Tracce Pastorai 3/2021

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Oberland-Glattal Unità Pastorale Oberland-Glattal comprende le parrocchie di Bauma, Bärets­wil, Fischenthal, Dübendorf, Fällanden, Egg, Maur, Ebmatingen, Pfäffikon ZH, Uster, Volketswil, Greifensee, Wetzikon e Gossau. Sede Neuwiesenstrasse 17ª, 8610 Uster Missionario don Rocco Zocco, 076 389 59 63, giuliaconbarba@gmail.com Vicario don Arturo Janik Segreteria Maria Trivellin/Antonella Casciato, 044 944 85 20, mcli.oberland-glattal@zh.kath.ch Orari di apertura tutte le mattine ore 8.30-12.00, pomeriggio (tranne mercoledì e venerdì) ore 14.30-18.00

Il gruppo dell’Oberland-Glattal a Einsiedeln: un pomeriggio con Maria Don Rocco Zocco

Siamo a Einsiedeln, il 15 agosto, nella «casa» di Maria, perché è la festa della sua assunzione in Cielo. La mole abbaziale, così imponente da gareggiare con quella dei monti dell’Hoch-Ybrig, ci incute all’arrivo un certo timore. Poi, varcate le soglie della Klosterkirche, siamo come rapiti in estasi, quella di un barocco, che, nel suo racconto decorativo, affida agli staripanti ghirigori la sensazione di una brezza paradisiaca e alle numerose figure angeliche la percezione di una misteriosa trascendenza. L’aria è satura di Santità e noi cerchiamo di catturarla con tutti i nostri sensi. Sull’Altare Maggiore, in un pregevole dipinto, la Vergine Maria è Assunta in Cielo. È per questo che siamo qui! Volevamo vedere con gli occhi dell’arte quello che già crediamo con il senso della fede. E non importa se la scena del quadro ritrae un’elevazione «a propulsione angelica», verso un cielo che astronomicamente non esiste. Il senso del dogma ci è chiaro: Maria è giunta alla meta. Ma non a una qualunque, di quelle capaci di dare motivazioni adrenaliniche ai brevi segmenti delle età della

vita: alla giovinezza, alla maturità, all’adolescenza; al percorso di formazione accademica, al periodo di produttività lavorativa; all’iniziale «tempo delle mele» e a quello finale in cui bisogna «sciogliere le vele» per l’ultimo viaggio. Brevi segmenti di vita che nella loro rapida fiammata ti fanno accorgere che quelle motivazioni recavano, dopotutto, un’improrogabile data di scadenza. La meta cui è giunta Maria, invece, è un’opera che solo Dio può compiere, l’ultima parola che solo Lui può dire su tutto e su tutti. Chissà quante volte Maria l’avrà sospirata nel corso della sua vita terrena, magari sussurrando giaculatorie di stampo biblico: «Quando vedrò il tuo volto?» E chissà quanto sarà stata grande l’attesa di quel momento, soprattutto dopo la Risurrezione di Gesù, quando la nostalgia del figlio le avrà distillato dagli occhi lacrime di struggente desiderio: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.» Nella pala d’altare, ancora incollati alla terra, gli apostoli levano in alto sguardi ibridi di tristezza e di desiderio. Il Cielo, che si apre per l’ingresso della Vergine, li attrae. Ne siamo attratti anche noi, che in questa Abbazia ci siamo dati appuntamento per partecipare a una liturgia che ci facesse toccare il Paradiso. E qui, il Cielo, lo si può toccare davvero con un dito! Nella penombra di questo spazio sacro, animata dai colori caramellati delle decorazioni, mi tornano alla mente le parole di una poetessa russa, Marina Ivanovna Cvetaeva: «Esiste non solo un’attrazione terrestre, ma esiste anche un’attrazione celeste.» Sembra la citazione tratta da un commento alla Munificentissimus Deus, la bolla papale di Pio XII, che definì il dogma dell’Assunzione. Ma non lo è. È invece una scheggia di sapienza interiore, schizzata via dalle periferie di un contesto storico e geopolitico, quello del comunismo staliniano, totalmente agli antipodi di ogni tensione verso l’Alto e verso l’Oltre.


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