YouTrade Giugno 2018

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ISSN 2532 - 5671

Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano

GIUGNO 2018 - N°90

T E NDE N Z E E AT T UA L I TÀ DE L L A DIS T RIBUZ IONE E DIL E

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ANNO 11 - NUMERO 90 GIUGNO 2018

Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Fiorella Angeli, Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Umberto Anitori, Alberto Bubbio, Marco Buschi, Matteo Caffa, Giacomo Casarin, Federico Della Puppa, Dario Imparato (fotografo), Carlo Lorenzini, Ludovico Lucchi, Selene Maestri (fotografa), Federico Mombarone, Veronica Monaco, Giuseppe Rossi, Franco Saro, Stella Tedoldi, Sergio Vian Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di

Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Giovanni Pietro Grazioli • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

Responsabilità / Responsability : la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Periodicità / Frequency of publication : mensile - 10 numeri/anno. Poste Italiane Spa - Sped. In a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Trento. Registrazione / Registration: N. 406 del 25-06-2008 del Tribunale Civile e Penale di Milano. Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003.


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Sommario giugno Rubriche 15 Editoriale L'ottovolante che minaccia chi distribuisce materiali 16 Econauta Quella premessa è debito 16 Chiacchiere di condominio Amministratori, siate più «materialisti» 17 L'avvocato Attenti a vendere la casa popolare 18 I fatti nostri Il gioco di ruolo non è più un gioco 20 Facciamo i conti Agli obiettivi devono seguire le azioni 22 Imprese 4.0 La fatturazione elettronica al via 24 Colpo d'occhio Il lay-out, ovvero il percorso del cliente Attualità 26 DigitalNews 28 Immobili Mercato pronto alla ripartenza 32 Costruzioni & Burocrazia I lavori nella palude 36 Edilizia Quel cantiere è uno spezzatino 41 YouTrade Academy Distribution Revolution 42 YouTrade Academy L'impetuoso vento del cambiamento 48 YouTrade Academy Con la distribution c'è la revolution 50 YouTrade Academy La rivoluzione che parte in azienda 52 YouTrade Academy Le imprese vedono rosa pallido

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Come riorganizzare l'azienda: il focus di YouTrade Academy

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Immobili: sarà di nuovo boom?


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Rivendite Tecnologia Al bancone c'è un robot Distribuzione Eternedile green, con la filiale 100% elettrica Proind Il futuro? Estero più tecnologia Settef Nuovi colori sotto il Duomo

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Imprese Marketing Le sfumature della salute BigMat Mapef Così è nata la partnership

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Speciale dissesto idrogeologico Emergenza Italia Con l'acqua alla gola Cambiamento climatico Risorse idriche con il contagocce Geoplast Il nostro surf sull'onda verde Rassegna È la pioggia che va Comarte La sicurezza? È un business sicuro Principi (Hauraton) Il drenaggio è una risorsa

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Speciale controsoffitti Tecniche costruttive Tutti i vantaggi del doppio cielo Atena Un tuffo nel silenzio Rassegna Fate tre passi più in alto

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Speciale trattamento superfici Mercato Nuovo inizio per le finiture Dizionario Fare goal con la pallinatura Rassegna L'altra faccia delle facciate

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YouTrade Casa Bagno Da soli o in compagnia (del confort) Matera Una vasca vista Sassi Roma Viva la differenza tra lui e lei Eclisse Il controtelaiosi crede muro Pastorino A gonfie vele nel bagno Fima Carlo Frattini Il rubinetto è solo di design Dierre Più stile meno ingombri Duka Venite a fare la doccia su misura Galassia La ricetta diventa arti-tech Rassegna Così il bagno è una reggia

125 Luxury goods in showroom 126 Zapping 128 Hi-tech

La robotica si affaccia anche al bancone

Gli

S P E CI ALI

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di

Ecco gli strumenti contro il dissesto idrogeologico

YouTrade Casa entra in bagno


XI convegno nazionale youtrade

SCENARI DEL FUTURO DELLA DISTRIBUZIONE EDILE COME SARÀ LA RIVENDITA DEL FUTURO Il mercato è profondamente cambiato, bisogna guardare avanti. Ma, allo stesso tempo, si deve trarre insegnamento dal passato, dalla propria storia, per affrontare il nuovo. Il 2018 si preannuncia, infatti, come un anno particolarmente delicato, un ponte tra vecchio e nuovo ciclo dell’edilizia. E la distribuzione, oltre ai produttori, è chiamata a comprendere che cosa avviene, quanto è già realtà e in che modo è necessario adeguare la propria azienda. L’occasione per aggiornarsi sarà il nuovo Convegno di YouTrade, in programma come sempre a settembre. L’evento organizzato da Virginia Gambino Editore, molto atteso dagli operatori del settore edile, quest’anno si focalizzerà proprio sugli scenari della distribuzione, con uno sguardo sui trend specifici che coinvolgono le rivendite. Trasformazioni del punto vendita I temi individuati sono aspetti caldi per chi è l’anello di congiunzione tra cantiere e produzione. Per esempio, le nuove soluzioni organizzative della distribuzione, gli sviluppi della rivoluzione digitale, il ruolo differente del consumatore, sempre più protagonista e informato. E, come diretta conseguenza, anche la trasformazione del cliente, che diventa ingranaggio del processo di comunicazione, tramite passaparola o social network. A evolversi, però, non è solo chi acquista, ma anche lo spazio stesso della rivendita, trasformata in showroom, magari con l’ausilio di dispositivi digitali e sorprendenti soluzioni hi-tech. 3 workshop All’appuntamento con l’XI Convegno di YouTrade non mancheranno, inoltre, due momenti particolarmente apprezzati: il punto sulla congiuntura e i numeri di previsione curati dal Centro Studi YouTrade. Infine, a disposizione dei partecipanti sono previsti tre workshop dedicati a temi specifici. È bene segnarsi subito sull’agenda questo appuntamento da non perdere.

APPUNTAMENTO IL 18 SETTEMBRE 2018 Fiera di Verona - Palaexpo Viale del lavoro, 8 - ingresso A1


PROGRAMMA Ore 9.30

Registrazione e welcome coffee

Ore 9.45

Apertura dell’XI Convegno YouTrade - Virginia Gambino

Ore 10.00

Immagini dal futuro delle costruzioni

Ore 10.40

Edilizia 20-20-20. Analisi del prima e dopo: com’era e com’è. L’incidenza della demografia e del cambiamento climatico sul business Federico Della Puppa (Coordinatore Centro Studi Youtrade)

Ore 11.10

Andamento economico congiunturale 2018 e previsioni. Anteprima dei bilanci top 350 della distribuzione edile. Reportage rivendite estere - Federico Della Puppa

Ore 12.10

Talk show con 4 rivenditori di successo

Ore 12.50

Domande e risposte

Ore 13.30

Light lunch

Ore 14.30

3 Workshop a numero chiuso*: 1. Il rivenditore per il nuovo ciclo. L’organizzazione e l’offerta del punto vendita del futuro - Alberto Bubbio (Senior professor Università Cattaneo - Liuc) 2. L’impresa 4.0 esige la fattura 4.0. L’intelligenza artificiale entra nel processo amministrativo aziendale - Umberto Bramani (Direttore generale Nav-lab) 3. Distribuzione edile ed e-commerce

* Sessioni separate di approfondimento. È necessaria l’iscrizione preventiva (sul sito www.constructionb2b.it) al workshop desiderato

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L'ottovolante che minaccia chi distribuisce materiali

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orse pensate che Otto sia un semplice numero. Potreste essere costretti a cambiare idea. Otto è il nome della Amazon tedesca, sconosciuta in Italia, anche se è un colosso che fattura 7 miliardi di euro e impiega 50mila dipendenti. Nessun giornale ne parla (tranne YouTrade), ma Otto potrebbe aggiungersi alla lista dei concorrenti nel settore della distribuzione edile. Non di tutta, intendiamoci, ma di quella parte che è già intaccata dalla Gdo. Online, infatti, Otto vende ai cittadini tedeschi vestiti e lavatrici, scarpe e televisori. Ma anche porte, trapani, finestre e infissi in genere, ferramenta. E con quel giro d’affari insidia seriamente la stessa Gdo. Come ha fatto a crescere così tanto? A parte la immancabile ferrea organizzazione teutonica, la logistica impeccabile e una tabella di marcia rispettata al millimetro, Otto utilizza tanta, tanta tecnologia. Per esempio, ha adottato un sistema di intelligenza artificiale che interpreta e prevede bisogni e desideri dei propri clienti. Un altro software ottimizza talmente bene magazzino e consegne da consentire una riduzione dei prezzi. Insomma, non bastava Amazon (ovviamente presente anche in Germania), c’è anche Otto. Rendersene conto, però, non è solo un esercizio di masochismo applicato al commercio. È la consapevolezza che il fenomeno delle vendite online o si gestisce conquistando i clienti anche attraverso il canale digitale, oppure rischia di essere minacciato dai nuovi player. E se per ora Otto si limita a infissi e ferramenta, domani potrebbe allargarsi a vernici, isolanti, elementi di fissaggio... Michael Mandel, economista ed ex caporedattore del settimanale Business Week, ha calcolato che negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni l’e-commerce ha creato 390mila posti di lavoro, togliendone 72mila alla distribuzione tradizionale. Difficile dire se la stima sia esatta, ma indica comunque un travaso di risorse tra i canali della distribuzione. In alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, hanno cercato di frenare la mutazione genetica della distribuzione abbassando le tasse ai singoli retailer che resistono all'interno delle città. Ma, ammesso che il governo italiano accetti un'idea del genere, è tutto da provare che questa sia la soluzione. Che fare, dunque? Tenersi stretti i clienti attraverso un servizio digitale è il primo passo, e la app studiata da Virginia Gambino Editore va in questa direzione. Ma questo non esclude una riorganizzazione di servizi, logistica e offerta che siano in grado di confrontarsi con Otto o con aziende di e-commerce analoghe. Per esempio, decine di punti vendita potrebbero accordarsi per utilizzare una piattaforma comune che sia in grado di gestire ordini, back office, logistica e, aspetto più interessante, anche i clienti. È naturale che due rivendite nella stessa zona siano concorrenti, ma a decine di chilometri di distanza cade ogni presupposto di rivalità e potrebbero emergere sinergie e collaborazione. Certo, mettere in comune informazioni non fa parte del dna italiano, ma chi non riesce a governare il cambiamento rischia a sua volta di subirlo. E di trovarsi prima o poi, è il caso di dirlo, su un Otto-volante.

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E C O N A U TA

Quella premessa è debito

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e colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ammonisce la Bibbia. Però nel diritto civile i debiti si ereditano. E la regola vale anche per il settore delle costruzioni: non si può tirare una linea su quello che ci si lascia alle spalle. Per questo quando si fanno previsioni per il futuro non bisogna dimenticarsi di che cosa sono stati gli ultimi dieci anni. Nel caso dell’edilizia, per esempio, è giusto guardare con maggiore fiducia al futuro, ma senza tralasciare che bisogna risolvere i problemi accumulati nei lunghi anni della crisi. Uno su tutti: conti non a posto, squilibrati. Secondo l’istituto di ricerca Nomisma, le imprese edili continuano a essere frenate da una pesante eredità accumulata durante la interminabile congiuntura negativa: debito e interessi passivi. L’analisi, contenuta nel Rapporto sulla Finanza Immobiliare 2018, non lascia spazio a dubbi: secondo i ricercatori dell’istituto, il settore delle costruzioni ha attraversato in questi anni un periodo di profonda crisi «dalla quale non pare ancora completamente uscito». Sebbene le dinamiche dei principali indicatori siano tornate su un sentiero di crescita, «l’intero comparto continua a mostrarsi debole e con aree di elevata fragilità». Nomisma è andata a spulciare i bilanci delle imprese edili tra il 2012 e il 2016. Risultato: «l’analisi della struttura finanziaria delle aziende (...) mostra un livello di indebitamento ancora elevato soprattutto per le imprese di costruzione di edifici. Tra queste, il rapporto di indebitamento nel 2016 risulta pari a 3, in calo rispetto all’anno precedente». Insomma, situazione

pesante anche se in leggero miglioramento. Ma sulle aziende pesano, appunto, gli interessi passivi, in particolare quelli pagati alle banche che hanno prestato soldi alle imprese. Da un lato hanno aiutato gli imprenditori a pagare gli stipendi dei dipendenti e ad acquistare materiali. Ma dall’altro, hanno reso queste imprese più deboli. Questi oneri, infatti, erodono «in modo significativo il margine operativo», visto che nel 2016 hanno assorbito oltre il 40% del margine. Un livello che non solo abbatte il profitto, quando c’è ancora, ma frena pesantemente anche gli investimenti. Oltretutto, le imprese edili sono anche «strozzate» dagli impegni finanziari, visto che la maggior parte dei debiti da restituire sono a breve termine. La soluzione? Spalmare i debiti su un arco di tempo più lungo, in modo da diminuire le rate. Ma non è semplice con le banche che camminano in un sentiero sempre più stretto, imposto dalle regole internazionali. Federico Mombarone giornalista

CHIACCHIERE DI CONDOMINIO

Amministratori, siate più «materialisti»

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affermazione che l’amministratore di condominio deve essere un tuttologo è sempre più attuale. Infatti, oltre a saper far di conto e a conoscere le leggi sulla sicurezza, sulla privacy e sul fisco, deve anche essere un esperto in grado di consigliare gli interventi sull’impianto idrico, sulle caldaie, sugli ascensori, sulle impermeabilizzazioni, sulle strutture portanti, sulle forme di risparmio energetico. Gli amministratori quasi sempre in occasione di lavori si trovano in difficoltà nella scelta dei materiai per i vari interventi necessari. Gli ordini di difficoltà possono essere di due tipi: la scarsa conoscenza dei materiali che possono servire a risolvere i problemi del condominio o la conoscenza limitata ai prodotti delle aziende produttrici e riuscire a far capire ai condòmini nelle assemblee le caratteristiche dei vari materiali che possono concorrere alla soluzione dei problemi. Queste problematiche spesso costringono i condòmini a prendere decisioni tecnicamente non ideali e spesso condizionate soltanto dal costo dei materiali o addirittura da sentito dire o raccomandato da amici e conoscenti, se non consigliato dalla ditta appaltatrice, che ha interesse a scegliere la soluzione per lei meno costosa. Le uniche scelte fatte con una certa cognizione di causa sono quelle che riguardano il tipo di tinteggiatura e dei colori, perché in questi casi di solito le ditte appaltatrici effettuano campionature in loco che sono visionate dai condòmini. La scelta conseguente è frutto soltanto di una valutazione estetica e non delle reali caratteristiche di durata e di efficienza dei prodotti. Credo che in considerazione della sempre maggiore diffusione di interventi di ristrutturazione e di efficientamento sarebbe auspicabile che ci potessero essere rivendite specializzate dove amministratori e condòmini insieme possano valutare de visu, magari sentendo i consigli di chi distribuisce i vari materiali, le caratteristiche con relativi vantaggi o controindicazioni delle soluzioni possibili. di Umberto Anitori esperto di condominio

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L’AV V O C ATO

Attenti a vendere la casa popolare

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a Corte di Cassazione, con la sentenza numero 13345/2018 del 28 maggio scorso, ha affermato che chi ha comprato un alloggio di edilizia residenziale convenzionata a prezzo di mercato ha diritto alla restituzione della differenza tra quanto versato e quanto invece dovuto in base ai vincoli stabiliti dalla convenzione originaria di assegnazione del diritto di superficie. La Corte ha così confermato un suo precedente indirizzo (numero 18135/2015 e 28949/2017), ritenendo che «il vincolo del prezzo massimo di cessione di immobili realizzati nell’ambito dell’edilizia economica e popolare ai sensi dell’articolo 35 della legge n. 865/1971 non spiega l'efficacia limitata al primo trasferimento, o in ordine a quello intervenuto tra il costruttore ed il primo avente causa, ma segue l’immobile, a titolo di onere reale, in tutti i successivi passaggi di proprietà». Secondo la Corte vi è una differenza tra le convenzioni cosiddette Peep, Piani di edilizia economica popolare (all’articolo 35 della legge n.

865/1971) e la cosiddetta legge Bucalossi (articoli 7 e 8, L. n. 19/1977, oggi inseriti nell’articolo 18 del Dpr 80/2001), e solo per quest’ultima sarebbe possibile affermare che unico destinatario di obblighi e divieti è il costruttore o concessionario. Così non sarebbe, invece, per le convenzioni Peep, «ove la norma non indirizza gli obblighi al solo costruttore, bensì erga omnes». La conseguenza è che nei Peep «i prezzi imposti sono vincolanti per tutti gli aventi causa, a prescindere dal decorso del tempo», a meno che, ai sensi dell’articolo 31 comma 49 bis della legge 448/1998, «il vincolo del prezzo massimo di cessione sia stato rimosso, a richiesta del proprietario dell’alloggio, trascorsi cinque anni dalla data del primo trasferimento, mediante una apposita convenzione stipulata con il Comune, da redigere in forma pubblica e soggetta a trascrizione, contestualmente al versamento di un corrispettivo determinato dal Comune medesimo secondo i parametri indicati nella legge». Secondo la Corte, il permanere del vincolo di prezzo evita che le agevolazioni concesse si trasformino in uno strumento di speculazione non solo in relazione alla prima vendita, ma anche con riguardo a quelle successive. Di conseguenza, la clausola sul prezzo convenuta dalle parti, esorbitante i limiti di legge, costituisce una pattuizione nulla e, trattandosi di una nullità parziale, il contratto deve essere eterointegrato ex articolo 1339 del Codice civile con il prezzo imposto dalla legge. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu


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I FAT T I N O S T R I

Il gioco di ruolo non è più un gioco

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n mercato che galleggia è un mercato noioso, quasi un mantra che rischia di far assopire la verve imprenditoriale. Forse è per questo, per vivacizzare l’ambiente, che molti distributori edili hanno scelto di rispolverare quelle belle iniziative di fine secolo, quando anche i titolari delle rivendite avevano capito che per crescere, come azienda, era opportuno far crescere i propri collaboratori. La Storia non si ripete perché il contesto storico (e nel nostro caso “sociale”) cambia, ma fa piacere osservare che qualcosa rimane, fra le pagine chiare e le pagine scure (e qui qualcuno apprezzerà la citazione degregoriana) della storia di questa controversa professione che, proprio come il mercato che rappresenta, si muove a balzi improvvisi, in genere di breve durata, cui fanno seguito periodi di calma piatta. Un mercato, diciamolo fra noi, insopportabile, per qualcuno ingestibile, che stanca solo a pensarci. Chi cavalca le praterie formative della distribuzione edile da almeno vent’anni, ricorderà i primi Grandi Formatori che riuscivano a ipnotizzare fior di imprenditori come veri illusionisti della parola, facendo fare loro cose che non avrebbero mai pensato di dover fare (mi riferisco ai primi, leggendari “role play”, ovvero i “giochi di ruolo”, un misto di rischiatutto e avanspettacolo) ai cui però si prestavano con generosa condiscendenza, un po’ per curiosità, un po’ perché tanto gli esercizi li dovevano fare tutti. Il grande personaggio che non posso fare a meno di ricordare è Gabriele Fabbri, che ci ha lasciato troppo presto, e che ho avuto il privilegio di conoscere e apprezzare molto bene proprio durante le sue performance formative, così come nelle nostre chiacchierate pre e post aula. Divagazione a parte (ma tenevo alla rimembranza) oggi si ritorna a percorrere

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quei sentieri, e le nuove generazioni mi par di capire che riescano a riconoscere il valore del confronto, non tanto con chi ne sa di più – perché un formatore in un magazzino edile magari non è mai nemmeno entrato - ma con chi parla un’altra lingua che però si può ben comprendere e trasformare in cultura di impresa, o in cultura della relazione interna (che, del resto, è sempre stata un’impresa…). Ho partecipato di recente a uno di questi incontri, ed è bello confessare che si rimane sempre

La formazione al rapporto interpersonale, il miglioramento della relazione con i collaboratori interni, oltre che con il nuovo cliente, è diventato da semplice, inedito divertissement a prerogativa imprescindibile stupiti e coinvolti, anche se quelle cose le hai già sentite, o pensi di conoscerle. Un rivenditore mi ha anche chiesto se, secondo me, questo genere di formazione fosse utile. Gli ho risposto che, per come la vedo io, un imprenditore in generale, e della distribuzione edile in particolare, almeno una volta all’anno un tuffo nella piscina dei diversi punti di vista la deve fare, perché

mettersi in discussione, o anche solo verificare l’efficacia delle proprie convinzioni, porterà senz’altro benefici alla sua attività. Ancora, ciò che vent’anni fa, in epoca di vacche più o meno grasse, appariva come un simpatico diversivo alla quotidianità, e quando il panorama di competitor era decisamente inferiore a quello attuale, oggi deve essere inteso come uno degli strumenti essenziali per fare quel salto di qualità di cui tanto si parla. Pensare che la nostra attività si trasformi semplicemente modificando l’offerta dei prodotti o cambiando il layout della sala mostra è un po’ troppo semplicistico e può generare delusioni. Il cambiamento (e chi lo ha fatto davvero lo potrà confermare) deve avvenire prima di tutto nell’atteggiamento di titolari e collaboratori, che devono davvero condividere, ognuno nel suo ruolo, la nuova strategia d’impresa. Il rapporto con il cliente privato, per definizione, non può seguire i cliché riservati al cliente tradizionale delle rivendite, perché è un altro mondo e non esistono due clienti privati che entrano in sala mostra con gli stessi desideri. Fra le inedite sfide dei titolari del Nuovo Mondo della Distribuzione Edile saper creare entusiasmo e condivisione con i propri collaboratori è probabilmente il presupposto più significativo per inaugurare la nuova era. In questo senso, i corsi di formazione dedicati al miglioramento della relazione (interna ed esterna) sono una vera e propria benedizione. di Roberto Anghinoni Giornalista G i u g n o

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FIERA DEL CONDOMINIO

SOSTENIBILE FIERA DI VERONA - PALAZZO EXPO 16-18 SETTEMBRE 2018

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a Fiera del Condominio Sostenibile è una grande opportunità per imprese, professionisti, ma anche per l’utente finale. Per tre giorni, a settembre, Virginia Gambino Editore propone un poker di iniziative su uno spazio di 3.500 mq, con un punto di ristoro organizzato per ospitare anche workshop. Domenica 16. Festa del Condominio: evento destinato a coinvolgere soprattutto l’utente finale, con al centro ristrutturazione, riqualificazione e consolidamento delle strutture e servizi connessi alla gestione.

Lunedì 17, mattina. Secondo Convegno nazionale di YouBuild, per chi opera nel settore della progettazione e realizzazione. Lunedì 17, pomeriggio. Condominio Ok, il roadshow punto di riferimento per gli operatori della gestione condominiale e per gli utenti. Martedì 18. Convegno nazionale di YouTrade, giunto alla edizione numero 11, incentrato sugli scenari del futuro della distribuzione edile.

Per info: 02 47761275 - 340 1761951 - www.fieradelcondominio.com


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FA C C I A M O I C O N T I

Agli obiettivi devono seguire le azioni

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issare gli obiettivi è una condizione necessaria per proiettare la propria impresa nel futuro, ma non è sufficiente. Bisogna fare, agire. Ma non basta neanche «fare», bisogna decidere che cosa fare e possibilmente fare le cose giuste. Per esempio, se nel caso dell’azienda, i cui risultati erano stati commentati nell’editoriale dello scorso numero, ci si desse l’obiettivo di migliorare ancora il Roe per poter garantire una crescita equilibrata sul piano finanziario, ci si dovrebbe dare, date le relazioni tra obiettivi, un obiettivo di miglioramento del Roi. Quali azioni intraprendere per conseguire un simile obiettivo? Tra le possibili alternative vi è quella di migliorare il Return on sales (Ros) o redditività delle vendite. Per conseguire questo miglioramento non è necessario aumentare il fatturato, ma a parità di ricavi migliorare i margini di intermediazione o

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ridurre i costi delle strutture di supporto. Quest’ultima alternativa è da seguire solo se in passato si sono sovradimensionati gli organici. Ma è una strada difficile e pericolosa. Un ridimensionamento degli organici è da prevedere solo se nel futuro prossimo venturo si pensa di non crescere più, anzi, di andare incontro a forti contrazioni dei fatturati. Pertanto le azioni che appaiono come più

costruttive sono da ricondurre a quelle che consentono di aumentare i margini. Tali azioni possono essere queste tre: • Una ricerca di maggior copertura con i propri fatturati degli acquisti complessivi effettuati da quei clienti che risultano essere quelli a maggior marginalità; in proposito è sufficiente effettuare un’analisi dei clienti classificati in base al margine con essi realizzato dalla nostra impresa

Fatturato complessivo

Margine complessivo

Margine in %

Obiettivo Consuntivo

Obiettivo Consuntivo

Obiettivo Consuntivo

Linea A Linea B ……….. Linea N

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(sia in valore assoluto che in % sul fatturato da loro raggiunto) e poi chiedersi quale percentuale dei loro acquisti è rappresentata dal fatturato della mia azienda; così se un cliente avesse una marginalità sopra il 25% sarebbe interessante da coltivare e sviluppare, ma questo è possibile se quel cliente acquista da me solo il 20-30% dei materiali che lui consuma in un anno; • Una manovra del mix legata più ai prodotti che ai clienti; questo significa analizzare le marginalità dei diversi prodotti ed individuare quelli più redditizi, quelli con il margine in % sul prezzo di vendita più alto (margine di intermediazione dato da prezzo di vendita della merce – costo di acquisto della merce in % sul prezzo di vendita) e fare in modo che questi prodotti incidano con il loro fatturato sempre di più sul fatturato complessivo; • Trovare nuovi prodotti innovativi che rispondano alle esigenze dei clienti; per esempio, prodotti green a basso impatto ambientale; i nuovi prodotti innovativi sono sempre a marginalità più alta anche se sono un'incognita e sono più difficili da vendere: devo convincere il cliente. Una volta individuate le azioni le si mette in pratica, cercando di tradurle in fatti concreti. A questo punto nel tempo si manifesteranno i risultati di queste azioni. Se i risultati effettivi sono in linea con gli obiettivi desiderati si tratterà di proseguire

nella direzione intrapresa. Diversamente si tratterà di capire come mai i risultati non sono in linea con quelli attesi per intraprendere le eventuali necessarie azioni correttive. In proposito, si suggerisce di predisporre dei report che con una prescelta cadenza temporale, mensile o altro, diano evidenza ai risultati conseguiti confrontandoli con gli obiettivi. Un esempio di questo report potrebbe essere quello che evidenzia per famiglie di prodotti le seguenti informazioni (vedi tabella pag. 20). Questo approccio rientra in quello che viene definito management by objectives o gestione per obiettivi. Come si può cogliere il modello logico è semplice: si parte dagli obiettivi, si intraprendono le azioni, si misurano i risultati effettivi. Dove i risultati effettivi sono il punto di partenza delle successive azioni tese a raggiungere quelli che sono gli obiettivi desiderati. di Alberto Bubbio Alberto Bubbio è senior professor di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza (Va), dove è titolare di due insegnamenti: Programmazione e Controllo e Sistemi di contabilità direzionale (Misurazione delle performance aziendali). Per più di quindici anni è stato docente nel corso di laurea in Economia Aziendale presso

l’università Bocconi, dove ha anche svolto attività di coordinamento e di didattica presso La Scuola di Direzione Aziendale (Sda). È socio fondatore e partner di Dimensione Controllo Srl, società di consulenza direzionale che da più di 30 anni è al servizio delle imprese clienti per assisterle nella progettazione e realizzazione di efficaci sistemi di pianificazione e controllo. Da due anni è Principal Editor di Manage-mind, una piattaforma per manager attraverso la quale trovare idee e suggerimenti per una più efficace gestione di impresa.

