategici) ha rinnovato il cda per il triennio 2020-2023. Per statuto, il consiglio di amministrazione è da sempre presieduto da un imprenditore della distribuzione, mentre il vice presidente deve essere un rappresentante dei soci produttori.
Federcomated ha così confermato presidente Luca Berardo per il triennio 20202023. L’assemblea dei soci ha anche eletto il nuovo consiglio di amministrazione per il triennio 2020-2023. Tra i membri rivenditori sono stati indicati Luca Berardo (Casaoikos), Gian Luca Bellini (Gruppo Made), Ermanno Chiari (Edilizia 2000), Franco Colarusso (Cosmo), Michele Felisio (Gruppobea), Francesco Freri (Bild Market), Giorgio Ghezzi (Gatti & Co.), Davide Iozzelli (Capstore), Matteo Valdé (Valdé), Mario Verduci ( Fe d e rc o m a ted). Tra i membri produttori, sono stati eletti Emanuele Della Pasqua (Vaga), Ernesto Erali (Mapei), Roberto Nava (Knauf), Grabriele Nicoli (Mpe), Alberto Parpajola (Laterlite), Beniamino Pettenon (Fila Industria Chimica), Italo Rusconi (Velux Italia), Derek Sala (Marazzi Group), Sandro Scarpari (Itw–Spit), Fabrizio Zaccaron (Eclisse).
TERRASINI ANCHE CEO DI SAINT-GOBAIN IN ITALIA Gaetano Terrasini è il nuovo Ceo del Gruppo SaintGobain Italia. Il manager è nato a Palermo nel 1971, ha conseguito la laurea in Ingegneria Chimica al Politecnico di Milano e Mba Escp-Eap a Parigi, ed è entrato a far parte del Gruppo Saint-Gobain nel 1996. Terrasini è stato direttore generale per il settore abrasivi per Spagna, Marocco e Portogallo. Dopo diversi incarichi direzionali all’estero, è rientrato in Italia nel 2017, dove ha assunto il ruolo di amministratore delegato di Saint-Gobain Italia, società che raggruppa marchi noti nel mondo dei materiali per la costruzione quali Gyproc, Isover, Weber e Ecophon. Da luglio, dunque, ha aggiunto alla carica di Ad quella di Ceo di SaintGobain in Italia.
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APPUNTAMENTO A OTTOBRE 2021 In linea con altre manifestazioni, l’appuntamento a Verona slitta al prossimo anno a causa delle stringenti norme sanitarie, che complicano l’organizzazione degli eventi. Confermati, invece, il Convegno YouBuild e il Convegno YouTrade, con un focus sulla multicanalità di Giuseppe Rossi
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Ordine degli Ingegneri di Verona e Virginia Gambino Editore hanno deciso di spostare le date previste per la Fiera del Condominio, che era in programma dal 15 al 17 ottobre a Verona. Le norme sanitarie, i focolai di covid non ancora del tutto spenti, la possibilità di una nuova ondata di contagi: per senso di responsabilità verso le aziende che avevano già prenotato il loro spazio e per i visitatori, i due organizzatori hanno stabilito di posticipare al 2021 la nuova edizione dell’evento, in linea con la decisione delle altre manifestazioni fieristiche. La prossima edizione della Fiera del Condominio si terrà, quindi, dal 14 al 16 ottobre 2021, sempre negli spazi della Fiera di Verona. Sono invece confermati due altri appuntamenti che sono particolarmente attesi nel mondo dell’edilizia: il Convegno YouTrade e il Convegno YouBuild. In queste due occasioni, infatti, sarà più semplice mantenere le distanze di sicurezza nell’osservanza delle misure sanitarie. Il Convegno YouTrade, con un particolare focus sulla multicanalità, si terrà, quindi, il 15 ottobre, giovedì, in uno spazio da fissare, a Bergamo. Il giorno successivo, sempre nello stesso luogo, si svolgerà invece il Convegno YouBuild. La sala che accoglierà gli iscritti è ampia e garantisce il massimo delle condizioni di sicurezza. Ma i posti sono limitati: meglio iscriversi per tempo.
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SUPERBONUS
ANCHE IL NEGOZIO HA IL SUPERSCONTO Se un laboratorio, un ufficio, un punto vendita o un magazzino è parte di un condominio, può utilizzare la nuova detrazione fiscale del 110% che consente di riqualificare l’edificio a costo zero. Ecco in quali casi anche un'impresa può accedere al superbonus di Giuseppe Rossi
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vete un laboratorio al piano terra di un condominio? Oppure un magazzino, un box? O, ancora, un punto vendita che fa parte di un complesso residenziale? Anche per voi si aprono le porte del superbonus. In sostanza, nell’agevolazione fiscale del 110% contenuta nel decreto Rilancio, passato al vaglio del Parlamento e, in particolare nell’articolo 119, è previsto che il superbonus sia esteso anche alle imprese e ai lavoratori autonomi con immobili che sono oggetto di interventi agevolati sulle parti comuni degli edifici. Il provvedimento, oltre a chi possiede un’abitazione che fa parte di un condominio, estende quindi la possibilità an-
che per l’esercizio di attività d’impresa, a studi di professionisti, laboratori. Tra l’altro, questo principio è valido anche per gli immobili che sono di proprietà degli Istituti autonomi case popolari (Iacp) e di enti simili nel caso di interventi su immobili di loro proprietà oppure gestiti per conto di altri enti che hanno come scopo l’edilizia residenziale pubblica. Stesso discorso per gli immobili di proprietà di cooperative di abitazione a proprietà indivisa. C’è chi ha fatto notare, però, che il testo del decreto Rilancio, in cui è contenuta l’introduzione del superbonus, non indica nello specifico tutte queste possibilità di estensione dei beneficiari. L’obiezione, però, si scontra con la logica: quando una legge delimita l’ambito soggettivo o oggettivo lo esprime esplicitamente nel testo, come nel caso delle disposizioni sulle ristrutturazioni edilizie, che sono chiaramente riferite agli interventi effettuati sulle parti comuni degli edifici residenziali o sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali, e sulle loro pertinenze, escludendo di conseguenza gli immobili che rientrano fra i beni strumentali o i beni merce delle imprese. QUANDO SI PUÒ Ma che cosa prevede, esattamente, il provvedimento? In sostanza, indica che le imprese, indipendentemente dalla loro forma giuridica, oppure i lavoratori autonomi, possono fruire delle detrazioni maggiorate (il superbonus) se sono proprietari di un immobile che fa parte di un condominio che decide di avvalersi dell’incentivo fiscale (cioè se isola la superficie esterna con un cappotto o sostituisce l’impianto di climatizzazione centralizzato per il riscaldamento e acqua calda sanitaria). Non solo: molti dimenticano che il superbonus comprende anche gli interventi per il consolidamento strutturale anti terremoto, sempre effettuati sulle parti comuni di edifici condominiali. IL COSTO Quanto paga un’impresa o un lavoratore autonomo? Il costo per quanto riguarda l’intervento di riqualificazione con superbonus è, ovviamente, zero, come per gli altri proprietari di abitazioni nel condominio. La scelta è solo tra godere del beneficio in cinque anni scalando il costo dalle tasse o cedere direttamente il credito di imposta. Nel primo caso, la quota che copre il costo dell’intervento e che sarà poi un credito fiscale sarà addebitata dal condominio all’impresa, all’artigiano o al professionista sulla base dei millesimi, come un qualsiasi appartamento residenziale. Tra l’altro, la possibilità è estesa non
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DUBBI & CERTEZZE Uno contro tutti Che cosa succede se in un condominio soltanto il proprietario di un’unità immobiliare non vuole perdersi l’occasione del superbonus? C’è qualche possibilità di accedere all’incentivo? Una persona che ha un appartamento in un condominio, che però non ha intenzione di effettuare i lavori previsti dal superbonus, può ugualmente accedere all’occasione fiscale solo in un caso: se l’isolamento termico della sua unità immobiliare interessa almeno il 25% della superficie «dell’involucro dell’intero edificio, costituito dall’unione di tutte le unità immobiliari che lo compongono». A occhio, questo potrebbe essere più alla portata in un condominio piccolo, per esempio, con solo quattro appartamenti. Va ricordato, però, che i lavori di coibentazione devono condurre al miglioramento di almeno due classi energetiche o al raggiungimento di quella più alta. E questo è difficile isolando solo un’unità. Superbonus a catena Anche per le abitazioni secondarie si applica il superbonus se l’obiettivo è consolidare l’edificio in chiave antisismica. Le persone fisiche possono richiederlo per «edifici unifamiliari» con questa
caratteristica nelle zone sismiche 1, 2 3 anche se non effettuano uno dei tre interventi trainanti. Una volta che la «persona fisica» ha effettuato l’intervento di consolidamento strutturale beneficia del 110% sull’edificio unifamiliare anche se non è abitazione principale. Non solo: può allargare il supersconto anche a pannelli fotovoltaici e a relativi sistemi di accumulo. Un condominio per due Il superbonus è stato pensato soprattutto per i condomini. Ma che cosa è un condominio? Secondo l’interpretazione prevalente del fisco, un edificio anche piccolo, ma costituito da due diverse unità immobiliari si configura un condominio minimo. E, negli anni scorsi, in relazione dei bonus già in vigore, l’Agenzia delle Entrate ha sempre ammesso il beneficio delle detrazioni, anche se il fabbricato non ha un suo codice fiscale, e anche senza la figura dell’amministratore. Non solo, anche se le due unità immobiliari fanno capo a un unico proprietario, un edificio di questo tipo è sempre stato considerato un mini condominio. Non dovrebbero esserci quindi variazioni anche nel caso di applicazione del superbonus. In ogni caso, attenzione: occorre la precisazione dell’Agenzia delle Entrate.
solo a negozi e laboratori. In condominio si trovano spesso anche uffici che occupano normali appartamenti e anche per questo tipo di utilizzo è estesa la possibilità di utilizzare il superbonus. Così come, più in generale, ai condomini non a prevalente destinazione abitativa, a edifici direzionali suddivisi in uffici con addebito delle spese comuni ai proprietari, che possono essere dei privati, oppure imprese e professionisti.
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LA FACCIATA Infine, un’altra possibilità per imprese, artigiani e professionisti riguarda la detrazione al 90% per gli interventi di recupero o restauro della facciata esterna. L’agevolazione è prevista per gli edifici che si trovano nelle zone A e B, in sostanza in ambito cittadino, e riguardano le spese documentate sostenute nel 2020 fino al 31 dicembre anche per gli immobili strumentali detenuti dalle imprese, Irpef o Ires che siano. L u g l i o / A g o s t o
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SE SI SBLOCCA COMPLICOPOLI
Il decreto Semplificazione promette di accelerare l’assegnazione dei lavori e nomina commissari in grado (forse) di portare a termine grandi opere che sono ferme da anni. Ma non mancano i dubbi, a partire dalla provvisorietà del provvedimento, mentre alcuni punti critici della burocrazia restano intatti di Giuseppe Rossi
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he sia la volta buona? Speriamo. Ma dubitare è lecito, anche se vanno prese per buone le intenzioni di semplificare gli appalti, snellire le pratiche, baypassare gli ostacoli che impediscono di aprire cantieri e ultimare le opere in corso. Il decreto legge Semplificazione, che contiene le norme sblocca appalti («salvo intese», cioè con possibili modifiche prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), è l’ennesimo banco di prova per l’ennesimo provvedimento anti burocrazia dell’ennesimo governo. Ed è passato solo dopo un lungo braccio di ferro all’interno della maggioranza. Chissà che prima o poi si facciano passi in avanti. Riassumiamo.
1150 mila Il tetto degli appalti che potranno essere assegnati senza gara
FRENO AL TAR Il decreto legge che, meglio ricordarlo, dovrà poi essere trasformato in legge definitiva dal Parlamento e, dunque, è soggetto a essere modificato nel cammino tra Camera e Senato, prevede parecchie modifiche allo status quo. Ma, attenzione, sono provvedimenti approvati «in via transitoria» fino al 31 luglio 2021: quindi tra un anno si potrebbe ricominciare tutto da capo. Viviamo proprio a Complicopoli. Per ora, comunque, il decreto riforma uno dei blocchi più resistenti nelle amministrazioni, cioè l’abuso d’ufficio e la responsabilità civile: penalizza meno chi nella pubblica amministrazione decide e penalizza (o dovrebbe) chi se la prende comoda. I funzionari pubblici dovranno sottoscrivere il contratto definitivo per l’opera e la relativa apertura del cantiere entro sei mesi dall’avvio della procedura e poi andare avanti con l’aggiudicazione definitiva anche in caso di ricorso al Tar degli esclusi. Qui c’è però una clausola ostativa: salvo che non ci sia una chiara sentenza che impedisce l’aggiudicazione. I COMMISSARI Un passaporto per velocizzare le opere dovrebbe essere la possibilità di affidare direttamente le opere fino a 150 mila euro: dovrebbe servire per i lavori in ambito locale o di intervento rapido. Prevista invece una procedura negoziata, senza bando di gara, cioè quella che si chiamava trattativa privata, per opere fino a 5 milioni di euro. Ancora: il decreto ha previsto poteri eccezionali alle stazioni appaltanti per accelerare gare e iter autorizzativi relativi a opere di sette diversi settori di interesse pubblico: carceri, ferrovie, sanità, opere idriche, scuole, strade, università. È questo uno dei punti che ha registrato le maggiori tensioni: nominare una schiera di commissari con pieni poteri, oppure no? È stata scelta una via di mezzo: i commissari avranno poteri ampi, ma fino a un certo punto. Soprattutto, non potranno agire in deroga a tutto. Queste figure otterranno un budget fino al 7% del costo di un’opera. Ma saranno nominati solo per interventi «caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una L u g l i o / A g o s t o
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QUANTO COSTA IL LABIRINTO
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Semplificare? Giusto. Ma è complicato. Si può riassumere con questa battuta
Ve ne siete mai accorti? Eppure le rilevazioni statistiche e le prime applicazioni
la battaglia di intere generazioni di politici, di tutte le sponde (ma proprio
hanno rivelato che un corretto utilizzo delle norme consentirebbe di eliminare
tutte), di amministratori e di consulenti alle prese con il labirinto di permessi,
oneri e costi di transazione sino a 30 miliardi. Sarebbe già qualcosa, no?
fogli, bolli, richieste, esami, attese, eccetera. Intendiamoci: la nostra vita è
La soluzione
di per sé complicata, il business peggio, ed è inutile illudersi che sia tutto
Secondo le stime del Politecnico di Milano, per esempio, basterebbe la
semplice. Ed è altrettanto inutile illudersi di eliminare del tutto la burocrazia:
trasformazione digitale nella pubblica amministrazione per ottenere un
dopotutto viviamo a Complicopoli e un passaggio amministrativo deve
beneficio di 35 miliardi di euro per la stessa Pa e di 25 miliardi per le imprese.
per forza esserci. Ma a tutto c’è un limite. Soprattutto, ci sono Paesi che
Per esempio, l’accavallarsi di permessi e certificati tra amministrazioni diverse,
potrebbero essere presi a modello.
una delle dannazioni delle imprese di costruzioni, sarebbe meno labirintico
Il peso
con il coordinamento tra enti statali, regionali e locali. Ora, invece, uno dei
Secondo una ricerca dell’Istituto Ambrosetti, in Italia gli adempimenti burocratici
problemi sono proprio le sovrapposizioni e le duplicazioni di competenze che
sottraggono alle imprese 57 miliardi di euro in costi organizzativi e di consulenza
rallentano l’azione amministrativa, favoriscono la proliferazione di adempimenti
e assistenza tecnica amministrativa, legale e finanziaria, spese procedurali
e inquinano le responsabilità. Come fare, dunque?
e oneri per il contenzioso. Perché, allora, tutte le riforme se non sono fallite
Il provvedimento più efficace sarebbe quello di cambiare la mentalità di
hanno dimostrato, nel tempo, di essere poco efficaci? Le risposte sono due.
burocrati, ma anche dei comuni cittadini. Secondo il citato studio Ambrosetti,
La prima riguarda la proporzione tra numero di controlli e numero di reati
non ci sarebbe neppure bisogno di decreti Semplificazione o di altri interventi:
amministrativi. In tutti i Paesi, maggiore è la tendenza a commettere abusi (per
basterebbe la normale applicazione delle norme vigenti per rendere
esempio edilizi, appalti fraudolenti, evasione fiscale, riscossione di pensioni di
le procedure amministrative più rapide. Se le regole esistenti venissero
invalidità non dovuta, eccetera) e più pesante è la tendenza a porre controlli.
correttamente applicate, ha calcolato il report, i procedimenti amministrativi si
A questo si aggiunge la predilezione tutta italiana ai contenziosi: da quelli in
concluderebbero entro 30 giorni e quelli più complessi entro 180 giorni. Non solo:
condominio (400 mila le cause pendenti) ai ricorsi al Tar da parte di chi perde la
non servirebbero perizie inutili o documenti già in possesso di amministrazioni
gara d’appalto. La seconda riguarda lo spirito di sopravvivenza della burocrazia
pubbliche e gli atti illegittimi sarebbero annullati spontaneamente. In questo
stessa. Se ci pensate bene, sono posti di lavoro anche quelli occupati dai
libro dei sogni, inoltre, le procedure lunghe e complesse sarebbero sostituite da
burocrati (impiegati comunali, sovrintendenze, Tar, commissioni, eccetera) e,
accordi con i privati o tra amministrazioni, quelle che richiedono l’acquisizione
prima di licenziare un impiegato della Regione, un ragioniere del Comune o un
di atti di diverse amministrazioni si potrebbero concludere in conferenza di
geometra della Provincia, bisogna trovargli un altro posto. Anche la burocrazia,
servizi entro un massimo di 90 giorni, tanti adempimenti sarebbero sostituiti
in fondo, contribuisce al Pil, seppure in modo distorto. Questo non toglie,
da autocertificazioni, comunicazioni, dichiarazioni e segnalazioni, il silenzio
ovviamente, che l’amministrazione nostrana in stile mediorientale sia da rivedere
assenso e il sistema degli sportelli unici renderebbero certi i tempi e ridurrebbero
e, se possibile, sottoporre a dieta dimagrante. Certo, chiedere di semplificare
i passaggi burocratici, le imprese verrebbero pagate entro termini ragionevoli.
non basta: bisogna anche dire come.
Insomma, il paradiso per le imprese dell’edilizia.
Norme cercansi
Le misure
C’è, poi, un altro problema: le leggi, dopo che sono approvate, devono
Come arrivarci? Anche qui la strada è, in teoria, nota: misurazione degli oneri
anche essere attuate. E qui casca l’asino, perché i provvedimenti attuativi sono
amministrativi ed eliminazione di quelli non necessari, controlli sul rispetto
costantemente in ritardo. Alla prima metà di luglio, per esempio, il governo
dei termini dei procedimenti, sfoltimento di enti e strutture pubbliche,
aveva approvato meno del 20% dei provvedimenti necessari per dare attuazione
partendo dai casi in cui più evidente è la duplicazione delle competenze e la
ai decreti emanati a marzo per fronteggiare l’emergenza. Non solo: non erano
sostanziale mancanza di un interesse pubblico attuale alla loro sopravvivenza,
ancora stati pubblicati 251 dei 257 atti necessari per dare attuazione alle
informatizzazione dei procedimenti, condivisione delle basi informative.
leggi varate dall’attuale governo (il 98% del totale). La vicenda dei vari bonus
Infine, ci sarebbe un’altra strada, poco popolare, ma efficace se applicata
e superbonus casa è un esempio di quanto sia complicato tradurre le buone
con intelligenza: premiare i burocrati. Non stupitevi: solo quelli bravi. E non
intenzioni in norme che possano essere applicate efficacemente.
è un paradosso: la retribuzione di risultato è già prevista nell’amministrazione
Il bello è che esiste una legge che prevede l’analisi degli effetti delle regole
pubblica, ma è applicata in modo generalizzato. Tutti premiati. In alcune
pubbliche e la misurazione dei costi sopportati da cittadini e imprese nel
circostanze, pare, sono stati gratificati con l’incentivo anche dirigenti e
rapporto con la pubblica amministrazione. Approvata dieci anni fa, la legge
dipendenti condannati per gravi episodi di spreco di risorse pubbliche. Al
è stata parcheggiata nel dimenticatoio, assieme a tanti altri provvedimenti
contrario, un premio di risultato ancorato ai risultati raggiunti, come nelle
anti burocrazia. Comuni, Province e Regioni, infatti, ogni volta che decidono
imprese private, potrebbe incentivare l’efficienza di chi, nella pubblica
qualcosa dovrebbero calcolare il costo burocratico delle norme che emanano.
amministrazione, lavora bene. Secondo voi sarà mai così?
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particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative». Quali? In casi di vera emergenza, tipo ponte Morandi, oppure opere bloccate da anni. Al momento ne sono state individuate una trentina, dal Mose di Venezia al ponte crollato sul fiume Magra. IMPATTO AMBIENTALE Un altro provvedimento è visto con sospetto dall’Ance: la velocizzazione delle valutazioni ambientali con una nuova commissione Via creata ad hoc per le opere green del Piano nazionale integrato energia e clima e incerta per le altre opere. Per velocizzare i tempi, il provvedimento ha previsto anche una maggiore certezza di tempi per le conferenze di servizi e il silenzio assenso e accelerazioni per la digitalizzazione della Pa e per gli investimenti in banda larga e 5G. Questi ultimi sono principi che, però, sembrano più un manifesto di buone intenzioni che una scorciatoia per arrivare ai cantieri. Ancora: sono previste la proroga dei titoli edilizi (apertura e chiusura dei lavori) e l’estensione dell’autocertificazione, una maggiore interoperabilità fra banche dati pubbliche e divieto per le Pa di chiedere ai cittadini e alle imprese dati di cui sono già in possesso. DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE Un capitolo a parte lo merita, invece, l’idea di spingere sulla rigenerazione urbana con l’eliminazione dei vincoli più pesanti alla demolizione e ricostruzione. Il provvedimento, infatti, consentirà l’eliminazione di gran parte dei vincoli esistenti
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per gli interventi di demolizione e ricostruzione su sedime, volumetrie e sagoma che dovrebbero essere liberalizzate. Resta, invece, l’obbligo di osservare le distanze legittimamente preesistenti. Infine, sono previste la riduzione automatica del contributo di costruzione del 35% per questo genere di interventi e una conferenza di servizi semplificata per l’edilizia privata complessa e per gli interventi contenuti nei piani di rigenerazione urbana. SCETTICISMO Serviranno questi provvedimenti a velocizzare i cantieri? Il presidente di Ance, Gabriele Buia, è scettico: «Non sono le gare che allungano i tempi di realizzazione delle opere: lo dice anche il Consiglio di Stato che il livello di contenzioso a questo livello non supera il 2%», ha commentato. «È troppo forte la burocrazia che sta a monte delle gare, a cominciare dagli apparati ministeriali: per una valutazione di impatto ambientale può passare anche un anno». Del tutto contraria, invece, l’opinione di Francesco Merloni, presidente dell’Anac, l’Authority anticorruzione. Secondo quanto ha spiegato in una relazione alla Camera, «nel 2019 il valore complessivo degli appalti pubblici si è attestato a 170 miliardi di euro, oltre 30 miliardi in più del 2018 (+23%): una cifra record, mai toccata in precedenza. Dal 2016 la crescita è stata del 69%. La crescita è stata anche quantitativa: gli appalti banditi nel 2019 sono stati infatti quasi 154 mila, circa 12 mila in più del 2018 (+8%)». Insomma, non è vero, secondo Merloni, che il nuovo codice degli appalti avrebbe bloccato il mercato. Palla al centro. L u g l i o / A g o s t o
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EVVVVVIVA! SEMBRA UNA V I dati relativi alla produzione delle costruzioni evidenziano una ripresa vivace e solida: per ora prevale un rimbalzo netto rispetto alle ipotesi di ripresa a U, a W o, peggio, a L. Solo un recupero delle commesse bloccate dal lockdown o l’antipasto della festa del superbonus 110%? a cura del Centro Studi YouTrade
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ei webinar che in questi mesi il Centro Studi YouTrade ha prodotto, per seguire le fasi critiche del lockdown e della dinamica negativa del mercato causata dal Covid19, abbiamo più volte sottolineato come la capacità del settore di riprendersi dalla dura batosta legata allo stop prolungato delle attività dipendesse soprattutto dalle modalità di ripresa, ovvero dalla velocità della curva di rientro a ciò che possiamo chiamare normalità, rispetto all’anomalia causata dal coronavirus. Avevamo, anche grazie agli studi di Cerved, tracciato l’ipotesi di quattro scenari di ripresa, da quello migliore a V, al second best chiamato a U, a quelli peggiori definiti a W o a L. Con la pubblicazione dei dati sull’andamento della produzione delle costruzioni effettuata da Istat rispetto al mese di maggio, un periodo ancora non pienamente e non del tutto operativo, il segnale che possiamo evidenziare è certamente incoraggiante, in quanto la curva, se così vogliamo chiamarla, è proprio una V molto stretta. L’output delle costruzioni a livello nazionale presenta una dinamica positiva ma altalenante nel 2019, con una partenza beneaugurante nel 2020 prima dello stop di febbraio 2020, seguito dalla perdita dei mesi successivi relativi al lockdown, con valori estremamente pesanti e mai avvenuti in questo settore, neppure nelle peggiori crisi del passato.
