YouTrade dicembre-gennaio 2019

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ISSN 2532 - 5671

T E NDE N Z E E AT T UA L I TÀ DE L L A DIS T RIBUZ IONE E DIL E

SPECIALE

RIVENDITE LA MULTICANALITÀ TRAGUARDO OBBLIGATO

FISCO

ISOLAMENTO & RISANAMENTO ECCO LE NUOVE TECNICHE

LE TRAPPOLE DELLA E-FATTURA

© Hans-Jürgen Dölger

Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DCB Trento. Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano - Contiene i.p.

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ANNO 12 - NUMERO 95 DICEMBRE / GENNAIO 2019

Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore Srl Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. +039 02 47761275 r.a. info@vgambinoeditore.it Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino virginia@vgambinoeditore.it Collaboratori / Contributors Massimo Andriolo, Roberto Anghinoni, Valentina Anghinoni, Umberto Anitori, Alberto Bubbio, Marco Buschi, GiacomoCasarin, Federico Della Puppa, Dario Imparato (fotografo), Carlo Lorenzini, Ludovico Lucchi, Federico Mombarone, Veronica Monaco, Andrea Payaro, Giuseppe Rossi, Sergio Vian Impaginazione e grafica Layout and graphics Raffaella Sesia Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di

Supporto Tecnico / Technical Support Enrico Adinolfi • Dec Luca Berardo • Casa Oikos Massimo Bussola • BigMat Claudio Cammi • Cammi Stefano Colombino • Gruppo Uniedil Giovanni Pietro Grazioli • Centredil Franco Nessi • Eternedile Claudio Troni • Gruppo Made Cristian Zanni • Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising Spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. +039 02 47761275 - cell. 340 1761951 info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 (compresi numeri speciali) Copia singola € 5,00. Numeri speciali copia singola €15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link youtradeweb.com/category/abbonati/ oppure, fare richiesta a abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero 02 47761275 Stampa / Printing ALCIONE Lavis - Trento

Responsabilità / Responsability : la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Periodicità / Frequency of publication : mensile - 10 numeri/anno. Poste Italiane Spa - Sped. In a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Trento. Registrazione / Registration: N. 406 del 25-06-2008 del Tribunale Civile e Penale di Milano. Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003.


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XII convegno nazionale youtrade

LA DISTRIBUZIONE A UNA SVOLTA: SCEGLIERE IL PROPRIO FUTURO La distribuzione deve adeguare la propria azienda agli scenari del futuro. L’occasione per aggiornarsi è il nuovo Convegno di YouTrade. L’evento organizzato da Virginia Gambino Editore, molto atteso dagli operatori del settore edile, quest’anno si focalizza sugli scenari della distribuzione, con uno sguardo sui trend che coinvolgono le rivendite. A evolversi, però, non è solo chi acquista, ma anche lo spazio stesso della rivendita, trasformata in showroom, magari con l’ausilio di dispositivi digitali e sorprendenti soluzioni hi-tech. All’appuntamento con il XII Convegno di YouTrade non mancheranno, inoltre, due momenti particolarmente apprezzati: il punto sulla congiuntura e i numeri di previsione curati dal Centro Studi YouTrade. Infine, sono previsti tre workshop dedicati a temi specifici.


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edilizia a portata di mano. Sul web. È nato Edil24.it, un portale specializzato nei servizi alle imprese del settore edile. Obiettivo: diventare una piattaforma per produttori, installatori, applicatori, professionisti, architetti, designer, ma anche per l’utente finale. Chi cercherà un prodotto legato all’edilizia, da una caldaia a un controsoffitto, dalla domotica all’arredobagno, solo per fare qualche esempio, su Edil24.it troverà un grande punto d’incontro virtuale specializzato, con un catalogo di prodotti per tutte le esigenze. La Compiuto 24 Srl, società proprietaria del portale Edil24. it, si è rivolta per questa iniziativa a fornitori di primo livello: Getrix-Immobiliare.it per lo sviluppo tecnologico e le campagne advertising, Sembox Srl per la parte Seo e indicizzazione sui motori di ricerca, Contec Ingegneria per la parte di struttura del contenuto e partner industriali. A questo scenario di grande professionalità si aggiunge ora la partnership di Virginia Gambino Editore. Grazie a questo accordo la piattaforma sarà presente anche sui siti youtradeweb.com e youbuildweb.it, in

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modo da aumentare ulteriormente la visibilità. La specifica esperienza di ogni soggetto diventa quindi una garanzia di efficacia nel raggiungere gli obiettivi prefissati. Il vantaggio di Edil24.it consiste nel consentire a ogni azienda di creare un catalogo dei propri prodotti, che può essere gestito in modo autonomo con immagini e descrizioni tecniche oltre che, ovviamente, alle informazioni necessarie per finalizzare l’acquisto. Ogni impresa, per esempio, avrà la possibilità di collegare ai propri prodotti i rivenditori, gli installatori e gli applicatori per ogni area geografica. Tra i servizi proposti da Edil24.it c’è anche la possibilità di delegare la gestione digitale del catalogo ai tecnici del portale, eliminando il lavoro di inserimento dati da parte dell’azienda. In un momento in cui utenti professionali e cliente finale utilizzano il web per informarsi e, sempre più spesso, procedere all’acquisto, la presenza su Edil24.it diventa un’occasione da non perdere per tutta la filiera dell’edilizia. D i c e m b r e / G e n n a i o

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Sommario dicembre-gennaio Rubriche 17 Editoriale Ampliare i bonus casa per salvare il clima 18 Econauta Doppia trappola per le imprese 18 Chiacchiere di condominio Le regole anti rumore 19 L'avvocato Il subentro nella locazione 20 I fatti nostri Nel paese delle chiacchiere e degli auspici 22 Facciamo i conti Come affrontare il 2019 pensando già al 2020 24 Imprese 4.0 Chi ha paura del futuro? 26 Colpo d'occhio Clienti felici, clienti amici 28 Digital News Attualità 30 Leggi & Imprese Svelati i rebus della e-fattura 34 Edilizia Scuola agli esami di riparazione 40 Strategie Il vero pericolo? È il muro di gomma 44 48

Rivendite Multicanalità I clienti giusti sono su misura Angaisa Qui ci vuole un Its 4.0

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Trappole e rebus della e-fattura: quello che dovete sapere

Perché non si può sfuggire alla multicanalità

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BigMat Gibe Una poltrona per due Gruppo BigMat Il segreto è la logistica I ferri del mestiere Il catalogo fa schifo se non sai come usarlo

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Storia di copertina Neopor Per noi l’isolamento è sempre più verde

Imprese 64 Tyrolit Calcestruzzo fatto a fette 66 Xt Insulation Controcorrente con gli isolanti 70 Master Builders Solution Sia lodata la malta 72 Ruregold Ci concentriamo per rinforzarci 74 Muoviamoci La logica importanza della logistica Speciali 78 Materiali isolanti Non isolate l’isolamento 84 Risanamento È bello fare un buco nell’acqua 90 Klimahouse C’è il klima giusto per l’innovazione 92 Danesi Laterizio al top per nove ville 94 Isolconfort L’isolamento si espande 96 Brianza Plastica Il risanamento del centro sanitario 100 Rassegna Gli eco gioielli di Bolzano

107 YouTrade Casa Serramenti & Infissi 122 Luxury goods in Showroom 124 Zapping 126 Hi-tech 128 Libri

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Torna il Klimahouse, ecco le novità della Fiera di Bolzano

107 Serramenti e infissi: una ventata di aria fresca hi-tech

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Ampliare i bonus casa per salvare il clima

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el mese in cui si svolge il Klimahouse (articoli da pagina 90), il tema dell’ambiente legato allo sviluppo dell’edilizia è centrale. Se le risorse del pianeta diminuiscono, se il clima impazzisce a causa del riscaldamento, se il dissesto idrogeologico produce sciagure a catena, allora è necessario ripensare a una delle maggiori cause del consumo di energia: le abitazioni. Sono gli edifici, non solo in Italia, a essere la causa di inquinamento, spreco di risorse, oltre che di scarso comfort. Ma avrete notato che la frase precedente è quella che in un compito scolastico di analisi logica si chiamerebbe una proposizione subordinata. Cioè preceduta da una raffica di «se». Eccone un’altra: se le cause elencate non dovessero essere vere, allora non sarebbe necessario riqualificare gli edifici, costruire in classe A e preoccuparsi della quantità di gasolio consumata dalle caldaie dei condomini. Insomma, se il cambiamento climatico è una bufala, perché non continuare allegramente come abbiamo fatto finora? Già, ma chi è il pazzo che può sostenere questa tesi? Purtroppo la Cop24, la conferenza sul clima che si è chiusa il 15 dicembre a Katowice, in Polonia, segnala che i folli esistono e, quello che è peggio, sono spesso al governo. Riassumiamo: l’obiettivo della conferenza sul clima era raggiungere un accordo globale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi e limitare i disastri naturali, come il sciogliersi dei ghiacci che può sommergere Venezia e buona parte delle coste. Ma l’idea non piace a chi nega che il problema esista, come gli Stati Uniti, che per bocca del presidente Donald Trump, minacciano di abbandonare le periodiche riunioni sul tema. L’inquilino della Casa Bianca ha definito il cambiamento climatico una bufala molto costosa, inventata dai cinesi con l’obiettivo di rendere non competitivi i prodotti Usa. Sempre secondo Trump, il riscaldamento globale è una stupidaggine (il termine usato è bullshit, traducete voi). Trump sostiene che i rapporti degli scienziati sono sbagliati, e questo può affermarlo grazie al suo «natural instinct for science» (naturale istinto scientifico). Occorre aggiungere altro? Ma Trump non è il solo a voler sabotare il Klimahouse, naturalmente in senso ideale. Il neo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, alla conferenza in Polonia si è opposto alla clausola che aprisse al mercato globale dei certificati di riduzione delle emissioni, dato che vuole disboscare l'Amazzonia. E se vogliamo rimanere a casa nostra, possiamo registrare le parole del consigliere parlamentare Cristiano Ceresani, capo di gabinetto del ministero per la Famiglia (Lega), il quale ha sostenuto che il cambiamento climatico sia dovuto all’influenza nefasta di Satana. E se avesse ragione? In questo caso la riqualificazione degli obsoleti edifici italiani diventerebbe un’opera angelica. E Cesresani potrebbe guadagnarsi il Paradiso, magari suggerendo ai colleghi al governo di rimodulare in senso più ampio i bonus casa.

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Doppia trappola per le imprese

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staldi, Condotte, Cmc... Il 2018 è stato un annus horribilis per le imprese di costruzioni. Il sostanziale blocco delle grandi opere deciso dal nuovo governo, che ha sottoposto a verifica tutti gli appalti già sottoscritti e persino i lavori già in corso d’opera, ha portato alla crisi di grandi e piccoli gruppi, già in difficoltà per il Codice degli Appalti, che costringe a defatiganti verifiche sul piano legale. In questo caso, però, le infiltrazioni malavitose nelle attività di costruzioni sono, ahinoi, una realtà che non si può ignorare. Bloccare trafori, valichi e pedemontane sembra, invece, solo una scelta politica. Che non tiene conto di quella che è la realtà in cui vivono le imprese di costruzioni, che sottoscrivono contratti di appalto a durata pluriennale e, in genere, realizzano l’opera appaltata per stati di avanzamento progressivi. Anche le grandi imprese non hanno un orizzonte che supera i due o tre anni, cioè quello determinato dal portafoglio lavori. Bloccare i lavori già appaltati coincide quindi con l’arrivo di una crisi finanziaria e la possibile perdita della continuità aziendale. A quel punto le banche chiudono i rubinetti e diversi committenti possono decidere di rescindere i contratti. Non solo: nel caso di appalti pubblici questo comporta segnalazioni alle autorità di vigilanza, che a loro volta possono portare ad altre rescissioni di contratti, in una spirale perversa. Affidereste i lavori di ristrutturazione della vostra casa a un’impresa che rischia di fallire? Una parte del patrimonio di un’impresa consiste, infatti, nella sua capacità di saper portare a

termine i lavori affidati. Non solo la capacità di eseguire in modo corretto i lavori, quindi, ma anche il rispetto dei tempi dovuti. A ltro aspetto critico per le imprese di costruzioni è quello fiscale: a complicare la vita delle imprese è lo split payment. Il meccanismo prevede il pagamento da parte dei committenti pubblici del solo imponibile. Allo stesso tempo la quota di Iva è versata direttamente all’Erario. Per esempio, un’azienda che riceve un appalto da 2 milioni 440 mila euro da un ente pubblico, riceve 2 milioni netti, mentre i 440 mila sono girati direttamente al Fisco. Purtroppo, però, è un sistema non simmetrico: l’azienda costruttrice regolarizza il suo rapporto fiscale, ma non può fare altrettanto con l’Iva su materiali e servizi acquistati. Per quelli dovrà aspettare il rimborso in tempi successivi. Un meccanismo che, secondo alcuni calcoli, comporta un drenaggio di finanza stimato in 3 miliardi annui. Insomma, una doppia trappola che sembra studiata da un fronte anti-imprese.

Federico Mombarone giornalista

CHIACCHIERE DI CONDOMINIO

Le regole anti rumore

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uando all’interno di un condominio c’è qualcuno particolarmente rumoroso, anche negli orari destinati al riposo, iniziano le controversie, le ripicche i dispetti, e chi subisce non sa a chi rivolgersi. Facciamo chiarezza. La normativa generale, decreto del Consiglio dei ministri del 1997 determina la regolamentazione della determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore, che all’interno degli ambienti abitativi corrispondono a 5db per il periodo diurno e 3db per il notturno. Prima di stabilire a chi rivolgersi è necessario accertarsi dei regolamenti esistenti in materia per competenza, in primis quello di condominio e/o di polizia urbana emanato del Comune. Nel caso di rumori causati da attività produttive, commerciali, professionali la competenza è comunale, quindi ci si deve rivolgere all’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale). Se, invece, la fonte del rumore proviene da un immobile destinato a uso residenziale, se previsto dal regolamento di condominio ci si può rivolgere all’amministratore, che può comminare la sanzione prevista per le violazioni del regolamento, fino a 200 euro e 800 euro in caso di recidiva. Nel caso nulla sia previsto nel regolamento di condominio, non rimane altra soluzione che rivolgersi alla magistratura civile ordinaria. Proprio per questi casi viene in aiuto una recente sentenza della III sezione Penale della Corte di Cassazione, la 9361. La sentenza ha respinto un ricorso e ha confermato una sentenza del Tribunale di Genova che aveva condannato un condomino sulla base di prove testimoniali di persone estranee al condominio, che trovandosi nei pressi dello stabile hanno attestato l’esistenza della fonte di rumore, quindi percepita anche all’esterno.. Umberto Anitori esperto di condominio

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L’AV V O C ATO

Il subentro nella locazione

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n tema di locazione, l’articolo 6 della legge 392/1978 stabilisce che, in caso di separazione consensuale, nel contratto di locazione succede al conduttore l’altro coniuge, se il diritto di abitare nella casa familiare sia stato attribuito dal giudice a quest’ultimo. Si tratta di un fenomeno di successione legale nel contratto ex latere conductoris. Con la sentenza 27441 del 30 ottobre 2018, la Corte di Cassazione è intervenuta a risolvere il dubbio sull’obbligo del nuovo conduttore di dare notizia al locatore dell’avvenuta successione nel contratto. I giudici hanno affermato il principio secondo cui il locatore ha il diritto di conoscere il nuovo soggetto divenuto titolare. Secondo la Suprema Corte, l’automatismo successorio di cui all’articolo 6 L. n. 392/78, se da un lato non comporta l’adesione da parte del locatore, dall’altro non implica che il cambiamento di uno dei titolari del rapporto di locazione debba operare e svolgere i propri effetti nell’ignoranza dell’altro. Ciò è supportato dalla consolidata giurisprudenza di legittimità che, sul punto, ritiene ragionevole rappresentarsi, figurativamente, una sorta di riconsegna del bene al locatore che, a sua volta, lo consegna al nuovo conduttore.

Pertanto, nel caso concreto risolto con la citata sentenza, la Corte ha ritenuto giustificate le richieste di pagamento dei canoni al vecchio conduttore, attesa la mancata conoscenza della successione da parte del locatore. Decidendo di non comunicare al locatore l’avvenuta successione, la nuova conduttrice ha accettato che le pretese continuassero a essere esercitate nei confronti dell’ex conduttore (cioè il marito). In sostanza, in applicazione del principio affermato dalla Suprema Corte, chi subentra nel rapporto di affitto deve comunicare il subentro al locatore. Ludovico Lucchi del Foro di Milano, lucchi@studiolucchi.eu

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I FAT T I N O S T R I

Nel paese delle chiacchiere e degli auspici

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redo che in Europa, almeno fra i paesi più convenzionalmente avanzati e con maggiore tradizione industriale, esistano pochi casi di sciagurato funzionamento della politica economica nazionale che possano gareggiare con l’Italia. Non sono molti i governi che non solo intralciano ma anche penalizzano le imprese (e le persone in generale) come avviene dalle nostre parti, e se non avessimo anche una tradizione di spiccata abilità imprenditoriale sarebbe lecito stupirci se, alla fine, il nostro sistema economico e produttivo in senso lato, e quello dell’edilizia e delle costruzioni in particolare, riescano sempre più o meno a cavarsela. Nella scorsa puntata dei “Fatti Nostri” avevo raggruppato i numeri e le percentuali di una ripresina che più che altro era da considerare un miracolo, soprattutto se contestualizzata nella nostra realtà politica. Come qualcuno ha ricordato, il settore delle costruzioni in Italia è l’unico comparto produttivo che non riesce a crescere. L’unica nota positiva è che sappiamo perché. Non sarà infatti sfuggito ai più che negli ultimi mesi il blocco delle grandi opere ha generato ripercussioni negative non solo per le grandi imprese ma anche per l’intera filiera, perché con i subappalti l’attività finisce per coinvolgere operatori un po’ a tutti i livelli, distribuzione compresa. Il blocco di 21 miliardi di investimenti in costruzioni – cantieri già iniziati, ma fermati perché si volevano rivedere i conti – si è andato ad aggiungere ai quasi 10 miliardi di opere già approvate e mai partite, quindi 10 miliardi di mancati investimenti. Le difficoltà delle grandi imprese hanno provocato la perdita di circa 500.000 posti di lavoro. Come rilancio quindi non è male, probabilmente non si poteva fare peggio e quindi possiamo sperare in un futuro migliore. La legge di Bilancio ha poi fatto il resto.

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Si era parlato di 3,5 miliardi aggiuntivi per il rilancio del settore, ma poi la somma è stata fortemente ridotta (-85%) e ciò che rimane sono 550 milioni. Già era difficile rilanciare con 3 miliardi e mezzo, con mezzo miliardo o poco più non si potrà fare molto. Evidentemente, la finanza creativa non è ancora passata di moda, ma ancora non si capisce per quale motivo si debba andare a penalizzare un comparto che, in una normale situazione politica e di mer-

Siamo tutti coinvolti nella deficitaria gestione della Pubblica amministrazione e, più in generale, della politica economica, che sembra fare di tutto per impedire al Paese di crescere. Le costruzioni, la filiera intera, sta pagando il prezzo più elevato cato, può garantire da solo ogni anno uno 0,5% di PIL in più. Lo sconforto non finisce qui, perché, come abbiamo spesso sottolineato, la burocrazia (e torniamo alle perplessità iniziali) sta procurando danni dai quali sarà davvero difficile riprendersi. I mancati investimenti e i blocchi alla produzione cantieristica di cui sopra, uniti al cronico ritardo dei pagamenti, hanno messo in ginocchio imprese nazionali che sono il fiore all’occhiello della

nostra imprenditorialità in tutto il mondo. L’effetto domino naturalmente farà molte altre vittime, per esempio le piccole e medie imprese, e i loro fornitori. Secondo un recente studio dell’Università di Tor Vergata, il costo della burocrazia pesa sul fatturato delle piccole e medie imprese per il 6,7%. Cui si devono aggiungere i mancati guadagni generati dall’altrettanto cronico abbattimento dei prezzi per l’aggiudicazione degli appalti, che alla fine è meglio non aggiudicarsi. Esistono una miriade di imprese qualificate che, nei loro opuscoli di presentazione, indicano chiaramente che non lavorano per la Pubblica amministrazione. A livello di immagine non è una bella pubblicità per il nostro paese, soprattutto non è un indizio di solidità per chi ancora ha in mente di investire in Italia. Nel Paese delle Chiacchiere e degli Auspici da anni, forse da decenni, non si riesce a dare un colpo di spugna a una gestione amministrativa, economica e sociale che non solo crea limiti e imbarazzo, ma che ci penalizza anche nel confronto con i mercati esteri. Se per realizzare un’opera di valore inferiore a 100 milioni occorrono in media quattro anni, metà dei quali trascorsi a passar carte, e se per realizzarne una di valore superiore si arriva anche a quindici anni, più della metà trascorsi a litigare con la burocrazia, è evidente che qualche problemino c’è. Però cambiare è difficile, più che domandarci se ci sia la possibilità di farlo conviene chiederci se ne esiste la volontà. Una domanda semplice per una risposta, al momento, impossibile. di Roberto Anghinoni Giornalista D i c e m b r e / G e n n a i o

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FA C C I A M O I C O N T I

Come affrontare il 2019 pensando già al 2020

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i tratta di capire quali azioni si ritiene opportuno intraprendere nel 2019 per esserci anche nel 2020 e per non compromettere i risultati che si desidera conseguire da quell’anno in avanti. Sono cinque le azioni imprescindibili, da inserire in agenda nel 2019:

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Digitalizzare l’azienda, non si possono più dilazionare investimenti per rendere l’azienda più intelligente e più rapida a parità di numero di persone impiegate. Le soluzioni digitali «nobilita-

no» la persona, a cui si toglie il lavoro sporco incrementando di conseguenza il tempo da dedicare alle mansioni più qualificanti (per esempio, analisi e interpretazione dei dati). Possibile che sia tanto difficile cogliere i vantaggi del digitale? Si pensi, banalmente, a come è cambiata la nostra vita con un programma come Word quando occorre scrivere una lettera, che oggi è anche poi diventata una e-mail, quanto tempo veniva sprecato a controllare e correggere gli errori. Tempo risparmiato e qualità guadagnata sono già

THE CIRCLE OF LIFE DI UN'IMPRESA:

Redditività/ Marginalità

Capacità di attrarre risorse finanziarie e persone

Autofinanziamento Notorietà e Reputazione aziendale Investimenti a livello organiz. per "fare squadra"

Investimenti in altre fonti di vantaggio competitivo (digitalizzazione)

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due aspetti positivi, ma si consideri il ruolo del digitale anche nell’archiviazione dei documenti e nella facilità di un loro recupero. Può essere opportuno, quindi, darsi una digital strategy, considerando almeno due aspetti: a) come e con che tempi digitalizzo tutte le attività che caratterizzano il business model della mia impresa; b) come valorizzo il digitale per la comunicazione verso l’esterno, verso i clienti; le imprese che per prime realizzano una loro digitalizzazione acquisiranno un vantaggio competitivo difendibile quanto più i concorrenti sono su questo tema «dormienti»;

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Investire per creare una squadra. Gli anni dell’one man organization (in veneto si direbbe faso tuto mi) appartengono al jurassico, quando si pensava che fosse possibile questa pratica. Così si sono perse delle grandi opportunità di crescita, oppure la crescita è stata molto faticosa, centrata solo sulle spalle di una persona, di solito l’imprenditore. Ma oggi che la crescita è molto più difficile da realizzare ci vuole il contributo di una serie di collaboratori, con i quali fare squadra. Sergio Marchionne, in Fiat, da solo non ne avrebbe cambiato la sorte fallimentare: per quanto bravo e per quanto abbia lavorato su un arco temporale di medio-lungo termine (dal 2004 al 2018) non avrebbe mai raggiunto i risultati anche con la creazione di Fca. La forza del team è qualcosa di superiore rispetto alla sommatoria della forza dei singoli componenti la squadra; lo sport ci offre esempi continui della rilevanza di quest’aspetto;

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3.

Curare il livello tecnico della squadra. Non può essere lasciato al caso e alla disponibilità di tempo delle persone: il fatto di trovare, per i membri della squadra, il tempo per pensare e per acquisire nuove conoscenze da trasformare in competenze aziendali, è imprescindibile. Nell’attuale contesto fa parte dell’attività lavorativa. Grazie al web i mezzi per sostituire la tradizionale giornata di formazione ci sono: webinar e materiali didattici facilmente acquisibili e fruibili sono lì che ci aspettano (vedi Manage Mind);

4.

Preoccuparsi di notorietà e reputazione dell’azienda, poiché quello che fa grande un’azienda non è il fatturato che viene realizzato, ma la notorietà del nome dell’azienda e la sua reputazione. Quante volte mi è capitato di trovare aziende con fatturati contenuti rispetto al nome che avevano e viceversa aziende con ricavi anche sopra i 500 milioni/1 miliardo, conosciute solo dagli attori del comparo in cui operavano. Nell’attuale contesto competitivo molto più trasparente e con potenzialità comunicative esaltate alla massima potenza, notorietà e reputazione saranno il reale elemento per dare continuità nel tempo all’azienda stessa;

5.

Curare l’autofinanziamento. Che non vuol dire fare più fatturato, ma significa a parità di vendite avere più mar-

Bisogna curare l’autofinanziamento: non vuol dire fare più fatturato, ma significa, a parità di vendite, ottenere maggiore margine gine. Come più volte sottolineato, il mito del fatturato fa parte della tradizione jurassica, quando fare i grandi volumi era facile, ma non è più così. Spesso un aumento delle vendite significa maggiore complessità (per esempio, frazionamento degli ordini, clienti difficili da gestire) e maggiore complessità significa dover sostenere maggiori costi. Si vanifica così lo sforzo di incrementare il fatturato: molto più sano e costruttivo per generare nuova cassa potenziale è l’aumento del margine; il margine in termini percentuali (contribution ratio), dato dalla differenza tra prezzi di vendita e costi delle merci vendute sul prezzo di vendita, è alla base dell’equilibrio eco-fin di un’impresa. Puntando sui prodotti a maggior contribution ratio o salvaguardando (non abbassando i prezzi di vendita o acquistando la merce a dei prezzi di acquisto più competitivi) la marginalità dei prodotti che realizzano i maggiori fatturati si manovra il mix. L’autofi-

nanziamento migliora e con esso la possibilità di chiudere il cerchio con gli investimenti in digitale, possibile fonte di nuova marginalità. Questo è il circle of life di un’impresa (vedi lo schema grafico nella pagina), da avere ben chiaro per il 2019, ma da non disattendere neanche dal 2020 in poi. di Alberto Bubbio Alberto Bubbio è senior professor di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza (Va), dove è titolare di due insegnamenti: Programmazione e Controllo e Sistemi di contabilità direzionale (Misurazione delle performance aziendali). Per più di quindici anni è stato docente nel corso di laurea in Economia Aziendale presso l’università Bocconi, dove ha anche svolto attività di coordinamento e di didattica presso La Scuola di Direzione Aziendale (Sda). È socio fondatore e partner di Dimensione Controllo Srl, società di consulenza direzionale che da più di 30 anni è al servizio delle imprese clienti per assisterle nella progettazione e realizzazione di efficaci sistemi di pianificazione e controllo. Da due anni è Principal Editor di Manage-mind, una piattaforma per manager attraverso la quale trovare idee e suggerimenti per una più efficace gestione di impresa.

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R u br i c he

INDUSTRIA 4.0

Chi ha paura del futuro? Con questo numero Massimo Andriolo inizia la sua collaborazione con YouTrade per questa rubrica dedicata alla tecnologia nelle imprese.

