Costantino Margiotta
mafia dalla Mattanza a Provenzano
Introduzione di Ignazio De Francisci
zero|91
MAFIA_DEF.indd 2
4-10-2007 17:54:50
mafia dalla Mattanza a Provenzano
MAFIA_DEF.indd 3
4-10-2007 17:54:50
Curatore del progetto editoriale e grafico Costantino Margiotta Consulenza e revisione grafica Giuseppe Castrovinci Consulenza e revisione editoriale Manuela Pincitore Traduzione Andrew Haigh Costantino Margiotta Elena Mereghetti Fonti iconografiche: © Archivio Labruzzo - Palermo pag.: 22-41,43-45,63,74. © Archivio Publifoto - Palermo pag.: 20,21,42,46-62,64-67,69-71,73,78-81,83-86,88,89,93,100,101,104, 106,107,109,110,115,116,121,126-133,136,139,142-146,148-151,155,161. © Archivio Publifoto/Contrasto pag.: 68,72,75-77,82,87,90,91,97,102,103,108,111,112,118,119.
Ringraziamenti Vorrei innanzi tutto ringraziare i miei genitori, miei maestri di vita, che mi hanno sempre aiutato ed incoraggiato nelle decisioni più difficili. Un ringraziamento particolare va a Piero Falcone e, soprattutto, a Ignazio De Francisci che, con le sue parole, ha dato un contributo essenziale a questo libro. A tutte le persone a cui ho sottoposto il mio lavoro in fase di realizzazione: i loro consigli e le loro osservazioni lo hanno reso più ricco. A Franco Lannino per la pazienza che ha avuto. A Serena Pantè per la sua disponibilità. A tutti coloro che hanno condiviso la fatica di questo libro, dalla correzione delle bozze alla traduzione, ancora grazie. A Laura, unica compagna di viaggio, che mi ha sopportato e spronato nei momenti più difficili. Ed infine a mio cugino, lui sa il perché.
© Archivio Studiocamera - Palermo pag.: 16,17,92,94-96,98,99,105,113,114,117,120,122-125,134,135,137, 138,140,141,147,152-154,156-160,162-175, retro di copertina. © Costantino Margiotta pag.: 2. Fonti storiche: Giornale di Sicilia, L’Ora.
In questo libro non compaiono i nomi dei fotografi che hanno realizzato questi scatti. È una grave mancanza ma è stata una scelta obbligata. Le agenzie che mi hanno venduto le foto non sono riuscite a fornirmi tutti i nominativi dei fotoreporter che ringrazio perchè senza il loro lavoro questo libro non sarebbe stato realizzato.
MAFIA - dalla Mattanza a Provenzano ISBN: 978-88-95381-00-8 Prima edizione settembre 2007 Copyright © 2007 Costantino Margiotta Copyright © 2007 zero91 s.r.l. Viale Molise 51 - Milano
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcun modo senza l’autorizzazione dell’autore e dell’editore.
MAFIA_DEF.indd 4
4-10-2007 17:54:50
mafia dalla Mattanza a Provenzano
Curatore Costantino Margiotta
MAFIA_DEF.indd 5
Introduzione Ignazio De Francisci
4-10-2007 17:54:51
6
Prefazione
Nel 2001 mi trovavo in Inghilterra per motivi di studio e, passando ore nelle librerie londinesi, mi sono reso conto che le pubblicazioni sulla Mafia occupavano interi scaffali. I molti libri che trattavano di questo argomento erano principalmente testi di critica, di antropologia e monografie. Passando parecchio tempo seduto sulla moquette di WH Smith, Waterstone’s, Foyle’s, Blackwell e Borders (librerie che consiglio a chi si recasse a Londra) cercavo di capire quello che era già stato scritto e ciò che si poteva ancora aggiungere su questo tema. L’idea mi è venuta sfogliando le foto raccolte nel volume “New York Noir – Crime Photos from the Daily News Archive”. Mancava un libro che raccontasse, non per mezzo della parola ma attraverso le immagini, cosa fosse veramente la Mafia. Nel ricordare i fatti accaduti in Sicilia - e specialmente a Palermo mi tornavano in mente solo quelle istantanee di morte che, negli anni ottanta, si vedevano su Il Giornale di Sicilia e su L’Ora. Libertà, Giustizia e Legalità sono parole che fanno parte dell’ossatura di ogni Stato laico. In questo libro, ci sono persone che hanno sacrificato la loro vita perché credevano in questi principi ed hanno giurato fedeltà ad uno Stato che, spesso, si è trovato in difetto nei confronti dei suoi uomini, non accorrendo in loro aiuto al momento opportuno o arrivando in ritardo. Ci sono anche i cadaveri di chi ha creduto e aderito ad un sistema in cui onore, illecito e corruzione erano parte di una “Costituzione” decisa da pochi ma condivisa da molti, per poter vivere una vita dove la paura è scambiata per rispetto, dove uno sguardo vale più
MAFIA_DEF.indd 6
di mille parole e dove l’omicidio viene utilizzato come strumento per esercitare la propria supremazia sui vinti. Le parole non bastano più per raffigurare l’orrore e dipingere il sangue che lava le strade della Sicilia. Il loro suono corre il rischio di passare inascoltato e di affievolirsi con gli anni, un po’ come la nostra memoria. Questa raccolta rappresenta una minima parte degli omicidi che sono avvenuti in Sicilia durante gli anni della Mattanza. Ho scelto il bianco e nero per un racconto che non ammette toni di grigio, per replicare quel dovere di cronaca che mette in evidenza i dettagli più significativi. Parafrasando Ohrn, lo scopo del fotogiornalista (e della fotografia) è di portare all’attenzione della gente i problemi sociali e, se possibile, trovarne la soluzione. Non ci si deve limitare a osservare il frame, bisogna guardare quello che è ritratto al di fuori dei bordi della fotografia. Dall’assuefazione alla Morte che, a Palermo, sembrava un elemento scenografico del teatro quotidiano, alla ruvida curiosità dei passanti. Gli arresti, pochi purtroppo, non rimangono in tono minore: celebrano il rito della Legalità e alimentano il motore della Speranza.