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INDUSTRIA 4.0

La fatturazione elettronica al via

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i sente tanto parlare di fatturazione elettronica (telegiornali, newsletter, radio…), ma quello che realmente conta sono pochi quesiti che interessano realmente alle aziende: Che vantaggi porta la fatturazione elettronica? La fattura elettronica e quella PA sono la stessa cosa? Perché devo passare alla conservazione digitale? Che cosa rischio se non mi adeguo? Siamo sicuri che partirà? Facciamo un passo indietro: la legge di bilancio 2018 prevede l’obbligo per tutti i soggetti Iva, a esclusione dei soggetti minimi o in regime forfettario, di emettere nei rapporti B2B e B2C fattura elettronica da gennaio 2019, mentre dal luglio 2018 l'obbligo è per subappaltatori e grossisti di benzina/gasolio che dovranno inviare le fatture in formato digitale. La digitalizzazione delle fatture è intesa come processo digitale che genera e gestisce le fatture nel corso dell’intero ciclo di vita che le caratterizza: dalla generazione, alla firma digitale, all’emissione/ricezione, fino alla conservazione per dieci anni. Nel dettaglio la fattura elettronica è un documento digitale in un formato specifico denominato Xml (non confondiamole con le fatture in pdf ), in base a precise regole di compilazione (il cosiddetto tracciato), e deve essere trasmesso al destinatario previa apposizione della firma digitale. Ma torniamo alle domande. Quali saranno i vantaggi e i benef ici per le aziende? I benef ici maggiori ottenuti dal passaggio da un processo tradizionale basato su carta alla digitalizzazione delle fatture, consistono: nella riduzione dell’impegno di manodopera per attività di stampa e

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imbustamento, nel miglioramento nella gestione della relazione con il cliente (annullamento di errori e riduzione dei tempi dedicati a capire se la fattura è stata ricevuta, presa in carico…), e nella gestione della conservazione, un risparmio enorme in termini di gestione dell’archivio cartaceo. Parlando di numeri, si stima che per aziende che mediamente producono o ricevono un volume di fatture superiore alle 3mila l’anno, il risparmio si assesti su un im-

Un documento con modalità diverse dal formato digitale, verrà considerato non emesso e sarà applicata la sanzione prevista in caso di violazione degli obblighi relativi alla documentazione e alla registrazione delle operazioni soggette a Iva porto tra i 7,50 e gli 11,50 euro a fattura (come evidenziato da studi condotti dalla School of Management del Politecnico di Milano). Infatti, con la fatturazione elettronica il costo della singola operazione all’azienda oscilla tra 0,20 e 1,20 euro, comprensivi di conservazione, firma digi-

tale e gestione del Sistema di interscambio (detto Sdi, lo strumento informatico che, per legge, è in grado di ricevere le fatture in formato Xml). Il Sistema di interscambio effettua controlli sui file ricevuti (sia a livello formale, che a livello di dati corretti, come la partita Iva), procede all’invio del documento al destinatario e smista gli esiti relativi ai documenti emessi/ricevuti. Tutto è tracciato, monitorato e certo. Non capiterà più che documenti vengano smarriti e/o che il cliente finga di non avere ricevuto nulla. La fattura elettronica e la fattura PA sono la stessa cosa? La fattura PA (Pubblica Amministrazione) è una fattura elettronica. Si può dire che le fatture PA sono state il primo processo digitale ormai convalidato dal 2015. La stima in termini di risparmio in merito alle fatture PA ammonta a circa 1 miliardo e 500 milioni di euro l’anno: 1 miliardo lato Pubblica Amministrazione e il resto risparmiato dalle imprese fornitrici. In risposta alla domanda si può dire che il processo è lo stesso e la decisione di digitalizzare ogni tipo di fattura emessa/ricevuta è legata a un abbandono della carta, ma soprattutto alla maggiore efficienza e a un abbattimento dei costi, che porta a stimare un risparmio conseguibile di 6,5 miliardi di euro l’anno. Un valore che comincia ad avvicinarsi a quelli che si cercano di recuperare da anni con le leggi di Stabilità. Perché devo passare alla conservazione digitale? G i u g n o

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Il concetto di fatturazione elettronica come processo digitale non potrebbe coesistere se non venisse conservata digitalmente. Ogni fattura in formato Xml (attiva o passiva) deve essere conservata presso enti certif icati i quali si occuperanno di provvedere alla redazione e manutenzione del Manuale di conservazione, e di nominare un responsabile alla conservazione che si occuperà di gestire marche temporali, f irma elettronica e conservazione dei documenti per dieci anni. Che cosa rischio se non mi adeguo? In caso di emissione di fattura con modalità diverse dal formato elettronico, questa verrà considerata non emessa e sarà applicata la sanzione prevista in caso di violazione degli obblighi relativi alla documentazione, registrazione e individuazione delle operazioni soggette a Iva. La mancata conservazione, invece, non permette l’esibizione nel giusto formato (elettronico) ed è pertanto sanzionabile come la mancata esibizione dei libri, delle scritture contabili e dei documenti f iscali. In conclusione: se decidi di non adeguarti non potrai più fatturare, non sarai più in grado di fare la liquidazione Iva, la tua azienda verrebbe sanzionata, quindi perché non adeguarsi? Siamo sicuri che partirà? Purtroppo nessuno è più sicuro di niente, quello che realmente conta è iniziare. L’obiettivo che hanno le aziende è avere un’impresa 4.0 e le nuove leggi ci stanno indicando una strada che ci supporti nella semplif icazione dei processi, quindi conviene cominciare a capire come funzionerà questo processo, informarsi con i propri fornitori, partire da subito con le nuove metodologie e non spaventarsi del mondo digitale. In poche parole, per avere una impresa 4.0 dobbiamo avere una fatturazione 4.0 all’interno di un sistema informativo che punta alla digitalizzazione. Attivarsi per utilizzare al più presto questo strumento aiuterà a migliorare l’eff icienza della struttura amministrativa e contabile della nostra azienda. di Stella Tedoldi Centro di Consulenza Aziendale Nav-lab e Titolare di Ingest Srl G i u g n o

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COLPO D'OCCHIO

Il lay-out, ovvero il percorso del cliente

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icapitoliamo insieme le regole principali per un allestimento corretto dal punto di vista del visual merchandising. Negli articoli precedenti abbiamo affrontato la creazione di display al fine di comporre delle interruzioni di sequenza, la disposizione verticale e la presentazione simmetrica. Ma nello specifico, come devo disporre le strutture? I tavoli? Come devo allestire le pareti? Devo esporre i miei prodotti secondo la marca o secondo la loro funzionalità? Per ognuna di queste domande il visual merchandising ha una risposta che può aiutare a rendere migliore l’esperienza d’acquisto del cliente e ad aumentare le vendite. Un cliente soddisfatto, a cui è piaciuto il vostro punto vendita, sarà più incline a tornare da voi, piuttosto che a passare a un vostro concorrente. Per fare in modo che i vostri clienti vivano un’esperienza indimenticabile nel punto vendita è necessario uno studio accurato del layout e dei percorsi che coinvolga il consumatore. Per questo è necessario suddividere il punto vendita in tre aree: la prima vicino all’entrata rappresenta la zona più importante in cui è necessario un allestimento a tema che attragga. Il cliente deve entrare e riconoscere subito il prodotto che si propone, immaginarlo nel suo utilizzo o nel suo risultato finale. Per esempio: se vendiamo prodotti sanitari e complementari per la loro installazione, è consigliabile creare un display (ovvero una vetrina all’interno del punto vendita) molto impattante in entrata mettendo in evidenza il risultato finito del prodotto che proponiamo, come potrebbe essere un bel bagno arredato di tutto punto. L’area successiva è quella relativa a un’esposizione per funzione, nella quale il cliente cerca il prodotto in maniera più accurata, confrontando articoli simili ed esposti nelle prossimità. Nella parte più lontana rispetto all’entrata si trova l’area di servizio, zona defilata in cui solitamente troviamo servizi indispensabili come magazzino o un punto informativo. Posizionare i prodotti nel punto vendita seguendo le regole del visual merchandising prevede anche di assecondare l’atteggiamento istintivo del cliente. L’essere umano quando entra in un luogo tende ad andare a destra. Perciò la zona del negozio entrando a destra dovrà catturare e affascinare l’occhio del consumatore, rappresentando lo spazio più alto-vendente. All’interno del negozio il consumatore segue un percorso a zig-zag, per questo motivo è più efficace che le strutture non perimetrali abbiano un’inclina-

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zione di 45°, permettendo una circolazione migliore del cliente, dove le barriere non ostacolino il suo percorso naturale. Per fare in modo che i clienti comprino di più, dobbiamo ricordarci di due espedienti: il primo è introdurre dei tavoli espositivi, il secondo è allungare il tempo di permanenza all’interno del punto vendita. Per quanto riguarda i tavoli sappiamo da numerose ricerche che un articolo esposto su tavolo vende cinque volte di più rispetto allo stesso esposto a parete. I tavoli possono essere organizzati per tema (foto 1) o per funzione (foto 2). Nel caso trattaste un prodotto che su tavolo non può essere esposto, la soluzione

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2 migliore è quella di utilizzare una pedana o un pallet (foto 3). Allungare il tempo di permanenza nel punto vendita è molto importante: più un consumatore rimane all’interno del negozio, maggiori sono le probabilità che acquisti. Quindi, vanno benissimo punti di ristoro, libertà per tutti i clienti di toccare gli articoli in esposizione e inserimento di video che illustrano l’utilizzo di un prodotto, sono tutti ottimi espedienti per allungare la permanenza media di un cliente. Ma i punti vendita ormai non sono solo fisici, hanno spesso delle interfacce digitali, per esempio, una

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pagina social di riferimento, un sito e magari un e-commerce. Più tempo riuscite a mantenere la concentrazione del cliente sul vostro brand, su quello che offrite e sulla professionalità con cui svolgete il servizio, maggiori sono le probabilità che rimanga in lui un ricordo positivo e che si rammenti di voi. L’interazione tra punto vendita fisico e tecnologie è una realtà che impone un cambiamento nella comunicazione, nell’esposizione e negli acquisti. Per vendere di più e meglio, riuscendo ad ottenere una migliore marginalità, è fondamentale rappresentare per il consumatore un’esperienza positiva. Se avete un servizio impeccabile, ma un punto vendita disordinato nell’esposizione e un sito non aggiornato, il cliente lo noterà. Viceversa, se avete un sito internet splendido, con una user experience formidabile, ma un personale scortese, i clienti non metteranno il vostro punto vendita in cima alla lista di quelli da visitare. Ma se avete un punto vendita favoloso, che applica i criteri di visual merchandising, in cui il cliente sia a proprio agio e venga anche solo per passare del tempo a curiosare, un sito web ordinato e chiaro, delle buone recensioni e un personale attento, allora potete star certi che il vostro business continuerà ad attirare nuovi clienti e rimanere vincente nel mercato. Prossimamente approfondiremo l’argomento delle vendite Online e Offline. Buon Visual Merchadising e buon lavoro! di Sergio Vian esperto di retail, marketing e merchandising per Venus srl www.venusvisualmarketing.com venus@venusvisualmarketing.com Su Facebook: Venus Visual Marketing Merchandising & Retail Project Su Instagram: venusvisualmarketing

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Digital news da youtradeweb.com casacondominio.net youbuildweb.it

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1 ANIE CHIEDE L'EDILIZIA 4.0 «Vogliamo l’edilizia 4.0». La richiesta al governo è degli industriali riuniti in occasione dell’assemblea dell’Anie, l’associazione di categoria a cui aderiscono 1300 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico. Le richieste al nuovo governo hanno avuto la voce del presidente dell’associazione Giuliano Busetto. (youtradeweb.com)

2 AGENTE SEGRETO 00CAPPOTTO L’isolamento dell'edificio diventa cartoon con la nuova mini serie animata Mister Cappotto, firmata Aipe (Associazione Italiana Polistirene Espanso). La miniserie vede protagonisti due agenti molto speciali: la lastra bianca Eps 00B & la lastra grigia Eps 00G, che risolvono brillantemente diversi problemi, anche i più complessi, legati alla coibentazione degli edifici, tramite il cappotto. (casacondominio.net)

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3 ANCHE OIKOS ALLA BIENNALE

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Un progetto di riqualificazione guidato dal colore e caratterizzato da texture su misura, nate dall’indagine delle caratteristiche dei materiali più diffusi a Venezia. Questo è il risultato della partecipazione di Oikos al Venice Innovation Design sull'Isola di San Servolo, nel contesto della Biennale. (youbuildweb.it) YO U T R A D E

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IMMOBILI

MERCATO PRONTO ALLA RIPARTENZA Da Nomisma a Bankitalia: tutti gli analisti prevedono che continui la ripresa delle compravendite e, in qualche caso, anche con prezzi in leggero aumento. Ma ci sono delle incognite, come la conferma dei bonus casa, i tassi dei mutui in risalita e la mancanza di un’offerta residenziale adeguata alle richieste delle famiglie di Giuseppe Rossi

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iù compravendite = più lavori di riqualificazione o, perlomeno, di ristrutturazione. L’equazione è ben nota al settore dell ’edilizia, che guarda con attenzione al trend del mercato immobiliare dato che, da qualche anno, il 60% del fatturato delle piccole imprese (la grande maggioranza di quelle in attività) dipende dai lavori su edifici già costruiti. Giunti alla metà dell’anno, dunque, si può già tirare

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le somme dei primi sei mesi, anche se i dati definitivi non sono ancora disponibili, e guardare avanti, cioè a che cosa si prospetta per i successivi sei. Con una premessa: il nuovo governo ha presentato un programma impegnativo, sia per le prospettive che per le incognite che può comportare. Queste ultime, in particolare, riguardano la conferma dei bonus casa, che sono un incentivo fondamentale per il mercato dell’edilizia, e il livello dei tassi di interesse: se questi ultimi dovessero risalire rapidamente avrebbero l’effetto di frenare G i u g n o

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con il 2016 (quando sia le compravendite che i mutui crescevano del 17%). Con la fine del 2017, in ogni caso, l’Osservatorio dell’agenzia delle Entrate ha registrato l’undicesimo trimestre consecutivo di crescita in termini di volumi delle compravendite (152.608 unità per oltre 16 milioni di metri quadri), dal +0,3% dei capoluoghi nel Centro al +12,2% di quelli al Sud. Insomma, un po’ di ottimismo non è campato per aria.

l’accesso ai mutui di chi vuole acquistare casa. Ma questi sono aspetti tutti da verificare e, possibilmente, da scongiurare. LA SPINTA NON SI ESAURISCE Il mercato immobiliare del 2018 è partito a gennaio con un buon abbrivio, appena registrato ufficialmente dall’Istat: «Il mercato immobiliare italiano ha chiuso il 2017 con segnali di ripresa sia su base congiunturale che tendenziale, dopo la sostanziale stabilità registrata il trimestre precedente. Un lieve incremento congiunturale si rileva anche per i mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare, che risultano ancora in flessione su base annua. Il 2017 registra complessivamente un aumento, rispetto al 2016, sia per le compravendite sia per i mutui», è stato il commento dell’Istituto di statistica, che ha pubblicato i dati. I numeri confermano: il 2017 è terminato con un aumento annuo del 3,7% per le convenzioni notarili di compravendite per unità immobiliari e rialzo dell’1,6% per gli atti relativi a mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca. In entrambi i casi, però, c’è stato un rallentamento se si confronta

LE PROSPETTIVE PER IL 2018 Quindi il 2017 ha chiuso benino. Ma il 2018? Al momento le previsioni più accreditate sono quelle di Nomisma, istituto di ricerca bolognese che ogni anno presenta un’approfondita analisi sul settore immobiliare. Nomisma, per capire come andranno le cose, raccoglie il parere degli addetti ai lavori, cioè gli agenti immobiliari che sul territorio sono quelli più a contatto con i clienti. «Il sentiment degli agenti immobiliari descrive una domanda abitativa in crescita per il terzo anno consecutivo, senza alcuna distinzione tra tipologie di mercati. Il ritorno positivo della variazione dei prezzi, al momento circoscritto al mercato milanese ma destinato progressivamente ad ampliarsi, non potrà che accrescere l’interesse per il settore di quella componente di domanda latente, conferendo ulteriore slancio alla ripresa», si legge nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma-Marzo 2018. Un’analisi che, seppure su altra scala, è condivisa anche dal Global Commercial Property Monitor di Rics, guida trimestrale alle tendenze nei mercati degli investimenti immobiliari nel mondo, che prende in esame anche l’Italia e, in particolare, Milano. In questa analisi, il capoluogo lombardo è giudicato in ripresa, anche se per il resto d’Italia il mercato è giudicato di sostanziale equilibrio. È in sintonia anche il Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, realizzato dalla Banca d’Italia,

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A t t u a l it à diminuzione del numero di operatori che indicano pressioni al ribasso sulle quotazioni degli immobili. Aumenta, invece, il numero di quelli che vedono una sostanziale stabilità dei prezzi. E che prevedono invariati i tempi medi di vendita, ma in salita il numero dei potenziali acquirenti, con un nuovo rafforzamento della domanda.

Durata media del mutuo

in collaborazione con Tecnoborsa e con l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate. L’analisi, che riguarda le informazioni fornite dagli agenti immobiliari nel primo trimestre 2018, segnala una lieve

EQUILIBRIO CICLICO I più ottimisti sembrano i ricercatori di Nomisma, che vedono un mercato immobiliare italiano che si sta lentamente avvicinando al punto di svolta. Certo, il dinamismo delle compravendite non ha ancora fatto salire i prezzi, anche se non mancano le eccezioni, spesso relative alle zone di più alto pregio commerciale. «A inizio 2018 l’indice medio di performance del segmento abitativo, che risulta dall’andamento dei 13 mercati intermedi, ha continuato a recuperare posizioni portandosi su valori prossimi al punto di equilibrio ciclico, equivalente alla performance media delle cinque componenti considerate», è l’analisi di Nomisma. Questo equilibrio ciclico è il

INVESTIRE, MA CON PRUDENZA Conviene investire in immobili per metterli a

abitazione principale o seconda casa. È un patrimonio

reddito? Chi vende immobili risponde sempre di

valutato forse un po’ spannometricamente, in 4.632

sì, periodicamente. La verità, però, è diversa. Può

miliardi di euro. Ma che si è deprezzato in questi ultimi

essere un buon investimento, ma dipende da che tipo

anni: cioè, chi ha investito in immobili prima della

di immobile, dalla posizione, dalla città, eccetera.

crisi economica, ora si trova con un perdita virtuale in

Insomma, la risposta non è univoca. I dati suggeriscono

portafoglio. La diminuzione del valore della ricchezza

che gli italiani siano arrivati alla stessa conclusione. Le

reale in abitazioni è stata, calcola Nomisma, del 7%

famiglie italiane sono proprietarie di circa l’81% del

negli ultimi cinque anni. Ma la variazione, secondo

patrimonio residenziale, che è di solito utilizzato come

le statistiche Istat sulla ricchezza reale e finanziaria indica una percentuale più alta, il 16%. Una discesa di

Andamento prezzo delle case

valore che, naturalmente, non ha conseguenze su chi utilizza questo bene, la casa, per viverci. Ma può essere dolorosa per chi l’immobile lo vuole o lo deve vendere. Insomma, il mattone non è un investimento sicuro se lo si considera da un punto di vista speculativo, cioè si acquista con l’unico scopo di rivenderlo, a meno di considerare un arco di tempo molto ampio, decenni, come i cicli del mercato. «La perdita di potere contrattuale delle famiglie e le diseguaglianze tra gruppi sociali si riflettono in un’accentuata segmentazione della domanda abitativa», recita Nomisma. «La precarietà delle prospettive di rendimento associata alla gravosità del carico fiscale e alla erosione della ricchezza immobiliare hanno negli ultimi anni indotto i risparmiatori a privilegiare altre forme di impiego».

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Compravendita di abitazioni

CHE COSA SI COMPRA Ma, nei fatti, quanto vale il mercato immobiliare italiano? Gli ultimi dati sono quelli relativi al 2017, quando le compravendite del mercato residenziale hanno sfiorato quota 543mila, mentre per gli immobili commerciali e produttivi sono state oltre le 55mila. In particolare, 10.500 uffici, 32.800 negozi e 12.000 magazzini e capannoni.

frutto del rapporto ponderato tra dinamica dei prezzi e variazione semestrale dei prezzi, convergenza tra prezzo offerto e prezzo richiesto, cioè lo sconto, la velocità di assorbimento cioè i tempi di vendita, l’intensità della domanda cioè la dinamica della domanda rispetto all’offerta, e la dinamica delle compravendite che significa il saldo tra giudizi di crescita e di calo. Il periodo esaminato dall’istituto di ricerca va dal 2002 a oggi. La buona notizia è che il punto di equilibrio, secondo gli esperti che hanno redatto l’analisi, può essere considerato «come punto di svolta da una condizione recessiva a una espansiva». Insomma, saremmo a una svolta, sempre che, come accennato all’inizio, non ci si mettano di mezzo fattori extra di politica e geopolitica, interni ed esterni. DA CAPANNONI ALLE CAPANNE Però non tutto il mercato può essere sintetizzato dall’emoji sorridente, il classico smile. Capannoni e fabbricati a uso industriale o commerciale si sono mossi in controtendenza e «la cui intensità delle componenti è ancora lontana dai livelli medi registrati nel periodo di osservazione», nota Nomisma. Per questi immobili non ci sono aree che si sono salvate dalla crisi: dopo la fase di crescita, sono stati investiti prima da un calo delle compravendite, a cui ha fatto seguito a distanza di due-tre anni il deprezzamento, per poi recuperare quote di mercato, ma senza riflessi sui prezzi. C’è, al contrario, un settore del mercato immobiliare non residenziale in cui la crisi si sente poco: è quello delle sedi di prestigio, dei grandi complessi, grattacieli ed headquarters delle multinazionali. Lo dimostra l’andamento del mercato corporate, dove la consistente presenza di investitori stranieri ha consentito di sopperire all’inadeguatezza della componente domestica. Basti considerare un numero: nel corso del 2017 si sono registrati 7,6 miliardi di euro di investimenti esteri. E I PREZZI? È assodato, quindi, che le compravendite da qualche anno a questa parte siano aumentate, dopo il grande choc seguito alla crisi post 2008. Ma perché i prezzi sono rimasti G i u g n o

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Indice dei prezzi delle abitazioni

sostanzialmente fermi, tranne in alcune zone e in città come Bergamo, Brescia, Modena, Parma e Verona? La legge della domanda e dell’offerta, in teoria, avrebbe dovuto spingere il costo al metro quadro, mentre tranne le solite eccezioni questo non è avvenuto. Una risposta l’ha fornita al quotidiano Sole 24Ore Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari: «Sono due le motivazioni principali alla non crescita dei prezzi. La mancanza di inflazione non fa aumentare il prezzo di quasi nessun prodotto o servizio. E la casa non fa eccezione. Se risale l’inflazione, automaticamente saliranno anche le quotazioni. Poi, c’è una motivazione interna al mercato: la maggior parte della domanda è di miglioramento abitativo (casa più grande, zona migliore, più comoda), ma la qualità media del prodotto sul mercato è scadente. Si preferisce chiedere uno sconto sul prezzo richiesto per poter ristrutturare la casa, ammesso che la posizione piaccia. Dove, invece, il prodotto è adeguato (come per le case nuove ben posizionate) i prezzi non scendono anzi i listini sono in rialzo». Insomma, c’è penuria di case belle, non energivore, luminose e silenziose. In una parola: di qualità. Ed è una richiesta del mercato che, forse, potrebbe essere soddisfatta.

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A t t u a l it à

COSTRUZIONI & BUROCRAZIA

I LAVORI NELLA PALUDE Aumentano i fondi a disposizione per le opere pubbliche, dalle strade alla sicurezza dai rischi idrogeologici. Eppure la spesa effettiva scende. E ci sono 109 appalti bloccati. Il motivo? Dipende da molti fattori: assegnazioni irregolari, contestate, bloccate dalla magistratura. Ma la colpa è anche dell’incompetenza di Comuni e Regioni di Giuseppe Rossi

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a situazione è paradossale: nel 2017 le risorse di Stato e Regioni destinate alle opere pubbliche sono aumentate del 23%. Dopo anni di tagli e risparmi per far quadrare i conti questa sembra un’ottima notizia. Sembra. Perché la spesa effettiva è scesa rispetto all’anno precedente: -3%. Insomma, il via libera non basta: quando si tratta di passare all’azione tutto si ferma. IL PARTITO DEL NO E non si tratta, nella maggior parte dei casi, di stop dovuti alle proteste dei no-Tav, no-Tap, no-auto, eccetera. La fotografia dello stato di «non avanzamento» dei progetti è drammatica: 109 lavori interrotti, 25 opere in attesa di stipula, 22 contratti firmati, il 9% di lavori non avviati, 22 non conclusi, solo 18 in corso o terminati, nove risoluzioni del contratto. E benché in passato la crisi abbia indotto a chiudere il rubinetto delle erogazioni dello Stato, è pur

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sempre vero che (sulla carta) dal 2002 al 2016 ci sono state gare per lavori pubblici per 137,1 miliardi, di cui 48,3 miliardi per le grandi opere. IL CASO SICILIA Insomma, dopo la Grande Crisi c’è il Grande Pantano. Quello che avviene in Sicilia è, probabilmente, il caso più emblematico. Nell’Isola, amministrazione dopo amministrazione, si sono accumulati mille chilometri di strade secondarie interrotte. Frane e lavori incompiuti costringono, spesso, a giri tortuosi, ma tutto rimane gattopardescamente fermo. I siciliani puntano il dito contro le frequenti deviazioni sulle autostrade PalermoCatania, Palermo-Messina e Catania- Messina. Poi, ci sono le incompiute, come la Siracusa-Gela, la PalermoAgrigento e la Nord-Sud. I lavori sono stabiliti, i cantieri sono aperti, ma poi per un motivo o per l’altro tutto sembra procedere con la velocità di un bradipo addormentato. Altre opere sono programmate, previste, finanziate, ma


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A t t u a l it à poi nulla si muove, come nel caso del rifacimento della Catania-Ragusa, un’opera da 900 milioni di euro, già affidata in project financing da anni, ma rimasta bloccata da problemi burocratici e di rifinanziamento: i privati per procedere chiedono pedaggi onerosi, che se concessi farebbero però perdere i voti elettorali agli amministratori pubblici. L’Ance Sicilia ha stimato in 700 i chilometri di strade interrotte soltanto in provincia di Enna, 20 in provincia di Palermo. E il bello (si fa per dire) è che la tanto vituperata Unione Europea ha concesso 700 milioni di finanziamenti, a patto che siano spesi entro l’anno. Pensate che andrà così? Se siete pessimisti, sappiate che se non saranno spesi scatterà una penale di 250 milioni. Cioè non solo la Regione Sicilia non sa spendere i fondi già stanziati, ma la richiesta di finanziamenti si tramuta in un boomerang a carico di tutti i cittadini. GIUSTIZIA E INGIUSTIZIA Come può succedere tutto questo? Facciamo un esempio: l’anello ferroviario di Palermo, che ha ottenuto 80 milioni di fondi dall’Europa. I lavori sono in ritardo principalmente per i problemi avuti dalla Tecnis: era la prima impresa di costruzione in Sicilia e la 15esima in Italia per fatturato. Ma i soci, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, sono stati arrestati nel 2015 per presunte tangenti negli appalti Anas. In seguito, però, sono stati riabilitati dalla magistratura poiché sarebbero state «vittime dell’interesse mafioso». Ma dal 2017 l’impresa è in amministrazione straordinaria e ha «gravi problemi di liquidità» secondo il commissario indicato dal ministero allo Sviluppo, Saverio Ruperto, avvocato e professore di diritto civile alla Sapienza di Roma, «perché le banche hanno bloccato qualunque forma di credito. Il debito di Tecnis vale circa 300 milioni di euro, con valore della produzione di 90-95 milioni negli ultimi due anni. L’avviso di vendita pubblicato il 14 marzo scorso consente sia l’offerta unitaria sull’intero complesso aziendale, sia su singoli rami d’azienda indicati nel programma di cessione». Ma nessuno sembra interessato. Altro caso: i lavori sull’autostrada Siracusa-Gela, gestiti da un consorzio regionale, sono fermi per il coinvolgimento in altri procedimenti giudiziari. Insomma, il blocco degli appalti, il fermo dei cantieri si intreccia spesso con questioni di carattere legale. Ha spiegato a Repubblica Franco Tarantino, segretario regionale della Fillea Cgil: «Quello degli appalti che vanno a rilento e che rischiano di trasformarsi in grandi incompiute è un nodo centrale che dovrebbe subito affrontare la politica tutta, nazionale e regionale. Al momento nell’Isola di fatto non vi sono opere completate nei tempi. C’è un problema burocratico, politico e di regole e controlli. Faccio solo un esempio: dei 3 miliardi di euro del Patto per la Sicilia messi a disposizione dallo Stato, ad oggi la Sicilia ha avviato la progettazione di opere per appena

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Le gare per grandi lavori pubblici fallite nel 2017

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300 milioni di euro. Per il resto, nulla. Così si perdono occasioni di sviluppo e di lavoro».

gioni. Merito anche, bisogna riconoscerlo, del team di esperti di Italia Sicura, insediato dal passato governo a Palazzo Chigi, a contatto con la presidenza del consiglio. Insomma, chi dice che in Italia ci sia disinteresse sbaglia. Ma, allo stesso tempo, ha ragione anche chi sostiene che si faccia poco: solo circa il 10% di queste opere programmate e approvate dagli esperti è stata portata a compimento. A parte i problemi di correttezza degli appalti, di controllo da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone e di pericolosi intrecci con le organizzazioni criminali, i cantieri restano sulla carta anche a causa di un nemico invisibile: l’assenza di personale adeguato in Comuni, Province e Regioni. Un esempio su tutti: raccontano le cronache che il comune di Figline d’Arno aveva a disposizione parte dei 110 milioni di fondi per mettere in sicurezza il piccolo centro dalle esondazioni del fiume toscano. Ma l’intero appalto è stato bloccato a lungo perché il Comune non disponeva più di un ufficio tecnico. Ci sono, poi, le gare che finiscono in un flop per motivi diversi, a partire dalla inadeguatezza dei progetti. Non è un problema gigantesco per le micro opere, i cantieri locali. Ma per importi di grande peso si arriva al 42% di gare fallite: solo 260 bandi nel 2017 si sono trasformati in lavori sul campo.

PUNTO E A CAPO Quello della Sicilia è un caso limite, ma il problema investe anche il resto d’Italia. E, forse, l’instabilità politica, a prescindere dal colore, non aiuta. Il nuovo governo, in ogni caso, è atteso alla prova dei fatti. Dopo Graziano Delrio, ora il ministro alle Infrastrutture è il 5Stelle Danilo Toninelli. «Programmazione oculata delle opere, potenziamento del project review affidato alla Struttura Tecnica di Missione e implementazione del metodo di valutazione costi-benefici. Ma anche minore discrezionalità nella scelta delle priorità e maggiore capacità progettuale per togliere spazio alla corruzione e all’illegalità. Senza dimenticare l’esigenza di puntare sull’intermodalità e di spostare i fondi sul ferro, aumentando gli investimenti soprattutto sulle tratte regionali e migliorando la manutenzione della rete» sono state le sue parole al debutto. «Bisogna rendere la macchina degli appalti sempre più efficiente. Ecco perché servirà anche uno snellimento amministrativo, per esempio sul fronte delle delibere Cipe. Ci sono tanti dossier importanti, a partire dalle grandi opere in via di costruzione, e questioni complesse alle quali mi dedicherò nelle prime settimane del mio incarico». Al di là delle premesse e delle promesse, però, bisognerà misurare i risultati. E le emergenze. Oltre alle strade non completate, per esempio, ci sono tante altre opere urgenti da portare a termine, a partire dalle 9.400 di messa in sicurezza contro il dissesto geologico chieste dalle Re-

TOGHE FRENANTI L’ultimo, ma forse il più scottante aspetto, è quello che riguarda le battaglie legali che si aprono ogni volta che è indetto un appalto di peso. Lo indicano le statistiche: per ultimare un’opera pubblica in Italia ci vogliono quattro anni e mezzo in media. Circa due anni e mezzo servono alla progettazione, sei mesi per l’appalto, un anno per affidamento e realizzazione, e quattro mesi per il collaudo finale. Un ping-pong letale per il mondo delle costruzioni e che non ha specificità geografica: è diffuso al Nord come al Sud. A Trento, per esempio, una cordata di imprenditori anni fa ha vinto una gara per la costruzione di un nuovo ospedale, con un budget di 300 milioni. Ma c’è stato subito il ricorso delle imprese escluse. Passati tre anni, il Consiglio di Stato ha deciso che l’appalto è da rifare a causa di irregolarità nella commissione che ha stabilito i vincitori. Così tutto è tornato al punto di partenza, comprese le regole per l’appalto. Risultato: invece di essere pronto quest’anno, come era previsto, se tutto andrà bene i trentini avranno il nuovo ospedale tra cinque anni. Un caso comune che, spesso si complica con rimpalli e opinioni contrastanti tra Consiglio di Stato e Tar, che costringono a ripetere l’iter burocratico in un caleidoscopio di regole e norme sempre più complicate. Fino a quando una frana, un'alluvione o un terremoto non costringono a intervenire con procedure d’urgenza. Ma sempre troppo tardi. G i u g n o

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EDILIZIA

QUEL CANTIERE È UNO SPEZZATINO Il caso di un quartiere di una cittadina olandese, riqualificato in una decina di giorni senza trasferire gli abitanti degli edifici, è un esempio di come si evolve la filiera delle costruzioni. Spazio ai progetti di modellazione Bim, agli elementi prefabbricati, al montaggio veloce e...

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di Federico Della Puppa

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he fare dei tanti capannoni vuoti che la crisi economica ha lasciato sul campo? Solo in Veneto una recente ricerca voluta da Confartigianato Imprese Veneto ne ha contati poco più di 10 mila. Siamo un Paese che ha costruito tanto, troppo, e che fatica a reinventare ciò che è stato edificato. Ma alle volte le soluzioni che noi non vediamo, perché ancorati alle funzioni originarie di certi luoghi, possono arrivare dall’esterno, non da altri, ma dalla stessa evoluzione tecnologica che, oggi, sta producendo modificazioni

rilevanti in molti processi produttivi, anche nel settore dell’edilizia e delle costruzioni. Innovare significa letteralmente «alterare l’ordine delle cose per farne di nuove», ovvero guardare in modo diverso ai prodotti, ai sistemi, alle azioni, ai processi. In edilizia l’innovazione oggi passa attraverso la trasformazione dei processi costruttivi in produttivi. La differenza potrebbe sembrare minima, ma in realtà nasconde un abisso, una faglia profonda, un solco rilevante che rappresenta una discontinuità nell’evoluzione del settore. E come tutte le discontinuità produce cambiamento, quello vero.