S

econdo uno studio di Deloitte e del Massachusetts Institute of Technology (https://bit.ly/2LBCOIr) oltre il 90% delle aziende vede il proprio modello di operare a rischio e pensa di non riuscire ad adattarsi a un mondo sempre piú veloce e complesso per la mancanza di leadership, competenze di innovazione e la capacità di generare continuamente e costantemente nuovi business models. Il cambiamento epocale che stiamo vivendo comporterà rischi epocali per quelle

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Nonostante la tecnologia stia crescendo a ritmi esponenziali, la produttivitá del lavoro rimane piatta. Forse non riusciamo a sfruttarla adeguatamente

aziende che non riusciranno ad adattarsi e delle opportunità per coloro che riusciranno a farlo. Adattarsi al cambiamento peró non è facile. Se è vero che le innovazioni di successo si creano dove si intersecano cuore (empatia per capire i bisogni, i desideri del mercato e creatività per trovare soluzioni uniche) e mente (struttura e disciplina per arrivare prima e con meno rischio sul mercato) è chiaro che non basta capire i nuovi trend (che ormai si possono trovare dovunque e gra-

D i c e m b r e / G e n n a i o

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tuitamente) e scatenare la propria creatività per sviluppare e offrire nuovi prodotti e servizi (product/service design), ma è vitale riuscire a capire come queste possono essere strutturate per generare valore economico (business design). È assolutamente chiaro che la digitalizzazione (dall’Iot, Ia, big-data, blockchain, robotica) offrirà un forte aiuto in questo, ma è interessante vedere che, nonostante la tecnologia stia crescendo a ritmi esponenziali, la produttività del lavoro rimane piatta. Forse non riusciamo a sfruttarla adeguatamente perché non sappiamo calarla adeguatamente nei nostri modelli di business? È possibile che il consumatore inizi a cercare, oltre a nuovi prodotti e servizi anche altre esperienze? Lavorando con aziende attive in tutti i settori (grande distribuzione, domotica, robotica, edilizia, commercio elettronico, moda, finanza), in tutto il mondo e relativi a tutti gli aspetti dell’innovazione vediamo che molte aziende cercano sempre di piú di sviluppare nuove customer journeys, ovvero nuove esperienze da offrire ai propri clienti e che le distinguano rispetto alla concorrenza. Come italiano che ha passato una buona

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Chi è Andriolo Dopo un decennio come consulente

di tecnologia digitale del Tis Innovation

strategico e finanza in Svizzera, Germa-

Park. Prima di diventare imprenditore,

nia e Stati Uniti, Massimo Andriolo ha de-

ha lavorato per Gruppe Deutsche Börse

ciso di «seguire la via imprenditoriale»,

(Borsa), At Kearney (consulenza strategi-

creando la propria impresa di venture

ca) e Julius Baer Bank (private banking).

capital, investendo nel settore dell’ospi-

Andriolo ha conseguito un Mba presso

talità, della tecnologia pulita e dell’alta

la Hult International Business School e

tecnologia. Ha ricoperto il ruolo di re-

una laurea in Economia presso l’Univer-

sponsabile finanziario del dipartimento

sità degli Studi di Verona.

parte della vita all’estero penso che siamo imbattibili in termini di empatia e creatività, ma pecchiamo in ambito struttura e disciplina. Se riuscissimo a migliorare questo aspetto, sono convinto che potremmo ravvivare lo splendore dell’Italia come capitale dell’innovazione. Come potremmo raggiungere questo? Imparando da quello che fanno i campioni dell’innovazione che molto spesso prendono la nostra creatività e la strutturano in concetti imprenditoriali di grande successo. In oltre 45 anni di esperienza nel cam-

YO U T R A D E

po dell’innovazione abbiamo appreso che i campioni dell’innovazione hanno due principali segreti: 1. collaborano intensamente con partner esterni (sia clienti che fornitori) sia per ottenere nuovi spunti che nella generazione di concetti di interesse reciproco; 2. adottano degli strumenti di strutturazione della creativitá che permettono di unire un pensiero divergente (empatia e creatività) a un pensiero convergente (struttura e disciplina). In IXL-Center abbiamo sviluppato il seguente processo di creative problem solving chiamato Eureka, definito da Forbes Magazine uno tra i top 20 in Usa, semplice e robusto, che ha supportato oltre mille aziende di tutte le dimensioni e attive in tutti i settori (anche Pmi!) nell’identificare, priorizzare e sfruttare nuove opportunità di crescita. Eureka è un processo aperto che permette di collaborare con partner interni ed esterni per generare creatività e di strutturarla in concetti concreti (come diceva Steve Jobs: collect and connect dots) e spesso di crescita condivisa. Sono convinto che le aziende aperte al cambiamento e disposte ad adottare modelli come quelli indicati sopra, riusciranno ad ottenere i benefici che ottengono i campioni dell’innovazione: Buon futuro a tutti. di Massimo Andriolo direttore per il mercato europeo di IXL-Center.

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R u br i c he

COLPO D'OCCHIO

Clienti felici clienti amici

I

l visual merchandising è una disciplina fondamentale per attrarre il cliente e stimolare l’acquisto dei prodotti. In questa rubrica abbiamo più volte affrontato il tema e ribadito che una efficace presentazione dei prodotti nella show room è un elemento importante soprattutto in questa fase economica, dove la concorrenza delle vendite online è in netto aumento rispetto al passato, anche nel nostro settore. Per avere successo nella gestione del punto vendita è necessario seguire queste semplici regole. Mantenere il punto vendita sempre attrattivo, avere un assortimento di prodotti aggiornato rispetto a quanto di innovativo offre il mercato, avere la capacità di reagire velocemente ai cambiamenti che propone il settore e inserirli in modo chiaro nell'offerta di prodotti e servizi, avere del personale di vendita competente attento al customer care rivolto al cliente. Se le regole sopra elencate vengono applicate con costanza, si ottengono degli ottimi risultati. Un punto vendita attrattivo sarà allestito in maniera impeccabile, sempre ordinato con le proposte più accattivanti ben visibili. Ci rendiamo conto che ciò comporta impegno e fatica. Un’altra sfida importante è occuparsi degli acquisti con metodo, trovare i prodotti giusti per il proprio target consumatore rispettando il corretto rapporto qualità prezzo. Il consumatore con le sue scelte decreta i risultati delle nostre fatiche, nella attuale realtà economica così competitiva, è importante offrire al cliente informazioni, illustrare la funzionalità dei prodotti, risolvere i piccoli problemi del cliente che si presentano di volta in volta e che

non vanno sottovalutati. La maggiore difficoltà, forse, è avere personale di vendita in grado di relazionarsi in modo adeguato rispetto alle esigenze del consumatore. Ricordiamo che al cliente oggi per acquistare è sufficiente un semplice clic. Le ultime ricerche sul mercato dell’e-commerce dimostrano che non solo i giovani acquistano sul web, ma anche i baby boomers (55-73 anni). Non ci sono più barriere: online o offline è indifferente. Dobbiamo dare degli ottimi motivi al cliente per vincere la pigrizia e fare i suoi acquisti nel nostro punto vendita. Dobbiamo offrire al cliente qualche cosa che è impossibile reperire nella rete online: il rapporto umano. La capacità del venditore di comprendere il cliente, percepirne i desideri e le necessità, saperlo consigliare. Sono aspetti fondamentali che fanno la differenza con il web. Il venditore deve essere un dispensatore di positività, poiché la positività predispone maggiormente il cliente all’acquisto. Il comportamento del cliente si è evoluto nel tempo dalla necessità di acquisto primario alla necessità di emozionarsi. Dobbiamo assecondare questo cambiamento. Il neuro marketing è una nuova disciplina che coniuga il marketing con le scienze comportamentali e la neurologia. Le recenti scoperte in materia studiano ciò che accade al cervello delle persone in risposta agli stimoli emozionali che influenzano gli acquisti. Un sorriso, un ambiente accogliente, un complimento sincero stimolano nell’essere umano l’ossitocina detta anche ormone della felicità. Il cliente quando entra nel punto vendita deve sentirsi benvenuto, importante, trovare un ambiente positivo, vivere una esperienza coinvolgente e ottenere informazioni interessanti, il tutto accompagnato sempre da un volto sorridente. Il bravo venditore deve avere le seguenti capacità: capacità empatica, capacità d’inspirare fiducia, capacità di soddisfare i bisogni, capacità di comunicare in modo efficace. Obiettivo per il 2019: vendere felicità! Charles Revson, fondatore dell’omonima azienda di cosmetici, affermava che «nello stabilimento produciamo cosmetici. In negozio vendiamo sogni e speranza». di Sergio Vian esperto di retail, marketing e merchandising per Venus srl www.venusvisualmarketing.com venus@venusvisualmarketing.com

Vendere positività: si comincia da un sorriso

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Su Facebook: Venus Visual Marketing Merchandising & Retail Project Su Instagram: venusvisualmarketing


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YO U T R A D E

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Digital news da youtradeweb.com casacondominio.net youbuildweb.it

1

1 IL RISVEGLIO DEGLI IMMOBILI Per l’immobiliare il 2018 è stato un anno positivo. Le compravendite, infatti, sono aumentate del 3,6%. Lo scorso anno le compravendite sono salite a quasi 550mila unità, mentre ne terzo trimestre del 2018 nelle otto principali città, la crescita è stata del 2,5% in più rispetto al trimestre precedente, meno della metà del dato nazionale e di quello relativo ai capoluoghi di provincia. (youtradeweb.com)

2 UN AIUTO EUROPE PER RIQUALIFICARE

2

Nel quartiere Colli Aniene di Roma un edificio di 80 appartamenti su otto piani ha deciso di adottare nuove tecnologie, grazie agli ecobonus, per migliorare le sue scarse prestazioni termiche, nell’ambito del progetto europeo Buildheat. Gli appartamenti passare dalla classe energetica G a classe A, aumentando così del 15% il valore di mercato dell’immobile e consentendo alle famiglie di risparmiare circa il 70-80% in costi energetici, secondo le stime del progetto. (casacondominio.net)

3 A LONDRA DI SCENA IL CORTEN

3

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Aldgate Square è una delle più grandi nuove piazze pubbliche nel centro di Londra. Progettato dallo studio Make Architects, il padiglione presenta una struttura monoscocca in corten che si piega verso il basso in tre punti di appoggio, mentre il resto del perimetro è di vetro. (youbuildweb.it)


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YO U T R A D E

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A t t u a l it Ã

LEGGI & IMPRESE

SVELATI I REBUS DELLA E-FATTURA

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A t t u a l it à Come si fa se un cliente non ha partita Iva? Quanto si rischia a non rispettare la legge sui nuovi documenti elettronici? E in quali tempi occorrono per l’emissione? Ecco tutto quello che avreste voluto sapere sulla nuova rivoluzione elettronica fiscale e non avete mai osato chiedere di Giuseppe Rossi

C

i sono traguardi che esaltano (quelli sportivi) e altri che arrivano anche se si vorrebbe evitarli. La fattura elettronica fa parte di questa ultima schiera. È stata la prima novità del 2019 per le aziende e, nonostante l’obbligo sia cogente, in molti non si sono ancora abituati al meccanismo, specialmente nelle piccole realtà aziendali. Emendamenti, decreto legislativo di conversione arrivato all’ultimo e confusione anche da parte di molti addetti ai lavori hanno peggiorato la situazione. Infatti, il debutto è stato contrassegnato da molte proteste, da richieste di rinvio e dagli intoppi che contraddistinguono i debutti, specie, quando riguardano una conversione tecnologica a cui gli italiani sembrano riottosi, tranne quando si tratta del proprio smartphone. La rivoluzione, in effetti, non è da poco: l’obbligo di emettere una e-fattura nelle operazioni B2B e B2C riguarda circa 3 milioni di partite Iva. Infatti, ai quasi 4,9 milioni di contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva nel 2016 vanno tolti gli 1,7 milioni che operano solo con scontrini e ricevute e non sono interessati dall’introduzione del nuovo obbligo. Sono esenti anche i contribuenti in regime forfettario (ricavi o compensi sotto i 65mila euro). Anche chi è ai minimi e chi ha un regime forfettario deve però ricevere le fatture in formato elettronico se chi le emette nei loro confronti è un soggetto obbligato alla fatturazione elettronica. 
E che circa il 6% di e-fatture abbia avuto dei problemi nei primi giorni del nuovo regime, in fondo, non stupisce se si considera che a regime attraverso il meccanismo messo a punto dall’Agenzia delle Entrate dovrebbero passare circa 1,8 miliardi di documenti. Tutti file digitali che devono essere in regola per utilizzare il Sistema di interscambio (Sdi), cioè il canale online in cui sono inviate le e-fatture. Diciamola tutta: anche se il sistema scontenta gli utenti, non si poteva pensare di andare avanti compilando fogli di carta quando il mondo ha quasi eliminato la posta in favore di e-mail e whatsapp: prima o poi la digitalizzazione doveva comprendere inevitabilmente anche le pratiche fiscali. Ma questo non vuol dire che il passaggio sia indolore per imprese e cittadini. E il sospetto è che la decisione di digitalizzare l’Iva non sia tanto stata spinta dalla volontà di seguire un processo di innovazione, quanto l’attesa da parte del governo di recuperare quasi 2 miliardi di gettito Iva, già contabilizzati nei conti dello Stato. Insomma, la mancata proroga è figlia anche della necessità di reperire risorse per finanziare l’azione governativa. Non è una novità. CHI RIGUARDA È bene riepilogare i termini della legge. La fattura elettronica riguarda tutte le operazioni tra soggetti titolari di partita Iva, che siano persone o imprese. Quindi, inte-

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1,8

I miliardi di documenti digitalizzati con la e-fattura

A t t u a l it à ressa sia il Business to Business, sia i soggetti con partita Iva verso consumatori, sia soggetti privati senza partita Iva (Business To Consumer). In parte questo obbligo è già in vigore da tempo: la fattura elettronica, infatti, era obbligatoria da luglio 2018 per gli operatori del settore dei carburanti (cessioni di benzina e gasolio, ma non dei benzinai per vendita su strada) e per i subappaltatori della pubblica amministrazione. E fin dal 31 maggio 2015 i fornitori di tutte le pubbliche amministrazioni sono stati obbligati a emettere fattura in formato elettronico. Per queste aziende, insomma, non ci sono novità.
Una esenzione riguarda, invece, le aziende che fatturano a un soggetto (impresa o persona fisica) non residente in Italia. Attenzione, però: in questo caso c’è l’obbligo di comunicazione mensile dei dati con il nuovo adempimento cosiddetto «esterometro». C’è, infine, il caso in cui il destinatario della fattura elettronica sia un privato senza partita Iva. In questo caso chi fattura dovrà comunque emettere la fattura facendola transitare dal Sistema di interscambio con il Codice destinatario «0000000». E va compilato anche il campo Codice fiscale che riguarda il cliente. Chi emette dovrà anche consegnare al cliente una copia analogica della fattura, il classico foglio di carta o pdf. 
 COME SI FA Se siete titolari di partita Iva lo sapete già: per una fattura elettronica si usa un software oppure l’apposito servizio dell’Agenzia delle Entrate. La fattura elettronica, infatti, non è diversa quella di carta: deve rispettare dei parametri. I requisiti sono stati fissati da una legge (articolo 21 del Dpr 633/1972). Quindi, la fattura elettronica deve essere in formato XML e rispettare le specifiche tecniche approvate con provvedimento 30 aprile 2018 e successivi aggiornamenti. Una volta compilata deve essere trasmessa

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tramite il Sistema di interscambio (Sdi) dell’agenzia delle Entrate e conservata digitalmente. Il Fisco ha messo a disposizione questi servizi gratuitamente. Sul portale promosso dall’agenzia delle Entrate (Fatture e corrispettivi), oppure può utilizzare il software o la app Fatturae, sempre gratuiti. In alternativa, l’azienda o il contribuente titolare di partita Iva può compilare e inviare la fattura elettronica con l’utilizzo di un software (acquistato privatamente) che rispetti gli standard. E CHI RICEVE FATTURA? Il «postino» è sempre il Sistema di interscambio, attraverso un indirizzo Pec a lui intestato o su un canale telematico (Ftp o Web Service) gestito direttamente. Nel caso il destinatario non sia attrezzato, quest’ultimo può farla ricevere da un soggetto terzo, per esempio un intermediario o un provider che offre servizi specifici di trasmissione e ricezione delle fatture elettroniche. Anche per questo sono fioccate le offerte da parte di aziende specializzate in questo tipo di servizi digitali. Un aspetto importante è che è possibile anche delegare un professionista a emettere e ricevere la fattura elettronica. Attenzione: una volta ricevuta la fattura elettronica è necessario anche conservarla. Come? La circolare 13/E/2018 indica che il documento digitale deve essere conservato nel formato originario (cioè XML), ma anche in uno dei formati stabiliti dal Dpcm 3 dicembre 2013 (Pdf, Jpg, Txt). In ogni caso le tecniche di conservazione dovranno rispettare i requisiti fissati dal Codice dell’amministrazione digitale. Attenzione particolare va riservata alla marca temporale opponibile ai terzi, all’accessibilità ed estrazione dei documenti, all’immodificabilità del documento. In previsione del caos, l’Agenzia delle Entrate ha previsto un servizio gratuito di conservazione utilizzabile dal 2019, previa adesione all’accordo.

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Porte da garage e motorizzazioni

QUANDO SI EMETTE Le regole sono le stesse in vigore per le fatture cartacee: il documento si emette al momento dell’effettuazione dell’operazione. Più precisamente, le cessioni di beni si considerano effettuate nel momento della stipula se riguardano beni immobili, oppure della consegna o spedizione, se invece riguardano beni mobili. Le prestazioni di servizi si considerano effettuate all’atto del pagamento del corrispettivo. C’è, però una differenza: la fattura cartacea è emessa quando viene consegnata o spedita al cliente. La fattura elettronica è emessa quando è trasmessa o messa a disposizione del cliente attraverso il Sistema d’interscambio dell’agenzia delle Entrate. E spesso la fattura elettronica deve essere inviata al Sistema di interscambio entro termini particolarmente ristretti. Gli esperti citano qualche esempio: una consulenza si considera effettuata al momento del pagamento e in questo caso la fattura elettronica va emessa entro le 24 del giorno in cui avviene il pagamento. Ci sono poi casi limite, come una prestazione pagata alle 23 di sabato sera. Tutti aspetti che, anche se percentualmente minoritari, hanno irritato i contribuenti che si sono trovati alle prese con questi ostacoli.
 CHI NON OTTEMPERA Per placare gli animi il governo ha deciso che da gennaio al 30 giugno 2019 non si applicheranno sanzioni in caso di tardiva emissione effettuata entro il termine di liquidazione dell’Iva di periodo. E le sanzioni saranno ridotte del 20% se la fattura, emessa tardivamente, partecipa alla liquidazione periodica del mese o trimestre successivo. Dal prossimo luglio cambia anche la regola generale: la fattura potrà essere emessa entro 10 giorni dall’effettuazione dell’operazione. Comunque, nel caso in cui la data di emissione sia diversa da quella di effettuazione, tale data andrà indicata in fattura. 
 I TEMPI Anche con la fattura elettronica l’emissione potrà essere differita. Questo caso riguarda le operazioni eseguite nel mese precedente e documentate con documenti di trasporto (Ddt). Attenzione: devono però essere rispettate le condizioni previste dall’articolo 21, comma 4, del Dpr 633/72: si può emettere una fattura entro il 15 del mese successivo a quello di effettuazione indicando come data di emissione quella di effettiva emissione del documento (e non, come spesso accade nella prassi, l’ultimo giorno del mese precedente). Auguri.

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SCUOLA AGLI ESAMI DI RIPARAZIONE

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Sbloccato solo ora 1 miliardo finanziato dalla legge di Bilancio 2017 destinato a interventi per gli edifici scolastici. Ce n’è bisogno: tre istituti su quattro sono senza agibilità statica, uno su 20 può resistere a un sisma

di Giuseppe Rossi

I

l 27 settembre in una scuola di Palermo, nel quartiere Pallavicino, è crollato un cornicione. Per fortuna in quel momento non c’erano studenti nelle aule. In ogni caso le lezioni sono state sospese e i vigili del fuoco hanno dichiarato la scuola inagibile. Qualche giorno prima era crollato il controsoffitto della scuola elementare di Campoleone, una frazione del comune di Aprilia (Latina). È andata meno bene ai bambini della III C della scuola elementare Stoppani di Milano: anche qui è crollato il controsoffitto. Bilancio: quattro bimbi feriti. Insomma, non c’è solo il Ponte Morandi a cui pensare: la metà delle scuole ha più di 50 anni e due su dieci sono chiuse o in ristrutturazione. Le statistiche, infatti, sono sconfortanti: il sindacato Anief ha calcolato, probabilmente esagerando un po’, un crollo ogni quattro giorni di scuola. Secondo le loro stime, tre istituti su quattro sono senza agibilità statica, solo uno su 20 è in grado di resistere a un terremoto. Se si considera che in Italia ci sono 42 mila plessi scolastici, la proporzione di quelli già riconosciuti pericolosi è enorme. LA STATISTICA INGANNA Eppure, sempre secondo Anief, crescono gli investimenti per la manutenzione da parte di Comuni e Province: in media 50 mila euro per ogni edificio destinati a interventi di manutenzione ordinaria e 228 mila euro per quelli straordinari. Ma, come poetava Trilussa: da li conti che se fanno / secondo le statistiche d’adesso / risurta che te tocca un pollo all’anno: / e, se nun entra ne le spese tue, / t’entra ne la statistica lo stesso / perché c’è un antro che ne magna due. In questo caso a pesare il doppio sono le regioni del Nord. È la Lombardia a investire di più sulla manutenzione ordinaria (media di quasi 119mila euro), mentre in Puglia non si arriva ai 3 mila euro. E, paradossalmente, in una zona a rischio come la Calabria la verifica di vulnerabilità sismica è stata effettuata solo nel 2% delle scuole contro il 59% in quelle umbre. Ancora: il certificato di prevenzione incendi è presente nel 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo nel 6% di quelli del Lazio. Ma, in media, lo Stato utilizza meno del 10% dei fondi stanziati. I dati snocciolati dal sindacato degli insegnanti fanno

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riflettere: il piano di emergenza e il documento di valutazione del rischio sono stati riscontrati con certezza da meno di tre scuole su quattro (rispettivamente 73% e 72%). Il certificato di collaudo statico lo può esibire meno della metà e ancora meno quello di agibilità-abitabilità e di omologazione alla centrale termica: solo il 39%. L’elenco delle inadempienze è sorprendente: la certificazione della prevenzione incendi è presente solo in una scuola su cinque, e ancora meno il nulla osta provvisorio: ce l’ha solo il 16%. E solo una scuola su dieci ha avuto il collaudo dell’impianto di spegnimento.

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gli anni di età di costruzione di oltre la metà degli istituti

IL LIVELLO DI SICUREZZA ANNO 2012*

ANNO 2017*

CERTIFICATO DI COLLAUDO STATICO

52,4 %

53,7 %

CERTIFICATO DI AGIBILITÀ

61,2 %

60,4 %

CERTIFICATO AGIBILITÀ IGIENICO - SANITARIA

73,8 %

71,9 %

CERTIFICATO PREVENZIONI INCENDI

35,9 %

42,2 %

SCALE DI SICUREZZA

54,5 %

54,2 %

PORTE ANTIPANICO

90,2 %

94,8 %

PROVE DI EVACUAZIONE

94,4 %

99,1 %

IMPIANTI ELETTRICI A NORMA

83,4 %

83,3 %

CERTIFICAZIONI

* Anno di riferimento dati

PIÙ DEL 10% È VETUSTO ANNO DI REALIZZAZIONE EDIFICI SCOLASTICI EDIFICI REALIZZATI PRIMA DEL 1900

ANNO 2017* 8,7 %

EDIFICI REALIZZATI TRA IL 1900 E IL 1940

15,1 %

EDIFICI REALIZZATI TRA IL 1941 E IL 1974

39,8 %

EDIFICI REALIZZATI TRA IL 1975 E IL 1990

26,3 %

EDIFICI REALIZZATI TRA IL 1991 E IL 2000

4,9 %

EDIFICI REALIZZATI TRA IL 2001 E IL 2017

5,2 %

* Anno di riferimento dati

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A t t u a l it à

QUANTO HA SPESO LO STATO INTERVENTI FINANZIATI

INTERVENTO

CONCLUSI

NUOVE COSTRUZIONI, DEMOLIZIONI E RICOSTRUZIONI

588 (7,7%)

225 (38,3%)

€ 925.503.396 (19,2%)

ADEGUAMENTO SISMICO

425 (5,5%)

183 (43%)

€ 249.791.979 (5,2%)

38 (0,5%)

13 (34,2%)

€ 16.823.054 (0,3%)

507 (6,6%)

250 (49,3%)

€ 247.164.145 (5,1%)

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E RINNOVABILI

1.229 (16,0%)

709 (57,7%)

€ 379.860.721 (7,9%)

TOTALE

2.787 (36,4%)

1.380 (7,7%)

€ 1.819.143.289 (37,8%)

ADEGUAMENTO SISMICO E EFFICIENTAMENTO ENERGETICO MIGLIORAMENTO SISMICO

Interventi per nuove costruzioni, di adeguamento sismico, miglioramento sismico e efficientamento energetico del patrimonio edilizio scolastico (2014 - 2018) Nuove costruzioni, demolizioni e ricostruzioni

Miglioramento sismico

Adeguamento sismico

Efficentamento energetico e rinnovabili

Adeguamento sismico e efficentamento energetico

Altri interventi

7,7% 5,5%

0,5%

6,6%

63,6% 16,0%

Fonte Elaborazione Legambiente su dati #Italiasicura.scuole

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TOTALE FINANZIAMENTI

BOLZANO AL TOP Non meno allarmante è il rapporto annuale Ecosistema Scuola 2018 di Legambiente. Anche in questo caso non stupisce che Bolzano e Trento siano le due città più virtuose in tema di sicurezza scolastica. Di più, il 6% degli edifici è costruito secondo i criteri della bioedilizia. Molto, se si pensa che la media nazionale è sotto quota 1%. Insomma, nelle due provincie autonome si punta su scuole con minori pericoli e maggiore efficienza. Bolzano con l’efficientamento energetico di tutti gli edifici scolastici ha ridotto del 50% i consumi energetici. Un dato eccezionale se si confronta con l’85% circa delle scuole italiane classificate nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G), mentre solo poco più del 5% è nelle prime tre classi. Ma quello di Bolzano non è un caso: LegaAmbiente sottolinea come questa sia una precisa scelta di governance, confermata anche dalla spesa per la manutenzione straordinaria degli ultimi cinque anni: 175mila euro per edificio, quasi dieci volte la media nazionale. MESSINA ULTIMA Tutto il contrario di quando accade nel Sud. Qui la situazione rilevata dall’associazione ambientalista è più simile a quella dei Paesi al di là del Mediterraneo. L’unica eccezione è Cosenza (17esimo posto), che ha goduto di maggiori finanziamenti nazionali. Ma la città calabrese è una mosca bianca: in fondo alla classifica si trovano Reggio Calabria, Palermo, Latina (eccezione negativa dell’Italia centrale), Foggia e Messina. Nel Mezzogiorno la situazione è grave e, soprattutto, rischiosa per studenti e insegnanti. «Ai minori controlli corrisponde una maggiore fragilità sismica del territorio», sottolinea il rapporto. Al Sud, infatti, tre scuole su quattro sono in area a rischio sismico. Con un caso limite come quello della Sicilia, con quasi il 98,4% delle scuole a rischio e una percentuale di verifica di vulnerabilità sismica ferma al 2,4%. Nella Trinacria solo Ragusa (comunque al 48esimo posto) ha saputo utilizzare un po’ di più i fondi regionali D i c e m b r e / G e n n a i o

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PROMOSSI E BOCCIATI DA LEGAMBIENTE

Nota: dalla classifica sono escluse per incompletezza dei dati Ascoli Piceno, Benevento, Enna, Novara, Roma, Taranto e Treviso

COMUNI

PUNTI %

1

BOLZANO

92,80

43

2

TRENTO

88,95

3

BERGAMO

88,68

4

REGGIO EMILIA

5 6

COMUNI

PUNTI %

FERRARA

53,81

44

ROVIGO

53,29

45

AREZZO

53,05

88,32

46

BELLUNO

53,03

PIACENZA

88,00

47

VICENZA

52,60

PARMA

86,33

48

RAGUSA

52,04

7

PRATO

83,98

49

MONZA

51,97

8

PORDENONE

82,31

50

LECCE

51,29

9

VERBANIA

81,44

51

CALTANISETTA

49,90

10

RIMINI

81,32

52

VENEZIA

49,87

11

BRESCIA

80,10

53

CATANIA

49,82

12

FORLÌ

78,61

54

PISA

49,28

13

LIVORNO

78,57

55

RIETI

48,48

14

BIELLA

78,50

56

VERCELLI

48,02

15

MACERATA

78,31

57

FROSINONE

47,90

16

SONDRIO

76,49

58

SAVONA

47,27

17

COSENZA

75,78

59

MASSA

47,15

18

FIRENZE

74,66

60

CAMPOBASSO

46,91

19

GORIZIA

74,50

61

AOSTA

46,66

20

TORINO

72,12

62

BARI

43,99

21

TERNI

71,57

63

SALERNO

43,48

22

CREMONA

70,48

64

MATERA

43,45

23

ASTI

68,66

65

TRAPANI

39,03

24

RAVENNA

67,17

66

COMO

37,98

25

PERUGIA

66,53

67

IMPERIA

37,24

AGRIGENTO

35,44

26

VARESE

66,43

68

27

MILANO

66,08

69

GENOVA

34,51

28

MANTOVA

66,04

70

TERAMO

33,71

29

LECCO

65,81

71

GROSSETO

33,62

30

PESARO

65,35

72

CATANZARO

32,76

31

UDINE

64,87

73

ORISTANO

31,83

32

NAPOLI

64,11

74

CROTONE

30,36

33

MODENA

62,80

75

SASSARI

29,65

34

CUNEO

62,63

76

TRIESTE

28,83

35

AVELLINO

61,41

77

POTENZA

28,48

36

CHIETI

61,35

78

SIRACUSA

28,42

37

LUCCA

61,09

79

REGGIO CALABRIA

27,79

38

L'AQUILA

60,05

80

PALERMO

26,43

39

ALESSANDRIA

57,34

81

LATINA

25,50

40

LA SPEZIA

56,78

82

FOGGIA

24,51

41

PAVIA

56,15

83

MESSINA

22,39

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PADOVA

54,44

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A t t u a l it à

I PUNTI DEBOLI ANNO 2012*

ANNO 2017*

EDIFICI COSTRUITI SECONDO CRITERI DI BIOEDILIZIA

0,6 %

0,9 %

EDIFICI COSTRUITI SECONDO CRITERI ANTISISMICI

8,8 %

14,2 %

EDIFICI IN CUI È STATA ESEGUITA LA VERIFICA DI VULNERABILITÀ SISMICA

27,3 %

32,9 %

EDIFICI IN CUI È STATA ESEGUITA LA VERIFICA DI VULNERABILITÀ SISMICA TRA I COMUNI A RISCHIO SISMICO (ZONA 1 E 2)

