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settembre september

2002 173

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Milano talebana/Taleban Milan Cesare Maria Casati

gregio Sindaco Albertini, ho chiesto ad alcuni amici, impegnati nelle vicende culturali della nostra umanità, di sottoscrivere queste mie riflessioni in modo che lei possa meditare su quanto è avvenuto recentemente nella mia e sua città. Forse lei non si è reso conto dell’atto di inaudita violenza compiuto, su ordine della sua amministrazione, nel demolire l’opera di Ian Ritchie, denominata “Alba di Milano”. Opera d’arte realizzata lo scorso anno, e mai ultimata, situata di fronte alla Stazione Centrale. Opera voluta dalla sua amministrazione, per celebrare l’inizio del nuovo millennio, oggi distrutta solo perché ad alcuni artisti invidiosi e giornalisti scorretti non piaceva. Non sono mai state rese pubbliche altre motivazioni. Operazione contro le grandi opere d’arte contemporanee che vede Milano purtroppo recidiva. Le ricordo la demolizione del Teatro di Alberto Burri al Parco di Milano che ha privato la città di un bene di grandissimo valore. Bruciare libri nella piazza o demolire sculture pubbliche sono segni pericolosi di violenza che possono generare violenza. I Buddah demoliti dai Talebani lo testimoniano. Che l’Alba di Milano fosse un’opera d’arte, e non una struttura di poco valore ed effimera, l’ha certificato una giuria internazionale di grande qualità professionale che l’ha selezionata all’unanimità tra altre cinquecento opere inviate al concorso da artisti di tutto il mondo. Le rammento la composizione della giuria, con le relative qualifiche, in modo che lei possa comprendere, dato il loro numero e la loro preparazione professionale, come l’atto vandalico compiuto sia in realtà, oltre che un ulteriore depauperamento estetico urbano, anche un’onta verso la cultura internazionale che segnerà inesorabilmente la nostra città. Ecco chi scelse l’Alba di Milano: Kisho Kurokawa, architetto giapponese uno dei grandi maestri dell’architettura contemporanea, autore di libri di grande valore teorico, internazionalmente conosciuto. Alcuni dei bellissimi stadi giapponesi del Campionato del mondo di calcio hanno la sua firma. Docente universitario. Bruce Fowle, architetto di New York di grande fama internazionale, autore tra l’altro di alcune delle torri di Times Square. Claude Vasconi, architetto parigino di grande fama internazionale, ha costruito in diversi Paesi, docente universitario. Arnaldo Pomodoro, artista italiano famoso in tutto il mondo, le sue opere urbane sono presenti nelle maggiori capitali. Piero Castiglioni, architetto milanese e light designer di valore internazionale, ha illuminato i principali musei del mondo. Piero Sartogo, architetto romano, professionista di grande valore internazionale autore, tra l’altro, della nuova ambasciata italiana a Washington, rappresentante nella giuria del Consiglio Nazionale degli Architetti. Giorgio Mameli, ammistratore delegato di Partners In Business Communication. Giuliano Zuccoli, presidente dell’AEM spa di Milano. Maurizio Lupi, assessore all’urbanistica di Milano. Riccardo Decorato, vicesindaco della città di Milano. Il sottoscritto direttore de l’Arca, rivista impegnata nell’organizzazione del concorso internazionale.

E

D

Cosa scriverle oltre se non farle presente che per lo più sono gli atti negativi degli uomini a scrivere la storia?

What else can I say other than to point out it is generally negative acts perpetrated by mankind that write history?

Con vivi saluti.

Yours faithfully.

ear Lord Mayor Albertini, I’ve asked some of my friends involved in the cultural side of human life to place their signature under these few comments I’d like to make, so that you can reflect on what has recently happened in my and your home city. Perhaps you have failed to notice the act of unheard-of violence that has been perpetrated by order of your council to knock down the work of architecture designed by Ian Ritchie entitled the “Dawning of Milan”. A work of art designed last year, whose construction was never actually completed, situated in front of Central Station. A project your council commissioned to commemorate the beginning of a new millennium, now destroyed simply because certain envious artists and mischievous journalists did not like it. No other reason for this act of violence has yet been put forward. An operation against great works of contemporary art which is nothing new in Milan. I would like to remind you of the demolition of Alberto Burri’s Theatre in Milan Park that deprived the city of an extremely precious work of architecture. Burning books in the city square or demolishing public sculptures are dangerous signs of violence that are likely to cause more violence, as the destruction of the giant statues of Buddha by the Taleban clearly demonstrate. The fact that the Dawning of Milan was a work of art and not just some transient structure of little real value is borne out by the international jury of great professional prestige that unanimously chose it from five-hundred other entries sent into the competition by artists from all over the world. I would like to remind you of who was on the jury and their relative professional qualifications, so that you will realise, bearing in mind how many of them there were and just how qualified they are, that this act of vandalism will not just be an aesthetic blemish on our cityscape, it is also a shameful act against international culture that will inevitably leaves its mark on our city. Here is the list of names who chose the Dawning of Milan: Kisho Kurokawa, a Japanese architect who is one of the great masters of modern-day architecture and the author of a number of internationally renowned books of great theoretical value. He actually designed some of the wonderful football stadia used for the recent World Cup. He is also a university professor. Bruce Fowle, a New York architect with a great international reputation and also the designer, amongst other things, of some of the towers in Times Square. Claude Vasconi, a Parisian architect of great international renown, who has built in a number of different countries and is also a university professor. Arnaldo Pomodoro, an Italian artist who is famous all over the world and whose urban designs are found in all the major capitals. Piero Castiglioni, an architect from Milan and light designer of great international prestige, who has lit up the world’s most important museums. Piero Sartogo, an architect from Rome of great international standing who, amongst other things, designed the new Italian Embassy in Washington. He was the delegate for the National Council of Architects on the jury. Giorgio Mameli, managing director of Partners In Business Communication. Giuliano Zuccoli, chairman of AEM spa in Milan. Maurizio Lupi, town-planning councillor for Milan. Riccardo Decorato, Vice Mayor of the city of Milan. The undersigned editor of l’Arca, the magazine responsible for organising this international competition.

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■ Nella

pagina a fianco/opposite page, John M.Johansen; sotto, il suo/below, his Oklahoma Theater. Nelle pagine seguenti/following pages: John M.Johansen, Spray House #2; Renzo Piano, Menil Gallery, Houston; Jan Kaplicki/Ove Arup, Green Building, London; un disegno di/a drawing by Archigram.

a Continuità del Moderno

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Sponsorizzato dal Congresso degli Architetti Moderni Internazionali

uesto articolo (diviso in due parti, n.d.r.) riprende e amplia il contenuto della Q monografia sul mio lavoro pubblicata, con lo stesso titolo, da l’Arca Edizioni nel 1995, e ha come tema centrale la continuità che osservo nel progresso del Movimento Moderno dai suoi inizi fino a oggi e, più oltre, nel futuro. Qui userò spesso la parola “Modernità” che, per definizione, si riferisce al presente o a ciò che sta avvenendo nell’immediatezza dell’esperienza, pensieri e idee, comportamenti e metodi. Naturalmente, ogni epoca storica può aver reclamato la modernità del proprio tempo. Tuttavia, l’epoca della modernità propriamente detta è vista come a sé stante. Ogni dibattito sullo sviluppo dell’architettura si comprende meglio nel contesto delle proprie basi socio-culturali. Io ho fondato le mie idee su quelle esposte dal filosofo Ken Wilber nel suo recente libro Integral Psychology, nel quale egli delinea le transizioni dalla pre-Modernità alla Modernità, da questa alla Post-modernità, fino ad arrivare alla Modernità futura. Come Wilber afferma, ogni fase emerge coerentemente dalla precedente con luminose prospettive, ovvero con “buone notizie”. Alcuni di questi validi contributi possono essere mantenuti e incorporati in quelli delle fasi successive, mentre le “cattive notizie”, ossia le promesse di cambiamento non mantenute o altri casi di mal funzionamento, saranno scartate. Si dice che l’epoca della modernità sia iniziata nell’Europa Occidentale all’incirca nel XVI secolo. Fu Galileo ad affermare la propria libertà di perseguire con assoluta indipendenza le sue ricerche scientifiche, in opposizione all’autorità papale. Questa sfida fu il primo successo della modernità, che Wilber definisce la differenziazione delle sfere, nella quale la sfera della ricerca umana, come la scienza, si rese indipendente da quelle della religione e delle arti. Nella Francia del XVIII secolo, l’età dell’Illuminismo proclamò la superiorità della ragione sull’ignoranza, dell’ordine sul disordine e della scienza sulla superstizione. I secoli XIX e XX dettero origine alla democrazia liberale, agli ideali umanistici e a uno straordinario avanzamento della scienza. E’ questa la fase in cui emerge “la dignità della modernità”, ossia il “lato buono”. Il “lato cattivo” sarebbe emerso dopo. Pre-Moderno Tracceremo ora lo schema di sviluppo successivo nella storia dell’architettura, che ha comunque una sua cornice. In termini architettonici la modernità è emersa solo nel XX secolo. L’architettura del XIX secolo è considerata pre-moderna e, come sappiamo, fa riferimento all’Ecole des Beaux Arts, nota per la sua morbosa

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di John M. Johansen

devozione all’eclettismo degli stili Greco-Romani. Il progetto era considerato come “una composizione di elementi architettonici realizzata con gusto”. Ma, come ha osservato Arthur Drexler, del Museo d’Arte Moderna, “l’Ecole des Beaux Arts è svanita perché era incapace di affrontare i problemi del mondo moderno”. La ferocia della rivoluzione industriale forzò le arti a indietreggiare e a proclamare” l’arte per l’arte”, un atteggiamento che non riuscì a identificarsi con l’esistenza contemporanea né a condividerne al sensibilità. Come fonte di ispirazione, l’Ecole des Beaux Arts non riuscì a sostenere lo spirito che scorreva nelle vene dell’uomo. L’ampio background socioculturale della rivoluzione industriale stava avendo la sua influenza sull’architettura e faceva intravedere la transizione dal PreModerno al Primo-Moderno. Anche durante il regno dell’Ecole des Beaux Arts, c’erano i sussulti di una nuova vitalità, ricerche ispirate ai nuovi materiali e alle nuove strutture industriali. Sebbene dominassero le vestigia dell’Ecole, ci sono esaltanti esempi del Nuovo Spirito Moderno: lo stile e la razionale prefabbricazione in vetro e ferro del Crystal Palace di Paxton (1851); la slanciata struttura in acciaio e vetro della Paddington Station a Londra di Brummell (1852); l’edificio per uffici a Buffalo, di Louis Sullivan (1886), prima costruzione con scheletro completamente in acciaio. Il nuovo spirito divenne la forza trainante della prima fase, ossia della Prima Modernità. Era uno spirito di mutamento e di nuovo inizio. Per l’architetto era un’espansione delle sue capacità umane, della sua instancabile curiosità e libertà di ricerca. Era una sfida alla sua creatività e al suo ingegno. La Modernità era per lui un modo nuovo di vedere, pensare, sentire; e, adottando un nuovo stile di vita, egli l’offriva agli altri. I modernisti godevano nel creare edifici di alta qualità tecnica, in una molteplicità sempre più ampia di espressioni estetiche e di possibilità senza precedenti. L’architettura moderna, come insistevano i suoi primi pionieri, non era uno stile bensì un movimento, che, rappresentato dai più disparati linguaggi, quali quelli di Wright, Le Corbusier, Mies, Gropius e Aalto, non poteva in alcun modo essere sintetizzato in uno stile. Da questo punto di vista, il libro di Hitchcock e Johnson, The International Style, che vedeva il Movimento Moderno soprattutto come uno stile, è da ritenersi un grande fraintendimento. Parlerò ora del retroterra socioculturale dei Primi Moderni. Per Frank Lloyd Wright esso era in parte costituito dalla sua visione romantica della frontiera americana e dal pensiero di Walt Whitman, esemplificato nel suo Usonia Cultural Movement del 1913. Il progetto per Broad Acre City, sebbene non fosse di natura urbanistica, può essere visto come la “Modernità nelle praterie americane”. Wright accettò anche l’industrializzazione e le macchine in quanto condizioni del suo tempo, ma solo nella misura in cui potevano essere posti al servizio dell’uomo, come affermò nella sua famosa lezione “L’arte e l’artigianato della macchina”. Né vanno dimenticati, tra i suoi primi lavori, il Larkin Building e il Tokyo Hotel, del 1915. Con la sua “onesta arroganza”, Wright, per come lo conosco, era fieramente indipendente, originale e incredibilmente bizzarro. Nel 1910, i suoi edifici e la sua filosofia, attraverso i suoi portfolio, divennero influenti e furono accolti con entusiasmo a Berlino. In Europa, nel trentennio 1910-1940, il Primo Moderno, prese una via diversa. Alcuni dei pionieri - Le Corbusier, Gropius, Mies, Aalto, Sert - organizzarono il CIAM, alla ricerca di “una nuova architettura di validità universale”. I principi da essi codificati erano quelli di uno spirito rivoluzionario, rottura completa con gli stili storici, responsabilità sociale, risoluzione dei problemi, apertura verso la natura, funzione come elemento ordinatore, razionalismo, pensiero deduttivo, uso di tecnologia edilizia avanzata, coerenza di struttura e materiali, progettazione mossa da criteri realistici verso una evoluzione naturale della forma: insomma, una “progettazione dal basso verso l’alto”. Altri obiettivi erano un riavvicinamento tra arte e industria, il sacrificio delle inclinazioni personali a favore del lavoro di squadra, la fiducia nel progresso, la fede nel futuro, uno spirito legato al proprio tempo: zeitgeist, in tedesco, o, come diceva Le Corbusier, “Esprit Nouveau”. Per un’ampia e ispirata definizione della modernità in architettura, cito il critico britannico Dennis Sharp: “L’architettura del XX secolo è l’architettura della modernità dell’International Modern Style. E’ cresciuta come parte della sensibilità di un’epoca in cui, almeno nei momenti più creativi, era ottimisticamente interessata all’innovazione, alla scienza e alla sperimentazione, al progresso sociale, al benessere personale e alla qualità estetica”. Esempi dei primi lavori di questi pionieri europei possono essere: per Le Corbusier, la Ville Savoye (1928), che esprime una geometria primordiale sullo sfondo di un panorama naturale primaverile; il Bauhaus di Gropius (1926), ancora attuale col suo linguaggio di elementi edilizi industriali e di grande maturità e chiarezza architettonica. Nel 1928 fu completata la Tugendhat House di Mies, che offrì una nuova e speciale esperienza attraverso la semplice articolazione di elementi di parete separati e grandi colonne affusolate in vetro lucido. Aalto, in omaggio all’espressione nordica dei principi del Moderno, enfatizzò gli aspetti romantici dell’organizzazione irregolare e naturalistica dello spazio, combinata con il locale artigianato del legno.

Alto Moderno Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nonostante circa quattro anni di interruzione, il Movimento Moderno ingranò la quarta per entrare nella fase nota come Alto Moderno. Si trattò di una fusione di due fasi, poiché la prima generazione di pionieri continuò la propria carriera affiancata dalla nascente seconda generazione. Team X, un gruppo internazionale di giovani architetti, organizzato dagli Smithson di Londra, ebbe l’incarico formale di prendere le redini del CIAM del 1950 - un vero cambio della guardia. A quel punto le linee guida dovevano essere riviste. Col passare del tempo l’atteggiamento rivoluzionario e di sfida non costituiva più una forza motivante. La seconda generazione cercava un “posto nella storia” per il Movimento Moderno. Funzionalismo e razionalismo cedettero nei loro aspetti disciplinari, e interessi più umanisti affiorarono nel progetto urbano. Il paradigma dell’architettura non era più la macchina, ma l’organismo come elemento ordinatore del progetto. Un interesse completamente nuovo per l’ambiente diventò un fattore chiave nel progetto. L’Eco-Tech cercò di convertire la crescente minaccia della tecnologia in ecologia e in cooperazione. Gli edifici, da statici, divennero cinetici e cibernetici. E’ importate notare che le linee guida indicate dal Primo Moderno rimasero fondamentalmente quelle alle quali aderirono anche gli architetti dell’Alto Moderno. Esse sono: responsabilità sociale, soluzione dei problemi, funzione come elemento ordinatore, uso del pensiero razionale e deduttivo, uso di tecnologie edilizie avanzate. I giovani architetti costituirono gruppi di lavoro per la sperimentazione, rispettano la coerenza tra struttura e materiali e progettano dal “basso verso l’alto”. Arte e industria sono più strettamente coinvolte. Credono nel progresso e hanno fede nel futuro. E’ importante notare come nel quadro di questi principi ci sia una grande diversità di espressione e di avventure, ricerche e linguaggi. Tra questi: il neoclassico, l’architettura ad hoc, i sistemi edilizi, l’immaginario, il brutalismo, il geometrico, il biomorfico, l’organicistico e l’high-tech. Citerò esempi di quasi tutte queste tendenze, che possono certamente essere definiti moderni. Per descrivere l’Alto Moderno comincerò ovviamente dai lavori maturi sviluppati dai pionieri. Walter Gropius realizza i suoi ultimi progetti come membro dello studio TAC, The Architects Collaborative. Dalla loro collaborazione nasce l’Ambasciata Americana ad Atene, che esprime la classica dignità del proprio scopo diplomatico, pur con dinamismo di spazi e forme.

L’ultima produzione di Le Corbusier si può vedere a Ronchamp, con un uso dell’immaginario, di stupefacente espressività, derivante dagli antichi dolmen. Questo da solo spazza via le convenzioni sulla “Rettangolarità Moderna”. Mies, confrontandosi con le forme dei profili di acciaio prodotti industrialmente, progetta il Seagram Building. Totalmente razionale e totalmente semplice e spoglio, questo edificio fu descritto dal critico Vincent Sculley come “qualcosa che si aggirava per New York proveniente da qualche sconosciuta e più avanzata civiltà”. Le opere della tarda carriera di Wright sono il Johnson Wax Building (1936-39) e Falling Water (1936), due capolavori di innovazione strutturale e speciale. Infine, al culmine della sua carriera, il Guggenheim, un’organizzazione spaziale nautiloide adattata abilmente a fungere da museo. Delle varie avventure, e sventure, del Movimento Moderno, una è il neoclassico. Sebbene diversi dalla defunta Ecole des Beaux Arts, si possono citare i teatri di Harrison Abramovitz e Johnson al Lincoln Center e l’edificio di Edward Stone a Columbus Circle. E, anche se realizzato con prefabbricati high-tech, devo includere anche la mia Ambasciata Americana a Dublino, Irlanda. L’immaginario e il biomorfismo sono evidenti nel Terminal TWA di Saarinen. Essendo Saarinen uno dei giurati nel concorso dell’Opera House di Sydney, non è poi sorprendente che Jørn Utzon sia risultato vincitore col suo progetto dall’immagine biomorfa. Questi e altri progetti organomorfi furono gli ultimi chiodi messi sulla bara della “scatola moderna”. Safdie era affascinato dalla prefabbricazione quando progettò l’Habitat per l’Expo di Montreal nel 1970: un’immensa aggregazione, abilmente ordinata, di unità residenziali prefabbricate. Il brutalismo si può vedere nella Hunstant School di Smithson, nell’edificio della scuola di Arte e Architettura a Yale, progettato da Rudolph, nonché nelle possenti forme in cemento dell’IBM France e del Whitney Museum di New York, di Marcel Breuer. Il monumentalismo sopravvive e contribuisce al Movimento Moderno nel Salk Center di Louis Kahn in California, mentre l’Ambasciata Americana in Bangladesh si fonda sul potere della geometria e la Richard Medical School di Philadelphia mostra quella chiarezza di spazi architettonici, alternativamente “serviti e di servizio”, che gli è unica. Un’altra escursione nel biomorfico fu fatta separatamente da me e da Fredrick Kiesler. L’opera di Kiesler, famosa come Eudless House (1958), è caratterizzata da chiusure inclinate fortemente scultorie. I miei esperimenti con gusci di cemen-

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to sottili (1955) condussero a progetti di carattere quasi botanico, in cui petali come intersecati l’uno nell’altro racchiudevano gli spazi abitabili. Rudolph progettò il Wellessley College con una silhouette romantica e delicatamente articolata sullo sfondo del cielo, di cui egli ammise, con una certa gioia, la natura “pittoresca”. In Inghilterra, la grande opera di James Stirling, i Leicester Laboratories (1959), è una potente giustapposizione di elementi funzionali, con il vetro casualmente graffiato come un ripensamento per ripararsi dagli agenti atmosferici. Gli Archigram, con Cook, Webb, Chalk, Crompton e Price, con le loro idee e i loro disegni - sebbene mai realizzati - liberarono la propria immaginazione per stimolare molti professionisti, me incluso. Trarre ispirazione da altri campi dell’alta tecnologia è stato gratuito. Il mio progetto per l’Oklahoma Theater Center (del 1966, costruito nel 1970) riprendeva l’organizzazione degli assemblaggi, componenti, sottocomponenti e circuiti elettronici. E’ stato anche descritto come un diagramma a bolla tridimensionale costruito realmente. Mi dicono che le strutture e le attrezzature meccaniche a vista influenzarono il Centre Pompidou di Piano e Rogers. Frank O.Gehry mi ha raccontato di aver tratto anche lui ispirazione da quell’edificio. Un grande genio americano, Bucky Fuller, ha avuto un’enorme influenza tra i modernisti degli Stati Uniti, ma ancor di più in Gran Bretagna e Giappone. Egli rappresenta, nel Movimento Moderno, l’instancabile curiosità della ricerca, dell’invenzione, della sperimentazione e della costruzione. La sua cupola geodetica all’Expo di Montreal, con la rotaia sospesa che ne attraversa la sottile membrana trasparente, è da considerare come il Crystal Palace di Paxton in versione aggiornata. L’architetto giapponese Kurokawa ha utilizzato la teoria del sistema chiuso per organizzare gli spazi del suo edificio per appartamenti con unità residenziali simili, su un sistema strutturale e di servizi comune. Altra avventura del giapponese nell’ambito Alto Moderno è stata quella del “Metabolismo”. Questo insolito sforzo, riflesso in un nuovo stile di vita giapponese, era costituito di high-tech e dedicato a preservare la nobile filosofia del buddismo giapponese. La recente comparsa di ingegneri molto creativi si riconosce ora non solo nelle strutture, ma nell’ambiente. Tra gli altri, Ove Arup, la cui sede è a Londra, ha oltre cinquanta uffici al servizio degli architetti in tutto il mondo. Si può dire che sono ingegneri come lui che stanno in realtà guidando i migliori studi di architettura di oggi. Il loro lavoro con le strutture leggere e tensili si può vedere nei Lloyds di Londra e al Princeton Lab, entrambi di Lord Richard Rogers. Nel Hong Kong and Shanghai Banking Headquarters, di Lord Norman Foster, ci sono pavimenti sospesi a grandi bracci d’acciaio. Nel Financial Time Building e nel British Pavilion di Nicholas Grimshaw ci sono frangisole dinamici. Frangisole e altri elemen-

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ti di servizio altrettanto nuovi e anche esteticamente importanti appaiono nella Menil Gallery progettata da Renzo Piano. La recente ingegneria ambientale per il controllo del clima interno è affascinante. Gli uffici di Ove Arup realizzano analisi computerizzate con codici di colore per simulare i cambiamenti di temperatura previsti come fattore dell’intero processo progettuale. L’ingegneria ambientale è ormai un elemento aggiuntivo fisso nelle discipline del nostro Movimento Moderno. I servizi meccanici e strutturali combinati, interrelati e interagenti sono stati chiamati “il nuovo organismo”. Ci sono vari altri brillanti Modernisti che operano in molte nazioni: in Gran Bretagna, Michael Hopkins e Jan Kaplicki; Arthur Erskine in Svezia; Santiago Calatrava, architetto e ingegnere in Spagna; Stephan Behnisch in Germania; Giurgola e Seidler in Australia; Arthur Erickson in Canada; Jean Nouvel in Francia; Jørn Utzon in Danimarca; Niels Torp in Norvegia; Fumihiko Maki e Kenzo Tange in Giappone; e così via. Questa schiera di talenti dimostra esplicitamente l’ampiezza e la diversità di espressioni dell’Alto Moderno. Eppure, alla base di tutte queste diverse ricerche e avventure si trovano ancora i principi fondamentali del Moderno: servizio, soluzione dei problemi, alta tecnologia, coerenza strutturale e materiale, umanismo, lavoro in team e spirito del proprio tempo. Sebbene alcune diversità estreme possono aver mostrato tendenze postmoderne, sembra che gli architetti della corrente principale dell’Alto Moderno daranno vita nella maggior parte dei casi al Futuro Moderno. Nel suo libro sopra citato, il filosofo Ken Wilber descrive con chiarezza, in termini filosofici, il passaggio dal Moderno al Postmoderno e afferma che “il Postmoderno è la punta dell’attuale rivoluzione culturale”. Si deve riconoscere che una certa scuola di pensiero guidata da intellettuali francesi è stata il terreno da cui è scaturita l’architettura Post Moderna. Questi pochi intellettuali hanno fatto barriera contro i valori razionalisti e scientifici, del brutalismo e del capitale industriale, dei guerrafondai, dell’autoritarismo, “le cattive notizie” dell’Era Moderna. I contributi positivi del Postmoderno, “le buone notizie”, sono i concetti di onnicomprensione e pluralismo. La comprensione umana e la profondità di significato, credevano, derivavano dall’interpretazione personale. La realtà non è interpretata letteralmente, ma come processo mentale: “costruttivismo”. Il significato dipende dal contesto - “contestualismo” - e la cognizione è il risultato di punti di vista compositi - “prospettiva integrale”. O, come dice Wilber, “la natura olistica della coscienza”. L’influenza della nuova fisica: le teorie dell’indeterminatezza e i quanti hanno anch’essi orientato le nostre idee. Questi sono i contributi positivi, “le buone notizie”. Comunque sia, in brevissimo tempo alcuni estremisti del Postmoderno hanno completamente abbandonato i loro obiettivi di base. Robert Alter, nel recensire il libro The Tunnel, di William Gass, considerato il testo definitivo sulla filosofia postmoderna, afferma che la profondità di significato è diventata superficialità. Non ci sono più distinzioni di valori etici o morali né spiritualità né coscienza né credo né fede né spirito. Il “Costruttivismo postmoderno”, dice Wilber, “è scivolato nella decostruzione nichilista postmoderna, quando l’afflato pluralista è diventato un rancido livellamento di tutte le distinzioni qualitative”. La decostruzione, per definizione, rinnega tutte le strutture, quindi le gerarchie di valori, idee, principi, autorità, verità e realtà. Qualunque cosa è buona quanto qualsiasi altra, tutto è una questione di interpretazione personale”. Questa è proprio “una cattiva notizia”. Non sorprende che, invece di trarre vantaggio dai contributi validi del Costruttivismo postmoderno, gli architetti esposti agli aspetti negativi di questa filosofia fossero piuttosto confusi e facessero quello che potevano in termini architettonici. Alcuni primi progetti furono introdotti nella professione da Philip Johnson nella mostra “Deconstructions”, organizzata al MoMA, dove la Decostruzione fu spiegata con noncuranza come una “sensibilità”, qualunque cosa questo fosse. La tragedia è l’innumerevole quantità di giovani architetti e studenti innocenti i cui talenti creativi sono stati sciupati; il loro lavoro, in generale può essere visto come un pietoso fastidio, se non come un disastro. A questo si deve aggiungere il dibattito sulla teoria architettonica, noioso e pro-

lisso, che nelle critiche più recenti è stato definito come “incoerente, irrilevante ed elitario”. La corruzione delle buone intenzioni della filosofia postmoderna si rifletté nelle opere di architettura. Lungi dal comprendere la profondità del vero simbolismo, i postmoderni applicarono blande metafore, riferimenti ed effetti visivi. Charles Moore, influente Decano di Architettura a Yale, divenne popolare per il suo murale “Super Graphics”. Stranamente, dopo aver completato questo ammirevole progetto per il “Sea Ranch”, in California, il suo lavoro degenerò nella “Piazza Italia”, una scenografia neoromana. A commento, citerò l’autorevole Kenneth Frampton: “Il Postmoderno proclama la legittimità sulle forme superficiali, ma non sulle forme strutturali od organizzative”. Il che vuol dire aver scartato questi attributi essenziali per l’architettura nel corso dei millenni. Un altro esempio di superficialità è la Cortland City Hall di Michael Graves, che presenta nastri ornamentali senza senso.In proposito, Frampton osserva che Graves “ha progettato un objet d’art”, e descrive la Disneyland dello stesso architetto come “un tabellone di cemento colorato... l’opera non è tettonica, ma scenografica”. Robert Venturi ci offre le sue sofisticherie sul “riparo decorato”. Egli è autore, insieme a Scott Brown, di Learning from Las Vegas, ossia del populismo familiare: il livellamento del gusto. Un’altra perversità è stata “Il culto del brutto”. Il Bilbao Guggenheim Museum, di Frank O.Gehry, merita invece seria considerazione. Se mi trovassi davanti a tale possente immagine, essa mi farebbe trasalire. Era intesa, e in effetti ha questa funzione, come luogo di attrazione popolare, simile al Centre Pompidou o, se si vuole, a San Pietro a Roma. Quella di Bilbao è innanzitutto una gigantesca scultura, riprodotta col CAD da un piccolo modello di lastre di metallo. Il progetto, lo sviluppo, la produzione, la gestione e la costruzione col CAD è certamente una conquista tecnica innovativa nello Spirito Moderno. La vista interna di Bilbao rivela, comunque, che questi gusci metallici sospesi liberamente non si autosostengono strutturalmente come dovrebbe una scultura pura, ma devono essere agganciati a puntoni. La vera architettura di coerenza strutturale non ricorrerebbe a questo. Partendo da un’immagine scultoria visionaria, ora si cerca invece disperatamente il modo di costruirla, e questo è chiaramente un modo di progettare “dall’alto in basso”. Gli studenti della Columbia University, che adesso progettano immagini virtuali completamente al computer, usano tecniche più avanzate. Non si attengono più ad alcuna disciplina. E, come afferma il brillante morfologo Haresh Lalvani, “queste visualizzazioni digitali, tutte concepite nello spazio virtuale, sono effettivamente spettacolari, ma sono pensate dall’alto in basso e non sono concepite con metodi costruttivi né con le proprietà dei materiali fisici”. Quando questi studenti potranno verificare tali immagini nelle loro prestazioni strutturali e materiali, e le faranno funzionare, potremo dar loro il benvenuto come Futuri Modernisti. E’ interessante apprendere che queste nuove forme curvilinee e provocatorie, che adesso vengono progettate da architetti come Gehry, Eisenman, Hadid, Libeskind e altri sono state identificate da “Vision Magazine” come “il nuovo salto di stile”, nato dalla recente disillusione sia col Moderno che col Postmoderno. Con queste seducenti e popolari forme il pericolo oggi è che gli interessi commerciali divengano sempre più influenti sulla progettazione. Nel suo articolo Hitting the Headlines, Peter Davey, di “Architectural Review”, mette in guardia sul fatto che “l’architettura può essere fagocitata dai media popolari, trascurando i suoi obiettivi essenziali e la vocazione degli architetti”.

Mentre pronostichiamo e attendiamo la prossima fase, il Futuro Moderno, come possiamo riconoscere lo sviluppo del background socioculturale da cui emergerà? Alcuni di questi sviluppi ci sono familiari: per esempio, la globalizzazione come risultato di una più stretta comunicazione ci porterà più vicini a una cultura mondiale olistica. In un nuovo sistema che include tutte le culture, i valori possono essere relativi e contestuali. Un legame crescente tra culture separate può essere rintracciato nel regno comune del simbolismo speciale, fondamentale e primordiale e nel nostro legame con la natura. Come “arte di servizio”, l’architettura svilupperà nuove tipologie edilizie sorprendenti. Forse non si potranno più definire edifici, come li conosciamo adesso, ma in ogni caso le strutture saranno più resistenti, più leggere, più economiche e più performanti. Circa il tentativo di conservare e di collaborare con la natura, possiamo probabilmente considerare il Green Building come il progetto più significativo degli ultimi decenni. Questo progetto, degli ingegneri ambientali dello studio Ove Arup e dell’architetto Jan Kaplicki di Londra, è la dimostrazione di un modo totalmente nuovo di pensare nel futuro. Questo edificio per uffici dalla strana forma, appoggiato con leggerezza su tre gambe, è stato progettato per ottenere la massima performance con il minimo di struttura, materiali, manutenzione e costi, ovvero con grande economia di mezzi. Il suo clima interno, comprendente riscaldamento, ventilazione, luce naturale e servizi energetici, si mantiene essenzialmente da solo, senza le costose e pesanti attrezzature meccaniche convenzionali. Le facciate esterne a doppia membrana equilibrano le temperature grazie a un progetto naturale. La luce naturale, di giorno, è riflessa dalle pareti esterne all’interno, nelle aree di lavoro. La sua strana forma non è solo un’immagine per catturare l’attenzione, come sarebbe accaduto a un’opera postmoderna, ma è il risultato di quasi tre anni di esperimenti e ricerche. Poiché coordina tutte le diverse funzioni interne, lo si può definire come “autoregolante”. Poiché risponde al suo immediato intorno, lo si può definire come “autorganizzante”. Poiché fornisce back-up o “ridondanza”, in risposta agli errori o a eventuali disfunzioni nelle sorgenti di energia, è in qualche modo “autodiagnosticante” e “autocurante”. Queste capacità sono finora state riscontrate solo negli organismi viventi! Per citare Jan Kaplicki, “non eravamo interessati a colpire il pubblico con una nuova forma spettacolare, ma semplicemente a sviluppare un nuovo modo di pensare”. Sembra che con l’avanzare della tecnologia ci si avvicini sempre più alla natura. Negli ultimi anni, in cui sono stato in pensione, ho avuto tempo e opportunità di mettere a punto dei progetti per il futuro. Sebbene alcuni dei progetti illustrati possano sembrare di primo acchito speculazioni, immagini romantiche del Postmoderno, vi posso assicurare che ciascuno di essi è stato sviluppato con uno scopo e un programma teso a soddisfare funzioni umane. Ciascun progetto è inoltre soprattutto una dimostrazione di una diversa tecnologia edilizia che sarà applicabile in futuro. I Modernisti cercano una tecnologia del futuro, cosa essa può fare per loro. Cosa loro possono fare per essa? Quali saranno le sue caratteristiche uniche? Il suo potenziale? I suoi limiti? In che modo questa tecnologia funzionerà meglio di un’altra? Come si potrà esprimere dal punto di vista architettonico l’utilizzo di una tale tecnologia? Segue prossimamente con la II Parte.

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T

pagina a fianco sopra/opposite page top, Santiago Calatrava, Bach de Roda-Felipe II Bridge, Barcelona; Nicholas Grimshaw, Eden Project, Saint Austell; in basso da sinistra/bottom from the left: Joseph Paxton, Crystal Palace; Walter Gropius, Bauhaus; Eero

he Continuum of Modern Architecture Sponsored by the Congress of International Modern Architects

he central theme of this article (editions note; published in two parts) is an T outgrowth of my book of the same title, published by l’Arca Edizioni, 1995. It is a continuum that I observe in the progress of the Modern Movement in architecture from its beginnings at the start of the 20th century, through the present and thence into the future. In this article I use consistently the word Modernity which by definition refers to the present or the current in experience, thought and ideas, behavior and methods pertaining thereto. Although each period in history, of course, could have claimed the modernity of its own time, the epoch of modernity is seen as an epoch in itself. Any discussion of the development in architecture is best understood in the context of its own socio-cultural background. I have based my views of such a background on those of the philosopher Ken Wilber as stated in his recent book Integral Psychology. Here he outlines the transitions from pre-Modernity to Modernity, from Modernity to post-Modernity and from post-Modernity to future-Modernity. Accordingly, each phase emerges from that preceding, as he puts it, with bright promise, i.e., “the good news.” Although certain of these valuable contributions may be retained and incorporated by the next, failures to live up their promise to keep up with the change or for other misperformance, i.e. “the bad news,” will be discarded. The epoch of modernity is said to have begun in Western Europe about the year 1500 AD. It was Galileo who asserted his freedom in opposition to Papal authority to pursue independent scientific investigations. This challenge established for modernity its primary achievement, which Wilber notes as the differentiation of the spheres, whereby the sphere of human inquiry, such as that of science, became independent from that of religion and from that of the arts. In 18th century France the “Age of Enlightenment” proclaimed the superiority of reason over ignorance, order over disorder and science over superstition. The 19th and 20th centuries gave rise to liberal democracy, humanistic ideals, and extraordinary advances in science. This is referred to as “the dignity of modernity,” i.e., “the good side.” The “bad side” was to surface later. Pre-Modernity We will trace this pattern of development in the history of architecture which however has its own frame. Modernity of architectural terms however emerged only on the 20th century. 19th-century-architecture is considered as pre-modern and, as we know, refers to the “Ecole des Beaux Arts” known for its morbid devo-

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■ Nella

by John M. Johansen

tion to eclecticism of Greco-Roman styles. Design was quoted as “tasteful composition of architectural elements.” Eventually, to quote Arthur Drexler of the Museum of Modern Art, “the Ecole des Beaux Arts faded away for it was unable to deal with the problems of the Modern World.” The ferocity of the industrial revolution forced the Arts to withdraw and declare “art for art sake.” They failed to identify with, or share the changing sensibilities of contemporary life. As inspiration, the Beaux Arts could not sustain the spirit to stir men’s blood. The broad socio-cultural background of the industrial revolution was entering its influence on architecture and the transition from pre-Modern into Early Modern was forecast. Even during the reign of Ecole des Beaux Arts, there were stirrings of a new vitality investigations inspired by the new industrial materials and structures. Although there were vestiges of the Beaux Arts, in styling, rationalized prefabricated cast iron and glass in Paxton’s Crystal Palace, 1851, the slender steel and glass seen in Brumell’s Paddington Station in London, 1852, and Louis Sullivan’s office building in Buffalo, 1886, the first complete steel skeleton, are striking examples of the New Modern Spirit. This new spirit became the driving force of the first phase, i.e. Early Modernity. It was a spirit of change and of new beginnings. For the architect it was an extension of his human capacities of restless curiosity, and freedom of inquiry. It was a challenge to his inventiveness and ingenuity. Modernity to him was a new way of seeing, of thinking, of feeling, and through pre-living a new way of life, of offering a new way of life to others. The modernist continued to rejoice in creating buildings of higher technical performance, in ever expanding diversity of aesthetic expression and in expansiveness without precedence. Modern architecture, as the earlier pioneers clearly insisted, was not to be a style but a movement. This movement, representing the most disparate vocabularies such as those of Wright, Le Corbusier, Mies, Gropius, and Aalto could not in no conceivable way be homogenized into a style. Certainly the book The International Style by Hitchcock and Johnson, which saw the Modern Movement primarily as a style, was a gross misinterpretation. I speak now of the socio-cultural background of Early Modern. For Frank Lloyd Wright it was in part his romantic view of the American frontier and the philosopher Walt Whitman as exemplified by his Usonia Cultural Movement, 1913. His designs for Broad Acre City, though not urban in character, could be seen as “Modernity in the American grain.” American industrialism and the machine he also accepted as the conditions of this time but only so far as they could be put to human purposes, as stated in his famous lecture, “the Art and Craft of the

Machine.” Other of his early works are the Larkin Building and his Tokyo Hotel, 1915. With his “honest arrogance,” Wright, as I knew him, was fiercely independent, original and outrageously humorous. As early as 1910, his buildings and philosophy became influential through his “portfolios,” received enthusiastically in Berlin. In Europe, 1910-1940, Early Modernity took a different tack. CIAM had been organized by a number of the “early pioneers,” whom we knew as Le Corbusier, Gropius, Mies, Aalto and Sert. CIAM sought to create a “new architecture of universal validity.” The principles they codified were those in a spirit of revolution a complete break with historic styles, social responsibility, problem solving, openness to nature, functions as ordering device, rationalism, and deductive thinking, use of advanced building technology, integrity of structure and materials and designing from realistic criteria to then naturally evolving form, i.e. “design from the bottom-up.” Other aims were a rapprochement of art and “industry”, sacrifice of personal idiosyncrasies to teamwork, their belief was in progress, their faith was in the future, and their spirit was of their time; “zeitgeist,” as the German said, or as Le Corbusier said, “Esprit Nouveau.” For a broad and spirited statement of modernity in architecture, I quote the British critic and author Dennis Sharp; “the architecture of the 20th century is the architecture of modernity of the International Modern Style. It grew up as part and parcel of the sensibility of an age in which, in most creative moments, at least, was optimistically concerned with innovation, with science and experiment, social progress and personal well being as well as with aesthetic endeavor.” Examples by the early works of these pioneers in Europe may be as follows: for Le Corbusier, it would be his Ville Savoye, 1928, which expresses the pristine geometry placed against a vernal landscape of nature. The Bauhaus by Gropius, 1926, is still fresh in its vocabulary of industrial building elements, yet in a maturity and command of architectural clarity. In 1928, Mies’ Tugendhat House was completed, offering new special experiences by means of simple articulation of separated wall elements, large glass and polished spindle columns. Aalto, representing the Nordic expression of the Modernist principles, emphasized the romantic aspects of irregular more natural organizations combined with regional wood crafting. High Modernity At the end of World War II, 1945, despite some four years of interruption, the Modern Movement went into high gear; into a phase referred to as High

Saarinen, TWA Terminal, New York. Sotto/below, Frank O.Gehry, Bilbao Guggenheim; Richard Rogers, Antwerp Law Courts; in basso da sinistra/bottom fro the left: Richard Rogers, Lloyd’s Building, London; Moshe Safdie, Habitat, Montreal;

Louis Kahn, Salk Institute, La Jolla. Nelle pagine seguenti/following pages, Bernard Tschumi, Congress Center, Rouen; Jean Nouvel, Tour Sans Fin, Paris; Kisho Kurokawa, Fukui Art Museum.