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UNA CASA A COLPI DI BIT Questa discontinuità si chiama digitale e si tratta dell’applicazione di tecniche di gestione dei processi prima ancora che in tecniche costruttive o in materiali innovativi. Il Bim è il motore di questo cambiamento, ma prima ancora non è il fattore tecnico e tecnologico a governare il cambiamento, quanto la vera necessità di produrre innovazione che non sia solo legata alle nuove scoperte di materiali, prodotti e sistemi costruttivi innovativi, ma soprattutto nell’ottimizzazione dei processi al fine di velocizzare e migliorare le azioni di cantiere, riducendo tempi e costi di produzione. La vera innovazione non è nei prodotti, non solo, ma è soprattutto nella gestione dei processi, nella velocizzazione delle fasi di lavoro, al fine di ridurre i costi produttivi, soprattutto le ore/uomo, e i tempi di produzione, riducendo i tempi di cantiere e ottimizzando le fasi produttive, integrandole fin dalla progettazione. Nel caso degli interventi sul costruito, sull’edificato, nei processi di riqualificazione urbana ed

edilizia, il tema risale ancora più indietro, prima ancora della progettazione, e inizia fin dalle fasi di rilievo e di individuazione delle soluzioni in grado di interagire con l’esistente e migliorarne la qualità, rinnovando al contempo i processi. DAL PICCOLO AL GRANDE Il digitale entra pesantemente oggi nel cambiamento epocale del mercato in modo strutturale, perché, per esempio, nei processi di riqualificazione edilizia è dal digitale che si parte, con rilievi micrometrici dell’esistente. E, a partire da questi, lo studio tridimensionale delle soluzioni più adeguate per rinnovare il patrimonio edificato. Il Bim, ovvero la gestione digitale dei processi costruttivi, modifica l’approccio e offre soluzioni innovative perché la stretta correlazione tra rilievo dell’edificio, ideazione delle soluzioni, integrazioni con i prodotti industriali per le costruzioni e scelta dei sistemi, molti dei quali A fianco, alcune fasi del Pilot Stroomversnelling Heerhugowaard. Si tratta di un intervento di riqualificazione di un intero caseggiato di Heerhugowaard, cittadina dell’Olanda settentrionale. Il complesso è composto da più unità abitative, molto simili alle nostre villette a schiera e la riqualificazione è stata realizzata in soli dieci giorni e con l’impiego di sei addetti

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La produzione edilizia che usa il Bim sposta dal cantiere alla fabbrica il processo, assegna maggiore competenza al sistema architettonico e progettuale, riduce tempi e costi e ottimizza i risultati. È un modo ibrido di produrre, un modo che unisce edilizia e manifattura, progettazione e industria, digitale e artigianalità, con tempi di realizzazione industriali

ormai prefabbricati e realizzati off-site, permettono un controllo molto più attento non solo del processo e una adeguata definizione degli elementi prestazionali delle scelte progettuali e realizzative, ma anche dei tempi di realizzazione e dei costi, eliminando errori e sfridi. Dunque consentendo di risparmiare. Il cantiere dunque si trasforma e nella nuova dimensione della produzione edilizia il cantiere non è più il luogo della produzione ma il luogo dell’assemblaggio. E questo avviene e può avvenire perché l’edilizia oggi si sposta dal cantiere in altri luoghi, l’edilizia diventa off-site e non più on-site. Produrre fuori dal cantiere significa costruire le soluzioni in altri luoghi per poi trasportarle in cantiere e assemblarle. VUOTI A PERDERE? Che cosa c’entrano i capannoni inutilizzati? C’entrano, e molto. I tanti luoghi che un tempo erano dedicati alla produzione industriale oggi possono diventare aree di produzione off-site per l’edilizia. Sono luoghi nei quali con adeguati impianti e macchinari si possono pre-produrre e assemblare, per esempio, pareti esterne prefabbricate e studiare tutte le connessioni tra i diversi

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elementi costruttivi, utilizzando e realizzando agganci e profili specifici in grado di risolvere una delle questioni più rilevanti dei processi di riqualificazione edilizia. E cioè il fatto che si possa intervenire riducendo non solo i tempi, e dunque i costi, ma soprattutto permettendo a chi abita, vive o lavora negli edifici da riqualificare, di continuare a utilizzare gli edifici stessi. L’edilizia off-site è la migliore risposta integrata a un percorso di necessaria evoluzione del settore, che nel nostro Paese deve in qualche modo ancora iniziare e del quale si discute da tempo, ma che trova immediata e pronta applicazione in altri Paesi, soprattutto nel Nord Europa. E, dunque, così come dalla Germania e dai Paesi scandinavi abbiamo imparato a costruire a energia quasi zero, anzi a costruire in modo passivo, riducendo i consumi energetici a zero e in alcuni casi a produrre edifici che producono più energia di quella che consumano, oggi l’innovazione alla quale dobbiamo ispirarci è quella dei modelli olandesi di rigenerazione edilizia off-site, dove tutto ciò che serve è prodotto in altri luoghi e montato direttamente sugli edifici esistenti, con riduzioni drastiche dei tempi di produzione e, soprattutto, con ottimizzazione dell’uso della forza lavoro e dunque dei costi complessivi di intervento.

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LE FRONTIERE DEL BUILDING Una ricerca nel web con parole chiave come «off site building solutions» permette di vedere come e cosa si può produrre in questo settore, quali frontiere ci attendono e misurare anche la nostra distanza, una distanza tutta da colmare, tra chi già opera in questo modo con efficacia delle soluzioni ed efficienza del processo. Perché il cuore dell’edilizia off-site è nella gestione del processo. Per rendersene conto basta guardare il video del timelapse del cantiere pilota che si può trovare digitando su YouTube «Pilot Stroomversnelling Heerhugowaard». Il timelapse mostra come una riqualificazione di un intero caseggiato composto da più unità abitative, molto simili alle nostre villette a schiera, possa essere realizzata in dieci giorni e con sei addetti. Dieci giorni e sei uomini. Sembra impossibile, eppure il filmato visualizza un processo che è stato in tutti i suoi dettagli costruito off-site, dopo una fase di accurata progettazione e produzione, governata dal Bim e dove la fase iniziale di rilievo e di definizione micrometrica delle soluzioni è il primo punto dal quale partire. MODELLO IBRIDO La produzione edilizia che usa il Bim sposta dal cantiere alla fabbrica il processo, assegna maggiore competenza al sistema architettonico e progettuale, riduce tempi e costi e ottimizza i risultati. È un modo ibrido di produrre, un modo che unisce edilizia e manifattura, progettazione e industria, digitale e artigianalità, realizzando a ritmi industriali prodotti che si potrebbero definire sartoriali, perché cuciti direttamente addosso agli edifici. Ma la doppia chiave interpretativa di questo cambiamento epocale non è solo nella rivoluzione del cantiere e della produzione edilizia, sia nel nuovo che soprattutto nella riqualificazione, piuttosto è nella possibilità di spostare la produzione in luoghi oggi inutilizzati e abbandonati. Dunque, realizzando al contempo una doppia soluzione. Ma se analizziamo a fondo l’edilizia off-site scopriamo che c’è una terza azione che si genera e produce valore, ovvero la nascita di nuovi sistemi di business e nuovi modelli di intervento, dove progettazione, produzione industriale, realizzazione e gestione si integrano strettamente tra loro. Il digitale è il motore di questo cambiamento. Alimentiamolo come si deve, studiando come in altri Paesi queste soluzioni siano oggi già ampiamente utilizzate. La conoscenza è il nostro vero motore. Alimentiamola. G i u g n o

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L’IMPETUOSO VENTO DEL CAMBIAMENTO Il nuovo appuntamento a StoneCity della serie di eventi di aggiornamento professionale organizzati da Virginia Gambino Editore si è focalizzato sulla rivoluzione che investe le rivendite di materiali edili. Inevitabile, irresistibile, irriducibile. Tanto vale adeguarsi di Giuseppe Rossi

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Andrea Bettini (Mapei)

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Andrea Reggio Marassi (Comarte)

Angelo Rensi (Edilizia Valsavena)

Roberto Di Lellis

Luisa Ciocci Carlo Cristofori (Cores)

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Andrea Baldo (Xt Insulation)

Paolo Leone (Sika)

Anna Maria Sciorelli (BigMat)

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Umberto Bramani Antonio Bello (Oikos)

Paolo Battocchio (Edilklima)

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Silvia Anghineri (Nekte)

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Cristian Zanni (Centro Edile Franciacorta)

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Alessandro Carini (BigMat Carini)

Roberto Vavassori (Cugini)

Beant Reato (Repro)

Matteo Resca

Marco Buschi Monica Pessina (Fedimecc)

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Mario Trotta (Fratelli Trotta)

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Walter Marabelli (Oli)

Pietro Brusati (Franzosi Edilizia)

Roberto Anghinoni (Sillabario)

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Marco Casanova (Fratelli Trotta)

Alessandro Arecco (Acg5)

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Ivano Ferrari (Ferrari bk)

Luca Volpato (Ard Fratelli Raccanello)

Fiorenzo Sartori (Redi)

Domenico Crisante (Roseto Calcestruzzi)

Laura Viola (BigMat Carini)

Simona Galeotti (Comarte)

S Alberto Franzosi (Franzosi Edilizia)

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Filippo Sala (Studio PiĂš)

Fernando Armellini (Consulente)

Ernesto Erali (Mapei)

Giuseppe Capello (Unifix)

Valeria Cottafava (Cores)

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Davide Milani (BigMat)

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Giorgio Paolucci (Edilmat)

Alberto Zanichelli (Xt Insulation)

Gianni Sottocornola (Granulati Zandobbio)

Iosella Maria Scaduto (Centro Edile Franciacorta)

Valerio Betti

Alessandro Benetti (Volteco)

Alberto Castagnoli (Mapei)

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Roberto Danesi (Latercom)

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Francesco Borzumati (Europrofil)

Dante Cianciosi (Cianciosi Edilizia)

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LA RIVOLUZIONE CHE PARTE IN AZIENDA L’intervento della coach Luisa Ciocci durante l’appuntamento formativo organizzato da Virginia Gambino Editore ha messo a fuoco la necessità di un cambio strategico all’interno stesso delle imprese, distribuzione compresa. A partire dal coinvolgimento dei dipendenti di Franco Saro

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LE IMPRESE VEDONO ROSA PALLIDO Il Centro Studi YouTrade ha condotto un sondaggio esclusivo tra i gruppi della distribuzione edile. Risultato: un moderato ottimismo per i risultati 2018. Il mercato delle ristrutturazioni è previsto ancora in leggero aumento. E si profila anche una ripresa delle nuove costruzioni

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TECNOLOGIA & DISTRIBUZIONE

AL BANCONE C’È UN ROBOT Diminuiscono le vendite nei punti fisici, lievitano quelle attraverso internet. Non solo: la prossima tappa per la distribuzione prevede macchine che automatizzano alcune funzioni anche all’interno del negozio. Per ora stanno per essere introdotte dalla Gdo. Ma domani… di Giuseppe Rossi

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volte sembra che la distribuzione, in generale, non solo quella legata all’edilizia, sia come un sonnambulo: cammina, ma non sa dove va. L’e-commerce, invece, non dorme e conosce bene il percorso. Secondo un rapporto della società di analisi americana eMarketer, «Le vendite mondiali di e-commerce al dettaglio raggiungeranno 1,915 trilioni quest’anno. E la crescita a due cifre continuerà fino al 2020, quando le vendite supereranno i 4 trilioni». A guardare i dati a livello mondiale si scopre che la crescita delle vendite via web per corrispondenza aumenta di circa il 5% l’anno. Ovviamente quello che si acquista con un clic non si compra più nel negozio fisico che, in Usa, è indicato non a caso con l’espressione «malta e mattoni». CONTINUA IL BOOM In Italia il trend non è diverso. Anzi, dato che il boom è partito in ritardo rispetto ad altri Paesi, la corsa è ancora maggiore: gli ultimi dati dell’Osservatorio e-commerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, indicano che l’e-commerce continua a lievitare come il panettone a Natale: il valore degli acquisti online da parte dei consumatori italiani ha raggiunto nel 2017 i 23,6 miliardi di euro, con un incremento del 17% rispetto al 2016. E non si tratta più solo di un fatturato che si genera attraverso l’acquisto di biglietti aerei o di film. Insomma, l’e-commerce non è più solo relegato ai servizi: nel 2017 sono aumentati gli acquisti online di prodotti reali (12,2 miliardi) che sono lievitati del 28% e hanno per la prima volta superato quelli di servizi, che comunque sono aumentati

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(+7% a 11,4 miliardi). Non diverso il giudizio della Casaleggio Associati, che ogni anno fa il punto sulle vendite via internet: «Lo scorso anno 1,79 miliardi di persone nel mondo hanno effettuato un acquisto online. Per il 2018 è prevista una crescita dell’8%. Questo numero rappresenta il 60,2% degli utilizzatori di internet e il 26,8% della popolazione mondiale. Per il 2021 si stima che 2,21 miliardi di persone acquisteranno online», si legge nell’ultimo rapporto. Quanto l’ascesa inarrestabile delle vendite online possa impattare ulteriormente sul commercio tradizionale è tema di dibattito, così come le previsioni su una espansione all’infinito dell’e-commerce. «Nel 2017 l’e-commerce mondiale è stato caratterizzato da diversi fatti particolarmente significativi», ha argomentato Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori del Politecnico di Milano. «Per esempio, le alleanze stipulate da alcuni grandi merchant e-commerce e operatori di differente natura per sviluppare congiuntamente tecnologie o per espandersi commercialmente, l’affermazione di alcuni trend tecnologici (in primis assistenza vocale e chatbot) e la consacrazione delle principali ricorrenze e-commerce, cioè i giorni con grandi sconti come Single Day, Black Friday e Cyber Monday». Perego sottolinea anche che il 2017 ha messo in crisi in alcuni mercati (Italia a parte) la sopravvivenza di alcune insegne della grande distribuzione tradizionale, in particolare quelle «incapaci di progettare efficaci soluzioni ibride online–offline». Insomma, sembra che l’unica soluzione per il commercio tradizionale sia adattarsi. Come insegnava Cesare, generale romano che di strategia militare ne capiva, «Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum», che significa: se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico. BANCONE IN DECLINO? Mentre analisti e commercianti si interrogano su quale sia la relazione tra aumento delle vendite via internet e calo della distribuzione «malta e mattoni» (espressione che non si riferisce per forza all’edilizia), anche se non per tutti, arrivano i dati Istat relativi al commercio al dettaglio. Quelli relativi a febbraio 2018 registrano un calo delle vendite del -0,6% rispetto allo stesso mese 2017 (per valore). In particolare, il settore food segna una variazione nulla, mentre il non alimentare un calo dell ’1,1%. Se si sommano gennaio-febbraio il calo è del -0,7% a valore e del -1,1% a volume. Ovvie le pre-

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ARRIVA LA MACCHINA Che fare, quindi? La grande distribuzione organizzata gioca su due fronti. Da un lato cerca di inserirsi (ma non sempre ci riesce) nell’ecommerce con proprie piattaforme, dall’altro investe in tecnologia, dalla gestione sempre più efficiente della filiera a un’automazione spinta: solo con questo, ammoniscono gli esperti, sarà possibile combattere la battaglia del prezzo. Certo, per la piccola distribuzione è più difficile. Ma i singoli punti vendita, o i mini gruppi con pochi negozi, devono sapere con che cosa avranno a che fare. Un esempio è quello della robotizzazione non solo del magazzino, ma anche nello stesso negozio. Negli Usa sono comparse, per esempio, piccole piattaforme meccaniche che si muovono su percorsi attentamente programmati in base agli scaffali da riempire. Questi commessi-robot hanno un braccio meccanico che afferra un prodotto e lo sistema al punto giusto. Un sistema già introdotto negli immensi magazzini di Amazon, ma che sta guadagnando favore anche su metrature (relativamente) più modeste. La catena Wallmart, per esempio, sta già sperimentando una forte automazione. E secondo Cobolli Gigli, che è stato anche amministratore delegato del gruppo Rinascente, siamo vicini a una rivoluzione delle casse e dello scaffale: «Le catene devono fare i conti con l’e-commerce e con le evoluzioni delle abitudini dei consumatori», ha spiegato. È ovvio che al momento il costo di un robot che tiene in ordine un negozio non è un investimento alla portata di un piccolo o medio punto vendita. Ma il costo della tecnologia vede sempre una rapida discesa.

occupazioni dei commercianti. «Il dato di febbraio, ancora in calo dopo la flessione di gennaio, certifica un avvio del 2018 molto preoccupante per le vendite al dettaglio. Siamo di fronte a due mesi di riduzione della spesa delle famiglie, a valore e a quantità, che coinvolge sia la Grande Distribuzione che il dettaglio tradizionale», sottolinea Claudio Gradara, neo presidente di Federdistribuzione (ha sostituito Giovanni Cobolli Gigli). «Fa eccezione il commercio elettronico, in leggera crescita, a testimonianza di come stanno cambiando le abitudini di acquisto e l’equilibrio tra i diversi canali di vendita. Desta allarme la dinamica dei prodotti non alimentari, in calo nei primi due mesi dell’anno di circa un punto: un fatto che conferma l’atteggiamento ancora molto prudente dei consumatori, propensi a rimandare gli acquisti non indispensabili». Certo, la situazione generale dell’Italia, tra incertezza politica e reddito disponibile diminuito con la crisi degli anni scorsi, non agevola lo shopping. Il grido d’allarme di Federdistribuzione, tra l’altro, non coinvolge solo la Gdo: le imprese associate nel 2016 hanno realizzato un giro d’affari di 64,6 miliardi di euro (di cui 9,4 miliardi di euro in franchising), hanno una rete distributiva di 14.980 punti vendita (di cui 7.640 in franchising) e danno occupazione a 217.700 addetti. Rappresentano, infine, il 29,6% del valore dei consumi commercializzabili. Insomma, non è solo il grande punto vendita a soffrire, ma un po’ tutta la filiera della distribuzione.

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INVESTIMENTI MIRATI C’è un altro dato che fa riflettere: secondo un rapporto della società di consulenza Pwc, nel settore retail gli investimenti sono in discesa per quanto riguarda le nuove aperture di punti vendita (sono scesi dal 50% sul totale nel 2006-2008 al 33% nel 2016). Ma aumentano gli investimenti per l’ammodernamento dei negozi (sono passati dal 23% al 39%). Nota ancora Cobolli Gigli: «C’è un grande sforzo per rendere i negozi più attrattivi e tecnologicamente all’avanguardia e un grande sforzo nella formazione e nella riqualificazione delle persone per poter assecondare l’evoluzione tecnologica». Opinione condivisa, sulle colonne di Repubblica, anche da Francesco Quattrone, direttore area lavoro e relazioni sindacali di Federdistribuzione, secondo cui nei punti vendita non ci saranno più semplici cassieri e commessi, ma «professionisti che si occuperanno del visual nell’esposizione, oppure di strumenti, come i totem, dislocati lungo i corridoi che forniscono informazioni sulla merce e sulle offerte». Insomma, il lavoro meno qualificante, cioè spostare la merce da un punto all’altro e allinearla sugli scaffali sarà affidato all’automazione, mentre al personale toccherà un lavoro da consulente, esperto, tecnico. A influire sul trend che indica la robotizzazione come prossima frontiera nel settore del commercio, c’è anche il costo del lavoro: mentre i consumi restano statici, le retribuzioni tendono a salire. Così l’unica arma di sopravvivenza per un punto vendita diventa l’utilizzo della tecnologia: da una parte allungare e allargare il negozio grazie all’e-commerce, che consente di vendere a qualsiasi ora e ogni giorno, dall’altra l’automazione delle operazioni a minor valore aggiunto. A fare acquisti, però, resteranno sempre clienti in carne e ossa. Per ora, almeno. G i u g n o

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DISTRIBUZIONE

ETERNEDILE GREEN, CON LA FILIALE 100% ELETTRICA L’azienda realizza a Montesilvano (Abruzzo) il primo magazzino multi-specialistico che funziona totalmente a emissioni zero. Una svolta verde con un investimento importante, ma che sarà ammortizzato nel giro di pochi anni di Veronica Monaco

Franco Nessi, titolare di Eternedile. Sopra, macchine a trazione elettrica

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opo aver messo ufficialmente piede in Abruzzo e Marche con l’acquisizione della Vemac, Eternedile porta avanti il suo progetto di crescita, realizzando a Montesilvano (Pescara) la prima filiale della distribuzione edile multi-specialistica totalmente a trazione elettrica, azzerando l’impatto di emissioni acustiche e di Co2. Il magazzino di Montesilvano è così stato dotato di carrelli elevatori, motoscopa e pala gommata, tutti di tipo elettrico. Una scelta che ha comportato importanti lavori di scavo e di adeguamento per raggiungere una potenza adeguata nella fornitura dell’energia

elettrica necessaria. È un’iniziativa importante, ma che è stata calcolata con attenzione: i costi di investimento nelle macchine, più elevati del 20%, saranno però ammortizzabili nel giro di pochi anni, attraverso il risparmio dei costi di gestione e la maggiore flessibilità per gli operatori. Proprio per le sue caratteristiche di silenziosità, questo modello di filiale si presta a essere inserito in contesti urbani in prossimità di civili abitazioni, permettendo alla distribuzione edile di essere sempre più vicina alle imprese e ai loro cantieri. In questo modo è anche possibile ridurre i tempi e i costi di trasporto dettati dalle lunghe distanze dalla maggior parte dei magazzini edili situati nelle periferie. Guidata da Franco Nessi, Eternedile è uno dei principali attori della distribuzione edile con 37 punti vendita in Italia. Con la sua capillarità sul territorio nazionale, la società vuole portare un esempio concreto nel settore, sensibilizzando tutte le parti, dai clienti ai fornitori, sul tema della ecosostenibilità e del rispetto delle città. Tra i suoi obiettivi primari l’innovazione tecnologica, consapevole che soltanto questa potrà portare all’abbattimento delle emissioni di gas di scarico e acustiche, e quindi alla tutela dell’ambiente.

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PROIND

IL FUTURO? ESTERO PIÙ TECNOLOGIA L’azienda specializzata in prodotti per l’edilizia festeggia i suoi primi 40 anni con un programma che punta su sviluppo, rapporto sempre più stretto con i rivenditori e internazionalizzazione. Come testimonia la partnership di prestigio con la Xypex

di Veronica Monaco

Armando (a destra) e Massimiliano Settili (a sinistra)

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uaranta le candeline sulla torta di Proind, l’azienda di Opera (Milano) specializzata in prodotti tecnologici per l’edilizia, dai disarmanti agli impermeabilizzanti, dalle malte speciali per il risanamento e restauro ai prodotti a elevata resistenza chimica. Un importante traguardo che l’azienda ha raggiunto puntando sempre sulla qualità e sulla ricerca di partnership di prestigio, a partire dalla canadese Xypex Chemical Corporation, uno dei massimi player internazionali nel campo dell’impermeabilizzazione, protezione e riparazione delle strutture in calcestruzzo. «Crediamo molto nella necessità di fare rete», conferma Armando Settili, fondatore e amministratore delegato Proind, che per la sua azienda scommette in un futuro sempre più internazionale. Domanda. Quest’anno Proind festeggia 40 anni di attività.

Quali sono le origini dell’azienda e quali le sue principali tappe? Risposta. Proind è nata nel maggio 1978 ed è proprio nel suo nome, acronimo di Prodotti Industriali, che si celano le sue origini. L’edilizia stava cambiando, il mondo della prefabbricazione era in pieno sviluppo e si evidenziava sul mercato la necessità sempre più forte di prodotti per la manutenzione degli impianti di movimentazione, quindi lubrificanti e oli minerali. Grazie alle mie precedenti esperienze in questo specifico settore, ho fondato la Proind che si è subito inserita nel mercato della prefabbricazione con la fornitura di disarmanti per la sformatura e protezione delle casseforme. Nei primi anni Ottanta abbiamo allargato i canali distributivi, coinvolgendo oltre agli stabilimenti di prefabbricazione anche i rivenditori di materiali e attrezzature edili. Una scelta strategica che ci ha consentito di raggiungere anche le imprese edili, attraverso la distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale dei nostri prodotti, con confezioni ad hoc, fino a un massimo di 200 litri. Proind è specializzata in prodotti tecnologici per l’edilizia, dai disarmanti agli impermeabilizzanti, dalle malte speciali per il risanamento e restauro ai prodotti a elevata resistenza chimica

Malte speciali Siriobeton FA

Impermeabilizzanti per cristallizzazione Xypex

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Telo bentonitico Betongeo HDPE

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D. Erano gli anni Novanta, poi come si è sviluppata l’azienda? R. Partiti con i disarmanti, che sono ancora il nostro core business, abbiamo aggiunto nella nostra proposta commerciale anche gli additivi superfluidificanti, gli impermeabilizzanti sotto quota e sopraquota, e le malte speciali per gli interventi di risanamento e restauro, un settore che richiede prodotti specifici ad alto contenuto tecnologico. Negli anni siamo cresciuti costantemente, mantenendo un profilo moderato, superando gli alti e i bassi della crisi. Recentemente abbiamo chiuso un importante accordo con la società canadese Xypex, tra i leader mondiali nella produzione di speciali additivi per l’impermeabilizzazione del calcestruzzo per cristallizzazione, che prevede la

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distribuzione in esclusiva per l’Italia e la Svizzera dei loro prodotti. D. Come avete affrontato la crisi? R. Abbiamo superato lo tsunami della crisi, con moderazione e prudenza. Abbiamo deciso di tagliare alcuni clienti che rappresentavano un rischio, perdendo qualcosa in termini di fatturato, ma la scelta si è rivelata vincente. Già nel 2016 e 2017 abbiamo registrato una crescita a due cifre, e nel 2018 stiamo mantenendo questo risultato. D. Parliamo dei prodotti specifici trattati da Proind e del relativo mercato: come sono cambiati i prodotti-tecnologie nel corso della storia dell’azienda? R. Il nostro obiettivo è sempre stato mantenere una qualità eleva-

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Magazzino e laboratorio di Proind

ta. Abbiamo subito la concorrenza di competitor che proponevano prodotti di scarso pregio, con prezzi molto bassi. Proind non ha mai voluto seguire questa logica, e con un po’ di sacrifici ha sempre mantenuto alti i suoi standard. Questo ci ha dato ragione, la qualità paga sempre. È chiaro poi che le proposte si sono evolute con nuove tecnologie e formulazioni chimiche sempre più avanzate per la salvaguardia dell’ambiente, della sicurezza degli operatori, in grado di garantire la provenienza delle materie prime. Tutte queste innovazioni ci hanno permesso di ottenere anche importanti certificazioni. D. Questo cambiamento ha influito sulla tipologia e professionalità dei clienti? R. In passato ci rivolgevamo principalmente ai capimastri, che avevano competenze generiche su tutto ciò che riguardava il cantiere, ma spesso non approfondivano nel dettaglio la conoscenza dei prodotti. Nel tempo la preparazione dei tecnici è cambiata molto, oggi abbiamo a che fare spesso con ingegneri laureati, quindi anche il nostro approccio alla comunicazione è diverso. Bisogna utilizzare un linguaggio tecnico, offrire contenuti e certificazioni. Un lavoro non indifferente, ma che per noi rappresenta un enorme valore aggiunto. D. Parliamo del vostro rapporto con i rivenditori di materiali per edilizia… R. I rivenditori sono il nostro cliente più importante perché rappresentano il trait d’union con le imprese edili, a cui noi non potremmo mai arrivare da soli. Per Proind i rivenditori sono un’importante pedina per il presidio territoriale. Non sempre però riescono a essere tecnicamente preparati su tutti i prodotti. Per questo offriamo un supporto costante con i nostri tecnici per aiutarli a individuare la soluzione giusta. D. Quali sono le competenze che il rivenditore deve avere per trattare in modo adeguato i vostri prodotti? R. Sono certamente necessarie competenze particolari. Trattandosi di formulazioni chimiche, i risultati dipendono fortemente dalle condizioni di applicazione e dal tipo di problematica da risolvere. Alcuni prodotti sono talmente conosciuti che è facile associare il nome alla soluzione del problema, in altri casi è necessario studiare soluzioni ad hoc. G i u g n o

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Proind lavora molto su prodotti speciali, verificando direttamente in cantiere ciò che serve, e offrendo così un supporto tecnico ai rivenditori. Alcuni possiedono una lunga esperienza e molte competenze, ma trattandosi di prodotti complessi, spesso è necessario un servizio su misura. D. Che cosa vi aspettate per l’Italia nel prossimo futuro? R. Difficile fare previsioni. Sarebbe positivo che gli incentivi fiscali fossero riconfermati, ma credo non sarà facile rispondere a questa necessità. La coperta, purtroppo, è corta e tutti cercano di tirarla dalla loro parte. In Italia c’è molto lavoro da fare, servono infrastrutture e mettere in sicurezza gli edifici, ma siamo ancora agli annunci. Gli appalti pubblici devono essere gestiti con tecniche diverse dal finanziamento statale, come ad esempio la formula del project financing, e una maggiore agilità dal punto di vista burocratico. La burocrazia nel nostro Paese è ancora eccessiva, per le imprese rappresenta un costo privo di ritorno concreto. I nostri partner europei hanno sistemi più semplici, immediati, risolutivi, agevolano il lavoro e sono supportati dalla pubblica amministrazione e dalle associazioni di categoria. Per questo molte aziende italiane spostano la produzione all’estero, creando una perdita di posti di lavoro e di ricchezza. D. Anche Proind si è aperta a importanti partnership con l’estero? R. Oltre alla collaborazione con la canadese Xypex, vantiamo una decennale partnership commerciale con un’azienda australiana che produce calcestruzzi, di proprietà di una famiglia di origini italiane emigrata negli anni Trenta. Abbiamo partecipato a numerosi cantieri, lavorato per sviluppare il nostro mercato e devo dire che sta andando piuttosto bene. D. Come immaginate il futuro della Proind? R. Positivo. Stiamo puntando sull’innovativa tecnologia cristallizzante di Xypex e sull’internazionalizzazione. Questi sono i due asset che ci guideranno nel prossimo futuro. La globalizzazione del mercato è inevitabile, non dobbiamo perdere questa possibilità, ma andare all’estero da soli è impensabile. Crediamo molto nella necessità di fare rete con partnership di alto livello. La forza è nel gruppo, da soli non si va da nessuna parte.

