ZABAIONE NUMERO 1 ANNO XVI GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006 SETTEMBRE MMXXI
INTERVISTE GUGLIELMO PENSABENE
EDITORIALE
INIZIAMO?
di Daniele musatti
Buongiorno Pariniani! Quanto tempo è passato dall’ultimo numero regolare di Zabaione. Ormai solo le quarte e le quinte ricordano l’emozione di ricevere una volta al mese dei bellissimi cruciverba e sudoku – con un più o meno ampio corollario di articoli, ma chi li legge quelli? Non avendo niente di meglio da fare, sono stato costretto ad affrontare il mio primo editoriale di un numero cartaceo, nonché il primo editoriale vero e proprio da gennaio del 2020, mi si è posto davanti un dubbio, di cosa parlare? Seguendo la nobile tradizione di Zabaione sono andato a rileggere qualche vecchio numero ed ecco il colpo di genio: la linea editoriale. “Cos’è la linea editoriale?” mi dirà quel pariniano che dei giornali sa solo farne cartapesta – o forse anche quella sporca troppo le sue delicate manine? – di quello parleremo poi, ma prima bisogna rispondere alla domanda di chi non sa o non ricorda: cos’è Zabaione? Zabaione, che i veterani chiamano affettuosamente Zaba, è il giornale autogestito degli studenti del Parini, di vetustissime origini e ancor più antica tradizione (non stiamo a parlare del caso Zanzara del ’66 che sennò si annoiano tutti a morte). In tempi lontani, prima di questa poco felice parentesi pandemica, eravamo un giornale mensile, diviso in due sezioni: l’attualità, adesso controllata e corretta dall’eccelsa Martina Lombardo di 4A, in cui si parla di argomenti seri e importantissimi, di cui siamo tanto fieri quanto poco interessa ai pariniani – voi, che siete migliori, dateci una lettura veloce 2
veloce, giusto per farci contenti e per prepararvi ai cruciverba, non si sa mai che non vi troviate qualcosa di interessante. L’altra sezione è quella di svago, di cui tiene le redini l’efficientissima Maria Cattano di 5H, qui troverete recensioni di film, mostre e tanto altro, nonché qualche rubrica vecchia e qualche nuova. Ovviamente qui c’è anche la massima passione del pariniano annoiato: il cruciverba. E questo articolo qua in che sezione rientra? In nessuna delle due: questo è l’editoriale, dove il direttore parla (leggasi: lamenta, N.d.R.) di quello che gli pare e piace, per far sì che viva in felici illusioni foscoliane e che non si accorga dei caporedattori che nel frattempo si sono impossessati del giornale. È giunto il momento di parlare dei nostri piani per quest’anno: cosa abbiamo intenzione di fare? In questi mesi speriamo di aiutare a riaccendere lo spirito dei pariniani, affiocato da due anni di reclusione, con un giornale fatto dagli studenti per gli studenti – frase che sembra un po’ un cliché ma che ha alla base un bisogno importante per tutti noi: riaprire una piattaforma di discussione e di dibattito. Parleremo di politica, di scuola e anche di politica d’Istituto, che negli anni è stata sempre più trascurata. Ovviamente ci daremo anche ad argomenti più frivoli, parlando di cinema e di intrattenimento – senza mai trascurare l’enigmistica! A questo punto il buon pariniano, ricordatosi dell’enigmistica, si starà chiedendo: “ma che ci faccio ancora qui?” La palpebra comincia a calare, le lettere si fanno più piccole e dense, le parole per-
dono di significato… è giunta l’ora di chiuderla qui. Prima che ve ne andiate ho solo due cose da dirvi: non troverete niente sulle elezioni della Consulta e del Consiglio d’Istituto, tutto quello è rimandato al prossimo numero, con qualche considerazione, le interviste ai nostri rappresentanti e qualche altra sorpresina… nel frattempo, congratulazioni ai neoeletti Rappresentanti d’Istituto! L’altra nota, più triste, è che è mancato il prof Nello Forti Grazzini, storico professore di storia dell’arte del Parini. I nostri pensieri vanno alla sua famiglia, ai suoi amici e colleghi e ai suoi studenti, famiglia spirituale di ogni bravo insegnante. A.a.v. Detto questo, ci vediamo in corridoio!
Vi piace quello che leggete? Volete scrivere anche voi? Scriveteci su Instagram (@zabaione.liceoparini) per partecipare alle prossime riunioni del giornale, ogni mercoledì alle 14.00 da qualche parte dentro la scuola!