Costantino Margiotta
4-10-2007 17:54:51
7
Preface
In 2001 I found myself in England, studying. Spending time browsing in London’s bookstores I realised that the number of publications on the Mafia had started to occupy whole bookshelves. Many of the books that examined the subject were mainly texts of criticism, anthropology and monographs. Spending quite a lot time sat on the carpet of WH Smith’s, Waterstone’s, Foyle’s, Blackwell’s and Borders (bookstores that I recommend to anyone going to London), I tried to understand what had already been written, and what there was to add to this subject. The idea came to me whilst looking through the photos in a volume entitled: “New York Noir - Crime Photos from the Daily News Archive.” What was missing was a book that told, not through words but through images, what the Mafia truly is. Remembering the facts of what has happened in Sicily - and especially in Palermo - brought to mind all those snapshots of death that, in the Eighties, were often seen on the front pages of Giornale di Sicilia and L’Ora (two popular regional newspapers). Liberty, Justice and Legality are words that should form part of the core values of every secular State. In this book, there are people who have sacrificed their lives because they believed in these principles and because they swore loyalty to a State that has often been found wanting towards its citizens, not rushing to their aid at the opportune moment or simply arriving too late. There are also the dead bodies of those who believed and stuck to a system in which honour, crime and corruption were all part of a
MAFIA_DEF.indd 7
“constitution” decided upon by a few but shared by many. These people live a life where fear is traded in exchange for respect; where a look is worth more than a thousand words, and where murder is used as an instrument for exercising control over those who oppose them. But words are not enough to represent the horror and to paint a picture of all the blood that washes the streets of Sicily. The mere sound of words alone run the risk of passing unheeded and of fading away with the years, like our memory. This collection represents just a small part of the homicides that have occurred in Sicily during the years of the “Mattanza” (“mass killings”). I have chosen black and white photographs for a story that doesn’t allow for shades of grey, in order to replicate that duty of news reporting that tries to illuminate the most significant details. Paraphrasing Ohrn, the role of the photojournalist (and of the photograph) is to bring social problems to people’s attention and, if possible, to find the solution. We mustn’t limit ourselves to observe only the foreground; we need to look also at what is depicted at the edges of the photograph. From the addiction to Death that, in Palermo, seems to be a scenographic element of daily theatre; to the rough curiosity of the passer-by. The arrests, although unfortunately few, shouldn’t remain in the background: they celebrate the victory of Legality and they feed the engine of Hope. Costantino Margiotta
4-10-2007 17:54:51
8
Introduzione
Ventisei anni di dolori, di lutti, di sofferenze. Questo è il significato di questo libro, in particolar modo per chi, come me, vive e lavora in Sicilia, a Palermo. Il libro è una carrellata sui più importanti e significativi omicidi che hanno fatto di una splendida città come Palermo un luogo dove è stato pericoloso vivere, vivere in un certo modo, cercando di prestar fede a valori antichi e semplici quali l’onestà, la rettitudine, il senso del dovere. Viste tutte insieme, queste foto, danno un senso d’angoscia, anche a chi ha vissuto tutti quei momenti dal 1980 ad oggi. È spontaneo chiedersi: ma in che città ho vissuto? Ma cosa è stata (e in parte è ancora) Palermo? Esistono altre parti del mondo civile dove vengono uccise praticamente tutte le più alte cariche della Regione, i vertici del potere giudiziario, politico, amministrativo? Forse no. E poi ancora, esistono altre parti del mondo civile dove accadono cose simili e queste cose vengono dimenticate e rimosse come si fa a Palermo? Certamente no. Oggi, sfogliando questo libro a volte crudo e impietoso nelle immagini, mi convinco che dovrebbe essere inviato a tutti i nostri uomini di governo con la speranza che lo sfoglino, almeno lo sfoglino tra un impegno e un altro per fare esercizio di memoria. Troppe cose fanno sospettare che i nostri governanti romani abbiano dimenticato troppo in fretta o forse non abbiano mai conosciuto fino in fondo quello che è successo a Palermo nell’ultimo ventennio (per limitarci a questo periodo). E allora è opportuno ricordare a chi ha il dovere della memoria quello
MAFIA_DEF.indd 8
che è successo. Penso infatti che chi governa, tra i tanti doveri verso la Comunità, ne abbia uno tutto speciale, il dovere della memoria, per evitare che un certo passato ritorni, che certi dolori si ripetano e generino altri lutti e altre tragedie. Purtroppo, il dovere della memoria non è tra quelli più osservati in Italia. Siamo un Paese senza memoria, e questo è grave perché un Paese senza memoria taglia le proprie radici e non diventerà mai un grande Paese. Questo libro è quindi un utile “vademecum”, quasi sempre tristissimo, ma utile per tutti coloro che non hanno vissuto questi anni o non li hanno vissuti a Palermo. Per me è un doloroso ripasso, rivedo visi e luoghi conosciuti, cambiati o stravolti dagli anni. Visi di colleghi e di investigatori, capigliature giovanili, gli anni sono passati inesorabili, a volte in modo un po’ impietoso; sono visi colti durante il sopralluogo chini ad osservare il cadavere, a cercare indizi e particolari, quasi mai trovati, quasi mai utili per le indagini. Rivedere vent’anni di immagini di omicidi è rivedere vent’anni di “carriera” in Sicilia ed è obbligatorio fare bilanci, almeno per me. Cosa abbiamo fatto, cosa siamo stati in grado di fare. Qual’è il consuntivo dell’attività antimafia? Siamo riusciti, tutti noi che per pochi o molti anni abbiamo fatto indagini sulla Mafia e contro la Mafia, a contribuire alla liberazione della Sicilia da Cosa Nostra? Sarebbe velleitario dare risposte precise e sicure. Posso abbozzare una risposta, cauta, ragionevolmente pessimista, aperta comunque al dialogo e al confronto.
