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LINGUAGGI LANGUAGES In Italia Lire 17.000/8,80 Euro

Iva assolta dall’editore

1999 settembre september

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Periodico mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% pubblicitĂ ART.2 Comma 20/B Legge 662/96 - Milano

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ISSN 0394-2147

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La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva

The international magazine of architecture design and visual communication

Settembre 1999 September Strutture Languages

Sommario/Summary l’Arca è pubblicata da is published by l’Arca Edizioni spa Via Valcava, 6 20155 Milano tel.(02)325246 facsimile (02)325481 l’Arca è in Internet: http://www.arcadata.it e-mail: arca@tin.it Direzione commerciale Business Manager Titi Casati Segreteria commerciale Business Secretariat Paola Festi Comunicazione/Communication Alda Mercante Casati International Promotion Daniela Adaglio Coordinamento edizioni Book coordinator Franca Rottola Pubblicità Advertising Lombardia, Liguria, Toscana Lazio, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata l’Arca Edizioni spa tel.(02)325246 facsimile (02)325481 Marcello Altamura tel. 02/6701893 Piemonte Studiokappa srl tel.(011)597180-5817300 Emilia Romagna, Marche Angelo Sozzi tel. (051)232633-(0336)558900 facsimile (051)274294 Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige Michele Tosato Studio Mitos tel. (0422) 892368 - (0348) 8732626 facsimile (0422) 892055 Distribuzione esclusiva per l’Italia Messaggerie Periodici spa (Aderente ADN) Via G.Carcano, 32 - 20141Milano tel.(02)895921 facsimile(02)89500688 Distribuzione in libreria Joo Distribuzione Via F.Argelati,35-20143 Milano tel.(02)8375671 facsimile(02)58112324 Distributor for abroad Agenzia Italiana Esportazione A.I.E. Via Manzoni, 12-20089 Rozzano (MI) tel.(02)57512575 facsimile(02)57512606 Undici fascicoli l’anno Il fascicolo in Italia Lire 17.000/8,80 Euro in Italia (IVA assolta dall’editore) Arretrati il doppio Registrata presso il Tribunale di Milano con il n.479 del 8/9/1986 E’ vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore. Total or partial reproduction of the magazine without previous authorization by the editor is prohibited.

Direttore responsabile/Editor Cesare M.Casati Vicedirettori/Deputy Editors Mario Antonio Arnaboldi, Maurizio Vitta Comitato scientifico Scientific Committee Piero Castiglioni, Angelo Cortesi, Gillo Dorfles, Giorgetto Giugiaro, Gianpiero Jacobelli, Riccardo Mariani, Bob Noorda, Lorenzo Papi, Paolo Riani, Joseph Rykwert, Piero Sartogo, Pierluigi Spadolini, Tommaso Trini Consulenti/Consultants Carmelo Strano Redazione/Editorial Staff Elena Cardani, Carlo Paganelli, Elena Tomei English editing and translations Martyn Anderson, James Pallas, Sofia J. Teodori Corrispondenze da New York Correspondent in New York Pierantonio Giacoppo Corrispondenze da Parigi Correspondent in Paris Doriana O.Mandrelli Corrispondenze da Osaka Correspondent in Osaka Toshyuki Kita Coordinamento a Roma Coordinator in Rome Carmelo Zimatore Fotografi/Photographs Alessandro Ciampi, Paolo Cola, Andres Fernandez, Bob Goedevaagen, Industrial Photo, Wilmar Koenig, T.Marttila, M. Pignata Monti, Jack Pottle, Philippe Ruault, Pietro Savorelli, Valerio Travi, Antoine Cadot Amministrazione Administration Maria Grazia Pellegrina Daniela Cicchinelli Ufficio abbonamenti Subscriptions Laura Ronchi Giulia Bettega

Cesare M.Casati

Vinca il migliore May the Best Win

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Mario Antonio Arnaboldi

I codici di progetto e di lettura New Architectural Languages

2

Stefano Pavarini

Riqualificazione Palazzo Uffici ENI At Eur, Rome

4

Gabriele Szaniszlò

Un “groviglio” urbano Borsigturm, Berlin

30

Claude Vasconi

Elena Cardani

Una fortezza contemporanea Old Peoples’s Home, Rebais

40

GR & Associés

Maurizio Vogliazzo

Abitare sul colle Residential Complex near Bologna

46

Enzo Zacchiroli

Jacopo della Fontana

Miscela teatrale In the Heart of Toulouse

50

Area-Alain Sarfati

Carlo Paganelli

Ad assetto variabile A Single-Family House

56

Archea

Un segno regionale Daewoo Marina City 21

64

Kohn, Pedersen, Fox

Alessandro Gubitosi

Architettura dissolta Beachness and Blow Out

72

NOX/Lars Spuybroek

Maurizio Vitta

Giovane design For 2000

78

Carmelo Strano

48ª Biennale d’arte a Venezia On the Biennial of Art in Venice

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l’Arca 2

89

l’Arca Press

95

l’Arca News

97

Agenda

Jean Nouvel, Emilio Ambasz, Philippe Samyn

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Stampa/Printed by Poligrafiche Bolis, Bergamo Fotolito/Colour Separation Litofilms Italia, Bergamo Computer graphics Romilda Fassina

I disegni in formato elettronico sono stati convertiti ed elaborati con AutoCAD® R14/AUTODESK®

Copertina/Cover Esempi dei diversi linguaggi architettonici illustrati in questo numero. Examples of the different architectural languages illustrated in this issue.

Dal 1986 l’Arca ha pubblicato questi argomenti: Questo periodico è iscritto all’AIE, Associazione Italiana Editori

Nel prossimo numero In the next issue Ottobre/October 1999 Interni Interiors

01 Il territorio dello spettacolo - 02 Lo spazio del museo - 03 Il progetto del lavoro - 04 Il progetto verticale - 05 La modernità - 06 La città - 07 Trasporti e comunicazioni - 08 Riflessioni - 09 Design 10 Sopra e sotto - 11 Lo spazio dello sport - 12 Il pubblico - 13 La comunità - 14 Lo spazio domestico - 15 Il progetto intelligente 16 Strutture e materiali- 17 Scuola e società - 18 L’effimero - 19 Superfici e strutture - 20 Il territorio disegnato - 21 Il vecchio e il nuovo - 22 Domestic Landscape - 23 Il progetto ospitale - 24 Il luogo dello studio - 25 Luce e colore - 26 L’edificio integrato - 27 Architettura in URSS - 28 L’architettura è ambiente - 29 Reti e servizi - 30 I grandi spazi- 31 La costruzione dell’architettura -32 Il rinnovamento della città - 33 Il superamento della gravità - 34 Tecnologie 35 L’aspetto della materia - 36 Interiors - 37 Sistemi - 38 Sport - 39 Progetto e computer - 40 Ambienti urbani - 41 Il territorio delle reti - 42 Tecnologia e costruzione - 43 Il progetto della luce - 44 Qualità - 45 Texture e architettura - 46 Architettura come immagine - 47 L’architettura costruita - 48 Luoghi per la cultura - 49 Lo spazio collettivo - 50 I luoghi dell’abitare - 51 Strutture urbane - 52 L’architettura progettata - 53 La contemporaneità - 54 Architettura e tecnologia - 55 Il progetto e il lavoro - 56 Architettura in mostra - 57 I segni nella città - 58 Il grande numero - 59 Riti, miti e altre cose - 60 Architetture francesi - 61 Architetture in Italia - 62 Architetture negli USA - 63 I nodi nella città - 64 L’architettura ornata - 65 La scena della cultura - 66 La città ideale 67 Architetture in Giappone - 68 Il mito e il culto - 69 La trasparenza - 70 Visto da dentro - 71 Porte urbane - 72 Le torri - 73 Tensostrutture - 74 I servizi per la città - 75 La competizione 76 Competizione e ricerca - 77 Visioni urbane - 78 Riflessioni - 79 Oltre il muro - 80 Il progetto del terziario - 81 Lo spazio aperto - 82 America, America! - 83 Mens ludicra - 84 Formazione e ricerca - 85 La casa dell’uomo 86 Tecnoarchitettura - 87 La Committenza - 88 Natura e artificio 89 L’apparenza della materia - 90 Modernità e tradizione - 91 I luoghi delle arti - 92 America, America ! - 93 America Latina - 94 Architetture in concorso 95 Architetture in concorso - 96 Natura urbana - 97 Cultura e società - 98 Produzione e servizi - 99 La residenza - 100 La bellezza - 101 La nuova città 102 Cromatismi - 103 America, America! - 104 La Francia - 105 Italia - 106 Giappone - 107 La trasparenza - 108 Le infrastrutture - 109 Le torri - 110 L’Europa - 111 Small - 112 Il legno - 113 Il metallo - 114 Interni - 115 Nord America - 116 Ristrutturazione - 117 La luce - 118 L’immagine del futuro - 119 La Francia - 120 Tecnologie e sistemi - 121 La comunità - 122 Lo Sport - 123 I sensi e la materia - 124 Le infrastrutture - 125 L’emozione - 126 Il legno - 127 Immagine USA - 128 Creatività - 129 Superfici - 130 Orizzontale/Verticale - 131 Abitabilità - 132 Il segno è colore - 133 Acqua - 134 Apparenza - 135 Luce - 136 La materia 137 La trasparenza - 138 Materia e Natura - 139 Strutture


Vinca il migliore/May the Best Win Cesare Maria Casati

E'

dalla notte dei tempi che l'uomo cerca di "segnare" il proprio territorio con realizzazioni, più o meno effimere, che possano affermare il grado di civiltà e di cultura estetica da lui raggiunto. Seminare reperti di grande valore artistico e architettonico nel mondo è sempre stato una missione a cui gli artisti e gli architetti soprattutto non si sono mai sottratti. La necessità quasi fisica di lasciare messaggi tangibili alle generazioni che verranno per affermare la propria genialità creativa, oltre che di pensiero, si è quasi sempre realizzata in grandi oggetti macroscopici urbani carichi di memorie, simbologie e di identità tutte orientate a testimoniare il nostro essere sulla Terra. Come nel passato anche oggi si sente sempre più la necessità di celebrare i nostri eroi contemporanei e i nuovi miti tutti legati al culto dell'immagine e del progresso scientifico e tecnologico con operazioni urbane che sappiano superare la dimensione spesso banale del classico monumento, con "segni" talmente forti da creare nella città nuove emozioni e parametri estetici più adeguati alla modernità che oggi viviamo. Vedi la "piramide" del Louvre o il museo Guggenheim di Bilbao. Ecco perché sono particolarmente felice di partecipare con l'Arca alla organizzazione del Concorso internazionale "Milano 2001, III Millennium, un segno luminoso". Concorso internazionale trasparente finalmente aperto a tutti i progettisti del mondo che abbiano un'"idea" adeguata alle nuove ambizioni della Città di Milano. Con questa iniziativa, voluta dall'Amministrazione comunale, realizzata grazie all'intelligente entusiasmo di AEM Spa e di Partners In Business Communications, Milano, proprio come la bella dormiente, si risveglia e si propone all'attenzione del mondo come una grande capitale europea ambiziosa di ritrovare la sua giusta dimensione culturale come nel passato e diventare un punto di riferimento di progresso, di modernità e di creatività. Milano non solo come moda e design ma anche come architettura. Questo concorso nasce anche per stimolare e provocare i grandi professionisti del mondo, troppo spesso lontani dalle competizioni libere e dal dibattito. Li invitiamo calorosamente a verificare in un libero confronto le loro capacità di immaginazione con generosità e finalmente senza problemi di committenza e di salvaguardia della loro immagine spesse volte purtroppo ridotta a "griffe". Tutti sono invitati a iscriversi entro il 30 ottobre e vinca il migliore.

E

ver since the dawning of the ages man has attempted to "mark" the land with more or less transient constructions designed to physically embody the level of civilisation and aesthetic culture he has attained. Artists and architects in particular have never been slow to sew artistic-architectural seeds of great value all over the world. The almost physical necessity to leave tangible signs for future generations as a legacy of our creative and intellectual genius has almost always taken the form of huge macroscopic urban objects loaded with recollections, symbols and identities designed to bear witness to our presence on Earth. As in the past, we still feel the need to celebrate our modern-day heroes and new legends all connected with the myth of image and scientific-technological progress, drawing on urban projects that move beyond the often bland dimension of conventional monuments to create "signs" powerful enough to inject our cities with new emotions and aesthetic parameters carefully geared to present-day modernity. Take, for instance, the "pyramid" at the Louvre or the Guggenheim Museum in Bilbao. This is why I am so pleased to take part with l'Arca in organising the international competition entitled "Milan 2001, IIIrd Millennium, a Luminous Sign". This transparent international competition is open to all designers right across the globe with their own "idea" for the City of Milan's ambitions for the future. This project, promoted by the City Council and implemented thanks to the enthusiastic efforts of AEM Spa and Partners in Business Communications, will wake up Milan (like Sleeping Beauty) and draw the world's attention to a major European capital ambitious to regain the cultural status it once had in the past and become a new centre of progress, modernity and creativity. Milan as a centre of architecture as well as fashion and design. This competition is also designed to stimulate and encourage the world's leading architects-designers, who often fail to get involved in open competitions and free debate. We are warmly welcoming them to stretch their creative imaginations without worrying about problems associated with clients or their own image, alas far too often reduced to a mere "designer label". Everybody is invited to enter by 30th October and may the best man/woman win.

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I codici di progetto e di lettura New Architectural Languages ittgenstein afferma che: “i limiti del linguaggio sono i limiti del mondo”. I vecchi miti sono crollati proprio attraverso queste W affermazioni tanto da giustificare non più l’adeguamento della forma al mito, ma la legittimazione del “mito” sulla forma. Per fare un esempio, oggi appare chiaro che il mito della produzione industriale, quale fondamento al consumismo, è sopraffatto dal “mito” dell’innalzamento della qualità della vita. E’ per questo che da tempo è in atto la trasformazione del razionalismo. La modifica delle fonti di energia, che traspaiono dalla ricerca scientifica, spostano la visione della natura e del comportamento, cioè del modo di vivere. Questo sentire comune alberga nella ricchezza comune, scandito dalle distanze che si accorciano nel tempo e nello spazio. Ma eliminare una distanza spazio temporale non vuol dire realizzare una vicinanza. Tutto rimane sempre ugualmente vicino e, allo stesso tempo, ugualmente lontano. Cercare la forma che dia questo nuovo valore del tempo e dello spazio significa esplorare, nell’immaginazione, l’attimo di vibrazione tra intuizione e determinazione. Nessuno produce nulla da solo. Oggi non ci sono più creazioni individuali ma solo collettive, proprio perché stiamo assistendo al trionfo del sentimento collettivo. Solo la collettività è in grado di percepire le mille sensazioni che riflettono i segnali del futuro. La creatività individuale è costantemente alimentata dalla creatività comune, quando questa si pone nell’incrocio delle giuste informazioni. La creatività cessa di esistere quando si allontana dalla tensione collettiva e si chiude nella celebrazione di un “ego” frustrato. Quando il progettista non guarda più lontano ma vicino, quando anziché esplorare il futuro, si rivolge al passato come unica certezza, quando smette di sognare e diventa dubbioso; è allora che la creatività si spegne. Occorre un intuito decisionale e colto capace di prefigurare degli eventi, alla luce di un futuro sempre più anticipato, in grado di dispiegarsi nello spazio e nel tempo. E’ necessario evitare, però, un “ingorgo” di futuro tanto più pericoloso quanto più ci relazioniamo ad esso in modo consapevole senza tregua e senza ricordi. Diventa cruciale il modo consapevole di accettare l’approvazione del tradizionale razionalismo e non il semplice proliferare dei musei del “razionale”. E’ tutto ciò che chiarisce la nostra contemporaneità, è cosa vogliamo nella negazione del tratto utopico della nostra esperienza del tempo, che può generare forme diverse. Il problema sta in una diversa realizzazione dei poteri tra i massimi sistemi che regolano l’integrazione sociale, cioè: denaro, potere e solidarietà. Per il progettista è indispensabile una lettura ermeneutica della forma, intesa proprio come arte di interpretare. Nel processo di comprensione di una forma occorre prendere in considerazione soprattutto la possibilità di interpretazione: l’ermeneutica stessa suppone che la forma non sia né certa né definita. Come dice Jacques Derrida, ciò non significa che non la si possa interpretare, significa solo che esiste la possibilità di non comprendere: insomma occorre tener conto del malinteso, dell’equivoco, dell’incertezza della sua conformazione. Si tratta di una situazione che si complica nello sforzo del suo divenire. Naturalmente bisogna condannare chiunque pensi di risolvere ogni problema culturale, linguistico e sociale attraverso l’espulsione, il rifiuto o l’eliminazione fisica. Occorre evitare un invecchiamento basato sui deboli a-priori e sull’adulazione feticista di forme statiche. In principio era solo razionalismo. Ora che tutti si dicono razionalisti, a chi è razionalista da quando aveva i pantaloni corti verrebbe voglia di essere qualche cosa d’altro. Ma che cosa? Sapendo bene che il razionalismo è il vero “inizio” di qualsiasi altro stile architettonico contemporaneo. In mancanza di alternative valide, vale forse la pena di andare a fare le pulci ai razionalisti e vedere quanto c’è ancora di razionalismo in questo “stile” considerato al limite della dottrina architettonica. Occorre, per renderci conto di ciò che oggi sta avvenendo, cioè una apparente “battaglia degli stili”, capire lo stravolgimento che il segno architettonico ha avuto con l’evolversi della cultura del progetto, con la filosofia e, soprattutto, con la matematica. Occorre, allora, aggiornare l’interpretazione ai tempi e alle vicissitudini attuali. E allora diciamo esattamente ciò che molti si aspettano, cioè che il razionalismo resterà sempre un’aspirazione, al contrario di ciò che molti altri sostengono. Vi è un filo di vero in entrambe le parti. Proprio perché il razionalismo, per nostra fortuna, inteso come “filosofia della libertà” è più che mai vivo solo per la sua metodologia reazionaria. E’ come “teoria dei mezzi” che rivela qualche debolezza. Ai padri fondatori, da Le Corbusier a Wright, da Gropius a Louis Kahn, in tema di “fini” non si può chiedere di più di quello che questi Maestri hanno tanto efficacemente realizzato. Chiedere loro di fornirci anche le regole e le modalità del rinnovo

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dell’architettura, cioè l’uso appropriato dei mezzi a nostra disposizione, cioè la continuazione dell’architettura della libertà nel mondo in cui viviamo è, invece, chiedere davvero troppo. Il mondo è troppo cambiato, rispetto a quello dei loro tempi, perché le regole e la qualità dei materiali prodotti dall’industria attuale, realizzatori dell’architettura liberale razionale classica, hanno risentito in qualche modo dell’usura dei tempi. Occorre, oggi, prospettare una nuova architettura imbevuta di libertà e di democrazia, ma anche in grado di raccontare il pensiero e la cultura contemporanea, anch’essa logorata dai tempi, ma rinnovata nel suo spirito informatore. Un’architettura che, attraverso le espressioni più disparate di decostruttivismo, di tecnicismo, di post-razionalismo, trovi il modo di far fronte alle nuove sfide della modernità: la distribuzione delle risorse, la conciliazione fra scheletro e pelle, l’economia dei nuovi prodotti e la loro applicazione nell’era della globalizzazione, la questione morale, eccetera. Diciamo, allora, che di fronte alla “fragilità del razionalismo” l’architettura, con la sua sana dose di scetticismo da parte di ancora molti architetti contemporanei, rimane il solo stile rivoluzionario che non si fa illusioni e che può contare, più che nella bontà delle mille esperienze formali dei singoli, nella validità e nell’efficacia del costruire in modo appropriato. Il problema ritorna agli “inizi”, anche se oggi ci poniamo delle domande diverse e più complesse rispetto a quelle cui dovettero rispondere i padri fondatori. Rimane, cioè, la necessità di un rinnovo, un rinnovo che deve scaturire da un nuovo metodo, da una nuova matematica, che sia in grado di saldare la pelle con lo scheletro, con le relative arterie dell’architettura, tutte insieme capaci di fondare il nuovo DNA del seme, ovvero del “segno” architettonico. Occorre subito sgomberare il campo da dubbi e insistere sul fatto che ogni tipo di innovazione deve essere in grado di rifondarsi nell’istituzione primaria, cioè nella scuola. Senza una cultura della tolleranza anche le migliori architetture rischiano di essere “aggirate” dall’integralismo di moda in questo momento, come appare evidente in molte nostre università. Forse occorrerebbe meditare un poco ancora sul pensiero di Henry van de Velde nel Formules d’une esthétique moderne (Bruxelles 1923) dove dice “.. per noi la scelta è fatta, lo Stile Nuovo ripudia il linguaggio preso a prestito, quel linguaggio che tende a far dire alla materia ciò che avviene nel cervello o nel cuore degli uomini, invece di farci intendere e comprendere ciò che avviene nella materia stessa”. E’ nelle scelta di una nuova espressione architettonica che i nostri “maestri” contemporanei come Foster, Rogers, Piano, Grimshaw, Samyn, Zaha Hadid, Takamatsu, Isozaki e via dicendo, nelle loro scelte lasciano trapelare, seppure in modo diverso, le influenze dell’evolversi della cultura razionalista intesa in senso lato. Sono scelte che seguono le vie del cuore e del cervello, che potremmo riassumere nelle azioni della memoria del numero geometrico. Più in generale l’azione creativa di questi Maestri contemporanei si basa come principio sulla Einfublung, che è la parola che unisce l’“entropia” e la “simpatia” ma, praticamente, si realizza nell’attuale diversità di espressioni architettoniche che, come tali, non possono essere identificate come nuovi “stili” in un vero e proprio metodo. Non possono essere trasmessi se non per affinità di “gusto” come purtroppo, su larga scala, sta avvenendo in tutta Europa. Si insiste sulla paradossalità di far rivivere i principi antichi dell’architettura razionalista col tentativo di confermare, in altre parole, che col ritornare alle origini, al di là del razionalismo più puro, si cerca di scoprire un nuovo “stile” che è ben difficile da sistemare in una vera oggettività. Il segreto ritorna ancora nella complessità del linguaggio, nell’uso appropriato di sistemi e numeri, di sistemi di calcolo e di calcolatori di computer e programmi in software che ci permettono la modellazione dell’architettura attraverso questi segni in grado di descrivere lo spazio e di portare con sé il “sapore” della tridimensionalità, quel sapore dell’architettura che lega la struttura, la pelle e le arterie dei nuovi organismi architettonici. Conviene rileggere La vie des formes di Henri Focillon per convincersi dell’energia delle forme nelle loro molteplici manifestazioni. Allora i problemi posti nell’osservazione di questi nuovi stili nascenti, nel mondo del progetto architettonico, si presentano sotto l’aspetto di contraddizioni quasi ossessive. Il nuovo linguaggio contemporaneo è un tentativo verso l’“unico”, esso si afferma come un tutto, come un assoluto ma nel medesimo tempo appartiene a un sistema di relazioni ben più complesse. Mario Antonio Arnaboldi

ittgenstein said that “the limits of my language mean the limits of my world”. Old myths have been brought down by these W claims so that form now no longer conforms to myth, but “myths” actually vindicate form. For instance, it now seems clear that the myth of industrial production, as the foundation of consumerism, is overwhelmed by the “myth” of raising the standards of living. This explains why rationalism has been changing over recent years. Scientific research into energy sources are changing the way we view nature and our behavioural patterns in general (i.e. our life style). This general awareness lies in our common heritage at a time when distances are shortening in terms of both space and time. But eliminating spatio-temporal distance does not bring things closer. Everything is just as close as it always has been and, at the same time, just as far away. Searching for the form that creates this new sense of space and time means using our imagination to explore that instant of vibration between intuition and determination. Nobody produces anything on their own. Nowadays, there are no such things as individual creations, just collective inventions as we witness the triumph of communal feeling. It takes a collective spirit to perceive those thousands of sensations sending out signals of the future. Individual creativity is constantly nourished by collective artistry at the crossroads of correct information. Creativity ceases to exist when it loses touch with this collective tension and shuts itself off in frustrated “ego” worship. When architects become short-sighted rather than long-sighted, when they stop exploring the future in order to delve into the past as their only certainty, when they stop dreaming and are plagued by doubt, that is when creativity starts to wane. What we need is decisive, cultured intuition capable of envisaging what will happen in the light of a future which is already impinging upon our space and time. But what we do not want is a “glut” of future, all the more dangerous the more we relentlessly relate to it, without the slightest recollection of the past. It is crucial that we accept traditional rationalism with the right awareness, so we do not end up creating an endless array of “rational” museums. Different forms will be generated by anything that sheds light on the society in which we live and by our desire to deny the utopian element in how we experience time The problem lies in redistributing power among those great systems governing social integration: i.e. money, power, and solidarity. The architect must be capable of making a hermeneutic reading of form, taken as the art of interpretation. The process of understanding a form must encompass this possibility of interpretation: hermeneutics itself assumes that form is neither certain nor fixed. As Jacques Derrida points out this does not mean it cannot be interpreted, it just means that it might not be understood: in other words, there is always the possibility of misunderstanding, mistaking or misinterpreting its basic structure. This situation gets more complicated as it struggles to evolve. Of course we must condemn anyone who thinks expulsion, rejection or physical elimination are the way to solve cultural, linguistic and social problems. Every effort needs to be made to prevent ageing based on weak apriori notions and a fetish-like worshipping of static forms. In the beginning there was nothing but rationalism. But now that everyone claims to be a rationalist, those of us who have been rationalists ever since we were in short trousers feel like being something else. But what exactly? Without forgetting, of course, that rationalism is the real “starting point” of any other contemporary style of architecture. In the absence of any valid alternatives, it might be worth sounding out these rationalists in order to find out whether there really is anything rationalist left in a “style” now considered to be on the very fringe of architectural doctrine. To realise what this apparent “battle of styles” is really about, we need to see how architectural design has been radically transformed by certain developments in philosophy and, above all, mathematics. We need to keep up with the times and events. So let’s dare to say what many people think: rationalism will always be a real aspiration, notwithstanding what many other people claim. In actual fact, there is some truth to both sides of the argument. This is because, thank goodness, the reactionary methods of rationalism, taken as a “philosophy of freedom”, are more alive than ever. It is as a “theory of means” that is showing signs of weakening.

In terms of “ends” we cannot expect anything more than they have already achieved from the founding fathers of rationalism, such as Le Corbusier, Wright, Gropius and Louis Kahn. It really would be too much to also expect them to provide us with the rules and methods of renovating architecture, as well as the proper use of the means we have at our disposal or, in other words, a continuation of the architecture of freedom in the world in which we now live. The world has changed quite considerably since their days and the rules and properties of the materials produced by modern-day industry (at the roots of classical rational liberal architecture) have, in some respects, suffered the effects of passing time. We now need to open up the way for a new type of architecture impregnated with freedom and democracy and, at the same time, capable of narrating contemporary thought and culture, which has managed to adapt to passing time. Architecture which draws on the widest possible variety of examples of deconstructivism, technicalism, and post-rationalism to find a way of facing the great challenges of modernity: the distribution of resources, the bringing together of skin and shell, the economics of new products and their application in the age of globalisation, morals and ethics etc. We might say, then, that, in view of the “fragility of rationalism”, architecture (thanks to that healthy dose of scepticism injected by lots of contemporary architects) is still the only revolutionary style which, free from allusions, relies more on the validity and effectiveness of proper building than on the vast range of stylistic developments of its individual exponents. We are really back where we started, although we are setting ourselves different and more complicated problems than those the founding fathers had to tackle. We still need a renewal, but a renewal based on a new method, a new type of mathematics capable of welding together skin and skeleton, using all the veins and arteries of architectural design to create a new DNA for the seeds or rather “signs” of architecture. All doubts must immediately be cast aside to focus on the fact that all innovation must have its grassroots entrenched in our education system. Without a cultural background of tolerance, even the best works of architecture are likely to be “side-tracked” by the latest dogmas, as can be seen in a number of universities. Perhaps we ought to ponder over what Henry van der Velde said in Formules d’une esthétique moderne (Brussels, 1923) when he wrote that “...for us the choice has been made, the New Style rejects any borrowed idiom, the kind of vocabulary that tends to make material represent what goes on in people’s hearts and minds, rather than explaining to us what goes on in the material itself”. Such contemporary masters as Foster, Rogers, Piano, Grimshaw, Samyn, Zaha Hadid, Takamatsu, Isozaki etc. have opted for a new architectural style to reveal (in their own different ways) how they have been influenced by developments in rationalist culture as a whole. They follow their hearts and minds through the active force of geometrical reasoning. More generally speaking, the creative artistry of these contemporary Masters is based on the principle of Einfubling, a combination of “entropy” and “sympathy” embodied, on a practical level, in the current range of architectural expression which, as such, cannot be classed as new “styles” as part of a new method. They cannot be compared except in terms of certain similarities in “taste”, as, unfortunately, we can see right across Europe. Working around a certain concept of paradoxes, the old-fashioned principles of rationalist architecture are being revived in an attempt to confirm that this getting back to basics (above and beyond pure rationalism) is really the quest for a new “style” which is hard to analyse objectively. Once again the secret lies in the complexity of language, the right use of systems and numbers, calculation systems and computers and software programmes allowing us to shape architecture by means of signs capable of describing space and carrying within themselves a “taste” for three-dimensionality, that taste for architecture as a way of binding together the skin, bones and arteries of new architectural organisms. It might be worth re-reading La vie des formes by Henri Focillon to realise that forms, in all their various manifestations, actually possess energy. The problems involved in observing all these newly emerging styles in the world of architectural design actually take the form of almost obsessive contradictions. The latest idiom is an attempt to create an “unicum”, one single whole which is a sort of absolute but, at the same time, belongs to a system of more intricate relations.

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Emilio Ambasz

Philippe Samyn

Riqualificazione Palazzo Uffici ENI At Eur, Rome

l Palazzo ENI all’EUR di Roma Iarchitettura rientra appieno in un certo tipo di direzionale: una versione italica dell’international style, un’espressione modulare e indifferente ai contesti, ancorché apprezzabile come testimonianza di un’epoca. Voluta con forza da Mattei nei primi anni Sessanta, dopo i giochi olimpici, questa architettura è inserita nel quartiere promosso dal fascismo in vista dell’Esposizione Universale di Roma del 1942. Il Piano dell’E42 di Piacentini prevedeva una sorta di città “satellitare”, costituita di padiglioni rappresentativi, destinati a ospitare le varie manifestazioni celebrative dell’impero, sulla “via del mare”. Il palazzo ENI, ancorché ormai divenuto un landmark , in questo habitat così particolare, sembra aver esaurito il suo primo ciclo vitale (di quasi 40 anni), sia per problemi tecnici e funzionali, sia per motivi di immagine; oggi alle soglie del 2000, il Palazzo può e deve esprimere una ricchezza di significati e una complessità maggiore per aderire alla nuova identità aziendale, basata sulla trasparenza e sul desiderio di riconoscibilità. E’ stata quindi attivata una consultazione progettuale per il restyling dell’edificio, fra tre architetti di livello internazionale: Emilio Ambasz, Philippe Samyn e Jean Nouvel, il cui progetto ha incontrato i maggiori favori della giuria. Emilio Ambasz, come nella sua poetica abituale, ha evocato paesaggi sognanti di una natura artificiale, un rituale architettonico che vede la restituzione della qualità ambientale he ENI Building at the EUR T in Rome is a typical example of a certain type of business architec-

Jean Nouvel

ture: an Italian version of the International Style, a modular design indifferent to contexts but testifying with some style to a particular era. Commissioned by Mattei in the early 1960s following the Olympic Games, this work of architecture is incorporated in a neighbourhood built by the Fascists in view of the 1942 World Fair in Rome. Piacentini’s E42 Plan envisaged a sort of “satellite” city constructed out of representative pavilions designed to host various different celebrations for the Empire on the “way to the sea”. Even though the ENI Building is now an authentic landmark in this strange habitat, it seems to have come to the end of its first life cycle (lasting almost 40 years) due to technical-functional problems and for image reasons; now, on the threshold of the year 2000, the Building can and indeed must express a whole range of new meanings and an even greater sense of complexity to embody a new business identity based on transparency and a desire to stand out. Three internationally renowned architects, Emilio Ambasz, Philippe Samyn and Jean Nouvel, were consulted for the restyling of the existing building. Drawing on his usual stylistic artistry, Emilio Ambasz conjured up the dreamy land0scapes of arti-

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come obiettivo: ovvero compensare la perdita di naturalità della metropoli, restituendo un plusvalore di paesaggio nel progetto. Architettura iper-naturalizzata, quasi a voler lenire il disagio, il distacco dalla madre terra, con macro-segni destinati alla riparazione dei torti ambientali e alla celebrazione della creazione. Il volume architettonico sembra emergere da terra, come fosse appartenente a un’altra civiltà, densa di mistero. I segni al suolo sono fessurazioni, tagli, bucature, espressioni quasi gestuali, che consentono di partecipare al mondo sotterraneo, dove vengono localizzati i parcheggi e i luoghi di servizio. L’edificio diviene quasi un giardino verticale, che “esprime architettonicamente la sua convinzione che l’uomo sia il giardiniere della natura”. L’impalcatura destinata ai lavori di sistemazione dei serramenti diviene una “scaffalatura”, un casellario che contiene le piante. Ripetizione ossessiva del segno di natura, che diviene una nuova unità di misura, una scansione ritmica per l’“energia verde” dell’architettura, una griglia di ri-identificazione, come nel progetto per Chiba. L’interpretazione del tema di Philippe Samyn è invece maggiormente orientata verso una rifunzionalizzazione: si tratta di un concreto e fattibile piano di ristrutturazione incentrato su un concetto di durata nel tempo, come valore primario dell’edificio. Nelle premesse progettuali, la volontà di innescare il processo di rigenerazione dell’architettura , secondo criteri di semplicità, concre-

tezza, benessere per chi lavora, economicità degli interventi. Una concezione “medicale” della professione, dove il malato è la qualità della vita negli uffici. Così viene focalizzata l’attenzione sui sistemi di facciata, dove i grandi pannelli serigrafati sono controllati dal computer che regola il filtraggio della luce, a seconda delle condizioni atmosferiche e dei periodi dell’anno. Gli spazi esterni sono rigorosamente modulati dalla griglia ortogonale del disegno (modulo 1,20 m), con una precisa delimitazione di aree pubbliche e private, tramite “mura” realizzate in vetro opalino, a supporto di comunicazioni urbane. I giardini sono trattati con terrazzamenti e pensiline per garantirne la fruibilità. Si tratta di una visione positiva, regolamentata, di una tecnologia “amica”, con grande attenzione a livello impiantistico, dove vengono proposte innovative soluzioni di risparmio energetico. Infine, Jean Nouvel,vincitore del concorso, imposta il suo racconto partendo dalla figura del “mutante”. Ovvero di quell’architettura indebolita dagli anni, ma che conserva caratteristiche su cui poter innestare nuova linfa, per far nascere una nuova creatura dal gene della vecchia. Così il ruolo urbano del palazzo ENI è da salvare, aumentandone però il potere di seduzione. Si tratta di una soluzione impostata sulla visibilità del telaio, come rete di misurazione assoluta, e su una nuova configurazione della costruzione, attraverso un allungamento su ambo i lati nord e sud, basato sulla sezione

aurea, per giungere a una “proporzione ideale”. Il nuovo Palazzo, più lungo di 28 metri, alleggerito nei piani alti, con la creazione di un giardino d’inverno, acquista una cornice quasi immateriale, valorizzando la dimensione orizzontale a scapito della verticale. Le nuove facciate diventano momento di comunicazione urbana; in particolar modo la sovrastruttura dello schermo rivolto verso il lago organizza un attento controllo di luci, trasparenze, riflessioni, ologram mi, che trasmettono l’immagine dell’azienda, reagendo alle differenti luminosità del giorno e della notte. Un vero e proprio sistema di relazione con la città basato sulla dimensione immateriale. Si conferma l’attenzione di Nouvel per gli aspetti narrativi dell’architettura contemporanea, dove l’attenzione alla scenografia non può essere confinata alla scena, ma dove tutta la città diviene un evento teatrale. Il processo di smaterializzazione dell’architettura come “la più pubblica delle arti”, portato avanti da Nouvel con progetti quali quello della Tour Sans Fins a La Défense, o della Fondazione Cartier a Parigi, trova qui un ulteriore livello di approfondimento. Smaterializzazione, non scomparsa, superamento della trasparenza, per giungere alla “trans-apparenza”. L’Architettura permane con la griglia ortogonale, segno di ragione, segno di ordine, che misura l’orizzonte di Roma, e, al contempo, lancia uno sguardo coraggioso al futuro. Stefano Pavarini

ficial nature, an architectural ritual designed to restore the environment to its previous standards: or, in other words, an attempt to compensate for the way nature has been driven out of our cities, injecting added value into the design setting. Hyper-naturalised architecture, almost as if to alleviate the pain of being separated from Mother Nature, working around macrosigns designed to repair the damage to the landscape and celebrate its creation. The architectural structure seems to emerge from the ground, as if it belonged to a different civilisation full of mystery. The signs in the ground are cracks, cuts, and holes, gestures tending to draw in the underworld, where the car parks and utilities are located. The building turns into a sort of vertical garden “architecturally embodying the belief that man is nature’s gardener”. The structures designed for adjusting the fixtures turn into “scaffolding”, shelves for holding plants. An obsessive reiterating of nature that develops into a new measuring unit, a rhythmic pattern of “green energy” for architecture, a re-identification grid as in the Chiba project. Philippe Samyn’s approach is more closely geared to re-functionalisation: a concrete, feasible restructuring plan focusing on the idea of temporal duration as the building’s key feature. The architect wants to trigger off an architectural regeneration process based on simplicity, concrete-

ness, the well-being of workers, and economic viability of the works. A “medical” view of the profession, according to which the patient is the quality of life in the offices. This means attention is focused on facade systems, whose large serigraphed panels are controlled by a computer letting light filter through in accordance with the weather conditions and time of year. The outside spaces are carefully shaped by the orthogonal grid (1.20 m sections) marking the boundaries between public and private areas by means of a “wall” made of opal glass fostering urban communication. The gardens are embellished with terraces and canopies so that they can be enjoyed by visitors. This is a carefully gauged, optimistic view of “friendly” technology paying considerable attention to plant engineering and adopting numerous new energy saving devices. Finally, Jean Nouvel’s project, which was the most popular of all with the jury, works around the idea of a “mutant”. This means architecture which, although ravaged by time, still has certain features into which new life can be injected, literally creating something new from the old gene. The old ENI Building is salvaged by making it more seductive. The design has a clearly visible frame, making it easy to measure in absolute terms, and a new building configuration featuring an elongating of both the north and south sides

based on the golden section to attain “ideal proportions”. The new Building, now 28 metres longer and lightened up at the top levels by the construction of a winter garden, is embellished with an almost imperceptible frame, accentuated horizontality at verticality’s expense. The new facades create urban communication; in particular, the super-structure of the shield facing the lake carefully controls light, transparency, reflections, and holograms projecting the company image and reacting to the different lighting levels during the day and night. This is a real system of interaction with the city based on immateriality. Nouvel has once again focused on the narrative aspects of contemporary architecture, taking the whole city (and not just the surrounding setting) as a sort of theatrical performance. The dematerialising of architecture as “the most public of the arts”, embodied in Nouvel’s designs for La Défense, the Endless Tower and the Cartier Foundation, is further advanced in this new project. This kind of dematerialisation is not just a vanishing process, it is a way of moving beyond transparency to reach “trans-appearance”. By holding onto its orthogonal grid, the architecture keeps a sense of rationalism and order, interacting with the city of Rome and, at the same time, boldly looking ahead to the future.