SOMMARIO
epidemia di PAG. 3 astensionismo guglielmo pensabene: PAG. 4 dal parini alla politica le cose che sapevamo PAG. 6 già tutti Fuori dal tunnel?PAG. 8 Tium exerovid et omnisPAG. 9 ZabarecensioniPAG. 10 zabaoracoloPAG. 12 l'angolo del libertarioPAG. 12 zabaenigmisticaPAG. 13
ottobre 2021 Anno XVI
Numero 1 ZABAIONE
ATTUALITÀ
EPIDEMIA DI ASTENSIONISMO
ELEZIONI ALL’INSEGNA DEL TORPORE, I CITTADINI SI ADEGUANO di martina lombardo, Alessia petrera, jessica stefanini e lorenzo vinelli
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he il sindaco Sala accompagnerà i milanesi per un altro mandato è ormai risaputo. Quel che è incerto è se sia stato rieletto per un dirompente apprezzamento da parte della cittadinanza del suo operato negli ultimi cinque anni, o la causa sia da cercare altrove. Ma su questo torneremo più tardi. È probabile che, risultato finale escluso, pochi sappiano dei programmi elettorali presentati dai tre principali candidati, che sicuramente è uno dei grandi punti deboli di questa tornata elettorale: escludendo gli anonimi manifesti esposti per la città— quelli per il candidato della destra non mostravano nemmeno il suo viso— la diffusione di informazioni al riguardo è stata decisamente carente, facendo cadere l’imminente arrivo delle comunali nel disinteresse collettivo. Chi in assoluto si è rivelato sostanzialmente incapace di fare propaganda in modo accettabile è proprio Luca Bernardo, ritardatario paladino del centro-destra che si è fatto notare da quei pochi milanesi che hanno ritenuto di compiere uno sforzo attivo per informarsi riguardo ai candidati e ai loro programmi per i suoi passi falsi e l’atteggiamento demagogico. Temiamo sia improbabile che la città dimentichi presto le eclatanti cadute di stile del primario del Fatebenefratelli, prima fra tutte quella che ha visto la sua rivoltella ZABAIONE
come protagonista. A rafforzare la convinzione che la sua tardiva candidatura sia quasi dovuta al caso— e all’incapacità della destra di scegliere di concerto un candidato prima che fosse sostanzialmente troppo tardi— c’è sicuramente la sua mancata esposizione del programma: 80 pagine di proposte per la città, il cui sviluppo è probabilmente passato in secondo piano a causa della tardiva candidatura di Bernardo, così indotto ad agire in modo più incisivo e veloce, evidenziando soprattutto vari aspetti problematici della prima amministrazione Sala nella speranza di scoraggiare la sua rielezione. Ancor meno influente è stata Layla Pavone, candidata Cinque Stelle, che a dispetto dell’ appariscente slogan Milano Prima Donna è stata costretta alla pressoché totale invisibilità. Chi invece non ha avuto bisogno di spendersi in propaganda è Sala, partito in una posizione di indubbio vantaggio in quanto già sindaco in carica, e non a caso tutti i pronostici concordavano su una sua rapida vittoria; nonostante ciò, i punti di scarto erano stati notevolmente sottostimati, e con più del 57% dei voti il primo cittadino ha ottenuto un risultato che ha espressamente definito storico. Milano potrà forse trarre giovamento da una continuità amministrativa destinata a durare fino alla vigilia delle Olimpiadi del 2026, come dalle proposte avanzate dal sindaco nel suo programma, incentrato su una più rapida tran-
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sizione ecologica e sulla riqualificazione di numerosi quartieri— a riparare il crescente stato di degrado che si è ultimamente notato dilagare nelle zone meno centrali. Ma è stato questo ad aver convinto i milanesi? Forse una parte, certamente più esigua di quanto sembri; se quella di Sala è una vittoria schiacciante sui suoi sfidanti, il risultato delle elezioni non è necessariamente rappresentativo dell’opinione della cittadinanza: con un’affluenza del 47% si registra infatti una percentuale ai minimi storici— e questo risultato pare roseo se confrontato con quelli di altre città italiane. Un tale tasso di astensionismo è raggelante, soprattutto in un luogo dinamico quanto Milano; proprio questo rende difficile credere alla facile spiegazione del fenomeno per cui la pandemia ha intorpidito i milanesi— gli italiani— al punto da non preoccuparsi di esercitare il proprio diritto di voto per influenzare il futuro dei propri comuni, ma certo, non si sa mai. Possibile, forse, che i candidati presentati e la situazione politica generale che si sta vivendo lascino talmente scontenta la maggioranza degli elettori da spingerla a voler dare un messaggio, astenendosi? In ogni caso, l’affermazione di Bernardo per cui la vera vittoria delle elezioni è andata all’astensionismo non pare affatto fuori posto. 3
ATTUALITÀ
GUGLIELMO PENSABENE: DAL PARINI ALLA POLITICA
INTERVISTA ALL'EX RAPPRESENTANTE D'ISTITUTO, ELETTO IN ZONA 3 di Giosuè inzoli, Federico lombardo e Francesco rousseau Come sei entrato in contatto con il mondo della politica? Mi ci sono avvicinato al Parini; in IV ginnasio andai a una riunione del Collettivo e penso sia stata la prima volta in cui sono entrato davvero in contatto col mondo della politica, ma non mi trovai particolarmente bene; non intendo dal punto di vista ideologico, ma caratteriale. Dunque decisi di passare a Zabaione, perché analizzare quello che succedeva a scuola mi sembrava più divertente e anche più utile. E invece poi dalla politica scolastica qual è stato il passaggio e il processo che ti ha spinto a candidarti nel Consiglio Municipale? Una volta arrivato all’università mi sono iscritto al Partito Democratico, ma a diciannove anni sinceramente non sapevo neanche dell’esistenza dei Municipi. Poi cominciando a far politica negli ultimi tre anni ho scoperto la parte istituzionale legata a Milano e così quando l’anno scorso mi è stato proposto di candidarmi ho accettato, perché credo nelle mie idee, e portarle avanti anche nelle istituzioni è un sogno. Parlando invece del tuo programma, quali sono state le proposte che ti sembra abbiano riscosso maggior interesse nel tuo elettorato? Sicuramente la chiusura di 4