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SPERANZE Nel mese di aprile il picco negativo della produzione è sceso a -68,9%, seguito da un mese di maggio a -16,8%, il che, al di là del dato ancora negativo, evidenzia un delta positivo superiore a 50 punti. La buona notizia è che la lettura della dinamica di lungo periodo, tra gennaio 2014 e maggio 2020, evidenzia una ripresa della produzione proprio con quello schema a V che tutti auspicavano e che pare dunque essere la cifra con la quale confrontarsi, al netto delle verifiche che andranno fatte nei prossimi mesi sulla tenuta del mercato nel suo complesso, che potrà beneficiare da settembre del Superbonus 110%, sul quale si gioca il futuro del consolidamento della ripresa del settore. L u g l i o / A g o s t o
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1383 a cura del Centro Studi YouTrade schede a cura di Veronica Monaco e Cinzia Tinacci
Il Centro Studi YouTrade ha analizzato risultati e strategie di 34 big della distribuzione edile. Obiettivo: fotografare la situazione dopo l'emergenza sanitaria e capire quali strategie stanno mettendo in atto le aziende. Risultato? Va meno peggio del previsto
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ABRUZZO 29 CAMPANIA 28 UMBRIA 24 SARDEGNA 18 PUGLIA 14 BASILICATA 7 VALLE D'AOSTA 6 MOLISE 5 SICILIA 5 SVIZZERA 1
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LA PENITENZA DOPO LA FESTA
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L’emergenza sanitaria ha frenato un trend che sembrava consolidato: tutti i maggiori gruppi e consorzi della distribuzione hanno chiuso il 2019 all’insegna della crescita o del consolidamento di un business positivo. L’anno in corso, invece, sarà penalizzato dal blocco delle attività a primavera a cura del Centro Studi YouTrade
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Dossier Gruppi e Consorzi PERFORMANCE, PREVISIONI, SCELTE E STRATEGIE DEI GRUPPI E DEI CONSORZI NELLA DISTRIBUZIONE EDILE
GRUPPI
anno performance di fondazione 2018
performance 2019
previsione 2020
rivenditori rivenditori associati 2018* associati 2019*
4BILD BAUGROUP BIGMAT CAE CENTRO COMMERCIO EDILE CISME COESI CONSORZIO CO.ME.TA. CONSORZIO INTESA COOP.AR. CORIED CORMED D.E.C. D.E.U.S. EDILCOM EDILGROUP EDILYA EDINET FENICE GAME GEB GEF GRUPPO EDICO
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GRUPPO I.D.E.A. GRUPPO MADE GRUPPO REA GRUPPO UCE IDEALE MEC MONDOEDILE RIVASS RIVEA STEA UNI.EDIL
TOTALE RIVENDITORI E PUNTI VENDITA Variazioni percentuali su anno precedente Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su indagine diretta (*compresi affiliati) - nd: non disponibile; np: non presente
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Dati riferiti ai gruppi e consorzi che hanno risposto alla nostra indagine rivenditori numero di punti numero di punti numero di punti numero numero commercio associati 2020* vendita 2018 vendita 2019 vendita 2020 showroom 2019 showroom 2020 online 2019
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DISTRIBUZIONE
LA FORMULA BIGMAT PER LA RIPARTENZA Il Gruppo archivia l’emergenza sanitaria e sviluppa nuovi progetti per affrontare le sfide di mercato lavorando su diversi fronti, sempre a supporto dei 200 punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale di Stefano Lavori
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elle aziende della distribuzione la sirena di massima allerta ha cominciato a suonare a marzo. Ma per molti è ancora attiva. Chi ha le spalle più robuste, però, sopporta meglio l’avversa congiuntura del mercato, anche perché l’effetto superbonus potrebbe mitigare molto, se non annullare del tutto, il calo di ricavi a causa del lockdown. È il caso di BigMat, Gruppo con anima internazionale e che, grazie
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a idee innovative come la formula degli showroom Habimat, è in grado di preparare un rilancio in grande stile. Come spiega in questa intervista il direttore di BigMat Italia e International Matteo Camillini. Domanda. BigMat, come le altre imprese italiane, si è trovata a gestire l’emergenza coronavirus. Come avete affrontato il problema, prima di tutto da un punto di vista umano? Risposta. Senza dubbio l’emergenza è stata difficile: come prima L u g l i o / A g o s t o
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cosa abbiamo cercato di far percepire la vicinanza e il supporto utilizzando anche tutti gli strumenti digitali possibili. Il confronto, la condivisione dell'eccezionalità della situazione così come intravedere le possibilità d’uscita sono stati valori fondamentali. La «comunità» del consorzio è stata fondamentale in questo frangente e per i mesi successivi. D. Per quanto riguarda le imprese che fanno parte di BigMat avete pensato a un supporto concreto? R. Abbiamo dato un supporto e una consulenza legislativa finanziaria, sostenuto le aziende sulla sicurezza con appositi protocolli, approvvigionato dispositivi di sicurezza anti covid e, nei limiti del possibile, abbiamo trovato modalità per anticipare della liquidità. D. Quali sono stati i tempi di reazione?
R. I tempi di reazione sono stati rapidi per tutte le iniziative, tenendo presente che comunque una parte della rete dei punti vendita è stata chiusa e una parte, abbastanza ampia, è stata aperta nell’ambito permesso dai decreti. D. L’esperienza italiana è stata utile alla vostra rete internazionale, visto che lì l’epidemia di covid-19 è scoppiata dopo? R. Siamo stati contattati dai principali Paesi e certamente sulla sicurezza nel punto vendita abbiamo dato in anteprima dei consigli. Devo però dire che il quadro legislativo di ciascun Paese è stato diverso sia in termini di lockdown sia nel considerare strategico il settore delle costruzioni. Purtroppo in Italia, come abbiamo avuto modo di evidenziare anche in un nostro appello, è stato difficile far riconoscere strategico il nostro settore, a differenza di altri Paesi. In alto, Matteo Camillini, direttore BigMat Italia e International
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D. Questo ci porta a riflettere sul vantaggio competitivo di un grande Gruppo, non solo nella routine, ma in occasioni di emergenza come queste... R. Far parte di un Gruppo nazionale e internazionale dà il vantaggio proprio di non limitarsi a guardare solo alla routine, ma in termini di progettualità e prospettive, di innovarsi costantemente anche in situazioni emergenziali di questo tipo. D. Rimaniamo in tema di annus horribilis: quali sono le vostre previsioni per il 2020? R. Lo scenario è quello di recupare il più possibile il fatturato con la consapevolezza che sia da mettere in conto una percentuale negativa a doppia cifra, anche se ci sono dei segnali positivi non bisogna minimamente dimenticare le incognite macroeconomiche legate all’autunno. È un anno dove sarà ancora più importante e strategica la collaborazione fra distribuzione e produzione, dove vanno uniti gli sforzi per far fronte alle difficoltà del mercato. D. È azzardato fare progetti per il 2021? R. È imprescindibile farlo. In questo secondo semestre siamo tutti chiamati a rivedere profondamente il nostro lavoro e l’approccio al mercato. Abbiamo imparato come il cliente possa essere seguito anche a distanza, come la comunicazione possa essere più digitale, come certe categorie di prodotti ordinari, tipo i Dpi, possano diventare irrinunciabili in alcuni frangenti, ma soprattutto abbiamo capito, se mai non fosse ancora chiaro, come la fiducia nella relazione a tutti i livelli, incluso quello commerciale, sia fondamentale. Abbiamo capito ancora di più come il nostro settore possa avere un ruolo fondamentale nel nostro Paese, non solo per il notevole peso che le
costruzioni hanno sul Pil, ma anche perché intorno al «mondo casa» c’è una rinnovata attenzione verso il comfort, la flessibilità degli spazi interni ed esterni della casa e il rispetto di tematiche sostenibili ineludibili. Tutto questo ci porta a mettere in cantiere nuovi progetti in vari ambiti. D. Di sicuro il mondo dell’edilizia guarda all’introduzione del Superbonus 110% come a un’ancora di salvezza o, comunque, a un’opportunità. Quali sono le iniziative di BigMat a riguardo? R. BigMat porta avanti iniziative e collaborazioni che consentono la cessione del credito d’imposta, anche se al momento di questa intervista stiamo aspettando ancora dei chiarimenti attuativi importanti per poter dare un orientamento preciso. Senza entrare nel dibattito politico, che ci porta poco lontano della scelta dello strumento così come è stato concepito, come operatori del settore riteniamo che sia comunque un’opportunità da cogliere e da favorire con la consapevolezza che non è la panacea che risolve tutto, ma un volano che va cavalcato e reso soprattutto fruibile. Credo che il tema sia un utilizzo del credito d’imposta quale nuova moneta fiscale parallela e questa, se utilizzata intelligentemente, può innescare una ripresa a prescindere dalla percentuale del 110% che, forse, per i paletti e le procedure che comporta non potrà essere utilizzato in maniera così massiva come sembra. L’auspicio è comunque che ci sia rapidamente più chiarezza sulle modalità e sulle procedure perché a oggi, quello che nasce per essere un acceleratore
Esterni del punto vendita BigMat e dello showroom Habimat Focardi e Cerbai, Sesto Fiorentino (Firenze). Sopra, un esempio di volantino promozionale promosso a livello nazionale
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Esterni del punto vendita BigMat Focardi e Cerbai, Sesto Fiorentino (Firenze)
Nuovo stile di vendita sviluppato da Habimat, brand di BigMat dedicato alle finiture e al mondo dell’interior design presso lo showroom Habimat Carini a Rovereto (Trento)
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in edilizia e quindi per l’economia rischia di frenare tutto nell’attesa della sua applicazione. D. A proposito di punto vendita: uno dei plus di BigMat è la proposta di prodotti private label. Prima di tutto, quali e quanti sono? R. Il catalogo dei nostri prodotti a marchio supera i 300 prodotti studiati ad hoc con i nostri fornitori partner, che coprono vari ambiti dall’edilizia tecnica alle pitture ma anche ferramenta, utensileria e finiture. D. Secondo una ricerca di Ambrosetti, i prodotti a marca del distributore (in generale) nel 2019 hanno consentito di risparmiare 2,8 miliardi all’anno e alle aziende di fare maggiori passi verso la sostenibilità. Conta anche l’aspetto prezzo? Ma la qualità è garantita? R. In effetti i prodotti private label hanno un buon rapporto qualità/ prezzo, la migliore garanzia di qualità è proprio la partnership forte con i produttori di primario livello e con tutte le carte in regola con cui decidiamo di realizzarli. La scelta del private label è una scelta forte per noi, ci mettiamo la nostra faccia, il nostro marchio appunto e quindi è una scelta che è sempre fatta in maniera ponderata e oculata. Abbiamo in previsione controlli da parte di enti certificatori terzi proprio per dare la maggior tranquillità possibile ai nostri soci e ai loro clienti. D. Perché avere dei prodotti con il marchio del distributore è un segno distintivo? R. In aggiunta a quanto detto precedentemente, per fare dei prodotti a marchio che abbiano un impatto devi avere un marchio riconosciuto e di riferimento, una rete diffusa e presente dove poter veicolare i prodotti e garantire ai produttori certi volumi. In sostanza, bisogna sviluppare una strategia commerciale sul mercato che identifichi assortimenti e target sul territorio. D. È importante l'aspetto di un'ampia distribuzione internazionale di questi prodotti? R. Più che la distribuzione degli stessi prodotti private label, avere una
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Habimat ha sviluppato un proprio progetto dedicato al colore denominato Habicolor, una palette cromatica di 67 nuance che compongono l’Habimat Color Collection
rete internazionale contribuisce al rafforzamento del posizionamento dei prodotti a marchio su ciascun Paese europeo dove siamo presenti. Si rafforza così l’immagine, la notorietà e la fiducia nel brand da parte dei clienti. Abbiamo comunque progetti trasversali di prodotti a marchio di co-branding comuni fra più Paesi e questi saranno incrementati grazie anche al recente arrivo in BigMat International di una figura dedicata allo sviluppo della politica commerciale internazionale in termini di accordi quadro ma anche di private label. D. Una delle iniziative più interessanti di BigMat si chiama H abimat. Vale la pena di riepilogare in che cosa consiste questo marchio. R. Si tratta del marchio di riferimento dei nostri showroom di finiture. Un brand che esiste da vari anni e che recentemente ha elaborato un concept originale che favorirà l’evoluzione e lo sviluppo delle nostre aziende socie interessate. D. H abimat si propone quindi come un concept di vendita con consulenza per l’arredo e il design. È apprezzato questo aspetto? R. Lo showroom di finiture di oggi e dei prossimi anni richiede sempre più la capacità di intercettare e orientare le esigenze del cliente. Come sappiamo non è uno spazio di mera presentazione di prodotti, ma è un luogo dove il cliente fa un’esperienza sempre più elaborata e sofisticata. Il concept Habimat oggi risponde proprio a questi aspetti che i nostri soci richiedevano.
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D. Come si organizza uno showroom H abimat? R. È un lavoro «sartoriale», che si compone su misura sullo showroom in questione partendo dal suo bacino di utenza, dalla concorrenza, dall’assortimento presente e quello da realizzare. Si inizia con un sopralluogo dei nostri architetti e da lì si inizia a declinare il concept in funzione alle specificità del caso. D. A un anno di distanza dal lancio del nuovo stile di vendita H abimat qual è il bilancio? Quali saranno i prossimi passi? R. Posso dire che, dopo le prime inaugurazioni ufficiali, il bilancio è positivo. Diversi showroom sono in fase di studio e ora, superato il periodo di emergenza e relativo lockdown, stiamo riprendendo tutte le attività. D. Per concludere, parliamo di Costruiamo per lo sport. Di che si tratta? R. È una nuova iniziativa internazionale appena partita che si basa sul supporto a centinaia di squadre amatoriali di sport diversi a seconda del Paese (basket, pallamano, calcio, ecc.) con la fornitura di divise e aiutando così i giovani a rimettere in moto le loro energie. D. Sembra di capire che non sia solo un’iniziativa di marketing, ma anche un’assunzione di responsabilità sociale. È così? R. Lo spirito è proprio quello di dare un contributo allo sport nelle fasce più giovani, dove lo sport rappresenta inclusione e valori fondamentali per i giovani, valori che condividiamo come Gruppo. D. Quali sono le iniziative di Costruiamo per lo sport? In Italia sono state selezionate un centinaio di squadre amatoriali di basket under 13 e under 15 su tutto il territorio, i cui club avranno a disposizione le divise complete BigMat e da lì inizia l’avventura! D. È un modo per avvicinare il mondo delle costruzioni al territorio? R. Le nostre rivendite sono una rete di snodi territoriali, interlocutori e riferimenti di prossimità nel rispettivo tessuto locale e sociale. Questa iniziativa è basata sulla relazione e il rapporto fra i club di basket locali e i nostri punti vendita, quindi contribuisce certamente, insieme a molte altre iniziative, a favorire il dialogo fra rivendita e territorio. L u g l i o / A g o s t o
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Innovativi Seri Audaci
Sono in arrivo
Giuseppe Freri, presidente
nuove aperture Il gr uppo non prevede perdite di fatturato nonostante il covid. Spinge sul digitale. E programma di inaugurare altri punti vendita
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Rapidi Flessibili
Il 2020?
Marco Ferrari, presidente
SarĂ Ok Le vendite sono in linea con le previsioni. RapiditĂ e flessibilitĂ per battere la concorrenza. Ma per ora niente e-commerce
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Dossier Gruppi e Consorzi
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Tre nuovi
Monica Maccagno, presidente
associati Il consorzio ha come obiettivo di programmare un piano di crescita per il medio-lungo periodo. E ha implementato il settore ferramenta
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Amicizia UnitĂ
Renato Rivella, presidente
Ripresa lenta
dopo l’emergenza I punti di forza del gruppo: magazzino centralizzato, ricerca di prodotti e ordini centralizzati con piÚ consegne
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Consegne rapide
Sandro D’Agostini, presidente
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Competenti Seri Professionali
Informazioni
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Dossier Gruppi e Consorzi
Appartenenza TerritorialitĂ Condivisione
Superate
le aspettative
Micaela Bosi Picchiotti, presidente
Consegna a domicilio dei prodotti per ridurre l’impatto dell’emergenza sanitaria. E focus su formazione e innovazione
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Dossier Gruppi e Consorzi
Rispettosi Puntuali Responsabili
PiĂš business
con i privati
Ambrogio Clerici, presidente
Nuovi ingressi nel consorzio, potenziamento delle vendite e-commerce e un nuovo sistema gestionale tra gli obiettivi 2020
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Dossier Gruppi e Consorzi
SemplicitĂ Trasparenza Coesione
Il momento
Daniele Lugli, vicepresidente
di un nuovo vertice Il consorzio rinnova il consiglio di amministrazione e sceglie una guida per i prossimi anni. E si prepara all’e-commerce
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Dossier Gruppi e Consorzi
Trasparenza Rispetto Condivisione
Bene gli incentivi
Stefano Colombino, presidente
con piÚ certezze Il gruppo chiede maggiore attenzione al rispetto delle regole e teme che l’effetto covid-19 non sia ancora superato
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Trasparenza
Consulenza Coesione
Nuovi associati
Luca Passini, presidente
e più servizi
Il covid-19 ha lasciato il segno sul business e il gr uppo non si sbilancia in previsioni sull’andamento 2020
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Abbiamo introdotto servizi di assistenza ai soci per l’emergenza covid-19 92
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Dossier Gruppi e Consorzi
Competitivi Onesti Simpatici
Un nuovo
Daniele Marusi, presidente
ingresso Previsioni incer te dopo l’emergenza sanitaria, il consorzio punta su prezzi e ser vizio per rimanere competitivo
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Dossier Gruppi e Consorzi
Uniti Trasparenti Seri
ProfessionalitĂ
Remo Pieretti, presidente
contro la Gdo Tr a i s e r v i z i a i s o c i , a s s i s t e n z a c o m m e r c i a l e , consulenza tecnica, ricerche di mercato e pubblicitĂ
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Innovativi Flessibii Economici
La nuova sfida
Alduino Tommolini, coordinatore
è la rete d’impresa Un nuovo modello di aggregazione nato da un’idea durante il lockdown, come risposta alle sfide di una situazione eccezionale
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La rete nasce nel
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Dinamici Compatti
Specializzati
In network
Emilio Marchini, presidente
per l’efficienza In programma l’inserimento del settore infissi con l’assunzione di un tecnico addetto alla formazione dei venditori di ogni socio
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Per il 2020 vogliamo attivare il progetto Fenice Network per il mondo della progettazione
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Diversi Coesi Sicuri
Concentrati
Cesare Simonetti, presidente
sulla logistica Il consorzio ha aper to il magazzino centrale e spostato la sede. E s i p r e p a r a a c o m p l e t a r e g l i i nv e s t i m e n t i i m m o b i l i a r i
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Crescono sistemi a secco, isolanti e accessori
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Storici Uniti Veloci
Una corsa
Francesco Andina, presidente
al recupero I m e s i d i f a t t u r a t o p e r s i p e r i l c o v i d - 1 9 p e s a n o . Tr a i s e r v i z i , contratti sui materiali e premi per quantitĂ di merce acquistata
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Coesi Professionali Ambiziosi
Grande festa
Tiziano Turini, presidente
di compleanno A 20 anni dalla fondazione, il consorzio fiorentino punta ad aumentare il numero dei soci affiliati
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ABBIAMO ANTICIPATO IL 70% DEI PREMI “Il 24 giugno 2020, nella prestigiosa location di Piazzale Michelangelo a Firenze, abbiamo festeggiato l'Anniversario del GEF, 20 anni dalla Fondazione. Siamo molto soddisfatti dei risultati e obbiettivi che siamo riusciti a raggiungere fino ad oggi. Ogni anno distribuiamo ai soci premi molto significativi. Nonostante il periodo difficile dovuto all'emergenza sanitaria, il Gef è stato in grado già nel mese di aprile di anticipare cir-
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ca il 70% dei premi di fine anno, ottimizzando la funzione primaria del Consorzio. Siamo una bella realtà territoriale, con un modello organizzativo slim, abbastanza selettivo all'ingresso. Siamo soliti ricercare soci con basi solide e obiettivi ambiziosi che ci somiglino. Siamo parte ormai da anni di un gruppo Nazionale: il Deus; una scelta che ha dato ottimi frutti e prospettive di sviluppo importanti.”