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Il vincitore/The Winner : Jean Nouvel

er il Palazzo degli Uffici Eni, P Jean Nouvel fa riferimento a una sorta di rivoluzione genetica che si estende anche al campo dell’architettura. Con questo spirito egli ha pensato a un “ mutante “ in grado di conservare i tratti essenziali dell’edificio originario migliorandone il potere di seduzione, di attrazione e le prestazioni delle qualità di accoglienza. Una doppia pelle ventilata sovrap6 l’ARCA 140

posta alla facciata ovest combina confort e trasparenza, mentre le facciate nord e sud diventano terrazze e jardin d’hiver. La doppia facciata dalle proporzioni auree dà dignità e sontuosità all’insieme e offre nel contempo un affaccio a tutti gli uffici su un micro-clima con temperatura intermedia tra quella interna ed esterna. Un sistema di stores con densità progressive e gradi di rifles-

La nuova facciata a ovest staccata di due metri rispetto a quella esistente e proiettata in un specchio d'acqua. Si tratta di una doppia pelle ventilata che offre agli uffici organizzati su questo lato di godere di un microclima avente un temperatura intermedia tra esterno e interno.

sione diversi assicurano la protezione solare modificando l’aspetto dell’edificio durante le diverse ore del giorno. La mutazione attuata dal progetto di Nouvel, non si limita a una trasfromazione epidermica, ma più profondamente strutturale. Essa investe la definizione di nuovi criteri distributivi, la creazione di punti di riferimento, l’utilizzazione della

relazione con l’ambiente naturale (l’acqua e la vegetazione). Quindi oltre alle ampie terrazze piantumate con specie tipiche della macchia mediterranea e al muro vegetale a est dell’edificio, viene riprogettato interamente il sistema a verde attraverso la piantumazione di una piccola foresta di pini marittimi e la riconquista vegetale delle sponde del lago.

There is a two-metre gap between the new west facade (projected onto a pool of water) and the old one. This is a ventilated double skin allowing the offices on this level to enjoy a microclimate with a temperature between that on the outside and inside.

ean Nouvel’s project for the Eni J Office Building alludes to a sort of genetic revolution encompassing even the field of architecture. This is the spirit in which he has designed a “mutant” capable of maintaining the basic features of the original building while making it more seductive, attractive, warm and welcoming. A double ventilated skin on the

west facade is a combination of comfort and transparency, while the north and south facades turn into terraces and winter gardens. The double facade with its golden proportions injects the entire complex with a sense of sumptuous dignity, at the same time providing the offices with a micro-climate of temperatures mid-way between those on the inside and outside. A system

■ Un sistema di stores con densità progressive e gradi di riflessione diversi assicura la protezione solare e modifica l'aspetto dell'edificio di giorno e di notte. A sinistra, planimetria generale.

of stores of gradually increasing density and reflection provides shelter against the sun, altering the building’s appearance at different times of day. The mutation resulting from Nouvel’s project is not just “skindeep”, it actually works on a structural level. It involves the creation of new distributional criteria and new reference points, exploiting inte-

A system of stores of gradually increasing density and different degrees of reflectiveness provides shelter against the sun and alters the building's appearance during the day and night. Left, site plan.

raction with the natural environment (water and vegetation). In addition to the wide terraces landscaped with typical species of Mediterranean maquis and a wall of greenery to the east of the building, the entire landscaping system has been redesigned by planting a small forest of pine trees and drawing in the vegetation along the banks of the lake. l’ARCA 140 7


Planimetria dell'intervento con la sistemazione a verde e sezione longitudinale sulla doppia facciata ventilata a ovest.

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Site plan of the project showing the landscaping and longitudinal section of the ventilated twin facade on the west side.

Schemi dei criteri progettuali che hanno guidato la riorganizzazione funzionale dell'edificio e il suo inserimento paesaggistico e, in basso, sezione trasversale.

Diagrams of the design criteria guiding the building's functional reorganisation and environmental insertion and, bottom of page, cross section.

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La nuova distribuzione funzionale ai diversi piani: dal basso verso l'alto, piante dei piani zero, primo, secondo e terzo.

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The new functional layout across the various floors: from bottom up, plans of levels zero, one, two and three.

Pianta e schema funzionale riferiti al piano ventesimo dove sono distribuiti gli uffici della presidenza. Come evidenziato dalla sezione, gli ultimi tre piani (presidenza, direzione e ristoranti di direzione)

sono organizzati in modo da creare delle terrazze a ovest. In basso, a sinistra, particolare del funzionamento della doppia facciata ventilata e, a destra, particolare del giardino verticale.

Plan and functional diagram of the twentieth floor housing the chairman's offices. As shown in the section, the top three floors (chairman, executives, and executive canteens) are arranged to create terraces to the

west. Bottom, left, detail of the functioning of the ventilated twin facade and, right, detail of the vertical garden.

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Rendering e viste prospettiche della nuova facciata ventilata. Le facciate nord e sud sono trasformate in terrazze e giardini d'inverno, mentre quella est è caratterizzata da una doppia pelle compatta (da 15 a 20 cm) con tende elettroguidate integrate.

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Rendering and perspective views of the new ventilated facade. The north and south facades have been converted into terraces and winter garden, while the east facade has a compact double skin (1520 cm) incorporating electrically-driven curtains.

Credits Project : Jean Nouvel Landscaping : Michel Desvignes Structural Engineering : Ove Arup Bioclimatic Concepts and Structurals Plants : Ove Arup Project Team : Federico Masotto (responsabile del progetto),

Sebastian Abribat, Aurelien Barbry, Adi Barzilay, Cristiano Benzoni, Luca Dal Cerro, Sylvie Erard, Sophie Tuillier, Damien Renchon, Perrine Calzada (Landscape), Cedrine Bonami-Redler (Graphics), Eric Anton, Dominique Duchemin, Jean Fraçois Marcheguet (Renderings)

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Emilio Ambasz

Rendering delle facciate vegetali trasformate in giardini pensili che rispecchiano il tipo di approccio ecosostenibile che ENI unisce alla tecnologia dei propri impianti.

Rendering of the landscaped facades turned into hanging gardens reflecting the kind of eco-sustainable approach that ENI combines with its own plant-engineering.

Industrial Photo

elemento caratterizzante del L' progetto presentato da Ambasz sono le facciate principali trasformate in un enorme giardino pensile. L'edificio si trasforma in un unico giardino verticale. Le facciate così progettate - costituite da curtain wall con vetri camera e infissi a taglio termico - non solo indicano, pionieristicamente, come anche gli edifici alti possano restitui14 l’ARCA 140

re alla comunità tutta l'area verde che ricoprono e anche di più, ma esprimono anche l'idea che l'ENI unisce all'alta tecnologia dei suoi impianti un approccio sostenibile alla natura attraverso un'architettura "amichevole". Naturalmente, questo sistema di facciata verde assolve anche al compito di contribuire al controllo climatico degli spazi interni.

Il progetto di Ambasz proponeva, inoltre, una riorganizzazione degli spazi interni con un nuovo ingresso per il personale, una nuova mensa, valorizzazione della biblioteca, la realizzazione di un bow window ellittico al ventesimo piano, la sistemazione a giardino della copertura.

he key feature of Ambasz's T project is the way the main building facades have been converted into a huge hanging garden. The building literally transforms into one big vertical garden. The facade design - constructed out of a curtain wall of vacuum glass and thermal fixtures - is not just a pioneering example of how tall buildings can give back all the ground

they eat up (and even more) to the local community, it also embodies the way ENI combines high-tech plant engineering with a sustainable approach to nature based on "friendly" architecture. Of course, this system of landscaped facading also serves the purpose of controlling the climate inside the building. Ambasz's project re-arranges the

interiors by creating a new staff entrance, new canteen, additions to the library, the construction of an elliptical bow-widow on the twentieth floor, and re-landscaping the roof garden.

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Planimetria generale e sezioni sulle zone parcheggio e stazioni di attesa.

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Site plan and sections of the car park areas and waiting stations.

Sotto, tavola riassuntiva delle sezioni sugli ambienti ricavati a livello sotterraneo con le varie destinazioni d'uso e delle piante delle diverse configurazioni della sala polivalente. In basso, piante di due piani del parcheggio interrato.

Below, table showing the sections of the premises constructed below ground level serving various purposes and of the plans of the various configurations of the multi-purpose room. Bottom, plans of two floors of underground parking.

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Sezione trasversale e schematizzazioni dei sistemi attivi e passivi di risparmio energetico relativi alla nuova struttura dei giardini verticali.

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Cross section and schematic representations of the active-passive energy saving systems for the new hanging gardens facility.

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Piante dell'edificio ENI, a sinistra dal basso in alto, piano terra, piano primo/ingresso dipendenti, piano secondo/ingresso principale, piano terzo/mostra; al centro, dal basso in alto, piani quarto, quinto-ottavo, nono-decimo, undicesimo-sedicesimo; a

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destra, dal basso in alto, piani diciassettesimo, diciottesiomo, diciannovesimoristorante, ventesimopresidenza/ amministrazione e copertura. In basso, proposte arredi per i piani diciannovesimo e ventesimo.

Plans of the ENI building, left from boom up, ground floor, first floor/staff entrance, second floor/main entrance; centre page, from bottom up, fourth floor, fifth-eight, ninthtenth, and eleventhsixteenth floors; right, from bottom up, seventeenth, eighteenth,

nineteen-restaurant, and twentiethchairman's/administration floors and roof. Bottom, furnishing designs for the nineteenth and twentieth floors.

Credits Architect in Charge: Emilio Ambasz Coordinating Architect: Fabio Mariani

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Philippe Samyn

Rendering e modello del progetto di Samyn che integra in una composizione unitaria una parte privata relativa alla proprietà ENI propriamente detta e una parte pubblica dedicata alla riorganizzazione delle aree intorno al lago.

Rendering and model of Samyn's project combining a private section owned by ENI and a public section designed to reorganise the lake areas into one single unit.

Andres Fernandez

l progetto di Samyn integra in una Idistinte, composizione unitaria due parti una a carattere privato copre la proprietà ENI propriamente detta, l'altra a carattere pubblico è dedicata alla riorganizzazione delle aree intorno al lago. La parte a carattere privato è divisa su tre piani: un giardino superiore, un grande piazzale d'ingresso e un giardino inferiore; l'unitarietà delle tre 22 l’ARCA 140

parti è ottenuta dalle cime degli alberi che formano una vera e propria copertura vegetale. La zona pubblica prospiciente al lago è risolta da terrazze che sfruttano le caratteristiche topografiche del luogo sottolineandone il carattere monumentale. Pensiline e mura di vetro strutturano il territorio offrendo ombra e rinfresco ai percorsi. La pensilina principale, situata al di sopra dei par-

cheggi sotterranei, protegge al di sotto di una superficie di 6.600 mq il sistema di ingresso, la nuova stazione di sevizio e una sala espositiva. La colonnata in acciaio e vetro di quasi 300 m di lunghezza rapporta la nuova facciata della proprietà ENI alla città. Le due pensiline laterali in vetro grigio costituiscono il collegamento tra l'ingresso principale, i parcheggi e l'entrata dell'edificio.

Quattro mura in vetro opalino completano la struttura dell'insieme. Lunghe 1,20 m, sono composte da fogli vetro opalino assemblati su una struttura reticolare in acciaio. Per le essenze arboree sono state scelte diverse specie di quercia esistenti nei vivai locali e selezionate in funzione della loro dimensione e della loro disposizione a essere tagliate facilmente.

amyn's project joins two sepaS rate parts into one single unit. The private section covers property belonging to ENI, while the public section focuses on re-arranging the areas around the lake. The private part is split over three levels: an upper garden, a large entrance plaza, and a lower garden; the three parts are joined together by the tree-tops forming a sort of "green"

roof. The public area facing the lake features terraces exploiting the topography of the land and bringing out the monumental nature of the site location. Canopies and glass walls provide cool shelter along the pathways. The main canopy, placed above the underground car parks, provides 6,600 square metres of shelter over the entrance system, a new service

station, and an exhibition hall. The steel and glass colonnade, measuring almost 300 metres in length, brings the ENI property's new facade into interaction with the city. The two side canopies made of grey glass link together the main entrance, car parks, and building entrance. Four opal glass walls complete the overall structure. Measuring 1.20 m in length, they are construc-

ted out of sheets of opal glass assembled over a reticular steel frame. Various species of oak tress grown in local nurseries were chosen for their size and the ease with which they can be cut up.

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Nella pagina a fianco, in alto, schemi di principio dell'edificio rinnovato in rapporto alle nuove funzione e al contesto naturale. Sotto, piante della situazione esistente, a sinistra, e del piano coperture, a destra. In questa pagina, piante dei diversi livelli. Nella pagine successive, sezioni trasversali, schemi tecnici del sistema di ventilazione della facciata e dei sistemi di confort acustico, illuminazione naturale e artificiale degli uffici e modelli d'insieme. ■ Opposite page, top, basic diagrams of the building re-designed for a new function and geared to the natural context. Below, plans of the existing situation, left, and of the roof level, right. This page, plans of the various levels. Following pages, cross sections, technical diagrams of the ventilation system for the facade and acoustic comfort systems, natural and artificial office lighting, and overall models. ■

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Particolari del modello del sistema di facciata. Il volume interno dell'edificio è separato dall'esterno da una doppia pelle di vetro, fissa, protetta da un sistema di lamelle mobili sorretti da una struttura in acciaio esterna alla facciata. Tutte le lamelle della stessa facciata si muovono

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simultaneamente, regolate da un calcolatore tarato in funzione dell'azimut del sole e della nuvolosità o meno del cielo. La doppia facciata ha un'intercapedine di 60 cm che consente un'agevole pulizia ed è dotata a ogni piano di aperture di 60 cm sulla parte interna per consentire la ripresa dell'aria tra i due vetri.

Details of the model of the facade system. The building's interior structure is separated from the outside by a fixed double skin of glass sheltered behind a system of moving panels held up by a steel frame outside the facade. All the facade panels move simultaneously controlled by a computer calibrated

to the azimuth of the sun and amount of clouds in the sky. The double facade has a 60-cm cavity making cleaning easy and a 60-cm opening on the inside of each floor to let air in between the two layers of glass.

Credits Project: Samyn et Associés : Philippe Samyn, M. Ruelle, B. Darras, E,Van Meerbeek, T. Louwettw, S. Reiter, G. Van Der Vaeren Structural Enginering: Setesco Special Techniques: Marc et Roba, Samyn et Associés Engineering: Belgium Building Research Institute, Vlaamse Instelling Voor Technologish

Onderzoek, Daidalos, Zumtobel Staff, Eudes E. Mas Landascaping: JNC International Model: I.Andersen, G. André, I. Delattre, A. Charon, G.Dehareng, R. Kim, M. Kroer, T. Louwettw, S. Reiter, S. Verhulst Inphography: B. Caballe, B. Darras, P. De Carrelo, L. Van de Velde, B. Van Isacker Management: A. Charon, F.Quenum

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Un “groviglio” urbano Borsigturm, Berlin

sa delle officine Borsig nel quartiere Tegel a Berlino. A cinque anni di distanza si inaugura la parte più significativa di questo progetto: un grande centro commerciale, sale cinematografiche, centro gastronomico, uffici e parcheggi. La struttura della città accoglie bene, dentro di sé, il "groviglio" complesso e multietnico dei linguaggi architettonici contemporanei e si rivela come un fenomeno urbano carico di dilagante vitalità, coerente nel suo esprimere contraddizioni. E' lo sviluppo urbano per isolati la regia attenta di questa coerenza. Con le sue infinite variazioni ha intessuto la trama per l'edificato di Berlino sin dal Settecento e costituisce il sistema morfologico ordinatore primario, e atemporale, all'interno del quale sembra che qualsiasi sperimentazione sia possibile, senza sconvolgere le relazioni tra le parti. Il linguaggio architettonico che propone Vasconi può essere letto in due direzioni: alla scala urbana e nel rapporto spazio interno e spazio esterno. Prima, le officine erano chiuse, erano recinto, muro, spazio interno, una sorta di cittadella autosufficiente. Il planivolumetrico generale con la sistemazione di tutta l'area, di cui il progetto che presentiamo rappresenta la metà della cubatura prevista, indica una volontà di costruire un pezzo di città e di rileggere le direzioni più significative delle giaciture preesistenti. Queste sono riproposte con una trama più fitta scandita dalla ripetizione, per parallele nord-sud, dell'asse di un capannone industriale che, trasformato nel percorso pedonale principale, diventa la spina portante dell'intero insediamento, e per ortogonali est-ovest, che collegano tutta l'area a ridosso della Berlinerstrasse con le verdi promenade che si affacciano sulle anse del Tegelersee. Nella scacchiera così definita, la parte realizzata dell'intero progetto illustrato rappresenta, per dimensioni e funzioni, l'eccezione, a simulazione delle griglie ortogonali urbane ottocentesche dove, nella ripetitiva successione di isolati residenziali tutti uguali, l'edificio pubblico emerge per importanza occupando più maglie. Vasconi ha lavorato sulla dimensione urbana per cercare, ancora una volta, l'occasione di verificare le spazialità del grande contenitore: tema caro a molti esponenti della "scuola" francese. Ma, in questo caso, non c'è la necessità di adottare schemi geometrici su cui ritmare le forme di assoluti volumi cartesiani, che ritroviamo spesso adottati nell'architettura contemporanea francese. La fabbrica è per sua stessa natura, per assunto tipologico, un grande contenitore. Si è tratto di interpretarlo, esaltarlo, adat-

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tarlo alle mutate esigenze. Vasconi risolve la complessità del caso proponendo nuove coperture sinuose, derivate dalla geometria dei frattali, che rivitalizzano le capriate esistenti. Le riveste con una nuova pelle, fatta da volte traslucide appoggiate su uno scheletro in tubolari di acciaio, e ne esalta il senso spaziale affiancando altre coperture di ben più ampia luce, in sostituzione di quelle antiche capriate che è stato necessario rimuovere. L'ingegneria ottocentesca del ferro si intreccia e si congiunge con le sue libere strutture in acciaio dell'ingegneria contemporanea. Dall'unione nasce l'architettura di un grande contenitore, che esalta sia la linea orizzontale, rafforzando la rete di percorsi pedonali che collegano antiche e nuove spazialità, sia in linea verticale, ingigantendo il senso del grande "vuoto" interno, dentro il quale altri volumi, come il ristorante, trovano la loro composizione. Nell'enfasi dell'artificio c'è comunque un continuo richiamo alla natura. I percorsi principali che innervano le relazioni tra interno ed esterno portano ad ampie zone di verde che si innestano sull'asse che conduce al fiume. La copertura ondulata ripropone il cielo, diffonde la luce naturale evidenziando gli spazi collocati sotto la sua volta. Pur esprimendo potenza e grande dimensione lo spazio ottenuto è accattivante e a scala umana. Alla dinamicità interna si contrappone la compattezza esterna. Un edificio per uffici di cinque piani chiude tutto il lato est. Costruito parallelo agli assi dei vecchi capannoni si arretra dall'antica linea di confine, liberando una superficie triangolare che è stata destinata a piazza, spazio urbano di mediazione che dalla strada accompagna dentro l'isolato. Il vertice nord dell'edificio si risolve all'esterno con un corpo curvo, a sfiorare Berlinerstrasse, mentre all'interno un volume a base triangolare accompagna con la sua ipotenusa il percorso pedonale posto sotto la galleria, verso il quartiere Tegel nord. L'imponenza quasi espressionista di un parcheggio multipiano chiude il alto ovest dell'isolato. A nord e a sud si propongono, allineate in successione, le testate dei vecchi e dei nuovi capannoni che ora aprono le loro porte alla città. Con i temi affrontati e le soluzioni proposte, il progetto di Claude Vasconi riafferma una linea di ricerca, nata negli anni Settanta ma che solo negli anni Novanta sembra esprimere tutta la sua forza, che si caratterizza per l’utilizzo delle categorie e degli elementi della città preesistente e della sua trasformazione, verificandone le potenzialità attuali per far sì che il mutamento non sia vissuto come perdita, ma diventi elemento essenziale per l'architettura contemporanea. Gabriele Szaniszlò

1994 Claude Vasconi won an invitation competiItionninternational to redesign the abandoned Borsig workshops in the Tegel neighbourhood of Berlin. Five years later the most important part of this project is coming into operation: a large shopping arcade, film theatres, a food centre, offices, and car parks. The city is nicely structured to incorporate this intricate, multi-ethnic "melting pot" of contemporary architectural idioms, creating an urban phenomenon charged with vibrant vitality and coherent contradictions. This coherency really derives from a form of urban development structured around blocks. In all its variations it has woven the web of built Berlin ever since the eighteenth century and is the primary, timeless organising system for the city's morphology, inside which any kind of experimentation seems to be possible without interfering with the relations between the various parts. This allows us to read Vasconi's architectural idiom along two lines: on an urban scale and in terms of the relations between interior and exterior space. Previously, the workshops were closed spaces, fenced/walled in interior spaces, a sort of self-sufficient citadel. The overall volumetric structure rearranging the entire area, half of whose cubic space is taken up by the project presented here, shows a definite desire to construct a piece of cityscape and re-read the main directions of the previously existing built structures. These are reworked into a more densely knit web based on both the repetition in north-south parallels of the axis of an industrial plant which, converted into the main pedestrian way, becomes the backbone of the entire facility and a reiterated pattern of east-west orthogonals connecting the entire area along Berlinerstrasse with the green promenades running around the Tegelersee. Inside this checkerboard, the constructed part of the entire project is a sort of exception, due to its size and functions, simulating nineteenth-century orthogonal urban grids in which the public building emerges to occupy several sections of the repetitive sequence of residential blocks (all basically the same). Vasconi has worked on the urban side of design to exploit another opportunity to assess the spatial properties of large containers: a popular theme with lots of exponents of the French "school". But in this case there is no need to adopt geometric schemes to dictate the rhythmic forms of absolute Cartesian structures which we often find in contemporary French architecture. Factories are, by their very nature and stylistic qua-

lities, large containers. The trick was to re-interpret them, exalt them and adapt them to newly emerging needs. Vasconi deals with all the complexity this involves by designing new winding roofs based on fractal geometry that inject fresh life into the old trusses, covering them with a new skin made of translucent vaults resting on a skeleton of steel tubes and enhancing the sense of space by adding on other roofs with wider spans to replace the old trusses that have had to be removed. Nineteenthcentury iron engineering weaves in with and knits into the free steel structures of modern engineering. This union lies at the foundations of the architectural design of large containers, working horizontally through a network of pedestrian paths connecting together old and new spatial forms and vertically by emphasising the idea of a large internal "void" inside which other structures, such as the restaurant, are located. Despite this emphasis on artifice, nature is constantly brought to the fore. The main paths setting up relations between the interior and exterior lead to large areas of greenery leading down to the river. The undulating roof evokes the sky, bringing in natural light and highlighting the spaces beneath its vault. Despite its size and force, the space created is intriguingly geared to human requirements. Its interior dynamics contrast with the compactness of its exterior design. A five-storey office block encloses the entire east side. Built parallel to the axes of the old factories, it is actually set back from the old border line, freeing a triangular surface to act as a square, an urban space of mediation that leads into the block from the road. The north summit of the building has a curved section on the outside skirting along Berlinerstrasse, while the hypotenuse of a triangularbased structure on the inside follows the pedestrian path beneath the arcade towards the north Tegel district. The almost expressionistic force of a huge multi-storey car park closes off the west side of the block. The tops of the old and new factories, arranged in rows to the north and south, open up their gates to the city. The themes tackled and solutions provided by Claude Vasconi's project are the continuation of experimentation that actually began back in the 1970s but has only really expressed all its potential force in the 1990s. By drawing in all the characteristic features of the old city and the way it has been transformed, it assesses its current potential to ensure that change is not experienced as loss, but as a key factor in modern-day architecture.

Valerio Travi

el 1994, Claude Vasconi è vincitore del concorso internazionale a N inviti per il ridisegno dell'area dismes-

Progetto: Claude Vasconi

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Sotto, particolari delle facciate del nuovo complesso polifunzionale Borsigturm, realizzato da Claude Vasconi ristrutturando e ampliando dei vecchi capannoni industriali nel quartiere Tegel nella parte occidentale di Berlino. Nella pagina a fianco, l'angolo nord-est del complesso.

Below, details of the facades of the new Borsigturm multi-purpose complex designed by Claude Vasconi by modernising and extending old industrial premises in the Tegel neighbourhood of West Berlin. Opposite, the north-est corner of the complex.

Wilmar Koenig

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In alto, sezione trasversale. Sopra e sotto, particolari costruttivi, sezione e assonometria della copertura ondulata.

Top of page, cross section. Above and below, construction details, section and axonometry of the undulating roof.

Nella pagina a fianco, in alto, pianta del primo piano e, sotto, pianta del piano terra.

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Opposite page, top, plans of the first floor, above, and ground floor, below.

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Valerio Travi

Sopra, viste aeree del complesso. Sotto, la facciata sud dell'edificio della galleria commerciale.

Above, aerial views of the complex. Below, the south facade of the shopping arcade building.

Sopra, prospettiva del complesso. Nella pagina a fianco, l'interno della galleria con la grande copertura trasparente. ■ Above, perspective view of the complex. Opposite page, inside of the arcade showing the large transparent roof.

Wilmar Koenig

Wilmar Koenig

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Valerio Travi

Sopra, l'ingresso della galleria commerciale. Sotto, particolari delle nuove capriate e dell'ossatura strutturale metallica su cui poggia la copertura vetrata. Nella pagina a fianco, la galleria commerciale con le passerelle e i ballatoi al primo piano realizzati in acciaio inossidabile.

Above, entrance to the shopping arcade. Below, details of the new trusses and metal structural frame supporting the glass roof. Opposite page, the shopping arcade showing the first floor walkways and galleries made of stainless steel.

Credits Project: Claude Vasconi Associated Architect: Architekten Dagmar Gross Project Team (Paris): Guy Bez, Bruno Baudin, Jean Concordet, Emmanuelle Dambrune, Fabienne Gallet, Mélanie Lallemand-Flucher, Guido Loeckx, Sylvie Magnin,

Thierry Meunier, Bénédicte Ollier, Christophe Pujdak, Susanne Schneider, Donato Severo, Jadwiga Sowa, Cathrin Trebeljahr, Jérôme Van Overbeke, Gabrielle Welisch, Claudia Wetzel Project Team (Berlin): Jürgen Mayer-Douarre, Matthias Hoffend, Marc Stroh, Larissa Olufs, Helga Falkenberg, Britta Heiber,

Arnaud Maurel, Hervé Proby, Detlev Heintz Engineering: Polonyi+Fink Plants: HL Technik, Ebert Ingenieure Surveyor: Bau-Contor Adam and Ingenieur Büro Stefan Gräf+Partner Client: Herlitz Falkenhöh

Wilmar Koenig

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Una fortezza contemporanea Old People’s Home, Rebais

Progetto: GR & Associés

La facciata aperta sulla campagna del nuovo volume della Casa di Riposo di Saint Aile a Rebais, nei pressi di Parigi. L’estensione di un’antica abbazia, fondata nel XII secolo e

trasformata in casa di riposo dopo la Seconda Guerra Mondiale, è risolta da un edificio triangolare con torri cilindriche alle due estremità, che evoca l’idea di un castello.

The facade opening onto the countryside of the new Saint Aile Old People’s Home in Rebais near Paris. This extension to an old XIIth century abbey converted into a home after the IInd World

War features a triangular building with cylindrical towers at the ends to create the idea of a castle.

a Casa di riposo di Saint Aile a Rebais, vicino a Parigi, non dà L certo l’idea di un luogo destinato all’assistenza di persone anziane, parte delle quali non autosufficienti. Tutto è infatti lontano da quel triste stereotipo che accomuna la maggior parte di questi luoghi, sinonimi spesso d’emarginazione e annientamento. L’aria che si respira a Saint Aile è serena e rilassata; la ricchezza del paesaggio, la trasparenza e luminosità di un prisma vetrato che dialoga con il rigore di un’antica abbazia, la dichiarata appartenenza alla natura degli spazi di vita privati e collettivi fanno di questo contesto un luogo poetico ed evocativo. L’intervento di Gianni Ranaulo e Silvio d’Ascia (giovani italiani che dal 1997 operano a Parigi come titolari dello studio GR Associés), trova ispirazione in un antico concetto di residenza (i progettisti citano come referente Villa Adriana a Tivoli, prima casa di riposo pensata come luogo dei ricordi raccolti in percorso virtuale e architettonico antitetico all’idea di sofferenza e di dolore): la distribuzione dei percorsi, il castello, le voliere, le terme, la comunione con la natura, sono tutti elementi che vengono rivisitati in chiave contemporanea e trascritti con un nuovo vocabolario che trova nella tecnologia l’immediatezza del suo messaggio. L’ambiente è certamente favorevole a un simile approccio: un’antica abbazia del XII secolo trasformata in casa di riposo dopo la seconda guerra mondiale e uno splendido parco secolare. L’intervento realizzato in tre fasi successive, di cui l’ultima viene ultimata proprio in questo mese, ricuce in un insieme coerente testimonianze del passato, segno contemporaneo e un concetto di vita comune che privilegia i momenti comunitari, di relazioni e di rapporto diretto e spontaneo con la natura. L’estensione della Casa di riposo di Saint Aile, completata dalla ristrutturazione dell’edificio esistente, si concentra nella definizione di un nuovo volume a pianta triangolare che si confronta con l’antico senza negare il valore e l’interesse dell’architettura storica. Con un atteggiamento schietto e consapevole i progettisti hanno così ridefinito funzioni e organizzazione degli spazi liberando la vista sulle due absidi dell’abbazia e garantendo nel contempo le esigenze di controllo costante, fisico e visivo, del personale sui residenti. L’edificio si propone come una sorta di fortezza contemporanea: un volume cristallino definito da un sistema di facciate trasparenti viene rafforzato dalla presenza di due torri cilindriche situate alle estremità principali. La geometria dell’impianto planimetrico libera la vista sul paesaggio circostante e facilita la disposizione delle camere e degli elementi distribu-

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Particolare di una delle due torri cilindriche del diametro di 7 m concepite come una sorta di “voliere” per dare ai residenti la possibilità di un’occupazione giornaliera a contatto con la natura direttamente dall’interno della loro casa di riposo.

Detail of one of the two cylindrical towers with a diameter of 7 m designed as a kind of “aviary” to give residents the chance to be in daily contact with nature directly inside their rest home.

Sotto, a sinistra, planimetria generale, e a destra, pianta del secondo piano. Al centro, da sinistra a destra, piante del piano terreno e del primo piano. In basso, particolari delle sezioni sui giardini interni ricavati al centro del grande triangolo e pianta di

un’unità tipo, costituta da due camere individuali disposte in modulo doppio e relazionate da un spazio comune d’ingresso, arretrato rispetto al corridoio comune, e dallo spazio esterno del balcone su cui affacciano le pareti laterali delle verande individuali.

Below, left, site plan, and right, second floor plan. Centre page, from left to right, plans of the ground and first floors. Bottom of page, details of the sections across the internal gardens constructed inside the large triangle, and plan of a standard unit with two

single rooms arranged in a twin layout and interacting with a communal entrance space set back in relation to the main corridor, and of the outside balcony overlooking the side walls of the private verandas.

tivi secondo un principio che privilegia i momenti comunitari e il rapporto con la natura. Lungo i tre lati del triangolo, le camere sono distribuite da larghi corridoi che affacciano su due giardini interni ricavati nell’ampio spazio definito dalle tre ali perimetrali. Un’iniezione di verde che arricchisce gli ambienti delle sale comuni situate a ogni piano nel centro del triangolo. L’affaccio esterno delle singole unità viene invece risolto da grandi pareti vetrate che si compongono variamente a formare verande individuali e balconi semiaperti. Il nodo centrale dell’insieme formato dai due edifici fa perno sugli elementi di distribuzione verticale concentrati in posizione quasi baricentrica e frontale rispetto all’antica abbazia. I sistemi di circolazione, nelle loro differenti configurazioni - ampie passerelle vetrate, strade interne panoramiche, corridoi affacciati sui giardini interni, piccole anse d’ingresso delle camere, scale e ascensori illuminati da ampie vetrate - traducono un concetto di vita comune fondato sulla qualità degli spazi comuni come luoghi di relazione e di scambio. La trasparenza e la luce sono, quindi, le coordinate che guidano la lettura dell’insieme. In particolare è possibile individuare nel sistema di facciata l’elemento in cui si concentra la cifra linguistica dell’intero progetto. Esso rappresenta il filtro attraverso il quale viene smaterializzata la barriera tra esterno e interno dando vita a un gioco raffinato di opacità e trasparenze. Una griglia rettangolare di brise soleil traslucidi in vetro opacizzato che scandisce la facciata continua vetrata alloggia dei tubi sottili di luce al neon a intensità variabile programmata secondo la luminosità esterna e l’esigenza di vita dei residenti. Questo meccanismo consente da un lato di nascondere la trama metallica dei profili di alluminio lasciando a vista la sola superficie vetrata e dall’altro di trasformare gli elementi brise soleil in fonte di luce per l’illuminazione artificiale dell’edificio. La funzione di frangisole e la diffusione della luce dei tubi al neon è assicurata dal materiale utilizzato per i brise soleil. I progettisti hanno fatto ricorso al Reglit sfruttandolo in modo assolutamente innovativo. Anziché come normale tamponatura traslucida continua, il reglit è impiegato in elementi lineari montati in orizzontale e verticale su una trama di tubolari metallici a integrazione e completamento della facciata continua. Sondare nuovi orizzonti linguistici attraverso la sperimentazione di tecnologie alternative. La riuscita e la freschezza di questo approccio è felicemente dimostrata dalla magia che irradia il sito di Saint Aile, quando durante la notte la campagna si anima della suggestiva presenza di un castello luminoso. Elena Cardani

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Le facciate esterne, che delimitano l’orientamento di tutte le camere, sono indivuate da grandi pareti vetrate, articolate a formare delle verande e balconi semiaperti.

The outside facades marking the layout of all the rooms have large glass walls arranged to create half-open balconies and verandas.

aint Aile old people’s home in Rebais, near Paris, does not S look like a place for helping the elderly, many of whom are no longer capable of looking after themselves. It is nothing like the kind of sad stereotype associated with most places like this, that often create a depressing sense of isolation and social rejection. Saint Aile is a calm and relaxing place; the luscious landscape, the transparency-luminosity of a glass prism interacting with an old abbey, and the openly naturalistic character of the private-communal living quarters make this a place of great poetic-stylistic force. The project designed by Gianni Ranaulo and Silvio d’Ascia (young Italians who have been in charge of the GR Associés firm in Paris) is inspired by an old-fashioned idea of residency (they actually make open reference to Villa Adriana in Tivoli, the first old people’s home designed to be a place for memories and recollections in a virtual work of architecture banishing the idea of suffering and pain): the layout of corridors, the castle, aviaries, spas, and communion with nature are all rendered in a distinctly contemporary key, drawing on a new idiom whose underlying message is instantly brought out through technology. The environment is ideal for this kind of approach: an old XIIth century abbey turned into a home after the IInd World War and a wonderful old park. This three-stage project, the last of which is being completed this month, knits together reminiscences of the past, contemporary signs and a concept of communal life encouraging direct relations and interactions with nature. The extension to Saint Aile old people’s home, completed by restructuring the old building, focuses around the construction of a new triangular-based structure interacting with the old building without in any way detracting from its architecture. The architects adopted a simple, self-conscious approach to rearranging the functions and spaces, opening up views of both the abbey’s apses and, at the same time, allowing the staff to visually-physically watch over the residents at all times. The building looks like a kind of modern-day fortress: a glass structure featuring a system of transparent facades is enhanced by two cylindrical towers placed at the main ends. The geometric layout of the site plan opens up to the surrounding landscape, arranging the layout of rooms and corridors based on a

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Gli 800 mq delle tre facciate continue sono ripartiti da una trama regolare di 1,10 x 4 m formata da brise-soleil auto-illuminanti in vetro traslucido. I brise-soleil sono formati da due profilati in Reglit, montati orizzontalmente e verticalmente su una ■

trama di tubolari metallici e accoppiati a sandwich. L’uso del reglit come materiale traslucido assicura da un lato la funzione di frangisole e, dall’altro, la diffusione della luce emessa dai tubi neon, posizionati all’interno dei brise-soleil.

The 800 square metres of curtain facades are constructed in a regular pattern of 1.10x4 m formed out of self-lighting shutters made of translucent glass. The shutters are made of two Reglit sections mounted horizontally and vertically along a pattern of twin

sandwich metal pipes. The use of Reglit as a translucent material allows both the creation of shutters and the diffusion of light from neon tubes placed inside the shutters.