4-10-2007 17:54:52
9
Secondo me dal 1980 a oggi si sono fatti tanti passi avanti (e a volte qualcuno indietro) verso una Sicilia civile e moderna e quindi senza Mafia. Si sono però pagati prezzi altissimi, troppo alti, esageratamente alti che hanno trovato il culmine nelle due stragi del 1992. Palermo, simbolo e capitale morale della Mafia, è migliorata, molto migliorata, ed è diventata anche la capitale morale dell’antimafia, anche di quella a volte un po’ parolaia e tribunizia. Sempre meglio questa che niente. Torniamo al libro. Ho detto che numerosi sono i volti delle persone amiche che vi ho ritrovato. Molti sono i volti delle vittime, qualcuno conosciuto, qualcuno amico, qualcuno del tutto ignoto. Cominciamo dal presidente Piersanti Mattarella, ucciso nel giorno della Befana del 1980. Sembra ieri e sono più di vent’anni. Il politico che voleva cambiare la DC siciliana, troncare certe relazioni pericolose, operare con troppa lucidità, con troppa lungimiranza. Saper guardar lontano, dote indispensabile per un politico di razza, a volte, in Sicilia, costa la vita. Il “Giornale di Sicilia” (il quotidiano più letto a Palermo), se i miei ricordi non mi tradiscono, titolò: “La Sicilia nell’ora più buia”. Splendido titolo che però il futuro doveva correggere, altre ore buie attendevano la nostra isola. L’omicidio del Prefetto Dalla Chiesa (Settembre 1982), ucciso con la giovane moglie, quello del consigliere Rocco Chinnici (primo teorizzatore del c.d. pool antimafia), vittima di un attentato al
MAFIA_DEF.indd 9
tritolo nel luglio del 1983 unitamente alla scorta. Fatti gravissimi che hanno colpito i simboli dello stato: il prefetto e il capo dell’Ufficio Istruzione, coloro che conducevano e guidavano le attività antimafia dell’organizzazione statale. Nei due delitti venne spiegata una potenza di fuoco veramente impressionante: il Prefetto venne ucciso con i tristemente noti mitra Kalashnikov, mentre per il Consigliere Chinnici venne utilizzata un’autobomba (si disse allora “di tipo libanese”). In entrambi i casi il centro di Palermo venne devastato. Dopo poco tempo tutto riprese come prima, anche gli omicidi. I funzionari di Polizia Montana e Cassarà, uccisi nel 1985, perché erano troppo bravi e decisi nel dichiarare guerra a Cosa Nostra, nel non scendere a patti con nessuno. E poi quelli che volevano cambiare la città, che volevano cambiare il modo di vivere a Palermo. Le persone comuni. Il Dottor Pietro Patti, piccolo imprenditore nel settore della commercializzazione della frutta secca. Aveva uno stabilimento nel quartiere industriale di Brancaccio, sede di una delle famiglie mafiose più sanguinarie di Palermo. Patti subisce alcune intimidazioni, e un attentato alla sua auto. Non cede. Non paga. Incita i suoi colleghi a non pagare. Supera il limite. Viene pedinato, per giorni. Una mattina accompagna le figlie a scuola, una scuola gestita dalle suore, nel quartiere “bene” di Palermo. Appena ferma l’auto dinanzi al portone si avvicina un killer armato di rivoltella. Rimane fulminato al sedile
4-10-2007 17:54:52
10
dell’auto, la testa riversa. Ma non è finita. Una delle sue figlie viene colpita al polmone da uno dei proiettili. Rimane a lungo in ospedale, è viva per miracolo. Questa era Palermo a metà degli anni ottanta. Anche un ex Sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco, democristiano, trova la morte per strada, a colpi di rivoltella. Forse, dopo essere stato per anni al centro di complessi rapporti politici voleva cambiare rotta, voleva parlare, qualcosa aveva già detto. Anche lui aveva passato il limite. Il professor Giaccone era un affermato medico legale. Serio, riservato, di assoluta affidabilità per i magistrati che gli affidavano le perizie. Un giorno qualcuno gli chiede di cambiare i risultati di una perizia per salvare un giovane “uomo d’onore” casualmente tratto in arresto al termine di un gravissimo fatto di sangue. Si rifiuta. Paga con la vita la volontà di fare il proprio dovere. Paga con la vita il “senso dello Stato”, il senso della dignità. Oggi il Professor Giaccone è rimasto nella memoria di medici, magistrati, tutti coloro che hanno potuto apprezzare le sue qualità, molto rare e sempre rimpiante. E ancora, l’Ingegnere Roberto Parisi, imprenditore, titolare dell’appalto dell’illuminazione pubblica a Palermo, nonché Presidente della squadra di calcio di Palermo. Omicidio certamente commesso da un “gruppo di fuoco” di Cosa Nostra (uno di costoro si è pentito, anni dopo, e ci ha raccontato tutte le fasi dell’omicidio) ma certamente connotato da un’alta dose di “politica”. L’Ingegnere Parisi non è morto per dinamiche prettamente mafiose, ma è
MAFIA_DEF.indd 10
morto per qualcosa di prettamente politico o politico-affaristico. La mia impressione, nata dalla lettura di tutte le carte processuali, è che Cosa Nostra in questo caso ha agito come una “agenzia di servizi” per risolvere problematiche che non le appartenevano, almeno totalmente. Il Professor Sebastiano Bosio, illustre chirurgo, ucciso (secondo la tesi prevalente) perché aveva curato la persona sbagliata o perché si era rifiutato di non curare questa stessa persona. È certamente una vittima del senso del dovere, della dignità professionale e personale. E poi vi sono le immagini dei morti di Mafia, degli uomini d’onore che hanno perso la loro personale partita, perché sono stati dalla parte sbagliata. Molti senza nome, di qualcuno ricordo l’immagine per averla vista, anni dopo, nel corso di qualche dibattimento penale. E poi le immagini dei collaboratori di Giustizia, i pentiti, termine che in italiano ha ormai una eccezione obiettivamente spregiativa. I pentiti, che hanno cambiato la storia della Mafia e dell’antimafia. E che prezzi hanno pagato, molti di questi pentiti, per le scelte fatte. Vi è l’immagine di tre donne, madre, sorella e zia di un famoso pentito, uccise a colpi di fucile all’interno di un’auto; soltanto per vendetta e per far si che il pentito non parlasse più. Queste cose non si ricordano più in Italia, sono morti dimenticati, lutti e dolori di serie B. E infine, le immagini sulle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Per esempio, l’autostrada tagliata in due dall’esplosione, le auto
4-10-2007 17:54:52
11