Corso Buenos Aires al traffico il sabato e la domenica è stata accolta positivamente da molti, anche se sono stato l’unico del PD ad averla proposta. Andare ad incidere sul corso più trafficato di Milano e trasformarlo in qualcosa di più simile alle Ramblas di Barcellona dove poter camminare, fare shopping e mangiare senza le macchine che ti passano intorno il fine settimana dà l’idea di una città che si muove ad un’altra velocità e in un altro modo. Riguardo al traffico, le strade parallele di Buenos Aires sono in grado di supportare il peso deviato dal corso? Le persone che frequentano Buenos Aires nel fine settimana lo fanno soprattutto per shopping; devono capire che esiste la metro linea rossa apposta, va velocissima e passa ogni 2 minuti. Ciò che prima facevi con la macchina ora lo puoi fare tranquillamente con i mezzi pubblici, a piedi o in bici. Non è solo il traffico, ma è anche rinunciare ad usare la macchina per piccoli spostamenti. L’idea è quella di liberarla dal traffico sistematicamente ogni fine settimana, così da sfruttarla in modo diverso come con tavoli da ping pong o bancarelle, seguendo l’esempio di Corso Vittorio Emanuele. Rimanendo sul tuo programma, riguardo alle biblioteche aperte tutto il giorno in que-
sto momento sono frequentate tanto da giustificare l’estensione dell’orario di apertura? Sì, decisamente. Devono essere lo Stato e il Comune a mettere a disposizione luoghi dove si possa studiare in tranquillità e si possa costruire la propria formazione come cittadino che servirà per tutta la vita. È incredibile che le biblioteche ancora oggi chiudano alle 18 tutti i giorni e la domenica siano chiuse. Se uno vuole studiare fino a mezzanotte, perché non deve poterlo fare? E poi perché devono essere chiuse la domenica? Se uno avesse l’esame il giorno dopo deve poter studiare. Parlando del sindaco, Beppe Sala, cosa si potrebbe migliorare secondo te dallo scorso mandato? Secondo me quello che possiamo dare di più fondamentalmente è coraggio, perché la visione è quella giusta: credo che Milano dopo l’Expo abbia avuto un grande salto di qualità. Una cosa positiva che è stata fatta sono i tavolini da ping pong e l’incremento delle aree pedonali, che non devono sparire. Una cosa che secondo me va fatta è prendere spunto dalle città del nord Europa piuttosto che le altre grandi città italiane, perché purtroppo sono rimaste abbastanza indietro. La rielezione di Sala è una dimostra-
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ATTUALITÀ zione di come i cittadini vogliano cambiare, e proprio perché abbiamo il 60% delle preferenze non abbiamo più alcun motivo per ascoltare chi vuole mantenere uno status quo che non fa comodo alle nuove generazioni, né da un punto di vista climatico o ambientale, né di qualità della vita. Quello che poi è mancato è l’attenzione al sociale: la sensazione è che Milano stia andando ad una grande velocità, ci sono più week che settimane normali. È una città che ti chiede tanto e questo crea ansia, e pesa a molti. Una delle proposte che ho portato era lo psicologo di quartiere, pensiamo ai problemi legati al Covid, e avere una figura accessibile per tutti e disponibile sarebbe di grande aiuto. A Milano non se ne parla, ma questo rischia di diventare un problema soffocante per molti. Rimanendo su Sala e l’aspetto ecologico, lui si è mostrato molto attivo su questo piano ma dall’altra parte ha anche cementificato moltissimo. Come si ri-
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conciliano le due cose? È difficile riconciliarle. A Milano c’è un problema abitativo molto grande, che forse capirete andando ad abitare da soli con la maggiore età: trovare un appartamento accessibile a Milano è quasi impossibile. Perché? Perché tutti vogliono venire ad abitare a Milano. Molte persone si trasferiscono qui e chi ci abita da tempo non ha intenzione di cambiare. Quando si ha questo problema è normale che tu costruisca. Il punto è il modo in cui costruisci. L’importante è mettere dei vincoli; per esempio, su un 100% di terreno edificabile, il 40% lo usi per il verde, e la parte che costruisci la rendi accessibile a tutti fissando dei paletti sui prezzi di vendita. Piccola parentesi sempre riferita all'inizio del tuo percorso politico e anche giornalistico, le tue esperienze giornalistiche e politiche al Parini quanto hanno influenzato la tua scelta di entrare in politica una volta uscito? Tantissimo, perché sono state
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determinanti. Al Parini ho conosciuto Sala quando una sera venne a un concerto della scuola e noi lo intervistammo come Zabaione; lì ebbi l’opportunità di fare due chiacchiere col sindaco. Fu una cosa estremamente emozionante ed è stato la prima figura politica che ho avvicinato, e l’ho avvicinato grazie a Zabaione. I miei primi approcci con la politica sono stati tutti quanti al Parini, che mi ha effettivamente influenzato tantissimo. Una domanda riguardante il futuro: ora sei in consiglio municipale, quali sono i prossimi passi? I prossimi passi sono ancora incerti, vedremo nel 2026 cosa farò, intanto ho cinque anni davanti. Penso che avrò la Presidenza della commissione di politiche sociali, della casa, e vediamo se avrò quella della mobilità, per cui avrò modo di incidere sul mio municipio. Chiaramente mi piacerebbe incidere sulla città; nel 2026, se ci sarà modo, proverò a fare quello.