Credits: Project: GR & Associés Structural Engineering: Khephren Ingégnerie Technical Engineering: Alto Ingégnerie Visability Study: Ogeba

Economist: Atec Site Control: Veritas Client: Maison de Retrait de Saint Aile Diréction Départemental Seine et Marne

principle geared to communal moments and interaction with nature. The rooms along all three sides of the triangle are distributed off wide corridors facing onto two interior gardens cut into the extensive space between the three wings. Landscaping in the middle of the triangle injects more greenery into the communal rooms on each floor. The outside front of each separate unit has large glass walls fitted together in various different ways to create private verandas and halfopen balconies. The core of the combination of two buildings hinges around the vertical distribution facilities placed right at the front of the old abbey. The distribution systems, in their various forms - wide glass walkways, panoramic inside roads, corridors facing onto inside gardens, small bends acting as entrances, and stairs and lifts lit up through wide windows - embody a sense of community life based on the quality of communal spaces as places for interacting and exchanging ideas. Transparency and light are the key to interpreting the entire project. The facade system, in particular, is stylistically representative of the entire design. It is the filter through which the barrier between interior and exterior is broken down, creating an elegant interplay of opacity and transparency. A rectangular grid of translucent glass shutters characterising the glass curtain facade holds slender tubes of neon light, whose brightness can be adjusted to the light outside and residents’ living requirements. This device makes it possible to both hide away the pattern of aluminium sections, leaving only the glass surface visible, and to transform the shutters into a light source for artificially illuminating the building. The designers have found a totally original way of using Reglit. Instead of exploiting it for ordinary translucent curtain walling purposes, Reglit has been incorporated in linear sections fitted horizontally and vertically into a pattern of metal tubes designed to complete the curtain facade. New stylistic horizons have been opened up by experimenting with alternative forms of technology. The success of this new approach is brought out in the magical aura surrounding the Saint Aile home, where the countryside is lit up at night by the evocative presence of a luminous castle. Elena Cardani

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li appartamenti realizzati a Colle di San Luca (Bologna) da Enzo G Zacchiroli sono in tutto una ventina; e

ing categories; or, in relatively more recent days, rather successful enterprises aimed at showing the force of certain stylistic-construction theories, as in the case of Falling Waters or the early work of Schindler and, most notably of all, Le Corbusier, always stretching poetic artistry to its utmost limits from the Esprit Nouveau houses to the Unité d’Habitation. Of course, having said this, we immediately have to contradict ourselves: is not it just as easy to take a negative view of everything from Chareau and the Siedlungen to the horrific suburbs designed along the lines of Existenz-Minimum, from the various Tiburtini projects and Le Martella to those Heimat estates which now seem to be back in vogue? All this only serves to underline just how comparatively successful these Zacchiroli houses really are. A positive exercise. There is no point in trying to design a masterpiece in such tricky locations as these, destined for purposes like this. This is no easy approach: experience and craftsmanship are no guarantee against falling into any of the traps laid along the way. Take, for instance, so-called interacting with the context that has had such a profound influence on post-war Italian architecture both for better and (more often than not) for worse. Interaction with such a significant environment (San Luca portico is right there on the boundary) has relied on careful attention to surroundings of considerable interest for orographic and farmland reasons; in contrast the architecture is played down in a low key, drawing on simple, clean-cut profiles which certainly are not pretentious. There is very little trace of local building idiom in the slightly shellfish-shaped site plan, that looks rather like a crab or at least some sort of organic substance when viewed from above; there is something distinctly attractive about the physical configuration of a work of architecture which really is nice to inhabit.

non ce n’è uno uguale all’altro. Di pezzatura nel complesso abbastanza consistente, ma pur sempre nei limiti di una ragionevole norma, hanno distribuzioni il più delle volte imperniate su abili variazioni di scala nell’architettura degli interni; che in questo caso incorpora strettamente le pertinenze esterne, siano esse grandi terrazze con pergolati - quasi dei giardini pensili - o spazi scoperti di dimensioni più contenute, o direttamente pezzi di terreno trattati a piccolo giardino privato, in corrispondenza delle quote più basse. Perfino nel disegno la cosa salta all’occhio. Specialmente ai livelli più alti - in realtà non sono mai più di due o in certi punti tre, più un toit-jardin dove, insomma, non si esce tout court sulla terra, la parte living copre superfici davvero notevoli: smisurate, se rapportate a quelle, minuziosamente lavorate, delle zone notte e dei servizi vari. In pianta l’effetto è un po’ quello che si ha guardando una Englische Haus di medie dimensioni, un Norman Shaw che già tende, via Baille Scott, agli spazi già ridotti e semplificati di un Vosey, dove pur sempre sorprendono le ampiezze di hall/drawing room et alia, se paragonate con quelle degli altri locali della casa. Non si può neanche fare a meno di rilevare il ricorso al disassamento, sistematico e più di una volta supportato anche da piegature e riseghe della facciata: tutti dispositivi piuttosto inconsueti e imprevedibili; anche in casi, come questo, di costruzioni lungo pendii già di una certa consistenza (qui l’andamento orografico non ha certo generato deduzioni meccaniche di forme). Le residenze non fanno storia, questo si sa (storia dell’architettura, naturalmente). O sono episodi specialissimi - palazzi rinascimentali a Firenze, ville a Pratolino, Rotonde palladiane, ville a Caprarola, Châteaux des Rois, già meno e più tardi John Nash e dopo ancora Percier e Fontaine o John Soane e così

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via - tanto speciali da risultare francamente difficile ricondurli a normali categorie abitative; oppure, in epoche relativamente più recenti, exploit assai felici, tesi a dimostrare il valore di assunti compositivi e costruttivi, come è il caso di Falling Waters, o del primo Schindler e, soprattutto, di Le Corbusier, teso sempre al limite del versante poetico, dalle case Esprit Nouveau all’Unité d’Habitation. Va da sé che, dopo averlo detto, lo si debba negare subito: da Chareau alle Siedlungen e le periferie orrende con matrici Existenz-Minimum, dai Tiburtini vari e Le Martella, ai quartieri Heimat ancora oggi riproposti, non potrebbero utilmente essere assunti, in questa storia appunto, come polarità negative? Tutto questo anche per chiarire di più perché, in questi campi minati, queste residenze di Zacchiroli possano essere viste senz’altro molto bene. Un episodio positivo. Non c’è motivo di inseguire, con queste destinazioni d’uso e in questi luoghi impegnativi, il capolavoro. Imboccare questa via non è semplice: non sempre una buona conoscenza del mestiere garantisce di evitare le innumerevoli trappole disposte lungo il percorso. Una per tutte: il cosiddetto dialogo col contesto, che ha segnato profondamente l’architettura italiana di questo secondo dopoguerra, nel bene e, molto, anche nel male. Qui il rapporto con un ambiente non certo di poco peso (il portico di San Luca è lì al confine, tra l’altro) si è specialmente appoggiato sulla cura dell’intorno, interessante per orografia e assetti colturali; mentre l’architettura, abilmente, è declinata in toni smorzati, senza enfasi, ma con profili nitidi, non leziosi, non ricercati. Difficilmente, nell’impianto planimetrico leggermente crostaceiforme, a granchio visto dall’alto, senz’altro organico, si potranno rintracciare memorie di edificazioni locali; si verrà comunque attratti, invece, dalla configurazione fisica di un’architettura dove stare piacevolmente. Maurizio Vogliazzo

he twenty or so flats designed by Enzo Zacchiroli in Colle di San T Luca (Bologna) are all different from each other. Carefully sized to fit in with building regulations, their layout mainly hinges around clever variations in scale in the interior design, incorporating in this case such external features such as terraces with pergolas (almost hanging gardens), open-air spaces which are smaller in size, or even plots of land treated like small private gardens on the lower levels. This is really the most eyecatching aspect of the entire design. Up at the higher levels - although in actual fact never more than two or at certain points three floors, plus a roof-garden - or in other words where the building does not just spread across the ground, the living quarters cover huge surface areas: almost immense compared to the minutely worked nighttime zones and bathrooms etc. The building plan is rather reminiscent of a medium-size Englische Haus, a Norman Shaw that tends, via Baille Scott, towards the smaller, simpler spaces of a Vosey, whose large hall and drawing room et alia are in any case still quite startling if compared to the size of the rest of the rooms in the house. We cannot help noticing the systematic use of disarticulation, often enhanced by bending, set-back facades: all rather unusual and unexpected tricks, even in cases like this of constructions built across quite wide slopes (the orography in this area certainly does not automatically inspire any particular forms). Houses are never epochmaking projects, as we all know (take a look at the history of architecture). They are usually either special events - Renaissance buildings in Florence, villas in Pratolino, Palladio-style Rotundas, houses in Caprarola, Châteaux des Rois, or, to a rather lesser extent and later date, John Nash, Percier and Fontaine and John Soane’s projects etc. - special enough to be hard to trace back to ordinary hous-

Sotto, una delle facciate in mattoni a vista del complesso residenziale realizzato da Enzo Zacchiroli sul Colle San Luca a Bologna. In basso, da sinistra a destra, planimetria generale, pianta a quota +/- 0.00, pianta a quota +3.10 e pianta a quota +6.20.

Below, one of the exposed brick facades of the housing complex designed by Enzo Zacchiroli at Colle San Luca, Bologna. Bottom, from left to right, site plan, plans at +/-0.00, +3.10 and +6.20.

Paolo Cola

Abitare sul colle Residential Complex near Bologna

Progetto: Enzo Zacchiroli

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Le unità abitative sono caratterizzate da ampie porzioni di interazione tra esterno e interno configurate come grandi terrazze coperte e tettigiardino. In basso, a sinistra, pianta a quota +9.30 e, a destra, pianta a quota +12.40.

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The housing units wide intersections between the outside and inside designed in the form of large covered terraces and garden-roofs. Bottom, left, plan at level +9.30 and, right, plan at level +12.40.

Nella progettazione del complesso residenziale si è data grande importanza al rispetto sia orografico che delle colture arboree dell’ambiente circostanze. In basso a sinistra, sezioni AA e DD e, a destra, sezioni BB e CC.

The overall design gave considerable importance to both orography and the different species of trees found in the surrounding environment. Bottom left, AA and DD sections and, right, BB and CC sections.

Credits Project: Enzo Zacchiroli Engineering: Trevi Palificazioni-Marzio Monti, Massimo Biagiotti General Contractor: Costruzioni Edili Zucchini Suppliers: San Marco Laterizi (facades bricks), Fabbri e Vecchi (frameworks and doors), La Villa Bella (wall paintings), Siemens-Elettrogramma

(exterior lighting), Ticino Living-Elettrogramma (interior lighting), Porfidi Italia (exterior flooring), Andreoli (interior flooring), Adria System (false ceilings), Sele (lifts), DaikinCalisi Dario (air conditioning), Ticino-Elettrogramma (security systems), Elettrogramma (electrical plants), Casalini & Co (insulation and waterproofing) Client: Lombard srl

Sezione A-A

Sezione B-B

Sezione D-D

Sezione C-C

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poteva certo mancare nel bottino un teatro di prosa che le permettesse di inserirsi nel circuito delle compagnie internazionali. A testimonianza che il Teatro è ancora visto come uno dei simboli più importanti della storia, della tradizione e del retaggio culturale delle città, l’amministrazione comunale, sulla scorta delle tristi esperienze “brutalizzanti” che hanno caratterizzato l’approccio edilizio degli anni Settanta, ha deciso di giocare sul sicuro: ha escluso l’ipotesi di una nuova costruzione in aree periferiche e privilegiato, nell’esito del concorso con cui è stato aggiudicato l’appalto progettuale, un approccio appariscente, ma rispettoso del DNA cittadino. Occorreva qualcosa che facesse parlare di sé, senza innescare polemiche tra promotori del nuovo e fautori della conservazione. Alain Sarfati ha scelto di mediare tra queste istanze, trattando il sito di pianta rettangolare assegnatogli nel cuore della città storica, come un unico grande lotto allineato sul filo dell’impianto stradale e disegnando le quattro facciate in modo autonomo una dall’altra, attingendo a piene mani a un repertorio evocativo multi-linguistico. L’assenza di un fronte principale, giustificata della mancanza di una piazza su cui affac-

ciarsi o di una strada al contorno più importante delle altre, favorisce il protagonismo indipendente delle diverse parti. Due facciate incorporano nella loro partitura elementi preesistenti recuperati dal conservatorio ottocentesco, demolito per far posto al nuovo edificio. L’operazione è un puro “taglia e incolla”, slegato dalla natura del nuovo spazio interno; la scelta è tranquillizzante e di sicuro appealing verso il pubblico, ma non sembra avere nessuna motivazione, né nella qualità di quanto così gelosamente conservato, né nel legame con il resto del nuovo complesso teatrale. I materiali di questi due prospetti sono “in tono” con la “città rosa”, come ama essere chiamata Tolosa per l’uso ricorrente delle terrecotte nei suoi edifici; la sintonia si esplicita con lunghe partiture orizzontali di mattoni che si alternano a bande più chiare costituite da blocchi di pietra: quasi un repechage delle facciate del gotico italiano prima maniera. Una vetrata di richiamo tech si apre improvvisamente con un semi arco che svela parte del foyer; la facciata continua con serramenti verticali semi-opachi che fanno le veci dello sfondato di un colonnato virtuale. L’andamento sul filo di gronda è leggermente degradante, a richiamare la pendenza con cui è impostata la copertura della sala principale retrostante. Per com-

pletare il richiamo alla storia, anche una parte di costruzione di epoca gallo-romana, vero e proprio rudere, fa la sua bella (?) mostra nello spazio interno della hall. Il terzo fronte, quello opposto alla scena del teatro, è interamente in vetro, come si usa in molti progetti recenti per spazi pubblici: lascia trasparire dall’esterno il brulichio della vita che si dipana dietro il leggero involucro trasparente. Un ampio uso della serigrafia filtra ai piani alti il rapporto con il contesto inserendo un effetto “flou”. La quarta facciata è più pacata; funge da schermo agli uffici di amministrazione del teatro, ma punta tutto sul simbolismo di un grande arco che si innalza senza soluzione di continuità, a metà strada tra un arcobaleno e un arco romano, facendo da coronamento alla parte centrale. A ben vedere è questo macroarco a essere l’elemento ricorrente della composizione, perché ritorna su tutti e quattro i lati nella parte alta dell’edificato, a mascherare il volume tecnico dietro cui si cela l’apparto di scena. La spiegazione di tutta questa varietà può forse essere recuperata andando a immaginare il teatro proprio come una scenografia sulla città, di cui vuole farsi interprete e attore, riproponendo una moltitudine di messaggi in un roteare di partiture differenti. Anche se dall’esterno non

Miscela teatrale In the Heart of Toulouse oulouse is furbishing itself with the kind of facilities for the arts T and culture you would expect to find in the fourth most important city in France. Of course it could not be without its own theatre for hosting the most important international companies. Following the sad “brutalising” experiences of 1970s’ building speculation, the city council decided to emphasise the fact that the Theatre is still one of the city’s most significant landmarks by adopting a more reliable approach: it discarded the idea of constructing a new building out in the suburbs, preferring instead to organise a competition to design something more eye-catching but fitting in with the city’s peculiar DNA. What was needed was something which would attract people’s attention without causing the usual controversies between conservatives and innovators. Alain Sarfati decided to mediate between all these demands by treating the building’s triangular site plan right in the heart of the old city centre as one huge single plot stretching along the road side, creating four quite separate facades using a distinctly multi-linguistic design repertory. The fact that there is no main facade, due to the absence of any town square or main road for such

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a facade to face onto, explains why each of the four facades plays its own important part in the overall design. Two of the facades incorporate bits of the old nineteenth-century conservatory that was knocked down to leave room for the new building. This is a pure “cutting and sticking together” process with nothing in common with the new interior space; the calming effect of this approach is bound to appeal to the general public, although it seems quite unjustified by either the quality of what has been jealously conserved or by any apparent bonds with the rest of the new theatre facility. The materials used for these two elevations are carefully coordinated with what is known as the “pink city” due to its numerous terracotta buildings; this coordinating effect continues in the long horizontal bands of brick alternating with lighter strips of stone blocks, almost a revival of the early Italian type of Gothic facade. A “high-tech”-style glass partition suddenly opens up into a semiarch revealing part of the foyer; the facade then continues in the form of semi-opaque vertical fixtures acting as a backdrop for a virtual colonnade. It slopes gently downwards along the gutter to underline the slope of the roof over the main hall

at the rear. To complete these historical allusions, a section of building dating back to Gaelic-Roman times (authentic ruins) cuts its own fine (?) figure inside the hall. The third front opposite the stage is made entirely of glass, as in many other recent projects for public facilities: allowing us to see from the outside what is going on behind the light-weight transparent shell. Extensive use of serigraphy draws the outside environment into the upper levels by creating a “flou” effect. The fourth facade is less obtrusive; it acts as a screen for the theatre administration offices, focusing entirely on the symbolic force of a large arch towering up over the central section like some sort of rainbow or Roman arch. This macro-arch is actually the leit-motif of the entire design, recurring on all four sides of the top part of the building to hide away the “technical” section concealing the stage props etc. All this variety can be explained by treating the theatre as a sort of stage overlooking the city, which in a sense it acts out and interprets, sending out a vast array of different messages in a series of different patterns and designs. Even though its layout is impossible to read from the outside, the

se ne riesce a decifrare l’assetto, il complesso è studiato per rispondere alle diverse esigenze del sistema teatrale. Alla sala principale da 900 posti, sotto la cui scena è situato uno spazio di prova di eguale dimensione, si affiancano una seconda sala da circa 250 posti, con possibilità di posizionamento flessibile della scena e una terza da 80 posti dedicata alle attività collaterali come le conferenze o il teatro delle marionette. Uffici amministrativi, laboratori, depositi di scenografia e alloggi per gli artisti completano la dotazione del teatro. Una volta all’interno si è sorpresi dal contrasto tra il granito nero lucido della pavimentazione e la leggerezza della lunga lamiera in alluminio ondulato che scandisce il soffitto. Gli spazi si succedono legati da stretti passaggi e passerelle aeree quasi schiacciati dalle due sale. Allusioni all’architettura navale, proprie di molti progetti di Sarfati, sono riprese in molti dettagli a partire proprio dagli stralli che sorreggono le passerelle, fino all’ evocativo colore blu oceano che riveste, insieme ai pannelli acustici in legno micro-perforato, le pareti, i tendaggi e le sedute della sala principale. La magia dello spazio è completata dalla lama di luce che scende a dividerlo come una sorta di etereo sipario. Jacopo della Fontana

Progetto: Area-Alain Sarfati

entire facility is carefully designed to serve all the usual theatrical purposes. The main 900-seat hall, with a rehearsal facility of exactly the same size just beneath it, stands alongside another hall with a seating capacity of about 250 and flexible stage, and there is also a third 80-seat hall reserved for side events such as conferences or a puppet theatre. Administration offices, workshops, storage space for props, and changing rooms for the actors complete the theatre’s facilities. Once inside, there is a striking contrast between bright black granite floors and light undulating aluminium sheets used for the ceiling. The various premises are joined together by narrow corridors and overhead walkways almost squashed by the two halls. Allusions to ship-building design (a familiar feature in lots of Sarfati’s projects) reappear in various building features, such as the stays holding up the walkways and the ocean blue colour, which, together with the sound panels made of micro-perforated wood, covers the walls, drapes and seats in the main hall. This magical sense of space is completed by the blade of light cutting through it like a kind of sort of ethereal curtain.

Philippe Ruault

olosa sta completando la dote di edifici culturali che le spetta T come quarta città di Francia. Non

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Nella pagina precedente e a sinistra, viste delle diverse facciate che caratterizzano il nuovo Teatro di Toulouse, realizzato da Alain Sarfati nel cuore della città. Sotto, a sinistra, sezione longitudinale sulla sala maggiore e, a destra, sezione sull'atrio di ingresso. In alto a sinistra, planimetria generale e, a destra, pianta del livello a quota - 3.30 m. Sopra, a sinistra, pianta del piano terra e, a destra, pianta del livello a quota + 7.00 m. Nella pagina a fianco, il foyer della sala principale. ■ Previous page and left, views of the different facades of the new theatre in Toulouse designed by Alain Sarfati in the heart of the city centre. Below, left, longitudinal section of the main hall and, right, section of the entrance lobby. Top left, site plan and, right, plan at level -3.30 m. Above, left, ground floor plan and, right, plan at level +7.00 m. Opposite page, the foyer of the main hall. ■

1. Palcoscenico/Stage 2. Quinte/Side-scene 3. Sottoscena/Under-scene 4. Secondo sottoscena/ Second under-scene 5. Graticcia palcoscenico/Stage grid 6. Deposito scenografie/ Decor storage 7. Montaggio scenografie/Decor lift 8. Area di carico-scarico/ Load-unload area 9. Zona d'accesso scenografie/ Decor access 10. Piattaforma mobile/ Mobile platform

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11. Sala principale/Main hall 12. Buca d'orchestra/Orchestra 13. Gradinate/Tiers of seats 14. Galleria laterale/Side gallery 15. Balconata sala principale/ Main hall balcony 16. Regia sala principale/ Main hall direction 17. Sala conferenze/Congress hall 18. Torre gallo-romana/ Gallo-Roman tower 19. Guardaroba/Cloakroom 20. Servizi/Toiletts 21. Sala piccola/ Small hall

22. Accesso gradinate alte/ Access high steps 23. Regia sala piccola/ Small hall direction 24. Accessori sala piccola/ Small hall accessories 25. Foyer sala piccola/Smal hall foyer 26. Deposito materiali sala piccola/ Smal hall materials storage 27. Sala prove/Rehearsal room 28. Sala di riscaldamento/ Heating room 29. Sala di lavoro/Work room 30. Deposito materiali sala prove/ Rehearsal storage

31. Ingresso pubblico/ Public entrance hall 32. Atrio/Entrance hall 33. Reception 34. Libreria/Bookshop 35. Bar 36. Foyer sala principale/ Main hall foyer 37. Foyer sala piccola/ Small hall foyer 38. Ingresso personale/ Personnel entrance 39. Stanza guardiano/Guard room 40. Foyer personale/ Personnel foyer

41. Atrio amministrazione/ Administration atrium 42. Atelier 43. Guardaroba personale/ Personnel wardrobe 44. Locali tecnici/Technical rooms 45. Archivi/Archives 46. Area tecnica/Technical area 47. Camerini/Dress rooms 48. Uffici/Offices 49. Costumi/Costumes

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Sopra, l'atrio di ingresso con, in basso, uno degli spazi di ritrovo pubblico. Sotto, la platea della sala principale che può contenere 900 spettatori. Nella pagina a fianco, la scala e la passerella al primo piano visti dall'atrio principale.

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Above, entrance lobby showing, bottom, one of the public congregation spaces. Below, the stalls in the main hall accommodating up to 900. Opposite page, the firstfloor steps and walkway seen from the main lobby.

Credits Project: AREA-Alain Sarfati Associated Architects: ARUA-Jean-Paul Ribes Scenography: Michel Rioualec, Thierry Guignard Acoustics: Alain Tisseyre et Associés

Engineering: Betem Engineering, LaumondFaure Alto Structures Contractors: Groupement Bisseuil, MTSRineau, Cegelec, Brousse, Scenetec, Battut, Texen, Quinette-Gallay, Guiraud Frères Briques Client: Ville de Toulouse

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Ad assetto variabile Single-Family House istruggere per ricreare. L’architettura è un flusso in cui diD struzione e costruzione si avvicendano, segnando l’evoluzione sociale. L’edificio realizzato a Leffe, in Val Seriana, nel bergamasco, nasce dalla demolizione di una vecchia struttura abitativa. Questo progetto è una costruzione-decostruzione che coinvolge memoria e storia di altri edifici, di cui la nuova costruzione conserva alcuni caratteri indelebili come la forma della pianta, che, a sua volta, riprende il disegno di architetture precedenti. La memoria, l’identità di costruzioni preesistenti condizionano dunque il progetto di nuove strutture. Anche quando si tratta di un’architettura di spiccata modernità come questa abitazione unifamiliare. Modernità e tradizione si fondono nella soluzione della facciata principale senza finestre. La parete risulta attraversata da fasci di luce passanti attraverso una successione di piccole fessure nella muratura, simili a quelle dei vecchi fienili delle cascine nel territorio circostante. In questa architettura la luce gioca un ruolo non secondario. La sua presenza, evidente e nello stesso tempo immateriale, è una sorta di riscrittura che rivela l’anima del processo insediativo avvenuto in quel luogo durante lo scorrere del tempo. Come una seconda architettura, la luce avvolge gli interni come una pelle tridimensionale, come una sorta di struttura intermedia tra spazio fisico e illusione ottica. La violenza del sole esterno, abbagliante, assoluta, viene filtrata creando sfumature cromatiche e ombre sempre diverse, che modificano il paesaggio domestico attraverso una messinscena di notevole suggestione spaziale. Nata come variazione di una tradizionale casa a schiera realizzata su un lotto di ridotte dimensioni, la casa è in realtà frutto di un’elaborazione spaziale complessa. La struttura è concepita come un ambiente in un continuo fluire di volumi chiusi e soluzioni spaziali di tipo informale. L’ingresso, per esempio, è strutturato come un unico volume comprendente tre piani, creato in modo da accentuare la verticalità dello spazio come un vuoto che interconnette visivamente tutti i livelli. Si è voluto insomma ricreare, in un ambiente domestico, uno spazio di tipo museale, quasi a suggerire un percorso ideale nel tempo e nello spazio, alla ricerca dell’identità di un luogo che possiede una sua storia tutta da scoprire. Si tratta di un’operazione di grande interesse linguistico, né arbitraria né casuale, poiché propo-

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ne l’architettura quale struttura dinamica, come luogo di esplorazione della forma abitabile. L’architettura come tecnica per generare emozioni attraverso una sapiente alchimia tra spazio, forma, materia e luce. Suddivisa secondo una serie sovrapposta di strutture funzionali, la casa di Leffe “inizia” a vivere dalla cucina posta al piano terra, luogo primario dell’abitare e che precede lo spazio della zona pranzo a doppia altezza. Al primo piano la zona giorno anticipa la zona notte, situata ai piani superiori e, a sua volta, suddivisa in due livelli. Completamente diverso il fronte posteriore che, invece dei tagli alla maniera dei fienili come nella facciata principale, è interamente rivestito da una vetratura, a sua volta schermata da un particolare sistema di persiane con struttura in acciaio inox e rivestito in rame ossidato. L’inusuale tessitura di questa parete definisce l’apparato decorativo del fronte, riprendendo il tema dei tagli che caratterizza la facciata contrapposta, rivestita in pietra Santa Flora. La possibilità di aprire e chiudere ampie porzioni di facciata rende questo fronte un oggetto “ad assetto variabile”, simile a un’opera di arte cinetica, ovvero in grado di variare la sua configurazione secondo parametri impostati casualmente dal fruitore. La statica geometria del cubo modernista è dunque messa in discussione grazie a una struttura abitabile ma anche percepibile come presenza visiva. Nelle giovani generazioni di architetti è ravvisabile un’idea di architettura in via di mutazione linguistica: un’architettura non solo come scienza delle costruzioni ma anche come espressione di un arte del costruire pensata come processo comunicativo. Non si concepisce più la struttura come una griglia dove ci si senta cartesianamente indotti a ridurre lo spazio in partizioni rigorosamente ortogonali, bensì come luogo di sperimentazione e comunicazione. L’architettura come vibrazione di luce e materia sembra dunque essere l’idea portante dei progetti di Archea, che, anche in altre occasioni, hanno proposto soluzioni ricche di invenzioni e richiami all’arte. Tra gli esempi più eclatanti va ricordato il complesso Stop Line (l’Arca 113) a Curno, in provincia di Bergamo, una struttura destinata all’intrattenimento e all’incontro fra giovani, dove attraverso l’uso creativo di materiali semilavorati è stata realizzata un’architettura ricca di “visioni”, di memorie di archeologia industriale rivisitate con grande sapienza e controllo formale. Carlo Paganelli

Progetto: Archea

estroy to recreate. Architecture is an alternating flux of destrucD tion and construction marking social evolution. The building constructed in Leffe in Val Seriana near Bergamo rises from the ashes of an old house. This construction-destruction process draws on the historical remnants of other buildings, whose indelible features, such as the site plan (similarly based on previous architectural designs), have been carefully conserved. The identity of old buildings exerts a definite influence on the design of new constructions, even in the case of such decidedly modernist designs as this single-family house. Modernity and tradition blend together in the windowless facade design. The wall is shot through by streaks of light projecting through a sequence of small cracks in the walls, rather like the old barns of local farmsteads. Light is only of secondary importance in this work of architecture. Its presence is felt (if not seen) in this sort of re-writing operation revealing the very heart of the settlement process that has gradually taken place down the years. Like a second work of architecture, light wraps around the interiors to form a three-dimensional skin, a sort of intermediate structure between physical space and optical illusion. The violence of the shimmering brightness of the outside sun is filtered down to create a series of different shades of colour and shadow, constantly changing the local landscape through a miseen-scene of great spatial force. Developed as a variation on a conventional terraced house built on a small plot of land, the new house is actually the result of intricate spatial manipulation. The structure is designed to construct a constant flow of closed volumes and casual spatial designs. The entrance, for instance, is designed in the form of a single structure housing three floors, created to bring out the vertical nature of space like a void visually connecting together the different levels. In other words, the idea was to re-create a sort of museum space in a home environment, almost evoking an ideal journey through space and time in search of the identity of a place with its own special story to tell. This design is of great stylistic interest, it is neither random nor arbitrary since it projects a dynamic sense of architecture viewed as a means of exploring inhabited form. Architecture as a technique for creating emotion through a clever combination of space, form, matter and light.

Divided into a series of superimposed functional structures, the house in Leffe “begins” to live from the ground-floor kitchen onwards, the primary living space before the double-height dining space. The firstfloor lounge area comes before the bedtime zone up on the top floors and, once again, split over two levels. The rear facade is quite different; in contrast to the barn-type cuts through the main facade, it is completely clad with glass protected behind a special system of stainless steel-framed shutters clad with copper. The strange pattern of this wall decorates the front, taking up the theme of cuts characterising the opposite facade clad with Santa Flora stone. The possibility of opening and closing large sections of the facade makes this front an object of “varying configurations”, like a work of kinetic art that can vary its form according to parameters randomly set by users. The static geometric form of the modernist cube is called into question by a structure which can be inhabited and also perceived as a visual presence. Young generations of architects are clearly influenced by the idea of architecture in a state of stylistic change: architecture which is not just building science but also the expression of building art designed as a communication process. Structure is no longer treated as a grid in which we are driven along Cartesian lines to reduce space to rigorously orthogonal partitions, but as a place for experimenting and communicating. Architecture as a vibration of light and matter seems to be the idea underpinning the projects designed by Archea, which, on other occasions, has proposed solutions full of inventions and allusions to art. Among the most striking examples, it is worth mentioning the Stop Line complex (l’Arca 113) in Curno in the province of Bergamo, a young people’s entertainment and meeting place in which semi-processed materials have been creatively worked into architecture full of “visions”, recollections of old industrial designs recreated with great stylistic control and expertise.

■ Nella

pagina a fianco, prospetto posteriore dell’abitazione unifamiliare a Leffe, in Val Seriana, nel bergamasco. ■ Opposite page, rear elevation of the singlefamily house in Leffe in Val Seriana near Bergamo.

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■ This page, design sketch, plans, elevations, and sections; opposite page, main front made of Santa Flora stone.

Alessandro Ciampi/Pietro Savorelli

■ In questa pagina, schizzo di progetto, piante, prospetti e sezioni; nella pagina a fianco, fronte principale realizzato in pietra Santa Flora.

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■ Fronte principale. Priva di finestrature, questa facciata è caratterizzata da una serie di fessure simili a quelle dei tradizionali fienili presenti nella zona; nella pagina a fianco, particolare del modello di progetto. ■ Main front. This windowless facade features a series of slits like those usually found in old barns in the area; opposite page, detail of the project model.

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Credits Project: Studio Archea: Laura Andreini, Marco Casamonti, Giovanni Polazzi Team Project: G. Ciocchetti, S. Coletti, A. Dini, S. Fabi, G. Fioroni, J. M. Giagnoni, F. Privitera, P. Pieralli, N. Santini, P. P. Taddei Cladding: Consorzio della Pietra Santa Flora, Istituto Italiano del Rame Sealings: Mapei Lighting: Martini

■ Dettagli

della facciata principale; in basso, a destra, facciata posteriore con il sistema di persiane, con struttura in acciaio inox, rivestite in rame ossidato; nella pagina a fronte, veduta dal basso del triplo volume posto all’entrata dell’abitazione.

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■ Detail

of the main facade; bottom, right, rear facade showing the shutters system featuring a stainless steel structure clad with copper; opposite page, view from below of the triple structure at the entrance to the house.

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Un segno regionale Daewoo Marina City 21, Pusan ome per il loro progetto per il C World Financial Center di Shanghai (l’Arca 109), Kohn Pedersen Fox

terreno una imponente base in pietra adagiata in un bacino d’acqua, riprendendo simbolicamente la posizione della penisola coreana. Anche questo edificio alla base del grattacielo si rapporta con il movimento della costa che definisce il bordo della piazza e conduce ai diversi ingressi dei vari elementi dell’edificio. Per fornire programmi differenziati ai diversi ingressi e atri di ciascun elemento dell’edificio, gli architetti hanno pensato a una configurazione coordi-

nata del podio di base e della torre in modo da organizzare un flusso fluido delle persone e del traffico. L’ingresso agli uffici è stato organizzato sul lato est della torre; l’ingresso dell’hotel, sul lato nord, proprio davanti alla piazza; l’accesso al teatro è adiacente al mare, sul lato sudovest; infine, gli spazi commerciali e il museo hanno i rispettivi ingressi rivolti a sudest. Ogni area di accesso è stata disegnata e definita con chiarezza così da facilitare a ciascun utente l’arrivo alla porzione desi-

■ Nella pagina a fianco e sotto, modello della torre progettata da KPF a Pusan in Corea del Sud per la Daewoo.

derata dell’edificio. Inoltre, le aree di ingresso dei vari elementi funzionali della torre - il teatro, il museo, la base - contengono spazi commerciali, una sala per feste e gli usuali servizi destinati all’hotel. Tutte queste aree sono organizzate lungo una galleria curva che inizia nella piazza di ingresso all’edificio, si snoda lungo il limite segnato dall’acqua per culminare nel museo sul lato sudest del podio. Gli architetti hanno raggiunto questa semplice definizione della forma

della torre grazie alla chiara messa a punto del sistema di sequenza dei piani interni. Lo spazio destinato a uffici, che ha il traffico più sostenuto per il sistema di ascensori anche se raggiunge le altezze minori, è stato sistemato nella parte più bassa della torre. In pianta gli uffici si presentano come semplici open space organizzati nei 14 metri tra il perimetro e il nucleo della torre. Sopra agli uffici, gli architetti hanno collocato gli appartamenti residenziali. Questi piani condividono

un atrio tramite il quale entra luce naturale nei corridoi interni e che offre uno spettacolare spazio pubblico tale da far risaltare l’area privata destinata all’abitazione. Sulla parte più alta della torre, i progettisti hanno collocato l’hotel, dal quale si può godere di una delle più belle viste panoramiche di Pusan. L’atrio dell’hotel è al cinquantunesimo piano e vi si accede attraverso un gruppo di ascensori shuttle che partono dal piano terra. I piani dell’hotel, che

Opposite page and below, model of the tower designed by KPF in Pusan, South Korea, for Daewoo.

riprendono in pianta la configurazione degli appartamenti sottostanti, hanno anch’essi un atrio comune che aumenta il senso di spazio collettivo e dal quale si ha una vista delle montagne a nord della città. Infine, KPF concludono il susseguirsi dei piani della torre con un salone panoramico. Uno spazio spettacolare che può essere raggiunto sia da un ascensore espresso che parte dall’atrio del primo piano sia dagli ascensori che servono l’hotel.

Jack Pottle

hanno scelto una forma di monolitica semplicità per il concorso per la torre di Suyong Bay. La Torre Daewoo, destinata a funzioni miste distribuite su 88 piani, è situata a Pusan, in Corea del Sud, all’estremità meridionale della penisola coreana. Il progetto fa parte di un più ampio programma edilizio per l’area di Suyong Bay ed è decentrata

rispetto al centro urbano. Stilisticamente, il progetto di KPF risponde alla bellezza naturale del luogo e determina un’immagine elegante e duratura che lo farà sicuramente diventare un segno di livello regionale. Gli architetti hanno disegnato una torre semplice, elegante e asimmetrica che si rapporta con la propria posizione sulla riva del mare. Ha la forza di una scultura di Brancusi e la tesa energia di una vela spiegata al vento. La forma della torre incontra a livello del

Progetto: Kohn, Pedersen, Fox

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imilar to their design for the S World Financial Center in Shanghai (l’Arca 109), the Kohn Pedersen Fox architects chose a form of monolithic simplicity for the Suyong Bay Tower Competition. The 88-story, mixed-use Daewoo Tower is located on a waterfront site in Pusan, South Korea, which is on the southern tip of the Korean peninsula. The project is part of a larger plan to build on the landfill of Suyong Bay and set it apart from the downtown area. Stylistically, the KPF design responds to the natural beauty of the location and provides an elegant and enduring architectural image that will surely become a regional landmark. The architects designed a simple, elegant, asymmetrical tower that would respond to its position at the water’s edge. It has the stature of a Brancusi sculpture and the taut energy of a full sail in the wind. This

■ Sopra, prospetto sud. A destra, sezione. Nella pagina a fianco, prospetto nord.

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tower form is met at the ground by a heavy stone base which drops into a surrounding pool, symbolic of Korea’s position as a peninsula. The podium-like building base also responds to the sweep of the water’s edge which defines the edge of the main plaza and leads into the entryways for all of the varied elements of the building. In order to provide for the various arrival and lobby areas for each of the building’s distinct programs the architects incorporated a configuration of tower and podium to organize the free-flow of people and traffic. They organized the entry into the offices through the east side of the tower; the hotel entry on the northern side, just off the plaza; the opera house entry from the southwest, adjacent to the water; and the retail and the museum entryways from the southeast. Each arrival space was clearly designed to provide clear

access to anyone approaching the building. In addition to the entryways into the various building programs, the opera house and the museum, the podium of the building will also host retail spaces, as well as a ballroom and convention facilities for the hotel. All these spaces are organized by a curving galleria that begins at the plaza entry to the building, sweeps along the water’s edge, and culminates in the museum at the southeast corner of the podium. The architects clearly arrived at the simplicity of the tower form from the economy of their interior stacking program. The office space, having the highest elevator traffic and the least association with height, was placed at the lower third of the tower. The plan provides for clear, open office space with a depth of fourteen meters from core to perimeter. Above the office space, the architects placed the residential apart-

ments. These floors share an atrium that will provide natural light to the internal corridors of the floors and a dramatic public space to enhance the private enclave of the apartments. The architects then put the hotel at the top of the tower, which commands one of the very best views of Pusan. The hotel lobby is located on the 51st floor and is accessed through a bank of shuttle elevators from the ground floor. Similar to the configuration of the apartment floors, the hotel floors also share a common atrium that adds a sense of collective space, and from the inside of the hotel, a view of the mountains to the north. Finally, the architects culminated the stacking of the tower with an observation lounge. This dramatic space can be reached either by an express public elevator from the first basement level lobby or from the hotel elevators.

Above, south elevation. Right, section. Opposite page, north elevation.

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■ Prospetto nordovest della torre. ■ North-west elevation of the tower.

■ Nelle pagine precedenti, rendering della galleria alla base della torre e dell'ingresso al museo; in alto da sinistra a destra, piante di un piano tipo per uffici nella parte bassa della torre, di un piano tipo degli appartamenti, dell'atrio dell'hotel, di un

piano con le camere dell'hotel, del piano con il salone dell'hotel e del salone panoramico all'ultimo piano. Sopra, rendering dell'atrio comune degli uffici. Sotto, rendering dell'atrio dell'hotel.

■ Previous pages, rendering of the arcade at the foot of the tower and of the museum entrance; top of page, left to right, plans of a standard floor of offices in the lower section of the tower, of a typical floor of flats, of the

hotel lobby, of a floor of hotel rooms, of the floor holding the hotel lounge, and of the top-floor observation lounge. Above, rendering of the public atrium of the offices. Below, rendering of the hotel entrance hall.