Modernity. It was a fusion of the two phases as the first generation pioneers continued their careers alongside those of the upcoming second generation. Team X, an international group of younger architects, organized by the Smithsons of London, as formally entrusted to take over the reins of the CIAM conference in 1950; a changing of the guard as it were. At this point, the already established guidelines were to be reviewed. With the passing of time, the defiant revolutionary spirit was no longer a motivating force. Instead, the second generation sought for the Modern Movement, “a place in history.” Functionalism and rationality as disciplines were relaxed while more humanistic concerns were applied to urban design. The paradigm for architecture was no longer the machine but the organism as ordering device in design. A totally new concern and factor in design is the environment and “Eco Tech,” which sought to reverse the growing threat of technology to ecology to that of cooperation. Buildings were changing from static to kinetic to cybernetic. It is noteworthy that those modern guidelines put forth during Early Modernity remain basically those to which architects of High Modernity still adhere. These are: social responsibility, problem solving, function as ordering device, use of rational and deductive thinking, use of advanced building technologies. They engage in teamwork experimentation respect, integrity of structure and materials and design from “the bottom-up.” Art and industry are even more closely engaged. They believe in progress and have faith in the future. It is noteworthy that within a framework of those principles there has been a great diversity of expression and of individual ventures, adventures, investigations, and expressions. Among these are: neo-classic, ad-hocism, building systems, imagery, brutalism, monumentality, geometrics, biomorphics, organicism, and high tech. Examples of nearly all these I will mention can certainly be called modern. Representing High Modernity I rightfully list first examples of the continuing mature work of the pioneers. The later work of Walter Gropius is part of the firm TAC, The Architects Collaborative. Their cooperative effort resulted the USA Embassy building in Athens, which expresses the classic dignity of its diplomatic purpose; yet with dynamic space and form. Le Corbusier’s later work is seen in Ronchamp, an outrageously expressive use of imagery derivative of the ancient dolmen. This alone shatters the conventions of “Modern Rectangularities.” Mies when confronted with industrially processed rolled steel forms, designed

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the Seagram Building. Totally rational and totally simple and spare, it was described by the critic Vincent Sculley as “something that must have wandered into New York City from some unknown higher civilization.” Works of Wright’s later career are certainly his Johnson Wax Building, 193639, and Falling Water, 1936, two masterworks of structural and special innovation. Finally, the climax of his career, the Guggenheim a nautiloid organization adapted skilfully to serve as a museum. Of the various ventures, or possibly misadventures, within the Modern Movement was that of neo-classic. Though distinct from the deceased Ecole des Beaux Arts, we can mention the theatres by Harrison Abramovitz and Johnson at Lincoln Center and Edward Stone’s building at Columbus Circle. Although a high tech precast construction, I might admit my USA Embassy in Dublin, Ireland. Imagery and biomorphism is evident in Saarinen’s TWA Terminal. As Saarinen was influential as a jurist, it is not surprising that Jørn Utzon won the competition to design the biomorphic image for the Sydney Opera House. These and other organo-morphic designs were final nails in the “modern box” coffin. Prefabrication was a fascination to Safdie when he designed Habitat at Montreal Expo in 1970. This was an immense, skilfully ordered accretion of prefab dwelling units. Brutalism is seen in the Smithson’s Hunstant School, in Rudolph’s Art and Architecture Building at Yale and in Marcel Breuer’s powerful concrete forms at IBM France, and the Whitney Museum, New York City. Monumentalism survives and contributes to the Modern Movement in Louis Kahn’s Salk Center in California. His USA Embassy in Bangladesh draws upon the power of geometrics, while his Richard Medical School in Philadelphia exhibits that unique clarity of architectural spaces, alternatively “serviced or served.” Another excursion into biomorphics was made separately by Fredrick Kiesler and myself. Kiesler ‘s creation was well known as “the Eudless House,” 1958, of highly sculptural stilted enclosures. My experiments in thin concrete shells, 1955, lead to projects of almost botanic character, in which inter-folding petals enclosed habitable spaces. At Wellessley College, Rudolph designed for delicacy of articulation and romantic silhouette against the sky, which he admitted with some joy, was “picturesque.” In England, James Stirling’s great work at Leicester Laboratories, 1959, is a powerful juxtaposition of functional elements, with glass casually scribed as though an afterthought to keep out the weather. Archigram, with Cook, Webb, Chalk, Crompton, as well as Price, with their ideas and drawings, though never built, unleashed their imaginations to stimulate many of the profession, including myself. Borrowing, for inspiration, from other fields of higher technology has been gratuitous. My design of the Oklahoma Theater Center, 1966-built 1970 was organized according to electronic assemblages or components, subcomponents, and circuiting. Described otherwise as a three dimensional bubble diagram actually built. Exposing and calibrating structural and mechanical equipment it was , I am told, influential to Piano-Rogers at Pompidou Center. Frank O.Gehry tells me he has likewise drawn from this building. Truly an American genius, Bucky Fuller has been greatly influential among modernists here in the USA, but most extensively in Britain and Japan. He represents in the Modernist Movement that tireless curiosity to investigate, invent, experiment, and build. His geodesic dome at Expo Montreal with an overhead railway piercing its fragile transparent membrane, was Paxton’s Crystal Palace, but indeed updated. The Japanese architect Kurokawa employed the theory of the closed system in

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ordering his apartment building of similar dwelling units on a structural and service system. Another Japanese venture into High Modernity was “Metabolism.” This unusual effort reflected a new Japanese lifestyle, was built of high-tech and was dedicating to preserving Japanese much honoured Buddhist philosophy. The recent appearance of highly imaginative engineers is now not only knowledgeable about structures but the environment. Among other firms, that of Ove Arup centered in London has over 50 other offices serving architects around the world. It may be said that it is such engineers who are actually leading the finer architects practicing today. Their work in light, tensile structures may be seen at Lloyds of London and at Princeton Lab both by Lord Richard Rogers. Floor platforms are suspended from great steel arms at the Hong Kong and Shanghai Banking Corporation Headquartersby Lord Norman Foster. New kinetic sun shuttering devices now appear on the Financial Times Building and the British Pavilion both by Nicholas Grimshaw. Other shuttering as new devices of service as well as aesthetic element appears on the Menil Gallery designed by Renzo Piano. Recent environmental engineering for the control of interior climates is fascinating. Ove Arup’s offices produce color-coded computer analysis to simulate the anticipated temperature changes as a factor in the entire design process. Environmental engineering is now an established addition to the disciplines of our Modern Movement. The combined, interrelating, interacting structural and mechanical services have been referred to as “the new organism.” There are a number of other brilliant Modernists practicing in other various countries: in the UK, there is Michael Hopkins and Jan Kaplicki; Arthur Erskine of Sweden, Santiago Calatrava, architect and engineer in Spain, Stephan Behnisch of Germany, Giurgola and Seidler of Australia, Arthur Ericson of Canada, Jean Nouvel of France, Jørn Utzon of Denmark, Niels Torp of Norway, Fumihiko Maki and Kenzo Tange of Japan and so on. This array of talent shows dramatically the expansiveness and diversity of expressions among the High Modens. Yet beneath all these various investigations or ventures are to be found those basic principles of the Modern, i.e., service, problem solving, high tech, structural and material integrity, humanism, team work, and a spirit of our time. Although certain extreme diversions may have shone post-Modern tendencies, it appears that mainstream High Modern architects will in most cases develop into Future Modern. In his recent book, the philosopher Ken Wilber writes with clarity of the shift in broad philosophical terms, from Modernity to Post Modernity. He states that “Post Modernity is the leading edge of today’s cultural revolution.” As the background from which Post Modern architecture grew, we are obliged to acknowledge the school of thought led by certain French intellectuals. These few railed against rationalistic and scientific values, of brutalities of industrial capitalism, warfare, and authoritarism, as “the bad news” of the Modern Era. The positive contributions of post-Modern, their “good news” are their concepts of all-inclusiveness and pluralism. Human understanding and depth of meaning, they believed, derived from personal interpretation. Reality is not to be taken at face value but mentally processes, i.e. “constructivism.” Meaning is context dependent, i.e. “contextualism” and that cognition is the result of composite views, i.e. “integral perspective.” Or, as Wilber describes it, “the holistic nature of consciousness.” The influence of the new physics; the theories of indeterminacy and quantum have oriented our views as well. There are valuable contributions, “the good news.” However, within a very short time extremists of Post Modernity totally misdirected their basic aims. Robert

Alter, reviewing the book The Tunnel by William Gass, considered to be the definitive work on Pomo philosophy, reports that depth of meaning reverted to superficiality. There remained no distinctions of moral or ethical values, no spirituality, no consciousness, no belief, faith nor spirit. “Constructive Pomo,” says Wilber, “slide into nihilist deconstruction Pomo, when the pluralist embrace turned into rancid levelling of all qualitative distinctions.” Deconstruction, by definition, disavows all structures, i.e. hierarchies of values, ideas, principles, authority, truth, and reality. One thing is as good as another, “it is all a matter of personal interpretation.” This is indeed “the bad news.” Instead of profiting from those valuable contributions of Constructive Pomo, it is not surprising that architects exposed to the negative aspects of this philosophy were rather bewildered but made what they could of it in architectural terms. A few early designs were foisted onto our profession by Philip Johnson at the exhibit “Deconstructions” he organized at MoMA, where Deconstruction was explained blithely as a “sensibility,” whatever that may be. The tragedy is the countless young architects and innocent students whose valuable creative talents have been squandered; their work, in general, to be seen as a piteous disappointment, if not a disaster. Add to this, theoretical architectural discourse, wearisome endless discourse, which in closer more recent view has been criticized as “detached, irrelevant, and elitist.” The corruption of the well meaning Post Modern philosophy was reflected in architectural works. Far from understanding what the depth of true symbolism is, Post Modernists dealt with tenuous metaphors, visual references and effects. Charles Moore, influential as Dean of Architecture at Yale, popularized for wall design “Super Graphics.” Strangely, after completing this admirable design for “Sea Ranch,” CA, his work degenerated to his “Piazza Italia,” a neo-Roman stage set. For comment, I quote the much respected Kenneth Frampton. “Post Modern proclaims legitimacy on superficial forms but not on structural nor organizational forms.” Which is to have discounted these attributes essential to architecture during the past millennia. As another example of superficiality is the Cortland City Hall, by Michael Graves, which displays meaningless ornamental ribbons. Of this Frampton again comments, “he is designing an objét d’art” and further describes the Disneyland by Graves as “a painted concrete billboard... the work is not tectonic, but scenic.” Robert Venturi offers us his sophistries on “the decorated shed.” With Scott Brown, they releases thei book Learning from Las Vegas, i.e. the familiar populism; the levelling of tastes. Another revealing perversity was “The Cult of the Ugly.” Frank O.Gehry’s Bilbao Museum, however, deserves serious consideration. If I were to come upon this huge powerful image, it would, as they say, “Knock my socks off.” It was intended, and rightfully serves, as a popular attraction, similar to the Pompidou Center, or for that matter, St.Peter’s in Rome. Bilbao is primarily a giant sculpture, reproduce by CAD from a small model of sheet metal. The design development production management and fabrication by CD is certainly an innovative technical achievement in the Modern Spirit. The interior view of Bilbao reveals, however, that these free floating metallic shells do not structurally support themselves as a pure sculpture would intend, but must be braced by struts. True architecture of structural integrity would not resort to this. Starting with the visionary sculptural image, they desperately sought some way to build it, this is clearly design, “from the top down.” More advanced techniques are used by Columbia students, who now design virtual images entirely on computers. They are no longer beholden to discipline. And as the brilliant morphologist, Haresh Lalvani states, “these digital visualizations all conceived in virtual space, are admittedly spectacular but are conceived from ‘top down,’ neither informed by construction methods nor by properties of physical material.” When these students can test those images for their material and structural performance, and have them serve some function, we will welcome them as the Future Modernists.

It is amusing to learn that these new curvaceous and provocative forms, now designed by Gehry, Eisenman, Hadid, Libeskind, and others have been identified by “Vision Magazine” as “the new style shift,” which ha sprung from a recent disillusionment with both Modern and Post Modern designs. With these popular seductive forms the threat noe is that commercial interests are increasingly controlling design. In his article Hitting the Headlines, Peter Davey of “Architectural Review” warns that “architecture may be taken over by the popular media, thereby neglecting its essential purposes and our calling as architects.” As we anticipate and prepare for the next phase, Future Modernity, how will we recognize this developing socio-cultural background from which it will emerge? Some of these developments are all too familiar. Globalization resulting from closer communications will bring us closer to holistic world culture. In a new allinclusiveness of cultures, values may be relative and contextual. A growing bond among the separate cultures may be found in the common urban realm of basic primordial special symbolism, and in our bonds with nature. As the “service art,” architecture will develop surprisingly new building types; perhaps not to be referred to as buildings as we know them. In any case structures will be stronger, lighter in weight, cheaper, and of greatly improved performance. In this effort, it appears that it may be not architects, but rather engineers who are grappling with new building techniques and solving new problems in service to mankind. Such works certainly will qualify as modern. In efforts to conserve and collaborate with nature, we may consider probably the most significant project of the last decades, “The Green Building.” As a demonstration of a totally new way of thinking in the future, this proposal was made primarily by the structural and environmental engineers, Ove Arup of London working with the architect Jan Kaplicki. This oddly shaped office building, lightly supported on three legs, was designed for maximum performance of life supports by the minimum expenditure of structure, materials, maintenance, and cost; or as it were with economy of means. Its interior climate involving heat, ventilation, natural light, and power services, essentially maintains itself with no heavy and costly conventional mechanical equipment. Double membrane exterior walls by natural draft equalize temperatures. Natural light during the day is reflected from the exterior walls back to work areas deep in the interior. Its odd shape is not simply an eye-catching image as would have been proposed by a Post-Modernist, but the result of some three years of painstaking experimentations and research. As it coordinates its various interior functions, it may be known as “self regulating.” As it responds to its immediate environment, it may be known as “self organizing.” As it provides back-up or 2redundancy” in response to failures and other malfunctions in power sources, it is to some extent “self diagnosing” and “self healing.” These capacities or faculties have been recognized until now only in living organisms! To quote Jan Kaplicki, “we were not interested in impressing the public with a startling new form but simply developing a new way of thinking.” It seems that as technology advances, the closer we are drawn to nature. In the past few years of my retirement, there has been time and opportunity to design projects for the future. Although some of the projects illustrated you may at first consider specious, romantic images of Post-Modern, I assure you that I each case the project was developed with a purpose, and a program to satisfy human functions. Each project is also first and last a demonstration of a separate building technology which will be applicable in the future. The Modernists asks of a future technology, what can I do for him? What can he do with it? What will be its unique characteristics? Its potential? Its limitations? How will this technology perform better than another? As though by its own collaboration, how will the technology allow itself to be architecturally expressed? Soon following Part II.

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La fabbrica della musica New Auditorium in Rome ■ Schizzo

preliminare del progetto del nuovo Auditorium di Roma, inaugurato la primavera scorsa. ■ Preliminary sketch of the new Rome Auditorium that opened last spring.

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inalmente ce l’hanno fatta. Finalmente ce la abbiamo fatta. La costruzione dell’auditorium a Roma ha rappresentato F la più grossa scommessa per l’architettura italiana in questi ultimi venti anni. Perderla voleva dire dichiarare che in questo Paese non c’era più speranza di costruire un’opera pubblica di grande dimensione e di qualità. Per realizzarla si erano coalizzate la volontà del Comune di Roma e dello Stato Italiano. Un sindaco ci aveva puntato il suo prestigio e la sua carriera politica. Si era chiamato il più bravo e famoso architetto di cui disponiamo. Si era attrezzata una fortissima lobby di uomini di cultura che a gran voce dichiaravano la vergogna di una Capitale senza un auditorium degno del nome. E soprattutto c’era stata la concomitanza dei programmi per Roma Capitale e del Giubileo di fine millennio. Se non ce l’avessero fatta, se non ce l’avessimo fatta non ci restava che chiuderci nella più cupa disperazione. Quando si sarebbe riformata, nel pallottoliere della storia, la combinazione Woityla, Rutelli, Piano, Veltroni? Eppure, nonostante gli auspici del cielo, si è fatto di tutto per perdere la partita. Credo che, nelle scuole di management, o di gestione della pubblica amministrazione, il caso auditorium debba essere studiato con la massima attenzione che si riserva ai folgoranti successi e alle brucianti sconfitte. Un concorso non privo di polemiche, per una serie di strani accoppiamenti tra studi internazionali e gruppi nazionali di progettazione. Un cantiere messo in discussione dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per l’uso inconsueto di una tecnologia - il legno lamellare - adoperata con successo in tutti gli altri Paesi civili. Poi l’alt della Soprintendenza per il ritrovamento di un ennesimo reperto che doveva essere valorizzato opportunamente. Una villa romana: che sorpresa, trovare a Roma una villa romana! Naturalmente, subito dichiarata come sempre avviene per ogni ritrovamento sia pur minimo di immenso valore. E infine le conseguenze di una aggiudicazione dei lavori con un ribasso ai limiti dell’indecenza e di una gestione del cantiere affidata alla volontà eroica di pochi valorosi piuttosto che alla teutonica professionalità di un organizzato gruppo di lavoro. Per non parlare di tutti gli interrogativi derivati dalla parcella per la progettazione dell’esecutivo che pare abbia impedito che ditte del calibro e della professionalità di Arup, potessero intervenire, come avviene in tutti i Paesi civili, a garanzia della eseguibilità dell’opera.

Progetto: Renzo Piano Building Workshop

Già, chissà perché in Italia le opere pubbliche si debbano realizzare al minimo prezzo. Come avviene in tutte le partite disperate, vinte in extremis, in gran parte dobbiamo ringraziare lo stellone italiano, poi lo sforzo del Comune di Roma e, infine e soprattutto, la caparbietà con la quale Renzo Piano ha difeso il suo progetto da tutti i concomitanti attacchi. Qualsiasi altro architetto sarebbe stato stritolato nel tentare di difendere i suoi tre mouse, come sono state oramai affettuosamente battezzate dai non addetti ai lavori le tre sale concerti da 700, 1200 e 2700 posti . Per farlo ha puntato i piedi contro i diktat delle istituzioni, mettendo sul tavolo tutto il proprio prestigio internazionale ed è ricorso a tutta la sua consumata capacità affabulatoria per conquistarsi l’opinione pubblica: mai un lamento o un urlo neanche sotto tortura. Grande incassatore, eccezionale combattente. Ha piuttosto parlato di cassa armonica per giustificare la forma inconsueta degli edifici, ha richiamato le cupole di Roma con uno spregiudicato quanto immaginifico accostamento formale, ha affermato che gli edifici sono stati ricoperti in piombo per sembrare essere del luogo, “come se ci fossero sempre stati”, con una dichiarazione sorprendentemente accolta da tutti senza riserve (e per fortuna non vera: che senso avrebbe costruire qualcosa che fa di tutto per non dichiarare il suo esserci? E poi i tre mouse come mai potevano essere del luogo?), ha inserito tra le bellezze del sito i poveri resti della villa romana, subito proclamata monumento con cui dialogare, oltre che sottaciuto viatico per placare le anime dei reazionari. Una operazione abilissima, un insegnamento per il quale dovremmo essergli eternamente grati. Che rende trascurabili anche alcune piccole sgrammaticature, che possiamo interpretare come concessioni a questo maledetto storicismo romano che soffoca molta della nostra architettura: copertine in travertino, finte architravi sempre in travertino, retorica presenza, a volte incombente, delle masse murarie. Minimi guai forse resi più evidenti dal fatto che la sala da 2700 posti, sicuramente la più efficace e spazialmente interessante, anche per un vago omaggio a Scharoun, non è stata ancora completata. Ma, come dicevamo, l’analisi architettonica dettagliata di un’opera così bella e moderna è secondaria. Ben altre questioni sono in ballo quando in un evento emblematico come questo si deve mettere in gioco addirittura la speranza nel futuro della nostra architettura. Luigi Prestinenza Puglisi

Credits Project: Renzo Piano Building Workshop Competition1994 Design Team: K.Fraser (architect in charge), S.Ishida (senior partner), with C.Hussey, J.Fujita and G.G.Bianchi, L.Lin, M.Palmore, E.Piazze, A.Recagno, R.Sala, C.Sapper, R.V.Truffelli (partner), L.Viti, G.Langasco (CAD operator) Consultants: Ove Arup & Partners

(structure and services); Müller Bbm (acoustics); Davis Langdon & Everest (cost control); F.Zagari, E.Trabella (landscaping); Tecnocamere (fire prevention) Design Development 19941998 Design Team: S.Scarabicchi (partner in charge), D.Hart (partner), M.Varratta with S.Ishida, M.Carroll (senior partners) and M.Alvisi, W.Boley, C.Brizzolara, F.Caccavale, A.Calafati, G.Cohen,

I.Cuppone, A.De Luca, M.Howard, G.Giordano, E.Suarez-Lugo, S.Tagliacarne, A.Valente, H.Yamaguchi; S.D’Atri, D.Guerrisi, L.Massone, M.Ottonello, D.Simonetti (CAD operators); D.Cavagna, S.Rossi (models) Consultants: Studio Vitone & Associati (structures); Manens Intertecnica (services); Müller Bbm (acoustics); T.Gatehouse, Austin Italia (cost control); F.Zagari, E.Trabella (landscaping);

hey have finally done it. We have finally done it. The conT struction of the Rome Auditorium was the biggest gambol Italian architecture had taken over the last twenty years. Losing it would have amounted to saying that Italy had absolutely no chance of building a major public work of real quality. The Rome City Council and Italian Government pooled their resources to make sure it was not too much of a gambol. A Lord Mayor placed his reputation and entire career on the line. The best and most famous Italian architect was commissioned to carry out the design. An extremely powerful lobby of men of culture joined forces to express their indignation at the fact that the Capital did not have an auditorium worthy of the name. The entire project also coincided with plans for Rome as the Capital and the Jubilee celebrations at the end of the millennium. If they had not built it, if we had not built it, we would have had no choice but to bury our heads in shame. When else in history would a combination of men like Woityle, Rutelli, Piano and Veltroni have pooled their resources? Yet, despite the very best of intentions, the utmost was done to ensure it was a flop. I think the auditorium affair ought to be studied at business and public administration schools with the same kind of attention usually reserved for dazzling successes or sad failures. A competition shrouded in polemics due to a series of strange combinations of international firms and Italian design teams. Building work criticised by the Higher Council for Public Works for the strange use of a form of technology - laminated wood - used quite successfully in every other civil country. Then the halting of the works by the Superintendency when yet another historical relic worth saving was discovered on the site. A Roman villa: what a surprise to find a Roman villa in Rome! Needless to say, as in the case of every other even marginal find, it was immediately declared to be of immense value. Last but not least, the lowering of the budget to an almost embarrassing figure and the heroic building work of a few brave men rather than the professional expertise of a wellorganised construction team. Not to mention all the discussions over who was to be paid how much for the design work, so that firms of the calibre of Arup were prevented from taking part, as they would have in any other country, to ensure the work could actually be carried out. Why is it that public works in Italy always have to be carried out spending as little as possible?

Tecnocons (fire prevention); P.L.Cerri (graphic design) Construction Phase 1997-2002 Design Team: S.Scarabicchi (partner in charge) with M.Alvisi, D.Hart (partner) and P.Colonna, E.Guazzone, A.Spiezia Consultants: Studio Vitone & Associati (structures); Manens Intertecnica (services); Müller Bbm (acoustics); Techint/Drees & Sommer (site supervision); Poltrona Frau (furniture); iGuzzini

Illuminazione (lighting) Main Contractors: A.T.I., Impregilo, Colombo Costruzioni Laminated Wood: Kaufmann Holz Mechanical Plants: Aerimpianti, CMA Lifts: Ceam, Otis, DDR Painting: Color System, Ivas Waterproofing: Bartoli Frameworks:

Enviai Parquet Floors: Ali Suspended Floors: Gasparini System Moquette: Liuni Bronze Frameworks: Capoferri Panels: Polvanesi Client: Città di Roma

Like any game won at the last minute, we need to thank our lucky Italian stars, not to mention the Rome City Council and, last but not least, the dogged determination with which Renzo Piano protected his project against attacks from all sides. Any other architect would have collapsed under the pressure of trying to defend his three “mice”, as the three 700, 1200 and 2700 seat concert halls are now affectionately referred to by the public at large. To do so he had to fight off the institutions, placing his own international reputation on the line, and using his famous gift of the gab to win over public opinion: never a cry or complaint, even when he was being tortured. His can certainly give and take a great punch. He preferred instead to talk about a loud speaker to justify the buildings’ strange shape, he referred to the domes in the city of Rome as a bold and colourful stylistic comparison and pointed out that the buildings were covered in lead to make them fit in with their surroundings, “as if they had always been there”, including rather surprisingly and to nobody’s consternation (although, fortunately, it was not true: what would be the point in building something that does all it can to not make its presence felt? And any how, how could three mice be part of the setting?) the remains of the old Roman villa in the list of local treasures, immediately referred to as a monument with which to interact, as well as sort of viaticum designed to keep the reactionaries happy. An extremely clever operation, a lesson for which we should all be eternally grateful. Justifying even the odd note off key, that we might take as concessions to the kind of Roman historicism that stifles much of our architecture: travertine roofs, imitation architraves again made of travertine, the rather rhetorical and at times cumbersome presence of large walls. Little hiccups probably made more obvious by the fact that the 2700-seat hall, certainly the most attractive and spatially interesting, partly due to a vague homage to Scharoun, has not been finished yet. But, as we said, a detailed architectural analysis of such a beautiful, modern work is of secondary importance. There is much more at stake with an emblematic event like this actually calling into question the very future of Italian architecture.

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del cantiere per la costruzione dell’Auditorium, la cui realizzazione, dopo il concorso bandito nel 1992, è avvenuta tra il 1997 e il 2002.

■ Stages

in the building work on the Auditorium, whose construction took place between 1997-200 following a competition launched 1992.

Gianni Berengo Gardin

■ Fasi

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■ Sezione

longitudinale del modello sulla sala da 1200 posti; in basso, planimetria generale.

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■ Longitudinal

section of the model of the 1200-seat hall; bottom, site plan.

■ Sezione

del modello della sala da 2700 posti; in basso, pianta delle coperture.

■ Section

of the model of the 2700-seat hall; bottom, plan of the roofs.

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■ L’esterno

rivestito in piombo della grande cassa armonica che contiene la sala principale da 2700 posti. La tre sale (2700, 1200, 700 posti) sono strutturalmente separate per favorire l’isolamento acustico.

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■ The

outside of the leadclad “loud speaker” holding the 2700-seat main hall. The three halls (2700, 1200, 700 seat) are built separately to favour sound insulation.

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Moreno Maggi ■ Ogni

spazio di questa “città della musica”, sia interno che esterno, è concepito in funzione del fare e dell’ascoltare musica. In queste pagine, la grande cavea ad anfiteatro che costituisce una piazza pubblica per incontri e concerti informali, contornata dai volumi delle tre sale e gli altri spazi coperti che

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comprendono, oltre agli auditori, un museo di strumenti musicali, gli uffici, una biblioteca e negozi specializzati, e, con una variante di progetto dovuta alla scoperta nell’area di una villa romana del IV secolo d.C., un museo che ospita i reperti storici trovanti durante il cantiere.

■ Each

space in this “city of music”, both inside and outside, is designed with a view to making and listening to music. These pages, the large amphitheatre forming a public plaza for casual meetings and concerts surrounded by the structures of three halls and other covered spaces including the auditoria,

museum of musical instruments, offices, library and specialist shops and (due to a variation on the project following the unearthing of a 4th century A.D. Roman villa) a museum holding historical relics found during building work.

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■ Particolare

e sezione del modello dell’attacco della copertura ai muri perimetrali. ■ Detail and section of the model showing how the roof is attached to the perimeter walls.

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■ Particolare

del rivestimento in piombo delle coperture che poggiano su una struttura di capriate in legno lamellare. Sotto, vista della cavea esterna.

■ Detail

of the lead cladding of the roofs resting on a frame of laminated wooden rafters. Below, view of the outside arena.

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■ Pianta

a livello della galleria e, in basso, pianta a livello della platea della sala da 2700 posti. ■ Plan at circle level and, bottom, plan at stage level of the 2700-seat hall.

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■ Sezione

longitudinale e pianta dei controsoffitti della sala da 2700 posti. ■ Longitudinal section and plan of the double ceilings of the 2700-seat hall.

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queste pagine, viste della sala principale, riservata ai concerti sinfonici. La scena centrale ha una configurazione modulabile in grado di adattarsi a diverse esigenze sia di orchestra che di coro.

Come le più famose sale da concerto appartiene alla categoria “a vigneto”, la cui struttura riprende il terrazzamento dei vigneti, garantendo un’acustica e una possibilità di concentrazione all’ascolto di prima qualità.

■ These

pages, views of the main hall devoted to symphony concerts. The main stage can change shape to cater for the varying requirements of the orchestra and choir. Like all the most famous concert halls it has a

“vineyard” configuration to guarantee first-rate acoustics and listening conditions.

Gianni Berengo Gardin

■ In

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La città dello spettacolo Performing Arts in Philadelphia

n casi come questi, del nuovissimo Iming Kimmel Center for the PerforArts di Philadelphia, PA, e di numerosi altri che, mutatis mutandis, è dato di incontrare con frequenza sempre maggiore in giro per il mondo negli ultimi anni, risulta veramente difficile isolare gli aspetti fisici, cioè quanto si vede alla fine costituito, direttamente con i propri occhi, dall’insieme sofisticato e intelligente di procedure e strategie ogni volta originali che l’hanno reso possibile; le quali così finiscono con l’esserne parte integrante, o addirittura e meglio una specie di chiave di volta. Architetture portate e richieste dalla trasformazione: la loro complessità va ormai di gran lunga al di là degli aspetti strettamente compositivi (il gioco sapiente e magnifico dei volumi sotto la luce), che pure sussistono dando luogo, se ben trattati, a esiti nuovi e raffinatissimi; i progetti affrontano di petto i possibili destini di una società che cambia con ritmi fino a ora sconosciuti, definendo e mettendo in atto programmi mai visti, che certo non esitano a far piazza pulita di consuetudini e rigidità istituzionali con la determinazione e il rigore che soltanto possono essere sostenuti da un grado di eticità e da uno spirito di servizio assai elevati. Quanto si potrebbe, e dovrebbe, imparare: invece di perseguire,

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come si fa imperterriti in Italia quasi sempre anche in questo nuovo (?) millennio, logiche infime di speculazione immobiliare e finanziaria: scappare con la cassa fin che si è in tempo, insomma, alzando cortine di fumo fatte di slogan imbecilli e comunque presi a prestito, e di rottami ideologici: storie che ahimè tutti conosciamo anche troppo bene, come le conseguenze che puntualmente ne derivano e continueranno a derivarne. Certamente Philadelphia, PA, è una città ancora piuttosto speciale: di alto lignaggio, si potrebbe dire. Luogo nodale di accadimenti fondamentali della storia degli Stati Uniti, cultura e arte ne sono stati e rimangono elementi determinanti del DNA. La cosa ha certo il suo peso (ma allora: il nostro Bel Paese, onusto di così tanti retaggi? Lasciamo stare, che è meglio). Nella musica poi ha sempre primeggiato. La Philadelphia Orchestra è una leggenda. Leopold Stokowski negli anni ruggenti. E di recente Muti, e poi Sawallisch. C’è tutta una trama di edifici destinati alle arti che impagina le zone centrali. Nel 1977 South Broad Street, che sbocca verso nord esattamente nel bel mezzo della City Hall, diviene Avenue of the Arts. Un asse speciale per la riqualificazione urbana. Varie vicende, un primo progetto commissionato a

Venturi, la costituzione di “Avenue of the Arts, Inc.”(!). L’Orchestra che nel 1995 lancia il “Progetto per il ventunesimo secolo”. E infine la fondazione di RPAC, Regional Performing Arts Center, un anno dopo, col fine istituzionale di incrementare e gestire servizi e luoghi per gruppi artistici locali e di presentare grandi “visiting performers” stranieri, di dar vigore allo sviluppo delle “performing arts” nella regione, di promuovere in questo senso programmi di formazione, di dar nuovo stimolo all’economia locale, di lavorare con Avenue of the Arts, Inc., per creare un vero e proprio distretto culturale in grado di attrarre visitatori e utenti da tutto il mondo. Detto e fatto. Si vara sulla base di capillari consultazioni e del generale consenso della comunità un programma che comprende un nuovo centro per le performing arts e una nuova sala da concerti per l’Orchestra da trattare in modo complementare e da integrare con vari servizi di contorno. Viene lanciato un concorso, lo vince Rafael ˜ Vinoly, affiancato dal mago dell’acustica Russell Johnson (Artec Consultant, Inc.). Immediata campagna di fund raising condotta da RPAC, risultati da definire brillanti è poco: 62,1% del totale raccolto da fonti private (di cui il 33,3% costituito da contributi individuali);

˜ Progetto: Rafael Vinoly

Credits Project: Rafael Viñoly Architects Design Team: Rafael Viñoly (lead designer), Jay Bargmann (project director), Sandy McKee (project manager), Charles Blomberg, Harry Bolick, Adam Felchner, Yumi Fujikawa, Larry Jones, John Kinnaird, Shigeru Kotoda, Yoshinori Nito, Harold Park, Caleb Peterson, Stephen Sedalis, Crystal Son, Chris Stone, Hiroki Wakimura, Ivan Zidarov

il 37,9% da enti pubblici. Che invidia. Viene anche di molto superato il tetto previsto (265 milioni di dollari): sarà reinvestito in potenziamenti dell’opera. Insomma sì: la solita solfa. Non c’è agglomerato umano che possa definirsi tale che non consideri ovvio, non soltanto necessario, investire incessantemente per arte e cultura. Poiché non può sussistere dubbio alcuno che l’architettura ne faccia parte, svolgendo per di più anche utilissimi ruoli di organizzazione fisica e di medium, ecco che tout se tient, senza drammi e strazi; e nell’insieme recenti speciali attenzioni a questi fatti hanno contribuito e stanno contribuendo a migliorare non poco quello che una volta si chiamava l’habitat. Si è anche visto come una speciale cura dedicata alla forma delle cose costruite sia, in periodi come questi, tendenti molto all’indistinzione e all’isotropia, di notevole utilità per il perseguimento di politiche di identità e sviluppo economico ragionevolmente sostenibili. E via coi soliti casi, elenchi ormai sterminati anche se non ancora noiosissimi, da Barcellona a Parigi a Bilbao a Leverkusen o Vienna o Lione e prossimamente persino a Hong Kong. All Transalpine Lands. Ma in Italia no, dannazione. Qui soltanto Dilapidated land.

Kimmel è il nome di un industriale tessile, il privato che ha donato di più di tutti. Che il proprio nome rimanga in questo modo alla comunità denota rapporti e coesioni che sembra lecito supporre invidiabili. Il Centro comprende vari elementi: una sala da concerti da 2500 posti, nuova sede dell’Orchestra, la Verizon Hall, il Perelman Theater, con palcoscenico girevole, adatto a spettacoli tradizionali o sperimentali, con una capienza di 650 posti; un “block box”, spazio flessibile; un ristorante per 235 persone; oltre, ovviamente, a una infinità di spazi destinati agli attori, agli orchestrali, ai servizi generali, ai guardaroba, ai bar, e così via. ˜ Vinoly, reduce dalla recente esperienza dell’International Forum di Tokio, ha imboccato vie compositive decisamente non convenzionali (col pieno appoggio del RPAC). Trattando i vari pezzi singolarmente, come costruzioni a sé stanti, imposta una planimetria movimentata, con dovizia di spazi vuoti interstiziali, di consistente e diversa ampiezza. Ma, al medesimo tempo, l’insieme viene come racchiuso in un recinto rettangolare, al bordo, verso le strade circostanti, di notevole consistenza e massività, anche se trafitto da molte aperture. Una muraglia: che sui lati lunghi serve anche da imposta

Acoustics Design Team: Artec Consultants: Russell Johnson, Robert Wolff, Allan Teplitzky, Christopher A.Storch Theater Design Team: Richard Pilbrow, David I.Taylor, Benton Dellinger, Michael Nischball Structural Engineer: Dewhurst Macfarlane and Partners in association with Goldreich Engineering MEP Consultants: Ove Arup and Partners Fire Safety Engineers:

Hughes Associates Lighting Design: Claude R.Engle Lighting Consultant Food Service Equipment Consultants: Cini-Little International Graphic Design: Wojciechowski Design Specifications: Robert Schwartz and Associates Vertical Transportation Consultants: Van Deusen & Associates Security Consultant:

di una grande, complessiva copertura voltata a botte, plissettata, di metallo e vetro, che racchiude tutto quanto, avendo cura di ritirarsi garbatamente al diametro minimo possibile per sfuggire a rischi di monumentalità esasperata; e per assorbire ragionevolmente lo scarto fra le altezze degli edifici a nord, verso il centro, tutte molto consistenti, e quella delle case a sud, tutte improvvisamente piuttosto basse, come capita sovente nelle città statunitensi. Ecco così ritagliata una specie di città nella città; varcata la cinta perimetrale, la scala muta istantaneamente: i rapporti fra gli edifici interni, allacciati da passerelle e ponti aerei per ogni dove, dettano le misure di uno spazio affatto diverso da quello lasciato alle spalle, fuori, che sembrerà poi certamente, uscendo, quanto mai slabbrato. Per di più, il Teatro che porta il nome dei signori Perelman, appassionati contributori, ha un tetto a giardino pensile, raggiungibile direttamente con ascensore dall’esterno; con panorami sorprendenti e scoscesi, vuoi verso il basso, vuoi verso l’intradosso della copertura, che si disvela piuttosto magica, diaframma verso il cielo e gli alti edifici a monte e dietro, come il Drake: con i riflessi della luce, diurna o notturna, anche un poco

Aggleton & Associates Organ Design: Dobson Pipe Organ Builders Civil Engineers: Ang Associates Geotechnical Engineer: McClymont & Rak Construction Manager: LF Driscoll/Artis T Ore Joint Venture Client: Regional Performing Arts Center (Willard G.Rouse III, Chairman)

■ Viste

dall’alto della grande volta a botte vetrata che racchiude i vari spazi del nuovo Kimmel Center for the Performing Arts realizzato nel centro di Philadelphia di fronte alla Avenue of the Arts.

un’impressione di distesa marina. Nulla di esasperato, tuttavia. ˜ ha gusti castigati, predilige Vinoly i toni sobri che sono propri di molta architettura statunitense contemporanea, orientata al perseguimento di elevati standard qualitativi. I materiali sono molto controllati, predominano il mattone bruno, l’intonaco levigato, a tratti il granito; la pavimentazione interna dello spazio pubblico è in quarzite. Mentre i due edifici Verizon e Perelman, fra loro diversissimi, hanno superfici esterne (si fa per dire: verso la città coperta) rivestite di legno, differenti per essenze impiegate e aspetto cromatico. Non mancano superfici e profili metallici, disposti e dosati con garbo per garantire la tenuta di un quadro già di per sé molto mosso. Questo modo di procedere garbatamente assennato, in realtà rovescia completamente, colpisce al cuore, procedure tipologiche ancora largamente dominanti quando si ha a che fare con destinazioni d’uso come queste. Non c’è più traccia di hall, qui egregiamente dissolte in passaggi open e loggiati molto piranesiani, anche se tutt’altro che drammatici: come piaceva a Mollino, per il quale la gente, il pubblico, negli edifici teatrali, erano spettatori e spettacolo festoso al medesimo tempo. Né questo Kimmel Center

■ Views

from above of the large glass barrel roof covering the various spaces of the new Kimmel Center for the Performing Arts built in downtown Philadelphia opposite the Avenue of the Arts.

può essere apparentato a una galleria coperta, alla maniera ottocentesca; e neppure si può assimilare a una plaza, termine tra l’altro sempre più spesso veramente inflazionato e usato a sproposito. Si tratta di una città interna, dotata di modalità d’uso e condizioni spaziali e di scala sue proprie. Popolata di edifici dall’interno a loro volta sorprendenti: la Verizon Hall dischiude, ennesimo salto di scala appena varcata la soglia, uno smisurato ventre di violoncello, interamente rivestito di listelli di mogano. Insospettabile, dal fuori, che a sua volta è un dentro: non è un bisticcio: è proprio così, non si può dire altrimenti. Tre anni esatti dall’inizio del cantiere alla serata inaugurale, il 14 dicembre dell’anno scorso, con Itzhak Perlman, Yo-Yo Ma, Emanuel Ax, direttore Wolfang Sawallisch, musica in prima esecuzione mondiale di Aaron Jay Kernis. Nei giorni seguenti, all’inseguimento di una possibile classificazione, Frédéric Edelman su “Le Monde” parlava di “notevole utensile culturale”; il “New York Times” di “sinuoso giardino d’inverno”; “The Sunday Times” di “stazione ferroviaria culturale”. Tre culture, tre modi di sbagliare bersaglio. Ma tutte con ammirazione e una punta di invidia. Maurizio Vogliazzo

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■ In

basso da sinistra, piante del primo e terzo livello; sotto, da sinistra, piante del secondo e quarto livello.

trasversale attraverso l’atrio. Il Kimmel Center contiene una serie di servizi per il pubblico e due grandi sale, alloggiate in due edifici distinti: la Verizon Hall da 2.500posti, adibita a nuova casa della Philadelphia Orchestra, e il Perelman Theater da 650 posti, adattabile a vari tipi di performance.

from left, plans of the first and third levels; below, from left, plans of the second and fourth levels.

n cases like this, the brand new Iming Kimmel Center for the PerforArts in Philadelphia, PA, and numerous others like it, which, mutatis mutandis, are increasingly common place around the world over recent years, it is really difficult to separate the physical aspects (viz., what is there to be seen with your own eyes after building is completed) from the smart and sophisticated combination of original procedures and strategies that made it possible; all of which end up being an integral part of the design or, even better still, a sort of keystone. Works of architecture resulting from and required by transformation: their intricacy goes well beyond strictly design-related considerations (a magnificently smart interplay of structures in the light of day), which nevertheless exist producing new and highly elegant results, if treated properly; projects dealing with possible future scenarios of a society changing at a hitherto unimaginable rate, drawing up and bringing into action new programmes that certainly are not slow to sweep away institutional practices and habits with the kind of determination and rigour that call for a notable spirit of service and moral standing. How much needs and ought to be

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■ Sezione

■ Bottom,

learnt: instead of continuing along the same old lines of building and financial speculation, as has almost always been the case here in Italy even in the new (?) millennium: dashing off with the loot while there is still time, erecting smoke screens made of stupid slogans inevitably borrowed from somewhere else or just the same old ideological rhetoric: stories with which, alas, we are all too familiar, along with their inevitable consequences. Of course Philadelphia, PA, is still a very special city: of noble descent, it might be said. The setting of some of the key events in the history of the United States, whose DNA still contains art and culture as some of its vital ingredients. This is certainly no mean thing (but then what about Italy with all its great traditions and heritage? Well, we would be better off not going into all that). This city has always been the hub of music. The Philadelphia Orchestra is legendary. Leopold Stokowski back in the golden days. And more recently Muti and Sawallisch. There is a whole array of buildings designed for the arts lining the downtown areas. South Broad Street, that leads off towards City Hall to the north, became the Avenue of the Arts in 1977. A spe-

cial axis for urban redevelopment. Various issues, an initial project commissioned to Venturi, the setting up of the “Avenue of the Arts, Inc.” (!). The Orchestra launched its “Project for the Twenty-First Century” back in 1995. And, last but not least, the RPAC, Regional Performing Arts Center, was set up a year later, officially to promote training programmes, inject fresh life into the local economy, and work with the Avenue of the Arts, Inc., to create an authentic cultural neighbourhood capable of attracting visitors and users from all over the world. No sooner said than done. Based on extensive consultancy and the general consensus of the local community, a programme was set under way to build a new center for the performing arts and a new concert hall for the orchestra designed along complimentary lines and fitting in with the various other facilities. A competition was organised, ˜ which was won by Rafael Vinoly in conjunction with the acoustics wizard Russell Johnson (Artect Consultant, Inc.). A fund raising campaign was immediately set up by the RPAC with brilliant results to say the least: 62.1% of the total funds were actually raised by pri-

vate parties (including 33% from personal donations); 37.9% from public bodies. Lucky them. The target of 256 million dollars was easily exceeded: it will be reinvested in enhancing the project. That is right, the same old story. There is no human agglomerate worthy of the name that does not consider it obvious, not to say necessary, to constantly invest in art and culture. Since there can be no doubting that architecture is part of all this, at the same time also serving an extremely useful organisational role, it all holds together without any useless frills or excesses; and special attention recently paid to these facts has helped, and is helping, to notably improve what was once known as the habitat. It has been noted that taking special care over the form of built things is really useful in pursuing reasonably sustainable economic growth and identity policies at times like this, when lack of distinction and isotropy are generally so in vogue. And so here we go with the usual endless list of (not as of yet boring) examples ranging from Barcelona to Paris, Bilbao to Leverkusen, and Vienna to Lyons, with Hong Kong soon to join the fray. All transalpine lands, but no sign of Italy, darn it. Here the land-

■ Cross

section through the lobby. The Kimmel Center contains a number of public facilities and two large halls located in two separate buildings: 2,500seat Verizon Hall designed to be the home of the Philadelphia Orchestra and 650-seat Perelman Theater catering for all kinds of performances.

scape is merely dilapidated. Kimmel is the name of a textile industry, the private body that actually donated most of all. Binding its name in this way to the local community is bound to establish enviable bonds and relations. The Center has a number of features: a 2500-seat concert hall, a new home for the Orchestra, Verizon Hall, the Perelman Theater with a revolving stage suitable for either traditional or experimental shows with 650 seats; a flexible “block box” facility; a restaurant seating 235; as well, obviously, as an endless array of spaces for actors, musicians, general utilities, a cloakroom, bars, and so forth. ˜ Vinoly, who had just finished designing the International Forum in Tokyo, has certainly adopted an unconventional approach to this design (with the full backing of the RPAC). Treating the various pieces individually as separate constructions in their own right, he has injected real motion into the site plan with all the right interstitial spaces of varying scope and consistency. But, at the same time, the whole thing is enclosed in a rectangular enclosure facing the surrounding roads, a massive construction shot through with apertures. A wall: whose long sides also serve to support a large pleated

glass and metal barrel roof covering everything, carefully receding to the minimum diameter possible so as not to create an excessive sense of monumentalism and to reasonably absorb the height difference between the buildings to the north (around the middle) that are all quite tall, and the houses to the south, that are all unexpectedly low, as is often the case in United States cities. This creates a sort of city in the city; the scale suddenly changes beyond the perimeter wall: the relations between the inside buildings, linked everywhere by walkways and overhead bridges scaling a space quite different from that left behind, outside, which certainly looks rather gaping when you leave the premises. Moreover, the Theater, which is named after those keen donators the Perelmans, has a hanging garden roof that can be directly reached through an outside lift; this provides startling views both downwards and towards the intrados of the roof that looks like a sort of magic diaphragm facing the skies and the tall buildings in front and behind, like the twinkling lights of the Drake both at day and night, even creating a gentle impression of a marinescape. ˜ No extra frills, though. Vinoly tends to favour the low-key sober shades characterising much of

modern-day United States architecture, focusing on reaching high quality standards. The materials are used with great control, there is a predominance of brown brick, smooth plaster and bits of granite; the inside flooring of the public space is made of quartzite. On the other hand, the Verizon and Perelman buildings, quite different from each other, have outside (in a manner of speaking: towards the covered city) surfaces clad with different types of different coloured wood. There is certainly no lack of surfaces and metal sections, used with measured elegance to create an overall sense of lively motion. This elegantly discrete way of acting is actual a complete turn-around that strikes right at the heart of mainstream stylistic procedures put to this kind of use. There is no hall, but instead a number of passage-ways and distinctly Piranesi-style loggias, although they are anything but dramatic: of the kind Mollino was so fond of, seeing people, the general public in theatre buildings as both spectators and a joyous spectacle in their own right. It would also be wrong to compare the Kimmel Center to a nineteenth-century style covered arcade;

nor can it be compared to a plaza, a term rather over-used and abused over recent times. This is an internal city with its own spatial conditions, scales and means of usage. Full of buildings with their own at times startling interiors: in yet another jump in scale, having crossed the threshold into Verizon Hall, we notice it has a cello-style belly totally clad with mahogany panels. You would never guess from the outside, which in turn is another inside: but this is no pun: it is just the way it is, it is the only way of describing it. Exactly three years after building work began, the first official performance took place on 14th December last year, featuring Itzhak Perlman, Yo-Yo Ma, Emanuel Ax, and the conductor Wolfang Sawallisch. This was actually the world premiere of a piece composed by Aaron Jay Kernis. In the days that followed, in a rather vein attempt at pigeonholing, Frédéric Edelman described it in “Le Monde” as a “notable cultural tool”, and the “New York Times” talked about a “winding winter garden”. “The Sunday Times”, on the other hand, referred to a “cultural railway station”. Three cultures, three ways of missing the target. But all in admiration and with a little envy.

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■ La

facciata di ingresso su Avenue of the Arts è per lo più trasparente consentendo così ai passanti di vedere la piazza pubblica interna. Per mantenere la scala degli edifici circostanti il

■ Particolari

e vista generale della volta a botte in vetro, acciaio e mattoni che protegge i diversi edifici che compongono il Centro per le arti.

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perimetro del Kimmel Center è per l’altezza di circa due piani in mattoni. Due ascensori vetrati ai lati della facciata consentono di accedere al ristorante al terzo piano e alla terrazza sul tetto.

■ The

entrance facade along the Avenue of the Arts is mainly transparent, letting passers-by see the inside public plaza. To fit in with the surrounding buildings the outside of the Kimmel Center is clad

with brick for two levels. Two glass lifts at the sides of the facade lead to the third-storey restaurant and roof terrace.