accartocciate, la massa di detriti sparsi a distanza. Io ho visto queste cose, ero sull’autostrada poche ore dopo l’esplosione e il ricordo non passa. Le foto aiutano a capire cosa è stata la stagione delle stragi a Palermo. Queste stragi che hanno cambiato la storia d’Italia di questi ultimi anni, o almeno così ci illudevamo che fosse. Le stragi che hanno eliminato due lucidissime menti investigative come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nonché la moglie del primo, Francesca Morvillo, giudice esperta in problemi dei minori, oltre ad otto uomini della Polizia di Stato. Da pochi mesi (23 Maggio) sono passati quindici anni. A me sembrano alternativamente quindici secoli o quindici giorni. Secoli, quando osservo la realtà attuale con la Mafia che sembra sconfitta (ma non lo è), con il potere politico che non sembra aver chiaro il concreto pericolo che Cosa Nostra è per la democrazia e per la civiltà in genere. Questi anni mi sembrano dieci giorni quando ricordo i Maestri che non ci sono più, ma risento le loro voci, le risate di Paolo Borsellino, le osservazioni a volte taglienti di Giovanni Falcone, e il suo sguardo ironico, dinanzi al quale ero sempre un po’ a disagio. Quante volte sento la loro assenza, quante volte mi manca la loro intelligenza e capacità di analisi precisa della realtà. Ma dobbiamo andare avanti, noi qui in Sicilia, perché possiamo fare, possiamo cambiare questa terra ed è proprio una fotografia di questo libro che lo dimostra, quella che ritrae Bernardo Provenzano subito dopo l’arresto. Provenzano,
MAFIA_DEF.indd 11
il capo assoluto di Cosa Nostra, stratega delle stragi, latitante da decenni, alla fine è stato arrestato ed è in carcere, a vita. Ecco, lo Stato, alla fine, se vuole, vince.
Ignazio De Francisci Procuratore Capo della Repubblica di Agrigento
4-10-2007 17:54:52
12
Introduction
Twenty-six years of grief, mourning, and suffering. That is the meaning of this book, especially for those people who, like myself, live and work in Palermo, Sicily. This book is a roundup of the most important and significant murders of the last 26 years – murders that have transformed a wonderful city like Palermo into a dangerous place to live – to live in a certain way, at least, trusting in traditional and simple values like honesty, integrity and a sense of duty. The photos in this book, if taken altogether, impart a feeling of distress – even to those who have lived through this period, from 1980 to today. It is natural to ask yourself: where have I been living? What has been happening – and in part is still happening – in Palermo? Is there anywhere else in the civilised world where the most senior officials of the state, the highest members of the judicial, political and administrative authorities, are so often murdered? Perhaps not. Moreover, is there anywhere else in the civilised world where such things happen and are so quickly forgotten about and removed from the public consciousness, as happens in Palermo? Of course not. Glancing through this book today, with its raw and moving images, convinces me that a copy should be sent to every member of our government – in the hope that they too will leaf through its pages, to at least flick through the book between one engagement and the next, in order to jog their memories. Too many things lead us to suspect that our rulers in Rome have forgotten too quickly – or perhaps they never knew in the first place what has been happening
MAFIA_DEF.indd 12
in Palermo during the last twenty-six years (limiting ourselves to just this period for the purposes of this book). Well, this book is a timely reminder of what has happened – a reminder to those who must remember. I think in fact that those who govern, among their main duties towards society, they have one very special duty – and that is the duty to remember, in order to prevent the tragedies of the past from being repeated and causing yet more grief and suffering. Unfortunately the duty of memory is not strictly observed in Italy. We are a country with no memory, which is a bad thing because a country with no memory has no link with its past and so will never become a great country. This book therefore is a useful record: nearly always very sad, but useful to those who have not lived through this period, or to those who haven’t spent this period living in Palermo. For me it is painful to look at the photos accompanying this book, as I see faces and places that I know, changed or distorted by the years. Faces of colleagues and of detectives, youthful haircuts, and the years have passed by inexorably – sometimes in a rather pitiless way. There are faces captured during the investigation, leaning to observe the corpse, to look for evidence and clues – almost never found, and hardly ever useful for the inquiry. Looking at twenty-six years’ worth of images of homicides is like reviewing a career in Sicily, and taking stock is compulsory, at least for me. What have we done, or been able to do? What has been the
4-10-2007 17:54:53
13
result of all the anti-Mafia activity? Have we succeeded – those of us who have investigated and worked against the Mafia, either for a few or for many years – to contribute to the liberation of Sicily from Cosa Nostra? It would be overambitious to give precise and definite answers. I can attempt a reply – a cautious, reasonably pessimistic one, but open however to dialogue and debate – which is that in my opinion, from 1980 onwards, we have taken many steps forward (and at times some steps backwards) towards a modern and civilised Sicily, that is to say, Mafia-free. But we’ve paid a high price – too high – culminating in the two massacres of 1992. Palermo, once the symbol and spiritual home of the Mafia, has improved immeasurably and is now the capital of anti-Mafia activity – activity which is sometimes too wordy, and too procedural – but still better than nothing at all. Returning now to the book, I said before that I found the faces of some friends among its pages. But there are also the faces of the victims, sometimes known – sometimes friends – and sometimes completely unknown. Let’s start from President Piersanti Mattarella, killed on Epiphany in 1980. It seems like yesterday but it was over twenty-six years ago. A politician who wanted to change the Sicilian DC (Christian Democratic Party), to break off some dangerous connections, to act with too much openness, with too much far-sightedness. Being able to look ahead, an indispensable quality for a career politician, can sometimes get you killed in Sicily. If my memory serves me right, the
MAFIA_DEF.indd 13