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Dossier Gruppi e Consorzi
Rapidi Snelli Efficaci
Pronti a lanciare
Giuseppe Romeo, presidente
i private label
Il gruppo si prepara a proporre prodotti con il marchio Edico e spera nel successo della cessione del credito d’imposta legato ai bonus
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Dossier Gruppi e Consorzi
Seri Competenti Affidabili
Nuovi servizi
Morena Forin, presidente
in arrivo
Il gruppo è pronto a introdurre sistema tintometrico, serramenti e f e r r o l av o r a t o . S o p r a l e a s p e t t a t i v e l a r i p r e s a p o s t l o c k d o w n
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Visionari Concreti
Franco Ferrari, presidente
MulticanalitĂ nel mirino
Il gruppo affronta l’evoluzione della distribuzione puntando a migliorare ulteriormente i numerosi ser vizi offer ti ai clienti
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Sostenibili Innovativi Digitali
SostenibilitĂ
Valentino Cotugno, presidente
sotto la lente Edilizia green al primo posto. E utilizzo del digitale: pagamenti c o n i s o c i a l e s e r v i z i d i G o o g l e m a r ke t i n g . I n a r r i v o u n n u o v o u f f i c i o
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Claudio Saggin, presidente
Introdotte le consegne gratuite a casa
Durante l’emergenza covi d il consorzio ha dato la priorità alla salvaguardia della salute. E ora aspetta che decolli il superbonus
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Innovativi Selezionati Orientati al servizio
Consulenza
Matteo Cabrio, presidente
anche al 110% Tr a i s e r v i z i a g g i u n t i v i o f f e r t i d a l c o n s o r z i o m i l a n e s e c ’ è a n c h e la cessione del credito d’imposta previsto dal superbonus
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Precisione che spacca il millimetro
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Innovativi Solidi Veloci
Nuovo ingresso
Lorenzo Flebus, presidente
nel consorzio Risultati in linea con le aspettative. Allo studio una piattaforma d i e - c o m m e r c e . E i nv e s t i m e n t i i n m a r ke t i n g s u l p r o p r i o b r a n d
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Collaborazione Condivisione
Ricambio
Brunetto Fanti, presidente
al vertice C o n s o l i d a t o i l l av o r o d e l r e s p o n s a b i l e d e l g r u p p o e a g i u g n o è stato eletto il nuovo consiglio direttivo con il nuovo presidente
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Inclusivi Compatti Dinamici
Un programma
di espansione
Massimiliano Margiotta, presidente
Il covid ha paradossalmente rafforzato gli associati. E ora il gruppo progetta di varcare i confini della Calabria
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Affidabili
Concorrenziali
Preparati
Superbonus
Flavio Girardi, presidente
jolly da giocare Andamento post lockdown piĂš positivo del previsto. Obiettivo: raggiungere il risultato economico ottenuto lo scorso anno
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Storici Territoriali Competenti
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Luca Dal Lago, presidente
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Il consorzio ha aiutato finanziariamente i soci e gli affiliati per far fronte all’emergenza pagamenti provocata dal covid-19
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Trasparenza
Serietà Coesione
Primi passi
Stefano Colombino, presidente
nell’e-commerce Dopo un 2019 in leggera crescita, il gruppo cerca di risollevarsi dopo il blocco dell’attività per il covid
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CON ORSOLINI JR TEAM PIÙ FORTE Quali progetti hanno i giovani della distribuzione edile? Quali idee propongono? E quali sono le loro strategie per affrontare l’era post covid? YouTrade lo ha chiesto ad alcuni di loro. A cominciare dal responsabile commerciale dell’azienda viterbese di Veronica Monaco
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ecchie e nuove generazioni delle rivendite a confronto: lavorare insieme non è sempre facile, soprattutto quando sopraggiungono eventi che sconvolgono le carte in tavola. L’emergenza covid-19 e il lockdown hanno influito in maniera determinante su modelli e metodi di lavoro anche consolidati, apportando nuove visioni e scenari imprevedibili. Elasticità mentale, spirito di adattamento e abilità nel fronteggiare gli imprevisti sono caratteristiche preziose, che le menti più giovani sanno esprimere in maniera più spontanea. Le nuove leve dell’edilizia come hanno fronteggiato l’inaspettata situazione imposta dal coronavirus? Quali difficoltà hanno dovuto affrontare e cosa si aspettano dal futuro? YouTrade ha deciso di chiderlo ad alcuni giovani imprenditori del settore. A cominciare da Marco Orsolini, 39 anni, responsabile commerciale e logistica per il settore professional di Orsolini, una delle maggiori realtà della distribuzione. Domanda. In Orsolini Lei rappresenta la nuova generazione. Come ha vissuto il lockdown e come è andato il confronto con la vecchia generazione? Risposta. C’è stato un confronto continuo e, nonostante le differenze di vedute sul futuro, si è creato un bel dialogo. I giovani hanno cercato di non perdere di vista l’aspetto commerciale e di marketing, mentre i più grandi si sono concentrati sull’aspetto finanziario. Inizialmente ci sono stati davvero molti dubbi su cosa fare, la chiusura improvvisa e inaspettata ci ha colto di sorpresa e ha sconvolto tutti i nostri piani. Avevamo un calendario di attività programmate per la primavera-estate molto fitto e intenso, ma il
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coronavirus ha cancellato tutto. Comunque, dopo lo sbandamento iniziale, ci siamo buttati a capofitto nella lettura di decreti, norme e regolamenti, per capire che cosa potevamo fare. Tra le varie soluzioni abbiamo attivato, grazie all’utilizzo di varie piattaforme web, strumenti per lavorare da casa, restare in contatto, e soprattutto fare webinar con i nostri clienti. D. Tutto questo ha portato dei risultati? R. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, il gruppo di giovani in Orsolini ha fatto ancora più team, si è creata una maggiore vicinanza e unione. Dal punto di vista dell’organizzazione interna, sicuramente. Siamo riusciti a mantenere i contatti con la nostra forza vendita, abbiamo organizzato incontri e riunioni commerciali via web. C’è stata anche un’accelerazione su alcuni processi a livello di risorse umane, di processi aziendali, di organigramma, che ha permesso di fare un passo in più dal punto di vista del passaggio generazionale. Nel periodo del lockdown abbiamo anche indetto un concorso di idee interno, con un premio finale, indirizzato ai responsabili: ogni gruppo di lavoro doveva elaborare una nuova idea commerciale per l’immediato futuro, che tenesse in considerazione anche i cambiamenti dovuti alla quarantena nelle abitudini dei nostri clienti, delle esigenze commerciali e dei servizi da offrire. Con i clienti abbiamo inoltre programmato un calendario molto fitto di incontri tecnici dedicati a tutte le categorie professionali, dall’artigiano all’architetto, dal geometra all’ingegnere. D. Qual è il cambiamento che il lockdown ha comportato per sempre? R. Il mercato non è più quello di prima. Purtroppo, ancora di più rispetto al passato c’è un livello di incertezza che si fa sentire Marco Orsolini
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Lo showroom Orsolini in zona Gregna di S.Andrea (Roma)
e influenza in maniera rilevante l’andamento del settore. Molti grandi cantieri si sono bloccati e non sono ancora ripresi appieno. Anche i grandi gruppi di investimento hanno levato il piede dall’acceleratore e sono rimasti alla finestra per capire come si evolverà la situazione. D. Però conferma che il mercato post-covid si è ripreso bene? R. Maggio e giugno hanno registrato buoni risultati. Le imprese edili di piccole e medie dimensioni hanno ripreso a lavorare, anche le piccole ristrutturazioni sono ripartite. Siamo molto fiduciosi, anche se navighiamo un po’ a vista. D. Qual è il suo pensiero per il futuro: cosa bisognerà fare per adattarsi a questa nuova situazione del mercato? R. Sicuramente cercare di capire in anticipo come si evolveranno i rapporti tra professionista, privato e impresa. Il privato si fa sentire sempre di più, vuole un rapporto con l’azienda molto più forte e diretto, anche attraverso i canali digitali. Prima c’erano delle dinamiche ben precise, la committenza privata sta entrando sempre di più nella fase decisionale e preparatoria. E questi mesi
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di lockdown hanno accelerato tutto questo. D. Durante il lockdown è cambiato anche il rapporto con la casa: avete notato differenze nella richiesta di prodotti rispetto al passato? R. Abbiamo notato un maggiore interesse nei confronti della propria casa da parte dei privati. Sicuramente c’è stata maggiore attenzione ai temi del comfort che probabilmente dirigerà la spesa verso l’efficientamento energetico e sistemi di riscaldamento, raffrescamento e isolamento acustico. Anche l’outdoor e la cura degli spazi esterni ha avuto un rinnovato interesse. D. Secondo Lei, dunque, qual è il principale contributo che la nuova generazione può dare? R. L’aspetto digitale e tecnologico non si può trascurare, cambia continuamente e radicalmente le abitudini dei consumatori. La nuova generazione ha l’onore e l’onere di interpretare al meglio questa epoca, che vede molti cambiamenti in atto, e anticipare il futuro in modo da avere una visione più chiara di come impostare l’azienda e intercettare i nuovi consumatori.
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ROBERTO TORRETTI
MENO DANNI CON LA PREVENZIONE L’azienda marchigiana, che ha un business per il 60% concentrato nel trattamento delle acque, ha scelto Hauraton come partner privilegiato. Con un obiettivo: far cambiare atteggiamento a chi si occupa dei capitolati. Perché il territorio è sempre più a rischio di Veronica Monaco
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ombe d’acqua, frane, alluvioni, allagamenti sono ormai all’ordine del giorno nel nostro Paese. Con danni terribili, come nel caso avvenuto a Palermo a metà luglio, quando un diluvio ha riversato sulla città oltre 130 millimetri di acqua in poco meno di due ore, più del doppio della pioggia che solitamente cade in tre mesi. Drenaggio, contenimento, prevenzione dei danni da dissesto idrogeologico sono temi su cui sempre più si dovrà concentrare il mondo delle costruzioni, come spiega a YouTrade Roberto Torretti, titolare dell’omonima azienda, specializzata da più di 20 anni nella produzione e commercializzazione di soluzioni avanzate per la gestione delle acque, tra cui i prodotti a marchio Hauraton. Domanda. Il cambiamento climatico provoca precipitazioni sempre più concentrate e violente con la conseguente necessità di migliorare il drenaggio delle piogge. C’è sufficiente consapevolezza di questo traguardo?
Risposta. Il nostro Paese è ormai diventato paragonabile a quello dei Paesi con clima tropicale. Abbiamo lunghi periodi di secca, senza piogge, e brevi periodi dell’anno con forti e improvvise precipitazioni. Tutto ciò non fa altro che devastare il terreno, reso arido da lunghi periodi di siccità, e impoverire sempre più il settore dell’agricoltura, con raccolti distrutti. Questa situazione necessita di un intervento immediato da parte delle istituzioni, che dovranno rivolgersi ai singoli Comuni per sensibilizzare i cittadini. D. Quali soluzioni propone la Roberto Torretti per questo specifico settore? R. L’azienda è sul mercato da molti anni, naturale seguito di quella fondata da mio padre Vittorio negli anni Cinquanta. Prima del mio ingresso in azienda, nel 1997, la società si occupava della produzione di manufatti in cemento. Oggi il 60% del nostro business è dedicato alla gestione delle acque. Commercializziamo canalette idrovore in calcestruzzo-fibra di vetro, canalette idrovore in materiale plastico, pozzetti/prolunghe sia in
Roberto Torretti. Accanto l'esterno dell'azienda a Sant'Elpidio a Mare (Fermo)
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Dai manufatti in cemento alle soluzioni per il drenaggio e la gestione delle acque, Roberto Torretti propone una vasta gamma di soluzioni per l'edilizia civile e industriale
cemento che in materiale plastico, tubazioni in calcestruzzo e in materiale plastico, caditoie in calcestruzzo e in ghisa, mezzi tubi, depositi in calcestruzzo e in Pe per la raccolta acque. Grazie alla continua voglia di scoprire nuovi prodotti e spinti da un’irrefrenabile curiosità, cinque anni fa siamo approdati alle materie plastiche, implementando la nostra gamma con prodotti in Pvc, Pe liscio e corrugato, Ppe, e siamo ancora più specializzati nel discorso dell’acquedottistica. Oggi siamo riusciti a ricavarci la nostra nicchia di mercato, partecipando a gare importanti indette dagli enti e a forniture rilevanti nei lavori stradali. D. Perché avete scelto Hauraton come fornitore privilegiato? R. Lavoriamo con l’azienda da più di vent’anni e, forse, siamo stati uno dei primi distributori Hauraton in Italia. Principalmente li abbiamo scelti per la loro professionalità, una parola che racchiude tutto il mondo Hauraton che la mia azienda ha sposato in pieno. Progettazione e supporto tecnico, qualità, rispetto delle tempistiche di consegna, confronto continuo tra l’azienda e il cliente sono tutti elementi che fanno la differenza. D. Chi sono i vostri principali clienti? R. I nostri principali clienti sono le imprese stradali, gli enti e le municipalizzate, le imprese edili, ma, soprattutto negli ultimi anni, stiamo lavorando molto anche con l’edilizia privata, dove abbiamo riscontrato una grande predisposizione e sensibilità alle novità proposte in materia di drenaggio.
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D. Che cosa significa fare l’imprenditore in un settore così legato agli appalti pubblici? R. Significa una sfida continua contro situazioni che a volte rimangono ancorate a vecchi modus operandi. A volte ci troviamo a partecipare a gare con dei capitolati vetusti di più di trent’anni, che hanno ben poco a che fare con le nuove normative e con i prodotti che noi proponiamo. La nostra sfida consiste proprio nel far cambiare atteggiamento a chi si occupa di stendere i capitolati, sensibilizzando gli enti che oltre al fatidico prezzo esiste un mondo fatto di ricerca e innovazione. D. E le rivendite di materiali per edilizia sono sufficientemente sensibili a questa tipologia di prodotti? R. Purtroppo non tutte le rivendite sono sensibili al problema del drenaggio, per lo meno quelle poco strutturate. Occorre da parte di tutti gli addetti ai lavori una maggiore disponibilità a formare e informare i nostri acquirenti, in maniera tale che anch’essi, prima di una vendita, possano esporre ai propri clienti o tecnici di riferimento prodotti customizzati alle esigente e situazioni riscontrate in cantiere. D. Perché il drenaggio è ancora una nicchia di mercato? R. Principalmente per due motivi. In primis perché manca una cultura del drenaggio e la consapevolezza dell’importanza che oggi ricopre. Poi perché, questa mancanza di cultura, porta a una cattiva informazione e alla tendenza a realizzare lavori e interpretare i capitolati dando un’importanza marginale a questo settore. Si crede che sia troppo oneroso intervenire secondo i giusti parametri, ignorando le conseguenze catastrofiche e i danni economici derivanti da una cattiva opera di drenaggio. Per questo motivo da tanti anni Hauraton e alcuni distributori si stanno muovendo per sensibilizzare le reti commerciali e i clienti su queste problematiche, per arrivare ad una sistematica salvaguardia e prevenzione del territorio in materia di drenaggio. D. Quali sono gli interventi più urgenti da affrontare sul territorio? R. A mio avviso, gli interventi più urgenti riguardano la messa in sicurezza di infrastrutture e situazioni precarie susseguenti a frane e smottamenti. Vivo in una zona balneare a ridosso di un’area collinare, assisto a molte frane e situazioni instabili ancora irrisolte. Già dieci anni fa, in un meeting con tecnici autorevoli in materia di geologia e ingegneria promosso da Hauraton nelle Marche, si parlava di 40 mila frane all’anno in Italia. Oggi penso che questo dato sia ancora maggiore. Quindi, la cosa più urgente da fare al momento è mettere in sicurezza queste situazioni tramite rafforzamento e compattamento del terreno e interventi di canalizzazione lineare, indicando alla pioggia la via da seguire, come dice anche uno slogan dell’Hauraton, che ne rappresenta appieno la mission. Si può intervenire anche sui vecchi fossi di guardia, creati ormai più di cinquant’anni fa, quando c’erano ancora i cantonieri che pulivano e li ricreavano periodicamente, generando cosi un circuito virtuoso di operatività e salvaguardia di tutto il territorio nazionale, che oggi abbiamo completamente perso. D. Nel corso degli anni è cambiata la tipologia di prodotti dedicata allo smaltimento delle acque? R. Sostanzialmente il concetto è sempre quello. Dagli antichi romani, che ci hanno insegnato a fare acquedotti e canale idrovore, a oggi il concetto è sempre quello di accumulare acqua e indirizzarla dove fa più comodo all’uomo, per riutilizzarla nel modo più proficuo e sostenibile possibile. Grazie alla ricerca e alla tecnologia, si cerca di avere prodotti sempre più performanti, ecologici, e perché no anche belli da vedere.
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I FERRI DEL MESTIERE
Attenti alla pepita
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he Golden State. È il nickname della California, così chiamata perché è nata in seguito alla corsa all’oro di metà Ottocento, alla quale hanno partecipato migliaia di coloni in cerca di fortuna. Tutto è iniziato con il ritrovamento della prima pepita d’oro, scoperta da uno svizzero mentre costruiva una falegnameria. Da allora in California tutto è d’oro. È d’oro la baia di San Francisco, il Golden Gate. È d’oro il ponte che l’attraversa, il famoso Golden Bridge e persino una delle migliori franchigie dell’Nba, i Golden State Warriors. Che cosa c’azzeccano la California e la corsa all’oro con le vicissitudini dell’edilizia italiana? È presto detto. La California è uno Stato simile all’Italia per reddito, più grande come superficie, con meno abitanti e tanti chilometri di costa. Ma le analogie non sono tutte qui. Infatti, in Italia è iniziata una vera e propria corsa all’oro dopo l’annuncio del ritrovamento di una pepita d’oro a 110 carati: l’ecobonus del 110%. La febbre dell’oro sta contagiando tutti, peggio del covid-19 e anche per questo possiamo prevedere come andrà a finire, se non adottiamo le giuste contromisure. È risaputo che nella corsa all’oro del Far West americano, ben pochi si sono arricchiti, i più sono tornati sui loro passi con la coda fra le gambe, quando la bolla dell’oro è scoppiata. Tra le tante storie di quell’epoca, si narra che due cercatori d’oro, zio e nipote, trovarono una vena aurifera con la quale sarebbero diventati ricchi. Comprarono nuovi macchinari per estrarlo più rapidamente, ma dopo molti investimenti e tanto sudore versato, successe l’irreparabile. Il filone aurifero cessò di esistere, insieme ai sogni dei suoi proprietari. Un rigattiere comprò la loro concessione e le attrezzature per pochi dollari, dopo di che chiese una consulenza a un ingegnere minerario. Secondo i suoi calcoli, un filone aurifero era a pochi colpi di piccone da dove erano stati interrotti gli scavi, così il nuovo proprietario diventò straricco. Sapete perché? Perché, a differenza dei suoi predecessori, aveva avuto il buon senso di informarsi e chiedere il parere di un esperto di faglie
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aurifere. La corsa all’ecobonus 110% è partita prima ancora dell’arrivo dei decreti attuativi e la girandola delle valutazioni tecniche frulla al vento nelle assemblee dei condomini, i quali stanno deliberando gli adeguamenti energetici e sismici come se piovesse. Conta solo fare i lavori gratis, senza preoccuparsi se le soluzioni, i materiali, la mano d’opera e i preventivi siano adeguati. Anche se ciò che vogliono è non pagare di tasca propria gli adeguamenti, quello di cui hanno realmente bisogno è ben altro e il rivenditore edile può offrirglielo. Badando solo a non spendere e non conoscendo la materia, rischiano di affidarsi a interlocutori in cerca solo di qualche pepita d’oro. Tanto i rischi rimangono a carico dei proprietari, che potrebbero rimanere fregati dal perverso gioco della cessione del credito, perché nessuno spiega loro come stanno le cose: l’Agenzia delle Entrate potrebbe valutare eccessiva la detrazione effettuata e chiedere ai proprietari di pagare la differenza. È per questo che il rivenditore può recitare un ruolo da protagonista, perché è un punto di riferimento locale da sempre. Prima di iniziare i lavori può essere l’esperto di fiducia da consultare, perché magari è stato proprio lui a fornire i materiali per costruire l’edificio da adeguare. Alla fine dei lavori non scappa e non risponde al telefono attraverso un call center. Inoltre, il rivenditore può aiutare i proprietari a scegliere le soluzioni migliori, accogliendoli nel suo showroom, invece di farlo solo online o su un bel catalogo. Può
mettere in contatto le imprese e i tecnici locali con i clienti, per garantire loro che ci sarà sempre qualcuno pronto a intervenire in caso di necessità. Il rivenditore può anche stringere accordi con fornitori di energia locali, in grado di offrire servizi e aiutare nella gestione della cessione del credito. Insomma, la rivendita è un centro di aggregazione di risorse e competenze strategico, sia per i clienti che per i fornitori. I Gruppi più grandi si stanno già muovendo in questa direzione, anche se il loro marketing è ancora in erba. Ma anche la rivendita che non fa parte di un gruppo può operare in tal senso, se terrà conto che l’aspetto più importante in questa fase è la trasparenza dell’informazione diretta ai proprietari di immobili, sulla quale impostare tutte le risorse di marketing disponibili. Apparentemente l’Ecobonus è un gioco dove tutti vincono sempre, ma conoscete un gioco dove non perde mai nessuno? di Marco Buschi Marco Buschi si occupa di marketing e copywriting a risposta diretta in edilizia. marco@marketingcommerciale.com Su Linkedin: Marco Buschi Marketing Commerciale.
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CAP ARREGHINI
TUTTI I COLORI DELLA SALUTE Igienizzare gli ambienti è ancora più necessario dopo l’emergenza sanitaria. Per questo l’azienda veneta propone prodotti specifici per la rimozione dei problemi di muffa, pitture fotocatalitiche, smalti all’acqua certificati Haccp adatti alla protezione di interni ed esterni di Veronica Monaco
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ai come in questo momento la parola igienizzare è entrata nel lessico comune. L’emergenza sanitaria esplosa con il coronavirus ci ha messo di fronte all’importanza della salubrità degli ambienti, soprattutto quelli interni in cui passiamo fino all’80% del nostro tempo. Da sempre sensibile alle tematiche della salute e del benessere, Cap Arreghini, azienda di prodotti vernicianti di Portogruaro (Venezia) propone soluzioni concrete che rispondono ai requisiti di igiene e pulizia per il trattamento di pareti, soffitti e strutture in metallo, legno e plastica secondo le più stringenti esigenze, a tutela degli ambienti e delle persone che vivono al loro interno. Ne parliamo con Matteo Centis, responsabile trade marketing dell’azienda. Domanda. Quali sono le soluzioni Cap Arreghini per igienizzare gli ambienti interni? Risposta. Cap Arreghini dispone di una molteplicità di soluzioni conformi ai più alti standard igienico-sanitari per gli ambienti interni, sia in ambito pubblico che privato. Si tratta di prodotti specifici destinati a eliminare la muffa e contrastarne la ricomparsa, a eliminare lo smog contrastando la formazione e il deposito di sporcizia, muffe e batteri.
Infine finiture, in grado di resistere all’abrasione e alla pulizia con i comuni detergenti domestici, certificate Haccp (il protocollo per prevenire le possibili contaminazioni degli alimenti ndr), idonee all’applicazione in ambienti a uso alimentare e ospedaliero. D. Facciamo qualche esempio… R. Per esempio, i prodotti della linea Sanacap sono in grado di risolvere in due semplici mosse le problematiche legate all’umidità e alla muffa. Alla base del ciclo c’è B1, soluzione fungicida in grado di sconfiggere la muffa in profondità; le superfici, pretrattate con B1, possono poi essere tinteggiate con specifiche pitture igienizzanti, anch’esse additivate con fungicidi, che vanno a proteggere ulteriormente l’ambiente dalla comparsa della muffa. Tra i prodotti più importanti possiamo citare Gradiente Active, pittura anticondensa, formulata con particolari microsfere cave di vetro che le conferiscono un basso coefficiente di trasmissione termica, assicurando una minima differenza di temperatura tra la superficie pitturata e l’aria all’interno dell’abitazione. In questo modo si evita la formazione di condensa, prima causa della muffa. Altro prodotto importante è Sana Active, idropittura per interni additivata con fungicida, che garantisce resistenza contro diverse tipologie di muffa, oltre a essere altamente resistente allo sporco e ai lavaggi con i comuni detergenti.
Cap Arreghini propone soluzioni che rispondono ai più alti standard igienico-sanitari a tutela degli ambienti, in ambito sia pubblico che privato, e delle persone che vivono al loro interno. A sinistra Matteo Centis, responsabile trade marketing dell'azienda
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D. Si tratta di prodotti nuovi? R. Molti sono prodotti che l’azienda produce da tempo. I prodotti novità sono A1 e C1 e vanno a completare la gamma Sanacap, rappresentando soluzioni specifiche per la rimozione della muffa negli ambienti interni ed esterni. D. Si tratta di prodotti certificati? R. Sì, stiamo investendo molto nelle certificazioni perché siamo convinti che sia importante dare prova della reale qualità dei prodotti. I nostri smalti all’acqua sono certificati Haccp, altri prodotti sono certificati Leed, contribuendo alla costruzione di edifici a basso impatto ambientale; altri sono certificati in classe A+, a garanzia di una bassa emissione di sostanze nocive negli ambienti interni. D. Per l’applicazione invece è richiesta una formazione particolare? R. Sono prodotti che non necessitano di una grande preparazione: è importante però seguire le indicazioni riportate sulle schede tecniche, quindi rispettare i tempi, diluire correttamente i prodotti e preparare adeguatamente il supporto. In ogni caso, sul nostro sito mettiamo a disposizione tutti gli strumenti informativi per un'applicazione a regola d'arte. Inoltre a settembre avvieremo la CapAcademy 4.0 che consiste in webinar teorici e pratici sui prodotti Cap Arreghini rivolti a rivenditori partner, agenti dei rivenditori, applicatori e decoratori. D. Con l’emergenza covid-19 tante aziende hanno prodotto sostanze igienizzanti. Che cosa differenzia le soluzioni Cap Arreghini dalla concorrenza? R. I sistemi igienizzanti Cap Arreghini sono composti da prodotti altamente performanti specifici per assicurare la salubrità degli ambienti interni, aspetto che, oggi più che mai, è di primaria importanza. In questa situazione particolare, Cap Arreghini sta puntando su prodotti di alta qualità e tecnologicamente avanzati: ha utilizzato la nanotecnologia per realizzare soluzioni in grado di migliorare la qualità dell’aria sviluppando Bioclean Active, una pittura per interni che, grazie alla sua composizione, possiede la doppia funzione di anti-inquinante e anti-batterico. Cap Arreghini con le sue soluzioni è in grado di garantire un elevato livello di qualità e il rispetto dei requisiti certificati. Se prendiamo ad esempio
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i prodotti della linea Sanacap, oltre a garantire una finitura esteticamente impeccabile per ogni tipologia di ambiente interno, assicurano una elevata protezione contro la muffa essendo additivati con la stessa quantità di fungicida. D. Dove si possono trovare questi prodotti? R. Le soluzioni igienizzanti Cap Arreghini si possono trovare in tutta Italia presso i rivenditori partner dell’azienda. Per qualsiasi informazione il professionista o il privato può inoltre rivolgersi alla nostra assistenza tecnica oppure al rivenditore di prossimità. Sul nostro sito, nell’apposita area rivenditori, selezionando provincia e città, è possibile trovare il negozio più vicino. Dopo l'applicazione dell'igienizzante spray antimuffa B1 è importante completare il risanamento con apposite pitture, come i prodotti della linea Sanacap di Cap Arreghini. Gli igienizzanti murali A1 e C1 sono indicati per la rimozione di muffe, funghi e alghe: hanno rispettivamente la funzione coprente e sbiancante, senza dover per forza ricorrere alla riverniciatura completa delle pareti
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DIFENDI LA TUA SALUTE E PROTEGGI LE PERSONE CHE TI STANNO VICINO
Le soluzioni CAP Arreghini per igienizzare gli ambienti interni. Abbiamo creato delle soluzioni concrete che rispondono ai requisiti più stringenti di igiene e pulizia per il trattamento di pareti, soffitti e strutture in metallo, legno e plastica. Scopri la vasta gamma di prodotti specifici per combattere e prevenire la formazione di muffe e la proliferazione di batteri in ogni ambiente in cui sia presente eccesso di umidità nell’aria, insufficiente ventilazione, scarso isolamento, pareti fredde e ponti termici. Visita il nostro sito per conoscere la linea completa.