21,1 %

34,6 %

ANNO 2012*

ANNO 2017*

SICUREZZA

* Anno di riferimento dati

BISOGNOSI DI CURE MANUTENZIONE EDIFICI IN CUI SONO STATE EFFETTUATE INDAGINI DIAGNOSTICHE DEI SOLAI

20,7 %

EDIFICI IN CUI SONO STATI EFFETTUATI INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA DEI SOLAI

7,7 %

EDIFICI CHE NECESSITANO DI INTERVENTI URGENTI DI MANUTENZIONE

37,6 %

46,8 %

EDIFICI CHE HANNO GODUTO DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA NEGLI ULTIMI 5 ANNI

56,2 %

49,7 %

* Anno di riferimento dati

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a disposizione per la manutenzione straordinaria. Da notare, però, che alla classifica mancano delle big: sono state escluse per incompletezza dei dati Ascoli Piceno, Benevento, Enna, Novara, Roma, Taranto e Treviso. Quasi scontato il commento dei ricercatori: «Abbiamo sempre di fronte un quadro di urgenza ed emergenza. Crediamo che per dare una scuola sicura a tutti gli studenti occorra accelerare gli interventi di riqualificazione dando priorità alla messa in sicurezza delle scuole nelle aree sismiche più vulnerabili e al miglioramento delle prestazioni energetiche», è la chiosa di Vanessa Pallucchi, responsabile Scuola e Formazione di Legambiente. «Gli enti locali vanno aiutati con una semplificazione delle linee di finanziamento e sostenuti in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori. Occorre poi aprire una nuova fase dell’edilizia scolastica e utilizzarla come leva di rigenerazione di territori e quartieri. Le zone più svantaggiate del nostro Paese sono quelle dove dobbiamo andare a investire su scuole più belle e innovative. Ora accade esattamente il contrario». ARRIVANO I SOLDI? Per fortuna il piano Buonascuola annunciato e promosso un paio di anni fa dal governo inizia a dare i suoi frutti. Ai primi di ottobre il ministero dell’Istruzione ha emanato e inviato ai Comuni interessati le linee guida per gli interventi di adeguamento strutturale antisismico degli edifici scolastici, che sono stati finanziati con decreto ministeriale il 21 dicembre 2017. Ci è voluto un anno, causa anche lo stop elettorale, per entrare nel merito di un finanziamento. La Legge di bilancio per il 2017, infatti, aveva reso disponibili oltre 1 miliardo destinati a 1.739 interventi programmati nelle diverse regioni. Certo, questi soldi bisogna poi utilizzarli: se entro il 31 ottobre i Comuni non avessero richiesto l’anticipazione delle somme, dovranno ora attendere l’avvio dei lavori per ottenere il finanziamento in base al regolare stato di avanzamento dei lavori, con un termine per la proposta di aggiudicazione dei lavori fissato per il 19 agosto 2019. Ora, però, gli enti locali non dovrebbero avere scuse: le linee guida indicano come ci si deve muovere. Per esempio, per ottenere il pagamento del finanziamento negli interventi di miglioramento o adeguamento sismico è indispensabile la certificazione a firma del Rup (Responsabile unico del procedimento), del progettista e del direttore dei lavori: devono dichiarare raggiunto l’adeguamento sismico dell’immobile oppure il livello di miglioramento sismico conseguito. Le linee guida, inoltre, specificano che le varianti che potrebbero essere necessarie, dovranno rispettare l’articolo 106 del Codice Appalti, pena la revoca dei finanziamenti. Sempre che, come ha annunciato il governo, il Codice degli Appalti non sia di nuovo cambiato. E le imprese debbano studiare tutto da capo. D i c e m b r e / G e n n a i o

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A t t u a l it à

S T R AT E G I E

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Il concetto di resilienza è stato utile nel momento di massima crisi: le imprese si sono adattate alle nuove condizioni per sopravvivere. Ma non può essere una visione di lungo periodo. Le aziende, invece, devono mutare pelle per affrontare il futuro, come nel caso della tecnologia Bim

di Federico Della Puppa

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S

e c’è una parola che più di altre si è affermata in questi anni e ne è stato usato e anche abusato il significato è: resilienza. È un concetto legato alla capacità di un oggetto di assorbire un urto senza rompersi, ma in base ai campi di applicazione ha significati simili e adattabili, dall’ingegneria all’informatica, dalla biologia alla psicologia, fino alla gestione di impresa e al risk management. In tutti questi campi la resilienza si traduce con la capacità di assorbire una forza negativa esterna, un evento traumatico, e di superare la crisi conseguente, adattandosi. In realtà il concetto più profondo di resilienza prevede la capacità di adattamento a un evento negativo riportando l’oggetto o il soggetto alle condizioni iniziali. Negli anni della crisi economica e in particolare del settore delle costruzioni la resilienza è diventata un concetto utile a spingere e spronare le imprese ad assumere decisioni, strategie e comportamenti in grado di assorbire le conseguenze negative di un mercato in difficoltà. Essere resilienti significa reagire per sopportare le avversità, ritornando a uno stato di equilibrio. L’esempio più utilizzato per spiegarne il significato è quello relativo al vento e agli alberi, i quali grazie alle loro radici e alla conformazione del loro tronco possono flettersi, piegarsi, adattarsi alle condizioni avverse, continuando a restare saldamente ancorati al terreno e potendo dunque proseguire a crescere. Questi significati, che nella teoria di impresa possono

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| RESILIENZA Indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione

A t t u a l it à essere declinati in molti modi, dal vento alle radici e ai rami, in realtà vanno legati in modo un po’ più specifico al concetto essenziale della resilienza, che deriva dalla scienza dei materiali. Indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. SCIENZA DEI MATERIALI È di tutta evidenza l’importanza di questo concetto e di queste metafore per le imprese nei momenti di crisi. La resilienza è un concetto che aiuta a comprendere che l’impresa di fronte alle difficoltà deve capire la natura delle difficoltà stesse, adattarsi e trovare le modalità di superamento grazie a una maggiore flessibilità e, dunque, alla capacità di adattarsi alle condizioni esterne. Ma questo concetto, se nel breve periodo può essere un ottimo suggerimento ed esempio, rischia nel lungo periodo di fuorviare le imprese dal vero significato di cambiamento, ovvero dal vero significato di superamento della crisi. Perché la resilienza, come concetto, presume che l’impresa si adatti, si adegui alle condizioni esterne, agisca secondo le modalità di «adattamento liquido» di baumaniana memoria, ma rimanendo sostanzialmente se stessa, mantenendo dunque nel tempo la propria identità e struttura. Come un liquido, che si adatta al contenitore ma rimane esattamente se stesso.

LUNGO E BREVE Per capire perché la resilienza può essere un concetto utile nel breve periodo, ma nel lungo periodo rischia di essere negativo per le imprese dobbiamo ripartire dall’etimologia della parola. Resilienza ha una origine latina e deriva da resilire, che significa letteralmente «saltare indietro, ritornare in fretta, rimbalzare». Resilienza, secondo quanto definito dall’Accademia della Crusca, è sinonimo di capacità di sostenere gli urti senza spezzarsi e in questo senso non è una strategia proattiva ma semplicemente un processo causa-effetto. C’è una crisi, mi adatto e sopravvivo. Dobbiamo dunque ripartire dal concetto di crisi e dal significato etimologico della parola crisi che, come noto, deriva dal greco krisis, parola la cui radice è krínò, che ha due significati congiunti: «separo», ma anche «decido». Crisi significa letteralmente «periodo che separa una serie di fenomeni da un’altra serie differente». Non peggiore, differente. Separare e decidere dovrebbero diventare le categorie di approccio al mercato al fine di comprendere come affrontare la nuova situazione rispetto al passato. La crisi si supera se si accetta il cambiamento, se si comprende che di fronte al modificarsi delle condizioni generali, economiche e di mercato, il nostro agire deve non solo adattarsi e modificarsi di conseguenza, ma che, proprio per superare gli impasse deve decidere come affrontare il cambiamento. Separando ciò che è utile e funzionale da ciò che non lo è. NON ESAGERARE In questo senso il concetto di resilienza è certamente utile in una prima fase della crisi, nella fase acuta, in quella fase nella quale le imprese devono sopportare i contraccolpi della crisi stessa, adattandosi e cercando di reagire in modo flessibile. Ma dove la resilienza rischia di essere controproducente è nel lungo periodo, quando le imprese devono mettere in atto strategie non più di adattamento ma di vero e proprio contrattacco, ovvero devono agire proattivamente, cambiando e modificando anche la loro natura, in base alle opportunità presenti e in base a quelle che si possono individuare nell’evoluzione stessa del mercato. LA SOLUZIONE La resilienza insegna che a tutto esiste una soluzione, che se il mercato cambia dobbiamo adeguarci al cambiamento. Ma ciò che non insegna la resilienza è che di fronte al cambiamento l’adattamento non basta. Serve, invece, domandarsi quali sono effettivamente i significati del cambiamento, quali le interazioni tra il nostro modo di agire e il mercato, che cosa facciamo, produciamo, in che modo e come distribuiamo i no-

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stri prodotti, a chi e in che modo, con quali feedback rispetto alle esigenze dell’utente finale. Sembrano domande banali, questioni tutto sommato normali, ma nello scenario economico attuale, in rallentamento, nel quale le costruzioni «galleggiano» a percentuali di crescita da prefisso telefonico, la resilienza rischia di essere un concetto che ci può fare supinamente attendere tempi migliori. Perché la resilienza è il ritorno all’equilibrio iniziale, ma ciò che è cambiato e sta cambiando è l’equilibrio complessivo, è il sistema stesso di mercato, è il cambiamento epocale dell’economia che è già passata in alcuni casi e deve passare in tutti gli altri dalla produzione lineare all’approccio circolare, è il passaggio dal modo di produzione industriale al modo di produzione digitale, è l’utilizzo della tecnologia e delle reti per migliorare i processi e non solo i prodotti. NON LIMITIAMOCI La resilienza in questa dinamica rischia di essere un concetto limitante. Arriva il Bim? Ecco, adattiamoci a usarlo, come se fosse un nuovo tributo da pagare. Un approccio resiliente, certo, ma non proattivo. Un approccio proattivo al contrario costringe a pensare strategicamente, ovvero come sfrutto le novità tecnologiche, il digitale, gli strumenti come il Bim per cambiare la mia azienda? Perché se tutto intorno cambia anche noi non possiamo restare gli stessi. E gli strumenti non solo la risposta. Non è acquistando computer, macchine digitali e sfruttando la defiscalizzazione di Industria 4.0 che possiamo crescere in competenze e capacità. Quello lo possiamo fare solo se modifichiamo il nostro approccio, se adottiamo un thinking design proattivo, se ci facciamo permeare dal cambiamento e ne sfruttiamo le potenzialità non per adattare la nostra impresa, ma per trasformarla. Resilienza è resistenza, le strategie proattive sono invece azioni innovative e innovatrici, capaci di modificare a volte la natura stessa dell’agire dell’impresa. Un esempio è il digitale e il web. Quante imprese hanno approcciato il web e il digitale nel modo corretto e non in modo resiliente? Ovvero, quante aziende hanno portato sul web lo stesso agire cartaceo, senza comprendere che web e digitale sono nuovi mondi, nuovi paesaggi culturali, che necessitano di approcci diversi, che implicano un ripensamento dei processi comunicativi, relazionali e di interazione B2C e B2B? SECONDO TEMPO Se nel primo impatto della crisi era quanto mai necessario fare squadra e assumere un profilo resiliente, ovvero capace di adattarsi e modificarsi in ragione dei cambiamenti che il mercato proponeva, oggi di fronte al perdurare di una situazione di stallo del mercato e ben sapendo che il mercato è un sistema complesso D i c e m b r e / G e n n a i o

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nel quale oggi più che mai valgono le relazioni tra i soggetti, interni ed esterni alle aziende, con particolare riferimento alla customer relationship. È quindi di fondamentale importanza non adottare strategie e scelte resilienti, soprattutto per chi produce e fornisce soluzioni vicine agli utenti finali, ma individuare specifiche azioni proattive in grado di stimolare il mercato, di catturare la domanda latente, generando nuove partnership. Il mercato apparentemente sembra fermo, ma al suo interno vi sono cambiamenti e modificazioni che spingono e devono spingere le imprese a cambiare pelle, a contrastare in moto attivo e non a subire in modo passivo i cambiamenti quantitativi e qualitativi indotti dalla rivoluzione digitale e circolare. Essere resilienti, essere solo resilienti oggi non paga, non paga più. Se fino a oggi era sufficiente adattarsi e imparare a galleggiare nel nuovo mercato post crisi, da domani bisogna comprendere che la sfida è creare valore aggiunto trasformandosi. La resilienza rischia di essere una strategia di adattamento al ribasso, nella logica del «mi piego ma non mi spezzo», che permette tutto sommato di restare uguali a se stessi. Ma il cambiamento vero avviene se vi è una trasformazione, non un adattamento. Lavoisier ce lo ha insegnato: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Trasformiamoci, puntando su una nostra nuova produttività, che va saldamente ancorata ai nuovi strumenti di gestione, al digitale, alla blockchain, imparando a non confondere il Bim con l’innovazione e cambiando soprattutto approccio. Non più resilienti ma soggetti proattivi del proprio mercato. Protagonisti della trasformazione e non spettatori del cambiamento.

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R i vend it e

M U LT I C A N A L I TÀ

I CLIENTI GIUSTI SONO SU MISURA Il rapporto con le aziende è sempre più allargato nei luoghi, nei tempi e nelle condizioni. Non solo: chi acquista chiede la personalizzazione dell’offerta. Un obiettivo che si raggiunge solo se l’impresa sa utilizzare i dati in suo possesso. Ma c’è ancora molta strada da fare di Giuseppe Rossi

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I

l bicchiere in cui galleggiano i dati delle aziende è mezzo pieno o mezzo vuoto? Dipende. Le imprese della distribuzione sanno utilizzare la ricchezza di informazioni in loro possesso? La risposta è, ancora, dipende. Chi va a caccia di clienti riesce ad attirarli con le proposte giuste, cioè con l’offerta di quello che l’acquirente desidera? Stessa risposta: dipende. Ad ascoltare le parole dei guru della tecnologia applicata al mondo delle vendite c’è da rimanere interdetti: le imprese italiane sembrano divise, come nei gironi dell’inferno dantesco, in ignavi (non so, vedremo, forse, chissà) e volenterosi (ogni proposta hi-tech è accolta con entusiasmo, a prescindere). Ancora pochi, invece, sono quelli che sanno utilizzare i dati, cioè le armi speciali che hanno a disposizione con criterio e, soprattutto, a vero vantaggio delle vendite, con la personalizzazione del processo di vendita. E questo sarebbe, invece, estremamente importante nell’era della multicanalità. Cioè del contatto tra azienda e cliente su livelli diversi, in luoghi differenti, senza orari e, soprattutto, pervasivo. Tutto questo emerge dall ’ultima ricerca dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience del Politecnico di Milano, da anni il laboratorio privilegiato che studia le tecnologie applicate al mondo delle imprese e, in particolare, della distribuzione. «Nel 2018 abbiamo avuto 36 milioni di italiani in una prospettiva multicanale. Sono persone che non Sopra, Giuliano Noci. Sotto, la presentazione del report

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R i vend it e

fanno distinzione tra punto di vendita fisico o digitale. E non si tratta di millenial», precisa Giuliano Noci, prorettore per la Cina e docente di Strategy & Marketing al Polimi, nonché responsabile scientifico della ricerca. «Il problema è che le imprese non lo stanno capendo. Anche chi utilizza tecnologia lo fa, spesso, solo con un’ottica di breve periodo». PERSI NELLA NUVOLA Insomma, di fronte a una rivoluzione conclamata, che ha moltiplicato i punti di contatto con il cliente (la multicanalità, appunto), le aziende soffrono di strabismo: iniziano a raccogliere i dati, ma poi non li sanno utilizzare. E dire che le informazioni sono l’oro (nascosto) di ogni azienda. Ma poi bisogna avere un ambiente digitale capace di analizzare quelli giusti, più interessanti per il business. Un’operazione che le aziende italiane fanno poco e male, come risulta, appunto, dall’analisi condotta dall’Osservatorio Multicanalità. L’istituto di ricerca ha condotto un’indagine su 150 aziende per scoprire come utilizzano le informazioni in loro possesso in funzione della omnicanalità. Il risultato indica che la quasi totalità delle aziende raccoglie e immagazzina i dati di anagrafica cliente (95% dei casi analizzati) e le informazioni di contatto (95%). È molto diffusa è anche la raccolta dei dati relativi allo storico dei prodotti/servizi acquistati offline (81%) e dei dati di analytics su canali proprietari, come comportamento sul sito, app, pagine sui social network ufficiali o aziendali, su direct marketing, newsletter (81%). Ma, curiosamente, questa percentuale si abbassa quando si tratta, per esempio, di raccogliere dati sugli acquisti nei canali tradizionali (65%) e, paradossalmente, ancora meno per quanto riguarda lo shopping online. «La logica del prezzo distoglie da quello che è il vero traguardo: la valutazione della omnichannel customer experience», è l’analisi di Noci. «Che cosa dovrebbero fare, invece? Semplice: rivalutare il significato di marca. Che, oggi, significa soprattutNicola Spiller to relazione con il cliente. L’azienda, insomma, non è più esclusivamente un soggetto che fornisce un prodotto e che lo vende, ma è un’entità capace di risolvere i problemi del cliente, che si relaziona con lui nel tempo». La ricerca del Polimi, in effetti, segnala che solo l’8% delle aziende dichiara una partecipazione diffusa alla gestione dell’omnichannel customer experience e, inoltre, è ristretta al 20% la quota delle aziende che hanno un alto grado di commitment, cioè voglio-

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Gkfwepgoperogper

no impegnare le proprie business unit a centrare questo traguardo. Eppure quello che richiedono i consumatori è sempre di più una vendita su misura, personalizzata: un traguardo possibile solo utilizzando al meglio i dati raccolti. CONVERGENZE PARALLELE «Anche se a spingere le imprese verso questa direzione, cioè una attenzione multicanale verso il cliente sono gli stessi comportamenti in atto nei consumatori», aggiunge Nicola Spiller, direttore dell’Osservatorio. «È in corso una progressiva convergenza del ruolo degli spazi di comunicazione e di vendita: si riduce sempre più il gap tra il fenomeno dello showrooming, cioè la ricerca di informazioni in un punto vendita seguito poi dall’acquisto online, e dell’infocommerce, cioè il contrario, scelta online e acquisto in un negozio fisico». E qui va sottolineato un altro aspetto incoraggiante per chi gestisce un punto vendita tradizionale: «Anche per gli everywhere shopper, cioè i consumatori più evoluti dal punto di vista omnicanale, il negozio fisico mantiene la propria centraD i c e m b r e / G e n n a i o

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E per quanto riguarda le soluzioni di marketing automation, il 71% delle aziende si è dotato di piattaforme di e-mail marketing, il 46% di piattaforme per l’invio di Sms e il 28% di soluzioni per la gestione di più canali. PRIMA IL CERVELLO «Le tecnologie a supporto dell’omnicanalità sono molteplici e in costante evoluzione, ma non bastano», rileva Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Omnichannel. «Occorre investire in maniera profonda su altre tre dimensioni: prima di tutto, la strategia. È necessario definire una strategia omnichannel customer experience pienamente integrata a quella di business dell’azienda. Inoltre, occorre un’attenta progettazione dei cambiamenti a livello organizzativo, in termini di ruoli e responsabilità, processi, modalità di misurazione dei risultati e strumenti di incentivazione. Infine, è opportuno valorizzare i dati sui clienti per creare una vista unica e massimizzare l’efficacia delle conseguenti attività di marketing, vendita e assistenza al cliente». A frenare queste aspettative, però, si trova spesso la consolidata organizzazione aziendale, che non intende mettere in discussione il proprio ruolo. Anche perché, sempre secondo i dati raccolti dal Polimi, per il 56% c’è una diversa percezione dei benefici e per il 21% un disallineamento negli obiettivi specifici di ciascuna funzione. Bisogna avere la forza di superare questa frizione: «Più l’organizzazione è priva di silos organizzativi e profondamente integrata, più l’impresa sarà in grado di cogliere in modo tempestivo le esigenze del cliente, condividere internamente tali informazioni e introdurre opportune azioni di risposta in tempo reale», analizza Spiller. Che sottolinea come nel 44% dei casi chi, in azienda, si dedica alla multicanalità è coinvolto solo occasionalmente, senza una formazione specifica. In pratica, si chiama improvvisazione.

lità nel journey», continua Spiller. Tradotto: nell’itinerario che il cliente percorre quando instaura una relazione con un’impresa nel tempo e nei diversi ambienti, il negozio diventa uno spazio di esperienza e di interazione con tra la marca e il consumatore.
Non mancano altri aspetti singolari della ricerca, visto che l’indagine è stata condotta su aziende di una certa dimensione: la maggior parte (69%) dichiara di disporre di un Crm unico, in grado di integrare tutti i dati sull’anagrafica dei clienti, anche relativi a più prodotti, brand e canali. Sembra positivo, ma questo significa che circa un terzo non gestisce i dati relativi ai clienti in modo razionale. Troppo. E questa percentuale si confronta con il 21% delle aziende dotato di un Data Lake, ossia di un sistema che consente di archiviare un volume consistente di dati di diversa natura e fonte (big data) nel loro formato nativo, senza alcuna struttura. Ancora meno (9%) le aziende che si sono dotate di una data management platform proprietaria (il 19% si affida alla Dmp di terzi, come centri media o degli over the top come Amazon o Google) per tracciare attraverso i cookie le interazioni degli utenti non noti. D i c e m b r e / G e n n a i o

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MINI BIG DATA Siamo sempre al punto di partenza: la tecnologia permette di ottenere una montagna di informazioni utili, ma le aziende ne sembrano come sopraffatte e non sanno utilizzarle. «Il 90% delle imprese analizza alcuni dei dati raccolti per costruire segmenti funzionali alla progettazione di servizi di marketing ai clienti», spiega Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Omnichannel. «Eppure i dati utilizzati sono ancora soprattutto quelli basici, come l’anagrafica e storico dei prodotti acquistati. Inoltre, solo poco più di un terzo degli intervistati personalizza i contenuti delle attività di marketing e comunicazione in funzione dello specifico individuo, mentre circa il 44% dichiara di non farlo e il restante 23% lavora per favorire queste logiche di personalizzazione». Riassumendo: le tecnologie ci sono, i dati anche, gli strumenti marketing abbondano. Ma per sintonizzarsi sui clienti, per una personalizzazione del rapporto sempre più richiesta da chi acquista, sempre più infedeli e abituati a scegliere attraverso esperienze diverse, occorre prima di tutto una evoluzione di chi lavora in azienda e, soprattutto, la convinzione che la propria proposta di vendita deve essere uguale e interattiva, più servizio che semplice cessione di un prodotto. Le imprese italiane seguiranno questa strada? Appuntamento al prossimo Osservatorio.

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ANGAISA

QUI CI VUOLE UN ITS 4.0 La digitalizzazione del settore idrotermosanitario è necessaria. Ma dietro ci sono tante altre competenze da sviluppare: marketing operativo, marketing strategico, comunicazione, multicanalità e multicanalità, spiega a YouTrade il presidente dell’associazione, Enrico Celin di Veronica Monaco

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a digitalizzazione è da anni al centro dell’attività di divulgazione e formazione di Angaisa, l’associazione di categoria delle imprese italiane che operano nel settore della distribuzione idrotermosanitaria. L’argomento è stato ampiamente dibattuto anche al tradizionale appuntamento di fine anno che nel 2018 ha visto la partecipazione di circa 600 congressisti, in rappresentanza dell’intera filiera idrotermosanitaria. Partendo dai dati macroeconomici, gli interventi si sono soffermati sui dati di settore e gli scenari di mercato, senza tralasciare l’evoluzione dei canali e dei punti di vendita al servizio dei percorsi di acquisto dei consumatori. Numeri, trend e previsioni, che però non possono prescindere dalla trasformazione digitale che ha già iniziato a modificare i modelli di offerta e le modalità di acquisto, aprendo interessanti opportunità. Ne parliamo con Enrico Celin, presidente Angaisa. Domanda. La digitalizzazione è stato uno dei temi centrali del 20esimo convegno di Angaisa. Perché è così importante? Risposta. È un processo irrinunciabile per ogni impresa, soprattutto per quelle di piccole dimensioni, perché rappresenta non solo un’evoluzione dal punto di vista operativo, ma anche un valore aggiunto in termini di redditività. Le società mediograndi stanno di fatto già percorrendo questa operazione, diventata ormai necessaria, per esempio con l’obbligo della fattura elettronica introdotto dal primo gennaio. Dietro la digitalizzazione però ci sono tante altre competenze da sviluppare: marketing operativo, marketing strategico,

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comunicazione, multicanalità e omnicanalità. Oltre alla logica economica, però, c’è un altro tema che abbiamo molto a cuore: la sostenibilità. D. Che cosa significa per Angaisa sostenibilità? R. Stiamo consumando troppe risorse e tutti dobbiamo iniziare a fare scelte oculate. Anche la filiera Its, dalla produzione al mondo della distribuzione e dell’installazione, deve farsi interprete di queste istanze, pensando non solo in termini di business, ma di business sostenibile. La sostenibilità deve però essere anche economica, per coinvolgere un bacino sempre più ampio di utenti e coniugarsi con la quotidianità. Le risorse non sono infinite: dobbiamo prendere una posizione e elaborare una visione politica, sociale ed economica per il nostro Paese. D. Sostenibilità e digitalizzazione: come è possibile agevolare queste trasformazioni? R. Serve un nuovo approccio da parEnrico Celin, te dell’imprenditore, mestiere molto più presidente Angaisa difficile di 20 anni fa. Un atteggiamento mentale più attento anche sul fronte delle risorse umane e della formazione. D. Parliamo di numeri: l’ultimo trimestre ha segnato per il settore una battuta d’arresto. Che cosa vi aspettate per il 2019? R. In questo momento c’è un’incertezza che non giova agli interessi economici. Ci sono tante variabili in gioco, anche a livello internazionale. Peccato, perché il settore Its veniva da un semestre interessante con una crescita del 4,5%, ma il rallentamento del terzo trimestre ha portato a chiudere il 2018 a +3%. Persistendo questa situazione di incertezza faremo molta più fatica, penso comunque che per chi investe e si qualifica ci siano lo stesso interessanti possibilità di crescita. D i c e m b r e / G e n n a i o

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Il silenzio come sentimento

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B I G M AT G I B E

UNA POLTRONA PER DUE Tuttedil ed Enderle si fondono in una nuova realtà, mantendendo però i due diversi brand. Obiettivo: l’espansione nell'area del Trentino e l’aumento dell’efficienza anche grazie agli investimenti in tecnologia. Invariata, invece, la partecipazione al Gruppo BigMat di Veronica Monaco

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he cosa c’è di meglio di un matrimonio per inaugurare il nuovo anno? A festeggiare la felice intesa sono due storiche rivendite trentine, Tuttedil ed Enderle, che da quest’anno si fondono in una nuova realtà: GiBe srl. La società manterrà i due brand attuali e la partecipazione al Gruppo BigMat, ampliando però la sua portata territoriale e l’offerta dei servizi. Con sette punti vendita, di cui due showroom, GiBe mira a crescere ulteriormente con nuove acquisizioni e collaborazioni con altre rivendite. «L’idea è quella di espanderci sempre di più nel territorio trentino», spiega l’amministratore Gianpaolo Bertò. «Vogliamo concentrarci su questa acquisizione, che per noi è un passo davvero importante». Domanda. Tuttedil ed Enderle si fondono in un’unica realtà: potete descriverci nel dettaglio che cosa succederà? Risposta. Le attività si concentreranno in un’unica società che si chiama GiBe srl e mantiene la partita Iva di Tuttedil. Ciò è frutto di una fusione per incorporazione da parte di Tuttedil della società Enderle, di cui eravamo soci al 50%. Da gennaio, quindi, esiste una sola società, vengono però mantenuti i due brand che sono molto ben conosciuti sul territorio. D. Per quale motivo avete portato avanti questa operazione e quali saranno le sinergie che si svilupperanno? R. È stata un’opportunità colta in un’ottica di sviluppo commerciale e di necessaria crescita dimensionale. Le sinergie potenziali sono molte, le più evidenti e immediate saranno la concentrazione dell’ufficio amministrazione contabilità, dell’ufficio acquisti e la concentrazione della governance. D. Quali obiettivi si pone la nuova realtà GiBe e come intende raggiungerli? R. Per l’esercizio 2019 l’obiettivo è procedere con l’integrazione delle due realtà, con l’allineamento delle procedure, la messa in campo delle

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Gianpaolo Bertò, amministratore GiBe

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PRIMA DI ISOLARE RIFLETTI

La sede di BigMat Tuttedil a Ton (Trento)

razionalizzazioni e di un piano di efficientamento. Sul lato commerciale si intende mantenere tutti i punti vendita e garantire il consueto servizio ai clienti; nel medio periodo si intende incrementare la quote di mercato sia attraverso strategie commerciali e di investimento in marketing, sia attraverso la collaborazione con altri operatori del mercato, non escludendo nemmeno nuove operazioni di acquisizione e/o partenariato strategico. D. Come sarete organizzati a livello logistico e amministrativo? R. La riorganizzazione logistica è in via di progettazione, mentre dal punto di vista amministrativo la sede legale sarà a Trento, via Stella, 1 e lì avrà sede un unico ufficio amministrativo. Ciò con evidenti economie di scala e con aumento di efficienza. D. Porterete avanti attività di marketing e di comunicazione per promuovere la nuova realtà? R. Sì, non tanto per far conoscere i brand molto ben conosciuti, quanto per sviluppare strategie di marketing mirate e recuperare settori di mercato specifici. D. Investirete risorse anche nello sviluppo di tecnologie digitali? R. Abbiamo già provveduto a un importante investimento per unificare il gestionale e standardizzare i metodi e le procedure. D. GiBe manterrà la partecipazione a BigMat? Quali sono i vantaggi di appartenere a un gruppo? R. Continua invariata e con peso diverso come unica struttura. Essere in un Gruppo internazionale dà la possibilità di aprire gli occhi sul modus operandi di tante altre strutture e di conoscere l’evoluzione del settore in mercati anche più dinamici, sia per crescita sia per tipologia di prodotto.