Credits Project: Kohn Pedersen Fox Design Principal: William pedersen Team: Joshua Chaiken, Luke Fox, Eric Howeler, Marianne Kwok, John Lucas, Yujiro Yorita, Jason Zerafa Design Team Leaders: Robert Whitlock, Tomas Alvarez Project Principal: Robert Cioppa Project Manager: Chulhong Min Architect of Record: Namsan Architects & Engineers Owner: Daewoo Corporation

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Architettura dissolta Beachness and Blow Out

Progetto: NOX/Lars Spuybroek

architettura liquida non è una L’ mimesi della fenomenologia dei fluidi in architettura, e non si limita

of its own universe. This is the same phenomenology featured in lots of videogames, where the central character is always in the middle of the screen and the setting moves around him/her simulating any movements. In this way the vision of the world is influenced by “topological deformations” and not distortions in perspective as in traditional physics. Beachness and Blow Out, projects for a seaside hotel and block of sanitary facilities outlined here, are further experiments into this idea of architectural design. The Nox team have used these projects to create architecture capable of generating action and using space or, more correctly, field, so that it is enriched with events and situations. Spuybroek’s descriptive text accompanying the Beachness project mentions the attaining of “a high level of ground activity” as one of the most important results of his work. This is achieved by breaking down the boundaries between the beach and car park (previously interacting in a problematic way) and the re-creation (not composition) of one single mixed domain of sand and asphalt, where cars behave like pedestrians to solve the “car park problem”. In this respect, the project offers a new environmental ecology in which body and prosthesis are closely bound together in action. The body needn’t “strip itself” of the mechanical prosthesis it has constructed, and a new way of co-existing is established. The philosophical groundings of the work of Nox Architects, similar to other avant-garde experiments, was partly outlined at the “Virtual Architecture” exhibition at Belém Cultural Center, Lisbon, in 1988, and also much early in 1990 in New York where a similar exhibition was organised at Cooper Union. Virtual architecture focuses around the concept of virtus, translated by St. Augustine into the idea of Free Will. Virtue is knowledge. Nowadays the term knowledge could easily be replaced by the term information to create the twin notion of “information and power” coined by Foucault. Total knowledge leads to the creation of transsensorial, transnational, transdisciplinary operating spaces. By breaking down all the political-geographic and sensorial perception barriers between different disciplines, architects are not longer mere arrangers and selectors of forms and materials, they are alchemists combining together different elements and sensations. Critical theory tending towards “enlightenment” - that of fluid, virtual architecture - is an non-orthogonal, non-conventional experience currently representing, perhaps, one of the most advanced forms of avant-garde architecture.

alla definizione di geometrie fluide e turbolente, ma tende con forza al dissolvimento di tutto ciò che c’è di consolidato e acquisito in architettura. L’architettura liquida è l’invenzione letterario-architettonica di Lars Spuybroek dei Nox Architects. Teoria critica a tutti gli effetti, l’architettura liquida è il risultato, tra l’altro, della forte tendenza agli studi su Corpo e Genere, che ha avuto luogo negli ultimi anni nel del dibattito architettonico internazionale. Il corpo è al centro dell’azione architettonica e viene stabilita una speciale continuità tra corpo e architettura, tra organicità e meccanica. La coerenza del discorso proposto da Spuybroek, può essere correttamente valutata se si comprende la sua nozione di architettura come protesi. Le protesi, oggi come ieri utilizzate per supplire a carenze o danni subiti dal corpo, sono ovviamente considerate da chi le utilizza vere estensioni superficiali e strutturali del corpo stesso. Anche l’automobile è facilmente comprensibile come protesi: una estensione di muscoli e superficie capace di accelerarci a oltre 100 km/h. Ciò che è meno facile da comprendere al primo impatto è la nozione di architettura come protesi. Siamo troppo abituati a considerare l’architettura come forma e tecnica costruttiva dei contenitori. Per Spuybroek, il computer ha fornito la chiave di lettura finale, per l’omogeneizzazione dei caratteri “progettuali” di corpo e architettura. La Spline, una linea spezzata continua generabile per esempio in Autocad, conduce a rivedere i concetti di uomo e architettura come equiparati in una logica di vettori applicati a punti. Essa è infatti un oggetto geometrico dotato di una serie di proprietà, tra le quali, la possibilità, una volta tracciato, di venire modificata in seguito all’applicazione di vettori presso i punti di controllo (giunture della spezzata). Non è difficile immaginare che il corpo umano possa essere similmente immaginato, con le sue giunture e i muscoli ad applicare forze in determinati punti cruciali. Oltre a condividere questa fisica, corpo e manufatti instaurano nel mondo dei Nox una nuova serie di rapporti topologici e addirittura geografici. Il rapporto tra corpo e oggetti è adesso completamente influenzato dal concetto di campo. Un campo è una scacchiera di relazioni metriche e formali, che pone il soggetto al centro di un mondo che, invece di essere percorso e attraversato dal soggetto, si muove intorno a esso, il soggetto rimanendo al centro del proprio universo. Si tratta della stessa fenomenologia contenuta in molti videogiochi, nei quali il protagonista resta sempre al

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centro dello schermo, e il contesto gli si muove intorno simulando gli spostamenti. In questa luce, la visione del mondo risulta influenzata da “deformazioni topologiche”, e non più da distorsioni prospettiche come nella fisica tradizionale. Beachness e Blow out, rispettivamente i progetti per un albergo sul mare e un blocco di servizi igienici, illustrati in queste pagine, sono ulteriori sperimentazioni di questa concezione dell’architettura e del suo programma. In essi, i Nox sono alla ricerca di architetture capaci di generare azione, di utilizzare lo spazio, o meglio, il campo, in modo da arricchirlo con eventi e situazioni. Nel testo descrittivo del progetto Beachness, Spuybroek individua come uno dei risultati significativi dell’intervento il raggiungimento di un “alto livello di attività al suolo”. Questo risultato viene ottenuto attraverso la disgregazione dei dominii di spiaggia e parcheggio, il cui rapporto era inteso come problematico, e la rigenerazione (non una composizione) di un unico dominio misto sabbia-asfalto, dove le automobili si comportano da pedoni, eliminando di fatto il “problema parcheggio”. Da questo punto di vista il progetto propone una sorta di nuova ecologia dell’ambiente, in cui corpo e protesi sono intimamente legati nell’azione. Il corpo non ha bisogno di “denudarsi” della protesi meccanica che si è costruito, e una nuova logica di convivenza viene stabilita. La base filosofica del lavoro dei Nox, comune a diverse altre esperienze d’avanguardia, è stata in parte trattata nella mostra “Virtual Architecture” al Belém Cultural Center, Lisbon, nel 1998, e già molto prima, nel 1990, a New York, con un’analoga manifestazione presso la Cooper Union. L’architettura virtuale è incentrata sul concetto di virtus, tradotto da S. Agostino nella nozione di Libero Arbitrio. La virtù è la conoscenza. Oggi al termine conoscenza può essere facilmente sostituito il termine informazione, per generare il binomio proposto da Foucault “informazione e potere”. La conoscenza totale conduce alla formazione di spazi operativi transdisciplinari, transnazionali, transsensoriali. Attraverso l’abbattimento di tutte le barriere disciplinari, politicogeografiche e della percezione sensoriale, il ruolo dell’architetto cessa di essere quello del classificatore e del selezionatore di forme e materiali, per trasformarsi in quello dell’alchimista, del combinatore di elementi e sensazioni. Teoria critica tendente all’“illuminamento”, quella dell’architettura virtuale - liquida - è una esperienza antiortogonale e anticonvenzionale, che rappresenta oggi, forse, una delle più avanzate forme di avanguardia architettonica. Alessandro Gubitosi

iquid architecture is not just a L mimesis of the phenomenology of fluids in architecture, confining itself to describing turbulently fluid geometric patterns; it actually tends to dissolve everything well-established and deeply grounded in the realms of architecture. Liquid architecture is the literary-architectural invention of Lars Spuybroek from Nox Architects. As a critical theory in its own right, liquid architecture derives, among other things, from a general tendency towards studies into Body and Genre on the fringe of international architectural debate over recent years. The body is at the centre of architectural action, as a special sense of continuity has been created between body and architecture, organicity and mechanics. The coherency of Spuybroek’s discourse can be properly assessed if we come to terms with his idea of architecture as prosthesis. Prostheses, still used to compensate for some failing of the body or damage suffered by it, are treated as real surface-structural extensions of the body of whoever uses them. Even a car can easily be seen to be a sort of prosthesis: an extension of the muscles and body surfaces capable of accelerating to over 100 km/h. Of course it is not quite so obvious how architecture might be treated as a prosthesis. We are too accustomed to treating prostheses as something completing or improving an action and too accustomed to seeing architecture as the structural form and technology of containers. For Spuybroek the computer was the key to an all-encompassing reading of the “design” features of both the body and architecture. The Spline, a continuous broken line which can, for instance, be created on the Autocad, forces us to reassess our concepts of man and architecture on equal terms as part of a logic of vectors applied to points. It is really a geometric object furnished with a set of properties including the possibility, once traced, of being altered by the application of vectors at its control points (joints in the broken line). It is easy enough to envisage the human being imagined in the same way, with its joints and muscles applying forces at certain key points. As well as sharing this physical make-up, the body and constructed objects set up a new set of topological or even geographic relations in the world of Nox. The relations between the body and objects are now totally influenced by the concept of field. A field is a checkerboard of metric-formal relations placing the subjects at the centre of a world which, instead of being run through and crossed by the subject, actually moves around it, as the subject remains at the centre

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■ Nella pagina precedente e in queste, studi strutturali e rendering degli interni per il progetto Beachness, un albergo sul mare a Noordwijk, in Olanda, progettato da Nox Architects su commissione dell'Amsterdam Design Institute. Il progetto, costituito da un boulevard e da un edificio a spirale con struttura in acciaio, è basato sui concetti di architettura fluida, leggera, modificabile. ■ Previous page and these pages, structural studies and rendering of the interiors of the Beachness project, a seaside hotel in Noordwijk, Holland, designed by Nox Architects and commissioned by the Amsterdam Design Institute. The project, constructed around an avenue and steelstructured spiral building, is based on light, fluid architectural structures that can be adjusted.

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■ L'interno dell'edificio, con le piastre in acciaio verniciato della struttura a vista. ■ The inside of the building showing the painted steel plates of the exposed structure.

■ Sopra, computer rendering di Blow Out, un blocco servizi realizzato a Neeltje Jans, in Olanda. Sotto, l'edificio completato, che si sviluppa con una

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geometria progressiva a partire da una forma curva iniziale. La struttura è costituita da una successione di piastre in acciaio rivestite di rete metallica spruzzata di cemento.

■ Above, computer rendering of Blow Out, a utilities block in Neeltje Jans, Holland. Below, the finished building devised around geometric forms based on an initial curved

form. The structure is constructed around a sequence of steel plates clad with a metal web sprayed with concrete.

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Giovane design For 2000 Sophie Larger (Francia), Ioio, poltrona con seduta deformabile relizzata in schiuma bultex, tessuto elastico con struttura in acciaio, 105x100x75 cm. ■ Sophie Larger (France), Ioio, armchair with sinking seat made of bultex foam, an elastic fabric with a 105x100x75 cm steel structure. ■

onostante il giovanilismo che contraddistingue la nostra attuale cultura, la questione giovanile resta N irrisolta. Ciò avviene in tutti i campi; ma nel settore del disegno industriale - come in quelli dell’architettura e del visual design - essa si presenta come una lacuna, nel senso che il ricambio di idee, soluzioni, innovazioni risulta, se non del tutto mancante, quanto meno lentissimo. Ciò che un tempo era normale avvicendamento di generazioni, caratterizzato dall’insofferenza per il passato e da una dura volontà di superarlo in nome di un incontenibile rinnovamento, sembra oggi divenuto un semplice passaggio di consegne: la cultura dominante si riproduce da una generazione all’altra, e si sviluppa pigramente grazie a scarti minimali destinati a definire un periodo, non un’epoca. Non per nulla il richiamo agli anni Sessanta come a una stagione di vertiginosa creatività si è fatto, in questo settore, sempre più frequente. Ciò non vuol dire che non si registrino novità, tutt’altro. Il problema, semmai, si direbbe costituito dalla loro dimensione e dalla loro qualità: i passi avanti sono per lo più minimali e il mutamento si muove lungo direttrici che prolungano esperienze ormai da tempo consolidate e concluse. La cultura del XX secolo domina tuttora incontrastata. Questa che potrebbe sembrare a prima vista un’acida recriminazione - di quelle oltretutto, destinate a lasciare il tempo che trovano - non è in realtà che l’avvio di una riflessione non epidermica, mirante a cogliere la sostanza della questione. In effetti, più che chiedersi come mai i giovani progettisti tendano a riprodurre modelli resi stabili dall’ultima generazione di maestri, occorrerebbe interrogarsi sul contesto economico, sociale e culturale nel quale essi si trovano a operare. Sul piano formale, le posizioni si sono attestate sui due estremi del minimalismo e del tecnologismo, entrambi però molto attenuati e quasi intimistici. All’interno di questi limiti, i risultati sono incoraggianti, ma non tali da creare uno “stile”, ovvero un modello forte in grado di dar conto di tutte le sollecitazioni attivate dall’attuale dinamica culturale. Curiosamente, ciò sembra coincidere con le aspettative della committenza, la quale si direbbe intimorita dalla mancanza di indicazioni attendibili circa l’evoluzione del mercato, e preferisce pertanto puntare sulle microinnovazioni anziché rischiare investimenti su un radicale capovolgimento di prospettive. A sua volta, tuttavia, la prudenza del settore produttivo non fa che rispecchiare l’incertezza di modelli di consumo che sembrano puntare più a rassicuranti conferme spesso trasformate in aperta nostalgia - che non a mutamenti profondi. La breve stagione “postmoderna”, che aveva in qualche modo tentato di dar voce e forma a questa nuova realtà, è stata travolta troppo presto dalla

sciatteria di una piatta imitazione. Al di là di queste brevi considerazioni, tuttavia, occorre tener conto della decisiva contraddizione introdotta in tale contesto dal parallelo e opposto sviluppo della tecnologia, la quale negli ultimi vent’anni del XX secolo ha assunto un rilievo tale da consentirle di reclamare nuovi linguaggi e nuove espressioni formali. La nuova realtà tecnologica, entrata ormai nelle pieghe più segrete dell’esistenza collettiva quotidiana, è tale da influire in profondità sui comportamenti e sulle aspettative di massa, e quindi da sollecitare risposte alla progettazione dei modelli abitativi, lavorativi e di vita sociale su scala planetaria. Ma la tecnologia significa rinnovamento continuo, dinamica progressiva, mutamento costante di orizzonti e aspettative. In che modo, dunque, essa può coniugarsi con la “nostalgia” di un passato rassicurante, ma certo non propulsivo? La risposta del “giovane” design a un simile quadro tanto contraddittorio è stata in fondo di compromesso. E’ prevalso il gusto dell’ibrido, della contaminazione, della trasversalità; il senso della natura si è manifestato nel recupero di materiali poveri o nella mimesi ecologica; l’espressionismo degli anni Ottanta si è stemperato in una sottile vena ironica, spesso troppo implicita per diventare davvero graffiante; la carica inventiva si è esaurita il più delle volte in soluzioni indovinate, e tuttavia incapaci di dar vita a uno “stile”. Le potenzialità delle nuove tecniche che riguardano tanto le modalità progettuali, estetiche e strutturali, quanto quelle produttive - sembrano per il momento contemplate da lontano. Le proposte che qui pubblichiamo sono tra quelle che a nostro avviso risultano maggiormente impegnate nella messa a punto di una strategia progettuale di ampio respiro. Si dirà che ciò mette capo a una normale dialettica tra costanti antropologiche e culturali e innovazione tecnica, il che farebbe rientrare ogni fenomeno nell’àmbito di una situazione ormai storicamente definita. Ma ammesso che questo sia vero, resterebbe pur sempre da segnalare l’assenza della parte negativa della relazione, il rifiuto che fa scattare la molla della proposta progettuale, magari utopistica, ma comunque dirompente. In tale situazione, hanno forse ragione quanti invitano ad accontentarsi di una lenta trasformazione, senza rincorrere trasformazioni radicali. Accettiamo pure questo invito. Sia chiaro però che così ci si limita a rinviare una resa dei conti che prima o poi diverrà obbligata. Come ormai sappiamo fin troppo bene, l’avvenire, senza scomodare terzi millenni o prospettive secolari, si costruisce oggi, non domani. Maurizio Vitta

In alto e sotto a sinistra, Luxlab (Thierry Gaugain, Patrick Jouin, Jean-Marie Massaud, Francia), tre elementi, espressione di tre sensazioni: allungarsi sull’erba, guardare l’acqua e contemplare il fuoco. L’insieme è composto da Sol Mutable, un piano trasformabile realizzato con struttura in alluminio e tappeto erboso deformabile (230x150 cm), Méta foyer, un camino in accio inox con codotto in vetro pirex (diam. 60 cm, altezza adattabile), Table liquide: una lastra di vetro contenente dell’acqua animata da una pompa integrata nel basamento, dispositivo riflettente che crea una proiezione luminosa con movimento aleatorio (130x130x38 cm). Sopra, Ton Haas (Olanda), Smiley, sedie in poliestere/fibra di vetro o

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legno laminato. A sinistra, Roberto Semprini (Italia), Quadrifoglio, pancadivano da centro, struttura in metallo finitura cromo, H.72x L.196x P.130 cm, produzione Arredaesse. ■ Top and below left, Luxlab (Thierry Gaugain, Patrik Jouiin, Jean-Marie Massaud, France), three elements expressing three feelings: stretching out on the grass, looking at water, and staring at fire. It is made of Sol Mutable, an adjustable plane made of an aluminium structure and sinking grass rug (230x150 cm), Méta foyer, a stainless steel chimney with a pyrex glass duct (diam.60 cm, adjustable height). Table liquide: a glass sheet holding water driven by a pump in the base, a reflective device creating a luminous projection with a floating

movement (130x130x38 cm). Above, Ton Haas (Holland), Smiley, chairs made of polyester/glass fibre or laminated wood. Left, Roberto Semprini (Italy), Quadrifoglio, centre bench-sofa with a metal frame and chrome finishing, H.72xL.196xP.130 cm, manufactured by Arredaesse.

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■ A destra/right, Bär + Knell Design (Beata e Gerhard Bär, Hartmut Knell, Germania), sedie e tavoli realizzati con contenitori in plastica riciclati con il supporto del Deutschen Gesellschaft Für Kunststoff-Recycling (DKR)/chairs and tables made out of recycled plastic containers in conjunction with Gesellschaft Für Kunststoff-Recycling (DKR). Sopra, a sinistra/Above, left, Masamichi Katayama (H Design, Giappone), Vanity, contenitore per CD, ciliegio, acciaio cromato, alluminio/CD holder made of cheery wood, chromed steel, aluminium ; a destra/right, Ross Lovegrove (Galles), Fibonacci, orologio da parete, produzione Rede Guzzini/wall clock by Rede Guzzini.

A fianco/opposite, Tsutomu Kurokawa (H Design, Giappone), Quit, porta-Tv, acciaio cromato, legno e alluminio/TVcarrier made of chromed steel, wood and aluminium; a destra/right, Snowcrash, Teppo Asikainen, Ilkka Terho, Valvomo (Svezia), Desk Top, tavolo per computer in cristallo temperato/computer desk made of reinforced glass, 1999.

■ In alto/top, Akomena (Italia), mobili bar in mosaico vetroso e oro, base in ferro, 50x130x110, 1999, distribuiti da Dilmos/bar furniture made of glass mosaics and gold with an iron base; sopra/above, Massimo

Dueholm Sehested (Danimarca), ZigZag, divisorio/partition, 1999.

T.Marttila

■ In alto/top, Takuya Fujito (Giappone), Three-legged Side Chair, 1999 ; sopra/above, Steen

Fenati (Italia), Severina, sedia a schienale alto in legno d’acero e laminato tinta noce/high-backed chair made of maple wood and hazel-coloured laminated wood, 41,5x39,5x142 cm, 1999.

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In alto a sinistra/top left, Sebastian Ocampo (Francia), Equipal, sedie in due versioni, legno e cuoio e alluminio e batyline/chairs made of either wood and leather or aluminium and batyline; a destra/right, François Duris (Francia), Treillis,

di integrare diverse funzioni in forme e costi contenuti/multi-purpose lounge sofa platform combining various functions in different forms and at reduced costs. Sotto, a sinistra/below, left, Paolo De Rosa (Italia), il Cuore,

divano/sofa; a destra/right, Alessandro Loschiavo (Italia), Enofila, portabottilgie da parete in PVC trasparente e tondino d’accio inox/wall-mounted bottle holder made of transparent PVC with a stainless steel bar, Aliantedizioni.

Sopra e a fianco/above and opposite, Jurgen Bey Droog Design (Olanda), Lightshade-shades, lampadario con involucro a specchio/lamp with reflective shade. ■

Bob Goedewaagen

new ideas. The caution of the manufacturing sector merely reflects the uncertainty surrounding consumer models apparently concentrating more on safe bets often turning into pure nostalgia - than deep innovations. The brief reign of “postmodernism”, which tried in some way to give shape and voice to this new state of affairs, has been far too quickly trampled under foot by mere copying and imitation. Leaving aside these rather brief remarks, it is worth taking into account the real sense of contradiction drawn into this context by parallel but quite opposing developments in technology, which has grown so much in importance in the last twenty years of the XXth century that it now has its own idioms and styles. Technological innovation, which is now buried in the deepest folds of everyday community life, has deep repercussions on mass expectations and behavioural patterns and calls for new designs for homes, work places, and social facilities on a worldwide scale. But technology means constant, gradual, dynamic renewal, continual changes in horizons and expectations.So just how can this fit in with “nostalgia” for a rather reassuring, but certainly not dynamically inspiring past? “Young” design has opted for compromise as a response to this contradictory state of affairs. The prevailing trend is for hybridity, contamination and across-theboard solutions; nature is represented in the choice of poor materials or eco-camouflaging; 1980s’ expressionism has been watered down into a subtly ironic form, often too full of implications to be really scathing; creative invention has usually resulted in clever designs which, nevertheless, fail to create any real “style”. The potential lying in new techniques affecting design, aesthetic and structural methods seems, for the time being, to be merely scrutinised from afar. The ideas published here are some of those which, in our opinion, strive with greatest determination to create a design strategy of notable scope and breadth. It might well be claimed that this is just the normal outcome of dialectical relations between anthropicalcultural constants and technical innovation, inevitably bringing everything within historically defined limits. But even if this were actually the case, we still need to take into account the negative side of this relation, a sort of rejection that triggers off at times perhaps even utopian designs, inevitably of quite startling force. Given such a state of affairs, perhaps we ought to settle for slow change rather than radical transformations. Fair enough. But, of course, this only puts off the inevitably day of reckoning. As we now know only too well, the future (not just new millennia or turns of centuries) needs building today, not tomorrow. Maurizio Vitta

struttura modulare in metallo autoportante e componibile/selfsupporting, sectional, modular metal frame. A sinistra/left, Zebulon (Bruno Houssin e Alain Girot, Francia), Chill Out, piattaforma multiuso, da divano a salone, permette

Bob Goedewaagen

M. Pignata Monti

A destra, in alto/right, top, Gianfranco Coltella (Italia), Cono Lungo, serie Le Meduse, lampade in vetro recuperato ottenuto da materiale industriale di scarto, lavorate a mano e prodotte in tiratura limitata/limited range of hand-worked lamps made of recycled glass from industrial waste. In basso/bottom, Werner Aisslinger (Germania), Soft cell, sedie realizzate in Levagel, materiale a base di poliuretano brevettato da Bayer Leverkusen e utilizzato su licenza di Royal Medica (Italia)/chairs made of Levagel, a polyurethanebased material patented by Bayer Leverkusen and used on a franchise by Royal Medica (Italy). A fianco/opposite, Gianfranco Coltella, Ghiaccio Plafoniera, serie Le Meduse, e sotto/below, Tiziano Bono (Italia), Clipx-Lux, lampada da tavolo in plastica termoformata in vari colori/thermo-moulded table lamp in different colours, 18x18x40 cm. ■

design - as well as architecture and visual design - a real gap seems to have opened up, in the sense that the usual flow of ideas, solutions and innovations seems to have slowed down if not ground to a complete halt. The usual transition from one generation to another, generally characterised by a feeling of dissatisfaction with the past and real determination to move on in the name of relentless innovation, now seems to be a mere “passing the baton”: the dominant culture moves on from one generation to another, lazily evolving in tiny little leaps forward creating at most a period but certainly not an era. It is hardly surprising that the Sixties is increasingly being evoked as a season of great artistic fervour and creativity. Of course this does not mean that there is a complete lack of new ideas, quite the contrary. The problem is really the scope and quality of these ideas: just tiny steps forward; and any change brought about moves along already wellestablished lines. XXth century culture still reigns supreme. Such apparently harsh recriminations - the kind that are hardly likely to make any real impression - are really just the starting point for a less superficial analysis aimed at delving right to the very heart of the matter. Indeed, rather than wondering why young designers generally tend to just copy the previous generation of masters, it would be more useful to examine the economic, social and cultural context in which they have to work. Stylistically speaking, the positions adopted seem to be quite literally poles apart: either minimalism or technologism, both played down in distinctly intimate terms. The results (within these carefully defined bounds) are quite encouraging, but not sufficiently so to create either a “style” or even just guidelines capable of handling all the input from our dynamic cultural scene. Strangely enough, this seems to coincide with clients’ expectations, who seem to be intimidated by the lack of reliable clues to market developments, hence preferring to focus on microinnovations rather than risking investments in radical

Antoine Cadot

espite the youthfulness characterising contemporary culture, the question of youth is still D an open issue. This is true in all fields, but in industrial

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48ª Biennale d’Arte di Venezia On the Biennal Exhibition of Art in Venice 84 l’ARCA 140

ono 104 gli anni. Portati male. A ogni scadenza biennale i suoi acciacchi si fanno più acuti. Agli S inizi si trattò di un’organizzazione energica e fresca sul fondale di antichi ponti, di rii, di calli, di pontili ondeggianti a ritmo di barcarola. I ratti (se ne è ricordata quest’anno la quarantatreenne tedesca Katharina Fritsch con l’installazione, al Padiglione Italia, di giganteschi topi - Rat King - in ferro e poliestere) e ancora la melma, le zanzare, il muschio vischioso erano in forte contraddizione con l’eleganza delle sculture canoviane, con lo svettante campanile in San Marco, con l’agrodolce delle sarde in saor, con la stentoria voce dei menestrelli in gondola; erano in contraddizione col “nuovo” che arrivava da ogni parte del mondo. Anzi, no. Non da ogni parte del mondo, ma dalle solite parti del mondo: Stati Uniti d’America, Francia, e giù di lì. Cosa ben comprensibile, se si considera l’asse internazionale del mercato. E di fatti negli ultimi tempi si è sentita sempre più fortemente la presenza del Giappone e della Germania. Ma un particolare odore di colore locale e di umore per così dire setticemico avrebbe piano piano allentato questa contraddizione. Al colore locale lagunare (non necessariamente fragranza, ma odore autentico, in ogni caso) si sarebbero aggiunti altri “colori locali”. Ma prima di chiarire questo fatto, è il caso di dire subito che quanto si sta dicendo su Venezia e sulla Biennale Internazionale d’Arte è facilmente estensibile alla situazione generale, compresa la prossima Kassel, anche se l’amico Okuwi Enwezor che la curerà sarà avvantaggiato dal suo osservatorio multietnico. Se la rassegna “Magiciens de la terre” (1989) rimescolava le carte degli atteggiamenti poetici dal punto di vista antropologico e quasi teosofico, “Il sud del mondo” che curavo nel 1990, col contributo di vari commissari, metteva a confronto per la prima volta, sulla base di 200 artisti e di 600 opere, le regioni dell’arte per diversi motivi emarginata: l’America del Sud, l’Africa, il Medio Oriente, il subcontinente indiano, il sud-est asiatico, l’Oceania. L’obiettivo era di mettere in evidenza la vitalità delle forze autoctone, anche quando fossero entrate in dialogo con il “centro” dell’arte: anzi si affacciava per quest’ultimo la possibilità di rinvigorirsi. Il “pie’ veloce Achille” (Bonito Oliva) capì subito il valore di quel ragguaglio sociologico planetario, e fu così che la Biennale, quella cifosica vecchietta imbellettata, ricevette nel 1993 una virata di attraversamento all’insegna dei “Punti cardinali dell’arte” (rimando al mio saggio “La nuova filosofia dei punti cardinali” nel catalogo della mostra citata - Mazzotta - , e ancora a quello di Hans Georg Gadamer, di Edgar Morin, e di altri). In questo momento poco importa se la 48ª Biennale costituisca un consuntivo o un piano previsionale (mi pare ogni modo che si tratti di un’apertura sul futuro senza voltare le spalle alla continuità). Infatti, prima di quasiasi altro commento occorre sottolineare che il direttore Harald Szeemann ha spinto quel malaccorto e farraginoso tentativo di svolta del ‘93 verso posizioni solari e coinvolgenti. Insomma, ha dato al mondo dell’arte - al di là di biennali, controbiennali, o di ogni altra sigla di nuovo conio - una testimonianza forte dello spirito del nostro tempo, cercando la freschezza non all’anagrafe ma nell’opera. Che fare della biennale? Essa ha finalmente acquisito una propria autonomia gestionale e ha in Paolo Baratta un presidente-manager di larga e rigorosissima esperienza formativa e professionale: sia sul piano “tecnico” che culturale e politico. A qualche suo predecessore ho avuto l’opportunità di far giungere il mio modesto parere. Mi scuso anche con lui se lo ribadisco. L’attraversamento non necessariamente si identifica con la globalizzazione. Anzi, esso è da considerare indipendentemente da quella. L’attraversamento implica la sosta nel locale, nel colore locale. Non è marginalità, ma centralità plurale, è pluricentralità. Esso conferma il sentimento di pariteticità nell’approccio all’arte aborigena come all’arte concettuale, all’arte maori come a quella cinese, all’arte araba come a quella del sud est asiatico, all’arte mediterranea come a quella dell’Islanda. L’artista di colore non fa colore, ma fa messaggio estensibile a chiunque, se solo lo si intende “attraversare”. L’attraversamento non è fuga, né nomadismo tout

court: è scelta di situazioni di crocevia; è l’abbandono - finalmente consapevole - di un punto di vista assoluto o imperativo a favore dell’assunzione di uno semplicemente privilegiato e polivalente, per usare un termine della chimica. Nel mio impegno filosofico-sociologico (dove è più ormai la filosofia in senso classico? Mi permetto rimandare, in ogni caso, al mio volume Unimplosive Art) ho indagato sul carattere elastico della nostra epoca (non implosiva e neanche esplosiva tout court, secondo la vecchia dialettica degli opposti, ma, appunto, non-implosiva). In questa condizione l’attraversamento è elemento fortemente caratterizzante. Il pensiero, l’opera, il progetto, il progettare non sono più monocordi, ma scaturiscono da un percorso complesso (attraversamento) anche se assolutamente soggettivo. Ma tornando al tema centrale, ecco una domanda: come dominare l’attraversamento in sede di esposizione? Soprattutto quando, come nel caso della Biennale di Venezia, l’intento è di offrire una panoramica mondiale di aggiornamento. Aggiornamento significa - e qui la direzione della 48ª non fa una grinza - dare conto delle novità nel senso sia di autori nuovi che di autori noti ma portatori di esiti espressivi inediti. Aggiornamento, ancora, sul terreno dell’attraversamento. Non è facile. E sto parlando di metodo. In questo senso la fiducia in questa Biennale che avevo espresso su l’Arca 138 del giugno scorso, in un servizio occasionato da un’intervista al curatore, era ben fondata. Sono convinto che Szeemann darà alcuni aggiustamenti alla prossima Biennale senza intaccare l’impostazione generale che ne ha fatto “un avvenimento vitale”. Penso soprattutto che il suo impegno verso un “futuro che viene proiettato sull’oggi” possa essere ulteriormente premiato soprattutto in virtù del fatto che avrà a disposizione un arco di tempo più ampio. Dunque, rinnovando il mio ruolo di Cassandra (un ruolo stavolta ben più facile), prevedo che la prossima edizione sarà ancora più intrigante, più spinta verso l’attraversamento, ancora più ricca di novità e di provocazione. Tuttavia spero molto (ed ecco la proposta) che si possa approfittare della presenza di Szeemann per chiudere al meglio con la Biennale monarchica. Talmente monarchica che il direttore ha deciso opportunamente, aggiungerei - di renderla persino monarchia assoluta, ossia rinunciando a commissari e sottocuratori. Se sono il direttore - avrà riflettuto Szeemann - lo sarò fino in fondo prendendomi tutte le responsabilità. E se l’è prese, anche in rapporto all’eliminazione del Padiglione Italia. Non credo in verità che la “nazione” Italia sia stata eccellentemente rappresentata, e ancor meno fino al punto da meritare il Premio per la migliore partecipazione nazionale (salvo uno o due casi di una certa maturità, non ho visto un’adeguata solidità nei cinque artisti proposti). Che la rispettabilissima Giuria (Zdenca Badonivac, Okwui Enwezor, Ida Gianelli, Yuko Hasegawa, Rosa Martinez) abbia sentito il bisogno di ripagare la nazione ospitante della mutilazione subita? Nobile gesto, ma non necessario. A dispetto della levata di scudi di vari scrittori italiani contro l’eliminazione del Padiglione “casereccio”, dico che Szeemann ha fatto bene, e ha avuto coraggio nell’eludere le pastoie locali: perché questo è stato l’effetto benefico. Venezia: la primogenita delle biennali. Essa non può rinunciare alla sua originaria vocazione di campo espositivo a 360°, non può intraprendere la virata della specializzazione. E poi, in che cosa? Le neonate sono costrette a specializzarsi se vogliono un’identità: Lione, Imagina, Ars Electronica, Manifesta, ecc. Il problema è come gestire e tenere fermamente sotto controllo l’attraversamento nel senso che ho cercato di chiarire. Dunque, rinnovo la mia proposta: che sia nominato un triumvirato o comunque un Comitato direttoriale che diversifichi le responsabilità e gli ambiti di intervento - nel rispetto di un progetto organico - allo scopo di dare maggiore “oggettività” e attendibilità alla disamina mondiale dell’attraversamento. Andrei oltre, soprattutto in presenza di presidenti illuminati oltre che di alto prestigio, come adesso: per il dopo Szeemann si consenta a delle équipe di critici-curatori di predisporre un progetto unitario e articolato oggetto di valutazione da parte dei responsabili della

Biennale.Dopo tutto l’istituzione è diventata o no “Società di cultura”? Ha o no delle responsabilità manageriali più esplicite e dirette che spingono a tener conto della domanda di cultura ma anche del progetto di offerta di cultura? Inoltre si spera che le nuove proposte siano più esaurientemente presentate con maggior numero di opere e comunque con documentazione più efficace, anche virtuale: ciò per aiutare non solo il largo pubblico ma anche gl specialisti. Ma forse qualche altra biennale ha messo in cantiere qualcosa di simile. Ma intanto non perdiamo di vista il presente, ed è il caso di goderselo: adesso e fra due anni. Il godimento è duplice: intrinseco all’evento artistico, e come percorso espositivo, grazie all’apertura di nuovi spazi. Le opere, installazioni soprattutto, sono state sparse, dopo le Corderie, in strutture aperte quest’anno per la prima volta: le Artiglierie, le darsene dell’Arsenale. In queste ultime, una stupenda, altissima gru ti faceva sperare che si trattasse di una delle inconsuete opere in mostra fatte vivere liberamente, in un percorso alternato tra ambienti chiusi e aperti, in una conquistata dimestichezza con gli anfratti di mare che si insinuavano tra moli, ex depositi (le Tese), le Gaggiandre, gli antichi magazzini delle polveri, o il cancello del monastero delle Vergini. Tutto “APERTO”, “dAPERTutto”, “APERTO uberall”, “APERTO over ALL”, “APERTO parTOUT”: un principio icasticamente rappresentato con la grafica della copertina del catalogo (curato da Cecilia Liveriero Lavelli in tandem con Szeemann il quale per la parte espositiva ha avuto come assistente Agnes Kohlmeyer). Sì, estensione dell’esperienza “Aperto” (spazio riservato ai giovani) proposto da Szeemann alla Biennale del 1980. Ma credo molto di più. Peraltro, il percorso è risultato distensivo, completato dal battello che ti riportava ai Giardini. Ai Giardini, il Padiglione Italia ospita parte della Mostra Internazionale (il resto è alle Corderie): un centinaio di artisti di ogni parte del mondo, cinesi compresi, scelti appunto all’insegna dell’attraversamento, della mobilità, dell’“APERTO overALL”. Ce n’è da scuotere anche uno spirito piatto privo di qualsiasi curiosità. Anche i padiglioni sono ricchi di sorprese forse per sintonia con lo spirito che ha animato la Biennale di Szeemann. Mi limito a sottolineare l’interesse che suscitano l’Australia, l’Egitto, l’Austria, la Russia, Cipro, quest’ultimo puntualmente rigoroso e propositivo. Peter Weibel ha messo l’accento, quale commissario del padiglione austriaco, sul rapporto arte e comunicazione all’insegna delle “pratiche aperte” come recita il titolo del volume pubblicato per l’occasione. Per l’Egitto, già vincitore del Premio per il migliore padiglione nel 1995 (in quell’occasione ebbi il piacere di contribuire al progetto) il commissario Mostafa ElRazzaz ha invitato due autori di diversa generazione (Gamal Abdel Nasser e Shady El Noshokaty) a realizzare un ambiente. Ma il Paese dei Faraoni esce ancora una volta ufficialmente vincitore grazie al Premio Unesco per la promozione delle arti assegnato a Ghada Amer (Cairo, 1963) invitata alla mostra internazionale. Questa Biennale ha riportato (reportage) uno spaccato dell’immaginario collettivo, del senso esteso dell’individualismo, di un impegno di pensiero che torna ad alimentare qualsiasi tipologia operativa al di là del mero accademismo e della mera decorazione. Si è colto il senso del fermento, dei lavori in corso, del work in progress, di una provvisorietà (dove c’è stata) strutturante. Cézanne è tornato a ridare nerbo e senso semantico alla pura “joie de vivre” ottica dell’“enplein-air”. Chi saranno stati i Cézanne, lo vedremo più avanti. Forse uno di questi sarà Doug Aitken, il trentaseienne statunitense, uno dei tre vincitori del Premio Internazionale La Biennale di Venezia (gli altri: Cai Guo-Qiang e Shirin Neshat) oppure William Kentridge, quarantaquattrenne di Johannesburg che fa vivere i suoi disegni a mo’ di cartoni animati ma senza perdere il sapore della manualità, sicché il fruitore è portato a stabilire una continua relazione tra movie e drawing. Carmelo Strano

■ Ingresso

del Padiglione Francese alla 48ª Biennale di Venezia.

■ Entrance to the French Pavilion at 48th Venice Biennial.