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GEOPLAST
LA PAVIMENTAZIONE A PROVA DI BOMBA L’azienda presenta Geocross, la pavimentazione che stabilizza le aree verdi esistenti. La texture puntinata garantisce maggior grip e la geometria cava permette di inserirsi stabilmente nella struttura del prato per una superficie fruibile sia per usi pedonali che carrabili di Franco Saro
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La griglia Geocross
onvertire aree verdi in zone fruibili e carrabili, mantenendo sempre i principi di permeabilità e biodiversità che la natura ci impone: è la sfida di Geoplast, che con le sue soluzioni si rivolge ad un pubblico eterogeneo che necessita di sviluppare un modello urbano sostenibile. Solamente progettando con consapevolezza e salvaguardando l’ambiente in cui viviamo, possiamo valorizzare e rivitalizzare aree urbane sottoutilizzate aumentando la qualità della vita umana, ristabilendo la biodiversità persa. DURABILITÀ E RESISTENZA La novità in questo campo è Geocross: l’ultima invenzione di Mirco Pegoraro, CEO e inventore di tutti i prodotti Geoplast. Forte del know-how nelle pavimentazioni in plastica riciclata, per ogni tipologia di superficie e applicazione, l’azienda ha sviluppato un nuovo prodotto per la stabilizzazione di superfici erbose già esistenti. La pavimentazione, ad altissima portanza, è realizzata in polietilene e presenta una texture puntinata che facilita il transito di mezzi pesanti soprattutto in caso di superfici bagnate o in caso di fango. La resistenza all’usura e il coefficiente d’attrito sono le caratteristiche distintive del prodotto che è garantito per essere installato in qualsiasi condizione climatica e in ogni tipologia di terreno. DRENAGGIO E POSA NON INVASIVA L’installazione di Geocross è innovativa rispetto ai grigliati erbosi in quanto non deve essere effettuato nessuno scavo per la posa degli elementi o preparazioni preliminari del suolo. Grazie alla sua struttura cava è sufficiente adagiare la pavimentazione sul terreno esistente, vibro compattarla o pressarla con un rullo costipatore. La pavimentazione è provvista di agganci per incastrarsi uniformemente, permettendo un’installazione semplice e veloce creando una
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superficie permeabile al 40%, perfettamente uniforme e transitabile da qualunque mezzo. I benefici nel medio-lungo periodo sono evidenti: Geocross garantisce un’alta redditività grazie ai bassissimi costi di manutenzione e, mantenendo inalterata la capacità drenante del suolo, migliora la resilienza delle aree urbane nei confronti dei fenomeni alluvionali. Risulta sempre più evidente come i cambiamenti climatici richiedano un deciso cambio di rotta nell’approccio alla pianificazione urbana. Un gap che Geoplast sta colmando con grande dedizione, sperimentazione e ricerca in nuove soluzioni e materiali. La città come la conosciamo è un concetto ormai obsoleto che deve essere rimpiazzato da tecniche costruttive innovative, da aree verdi permeabili che garantiscono il drenaggio delle acque meteoriche ed una continua crescita naturale dell’apparato radicale. L u g l i o / A g o s t o
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Alla recinzione ci pensiamo da soli! |
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ETEX
CON SOLIDTEX TECNOLOGIA A SECCO La lastra, grazie alla modalità High Density Crystallisation, sfida la muratura tradizionale e offre prestazioni di solidità e resistenza senza compromessi. Ed è performante anche per isolamento acustico, resistenza al fuoco e umidità
di Franco Saro
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sistemi a secco sono un settore del mercato dell’edilizia in costante crescita negli ultimi anni. Soluzioni con materiali stratificati, assemblati su una intelaiatura di acciaio o legno o di soluzioni ibride in calcestruzzo armato: tutte tecnologie che hanno in comune leggerezza, minimo ingombro, velocità di realizzazione, estetica, pulizia, prestazioni termiche e acustiche, che si sommano alla solidità comunemente attribuita ai sistemi tradizionali. Ma, naturalmente, non tutti i sistemi a secco sono uguali, come precisa Matteo Da Forno, amministratore delegato Etex BP Italia. Domanda. Che cosa è Solidtex? Quando è stata introdotta sul mercato? Risposta. Introdotta sul mercato nel 2017, Solidtex è il risultato della ricerca dei laboratori di Siniat, brand di Etex Building
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Performance, e la svolta nelle soluzioni costruttive. Solidtex è la lastra che rompe le regole del costruire: grazie all’esclusiva tecnologia High Density Crystallisation (Hdc), firmata Etex Building Performance, il nuovo sistema costruttivo a secco Solidtex sfida la muratura tradizionale offrendo prestazioni di solidità e resistenza senza compromessi. Solidtex, infatti, è una lastra di gesso rivestito che combina le massime prestazioni di resistenza meccanica, isolamento acustico, resistenza al fuoco e all’umidità, in sistemi di ingombro ridotto, che soddisfano i più esigenti requisiti progettuali in ambito residenziale, scolastico e ricettivo. Il suo utilizzo comporta inoltre indubbi vantaggi di gestione del cantiere, rapidità esecutiva e sicurezza sismica. Una sola lastra combina performance multiple, ingombri ridotti ed è ideale per svariate applicazioni.
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Matteo Da Forno, amministratore delegato Etex BP Italia. Solidtex, grazie all’esclusiva tecnologia High Density Crystallisation (Hdc), firmata Etex Building Performance, sfida la muratura tradizionale offrendo prestazioni di solidità e resistenza senza compromessi
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D. Quali sono i campi di applicazione? R. La costante crescita dell’impiego di sistemi a secco anche in ambiti storicamente legati alle soluzioni costruttive tradizionali, come quello residenziale, oltre al progressivo incremento dell’attenzione alle prestazioni da parte di committenti, progettisti e imprese, fanno sì che, accanto alle soluzioni standard, stiano prendendo sempre più piede soluzioni innovative. Tra queste Solidtex è certamente la lastra che segna il confine tra il prima e il dopo. I sistemi Solidtex, infatti, coniugano i vantaggi dei sistemi a secco (leggerezza, minimo ingombro, velocità di realizzazione, estetica, pulizia e facilità di gestione in fase di cantiere, prestazioni termiche ed acustiche) con la solidità comunemente attribuita ai sistemi tradizionali. È possibile, per esempio, realizzare una separazione tra alloggi con una soluzione Solidtex antieffrazione RC2 a sole tre lastre con potere fonoisolante Rw=66 dB con un ingombro inferiore ai 20 centimetri. Tali sistemi offrono inoltre la massima libertà nella sospensione di carichi: è testata per la sospensione fino a 320 chilogrammi per punto di fissaggio già su una singola lastra, o fino a 620 chilogrammi su sistemi a doppia lastra. D. Quali sono le principali caratteristiche tecniche e i plus? R. Solidtex è la svolta nelle soluzioni costruttive, ben oltre il concetto di alternativa. È una lastra di gesso rivestito a bordi assottigliati di spessore 12,5 millimetri, con prestazioni potenziate grazie alla straordinaria densità del nucleo in gesso che permette una maggior resistenza meccanica: anche l’avvitatura della lastra ai profili d’acciaio beneficia quindi della solidità del cuore della lastra, consentendo al sistema maggiori prestazioni. La nuova lastra risponde alla maggior parte delle prestazioni richieste dalla Norma Europea EN 520: è l’unica lastra a base gesso con una densità superiore ai 1.200 Kg/m3 classificata D, E, F, H1, I, R, facile da lavorare (taglio, trattamento giunti, finitura) con normali attrezzi in dotazione agli Applicatori dei sistemi a secco. Le soluzioni costruttive a secco Siniat che prevedono l’utilizzo della lastra Solidtex raggiungono prestazioni uniche con spessori in grado di soddisfare qualsiasi necessità costruttiva. D. È un prodotto green? R. Solidtex è sinonimo di green. Il 18% del contenuto deriva da materiale riciclato: la percentuale più alta sul mercato. Il 100% è riciclabile, è certificata Epd, è Cradle to Cradle Certified Bronze (unica in Italia). Ha COV totali < 5 µg/m3, estremamente al di sotto dei limiti di legge. È ideale per crediti Leed, Itaca e Breeam,
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oltre a essere perfettamente conforme ai Cam. Una lastra ideale per perseguire un percorso facile e concreto per il raggiungimento del punteggio o della percentuale massima negli eventuali protocolli ambientali da seguire. Scegliendo Siniat, quindi, il progettista ha la certezza di sviluppare il progetto di sostenibilità ai più alti livelli. D. Quale tipo di supporto offrite al rivenditore per il sell out? Qual è il servizio più gradito al rivenditore? R. L’edilizia è un settore nel quale l’innovazione è costante e molto rapida e Siniat da sempre supporta la Distribuzione nel suo fondamentale processo di aggiornamento. Mai come negli ultimi anni, in cui sistemi innovativi come Solidtex si sono fatti strada in ambiti storicamente legati a metodi costruttivi tradizionali come il residenziale, questa strategia comune tra produttori innovativi e distributori pronti a cambiare e aperti alle nuove tecnologie, si è rivelata vincente. Siniat garantisce il supporto al rivenditore sia in termini di innovazione che di qualità del prodotto, oltre a garantire un servizio ineguagliabile in termini di flessibilità e tempistiche di consegna. Il supporto tecnico e la formazione sono la chiave per garantire il sell out del prodotto: la forza di Siniat sta proprio nell’unicità del supporto tecnico e commerciale che viene offerto gratuitamente ai propri clienti al fine di rispondere al meglio alle esigenze di mercato. Siniat infatti vuole essere «il» partner per il proprio rivenditore, promuovendo insieme al Distributore stesso i prodotti più innovativi, al suo fianco in ogni progetto, creando un team unico per individuare le soluzioni che rispondano al meglio alle esigenze del cliente finale. Lo stretto legame che si instaura tra il funzionario tecnico-commerciale e la rivendita permette di
LE CARATTERISTICHE TECNICHE • •
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Resistenza meccanica: resistenza alla spinta della folla oltre 3 kN/m secondo NTC 2018 Sospensione dei carichi: capacità di sostenere carichi applicati a parete (mensole, pensili, caldaie, etc…), fino a 620 kg Resistenza agli urti: capacità di resistere all’impatto accidentale di corpi duri o molli Isolamento acustico: valori di Rw fino a 73 dB Resistenza all’effrazione: classe di resistenza fino a RC3 secondo la Norma UNI EN 1627 Sicurezza antisismica: grazie al ridotto peso dei sistemi a secco subiscono una minor sollecitazione e quindi hanno danneggiamenti contenuti o nulli Facilità d’istallazione: elevata lavorabilità con normali attrezzi per cartongesso Sostenibilità: riciclabile al 100%, contenuto riciclato superiore al 18% e COV totali < 5 µg/m3.
I PLUS • Rapidità e semplicità delle soluzioni – la posa dei montanti con interasse a 1200 mm permette di dimezzare la struttura – sistemi a singola lastra permettono di soddisfare i requisiti necessari alle esigenze progettuali – interasse viti a 600 mm. • Sistema di posa più efficiente rispetto al tradizionale – maggiore rapidità e pulizia del cantiere rispetto ai sistemi tradizionali – materiali semplici da installare che richiedono meno fasi di finitura rispetto una muratura tradizionale – logistica: materiali leggeri, facili da trasportare e movimentare – integrazione impiantistica: il passaggio di eventuali impianti si realizza all’interno dell’intercapedine, evitando discontinuità nei sistemi e consentendo comodi interventi – gestione del cantiere: lavorazioni e manutenzioni pulite, con limitata produzione di scarti, che possono essere recuperati.
avere sempre a disposizione un tecnico, sia in rivendita che in cantiere per controllare la corretta esecuzione. Siniat fornisce inoltre tutto il materiale indispensabile per il sell out: documentazione, schede tecniche, certificazioni. In sostanza sappiamo che senza un Distributore preparato e all'altezza non potremmo avere successo e per questo ci teniamo a stargli accanto. D. Infine, vuole aggiungere qualche ulteriore informazione? È il sistema ideale per tutti gli attori del mercato. Chi costruisce cerca prodotti che garantiscano un lavoro a regola d’arte, che esaltino la propria professionalità. Solidtex è una soluzione affidabile: è unica perchè combina resistenze meccaniche superiori a quelle del laterizio con una finitura di qualità e tempi di esecuzione rapidissimi. Chi investe nell’edilizia a secco vuole assicurare soluzioni sostenibili, ma senza compromessi e trova in Solidtex l'alleato ideale.
MURATURA
SOLIDTEX
Fino a 53 dB
Fino a 73 dB
Sp. 30 cm
Sp. < 22 cm
230-240 kg/m2
55-85 kg/m2
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DAI RADIATORI AL TERMICO SOLARE La storica azienda ha allargato il suo raggio di azione nel settore idrotermosanitario. Tra le novità, anche un impianto a pompa di calore e radiatori di design per l’arredobagno. E con i rivenditori attivata una sinergia per allestire corner, pareti espositive e angoli tecnici di Veronica Monaco
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suoi radiatori d’arredo sono un’icona dello stile italiano. I suoi sistemi hanno saputo precorrere le tendenze del settore idrotermosanitario. L’attenzione al comfort e alla qualità dei suoi prodotti sono tra i pilastri della sua filosofia aziendale: stiamo parlando di Cordivari, azienda storica specializzata dal 1972 nella produzione di termoarredi, serbatoi, bollitori, canne fumarie, sistemi termici solari e contenitori per alimenti, tutti in acciaio inox. Il responsabile marketing e comunicazione, Luca Di Giannatale, racconta a YouTrade l’evoluzione dell’azienda e le novità in serbo per il mercato nazionale e internazionale. Domanda. Qual è l’ultima novità che avete presentato? Risposta. Sul fronte delle energie rinnovabili abbiamo presentato Stratos, un sistema termico solare compatto in grado di produrre acqua calda sanitaria, in maniera molto semplice, senza ricorrere a impianti complessi e senza serbatoi a vista. Un altro prodotto nuovo, che stiamo promuovendo intensamente in questo periodo, è l’impianto a pompa di calore. Siamo in attesa di lanciare altre importanti novità, sia dal punto di vista dei radiatori di
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Il radiatore Jungle. A sinistra, Luca di Giannatale
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Il primo serbatorio prodotto dall'azienda. A destra, la prima fattura del 1973
design per l’arredobagno, sia per il settore riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria. Entro l’autunno usciremo con nuovi prodotti, efficienti ed esteticamente molto accattivanti. D. I superbonus al 110% riguardano da vicino anche gli impianti di riscaldamento: che cosa vi aspettate da questi nuovi incentivi fiscali? R. C’è ancora un po’ di confusione, ma ci auguriamo che il superbonus possa rappresentare un motore per il settore, come lo è stato il Conto Termico 2.0. Queste iniziative hanno un forte potere di attrazione, non solo verso gli impianti termici o i sistemi a pompa di calore, che già da soli possono attivare il superbonus, ma anche verso altri prodotti che realizziamo, purché all’interno di un lavoro di riqualificazione energetica. Si tratta di un’ottima opportunità e siamo molto fiduciosi. D. Quali sono i plus dei vostri prodotti rispetto alla concorrenza?
R. Le nostre caratteristiche vincenti sono la costante ricerca di innovazione, oltre alla qualità, l’affidabilità e la puntualità nel servizio. Siamo molto forti anche dal punto di vista logistico. In più i nostri prodotti sono esclusivamente made in Italy: per noi è molto importante produrre in Italia, ci crediamo e continuiamo a investire in questa direzione. Finora abbiamo avuto riscontri positivi e speriamo che continui a essere così anche in futuro. D. Quali sono state le principali iniziative che avete messo in campo per far fronte all’emergenza covid? R. Ci siamo dovuti digitalizzare in maniera veloce e repentina, molto più di quanto non lo fossimo già, e abbiamo dovuto rivedere alcuni modelli organizzativi interni. La nostra azienda ha sempre puntato sugli eventi live, le fiere e i momenti di incontro: quest’anno è saltato tutto e abbiamo dovuto reinventare il modo di far conoscere al mercato
La sede Cordivari
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Lo scaldacqua pensille a pompa di calore Bollyterm Home per la produzione e l'accumulo di acqua calda sanitaria. Sotto, il radiatore unisce la funzionalità di una mensola con la linea di accessori Frame Lynea
le nostre novità. Al momento stiamo continuando con videoconferenze e modalità di connessione da remoto, e di certo non torneremo indietro. Penso che questa sarà un’esperienza che ci formerà per il futuro e ci lascerà per sempre un determinato know how. D. Com’è stata la ripresa dopo l’emergenza? R. La riapertura è stata piuttosto graduale, ma al di sopra delle aspettative. Oggi stiamo lavorando a pieno regime come prima dell’emergenza. Certo l’impatto del lockdown alla fine dell’anno sarà rilevante. D. Quali sono le vostre previsioni per la fine del 2020? R. Il fermo imposto dal lockdown ha determinato una perdita di fatturato che alla fine dell’anno ci penalizzerà quasi sicuramente rispetto al 2019. Siamo fiduciosi però di poter contenere tale situazione con un secondo semestre di buoni risultati. Mentre per il 2021 riteniamo di poter tornare a crescere adeguatamente. D. Quando è nata Cordivari e come si è sviluppata la sua storia? R. L’impresa è stata fondata nei primi anni Settanta da Ercole Cordivari come azienda artigianale specializzata nella costruzione di serbatoi e carpenteria metallica. Negli anni ha sviluppato il suo giro d’affari aggiungendo nuovi prodotti e creando la propria rete vendita. Dopo i bollitori per riscaldamento negli anni Ottanta, l’azienda ha inserito i radiatori tra l’85 e l’89 e nel ‘90-‘91 i radiatori da arredamento. Questa business unit era focalizzata soprattutto sull’utilizzo di un materiale innovativo per l’epoca: l’acciaio inossidabile. Nessuno faceva radiatori in acciaio inox, tradizionalmente infatti si utilizzava la ghisa, e alcuni stavano iniL u g l i o / A g o s t o
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ziando a sperimentare l’alluminio. Cordivari è stata la prima azienda a lavorare l’acciaio per produrre radiatori. Oltre alle qualità tecniche del materiale, come la particolare resistenza alla corrosione, l’acciaio ha una resa estetica molto elevata, che rende il prodotto bello, brillante, lucido. La prima serie di radiatori di design si chiamava Collezione
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Il ventilconvettore VNT ideale per impianti caldo-freddo. Oltre al bianco è disponibile in sei colori. A destra, i radiatori d'arredo Sfere
Inox, erano prodotti molto particolari e costosi, assolutamente innovativi per l’epoca. Successivamente ci sono stati altri ampliamenti di gamma sia per il settore del riscaldamento e del termosanitario, sia per i serbatoi per il trattamento delle acque e la raccolta delle acque piovane, sia per i radiatori. D. Quindi se dovesse definire Cordivari oggi, che cosa direbbe? R. Oggi Cordivari non è una, ma ben cinque aziende. Ci sono infatti cinque business unit distinte, con obiettivi ben definiti, un’organizzazione e una rete vendita che risponde ai propri sales manager. Ognuno opera secondo la propria strada, comunque sempre in linea con le strategie generali dell’azienda. D. Quali sono queste cinque business unit?
Il sistema termico solare Stratos 4S Rothoshiel è indicato per la produzione di acqua calda sanitaria in tutte le zone climatiche e può essere installato in zone con temperature fino a -20°C
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R. C’è la divisione che si occupa dei radiatori, un’altra dei bollitori e dei sistemi termici in generale, una terza dedicata ai serbatoi e sistemi di trattamento delle acque. C’è poi la divisione dei sistemi fumari e infine, l’ultima nata, quella dei contenitori per alimenti in acciaio inox. Il filo conduttore di tutte queste cinque business unit è la lavorazione dell’acciaio, che abbiamo sviluppato in oltre 50 anni di storia. D. Cordivari opera a livello internazionale? R. Sì, operiamo in tutto il mondo anche se il presidio del mercato italiano è tuttora il più importante perché copre circa il 65% del nostro fatturato. Il restante 35% di fatturato lo realizziamo nel resto del mondo. Un’attenzione particolare la dedichiamo all’Europa, in particolare Francia, Germania e Inghilterra. Sono in espansione anche i mercati sudamericano e nordafricano e i paesi dell’Est. Ci stavamo affacciando anche alla Cina, ma al momento ci siamo dovuti fermare. D. I vostri prodotti sono presenti anche nelle rivendite di materiali per edilizia. Quando avete approcciato questo canale di distribuzione? R. Direi da sempre con i serbatoi e le canne fumarie. Sono prodotti storici con cui da decenni ci rivolgiamo alle rivendite edili perché si avvicinano molto al settore delle costruzioni. Ora abbiamo notato che le rivendite di materiali per edilizia stanno entrando sempre di più nel business dell’idrotermosanitario, le sale mostra si somigliano molto, e questo ci ha permesso di proporre anche altre soluzioni, come i radiatori. D. Com’è impostato il rapporto con il rivenditore di materiali per edilizia? R. Abbiamo agenti costantemente sul territorio per affiancare i rivenditori, oltre a una figura tecnica che si occupa di seguire il progettista e il rivenditore con azioni di formazione mirate. In rivendita, inoltre, aiutiamo ad allestire corner, pareti espositive e angoli tecnici, piuttosto che altre soluzioni temporanee. L u g l i o / A g o s t o
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il cappotto che traspira OTTIMO ISOLAMENTO TERMICO ECCEZIONALI CARATTERISTICHE DI TRASPIRABILITÀ ( µ ≤ 15) CON I SUOI 1800 MICROFORI PER OGNI LASTRA
SOSTENIBILE AL 100%
NOVITÀ
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G&B
FERMI TUTTI CON LA QUALITÀ L’azienda torinese propone un’ampia gamma di prodotti certificati destinati ai sistemi di fissaggio: dagli ancoranti chimici con formulazione Vinilestere certificata Ce Opzione 1 per calcestruzzo fessurato a quelli meccanici , per carichi pesanti e ad altissima performance di Franco Saro
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al fissaggio in nylon per la ferramenta ad acciaio, ancoranti chimici, sigillanti, siliconi e schiume poliuretaniche per il settore edile, ferramenta, elettrico e bricolage: G&B Fissaggi, azienda con sede a Villastellone (Torino) festeggia 40 anni di attività con una serie di prodotti studiati ad hoc per un mercato sempre più esigente e selettivo. ANCORANTI CHIMICI A partire dagli ancoranti chimici con formulazione Vinilestere certificata Ce Opzione 1 per calcestruzzo fessurato, con barre filettate e ferri da ripresa nelle due versioni: Tap! Gebofix Sismik Pro Ve-Sf (410 millilitri) certificata Seismic Cat. C1- C2 Gebofix Pro Ve-Sf (410 - 300 -345 millilitri) certificata Seismic Cat. C1, disponibile anche nella versione Nordic, per applicazioni a basse temperature. Tutta la linea Vinilestere è certificata Ce anche per fissaggi su muratura piena e forata e per applicazioni in fori sommersi, mentre Gebofix Epo Plus Re 3:1 (385, 585 millilitri) è certificata Seismic Cat. C1- C2. L’ancorante è certificato anche per fissaggi in fori carotati e ha una formulazione epossidica pura.
zione 1, disponibile nei diametri 8-16 millimetri, anche in versione Inox Aisi 316 (A4). Gamma Acciaio Ce 1 è disponibile nelle misure M6-M16, acciaio 8.8, con testa esagonale e testa piana svasata. G&B Fissaggi è certificata Uni En Iso 9001:2000 produce sistemi di fissaggio in nylon, acciaio e ancoranti chimici, siliconi, sigillanti e schiume poliuretaniche per il settore ferramenta e utensileria, edilizia, industria, settore elettrico, termo-idraulico e fai da te. Nel catalogo trovano spazio anche gli spray tecnici GeboTec Professional, una linea per fissaggi a sparo, un’ampia offerta di Rivetti & Inserti, una linea completa fissaggi speciali e prodotti per l’edilizia, la linea Gebfor di punte e accessori per elettroutensili, la linea di fissaggi Idrofis e Sanifis per il settore termoidraulico ed elettrico.