“Giornale di Sicilia” (the most widely read newspaper in Palermo), ran the headline “Sicily’s darkest hour”. An excellent headline but unfortunately it was inaccurate – in the years that followed there were many more dark hours to come for our island. For instance in September 1982 the Prefect Carlo Alberto Dalla Chiesa was killed together with his young wife, and in July 1983 Councillor Rocco Chinnici (the first proponent of the so-called anti-Mafia pool), was the victim of a bomb attack, along with his escort. These were very grave events that struck the symbols of the state: the prefect and the head of the office of preliminary investigation, who lead and managed the state’s anti-Mafia activities, both murdered. Both of these crimes were carried out with a truly appalling amount of firepower: the Prefect was murdered with the sadly-infamous Kalashnikov machine-gun, while for Councillor Chinnici a car bomb was used (at the time described as “a Lebanese-type car bomb”). In both cases the centre of Palermo was devastated, but after a short while everything continued on just like before – even the murders. For example, Montana and Cassarà, two police officers, were murdered in 1985 because they had bravely decided to declare war on Cosa Nostra, and they refused to compromise with anyone. Then there were those who wanted to change the city, to change the way of life in Palermo; ordinary people. Pietro Patti was the owner of a small business selling dried fruit. He had an establishment in the industrial area of Brancaccio, which is home to one of the
4-10-2007 17:54:53
14
bloodiest Mafia families in all of Palermo. He was submitted to threats and intimidation, and his car was seriously damaged. He did not give in. He did not pay. He invited his colleagues not to pay. He went over the line. He was followed, for days. One morning he was taking his daughters to school, a school run by nuns, in a ‘good’ neighbourhood of Palermo. He’d just stopped his car by the school gate when his killer, armed with a revolver, approached him. He was left shot-dead on the seat of his car, his head slumped back. But that’s not all. One of his daughters was struck by a bullet which went into her lung. She spent a very long time in hospital, and it was a miracle that she survived; this was Palermo in the mid-80s. Also an ex-mayor of Palermo, Giuseppe Insalaco, was found dead in the street, the victim of a shooting. Perhaps, after years at the centre of complex political relationships, he wanted to change course, he wanted to talk; something he had already said. He too had gone over the line. Professor Giaccone was a renowed forensic expert. Serious, reserved, and absolutely reliable for the magistrates who entrusted him to provide them with expert opinions. One day someone asked him to change the results of a report in order to save a young “man of honour” who just happened to have been arrested after an extremely bloody crime. He refused. He paid with his life, simply because he tried to do the right thing. He paid with his life because of his sense of duty to the state, and his sense of dignity. Today
MAFIA_DEF.indd 14
Professor Giaccone remains in the memories of doctors, magistrates and everyone who appreciated his rare qualities, and he is always lamented. The engineer Roberto Parisi, an entrepeneur, who had been awarded the contract for the public lighting in Palermo, was also the President of Palermo Football Club. His murder was committed by a “group of fire” of Cosa Nostra (years later one of them repented and recounted to us all the steps of the murder), but this was almost certainly a politically motivated murder. Parisi didn’t die for purely Mafia reasons, but he was killed for something political or for political speculation. My impression, from reading all the trial papers, is that in this case Cosa Nostra acted as “agents for hire” in order to solve someone else’s problem – at least in part. Professor Sebastiano Bosio, a renowned surgeon, was killed (according to the prevailing theory) because he had treated the wrong person – or prehaps he had refused to treat them. He was certainly another victim of a sense of duty, of professional and personal dignity. Then there are the images of the Mafia dead, of the “men of honour” who lost their personal game beacuse they were on the wrong side. Many are without a name; some I remember the image because I saw it years afterwards in the course of some criminal trial. Next we have the images of the justice aides, the “pentiti” (criminals who turned state’s evidence), a word that in Italian now has an objectively negative meaning. The “pentiti” have changed the
4-10-2007 17:54:53
15
history of the Mafia, and of the anti-Mafia, but what a price they have paid, many of them, for the choice they made. We have the image of three women – the mother, sister and aunt of a famous “pentito” – shot dead inside a car; only for revenge and so that the “pentito” wouldn’t speak any more. These things are no longer remembered in Italy: they are forgotten details, second-class mourning and grief. Finally the images of the massacres in Capaci and Via D’Amelio. For example, the motorway was cut in two by the explosion, the cars twisted out of shape, and heaps of debris scattered into the distance. I saw these things with my own eyes, for I was there at the scene only a few hours after the explosion, and the memories don’t fade. The photos help us to understand what it was like, this season of slaughter in Palermo. These massacres changed the history of Italy in recent years, or at least we fooled ourselves into thinking they would. The season of slaughter eliminated two incredibly lucid investigative minds – Giovanni Falcone and Paolo Borsellino, as well as Falcone’s wife Francesca Morvillo, an expert judge in juvenile cases, in addition to eight other police officers. Just a few months ago (May 23) was the 15th anniversary of Falcone’s death. It seems alternatively fifteen centuries or fifteen days. Centuries, when I observe the present reality, with the Mafia seemingly defeated (but it isn’t so), when the politicians don’t seem to understand the clear and concrete danger that Cosa Nostra
MAFIA_DEF.indd 15
represents for democracy and civilisation in general. The fifteeen years seem like fifteen days when I recall the maestros who are no longer with us, yet I can still hear their voices; the laugh of Paolo Borsellino, the cutting remarks of Giovanni Falcone, and his ironic glance, which always used to make me feel uncomfortable. Many times I feel their absence, many times I miss their intelligence and their ability to analyse a situation very precisely. But we must go on, here in Sicily, because we can do it. We can change this land and there is one photograph in this book to prove that – the one which shows Bernardo Provenzano immediately after he was arrested. Provenzano, the absolute head of Cosa Nostra, the strategist of the slaughters, wanted for years, was finally arrested and is now in prison, for life. The state can win in the end, if it wants to.