■ Details

and general view of the glass, steel and brick barrel vault sheltering the various buildings forming the Center for the Arts.

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■ Vista

dell’ingresso alla piazza pubblica e, nella pagina a fianco, particolare dell’esterno del Perelman Theater, il teatro che ospita eventi teatrali, musicali e multimediali, grazie all’adattabilità del proprio palcoscenico completamente girevole e modulabile. ■ View of the entrance to the public plaza and, opposite page, detail of the outside of Perelman Theater that hosts theatrical, musical and multi-media events, thanks to the flexibility of its totally revolving and modular stage.

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■ La

grande sala della Verizon Hall da 2.500 posti. L’esterno di questa sala è rivestito in legno di Macore, mentre le sinuose curve della copertura riprendono quelle del violoncello. Le superfici interne sono rivestite in mogano applicato in lamelle ricurve in modo non solo da migliorare le prestazioni acustiche, ma anche di rafforzare l’immagine di raffinato strumento musicale. Nella pagina a fianco, viste della piazza pubblica con la pavimentazione in quarzite e il sistema di passerelle e ballatoi che consentono di accedere ai piani superiori del Centro e al ristorante collocato sulla copertura del Perelman Theater. ■ The large hall of the 2,500-seat Verizon Hall. The outside of this hall is clad with Macore wood, while its winding roof is shaped like a cello. The interior surfaces are clad with mahogany applied in curved panels to improve the acoustics and also strengthen its image as a fancy musical instrument. Opposite page, views of the public plaza with quartzite flooring and a system of walkways and galleries leading to the top floors of the Centre and restaurant on the roof of Perelman Theater.

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Una volontà ferrea Museum of Latin-American Art, Buenos Aires

Progetto: Atelman-FourcadeTapia

el 1997 veniva promosso dalla UIA, International Union of N Architects, un Concorso Internazio-

of artistic reality that turns into an awareness of space and time. The interior and exterior space is cleverly lit by a project designed by Piero Castiglioni, who manages to use light to express the magic associated with a real museum. In a word, these young architects have come up with their own new rendition of a museum with grace and intuition, taking that stuffy sense of age and history inevitably associated with a museum. The Buenos Aires project brings out its designers’ deepest convictions or, in other words, the idea that a museum must be one of the places serving the local community, a simple and immediate building bereft of useless formalism and not the celebrating of a design ego in search of some message to pass on down to future generations. It is as if these architects from Cordoba wanted to use their project to fulfil the tricky but indispensable task of helping man come to terms with the complicated world in which he lives. It is actually a museum facility capable of passing on mankind’s greatest heritage: the past. A past which lets us calmly face choices about the future on a personal or even community level. It is the charm deriving from those rooms that look almost padded, full of works of art, mysterious and intelligible, that can captivate while, at the same time, dismaying us and making us feel we are in the presence of something much bigger than us. That something that lies beyond explanations or deeper investigations. This also reveals the cultural background of Atelman, Fourcade and Tapia which, in more than one respect, evoke Russian constructivism, focusing their attention on the geometric patterns of certain paintings and architectural designs belonging to this late-19th century movement, notably the works of men like El Lissitzky, Aleksandr Michajlovic Rodcenko, and Casimir Severinovic Malevic. This is the architectural design underpinning Costantini Museum, in which geometric patterns combine and work together to create an assonance of forms and transparencies. Martin Heidegger made the following remark about figurative art: “........which is just admiration, however totally and authentically it is taken up by the task it serves, it always involves a certain detachment from the object being admired.....” . This is how this work takes pleasure in being an event, an authentic modern-day museum, a genuine work of architecture forged by young but happy hands. It simple rationalist naturalness calms the onlooker down, entrances its users and redevelops an important part of Buenos Aires.

nale, libero a tutti gli architetti del mondo, per il progetto del Museo Costantini, da erigersi a Buenos Aires, su un lato della Piazza della Repubblica del Perù, una delle piazze più importanti di Buenos Aires, fra Avenida Figueroa, San Martin de Tours e l’Avenida Martin Coronado. Il Concorso era stato voluto dallo stesso Eduardo Costantini, banchiere argentino, con lo scopo di mettere in esibizione permanente la sua collezione privata di quadri, composta da opere di pittori contemporanei latino americani. Un’iniziativa privata, quindi, condotta da un vero magnate dell’arte, in grado di magnificare l’opera e la tradizione della pittura contemporanea argentina. Ma nello stesso tempo, un vero e proprio atto pubblico di cultura, svolto con un impegno degno di plagio, per gli intenti e per la grande dedizione all’arte. Un rinnovo anche per la città di Buenos Aires, che non riusciva più ad apprezzare e a godere la bellezza della piazza della Repubblica del Perù, caduta in stato di abbandono, pur se disegnata e realizzata solo qualche decennio prima su progetto del grande Roberto Burle Marx, uno dei più abili architetti paesaggisti del nostro tempo. Un artista che ha realizzato opere principalmente in Brasile, per esempio la rettifica della costa di Rio de Janeiro. 445 progetti sono stati la risposta al Concorso per il Museo Costantini e la palma, ampiamente meritata, per il realizzo dell’opera è andata a tre giovanissimi architetti di Cordoba: Gaston Atelman, Martin Fourcade e Alfredo Tapia. Il museo da loro progettato merita un commento più che positivo, per la trasparenza e la linearità razionale con le quali è raccontato in ogni sua parte. Va anche sottolineato che la commissione giudicatrice era formata da personaggi illustri dell’architettura quali, solo per citarne alcuni, Eric Miralles, Mario Botta, Norman Foster, Joseph Kleihues, Cesar Pelli e così via. Alcune riflessioni sull’opera sono in effetti dovute, in quanto appaiono, nella realizzazione del progetto, degli afflati di intensa cultura architettonica che poggiano il loro contenuto sulla volontà ferrea con cui gli architetti hanno voluto esprimersi. Volontà nella cura del dettaglio, nell’attenzione per le piccole cose, nell’organizzazione raffinata degli spazi che, per un impianto museale, sono fondamentali per non porre in concorrenza l’edificio con l’arte che viene in esso esposta. Vi è un intento forte, legato alla percezione generale, che si scopre nel percorrere l’interno dei suoi spazi, cioè esattamente il desiderio che gli spet-

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tatori provano di osservarsi mentre osservano l’arte. E’ la volontà di moltiplicare gli spazi, è il fermo desiderio di accarezzare la percezione con la sensazione precisa della realtà artistica, che diventa la coscienza del tempo e dello spazio. Lo spazio, interno ed esterno, è saggiamente illuminato su progetto di Piero Castiglioni, che riesce a raccontare la magia che deve possedere un museo. Insomma, delle matite giovani e fresche che hanno rivisitato il fenomeno museale con leggiadria e intuito, togliendo all’opificio museale quella patina di vecchio, di storico, in una parola, di museo. L’opera di Buenos Aires dimostra le profonde convinzioni dei suoi progettisti, cioè che il museo deve essere uno fra i luoghi destinati al servizio della collettività, un edificio semplice e immediato, lontano da ogni inutile formalismo, piuttosto che la pesante celebrazione di un io progettuale, alla ricerca del messaggio da tramandare ai posteri. E’ come se gli architetti di Cordoba avessero voluto, attraverso il loro progetto, orientare al difficile ma indispensabile compito di aiutare l’uomo a meglio comprendere la complessa realtà in cui è immerso. E’, insomma, una struttura museale in grado di offrire all’umanità un prezioso bagaglio: il passato. E’ il fascino che trasmettono quelle sale che appaiono ovattate, colme di opere d’arte, misteriose e intelligibili, che possono rapirci ma, nello stesso tempo, smarrirci, per farci sentire al cospetto di qualche cosa che è più grande di noi. Quel qualche cosa a cui non possiamo domandare spiegazioni o approfondimenti. Si scopre, così, anche il retroterra culturale di Atelman, Fourcade e Tapia che, in più di un particolare, fanno riferimento al periodo del costruttivismo russo, catalizzando la loro attenzione sulle geometrie di alcune opere pittoriche e architettoniche appartenenti alla corrente di fine Ottocento, come El Lissitzky, Aleksandr Michajlovic Rodcenko, Casimir Severinovic, Malevic, dove i tracciati geometrici si combinano dando origine a un’assonanza di forme e di trasparenze. Martin Heidegger in un suo commento all’arte figurativa sostiene: “......che è solo un’ammirazione, per quanto totalmente e genuinamente rapita da quel che essa adempie, comporta pur sempre un distacco dall’oggetto ammirato.....” E’ così che questo lavoro si compiace di essere un evento, un vero museo contemporaneo, insomma una vera e propria architettura forgiata da giovani mani felici. La sua semplice naturalezza razionalista rasserena l’osservatore, accattiva il fruitore e disegna, rinnovandola, una parte importante di Buenos Aires. Mario Antonio Arnaboldi

the UIA, International Union Architects, organised a competiItionnof1997 open to all the architects in the world to design Costantini Museum to be built in Buenos Aires along one side of Republic of Peru Square, one of the most important squares in Buenos Aires between Avenida Figueroa, San Martin de Tours and Avenida Martin Coronado. The competition was commissioned by an Argentinean banker, Eduardo Costantini, to set up a permanent display of his private collection of paintings by contemporary Latin American artists. A private enterprise carried out by a real art magnet in order to provide a showcase for the works and tradition of contemporary Argentinian painting. But, at the same time, it was also an authentic public cultural undertaking performed with the kind of commitment it would be nice to see elsewhere, as regards its intentions and great dedication to art. A redevelopment project for the city of Buenos Aires, which was no longer capable of appreciating and enjoying the beauty of Piazza della Repubblica del Perù that had fallen into a state of decay even though it was actually designed and built only a few decades earlier based on a project by the great Roberto Burle Marx, one of the smartest landscape architects of the age in which we live. An artist who has mainly worked in Brazil, for instance on rectifying the coast line of Rio de Janeiro. 445 projects were entered in the Competition for Costantini Museum and the winning project, deservedly so, was the work of three very young architects from Cordoba: Gaston Atelman, Martin Fourcade and Alfredo Tapia. The museum they designed deserves to be praised for the transparency and rational linearity characterising its every part. It is also worth pointing out that the judging commission was composed of famous figures from the world of architecture such as, to name just a few, Eric Miralles, Mario Botta, Norman Foster, Joseph Kleihues, Cesar Pelli and others. A number of comments need to be made about the project, since certain features of it are such fine examples of architectural design, whose contents lie in the iron will with which the architects set out to express themselves. A will to pay careful attention to detail and little things in general, to elegantly set out its spaces, which, for a museum design, are vital if the building is not to compete with the art on display inside it. A powerful intention, linked with general perception, may be discovered as you trace through its interior spaces, viz., the intention of making visitors feel they are looking at themselves as they look at the works of art. It is a desire to multiply spaces and caress perception with a real sense

Credits Project: AFT Arquitectos: Gastón Atelman, Martín Fourcade, Alfredo Tapia Associated Architects: Lucas Acuña, Ignacio Herrera Collaborators: Gustavo Boffi, Barbara Sibila, Federica Williner, Maizena Martinez, Pablo Williner Technical o-Management: Estudio MSGSSS, Carlos

Sallaberry, Alejo Perez Monsalvo Program Coordination: Guillermo Sambresqui Client’s Technical delegated: Cesar Silva Alcorta Main Contractor: Gerlach Campbell Construcciones Site Manager: Juan Stermberg Structural Engineering: Fragueiro & Novillo, Soubié &

Fernández Thermomechanical Engineering: Julio Blasco Diez Security and Electrical Prject: Ricardo Marcó Sanitary: Díaz, Dorado, García & Otero Fire Security: Osvaldo Vernassa Lighting Project: Piero Castiglioni

Acoustics: Sánchez Quintana Frameworks, Facades, Cladding: Ove Arup & Partners (A. Smith, B.Dowdle, S.Billings), B.Miglio) Façade and Curtain Walls Consultant: Guillermo Marshall Client: Eduardo Costantini

■ Sopra,

planimetria generale e sezione longitudinale. Sotto, sezione trasversale e pianta del secondo livello. In basso, pianta del piano terra e pianta del primo livello.

■ Above,

site plan and longitudinal section. Below, cross section and ground floor plan. Bottom, ground floor plan first floor plan.

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■ L’ingresso

e alcuni scorci dell’esterno del nuovo Museo de Arte Latino Americano de Buenos Aires, che contiene la Collezione Costantini di opere d’arte sudamericane. L’edificio si apre sulla Piazza della Repubblica del Perù con un’ampia

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loggia e la grande parete vetrata che fonde l’interno del museo con la vita della città. Il resto delle pareti esterne sono rivestite con pietra denominata Jura Gold, che combina vibrazioni di colore e venature sottili a grande resistenza e malleabilità.

■ Entrance

and partial views of the outside of the Museo de Arte Latino Americano de Buenos Aires, holding the Costantini Collection of South American works of art. The building opens onto Republic of Peru Square through a wide loggia and big glass wall

blending the entire museum into city life. The rest of the outside walls are clad with Jura Gold stone combining vibrating colours and subtle veins with toughness and pliability.

■ La

rampa di ingresso e, in basso schizzo del museo. Il progetto si fonda sulla volontà di mantenere l’edificio neutrale rispetto alle opere che contiene. I volumi si collegano l’uno all’altro senza soluzione di continuità ma con dinamicità dando vita a un complesso unitario e dalla forte identità espressiva.

■ Entrance

ramp and, bottom, sketch of the museum. The project is based on an intention to keep the building neutral in relation to the works it contains. The structures are smoothly connected together with great dynamism to create a unitary complex with a powerful stylistic identity.

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■ Particolari

e prospettive del grande atrio a tutta altezza che introduce agli spazi espositivi. Il sistema di illuminazione, progettato da Piero Castiglioni, è gestito da sistemi di controllo elettronici che agiscono su filtri meccanici per

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dosare la luce naturale e su programmi computerizzati per la luce artificiale che può essere resa statica o dinamica e di diverse intensità a seconda dell’atmosfera desiderata in ciascuna parte del museo.

■ Details

and perspective views of the large fullheight lobby leading through to the exhibition spaces. The lighting system, designed by Piero Castiglioni, is controlled by electronic systems acting on mechanical filters to dose the amount

of natural light and computerised programmes for the artificial light, which can be either static or dynamic and of varying intensity depending on the atmosphere required in each part of the museum.

■ Sotto,

il luminoso atrio pubblico a tutta altezza. In basso, alcune delle sale espositive, pensate come volumi puri, monolitici e neutrali per far risaltare al massimo le opere d’arte esposte.

■ Below,

the brightly-lit full-height lobby. Bottom, some of the exhibition rooms designed as pure, monolithic, neutral structures to focus on the works of art on display.

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A Dreams and Visions

rchilab è un evento a cadenza annuale promosso

dal FRAC Centre di Orleans che ormai da quattro anni analizza, attraverso tematiche specifiche scelte di anno in anno, l’evoluzione del dibattito architettonico contemporaneo, ricercandone gli elementi di innovazione linguistica e concettuale. L’appuntamento si svolge attraverso una numerosa serie di eventi, quali mostre, conferenze, tavole rotonde, dibattiti, workshops, e un’ultima giornata dedicata alle conclusioni critiche sugli argomen ti affrontati nelle diverse occasioni. L’edizione 2002 di Archilab è stata dedicata al tema della “Economia della terra”, e si è articolata in una grande mostra alle Subsistances Militaires (exmagazzini dell’esercito destinati fra breve a diventare la

Archilab 2002

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nuova sede del FRAC Centre), e in una mostra antologica incentrata sul lavoro di James Wines/SITE, presentato per la prima volta in Europa. Altri eventi completavano la serie di iniziative, destinate a proseguire nel corso dell’estate: tra questi i contributi di undici scuole di architettura sul tema proposto alla discussione, “Morphogénèses”, una mostra di ciò che nella collezione del FRAC Centre corrisponde all’argomento “economia della terra”, “Hors-Champs”, una presentazione della possibilità d’uso dei materiali e del loro riciclo in termini di sostenibilità ambientale, e inoltre rassegne di film e eventi multimediali. I primi tre giorni, nel corso dei quali si sono inaugurate le mostre più significative, sono stati dedicati anche a tavole rotonde che hanno visto la partecipazione degli architetti invitati alla mostra e di critici di numerosi Paesi. Gli architetti hanno discusso, il primo giorno, sul tema delle possibili interazioni tra architettura e ambiente attraverso l’uso delle nuove tecnologie, nuovi criteri di economicizzazione delle risorse naturali e nuove progettazioni intelligenti che interagiscano con l’ambiente e con l’uomo. Nel secondo giorno i critici, coordinati da Frederic Migayrou, si sono posti l’obiettivo di indagare quali elementi dell’attuale critica architettonica e quali riferimenti all’ambito della filosofia contemporanea risultino utili a connotare ricerca e analisi alle nuove sensibilità nate in riferimento e in contraddizione alla globalizzazione. Infine il terzo e ultimo giorno di dibattito, a cui hanno partecipato architetti e critici insieme, e che è stato dedicato alle conclusioni e alla sintesi delle tavole rotonde e del simposio sulla critica, si è chiuso con una conferenza di James Wines in cui l’artista/architetto ha illustrato l’evoluzione e il significato del suo lavoro, dalle prime sperimentazioni agli innovativi progetti di architettura iniziatisi con le trasformazioni-segnale-manifesto degli esterni della catena Best. Wines, che nell’arco degli ultimi trent’anni ha indicato attraverso il suo lavoro le componenti ambientalistiche ed ecologiche che il progetto d’architettura potrebbe e dovrebbe avere, nella conferenza ha ulteriormente illustrato il contenuto della mostra antologica: un percorso concettuale e operativo che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha portato avanti un tipo di ricerca che intende considerare l’architettura nei suoi rapporti con l’ambiente, l’arte, la tecnologia e la natura. Dall’iniziale formazione artistica, Wines si avvicina all’architettura attraverso i contatti con il movimento radicale europeo fino al raggiungimento di una propria concezione innovativa che rivendica all’architettura il diritto alla ‘indeterminatezza’ così come la sua integrazione con la natura (un concetto che i SITE svilupperanno con l’idea delle zone filtranti destinate al passaggio dell’informazione, e perciò alla funzione narrativa dell’architettura): teorie che egli ha recentemente esposto in una visione complessiva nel suo testo sull’architettura ecologica, Green Architecture (Taschen, 2000).

Affrontare un tema come quello proposto per la mostra “Archilab 2002” significa impegnare i progettisti su problematiche ambientali, intese globalmente nelle componenti più diverse: da quelle informatiche a quelle naturali, da quelle politiche a quelle legate alla società della comunicazione. Inoltre, ogni progettista o gruppo di progettazione era invitato a sottoporre proposte relative al proprio contesto di provenienza, in rapporto comunque anche a un panorama globale più complesso di circolazione e di scambio. Sono stati chiamati a partecipare alla mostra trenta gruppi (o progettisti) provenienti da Paesi e continenti diversi: dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Cina ai Paesi Bassi, dalla Francia al Canada, dalla Malaysia alla Gran Bretagna, Germania e Italia: una selezione che già in sé testimonia l’intenzione di un approccio al tema secondo una visione che integri le realtà locali a un ambito universale, cioè in considerazione di quello di cui l’architettura più contemporanea deve tener conto ovunque nella “economia della terra”. Se le strategie di intervento sono state estremamente diversificate nel linguaggio, dovendo naturalmente rispettare le esigenze e le necessità del contesto locale, le soluzioni progettuali hanno tutte risposto, pur nella creatività dell’interpretazione, all’assunto concettuale: dalla visione ipertecnologica della Tornado Tower di Actar Arquitectura al minimalismo naturalistico dei giapponesi Bow-Wow, alle composizioni virtuali “a incastro” del Berlage Institute, fino al sistema di piattaforme culturali dell’ Agenzia Manuelle Gautrand e alla poetica voliera di Cloud 9, in cui natura e architettura si identificano fin quasi a confondersi. Le undici scuole di architettura, di Paesi selezionati secondo il medesimo criterio, nella mostra loro dedicata forniscono, pur con ingenuità linguistiche, contributi tra i più diversificati ma comunque tutti concettualmente freschi sulle tematiche ambientali e sulle strategie di integrazione e di interazione dell’architettura con il contesto: tra questi, i progetti di Iperpaesaggio e di Paesaggio verticale dell’Istituto del Design di Nagaoka, e quelli di “città sostenibile” della Scuola di Architettura di Versailles e della Tongji University di Shangai. Tra gli eventi collaterali anche la mostra “Hors-Champs” ha presentato lavori di studenti di Istituti di Arti Visive di Paesi diversi: i temi percorsi sono l’arte e l’ambiente, la natura e lo sviluppo sostenibile in termini anche di economia dei materiali e delle fonti energetiche. Le opere poi della collezione del FRAC Centre raccolte sotto il titolo “Morphogénèses”, sono progetti in cui le architetture si integrano particolarmente al loro ambiente in un processo di trasformazione del territorio che ne coinvolge almeno un elemento fondamentale: aria, terra, acqua e luce. Così, il famoso progetto del Padiglione dell’Acqua di Nox si affianca per esempio a quello dei giovani IAN+ , oppure alle costruzioni in bambù di Kengo Kuma. Il FRAC Centre ha un’attività articolata e complessa di cui Archilab è solo un aspetto, anche se particolarmente prestigioso. Nell’arco degli anni questo museo-laboratorio ha raccolto nella propria collezione permanente disegni, modelli, filmati e documenti relativi alla ricerca architettonica dall’ultimo dopoguerra a oggi, materiali che il FRAC Centre di Orléans espone in tutto o in parte in musei di tutto il mondo, mentre produce anche nella propria sede di Orléans mostre sulle nuove tendenze e sul recente passato della ricerca architettonica. Per questa attività così attenta agli sviluppi della ricerca, i curatori del FRAC vengono periodicamente invitati a condurre e ad allestire il padiglione francese alla Biennale di Venezia. Nel 1996 per esempio Frederic Migayrou, inventore della linea di ricerca sull’architettura cui il FRAC Centre si è dedicato, è stato chiamato a dirigere il padiglione francese alla Biennale, ove ha scelto di presentare il lavoro di Andrè Bloc. Nel 2002 Marie-Ange Brayer, attuale direttore del FRAC di Orléans, e Beatrice Simonot, che insieme a lei ha curato anche questa edizione di Archilab, sono state nominate responsabili del padiglione francese alla Biennale di Venezia di quest’anno dove hanno curato la mostra “Contextes”. Gaia Pettena

Ulteriori informazioni e immagini relative ad Archilab sono consultabili al sito web: www.archilab.org

A

rchilab is a yearly event promoted by the FRAC

Centre in Orleans, which, for four years now, has been using special themes chosen each year to analyse the development in modern-day architectural debate, searching for any instances of stylistic and conceptual innovation. The event actually takes the form of a lengthy series of events, such as exhibitions, conferences, round tables, debates, workshops and a final day devoted to drawing critical conclusions about the issues tackled on various occasions. The 2002 edition of Archilab was devoted to the issue of “Earth Economics” and it was organised into a major exhibition at the Subsistances Militaires (former military warehouses shortly destined to become the new headquarters of the FRAC Centre) and an anthological exhibition focusing on the work of James Wines/SITE presented in Europe for the first time. Other happenings completed the series of events destined to run right through the summer: including contributions from eleven schools of architecture to the theme under discussion, “Morphogénèses”, an exhibition of the section of the FRAC Centre’s collection corresponding to the issue of “earth economics”, “Hors-Champs”, a presentation of the possibility of using materials and recycling them along the lines of environmental sustainability, and also reviews of multi-media events and films. The first three days, during which the main exhibitions officially opened, were also reserved for round tables attended by architects invited to take part in the exhibition and critics from a number of different countries. On the first day, the architects discussed the issue of possible interaction between architecture and the environment through the use of new technology, new means of economising on natural resources, and new smart designs interacting with the environment and people. On the second day, the critics co-ordinated by Frederic Migayrou set themselves the goal of finding out which aspects of modern-day architectural criticism and which allusions to modern-day philosophy are useful in relating research and analysis to new forms of awareness deriving from and in contradiction with globalisation. The final day’s debate was devoted to drawing conclusions from and summing up the round tables and critical symposium, finishing with a conference by James Wines in which the artist/architect illustrated progress in (and the general sense of) his work, from his very first experiments to his latest projects of architectural design that began with the transformations-signal-manifesto for the exteriors of the Best chain. For the last thirty years Wines has used his work to pointed towards the environmental-ecological components that architectural design could and ought to embrace. At the conference he provided further insights into his own anthological exhibition: a conceptual/operative path which, starting in the late-1960s, developed a line of research intended to analyse architecture’s relations to the environment, art, technology and nature. Drawing on his artistic background, Wines tackles architecture through contacts with the European radical movement until arriving at his own innovative concept of architecture’s right to “indeterminacy” and its knitting into nature (a concept that SITE was to develop through the idea of filtering zones designed to transmit information and focus on the narrative function of architecture): : theories he recently explained in greater depth in his book on eco-architecture entitled Green Architecture (Taschen, 2000). Tackling a theme like that proposed for the “Archilab 2002” exhibition means setting architects to work on all the different

aspects of environmental issues: ranging from computer technology to nature, and politics to the communication society. Moreover, each designer or design team was asked to enter ideas connected with their own place of origin related to a more intricate overall panorama of movement and exchange. Thirty teams (or architectural designers) from such different countries as Japan, the United States, Chin, the Netherlands, France, Canada, Malaysia, Great Britain, Germany and Italy were invited to take part: a selection which, in itself, testifies to the intention to approach the theme along the lines of a vision incorporating local situations in a more universal setting, viz., in relation to the context that cutting-edge architecture must take into account in “earth economics”. Although all the design strategies were all very different in terms of stylistic idiom, naturally having to respect the needs and demands of the local context, the design solutions all came up with their own creative interpretation of the basic conceptual premise: from the hypertechnological vision of Tornado Tower designed by Actar Arquitectura to the naturalistic minimalism of the Japanese team Bow-Wow, the virtual “jointed” designs of the Berlage Institute and even the system of cultural platforms of the Manuelle Gautrand Agency and the aviary-style poetics of Cloud 9, in which nature and architecture identify almost to the point of blending together. The exhibition of the work of the eleven schools of architecture from countries chosen for the same reasons displays a wide range of quite different but all conceptually fresh ideas about environmental issues and strategies for integrating and incorporating architecture in its context: notably the Hyperlandscape and Vertical Landscape projects designed by the Nagaoka Institute of Design and the “sustainable cities” designed by the Versailles School of Architecture and Tongji University in Shanghai. Amongst the side events, the “Hors-Champs” exhibition presented works by students from Visual Arts Institutes from different nations: the issues examined are art and the environment, nature and sustainable development in terms of economising on materials and energy sources. The works from the FRAC Centre collection, grouped together under the heading of “Morphogénèses”, are projects in which works of architecture knit into their environment through a process of territorial transformation involving at least one basic element: air, earth, water and light. This means that, for instance, Nox’s famous Water Pavilion project stands alongside the project designed by young IAN+ or the bamboo constructions designed by Kengo Kuma. Archilab is just one particularly prestigious aspect of the FRAC Centre’s complex, elaborate activities. Down the years this laboratory-museum’s own permanent collection has incorporated drawings, models, film clips and documents about architectural experimentation from the 2nd World War to the present day, materials that the FRAC Centre in Orleans displays in part or in their entirety in museums all over the world, while its own home in Orleans exhibits the latest trends and recent developments in architectural research. Thanks to their careful attention to the latest developments in this kind of research, the curators of FRAC are regularly invited to design and set up the French Pavilion at the Venice Biennial. In 1996, for instance, Frederic Migayrou, the inventor of the line of architectural research the FRAC Centre is focusing on, was commissioned to manage the French pavilion at the Biennial, opting to display the work of Andrè Bloc. In 2002 Marie-Ange Brayer, the present director of the FRAC in Orleans, and Beatrice Simonet, who worked with her on this edition of Archilab, have been appointed to run the French pavilion at the 2002 Venice Biennial of Architecture, for wich they are the curators of the exhibition entitled ‘Contextes”.

Dreams and Visions

Archilab 2002

Further information and images concernin Archilab are at disposal in the website: www.archilab.org

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■ Francis

Soler (Francia), Liceo polivalente del gran Nouméa, NuovaCaledonia, concorso, 1994. Il progetto si sviluppa sul tracciato di una grande radura immaginaria, calata nella foresta e organizzata a terrazze dove vengono organizzati gli undici edifici previsti dal programma concorsuale. Ogni elemento è concepito come una stecca lineare, poggiata su pilotis e ciascuna con un proprio andamento curvilineo. Una grande terrazza d’ingresso, sorta di centro geografico e funzionale alle attività del liceo, e un percorso coperto collegano i diversi edifici caratterizzati da un involucro a doppio strato, di cui quello esterno costituito da una trama in listelli di legno locale e quello interno da elementi prefabbricati in policarbonato alveolare, che assicura la ventilazione naturale. ■ Francis Soler (France), Gran Nouméa High School in New Caledonia, competition, 1994. The project covers a wide-ranging area of forest land and features a terraced-design encompassing the eleven buildings referred to in the competition brief. Each item is designed like a long block resting on pilotis, each with its own curving form. A large entrance terrace, a sort of functional and geographical centre serving the high school and a covered pathway connecting together the various buildings with their twin-layered shells: an outer shell formed of a web of planks made of local wood and an inner shell of honeycomb polycarbonate prefabricated elements ensuring natural ventilation.

Credit: Project: Francis Soler Design Team: David Trottin, Patricia Westerburg, Axel André

■ Manuelle

Gautrand (Francia), Fondazione Pinault, île Seguin, Boulogne, 2001. Con questo progetto la Gautrand si inserisce in un sito fortemente caratterizzato dal suo passato storico industriale (gli edifici della fabbrica di montaggio della Renault) cercando di ribaltarne completamente l’impronta industriale per riscoprire il rapporto con la forma, con la natura e con l’acqua di quest’isola sulla Senna. Per la fondazione, viene quindi progettato un edificio completamente aperto verso l’esterno, definito da un involucro dalle forme morbide come fosse sagomato dall’acqua. Organizzata su quattro livelli sovrapposti, scalati e quasi in equilibrio instabile, la struttura è avvolta da un manto costituito da una maglia in metallo e vetro, lavorata in superficie. ■ Manuelle Gautrand (France), Fondazione Pinault, île Seguin, Boulogne, 2001. Gautrand’s project knits into a site characterised by its industrial origins (the buildings of the old Renault assembly factory) attempting to turn its industrial-style on its head to rediscover relations with the form, nature and water of this island along the Seine. The building designed for the foundation is completely open towards the outside, featuring a shell whose soft forms seem to have been shaped by the water. Organised over four overlapping levels, staggered and almost in a state of unstable balance, the structure is wrapped in a metal and glass mesh worked on the surface.


■ Tom

Leader Studio (USA), Riflettendo su Fresh Kills, New York, 2002, progetto. Con questo progetto viene progetta una possibile riconversione della discarica di Fresh Kills, che dopo la sua chiusura, è stata bruscamente riaperta nell’autunno del 2001 per ricevere le tonnellate di detriti del World Trade Center. Tom Leader che aveva partecipato al concorso per la riconversione del sito dopo la chiusura della discarica, propone di reinscrivere il luogo in una temporalità e un territorio allargati al fine di non ricadere nelle pieghe di una riconversione precipitosa di questa geografia di detriti in pittoresche rovine e follie. Lo studio americano identifica le differenti forze che animano e modulano questo sito repertoriandone cinque: la sua dimensione sequenziale, le sue proprietà ecologiche, la sua vocazione sperimentale, il suo importante ruolo nel traffico di transito e la variabilità del suo rilievo proponendo di considerarle come i germi, i supporti del dialogo futuro. ■ Tom Leader Studio (USA), Reflecting on Fresh Kills, New York, 2002, project. This project envisages a way of converting Fresh Kills waste dump which, after closing, was suddenly re-opened in autumn 2001 to handle the tons of waste from the World Trade Center. Tom Leader, who took part in the competition to convert the site so as not to fall into the trap of rushing to convert this landscape of waste into picturesque ruins and madness. This American firm has identified the different forces livening up and shaping this site, working on five: its sequential layout, its eco-properties, its experimental vocation, its important role for passing traffic and its varying relief, suggesting they be treated as germs, and its support for future interaction.

■ Actar

(Spagna), Tornado Tower, 2001, progetto. La torre tecnica e di comunicazione è ipotizzata su un’altura della città e si ispira alla natura di un tornado. Partendo dall’analisi del fenomeno atmosferico, il progetto tenta di esprimere l’essenza delle forze che lo attraversano, la sua dinamica di fluido. La Tornado Tower è concepita come un grande vuoto trasparente, la sua pelle esterna, strutturale, supporta e riprende tutti gli elementi, dalle piatte forme tecniche, alle antenne di comunicazione, come se la materia fosse portata all’interno della struttura da un forza centrifuga. La forma che si apre con lo sviluppo in altezza termina in una leggera filigrana di metallo, il più aerea possibile per ridurre la presa del vento e gli effetti di torsione alla base. ■ Actar (Spain), Tornado Tower, 2001, project. The technical/ communication tower is planned to be built up in the city and is inspired by the nature of a tornado. Working on an analysis of the atmosphere, the project attempts to express the essence of the forces passing through it and its fluid dynamics. The Tornado Tower is designed like a huge transparent void, its outside structural skin supports and evokes everything from the flat technical forms to the communications aerial, as if the material had been sucked into the structure by a centrifugal force. The form that opens up as it rises upwards terminates in a light metal filigree, as airy as possible to reduce the wind load and torsional effects at the base.

Credits: Project: Tom Leader Studio Associates: Anarudha Mathur, Dilip de Cunha

Credits Project: Actar Structure: Cecile Balmond, Charles Walzer


■ Nella

pagina a fianco, rendering di Cloud 9 (Spagna). Il lavoro dello studio si articola sulle problematiche fondamentali dell’architettura ecologica trovando nel campo della virtualità una risposta provocatoria. Sopra, Field Operations (USA), Fresh Kills Reserve, New York,

2001, concorso. Per il sito della discarica di Fresh Kills a Staten Island (N.Y.) è stato elaborato uno scenario alternativo di recolonizzazione che si sviluppa su una matrice complessa di linee, superfici e isole pensate per massimizzare la accessibilità e il movimento sia delle

specie ecologiche sia delle persone e delle attività. Sotto, Vincente Guallart (Spagna), renderig per il progetto del porto di Vinaroz in Valenza Per Guallart il mondo artificiale, quello naturale e quello digitale interagiscono nello spazio contemporaneo.

■ Opposite

page, Cloud 9 (Spain), zoomarine-aviary, Barcelona, 2001, under construction. This project for a marine zoo in Barcelona tackles the basic problems of ecoarchitecture finding a stimulating solution in the field of virtual reality. Above, Field Operations (USA), Fresh Kills Reserve,

New York, 2001, competition. An alternative conversion scenario was drawn up for the site of the Fresh Fills waste dump on Staten Island (NY), devised around a complex matrix of lines, surfaces and islands designed to make its as easy as possible to handlethe

ecological species, people and activities. Below, Vincente Guallart (Spain), rendering for the project for the port of Vinaroz in Valenza. For Guallart, the natural, artificial and digital worlds interact in modern-day space.


■ Nella

pagina a fianco, Tezuka Architects (Giappone), Wall-less House, Tokyo, 2001. Questo edificio risponde all’esigenza dei committenti di avere una casa con una camera da letto tra gli alberi, e una sala da pranzo nel giardino. I tre piani sono così

strutturati su un nocciolo portante centrale e due sottili colonne d’acciaio in modo che ci si trovi di fronte a un panorama aperto a 360°. Sopra, Nox (Olanda), Paris Brain, La Défense, 2001, progetto. Questo progetto si inscrive nelle ricerche di Nox di protocolli per un’urbanizzazione dolce,

aperta e flessibile, che intende integrare sia i diversi condizionamenti legati al movimento e alla molteplicità, ma soprattutto si vuole aprire all’esperienza come sostanza stessa della città. Sotto, Actar (Spagna), studio urbanistico.

■ Opposite

page, Tezuka Architects (Japan), Wallless House, Tokyo, 2001. This building meets the clients’ specifications for a house with a bedroom up in the trees and a dining room in the garden. The three levels are built around a central bearing hub and two thin steel columns so that you are

faced with an open panorama stretching around 360º. Above, Nox (Holland) Paris Brain, La Défense, 2001, project. This project is inscribed in the Nox team’s research into protocols for gentle, open and flexible urbanisation designed to incorporate the various constraints connected

with motion and multiplicity and open up to experience as the very fabric of the city. Below, Actar (Spain), townplanning scheme.


Servo (USA/Svezia/ Svizzera), Cloudine, linea concettuale sviluppata su un progetto di ricerca sponsorizzato da R.P.I. Department of Architecture, Cambridge Valley Manufacturing, Lucifer Lighting Co., e Silicon Graphics Inc. basato sul principio di “nuvola” come elemento in grado di indurre ambiguità e aleatorietà nel processo di creazione, formalizzazione e produzione dell’architettura. ■ Servo (USA/Sweden/ Switzerland), Cloudine, conceptual line developed for a defence project sponsored by R.P.I. Department of Architecture, Cambridge Valley Manufacturing, Lucifier Lighting Co., and Silicon Graphics Inc. based on the idea of a cloud as an element capable of reducing ambiguity and risk in the progress of creating, formalising and producing architecture. ■

■ Sopra,

Nox (Olanda), Paris Brain, La Défense, 2001, progetto. Sotto, Kengo Kuma & Associates (Giappone), Daibutsu Anyo-ji Temple Amida Tathagata, Giappone, 2001, in corso di realizzazione. Questo progetto è destinato ad accogliere ed esporre la

statua in legno del grande Buddha del periodo Heian. Kuma si ispira all’antica tecnica Hanchiku, che consiste nel versare una mistura di terra e paglia in un cassero strutturale di assi di legno, reintepretandola attraverso le nuove tecnologie costruttive.

■ Above,

Nox (Holland), Paris Brain, La Défense, 2001, project. Below, Kengo Kuma & Associates (Japan), Daibutsu - Anyoji Temple Amida Tathagata, Japan, 2001, under construction. This project is designed to hold and display the wooden statue of the Great

Buddha from the Heian period. Kuma is inspired by the ancient technique of Hanchiku, which involves pouring a mixture of soil and straw into a formwork made of wooden planks, rereading it through the latest building technology.


Nuovo rimovibile Malta Stock Exchange Credits Project: Architecture Project: David Felice, Konrad Buhagiar, Joanna Spiteri Staines, Emilio Sacco, Therese Debono, Simone Zammit, Antoine Mallia, Reuben Lautier Structural Design: TBA Periti Climate Control: Brian Ford Services: MTS Ltd. Environmental Consultant: WSP Environmental Lighting Consultant: Franck Franjou Main Contractors: Ballut Blocks Co. Ltd (Excavation) Vassallo Builders Ltd. (Civil works) Steel Structures Ltd. (Steel works) M & E Works: Medairco Ltd., Computer Solutions Ltd. (IT Contractor), Alberta Fire Tech (Security Equipment) PETER COX Interventi Speciali s.r.l. (Roof restoration and facades) Vassallo Builders Ltd. (Finishes) Faram S.p.A. (Partitions system Sub-contractor) Furniture supplier: BSL Group, International Office Concept s.r.l. Vassallo Joiners Ltd. Client: Malta Stock Exchange

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Progetto: Architecture Project

■ In

questa pagina e nelle successive, esterni, interni e pianta della Borsa di Malta a La Valletta. La nuova sede degli uffici è stata ricava dalla ristrutturazione della Garrison Chapel, un edificio britannico del XIX secolo (nella foto qui sotto a sinistra prima dei lavori di ristrutturazione) di cui è stato conservato

l’involucro originario mentre gli interni completamente svuotati sono stati riorganizzati in un ambiente a tutt’altezza suddiviso nei diversi piani open space attraverso una struttura di acciaio che non intacca le pareti originarie permettendo una sua eventuale rimozione.