Fissaggi strutturali in zona sismica Cat C1 - C2
ANCORANTI MECCANICI Tra gli ancoranti meccanici, il fissaggio strutturale per carichi pesanti ad altissima performance G&B propone Sita Acciaio Ce Op-
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RIVIT
COSÌ IL CAPPOTTO NON SI MUOVE L’azienda bolognese propone una serie di tasselli leggeri in nylon studiati ad hoc per bloccare i pannelli che servono per l’isolamento termico degli edifici. Come quelli della serie Pne, facili e veloci da montare, ideali per le parti verticali di grondaia: garantiscono un fissaggio diretto nel materiale utilizzato di Franco Saro
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on c’è cappotto senza cucitura ma, nel caso di un edificio, la «stoffa» non è tenuta assieme con ago e filo, ma con opportuni sistemi di fissaggio. Il cappotto termico di un edificio, infatti, è realizzato tramite una serie di strati isolanti applicati esternamente o internamente per garantire l’isolamento completo. E, come noto, permette un notevole risparmio energetico, mantenendo alte temperature interne in inverno e impedendo al calore del sole di penetrare in estate. Per realizzare i cappotti si possono utilizzare diversi materiali, sintetici o naturali. Tra i materiali sintetici più usati ci sono il polistirene, espanso o estruso (Esp e Xps) e Pvc. Sono caratterizzati da un costo contenuto e ottime caratteristiche isolanti. I materiali di origine naturale (pannelli in fibra di legno o vetro, sughero e lana di roccia) sono ottimi isolanti termici e acustici. Tuttavia, possono essere molto costosi perché richiedono una lavorazione più lunga. L’isolamento a cappotto è una pratica abbastanza semplice che consiste nell’applicare dei pannelli isolanti con colla e tasselli alle pareti. I pannelli devono essere posizionati leggermente distanti fra di loro per poi essere uniti dalla schiuma espansa. BLOCCAGGIO Altrettanto importanti dei materiali isolanti sono gli elementi che servono a rendere stabile e sicura la struttura applicata all’edificio. Come quelli che offre Rivit. I tasselli leggeri in nylon della serie Pne sono progettati con una punta adatta a forare lo strato di intonaco e colla quindi non necessitano di alcun preforo. Inoltre, con il nuovo sistema brevettato, il filetto finale si aggrappa alla colla e garantisce una tenuta maggiore sia al taglio che alla trazione. Questi tasselli assicurano che non vi sia nessuna perdita termica e sono ideali per il fissaggio su sistemi di isolamento compositi quali pannelli di polistirene e poliuretano espanso. La serie L u g l i o / A g o s t o
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propone tasselli con impronta Tx40, Sw10 e Sw13 per ogni tipologia di utilizzo. Il tassello Pnem895 è un tassello regolabile, facile e veloce da montare ed è l’ideale per fissare parti verticali di grondaia: garantisce un fissaggio diretto nel materiale isolante, senza ponte termico perché presenta un prigioniero filettato zincato preinserito nel tassello. Si applica su sistemi compositi per l’isolazione termica esterna (Etics), pannelli di polistirene, pannelli di schiuma dura, pannelli di isolazione in legno (pre perforazione 13 millimetri). È utilizzabile su quasi tutte le facciate rivestite di materiale isolante (spesse più di 100 millimetri), sopporta elevate forze di tiro e carichi di taglio (0,10Kn nel polistirene Eps). È possibile montare il tassello con un esagono Sw17 (consigliato) oppure con un esagono Sw13 o punta Tx25. FISSAGGIO DIRETTO La serie Pns dell’azienda di Ozzano dell’Emilia (Bologna) è realizzata da viti speciali per fissaggio diretto in sistemi compositi di isolamento termico (Etics), in modo rapido e senza ponti termici. Si utilizza su profili di raccordo per pareti, lamiere, profili di protezione, cornici, rilevatori di movimento, illuminazione, ed è adatto a ogni facciata isolata (da 80 millimetri). La serie Pns non necessita di preforo grazie alla punta acuminata e garantisce un montaggio estremamente rapido. Dotata di un’elegante testa piatta con guarnizione Epdm, assicura un’ottima tenuta stagna e adattabilità alla superficie. La vite è realizzata in nylon rinforzato con fibra di vetro, resistente all’usura, ai fattori atmosferici e agli Uv. Disponibile in vari colori, può essere quindi usata sui materiali più comuni.
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UNIFIX
L’INNOVAZIONE PER LA RIVENDITA L’azienda di Bolzano non propone solo prodotti di qualità, ma anche proposte innovative per massimizzare la redditività delle realtà commerciali. Come nel caso di tre nuovi progetti che sono a tutti gli effetti degli acceleratori di vendita: Retail360, Uniformat e U-Academy di Franco Saro
C
on un’esperienza di oltre 40 anni all’interno del mercato italiano, Unifix, azienda con sede nella provincia di Bolzano, è oggi uno degli stakeholder più evoluti nel mondo delle rivendite di edilizia e della ferramenta specializzata, delle carpenterie legno, della grande distribuzione, del settore elettrico ed Its, grazie alla continua ricerca di prodotti innovativi e a una rete di vendita professionale e capillare sull’intero territorio nazionale, ma anche a qualcosa di più.
stato da subito chiaro che, per occupare una posizione di leadership sarebbe stato necessario affrontare due temi chiave: il prodotto e la mission. Il primo passo è stato dunque quello di ampliare la proposta sia in termini di quantità (oggi abbiamo a catalogo oltre 15 mila prodotti) che di qualità, aumentando gli investimenti nel settore della ricerca e stringendo accordi commerciali di distribuzione in esclusiva con aziende leader in settori specifici, per
PERCORSO DI CRESCITA Gernot Seebacher, Ceo dal 2013, descrive il percorso di crescita dell’azienda e la sua trasformazione da fornitrice di prodotti a vero e proprio consulente alla vendita e facilitatore di business per i propri partner commerciali: «Al mio arrivo in azienda il contesto dell’economia globale non era indubbiamente incoraggiante ed è
Gernot Seebacher
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COSÌ SI ACCELERANO LE VENDITE Retail360, progetto in partnership con Logicà (leader nel settore
Queste tre proposte, insieme ad Unishop, costituiscono un
della logistica distributiva con oltre 200 punti vendita realizzati
pacchetto integrato all’interno delle attività Unifix, che consente
sul territorio nazionale) ha come obiettivo quello di analizzare
alla rivendita di passare dall’approccio Business2Business a quello
e rinnovare gli spazi dell’attività commerciale, tenendo conto
Business4Business con consulenza commerciale, allestimento,
delle esigenze specifiche di ognuno, trasformando il semplice
progettazione, software e formazione, raccontate anche nel nuovo
deposito di materiali in un luogo di vendita a tutto tondo,
sito (www.unifix.it) online da pochi giorni.
capace di massimizzare la redditività dell’attività commerciale. Uniformat, è la soluzione altamente modulare, ideale per chi all’interno della rivendita edilizia vuole massimizzare la redditività di ogni comparto merceologico (viteria, fissaggio, carpenteria legno, chimica, taglio e misurazione, guanti) attraverso un concetto di shop-in-shop, con l’obiettivo di aumentare le rotazioni e ridurre le scorte a magazzino, il tutto con una veste grafica che valorizza e migliora la comunicazione al cliente finale. U-Academy,
una
accademia
di
formazione,
nasce
da
una lunga e approfondita conoscenza del mondo delle rivendite
specializzate
specialistici
per
e
vuole
qualificare
e
offrire
ai
potenziare
clienti le
percorsi
competenze
degli addetti alla vendita ed i professionisti di questi ambiti.
esempio Cetaform e Plano, che andassero a completare la gamma della nostra già vasta offerta e rendendo tutto disponibile anche online grazie alla piattaforma Unishop, il nostro software dedicato alla clientela pensato non tanto come strumento per l’invio ordini ma come un vero e proprio consulente all’acquisto intelligente», spiega il manager. LA MISSION Secondo Seebacher, il secondo step, ovvero la definizione della mission aziendale, è stato ciò che ha rimodellato sia il nostro presente che la nostra visione del futuro in termini di sviluppo e di crescita. «È stato, ed è tutt’ora, un lavoro entusiasmante che ha coinvolto non solo il board dell’azienda ma tutti i dipendenti e gli oltre 80 agenti nella nostra rete di vendita», prosegue il Ceo di Unifix. «Abbiamo compreso da subito, infatti, come un processo di business evolution come quello che l’azienda voleva intraprendere, si sarebbe potuto ottenere solo col coinvolgimento entusiastico di tutte le sue componenti. Per questo motivo, grande attenzione è dedicata anche al clima all’interno dell’azienda, al rispetto delle L u g l i o / A g o s t o
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singole inclinazioni e alla crescita sia umana che professionale delle persone in qualunque settore: dal marketing all’amministrazione, dalla logistica alla ricerca & sviluppo. Unifix è una squadra vincente, è un team di persone selezionate e competenti che bruciano di passione per il proprio lavoro e che sanno utilizzare al meglio questa emozione per generare soddisfazione nei clienti attraverso proposte sorprendenti e soprattutto efficaci». TOP COMPANY A testimonianza del raggiungimento di questo obiettivo, è di alcune settimane fa il conferimento ad Unifix del Top Company Award 2020, un premio di cui l’azienda è particolarmente orgogliosa e che la colloca al primo posto nella categoria Grandi Imprese per quanto riguarda la soddisfazione dei nostri collaboratori. «Tornando alla nostra mission, come spesso succede, siamo partiti da una domanda», aggiunge Seebacher. Ma la domanda non riguarda che cosa è importante per noi (a cui solitamente si risponde: il fatturato), ma che cosa possiamo fare per rendere felici i nostri clienti. L’obiettivo si è dunque spostato da un semplice obiettivo di vendere prodotti a mettere i nostri clienti in condizione di poter vendere al meglio i nostri prodotti. Questo semplice cambio di prospettiva, ha coinvolto ogni settore dell’azienda nel mettere a punto un piano d’azioni concrete che fossero di supporto ai nostri partner. Sono nati così tre progetti che, nella nostra idea, sono a tutti gli effetti degli acceleratori di vendita: Retail360, Uniformat e U-Academy», conclude il manager.
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MUOVIAMOCI
La terza via dell’automazione
E
siste nella gestione dei magazzini un collegamento diretto tra l’automazione-digitalizzazione dei processi e la flessibilità operativa. Automazione e digitalizzazione sono due fenomeni che spesso entrano a far parte del prefisso «e» (electronic) usato nelle parole tradizionali, come elogistics o e-business. Si tratta di tutte quelle innovazioni che migliorano le attività grazie all’utilizzo di sistemi automatici in grado di compiere delle azioni senza l’ausilio di un ope-
ratore (automazione) e in grado di raccogliere e trasferire dati gestiti in formato digitale (quando un dato è presente in forma di bit). Automazione e digitalizzazione sono portatori di innovazione e l’innovazione stessa viene realizzata attraverso l’adozione di automatismi digitali. Esiste, poi, la flessibilità, intesa come la capacità di cambiare velocemente le attività o i processi svolti. Spesso le piccole e medie imprese dichiarano che è proprio la flessibilità una delle caratteristiche chiave della loro
competitività. Un magazzino flessibile viene inteso come un ambiente in cui le procedure si adattano rapidamente a delle nuove esigenze. Spesso, però, la flessibilità genera costi, legati a reazioni veloci e non pianificate e che per questo possono essere anche inefficienti. Un altro aspetto è quello che flessibilità e automazione-digitalizzazione sono in qualche modo collegati tra di loro. Il grafico mette in evidenza come oggi sia impensabile l’ottenimento di una massima flessibilità con dispositivi tecnologici che richiedono almeno una programmazione. In un magazzino, per esempio, oggi non esiste un robot antropomorfo in grado di prendere velocemente un oggetto tra molti, differenti per forma, dimensioni e peso e posti in modo casuale. L’uomo fa ancora la differenza. Per contro, laddove si sia in presenza di attività ripetitive, processi consolidati con un alto livello di standardizzazione allora l’automazione può effettivamente sostituire l’uomo. Nella progettazione di un magazzino è necessario trovare il giusto compromesso, quel punto posto sulla linea obliqua, ovvero è necessario trovare l’automazione in grado di massimizzare la flessibilità. Il ruolo delle innovazioni in digitalizzazione e automazione è quello di spostare la linea obliqua più in alto, così da essere in grado di raggiungere una maggiore flessibilità. La progettazione di un nuovo magazzino deve partire, quindi, dalla consapevolezza che sarà necessario trovare un compromesso tra questi due aspetti, fattori chiave per rispondere adeguatamente al mercato. di Andrea Payaro docente, esperto del ministero dello Sviluppo Economico (Ice)
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stabila.it
PRIMI IN QUALITĂ&#x20AC; PRIMI IN TRASPARENZA
* tra le aziende italiane produttrici di blocchi in laterizio
Primi* ad ottenere la Certificazione EPD Dichiarazione Ambientale di Prodotto
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COME SI FA (ad aumentare il business)
di Roberto Bolici*
Ci vuole un piano acqua Il cambiamento climatico è sempre più evidente. E spinge a ripensare l’utilizzo delle risorse idriche
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estire correttamente le acque negli ambienti antropizzati, rappresenta un aspetto di grande rilievo nella transizione verso un modello orientato a una società sostenibile. In particolare, la sostenibilità nell’uso delle risorse idriche si pone, attualmente, come un obiettivo fondamentale da raggiungere e come una delle principali direttrici dell’approccio tecnologico-ambientale alla progettazione. È sotto gli occhi di tutti come le città e i sistemi insediativi stiano mostrando una evidente necessità di adattamento di fronte al fenomeno del cambiamento climatico, per lo più alimentato da processi antropi-
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ci di inquinamento e dall’urbanizzazione massiva. In questo scenario, l’ampia impermeabilizzazione dei suoli, spesso associata all’edificazione, ha condotto nell’ambito urbano a un crescente fenomeno di Isole urbane di calore, ma più significativamente a un aumento di allagamenti dalle dure conseguenze, come documentato nello Speciale drenaggio in YouTrade di giugno. Che cosa attenderci Il cambiamento climatico si manifesterà attraverso l’aumento sia delle temperature medie, sia della variazione del trend delle precipitazioni, con piogge in maggior misu-
ra intense in un tempo sempre più contratto, fino a situazioni di scarsezza, come in gran parte dei Paesi mediterranei, tra cui l’Italia. L’abitare contemporaneo deve quindi manifestarsi come espressione di un sistema complesso adattivo in cui lo scompiglio, rappresentato principalmente dagli effetti della variazione del clima, possa divenire stimolo per l’adattamento, ponendo il tema della gestione integrata delle acque all’interno degli edifici come risposta alla condizione di scarsità della risorsa. Risorsa sostenibile Il suolo è uno degli elementi chiave dell’ecosistema e le sue caratteristiche variano anche in funzione delle attività che vi si svolgono. Nel caso del suolo urbano, questo è soggetto a trasformazioni molto spesso irreversibili, dovute all’ampio sfruttamento per attività comuni. Trattare il tema della qualità del suolo sotto il profilo della
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gestione delle acque significa occuparsi della criticità sempre più emergente del Soil Sealing (copertura o impermeabilizzazione del suolo), in cui l’urbanizzazione rappresenta una delle principali cause. Fenomeno, questo, che incide concretamente nella riduzione della disponibilità di acqua, frenando la ricarica delle falde acquifere e inquinando le acque di ruscellamento. In Italia, l’impermeabilizzazione del suolo legata alle superfici artificiali edificate è molto alta, si stima circa 6.354 chilometri quadri, e l’aumento dei volumi di acqua, da gestire per il deflusso superficiale, ha condotto a una perdita economica annuale tra i 2,1 e 2,8 miliardi di euro (dati Ispra 2019 in particolare per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna). Se da una parte siamo di fronte a uno scenario complesso e allarmante, dall’altra abbiamo numerose
strategie che ci rassicurano sulla possibilità di agire in modo sostenibile sulla risorsa acqua, affrontando i temi di riuso, produzione di energia, regolazione del microclima e resilienza (misure di controllo delle acque piovane, infrastrutture verde-blu, gestione integrata delle acque urbane, design urbano sensibile all’acqua, sistemi di drenaggio urbano sostenibile). L’unico limite di queste strategie, consiste nell’essere molto spesso slegate dalla gestione integrata delle acque all’interno dell’edificio. Uso e riuso Osservando il quadro climatico attuale e le proiezioni future, l’area del Mediterraneo è quella più vulnerabile e maggiormente esposta al rischio di scarsità dell’acqua e di siccità. Diventa dunque indispensabile gestire l’acqua intesa come risorsa da
preservare. Risulta chiaro come la condizione di scarsità dell’acqua, dovuta alla mutabilità del clima, rappresenti un tema da affrontare su tutta la scala urbana, a partire dagli edifici che la compongono. La risposta immediata, logica e coerente alla scarsità, è inevitabilmente il riuso proveniente dalle acque grigie e piovane, facilmente accumulabili e riusate per diversi scopi. L’impianto classico prevede il riutilizzo sia delle acque grigie provenienti da lavabi e bidet, che delle acque bianche, ovvero l’acqua piovana raccolta dalle superfici coperte. Il sistema tipo è costituito da un serbatoio di stoccaggio delle acque, una stazione di trattamento ad ultrafiltrazione a membrana e una stazione di sollevamento per rilanciare l’acqua igienizzata. L’acqua recuperata può essere utilizzata per lo scarico dei wc, la lavatrice, il lavaggio delle auto, la pulizia delle aree esterne all’abitazione e l’irrigazione. Sostanzialmente, l’adattamento alla condizione di scarsità delle acque legata alle pressioni antropiche, potrebbe esprimersi negli edifici attraverso un processo integrato di drenaggio, accumulo, uso e riuso delle risorse idriche, coinvolgendo molti dei sistemi che lo compongono (involucro, impianti, sanitari). Il riuso dell’acqua può essere convogliato non esclusivamente nell’alimentazione di questi elementi, ma anche nella riduzione dei consumi energetici per il raffrescamento degli ambienti interni, associato alle proiezioni di incremento delle temperature. È dunque indispensabile che l’edificio venga concepito come adattivo alla mutabilità dell’ambiente che lo circonda e oggi più che mai al clima. In questa condizione, con adattivo s’intende sostenersi con risorse come l’acqua piovana e la gestione integrata dell’acqua, in un’ottica multi-scalare di ciclo (edificio, quartiere, città). Fondamentale è mostrare l’importanza della gestione delle acque a partire dalla scala dell’edificio stesso. Una gestione sostenibile, che interviene nella riduzione dei consumi, mitigando l’impatto, e nella valorizzazione dell’acqua come risorsa accessibile e riutilizzabile in molteplici applicazioni.
*Professore associato in Tecnologia dell'Architettura, Politecnico di Milano
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QUEI MATTONI IN SALISCENDI È vero: da anni questo settore dell'edilizia registra, nel complesso, dati negativi. Ma non tutte le aziende perdono quota e, anzi, alcune godono di ottima salute. Inoltre, crescono alcuni segmenti, come per i prodotti ad alta resistenza. E cambia la mappa dei siti produttivi di Carlo Lorenzini
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accontare un settore guardando solo i dati generali rischia di far comprendere male le sue vere dinamiche. Per il settore dei laterizi, in calo strutturale da anni, questa frase è ancora più vera in quanto scende ormai inesorabilmente non solo la produzione, ma anche il numero di impianti produttivi e di addetti del settore. Ma, se si guardano bene i dati, pubblicati nella nuova indagine statistica nazionale sull’industria italiana dei laterizi, prodotta dalla nuova realtà costituitasi dalla fusione di Confindustria Ceramica e Andil nel corso del 2019 e che prosegue il lavoro di approfondimento annuale del comparto svolto in passato dall’Osservatorio Laterizi dell’associazione, emerge che nel settore vi sono state nel 2019 molte novità, alcune delle quali molto significative e che fanno ben sperare per il futuro dell’edilizia in Italia, soprattutto di quella legata ai prodotti e alle soluzioni innovative.
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I NUMERI Secondo l’Osservatorio, nel 2019 erano presenti in Italia 72 aziende produttrici di laterizi con un’occupazione complessiva di 3.200 addetti per un totale di 90 siti produttivi, quattro in meno dell’anno precedente ed esattamente due quinti di quelli presenti prima della grande crisi di fine anni 2000, con un grado di utilizzo degli impianti del 48%, quindi superiore di 5 punti percentuali a quello dell’anno precedente. Dunque, meno impianti ma più produttivi, segno di una progressiva ristrutturazione e ottimizzazione della produttività del settore. Dal punto di vista della dimensione della produzione, nel 2019 il settore ha prodotto 4,41 milioni di tonnellate di laterizi, con una flessione complessiva del -2,6% rispetto al 2018, un dato che porta la riduzione produttiva rispetto al picco del 2007 addirittura al 79%. In sostanza i laterizi in 12 anni hanno perso quattro quinti del mercato. In questa dinamica negativa non tutte le tipologie produttive tuttavia subiscono questa contrazione, in quanto i mattoni e blocchi normali e i faccia a vista sono risultati in crescita rispettivamente del 4,0% e del 3,4%, mentre gli altri comparti hanno fatto segnare dinamiche negative, dal -6,1% della produzione di blocchi alleggeriti al -11,7% per i blocchi da solaio, fino al -3,0% per i fondelli. In sostanziale stabilità la produzione di forati e tavelle (-0,2%) e coperture (-0,4%).