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ATTUALITÀ
LE COSE CHE SAPEVAMO GIÀ TUTTI
COME IL GIGANTE DEI SOCIAL COMINCIA A VACILLARE Di Daniele musatti e emma torreggiani In queste ultime settimane Facebook sta avendo molte difficoltà, non solo per il blackout del 4 ottobre— il più lungo della storia, che ha portato a un grande calo delle utenze— ma anche per l’inchiesta del Wall Street Journal, i Facebook Files, basati su documenti rilasciati da un’ex dipendente dell’azienda, Frances Haugen. La Haugen è un'analista dati di trentasette anni, che ha lavorato per Pinterest, Google e Yelp e infine, nel 2019, si è unita a Facebook come product manager nella sezione Integrità Civica, la cui funzione era di controllare e segnalare i post che richiamassero alla violenza o che presen-
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tassero fake news: all’epoca disse infatti che avrebbe accettato il lavoro solo se avesse potuto agire per contrastare il fenomeno della disinformazione. Nel 2020, in seguito alle elezioni negli Stati Uniti, la sezione Integrità Civica è stata sciolta perché ritenuta ormai inutile. Fu in quel momento che la Haugen si rese conto di come l’impresa statunitense non presti abbastanza attenzioni alla sicurezza degli utenti: senza la sezione Integrità Civica non c’era nulla a controllare che post violenti, discriminatori o contenenti false informazioni non fossero resi pubblici. Per questo prese la decisione di rivelare pubblicamente
ciò che Facebook teneva nascosto. In un primo momento ha raccolto materiale compromettente, ovvero informazioni riguardanti le azioni di Facebook, che poi ha condiviso con il Wall Street Journal e con la SEC (Securities and Exchange Commission, N.d.R.), che le hanno pubblicate subito dopo. Così la Haugen si è conquistata l’appellativo di whistleblower. Il suo anonimato non è durato a lungo: il 3 ottobre 2021, durante un’intervista nella trasmissione 60 minutes, ha rivelato la sua identità, spiegando le ragioni che l'hanno spinta a fronteggiare Facebook. Queste ultime, come ha spiegato al pubblico nell’inter-
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ATTUALITÀ vista, sono esclusivamente per il bene della società. Effettivamente questo social, se utilizzato da persone irresponsabili, che condividono appositamente contenuti falsi o improntati alla violenza, porta inevitabilmente a conseguenze negative; non possiamo dimenticare che tra gli utenti dei prodotti di marchio Facebook (che comprende anche Instagram e WhatsApp) ci sono giovani, adolescenti e addirittura bambini. Il problema è che su questi canali social si condividono contenuti che non sempre sono pubblicati per il giusto fine e con il giusto messaggio. Uno studio dice, infatti, che il 13,5% delle ragazze adolescenti sostiene che Instagram aumenti e peggiori pensieri suicidi; il 17% dichiara che parecchi disordini alimentari peggiorino visitando quotidianamente il social. Questo sta a dimostrare che anche le foto di fisici surreali e vite che paiono perfette mostrate sui social diventano spesso ciò che causa a molti adolescenti di sentirsi imperfetti e inutili, di essere privi di autostima e di ritenere la propria vita un fallimento. Facebook però non danneggia esclusivamente gli adolescenti, ma anche la democrazia. Come dice la Haugen nel suo discorso, infatti, ormai è divenuto normale per i politici utilizzare questo social come mezzo di propaganda e di diffusione di idee, poiché è frequentato dalla maggior parte della popolazione e quindi tutto ciò che viene scritto o detto viene amplificato e diffuso nel giro di poche ore. Anche la privacy della popolazione è messa a rischio: lo scandalo di Facebook-Cambridge Analytica ha rivelato che i dati personali di 87 milioni di account ZABAIONE
sono stati raccolti e utilizzati per scopi politici, senza alcun consenso da parte degli utenti. In aggiunta, come sostiene la Haugen, Facebook provoca anche violenze a livello globale: per esempio, nel caso del genocidio in Myanmar, il social in questione ha dato visibilità alle campagne d’odio razziste contro la minoranza dei Rohingya, ma si è anche rifiutato di assumersi la responsabilità di queste violenze, scaturite anche in seguito alla pubblicazione di notizie false sulla piattaforma. La politica è, dopotutto, il motore decisionale della società: se essa si ammala, anche tutto il resto della società ne risente. Proprio per questo la Haugen ha portato questo caso di fronte al Senato degli Stati Uniti e il Parlamento britannico, dove in queste settimane si stanno svolgendo delle inchieste, il cui fine è quello di far intervenire lo Stato nell’amministrazione del social: la Haugen vuole che ci siano delle leggi che controllino i contenuti che vengono condivisi e pubblicati. Questo non significa che si deve far chiudere Facebook; a questo proposito la whistleblower, nella sua intervista dice: “Mi sono unita a Facebook perché penso che Facebook abbia il potenziale per tirare fuori il meglio di noi. Ma […] credo che i prodotti di Facebook […] indeboliscano la nostra democrazia.” Ovviamente Mark Zuckerberg, che rappresenta Facebook, non è rimasto zitto: ha negato tutte le accuse, spiegando che Facebook ha dedicato un’intera squadra all’eliminazione dei contenuti dannosi per la community. Anche le accuse rivolte a Instagram sono state giudicate infondate dall’amministratore delegato, che
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sostiene che se gli adolescenti e i bambini hanno accesso al mondo virtuale è soltanto colpa dei genitori che regalano cellulari, tablet e computer ai figli troppo presto, affermazione che, però, non lo discolpa da tutto ciò che sta avvenendo, perché non bisogna dimenticare che le vittime dei social non sono solo le persone giovani. Tuttavia, la responsabilità non è imputabile unicamente a Facebook e al suo fondatore. Se è vero che gli algoritmi dei social privilegiano i contenuti divisivi, rabbiosi, polarizzanti, è vero anche che questo succede perché questi contenuti riscontrano maggiore interesse da parte dell’utenza. Alla fine ci si ritrova a porsi delle domande: se la Haugen ottenesse quello per cui sta combattendo, cosa succederebbe? Come ne uscirà Facebook? Se il social venisse migliorato, continuerebbe a riscontrare lo stesso interesse da parte delle persone? Dopo la stesura di questo articolo, Mark Zuckerberg, AD di Facebook, ha annunciato un rebranding: la società madre delle varie piattaforme di social media non si chiamerà più “Facebook, Inc.” ma bensì “Meta Platforms, Inc.” Sorge spontaneo chiedersi quanto questo cambiamento fosse già in elaborazione o se sia stato causato dai Facebook Files. La verità è che non importa. Perché? Perché il tentativo di cambiare l’immagine della piattaforma e dell’azienda che vi sta dietro è inutile se non vengono anche apportati cambiamenti drastici al funzionamento delle suddette piattaforme. Ora la palla è in mano a Zuckerberg. Noi staremo a vedere. 7
ATTUALITÀ
FUORI DAL TUNNEL?