■ This

page and following pages, exteriors, interiors and plan of the Maltese Stock Exchange in La Valletta. The new offices are developed out of the Garrison Chapel, a 19thcentury British building (shown in the photo below left before the restructuring work), whose original shell has been conserved while the

completely hollowed out interiors have been reorganised into a fullheight space divided up across its various openspace levels by a steel structure that does not interfere with the original walls and can be removed if need be.

alta, isola del Mediterraneo dalla storia antichissima, si sta rivever recent years in particular, Malta, a Mediterranean island lando una culla di interessanti e felici eventi di architettura conwith a very ancient history, is turning out to be a cradle of M O temporanea che non solo arricchiscono la qualità dei servizi e delle extremely interesting and successful works of modern-day archistrutture dell’isola ma contribuiscono alla definizione di un paesaggio contemporaneo degno delle migliori pagine dell’architettura internazionale. Restauro, conservazione, trasformazione sono le parole d’ordine che guidano i principali indirizzi progettuali e le più interessanti e innovative sperimentazioni e fattive realizzazioni. Konrad Buhagiar, David Drago, David Felice e Alberto Miceli Farrugia - una équipe di giovani architetti maltesi da quest’anno presenti anche in Italia con una filiale milanese del proprio studio hanno fondato una decina di anni fa Architecture Project, la cui forza sta nel credere profondamente alle sinergie di gruppo e all’apertura ai campi disciplinari diversi per confluire a una idea unitaria e coerente di progetto. Lavorare a Malta facendosi promotori di un’architettura di qualità, di poesia e di raffinata tecnologia è una scelta che si scontra inevitabilmente con realtà e situazioni non sempre favorevoli, dai vincoli dovuti alle condizioni climatiche, alla difficoltà di recuperare in loco delle tecnologie all’avanguardia. Ma non per questo, mancano le possibilità di fuga, di sondare percorsi paralleli e alternativi in cui perseguire obiettivi basati sul rispetto dell’ambiente e della storia, sulla reciproca sintonia tra contesto storico e nuove tecnologie, sul ricorso e lo sfruttamento delle energie rinnovabili, sull’importanza di un’architettura che guarda con ammirazione al passato per declinare nuovi linguaggi, su una realtà che si rinnova a velocità esponenziale e che va compresa e capita seguendone l’evoluzione per poter dare delle risposte e lasciare dei segni indelebili della nostra epoca per quelle future. C’è una linea comune che apparenta tutti i lavori di Architecture Project e che si può leggere proprio in questa volontà di uscire vittoriosi da ogni progetto, senza slittamenti di percorso, senza compromessi, ma con la serenità e la passione per un’idea, per un dettato stilistico, per una convinzione di intenti che non si lascia sedurre da falsi formalismi. Molte sono le testimonianze della cifra progettuale di questi architetti di cui questa rivista ne ha già illustrato un esempio particolarmente significativo con il circoscritto ma suggestivo intervento realizzato per la copertura mobile della corte interna del teatro Manoel a La Valletta (l’Arca 150), ma è in questo intervento, completato lo scorso anno, che si può cogliere in modo più ampio e completo il calibro di Architecture Project. Il racconto declinato con marcata propensione alla freschezza ed essenzialità tecnologiche, si svolge all’interno della Garrison Chapel, un edificio britannico del XIX secolo inserito all’interno delle fortificazioni cinquecentesche a La Valletta e che la Borsa di Malta ha scelto come nuova sede per la collocazione dei propri uffici. Un programma particolarmente complesso, sia per l’elevata difficoltà nei lavori di consolidamento e restauro, nonché di adattamento dell’antico manufatto, che hanno implicato lo scavo di servizi interrati e l’introduzione di due strutture in acciaio longitudinali parallele lungo le pareti della Cappella, sia per l’individuazione dei parametri stilistici sui cui impostare una nuova immagine di spazio di lavoro, adeguata a rappresentare una società impostata secondo i più avanzati standard internazionali. Nelle premesse progettuali, una filosofia di intervento che privilegia un tipo di restauro tale da non intaccare, con il nuovo, il tessuto originale dell’edificio. A tal fine, l’involucro storico opportunamente consolidato è stato recuperato a nuove funzioni nella qualità di “scatola-monumento” in cui inserire una struttura a tecnologia avanzata, rimovibile nel tempo, in grado di rispondere autonomamente alle esigenze delle nuove funzioni. Lo spazio interno a tutt’altezza articola, nel succedersi di piani e passerelle aeree i diversi ambienti di lavoro open space con i sistemi di collegamento. L’acciaio delle strutture portanti si sposa al legno di acero che caratterizza gli arredi e i due monoliti cubici che individuano gli spazi tecnici e dei servizi. L’ambiente che si percepisce con immediatezza nella sua totalità è solare e luminoso, merito della curata scelta dei materiali, completati dalle pareti vetrate a tutt’altezza che individuano gli uffici dirigenziali, e dall’invenzione del sistema di raffrescamento che sfrutta la copertura valorizzandola nella sua originaria struttura a travi in legno. Attraverso un innovativo sistema di tiraggio passivo dell’aria fresca basato sul funzionamento meccanico di un ingegnosa struttura ad alette mobili viene immessa aria nel colmo di falda che polverizzata in minuscole particelle d’acqua si diffonde, a causa della perdita idrostatica, nei livelli più bassi portando giovamento ai vari ambienti durante le stagioni più calde. Elena Cardani

tecture. These events do not just raise the standards of the island’s structures and services and helping describe a modern-day landscape on a par with the best of international architecture. Renovation, conservation and transformation are the key words guiding the design work and, needless to say, the most interesting and innovative experiments and actual constructions. Konrad Buhagiar, David Drago, David Felice and Alberto Miceli Farrugia - a team of young and well-qualified Maltese architects this year involved in an adventurous new scheme that sees them working in Italy in conjunction with a Milan-based branch of their firm - set up Architecture Project about ten years ago. The team’s strength lies in a deep belief in group synergies and an openness to different disciples to create a unitary, coherent idea of design. Working in Malta to promote quality architecture of great poetic force and elegant technology is a decision that inevitably runs up against what are often quite tricky situations and states of affairs, including constraints due to the climate, problems in finding cutting-edge technology locally, but this certainly does not mean there is any lack of potential outlets, parallel and alternative ways worth investigating, pursuing objectives based on respect for the environment and history, reciprocal interaction between historical context and new technology. This means drawing on and exploiting renewable energy sources, focusing on the importance of architecture that looks back to the past with admiration to devise new idioms, and betting on a profession updating itself at an exponential rate that needs to be understood by tracing its evolution to come up with new ideas leaving indelible traces of our age for future generations. The leit-motif relating all of Architecture Project’s work is a certain desire to emerge victorious from every single design, without slipping off track or making any concessions, but just calmly working passionately on an idea, a stylistic dictate according to a range of firmly held intents that leave no room for false formalism. There is plenty of evidence of the stylistic tenets of these architects, such as, for instance, the highly significant if relatively minor project to design a moving roof over the inside courtyard of Manoel Theatre at La Valletta (l’Arca 150), but it is this project, completed last year, that provides the broadest and most complete picture of Architecture Project. This architectural narrative with a definite inclination towards technological simplicity and brightness actually unfolds inside Garrison Chapel, a 19th-century building, that is really a vestige of that long period of British rule, knitted inside the sixteenth-century fortifications at La Vallette and chosen by the Maltese Stock Exchange as the home for its own offices. A particularly complex programme due to the great difficulty of the renovation/restoration work and alterations on the old building that called for digging underground utilities and the introduction of two longitudinal steel structures running parallel to the Chapel walls, and also due to the need to set the stylistic guidelines for projecting a new image of work space suitable for representing a society geared to cutting-edge international standards. The design premises point towards an approach based on a kind of renovation in which the new does not interfere with the original building fabric. For this reason, the suitably reinforced old shell was salvaged to serve new purposes as a “monument-box” for holding a technologically cutting-edge structure that could eventually be removed and capable of providing an autonomous solution to the need for new functions. The sequence of floors and overhead walkways in the full-height interior space organises the open-space work environments around the connection systems. The steel of the bearing structures combines with the maple wood characterising the furnishing and the two cube-shaped blocks marking the technical spaces and utilities. This setting is instantly perceptible in its entirety is bright and sunny thanks to the careful choice of materials completed by the full-height glass walls marking the executive offices and the cleverly designed cooling system that exploits the roof’s original wooden-beamed structure. A special system for passively drawing in fresh air based on the mechanical functioning of an ingenious mechanism made of moving fins sucks air in through the top of the pitch, which is then pulverised into tiny particles of water and then distributed due to hydrostatic loss through the lower levels to freshen up the various premises during the hotter times of year. l’ARCA 173 55


56 l’ARCA 173

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Equiparata a un sogno Footbridge Over River Po, Turin

Progetto vincitore Winning Project B&C Associati Credits Projec: B&C Associati/Antonio Capsoni; Whitby Bird & Partners/Desmond Mairs,

e intenzioni di un rinnovo e la volontà di emettere un segnale di L modernità sul territorio, si stenta a crederlo, ma ci giunge proprio da Torino, la città che, per antonomasia, è la più tradizionale e la più conservatrice fra tutte le città d’Italia. Torino, sta proponendo infatti molti nuovi eventi, come la sede delle Olimpiadi Invernali del 2006. In primo luogo, ciò sta a significare il desiderio di operare un radicale mutamento nel proprio tessuto urbano e, soprattutto, il desiderio di realizzare nuovi interventi cittadini, con l’aiuto di firme illustri dell’architettura. Basta citare il gruppo di Giorgetto Giugiaro e Giuliano Molineri, che sono stati capaci di muovere la macchina delle Olimpiadi e, oggi, l’assessore all’urbanistica Mario Viano che, per quanto si legge sulla stampa, sembra deciso a fronteggiare con dignità e determinazione le varie leggi Merloni, leggi fatte solo per uomini mediocri e non per progettisti. La condivisione a questi intenti è totale e, allora, non sorprende questo bellissimo concorso a inviti, bandito dall’Amministrazione torinese, per una passerella pedonale sul fiume Po, precisamente in Piazza Chiaves. In questo scenario denso di operatività politica e amministrativa emerge prepotente la tradizione di un popolo dalle origini celtiche e liguri, i Taurini, così chiamati per il loro emblema con l’effigie di un toro rampante. Il popolo torinese si è insediato in quel tratto che si stende fra la Dora Riparia e il fiume Po, a metà del grande arco delle Alpi occidentali. Il luogo con le sue caratteristiche naturali e la salda tradizione dei torinesi, appaiono per intero negli intenti nascosti di questo concorso a inviti, destinato a realizzare una passerella sul fiume, che taglia in due la città. Appare evidente il desiderio di una vera e propria rivoluzione della scenografia della città e del suo campo visivo. Cioè quell’arte e illusione tanto commentata da Ernst H. Gombrich, che si riferisce, se pure indirettamente, al problema della devianza; cioè al senso dell’ordine in un ponderoso coinvolgimento con la regolarità o, meglio, con la disposizione ordinata, insita nella pratica della decorazione, come può esserlo anche una passerella adagiata sul territorio. E’ ciò che è stato ottenuto, in generale, da tutte le risposte progettuali dei concorrenti, così che i vari progetti appaiono come un’ordinata decorazione della natura incombente del luogo. Questa scelta, quindi, diventa una scelta puramente psicologica. Cioè, le forme delle passerelle appaiono concentrate sullo studio limitato della rappresentazione più che sul numero strutturale che ordina la loro materia. Appare anche

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l’intero insieme dei problemi che definiscono lo studio scientifico degli esili ponti, cioè di quell’arte che definisce la metodologia di progetto. Sono passerelle audaci che si collocano tra le scienze umane e le scienze naturali; le passerelle riflettono, così, una vera e propria psicologia della percezione. In questo modo gli esili ponti, nessuno escluso, spostano il fuoco dall’arte del calcolo statico su cui sono fondate alla mente dello spettatore. Sono tutti progetti che risentono molto dell’influenza data dal luogo e dalle condizioni del tema, diventando degli artefatti che attivano, in chi le guarda, la capacità di un riconoscimento; è la relazione che lega la nostra necessità di contemporaneità al continuo bisogno di decodificare la natura che ci circonda. Sono progetti dal sapere complesso, alimentati da molteplici connessioni con i circostanti domini del pensiero e diretti a costruire la forma del luogo per abitare. Ecco, allora, che la passerella pedonale sul fiume Po a Torino sarà destinata a stabilire le relazioni tra le due parti delle sponde del fiume. Sarà anche in grado di disporre, attraverso il proprio segno costituzionale, cioè, la propria misura, una traccia riconoscibile sul suolo con cui si relaziona. Nasce, così, una sorta di fenomenologia, legata all’attraversamento della passerella pedonale, generatrice dei diversi punti di vista e del rapporto fra spazio e tempo. Al centro sono poste, in questo modo, le problematiche del progetto architettonico della passerella che coinvolge, in prima istanza, il fenomeno urbano. Sarà destinata a essere un osservatorio privilegiato, per la possibilità che ha di comporre dei veri e propri nessi strumentali tra le concettualizzazioni astratte dell’abitare e la ricerca dell’intera dialettica della trasformazione. L’idea di una passerella pedonale è un messaggio forte e la sua realizzazione va al di là del suo semplice intento e della sua semplice funzione. Qui si richiama l’attenzione sulla scelta politica e urbana della città, che ha il potere di contenere il senso filosofico e di sottolineare la sperimentazione che si deve affrontare nel superamento di un guado. Sta in questo la differenza tra psicologia del fatto e filosofia del fenomeno, cioè il riconoscimento di ciò che un ponte racchiude nel suo significato. Tutto è reale, dunque. La passerella diventerà una sorta di luogo della psicologia della Città, senza alcun esperimento diretto da confermare, in quanto tutto è parte del mistero della psiche, come afferma Edmund Husserl, cioè che il ponte è come un fenomeno puro per una filosofia fenomenologica. Mario Antonio Arnaboldi

BSc, Ceng, FIStructE; Venelli Kramer Architetti/Ruggero Venelli Client: Comitato “Un Po fiorito”

Simulazioni tridimensionali del progetto vincitore per la passerella ciclo-pedonale sul Po a Torino tra Piazza Chiaves e Piazza Carrara. In basso, schemi concettuali che mostrano il legame tra il ponte e le due piazze. Il ponte è visto come una prosecuzione naturale della dinamica urbana nella successione spaziale che si articola lungo la Via Brianza fino a Via Cavalcanti. Le aree di sosta sono poste in corrispondenza degli allargamenti del

ponte all’altezza dei piloni e creano l’opportunità di sostare, incontrarsi e godere il panorama del lungofiume. La geometria nasce dallo studio dell’intersezione di tre superfici toriche (disegni a destra), che assegnano all’impalcato una forma plastica e dinamica consentendo inoltre la produzione del guscio di intradosso con tecniche standard di configurazione per superfici bidimensionali.

t is hard to believe but Turin, the Imost city which by definition is the traditional and conservative of all Italian cities, is bent on updating itself and sending out a signal of modernity right across the entire land. Turin has recently started promoting new events to host at its best the forthcoming 2006 Winter Olympics. First and foremost, this means a desire to make radical changes to the cityscape and, above all, a desire to develop new inner-city projects in conjunction with the leading lights of architecture. We need only mention the team led by Giorgetto Giugiaro and Giuliano Molineri, who have set the wheels of the Olympics in motion and, even more recently, the town-planning councillor Mario Viano who, so the papers say, seems keen to tackle the various Merloni laws with dignity and determination, laws designed for mediocre people and not real architectural designers. These intentions are shared by all, so this wonderful invitational competition organised by the Turin City Council to design a footbridge over the River Po in Piazza Chiaves is hardly a surprise. This busy political/administrative setting powerfully brings out the traditions of a people of Celtic/Ligurian origin, the so-called Taurini named after the effigy of rampant bull on their coat of arms. The people of Turin settled in the area between the Dora Riparia and River Po, half way across the great chain of Western Alps. The place’s natural features and deeply rooted Turin traditions all emerge in the hidden intents of this invitational competition designed to create a footbridge over the river cutting the city in two. There is a

Three-dimensional simulations of the winning project for a cyclist-pedestrian path over the River Po in Turin between Piazza Chiaves and Piazza Carrara. Bottom, conceptual schemes showing the link between the bridge and two squares. The bridge is treated as a natural continuation of the urban dynamics of the spatial sequence stretching along Via Brianza to Via Cavalcanti. The rest areas

are located near where the bridge widens by the stanchions and create the chance to rest, meet and enjoy the view along the river. The geometry derives from a study of the intersection of three toroidal surfaces (drawings, right) giving the framework a plastic, dynamic form also allowing the production of the intrados shell using standard moulding techniques for two-dimensional surfaces.

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clear desire to revolutionise the cityscape and its field of vision. In other words, the art and illusion Ernst H. Gombrich had so much to say about, referring, if only indirectly, to the problem of deviance or the sense of order associated with regularity or, better still, the kind of ordered arrangement involved in decoration, as in the case of a footbridge carefully set on the land. Generally speaking, all the entries in the competition met these demands, so the various projects seem to carefully decorate this cumbersome place. In the end, this is a purely psychological approach. The forms of the footbridges seem to focus on merely studying representation rather than analysing the structural engineering underlying their material constitution. All the problems associated with the scientific study of slender bridges also

Sezione su una delle due pile. La struttura del ponte è costituita da una semplice ed esile trave continua a sezione variabile in acciaio lunga circa 140 m con una campata centrale di 70 m di luce e due campate di riva di 35 m ciascuna, e sostenuta da due scultorie pile in calcestruzzo che aggettano dall’acqua a supporto dell’impalcato esaltandone snellezza e leggerezza.

Section across one of the two stanchions. The bridge structure is constructed out of a simple, slender girder with a variable steel section measuring about 140 metres in length and a central bay spanning 70 m and a two bank-side bays each measuring 35 m and supported by two sculptural concrete stanchions projecting over the water to support the framework, bringing out its slenderness and lightness.

led by multiple connections with the surrounding lines of thought and aimed at constructing the form of the place in which to live. This means the footbridge over the River Po in Turin will be designed to set up relations between the two banks of the river. Its conventional size and scope will let it cast a recognisable trace across the ground with which it relates. This produces a sort of phenomenology linked with crossing this sort of pedestrian way generating different points of view and relating space and time. This focuses attention on the problems associated with the architectural design of the footbridge, primarily those connected with the city. It is destined to be a privileged observatory due to the possibility it provides of forming instrumental links between abstract conceptual ideas of living and a quest towards a complete dialectics

Dall’alto, rendering della passerella, pianta dell’intradosso, sezione di mezzeria, simulazione tridimensionale della balaustra. Il piano di calpestio è formato dalla superficie superiore in acciaio della struttura trattata con aggregati antisdrucciolo. Le sedute e i parapetti sono in acciaio inossidabile. L’illuminazione, punto essenziale del progetto, è stata concepita all’insegna della minima invasività ed è quindi integrata nella struttura. Dei fori praticati nella superficie di calpestio consentono alla luce naturale di penetrare ai bordi del ponte creando una ritmica nello sviluppo dell’intradosso; di notte la luce artificiale emerge da questi fori, diffusa da dischi di vetro disposti lungo il percorso; vi sono inoltre luci incassate nel corrimano, rafforzate da punti luce posti sotto le sedute nei punti di sosta.

emerge or, in other words, the art actually determining the basic design methodology. These bold footbridges lie somewhere between the human and natural sciences; this means the footbridges are an authentic reflection of the psychology of perception. In this way, these slender bridges, without exception, shift the focus of attention from the art of static computation on which they are based to the onlooker’s own mind. This creates the ideal conditions for generating illusion. These projects are all deeply influenced by the project location and project brief, turning into artefacts activating in onlookers the ability to acknowledge and recognise; this is the relation combing our need for cutting-edge topicality with the constant need to decode surrounding nature. These are elaborate projects fuel-

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of change. The idea of a footbridge is a powerful message and its construction moves beyond its mere intention and simple function. Here attention is drawn to the city’s political/urban vocation capable of catering for the thought and experimentation required to overcome a ford. Herein lies the difference between the psychology of facts and philosophy of phenomena, or in other words a recognition of what a bridge really means. Everything is very down-to-earth. This footbridge will become a sort of home for the city’s own psychology with no direct experiments in need of confirmation, since everything is part of the mystery of the psyche as Edmund Husserl puts it, or in other words the bridge is a pure phenomenon for the philosophy of phenomenology. Mario Antonio Arnaboldi

From top, rendering of the walkway, plan of the intrados, centre-line section, and three-dimensional simulation of the hand rail. The surface of the bridge is made of steel with a structure treated with slipproof aggregates. The seats and parapets are made of stainless steel. The lighting, a key feature of the project, is designed to be as unobtrusive as possible and is incorporated in the structure. Holes made in the bridge surface let natural light

flow in at the edges of the bridge injecting a sense of rhythm into intrados; at night artificial light shines out of these holes through glass disks placed along the pathway; there are also lights fitted in the handrails backed up by spotlights in the seats set in the rest areas.

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Samyn and Partners Credits Project: Samyn and Partners Architects: Philippe Samyn (project architect), B.Calcagno (architect-in-charge), A.Maccianti, P.Monniez, G.Verhaegen (collaborators) Associated Architects: A.Bona, R.Martignone (collaborator) Consultant: Studio Tecnico di Ingegneria (E.Repetto) Client: Comitato “Un Po fiorito”

Marc Mimram Credits Project: Marc Mimram Collaborators: Bertrand Potel, Laurent Baudelot, Fabrizio Gernei Client: Comitato “Un Po fiorito”

La passerella pergolata proposta da Philippe Samyn è strutturata su una trave continua su quattro appoggi (con due campate di 40 m e una di 60 m) con un piano di calpestio in legno largo 7 m. La gabbia strutturale di profili a sezione quadrata sostiene una copertura in vetro a 3,60 m dal piano di calpestio che trasforma questo percorso in un vero luogo da abitare. Dall’alto, rendering della passerella con l’illuminazione notturna, tavola del progetto con la sezione trasversale e particolari della gabbia strutturale, rendering dell’”interno” della passerella, rendering della passerella vista dal fiume. The pergola-style footbridge designed by Philippe Samyn is structured around a curtain beam resting on four supports (with two bays spanning 40 m and 60 m) with a 7-metre-wide surface made of wood. The structural frame of square sections holds up a glass roof 3.60 m above the bridge surface that turns this path into an authentic place to live in. From top, rendering of the footbridge with nighttime lighting, project tables with a cross section and details of the structural frame, rendering of the “inside” of the footbridge, and rendering of the footbridge seen from the river.

Leggerezza e trasparenza caratterizzano la passerella progettata da Mimram, che reinterpreta in modo contemporaneo la tipologia dei ponti torinesi ad archi e puntelli. Orientata sull’asse nord-sud, consente ai raggi del sole di filtrare attraverso la sua sottile ossatura. Il piano di calpestio in legno è sagomato sia in piano che in elevazione creando un gioco di curve che dinamicizza l’insieme. La struttura si snoda in un gioco interno di intersezioni di archi nello spazio, distinguendo tra le parti compresse e le parti tese per introdurre inerzie e trasparenze. Lightness and transparency are the main features of this footbridge, which is a modern-day rendering of Turin’s arch and stay bridges. Placed along a north-south axis, it lets sunlight filter through its slender frame. The surface of the bridge is made of wood and moulded both horizontally and vertically, creating an interplay of curves injecting life into the whole construction. The structure winds along in an interplay of intersecting arches set in space, differentiating the compressed parts from the taut parts to introduce inertia and transparency.

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Arup Milano Credits Project: Arup Milano: Gabriele Del Mese, Maurizio Teora, Daniela Dafarra, Sebastiano Steffinlongo, Nick Barnabè, Paolo Micucci Architect Consultant: Fontanatelier: Luisa Fontana,

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Fabrizio Toselli Quantità Surveyor: J&A: John Jorio, Beatrice Fastelli Client: Comitato “Un Po fiorito”

L’idea progettuale della proposta di Arup Milano, illustrata nelle tavole sotto, si fonda sull’immagine del riverbero dell’acqua che scorre, dei tronchi riversi, degli alberi piegati sul letto del fiume, nella configurazione naturale degli argini, nell’eco della città storica. Questa passerella prende forma diventando una metafora del luogo con la struttura che sembra un tronco d’albero e il piano di

calpestio simile alla sagoma di una foglia che galleggia sull’acqua. La struttura è asimmetrica in alzato e simmetrica in pianta in relazione agli allineamenti della città storica. Un doppio sistema di illuminazione dall’alto e dal basso - fa di questo ponte un segno luminoso nel paesaggio e un luogo di sosta e incontro anche nelle ore notturne.

Arup Milano’s design, illustrated in the tables below, is based on the image of reverberating water that flows from the upturned trunks, trees bent over the river bed, natural configuration of river banks, and echo of ancient cities. The footbridge is shaped into a metaphor of its location with a structure that looks like a tree trunk

and main surface reminiscent of the outline of a leaf floating on water. The structure is asymmetrical in the elevation and symmetrical in the plan in relation to the old city. A twin lighting system - from above and below - turns this bridge into a luminous sign on the landscape and a rest/meeting place at nighttime.

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Studio Schivo & Associati/Benedetto Camerana/Hugh Dutton Credits Project: Giovanni Marco Schivo, Lucilla Revelli, Benedetto Camerana, Hugh Dutton Graphic Coordination: Manuela Zenobi Design Team: Alessandra Sbacchi, Claudia Vannucchi, Francesca Vallarono, Tiziana Casavecchia, Angelo Nazzarro, Guido Sarcina Staffa, Antonio Meneghini, Dagmar Duchow Structures: Studio Mediapolis/Silvano Vedelago, Franco Fogliato

I criteri che hanno ispirato la progettazione di questa passerella sono da un lato la leggerezza strutturale, dall’altro la ricerca del miglior inserimento ambientale sia nell’uso dei materiali che nell’impatto visivo con il paesaggio torinese. Da dette considerazioni è nata la scelta di caratterizzare la passerella come una percorso sospeso e inserito tra le specie di un giardino fiorito ordinate secondo un effetto crescente. Tale effetto si è ricercato e ottenuto dividendo le specie utilizzate in tre fasce d’altezza in modo che le piante più alte sul davanti nascondano quelle più basse dietro e l’effetto prospettico dia l’illusione di una maggiore profondità del giardino. This footbridge is designed along the lines of structural lightness on one hand and an attempt to knit it into the environment through both the use of materials and its visual impact on the Turin cityscape on the other. These factors led to the decision to treat the footbridge as a suspended pathway inserted among the flowers in a blossoming garden arranged in a sort of crescendo. This effect was sought after and found by dividing the species used into three height categories so that the taller plants as the front hid the smaller plants at the back, creating the illusion of a garden stretching back much further than it actually the case.

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La massima leggerezza strutturale e visiva si è avuta attraverso la scelta dei materiali (vetro, acciaio e legno) e dello schema statico ad arco ribassato con appoggi multipli per ogni spalla al fine di ridurre le deformazioni. La sezione trasversale è a cassone multiplo da realizzare completamente in acciaio e con puntoni a interasse di 4 m. All’interno del cassone centrale è previsto il passaggio di tutti gli impianti necessari e di un grigliato di servizio per tutta la lunghezza della passerella. Maximum structural and visual lightness was obtained from the choice of materials (glass, steel and wood) and the loweredarch static scheme with multiple rests for each shoulder to reduce the amount of deformation. The multiple-caisson crosssection is to be made entirely of steel with struts inserted at 4-metre intervals. All the relevant utilities and service grille for the entire length of the footbridge are housed inside the central caisson.

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L’opera d’arte The Enzo Ferrari

rima o poi doveva accadere: il design ha pareggiato i conti P con l’arte. Sono decenni, ormai, che gli oggetti d’uso, progettati per la produzione industriale, competono nella nostra cultu-

■ In

1. Il risultato è una forma complessa e scultoria con materiali (fibra di carbonio, nido d’ape di alluminio) e caratteristiche tecnologiche di avanguardia, i cui i pesi contenuti e l’impostazione

queste pagine viste generali e particolari della “Enzo Ferrari”, la nuova nata in casa Ferrari, su design di Pininfarina, che condensa in sé la tecnologia e le ricerche sviluppate dalla casa di Maranello negli ultimi tre anni di vittorie in Formula

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ra con le opere d’arte per bellezza, espressività, qualità estetica, energia simbolica, carica comunicativa, densità di significati. Rimaneva, per essi, ancora una barriera da superare, quella della riproducibilità tecnica, che, per quanto giudicata ormai insignificante dai tempi di Walter Benjamin, continuava ad alimentare dubbi e resistenze. Ora, però, anche questo ostacolo è stato abbattuto, non solo perché l’arte si nutre da tempo della reiterazione meccanica dei suoi prodotti, ma anche per la capacità del disegno industriale di produrre opere che possono essere considerate dei “pezzi unici”. Queste considerazioni possono sembrare eccessive, ma in realtà sono semplicemente “estreme”, per usare un termine un po’ grossolano, e tuttavia capace di esprimere, con blanda metafora, l’azzardo di un ragionamento spinto fin sull’orlo del paradosso. Cerchiamo di chiarirle con un recentissimo e pertinente esempio. La Ferrari, che periodicamente propone un modello che viene presentato come “sintesi della conoscenza tecnica e delle esperienze sportive della marca”, ha appena inaugurato la “Enzo Ferrari”, ovvio e doveroso omaggio al fondatore dell’azienda. Il modello, disegnato da Pininfarina, potrà godere “di un transfer tecnologico intenso e continuo generato dalla lunga serie di successi Ferrari in Formula 1”, il che ne fa, come si usa dire, un vero e proprio gioiello tecnologico. La carrozzeria, realizzata in materiali compositi avanzati, con l’esecuzione di particolari componenti in sandwich di fibra di carbonio e nido d’ape d’alluminio, presenta una strutturazione della scocca caratterizzata da una notevole riduzione dei pesi, con la conseguente possibilità di plasmarne le forme secondo criteri estetici in modo da assicurare una “perfetta sintesi fra tecnica e stile”. La sagoma aerodinamica della vettura riprende e perfeziona tutti gli accorgimenti adottati per i modelli sperimentati nelle più recenti gare di Formula 1, garantendo a un tempo alte prestazioni e sicurezza di marcia. In particolare l’abitacolo, oltre a concentrare sul volante aerodinamica consentono di aumentare il limite di aderenza nelle curve mantenendo però velocità massime di oltre 350 Km/h. Il motore è un 12 cilindri a V65° con 5.998 cm3 di cilindrata, con potenza massima di 660 CV a 7.800 giri/min.

■ These

la massima quantità di controlli, assicura un’interfaccia uomomacchina che mette il pilota nelle condizioni di guida ottimali, grazie anche alla configurazione del posto di guida caratterizzato da due soli pedali (freno e acceleratore) e da un sedile racing in fibra di carbonio che conferisce una maggiore rigidità e rende ancora più precisa la sensazione della vettura. Ciò che rende la “Enzo Ferrari” una macchina di alto valore estetico è dunque una “forma” che scaturisce dalla perfezione tecnica della sua struttura, alla quale gli elementi di pura comunicazione visiva, come il colore ormai araldico e la tipica sagoma di sapore scultorio, aggiungono significazioni di matrice simbolica e culturale destinate a renderne ancora più intensa l’immagine. E’ sufficiente tutto questo per chiudere definitivamente l’equazione tra design e arte? Senza dubbio, già un primo confronto con i modelli contemporanei dell’arte, che hanno rinunciato alla ricerca romantica del pathos nell’opera in favore di una intesa con l’osservatore sul filo non della commozione, bensì della ragione, sia pure inquieta e turbolenta, porrebbe la “Enzo Ferrari” su un piano di parità. Ma questa macchina ha qualcosa in più rispetto alle altre. Tanto per cominciare, essa è prodotta in “tiratura limitata” di 349 esemplari; inoltre le sue prestazioni e la sua stessa immagine ne fanno non tanto un oggetto d’uso, quanto un monumento, ovvero una configurazione di alto contenuto concettuale, che pone subito una distanza di rispetto tra sé e il resto del mondo, proprio come un quadro o una scultura; infine, la sua stessa natura di prodotto industriale sì, ma eccezionale, la collocano immediatamente nell’area più elevata del collezionismo. Ce n’è abbastanza per pensare che i primi acquirenti della “Enzo” dovrebbero essere i maggiori musei del mondo. Il ragionamento di partenza non era dunque così temerario come sembrava: in realtà, mentre intendeva sottolineare l’accresciuto peso del design nella nostra esperienza estetica quotidiana, voleva anche richiamare il mondo dell’arte a una maggiore attenzione nei confronti della tecnica e delle sfide che essa lancia di continuo alla nostra cultura. Maurizio Vitta

pages, general views and details of the “Enzo Ferrari”, the latest Ferrari car designed by Pininfarina that brings together technology and research developed by the firm from Maranello during the years of Formula 1 victories.

The result is a complex sculptural form whose materials (carbon fibre, honeycomb aluminium) and cutting-edge technological features are aerodynamically designed to increase the grip in bends while maintaining a top speed of over 350

t was bound to happen sooner or later: design has finally Idesigned evened the score with art. For decades now consumer objects for industrial production have been competing with art in the realms of culture in terms of beauty, expressive force, aesthetic quality, symbolic energy, communicational power and density of meanings. There was only one more obstacle for them to overcome: technical reproducibility, which, despite have been discarded as insignificant ever since the days of Walter Benjamin, still nourished doubts and met with considerable resistance. But now even this obstacle has been knocked down, not just because art has fed off the mechanical reiteration of its products for some time now, but also due to industrial design’s ability to produce works that may be considered as “unique”. These remarks might seem rather exaggerated, but they are actually just “extreme” to use a rather approximate term whose metaphorical blandness manages, however, to express the rather risky nature of a certain kind of reasoning verging on paradox. Let’s try and make this clearer with a very recent example that is quite to the point. Ferrari, which occasionally produces a model presented as a “synthesis of the brand’s technical know-how and sporting experiences,” has just opened the “Enzo Ferrari”, viz., a rather obvious and obligatory homage to the company’s founder. The model, designed by Pininfarina, enjoys a “deep and constant technological transfer resulting from a long line of Ferrari victories in Formula 1 racing,” which, as they say, makes it a real technological gem. The body work, made of cutting-edge composite materials featuring special components made of a sandwich of carbon fibre and honeycomb aluminium, is structured around the idea of reducing its weight with the subsequent possibility of shaping its forms along aesthetic lines to ensure a “perfect synthesis of technology and style.” The car’s aerodynamic streamlining borrows and perfects all the features developed for models experimented on in recent Formula 1 races, simultaneously guaranteeing high

performance and safety out on the road. The driver’s compartment in particular focuses most of the controls on the steering wheel and ensures a man-machine interface placing the driver in an ideal driving position, thanks also to the shape of the driver’s seat which has only two pedals (brake and accelerator) and a carbon fibre racing seat providing extra rigidity and a greater feel for the car. What makes the “Enzo Ferrari” such an aesthetically pleasing car is its “form” deriving from the technical perfection of its structure and further enhanced by pure visual communication features, such as its heraldic colour and typically sculptural profile, injecting symbolic/cultural meanings designed to give its an even more powerful image. But is all this enough to finally close once and for all the equation between design and art? Making an initial comparison with contemporary works of art, which have abandoned any romantic quest for pathos in favour a sort of complicity with the observer based not on commotion but reason (however disturbing and turbulent), the “Enzo Ferrari” is certainly at least on a par. But this car actually has something more than all the rest. To begin with it comes in a “limited edition” of 349 specimens; plus its performance ratings and image do not so much make it a consumer object as a sort of monument, an object full of conceptual force that instantly forges a respectful distance between itself and the rest of the world, just like a painting or a sculpture; lastly, its nature as an industrial object of exceptional note immediately makes it a very special collector’s item. There is enough here to suggest that the first people to purchase the “Enzo” ought to be the world’s most important museums. The basic thinking behind all this was not as bold as it first seemed: in actual fact, while it was supposed to emphasise the growing importance of design in our everyday aesthetic experience, it was also supposed to attract the art world’s attention to technology and the challenges it is constantly throwing down to our cultural scene.

km/h. The 12-cylinder V65° engine has a cubic capacity of 5,998 and a maximum power of 660 CV at 7,800 revs./min.

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Identità e design Modern-day Shop

identità del negozio contemporaneo è rifluita dal contenuto al he identity of modern-day shops has shifted from the contents contenitore, dall’immagine della merce a quella della struttuto the container, from the image of the goods on sale to the image L’ T ra. L’estetica del prodotto costituisce ormai un’area di attrazione of its very structure. Product aesthetics is an eye-catching part of a complex system of references, allusions, calls and seductive forces in which the world of sales forms a constellation of images. Shop architecture (including the design of the fixtures and fittings) has a dual role to play in this ever-changing system, in the double sense of balancing out the entire scheme of separate functional episodes (display, shop window, product layout, services etc.) and radiating out a configuration of images, each independent in its own right and, at the same time, subordinate to the entire system. Designing a shop means drawing up a diagrammatic scheme that no longer relies on the old mechanistic sequence of sales phases - drawing near, approach, assessment, contracting, sale to run smoothly along winding paths and inviting perspectives.. These general comments are physically embodied in the new Max Mara shop at 450 West Broadway in New York designed by Studio Grassi. This space covering a total of 567 square metres is constructed inside an old two-storey garage. The most striking feature of this sales outlet are the panels made of planks of hazel wood setting the pattern of vertical planes on both the facade and interior. This sets the shop’s image in its urban context: “The facade is designed around the intersection of two sloping planes that do not run parallel to the road”, so Duccio Grassi tells us, “to maintain that sense of discontinuity characterising the buildings facing onto West Broadway, further accentuated by the wood and glass

che”. Questa discontinuità è riprodotta e moltiplicata nelle superfici interne e nella stessa organizzazione spaziale del negozio. “Superfici dalla forte matericità definiscono volumi spezzati da tagli luminosi”, precisa il progettista. “Alte travi reticolari in legno creano volumi altrettanto irregolari, e un enorme filo d’acciaio cuce tra loro grandi pannelli di cemento dalla superficie tesa e ondulata per la pressione della cucitura”. Questo gioco di materiali avanzatissimi e tradizionali, elettrizzati da qualche sprezzatura, come la parete in lamiera arrugginita che chiude la fila delle cabine di prova, costituisce un ambiente, prima ancora che uno spazio espositivo e commerciale: ambiente come luogo, àmbito vissuto, volume come intensa espressione di significati. Il negozio ricompone la sua identità nelle strutture espositive, del genere free-standing, non fisse, modellate in ferro naturale, con snodi in acciaio al centro, pannelli in pelle e specchi rotanti, in modo da consentirne la massima flessibilità. La disseminazione della merce risulta così casuale e, in pari tempo calcolatissima: ripiani spostabili in ferro naturale, elementi frontali inseribili nelle pareti in cartongesso, parallelepipedi cavi, in materiale plastico bianco e ferro naturale, accostati o impilati sul pavimento, sedili in cuoio marrone della stessa forma. La mobilità, la mutevolezza, il nomadismo caratterizzano l’allestimento, come una nube corpuscolare che solo il “logo” fissa nel tempo e nello spazio, e che ricade sui prodotti come plusvalore estetico aggiunto a quello già implicito nei vari capi. Maurizio Vitta

replacing exposed bricks or metal structures.” This discontinuity is reproduced and multiplied in the shop’s inside surfaces and spatial layout. “Surfaces with a very material feel define structures cut through by light,” so the designer states. “Tall reticular wooden beams create equally uneven structures, and a huge steel thread stitches large concrete panels between them whose surfaces are either flat or undulating depending on the pressure applied by the stitching.” This interplay of traditional and cutting-edge materials, injected with the odd nonchalant touch like the rusty sheet iron wall at the end of the row of changing cubicles, creates a distinct setting more than a display or retail space: a setting that is also a place, a homely environment, a structure bursting with meaning. The shop’s identity is reiterated in the free-standing, non-permanent display facilities shaped out of natural metal with steel joints in the middle, leather panels and revolving mirrors to make it as flexible as possible. This means the goods seem to be set out both randomly and with careful precision: mobile shelves made of natural iron, front fixtures set into the plaster walls, hollow parallelepipeds made of white plastic or natural iron combined together or just piled on the floor, and brown leather chairs of the same shape. Mobility, mutation and nomadism characterise the overall installation, like a cloud of particles that only the “logo” sets in time and place, and that injects the goods with added aesthetic value in addition to the implicit stylistic qualities of the various items of clothing themselves.

del negozio si sviluppa su due piani per un’area totale di spazio vendita di 325 mq. Le pareti nord e ovest del negozio sono rivestite di pannelli di cemento prefabbricati, senza soluzione di continuità tra piano terra e interrato, che sembrano “cuciti” con punti di cavo d’acciaio e hanno una superficie ondulata diversa l’uno dall’altro. ■ The shop interior extends over to levels for a total sales space of 325 square metres. The shop’s north and west walls are clad with prefabricated concrete panels with no gap between the ground floor and basement that look as if they are “stitched” with steel stitches and all have different undulating surfaces.

Paul Warchol

che fa parte di un complesso sistema di richiami, sollecitazioni, inviti, seduzioni, nel quale l’universo della vendita si compone in una costellazione di immagini. In questo sistema, variegato e cangiante, l’architettura del negozio - che comprende il design delle attrezzature e degli allestimenti - ha un ruolo stellare, nel duplice senso di equilibratore di un intero schema satellitare composto dai singoli episodi funzionali (esposizione, vetrina, distribuzione dei prodotti, servizi e così via) e di polo irradiante di una configurazione dinamica di immagini, ciascuna in sé autonoma e in pari tempo subordinata all’impianto complessivo. Queste considerazioni generali trovano la loro concretizzazione nel nuovo negozio di Max Mara al 450 di West Broadway a New York, progettato dallo Studio Grassi. Si tratta di uno spazio di 567 metri quadrati complessivi, realizzato in un vecchio garage e sviluppato su due piani. L’elemento che per primo definisce l’identità di questo spazio della vendita è costituito dalle pannellature in assi di legno di noce, che ritmano i piani verticali sia in facciata che all’interno. In tal modo l’immagine del negozio è definita anzitutto nel suo contesto urbano: “La facciata è definita dall’incontro di due piani inclinati non paralleli alla strada”, spiega Duccio Grassi, “in modo da mantenere la discontinuità tipica degli edifici che si affacciano sulla West Broadway, ulteriormente accentuata dal legno e dal vetro che sostituiscono i mattoni a vista o le strutture metalli-

■ L’interno

■ L’ingresso

del nuovo negozio Max Mara al 450 West Broadway, a Soho, New York. ■ Entrance to the new Max Mara shop at 450 West Broadway in Soho, New York.

Credits Project Architect: Duccio Grassi Collaborator: Fernando Correa Granados Client: Max Mara

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■ In

queste pagine, viste degli interni del negozio che si caratterizzano per la forte dinamicità d’insieme, l’accostamento di materiali avanzatissimi e tradizionali, e per le strutture espositive del genere free-standing, non fisse, modellate in ferro naturale, con snodi in acciaio al centro, pannelli in pelle e specchi rotanti, in modo da consentirne la massima flessibilità. ■ These pages, views of the shop interiors whose powerful overall dynamism, combination of cutting-edge conventional materials and freestanding non-permanent displays shaped in natural iron with steel joints in the middle, leather panels and revolving mirrors, to ensure maximum flexibility.

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onumento assente

M

el 1976 veniva pubblicato un testo di Baudrillard: Lo scambio N simbolico e la morte. All’interno troviamo una analisi inquietante, anche per quello che (ci) succederà nel millennio successivo (per la

precisione nel settembre 2001). Un’analisi delle Twin Towers - le torri gemelle del World Trade Center di New York - dal punto di vista del loro significato come segni/simboli di uno “stato maturo della verticalità”. Così Baudrillard: “I building non sono più obelischi, ma si affiancano gli uni agli altri, senza più sfidarsi, come le colonne di un grafico statistico. Questa nuova architettura incarna un sistema non più concorrenziale, ma contabile, e in cui la concorrenza è scomparsa a vantaggio delle correlazioni”. Dall’estetica pionieristica del grattacielo come rappresentazione della gara liberista si è passati a un gioco più sottile, dove la percezione visiva scandaglia i fondali psicologi. Un sistema fatto sempre più di network e sempre meno di “padroni del vapore”. Estraiamo altri frammenti/immagini dal testo, come definizioni choc: le torri nel loro “grafismo architettonico” rappresentano la “fine di qualsiasi concorrenza” e la “fine di qualsiasi referenza originaria” e ancora il “raddoppiamento del segno”, la “forma duale del monopolio”, come “le repliche moltiplicate del viso di Marylin, altra profezia di Warhol”. Così Baudrillard arriva alla lapidaria sentenza sul passaggio epocale: “Le due torri WTC come segno visibile della chiusura d’un sistema nella vertigine del raddoppiamento, mentre gli altri grattacieli sono il momento originale d’un sistema che si supera costantemente nella crisi e la sfida”. Altre parole chiave nel testo: Riduplicazione / arresto della verticalità / le torri non sfidano più gli altri buildings - ma si specchiano in loro stesse / prestigio della similitudine / idea di modello - strategia dei modelli. Ormai il sistema della rappresentazione del potere non si basa sulla corsa in alto, ma sulla permutazione, sul gioco. Per cui le torri gemelle rappresentavano un preciso simbolo: un sistema di immagine bloccato in una forma di potere basato sulla duplicazione di se stesso. Ho voluto operare questa sorta di piccolo cut-up alla Burroughs, per rendere omaggio e invitare alla lettura del testo originario (in una delle sue parti più leggibili - si veda anche la lettura dell’universo dei segni graffitisti: “Kool Killer o l’insurrezione mediante i segni per trovare altre pagine mirabili”). La rappresentazione della dualità binaria è il concetto stesso della simulazione di Baudrillard, quale archetipo di base del gioco della visibilità: esserci per rispecchiarsi. Le torri gemelle, oltre che il simbolo di una fase matura (troppo matura) del capitalismo, rappresentano l’estremo atto di un Narciso architettonico: io mi duplico, mi clono, mi rispecchio nel mio progetto. Mentre l’estetica degli anni Ottanta delle specchiature a “go-go” si poneva inizialmente come punto di riflessione del contesto urbano, gli edifici gemelli sono loro stessi il proprio contesto. Ovvero la mia città, il mio campo di confronto, il mio sistema di relazioni è la mia stessa immagine, che prolifera. Segno di potere, perché equivale ad affermare: se posso duplicarmi, posso al contempo triplicarmi, quadruplicarmi ecc. insomma creare la serie infinita di me stesso. Insomma esisto solo io nella città, nel mondo. Questo paesaggio sterile, bloccato ci imponeva ai tempi di quella lettura di Baudrillard, un certo pessimismo sulle sorti magnifiche e progressive dell’architettura, in America con queste torri fuori misura, e da noi quale ideologia bloccata e sterile nelle forme della serialità degli ultimi storicismi. La tendenza e quei desolati paesaggi di finestre quadrate, di palazzate ottocentesche, riproposte in migliaia di riviste, fotocopiate avidamente da ogni progettista educato allo stalinismo e all’ingestione forzata dell’Architettura della Storia. La ripetizione, la duplicazione, la clonazione, la stagnazione della forma a favore degli archetipi hanno accomunato nella radice psicologica, nella medesima deriva di imitazione reverenziale, sia le ultime frontiere dell’International Style, i grattacieli formato Rank Xerox, così come qui in Italia la fotocopia delle facciate piacentiniane, creando una singolare comunanza di mezzi e di intenti tra speculatori dello spazio aereo americani e speculatori dell’ideologia storicista avvinghiati alle cattedre universitarie. Con una piccola differenza, che i primi sapevano far stare in piedi gli edifici. Comunque l’internazionale della Copia. Anche se non tutto era appiattito, si manifestavano allora acerbe prefigurazioni di quello che poi sarebbe accaduto con l’esplosione mediatica dei vari Hadid, Coop Himmelb(l)au, Gehry ecc. a livello planetario. Allora noi che supportavamo queste figure si veniva accusati di fomentare il “caos ordinato”, di trasformare l’architettura nel set di Blade Runner e altre amenità...

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di Stefano Pavarini

Oggi è tutto già digerito, ma ancora c’è chi si scaglia contro le “lamiere contorte”, chi non accetta di perdere prestigiosi incarichi. Insomma la libertà della forma dà fastidio ai custodi dell’Archetipo. Comunque fino al 10 settembre 2001 si poteva dire che l’architettura viveva un periodo di “nuovo pluralismo”, dove diverse espressioni/opzioni formali trovavano spazio e cittadinanza, e riviste come l’Arca si rivelavano anticipatrici di una libertà di affronto e di uno sguardo non-ideologico al mondo del progetto. Nuove tendenze, nuovi stili, architetture digitali, architetture virtuali, neo-organici, (Philip Johnson che disegna villette a forma di Pantheon...indietro tutta!) insomma di tutto e di più. Tutti sotto l’ombrello mediatico, per tutti c’è il minuto di visibilità promesso da Warhol. Tutto a posto, nella proliferazione della comunicazione, per cui anche l’architettura viene messa in rete, viene fatta circolare nell’istantaneità della città globale. Sì, tutte le città diventano una unica, contemporanea, sincronica entità simultanea, cortocircuito mondiale, dove la molteplicità delle forme, la pluralità diventa talmente comunicata da produrre un rumore bianco, omogeneo, entro cui non si distingue più il nuovo dal vecchio, il bello dal brutto, il falso dal vero, il diverso dall’uguale. Però dopo il crollo delle torri si respira una boccata di autenticità. E’ come se qualcosa di molto, molto più importante fosse accaduto. Senza voler cadere nella retorica, visto che tutto è già stato ampliamente trattato delle questioni politiche, umane, religiose ecc. voglio solo evidenziare che l’architettura, oltre che l’uomo, è stata messa sotto tiro. L’architettura delle torri del WTC, oltre a rappresentare tutto ciò che dice Baudrillard a livello semiologico/simbolico, oltre a essere una brutta architettura, un mastodonte di cui speriamo non nascano più copie, resta comunque un luogo dove migliaia di persone vivevano e lavoravano, un contenitore di storie umane colossale. Non possiamo non evidenziare che distruggere l’architettura e distruggere la vita umana hanno avuto una coincidenza in un gesto assolutamente unico. Questo sacrificio simultaneo ha accomunato in modo terrificante l’uomo e la sua casa, la civiltà americana e il suo simbolo - il grattacielo. Come non pensare con commozione allo scheletro rimasto in piedi in mezzo alle polveri di Ground Zero, alla permanenza comunque del segno progettato, alla testardaggine della realtà, della materia, che si aggrappa al suolo per rappresentare la sua (e nostra) esistenza. Oggi, nel 2002 invece Baudrillard scrive il testo Lo spirito del terrorismo e ci dice che è terminato “lo sciopero degli eventi” e ci troviamo di fronte “all’evento assoluto, alla madre di tutti gli eventi, all’evento puro che racchiude in sé tutti gli eventi che non hanno mai avuto luogo.” L’ordine definitivo che incarnavano le torri nella loro “gemellarità” è finito. La violenza del terrore ha seminato morte e ci costringe a riprendere in mano la nostra capacità di reagire e creare nuove forme di rappresentazione. Addirittura nel testo si arriva a evocare una sorta di suicidio delle torri, come risposta estrema al suicidio degli aerei attaccanti. Il crollo delle torri rappresenta la fragilità estrema di un sistema, vulnerabile in un punto solo. L’attacco a questo punto della rete porterebbe distruzione a tutta la rete, per un effetto-domino terrificante per proporzioni e ampiezza. Quello che colpisce negativamente in questa analisi di Baudrillard è però l’affermazione provocatoria:”Al limite, sono loro che l’hanno fatto, ma siamo noi che l’abbiamo voluto.” E ancora più avanti ci si sente quasi complici, perché:”il male è qui, è dappertutto, come un oscuro oggetto di desiderio. Senza questa complicità profonda, l’evento non avrebbe la risonanza che ha avuto, e nella loro strategia simbolica i terroristi sanno molto probabilmente che possono contare su questa complicità inconfessabile”. Ecco, si può solo concordare con Baudrillard sulla unicità dell’evento, vero evento del millennio. Ma la considerazione che ne scaturisce non può essere qualcosa del tipo:”in fondo in fondo lo desideravamo anche noi”, perché sarebbe inumano da una parte, e contro il mestiere del costruire dall’altra. L’abbattimento di una potenza non giustifica la violenza e l’architettura è rappresentazione di una volontà umana di deporre segni della propria esistenza che rimangano alla storia. L’ultima frontiera del nihilismo è l’autodistruzione di sé, della propria civiltà e quindi del proprio progetto, della propria capacità di abitare il mondo. Guardare alla scena di Ground Zero con un occhio distaccato e cinico non è possibile. Paradossalmente invece il segno gemello, di cui potevamo leggere tutta la problematicità e la sterilità architettonica, oggi è diventato qualcosa d’altro, quasi un “monumento assente”, una testimonianza di architettura che diventa viva da quando è scomparsa.