Gli isolanti termo-acustici riflettenti sottili di BUR 2000 agiscono sulla riduzione dell'energia trasmessa per irraggiamento (radiazione) dei corpi caldi e del sole. Sono composti da più strati di films a bassa emissività e ad alta riflettanza separati da uno o più lame d'aria. Consentono di isolare sia termicamente che acusticamente e con bassi spessori: (nel civile e nell'industriale) pareti, coperture, solai, terrazze, cantine, garage, pavimenti con costi di intervento ridotti, facilità di posa, velocità di esecuzione e con la possibilità di intervenire sia all'interno che all'esterno dell'edificio. Infatti occupando pochissimo spazio ( da 2 a 5 cm) e con performance che arrivano fino a 20/25 cm di isolanti tradizionali consentono di riqualificare le abitazioni dall'interno senza costi di apertura cantiere, senza interventi costosi di allungamento delle soglie e/o davanzali ecc. Permettendo inoltre il recupero dell'incentivo del 65%. Nell'industriale se paragonato ai metodi tradizionali, permettono interventi di riqualificazione (tetto, pareti, uffici...) economini e risolutivi.

La sede di BigMat Enderle a Trento

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G R U P P O B I G M AT - F O C U S P E N I S O L A I B E R I C A

IL SEGRETO È LA LOGISTICA

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Prodotti ad hoc per i mercati europei. Una rete con 884 punti vendita in otto Paesi. E diversi format per adattare la distribuzione a ogni contesto. Così questa complessa macchina internazionale si è dotata di un sistema efficiente di magazzini e trasporto, come quello messo a punto in Spagna e Portogallo di Carlo Lorenzini

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rovate a pensare al pane, a un cuoco internazionale e a una ricetta vincente. E provate a pensare di chiedere la ricetta al cuoco in questione e sentirvi rispondere «farina, farina e ancora farina». Sicuramente restereste spiazzati, perché non vi parla di dosi di lievito, di sale, di quantità di acqua e di temperatura di cottura, ma punta l’attenzione solo sull’ingrediente principale del pane. E, allora, per imparare con i vostri occhi decidete di fare un giro all’estero per vedere di cosa è composto il pane. Tornando a casa, quando i vostri amici vi chiedono di cosa è fatto il pane all’estero, vi tocca rispondere come il cuoco:

«Farina, farina e ancora farina». Sì, certo, le dosi di lievito, il tempo di lievitazione, la dose di acqua e la qualità dell’acqua sono importanti, così come il sale (e se ne possono scegliere molti), le modalità di impasto e di reimpasto, la manualità o l’uso di macchinari per impastare e per dare la forma al pane, al pari della temperatura del forno e del tempo di cottura. Tutto giusto, tutto importante, ma senza farina non c’è pane. Senza lievito si può fare il pane, senza farina no. INGREDIENTE GIUSTO Proviamo a chiederci, in questo momento qual è la farina della distribuzione edile? Anche nel caso del mercato delle rivendite gli ingredienti sono molti. Ma se dovessimo indicarne uno solo, quello strategico senza il quale oggi non si è competitivi sul mercato, dovremmo rispondere «logistica, logistica e ancora logistica». Certo, ci sono i punti vendita, l’organizzazione del magazzino, il personale, le promozioni, l’assortimento, il corner noleggio, eccetera eccetera, ma senza logistica tutto questo non funziona. Come il pane senza farina, perché la ricetta diventa acqua e sale e sappiamo bene che l’acqua e il sale neppure dissetano. Oggi la competitività del prodotto distributivo edile è data dall’organizzazione logistica, dal sistema integrato che vede i magazzini edili e i rivenditori come hub locali di un sistema più ampio e complesso dove le piattaforme logistiche centralizzate rappresentano il vero punto di incontro tra produzione e distribuzione, tra prodotti e mercato. La capacità del distributore è quella di conoscere il proprio mercato e di integrarlo all’interno della rete più ampia nella quale si inserisce. Perché piccolo può essere ancora bello, ma all’interno di un contesto organizzativo più ampio, secondo logiche di insegna e di standard di servizio.

Uno dei 340 punti vendita di BigMat tra Spagna e Portogallo. A sinistra, l’entrata di uno dei 30 BigMat City spagnoli

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R i vend it e i tempi e i luoghi definiti con i clienti. Da questo punto di vista l’esperienza forse più interessante inaugurata da BigMat negli ultimi anni si trova in Spagna, a Burriana (vicino a Valencia), dove è stato realizzato uno spazio logistico di 100 mila metri quadrati, dei quali 24.500 coperti, 34 mila scoperti e ulteriori 50 mila metri per ampliamenti futuri e con circa 1.000 metri quadrati di uffici e spazi per sale riunioni. La superficie coperta del centro logistico può contenere fino a 40 mila pallet e ha 12 banchine di carico.

ESEMPIO EUROPEO BigMat è un esempio europeo di questa strategia, che si basa su una diffusione capillare di punti vendita e su centri logistici integrati con piattaforme centralizzate, alcune delle quali realizzate con sistemi di gestione altamente innovativi. Ma partiamo dai numeri. BigMat International è una rete europea di 884 punti vendita, con sede in Lussemburgo, con 327 store in Portogallo e Spagna, 278 in Francia, 197 in Italia, 57 in Repubblica Ceca, 14 in Belgio e 11 in Slovacchia, per un totale di oltre 2,1 miliardi di euro di fatturato e oltre 8 mila addetti, con una media di fatturato per addetto pari a circa 260 mila euro, in linea con le medie delle grandi superfici di vendita della Gdo. L’approccio di mercato è fortemente orientato al cliente finale, con una focalizzazione particolare sia su quello professionale sia su quello privato, e servizi coniugati in base alle condizioni locali dei diversi Paesi. Gli 884 punti vendita di BigMat, molti dei quali dotati al loro interno di showroom per l’utente finale, rappresentano una rete di società indipendenti, ma unite dalla stessa filosofia e dallo stesso marchio di gruppo. Uno dei punti di forza risiede nel concetto di prossimità, ovvero di capillarità della distribuzione territoriale dei punti vendita in funzione delle aree di mercato e dei bacini di utenza.

MODELLO IBERICO La Spagna è un esempio molto interessante per il modello BigMat in quanto è l’area geograf ica con il numero più elevato di punti vendita. Oltre ai 327 punti vendita, la Penisola Iberica conta 30 BigMat City e 28 Cocoon, per una superf icie di vendita complessiva pari a 1 milione di metri quadrati. Con una tale portata, il rafforzamento nella logistica è un atto inevitabile in un’ottica di progressiva espansione sul mercato, perché per essere efficienti i punti vendita devono essere messi nella condizione di poter operare concentrati esclusivamente sui servizi destinati ai clienti, professionali o privati. Per questo motivo BigMat Iberia sta spingendo molto sulla logistica, in una fase congiunturale che vede una ripresa nelle nuove costruzioni e, soprattutto, un interesse sempre maggiore nella ristrutturazione, un mercato nuovo e in forte crescita che, per la parcellizzazione della domanda, richiede proprio quella capillarità che solo un buon sistema logistico può sostenere nel suo sviluppo. L’esperienza spagnola di BigMat è certamente un esempio da seguire in termini di organizzazione logistica e diffusività come chiavi del successo, un modello peraltro adattabile ed esportabile in tutti i contesti territoriali. Il nuovo format Cocoon di BigMat in Spagna. Sopra, il nuovo centro logistico BigMat a Burriana, vicino a Valencia

UNA RETE CONTINUA Una rete di questo tipo - che gioca anche su piccoli rivenditori locali e sui nuovi format BigMat City (600 metri quadrati localizzati nei centri delle città con oltre 50 mila abitanti in punti vendita dedicati alle ristrutturazioni in ambito urbano) e Cocoon (aree dedicate all’interior design posizionate nei punti vendita e dedicate al servizio di progettazione per l’utente finale) - ha la necessità di un sistema logistico in grado di supportarne le attività, attraverso un sistema integrato in grado di servire sia i magazzini e i punti vendita sia i cantieri, con la consegna dei materiali secondo

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I FERRI DEL MESTIERE

Il catalogo fa schifo se non sai come usarlo

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nche tu schifi i cataloghi cartacei? Non preoccuparti, sei in buona compagnia. Probabilmente sei arrivato a questo punto perché ti hanno raccontato che se non è digitale, non è più al passo con i tempi. Ma sei sicuro che sia una buona cosa per la tua rivendita? Ammettiamolo, il digitale ci è piombato addosso come Attila, «il flagello di Dio», fece nei confronti dell’Impero Romano. Ovunque passasse con la sua orda di barbari, l’erba smetteva di crescere. Allo stesso modo il dominio del digitale ha distrutto le vecchie certezze e cambiato i punti di riferimento. Oggi o sei digitale o non esisti. Così la nostra anima analogica si è persa, cercando un cantuccio dove mettersi a cuccia. I bei cataloghi di una volta giacciono in soffitta sommersi dalla polvere, mentre noi voltiamo le pagine degli e-commerce con un clic, senza più sentire il fruscio della

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carta che scorre tra le dita. Ma come ogni medaglia ha il suo rovescio, anche ogni rovescio ha la sua medaglia e quando la lanci in aria, testa e croce hanno le stesse probabilità. Quello che voglio dire è che nel marketing, digitale e analogico, online e offline, sono facce della stessa medaglia, soprattutto per chi ha dei negozi fisici. L’esempio più eclatante è il catalogo Ikea, la pubblicazione con il più alto numero di copie al mondo, che ha soppiantato il catalogo Postal Market, nella vita e nella mente delle persone. Come mai un colosso dell’economia mondiale, uno dei marchi più riconosciuti, investe un mucchio di soldi in un catalogo cartaceo? Eppure ha un e-commerce ben strutturato, con molti più articoli e informazioni rispetto al catalogo. La risposta è semplice, il catalogo cartaceo serve per vendere, rivendere e rivendere ancora. È un legame. Ma di questo ne

abbiamo parlato nel numero scorso. Ikea ha disintermediato il settore del mobile, è entrata nelle case e nella vita delle persone in maniera trasversale, con mobili semplici e economici, che hanno trovato posto anche nelle case dei più abbienti. I suoi punti vendita sono diventati dei parchi giochi, pieni di attrazioni per grandi e piccini. Le domeniche all’Ikea sono diventate un rituale, sul quale i comici hanno esaurito le battute. È un negozio di mobili, dove puoi andare a mangiare o fare la spesa, anche se non compri mobili. Eppure tutto è cominciato con un catalogo cartaceo, entrato nelle nostre case prima che noi entrassimo in un negozio Ikea. Ma la vera domanda è: se serve a Ikea, che è Ikea, perché non dovrebbe servire a una rivendita edile? È una questione di psicologia cognitiva, che applicata al marketing diventa neuro marketing. In altre parole, ha a che fare con le modalità che usiamo per apprendere, per mettere in relazione le cose tra loro, usando i nostri sensi e l’immaginazione, fino a elaborare la decisione di acquistare qualcosa. Ecco perché il catalogo cartaceo è un supporto importante per la vendita. Mentre lo sfogli e ne accarezzi le pagine, il contatto fisico fa click nella tua mente, si apre la porta dei sogni e inizi a volteggiare in un valzer di emozioni con l’oggetto del tuo desiderio. Fino a quando il bisogno di comprare diventa irresistibile e ti ritrovi la domenica all’Ikea, anche se non lo hai deciso tu. La parola catalogo deriva dal greco antico katalogos, il quale contiene il termine logos, che significa verbo, parola. Nella cultura cristiana il Verbo è la parola di Dio e la parola è ciò che, maggiormente, distingue l’uomo dagli altri esseri viventi, anche quelli a cui diciamo che manca loro D i c e m b r e / G e n n a i o

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Guai e rumori restano solo a casa tua... solo la parola. Di conseguenza il catalogo è il verbo del rivenditore e la sua versione cartacea il libro sacro della vendita. Inoltre, il verbo è anche la parte più importante di una frase, senza il quale essa perde di significato. Ogni parola, di ogni nostro discorso, ruota intorno al verbo. Ikea l’ha capito, come Postalmarket prima di lei e intorno al catalogo fa ruotare tutte le sue vendite: in negozio, online e per telefono. Attraverso la parola frusciante comunica con modalità che il digitale non possiede.

Se la rassegna cartacea giocasse a calcio sarebbe un numero 10: classe e fantasia al servizio della squadra Se il catalogo cartaceo giocasse a calcio sarebbe un numero 10. Classe e fantasia al servizio della squadra, l’uomo che sa far gol e dettare l’ultimo passaggio con un tocco magico. Il compagno ideale per gli attaccanti sempre obbligati a fare gol, come chi vende dietro il bancone di una rivendita o attraverso la vetrina virtuale di un e-commerce. Perché il catalogo cartaceo lavora anche quando i negozi sono chiusi, quando non c’è il wi-fi e il segnale 4g è assente. Lui presidia il campo, è sempre a portata di mano, anche se sonnecchia sul divano o giace sommerso sotto una pila di riviste sul tavolo del salotto. Non lo guardi, ma sai che c’è. È in casa tua e abita nella tua mente, senza bisogno dell’intelligenza artificiale come gli e-commerce di ultima generazione. Perché usa algoritmi che girano da migliaia di anni nel cervello dell’Homo Sapiens, la macchina digitale più evoluta, quella che il digitale sta, disperatamente, cercando di emulare. di Marco Buschi Marco Buschi, si occupa di marketing e copywriting a risposta diretta in edilizia. marco@marketingcommerciale.com Su Linkedin: Marco Buschi Marketing Commerciale. D i c e m b r e / G e n n a i o

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ISOLMANT UNDERSPECIAL EVO è: #moderno #efficace #versatile #faciledaposare L’ampliarsi del mercato della ristrutturazione impone di conciliare due esigenze importanti: da un lato la richiesta di avere strutture tecnologicamente avanzate, complete e altamente prestazionali, dall’altro lato la necessità di lavorare in pochissimi centimetri. La risposta di Isolmant è UnderSpecial Evo: la soluzione tecnologica studiata ad hoc per i massetti a basso a spessore (da 3 a 5 mm) che unisce in un unico prodotto un’elevata prestazione acustica e la riduzione dei rischi di cavillature. Con uno spessore di soli 4 mm Isolmant UnderSpecial Evo è indicato per la realizzazione di pavimenti galleggianti con massetti di spessore ridotto e per le applicazioni di sistemi di riscaldamento o raffreddamento a pavimento. Disponibile anche nella versione BV con barriera al vapore integrata, UnderSpecial Evo è la soluzione per il confort moderno: massima tecnologia in minimi spessori.

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I m S t op rr ieas ed i

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NEOPOR

PER NOI L’ISOLAMENTO È SEMPRE PIÙ VERDE Opinioni e strategie basate sul Grigio Originale di Basf. Risultato: la scelta di utilizzare un isolante sostenibile è funzionale sia dal punto di vista delle prestazioni sia per il risparmio energetico che comporta di Veronica Monaco

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I mpr e s e

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impatto ambientale è fortemente determinato dalla quantità di energia usata nel processo di produzione, nella logistica e nella fase di fine vita dei prodotti isolanti e non dall’impiego di risorse ambientali intese come materia prima per costituire gli stessi. È la premessa necessaria per comprendere quello che esprime il mondo di Neopor, innovativa combinazione tra il polistirene e un prodotto naturale: la grafite. Neopor è il polistirene espandibile di ultima generazione prodotto da Basf per la realizzazione di materiali isolanti dalle molteplici applicazioni, capace di garantire alte prestazioni, il massimo risparmio energetico e un eccellente comfort abitativo. Un prodotto che è stato vissuto come una sorta di rivoluzione nel mondo dell’isolamento per l’edilizia, sia per la progettazione di nuove costruzioni che per la riqualificazione degli edifici esistenti. Il materiale isolante, infatti, deve assicurare qualità e prestazioni, elevate performance termiche, massima resistenza e durata. Ed è proprio quanto promette Neopor di Basf. ATTENZIONE ALL’AMBIENTE Ma garantire anche il rispetto dell’ambiente. Come? L’energia utilizzata per la produzione del polistirene è riconducibile all’impiego di materie prime non rinnovabili di origine fossile. La quantità di energia e di materia prima utilizzata in questa fase è irrisoria rispetto a

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quella consumata nei processi industriali per la produzione di qualsiasi altro tipo di isolante. Non solo: Neopor può essere completamente recuperato e riciclato fino al 100%. La termovalorizzazione permette il recupero di grosse quantità di energia e permette di ridurre le emissioni nocive potenzialmente derivanti da produzioni alternative di energia. Insomma, due aspetti che rendono il materiale altamente competitivo anche sotto l’aspetto green. MULTIUSO Un altro aspetto di Neopor è la sua estrema versatilità. Il materiale, infatti, permette di ottenere un portfolio di isolanti termici ideali a tutte le applicazioni edilizie: coibentazione esterna di pareti (sistema a cappotto), isolamento in intercapedine; coibentazione di coperture piane e a falda, isolamento interno di pareti. Nei progetti di nuova costruzione e nei progetti di riqualificazione, grazie ai materiali isolanti Made of Neopor è possibile ottenere un livello di isolamento termico che accresce e migliora la sostenibilità dell’edificio e ne consolida il valore economico per lungo tempo a venire. Premesso questo, rimane un dubbio: il mercato, cioè i rivenditori di materiali per edilizia, sono informati sulle caratteristiche e il potenziale di Neopor? YouTrade lo ha chiesto a Paolo Cerù, responsabile commerciale e marketing del Gruppo Poron, Fabio Baistrocchi, direttore commerciale L’Isolante, Giovanni Raggi, direttore commerciale Isolconfort.

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St or i a

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DOMANDE

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IL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ È TRASVERSALE Paolo Cerù responsabile commerciale e marketing Gruppo Poron

ATTENZIONE AL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO Fabio Baistrocchi direttore commerciale L’Isolante

IL GREEN È STRATEGICO Giovanni Raggi direttore commerciale Isolconfort

IL MERCATO È SENSIBILE ALLA SCELTA DI ISOLANTI TERMICI SOSTENIBILI OPPURE È SOLO QUESTIONE DI PREZZO?

C’è una sensibilità che, però, è ancora agli albori. Il prezzo ha attualmente un’incidenza importante ma, soprattutto nei capitolati pubblici, la sostenibilità sta diventando un tema sempre più discriminante. Si tratta di un trend molto recente.

Il mercato si sta sensibilizzando sempre di più sulla sostenibilità dei materiali isolanti, ma il prezzo resta ancora un elemento importante. Da decenni si parla di sostenibilità, ma solo di recente l’attenzione si è allargata anche all’opinione pubblica e sta influenzando tutto il mercato nazionale.

In questo momento tutti gli operatori considerano la sostenibilità ambientale uno degli argomenti più importanti e un’opportunità per il futuro. C’è dunque grande attenzione, dimostrata anche dal fatto che sia a livello europeo che nazionale sono state introdotte normative di riferimento, come i CAM, che hanno imposto l’utilizzo di materiali ecosostenibili negli appalti della pubblica amministrazione.

COME RISPONDETE ALLA RIVENDITA EDILE, CHE SI TROVA A DOVER SELEZIONARE UNA VASTA QUANTITÀ DI PROPOSTE GREEN?

Gruppo Poron già da qualche anno è competitivo con la nuova linea di prodotti Polar, prodotti isolanti in Eps bianco e Neopor di Basf, riciclabili al 100%, che nel loro ciclo produttivo introducono materia prima rinnovata, proveniente da esuberi di produzione. Questo plus non ha nessuna maggiorazione di prezzo e questa è la nostra risposta più importante, fermo restando che da anni siamo attivi con Neodur, la prima linea di prodotti a chi-

L’isolante risponde alle richieste del mercato attraverso l’elevato standard dei propri prodotti e un approccio sempre rivolto alla qualità dei materiali e al servizio verso i clienti, sia in termini di consulenze tecniche che di logistica. Le certificazioni hanno un ruolo fondamentale perché la sostenibilità deve essere provata scientificamente.

Abbiamo sempre creduto nella sostenibilità, non solo per un discorso legato al business, ma anche all’etica delle persone e professionale. Nel settore dell’isolamento di materiali in polistirene espanso, Isolconfort ha fatto una scelta non solo di prodotto, ma anche di strategia aziendale, sposando la filosofia Green Building Insulation. Abbiamo inserito nelle fasi di lavorazione un percorso di ricerca e sviluppo a garanzia della responsabilità ambien-

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Paolo Cerù

Fabio Baistrocchi

lometro zero. Prodotta e distribuita da tutte le unità produttive del gruppo, permette di abbattere i costi di trasporto al cliente finale. Quindi offriamo una risposta anche sul fronte del servizio.

Giovanni Raggi tale e impiegato materie prime di eccellenza, certificate, riciclabili e stabili nel tempo. La nostra scelta è drastica: non abbiamo prodotti non sostenibili, il rivenditore trova da noi solo prodotti a basso impatto ambientale, certificati EPD.

QUANTO CONTA LA CERTIFICAZIONE DI PRODOTTO?

La certificazione è fondamentale. Negli anni le aziende che fanno parte del Gruppo Poron hanno implementato un sistema di gestione della qualità basato su best practice interne, inoltre tutti gli stabilimenti produttivi operano in accordo alle norme Uni En Iso 9001 e alcuni di questi hanno conseguito la certificazione Iso 9001-2008.

Molto, ma in tanti casi non certifica il ciclo di vita. Tanti prodotti sono considerati sostenibili, ma in realtà hanno un elevato impatto ambientale. Così la certificazione è solo un pezzo di carta. Bisogna quindi fare attenzione quando si parla di prodotti green: l’analisi del loro ciclo di vita è fondamentale. Noi ci affidiamo solo a produttori di materie prime, Basf in primis, che utilizzano materiali sostenibili provenienti da fonti rinnovabili; dopodiché produciamo e trasformiamo la materia prima e certifichiamo i nostri prodotti con enti terzi, a riprova dell’assoluta veridicità di quanto dichiariamo.

La certificazione è una garanzia, la sostenibilità è un tema relativamente nuovo e il mercato ha bisogno di tutela. Eco Por G031, realizzato con Neopor di Basf, ed Eco Espanso100, sono gli unici pannelli in EPS che in Italia hanno ottenuto la certificazione ambientale EPD, indispensabile per soddisfare ogni capitolato dove è richiesta una certificazione ambientale di prodotto certa e garantita. L’EPD, infatti, comunica informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi, basate sull’analisi del ciclo di vita. La correttezza del metodo utilizzato e dei dati forniti è garantita dalla convalida da parte di un ente di certificazione di terza parte accreditato e dalla pubblicazione del documento per mezzo di un Program Operator come EPD Italy.

LA SOSTENIBILITÀ È UN CONCETTO CHE COINVOLGE DI PIÙ L’AMBITO PROFESSIONALE OPPURE L’UTENTE FINALE?

La sensazione è che sia trasversale. Mentre i professionisti sono stati sensibilizzati dalle crescenti normative nate in questo ambito, l’utente finale è stato reso più attento a queste tematiche dai media. Come le campagne di comunicazione per la salvaguardia del mare dai rifiuti plastici, che ha influenzato anche la scelta dei materiali da utilizzare. La sostenibilità sarà il trend più im-

Se per utente finale si intente la Pubblica Amministrazione, l’introduzione dei CAM ha avuto un notevole impatto con ricadute su tutta la filiera delle costruzioni. Sicuramente ad oggi, i professionisti e gli operatori del settore sono più sensibili alla proposizione e richiesta di materiali sostenibili, ma anche l’utente finale sta diventando sempre attento e più esigente in merito.

Sicuramente la base di partenza è l’utente finale che riconosce sempre più l’urgenza di risolvere alcune criticità in tema di riciclo e inquinamento. Se può scegliere dunque l’utente ora decide di optare per un prodotto sostenibile. I professionisti stanno cercando di dare risposte in questa direzione, e finalmente il mercato comincia a essere regolamentato con certificazioni e normative.

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St or i a

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c op er t i n a

Paolo Cerù

Fabio Baistrocchi

Giovanni Raggi

portante dei prossimi anni: proprio per questo Gruppo Poron ha deciso di riunire sotto un’unica veste tutte le iniziative che porta avanti su queste tematiche con il progetto Blu Poron World. Blue Poron World mette a fuoco e fotografa il problema dei rifiuti plastici, accettando la sfida dell’Unione Europea di Zero rifiuti plastici entro il 2030 e di abbracciare il modello di economia circolare. Per questo il gruppo porta avanti un modello di business che miri ad una giusta sostenibilità ambientale.

L’UTILIZZO DI MATERIA PRIMA GREEN DIVENTA PERCIÒ FONDAMENTALE PER UNA PRODUZIONE ECOSOSTENIBILE. COME VEDETE LA POLITICA GREEN DI BASF?

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Quasi 60 anni di collaborazione con Basf non possono che continuare con lo stesso obiettivo: produrre una gamma di prodotti di qualità ad elevata sostenibilità ambientale. In linea con questo obbiettivo Poron e BASF continuano una stretta collaborazione per promuovere insieme presso le istituzioni una mentalità di economia sostenibile con particolare attenzione al contenimento delle emissioni, al riciclo e alla rigenerazione, all’efficienza energetica e alle tecnologie in grado di ridurre gli impatti sull’ambiente.

Collaboriamo con Basf da 40 anni e siamo molto soddisfatti di questa partnership. Siamo certi della qualità della materia prima e dei prodotti nati dalla trasformazione di quella materia prima. C’è una filiera di certificazione molto rigida che porta a realizzare prodotti davvero green.

La componente della materia prima è basilare per produrre delle soluzioni in edilizia a basso impatto ambientale. Come leader del settore Basf ha cercato di rispondere prontamente a questa attenzione verso la sostenibilità, e la loro filosofia è la base che ci ha permesso di creare numerosi prodotti altamente qualificati e innovativi, utilizzando materie prime green e cicli produttivi a basso impatto. Nell’ottica della sostenibilità Isolconfort ha inoltre deciso di aderire all’Agenda 2030 dell’Onu, un passo che va oltre la produzione e che lega il proprio programma ambientale agli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite.