COME IL CORONAVIRUS HA CAMBIATO LA SCUOLA di caterina borello, maria cattano e angelica turi, vignetta di virginia gallana
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ad: didattica a distanza, da remoto, lezioni online… Se qualcuno si fosse rivolto a uno studente del 2019 usando uno di questi termini avrebbe ricevuto solo sguardi vagamente confusi in risposta. Invece eccoci qui, agli sgoccioli del 2021, dopo due anni che ci hanno resi inevitabilmente esperti delle nuove modalità che la pandemia ci ha costretto ad adottare. Ne parliamo in un ottobre che sembra quasi normale, in cui siamo tornati a scuola, pagando il modico prezzo di una mascherina sul viso per sei ore al giorno. Non così male, se pensiamo che l’anno scorso in questi giorni ricevevamo una notizia che per alcuni è stata fonte di immensa gioia, e per altri la peggiore che potesse arrivare: dopo nemmeno un mese pieno di frequenza si tornava alla DAD al 100%. Le aule sono rimaste vuote fino all’inizio inoltrato del 2021. Non c’è da meravigliarsi se su questa didattica a distanza, nemica-amica di tutti gli studenti, sono già spuntati saggi, articoli e libri a bizzeffe. Nessuno di noi si dimenticherà mai di come ha trascorso i periodi in cui non si poteva andare a scuola: ci svegliavamo, facevamo colazione, i più temerari si spingevano fino alla scrivania, altri portavano il computer sotto l’amatissimo piumone e seguivano le lezioni dal letto. Il sopracitato studente del 2019 darebbe forse qualsiasi cosa per non doversi alzare 8
ogni mattina con il buio e sfidare il gelo milanese per poi trascorrere interminabili ore seduto al banco. Sembra un sogno, se descritto in questi termini; purtroppo per molti si è invece tramutato in incubo con l’inesorabile scivolare via delle ore, i giorni, i mesi tra le quattro mura della propria stanza. È vero, fare le verifiche nella nostra rassicurante cameretta è ben diverso dal farle sotto il penetrante sguardo inquietante dei professori, ma forse avremmo preferito sopportare gli occhi degli insegnanti intenti a controllare tutte le nostre mosse per non dover rinunciare ai sorrisi e agli abbracci dei nostri compagni, ai vicini di banco, alle uscite dopo scuola, a ogni aspetto della nostra vita scolastica e sociale che davamo per scontato. Sono stati mesi che speriamo di non essere più costretti a rivivere e che, in effetti, allo stato attuale non stiamo rivivendo. Ottobre 2021 ci vede invece ai nostri banchi, con le classi al completo, tutti i giorni. I mezzi al mattino non sono più una desolata e vuota landa spettrale; al bar è tornata la fila e la calca al portone per uscire sta decisamente ricomparendo. Cos’è cambiato, in un anno? La pandemia è forse miracolosamente scomparsa? Certo che no. Ma adesso abbiamo un forte alleato per combatterla: il vaccino, l’argomento più scottante e controverso degli ultimi mesi, una minuscola iniezione che ha sollevato intorno a sé un polverone di dimensioni più
che titaniche. È superfluo soffermarsi sulla polemica dei no vax, sulle varie teorie complottiste, sugli episodi di sciocca violenza, ignoranza e insensatezza di cui si legge sui giornali. La stragrande maggioranza di noi non può far altro che scuotere il capo in diniego di fronte a chi teme un qualche microchip nascosto nella siringa o chissà quale dittatura sanitaria e non è disposto ad ascoltare alcuna spiegazione logica e supportata dalle recenti ricerche scientifiche. Probabilmente molti di noi si sarebbero fatti iniettare anche il sapone liquido, pur di riavere indietro la nostra normalità, pur di tornare in classe e proseguire in modo serio il proprio percorso di studi, dunque il problema ci tocca relativamente. È stata una piacevole sorpresa vedere che, solo pochi minuti dopo l’apertura delle prenotazioni del vaccino anche agli adolescenti, le date erano già tutte occupate: si tratta di un indicatore eloquente del fatto che la nostra generazione, con tutti i suoi numerosi difetti, ha una giusta fiducia nella scienza e ha abbastanza senso civico e rispetto per la salute— la propria, quella dei propri cari, e quella pubblica— da voler contribuire a tutelarla, nonostante le inquietanti fake news circolate durante quest’anno. E quella tanto sospirata normalità, l’abbiamo ottenuta? Potremmo cautamente rispondere di sì, quasi. Abbiamo riconquistato i corridoi del nostro Parini e i Faber
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ATTUALITÀ a classi miste che rappresentano un aspetto unico e distintivo della nostra scuola. Il sabato sera usciamo, ci vediamo con i nostri amici, il Green Pass ci fa sentire non immuni, ma quantomeno più tranquilli, e ci dà una libertà altrimenti preclusaci in un periodo simile. Non è ancora possibile pensare a discoteche piene o parterre di concerti affollati, ma se non altro non siamo bloccati nel soggiorno di casa nostra. Ma fino a che punto possiamo parlare di normalità? Non possiamo pensare di essere tornati alla situazione— idilliaca, pensandoci a posteriori— che vivevamo prima dello scoppio della pandemia. Il Coronavirus, la quarantena, le lezioni online hanno avuto effetti che senza alcun eufemismo si possono definire devastanti sulla nostra generazione. Basti pensare all’aumento del 24% dei disagi psicologici registrato nelle fasce più giovani della popolazione, o alle conseguenze catastrofiche sull’apprendimento degli studenti di ogni età e grado di istruzione. Ci sono stati degli osta-