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I mpr e s e

SETTEF

NUOVI COLORI SOTTO IL DUOMO L'azienda del Gruppo Cromology, specializzato in vernici e soluzioni tecniche per la facciata, ha affidato all'architetto Gianandrea Barreca il progetto per una nuova collezione per gli esterni dedicata a Milano, Urbanocromie. Le palette si chiamano Avenure, Boulevard, Naviglio, Perspektiva, Piazza e Portico di Veronica Monaco

Avenue. Strette e lunghe vie cittadine, in cui prevale la dimensione verticale, danno spazio a colori di forte impatto nella gamma dei viola, dei grigi e del marrone, che si fronteggiano e si guardano da lontano

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Boulevard. Una strada dalle vaste dimensioni spaziali che ospita architetture e natura. I colori di questa famiglia sono un connubio di grigi cromatici in varie tonalità uniti a verdi e blu

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li scorci delle avenue americane tra le forme architettoniche e i colori del Naviglio, l’eleganza dei boulevard parigini tra l’austerità delle piazze asburgiche, l’incanto della Perspektiva tra i parchi e i portici secolari. Questa è Milano secondo la visione dell’architetto Gianandrea Barreca (Studio Barreca & La Varra), esperto in progettazione edilizia e architettonica, che ha firmato per Settef la collezione Urbanocromie. È una linea di colori dedicata alle facciate degli edifici nella metropoli lombarda e ha ottenuto anche il patrocinio dell’amministrazione comunale. Il progetto si inserisce nella continua attività di ricerca di Settef, brand del gruppo Cromology, orientata allo sviluppo cromatico dell’architettura delle città italiane attraverso una serie di collaborazioni con noti professionisti dell’architettura e del design. «Sviluppare una collezione colore per esterni che potesse rappresentare la città del futuro, in particolare

Milano, è stata una sfida stimolante e complessa», spiega Barreca. «Milano è riservata, di una bellezza composta e timida. Allo stesso tempo è cosmopolita, capace di produrre esplosioni spaziali radicali rispetto al suo tessuto e alla sua struttura. È una città molto più complessa di quello che alcuni stereotipi, legati al mondo della moda e del design, possano far sembrare. Milano è la città italiana che più di tutte è in grado di raccogliere, elaborare e costruire idee e progetti da tutto il mondo (…) Per questo motivo la collezione Urbanocromie abbraccia colori e forme architettoniche tipiche di Milano, ma anche provenienti da diverse città nel mondo». PROPOSTE CROMATICHE Avenue, Boulevard, Naviglio, Perspektiva, Piazza e Portico sono i nomi delle proposte cromatiche dedicate a Milano, con palette che accostano viola e grigi, verdi e blu, rossi e arancioni, toni della terra e marroni. «Con Urbanocromie, in controtendenza rispetto alle colGianandrea Barreca, Studio Barreca & La Varra

Massimiliano Bianchi, amministratore delegato di Cromology Italia

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Naviglio. Sui bordi e sugli edifici scomposti per altezza e fattezze, la città si specchia e riflette nell’acqua. Luogo romantico e visionario, si veste di forme e colori nuovi, con i rossi e gli arancioni che contrastano con i colori e le sfumature dell’acqua e del cielo

Portico. Gentile e avvolgente spazialità, che si riempie di colore attingendo dai toni del rosso, del rosa, dei gialli e del marrone

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Perspektiva. Una distaccata riflessione sulle forme e colori della città, sospesa tra natura e artificio. I colori sono quelli del sole e della terra: gialli, arancioni, senape, toni della terra

Piazza. Lo spazio più semplice e al tempo stesso complesso che le città abbiano mai prodotto. Eterna e intramontabile, si caratterizza per una scala di grigi e beige di diversa intensità

lezioni colore per esterni, solitamente molto ampie, vorrei suggerire un ambito colore più concentrato. Non tanto per determinare scelte nette, quanto per suggerire, nella determinazione del colore per un muro, una facciata o un portico la necessità di entrare a far parte di un immaginario più complesso in cui colore e forme, spazi e toni si collegano organicamente tra loro», afferma Barreca. «Settef è da sempre sinonimo di colore e l’idea di collaborare con professionisti dell’architettura e del G i u g n o

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design nasce proprio dalla nostra esperienza e passione per il colore, dichiara Massimiliano Bianchi, direttore generale di Cromology Italia. «Colore che, sotto forma di vernici per l’architettura, sviluppiamo e miglioriamo costantemente per decorare le facciate di edifici italiani contemporanei e storici. Case, scuole, uffici, stabili commerciali, chiese, ospedali, installazioni artistiche, il colore di Settef abbraccia tutti questi ambiti per rendere più belle le nostre città».

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MARKETING

LE SFUMATURE DELLA SALUTE Il gruppo specializzato in pitture ecosostenibili e, soprattutto, non dannose per la salute, ha studiato un nuovo concept: White. Il Bianco Oikos. La linea di prodotti comprende smalti e materie decorative, completamente privi di formaldeide. Grazie anche a un posto speciale in rivendita, il materiale si trasforma e diventa una storia che affascina il cliente di Veronica Monaco

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cco 187 sfumature di bianco, nel rispetto dell’ecologia. Si chiama White. Il Bianco Oikos ed è l’ecosistema integrato di pitture, smalti e materie decorative, completamente privi di formaldeide, che soddisfa le esigenze di tutti gli attori della filiera, dal rivenditore all’applicatore, fino al consumatore finale. «Oggi, in un mercato che vede il rivenditore spesso solo a lottare contro competitor agguerriti, il progettista e l’applicatore con l’esigenza di essere informati e formati per offrire una qualità del proprio lavoro sempre maggiore e dare un valore aggiunto al cliente, e il consumatore sempre più informato ed esigente, tutti assieme possiamo formare un network virtuoso», si legge sul sito web del progetto, come racconta nel dettaglio Matteo Resca, Trade Division Manager Italia di Oikos. Domanda. Oikos ha innovato da anni il settore con le sue vernici ecologiche. La sfida è stata compresa dal mercato? Risposta. Non subito. Oikos è nata nel 1984 con lo scopo di svilup-

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pare prodotti innovativi nel campo delle pitture e dei prodotti decorativi privi di componenti nocive, per la salute delle persone e per l’ambiente. In quel periodo i solventi erano però considerati elementi imprescindibili nelle formulazioni dei prodotti vernicianti e le idropitture non erano comprese fino in fondo. Poi è cresciuta la sensibilità verso l’ambiente e l’ecocompatibilità dei prodotti, e ora siamo centrati con queste esigenze. D. L’azienda propone oggi un’altra iniziativa: White. Il Bianco Oikos. Qual è l’offerta di prodotti?

L'applicatore Gerardo Perreca durante l’iniziativa White Street Art a Roma. A sinistra, Matteo Resca, Trade Division Manager Italia di Oikos. Nella pagina a fianco, un punto vendita con il corner Oikos

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R. Ancora una volta abbiamo anticipato il mercato. Il punto di forza di questo progetto è che non si tratta di sole pitture, ma di una linea completa composta da prodotti per interni, smalti, e decorativi. Non abbiamo proposto solo il colore bianco, ma offerto questi prodotti in una chiave completamente nuova. D. Sono prodotti certificati? R. Tutti i prodotti sono certificati in classe A+, a testimonianza della bassissima emissione di sostanze nocive negli ambienti, che oggi è uno degli elementi cardine dell’ecocompatibilità. In più, l’intera collezione è priva di formaldeide, sostanza riconosciuta come cancerogena. D. C’è chi è diffidente perché teme che questo tipo di pittura duri meno a lungo. Ha ragione? R. Non è proprio così. È noto che la formaldeide aiuta la conservazione del prodotto dall’azione di agenti esterni. Ma ci siamo messi dal punto di vista del consumatore: la salute ha una durata? D. Perché avete scelto di chiamare questa iniziativa proprio con il nome White. Il Bianco? R. Proprio perché non si tratta di una selezione di tinte, ma di una selezione di effetti del bianco. L’unicità molto forte di questo progetto è proprio questa: proporre il bianco in una chiave totalmente nuova, per decorare, rinnovare, rinfrescare qualsiasi ambiente. D. Volete rivolgervi direttamente al consumatore finale? R. Sì. Abbiamo bisogno di portare il consumatore finale in rivendita per scegliere i nostri prodotti, fornendo validi motivi di acquisto. E in questo caso la salute e l’ecologia lo sono sicuramente. D. Qual è il ruolo delle rivendite? R. La rivendita resta il nostro faro sul mercato. Con questo progetto vogliamo rendere la rivendita un luogo confortevole per il consumatore finale, dove trovare consulenza su prodotti ecologici e attenti alla salute delle persone, come quelli di Oikos. D. Quale può essere, quindi, la sinergia tra Oikos e un rivenditore? R. Abbiamo lavorato per porci di fianco al rivenditore. Oikos ha strutturato il proprio ufficio marketing per stimolare e incentivare i distributori attraverso iniziative e attività per favorire l’ingaggio del cliente finale e creare un’immagine coordinata. Vogliamo stabilire una relazione di partnership con il rivenditore, che rimane il nostro G i u g n o

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Due delle aree allestite ad hoc per White: Il Bianco Oikos. «La rivendita resta il nostro faro sul mercato. Con questo progetto vogliamo rendere la rivendita un luogo confortevole per il consumatore finale, dove trovare consulenza su prodotti ecologici e attenti alla salute delle persone, come quelli di Oikos», spiega Matteo Resca

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I mpr e s e

BIGMAT MAPEF: COSÌ È NATA LA PARTNERSHIP Un network che conterà più di mille White Point dove acquistare i

Il Bianco è una valida iniziativa, che può cambiare il mercato del colore.

prodotti della linea White. Il Bianco di Oikos. Questo il progetto che

In più c’è la forza di un marchio conosciuto come Oikos, un’azienda di

l’azienda di Gatteo Mare (Forlì Cesena) ha avviato coinvolgendo le

grandi professionisti con cui si è stabilita subito una grande sinergia.

rivendite più innovative in tutta Italia. Tra queste c’è la Mapef di Codigoro

Si fa presto a trovare fornitori, ma non veri partner. Il team di Oikos ci

(Ferrara), attiva nel settore della distribuzione edile dagli anni Settanta

ha invece seguiti passo per passo e ogni settimana collaboriamo per

come Edilcodigoro, passata poi all’attuale ragione sociale nel 1999.

ideare con loro strategie e iniziative di marketing. Siamo molto contenti

Dopo l’ingresso nel 2002 nel gruppo BigMat, Mapef ha inaugurato

del percorso intrapreso finora e mi sento assolutamente di consigliare

nel 2016 il nuovo showroom grazie alla collaborazione con Habimat, il

questo progetto anche agli altri rivenditori».

format di Bigmat dedicato agli showroom d’interni. «Con l’adesione agli showroom Habimat abbiamo deciso di specializzarci nelle finiture di alta gamma per la casa», spiega Fabrizia Bighi, responsabile showroom di Mapef. «Anche per questo motivo abbiamo scelto Oikos, un’azienda all’avanguardia nel settore del colore, abbracciando il loro progetto White. Il Bianco. All’interno del punto vendita abbiamo previsto diversi spazi dedicati, con box espositivi e scaffalature, sia in showroom sia nell’area ferramenta, nello spazio riservato al colore. Recentemente abbiamo organizzato un evento dedicato proprio alle 187 proposte di

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bianco ecologico di Oikos, in cui abbiamo invitato tutta la nostra clientela

M

di artigiani e professionisti e i privati, con riscontri molto positivi. La

Y

prima cosa che ha meravigliato tutti è il numero 187: «Davvero ci sono

CM

così tanti modi di declinare il bianco?», mi sono sentita chiedere. Poi,

MY

il tema ecologico: i clienti privati in particolare hanno apprezzato

CY

l’assenza di formaldeide e di altre sostanze tossiche nei prodotti. White.

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punto di riferimento sul territorio, diventando un White Point. D. In che cosa consiste, in pratica, la parete White in un punto vendita? R. È il frutto di un lavoro di un anno. Si tratta di una proposta espositiva per migliorare sia dal punto di vista estetico che funzionale la zona di vendita, rendendola un luogo confortevole per il privato finalizzata all’acquisto. D. Avete avuto già riscontri in termini di vendite? R. Oikos è in crescita nonostante le difficoltà che il settore dei prodotti vernicianti sta attraversando in questo momento. Di per sé White. Il Bianco ha già avuto un riscontro positivo che ha portato l’azienda a crescere. Inoltre, abbiamo avuto riscontri positivi anche dai rivenditori che hanno aderito al progetto, che hanno registrato un sell out molto più marcato. D. Che cosa manca, troppo spesso, alle rivendite di vecchio tipo? R. Ci sono elementi trasversali: logiche espositive assenti o molto arretrate, scarse conoscenze nell’ambito del marketing e pochi investimenti. Molte sono realtà famigliari, spesso oberate di lavori pratici che non consentono operazioni di marketing e iniziative di comunicazione, che però oggi sono fondamentali. D. Qual è un consiglio di marketing generale che si può suggerire alle imprese di distribuzione?

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R. Uscire dai soliti meccanismi di vendita legati ai prezzi, che non servono a nulla. Bisogna portare i clienti nel punto vendita, offrendo motivi per l’acquisto. Come? Creando un racconto, differenziarsi con la comunicazione e il servizio, non con il prezzo, offrire un valore aggiunto. Anche questo è marketing. D. Ridipingere pareti o una facciata è una spesa che costa la metà grazie ai bonus casa. Teme che gli incentivi possano essere aboliti il prossimo anno? R. Tutti ci auguriamo che non vengano aboliti. Tuttavia, non dobbiamo vivere in funzione degli incentivi, ma fare in modo di rendere i nostri prodotti indispensabili al di là dei bonus. D. Ridipingere un intero condominio può essere impegnativo per chi ci abita e si trova in difficoltà. Ora, però, c’è il meccanismo della cessione del credito. Vi coinvolge? R. Indirettamente. Spesso è il rivenditore, che si muove con imprese e professionisti, ad utilizzare queste logiche. Per loro può rivelarsi uno strumento utile. D. Come deve procedere, per esempio, un amministratore di condominio? R. Oggi l’amministratore di condominio è una figura strategica che deve badare alle spese, ma anche alla salute dei suoi condòmini. Per questo deve iniziare a fare scelte consapevoli, optando per prodotti durevoli ed ecologici. G i u g n o

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Questo mese parliamo di: √ Dissesto idrogeologico √ Controsoffitti √ Trattamento superfici

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Troppe frane, troppe piogge violente, troppe alluvioni: l'Italia è un Paese sempre più a rischio. Per questo abbiamo messo a fuoco che cosa bisogna fare per combattere il dissestro idrogeologico e con quali strumenti. Ma bisogna anche rendere abitazioni e uffici più adeguati ai tempi: ecco le soluzioni con i controsoffitti e con il trattamento delle superfici pag. 94

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CON L’ACQUA ALLA GOLA Circa 2 milioni di cittadini a rischio di alluvione. Opere d’arte che possono sparire a causa dei disastri meteo. Roma che sprofonda. Le emergenze dettate da frane e allagamenti rischiano di aumentare a causa del cambiamento climatico. Eppure negli anni scorsi sono stati stanziati quasi 10 miliardi. Ora è il momento di spenderli di Federico Della Puppa

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l 13,2% della popolazione, il 12,1% del territorio italiano, il 14,3% delle scuole e il 21,8% dei beni culturali italiani. Queste sono le cifre reali e certificate da Ispra di chi e che cosa è in pericolo di dissesto idrogeologico, relativamente ai soli eventi alluvionali di elevata e media rischiosità. Se trasformiamo le percentuali in numeri assoluti si tratta di circa 8 milioni di abitanti, quasi 37 mila chilometri quadrati, circa 10.400 scuole e ben 41.500 beni culturali. A parte il territorio, tutto il resto ha un nome e cognome. Ce l’hanno gli abitanti coinvolti così come le scuole e come i beni culturali. Sono persone e luoghi, vite ed edifici, il nostro vero patrimonio. La mappa del dissesto alluvionale in Italia non è una mappa geografica, è sociale e culturale. E il rischio idrogeologico non fa solo i conti con il numero elevato di eventi e il valore dei danni, ma anche con la popolazione e con il nostro patrimonio scolastico e culturale esposto a tali eventi. Ma non è solo una mappa culturale e sociale, è anche una mappa economica e produttiva. Sempre secondo i dati Ispra, le unità locali delle imprese esposte a rischio alluvioni in Italia sono 186.266 (3,9%) nello scenario a pericolosità idraulica elevata, 576.535 (12%) nello scenario a rischiosità media e 879.364 (18,3%) nello scenario a livello più basso. La stima degli addetti esposti nello scenario di pericolosità media è pari a 2.214.763 (13,5%). Non stiamo parlando di un quadro pericoloso legato a pochi e sparuti casi, ma mediamente del 12%-14% di quanto esistente in Italia, sia raffigurato in termini di popolazione, di addetti, che di risorse scolastiche o culturali. CHI RISCHIA DI PIÙ In sintesi, circa un ottavo del nostro Paese è a rischio alluvioni e alcune regioni e province sono più esposte, come Emilia Romagna, Toscana,

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Veneto, Lombardia e Liguria, sia in termini di popolazione che di unità locali delle imprese. Alcune aree e città esprimono, poi, dati che sono allarmanti sotto il profilo del rischio e delle potenziali conseguenze. È il caso di Firenze, città che secondo la Banca dati Vir-Iscr ha 1.258 beni architettonici, archeologici e monumentali esposti a rischio idraulico nello scenario attuale di pericolosità media, tra cui la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, che furono già, assieme a tanti altri beni culturali, duramente colpiti durante l’alluvione del 1966. Per quanto riguarda Roma, i beni culturali architettonici, archeologici e monumentali a rischio idraulico nello scenario a scarsa probabilità di accadimento sono 2.190 e l’area inondata includerebbe anche il centro storico tra cui Piazza Navona, Piazza del Popolo e il Pantheon. Roma peraltro presenta dati allarmanti sulla situazione di degrado del suolo dovuta alla scarsa manutenzione, con il numero di voragini che sono passate dai 21 eventi registrati al 31 marzo del 2017 a 43 sprofondamenti nello stesso mese del 2018. LA CAPITALE BUCATA Secondo quanto analizzato e studiato da Ispra in un recente rapporto sullo stato idrogeologico della Capitale intitolato Primo Rapporto su rischio alluvioni, frane e cavità sotterranee di Roma, nato dalla collaborazione tra Autorità di Distretto Idrografico dell’Italia centrale, Italia Sicura e Ispra, la Capitale sprofonda. Lo ha fatto nel 2017 al ritmo di una voragine ogni tre-quattro giorni, con un trend che, se prosegue a questi ritmi, avrà una media di un evento ogni 36 ore. Basti pensare che negli ultimi otto anni il numero medio delle voragini a Roma è cresciuto in maniera esponenziale, da 128 (16 eventi ogni anno) a più di 720 (oltre 90 all’anno). Le aree della Capitale maggiormente interessate dalla formazione di grandi voragini si concentrano nella porzione G i u g n o

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Bacino di raccolta e drenaggio acque piovane vicino ad Aix en Provence (Francia). Sotto, sistema di drenaggio sperimentale nei pressi di una rotonda stradale a Aix en Provence

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SPECIAL E

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orientale della città. In particolare il Municipio V, il Municipio VII, il Municipio II (quartieri Tuscolano, Prenestino, Tiburtino), insieme al centro storico e le aree dell’Aventino, del Palatino e dell’Esquilino rappresentano le zone più colpite. Nella porzione occidentale di Roma invece il Municipio che conta più voragini è il XI, seguito dal XII (quartieri Portuense e Gianicolense). La causa principale della formazione delle voragini capitoline è la presenza di numerose cavità sotterranee, di origine antropica e scavate dall’uomo a vario titolo, soprattutto per l’estrazione di materiali da costruzione. Questi vuoti costituiscono in molti casi una intricata rete di gallerie che Ispra ha censito e la cui mappatura conta oggi 32 chilometri quadrati che giacciono sotto il tessuto urbano capitolino. Ma molte aree sono ancora sconosciute. VULNERABILITÀ Come agire per arginare questi problemi e questi fenomeni? Ovviamente la parola d’ordine più importante è prevenzione. Ma, come al solito, in Italia è una parola poco usata, mentre quella più utilizzata è emergenza. Lavoriamo costantemente in regimi di emergenza post evento e mai con sistemi di prevenzione per agire preventivamente sui fattori di vulnerabilità. All’estero, in alcuni Paesi europei spesso colpiti da inondazioni dovute per lo più allo straripamento dei grandi fiumi nel corso di piogge eccezionali, si agisce spesso promuovendo interventi di drenaggio e di realizzazione di bacini di laminazione in grado di ridurre l’impatto dell’acqua, rallentandone il flusso e regolando il deflusso al fine di limitare i danni. Un esempio di queste scelte lo si può vedere in alcune aree sperimentali attivate, per esempio, in Francia lungo alcune arterie stradali nelle quali, in corrispondenza di incroci, le rotatorie diventano luoghi nei quali al posto delle statue o degli immancabili fiori che abbelliscono spesso le rotonde stradali, vengono realizzati piccoli bacini di drenaggio che, se sommati, complessivamente costituiscono un ottimo freno e rallentamento al deflusso delle acque. Alcuni di questi esempi sono visibili in Provenza, nell’area di Aix-en-Provence. Il territorio provenzale, la sua particolarità e qualità, viene tutelato preventivamente con questi interventi che mitigano il rischio idraulico e tendono a trasformarlo in regimi controllati, con installazione di tubazioni per il drenaggio, paratie e saracinesche, assieme all’utilizzo di sistemi di contenimento della spinta dell’acqua, come i gabbioni metallici contenenti sassi, che da noi spesso sono utilizzati in territori difficili come quelli montani, ma che in Francia invece trovano spesso applicazione in pianura e nelle aree urbane e periurbane. LA PERICOLOSITÀ IDRAULICA IN ITALIA - fonte Italiasicura

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i d r o g e ol o g i c o NUMERO DI EVENTI ALLUVIONALI PER AREA - fonte Italiasicura

ZONE IDONEE Dal punto di vista di come l’Italia affronta il rischio idraulico, la Direttiva Alluvioni (decreto legislativo 49/2010) indica nel Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (Pgra) lo strumento per valutare e gestire il rischio di alluvioni, attraverso l’individuazione di idonee misure o interventi. La Direttiva Alluvioni ha imposto una standardizzazione dei percorsi e delle modalità di definizione e rappresentazione del quadro della pericolosità e del rischio e dell’identificazione delle misure atte a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle potenziali conseguenze negative sui beni esposti. In particolare viene specificato che il Pgra deve contemplare tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, ossia prevenzione, protezione, preparazione, ripristino e revisione post-evento, tenendo conto delle caratteristiche dei bacini interessati. Tali aspetti sono codificati ed esplicitati nella Guidance Document numero 29 (Guidance for Reporting under the Floods Directive) della Commissione Europea. Le quattro categorie di misure individuate in base all’aspetto della gestione del rischio a cui fanno riferimento sono: • le misure di prevenzione, che agiscono sul valore e sulla vulnerabilità degli elementi esposti presenti in un’area allagabile; • le misure di protezione, realizzate per ridurre la probabilità d’inondazione e agiscono per lo più sul modo in cui si formano e si propagano le piene; • le misure di preparazione, realizzate per migliorare la capacità della popolazione e del sistema della Protezione civile di affrontare gli eventi (attività di previsione, allertamento, gestione dell’emergenza ai sensi della legge 584/1994), realizzazione di protocolli di intervento da adottare; G i u g n o

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le misure di ricostruzione e valutazione post-evento, che riguardano le misure attivabili nel post-evento per il ritorno alla normalità e per l’acquisizione di elementi informativi sulle dinamiche dell’evento e sugli effetti a essi associati nelle aree inondate. Il problema principale dell’attuazione di queste misure riguarda le competenze amministrative, che coinvolgono in misura diversa Protezione civile, Autorità di bacino distrettuali e Regioni, e i cui indirizzi operativi sono stati definiti all’interno della direttiva del 24 febbraio 2015, dunque ben cinque anni dopo quella sulle alluvioni. In sintesi, abbiamo gli strumenti normativi, ma ci mettiamo molti anni a trovare le regole per farli funzionare e, soprattutto, ci concentriamo così tanto sull’individuazione delle misure per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del rischio che pensiamo che gli indicatori siano sufficienti a gestire il rischio stesso. Ma, come ricorda Ispra, è necessario che a ciascuna misura o gruppo di misure sia associato un livello di priorità o una tempistica di realizzazione. E sulla realizzazione, purtroppo, qualche limite e forse qualcosa di più di qualche limite lo abbiamo. MA I SOLDI CI SONO Secondo Italiasicura, il fabbisogno finanziario totale messo in evidenza nel Piano Nazionale di opere e interventi e di un piano finanziario per la riduzione del rischio idrogeologico presentato esattamente un anno fa dall’ex-sottosegretario alla Presidenza Eleonora Boschi e dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti somma 29 miliardi di euro per un fabbisogno complessivo di opere lungo 11.108 interventi, di cui 1.340 con lavori in corso, per un fabbisogno appunto pari a circa 29 miliardi di euro di cui 12,9 già programmati tra fondi europei, nazionali e regionali. Il piano finanziario per il periodo 2015-2023 prevede 9,9 miliardi di euro (tra prestiti Bei-Cbe, recupero da precedenti programmazioni e interventi già finanziati) a cui vanno aggiunte altre risorse (circa 3 miliardi) che le Regioni hanno messo a disposizione da fondi propri. Ma il report dice anche che il 90% delle opere è ancora da progettare e le recenti iniezioni di 780 milioni di euro per nuovi interventi in alcune regioni, fondi stanziati all’ultimo dall’ex-ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, non servono a nascondere questo dato allarmante. Il ritardo rispetto all’Europa, ma soprattutto rispetto alle esigenze di un territorio che per un ottavo è a rischio idraulico, è molto ampio e per certi versi sembra incolmabile. Si spera che il nuovo Governo sia in grado di proseguire l’azione positiva intrapresa in questi anni, ma con maggiore determinazione ed efficacia, ma certamente l’inizio di legislatura non fa ben sperare. E sul rischio idraulico non si può giocare a «io speriamo che me la cavo». Abbiamo piani e strumenti, tecnologie e necessità di intervento. Non sprechiamo l’occasione di innovare veramente la nostra politica territoriale e attivare filiere operative e realizzative che coinvolgano positivamente tutti i partner potenziali, dai produttori di materiali e soluzioni ai rivenditori, dai progettisti alle imprese. La politica non può non vedere questa urgenza e se non la vedrà saremo costretti ancora una volta a sentire i mea culpa postumi e le ormai bisunte litanie del «faremo». Sul rischio non si scherza, non ci possono essere verbi coniugati al futuro, c’è solo il tempo presente per garantirci il futuro. Facciamo, ora, adesso, subito. Per 8 milioni di motivi, ognuno con un nome e cognome. G i u g n o

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Isolamento e protezione al fuoco di solai, piani pilotis e autorimesse

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RISORSE IDRICHE CON IL CONTAGOCCE O piove troppo, in poco tempo, oppure il territorio soffre per una eccessiva siccità. Le condizioni meteo sono il segnale del mutamento del clima, un aspetto ormai accertato. Per questo l’acqua va gestita nel migliore dei modi: bisogna evitare che provochi disastri o lasci a secco le città di Fiorella Angeli

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Italia è impegnata a fronteggiare il cambiamento climatico dopo la sottoscrizione degli accordi di Parigi del 2015, ribaditi nella strategia energetica nazionale. L’obiettivo è la totale fuoriuscita dall’economia basata sulle risorse fossili (in particolare l’uso del carbone) entro il 2025 e il superamento del 17% delle energie rinnovabili al 2020. Ma, oltre ai temi energetici, il quadro attuale mette in nuova luce le sfide poste dai programmi internazionali e nazionali. Si tratta dell’acqua, una risorsa sempre più strategica e scarsa, che si pone come una delle sfide più importanti per il futuro non solo della nostra economia ma anche della vita stessa. RILEVAZIONI SCIENTIFICHE I cambiamenti climatici non sono più una diceria e i dati collezionati da Ispra nell’ultimo rapporto sul clima in Italia indicano che la temperatura media annuale nel 2016 ha registrato, in Italia, un aumento di oltre 1 grado e di conseguenza la caratteristica più rilevante, nel 2017, è stata la persistenza di condizioni di siccità e allo stesso tempo la presenza di precipitazioni di forte intensità. Piove poco, ma quando piove le «bombe d’acqua», neologismo che con efficacia rappresenta l’intensità delle precipitazioni atmosferiche

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recenti, creano danni ingenti. Tra il 1990 e il 2015, le emissioni dei gas serra sono diminuite grazie alla sensibile riduzione della Co2 nel settore energetico, ma nel 2015 sono tornate a salire di oltre il 2%, come probabile effetto della ripresa economica. Comunque, per il nostro Paese, l’obiettivo assegnato dall’Europa di riduzione dei gas serra entro il 2020 sembra essere a portata di mano. Le emissioni dei principali inquinanti, infatti, continuano a diminuire, anche se le condizioni della qualità dell’aria rimangono critiche specie nei grandi centri urbani e nella Pianura Padana. USO METROPOLITANO I problemi da affrontare non sono pochi e riguardano vari aspetti legati all’uso delle città e del territorio e al nostro sistema di vita, da quella sociale a quella economico-produttiva. Si registra, infatti, una crescita della produzione dei rifiuti urbani (+2%), pari a circa 30 milioni di tonnellate all’anno, valore in linea con l’andamento degli indicatori socioeconomici. Ognuno cittadino produce in media quasi 500 chili di scarti l’anno e la raccolta differenziata si attesta intorno al 52,5%, un dato ancora lontano dagli obiettivi di legge, mentre lo smaltimento in discarica interessa ancora una percentuale molto elevata, pari al 25% dei rifiuti urbani, a fronte del limite del 10% massimo imposto dalle direttive europee. Nei centri urbani uno dei G i u g n o

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principali problemi ambientali è l’inquinamento acustico. Nel 2016 nel 40% di sorgenti controllate sono stati riscontrati superamenti dei limiti normativi ed è purtroppo tristemente significativo che solo il 59% dei Comuni italiani abbiano approvato un «piano di classificazione acustica», lo strumento principale di pianificazione e gestione sul territorio dell’inquinamento da rumore. Sul fronte dell’acqua, una risorsa scarsa e importante al punto che le Nazioni Unite nel 1992, dopo la conferenza di Rio e le direttive di Agenda 21, hanno istituito il 22 marzo come «giornata mondiale dell’acqua». Questa risorsa in Italia è diventata anch’essa problematica. Solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità dello stato iconologico, mentre secondo il Rapporto annuale sul clima in Italia va meglio per lo stato chimico, per il 75% dei fiumi e il 48% dei laghi. Tuttavia, l’uso dei pesticidi in agricoltura ha contaminato quasi il 24% di acque superficiali, che in questi casi superano i limiti di qualità ecologica, mentre è solo dell’8% il superamento per le acque di falda. E comunque, sempre secondo il rapporto, permangono sensibili differenze tra le regioni, dovute a un monitoraggio degli inquinanti ancora disomogeneo sul territorio nazionale. MODELLO OLANDESE Ci sono città europee, Amsterdam su tutte, che sul ciclo dell’acqua e sulla qualità delle acque e sulla gestione delle stesse, hanno costruito politiche di riduzione degli impatti di lungo periodo. Amsterdam ad esempio ha un piano tarato al 2040 basato sull’implementazione dell’economia circolare a partire proprio dalla gestione efficiente ed efficace dell’acqua, riutilizzando quella consumata e soprattutto rendendo idonea quella da utilizzare, ma affiancando a queste scelte strategiche dal punto di vista politico ed economico, oltre che ambientale, anche una forte campagna di sensibilizzazione culturale nell’uso dell’acqua da parte dei cittadini, tutti coinvolti e incentivati a ridurre gli sprechi e a contrastare i cambiamenti climatici modificando il proprio stile di vita. Lo slogan utilizzato da Amsterdam è «ogni goccia conta», uno slogan ormai entrato nel gergo comune e largamente utilizzato in molte campagne di comunicazione, sia istituzionali che private, dove al centro dell’attenzione c’è l’acqua e la sua scarsità. Perché al di là del tema delle «bombe d’acqua» e delle precipitazioni che spesso colpiscono eccessivamente alcuni G i u g n o

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nostri territori, causando alluvioni e danni, la vera questione, che si riflette anche sulla gestione dell’acqua e sulla capacità di controllarne i flussi, è quella legata alla siccità. POCA O MOLTA Come descritto nel Rapporto, nel 2016 non sono mancati eventi di forte intensità anche prolungati, ma la caratteristica più rilevante è stata la persistenza di condizioni siccitose durante tutto l’anno a eccezione dei mesi di maggio e giugno, più piovosi della norma. Questo ha generato una carenza di risorse idriche, portando le riserve a livelli molto bassi. Le precipitazioni cumulate annuali del 2016 in Italia sono state complessivamente inferiori alla media climatologica del 6% circa. Le anomalie rispetto ai valori climatologici normali sono molto differenziate sia dal punto di vista dell’andamento temporale nel corso dell’anno, che dal punto di vista geografico, con il settore centro-occidentale del Nord, l’Italia centrale e le isole maggiori con forti anomalie in senso negativo relative alle precipitazioni annuali. TROVARE LE SOLUZIONI È di tutta evidenza che il problema legato alla gestione dell’acqua oggi sia un problema soprattutto di costruzione di condizioni di gestione di un ciclo che spesso a periodi di siccità alterna periodi di intensa piovosità. È quindi evidente che vanno individuate soluzioni tecnologiche e gestionali adeguate ad affrontare non solo le emergenze siccitose o alluvionali, ma la gestione ordinaria dell’acqua nel suo ciclo che si avvia dalle fasi di precipitazione a quelle di riempimento delle falde, da quelle di pompaggio a quelle di depurazione, da quelle di utilizzo (limitando gli sprechi) a quelle di recupero e riuso. In tutte queste azioni le soluzioni per il drenaggio, per il pompaggio, per la depurazione, per il riuso, sono soluzioni che vanno progressivamente attivate e diffuse sul territorio e nelle nostre città a tutti i livelli. Perché è solo con una pratica diffusa e distribuita sul territorio che si può intervenire con maggiore efficienza ed efficacia nella gestione di una risorsa scarsa e importante, necessaria alla vita stessa, una risorsa per la quale ogni goccia conta e ogni spreco è una perdita. La tecnologia, la produzione di soluzioni innovative e integrate oggi permette di intervenire in modo specifico in molti contesti. E se ogni goccia conta, ogni prodotto e tecnologia per l’acqua può aiutare a farla contare.

