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16-12-2002

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2003 177

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Forza e coraggio/Take heart Cesare Maria Casati

E’

di questi tempi una certa presa di coscienza da parte della stampa di una stanchezza o meglio di uno scarso entusiasmo della società italiana all’innovazione, alla ricerca e a tutto ciò che ha parvenze di nuovo: si comprende finalmente la mancanza totale di progetti a medio o lungo periodo tendenti a modificare positivamente l’assetto del territorio urbano e non. La nostra attitudine è sempre più quella di vederci tutti coinvolti in situazioni di emergenza per alluvioni, terremoti eccetera e, solo a parole e con tende e container, ci impegniamo a cercare di prevenire il possibile, rinunciando a ricostruire veramente e a realizzare progetti sensati e di buon valore tecnico ed estetico. Mentre Londra si è dotata di una metropolitana automatica con stazioni di commovente bellezza e di tipo “guerre stellari” e inaugura continuamente nuovi edifici esemplari per forma e tecnologia, da noi dobbiamo subire un triste piagnisteo per aver demolito mezzo teatro della Scala, anche se si sono conservate le inutili e false facciate sulle strade, invece di approfittare per affiancare alla sala storica una struttura contemporanea che potesse oltre ad aumentare l’efficienza del palcoscenico anche testimoniare la nostra attuale capacità contemporanea di progettare. Mentre Dublino su progetto di Ian Ritchie costruisce il suo monumento all’Irlanda (una antenna conica di acciaio inossidabile alta 140 metri con base di tre metri di diametro e punta di quindici centimetri), a Milano si demolisce un monumento dello stesso architetto perché troppo tecnologico e presumibilmente difficile da capire per i cittadini. Cittadini che non hanno mai avuto neppure la fortuna di vederlo finito. Insomma, credo che ormai tutti ci si renda conto del preoccupante invecchiamento progressivo del nostro Paese. Lo stesso Paese che negli anni Sessanta sapeva confrontarsi con tutto il mondo per capacità indiscussa di saper gestire, occupare e arricchire gli ambiti internazionali dell’arte e del design; sempre con creatività, innovazione e intuizioni, tutte qualità proiettate all’allora futuro. Coraggio ed entusiasmo delle generazioni che ci hanno preceduto e di cui oggi raschiamo impunemente il fondo del barile. Cosa fare? Credo che innanzitutto occorra scrollarsi di dosso un complesso di povertà che sta diventano condizionante. Dobbiamo ritrovare il coraggio di investire risorse nei nuovi progetti infrastrutturali nella stessa proporzione dei Paesi nostri vicini, dobbiamo nuovamente investire non solo nella ricerca scientifica ma anche nella ricerca progettuale, tecnologica e artistica nella convinzione di saper fare meglio dei nostri padri e di avere nuovamente voglia di competere, vincere e di tornare a contare, almeno in Europa. Non possiamo essere sempre rispettati solo per il nostro passato, dobbiamo provare a inventarci un nostro futuro che possa positivamente rivoluzionare e sanare tutti gli orrori edilizi che, con la scusa delle poche risorse, abbiamo imposto alle nostre città, alle nostre coste e alla nostra campagna. Non basta continuare a enunciare costruzioni di ponti, autostrade e stazioni se non si è sicuri della loro realizzazione e della loro eccellenza progettuale e se non si dispone del denaro necessario. Proviamo a essere ottimisti, pensare da ricchi (se è vero che siamo il sesto Paese del mondo) e cercare di dare, se possibile, a tutti un po’ più di felicità. Forza e coraggio.

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he press has recently taken note that there is a weariness or rather lack of enthusiasm in Italian society regarding innovation, research and anything new in general: people are finally realising that there is a complete lack of medium/longterm projects aimed at making a positive impact on the urban or non-urban environment. The general tendency is to increasingly see ourselves all caught up in emergency situations due to floods and earthquakes etc. and confining any remedial action to mere word-mongery or tents and containers without ever really carrying out any rebuilding or taking advantage of the situation to design sensible and technically/aesthetically adequate projects. Whereas London has furbished itself with an automatic tube line, whose “Star Wars”-style stations are of stunning beauty, and is constantly opening new buildings of exemplary stylistic and technological standards, here in Italy people are still moaning about the fact that half of the old Scala Opera House has been knocked down, although the useless, imitation facades along the road front have been preserved, instead of taking the opportunity to build a brand new structure alongside the old hall that would make staging more effective and efficient and, at the same time, show that we too are capable of architectural design of the highest possible standard. While Dublin is building its monument to Ireland designed by Ian Ritchie (a cone-shaped stainless steel aerial that is 140 metres tall with a base measuring three metres in diameter and a 15centimetre tip), Milan is knocking down a monument designed by the very same architect because it is too technological and, presumably, hard for the locals to take in. People who have not actually had the fortune to see it finished. In a word, I think we all realise just how worrying the gradual ageing of our country is. The very same country which, in the 1960s, could match anybody with its indisputable capacity to manage, occupy and embellish the international art and design scene; never lacking in creativity, innovation and new ideas, all qualities projected into what was then the future. The daring enthusiasm of the generations that went before us, whose barrel we are now scraping. So what is to be done? I think to begin with we need to shake off that poverty complex which is holding us back at the moment. We need to dare to invest the same kind of resources in new infrastructures as our neighbours, we must once again invest not only in scientific research but also in research into design, technology and artistry in the belief that we can do even better than those who went before us and rediscover the desire to compete, win and regain our status in Europe. We cannot keep living off the past, we need to invent a future for ourselves, so that we can revolutionise our builtscape and heal all those horrendous wounds we have inflicted on our cities, coastlines and countryside with the excuse that resources were scarce. It is not enough to just announce the construction of new bridges, motorways and stations, if we are not sure they can actually be carried out up to the required stylistic standards due to lack of funds. Let’s try and be optimistic, think like rich people (bearing in mind that we are supposed to be the world’s sixth most powerful country) and try, if possible, to make everybody a bit more happy. Take heart.

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ale arte, tale critica

ra il 1980. A Bari, quando la locale Fiera dell’arte era in auge tra attenzione E mercantile e impegno culturale. Converso col ben più consumato collega Filiberto Menna e la dolce artista Tomaso Binga: “Mio caro maestro, la critica ha

intrapreso la sua parabola discendente. Ci accorgeremo che la sua funzione nel giro di qualche anno si perderà. Gli artisti non avranno più bisogno del critico”. Non intendevo essere un “màntis kakòn”, un profeta di sventure, secondo l’epiteto che nell’Iliade viene affibbiato a Tersite. Era solo uno dei miei purtroppo frequenti raptus intuitivi in prima istanza basati sulla sensibilità (o sensitività?): sinceramente un “habitus” mentale con aspetti pregiudizievoli avendomi spesso tenuto lontano dal “qui e ora”, dal contingente a favore di proiezioni nel futuro. Grazie al cielo, non ho la gobba, come Tersite, ma credo di avere avuto ragione. Magari a dispetto di taluni fenomeni superstiti che contraddicono apertamente quella “profezia”. Andiamo con ordine. Un giovane artista che vuole iniziare la scalata dell’affermazione che fa? Intanto, vivendo ormai a livello planetario l’esperienza multiculturale conviene considerare anche la condizione geografica dell’artista in questione. Potrà bastare ipotizzare due casi parallelamente: una nuova leva del mondo occidentale e una nuova leva appartenente ad altra cultura, poniamo araba o asiatica. La distinzione, certamente di comodo, va riferita in ogni caso al tipo di circolazione del mercato dell’arte, spesso legata anche al fattore geografico, e decisamente connessa con i valori culturali, certamente tutti di pari dignità, giacché finalmente abbiamo superato da tempo l’idea “del superuomo” e colonialista, enfatizzata dalla vecchia “regina dei mari”, l’Inghilterra, che potessero esserci popoli o etnie superiori e altre inferiori. La diversità delle culture comporta, certo, sistemi di circolazione di pensiero e di mercato diversi. Ma una cosa va detta, senza remore: sul piano del mercato il riferimento concreto, strategico, predominante è il sistema dell’arte Occidentale che ha le sue punte massime negli USA, New York in testa, e in alcune città europee, come Berlino, Londra, Monaco di Baviera, la vecchia Parigi, “ville lumière” a cavallo tra il XIX e il XX secolo e ora alle prese con tentativi disperati per recuperare quota. L’art se fait-il à Paris ou à New York? Questo titolo sulla copertina di “Connaissance des Arts” nel 1980 suonava retorico. Oggi non ci si sognerebbe neanche di pensarlo. Ma per inquadrare meglio la questione generale, vale la pena mettere in rapporto tre situazioni emblematiche a livello mondiale: 3 movimenti e il relativo comportamento dei loro critici-capitani: Pierre Restany e il Nuovo Realismo, Germano Celant e l’Arte Povera, Achille Bonito Oliva e la Transavanguardia, recentemente celebrata in Italia, al Castello di Rivoli. Restany ha promosso la sua corrente facendo totalmente leva sulla forza delle idee e con un lavoro di “contagio” abbastanza casuale. Lo stesso si può dire in linea di principio per Celant, ma sottolineando subito il suo maggiore e più deciso impegno promozionale, già sin dagli inizi, e comunque una sempre più lucida, mirata e programmata attenzione a ogni forma possibile, diretta e indiretta (rassegne a largo raggio, ecc.) di percorso mercantile. Il fondamento teorico scema, e comunque scade al livello della trovata di un’ “idea trovata” (anche nel senso di già circolante in altri Paesi in termini di neoespressionismo o neobrutalismo o neoprimitivismo, ecc.) con Bonito Oliva e i suoi cinque “cavalieri dell’apocalisse”. Mettendo da parte la bella scrittura di Vicente Blasco Ibanes a proposito dei suoi “quattro cavalieri”, si ha il caso di un critico militante di prima grandezza che si dà addosso una spruzzatina di “similteoria” e che offre l’esempio chiaro, e imitatissimo, in Italia a macchia d’olio, di critico militante-manager che, per essere efficace, è meglio sia dotato più di furbizia che di intelligenza, più di intraprendenza che di studio, più di faccia tosta che di eleganza, più di spregiudicatezza che di “savoir-faire”. In ogni caso, si passa dalla nascita di una corrente spontanea alla formazione di una corrente (la Transavanguardia) che, pur se in sintonia col nuovo corso di recupero della figurazione e del soggettivismo, viene programmata nella sua essenza e nelle sue strategie comunicazionali e promozionali con tutte le attenzioni finanziarie e di marketing proprie di qualsiasi prodotto in commercio. Non sono moralista; da filosofo-notaio registro i fenomeni, li analizzo e arrivo alla teoria. Nel caso citato la teoria (non mia) viene da lontano, ma con un effetto involontario. Alla stessa maniera della ricerca in fisica che approda alla rottura dell’atomo con grandi benefici per l’umanità ma anche con conseguenze non previste irrimediabilmente disastrose. La teoria benefica viene da Charles Baudelaire che nell’occasione dell’Expo di Parigi del 1855 si interroga sull’arte concludendo che questa è ormai diventata, ed è da considerare “merce”. Una presa di coscienza di assoluta modernità, di preciso realismo, che toglieva i veli dell’ipocrisia e del falso romanticismo. Ma, come risultato “oltre”, si apriva la strada del paradosso, da parte tanto dei “mercificatori” ottimisti nel loro blitz contro il valore culturale, quanto dei teorici pessimisti che trovavano linfa vitale per la loro malinconia e depressione nel concetto hegeliano (travisato) di “morte dell’arte”. Questo secondo aspetto passerà per il vecchio saggio Giulio Carlo Argan il quale negli ultimi suoi anni, con l’intercessione dell’antica amica Palma Bucarelli, finì col convincersi che chiudere un occhio nei confronti del “discolo” Bonito Oliva poteva essere non solo un gesto di perdono da vate ma anche un ennesimo tassello

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di/by Carmelo Strano

da aggiungere alla sua malinconica dichiarazione di “morte dell’arte”. Questa attitudine al tragico avrà un’impennata di coscienza critica e assiologica in anni recenti con Jean Beaudrillard. Eccolo il suo dito perenetico indicare il grande riferimento emblematico, fino a divenire mito, di questa nuova condizione dell’arte massimamente ridotta a “copia” e merce: Andy Warhol, l’eroe della contemporaneità. In breve, la situazione si è capovolta: dall’arte aureolata che va anche (legittimamente) venduta (e se no, Tiziano si incazza e con lui anche Picasso e i suoi mercanti) si passa all’arte da vendere, non importa come fatta e da chi fatta. Quasi tutta la critica militante ha fatto propria questa situazione, e spende buona parte del proprio tempo a “brigare” mercantilmente. Non mancano, certo, quelli che brigano nel rispetto dei valori accreditati sociologicamente o artisticamente, e in ogni caso culturalmente, anche se esplicitamente impegnati come critici-agenti (da agenzia). Basterà citare il caso, a New York, il caso di Jeffrey Deitch. Ma torniamo all’approccio delle culture al sistema dell’arte. Ha ancora una precisa funzione la figura del critico? Si rivolgerà a lui il giovane artista che muove i primi passi? Mettiamo che viva a Mosca. Crisi economica generale, il mercato dell’arte è quasi inesistente. I viaggi internazionali, anche in Europa, hanno costi insostenibili. Il contatto epistolare in genere è poco efficace. Ma se non si vive di denaro...si vive di ideologia. Questo vale anche per i critici: vivono di ideologia. Lo sguardo, in ogni caso, rimane puntato verso i Paesi occidentali di migliore condizione economica. Ma che funzione ha la critica in queste circostanze, qualunque sia il Paese, Russia o Turchia o Uruguay o India o Libano? Non è certo un sostegno pratico. Ma non è neanche la patrocinatrice culturale assoluta. Il critico è lo studioso d’arte, specialmente di arte contemporanea, interessato a cogliere i fermenti nuovi, a capirli, a interpretarli. Ma c’è quello che ha dei rapporti internazionali e che può essere anche un tramite per ulteriori contatti... Mettiamo che il giovane artista viva in un Paese degli Stati Uniti d’America o d’Europa. Dunque, si alza al mattino, e che fa? Telefona al critico. Ma non per chiedere conforto e consigli su ciò che ha fatto e quindi, nel caso il suo lavoro sia giudicato interessante e abbastanza maturo, chiedere aiuto pratico. No. Telefona al critico invischiato in circuiti e circuitini di gallerie e galleriette e senza mezzi termini scende nel vivo di una discussione precontrattuale sul piano mercantile. Ma a questo punto, e giustamente, perché rivolgersi al critico? Va bene anche il gallerista o il mercante, direttamente. Il critico è potenzialmente fatto fuori subito. Anche perché un tempo i suoi rapporti col gallerista o mercante erano integrativi. Il critico era colui che doveva avallare il valore culturale e artistico. Ma se il problema di valutare preventivamente (e, diciamo, autorevolmente) il tipo di lavoro e il tipo di impegno profuso dal giovane artista non si pone più, in tanto mi rivolgo al critico in quanto “quel” critico mi può introdurre al mercante-gallerista, allo stesso modo in cui può farlo un mio amico avvocato o politico o cineasta o salumiere. A meno che, appunto, il critico in questione non abbia dei ruoli di potere (non culturale ma politico e gestionale), sia pure contingente. Ha la direzione di una Biennale o è il consulente per gli acquisti di una banca, ecc. Ma c’è un’altra ragione per la perdita di potere del critico. Quanto rilevato finora (a proposito di una possibile esperienza in uno dei Paesi degli Stati Uniti d’America o d’Europa) rimanda a dipinti e sculture, ossia a tipologie tradizionali autosufficienti che sono poi quelle che formano la parte più cospicua del circuito mercantile. Ma l’arte ormai non è tutta qui. Ci sono le infinite forme delle arti decorative, quelle scenografiche, quelle ambientali, quelle virtuali. In tutta questa produzione (destinata a espandersi sempre di più) il critico quale trait d’union, quale tramite culturale, non conta nulla. Tranne, ripeto, che per questioni di potere contingente. Dirò di più. Sono disposto a dare 10.000 euro a quel critico per un testo quale introduzione a una mia pubblicazione che distribuirò in giro per farmi conoscere. Questo critico non mi dà alcun appoggio pratico, perché, anche se noto, non ha potere contingente; però è famoso e importante perché ha fatto questo e quest’altro. Mio caro giovane artista, lascia che io mi dia la zappa sui piedi. Di’ al tuo mentore o al portafogli di tuo suocero che, se non hai opportunità concrete e contingenti, puoi spendere quei soldi solo a titolo di autoremunerazione, per pura vanagloria, senza alcun risultato pratico. Ciò che va detto in ogni caso è che questi modelli di comportamento sono fatti propri, sia pure con possibilità concrete di messa in pratica diversificate, dagli artisti di ogni parte del mondo, indipendentemente dalla latitudine e dalla cultura. E’ bene confortarli. E’ bene dire loro come stanno esattamente le cose. Che mettano da parte l’idolatria per il critico, per l’aureola per l’arte, ma che mettano da parte anche l’idolatria per l’arte-merce. Che aspirino, come è legittimo, ad avere di più (fama e ritorno economico), come accade in ogni parte del globo, ma che approfittino delle contingenze avverse sul piano pratico per legittimare e accogliere altre istanze non meno importanti, quali una riflessione più attenta su quello che fanno e sul significato di ciò in rapporto all’idea generalizzata di arte e alla produzione di altri colleghi di qualsiasi latitudine. Con o senza critici. Ma con la propria coscienza sicuramente.

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ike art, like critics

In Bari, when the local Art Fair was at its heights, between comIthetmwmearocsriieanlea1980. ttention and cultural commitment. I’m engaged in conversation with xperienced colleague Filiberto Menna and the beloved artist Tomaso

Binga: “ My dear master, the critics have embarked on their way down. In a few years’ time, we will all realize that your function is lost. Artists will not need critics anymore”. I didn’t mean to be a “màntis kakòn”, a prophet of misfortune, according to the epithet that the Iliad saddles Thersites with. It was only one of my unfortunately frequent, sudden inspirations, based on sensibility (or sensitivity?): in all truth a mental “habitus” with prejudicial aspects that have often kept me far from the “here and now”, from the contingent, in favor of projections into the future. Thank God I’m not hunch-backed like Thersites was, but I think I was right. Even in spite of surviving phenomena that openly contradict that “prophecy”. Let’s proceed with order. What does a young artist who wants to start his/her climb toward success do? First of all, since, by now, the whole planet is living a multicultural experience, we ought to stop to consider the geographical condition of the artist in question. It might be enough to hypothesize two cases on parallel: a new generation in the western world and a new generation that belongs to another culture, let’s say Arab or Asian. The distinction, which we are making only to simplify the point, is to be referred to the kind of circulation the art market is subject to, which is often linked to geographical factors, and is definitely linked to cultural values. The latter all share equal dignity, of course, as we have finally overcome the idea that there could be peoples or ethnic groups that are superior, and others that are inferior; we have overcome the idea of the “superman” and the colonialist that the old “queen of the seas”, England, had laid such emphasis on. The diversity of cultures does, of course, involve different systems of circulation both in terms of philosophy and of the market. But we must have no qualms in saying that as far as the market is concerned, the concrete, strategic, predominant reference is constituted by the western art system, with the USA at its apex, starting with New York, followed by European cities such as Berlin, London, Munich and “old” Paris. Paris, the “ville lumière” when the nineteenth century was turning into the twentieth: but now, the city is desperately trying to recover its former glory. L’art se faitil à Paris ou à New York? In 1980, this title on the cover of “Connaissance des Arts” seemed rhetorical. Today, no one would ever think so. But to get a clearer picture of the general question, we should make a connection among three worldwide emblematic situations: 3 movements, as well as the behavior of each of their critics/leaders: Pierre Restany and New Realism, Germano Celant and Arte Povera, Achille Bonito Oliva and the Transavant-garde, which was recently celebrated in Italy, at the Rivoli Castle. Restany promoted his current by playing on the strength of the ideas involved, and, quite casually, through the spread of his influence. The same might be said about Celant, but we’d have to immediately point out his stronger, more determined promotional commitment, which appeared at the very beginning, and, at any rate, his more lucid, aimed and planned attention to every possible form of commercial path, whether direct or indirect (large-scale exhibitions, etc.). Theoretical foundations wane, or, at any rate, are reduced to the level of a “recovered idea” (also in the sense that it is already circulating in other countries in terms of neoexpressionism or neobrutalism or neoprimitivism, etc.) with Bonito Oliva and his five “knights of the apocalypse”. Setting aside Vicente Blasco Ibanes’s good piece on his “four knights”, we have the case of a great, militant critic who covers himself with something similar to theory, and offers a clear example - which is being highly imitated - especially in Italy - of a militant critic-manager. To be effective, the latter should be more cunning than he is intelligent, more enterprising than studious, more cheeky than elegant, and he should be endowed with more boldness than “savoir-faire”. In any case, we’re shifting from the dawning of a spontaneous current to the formation of a current (Transavant-garde) that is in harmony with the new course of recovery of figuration and subjectivism. But this current is planned in its essence, as well as in its communicational and promotional strategies, and considers all the financial and marketing issues that belong to any commercial product. I’m not a moralist; as a philosopher-notary I record phenomena, I analyze them and form a theory. In the above-mentioned case, the theory (which is not mine) comes from afar, but it has an involuntary effect. It’s like a research in physics that comes upon the breaking up of an atom, which leads to great advantages to humanity, but which also has unforeseeable, irreparable consequences. The beneficial theory comes from Charles Baudelaire, who examined the question of art on the occasion of the Paris Exposition in 1855, concluding that art itself had become a from of merchandise of hypocrisy and false romanticism, and was to be considered thus. But, as a wider result, the road of paradox opened up, considering both the “commercializers”, who were optimistic in their blitz against cultural value, and the pessimistic theorists, who found the vital inspiration for their melancholy and depression in the (distorted) Hegelian concept of “the death of art”. This second aspect was later picked up by the wise old Giulio Carlo Argan, who, towards the end of his life and with the intercession of his ancient friend Palma Bucarelli, came to the conclusion that turning a blind eye to the “wild” Bonito Oliva could not only turn out to be a prophetic act of forgiveness,

but also an umpteenth link in the chain of his melancholic declaration of “the death of art”. In recent years, this tragic attitude has seen a sudden upsurge of critical and axiological conscience with Jean Baudrillard. Here he is, pointing at the great emblematic reference-point, Andy Warhol, the hero, the myth of contemporaneity, of this new condition of art that is totally reduced to a “copy” - to merchandise. In short, the situation has been reversed : from the haloed art that is also to be (legitimately) sold (otherwise Tiziano would be pissed off, and so would Picasso and his merchants) we are witnessing a shift to art that is simply to be sold, regardless of how it is produced and by whom it is produced. Almost all militant critics have absorbed this situation, and spend most of their time pulling commercial strings. Of course, there is no lack of critics who respect sociologically or artistically confirmed values, even if they are explicitly committed as agentcritics. It might suffice to quote the case of Jeffrey Deitch in New York. But let’s go back to the cultural approach to the art system. Does the figure of the critic still have a precise function? Will a young artist taking his/her first steps go to him/her? Let’s say the said artist lives in Moscow. There’s a general economic crisis and the art market is almost inexistent. International trips - even to Europe are terribly expensive. General correspondence is not efficient. But if money is not what life is all about....ideology is. This also goes for critics: they live on ideology. But our attention, in any case, is focused on Western countries that have a better economic condition. But what role do critics play in these circumstances, whichever country we’re dealing with, whether it be Russia, Turkey, Uruguay, India or Lebanon? The critic has no practical support to give. But he/she can’t afford to give any absolute cultural support, either. Critics are art researchers, they examine contemporary art, they are interested in catching new turmoils, in understanding and interpreting them. But some critics have international connections and can act as go-betweens for further contacts... Let’s say the young artist lives in the United States of America or in a European country. He/she gets up in the morning, and what does our artist do? Call the critic. Not to ask for comfort and advice on his /her work, and on whether it may be considered interesting and mature enough, not to ask for practical help. No. The artist calls the critic because the latter is involved in gallery circuits of all kinds. Thus, the artist unashamedly engages the critic in a precontractual discussion on a commercial level. But at this point, why should he/she turn to the critic? The artist could directly contact an owner or manager of an art gallery, or a merchant. The critic is potentially disposed of immediately. Also because formerly, the critic had an “integrating” relationship with gallery managers or merchants, and had to guarantee cultural and artistic value. But if the question of evaluating (with the authority to do so, we might say) the young artist’s kind of work and commitment in advance is pointless now, the only reason for turning to a critic is because “that” critic can introduce the artist to the merchant-gallery owner. Just like a friend can, whether he be a lawyer, a politician, a cinematographer or a delicatessen owner. Unless, of course, the critic in question has other roles of power (not cultural but political and managerial), even if they are contingent. Perhaps he/she is the curator of a Biennial, or an advisor for the acquisitions a bank needs to make, etc. But there’s another reason for the critic’s loss of power. What we have pointed out thus far (regarding a hypothetical experience in the United States or Europe) brings us back to paintings and sculptures, in other words to traditional, independent typologies which, however, make up most of the commercial circuit. But by now, there is much more to art. There are all those infinite forms of decorative, scenographic, environmental and virtual art. Through all of this production (which is bound to expand further), the critic as a trait d’union, as a cultural link, counts nothing. Except for questions of contingent power, as mentioned earlier. And there’s more. Let’s say I’m an artist, and I’m willing to give 10,000 Euro to a critic for an introduction to a publication of mine that I intend to distribute to promote myself. The said critic will not give me any practical support, because although he’s well-known, he has no contingent power; yet, he’s important and famous, because he’s done so-and-so, etc. My dear young artist, let me cut my own throat. Tell your mentor, or your father-in-law’s wallet, that if you don’t have any concrete, contingent opportunities, you might as well spend that money as a sort of self-remuneration, just for vainglory, without achieving any practical result. In any case, we must say that artists all over the world, regardless of where they come from and which culture they belong to, have absorbed these models of behavior, even though they have different ways of putting them in practice. We ought to comfort them. We must tell them exactly how things are. They must set aside their idolatry of the critic, of the “art-halo”, but they must also set aside the idolatry of art that is really merchandise. They ought to aim higher, as it should be (they should seek fame and financial status), as it is all over the world. But they should also take advantage of hostile contingencies on a practical level, so as to legitimize and welcome other, equally important issues, such as more careful reflections upon what they are doing and on the meaning of what they are doing. All this should be connected to the generalized idea of art and to their colleagues’ production, wherever their peers come from. With or without critics. But, certainly, with the aid of their own conscience. l’ARCA 177 3


Un edificio analogico New High-Speed Rail Station, Florence

Progetto: Foster & Partners

elle cinque nuove stazioni per D l’alta velocità – Roma Tiburtina, Torino Porta Susa, Bologna

urban canyon. The winning project w a s , h oweve r , t h e m o s t c l e a r -c u t and realistic: the trains shut away underground and retail space up a bove. S o m e v i s u a l i n t e r a c ti o n between the two parts, but basically a clear separation between them. This will please the locals, who will not have to put up with trains running through the city, shopkeepers, who have been allocated all the station’s best and most enticing spaces, and even the local administrators, who can now boast a new glass and steel building calling to mind the imposing old “train arcades” built in the nineteenth century and now firmly part of the collection psyche. This is urban ecology and modernity with an eye (or even to or three) for economics. Foster’s technological realism is a formidable package. His firm, which is now more like a ministry with its over six-hundred employees, keeps turning out an endless array of technically corr ec t d e s i g n s . T h e t e a m i s q u it e unbeatable when it works with Arup, which in turn employs over 6000 people and has vast experience ranging from the Sydney Opera House to the Pompidou Centre in Paris, L l o yd ’ s B u il d i n g i n L o n d o n a n d Osaka Air Terminal. The Florence project, together with recent desig n s i n B il b a o a n d L o n d o n , s h ow that Foster’s firm is now probing deeply into two main issues: insertion without any form of mimetic nostalgia into the urban environment, and the design of buildings creating a feeling of empathy with their users. This explains the gradual abandoning of an excessively tight and basically classical approac h - I a m t h i n k i n g of t h e 1980 s p r o j ec t s a n d , i n p a r ti c u l a r , t h e Carré d’Art in Nîmes - in favour of e n ve l o p i n g, c u r ve d , B a r oq u e forms. As in the case of the recent L o n d o n C it y H a ll , w h o s e c u r ve d embracing form hides (behind technical/functional considerations) a determined desire to make an impact, or the dome on the Reichstag in Berlin, whose winding, enveloping ramp and scintillating, faceted, central hub create a highly evocative space filtering light down to the f l oo r s be l ow. T h e F l o r e n ce C it y Council is obviously very pleased to be able to boast such a high-quality construction, alongside other works of modern architecture planned for the city and bearing the hallmark of I s oz a k i , N o u ve l , C a l a t r a v a a n d Piano, as well as Natalini’s pastic h e s , R i cc i ’ s o l d d e s i g n , a n d t h e projects nine young architects have created for Novoli. No small achievement and hopefully the sign of eve n g r e a t e r t h i n g s t o co m e a t a ti m e w h e n ve r y littl e b u il d i n g i s going on.