A

Year After

audrillard’s book Symbolic Exchange and Death was published in B 1976. It contains a disturbing analysis touching on what would happen (to us) in the next millennium (more specifically in

September 2001). An analysis of the Twin Towers of the World Trade Center in New York in terms of their meaning as signs/symbols of a “mature state of verticalness.” Baudrillard says: “The buildings are not obelisks, but they stand alongside each other without challenging each other, like columns of statistical graphics. This new form of architecture embodies a non-competitive, accountable system in which competition has given way to correlations.” The pioneering aesthetics of the skyscraper as a representation of laissez-faire economics has been replaced by a more subtle interplay in which visual perception scans the very depths of the human psyche. A system increasingly composed of networks and much less of “captains of industry.” Let’s take a look at some of the other excerpts/images that crop up in the essay like shocking definitions: the towers’ “architectural graphics” represent the “end of all competition” and the “end of all original reference”; the “doubling of signs” and “dual form of monopoly” are like “the multiple copies of Marilyn’s face”, another of Warhol’s prophecies.” Baudrillard draws this conclusion about the transition to a new age: “The Twin Towers of the WTC are a visual sign of the closure of a system through headspinning duplication, while the rest of the skyscrapers are the original moment of a system constantly moving beyond itself in crisis and defiance.” Other key words in the text are: Reduplication/end of verticalness/the towers no longer challenge other buildings, they just mirror themselves/prestige of similarity/idea of a model-strategy of models. The system for representing power is no longer based on a race upwards, but on permutation and play. This means the twin towers represent a definite symbol: a system of images locked into a form of power based on duplicating itself. I wanted to produce this sort of tiny Burroughs-style cut-up to pay homage and attract attention to the original text (one of its most readable excerpts - there is also a reading of the universe of graphic signs: “Kool Killer or insurrection by means of signs to find other wondrous pages”). The representation of binary dualism is the very concept of Baudrillard’s simulation, as a basic archetype of a play on visibility: being there in order to reflect oneself. As well as symbolising an advanced (too advanced) stage of capitalism, the twin towers represent an extreme act of architectural Narcissism: I duplicate myself, clone myself and mirror myself in my own design. In contrast with the 1980s aesthetics of mirroring as a means of reflecting on the urban context, the twin towers provide their own context. In other words, my city, my field of interaction and my system of reflection is my very own image that proliferates. A sign of power, because it amounts to saying: if I can duplicate myself, then I can triplicate myself, quadruplicate myself etc., in other words create an infinite series of myself. Only I exist in the city and in the world. At the time of Baudrillard’s essay, this sterile blocked landscape led us to adopt a rather pessimistic attitude to the destiny and fate of architecture, in America through these over-sized towers and here in Italy as the dry and sterile ideology of the mass-production of recent historicisms. Trends and desolate landscapes of square windows belonging to nineteenth-century buildings, cropping up in thousands of magazines, avidly photocopied by all those architects with a Stalinist design background who have been over-fed on the Architecture of History. Repetition, duplication, cloning, and stagnation of form in favour of archetypes, have brought the same psychological roots and detachment from reverential imitation to bear upon the final frontiers of the International Style, Rank Xerox-type skyscrapers and Italian photocopies of Piacenza-style facades, thereby creating a strange union of means and intentions between speculators of American air space and speculators in historicist ideology entrenched in our universities. With the tiny distinction that the former knew how to make their buildings stand in place. In any case, this is a sort of International of Copying. Even though not everything was bland and indistinct, there were already early premonitions of what was abut to happen through the explosion onto the international media scene of the likes of Hadid, Coop Himmelb(l)au, and Gehry etc. Those of us accused of backing these leading figures were inevitably accused of fostering ordered chaos”, turning architecture into the set of Blade Runner and other oddities....

by Stefano Pavarini

This has now all been absorbed, but some people still rage against “twisted metal”, refusing to accept the loss of important contracts. In other words, freedom of form irritates the custodians of Archetypes. Until 10th September 2001, it could be said that architecture was going through a period of “new pluralism” during which there was room and opportunities for various stylistic expressions/options, and magazines like l’Arca proved to be among the first to take a truly non-ideological look at the world of architectural design. New trends, new styles, digital architecture, virtual architecture, neo-organicism (Philip Johnson designing Pantheon-shaped houses.......back we go!) or in other words a bit of everything. All in the media spotlight, that one’s minute’s fame promised by Warhol was suddenly within everybody’s reach. Everything was fine in the world of expanding communication, so even architecture went on the web to be circulated instantaneously around the global city. Yes, cities everywhere turned into one simultaneous, synchronic, instantaneous entity, a worldwide short-circuit in which the multiplicity of forms, pluralism is so widely communicated it produces a smooth white noise, so that you can’t tell the new from the old, the beautiful from the ugly, what is true from what is false, and what is different from what is the same. The collapse of the towers has brought in a breath of fresh air. It is as if something very, very important has happened. Without resorting to the usual rhetoric, bearing in mind that everything has already been said about the political, human, religious issues etc. involved, I just want to point out that architecture is just as much a target as people. As well as representing everything Baudrillard said on a semiological/symbolic level, as well as being an ugly work of massive architecture that hopefully will not be copied in the future, the architecture of the twin towers of the WTC was nevertheless a place where thousands of people lived and worked, a container for a colossal amount of human affairs. We cannot help pointing out that destroying architecture and destroying human life coincided in one absolutely unique event. This simultaneous sacrifice was a terrifying way of bringing together people and their homes, American civilisation and its skyscraper-symbol. We cannot help being moved by the sight of the skeleton left standing in the middle of the dust of Ground Zero, the enduring presence of the designer sign, the stubbornness of reality, matter, that grips the ground to represent its (our) existence. Now in 2002 Baudrillard has written The Spirit of Terrorism, telling us that the “strike of events” is over and we are now facing “the absolute event, the mother of all events, the pure event holding within it all those events that have never taken place.” The definitive order embodied in the “twin-nature” of the towers is over. The violence of terror has spread death and is forcing us to take hold of our own ability to react and create new forms of representation. The text actually evokes a sort of suicide of the towers, as an extreme reaction to the suicide of the planes attacking it. The collapse of the towers represents the excessive fragility of a system that is only vulnerable in one place. An attack on this place in the network would destroy the entire web due to a sort of domino-effect of terrifying scope and proportions. The strikingly negative thing about Baudrillard’s analysis is the provocative claim that: “In the end, they did it but we were looking for it.” And further on we even feel like accomplices, because: “evil is here, it is everywhere, like a dark object of desire. Without this profound complicity, the event would not have attracted all the attention it did, and the terrorists’ symbolic strategy shows that they knew they could most likely count on this unconfessable complicity.” We cannot help agreeing with Baudrillard about the uniqueness of the event, the most authentic event of the millennium. But this does not justify a conclusion of the kind: “in the end, we wanted it to happen too,” because this would be both grotesque and against the profession of building. Violence is never justified even when defeating a great power and architecture is a way of representing the human desire to lay down signs of its own existence that leave their mark in history. The final frontier of nihilism is self-destruction, destruction of one’s own civilisation and hence general design, one’s own ability to live in the world. There is no way of taking a detached, cynical look at Ground Zero. Ironically, this twin sign in which we could read the problematic nature and sterility of architecture have now turned into something else, almost an “absent monument”, testimony of architecture that came to life just as it disappeared.

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Arte a Vukovar For the Future ■ Sopra/above,

Anna Palange. A fianco/right, Ivan Picelj, Connexion, 1981/82. A destra dall’alto/far right from the top: Andreas Christen, Ohne Titel, epossidicio/epoxy, 30x30 cm, 1985; Getulio Alviani, Anna - tutto - non c’è e non ci sarà mai più, superficie a texture vibratile e laminato nero/vibrating texture and black laminated, 100x50 cm, 1999; Janus Kapusta, K-Dron, 1985.

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ukovar, fatiscente cittadina sulle rive del Danubio, embleV ma degli eccidi bellici e intestini. Ma l’arte aiuta a sognare. E con questo sogno si può contribuire a costruire o rico-

ukovar, a crumbling town on the banks of the Danube, the V emblem of wartime and civil carnage. But art helps to rise out of this and dream. And with this dream, there can be a

struire. E arriva un segno tangibile, una provocazione concreta. Un tocco di poesia, vero stridore di fronte alla distruzione, ma proprio per questo nota ineludibile di una sonata diversa. Arriverà a Vukovar, che avrà un suo museo, una collezione di 169 opere d’arte, messa assieme da Getulio Alviani, artista e operatore culturale internazionalmente noto. Intanto al Muzej Suvremene Umjetnosti di Zagabria viene presentata questa raccolta fino al 10 settembre. Titolo: “22 del futuro per il futuro di Vukovar”. Il sottotitolo costituisce il debito omaggio ad Anna Palange che si è conquistata definitivamente un posto nel cuore di ciascuno dei componenti della famiglia de l’Arca, da quando, giovanissima, ha lasciato questo mondo. Debito, questo omaggio, perché la sua passione culturale la portava verso la “optical” e l’arte strutturale, in tandem col suo compagno Getulio Alviani. E la collezione in questione è composta di opere di questa tipologia. Opere recenti tuttavia, e credo volutamente, testimonianza non già del passato storico di quella tendenza, bensì di puntelli di continuità di quel formalismo ostinato di cui Alviani costituisce uno dei capisaldi sin dai primi anni Sessanta, quando appare ufficialmente, e per la prima volta proprio a Zagabria, la corrente detta “Nuove Tendenze”. Alle spalle delle 169 opere di 22 autori rappresentativi di 11 nazioni (Carlos Cruz-Diez, Angel Duarte, Manfredo Massironi, Françoise Morellet, lo stesso Alviani, ecc.), la scuola di pensiero della Pura Visibilità. In clima positivistico, alcuni operatori visivi e studiosi, come Fiedler e Von Marées, postulavano un’attenzione diretta ed esclusiva ai valori visivi dell’opera. Ma quei teorici, anche se tenevano a una certa distanza altre componenti linguisticamente non determinanti, e tuttavia rilevanti ai fini della caratterizzazione complessiva dell’opera (quali il contesto storico, le urgenze sentimentali, ecc.), non potevano immaginare che taluni artisti di varie parti del mondo all’aprirsi degli anni Sessanta si sarebbero fortemente e impietosamente “scientificizzati” fino a mettere totalmente da parte ogni minimo cenno di soggettività favorendo esclusivamente la fenomenologia della percezione visiva. Una stagione audace, accompagnata da entusiasmi creativi rivoluzionari. L’occhio non voleva la sua parte, come si suole dire. Voleva tutto. Esistono i nomi storici, compreso l’amico Getulio, non so se esistano le nuove leve. Ma è in ogni caso interessante rendersi conto di quell’esperienza, attraverso questa mostra e questo slancio umano. Infatti, in questa circostanza, la asetticità di quella tipologia operativa viene felicemente “macchiata”, non foss’altro che per l’amore e l’entusiasmo che vi profondeva Anna Palange a cui è dedicata l’intera iniziativa. Carmelo Strano

contribution to building and rebuilding. A tangible sign of this is coming, a concrete challenge. A touch of poetry that truly jars with the destruction all around it, but that because of this constitutes the ineludible note of a different sonata. Vukovar will soon have its own museum, and a collection of 169 pieces of artwork will arrive there, chosen by the internationally renowned artist and promoter of culture, Getulio Alviani. Meanwhile, until September 10th, the collection will be on display at the Muzej Suvremene Unjetnosti in Zagreb, under the title “22 of the future for the future of Vukovar”. The subtitle is a proper tribute to Anna Palange, who definitely won a place in the heart of each of the members of the l’Arca family since she left this world so prematurely. This tribute is due because her cultural passion had directed her interest to “optical” and structural art, along with her partner Getulio Alviani. And the abovementioned collection is made up of works of the kind, intentionally recent works, so as to make them witnesses not of a historical past, but of a continuity of this trend. Also, the continuity of that persistent formalism that belongs to Alviani, who has been one of the benchmarks of “New Trends” since the early sixties, when the new current first appeared officially, precisely in Zagreb. The principles of Pure Visibility are behind the 169 works by 22 authors from 11 nations (Carlos Cruz-Diez, Angel Duarte, Manfredo Massironi, Françoise Morellet, Alviani himself, etc.). In a positivistic climate, a number of theorists and scholars working in the visual arts, such as Fiedler and Von Marées, postulated direct and exclusive attention to the visual value of a piece. But although those theorists kept themselves at a distance from other components that were not linguistically decisive - but that were, nevertheless, important in the overall characterization of the work (such as its historical context, sentimental impulses, etc.) - they couldn’t imagine that at the beginning of the sixties, certain artists from various parts of the world would become strongly and relentlessly sciential, to the point where every minimum sign of subjectivity was set aside, exclusively in favor of the phenomenology of visual perception. A bold season, accompanied by revolutionary creative enthusiasm. Vision had to be satisfied; but here, vision wanted everything. Historical names exist, including our friend Getulio, but I don’t know if new generations will pick up the trend. In any case, it’s interesting to know about that experience, through this exhibition and this very human impulse. In fact, in this circumstance, we have broken through the aseptic nature of this kind of art, perhaps due to the love and enthusiasm that Anna Palange - to whom the entire initiative is dedicated - showed for it. ■A

fianco/left, Manfredo Massironi, Sottrazione TR, legno smaltato/enamelled wood, 102x73 cm, 1993. A sinistra dall’alto/far left from the top: Vjenceslav Richter, Slika s Svlastitom Sienom 2, plexiglas, 1997; Richard Anuszkiewicz, Yellows and Red on Blue, rilievo su legno/relief on wood, 76x58 cm, 1994; Kenneth Snelson, Atom Diamond Lattice, 1991/2001.

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Iconografia delle “Città nuove” Iconography of the “new cities” 80 l’ARCA 173

■ Gianfranco

Bellini, World Trade Center Memorial (ottobre 2001), rendering: Alessandro Micella. A sinistra/left, Riccardo Boldorini, una delle foto di

ex-aree industriali dimesse a Milano, 2002/one of the photographs of former industrial areas in Milan, 2002.

Washington, al National Building Museum è stata pensata la mostra “A New World Trade Center, A Design Proposals” che raccoglieva 60 progetti firmati da architetti di fama internazionale, tra cui Raimund Abraham, Michael Graves, Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Fox & Fowle, per la ricostruzione della zona distrutta dall’attentato terrorista dell’11 settembre, e il problema non è solo americano ma del mondo. Dopo il crollo delle Torri, diventate icona hollywoodiana nonché attrazione turistica, anche gli Usa hanno scoperto di essere vulnerabili, mentre la vecchia Europa è consapevole della sua precarietà dal primo conflitto mondiale. Insomma con le torri è crollato il mito di New York come città-simbolo del XX secolo, del capitalismo, della modernità, della superpotenza invincibile, quale sarà la città del sole del nuovo millennio? Il drammatico fatto di cronaca è stato lo spunto per un seminario dal titolo “Iconografia della Nuova Città” dibattuto presso l’Istituto Europeo di Design a Milano, dove gli artisti hanno presentato soluzioni formali per riqualificare la veduta o la visione della cittàdemitizzata, e non solo di New York, dopo il tragico evento. L’iniziativa ha messo a fuoco che l’icona di Manhattan non incarna più il mito del progresso con i suoi grattacieli svettanti: totem d’avanguardia architettonica e tecnologica. I partecipanti, fantasticando sulle città nuove con l’obiettivo di indagare le forme della composizione per molteplici comunità urbane hanno preconizzato non costruzioni reali, ma icone per risolvere i problemi d’immagine relative alle metropoli contemporanee e future. Al seminario sono intervenuti: Riccardo Boldorini, Angelo Caruso, Diamante Faraldo, Ruggero Maggi, Silvio Wolf e Fausta Squatriti. Il seminario di aggiornamento culturale si è concluso con Gianfranco Bellini (1977), giovane fotografo che vive tra New York e Milano, che ha pensato di riqualificare l’area devastata, riformulandola immersa nel verde dove persone e culture diverse s’incontrano. Il suo progetto prevede di sostituire i “vuoti” lasciati dalle torri distrutte con due laghetti a quadrati, contenenti due parallelepipedi luminosi dalla forma evocativa, puntando sull’elemento dell’acqua (simbolo di rinascita) che scorre fuoriuscendo dalla sommità. Gli altri artisti hanno lavorato sull’iconografia della città in generale e sul concetto della ricostruzione, riformulando il genere della veduta urbana in chiave contemporanea. Riccardo Boldorini (1971) ha fotografato alcune aree dimesse, siti di archeologia industriale milanese in via di riconversione, in diverse ore del giorno, cogliendo attraverso la luce contorni e colori mutanti e “tracce di nuovo”, di metamorfosi in atto delle zone prima periferiche e ora cantieri della rivitalizzazione urbanistica e sociale. Angelo Caruso ha presentato Sitart, sito aperto agli artisti e l’operazione “TraMart” che ha trasformato Milano in uno spazio artistico tutto da esplorare con la complicità del pubblico, che per una volta non prende il tram per arrivare in un luogo specifico, ma per viaggiare dentro i percorsi alternativi e addentrarsi nella complessità della nostra società in movimento e multiculturale che contiene diverse città, aperte alla sperimentazione artistica. Diamante Faraldo (1964), partendo dalla riflessione sulla città come laboratorio della progettazione creativa ha illustrato con bozzetti preparatori una scultura di marmo e camera d’aria di grandi dimensioni, ancora in fase di realizzazione, intitolata Stimmung, mettendo a fuoco il concetto di città-linguaggio dall’aura sacrale inviolabile. Faraldo progetta labirinti semantici, un coacervo di segni mutanti in perenne evoluzione centripeti e centrifughi; l’obiettivo è concretizzare forme per contenuti ontologici e autoreferenziali per mappare presente e futuro. La sua nuova metropoli

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■ In

alto/top, due foto di Riccardo Boldorini di exaree industriali dimesse a Milano/two of the photographs of former industrial areas in Milan, 2002. Nella pagina a fianco/opposite page, Fausta Squatriti, Beata Solitudo con teschi e in basso, Beata Solitudo con cactus, 2002.

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s’ispira alle antiche civiltà e ragionando sul concetto del mundus, il solco sacro che circondava un determinato territorio in cui si poteva costruire un’insediamento protetto dalla divinità, Faraldo prevede estensioni esperienziali. Ruggero Maggi mescola linguaggi e tecniche, sperimentando opere che interagiscono con lo spazio in cui si collocano. Anche per Maggi la città è una piattaforma di invenzioni artistiche in costante mutazione, è già noto per numerosi interventi metropolitani. Al seminario l’artista si è presentato con un progetto per riqualificare il “World Trade Center di New York” di tipo simbolico evocativo, simulando due fasci di luce al posto delle torri distrutte. E’ curioso il fatto che tale progetto è stato ideato prima del “Tribute in Light”, l’allestimento di luci che ricorda le vittime già noto al pubblico e diffuso dai media nei mesi successivi al disastro. Silvio Wolf si caratterizza per installazioni multimediali di grande impatto evocativo, utilizzando luce e suoni pensati per avvalorare il luogo in cui si trovano ad agire le opere. Wolf lavora sul concetto di spazio, di tempo e della memoria, attraverso interventi che interagiscono e alterano la percezione di architetture pubbliche esterne come degli interni. Per Wolf la città è una possibilità d’ambientazione illusionistica, è luogo dell’invenzione, nonché strumento espressivo, sociale e culturale d’ogni tempo. Durante il seminario ha illustrato alcuni suoi interventi, disseminati in Europa e in America che evidenziano il concetto di flessibilità e di apparizione e sparizione dello spazio attraverso l’inscenamento di atmosfere più che di opere fisiche. Wolf si caratterizza per una personale formula di “urbanart” che attinge da tradizioni umanistiche. Fausta Squatriti (1941) scultrice e scrittrice lavora per cicli tematici, operando sul linguaggio della visione attraverso accostamenti e rimandi simbolici e critici, tra la scultura, la fotografia e la pittura. Per l’occasione ha presentato opere dedicate alla città, partendo dalla manipolazione di fotografie scattate nell’area Bicocca di Milano. L’artista ha intitolato la serie di fotografie Beata Solitudo, tubi (portati in superficie) che percorrono il sottosuolo delle metropoli capitaliste identificano l’arteria del progresso in balia dell’uomo, oscillante tra il bene e il male, nonché vittima e carnefice della propria evoluzione o dell’involuzione secondo l’uso della tecnologia a scapito dell’intera umanità. L’ultima parola spetterà agli allievi che hanno frequentato il seminario, intanto accontentiamoci di immaginare la città del futuro come un laboratorio della creatività dalle potenzialità estetiche ancora da sperimentare. Ognuno formulerà diverse cityscapes, utilizzando come palcoscenici del nuovo, spazi aperti, piazze, periferie e le aree dimesse che modificheranno la nostra percezione dello spazio-città. Sappiamo che il nuovo non abita il centro storico delle città, evolvendo nei dintorni estende i confini e mette a fuoco problematiche urbanistiche, sociali ed economiche complesse che meriterebbero ulteriori approfondimenti. Le metropoli sono policentriche e mutanti, luoghi di relazioni e di scambio, dagli spazi flessibili e in continua estensione verso le aree periferiche per trasformarle in luogo d’intrattenimento creativo. Oggi il paesaggio naturale (landscape) e il paesaggio urbano (cityscape) si sovrappongono, il più delle volte quel nuovo che andiamo cercando, già insito nelle metropoli contemporanee, si consuma nell’ansia di definire i contorni di un futuro già presente. Concludiamo con una riflessione sulla frase di Benn: “La natura è estranea. La natura è un ambiente strano. Nella città: là soltanto, s’esaltano e gemono le muse”, e così è per gli artisti del presente. Jacqueline Ceresoli

he exhibition “A New World Trade Center, Design Proposals” was presented at the National Building T Museum in Washington, D.C.. The show has gathered 60 projects signed by internationally renowned architects such as Raimund Abraham, Michael Graves, Daniel Libeskind, Zaha Hadid and Fox & Fowle for the reconstruction of the area that was destroyed by the 9/11 terrorist attacks. And it’s not only an American problem, it’s a world problem. After the collapse of the Towers, a favorite Hollywood image and touristic attraction, the USA has realized it is vulnerable, while old Europe has been aware of its vulnerability ever since World War I. In other words, along with the towers, what has collapsed is the myth of New York as the symbol-city of the twentieth century, of capitalism, of modernity, of the invincible superpower. So what’s going to be the sun-city of the new millenium? This dramatic fact was the starting point for a seminar entitled “Iconography of the new city”, which was held at the European Institute of Design in Milan. Here, artists presented their formal solutions, aiming at requalifying the view or vision of the demythologized city - and not only of New York - after the tragic event. The initiative has stressed the fact that the image of Manhattan with its towers standing out against the sky doesn’t embody the myth of progress anymore: those towers are simply totems of architectural and technological advancement. Dreaming about the new cities, the participants set themselves the target of studying the way various urban communities can be composed. They didn’t summon real structures, but icons that could solve the problems related to the images of contemporary and future metropolises. The following were present at the seminar: Riccardo Boldorini, Angelo Caruso, Diamante Faraldo, Ruggero Maggi, Silvio Wolf and Fausta Squatriti. The seminar, which dealt with cultural updating, ended with Gianfranco Bellini (1977), a young photographer who lives between New York and Milan. He believes the devastated area could be renewed and redeveloped immersed in greenery - and become a place where different people and cultures could meet. His project involves substituting the empty spaces left by the destroyed towers with two square lakes containing two luminous, evocative parallelepipeds: your attention is focused on the water (the element that is a symbol of rebirth) flowing out from the top. The other artists worked on the iconography of the city in general and on the concept of reconstruction, redeveloping the cityscape from a contemporary viewpoint. Riccardo Boldorini (1971) photographed a number of run-down areas in Milan: sites of industrial archaeology that are being reorganized. He took pictures at different times of day, catching changing outlines and colors and “traces of change”: the ongoing metamorphosis of these areas that used to be suburban and are now building yards for urban and social revitalization. Angelo Caruso presented Sitart, a site that is open to artists, and “TraMart”, which has transformed Milan into an artistic space to be explored together with the public. Finally, the latter needn’t take the streetcar to get to a specific place anymore, but to travel to alternative places and venture into the complexity of our changing multicultural society: a society that contains various cities open to artistic experimentation. By starting out with considering the city as a lab of creative planning, Diamante Faraldo’s (1964) preliminary sketches illustrated a large marble sculpture containing an air chamber. This work, which is still under way and is called “Stimmung”, stresses the concept of an inviolable language-city endowed with a holy aura. Faraldo designs semantic labyrinths, a mass of changing signs in perennial centripetal and centrifugal evolution; the target is to give substance to ontological and self-referring forms, so as to map out

the present and the future. Faraldo drew inspiration from ancient civilizations for his new metropolis and intends to extend this experience by reasoning on the concept of the “mundus”, the sacred furrow that used to surround a determined territory on which settlements could be built which were thought to be protected by the Divinity. Ruggero Maggi blends languages and techniques, experimenting works that interact with the space in which they are set. For Maggi, as well, the city is a platform of constantly changing artistic inventions; he is already well-known for a great number of metropolitan works. At the seminar, the artist presented a symbolic/evocative project to requalify the “World Trade Center of New York”. He simulated two beams of light in the place of the destroyed towers. It’s interesting to note that this project had already been conceived before the light fittings called “Tribute in Light” were installed, the work that serves as a reminder of the victims and was already well-known to the public and broadcast by the media in the months following the disaster. Silvio Wolf stands out for his multimedia installations, which have a strong evocative impact. He uses light and sound to give added value to the place in which his installations are set. Wolf works on the concept of space, time and memory, through expedients that interact and alter the perception of exterior – as well as interior - public architecture. Wolf’s city constitutes a possibility of an illusionistic setting, it’s the place for invention, as well as an expressive, social and cultural tool for any era. During the seminar he illustrated some of his work, scattered around Europe and America. All of it stresses the concept of flexibility, the appearance and disappearance of space through the staging of atmospheres rather than of concrete physical factors. What is distincitve of Wolf is his personal formula of “urbanart” which draws from humanistic traditions. The sculptress and writer Fausta Squatriti (1941) works with thematic cycles, operating on visual language through symbolic and critical combinations and references, through sculpture, photography and painting. For the occasion, she presented works dedicated to the city, beginning with the composition of pictures she had taken in the Bicocca district of Milan. The artist entitled the series of photographs “Beata Solitudo”; you can see the pipes (exhumed and set aboveground) that run under capitalistic metropolises, the pipes which identify the artery of progress at the mercy of man, who fluctuates between good and evil, and is the victim and perpetrator of his own evolution or involution, since technology can be used to the detriment of humanity as a whole. The last word will be for the pupils who’ve attended the seminar; meanwhile, let’s be content with imagining the city of the future as a creative lab with aesthetic potential that still needs experimenting. Everyone will formulate different cityscapes, using open spaces, squares, suburban and run-down areas as settings for what is new; these will modify our perception of the city-space. We know that old town centers are not the place for change: it is the surroundings that evolve, extend boundaries and focus on complex social, economic and town planning problems that deserve to be studied more in depth. Metropolises are polycentric and changing, they are places of relationships and exchanges, with flexible spaces that continuously stretch out towards suburban areas, thus transforming them into places of creative entertainment. Today, landscapes and cityscapes overlap. Usually, the newness we look for, which is already inborn in contemporary metropolises, is consumed in our anxiety, in the frenzy of defining the outlines of a future that is already here. To conclude, we might reflect upon Benn’s words: “Nature is a stranger. Nature is a strange place. In the city: only there do the Muses get carried away”.

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+ europaconcorsi

Finlandia/Finland - Uppsala Auditorium e centro congressi di Uppsala Progetto per la realizzazione di un nuovo Auditorium e centro congressi a Uppsala. Il programma prevede la costruzione una sala concerti per 1.300 posti e di una sala minore per 350 persone. Superficie complessiva prevista: 11.000 mq. Project for a new Auditorium and Conference Centre in Uppsala. The programme asks for the construction of a concert hall for 1,300 people and a small concert hall for 350 people. Total area 11,000 sq.m. Committente/Client: Uppsala kommun www.uppsala.se/svenska/mark_bygga_tr afik/arkitekttavling.htm

1° 1° Premio/1st Prize: Wilhelm Holzbauer (Vienna) 2° Premio/2nd Prize: Walter Hans Michl, Walter Zschokke (Vienna) 3° Premio/3rd Prize (ex aequo): Andreas Treusch (Vienna) 3° Premio/3rd Prize (ex aequo): Ernst Giselbrecht (Graz)

Austria - Vienna Bürozentrums Office Park Progetto per la realizzazione di un centro per uffici per gli aereoporti di Vienna. Project for an office complex for Vienna Airports. Committente/Client: Flughafen Wien AG Giuria/Jury: Herbert Kaufmann; Gerhard Schmid; Kurt Waniek; Manfred Biegler; Dietmar Eberle; Hermann Eisenköck; Peter Scheifinger

Germania/Germany - Berlin Max Taut Schule Progetto per la riqualificazione e messa a norma degli interni dell’edificio scolastico progettato da Max Taut nel 1929-1935 per la Nöldnerplatz a Berlino. In particolare il programma del concorso chiedeva soluzioni progettuali per la ricostruzione dell’aula magna, quasi completamente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Project to redevelop and bring in line with regulations the interiors of a school building designed by Max Taut in 19291935 for the Nöldnerplatz in Berlin. The competition brief specifically requested design solutions for the reconstruction of the main hall which was almost totally destroyed during air raids in the 2nd World War.

Germania/Germany - München Nuova edificazione sulla Franzstraße. München Progetto per la realizzazione di alloggi, uffici e servizi di quartiere per l’isolato situato tra la Feilitzschstraße la Franzstraße e la Siegesstraße in località Schwabing a Monaco di Baviera. Il programma prevede la realizzazione di complessivi 13 000 mq, un parcheggio per 200-300 posti auto e la sistemazione del verde. New building along Franzstraße. Munich. Project to design accommodation, offices and neighbourhood services for the block between Feilitzschstraße, Franzstraße and Siegesstraße in Schwabing in Munich, Bavaria. The programme involves the construction of a total of 13,000 square metres, a 200/300-space car park and landscaping. Committente/Client: Stadtwerke München GmbH Giuria/Jury: Wolf Auch; Fritz Auer; Katrin Hootz; Anton Pittlinger; Christiane Thalgott

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Committente/Client: Land Berlin www.stadtentwicklung.berlin.de Progetto vincitore/Winner: Max Dudler (Berlin); Collaboratori/Collaborators; Claudia Kruschel; Bianca Noack

1° 1° Premio/1st Prize: Erick van Egeraat (Rotterdam) 2° Premio/2nd Prize: Leon Wohlhage Wernik Architekten (Berlin) 3° Premio/3rd Prize: Georg Scheel Wetzel (Berlin)

1° Premio/1st Prize: Henning Larsens Tegnestue (Copenhagen); Johnny Svendborg Andersen; Ulrik Raysse; Collaboratori/Collaborators: Maria Sommer; Filip Francati; Andrea Tryggvadottir 2° Premio/2nd Prize: Vera Arkitekter AB (Stoccolma) 3° Premio/3rd Prize: General Architecture (Stoccolma); Bure Berglund; John Billberg; Fabian Blücher; Josef Eder; Olof Grip; Erik Persson 4°premio/4th Prize: Gottlieb & Paludan (Copenhagen) Progetto menzionato/Mention: Jacob Zeilon & Partners (Stoccolma) Progetto menzionato/Mention: Roger Spetz Arkitekter (Stoccolma) Progetto menzionato/Mention: Gunnar Lanberg; Bengt Larsson Progetto menzionato/Mention: Archus Arosia, Västerås Progetto segnalato/Signalation: Brisac Gonzales Architecture (Londra) Progetto segnalato/Signalation: Jonas Rune Sangberg (Copenhagen) Progetto segnalato/Signalation: Carvajal y Casariego arquitectos (Madrid) Progetto segnalato/Signalation: TALLIarkkitehdit (Helsingfors)

COMPETITIONS

1° Premio/1st Prize: Stefan Hübner (Vienna). Collaboratori: Michael Beck Friedrich Huber; Thomas Huber; Thomas Hübner; Andreas Pehofer; Christine Schenk; Günter Schrittesser; Paolo Zanetta 2° Premio/2nd Prize: Hanno Ganahl (Vienna); Walter Ifsits; Werner Larch 3° Premio/3rd Prize: Helmut Sprenger (Hannover); Collaboratori/Collaborators: Oliver Lippe; Richard Sprenger 4° Premio/4th Prize: Hans Mesnaritsch (Graz); Collaboratori/Collaborators: FranzGeorg Spannberger; Hubert Schuller; Daniel Bauer Progetto menzionato/Mention: Klaus Musil (Vienna); Asim Dzino Progetto menzionato/Mention: Zechner Zechner (Vienna), Gregor Reisenberger

+ europaconcorsi

COMPETITIONS

Austria - Vienna Progetto per la realizzazione di una nuova ala per depositi e uffici per l’Istituto di Geologia di Vienna. Project for the realization of a new wing for storage and offices at the Institute of Geology in Vienna. Commitente/Client: Bundesimmobiliengesellschaft www.bundesimmobilien.at Giuria/Jury: Georg Pendl; Peter Scheifinger; Georg Schoenfeld; Peter Schonlaub; Horst Eichberger; Rudolf Zabrana

1° Premio/1st Prize: Stefano Tonucci (capogruppo/team leader); Fabio Brancaleoni; Gianluca Andreoletti; Maximiliano Pintore 2° Premio/2nd Prize: Simone De Sanctis (capogruppo/team leader); Sandro Agostini; Antonio D’Andrea 3° Premio/3rd Prize: Fulvio Biancatelli Segnalati/Signaltion: Simonetta Pascucci; Alessia Marchetti; Stefano Nicita; Antonio Paolo Mascia; Marcello Tarallo

Italia/Italy - Manziana (Roma) Sovrappasso pedonale sulla strada provinciale (via Oriolo) Idee progettuali per collegare in sicurezza due zone della cittadina attraversate da un’arteria di notevole flusso veicolare, mediante una struttura che ben si inserisca dal punto di vista architettonico e funzionale nel contesto urbano circostante. Pedestrian flyover along the provincial highway (Via Oriolo). Design ideas to create a safe link between two areas of the town a busy road crosses, creating a structure that fits architecturally and functionally into the surrounding cityscape. Committente/Client: Comune di Manziana Giuria/Jury: Generoso Mancini; Claudio Dello Vicario; Massimiliano Fuksas; Matteo Capuani; Paola Di Giuliomaria

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Italia/Italy - Firenze Ristrutturazione del Parco Comunale di Campeggio Michelangelo Concorso per la ristrutturazione, qualificazione ed adeguamento normativo del Parco Comunale di Campeggio Michelangelo, attualmente con una capacità ricettiva di 960 persone e 240 piazzole con una superficie di 49.000 mq, con particolare riferimento al recupero delle aree attribuite al Parco di Campeggio Michelangelo stesso dal Piano Regolatore Generale del Comune di Firenze, alla riqualificazione dei volumi esistenti, al riassetto delle piazzole e della viabilità interna, agli interventi per la riqualificazione paesaggistica dell’area e per il suo inserimento nel sistema collinare circostante.

1° Premio/1st Prize: Mauro Sàito 2° Premio/2nd Prize: Pierluigi Costa 3° Premio/3rd Prize: Giuliano Banfi Progetti segnalati/Signalled projects: Adele Goretta Caucci; Elisa Palazzo; Alessandro Baldovini; Roberto Nesti; Romeo Neri; Augusto Roda

Italia/Italy - Roma Riqualificazione urbana di Piazza San Cosimato nel rione Trastevere a Roma Progetto di sistemazione dello spazio urbano di Piazza San Cosimato per rafforzare il ruolo urbano e per connotarla come spazio prevalentemente pedonale. Urban redevelopment of Piazza San Cosimato in the Trastevere neighbourhood of Rome. Project to redevelop the urban neighbourhood of Piazza San Cosimato to strengthen its urban function and convert it into a predominantly pedestrian area. Committente/Client: Comune di Roma www.comune.roma.it/dipterritorio/conco rso.sancosimato/files/risultati/risultati_fr ame.htm Giuria/Jury: Alfredo Paya Benedito; Cino Zucchi; Luigi Franciosini; Marco Noccioli; Ruggero Martines; Alessandro Ippoliti; Paola Rossi. Membri supplenti: Luca Galofaro; Marcello Ricci

Taiwan - Tapei Sistemazione di Capitalplaza Progetto per la sistemazione della piazza principale di Tapei. Redeveloping Capitalplaza Project to redevelop Tapei’s main square. Committente/Client: Taipei City Government Bureau of Urban Development www.capitalplaza.taipei.gov.tw

1° Premio/1st Prize: Raggruppamento temporaneo di progettisti/Temporary team: Arata Isozaki (Tokyo); ARCHA S.P.A. (Torino); Pier Paolo Maggiora ARUP S.R.L. (Milano); Giuseppe Gaspare Amaro (Torino); Marco Brizio (Avigliana);

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1° 1° classificato/1st place: Lorenzo Pignatti. Premi speciali/Special prize: Filippo Lambertucci, Efisio Pitzalis. Progetti menzionati/Mentions: Andrea Salvioni; Francesca Tata ; Renato Nicolini ; Michele Testa; Luciano Cupelloni; Stella Casiello. Progetti segnalati/Signalations: Michele Crò; Carlo Berarducci; Luca Ciancarelli; Carlo Farroni; Francesca Mammucari; Federica Morgia; Piergiorgio Rossi

Italia/Italy - Torino Progettazione per il palaghiaccio hockey e la ristrutturazione dello Stadio Comunale di Torino Concorso per la progettazione e realizzazione del nuovo impianto sportivo Hockey e riqualificazione dell’area dell’ex Stadio Comunale di Torino. Design for an ice hockey arena and restructuring of the Turin City Stadium. Competition to design and construct a new ice hockey facility and redevelop the area where the old Turin stadium stands. Committente/Client: Agenzia Torino 2006 www.agenziatorino2006.it Giuria/Jury: Piercarlo Sibille; Massimiliano Fuksas; Franco Marconcini; Vittorio Nasce; Carla Di Francesco; Paolo Napoli; Riccardo Bedrone; Marco Filippi; Claudio Lamberti

Redeveloping of Campeggio Michelangelo City Park in Florence Competition to redevelop, revamp and bring into line with regulations Campeggio Michelangelo City Park, currently capable of handling 960 people and with 240 little plazas covering a surface area of 49,000 square metres. Special attention will be paid to renovating the areas that the Florence City Council’s Urban Development Scheme assigns to Campeggio Michelangelo Park, revamping existing structures, renovating the plazas and interior roads, re-landscaping the area and incorporating it in the surrounding hillside. Committente/Client: Comune di Firenze www.comune.firenze.it

COMPETITIONS

Scuola comunale di musica Concorso per il recupero e ristrutturazione di un immobile comunale sito in via Marsala da destinare a scuola comunale di musica. Partecipanti: 10. Municipal music school. Competition for the renovation and modernisation of a municipal building in Via Marsala designed to hold a municipal music school. Participants: 10. Committente/Client: Comune di Falconara Marittima Giuria/Jury: Furio Durpetti; Fabio Maria Ceccarelli; Roberto Giachetti; M. Alessandra Marincioni

1° classificato/1st place: Roberto Angeloni (capogruppo/team leader); Paolo Bonvini; Matteo Verzolini; Omero Bassotti 2° classificato/2nd place: Alessandro Campodonico 3° classificato/3rd place: Luca Granarelli (capogruppo); Antonio Sabatino; Fabrizio Verrigni 4° classificato/4th place: Paola Giretti 5° classificato/5th place (ex aequo): Francesco Menghini 5° classificato/5th place (ex aequo): Sergio Mastromartino 5° classificato/5th place (ex aequo): M. Federica Capannini 5° classificato/5th place (ex aequo): Sabrina Piangerelli 5° classificato/5th place (ex aequo): Fabio Pandolfi 6° classificato 6th place: Cristiano Mariani

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Falconara Marittima (Ancona)

2° classificato/2nd place: Fiat Engineering S.P.A. (Mandatario/Committed, Torino); Aimaro Oreglio d’Isola; Secondino Coppo; Giorgio Garzino; Giorgio Maria Rigotti; Margherita Garzino; Saverio Oreglia d’Isola; I.C.I.S. S.r.l.; So.Tec. S.r.l.; Steam S.r.l. 3° classificato/3rd place: Tobia Scarpa (Mandatario/Committed); Afra Bianchin Scarpa; Emilio Maiorino; Francesca Rega; Amedeo Paolucci; Tecnobrevetti S.R.L.; Adriano Lagrecacolonna; Giovanna Mar; Alessandro Piaser 4° classificato/4th place: Benedetto Camerana (Mandatario/Committed); Aia Architectes; Katene; Studio Mellano Associati; Giorgio Rosental; Adriano Spoldi; Andrea Tonin 5° classificato/5th place: Atelier Mendini (Mandatario/Committed); Libidarch Associati; Stefania Piantella; FaveroMilan Ingegneria; Francesco Ossola; Massimo Majowiecki; Fabio Manzone; Ferro Cerioni Studio Associato; El Engineering Service; Valentini e Bissoli Associati; Archiloco Associati; Geotecnica Veneta; Luigi Marenco

USA - Miami

1° Premio/1st Prize: Andres Perea (Spagna/Spain) 2° Premio/2nd Prize: Itsuko Hasegawa (Giappone/Japan) 3° Premio/3rd Prize: Takeshi Hagiwara (Giappone/Japan) 4° Premio/4th Prize: von Gerkan, Marg und Partner (Germania/Japan) 5° Premio/5th Prize: Peter Wilson (Australia) 6° Premio/6th Prize: .C.Y. Lee (Taiwan) Menzioni/Mentions: Machado and Silvetti (USA); West 8 (Paesi Bassi); Nonchi Wang (Taiwan); Takeru Kitazawa (Giappone/Japan); Wei-min Lee (Taiwan); Ti-Nan Chi (Taiwan); Van-Liang Huang (Taiwan); Kenneth Yeang (Malesia); Fumihiko Maki (Giappone/Japan)

1° Premio/1st Prize: Garofalo Architects (Chicago) 2° Premio/2nd Prize:Judit Kimpian (London) 3° Premio/3rd Prize: Igor Kebel (Amsterdam) 4° Premio/4th Prize: Tristan d’Estree Sterk (London)

Futuri possibili Concorso di idee on line organizzato nell’ambito della manifestazione Bienal Miami - Beach 2001: progetti on line dedicati ai possibili sviluppi dell’architettura contemporanea. Possible futures On-line ideas competition organised as part of the Bienal Miami - Beach 2001: online projects dedicated to possible developments in modern-day architecture. Committente/Client: School of Archtiecture Florida International University Miami www.fiu.edu/~bienal/futures-en.html Giuria/Jury: Frances Bronet; Maia Engeli; Brendan MacFarlane; Enrique Norten; Kas Oosterhuis; Mario Paredes; Hani Rashid; Rogers and Marvel; Makoto Sei Watanabe

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l’Arca2

l’Arca2

Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

L’identità dei confini

Parco e sport a Tor Tre Teste

Progetto: IaN+

Progetto: Multiengineering Group/Umberto Stegher

Riqualificare il territorio per ridare complessità funzionale, produttiva e di identità a un brano di città. Con questo obiettivo Carmelo Baglivo e Luca Garofano, i giovani e intuitivi architetti dello studio romano IaN+ (affiancati da Paola Negrini e Stefania Manna) hanno risolto brillantemente il

Rendering, modello, planimetria generale e sezioni del parcheggio vicino alla stazione a Roma .