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IL NOSTRO SURF SULL’ONDA VERDE L’amministratore delegato, Mirco Pegoraro, è soddisfatto: l’azienda padovana è all’avanguardia nelle soluzioni per rendere le città e l’edilizia più green. Non solo: l’impresa è già pronta a sostenere la sfida della progettazione Bim. Ma in Italia, spiega, c’è ancora molto da fare. A partire dalle infrastrutture per il rischio idrogeologico di Veronica Monaco

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aggiore specializzazione, normative sempre più stringenti e maggiore sensibilità degli operatori verso i temi della sostenibilità e del buon costruire. Per produttori e distributori qualcosa nel mercato sta cambiando. Ne è convinto Mirco Pegoraro, amministratore delegato di Geoplast, gruppo industriale di Grantorto (Padova) specializzato nella produzione di prodotti in plastica strutturato in sette divisioni: edilizia, casseforme, solai, acqua, verde, sport e ambiente. «Cogliamo da parte di progettisti, committenti e imprese una crescente domanda di consulenza specialistica con un orizzonte che va oltre il semplice prodotto e comprende le funzionalità complessive di un sistema, composto da più elementi, talvolta anche estranei all’offering dell’azienda, volto a risolvere un problema specifico», spiega a YouTrade l’imprenditore veneto alla guida di un team quotidianamente impegnato nell’ideazione e progettazione di nuove soluzioni, che ha saputo raggiungere importanti risultati in Italia e nel mondo. Domanda. Ingegner Pegoraro, qual è la sua valutazione sui trend del mercato Italiano? Risposta. Parto da una considerazione di tipo qualitativo: in questo

Geocell, sistema per il drenaggio verticale e orizzontale delle acque. A sinistra, Mirco Pegoraro, amministratore delegato di Geoplast, al centro con il team tecnico-commerciale dell'azienda

primo semestre 2018 abbiamo visto crescere nella filiera in modo molto forte la domanda di specializzazione. In altre parole, committenti, progettisti e imprese pongono a produttori e distributori una serie di istanze che possono trovare risposta solo in una forte competenza tecnica e in un approccio da solution provider, in grado di cogliere la correlazione tra il prodotto proposto e il sistema in cui si inserisce per risolvere una problematica specifica. Nulla di nuovo in realtà, se non nella intensità e nella frequenza con cui il fenomeno si sta manifestando. D. Quali sono le cause di questa evoluzione? R. Credo che sia la risultante di diversi fattori: una maggiore sensibilità degli operatori verso i temi della sostenibilità e del buon costruire, la presa di coscienza che il cambiamento climatico non è un fenomeno contingente e transitorio, ma è diventato la realtà con cui ci dobbiamo confrontare trovando risposte adeguate, il tutto stimolato anche da un apparato normativo in evoluzione che sta introducendo nuovi requisiti progettuali e costruttivi. D. Ci sono differenze tra Italia ed estero? R. In Italia siamo ancora concentrati sui temi del risparmio energetico e dei consumi, con una grande attenzione ai materiali isolanti e ai sistemi di ventilazione di facciate e coperture. Si parla molto anche


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di verde urbano e drenaggio, anche se in quest’ultimo caso manca ancora la cultura della prevenzione. All’estero, invece, l’attenzione è focalizzata principalmente sull’impatto dei materiali sull’ambiente e sulla carbon footprint, letteralmente «impronta di carbonio», cioè la stima delle emissioni di gas serra causate da un prodotto. D. Quindi la sostenibilità è il grande tema delle costruzioni? R. Sì, anche se spesso la parola sostenibilità viene abusata. Secondo me, la sostenibilità non si esaurisce con il green, ma è un concetto più ampio che riguarda la continuità. Il pianeta ha uno stock di materie prime finite, che devono essere utilizzate al meglio. Bisogna iniziare a costruire usando meno materiali e più materie rigenerate. Ormai la tecnologia è molto avanzata, si possono fare tante cose. D. Come Geoplast ha interpretato questa maggiore attenzione all’ambiente? R. Geoplast ha da sempre prestato attenzione alla ricerca di tec-

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nologie innovative che rispettano l’ambiente. I primi grigliati per il verde urbano li abbiamo realizzati nel 2000. Ma non è solo questo. Geoplast si fa portavoce di una cultura della sostenibilità. D. Quali sono le soluzioni studiate apposta per soddisfare questa richiesta? R. Geoplast offre una vasta gamma di soluzioni per proteggere il manto erboso, per realizzare prati carrabili, giardini pensili, verde verticale, tetti verdi, e per aiutare il radicamento del green urbano sia in ambienti a terra che sopraelevati. Tutte le soluzioni sono state progettate in rispetto dell’ambiente e in rispetto dell’equilibrio idrologico. D. C’è sufficiente sensibilità per il controllo del rischio idrogeologico? R. La catena di eventi disastrosi che abbiamo avuto negli ultimi dieci anni ha portato una maggiore sensibilità sul tema del rischio idrogeologico, ma è una sensibilità che deve essere sempre sollecitata.

La sede di Geoplast a Grantorto, Padova. In alto, fasi dell'attività di ricerca in azienda. A sinistra, Mirco Pegoraro

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C’è invece poca attenzione sul tema del riutilizzo delle acque piovane. Qui servirebbe al contrario una politica di incentivi che premi coloro che si dotano di sistemi di recupero e riutilizzo. D. Maggiore sensibilità per la sostenibilità, per i cambiamenti climatici, nuovi requisiti progettuali e costruttivi. In termini pratici quali sono le conseguenze di tutto questo per i produttori? R. Cambia radicalmente la prospettiva e il concetto di qualità dei prodotti: una volta messi in opera devono garantire prestazioni e funzionalità di sistema adeguate alle condizioni di esercizio che sono diventate più difficili, sia per le mutate condizioni ambientali che per i vincoli normativi e progettuali. Non è più sufficiente progettare e conoscere bene i propri prodotti, è necessario comprendere a fondo le interazioni e le sinergie che hanno all’interno del sistema in cui si trovano a operare, avendo analizzato a monte il problema da risolvere. D. Può fare qualche esempio? R. Prendiamo le soluzioni per il verde tecnico. Non è più sufficiente «corredare» la griglia per realizzare un posteggio drenante con dati sulla carrabilità, la resistenza ai carichi, la durabilità e la resistenza agli agenti atmosferici. Indicando al progettista o all’impresa la corretta stratigrafia per la posa, dobbiamo anche tenere conto che griglia e stratigrafia messe assieme sono un sistema che deve garantire all’area interessata precisi coefficienti di permeabilità e deflusso, aspetto che deve quindi rientrare nelle nostre core competence. Questo principio, declinato con le opportune differenziazioni nelle diverse divisioni di vendita aziendali, ha cambiato il nostro approccio alle attività di ricerca e sviluppo dei prodotti, e in successione ha modificato anche i processi di proposizione verso il mercato. D. Come vede la distribuzione in questo scenario? R. La grande forza della distribuzione è, e continuerà a essere, la conoscenza e il presidio del territorio. Credo che stringere e rafforzare partnership collaborative con i produttori di sistemi a valore aggiunto sia una delle leve fondamentali per crescere e approcciare settori di G i u g n o

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mercato che finora non sono stati presi in considerazione. D. Qual è il rapporto di Geoplast con i distributori? R. Rilassato, ma fermo nell’indicare la propria filosofia aziendale. Le normative stanno diventando sempre più stringenti, questo obbliga a essere più tecnici. Continuo a ripetere ai rivenditori che devono cambiare prospettiva, diventando i consulenti delle imprese. È un passaggio inevitabile. D. Fate percorsi di formazione per i distributori? R. Sì, da circa cinque mesi proponiamo anche webinar online dedicati a varie tematiche. Chiedere ai distributori di spostarsi è un problema, in questo modo possono partecipare rimanendo seduti nel proprio ufficio. I partecipanti sono per lo più progettisti, ma il numero complessivo degli iscritti cresce. Quando un rivenditore partecipa a un nostro webinar mi sento molto soddisfatto, perché vuol dire che sono riuscito a fare breccia. D. Come si può migliorare l’informazione al cliente all’interno del punto vendita? R. Geoplast ha assunto ragazzi specializzati nei vari settori che parlano il linguaggio del loro mercato di riferimento. Allo stesso modo il punto vendita deve inserire personale specializzato in grado di offrire consulenza sui prodotti. In più, emulando un po’ la Gdo, il punto vendita deve essere molto più organizzato, con reparti ben visibili e una chiara esposizione delle varie categorie di prodotto. D. La Gdo rappresenta un pericolo o un’opportunità per l’edilizia? R. È una realtà con cui bisogna fare i conti. Per il rivenditore classico sicuramente la Gdo rappresenta un pericolo, che però può trasformarsi in un’opportunità, cogliendo gli elementi di forza su cui lavorare per potersi differenziare. D. Tra i trend del mercato, oltre alla sostenibilità, non si può dimenticare la digitalizzazione. A che punto è il settore dell’edilizia? R. Ci sono molti programmi specifici, ma manca una overview unica. L’architettura deve essere più tecnica, più cosciente delle

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SPECIAL E

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Drening, elemento modulare per raccolta e drenaggio delle acque meteoriche. Nuovo Elevetor Tank, sistema per lo smaltimento e l’accumulo delle acque piovane

conseguenze delle sue scelte progettuali. Una volta che l’opera ha preso una direzione, è infatti molto difficile cambiare strada. Per creare cultura su queste tematiche Geoplast ha avviato da un paio di anni il progetto Building beyond together, blog che ospita contenuti e progetti con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità in architettura, ingegneria strutturale e civile. I principali interessi sono il movimento e la gestione dell’acqua, l’aumento delle superfici verdi e l’impatto ecologico dei metodi di costruzione.

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D. Quanto può aiutare in tutto questo l’adozione del Bim? R. Geoplast ha sposato già da tempo il metodo Bim. Non solo abbiamo librerie con cui mettiamo a disposizione i nostri prodotti, ma presentiamo progetti che utilizzano queste tecnologie. Il Bim può essere il motore che permette di rafforzare le sinergie tra architettura e ingegneria. D. Secondo lei è possibile organizzare la filiera dell’edilizia secondo un modello 4.0? R. Il modello 4.0 punta a meccanizzare i processi, aumentando l’efficienza, ma diminuendo le persone. In edilizia c’è invece ancora bisogno di consulenza, c’è ancora bisogno di persone. Quindi, per il momento no. D. L’edilizia sta andando verso un modello di cantiere come luogo di assemblaggio di pezzi prodotti altrove? R. L’elemento discriminante rimane la distanza tra il cantiere e il luogo di produzione. Realizzare i pezzi altrove può essere efficace per far risparmiare tempo in cantiere, ma può incidere pesantemente sul costo dei trasporti. Sull’onda di questa riflessione, mi permetto invece di suggerire una strada: l’Italia deve diventare esportatore di sistemi costruttivi. Il know how e l’intelligenza non ci mancano. Geoplast è cresciuta sull’export e oggi il 55% del suo fatturato si realizza all’estero. D. Quali sono le vostre previsioni per il 2018? R. Molto dipenderà dalle scelte politiche. Il nostro Paese ha bisogno di grandi infrastrutture per il turismo, i trasporti, l’energia e una politica che incentivi la demolizione e ricostruzione. Geoplast ha chiuso il primo semestre del 2018 con un incremento del 20% rispetto allo scorso anno. Tuttavia il trend aziendale non è un riflesso dell’andamento economico del Paese, ma il frutto delle nostre scelte strategiche. D. Quindi, in una battuta, come valuta la situazione complessiva? R. Molto selettiva, ma appunto per questo estremamente interessante e piena di opportunità. È iniziata la salita e noi abbiamo gambe buone, fiato a posto e una bicicletta ben tarata. G i u g n o

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RASSEGNA

È LA PIOGGIA CHE VA Idee, soluzioni e alcuni casi concreti di applicazione di prodotti dedicati allo smaltimento delle precipitazioni atmosferiche. E non solo. Perché l’acqua è un bene che può essere incanalato per evitare danni, ma anche riutilizzato, per un migliore equilibrio e sostenibilità delle risorse di Veronica Monaco

MASTER BUILDERS SOLUTIONS IN PISTA AL MARE Master Builders Solutions Italia realizza una nuova pista ciclabile fronte spiaggia, lungo il litorale nord di Francavilla a Mare (Chieti). Lunga 3 chilometri e larga 5 metri, la pista è realizzata in calcestruzzo drenante con l’impiego di MasterLife PAV 300, additivo polifunzionale in dispersione acquosa a base di copolimeri innovativi, per la realizzazione di pavimentazioni durevoli in calcestruzzo drenante colorato con l’impiego del prodotto MasterColor 100. Il progetto prevede la stesura di 10mila metri quadri di calcestruzzo drenante, per uno spessore di 7 centimetri mediante vibrofinitrice meccanizzata, garantendo come vantaggio per il cliente un’ottima lavorazione del calcestruzzo e un’alta resistenza agli impatti e all’usura. Il brand Master Builders Solutions racchiude tutta l’esperienza nel campo della chimica per edilizia che Basf mette a disposizione per i nuovi progetti, e per i ripristini e i rinforzi di strutture esistenti.

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CON BETONROSSI RINASCE LA CITTÀ MEDIOEVALE DrainBeton è il calcestruzzo brevettato drenante e fonoassorbente ad elevate prestazioni di Betonrossi. Nello storico borgo in stile medievale di Grazzano Visconti (Piacenza) l’impiego di DrainBeton ha permesso la realizzazione di una pavimentazione in una delle principali strade comunali, rendendo possibile una reale integrazione con il paesaggio e garantendo un efficace deflusso delle acque piovane. La sfida consisteva nel rispettare le esigenze della committenza, prevedendo un intervento efficiente dal punto di vista tecnico, che rispettasse l’ambiente e che fosse cromaticamente adattabile al paesaggio e all’atmosfera tipica del rinomato borgo.

REDI RICICLA L’ACQUA A MILANO Nel cuore economico di Milano, i nuovi sistemi Redi dedicati al riutilizzo delle acque grigie e piovane contribuiscono alla certificazione

PROIND BLOCCA IL DILUVIO

verde dell’edificio e consentono un risparmio di acqua potabile che può arrivare al 50%. Un condominio è stato ristrutturato seguendo la filosofia del risparmio energetico e per ridurre i consumi di acqua

Una soluzione per la messa in sicurezza e la prevenzione del degrado di

potabile è stato installato un sistema delle acque grigie e delle acque

strutture soggette a particolari condizioni climatiche o a eventi meteorici

bianche: acqua proveniente da doccia, lavabi e bidet, e acque piovane.

improvvisi è l’additivo cristallizzante Xypex AdmixC-1000NF, distribuito

Attraverso diversi livelli di filtrazione e sterilizzazione, l'acqua viene

in Italia da Proind. Xypex AdmixC-1000NF sigilla il cemento contro la

ripulita dagli inquinanti, tornando ad uno stato adatto al successivo

penetrazione di acqua e altri liquidi aggressivi bloccando la porosità

riutilizzo, per esempio per l’irrigazione del giardino, la pulizia delle

capillare anche per elevata spinta idrostatica (123,4mt di acqua = 175 Psi),

aree attorno all’edificio e lo scarico dei wc. Il processo di filtrazione di

protegge contro l’attacco di cloruri e solfati, resiste a soluzioni chimiche

tipo biologico-meccanico non necessita di additivi chimici impattanti.

aggressive con intervallo di pH fra 2 e 12, riduce gli effetti della corrosione

Con il sistema di riutilizzo delle acque sia bianche che grigie c’è un

e della carbonatazione, aumenta le resistenze del calcestruzzo a 28 giorni,

abbattimento dei consumi di acqua potabile pari al 50%.

protegge contro i danni dei cicli gelo-disgelo resistendo a temperature comprese tra -31 e i +129°C. I prodotti Xypex sono per natura ecocompatibili (contribuiscono in termini di punteggio LEED) in quanto non contengono Voc, eliminano l’applicazione di membrane esterne, e si auto-rigenerano. Il calcestruzzo trattato può essere completamente riciclabile.

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SPECIAL E

G ji fs ps e s t o D

i d r o g e ol o g i c o

COMARTE

LA SICUREZZA? È UN BUSINESS SICURO Il Consorzio di distribuzione dei materiali edili si è affidato ad Hauraton per allargare il suo campo d’azione. La partnership ha avuto successo: gli strumenti per il drenaggio si sono rivelati una buona scelta, che ha contribuito ad aumentare il fatturato. A partire dalle canalette Faserfix di Veronica Monaco

D

a oltre 40 anni Comarte, acronimo di Consorzio Mantovano Artigiani Edili ed Affini, supporta le piccole e medie imprese edili secondo i principi della cooperativa, offrendo materiali e prodotti di alta qualità per l’edilizia a condizioni non speculative, e servizi a supporto dell’attività dei soci. Nata nel 1974 dall’impegno di un gruppo di artigiani che comprese l’esigenza di riunirsi in un gruppo d’acquisto per far valere un maggiore potere di acquisto negli anni della crisi del cemento, oggi il consorzio conta cinque rivendite nelle provincie di Mantova, Modena, Parma, Reggio Emilia e Cremona, e una piattaforma logistica a Pegognaga (Mantova) che servono oltre 500 operatori tra imprese e privati, associati A sinistra, Vittorio Terziotti. A destra, Andrea Reggio Marassi.

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e non. «All’inizio degli anni Settanta, i magazzini privati facevano pagare alle imprese il cemento a prezzi altissimi. Così abbiamo unito le forze e abbiamo fondato un primo gruppo d’acquisto. Siamo partiti in 16 nel 1972, dopo due anni abbiamo costituito legalmente la società Comarte», racconta uno dei soci fondatori, Vittorio Terziotti. «Da noi, sia la grande impresa che la più piccola pagano i materiali allo stesso prezzo. A fine anno dividiamo gli utili in base al fatturato che ognuno realizza. In più, oltre ai prodotti, i soci trovano da noi assistenza e un supporto continuo. Credo che Comarte sia stato, e sia ancora oggi, uno strumento che ha agevolato molto le aziende più piccole, che diversamente sarebbero in balia del mercato con costi insostenibili». Recentemente la cooperativa si è specializzata nel drenaggio lineare, con un’offerta tra le più complete del mercato della distribuzione, affidata a uno dei marchi leader del settore: Hauraton, spiega a YouTrade il responsabile acquisti del Consorzio, Andrea Reggio Marassi. Domanda. Uno punti di forza di Comarte sono i prodotti per il drenaggio. Con quali articoli? Risposta. Qualche anno fa dal confronto con altri rivenditori all’interno del gruppo d’acquisto Coesi, di cui Comarte fa parte, mi sono reso conto che non avevamo sviluppato alcuna competenza in materia di drenaggio lineare: una mancanza dovuta anche alla peculiarità del territorio in cui operiamo che, in prevalenza pianeggiante, presenta per lo più conduzioni fuori terra. Altre realtà distributive stavano però sviluppando fatturato in questo settore e, dopo un’indagine di mercato, abbiamo scelto Hauraton come azienda leader in grado di aumentare la nostra competenza tecnica. Ci abbiamo creduto insieme e nel giro di poco tempo abbiamo raggiunto risultati positivi. Siamo molto soddisfatti. D. Siete stati dunque proattivi, raccogliendo un bisogno latente del mercato? R. Ci siamo fatti promotori di un certo tipo di prodotti, facendo in

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modo che i nostri clienti iniziassero a vederli nei nostri magazzini. In questo modo, nel momento del bisogno, i clienti si sono ricordati della nostra proposta e le richieste sono arrivate in automatico. D. Come funziona il modello distributivo di Comarte? R. La nostra è una società cooperativa, fondata nel 1974 per volontà di un numero ristretto di imprese che hanno visto nell’associazionismo la via d’uscita dalla crisi del cemento. Negli anni la cooperativa è cresciuta diventando un’azienda strutturata, che oggi conta cinque punti vendita e un deposito logistico, e serve 390 imprese edili associate. Essere soci significa garantire materiali edili a condizioni economiche vantaggiose, ma anche fare parte di una realtà che offre supporto e interazione continua, con corsi di formazione, servizi e consulenza specializzata con l’obiettivo di

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SPECIAL E D i s s e s t o

i d r o g e ol o g i c o

mettere le imprese nelle condizioni migliori per svolgere il loro lavoro in cantiere. Il nostro modo di operare non guarda al fatturato, non punta a marginalità più elevate, ma a fidelizzare il cliente. Tendiamo a calmierare i nostri prezzi e tutti gli anni distribuiamo utili ai nostri soci. Per alcune proposte il prezzo di vendita può essere quello più basso, per altri prodotti è allineato alle migliori proposte di mercato. Nell’assortimento, comunque, preferiamo prodotti di qualità e ad alte prestazioni rispetto a quelli meno costosi. Ed è anche per questo motivo che abbiamo scelto i prodotti per il drenaggio di Hauraton. D. Questo modello organizzativo vi ha permesso di soffrire di meno in questi anni di crisi? R. Fino a qualche anno fa Comarte vendeva solamente ai propri soci, cioè artigiani edili e imprese. Con l’avvento della crisi abbiamo modificato la nostra strategia e aperto il consorzio anche alle imprese non associate. C’è stato un ricambio generazionale, alcune imprese storiche hanno chiuso e i nostri soci sono diminuiti. Ma il calo è stato sopperito dall’ingresso dei non associati, per un totale che ora conta circa 500 clienti attivi. D. Come è composta la vostra clientela e come è cambiata nel corso degli anni? R. Gli utenti professionisti rappresentano il 90% del nostro fatturato. Con i privati facciamo ancora poco, anche se stiamo provando a crescere aggiornando il nostro assortimento con prodotti sempre più mirati a questo tipo di utenza, come i colori. Vogliamo trasformare i nostri magazzini da depositi di materiale edile a realtà di vendita

professionali. Ad esempio per la maggior parte della minuteria abbiamo prezzi esposti, elemento particolarmente apprezzato dai privati. Non ancora in piazzale dove invece puntiamo sulla consulenza. D. Parliamo di logistica. Come siete organizzati? R. La gestione della logistica è stata riorganizzata quattro anni fa per dotare ogni singolo magazzino di un assortimento completo di prodotti. Prima non riuscivamo a far sì che i fornitori servissero puntualmente

PRINCIPI (HAURATON): IL DRENAGGIO È UNA RISORSA

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A fine novembre del 2017 il ministero dell’Ambiente ha

il drenaggio lineare copre il 17% del territorio»,

finanziato il primo stralcio del fondo progettazione per

spiega Toni Principi (a sinistra), amministratore

gli interventi contro il dissesto idrogeologico,

delegato di Hauraton Italia e vicepresidente di Aises

assegnando 5,7 milioni di euro a cinque regioni

(Associazione Italiana Segnaletica e Sicurezza). «In

italiane (Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria,

Italia invece solo il 6,4% del territorio, di cui il 3%

Veneto e provincia autonoma di Bolzano), che

non a norma. Nel nostro Paese ci sarebbero grandi

permetteranno di portare avanti opere

margini, tra gli 80-90 milioni di euro, ma manca la

per quasi 280 milioni sul territorio.

cultura del drenaggio e una normativa più rigorosa.

Quello del dissesto idrogeologico è

Nonostante ci sia molto da fare, la domanda è

un tema di fondamentale importanza

statica, e il mercato delle canalizzazioni a fronte del

per la sicurezza

del territorio, a

prezzo è calato del 50% e in volumi del 28%». E

cui Hauraton risponde da 60 anni

anche la distribuzione edile non si sta mostrando

con

all’avanguardia

particolarmente sensibile al tema: «Ormai tutti i

per la raccolta, il trattamento ed il

tecnologia

rivenditori hanno le canalizzazioni, ma sono davvero

drenaggio delle acque meteoriche

pochi quelli che hanno competenze specifiche vere

e una vasta gamma di prodotti per

e proprie, nonostante Hauraton si impegni in prima

il drenaggio lineare e puntuale,

linea per la formazione diretta dei distributori, con

nonché sistemi completi per il

corsi sia nella sede di Ancona sia presso le rivendite.

trattamento delle acque, installabili

In più offriamo anche strumenti a supporto, come

in ogni tipo di situazione e

una app che consente di effettuare in pochi secondi

ambiente. «Negli altri Paesi europei

i calcoli idraulici e sistemi operativi che permettono

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ogni magazzino con gli articoli richiesti. Concentrando invece la logistica in un unico deposito a Pegognaga (Mantova), ci occupiamo internamente di smistare le forniture ai nostri punti vendita secondo la logica dell’alta rotazione. In questo modo riusciamo a garantire un buon assortimento senza pesare troppo sul bilancio. In più abbiamo implementato un sistema software a codice a barre che monitora in maniera automatica le operazioni di stoccaggio, picking e gestione delle

in maniera autonoma di fare preventivi accurati», dichiara Toni Principi. «Il principale ostacolo dei rivenditori è che si focalizzano sul prezzo finale, senza considerare il valore aggiunto che questo tipo di prodotti può dare al loro business e il valore di un marchio come Hauraton», aggiunge l’agente di vendita Simone Faccioli (a destra). «Sono poche le strutture di distribuzione edile specializzate

scorte. Fisicamente in magazzino al momento lavorano due persone, ma abbiamo intenzione di potenziare la struttura nel prossimo futuro. D. Torniamo al drenaggio. Come si è sviluppato il rapporto con Hauraton? R. Dopo aver deciso di aprirci al settore del drenaggio, abbiamo identificato insieme ad Hauraton i prodotti più consoni per il nostro mercato di riferimento. L’azienda ci ha suggerito gli articoli da inserire in assortimento, condividendo il rischio e i risultati. La collaborazione si è rafforzata nel tempo e abbiamo aggiunto altri prodotti nella nostra offerta. Prodotti molto tecnici, che stiamo imparando a conoscere. D. Siete tornati sui banchi di scuola? R. Certo, con questo tipo di prodotti non si può improvvisare. Non possiamo essere tuttologi: dobbiamo ascoltare i fornitori e sfruttare il loro know how riversando sul mercato proposte valide dal punto di vista tecnico. Continuando così a rispondere alla mission del consorzio: supportare le imprese offrendo soluzioni garantite e affidabili. D. Quali sono i prodotti per il drenaggio più venduti nel vostro consorzio? R. In questa zona di pianura non abbiamo mai avuto grossi problemi di drenaggio, e si sono sempre preferite soluzioni puntuali con condutture fuori

nel drenaggio come Comarte», sostiene

Principi,

che

con

il

consorzio emiliano ha inaugurato una nuova strategia aziendale che

vede

il

trasferimento

degli uffici tecnici e marketing in Germania. «Oggi i nostri clienti comprano direttamente in Germania e i distributori siglano

un

contratto

di

esclusività. Comarte è la prima ad aver firmato questo contratto internazionale».

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SPECIAL E D i s s e s t o

i d r o g e ol o g i c o

Esterno e interno del magazzino Comarte

terra. Oggi però la sensibilità delle imprese sta cambiando e abbiamo notato un grande interesse per le canalette di drenaggio lineare Faserfix di Hauraton. Realizzate in calcestruzzo di alta qualità riciclato e riciclabile, fibrorinforzate, queste canalette garantiscono maggiore leggerezza e stabilità laterale con uno spessore delle pareti ridotto. D. I cambiamenti climatici hanno fatto aumentare le precipitazioni, diventate ormai violente come ai tropici. Come affrontarle? R. Purtroppo è un discorso di mentalità. In Italia si preferisce mettere a posto le cose quando si rompono, piuttosto che prevenire situazioni problematiche prima che provochino ingenti danni. Al contrario, ad esempio, della Germania, dove è presente una forte cultura dell’efficienza, che ha imposto nel perimetro delle costruzioni di una certa importanza sistemi di drenaggio lineare in acciaio inox. Dobbiamo cambiare le normative: oggi in certi progetti è necessario pensare in maniera diversa. D. In Italia c’è sufficiente coscienza del problema del dissesto idrogeologico? R. Purtroppo no. Non abbiamo la cultura della prevenzione, costruiamo con un livello qualitativo mediocre, non esiste una qualifica statale delle imprese edili. Peccato perché in Italia c’è ancora molto da fare. D. Aver inserito i prodotti per il drenaggio, che tipo di vantaggio ha avuto sul vostro business? R. Abbiamo avuto risvolti positivi, acquisendo una nicchia di mercato. In termini economici abbiamo registrato una buona performance, che non mi sarei mai aspettato. Siamo molto contenti di poter intervenire nei progetti più importanti offrendo articoli top di gamma, articoli prestazionali che possono limitare i danni in cantiere. Sappiamo però che purtroppo non sempre questi prodotti vengono messi in opera seguendo le istruzioni del costruttore. Cerchiamo di sensibilizzare anche su questo, fornendo un servizio di consulenza oltre che vendere drenaggio lineare a magazzino. D. Da dove è nato lo spunto per l’inserimento di questi prodotti a magazzino?