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t's 104 years old, and the years show. At every biennial recurrence its ailments get worse. At the Ibeginning it was a fresh, energetic organization set on a background of ancient bridges, canals, narrow streets, and wharves rocking to the rhythm of barcaroles. The rats (which were recalled this year by the forty-three-year-old German artist Katharina Fritsch with Rat King - an installation of enormous mice in iron and polyester, at the Padiglione Italia), and, again, the mire, the mosquitoes, the viscous moss were in strong contradiction with the elegance of Canova's sculptures, with St. Mark's rising bell tower, with the sweet-and-sour of the sardines "in saor" and the stentorian voices of the minstrels in gondola. They were in contradiction with the "new" that was coming from all over the world. Actually, no. Not from all over the world, but from the usual parts of the world: the United States, France and thereabouts. This is quite understandable, if we consider the international axis of the market. And in fact, recently, Japan and Germany have emerged more and more. But this contradiction has been slowly alleviated by a special odor of local color and a sort of septicemic mood. Other "local colors" have been added to the local lagoon color (not necessarily a fragrance, but a real odor, in any case). But before explaining this fact, we should immediately state that what is being said about Venice and the Biennial Exhibition of Modern Art can be easily extended to the general situation, including the next show in Kassel, although our friend Okuwi Enwezor - who will be the curator of that exhibition - will be favored by his multiethnic observatory. While "Magiciens de la terre" (1989) was an exhibition which mixed up the poetical trends from an anthropological and almost theophysical point of view, for the first time "The south of the world" - of which I took on the curatorship in 1990 with the contribution of a number of commissioners compared the art from regions considered marginal or peripheral for various reasons. This was done on the basis of 200 artists and 600 works from South America, Africa, the Middle East, the subcontinent of India, Southeast Asia and Oceania. The objective was to highlight the vitality of autochthonous forces, even if they hadn't had any dialog with the "center" of art. The latter was actually given the opportunity to be invigorated. The "fast Achilles heel" (Bonito Oliva) immediately understood the value of that sociological planetary show. And this was how in 1993, the Biennial, that hump-backed, made-up old woman, veered towards the "Cardinal points of art" (here I'll recall my essay, "The new philosophy of cardinal points" in the catalog of the Mazzotta editions, and again, the essays by Hans Georg Gadamer, Edgar Morin and others). At this moment, it doesn't really matter whether the 48th Biennial constitutes a survey or an anticipatory plan (I think that at any rate, we're dealing with an opening towards the future, without turning our backs to continuity). In fact, before adding any further comments, we must point out that the imprudent and muddled attempt at a decisive change, carried out in 1993, has been turned into a true turning point by the director Harald Szeemann, who has pushed it towards radiant and enthralling positions. In other words, he has given the world of art strong evidence of the spirit of our time - beyond biennials, counterbiennials or any other name denoting new characteristics. What should be done with the Venice Biennial? It has finally acquired its own managerial autonomy. Paolo Baratta is this Biennial's president-manager, a man of great, rigorous education and professional experience: on a "technical", cultural and political level. I had the opportunity to give my modest opinion to some of his predecessors. I apologize - to him, as well - if I repeat it here. The "crossing through" is not necessarily identified with globalisation. Actually, globalisation has nothing to do with it. "Crossing through" implies stopping in the local, in the local color. It is not a question of marginality, but of plural centrality, or pluricentrality. This confirms the feeling of a joint nature in the approach to native art and conceptual art, Maori and Chinese art, Arabian and Southeast Asian art, Mediterranean and Icelandic art. The colored artist doesn't create color, but develops a message that can be sent out to

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anyone, if he/she wants to "cross through" it. Crossing through doesn't mean escape, nor does it simply mean nomadism: it's a choice of situations constituting crossroads; it's the departure (conscious, at last) from an absolute or imperative point of view. It is simply the assumption of a privileged and polyvalent point of view - just to use a chemical term. In my philosophical-sociological commitment (where do we find philosophy in a classical sense now? - at any rate, I'll allow myself to refer to my book Unimplosive art) I have studied the elastic character of our era (not implosive, and not explosive, but, precisely, unimplosive). In this condition, "crossing through" is the strongly characterizing element. The direction of thought, the work, the project and planning are not spawned from a single source anymore, but from a complex - although absolutely subjective - course (crossing, or passing through). But going back to the main subject, here's a question: how can we control this "crossing through" during an exhibition? Especially when, like in the case of the Biennial Exhibition of Modern Art in Venice, the intention is to offer an updated world survey. Updating means - and here the direction of the 48th is flawless - showing novelties both of new and famous authors who must, however, bring new expressive results. Updating which again arises from "crossing through". It's not easy. And there aren't many Szeemanns. And I'm referring to method. In this sense, the confidence I expressed last June in l'Arca 138, in a report occasioned by an interview to the curator regarding this Biennial, was well founded. I'm convinced that Szeemann will make a number of adjustments to the next Biennial without impairing the show's general layout, which is what has made it "a vital event". I especially think that his commitment towards a "future that is projected on today" can be further rewarded, mainly due to the fact that the director will have more time at his disposal. Thus, renewing my role as Cassandra (which is much easier this time), I foresee that the next exhibition will be even more intriguing, more driven towards "crossing through", richer in novelties and challenges. Nevertheless, I really hope (and here is the proposal) that we can take advantage of Szeemann's presence to close the monarchal Biennial in the best way possible. Yes, monarchal - to the point where the director has decided - appropriately, I'd add - to actually opt for absolute monarchy. He has given up commissioners and vice curators. "If I'm the director," - Szeemann must have thought, "I'll be the director to the end, taking all the responsibility." And he has taken it - the elimination of the Padiglione Italia is proof of this. I don't actually believe that the "nation" of Italy has been excellently represented, and certainly not well enough to deserve the Prize for the best national participation (except for one or two cases expressing maturity, I haven't seen an adequate solidity in the five artists that were proposed). Could it be that the very respectable Jury (Zdenca Badonivac, Okwui Enwezor, Ida Gianelli, Yuko Hasegawa, Rosa Martinez) felt that it needed to pay the host nation back for the mutilation it suffered? A noble, but unnecessary gesture. Despite the protest from a number of Italian writers against the elimination of the "home" Pavilion, I think that Szeemann made the right decision, and he was brave enough to elude the local fetters: because this was the beneficial effect. Venice: the first of the biennials. It cannot give up its original vocation as an exhibitant field at 360°, it cannot veer towards specialization. And what should it specialize in, anyway? Newborns are forced to find a specialization if they want to achieve an identity: Lyons, Imagina, Ars Electronica, Manifesta, etc. The problem is how to manage this "crossing through" and keep it firmly under control, in the way I have tried to explain. Therefore, I'll renew my proposal: a triumvirate should be nominated, or a managing committee elected to diversify responsibilities and the spheres in which to operate - with due respect for an organic project - so as to give more "objectivity" and reliability to the dispirited "crossing through" of the world. I'd go beyond, especially in the presence of presidents who are enlightened, as well as highly prestigious, like now: for the after-Szeemann let's allow teams of critics-curators to lay out a unitary,

articulated project that can be weighed by those who are responsible for the Biennial. After all, hasn't the institution become a "Society of culture?". Doesn't it have more or less explicit and direct managerial responsibilities that make us take the question of culture into account? And isn't a project for the offering of culture included? Furthermore, we hope that the new proposals will be presented more completely, with a greater number of works, and, at any rate, with more efficient, even virtual documentation, perhaps; this would be an aid not only to the public at large, but also to specialists. But maybe some other Biennial is getting ready for something similar. After the Corderie, the works, which are mainly constituted of installations, have been dispersed into structures which will be open this year for the first time: the Artiglierie and the basins of the Arsenale. In these two, a very tall, magnificent davit made you hope you were seeing one of the unusual works on display, perhaps left to live freely in an alternated course between closed and open spaces. This feeling was strenghtned through an acquired familiarity with the sea gorges that slipped in between piers, exdepots (le Tese), le Gaggiandre, the ancient powder magazines, or the gate of the monastero delle Vergini. All of it is "APERTO" (OPEN) "dAPERTUTTO" (EVERYWHERE), "APERTO uberall", "APERTO over ALL", APERTO PARTOUT", a principle that is figuratively represented with the graphic work on the cover of the catalog (edited by Cecilia Liveriero Lavelli together with Szeemann, who chose Agnes Kohlmeyer as an assistant for the exhibitant part). Yes, an extension of the "Aperto" experience (a place only for the young) proposed by Szeemann at the Biennial of 1980. But I believe it means much more. Moreover, the course turned out to be relaxing, ending with a boat ride back to the Giardini. At the Giardini, the Padiglione Italia hosts part of the International Exhibition (the remainder is at the Corderie): a hundred or so artists from all over the world, including Chinese artists, who were chosen precisely because they display the characteristics of "crossing through", mobility, and OPEN overALL. Even a flat spirit lacking curiosity would be stirred. The pavilions, too, are full of surprises, and are thus in harmony with the spirit that has given life to Szeemann's Biennial. I'll limit myself to pointing out the interest that Australia, Egypt, Austria, Russia and Cyprus are arousing. Cyprus, especially, is unfailingly rigorous and full of proposals. As the commissioner of the Austrian pavilion, Peter Weibel stresses the relationship between art and communication characterized by "open practices", as stated in the title of the book published for the occasion. For Egypt, which had already been the winner of the Prize for the best pavilion in 1995 (in that occasion I had the pleasure of contributing to the project) the commissioner Mostafa El-Razzaz has invited two authors belonging to different generations (Gamal Abdel Nasser and Shady El Noshokaty), for the realization of an environment. But the Land of the Pharaohs is again officially the winner thanks to the Unesco Prize for the promotion of the arts, granted to Ghada Amer (Cairo, 1963), who was invited to the international exhibition. This Biennal has made a reportage on collective imagination, on the widespread sense of individualism, on the pledge made to return to any way of operating that goes beyond mere accademicism and mere decoration. The sense of ferment has been caught, the sense of work in progress, of a structuring temporariness (in the cases where temporariness has existed). Cézanne has come back to give nerve and a semantic sense to the pure "joie de vivre" viewpoint of "en-plein-air". We will soon know who these Cézannes were. Perhaps one of them will be Doug Aitken, the thirty-six-yearold from the United States, one of the three winners of the International Prize from the Biennial Exhibition of Modern Art in Venice (the others are: Cai GuoQiang and Shirin Neshat), or William Kentridge, a forty-four-year-old from Johannesburg that makes his drawings live like cartoons, but without depriving them of their manual flavor, so that the onlooker feels he can establish a continuous relationship between movies and drawing. Carmelo Strano

in basso/from top to bottom, Winter & Hoerbelt, Lichtspielhaus 2422.14, 1998; Open Practises, Padiglione ■ Dall'alto

Austriaco/Austrian Pavilion, Knowbotic Research, 10 lavoro immateriale/immaterial work.

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â– In alto/top, Miyajima Tatsuo, Mega Death, Padiglione Giapponese/Japanese Pavilion. In centro, da sinistra a destra/in the middle from the left, Mario Schifano, Medaglie

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d'onore, 1970; Grazia Toderi, Il fiore delle 1001 notte, 1998, proiezione video/projection; Zhou Tiehai, The relations in the art.... In basso, a sinistra/bottom, left, Howard Arkley,

Fabricated Room, 1997, Padiglione Australiano/Australian Pavilion; a destra/right, Philip Rantzer, 1999, Padiglione Israeliano/Israelian Pavilion.


Vita sul tetto Project XS

Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Progetto: Gary Shoemaker

Realizzare un’oasi di tranquillità sul tetto di un palazzo di New York: questo il programma del progetto di Gary Shoemaker. Se si considera come parametro l’organizzazione della materia architettonica proposta da Rem Koolhaas in S, M, L, XL, questo progetto si può senz’altro collocare in una nuova categoria, la XS (extra small). Si tratta, infatti, di una piccola costruzione che va a racchiudere la parte terminale di una scala di servizio che porta alla terrazza sul tetto di un appartamento duplex. Data la ristrettezza della scala di servizio, si è utilizzata una rampa ad angolo retto rispetto a quella esistente così da ottenere due piccoli volumi con diverso orientamento: uno verso nord (dedicato al relax) e uno verso sud (per la preparazione del cibo). L’espressione formale del progetto è caratterizzata dal ribaltamento della strategia di colori adottata nell’attico del dirimpettaio. Il progetto è essenzialmente una scatola grigia con annesso un volume più piccolo rosso. Il Progetto XS può essere dunque descritto come una scatola rossa, che contiene la parte finale della scala, intersecata con una scatola grigia. Quest’ultima funge da contrappeso e definisce il pozzo aperto della scala esistente, consentendo alla luce di filtrare naturalmente ai piani sottostanti. Un lucernario, la cui forma ricorda quella di un cappello da mago, copre la piccola piattaforma dove la scala piega ad angolo retto per raggiungere la terrazza: un “memo” per chi sale dall’appartamento che sta per entrare in un mondo quasi fiabesco di piacere circondato di camini, bocchette per l’aria, sfiatatoi librati sopra i tetti di Manhattan. Le finestre delle due “scatole” sono studiate per dare diverse prospettive panoramiche a chi ascende dall’appartamento. Il piano del tetto è rivestito in assi di cedro modulari e rimovibili. Insomma, Shoemaker è riuscito a proporre al suo cliente un luogo allo stesso tempo semplice e ricco, privato ma aperto sul mondo di Manhattan dove la vista spazia dal Museo di Storia Naturale di Central Park a sudest al fiume Hudson verso ovest.

To create an oasis of peace and quiet on the roof of a building in New York: that is the programme Gary Shoemaker set for in this project. If one considers the organizaton of architectonic material proposed by Rem Koolhaas in S, M, L, XL to be a proper yardstick, this project can certainly be put in a new category: XS (extra small). What it is, in fact, is a small construction that closes the terminal part of a service staircase leading to the roof terrace of a duplex apartment. Given the narrowness of the service stairs, a flight was utilized that formed a right angle with the already existing one, so as to obtain two small volumes with different orientation: one facing the north (dedicated to lounging) and one facing the south (for cooking). The formal expression of the project is characterized by the reversal of the colour scheme adopted in the attic of the person living opposite. The project is essentially a grey box with a small red volume as an annex. This XS project could therefore be described as a red box containing the final section of the stairs, intesected by a grey box. The latter serves as a counterbalance and defines the open well of the existing staircase, allowing the light to come in naturally on the floors below.

A skylight whose shape is reminiscent of a magician’s hat overlooks the small platform where the stairway turns at a right angle and ends on the terrace: a memo for anyone coming up from the apartment that he is about to enter an almost fabulous world of pleasure surrounded by chimneys, airholes and ventiducts suspended over the roofs of Manhattan. The windows of the two “boxes” were so designed as to offer various panoramic views to those coming up from the apartment. The roof flooring consists of modular and removable boards of cedar laid in different directions, so as to give a varied look to the floor people walk on. All in all, Shoemaker has managed to offer his client a place at once simple and rich, private but open on the world of Manhattan, where the view sweeps from the Museum of Natural History in Central Park in the southeast to the Hudson River towards the west.

In alto, rendering del Project XS di Gary Shoemaker per un piccolo edificio da collocare sul tetto di una casa di New York come spazio di relax per i proprietari dell’appartamento sottostante. A sinistra, pianta della terrazza sul tetto e sezione dell’edificio. Top of page, rendering of the XS Project designed by Gary Shoemaker for a small building to be constructed on the roof of a house in New York where the owners of the flat below can relax. Left, plan of the roof deck and section of the building.

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Fuksas per Torino

Modello del Padiglione dell’Abbigliamento, progettato da Massimiliano Fuksas per Piazza di Porta Palazzo a Torino. Model of the Fashion Pavilion designed by Massimiliano Fuksas for Piazza di Porta Palazzo in Turin.

Progetto: Massimiliano Fuksas

Torino sta vivendo certamente un periodo di grande vitalità: ancor prima della recente assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali del 2006, infatti, la città aveva avviato un significativo sforzo di rinnovamento e di traformazione dei suoi spazi urbani e di valorizzazione delle proprie risorse culturali, scientifiche e tecnologiche. Tra le molte iniziative di rilievo, alcune delle quali già finalizzate (il nuovo Lingotto, la sistemazione del Castello di Rivoli o il restauro della Mole Antonelliana), altre allo stato di progetto (Environmental Park, raddoppio del Politecnico, il CNR), assume grande importanza il progetto per la riqualificazione dell’area di Porta Palazzo. Conosciuto come il nucleo urbano più antico, il quartiere già nel 1997 era stato oggetto del progetto europeo “The Gate”, teso a sviluppare una serie di azioni per la

ridefinizione della realtà sociale, strutturale e produttiva dell’area. Tra gli interventi proposti in quel contesto, un tunnel sotterraneo che consentirà di pedonalizzare la grande piazza che ospita il mercato all’aperto più ampio d’Europa. Ed è proprio in questa piazza che si inserirà il nuovo padiglione dell’abbigliamento progettato da Massimiliano Fuksas. Un altro nome sulla cresta dell’onda sia per la sua nomina a direttore della Biennale di Architettura di Venezia sia per la più recente assegnazione del Grand Prix National d’Architecture Française.

Un grattacielo per Rotterdam Like a Ship Progetto: Amy Ruyten, Jeroen Burger, Luca Peralta, Wilfried Strobl, Janneke Kamstra

Tutti gli anni la Facoltà di Architettura, in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria, della Delft University of Technology in Olanda, organizza un seminario internazionale sulla progettazione di grattacieli. Al seminario partecipano giovani architetti e ingegneri sia locali che stranieri e, in veste di consiglieri, esperti provenienti dai più importanti studi del mondo. Nell’ultima edizione, circa cento tra architetti e ingegneri hanno preso parte al seminario sotto la guida di Brian Douglas Lee dello studio Skidmore, Owings and Merrill di San Francisco. Obiettivo del seminario è stato la progettazione in dettaglio di una torre per uffici alta tra i 200 e i 250 metri nell’area di Wilhelminapier del Kop van Zuid di Rotterdam, in prossimità dell’ormai celebre Erasmus Bridge progettato da Ben van Berkel. Per poter realizzare un simile obiettivo in un arco di tempo di sole sette settimane, i cento partecipanti sono stati suddivisi in venti gruppi di cinque persone ciascuno con background e compiti differenti: architetto, costruttore, addetto impianti di condizionamento e ascensori, progettista facciate e dettagli costruttivi e project e construction manager. Alla conclusione dei lavori del seminario, il gruppo Asix, formato da Amy Ruyten, Jeroen Burger, Luca Peralta, Wilfried Strobl, Janneke Kamstra, è risultato il migliore. Partendo appunto dalla funzione portuale di Wilhelminapier, il

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processo creativo ha preso spunto dallo schizzo di una prua di nave: in un luogo attraversato da navi lunghe 250 m c’è senz’altro spazio per una “nave” alta 250 m. Seguendo questa idea i giovani progettisti hanno disegnato una forma slanciata e dinamica fondata su una pianta triangolare. La parte inferiore della torre è costituita da un parallelepipedo che contiene le funzioni pubbliche tra cui gli spazi commerciali pensati come contenitori trasparenti e colorati che sembrano creare una sorta di muro di mattoni sulla facciata. Dietro questo podio, attraversato un ponte in vetro, si apre l’atrio triangolare, i cui interni si riflettono in uno specchio d’acqua soprapassato da una passerella. Ai piani superiori sono organizzati gli uffici, disposti sul perimetro del triangolo al cui centro passa verticalmente il cavedio contenente gli ascensori, gli impianti tecnici, il bar e i servizi. Infine, all’ultimo piano si trovano il ristorante e i saloni panoramici. Le facciate sono prevalentemente in vetro e alluminio, mentre la struttura portante e i soli sono in cemento e acciaio. Every year the School of Architecture, in collaboration with the School of Engineering, of the Delft University of Technology in Holland, organizes an international seminar on the designing of skyscrapers. Taking part in the seminar are young local and foreign architects and engineers and, as advisors, experts from the most important

Si tratta di un progetto innovativo e flessibile, un edificio con ampie facciate di vetro che si inserirà nel disegno urbano originale della piazza, rispettandone gli allineamenti e recuperando in chiave contemporanea le linee architettoniche dello Juvarra. Il futuro edificio sarà composto da un piano interrato per il parcheggio delle auto private e dei veicoli di servizio ai negozi, due piani saranno dedicati allo svolgimento delle attività commerciali e un piano al ristorante. All’interno del nuovo padiglione una cinquantina di negozi saranno distribuiti lungo il

Prospetto, sezione e pianta del piano terra del grattacielo progettato dal gruppo Asix.

perimetro in modo da lasciare un vuoto centrale che sarà attraversato da rampe di connessione tra i vari livelli a partire da quello recuperato da due antiche ghiacciaie ipogee . L’intero volume del padiglione sarà contenuto all’interno di una facciata composta da strati di vetro e inserti di metallo. Questo progetto di Fuksas si pone dunque come un nuovo forte richiamo alla vivibilità di questa piazza, liberandola dalle attività frammentate che ne rallentano attualmente l’attività e ponendola come punto di rilancio per l’intera area.

Elevation, section and plan of the ground floor of the tower designed by Asix group.

studios in the world. In the latest edition about one hundred architects and engineers took part in the seminar led by Brian Douglas Lee of the Skidmore, Owings and Merrill Studio in San Francisco. The objective of the seminar was the detailed design of a 200 to 250 m. office tower in the Wilhelminapier del Kop van Suid area of Rotterdam, near the now famous Erasmus Bridge designed by Ben van Berkel. To achieve such an objective in only seven weeks’ time, the hundred participants were divided into twenty groups of ten persons, each with different backgrounds and tasks: an architect, a builder, an air-conditioning and lifts expert, a designer of façades and construction details, and a construction manager. With the termination of the seminar proceedings, the Asix group, comprising Amy Ruyten, Jeroen Burger, Luca Peralta, Wilfried Strobl, and Janneke Kamstra turned out to be the best. Starting with Wilhelminapier’s function as a port, the creative process took its cue from the sketch of a ship’s prow; in a place traversed by ships 250 m. long there is certainly room enough for a “ship” 250 m high. Following up this idea the young designers drew a soaring dynamic form based on a triangular plan. The lower part of the tower consists of a parallelepiped containing public functions, among which shopping areas conceived of as transparent coloured containers that seem to create a sort of

brick wallon the façade. Opening behind this platform, on the other side of the glass bridge, is a triangular entrance hall whose interiors are reflected in a sheet of water crossed by a footbridge. Situated on the upper floors are the offices, technical facilities, bar and washrooms arranged along the perimeter of the triangle through the centre of which passes the well containing the lifts. Lastly, on the top floor, one finds the restaurant and the panoramic lounges. The façades are mainly in glass and aluminium, while the supporting structures are in cement and steel.


Naturale e monumentale Progetto: Marco Mattei (Capogruppo), Michele Piccini, Jeawoo Kim

Il progetto di Marco Mattei, Michele Piccini e Jeawoo Kim illustrato di seguito è stato segnalato al concorso internazionale per il nuovo Centro Congressi Italia nel quartiere Eur di Roma, di cui nel numero scorso (l’Arca 139) abbiamo presentato i progetti selezionati per la seconda fase. Questo progetto propone di operare un grande piano di scavo del terreno e di realizzare in interrato la struttura del nuovo Centro Congressi; il terreno riportato sulla volta di copertura, va a formare una collina artificiale destinata a parco urbano. Il doppio strato della volta è rivestito da pannelli di isolamento congegnati per assicurare le migliori condizioni di risparmio energetico al quale concorre la conformazione volumetrica e il parziale interramento dell’edificio. A questa semplicità dell’impianto insediativo fa da contrappunto lo sviluppo architettonico di sette arcate monumentali, che assolvono a una funzione portante del manto erboso di copertura. Nel raffronto tra le grandi arcate di sostegno del manto di copertura e la sistemazione “ambientale” del Centro Congressi e del parco soprastante, si sviluppa l’idea di fondo del progetto, che è quella di legare tecnologia e natura e di riconnetterne, con il concorso dell’architettura, le troppo spesso contraddittorie vicende urbane. Per conseguire il massimo del risparmio energetico sono stati introdotti fondamentalmente due accorgimenti: il primo è stato quello di aumentare l’inerzia termica dell’organismo mediante l’interramento; il secondo è stato quello di garantire una buona areazione naturale dell’edificio (mediante grandi corti di raffrescamento) e una buona espulsione naturale dell’aria più calda mediante la realizzazione di una sezione dell’edificio capace di innescare un effetto camino. L’illuminazione naturale è assicurata da una serie di fasce vetrate, in copertura della volta, ad andamento trasversale, munite di sistemi per il controllo

dell’irraggiamento. Il centro dovrà accogliere manifestazioni congressuali e attività espositive di varia natura e dimensione, che consentano di ospitare fino a 10.000 persone. Il progetto è impostato sulla suddivisione della grande figura ellittica che caratterizza l’impianto insediativo: da una parte, sul lato ovest, l’area destinata alle attività proprie del centro congressi; dall’altra, sul lato est, le attività commerciali e le funzioni di livello urbano (auditorium, centro commerciale, banca, ristorante, caffetteria, ecc.). Nel punto di incontro tra le principali direttrici dei collegamenti pedonali del quartiere è collocata una piazza, da cui, attraverso una grande vetrata ad arco ribassato che rimanda, nei suoi caratteri formali, al grande “occhio” del Palazzo dei Congressi di Libera, si accede, sul lato ovest, alla hall del Centro Congressi (di circa 1.500 mq). Dalla hall si accede direttamente al grande spazio unitario destinato alle attività congressuali (13.000 mq). Tale spazio, concepito come una grande area modulare a pianta libera, è suddivisibile, per manifestazioni di portata minore, in una sala-convegni semiellittica (4.000 posti) e in altre due sale (3.000 posti l’una) ulteriormente suddivisibili. Per ottenere questa prima grande suddivisione, è stato concepito un dispositivo tecnologico che permette la fuoriuscita dai piani inferiori di tre pareti divisorie. Questo grande spazio modulare, caratterizzato da una grande volta di copertura ad arco ribassato, è una struttura completamente autonoma, con due lati affacciati all’esterno (uno sulla piazza urbana, l’altro sullo “sculpture garden”) e ben organizzato al proprio interno, grazie a una serie di elementi (18 corti a cielo aperto, di circa 150 mq l’una) che si ricollegano direttamente con l’esterno. In stretto rapporto con la sala congressuale, sulle due maniche laterali sono collocati spazi di piccole e medie dimensioni,

Rendering della struttura e dell’esterno del Centro Congressi Eur proposto dal gruppo guidato da Marco

Mattei e che ha ottenuto una segnalazione. Sotto, sezione trasversale, prospetto e pianta delle coperture.

eventualmente modulabili, destinati alle attività collaterali (sale di riunioni, sale stampa, ecc.). Sempre dalla hall si accede agli spazi destinati alla sezione espositiva, che, situata al primo piano rialzato, lungo le due maniche laterali, si affaccia con una struttura a ballatoio sul grande spazio con la cupola a volta, è concepita per risultare suddivisibile in sale di diversa dimensione (per una superficie complessiva di 9.000 mq) che si strutturano in due percorsi espositivi che dall’atrio di ingresso si sviluppano lungo i due lati del Centro Congressi per confluire nella corte esterna destinata alle sculture. All’esterno, sul lato est della piazza, è situato lo spazio destinato al teatro all’aperto ad anfiteatro dotato di una struttura di copertura “leggera” a

Rendering of the structure and outside of the Eur Conference Centre designed by the team headed by Marco Mattei, the

project received a mention. Below, cross section, elevation and roof plan.

scomparsa. Sotto l’anfiteatro è collocato l’auditorium: una struttura del tutto autonoma (anche sotto il profilo strutturale) e indipendente dal Centro, dotata di un’unica grande sala, a sezione inclinata, per circa 2.500 persone. Conformemente alle richieste del bando, infine, il progetto prevede la realizzazione dei parcheggi in interrato, distribuiti su tre piani (di 20.000 mq di superficie l’uno), per un totale complessivo di 60.000 mq di superficie. L’impostazione architettonica della nuova struttura, insomma, riflette la razionalità e il rigore delle forme, la geometrica definizione delle superfici e degli spazi che contraddistingue l’architettura razionalista dell’Eur, arricchendola da una forte cifra paesaggistica. Compenetrazione tra interno ed esterno, flessibilità e trasparenza, alto contenuto tecnologico, qualificano il progetto che si pone come nuovo “segno” architettonico nello scenario urbano dell’Eur.

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Arte giovane/Dante Maffei

Dante Maffei, EclisseConsequences, incisioni a bulino e laser su lamiera zincata, due lampade

miniaturizzate/engravi ngs and laser on zinccoated metal, two miniature lamps, 100x80 cm, 1997.

Anni 37. Molta grinta, decisione, non ama le perdite di tempo, né i tentativi avventati. Il bolognese Dante Maffei (nella sua città ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti) lascia riflettere queste sue caratteristiche nell’opera: asciutta e postminimalista nella forma e nei materiali. Le sue forme plastiche occhieggiano al design: è solo un problema di adattamento del modo di pensare e di fare all’eventuale domanda. Il risultato non penalizza lo scultore e la sua libera fantasia. Tecnicamente è uno sperimentatore. Trovo interessante la fusione di incisioni a bulino col laser su lamiera zincata, non senza intervento di neon. Inoltre Maffei fora la lamiera ottenendo cenni lettristici. La parola entra così in gioco senza perentorietà, ma con la discrezione richiesta in un’ambientazione dalla luce soffusa che invita quasi all’intimismo a dispetto della suo carattere estroverso e teso al dialogo. Forme libere persino ammiccanti all’informale tessono trame narrative che non vogliono essere fine a se stesse. Trovano un canale semantico in un gioco di griglie ortogonali a esse affibbiate anche con tono aggressivo dovuto allo spessore del contorno. Si tratta di un artista che alla serietà e rigore unisce capacità ideativa e progettuale e disponibilità verso le sorprese del nostro tempo complesso. I suoi “valori plastici” a ogni modo non si consolidano nell’oggetto da ammirare. Maffei ha una precisa vocazione al contesto e all’ambiente. L’installazione è un’occasione di indugio ma pur sempre una partenza. Carmelo Strano Dante Maffei, particolare di/detail of Eclisse-Estensione, illuminazione

Il nuovo sacro

Non è la circostanza del Giubileo a fare di Fausta Squatriti un riferimento della rappresentazione sacra di oggi. L’artista milanese da molti anni si dedica a questi temi, non per nulla risulta agguerritissima e sulla base di una vera e propria ricerca. Un’artista quieta non lo è stata mai, né adesso si smentisce. Esagitata, inquieta, provocatrice. Fino alla dissacrazione. Che non vuol dire misconoscere il sacro né attaccarlo. Si tratta semplicemente di annetterlo alla realtà, e la realtà è fatta di crudezza, di contraddizioni, di sublimazione spirituale e anche di abbrutimento. Lavora spesso a dittici con opere bidimensionali (fotografia e materiali vari) risolte in qualche andamento installativo. Requiem: con pene, Requiem: con braccio ferito. Il braccio si sovrappone agli elementi simbolici con la crudezza del sangue; pene, non sono le sofferenze ma l’organo maschile prorompente in rapprto armonico ed elegante con la nera geometria del simbolo sacro. Un altro esempio. Requiem: con giovane sposa, sangue, parti di macchina, misura 140x300 cm. Per valori cromatici, formali e compositivii tre momenti narrativi chiamati in causa si esprimono con pieno realismo senza farsi elementi connotativi di realismo. Il sacro Fausta Squatriti, Requiem: con piedi, fotografia, pigmenti, collage su kapa-plast,

ferro/photograph, pigments, collage on kapa-plast, 140x100 cm, 1999.

dello/lighting by Studio Pollice Milano, 1993-1997.

Da Genova a Roma Sono sempre più frequenti i casi di artisti che lavorano in coppia, specie se si tratta di coppie. E’ il caso del duo Di Vinci-Galante, di Genova, che ha presentato dipinti, insallazioni e video al Centro Luigi Di Sarro di Roma. Fondamento del loro lavoro è l’astrazione tra geometrica e organica: movimento sfrenato ma controllatissimo, colori in libertà ma dosatissimi. Un dinamismo che tende a strutturarsi, una fantasia che si tiene a debita distanza dalla mera decorazione. Di Vinci-Galante, immagine tratta dal/image taken form

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the video “Night and Day”, 1999.

della Squatriti (ampia è ormai la sua produzione esibita recentemente a Bergamo e fino al 30 settembre nella nuova sede distaccata della Karin Fesel vicino Düsseldorf) sposta la semantica della sofferenza legata al sacro (Fausta Squatriti è autrice di una stupenda Via Crucis) verso un realismo emblematico: asciutto, come può esserlo quello di un’artista di formazione minimalista. Che fa convivere le forme a mo’ di installazione. Carmelo Strano


Cercasi forme per lo spazio

L’arte contemporanea propone opere che mirano a progettare lo spazio e a integrarsi con luoghi pubblici: cerca territori di movimenti. Tale processo di democratizzazione dell’arte è rivolto alla realtà quotidiana e alla ricerca di una relazione con il pubblico, perduta negli anni 60/70. Questo richiede necessariamente la ridefinizione del museo e l’identificazione di altre strutture espositive come nuovi “teatri di azioni ibride”. Duchamp scrive: “L’arte è dappertutto: basta saperla osservare”, e il motto è diventatoa il titolo “dAPERTUTTO” della 48 edizione della Biennale di Venezia a cura di Szeemann, l’ideatore di “Aperto” negli anni Ottanta. A Milano, alla Fondazione Prada, regno incontrastato di Celant, si è esibita recentemente Mariko Mori, ex modella e allieva della Tokio Bunka Fashion Collage. L’artista che in circa dieci anni di attività ha prodotto video installazioni, assemblage tecnologici ispirati all’immaginario “nazionalpopolare” orientale e occidentale. Il filo conduttore è la costante presenza della star tecno-pop che si propone come una Barbarella futuristica, o una eroina cyborg dei fumetti giapponesi. La Fondazione Prada ha ospitato quattro installazioni, Garden of Purification (1999), Kumano (1997-98), Enlightenment Capsule (1998), ossia un fiore di loto scolpito in petali di vetro, un sentiero zen artificiale segnato da pietre di vetro colorato simili a caramelle translucide. Inoltre: Dream Temple, il padiglione dei sogni, costruito in due anni con materiali sintetici e vetro, di forma ortogonale che richiama lo Yumedono di Horyuji a Nara, tra i più antichi luoghi di meditazione del Giappone. Nonostante l’alta definizione, questa “fiera” multimediale non convince, è una lapalissiana combinazione pubblicitaria tra misticismo e marketing. Il tempio dei sogni sembra una giostra barocca adatta ai bambini viziati di tecnologia. Danilo Premoli ha presentato, nel giugno scorso, “Pagine Tridimensionali” da Angioletta Miroglio, uno dei tanti spazi espositivi “kitsch” di Milano, dove l’arte da salotto è un presupposto per mondanità vacue. Si tratta di dodici frasi, dodici titoli, letti uno di seguito all’altro, che restituiscono la trama del libro La governante del dottor Jeckyll (Mary Reilly) di Valerie Martin, e che rimanda al romanzo di Robert Louis Stevenson. L’artista ha chiesto a Vincenzo Balena, Paolo Conti, Isabella Gobbato, Alessandro Mendini, Evelina Schatz, Jurij Tilman di scegliere il titolo di un’opera e di interpretarlo liberamente. Queste anomale

Mariko Mori, Dream Temple, installazione/ installation, 1999.

“licenze poetiche” hanno animato la serata d’inaugurazione. Dopo la festa sono rimasti esposti uno di fronte all’altro i libri aperti di Premoli, che parlano soprattutto degli effetti teatrali, datati e troppo ricercati. Via Farini a Milano, dal 1991 è una associazione non-profit per la promozione della ricerca artistica contemporanea che include pittura, scultura, fotografia, video, performance, installazione, architettura, design e comunicazione. Essa è sostenuta da enti pubblici (Comune di Milano e Regione Lombardia) e da istituti culturali stranieri. Qui Massimo Kaufmann presenta fino a tutto settembre “Cella”, un’ installazione indescrivibile. Per l’autore l’arte rimane un problema di individualità; e forse, nella migliore delle ipotesi, di “solitudine”.

Spazio Consolo è un centro polifunzionale adatto per qualsiasi evento. Oltre alla vendita di oggetti di design stile etnico-folcrolistico, ospita mostre collettive e personali, l’ultima è stata la personale “Equilibri” di Alessandra Cassinelli (tra giugno e luglio scorsi). A Bologna nello Spazio Salara e Spazio Mercedes-Benz Spot si è tenuta, in luglio, la mostra “ArtBet-Arte Narrativa Videoclip” con 17 terne, ognuna composta da un’installazione d’arte, un filmato di una breve lettura di narrativa e un video clip musicale a favore della circolazione delle idee. I curatori Guido Bartorelli e Fabriano Fabbri hanno selezionato un gruppo di giovani artisti e scrittori, più o meno noti a livello nazionale e accomunati dal desiderio di confrontarsi in ambiti diversi sulle problematiche del presente. Per

Oggetti giovani

GUMdesign, Lampada da terra “Alice”/floor lamp; sotto,

GUMdesign è un gruppo di giovani designer che fonda le proprie teorie progettuali sui concetti di elasticità e dinamismo. Proprio questi elementi sono sottesi alle nuove e divertenti creazioni presentate al Salone Satellite 1999; si tratta di oggetti flessibili (come, per esempio, Mollami lampada

allungabile), multifunzionali, adattabili a nuove trasformazioni (moon nezza è un posacenere illuminante da terra che può essere utilizzato anche come lampada d’ambiente), giocosi o seriosi e tutti rigorosamente caratterizzati da un approccio progettuale non canonico e predeterminato. Filo conduttore delle creazioni è l’ironia, la curiosità nei confronti di ciò che ci circonda e il divertimento per chi progetta e per chi fruirà di tali oggetti. L’aspetto del divertimento e dell’ironia si ritrovano nel portariviste Mickey, realizzato in plexiglas curvato e dotato di ruote, dall’aspetto giocoso e divertito che ricorda un topolino, in Alice lampada da terra realizzata con un tappetino

l’occasione sono stati presentati i migliori videoclip musicali internazionali, prodotti accattivanti e ad “alta visibilità”. Roma, “Tivoli Ama la città” è una idea di Italo Carrarini, l’artista impiegato che attraverso l’Ufficio Cultura, dove svolge la sua attività lavorativa promuove iniziative culturali per il recupero di questo straordinario territorio, interessante per il suo profilo storico, architettonico e naturalistico. Il progetto è complesso e si caratterizza per oggetti-pensieri che documentano la sua evoluzione. L’obiettivo è di trasformare Tivoli in teatro di eventi permanente, a partire dal 2000, quando si inaugurerà una mostra multimediale con installazioni interattive che evidenziano il patrimonio del luogo. Jacqueline Ceresoli

portariviste Mickey/below, magazine rack.

antiscivolo per doccia, mutevole nel suo utilizzo come applique, sospensione e dall’effetto scenografico oppure in Cocciuta umidificatori dinamici, solo per citare alcune delle nuove creazioni presentate da GUMdesign.