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R i vend it e

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TYROLIT

CALCESTRUZZO FATTO A FETTE La nuova sega murale WSE1621 è progettata per garantire la massima efficienza nel taglio anche delle pareti più ostiche. Ultraleggero, compatto, con una potenza sempre costante, il dispositivo agevola e semplifica il lavoro quotidiano in cantiere. E può anche comunicare di Veronica Monaco

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nizia una nuova era per le operazioni di taglio delle pareti in calcestruzzo armato. Dai laboratori di ricerca Tyrolit Hydrostress arriva la nuova sega murale WSE1621, progettata per garantire la massima efficienza e affidabilità nel taglio delle pareti in calcestruzzo. Ultraleggera, compatta, con potenza sempre costante, agevola e semplifica il lavoro quotidiano in cantiere. La nuova WSE1621 ha una profondità di taglio di 705 millimetri e un diametro del disco diamantato di 1.600 millimetri, ma la sua caratteristica principale è il peso estremamente contenuto per la sua categoria: 35 chilogrammi, in combinazione

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con il carter di protezione, anch’esso completamente riprogettato e alleggerito. La sega murale WSE1621 raggiunge il massimo della sua efficienza con l’utilizzo dei dischi diamantati Tyrolit Premium Wslp – Fast Cut, studiati appositamente per questa nuova macchina e per garantire le migliori performance di intervento. TECNOLOGIA BREVETTATA Nella progettazione di questo nuovo modello, nulla è stato lasciato al caso. Per agevolare al massimo l’utilizzo della macchina, per esempio, il motore ultracompatto è dotato di un attacco rapido che D i c e m b r e / G e n n a i o

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La nuova WSE1621 ha una profondità di taglio di 705 millimetri e un diametro del disco diamantato di 1.600 millimetri

non richiede l’utilizzo di attrezzi per un montaggio e uno smontaggio estremamente facili. Per la massima affidabilità, Tyrolit si affida all’innovativa e brevettata tecnologia di trasmissione P2, che permette una perfetta resa di taglio. Con i magneti permanenti integrati, infatti la tecnologia ad alta frequenza del sistema P2 permette di ridurre il carico dei componenti della macchina e mantenere la potenza costantemente elevata con un dispendio ridotto di energie per la manutenzione. Il sistema modulare (Modular System) consente inoltre di utilizzare i singoli componenti

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in modo svincolato dal sistema all’interno di varie applicazioni. Per esempio, il pratico comando e il motore principale possono essere tranquillamente utilizzati anche per il taglio con il filo diamantato e la foratura, oltre al taglio delle pareti. La nuova sega murale si completa con un’unità di controllo ridotta alle dimensioni di una valigetta, comoda da trasportare, che presenta nuove e innovative interfacce di comunicazione. Inoltre, il display a colori fornisce all’utente tutte le informazioni necessarie prima, durante e dopo il taglio.

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X T I N S U L AT I O N

CONTROCORRENTE CON GLI ISOLANTI

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L’azienda emiliana non risente della crisi dell’edilizia e inanella una crescita robusta (+30% nel 2018). Che non si ferma, tanto che il presidente, Gianluca Menozzi, svela a YouTrade il desiderio di una possibile espansione, anche su un mercato estero

di Giuseppe Rossi

Il team di XT Insulation

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onostante in Italia il clima per le imprese, per usare un eufemismo, non sia particolarmente favorevole, come hanno sottolineato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e quello dell’Ance Gabriele Buia, ci sono aziende che sfidano la corrente. Cioè riescono a emergere quando tutto o quasi tende ad affondare. Tra questi «salmoni industriali» che sfidano la corrente avversa c’è XT Insulation, specializzata in servizi di consulenza e fornitura di prodotti isolanti in fibre minerali in lana di roccia e in lana di vetro, materiali utilizzati per l’isolamento termico acustico e per la protezione dal fuoco. Il fatturato, in rapido aumento, certifica l’ascesa dell’azienda di Bibbiano (Reggio Emilia), che ha saputo individuare e occupare una strategica nicchia di mercato. Come spiega a YouTrade il presidente, Gianluca Menozzi. Domanda. Recentemente il Sole 24Ore ha stilato una classifica delle 350 aziende italiane leader di crescita. XT Insulation si è piazzata tra i primi, al 17esimo posto. Come avete fatto? Risposta. Il percorso che ci ha portato così in alto è strettamente legato al servizio che offriamo ai clienti. Noi applichiamo il vecchio metodo del «vieni da noi e troverai la soluzione d’isolamento più adatta alle tue esigenze, in pronta consegna». D. Qual è stato il percorso che vi ha portato così in alto? R. Certamente il credere con convinzione in alcuni specifici prodotti che fossero al tempo stesso ottimi isolanti termici, acustici ed incombustibili, a un prezzo corretto di mercato. Nel mondo degli isolanti, queste caratteristiche tecniche e prestazionali sono possibili solo con materiali minerali come la lana di roccia e la lana di vetro. D. Com’è nata l’idea dell’azienda? R. Io e mio fratello abbiamo imparato e conosciuto il mercato degli isolanti termoacustici fin da piccoli grazie a nostro padre Ernesto, che più di 50 anni fa è stato tra i primi imprenditori a produrre in Italia la lana di roccia. Crescendo, abbiamo avuto la possibilità di conoscere dirigenti di multinazionali che in più occasioni ci hanno chiesto di collaborare e/o lavorare con loro. E da qui nel settembre del 2014 abbiamo inaugurato XT Insulation. D. L’edilizia è in crisi, eppure voi aumentate il fatturato. Come avete fatto? R. Il nostro fatturato viene realizzato in gran parte nel Nord Italia. Analizzando il mercato della distribuzione specializzata, abbiamo riscontrato che in aree ricche come la Lombardia ed il Veneto, vi era un elevata concentrazione di distributori generalisti, ma pochi erano gli specializzati. È da questa analisi che abbiamo deciso nel 2017 di

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fondare due succursali, la XT Insulation Lombardia a Brescia coinvolgendo soci specializzati nel settore delle finiture d’interno (Eurogips ed Ediltech) e la XT Insulation Nordest a Trebaseleghe, in provincia di Padova, coinvolgendo una realtà distributiva generalista (E+). D. La necessità di isolare le strutture degli edifici è frutto di una maggiore consapevolezza o dal prezzo del riscaldamento sempre più alto? R. Assolutamente sì, riscontriamo una maggiore consapevolezza da parte dei progettisti e dei costruttori, mentre spesso l’utilizzatore finale non è sufficientemente informato. D. In quali ambiti si applicano le vostre soluzioni di isolamento? R. In edilizia, si utilizzano principalmente per l’isolamento termoacustico di tetti, di facciate o per l’isolamento di pareti divisorie interne. Mentre nell’industria, tali isolanti sono utilizzati in tutti i casi si debba isolare impianti ad alte temperature, come forni o caldaie, e vengono impiegati in pareti e porte resistenti al fuoco (EI 60- EI 90- EI 120), per la realizzazione soluzioni per l’abbattimento acustico, come silenziatori, cabine acustiche e schermature fonoassorbenti e fonoisolanti. D. Quali sono i vostri obiettivi? R. Nel budget 2018 abbiamo previsto una crescita del 15%, ma possiamo confermare che già a fine novembre, il nostro obiettivo è già stato abbondantemente superato. La crescita delle vendite nel 2018, rispetto ai ricavi del 2017, sarà prossima a +30% . D. Pensate ancora di crescere in Italia e all’estero? R. Sì, stiamo pensando di acquisire alcuni distributori nel CentroDa destra, il presidente di XT Insulation Gianluca Menozzi, con il fratello Andrea e il padre Ernesto

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La sede di XT Insulation. Sotto, il magazzino. A destra, Gianluca Menozzi

Nord Italia e, se fosse possibile, vorremmo investire all’estero, acquisendo distributori in alcuni Paesi confinanti, come Austria, Francia e Svizzera. D. Una curiosità: avete deciso di entrare nel mondo del basket. Come e perché? R. La nostra famiglia sostiene da circa 45 anni la società di calcio dilettantistica del paese di Bibbiano. Poi, due anni fa abbiamo iniziato a sponsorizzare la Pallacanestro Reggiana, conosciuta nel campionato di basket A1 con il nome Grissin Bon Reggio Emilia, con la volontà di investire in una realtà sportiva professionistica del territorio. Seguendo le partite ho scoperto i grandi valori espressi da questo sport e lo considero un buon mezzo per valorizzare il nostro marchio XT Insulation. Tanto che quest’anno abbiamo deciso di aumentare la nostra visibilità entrando nel basket pool della società reggiana. D i c e m b r e / G e n n a i o

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IA m t tp ur ae ls iet à

MASTER BUILDERS SOLUTIONS

SIA LODATA LA MALTA Un delicato intervento di restauro dell’Edicola del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, è stato condotto grazie alle proprietà di MasterEmaco S 285 Tix e di altre soluzioni di Basf Construction Chemicals. Sotto la supervisione di tre diverse confessioni religiose di Veronica Monaco

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el cuore di Gerusalemme, all’interno della Basilica della Resurrezione, Basf Construction Chemicals Italia ha lavorato con successo al restauro dell’Edicola del Santo Sepolcro, il luogo in cui secondo i cristiani sono state poste le sacre spoglie di Gesù dopo la crocifissione. La struttura dell’edicola, che negli anni aveva subito ammaloramenti, presentava fessurazioni e disgregazioni della malta dovute alla presenza di umidità, aveva necessità di interventi di ripristino. Il delicato intervento di restauro e conservazione, realizzato grazie ai prodotti Master Builders Solutions di Basf, è stato coordinato

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da Tonia Moropoulou come capo del progetto, ingegnere chimico e docente di chimica del restauro al Politecnico nazionale di Atene, in collaborazione con un team interdisciplinare della National Technical University di Atene. LE FASI DEL PROGETTO I risultati delle analisi svolte sul monumento dimostravano che la malta presente nelle fessure si era disgregata nel tempo a causa dell’umidità. Era necessario il ripristino attraverso due distinti interventi. I lavori, completati in circa dieci mesi, hanno visto squadre greche di restauratori e conservatori lavorare a pieno D i c e m b r e / G e n n a i o

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A t t u a l it à

I lavori all’Edicola del Santo Sepolcro

regime giorno e notte, per completare in tempi record il progetto partendo dalla rimozione dei pannelli di pietra. Successivamente è stata rimossa la malta disgregata e riparata la muratura con MasterEmaco S 285 TIX di Master Builders Solutions, malta di calce pozzolanica, priva di cemento, confezionata con aggregati silicei naturali con diametro massimo di 2 millimetri. MasterEmaco S 285 TIX garantisce una resistenza a compressione > 15 MPa ed è quindi classificabile come malta da muratura di tipo M15 secondo la normativa europea Uni En 998/2, che rispondeva così alle esigenze di progetto. In seguito, si è provveduto a riparare o ricostruire parzialmente alcune aree in muratura per poi omogeneizzare i vari strati strutturali mediante l’iniezione di MasterInject 222 di Master Builders Solutions, boiacca di calce pozzolanica, priva di cemento. La granulometria molto fine di MasterInject 222 ha consentito una facile iniezione della malta, garantendo un’elevata scorrevolezza e un eccellente mantenimento della lavorabilità oltreché una resistenza alla compressione > 10 MPa. Stuccata la Roccia Sacra si è provveduto a restaurare le colonne esterne, ad installare rinforzi in titanio e a pulire e proteggere le superficie architettoniche interne ed esterne. D i c e m b r e / G e n n a i o

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STORIA SECOLARE La storia di questo monumento sacro si perde nei secoli. Luogo di culto pagano nel II secolo d. C., venne soppiantato da un santuario per mano di Costantino, il primo imperatore cristiano. Nel tempo il santuario del Santo Sepolcro subì sorti avverse: semidistrutto dai persiani nel VII secolo e distrutto dai Fatimidi nel 1009, venne ricostruito a metà dell’XI secolo, insieme all’Edicola della tomba (dal latino aedicula, tempietto), modificata più volte fino al rifacimento del 1810, a seguito di un incendio provocato dai ceri votivi, a opera dell’architetto greco Komninos. La struttura appariva però instabile e pericolante, tanto che nel 1947 è stata ingabbiata con travi di ferro e così è rimasta fino ai lavori di restauro del 2017. Gli interventi dell’Edicola del Santo Sepolcro hanno interessato le pavimentazioni, le canalizzazioni, il restauro delle pietre del lastricato e il consolidamento delle fondazioni dell’edicola al fine di garantirne la stabilità sismica. Resta da risolvere un problema di umidità di risalita dal sottosuolo. La speranza è che le tre principali Chiese che custodiscono la Basilica (il Patriarcato greco-ortodosso, la Chiesa cattolica attraverso la Custodia francescana di Terra Santa e la Chiesa armena) trovino un nuovo accordo per avviare un’ulteriore fase di lavori nel sottosuolo.

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I mpr e s e

RUREGOLD

CI CONCENTRIAMO PER RINFORZARCI Ceduti i marchi Ruredil e Levocell a Chryso, l’azienda delle famiglie Bellinato, Donatelli e Bertini si concentra su rinforzo strutturale e i power tools con il brand Rurmec. E punta sulle soluzioni Frcm per calcestruzzo e muratura, Frp per le strutture, e i sistemi X Plaster di Veronica Monaco

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omplici l’obsolescenza del patrimonio edilizio esistente e i fatti di cronaca, dal crollo del Ponte Morandi all’ultimo terremoto che ha scosso Catania e diversi paesi dell’Etna, il consolidamento strutturale è un tema di forte attualità nel mondo delle costruzioni, con ampie opportunità di sviluppo a livello tecnologico e di mercato. Una considerazione che ha spinto Ruredil a compiere un cambio di rotta coraggioso, che ha il sapore della sfida, ma che al contempo esprime grande lungimiranza. «A seguito di un accordo con il gruppo france-

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Carlo Luisi, responsabile commerciale e marketing di Ruregold

se Chryso, Ruredil ha ceduto il ramo d’azienda che si occupa delle tecnologie legate al mondo del calcestruzzo prefabbricato e premiscelato con i marchi Ruredil e Levocell, e ha costituito una nuova società, la Ruregold, che ha mantenuto due linee di prodotto della vecchia azienda: i sistemi di rinforzo strutturale e i power tools con il brand Rurmec», spiega Carlo Luisi, responsabile commerciale e marketing della neonata Ruregold. «Chryso Italia ha deciso di proseguire lo sviluppo delle tecnologie Ruredil con un nuovo brand che si chiama Newredil, mentre, le famiglie Bellinato, Donatelli e Bertini, dopo più di 50 anni di storia nel mondo della chimica per l’edilizia, hanno deciso di rimanere in capo alla nuova Ruregold, nata ufficialmente a luglio».

Rinforzo strutturale

materiali edili, ha ancora spazio nella nuova Ruregold? «Abbiamo bisogno di selezionare rivenditori che vogliono parlare la lingua dei progettisti», assicura Luisi. «Il nostro partner è il rivenditore nella sua accezione moderna, che non ha paura di interfacciarsi con i progettisti, parlare di sistemi e tecnologie, di affrontare problemi complessi in cantiere. Chiediamo ai distributori competenze e un elevato livello di preparazione, dalla nostra parte offriamo sistemi e tecnologie innovative e un affiancamento continuo nella vendita con supporto tecnico e progettuale».

Lavori per il rinforzo strutturale di un istituto professionale a Castrovillari

FOCALIZZAZIONE Tutte le energie, quindi, sono ora concentrate nella valorizzare della linea di alto livello dei rinforzi strutturali con le innovative soluzioni Frcm per calcestruzzo e muratura, i rinforzi Frp delle strutture, i sistemi X Plaster per rivestimenti architettonici e conservativi, e i microcalcestruzzi fibrati. «Oltre allo sviluppo dei power tools Rurmec, Ruregold oggi è molto più concentrata nel business, in un mercato che ha ottime potenzialità di crescita come quello della sicurezza e del rinforzo strutturale», commenta il responsabile marketing. «È stata una scelta coraggiosa e rappresenta per noi una sfida stimolante. Da una logica di prodotto, basata sul prezzo, ci siamo spostati a una logica che valorizza il nostro knowhow, con tecnologie avanzate e sistemi innovativi da proporre ai tecnici-progettisti, in particolare gli ingegneri strutturisti, che oggi rappresentano il nostro target di riferimento. Come sempre l’inizio è un po’ complesso, ma abbiamo già avuto grandi soddisfazioni e le previsioni di vendita sono molto promettenti». E il rivenditore di D i c e m b r e / G e n n a i o

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I mpr e s e

MUOVIAMOCI

La logica importanza dell’attività logistica Con questo numero Andrea Payaro inizia la sua collaborazione con YouTrade per questa rubrica dedicata alla logistica.

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ei dizionari di trent’anni fa la parola logistica era associata alle attività di approvvigionamento delle truppe al fronte. Oggi per logistica si intende quell’insieme di attività che vanno dall’estrazione della materiale prima alla realizzazione del prodotto finito, fino a soddisfare le esigenze del cliente garantendogli il prodotto che desidera, quando lo desidera nelle condizioni attese. Oltre a essere passata da un contesto miliare a un contesto civile è necessario sottolineare che la logistica è diventata una leva strategica per la com-

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Per riuscire a essere competitive le aziende devono rivedere e riprogettare la gestione del materiale, dall’acquisto, le scorte interne per soddisfare le attività produttive e/o distributive e commerciali

petitività delle aziende a livello nazionale e internazionale. I motivi che hanno fatto progressivamente assumere a questa funzione un ruolo fondamentale per la gestione ottimale del proprio mercato sono stati: • una progressiva riduzione dei tempi di spedizione richiesti dal cliente. Il cliente è sempre meno disposto ad attendere tempi lunghi di fornitura; • una maggiore sensibilità del cliente alla puntualità della consegna, sempre più orientato a ridurre le scorte per ridurre i rischi di invenduto;

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• minori quantità acquistate, bilanciate da un aumento della frequenza di acquisto, proprio per abbattere il rischio di scorte eccessive in magazzino; • un mercato sempre più esteso a livello globale, dove i fornitori e i clienti possono essere in qualsiasi parte del globo; • una progressiva riduzione dei margini dovuti a una competizione più aggressiva anche per l’effetto della globalizzazione; • l’avvento e la costante crescita del commercio elettronico che fa rivedere completamente le logiche distributive; • la crescente esigenza del mercato a gestire efficacemente la logistica inversa, ovvero il recupero dei prodotti a seguito di vendita per difettosità, garanzie o per motivi ambientali; • un aumento progressivo della gamma dei prodotti commercializzati realizzati proprio per riuscire a individuare nuove nicchie di mercato; • costi logistici crescenti. Per riuscire a essere competitive le aziende devono rivedere e riprogettare la funzione logistica intesa come la gestione del materiale, dall’acquisto, le scorte interne per soddisfare le attività produttive e/o distributive e commerciali. La logistica è quindi diventata una leva per la sopravvivenza e il successo nel mercato delle aziende. di Andrea Payaro Consulente e docente esperto di ICE Ministero dello Sviluppo Economico

Chi è Payaro Laureato in Ingegneria Informatica, Paya-

2015 è stato docente Esperto del Comitato

ro ha conseguito il dottorato di Ricerca in

Centrale dell’Albo dell’AutoTrasporto - mi-

Ingegneria Gestionale presso l’Università

nistero delle Infrastrutture e dei Trasporti,

di Padova con tesi sui livelli di adozione

oggi Docente Esperto del Ministero dello

dell’e-business nelle grandi aziende del

Sviluppo Economico (ICE). Dal 2013 al 2015

Nord-Est. È stato consulente Certificato

è stato formatore di corsi sul Warehouse

da ELA (European Logistics Association)

management presso Onu – United Nations

al massimo livello di competenza, profes-

Logistics Base Brindisi. Da Settembre 2015

sore a contratto di logistica presso la Fa-

è membro del comitato scientifico de In-

coltà di Ingegneria dell’Università di Pa-

ternational Conference of Contemporary

dova fino al 2012. Dal 2000 ha sviluppato

Marketing Issues (ICCMI). Lecturer all’uni-

attività di consulenza direzionale nell’am-

versità della Transilvania – Brasov (Roma-

bito delle strategie, operations aziendali,

nia), insegna presso i Master internazionali

logistica e organizzazione dei magazzini.

organizzati da CUOA, Università di Vero-

Capogruppo del gruppo di lavoro sui pa-

na, Università di Venezia, Libera Università

rametri prestazionali nella Lean, che ha vi-

Carlo Cattaneo di Castellanza. A livello

sto coinvolte dieci aziende multinazionali.

consulenziale, negli anni ha seguito pro-

Il lavoro è stato presentato a Lisbona a un

getti quali:

Convegno internazionale. Vice presidente

• Lean Manufacturing e Lean Office. Oltre

di Isc Academy (International Supply Chain

100 articoli pubblicati in riviste di settore

Management Academy), dal 2006 al 2012

e autore di due libri:

consigliere nazionale di AILOG (Associa-

• Organizzare il Magazzino, Editrice Escu-

zione Italiana Logistica), collabora con ri-

lapio (Quarta Edizione)

viste nazionali nel settore del marketing

• Si salvi chi può … dal marketing e dalle

(Largo Consumo) e di logistica. Dal 2009 al

sue strategie, Edizioni Aras

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S P E CI AL I

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Questo mese parliamo di: √ Materiali isolanti √ Risanamento √ Klimahouse

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Drenare l’acqua che rovina la salute e insidia la stabilità degli edifici, isolare un’abitazione dagli sbalzi di temperatura e dai rumori molesti. E, infine, aggiornarsi sulle ultime novità in materia di edilizia sostenibili. Tre argomenti collegati, necessari e stimolanti che compongono la sezione di approfondimento di questo numero di YouTrade. pag. 78

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FOCUS

NON ISOLATE L’ISOLAMENTO

La coibentazione di un edificio significa oggi ragionare in un’ottica di sistema: la protezione dagli sbalzi termici va di pari passo con la diminuzione dell’inquinamento acustico. Così si raggiungono tre obiettivi in un colpo solo: diminuire la spesa energetica, aumentare il comfort e aiutare l’ambiente

di Federico Della Puppa

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iviamo in tempi di cambiamenti climatici e le azioni che possiamo mettere in campo per affrontarli sono molteplici. Un tempo il comfort abitativo era un tema relegato quasi esclusivamente agli aspetti indoor dell’abitare, ma l’innalzamento delle temperature medie, che secondo il rapporto Ispra sono aumentate di circa 1 grado negli ultimi due anni, la persistenza di condizioni di siccità associate alla presenza di precipitazioni di forte intensità, il rovesciamento di alcune condizioni tipiche dell’inverno, con la neve che cade copiosa al Sud mentre il Nord resta sostanzialmente a secco, le «bombe d’acqua» e le ondate di calore, la crescente intensità delle precipitazioni atmosferiche con le conseguenze di danni ingenti al territorio e alle città, oltre al pericolo per le persone, le stesse condizioni critiche di qualità dell’aria nei grandi centri urbani e nella Pianura Padana, spingono sempre più a guardare al comfort abitativo come effetto di politiche non più solo indoor, ma da sistemi di intervento integrati sui quali gli edifici possono e devono giocare un ruolo strategico.

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SPECIAL E

M at er i a l i

OBIETTIVI E VANTAGGI Ogni anno i Paesi si confrontano nelle annuali conferenze mondiali sul clima, che a partire da Parigi nel 2015 hanno fissato obiettivi di riduzione della Co2 e delle emissioni, con interventi strutturali e politiche nazionali mirate. L’Italia è in prima linea in questa azione, con strategie nazionali sulle quali si innestano i provvedimenti che i diversi Governi hanno preso negli ultimi anni. Il governo in carica per ora ha semplicemente riproposto quanto già programmato dagli esecutivi precedenti, in particolare per quanto riguarda la defiscalizzazione degli interventi di riqualificazione strutturale e soprattutto energetica degli edifici, ed è già un primo passo senza il quale gli interventi rischiano di non essere convenienti. Perché il punto chiave di tutta la politica di contrasto ai cambiamenti climatici è che deve essere economicamente sostenibile e gli interventi di isolamento termico, spesso associati anche quelli relativi all’acustica, posso giocare un ruolo importante. Sono interventi che permettono di recuperare parte del costo di investimento in due modi: il primo, con la defiscalizzazione degli interventi e, dunque, lo sconto sulle tasse da pagare allo Stato. Il secondo con il risparmio in bolletta. Ma al combinato disposto tra isolamento e riduzione dei costi si associa un terzo fattore strategico, che riguarda il miglioramento del comfort abitativo e, dunque, del benessere, con aumento della salubrità degli ambienti. Tre piccioni con una unica fava, si potrebbe dire.

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UNO SU DIECI L’isolamento termoacustico è uno dei mercati di più grande interesse nel nostro Paese, dato che su uno stock complessivo di 4 miliardi di metri quadrati in pareti esterne complessive, solo il 10% a oggi è stato interessato da interventi di isolamento termico (e acustico) con il cappotto. Significa che il 90% di quanto non isolato è un mercato potenziale di grande interesse e la produzione nazionale di pareti a cappotto oggi è valutata, dal Consorzio Cortexa, in circa 40 milioni di metri quadrati, vale a dire circa l’1% dello stock. È un mercato quantitativamente interessante sul quale si inserisce anche il necessario intervento che andrà fatto in futuro sugli edifici pubblici, e non solo su quelli privati. Interventi il cui effetto positivo non è dato solo dal miglior comfort e dalla riduzione della bolletta energetica, che oggi permette di far rientrare l’investimento in un periodo compreso tra cinque e sette anni a seconda dei casi, ma anche dalla contemporanea riduzione delle emissioni in atmosfera della Co2, grazie al minor consumo energetico. Inoltre l’isolamento e l’utilizzo di sistemi di ventilazione meccanica controllata permettono di ridurre l’inquinamento da polveri sottili, che entra nelle nostre abitazioni e luoghi di studio e lavoro, migliorando dunque anche la salubrità degli ambienti interni. A titolo di esempio ricordiamo che secondo ricerche svolte in Veneto su edifici residenziali in zona climatica E, D i c e m b r e / G e n n a i o

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per ogni metro quadrato di parete su cui è applicato un cappotto si può raggiungere un risparmio annuo dai 55 ai 60 kWh. Significa una riduzione consistente del consumo energetico che può portare complessivamente in fase d’uso ad una riduzione di circa 15 kg di Co2 equivalenti all’anno emessa in atmosfera. L’isolamento dunque è un mercato nel quale economia, ambiente e società si fondono e dove ogni elemento trova fattori di convenienza, una logica win-win si potrebbe affermare, una modalità che vede tutte le componenti produrre azioni positive. Ma, c’è un «ma». POSA IN OPERA Il punto critico di questo settore, della sua efficacia e dell’efficienza dei sistemi, non è tanto nei prodotti e nelle soluzioni, ma è nella posa in opera. Proprio per colmare questo vuoto normativo e applicativo negli ultimi anni il Cti, il Comitato termotecnico italiano, ente federato Uni, grazie anche al supporto di Cortexa, ha realizzato la norma Uni 11716: Attività professionali non regolamentate - Figure professionali che eseguono la posa dei sistemi compositi di isolamento termico per esterno (Etics) - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza. Questa norma stabilisce i requisiti relativi

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all’attività professionale dell’installatore di sistemi di isolamento termico a cappotto (Etics), specifica le competenze in termini di compiti, conoscenza e abilità, coerentemente con il Quadro europeo delle qualifiche (European Qualifications FrameworkEQF) ed è associata ad altre due norme Uni, Unl/Tr 11715 Isolanti termici per l’edilizia - Progettazione e messa in opera dei sistemi isolanti termici per l’esterno (Etics) e Uni 11704, Attività professionali non regolamentate - Pittore edile – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza. Il ruolo di Cortexa, l’associazione che riunisce le più importanti aziende del settore dell’isolamento a cappotto in Italia, è stato importante perché ha messo in luce i punti chiave di un buon isolamento. Ovvero, una corretta progettazione, una posa secondo le indicazioni fornite nel manuale di applicazione Cortexa, che è stato la base per la definizione della norma Uni, e l’impiego esclusivo di sistemi di qualità, forniti e certificati come kit dai produttori. FALSI MITI Come non ci stancheremmo mai di sottolineare, la diffusione dei sistemi di isolamento e in particolare del sistema a cappotto

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deve purtroppo fare i conti con ancora una scarsa conoscenza dei sistemi di intervento, dei prodotti e dei sistemi installabili da parte della domanda, e anche da alcune credenze popolari ancora molto diffuse ed errate. Per esempio, quella secondo cui i muri respirano e un sistema di isolamento a cappotto non permette alla casa di essere areata. Ma anche gli altri sistemi di isolamento, non solo delle pareti esterne, ma anche di sottotetti o muri perimetrali mediante altri sistemi innovativi, come l’insufflaggio, non sono da meno. Il punto chiave è che l’isolamento è un sistema complesso e integrato, che va spiegato e illustrato e che avrebbe bisogno più di altri sistemi di essere dimostrato e toccato con mano prima della sua installazione. Per esempio, con progetti pilota e showroom del comfort abitativo, come si inizia a vedere in alcuni contesti, come quando i produttori di case prefabbricate o alcune aziende innovative realizzano e costruiscono piccole unità dotate di queste soluzioni per far provare l’effetto delle soluzioni stesse e per illustrare le modalità di intervento. Mai come oggi, infatti, attraverso la comunicazione si possono contrastare quei limiti culturali di approccio che derivano da scarse conoscenze, che nel Nord Europa sono invece patrimonio comune e hanno portato alcuni Paesi a essere leader nella nuova costruzione e nelle ristrutturazioni legate alle PassivHaus e ai nuovi sistemi di isolamento.