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Renderings, model, site plan and sections of the parking to be realized near Rome Railway station.

tema di concorso per un nuovo parcheggio nei pressi della stazione di Roma. L’area di progetto, uno spazio verde ai limiti della città, compreso tra due colline, la linea ferroviaria e un quartiere residenziale, diviene spunto per dare vita a un “luogo” di transizione e di scambio tra flussi della ferrovia,

parcheggio, il parco e la zona residenziale. La volontà di generare attraverso l’architettura un sistema di nuove relazioni in grado di innescare un processo di rivitalizzazione territoriale è il momento fondativo del progetto da cui scaturiscono le linee guida della costruzione e della dinamica espressiva dell’edificio. Sulla traccia del bastione della ferrovia, il nuovo parcheggio ne diviene un prolungamento dando origine a una sorta di piazzale rialzato che si sviluppa come prosecuzione del piazzale della stazione. Il ridisegno dell’area si completa con la definizione delle facciate declinate con scioltezza in una struttura permeabile costituita da blocchi esagonali vuoti con spessore variabile che copre i due lati del parcheggio. L’articolazione e la dinamica dell’interfaccia che si genera dal sistema compositivo diviene l’elemento di passaggio e filtro delle relazioni tra i flussi dell’edificio regolando, nel contempo, la continuità con il paesaggio naturale nell’ottica di una riunificazione delle due colline esistenti. L’edificio si pone così al centro del processo di riqualificazione territoriale come volano e momento propulsore di un sistema di relazioni ad ampio raggio che coinvolgendo nella sua complessità il contesto di appartenenza ne recupera le peculiarità esistenti proiettandole in un processo di autorigenerazione dell’area. Elena Cardani

Continua a Roma l’opera di riqualificazione delle periferie. Il progetto qui in esame, redatto da Multiengineering Group/Umberto Stegher, interviene nell’area di Tor Tre Teste, già interessata recentemente dalla costruzione

della Chiesa del Giubileo di Richard Meier. Si tratta di un polo polisportivo e del potenziamento del parco adiacente. Il complesso polisportivo si inserisce sulle direttrici di collegamento degli

esistenti tracciati pedonali e ciclabili e si caratterizza soprattutto per il padiglione esagonale che accoglie al suo interno il Centro di smistamento dei diversi servizi offerti, il centro salute, varie palestre, sedici piste da bowling, una sala ghiaccio, un self service con duecento posti, tutti i servizi accessori alle competizioni sportive e aree di intrattenimento con bar, videogiochi e sala da biliardo. Tale edificio centrale del Punto Verde Qualità Tor Tre Teste, questo il nome del complesso, si sviluppa su un corpo di fabbrica esagonale e si compone di due piani destinati alle attività sportive e di relazione e da un piano belvedere interno coperto da una pseudo-cupola composta

da 12 "unghie" centinate, realizzate con struttura a raggiera con travature e arcarecci in legno lamellare sostenuti da pilastri. La copertura è realizzata con un telo in poliestere-PVC-teflon di tipo autopulente a forma di vela sostenuta da sei tiranti metallici e da sei piloni reticolari strillati. Adiacente a questo corpo centrale c’è l’impianto natatorio con due vasche (16x25 m e 16x8 m) caratterizzato da una copertura con volta a botte ribassata completamente apribile. L’intero complesso è arricchito da una serie di piantumazioni arboree e di percorsi pedonali che lo renderanno un importante punto di aggregazione per il quartiere.

Rendering, planimetria generale, sezione trasversale e piante del piano terra dei due impianti sportivi del Punto Verde Qualità progettato per il quartiere di Tor Tre Teste a Roma da Umberto Stegher/Multienginee ring Group. Renderings, site plan, cross section and plans of the ground floor of the sports buildings Punto Verde Qualità to be realized at Tor Tre Teste neighbourhood in Rome by Umberto Stegher/ Multiengineering Group.

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l’Arca2 Sotto/below, Kiyoshi Sakurai, Tadashi Yamane, Ken Yoshimura, Shigeru Yoshino, Nikken Sekkei Ltd., National Museum

DuPont Benedictus Awards 2002 The Winners Sono stati annunciati i vincitori dell'edizione 2002 del "DuPont Benedictus Awards" (www.dupontbenedictus.org), il concorso internazionale sponsorizzato da DuPont, giunto alla decima edizione, che premia ogni anno le più significative e innovative applicazioni e progetti di utilizzo del vetro stratificato in edilizia e architettura da parte di professionisti e studenti. Il concorso è frutto della collaborazione tra DuPont (www.dupont.com) e American Institute of Architects (www.aiaonline.com) ed è sostenuto dalla Union Internationale des Architectes (www.uia.org). La categoria Professionisti ha registrato in questa edizione oltre 70 progetti da tutto il mondo. La giuria ha assegnato il primo premio al progetto di un'essenziale e romantica residenza realizzato dall'architetto Dirk Jan Postel di Kraaijvanger Urbis (Paesi Bassi). Su una piccola area triangolare, una torre del XVIII secolo,

battezzata dall'architetto “Le Temple de l'amour” è stata trasformata in una piccola residenza estiva nei pressi di Avallon, nella regione francese della Borgogna. La presenza sulla proprietà di un edificio a pianta ottagonale, utilizzato in passato da una principessa d'Orange per incontrare il proprio amante, ha suggerito l'idea del padiglione in vetro, inoltre, supportata dalla scoperta di una volta in una spalla costruita come camera di esplosione per distruggere un ponte durante la Seconda Guerra Mondiale. Il padiglione era stato costruito dove un tempo sorgeva un ponte, sulla sua sommità, per godere della vista del fiume e del paesaggio circostante. Scopo del progetto, ha scritto Postel, “era esprimere la magia del tetto che ‘fluttuava sul nulla'”. Nell'edificio tutti gli elementi strutturali si fondono armoniosamente e il tetto a cantilever, del peso di 2.000 kg circa, è sostenuto da soli due pannelli di vetro stratificato.

L'architetto ha rifiutato la proposta di utilizzare barre di acciaio o traverse per stabilizzare il tetto optando per pannelli di vetro stratificato fissati al suolo. Secondo Postel, il tetto costituiva una delle parti più complesse della costruzione. E' stato costruito per primo e appoggiato su un'impalcatura per consentire la costruzione delle pareti perimetrali. Il tetto è stato quindi posato con cura sul vetro in modo da distribuire uniformemente la pressione sull'intera costruzione. La giuria, composta da Arthur Cotton Moore, USA; Kisho Kurokawa, Giappone e Werner Sobek, Germania, ha osservato quest'anno un crescente uso del vetro nella sua funzione di elemento strutturale e non più solo come materiale di sicurezza. Secondo i giudici: "Si tratta di un vasto campo di applicazione del vetro che valorizza la sua funzione di materiale di sicurezza". Il vetro è usato anche per la sua trasparenza che Dirk Jan Postel, Le Temple de l’Amour, Avallon.

consente di dare risalto all'ambiente circostante. "E' architettura invisibile", ha dichiarato un membro della giuria. La giuria ha inoltre osservato una maggiore libertà nell'uso del vetro per soluzioni in cui la sua applicazione, in passato, avrebbe sollevato problemi di sicurezza, come, per esempio, il suo impiego per la realizzazione di tetti. Il concorso è aperto a progetti che interessano sette categorie del settore edilizio: commerciale, residenziale, comunità, sanità, ricreativa, istituzioni governative e scolastiche. Quest'anno, la giuria ha assegnato Riconoscimenti Speciali a tre categorie: Istituzioni Governative: National Museum of Emerging Science and Innovation, Tokyo, Giappone. Architetti: Kiyoshi Sakurai, Tadashi Yamane, Ken Yoshimura, Shigeru Yoshino, Nikken Sekkei Ltd., Tokyo, Giappone. Commerciale: Stazione del TGV, Avignone, Francia; Jean-Marie Duthilleul, Francois Bonnefille, Etienne Tricaud, AREP (con gli ingegneri della società RFR), Parigi, Francia. Comunità: Notre Dame de Pentecôte – Paris La Defense, Parigi, Francia; Architetto: Franck Hammoutene, Atelier Franck Hammoutene (con gli ingegneri della RFR), Parigi, Francia. The names of the winners of the 2002 edition of the "DuPont Benedictus Awards" (www.dupontbenedictus.org) have been announced. This was the tenth edition of this international competition sponsored by DuPont designed to reward the most important and innovative applications and projects to use stratified glass for building and architecture by both professionals and students. The project is a joint-venture organised by DuPont

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(www.dupont.com) and the American Institute of Architects (www.aiaonline.com) with the special backing of the Union Internationale des Architectes (www.uia.org). Over 70 professional projects were entered from all over the world. The jury awarded first prize to a project for a simple and Romantic house designed by the architect Dirk Jan Postel from Kraaijvanger Urbis (the Netherlands). A small tower on a triangular plot of land that the architect himself called "Le Temple de l'amour" was converted into a little summer home near Avallon in the French

region of Borgogne. An orthogonal-based building found on the land, where a Princess of Orange once used to meet her lover, evoked the idea of a glass pavilion. The idea came after a vault happened to be found in an abutment built as an explosion chamber for destroying a bridge during the Second World War. The pavilion was built where a bridge used to stand right at the top to enjoy a view of the river and surrounding landscape. Postel wrote that that the project was designed to "express the magical force of a roof "floating in empty space"." All the building's

of Emerging Science and Innovation, Tokyo. In basso a sinistra/bottom left, Franck Hammoutene, Atelier Franck

structural features knit together smoothly and the cantilever roof weighing about 2,000 kg is held up by just two panels of stratified glass. The architect rejected the idea of using steel bars or traverses to stabilise the roof, opting instead for stratified glass panels fixed to the ground. According to Postel, the roof was one of the most complex parts of the construction. It was the first thing to be built and was carefully placed on scaffolding to allow the construction of perimeter walls. The roof was then carefully placed on glass to evenly distribute pressure over the entire construction.

Hammoutene (con/with RFR), Notre Dame de Pentecôte, Paris La Défense. In basso a destra/bottom right,

Jean-Marie Duthilleul, Francois Bonnefille, Etienne Tricaud, AREP (con/with RFR), Stazione del TGV, Avignone.

The jury, composed of Arthur Cotton Moore from USA, Kisho Kurokawa from Japan and Werner Sobek from Germany, noted an increasing use of glass this year as a structural element and not just a safety material. According to the judges: "Glass has been put to a wide range of applications exploiting its function as a safety material." Glass is also used for its transparency designed to bring in the surrounding environment. A member of the jury described it as "invisible architecture." The jury also noted greater freedom in the use of glass for solutions which, in the past, would have led to safety problems, like, for instance, how it can be used for making roofs. The competition is open to projects from seven categories of the building sector: business, housing, community, health, recreation/leisure, government institutions and education. This year the jury gave Special Mentions to three categories Government Institutions: National Museum of Emerging Science and Innovation, Tokyo, Japan. Architects: Kiyoshi Sakurai, Tadashi Yamane, Ken Yoshimura, Shigeru Yoshino, Nikken Sekkei Ltd., Tokyo, Japan. Business: TGV Station, Avignon, France; Jean-Marie Duthilleul, Francois Bonnefille, Etienne Tricaud, AREP (involving engineers from the RFR firm), Paris, France. Community: Notre Dame de Pentecôte – Paris La Defense, Paris, France; Architect: Franck Hammoutene, Atelier Franck Hammoutene (involving engineers from RFR), Paris, France.

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Tra immagini e parole

“Come le uova/della bestia/che tu sai/covo il dolore/con arte/e astuzia/ Lo assorbo/nella mia/lingua muta/ Quella parlata così/diventa un’indicazione/alla bellezza dello sforzo”. Questa poesia si intitola “Con arte”. Fa parte del volumetto “De Profundis o dello Scibile” in 300 copie numerate. E’ uno scampolo significativo dell’anima di Evelina Schatz: ricchissima di interessi, ansimante e quieta, ardita ed entusiastica. Artista, poeta, storico e critico dell’arte e del teatro, in ogni caso poligrafa, Evelina Schatz fonde due culture: quella sua di origine (nasce a Odessa) e quella italiana (nella Penisola vive ormai da decenni, con una assidua pendolarità con Mosca e la sua città natale). L’arte, nel senso più generale del termine, è per lei una condizione naturale, fino magari a travalicare il limite della vita quotidiana normale. Basta considerare i luoghi dove abitualmente abita: vi si respira un’atmosfera “d’antan”, di piena e mai trascorsa “Belle Epoque”. Vi corrisponde in pieno anche il suo abbigliamento teso a esaltare di astoricità la sua naturale bellezza. E’ una grande devota. Crede molto: in tutte le espressioni d’arte che

attraversa e pratica come autrice. Nel campo visivo attua forti connubi tra immagine e parola spingendo entrambe verso il loro naturale border-line. L’oggetto, qualunque oggetto le capiti tra le gli occhi, la mente e l’anima, si decontestualizza, si fa inutile, nel senso che smarrisce la propria funzione. E così, lo contempli, lo analizzi, lo leggi con forte curiosità, lo compulsi cromaticamente. Ti rendi conto che ha ragione la Schatz a chiamarlo “disoggetto”. Oltre a libri d’artista (una copiosa produzione - a partire da quelli realizzati nell’occasione della Biennale di Venezia del 1978 - talora in collaborazione con altri artisti) la Schatz ha al suo attivo oggetti di design apparentemente più canonico, più esplicitamente funzionale. Ad esempio, “Il trono del poeta, ovvero la caduta dei troni”. Non manca la componente scenografica. Anzi, tutta la sua produzione visiva sembra votata ad assolvere a un impegno scenografico “tout court”. Ma, è chiaro, l’ironia componente fondamentale, del complessivo e complesso immaginario della Schatz - ti indirizza inesorabilmente nel mondo del ludico. Ha ironizzato anche sul piano “diacronico”, recentemente, a

Sotto, Manuel Schatz e due opere della figlia Evelina. In basso a sinistra, Evelina Schatz in una delle sue

proposito di una mostra tenutasi a Milano presso la Galleria 111 di Angioletta Miroglio. Il sottotitolo: “Opere 1934-2001”. In realtà quell’esagerato arco temporale inglobava la produzione pittorica di Manuel Schatz, suo padre (Odessa 1915, Mosca 1999). Ma il titolo chiarisce quell’arco temporale sul piano della poetica: “Dall’accademia sovietica alla poetica del frammento”. Evelina Schatz, infatti, è un’antiaccademica e coltiva il frammento. Anche nella vita quotidiana. All’intero ci hanno pensato i nostri padri. Carmelo Strano

installazioni del 2000. Below, Manuel Schatz and two works by his daughter Evelina.

Bottom left, Evelina Schatz in one of her own installations in the year 2000.

Centro multimediale alla Magliana Progetto: Maria Maggio, Benedetto Todaro

Questo progetto per il quartiere Magliana (presentato in tesi di Laurea alla Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma da Maria Maggio con relatore il professor Benedetto Todaro) si inserisce nell’ambito dei programmi di Recupero Urbano previsti per la città di Roma che hanno l’obiettivo di realizzare interventi di recupero delle aree periferiche degradate. Conferire carattere e identità a un’area che ne è quasi priva è uno degli obiettivi del progetto che prende la forma di un percorso sia ideale che fisico. Tale percorso è costituito da una grande rampa che parte in asse con il quartiere e si innalza fino alla linea di mancato reinterro (previsto ma mai realizzato) e si conclude con l’attraversamento del fiume con un ponte pedonale in collegamento con la stazione della metropolitana EURMagliana. Le attività funzionali del complesso al centro del progetto prevedono una mediateca, un teatro, un piccolo auditorium, spazi espositivi,

aree di ristoro e negozi, organizzati in una serie di edifici che nascono in modo spontaneo seguendo le linee di flusso dei percorsi del quartiere. La frammentazione planimetrica del complesso viene tenuta insieme da una grande copertura che, appoggiata idealmente come un velo, prende la forma degli edifici sottostanti e si propone come l’elemento formale in grado di esprimere l’immagine di rinnovamento e di ritrovata identità del quartiere.

Tavole del progetto per il/project tables for Centro Multimediale della Magliana a Roma.

Per il piacere della musica

Per il Teatro Fraschini di Pavia, l’intuito di Elena Brusa Pasqué si è imposto nel concorso per il progetto della Camera Acustica. Poetico ed estremamente razionale, come vuole un luogo di rappresentazioni musicali, la proposta vincitrice coniuga le esigenze funzionali e tecniche legate all’acustica e alla riflessione del suono agli aspetti scenografici ed estetici dello spazio scenico, il cui impatto visivo contribuisce ad aumentare il livello di emozionalità e di godibilità dello spettacolo. La Conchiglia Acustica, che trae ispirazione dalla forma di una

mezza bivalve nella cui parte convessa si riflette idealmente il suono, è costruita da pannelli in Ondapan, realizzati dal Gruppo Frati divisione Laminati, costituiti da un doppio strato di laminato con interposto sughero mescolato a gomma, di spessore variabile, scelto per densità e peso sulla base delle esigenze acustiche. Le caratteristiche di curvabilità, leggerezza e indeformabilità dei pannelli sono state testate da Karlhainz Muller (esperto di acustica) e ne sono stati quindi studiati la morbidezza delle linee in modo da rendere gli elementi

collaboranti acusticamente con il sistema della conchiglia. L’ingegnerizzazione del sistema di montaggio-smontaggio, fondamentale nella gestione degli allestimenti scenografici, è stata studiata in collaborazione la Tecnolegno-Sofal che ha messo a punto speciali carrelli mobili per la movimentazione dei pannelli. La gradevolezza e l’eleganza dell’insieme sono completate dalla finitura esterna dei pannelli, realizzata in simil stucco antico, color terra di Siena dorata, che richiama il colore dei basamenti esterni del teatro.

J.F.Roger France, B.Thimister, C.Van Haeren, E.Krzeslo, M.Bekhor; Structural Engineering: Samyn et Assosiés with Setesco (J.Schiffmann, Ph.Samyn); Special Techniques: Samyn et Associés with FTI (J.Michiels, Ph.Samyn); Acoustics: Laboratorium Bouwfysica, K.U.Leuven, G.Vermeir, Daidalos Bouwfysich Ingenieursbureau/ P.Mees; Energy and Climatisation: CST-WTCB/ Division physique du bâtiment et climat interieur/ P.Wouters, S.Martin; Main Contractor:

Galere; Facades: Pomel Alu; Lifts: Otis; Metal Works: Meuse Construct; HVAC: D-Fi; Electrical Plants: Balteau; Sanitary: Van den Bossche & Fils; Interior Fittings: Bure; Chairs: Fibrocit; Documetation Management: Samyn et Associés (A.Charon); Model: Samyn et Associés /J.F.Roger France, C.Van Haeren); Model photography: Samyn et Associés, Andres Fernandez; Computer Renderings: Samyn et Associés (E.Krzeslo, M.Bekhor);

Precisazioni Riportiamo di seguito i crediti completi relativi al progetto Aula Magna di Lovanio di Samyn and Partners, pubblicato ne l’Arca 171 p.26 col titolo "Una scatola magica/In Louvain". The complete credits for the Louvain Aula Magna project by Philippe Samyn and Partners, published in l’Arca 171, p.26 with the title "Una scatola magica/In Louvain", are as follows. Project: Samyn and Partners; Architecture: Ph.Samyn, Gh.André, Y.Avoiron, F. el Sayed,

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Client: Université Catholique de Louvain. Precisiamo inoltre, per quanto riguarda l’articolo "Elogio allo sgabello/In praise of the milking stool", l’Arca 171, p.78, che Pierre Keller è il direttore dell’ECAL-Ecole cantonale d'art de Lausanne. We would like also to precise, concernine the artiche "Elogio allo sgabello/In praise of the milking stool", l’Arca 171, p.78, that Mr Pierre Keller is the director of ECAL-Ecole cantonale d'art de Lausanne.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on current events in Italy and abroad.

UN Studio al NAI In Rotterdam

Foto e ricerca a Montreal In Montreal l’attenzione sul rapporto tra corpo umano e costruzione tenendo in considerazione il valore della specificità e dell’Eccezione che dovrebbero permeare la pratica architettonica nonostante la tendenza alla globalizzazione delle culture.

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E’ allestita nei padiglioni del Netherlands Architecture Institute la prima grande antologica dedicata alle opere e ai progetti del UN Studio diretto da Ben van Berkel e Caroline Bos. Schizzi, diagrammi, disegni tecnici, animazioni al computer, fotografie e modelli illustrano l’attività di questo giovane studio che si è guadagnato in questi anni notorietà internazionale grazie a progetti come l’Erasmus Bridge di Rotterdam, la Möbius House, il Museum Valkhof, il progetto per il Mercedes Museum di Stoccarda. I progetti di UN Studio coniugano le molte forze in gioco nell’architettura e nella vita contemporanea realizzando forme e strutture che si pongono come segni distintivi della città e come simboli per la comunicazione e punti di riferimento dinamici nel continuo mutare della città di oggi. Fluidità e movimento sono spesso le linee guida che sottendono alla realizzazione delle loro opere frutto di continue ricerche nel campo dell’evoluzione delle forme sociali, delle funzioni, dei materiali, della percezione dello spazio costruito. The first major anthology devoted to the works and projects of the UN Studio run by Ben van Berkel and Caroline Bos

In alto e a fianco, rendering per il progetto Ponte Parodi a Genova. Sopra, rendering per il Valkhof Museum, Nijmegen. A destra, NMR Building, Utrecht. Top and right, rendering for Ponte Parodi Project, Genoa. Above, rendering of Valkhof Museum Nijmegen. Far right, NMR Building, Utrecht.

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has been set up in the pavilions of the Netherlands Architecture Institute. Sketches, diagrams, technical drawings, computer animation, photographs and models illustrate the work of this young firm whose international reputation has spread over recent years thanks to projects like Erasmus Bridge in Rotterdam, Möbius House, the Valkhof Museum and a project for the Mercedes Museum in Stuttgart. UN Studio's projects combine the numerous forces in play in

modern-day architecture and life to create forms and structures acting as distinctive urban signs, symbols of communication and dynamic reference points in the constant mutation of modern-day cities. Fluidity and motion are often the guidelines underlying the construction of their projects as a result of constant research into the evolution of social forms, functions, materials and the perception of built space. Net Surfing NAI: www.nai.nl UN Studio: www.unstudio.com

Il Canadian Centre for Architecture presenta fino a settembre due mostre. Fino al 29 del mese è aperta “Lewis Baltz: The New Industrial Parks near Irvine, California”, una rassegna di 51 fotografie dell’artista californiano che con le sue imagini indaga i rapporti tra paesaggio, architettura e fotografia. Con i suoi scatti dà nuova vita e senso alle linee regolari dei parchi industriali conferendo a facciate, superfici, materiali, geometrie, opacità e trasparenze una tensione e una bellezza formale inusitate. La seconda mostra, aperta fino al 15 settembre, presenta le installazioni di sei giovani studi di Montreal che con queste opere si sono addentrati nella ricerca di una nuova definizione del significato del costruire dopo i fatti dell’11 settembre 2001. Gli studi coinvolti sono: Atelier Big City con “Interchange” (1); Pierre Thibault con “Writing Memory” (2); Atelier BRAQ con “Typical Wall: an investigation into the wall, the site of architecture” (3); BUILD con “Code Zero” (4); Bosses Design con “Contraption” (5); Atelier In Situ con “Test Chamber” (6). Si tratta di installazioni dal forte valore simbolico che puntano

The Canadian Centre for Architecture will be hosting two exhibitions running until September. "Lewis Baltz: The New Industrial Parks near Irvine, California", a review of 51 photographs by this Californian artist, whose pictures investigate how the landscape is related to architecture and photography, will be on display until 29th of September. His shots give new life and meaning to the regular lines of industrial estates injecting an unusual feeling of tension and stylistic beauty to facades, surfaces, materials, geometric forms, opacity and transparency. The second exhibition, running until 15th September, shows the installations of six young firms based in Montreal, whose projects search for a new definition of the meaning of building after the tragic events of 11th September 2001. The firms involved are:: Atelier Big City with "Interchange" (1); Pierre Thibault with "Writing Memory" (2); Atelier BRAQ with "Typical Wall: an investigation into the wall, the site of architecture" (3); BUILD with "Code Zero" (4); Bosses with "Contraption" (5); and Atelier In Situ with "Test Chamber" (6). These highly symbolic installations focus on how the human body relates to building, taking into account the value of the specific and exceptional, which ought to influence

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architectural practice despite a trend towards globalising all culture. Net Surfing Canadian Centre for Architecture: http://cca.qc.ca Lewis Baltz: www.fotohof.or.at/directory/direct ory.cfm

Atelier Big City: www.atelierbigcity.com Pierre Thibault: www.pthibault.com Atelier BRAQ: http://pages.infinit.net/braq/ BUILD : www.build-inc.com Bosses Design: www.bossesdesign.com Atelier In Situ: www.insitu.qc.ca

Zingonia Zingonia – arte integrazione multiculture a cura di Emanuela De Cecco a+m bookstore, 136 pp “Vivere nel benessere significa acquistare una nuova dimensione del tempo. Vuol dire ‘vivere’ il tempo libero e non ‘consumarlo’. Vivere attivamente le pause del lavoro, distendere i nervi e ricaricarsi di energie. Frequentare la gente, praticare gli sport, apprezzare la vita. La grande città è nemica di tutto questo. Mancano le attrezzature, mancano le occasioni, è tutto così lontano e complicato. A Zingonia invece è semplice, è vicino, accessibile a tutti. Il tempo libero diventa la parte più importante della vita”. In questo modo nel 1971, a sei anni dalla sua fondazione, un opuscolo esaltava i vantaggi della nuova città che stava sorgendo a 30 km da

Milano e 12 da Bergamo per opera dell’imprenditore Renzo Zingone. Il nuovo insediamento che, come per le città di fondazione del Cinquecento, portava il nome del suo fondatore, inglobava nella maglia aperta e rarefatta degli isolati i centri storici rurali di Verdello, Verzellino e Boltiere, ai confini dell’abitato di Osio Sotto e Ciserano. Tangente all’autostrada Milano-Venezia e alla statale del Tonale, era servita dalla ferrovia Milano-Treviglio-Bergamo con la stazione di Verdello potenziata nel 1975 da uno scalo merci e avrebbe inoltre dovuto essere attraversato dal canale navigabile TicinoAdriatico, previsto da una Legge del 1962. Nonostante il prematuro abbandono dell’impresa da parte del suo iniziatore, nel 1986 a Zingonia si contavano oltre 400 attività produttive e una popolazione di circa 5000 abitanti,

che da allora sono rimasti pressappoco invariati. Nel maggio del 2000 Gennaro Castellano e Antonella Annecchiarico hanno dato il via all’iniziativa ‘Arte Integrazione Multicultura’ coinvolgendo la pubblica amministrazione, quattro esponenti dell’arte contemporanea e alcune realtà imprenditoriali locali come il Gruppo Coima, società di servizi del ramo edile che a suo tempo ha partecipato alla fondazione di Zingonia e vi ha mantenuto la sede principale. L’obiettivo del seminario era lavorare con gli abitanti, con una particolare attenzione verso i diversi gruppi etnici che a Zingonia si sono insediati negli ultimi anni e che oggi ne subiscono maggiormente la progressiva marginalizzazione. Nel corso del seminario Liliana Moro, Stefano Arienti, Luca Vitone e Gennaro

Castellano hanno formato dei gruppi il cui lavoro si è concretizzato in un’opera d’arte, ma più del risultato materiale è il processo che ha dato un esito positivo, avvicinando le varie realtà locali sul tema dell’indagine del luogo e lasciando l’impressione di un lavoro che è stato avviato, piuttosto che concluso. Antonio Borghi

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Realismo meticoloso

Foto d’alta quota

Giovan Battista Quadrone (1844-1898) è il protagonista dell’ampia retrospettiva aperta fino al 29 settembre alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. La mostra, curata da Giuseppe Luigi Marini, presenta 130 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, molte delle quali non sono state esposte al pubblico da oltre un secolo, e una serie di disegni preliminari e “preparazioni” monocrome. Quadrone, che ebbe sempre successo tra i collezionisti e nel mercato, non ha però sempre goduto di favorevoli giudizi da

Nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno Internazionale della Montagna, la Galleria Civica di Bolzano rende omaggio, fino al 29 settembre, a Vittorio Sella, pioniere della fotografia d’alta quota, con la mostra “Ascensioni fotografiche. Viaggi nelle Alpi del Tirolo 1887, 1891, 1893”. Sella, ereditò dal padre, pioniere della chimica applicata alla tecnica fotografica, la passione per la fotografia che coniugò con quella per l’alpinismo. A partire dalle Prealpi biellesi, dove da ragazzo fissava sulle lastre i panorami della valle sottostante, dopo aver trasportato gli oltre duecento chili di attrezzature che allora erano necessari per fare una fotografia, Sella conquistò ben presto la fama di “fotografo d’alta quota” partecipando a quasi tutte le spedizioni del Duca degli

parte della critica. Di lui sono più conosciute opere con soggetti in costume del passato o di argomento venatorio. Meno noti i suoi dipinti su temi circensi o di vena paesista o ancora le opere che raccontano e interpretano con forte e singolare personalità natura, luoghi, costumi e personaggi sardi, realizzati nell’ultima fase della sua attività artistica. Net Surfing GAM: www.gamtorino.it Giovan Battista Quadrone, Il Fiore, olio su tavola/oil on board, 27x22,5 cm, 1895.

Niki de Saint Phalle a Nizza

Abruzzi, in Africa, Alaska, Asia. Tra una spedizione e l’altra si dedicò alla documentazione sistematica delle alte quote delle Alpi, seguendo e dando impulso all’evoluzione tecnica sia dell’alpinismo sia della tecnica fotografica. In mostra, stampe originali 30x40 e 12x20 e immagini stampate in questa occasione dalle lastre originali di Sella, in un raffronto che consente un percorso filologico sulle tecniche usate nella riproduzione fotografica. Net Surfing Galleria Civica Bolzano: www.comune.bolzano.it CAI: www.cai.it Anno Internazionale della Montagna : www.mountains2002.org Alpinismo: www.cda.it

Un’imponente retrospettiva dell’artista francese Niki de Saint Phalle è in corso fino al 17 ottobre al Museo d’Arte Contemporanea di Nizza. L’esposizione presenta 325 opere di cui 170 provenienti dalla donazione dell’artista francese alla città di Nizza costituita da 63 tra dipinti e sculture, 112 opere su carta e numerosi documenti originali. Con questa eccezionale donazione Niki de Saint Phalle, nata a Neuilly nel 1930 e riconosciuta a livello internazionale per i suoi Tirs spettacolari e le sue Nanas, nonché per alcune realizzazioni monumentali di cui una rappresentativa testimonianza è il Giardino dei Tarocchi in Toscana, risponde alla volontà dell’artista di riunire un insieme di opere significative del suo percorso

I Liotard del Museo di Ginevra

evolutivo in cui sono rappresentate le fasi più significative della sua creazione, dagli assemblaggi degli anni ’58’60, i Tirs del 1961-1963, le Nanas, la commedia umana e i suoi personaggi, il bestiario fantastico, fino alle più recenti realizzazioni ispirate alla leggenda degli indiani delle zone desertiche del sud-ovest americano, gli sportivi e musicisti di jazz. La mostra, che traccia un’ampia panoramica del lavoro della de Saint Phalle, completata da una selezione di sculture monumentali istallate negli spazi della città, offre un momento unico di riflessione e di approfondimento della produzione di questa rappresentante indiscussa dell’arte della seconda metà del XX secolo. Niki de Saint Phalle, The Devil XV, litografia/litography, 75,5x56,5 cm, 1998. A destra/right, JeanEtienne Liotard, Portrait de MarieJeanne Bassompierre, pastello su pergamena/pencil on parchment, 69x55 cm, ca. 1783 (foto : Nathalie Sabato)

Vittorio Sella, Marmolada, 1891.

Arte in gabbia Mathieu a Parigi I valori della montagna

Oltre cento libri, stampe e manoscritti, costituiscono la mostra, aperta presso la Biblioteca di Via Senato a Milano fino al 27 ottobre, “Dall’orrido al sublime. Alla scoperta della montagna attraverso le Collezioni della Biblioteca Nazionale del CAI”.

Il percorso espositivo non privilegia la rarità bibliografica, bensì l’incidenza dei testi e delle immagini nell’evoluzione del rapporto tra uomo e montagna. Fino alle soglie del Settecento, infatti, la montagna era per lo più vista come ostacolo e luogo impervio abitato da un bestiario di draghi e mostri. Iniziò poi l’era della scoperta, dell’esplorazione, dello studio scientifico e ancora dell’alpinismo e del turismo.Valori estetici, emotivi, culturali e sociali si riflettono nelle pagine esposte in questa mostra, articolata in otto aree tematiche introdotte da brevi testi didattici. Net Surfing Biblioteca Via Senato: www.mostradellibroantico.com/bi blio.htm Libri antichi: www.osservatoriolibri.com Biblioteca Nazionale CAI: www.caitorino.it

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Continua l’attività artistica di Adriana Chiari che con le sue opere, fatte di objets trouvés ci racconta le sue microstorie. Dopo le vetrine colme di giocattoli e oggetti presentate al Forum di Omegna (l’Arca 154), ha proposto, il giugno scorso alla Galleria Milarte di Milano, la mostra “La cena delle beffe”. In questa mostra ha presentato una serie di “gabbie” con vari titoli in cui, attraverso l’assemblaggio e la composizione di vari oggetti raccolti in mercatini e fiere antiquarie ha messo in scena con ironia i vizi e le esagerazioni delle mode legate

alla vita quotidiana di oggi. Nelle diverse installazioni, la gabbia diventa simbolo e provocazione dei tanti modi di essere cui ci costringe la società cercando di ingabbiare, appunto, la nostra vita. In termini formali, le gabbie della Chiari rappresentano un contenitore di storie in cui gli oggetti sospesi acquistano levità, intoccabilità e trasparenza in un modo di fare arte che si accosta ai territori della commedia. Net Surfing Adriana Chiari: www.aronaonline.it/donne.htm Spazio Milarte: www.milarte.it

Con 75 opere, tra oli e acrilici, la Galerie national du Jeu de Paume di Parigi rende omaggio a Georges Mathieu, uno dei più significativi rappresentati dell’astrattismo internazionale del dopoguerra. Fino al 6 ottobre, in mostra le tappe più signficative del percorso dell’artista francese (Boulogne sur Mer 1921) dai primi quadri astratti del 1946 fino ai suoi più recenti acrilici su carta del 1999. L’evoluzione artistica di Mathieu, che attualmente vive e lavora a Parigi, segue il percorso dell’arte non figurativa; dai primi lavori del 1942 proiettati verso una dimensione astratta libera e gestuale alla scoperta dell’action painting newyorkese intorno agli anni Cinquanta, all’Astrazione lirica del decennio successivo in cui emerge la necessità di creare delle corrispondenze tra l’uomo e il suo ambiente, fino al periodo posteriore al 1985 in cui opera un nuovo cambiamento attraverso quello che egli definisce come tournant

Grande ritrattista ginevrino testimone di illustri personaggi della cultura settecentesca, da Madame Pompadour a Voltaire, Jean Etienne Liotard (17021789) è ora al centro di un’ampia retrospettiva in corso fino al 22 settembre al Museo di Arte e di Storia di Ginevra che celebra con questa mostra il tricentenario della sua nascita. Oltre ottanta opere, tra pastelli, disegni, oli e miniature dell’artista provenienti dalle collezioni del Museo e un breve catalogo delle opere affiancate alle loro riproduzioni, offrono una ricca e articolata presentazione del famoso pastellista preannunciando un’importante retrospettiva a lui dedicata e la pubblicazione di una nuova edizione del catalogo, curata da Renée Loche

e Marcel Roethlisberger, entrambi previsti per il 2005.

Storia e nuove prospettive

Fino al 30 settembre il Centre des Monuments Nationaux di Parigi presenta una suggestiva opera dell’artista austriaco Klaus Pinter realizzata all’interno del Panthéon. Rebonds è un’opera effimera appositamente creata per questo monumento faro della capitale francese il cui concetto è giocato sull’idea dell’incontro tra un’opera contemporanea e la monumentalità storica dell’architettura dell’edificio. Collocata nella navata del Panhéon, l’installazione è essenzialmente costituita da un insieme di differenti strutture gonfiabili che raggiungono un’altezza di 24 metri. Due sfere,

ciascuna di un diametro di 12 metri, sembrano riflettere la gigantesca cupola dell’edificio e le sue volte dando origine a un suggestivo e inatteso gioco di figure in movimento invadendo lo spazio architettonico di una nuova dimensione di serenità e leggerezza. Nel suo insieme questa scultura, in cui il pubblico viene invitato a scoprire ciò che non gli è consentito vedere direttamente per ragioni di sicurezza, diviene così un elemento di riflessione sulle potenzialità reali della luce come momento attivo di definizione di un’architettura dalle apparenze ieratiche.

cosmique, in cui viene eliminata la composizione centrale, ultima reminiscenza del classicismo, per una distribuzione delle forme che invadono tutta la superficie della tela. La tragicità delle sue opere viene infine accentuata dopo il 1990 con la messa in prospettiva dei suoi soggetti ottenuta con l’introduzione di luci provenienti dal fondo del quadro che contrastano con i primi piani completamente smembrati.

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Arte trascendente

“Nel segno della luce” è il titolo della X Biennale d’Arte Sacra Contemporanea, che si svolge fino 29 settembre a Isola del Gran Sasso (Teramo) negli spazi del Museo Stauròs d’Arte Sacra Contemporanea nel Santuario di San Gabriele. Curata da Luciano Caramel e Carlo Chenis, con Giuseppe Billi e Cecilia De Carli, la biennale è per questa edizione incentrata sul tema della luce come segno di trascendenza. Più di cento opere e installazioni, alcune delle quali create per l’occasione offrono un ampio panorama degli artisti contemporanei legati all’arte sacra: da Dan Flavin a Robert

Morris, da Andrei Serrano a Beverly Peppers. Presenti anche immagini delle realizzazioni di alcuni architetti autori di chiese e luoghi sacri come Tadao Ando, Richard Meier, Alvaro Siza, Angelo Mangiarotti. Poi tanti artisti italiani e non che partecipano alla biennale con progetti o bozzetti di nuove vetrate, o con nuove vetrate già realizzate che sono accostate a esempi celebri di maestri del passato. Net Surfing Mostra: www.studioesseci.net Abruzzo: www.regione.abruzzo.it Fondazione Stauròs: www.stauros.it Beverly Pepper, Sudden Presence, 2001. Sotto/below, Leonardo da Vinci, studio per elicottero/study for helicopter. In basso a destra/bottom right, un fumetto di/a strip by Aleksandar Zograf.

Leonardo, scienziato d’avanguardia

Il Vecchio Arsenale della Fondation Pierre Gianadda di Martigny è lo scenario in cui è allestita, fino al 20 ottobre, la mostra “Leonardo da Vinci, l’inventore”. Viene presentato un Leonardo visionario, studioso appassionato, inventore illuminato e geniale. Oltre cento fac-simili, alcuni dei quali colorati a mano, illustrano la forza creativa di Leonardo, ingegnere, architetto, costruttore, urbanista, le cui invenzioni, dall’elicottero al paracadute, dagli strumenti ottici a quelli per la misurazione esatta del tempo,

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dall’idea di un veicolo mosso da energia esterna alla bicicletta, dagli studi di anatomia a quelli di matematica, geometria, fisica, meccanica, astronomia non finiscono di stupire. La mostra, oltre ai disegni, presenta modelli e numerose postazioni multimediali che con oltre 8000 immagini e testi di approfondimento consentono di entrare nel mondo scientifico di Leonardo. Net Surfing Fondation Pierre Gianadda: www.gianadda.ch

Attraverso il quotidiano

Nuova arte dalla Russia In Vienna

Nata da un’idea di Giacinto Di Pietrantonio, prosegue con “Guida II” l’iniziativa di presentare le opere di artisti contemporanei in vari musei dell’Alto Adige. Fino al 29 settembre, due sono le sedi interessate. Il Museo Diocesano di Bressanone presenta una serie di dipinti di Mimmo Palladino, che propone il suo linguaggio figurato che fa riferimento a un immaginario magico fortemente influenzato dall’antichità e dal Cristianesimo. Il Museo Etnografico di Teodone ospita invece un’installazione dell’artista belga Wim Delvoye che ha realizzato per l’occasione una rielaborazione artigianale e artistica di oggetti di uso quotidiano: nel caso specifico si tratta di 100 badili decorati artisticamente e di una betoniera scolpita nel legno (nella foto). Scopo delle due mostre è

All’inizio del XXI secolo è emersa sulla scena internazionale una nuova ondata dai toni radicali di arte russa. I suoi protagonisti rifiutano di essere assorbiti dai mercati occidentali e rifiutano le interpretazioni date alle loro opere dai critici e dai curatori occidentali, ponendo l’attenzione sull’autopresentazione e sui nuovi media. Per la prima volta, le opere di questi nuovi artisti russi vengono ora presentate a Vienna, negli spazi del Museum für Angewandte Kunst fino al 22 settembre, raccolte da un team di curatori russi. Gli artisti presentati provengono dalle grandi metropoli russe, Mosca, San Pietroburgo, Vladivostok, ma anche dalla periferia – Samara, Novosibirsk, Ekaterinburg. La mostra, intitolata “Davaj! Russian Art Now”, ha fatto in precedenza tappa anche a Berlino e vuole essere uno stimolo e un’iniezione di energie creative nel cuore dell’Europa Occidentale.

stabilire un dialogo tra sistemi diversi, un dialogo tra vecchio e nuovo, arte e artigianato, iconografia e immaginario cristiano e mitologia moderna, dando vita a un piccolo mondo traformato. Net Surfing Mimmo Palladino: www.artcyclopedia.com/artists/p aladino_mimmo.html Wim Delvoye: www.theartists.org/index.cfm Alto Adige: www.alto-adige.com

Fumetti dall’Est

Nell’ambito della Festa del’Unità di Ravenna, al Pala De André è allestita fino al 16 settembre una mostra dedicata ai maggiori fumettisti dei Paesi dell’Europa dell’Est. Intitolata “Per ventiquattromila baci”, la rassegna propone centosessanta tavole originali, prodotte appositamente per questa occasione da artisti come Aleksandar Zograf, Jacek Fras, Igor Baranko, January Misiak, Roman Tolici e molti altri, che sono figure cult nei loro Paesi. La mostra è corredata anche da un video, da un catalogo in inglese, un catalogo in italiano

contenente la traduzione dell’originale catalogo intitolato Stripburek di Darko Macan, uno dei più noti sceneggiatori di fumetti che ha lavorato recentemente per la serie a fumetti di Star Wars e vincitore del premio internazionale Eisner. Net Surfing Aleksandar Zograf: www.remont.co.yu/sasar.htm, www.monsterpantsonline.com/sas a.html Stripburek:www.topshelfcomix.com Fumetti dell’Est Europeo: www.ljudmila.org/stripcore/ com.htm

A new wave of radical Russian art has suddenly burst onto the international scene in the early 21st century. Its exponents refuse to be absorbed by Western markets and reject the interpretations their works are given by Western critics and curators, focusing on selfpresentation and new media. The works of these new Russian artists are on display for the first time in Vienna at the Museum für Angewandte Kunst through to

22nd September, thanks to the efforts of a team of Russian curators. The artists on display come from major Russian cities, Moscow, Saint Petersburg and Vladivostok, as well as the suburbs – Samara, Novosibirsk, Ekaterinburg. The exhibition, entitled "Davaj! Russian Art Now", has previously stopped off in Berlin and is supposed to inject fresh creative energy into the heart of Western Europe. Net Surfing MAK: www.mak.at Arte Russa: www.rus-art.com Davaj: www.artmargins.com/content/rev iew/kuepper4.html, www.escapeprogram.ru

Emozioni dalla strada

Fino al 15 settembre è possible visitare, presso la Fondazione Prada di Milano, la prima mostra personale in Italia dedicata all’artista americano Barry McGee. Nato a San Francisco nel 1966, McGee, dopo gli studi al San Francisco Art Institute, inizia a metà degli anni Ottanta a lavorare nelle strade della sua città natale, firmando le sue opere con lo pseudonimo di Twist. McGee si esprime attraverso un linguaggio visuale assai ricco e originale in cui si intrecciano vari influssi dalla pittura murale messicana ai poeti della Beat Generation, ai graffitisti degli anni Settanta e Ottanta. Le sue opere si compongono di elementi diversi, quali immagini casuali o inventate, disegni astratti, parole e nomi graffiti, oggetti, tesi a rappresentare ed “eccitare” la vita della metropoli. McGee, che rifiuta etichettature e collocazioni formali, ha da poco iniziato a esporre le sue opere, e sempre con interventi selezionati, in istituzioni e musei, mantenendo costante la separazione tra il lavoro in spazi interni e quello all’esterno.

Tatjana Hengstler, Buried Treasures, 4piece photo series, 2001.

Barry McGee, Widely Unknown, 2001.