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Lux, Pop e Cool In Lisbon L’inaugurazione del Museo del Design a Lisbona, creato a partire dalla collezione privata di Francisco Capelo, fornisce alla città un importante spazio che arricchisce il patrimonio artistico nazionale del XX secolo. Il Museo ospita più di seicento oggetti, suddivisi in tre sezioni: Lux, Pop, Cool che danno conto dell’evoluzione tecnologica, estetica e funzionale nella creazione dei prodotti di design. Il gruppo Lux, dominato dalla logica della domanda, si caratterizza per il fatto che i nuovi materiali, anziché imporre agli oggetti il loro linguaggio, forniscono loro una certa apertura al mondo industriale, apertura che si trasforma ben presto in “autonomia”. Tale concetto domina tutta la produzione di Charles e Ray Eames, Eero Saarinen e, in maniera generale - sebbene diversa - quella scandinava di Tapio Wikkala, Hans Wegner e

A destra dall’alto/Right, from top: Tom Dixon, Jack Lights, 1996; Cesare Lombardi & Franca Stagi, Dondolo, 1969;

Finn Juhl. Il mondo di Lux è, perciò, il regno del pezzo unico, pensato per un utilizzo e uno spazio particolari e realizzato con i materiali più sofisticati. La situazione cambia negli anni Sessanta quando l’influenza dell’avventura spaziale e la comparsa di materiali più flessibili determinano una trasformazione formale e funzionale nella creazione degli oggetti quotidiani, esemplificata, nel Museo, dalla sezione Pop. In questa fase l’attenzione è concentrata sul corpo, non già statico, ma in libertà, in movimento, in divenire. Tale interesse implica il rifiuto di oggetti estremamente rigidi da un punto di vista formale e si concretizza, nelle creazioni di Verner Panton, Marco Zanuso, Joe Colombo, in una produzione in cui la vecchia logica industriale è soppiantata da quella del consumo. Un discorso particolare va fatto per la sezione Cool, nella

Gaetano Pesce, Sunset in NY sofa, 1980. Sotto, da sinistra/Below, from left: Charlotte Perriand, Bibliothèque

Mexique, 1953; Lino Sabatini, Como coffee & tea service, 1957; Carlo Mollino, Arabesco Table, 1950.

quale vengono esposti oggetti creati da alcuni designer e architetti che, alla fine degli anni Settanta, si oppongono alla tendenza del periodo dominata dal principio di realtà nell’ambito sociale ed estetico, per ristabilire il potere dell’immaginazione e del piacere. Questi progettisti Gaetano Pesce, Frank Gehry, Shiro Kuramata, Studio Alchimia, solo per citarne alcuni - mostrano la volontà di creare prodotti nei quali tecnologia, funzionalità e bellezza costituiscano aspetti diversi di un’unica entità. La sedia Miss Trip di Philippe Starck esemplifica perfettamente cosa i curatori del Museo intendano per Cool. Il Museo del Design di Lisbona si presenta, pertanto, come un luogo in cui è possibile ripercorrere la storia e l’evoluzione del design e intuire, allo stesso tempo, quanto questo passato abbia determinato e continui a determinare il futuro di questa disciplina.

Foster a San Marino For a World Trade Center Lo scorso 17 giugno è stato presentato a San Marino il progetto di Lord Norman Foster per un nuovo World Trade Center che sarà realizzato alla Dogana di San Marino. Si tratta del primo progetto che l’architetto britannico realizzerà nella penisola italiana. L’iniziativa è nata da un gruppo di imprenditori sanmarinesi riunitisi nella Società Centro Direzionale San Marino, presieduta da Lucio Amati, che hanno messo a punto una strategia per uno sviluppo immobiliare nella piccola Repubblica, sfociata infine in questo importante progetto firmato da Lord Foster. A sugellare l’importanza del progetto è stata la licenza concessa dall’organizzazione mondiale dei World Trade Center, che raduna a oggi 338 WTC dislocati in 104 Paesi, in una visione sempre più globale del commercio tra le nazioni. Il progetto di Lord Foster si caratterizza, come molti suoi precedenti, per l’idea di flessibilità funzionale, il rispetto del contesto storico e paesaggistico circostante (particolarmente forte nella Repubblica di San Marino), e per l’importanza attribuita alla

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valenza sociale dell’edificio che si pone come nuovo polo catalizzatore non solo degli interessi commerciali dell’area ma anche come nuovo centro di riunione per tutta la popolazione. Contraddistinto da una forma fortemente dinamica, l’edificio è composto da due corpi principali di dieci piani in mezzo ai quali si apre una nuova piazza pubblica e un ampio parcheggio che andrà a svilupparsi in parte in superficie e in parte in interrato. Il Centro Direzionale assume un’importanza vitale per quest’area geografica all’incrocio degli scambi commerciali tra il Sud e il Nord-Est dell’Europa alla vigilia dell’entrata definitiva in vigore del sistema Euro. Presented in San Marino last June 17, Lord Norman Foster’s project for a new World Trade Center is to be built in the San Marino Customs area. This will be the first project that the British architect has realized on the Italian peninsula. The initiative was taken by a group of San Marino entrepreneurs at a meeting in the Società Centro Direzionale San Marino, chaired by Luico Amati. The group worked out a

strategy for a real estate development in the little Republic, a plan which was to result in this important project signatured by Lord Foster. Authenticating the importance of the project was the licence granted by the world organization of the World Trade Center, which now numbers 338 Centers situated in 104 countries, creating an increasingly global vision of trade among nations. Like many of Lord Foster’s earlier works, this project is distinguished by the idea of functional flexibility, by its respect for the historical and environmental context (which is particularly strong in the Republic of San Marino), and by the importance that it attributes to the social significance of the

building, which presents itself as a new pole catalysing the business and trade interests of the area, but also as a new meeting place for the whole population. Distinguished by its strongly dynamic form, the building consists of two main ten-storey bodies in the middle of which there opens a new public square, as well as a spacious parking area which will be developed partly on the surface and partly underground. This office district takes on a vital importance for this particular geographical area situated at the crossroads between the South and NorthEast of Europe on the eve of the day when the Euro system definitely comes into force.


Il fascino delle curve A Master’s Diary

Rassegna d’informazione sull’editoria dell’architettura, del design e della comunicazione visiva. Information about publications in the architecture, design and visual communication fields. Il Museo d’Arte Contemporanea di Niteròi. Niteròi Contemporary Art Museum.

Oscar Niemeyer Les courbes du temps - Mémoires Gallimard, Paris 1999, ill. b/n e dis. dell’autore, 215 pp Il volume, una sorta di diario, racconta l’avventura umana e professionale di Oscar Niemeyer, l’uomo che, negli anni Cinquanta, realizzò uno dei sogni più grandi e straordinari di questo secolo: la costruzione di Brasilia. Attraverso i suoi racconti e i suoi schizzi, si impara a conoscere la filosofia di vita e di arte di questo architetto per il quale la forza

This book, a sort of diary, recounts the human and professional adventure of Oscar Niemeyer who, in the fifties, realizated one of the greatest and wildest dreams of this century: the construction of

della poesia deve sempre avere la meglio sulla tecnica. E’ questo il filo conduttore che lo guida nella costruzione della nuova capitale del Brasile: egli ha sparpagliato per il mondo edifici che sfidano la forza di gravità grazie a strutture rivoluzionarie, convinto che l’architettura debba piegarsi alle esigenze del sogno elemento motore di ogni creazione. Non lo interessa l’angolo retto; né, tantomeno, la linea dritta, dura, inflessibile, creata dall’uomo. Quello che lo attira

sono le linee curve che ritrova nei paesaggi montani, nella sinuosità dei fiumi, nelle nuvole; tutto, per Oscar Niemeyer, è curva. Ed è a questa circolarità che egli si ispira, nella sua opera come nella vita, a quella circolarità che è sinonimo di armonia e piacere. Questa confessione - o manifesto estetico - costituisce la miglior sintesi che l’architettura abbia fatto dell’opera di Oscar Niemeyer e rischiara di nuova luce i percorsi della sua creazione.

Brasilia. Through this account and his sketches, the reader acquires some familiarity with the philosophy of life and art of this architect, for whom the force of poetry must always take precedence over technology. This is the lead he followed in the construction of the new Capital of Brazil: he has spread all over the world buildings that defy the force of gravity, thanks to his revolutionary structures and his

conviction that architecture should bow to the requirements of a dream - the elmentary motor driving every creation. He is not interested in right angles, and even less in the straight, hard, inflexible lines created by man. What he is really interested in are the curved lines he finds in mountain landscapes, in the sinuous flow of rivers, in clouds; everything, for Oscar Niemeyer, is curved. And it is to this circularity that he aspires in both his work and his life - a circularity synonymous with harmony and pleasure. This confession - or aesthetic manifesto - may be considered the best summing up that architecture has ever made of the work of Oscar Niemeyer and it throws new light on the paths he took in his creative progress.

Sopra e a sinistra, schizzi di Oscar Nimeyer per la Piazza dei Tre Poteri a Brasilia, 1956-1963. Above and left, sketches by Oscar Nimeyer for Three Powers Square in Brasilia, 1956-1963.

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Il design esilarante

Rashdar Coll Part Quelle horreur2 ! Le retour de Coll-Part Editions Alternatives, Paris 1998, ill. col., 80 pp Coll Part è tornato con la seconda “puntata” di Quelle Horreur!, pubblicato per la prima volta nel 1990 da Editions Alternatives. Questo designer geniale presenta, nelle pagine del volume, una nuova selezione di mobili realizzati assemblando i materiali più diversi e improbabili; ogni creazione è accompagnata da un testo surreale ed esilarante, i cui protagonisti, solitamente figure poetiche e stralunate, vivono spassose avventure che ricordano al lettore l’utilità del

Coll Part, Bureau de mon agent; 1,90 m x 0,90 m, altezza/height 0,80, peso/weight 80kg.

letto con i cingoli, la bellezza del vaso con gli occhiali, il comfort della chaise-longue elettrica o la semplicità commovente della doccia di campagna. Irriverente, questo testo diverte e fa riflettere mettendo a nudo e ridicolizzando alcuni stereotipi piuttosto diffusi.

Una guida chiara New Trends James Steele Architecture Today Phaidon Press, New York 1998, ill. a colori, 511 pp Architecture Today è una rassegna ricca di informazioni e immagini dell’architettura mondiale dal 1960. Una guida chiara ed esauriente alle molteplici e varie tendenze dell’architettura contemporanea che conduce il lettore attraverso gli stili e i movimenti dell’architettura nella seconda metà del ventesimo secolo. Secondo l’autore del libro, James Steele, l’architettura del modernismo ha tentato di trascendere il proprio tempo e luogo per fornire un nuovo ordine mondiale per la costruzione di edifici e la pianificazione urbana. Il testo stabilisce che a cominciare dagli anni Sessanta questo International Style è stato seriamente messo in discussione dagli architetti che hanno iniziato a dubitare della validità dei suoi principi con il risultato che sono cominciati a emergere diversi stili e tipologie . Steele cerca di dare una direzione alla natura pluralistica dell’architettura contemporanea con una critica, incisiva ma accessibile, ai movimenti e alle tendenze più avanzate dell’architettura. Libero dal gergo che troppo spesso caratterizza i testi sull’architettura contemporanea, questo libro esamina brevemente le basi dell’architettura della seconda metà del secolo esplorando stili e movimenti per tema. Viene analizzato il lavoro degli architetti di tutto il mondo con immagini delle opere più influenti che hanno realizzato e indicando i cambiamenti più radicali avvenuti nell’architettura degli ultimi quaranta anni.

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Architecture Today is an informative and highly illustrated overview of architecture worldwide since the 1960s. A clear, comprehensive guide to the many and varied contemporary architectural trends, it leads the reader through the styles and movements of architecture in the latter half of the twentieth century. According to the book’s author and editor, James Steele, modernism architecture attempted to transcend its time and place in order to provide a new world order in building and city planning. The text goes on to establish that by 1960s this International Style was seriously challenged by architects who began to question the validity of its principles, and as a result a diverse array of building types and styles began to emerge. Steele attempts to make sense of the pluralistic nature of contemporary architecture, by offering an incisive yet accessible critique of the world’s most prominent architectural movements and trends. Free from the jargon that all too frequently characterizes some of the contemporary writing on architecture, this book briefly examines the background to the architecture of the latter part of the century, and explores contemporary styles and movements theme by theme. The work of architects from all over the world is analyzed, and their most influential and challenging works are illustrated, indicating the radical changes that have occurred in architecture in the last forty years.

Segnalazioni

Álvaro Siza. Scultura Architettura a cura di Pierre-Alain Croset Skira, Milano 1999, ill. b/n, 104 pp Il volume-catalogo della mostra che la città di Brescia dedica ad Álvaro Siza mette a confronto diciassette sculture e sei modelli architettonici con i relativi schizzi preparatori. Il dialogo tra sculture e progetto dà al lettore la possibilità di individuare le analogie esistenti tra questi due campi paralleli su cui si articola l’attività creativa e progettuale del maestro portoghese. Il volume comprende il capitolo introduttivo dello stesso Siza, i saggi del curatore e di Juan Navarro Baldeweg, il catalogo delle opere e la biografia. Costantino Dardi. Una valenza che si fa valore a cura di Anna Tonicello e Franco Purini IUAV, Venezia 1997, ill. b/n., 208 pp A sei anni dalla scomparsa di Costantino Dardi, è stata organizzata dall’Istituto Universitario di Architettura di Venezia una giornata di studi per riflettere in maniera puntuale sul suo lavoro. Il testo si configura come la raccolta degli interventi fatti da diversi docenti universitari, architetti, critici d’arte che hanno commentato la poetica di Dardi e fornito delucidazioni sul suo modo di intendere l’architettura. William J.R. Curtis L’architettura moderna nel Novecento a cura di Anna Barbara e Gisella Bassanini Bruno Mondadori, Milano 1999, ill. col. e b/n, 736 pp Questo volume è ormai considerato, unanimemente, un’opera fondamentale per la storia dell’architettura del XX secolo. L’autore si interessa al modo in cui le idee nascono, collocando l’architettura in una dimensione storica e culturale e avvalendosi, al contempo, di un approccio che dia conto dell’aspetto pratico, estetico e sociale sotteso all’architettura stessa. Gabriele De Giorgi La terza avanguardia in architettura Diagonale, Roma 1999, ill. col., 192 pp Gabriele De Giorgi illustra brillantemente la propria tesi in questo volume in cui viene spiegato come la terza avanguardia abbia prodotto un radicale ripensamento di statuti, metodi e obiettivi nell’arte e nella vita. La terza avanguardia si radica nel post-strutturalismo che punta su vuoto e discontinuità e riprende il decostruttivismo di Derrida. Essa porta, in architettura, alla visione espressa da Rem Koolhaas in Delirious

New York e si attesta nelle opere di architetti che valorizzano soprattutto il dissolvimento delle gerarchie, la perdita dell’unità e la possibilità di manipolare e deformare la materia. Europa in chiaro. Guida e strumenti per vivere l’Europa Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi, Gina Lagorio e Roberto Speciale Marietti 1820, Genova 1999, ill col. e b/n, 319 pp Il volume descrive il percorso fatto dall’Europa e si presenta come una guida, chiara ed esaustiva, che consente ai lettori di orientarsi in una realtà che ormai ci appartiene e che, sempre di più, entra nella nostra quotidianità. L’attenzione è incentrata su ciò che è stato fatto in Europa e su ciò che ancora manca, sul suo funzionamento, sulle risposte che è in grado di fornire ai cittadini. Il testo si rivolge a tutti, ma è dedicato in particolare ai giovani visto il ruolo che spetterà loro nell’Europa unita. Fare la differenza Collana Quaderni della Triennale testi di AA.VV. Edizioni Charta, Milano 1998, ill. col., 116 pp Il volume, partendo da parole chiave quali identità, differenze, narrazione propone un interessante confronto tra filosofi e architetti sul tema dell’identità/differenza. Giovanni Muzio e il Palazzo del Governo di Sondrio Skira, Milano 1998, ill. b/n, 111 pp Il volume è il catalogo della mostra organizzata nell’ambito del progetto provinciale di intervento in campo artistico per approfondire i rapporti tra Valtellina, Valchiavenna e l’arte lombarda. Il Palazzo del Governo di Sondrio mostra chiaramente la volontà di Giovanni Muzio di costruire un edificio che rappresentasse la sintesi fra la tradizione architettonica lombarda e la cultura locale. I disegni di Giacomo Quarenghi al Castello Sforzesco a cura di Piervaleriano Angelini Marsilio, Venezia 1998, ill. col. e b/n, 223 pp Il testo si presenta come una revisione critica dei disegni attribuiti a Giacomo Quarenghi e conservati al Castello Sforzesco. Le ricerche, condotte sull’artista e sui collezionisti che apprezzavano i suoi lavori, hanno portato a risultati che migliorano le conoscenze su Quarenghi e i suoi collaboratori e che, al contempo, forniscono preziose informazioni sulla nascita delle collezioni municipali. Il libro è corredato da molte immagini e accompagnato da saggi critici e da dettagliate descrizioni dei quadri.


Dall’oggetto al mito

Chi volesse trovare conforto scientifico al fascino che esercitano le opere su scala urbana di Claes Oldenburg non perda l’opportunità di questa mostra antologica allestita al Museo Correr di Venezia fino al 3 ottobre. Maquette, disegni, sculture, progetti, foto, video respirano felicemente anche nelle bianche sale del Salone Napoleonico, e il segno delle sculture è così elegante e la mano che disegna così austera che la vicinanza con le sculture del Canova più che discrepanza, malgrado lo stacco temporale, determina armonia. Germano Celant, curatore della mostra, dopo avere diretto la Biennale del 1997, lascia il segno in concomitanza con l’attuale diretta da Harald Szeemann. Il titolo della mostra sottolinea l’importanza di un lavoro a quattro mani: “Claes OldenburgCoosje van Bruggen”. Quest’ultima, olandese naturalizzata americana, storica dell’arte oltre che creativa - suo è il volume “Bilbao Guggenheim Museum” di Frank O.Gehry; lui, il protagonista della Pop Art, svedese, naturalizzato americano. Il tandem, attivo ormai da più di vent’anni, ha fuso e consolidato le proprie ascendenze geografiche e culturali dando spazio a un respiro straordinario e velleitario in ogni parte del mondo: Las Vegas, Parigi (Parc de la Villette) Barcellona, Francoforte, Tokyo, ecc. I loro oggetti banali d’uso quotidiano svettano in piazze, strade, crocevia: una molletta per la biancheria, una cravatta rovesciata, tenaglie, un sombrero che con le loro spropositate misure determinano nell’intorno tensione, dinamismo, stravolgimento ambientale. Questo senso del macroscopico e del velleitarismo - che può essere avvicinato a un altro americano naturalizzato, ma irlandese di origine, lo scrittore Jack London è stato timidamente espresso da Oldenburg già in alcuni disegni del 1956. Per la prima realizzazione di un’opera

Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on current events in Italy and abroad.

“architettonica” (non si dica monumentale, per favore, semmai macroscopica) bisognerà aspettare il 1969. Si tratterà di Lipstick (ascending) on Caterpillar Tracks, nella Beinecke Plaza, alla Yale University: un rossetto in acciaio,

legno, alluminio, smalto alto più di 7 metri. Il disegno del duo Oldenburg-Van Bruggen non è strumentale, o non è solo questo; esso ha un valore intrinseco risultando molto interessante per il segno rappresentativo, i colori, la composizione. Non si tratta di mera dilatazione, né di retorica, né di ampollosità. Si va oltre lo stesso “ready-made”, anche se l’oggetto “duchampiano” ne è la matrice. L’oggetto è d’uso quotidiano ma trascende subito a immaginario collettivo prossimo al mito. Bisogna farci all’amore con l’oggetto normale, e l’amore è fatto di fantasia, e la fantasia trasfigura il banale nell’unicum irripetibile: sia con rispetto all’oggetto in sè con rispetto alla sua vita nell’intorno. Senza dubbio, riferimento imprescindibile è il corposo catalogo: per l’ampia ed elegante documentazione dell’opera del tandem, per l’approfondito e ampio saggio del curatore, per un dialogo rivelatore che Celant ha intrattenuto con i due. Carmelo Strano

Sopra/Above, Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, Clothespin, 1976, Filadelfia. Sotto/below, Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, Stazione ferroviaria a forma di orologio da polso, per Firenze/Watchshaped railway station for Florence, 1984.

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L’Aquitania e i suoi architetti In Bordeaux

Giovani paesaggisti Dutch Architects Patrick Arotcharen, sede della/Headquarters of Quiksilver a SaintJean-de-Luz, 1998.

Il centro d’architettura arc en rêve, a Bordeaux, ospita sino al 31 ottobre la mostra “singulier/pluriel, architecture en Aquitaine 1995-1998”. L’esposizione vuole testimoniare, avvalendosi di 57 progetti realizzati negli ultimi tre anni, la creatività, le innovazioni tecniche, l’interesse nei confronti delle problematiche sociali e dei movimenti culturali espressi dalla architettura e dai progettisti dell’Aquitaine. Sono pertanto stati selezionati progetti rappresentativi della creazione architettonica attuale, in grado di fornire precise indicazioni sui percorsi intrapresi da committenza e creatori. Corredata da disegni, piante e fotografie, l’esposizione è completata dalla presentazione di circa dieci progetti realizzati in Aquitaine da architetti non della

regione. La manifestazione si presenta come un appuntamento importante per accostarsi a un’architettura innovativa e dinamica, per scoprire e comprendere un insieme di opere e di progetti di qualità che si integrano perfettamente nell’ambiente in cui sono inseriti e che danno conto dei cambiamenti sociali e culturali in atto. Through October 31 the arc en rêve architectural centre in Bordeaux will be hosting the show entitled “singulier/pluriel, architecture en Aquitaine 19951998”. Availing itself of 57 projects carried out in the last three years, the exhibit aims to testify to the creativity, technical innovations, and interest in social problems and cultural

movements expressed by the architecture and designers of Aquitaine. Consequently, projects have been selected which represent current architectonic creations, works that provide precise guides to the directions taken by clients and creators. Accompanied by drawings, plans and photographs, the exhibit is completed by the presentation of about ten projects realized in Aquitaine by architects from outside the region. The show presents itself as event of some importance for approaching an innovative and dynamic architecture, and for discovering and understanding a collection of quality works and projects which are perfectly integrated with their environment and testify to the sociocultural changes now taking place.

Carlo Scarpa al CCA In Montreal

Guido Guidi, Museo di Castelvecchio (architetto: Carlo Scarpa, 1956-1973), Verona; Cangrande

Il Canadian Centre for Architecture di Montreal presenta fino al 31 ottobre la prima retrospettiva nordamericana dei lavori dell’architetto veneziano Carlo Scarpa, curata da Mildred Friedman. Col titolo “Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History”, la mostra ha un approccio centrato sul modo in cui Scarpa seppe confrontarsi con la storia nel suo modo di progettare e costruire all’interno del tessuto delle città. A due decenni dalla sua scomparsa, Scarpa rimane una figura controversa ma anche

Through October 31 The Canadian Centre for Architecture of Montreal will be presenting the first North American retrospective of the works of the Venetian architect, Carlo Scarpa. Staged by Mildred Friedman with the title “Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History”, the exhibit adopts an approach centred on how Scarpa engages with history in his way of planning and constructing within the fabric of the city. Since his death two decades ago, Scarpa has remained a controversial but much admired figure, especially by the younger generations, for his obsessive use of detail and the strong theatrical thrust of his works. More than one hundred and fifty drawings and documents from the architect’s family archives, photographs which the CCA commissioned photographer Guido Guidi to take, and four large models created for the occasion by George Ranalli, lead visitors to discover the new expressive possibilities that Scarpa introduced into architecture, and not only Italian architecture.

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molto ammirata, specialmente dalle giovani generazioni, per il suo uso ossessivo del dettaglio e il forte senso teatrale delle sue opere. Oltre centocinquanta disegni e documenti provenienti dall’archivio della famiglia dell’architetto, fotografie commissionate dal CCA al fotografo Guido Guidi, quattro grandi modelli realizzati per l’occasione da George Ranalli guidano i visitatori a scoprire le nuove possibilità espressive che Scarpa ha introdotto nell’architettura non solo italiana.

Cut, stampa a colori cromogenica/chromog enic colour prints, 19,5x24,6 cm cad., 1997.

Fino al prossimo 2 gennaio, il Nederlands Architectuurintituut di Rotterdam presenta la mostra “Landscape: 9+1 Young Dutch Landscape Architects”. Sono stati selezionati dieci giovani architetti paesaggisti che abbiano aperto un loro studio durante gli anni Novanta. Si tratta di studi il cui lavoro dimostra un innovativo approccio al progetto paesaggistico e che si distingue per personalità e caratteristiche. I progetti proposti si differenziano per scala, committenza e anche grado di integrazione con l’architettura e il design. Durante il periodo della mostra, il 25 novembre, il NAI ha inoltre organizzato un simposio per fare il punto della situazione circa il contributo della nuova generazione al tema della progettazione paesaggistica. Until next January 2, the Nederlands Architectuurinstituut in Rotterdam will be presenting the exhibition, “Landscape: 9+1 Young Dutch Landscape Architects”. Selected were ten young landscape architects who had each opened a studio during the nineties. The work of these studios reveals an innovative approach to landscaping and each work is distinguished by its own personality and characteristics. The projects proposed differ in scale, clients and also in their degree of integration with architecture and design. During the period of the show, on November 25, the NAI will be holding a symposium to sum up the current situation, especially as regards the contribution of the new generation to the theme of landscape architecture.

Cinema d’autore a Venezia In programma dal 1 all’11 settembre 1999, la 56a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia presenta numerose novità destinate non a cambiare il volto, ma certamente a modificare il profilo del festival più antico e prestigioso del mondo pur nel segno di una continuità con gli obiettivi e le finalità che da tempo lo caratterizzavano. La mostra, diretta da Alberto Barbera, ambisce a interpretare la complessa realtà dell’universo cinema e dell’audiovisivo, farsene specchio fedele e occasione per decifrarne le molteplici valenze e tendenze. La manifestazione si svolge soprattutto in alcune strutture del Lido, ma anche in altre sedi di Venezia, includendo come parte integrante le proiezioni decentrate di Esterno Notte, in collaborazione con il Comune di Venezia.


Giovani scultori a confronto

Dall’alto verso il basso/from top down, Zdenek Smed, Spine (spina - sensibile al vento), ferro/iron,

1998; Virginie Hornn, Vif ardent (rosso acceso), gesso e ferro/plaster and iron, 1999.

internet sites

La casa-laboratorio di Toni Benetton ospita, fino al 19 settembre, una mostralaboratorio che consente a quindici giovani artisti delle Accademie di Venezia, Strasburgo e Praga di confrontarsi con le grandi opere dello scultore. Sono esposti sia opere già create, sia lavori realizzati in sito utilizzando gli strumenti e il laboratorio che videro forgiare molte delle sculture in ferro battuto del maestro trevigiano. Tale manifestazione costituisce la prima tappa di un progetto che, con cadenza biennale, richiamerà a Villa Benetton giovani artisti da tutti i grandi centri di formazione artistica europei. L’intenzione è di creare un osservatorio delle nuove espressioni della scultura, una forma artistica che sta riscuotendo nuovo successo dopo una lunga crisi in tutti i paesi. Obiettivo dell’iniziativa è rendere Villa Benetton il polo veneto della

scultura, puntando sia sulla ricca collezione del maestro, sia sull’attività di documentazione ed esposizione temporanea della scultura europea - realizzando così il sogno di Toni Benetton, fondatore proprio alla Marignana dell’Accademia del Ferro.

www.architecturefoundation.org.uk La Architectural Foundation ha come obiettivo la divulgazione al più vasto pubblico possibile dell’architettura contemporanea di alta qualità e della progettazione urbana. Nel sito sono presentate le numerose attività svolte o in programma per raggiungere tale obiettivo: dibattiti, mostre, visite a edifici contemporanei, seminari, corsi, premi per giovani architetti. Dal 1998, inoltre, la Architecural Foundation ha promosso la costituzione del primo elenco nazionale (britannico) per i nuovi studi di architettura emergenti (visitabile nella sezione: Current Projects).

www.architecturefoundation.org.uk The aim of the Architectural Foundation is to acquaint the general public with high quality contemporary architecture and town planning. Its website presents the numerous activities now being carried out or planned for the future with this objective in mind: debates, exhibits, visits to contemporary buildings, seminars, courses, and prizes for young architects. Since 1998, moreover, the Architectural Foundation has been promoting the constitution of the first national list (British) of new upcoming studios of architecture (which can be visited in the section: Current Projects).

www.arx.org Questo sito è stato avviato da un gruppo di liberi professionisti (ingeneri e architetti), docenti e consulenti con lo scopo di diffondere, approfondire e dibattere le tecnologie, le esperienze e le problematiche attuali e future sull’architettura ecosostenibile. Il sito presenta una buona articolazione e molti link interessanti divisi per settori (editoria, associazioni, scuole ecc.) e offre l’accesso a banche dati legate alle tematiche ambientali.

www.arx.org This site was launched by a group of freelance professionals (engineers and architects), teachers and consultants, for the purpose of diffusing, closely examining, and debating the various technologies, experiments, and the present and future problems of ecosustainable architecture. The site is well structured and offers many interesting links divided by sectors (publishing, associations, schools, etc.), also providing access to data banks concerned with environmental subjects.

www.giant.co.uk/100.html E’ un sito dedicato alla nuova produzione di design: contiene anche link relativi all’architettura e agli studi, per lo più britannici. Ospita, inoltre le pagine della mostra “100% Design”, la cui prossima edizione si tiene a Londra, alla Earls Court Two, dal 23 al 26 settembre.

Un nuovo Museo a Bologna

E’ stato inaugurato a Bologna, domenica 9 maggio il nuovo Museo Ebraico, situato negli spazi restaurati del cinquecentesco Palazzo Pannolini, nel cuore dell’ex ghetto ebraico della città. Con un’ampia sezione storicodidattica, il Museo ripercorre la storia, la cultura, le tradizioni del popolo ebraico, dalle origini al mondo attuale, dedicando un’attenzione particolare alla presenza degli Ebrei a Bologna e in tutto il territorio emilianoromagnolo dal Medio Evo a giorni nostri. Il materiale esposto è soprattutto virtuale - a seguito dei bombardamenti del 1943, infatti, sono rimasti pochissimi oggetti - e consente di ricostruire la realtà storica del periodo con estrema precisione. Sono in programma mostre temporanee, corsi e seminari e si sono avviate

Museo Ebraico di Bologna, esposizione permanente/ permanent display.

numerose collaborazioni con altri musei ebraici nel mondo, in particolare con il Simon Weisenthal Center di Los Angeles che ospiterà nel 2001 una mostra organizzata a Bologna.

www.mgmstudio.it Il sito si propone come un contenitore virtuale dedicato all’arte. Questa sede virtuale per mostre è curata da Gianmarco Mondatori e consente di inviare le inaugurazioni di tutte le mostre in diretta audio-video con la tecnologia Real Video. Tra quelle presenti al momento, una personale di Ilija Soskic, allestita “realmente” presso la Galleria Maria Grazia Sebastianelli di Roma, nell’ambito di un programma che prevede otto mostre per una riflessione sulla storia dell’arte concettuale degli ultimi trent’anni. www.archiworld.it Riproponiamo la visita del sito ufficiale del Consiglio Nazionale degli Architetti che negli ultimi si è arricchito di nuove pagine e collegamenti, incrementando tra l’altro il numero dei link con i vari Ordini provinciali e regionali. Tra l’altro segnaliamo le nuove rassegne dedicate alle novità editoriali, legislative, del mondo della rete Internet legate all’architettura. Segnalate i vostri siti, le vostre scoperte, le vostre idee al nostro E-mail: arca@tin.it

www.giant.co.uk/100.html This site is dedicated to new production in designing. It also contains links concerned with architecture and studios, most of which, British. Moreover, it hosts pages on the “100% Design” show, whose next edition will be held in London, at Earls Court Two, from September 23 to 25. www.mgmstudio. This site presents itself as a virtual container dedicated to art This virtual centre for shows is curated by Gianmarco Mondatori and can transmit the inaugurations of all exhibits in “live” audio-video with Real Video technology. Among the exhibits now on view is a oneman show of Ilija Soskic “really” staged at the Galleria Maria Grazia Sebastianelli in Rome, as part of a scheduled programme of eight shows that will consider the history of conceptual art in the last thirty years. www.archiworld.it We would suggest a visit to the official website of the Consiglio Nazionale degli Architetti, a site which in the last few years has been enriched by the addition of new pages and hook-ups while, among other things, increasing the number of its links with various provincial and regional Orders. Send us your site address, your discoveries, and your ideas to our E-mail address: arca@tin.it

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Quando la semplicità diventa arte La Fondation Pierre Gianadda di Martigny ha in cartellone, fino al 14 novembre, una personale su Pierre Bonnard, uno dei pittori fondamentali per la comprensione dell’arte nel XX secolo. Contemporaneo di Henri Matisse, ma anche di Claude Debussy e di Marcel Proust, Bonnard si interroga su luce, colore e spazio e all’intensità di tali interrogativi è legata la forza della novità che egli introduce in pittura. I temi più semplici, la vita quotidiana, le persone care che lo circondano costituiscono un repertorio di immagini che sembra destinato a proteggere un’apparente tranquillità ma che costituisce il punto di partenza

El Greco in tre città

Giunge a Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra “El Greco. Identità e trasformazione. Creta, Italia, Spagna”. Si tratta di una mostra itinerante, che si conclude il 19 settembre per poi spostarsi ad Atene, e che sceglie un percorso espositivo significativo; Grecia, Italia e Spagna rappresentano, infatti, i tre momenti

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Pierre Bonnard, Femme dans un intérieur, 1905 circa, olio su tela/oil on canvas, 60x73 cm.

per una riflessione sull’infinito. La verità è l’elemento portante nelle scene di vita quotidiana, negli interni in cui il tempo sembra sospeso e immateriale, indagato sotto nuovi punti di vista, in uno squilibrio apparente e spesso nell’apoteosi del colore. Pierre Bonnard conduce in modo evidente un dialogo continuo con la pittura e diviene, nella modernità di questo fine millennio, un riferimento per i giovani artisti. La mostra, curata da Jean-Louis Prat, presenta circa 120 opere provenienti dai più grandi musei del mondo ed è corredata da un catalogo che riproduce a colori tutte le opere esposte.

El Greco, Maddalena penitente, 1580-86 circa, olio su tela/oil on canvas, 104x84 cm.

fondamentali nell’evoluzione artistica di El Greco: l’epoca di formazione a contatto con la pittura cretese, il momento della ricerca di un linguaggio personale nel confronto con l’arte italiana e, infine, la trasformazione che culmina nel lungo periodo spagnolo. La personale, attraverso una settantina di opere, testimonia l’intero itinerario artistico di El Greco dal 1560 al 1614, anno della sua morte. La prima sezione espone le più significative opere della pittura cretese tra la fine del XV secolo e la prima metà del XVI; la sezione denominata “Identità” testimonia dell’evoluzione artistica del pittore attraverso la conoscenza e l’appropriazione dei linguaggi artistici occidentali. L’ultima sezione, “Trasformazione”, mostra, grazie al confronto tra opere realizzate nell’intero corso della vita dell’artista, la sua concezione stilistica e la sua evoluzione sotto l’impulso delle esigenze tecniche e creative con le quali egli si misura di continuo.

Aldrin salutes the American flag at the end of the Apollo 11, before leaving the surface of the moon.

Quella notte sulla Luna...

Aldrin saluta la bandiera americana al termine della missione Apollo 11, prima di lasciare la superficie lunare.

A trent’anni dall’allunaggio di Neil Armstrong, la città di Padova si appresta a dar vita a una serie di mostre, incontri e iniziative dedicate alla Luna, il primo astro verso cui, proprio da Padova, Galileo puntò, nell’autunno del 1609, il suo cannocchiale. In cartellone una grande mostra al Palazzo della Ragione - che si conclude il 17 ottobre - in cui viene rievocato lo storico allunaggio, grazie alla ricreazione dell’ambiente naturale in cui il modulo lunare discese. Le altre sezioni della mostra sono dedicate alle conoscenze scientifiche della Luna: la sua origine, la sua costituzione, il suo moto attorno alla Terra e la generazione dello straordinario fenomeno delle eclissi di Sole e Luna. Una sezione speciale è consacrata alle conoscenze “storiche”: le prime scoperte sulla conformazione del suolo lunare fatte con telescopi sempre più perfezionati a partire da quello storico utilizzato da Galileo, l’origine degli antichi calendari lunari e luni-solari, l’esibizione di antichi strumenti e di preziose mappe lunari del Sei-Settecento. Sono illustrati anche i vari progetti a partire dalla Stazione

Spaziale lunare e l’installazione sul satellite di telescopi ottici stabili e di radio telescopi. Intorno alla mostra è stato organizzato un fitto calendario di iniziative, tra le quali una nuova commedia che rievoca la notte dell’allunaggio, concerti dedicati alla Luna e alla storica impresa e l’oscuramento, per parte della notte, di una parte della città di Padova per consentire la visione collettiva della Luna.

Modena per la fotografia

Ryuji Miyamoto, “Apocalisse dell’architettura. Padiglione espositivo”,

La sesta edizione di “Modena per la fotografia” è interamente dedicata a una ricognizione sulla fotografia giapponese e presenta al pubblico, sino al 10 ottobre, undici mostre suddivise in diversi spazi tra Modena e provincia. Nel Palazzo S. Margherita di Modena è ospitata la mostra “Fotografia giapponese dalla collezione del Tokyo Museum of Photography” in cui viene fornito un sintetico ma esaustivo excursus sulla storia della fotografia giapponese dalla fine del XIX secolo sino al 1980. Nelle altre tre sedi della manifestazione - Palazzina dei Giardini a Modena, Castello di

Spezzano a Fiorano, Sala delle Colonne a Nonantola - sono ospitate dieci personali, dedicate agli autori più significativi della ricerca fotografica contemporanea, alcuni dei quali già molto noti in Italia, altri delle vere anteprime per il nostro paese. Viene anche organizzata, in occasione della manifestazione, la quinta edizione del “Portfolio”, concorso riservato ai fotografi sotto i trentacinque anni. La manifestazione è corredata da un catalogo contenente la riproduzione delle opere esposte e saggi critici.

Tsukuba/Apocalypse of Architecture. Tsukuba Exhibition Pavilion, 1985.


Le grandi tematiche di Minguzzi

Il Comune di Vicenza organizza sino al 26 settembre una personale su Luciano Minguzzi dal titolo “Minguzzi, sculture e disegni”, una delle più grandi retrospettive organizzate negli ultimi anni, dopo l’esposizione svoltasi nel 1992 al Castello Sforzesco di Milano. La mostra propone un percorso storico completo, riportando all’attenzione del pubblico sculture assenti da molti anni dalle esposizioni e, in alcuni casi, inedite. Tra le opere giovanili grande rilevanza hanno i ritratti e gli animali, soggetti molto cari allo scultore. Si passa poi agli anni Cinquanta, con le opere ispirate a ombre e aquiloni,

spesso di grandi dimensioni; quasi contemporanei sono i guerrieri e i lager, dedicati ai temi civili e caratterizzati da una forte carica espressiva, tematiche riprese poi da Minguzzi agli inizi degli anni Sessanta. Particolarmente interessante si rivela la documentazione delle porte ecclesiastiche, opere che hanno occupato un posto privilegiato nella carriera artistica dello scultore - dagli anni Cinquanta agli Ottanta - qui riunite per la prima volta. Non potevano mancare le opere fondamentali, le donne e le acrobate, con figure articolate nelle più ardite contorsioni formali. La Basilica Palladiana, monumento architettonico di rilevanza internazionale, nonché Patrimonio Mondiale Unesco, è stato scelto come luogo ideale in cui organizzare la personale per rendere omaggio alla lunga e intensa attività dello scultore.

Luciano Minguzzi, Figura sul divano, bronzo/bronze, 1990, 119x78x156 cm.