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i s ol a nt i ELEMENTO INTEGRATO In realtà è il sistema integrato cappotto-ventilazione meccanica controllata, che consente di risolvere proprio il problema della aerazione, garantendo adeguate prestazioni energetiche e comfort abitativo. Il tema dell’integrazione tra sistemi è quanto mai strategico in questo ambito e un buon sistema di isolamento delle pareti perimetrali, sia a cappotto esterno, interno o a insufflaggio, con materiali innovativi anche naturali (le soluzioni sono le più diverse e oggi adatte a qualsiasi tipologia di problema e anche di clientela), non va visto come un sistema fine a se stesso, ma come un elemento integrato sul quale tutti gli attori della filiera, dai produttori di materiali ai progettisti, dalle imprese agli installatori, devono giocare la loro partita relativa alla qualità dei materiali, delle soluzioni e dell’installazione. In questo senso la conoscenza, l’informazione e la formazione sono altri fattori altrettanto strategici, perché la qualità di un buon isolamento deriva dalla qualità della filiera complessiva, soprattutto da una adeguata progettazione e, soprattutto, la posa in opera. UN INSIEME DI COSE Parlare di isolamento significa dunque sempre più occuparsi di sistema isolamento, dove a quello termico si associa anche quello acustico, sia

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verso l’esterno che verso l’interno. Migliorare il comfort abitativo non porta solo a un aumento del benessere e a un risparmio energetico, ma anche a un minore impatto dai rumori esterni. Isolare termicamente significa anche intervenire acusticamente, in moltissimi casi. Le opportunità in questo campo sono molteplici: dall’isolamento in facciata a quello delle pareti divisorie, da quello in copertura a quello delle intercapedini, da quello a cappotto a quello interno in grado di agire anche igrometricamente a quello realizzato con materiali naturali, prevenendo i problemi legati alla presenza di umidità di condensa, che si manifestano solitamente con la formazione di muffe e macchie scure, dovute ai ponti termici e alla superficie fredda in alcuni di questi punti. Le soluzioni e i prodotti disponibili sul mercato sono molteplici e, al di là delle specifiche soluzioni, tutti necessitano di una adeguata posa in opera, oltre che scelta delle soluzioni in base al tipo di progettazione. La posa in opera deve evitare, soprattutto per rendere l’isolamento non solo termicamente efficiente, ma anche acusticamente efficace, un errato dimensionamento del materiale isolante, rispettando la normativa vigente attenendosi ai parametri geografici secondo le diverse zone climatiche (A, B, C, D, E, F) riferita all’edificio in questione. Per aumentare le prestazioni acustiche, termiche e di protezione al fuoco, occorre utilizzare pannelli isolanti o materiali compositi o anche naturali opportunamente dimensionati per lo scopo da raggiungere, associando poi questi sistemi a intonaci che permettano la sigillatura di eventuali fori presenti nelle murature e la continuità dei giunti. PRESTARE ORECCHIIO Dal punto di vista acustico, il decreto che governa i requisiti passivi dei fabbricati ha ormai oltre vent’anni (Dpcm 5/12/1997), ma spesso i posatori e le imprese ancora oggi commettono alcuni errori esecutivi che penalizzano fortemente il comfort acustico degli edifici, con il rischio di vanificare quanto progettato. Su questo tema, sulle pagine di YouBuild Cristiano Vassanelli di recente ha scritto un’ottima guida-compendio sugli errori da evitare. Allo stesso modo, l’approvazione delle norme Uni relative alle modalità di posa in opera dei sistemi a cappotto e le guide pratiche prodotte da Cortexa sono un ulteriore stimolo a una qualificazione del settore che deve puntare sulla buona e ottima realizzazione degli interventi. Se a questi sistemi associamo anche tutte le guide specifiche dei produttori che illustrano come si devono utilizzare i diversi sistemi e prodotti isolanti (termici, acustici e anche di barriera al fuoco) possiamo affermare che dal punto di vista conoscitivo oggi più che mai il compendio informativo è ampio, disponibile e a portata di mano. Quanto sia diffuso non è dato sapere, ma è su questo punto che si deve agire e insistere, diffondendo le soluzioni e le opportunità non solo presso le imprese ma anche presso i clienti, gli utenti finali, laddove possibile facendo vedere e toccare con mano le diverse soluzioni e modalità, e anche associando alle tipologie i dati economici di sostenibilità. Perché essere sostenibili oggi non significa guardare solo all’ambiente, ma anche alle nostre tasche, a quelle dei clienti, evidenziando le loro la convenienza in termini economici e finanziari, oltre che di benessere e comfort. Paradossalmente, per isolare non bisogna essere isolati, anzi, bisogna comunicare e promuovere sempre più questa cultura, una cultura dove la salute e il benessere si uniscono positivamente con il risparmio energetico, la riduzione dei consumi e delle emissioni e soprattutto delle bollette. Tanti piccioni con una fava sola. D i c e m b r e / G e n n a i o

RESIDENZA “DUE +1” Casorezzo Villa mono-familiare situata a Casorezzo, situata su 220 mq di superficie complessiva,700 mc di volume complessivo e classificata in classe energetica A4. Il progetto di questa residenza è stato realizzato dallo “Studio Giola” che nasce nel 1978 e cui mission è trovare sempre un connubio tra l’aspetto architettonico e i temi della sostenibilità e dell’efficienza energetica. Il committente dell’edificio “Due + 1” chiese espressamente ai progettisti di porre la massima attenzione tra lo spazio architettonico e la gestione energetica dell’immobile. Per tale motivo si è scelto di affidarsi a Xella Italia non solo per le elevate prestazioni offerte dai blocchi in calcestruzzo Thermo YTONG, ma anche per il servizio di assistenza post vendita che ha supportato durante tutta la fare realizzativo lo Studio Giola.

MATERIALI UTILIZZATI • Blocco YTONG Thermo 30cm per le murature di tamponamento;

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Il blocco da tamponamento Thermo Ytong ha una densità nominale di 450/500 kg/m³. Ideale per la realizzazione di pareti divisorie e murature da tamponamento è in grado di garantire resistenza al fuoco (ininfiammabile - classe di reazione al fuoco A1). Insuperabile leggerezza ed elevato spessore permettono una posa semplice, veloce ed economica e garantiscono ottime prestazioni di inerzia termica e di isolamento acustico.

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Eliminare l’umidità di risalita: porta disagio, malattie e può perfino mettere a rischio i muri di un edificio. Oggi la tecnologia consente un efficace risanamento. Ma, attenzione: non ce mai un caso uguale all’altro di Federico Della Puppa

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i sa, la forza di gravità non è un’opinione. Newton con la sua mela ha cambiato il corso della scienza, a partire dalle tre leggi fondamentali sul moto, compresa la teoria dell’interazione gravitazionale e della forza-peso, secondo la quale un corpo è attratto da un altro in base, appunto, alla propria consistenza (alla propria massa). Motivo per cui la mela cade in testa a Newton e non accade lo stesso con la luna. La luna rimane appesa nel cielo, come la lampadina di cui cantava Enzo Jannacci, mentre la mela o qualsiasi altro corpo sulla Terra, solido o liquido, tende invece a cadere al suolo. E nel caso dei liquidi, dell’acqua per esempio, scendere anche al di sotto del suolo, percolando negli interstizi del terreno. Tutto scende, tutto cade, tutto è trascinato dall’alto al basso attraverso la forza di gravità. REGOLE ED ECCEZIONI Eppure c’è un’eccezione. Perché la natura è curiosa e a volte ci mette alla prova con eccezioni che confermano la regola. L’eccezione è che l’acqua può anche risalire, può utilizzare il fenomeno della capillarità per ascendere invece che scendere, in barba alla forza di gravità, sfruttando le tensioni elettriche. E così mentre noi pensiamo di poter stare tranquilli, vedendo la pioggia scendere e poi affondare nel terreno, non sappiamo o non ci ricordiamo che l’acqua così come scende trascinata dalla forza di gravità, può anche risalire nel terreno e anche lungo i muri delle nostre case. Esattamente come gli sciatori che scendono a valle lungo le piste e poi per risalire in vetta hanno bisogno di un vettore esterno, sia esso skylift o funivia, così anche l’acqua scende agevolmente ma una volta in profondità se trova il vettore giusto può anche risalire. E senza skipass. L’umidità di risalita è un problema spesso sottovalutato e dipende dalla capillarità dei materiali che si trovano a contatto con le parti umide e bagnate del terreno. L’acqua risale i dotti capillari del terreno e poi i muri delle nostre abitazioni secondo il principio dei vasi comunicanti, per cui più piccolo è il diametro dell’interstizio più c’è possibilità che l’acqua risalga lungo questi microcanali, bagnando le nostre pareti, umidificandole e, nei casi più gravi, risalendo anche fino a 2 metri dal livello di terreno. Le conseguenze sono molto gravi, se non contrastate e controllate, perché l’acqua in questi casi agisce come vettore

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di modificazioni chimiche e fisiche delle strutture stesse, sfaldando i materiali, a partire dall’intonaco, creando macchie di umidità sulle quali hanno facile adesione le muffe e gli altri agenti patogeni presenti nell’aria, rovinando per contatto ciò che inavvertitamente è appoggiato alle pareti, dai mobili in legno alle librerie e agli stessi libri. PROBLEMA EFFERVESCENTE Contrastare l’umidità di risalita non è una azione che può essere realizzata solo attraverso l’uso dei sistemi di riscaldamento esi-

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stenti, per i problemi di circolazione dell’aria, e non può neppure essere contrastata con interventi puntuali di arieggiamento delle murature, soprattutto per la presenza a volte delle efflorescenze saline, ovvero della cristallizzazione dei sali presenti nell’acqua o da essa trasportati che, quando si asciugano, presentano il classico effetto della «barba bianca» che rovina l’intonaco. Risanare pareti umide per umidità di risalita, in assenza di interventi strutturali, è una pratica necessaria e si può attuare a partire dalla posa di diaframmi isolanti nella muratura, uno dei metodi più conosciuti e utilizzati. Si pensi, per esempio, alla vecchia pratica del “taglio dei muri”, che consiste nel segmentare orizzontalmente le pareti inserendo materiali isolanti di vario genere per contrastare il fenomeno. Questo tipo di interventi mette in sicurezza la parte superiore del taglio, ma nulla può fare sulla parte inferiore, che rimane comunque a contatto con l’acqua e l’umidità di risalita. Si possono tuttavia utilizzare sostanze chimiche, siliconiche, per esempio, da inserire all’interno delle pareti e in corrispondenza di punti particolarmente vulnerabili. Oppure, in alcuni casi, è possibile utilizzare intonaci e pitture deumidificanti, a volte molto efficaci: grazie a polimeri e sostanze speciali, come titanio, rutilio e altri agenti vinilversatici, sostanze idrorepellenti che contribuiscono a spostare l'umidità interna del muro verso la parte esterna, con conseguente e successiva evaporazione nell’atmosfera. Queste tipologie di intonaci spesso hanno anche composti di tipo siliceo in grado di svolgere un’azione deumidificante costante nel tempo. Uno dei sistemi più innovativi è quello dell’elettrosmosi, un sistema che crea un campo elettrico in grado di spostare in modo naturale l’acqua dall’alto verso il basso, ripristinando la caduta per

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RÖFIX KREATIV Ideale per infinite soluzioni ad alta valenza creativa RÖFIX KREATIV permette di realizzare individuali design di facciate: da soluzioni semplici e minimaliste fino a rivestimenti stravaganti. Con questa nuova linea le possibilità creative ed estetiche sono infinite. E non solo: RÖFIX KREATIV offre la massima protezione contro il deposito indesiderato e la formazione di sporco sulla facciata. Protezione ed estetica, lasciatevi ispirare!

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gravità, con il vantaggio di rimuovere l’umidità in tempi rapidi e senza apportare modifiche rilevanti alla muratura. La protezione dall’umidità può avvenire anche attraverso l’utilizzazione di deumidificatori e dall’uso di ventilazione costante, che è uno dei sistemi oggi più innovativi, ovvero la definizione e il mantenimento di un adeguato livello igrometrico, come attraverso l’uso di sistemi di ventilazione meccanica controllata. LE NORME Gli strumenti per analizzare le cause dell’umidità da risalita oggi sono molteplici e sono tecnologicamente molto avanzati, dai termografi agli igrometri, fino alle termocamere a infrarossi e agli strumenti domotici di controllo dei parametri igrometrici. Attraverso questi strumenti è possibile rilevare i fenomeni e quantificarli, individuando poi i parametri più adeguati ad un miglior comfort abitativo e ipotizzare le migliori soluzioni di intervento. Le procedure di intervento prevedono di riferirsi alla norma Uni 11085, con prelievi a una profondità di 10/15 centimetri e successive analisi chimiche con prelievo di campioni dei differenti materiali, allo scopo di poter effettuare l’analisi dei sali disciolti attraverso cromatografia ionica. Una volta che tutte le informazioni sono state raccolte è possibile individuare la soluzione o le soluzioni migliori e le alternative di intervento. In questo particolare campo la regola vera è che «ogni caso fa caso a sé». Non esistono cure temporanee e parziali per eliminare il problema, ma un insieme di scelte adeguate specificatamente studiate per ogni singolo caso. A volte le soluzioni migliori sono quelle combinate, date dalla capacità dei materiali di trattenere l’acqua, catturarla e poi reimmetterla in atmosfera, come i prodotti in calcio silicato. Altre soluzioni utilizzano la chimica: esistono intonaci specificatamente studiati allo scopo. Le soluzioni e le modalità di intervento sono veramente molte e

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vanno studiate e pensate caso per caso, perché per l’umidità da risalita non esiste una sola verità e una sola soluzione. Anche nel caso dell’umidità di risalita è solo l’informazione e la conoscenza, associata all’uso degli strumenti di analisi e intervento più idonei, che può darci l’opportunità di trovare la soluzione giusta, adatta al singolo caso, migliorando la qualità della vita di chi si trova a confrontarsi con questo problema che, se trascurato, può inficiare il valore stesso degli immobili, oltre a rappresentare un veicolo di potenziali malattie portate dagli agenti patogeni presenti nell’aria e che sull’umidità prosperano e attraverso essa si diffondono. Fermare la risalita dell’umidità si può e oggi grazie alle diverse soluzioni presenti nel mercato è anche una azione a portata di mano e di tasca di tutte le famiglie.

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Isotec è il sistema termoisolante completo che non pone limiti alla progettazione estetica degli edifici ed assicura all’involucro elevate prestazioni di isolamento termico, un’efficace ventilazione, una posa rapida, semplice e sicura. Il sistema Isotec per coperture e facciate ventilate supporta tutti i tipi di rivestimento, per rendere unico ogni edificio, massimizzando il comfort abitativo, in ogni stagione.

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C’È IL KLIMA GIUSTO PER L’INNOVAZIONE Iniziative, eventi e appuntamenti della fiera dell’edilizia sostenibile a Bolzano: oltre 450 espositori selezionati, 26 start up, tour guidati a edifici CasaClima, consulenze gratuite ai committenti e a chi desidera ristrutturare, laboratori tecnici. Con uno sguardo al futuro di Veronica Monaco

Thomas Mur, direttore di Fiera Bolzano

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migliori sistemi e le tecniche più moderne del costruire sostenibile, start up innovative con uno sguardo proiettato al futuro, esperti internazionali, laboratori tecnici e visite guidate: è tornato Klimahouse, il salone internazionale per l’efficienza energetica e il risanamento in edilizia (Bolzano 23-26 gennaio), raggiungibile ancora più facilmente grazie al nuovo servizio shuttle messo a punto dalla fiera. Triplice il focus di questa edizione: Smart Cities, Smart Materials e Smart Buildings. Ne parliamo con Thomas Mur, direttore di Fiera Bolzano. Domanda. Quali sono le principali novità dell’edizione 2019 di Klimahouse? Risposta. La 14esima edizione di Klimahouse propone a professionisti e visitatori privati un programma tutto nuovo: iniziative, eventi e appuntamenti per conoscere tutti i migliori sistemi e le tecniche più moderne del costruire in modo sostenibile. Oltre 450 espositori selezionati, 26 start up, tour guidati a edifici CasaClima, consulenze gratuite ai futuri committenti e a chi desidera ristrutturare, laboratori tecnici guidati. Oltre a Klimamobility, la principale conferenza in Alto Adige dedicata alla mobilità sostenibile, e una tre giorni di con-

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gresso con esperti nazionali, internazionali e case history di successo. Un’edizione che punta sempre più al concetto di innovazione con uno sguardo proiettato verso il futuro: triplice focus di quest’anno Smart Cities, Smart Materials e Smart Buildings. Si parla spesso di futuro smart dell’edilizia, ma occorre fare oggi un passo in più e dettagliare nella pratica l’immenso significato di questa parola. Uno sviluppo davvero intelligente del comparto deve tenere infatti conto di tutto lo sviluppo della filiera: dai materiali impiegati allo sviluppo dei progetti, dalla pianificazione urbana alla mobilità. E Klimahouse è l’occasione per approfondire e confrontarsi su queste tematiche. In più da quest’anno è possibile raggiungere la fiera in tutta comodità con il nuovo servizio shuttle per Bolzano da Milano, Bergamo, Brescia e ritorno offerto da Klimahouse ai visitatori. D. Come ogni anno si rinnova l’appuntamento con il Congresso Internazionale: su quali tematiche verterà il programma di questa edizione e quali sono i principali relatori? R. Il Congresso Internazionale di Klimahouse è in continua crescita. Il programma dell’edizione 2019 si sviluppa su tre giorni che si focalizzano sul concetto di Smart nel comparto delle costruzioni: dai materiali all’edificio fino alla pianificazione della città. Durante la prima giornata di convegno il focus principale sarà sul termine smart applicato alla città, mentre il giorno seguente sarà dedicato alle caratteristiche che dovrebbe avere un materiale per potersi definire smart. A chiusura del Congresso un focus sull’architettura d’avanguardia. Tra i nomi di spicco: Thomas Rau, visionario architetto dell’economia circolare, Gideon Maasland di Mvrdv, uno dei progettisti del rivoluzionario quartiere dell’Amsterdam Valley e Amanda Sturgeon che negli Stati Uniti ha lanciato un protocollo di certificazione per le case che si rigenerano da sole. D. La competizione Klimahouse Startup Award sta diventando sempre più internazionale: come si svolge quest’anno la competition e chi vi partecipa? R. Il premio, giunto alla sua terza edizione, pone l’uomo, e la terra in cui abita, al centro. The Human Factor, tema di quest’anno, focalizza l’attenzione sulle conseguenze che lo sviluppo delle tecnologie dedicate allo smart building, allo smart living e alla smart city avranno sull’uomo. Ventisei le startup selezionate provenienti oltre che dall’Italia, da Portogallo, Germania, Svizzera e Austria, con progetti innovativi: dai pannelli di ultima generazione che producono e immagazzinano energia solare al servizio online che

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individua il livello di sicurezza sismica di un edificio. Tra le novità di quest’anno la creazione di un nuovo premio, BIMobject, e l’istituzione di un premio del pubblico che potrà votare durante le giornate di fiera. D. Si rinnovano anche le visite guidate agli edifici innovativi del territorio: come si articola quest’anno il programma? R. Il nostro programma di enertour, visite organizzate all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità in compagnia di proprietari e progettisti, rappresenta un’occasione per vivere in prima persona le buone pratiche dell’edilizia sostenibile che riguardano sia il settore pubblico che quello privato: dal patrimonio storico locale al settore alberghiero, fino all’edilizia scolastica. Novità di quest’anno dedicata ai professionisti che parteciperanno alle visite, la possibilità di ottenere crediti formativi. Tra i tour più interessanti da segnare in agenda quello al Noi Techpark, il parco tecnologico dell’Alto Adige e in occasione di Klimahouse 2019 nuovo punto d’incontro tra ricerca e imprese, in cui sono testate le prestazioni termiche di serramenti, pareti e moduli di facciata, viene verificata la resa di un pannello fotovoltaico o quanta energia produce un sistema di facciata che integra moduli fotovoltaici e molto altro. D. Torna inoltre Klimamobility, dedicata alla mobilità sostenibile: come si inserisce la smart mobility all’interno dei temi dell’efficienza energetica e dell’edilizia del futuro? R. Dopo il successo dello scorso anno, la principale conferenza in Alto Adige dedicata alla mobilità sostenibile torna in occasione della prima giornata d’apertura di Klimahouse. Klimamobility ha come obiettivo la promozione di nuove forme di mobilità che puntano alla sostenibilità, per un futuro sempre più green e città sempre più smart che miglioreranno la vita dei cittadini. Per avere città davvero efficienti anche la progettazione urbana deve fare un passo avanti e studiare una pianificazione urbana della mobilità che possa davvero guidare la mobilità del futuro. Guidare la mobilità del futuro. I cambiamenti di oggi per la mobilità di domani è proprio il titolo dell’edizione 2019 di Klimamobility che prevede dibattiti tra esperti internazionali, test drive di auto e veicoli del futuro, oltre ad un’area espositiva dedicata.

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DANESI

LATERIZIO AL TOP PER NOVE VILLE A Bologna un complesso di unità immobiliari è stato progettato con l’obiettivo di raggiungere la massima efficienza da un punto di vista energetico e di sicurezza. E il sistema Normablok è stato scelto per le sue qualità di isolamento e resistenza di Veronica Monaco

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ltissima efficienza energetica e sicurezza sismica: il sistema Normablok Più è una risposta ai requisiti richiesti dal progetto residenziale Ville Urbane in fase di realizzazione a Bologna. La fine dei lavori è prevista per settembre 2020. Il complesso residenziale prevede la nuova costruzione di unità immobiliari a uso abitativo per un totale di nove ville indipendenti, a uno e due piani, la cui architettura coniuga semplicità e funzionalità. Il complesso residenziale si inserisce all’interno di un esteso parco residenziale di oltre 14mila metri quadri.

PIÙ EFFICIENZA Diretto da Gba Studio dell’architetto Gian Luca Brini e dall’ingegnere Federico Cinti, il progetto si caratterizza per gli altissimi requisiti di efficienza energetica e sicurezza sismica richiesti dalla committenza. Per soddisfare queste esigenze sono stati utilizzati i laterizi delle linee Normablok Più S40 Sismico e Normablok Più S40 HP di Fornaci Laterizi Danesi. Sistema costruttivo completo e brevettato, conforme alle prescrizioni Ntc 2018, il Sistema Normablok Più somma i vantaggi della muratura in laterizio (solidità, semplicità di realizzazione e durata nel tempo) a un notevole isolamento termico grazie a perle di polistirene additivato di grafite sinterizzato, direttamente all’interno

Ville Urbane, progetto residenziale in fase di realizzazione a Bologna

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Il Sistema Normablok Più somma i vantaggi della muratura in laterizio a un notevole isolamento termico

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SCHEDA TECNICA Oggetto: Ville Urbane, nuova costruzione a Bologna Committente: Patrick Scarlata

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Data fine lavori: settembre 2020 Località: Bologna Progettista: GBA Studio srl / Gianluca Brini Architetto Progetto strutture: Ing. Andrea Brighenti - Archistruttura Impresa esecutrice: Valstar srl Produttore laterizi: Fornaci Laterizi Danesi Spa – Soncino (Cremona) Distributore laterizi: Latercom Srl – Soncino (Cremona)

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ISOLCONFORT

L’ISOLAMENTO SI ESPANDE L’azienda friulana presenta una suite completa di soluzioni per la coibentazione degli edifici, a cui si aggiungono Forma Duopor, pannello radiante per sottofondi riscaldanti e Ventil Phono Gisp G, per la ventilazione e il livello acustico di tetti a falde inclinate di Veronica Monaco

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solconfort sceglie Klimahouse come palcoscenico per presentare le novità di prodotto. Dal 23 al 26 gennaio, oltre ad Eco Espanso 100 ed Eco Por G031, i pannelli per cappotto termico in Eps e in polistirene espanso sinterizzato con grafite Neopor di Basf, l’azienda di San Vito al Tagliamento (Pordenone) porta in fiera a Bolzano i suoi sistemi isolanti ad alte prestazioni, a partire da Eco Dur GW, pannello bistrato in Neopor e estradosso in Eps bianco, ideale per la realizzazione dell’isolamento termico di pareti esterne, in controplaccaggio, in intercapedine e di facciate ventilate. Oltre alle elevate prestazioni termiche, Eco Dur GW, offre anche un’eccellente permeabilità al vapore d’acqua, che elimina il rischio di condensa, e ottime caratteristiche di stabilità dimensionale. A Klimahouse Isolconfort porta anche Forma Duopor, pannello radiante per l’isolamento termo acustico di sottofondi riscaldanti, e Ventil Phono Gisp G, il pannello

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Ventil Phono Gisp G

termoisolante pronto all’uso per la ventilazione e l’isolamento acustico di tetti a falde inclinate, con finitura all’intradosso in cartongesso e strato in lana di roccia. SISTEMI A 360 GRADI Isolconfort dispone di una gamma molto ampia di prodotti isolanti in polistirene espanso sinterizzato tecnologicamente avanzati, ma anche rispettosi dell’ambiente. Soluzioni che permettono la coibentazione a 360 gradi dell’immobile: dai sistemi per la realizzazione di impianti radianti con massetto e a secco, ai pannelli isolanti in Eps tagliati o stampati per l’applicazione del sistema a cappotto termico esterno e l’isolamento di pareti interne. Ma non solo. Isolconfort produce pannelli per l’isolamento di coperture civili ed industriali idonei a svariati manti di copertura: tegole, coppi, alluminio, ma anche isolanti accoppiati con guaina bituminosa per l’impermeabilizzazione delle coperture industriali. D i c e m b r e / G e n n a i o

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Eco Dur GW

Eco Por G031

Eco Espanso 100

CICLO DI VITA CERTIFICATO La filosofia green di Isolconfort si sposa con un percorso di ricerca e sviluppo a garanzia della propria responsabilità ambientale in ogni fase di lavorazione. Ciò ha consentito di progettare prodotti ecosostenibili che tengono conto di tutto il loro ciclo di vita (Life Cycle Assessment), dalla produzione al trasporto, fino al riciclo o dismissione. La sostenibilità è nel Dna di Isolconfort che per prima nel mercato dell’Eps in Italia ha certificato i suoi prodotti con marchio Epd. Eco Por G031, Eco Espanso 100 ed Eco Espanso K100 sono infatti gli unici isolanti ad aver conseguito la certificazione ambientale Epd Italy, che permette a questi prodotti di soddisfare anche i requisiti Cam (Criteri Ambientali Minimi) entrati in vigore a gennaio 2017. • Isolconfort è a Klimahouse (Padiglione CD – Stand D23/48). D i c e m b r e / G e n n a i o

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BRIANZA PLASTICA

IL RISANAMENTO

DEL CENTRO SANITARIO A Thiene (Vicenza) l’edificio che ospita la Ulss 7 è stato ristrutturato a partire dal rifacimento della copertura. Grazie al sistema Isotec, che permette di realizzare in un’unica soluzione un tetto isolato, ventilato e portante di Veronica Monaco

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Thiene, nell’Alto Vicentino, l’ala est dell’ex ospedale è stata ristrutturata per ospitare il nuovo centro sanitario polifunzionale e gli uffici dell’Ulss 7 Pedemontana. In virtù della riconversione funzionale e del nuovo utilizzo della struttura, il contenimento energetico e il miglioramento del comfort interno sono diventati delle priorità assolute, tanto da rendere indispensabile il rifacimento della copertura, completamente priva di isolamento termico. L’edificio presentava una struttura in laterocemento rivestita con tegole, fissate direttamente mediante malta. Il naturale invecchiamento, probabilmente accelerato dalla mancanza di ventilazione, ha portato al deterioramento e alla rottura di molte tegole, causando pericolose infiltrazioni d’acqua. Per risolvere in modo efficace il problema è stato scelto il sistema termoisolante Isotec di Brianza Plastica, un sistema completo per coperture ventilate costituito da pannelli in poliuretano espanso rigido rivestiti da una lamina di alluminio che li rende impermeabili, con un correntino metallico asolato, integrato nei pannelli stessi in fase produttiva, che svolge