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R. Frequentando altre realtà della distribuzione edile, ci siamo resi conto che Comarte non era presente su quel tipo di mercato, se non saltuariamente. Dovevamo fare qualcosa, ma non avendo le necessarie conoscenze tecniche ci siamo dovuti appoggiare agli esperti, e abbiamo scelto i migliori. D. Avete altri progetti inerenti questo mercato? R. Abbiamo sicuramente intenzione di potenziare l’assortimento. Tuttavia, spero siano aggiornate le normative, perché i grossi numeri si fanno con i lavori pubblici, e che le risorse messe in campo per il dissesto idrogeologico siano impiegate per fare manutenzione e non per lavorare sull’emergenza. E poi, quando finalmente il drenaggio si svilupperà appieno anche in Italia, grazie a Hauraton, avremo i prodotti e la cultura necessaria per rispondere prontamente alle richieste del mercato.

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TUTTI I VANTAGGI DEL DOPPIO CIELO

Da elementi decorativi a sistemi tecnologici in grado di portare funzionalità, benessere e praticità a ogni tipo di ambiente: i controsoffitti si sono evoluti assieme all’architettura e all’edilizia. E oggi si propongono in una veste nuova, che spinge a cercare soluzioni orginali in linea con i trend della nuova progettazione digitale. Con esiti sorprendenti

di Carlo Lorenzini

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S

e alziamo gli occhi al cielo, ma lo facciamo nel chiuso delle nostre case, dei nostri uffici e luoghi di lavoro, così come in alcune strutture come bar e alberghi, spesso possiamo notare come ciò che abbiamo sopra la testa non è ciò che sembra. Nei vecchi palazzi storici i soffitti affrescati rappresentavano il cielo verso il quale guardare e il soffitto in quel caso assumeva un ruolo decorativo, ma anche di paesaggio interno utile a creare in qualche modo un benessere che aumentava in virtù della cura e bellezza architettonica del luogo. Nelle abitazioni più modeste i soffitti non venivano affrescati, ma anzi restavano bene in vista le travi di legno che sorreggevano i pavimenti superiori. Quando si iniziò a utilizzare la tecnica delle controsoffittature, in alcuni casi con strutture in legno, in altri con sistemi di canne, sacchi di tela intonacati e altri prodotti tipici dell’edilizia storica, come il gesso, i soffitti iniziarono a diventare il «cielo interno» degli edifici, strutture che potevano modificare la dimensione interna e il volume delle stanze, ma anche celare e nascondere tubi e condotte. Lo sviluppo dell’edilizia moderna e dei sistemi costruttivi ha mano a mano eliminato le controsoffittature negli edifici residenziali, mentre in quelli dedicati al commercio, al terziario e ai servizi, hanno assunto sempre più un ruolo dominante, soprattutto per la possibilità di nascondere le reti elettriche, le tubazioni delle condotte destinate ai servizi e in particolar modo gli impianti di condizionamento dell’aria. AMBIENTE TECH I controsoffitti sono passati da strutture in grado di modificare il volume interno degli ambienti a veri e propri sistemi tecnologici in grado di integrare e modificare la funzionalità degli ambienti interni. Oggi rappresentano un mondo di soluzioni e di applicazioni che si integra con le esigenze sempre più spinte del comfort e del benessere. Dante, nel suo viaggio letterario raccontato nella Divina Commedia, attraversando il limbo incontra «color che son sospesi», ovvero anime per le quali non è ancora stata decisa la destinazione. Parafrasando Dante, potremmo dire che sopra la nostra testa tutti i giorni, se ben osserviamo, abbiamo spesso strutture sospese delle quali non ci occupiamo, ma che in realtà una destinazione l’hanno avuta ed è potenzialmente ancora aperta ad altre utilità. I controsoffitti sono sospesi, ma in realtà ben ancorati a una funzione strategica per alcuni segmenti edilizi. L’evoluzione tecnologica ha portato, per esempio, dalle lastre in gesso a quelle in cartongesso e in gessofibra appoggiate o agganciate a strutture metalliche, che garantiscono da un lato la sicurezza della posa e da un altro la flessibilità nell’uso. Sollevare una lastra, intervenire per effettuare manutenzione ordinaria oppure per installare nuovi componenti diventa un valore aggiunto fondamentale in alcune tipologie di ambienti. Si pensi, in particolare, agli uffici e ai locali commerciali. EVOLUZIONE L’ulteriore evoluzione dei materiali garantisce oggi la possibilità di creare controsoffittature in modi molto diversificati e adatti, per esempio, anche all’uso residenziale, soprattutto nelle tecniche costruttive in continuo, dove la forma finale del controsoffitto è simile a quella di un normale soffitto, con l’aggiunta però della possibilità di anneG i u g n o

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SPECIAL E C o n t r o s o f f i t t i

gare nelle lastre di gesso impianti illuminanti o prese d’aria secondo sistemi efficienti di ventilazione meccanica controllata. Oppure, in alcuni caso specifici, si può integrare al loro interno i sistemi radianti a soffitto. Altra modalità costruttiva è, invece, quella che utilizza telai visibili sui quali sono ancorati gli elementi costituiti da pannelli di varie tipologie di materiali, con il gesso che ancora rappresenta una delle soluzioni più utilizzate, e che per la specifica tipologia costruttiva possono integrare ancora più facilmente elementi legati agli impianti di condizionamento, riscaldamento e raffrescamento dell’aria, oltre a sistemi di controllo antintrusione e di monitoraggio degli ambienti, fino ai sistemi antincendio e a quelli di ventilazione o di diffusione della musica e del suono. CHI È FISSATO Al di là dei sistemi attraverso i quali i controsoffitti vengono fissati al soffitto o alle strutture portanti, siano essi sistemi sospesi oppure autoportanti, va detto che le soluzioni tecnologiche oggi si sposano sempre di più con gli elementi estetici e le tipologie di materiali che possono andare dal cartongesso al gessofibra, dal fibrocemento al sughero, dalle lane minerali al legno, dai laminati al mdf, dal pvc ai tessuti tecnici, dal metallo ai materiali compositi, fino al vetro. Come indicato in un recente articolo pubblicato sul magazine YouBuild a firma di Gianluca Pozzi (YouBuild, marzo 2018, pagina 54) i controsoffitti svolgono funzioni diverse che possono essere suddivise in varie categorie. L’aspetto è uno dei fattori più interessanti: il controsoffitto consente di svincolare la forma estetica finale dalla struttura esistente, consente di creare nuove forme e dare, dunque, nuova vita a pareti e strutture altrimenti vincolate alle strutture preesistenti. Inoltre, poter celare e nascondere in parte o del tutto i sistemi impiantistici è uno dei motivi per i quali le controsoffittature oggi sono fortemente utilizzate nelle ristrutturazioni e, in particolare, negli interventi residenziali con i sistemi in continuo. Secondo le tipologie di soluzioni cercate e grazie alle moderne tecnologie autoportanti i controsoffitti possono in alcuni casi diventare anche dei cavedi utili non solo a contenere gli

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impianti, ma anche a generare ulteriori ripostigli e vani che in alcuni casi tornano utili superfici di servizio. SUONA IL SILENZIO Una delle più utili applicazioni delle controsoffittature non è tanto quella dell’isolamento, ma soprattutto la correzione acustica dell’ambiente nel quale sono realizzati, correzione che consente soprattutto di migliorare il comfort interno, riducendo le rifrazioni del suono e dunque aumentando il benessere e il comfort interno. In abbinamento a materiali fonoassorbenti è possibile produrre mediante controsoffittature anche interventi di isolamento acustico e di miglioramento anche della gestione dell’umidità interna degli ambienti, soprattutto dove si utilizzano sistemi di ventilazione meccanica controllata che, se abbinata a filtri, garantisce non solo una migliore circolazione dell’aria e dunque una sua salubrità, ma anche un controllo dell’umidità interna. I controsoffitti, ovviamente quelli sospesi, garantiscono inoltre una ispezionabilità dei cavedi e una potenzialità d’uso dei volumi, soprattutto legati all’impiantistica, facilitando interventi manutentivi o migliorativi. In sostanza, i controsoffitti oggi, sia nella versione continua che in quella discontinua, hanno non solo ampi campi di applicazione, ma possono risolvere numerosi problemi legati al rinnovo degli impianti e alla riqualificazione edilizia ed energetica, nonché acustica ed estetica, degli edifici residenziali e di quelli non residenziali. Molte soluzioni e molti benefici per strutture che affondano il loro essere nella storia stessa dell’architettura e da essa possono trarre per il futuro ulteriori spunti. Di fondamentale importanza in questo campo e in questo settore è avere conoscenza delle opzioni presenti nel mercato, dal punto di vista tecnologico e realizzativo, per offrire ai propri clienti opportunità d’uso che garantiscano insieme praticità ed estetica, convenienza economica e efficienza impiantistica. Le scelte sono ampie, economicamente adatte a qualsiasi tipologia di intervento e soprattutto, in alcuni casi, di facile installazione e realizzazione, le quali tuttavia vanno sempre accompagnate da una progettazione adeguata e da una messa in opera che non può essere improvvisata e lasciata al caso o al semplice fai-da-te. G i u g n o

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AT E N A

UN TUFFO NEL SILENZIO ph:Tamás Bujnovszky

A Budapest, per il complesso acquatico Duna Arena, l’azienda ha realizzato controsoffitti metallici ad alta prestazione. Installati con speciale orditura antisganciamento, sono concepiti per assicurare un’elevata resistenza alla corrosione, comfort acustico e integrazione con luci e accessori

di Veronica Monaco

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ella progettazione degli ambienti, il controsoffitto svolge un ruolo di primo piano. È un rivestimento che contribuisce in modo significativo a definire l’architettura dello spazio, ed esprime una sofisticata complessità tecnica. In oltre trent’anni di progetti internazionali, Atena ha sviluppato una serie di sistemi standard e su misura, che coniugano estetica e funzionalità. Facilità di accesso al plenum, velocità di posa, predisposizione per l’integrazione a pareti divisorie, sicurezza antisismica, comfort acustico e luminoso sono tutti elementi fondamentali per un controsoffitto a regola d’arte. Appartengono a questa categoria le isole acustiche multifunzionali, i baffle, i sistemi con struttura a vista e nascosta con pannellature modulari o speciali, piane, curvilinee e in lamiera Atena controsoffitto Multilevel 3D Cube, Germania. Sopra, la Duna Aréna di Budapest

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stirata. Sistemi che, integrati ai corpi illuminanti di Atena Lux, e dotati di kit antisismici brevettati e specifici materiali fonoassorbenti, diventano a tutti gli effetti soluzioni tecnico-estetiche ad elevata prestazione. UN BAGNO DI PACE Un controsoffitto ad alte prestazioni è quello progettato da Atena per la Duna Aréna, il complesso acquatico di Budapest, anche noto col nome inglese di Danube Arena. Il complesso comprende 5mila posti fissi, due piscine per il nuoto, una per i tuffi e una piscina più piccola di allenamento. Per questo progetto, nella zona lounge, Atena ha realizzato una serie di controsoffitti metallici utilizzando Atena Baffle da 30x100mm lisci, installati con speciale orditura antisganciamento. Concepiti per assicurare comfort acustico, sicurezza antisismica e una perfetta integrazione a corpi illuminanti e accessori, con il loro aspetto verticale, i Baffle di Atena rappresentano una soluzione di elevata qualità tecnica. Disponibili in diverse ampiezze ed altezze, lisci o forati con inserimento di materiale fonoassorbente, migliorano il tempo di riverbero e l’intelligibilità del parlato. Per le altre aree della Duna Aréna sono stati, invece, utilizzati i grigliati Atena H40 e le doghe Atena della serie V100 in alluminio che mantengono lo stile lineare del design scelto. Le doghe Atena della serie V si distinguono dalle classiche tipologie per il loro sistema di montaggio verticale ad interasse variabile, che permette di conferire all’ambiente un aspetto dinamico e volutamente innovativo. In esterno sono, infine, state applicate le Doghe Atena 200 L in alluminio, che completano armonicamente il mood della facciata.

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SPECIAL E

C ont r o s of f it t i

RASSEGNA

FATE TRE PASSI IN PIÙ IN ALTO Armstrong Building, Knauf e Fassa Bortolo presentano le loro soluzioni per creare una controsuperficie molto resistente, ad alto assorbimento acustico, sicura e…

di Veronica Monaco

M

igliorare le prestazioni acustiche e termiche, nascondere gli impianti, regolare altezze eccessive. I controsoffitti sono una delle scelte più frequenti per creare un involucro interno agli ambienti, sia nelle nuove realizzazioni che in interventi di recupero. Tante le tipologie disponibili a seconda delle esigenze progettuali: dai controsoffitti assorbenti con o senza forature a vista ai controsoffitti planari con gesso rivestito, fino ai classici pannelli modulari da ufficio. Ecco le ultime proposte di tre aziende che hanno fatto dei controsoffitti prestazionali uno dei fiori all’occhiello della loro offerta.

KNAUF

LA ROCCIA PIÙ LEGGERA I pannelli in lana di roccia per controsoffitti modulari Knauf Amf Topiq, nobilitati con velo acustico e colorati su tutti i lati, si caratterizzano per leggerezza, facilità d’uso e massimo assorbimento acustico con minimo spessore e minima altezza di pendinatura. La gamma si compone di Topiq Prime dall’estetica elegante e a elevato assorbimento acustico; Topiq Efficient Pro dall’eccellente assorbimento acustico e ottima resistenza all’umidità; Topiq Efficient Pro Hygena spugnabile, con trattamento contro germi, batteri e funghi; infine Topiq Sonic Element, vela acustica senza cornice, dall’aspetto moderno e non convenzionale. Tutta la gamma si caratterizza per l’ottima resistenza all’umidità, la massima flessibilità e stabilità nella forma, ed elevati valori di assorbimento acustico.

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ARMSTRONG BUILDING

PRESTAZIONI ELEVATE I soffitti discontinui Canopy e Baffles di Armstrong Building Products, azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di soluzioni complete per controsoffitti acustici, introducono nell’indoor nuove forme e armonie, aggiungendo profondità, prospettiva e ritmo. Due collezioni concepite per offrire ai progettisti la possibilità di modellare ambienti di tendenza con forme convesse, concave, trapezoidali, a cerchio, esagonali, quadrate. Con il loro aspetto moderno e il design versatile, i controsoffitti Canopy e Baffles di Armstrong combinano l’estetica con straordinarie prestazioni volte ad assicurare un coefficiente di assorbimento acustico più elevato rispetto a un controsoffitto continuo con la stessa area visibile: il suono viene infatti assorbito sia dalla superficie frontale sia da quella posteriore del pannello. Infine, Canopy e Baffles garantiscono una capacità di riflessione della luce di circa il 90%, permettendo la riduzione del 20% del consumo energetico negli edifici dovuto all’illuminazione artificiale e un ulteriore 7% per il condizionamento.

FASSA BORTOLO

A PROVA DI CROLLI Sicuri e dal design curato, i controsoffitti realizzati con le soluzioni del Sistema Cartongesso Gypsotech di Fassa Bortolo danno vita a sistemi ad alte prestazioni grazie all’ampia gamma di lastre in cartongesso e accessori disponibili. Soluzioni utili a prevenire lo sfondellamento dei solai, uno dei problemi più comuni, che richiedono particolare attenzione soprattutto negli ambienti pubblici in cui sono necessari alti livelli di sicurezza. Fassa Bortolo non solo assicura la tenuta in caso di terremoto o a seguito dell’usura del tempo, ma li protegge anche in caso di incendio. Le lastre sono di facile montaggio e possono essere applicate anche in aderenza o ribassate. Sottoposto a severi test di resistenza, il sistema antisfondellamento Fassa Bortolo mostra tutta la sua potenzialità. Una simulazione in laboratorio ha infatti verificato che la caduta di una pignatta con intonaco di 10 mm da un’altezza di 50 cm non provoca nessuna fessurazione sulla lastra. Nell’immagine la soluzione Modus CF 2x48-27/71: su un solaio in latero cemento dello spessore di 200 mm viene applicata una doppia orditura metallica (spessore 27 mm, interasse 800 mm per la primaria e 400 mm per la secondaria) seguita da una Lastra Gypsotech Focus BA 15.

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M E R C ATO

NUOVO INIZIO PER LE FINITURE I dati dei produttori di macchine per la lavorazione di pavimenti e rivestimenti indicano una crescita che dovrebbe essere replicata anche per il 2018. Un trend che testimonia il sempre maggiore interesse per il settore, come conferma l’azienda specializzata Sk di Matteo Caffa

I

l settore della preparazione e del trattamento delle superfici vive un momento florido a livello italiano ed europeo. Il bacino a cui si rivolge è molto ampio, perché sia l’ambito della pavimentazione industriale e civile che quello stradale, autostradale e aeroportuale si avvalgono delle stesse tecniche di preparazione. Quelle oggi più utilizzate sono la levigatura, la pallinatura e la scarifica. È utile dare un’occhiata più da vicino a queste tecnologie per capire le caratteristiche delle macchine utilizzate. Tra l’altro, l’Italia è il settimo esportatore mondiale di impianti di finitura e vanta anche la quarta posizione nella bilancia commerciale con l’estero di settore. Secondo i dati riportati Ucif, associazione dei produttori di macchine per la finitura che aderisce ad Anima, nel 2017 il valore della produzione è cresciuto rispetto all’anno precedente Paola Orsi dell’8,3%. E per il 2018 l’indagine sul settore della finitura prevede un valore di produzione in ulteriore crescita (+3,8%). Sono andate bene le esportazioni, aumentate (+8,7%) rispetto al 2016, e si prevedono in crescita anche nel corso di quest’anno (+5,4% il trend atteso), nonostante un mercato importante come quello russo, che negli ultimi anni è diventato molto meno accessibile a causa delle sanzioni economiche internazionali. L’occupa-

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LEVIGATURA, preparazione del calcestruzzo

PALLINATURA, irruvidimento

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SCARIFICA, abbassamento del calcestruzzo

STRIPPER, rimozione del linoleum

zione nel 2017 è rimasta invariata e si prevede rimarrà stabile anche nel corso del 2018. Nel complesso per l’anno in corso, secondo Ucif, resiste un certo ottimismo, confermato anche dalle previsioni sugli investimenti che sono già aumentati nel 2017 (+14,3%) trainati soprattutto dai provvedimenti che riguardano l’innovazione costituita da Industria 4.0 e, in ragione di ciò, si prevede possano aumentare ulteriormente nel corso dell'anno (+10,9%). L’ESPERIENZA SUL CAMPO Del mondo della preparazione e del trattamento delle superfici parliamo con Paola Orsi, responsabile del customer service di Sk, filiale italiana del gruppo Blastrac, che opera a livello mondiale con sedi in Stati Uniti, Europa e Asia. «Sk è stato distributore per Blastrac per l’Italia dal 2012, ma successivamente il gruppo ha richiesto una presenza diretta sul mercato, secondo una politica consolidata e necessaria» puntualizza Paola Orsi. «Perché, se il distributore non è dedicato e focalizzato sul territorio, la gestione per il cliente risulta penalizzata. Oltre ad avere le macchine ci vuole molta competenza nella conoscenza del loro utilizzo e conoscere le concrete condizioni di partenza dei lavori». Domanda. Fornite anche i noleggiatori? Risposta. Sì, con macchine medio piccole per il mercato italiano e medio grandi per il mercato europeo. Centri di noleggio piccoli e medi hanno visto nelle nostre macchine una possibiltà di diversificarsi. Ma, dato il tipo di prodotto, è necessaria una formazione anche per i noleggiatori. Noi non vendiamo solo un prodotto ma anche la competenza necessaria per il suo utilizzo e l’applicazione. D. Siete andati incontro a questa esigenza organizzando corsi di formazione? R. Ne organizziamo diversi, che variano in funzione dello scopo e degli operatori. La formazione può riguardare un supporto tecnico, l’ordinaria manutenzione, oppure può trattarsi di una installazione G i u g n o

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SPECIAL E

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DIZIONARIO: FARE GOAL CON LA PALLINATURA

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spirazione. Il settore delle aspirazioni delle polveri è importante sia per l’imponente sviluppo del settore della

preparazione delle superfici, con attrezzature che richiedono efficaci

allinatura. Una delle principali attività nell’ambito della preparazione delle superfici è la pallinatura. Si tratta di un

processo meccanico basato sul principio della sabbiatura (l’uso di

sistemi di recupero delle polveri, sia per il tema della sicurezza sui

strumenti a getto per proiettare sabbia sulla superficie): al posto della

luoghi di lavoro, che necessita di attrezzature professionali create

sabbia viene però utilizzata graniglia metallica. Il materiale abrasivo

ad hoc per difendersi dalle polveri fini di cemento. Sono necessarie

proiettato da una turbina impatta sulla superficie e grazie al rimbalzo

attrezzature con diversi gradi di filtrazione e sistemi di contenimento

combinato con l’azione del sistema aspirante torna in circolo. Mentre il

delle polveri sicuri.

materiale asportato viene raccolto in un aspiratore, la graniglia abrasiva

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viene pulita all’interno della macchina e riciclata. Grazie a questa arteggiatura. La superficie viene preparata con monospazzole

fondamentale tecnologia le superfici possono essere risanate anche

o macchine a nastro con carte abrasive. È efficace solo applicata

in presenza di crepe, dislivelli, giunti, cavillature. Dopo l’intervento la

a filmogeni e impregnazioni.

D

Elemento decisivo per la scelta dell’attrezzatura, in una gamma che spazia dai piccoli interventi in ambito civile a quelli su superfici

strati di superficie con soluzioni di acido o alcali. Richiede una

industriali di migliaia di metri quadrati è il rapporto tra potenza del

evitare reazioni chimiche con il materiale che dovrà essere applicato. I tempi di attesa sono alti. (Tecnologia poco utilizzata)

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superficie resta asciutta e pulita, pronta per l’applicazione successiva.

ecapaggio chimico. È un’operazione effettuata per rimuovere

successiva operazione di decontaminazione della superficie per

motore e larghezza di lavoro.

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imozioni. Vecchie coperture e spessori, materiali come parquet, linoleum, moquette, piastrelle, gomma, rivestimenti in resina,

initure. In caso di realizzazione di pavimentazioni decorative

massetti e spolveri possono essere oggi rimossi con attrezzature

civili e anche in ambito industriale sono necessari interventi che

specifiche: per le pavimentazioni industriali vanno utilizzate grandi

riguardano aree ristrette come muri perimetrali, bordi o angoli non

macchine operatrici; per gli interventi di manutenzione e recupero in

raggiungibili con le grandi attrezzature. A questo scopo, i macchinari

ambito civile, invece le attrezzature monofase.

sopra descritti montano attrezzature studiate per operare in tali aree.

I

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carifica. È il risultato dell’abbinamento di due diverse tecnologie:

drolavaggio. La preparazione della superficie si ottiene con un'idropulitrice. È necessaria una notevole quantità d’acqua, e i

la bocciardatura, che si esegue con utensili a percussione

verticale, e la fresatura, che si esegue con utensili a rotazione fissi su

tempi d’attesa sono alti: la superficie dev’essere totalmente asciutta.

un tamburo. Utilizzando la forza centrifuga, un tamburo multialberi a

(Tecnologia poco utilizzata)

rotazione sull’asse orizzontale martella, con l’aiuto di utensili montati

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laschi sugli alberi, la superficie da trattare, in modo da effettuare evigatura. È un trattamento che si esegue con macchine a

risanamenti anche in profondità. Le attrezzature dedicate sono in

rotazione sull’asse verticale, che possono essere monodisco

grado di eseguire una grande varietà di interventi: dall’irruvidimento

oppure planetarie, ovvero a più dischi controrotanti. È ideale per

all’asportazione di spessori superiori a 5 millimetri, fino all’esecuzione

la preparazione di superfici per l’applicazione di rivestimenti a

di scalanature fino a 20 millimetri di profondità. Le scarificatrici sono

basso spessore. La possibilità di ottenere una superficie uniforme

indicate per l’asportazione di vecchi rivestimenti a spessore e per

e planare la rende consigliabile, in ambito industriale e civile,

la preparazione della superficie prima della posa di rivestimenti a

per lo spianamento di irregolarità sui supporti, la rimozione di

spessore. Nonostante le scarificatrici siano predisposte con idonei

colle e vernici, l’irruvidimento di piastrelle e grès, la molatura di

sistemi di aspirazione, prima della posa è necessaria un’accurata

pavimentazioni in marmo e granito e, in ambito stradale, per la

pulizia della superficie.

rimozione di asperità nelle pavimentazioni. Come si può intuire da questa breve descrizione si tratta di macchine complesse, che richiedono, per chi le utilizza come per chi le vende, il possesso della conoscenza adeguata. Ci sono, poi, lavorazioni che richiedono operazioni di completamento.

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abbiatura. È la tecnica d’impiego di strumenti a getto per proiettare sabbia sulla superficie da pulire. Ha il difetto di

creare molta polvere ed è di difficile utilizzazione. (Tecnologia poco utilizzata)

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per chi inizia ad utilizzare macchine complesse. Anche i tempi naturalmente variano. D. Sono macchine impegnative a livello di manutenzione? R. Utilizzi diversi implicano un differente impegno nella manutenzione. Non tutte le nostre macchine possono essere noleggiate a freddo. Alcune macchine medio-piccole vanno bene per il noleggio; per chi invece realizza pavimenti professionali servono altre attrezzature e tecnologie come la pallinatura, che non sono adatte per il noleggio a freddo. Per questo esistono sul mercato società che si occupano solo della preparazione di superfici per conto di altri, oppure di preparazione o rimozione di vecchi pavimenti, in un mercato dove rimuovere il vecchio è prassi comune. D. A proposito di mercato, qual è il più significativo per voi? R. L’80% dei nostri clienti si occupa della pavimentazione industriale e difficilmente lavora anche per quelle decorative in ambito civile. Sono due mondi diversi, sia come mercato che come approccio aziendale. Per intenderci, se mi impegno in una pavimentazione decorativa civile impiegherò molto più tempo nella cura dei dettagli, mentre la pavimentazione industriale ha ritmi molto più veloci. Inoltre, anche se le tecnologie sono le stesse la potenza e il peso delle macchine sono molto diversi. D. Si tratta in ogni caso di un mercato in netta ripresa… R. Sì, molto. È una tendenza partita già dal 2016 e in questi sei mesi è stata superiore alle aspettative. Hanno inciso positivamente anche le agevolazioni sulle attrezzature e sulla sicurezza, e i clienti ne hanno approfittato per adeguarsi agli standard. Le macchine impiegate sono molto longeve, ma in questi due anni grazie ai finanziamenti e alle agevolazioni molti hanno potuto rinnovare il parco macchine. Devo dire che non abbiamo sofferto rispetto all’edilizia in generale perché, il ripristino del vecchio è, più che un’opzione, un obbligo in molti ambiti come quello farmaceutico e alimentare: se il pavimento non è a norma infatti interviene l’Asl… Bisogna poi aggiungere che le macchine per la preparazione e il trattamento delle superfici si utilizzano anche al settore navale e petrolchimico. Anche le bonifiche di amianto nelle pavimentazioni hanno un peso importante. D. Dato il tipo di macchinari di cui parliamo, c’è uno spazio anche dedicato alla rivendita? R. Abbiamo molti clienti nel noleggio, ma per noi la rivendita è un canale difficile, proprio per le caratteristiche tipiche delle macchine, la cui vendita richiede una dimostrazione, una prova sul campo. Bisognerebbe che il rivenditore fosse disposto ad averne sempre una da utilizzare, ma non è realistico. I nostri clienti cercano la soluzione a un problema. È necessaria dunque la competenza per risolverlo, e il modo migliore per inquadrare e risolvere i problemi è… provare la macchina. D. Da qui la vostra presenza diretta sul territorio... R. Sì. Presenza fissa significa esserci anche a Ferragosto e il 27 dicembre. L’azienda deve essere strutturata in modo tale per cui la vendita sia solo l’inizio di un processo. L’assistenza alle richieste del cliente è spesso molto intensa per questioni di tempistica. D. Quali sono i lavori più richiesti? Sono quelli che prevedono l'utilizzo di macchine per la rimozione dei rivestimenti, le stripper, che tolgono pvc, linoleum e moquette. Sia da parte del cliente che del noleggiatore sono molto richieste. Come dicevamo, la rimozione del vecchio è un tratto fondamentale in questo settore. G i u g n o

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DRENAGGIO PREFABBRICATO S E N Z A G H I A I A m arcat u ra

N O N RI C H I E D E M A N O D O P E RA S P E CI A L I S T I CA Il prefabbricato DRENOTUBE® è una novità tecnica che sostituisce il drenaggio manuale con ghiaia. Fatto di materiali inerti che non inquinano, il preassemblato DRENOTUBE® è al 100% riciclabile, completamente preassemblato, e garantisce un risultato ottimo e omogeneo senza l’aggiunta della manodopera specialistica.

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SPECIAL E

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RASSEGNA

L’ALTRA FACCIA DELLE FACCIATE Le superfici esterne delle costruzioni, ma anche delle aree calpestabili o dei muri interni, possono ora utilizzare nuove soluzioni per diventare perfettamente compatibili con il loro utilizzo finale. Ecco alcune proposte a cura di Veronica Monaco

BAKER STREET A LONDRA SI AFFIDA A FILA Come pulire un ambiente ad alto tasso di sporco come una stazione metropolitana nel centro di Londra? A mostrarlo Fila Surface Care Solutions, selezionata per un esteso progetto di pulizia delle pareti e dei rivestimenti della stazione di Baker Street, una tra le più famose e antiche del mondo. Attiva dal 1863, la fermata è nota per l’adiacenza con la storica Baker Street, simbolo della vita letteraria del XIX secolo e ambientazione della casa di Sherlock Holmes. «È stato un progetto di cantiere estremamente strutturato ed impegnativo», afferma Paolo Zuliani, responsabile di Fila Consulting «ma riportare alla bellezza originale una superficie così usurata è stato davvero una grande soddisfazione». Per una pulizia approfondita delle piastrelle in graniglia del pavimento e delle piastrelle in ceramica sui bordi delle banchine è stato scelto il detergente decerante sgrassante FilaPS87. Facile da usare, pulisce, smacchia e de-cera, senza aggredire le superfici. Per le piastrelle in ceramica dei rivestimenti di tutta la stazione è stato usato, invece, FilaCleaner, detergente concentrato neutro che rispetta le superfici trattate e delicate. La combinazione di questi prodotti ha permesso di ripristinare sia l’aspetto originale della stazione sia i parametri antiscivolo delle varie superfici del pavimento. «Il fatto che la tecnologia italiana venga sempre più ricercata all’estero non può che renderci orgogliosi di tutto l’impegno e della costante preparazione tecnica a cui sono sottoposti gli standard di competenza Fila, a partire dal processo industriale di produzione con soluzioni per la finitura superficiale, fino al recupero di vecchie pavimentazioni in gres come in questo caso», conclude Denis Tessaro, responsabile della business unit Fila Tech.