Centrale, Napoli Afragola e Firenze Belfiore – è proprio quest’ultima che suscita maggiore interesse. Probabilmente per un motivo storico: il concorso del 1932 per Santa Maria Novella, che vide vincitore il gruppo Michelucci, rappresentò per l’architettura italiana un punto di svolta, oltre che un pretesto per interminabili polemiche sul ruolo, forma e funzione di queste grandi infrastrutture. A settanta anni di distanza si torna a pensare alle ferrovie, ma mentre prima erano poli urbani visibili e ingombranti, cesure profonde e laceranti, oggi devono essere attraversamenti nascosti alla vista. Se non altro per la maggiore consapevolezza della qualità dell’abitare che impone scelte anche onerose a tutela dei tessuti urbani esistenti. Anche con l’interramento di ampie porzioni: nel caso 7 chilometri di linea sotterranea ad alta velocità che attraverseranno Firenze. Vi è poi un nuovo fenomeno, che definirei di blurring tipologico. Sino a qualche hanno fa la ferrovia era una cosa, i negozi un’altra, le attività culturali un’altra ancora. La differenza ora non regge più. Lo mostrano i musei con crescenti spazi destinati alle boutique quali il nuovo Guggenheim di New York, i negozi che si trasformano in museo quale la recente boutique di Prada a Soho, le stazioni con i sempre più frequentati centri commerciali, quale la eccellentemente ristrutturata stazione Termini di Roma. Nella quale sono stati previsti – anche se con scarsa affluenza di pubblico – spazi espositivi, progettati con eleganza minimalista dallo studio Garofalo e Miura. La stazione è una macchina per assemblare le persone, quindi un centro dove può e deve avvenire di tutto. Si può essere non d’accordo con Koolhaas, ma per strutturarla è necessario disegnare il consumo di un luogo che vede milioni di utenti e interessa aree sconfinate. La nuova stazione di Firenze per esempio avrà una superficie di oltre 45.000 metri quadrati. E con un investimento di 240 milioni di Euro assumerà connotati economici stringenti. Che metteranno alla prova la organizzazione delle Società costituite da Ferrovie dello Stato e partecipate al 40% da privati: Grandi Stazioni e Centostazioni. Dei progetti presentati al concorso, forse quello di Foster non era il più brillante. La stazione pensata da Zaha Hadid aveva sicuramente maggiori qualità formali e, con la sua immagine di canyon urbano, una più intensa capacità di suggestione.

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Il progetto vincitore era però il più realistico e chiaro: nel sottosuolo i treni, sopra uno spazio destinato alle attività commerciali. Qualche interrelazione visiva tra le due parti ma sostanzialmente una netta divisione. Che tranquillizza i cittadini che così non vedono passare il treno dentro la città, i commercianti ai quali sono affidate le zone più belle e in luce della nuova struttura, gli amministratori che possono vantare un nuovo edificio a vetri e acciaio che riporta alla memoria la tradizione delle imponenti “gallerie dei treni” ereditate dall’Ottocento e oramai entrate nell’immaginario collettivo. Dunque: ecologia urbana e modernità ma con un’occhio, anzi due se non tre, all’economia. Foster, nel suo realismo tecnologico, è un concorrente temibile. Il suo studio, che oramai ha le dimensioni di un ministero con oltre seicento impiegati, è inappuntabile nello sfornare soluzioni technically correct. Quando poi si associa con la Arup, che di impiegati ne ha oltre seimila e di esperienza – dall’Opera di Sydney al Centre Pompidou di Parigi, dai Lloyd’s di Londra al Terminal aeroportuale di Osaka – ne ha infinita, è imbattibile. Il progetto di Firenze, insieme alle recenti realizzazioni di Bilbao e Londra, mostra che oggi lo studio Foster sta sondando sempre più approfonditamente due temi: l’inserimento, ma senza nostalgie mimetiche, nell’ambiente urbano consolidato e la progettazione di manufatti che stimolano un rapporto di empatia con l’utente. Da qui il progressivo abbandono di un approccio eccessivamente stringato e sostanzialmente classicista – penso per esempio ai progetti degli anni Ottanta e tra tutti al Carré d’Art di Nîmes – per forme barocche, curviformi, affabulatorie. Come nella recente City Hall di Londra dove la avvolgente forma curva nasconde, dietro considerazioni tecnico funzionali, una decisa volontà di impatto scenico o nella cupola del Reichstag a Berlino dove la sinuosa e avvolgente rampa e lo scintillante e sfaccettato perno centrale creano uno spazio altamente suggestivo che filtra la luce ai piani sottostanti. Il Comune di Firenze, ovviamente, è ben felice di vantare un intervento così qualificato accanto agli altri, di architettura moderna, previsti per la città e firmati da Isozaki, Nouvel, Calatrava e Piano, oltre ai pastiche di Natalini, al riesumato progetto di Ricci e alle realizzazioni dei nove giovani per Novoli. Non è poco, non è molto. Prendiamolo, in un periodo così avaro di buone realizzazioni, come promessa di un inizio. Luigi Prestinenza Puglisi

f the five new stations designed O for the high-speed line - Roma T i b u r ti n a , T o r i n o P o r t a S u s a ,

Bologna Centrale, Napoli Afragola and Firenze Belfiore - the latter has certainly attracted most interest. Probably for historical reasons: the 1932 competition for Santa Maria N ove ll a , wo n b y t h e M i c h e l u cc i team, marked a turning point on the Italian architectural scene, as well as an excuse for endless arguments over the purpose, form and function of major infrastructures like these. Seventy years later, the r a il w a y s a r e b a c k i n vog u e, b u t w h e r e a s t h e y u s e d t o be v i s u a ll y s t r i k i n g a n d c u m be r s o m e l a n d marks, deep and lacerating blots on the landscape, they now need to be h i dd e n a w a y f r o m s i g h t . M a i n l y due to a greater awareness of the quality of our living environment c a lli n g fo r g r e a t e r c a r e fo r t h e u r b a n f a b r i c, w h a t eve r t h e co s t . T h i s s o m e ti m e s m e a n s b u r y i n g away long stretches of track: in the c a s e i n q u e s ti o n , 7 k il o m e t r e s of h i g h - s p ee d un d e r g r o un d li n e through Florence. There is also a new phenomenon that might be described as stylistic b l u rr i n g. U n til a few y e a r s a go, r a il w a y s we r e o n e t h i n g, s h o p s another and cultural activities yet another. The distinction no longer h o l d s . T h i s i s ill u s t r a t e d b y museums furbished with more and m o r e r e t a il s p a ce s u c h a s t h e G u gge n h e i m i n N ew Yo r k , s h o p s being turned into museums like the recently opened Prada boutique in Soho, and stations furbished with shopping malls like the superbly r e s t r u c t u r e d T e r m i n i S t a ti o n i n Rome with its exhibition spaces not really visited very much by the general public yet - designed with minimalist elegance by the Garofalo and Miura firm. A station is really a machine for bringing people together, hence a centre where anything can and does happen. We might not agree with Koolhaas, but there is no doubt that redesigning stations needs to cater for the consumer side of places visited by millions of people and touching on huge areas of space. The new Florence Station, for instance, w ill cove r ove r 45,000 s q u a r e metres and involve investments of 240 million Euros. This will really t e s t t h e co m p a n i e s i n vo l ve d : t h e Italian State Railways and a 40% share in the hands of private enterprise: Grandi Stazioni and Centostazioni. Foster’s was not perhaps the most brilliant project entered in the comp e titi o n . T h e s t a ti o n d e s i g n e d b y Zaha Hadid was more stylistically exciting and certainly more visuall y s t r i k i n g w it h it s i m a ge a s a n

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■ Nella

pagina d’apertura, rendering del progetto vincitore del concorso per la Stazione Alta Velocità di Firenze che verrà realizzata su una superficie di oltre 45.000 mq in zona Belfiore. La copertura è articolata in diaframmi a struttura variabile per il controllo ambientale e acustico, l’illuminazione naturale, il ricambio dell’aria e

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l’evacuazione dei fumi. In queste pagine, il modello, rendering degli interni e assonometria. Nelle pagine precedenti, sezioni longitudinale, trasversali e piante della stazione che avrà una distribuzione verticali con lo spazio interno a tutta altezza in modo da rendere visibili i binari, posti a quota 25 m, dal livello strada dell’ingresso.

■ Opening page,

rendering of the winning project in the competition to design the new Florence HighSpeed Station planned to be built on an area of over 45,000 square metres in the Belfiore area. The roof is constructed out of diaphragms with varying structures guaranteeing environmental and acoustic control, natural lighting, air circulation and

the evacuation of fumes. These pages, the model, rendering of the interiors and axonometry. Previous pages, longitudinal and cross sections and plans of the station, whose interior space will have full-height vertical links in order to make the tracks (placed at level -25 m) visible from the level of the entrance road to the complex.

Credits Project: Foster and Partners Engineering: Arup & Partners Client: Ferrovie dello Stato

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Disegnato dall’acqua Lyon Cofluence

Nella pagina a fianco, viste aree della penisola formata dalla confluenza della Saona e del Rodano a Lione inserita nella vasta operazione urbana detta Lyon Confluence che prevede in due fasi di realizzazione (15 - 30 anni), la creazione di attività terziarie, culturali, strutture di servizio, residenze e aree a verde.

Sotto, planimetria generale della prima fase di intervento il cui piano generale è stato messo a punto da François Grether, Michel Desvigne, per la parte paesaggistica e RFR per quella strutturale. Nelle pagine successive, i quattro progetti selezionati in occasione della consultazione

promossa per la realizzazione di un Polo per l’intrattenimento e il tempo libero su un’area di 7000 mq. Il programma prevede la realizzazione di un cinema multiplex di 14 sale, oltre che di aree di intrattenimento, commerci, ristoranti e caffetterie, parcheggi e attività terziarie.

■ Opposite

page, aerial views of the peninsula formed where the Saône and Rhone flow together in Lyon, incorporated in an urban development operation called the Lyon Confluence planned to be carried out in two stages (15 - 30 years), the creation of service and cultural activities, utility structures, housing and

landscaping. Below, site plan of the first stage of the project, whose master plan was designed by François Grether, Michel Desvigne as regards the landscaping and RFR for the structural engineering. Following pages, the four projects chosen during the consultations carried out to design an entertainment and leisure

centre covering an area of 7000 square metres. The brief also refers to the construction of a 14screen multiplex film theatre, as well as entertainment facilities, shops, restaurants and cafeterias, car parks and service facilities.

G. Leone

una posizione geograficamente Ie nelnstrategica, al centro della Francia cuore dell’Europa, Lione, oltre

450.000 abitanti con un comparto comunale, Le Grand Lyon, che riunisce 55 comuni dell’agglomerazione e circa un milione e mezzo di abitanti, si fa promotrice di un ampio e articolato progetto di sviluppo urbanistico, Lyon Confluence che la proietterà a medio e lungo termine (15-30 anni) a posizionarsi tra i maggiori centri a livello internazionale. Un obiettivo perseguito pervicacemente, con una programmazione serrata e costantemente comunicata ai cittadini, tra gli attori principalmente coinvolti nelle fasi di definizione e messa a punto delle singole tappe di avanzamento. L’area interessata è la penisola formata dalla lingua di terra alla confluenza del Rodano e della Saona, circa 70 ettari parte del centro di Lione a sud della stazione di Perrache, che per posizione e per potenzialità paesaggistiche, urbane e di nodo di comunicazione è destinata a diventare un importante polo di espansione metropolitana. Il progetto urbano, gestito dalla società a economia mista Sem Lyon Confluence, fondata nel 1999, e coordinato dall’architetto François Grether, da Michel Desvigne per gli aspetti paesaggistici, e da RFR di Parigi per la parte strutturale, pre-

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vede in una prima fase di realizzazione a medio termine, 2000-2015, la creazione di un grande bacino nautico, di un parco ai bordi della Saona, del Museo des Confluences, progettato da Coop Himmel(b)au (l’Arca 166), e dei primi edifici residenziali e terziari. In questa prima fase è inoltre prevista la realizzazione di un importante centro di intrattenimento per il tempo libero, un “Pôle de loisirs” per il quale è stata lanciata una consultazione a livello europeo per la selezione di investitori privati, valutati in base alle capacità finanziarie, all’esperienza nei settori dell’intrattenimento e del commercio, nonché alla qualità degli studi di architettura proposti per il progetto dell’intervento. Un’operazione di un notevole peso finanziario, circa 15 milioni di euro, e un obiettivo altrettanto ambizioso, fare di questo nuovo Polo lo strumento per proiettare Lione tra le grandi capitale europee rilanciando nel contempo la zona sud della penisola come centro urbano. Complesso e articolato il piano degli interventi, da organizzare su una superficie di circa 70. 000 metri quadrati: un cinema multiplex, commerci e attività culturali e intrattenimenti notturni e diurni con la possibilità di inserire attività terziarie, il tutto tradotto in un linguaggio contemporaneo e di forte attrattiva, facilmente riconoscibile ma nel con-

tempo in osmosi con il contesto urbano e paesaggistico e concepito in base a standard di elevata qualità ambientale. Escluse le soglie edificabili e le grandi suddivisioni di superfici, conformi al regolamento edilizio vigente, e la realizzazione del cinema multiplex, i progettisti avevano libertà di calibrare la scelta delle attività. I gradi di libertà lasciati ai gruppi partecipanti sono specificati in un programma indicativo del capitolato degli incarichi: un multiplex di 14 sale, altri spazi di intrattenimento, dai 15.000 ai 25.000 metri quadrati; commerci, 13.000-19.000 metri quadrati; ristoranti, caffè, brasseries, 3.000-5.000 metri quadrati; parcheggi, dai 1.800 ai 2.500 posti; polo terziario (con un albergo facoltativo), massimo 15.000 metri quadrati. Aspetto che merita di essere senz’altro sottolineato è l’attenzione e la sensibilità espresse dai promotori per le valenze architettoniche, di cui per altro Lione ha già offerto una ricca testimonianza attraverso gli interventi realizzati in questi anni recenti: dall’ampliamento dell’Opéra a progettato da Jean Nouvel, alla Cité Internationale di Renzo Piano, fino alla mediateca di Venissieux firmata da Dominique Perrault (l’Arca 165). A ulteriore conferma di questa tendenza, le proposte selezionate

per il Pôle de Loisirs che, nella diversità delle soluzioni volumetriche e formali come nel programma funzionale, sono accomunate da una cifra linguistica di notevole forza espressiva. Alterea/Euris/Massimiliano Fuksas, Sodec/Sogeprom/Jean-Pierre Buffi, Mab/Corio/Jean-Paul Viguier, Unibail/Jos Galan sono i quattro gruppi, composti rispettivamente da operatore/investitore/architetto, su una rosa di nove, che hanno partecipato alla scelta finale. Dalle forme sinuose che seguono l’andamento dei cirri e delle acque della Saona di Fuksas, alle pensiline che definiscono i sette padiglioni proiettati sull’acqua e sul paesaggio di Viguier, alle geometrie trasparenti organizzate lungo una spina dorsale di distribuzione interna e articolate attorno a bacini d’acqua delle proposte di Buffi e Galan, tutti i progetti traducono in architetture “credibili” e innovative i dati del programma. La qualità delle proposte e il calibro degli investitori e dei progettisti coinvolti confermano la riuscita di un’operazione urbana e territoriale condotta in modo cosciente, e consapevole di portare a termine con metodi e mezzi adeguati quello che sarà il primo importante Polo per il tempo libero realizzato in Francia in un centro cittadino. Elena Cardani

ocated in a geographically strategic position in the middle of L F r a n ce a n d h e a r t of E u r o p e, t h e

city of Lyon has over 450,000 inhabitants and its even larger borough, Le Grand Lyon, combines a total of 55 s m a ll e r e s t a t e s fo r a t o t a l of about one and a half million inhabitants. The borough is promoting an extensive and elaborate urban d eve l o p m e n t s c h e m e, L y o n Confluence, which, in the mediumand long-term (30 years), will make t h i s o n e of t h e m o s t i m p o r t a n t i n t e r n a ti o n a l c iti e s . A go a l p u r s u e d w it h d ogge d d e t e r m i n a ti o n based on a carefully gauged programme and keeping the general public constantly informed as key p l a y e r s i n d e s i g n i n g a n d d eve l oping each stage in this gradual progress. The area involved is a peninsula formed by a tongue of land where the Rhone and Saône flow together, approximately 70 hectares in the ce n t r e of L y o n t o t h e s o u t h of Perrache Station, whose position and urban landscaping make it an important centre of metropolitan expansion. This urban project, managed by the Sem Lyon Confluence (a mixedeconomy firm founded in 1999) and co-o r d i n a t e d b y t h e a r c h it ec t François Grether, Michel Desvigne for the landscaping aspects and the

Parisian firm RFR for the structural engineering, will initially (in the medium term from 2000-2015) involve the creation of a large reservoir, a park along the banks of the S a ô n e, t h e C o n f l u e n ce s M u s e u m d e s i g n e d b y C oo p H i mm e l ( b ) a u (l’Arca 166), and the first set of service and residential buildings. The first stage will also include the construction of an important leisure centre called the “Pôle de l o i s i r s ” fo r w h i c h a E u r o p e-w i d e consultation was launched to choose private investors judged in terms of their financial possibilities, exper i e n ce i n t h e e n t e r t a i n m e n t a n d trade sector, and the quality of the architectural designs proposed for the project. A n o t a b l e f i n a n c i a l o p e r a ti o n costing about 15 million Euros and an equally ambitious goal making this Centre the means of projecting Lyon to the forefront of European c a p it a l s a n d , a t t h e s a m e ti m e, relaunching the south area of the peninsula to the hub of city life. The intricate and elaborate plan of operations to be organised over a s u r f a ce a r e a of a pp r o x i m a t e l y 70,000 square metres: a multiplex film theatre, shops, cultural activities and daytime/nighttime entert a i n m e n t w it h t h e p o ss i b ilit y of incorporating service activities, all translated into a highly attractive

up-to-date idiom, easy to identify a n d a t t h e s a m e ti m e i n o s m o s i s w it h t h e u r b a n s e tti n g/ l a n d s c a p e and designed to the highest envir o n m e n t a l s t a n d a r d s . W it h t h e exception of the building constraints and major divisions of the complex conforming to the building regulations in force, and the construction of the multiplex theatre, the architects were free to design the facilities as they saw fit. T h e f r ee d o m a ll owe d t o t h e various teams taking part is specified in the tender guidelines: a 14screen multiplex film theatre and 15,000-25,000 a dd iti o n a l s q u a r e metres of entertainment facilities; 13,000-19,000 square metres of retail space; 3,000-5,000 square metres of restaurants, cafeterias, eating places; 1,800-2,500 parking spaces; and a services centre (with the option of a h o t e l ) cove r i n g u p t o 15,000 square metres. Another feature certainly worth focusing on is the promoters’ attenti o n a n d a w a r e n e ss of t h e c it y ’ s architecture; Lyon can already boast a wide range of projects designed over recent years, including Jean N o u ve l ’ s e x t e n s i o n t o t h e O p e r a H o u s e, R e n zo P i a n o ’ s C it é Internationale and the Venissieux Mediatheque designed by Dominique Perrault (l’Arca 165). F u r t h e r ev i d e n ce of t h i s t r e n d

can be found in the projects chosen for the Pôle de Loisirs, whose unus u a l s t r u c t u r a l / s t y li s ti c fe a t u r e s and functional programme share the same highly expressive design idiom. A lt e r e a / E u r i s / M a ss i m ili a n o F u k s a s , S o d ec/ S oge p r o m / J e a n Pierre Buffi, Mab/Corio/Jean-Paul Viguier and Unibal/Jos Galan were the four teams chosen as the opertor s/inves tor s/architects fr om the nine involved in the final selection process. F r o m F u k s a s ’ s s i nu o u s fo r m s following the layout of cirruses and flow of the River Saône, to Viguier’s canopies characterising the seven pavilions projecting over the water and the transparent geometric patterns along an internal distributi o n b a c k bo n e o r g a n i s e d a r o un d r e s e r vo i r s d e s i g n e d b y B u ff i a n d Galan, all the projects translate the brief into “credible” and innovative works of architecture. The standard of the designs and calibre of the investors/designers involved confirm the success of an urban/territorial operation carried out conscientiously and with a keen awareness of the fact that this will be the first really important leisur e ce n t r e t o be b u ilt i n a F r e n c h city centre.

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Sodec / Sogeprom / Jean Pierre Buffi

■ Programma

spazi di intrattenimento Entertainment facilities: - cinema multiplex multiplex film theatre : 9000 mq - attività culturali (laboratori, cafféteatri)/cultural activities (laboratories, cafetheatres): 3.200 mq - sala congressi e spettacoli/conference and show hall: 2.400 mq - giochi e ambienti virtuali/virtual games and environments: 1.100 mq - intrattenimenti notturni/nighttime entertainment: 900 mq - fitness facilities: 800 mq antiquariato, brocantage/antiques, second-hand goods: 700 mq Programma commerci e ristoranti Shops and restaurants: - negozi per il tempo libero/leisure shops: 7.200 mq - alimentazione/food shops: 5.500 mq - negozi - tradizionali conventional shops: 5.300 mq - ristoranti/restaurants: 4.800 mq - giardinaggio/gardening shops: 6.400 mq Parcheggi/car parks: 2000 - 2150 posti/spaces

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Alterea / Massimiliano Fuksas

■ Programma

spazi di intrattenimento Entertainment facilities: - cinema multiplex multiplex film theatre : 9.000 mq - discoteca/discotheque : 5.000 mq - sport urbani/urban sports: 4.000 mq cura del corpo/health and beauty: 1.800 mq - sale di spettacoli entertainment halls: 1.000 mq - bowling/10-pin bowling: 800 mq Programma commerci e ristoranti/Shops and restaurants: - ristoranti/restaurants: 8000 mq - convivialità - prossimità congregation - meeting places: 5.600 mq - cultura - relax/arts and leisure : 5.600 mq - sport/sports: 5.500 mq - benessere, fitness/health and rehabilitation: 4.000 mq Parcheggi/car parks: 2.000 posti/spaces

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Unibail/ Espace Expansion / Jos Galan

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■ Programma

spazi di intrattenimento/Entertain ment facilities: - cinema multiplex multiplex film theatre : 9.000 mq - padiglione degli sport sports pavilion: 4.300 mq - karting coperto/indoor go-kart track: 4.000 mq - sport all’aria aperta outdoor sports: 3.000 mq - bowling/10-pin bowling: 1.900 mq

- bar musicali/music bars: 1.750 mq - fitness/fitness centre : 1.000 mq - biglietterie e informazioni ticket and information office : 350 mq Programma commerci e ristoranti/Shops and restaurants: - Sport e attrezzature Sports equipment: 6.200 mq

- negozi per la casa e decorazione home and decoration: 6.000 mq - attività culturali/arts and culture : 5.800 mq - ristoranti/restaurants: 5.000 mq - alimentazione/food: 2.900 mq - igiene, bellezza health and beauty: 1.500 mq - servizi/utilities: 1000 mq

Parcheggi/car parks: 2.300 posti/spaces


Mab / Corio / Jean-Paul Viguier

■ Programma

spazi di intrattenimento Entertainment facilities: - Cinema multiplex multiplex film theatre : 9.500 mq - Music Hall: 6.500 mq RollerDome: 6.500 mq - Karting/Go-kart track: 5.000 mq - Bowling/10-pin bowling: 4.500 mq - Percorsi avventura Adventure courses: 1.500 mq - Baltineïs: 1.000 mq Programma commerci e ristoranti/Shops and restaurants: - superfici medie/average surface area : 15.450 mq - negozi/shops: 4.050 mq - ristoranti, bar restaurants, bars: 4.000 mq - mercati alimentari/food - halls: 3.500 mq Parcheggi/car parks: 2040 posti/spaces

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Geometria e natura Innsbruck Town Hall

di piani dalla diversa tessitura, di trame giustapposte contrastanti o continue, di sovrapposizioni e di traslucenze. Fortemente radicato nel modernismo, il pensiero architettonico di Perrault è caratterizzato da un utilitarismo sincero. Nella maggioranza dei casi, i suoi edifici hanno un’impronta planimetrica regolare e quadrangolare, trovando slancio espressivo soprattutto nella logica dell’organizzazione dei volumi e nella ricchezza delle invenzioni bidimensionali o lievemente tridimensionali delle superfici. Sebbene animata da vibrazioni tecniciste ed esplorazioni compositive vivaci, l’architettura di Perrault ricorda, nell’impatto della sua disarmante schiettezza, alcune mitiche opere di Mies van der Rohe. Il progetto per il nuovo municipio di Innsbruck, associato a un albergo e a spazi commerciali, riguarda la ridefinizione di un lato di una piazza del centro storico. La questione dell’impatto sull’ambiente circostante è centrale in questo intervento. Come già sperimentato in altri progetti in presenza di manufatti storici di prestigio, Dominique Perrault ha realizzato l’inserimento di un edificio nuovo dal linguaggio pienamente contemporaneo, agganciato saldamente alla riutilizzazione di alcuni spazi pubblici coperti, con il risultato di un passaggio graduale fra vecchio e nuovo, fra elementi della tradizione e configurazioni inedite della nuova architettura. L’articolazione dei vari corpi di fabbrica tende a modificare sostanzialmente lo skyline urbano, aggiungendo città alla città, nella forma di aggregazioni controllate di funzioni e relativi volumi e superfici. Fra i vari elementi della composizione spicca una torre dedicata ai collegamenti verticali. Questo nuovo elemento verticale inserito nel paesaggio urbano, dialoga con le altre torri e campanili della città, e conferisce all’edificio una certa visibilità utile all’orientamento, come è lecito aspettarsi dall’edificio pubblico per eccellenza. Le tre funzioni richieste, municipio, albergo e spazio commerciale, occupano nell’edificio realizzato altrettanti volumi distinti ma intimamente interconnessi. L’interconnessione, basata su una spina pedonale coperta, è enfatizzata con intensità dalla sequenza di diversi ambienti pubblici, in modo da innescare la vitalità tipica di un luogo urbano dalle molteplici attività. 20 l’ARCA 177