Due personali a Siena Il complesso museale Santa Maria della Scala ha in cartellone due importanti mostre; la prima, che si conclude il 25 settembre, è dedicata allo scultore inglese Stephen Cox e si intitola “Interior Space”. Cinque opere di grandi dimensioni dello scultore, interamente in pietra, sono esposte in Piazza del Duomo, segnando così il ritorno di Cox in Italia dopo anni di “nomadismo artistico” in tutto il mondo. Il Santa Maria della Scala ospita una scultura ispirata a Beato Sorore, protagonista di una leggenda medievale sulla fondazione dell’edificio. La mostra si propone un obiettivo estetico di grande suggestione: favorire il dialogo tra le forme pure e minimali della scultura di Stephen Cox, i rilievi gotici di Giovanni Pisano che dominano la facciata della Cattedrale e la grande carica espressiva dei cicli rinascimentali contenuti in Santa Maria della Scala. L’altra esposizione in cartellone è “Tito Sarrocchi (1874-1900). Sculture, modelli in gesso e bozzetti” che si conclude il 3 ottobre. Il nucleo

Dall’alto in basso/From top down,Tito Sarrocchi, Tobia che seppellisce

un morto, 1873; Stephen Cox, Interior Space, Henry Moore Institute, Leeds, 1995.

Gli esordi del Borromini

Dal 5 settembre al 14 novembre 1999, presso il Museo Cantonale d’Arte di Lugano, si celebrerà, con la mostra “Il giovane Borromini” (1559-1667). Dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane”, il quarto centenario della nascita di Francesco Borromini (Bissone 1559 - Roma 1667). Architetto barocco geniale e interprete del rinnovamento architettonico, Borromini viene evidenziato nel momento formativo giovanile sino alla realizzazione della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma. Questa iniziativa precede la mostra congiunta che, a Roma e a Vienna, completerà autonomamente il profilo dell’artista. L’esposizione, curata da Manuela Kahn-Rossi e Marco

Trento, cuore del Rinascimento

principale della personale è costituito dai modelli in gesso, scelti fra i circa duecento che Sarrocchi donò al Comune di Siena. Sono esposti anche busti e medaglioni, monumenti celebrativi, bassorilievi e bozzetti così da fornire un quadro esaustivo dell’attività dell’artista. Un spazio è riservato ai piccoli marmi, provenienti da collezioni private e pubbliche, affiancati dai modelli in gesso, al fine di ricostruire il procedimento tecnico impiegato e le eventuali variazioni apportate nella traduzione finale in marmo. La mostra è affiancata da un itinerario attraverso i luoghi dove si conservano le opere dell’artista a Siena e dintorni.

Al Castello del Buonconsiglio è allestita, sino al 26 settembre, una personale su Alessandro Vittoria - uno dei più celebri artisti di origine trentina - dal titolo “La Bellissima Maniera: Alessandro Vittoria e la scultura veneta del Cinquecento”. La mostra, la prima dedicata al grande artista e - più in generale - alla scultura veneta del Cinquecento, raccoglie capolavori provenienti dai più importanti musei di tutto il mondo, illustrando la vicenda artistica di Vittoria nei suoi rapporti con la produzione artistica contemporanea e con il mondo del collezionismo e della committenza. La personale dà conto della formazione dell’artista, degli antefatti trentini, con particolare attenzione all’attività dei Grandi, fino al debito nei confronti di Sansovino, di cui Alessandro Vittoria divenne collaboratore giovanissimo. Si confrontano marmi, bronzi, terrecotte e disegni dell’artista e dei suoi principali interlocutori al fine di mostrare la complessità di una tradizione figurativa troppo

San Carlo alle Quattro Fontane. Chiostro/Cloister.

Franciolli, è supportata scientificamente da un Comitato internazionale presieduto dallo studioso tedesco Heinrinch Thelen che ha profondamente indagato sulla sua presenza effettiva a Milano, e su come la sua prima attività, tradizionalmente iscritta al mestiere di scalpellino, fosse probabilmente più riferibile al ruolo dello scultore. Il periodo milanese risulta del tutto essenziale e si concretizza in una serie di fonti, documenti e studi comparativi, emersi attraverso minuziose ricerche di archivio, che consentono di mettere in relazione le influenze e la capacità innovativa del giovane Borromini immerso in una realtà milanese a cavallo tra le diverse posizioni prese da Carlo e da Federico Borromeo. E’ importante individuarela tradizione e la maturazione culturale che accompagnarono a Roma il Borromini. Il progetto di allestimento della mostra è stato affidato a Mario Botta che ha pensato, come segnale emozionale e suggestivo all’evento, posto esternamente nel cuore di Lugano, un modello ligneo della sezione trasversale in scala 1:1 della chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane. Nella mostra figurano quasi trecento opere comprendenti disegni, planimetrie, vedute, ritratti, dipinti acquerelli, stampe, libri, manoscritti, lettere, documenti Giovan Battista Moroni, Ritratto di Alessandro Vittoria, olio su tela/oil on canvas, cm 875x70.

spesso concepita come eccessivamente omogenea. Accanto alla mostra va segnalato l’Itinerario alla scoperta della Trento rinascimentale: la città celebra, infatti, nel passaggio al nuovo millennio, un ritorno al Rinascimento che è, al tempo stesso, riappropriazione del passato e speranza per il futuro.

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Pino Castagna a Imola

Pino Castagna, Abbraccio, Museo delle ceramiche di Faenza/Ceramics Museum.

Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Imola ha in cartellone, sino al 18 settembre, una personale su Pino Castagna dal titolo “Sculture, ceramiche, vetri”. Si tratta di una grande antologica dedicata all’artista veneto, nella quale sono esposte circa una quarantina di opere in metallo, ceramica, vetro; di queste sette sono sculture monumentali realizzate a cominciare dal 1993 tra cui figurano Albero Veneziano e Memoria Gotica. Le sue sculture, spesso di dimensioni gigantesche, trovano la giusta collocazione en plein air, al cospetto di secolari architetture o di suggestivi giardini di edifici sia pubblici che privati, in Italia e all’estero.

Le nuove tendenze dell’arte italiana

Palazzo delle Esposizioni ospita sino al 10 settembre la tredicesima edizione della Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma intitolata “Proiezioni 2000. Lo spazio delle arti visive nella civiltà multimediale”. La mostra intende offrire uno spaccato articolato e il più esaustivo possibile delle attuali tendenze artistiche in Italia, presentandosi come una sorta di continuazione “virtuale” della precedente manifestazione organizzata nel 1996 e dedicata alle “Ultime generazioni”. Le aree di ricerca individuate sono cinque e precisamente “Declinazione della scultura: dalla figura all’installazione”, “Persistenza della figurazione”, “Astrazione”, “La pittura dopo la pittura: transavanguardia, pittura colta, pittura concettuale e medialismo” e “Nuove tecnologie e nuovi materiali”.

Paolo Canevari, Senza titolo, carboncino su muro, candela/

charcoal on wall, candle, 200x90x20 cm.

La pittura segnica di Novelli

A Palazzo delle Albere, a Trento, è stata organizzata una retrospettiva su Gastone Novelli che si conclude il 29 settembre per poi spostarsi a Vienna e a Salisburgo in considerazione delle origini austriache dell’artista e della sua fama internazionale. La mostra documenta attraverso una settantina di opere, tele e lavori su carta, il percorso artistico di Novelli dal 1957, anno in cui inizia la pittura segnica, al 1968,

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anno della sua morte. La personale cerca di illustrare come, nel corso degli anni, Novelli sia riuscito a elaborare un linguaggio pittorico personale nel quale si fondono tutti i frammenti di immagini e parole affioranti dalla memoria storica insieme agli elementi primi della natura, reperiti dall’incontro tra religioni orientali e mitologia greca, dando così vita a una complessa iconografia favolistica e mitologica.

Gli ideogrammi di Clemente Villa delle Rose a Bologna ospita, sino al 12 settembre, la personale di Francesco Clemente dal titolo “Opere su carta”. Da quasi vent’anni Clemente non espone in Italia e questa della Galleria d’Arte Moderna rappresenta la prima mostra dedicata da una struttura museale italiana a questo importante artista, prefigurandosi, inoltre, come una interessante anticipazione della grande personale che il Guggenheim Museum di New York gli dedicherà in autunno. L’artista, che ha sempre manifestato un interesse eclettico per numerose tecniche espressive, ha avuto un rapporto privilegiato con il disegno. Fin dagli anni Settanta, produce numerosissime opere su carta dove si fondono simboli astratti, figure umane, accenni di graffiti e suggestioni decorative. Le sue icone provengono dalla tradizione orientale e dall’occidente classico, ma anche dalla cultura cinematografica e televisiva. La personale dà conto di questo immaginifico

Un’opera di Francesco Clemente.

vocabolario visivo, costituito da immagini - chiamate ideogrammi - che rivelano il complesso fascino della poetica di Clemente nella quale emergono, con insistenza, l’autoritratto e l’immagine del corpo umano legata alle più variegate manifestazioni dell’erotismo.

Il simbolismo francese a Brescia Palazzo Martinengo ospita sino al 21 novembre la mostra “Da Gauguin a Vallotton. Le stagioni del simbolismo francese”. La rassegna, frutto di un lungo e approfondito lavoro di ricerca, raccoglie oltre un centinaio di opere e si articola in tre grandi sezioni. La prima incentra la propria attenzione sui primi simbolisti francesi per i quali i nostri sensi, fino ad allora ritenuti adatti a informarci, non ci danno che una visione parziale della realtà; la convinzione della relatività della nostra percezione li spinge a ritrovare una perduta età dell’oro attraverso la reminiscenza di miti e leggende. La seconda sezione, interamente dedicata a Paul Gauguin e alla

Emile Bernard, Femme au, 1888.

Scuola di Pont-Aven, passa in rassegna le più significative opere dell’artista francese e le principali opere dei rappresentanti della Scuola di Pont-Aven come, per esempio, La Servante bretonne di Paul Sérusier. La terza sezione è invece dedicata ai Nabis, gruppo che si costituisce verso il 1886-1888, la cui filosofia pittorica si esplica in una serie di raffinate tele spesso vicine all’Art Nouveau ma le cui audacie cromatiche rimandano immediatamente ai Fauves. L’esposizione è corredata da un catalogo, edito da Skira, curato da Mme Agnès Délannoy in collaborazione con René Le Bihan e Gilles Genty.


Una casa virtuale

Bang & Olufsen ha presentato in collaborazione con Droog Design “Play House”. Il progetto elaborato per l’azienda danese, che si articola all’interno di uno spazio privo di luce naturale, consiste in una cornice realizzata in sottili tubi metallici trattati con vernici fluorescenti che li rendono luminosi, flessi e sagomati in modo da seguire morbidamente le forme dei prodotti. E’ una linea continua che suggerisce differenti ambienti domestici, dove niente è definito e la cornice stessa non rivela l’identità dei diversi spazi. Sono i suoni e le immagini che provengono dai prodotti Bang &

Ricerca e design

Olufsen, impianti audio e televisori integrati nella cornice luminosa, a dare a ogni singolo ambiente la sua identità, il carattere e l’atmosfera. La chiave di lettura è ciò che accade sul video e la musica che proviene dai diffusori acustici o dal CD. Questa esperienza sottolinea la qualità e il rigoroso design dei prodotti dell’azienda danese: un televisore che ruota in direzione di un’altra stanza per introdurre una nuova storia e un CD che ruota davanti agli occhi dell’utente raccontando anch’esso una parte della storia quotidiana che avviene nella Play House. L’idea di Trium è nata a Parigi due anni fa quando, un gruppo di lavoro della Divisione Telecom, si è riunito per discutere su come rafforzare la presenza di Mitsubishi Electric all’interno del settore della telefonia cellulare. Da qui è nata la nuova gamma di prodotti per telefonia cellulare dual band Trium, costituita da sei prodotti: Cosmo, Mondo, Galaxy, Astral, Geo e Aria. Il progetto di design, iniziato l’anno scorso con un intensivo programma di ricerca, è stato realizzato dal team di R & S e prodotto dalla Mitsubishi Electric

e dai designer della PDS Associates Limited di Londra.Innovazione, design e semplicità sono le caratteristiche principali di questa gamma di prodotti. Cosmo, con la sua linea ovale, ha una forma ergonomica e piacevole al tatto, il peso e le dimensioni sono ridotte: solo 85g con la batteria al Litio, 103x52x16 mm le sue misure. Da ottanta a duecento le ore di stanby, da una a tre le ore di conversazione, capacità di invio dati e fax, è GSM 900/1800 dual band, è dotato di un mouse per navigare nei menu.

Anche in Italia

Design e diritto d’autore

Con il convegno “La tutela giuridica del design: la Direttiva comunitaria sulla protezione dei disegni e dei modelli”, tenutosi lo scorso aprile a Milano, si è affrontato il tema relativo all’attuale confusione legislativa nel nostro paese, in merito alla protezione del design. Effettivamente in passato si sono avvicendate una tale serie di norme contraddittorie, da generare notevoli difficoltà di interpretazione e determinare incertezze e contraddizioni per operatori italiani e stranieri. Il convegno è stato organizzato da IPcentre, centro italiano di studi e ricerca in tema di proprietà intellettuale, congiuntamente con l’ADI, Associazione per il Design Industriale. L’ADI, nata nel 1956, ha infatti la finalità di tutelare lo sviluppo del design industriale italiano e, di conseguenza, destina grande attenzione agli aspetti giuridici

che ne regolano l’attività sia livello nazionale che internazionale. Attualmente è di particolare interesse l’approvazione del testo della Direttiva Comunitaria pubblicata il 28 ottobre 1998, volta ad armonizzare la protezione delle opere di disegno e modello industriale in Europa. Si dedica, in questa ottica, una particolare attenzione per un intervento a livello internazionale, poiché è stato fissato il 20 ottobre 2001 come termine massimo per il recepimento della normativa. L’incontro ha avuto la partecipazione di Giancarlo Iliprandi Presidente ADI, di Augusto Morello Presidente International Council of Societies of Industrial Design, di Umberto Zamboni di Salerano Delegato Ministero degli Esteri, di Gian Andrea Chiavegatti e Giovanni Casucci, Presidente e Direttore IPcentre.

Dopo decenni di esperienza nel settore della condensazione sul mercato nordeuropeo, Vaillant ha presentato anche in quello italiano la nuova caldaia murale a condensazione ECOblock Vaillant, progettata con specifiche caratteristiche per il nostro Paese. Attualmente sono stati realizzati due modelli a camera stagna e tiraggio forzato: la VMW ECOblock 246, per il riscaldamento e la produzione di acqua calda e la VM ECOblock 196 per riscaldamento con accumulo indiretto da 120 litri per fabbisogni straordinari di acqua calda. Entrambe le caldaie sono state pensate per abitazioni con superfici non superiori ai 300 mq. e raggiungono le massime prestazioni in impianti a bassa temperatura come quelli a pannelli o quelli che utilizzano radiatori a grande superficie, possono inoltre essere installate in qualsiasi impianto. Inoltre hanno una garanzia di sicurezza maggiore poichè sono state progettate con l’intero mantello esterno a tenuta stagna, che assicura una elevata silenziosità e un ottimo isolamento. Le caldaie ECOblock sono state realizzate per utilizzare al meglio la tecnologia della condensazione, e sono in grado di garantire rendimenti fino al 108%, grazie allo scambiatore di calore a condensazione integrale.

Se usate in impianti a bassa temperatura consentono risparmi sul consumo di combustibile che , rispetto a un impianto convenzionale, può arrivare fino al 30%. Questi risultati hanno fatto ottenere a questo nuovo prodotto, “l’Angelo Azzurro”, prestigioso riconoscimento a livello europeo in Germania, che certifica i prodotti a basse emissioni e ad alto rendimento, secondo rigorosi standard imposti dall’ente certificatore.

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Quando l’artificiale supera il naturale

Il mondo in mattoni

Con una produzione di 100.000 mattoni faccia a vista al giorno, la Fornace S. Anselmo è l’azienda italiana con la maggior espansione di vendite all’estero, soprattutto in Germania, Svizzera, Malta, Cipro, Grecia, Ungheria, Croazia, Kuwait e Giappone. Prima in Italia per la sua tipologia a ottenere la certificazione del Sistema Qualità UNI EN ISO 9002, nel 1995, la Fornace S. Anselmo produce attualmente mattoni pasta molle, mattoni tipo a mano, mattoni rustici, mattoni in otto colorazioni diverse e pezzi speciali eseguiti a richiesta. Il processo produttivo, che inizia dalla gestione delle cave da cui proviene l’argilla (Veneto, Piemonte, Emilia e Toscana), è completamente automatizzato a

partire dalla realizzazione del mattone, alla successiva essiccazione, al ciclo di cottura che dura 76 ore con temperature dai 950 ai 1100 gradi, sino al controllo finale e all’imballo. Recentemente, nonostante l’alto costo generato dal trasporto, si sono concluse in Giappone due importanti commesse rispettivamente per una scuola materna a Kawasaki City e per un centro educativo a Tokyo. Questo centro, che copre una superficie di 1473 metri quadrati suddivisa in due piani, è rivestito di mattoni faccia a vista, prodotto che, nonostante le rigide leggi in materia antisismica, è stato giudicato idoneo rispetto ai più severi standard di qualità, con caratteristiche produttive e strutturali adeguate alle più severe esigenze statiche.

GranitiFiandre, nell’ambito della nuova linea Geologica, ha realizzato due nuove “Pietre Secolari”: Biancone e Perlino Rosato che si rifanno ai migliori risultati raggiunti, in termini di estetica e di naturalità, estraendo il materiale originale dalle più note cave, ed escludendone nel contempo le caratteristiche limitative come la fragilità, porosità e scarsa durezza. Biancone è una pietra dalla struttura calcarea fine e compatta, di colore bianco, che presenta venature biancastre ampie e luminose, e venature grigio-chiaro sottili e contorte, che indicano la presenza di metalli estranei. Apprezzato per luminosità e aspetto materico della superficie, Biancone è realizzato in tre finiture di superficie: levigata, naturale e strutturata, nei formati 40x40 30x30 cm, che vengono completati da listelli, tozzetti e gradini. Il Perlino Rosato, con le stesse caratteristiche

morfologiche del Biancone, ha colori più intensi determinati dalla maggiore concentrazione di materiali come ferro e manganese. Il prodotto rappresenta una delle varietà di perlino più apprezzate, sia per il tono caldo che per le venature garbatamente marcate. Viene realizzato nelle medesime finiture di superficie del Biancone nei formati 40x60 - 40x40 30x30 cm.

Per calcoli illuminotecnici

Illuminazione stradale

La gamma di apparecchi modulari Metronomis di Philips, è stata studiata per l’illuminazione di strade e spazi pubblici e riflette una concezione innovativa per tecnologia e capacità di inserimento nei vari contesti urbani. Il sistema si articola nelle versioni a braccio, a sospensione e su palo. Versatile e flessibile, la linea Metronomis, consente la configurazione di oltre 200 diversi tipi di applicazione ed è predisposta per l’utilizzo di vari tipi di lampade come Mastercolour e White Son, con una potenza fino a 150 Watt. La gamma è certificata ENEC, in conformità alle normative CEI598/EN60598, di classe di isolamento II e ha un grado di protezione IP 65.

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Europic è un nuovo CD-Rom, realizzato da GE Lighting, che consente tutte le varianti di calcolo illuminotecnico in maniera semplice e immediata. Idoneo per le varie tipologie d’ambiente: interno, esterno e stradale, Europic opera in ambiente Windows 95 / NT4.0, è disponibile in due idiomi a video (italiano e inglese) e può stampare in cinque lingue per consentire al progettista di attuare presentazioni a carattere internazionale, senza impegni di tradurre il progetto e i relativi calcoli illuminotecnici. Di facile utilizzo, il programma comprende un “tutorial” dimostrativo, un “help in linea” e nozioni elementari di illuminotecnica. Il CD, in grado di simulare l’illuminamento, tiene conto di tutte le superfici interne del locale analizzato e di tutte le aree

che compongono ogni singolo elemento di arredo posizionato nell’ambiente, incluse le ombre generate. Europic consente inoltre di gestire superfici di qualsiasi forma, rettilinea o curva, e qualsiasi tipologia volumetrica per consentire di progettare e valutare ogni genere di spazio senza effettuare approssimazioni e/o scomposizioni per avvicinarsi al meglio alla realtà. L’elaborazione dei dati può essere visualizzata mediante tabelle con valori di illuminamento e di luminanza, con curve isolux, diagrammi spot e 3D. La visualizzazione di righelli inseriti nelle mappe e la possibilità di affiancare a video diverse finestre con i risultati delle elaborazioni grafiche, semplificano notevolmente la valutazione dell’area illuminata e calcolata.


Indagine statistica per le piastrelle

Una stagione d’arte a Milano

La diciannovesima Indagine Statistica Nazionale dell’Industria Italiana delle Piastrelle di Ceramica, relativa al 1998, rivela che il settore italiano delle piastrelle di ceramica, composto da 280 aziende (-11 unità rispetto al 1997), occupa 31.146 dipendenti (-1,08%), con 363 stabilimenti (in calo di 16) e 831 linee di produzione (-17), che hanno prodotto 588,9 milioni di metri quadri di piastrelle di ceramica (+2,93%) raggiungendo un nuovo livello record. Di notevole riscontro è l’aumento del volume degli investimenti che, dopo due anni di assestamento, è tornato a crescere (+13,99%) raggiungendo i 555 miliardi di lire, pari al 6,3% del fatturato. Conseguenza del fenomeno è un riposizionamento del portafoglio prodotti verso tipologie più rispondenti alle nuove esigenze del mercato che, attualmente, vedono nel grès porcellanato, con i 176,8 milioni di metri quadrati prodotti (+38,86% sul 1997), la seconda e

“Arte a Milano 1946 - 1959” è stata una mostra, tenutasi dal 16 giugno al 31 luglio in tre sedi milanesi e articolatasi in cinque sezioni, promossa e organizzata dalla Galleria Gruppo Credito Valtellinese e curata da Martina Corgnati. La rassegna ha proposto gli aspetti più significativi delle espressioni artistiche sviluppatesi a Milano in quel periodo, e ne ha evidenziato il ruolo espresso nell’arte e nella cultura italiana e non. 200 le opere esposte comprensive di dipinti, disegni, sculture di grandi dimensioni, ceramiche documenti, selezionati tutti tra i più rappresentativi del periodo che include: il Movimento Spaziale e Nucleare; il Movimento Arte Concreta (MAC); il Fronte Nuovo delle Arti; il Gruppo degli Otto; l’Informale e il Realismo Esistenziale. Presso la galleria Gruppo Credito Valtellinese si è tenuta la sezione dedicata al Movimento Nucleare fondato da Enrico Baj, Sergio D’Angelo e Joe Colombo nel 1951

più in crescita tipologia, dopo la monocottura (299,4 milioni di metri quadrati, -8,79%) e prima delle produzioni in bicottura (83,3 milioni di metri quadrati, -2,54%). Questa espansione si deve al processo di sostituzione tra famiglie di prodotti ceramici, e all’estendersi di questo settore nell’edilizia non residenziale. Le vendite complessive, ammontate a 576,2 milioni di metri quadrati, devono comunque la loro crescita esclusivamente alle esportazioni poiché il mercato interno ha registrato una sostanziale stabilità. Si prevede che il 1999 sarà un altro anno difficile ed emerge con chiarezza che, con l’avvio dell’Euro, i fattori di successo non sono più da ricercarsi nelle svalutazioni competitive della lira. Il successo sui mercati internazionali dipenderà invece dalla concorrenzionalità che riusciremo a mantenere, dall’aggressività dei competitori e dall’evoluzione delle aree di crisi.

a Milano, e quella relativa al Movimento Spaziale (Milano 1948 - 1958) che accoglie anche Lucio Fontana nella sua serie di Concetti Spaziali appartenenti alla fase dei “buchi” (1949 1957). Alla Galleria San Fedele sono state presentate opere eseguite tra il 1955 e il 1959, inerenti il Realismo Esistenziale, da un gruppo di artisti tra i quali Floriano Bodini, e la mostra sul Reale, Concreto e Astratto. Mentre dal Postcubismo all’Ultimo Naturalismo, erano presenti Alik Cavaliere, Agenore Fabbri, Giacomo Manzu, Arnaldo e Giò Pomodoro e altri. Alla Galleria Centre Culturel Français, è stata invece documentata la mostra Mac e dintorni Movimento Arte Concreta (fondato a Milano nel 1948), con una vasta rassegna di opere come dipinti, sculture, disegni grafici, progetti, fotografie, completati da un notevole repertorio di cataloghi, riviste del tempo e altri materiali. Tra i nomi, quello di Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Bruno Munari.

Per calcolare materiali e costi

Il CD “Progettare”, realizzato da BPB Italia, è un programma studiato per far calcolare materiali e costi dei propri Sistemi Integrati inerenti lastre in gesso rivestito (cartongesso). Sono presenti più di 200 soluzioni per realizzare pareti divisorie, contropareti e controsoffitti e per rispondere a esigenze di protezione per fuoco, isolamento termico, acustico e

per dare soluzioni a carattere estetico. E’ quindi un effettivo aiuto per quanti necessitino di informazioni specifiche in merito alle varie esigenze costruttive, completate da disegni tecnici, voci di capitolato e computi metrici. Il sistema consente di effettuare preventivi rapidissimi. Per avere il CD, richiederlo al numero verde 800-402424.

Sistemi per impianti di allarme

Hesa, azienda italiana leader nella distribuzione di componenti, apparecchiature e sistemi per impianti d’allarme, seleziona il meglio della tecnologia mondiale in tema di rilevatori, centrali d’allarme, sistemi di protezione perimetrale, apparecchiature per impianti TVCC, sistemi senza fili e sistemi di videosorveglianza e di trasferimento delle immagini. Recentemente l’azienda ha introdotto una nuova linea di rilevatori di fumo e di temperatura a basso profilo. La nuova gamma, che presenta un buon design e un alto grado di affidabilità, è costituita da un rilevatore di fumo universale approvato dai Vigili del Fuoco, e rispondente alle norme EN 54, da un rivelatore termico fino a 80°C, da un rilevatore termico a incremento di temperatura, a sua volta approvato, e da una

barriera ottica con portata sino a 110 metri. Particolarmente utile è l’alimentazione universale dei rivelatori a 12V e 24V, che consentono con la base adatta, di operare con centrali “classiche” a 24V, centrali “moderne” a 12V con linea dedicata antincendio e assorbimento di corrente, come le Hesa Modulo 8.32 e Logo 80, o con centrali a 12V con necessità di contatto pulito come tutti i principali modelli attualmente prodotti.

Gemellaggio datato

Per il venticinquesimo anniversario del gemellaggio tra la città di Milano e quella di Birmingham, tra lo scorso maggio e giugno è stata inaugurata a Milano la manifestazione “Birmingham comes to Milan” che, organizzata dai due comuni, è consistita in un’iniziativa con numerosi eventi a carattere culturale, educativo, commerciale e artistico. Tra le varie manifestazioni relative all’evento, il tema della “business promotion” è stato trattato in un seminario per gli operatori, presieduto da Lord Paul, che ha illustrato le opportunità di investimento a Birmingham e nella regione del

West Midlands, mentre una delegazione del “National Exhibition Centre” ha incontrato i responsabili della “Fiera Milano” per uno scambio di esperienze comuni nel settore delle grandi manifestazioni fieristiche internazionali. Le manifestazioni culturali, svoltesi nell’ambito di “Birmingham comes to Milan”, hanno compreso: una mostra di acquerelli inglesi del XVIII e XIX secolo provenienti da Museum and Art Gallery di Birmingham; una mostra fotografica; danze multietniche; una mostra di gioielleria moderna realizzata dalla Birmingham School of Jewellery.

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Progetto a cuore aperto

Climatizzatori a parete

Astec, da 15 anni presente sul mercato nel settore serramenti e opere metalliche, si è sempre impegnata nella ricerca di nuovi materiali e tecnologie che le hanno assegnato un ruolo importante nella realizzazione di chiusure esterne e di manufatti che utilizzino materiali pregiati come le leghe di rame e gli acciai inossidabili e non. L’azienda, che si caratterizza come “Project Oriented”, è in grado di affrontare pienamente le varie tematiche inerenti le complessità sofisticate delle strutture architettoniche. Attualmente Astec si distingue infatti, oltre che per la tradizionale produzione di porte e finestre, per la potenzialità nel realizzare prodotti più complessi come

Il climatizzatore a parete Delchi serie G, dalla forma compatta e dalle dimensioni contenute, si inserisce facilmente in ogni tipo di ambiente, consente una grande flessibilità di utilizzo per le innumerevoli funzioni incluse nel telecomando e l’unità esterna si istalla in maniera discreta su balconi o terrazzi. Uno speciale scambiatore di calore permette di raggiungere in tempi brevi e con

lucernari fissi e apribili, coperture trasparenti, facciate continue e rivestimenti di facciata. Anche in tema di completamento di una struttura edilizia, come nei casi di rivestimento di ascensori, o per opere di carpenteria metallica leggera, corrimano e ringhiere scale, pensiline, scale in metallo, fasce marcapiano ecc. L’azienda, che realizza elementi anche su progetto, opera in situazioni molto diversificate che comprendono l’ambito museale piuttosto di quello bancario, le piccole ristrutturazioni residenziali piuttosto che i grandi interventi di nuova edificazione residenziale o commerciale, sino ai luoghi di culto.

un sensibile risparmio energetico la temperatura richiesta, mentre lo speciale ventilatore distribuisce silenziosamente l’aria in tre velocità, il cui flusso è orientabile in sei diverse posizioni, mentre la funzione Twin Swing consente il movimento automatico delle alette di diffusione dell’aria dal basso verso l’alto in modo continuo.

Nuovi marmi in porcellanato Recupero e cura per capisaldi dell’arte I lavori di recupero in atto nel complesso basilicale di Sant’Apollinare nuovo a Ravenna, i cui mosaici sono stati inseriti tra le opere definite “Patrimonio dell’umanità” dall’UNESCO, si sviluppano in tre linee di intervento: il restauro della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo; il recupero dei volumi edilizi tra la Basilica di Sant’Apollinare nuovo e il “Palazzo di Teodorico”, con la realizzazione di una sala polivalente e di un centro di accoglienza per i pellegrini; la realizzazione del Museo dei Mosaici del “Palazzo di Teodorico”. Eretta durante il regno di Teodorico (493-526), la Basilica, annessa al vicino palazzo di Teodorico, ha richiesto, dopo 1500 anni, seri interventi di restauro e ristrutturazione estesi a tutto il complesso basilicale. I lavori, finanziati nell’ambito degli interventi per il Grande Giubileo de 2000, sono stati appaltati al Consorzio Ravennate delle Cooperative di Produzione e Lavoro ed eseguiti dalla Cooperativa Ediltecnica di Ravenna con l’impiego di prodotti e tecnologia Mapei. In un incontro organizzato lo scorso maggio e definito “Cantiere Aperto”, Mapei ha permesso la visita interna al complesso basilicale a un gruppo

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selezionato di visitatori, per permettere loro di osservare da vicino le metodologie di intervento adottate. I prodotti Mapei, in questo contesto, sono presenti in sei diverse aree di intervento e comprendono: la deumidificazione delle murature; il consolidamento strutturale degli archi in mattoni; l’esecuzione di uno scannafosso; il rinforzo strutturale della volta dell’absidiola; la pavimentazione cementizia speciale del Museo dei Mosaici e il trattamento dei muri esterni.

Ariostea completa l’esclusiva collezione “I Marmi Pregiati”, con cinque nuove realizzazioni in porcellanato levigato e lucidato, che, prodotte nel formato 40x40 cm, sono integrate con cornici e rosoni intagliati con l’idrogetto. Le

nuove versioni realizzate con sofisticati colori sono: Macauba (azzurro chiaro con venature più intense); Orobico (grigio perla); Breccia Aurora (grigio sfumato di rosa); Breccia Marina (verde intenso); Giallo Reale (giallo dorato).

Tecnologia italiana per marmi e pietre dure Si è tenuta a Carrara, lo scorso maggio, la fiera internazionale Marmi e Macchine dove si è svolta la presentazione dell’iniziativa “Federmarmomacchine” da parte dell’Isim (Istituto Internazionale del Marmo) in collaborazione con l’ICE. Lo scopo era diffondere l’uso della materia prima marmo tra operatori e architetti di ogni nazionalità, per fronteggiare la pressante concorrenza di materiali alternativi come ceramica, cemento, vetro, moquette, e di coordinare a livello internazionale l’attività delle Associazioni del settore, utilizzando progetti cofinanziati dalla Ue (Tacis, Phare, Jop, Meda, Asia-Invest). Attualmente l’Associazione Marmomacchine investe notevoli energie nel SudEst della Cina per la costruzione di una cava-scuola, dove viene installata tecnologia italiana con il fine di ottenere un ritorno assicurato per i produttori

italiani. L’operazione ha un costo complessivo di circa 400 milioni di lire ed è supportata dagli aiuti economici di aziende italiane, dell’Isim e di Mincomes. La tecnologia Italiana è acquistata dall’Isim mentre la formazione del personale è finanziata dall’ICE. Il progetto sviluppato nell’ambito della cava-scuola coinvolge, non solo il Sud-Est della Cina, ma l’intero paese e altri stati. La Fiera di Carrara, punto di riferimento basilare per chi opera nel settore dei marmi e delle relative macchine e servizi specializzati, genera impulsi notevoli per la commercializzazione delle pietre provenienti da ogni parte del mondo e per la tecnologia delle macchine utensili e accessori per la lavorazione di marmo e materiali lapidei. Questa manifestazione ha registrato la presenza di oltre 1000 aziende che sono venute a contatto con migliaia di visitatori italiani ed esteri.