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NUOVA GAMMA DI LEVIGATRICI TYROLIT Per la lavorazione e la preparazione delle superfici, la gamma di levigatrici Tyrolit Hydrostress Premium rappresenta un sistema completo per la rimozione di vecchi rivestimenti, anche molto resistenti, come materiali epossidici, grossi strati di colla, lacche e vernici. Queste macchine consentono di ottenere un perfetto livellamento per la preparazione del sottofondo e l’applicazione di nuove pavimentazioni. In più, le nuove levigatrici FGE Tyrolit hanno caratteristiche tecniche tali da consentire soluzioni applicative adeguate alle diverse esigenze degli utenti professionisti. Come la FGE 250, monofase, con testa girevole che incorpora un carter per le lavorazioni rasoparete e un sistema di regolazione con livella, o le macchine FGE 450530 dotate di dosaggio dell’acqua per un’eventuale levigatura a umido.

WINKLER, IMPERMEABILIZZANTE PROTETTIVO SENZA PRIMER One Flooring di Winkler è l’impermeabilizzante protettivo monocomponente che offre duratura resistenza alla carrabilità delle superfici, senza l’utilizzo di primer e senza dover ricorrere alla posa di una finitura, perché è già per sua natura resistente ai raggi ultravioletti. Come componente del sistema di impermeabilizzazione One, il prodotto offre alte prestazioni e facilità d’impiego, e si può applicare nelle condizioni più estreme (da 0 a 45 gradi), anche su superfici umide e bagnate. Fra i campi di applicazione le pavimentazioni industriali, parcheggi interni ed esterni, autofficine (il prodotto non teme il contatto con oli e carburanti) e pavimentazioni in asfalto, purché compatte e con buone resistenze meccaniche. One Flooring fornisce alla pavimentazione il grip necessario per consentire una sicura movimentazione dei mezzi, rendendola antiscivolo.

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SPECIAL E Alla recinzione ci pensiamo da soli! G jf p e

Baldassar, sempre in continuo sviluppo ed alla ricerca di nuove soluzioni, ha ideato e realizzato Il fissaggio RING®. Unico, veloce ed economico, questo nuovo tipo di fissaggio brevettato consente di ancorare ad un palo in legno le recinzioni in Grigliato Baldassar in completa sicurezza. Ottimo per gli ambienti agresti e naturali, in cui si cerca di limitare l’impatto ambientale, poiché evita la costruzione di muretti in cemento e l’utilizzo di piantane metalliche che andrebbero ad intaccare la naturalità dell’habitat. Zincato a caldo e verniciato a polveri in RAL 6005, è garanzia di durata e di qualità nel tempo.

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Casa Bagno DA SOLI O IN COMPAGNIA (DEL NUOVO COMFORT)

MATERA AMMIRARE I SASSI FACENDO LA DOCCIA

RISTRUTTURAZIONI LA MICRO TOILETTE SEMBRA PIÙ GRANDE

ROMA LA STANZA PRIVATA PER LUI E PER LEI

Bagno privato con vista Sassi di Matera. Progetto Quartarella

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Casa DIMMI CHE BAGNO HAI E TI DIRÒ CHI SEI

Uno spazio privato di wellness, che rispecchia chi lo vive. Una stanza di design in linea con l’arredo del resto della casa, a volte nemmeno separato dalla camera da letto. Questo è diventato il bagno del 2018, più trasparente e più connesso con quello che ha intorno. Una doccia

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in studio, perché no? Oppure una vasca accanto al letto, per rendere ancora più intimo lo spazio. Il nuovo bagno è composto di elementi che contaminano sempre più gli ambienti adiacenti. Si può parlare di scorporamento in cui questi elementi, ormai personalizzabili in ogni dettaglio, prendono importanza individualmente e diventano oggetti fatti per essere goduti. Ma allo stesso tempo, pareti attrezzate e sanitari si dispongono all'interno dell'ambiente con un

di Giacomo Casarin

layout connesso e coordinato, parte integrante di un arredamento unico e coerente per spazi belli ma soprattutto funzionali. E per questo si usano diversi materiali, per caratterizzare le diverse funzioni, o si creano dettagli in più, che rendono lo spazio più raffinato e attento al particolare: una vera e propria Spa a misura di chi ne usufruisce. MATERICITÀ La parola d’ordine per questo 2018 è matericità: la ceramica si alterna

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a marmo e pietra o, comunque, tenta di imitarne l’aspetto grazie alla tecnologia. Con l’aggiunta di altri elementi chimici la superficie si modifica per cambiare consistenza e diventare lucidissima. Nuovi materiali entrano nello scenario classico, composti da ceramica, quarzo e vetro, con proprietà che gli consentono di essere trattati fino a raggiungere un effetto di lucidatura maggiore alla laccatura. Anche le resine sono un trend in aumento: trasparenti, più leggere e resistenti del vetro. Matericità sì, ma sospesa. Sono, infatti, sempre più rari i sanitari e i lavabi con gambe d’appoggio, a meno che quest’ultime non siano sottili e d’acciaio, con l’obiettivo di rincorrere la ormai radicata tendenza

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industrial chic. In ogni caso, il nuovo diktat è l’arredo bagno sospeso. Con piani d’appoggio e contenitori che sono progettati per essere parti integranti di un layout geometrico e ottimizzato insieme ai lavabi. IMPIANTI HI-TECH Il bagno non è più un luogo di servizio, ma una sala scenografica, luogo del benessere e della cura del corpo, dove l’aumento esponenziale della presenza del legno (o gres effetto legno) riporta all’idea di relax e spa. Un ambiente che deve funzionare prima di tutto a livello impiantistico. E la crescita qualitativa e produttiva in questo senso dimostra come le aziende stiano investendo per il futuro nell'innovazione e

nella sostenibilità, prestando una particolare attenzione a risparmio idrico, efficienza energetica, uso di materiali riciclabili, anche attraverso dispositivi digitali integrati nell’ambiente che permettono di modificare la temperatura, la musica, le luci e le profumazioni. L’attenzione agli impianti è primaria anche rispetto all’estetica, perché nuove soluzioni tecnologiche permettono soluzioni qualitative che innescano una distribuzione degli spazi e degli elementi più funzionale, chiara e accattivante. I protagonisti del bagno diventano sempre più il soffione e la griglia di scarico della doccia, oppure il termoarredo che non occupa troppo spazio e serve non solo a scaldare.

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Casa UNA VASCA VISTA SASSI

P QU ROG AR ETT TAR O ELL A

A Matera, a strapiombo sulla gravina, la ristrutturazione di uno spazio abitativo coperto da una volta a botte) ha portato lo spazio bagno a fondersi con gli altri ambienti, tanto da diventare protagonista anche nella camera da letto. Il box doccia walk-in, rigorosamente in vetro, lascia ampia la vista al panorama

Al primo piano il bagno è calato nell'ambiente open space della camera da letto con vista panoramica sui Sassi di Matera. Nella pagina a destra, anche al piano terra gli elementi del bagno si fondono con un altro ambiente: lo studio

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l bagno è nella camera matrimoniale. La doccia è aperta e trasparente verso il letto, con a fianco una vasca incassata in un basamento a cui si accede dopo quattro gradini. Questi elementi connettono così l’ambiente intimo della camera del primo piano al panorama suggestivo sui Sassi di Matera, senza soluzione di continuità. L’unico particolare che divide visivamente la parte bagno da quella notte è un arco preesistente, che è stato corredato da mattoncini in pietra per rendere evidente la separazione dei materiali, e allo stesso tempo mettere in risalto il tufo naturale della casa. Tutte le pareti in tufo sono state oggetto di lavori di ripristino, e l’intera abitazione, che si presentava come un rudere, è stata ristrutturata attraverso importanti opere strutturali, definite poi da nuovi materiali come legno e cementine, che hanno reso gli ambienti caldi e accoglienti. Anche il bagno al piano terra si fonde con un altro ambiente: quello dello studio. Superfici trasparenti ed ambienti aperti hanno quindi soddisfatto la richiesta della committenza di godere del panorama anche nei momenti più intimi; motivo per cui la postazione pc si trova persino a pochi metri dal box doccia ad angolo con vista Sassi.

La vasca del primo piano è incassata in un basamento di legno, adiacente al vano doccia completamente trasparente

CENTRO EDILE QUARTARELLA

LA SCHEDA

La famiglia Quartarella gestisce la propria azienda di distribuzione dal 1949. La singolare sala mostra, inaugurata nel 2010, premiata col Best Showroom Award al Cersaie di Bologna nel 2011 e nel 2014, ed insignita con lo Store Innovation Award 2016 come Retailer Of The Year, rappresenta una significativa realtà espositiva, espressione di eccellenza nel settore retail del living intimo e del benessere abitativo.

LOCATION: Matera PROGETTO: Quartarella BAGNO PIANO SUPERIORE VASCA: Teuco Wilmotte Hydrosonic SUPERFICI: Marazzi Treverkhome SOFFIONI: Bossini BAGNO PIANO INFERIORE MOBILE: Idea Group Mistral RUBINETTERIA: Teorema

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Casa

FO R OR NITO SO RE LIN I

VIVA LA DIFFERENZA TRA LEI E LUI Che cosa cambia nella progettazione del bagno per donna e uomo? La sensazione del comfort si scompone, dai colori all’illuminazione, che conferiscono carattere e personalità. Come in un appartamento romano

Il bagno di lui è scuro, con doccia e un'illuminazione caratteristica

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Il bagno di lei è chiaro, con vasca idromassaggio e parete a fiori

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l bagno di lui più scuro e quello di lei più chiaro. In un appartamento ristrutturato in zona Talenti, a Roma, le due stanze sono state caratterizzate dalla destinazione d’uso: uno più maschile e sofisticato, l’altro più femminile e rilassante. Il primo più scuro, di colore grigio, presenta una combinazione tra la griglia di scarico della doccia gettata in opera e l’impianto led di illuminazione, che prosegue la linea ideale della canaletta e sale lungo tutta l’altezza della doccia, per poi continuare sul controsoffitto e girare verso la parte in corrispondenza del lavandino. Il vano doccia è stato allungato e progettato a filo pavimento con al centro lo scarico a griglia orizzontale. Come nella doccia, anche nel resto del bagno il rivestimento rimane lo stesso del pavimento, fino alla quota dei 2,2 metri, per poi dare spazio all’intonaco bianco della parte sommitale dei muri e del controsoffitto. Nel secondo bagno, per lei, è stata installata una vasca idromassaggio, visto lo spazio più ampio, con un controsoffitto caratterizzato da un’illuminazione personalizzata composta da tanti piccoli led e incentrata sulla cromoterapia, di cui è possibile modificare intensità e colore. Il rivestimento in gres delle pareti è chiaro e si evolve in un fiorato a rilievo sul muro della finestra e sopra il lavello. La società di distribuzione Orsolini Amedeo Spa ha accompagnato i progettisti di FareCasa nella scelta dei materiali, attraverso una consulenza costante per le soluzioni più innovative. La stessa società FareCasa ha toccato con mano il valore dei prodotti che Orsolini propone in showroom, grazie a una delle visite organizzate dalla società di distribuzione direttamente nelle aziende produttrici.

SHOWROOM E MAGAZZINI EDILI ORSOLINI Fondata nel 1880, Orsolini dispone oggi di 26 punti vendita distribuiti tra Lazio, Umbria, Abruzzo e Toscana. Si occupa di materiali di edilizia pesante, finiture, pavimenti e rivestimenti, ceramiche e arredo bagno, ferramenta e termoidraulica, porte, infissi e cucine. Marchi principali: Mapei, Marazzi, Saint-Gobain, Ariston, Veneta Cucine, Colacem, Fassa Bortolo, Ideagroup.

LA SCHEDA LOCATION: Roma PROGETTO: FareCasa – www.farecasaristrutturazioni.it FORNITORE: Orsolini Amedeo Spa SUPERFICI: Marazzi MOBILI: Berloni SANITARI: Simas SCARICO DOCCIA: Geberit

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FO R OR NITO SO RE LIN I

RISTRUTTURAZIONE IN PICCOLI SPAZI A Roma un bagno è stato rinnovato completamente per ottimizzare i volumi. Piccoli accorgimenti di una progettazione attenta sono stati capaci di far percepire la stanza più grande di quello che è realmente. Ecco come

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n appartamento di 70 metri quadri nella zona nord-orientale di Roma dopo vent’anni senza interventi è stato completamente ristrutturato dall’impresa specializzata in interventi di riqualificazione FareCasa. Anche il bagno è stato rinnovato da zero, con la rimozione dei vecchi pavimenti, rivestimenti e sanitari, e con il rifacimento di tutta la parte impiantistica, sia idraulica che elettrica. Il riscaldamento ora consiste in uno scaldasalviette a muro, vicino alla doccia, che ha preso il posto del vecchio e ingombrante termosifone sotto la finestra. Visto lo spazio ridotto, si è scelto di sostituire la vasca con una doccia, opzione preferibile per i piccoli ambienti, con i sanitari riposizionati uno di fianco all’altro per ottimizzare lo spazio: inserire l’impianto sanitario ha imposto al progettista la realizzazione di una spallina di 10 centimetri, dietro a wc e bidet, che ora funge anche da mensola. Il rivestimento delle pareti è tripartito in due superfici lisce e una in mezzo rigata, che si ripresenta all’interno della doccia a tutta altez-

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I mobili sospesi e sanitari dalle curve morbide aumentano la percezione degli spazi

za. Se nella parete dei sanitari il rivestimento beige si ferma a metà altezza per diventare mensola, dalla parte del lavabo arriva fino ai 2,2 metri per fare da sfondo allo specchio e al mobile a parete. Il lavandino galleggiante, il grande specchio e i servizi igienici arrotondati, accostati al pavimento a affetto parquet, riescono a creare una leggera illusione ottica per rendere lo spazio più grande di quello che effettivamente è. LA SCHEDA LOCATION: Roma PROGETTO: FareCasa – www.farecasaristrutturazioni.it FORNITORE: Orsolini Amedeo Spa SUPERFICI: Marazzi MOBILI: Berloni SANITARI: Simas IMPIANTI SANITARI: Geberit YO U T R A D E

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IL CONTROTELAIO SI CREDE UN MURO ECLISSE EWOLUTO RISOLVE IL PROBLEMA LEGATO ALLE PORTE SCORREVOLI. GRAZIE A UNA TECNOLOGIA BREVETTATA DALL’AZIENDA È POSSIBILE SFRUTTARE LA PARETE IN CUI È COLLOCATO IL CONTROTELAIO, COME SE FOSSE UNA PARETE A TUTTI GLI EFFETTI

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clisse Ewoluto scorrevole è il primo sistema che trasforma il controtelaio in una vera e propria parete sulla quale appendere mobili e accessori. Frutto della costante ricerca tecnologica, consente di ampliare le possibilità di progettazione d’interni e sfruttare anche quella sezione di parete in cui è collocato il controtelaio, per appendervi ad esempio maniglioni per disabili o complementi d’arredo nel bagno. L’impiego di tasselli chimici per l’ancoraggio assicura una portata massima fino a 360 chilogrammi a ridosso della parete. Disponibile nella versione ad un'anta scorrevole e a due ante scorrevoli speculari, al controtelaio possono essere abbinate porte tutto vetro, tanganika grezzo, e laminato.

L’impiego di tasselli tradizionali ad espansione assicura una portata compresa tra 30 kg (a 600 mm dalla parete) e 180 kg (a 100 mm a ridosso del muro). Un ancoraggio di tipo chimico ha una tenuta maggiore: 60 kg a 600 mm di distanza dalla parete e 360 kg a ridosso del muro. Mentre la portata massima di un maniglione fissato con tassello chimico, con quattro punti di ancoraggio, è di 100 kg a 600 mm di distanza dalla parete. www.eclisse.it

UNA PORTA PORTANTE La portata di una mensola, con ancoraggio in due punti, varia in relazione alla tipologia di tasselli utilizzati e alla distanza tra la parete muraria e l’estremità del pensile.

Eclisse Ewoluto è il controtelaio per porte a scomparsa che permette il fissaggio dei carichi, trasformandosi in una vera e propria parete

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Casa - le interviste

A GONFIE VELE NEL BAGNO Il presidente di Assobagno di FederlegnoArredo, Paolo Pastorino, traccia un bilancio del settore. Che, dopo un ottimo 2017, ha iniziato bene anche l’anno in corso, non solo grazie all’export, ma anche alla ripresa dei consumi interni. Ma ammonisce: eliminare i bonus casa è controproducente per tutti di Giacomo Casarin

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l sistema Arredo Bagno al momento va a gonfie vele. Secondo il Centro Studi di FederlegnoArredo, il settore vale nel complesso 2,7 miliardi, se si considera anche l’indotto conta 959 aziende con 20.137 addetti e ha ripreso ulteriore vigore, soprattutto per rubinetti, accessori e termoarredi. Eppure, permane qualche incertezza, legata anche al nuovo indirizzo di politica economica. Per esempio, sono sorti dubbi sulla conferma dei bonus casa, che comprendono anche quelli per gli arredi. «Ma sono fiducioso che il governo farà delle attente valutazioni strutturate prima di prendere qualunque decisione», commenta il presidente di Assobagno, Paolo Pastorino. Domanda. Il 2017 per il settore dell’arredobagno si è chiuso in crescita, anche grazie al mercato interno. Quali sono i numeri del comparto? Risposta. Il sistema Arredo Bagno si caratterizza per un elevato surplus commerciale, confermando la qualità Made in Italy della produzione destinata all’estero. Come evidenziano i dati del Centro Studi di FederlegnoArredo, nel 2017 il settore vale nel complesso 2.696 milioni di euro e registra risultati positivi grazie al mercato interno che ha ripreso ulteriore vigore e vede nel 2017 una Il presidente di Assobagno di FederlegnoArredo Paolo Pastorino interviene all'ultima assemblea di Assobagno crescita del

+1,5%, soprattutto per rubinetti, accessori e termoarredi. Un fattore rilevante è legato alle manutenzioni residenziali che, anche grazie alla presenza del bonus ristrutturazioni, ha generato un aumento del numero di interventi nel settore privato. Il successo italiano dei prodotti per il bagno si conferma con quote di esportazioni in crescita nei principali mercati. L’export nel 2017 rappresenta il 47% del fatturato complessivo, con +1,1%. In particolare sono i mercati europei che rispondono ai prodotti Made in Italy, in primis la Francia (+ 4,1%) con un valore di 219 milioni di euro, seguita dalla Germania (+2,8%) con 208,3 milioni; in flessione il Regno Unito (-3,8%) con 78,6 milioni, la Svizzera (-7%) con 64,1 milioni di euro e la Spagna, con 54,9 milioni di euro. D. Quali sono le previsioni del settore per il 2018? R. Nei primi tre mesi del 2018 le imprese segnalano un segno positivo delle vendite, in particolare per il mercato interno. Anche le esportazioni crescono lievemente (+0,4% complessivo) con un recupero della Germania che sale al primo posto seguita dalla Francia, anch’essa in aumento, e dal Regno Unito tornato ad un segno più. In base alle indagini tra gli associati, i comparti più dinamici in questa prima parte dell’anno sono stati i termoarredi, le vasche e i piatti doccia. Nonostante l’incertezza delle dinamiche geopolitiche degli ultimi mesi, l’outlook delle imprese per il 2018 rimane positivo. D. Un fattore di incertezza per il settore è legato alle politiche del nuovo governo. Nel contratto che ha portato alla formazione del nuovo esecutivo si parla, infatti, di eliminazione degli sgravi fiscali. Temete la fine dei bonus casa? R. Sono fiducioso che il governo farà attente valutazioni strutturate prima di prendere qualunque decisione. Ha già dimostrato nei confronti di Confindustria di avere un atteggiamento di ascolto, quindi voglio esser ottimista sul fatto che non sia certa la decisione di eliminare gli sgravi. Lo dico perché, secondo i nostri studi e le nostre associazioni, queste soluzioni sono state delle leve importanti che hanno aiutato la ripresa economica e hanno contribuito a far emergere il sommerso, e una loro eliminazione proprio adesso che la comunicazione è riuscita a farli recepire dal pubblico come un’opportunità unica, significherebbe togliere un pilastro della ripresa del mercato interno nel nostro settore. Oggi che finalmente ci sono dei dati positivi che dimostrano quanto siano sfruttate queste leve, il loro YO U T R A D E

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partner della distribuzione in modo chiaro ed esaustivo e fornire loro tutti annullamento potrebbe avere dei riflessi molto negativi. i contenuti tecnici e professionali necessari per poter sviluppare assieme D. Si parla molto di industria 4.0, che da poco si è potenziata in impreprogrammi di formazione tecnico-professionale sia verso la loro forza vensa 4.0. È un processo che riguarda solo l’industria meccanica o (anche l’arredo)? E in che modo? dita, che verso quella dei produttori, ma soprattutto verso gli installatori. R. La componente mobile da bagno in Assobagno rappresenta circa il 30%, Un piccolo passo in questa direzione lo abbiamo già fatto con l’iniziativa mentre tutto il resto consiste in industrie metalmeccaniche, che producoBagno Accademia, progetto di formazione di Assobagno in collaborazione no rubinetti, termoarredi, box docce, vasche, sanitari eccetera. Basandosi con Angaisa rivolto al personale commerciale per migliorare le tecniche di sulle valutazioni all’interno dell’associazione, molti dei nostri imprenditori comunicazione e di vendita. stanno beneficiando del Piano Nazionale Industria 4.0, che risulta essere D. I grandi gruppi della Gdo, come Ikea, sono un’opportunità o un freno? un provvedimento a 360 gradi di grande aiuto per l’ammodernamento del R. Tanto più il mercato si diversifica, tanto più si creano opportunità. Il parco industriale nazionale. problema non è la Gdo, perché la trasparenza dei prezzi la dà internet: per D. Nella vostra ultima assemblea avete parlato di nuove fonti di finanesempio, in uno showroom o in una sala mostre mi è capitato di vedere che ziamento. Di che cosa si tratta? mentre la moglie guarda i mobili, dietro di lei il marito controlla i prezzi R. La scelta di approfondire gli strumenti più idonei e veloci a intercettare sullo smartphone. i cambiamenti di un mercato in continua evoluzione va nella direzione D. A che punto è l’e-commerce nel settore dell’arredobagno? di supportare ulteriormente le aziende. Abbiamo voluto portare a conoR. Attraverso la nostra associazione abbiamo fatto una ricerca con scenza delle imprese associate strucui verificare quale poteva essere lo menti economico-finanziari e nuove sviluppo dell’e-commerce allo stato fonti di finanziamento, alternativi ai attuale. Ad oggi, data la complessità metodi convenzionali utili a favorire dei prodotti del settore arredobagno, I NUMERI DEL 2017 gli investimenti aziendali: sia nei proin Italia le vendite online da parte cessi d’innovazione e trasformazione dei nostri associati rasentano lo zero. Valore della produzione: tecnologica 4.0 sia sul fronte dell’inMa tutti si stanno strutturando per ternazionalizzazione, con strategie avere un sito internet che abbia con che limitano i rischi massimizzando i l’utente finale un maggior dialogo, aziende vantaggi. Risulta importante conosceinteso come informazione a livello re quindi le criticità e le opportunità di di dati tecnici o possibilità di consuladdetti oggi sul fronte delle fonti finanziarie tare i cataloghi online. Tutti servizi di euro in ricerca & sviluppo e/o di capitale, del credit-risk manache hanno grandissima utilità anche gement, strategico per contenere i fabper lo stesso rivenditore. Sulla comuCrescita nel 2017 del mercato interno bisogni finanziari e del Leasing come nicazione e l’uso dei social network L’export nel 2017 rappresenta il strumento alternativo al finanziamenc’è molta attenzione: l’online è un’opdel fatturato complessivo to degli investimenti per lo sviluppo. portunità soprattutto per quei merD. Il rapporto delle aziende produtcati dove oggi le aziende non sono Manutenzioni residenziali trici con il mondo della distribuzione presenti, in cui sarebbe complicato è soddisfacente? Si potrebbe miglioe oneroso entrare secondo i canali rare? E come? tradizionali. Un dato interessante R. Se parliamo di distribuzione speciaè che la distribuzione è più avanti lizzata (grossisti o retailer) tradizionadei produttori sulla vendita online: le, da un’indagine interna, rappresenta un aspetto naturale vista la missiooltre il 70% delle vendite dei nostri associati, pertanto sono per definizione ne della vendita. In ogni caso sia produzione che distribuzione sono dei nostri partner, e il rapporto è positivo. Ma parlando in generale il merconvinti che possa solo crescere nei prossimi anni. cato è libero, ed è giusto che ogni attore faccia la sua strada secondo la proD. Infine, come si prepara Assobagno alle sfide del futuro? pria missione di filiera e secondo la propria strategia. Oggi, con l’avvento R. Le sfide del futuro riguardano tanti aspetti: di quello del web ne abdi internet, la sovrapposizione di canali distributivi, oltre che di immagine biamo parlato e lo stiamo già affrontando. Legato a questo, c’è da dire e conoscenza, si è fatta sempre più evidente e complessa. In uno scenario di che il mondo è sempre più vicino e per questo diventa più grande. La questo tipo, la collaborazione deve intensificarsi e migliorare sul fronte della dimensione media delle nostre aziende è di 15 milioni di euro per 50 comunicazione e dell’informazione tecnica e formazione professionale: il dipendenti circa: questo significa che affrontare gli investimenti è difficile punto di forza del canale distributivo classico dovrebbe essere la massima e oneroso, anche per la presenza di barriere come normative e certificapreparazione tecnica sulle aziende trattate da parte del personale, che deve zioni che rappresentano dei costi fissi per poter entrare in determinati trasformarsi da semplice venditore a consulente di vendita. E possibilmenmercati. Da qui nasce la necessità di trovare momenti di incontro per te, se non fornire direttamente i servizi di installazione e di post-vendita, creare network tra imprenditori e stimolare forme di aggregazione e fare in modo di avere un network di attori partner per fornire anche quecollaborazione, nonché alimentare lo spirito associativo. sto tipo di servizio. Per questo è dovere della produzione comunicare con i

2.696 milioni di euro 959 20.137 40 milioni +1,5% 47% + 0,5%

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Casa - le interviste IL RUBINETTO È SOLO DI DESIGN L'azienda Fima Carlo Frattini ha puntato decisamente sulla qualità e su un prodotto 100% Made in Italy. Risultato: ricavi in crescita ed export per il 65% della produzione

«C di Giacomo Casarin

i vogliono grandi esposizioni che permettono di far sognare, con mockup dedicate in base allo stile che il cliente finale sta cercando». Mattia Fiorindo, responsabile marketing e comunicazione di Fima Carlo Frattini, traccia un ritratto dell’azienda, che si distingue portando avanti la qualità del Made in Italy. Senza dimenticare l’importanza della comunicazione, non solo per l’azienda, ma anche per il distributore. Domanda. Che cosa produce Fima Carlo Frattini e quanto è il fatturato? Risposta. Fima Carlo Frattini nasce negli anni Sessanta e oggi è tra i più importanti produttori di rubinetteria, non solo in Italia ma anche nel mondo, con un export in 85 Paesi che equivale al 65% del fatturato. Ci contraddistinguiamo per l’ecosostenibilità, la qualità Made in Italy e per il design estetico e funzionale, vincitore di numerosi premi. Queste caratteristiche permettono all’azienda di avere un’ottantina di dipendenti e un fatturato di 20 milioni di euro. D. Quanto è importante il design? R. Molto. Abbiamo sempre avuto una particolare attenzione verso il design, ma a partire dal Duemila e specialmente negli anni della crisi, abbiamo deciso di investire sempre di più su questo fattore. E la scelta ha pagato, perché ha permesso di differenziarci dalla produzione sempre più massiva e low cost proveniente dall’Asia e dall’estero: questo ci ha permesso di avere una proposta distintiva sul mercato, che sempre più riconosce il nostro marchio e la qualità dei nostri prodotti Made in Italy. D. Qual è la linea o il prodotto di punta della vostra azienda? R. Se dobbiamo guardare ai bestseller, possiamo parlare della serie Zeta, che coniuga tratti razionali a tratti morbidi, o della serie Spillo, prodotti più classici dal carattere minimalista. Ultimamente si è fatto notare Nu, un soffione innovativo premiato lo scorso anno dall' Adi Design Index, che rappresenta perfettamente i nostri valori: ecosostenibile, di grande qualità e con un design innovativo e funzionale. D. Come sta andando il mercato 2018? R. Decisamente bene, il 2017 si è chiuso con una forte crescita e il 2018 per il momento sta mantenendo lo stesso trend. D. Parliamo della distribuzione dei vostri prodotti in Italia e all’estero. Con quali canali sono distribuiti? R. In Italia la rete commerciale è strutturata su due canali principali: negozi di

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termoidraulica e showroom di arredo bagno. La nostra ampia offerta, infatti, è in grado di soddisfare sia le esigenze della termoidraulica sia quelle dei progettisti, alla ricerca di prodotti più distintivi. All’estero il canale preferenziale è invece lo showroom che sceglie la nostra gamma di alto livello. Denominatore comune a tutti i canali è l’alta qualità che contraddistingue tutti i nostri prodotti. D. Secondo lei come sta cambiando il distributore in Italia? R. In Italia stanno crescendo i distributori e i rivenditori più organizzati. A parte l’avvento della vendita online, che non è ancora una prerogativa essenziale nel nostro settore, ci stiamo accorgendo di come stiano aumentando i clienti strutturati che investono in marketing grazie all’implementazione e all’avanzamento delle nuove tecniche di comunicazione. Chi invece si limita a fare rivendita dei prodotti senza dare un valore al pacchetto dei propri marchi e al nome del proprio negozio sta rimanendo fermo. D. Quali sono le tre principali caratteristiche del distributore numero uno della vostra azienda, in Italia? R. Strutturato, in grado non solo di gestire tempestivamente le esigenze dei clienti, ma anche di avere, tramite un minimo di stock, la disponibilità immediata del prodotto. In più, che abbia voglia di investire in marketing e comunicazione, per promuovere non solo il nostro marchio ma tutti quelli che espone con tecniche avanzate come internet e social media. D. Infine, all’estero quali sono le caratteristiche del miglior distributore? R. Grandi esposizioni che permettono di far sognare il cliente, con mockup dedicate in base allo stile che sta cercando. All’estero, dove i modelli più di fascia più alta riscuotono maggiore successo, bisogna far comprendere il potenziale, inteso come valore aggiunto che il prodotto può portare al bagno dei sogni. YO U T R A D E

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DIERRE, PIÙ STILE E MENO INGOMBRI IL MODELLO DI PORTA A SCOMPARSA SPACE OFFRE PIÙ VERSIONI PENSATE PER TUTTI I TIPI DI PARETI, CON DIVERSE VARIANTI. SIA TELAIO E CONTROTELAIO CHE ANTE SONO PRODOTTI DALL’AZIENDA, L’UNICA SUL MERCATO A REALIZZARE TUTTE LE COMPONENTI PER STRUTTURE A SCOMPARSA

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razie a un elevato livello di personalizzazione e a modelli su misura adattabili a tutti gli ambienti della casa, le porte a scomparsa Space di Dierre sono una soluzione per chi vuole ridurre gli ingombri delle tradizionali chiusure a battente senza rinunciare a design e originalità. UNA PORTA ALL INCLUSIVE L’azienda di Villanova d’Asti è l’unica sul mercato a produrre tutte le componenti delle porte a scomparsa: non solo telaio e controtelaio ma anche le ante. Una capacità produttiva che nel caso di Space dà vita a numerose varianti con modelli pensati per pareti in laterizio o muri in cartongesso e in versione a una o due ante, anche contrapposte. Il sistema può ospitare qualsiasi tipo di porta interna prodotta da Dierre, comprese quelle in cristallo, gli ultimi e più innovativi modelli con superficie in legno tessuto o pietra ma anche le classiche ante scolpite in legno massiccio.