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coli che purtroppo non tutti hanno avuto la possibilità di superare, all’interno della nostra come di tutte le scuole d’Italia: la connessione che non va, Google Meet che a tratti non vuole saperne di ammettere gli studenti nella lezione, camere condivise con fratelli e sorelle rumorosi, disorganizzazione dello stesso istituto per quanto riguarda gli orari e le modalità, scarsa chiarezza dal governo su eventuali ritorni, per non parlare della effettiva difficoltà nell'apprendere ogni giorno dietro uno schermo… Si potrebbe stilare un elenco infinito di disagi che gli studenti hanno subito dal primo giorno di DAD, e di cui tanti stanno ancora pagando il prezzo. Si tornerà alla scuola di prima? Certo— o meglio, si spera— ma c’è una generazione irrimediabilmente danneggiata da lunghi mesi di didattica discontinua e decisamente complessa. Volendo discutere di dettagli forse più banali, nessuno di noi è più capace di immaginarsi una metropolitana o un negozio senza
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mascherine, e pochi guardano al presente e al futuro con l’ottimismo del pre-covid. Una caratteristica dei giovani è proprio la speranza, la capacità di immaginare se stessi alla conquista del mondo, di avere una fiducia incondizionata in quello che verrà; la pandemia ha portato via anche l’idea di potersi spostare senza prima aver controllato il numero di casi nella nostra meta, o la voglia di aprirsi agli estranei di cui non sappiamo alla perfezione il numero di anticorpi. La speranza, la fiducia nella scienza, la voglia di accogliere i timidi cenni di ripartenza che possiamo trovare in primis nel contesto scolastico sono ciò che ci salverà in quest’anno incerto, dall’andamento traballante. Non si può riavere indietro il “prima”, ma è lecito e necessario pensare al “dopo” concentrandosi su ciò che di buono si può ricavare da un evento storico di tale impatto. Insomma, rimaniamo ottimisti; occhio, però, a non essere troppo “positivi”…
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ZABARECENSIONI
di irene civitillo, alessia cuzzocrea, chiara galgani, victoria lucarelli, ludovica sancassani e francesco sciarrino
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SQUID GAME
n variegato gruppo di persone accomunate dal bisogno di denaro sceglie di partecipare ad un gioco misterioso, con la prospettiva di un premio pecuniario in grado di pagare i loro debiti. Vengono portati in una struttura situata su un’isola remota e sottoposti a una serie di prove, rifacimento di passatempi per bambini popolari in Corea, ma con conseguenze mortali. Quando si perde, si viene “eliminati” nel vero senso della parola. I vari personaggi vengono da contesti sociali completamente diversi e costruiscono un microcosmo che rispecchia la società odierna. Tutti loro sono eguali nel gioco, privati della loro identità tramite la sostituzione del loro nome con un numero. Assistiamo così alla graduale perdita di umanità di queste persone, il tutto inserito in un’ambientazione stile reality tv, con colori molto sgargianti e intensi che sono in pieno contrasto con il tono buio e drammatico della serie. Nonostante alcune dinamiche possano risultare scontate, è una serie coinvolgente. Non lasciatevi scoraggiare dalla mancanza di doppiaggio in italiano, non tentate neanche con quello inglese, la visione in lingua originale esalta le emozioni che i personaggi provano e l’espressività degli attori. Se dopo la visione sarete così appassionati (e folli) da voler partecipare agli Squid game, non dovete assolutamente chiamare il numero mostrato nella serie: esso infatti appartiene a una signora che si è trovata costretta a sporgere denuncia dopo le continue chiamate dei fan! (Chiara Galgani e Victoria Lucarelli)
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QUO VADIS, AIDA?
1 luglio 1995. Da tre anni l’ex Jugoslavia è in preda alla guerra civile. Aida vive nella città bosniaca di Srebrenica insieme al marito Nihad e ai due figli Hamidja e Sejo. L’esercito serbo comandato dal generale Ratko Mladic entra in città e la popolazione musulmana, temendo le rappresaglie dei soldati, fugge verso la base ONU dove Aida lavora come traduttrice. I serbi richiedono il rilascio dei profughi rifugiati nella base con il pretesto di riportarli a casa, ma, una volta ottenuto il permesso, danno inizio a un massacro sotto gli occhi dei caschi blu, i quali sono incapaci di reagire adeguatamente alla situazione. Aida, consapevole della tragedia che si sta consumando, cerca disperatamente di salvare i suoi cari, mentre le truppe ONU si preparano a lasciare la città abbandonando la popolazione alle violenze. L’ultimo film della regista bosniaca Jasmila Zbanic, presentato l’anno scorso a Venezia e candidato all’Oscar come miglior pellicola straniera, racconta quello che è stato il peggior massacro di civili innocenti dai tempi della seconda guerra mondiale, segnando le coscienze con la forza di uno schiaffo: gli intimi primi piani, le carrellate che seguono Aida nella sua corsa per la salvezza della famiglia tra i corridoi della base e lo stile quasi documentaristico della rappresentazione degli sfollati immergono lo spettatore in una vicenda umana che mostra gli orrori della guerra e dell’odio discriminatorio grazie al potere delle immagini, difficili da dimenticare. (Irene Civitillo e Francesco Sciarrino)