DISLOCAZIONE Dal punto di vista territoriale, su 90 impianti attivi 50 operano nel Nord del Paese, dove sono state prodotte 2,36 milioni di tonnellate (53,5% del totale nazionale). I rimanenti 40 impianti, localizzati nel Centro e nel Sud hanno prodotto 2,04 milioni di tonnellate, ma in termini di performance di macroarea, il Nord Ovest nel 2019 ha incrementato la produzione del +6,4%, mentre il Nord Est registra una flessione del -3,5%, il Centro del -1,6% e il Sud del -15,1%. Prosegue, dunque, la riorganizzazione non solo aziendale, ma anche territoriale della produzione, che geograficamente presenta dinamiche molto diversificate. Come sottolineato dall’Osservatorio, la produzione di elementi da muro è cresciuta significativamente al Nord Ovest (+8%), al Centro (+6,6%) e al Nord Est (+3,7%) mentre si è presentata in calo al Sud (-19%). Gli
DIETRO LE APPARENZE Ma se si analizzano bene i dati, gli elementi positivi sono molti, a partire dalla crescita molto consistente dei blocchi per murature in laterizio normale antisismico, in crescita del 12,9% con una produzione che è salita a 163 mila tonnellate, pari al 3,7% del totale della produzione nazionale di laterizi. Altro dato in forte controtendenza è quello relativo alla nicchia produttiva (28 mila tonnellate) dei blocchi per muratura in laterizio alleggerito antisismico, in crescita del 22,6%, come anche i blocchi solaio per pannelli, in aumento del 17,1% (37 mila tonnellate). Queste dinamiche, se confrontate con quelle di prodotti più tradizionali, evidenziano come le nuove esigenze di mercato anche nel settore dei laterizi stiano trovando per ora piccole ma importanti conferme, segno che l’innovazione e le nuove esigenze legate all’antisismica, trainata dagli incentivi governativi, siano MATTONI E BLOCCHI NORMALI PER FORATI E TAVELLE buoni segnali in un comparto che da molti MURATURE - Mattoni pieni e semipieni Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su da/ Confindustria Ceramica-ANDIL anni gioca solo con i segni meno. 0
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TABELLA FATTURATI LATERIZI
AZIENDA F.B.M. FORNACI BRIZIARELLI MARSCIANO T2D WIENERBERGER TERREAL ITALIA INDUSTRIE COTTO POSSAGNO FORNACI LATERIZI DANESI SIAI FORNACE LATERIZI VARDANEGA ISIDORO ILV INDUSTRIA LATERIZI VOGHERESE IBL FORNACE LATERIZI TREZZO CRIVELLARI E ZEBINI FORNACE LATERIZI CARENA FORNACE MOSSO PAOLO Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su daZ camerali elementi da muro alleggeriti hanno incrementato la produzione nel solo Nord Ovest (+5,1%), mentre si è registrata una flessione al Sud (-16,3%), al Nord Est (-10,9%) e al Centro (-3,9%). Nell’area Nord Ovest si è incrementata nel 2019 la produzione di forati e tavelle (+8,4%), in sostanziale stabilità nel Sud, mentre ha registrato un calo al Nord Est (-1,3%) e al Centro (-5%). In crescita, ma su volumi ridotti, la produzione di faccia a vista e pavimenti al Sud (+17,4%), al Nord Est (+16,5%) e al Nord Ovest (+1,9%). In flessione invece al Centro (-9,8%). Solai e fondelli hanno fatto registrare un incremento nel Nord Est (+4,3%), mentre hanno subito una riduzione della produzione al Centro (-4,5%) e al Sud (-30,2%). Infine dinamiche positive per le coperture nel Nord Ovest (+12,2%) e nel Centro (+3,3%), mentre sono risultate in calo sia le regioni del Nord Est (-8,9%) che quelle del Sud (-13,5%). I CONTI Sempre secondo le stime dell’Osservatorio, il comparto della produzione di laterizi ha fatturato circa 380 milioni di euro nel 2019. In attesa dei bilanci 2019, che YouTrade come sempre pubblicherà a fine anno in occasione del numero speciale dei Bilanci delle costruzioni, il quadro che emerge dalla lettura delle principali realtà produttive può essere fatto a consuntivo sui dati 2018, per i quali si può far riferimento ad alcuni aggiornamenti rispetto alle tabelle pubblicate nell’ultima edizione del lavoro citato. Da questo punto di vista, le 14 aziende monitorate rappresentano quasi il 50% del giro d’affari del settore, per un totale di 187 milioni di euro nel 2017. A parità di campo di lettura, dunque escludendo Fornaci Laterizi Danesi, azienda per la quale non risulta ancora disponibile nei registri camerali il bilancio 2018, in forte crescita negli ultimi anni, la dinamica complessiva delle altre 13 società presenta un incremento del fatturato nel 2018 del 4,4%, passando da 169 milioni di euro ai
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FATTURATO (valori in migliaia di euro) 2018 2017 Var. % 37.829 37.303 1,4 33.392 24.760 34,9 26.858 25.588 5,0 23.808 24.031 -0,9 23.632 24.379 -3,1 nd 17.245 nc 6.531 5.523 18,2 5.568 4.040 37,8 4.991 5.350 -6,7 3.992 6.601 -39,5 3.142 3.239 -3,0 3.074 3.345 -8,1 2.826 3.034 -6,8 1.580 2.483 -36,4
177 del 2018, con andamenti ovviamente diversificati in base alle diverse realtà imprenditoriali. DIFFERENZE La lettura dei dati di bilancio evidenzia come nonostante il mercato dei laterizi abbia imboccato da anni una china discendente, derivante non solo dalle dinamiche negative del mercato nel settore della nuova costruzione, ma anche dal cambiamento quantitativo e qualitativo della domanda, il settore ha affrontato la congiuntura negativa ristrutturandosi non solo a livello di sistemi aziendali, ma anche di prodotti e soluzioni, come nel caso di alcune tipologie specifiche di prodotto che riescono, nonostante il rallentamento della domanda generale di laterizi, ad avere trend positivi. In questo quadro Fornaci Briziarelli Marsciano si conferma la prima realtà produttiva nazionale, in crescita dell’1,4% tra il 2017 e il 2018, ma di grande rilevanza è la crescita di T2D, con +34,9% nel 2018, che porta il produttore al secondo posto della classifica dei principali produttori di laterizi. In crescita anche Wienerberger (+5%), SiaiSocietà Agricola Immobiliare Industriale (+18,2%) e soprattutto Fornace Laterizi Vardanega Isidoro (con il valore di crescita più alto, pari a +37,8%). Alcuni bilanci 2019 sono già disponibili e tra questi quello di Ibl, che nonostante il calo registrato nel 2018, mostra nel 2019 un recupero pressoché totale del fatturato. Per altri grandi produttori, come Terreal Italia e Industrie Cotto Possagno i valori sono di leggero decremento. Al di là dei dati di fatturato, la lettura dei principali indicatori finanziari evidenzia come le società presentino complessivamente tuttavia ancora non solo utili in negativo, ma anche Ros e Roe, segno che le aziende nel prossimo futuro dovranno procedere ancora ad ulteriori riorganizzazioni produttive e di posizionamento, al fine di poter rimanere nel mercato con sufficiente competitività. L u g l i o / A g o s t o
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I committenti di una villa sul Garda hanno scelto Normablok Più S40 Ma con due obiettivi: elevate prestazioni di coibentazione, ma senza il cappotto, assieme alla solidità antisismica. Che si aggiungono a efficienza per l’isolamento acustico e resistenza al fuoco
di Veronica Monaco
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argamente diffusa grazie alle sue proprietà meccaniche, la muratura armata trova nuova espressione con Normablok Più S40 Ma di Fornaci Laterizi Danesi, la linea completa di blocchi in laterizio integrati con il nuovo polistirene additivato di grafite Neopor di Basf ad alte prestazioni termiche. Efficiente sotto il profilo strutturale, termico, acustico e di comportamento al fuoco, la linea Normablok Più S40 Ma è adatta per realizzare murature armate portanti in tutte le zone sismiche. Come in provincia di Brescia, dove le elevate prestazioni dei blocchi hanno trovato impiego nella realizzazione di un edificio residenziale a Moniga del
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Garda, coniugando efficienza energetica, sicurezza strutturale, economia di spesa e di gestione del cantiere. IL PROGETTO L’edificio di Moniga del Garda si presenta come una struttura a due piani fuori terra, con un porticato sul fronte nord e un balcone sul fronte sud-est. A sud-ovest trovano invece collocazione i servizi comuni, composti da un vano tecnico e un deposito racchiuso in una cella rettangolare a tetto piano. Una copertura a due acque completa il disegno della configurazione esterna del fabbricato. L’edificio, che ricade in zona a pericolosità sismica media, è stato realizzato attraverso una fondazione a platea in calcestruzzo armato, struttura in elevazione in muratura L u g l i o / A g o s t o
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armata, solaio di piano in legno lamellare su cordolo perimetrale in calcestruzzo armato e una copertura in legno lamellare, anch’essa su cordolo perimetrale in calcestruzzo armato. Nella formulazione delle richieste al progettista i committenti avevano espresso la volontà di un edificio ad alta efficienza energetica senza il ricorso a un isolamento a cappotto. L’impiego del sistema costruttivo in muratura armata, con il blocco Normablok Più S40 Ma ad alte prestazioni termiche, ha consentito di soddisfare le istanze dei committenti e il rispetto della normativa sulle costruzioni in zona sismica. ABBINAMENTO I blocchi Normablok Più S40 Ma sono realizzati con laterizio Poroton P800 e polistirene additivato di grafite Neopor di Basf, e sono adatti per realizzare murature armate portanti in tutte le zone sismiche. Abbinati alla malta termo-sismica Danesi Mtm10, e sfruttando l’apposito foro Edificio residenziale a Moniga del Garda (Brescia). Il sistema di muratura armata Normablok Più S40 MA permette di realizzare edifici in muratura portante di qualsiasi forma e distribuzione planimetrica.
SCHEDA TECNICA Oggetto: edificio residenziale Committente: Paolo Giovanni Dalla Torre, Angelo Lazzaroni Località: Moniga del Garda (Brescia) Progettista architettonico: Geom. Mattia Compri Progettista delle strutture: Ing. Luca Barbieri Impresa di costruzione : Edilizia Lovato Produttore laterizi: Fornaci Laterizi Danesi– Soncino (Cremona) Distributore laterizi: Latercom – Soncino (Cremona)
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dotato di preincisione, i blocchi sono posti in opera integrati a barre di armatura orizzontali e verticali. Il sistema di muratura armata di Fornaci Laterizi Danesi permette di realizzare edifici in muratura portante di qualsiasi forma e distribuzione planimetrica, senza dover rispettare il vincolo di limite massimo tra gli interassi dei muri e contenendo l’area delle pareti resistenti. In più non è necessario aumentare lo spessore dei muri di piano in rapporto all’altezza del fabbricato. Con i blocchi Normablok Più S40 Ma è inoltre possibile inserire all’interno della struttura in muratura portante elementi resistenti ai soli carichi verticali come pilastri in acciaio o cemento armato. L’insieme delle caratteristiche semplifica la progettazione delle strutture accelerando i tempi di realizzazione della costruzione.
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T2D
IL COMFORT GIOCA IL TRIS Il sistema abbina le proprietà termiche e acustiche dei materiali isolanti, ma senza rinunciare alla traspirabilità tipica dei laterizi. E contribuisce in maniera significativa alla realizzazione di case passive con consumi vicinissimi allo zero sia in estate che in inverno di Franco Saro
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re anni fa, attraverso un’operazione di fusione tra Toppetti e Donati Laterizi, è nata T2D, una realtà che affonda le radici in un’altra epoca, il 1886, e che ora conta su quattro stabilimenti tra Umbria, Toscana e Piemonte. Ma, soprattutto, che non ha perso lo stimolo a innovare in un settore, quello del laterizio che, apparentemente, è piuttosto conservativo. Una supposizione che Alessandro Andreucci, marketing manager di T2D, desidera sfatare. Domanda. Il laterizio è stato per lungo
Alessandro Andreucci. In alto, posa in opera elemento base
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tempo associato a qualcosa di immutabile e, quindi, poco innovativo. È ancora così? Risposta. Il costruire in laterizio trova radici antichissime nell’architettura italiana e, proprio per questo, ha un profondo legame con la storia: evoca nell’immaginario comune l’idea di un materiale poco innovativo. Al contrario, il laterizio, pur mantenendo le sue caratteristiche di affidabilità e durabilità, si presenta oggi profondamente rinnovato, con nuovi formati e nuove tipologie con prestazioni tecniche adeguate agli standard più evoluti. D. Qual è la strada che porta a un prodotto nuovo? R. Un nuovo prodotto può nascere dall’attività di ricerca, da una nuova normativa, della volontà di entrare in nuovo mercato o semplicemente da un’idea. Qualsiasi sia l’impulso che porta al suo sviluppo coinvolgiamo ed ascoltiamo tutti gli attori della filiera: progettisti, imprese, distributori e privati. D. In materia di sicurezza quali sono le caratteristiche prestaL u g l i o / A g o s t o
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zionali del vostro prodotto? R. La prima e la più importante prerogativa che ogni nostro prodotto deve avere è la sicurezza: nel caso specifico il sistema Tris, grazie a due agganci a blocco (40 elementi al metro quadro), garantisce l’unione strutturale tra la parete esterna e quella interna. La tenuta del sistema di aggancio, testata e certificata da prove di trazione, è cinque volte superiore a quella del normale laterizio. D. E per quanto riguarda il comfort? R. Con il sistema Tris da 25 anni lavoriamo per accrescere il comfort abitativo. Tris, infatti, è stato realizzato pensando al benessere di chi vive la casa ed è un sistema che riesce a coniugare i benefici del laterizio con le proprietà termiche ed acustiche dei materiali isolanti. Il risultato è un elevatissimo isolamento termico sia in estate che in inverno senza rinunciare alla traspirabilità tipica dei laterizi. D. Isolamento termico significa anche risparmio energetico: quanto? R. Tris contribuisce in maniera significativa alla realizzazione di case passive con consumi vicinissimi allo zero sia in estate che in inverno. D. E per quanto riguarda la sostenibilità? R. Tris coniuga tecnologia ed ecocompatibilità: è stato ideato per avere le migliori performance tecniche e un bassissimo impatto ambientale. D. Il laterizio prestazionale è un prodotto abbastanza compreso dal mercato? R. Lavorando su tutto il territorio nazionale possiamo affermare che i sistemi innovativi, e in particolare Tris, hanno avuto da sempre un ottimo riscontro. D. I distributori sono sufficientemente competenti per cogliere il valore del prodotto? R. Ci sono molte realtà che condividono i nostri valori e con le quali diamo vita a percorsi di crescita tecnica che hanno l’obiettivo di proporre al mercato soluzioni di qualità e creare valore.
Coibentazione pilastro con pezzo speciale copricordolo. Sopra, spalletta di porta. A destra, coibentazione cordolo solaio con pezzo speciale copricordolo
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QUANDO L’ARTE È COLOR MATTONE Il piccolo borgo medievale di Pieve di Cento (Bologna) ospita un quartiere-museo a cielo aperto, con una piazza che prevede 17 unità residenziali realizzate secondo il modello delle case a schiera in un unico corpo di fabbrica. Realizzate con gli speciali laterizi dell’azienda di Stefano Lavori
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n laterizio d’arte. Il piccolo borgo medievale di Pieve di Cento (Bologna) ospita un quartiere dell’arte, che contribuisce alla trasformazione del paese in un museo a cielo aperto. A pochi passi dal centro storico, infatti, è stata recentemente compiuta la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale, il Giardino delle Arti, fortemente voluto dall’imprenditore e mecenate Giulio Bargellini. Già fondatore del Museo Magi ‘900, ricavato in un vecchio silo degli anni Trenta salvato dalla demolizione, l’imprenditore di Pieve di Cento ha voluto condividere ancora la sua passione per l’arte con i propri concittadini attraverso lo sviluppo di un complesso residenziale che si affaccia proprio sul giardino delle sculture del museo e che incornicia la piazza che si è venuta così a creare.
A TUTTO VOLUME Proprio la piazza rappresenta il cuore del progetto, affidato al team formato dagli ingegneri Luca Venturi, Fabio Paoletti e Fabrizio Campanini, che ha previsto 17 unità residenziali realizzate secondo il modello delle case a schiera in un unico corpo di fabbrica. Gli edifici sono costituiti da due volumi, uniti da un sovrappasso, che delimitano i lati sud ed est del giardino delle sculture su cui si affacciano anche i portici collocati al piano terra e destinati all’uso pubblico. «Il punto di partenza del progetto è la piazza», sottolinea Venturi. «Un’area intesa come luogo di aggregazione e di incontro. Si è pensato di riproporre un brano di città che andasse a completare e raccordare il museo Magi ‘900 con il tessuto urbano di Pieve di Cento, attraverso la creazione di un giardino delle arti nel quale tutti possono incontrarsi e passeggiare perché protetto da portici e popolato di opere. Per questo il progetto urbanistico nasce unitario. Gli edifici
Il borgo dopo la conclusione dei lavori
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Da sinistra, Luca Venturi, Fabrizio Campanini, Fabio Paoletti
residenziali, come nelle migliori piazze delle città tradizionali italiane ed europee, cingono il giardino delle arti creando una quinta scenica ma discreta alla galleria d’arte e alle sue opere che escono dal museo andando ad animare la grande piazza giardino». FUNZIONE SOCIALE È un nuovo punto di ritrovo per tutta la cittadinanza del borgo bolognese, un luogo che, nel solco della tradizione, torna a diventare il centro nevralgico della comunità. Come auspicato da Giulio Bargellini: «Sono convinto che quando il progetto sarà terminato questa area diventerà un luogo attrattivo e un secondo centro della città. La piazza è un archetipo, un punto di incontro dove il pubblico potrà ammirare diverse opere d’arte di artisti importanti ma allo stesso tempo vivere questo spazio all’aperto e il portico che lo circonda». Il Giardino delle Arti, secondo la visione di Bargellini diventerà «un centro davvero originale e unico nel suo genere, dal momento che in Italia non esiste
Giulio Bargellini
un posto come quello che stiamo creando qui a Pieve di Cento. Non esiste nessun altro paese che sia allo stesso tempo un museo, un paesemuseo e un museo-paese che fa dell’arte e del territorio un tutt’uno». VIVERE QUOTIDIANO Il nuovo spazio dedicato all’arte è concepito per entrare in contatto con il pubblico in ogni momento del vivere quotidiano, attraverso una corte ispirata all’architettura storica tradizionale che riprende il calore dei portici e dei materiali tipici dell’architettura emiliana: «Pieve di Cento è un paese che ancora oggi conserva e ci racconta la sua storia attraverso gli elementi che da sempre lo contraddistinguono come le porte medievali, la Rocca, la piazza, ma anche i portici», aggiunge Paoletti. «Tutti elementi realizzati tramite il sapiente utilizzo dei materiali della nostra tradizione costruttiva quali il laterizio, il legno e gli intonaci caldi e accoglienti. Il carattere dei nuovi edifici si ispira proprio a quei criteri compositivi e costruttivi dell’architettura tradizionale che nel tempo hanno dimostrato di essere più duraturi, soprattutto sotto l’aspetto manutentivo. La possibilità intrinseca di poter allungare la vita delle costruzioni e diminuirne i costi legati alla manutenzione è già di per sé sinonimo di sostenibilità ed ecologia». PROTAGONISTI Proprio per questo tra i materiali protagonisti del progetto vi sono i laterizi Wienerberger: «Gli edifici devono durare nel tempo ed essere realizzati con materiali longevi e di qualità», commenta Campanini. «Quando abbiamo iniziato a pensare al borgo, l’idea di utilizzare il laterizio ci è sembrata la scelta più ovvia. Ci piace pensare al laterizio come a un materiale oltre la moda, un materiale che ben coniuga l’idea di tradizione con quella di innovazione. I laterizi di Wienerberger che abbiamo scelto per il progetto rispondono in maniera convincente e soddisfacente a tutti questi dettami». Un materiale tradizionale, il laterizio, fortemente legato alle costruzioni del passato che, grazie a Wienerberger e al suo processo di ricerca e sviluppo, riesce ancora oggi a garantire elevate prestazioni termiche, strutturali e di durabilità e al tempo stesso rinnovarsi. Un recupero in chiave innovativa di antiche pratiche e tradizioni e modi di agire che rinascono per delineare soluzioni idonee a risolvere le necessità più attuali.
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IL BLOCCO DA CLASSE A L’azienda lancia FullBlock, un sistema testato dall’Università di Perugia che ha ottenuto il massimo rating energetico. Nella versione portante, vanta un’ottima resistenza alle scosse sismiche e facilità di posa paragonabile a un normale blocco laterizio di Franco Saro
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aggiungere la classe A, semplicemente allineando un mattone sull’altro. È l’obiettivo di molti progettisti e un traguardo raggiunto da Fbm, Fornaci Briziarelli Marsciano Spa, una delle aziende con maggiore tradizione nel settore dell’edilizia, che fornisce l’intera gamma di prodotti in laterizio. Nata nel 1906, Fbm appartiene tuttora alla famiglia che l’ha fondata. Fbm vanta 4 stabilimenti di produzione, impiega 300 dipendenti e una rete commerciale costituita di oltre 90 agenti di vendita che operano su tutto il territorio nazionale, con 12 magazzini di distribuzione. Non solo: è anche un’impresa che ha saputo innovare. Fbm produce l'intera gamma dei laterizi: tegole e coppi che costituiscono il core business della società, mattoni in pasta molle, faccia a vista e blocchi in laterizio. A proposito di questi ultimi, oggi propone al mercato una vera e propria innovazione. INNOVAZIONE La linea FullBlock, consiste in blocchi di laterizio portanti e da tamponamento riempiti di EPS con grafite. Questi prodotti sono pensati anche per realizzare edifici performanti anche in zona sismica. Oltre ai blocchi di tamponatura riempiti di materiale isolante, la novità è l’introduzione di blocchi termici portanti antisismici ad alte
prestazioni energetiche, con l’impiego di inserti in Eps con grafite. I nuovi blocchi FullBlock sono stati sottoposti a prove termiche presso l’Università degli Studi di Perugia. Dai rapporti di calcolo eseguiti secondo la normativa Uni En 1745, per i blocchi riempiti con Eps grafitato si ottiene un netto miglioramento delle prestazioni termiche e acustiche: «L’impiego di questi blocchi ad alte prestazioni energetiche assicura di per sé la qualificazione energetica in classe A dell’edificio. I FullBlock consentono di non dover più ricorrere a sistemi posticci di isolamento, come cappotto termico, applicazioni di pannelli o insufflaggio delle pareti, ottenendo una casa con le migliori prestazioni energetiche semplicemente posando i blocchi della struttura di base. Con ovvi vantaggi in tema di mantenimento costante nel tempo delle prestazioni e totale assenza di manutenzione tipica del muro in laterizio». SOLIDITÀ Non solo: «I blocchi portanti antisismici sono dotati di massima resistenza al sisma e garantiscono la sicurezza della costruzione». Infine, un altro vantaggio: «I FullBlock permettono celerità di posa, massima costanza e durata delle prestazioni. Per questo, posando semplicemente dei blocchi in laterizio si ottiene una parete termicamente e acusticamente efficiente con valori ai massimi livelli». Blocco termico portante antisismico 38x25x18 FULLBLOCK U=0,213 W/m²K* Blocco termico portante antisismico 42x25x18 FULLBLOCK U=0,189 W/m²K*
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IL CAPPOTTO SU MISURA Il sistema Terracoat pronto per cogliere l’opportunità dei superbonus 110%: i pannelli possono essere fissati meccanicamente su qualsiasi struttura di supporto, dalla parete in legno a quella in latero-cemento. E migliora anche l'aspetto estetico dell'edificio
di Franco Saro
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aterizio + isolamento termico = Terracoat. La formula è di successo, specialmente ora che il superbonus 110% incentiva la coibentazione degli edifici con un robusto sconto fiscale. Terracoat, infatti, è un efficiente cappotto per l’isolamento termico degli edifici costituito da pannelli prefabbricati mediante l’assemblaggio di lastre di Eps (gli spessori sono a richiesta: 80, 100, 120, 140, 160 o 180 millimetri) con grafite e di listelli in terracotta faccia a vista a pasta molle di Terreal Italia, dello spessore di 2 centimetri. Il particolare sistema di assemblaggio fa sì che i due elementi siano saldamente incollati tra loro, per creare un corpo unico, indivisibile e con un’altissima resistenza agli agenti atmosferici. La prefabbricazione viene eseguita nello stabilimento di Noale di Terreal Italia in condizioni controllate di fabbrica con procedimenti standardizzati. Le dimensioni ridotte, equivalenti a 0,54 metri quadri per pannello e il peso limitato (17,4 chilogrammi) rendono l’elemento molto versatile nelle fasi di logistica, stoccaggio in cantiere e, soprattutto, permettono velocità e facilità di posa.
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MONTAGGIO FACILE I pannelli possono essere fissati meccanicamente su qualsiasi struttura di supporto: dalla parete in legno a quella più tradizionale in latero-cemento, al pannello in cemento armato delle strutture prefabbricate. Il sistema Terracoat assicura una elevata performance termica dell’edificio oltre a migliorare l’aspetto estetico grazie ai listelli faccia a vista in terracotta a pasta molle nelle varietà di finiture e colori della gamma SanMarco e Pica. Queste caratteristiche rendono Terracoat adatto nei casi di ristrutturazione e riqualificazione edilizia, così come nella nuova edificazione. Tra i vantaggi d’uso sicuramente la lunga durabilità e l’assenza di manutenzione, oltre alla semplicità di posa. Inoltre, l’adozione di un Sistema di Isolamento Termico a cappotto, come Terracoat, che soddisfa i requisiti richiesti dai Cam (Criteri ambientali minimi), permette di accedere agli incentivi ed alle detrazioni fiscali previste dal Superbonus del Decreto Rilancio. Le agevolazioni fiscali rendono ancora più attrattivo l’intervento di Isolamento Termico a Cappotto, che aumenta l’efficienza energetica, riduce i costi in bolletta e le emissioni di CO2, aumenta il valore dell’edificio e il comfort abitativo. L u g l i o / A g o s t o
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L’addizione dell’Eps con la grafite consente di realizzare coibentazioni termiche di edifici con spessori ridotti, grazie alla sua minor conducibilità termica. Le particelle di grafite incapsulate all’interno del materiale assorbono e riflettono gli infrarossi agendo così sull’irraggiamento del calore, neutralizzandolo. Secondo gli esperti, è migliore la performance dell’Eps grafite rispetto a quello bianco nella trasmissione del calore per irraggiamento (sia invernale che estiva). Le particelle di grafite assorbono e riflettono il calore incamerato riducendo al minimo la trasmissione del calore per irraggiamento. Questo è possibile grazie alla struttura molecolare a nido d’ape della grafite. Inoltre, il rivestimento con il listello in terracotta conferisce al cappotto una maggior inerzia termica (Conduttività termica Eps lD = 0,030 W/mK). www.terreal.it Il centro commerciale Aldi a Treviglio (BG)
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SPECIAL E
L at er i z i
S TA B I L A
LIBERTÀ E SOLIDITÀ La progettazione del centro ricerche di un’importante azienda veronese è stata finalizzata con il sistema Muratura Armata Taurus, grazie anche ai valori desunti dalla ricerca condotta presso l’Università degli Studi di Padova di Franco Saro
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e barriere ideologiche sono fatte, spesso, per essere abbattute. Come in questo caso: il centro ricerche di Brahma, azienda di Legnago (Verona) e attiva nella produzione di apparecchi e componenti per bruciatori di olio e di gas. L’edificio, da poco completato, racchiude in sé tutti i limiti che avrebbero dato per scontato (un tempo) l’uso del sistema sismo-resistente in calcestruzzo armato. La libertà distributiva e architettonica, richiesta
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Il blocco Alveolater Bio Taurus 30 di Stabila. A destra, la realizzazione del centro ricerche di Brahma a Legnago (Verona)
per una struttura a destinazione direzionale, si è espressa in tutta la sua imponenza attraverso ampi e luminosi spazi, dati anche da importanti e irregolari aperture, che ne hanno definito le straordinarie particolarità. Il progetto, a cura dell'architetto Annachiara Zarattini e dell'ingegnere Stefano Debiasi (per le strutture), vede pareti curve, assenza di elementi d’angolo, elevate luci solaio ed altezze interpiano oltre i 5 metri, hanno definito un complesso composto da più corpi di fabbrica a tre piani fuori terra. L u g l i o / A g o s t o
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Foto di cantiere e dell'edificio ultimato
LA SCELTA La scelta del sistema Muratura Armata Taurus di Stabila è scaturita anche grazie alla ricerca condotta con il dipartimento Icea (Ingegneria, civile, edile e ambientale) dell’Università degli Studi di Padova, che è riuscita a dimostrare il valore intrinseco del sistema radiale (brevettato) sinonimo di una eccellente risposta isotropa e di un incremento di resistenza meccanica rispetto ai valori desunti dalle tabelle di normativa (Ntc18 §11.10.3.1.2). Il blocco scelto, l’Alveolater Bio Taurus 30, ha L u g l i o / A g o s t o
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permesso di realizzare le complesse pareti curve della reception, i pilastri interposti nelle finestre a nastro e i setti di muratura che, derogando dal limite della regola dell’angolo (almeno 1 metro per le murature ordinarie portanti), hanno permesso la realizzazione di serramenti privi di interruzioni creando un distintivo effetto di continuità. Un utilizzo così disinvolto e creativo del laterizio ha mostrato, concretamente, le vere potenzialità di un materiale/sistema che non si pone più limiti, sia in termini di libertà progettuale sia in termini di esecutività.