Net surfing Fondazione Prada: www.fondazioneprada.org Barry McGee: www.pbs.org/art21/artists/mcgee/i ndex.html, www.horizonmag.org/pictorial/bar ry-mcgee.htm, www.findarticles.com/cf_iview/m12 85/2_29/53747378/p1/article.html

Renoir per gli americani In San Diego Il San Diego Museum of Modern Art, indaga con la mostra “Idol of the Moderns: Pierre-Auguste Renoir and American Painting”, aperta fino al 15 settembre, il legame e l’influenza che l’impressionista francese ebbe con la pittura Americana tra il 1904 e il 1940. Con cinquanta opere (quindici di Renoir e trentacinque di pittori americani), la mostra rende omaggio all’immensa popolarità che Renoir ebbe tra la critica, i collezionisti e il pubblico d’oltreoceano, particolarmente negli anni tra le due guerre, ispirando le opere di artisti americani quali George Bellows, John Sloan, Isabel Bishop, Richard Hayes Miller, Guy Pène DuBois. La mostra offre la possibilità di analizzare da un punto di vista nuovo non solo le carriere individuali di questo gruppo di artisti nazionali, ma anche una tendenza poco esplorata dello sviluppo dell’arte americana nel secolo scorso. The San Diego Museum of Modern Art is investigating how French Impressionism related to and influenced American painting between 1904-1940 through an exhibition entitled "Idol of the Moderns: Pierre-Auguste Renoir and American Painting", running through to 15th September. The fifty works on display at the exhibition (fifteen by Renoir and thirty-five by American painters), pays homage to the huge popularity Renoir had with critics,

Graffiti a Brescia

A Brescia, nelle sale di Palazzo Martinengo e per la cura di Renato Barilli è allestita fino al 6 ottobre la mostra “Dubuffet e l’arte dei graffiti”. Si punta l’attenzione sulla produzione degli ultimi anni di carriera dell’artista francese, dalla fine del ciclo dell’Hourloupe (1975) alla morte (1985), prendendo in considerazione serie quali Mires o i cosiddetti Non-Lieux in cui il maestro propone ancora, nonostante l’età avanzata tratti fluidi e freschezza di pennellata che simulano graffiti tracciati con immediatezza e spontaneità, nel solco di quell’arte primitiva di cui Dubuffet ha sempre fatto tesoro per trarre nuovi e originali spunti. La mostra è strutturata in due parti: la prima presenta circa trenta opere/graffiti di Dubuffet, selve di segni, talora ispirati a un racconto talora completamente astratti, giocati su colori forti e primari; la seconda dedicata all’opera di graffitisti (una decina dei quali hanno a disposizione uno spazio nel museo per creare

Pierre Auguste Renoir, Woman Combing Her Hair, 1907.

collectors and the American public in general, particularly between the two wars, inspiring the works of American artists like George Bellows, John Sloan, Isabel Bishop, Richard Hayes Miller, and Guy Pène DuBois. The exhibition provides the chance to cast a different eye on both the individual careers of these national artists and also a certain relatively unexplored trend in 20th-century American art. Net Surfing MCA San Diego: www.mcasandiego.org Artisti Americani: www.artcyclopedia.com/artists/ Pierre-Auguste Renoir: www.ibiblio.org, www.chez.com/renoir/ Jean Duduffet, Episode (non-lieu H96), acrilico su tela/acrylic on canvas, 67x100 cm, 1984.

dal vivo le loro opere) da Haring e Basquiat a James Brown, Donald Baechler o Futura Duemila ai più recenti Santiago Cucullu, Erwin Parker o Jay Wilson o gli italiani Rossana Campo, Maurizio Cannavacciuolo, Michele Chiossi. Net Surfing La mostra: www.bresciamostre.it Jean Dubuffet: www.artdreamguide.com/adg/_a rti/_d/_dubuf/arti.htm Graffiti a New York : www.nygraffiti.net Graffiti nell’arte: http://dir.yahoo.com/Arts/Visual_ Arts/Graffiti/

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Arte e sport

LaChapelle, la fantasia estrema Photographs and Fantasy

Notevole espansione

La Casa Natale di Mussolini a Predappio (Forlì) propone fino al 20 ottobre la mostra “Sportarte. Mito e gesto nell’arte e nello sport in Italia, 1900-1950”. Circa settanta le opere esposte – dipinti, sculture, manifesti – compongono un percorso, curato da Massimo Cirulli e Maurizio Scudiero, che va dai primi manifesti murali dell’inizio del XX secolo dalle colorate tinte piatte Art Nouveau al dinamismo plastico dei Futuristi alle opere del dopoguerra. La mostra è anche occasione di riflessione sull’evoluzione della dimensione sociale dello sport, riservato inizialmente a una ristretta élite e divenuto col passare degli anni manifestazione popolare, attività di coesione sociale, fenomeno di massa.

La Kunst Haus di Vienna, fino al 22 settembre, presenta la mostra “David LaChapelle. Photographs”. Definito dal “New York Magazine” come il “Fellini della fotografia”, LaChapelle, nato nel Connecticut nel 1968, iniziò la sua carriera al fianco di Andy Warhol collaborando alla sua rivista “Interview”. Le sue immagini esuberanti e di travolgente fantasia sono da allora pubblicate dalle più importanti riviste di costume, d’arte, di moda. La sua attività si divide tra New York e Los Angeles e spazia dalle fotografie artistiche, ai ritratti, alle campagne pubblicitarie ai video musicali, tra cui, ultimo in ordine di tempo il premiatissimo Natural Blues, realizzato per Moby lo scorso anno. Voyeurismo, sesso come divertimento, colori forti e sfondi fantasy, rendono inconfondibili le sue opere e le caratterizzano come nuove icone dell’arte contemporanea.

The Vienna Kunst Haus is hosting the "David LaChapelle. Photographs" exhibition through to 22nd September. Described by the "New York Magazine" as the "Fellini of photography", LaChapelle, who was born in Connecticut in 1968, began his career working alongside Andy Warhol on a magazine called "Interview". His exuberant and startlingly imaginative pictures have since been published in important fashion, art and life-style magazines. He works between New York and Los Angeles on everything from art photography and portraits to advertising campaigns and video clips, including most recently the striking Natural Blues for Moby last year Voyeurism, sex as entertainment, strong colours and fancy backgrounds make his works quite unmistakable as new icons of modern-day art.

Con un incremento di circa il 15% sul fatturato del 2000, Scrigno ha sviluppato nel 2001 ricavi complessivi pari a 29,4 milioni di Euro che prevedibilmente saliranno, nel 2002, a 34 milioni di Euro. Il 93% del fatturato raggiunto sul mercato italiano è dovuto all’impegno dei Rivenditori Autorizzati Scrigno, strettamente collegati alla società produttrice. Presente sui mercati esteri con oltre il 18% dell’intero giro d’affari, il marchio Scrigno ha, dal 1996, ottenuto la certificazione UNI EN

Net Surfing Kunst Haus Wien: www1.kunsthauswien.com David LaChapelle: www.pdnpix.com/legends/archive/lachappe lle/profile_lachapelle.html

Sotto/below, LaChapelle, Purple Dragon and Madonna, 1988; My House, 1997. A sinistra, sopra/left above, Ivano Gambini, Sciatore al salto, tempera a

Net Surfing La Mostra: www.comune.predappio.fo.it

Europa a Firenze Guido Cagnacci, Il ratto d’Europa.

Al primo piano degli Uffizi di Firenze viene proposta fino al prossimo 6 gennaio la mostra “Il Mito d’Europa, da fanciulla rapita a continente”. La mostra riporta all’attenzione del pubblico l’antico mito della fanciulla fenicia rapita da Giove sottoforma di toro e trasportata a Creta. Il nome della protagonista – di origine semitica e forse collegato a una voce che significa Occidente – sarebbe derivato appunto da Europa, la terra a occidente dell’Asia minore. Le opere esposte ripercorrono le varie interpretazioni date alla leggenda nel corso della storia, dalle arti figurative classiche fino al Novecento, quando sembra prevalere un interesse a raffigurare Europa in chiave politica alla luce delle vicende della seconda guerra mondiale.

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spruzzo su cartoncino/sprayed tempera on board card, 70x40 cm, 1930; sotto/below, Fortunato Depero, Oltre l’ostacolo, olio su tela/oil on canvas, 50x60, 1955.

Nuovi servizi agli espositori

ISO 9002, mentre, sul tema molto sviluppato della Qualità, già dal 1990 ha certificato i propri prodotti. L’esclusiva soluzione a scomparsa per porte scorrevoli, distingue il marchio Scrigno grazie al sistema brevettato dei controtelai che è stato ulteriormente potenziato con controtelai per esterni, porte per interni, maniglie, kit stipiti, accessori e inferriate. Nel 2000 Scrigno ha inoltre promosso la linea di porte scorrevoli e a battente Unique che, di alta qualità ed estetica, è in grado di dare soluzione alle più sofisticate esigenze. I controtelai Scrigno sono accompagnati da una garanzia i 12 anni.

Le aziende che partecipano a Sicurezza 2002, restano presenze permanenti nel sito www.sicurezza.it e, rispetto al 2000, possono anche aggiornare i loro dati on line con estrema semplicità. Il servizio è stato assicurato da Intel per facilitare agli espositori la loro partecipazione alla fiera. Le informazioni pubblicate on line dagli espositori diventano guida professionale per i visitatori del sito, consentendo l’aggiornamento tempestivo e aggiornato dell’intero settore. L’iniziativa si pone come vetrina virtuale e diventa complementare alle varie manifestazioni

organizzate da Intel. Di particolare rilevanza è l’offerta rappresentata da Hi.T Selection; una selezione tra le novità di prodotto dove gli espositori possono essere presenti on line in Product News. Le aziende coinvolte potranno inoltre essere presenti nel catalogo Product News che sarà distribuito a Sicurezza 2002. Sicurezza 2002, undicesima edizione della rassegna internazionale dedicata alla sicurezza e all’automazione degli edifici, organizzata da Intel e promossa da Anie-Anciss, si svolgerà dal 20 al 23 novembre 2002 a Fiera Milano.

Macchine pensanti? Illuminotecnica on-line Costantemente impegnata a far conoscere la cultura della luce, la iGuzzini ha ampliato, con una nuova grafica, le informazioni presenti sul proprio sito web (www.guzzini.com). Come novità esclusiva si distingue l’area LightCampus, dedicata a tutti coloro che vogliono imparare e approfondire la conoscenza dell’illuminotecnica frequentando un completo corso on-line. LightCampus è un Competence Based Corporate Training Center, ossia un “Centro di informazione aziendale con gestione delle competenze” orientato alla formazione permanente (Life Long Learning) nell’ambito dell’illuminotecnica. I materiali didattici messi attualmente a disposizione dello studente sono: un corso di illuminotecnica di base; un glossario sui termini di maggior uso dell’illuminotecnica (Encyclopedia); una libreria

(Library). Lo studente impara inoltre le nozioni fondamentali relative alla fisica della luce mediante testi sintetici, immagini e grafici. L’apprendimento relativo al corso è semplificato dalla possibilità di poter scegliere autonomamente l’ordine dei vari argomenti, mentre un tutore automatico, in grado di memorizzare le attività didattiche svolte e le conoscenze acquisite da ogni allievo, consiglia i percorsi formativi più appropriati per il proseguimento del corso. Sono inoltre proposti esercizi di verifica e viene formulato il profilo formativo personale. L’area LightCampus ha usufruito della consulenza illuminotecnica del Dipartimento di Energetica dell’Università di Ancona, mentre lo story boarding del progetto è dovuto al Centro Progetto Costruzione Qualità dell’Università di Ancona.

“Cybugs, possono le macchine pensare?” è la mostra dedicata al rapporto che intercorre tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale, allestita presso la Triennale di Milano dal 24 aprile al 28 luglio 2002. Studiato da Alfonso Grassi, Carlo Braida e Graziano Ravizza, il progetto generale della mostra si articola in cinque sezioni delle quali la prima è impostata sul profilo storico delle personalità impegnate nei complessi e differenziati percorsi finalizzati a espressioni relative all’Intelligenza Artificiale e alla Robotica. La seconda sezione indaga sui tentativi di riprodurre artificialmente la vita umana,

partendo dai remoti Golem sino agli automi di legno risalenti al 1700. Decine di Robots attivi determinano la terza sezione in uno spazio dove figurano parallelamente esempi comportamentali propri del mondo naturale, espressi attraverso immagini di animali. La successiva sezione consiste in un viaggio all’interno del cervello della macchina dove più di 100 “fotovori”, piccoli robots che si muovono nutrendosi di luce, rappresentano le miriadi di impulsi elettrici che, all’interno del cervello elettronico consentono di far viaggiare le informazioni. Qui vengono illustrate le principali tecniche che potrebbero far pensare le macchine, come le reti neurali artificiali, la fuzzy logic, gli algoritmi genetici e altro. Si arriva alla fine, attraverso la complessità e l’apparente caos che permea il nostro io, simboleggiato nel percorso da una specie di tunnel virtuale, a uno specchio che riflette la nostra unicità intellettiva.

Protezione naturale Quali le novità e le tendenze

Si tratta di un percorso intenso che si snoda lungo l’arco di nove secoli con al centro la bellissima figura di Europa declinata in tanti modi e linguaggi diversi.

Con un aspetto metallico brillante se appena laminato, lo zinco titanio VM Zinc, dopo solo qualche mese di esposizione all’atmosfera, presenta uno strato autoprotettore chiamato patina. Di colore grigio chiaro, questa patina si stabilizza col tempo ma, nel caso dei prodotti Quartz-Zinc e Anthra-Zinc, si determina anticipatamente con un trattamento di pre-patinatura. Ciò si ottiene con un processo chimico di fosfatazione che consiste nella modifica permanente della superficie esterna dello zinco titanioVM naturale, procurandole un aspetto uniforme e omogeneo nella superficie. Il colore della patina Quartz-Zinc corrisponde al grigio chiaro della patina naturale dello zinco titanio naturale, mentre quello di Anthra-zinc è di un grigio

scuro, simile a quello dell’ardesia. I prodotti VM Zinc esistono anche con una lacca applicata termicamente sulle due facce, e quindi aderente al metallo e perfettamente uniforme. La laccatura, che offre una protezione supplementare al metallo, permette una notevole scelta di colori.

Dal 30 agosto al 3 settembre 2002 sarà presente, a Francoforte sul Meno, Tendence- Internationale Frankfurter Messe- che, fiera dei beni di consumo riconosciuta di massimo livello mondiale, propone una piattaforma informativa sulle tematiche relative al Lifestyle, attraverso i settori espositivi Domus & Gallery, Prasent & Carat e Tavola & Cucina. Domus & Gallery espone quanto

di meglio viene oggi realizzato in termini di arredo abitativo, con una notevole selezione, differenziata per tendenza e stile, di singoli elementi d’arredo, lampade, tessili d’arredamento, quadri e cornici. Prasent & Carat presenta il multiforme e ampio mondo del regalo che comprende preziosità di gioielleria, piccole e grandi proposte relative a decorazioni natalizie e di altre festività, fino ai biglietti augurali o ai prodotti per la cura del corpo. Tavola & Cucina propone infine grandi e piccole produzioni legate al settore vetro, porcellana, ceramica, posateria e stoviglieria, utensili e tovaglie.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Austria Feldkirchen Nuovo polo scolastico nel centro storico Concorso internazionale per il progetto di un nuovo polo scolastico nel centro storico di Feldkirchen/International competition for the project of a new school pole in the historical center of Feldkirchen Scadenza/Deadline: 6/9 Per informazioni: Stadtgemeinde Feldkirchen i.K. Att: BM. Ing. Josef Prainsack Hauptplatz 5 A-9560 Feldkirchen Tel. ++43 04276 2511255 Fax: ++43 04276 2511259 E-mail: josef.prainsack@feldkirchen.co.at

Corea del Sud/South Korea Busan Ricostruzione del complesso edilizio della torre civica di Busan Progetto per la ricostruzione del complesso edilizio della torre civica di Busan. Oltre alla torre di avvistamento il programma prevede la progettazione di un piccolo auditorium, spazi espositivi, locali commerciali e servizi di ristorazione/Design of an observation tower. This landmark, situated on top of Yongdu hill, in the heart of the busiest downtown area of Busan, will dominate the city and port. The tower of a unique structure will accommodate a sky lounge and observatory atop while the complex will accommodate other facilities such as an exhibition hall, a small size theater, and restaurant facilities. The program of the complex will focus on the commercial, cultural and leisure development in harmony with the natural and man-made environment Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: The Busan International Culture Festival Organisation BEXCO 1291 U-dong, Haeundae-gu Tel. ++82 51 2410581 , Fax ++82 51 7403715 or 241 68 86 E-mail: bacfoc@hanmail.net

Seoul Design Beyond East & West Concorso internazionale di design per progetti di interni per famiglie con un figlio International design competition for interiors for one child family Scadenza/Deadline: 17/9 Monte premi/Total prize money: 42,000 US$ Giuria/Jury: Alessandro Mendini, Arata Isozaki, Seok-Chul Kim, Li Chung Pei, Yung Ho Chang Per informazioni: DBEW Competition Committee Hanssem Building, 9th Fl., Bangbae-dong, Seocho-gu Seoul Tel. ++82 2 5903472 Fax ++82 2 5938463 Internet: www.hanssemcompe.com E-mail: compe@hanssem.com

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+ europaconcorsi

Germania/Germany Berlin Bauwelt Prize 2003: la prima casa La rivista d’architettura Bauwelt lancia un concorso rivolto ai giovani progettisti di tutto il mondo per individuare le migliori “opere prime” realizzate dopo il 1 gennaio 1999. Il concorso è suddiviso in 6 distinte categorie di partecipazione: residenze private, giardini, interni, edifici pubblici, case d’abitazione, sistemi costruttivi/Bauwelt architectural magazine announces a competition for young designers all over the world to sort out the best “first works” realized after 1st January 1999. The competition is divided in 6 categories: private homes, gardens internal design, public buildings, apartments, building systems Scadenza/Deadline: 31/10 Per informazioni: Redaktion Bauwelt Schlüterstraße 42 D-10707 Berlin Tel. ++49 030 884106-0 Fax ++49 030 8835167 Internet: www.baunetz.de/arch/bauwelt/ E- mail: bauwelt@bertelsmann.de

Per informazioni: Arbeitskreis textile Architektur Mr. Michael Jänecke c/o Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 69 75756578, ++49 69 75756710 Fax ++49 69 75756541 E-mail: textilearchitecture@messefrankfurt.com

Kronberg Braun Prize 2003 Concorso internazionale di design per prodotti innovativi che utilizzino le più moderne tecnologie, intitolato “Dream Real Products”/International design competition for innovative products which utilize updated technologies Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Monte premi/Total prize money: 25.000 Euro Giuria/Jury: Peter Schneider, Rainer Silbernagel, Anne Stenros, Alexander Manu Per informazioni: Braun Prize Organization C/a Gerlinde Kress Tel. ++49 6173 302266, Fax ++49 6173 301534 Internet: www.braunprize.com E-mail: info@braunprize.com

Celle

Osnabrück

Ristrutturazione ed ampliamento del centro informazione e memoria del campo di concentramento di Bergen-Belsen Il campo di concentramento di Bergen-Belsen è un monumento nazionale dedicato all’informazione e la memoria dei crimini di guerra nazisti. Il tema del concorso è un nuovo assetto del complesso. Il programma prevede la realizzazione di nuovi spazi di servizio per complessivi 2 500 mq/Project for the restructuring and extension of the information and memorial center of Bergen-Belsen concentration camp, the competition foresees the realization of new service and facilities spaces for a total of 2,500 sq.m Scadenza/Deadline: 10/9

Tecu Architecture Award Premio internazionale per progetti che abbiano utilizzato in modo innovativo il rame/International award for projects that utilized copper in an innovative way Scadenza/Deadline: 31/10 Giuria/Jury: Francine Houben, Jean Michel Wilmotte, Alberto Cecchetto, Dolf Schnebli, Otfried Weis

Per informazioni: Kiefer + Kiefer Architekten BDA Burgstraße 8 D-31157 Sarstedt Tel.++49 05066 2332 Fax: ++49 05066 61083

Frankfurt Textile Structures for New Building 2003 Premio di progettazione finalizzato alla promozione dell’impiego delle fibre tessili in architettura, possono partecipare alla competizione progetti che prevedano l’impiego di tali materiali: tenso-strutture, architetture gonfiabili, coperture ultraleggere etc. The competition covers all fields of textile building: earthworks, trafficroute construction, landscape engineering, constructions for environmental protection civil engineering and industrial constructions, building - from building with textile-reinforced concrete or textile-reinforced plastics to building with membranes for permanent and temporary, variable and mobile constructions interior fitting - including developments such as the use of polymer optical waveguides for light transmission, textile air-duct systems for draughtfree air-conditioning of rooms, mobile sound-insulation walls in production halls, product design for architecture Scadenza/Deadline: 31/1/2003

Per informazioni: KM Europa Metal Tecu Architecture Award 2002 Postfach 3320 49023 Osnabrück Tel. ++49 541 3310, Fax ++49 541 3211366 Internet: www.tecu.com

Gran Bretagna/Great Britain London Emerging Architecture Award Concorso internazionale per architetti under 45 per progetti realizzati di edifici, urbanistica, interni, arredo urbano, architettura di paesaggio strutture temporanee, teatri/International competition for architects under 45 years of age for realized buildings, urban planning, interiors, street furniture, landscape, temporary structure, theatres Scadenza/Deadline: 17/9 Monte premi/Total prize money: 10.000 £ Giuria/Jury: Stefan Behnisch, Margrét Hardardottir, Rick Joy, Carme Pinòs, Hin L.Tan, Pater Davey Per informazioni: The Architectural Review 151 Rosebery Avenue London EC1R 4GB Tel. ++44 20 75056725, Fax ++44 20 75056701 Internet: www.arplus.com E-mail: lynne.jackson@ebc.emap.com

Irlanda/Ireland Waterford Waterford North Quays Concorso internazionale per il progetto per la sistemazione complessiva dell’area denominata “North Quays” (molo nord) e per la realizzazione di un nuovo centro culturale multifunzionale per il comune di Waterford. L’area di progetto ha un’estensione di 7 ettari

International competition for the design of the dockland regeneration scheme for Waterford North Quays. This Competition is a challenge to design a master plan for a very prominent waterfront site and design an important cultural/trade/sports centre building (i.e., the Venue Building) for the City of Waterford and the South East region of Ireland Scadenza/Deadline: 13/9 Per informazioni: Bernadette Mannion The Registrar, Office of Public Works, Special Projects Unit 51 St Stephen’s Green Dublin 2, Ireland Tel. +353 1 6476450 Fax: +353 1 6476470 Email: b.mannion@opw.ie

Italia/Italy Bibbiena (Arezzo)

AGENDA Cantù (Como) Il materiale legno Concorso internazionale per professionisti e studenti per la progettazione di un arredo destinato alla zona notte della casa che utilizzi e valorizzi il legno massello e multistrato/International competition open to professionals and students for the design of furniture for the home “night area” utilizing wood Scadenza/Deadline: 30/9 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Giuria/Jury: Maurizio Riva, Davide Riva Per informazioni: Riva R1920 Centre C/a Simone Bellotti Via Borgognone 12 22063 Cantù (CO) Tel. ++39 031 7073353 Fax ++39 031 7073338 Internet: www.riva1920.it E-mail: simone.bellotti@riva1920.it

Sistemazione di piazza Pier Saccone Tarlati Concorso internazionale per acquisire idee-progetto per la sistemazione di piazza Pier Saccone Tarlati. Il concorso si pone l’obiettivo di giungere alla creazione di un’architettura che, nel rispetto delle normative vigenti, rivitalizzi il cuore del centro storico trasformando lo spazio in luogo di aggregazione fortemente connotato, anche in relazione al progetto “Bibbiena città a misura delle bambine e dei bambini” International competition to acquire project ideas for the rearrangement of Pier Saccone Tarlati square. The aim of the competition is to obtain a kind of architecture which, respecting regulations in force,will revitalize the heart of historical center transforming the space into a meeting point, also taking into account the project “Bibbiena a city made for girls and boys” Scadenza/Deadline: 11/9

Casalgrande (Reggio Emilia)

Per informazioni: Comune di Bibbiena Via Berni 25 52011 Bibbiena (AR) Tel. ++39 0575 53051/530642 E-mail: urbanistica.bibbiena@casentino.toscana.it

Castenuovo Don Bosco (Asti)

Biella Montagna In occasione dell’Anno Internazionale delle Montagne non vengono posti limiti territoriali e i temi del concorso coincidono con gli obiettivi indicati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: la vita e lo sviluppo sostenibile delle aree di montagna, con particolare attenzione alle donne, ai giovani, ai popoli e ai gruppi a rischio di esclusione/sfruttamento gli ecosistemi e la loro difesa (qualità dell’ambiente): acqua, suolo, foreste, fauna For the Mountains International Year, without any territorial limit, the competition themes, coinciding with those of the United Nations General Assembly, are: life and development of mountain areas, with particular attention to: women, youngsters, peoples or groups at risk, ecosystems and their defense: water, ground, forests and fauna Scadenza/Deadline: 13/9 Per informazioni: Archivio Giovani Artisti C/o Informagiovani Via Italia, 27/a 13900 Biella Tel. ++39 015 3507380-381 Fax ++39 015 3507380

Grand Prix Ceramica CasalgrandePadana: Il valore delle idee Il Grand Prix Ceramica CasalgrandePadana è una manifestazione internazionale che riconosce e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, abbiano utilizzato e valorizzato il gres porcellanato a marca Granitogres e/o Marmogres/The Grand Prix Ceramica Casalgrande-Padana is an international event which will prize professionals who have used Granitogres and/or Marmogres Scadenza/Deadline: 31/2 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, n° 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. ++39 0522 9901 Fax ++39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/grandprix_qua rta.asp E-mail: info@casalgrandepadana.it giullari@casalgrandepadana.it

Recuperare sulle colline dell’Alto Astigiano Concorso che ha l’obiettivo di individuare una tipologia di recupero degli edifici rurali e/o di civile abitazione delle colline dell’Alto Astigiano, così da utilizzare i materiali da costruzione tipici della zona, arricchendo il dibattito architettonico attuale/Competition with the aim to find a recovery typology of rural and/or dwelling houses of the Alto-Astigiano hills , so to utilize the area typical building materials, enriching present architectural debate Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: Comunità Collinare “Alto Astigiano” Via Roma 8 14022 Castelnuovo don Bosco (AT) Tel. ++39 011 9876165, Fax ++39 011 9876816 Internet: www.lacabalesta.it

Faenza (Ravenna) L’Architettura Automatica Premio internazionale di architettura per progetti che abbiano impiegato automazioni intelligenti/International architectural award for works which utilize intelligent automatic systems Scadenza/Deadline: 16/12 Monte premi/Total prize money: 13.500 Euro Giuria/Jury: Gabriele Del Mese, Eric Dubosc, Giancarlo Rosa, Marco Imperadori, Fabrizio Bianchetti, Armando Vecchi

+ europaconcorsi

Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice C/a Flavia Gaeta Via Pier De Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. ++39 0546 670411 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.ditec.it, www.faenza.com, www.fabriziobianchetti.com E-mail: concorso@faenza.com

Fanna (Pordenone) 2° Concorso Nazionale per Giovani Fumettisti 2° Concorso Nazionale di Fumetto “Fiori nel tunnel”, per l’assegnazione di premi a giovani autori di fumetti riguardanti le problematiche del disagio giovanile viste con gli occhi dei giovani stessi. Le storie di questa edizione dovranno riguardare in particolare il tema “Amati genitori...vi odio”, proponendo un messaggio positivo. Il concorso si suddivide in tre categorie per fasce d’età: dai 14 ai 17 anni, dai 18 ai 21 anni, dai 22 ai 25 anni/2nd National award for cartoons “Fiori nel Tunnel (Flowers in the tunnel)”, for prizing young designers authors of cartoons regarding youngsters problems seen through the youngsters eyes. Stories of this year edition should in particular regard the theme “Dear parent......I hate you” proposing a positive message. The competition is divided in three categories : 14 to 17 years of age, 18 to 21 , 22 to 25. Scadenza/Deadline: 20/11 Per informazioni: Biblioteca Civica “Vittorio Cadel” Via Montelieto 33092 Fanna (PN) Tel. ++39 0427 77036, Fax ++39 0427 778067

Marina di Carrara (Massa) Nuovo fabbricato sede dell’Autorità Portuale di Marina di Carrara Progettazione preliminare relativa al fabbricato sede dell’Autorità Portuale di Marina di Carrara, considerando con attenzione le caratteristiche ambientali e tradizioni architettoniche del luogo/Project for the new premises of the Port Authority of Marina di Carrara, with particular attention to environmental characteristics and architectural tradition of the city Scadenza/Deadline: 10/09

Monza (Milano) 17° concorso fotografico “autodromo di Monza” Il concorso è articolato in tre sezioni: stampe in bianco e nero, stampe a colori e fotografi professionisti. Ogni concorrente può partecipare con un massimo di 5 opere inedite per ogni sezione, anche riferentesi ad avvenimenti anteriori al 2001/The competition is divided into three sections: black and white prints, colour prints and professional photographers.Each participants may send in a maximum of 5 unpublished works, even referring to events prior 2001 Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: Associazione Sportiva Amici dell’Autodromo di Monza Tel. ++39 039 323222

Ragusa Riqualificazione vallata Santa Domenica L’ente ha deciso di ricorrere alla procedura concorsuale per individuare, attraverso il confronto di più proposte, le linee guida su come intervenire su un’area di rilevante valenza paesaggistica, ubicata in una zona centrale della città, con il duplice obiettivo di recupero ambientale e possibilità di attivazione della fruizione pubblica Scadenza/Deadline: 2/10 Per informazioni: Comune di Ragusa, Corso Italia 72, 97100 Ragusa Tel. ++39 0932 676509, Fax ++39 0932 676504 E-mail: sett7@comune.ragusa.it

Roma “Gli altri siamo noi” Il tema prescelto è il dialogo, la comunicazione. Realizzazione di un breve fumetto di 4 - 6 vignette. Con le parole, nelle “nuvolette”, scritte in francese, inglese, tedesco, spagnolo, italiano, sul tema “Gli altri siamo noi” The chosen theme is the dialogue, the communication;competitors should realize a brief cartoon in french, english, german and spanish on the theme “We are the others” Scadenza/Deadline: 15/12

Per informazioni: Autorità Portuale di Marina di Carrara Viale G. Da Verrazzano (Varco Portuale di Levante) Tel. ++39 0585 787205, Fax ++39 0585 788346 Internet: www.portauthoritymdc.ms.it E-mail: info@portauthoritymdc.ms.it

Per informazioni: Goethe-Institut Inter Nationes, “Immer sind wir die Anderen” Via Savoia 15 I 00198 Roma

Moniga del Garda (Brescia)

Sedie nel Parco Concorso per il progetto di una sedia che - realizzata in ampia serie - sarà posizionata nei parchi cittadini torinesi. Obiettivo del concorso è la realizzazione di un progetto relativo ad un modello di sedia che per forma, struttura e materiali, dovrà essere di carattere originale e sarà destinata a diventare un “oggetto immagine”, simbolo della Città di Torino, per i parchi cittadini/Competition for the project of a chair, which , realized in large series, will be placed in Torino public parks. The competition aim is to obtain a project of a chair that for size, structure, materials will became an “object image”, symbol of the city for municipal parks Scadenza/Deadline: 31/10

Sistemazione urbanistica di piazza San Martino e zone limitrofe Ai partecipanti si richiedono idee progettuali per la sistemazione urbanistico edilizia di piazza San Martino e zone limitrofe. L’ambiente di Moniga del Garda è interessato da istanze di riqualificazione urbana per un progetto di sviluppo nell’ambito turistico e di miglioramento della città/Projects for the urban rearrangement of piazza San Martino and its surroundings, Moniga del Garda. The area is interested by a project of urban improvement within a tourist development project Scadenza/Deadline: 20/09 Per informazioni: Comune di Moniga del Garda Piazza S. Martino 1 Moniga del Garda (BS) Internet: http://concorso.comune.monigadelgarda.bs .it E-mail: concorso@comune.monigadelgarda.bs.it

Torino

Per informazioni: Città di Torino - Segreteria Concorso “Sedie nel Parco” Divisione Verde Pubblico e Infrastrutture Settore Verde Pubblico Via Cottolengo 26 10152 Torino Fax ++39 011 4420106 E-mail: sedienelparco@comune.torino.it

Un’immagine altamente creativa delle attività culturali della Città di Torino La Città di Torino e la Fiera Internazionale del Libro invitano i protagonisti dell’Illustrazione di ogni Paese ad esprimere con le immagini la loro percezione della cultura in Torino, con l’obiettivo principale di ottenere strumenti visivi di grande impatto atti a rappresentare un’immagine altamente creativa delle attività culturali della Città Torino municipality and the Book International Fair invite the illustration professionals of any Country to express through their images their perceptions of Torino’s culture, with the intent of obtaining strong visual tools apt to represent a highly creative image of the City cultural activities Scadenza/Deadline: 10/1/2003 Per informazioni: Story and Glory Via Maria Vittoria 35 10123 Torino Tel. ++39 011 836869/8150126 Fax ++39 011 8173147

Tortoreto (Teramo) 3a Edizione “Il modo dell’operare Las Mobili” Il concorso è dedicato agli elementi di arredo dell’ufficio operativo minimo, tali da definire uno scenario di evoluzione del lavoro e dei suoi spazi, tanto in ambito residenziale quanto aziendale. Il tema specifico del concorso intende quindi prefigurare le trasformazioni che la New-Economy e la diffusione delle nuove tecnologie produrranno in termini di dislocazione e organizzazione spaziale e funzionale delle risorse umane, nel tempo e nel luogo del lavoro/The competition is devoted to minimal office furnishing elements, so to define an evolution scenery for working spaces, both for residences and for offices. The specific theme of the competition is to point out the evolution of the new economy, the new technologies and how all of this will change the functional space and location of human resources Scadenza/Deadline: 31/1/2003 Per informazioni: Las Mobili S.r.l. Via Nazionale 138 64019 Tortoreto (TE) Tel 800-013696 Fax ++39 0861 788222 Internet: www.las.it/premio E-mail: premio@las.it

Trieste V Concorso Internazionale di Design Trieste Contemporanea Concorso internazionale di design aperto ai progettisti dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale per la progettazione di oggetti in vetro soffiato/International design competition open to Central-Eastern Europe designers for the project of blown glass objects Scadenza/Deadline: 28/9 Monte premi/Total prize money: 2.500 Euro Per informazioni: Comitato Trieste Contemporanea Tel. ++39 040 639187 Fax ++39 040 367601 Internet: www.tscont.ts.it E-mail: tscont@tin.it

Verona Premio Trasporti & Cultura Premio per opere di saggistica sul tema dei trasporti (storia, archeologia, architettura, territorio, psicologia) scritte in lingua italiana

l’ARCA 173 103


AGENDA Award for essay on transports (history, archaeology, architecture, territory, psichlogy) written in Italian language Scadenza/Deadline: 15/9 Giuria/Jury: Umberto Galimberti, Roberto Bernardi, Laura Facchinelli, Giuseppe Goisis, Serena Maffioletti Per informazioni: Trasporti & Cultura Via Venti Settembre 30/a 37129 Verona Tel./Fax ++39 045 596057

Vicenza Premio Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura Premio internazionale per le migliori collaborazioni clienti/progettisti International competition for the best client/architect collaboration Iscrizione/Registration: dal/from 15/4 Consegna/Submission: 20/9 Per informazioni: Segreteria Organizzativa Ala-Assoarchitetti Via Leonardo Da Vinci 14 36100 Vicenza Tel. ++39 0444 914236 Fax ++39 0444 913358 Internet: www.assoarchitetti.it E-mail: dedalominosse@assoarchitetti.it

Web Artista dell’anno 2002 Il Portale degli Artisti indice il Concorso Nazionale Artistico denominato CO.N.ART. 2002/Il Portale degli Artisti announces a national artist award called CO.N.ART. 2002 aiming to elect among three artist categories: painters, sculptors and graphic designers, the artist of the year Scadenza/Deadline: 15/12 Per informazioni: Il Portale degli Artisti referente: Gabriele Vilardo Tel. 347 4650462 Internet: www.ilportaledegliartisti.it E-mail: conart@ilportaledegliartisti.it

Polonia/Poland

+ europaconcorsi

Project for the building of new laboratories for medicine and food science faculties of “Universidade do Porto” Scadenza/Deadline: 10/9 Per informazioni: Reitoria da Universidade do Porto Direcção de Serviços de Construção e Conservação das Instalações Rua D. Manuel II P-4050-345 Porto Tel. ++351 22 6073500, Fax ++351 22 6003425

Spagna/Spain Cizur Ampliamento del municipio di Cizur Concorso internazionale per l’ampliamento del municipio di Cizur International competition for the extension of Cizur city hall Scadenza/Deadline: 16/9

Create a fully equipped mobile unit to be used by medical professionals throughout the African continent. In addition to testing, prevention and treatment, this easily transportable unit will disseminate information regarding the virus and provide basic healthcare services Scadenza/Deadline: 1/11 Per informazioni: Architecture For Humanity Cameron Sinclair Suite 3A, 165 West 20th St. New York, New York 10011 Tel. ++1 646 7650906 Internet: www.architectureforhumanity.org/comp/co mp.html E-mail: csinclair@architectureforhumanity.org

Brasile/Brazil Salvador Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

St. Gallen Istituto di formazione professionale Concorso internazionale per la realizzazione di un nuovo centro scolastico sull’area ferroviaria dismessa situata nei pressi della Bahnhof Nord/International competition for the realization of a new school center on the dismantled railways area near Banhof North Scadenza/Deadline: 14/10 Per informazioni: Hochbauamt des Kantons St. Gallen Lämmlisbrunnenstrasse 54 CH-9001 St. Gallen Tel. ++41 71 2293017 Fax. ++41 71 2293994 Internet: www.sg.ch/welcome.asp? n=/raumumwelt/hochbau/navi.asp&i=/raum umwelt/hochbau/start.asp E-mail: jens.fankhaenel@bd-hba.sg.

Unione Europea/UE

Italia/Italy Grosseto Coordinatore della sicurezza per l’esecuzione Affidamento d’incarico di ‘coordinatore della sicurezza per l’esecuzione’ relativamente ai cantieri per lavori da effettuare nelle strutture e nelle aree gestite dall’Azienda stessa nel territorio di competenza Scadenza: 31/12/2002 Per informazioni: Azienda U.S.L. 9 ‘Grosseto’, Area Tecnica Referente: Dr. Ing. Paolo Scotto Responsabile Area Tecnica Via Cimabue 109 58100 Grosseto Tel. 0564 485688 Fax 0564 485664

Krakowa

Bruxelles

Lucca

“Meno ideologia, più geometria” Sistemazione del quartiere Nowa Huta Concorso internazionale bandito nell’ambito delle manifestazioni previste per la IX biennale di architettura che si terrà a Cracovia dal 11 al 13 Ottobre 2002. Il tema progettuale di quest’anno è la sistemazione del quartiere urbano Nowa Huta/International competition announced among the events for the IX architectural biennial exhibition to be held in Krakowa from 11th to 13th October 2002, the project theme is the refurbishment of the urban district of Nowa Huta Scadenza/Deadline: 16/9

Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma/Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracomunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7/2004

Elenco professionisti. Comune di Massarosa Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza alla d.l., contabilità, collaudo, coordinamento per la sicurezza, consulenze calcoli in c.a., strutture, relazioni e geologiche e geotecniche, rilievi, studi di impatto ambientale, e qualsiasi altra prestazione professionale tecnico-amministrativa necessaria per la realizzazione di opere pubbliche. Importo: 40.000 Euro Scadenza: 31/12/2003

Per informazioni: SARP (Consiglio nazionale degli architetti di Polonia) Pl.Szczepanski 6 PL-31011 Krakow Tel. ++48 12 4227540 Fax ++48 12 4293646 Internet: www.sarp.krakow.pl E-mail: biennale@sarp.krakow.pl

Portogallo/Portugal

Per informazioni: Commissione europea, Direzione generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles, Belgium Tel. ++32 2 2957432, Fax ++32 2 2964280

USA

Porto

New York

Ampliamento dell’Istituto di scienze biomediche. Università di Porto Progetto per l’ampliamento dell’Istituto di scienze biomediche dell’Università di Porto

Clinica mobile per la lotta all’Aids in Africa Progetto per la realizzazione di un prototipo di una clinica mobile per la lotta all’Aids in Africa

104 l’ARCA 173

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Affidamenti

Per informazioni: Casa Consistorial del Ayuntamiento de la Cendea de Cizur, sita en Gazólaz Tel. ++34 94 8353053

Svizzera/Switzerland

Per informazioni: Consorzio di Bonifica Bacchiglione Brenta Referente: ing. Claudio Imbimbo Via del Vescovado, 11 35141 Padova Tel. 049 8751133 Fax 049 655991 Internet: www.sigmatel.it E mail : baccbrenta @ neol. it.

Per informazioni: Comune di Massarosa Piazza Taddei 1 55054 Massarosa (LU) Tel. 0584 979315- 979317 Fax 0584 979300 Internet: www.comune.massarosa.lu.it E-mail: info@comune.massarosa.lu.it

Padova Elenco professionisti Servizi connessi con la progettazione degli interventi previsti dal Piano Triennale 2002-2004 e individuati nelle seguenti categorie: progettazione di opere di bonifica; progettazione architettonica; progettazione delle strutture, di impianti tecnologici Importo inferiore a 40.000 Euro Scadenza: 31/12

Faculdade de Arquitetura Il diritto in architettura e architettura del diritto: possibilità, limiti e pratica 2/9-6/9 Per informazioni: Faculdade de Arquitetura UFBa Rua Caetano Moura, 121 Federação CEP 40210-350 Salvador - Bahia - Brasil Tel. ++55 71 247.3511 / 235.7614 / 235.7615 Internet: www. arquitetura.ufba.br E-mail: arqufba@ufba.br

Canada

AGENDA 7th International conference DOCOMOMO 16/9-19/9 Per informazioni: IFA 6 Rue de Tournon 75006 Paris Tel. ++33 1 46339036 Fax ++33 1 46330211 Internet : www.archi.fr/IFA-CHAILLOT

Domaine de Lastours Sede ADEME Eole 9/9-13/9 Grand Eolien 30/9-4/10 Analisi di sistemi di energia eolica/Analysis of eolic energy systems Per informazioni: ADEME Thérèse Giordano 27 rue Louis Vicat 75737 Paris cedex 15 Tel. ++33 1 47652215 Fax ++33 1 46425443 Internet: www.ademe.fr

Sophia Antipolis Sede ADEME Photon Incontro sui sistemi fotovoltaici/Meeting on photovoltaic systems 23/9-27/9 Per informazioni: ADEME Thérèse Giordano 27 rue Louis Vicat 75737 Paris cedex 15 Tel. ++33 1 47652215, Fax ++33 1 46425443 Internet: www.ademe.fr

Montreal Germania/Germania

Hilton Bonaventure Hotel Montreal: A City of Contrasts 19/9

Berlin

Per informazioni: Hilton Bonaventure Hotel 1 Place Bonaventure Montreal, PQ CA H5A1E4 Canada Tel. ++1 514 8782332, Fax ++1 514 8783881

Haus der Deutschen Wirtschaft Globalization: The Challage for Design, Brands and Communication 4/9-6/9

Toronto The National Trade Center at Exhibition Place IIDEX-NeoCon Convegno ed expo sul design e la gestione di ambienti interni Conference and exhibition on design and management of interior environments 19/9-20/9 Per informazioni: IIDEX(r)/NeoCon(r) Canada Tel. ++1 416 944-3350 x223 Internet: www.merchandisemart.com /neoconcanada

Cile/Chile Santiago del Cile Universidad de Chile 51º Congreso Internacional de Americanistas 14/7/2003-18/7/2003 Per informazioni: 51 ICA - Universidad de Chile Diagonal Paraguay 265 of. 1405 Santiago de Chile Tel. ++56 2 6782061, Fax ++56 2 678212

Francia/France Parigi Unesco Place de Fontenoy Image, use and heritage. The reception of architecture of the Modern Movement 7° Convegno internazionale

Per informazioni: KommunikationsKontor Dr. Hagemann PariserStrasse 21/22 10707 Berlin Tel. ++49 30 8871270, Fax ++49 30 88712799 Internet: www.globalisierung-design.de E-mail: Jbilger@kommunikationskontor.de

+ europaconcorsi

Per informazioni: La Sfacciata Lighting Academy Elisabetta Baldanzi Tel. ++39 055 3791328 Fax ++39 055 3791266 Internet: www.lightingacademy.org E-mail: e.baldanzi@targetti.it

Milano Fondazione Ordine degli Ingegneri Inceneritori: le moderne tecnologie ecocompatibili 26/9 Per informazioni: Fondazione del’Ordine degli Ingegneri Corso Venezia 16 20121 Milano Tel. ++39 02 796214 Fax ++39 02 794916 E-mail: fondazione@ordineingegneri.milano.it

Centro Congressi FAST Corso di valutazione ambientale di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili Idroelettrico 23/9 Biomasse 30/9 Per informazioni: Associazione Analisti Ambientali Tel. ++39 02 77790305

Roma The Studium Urbis Conferenza internazionale. Giambattista Nolli, Imago Urbis, and Rome 31/5/2003-2/6/2003 Per informazioni: The Studium Urbis Via di Montoro 24 00186 Rome Tel. 06 6861191 Internet: www.studiumurbis,org E-mail: info@studiumurbis.org

Complesso San Michele Convegno sul Fotovoltaico Conference on Photovoltaics 8/10 Per informazioni: E-mail: cinzia.abbate@flashnet.it

Varie Sedi (in tutta Italia) Invito a Palazzo: Banche aperte 21/9 Per informazioni: ABI Internet: www.abi.it

Gran Bretagna/Great Britain Dundee

Polonia/Poland Varsavia

University of Dundee-Concrete Technology Unit Challenges of Concrete Construction 5/9-11/9

Facoltà di Architettura Design E-ducation: Connecting the Real and the Virtual 18/9-20/9

Per informazioni: University of Dundee Concrete Technology Unit-Dept. of Civil Engineering Dundee DD1 4HN Tel. ++44 1382 344347, Fax ++44 1382 345524 Internet: www.dundee.ac.uk E-mail: r.k.dhir@dundee.ac.uk

Per informazioni: Facoltà di Architettura Ul. Koszykowa 55 00-659 WARSAW Tel. ++48 22 6282887/6605550/6605224 Fax ++48 22 6283236 Internet: www.pw.edu.pl/english/archit.html

Italia/Italy

Svizzera/Switzerland

Biella

Ginevra

Fondazione Pistoletto Cittadellarte Corsi 2002 Corso/Course: 1/7-31/10

Auditorium Arditi-Wilsdorf What kind of museum for the 21st century? Simposio internazionale International symposium 2/11-3/11

Per informazioni: www.cittadellarte.it/unidee/info

Firenze La Sfacciata Lighting Academy Corso base di Illuminazione di ambienti interni 13/11-16/11

Per informazioni: Centre pour l’image contemporaine Caroline Couteau 5 Rue du Temple, 1201 Genève Tel. ++41 22 9082069 Internet: www.centreimage.ch E-mail: corile.couteau@sgg.ch

Pontresina Congress Centre Rondo Architecture in Dialogue 5° Simposio internazionale/5th International symposium 12/9-14/9 Per informazioni: Architecture Symposium Pontresina Frank Joss Tel. ++41 01 9454646 Internet: www.archisymp.com E-mail: info@archisymp.com

USA Seattle Elliott Grand Hyatt Lifelong Learning: Lessons from Business and Culture 18/9-20/9 Per informazioni: Elliott Grand Hyatt 721 Pine Street Seattle, Washington 98101 USA Tel. ++1 206 7741234 Fax ++1 206 7746120