In particolare, la sequenza dell’attraversamento pedonale coperto intende riprodurre l’idea dei portici protetti della tradizione delle città di questa area geografica, sotto i quali trovano luogo le attività mercantili dello scambio. L’idea di integrare funzioni diverse in un singolo edificio per garantirne la fruizione continua e vitale da parte di ogni tipo di utilizzatore non è nuova, è un’idea applicabile a livello di quartiere come a livello architettonico. Dominique Perrault organizza le relazioni fra queste diverse funzioni, mantenendo e riproponendo la scala umana che caratterizza le strade e le piazze della cittadina austriaca. Il progetto “ibrido”, come definito dallo stesso autore, ha in sé i geni della natura della città riproposti nel suo vero, nuovo, cuore; un edificio multiforme e multifunzione, destinato a rinnovare ed ampliare l’iconografia di questo pittoresco centro abitato. La molteplicità funzionale è anche alla base della configurazione delle superfici delimitanti i diversi blocchi del complesso. Il progetto delle facciate, lungi dal costituire un esercizio formale bidimensionale, è eseguito dall’interno verso l’esterno, ed è caratterizzato da una purezza essenziale. Le chiusure sono disegnate in modo da dissimulare la configurazione della struttura, nella forma di una vasta scacchiera architettonica. Questa griglia spiazzante introduce una stimolante ambiguità nell’immagine esterna, e si offre coraggiosamente a un confronto ambientale non facile. Non essendo visibile la struttura principale, l’ossatura architettonica dell’edificio, la chiave di lettura della sua costruzione, è la composizione stessa delle facciate e la generazione di volumi sapientemente aggregati definiti dalle stesse superfici. Nel loro disegno, Perrault ha introdotto un materiale interessante e piuttosto inedito utilizzato come schermo solare per le aree vetrate: pannelli di maglia metallica sospesi a telai posti ad una distanza variabile dalle superfici da proteggere. Queste membrane generano una nuova teoria di riflessi, trasparenze, ombre e colori capaci di arricchire ulteriormente la percezione della nuova emergenza urbana. Questi tendaggi del terzo millennio riflettono la luce del sole, mediandola all’interno, e conferendo all’esterno dell’edificio una personalità lucente e risplendente. Un’architettura di controllati bagliori, nel già scintillante ed unico panorama delle Alpi austriache. Alessandro Gubitosi

ominique Perrault has accuD stomed us to architecture designed around a system of pure sur-

faces and structures, planes with all kinds of different textures, contrasting or continuous overlapping p a tt e r n s , s u p e r i m p o s iti o n s a n d translucencies. D ee p l y r oo t e d i n m o d e r n i s m , Perrault’s philosophy of architectural design is built around sincere utilitarianism. Most of his buildings have regular, quadrangular bases, basically drawing expressive fo r ce y f r o m t h e i r s t r u c t u r a l layout and wealth of two- or slightly three-dimensional surface designs. Even though Perrault’s architecture vibrates with technological exploits and lively stylistic explor a ti o n s , it s s t a r tli n g c l a r it y a n d simplicity is rather reminiscent of some of the legendary works of Mies van der Rohe. The project for a new town hall fo r I nn s b r u c k , co m b i n e d w it h a hotel and retail facilities, involves redesigning one side of a square in the old city centre. The question of the environmental impact on its surroundings is a key part of the design. As already tested out in other projects involving important old buildings, Perrault h a s i n co r p o r a t e d a n ew b u il d i n g d e s i g n e d i n a ve r y c u tti n g-e d ge idiom, tightly connected to the redevelopment of certain indoor public spaces. This has resulted in a gradual transition from old to new, oscillati n g be t wee n t r a d iti o n a l fe a t u r e s and brand-new architectural configurations. The layout of different buildings tends to transform the urban skyline, adding a city to the city in the form of carefully gauged clusters of functions and their surfaces and structures. One of the key features of the design is a tower containing the vertical links. This new vertical feature knitted into the cityscape interacts with the rest of the city’s belfries and towers and turns the building into a sort of landmark, as is only to be expected of the most emblematic of public buildings. The three facilities required (town hall, hotel and retail space) take up three separate but closely connected sections of the building. The interconnection, based on a cove r e d p e d e s t r i a n b a c k bo n e, i s p owe r f u ll y b r o u g h t o u t b y t h e sequence of different public premises designed to trigger off the kind of life typically found in an urban place full of different activities. T h e i n d oo r p e d e s t r i a n p a ss a ge way is notably intended to evoke the idea of sheltered porticoes trad iti o n a ll y fo un d i n c iti e s i n t h i s

part of the country, where trading used to take place. There is nothing new about the i d e a of co m b i n i n g v a r i o u s f un cti o n s i n t o o n e s i n g l e b u il d i n g t o make it sure it can be used all the time by all kinds of users; it is an idea that can be implemented on an architectural level or even neighbourhood-wide. P e rr a u lt s e t s u p t h e r e l a ti o n s be t wee n t h e s e v a r i o u s f un c ti o n s , maintaining and reproposing the h u m a n -f r i e n d l y s c a l e of t h i s Austrian city’s roads and squares. T h i s “ hy b r i d ” p r o j ec t , a s t h e architect himself describes it, contains within it the city’s genes reproduced in its real new core; a multiform and multi-purpose building designed to revamp and extend the iconographic image of this famously picturesque city centre. F un c ti o n a l m u lti p li c it y a l s o underlies the layout of the surfaces marking the boundaries of the comp l e x ’ s v a r i o u s b l oc k s . F a r f r o m being a two-dimensional exercise in style, the design of the facades m ove s f r o m t h e i n s i d e o u t w a r d s and is the epitome of pure simplicity. The closures are designed to dissimulate the structural design in t h e fo r m of a h u ge a r c h it ec t u r a l chequer board. T h i s d i s co n ce r ti n g g r i d i n j ec t s exciting ambiguity into the outside image and lends itself bravely to a complicated form of environmental interaction. Bearing in mind the main struct u r e i s n o t v i s i b l e, t h e b u il d i n g ’ s architectural framework (the real k e y t o r e a d i n g t h e b u il d i n g ) i s a c t u a ll y t h e f a c a d e d e s i g n it s e l f a n d t h e w a y t h e co m b i n a ti o n of structures is cleverly developed out of the surfaces themselves. Perrault has designed them by i n t r o d u c i n g a n i n t e r e s ti n g a n d rather unusual material as a sunscreen for the glass sections: metalwebbed panels suspended from fram e s p l a ce d a t v a r y i n g d i s t a n ce s from the surfaces they are designed to protect. These membranes create a new notion of reflections, transparencies, shades and colours capable of making this new urban landmark even more noticeable. These curtains for the third millennium reflect the sunlight, controlling it on the inside and instilling the outside of the building with its own bright and shiny personality. Architecture with its own carefully gauged lights and reflections in the dazzlingly unique setting of the Austrian Alps. Roland Halbe

architettura a cui ci ha abituaL’ to Dominique Perrault è un sistema di superfici e volumi puri,

Progetto: Dominique Perrault

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Nella pagina precedente, particolare del passaggio coperto che collega i corpi del municipio, dell’hotel e degli spazi commerciali realizzati nel centro di Innsbruck. Qui sotto, dal basso in

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alto, pianta del piano terreno, del primo piano e planimetria generale. A destra, la facciata dell’hotel che definisce un lato della piazza rapportandosi con gli edifici esistenti.

■ Previous

page, detail of the covered passageway linking the Town Hall, the hotel and the retail spaces realized in Innsbruck city centre. Below, from bottom up, ground-floor plan, firstfloor plan, and site plan.

Right the facade of the hotel characterizing one side of the square in harmony with the existing buildings.

Credits Project: Dominique Perrault with Reichert-Pranschke-Maluche Architekten Artistic Director: Gaelle Lauriot-Prèvost Project management: Ralf Levedag, Alexander Stcher Project Team: DP-Paris: Anne Speicher, Jerôme Thibault, Mathias Fritsch, Moreno Marconi, Cyril Lancelin; RPM-

Munchen: Nina Höhne, Rainer Centmayer, Pedro CastroRicardo, Stefan Hub, Thomas Bengesser General Coordination: ATP-Achammer-Tritthart & Partner Project Direction: Bernhard Hörtnagl Project Coordinator: Peter Bause Project Management: Stefan Zoller, Julia Heumader Surveyor: Michael Raab

Engineering: Karl Frajo-Apor, Stefan Demetz, Milan Kozanek, Manfred Lang, Margarita Pavlova, Heinz Steffan, Sabine Tussetschläger; Baucon ZT (hotel statics) Static and Plants Consultants: Bruno Alf, Raimund Nowak, Johannes Stimpfl, Daniel Handle, Thomas Mathoi, Andrea Oberhuber; Heinz Unterweger, Wolfgang Richter, Klaus Tritthart, Klaus Schenk, Roland Lener

Lighting Project: Bartenbach LichtLabor Ergonomics: Arcobal Beratergruppe Interiors: ATP with Jiszda & Partner Landscaping: Ludwigstorff & Hösel Graphic systems: Arge2, Zimmermann Grafik Design with DP Paris and RPM Munchen Suppliers: Friess Metallbau, Koch Dachplan, Holzner, Josef Curz

& Co., Baierl & Demmelhuber, Huter, Fiegl & Spielberger, Ortner, Mannesmann Anlagenbau Austria, Rangger, Durlum, Kreuzroither Stahlbau und Metalbau, Tiroböden, Bell, Hali Client: Rathauspassage gmbh (project coordinator: Peter Retter; project management: BOE-Bauobjekt-Entwicklung, Siegried Oberfrank, Stefan Eigentler, Gerhard Hösel, Bernhard Seelig)

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■ Dal

basso in alto, pianta del secondo piano e sezioni trasversali. A destra, vista del complesso che si inserisce nel centro storico della città senza alternarne gli equilibri e le

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proporzioni ma con un graduale passaggio tra vecchio e nuovo. Nelle pagine successive, particolari delle facciate esterne, della terrazza ristorante e del sistema dei collegamenti verticali.

From bottom up, second-floor plan, and cross sections. Right, view of the complex, integrated in the historical city centre without altering its balances and proportions but with a

gradual shift from old to new. Next pages, details of the exterior facades, of the terrace-restaurant, and of the vertical links system.

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■ Particolari

della connessione tra i tre volumi del municipio, dell’hotel e degli spazi commerciali che compongono il nuovo complesso. Il complesso si caratterizza per la soluzione di facciata che utilizza una griglia di pannelli a maglia metallica sospesi a telai posti a distanza variabile dalla superficie interna. ■ Details of the connection among the three buildings - town hall, hotel, shopping mall constituting the complex. The complex is characterized by the facade utilizing a grid of metal-mesh panels suspended to frames, with a variable distance from the interior surface.

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La metamorfosi dell’edificio Dromont Factory

Progetto: Gianni Arnaudo

Credits Project: Gianni Arnaudo Structures: Paolo Minuto Electrical and Thermic Plants Project: Studio Forte Prefabricated and Built Strctures: Ing.Prunotto Air-conditioning and Heating Plants: Giachino Livio

architettura, com’è ovvio, si adeL’ gua, lavorando sugli spazi e sulle forme, all’inevitabile processo, socia-

Nudo nella sua essenzialità, il lungo “nastro” grigio pennellato in Alucobond dello stabilimento Dromont viene “macchiato” soltanto dal logo dell’azienda. Il legame con l’edificio viene affidato invece a quello che il progettista definisce “uno spiedo”, in cristallo, ma che curiosamente, visto dall’esterno, porta alla mente, per forma e collocazione, il pulpito di una chiesa. Questo “spiedo” attraversa, bucandolo (il progettista usa addirittura il violento termine “trafiggendolo”) l’intero complesso, divenendo dunque un ponte sospeso finalizzato ai percorsi dei lavoratori e delle utilities. Non c’è dubbio che il concetto di riconoscibilità del manufatto, sia anche un modo di “veicolare la comunicazione di una propria rinnovata filosofia aziendale basata sul concetto di innovazione, di creatività e di sensibilità rispetto alle sollecitazioni esterne del mercato” che si rivolge alle multinazionali del colore. Ultima notazione che rafforza il concetto di “visibilità” di cui s’è detto: l’impianto di illuminazione crea effetti particolari che fanno del manufatto una sorta di “faro” fra le colline piemontesi, anche di notte, entrando dunque a far parte, a tutti gli effetti, del paesaggio. Ventiquattro ore su ventiquattro. Michele Bazan Giordano

r c h it ec t u r e, a s i s o n l y t o be A expected, adapts to the inevitable socio-cultural process of ligh-

età e confezione, solo un’ estetica “vagamente postmoderna”. D’altra parte l’architetto lo dichiara con chiarezza: “L’idea dominante che ha guidato la progettazione è stata quella di smaterializzare il passato”, in definitiva di svuotare lo status quo di ogni connotazione autonoma trasformandolo in “altro”. L’operazione di “scarnificazione” è stata resa possibile da un uso intelligente del vetro, affidato alle tecnologie di Metra e ai cristalli di Saint-Gobain. Conseguenza: un riuscito processo di alleggerimento e trasparenza dell’insieme. Del resto un’analoga filosofia di approccio progettuale Arnaudo l’ha messa in pratica (insieme agli architetti Angelo Bodino e Alessandro Lavagna) nel complesso ricettivo e residenziale di Portarossa, a Cuneo. Anche qui l’incontro fra architettura e natura è sottolineato con forza dall’affacciarsi del complesso sull’altopiano come “la prua di una nave”. E anche il concetto di “cesura” si ripropone attraverso una sorta di lotta intestina fra elementi dello stesso manufatto, in questo caso i blocchi opachi e quelli trasparenti (“la parte vetrata è l’antitesi al resto del progetto”, dice Arnaudo). Insomma un linguaggio che, se per certi versi può sembrare vagamente autofago, per altri appare lessicamente provocatorio.

tening “heavy factories” by working on spaces and forms. Those obsolete industrial warehouses are disappearing as the most elegant architects try to bring them up-to-date as, at the same time, a new method and m e a n s of a r c h it ec t u r a l d e s i g n i s slowly emerging based on transpar e n c y a n d s i m p li c it y . A n d eve n mechanical industries still in business are bound to adapt to this proce ss t e n d i n g t o r e s t o r e a ce r t a i n purity to a land where “Cipputi”, m e n i n o il - s t a i n e d ove r a ll s a n d environmental pollution are becoming nothing more than a distant memory. T h e p r o j ec t fo r t h e D r o m o n t works in the Piedmont countryside, better known to the general public for its wines, truffles and the literary works of Fenoglio and Pavese than its incredible and often hidden (at least to the collective psyche) “alternative” industrial manufacturing capacity, is an example of t h i s ve r y co n ve n ti o n a l a d a p ti n g process carried out along the most traditionally modern stylistic guidelines for such a metamorphosis. T h e a r c h it ec t G i a nn i A r n a u d o found himself faced with the task of

(windowframes and ventilated facades), Simacame (exterior portals), Martino Emanuele & C. (ironworks), Sto AG (painting), Alba Color (decorations), Interform (false ceilings and double walls), Mondo (rubber floors), Floor Gres (interior floors and cladding), Worwerk (moquette), Sobrino (floors and cladding suppliers), Pavesmac (exterior floors), Archiutti, Frezza, International

e x t e n d i n g a n d r ev a m p i n g a n o l d building. D r o m o n t , w h i c h m a nu f a c t u r e s m a c h i n e r y of e x t r e m e l y h i g h mechanical/electronic precision for p r o d u c i n g i n d u s t r i a l co l o u r i n g agents and paints, felt the need to adapt its own headquarters to new production needs. But that is not all. We are talking about what the architect himself called “an enlightened business enterprise” that saw its own architectural structur e s a s “ a n i m p o r t a n t c h a n ce t o enhance its own image and product identity” by turning its works into a real landmark. The project’s real distinguishing feature is a sort of “ribbon” taking the form of a strip of metal that stretches out across the lawn in a vaguely wave-like patt e r n t o b r e a k w it h t h e r e s t of t h e complex that stands behind it. This concept of “rupture” which, in the case in question, fits in even better with the “addition” designed by the same architect: the wall actually hides, removes and makes what was previously there vanish like some s o r t of co n j u r i n g t r i c k , v i s u a ll y w i p i n g it o u t f r o m eve n t h e onlooker’s memory. Partly because, in this case, the age and style of what was previously there - as Arnaudo told us - was

Office Concept, Trau (office furniture), Poltrona Frau (upholstery), Ergone, Albaufficio (office furniter supplier), Artemide, Flos, ViaBizzuno, Trilux (lighting), Ambiente Luce (lighting supplier) Client: Drofin (Responsible: Claudio Drocco)

only “vaguely postmodern” aesthetically speaking. The architect has openly avowed that: “The main theme of the design was to de-materialise the past”, to f i n a ll y r i d t h e status quo of a n y independent connotations to turn it into “something else”. The “de-fleshing” operation was made possible by the clever use of glass drawing on M e t r a t ec h n o l og y a n d s h ee t s of Saint-Gobain glass. This resulted in a successful process of lightening the entire complex and making it t r a n s p a r e n t . A r n a u d o d r ew o n a similar design philosophy (together with the architects Angelo Bodino and Alessandro Lavagna) for the Portarossa housing and accommod a ti o n co m p l e x i n C un eo. H e r e a g a i n i n t e r a c ti o n be t wee n a r c h i tecture and nature is brought out powerfully by the way the complex faces onto the highland plane like a “ship’s hull”. And even the idea of “rupture” appears through a sort of internal struggle between different elements of the same building, in this case opaque and transparent blocks (“the glass part is the antithesis of the rest of the project”, according to Arnaudo). An idiom which, in certain respects, may seem vaguely autophagous and for others stylistically provocative.

T h e b a r e s i m p li c it y of t h e Dromont works’ long grey “ribbon” p a i n t e d w it h A l u cobo n d h a s j u s t one “stain”: the company logo. Its relation to the building is brought out by what the architectural designer describes as a glass “skewer”, which from the outside looks strangely like a church pulpit due to its shape and position. This “skewer” perforates right through the entire complex (the architect actually uses t h e r a t h e r a gg r e ss i ve e xp r e ss i o n “ p i e r c i n g it ” ) , t u r n i n g i n t o a s u s p e n d e d b r i d ge s e r v i n g a s a pathway for both the workers and utilities. There can be no doubt that the concept of building identity is also a way of “communicating the firm’s own new business philosophy based on the concept of innovation, creati v it y a n d a w a r e n e ss of e x t e r n a l market demands” and aiming at m u lti - n a ti o n a l f i r m s wo r k i n g i n the colour industry. One final note that reinforces the co n ce p t of “v i s i b ilit y ” m e n ti o n e d above: the lighting system creates special effects turning the building into a sort of “lighthouse” up in the Piedmont hills, even at nighttime, thereby becoming to all extents and p u r p o s e s p a r t of t h e l a n d s c a p e. Twenty-four hours-a-day.

Michele Devita & C.

le e culturale, di alleggerimento delle “fabbriche pesanti”. Spariscono gli obsoleti capannoni industriali, dei quali gli architetti più raffinati tentano di modernizzare la memoria, e cresce contemporaneamente un nuovo inventare, un diverso progettare, fatto di trasparenze ed essenzialità. E anche le aziende meccaniche ancora in attività non possono che adeguarsi a questo processo tendente a ripristinare una sorta di verginità del territorio dove i Cipputi, le tute blu macchiate d’olio e l’inquinamento ambientale tendono a divenire solo un lontano ricordo. Un esempio di questo adeguamento, in forma assolutamente canonica, secondo gli stilemi più modernamente tradizionali di questo processo metamorfico, è il progetto dello stabilimento Dromont nelle Langhe piemontesi, terre note al grosso pubblico più per la cultura enologica, i tartufi e le opere di Fenoglio e Pavese che non per la loro incredibile e spesso nascosta, almeno nell’immaginario collettivo, capacità produttiva industriale “altra”. L’architetto Gianni Arnaudo si è trovato di fronte al compito di ampliare e rivisitare un edificio già

esistente. La Dromont, che produce macchinari ad altissima precisione meccanica ed elettronica per il confezionamento di vernici e coloranti industriali, sentiva l’esigenza di adeguare la propria sede a intervenute necessità produttive. Ma non solo. Quella che lo stesso architetto Arnaudo definisce “un’imprenditoria illuminata” ha visto nell’architettura dei propri stabilimenti anche “un’occasione importante per creare un valore aggiunto alla propria immagine e alla riconoscibiltà del prodotto” anche in termini di segnale forte sul territorio. E questo segnale, l’elemento significante del progetto, è un sorta di “nastro” realizzato con un foglio di lamiera che si abbandona, allungandosi su un prato, con un andamento vagamente ondivago e marcando, con dichiarata evidenza, una cesura con il resto del complesso che si sviluppa alle sue spalle. Un concetto, questo di “cesura”, che si adatta al caso in esame ancor meglio di quello di “addizione” proposto dallo stesso progettista: quella parete, infatti, nasconde, rimuove, fa sparire come un trucco di un prestigiatore, il presistente, lo annulla visivamente ma anche nella memoria storica di chi guarda. Anche perché in questo caso tale cultura presistente – ci informa Arnaudo – esprimeva, per

Electrical Plants: SEA Control Windowframes and Curtain Walls: Metra Ventilated Walls: Alucobond, Alusuisse Italia Glasses: Saint-Gobain Glass Italia Steelworks: Mondino Officina di Mondino Giuseppe & Figli Suppliers: Alessandria & C.

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Nella pagina precedente, il nastro realizzato in fogli di lamiera che contraddistingue la nuova immagine della Dromont nel paesaggio delle Langhe e assonometria del progetto. A destra, il volume di cristallo che si incunea nella nuova facciata collegandola all’edificio retrostante. ■ Previous page, the ribbon of sheet metal make the Dromont works stand out in the Langhe countryside, and axonometry of the project. Right, the glass structure slotting into the new facade to connect it to the building at the rear. ■

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■ Particolari

dell’attacco tra la facciata e il corpo di fabbrica e dell’ingresso.

■ Details

of the connection between the facade and main building and of the entrance.

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■ Gli

interni dell’edificio si connotano per la grande nitidezza e per l’elegante utilizzo dei materiali. ■ The building interiors stand out for their clarity and the elegant use of materials.

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■ Scorci

di alcuni degli spazi comuni interni.

■ Views

of some of the communal spaces on the inside.

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“L

UN’OPERA ARTISTICA, UTILIZZABILE intervista con Patrik Schumacher [intervista originale: “Eine Kunstform, die anwendbar ist” Ute Woltron]

ta al Lande smuseum Joanneum di Graz nell’ambito dello “Steirischer Herbst 2002”,

Patrik Schumacher, curatore di “Latente Utopien”, partner di Zaha Hadid, non si pone la domanda se ciò che è esposto sia architettura o arte: importante è il nuovo e ciò che può essere effettivamente realizzabile.

atente Utopien” (utopie latenti) è il titolo della mostra curata da Zaha Hadid e Patrik Schumacher allesti-

Dreams and Visions

visitabile fino al 2 marzo 2003. L’esposizione, realizzata in coproduzione con “Graz 2003 capitale culturale europea”, si propone di fare il punto su quella che può essere definita la “nuova avanguardia architettonica”. “Ogni tempo ha bisogno delle proprie utopie. Una società che non riflette più sul proprio sviluppo è pericolosa e mostruosa”. Schumacher ritiene però che debba nau-

LATENTE UTOPIEN

Graz

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fragare l’utopia intesa come singola idea guida poiché è pressoché impossibile formulare un singolo modello utopico capace di considerare tutti gli aspetti sociali, economici, politici e architettonici del futuro. Gli ostacoli da superare sarebbero troppo complessi. Le molteplici diramazioni delle singole società dovrebbero farci capire che non ci si può affidare auna singola utopia intesa come principio, a priori, ma si dovrebbe pensare a molteplici utopie latenti, nelle quali sia possibile sperimentare e giocare opportunisticamente. Queste differenti utopie dovrebbero circolare come “irritazioni” tra le società e i sottosistemi e l’architettura, oltre a essere pronta a scatenare queste irritazioni, dovrebbe, allo stesso tempo, saper anche irritare costruttivamente se stessa. Schumacher ritiene necessaria una “ritirata strategica dal programma attuale del progresso”, rivedendo il problema e sostituendo ogni sistema di pianificazione che si ponga un obiettivo specifico con una sperimentazione di tutte le diverse possibilità offerte dalle differenti discipline. Egli sostiene che è alle porte una fase di pura mutazione nella quale lo sperimentare nel campo del diverso porterà al nuovo. Nell’ambito dell’esposizione vengono mostrati principalmente attuali esperimenti di nuovi concetti di spazio, sviluppati attraverso l’utilizzo di nuovi mezzi digitali di progettazione. L’aumento delle possibilità offerte dai metodi digitali obbliga gli architetti a cimentarsi anche in questo campo ed è in questo senso che il loro processo di produzione si avvicina sempre di più all’arte. La scelta tra questi esperimenti artistici non può però poi prescindere da una appropriazione creativa da parte del pubblico tramite il confronto diretto in esposizioni interattive come questa che diventano “il terreno più adatto e forse l’unico per dissotterrare le potenzialità latenti dell’architettura”. I partecipanti scelti sono un importante segmento della scena architettonica sperimentale internazionale. Mentre alcuni come Coop Himmelb(l)au o Zaha Hadid si cimentano già da anni in questo campo ci sono altri come Servo od Ocean che sono all’inizio della loro carriera, studi d’avanguardia come FOA, MVRDV e UN Studio che hanno già costruito sorprendendo e continuano il loro cammino ai confini di questa disciplina, innovatori radicali come Greg Lynn, Reiser-Umemoto, Asymptote e Kol/Mac, che per molto tempo sono stati puramente teorici ma che ora si avvicinano alla pratica. Inoltre, con Ross Lovegrove e Karim Rashid, la mostra espone due dei più produttivi industrial designer, il cui incredibile successo è dovuto anche all’inserimento nella pratica di esperimenti di tipo radicale. Il visitatore si muove in una successione di spazi non familiari, che gli permettono una diversa e personale percezione. Architetture familiari e tipologie interne conosciute sono state volutamente evitate. Le installazioni variano da astratte composizioni tridimensionali (NOX) fino a modelli di progetti non ancora terminati (Greg Lynn FORM), da paretiappartamento (Zaha Hadid) fino a semi astratti ambienti abitabili che alludono a un’altra forma di vita (Softroom). In alcune stanze luce e spazio sono manipolati (Andreas Thaler), altre hanno capacità cinetiche (AA-DRL). Sono visibili modelli che si auto-mostrano attraverso una telecamera (Coop Himmelb(l)au), superfici che interagiscono alla presenza di visitatori (Reiser+Umemoto) e muri che respirano (veech.media.architecture). In tutti i progetti si rimanda comunque al potenziale della sensibilità elettronica e all’intelligenza dei futuri spazi. Non importa se questi progetti siano utopie, esperimenti, arte o architettura. Ciò che conta è che essi possano in ogni caso contribuire a uno sviluppo nel campo architettonico.

Lei ha curato insieme con Zaha Hadid la mostra “Latente Utopien”. Cosa rappresenta? Patrik Schumacher: Si tratta di un’esperienza estetica, qui si può vivere l’architettura non solo attraverso i disegni o i modelli ma anche dall’interno.

I gruppi in mostra sono per la maggior parte conosciuti e rappresentano un chiaro aspetto di avanguardia architettonica. Altri non sono conosciuti. Come avete scelto i partecipanti? Patrik Schumacher: “Latente Utopien” vuole dare uno sguardo alle maggiori tendenze della scena architettonica contemporanea. E’ esposta la prima fase di sviluppo di uno stile sperimentale per il quale è necessario utilizzare nuovi mezzi progettuali. Noi abbiamo una situazione tridimensionale nella quale vengono inserite anche interattività ed elettronica. Un genere simile di progetti non raggiunge il tavolo da disegno, attraverso il computer si possono simulare anche situazioni di luce e rappresentare oggetti cinetici. L’architettura si sviluppa nella direzione di un mondo astratto e interattivo, e qui noi vediamo proprio degli strumenti di questo sviluppo. Il visitatore gioca nelle differenti stanze un importante ruolo? Patrik Schumacher: E’ importante stabilire una relazione con il pubblico. I visitatori possono provare/sperimentare idee di spazio. Architetti come Propeller Z giocano proprio su questo. Nonostante ciò in esposizioni riguardanti questo tema ci sono sempre gli stessi lavori da vedere. Perché? Patrik Schumacher: Non sono ancora molti coloro che lavorano in questo settore e non si può prendere nuova gente dal nulla. Chi si occupa di queste cose, conosce gli altri che progettano in modo simile. Risultati come questa esposizione sono una buona opportunità per artisti, architetti e designer per incontrarsi e confrontarsi. Io penso che questa esposizione sia rappresentativa di ciò che sta accadendo in campo internazionale.

Quanto può incidere questo modo di fare architettura nel reale mondo costruito? Patrik Schumacher: Gente come Zaha Hadid e Coop Himmelb(l)au sono per ragioni generazionali i primi a essersi cimentati in questo settore e a dimostrare che i loro progetti vengono anche realizzati. Tutti gli altri architetti qui presenti, come Spuybroeck, MVRDV e UN Studio, sono bambini degli anni Novanta e loro stessi forniscono una prova che questi progetti possono diventare delle grandi realtà costruite. Ci sono inoltre anche team molto giovani, gente che ha meno di trent’anni. Domanda provocatoria: quanto visto in mostra vuole essere un’esposizione d’arte o d’architettura? Patrik Schumacher: Viene mostrato lo sperimentare con nuovi mezzi, materiali, forme. Accade lo stesso in architettura così come nell’arte. Si tratta di opere artistiche che possono essere utilizzate, come le simulazioni urbanistiche di Foreign Office Architects a Yokohama o di Zaha Hadid a Singapore. Si cerca però anche di provare nuovi modi di vivere e nuove fenomenologie di tutti i giorni.

