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ATTUALITÀ
mandato dalle fonti, è possibile che sia più che altro un retaggio della versione storica data dai Latini e dai Greci rispetto agli Etruschi. Loro in realtà erano un popolo piuttosto vitale, attaccatissimo alla vita.
I Romani erano molto invidiosi di questa cosa. Abbiamo, ad esempio, un passo di un autore latino che parla dei banchetti degli Etruschi, che dimostra quanto tutti fossero scandalizzati dal fatto che al banchetto etrusco fossero ammesse anche le donne, consorti e prostitute, cosa che invece era inammissibile a Roma o in Grecia.
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Per quanto riguarda questo aspetto della cultura Etrusca siamo molto limitati dall’ avere solamente una visione parziale della realtà, dovuta al fatto che la maggior parte di ciò che sappiamo ci è arrivata attraverso fonti terze, spesso anche di parte. Nelle pitture funerarie, nelle fonti iconografiche, che sono fonti dirette, gli Etruschi infatti rappresentano sé stessi in momenti di convivialità, di felicità e allegrezza. Vedendo queste tombe sembrerebbe che loro siano il popolo che ha sconfitto la morte. Dimostrano un grande senso di gioia legato alla vita e alla rinascita: ci sono scene di accoppiamenti, scene legate alla caccia, scene di qualunque tipo di attività umana legata alla vita. Quindi è più questo il mondo etrusco, che non quello delle tenebre.
Consideriamo anche che noi conosciamo questa civiltà per la maggior parte attraverso le testimonianze funerarie, che ci danno una visione ideologizzata della vita legata ad un aspetto specifico di questa, quello della morte. Fon- damentalmente la tomba è un atto sociale, in cui l’ideologia prevale sulla condizione effettiva dell’individuo, sociale ed economica. Le tombe non ci fanno studiare, dunque, l’economia della società ma la sua ideologia.
Ma allora come si spiega il personaggio, se così possiamo dire, di Charun, che ad un certo punto fa irruzione nell’iconografia?
Ne possiamo parlare a partire dalla Tomba della Quadriga Infernale di Sarteano, che risale al IV secolo a.C ed è stata scoperta nel 2003. Questa tomba è forse il ritrovamento più incredibile dopo San Casciano e raffigura come gli Etruschi rappresentavano l’aldilà nel IV secolo a.C.
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È un mondo effettivamente un po’ tenebroso perché, all’ingresso della porta di questa tomba, ci si trova di fronte ad una gigantografia di Charun, cioè il “Caronte” che sta uscendo simbo- licamente dalla tomba, percorrendo in senso inverso il corridoio di accesso. È raffigurato proprio sulla parete sinistra con una quadriga infernale, composta da grifoni e da mostri.
In questo momento Charun può essere forse collegato anche ad una visione un po’ pessimistica che avevano gli Etruschi nei confronti del futuro. Perché, ad un certo punto della loro storia, è come se gli Etruschi avessero avuto la percezione di trovarsi in una fase di declino. Basti inoltre pensare che, e questo ce lo dicono le fonti latine, gli Etruschi avevano calcolato, nei loro ragionamenti legati alla predizione del futuro, la durata del loro popolo in nove secula, cioè nove secoli. Queste figure minacciose, questi mostri che popolavano l’aldilà, che altro non erano che i traghettatori delle anime nell’oltretomba, iniziano a comparire proprio con l’arrivo della romanizzazione ed il declino della civiltà.