Agenda Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions

Scadenza/Deadline: 9/9 Monte premi/Total prize money: 3.000 Yen Per informazioni: Membrane Design Competition 99 Office Taiyo Kogyo Corporation 4-8-4 Kigawa-higashi, Yodgawa-ku, Osaka 532-0012 Japan Fax ++81 6 63063154 Internet: www.taiyokogyo.co.jp E-mail: mh001600@mb.taiyokogyo.co.jp

Gran Bretagna/Great Britain Canada Toronto Tilley Design Competition Concorso internazionale di design per lo studio di nuove soluzioni per i viaggiatori del terzo millennio e per nuovi materiali/International design competition for new solutions for the third millennium travellers and new materials Scadenza/Deadline: 19/11 Monte premi/Total prize money: 10.000 Can $ Per informazioni: Design Exchange 234 Bay Street, 4th Floor Toronto-Dominion Centre Toronto, ON, M5K 1B2 Canada Tel. ++1 416 2162148 Internet: www.tilley.com E-mail: programs@dx.org

Francia/France Montreuil Europandom Concorso internazionale di urbanismo e architettura: costruire la città d'oltre-mare, modi di abitare e architettura tropicale/International competition of town planning and architecture: building overseas towns, living ways and tropical architecture Iscrizione/Registration: 15/9 Scadenza/Deadline: 29/10 Monte premi/Total prize money: 9.100 Euros Per informazioni: Secrétariat Europandom 53, rue des deux Communes, 93100 Montreuil Tel. ++33 1 55869255, fax ++33 1 42875995 Internet: www-europan.gamsau.archi.fr E-mail: e_pandom@club-internet.fr

Paris Concours ArchiCAD [Etudiants] 1999 Concorso di design aperto agli studenti di architettura, urbanismo e design invitati a simulare, inventare, immaginare un "oggetto" architettonico/Design competition open to students of architecture, design and urban planning for simulating, inventing or imagining an architectonic object Scadenza/Deadline: 10/9 Monte premi/Total prize money: 250.000 FRF Per informazioni: ABVENT 17, Boulevard Henri IV, 75004 Paris Tel. ++33 1 53010505, fax ++33 1 53010500 Internet: www.abvent.com/concours

Giappone/Japan Osaka 14th Membrane Design Competition 99 Concorso internazionale per progetti che utilizzino tensostrutture, sul tema "Membrane lungo la spiaggia"/International competition for projects utilizing tensile structures on the theme "Shoreline Membranes"

Oxford TIA Sustainable Building Competition Concorso internazionale per studenti (AA 1999-2000) in due sezioni: 1. Riprogettazione e sistemazione di un edificio per uffici esistente; 2. Progettazione di un centro commerciale per una città del XXI secolo/International student (AY 1999/2000) competition in two sections: 1. Redesigning and retrofitting of an existing office building; 2. Design of a new commercial complex for a city of the 21st century Consegna/Submission: 30/3/2000 Monte premi/Total prize money: 24.000 Euros Per informazioni: Secretary of TIA Sustainable Building Competition School of Architecture Oxford Brookes University Oxford OX3 OBP, UK Internet: www.unifi.it/project/tia/competition E-mail: tia@dpmpe.unifi.it, tia@brookes.ac.uk

Italia/Italy Bologna Premio 1999 sul Laterizio Alveolato Concorso a premi per tesi riguardanti il comportamento termoigrometrico, acustico o meccanico del laterizio alveolato, riservato agli studenti che abbiano discusso la Tesi di Laurea dopo il 1 gennaio 1998 presso le Facoltà di Ingegneria delle Università di Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Ferrara, Firenze, Venezia/Competition for thesis regarding the thermoigrometric, acoustic or mechanical performance of perforated bricks, open to students who discussed their thesis after the 1st January 1998 at the Faculty of Engineering of the Universities of Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Ferrara, Florence, Venice Scadenza/Deadline: 30/9 Monte premi/Total prize money: 2.000.000 Lit. Per informazioni: Consorzio Alveolater(r) Viale Aldo Moro, 16 40127 Bologna Tel. ++39 051 509873

Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Casalgrande Padana 4ª edizione del concorso internazionale che premia i professionisti che hanno valorizzato il grès porcellanato a marca Granitogres e Marmogres/4th international competition for architects who utilized porcelainized grès, Granitogres and Marmogres Scadenza/Deadline: 31/7/2000 Monte premi/Total prize money: 54.000.000 Lit. Per informazioni: Segreteria del Grand Prix c/o Ceramica Casalgrande Padana Strada Statale 467, 73, 42013 Casalgrande (RE) Tel. ++39 0522 9901, fax ++39 0522 996121 Internet: www.pianeta.it/casalgrandepadana/

Faenza (Ravenna) La maniglia per il terzo millennio Concorso internazionale di design industriale che si articola in due sezioni, la prima riservata a progettisti, architetti, industrial designer; la seconda riservata a studenti, scuole, istituti o università per architettura o disegno industriale/International industrial design competition in two sections: the first open to designers, architects and industrial designers; the second open to students, schools, and institutes universities of architecture and industrial design Scadenza/Deadline: 29/10 Monte premi/Total prize money: 13.000.000 Lit. Giuria/Jury: Francesco Tabucco, Wolfgang Berger, Fabrizio Bianchetti, Pierpaolo Ghidini Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza S.p.A. Via Pier De Crescenzi, 44 48018 Faenza (RA) Tel. ++39 0546 663488 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.faenza.com E-mail: info@faenza.com

Marsala (Trapani) Un bicchiere per il Marsala Concorso di idee per la realizzazione di "Un bicchiere per il Marsala"/Ideas competition for "A Glass for Marsala Wine" Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: Associazione nazionale Città del Vino Via Massetana Romana, 58/b 53100 Siena Tel. ++39 0577 271556 Fax ++39 0577 271595 Internet: www.vinoro99.com www.cittadelvino.com E-mail: citvino@explorer.it

Milano Premio Guggenheim "Impresa & cultura" 3ª edizione del concorso che premia le imprese che abbiano inserito i valori della cultura nelle loro strategie di comunicazione/3rd edition of the prize awarding enterprises which have instilled new values in their communication strategies Scadenza/Deadline: 30/9 Monte premi/Total prize money: 50.000.000 Lit. Per informazioni: Bondardo Comunicazione Corso di Porta Nuova, 14 20121 Milano Tel. ++39 02 9005700 Fax ++39 02 9005656 Internet: www.bondardo.com E-mail: premio@bondardo.com

Premio di laurea Paolo Schmidt di Friedberg 1999 Concorso per un premio da assegnare a una tesi di laurea, discussa nel periodo tra il 1 settembre 1998 e il 31 agosto 1999, nell'area della valutazione di impatto ambientale/Competition for a prize to be assigned to a degree thesis, discussed between 1st September 1998 and 31st August 1999, about the Environmental impact assessment Scadenza/Deadline: 30/9 Monte premi/Total prize money: 1.000.000 Lit. Per informazioni: Presidente AAA - c/o Fast Piazzale Morandi, 2 20121 Milano Internet: www.fast.mi.it/aaa/asa/htm

Milano 2001 - III Millennio Un'idea luminosa per il XXI secolo Concorso internazionale di architettura per il progetto di un segno luminoso di comunicazione e architettonico da erigersi in uno spazio pubblico di Milano/International architectural competition for the design of a luminous sign for communication to be constructed in one of the public spaces of Milan Scadenza/Deadline: 15/19 Monte premi/Total prize money: 96.000 Euros Per informazioni: l'Arca Edizioni Segreteria del Concorso Milano 2001 - III Millennio Via Valcava 6 20155 Milano Tel. ++39 02 325246 Fax ++39 02 325481 Internet: www.arcadata.it, www.aem.it, www.partners.it, www.milanoprogetti.org E-mail: arca@tin.it

Pederobba (Treviso) Lampada in ferro battuto 1° Concorso europeo per un nuovo progetto di una lampada in ferro battuto e vetro/1st European competition for a new project of an iron lamp Scadenza/Deadline: 15/9 Monte premi/Total priza money: 2.600 Euros Per informazioni: M.M. LAMPDARI S.P.A. Via Feltrina, 37 31040 Pederobba (Treviso)

Treviso Premio di Laurea Biblioteca "Stefano Benetton" Concorso per il conferimento di sei Premi di Laurea a favore di laureati che abbiano svolto una tesi su temi attinenti allo sport e l'abbiano discussa in una sessione dell'anno accademico 1998-99 Scadenza/Deadline: 30/4/2000 Montepremi/Total prize money: 1500 Euro Per informazioni: Verde Sport Strada di Nascimben, 1/b 31100 Treviso Tel ++39 0422 324280 Fax ++39 0422 324274 E-mail: biblio@ghirada.it

USA Washington King Memorial Competition Concorso per la realizzazione di un monumento commemorativo per la Martin Luther King Foundation Competition for a memorial site for the Martin Luther King foundation Iscrizione/Registration: 15/10 Consegna/Submission: 15/12 Per informazioni: Dr. E. Jackson Jr. Design Commitee Chair Martin Luther King Memorial project foundation Dept 211, Washington DC 20055-0211 Tel. ++1 410 5540040 ext 110 Internet: www.mlkmemorial.org

Intersculpt 1999 Concorso per sculture digitali "Un segnale per una nuova era artistica"/Digital sculpture competition "A Signal for a New Artistic Era" Scadenza/Deadline: 15/9 Per informazioni: Michael Rees Internet: www.toile.metisse.org/intersculpt/dsc.htm E-mail: zedand00@sound.net

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Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Per informazioni: Prof. Markku Tammirinne VTT Communities and Infrastructure P.O. Box 19031 02044 VTT, Finlandia Tel. ++358 9 4564670 Fax ++358 9 463251 E-mail: Markku.Tammirinne@vtt.fi

Francia/France Grenoble Australia Sydney Sydney Design '99 Punti di vista temporali/Viewpoints in Time 26/9-30/9 Per informazioni: ICMS Australasia Pty Limited GPO Box 2609 - Sydney, NSW 2001, Australia Tel. ++61 2 92411478, fax ++61 2 92413552 Internet: www.sd99.com.au E-mail: sd99@com.au

CRATerre The low cost building construction project 6/10-29/10 Stage aperti ad architetti, ingegneri, tecnici, ricercatori/Stages open to architects, engineers, technicians and researchers Per informazioni: M.me Marina Trappeniers CRATerre-EAG, BP 2636 38000 Grenoble cedex 2 Tel. ++33 4 76401439 Fax ++33 4 76227256 E-mail: craterre-eag.formation@grenoble.archi.fr

Austria Graz Centre for Film Studies film+arc.graz 1999 Graz Biennial on Architecture and Media 24/11-28/11 Per informazioni: Centre for Film Studies Hallerschlosstrasse 21 A-8010 Graz Tel. ++43 316 356155 Fax ++43 316 366156 Internet: www.thing.at/art.image E-mail: art.image@thing.at

Vienna Architektur Zentrum Metropolis Now! The future of global cities - Global cities of the future 7° Congresso viennese di architettura/7th Wiener Architektur Congress 5/11-7/11 Per informazioni: Architektur Zentrum Museumplatz 1, A 1070 Vienna Tel. ++43 1 5223115 Fax ++43 1 5223117 Internet: http://azw.t0.or.at E-mail: azw@t0.or.at

Canada Montreal Università di Montreal Les temps du paysage Colloquio internazionale International meeting 23/9-24/9 Per informazioni: Université de Montreal Tel. ++1 514 3432320 Fax ++39 514 3436771 Internet: www.paysage.umontreal.ca E-mail: paysage@paysage.umontreal.ca

Germania/Germany Köln Köln Messe 16° congresso IAKS sul tema "Gli impianti sportivi del futuro" 16th IAKS conference on "Sports Complexes of the Future" 27/10-29/10 Per informazioni: IAKS - Internationale Vereinigung Sportund Freizeiteinrichtungen e.V. Carl-Diem-Weg 3 50993Colonia Tel. ++49 221 4912991 Fax ++49 221 4971280 Internet: www.sportsfacilities.worldsport.com E-mail: IAKS-@t-online.de

Ulm Forum Internazionale L'urbanità, uno spazio strategico per il XXI secolo The City: A Strategic Space for the 21st century 24/9-26/9 Per informazioni: Tel. ++49 731 381001 Fax ++49 731 381003 Internet: www.ifg.ulm.de E-mail: com@ifg.ulm.de

India New Delhi Atelier sul futuro: educazione e ambiente per uno sviluppo duraturo 26/9-28/9 Per informazioni: Desh Bandhu Tel. ++91 11 2450749 Fax ++91 11 2223311 E-mail: iesenro@de12.vsnl.net.in

Italia/Italy Finlandia/Finland Helsinki Fiera ECOGEO 2000 Conferenza internazionale sulle applicazioni pratiche nella geotecnologia ambientale 4/9-6/9

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Abeto-Marradi (Firenze) Il Querceto Corso di restauro e recupero di facciate storiche 21/9-26/9 Per informazioni: Mestieri ad Arte Corso Mazzini, 122/A, 48018 Faenza (Ra) Tel. ++39 0546 681717, fax ++39 0546 693539 E-mail: contact@mestieriadarte.com

Bologna Palazzo dei Congressi Fiera di Bologna Aluminium Days Simposio internazionale/International symposium 21/10-22/10 Per informazioni: Segreteria organizzativa Orga.Pro Funo Centergross (BO) Tel. ++39 051 6646624 Fax ++39 051 6646424

Como Villa Olmo 1° Convegno Nazionale "Comuni per il Codice" Bilancio di un anno del network aderente al "Codice per la qualità energetico-ambientale di edifici e spazi aperti" 25/9-26/9 Per informazioni: Centro Nazionale Architettura Bioclimatica-ENEA Fax ++39 06 36272280 E-mail: gallo@sede.enea.it

Genova Palazzo Ducale Convegno internazionale "Agenda XXI regionale: ambiente e sviluppo sostenibile" International congress "Regional Agenda XXI: environment and sustainable development" 13/10-15/10 Per informazioni: Studio Viale von der Goltz Via Goito, 26/7 16122 Genova Tel. ++39 010 873106, fax ++39 010 8318246 E-mail: agenda21@mbox.ulisse.it

Milano Domus Academy Designing the exhibition Corso di allestimento museografico/Museum installation course 20/9-1/10 Per informazioni: Domus Academy Via Savona, 97, 20144 Milano Tel. ++39 2 47719155, fax ++39 2 422525 Internet: www.domusacademy.com E-mail: info@domac.it

Venezia Istituto Universitario di Architettura Cupum '99 1ª Conferenza dell'Associazione Computer in Urban Planning and Urban Management 8/9-11/9

Per informazioni: EnergiaTA-Florence Alberto Douglas Scotti Piazza Savonarola 10, 50132 Firenze, Italia Tel. ++39 055 5002174, fax ++39 055 573425 Internet: www.etaflorence.it E-mail: eta.fi@etaflorence.it

Bilbao Da capitale delle acciaierie a simbolo di rinascimento urbanistico e culturale Incontri internazionali di architettura e design International meeting on architecture and design 23/9-26/9 Per informazioni: Design Net World/Focchi Group C.P. 19, 47900 Rimini Tel./Fax ++39 0541 742483 E-mail: info@focchi.it

Svizzera Losanna Ecole polytechnique fédérale de Lausanne Cisbatt'99 Conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile, l'utilizzo dell'energia solare negli edifici e il progetto "Société à 2000 watts"/International conference on the sustainable development, solar energy utilization in architecture and the "Société à 2000 watts" project 22/9-23/9 Per informazioni: EPLF - Laboratoire d'énergie solaire et de physique du bâtiment, 1015 Lausanne Tel. ++41 21 6934545, fax ++41 21 6932722 E-mail: leso@da.eplf.ch

USA Las Vegas 16ª Conferenza Nazionale sugli inizi dello studio del design 16th National Conference on the beginnings of design studies 16/9-18/9 Per informazioni: Tel. ++1 702 8953031, fax ++1 702 8951119

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Per informazioni: Lorena Manesso, Lorena Mio Tel. ++39 041 2752102, fax ++39 041 5240403 E-mail: input@iuav.unive.it

Austria Russia Mosca Festival dell'architettura russa Russian architecture festival 6/9-10/9 Per informazioni: Tel. ++7 065 2915578, fax ++7 065 2028101 Internet. www.uar.ru E-mail: olga@uar.ru

Spagna/Spain Barcellona Convention Centre Winterthur Reduild-The Cities of Tomorrow 4/10-6/10

Linz Ars Electronica Festival 1999 4/9-9/9

Vienna Architektur Zentrum Emerging Architecture 15/9-15/10 MAK Josef Trattner 29/9-28/11 Josef Binder 1889-1972 19/10-28/11 El Proyecto Habana. Arquitectura otra vez 27/10-9/1/2000


Belgio/Belgium Antwerpen deSingel Internationaal Kunstcentrum Sthéphane Beel Recent Werk II 7/10-1/12

Canada Kamploops Art Gallery Gioielli americani 1940-1960 16/9-28/11

Montreal Canadian Centre for Architecture Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History 21/5-31/10 Cedric Price 31/8-26/3/2000 Italian Photographers: a Tribute to Phillys Lambert 21/4-26/9

Paris

Paisley Museum & Art Gallery The Uncut Cloth 19/6-23/10

Pavillon de l'arsenal Le dessus des cartes: un atlas parisien giugno/ottobre-June/October

Glasgow School of Art Ettore Sottsass and Friends 20/7-25/10

Jeu de Paume Richard Meier 13/7-19/9 Magasin Jim Isermann 6/6-5/9 Sceaux Architectures virtuelles. De l'invention de la perspective aux images de synthèse 2/6-4/10

Valence Musée de Valence Hubert Robert et SaintPétersbourg. Les commandes de la famille impériale et des princes russes entre 1773 et 1802 20/6-3/10

Musée Claude-Nicolas Ledoux Dessiner le monde, de l'aquarelle au pixel fino al/through 31/10

Germania/Germany Berlino

Bailleul

Varie sedi Offene Stadt, Die Stadt als Ausstellung 6/6-4/9

Musée Benoît du Puydt (Re)construire sa ville. Bailleul 1919-1934 fino al/through 15/10

Varie sedi Dieci itinerari per scoprire i nuovi edifici e il patrimonio antico fino al/through 1/1/2001

Biot

Bauhaus-Archiv/Museum für Gestaltung Punkt. Linie. Flache. Druckgraphik am Bauhaus 26/10/1999-28/2/2000

Musée Nationale Fernand Léger Charlotte Perriand, Fernand Léger: une connivence fino al/through 27/9

Boulogne-Billancourt Musée Albert Kahn Maroc. Mémoire d'avenir. 19121926/1999 21/6-19/12

Bordeaux arc en rêve Architecture en Aquitanie 10/6-12/9 Christian Hauvette. Partitions 24/6-19/9

Caen FRAC Muntadas. Home, Where is Home? fino al/through 3/10

Chaumont-sur-Loire Ferme du Château Rien que des potagers 12/6-17/10

Lyon CAUE du Rhône Les chevaliers de l'Arquebuse: histoire d'un chantier 11/5-30/9

Orléans FRAC Centre Claude Parent et Paul Virilio. Fonction oblique. luglio/settembre-July/September

Crafts Council Gallery Jerwood Applied Arts Prize Exhibition 26/8-3/10

Italia/Italy Capri (Napoli) Palazzo Pio Fantascienza: ritorno alla terra 11/9-24/10

Cuma (Napoli) Parco archeologico di Cuma e territorio confinante Scultura e architettura del Novecento 7/5-5/12

Roma

Francia/France Arc-et-Senans

London

Weil-am-Rhein Vitra Design Museum Automobility - Ce qui nous remoue 12/6-9/1/2000

Galleria Architettura Arte Moderna Architettura di Mostra 4 5/7-11/9

Torino Palazzo Reale I trionfi del Barocco. Architettura in Europa 1600-1750 4/7-7/9

Venezia IUAV - Archivio progetti, ex Cotonificio veneziano di Santa Marta H VEN LC - Hôpital de Venise Le Corbusier (Je prends Venise à témoin) 30/8-9/10

Zurigo ETH-Hönggerberg Heinz Hossdorf fino al/through 2/10

USA Chicago Chicago Art Institute Yasuhiro Ishimoto: A Tale of Two Cities 8/5-12/9 The Pritzker Architecture Prize: 1979-1999 28/5-26/9

San Francisco Museum of Modern Art Tiborocity: Design and Undesign, 1979-1999 16/7-19/10 Bill Viola 25/6-14/9

Washington National Building Museum An Urban Experiment in Central Berlin: Planning Posterdammer Platz 23/3-19/9 Stay Cool! Air Conditioning America 1/5-2/1/2000 Titanium! 20/5/1999-18/7/2000

Mostre d’arte Art Exhibitions

XLVIII Biennale di Venezia Simone Decker 13/6-7/11

Olanda/Holland

Austria

Weimar

Amsterdam

Vienna

Varie sedi Promenades dans le temps à travers Weimar fino al/through 8/10

De Beurs van Berlage Frank Lloyd Wright: La Cité Vivant 11/6-12/9

MAK Lucie Rie. Fired Clay 14/7-12/9 Raymond Pettibon, Jason Rhoades, Hans Weigand. Bomb Surprise 21/7-26/9

Gran Bretagna/Great Britain

Van Gogh Museum Kisho Kurokawa, architetto. Retrospettiva 24/6-14/11

Glasgow

Rotterdam

The Lighthouse Vanity Cases by Philippe Starck 23/7-31/10 The Shape of Colour: Red 3/9-7/10

NAI Landscape: 9+1 Young Dutch Landscape Architects 23/4-2/1/2000

Roger Billcliffe Fine Art Best of 100% Design settembre/September House for an Art Lover Digital Design Studio Summer Exhibition 8/9-29/10

Spagna/Spain Bilbao Guggenheim Museum Bilbao The Art of the Motorcycle 13/11-28/3/2000

Canada Montreal Museum of Fine Arts Cosmos: du romantisme à l'avantegarde, 1801 à 2001 17/6-17/10 Les oiseaux du Canada: la peinture naturaliste d'Audubon 9/9-7/11 Peintres mexicains du vingtième siècle, 1900-1950 11/11-27/2/2000

Danimarca/Denmark

Glasgow Green Homes for the Future Site 1/7-31/10

Soletta

Gallery of Modern Art Alvar Aalto in Seven Buildings 30/7-10/10

Premio Svizzero del design. I vincitori 5/11-9/1/2000

Svizzera/Switzerland

Humblebaek Louisiana Contemporary Art Museum René Magritte 6/8-28/11

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Francia/France Avignon Palais des Papes Primitive Passion 21/5-1/11

Céret Musée d'Art Moderne et Contemporain Hantaï 20/6-27/9

Dijon Palais des Etats des Bourgogne Dijon vu par 9 photographes - 1999 20/6-19/9

Ivry-sur-Seine le crédac Gerhard Vormwald. Photographies 1994-1998 16/9-31/10 Galerie Fernand Léger Thierry Sigg. Chroniques orbitales 16/9-31/10

Mantes-la Jolie Musée de l'Hôtel-Dieu Rayures dans l'art textile ancien 20/6-26/9

Nancy Maison du Verre et du Crystal Meisenthal, the cradle of Art Nouveau glasswork 4/4-1/11 Musée Français de la Brasserie Art Nouveau in the Brewery 15/6-15/9

Centre Georges Pompidou Joan Mirò 20/5-29/8 Collections parallèles 16/4-14/11 Jeu de Paume Marie-Jo Lafontaine 13/7-19/9

Brescia

Modena

Palazzo Martinengo Da Gauguin a Vallotton. Le stagioni del simbolismo francese 23/7-21/11

Varie sedi Uno sguardo sul Giappone 16/5-10/10

Cesena (Rimini)

Panthéon Le Retable, éloge des métissages de Yan Pei-Ming au Panthéon 12/5-30/10

Galleria Comunale d'Arte del Palazzo del Ridotto Paolo Borghi. Erosioni 9/7-19/9

Poitiers

Civitanova Marche (Macerata)

Musée de la ville de Poitiers Jean-Pierre Pincemin, rétrospective de l'oeuvre gravé, 1971-1997 1/7-17/10

Chiesa di S. Agostino Monachesi: gli anni '40 e '50 11/7-3/10

Conegliano (Treviso) Germania/Germany Frankfurt am Main Portikus Ernst Strouhal/Heimo Zobering. The Catalogue 24/9-7/11

München European Patent Office Maurizio Nannucci: Neon installazione 15/4-30/9

Münster Westfälisches Landesmuseum Ernst Strouhal/Heimo Zobering. The Catalogue 18/7-19/9

Sonsbeck Galerie Karin Fesel Fausta Squatriti 1/9-30/9

Palazzo Sarcinelli Morandi. I paesaggi 27/11-6/2/2000 Strazza. Opere 1942-1999 25/9-7/11

Faenza (Ravenna) Museo Internazionale delle Ceramiche Yashokichi Tokuda 13/6-18/9 Pino Castagna. Sculture, ceramiche, vetri 13/6-18/9

Ferrara Palazzo dei Diamanti Venezia 1950-1959. Il rinnovamento della pittura italiana 26/9-9/1/2000

Firenze Palazzo Strozzi Aligi Sassu 17/7-30/9

Château d'Haroué Art Nouveau Jewellery and Precious Metalwork 15/6-15/9

Edimburgo

Macerata

Musée Historique Lorrain Passions Lorraines: René Wiener 10/7-4/10

Scottish National Portrait Gallery O Caledonia! 7/5-17/10

Nice

Scottish National Gallery of Modern Art Joseph Beuys: Multiples 3/7-19/9

Palazzo Ricci Adolfo de Carolis e il Liberty nelle Marche luglio/ottobre-July/October

Palais Lascaris Les routes du Baroque 25/6-4/9 Musée Internationale d'Art Naïf Anatole Jakovsky Les trésors de la donation Fauvert: Vivin, Bombois, Peronnet, Beauchamp 18/6-17/10

Paris Cité des Sciences et de l'Industrie-La Villette Nouvelle image, nouveaux réseaux. Passeport pour le cybermonde fino a dicembre/through December

Gran Bretagna/Great Britain

National Gallery of Scotland The Tiger and the Thistle: Tipu Sultan and the Scots in India 29/7-3/10 The Dean Gallery New Paintings by Gary Hume 11/8-17/10

London Estorick Collection Morandi and His Time: Paintings from the Giovanardi Collection 26/5-19/9

Italia/Italy

Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris La Collection du Centre Georges Pompidou, un choix fino al/through 19/9 La peinture après l'abstraction 1955-1975 20/5-19/9

Besenello (Trento)

Espace Elec Art Urbain novembre/November

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Castel Beseno Ferro e fuoco. Le armi antiche dei castelli trentini 30/5-31/10

Mogliano Veneto (Treviso) Villa Benetton Biennale della giovane scultura europea giugno/settembre-June/September

Padova Palazzo della Ragione e altre sedi Quella notte sulla luna 17/7-15/10

Parma Palazzo Bossi-Bocchi Julien de Parme 1736-1799 11/12-27/2/2000 Galleria Mazzocchi Alberto Gianquinto. "Gesù" 19 quadri del 1998 29/5-15/9

Ravenna Salone delle Esposizioni della Loggetta Lombardesca Piero Gilardi 23/6-30/9

Roma Palazzo delle Esposizioni El Greco. Identità e trasformazione 2/6-19/9

Seravezza (Lucca) Palazzo Mediceo Alla ricerca dell'Eden. Il paesaggio della Versilia nella pittura italiana fra Otto e Novecento 10/7-26/9

Soncino (Cremona) Monastero Santa Maria della Neve Il codice del volo degli uccelli di Leonardo Da Vinci fino al/through 31/10

Torino

Pinacoteca Comunale Bucci e il Novecento. Un artista marchigiano fra modernità e classicità 19/6-12/9

Varie sedi Biennale internazionale giovani Torino 2000 13/4/2000-19/4/2000

Matera

Castello di Rivoli Andreas Gursky 4/6-12/9

Chiesa della Madonna delle virtù e Chiesa di San Nicola dei Greci Antologica su Stanislav Kolibal 27/6-26/9

Centro storico Fiat Fiat, 100 anni di industria 14/6-6/11

Milano Biblioteca di via Senato Francesco Messina. Le opere e i libri 17/6-12/9 Galleria Mazzotta Fellini & Fo fino al/through 15/9

Palazzina di caccia di Stupinigi I trionfi del Barocco 3/7-6/11 Museo della fotografia storica e contemporanea Enzo Obiso. Tempo ideale settembre/ottobre-September/October Sebastiao Salgado. Immagini di tragedia e speranza novembre/November

Trento

Bologna

Arengario Visage du Rôle fino al/through 19/9

Museo di Storia Naturale Il Diluvio Universale 8/12-25/5/2000

Museo Morandi Alberto Giacometti. Disegni e sculture 21/5-6/9

Chiostri fondazione umanitaria Arte da mangiare, mangiare Arte 21/9-23/9

Palazzo delle Albere Gastone Novelli 13/5-22/9


Castello del Buonconsiglio La bellissima maniera. Alessandro Vittoria e la scultura veneta del Cinquecento 25/6-26/9 Castel Besano Ferro e fuoco. Le armi antiche dei castelli trentini 23/5-31/10

Van Gogh Museum Theo Van Gogh (1857-1891), mercante d'arte, collezionista e fratello di Vincent 24/6-5/9

Spagna/Spain Barcelona

Casa dei Carraresi Da Gauguin a Mondrian. Impressionismo Espressionismo Cubismo e il paesaggio del nuovo secolo 4/9-9/1/2000

Museo de Arte Contemporani El Lissitzky 1/7-5/9 Raymond Hains 21/9-5/12 Martha Rosler 19/10-9/1/2000 Dau al set 19/10-9/1/2000

Trieste

Valencia

Lipanjepuntin Artecontemporanea Jill Mathis. Parallel Text 26/6-15/9

IVAM-Centre Julio Gonzalez Sergio Larrain 1/7-26/9 Lajos Kassak y la Vanguardia Hungara 14/7-26/9 Diseño gràfico en la Era Mecanica : la Colleciòn Merrill C.Berman 24/6-3/10

Treviso

Venezia Peggy Guggenheim Collection-Palazzo Venier dei Leoni The Timeless Eye. Opere su carta della Collezione Jean e Marie-Anne KrugierPoniatowski 4/9-12/12

Lugano

Varie Sedi 48ª Biennale di Venezia 14/6-7/11

Museo Cantonale d'Arte Il giovane Borromini 5/9-21/11

48ª Biennale di Venezia - Padiglione Francese Jean-Pierre Bertrand e Yong Ping 14/6-7/11

Martigny

48ª Biennale di Venezia - Padiglione Americano Ann Hamilton 14/6-7/11 Museo Fortuny Mariano Fortuny 3/10/1999-1/2/2000

Verona Museo di Castelvecchio Alessandro Turchi 1578-1649 15/9-15/12 Palazzo Forti Kandinskij, Chagall, Malevic e lo spiritualismo russo 19/9/1999-15/1/2000

Vicenza Basilica Palladiana Minguzzi sculture e disegni 6/6-26/9

Lussemburgo/Luxembourg Luxembourg Casino Luxembourg Faiseurs d'histoires 17/7-10/10 Ars Viva 4/9-10/10

Olanda/Holland

Santa Monica

Museum of Contemporary Art A Unique American Vision: The Paintings of Gregory Gillespie 13/6-12/9

Santa Monica Museum of Art Marie-Ange Guilleminot, Pierre Huyghe 23/9-28/11

Lincoln

Wilmington

Sheldon Memorial Art Gallery and Sculpture Garden, University of Nebraska Robert Colescott 15/9-2/1/2000

First USA Riverfront Arts Center Splendors of Meiji: Treasures from Imperial Japan 10/4-6/9

Los Angeles County Museum of Art Post- Impressionist Prints: Paris in the 1980s 1/7-13/9 Around Impressionism: French Paintings from the National Gallery of Art 15/8-29/11 Armand Hammer Museum of Art and Cultural Center Tania Mouraud 21/9-2/1/2000

New York Svizzera/Switzerland

Fondation Pierre Gianadda Pierre Bonnard (1867-1947) 11/6-24/11

USA Boston Museum of Fine Arts John Singet Sargent 27/6-26/9

Chicago Chicago Art Institute Beyond the Photographic Frame 24/4-12/9 Land of the Winged Horsemen: Art in Poland, 1572-1764 5/6-6/9 IKAT: Splendid Silks from Central Asia 30/9-9/1/2000 Chicago Cultural Center Dancing at the Louvre: Faith Ringgold's French Collection and Other Story Quilts 7/8-10/10

Denver Denver Art Museum White on White: Chinese Jades and Ceramics from the Tang through Qing Dynasties fino al/through 3/10 Impressionism: Paintings Collected by European Museums 2/10-12/12

Fort Worth

Amsterdam Rijksmuseum La natura morta olandese 1550-1720 19/6-19/9

La Jolla

Modern Art Museum Francis Bacon: A Retrospective Exhibition 22/8-24/10

Solomon Guggenheim Museum Surrealism: Two Private Eyes the Nesuhi Ertegun and Daniel Filipacchi Collections 4/6-12/9 Bard Graduate Center Discovering the Secrets of SoftPaste Porcelain at the Saint-Cloud Manufactory, c.a. 1690-1766 15/7-24/10 MoMA Abby Aldrich Rockfeller and Print Collecting: An Early Mission for MoMA 22/6-21/9 The Un-Private House 1/7-5/10 Fame After Photography 8/7-5/10 Differents Roads: Automobiles for the Next Century 22/7-21/9

San Diego Museum of Art Valeska Soares 25/7-17/10

San Francisco Museum of Modern Art Bill Viola 4/6- 7/9 Carleton Watkins: The Art of Perception 25/6-14/9 Full Moon: The Photography of NASA Manned Lunar Exploration, 1965-1972 20/8-4/1/2000 Julia Margaret Cameron's Women 27/8-30/11 California Palace of Legion of Honor Alain Kirili. A dialogue with Rodin 9/10-2/1/2000 California College of Arts and Crafts Ghada Amer, Marie-Ange Guilleminot, Jean-Michel Othoniel, Sylvie Skinazi, Philippe Favier, Frédéric Ollereau, Bernard Quesinaux, Carmen Perrin 18/9-6/11

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Arabia Saudita/Saudi Arabia Riyadh Exhibition Centre Saudi Environtech 99 3° Salone internazionale di tecnologia ambientale/3rd International exhibition of environmental technology 3/10-7/10 Per informazioni: Riyadh Exhibition Centre Tel. ++966 1 4541448, fax ++966 1 4544846 E-mail: recsa@midleast.net

Saudi Build 99 Saudi Stone 99 11° Salone internazionale dell'edilizia, della tecnologia e dei materiali da costruzione e 2° salone internazionale della pietra e delle tecnologie di lavorazione/11th International building construction technology and building material and 2nd international stone and stone technology exhibition 24/10-28/10 Per informazioni: Riyadh Exhibition Centre Tel. ++966 1 4541448 , fax ++966 1 4544846 E-mail: recsa@midleast.net

Saudi GSM & Consumer Electronics '99 5° Salone Internazionale di GSM e cosumatori elettronici 19/9-23/9 Per informazioni: Riyadh Exhibition Centre Tel. ++966 1 4541448, fax ++966 1 4544846 E-mail: recsa@midleast.net

Austria Salzburg Messe OMS - Osterreichische Möbelfachmesse Salone internazionale del mobile/International furniture trade fair 14/10-17/10 Per informazioni: Reed Messe Salzburg, c/a Paul Hammerl Tel. ++43 662 4477143, fax ++43 662 4477411 E-mail: Paul.Hammerl@reedexpo.at

Cina/China Shanghai Exhibition Center Furniture China Salone internazionale dell'arredamento/International furniture trade fair 14/9-17/9

l’ARCA 140 111


Per informazioni: Seint Milanofiori F1, 20009 Assago (MI) Tel. ++39 02 8253326, fax ++39 02 8255019 E-mail: seint@enter.it

Emirati Arabi Uniti/UAE Dubai International Conference and Exhibition Centre The Big 5 Show Salone internazionale dell'edilizia/International building industry trade fair 17/10-21/10 Per informazioni: Secretariat 2 Churchgates, The Wilderness Berkhamsted Herst HP4 2UB, UK Tel. ++44 1442 878222, fax ++44 1442 879998 E-mail: intcex@compuserve.com In Dubai: Tel. ++9714 460498

Francia/France Lyon Subsistances - Quai Saint Vincent Expo-encontres du cadre de Ville 2a Manifestazione Internazionale sui lavori innovativi e recenti il cui tema è costituito dal "cadre de ville"/2nd International event on the new and recents works about the theme "cadre de ville" 22/10-24/10 Per informazioni: Robins des Villes - Maison de l'Environnement 32, rue Sainte-Hélène, 69002 Lyon Tel. ++33 4 72771994 Fax ++33 4 72771981

Paris Parc des Expositions-Porte de Versailles Batimat 99 Salone internazionale dell'industria edilizia/International trade fair of building industry 8/11-13/11 Per informazioni: International Sales, Nuccia Invernizzi Viale Bacchiglione 28 20139 Milano, Italia Tel. ++39 02 57403340, fax ++39 02 57402055 E-mail: info@nucciainvernizzi.it

Paris-Nord Villepinte Lumière Paris Salone internazionale della luce International trade fair on lighting 3/9-7/9 Per informazioni: Gruppo Miller Freeman 4 Passage Roux, 75017 Tel. ++33 1 44290247 Fax ++33 1 44290243 Internet: www.lumiere-paris.com E-mail: info@lumiere-paris.com

Pavillon du Parc-Paris Expo FIAC 99 Salone internazionale d'arte contemporanea/International fair of contemporary art 15/9-20/9 Per informazioni: Reed-OIP 11 rue du Colonel Pierre Avia 75726 Paris Tel. ++33 01 41904780 Fax ++33 01 41904789 Internet: http://fiac.reed-oip.fr E-mail: fiac@reed-oip.fr

Grande Arche de Paris-La Défense SIA 99 6º Salone internazionale dell'architettura/6th International Architecture Show 2/10-7/10 Per informazioni: Caroline Mondineu Tel. ++33 1 40521800

112 l’ARCA 140

Hippodrome de Lonchamp Interlev 99 5° Salone Internazionale della manutenzione e del trasporto/5th International fair of maintenance and transport 7/10-9/10 Per informazioni: Idexpo 58, Boulevard Paul Vaillant Couturier 94240 l'Haÿ-les-Roses Tel. ++33 1 46651834, fax ++33 1 46632600 E-mail: idexpo@wanadoo.fr

Germania/Germany Köln FSB/IAKS Salone internazionale delle attrezzature per lo sport e il tempo libero e le piscine/International trade fair for leisure, sports and pool facilities 27/10-29/10 Per informazioni: Messeplatz 1, D-50679 Köln Tel. ++49 221 821-0, fax ++49 221 8212574 Internet: www.koelnmesse.de/domotechnica E-mail: 220@koelnmesse.de

Messe Spoga Colonia Salone internazionale di articoli sportivi, forniture per campeggio e mobili da giardino/International trade fair of sports, camping and garden furniture 5/9-7/9 Per informazioni: Messe-und Ausstellungs-Ges.m.b.H Köln Messeplatz 1 50679 Köln Postfach 21 07 60 Tel. ++49 02 21821-0, fax ++49 02 21821-2574 Internet: www.koelnemesse.de/spoga

Italia/Italy Firenze Fortezza da Basso Pitti Immagine Casa 17/9-19/9 Per informazioni: Pitti Immagine Via Faenza 111 50123 Firenze Tel. ++39 055 36931, fax ++39 055 3693200 Internet: www.pittimmagine.com

Palazzo Corsini XXI Biennale Internazionale dell'Antiquariato 21st International biennial of antiques 25/9-10/10 Per informazioni: DF STUDIO Via Pisana, 24, 50143 Firenze Tel. ++39 055 223907, fax ++39 055 223907 E-mail: esdileo@boxl.tin.it

Milano Fiera Tecnoroll '99 Mostra biennale di macchinari tecnologici e di materiali per la protezione solare, della luce, delle strutture di porte e finestre, arredamento e attrezzature da esterno/Biennal exhibition of technological machinery and materials for sun protection, light architecture, door and window frames, outdoor furnishings and fixtures 25/11-27/11 Per informazioni: Tecnoroll Viale Monza, 57, 20125 Milano Tel. ++39 02 2871515, fax ++39 02 2610923 Internet: www. tecnoroll.com E-mail: tecnoroll@tecnoroll.com

IBTS '99 Salone Internazionale di comunicazione multimediale elettronica/International fair of electronic and multimedia communication 14/10-18/10

Per informazioni: Via Domenichino, 11, 20149 Milano Tel. ++39 02 4815541, fax ++39 02 4980330 E-mail: assoexpo@assoexpo.com

Mitech'99 Biennale internazionale della ferramenta, utensileria, fai da te/International biennial of ironwork, tools and bricolage 30/9-3/10 Per informazioni: Ersinija Galin - Ufficio Stampa Fiera Milano Tel. ++39 02 49977875, fax ++39 02 48519117

Smau Esposizione internazionale dell'Information & Communication technology 30/9-4/10 Per informazioni: Segreteria Via Merano, 18, 20127 Milano Tel. ++39 02 283131

SmauComm '99 Mostra-convegno internazionale di tecnologie, sistemi e servizi per le telecomunicazioni/International expo- conferenceon technologies, systems and services for telecommunications 30/9-4/10 Per informazioni: Segreteria Via Merano, 18, 20127 Milano Tel. ++39 02 283131

Rimini Fiera Ricicla '99 Fiera internazionale del recupero e del riciclaggio di materie ed energia/International trade fair of re-use and recycling of materials and energy 21/10-24/10 Per informazioni: Fiera di Rimini Via della Fiera 52 47900 Rimini Tel. ++39 0541 711711 Fax ++39 0541 786686 Internet: www.fierarimini.it E-mail: fierarimini@rn.nettuno.it

Sondrio Fiera MIDOP Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi/International show of Films on Parks 18/10-23/10 Per informazioni: Centro Documentazione Aree Protette Via delle Prese, 23100 Sondrio Tel. ++39 0342 56260 Fax ++39 0342 526255 E-mail: cdap@provincia.so.it

Udine Fiera Promosedia Salone internazionale della sedia/International trade fair of chairs 11/9-14/9 Per informazioni: Promosedia Via Trieste 9/66, 33044 Manzano (UD) Tel. ++39 0432 745611 Fax ++39 0432 755316

Marocco Casablanca Foire Internationale Itmam 99 Salone internazionaledi tessuti per l'edilizia e finiture/International trade fair of building fabric and finishin 7/10-10/10

Per informazioni: OFEC 11 rue Boukraâ Casablanca, Marocco Tel. ++212 2 268160 Fax ++212 2 264949 Internet: www.ofec.co.ma E-mail: foire@ofec.co.ma

Portogallo/Portugal Porto Oporto International Fair Concreta '99 15º salone internazionale di materiali da costruzione/15th International building materials exhibition 27/10-31/10 Per informazioni: Exponor - Feira Internacional do Porto 4450-617 leça da Palmeira Tel. ++351 2 9981400, fax ++351 2 9957499 Internet: www.exponor.pt

Russia Mosca All-Russian Exhibition Center Heimtextil Rossija Fiera specializzata per i tessili d'arredamento e per i tessili per la casa/International trade for textiles, Floor coverings and interior furnishings 28/9-1/10 Per informazioni: Messe Frankfurt Oxana Ivanovskaia Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 69 75756875 Fax ++49 69 75756604 E-mail: oxana.ivanovskaia@messefrankfurt.com

Spagna/Spain Lleida Fiera 10° Salon Internacional de Equipamentos Municipales 10° Salone internazionale dei servizi per la città/10th International trade fair of urban equipments 19/10-22/10 Per informazioni: Fira de Lleida Camps Elisis, Apdo. Correos 106, 25080 Lleida Tel. ++34 97 3202000, fax ++34 97 3202112

San Sebastián Kursaal Congress Innobat'99 Salone della costruzione del Nord della Spagna e del Sud-Ovest della Francia/International building trade fair for the areas of North Spain, and South-West France 14/10-16/10 Per informazioni: Kursaal Congress c/Bengoetxea 3.2° dcha.-izda 2000a San Sebastián Tel. ++34 943 430451 Fax ++34 943 422768 E-mail: kursaalcongres@camerdata.es

Valencia Feria FIM Fiera Internazionale del mobile International furniture fair 27/9-2/10 Per informazioni: Feria Valencia Avenida de las Ferias, s/n, 46035 Valencia P.O. Box 476, 46080 Valencia Tel. ++34 96 3861100 Fax ++34 96 3636111 Internet: www.feriavalencia.com E-mail: feriavalencia@feriavalencia.com


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