E’ questo il nuovo? O è solo la traduzione di vecchie idee attraverso l’utilizzo di nuovi mezzi? Patrik Schumacher: C’è la selezione e la riproduzione, noi ci troviamo nella fase della mutazione. La sovrabbondanza di esempi è necessaria per poter ricavare il nuovo, l’utilizzabile. Giulia Decorti Partecipanti a “Latente Utopien” (www.latentutopias.at) AA-DRL (GB), Angélil/Graham/Pfenninger/Scholl Architecture (CH), ASYMPTOTE (USA), branson coates architects (GB), COOP Himmelb(l)au (A), dECOi (F), Foreign Office Architects (GB), Greg Lynn FORM (USA), Zaha Hadid Architects (GB), Kolatan/Mac Donald (USA), Ross Lovegrove (GB), MVRDV (NL), NOX (NL), ocean D (GB), OCEAN NORTH (FIN), Pichler & Traupmann (A), propeller z (A), Karim Rashid (USA), Reiser+Umemoto (USA), Sadar Vuga Arhitekti/The Designers Republic (SLO), servo (S/CH/USA), Softroom (GB), Andreas Thaler (A), the next ENTERprise (A), UN Studio (NL), veech.media.architecture. (A)

“L

A USABLE WORK OF ART interview with Patrik Schumacher [original interview entitled: “Eine Kunstform, die anwendbar ist” - Ute Woltron]

Schumacher on display at the Landesmuseum Joanneum in Graz as part

Patrik Schumacher, the curator of “Latente Utopien” and Zaha Hadid’s partner, is not concerned about whether that is on display is architecture or art: the important thing is what is new and what can actually be created.

atente Utopien” (Latent Utopias) is the name of the exhibition being organised by Zaha Hadid and Patrik of the “Steirischer Herbst 2002”, open to visitors through to 2nd March 2003. The exhibition organised in conjunction with “Graz 2003 - European Cultural Capital” is intended to focus on what might be described as the “new architectural avant-garde”. “Every age has its own utopias. A society that no longer reflects on its own development is dangerous and monstrous”. Schumacher believes, however, that we ought to abandon any idea of utopia as a single guiding idea, since it is almost impossible to devise one single model utopia encompassing every aspect of future society, economics, politics and architecture. There would be too many intricate obstacles to overcome. All the branches of individual societies ought to make it clear that we cannot rely on one single utopia taken as an aprioristic principle, we need to envisage lots of latent utopias providing plenty of room for suitable play and experimentation. These different utopias ought to circulate like “irritations” between different societies and their sub-systems and architecture; and as well as being ready to set these irritations going, society must also find a way to irritate itself constructively. Schumacher believes we need to “strategically withdraw from the current programme of progress” to take a fresh look at the issue and replace each planning system designed with a specific purpose in mind with experimentation into all the various possibilities different disciples have to offer. He claims that a period of pure change is at the door, during which experimentation into unfamiliar realms will lead to new developments. The exhibition will mainly be displaying current experiments into new spatial concepts developed by using new digital means of design. The exhibition mainly displays the latest experiments into new spatial concepts developed using the latest means of digital design. The wider range of prospects opened up by digital methods forces architects to come to terms with this new field, and in this respect their method of production is becoming more and more similar to art. The choice between these different artistic experiments cannot fail to cater for direct confrontation with the general public through interactive exhibitions like this, which provide the “best and perhaps only means of unearth the latent potential of architecture”. An important slice of the international experimental architecture scene has been asked to take part. While some like Coop Himmelb(l)au or Zaha Hadid have already been working in this field for years now, others like Serve or Ocean are at the start of their career, while certain avantgarde teams like FOA, MVRDV and UN Studio have already built some stunning designs and are continuing to work on the fringe of the discipline, and radical innovators like Greg Lynn, Reiser-Umemoto, Asymptote and Kol/Mac are now moving on to actual practice after years of purely theoretical studies. The exhibition can also boast two of the most productive industrial designers of all, Ross Lovegrove and Karim Rashid, whose incredible success is also due to their incorporating radical experiments in their work. Visitors move through a sequence of unfamiliar spaces perceived in their own different personal ways. Familiar architectural and interior designs have deliberately been avoided. The installations vary from abstract three-dimensional compositions (NOX) to models of unfinished projects (Greg Lynn FORM), apartment-walls (Zaha Hadid) and even semi-abstract living quarters evoking a different form of life (Softroom). In certain rooms light and space are manipulated (Andreas Thaler), others have kinetic qualities (AA-DRL). There are models that d i s p l a y t h e m s e l ve s t h r o u g h a v i d eo c a m e r a ( C oo p Himmelb(l)au), surfaces interacting in the presence of visitors (Reiser+Umemoto) and walls that breathe (veech.media.architecture). In any case, all the models evoke the potential of electronic awareness and the intelligence of future spaces. It matters little whether these projects are utopian dreams, experiments, art or architecture. What matters is that they can in any case help develop architecture in general.

Dreams and Visions

You were in charge of the “ Latente Utopien” exhibition together with Zaha Hadid. What is it supposed to represent? Patrik Schumacher: It is an aesthetic experience, architecture can be experienced from the inside, as well as through drawings and models... The teams whose work is on display are mainly well-known exponents at the cutting-edge of avant-garde architecture. Others are not so well known. How did you decide who was to take part? Patrik Schumacher: “Latente Utopien” means taking a look at the main trends on the modern-day architectural scene. The exhibition shows first stage of developing an experimental style calling for new means of design. We have a three-dimensional situation also incorporating interactivity and electronics. These kinds of projects never actually reach the drawing board, a computer can be used to simulate lighting conditions and represent kinetic objects. The architecture develops along the lines of an abstract, interactive world, and what we can see here are the means used to develop this way. Do visitors play an important role in the various rooms? Patrik Schumacher:It is important to relate to the general public. Visitors can feel/ experiment with spatial ideas. Architects like Propeller Z play on this. Nevertheless, exhibitions on themes like always have the same works on display. Why is that? Patrik Schumacher:There still are not many people working in these realms and we cannot produce new people out of thin air. Architects working on these things know the rest of the people designing along the same lines. Results like this exhibition provide the chance for artists, architects and designers to meet together and compare their ideas. I think this exhibition is exemplary of what is happening on the international scene.

LATENTE UTOPIEN

Graz

Just what kind of impact can this way of designing architecture have on the real world of building? Patrik Schumacher: People like Zaha Hadid and Coop Himmelb(l)au are, due to their age, the first to have tackled this sector and show how their projects can actually be built. All this architects on show, such as Spuybroeck, MVRDV and UN Studio, are kids from the 1990s and clearly demonstrate that these projects can be turned into major buildings. There are also some very young teams composed of under-30s. Here is a rather annoying question: is the work on display supposed to be an exhibition of art or architecture? Patrik Schumacher: What is that supposed to mean. This is an exhibition of how to experiment with new means, materials and forms. The same things happen in architecture as in art: These are works of art that can actually be put to use, like the urbanistic simulations designed by Foreign Office Architects in Yokohama or Zaha Hadid in Singapore. There are also attempts to test out new ways of life and new day-to-day phenomenologies. But is all this new? Or is it just a rendition of old ideas using new means? Patrik Schumacher: There is selection and reproduction, we are at the mutation stage. The over-abundance of examples is required to find what is new and usable.

Participants at “Latente Utopien” (www.latentutopias.at) AA-DRL (GB), Angélil/Graham/Pfenninger/Scholl Architecture (CH), ASYMPTOTE (USA), branson coates architects (GB), COOP Himmelb(l)au (A), dECOi (F), Foreign Office Architects (GB), Greg Lynn FORM (USA), Zaha Hadid Architects (GB), Kolatan/Mac Donald (USA), Ross Lovegrove (GB), MVRDV (NL), NOX (NL), ocean D (GB), OCEAN NORTH (FIN), P i c h l e r & T r a u p m a nn ( A ) , p r o p e ll e r z ( A ) , K a r i m R a s h i d ( U S A ) , Reiser+Umemoto (USA), Sadar Vuga Arhitekti/The Designers Republic (SLO), servo (S/CH/USA), Softroom (GB), Andreas Thaler (A), the next ENTERprise (A), UN Studio (NL), veech.media.architecture. (A)

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Foreign Office Architects Ltd. (GB) Farshid Moussawi, Alejandro Zaera Polo www-f-o-a-.net ■ Rendering

per il concorso di ricostruzione del World Trade Center a New York, 2001. ■ Rendering for the design competition for reconstruction of World Trade Center in New York, 2001.

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NOX (NL) (Lars Spuybroek with Chris Seung-Woo Yoo, Kris Mun; model: Augustina Martine, Antonio Correia) ■ Rendering

per il concorso di ricostruzione del World Trade Center a New York. Max Protetch Gallery, 2001. ■ Rendering for the design competition for reconstruction of World Trade Center in New York. Max Protetch Gallery, 2001.

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Branson Coates Architecture (GB) Nigel Coates, Doug Branson www.bransoncoates. com ■ Guide

to Ecstacity, 2002.

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Greg Lynn (USA) www.glform.com ■ Rendering

per il progetto presentato al concorso Eyebeam Museum of Art and Technology, New York, 2001. ■ Renderings for the project presented at the Eyebeam Museum of Art and Technology competition, New York, 2001.

DECOi (F) Mark Golthorpe, Gabriele Evangelisti, Gaspar Giroud, Felix Robbins www.decoi.org ■ Paramorph:

A Gateway to the South Bank, London, 1999.

Pinktrap / Architectur al Academy London (GB) Mirco Becker, Siriyot Chiamnuay, Ramon Gomez, Maria José Mendoza www.aaschool.ac.uk / aadrl ■ Techno-Cloud,

2002.

Greg Lynn (USA) www.glform.com ■ Progetto

“City of Towers”: prototipi per Alessi. ■ “City of Towers” Project:Alessi prototypes.

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Zaha Hadid Architects (GB) Zaha Hadid, Patrik Schumacher www.zaha-hadid.com

MRVDV (NL) Winy Maas, Jacob van Rijs, Nathalie de Vries www.mrvdv.nl

Modello del progetto vincitore del concorso per il Centro di Arte Contemporanea di Roma, 2002. ■ Model of the winning project for the Contemporary Art Centre in Rome, 2002.

■ Rendering

del progetto di complesso residenziale “Housing Silo”, Amsterdam, 2001. ■ Renderings of the Housing silo complex project in Amsterdam, 2001.

RUR Architecture PC Reiser & Umemoto (USA) Jesse Reiser, Nanako Umemoto www.reiserumemoto.com ■ Progetto

“West Side Convergence”: vista della copertura con un giardino pubblico sopraelevato, 2002. ■ “West Side Convergence” project: view of roofscape with public elevated garden, 2002.

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Andreas Thaler (A) www.andreasthaler.c om ■ Studi

per l’installazione “Liquid Lounge”, 2002. ■ Studies for the exhibition project “Liquid Lounge”, 2002.

veech.media. architecture (A) Stuart Veech, Mascha VeechKostmatschof www.veech-vma.com “Making It - A Storefront Discussion of New Viennese Architecture”, installazione ambientale/environmental installation in Schönbrunnstrasse 73, Vienna 2000.

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Softroom (GB) Christopher Bagot, Daniel Evans, Oliver Salway www.softroom.com ■

Wallpaper Jet, 2002.

Softroom (GB) Christopher Bagot, Daniel Evans, Oliver Salway www.softroom.com ■ Rendering

per sede Motorola, 2002. ■ Rendering for Motorola offices, 2002.

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Asymptote / Hani Rashid and Lise Anne Couture (USA) www.asymptote.net ■ In

queste pagine rendering del progetto vincitore del concorso per l’Eyebeam Museum of Art and Technology, New York, 2001. ■ These pages, renderings for the winning project at the Eyebeam Museum of Art and Technology competition, New York 2001.

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Il volume inventato Asia Society, New York

Progetto: Voorsanger & Associates

Sono stati interpellati gli architetti di Voorsanger & Associates che, pur nel rispetto dell’esistente sono riusciti a conferire nuova vitalità e funzionalità agli ambienti interni dell’edificio. Il punto di partenza è stata un’attenta analisi di ciò che si poteva e doveva riflettere dello spirito asiatico che informa tutte le attività dell’Asia Society. L’Asia comprende oltre trenta nazioni, ciascuna con la propria cultura: si è quindi escluso di definire riferimenti troppo specifici. L’opzione conseguente è stata quella di trovare il minimo comun denominatore della ricca cultura orientale, soprattutto in termini architettonici, e lo si è individuato in tre elementi chiave: chiarezza di obiettivi, nitidezza geometrica, e raffinato uso dei materiali e dei dettagli. L’intervento, che ha portato all’ampliamento degli spazi a disposizione da circa 400 metri quadrati agli attuali 1000 metri quadrati, ha reinterpretato l’esperienza della sequen-

za spaziale con la creazione di un atrio alto quattro piani in cui si inserisce una scala di vetro che collega l’ingresso alle nuove sale del museo. E’ stata poi realizzata una Garden Court che perimetra le facciate sud e ovest ed estende il piano terra fino al limite più esterno della proprietà. Questo spazio di sosta e relax è caratterizzato da una copertura in carta di riso laminata e lastre di vetro poggiate su travi rivestite in teak e disposte a raggiera, a ricordare i tradizionali parasole orientali, mentre il pavimento è di marmo verde-blu, memoria dei sereni specchi d’acqua asiatici su cui si chinano i salici piangenti. Tutto il piano terra, con pareti in betulla ghiaccio e intonaco bianco liscio, è dedicato, oltre che all’area di ricezione, al negozio di oggetti asiatici, alla caffetteria, a sale lettura e consultazione internet, e a piccole sale per concerti. Su un lato dell’atrio si trova la gran-

de scala, costituita da una spina leggermente ricurva di acciaio bianco e da scalini in vetro azzurrato, tramite cui si accede alle gallerie espositive, per mostre temporanee e per la collezione Rockfeller di proprietà dell’Asia Society, che presentano pareti bianche e pavimenti in bambù. L’ultimo piano, l’ottavo, ampliato con un nuovo attico, è occupato dalla sala del consiglio di amministrazione dell’organizzazione e, grazie alla sua ampiezza, è utilizzato talvolta per ospitare i ricevimenti più importanti. Infine, tutta la struttura è stata dotata delle più avanzate attrezzature elettroniche per le video-conferenze e per la comunicazione visiva con i visitatori. Un intervento governato, dunque, da un forte senso dell’equilibrio sia estetico che funzionale, in una elegante e raffinata sospensione tra tradizione e contemporaneità. Elena Tomei

recision, orthogonality, compactP ness versus variety, and luminosity are the real keys to the “yin yang”

asked to inject fresh life and functional efficiency into the building interiors without interfering too much with the existing facilities. Work began with a careful analysis of those aspects of Asian spirit informing all the Asia Society’s operations that could and had to be reflected in the new design. Asia is composed of over thirty nations, each with its own cultural heritage, so it was decided to avoid anything too specific. The alternative was to try and find the lowest common denominator in rich Eastern culture, particularly on an architectural level. In the end three key elements were identified: clear goals, geometric precision and elegant use of materials and detailing. A powerful sign of dynamism was also added to the old orthogonal geometric forms to inject fresh fluidity and perceptual intensity into the interiors. The new design, extending the avai-

lable spaces from about 400 square metres to 1000 square metres, provided a new sequence of space by creating a four-storey lobby incorporating a glass stairway connecting the entrance to the new museum rooms. A Garden Court was also created around the south and west facades that extends the ground floor to very outside edge of the property. This rest and relaxation space features a roof made of laminated rice paper and sheets of glass resting on teak beams arranged in a sunflower formation calling to mind traditional Oriental parasols, while the blue-green marble floor is reminiscent of calm Asian pools of water with weeping willows leaning over them. In addition to the recreation area, the entire ground floor, whose smooth white-washed walls are made of icy birch, is designed to hold a shop selling Asian memorabilia, a cafeteria, reading rooms, Internet stations and

small concert rooms. There is a large staircase over on one side of the lobby constructed out of a gently curving white steel backbone and skyblue-tinted glass steps. The stairway leads through to the exhibition galleries for hosting temporary exhibitions and the Rockfeller collection owned by the Asia Society, which all have white walls and bamboo floors. The eighth and top floor, which has been extended by a new attic, holds the organisation’s board room, whose size means it can also be used for hosting important receptions. The facility has also been furbished with the latest electronic equipment for video-conferences and visually interacting with visitors. This is a carefully controlled design governed by a powerful sense of both functional and aesthetic balance elegantly suspended between tradition and modernity.

nico, questa ristrutturazione, a opera dello studio Voorsanger & Associates, della sede dell’Asia Society a New York. L’Asia Society è un’organizzazione internazionale che dagli anni Ottanta occupa un edificio di otto piani rivestito in granito rosso, realizzato nel 1981 da Edward Larrabee Barnes, all’angolo tra Park Avenue e la 70th Strada a Manhattan. La sua missione è quella di “ponte tra Asia e Occidente” sia in campo economico e politico, sia culturale e artistico. Col moltiplicarsi delle proprie attività nel corso degli anni, l’organizzazione ha deciso di ampliare gli spazi a propria disposizione, volendo però rimanere nella sede attuale. Inoltre, avendo sempre più posto l’accento sulle attività espositive, ha deciso di rinominare la propria sede The Asia Society and Museum.

architectural success of this restructuring project on the headquarters of the Asia Society in New York designed by Voorsanger & Associates. The Asia Society is an international organisation dating back to the 1980s occupying an eight-storey building clad with red granite designed in 1981 by Edward Larrabee Barnes at the corner of Park Avenue and 70th Street in Manhattan. It is designed to build an economic, political, cultural and artistic “bridge between Asia and the West”. As the organisation expanded its business operations down the years, it decided to extend its premises without leaving its current location. Having also opted to focus more on exhibition activities, it decided to re-name its The Asia Society and Museum. Voo r s a n ge r & A ss oc i a t e s we r e 50 l’ARCA 177

Vertes Model Makers: Yoseke Go, Zion Go, Edward LaMonde, Kim Neuscheler, Chris Scania Structural Engineering: Weidlinger Associates MEP: Altieri Sebor Wieber Consulting Engineers Lighting: Brandston Partnership Audiovisual/Television: Shen Milsom & Wilke

Security: Ducibella Venter & Santore Signage, Graphics & Screen: Vignelli Associates Interactive: Andrew Davies & Small Design Opening Exhibitions: Gboyega Designworks and Perry Hu Studio New Way of Tea: Atsushi Kitagawara Architects (Overall Gallery Installation), Takashi

Sugimoto (Black Metal Screen Tea House) Construction Manager: J.A.Jones Construction Group Indoor Landscape: John Mini Indoor Landscapes Exterior Stone: A-Ottavino Corp Garden Court: W&W Glass Systems/ASI Ornamental Stair: Post Road Ironworks/David Shuldiner/Depp Glass

Millwork: Patella Woodworking Retail Millwork: Steingart Woodcrafters Shoji Screen Wall: Green Mountain Gate Company Audiovisual: Wave Signage & Graphics: Signs & Decals, Corp Gallery Furniture & Reception

Desk: City Joinery Client: Asia Society; Building Committee: Nicholas Platt, Vishakha Desai, Inger McCabe Elliot, Mary Hart Bartley, Shin Miyoshi, George Papamichael, Zubatkin Associates, Owner’s Representative

Thomas Loof

igore, ortogonalità, compattezza R vs varietà, dinamicità, luminosità: un riuscito “yin yang” architetto-

Credits Project: Voorsanger & Associates Design Principal: Bartholomew Voorsanger Project Architect: James R.MacDonald Associate: Louis Dobday Design Team: Nichole Chauvin, Anita Lin, Aaron Neubert, Jorge Prado, Flint Sackett, Masayuki Sono, Martin Stigsgaard, Robert

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Nelle pagine precedenti, scorcio della facciata esterna, sezione della scala e planimetria generale della rinnovata sede dell’Asia Society and Museum all’angolo tra Park Avenue e la 70th

52 l’ARCA 177

Street a New York. Sopra, vista dall’alto della nuova Garden Court vetrata realizzata al piano terra. Sotto, pianta del piano interrato e del piano terra.

■ Previous

pages, partial view of the outside facade, section of the staircase and site plan of the revamped Asia Society and Museum at the corner of Park Avenue and 70th Street in New

York. Above, view from above of the new groundfloor glass Garden Court. Below, first cellar plan and ground-floor plan.

■ Scorcio

della facciata della Garden Court. Sotto, pianta del secondo piano e del terzo piano.

■ Partial

view of the Garden Court facade. Below, second-floor plan and third-floor plan.

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■ In

queste pagine, viste del nuovo atrio con la postazione di reception, il negozio di oggetti orientali e la grande scala in acciaio bianco e vetro azzurrato che caratterizza con un gesto dinamico l’intero spazio interno.

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■ These

pages, views of the new lobby showing the reception desk, Oriental memorabilia shop and large blue-tinted glass and white steel injecting dynamism into the whole of the interiors.

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Un’architettura selvatica In First Nations Garden, Montreal ontréal: c’è anche un parco dai M valori doppiamente mnemonici tra le prove ultime dell’affermato

studio Saucier+Perrotte. Nel problematico per quanto bilingue Québec, a maggioranza francofona, tra inviti al dialogo biforcuti e ambizioni separatiste forse spiazzate dall’arrivo in massa d’altre più variegate figure, deve essere considerato comunque saggio incatenare questo The First Nations Garden alla pace memorabile siglata proprio qui addirittura nel 1701. In maniera da dedicare un apposito padiglione all’esposizione e la conoscenza di quello che, delle nazioni prime e sopraffatte degli abitanti dei grandi spazi di questo Paese, è potuto, come per miracolo, sopravvivere. Sensibilità postuma che sarà di monito mentre il mondo tutto intero spinge gli uni verso gli altri e da queste parti asiatici, ispanici, arabi o coloured scompaginano ormai il quadro in cui, specchiandosi, gli anglofrancofoni vorrebbero invece magari affrontarsi. Ma, piuttosto che covare il rigetto, non sarebbe meglio imparare una volta per tutte dalle formiche la xenobiosi che ci vorrebbe? Per adesso, in attesa di scoprire in apprensione il seguito della coabitazione sul pianeta, chissà se si nota l’ostinazione dubbia di chi, dopo essersi convinto in nome della ragione universale di dover cancellare l’altro dalla faccia della terra, desidera, solo a distanza di generazioni, ritrovarne le tracce? Ma è ora di inoltrarsi in questo bosco posto dietro gli isolati che si affacciano sul Boulevard Pie IX che va e viene dalla vicina isola di Laval fino all’incrocio con la Rue Sherbrooke che corre per la metropoli di Montréal da cima a fondo. Il nuovo padiglione segna il passaggio tra gli abeti e gli aceri che si dividono la foresta, ed è sistemato in trasversale e con l’ulteriore cautela di una leggera piega sul sentiero principale che taglia il parco, proprio in corrispondenza di una curva su cui effettua una sovrapposizione aerea. Così il museo con il rispettivo giardino si apre direttamente sul sentiero che sorvola. Due pareti direzionali accolgono viandanti e visitatori senza voler interrompere la continuità dello spazio. L’esposizione indoor, gli uffici e la boutique si trovano su un lato e sono per metà sprofondati in sotterraneo per dissimularne il peso compositivo, staccati sul versante opposto, ma sotto lo stesso tetto, m ee ti n g room e servizi sono disposti tra un muro e un morbido movimento di terra. In mezzo, tra diaframmi trasparenti pulviscolari o screziati, si incontrano in libertà i display che 56 l’ARCA 177

mostrano sospesi, proprio come se si trattasse di objets trouvés, i corredi materiali. L’andamento spiccatamente orizzontale non può che essere, come sempre in luoghi simili, il più efficace contrappunto alle verticali disseminate degli alberi. Scandito, per maggior nitidezza, dalla differenza di diametro e natura tra i tronchi e i montanti metallici della struttura che, per rettitudine fanno sentire la sinuosità organica del resto. Esiste un disegno assai persuasivo e riuscito, nella sua leggerezza, per stabilire quei legami di parentela auspicati dai progettisti tra un longilineo piano di copertura che traversi errando la foresta e un filo o segnale di fumo di cui si lascia immaginare la lontananza del corrispondente fuoco. Anche se si deve riconoscere che, al di là delle buone intenzioni, una lastra di cemento, per sottile che sia, non può che avere tutt’altro effetto. Ma in modo che è lampante e si capisce come le ondulazioni introdotte intendano mediare il carattere artefatto e redimere la rigidità in eccesso di un elemento costruito che capiti in un bosco. Per le stesse ragioni d’intonazione ambientale le grandi e altrimenti inorganiche vetrate sono diversamente temperate, con qualche ingegno, da schermi fatti di quei particolarissimi profili in legno che a ben guardare sono poi i rami. In un’intersezione tra architettura e vita nei boschi anche più spinta e ricercata nelle connessioni a brêlage tra i tronchi e i pali nemmeno sgrezzati in cui incluse nei cordami compaiono – ad esempio – delle grandi piume, chissà se ancora totemiche o solo pittoresche. Altrettanto curate le parti outdoor sotto il piano di copertura che copre solo il 2% della superficie del suolo disponibile. Conservazione in vitro, in grandi teche isolate, di una canoa o di piccole collezioni degli oggetti di un’altra vita quotidiana che fu. La cultura materiale come prova di un continente spazio-temporale perduto, ospite di un’architettura all’aria aperta, affidata a materiali di provata fede e opportunamente inselvatichita. Retaggio e lascito superstite di quei cosiddetti pellerossa che i bianchi sedicenti hanno dovuto sterminare – anche, per eccesso di zelo o per non averci creduto, una seconda volta in modo figurato al cinema – prima di tentarne, come se non fosse mai troppo tardi, l’impossibile rianimazione. Per finire in prossimità dei margini o dell’estinzione con evocarne – è stato notato – più il fantasma che l’auto-determinazione. Decio Guardigli

h e l a t e s t d e s i g n s of t h e we ll T known Saucier + Perrotte firm i n c l u d e a p a r k i n M o n t r e a l w it h

twice the usual mnemonic connotations. Quebec is a bilingual city where the majority of the inhabit a n t s a r e F r e n c h - s p e a k i n g. T h i s explains the strange mix of forked tongues and separatist ambitions, played down to some extent by the arrival of so many other people from all over the place. All things considered, The First Nations Garden co mm e m o r a ti n g t h e m e m o r a b l e peace agreement signed right here in 1701 appears to be a timely arrival. A s p ec i a l p a v ili o n d evo t e d t o t h e memory of what has miraculously survived of the original nations and subsequent inhabitants of the wide o p e n s p a ce s of t h i s v a s t co un t r y . T h i s k i n d of s e n s iti ve a w a r e n e ss after the event ought to act as a sort of warning as people from all over the world climb on top of each other. Here in Canada, Asians, Hispanics, Arabs and coloured people are creating a melting-pot that is much more mixed up than the simple state of affairs in which the English/Frenchspeaking communities were hoping to confront each other. But would not it be better to learn once and for all from ants what xenobiosis really means, rather than adopting the usual attitude of clean rejection. In the meantime, while waiting apprehensively to see how our co-existence on the planet turns out, who knows whether a rather uncertain obstinacy will still persist in those who, after wanting nothing less than to wipe all outsiders off the face of the earth in the name of universal reason, now, a few generations later, want nothing more than to retrace their steps? But the time has now co m e t o ve n t u r e i n t o t h e woo d s be h i n d t h e b l oc k s f a c i n g a l o n g Boulevard Pie IX stretching to-andfro from nearby Laval Island at the crossroads with Rue Sherbrooke that r un s r i g h t a c r o ss t h e c it y of Montreal. The pavilion marks the transition between firs and maples dividing up the forest. It is actually built crossways with the added precaution of a gentle fold across the main path cutting across the park just where there is a bend with an overhead supercolumniation. The museum and its commemorative garden open up directly onto the overhead walkway. Two directional walls welcome in passers-by and visitors without breaking up t h e s p a ce. T h e i n d oo r e xh i b iti o n , offices and shop are over on one side and half-buried underground to dissimulate their stylistic weight. Over on the other side but under the same roof, we find the meeting room and utilities set between a wall and gentle movement of earth. In-between t h e t wo, a m i d s t d u s t y o r s t r e a ky

Progetto: Saucier+Perrotte

■ Viste

generali del Interpretation Pavilion realizzato all’interno del parco di Montreal First Nations Garden, per ospitare un piccolo museo, un negozio e uffici. Il padiglione è per lo più uno spazio semi-aperto caratterizzato da una copertura ondulata in cemento.