La vecchia copertura ammalorata

Il rifacimento della copertura della Ulss 7 di Thiene

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SPECIAL E

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Sull’intelaiatura sono stati fissati i pannelli Isotec, scelti nel passo 34,50 centimetri, in funzione della dimensione delle tegole

la doppia funzione di supporto per le tegole e di creazione di una camera di ventilazione sottotegola. Grazie all’ottima lavorabilità, alla conformazione e alla leggerezza dei pannelli Isotec, la posa è risultata semplice e veloce (per il ripristino dei quasi 500 metri quadrati di copertura sono state necessarie solo due settimane). LE FASI DI INTERVENTO L’intervento ha preso avvio dalla rimozione delle tegole, seguita dalla realizzazione di un’intelaiatura di listelli in legno, prevista dal progettista per facilitare il fissaggio meccanico in corrispondenza delle fughe tra i tavelloni in cotto. Sull’intelaiatura sono stati fissati i pannelli Isotec, scelti nel passo 34,50 centimetri, in funzione della dimensione delle tegole. Successivamente, sulla sottostruttura aerata creata dal sistema Isotec, in un unico passaggio di posa, sono state adagiate le nuove tegole, che usufruiscono dei vantaggi della ventilazione naturale, che le mantiene asciutte, evitando i negativi effetti dei cicli di gelo-disgelo, con esposizione a minori sbalzi termici e conseguente maggiore durata nel tempo. Il colmo ventilato, per permettere il corretto sbocco all’effetto camino della ventilazione naturale, è stato realizzato impiegando gli appositi accessori previsti dal sistema di Brianza Plastica. In prossimità della linea di colmo il faldale è stato completato con l’aggiunta di un correntino Isotec sfuso per l’appoggio dell’ultima fila di tegole e con il sottocolmo in zinco piombato, sorretto da apposite staffe ad altezza regolabile. I pannelli di chiusura sono stati raccordati con schiuma poliuretanica e sigillati

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con guaina in alluminio butilico. In virtù dell’elevato potere isolante del poliuretano, è stato possibile contenere lo spessore dei pannelli coibenti a soli 100 millimetri, in grado di offrire ottime prestazioni di isolamento termico. La trasmittanza termica del pacchetto esistente era stimata in 2,00 W/m 2K, un valore inadeguato per le attuali prescrizioni di legge, mentre a completamento dell’opera è stato raggiunto il valore di trasmittanza di 0,16 W/m 2K, ben al di sotto del parametro di 0,25 W/m 2K indicato dai requisiti energetici vigenti. • Brianza Plastica e le sue soluzioni per l’isolamento sono a Klimahouse (Settore CD - Stand C18/64)

SCHEDA TECNICA Tipologia: Ristrutturazione edificio pubblico Ubicazione: Thiene (Vicenza) Progetto: Ufficio Tecnico ULSS 7 – Ing. Fattori, Arch. Valmorbida Isolamento coperture: Sistema Isotec di Brianza Plastica - Spessore 100 mm Superficie di copertura isolata: 480 mq Impresa realizzatrice: Zanin Giuliano di Thiene Rivestimento copertura: tegole in cotto

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SPECIAL E

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RASSEGNA

GLI ECO GIOIELLI DI BOLZANO Le novità portate dalle aziende alla fiera specializzata sull’edilizia sostenibile: dai sistemi per l’isolamento ai colori innovativi, dagli infissi hi-tech ai nuovi materiali. Ecco una scelta di otto proposte selezionate per voi da YouTrade A cura di Veronica Monaco

LANA MINERALE CON ECOSE TECHNOLOGY A dieci anni dal lancio di Ecose Technology nella produzione della lana minerale di vetro, Knauf Insulation conferma il proprio ruolo pionieristico applicando questa tecnologia anche alla produzione degli isolanti in lana minerale di roccia. Grazie all’innovativo legante derivato da materie prime di origine vegetale, senza formaldeide aggiunta, la gamma dei prodotti in lana minerale Ecose Technology offre soluzioni d’isolamento sostenibili, mantenendo invariate le performance isolanti e di resistenza al fuoco rispetto ai prodotti in lana di roccia tradizionali. Inoltre, la lana minerale con tecnologia Ecose è caratterizzata da ridotte emissioni di Voc per la realizzazione di ambienti indoor con elevata qualità dell’aria, come dimostrato dalla certificazione Eurofins Indoor Air Comfort livello Gold. L’origine naturale e facilmente rinnovabile delle materie prime impiegate concorre a generare un alto valore aggiunto in termini di sostenibilità ambientale, a cui si aggiunge l’elevato livello di contenuto riciclato, l’assenza di coloranti artificiali o acrilici e di formaldeide aggiunta, il basso impatto ambientale del processo produttivo sostenuto da tecnologie all’avanguardia. (Settore CD - Stand D22/42)

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I BUONI PROPOSITI DI URSA Nel contesto di Klimahouse, Ursa Italia si presenta con Isola Ursa, un suggestivo allestimento costituito da cupole geodetiche situate all’esterno della Fiera, che fa da cornice a proposte didattiche e convegni con professionisti e relatori di fama internazionale dedicati al tema della sostenibilità ambientale. Il ciclo di convegni Isol-Action prevede tre giornate con focus sui cambiamenti climatici, la normativa, la tutela ambientale civile e penale, l’architettura e il costruire sostenibile. Nell’isola didattica gli studenti possono dibattere con un glaciologo e con un esperto di viaggi sostenibili, assistere alla proiezione di docufilm a tema e ascoltare presentazioni di libri per la serie Book in the bottle. Ciascun visitatore inoltre può cercare e lanciare consigli e propositi per la lotta al riscaldamento globale e farsi a sua volta promotore di questo importante messaggio. Programma sul sito www.isolaursa.it. (Settore AB - Piazza Fiera Bolzano)

AIR CRAB, IL PRIMO VESPAIO AERATO L’isolamento termico inizia dalle fondamenta con Air Crab di Sicilferro, il primo vespaio iso-aerato totalmente in Eps e ad altezza variabile, che permette di evitare le formazioni di condense e muffe causate da umidità di risalita e migliorare le condizioni di comfort abitativo, con prestazioni termiche di eccellenza grazie all’utilizzo della materia prima Neopor di BASF. Nato dalla ricerca Scf Sicilferro, Air Crab è una soluzione per realizzare vespai iso-aerati, vuoti sanitari e intercapedini tra terreno e fabbricati. Oltre a eliminare l’umidità di risalita e garantire l’isolamento termico, il vespaio di Sicilferro permette una più veloce esecuzione di cantiere grazie alla variabilità nelle altezze e alla solidità degli elementi che lo compongono. Utilizzato negli interventi di esecuzione di centri commerciali, strutture industriali, strutture sanitarie, strutture alberghiere, Air Crab è anche utilizzato in edilizia abitativa, e si presta inoltre a realizzare Passive House ed edifici in Classe A e A+. Air Crab e gli altri prodotti Sicilferro sono a Klimahouse. (Settore CD - Stand C18/48)

BRIANZA PLASTICA, SOLUZIONE DI FACCIATA

Una soluzione per facciate ventilate con estetica tradizionale. Brianza Plastica propone un sistema che nasce dalla combinazione dei pannelli termisolanti Isotec Parete con le lastre porta-intonaco Elycem. Il pacchetto realizza in un’unica soluzione un cappotto isolante, ventilato e portante, facile da lavorare e posare. Nella stagione estiva il rivestimento in fibrocemento Elycem scherma i raggi solari e il flusso d’aria che si genera nell’intercapedine ventilata, asporta il calore in eccesso, mentre nella stagione invernale le elevate prestazioni isolanti del poliuretano espanso con cui è fatto Isotec Parete proteggono efficacemente l'involucro dalle temperature esterne, permettendo un notevole risparmio sui costi di riscaldamento. Rifinito con rasatura a intonaco tradizionale, il rivestimento con lastre Elycem svolge un ruolo di protezione dalle intemperie, mentre il pannello Isotec Parete, rivestito da una lamina di alluminio goffrato, svolge una funzione di seconda impermeabilizzazione. La ventilazione favorisce la dispersione dell’umidità e di eventuali fenomeni di condensa. (Settore CD - Stand C18/64)

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SPECIAL E

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CON THERMOCARBON IL FREDDO STA FUORI

ThermoSafe

Hörmann a Klimahouse espone prodotti caratterizzati da elevate performance termiche, come la porta d’ingresso ThermoCarbon con un valore di trasmittanza termica fino a 0,47 W/(m²xK). Soluzione ideale per le case passive e a bilancio energetico positivo, ThermoCarbon supera di quasi il doppio il requisito di 0,8 W/m²K richiesto alle porte d’ingresso delle case passive. Tale prestazione è resa possibile dal battente in alluminio a filo della superficie spesso 100 mm, dotato di un pannello di riempimento in schiuma rigida in poliuretano a piena superficie e di un profilo composito alloggiato all’interno. In fiera anche la porta d’ingresso ThermoSafe che, grazie al massiccio battente in alluminio e telaio in alluminio entrambi a taglio termico e a doppia superficie di battuta, raggiunge un valore di trasmittanza termica fino a 0,87 W/m²K, e il portone LPU67 Thermo, in acciaio coibentato a doppia parete, che presenta elementi a separazione termica con uno spessore di 67 mm e una doppia guarnizione sia per i singoli elementi sia a pavimento, e raggiunge un valore di trasmittanza termica pari a 0,92 W/m²K. (Settore C – Stand 18/44)

H-ThermoCarbon

Thermoframe

TERRACOTTA DI DESIGN CON TERREAL ITALIA Terreal Italia, forte della nuova acquisizione di Pica oltre allo storico brand SanMarco, ha studiato nuove soluzioni tecnologicamente avanzate per l'involucro edilizio in grado di soddisfare elevati livelli di prestazioni termiche, acustiche e strutturali. Soluzioni innovative per pareti, tetti, pavimenti ed elementi di arredo, tutto rigorosamente in terracotta. Non più solo mattoni o tegole, ma il concetto contemporaneo dell’uso diffuso della terracotta nell’involucro esterno e nell’housing interno. Tra le tante novità la linea di rivestimenti in terracotta per l’interior design Habitat, con texture e colori innovativi come Bianco di Carrara, Nero Lavico, Oro Brillante, Rosa del Deserto e Cortèn.

Linea Living, listello Habitat Oro Brillante

(Settore AB - Stand B09 / 32)

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AL LAVORO CON YOUBUILD Smartphone, computer e YouBuild. Il magazine edito da Virginia Gambino Editore è diventato in breve uno strumento apprezzato dai professionisti della filiera delle costruzioni: architetti, geometri, ingegneri, periti, imprenditori... YouBuild, infatti, non si propone solo di fare genericamente cultura del costruire e del progettare. La rivista, che ha cadenza trimestrale, pubblica anche informazioni utili, pratiche, aggiornate. Sotto la direzione di Luca Maria Francesco Fabris, docente al Politecnico di Milano, un comitato scientifico internazionale è in grado di selezionare le tecnologie, case history e metodologie migliori. Ecco perché l’abbonamento a YouBuild è uno strumento per migliorare il vostro lavoro.

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COMFORT E SICUREZZA CON MAPEI Mapei propone soluzioni innovative e certificate per la riduzione dei consumi energetici e un maggiore comfort abitativo, come il sistema di isolamento termico a cappotto Mapetherm System, ideale per la coibentazione delle nuove costruzioni e il ripristino delle esistenti. L’esperienza di Mapei nel rinforzo strutturale inoltre dà vita a sistemi integrati, in grado di rinforzare e insieme coibentare gli edifici e quindi accedere alle detrazioni fiscali. Nell’ambito delle soluzioni per la protezione degli edifici da eventi sismici, l’azienda propone il presidio certificato per l’antisfondellamento dei solai MapeWrap EQ System, una sicura e innovativa «carta da parati» in grado di determinare una ripartizione più uniforme delle sollecitazioni dinamiche. Contro umidità e muffa interviene invece la tecnologia BioBlock ideata per le finiture murali, disponibili in oltre 1.000 tinte originali con Mapei Master Collection, tutte realizzabili attraverso il sistema tintometrico ColorMap. (Settore AB - Stand A05/20)

FAKRO CALPESTABILE Fakro presenta alcune innovative soluzioni in termini di tecnologia e isolamento termico nel settore delle finestre per tetto. Protagonista è la finestra calpestabile per tetti piatti DXW, dotata di una straordinaria robustezza, tanto da poterci camminare sopra liberamente e in totale sicurezza. La finestra DXW garantisce inoltre elevati parametri termoisolanti: dotata di un doppio vetrocamera altamente performante, è contraddistinta da un coefficiente di trasmittanza termica pari a 0,70W/m². Non manca la nuova finestra FTT U8 Thermo, ideale anche per l’edilizia passiva con coefficiente Uw=0,58W/ m²K, e il serramento FPP-V preSelect2, in grado di abbinare a un design attuale due diverse tipologie di apertura, a bilico e a vasistas, fino a 45 gradi. Infine l’innovativa finestra proSky contraddistinta da una notevole luminosità già nelle dimensioni minime di 78x140 cm. proSky ha in più una vantaggiosa peculiarità: può arrivare a raggiungere altezze significative, vale a dire 180 cm nella versione base, e 206 cm nella versione con anta sottoluce.

Finestra per tetti piatti DXW

FTT Thermo

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LA VITA È FUORI È DENTRO, È OVUNQUE

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Piccola o grande? Di quale materiale? L’aspetto visivo e qualitativo di una finestra è fondamentale perché può valorizzare di molto un’abitazione. Contrapposto alle parti opache come muri e coperture, il vetro in un’abitazione rappresenta l’elemento trasparente che, insieme alla cornice del serramento, caratterizza il livello di apertura verso l’esterno. Ma non solo. Perché la finestra protegge anche dal freddo e, soprattutto, diventa un elemento d’arredo. Il trend del 2019 in fatto di infissi conferma la grande superficie vetrata, relativamente nuovo in Italia, perché per motivi di isolamento si è sempre preferito installare elementi di piccole dimensioni. Occhio a questo

aspetto, allora: il doppio o triplo vetro è fondamentale per il comfort termico. Soprattutto nelle grandi aperture che si stanno diffondendo in ogni zona climatica. Sono tornati in voga, insomma, quei modelli di porte-finestre delle ville americane, tipiche di Hollywood, dove architetti come Pierre Koenig e Richard Neutra sperimentarono la massima continuità tra interno e esterno, costituito in quel caso dal paesaggio collinare della California. Spazio alla luce, quindi. E di conseguenza i profili materici del serramento, in pvc, legno o alluminio, diventano sempre più minimali, ma in grado di conferire aspetti estetici completamente diversi. di Giacomo Casarin

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Casa VILLA VISTA CORTEN Una villa unifamiliare in Piemonte accoglie al meglio e offre sicurezza alla famiglia che ci abita. Grazie a uno stile moderno definito da linee pulite, che unisce spazi ariosi e luminosi a un ottimo isolamento

L'

idea di inserire l’acciaio corten nell’abitazione piemontese è stata una costante nello spirito progettuale degli architetti Marcello Lusso e Paolo Genta Ternavasio, declinata in fase realizzativa nell’utilizzo di diverse soluzioni come il portoncino di ingresso pedonale, i portoni carrai e il camino esterno, realizzati in vero corten. Mentre l’innovativo parapetto della copertura è fatto di otto strati di microcemento sapientemente ossidato, con l’obiettivo di imitare l’esatta finitura esterna dell’acciaio in questione.

La continuità visiva tra esterno e interno della villa

Le pareti sono rivestite in grès porcellanato effetto legno, con motivi ora orizzontali ora verticali

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I vetrocamera Finstral selezionati sono dotati di lastre di vetro temprato e vetro antisfondamento

QUASI UGUALE Il progetto della villa è stato concepito come un volume caratterizzato da grandi vetrate composte dal minor numero possibile di montanti, con l’idea che il colore degli infissi dovesse assomigliare il più possibile all’acciaio corten. I serramenti Finstral si sono dimostrati essenziali per soddisfare al contempo esigenze estetiche e tecniche, nella finitura denominata LC34 che rispecchia il colore desiderato per amalgamarsi sia con l’acciaio ossidato sia con il rivestimento delle pareti opache esterne. Queste ultime sono realizzate in muratura, adeguatamente cappottate con materiale isolante e rivestite in grès porcellanato effetto legno, nelle gradazioni di colore black, grey e brown, con l’intento di ricordare una pelle naturale lignea, eliminando però il problema della manutenzione e del degrado dovuto al passare del tempo sul materiale. Il sistema di muratura esterna ha seguito un iter verificato in laboratorio in Germania per quotare esattamente le fughe e i giunti elastici, dopo di che il progettista ha organizzato uno studio di facciata con motivi ora orizzontali ora verticali per sfruttare l’ottima messa in opera del rivestimento sull’isolante. SUPPORTO PROGETTUALE Fin dalle primissime fasi della progettazione è iniziato il supporto agli architetti e al committente di Finstral e del suo rivenditore partner Fracchia Snc di Torino, tramite incontri congiunti in cui venivano preD i c e m b r e / G e n n a i o

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sentati cataloghi, abachi, cartelle colori, campioni, schede prodotto e immagini tecniche a sostegno. Dalla prima selezione, esclusivamente di gusto, basata su una sola linea di prodotto, la committenza ha poi ampliato la sua scelta a tre diverse linee che ottimizzassero le richieste di carattere funzionale: attenzione all’efficienza energetica, alla privacy e al passaggio di luce. Nonostante tre linee di prodotto differenti per soddisfare tutte le esigenze, il risultato formale è omogeneo e dal carattere deciso, che ben sposa i colori del territorio. Tutte le operazioni di montaggio sono state eseguite con personale tecnico qualificato e appositamente formato del rivenditore partner di Finstral, che ha anche collaudato serramenti e pareti vetrate al termine dei lavori di posa. SOLUZIONI CON PRIVACY… Nella nuova costruzione sono state installate le porte-finestre in alluminio Fin-Project Classic-line, con profili telaio A2Y e battente A13, che si caratterizzano per eleganza e le eccezionali prestazioni termoisolanti. Il profilo dell’anta è sottile, con spessore esterno di soli 26 mm, accentuato dalla mancanza dei listelli fermavetro sul lato interno, mentre la trasmittanza termica Uw raggiunge 0,8 W/m²K. Invece, per gli ambienti di servizio al piano terra sono state installate finestre e porte-finestre in alluminio Fin-Project Twin-line, con profili telaio A2Y e battente A20 che consentono di controllare l’ingresso di luce e soprattutto di garantire la privacy, grazie alla veneziana integrata, che evita la posa di cassonetti aggiuntivi. Il tutto nella finitura di alluminio LC 34. … E CON VISTA Il sistema costruttivo Vista, invece, si distingue per gli ingombri ridottissimi del telaio H938, di soli 50 mm, e per il conseguente

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SPECIAL E Gjfpe Casa Il progetto della villa è stato concepito come un volume caratterizzato da grandi vetrate composte dal minor numero possibile di montanti

impatto visivo leggero, simile ad una piccola facciata continua. I profili sono in Pvc termoisolanti rinforzati in acciaio e rivestiti con gusci in alluminio su entrambi i lati, che possono essere personalizzati con materiali e colorazioni diversi. Le porte-finestre alzanti scorrevoli presentano ottimi valori di isolamento termico, fino a 0,85 W/m²K, di tenuta all’aria in classe 4, e all’acqua in classe 6A, testata sugli scorrevoli a un anta mobile. Con le loro ampie trasparenze contribuiscono a creare spazi pieni di luce, regalando una sensazione di leggerezza, rispecchiata anche nella massima facilità di apertura, grazie al meccanismo Soft-Close, completamente invisibile, che ammortizza lo scorrimento delle ante più pesanti.

LA SCHEDA PROGETTO: arch. Marcello Lusso, arch. Paolo Genta Ternavasio LOCATION: Bra (CN), Italia RIVENDITORE FINSTRAL: Fracchia Snc, Torino PRODOTTI: Finstral Fin-Project Classicline, Fin-Project Twin-line e Fin-Vista

LA SCELTA DEL VETRO I vetrocamera Finstral selezionati sono dotati di lastre di vetro temprato e vetro antisfondamento. Si diversificano in base all’esposizione: per i lati sud, est ed ovest sono stati scelti tripli vetri temprati antisfondamento Super-Valor/Bodysafe, con valore di trasmittanza del vetro Ug pari a 0,6 W/m²K e un’ottima trasmissione luminosa con valore LT: 0,74; mentre per il lato nord il triplo vetro contemplava Energy-Valor/Bodysafe, anch’esso con Valore Ug: 0,6 W/m²K e valore LT: 0,74. L’allestimento di sicurezza previsto, in classe RC2, include nottolini perimetrali a fungo autoregolanti, a garanzia di un buon livello di sicurezza contro lo scardinamento dell’anta, cerniere a scomparsa, placca di sicurezza antiperforazione, vetri accoppiati antieffrazione e fissaggio aggiuntivo dei vetri antisfondamento.

La finitura LC34 dei serramenti Finstral rispecchia il colore desiderato per amalgamarsi visivamente sia con il corten sia con il rivestimento delle pareti opache esterne

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ORIZZONTI DI PRIVACY

Internorm KV350 in un progetto di casa privata

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ono sinonimo di qualità e prestazioni le finestre che Internorm produce nei suoi stabilimenti da oltre 85 anni su scala internazionale. Una di queste, la doppia finestra in Pvc/alluminio con oscurante integrato KV240 è stata sostituita da poco con il nuovo modello che prende il nome di KV350, migliorato sotto alcune caratteristiche tecniche per garantire maggiore privacy e benessere all’interno dell’abitazione. Dal design sottile e snello con profondità del telaio di 74 millimetri, il prodotto riunisce in un unico serramento ottime performance e una quadrupla protezione, che garantisce un eccellente isolamento termico grazie al nuovo telaio con profilo a 6 camere (Uw fino a 0,74 W/m²K), un efficace isolamento acustico isolante fino a 44 dB, oltre che la protezione dal sole e la protezione da sguardi indiscreti, assicurata da sistemi oscuranti già integrati nella finestra all’interno del vetrocamera. Infatti, è possibile scegliere tra veneziane, tende plissettate e duette, ovvero doppie tende plissettate con rivestimento in alluminio che non fanno quasi penetrare la luce. La soluzione degli oscuranti integrati offre vantaggi per la pulizia, visto che gli elementi frangisole inseriti nel vetrocamera sono al riparo da vento, intemperie e sporco. In più, con la tecnologia Internorm I-tec Oscuramento è possibile applicare alla finestra un modulo fotovoltaico che permette di comandare le regolazioni di veneziane, tende plissettate e duette senza necessità di alimentazione elettrica esterna. L’interno in Pvc bianco classico può essere scelto anche in altre quattro colorazioni, tra cui l’effetto legno rovere antico, mentre il guscio in Internorm KV350, angolari Home Pure e Ambiente

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alluminio, oltre ad assicurare stabilità del materiale agli agenti esterni, robustezza e assenza di manutenzione, è disponibile in una vasta gamma di colorazioni per soddisfare ogni esigenza di personalizzazione della facciata esterna e per rispondere a qualsiasi richiesta o vincolo architettonico. Due gli stili in cui viene proposta la nuova KV350: Home Pure, moderno e lineare per ambienti inondati di luce, e Ambiente, per gli amanti della tradizione. Dotato di ferramenta a vista o, su richiesta, di ferramenta a scomparsa, il prodotto garantisce ottima sicurezza grazie al sistema I-tec Vetraggio di Internorm e agli scontri di chiusura solidi e in argento che chiudono la finestra con i nottolini a fungo ottagonali inseriti nel telaio. Ideale nelle ristrutturazioni, ma estremamente valida anche nelle nuove costruzioni, KV350 offre Doppia finestra Internorm KV350 grandi prestazioni e un in Pvc e alluminio rapporto qualità/prezzo particolarmente invitante.

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Casa SUL CASTELLO UN TETTO DI LUCE In Monferrato la ricerca delle soluzioni più adatte all’inserimento in un edificio storico distingue il restauro di una dimora nobiliare piemontese. Valorizzata anche da modelli di finestre moderni che non spezzano la tradizione

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ercorrendo la valle del Tanaro fra Asti e Alessandria, il viaggiatore attento non può fare a meno di notare un’imponente dimora in stile tardo-rinascimentale caratterizzata da una singolare torre merlata dalla pianta pentagonale. Si tratta del Castello di Lajone, situato a Quattordio in località Piepasso, che risale ai primi anni del Seicento, ma è stato costantemente arricchito dalle ricche famiglie che l’hanno abitato nel tempo. Oggi si presenta come un monumento dalle massicce murature in laterizio, immerso in un suggestivo giardino secolare con una magnifica piscina che domina il paesaggio collinare dell’Alto Monferrato. Per preservarne l’aspetto estetico, gli attuali proprietari hanno intrapreso un metodico progetto di restauro delle mura, del tetto a falde, degli ambienti al secondo e terzo piano fino a prima chiusi al pubblico, oltre che dei delicati apparati decorativi e delle pareti affrescate che adornano le sale finemente arredate.

Le travi del tetto sono state accuratamente smontate e ripulite, per poi essere consolidate e riposizionate integrando le parti irrecuperabili con elementi in rovere locali © Marco Farronato

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Il castello illuminato visto dalla piscina

UN LUOGO PER TUTTI «Il nostro obiettivo è stato trasformare questo splendido edificio e il suo giardino in un luogo aperto a una fruizione consapevole di stampo artistico culturale», ha dichiarato Marco Farronato, comproprietario e amministratore del Castello di Lajone, nonché fondatore di Lajoneart, progetto artistico arrivato nel 2018 alla sua seconda mostra internazionale di arte contemporanea. «Oltre alle visite guidate del Fondo Ambiente Italiano e di numerose organizzazioni cultu-

rali piemontesi, ospitiamo anche eventi privati e aziendali capaci di valorizzarne le qualità architettoniche, artistiche e paesaggistiche», ha continuato Farronato. «Per quanto riguarda il restauro, ci siamo concentrati sulla copertura, in modo da consentire al cantiere di procedere nelle migliori condizioni operative, e sugli ambienti posti ai piani superiori, per permettere l’accesso ai nuovi saloni espositivi che ospiteranno manifestazioni artistiche». L'entrata al suggestivo giardino secolare del Castello di Lajone

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Casa LA SCHEDA COMMITTENTI: Giampietro Farronato, Marco Farronato, Emanuela Gastaldello PROGETTO DI RESTAURO: arch. Michela Macchia LOCATION: Quattordio (AL) CAPOCANTIERE: geom. Giacomo Moriello RIVENDITORE FAKRO: Gallo Legnami Srl, San Damiano d'Asti (AT) PRODOTTI: Fakro FYP-V U3 proSky, FTU-V U3 Z-Wave, FPP-V U3 e FTU-V U3 Sulla copertura del Castello di Lajone sono state installate complessivamente 14 finestre Fakro, tutte fornite dall’impresa Gallo Legnami © Marco Farronato

PILLOLE DI RESTAURO Le travi di rovere del tetto sono state accuratamente smontate e ripulite, così da recuperare i caratteristici chiodi in bronzo, per poi essere consolidate con trattamenti compatibili e infine riposizionate, integrando le parti non recuperabili con elementi di origine locale sempre in rovere. È stato necessario, inoltre, realizzare un cordolo perimetrale antisismico in calcestruzzo armato con barre in ferro zincato, prima di completare la struttura a capriate con la posa di strati termoisolanti, di una barriera al vapore, dei coppi recuperati e delle linee-vita. Si tratta di opere necessarie per preservare la funzionalità del tetto e per svolgere le future attività di manutenzione in tutta sicurezza. SOLUZIONI NON INVASIVE In casi come questo, la principale difficoltà consiste nel ricercare le soluzioni meno invasive possibili, per adeguare parti dell’edificio concepite in periodi storici diversi, valorizzando le caratteristiche costruttive e architettoniche del manufatto senza snaturarlo, attraverso prodotti contemporanei capaci di armonizzarsi con un edificio antico. È il caso,

per esempio, delle nuove finestre da tetto Fakro utili a garantire condizioni igrotermiche indispensabili alla conservazione delle strutture in legno di rovere, al ricambio d’aria nel sottotetto e all’illuminazione degli ambienti. Per questo è stata realizzata un’apertura apposita, dalla quale la luce filtra attraverso il sottotetto e contribuisce all’illuminazione naturale del salone centrale dell’area espositiva. VERSATILITÀ E ADATTABILITÀ Sulla copertura del Castello di Lajone sono state installate complessivamente 14 finestre Fakro, tutte fornite dall’impresa Gallo Legnami nel contesto della realizzazione di travature e tavolati in rovere della copertura. Nello specifico, 9 finestre modello FYP-V U3 ProSky, di dimensioni 94 x 206 cm, con apertura a bilico e asse di rotazione decentrato, dove la struttura del serramento proSky permette di raggiungere ampiezze rilevanti, oltre a performances estremamente elevate quanto a luminosità. Il sistema utilizza infatti un’unica finestra anziché due serramenti sormontati in combinazione verticale, soluzione comunemente adottata, con lo scopo di garantire un notevole risparmio in termini di costi e tempi d’installazione. Nel castello sono presenti anche 2 finestre modello FTU-V U3, 66 x 98 cm, con apertura a bilico, di cui una dotata del dispositivo per la movimentazione elettrica, oltre a 2 finestre modello FPP-V U3, 66 x 118 cm, con doppia apertura, e infine una finestra modello FTU-V U3, 66 x 98 cm, sempre con apertura a bilico. Tutte le finestre da tetto Fakro sono impostate su imbotti in legno di rovere inserite fra le travi della copertura e sono state posate in opera complete dei raccordi di copertura.