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bioCasa BIOFILIA
Come costruire a misura d’uomo
Progettare case dove prevalgono luce naturale, visione di tipo verticale, flusso d'aria, visuale, vegetazione e stimolino anche la curiosità: sono i principi alla base di una visione olistica dell’edilizia, teorizzati da un docente dell’università di Yale. E che sono già stati applicati in Italia
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di Valentina Anghinoni lzi la mano chi ha già sentito il termine biofilia. No, non si tratta di un’ennesima invenzione del marketing, ma di una ipotesi scientifica teorizzata da Edward Osborn Wilson, al quale si deve anche l’ideazione del termine sociobiologia. Quest’ultima tratta, per spiegarlo con le stesse parole dello scienziato, dello «studio sistematico delle basi biologiche di ogni forma di comportamento sociale». Che cosa ha a che fare, però, la sociobiologia con il mondo delle costruzioni e della progettazione? Per cominciare, la biofilia (dal greco bios, che vive, e philia, amore, quindi letteralmente amore per ciò che è vivo), quando si intreccia con il mondo della progettazione e dell’architettura, studia il legame tra l’ambiente costruito e la natura, provando a portare la natura nell’ambiente costruito. Questo perché, da ciò che emerge dalla letteratura biofilica e del cosiddetto biophilic design, cioè progettazione biofilica, il contatto con la natura produce un effetto rigenerativo sulle persone, aiutandole ad affrontare lo stress quotidiano e favorendo il recupero dall’affaticamento che provoca. Uno dei suoi assunti
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fondamentali è che anche l’umanità contemporanea e urbanizzata sente un bisogno innato di relazionarsi alla natura. Anche se, forse, molti di noi se ne sono accorti in maniera particolare solo durante i recenti mesi di lockdown da covid-19. I TRATTI ESSENZIALI Tornando a Wilson, e al suo lavoro Biophilia del 1984, pubblicato insieme a Stephen Kellert, professore di ecologia sociale all’Università di Yale (New Haven, Connecticut, Usa), possiamo notare come emergano dei tratti distintivi che caratterizzano la progettazione biofilica. Questi pionieri della disciplina ne hanno individuati più di 70, ma grazie al contributo del professor Giuseppe Barbiero e dell’architetto Bettina Bolten, esperti di biofilia, possiamo affidarci a sette fattori essenziali, elencati in ordine di importanza, che insieme concorrono a creare delle abitazioni biofiliche: la luce naturale, il prospetto (inteso come la visione di tipo verticale), il flusso di aria, la visuale, la vegetazione, la curiosità (gli ambienti devono sviluppare un senso di curiosità nelle persone) L u g l i o / A g o s t o
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UN PROTOCOLLO PER LA SOSTENIBILITÀ RIGENERATIVA Il protocollo Living Building Challenge 4.0. è stato creato nel 2006 dall’International Living Future Institute di Seattle, con l’obiettivo di passare da una sostenibilità neutra a un modello rigenerativo: si tratta di uno standard di sostenibilità tra i più avanzati per edifici, ma non solo. A oggi, nel mondo, ci sono più di 700 edifici realizzati con criteri biofilici e che vantano questa tipologia di protocollo. In Italia, questa sfida è stata colta dal Living Building Challenge Collaborative (Lbcc Italy) e recentemente è stato insignito il primo edificio con il protocollo Zero Energy dell’Ilfi, la Casa Sn, abitazione monofamiliare situata a Arco (Trento) a poca distanza dal Lago di Garda.
e i materiali. Ebbene, sì: anche se i materiali sono solo l’ultimo degli aspetti presi in considerazione da questo elenco, è opportuno ricordarci che la biofilia esige un approccio olistico, in cui ogni elemento dà il suo contributo fondamentale, sempre all’interno di un contesto che preveda il maggior livello di sostenibilità ambientale e sociale possibile. EDIFICI VIVENTI L’esempio forse più organico di trasposizione nella realtà di questi principi lo si può riscontrare nei cosiddetti living buildings. Che cosa si intende con questa definizione? Secondo quella che è probabilmente la massima autorità sul campo, vale a dire l’International Living Future Institute,
anche promotore della Living Building Challenge (vedi box), si tratta di uno spazio per abitare e vivere che non si accontenta solo di avere un impatto neutro sull’ecosistema, ma che è in grado di dare all’ambiente circostante più di quanto attinge da esso. Come si raggiunge questo obiettivo? Intanto, una precisazione: la progettazione rigenerativa deve potersi adattare a qualsiasi realtà e ovunque, e per farlo serve un approccio basato sulla massimizzazione degli impatti positivi in base al luogo, alla comunità e alla cultura del progetto. Detto ciò, i pilastri fondamentali di questa filosofia del costruire prevedono, in primo luogo, che gli edifici mettano in connessione i loro occupanti con la luce naturale, l’aria, la natura, la comunità, fino ad arrivare alla produzione in loco degli alimenti. Gli edifici, inoltre, devono essere autosufficienti dal punto di vista delle risorse necessarie al loro funzionamento, nei limiti delle possibilità offerte dal territorio in cui sorgono. Per chiudere il cerchio, devono riuscire a creare un impatto positivo sul sistema umano e naturale con cui interagiscono. NON SOLO MATTONI L’approccio biofilico, come è giusto che fosse, non ha toccato solamente i singoli edifici. Esiste, infatti, un network di città denominato Biophilic Cities, che comprende realtà come San Francisco, Washington Dc, Singapore, Barcellona, Edimburgo, fino a Wellington in Nuova Zelanda e Fremantle in Australia. Questa rete si propone di contribuire alla comprensione del valore e del contributo della natura nelle realtà urbane e sulla vita dei propri cittadini. Le conoscenze che ne emergono non mirano a costruire una visione standard e statica, fatta di parametri ineluttabili, quanto invece un progetto urbano in cui l’elemento naturale è presente e rigoglioso nel suo unico e particolare contesto ambientale e culturale.
La sfida Living Building Challenge consiste nel promuovere edifici ad altissima sostenibilità, in grado di avere un impatto positivo sull'ecosistema
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bioCasa ISTITUTO NAZIONALE BIOARCHITETTURA
All’origine delle case verdi Per edifici sostenibili e a misura d’uomo è necessario partire dalla base, cioè dal progetto. E saper utilizzare diverse discipline che presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema ambientale, in completa sinergia tra edilizia ed equilibrio naturale
di Valentina Anghinoni
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a parola sostenibilità è ormai entrata nella nostra terminologia quotidiana. Ma siamo sicuri di conoscerne tutte le sfumature e le sue applicazioni concrete? YouTrade lo ha chiesto all’architetto Anna Carrulli, presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura. Obiettivo: fare chiarezza sulle caratteristiche di un comparto, quello dell’edilizia sostenibile che, come emerge dagli interventi, è ormai una realtà consolidata e inarrestabile. Domanda. Può presentare brevemente l’identità e l’attività vostra associazione in riferimento al settore dell’edilizia e delle costruzioni? Risposta. La parola bioarchitettura è stata coniata dal nostro fondatore, Ugo Sasso, in occasione della fondazione dell’Istituto nel 1989, lo stesso anno in cui Giancarlo Allen ha fondato l’Anab, l’Associazione nazionale di architettura bioecologica che, metaforicamente parlando, è nostra sorella. Siamo nati come Istituto di ricerca sui fenomeni dell’inquinamento indoor e outdoor e, infatti, fino al 2012 era accessibile solo a professionisti iscritti all’albo. Non solo architetti e ingegneri, ma anche medici, fisici, geologi, solo per citare alcune figure, perché affrontiamo queste tematiche con un approccio multidisciplinare. Abbiamo 12 commissioni, tra cui cito Urbanistica, Ambiente e Salute, che in questo momento sta lavorando con particolare frenesia. Ci occupiamo di studiare la reazione dell’uomo alle tre classi di inquinamento codificate dal ministero della Salute: chimico, fisico, biologico e di come questi rischi, interagendo
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Anna Carrulli
tra loro, impattano sulla salute delle persone e dell’ambiente. D. Che cosa si intende con il termine bioarchitettura? R. Il nostro fondatore Ugo Sasso, scomparso nel 2009, disse che la bioarchitettura è l’ecologia nel progetto. A queste sue bellissime parole, aggiungo la nostra definizione ufficiale, che fa capo all’articolo II del nostro statuto: la bioarchitettura è l’insieme delle discipline che presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema ambientale. La bioarchitettura, infatti, tende alla conciliazione e integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali e i fenomeni naturali. Ormai da trent’anni siamo fedeli a questi principi: mettiamo al centro l’uomo con L u g l i o / A g o s t o
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le sue interazioni nei vari settori della vita, con lo scopo di migliorarne i diversi parametri. Per questo è importante coinvolgere l’ambiente costruito in quanto elemento inseparabile, come emerge anche dal protocollo Itaca, al quale noi facciamo riferimento per l’attribuzione del marchio Bioarchitettura di Qualità energetico ambientale. D. Quali sono le caratteristiche della bioarchitettura? R. La bioarchitettura è un confrontarsi continuo con la realtà e con la continuità storica dei paesaggi e della cultura costruttiva locale, rispettando i principi di ecosostenibilità e biocompatibilità. Dunque, il sistema edificio è quell’entità nella quale devono confluire queste caratteristiche. Una sinergia della bella architettura, che rispetta il bios, ciò che è vivo, unendo una serie di fattori che devono essere in armonia tra loro. Territorio, scelta dei materiali, efficienza energetica e uso di fonti di energia rinnovabili sono solo alcuni aspetti, ma lo scopo finale è che l’umanità riesca a interfacciarsi dall’interno all’esterno in maniera sicura. Qui mi riferisco alle tre classi di inquinamento chimico, fisico e biologico. D. Quali sono i principali protocolli e certificazioni a cui si fa riferimento per le costruzioni in bioarchitettura? R. In quanto Istituto Nazionale di Bioarchitettura facciamo riferimento principalmente al protocollo Itaca per la certificazione energetica e ambientale di un edificio, un codice riconosciuto e sperimentato sia per il recupero del costruito che per le nuove costruzioni. Si tratta dell’unico protocollo pubblico italiano riconosciuto. Abbiamo sviluppato anche dei percorsi formativi specifici per gli addetti del settore, per le figure di Esperto in bioarchitettura ed Esperto sui Cam in edilizia, secondo la norma internazionale Iso/Iec 17024 e certificate da un Ente terzo, Accredia.
D. Come incidono bioarchitettura ed edilizia naturale sul totale del comparto delle costruzioni italiano? R. Rispetto a qualche anno fa è un trend in crescita, anche perché c’è una maggiore attenzione all’inquinamento indoor. Poi, perché non esiste più realmente un rincaro sulla produzione e vendita di materiali naturali. Anzi, la scelta di materiali naturali o compatibili porta a un impatto economico molto più contenuto, oltre ai benefici sulla salute degli utenti stessi. Durante il lockdown è emersa ancora di più la necessità degli utenti di vivere in ambienti salubri e molte ristrutturazioni adesso pongono l’accento su questo aspetto. Anche la psicologia ambientale, da tempo, sottolinea quanto sia fondamentale l’impatto dell’ambiente in cui viviamo sulla psiche.
E PER I MATERIALI... L’intervista chiarisce il significato del termine bioarchitettura. Ma che cosa si intende, invece, per bioedilizia? «La bioedilizia riguarda lo studio dei materiali per le costruzioni, che devono anch’essi rispondere ai principi di ecocompatibilità e sostenibilità», spiega Anna Carrulli. La scelta di materiali edili può avere un impatto decisivo nel raggiungimento di standard di sostenibilità elevati, sia per il loro impatto sull’ambiente che per il benessere e il confort indoor, un tema sempre più sentito dall’utente finale, ovvero uno dei principali attori della domanda del settore. «A breve usciremo con un documento Associazione Nazionale 2019. Sopra, alcune pubblicazioni dell'Istituto Nazionale di Bioarchitettura che, grazie alle ricerche dei suoi esperti, promuove la cultura della sostenibilità in edilizia
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che parla del diritto alla salute del cittadino, uno degli obiettivi che rientrano a livello internazionale nell’Agenda 2030 dell’Onu».
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bioCasa G B C I TA L I A
Una pagella per chi è green L’associazione assegna una certificazione di sostenibilità agli edifici, con un punteggio che stabilisce il livello raggiunto. Ma senza indirizzare il progettista verso un sistema costruttivo piuttosto che un altro: quello che conta è il risultato, spiega il presidente, Giuliano Dall’Ò di Valentina Anghinoni
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na delle ultime iniziative è la versione 2.0 della Milano Green City Map, con l’aggiornamento dei nuovi edifici sostenibili di Milano. Ma la missione di Gbc Italia, sigla che sta per Green Building Council, è molto più vasta, come spiega a YouTrade il presidente Giuliano Dall’Ò. Domanda. In che cosa consiste l’attività della vostra associazione? Risposta. Gbc Italia è una associazione senza fini di lucro, nata undici anni fa, che fa parte del World Green Building Council, organismo presente in più di 70 nazioni. Dalla sua fondazione si occupa di promuovere la sostenibilità attraverso lo strumento dei protocolli. Negli ultimi anni c’è stata, però, un’accelerazione sugli obiettivi quali la sostenibilità, la decarbonizzazione e tutte quelle azioni importanti che portano nella direzione del cambiamento in ottica sostenibile, che condividiamo con i nostri soci, i quali sono più di 300 e rappresentano tutta la filiera delle costruzioni. La nostra autorevolezza, infatti, deriva anche dalla scelta di porre le conoscenze di ogni attore al servizio dell’edilizia sostenibile e, in ultima istanza, degli obiettivi per l’ambiente condivisi a livello internazionale. Mi riferisco al Green Deal dell’Unione Europea e agli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Per questo motivo, svolgiamo anche un’importante azione di sollecitazione a livello della nostra pubblica amministrazione verso la sostenibilità. D. Che cosa si intende con il termine edilizia sostenibile? R. Non si tratta di una definizione così immediata, perché il concetto stesso di sostenibilità si è molto evoluto nel corso degli anni. Possiamo dire che l’edilizia sostenibile è un modo di costruire tale per cui gli edifici impattano il meno possibile sull’ambiente, considerando due macro-fattori: come è costruito un edificio e in che modo esso si relaziona con l’ambiente. Entrambi devono essere affrontati con un approccio multidisciplinare.
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D. Quali sono le caratteristiche salienti dell’edilizia sostenibile? R. I tratti dell’edilizia sostenibile sono molteplici e ognuno di essi gioca un ruolo essenziale, a partire dall’efficienza energetica, perché se si riduce l’utilizzo di energia che, in termini quantitativi, costituisce la maggiore fonte di inquinamento, si diventa più sostenibili. Come accade, per esempio, con i Nearly Zero Energy Building (Nzeb). E ciò presuppone anche una serie di caratteristiche
Giuliano Dall’Ò
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Presentazione ufficiale della mappa Milano Green City, nella sede GBC Italia, nel 2019. Milano è la realtà più virtuosa in Italia per numero di edifici certificati Leed o Breeam
nell’involucro e la possibilità di attingere l’energia necessaria da fonti energetiche rinnovabili. Un discorso molto simile lo si può fare anche per il fabbisogno idrico. È importante notare che l’efficienza energetica non riguarda solo i consumi finali di un edificio, ma anche la scelta dei materiali, dunque la loro produzione e conseguente impronta ecologica, la loro salubrità e circolarità, che ne permette il riutilizzo dopo la demolizione. Altri fattori essenziali, invece, riguardano il benessere indoor, ma anche l’attenzione sull’impatto sociale e sulla vivibilità del costruito da parte degli utenti. D. Quali sono i principali protocolli e certificazioni a cui si fa riferimento per le costruzioni green? Ad esempio, i protocolli di certificazione energetica ambientale delle famiglie Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), Breeam (Building Research Establishment Environmental Assessment Method, ndr) e i protocolli Gbc sono delle linee guida che definiscono delle aree di valutazione, ognuna delle quali prevede dei crediti. Questo sistema ha il pregio di non limitare la libertà del progettista, che non è obbligato a prediligere l’uso di determinate soluzioni: il livello di sostenibilità si ottiene dalla somma dei punteggi assegnati a ciascuna area. Per esempio, su una scala che va da zero a cento punti, per ottenere il Leed Green, quello base, occorre totalizzare almeno 40 punti mentre per il Leed Platinum ne occorrono almeno 80. Nello specifico, i nostri protocolli sono applicabili a una varietà di casi. Gbc Home si riferisce agli edifici residenziali e piccolo alberghiero, Gbc Condomini e Gbc Historic Building, un protocollo unico al mondo che riserva dei crediti specifici per gli edifici a valenza storica: valorizzare e salvaguardare il nostro patrimonio storico è già un fattore di sostenibilità. D. Come incide l’edilizia sostenibile sul totale del comparto delle costruzioni italiano? R. È una parte sempre più ampia e, soprattutto, riconosciuta dal L u g l i o / A g o s t o
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mercato immobiliare, anche se gli edifici certificati non sono ancora tantissimi. Milano è un esempio virtuoso, con 320 edifici registrati e certificati Leed o Breeam associati a importanti progetti anche di respiro internazionale. Noi di Gbc abbiamo realizzato una mappa per studiarne la presenza nella città, constatando che questi edifici hanno un effetto trainante sulle costruzioni vicine, segnale inequivocabile che il mercato comincia a esigere uno standard di qualità e garanzia.
QUANTO È VIRTUOSA LA MADONNINA «Tra le città europee Milano è quella che negli ultimi decenni ha accolto maggiormente la sfida per una trasformazione urbana verso un modello di città sostenibile e smart. Un cambiamento importante, frutto di una alchimia fatta di imprese, di progettisti, di pianificatori, di cittadini, di investitori, di lungimiranza politica bipartisan, e di tanta milanesità, caratteristica di una città che è sempre stata aperta e accogliente». Con queste parole, Giuliano Dall’Ò ha presentato la mappa Milano Green City, che individua non soltanto le realtà di edilizia sostenibili presenti sul territorio meneghino, a oggi circa 320 edifici certificati Leed o Breeam contro i 200 dello scorso anno, ma anche una serie di elementi di sostenibilità urbana, come le aree preposte alla ricarica dei veicoli elettrici, le postazioni di bike-sharing e le piste ciclabili. Intere aree sono diventate veri e propri distretti sostenibili con un impatto visivo e di qualità della vita considerevole.
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SICUREZZA, SOSTENIBILITÀ, SOLIDITÀ: LE TRE «S» DEI NUOVI INFISSI
MILANO UN GIOCO DI PRESTIGIO INNOVAZIONE I NUOVI PANNELLI CHE STUPISCONO PUGLIA QUANDO LE ANTE FANNO LA CLASSE A L u g l i o / A g o s t o
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Casa NON CHIUDETE QUELLA PORTA
Prima la cattiva notizia: il coronavirus e il conseguente rallentamento delle vendite chiude il mercato delle porte interne di Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna. Secondo uno studio di Interconnection Consulting, le vendite subiranno nel 2020 un calo di circa il 9,7% per valore. L’Italia, secondo queste previsioni, sarà il Paese più colpito dalla crisi, con cali del 22,7% e del 22,5%, per quest’anno e il 2021. E ora la buona notizia: le porte non scompariranno e, appena l’effetto psicologico del covid si attenuerà, continueranno a essere un elemento essenziale nella ripartizione di case e uffici, nonché un fondamentale elemento per caratterizzare l’ambiente. A patto di non pensare alle porte come a semplici superfici di legno con maniglie in ottone. I tempi cambiano. Secondo un recente report del Cerved, il trend è positivo e registra (prima del covid) un aumento della produzione nazionale di porte del 2,5% a volume (2 milioni) e del 2% a valore per il 2018. Piacciono le porte nuove, leggere, ma anche fonoassorbenti, sicure per quanto riguarda la resistenza al fuoco, e possibilmente capaci di non far scappare la temperatura interna. E le aziende italiane
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non sono certo insensibili alla domanda: le nuove porte sono in linea con quanto chiede il mercato. Semmai il problema è un altro: la difficoltà nel stare al passo con le richieste. Un po’ perché il mercato è estremamente frammentato, con tante piccole aziende (come del resto succede in altri settori), e un po’ perché la domanda di porte è scarsamente prevedibile ed è difficile programmare in anticipo la produzione. A questo si deve aggiungere il classico carattere creativo degli italiani, che chiedono arredi personalizzati, diversi, sempre nuovi. D’altra parte, l’Italia è il Paese con il più alto numero di possibili varianti del caffè al bar. Quello delle porte resta, comunque, un mercato importante: secondo Ance, nel 2018 il giro d’affari è stato di circa 128 miliardi di euro (+1,5% rispetto al 2017). E, in particolare, con una crescita di 1,2% nel residenziale e +1,8% nel non residenziale, grazie soprattutto agli investimenti privati. E il 2020? È un anno a parte. Ma il superbonus potrebbe trascinare anche gli interventi all’interno delle abitazioni. E le porte del business si aprirebbero ancora.
di Stefano Lavori
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SPECIAL E Gjfpe Casa
Villa con gioco di prestigio
La sala svago comunica con uno studio la cui privacy è all’occorrenza garantita da due grandi porte scorrevoli in vetro fumé
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Nella riqualificazione di un’abitazione di lusso a Milano, i committenti hanno chiesto porte prive di finiture esterne da accoppiare a un battiscopa filo muro. La soluzione sono stati i controtelai Eclisse Syntesis Collection, che hanno reso invisibili le cornici delle aperture
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ossono le porte diventare protagoniste invisibili di una casa? Sì, e a testimoniarlo c’è l’intervento di ristrutturazione in una villa alla periferia di Milano, che oltre a una totale riqualificazione per migliorare il comfort abitativo, ne ha ridisegnato l’estetica. Una delle richieste dei committenti prevedeva porte prive di qualsiasi finitura esterna, da accoppiare a un battiscopa al pari filo muro in tutta la casa, anche sulle scale.
di Veronica Monaco
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SPECIAL E Gjfpe Casa
Le porte filo muro del living, ugualmente mimetizzate nella parete, sono ricoperte da una carta da parati di ispirazione classica
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La posa del profilo Eclisse Syntesis Battiscopa necessario all’alloggiamento del battiscopa filo muro è stata particolarmente meticolosa
IL PROGETTO Casa R+F è una villetta anni Settanta su due livelli, inserita in un contesto di 2 mila metri quadri di terreno con piscina, casa per gli ospiti, palestra e box. Dopo un primo intervento nel 2013, l’edificio principale è stato completamente riconcepito sia dal punto di vista distributivo che impiantistico per un miglior comfort interno e prestazioni energetiche più efficienti. Sotto la guida dell’ingegnere Andrea Lonati, l’intervento di riqualificazione ha consolidato la struttura e le fondazioni, sostituito interamente la vecchia copertura, optando per una struttura in laterocemento con finitura in zinco-titanio, ecologico e resistente agli agenti atmosferici e alla corrosione, e sostituito gli impianti esistenti con soluzioni ad alta efficienza energetica. L’intervento di coibentazione, nel rispetto dei principi di bioedilizia, è stato realizzato utilizzando pannelli in lana di roccia, con un contromuro a protezione dell’isolamento. Dal punto di vista distributivo, gli spazi sono stati completamente ripensati, ampliati e ottimizzati in base alle esigenze dei proprietari. Tra le richieste, i committenti avevano avanzato il desiderio di porte prive di finiture esterne da accoppiare a un battiscopa filo muro. L u g l i o / A g o s t o
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MIMETIZZAZIONE Grazie ai controtelai Eclisse Syntesis Collection, tutte le porte interne della villa, scorrevoli senza stipiti e cornici oppure battenti filo muro, presentano la stessa finitura bianca della parete. Un look minimal ed elegante, garantito anche dal rivestimento con uno strato di primer sia sul telaio che sul pannello porta, che favorisce l’adesione delle pitture. I profili dei controtelai, preintonacati nella versione intonaco o modellati per essere stuccati nella versione cartongesso, assicurano una tinteggiatura perfetta, scongiurando il rischio che la pittura sfogli nel tempo. Unica eccezione le porte filo muro della zona living, ugualmente mimetizzate nella parete, ma ricoperte da una carta da parati di ispirazione classica. POSA DEL BATTISCOPA Trattandosi di un intervento di ristrutturazione, la posa del profilo Eclisse Syntesis Battiscopa necessario all’alloggiamento del battiscopa filo muro è stata particolarmente meticolosa rispetto a un edificio di nuova costruzione. Contrariamente alla prassi comune, in fase di realizzazione si è proceduto preventivamente con l’intonacatura delle pareti, data la compresenza di spessori diversi dal classico 11
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ECLISSE: RIPARTIRE DOPO IL LOCKDOWN
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e la porta fuoriesce dal muro. Questa pecializzata da trent’anni in controtelai soluzione è stata pensata per i bambini e e soluzioni all’avanguardia per sistemi persone con difficoltà di movimento. Infine, per porte a scomparsa, Eclisse riparte dopo da marzo tutti i pannelli porta in legno della il lockdown con tante novità di prodotto e gamma Eclisse vengono forniti di serie con iniziative per agevolare la ripresa. Ne parliamo con Fabiana De Luca, responsabile marketing la levetta tiraporta, soluzione più comoda di Eclisse. che facilita la presa rispetto al precedente ditale di trascinamento. Sono in arrivo anche Domanda. Di recente Eclisse ha presentato importanti innovazioni per l’installatore che tre nuovi accessori che migliorano le migliorano e velocizzano la posa in opera di performance di una porta a scorrevole a scomparsa: di cosa si tratta? un controtelaio. D. Di pochi mesi fa è anche la notizia Risposta. Le principali novità interessano della vincita del Red Dot per Eclisse soprattutto coloro che quotidianamente 40 Collection che premia l’eccellenza utilizzano una porta a scomparsa. Parliamo nella qualità e nel design. Quanto sono di tre accessori: il kit di sostituzione del binario estraibile, Eclisse Push&Pull e la nuova levetta importanti questi due elementi nei vostri prodotti? tiraporta. Grazie al binario estraibile, un Fabiana De Luca, responsabile marketing Eclisse R. Qualità e design sono ugualmente controtelaio Eclisse è sempre ispezionabile importanti. Per noi, che siamo un’azienda per interventi di manutenzione. Con il nuovo kit di sostituzione, anche a distanza di anni, ognuno può cambiare il specializzata nella produzione di controtelai per porte a scomparsa binario e i carrelli di scorrimento per avere la certezza di un movimento e filo muro più votata all’aspetto qualitativo del prodotto, ricevere un premio di design così prestigioso ci incoraggia a proseguire della porta che è uguale a quello del primo giorno. Eclisse Push&Pull nella costante ricerca di nuovi stimoli creativi, alimentando la nostra invece è un meccanismo che agevola la presa dell’anta, quando questa si trova completamente all’interno del muro: basta una lieve pressione passione a spingerci sempre oltre l’ordinario.