■ General

views of the Interpretation Pavilion built inside the Montreal First Nations Garden to host a small museum, a shop and offices The pavilion is mainly a semi-open space featuring an undulating concrete roof.

walls, screens show all the illustrative materials hanging upon display and free to interact. The distinctly vertical nature of the design is, as usual in places like this, the most effective antidote to the ve r ti c a l fo r m s of a ll t h e t r ee s . Brought out even more markedly by the difference in diameter and nature between the tree trunks and metal stanchions of the structure, whose straightness contrasts with the organic sinuosity of everything else. The lightness of the design succe ss f u ll y a n d m o s t co n v i n c i n g l y establishes the kind of kinship bonds the architects were hoping to set up be t wee n t h e l o n g r oof p l a n e, t h a t seems to wander through the forest, and some sort of whiff or sign of smoke coming from a fire you can imagine burning in the distance. Although it has to be admitted that, leaving aside good intentions, a slab of concrete, however thin it might be, is bound to have quite the opposite effect. But all this is done so blatantly that we can see how the d e li be r a t e l y c r e a t e d un d u l a ti o n s are supposed to play down its artificial nature and redeem the excessive rigidity of a built element cropping up in the woods. For the same reasons of environmental integration, the large and otherwise inorganic glass windows are cleverly shielded in various ways behind screens made of special wood e n s ec ti o n s , w h i c h , u p o n c l o s e r scrutiny, turn out to be branches. Architecture and life in the woods intersect even more forcefully and i n t r i c a t e l y i n t h e co nn ec ti o n s between the trunks and rough cordage entwined – for instance – with large feathers: who knows if they are supposed to be totems or serve merely decorative purposes? Just as much care has been taken over the outdoor parts beneath the roof plane, which covers only 2% of the ground available. A canoe or small collections of everyday objects f r o m d a y s go n e b y a r e p r e s e r ve d be n e a t h g l a ss i n l a r ge i n s u l a t e d showcases. Material objects as proof of the culture of a continent lost in space and time, whose outdoor architecture drew on tried-and tested and suitably wild-looking materials. The legacy and relics of those socalled Redskins who so-called whit e s h a d t o e x t e r m i n a t e ( l a t e r r eenacted over-zealously, and perhaps because nobody really believed it, by the film industry) before setting about the impossible task, as if it were not already too late, of bringing them back to life. S h u t a w a y i n r e s e r v a ti o n s o r t h r e a t e n e d w it h t o t a l e x ti n c ti o n , rather than allowing them to determine their own future, we have really only conjured up their ghosts, as it has rightly been pointed out. l’ARCA 177 57


■I

progettisti hanno imperniato l’edificio su una forte relazione con lo spirito del luogo dedicato alla pace di Montreal del 1701 tra i coloni e gli indigeni - e l’ambiente naturale, realizzando un’opera “filtro” tra interno ed esterno, con materiali mantenuti grezzi e ampie superfici trasparenti. ■ The architects have hinged the building around close relations with a sense of place devoted to the 1701 peace settlement between the colonials and natives and the natural environment, designing a work acting as a “filter” between the inside and outside and exploiting rough materials and wide transparent surfaces.

■ Il

padiglione è inserito in una radura del bosco di aceri lungo il percorso principale del parco. Molte delle attività svolte dal museo sono all’aperto, mentre gran parte degli spazi chiusi sono interrati nel sottosuolo così da non incidere sul troppo il paesaggio circostante. ■ The pavilion is set in a maple wood along the main path through the part. Plenty of the museum activities are outdoors, while most of the indoor spaces are hidden away underground so as not to interfere too much with the surrounding landscape.

■ Pianta del piano terra. ■ Ground-floor plan.

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L’irrequietudine della forma Lavarack Barracks, Townsville

Progetto: Bligh Voller Nield

hane Thompson è un architetto S australiano che opera a Brisbane, nel Queensland, una terra resa aspra

that the work of architecture is expected to take on. None of Thompson’s works expresses the deep reasons underlying his philosophy of design better than the Lavarack Barracks Redevelopment in Townsville. The project theme was quite simple: to revamp a series of accommodation facilities built in 1966 for a military base in Australia in order to create more modern living quarters designed for both officers and ordinary soldiers. The functional development of the project was just as predictable, paying maximum attention to the tropical climate, proper ventilation and shelter from the strong sunlight. Apart from the simple engineering, Thompson’s architectural gesture involved taking the simple hierarchy of functions not as a goal but as a premise for deep stylistic reorganisation focusing on the main core of functions to bring out their secret design, intangible pathways and conceptual nodes with energetic mastery. The entire building front seems to have been shaken up by a sort of cataclysm halted on the brink of a terrible catastrophe, a sort of snapshot of a disaster waiting to happen and miraculously captured just before the inevitable happens. B u t r i g h t w h e n t h e e n t r a n ce s , roofs, connections and spatial relati o n s be t wee n t h e v a r i o u s li v i n g q u a r t e r s s ee m a bo u t t o t u r n i n t o r u i n s d ev a s t a t e d b y s o m e s o r t of massive collapse, we suddenly glimpse the subtle computations keeping a ti g h t g r i p o n t h e w h o l e d r a m a . I n d ee d , eve r y bo l d i n c li n e, e a c h disarticulated crossover and all the wavering structures are part of a carefully gauged diagram of forces that (even more significantly) carefully match the functional demands of the basic project theme. It does n o t t a k e m u c h t o r e a li s e t h a t t h e oblique forms, slopes, criss-crosses, i n t e r s ec ti o n s a n d p r o j ec ti o n s a r e not supposed to imitate the spectac u l a r l y d r a m a ti c n a t u r e of something collapsing, but are just t h e m a t e r i a li s a ti o n of a c a r ef u l s t u dy of li g h t a n d s h a d e, s c r ee n s and exposures, flowing currents and ventilation. L i k e t h e P r i n ce of D e n m a r k ’ s m a d n e ss t h e r e i s a m e t h o d t o a ll this. And, even more significantly, in this chaotic build-up of seemingly disarrayed forms (which, not surprisingly, are allusively duplicated in the shutters on the rear facade) t h e r e e m e r ge s a ve r y o l d i d e a of architecture designed to serve both individuals and society but purified from all the functionalist obsessions that ended up impoverishing it in the 20th century and, if anything, injecting it with fresh design energy, inviting us to look ahead without t r y i n g t o r e s t o r e a t r a d iti o n t h a t would be quite out of place.

dal clima subtropicale e dalla sua luce violenta. Il rapporto tra la sua architettura e il paesaggio risulta quindi prioritario, come è tipico della cultura progettuale dell’Australia, irresistibilmente attratta dal richiamo dei linguaggi europei e americani, ma desiderosa di confrontarsi con essi alla pari, in forza di una identità profonda e convincente. “Tutti i suoi progetti”, ha scritto Louise Noble in una monografia dedicata a Thompson, appena pubblicata da l’Arca Edizioni, “sono risposte particolari al paesaggio, al luogo e alla cultura in cui l’architettura va inserita in quanto frutto di un’esperienza percettiva e fisica, più che di idee astratte”. Si tratta dunque, a suo avviso, di un’architettura destinata a farsi elemento di mediazione tra le asperità dell’ambiente e l’esistenza che vi si svolge, e che appare quindi incline a organizzarsi per spazi intermedi, in fasce di passaggio tra esterno e interno, in strutture che filtrano, attenuandolo, l’impatto della transizione fra una situazione abitativa e un’altra del tutto opposta. Per ottenere questo risultato, tuttavia, Thompson non insegue una impossibile conciliazione. Lungi dal modellare volumi e superfici flessibilmente aderenti alla realtà fisica e antropica del luogo, egli punta a un lessico architettonico complesso e articolato, grazie al quale ogni sua opera tende a farsi interprete e sintesi del contrasto. Sebbene il suo lavoro rifugga da ogni tentazione di pesante radicamento sulla terra e sulla sua memoria, e tenda anzi a rendere agili e fluide le velature murarie e le coperture, con un sapiente equilibrio tra vuoti e pieni, pure esso si impone sullo spazio circostante come affermazione netta e risentita, ovvero come immagine in sé compiuta e autosufficiente. Non è però l’incolmabile stacco formale quello che Thompson persegue, giacché ogni sua opera rivela un’intensa riflessione sui modelli dell’architettura moderna, sui suoi insistiti geometrismi, su una logica spaziale organizzata per funzioni, ma sempre pronta a disaggregare piani e volumi per forzare i diagrammi compositivi fino al punto estremo di resistenza e plausibilità (e di ciò è testimonianza significativa il complesso della Queensland University of Technology a Brisbane, del 1996-99). La sua irrequietudine è in realtà più profonda: ciò cui egli sembra puntare è piuttosto una sorta di “grado zero” dell’architettura, raggiunto però non per sottrazione di forme o per riduzione minimalistica della materia, bensì nella moltiplicazione delle linee di forza, nel disegno delle tensioni - psicologiche, non meno che strutturali - di cui l’opera architettonica è chiamata a farsi carico. Non c’è forse, tra i suoi lavori, uno 60 l’ARCA 177

che possa esprimere le ragioni profonde della filosofia progettuale di Thompson meglio del Lavarack Barracks Redevelopment di Townsville. Il tema proposto era elementare: si trattava di riattare una serie di alloggi realizzati nel 1966 per una base militare australiana, allo scopo di ricavarne spazi abitativi più moderni destinati agli ufficiali e ai soldati. Altrettanto prevedibile è stato lo sviluppo funzionale del progetto, caratterizzato dalla massima considerazione per il clima tropicale, dall’attenzione a una buona ventilazione, dalla cura per i ripari dalla forte luce solare. Ma al di là della semplice ingegneria, il gesto architettonico di Thompson è consistito nell’assumere la pura gerarchia delle funzioni non come obiettivo, ma come premessa a una intensa riorganizzazione linguistica, che ha puntato al cuore delle funzioni per disvelarne con energica maestria il disegno segreto, gli impalpabili percorsi, i nodi concettuali. Tutto il fronte degli edifici appare così sconvolto da una sorta di cataclisma bloccato sull’orlo di una rovinosa catastrofe, una specie di fotogramma di un disastro annunciato e miracolosamente colto nell’attimo estremo del caos definitivo. Ma proprio nel momento in cui gli accessi, le coperture, i collegamenti, le relazioni spaziali tra i vari nuclei abitativi sembrano pronti a trasformarsi in rovine devastate da una gigantesca caduta, l’occhio percepisce di colpo il calcolo sottile che controlla ferreamente il dramma. In effetti, ogni spericolata inclinazione, ogni disarticolato incrocio, ogni pencolare di vacillanti strutture, si rivela inserito in un diagramma di forze accuratamente misurato e, quel che più conta, perfettamente rispondente alle esigenze funzionali che caratterizzano il tema progettuale. Non occorre molto per rendersi conto che le obliquità, le pendenze, gli intrecci, le intersezioni e gli aggetti non mimano la spettacolare drammaticità di un collasso, ma sono solo la materializzazione di un accurato studio delle luci e delle ombre, delle schermature e delle esposizioni, dei flussi delle correnti e della ventilazione. Come nella pazzia del principe di Danimarca, anche qui c’è dunque del metodo. Inoltre, ciò che più conta, è il fatto che in questo caotico accumularsi di forme in apparente disfacimento (che non a caso trovano una loro allusiva duplicazione nei frangisole della facciata posteriore), emerge con impeto l’antica logica dell’architettura al servizio dell’esistenza individuale e collettiva, depurata però da tutte le ossessioni funzionaliste che nel XX secolo hanno finito con l’impoverirla, e arricchita semmai da una nuova energia progettuale, che invita a guardare in avanti, senza puntare al ripristino di una improbabile tradizione. Maurizio Vitta

hane Thompson is an Australian S architect who works in the city of Brisbane in Queensland, hostile ter-

ritory with a sub-tropical climate and dazzlingly bright light. The way architecture relates to the landscape is as vitally important here as in the rest of Australian architectural design, drawing irresistibly on European and American idioms but, at the same time, striving to measure up to them on its own terms through its own deep and powerful identity. “All his projects”, as Louise Noble recently wrote in a monograph devoted to Thompson just published by l’Arca Edizioni, “are carefully designed to fit in with the landscape, setting and culture in which the architecture is to be incorporated, more through perceptual/physical experience than abstract ideas”. In her opinion, then, the architecture in question is designed to mediate between the harshness of the environment and the life that goes on in it, and hence it seems to tend to organise itself into intermediate spaces, strips of landscape somewhere between interiors and exteriors, and structures filtering down the impact of transition between one living environment and its exact opposite. To achieve this, however, Thompson does not try to reconcile the unreconcilable. Far from shaping structures and surfaces flexibly adhering to the physical-anthropical nature of the setting, he focuses on an intricate and elaborate architectural vocabulary, thanks to which each separate work tends to provide its own reading and concise analysis of the contrast. Even though his work steers clear of any temptation to be radically entrenched in the land and its past, tending on the contrary to make the canvas walls and roofs light and fluid through a clever balance between solids and spaces, nevertheless it imposes itself on the surrounding space with force and clarity or, in other words, through its own complete and self-sufficient image. But Thompson is not trying to break completely with stylistic tradition, since each of his works demonstrates careful reflection on modern architecture with all its accentuated geometric forms and spatial arrangements organised in terms of functions but always ready to separate planes and structures to push the overall composition to its absolute limits of resistance and plausibility (the Queensland University of Technology complex in Brisbane built in 1996-99 is a fine example of this). In actual fact his restlessness reaches even deeper depths: he seems rather to aim at a sort of “degree zero” of architecture, not attained by removing forms or reducing matter to a minimum, but rather by multiplying the lines of force and setting the tensions psychological as much as structural -

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Nella pagina precedente e a fianco, viste del complesso residenziale Lavarack Barracks realizzato a Townsville, nella regione australiana del Queensland, riadattando gli alloggi di una base militare risalente al 1966. Sopra, dall’alto: planimetrie generali e piante del primo e del secondo piano.

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■ Previous

page and opposite, views of the Lavarack Barracks housing complex built in Townsville in the Australian region of Queensland by modernising the living quarters of military base dating back to 1996. Above, from top: site plans and plans of the first and second floors.

Credits Project: Bligh Voller Nield with Troppo Architects Qld Principal: Shane Thompson Collaborators: Phil Tait, Phil Harris, Jon Florence, Chris Bligh, Sonia Graham, Geoff Clarke, Paul Baker, Rob Voder, Andrew Bock, Prue Langler, carolyn Blasi, Greg James, James Peet

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ll’interno del parco commerciale A “Portes de l’Europe”, nato dalla trasformazione dell’ex circuito auto-

mobilistico di Nivelles, sorge il nuovo intervento terziario dedicato al poeta e pittore belga Christian Dotremont (1922-1979), uno dei fondatori del movimento Cobra. Inserito nel piano paesistico generale di J. N. Capart International, il progetto rappresenta per lo studio Samyn and Partners una nuova occasione di riflessione sul rapporto tra ambiente e manufatto, tra natura e arte. I quattro edifici del complesso, uno a pianta quadrata con patio interno e tre a tipologia lineare, sono disposti sul terreno leggermente mosso del parco in modo da avvolgere una corte centrale, da cui si accede ai tre volumi vetrati contenenti gli ingressi e la distribuzione verticale. La dinamica distribuzione dei corpi di fabbrica e dei percorsi intorno alla corte ricorda lo zig-zagare delle siepi e dei viali intorno alla “radura centrale di certi labirinti” (Jorge Luis Borges, Finzioni). Un giardino-labirinto è un luogo in cui l’ambiente naturale e l’azione dell’uomo si confrontano. Il prevalere dell’una o dell’atra componente conduce a soluzioni opposte: o l’arte sottomette la natura al razionale controllo della geometria attraverso la simmetria e la prospettiva, oppure la natura sembra sopraffare l’arte creando soluzioni meno lineari e talvolta dense di mistero ed enigmi. Come per un giardino-labirinto del Cinquecento anche per questo progetto è fondamentale il tema del rapporto tra natura e arte, riletto con sensibilità contemporanea. È infatti contemporaneo il concetto di sviluppo indicato da Philippe Samyn: uno sviluppo sostenibile in cui l’agire dell’uomo non schiaccia la natura, ma al contrario cerca di comprenderla, di dialogare e di porsi in stretta sintonia con essa. Lo strumento scelto per esprimere il porsi in relazione rispettosa con la natura è, in questo progetto, la leggerezza. La si percepisce nei volumi degli uffici che sono sollevati da terra attraverso colonne d’acciaio, nelle facciate interamente vetrate schermate da un sistema sospeso di balconate d’acciaio e vetro, nei corpi d’accesso e di distribuzione verticale, dove le ridotte sezioni di strutture e serramenti e l’ulteriore ingrandimento delle superfici vetrate ottiene un efficace effetto di trasparenza e smaterializzazione. Leggerezza che, come nella filosofia del “less is more” di Ludwig Mies van der Rohe, diventa economia e si applica alla ricerca della semplicità strutturale e all’individuazione di un numero minimo di elementi necessari, che combinati articolano il progetto. L’intero complesso ha come

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matrice una sezione trasversale, caratterizzata strutturalmente da due campate di 480 e 720 cm, che, come per estrusione, genera ogni edificio. La struttura portante è costituita da un’unica maglia di pilastri con passi costanti e da alcuni setti posti negli angoli degli edifici, necessari all’irrigidimento controvento. Semplicità che conduce a una forma di classicità, sia pure ottenuta con materiali e tecnologie innovativi. Infatti l’organizzazione in verticale è simile a quella descritta nel 1896 da Luis H. Sullivan nelle “considerazioni artistiche sull’edificio per uffici”: un basamento, un numero indefinito di piani per uffici e un piano di coronamento. Qui il basamento è il piano interrato, aerato e illuminato naturalmente grazie a un ampio scavo nel terreno, dove sono situati 6.000 metri quadrati di parcheggi. I piani per uffici sono due, per un totale di circa 8.400 metri quadrati. E il coronamento è il sottotetto, spazio di buffer posto tra l’ultimo solaio e la copertura a volta. Copertura che, con lo scintillio dell’alluminio curvato, costituisce il segno di maggiore riconoscibilità per il progetto. Ma tornando al tema conduttore del rapporto tra arte e natura, è utile approfondire cosa rappresenti l’ambiente per il manufatto-progetto contemporaneo. Infatti, l’ambiente con cui si pone in rapporto il progetto non è soltanto la natura non antropomorfizzata, ma anche o soprattutto la realtà sociale, economica e culturale con cui instaura relazioni. La prima relazione è con il committente, in questo caso una società immobiliare della Vallonia, che voleva edifici per uffici economici e capaci di adattarsi a ogni specifica esigenza degli utenti potenziali. In risposta, Samyn and Partners hanno adottato modularità e flessibilità come caratteristiche paradigmatiche del progetto. La modularità è garantita dalla griglia di 120 centimetri di lato adottata nella conformazione degli spazi. La flessibilità è consentita a due diverse scale. All’interno dei singoli edifici è possibile organizzare liberamente gli uffici secondo uno schema cellulare, a o p e n s p a ce , o misto. A scala più ampia, la flessibilità è garantita dalla possibilità di utilizzare il complesso sia come unica entità, sia come gruppo di diversi edifici raccolti in un villaggio. Non da ultimo, l’intervento instaura un dialogo con la realtà intellettuale e artistica della regione: quattro timpani alloggiano dipinti murali di Yves Zurstrassen, mentre musica composta da Henri Pousseur scandisce le ore e le stagioni in simbiosi con l’architettura. Damiano Rizzini

Credits Project: Samyn and Partners Project Principal: Philippe Samyn Associated Architect: G.André Project Manager: B.Calcagno Collaborators: B.Darras, A.Habils, A.Shoumann Landscaping: JNC International (J.N.Capart, B.Corbisier, L.Miers)

Structural Engineering and Special Techniques: Imhotep Ingénierie (A.Van Wetter, B.Defraene, J.Van de Vijver, J.P.Coget) Surveyor: SECO (P.De Niet, F.Beekmans, R.Debruyckere, A.Blondelle, Gekiere) Models: AMA (F.Van Hoye) 3D Images: Detrois (M.Pennemann) Main Contractor: Reforme et Nizet Thirion

(G.Capirchio, A.Pille, F.Guisset, F.Goucha) Concrete: Ergon Steel: Derdaele GA.PA.LI.n.v. Wooden Facade: De Wit, Hardy-Schrijnwerken Special Glass Facades: Habitat 2000 Aluminium Roof: Welsch Other Suppliers: La Route, Kulapro, Clestra, Europlex, Dynabat, Atesco,

Nizet, Air & Chaleur, Gonnet Isolation, Manfroy, De Waal, Schindler Client : Compagnie Immobilière de Wallonie ; Project on site management : Progex (J.M.Lauryssen, N.Cahen, J.P.Noël)

■ Scorcio

di una delle balconate che corrono lungo le facciate dei diversi corpi dell’Espace Christian Dotremont, un complesso per uffici improntato ai principi dell’architettura sostenibile, realizzato a Nivelle, in Belgio.

■ View

of one of the balconies running around the facades of the various constructions forming the Espace Christian Dotremont, an office block designed along the lines of sustainable architecture in the town of Nivelle, Belgium.

Ch.Bastin-J.Evrard

Ambiente e trasparenza Espace Christian Dotremont

Progetto: Samyn and Partners

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■ Particolare

di una delle facciate protette da lamelle frangisole regolabili in alluminio.

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■ Dall’alto

in basso, sezione trasversale, sezione longitudinale, planimetria generale e vista zenitale del modello.

of one of the facades sheltered behind adjustable aluminium shutters.

From top down, cross section, longitudinal section, site plan and zenith view of the model.

Ch.Bastin-J.Evrard

motor racing track , is the home of a new services facility devoted to the Belgian poet and painter Christian Dotremont (1922-79), one of t h e fo un d e r s of t h e C ob r a m ovem e n t . I n co r p o r a t e d i n t h e J . N . Capart International landscaping p r og r a mm e, t h e p r o j ec t g a ve Samyn and Partners a fresh chance t o r ef l ec t o n h ow t h e e n v i r o n ment and builtscape, art and nature are interrelated. The four buildings forming the co m p l e x , o n e w it h a s q u a r e p l a n and inside patio and three straight-shaped, are placed on the gently un d u l a ti n g p a r k l a n d t o w r a p round a central courtyard leading into the three glass structures holding the entrances and vertical connections. The dynamic layout of buildings and pathways inside the courtyard i s r e m i n i s ce n t of t h e z i gz a gg i n g hedges and paths around the “central clearing of certain labyrinths” ( J o r ge L u i s B o r ge s , Fictions ) . A garden-maze is a place where the natural environment and human endeavour interact. The fact that o n e co m p o n e n t p r ev a il s ove r t h e other leads to opposing solutions: e it h e r a r t s u b j ec t s n a t u r e t o t h e rational control of geometry throug h s y mm e t r y a n d p e r s p ec ti ve o r nature seems to overwhelm art creati n g l e ss li n e a r s o l u ti o n s f u ll of mystery and enigma. As in the case of the sixteenthcentury garden-maze, the question of how art and nature relate through a certain very modern-day awar e n e ss i s of v it a l i m p o r t a n ce fo r this project. Philippe Samyn has a very topical sense of development: sustainable growth in which human action does not crush nature but, on the contrary, tries to understand it, dialoguing and falling in synch with it. In this project, lightness is the m e a n s c h o s e n fo r e xp r e ss i n g a respectful relation to nature. It can be perceived in the office structures t h a t a r e r a i s e d a bove t h e g r o un d b y s t ee l co l u m n s i n t h e a ll -g l a ss facades sheltered behind a suspended system of glass and steel balconies and the entrance block and ve r ti c a l co nn ec ti o n s h a f t s , w h e r e the reduced sections of the structures and fixtures and the enlarging of the glass surfaces create a sense of transparency and non-substance. L i g h t n e ss w h i c h , a s i n L u d w i g Mies van der Rohe’s philosophy of “less is more”, turns out to be economical and applies to a quest for structural simplicity and the individuating of a minimum number of

necessary elements combining to form the project. The entire comp l e x ’ s m a t r i x i s a c r o ss s ec ti o n structurally composed of two bays s p a nn i n g 480 a n d 720 c m , w h i c h seem to generate each building as if by extrusion. The bearing structure is formed of one single web of columns at regular intervals and some stanchions placed at the corn e r s of t h e b u il d i n g s t o p r ov i d e wind-bracing. Simplicity that leads to a form of classicism deriving from very innov a ti ve m a t e r i a l s a n d t ec h n o l og y . In actual fact, the vertical organisation is similar to the kind described by Luis H. Sullivan in 1896 in his “artistic comments on an office b l oc k ” : a b a s e, a n i n d e t e r m i n a t e number of office levels and crown i n g l eve l . H e r e t h e b a s e i s t h e un d e r g r o un d l eve l , n a t u r a ll y lit and aired through a deep excavation in the ground, where there are 6,000 square metres of parking spaces. There are two stories of offices covering a total of approximately 8,400 square metres. The crown is beneath the roof, a buffer space between the top floor and vaulted roof. A roof whose curved aluminium flicker is the most distinctive feature of the project. But returning to the leit-motif of how art is related to nature, it is worth investigating what the environment means for the modern-day project-construction. The environment interacting with the project is not just non-anthropomorphised nature, but also and above all the socio-economic-cultural reality with which it sets up relations. T h e f i r s t r e l a ti o n i s w it h t h e c li e n t , i n t h i s c a s e a r e a l e s t a t e agency in the Walloon region that was looking for reasonably priced offices capable of adapting to the specific requirements of potential customers. In return, Samyn and Partners took modularity and flexibility as t h e p a r a d i g m a ti c fe a t u r e s of t h e project. Modularity is provided by a grid whose side measures 120 cm used to shape the space. Flexibility is presented on two different scales. The offices can be freely set out in a cellular pattern, either open space o r a m i x e d s c h e m e. O n a l a r ge r scale, flexibility is guaranteed by the possibility of using the complex as both one single entity and as a group of different buildings collected together to form a village. L a s t b u t n o t l e a s t , t h e p r o j ec t interacts with the region’s intellectuals and artists: four tympanums hold murals by Yves Zurstrassen, w h il e m u s i c co m p o s e d b y H e n r i Pousseur sets the time and season in symbiosis with the architecture. Damiano Rizzini

Andrés Fernandez

he business park named “PorT t e s d e l ’ E u r o p e”, d eve l o p e d f r o m co n ve r ti n g t h e o l d N i ve ll e s

■ Detail

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■ In

queste pagine, viste del complesso, formato da quattro edifici: uno quadrato, assemblato attorno a una corte interna, e tre stecche rettangolari. I quattro edifici, poggiati su esili colonne di acciaio, sono connessi tra loro da volumi vetrati che contengono la

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circolazione verticale e racchiudono a loro volta un grande cortile rettangolare. La copertura a botte di alluminio copre gli ambienti ventilati naturalmente, anche grazie alle lunghe balconate che perimetrano gli edifici fungendo da filtro tra interno ed esterno.

■ These

pages, views of the complex made up of four buildings: a square building constructed around an internal courtyard and three rectangular blocks. The four buildings, resting on steel columns, are connected together by glass structures holding the vertical connections,

which, in turn, surround a rectangular courtyard. An aluminium barrel roof covers the naturally ventilated rooms, whose long balconies running around the buildings act as a filter between the inside and outside.