Ignazio De Francisci
Procuratore Capo della Repubblica di Agrigento
4-10-2007 17:54:53
MAFIA_DEF.indd 16
4-10-2007 17:54:58
MAFIA_DEF.indd 17
4-10-2007 17:55:03
MAFIA_DEF.indd 18
4-10-2007 17:55:03
A Manfredi, con l’augurio di vivere in un paese che non abbia mai bisogno di eroi.
To Manfredi, with the wish to live in a country that will never have the need for heroes.
MAFIA_DEF.indd 19
4-10-2007 17:55:03
MAFIA_DEF.indd 20
4-10-2007 17:55:11
21 6.1.1980 Palermo Piersanti Mattarella, Presidente dalla Regione Sicilia, aveva iniziato un processo di ammodernamento dell’amministrazione regionale tenendo fuori le collusioni tra Mafia e politica, disapprovando la condotta della Democrazia Cristiana in Sicilia. Viene ucciso mentre si sta recando a messa con la moglie, Irma Chiazzese, e i figli, Bernardo e Maria. Il killer si accosta allo sportello della macchina, dal lato del guidatore, e spara diversi colpi di pistola. Sta per fuggire quando ritorna verso la macchina, dal lato opposto per sparare ancora. La moglie rimane ferita ad una mano, mentre i figli rimangono illesi. Mattarella morirà mezz’ora dopo.
Piersanti Mattarella, President of the Region of Sicily, had begun a process of modernisation of the regional administration, trying to keep out collusion between the Mafia and politics. He disapproved of the politics of the Christian Democratic Party in Sicily. He was killed while going to mass with his wife, Irma Chiazzese, and his children, Bernardo and Maria. The killer approaches the door of the car from the driver’s side, firing several shots with a pistol. He is about to flee when he returns towards the car, this time from the passenger side, and he fires more shots. The wife is wounded in her hand, while the children are unhurt. Mattarella dies half an hour later.
MAFIA_DEF.indd 21
4-10-2007 17:55:15
22 10.6.1980 Palermo Domenico Burrosi, portiere del mercato ortofrutticolo di Palermo, era incensurato. Due killer lo aspettano sotto casa alle quattro del mattino, orario in cui, di solito, si recava al lavoro. Burrosi ha solo il tempo di aprire la portiera della sua auto, quando i killer sparano quattro colpi di calibro 38, uccidendolo all’istante.
Domenico Burrosi, doorman of the fruit and vegetable market of Palermo, had a clean record. Two killers wait for him next to his house at 4am, the time he used to go to work. Burrosi just has time to open the door of his car when the killers fire four .38 calibre shots, killing him instantly. 6.8.1980 Palermo Gaetano Costa, Procuratore della Repubblica di Palermo. Un mese prima dell’omicidio, Costa aveva avviato un’inchiesta sugli affari finanziari di personaggi legati alla Mafia. Aveva firmato sessanta ordini di cattura da solo poiché i suoi sostituti si erano rifiutati. Dopo la sua morte, il colonnello Pascucci della Guardia di Finanza, che lo coadiuvava nell’operazione, fu allontanato da Palermo. L’agguato scatta tra le vie del centro di Palermo, dove il Procuratore stava passeggiando. Un killer gli si avvicina alle spalle, sparandogli tre colpi di pistola calibro 38, concludendo l’esecuzione con il colpo di grazia alla testa. La sua scorta sarebbe entrata in servizio il giorno dopo. Nella foto del funerale vi sono il figlio Michele e la moglie Rita.
Gaetano Costa, State Prosecutor of Palermo. One month before his murder, Costa had started an investigation into the financial dealings of some people linked to the Mafia. He had personally signed sixty arrest warrants, since his assistants had refused to do so. After Costa’s death Colonel Pascucci of the Guardia di Finanza, who had been assisting Costa in the investigation, was removed from Palermo. The ambush starts among the streets of the city centre, where the prosecutor was out walking. A killer approaches him from behind, shooting him three times with a .38 calibre pistol, and then concluding the execution with a coup de grâce to the head. Costa was due to have a personal bodyguard assigned to escort him, who would have entered into service the very next day. In the photo, taken at the funeral, there is his son Michele and his wife Rita.
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 22
4-10-2007 17:55:31
23
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 23
4-10-2007 17:55:40
MAFIA_DEF.indd 24
4-10-2007 17:55:52
25
14.2.1981 Palermo
11.3.1981 Palermo
Una pistola calibro 38 uccide Francesco Musso detto “Mastro Ciccio”, carpentiere sotto regime di sorveglianza. Originario di Carini e noto ai carabinieri del paese per alcuni reati minori, si trasferì a Palermo nel 1962. Mentre si dirige verso il cantiere dove lavora, una macchina con un killer si avvicina sparandogli sei colpi al volto.
Giovanni Ambrogio era un rigattiere imputato in un processo collegato al furto e alla ricettazione di camion rubati. Il delitto avviene nel deposito del rigattiere. Ambrogio sta riparando una “moto ape Piaggio” quando i killer lo raggiungono sparando alle spalle e alla testa quattro colpi di pistola calibro 38.