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Danimarca/Denmark Humlebaek Louisiana Museum Arne Jacobsen 30/8-12/1/2003

Finlandia/Finland Jyväskylä Alvar Aalto Museum Funzionalismo in Estonia 6/8-15/9

Francia/France Albertville Maison des Jeux Olimpiques Denys Pradelle, architecte, un humaniste de l’aménagement en montagne 7/6-5/10

Bordeaux Arc en rêve Shigeru Ban. Architetto 24/5-15/9

Ivry s/ Seine Galerie Fernand Lèger Ateliers portes ouvertes 21/9-22/9

Austria Innsbruck Architekturforum Tirol Miniappartamenti in Giappone 12/9-18/10 Lacaton, Vassal+Jacques Hondelatte 30/10-6/12

Vienna MAK Heavens’ Gift 27/6-10/11 Zaha Hadid 17/7-6/10 Ringturm Neues Bauen in den Alpes: International Prize of Alpine Architecture 11/7-27/9

Belgio/Belgium

Espace Gérard Philipe Jean Renaudie, architecte 19251981 21/9-16/11

Le Creusot Ecomusée Zlin: une ville industrielle modèle, 19001950 5/7-30/9

Lyon Les Ateliers des Terreaux Jean Zumbrunnen architecte 4/11-21/12

Mulhouse Musée National de l’Automobile La Bohême en voiture, automobile et art au XXe siècle en Bohême et en Moravie 45-15/10

Bruxelles

Orleans

Musée d’Architecture Il buono e il cattivo gusto. Interni belgi dall’Art Nouveau all’Art Decò 7/05-27/10

Frac Didier Faustino 16/9-27/12

Canada Montréal Canadian Centre for Architecture Laboratories 18/4-15/9 Creative Spaces 18/4-15/9 Lewis Baltz: The New Industrial Parks near Irvine, California 18/4-29/9

Parigi VIA Les labels 5/9-27/10 Transparences 7/11-19/01/2003 Institut français d’architecture Le villes en Tatirama 28/6-29/9 Perret. La poetica del cemento, 1900-1954 20/9-6/1/2003

l’ARCA 173 105


AGENDA Germania/Germany Frankfurt DAM Deutsches Architektur Museum WorldAirPorts - Aeroporti mondiali 29/6-21/9 Hugo Häring. Architetto della nuova edilizia 13/7-21/9

Stuttgart

+ europaconcorsi

Animal House 9/5-8/9 Gli occhiali presi sul serio 29/5-29/9 Side Effects - Olivo Barbieri, Francesco Jodice e Armin Linke 15/5-22/9 ISAD srl Isadway: Tendenze del vivere contemporaneo 13/6-30/9

UN Studio 25/5-29/9 Latent Space 13/7-20/10 Gio Ponti: Architect of Pirelli Skyscraper 13/7-20/10

Spagna/Spain Barcelona

Architekturgalerie Kalhöfer/Korschildgen 4/9-25/9 Hans Kollhoff 2/10-30/10 Leon Krier 6/11-27/11 Oswald Matthias Ungers 4/12-31/12

Domus Academy Designing in exhibition 23/9-4/10

Napoli

Museu d’ Història de la Ciudad Capire Gaudì. Spazio, geometria, struttura e costruzione 19/3-27/9

Weil am Rhein

San Lorenzo Maggiore L’anaphora dell’architettura di Peter Lorenz 11/10-10/11

Palau Güell La vita a Palazzo: Eusebi Güell e Antoni Gaudì, due uomini e un progetto 20/3-31/12

Vitra Design Museum Living in Motion - Design e architettura per un abitare flessibile 17/5-8/9

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Giò Ponti. A world 3/5-6/10 Design Now-Graphics 21/6-27/10 When Philip Met Isabella: Philip Tracey’s Hats for Isabella Blow 5/7-27/10 The Adventures of AluminiumFrom Jewels to Jets 18/10-18/1/2003 Unseen Vogue-The Secret History of Fashion Photography 1/11-23/2/3003 Earl’s Court Exhibition Centre 100% Design 26/9-29/9 Serpentine Gallery Pavillion 2002: Toyo Ito and Arup 12/7-29/9

Manchester Cube Fabrications: Urban Myth+Memory 11/9-2/11

Italia/Italy Aosta Chiesa di San Lorenzo Michele De Lucchi dopo Tolomeo 7/6-13/10

Avezzano (L’Aquila) Villa Torlonia - Magazzini del Grano Effetto Alba Fucens 22/4-30/12

La Rinascente New Domestic Trashscape 16/9-29/9

Piacenza Politecnico Ingegneria, architettura, design: dal Politecnico di Milano protagonisti e grandi progetti 21/9-3/10

Roma Palazzo Fontana di Trevi Il Quirinale. L’immagine del Palazzo dal Cinquecento all’Ottocento 7/6-8/9 AAM Architettura Arte Moderna Salvatore Ligios - Circolo Marras. 22 Foto per i maschi di Lodine 10/6-7/9 Complesso di Trinità dei Monti Trinità dei Monti riscoperta 12/6-8/9

Venezia Varie Sedi 8. Mostra Biennale Internazionale di Architettura: “Next” 8/9-24/11 IUAV Archivio Progetti Carl Weidemeyer 1882-1976. Artista e architetto tra Worpswede e Ascona 27/9-31/10

Vicenza Basilica Palladiana Steven Holl 5/9-1/12 Palazzo Barbaran da Porto John Soane e i ponti di legno svizzeri. Architettura e cultura tecnica da Palladio a Grubenmann 11/7-3/11

Olanda/Holland

Centre de Cultura Contemporània de Barcelona Universo Gaudì 31/3-8/9

Fundaciòn Franciso Godia Pittori e scultori amici di Gaudì 28/5-29/9 Museu del Temple de la Sagrada Familia Il laboratorio di Gaudì. Gaudì e il suo studio 14/6-1/12 Centre cultural Caixa de Catalunya Gaudì. Arte e design 17/6-24/9

La Pera Cas-museu Castell Gala Dalì de Pùbol Dalì e Gaudì. Gaudì e Dalì 15/3-31/12

Svizzera/Switzerland Bienne, Morat, Neuchatel, Yverdon, Jura Expo 02 15/5-20/10

Ginevra Varie sedi L’Image Habitable. Multiple Versions 1/9-31/1/2003

Accademia di Architettura Carl Weidemeyer, 1882-1976. Artista e architetto tra Worpsede e Ascona 27/9-31/10

Cambridge Busch-Reisinger Museum Art and Design in central and northern Europe, 1880 to the present 1/1-31/12

Riva R1920 Centre “Pianpiano” - Il lavoro dello Studio Piano Design 6/4-6/10

Kunst Museum Aldo van Eyck. Playgrounds 15/6-8/9

MIT School of Architecture and Planning Ellenzweig 9/5-20/9

Rotterdam

Chicago

NAI The Taste of Cuypers: The Dining hall at De Haar Castle 4/5-22/9

Museum of Contemporary Art Out of Place: Contemporary Art and the Architectural Uncanny 8/6-8/9

106 l’ARCA 173

Los Angeles MAK Center for Art and Architecture L.A. at the Schindler House Gerald Zugmann: Blue Universe, Architectural Manifestos by Coop Himmelb(l)au 9/5-8/9 Nobody’s Home. Case d’artista 9/5-15/10

Minneapolis The Minneapolis Institute of Art The Industrial Design Aesthetic, 1900-1950 8/10/2001-27/9 The Chair: Sculptural Form in Wood 1880-1960 15/2-12/1/2003 Times Squared: Photographs by Toby Old 4/5-20/10

New York Cooper-Hewitt, National Design Museum Russel Wright: Creating American Lifestyle 20/11/2001-15/9 Skin: Surface, Substance and Design 23/4-8/9

Washington National Building Museum On Track: Transit and the American City Fino al/through 27/10 The Turner city collection: rappresentazione di un secolo di costruzione 4/5-3/11

Mostre d’arte Art Exhibitions

K-Haus Postscript: a typographic project 11/10-1/12

Canada

Varie sedi Ars Electronica 7/9-12/9

Vienna MAK Davaj! Russian Art Now 19/6-22/9 Heaven’s Gift: Presentatio of New Contemporary Art Tower 27/6-10/11 Plastisch und Fantastisch 21/8-20/10 Ulrike Lienbacher 4/9-27/10 Kunst Haus David Lachapelle. Photographs 6/6-22/9

Carquefou

Paris

Toulouse

Frac des Pays de la Loire De Concert : Œuvres d’une collection privée 12/7-29/9

Centre Pompidou Daniel Buren 26/6-23/9 Max Beckmann 18/9-6/1/2003 Sonic process 16/10-6/1/2003

Varies sièges Vaclav Stratil : la fragilité 27/9-13/10

Chartres

Museum of Fine Arts Françoise Sullivan 19/6-22/9 Riopelle 20/6-29/9 Le siècle de Richelieu 18/9-5/1/2003

Centre International du Vitrail Les couleurs du ciel. Vitraux de création au XXe siècle dans les cathédrales de France 13/4-5/1/2003

Danimarca/Denmark Copenhagen Statens Museum fur Kunst Cranach 26/4-8/9

Humlebaek Louisiana Museum Arne Jacobsen 30/8-12/1/2003 Wolfgang Tillmans: View from Above 11/10-19/1/2003

Dijon Musée des Beaux Arts L’œil éphimère, Jiri Kolar et Adriena Simotova 28/6-30/9

Ivry s/ Seine Centre Jeanne Hachette Jeanne Gailhoustet, en miroir 219-16/11 Le Crédac Ça raconte quoi ? 21/9-27/10 Claire Maugeais. Mise au point 21/9-27/10

Menton Francia/France Ajaccio Musée Fresch Les Cieux en gloire. Paradis en trompe-l’œil pour la Rome baroque 17/5-30/9

Annecy Château Jan et va Svankmajer : bouche à bouche 1/6-30/9 Musée des Beaux Arts Telo ou corps et traces 16/9-18/11

Antibes

Avignon Austria

+ europaconcorsi

Montreal

Pelouses du port Vauban Yves Mikaeloff : Sculptures en Promenade 29/3-30/9

Linz USA

Amsterdam

Triennale di Milano La grafica tra memoria e futuro 22/5-8/9

MCA Museum of Contemporary Art Out of the Ordinary: The Architecture and Design of Robert Venturi, Denise Scott Brown and Associates 2/6-8/9

Mendrisio

Cantù (Como)

Milano

La Jolla

AGENDA

Collection Lambert Photographier 1/6-24/11

Belfort Tour 46 Fernand Léger 24/5-22/9

Biot Musée de l’artisanat et des métieres d’art Un demi-siècle de verrerie à Biot, Eloi Monod et après 9/6-29/9

Caen Musée de Normandie Vivre en Normandie au Moyen age 28/6-18/11

Palais d’Europe Franta, peintures, sculptures 29/6-23/9

Montbéliard Centre régional d’art contemporain Wladimir Skoda, sculpteur 11/24/11

Nancy Musée des Beaux-Arts Telo ou Corps et traces 16/9-18/11

Nice Musée d’art moderne et contemporain Niki de Saint Phalle rétrospective 16/3-27/10 Bloum Cardenas 25/5-8/9 Septembre de la photo 15/9-14/10

Centre National de la Photographie Sans Commune Mesure 11/9-18/11 Pierre Faure 11/9-14/10 Simone Decker 23/10-18/11 Louvre Les cartons de vitraux d’Ingres 24/5-23/9 Panthéon Rebonds par Klaus Pinter 5/4-30/9 Crypte de Notre-Dame Photographies de Nathalie Darbellay 29/5-29/9 Union Centrale d’Arts Decoratifs La belle époque du la pub 27/3-15/9 Musée National du Moyen-Age Sur la terre comme au ciel. Jardins d’Occident à la fin du Moyen-Age 5/6-16/9 Grand Palais Constable 10/10-13/1/2003 Matisse-Picasso 26/9-6/1/2003 Musée Picasso Kramar et Picasso 23/10-23/1/2003 Musée d’Orsay Kupka, œuvres graphiques, 18941912 24/6-6/1 Manet/Velasquez 18/9-6/1/2003 BNF Ivan Theimer, œuvres sur papier 23/9-20/10 Jeu de Paume Georges Mathieu 18/6-6/10

Theatre de la photographie et de l’image Les photographes de l’Ouest Américain 13/9-13/10

Halle Saint-Pierre et Musée d’Art Naif Max Fourny Art brut tchèque 2/9-61/2003

Galerie des Ponchettes J.P.Jovanelli : Le conflit 25/10-17/11

Centre Tchèque Le Nu dans la photographie contemporaine tchèque 5/9-27/9

Galerie du Chateau La Rahla, Amicale des Sahariens 7/11-28/11 Musée National Message Biblique Marc Chagall Terre cuites des Della Robbia 29/6-4/11

Orleans Frac Yves Duranthon 16/9-15/11

Valenciennes Musée des Beaux Arts Kirili dialogue avec Carpeaux. 30 ans de modelé 6/4-23/9

Germania/Germany Bonn Kunst- und Austellungshalle der Bundesrepublik The Classical Period of Ancient Greece: Idea or Reality 13/7-13/10 Treasures from Venetian Palaces 27/9-12/1/2003

Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Shopping 24/9-8/12 Henri Matisse. The Cut-Outs 20/12-3/3/2003

Schwerin Staatliches Galerie Luce, movimento & programmazione 23/8-24/11

Gran Bretagna/Great Britain Edimburgo Dean Gallery Eduardo Paolozzi: Bunk! Fino al/through 29/9

Liverpool Tate Pin up: Art and Celebrity since the Sixties 26/3-24/11 Liverpool Biennial 2002 14/9-24/11

Londra Tate Modern Barnett Newman 19/9-5/1/2003 Tate Britain Lucian Freud Fino al/through 15/9 Thomas Girtin and the Art of Watercolour 4/7-28/9 Gainsborough 17/10-12/1/2003 Turner Prize 2002 30/10-5/1/2003

Maison Européenne de la photographie Josef Sudek, vues panoramiques 11/9-22/9

National Gallery Light 18/7-6/10

Musée d’art moderne Bertrand Lavier 31/5-22/9

British Museum Vietnam Behind the Lines. Images from the War 1965-1975 13/6-1/12

Saint-Etienne Musée d’art moderne Toyen, une femme surréaliste 28/6-30/9

Somerset House Hermitage Rooms: Painting, Passion and Politics: Masterpieces from the Walpole Collection 28/9-23/2

l’ARCA 173 107


AGENDA Dulwich Gallery David Wilkie 11/9-1/12 Estorick Collection Pasta: Italian Culture on a Plate 26/6-15/9 Under Mussolini: Decorative and Propaganda Arts in the 1920s and 1930s 2 /10- 22/12 Mobile Home Julie Verhoeven: News from Mobile Home Fino al/through 15/11 Barbican Centre Game On 16/5-15/9

+ europaconcorsi

Bolzano Galleria Civica Vittorio Sella. Ascensioni fotografiche. Viaggi nelle Alpi del Tirolo 1887-1891-1893 20/6-29/9

Firenze

Museion ArtWord - Archivio di Nuova Scrittura 14/9-5/1/2003

Casa Buonarroti Il Mito di Ganimede 18/6-30/9

Bologna

Galleria Uffizi Il Mito d’Europa, da fanciulla rapita a continente 10/6-6/1/2003

Pinacoteca Nazionale Mario Sironi 26/10-9/2/2003

Bressanone (Bolzano)

The Eagle Gallery Rebecca Sitar-Ritual 8/11-7/12

Museo Diocesano Mimmo Palladino 24/6-29/9

Print Studio Nausea: Encounters With Ugliness Fino al/through 7/12

Brescia

Victoria & Albert Museum Cinema India - The Art of Bollywood - posters & hoardings, capturing the dynamic visual culture of Indian film 26/6-6/10 Salisbury - Roche Court Richard Long 18/5-22/9

St.Ives Tate Richard Long, Naum Gabo, Kosh Ito 8/7-13/10

Italia/Italy Angera (Varese) Rocca Borromeo Automi. Meraviglie meccaniche francesi e tedesche del XIX e XX secolo 8/6-3/11

Aosta Museo Archeologico Regionale Glass way-Le stanze del vetro 15/6-28/10 Centro Saint Benin Carlo Carrà 21/6-3/11

Arezzo Palazzo dei Priori Leonardo e dintorni. Il foglio del teatro 1/6-30/9

Avezzano (L’Aquila) Villa Torlonia Alba Fucens, rivive la piccola Roma d’Abruzzo Fino al/through 30/12

Bergamo Varie sedi La notte dei musei 20/6-21/9 Piazza Vecchia Mario Airò, La visione di Philip 22/6-21/9

108 l’ARCA 173

Sargent e l’Italia 22/9-6/1/2003

Palazzo Martinengo Dubuffet e l’arte dei graffiti 26/5-6/10

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Bandera Gaetano Pompa, opere dal 1960 al 1996 12/10-2/2/2003

Castiglioncello (Livorno)

Museo Nazionale Archeologico La battaglia di Qadesh 6/6-8/12

Palazzo Strozzi L’ombra del genio. Michelangelo e l’arte a Firenze dal 1537 al 1631 13/6-29/9 Galleria dell’Accademia Venere e Amore. Michelangelo e la nuova bellezza ideale 25/6-31/11 Palazzo Medici Riccardi Capolavori della maiolica rinascimentale: Montelupo 1/6-27/10

Fornipoli (Forlì) Rocca Gloria Argeles 26/5-29/10

Castello Pasquini I Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica. 18611869 20/7-20/10

Genazzano (Roma)

Castrocaro Terme (Forlì)

Gorizia

Rocca Rocche & Scultori Contemporanei: Luigi Mainolfi 12/5-13/10

Castello Gli echi della terra, cultura celtica nel Friuli 27/5-27/10

Castrovillari (Cosenza)

Imola (Forlì)

Pinacoteca Comunale Andrea Alfano 20/4-8/9

Rocca Sforzesca Giuseppe Maraniello 8/6-29/9

Castello Colonna Enzo Cucchi 1/6-29/9

Cesenatico (Forlì)

Isola del Gran Sasso (Teramo)

Casa Moretti ... e giù in fondo al mare. Un viaggio di Federico Moroni e Tonino guerra 10/6-15/9

Museo Stauros San Grabriele X Biennale d’arte sacra contemporanea: Nel segno della luce 20/7-29/9

Conegliano (Treviso)

La Mandria (Torino)

Palazzo Sarcinelli Tullio Pericoli. I paesaggi 13/10-30/11

Villa dei Laghi Scultura internazionale 2/6-27/10

Dronero (Cuneo)

Lestans (Pordenone)

Museo Luigi Mallé Filippo De Pisis-La figura umana 21/4-8/9

Villa Savorgnan Bauhaus Fotografie 13/7-22/9

Faenza (Forlì)

Lucca

Museo Intrenazionale delle Ceramiche Carlo Zauli: L’alchimia delle terre, 1952-1991 1/6-27/10

Fondazione Ragghianti Man Ray. L’immagine fotografica 15/6-8/9

Ferrara Palazzo dei Diamanti Toti Scialoja (1914-1998) 16/6-15/9

Maccagno (Varese) Civico Museo Parisi Valle Figure tra le carte. Maestri del ‘900 nelle Collezioni del Museo 29/6-20/10

Macerata Pinacoteca Civica Tutta per ordine dipinta: il ciclo pittorico dell’Eneide 20/4-20/9

AGENDA Napoli Castel Sant’Elmo Grande Opera Italiana 6/6-22/9

Pistoia Mamiano di Traversetolo (Pa) Fondazione Magnani Rocca Jean Fautrier e l’Informale in Europa 14/9-1/12

Mantova Palazzo Te La “Celeste Galeria” dei Gonzaga 2/9-8/12

Matera Chiese Rupestri Madonna della Virtù e San Nicola dei Greci Leoncillo 8/7-30/9

Milano Palazzo Reale New York Renaissance 18/3-11/9 Il mondo nuovo. Milano 1890-1915 10/11-28/2/2003 Palazzo dell’Arengario Robert Capa: I volti della storia 8/5-8/9 Pinacoteca di Brera Brera mai vista 20/6-20/12 Un milanese che parlava toscano: Lamberto Vitali e la sua collezione 1/6-27/10 Fondazione Stelline About Flowers 28/9-13/10 Museo della Permanente Giulio Turcato, a perdita d’occchio - 1953/1991 10/7-22/9 Galleria Blu Gastone Novelli, l’esercizio delle libertà 24/9-23/11 Galleria Valeria Belvedere Judit Rozsas 12/6-28/9 Fondazione Biblioteca di Via Senato Dall’orrido al sublime, la visione delle Alpi 9/5-27/10 Artestudio BST Agostino Ferrari 12/9-5/10 Arturo Vermi 10/10-20/12 Galleria Eclettica Franz Beer 14/6-14/9 Galleria Monica De Cardenas Nel bosco 28/6-28/9

Mogliano Veneto (Treviso) Brolo Henri de Toulouse-Lautrec. Lo sguardo e il segno 8/9-8/12

Fattoria di Celle Santomato di Pistoia Magnete: Presenze artistiche straniere in Toscana nella seconda metà del XX secolo 3/6-30/9

Poggio a Caiano (Firenze) Villa Medicea Così celesti, così terreni. Un secolo di pittura 1550-1650 nei dipinti del Museo Civico di Prato 18/5-8/12

Prato Caffè del Teatro e Soprattuttolibri City TTL: la città attraverso le toycamera 18/9-10/10 Antiche Stanze Santa Caterina Così celesti, così terreni. Un secolo di pittura 1550-1650 nei dipinti del Museo Civico di Prato 18/5-8/12

Predappio (Forlì) Casa Natale Mussolini Sportarte. Mito e gesto nell’arte e nello sport in Italia 1900-1950 30/3-20/10

Rimini Castel Sismondo Il Trecento Adriatico: Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente 19/8-29/12

Seravezza (Lucca) Palazzo Mediceo Moses Levy (1885-1968). Le stagioni del colore 14/7-6/10

Siena Palazzo delle Papesse Leni Hoffmann: Bookshop Fino al/through 226/2003

+ europaconcorsi

Palazzo Madama Cina Antica 15/5-29/9 Varie sedi Identità e differenza. I frutti del’interazione e dello scambio 20/9-29/9 Lingotto Fiere Artigianato metropolitano 5/12-9/12 Palazzo Bricherasio Da Rousseau a Ligabue. Naif? 20/9-12/1/2003

Trento Palazzo delle Albere Paesaggi e ambienti di montagna 28/3-29/9

Svizzera/Switzerland Ascona Museo Comunale d’Arte Flor Garduño 23/6-6/10

Ginevra Musée d’art et d’histoire Objets de parure, collection de la baronne Maurice de Rothschild 15/3-22/9 L’ornement est-il toujours un crime ? 23/5-22/9 Les Liotard du Musée 23/5-27/10

Convention Center Art Miami 9/1/2003-13/1/2003

Museo Vela A fior di pelle: Il calco dal vero nel secolo XIX 15/9-17/11

Treviso

Locarno

Casa dei Carraresi L’Impressionismo e l’età di Van Gogh 9/11-30/3/2003

Pinacoteca Casa Rusca L’Autoritratto. Maestri del ‘900 dalla Collezione Raimondo Rezzonico 27/7-3/11

Institute of Art Times Squared: Photographs by Toby Old 4/5-20/10 Up to Nile: Egypt in 19th century photographs 16/11-13/4/2003 The Chair: Sculptural Form in Wood 18801960 15/2-12/1/2003

Venezia Galleria Rossella Junck Vetrina Vetro 2002 29/9-10/11 Museo Correr Navigare e descrivere. Isolari e portolani XV-XVIII secolo Fino al/through 15/9

Losanna Fondation de l’Hermitage L’Impressionisme americain, 18801915 7/6-20/10

Lugano

Galleria Bevilacqua La Masa Sonia Delaunay. Atelier Simultané, 1923-1934 15/6-14/10

Parco Villa Saroli Klaus Prior 16/5-22/9

Verona

Martigny

Museo di Castelvecchio Bernardo Bellotto: L’immagine della città nel Vedutismo del Settecento 29/6-29/9

Fondation Pierre Gianadda Leonardo da Vinci, l’inventore 20/3-20/10 Berthe Morisot, retrospettiva 20/6-19/11

Rancate Olanda/Holland Amsterdam Stedelijk Museum Rubbernecking: Monica Nouwens 16/9-21/10

Pinacoteca Cantonale Züst Intorno agli Induno 12/9-1/12

USA

Groninger Museum Erik van Lieshout. Naughty by Nature 28/4-8/9 400 Years VOV-Chinese Porcelaine fino al/through 10/11

Museum of Fine Arts The Poetry of Everyday Life: Dutch Paintings in Boston Collections 12/6-15/9 Jasper Johns to Jeff Koons 28/7-20/10

Teodone (Bolzano)

Rotterdam

Chicago

Museo Etnografico Wim Delvoye 24/6-29/9

Kunsthal Duane Hanson. Sculptures of Life More than Reality 14/9-24/11

Museum of Contemporary Art Out of Place: Contemporary Art and the Architectural Uncanny 8/6-8/9

Teramo

Galleria civica d’Arte Moderna Giovan Battista Quadrone 7/6-29/9

Varie Sedi Art Basel 5/12-8/12

Castello del Buonconsiglio Il Gotico nelle Alpi 20/7-20/10

Palazzo Tadea Il Gruppo Friulano per una nuova fotografia - Un manifesto del neorealismo fotografico 13/7-29/9

Torino

Miami Beach

Minneapolis

Boston

Pinacoteca Civica Exempla 2. Arte italiana nella vicenda europea 1960-2000 18/5-24/11

Museum of Contemporary Art Bartolomé Esteban Murrillo (16171682) 14/7-6/10 William Kentridge 21/7-6/10

Ligornetto

Groningen

Spilimbergo (Pordenone)

Los Angeles

Denver Repubblica San Marino San Marino Republic San Marino Monastero Santa Chiara I Maestri Bolognesi alle grandi mostre della Secessione Romana 1913-1916 29/6-15/9

Art Museum Metamorphosis: Modernist Photographs by Herbert Bayer and Man Ray 4/5-6/10 An American Century of Photograpy: From Dryplate to Digital 29/6-29/9

New York Lubalin Study Center Massin in Continuo: A Dictionary 30/10/2001-15/12 MoMA Queens Tempo 29/6-9/9 AUTOBodies; speed, sport, transport 29/6-16/9 A walk through Astoria and other places in Queens: Photographs by Rudy Burckhardt 29/6-4/11 Guggenheim Connecting Museums 18/6-20/10 Moving Pictures 28/6-12/1/2003 Bill Viola: Going Forth By Day 20/9-12/1/2003 Whitney Musem Claes Oldenburg. Drawings 19591977 7/6-15/9 The Paintings of Joan Mitchell 20/6-29/9 Jack Goldstein: Films and Performance 27/6-22/9 Michal Rovner: The Space Between 11/7-13/10

San Diego Museum of Art Idol of the Moderns: Pierre Auguste Renoir and American Painting 29/6-15/9 Axis Mexico: Common Objects and Cosmopolitan Actions 14/9-9/3/2003 MCA Downtown Language: Form and Function 11/5-17/11 MCA La Jolla Christo e Jeanne-Claude. Collezione Vogel 22/9-5/1/2003 Mingei International Museum Jack Lenor Larsen - The Company and the Cloth 18/8-12/1/2003

l’ARCA 173 109


AGENDA Silver and Silk: Textiles and Jewels of Guizhou, China Fino a/through 12/1/2003

Seattle Art Museum Morris Graves 1/11/2001-20/10

+ europaconcorsi

Per informazioni: Messe Fankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Germania Tel. ++49 69 75756144 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: ina.wiesbergermessefrankfurt.com

Cina/China

Tacoma

Beijing

Museum of Glass Sounds of the Inner Eye: John Cage, Mark Tobey and Morris Graves 6/7-6/10 The Inner Lght: Sculpture by Stanislav Libensky and Jarolsava Brychtovà 6/7-27/10

China International Exhibition Centre Windowall 2002 Salone internazionale di finestre, porte, coperture International trade fair of windows, doors and roofing ISH China 2002 Salone internazionale dei sanitari, riscaldamento e climatizzazione International trade fair for sanitation, heating and air conditoining 24/9-27/9

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Belgio/Belgium Kortrijk Kortrijk Expo Interieur 2002 Biennale internazionale della creatività del design per interni International Biennial for creative interior design 18/10-27/10 Per informazioni: Fondation Interieur Groeningestraat 37 B-8500 Kortrijk Tel. ++32 56 229522, Fax ++32 56 216077 Internet: www.interieur.be E-mail: interieur@interieur.be

Brasile/Brazil Sao Paulo Domòtica 2002 La fiera si concentra sui prodotti di elettronica più recenti che contribuiscono al comfort e al benessere domestico: le maggiori innovazioni che rendono la casa un luogo di piacere e divertimento The fair focuses on the latest electronic appliances contributing to home comfort and well-being: the best innovations make the home a place of pleasure and entertainment. 17/9-20/9 Per informazioni: Bienal do Ibirapuera Av. Pedro Álvares Cabral, Ingresso 3 Sao Paulo Internet: www.exponor.com.br

Canada

Per informazioni: China International Exhibtion Centre Internet:www.wtdb.com/exhibition/ciec/cie c.htm

Building China 2002 La fiera internazionale del settore dell’edilizia e delle costruzioni, ospitata dal China International Exhibition Centre, espone materiali per edilizia e arredamento d’interni, sanitari, termoidraulica, finiture e serramenti/The international fair for the building and construction industry hosted at the China International Exhibition Centre displays building materials and interior furnishing, sanitary appliances, thermo-hydraulics, finishes and fixtures. 13/11-16/11 Per informazioni: Seint srl, Servizi espositivi internazionali Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F1 20090 Assago (Milano), Italia Tel. ++39 02 8253326, Fax ++39 02 8255019 Internet: www.seint.com E-mail: seint@seint.com

Hong Kong Hong Kong Exhibition Centre HK Eelctronic Fair HK Lighting Fair Saloni internazionali dell’elettronica e dell’illuminazione/International trade fairs of electronics and lighting 11/10-14/10 Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.B. Buzzoni 12 20123 Milano Italia Tel. ++39 02 48195860, Fax ++39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it E-mail: fiere@paralleli.it

Shanghai International Expo Center Furniture China Salone internazionale dell’arredamento International trade fair of furniture 11/9-15/9 Per informazioni: SEINT Centro Commerciale Milanofiori-Palazzo F1 20090 Assago (MI, Italia Tel. ++39 02 8253326, Fax ++39 02 8255019 Nternet: www.seint.it E-mail: seint@seint.it

Toronto National Convention Centre ISH North America Salone internazionale del riscaldamento e condizionamento International trade fair of heating and air-conditioning 31/10-2/11

110 l’ARCA 173

Francia/France Paris Paris Nord-Villepinte Lumière Paris Salone internazionale dell’illuminazione

International trade fair of lighting 6/9-10/9 Per informazioni: Reed Expositions Fance 4, Impasse Roux 75850 Paris cedex 17 Tel. ++33 1 44290247 Fax ++33 1 44290243 Internet: www.lumiere-paris.com E-mail: info@lumiere-paris.com

Maison & Objet Salone internazionale della casa e della decorazione/International trade fair of home and decoration 6/9-10/9 Per informazioni : SAFI 4, Impasse Roux 75850 Paris cedex 17 Tel. ++33 1 44290200 Fax ++33 1 44290201 Internet: www.maison-objet.com E-mail: info@maison-objet.com

Creabitat Salone internazionale della creazione, prodotti e tendenze per l’abitare/International trade fair of creativity, products and trend in home living 30/9-2/10 Per informazioni : Exposium 1, Rue du Parc 92593 Levallois-Perret cedex Tel. ++33 1 49685100 Fax ++33 1 49685449 Internet: www.exposium.fr E-mail: infos@exposium.fr

Urbavert/Urbatec Salone internazionale degli spazi verdi pubblici e dell’arredo urbano/International trade fair of public green spaces and urban furniture 30/9-2/10 Per informazioni : Exposium 1, Rue du Parc 92593 Levallois-Perret cedex Tel. ++33 1 49685100 Fax ++33 1 49685449 Internet: www.exposium.fr E-mail: infos@exposium.fr

Germania/Germany Colonia Messe Orgatec Salone internazionale dell’arredo e della gestione dell’ufficio International trade fair dor furnishing and management of offices 22/10-26/10 Art Cologne Salone internazionale dell’arte International trade fair of art 30/10-3/11 Per informazioni: Kolnmesse Alrun Griepenkerl Tel. ++49 221 8212450 Fax ++49 221 8212460 Internet: www.koelnmesse.de E-mail: a.gripenkerl@koelnmesse.de

Munchen Messe Materialica 2002 Salone e congresso internazionale dei nuovi materiali e dell’ingegneria meccanica/International trade fair and conference on new materials and mechanical engineering 30/9-2/10 Per informazioni: Monacofiere Viale del Lavoro 24/C 37135 Verona Italia Tel. ++39 045 8205843 Fax ++39 045 8205886 Internet: www.materialica.de, www.monacofiere.it E-mail: www.monacofiere.it

Indonesia Jakarta Convention Centre IFF 2002 Salone internazionale del mobile International furniture trade fair 9/9-17/9 Per informazioni: Jakarta Convention Centre Jl Jend. Gatot Subroto, Senayan PO. Box 4916 Jakarta 10270 Indonesia Tel. ++62 21 5726000, Fax ++62 21 5726523/28 Internet: www.jcc.co.id

AGENDA International trade fair of building systems, materials, products, equipment for industrial production of architectural components, electronic devices, software and computer graphics, measurement and tests equipments 16/10-20/10 Per informazioni: Bolognafiere Viale della Fiera,20 40128 Bologna Tel. ++39 051 282111 Fax ++39 051 282332 Internet: http://www.bolognafiere.it/SAIE E-mail: dir.com@bolognafiere.it

Genova Italia/Italy Bari Fiera del Levante Edil Levante Abitare Salone internazionale di materiali, attrezzature e impianti per l’edilizia abitativa/International show for materials, equipment and systems used in the building industry. 8/9-16/9 Per informazioni: Fiera del Levante Lungomare Starita 70123 Bari Tel. ++39 080 5366111 Internet: www.edillevante.fieradellevante.it E-mail: edillevante@fieradellevante.it

Termoidraulica Clima La più importante fiera del centrosud dedicata all’impiantistica termoidraulica e all’arredo bagno. Mostra professionale del riscaldamento, climatizzazione, refrigerazione, idrosanitaria, trattamento acque, isolamento energia alternativa, arredobagno/The most important trade fair in the centre-south of Italy dedicated to thermo-hydraulic systems and bathroom furniture. Professional exhibition of heating, airconditioning, refrigeration, hydrosanitary, water-treatment, alternative energy insulation and bathroom furniture. 14-11-16/11 Per informazioni: Fiera del Levante Lungomare Starita 70123 Bari Tel. ++39 080 5366111 Internet: www.edillevante.fieradellevante.it E-mail: edillevante@fieradellevante.it

Bologna Fiera Cersaie Salone internazionale di ceramica, apparecchiature igienico-sanitarie, arredamenti per ambiente bagno, arredoceramica e caminetti International trade fair of ceramic products and equipment, toilet and bathroom furniture, hearth and tiles furniture 1/10-6/10 Per informazioni: EDI.CER Spa Viale Monte Santo, 40 41049 Sassuolo (MO) Tel. ++39 0536 804585 Fax ++39 0536 806510 Internet: http://www.cersaie.com

Saie Salone internazionale dei sistemi edilizi, materiali e manufatti, macchinari e attrezzature per la produzione industriale di componenti edilizi, macchine, attrezzature, tecnologie per il cantiere, strumentazione elettronica, software e computer graphics, strumenti tecnici e attrezzature per prove, controlli e misure

Fiera Tecnohotel Salone internazionale del contract albergiero/International trade fair of hotel contract 9/11-13/11 Per informazioni: Fiera di Genova Piazzale Kenedy 1 16129 Genova Tel. ++39 01053911, Fax ++39 010 5391270 Internet: www.tecnohotel-online.it E-mail: tecnohotel@fiera.ge.it

Manzano (Udine) Fiera Promosedia. XXVI° Salone internazionale della sedia La manifestazione, a cadenza annuale, espone oltre 5000 prodotti provenienti da una settantina di paesi e nell’ultima edizione ha richiamato oltre 15000 visitatori/This yearly event displays over 5000 products from about seventy countries and the last edition attracted over 15,000 visitors. 14/9-17/9 Per informazioni: Promosedia SpA, Salone internazionale della Sedia Via Trieste 9/6 33044 Manzano (UD) Tel. ++39 0432 745611 r.a. Fax ++39 0432 755316 Internet: www.promosedia.it/index1.htm E-mail: promosedia@promosedia.it

Milano Fiera Macef Autunno Salone degli accessori per la casa Trade fair of home accessories 8/9-11/9 Per informazioni: Macef C/a Sergio Pravettoni Tel. ++39 02 49977875 E-mail: 335 8101941

SMAU Esposizione internazionale dell’Information e Communication Technology/International trade fair of Information and Communication Technology 24/10-28/10 Per informazioni: Inernet: www.smau.it E-mail: info@smau.it

Sicurezza Salone internazionale della sicurezza e automazione degli edifici/International trade fair of security and building automation 20/11-23/11 per informazioni: Intel Davide Grassi Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. ++39 02 3264393 Fax ++39 02 3264284 Internet: www.intelshow.com E-mail: comunicazione@intel.anie.it

+ europaconcorsi

Modena Quartiere Fieristico ExpoEnergy Per il nuovo mercato delle energie: salone della produzione, distribuzione e uso razionale delle energie/For the new energy market: show about the production, distribution and rational use of energy. 17/10-19/10 Per informazioni: Sede di Bologna: Via Michelino 69 40127 Bologna - Italia Tel. +39 051 503318 Fax +39 051 505282 Internet: www.senaf.it/Expoenergy/index.htm E-mail: senaf.bo@tin.it

Pesaro Fiera La porta e l’intorno Salone delle porte e degli infissi/Trade fair of doors and windowframes 12/9-15/9 Per informazioni: Giampaolo Degano Tel. ++39 0721 401578 E-mail: paolo.degano@infinito.it

Rimini Fiera Tecnargilla 2002 18° Salone Internazionale delle Tecnologie e delle Forniture all’Industria Ceramica e del Laterizio/18th International Show of Technology and Supplies for the Ceramics and Brick Industry 1/10-5/10 Per informazioni: Ente Autonomo Fiera di Rimini Via Emilia 155 47900 Rimini Tel. ++39 0541 744111 Fax ++39 0541 744200 Internet: www.tecnargilla.it E-mail: g.degirolamo@fierarimini.it

Ricicla 2002 Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e delle sostenibilità ambientali/International fair for regenerating matter and energy and environmental sustainability 6/11-9/11 Per informazioni: Ente Autonomo Fiera di Rimini Via Emilia 155 47900 Rimini Tel. ++39 0541 744111 Fax ++39 0541 744200 Internet: www.fierarimini.it E-mail: fierarimini@fierarimini.it

Torino Torino Esposizioni Sistema città. Centri urbani e territorio Fiera per la valorizzazione dei centri urbani e del loro territorio Torino/Trade about redeveloping the urban centres and surrounding territory of Turin 26/9-29/9 Per informazioni: Intex Group Corso G. Agnelli 46/12 Torino Tel. ++39 011 353801, Fax ++39 011 3246147 Intenet: www.intexgroupsrl.com E-mail: info@intexgroupsrl.com

Lingotto THT-Turin High-Tech Week Salone dell’alta tecnologia/Fair of high-technology 18/9-20/9

Per informazioni: Lingotto Fiere Tel. ++39 011 6644111 Fax ++39 011 6647847 Internet: www.lingottofiere.it E-mail: info@lingottofiere.it

Parchi 2000 Salone delle tecnologie e servizi per l’ambiente Fair for technologies and services for the environment 10/10-13/10 Per informazioni: Lingotto Fiere Tel. ++39 011 6644111 Fax ++39 011 6647847 Internet: www.lingottofiere.it E-mail: info@lingottofiere.it

Restructura Salone internazionale del restauro International trade fair of restauration 7/11-10/11 Per informazioni: Lingotto Fiere Tel. ++39 011 6644111 Fax ++39 011 6647847 Internet: www.lingottofiere.it E-mail: info@lingottofiere.it

Torreano di Martignacco (Ud) Fiera Casa Moderna Gusto, design, materiali, forme e colori danno il piacere di vivere nella casa italiana. Casa Moderna è la più importante manifestazione della Fiera di Udine e, nel suo settore, è uno dei maggiori appuntamenti espositivi del Friuli Venezia Giulia e del Nord Est d’Italia Taste, design, materials, forms and colours make life a pleasure in an Italian home. Casa Moderna is the most important exhibition at the Udine Trade Fair and is one of the leading exhibition events in its sector in the Friuli Venezia Giulia region and whole of North East Italy. 28/9-7/10 Per informazioni: Ente Fiera Udine Esposizioni 33030 Torreano di Martignacco (UD) Tel. ++39 0432 4951 Fax ++39 0432 401378 Internet: www.casamoderna.it

Verona Fiera Galvitech+Finishing Fiera della finitura e del trattamento delle superfici Trade fair of finishing and surface treatment 12/9-14/9 Per informazioni: Fiera di Verona Internet: www.veronafiere.it, www.galvitechfinishing.com E-mail: info@galvitechfinishing.com

Abitare il Tempo Giornate internazionali dell’arredo International forniture days 19/9-23/9 Per informazioni: Fiera di Verona Internet: www.veronafiere.it, www.abitareiltempo.com E-mail: info@veronafiere.it

Marmomacc Salone internazionale di marmi, pietre e tecnologie International trade fair of stone, marble and technology 3/10-6/10

Per informazioni: Fiera di Verona Internet: www.veronafiere.it E-mail: info@veronafiere.it

Ecocoating Mostra-convegno sulle vernici, rivestimenti e tecnologie applicative a basso impatto ambientale Expo-conference on paints, cladding, and technologies for their application at low environmental impact 17/10-19/10 Per informazioni: Fiera di Verona Internet: www.veronafiere.it E-mail: info@veronafiere.it

Marocco/Morocco Casablanca Foire SIB 2002 Salone internazionale della costruzione International trade fair of building industry 18/9-22/9 Per informazioni: Foire Internazionale de Casablanca 11 Rue Boukraâ Casablanca Tel. ++212 22 271545 Fax ++212 22 264949 Internet: www.ofec.co.ma/sib E-mail: foireqofec.co.ma

Russia San Pietroburgo Batimat St. Petersburg 2002 La manifestazione allestita presso il Lenexpo International Exhibition Centre ospita prodotti per l’edilizia, le costruzioni e l’architettura d’interni, sanitari, rubinetteria e arredi per bagno, porte, finestre, serramenti e relative tecnologie ed accessori The exhibition on display at the Lenexpo International Exhibition Centre hosts products for the building and construction industry, interior design, sanitary fixtures, taps and bathroom furniture, doors, windows, fixtures and associated technology and accessories. 11/9-14/9 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano, Italia Tel. ++39 02 57403340 Fax ++39 02 57542055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it

Spagna/Spain Madrid Feria Matelec Salone internazionale del materiale elettrico ed elettrotecnico International trade fair of electric and electronic equipment 8/10-12/10 Per informazioni: Matelec Parque Ferial Juan Carlos I 28042 Madrid Tel. ++34 91 7225034 Fax ++34 91 7225791 Internet: www.matelec.ifema.es E-mail: matelec@ifema.es

l’ARCA 173 111


l’Arca in the World ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar Libreria Tecnica CP 67 Florida 683, Local 18 Buenos Aires Tel. 011.43146303 Fax 011.4347135 S. Averbuj Publicaciones P.O.Box 860 5500 Mendoza Tel. 061.202857-Fax 061.380131 AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675 AUSTRIA Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz BELGIUM (l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004, Fax 02 4253022 BRAZIL Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410 CANADA Speedimpex Canada Inc. 155 Deerhide CR.1 Weston, Ontario M9M 2Z2 Tel.416.7417555 Fax 416.7414634 CHILE Editorial Contrapunto Avenida Salvador, 595 Santiago Tel.02.2233008-Fax 02.2230819 Libreria Eduardo Albers Ltda. Casilla 17 Santiago 30 Tel. 02 2185371 Fax 02 2181458 Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P. O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131 COLOMBIA Descala Distribudora Calle 30, n.17-92 Bogotà Tel. 1.2457689 Fax 1.2325148 DENMARK Arnold Busck Intern. Boghandel 49, Kobmargergade 1150 Copenhagen FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330 FRANCE (l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617, Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607, Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585, Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233, Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380, Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858, Fax 01 40518598 Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313 Bordeaux La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387, Fax 05 56481683 Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./Fax 05 57859147

Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567,-Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216 Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494, Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420, Fax 05 61215603 GERMANY Minerva gmbh Morgensternstrasse, 37 60596 Frankfurt Tel. 069 6031156 Fax 069 6031156 minerva@read-a-book.de Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Comag Specialist Division Tavistock Works Tavistock Road West Drayton, Middl. UB7 7QX Tel. 1895 433811 Fax 1895 433801 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij P.O.Box 75 07940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 Swets Blackwell BV P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111 HONG KONG T.Watson Distributors Ltd 43 G, Happy View Terrace, 3rd Floor Happy Valley - P.O.Box 956 Hong Kong Tel. 2.5768730 Fax 2.776467 ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579, Fax 03 5794567 JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp The Tokodo Shote Ltd Ooks-Journals Div. Nakauchi Bldg. 1-7-6 Nihonbashi Chuo 103-0027 Tokyo Tel. 3 32721966 Fax 3 32788249 bk_jnl@tokodo.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308 KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./fax 05 6592050 POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194 PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492 SAUDI ARABIA Studio 65 P.O.Box 2763 Jeddah Tel./fax 02.6518296 SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686 SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

SPAIN Diaz de Santo, S.A. Calle Lagasca, 95 28006 Madrid Tel. 91.4312482 Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax. 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452

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