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E

quivoci e futuro

sistono oramai due partiti. Uno vincente, l’altro perdente. Il primo è E degli innovatori, di coloro che credono nelle positive ripercussioni spaziali della rivoluzione informatica. Il secondo è dei conservatori i quali dubi-

tano che si possa avere buona architettura al di là delle categorie tradizionali vitruviane e che, impauriti dal nuovo, tentano di frenare ogni tentativo di cambiamento. Dicevo uno schieramento vincente, l’altro perdente. Intendevo dire: culturalmente vincente. Infatti se le giovani generazioni prendono sempre più le distanze dalla cultura provinciale e accademica, nella concreta realtà dei fatti, è proprio quest’ultima a tenere saldamente in mano il potere nelle Università, nei giornali a grande diffusione, nelle Soprintendenze, nei Ministeri. Basta per tutti vedere cosa è successo a proposito del progetto di Gehry a Modena, della tettoia di Isozaki a Firenze, dell’Ara Pacis a Roma. Non voglio difendere in toto questi progetti. Sugli ultimi due ho diverse perplessità. Ma la reazione che c’è stata era chiaramente sproporzionata al reale pericolo e investiva questioni di principio. In una società sana e senza derive reazionarie, le tre opere si sarebbero costruite in poco tempo e senza tante storie, salvo valutare dopo qualche decina di anni il loro effettivo valore e decidere se conservarle o distruggerle. D’altronde si tratta di strutture che non erano peggio di ciò che sostituivano e non facevano più danni di quanti ne facciano i centinaia di penosi interventi in stile, soprattutto di arredo urbano, che ogni giorno si perpetuano sui nostri sempre più ingessati centri storici. Per non parlare dei progetti, questi sì discutibili, di tutti i nostri architetti che parlano di Storia con la S maiuscola e di Tradizione, sempre con la T maiuscola. Progetti che pur facendo a volte il verso alle opere dei vituperati architetti progressisti, ne classicizzano il lessico, ne melodizzano i ritmi, ne banalizzano la ricerca. Come importare del rock and roll e poi suonarlo al ritmo di un liscio. Un po’ come sembra aver fatto Moneo, che tra i reazionari, oltretutto, è uno tra i più dotati, con una sua recente opera che richiama il Guggenheim di Bilbao squadrato, normalizzato, reso formalmente inoffensivo. La lotta tra i due partiti, come avviene in tutte le dispute – tra razionalisti e organici, tra classici e romantici, tra realisti e idealisti – corre però il rischio di semplificare, oltre l’accettabile, i termini della questione, riducendo la disputa a una serie di luoghi comuni che non reggono a una indagine criticamente più approfondita. In questa sede ne vorrei esaminare tre, che a me sembrano i più gravi. Sono l’equivoco platonico, decostruttivista e romantico. Equivoco platonico. Si ritiene che l’architettura sia condannata a una sempre più anoressica leggerezza, alla volatilità delle immagini, alla idealità del cyberspazio. Con perdita della materialità, della corporeità e trasformazione in spazio astratto e virtuale, informazione pura. Leggono in questo modo la rivoluzione informatica non solo i critici che a essa si oppongono, penso per esempio a Neil Leach e al suo The Anaestethics of Architecture, ma anche numerosi progettisti che lavorano con il virtuale. Penso al platonismo di Hani Rashid o ai seguaci della Light Architecture o della Transarchitecture. Nulla da dire su questi protagonisti della ricerca, che stimo molto. Ma, la loro indagine non esaurisce certo tutto lo spettro della sperimentazione sulle nuove tecnologie. L’esperienza storica ci ricorda infatti che nei periodi di grande accelerazione tecnologica, quale l’attuale, vi è un gruppo che lavora astrattamente sui portati estremi delle invenzioni, ma altri, e sono la maggior parte, cercano di calarle nella concreta materialità delle cose. Così se, nel Quattrocento, Paolo Uccello e forse Piero della Francesca scappano per la tangente geometrica, molti altri artisti, di non minore statura, inseriscono l’invenzione della prospettiva all’interno di ricerche meno radicali. E’ accaduto un fatto simile negli anni Trenta con l’estetica del meccanico: se c’è lo Chareau della Maison de Verre e il Buckminster Fuller della Dimaxion ci sono anche il Le Corbusier dei blocchi abitativi a OuedOuchaia e il Wright delle Usonian. Nessuno dei quali può essere anche lontanamente concepito al di fuori del paradigma tecnologico della propria epoca, con il quale costantemente si confronta. Torniamo all’oggi. Volatilità dell’elettronica? Ma chi l’ha detto? Chiunque usi anche solo per un minuto le strumentazioni elettroniche sa quanto

di/by Luigi Prestinenza Puglisi

queste siano anche radicate nella empirica realtà spaziale e temporale dell’io. Offrono un surplus di esperienza, non un depauperamento della stessa. Certo se chi le critica, le nuove apparecchiature non le usa o di malavoglia le fa usare ai propri collaboratori è chiaro che se ne costruisce un’immagine mentale che somiglia non all’oggetto ma alle proprie ansie e paure. Equivoco decostruttivista. Consiste nel credere che le tecnologie dell’informazione producano forme in senso tradizionale: essenze geometriche. Complesse quali quelle del decostruttivismo che alcuni critici stranieri, penso a Hans Ibelings o a James Wines, giustamente considerano come l’ultima e decadente manifestazione del Post Modernism. Una teoria questa che, sia pure ribaltata e riproposta in positivo, sostiene anche Charles Jencks nel suo ultimo libro: The New Paradigm in Architecture. The Language of Post Modernism. In Italia però, anche grazie alla lettura antitradizionalista che ne ha dato il Professor Zevi, il decostruttivismo ha avuto un ruolo importante. Aiutandoci con le punte aguzze e le lame taglienti di Zaha Hadid, Coop Himmelb(l)au, Morphosis abbiamo potuto combattere lo storicismo classicista, il citazionismo e, grazie alla destrutturazione dello spazio, mettere in crisi un fin troppo stabile sistema di forme di stampo accademico. Adesso però è tempo di chiarire l’equivoco. Abbandonare un certo estetismo sia pure liberatorio e capire che l’elettronica privilegia le relazioni e le informazioni, producendo forme – direi conformazioni – più complesse di quelle immediatamente geometriche. Per capirci con un esempio: una postazione internet inserita in un contesto spaziale non deve essere valutata solo per come la sua scocca avveniristica si relaziona alle pareti ma per il modo in cui mette in discussione il modo di porci rispetto al mondo, le nostre coordinate spaziali, il sistema delle interrelazioni. Oggi per fortuna il decostruttivismo è finito e se personalmente credo che dietro Eisenman e altri electronic guru ci sia troppo fumo, penso che gli stessi Hadid, Coop Himmelb(l)au e Morphosis appena citati si stanno muovendo verso interessanti e inaspettate direzioni. Equivoco romantico. Consiste nel ritenere che il progettista sia un genio, chiuso in un creativo solipsismo, esaltato dalla virtualità elettronica e dal progresso tecnologico che consente di realizzare in forma di edificio qualsiasi desiderio o immagine. Certo oggi pensare di tornare all’idea dell’architetto ridotto al ruolo di tecnico di una società della produzione industriale di massa che produce pezzi standard, cioè identici – ricordate l’aneddoto delle Ford tutte nere? – non ha alcun senso. Gli architetti, però, non devono dimenticare che l’elettronica ha un compito sociale, in quanto permette finalmente di introdurre all’interno della strategia produttiva la flessibilità e il feedback con gli utenti. Realizzando configurazioni non più immutabili ma opere aperte, evoluzione di quelle che negli anni Sessanta sperimentava l’avanguardia e teorizzava il giovanissimo e allora controcorrente Umberto Eco. Per tornare ai nostri giorni: ammiro molto, anzi moltissimo, il Guggenheim di Bilbao ma lo vedo ancora legato a una logica artigianale, nonostante Katia e il CAD CAM. Metodologicamente, apprezzo di più il sistema di vendita di scarpe personalizzato delle Nike o di mobili per ufficio messo a punto da Hani Rashid per la Knoll o il catalogo interattivo della Smart. Rifacendosi ai quali oggi i giovani progettisti riscoprono interessanti e originali modi di partecipazione degli utenti, anche via internet, basati sulla progettazione per componenti. E così facendo ritornano alle riflessioni sulla tipizzazione e sui grandi numeri, ma senza gli equivoci delle noiose e sterili ricerche tipologiche che avevano ammorbato la mia generazione. Segnalerei in proposito i romani di Sciatto Produzie , il gruppo milanese dei 99IC e la bravissima Manuela Gatto con il progetto “Negotiate my boundary” , realizzato in un team transnazionale grazie all’interfaccia “cluster blaster” e oggi visibile nel sito www.ramtv.org. Insomma, come sempre accade, dietro al rinnovamento si nascondono più cose di quanto i detrattori ne vogliano vedere. Non ultimo il fatto che, grazie all’innovazione, si riscoprono frammenti anche dimenticati della storia. Cosa che i nostri mummificatori, ancorati a un’idea mimetica e banale del passato, fanno fatica, molta fatica, a capire. Luigi Prestinenza Puglisi A sinistra, modello per Stratscape di/far left, model for Stratscape by Asymptote/Hani Rashid, Karim Rashid and Lise Anne Couture, e a fianco/left, Zaha Hadid, Domestic Wave, entrambi presentati alla mostra/both exhibited at “Latente Utopien”, Graz 2002/2003.

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C

onfusion and Renewal

here are now two clear groups of people: winners and losers. The winT ners are those innovators who believe in the positive spatial implications of the computer revolution. The losers are those conservatives who

doubt that fine architecture can be designed without resorting to Vitruvius’s traditional categories, and who, terrified of anything new, are trying to put the brakes on change. By winners and losers I am, of course, talking on a cultural level. Even though the younger generations are breaking free from the grips of provincial, academic culture in very concrete terms, this culture still holds sway in the Universities, popular newspapers, Superintendencies and Ministries. This is clearly exemplified by what happened with Gehry’s project for Modena, Isozaki’s roof design in Florence and the Ara Pacis in Rome. I am not trying to defend these projects. In fact I have my own doubts about the last two. But there was certainly an over-reaction against them, as a question of principle. In a healthy, non-reactionary society, the three works would have been built in no time and without all this fuss, so that their true value could be p r o p e r l y a ss e ss e d d ow n t h e y e a r s a n d it co u l d eve n t u a ll y be d ec i d e d whether to knock them down or keep them. After all we are talking about designs certainly no worse than what they were supposed to replace and no more harmful than all the hundreds of conventional urban furbishing designs cropping up all the time in our increasingly straight-laced city centres. Not to mention all those genuinely dodgy projects designed by all those architects who talk about History with a capital “H” and Tradition with a capital “T. Projects which, while pulling faces at the works of wicked progressive architects, turn their vocabulary into a classical idiom, their rhythms into melodies, and their research into s o m e t h i n g b l a n d a n d obv i o u s . L i k e t a k i n g a p i ece of r oc k n ’ r o ll a n d playing it like ballroom music. Rather like what Moneo has done (who is, nevertheless, one of the most talented reactionaries) in one of his recent works that looks like a square, standardised and stylistically inoffensive rendition of the Bilbao Guggenheim. As in all disputes between conflicting positions - rationalists and organicists, classicists and romantics, realists and idealists - the real terms of the debate are likely to be oversimplified in an unacceptable way, reducing the whole argument to a series of common places incapable of standing up to serious scrutiny. I would now like to take a closer look at three of these clichés that seem to me to be the most harmful of all. I am talking about Platonic, deconstructivist and romantic muddles and misunderstandings. Platonic confusion. It is generally felt that architecture is condemned to almost anorexic lightness, fleeting images and the idealism of cyberspace, resulting in a loss of material and corporal form and a transformation into abstract, virtual cyberspace and pure information. The computer revolution is interpreted in this way not only by its critics, such as Neil Leach in The Anaesthetics of Architecture, but also lots of architectural designers working with virtual reality. I am referring to Hani Rashid and the exponents of Light Architecture or Transarchitecture. I have no objections to these researchers, in fact I admire them a lot. But, of course, they are not t h e o n l y p eo p l e e xp e r i m e n ti n g w it h n ew t ec h n o l og y . P a s t e xp e r i e n ce reminds us that, during a period of great technological progress like this, there is always some group working abstractly on the limits of new invention, although most others try and adapt to more practical applications. Just as Paolo Uccello and perhaps also Piero della Francesca went off on a geometric tangent back in the fifteenth century, lots of other artists of the same standing adopted the new invention of perspective for less radical forms of experimentation. Something similar happened in the 1930s with the aestheti c s of m ec h a n i c s : a l o n g s i d e t h e C h a r e a u d e ll a M a i s o n d e Ve rr e a n d Buckminster Fuller’s Dimaxion, there was also Le Corbusier’s housing blocks in Oued-Ouchaia and Wright’s Usonian project. None of which can be even vaguely contemplated outside the technological paradigm of their own particular period in time, with which they must constantly come to terms. Returning to the present day, who said electronics are so airy fairy?

Anyone who has ever used any of the latest electronic devises knows how deeply rooted they are in the empirical spatio-temporal reality of the ego. They actually enrich our experience and certainly do not impoverish it. Obviously those critics who refuse to use this equipment and only reluctantly let their assistants touch it are bound to create their own mental images more reminiscent of their own anxiety and fear than the actual objects themselves. Deconstructivist confusion. This is the false belief that information technology produces traditional forms: geometric essences. As intricate as those of deconstructivism that certain foreign critics, I am thinking of Hans Ibelings or James Wines, rightly see as the final, decadent deaththrows of the Post Modern. The same theory that Charles Jencks turns on its head a n d v i ew s i n p o s iti ve t e r m s i n h i s l a t e s t boo k , The New Paradigm in Architecture. The Language of Post Modernism. Deconstructivism has played an important part in Italian architecture, partly thanks to Professor Zevi’s own anti-traditionalist reading of it. Drawing on the sharp blades and cutting ideas of Zaha Hadid, Coop Himmelb(l)au and Morphosis, we have managed to combat classicist historicism and citation and, thanks to the destructuring of space, have even shaken the foundations of the rigid academic world. But the time has now come to clear up the confusion. We need to give up a certain liberating form of aestheticism and realise that electronics favours relations and information, creating forms - or rather conformations - that are more elaborate than simple geometry. Here is an explanatory example: an Internet station in a spatial setting must not merely be assessed in terms of how its futuristic frame relates to walls, it must also be examined for the way it calls into question how we relate to the world, our spatial co-ordinates and system of interrelations. Fortunately, deconstructivism is now over and, even though I think there is a bit too much hyp e s u rr o un d i n g E i s e n m a n a n d o t h e r e l ec t r o n i c g u r u s , I a l s o t h i n k Hadid, Coop Himmelb(l)au and Morphosis mentioned above are all moving in interesting and unexpected directions. Romantic confusion. Here the confusion lies in treating designers as geniuses shut away in their own creative solipsism and exalted by electronic virtuality and technological progress’s capacity to transform any desire or image into a building. Of course, returning to the idea of the architect as a technician in a society grounded on the industrial production of standard or, in other words, identical pieces - do you remember the old adage of black Fords? - is quite absurd. But architects must not forget that electronics serve a social purpose since they finally incorporate flexibility and consumerfeedback in manufacturing strategy. Creating configurations that are open works susceptible to change, a development on those that the avantgardes were experimenting on in the 1960s and that Umberto Eco wrote about when his theories were still out of the mainstream. Returning to the present day, I really admire the Bilbao Guggenheim even though I think it is still linked to craftsmanlike approach to architecture, despite Katia and the CAD CAM. In terms of methodology, I prefer Nike’s sales system for personalised foo t we a r , t h e off i ce f u r n it u r e H a n i R a s h i d h a s d e s i g n e d fo r K n o ll o r Smart’s interactive catalogue. By drawing on these examples, young designers can rediscover interesting and original ways of getting consumers involved (even on the Internet) in component design. This inevitably leads us to reflect on standardisation and mass production, but without any of that confusion associated with the boring old stylistic research that took the edge off my generation. It is worth mentioning Sciatto Produzie in Rome, t h e 99 I C t e a m i n M il a n , a n d t h e e x t r e m e l y t a l e n t e d M a nu e l a G a tt o ’ s “Negotiate my boundary” project designed with an international team thanks to a “cluster blaster” interface and now on display at the site: ww.ramtv.org. As usual, all this renewal has much more to it than critics are willing to acknowledge. Not least the fact that innovation is bringing out forgotten fragments of the past. Something which all those hanging onto a bland, mimetic idea of the past really struggle to accept. A sinistra, l’installazione di/far left , installation by Nox/Lars Spuybroek, e a fianco, modello per la generazione di forme di/left , model for forms generation by Greg Lynn, entrambi presentati alla mostra/both exhibited at “Latente Utopien”, Graz 2002/2003.

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Primo piano area partenze. ■ First floor Departures area.

Sistema BHS (Baggage Handing System)

Sala partenze Schengen. Piazza commerciale. Schengen departures hall. Trade plaza. Area chek-in Check-in area

Sala ritiro bagagli Baggage reclaim hall

Imbarchi Boarding gates

Imbarchi remoti Long-dstance boarding gates

Sala arrivi lato land side aperto al pubblico. Informazioni, voli, gestione bagagli ecc. Land side arrivals hall open to the public. Information, flights, baggage handling etc.

funzionale degli spazi. Piano terra arrivi. ■ Functional scheme of the spaces. Ground floor arrivals.

sible. Gian Paolo Mar’s project initially envisaged the airport being in complete symbiosis with the lagoon environment and hence being a sort of outpost surrounded by water, just like t h e oc t a go n s it e n co m p a ss e s ( a s entrance towers to the planes). Of course there were bound to be a few more problems to solve in terms of connections to the mainland, but it would have all been so worthwhile in the end. Architecture is not a cold, incontaminatable art. On the contrary, architecture looks for fresh input in extreme situations, alterity and flights towards interdisciplinary realms. And not just in the way form relates to function, but also in its ability to be an intricate means of communication. Venice Airport is a physical embodiment of certain historical aspects of the lagoon city, particularly its functional dynamics: “The architectural plan of the new airport is divided into modular units - so Gian Paolo

Mar told us - separated by paths vaguely alluding to the narrow, winding streets of Venice, while the spacious passage ways and reception areas bring to mind the original layouts of Venetian palaces built for trade purposes”. So is this history versus modernity? The new airport’s intricate layout and layering of signs mediated by Venetian tradition seems to have looked for its cutting-edge form i n a t ec h n o l og i c a l e l s ew h e r e. A n elsewhere like www.airportvenice.it, where spatio-temporal co-ordinates are cancelled out amidst all the banners, usernames and passwords. The vision of technological catastrophe evoked by the philosopher and townplanner Paul Virilio finds something ironic to measure up against here in Marco Polo Airport, without drawing a n y h a s t y co n c l u s i o n s bec a u s e Architecture in the broader sense seems to be based more on the passage of time than anything else. ■ Secondo

piano area partenze. ■ Second floor departures area.

Sale Vip Vip lounges

■ Schema

main spatial parts serving conflicting b u t co m p l e m e n t a r y p u r p o s e s . Drawing on the origin of the Four Elements and adding Water and Fire to Earth and Air, a structurally cutting-edge facility like an airport may be read while looking beyond the present or rather back towards the future (obviously in the opposite sense), as is the case with anything connected to Venice. But Venice is also a place where transient is synonymous with eternal and the Eternal is often dressed up in fine robes, even where it really should not be. The reason why the airport technology struggles to emerge amidst the Gaggiandre and lagoon Octagons lies partly in the relics of the old Arsenal (which was an extremely m o d e r n co n s t r u c ti o n b a c k i n t h e Middle Ages). T h e M a r co P o l o co m p l e x i s a n

Controlli sicurezza Security checks

visi in due principali ambiti spaziali con funzioni opposte, ma complementari. Prendendo a prestito l’origine dei Quattro Elementi e, aggiungendo a Terra e Aria i restanti Acqua e Fuoco, una struttura tecnologicamente aggiornata come l’aeroporto può essere letta con uno sguardo oltre il presente, o meglio verso un ritorno al futuro (ovviamente in senso opposto), come per altro appare tutto ciò che ha a che fare con Venezia. Ma Venezia è anche luogo dove l’effimero è sinonimo di eterno e l’Eterno spesso è paludato anche laddove se ne farebbe volentieri a meno. Se la tecnologia aeroportuale del Marco Polo non riesce a palesarsi apertamente fra Gaggiandre e Ottagoni lagunari, la ragione va cercata anche nei ruderi dell’Arsenale (che, guarda caso, nacque modernissimo in epoca medieva-

almost diabolical blend and mixture of space and time, bringing into being a work of architecture that could only last for ever in Venice: nobody - bearing in mind what has been said above - would dare write it off as passé. The origins of the new Marco Polo A i r p o r t li e i n a l o n g p r oce ss t h a t began back in the late-1950s, when the Tessera area was chosen as the home of Venice International Airport. After a small airport was built in 1961, it gradually underwent a number of extensions, including the construction of a large multi-storey car park in the 1990s designed by Gian Paolo Mar (l’Arca 118). The passenger building was finally officially opened in September 2002. When people say that a work of architecture has both a father (the architect) and mother (the client), they mean that an architectural design is the result of mediation, that is sometimes and verging on incomprehen-

Uffici compagnie aeree Airline offices

sing the semantically evocative U technical terms, land side and air side, airports are divided into two

progetto prevedeva che il complesso aeroportuale dovesse convivere in totale simbiosi con l’ambiente lagunare e quindi essere davvero, come gli ottagoni che ingloba (quali torri di accesso agli aeromobili), un avamposto circondato dall’acqua. Certamente avrebbe avuto qualche problema in più da risolvere in termini di collegamento con la terra ferma, ma avrebbe acquisito un enorme valore aggiunto. L’architettura non è un’arte fredda, incontaminabile. L’architettura, al contrario, ricerca anche in ambiti estremi, nell’alterità, nelle fughe verso territori interdisciplinari stimoli per rinnovarsi. E non solo nel rapporto forma funzione ma anche nella sua capacità di essere una complessa struttura comunicazionale. L’aeroporto, soprattutto nella sua dinamica funzionale, comunica alcuni aspetti storici della città lagunare: “L’impianto architettonico è suddiviso in unità modulari – spiega Gian

Sala culto Place of worship

Paolo Mar –, separate da percorsi che ricordano lontanamente lo snodarsi delle ‘calli’, gli ampi spazi di scambio e di accoglienza fanno pensare alle originarie articolazioni dei palazzi veneziani costruiti per le attività commerciali”. Storia versus modernità? Nella sua articolazione distributiva e stratificazione di segni mediati dalla tradizione veneziana, la nuova aerostazione sembra aver demandato a un altrove tecnologico la sua contemporaneità. Un altrove come www.airportvenice.it dove fra banner, username e password si celebra l’azzeramento delle coordinate spaziotemporali. Il catastrofismo tecnologico evocato da Paul Virilio ha dunque nel Marco Polo un’ironica risposta su cui misurarsi, magari senza trarne giudizi affrettati, poiché l’architettura, nella sua accezione più ampia, sembra ormai aver come principale referente il trascorrere del tempo. Carlo Paganelli

le). Dunque nel Marco Polo si amalgamano e confondono tempo e spazio, dando vita a un’architettura che solo a Venezia potrà durare in eterno. Insomma, il Marco Polo è un po’ come il cinema che, attraverso tecnologica modernità è in grado di evocare il passato spalmandolo di luccicante contemporaneità. La nuova aerostazione conclude un iter iniziato nella seconda metà degli anni Cinquanta quando fu scelta l’area di Tessera quale sede dell’Aeroporto internazionale di Venezia. Dopo la realizzazione, nel 1961, di una piccola aereostazione, negli anni Novanta fu costruito un parcheggio multipiano (l’Arca 118). A settembre 2002 fu inaugurato il definitivo fabbricato passeggeri. Quando si dice che un’architettura nasce sempre da un padre (l’architetto) e da una madre (il committente) s’intende che l’opera può essere frutto di una mediazione a volte al limite dell’incomprensibilità. Inizialmente, il

Ceramics Flooring: F.lli Falsarella Internal Partitions: PM DESIGN - Permasteelisa Interiors Division Client: SAVE SAVE Engineering

Business Center

and side, air side: con gergo tecL nico, non privo di suggestioni semantiche, gli aeroporti sono suddi-

Rubber Flooring: Artigo Roofing and Facade Clodding: KME Europa Metalli Wooden Flooring: Tavar Exposed Bricks: Fornace S. Anselmo Lighting Systems: EWO Metal Structures: Fadel

Uffici Offices

Credits Project: Gian Paolo Mar con G. Lombardi, R. Bernacchia, G. Mar, E. Pollini, G. De Carli Engineering: Giuseppe Creazza Plants: STEAM Electrical Plants: Studio Fellin e Associati Electrical Plants: ABB

Sala partenze extra Schengen. Duty free, bar ecc. Non-Schengen departures hall. Duty free, bar etc.

Per la “navigazione” aerea New Venice Airport

Progetto: Gian Paolo Mar

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Paolo Monello ■ L’immagine

complessiva dell’aeroporto Marco Polo risente di una serie di riferimenti tipologicoformali all’architettura sia civile sia produttiva di Venezia. Sono ravvisabili riferimenti con alcune strutture presenti nell’Arsenale (le Gaggiandre) e in generale nella zona lagunare (gli ottagoni, isolotti artificiali con funzione di avamposto difensivo).

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■ Overall

image of Marco Polo Airport draws on a series of stylistic-formal allusions to Venice’s civil and manufacturing architecture. There are clearly references to certain structures found in the Arsenal (le Gaggiandre) and in the lagoon area in general (the octagons, little manmade islands acting as defences outposts).

■ Progettata per oltre sei

milioni di passeggeri, l’aerostazione si sviluppa su cinque livelli per una superficie di circa 60.000 mq.

■ Designed

for over six million passengers, the airport stretches over five levels for a surface area of approximately 60,000 square metres.

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■ Inizialmente

pensata come un’architettura integrata nello specchio lagunare, il progetto per il complesso aeroportuale è stato modificato riducendo al minimo la relazione diretta con l’acqua. Originariamente, il progetto prevedeva che l’acqua arrivasse quasi a lambire l’edificio passeggeri. ■ Initially designed as a work of architecture knit into the lagoon, the project for the airport complex has been altered to reduce direct interaction with the water to a minimum. The project originally envisaged the water actually lapping up to the passengers building.

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■ L’aeroporto

contemporaneo sta sempre più connotandosi come una struttura che, oltre al servizio di infrastruttura per il trasporto aereo, può offrire anche una seri di servizi extra. In tal senso il Marco Polo dispone di una superficie di oltre 4000 mq destinati a punti vendita con merci prodotte da marchi di rilevanza internazionale. ■ Modern-day airports are increasingly designed like structures providing a range of extra services as well as an infrastructure for air transport. In this respect, Marco Polo has a surface area of over 4000 square metres designed for sales outlets selling leading international brands of goods.

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Il villaggio rinato In the Dolomites

Nella pagina a fianco, Edoardo Gellner nel suo studio di Cortina d’Ampezzo. Nato nel 1909, Gellner oltre ad aver svolto attività progettuale ha pubblicato saggi e libri sull’architettura in ambiente montano.

■ Opposite

page, Edoardo Gellner in his studio in Cortina d’Ampezzo. Born in 1909, in addition to his design work Gellner has also published books and essays about architecture in mountain environments.

Al centro, la chiesa Nostra Signora del Cadore, realizzata su progetto di Carlo Scarpa. Fine anni Cinquanta, immagini del Villaggio Corte di Cadore durante la realizzazione delle unità abitative. Il Villaggio fu espressamente voluto da Enrico Mattei come luogo

di vacanza per i dipendenti delle società del gruppo Eni. Ora il Villaggio è in fase di ristrutturazione e ampliamento ed è destinato ad ospitare anche strutture per la formazione tecnologica ed eventi culturali.

■ In

the middle, Nostra Signora del Cadore Church designed by Carlo Scarpa. Late-1950s, pictures of Corte di Cadore Village during the construction of the housing units. The Village was specially commissioned by Enrico

Mattei as a holiday resort for staff working for the Eni Group. The Village is now being modernised and extended, so that it can also provide facilities for technological training and cultural events.

el 1954 Agip, il cui presidente era Enrico Mattei, incarica Edoardo Gellner n 1954 Agip, whose chairman was then Enrico Mattei, commissioned Edoardo N (1909, Abbazia, Fiume) di valutare l’idoneità di alcune aree alpine delle Tre I Gellner (1909, Abbazia, Fiuma) to assess whether certain Alpine areas in the Venezie ad accogliere un nuovo centro turistico. L’idea, suggerita dallo stesTre Venezie region were a suitable location for a new tourist centre. The idea, so Mattei, mirava alla creazione di unità abitative per i dipendenti delle aziende del gruppo Eni. L’assegnazione doveva avvenire in maniera del tutto casuale, evitando di realizzare aree per soli operai o per soli dirigenti, concordemente con il programma sociale dello stesso Presidente. Scartate, per motivi diversi, tutte le zone individuate da Agip, Gellner propone l’ubicazione del nuovo villaggio in un’area inedificata alle pendici del monte Antelao, di proprietà quasi esclusiva del Comune di Borca di Cadore, posto sulla strada statale di Alemagna, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo. Il progetto del Villaggio è occasione per Gellner per attuare programmi e sistemi urbanistici destinati a favorire la socializzazione fra gruppi di diversa estrazione, criteri già applicati in alcuni Paesi nordici come Svezia e Finlandia. Mattei non pone limiti finanziari e il progetto di Gellner si sviluppa partendo dalla radicale trasformazione dell’area montana – caratterizzata da un canalone e brulle superfici rocciose – in un bosco di conifere, fino allo studio degli arredi, poi realizzati dall’allora impresa artigiana Fantoni che, proprio in occasione della grande commessa, si trasformerà in azienda industriale (informazioni da: Franco Mancuso, Edoardo Gellner il mestiere di architetto, Electa, Milano 1996).