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LA SCHEDA TIPOLOGIA: Ristrutturazione e riqualificazione energetica, edificio residenziale PROGETTO: Casa R+F, Milano PROGETTAZIONE INTEGRATA: Ing. Andrea Lonati www.ingegneriaearchitettura.it IMPRESA DI COSTRUZIONI: Impresa Edile F.lli Xheka IMPIANTI ELETTRICI: De Franco ARREDAMENTI: Livraghi Progetto Casa PRODOTTI: Eclisse Syntesis Line scorrevole, Eclisse Syntesis Line battente, Eclisse Syntesis battiscopa
centimetri, e di diverse tipologie di muri, in parte in mattoni forati, in parte pieni, in parte nuovi e in parte esistenti, per cui la messa a piombo e in squadra non poteva essere verificata se non con la realizzazione degli intonaci. Una volta terminati gli intonaci, con esclusione della porzione a terra dove andavano posati i battiscopa, si è quindi potuto procedere con l’installazione dei profili, seguendo gli allineamenti dati dall’intonaco e intervenendo con aggiustamenti e spessorazioni dove necessario, per assicurare che l’installazione del battiscopa risultasse perfettamente in linea con la parete.
D. Oltre a design e qualità, le soluzioni Eclisse sono sinonimo di innovazione, e non a caso il vostro payoff è “Vediamo Oltre”. Quali sono oggi le sfide più significative che l’azienda sta portando avanti? R. Questa situazione ci ha dimostrato come il contesto in cui operiamo possa cambiare radicalmente e senza alcun preavviso. Ci siamo sempre contraddistinti per la nostra capacità di innovare. E questo è quello che dobbiamo continuare a fare. Così come abbiamo superato la crisi del 2009, saremo in grado di superare anche questo momento. Flessibilità e innovazione sono due carte che possiamo giocare e che potranno fare la differenza. D. Una sfida che ha unito tutti in un destino comune è l’emergenza coronavirus. Come l’azienda ha affrontato il lockdown? R. Quello del lockdown è stato un periodo molto complicato che ha determinato pesanti conseguenze in tutti i settori. Eclisse inoltre aveva deciso di interrompere la produzione ancor prima dell’entrata in vigore del decreto che ha bloccato tutte le attività produttive non essenziali. Nei mesi di marzo e aprile parte del personale ha potuto lavorare da casa in smart working. La direzione invece si è adoperata per mettere in sicurezza l’azienda, prevedendo l’adozione di un protocollo di regolamentazione interna che ci ha permesso di esser pronti alla fase 2 già da metà aprile. D. Quali iniziative avete messo in campo per la ripartenza? R. Tra le iniziative messe in piedi per agevolare la ripresa, Eclisse si è L u g l i o / A g o s t o
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impegnata fin da subito a garantire i pagamenti ai propri fornitori nei termini previsti, senza chiedere dilazioni, dando così il suo contributo a salvaguardare la liquidità. Dall’altra parte, a tutti clienti in grado di rispettare le scadenze, l’azienda ha proposto un extra sconto del 3% dell’importo saldato come fornitura di merce aggiuntiva. Un’iniziativa che ha avuto un ottimo riscontro tra i rivenditori. D. E per i rivenditori avete previsto iniziative particolari? R. Oltre a quanto detto sopra, l’azienda è fermamente convinta che mai come in questo periodo saranno fondamentali il valore della relazione, il rispetto, l’etica e la fiducia. Eclisse mantiene ancora oggi le sue promesse delle origini e identifica tuttora nel rivenditore il suo unico canale di vendita. Anche in controtendenza, abbiamo deciso di continuare a non vendere online. Vogliamo invece unire le forze e le competenze, comunicare apertamente, condividere i valori, coinvolgere il rivenditore come partner per trovare insieme nuove idee, senza tralasciare nessuna opzione. D. Come sta andando la ripresa e quali sono le previsioni di fatturato a fine anno? R. C’è tanta voglia di fare e, considerate le circostanze, c’è un moderato ottimismo. Il primo semestre si è chiuso a -20%. Stimiamo di recuperare in parte questa perdita durante il secondo semestre, per cui prevediamo un +5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Se le previsioni saranno rispettate, potremo chiudere il 2020 con una perdita al di sotto del 10%.
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Casa Porte aperte alle novitĂ Braga introduce un decorativo in laminato, realizzato con una nuova concezione che ha portato a un risultato straordinario come somiglianza al tranciato e una nuova linea di porte laccate. In crescita la richiesta di pannelli scorrevoli e resistenti al fuoco di Veronica Monaco
Porta tamburata in finitura simil RAL9010 con incisioni orizzontali
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ualità ed eleganza made in Italy sono il marchio di fabbrica del Gruppo Braga, azienda specializzata dal 1974 nel la produzione di componenti per por te inter ne in legno e laminato. Una filiera diretta che inizia e termina dagli alberi: tagli selezionati, piantumazioni programmate e riciclo dei materiali di scarto di legno vergine, privo di colle o agenti estranei, permettono all’azienda di creare soluzioni resistenti e di eccellenza, nel rispetto della natura e dell’ambiente. Il fondatore Giuseppe Braga spiega a YouTrade i segreti che fanno dell’azienda una delle principali realtà produttive in Italia e all’estero. Domanda. Quali sono le caratteristiche di una porta Braga? Risposta. Le porte Braga sono riconoscibili per essere un prodotto industriale, ma con grande attenzione alla qualità dei particolari. I nostri pannelli porta in laminato sono caratterizzati dall'uso di listoni di tamburatura di prima qualità, cartelle in Mdf idro, incollaggio poliuretanico dei bordi e film protettivo all'umidità sul fondo del pannello. Lo stipite in
Porta tamburata in finitura Olmo Cenere 1406 con inserti in alluminio. Sotto, la sede del Gruppo Braga
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Particolare della gamma dei componenti porta Braga Spa in listellare di pioppo
listellare, realizzato con legno selezionato di nostra produzione, ha contribuito a un innalzamento della qualità delle porte immesse sul mercato. D. Quali dettagli differenziano le vostre soluzioni rispetto ai prodotti della concorrenza? R. La continua evoluzione del mercato impone la ricerca di nuovi decorativi e di nuove finiture per poter offrire una gamma di prodotti all’avanguardia. Molti dei nostri sforzi stanno andando anche nella direzione di ampliare l’offerta di porte con precise caratteristiche tecniche, con particolare attenzione alle porte tagliafuoco e a isolamento acustico. D. Avete presentato di recente delle novità di prodotto? R. La principale novità è stata l’inserimento a catalogo di un nuovo decorativo in laminato. Si tratta di un decorativo in rovere, esclusivo Braga, realizzato con una nuova concezione che ha portato a un risultato straordinario come somiglianza al tranciato. Abbiamo inoltre presentato nuove linee di porte molto eleganti laccate. La caratteristica principale è che il pannello porta può essere prodotto in versione liscia standard, con incisioni orizzontali-verticali, o pantografato sia con nostri disegni standard sia con disegni personalizzati del cliente, rendendolo elegante e personalizzato. D. Oltre i prodotti finiti, proponete anche un ampio catalogo di componenti: di che prodotti si tratta e quali sono le loro caratteristiche? R. Braga nasce come azienda di produzione di componenti per
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porte interne per i quali siamo leader. Il confronto quotidiano con la clientela ci ha spinto ad affinare la componentistica per porte riuscendo a trovare le migliori soluzioni tecniche per i vari problemi di assemblaggio che nel corso degli anni si sono verificati. D. Le vostre porte possiedono delle certificazioni? R. La continua ricerca di qualità e la sempre maggiore richiesta, ci ha spinto a ricercare soluzioni dedicate alla sicurezza. Abbiamo perciò acquisito importanti certificazioni di resistenza al fuoco sia per il mercato italiano (Ei) che per molti mercati esteri come Nord America (Ul), Golfo Persico (Bm Trada) e Gran Bretagna (British Standard). D. Quali sono le ultime tendenze del settore porte a livello di estetica e di tecnologia: ci sono delle novità? R. La tendenza a realizzare appartamenti con spazi sempre più ristretti ha portato a una richiesta maggiore di porte scorrevoli interno ed esterno muro. Inoltre, c’è sempre maggiore richiesta di porte rasomuro e la crescente sensibilità alla sicurezza spinge a chiedere porte resistenti al fuoco. D. Come avviene la commercializzazione dei vostri prodotti? R. Utilizziamo diversi canali di vendita in funzione dei prodotti. In Italia lavoriamo tramite una rete capillare sul territorio di magazzini a gestione sia diretta (Assoro, Montichiari e Caronno Pertusella) sia indiretta dislocati presso i nostri clienti più fidelizzati. Inoltre siamo partner di molti dei principali produttori di porte italiani, ai quali forniamo i nostri componenti. D. Distribuite anche all’estero. In quali Paesi siete presenti e L u g l i o / A g o s t o
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Particolare della gamma dei decorativi Trendy di Braga Spa. Sotto, Fasi di lavorazione, nonostante l’automazione la manualità è ancora presente all’interno dei prodotti Braga Spa
quanto incide l’export sul fatturato? R. All’estero, oltre alla vendita dei componenti per porte, sviluppiamo anche grandi progetti direttamente con i costruttori. L’estero è da sempre un target importante per la nostra azienda e rappresenta circa il 30% del nostro fatturato. Le porte Braga sono presenti in mercati quali l’India, il Golfo Persico, Israele, l’Egitto, Malta e la Croazia, solo per citare i principali. D. Com’è andato il periodo di ripresa post-lockdown? R. È innegabile che tutto quanto è accaduto in questi ultimi mesi, abbia avuto importanti ripercussioni sia a livello personale che lavorativo per tutti noi. Siamo stati costretti a fermarci per oltre un mese durante il lockdown, e non vi era nulla di certo. Il 4 maggio, abbiamo finalmente riaperto le nostre porte e dopo un primo periodo di assestamento possiamo dire che, almeno per quanto ci riguarda, la ripresa nei mesi di giugno e luglio è stata molto positiva con un incremento sia di ordinativi che di fatturato che non ci saremmo aspettati. Ci auguriamo che il trend iniziale prosegua. D. Quali scenari vedete per il prossimo futuro? R. Siamo molto soddisfatti del portafoglio ordini acquisito durante questi mesi post-lockdown, stiamo lavorando per onorare tutti gli impegni presi con rinnovato vigore ed entusiasmo. Ci auguriamo che in autunno non si debba rendere necessario nuovamente applicare misure restrittive. Nel caso saremo pronti ad adattarci sia supportando la nostra clientela che assorbendo eventuali nuove quote di mercato. L u g l i o / A g o s t o
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Casa Blindate anche alla dispersione
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Le porte della linea Synergy Out di Dierre sono state adottate per realizzare in Puglia il più grande edificio in canapa e calce d’Europa, un edificio Nzeb (Nearly Zero Energy Building), certificato CasaClima Gold. Anche grazie all’isolamento da primato offerto dagli infissi dell’azienda
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iqualificazione, rigenerazione, recupero: parole che si adattano al progetto Case di Luce che a Bisceglie, in Puglia, ha contribuito al recupero di un quartiere semi periferico della città realizzando il più grande edificio in canapa e calce d’Europa. L’intervento, curato da Ps Architetture e realizzato da Pedone Working di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani), si fonda su un approccio integrato, che ha saputo valorizzare le caratteristiche bioclimatiche del luogo sfruttando tecniche costruttive della tradizione mediterranea (serre solari e coperture a vela) nonché materiali
di Veronica Monaco
Case di Luce a a Bisceglie, in Puglia
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Casa le spese di climatizzazione e riscaldamento. Sono solo 77 i millimetri di spessore della porta Synergy Out. Cinque le diverse caratteristiche di protezione: antieffrazione in Classe 3, tenuta all’aria in Classe 4 e tenuta all’acqua in Classe 8A ma anche insonorizzazione e soprattutto isolamento termico secondo i più recenti standard CasaClima (Ud) 1,3 W/(m2K) di serie e fino a 0,6 W/(m2 K) con extra. Case di Luce sfrutta le Serre Solari come elementi di captazione passiva dell’energia solare termica e come elemento di mediazione tra interno ed esterno, ma anche una copertura a vela inclinata a sud/sud-est che accoglie un impianto rinnovabile che permette di ottimizzare l’equilibrio energetico della struttura. L’impiego di tecnologie sostenibili si abbina poi allo sfruttamento intelligente della ventilazione naturale che permette di raggiungere un comfort ideale in tutte le stagioni. Il risultato è un edificio Nzeb (Nearly Zero Energy Building), certificato CasaClima Gold grazie ad un bilancio tra energia prodotta e consumata prossimo allo zero, vincitore del premio Green Awards Building 2016 e, recentemente, progetto più votato dal pubblico alla quindicesima edizione dei CasaClima Awards 2017.
Il portone d'ingresso e le porte interne blindate Dierre della linea Synergy Out
innovativi e prodotti dalle prestazioni energetiche particolarmente elevate. A partire dalla canapa che, unita alla calce, è stata utilizzata per l’involucro in Biomattone® e Natural Beton®: un particolare composto riciclabile, biodegradabile e in grado di assorbire grandi quantità di CO2 dall’ambiente. Per coniugare sicurezza e isolamento termico sono state scelte le porte blindate Dierre della linea Synergy Out che, grazie al telaio brevettato in Pvc con anima in acciaio, raggiungono valori di isolamento da primato, con una trasmittanza sette volte più bassa di quella di un telaio tradizionale: Uf di 1.1 W/(m2 K) contro 7. Un dato che risolve definitivamente i problemi di condensa nelle stagioni fredde, evitando danni al rivestimento di cornici e porta, e migliora sensibilmente le prestazioni dell’intero serramento bloccando le dispersioni di calore in tutte le stagioni e riducendo
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1. Tre nuovi decori per la collezione Yncisa di FerreroLegno: Tartan dalle sofisticate geometrie che si intrecciano, donando alla casa un’allure scozzese elegante e raffinata; Segni caratterizzata da piccole pantografature orizzontali appena accennate; Styla che, grazie alla leggera pantografatura di 1 mm delle fasce orizzontali asimmetriche alternate alla superficie piana dell’anta, creano un gioco armonico di vuoto e pieno (disponibile anche nella versione vetro). 2. Trasparenze e colori per arredare con stile grazie a Vitrea, la nuova collezione di porte interne Dierre in vetro temprato e temprato stratificato, disponibile in 23 modelli e numerose varianti di installazione, anche scorrevole e filomuro. Sette le tipologie di vetro a catalogo: base, trasparente stampato o eroso, inciso o sabbiato, vetro decor e specchio bifacciale argentato. 3. FritsJurgens presenta accattivanti porte a bilico in vetro e acciaio verniciato con cerniere pivot a scomparsa, in grado di aprirsi facilmente e minimizzando lo sfioro perimetrale tra porta e parete. Non necessitano di cornici né stipiti e possono dunque integrarsi perfettamente ad ogni tipo di parete, di qualsiasi spessore e materiale. 4. Eleganza esclusiva per la porta di ingresso ThermoPlan Hybrid di Hörmann. Realizzata in acciaio inox e alluminio, è disponibile con equipaggiamento di sicurezza RC 3 di serie con serratura di sicurezza a cinque punti e una gamma di oltre 70 motivi. Inoltre è dotata di un elevato coefficiente di isolamento termico: UD 0,87 W/ m2K. 5. Windsor è la nuova porta blindata a bilico di Scrigno, anche filomuro, sviluppata nei minimi particolari al fine di assicurare eccellenti prestazioni termico-acustiche e i più elevati standard di sicurezza. Concepita ad anta unica, consente uno spazio di attraversamento della soglia più ampio, con dimensioni che possono raggiungere anche i 3 metri di altezza per 2
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metri in larghezza. 6. Tutta la bellezza e il calore del vero legno senza dover rinunciare al comfort e alle prestazioni del pvc. I rivestimenti per infissi ecoNatura di Oknoplast offrono un risultato iperrealistico, con effetto tridimensionale percepibile anche al tatto. Eletto Prodotto dell’Anno 2020 nella categoria finestre. 7. La nuova versione Panorama di Schüco LivIngSlide aumenta la superficie vetrata dell'11% grazie alla riduzione delle sezioni in vista. Offre una maggiore luminosità degli ambienti interni e un reale senso di connessione con il paesaggio circostante. In più conserva l'ottimo isolamento termico pari a Uf 1,29 W/(m2K), assicurando così un totale comfort climatico in ogni stagione. 8. Installare un vetro fonoassorbente Pilkington Optiphon consente di isolare i rumori esterni e proteggere il comfort degli ambienti di casa e di lavoro. E, per finestre sempre pulite tutto l’anno, il vetro è disponibile con rivestimento autopulente, Pilkington Activ Optiphon, e autopulente a controllo solare, Pilkington Activ Suncool Optiphon. 9. FIN-Vista di Finstral è la soluzione per chi cerca la massima trasparenza. Un prodotto che conquista con un design slanciato, una variegata scelta di colori e materiali, valori di isolamento ottimali e la massima semplicità nella posa in opera. Inoltre è possibile integrare nella parete vetrata tutti i tipi di apertura della gamma Finstral, dalle finestre ai portoncini, passando per le porte scorrevoli e a libro. 10. Più benessere in mansarda, grazie alla nuova finestra FYP-V proSky di Fakro. Dotata di un’ampia superficie vetrata e in grado di raggiungere altezze fino a 206 cm ad anta unica, garantendo prestazioni uniche in termini di illuminazione. FYP-V proSky è inoltre dotata di avanzate tecnologie utili a migliorarne le performance in termini di sicurezza e salubrità.
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L’E-COMMERCE VOLA DOPO IL COVID
SICUREZZA, RISCHI SOTTOVALUTATI Le aziende europee pensano di essere invulnerabili in tema sicurezza informatica: solo due terzi (68%) si considerano a rischio, dato in calo rispetto ai nove su dieci (86%) nel 2018. Eppure, secondo il Rapporto sul Data Threat 2020 di Thales, oltre la metà (52%) delle organizzazioni sono state violate o non hanno superato un audit di conformità nel 2019, sollevando ulteriori preoccupazioni sul perché un quinto (20%) intende ridurre il budget per la sicurezza dei dati nel prossimo anno. A livello globale, le aziende stanno accelerando la transizione verso la trasformazione digitale e spostando più applicazioni e dati nel cloud: un aspetto chiave di questa trasformazione. Quasi la metà (46%) di tutti i dati archiviati dalle organizzazioni europee è ora archiviata nel cloud e, dato che il 43% di tali dati nel cloud sono descritti come sensibili, è essenziale che siano tenuti al sicuro.
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Secondo una ricerca di Netcomm, dall’inizio dell’anno in Italia sono stati registrati 2 milioni di nuovi consumatori online (su un totale di 29 milioni), 1,3 milioni dei quali convinti ad acquistare sul web dalla crisi sanitaria. Per fare un paragone, nei primi sei mesi del 2019 la cifra raggiunta era pari a 700 mila. Una dinamica che ha spinto il business di chi opera nell’ambito e-commerce. Ma c’è di più: sempre secondo lo studio crescerà di più (fino a +55%) a livello mondiale come conseguenza del covid-19, seguito dal food delivery (fino a +23%) e dalla vendita all’ingrosso di prodotti farmaceutici (fino a +15%). Ma finita la crisi, second Ivano Fossati, chief operating officer di Sap Customer Experience per l’area Emea, non si tornerà più indietro.
IN SMART WORKING FINO A 8 MILIONI
con professioni che lo consentirebbero, attesta il report. L’Istat evidenzia anche che, nonostante in Italia l’organizzazione del lavoro sia ancora rigida, l’esperimento dello smart working, bruscamente accelerato dall’emergenza sanitaria, ha messo in evidenza le potenzialità dello strumento, al netto delle criticità legate all’ampio divario digitale che caratterizza il Paese e alle cautele legate agli squilibri tra lavoro e spazi privati. In particolare, il lavoro da remoto potrebbe riguardare maggiormente le donne (37,9% contro il 33,4% degli uomini), gli ultracinquantenni (37,6% contro 29,5% dei giovani occupati) e soprattutto i laureati (64,2%). A livello regionale sarebbe il Centro-nord l’area più interessata (37% contro 28,8% del Mezzogiorno).
IL 5G NELLE FUTURE SMART HOME
L’Istat lo certifica: sono oltre 4 milioni i lavoratori italiani in smart working, 3 milioni in più rispetto al 2019. Il Rapporto annuale dell’istituto di statistica rileva che, causa virus, la percentuale di chi lavora da casa sta progressivamente aumentando: è passata dal 12,6% di marzo al 18,5% di aprile, con tendenza in crescita. I 4 milioni, infatti, potrebbero potenzialmente raddoppiare fino 8,2 milioni di occupati (il 35,7%)
Avremo delle case a base di 5G. È la previsione del gigante della consulenza Accenture, secondo cui il trend porta a smart home iperconnesse, in cui sarà possibile fruire di servizi innovativi che spaziano dalla telemedicina all’istruzione a distanza. Le previsioni sono contenute nel libro di Accenture The Future Home in the 5G Era, scritto da Jefferson Wang e Boris Maurer con contributi degli esperti di Google Cloud George Nazi e Amol Phadke.
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