Il cantiere del restauro della copertura

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COLORI DI LEGNO

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olori metallici o in tinta unita, ma anche finiture effetto legno belle alla vista e al tatto. È questo il mondo Kaleido Color di Rehau, azienda produttrice di profili per finestre e porte finestre in Pvc, che rinnova continuamente la gamma colori per offrire ancor più possibilità di personalizzare la propria facciata di design e armonizzarla con gli arredi interni. L’azienda ha arricchito anche la collezione New Living, grazie a nuove finiture di tendenza, per creare ambienti coordinati dove la finestra diventa protagonista e arreda con stile, assecondando le diverse esigenze. Sviluppate secondo gli standard produttivi più elevati e testate a lungo per garantirne la qualità, le nuove soluzioni di Rehau strizzano l’occhio alle ultime tendenze di design, rendendo disponibili nuance esclusive e realismo per le pellicole effetto legno. Ne sono un esempio le tre finiture opache Kaleido Woodec, che riproducono fedelmente trame e venature tanto da rendere difficile la distinzione Rehau Kaleido Woodec dagli infissi in legno naturale, sia alla vista

Rehau New Living

che al tatto. Merito dello speciale processo di lavorazione con macchinari di precisione e di uno strato trasparente applicato sulle pellicole, che contribuisce a protegge i colori dallo scolorimento dovuto agli agenti atmosferici e alla luce del sole, per finestre che mantengono il loro aspetto inalterato nel tempo e rendono la pulizia semplice e veloce. Anche New Living, la collezione che consente l’abbinamento cromatico tra la parte interna dell’infisso e le finiture interne della casa, regala la stessa atmosfera e le stesse sensazioni tattili del legno con tre nuove tinte: Andersen Pine White, Magellan Ice e Olmo scuro, per trasformare la finestra in un vero e proprio elemento di design. Grazie all’ampia gamma di Kaleido Color e New Living, Rehau consente di personalizzare la propria casa con i colori più adatti a ogni esigenza. Ma non solo: con le sue soluzioni in materiale innovativo, come il profilo Geneo realizzato in Rau-Fipro, è possibile creare finestre dalla forma e dalle dimensioni fino a oggi impensabili, senza scendere a compromessi dal punto di vista dell’isolamento termico e acustico.

A TUTTO VETRO

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knoplast, azienda produttrice di finestre in Pvc, presenta la nuova Prolux Vitro effetto «tutto vetro». Nata dopo un lungo percorso di Ricerca&Sviluppo, questa finestra di nuova generazione risponde alle esigenze della moderna architettura che predilige la luce naturale e le trasparenze, puntando all’essenziale. Prolux Vitro, infatti, segue la tendenza minimal nel mondo dell’architettura e del design all’interno e all’esterno degli spazi abitativi. La parola d’ordine di Prolux Vitro è proprio «vetro», visto che lo spazio della finestra è occupato dalla superfice trasparente senza alcun elemento superfluo. Cuore pulsante del serramento resta il Pvc, il core business del brand Oknoplast, reso robusto grazie al rinforzo in acciaio presente all’interno della struttura. Sul lato interno un’elegante lastra in vetro temperato, incollata al profilo in Pvc della finestra, ricopre interamente le ante stesse non solo per conferire vita a particolari giochi di luce e trasparenza, ma anche per garantire eccellenti parametri tecnici e di risparmio energetico. Dal lato esterno, invece, Prolux Vitro appare come una semplice lastra di vetro, senza struttura, che scompare completamente all’interno della parete. Ne deriva un bellissimo effetto visivo e purezza stilistica. Particolare molto elegante è anche la maniglia perfettamente squadrata, progettata da Oknoplast, che viene

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fissata direttamente sulla lastra di vetro. E per completare il risultato, sono state inserite cerniere a scomparsa che esaltano la forma complanare del prodotto, disponibile nel colore grigio antracite sul lato interno, mentre all’esterno è possibile scegliere tra una ampia gamma di varianti colore e finiture. Non è solo il design a fare di Prolux Vitro un serramento degno di nota. Oknoplast infatti ha progettato questa finestra con eccellenti parametri tecnici: nasce infatti con un triplo vetro in dotazione standard e si distingue per gli ottimi parametri di isolamento termico Uw = 0,77 W/m²K.

Oknoplast Prolux Vitro

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Casa L’AUTOMAZIONE APPRODA IN BAIA Il polo logistico Pizzoli è fra i più innovativi nel settore agroalimentare, e l’azienda tedesca ha contributo alla sua realizzazione con alcune delle migliori tecnologie per gli accessi ai punti di carico. Con l’obiettivo della massima efficienza e sicurezza

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eader nazionale nella lavorazione delle patate fresche e surgelate e nella produzione di alimenti preconfezionati, la Pizzoli è una delle principali aziende nel settore dell’industria agroalimentare. Fondata nel 1926 a Budrio (Bologna) e giunta alla terza generazione, l’azienda ha intrapreso una strategia di potenziamento delle strutture produttive e rinnovamento dei processi industriali, del valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Il piano coniuga i principi dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale con le potenzialità delle tecnologie 4.0, puntando nei prossimi anni a raggiungere il 100% del proprio approvvigionamento di materie prime da coltivatori italiani.

PIÙ CHE INDUSTRIALE Primo risultato tangibile è l’avveniristico polo logistico di San Pietro in Casale, in provincia di Bologna. Si tratta di un enorme magazzino

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La compartimentazione verso l’esterno della baia di carico a temperatura controllata è affidata a 6 varchi a elevato contenuto tecnologico di produzione Hörmann

automatico di oltre 50 mila metri cubi in grado di stoccare oltre 9 mila pallet a una temperatura di -27 gradi, dotato di una baia equipaggiata con punti di carico realizzati con i più evoluti accessi Hörmann. «Fino a pochi mesi fa la logistica aziendale era interamente esternalizzata», racconta Domenico Manaresi, direttore tecnico di Pizzoli. «Abbiamo perciò previsto che la prima fase della realizzazione del nuovo stabilimento di San Pietro in Casale riguardasse proprio il polo logistico, in modo da garantire un servizio di consegna dei prodotti gestito direttamente dall’azienda, a vantaggio dei nostri clienti». Si tratta di un impianto a elevata automazione, di cui Manaresi spiega le qualità: «Abbiamo prestato particolare attenzione alla funzionalità delle operazioni, alla continuità della catena frigorifera a tutela della qualità del prodotto, all’efficienza energetica per il contenimento dei consumi e, non meno importanti, alla sicurezza e alla salute dei lavoratori». Le metodologie e le tecnologie più evolute nel settore, insomma, mirate a soddisfare le esigenze attuali e future. D i c e m b r e / G e n n a i o

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Baia equipaggiata con punti di carico

SOLUZIONE HI-TECH Nel nuovo polo logistico di Pizzoli, la compartimentazione verso l’esterno della baia di carico a temperatura controllata è affidata a sei varchi a elevato contenuto tecnologico di produzione Hörmann. Studiate per compensare con precisione la differenza di quota tra il pianale dei diversi autocarri e le rampe (anche laterale, in caso di carico non distribuito uniformemente), le pedane consentono l’agevole trasbordo delle merci dentro e fuori dall’autocarro con un unico movimento orizzontale, con la massima sicurezza ed efficienza in ogni situazione. All’apertura delle serrande, infatti, la protezione delle merci dagli agenti atmosferici e il mantenimento delle condizioni termoacustiche dell’area di carico sono affidate ai portali isotermici e ai teli sigillanti perimetrali, che si adeguano alle dimensioni di tutti gli autocarri. L’insieme crea una zona confortevole per lo svolgimento delle attività logistiche, evitando infiltrazioni d’aria dall’esterno a vantaggio del risparmio energetico. Ogni varco è composto da accessi Hörmann concepiti per l’installazione integrata: un boccaporto LHP 2 (dimensioni 2.500 x 2.000 mm) con telaio interno per il montaggio della serranda SB, rivestito da pannelli a doppia parete (spessore 60 mm) con finitura RAL 9006 (alluminio brillante) e dotato di proprio canale di gronda; una pedana di carico HRS (2.500 x 2.000 mm) con spondina ripiegabile e soppalco incorporato, equipaggiata di cordolo ausiliare in acciaio zincato, faro con braccio articolato per l’illuminazione interna dell’autocarro,

scheda di segnalazione del fine corsa, quadro strumenti multifunzione e respingente DB15; un portale isotermico Dsl (3.500 x 3.500 x 500 mm); una serranda Decotherm S SB (2.880 x 2.900 mm) in acciaio zincato con finitura Ral 9006, dotata di guarnizione a spazzola; una motorizzazione WA 300 R S4, fornita con dispositivo di sblocco d’emergenza e interruttore magnetico. Tutti i punti di carico dello stabilimento Pizzoli dispongono inoltre dell’innovativo sistema MWB per il bloccaggio della ruota dell’automezzo, con comando MWBC e semaforo a led per esterno. Installato per la prima volta in Italia, MWB è concepito per assicurare la posizione dell’autocarro rispetto ai possibili movimenti indotti dal transito dei carrelli elevatori, in modo efficiente e molto più sicuro rispetto ai cunei. LA SCHEDA COMMITTENTE: Pizzoli Spa PROGETTO: Polo logistico Pizzoli LOCATION: San Pietro in Casale (BO) SISTEMI LOGISTICI: Swisslog IMPRESA EDILE: Paolo Beltrami Spa PRODOTTI: Hörmann boccaporti LHP 2, pedane di carico HRS, portali isotermici DSL, serrande Decotherm S SB, motorizzazione WA 300 R S4

UNA PIATTAFORMA PER CONQUISTARE IL MONDO «Ci siamo rivolti a un’azienda svizzera leader mondiale nell’automazione dei servizi logistici», spiega Domenico Maranesi. «È il caso, per esempio, del sistema di sicurezza per l’aggancio alla baia di carico degli automezzi. In pratica, il sistema consente l’apertura della baia solo quando il camion si trova nella posizione corretta. In caso di spostamento del camion durante le operazioni, il personale è immediatamente avvisato dell’evento. A conclusione delle operazioni, il mezzo è liberato dalla sua posizione solo ad avvenuta chiusura della baia di carico. Il sistema rende perciò intrinsecamente sicuro il lavoro del personale, anche a vantaggio della produttività». In questo caso, data la presenza delle persone durante le operazioni, l’azienda ha voluto privilegiare la soluzione più sicura in assoluto fra quelle presenti sul mercato. Infatti, Hörmann ha proposto questo sistema di sicurezza nel contesto di un’offerta completa e integrata, estremamente efficace anche per quanto

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riguarda gli altri aspetti oggetto di valutazione, come il corretto inserimento all’interno del layout dei percorsi, le tecnologie per il controllo automatico delle operazioni e le prestazioni termoisolanti dei componenti delle baie. Attorno al polo logistico, nei prossimi anni prenderà corpo un più ampio insediamento industriale di circa 18 ettari di superficie, destinato a ospitare anche la nuova piattaforma del fresco e il più grande stabilimento dell’Europa meridionale per la produzione e la lavorazione dei surgelati, per una capacità produttiva totale pari a circa 127 mila tonnellate annue. In prospettiva Pizzoli ambisce non solo a giocare un ruolo da protagonista nel continente, ma anche a conquistare i promettenti mercati dell’Estremo Oriente, rafforzando il già solido rapporto con il territorio emiliano e creando nuova occupazione anche attraverso la riorganizzazione dello stabilimento di Budrio, destinato ad accogliere le attività di ricerca e sviluppo.

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Casa IL FUTURISMO DEL ROMPIGOCCIA A Milano per il restauro del palazzo Liberty FuturDome è stato utilizzato Cover Davanzale, prodotto che contrasta la trasmittanza delle soglie in corrispondenza degli infissi, assieme a SalvaCaldo, un cassonetto copri tapparella progettato per gli interventi di riqualificazione energetica

Le finestre ristrutturate viste dall'esterno

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l rompigoccia Cover Davanzale è un elemento realizzato con materiale espanso Df a elevata densità e con valore di conducibilità termica pari a 0.037 W/m²k. Rivestito in alluminio per poter essere verniciato in colorazioni Ral, nelle finiture opaca o satinata, è costruita su misura e sagomata per adattarsi perfettamente alla situazione esistente. Infatti, Cover Davanzale può essere utilizzata nel recupero di edifici con taglio moderno oppure su case storiche, come è avvenuto nel recupero del palazzo FuturDome a Milano, un progetto di housing museale dedicato all’arte contemporanea. Si tratta di un palazzo in stile Liberty, dove gli ultimi futuristi usavano incontrarsi negli anni Quaranta. Ora si chiama, appunto, FuturDome ed è stato concepito dall’Isisuf, Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo. PER LA RIQUALIFICAZIONE Nel restauro del palazzo è stato utilizzato Cover Davanzale, elemento che fa parte della linea Riqualifica, una gamma ideata per lavori di riqualificazione e ristrutturazione. In cui si trova anche la soluzione Blokko, progettata per l’ancoraggio degli scuri su cappotto, che facilita la posa anche quando i cardini non sono allineati tra loro: l’ampia superficie, infatti, permette al posatore maggiore margine di regolazione, indispensabile quando nelle ristrutturazioni sono riutilizzati gli scuri esistenti. Prodotto con materiale a elevata densità e bassa conducibilità termica (λ = 0,046 w/mk), Blokko è realizzato in base allo spessore del cappotto e fissato al muro attraverso un collante e un sistema meccanico. Terminato il lavoro di posa e finitura del cappotto basterà applicare i Cardini Df, progettati per essere avvitati direttamente sul prodotto, senza necessità di forare. In più, il montaggio è semplificato dal Morsetto Df, che permette di avvitare i cardini direttamente su Blokko senza margini di errore. PACCHETTO COMPLETO Un’ulteriore soluzione per completare la riqualificazione è il cassonetto SalvaCaldo, un copri tapparella progettato per gli interventi di riqualificazione energetica, che non richiede opere murarie ed è

Sezione del cassonetto SalvaCaldo

in grado di contenere i consumi di energia, migliorare il comfort degli ambienti interni e ottimizzare la gestione dei servizi energetici. L’utilizzo del cassonetto SalvaCaldo è indispensabile e indipendente dalla sostituzione degli infissi: un cassonetto non coibentato disperde un’elevata quantità di calore. Il cassonetto è costruito con materiale isolante di spessore 50 millimetri, λ di 0.035 W/m²k, oltre che essere rivestito da una resinatura di circa 4 millimetri, che lo rende omogeneo e pronto per la tinteggiatura. La tenuta all’aria tra cassonetto e muratura è garantita da una guarnizione autoespandente da applicare in fase di posa, mentre il sistema d’aggancio è assicurato da un telaio in legno, da fissare a muro nella parte superiore e al cielino nella parte inferiore.

Modello 3D di Blokko

LA SCHEDA PROGETTO: FuturDome LOCATION: Milano PRODOTTI: De Faveri rompigoccia Cover Davanzale, Blokko, Cassonetto SalvaCaldo D i c e m b r e / G e n n a i o

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LUXURY GOODS 1 2

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3 1.Tre nuove tinte per la linea di frigoriferi

Nostalgie di Gorenje: verde oliva, verde mela e rame per personalizzare e caratterizzare la cucina secondo il proprio modo d’essere. Disponibili in versione monoporta, doppia porta e combinati in classe energetica A++ e A+++. 2. Graff reinterpreta la forma meccanica del volante auto per Harley, la collezione di rubinetteria progettata da G+Design. Ora disponibile anche nella finitura nickel spazzolato, con una texture piacevole al tatto e antigraffio. 3. Fantasia su parete con la collezione Naive di WallPepper che raggruppa i soggetti più colorati, allegri, spensierati e cartoon del catalogo per animare le superfici di qualunque ambiente. 4. Emozione panoramica nel bagno by Glass Design con la serie Skyline: volumi e trasparenze si amalgamano alla location, arricchendo con eleganza l’ambiente. I vetri molati a 45 gradi, sono finemente assemblati con dolci ma evidenti pendenze. Disponibile in quattro formati extra-white e fumé. 5. Miramare è il nuovo caminetto di Palazzetti con basamento e pareti in marmo travertino alabastrino levigato opaco. Al suo interno, arde il focolare Monoblocco WT78F, mentre sulla cappa bocchette lineari con illuminazione led diffondono l’aria calda.

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IN SHOW 6 6. Limited edition per la Scaletta Plug&Play

di Tubes nella nuova finitura colore oro. Con la sua forma originale lo scaldasalviette dona personalità, passando con disinvoltura da un ambiente all’altro grazie all’alimentazione elettrica. Disponibile in due altezze da 140 e 185 centimetri. 7. Del Conca realizza una collezione di cementine 20X20 dedicata a Felix The Cat, il simpatico gatto nero creato da Otto Messmer e Joe Oriolo nel 1919. Lo spirito irriverente e contagioso di questo personaggio è pronto a invadere gli spazi della casa, dal bagno alla cucina, con due serie di decori: uno vintage e uno di ispirazione pop. 8. Finiture ricercate, preziosi tessuti, arazzi in edizione limitata, mosaici artistici e Vetrite alle pareti e nei pavimenti, nei top di mobili e in combinazione con il mosaico in pasta vetrosa e in marmo. Sicis Interiors è un universo completo di prodotti coordinati tra loro, per ambienti ricercati ed eleganti. 9. Montado fa parte della nuova collezione di rivestimenti murali in tessuto di Vescom, realizzati in polpa di legno compresso e caratterizzati da piccoli inserti. La variante grigio/argento richiama il cemento, mentre le aperture a stella rivelano frammenti della superficie specchiata sottostante che sembra accendersi in presenza di luce.

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ZAPPING WIENERBERGER BRICK AWARD PREMIA L’ARCHITETTURA

e fabbricati industriali; Sharing public spaces per edifici scolastici, culturali e sanitari confortevoli, funzionali e di impatto estetico, spazi pubblici e progetti per infrastrutture; Building outside the box per concetti e modi innovativi di utilizzo e applicazione dei laterizi. L’uso di prodotti di Wienerberger non è una condizione necessaria per la partecipazione, mentre saranno prese in considerazione solo le opere completate nel 2016 o in anni successivi. Le iscrizioni sono aperte fino al 9 aprile 2019 sul sito www. brickaward.com.

WIN BITUROOF PER UNIFORMARE I SUPPORTI BITUMINOSI DAI L ABOR ATORI DI RICERCA E SVILUPPO WINKLER NASCE WIN BITUROOF, SOLUZIONE PER UNIFORMARE I SUPPORTI BITUMINOSI DI TERRAZZE E TETTI PIANI. IL PRODOTTO VIENE ANCHE UTILIZZATO CON SUCCESSO PER FORMARE LA SGUSCIA DI RACCORDO SUGLI ANGOLI PARETE-PAVIMENTO. A BASE

Al via la nona edizione del premio biennale di architettura Wienerberger Brick Award che celebra l’utilizzo innovativo del laterizio in architettura. Le categorie in cui è articolato il premio sono cinque: Feeling at home per case unifamiliari, villette a schiera e piccoli progetti residenziali di alto livello architettonico caratterizzati da spazi all’insegna della sostenibilità, del comfort e del benessere; Living together per case multifamiliari che tengono conto delle nuove tendenze e sfide dell’urbanizzazione; Working together per edifici commerciali confortevoli, funzionali e di impatto estetico, uffici

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DI SPECIALI BITUMI IN DISPERSIONE ACQUOSA, WIN BITUROOF È UNA PASTA LIVELLANTE MONOCOMPONENTE E PRONTA ALL’USO, FACILE DA LAVORARE E POSARE CON STAGGIA, CAZZUOLA O SPATOLA METALLICA LISCIA E PER SPESSORI DA 2 A 15 MM PER MANO, FINO A UN MASSIMO 4 CM. PRIMA DELL’APPLICAZIONE, È NECESSARIO INTERVENIRE SULLE PARTI FORATE O DANNEGGIATE, O CHE PRESENTANO GOBBE E AVVALLAMENTI, UTILIZZANDO IL SIGILLANTE GOMMO-BITUMINOSO WINSEAL, CHE COMPLETA L’AZIONE DI PROTEZIONE DELL’IMPERMEABILIZZAZIONE.

SAN MARCO BRILLANTE COME L’ACCIAIO Minimalismo degli elementi d’arredo abbinato a finiture decorative dalla forte personalità. Uno dei trend più ricercati dell’interior design moderno vede protagoniste le pareti che trasformano gli ambienti grazie a nuovi effetti decorativi. Come Me-


tropolitano e Fusione di San Marco che richiamano la brillantezza dell’acciaio, l’aspetto tattile della resina e il carattere del cemento. Grazie all’uso del frattazzo in acciaio, i nuovi effetti decorativi sono facili da realizzare attraverso le finiture Cadoro e Cadoro Velvet e sono altamente personalizzabili grazie al Sistema Tintometrico Marcromie.

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FILA DETERGE ANCHE IN COREA L’esperienza Fila arriva anche in Corea del Sud per ripristinare e proteggere la bellezza dei pavimenti in marmo della piscina

del centro ricerche Cha Bio Complex, il polo di ricerca multifunzionale a Pangyo, Gyeonggi-Do. Il trattamento è iniziato con una pulizia delicata con FilaCleaner, un detergente concentrato neutro indicato per tutti i tipi di superfici, in particolare per le superfici con finitura levigata lucida. Il lavoro è poi proseguito con l’applicazione di FilaPS87, un detergente decerante sgrassante, in grado di pulire a fondo rispettando ESSENZIALE E CONTEMPORANEA, LA LINEA DI RUBINETTERIA IN ACCIAIO INOX SORIANO DI VICTORIA + ALBERT È ISPIRATA AI CONCETTI DI GEOMETRIA E FUNZIONE PURA. IL DESIGN ICONICO DI MENEGHELLO PAOLELLI ASSOCIATI, CARATTERIZZATO DA LINEE PULITE ED ELEGANTI, EVOCA FORME GEOMETRICHE SEMPLICI GIUSTAPPOSTE, IN CUI OGNI ELEMENTO SVOLGE UN COMPITO SPECIFICO. GEOMETRIA E INTERSEZIONE SONO LE PAROLE CHIAVE DELLA COLLEZIONE IN ACCIAIO INOSSIDABILE, NUOVO RIVESTIMENTO PRODOTTO DA VICTORIA + ALBERT, CON LO SCOPO DI

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il materiale. Per concludere il trattamento e assicurare una protezione a lunga durata, i professionisti Fila hanno utilizzato FilaW68, prodotto antimacchia a base acqua che impregna e protegge dagli sporchi oleosi materiali assorbenti. A bassissime emissioni di COV, è certificato da Gev, e marcato da Ec1plus e contribuisce al raggiungimento di crediti Leed.

BOERO COLORA TORINO SOSTENIBILE

Il Gruppo Boero sponsorizza con i suoi colori il progetto di street art TOward 2030. What Are You Doing?, promosso dalla Città di Torino e da Lavazza. Il progetto prevede la realizzazione di 17 opere di arte urbana che interpretano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, con lo scopo di sensibilizzare sul tema della salvaguardia del pianeta. Boero ha partecipato attivamente mettendo a disposizione i propri tecnici per valutare i supporti e, insieme alla Fondazione Contrada Torino Onlus, identificare i cicli per esterno più idonei in base alla tipologia e alle condizioni della superficie. Per le finiture dei primi quattro murales sono stati selezionati i prodotti Boero Kompatt Plus e Litosil, altamente resistenti agli agenti atmosferici e al degrado causato dagli agenti atmosferici. Ogni finitura è stata poi declinata nei colori indicati dagli artisti e selezionata all’interno delle collezioni dedicate ai rivestimenti per esterni.

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HIGH TECH

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cede alla cottura. Tramite uno schermo touch i clienti possono selezionare la forma di pane desiderata, servita da un braccio meccanico.

AMAZON CONTROLLA IL VOSTRO BAGNO DISTRIBUZIONE, UN ROBOT PER IL PANE L’automazione procede a grandi passi, anche nella distribuzione. Un esempio è BreadBot, sistema presentato al Ces di Las Vegas. Si tratta di un dispositivo che cucina e vende pane, tutto senza intervento dell’uomo. Basta aggiungere gli ingredienti, e BreadBot impasta, aggiunge acqua e lievito, prepara pane in cassetta. Poi, ogni sei minuti, attraverso la fase di levitazione in una camera ad alta umidità, pro-

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Finanza con l’e-commerce. È il nuovo fronte inaugurato da Zalando, portale specializzato nel settore della moda. Obiettivo: ingolosire i clienti con l’offerta di pagamento posticipato. I clienti di Zalando, infatti, avranno a disposizione un’opzione che consente di non pagare in anticipo l’acquisto. Non solo, potranno anche ordinare taglie diverse dello stesso prodotto e pagarne solo una, quella che è giusta. Beneficiare di un periodo di pagamento posticipato, inoltre, consente di gestire il proprio budget in modo più semplice e conveniente. Il sistema è già stato testato in Francia con successo. Ora arriva anche in Italia.

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Una delle novità presentate al Ces di gennaio riguarda il locale bagno. La proposta è di Kohler, azienda Usa nota soprattutto come produttore di sanitari, anche ad alta tecnologia. La società ha già proposto Kohler Konnect, linea di prodotti smart per la cucina e il bagno, che utilizzano controlli e sensori di movimento, preset personalizzati e comandi vocali basati su Alexa, l’intelligenza artificiale di Amazon. Al Ces Kohler ha presentato Veil Lighted Bathroom Collection, suite basata sull’illuminazione smart. Tutto, dalla «toilet intelligente» allo specchio, è dotato di illuminazione connessa, che è possibile controllare tramite movimenti, telecomando fisico o voce, grazie alla connessione con il sistema cloud di Amazon.

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IL VENETO FORMATO BITCOIN Ad Abano Terme (Padova) è nato il Bitcoin Veneto Center. Si tratta del primo centro multi proposta per il settore criptovalute in Italia. L’idea è di tre imprenditori che dopo aver dato vita ai portali Bitcoinveneto.it e Bitcoinvenetocenter.it hanno deciso di creare un punto fisico per offrire anche a chi ha poca dimestichezza con gli strumenti digitali competenza e servizi di consulenza, scambio monete, vendita di wallet-portafogli e configurazioni del software per aziende e privati che vogliono avvicinarsi al mondo delle criptomonete.

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MANUALE DI DESIGN THINKING. Progettare la trasformazione digitale di team, prodotti, servizi ed ecosistemi

ITALIA FELIX. Uscire dalla crisi e tornare a sorridere

di Massimiano Bucchi

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2018; pp. 222, 18 euro

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Non sempre tutto va a buon fine. Dal flop di un prodotto a un rigore sbagliato, gli errori non sono tutti uguali nelle loro conseguenze. Massimiano Bucchi, docente di Sociologia della Scienza e di Comunicazione della Scienza presso l’Università di Trento, racconta la storia di alcuni fallimenti, alcuni memorabili (come quello della Kodak), altri più banali e quotidiani per riflettere sul nostro modo di guardare agli errori, di comprenderli e interpretarli.

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2018; pp. 350, 34,90 euro Come progettare o riprogettare prodotti, servizi, processi, modelli di business ed ecosistemi? Il Manuale di Design Thinking fornisce gli strumenti necessari per dare il via alla trasformazione digitale e vincere le sfide complesse che riserva il futuro. A patto di saper cambiare la propria forma mentis e di adottare un forte orientamento all'utente, con l'uso di rapide iterazioni e metodologie agili, in team multidisciplinari e motivati. Le illustrazioni e le soluzioni di casi reali offrono una marcia in più. Perché: il Design Thinking è la lingua dell'innovazione, questo libro il suo dizionario

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SBAGLIARE DA PROFESSIONISTI. Storie di errori e fallimenti memorabili

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Perché: storie avvincenti e inaspettate per riflettere sul nostro rapporto con il fallimento

2018; pp. 22, 18,50 euro Abbiamo mille ragioni per lamentarci, ma altrettante per essere felici. Ne è convinto l’imprenditore Andrea Illy che, assieme al giornalista economico Francesco Antonioli, ragiona in questo libro sull’Italia, culla del ben vivere e della creatività, ma anche patria di mille problemi. Otto capitoli dedicati a economia, finanza, scuola, politica, per analizzare i fenomeni in atto e indicare le direzioni per cambiare rotta prima che sia troppo tardi. «L'Italia ha un vantaggio competitivo endogeno legato al concetto del bello, del buono, del ben fatto. Un'attitudine che deriva sia dalla vena creativa, alimentata dall'incommensurabile patrimonio di bellezze del nostro Stivale, sia dalla cultura manifatturiera di mestieri tramandati da generazioni. Queste sono tutt'oggi le nostre armi di rilancio». Perché: un libro ottimista su come uscire dalla crisi e tornare a sorridere YO U T R A D E

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