Cortina, 28 ottobre 2002 A r c h it e tt o Ge ll n e r , g r a z i e a un imprenditore come Gualtiero Cualbo i n t e r e ss a t o a ll a s i n go l a r it à d e l Villaggio di Corte di Cadore e che ha investito nella sua rinascita, lei potrà aggiornare un progetto nato quasi cinquant’anni fa. Sì, è un’opportunità che raccolgo volentieri. Posso così realizzare alcune strutture rimaste sulla carta a causa della morte improvvisa di Mattei nel 1962.

Enrico Mattei le diede sostanzialmente carta bianca e alcuni riferimenti tipologici sulla configurazione urbanistica... Sì, voleva un villaggio formato da unità abitative isolate, disseminate con un criterio che sembrasse casuale per evitare la ripetizione di una cittadina montana. L’idea era, infatti, di creare una sorta di anticittà dove i dipendenti Agip potessero socializzare fra loro attraverso modalità diverse dalla città industriale in cui vivevano normalmente. La quantità di unità abitative era stata definita a priori oppure si trattava di decidere secondo indicazioni successive? Quando nella prima metà degli anni Cinquanta iniziai a pensare al progetto, l’idea di dover disseminare case isolate mi creava grossi problemi. Mattei pensava a un villaggio con 100 unità abitative ma poi si arrivò a prevederne 300 e, in seguito, addirittura 600. Come risolse il problema delle unità abitative isolate? Costruendo le prime cinquanta unità del primo lotto realizzai anche due o tre case accoppiate, ma mi accorsi che lo sforzo di differenziarle l’una dalle altre era una fatica vana, poiché il paesaggio amalgamava un po’ tutto”.

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Se il Villaggio doveva identificarsi in una sorta di anticittà si poneva il problema della viabilità, nel senso che forse l’automobile sarebbe risultata un corpo estraneo... Da un’indagine svolta dall’Eni, risultava che solo i dirigenti possedevano l’auto. Poiché Mattei non voleva che tra gli abitanti del Villaggio si creassero differenze o attriti, decise che le auto non sarebbero entrate a Corte. Ma dovette ricredersi quando scoprì che i suoi dipendenti utilizzavano il contributo, che Agip dava a ogni famiglia sulla base della tariffa ferroviaria, per noleggiare o acquistare una vettura magari usata. Tutte le ville furono allora dotate di autorimessa.

Ora il Villaggio è sostanzialmente un cantiere aperto dove, oltre al ripristino delle unità abitative, sarà realizzato anche un grande centro servizi. Sì, sto lavorando al progetto del centro proprio in questo periodo. In realtà un centro servizi era anche previsto all’epoca di Mattei. Ora la nuova struttura avrà una serie di opzioni come, per esempio, una grande piscina coperta, uno spazio multifunzionale, attrezzature commerciali ecc. Naturalmente anche nel nuovo Villaggio l’auto non sarà esclusa. Certo, l’auto non potrà essere esclusa poiché nonostante il Villaggio avrà negozi e quant’altro non dobbiamo dimenticare che il Comune di Borca di Cadore dista da Cortina non più di un quarto d’ora di macchina. L’offerta commerciale e turistica della cittadina ampezzana è allettante per cui chi abiterà il Villaggio andrà spessissimo a Cortina a sciare e a fare acquisti. Per la sosta delle automobili abbiamo pensato di realizzare un’autorimessa interrata con circa centocinquanta posti auto. Carlo Paganelli

which was actually Mattei’s, was aimed at creating housing units for staff working for firms belonging to the Eni group. Housing was to be allocated on a random basis without creating areas for just workers or executives, as part of the Chairman’s own programme of social measures. Having rejected the various areas proposed by Agip for various reasons, Gellner suggested locating the new village in an unbuilt area on the slopes of Mount Antelao, almost exclusively owned by the Borca di Cadore Town Council, situated along Alemagna Highway just a few kilometres from Cortina d’Ampezzo. The Village project gave Gellner the chance to implement programmes and town-planning systems designed to encourage socialising between groups from different classes, ideas already implemented in certain Scandinavian countries like Sweden and Finland. Mattei set no financial limits, so Gellner’s project started with a radical redeveloping of the mountainscape - featuring a gorge and barren rocky surfaces. - in a forest of conifers, studying everything right down to the furnishing which was designed by the old Fantono craft firm which, when it received this huge order, turned into an industrial concern (information taken from: Franco Mancuso, Edoardo Gellner il mestiere di architetto, Electa, Milan 1996) Cortina, October 28th, 2002 Architect Gellner, thanks to a business man like Gualtiero Cualbo’s keen interest in such a distinctive holiday village as Corte di Cadore and the investment he made in redeveloping it, you will be able to update a project first devised almost fifty years ago. Yes, I’m glad to be able to take this opportunity. This means I can build some of the structures that were left o n t h e d r a w i n g bo a r d fo ll ow i n g Mattei’s sudden death in 1962. Enrico Mattei left almost everything up to you, setting just a few stylistic guidelines for the urban master plan... Yes, he wanted the village to be composed of isolated housing units designed along apparently random lines to avoid creating the same old m o un t a i n t ow n . T h e i d e a w a s actually to create a sort of anti-city where Agip employees could socialise in different ways from conventional industrial cities where they usually lived. Was the number of housing units decided in advance or only at a later stage? When I first began thinking about t h e p r o j ec t i n t h e m i d -1950 s , t h e idea of spreading the houses all over the place caused me big problems. M a tt e i w a s o r i g i n a ll y t h i n k i n g a bo u t a v ill a ge w it h 100 h o u s i n g un it s b u t h e t h e n d ec i d e d o n 300 and eventually even 600. How did you solve the problem of isolated housing units? As I built the first fifty units on the first site I also designed two or three houses grouped together, but I soon realised that the effort to make t h e m a ll d i ffe r e n t w a s i n v a i n , because the mountainscape made them all look the same.

If the Village was supposed to be a sort of anti-city, this posed a road problem in the sense that cars would have looked quite out of place... A survey carried out by Eni indicated that only the executives owned c a r s . S i n ce M a tt e i d i d n o t w a n t there to be any differences or friction be t wee n t h e i n h a b it a n t s of t h e Village, he decided to ban cars from Corte. But he was forced to change his mind when he realised that his staff used the bonus Agip gave each family based on rail fares to hire or buy a second-hand car. It was then decided to build all the houses with their own garages. The Village is now basically a sort of open building site where, as well as renovating the housing units, a big new service centre is also planned to be built. Yes, I’m working on the project fo r t h e n ew ce n t r e r i g h t n ow. I n a c t u a l f a c t , a s e r v i ce ce n t r e w a s actually planned to be built back in Mattei’s day. Now the new facility will be furbished with a range of options like, for instance, a large i n d oo r s w i mm i n g p oo l , a m u lti purpose space, retail outlets etc. Of course cars will not be banned from the new Village either. Cars will not be banned because even though the Village will have its own shops etc., we must not forget that the town of Borca di Cadore is a quarter of an hour’s drive from Cortina with all its tourist and trade f a c iliti e s . P eo p l e li v i n g i n t h e Village will often travel to Cortina to go skiing or shopping. We thought about building an underground car park with room for about one hundred and fifty cars.

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■ Il

Villaggio Corte di Cadore sorse praticamente dal nulla. Là dove c’era un’area brulla caratterizzata da un canalone fu realizzato un bosco di conifere (Corte deriva da Cortemaggiore, Comune del piacentino dove esistevano grossi impianti di lavorazione per la produzione di olio motore e carburanti automobilistici).

■ Corte

di Cadore Village was virtually built out of nothing. A forest of conifers was planted on barren land featuring a gorge (Corte comes from Cortemaggiore, a town in the Piacenza area where there used to be large manufacturing plants for producing car fuels and engine oil).

■ Sotto,

schizzi preliminari. In basso, masterplan dello stato di fatto e delle nuove costruzioni da attuare a breve tempo. ■ Below, preliminary sketches. Bottom, master plan of the current state of affairs and new constructions shortly to be built.

Gualtiero Cualbo, imprenditore: “Il mio primo incontro con il Villaggio Ivistangegner Corte di Cadore avvenne quando vi andai in vacanza nel 1994. Fu amore a prima e risvegliò la mia antica passione per l’architettura, l’urbanistica e il paesaggio. Nel luglio dell’anno scorso decisi di acquistare il complesso vacanze con l’obiettivo di far rinascere il Villaggio di Corte di Cadore. Nel suo nuovo assetto, il Villaggio sarà un luogo dinamico in cui le attività turistiche saranno affiancate da eventi culturali e da un intenso programma di formazione e di ricerca tecnologica”.

u a lti e r o C u a l bo, e n g i n ee r a n d b u s i n e ss m a n : “ I f i r s t go t t o k n ow G Corte di Cadore Village when I went there on holiday in 1994. It was love at first sight and awoke in me my old love of architecture, town-planning and the countryside. July last year I decided to buy the holiday complex with a view to redeveloping Corte di Cadore Village. The new Village will be a dynamic place in which tourist activities are b a c k e d u p b y c u lt u r a l eve n t s a n d a b u s y p r og r a mm e of t ec h n o l og i c a l research and training”.

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Illuminazione e ambiente 15th Koizumi International Lighting Design Competition 82 l’ARCA 177

■ Sotto/below ,

fumiko Ito, “My own light” Silver Award. A destra/right , Zhang Botao, “Intelligent Light Guide System”, Bronze Award

tema della quindicesima edizione del Koizumi International ItuitolLighting Design Competition for Student, il concorso annuale istinel 1987 e di cui l’Arca ha sempre dato puntualmente notizia,

è stato quello del rapporto tra illuminazione e ambiente abitativo nel XXI secolo. La giuria, presieduta da Kenji Ekuan e composta da Kiyoshi Awazu, Kiyonori Kikutake, Shoei Yoh, Paolo Lomazzi e Angelo Cortesi, con Francescomaria Bonanotte e Yasutaka Suge nel ruolo di osservatori, ha sottolineato la quantità e la qualità dei progetti presentati da studenti di tutto il mondo; ma ha anche rilevato come in essi sia stata generale la consapevolezza degli alti livelli raggiunti attualmente dalla tecnologia dell’illuminazione e, di conseguenza, la capacità di coniugare sapienza tecnica – corretto impiego dei dispositivi più avanzati, uso creativo dei nuovi materiali – per ottenere risultati estetici di elevato valore. Al(Pb)_lumi, presentato dal giapponese Ooki Sato, cui è stato assegnato il “Gold Award”, è costituito da un elemento planare, che può ridursi allo spessore di 0,2 mm e si trasforma in sorgente luminosa a bassissimo consumo di energia e con un riscaldamento minimo; My own light, di Fumiko Ito, anche lei giapponese, cui è andato il “Silver Award”, è una lampada che, nella fitta illuminazione notturna delle nostre città, riscopre il senso della luce individuale, personale. Tra i progetti segnalati con il “Bronze Award” vanno inoltre segnalati l’Intelligent light guide system, del cinese Zhong Botao, un policromatico indicatore luminoso di percorso; il Sudaray, dei giapponesi Tetsuro Kagaya e Akiko Toriyama, il cui appa-

rato illuminante si fa parete divisoria di uno spazio abitativo; e il Party light “g-light”, dei coreani Lim Ha Soo e Song Hwa-Young, bicchieri da rinfresco che si trasformano, al tocco, in lampade. In queste proposte, il nostro rapporto contemporaneo con la luce appare perfettamente esemplificato: la lampada colta nella sua esclusiva funzionalità si rispecchia nella sorgente luminosa che si fa architettura, mentre l’illuminazione degli spazi urbani si rovescia nella luce che rifluisce nel singolo corpo, di cui fa trasparire magicamente l’identità. La tecnica e l’invenzione formale si innervano quindi in tematiche ancor più coinvolgenti di quella progettuale, per porre al centro, sia pure allusivamente, modelli d’esistenza di cui la luce non è solo strumento, ma anche linguaggio e significato. Maurizio Vitta

he fifteenth edition of the Koizumi International Lighting T Design Competition for Students, the annual competition set up in 1987 that l’Arca has always reported on, focused on how 21st

century living environments related to lighting. The jury, headed by Kenji Ekuan and composed of Kiyoshi Awazu, Kiyonori Kikutake, Shoei Yoh, Paolo Lomazzi and Angelo Cortesi, with Francescomaria Bonanotte and Yasutaka Suge in the role of observers, emphasised the quantity and quality of projects entered by students from all over the world; but it also pointed out how all the projects showed a real awareness of the high levels lighting technology has now reached and hence the possibility of combining

various types of technical expertise - proper use of the latest devices and the creative use of new materials - to achieve striking aesthetic results. Al(Pb)_lumi, entered by the Japanese designer Ooki Sato, which won the “Gold Award”, features a flat element that can be reduced to a width of 0.22 mm and turns into a low energy consumption and minimal heating source; My Own Light, designed by Fumiko Ito, another Japanese designer, which received the “Silver Award”, is a lamp restoring a sense of personal, individual lighting to all the flood of nighttime lighting in our cities. The projects receiving the “Bronze Award” included the Chinese designer Zhong Botao’s Intelligent Light Guide System, a multi-coloured road light; the Suda-ray by the Japanese designers Tetsuro Kagaya and Akiko Toriyama, whose lighting device also acts as a dividing wall for a living space; and the “g-light” Party Light designed by the Koreans Lim Ha Soo and Song Hwa-Young, drinks glasses that turn into lamps when they are touched. All these designs perfectly exemplify our current relation to lighting: a light’s exclusive function is mirrored in a lighting source that takes on architectural connotations, while the lighting of urban spaces is embodied in a single unit magically embodying its underlying identity. Technology and stylistic invention take on even more testing issues than ordinary design problems, thereby focusing (evocatively) on both individual and collective lifestyles in which life is not just a means but also a language and source of meaning.

■ Ooki

Sodo, “Al(Pb)_lumi”, Gold Award

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Triestexpo Soluzioni architettoniche e urbanistiche connesse alla candidatura di Trieste quale sede di un’esposizione universale “Triestexpo”, nell’arco temporale che va dal 2006 al 2010. Architetture nuove, permanenti o effimere, e il riuso rispettoso delle tipologie storiche del Porto vecchio, per assolvere alle speciali funzioni legate alle attività espositive Triestexpo Architectural and town-planning designs connected with Trieste’s candidature to host the “Triestexpo” Work Fair during the period from 2006-2010. New permanent and temporary works of architecture, and respectful reuse of the old Port facilities to serve special purposes connected with exhibition activities. Committente/Client: Facoltà di Architettura Università degli Studi di Trieste - www.univ.trieste.it Giuria/Jury: Roberto Costa, Vojtech Ravnikar, Giovanni Fraziano, Vittorio A. Torbianelli

Italia/Italy - Pistoia

Edificio scolastico nelle aree ex Breda Il tema del Concorso ha come scopo l’acquisizione del progetto preliminare per la realizzazione di un edificio scolastico nelle aree ex Breda, attraverso un intervento di demolizione e ricostruzione, recuperando posti auto in interrato School building at the old Breda works The competition was designed to commission a preliminary project to construct a school building at the old Breda works by carrying out demolition and rebuilding works and salvaging underground parking facilities. Committente/Client: Comune di Pistoia Servizio Edilizia Scolastica www.comune.pistoia.it Giuria/Jury: Stefano Bartolini, Giuseppe Bellei Mussini, Paola Grifoni, Marco Marlazzi, Donatella Pascucci, Piero Paoli, Roberto Pellegrini

Italia/Italy - Trieste

1° 1° Classificato/1st Place: Massimo Mortelliti (Firenze) 2° Classificato/2nd Place ex aequo: Loris Mario Ciuffi Lorenzo Capobianco (Capogruppo/Team Leader), Gustavo Matassa 4° Classificato/4th Place: Silvano Lotti 5° Classificato/5th Place: Giacomo Piccinelli 6° Classificato/6th Place: Priscilla Braccasi, Alessandro Bernardini; Collaboratori/Assistants: Luigi Borrello, David Venturi, Sabina Ricci, Stefano Parancola, Benedetta Corsano, Rachele Giuntoli 7° Classificato/7th Place: Roberto Cosenza 8° Classificato/8th Place: Marco Sala 9° Classificato/9th Place: Roberto Melai 10° Classificato/10th Place: Stefano Mattoni

Olanda/Netherlands - Den Haag

Ministero di Giustizia e Ministero degli Interni Realizzazione di due nuove sedi ministeriali per la città olandese di Den Haag, non lontano dal celebre complesso di Aldo Rossi. Si tratta rispettivamente del nuovo ministero di giustizia e del nuovo ministero degli interni. Il programma prevede la realizzazione di uno zoccolo alto fino a 50 m destinato a commercio e uffici e due edifici torre alti fino a 140 m. Superficie complessiva previta: oltre 100.000 mq, costo di costruzione: 170 milioni di Euro Ministry of Justice and Ministry of Home Affairs Design of two new ministerial headquarters for the Dutch city of Den Haag, not far from the Aldo Rossi complex. Specifically, the new ministry of justice and new ministry of home affairs. The programme envisages the construction of a 50-metre block designed for retail and office purposes and two 140-tall towers. Overall surface area estimated at: over 100,000 square metres; building costs: 170 million Euros. Committente/Client: Directie Den Haag

Premio Tercas Architettura: ristrutturazione del Palazzo Cardinale Cicada Ristrutturazione di Palazzo Cardinale Cicada di proprietà comunale inclusa la sistemazione delle aree libere e archeologiche annesse, conferendo un assetto funzionale e un’immagine pubblica all’area dotando la comunità di una residenza per studenti. Il Comune di Atri si impegna a realizzare l’opera, dell’importo complessivo preventivato 3.098.741,39 Euro Restructuring of a property dating back to 1860 owned by the city council and known as Palazzo Cardinale Cicada, including the redeveloping of the surrounding open spaces and archeological sites. The project is designed to give the Cardinale Cicada complex a better layout and more interesting public image, furbishing the local community with student residences Atri Town Council has pledged to carry out the works - the overall costs are estimated at 3,098,741.29 Euros. Committente/Client: Tetraktis Giuria/Jury: Paolo Basilico, Mario A. Arnaboldi, Vittoria Cozzi, Giampiero Cuppini, Carlo Mezzetti, Paolo Sommella, Manrico Farina, Paolo Assenti

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Progetto vincitore/Winner: Hans Kollhoff Altri architetti invitati/Other invited teams: Bolles - Wilson Mecanoo Foster and Partners Schmidt Hammer - Lassen NBBJ Neutelings Riedijk

Italia/Italy - Atri (TE)

1° Classificato/1st Place: Patrick Stegbauer, Bianca Rossmann, Jorg Waldinger, Honorata Watras (University of Applied Sciences of Darmstadt) 2° Classificato/2nd Place: Luigi di Dato, Claudio Meninno (IUAV) 3° Classificato/3rd Place: Jacopo Gaspari, Angelo Cipriano (laureati/degree IUAV) Premio speciale/Special Prize: Simon Vrscaj, Markus Gruber (Technical University Graz, Austria) Progetti segnalati/Mentions: Emerson Esteban Mahecha Orduz, Ignacio Alejandro Quintar, Constanza Fuentes, Fernando Venditti (Universidad Nacional de Tucuman, Argentina) Genny Castelli (laureata/degree IUAV) Tomasz Kufel (University of Applied Sciences, Berlino), Katarzyna Grzesik Alicja Kolanko (Wroclaw University of Technology, Polonia) Alberto Figuccio, Massimo Antonello Conca (IUAV) Theodora Balauru, Juraj Palovic (Romania-Slovacchia studenti in Erasmus presso la Facoltà di Architettura di Stoccolma, Svezia)

C O MPETITI O N S

1° Classificato/1st Place: Fausto Carlo Bozzarelli /Studio Benini & Partners 2° Classificato/2nd Place: Guido Canali 3 Classificato/3rd Place: Paolo Rocchi

+ europ aconcorsi

C O MPETITI O N S + europ aconcorsi

Italia/Italy - Parma

Restauro dell’ex Ospedale della Misericordia Restauro conservativo e recupero funzionale, anche con variazione della destinazione d’uso, del complesso edilizio dell’ex Ospedale della Misericordia, sito in Parma - Strada Massimo D’Azeglio, attualmente occupato da: Archivio di Stato; Biblioteca civica e relativi uffici - depositi; Archivio storico comunale; Oratorio di S. Ilario; sedi di enti e associazioni sociali, ricreative, culturali e alloggi Renovation of the old Misericordia Hospital Renovation designed to conserve and functionally redevelop the old Misericordia Hospital in Parma (Strada Massimo D’Azeglio) and alter the purpose it serves. The hospital currently houses: Government Archives, Civic Library and offices-storerooms; Municipal Historical Archives; S.Ilario Oratory; the home of various socio-cultural and recreation bodies and associations and housing accommodation. Committente/Client: Comune di Parma Giuria/Jury: Carlo Frateschi, Claudio Mazzera, Silvano Carcelli, Luigi Minato, Beppe Turrini, Graziella Cantini, Silvia Ferrari

1° Classificato/1st Place: Rosa Carafa (Capogruppo/Team Leader),Caserta - Carmelina De Mercurio, Vincenzo Guadagno, Collaboratore/Collaborator: Enrico Carafa 2° Classificato/2nd Place: Marcello D’Anselmo (Capogruppo/Team Leader), Pescara - Gianluca Bozzelli, Nicola Iezzi, Collaboratori/Assistants: Gianluca Conte, Pierluigi Filippini, Sergio Di Nisio, Emmanuel Nervegna, Ivo Accili, Manuela Trivarelli, Marco Torlone 3° Classificato/3rd Place: Daniela Chiesi(Capogruppo/Team Leader), Firenze - Brunella Sibilia, David Burrini, Andrea Baldacchini Collaboratori/Assistants: Chiara Rossanda 4° Classificato/4th Place: Carla Coccia (Capogruppo/Team Leader), Genova - Angelo Del Vecchio, Valter Scelsi, Collaboratori/Collaborators: Francesco Frassinelli, Davide Perfetti 5° Classificato/5th Place: Guendalina Salimei (Capogruppo/Team Leader), Roma - Stefano Mavilio, Mario Mele, Collaboratori/Assistants: Claudia Lahmann, Ljdia Gilda, Alessandra Faticanti, Francesca Contuzzi, Consulenti/Consultants: Biagio La fratta, Luca Mezzadri, Lucio Giecillo, Danilo Moranti, Claudia Cecamore

Principato di Andorra/Andorra Principality

Nuova sede del Consiglio Generale del Principato d’Andorra Progetto per la nuova sede del Consiglio Generale del Principato d’Andorra New home of the General Council of the Principality of Andorra Project to design the new home of the General Council of the Principality of Andorra Committente/Client: Consell General d’Andorra 1°

1° Premio/1st Prize: Pere Espuga, Ramon Artigues, Ramon Sanabria 2°Premio/2nd Prize: Juan Francisco de la Cruz, Jorge Fernàndez, Adolfo Lallana, Pedro Torrijos 3°Premio/3rd Prize: Xavier Aleix, Jœlio Herrero, Francesc Pernas, Joaquim Solé, Jonathan Tugores, M. Paz Larrumbide Menzioni/Mentions: Daniel Alsina Jorgina Ginesta Miquel Garcìa Miquel Albòs Lluìs Alegre Lluìs Lloveras

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l’Arca2 Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

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L’emozione dell’ombra "Shadows" in Quebec

Un’operazione rara

Progetto: Marco Antonini, Roberto Capecci, Raffaella Sini

Presentato lo scorso giugno al Festival International de Jardins de Métis, nella regione canadese del Quebec, a ridosso della cittadina di Grand-Métis, il giardino “Ombre”, realizzato dallo studio di architettura del paesaggio formato dai romani Marco Antonini, Roberto Capecci, Raffaella Sini, è risultato vincitore del concomitante concorso. Come il più noto festival che si svolge in Francia a Chaumontsur-Loire, questa iniziativa in Canada propone una selezione su concorso di giardini temporanei improntati alla ricerca e alla sperimentazione nell’ambito del paesaggio contemporaneo. A Métis quest’anno sono stati presentati cinque giardini in concorso più tre altri realizzati da paesaggisti inglesi invitati, mentre una mostra a latere, intitolata “La capanne Idéale” presentava una serie di capanne da giardino rivisitate e oggetto di un concorso fra gli studenti della facoltà di architettura del paesaggio di Montreal e una mostra intitolata “Tabliers de Jardiniers” con esposti inusuali grembiuli da giardino creati da stilisti più o meno noti. Il parco di Métis si compone di un giardino storico con villa annessa degli anni Trenta e un bosco in cui si sono ritagliati gli spazi per i giardini temporanei collegati con un percorso alle rive del fiume San Lorenzo. Il progetto di Antonini, Capecci e Sini fa delle ombre il proprio elemento chiave, in grado di determinare lo spazio, le distanze, le profondità e, non ultima, l’emozione a livello percettivo.

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Il progetto considera il sito come uno scavo archeologico, denso di significati culturali e percettivi. Il visitatore si deve confrontare con una serie di elementi apparentemente identici, cavità disposte casualmente su un terreno nudo, in cui il riferimento a una necropoli è evidente, ma dove le ombre del passato che pesano metaforicamente sul presente sono allo stesso tempo rivelatrici della molteplicità vitale della natura. Infatti, entrando nel giardino, attraverso un percorso tra dune artificiali ottenute con la terra di scavo delle cavità, il visitatore scopre inaspettatamente che le 49 cavità sono “abitate” da una vegetazione rifiorente bassa e densa. Il cambiamento di scala è rassicurante: si passa infatti dalla ripetizione infinita di scavi a un dettaglio di “giacigli” sprofondati, che svelano, da un contesto senza vita, un’esplosione di micro-giardini.

T h e g a r d e n o f "S h a d o w s ", designed by the landscape design firm composed of Marco Antonini, Roberto Capecci and Raffaella Sini from Rome, was presented last June at the Festival International de Jardins de Métis in the Canadian region of Quebec, near the town of Grand-Métis, as the winning entry in the competition held at the same

time as the festival. Like the better known festival held in Chaumont-sur-Loire in France, the Canadian event presents a competitive selection of temporary gardens designed around research and experimentation into the modern-day landscape. This year’s Métis event featured five gardens entered in the competition, plus another three designed by specially invited English landscape artists, while a side-event called the "La Capanne Idéale" features a number of garden sheds given a modern rendering for a competition open to students from the Faculty of Architecture at Montreal University and also an exhibition entitled "Tabliers de Jardiniers" displaying unusual garden overalls designed by more or less famous fashion designers. Métis Park is composed of a famous old garden with an adjoining 1930s house surrounded by woods with room made for temporary gardens connected by a path along the banks of San Lorenzo River. The project designed by Antonini, Capecci and Sini makes shadows its key feature, capable of setting the space, distances, depths and, last but not least, the degree of perceptual emotion. The project treats the site as an archeological dig brimming with cultural and perceptual meaning. Visitors come across a series of seemingly identical elements, cavities placed randomly over some barren land, clearly alluding to a burial ground, but where shades of the past, which weigh metaphorically on the present, also reveal the lively multiplicity of nature. In actual fact, entering the garden along a path through artificial dues made out of the earth dug out of the cavities, visitors unexpectedly discover that the 49 cavities are "inhabited" by low, thick and blossoming vegetation. The change in scale is reassuring: the endless repetition of digs is replaced by little buried "beds" revealing an explosion of micro-gardens in this lifeless setting.