A .38 calibre gun kills Francesco Musso; known as “Mastro Ciccio” he was a master carpenter and he was under surveillance. A native of Carini and known to the police for minor crimes, he moved to Palermo in 1962. While going to the construction site where he worked, a car with a gunman inside approaches him and shoots six bullets into his face.
Giovanni Ambrogio was a junk dealer accused in a trial of being connected to the theft and receiving of stolen trucks. The crime happens in his junkyard. Ambrogio is repairing an “Ape Piaggio” scooter when the killers find him, shooting him in the shoulders and head with four .38 bullets
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 25
4-10-2007 17:56:08
26 30.3.1981 Palermo Giacomo La Vardera, Giuseppe Spina, Salvatore Messina e Giuseppe Cristofalo ascoltavano musica all’interno di una “Alfa Romeo Giulia”. Vengono sorpresi da una scarica di colpi di pistola calibro 38 e di lupara. Giacomo La Vardera (sinistra) e Giuseppe Spina (destra) muoiono immediatamente. Salvatore Messina riesce a scappare mentre Giuseppe Cristofalo viene ricoverato all’Ospedale Civico di Palermo.
Giacomo La Vardera, Giuseppe Spina, Salvatore Messina and Giuseppe Cristofalo were four boys listening to music inside an “Alpha Romeo Giulia”. They are surprised by a discharge of shots from a .38 calibre pistol and a lupara (sawnoff shotgun). Giacomo La Vardera (left) and Giuseppe Spina (right) die immediately. Salvatore Messina is able to run away while Giuseppe Cristofalo is hospitalized to the Civico Hospital in Palermo.
23.4.1981 Palermo Stefano Bontade, boss mafioso della cosca di Santa Maria del Gesù, era considerato il numero uno dell’ala moderata di Cosa Nostra. Tradito da Piero Lo Iacono, che ha comunicato al commando i movimenti del boss, Bontade viene ucciso il giorno del suo quarantatreesimo compleanno. L’agguato scatta nel suo mandamento. Bontade si sta recando in una casa fuori Palermo per passare la notte. Un’auto guidata da Stefano De Gregorio, il suo guardia-spalle, precede quella guidata dal boss. Quando Bontade si ferma ad un semaforo, i killer entrano in azione con kalashnikov e pistole calibro 38. Un colpo di lupara lo finisce cancellandogli mezza faccia. Con la morte di Bontade inizia la seconda guerra di Mafia.
Stefano Bontade was the Don of the Mafia clan of Santa Maria del Gesù, considered the number one boss of the moderate wing of Cosa Nostra. Bontade is killed the day of his 43rd birthday, betrayed by Pietro Lo Iacono, who has informed Bontade’s enemies about his movements. The ambush goes off on his turf. Bontade is brought to a house outside Palermo to spend the night. A car driven by Stefano De Gregorio, his bodyguard, drives ahead of him. When Bontade stops at a traffic light the killers leap into action with a Kalashnikov and a .38 handgun. One shot from a sawn-off shotgun finishes him off, as well as wiping out half his face. With the death of Bontade the second Mafia War begins.
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 26
4-10-2007 17:56:17
MAFIA_DEF.indd 27
4-10-2007 17:56:30
MAFIA_DEF.indd 28
4-10-2007 17:56:43
29
19.8.1981 Villagrazia di Carini (Palermo)
25.10.1981 Capaci (Palermo)
Antonino Badalamenti, allevatore, era il cugino del boss latitante della cosca di Cinisi, don Tano Badalamenti, da cui eredita la direzione della cosca mafiosa occidentale. L’agguato scatta davanti al cancello del podere dove Antonino alleva gli animali. I killer gli esplodono due scariche di lupara al volto, terminando l’esecuzione con il colpo di grazia alla nuca.
Antonino Intravaia, agricoltore. Aveva dei vecchi precedenti penali per reati contro il patrimonio. Si stava dirigendo per la raccolta delle olive verso il podere del suo datore di lavoro, un uomo noto alle forze dell’ordine. L’agguato avviene in una strada di campagna. I killer gli sparano due scariche di fucile caricato a lupara, uccidendolo sul colpo.
Antonino Badalamenti, an animal breeder, was the cousin of the boss of the Cinisi clan, don Tano Badalamenti, a fugitive, from whom Antonino had inherited responsibility for the Mafia clans of western Sicily. The ambush starts in front of the gate of the farm where Antonino bred his animals. The killers fire two blasts with sawn-off shotguns into his face, before finishing the execution with a coup de grâce to his neck.
Antonino Intravaia, a farmer. He had a criminal record, but the offences were in his past and were crimes against property. He was on his way to collect olives at the farm of his employer, a man known to the police. The ambush is on a quiet country road. The killers fire two volleys with sawn-off shotguns, killing him instantly.
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 29
4-10-2007 17:56:58
MAFIA_DEF.indd 30
4-10-2007 17:57:12
31 6.11.1981 Palermo Sebastiano Bosio era Primario di Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Civico di Palermo. Ucciso dai Corleonesi perchè ritenuto colpevole di avere curato il boss latitante Totuccio Contorno, rimasto ferito durante un agguato avvenuto pochi mesi prima, il 25 giugno. Quest’omicidio rientrava nel piano di eliminare tutte le persone “vicine a Contorno”. Il professore sta uscendo dal suo studio in compagnia della moglie, Rosalba Patania. Due killer a volto scoperto si avvicinano al medico e gli sparano in testa con pistole calibro 38. I killer si allontanano a piedi per poi salire su una “Fiat 127” bianca guidata da un complice. Bosio muore all’istante, mentre la moglie rimane illesa.