GLI ELEMENTI TECNICI Grazie a stile e praticità, i sistemi a scomparsa Space sono realizzati da un montante e un traverso interamente in acciaio e da un cassonetto rinforzato da omega laterali per evitare deformazioni in fase di intonacatura, e hanno il fondo del cassonetto estraibile, per recuperare eventuali errori di posa senza dover rifilare il pannello interno. La guida in acciaio garantisce infine lo scorrimento fluido e silenzioso dell’anta ed è comunque estraibile anche a installazione terminata: può quindi essere sostituita in ogni momento senza lavori di muratura o altri interventi particolarmente onerosi. Tra gli accessori un kit per l’apertura simultanea delle ante con una sola mano, installabile anche con i cassonetti già murati, così come il sistema per la chiusura automatica delle ante dopo l’apertura manuale, utilizzabile sia sul modello con anta singola che doppia. È disponibile anche un meccanismo che ammortizza la chiusura dell’anta per non farla rimbalzare sullo stipite. www.dierre.com Dierre è l’unica azienda sul mercato a produrre tutte le componenti delle porte a scomparsa, dal controtelaio all'anta

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Casa - le interviste VENITE A FARE LA DOCCIA SU MISURA Per comprendere la qualità delle cabine Duka, l’azienda invita i distributori ad andare a visitare la propria fabbrica. Perché è solo guardando da vicino gli speciali modelli in vetro e alluminio che si riesce a comprendere il loro valore

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loria Riva, consulente di Duka, ci spiega che la cabina doccia ideale deve essere in vetro e alluminio. Gli unici materiali usati dall’azienda, che punta sulla personalizzazione di modelli su misura. E vanta un servizio al cliente in grado di realizzare e installare il prodotto in 1-2 settimane. Domanda. Che tipo di azienda è Duka? Risposta. È un’azienda che produce da quasi 40 anni esclusivamente cabine doccia, utilizzando due materiali: vetro e alluminio. In tutti i modi e in tutte le forme, con moltissime variazioni di colore e di stile. I punti di forza su cui ci focalizziamo sono innovazione tecnologica e servizio. In una cabina doccia, infatti, gli elementi tecnici sono diversi: cerniere, meccanismi di apertura e chiusura, maniglie eccetera. Per tutti questi dettagli viene fatto uno studio puntuale per ottenere la funzione migliore e la durabilità massima, perché la cabina doccia non è solo un elemento funzionale o di arredo, ma è anche un momento di benessere. Il cliente deve avere il piacere di fare la doccia in un ambiente bello e sicuro, che funziona e non crea problemi. Per quanto riguarda il servizio, ci siamo specializzati nel su misura e nel just in time. Abbiamo tantissimi modelli, ma non produciamo per lo stock. I nostri prodotti sono solo su richiesta: siamo in grado di realizzarli in due giorni e consegnarli in una o due settimane, a seconda se l’articolo è standard o speciale. Questa celerità e affidabilità nei tempi di consegna è stato il nostro cavallo di battaglia. D. È sempre stato così o c’è stata una svolta a un certo punto della vita dell’azienda? Ed è stato difficile impostare il lavoro affinché le docce fossero costruite su misura? R. Si parte sempre con il prodotto standard e anche noi abbiamo iniziato da qui. Ma negli ultimi anni si sta parlando sempre più di personalizzazione, così ci siamo adeguati. E grazie a questa specializzazione, veniamo preferiti rispetto ad altri. Il processo è stato complicato, perché bisogna organizzare la produzione e il rapporto con i fornitori in un certo modo: è fondamentale avere nel momento giusto il materiale necessario per il prodotto che si vuole realizzare.

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D. Quanto è il fatturato dell’azienda e il numero dei dipendenti? Inoltre, quanta parte della produzione viene distribuita sul mercato nazionale e quanta invece va all’estero? R. Siamo arrivati a 250 dipendenti, tutti nell’area di Bressanone, con un fatturato oltre i 70 milioni di euro. La produzione invece sta sul 50% Italia e 50% estero. D. Quali sono le tendenze a livello di design che vi caratterizzano? R. La tendenza è quella che c’è da ormai un po’ di anni di alleggerire la parte strutturale in alluminio della cabina per dare maggiore risalto al vetro e alla trasparenza. E raggiungere un senso di leggerezza. La scelta potrebbe in questo modo scontrarsi con il discorso sulla sicurezza: la sfida di oggi consiste quindi nell’offrire, all’interno del concetto di leggerezza, un prodotto comunque molto valido dal punto di vista tecnico. D. La vostra distribuzione è rappresentata da negozi specializzati per l’ambiente arredobagno, ma avete anche distributori di materiali per l’edilizia? R. Abbiamo una filiera un po’ selezionata, nel senso che abbiamo dei rapporti molto stretti con i nostri distributori tradizionali. A oggi credo che il discorso dei centri di materiali per edilizia sia un po’ marginale, ma è facile che nei loro showroom i nostri prodotti ci possano essere. D. Come si articola il vostro rapporto con il rivenditore? R. Uno dei tool più importanti nelle nostre spese di marketing sono le visite aziendali: ci teniamo molto a far vedere ai nostri clienti come produciamo, perché in questo modo capiscono lo sforzo, il risultato e il valore del prodotto. In più, facciamo molta formazione, sia ai venditori che ai tecnici, perché è fondamentale che il prodotto finale venga installato bene. D. Secondo lei come si sta evolvendo il mondo della distribuzione? R. Anche la distribuzione, come un po’ tutti noi, è in una fase di riflessione per capire se sta cambiando qualcosa. In questi ultimi anni c’è una maggiore consapevolezza del valore del controllo dei costi, oltre che del personale e della sua formazione. Il valore umano ha acquisito importanza. D. Qual è il vostro prodotto di punta e, se c’è, il vostro progetto nel cassetto? R. Progetti nel cassetto ci sono sempre. La doccia del futuro sarà più accessoriata, con maggiori funzioni. Anche con un po’ di domotica, dove possibile. Il prodotto principale per noi è la linea 5000 dove ci sono gli oggetti più di design, sia coniugati all’apertura scorrevole sia all’apertura battente in/out. Pura e Acqua sono i prodotti di punta. YO U T R A D E

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LA CERAMICA DIVENTA ARTI-TECH Non basta produrre degli oggetti belli. Devono essere anche innovativi, ma senza dimenticare senza dimenticare l’artigianalità. Ecco la ricetta di Galassia, che ha appena messo a punto un prodotto davvero innovativo: Tabulae

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he cosa deve fare il distributore che «ha vissuto un momento complicato quando è stato aggredito dalla Gdo»? Puntare sulla qualità, spiega Gianluca Mei, direttore marketing di Galassia, azienda specializzata in prodotti in ceramica. Che sottolinea l’importanza di tecnologia e design, ma soprattutto di artigianalità. Al risultato finale. Domanda. Può presentare l’azienda in breve? Risposta. Galassia è un’azienda nata nel 1980 ed è oggi leader nella produzione italiana della ceramica per l’arredo bagno. È una realtà che si è sempre rivolta al design e all’innovazione, pur realizzando un prodotto ceramico e quindi non esente da problematiche di produzione. L’azienda oggi fattura 22 milioni di euro e ha 150 dipendenti. D. Quanta parte della produzione viene oggi distribuita in Italia e quanta all’estero? R. Al momento 60% in Italia e 40% all’estero, con l’obiettivo che, oltre all’incremento dI entrambi i mercati, si arrivi in breve tempo al traguardo del 50-50. D. C’è un prodotto o una linea di prodotti di punta che vi contraddistingue sul mercato? R. Abbiamo appena lanciato un nuovo prodotto molto innovativo: si tratta di mensole in ceramica, chiamate Tabulae, con un bordo sottilissimo di 5 millimetri, che portano nel bagno una soluzione nuova da un punto di vista sia estetico sia igienico. Possono essere combinate con ciotole e lavabi da appoggio delle stesso colore creando un corpo unico e mantenendo le

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caratteristiche igieniche della ceramica. Il prodotto offre all’interior designer e all’architetto un’ampia gamma di possibilità in ambito dimensionale, con le diverse misure che vanno da 60 centimetri a 120 centimetri, e in ambito strutturale, perché le mensole si possono installare su mobili e strutture di varie finiture. D. Come si coniugano oggi tecnologia e design? R. Nel nostro caso conta tecnologia, design, ma soprattutto artigianalità. Se parliamo di qualità e Made in Italy, è molto importante il lavoro altamente specializzato delle persone che curano il pezzo. Il processo di produzione è infatti molto lungo: dal primo intervento fino al risultato finale il pezzo viene lavorato da almeno 11 persone, che impiegano tutta la loro conoscenza, esperienza e manovalanza nel lavorare la materia ceramica, vera e propria tradizione nel nostro territorio. D. Chi distribuisce i vostri prodotti sul mercato? R. L’azienda si affida a rivenditori e distributori altamente selezionati, sia per il mercato Italia che Estero, creando vere e proprie partnership che contribuiscono a far crescere entrambe le aziende e con loro il brand Galassia. D. Secondo lei come sta cambiando la figura del distributore? R. Il distributore ha vissuto un momento complicato quando è stato «aggredito» dalla Gdo. Si è così dovuto rimboccare le maniche insieme alle aziende e cercare di proporre sul mercato un prodotto diverso, sia attraverso un’offerta più variegata dal punto di vista dei modelli e delle finiture, sia attraverso la riorganizzazione della struttura commerciale, che non è più rappresentata dal negozio classico, ma si sta incentrando ora sullo showroom d’arredo che vende un progetto e non solo il singolo prodotto.

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Casa - la rassegna

COSÌ IL BAGNO È UNA REGGIA Ceramica, ma non solo. Infissi, ma non solo. Rubinetti, ma non solo. Dentro e fuori la stanza più privata della casa si affacciano nuovi prodotti e sorprendenti soluzioni, dagli spazi doccia superleggeri agli acciai con inusuali spessori

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1. I LUSTRI DI POSSAGNO L’evoluzione nella lavorazione dell’argilla, insieme con l’esperienza nella produzione della Ceramica Artistica di Bassano, ha permesso la creazione da parte di Industrie Cotto Possagno della nuova collezione di piastrelle Lustri Veneziani, dall’aspetto artigianale, con colori e sfumature che richiamano i mosaici di Venezia. 2. PROVEX, CABINE SENZA TELAIO

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Provex presenta Iunix: nuove cabine doccia in vetro temperato senza telaio, con profili e cerniere in acciaio inossidabile di qualità. La porta battente con cerniera, sistema a pendolo, si

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apre fino a 360° ed è montata internamente a filo vetro, scelta ideale per la pulizia. 3. LA CARICA DI DALMATA Bianco e nero a macchie. Così si presenta Dalmata disegnata e proposta da LaProgetto, linea di accessori bagno con base in inox traforato al laser, verniciata a polvere epossidica nella finitura bianca o nera matt e sostenuta da fissaggi in ottone cromato. Una linea di accessori caratterizzata da una texture animalier.

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4. L’ACCIAIO SOTTILE CON FIR ITALIA La collezione di Fir Italia, PlaySteel58 (design Francesco Lucchese) nasce da un concept squadrato ultra minimalista, che sfrutta le peculiarità dell’acciaio per raggiungere forme e spessori unici. La bocca di erogazione del rubinetto si assottiglia e su di essa la leva si allunga aderendo completamente al corpo.

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5. OSSIGENO DA GRANDFORM Oxygen Pool di Grandform è il nuovo sistema a microbolle ad aria che sfrutta le potenzialità dell’ossigeno per una nuova forma di benessere: l’acqua viene arricchita di ossigeno grazie alle minuscole microbolle da 50 micron, 50 volte più piccole delle bolle di un classico idromassaggio. 6. VICTORIA + ALBERT IN VASCA L’inglese Victoria + Albert presenta la nuova vasca Mozzano 2, elemento d’arredo con profilo

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asimmetrico, freestanding senza bordi, in Quarrycast, il materiale brevettato dall’azienda costituito da roccia calcarea Volcanic Limeston e resina. Mozzano 2 dispone di uno spazio vuoto a scomparsa per lo scarico.

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7. FIORA SENZA LIMITI Il piatto doccia Elax della spagnola Fiora è 100% flessibile e adattabile: può vestire qualsiasi spazio, anche curvo o irregolare. Si può realizzare la forma desiderata anche in fase di posa. Elax di Fiora è composto da un materiale brevettato, Elaxpol, omogeneo e resistente ad eventuali colpi accidentali.

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8. L’INOX DI ZAZZERI Z316 è la nuova collezione di rubinetteria disegnata da Roberto Innocenti per Zazzeri: una proposta di applicazioni doccia in acciaio inox dal design tubolare con soffioni dotati del sistema Flyfall brevettato dall’azienda. 9. NUOVA PUNTA DI DIAMANTE DUKA Dopo le collezioni di punta acqua 5000 e libero 5000 con profili trasparente, satinato e parsol grigio, Duka introduce la nuova finitura acciaio inox, che conferisce ai profili un appeal più esclusivo grazie alla tipica texture spazzolata che ne riga la superficie. 10. LE CURVE DI FALPER Wave di Falper (design Victor Vasilev) è come un’onda che sta per passare. Il contrasto fra le linee squadrate esterne e la sinuosità morbida del declivio centrale definisce ed esalta limite e spigoli del lavabo, che unisce i diversi materiali Solid Surface e marmo di Carrara. I due non si

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toccano mai, in un connubio che lascia defluire l’acqua lungo la fuga centrale.

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LUXURY GOODS 1. La posa a mattoncini tipica del passato rivive

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con la collezione Brickell di Fap ceramiche. Il grès porcellanato dal morbido effetto resina è disponibile in versione Gloss riflettente e Matt, opaca e leggermente irregolare, nei colori Beige, Brown, Grey e White. 2. Ceramica finto legno per la nuova linea Smart di Starwood by Porcelanosa Grupo che riproduce con precisione tutti i particolari dei nodi del legno. La collezione si declina nelle linee Nairobi che interpreta il rovere naturale nei toni Honey e Grain; Nebraska che evoca il colore del legno bagnato nei colori Coffee, Tea e Noir; Tanzania caratterizzata da una ricca venatura del legno nelle cinque nuove tonalità Silver, Graphite, Walnut, Natural e White. 3. Sognando l'Africa, su parete. WallPepper propone grafiche, anche su misura e personalizzabili, stampate su supporti ecologici, esenti da PVC,

con base in cellulosa e fibre tessili. Inodore, traspirante e anallergica, la carta da parati è stampata con inchiostri sicuri, ecocompatibili e resistenti ai raggi Uv. 4. Ispirata alla prestigiosa pavimentazione in graniglia di marmo tipica delle nobili dimore veneziane, Terrazzo di Stone Italiana sposta l’attenzione dal pavimento al piano cucina o top da lavoro. Le lastre sono realizzate dal riciclo di graniglie di ceramica e quarzo e certificate food contact proof. 5. Il nome deriva da Civita Castellana, culla della tradizione della ceramica italiana. Scarabeo propone realizzazioni intrise dell’artigianalità made in Italy con Castellana, la nuova linea di lavabi, sanitari e vasche caratterizzate dalle forme sinuose e morbide, per atmosfere classiche ed eleganti. 6. Sofisticati giochi cromatici per Acquerello, il lavabo di Valdama dalle curve morbide disponibile anche bicolore. La parte

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10 interna, lievemente convessa e sollevata rispetto al piano orizzontale, può essere realizzata in altra tonalità e finitura rispetto al volume. Su richiesta sono possibili interventi particolari di personalizzazione cromatica e decorativa. 7. Gattoni Rubinetteria presenta l’esclusiva tonalità Dark Nichel per due delle proprie collezioni di punta: la serie Soffio, disegnata da Marco Pisati, e la linea Boomerang, nata dalla mano di Marco Piva. Inoltre è disponibile un’ampia gamma di finiture per personalizzare il miscelatore e creare abbinamenti di tendenza. 8. Trae ispirazione dal tipico paravento decorativo giapponese Byobu, il nuovo termoarredo Antrax IT nato dalla creatività di Marc Sadler. Il corpo riscaldante è costituito da due componenti sottili, dalla forma

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squadrata, che si muovono ruotando attorno a un perno centrale, assumendo forme sempre diverse. 9. Lineadeko, realizzata da Inkiostro Bianco e Listone Giordano, è una collezione di superfici in legno ad effetto tridimensionale progettata da Aldo Cibic. L’impatto grafico e decorativo ricco di elementi scenografici ispirati alla natura e alla geometria vestono di design gli spazi contemporanei. Le incisioni laser si animano a seconda del punto di osservazione e dell’incidenza della luce, conferendo alle superfici ulteriore dinamicità. 10. Soluzioni plasmabili per ambienti “atipici”. MaxMeyer presenta Atypic, nove differenti collezioni di decorativi disponibili in 48 diverse colorazioni, che tengono conto dei trend più attuali e suggestivi dell’interior design.

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ZAPPING DUCOTONE SI RIVERNICIA DOPO UN’ORA

DIERRE, LA PROTEZIONE AUMENTA

Ducotone Fast è la pittura a rapida essiccazione e alte prestazioni di Duco, brand del Gruppo Cromology Italia. Sovraverniciabile dopo solo un’ora dall’applicazione della prima mano, a differenza delle 6-8 ore di una comune pittura, presenta una finitura opaca ed è colorabile in oltre 500 tinte pastello. Può essere applicata direttamente sul cartongesso ed è etichettata A+ in termini di emissioni negli ambienti interni (al massimo 30 g/l di COV). Disponibile nei formati da 0.75, 5 e 14 litri.

Dierre Sleek è la porta blindata con una cerniera a scomparsa rototlaslante di ultima generazione per proteggere la casa a 360 gradi. Un brevetto innovativo che si ispira ai meccanismi che sorreggono i pesanti portelloni degli aerei per offrire sicurezza e prestazioni ancora più elevate. La nuova cerniera Macron 5.0 è “invisibile”, permette di aprire l’anta a 180 gradi e di ottenere una doppia battuta di chiusura che protegge da rumori e spifferi. Completano le dotazioni di sicurezza quattro rostri fissi dedicati lungo il lato delle cerniere e due deviatori a uncino comandati dalla serratura che, a porta chiusa, si inseriscono nel telaio impedendo lo scardinamento dell’anta. Di serie la porta blindata Sleek raggiunge una protezione antieffrazione in Classe 3, un isolamento termico di 1,6 W/m2K e un abbattimento acustico di 41 dB. Attorno alla cerniera ruotano anche originali soluzioni di posa raso-muro che nascondono il telaio per far risaltare la porta come elemento d’arredo o, al contrario, la integrano in maniera complanare alla finitura e al colore della parete.

NUOVI STUCCHI DA KNAUF KNAUF PRESENTA UNA LINEA COMPLETA DI STUCCHI PENSATA PER OGNI NECESSITÀ DI CANTIERE. PER I GIUNTI SONO DISPONIBILI GLI STUCCHI FUGENFÜLLER (30, LEICHT E 120), CON LEGANTI A BASE DI GESSO, SI MESCOLANO SOLO CON ACQUA, NON FANNO GRUMI E POSSIEDONO UN’OTTIMA ADESIVITÀ. IDEALI PER SITUAZIONI DIFFICILI, DA PREFERIRE INVECE GLI STUCCHI DELLA SERIE UNIFLOTT. PER

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FINITURE DI QUALITÀ KNAUF PROPONE F2F - FILLER TO FINISH E SUPER FINISH, ENTRAMBI PRONTI IN PASTA, IDEALI PER LA FINITURA DEI GIUNTI E LA RASATURA DELLE SUPERFICI FINO ALLA QUALITÀ Q4. DOTATI DI OTTIMA LAVORABILITÀ E RESA, SONO COMPOSTI DA UNA BASE DI MATERIALE SINTETICO COME LEGANTE E DA UNA MISCELA DI AGENTI DI FISSAGGIO CON SOTTILI CARICHE DI CARBONATO DI CALCIO. PER LISCIATURE FINALI, LA SOLUZIONE KNAUF SI CHIAMA FINITURA: PREMISCELATO IN PASTA, ABBINA UNA ECCELLENTE LAVORABILITÀ A UN TEMPO DI APPLICAZIONE ECCELLENTE, OLTRE AD ASSICURARE UNA SUPERFICIE ESTREMAMENTE LISCIA CON UNA FORTE ADESIONE SULLE VARIE SUPERFICI. INFINE PER APPLICAZIONI SPECIALI SONO DISPONIBILI SAFEBOARD SPACHTEL E FIREBOARD SPATCHEL, STUCCHI SPECIFICI RISPETTIVAMENTE PER LASTRE KNAUF SAFEBOARD E FIREBOARD, CON ALTISSIMA RESISTENZA ALLA ROTTURA E AL RITIRO, CARATTERIZZATI DA UNA CLASSE A1 DI RESISTENZA AL FUOCO.

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STIFERITE PER PROTEGGERE L’ARTE DI BURRI OSPITATO NEGLI SPAZI DEGLI EX SECCATOI DEL TABACCO DI CITTÀ DI CASTELLO (PERUGIA), IL PALAZZO DEL MUSEO BURRI SI È DOTATO DI UNA NUOVA COPERTURA PER CONSOLI-

DARE ALCUNE ZONE DELLA CALOTTA CEMENTIZIA E FORNIRE UN CORRETTO PACCHETTO DI ISOLAMENTO TERMICO. L’INTERVENTO HA INTERESSATO CIRCA 5MILA DEI 12MILA METRI QUADRATI COMPLESSIVI DEL TETTO E HA COMPORTATO LA RIMOZIONE DEL MANTO IMPERMEABILE PREESISTENTE CON L’ADOZIONE DI UN NUOVO PACCHETTO DI COPERTURA CORRETTAMENTE ISOLATO. PER L’ISOLAMENTO LA SCELTA È RICADUTA SUL PANNELLO STIFERITE CLASS B IN SCHIUMA POLYISO, PROVVISTO DI UN RIVESTIMENTO SUPERIORE IN VELO DI VETRO BITUMATO CHE LO RENDE IDONEO ALL’APPLICAZIONE SOTTO MEMBRANE BITUMINOSE SALDATE MEDIANTE SFIAMMATURA. OLTRE ALLA PERFETTA COMPATIBILITÀ CON I MATERIALI BITUMINOSI, UTILIZZATI PER LA BARRIERA AL VAPORE E IL MANTO IMPERMEABILE, E CON LA TECNOLOGIA APPLICATIVA A CALDO, QUESTA SOLUZIONE È STATA ADOTTATA PER LE ELEVATE PRESTAZIONI ISOLANTI, LE CARATTERISTICHE FISICO-MECCANICHE, LA LAVORABILITÀ E LA RESISTENZA ALLE TEMPERATURE DI ESERCIZIO ELEVATE CHE POSSONO ESSERE RAGGIUNTE DALLE COPERTURE CON MANTO IMPERMEABILE A VISTA.

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TYROLIT FA A FETTE UN PONTE Il 18 aprile 2017 il ponte dello svincolo della Tangenziale di Fossano (Cuneo) è crollato improvvisamente. Le macerie andavano velocemente rimosse, senza che si sbriciolassero, elemento fondamentale per permettere le analisi strutturali da parte dei tecnici dell’Anas. A intervenire lo studio di ingegneria Saisef, Società Anonima Imprese Stradali e Ferroviarie di Mondovì (Cuneo). L’intervento è consistito nel taglio, attraverso la tecnica del filo diamantato, di una parte di ponte che si era staccato dalla struttura portante e il sezionamento delle sue parti per consentire la loro rimozione, e il carotaggio delle parti tagliate in otto punti. Tagli e carotaggi sono stati effettuati utilizzando la tecnologia Tyrolit dalla società Bisello Demolizioni di Volpiano (Torino). Nello specifico sono stati utilizzati il modello di sega a filo SB con tendifilo idraulico e sistema di azionamento a pulegge multiple, la Centralina PPH25RR*** studiata per ottimizzare il taglio con il filo diamantato, e il sistema di carotaggio DRA500***, che offre la massima stabilità di foratura e la precisione dei carotaggi garantita dal supporto con guida a rulli stabile.

WÜRTH MODYF, MIX DI COMODITÀ NUOVA PROPOSTA PER CAPI DA LAVORO SEMPRE PIÙ CONFORTEVOLI E RESISTENTI. NASCONO INFATTI I PANTALONI DELLA LINEA STRETCH X DI WÜRTH MODYF CON IL NUOVO TESSUTO ELASTICIZZATO COTTON RICH, CHE UNISCE IL COMFORT DEL COTONE ALLA RESISTENZA DEL POLIESTERE (72% COTONE, 25% POLIESTERE, 3% ELASTANE).

LA PERCENTUALE DI COTONE GARANTISCE UN’EQUILIBRATA TEMPERATURA CORPOREA SIA IN INVERNO CHE IN ESTATE E NON BRUCIA A CONTATTO CON LE SCINTILLE OCCASIONALI, MENTRE IL POLIESTERE RENDE I CAPI PIÙ ROBUSTI. NONOSTANTE L’ALTA PERCENTUALE DI COTONE, IL TESSUTO È LAVABILE FINO A 60 GRADI SENZA DANNI AL COLORE O ALLA STOFFA. DISPONIBILI ANCHE IN VERSIONE INVERNALE E IN BERMUDA, I PANTALONI PRESENTANO BOTTONI COPERTI PER EVITARE DI GRAFFIARE LE SUPERFICI; LE GINOCCHIA PREFORMATE RINFORZATE SONO DOTATE DI TASCHE IMPERMEABILI PER GINOCCHIERE. IN TOTALE SONO SETTE LE TASCHE DISPONIBILI, PIÙ DUE PORTAPENNE E UN PORTAMETRO, ABBINABILI A UNA TASCA PORTAMINUTERIA DA FISSARE SULLA CINTURA. LA VESTIBILITÀ CONFORTEVOLE E IL GIROVITA ELASTICIZZATO GARANTISCONO MOVIMENTI IN PIENA LIBERTÀ. A COMPLETARE I DETTAGLI PROGETTATI CON CURA DA WÜRTH MODYF, LA TASCA PORTACELLULARE E-CARE IN GRADO DI PROTEGGERE DAL 99% DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE.

ERRATA CORRIGE A pag. 90 della rivista YouTrade n. 88 di aprile 2018 per errore è stato pubblicato un titolo non corretto: "Porte a scomparsa per controtelai" invece di "Controtelai per porte a scomparsa". Ci scusiamo con gli interessati e i lettori.

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HIGH TECH

PIÙ MONTAGGIO A DOMICILIO CON IKEA

LE CITTÀ SMART SONO ANCHE PIÙ SICURE Non era difficile arrivare alle stesse conclusioni, ma un report del McKinsey Global Institute, uno dei colossi della consulenza, ha aggiunto dei dati scientifici: più la città è smart, migliore è la qualità della vita. Secondo un’analisi di McKinsey, il ricorso a tecnologie digitali applicate ai contesti urbani ha contribuito ad aumentare dal 10 al 30% diversi indicatori di qualità della vita. L’indagine ha considerato 50 città del mondo. In ciascuna sono stati misurati tre livelli:

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base tecnologica, applicazioni introdotte e adozione pubblica. Sono state considerate anche soluzioni di ultima generazione come i servizi di sicurezza predittiva, i parcheggi intelligenti, la telemedicina. Una città ad alto tasso di criminalità con 5 milioni di abitanti potrebbe, per esempio, salvare fino a 300 vite ogni anno. Dotare le forze dell’ordine di strumenti tecnologici permetterebbe di ridurre del 30-40% rapine e aggressioni. E i tempi di risposta dei soccorsi scenderebbero del 20-35%.

ARRIVA IL CAMPANELLO INTELLIGENTE L’evoluzione darwiniana della specie investe anche un elemento semplicissimo: il campanello di casa. Arriva in Europa, e in Italia, Nest Hello campanello con videocamera di Nest (azienda di Google), che ha una piccola telecamera incorporata che permette di vedere chi c’è alla porta. Ma non è questa la novità. Oltre alle immagini in alta definizione, il campanello smart avvisa gli utenti tramite smartphone della presenza di un ospite davanti alla porta, anche quando non sono in casa, e offre la possibilità di conversare con loro in modo naturale con la funzione Parla e ascolta in HD, oppure mediante risposte preregistrate, per lasciare un messaggio ai visitatori in assenza dei proprietari.

Una nuova mossa hi-tech da parte di Ikea. Il colosso svedese dell’arredamento ha acquisito una società americana che mette in contatto gli utenti con traslocatori e liberi professionisti specializzati nei lavori di casa. L’azienda acquisita, negli Usa, si chiama TaskRabbit ed è considerata una tra le principali startup nel campo dell’economia dei lavoretti. Task Rabbit coinvolge già circa 60mila lavoratori pronti, ora, a montare i mobili Ikea a domicilio, con la ormai consueta formula della gig-economy, che una volta si chiamava cottimo. Dalla sua fondazione, nel 2008, fino a oggi ha ricevuto circa 50 milioni di investimenti. La startup americana è già stata coinvolta da Ikea in progetti riguardanti la fornitura di un servizio di assemblaggio nel Regno Unito e negli Stati Uniti. YO U T R A D E

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STUIO EMME - VI

Risparmiare energia senza cambiare il divano

STIFERITE RP isolante in cartongesso e schiuma polyiso per isolare dall’interno senza rinunciare a spazi preziosi STIFERITE RP massima efficacia isolante: λD = 0,022 W/mK STIFERITE RP schermo al vapore integrato STIFERITE RP idoneo all’incollaggio

Per informazioni Tecniche e Commerciali: www.stiferite.com

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Certificazioni Aziendali ISO 9001 Sistema Qualità OHSAS 18001 Salute e sicurezza dei lavoratori ISO 14001 Sistema di gestione ambientale

Stiferite SpA a socio unico

Viale Navigazione Interna, 54/5 - 35129 Padova - Tel +39 049 8997911 - Fax +39 049 774727 info@stiferite.com - www.stiferite.com


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