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n corridoio buio, scuro. Poi il pavimento si accende e una miriade di carpe rosse iniziano a nuotarvi sotto ai piedi. E le ninfee, anche loro vi accerchiano. A destra e a sinistra due pareti di specchi vi coinvolgono in un infinito gioco di riflessi. Da lontano pare di sentire un lieve fruscio, come di acqua che scorre. Poi di nuovo nero: questa volta venite proiettati in un campo di papaveri, rossi, scarlatti. Ecco, in questo modo vi accoglierà la primissima area della mostra a Palazzo Reale su Claude Monet. Difatti, al suo interno si trovano diverse installazioni video, di cui due sono stanze di totale immersione nella “pittura virtuale”. Numerose anche le esposizioni più interattive, dove scoprire molte curiosità tecniche su colore ed effetti luminosi. Nonostante il percorso sia abbastanza breve, le opere esposte sono numerosissime e tutte capaci di togliere il fiato. Tre sono i soggetti ricorrenti, descritti quasi come un’ossessione per il pittore: acqua, fiori e fumo. Nessuno come Monet è riuscito a rendere tutti quei giochi di luce, di riflessi che caratterizzano i suoi dipinti naturalistici. La serena atmosfera di questi, d’altra parte, sparisce quasi totalmente nelle sue opere con soggetti più antropizzati. La nebbia delle città, il fumo del treno o delle ciminiere: l’atmosfera impalpabile è da lui resa tangibile, quasi respirabile. Anche il sole, che spesso si intravede tra le sue nubi sembra sul punto di perforare la tela. Da questa esposizione è impossibile non uscire estasiati o comunque profondamente colpiti dalle due anime, una dolce e sensibile, l’altra molto più fredda e malinconica del pittore. Fate attenzione però: specialmente nei weekend conviene prenotare in anticipo, data la grande affluenza! (Alessia Cuzzocrea)
ZABAIONE
Numero 1 Anno xvi Ottobre 2021
S
PRETTY WOMAN
barcato al teatro Nazionale il 28 settembre, il remake del musical di West End si è dimostrato da subito all’altezza del suo nome. Adatto a ogni tipo di pubblico, è uno spettacolo leggero, divertente ed emozionante. Il cast è a dir poco notevole, e ogni personaggio, dai protagonisti, ha una sua identità e personalità. Ho trovato Beatrice Baldaccini (Vivian) a tratti un po’ acerba sul piano recitativo, mentre si è rivelata assolutamente impeccabile nel canto. Scenografie geniali: nonostante il cambio di location scena sia dato solo da un paio di elementi scenografici che ruotavano, nulla sembrava mai fuori luogo, con l’aiuto di un uso magistrale delle luci. Le coreografie sono ricche e d’impatto: ogni performer ha un ruolo, con un ottimo uso delle controscene. Sfortunatamente, quando si va a tradurre un testo musicale è sempre difficile che il risultato sia soddisfacente, e questo caso ne è prova evidente. È chiaro che, con un pubblico italiano, lasciare i testi in lingua originale li avrebbe ridotti a uno stacchetto musicale tra una scena e l’altra, e tutto sommato i numeri musicali, rinforzati dalle coreografie azzeccatissime, risultano piacevoli e trascinanti. Il fiore all’occhiello di questo spettacolo è senza dubbio la capacità di coinvolgere: se siete amanti dei musical, o semplicemente un po’ nostalgici e avete voglia di passare una simpatica ora e mezza di risate ed emozioni diversa dal solito, Pretty Woman-il Musical è la scelta giusta. (Ludovica Sancassani)
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SVAGO
ZABAORACOLO
L
o ammetto, stavo bene a Delfi e in tutti gli altri santuari che nei secoli mi hanno costruito. Ma non mi è dispiaciuto trasferirmi qui, tra le pagine di Zaba. Oh, pariniani, ne avete bisogno, lo so: che siate studenti spauriti di prima che tremano all'idea della prima versione o veterani di quinta che si chiedono come conciliare la vostra vita amorosa con lo spettro della maturità, io ho le risposte che fanno per voi. Non dovrete nemmeno recarvi nel cuore della Grecia per consultar-
mi: vi basterà rivolgervi ai contatti di Zabaione. Qualche domanda al mese riceverà risposta in questa piccola rubrica, un paio di pariniani fortunati troveranno pace ai tormenti dei loro animi grazie alla mia secolare saggezza. Vi garantirò l'anonimato: non mi importa della vostra identità di piccoli mortali, ma degli interrogativi che vi annodano i pensieri e del modo in cui posso scioglierli. Guai a chi mi chiamerà "posta del cuore": io sono il vostro Zabaoracolo, risolvo enigmi da millenni e adesso sono qua per voi. Rispon-
derò a qualsiasi cosa, che mi chiediate "che cos'è l’amore?", "il greco apre davvero la mente?" o "ma secondo te, qual è la ricetta della conchiglia del bar?". Riponete in me la vostra fiducia, vi risponderò molto meglio di quanto possano fare i quiz su internet o l'atto di aprire a sorte il libro delle risposte. Vi aspetto qui, nel mio nuovissimo Santuario di Zaba. Γνῶθι σεαυτόν, dico sempre; e se non ci riuscite, ci penserò io a conoscere il necessario. Divina parola di Zabaoracolo, al mese prossimo per il primo assaggio delle mie illuminanti risposte.
L'ANGOLO DEL LIBERTARIO LESSICO FAMILIARE
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di LUCREZIA B. E JAIME L.