Sebastiano Bosio was Head Physician of Vascular Surgery at the Civic Hospital in Palermo. He was killed by the Corleonesi because he was considered guilty for having treated the fugitive boss Totuccio Contorno, who had been wounded during an ambush that had taken place a few months previously, on 25th June. The killers that were chasing Contorno decided to kill all the people that had given, or who could give help to the fugitive. The professor was leaving his office together with his wife, Rosalba Patania. Two killers, their faces uncovered, come up to them and shoot Bosio in the head with .38 calibre handguns. The killers get away on foot and get into a white “Fiat 127” driven by an accomplice. Bosio dies instantly, while his wife is unharmed. 8.11.1981 Palermo Antonino Rugnetta era un mobiliere con vecchi precedenti penali legati al contrabbando e al gioco d’azzardo. Il suo corpo viene trovato dentro il bagagliaio di un’auto rubata, parcheggiata davanti alla caserma della Guardia di Finanza di Palermo. È incaprettato dentro un sacco della spazzatura. Il riconoscimento del corpo è stato possibile solo grazie alle impronte digitali.
Antonino Rugnetta was a furniture seller with an old criminal record for smuggling and gambling. His body is found inside the trunk of a stolen car, parked in front of the barracks of the Guardia di Finanza of Palermo. He has been left inside a garbage bag “incaprettato”. (This is a style of execution used by the Mafia to punish traitors. It consists of linking the victim’s neck, feet and hands together behind their back with a rope, which causes selfstrangulation). The identification of the body is made by fingerprints.
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 31
4-10-2007 17:57:26
MAFIA_DEF.indd 32
4-10-2007 17:57:37
33 9.1.1982 Palermo Antonino Grado, impiegato del Teatro Massimo di Palermo ma anche gregario delle cosche di Stefano Bontade e Totuccio Contorno. L’agguato avviene di mattina all’interno del laboratorio scenografico del teatro. Due killer, armati di pistole calibro 9 Parabellum, lo inseguono tra i dipendenti e lo uccidono prima che possa raggiungere il cassetto della sua scrivania, dove teneva una pistola Ruger 357 Magnum. Concludono l’esecuzione con il colpo di grazia alla tempia.
Antonino Grado was an employee of the Massimo Theatre in Palermo, but he also socialised with the Mafia gangs of Stefano Bontade and Totuccio Contorno. The ambush happens in the morning, inside the scenery warehouse of the theatre. Two killers, armed with 9mm Parabellum pistols, pursue him through the theatre past other employees and kill him before he can reach his desk drawer, where he kept a .357 Magnum. They conclude the execution with a coup de grâce to the temple. 18.1.1982 Palermo Natale Riccobono è stato uno dei protagonisti della guerra di Mafia che ha insanguinato la borgata di “Tommaso Natale” tra il 1957 e il 1961, per una faida tra la famiglia Riccobono e quella Cracolici. Condannato per tre omicidi, aveva ottenuto la semilibertà nel 1980, dopo venti anni di carcere. Riccobono è stato ucciso esattamente ventuno anni dopo l’omicidio di suo fratello Paolino, di soli tredici anni. Al momento dell’agguato, Natale Riccobono si trova nel parco auto in cui lavora come custode. Due killer a piedi lo inseguono tra le macchine posteggiate, uno di loro lo uccide sparandogli quattro colpi di pistola.
Natale Riccobono together with his family was one of the protagonists of the Mafia war that bloodied the village of “Tommaso Natale” between 1957 and 1961, because of a feud between the Riccobono and Cracolici families. Imprisoned for three homicides, he had obtained permission for day-release in 1980, after twenty years of incarceration. Riccobono was killed exactly twenty-one years after the murder of his 13-year-old brother Paolino. When he is ambushed, Natale Riccobono is in the car park where he works as a security guard. Two killers pursue him among the parked cars; one of them kills him with four shots from a pistol.
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 33
4-10-2007 17:57:50
34 30.4.1982 Palermo Pio La Torre, segretario del PCI siciliano e Rosario Di Salvo, militante, autista e guardia del corpo di La Torre, trovano la morte a causa dell’attività politica del dirigente comunista. Pio La Torre era stato promotore di un disegno di legge che avrebbe consentito ai giudici di indagare sui patrimoni bancari delle cosche mafiose. Dopo la morte del prefetto di Palermo Dalla Chiesa, il suo disegno di legge sarà ripreso dal Ministro Rognoni diventando la Legge Rognoni-La Torre. I killer a bordo di una moto e una macchina si affiancano al veicolo guidato da Rosario Di Salvo. Vengono sparati una trentina di colpi di pistola calibro 45 contro Pio La Torre e il suo autista, uccidendoli sul colpo.
Pio La Torre, leader of the Sicilian PCI (The Sicilian Communist Party) and Rosario Di Salvo, activist, driver and bodyguard of La Torre, met their deaths for the cause of La Torre’s political activities. Pio La Torre had been promoting a bill that would have allowed the judiciary to investigate the financial assets of the Mafia clans. After the death of the prefect of Palermo, Dalla Chiesa, his bill would eventually be put through by the Minister, Rognoni, becoming the Law “Rognoni-La Torre”. The killers, on a motorbike and in a car, come abreast of the vehicle driven by Rosario Di Salvo. At least thirty bullets from a .45 calibre gun are fired at Pio La Torre and his driver, killing them instantly. 28.5.1982 Palermo Mario Alonzo, idraulico. Secondo la Polizia era legato alla cosca di Leopoldo Cancelliere. Viene ucciso di fronte a una bottega di Borgo Vecchio, un quartiere di Palermo. Due killer gli arrivano alle spalle e gli sparano con pistole calibro 7,65. Al momento dell’omicidio, sul posto sono presenti più di un centinaio di persone, ma “nessuno ha visto nulla”.
Mario Alonzo, a plumber, was linked (according to the police) to the Mafia gang of Leopoldo Cancelliere. He is killed in front of a shop in the “Borgo Vecchio”, an old district of Palermo. Two killers come up behind him and shoot him with 7.65 calibre guns. In that moment in the place where it happened there were more than a hundred people, but “nobody saw anything”.
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 MAFIA_DEF.indd 34
4-10-2007 17:58:00
MAFIA_DEF.indd 35
4-10-2007 17:58:10