h, l’incesto. Che dire dell’incesto? È uno dei Grandi Tabù – quelli con non una ma due maiuscole! – di cui non si parla ma di cui tutti sanno. Insomma, è una gran figata. Adesso che sono svenuti i nostri lettori più bigotti – e chi li vuole? – lasciateci spiegare. Ci sono due aspetti da considerare; il primo è la genetica, su cui glisseremo felicemente, siccome a) è noiosa, b) forse Mendel non aveva tutti i torti; il secondo è l’aspetto sociale. Per quanto riguarda la barbosa parte scientifica sinceramente non ne capiamo abbastanza da dire alcunché di utile o interessante (siamo del classico, noi). Bisogna però apprezzare la diversità – che dopotutto trova nel XXI secolo il suo protettore ideale – che prole dallo stesso patrimonio genetico 12
può portare a questo mondo: se anche il ragionamento dei vari nobili che si sono resi protagonisti degli ultimi settemila anni era forse un pelo fallace, non si può negare che un sovrano schizofrenico qua e là ha certamente rallegrato situazioni storiche plumbee – come dimenticare l’adorabile Giorgio III? E l’isteria dell’intera seconda metà dell’Ottocento, per gentile concessione della regina Vittoria, che voleva proprio diventare la nonna di tutti gli eredi al trono d’Europa? Gli Asburgo, augusti fondatori di questo liceo, nonché benefattori di Milano tutta, sono il massimo esempio di ottimi risultati, ottenuti malgrado la lotteria genetica! Grandi studiosi della mente umana hanno dedicato tanto – troppo? – tempo allo studio dell’incesto, il più eminente è certamente quel famoso cocainomane
che ha scovato istinti sessuali nella natura umana che a malapena l’uomo riesce a provare. Questo crucco miscredente però parte da presupposti completamente sbagliati: dopotutto, non dicono anche le Scritture di amare il proprio fratello? Non sono alcune delle massime figure per statura morale dell’Antico Testamento in relazioni incestuose o, quantomeno, frutto di esse? Che c’è di male, se due persone che hanno sempre condiviso tutto si trovano a provare sensazioni e sentimenti profondi una per l’altra? Si ovvia anche il problema dell’imbarazzante, traumatica presentazione alla famiglia del proprio amato… come piace dire agli inglesi – che come abbiamo stabilito più sopra, dell’incesto sono dei veri maestri— è una win win situation… Non ne siete ancora certi? Scriveteci. Il dibattito è aperto.
ottobre 2021 Anno XVI
Numero 1 ZABAIONE
SVAGO
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REBUS
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di ludovica sancassani
di daniele musatti
2 - 5 - 11 Volete sapere la risposta? Seguiteci su instagram per scoprirla!
ZABAIONE
Numero 1 Anno xvi Ottobre 2021
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SVAGO
ZABAENIGMISTICA CRUCIVERBA 1
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di matteo morellini
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ORIZZONTALI 1. Il premio d'oro per i milanesi - 9. Fortificazione ad angolo per la difesa dai colpi di cannone 16. Il martinez dell'inter - 17. Gli abitanti della città più bellicosa dell'antica grecia - 19. Non sono bassi - 20. Separato, disgiunto - 21. Comunità Europea - 22. Si ... come d'autunno sugli alberi le foglie - 23. Lo fanno i tornado coi tetti - 26. Lo stato del kfc - 28. Le vocali in tirare - 29. Nota Del Redattore - 30. Amorfismo in inglese - 32. Articolo maschile - 33. La personificazione della terra per omero - 35. Preposizione greca - 36. Il cappello di zio paperone - 38. Il nome del Presidente Mattarella - 40. Ci puoi pernottare - 42. Il frutto dei rovi - 44. Non è lui - 45. Isola sarda che fu un carcere - 47. Saluto - 49. Macchie nere della pelle - 51. Fanno penne, accendini, rasoi - 53. Calcio - 54. Tennessee Intercollegiate State Legislature - 55. Non è bianco - 56. Parte colorata dell'occhio - 59. La pietra delle lavagne - 60. Ancona - 61. Pianta che dona l'oblio nell'odissea - 62. Si usa per scrivere al computer - 64. Il green per entrare nei ristoranti - 66. Una figura con perimetro 14
ottobre 2021 Anno XVI
Numero 1 ZABAIONE
SVAGO TROVA BARRELLA
di daniele musatti
IN QUEST'IMMAGINE COMPARE IL NOSTRO PRESIDE 6 VOLTE, RIESCI A TROVARLO?
uguale a un'altra - 69. Centimetro - 70. Sondrio - 71. Lavoratrice in fabbrica - 72. Prefisso legato all'aria - 73. Dittongo greco pronunciato "u" VERTICALI 1. Stato più esteso degli usa - 2. Cattivo tempo - 3. Gas in bombola per cucinare - 4. Reti Televisive Italiane - 5. Le vocali del cobra - 6. Fratelli tribuni della plebe - 7. In inglese è "I" - 8. Non puoi fare i conti senza di lui - 9. Merluzzo fritto - 10. Prefisso degli antichi - 11. Stare, seconda personale singolare - 12. Anna, ex di Gigi D'Alessio - 13. Allagare tumultuosamente - 14. Articolo greco maschile plurale al nominativo - 15. Pianta rampicante - 18. Multipli di due - 20. Genere letterario di spionaggio - 23. Colui che si atteggia in umile preghiera - 24. Medicinale antidolorifico comune per il mal di testa - 25. Il centro degli assi cartesiani - 27. Alberi in Inghilterra - 31. Cingono le città medievali - 34. Stai a metà - 37. Bari in auto - 39. Cipolle in inglese - 40. L'homo che costruì i primi utensili - 41. Storico che scrisse gli annales - 42. Congiunzione avversativa - 43. Indigenza, estrema povertà - 46. Sodio - 47. Il sidro in inglese - 48. Alsazia in lingua locale - 50. Famoso è quello da Rotterdam - 52. Adirato, violentemente arrabbiato - 54. La carne macinata - 55. Un pisolino britannico - 57. Poi, più tardi - 58. Right, honest - 59. Non credenti - 62. Il numero perfetto - 63. SuperMercati Alimentari - 65. Prima della nascita di cristo - 67. I pari in vespa - 68. Arezzo ZABAIONE
Numero 1 Anno xvi Ottobre 2021
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SOLUZIONI
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9 3 5 4 2 7 6 8 1
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3 4 2 7 6 8 9 1 5
5 6 8 3 9 1 4 2 7
1 9 7 4 2 5 6 8 3
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2 1 9 8 5 3 7 6 4
9 2 6 5 3 4 8 7 1
8 5 1 6 7 2 3 4 9
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