Non capita spesso che un’area storica si riappropri di funzioni vissute cinque secoli prima. E, ancor meno, che a promuovere la coraggiosa iniziativa siano soltanto soggetti privati non proprietari e ai quali le istituzioni pubbliche a ciò preposte poco o nulla hanno dato. È successo a Genova al Campetto, nel cuore dei “carrugi”, i vicoli del centro storico, con il restauro dei piani nobili del Palazzo Imperiale e la realizzazione, al suo interno, di un laboratorio-museo per la lavorazione della filigrana che, proprio lì, nelle tante botteghe artigiane medioevali, per secoli aveva prosperato. Artefici dell’operazione due famiglie di orafi del Duemila ma con grandi tradizioni alle spalle: i Bollani,

specializzati in oro, e i Testa, dediti da sempre all’arte della filigrana e che, unendosi, si sono autobattezzati Fabrorum. Palazzo Imperiale venne realizzato intorno al 1560 su progetto di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco e su commessa di Vincenzo Imperiale appartenente a una delle più note famiglie patrizie genovesi. Gli Imperiale, date le funzioni di rappresentanza che vollero fornire alla zona, affidate anche a nuove strategie urbanistiche, sfrattarono tutti gli artigiani, si presume rifondendoli. Si trattava infatti di costruire uno dei più costosi palazzi di città, affrescato dallo stesso Bergamasco, da Luca Cambiaso e da Bernardo Castello. Nel corso dei secoli gli Imperiale ampliarono

e abbellirono il manufatto finché il bombardamento navale del 1684 a opera delle navi di Luigi XIV danneggiò pesantemente il tutto. Nell’Ottocento l’edificio fu oggetto di rifusioni edilizie e l’ultima guerra diede il colpo di grazia. I marchesi Imperiale, che da tempo non vi risiedono più, ne sono comunque ancor oggi i proprietari. Nel palazzo fino a pochi anni fa c’è stato veramente di tutto: una casa d’aste al pian terreno, una pizzeria al piano nobile che il Ministero degli Interni aveva per un certo periodo affidato a un collaboratore di giustizia e i cui effluvi appestavano gli affreschi. Dinnanzi a tale degrado si trovano le famiglie Bollani e Testa che, a fronte di un notevole investimento

economico e personale, decidono di prendere il toro per le corna: restauro dei piani nobili, degli affreschi, creazione di un laboratorio d’avanguardia, a vista, che fosse anche museo della filigrana (con rarissimi pezzi antichi), uno show-room, una sala conferenze e persino una location per mostre esterne (recente quella delle lacche cinesi della dinasta Ming). Un’operazione rara per il nostro Paese se si pensa, per di più, che Bollani e Testa pagano l’affitto, sia pur simbolico, agli Imperiale, dunque operano in un contesto non di loro proprietà. Secondo una logica, dunque, non solo di profitto, ma anche e soprattutto di passione e promozione culturale. Michele Bazan Giordano

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l’Arca2

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La Casa della Musica a Parma

Alla fine dello scorso novembre è stata inaugurata a Parma la Casa della Musica. Posta nel centro storico della città, nel rinascimentale Palazzo Cusani, recentemente oggetto di un completo restauro, la Casa della Musica si colloca all'interno del programma di riqualificazione urbana, che si propone il complessivo riuso delle strutture esistenti conservando le architetture più significative e inserendovi funzioni differenziate di rilevanza urbana e territoriale. Il Museo Multimediale ne è la struttura principale e si contraddistingue per modernità e uso di tecnologie avanzate; si articola in un percorso interattivo dedicato alla storia e all’evoluzione dell’opera e del teatro per musica a Parma dal Seicento ai giorni nostri con un particolare accento sul rapporto tra Verdi e Parma e tra Parma e Verdi. Alcune storiche istituzioni culturali e musicali cittadine hanno qui la loro nuova sede: l’Archivio storico del Teatro Regio; l’Istituto Nazionale Studi Verdiani, il Centro Internazionale

di Ricerca sui Periodici Musicali (CIRPeM). Al piano terra trovano spazio un auditorium da 100 posti e una caffetteria. Al piano superiore una Sala di Rappresentanza che può ospitare 200 persone per eventi musicali, convegni, presentazioni; una biblioteca/mediateca permette al pubblico di consultare cataloghi informatizzati, banche dati, audio e video, siti internet, oltre a un ricco patrimonio librario, dedicato naturalmente a temi musicali; qui è possibile,

Nuovo Museo Africano Progetto: Carlo Mauri, Alberto Trabucchi, Fabiano Trabucchi

E’ stato recentemente inaugurato a Basella (Bergamo) il nuovo Museo Africano (www.museoafricano.it). Erede di un’esistente Museo Africano fondato nel 1984 dai Missionari Passionisti, la nuova struttura è stata completamente riallestita e resa più attuale con l’inserimento di presentazioni multimediali e postazioni tecnologiche. Il progetto degli architetti Carlo Mauri, Alberto Trabucchi e Fabiano Trabucchi è ruotato

intorno all’intenzione di rendere l’intera struttura più aperta, comunicativa, attraente e multifunzionale, creando un luogo rappresentativo, capace di ospitare iniziative tese alla conoscenza e all’approfondimento della ricca cultura africana in tutti i suoi aspetti. La raccolta di oggetti e opere d’arte provenienti da Mali, Burkina Faso, Gambia, Sierra Leone, Nigeria, Camerun, Gabon, Angola, Senegal,

Distorti e reali

attraverso sei postazioni individuali, ascoltare CD o vedere documenti filmati provenienti

Testa/Head, Mahen Yafe, Sierra Leone, Sapi, ca. XIII secolo.

Tanzania, si snoda su tre piani con una parte dedicata all’esposizione permanente, una sala congressi, e i laboratori multimediali. Nel 2004 è prevista la ricostruzione, nel parco esterno al museo di un villaggio africano che renderà ancora più aperta e flessibile l’offerta al pubblico. In occasione dell’inaugurazione, è allestita una mostra temporanea dedicata alle tecniche pittoriche più diffuse nel continente africano.

dalle raccolte discografiche e video conservate nella Casa della Musica.

Quotidianità distorta, prospettive sferiche che rincorrono brandelli di uno sguardo alla ricerca della quarta dimensione, sconfinando al di là della cornice e attraverso di essa negli occhi di chi guarda. Catturano momenti di

Alessandro Gozzuti, da sinistra/ from the left: Tunnel , olio su legno/ oil on wood, 130x70 cm, 2001;

transizione, di sospensione, di dinamiche segrete le Distorsioni Totali (www.distorsionitotali.it) dell’artista romano Alessandro Gozzuti. I suoi colori vivaci e i suoi toni di grigi, bianchi e neri cercano di sfondare lo spazio da tutti i lati per entrare in una dimensione visiva più mentale e temporale. Gozzuti racconta una realtà deformata e deformante che, pur ispirata a precursori quali i pittori fiamminghi del Cinquecento o al più vicino Escher, perde il valore metaforico

Abbandono, aerografo su legno/ aerograph on wood, 170x120 cm, 1999; Gomm a , olio su

tela, cornice su gomma/ oil on canvas, rubber fra m e , 100x70 cm, 2001.

dei primi e le coordinate scientifiche del secondo, per concentrarsi in modo più improvvisato

sull’incomprensibilità e la conseguente continua ricerca visiva della sfuggente quarta dimensione.

Tullio Deodati (direttore lavorimaccanica/mechanical site manager); Luciano Matti/Studio BR (consulente/consultant) Jacob Serete Italia: Edoardo Verri (direttore costruzione/construction manager); Rocco Barbieri (direttore lavori/site manager); Fabio Versetti (ingegnere di

progetto/project engineer); Claudio Pagani (strutture /structure); Paolo Piazza (progetto meccanica/mechanical project); Pietro Paganini (progetto elettrico/electrical project); Vincenzo Dipierri (direttore lavori-elettricità/electrical site manager) Client: Toyota Motor Italia

Sede Toyota a Roma: i credits Nella pubblicazione della nuova sede Toyota a Roma (l’Arca 175, Novembre 2002), l’indicazione degli autori del progetto era incompleta - ce ne scusiamo con gli interessati – e si deve considerare corretta con la seguente aggiunta/In the publishing of the new Toyota Headquarters in Rome (l’Arca 175, Novembre 2002) the list of the authors of the project was incomplete – we regret for the interested people – and the correct one need this addition: Progetto per concessione edilizia e piano urbanistico/Project for building authorization and urban planning: Giulio Buonpane e Studio Ferdinando Pepe Quindi i credits completi sono i seguenti/The following are the complete credits: Progetto per concessione edilizia e piano urbanistico/Project for building authorization and urban

planning: Giulio Buonpane e Studio Ferdinando Pepe Progetto e supervisione lavori/Project and Construction Supervisor: Kenzo Tange Associates, Shigeru Iwakiri; Sandro Buratti, Massimo Moretti, Anna Vartolo, Carlo Castellani, Stefano Dentamaro Progetto/Project: Takenaka Corporation: Junya Fujita (capo progetto/chief project), Yasuo Tajima (supervisore/supervisor), Shuji Ushikawa, Yoshikazu Iwasa, Sergio Iaquinta Ingegneria e Costruzione/ Engineering and Construction: Takenaka Corporation: Kiyokazu Nagahara (direttore progetto/project manager); Sergio Iaquinta (direttore dei lavori/site manager); Minoru Kubota, Carlo Eugenio Verona, Andrea Stipa (opere civili/civil work); Lorenzo Breda, Marco Corinaldesi, Fabio Oppici (assistenti/assistants);

Planimetria generale del complesso/site plan of Toyota Motor Italia a Roma.

Il Tevere per Roma

Il multimediale al servizio dell’arte Progetto: Lorenzo Weber, Alberto Winterle, Ettore Sottsass

Nel 2001 è stato inaugurato a Vigo di Fassa, in provincia di Trento, il Museo Ladino (www.istladin.net/ita/museo/mu seo.html) – un museo di etnografia alpina allestito per valorizzare la lingua e la cultura dell’antico popolo delle Dolomiti. Al museo, il cui progetto è stato curato da Lorenzo Weber, Alberto Winterle ed Ettore Sottsass, si lega anche il nome di Milo Manara autore di alcune tavole che illustrano temi tipici della mitologia fassana. L’allestimento – caratterizzato dall’utilizzo di tecnologia multimediale interattiva – è stato realizzato da Asteria Multimedia (www.asteria.it) che,

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grazie a sedici punti informativi dotati di touchscreen LCD da 15” con tecnologia a onda superficiale della Elo TouchSystems (www.elotouch.com), consente ai visitatori di sperimentare visivamente le diverse attività illustrate nel percorso museale. Si è optato per un uso massiccio dei punti mediatici proprio per fornire un reale supporto alla comunicazione e non un semplice orpello scenografico. Da un punto di vista logico, il punto informatico si colloca alla fine di un percorso nel percorso: il museo è infatti suddiviso per macro aree tematiche nelle quali il punto multimediale rappresenta una sintesi di

approfondimento di quanto è stato visto sino a quel momento. I punti informatici permettono una perfetta comprensione, grazie alle singole unità video inserite a corredo delle scritte esemplificative e alla possibilità di scegliere la lingua preferita. In questo progetto, ci si è avvalsi del mezzo multimediale, evitando tuttavia che la tecnologia sovrastasse e facesse perdere il significato profondo del museo. Lo studio condotto è volto a consentire al multimediale di essere un mezzo al servizio del museo e alla tecnologia di potenziare le informazioni e il messaggio che si vuole trasmettere.

Da sempre il Tevere rappresenta un forte segno urbano che ha grandemente contribuito a caratterizzare nel corso dei secoli la morfologia di Roma, la sua stratificazione urbana e i suoi spazi naturali e artificiali. Partendo da tali considerazioni la Facoltà di Architettura Valle Giulia (www.architetturavallegiulia.it) e l'ACER - Associazione Costruttori Edili Romani (www.acerweb.it) - hanno promosso lo scorso ottobre presso la Accademia Belgica il convegno internazionale "Forum Tevere. Polarità naturale e polarità urbana". A conclusione del convegno è stato aperto un "Consulto internazionale: idee per il Tevere", che ha invitato professionisti, studiosi e ricercatori a presentare proposte

concrete per la riqualificazione di Roma attraverso il suo fiume e, in particolare, per quanto riguarda le aree nell’ambito metropolitano compreso all’interno del Grande Raccordo Anulare di Roma e il Comune di Fiumicino. Tutte le proposte pervenute saranno esposte in una mostra presso la Facoltà di Architettura di Valle Giulia a partire da febbraio. Tra i progetti esposti, le imprese aderenti all'Acer potranno scegliere quelli più idonei per iniziare una verifica di fattibilità per una proposta di realizzazione ad iniziativa privata. L’iniziativa, infatti, non intende porsi come una nostalgica operazione di conservazione delle aree urbane attraversate dal fiume, bensì come promozione per un loro

recupero innovativo finalizzato, oltre che alla tutela e alla salvaguardia degli aspetti ambientali, anche alla

riappropriazione intermini funzionali, architettonici e spaziali delle aree e dei contesti sociali interessati.

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Riunire la famiglia DBEW Competition Si è conclusa con la vittoria degli italiani Federica Lusiardi e Riccardo Bianchini, la seconda edizione del concorso internazionale di design “Design beyond East and West”, promosso dal produttore coreano di arredi e interni Hanssem Co. Centrata sul tema della progettazione di una casa per una famiglia composta da due genitori che lavorano e un figlio, l’edizione di quest’anno ha visto la partecipazione di 520 progetti, giudicati da una giuria composta da Alessandro Mendini, Li Chung Pei, Yung Ho Chan e Seok-Chul Kim che ha valutato secondo i criteri guida di commerciabilizzazione, funzionalità e futuribilità, creatività, modernità. Il progetto vincitore, intitolato “The Nest House” (nelle foto) si fonda sull’idea del “nido” come luogo in cui la famiglia si incontra e si “conosce”; uno sazio aperto,

Architetture della terra a Parigi Hassan Fathy in Paris fatto di luce e separazioni mobili, configurabili dalla famiglia secondo le esigenze del momento, ma sempre riconducibile a un grande spazio comune funzionale all’aggregazione familiare. Sono stati inoltre assegnati tre Golden Prize – Adam Russell, Roberto Requejo e Greg Biancardi – e undici Silver Prize. Tutti i progetti premiati (e prossimamente anche il bando della prossima edizione) sono consultabili nel sito del concorso www.hanssemcompe.com.

The Italians Federica Lusiardi and Riccardo Bianchini won the second edition of the "Design beyond East and West" international design competition organised by the Korean furniture and manufacturer and interior designer Hanssem Co. Focusing on the design of a house for a family composed of two working parents and one child,

Il nuovo guarda l’antico

this year's edition attracted 520 projects judged by a jury made up of Alessandro Mendini, Li Chung Pei, Yung Ho Chan and Seok-Chul Kim, who worked along the guidelines of marketability, functionality and future-feasibility, creativity and modernity. The winning project called "The Nest House" is based on the idea of a "nest" as a place where a family meets and "gets to know each other"; an open space made of light and mobile partitions

that the family can set out as it sees fit, but always geared towards creating a large communal space for bringing the family together. Three Golden Prizes were also awarded - to Adam Russell, Roberto Requejo and Greg Biancardi - as well as eleven Silver Prizes. All the winning projects (and the forthcoming tender for the next edition) can be seen by visiting the competition site: www.hanssemcompe.com.

Metamorfosi degli occhiali

Progetto: Pierre Sartoux e Augustin Rosenstiehl

Pierre Sartoux e Augustin Rosenstiehl entrambi di 29 anni, sono due giovani progettisti di Neuilly-sur-Seine che ci offrono con questo intervento un esempio di riuscita sintonia tra nuovi linguaggi espressivi e integrazione in un contesto esistente. Si trattava infatti di trovare una soluzione semplice, funzionale e rappresentativa di una moderna società riorganizzando gli spazi di un edificio del XIX secolo lungo gli Champs Elisées a Parigi, che si presentava caratterizzato da una successiva sopraelevazione di due piani realizzata negli anni Trenta da Le Corbusier. Una situazione di partenza indubbiamente complessa in cui conciliare le esigenze della committenza, nuovi spazi di lavoro e la sede sociale di una società, senza snaturare le peculiarità storiche dell’edificio originale. Soprattutto il primo piano, dove erano ancora conservate le tracce del XIX secolo con affreschi, dorature e grandi altezze, è stato oggetto di uno studio particolarmente approfondito per calibrare la natura degli spazi alle necessità di una agenzia di pubblicità in cui dovevano essere ricavati sala riunioni, pareti mobili e isolate acusticamente, sanitari, biblioteca e locale per l’assemblaggio dei modelli. Il tutto

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ruota attorno all’idea di porre a confronto gli oggetti/elementi del nuovo intervento sia tra di loro sia rispetto all’esistente esemplificandone al massimo il concetto in modo da poter facilmente cancellarne le tracce. Un volume, scatolare opportunamente deformato facendo ricorso a una realtà simulata, ingloba i servizi e dà le coordinate di orientamento dei diversi ambienti. Le morbide curvature del volume/nuvola si sposano con la ricchezza dei decori delle sale, sdrammatizzandone la ridondanza. Il ricorso a materiali che si ispirano alla immagine patinata dell’espressione pubblicitaria, quali zinco e lacche, consentono di dare unitarietà ai diversi piani, mentre l’articolazione degli spazi di lavoro orchestrata da elementi separatori in vetro lascia filtrare la luce naturale creando un’ atmosfera morbida e rilassata in cui sono rispettati gli aspetti di riservatezza e di comunicazione tra i diversi componenti della società. Elena Cardani

Lenti che si adattano al viso, montature che si adattano alle lenti. L’evoluzione degli occhiali continua con “Stretch”, gli occhiali trasformabili disegnati da Andrea Lupacchini, nei quali la montatura è realizzata in materiale metallico affogato in gomma siliconica armata al

nylon, che consente di far assumere alle stanghette e al telaio delle lenti tutte le forme desiderate. Non solo si possono adattare a lenti di dimensioni e sagome differenti, ma possono anche essere schiacciati, annodati, stirati, mordicchiati senza mai perdere la loro consistenza, la loro flessibilità, il loro aspetto. Sono evidenti le applicazioni e le utilità di questo semplice accorgimento. Gli occhiali sono tra le nostre protesi più fragili, e la loro infrangibilità – nonché la loro capacità di metamorfosi – costituisce una garanzia d’uso non trascurabile. Ma un’altra considerazione, più generale, si impone. Da tempo il disegno degli occhiali è entrato nelle competenze del disegno industriale, ma con “Stretch” si può dire che l’assunto basilare del design – la forma segue la funzione – abbia trovato la sua conferma totale e definitiva, dal momento che qui la “forma” si adatta davvero a tutte le “funzioni” – o le situazioni – possibili.

Un appuntamento di sicuro interesse quello che vede l’Institut du Monde Arabe di Parigi protagonista del panorama espositivo internazionale. La mostra dedicata a Hassan Fathy, allestita fino al 2 febbraio, offre infatti un’occasione di grande richiamo per approfondire la conoscenza di uno tra i personaggi più rappresentativi dell’architettura e dell’urbanistica del Mondo Arabo del secolo scorso in un contesto, quello degli spazi progettati da Jean Nouvel, che è sempre e comunque di grande coinvolgimento emotivo. La mostra documenta, attraverso una selezione di progetti, disegni, schizzi e fotografie, il singolare itinerario di questo “costruttore, etnologo e poeta” la cui opera ottenne i riconoscimenti come il Premio Aga Kahn d’architettura nel 1980 e la Medaglia d’oro dell’UIA nel 1985. Nato nel 1900 ad Alessandria d’Egitto e laureatosi nel 1926 alla High School of Engineering di Giza, al Cairo, Fathy visse e lavorò in un perido di crescita demografica folgorante e di uno svilippo tecnologico sorprendente dedicando la sua vita professionale allo studio dei problemi legati allo sviluppo delle nuove tecnologie soprattutto rispetto alla perdita di una coscienza del progetto attenta alle esigenze delle culture tradizionali. Persuaso della ricchezza e delle possibilità d’adeguamento dell’architettura della terra, riferita principalmente alla tradizione nubiana, egli seppe coinvolgere architetti, artigiani e comunità nella creazione di una nuova architettura popolare dimostrando che nei contesti più poveri e meno avanzati era possibile costruire bene, velocemente e a buon mercato, facendo ricorso alla sola tecnologia del mattone grezzo. La grande lezione di Fathy, che ancor oggi costituisce un importante riferimento nello sviluppo nel rapporto tra strategie di progetto contemporaneo e futuro delle nuove tecnologie, è proprio quella di aver messo in evidenza l’importanza del contributo delle tecnologie antiche e tradizionali ponendo in primo piano le qualità spirituali e umane nella definizione di un habitat culturale e sociale a misura d’uomo. E lena Cardani

The Arab World Institute’s international exhibition is always a very interesting event held in Paris. The exhibition devoted to Hassan Fathy, running until 2nd February, provides an important chance to gain a deeper insight into one of last century’s most outstanding exponents of architecture and town-planning in the Arab World, in a setting (the premises designed by Jean Nouvel) that is always extremely emotionally striking. The selection of projects, drawings, sketches and photographs on display outline this “builder, ethnologist and poet’s” unusual career, whose works have been awarded the 1980 Aga Kahn Architecture Prize and 1985 UIA’s Gold Medal. Fathy, who was born in Alexandria in Egypt in 1900 and graduated from the Giza High School of Engineering in Cairo in 1926, lived and worked during a

Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on current events in Italy and abroad.

demographic boom and period of startling technological progress when there was also a very definite loss of design awareness for traditional culture. His faith in the great possibilities of land architecture, mainly Nubian tradition, enabled him to get architects, craftsmen and entire communities involved in the creation of a new form of popular architecture showing that it was possible to build cheaply, quickly and stylishly in even the poorest and least advanced contexts using nothing more than rough brick. Fathy’s great legacy for developing relations between contemporary and future design strategies for new technology is the way he has brought out the importance of the role of old and traditional technology, focusing on human spiritual qualities contributing to the creation of a peoplefriendly socio-cultural habitat.

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Hugo visto da Rodin

In occasione delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Victor Hugo, Besançon, sua città natale, presenta “Victor Hugo vu par Rodin”, fino al 27 gennaio al Musée des Beaux arts et d’Archeologie. L’esposizione, che raccoglie un centinaio di opere, tra sculture, schizzi e opere monumentali in gesso, marmo e bronzo, accompagnate da disegni e stampe e da 40 fotografie d’epoca di Victor Hugo o di sculture di Rodin, documenta dell’incontro tra due grandi artisti del XIX secolo. Mito internazionale, che ha lasciato un

La crescita di Milano

segno nell’immaginario collettivo ancor oggi di attualità, Hugo esercitò un grande fascino sugli uomini del suo tempo, in particolare di Rodin che l’ammirò sia come scrittore che come uomo politico dedicandogli un gran numero di busti in gesso tra cui l’opera monumentale eretta nel 1909 al Palais Royal e oggi conservata al Museo Rodin di Meudon. L’allestimento della mostra si articola attorno a quattro temi principali: i ritratti di Victor Hugo, le fonti d’ispirazione di Rodin, i monumenti a Victor Hugo e le allegorie. Auguste Rodin, Portrait de Victor Hugo, matita nera e inchiostro su carta beige/black pencil and ink on beige paper, 9,6x8 cm A destra/right , Piazza Duomo, Milano, 1910 ca. Sotto a destra/below right , Le Corbusier, Le Modulor, inchiostro e collage su carte gouache e decoupé/ ink and collage on gouache and cut papers, 70x 54 cm, 1950 (Photo : Centre Pompidou, Philippe Migeat).

Nuovi spazi espositivi

A Ginevra, cinque spazi diversi, sono stati al centro della manifestazione “L’Image habitable. Version multiple” che ha sondato il complesso tema del rapporto tra architettura, spazio museale e nuove tecnologie attraverso i progetti e le istallazioni di artisti e architetti. Le esposizioni, elaborate da cinque diversi commissari, sono state l’occasione per vivere un’esperienza diretta e personale di una forma di realtà artificiale e costruita, alla luce delle trasformazioni nei sistemi di espressione e comunicazione

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legate alle nuove tecnologie digitali. Fino al 31 gennaio è ancora possibile visitare uno dei moduli espositivi, curato da Catherine Pavlovic negli spazi del Mamco. Viene qui proposto, attraverso i lavori dell’artista inglese Liam Gillick, uno slittamento della nozione di spazio fisico verso quella di spazio relazionale in cui lo spettatore viene messo a confronto con gli elementi di un sistema che, benché invisibile, controlla la nostra vita. Gli spazi costruiti da Gillick (nella foto) si fondano su un’idea di nuova ecologia che oltrepassa il concetto di architettura come semplice arte del costruire per inglobare i contributi delle scienze e delle nuove tecnologie. In quest’ottica essi possono a ben ragione essere considerati come programmi per la costruzione di un nuovo spazio sociale, in cui l’individuo viene a contatto con livelli di realtà differenti.

Nell’ambito delle manifestazioni per il proprio centenario, l’Università Bocconi di Milano ha organizzato nelle sale di Palazzo Reale la mostra, aperta fino al 28 febbraio, intitolata “Il Mondo Nuovo, Milano 18901915”. La mostra intende sottolineare non solo la storia di un’università, ma la vicenda più complessa della trasformazione sociale e culturale di Milano sotto l’impulso sia della Bocconi che delle altre università che

sono nate a fine Ottocento. Nelle tre sezioni della mostra (Il labirinto della Modernità; Milano si trasforma; Il futuro della Modernità) sono esposti circa seicento oggetti tra cui opere d’arte (Cataletto, Previati, Boccioni, Carrà, tra i protagonisti) e molte curiosità: la bicicletta Bianchi usata da Petit Breton per la prima Milano-Sanremo nel 1907, le prime tessere sindacali della Camera del Lavoro del 19111912 o ancora il modello della turbina Fancis per le Cascate del Niagara il cui appalto nel 1900 era stato vinto dalle Costruzioni Meccaniche Riva. Proiezioni, ricostruzioni e audiovisivi aiutano a ricostruire la nascita del volto moderno di Milano. Net surfing Palazzo Reale: www.rcs.it/mimu/musei/palazzo _reale/presentazione.htm

In continuo fermento Novità per il Centro Georges Pompidou di Parigi, che dall’ottobre scorso presenta le collezioni del Musée national d’art moderne arricchite di nuove donazioni e riattualizzate nell’allestimento e nell’articolazione delle varie sezioni espositive. Grazie al Crédit Immobiliare de France, Il Modulor, storico sistema di misura basato sulle proporzioni del corpo umano per la determinazione dello spazio destinato all’uomo, è entrato a far parte della collezione d’architettura del Centro. Questa opera fondamentale dell’architettura moderna, mesa a punto da Le Corbusier a partire dal 1943 e presentata nel 1947, rappresenta la prima opera plastica di un architetto classificata tesoro nazionale dal Ministero della Cultura. Dalla collezione Maguy Glass, tenace e raffinato collezionista di origine polacca vissuto a Parigi tra gli anni Venti e Novanta, arrivano invece nelle collezioni nazionali quattro straordinari oli: Grand nu (1908) di Georges Braque, opera fondamentale nella poetica dell’artista e nella storia del cubismo; Jeune femme au chapeau rouge (1921) dipinto di Picasso appartenente al ciclo del classicismo degli anni Venti; Nature morte à la chocolatière (circa 1900), tra le maggiori opere del periodo prefauve di Matisse; Portrait de Gaston Modot (1918), rappresentativo degli anni in cui il pittore livornese, trasferitosi a Parigi nel 1906, si dedicò ai ritratti,

dagli amici artisti, ai collezionisti fino ai due dedicati all’attore Gaston Modot, di cui uno appartenente ora al Pompidou. Contemporaneamente a queste nuove acquisizioni, il museo d’arte contemporanea rinnova la presentazione delle sue collezioni d’arte contemporanea riunite, in uno sviluppo cronologico, attorno a nuovi assi tematici legati ai grandi movimenti dell’arte contemporanea, con sale monografiche che ospitano le grandi opere.

Dallo spazio all’arte

Ritualità tibetana

Pere Catala i Pic, Désir de Vol . In basso a destra/ bottom right , Benvenuto Tisi da Garofalo (Ferrara, 1476 ca.-1559), L’Adorazione dei Magi , olio su tavola/ oil on canvas, 57x70 cm.

In che misura le conquiste dell’aria e dello spazio hanno influenzato il campo delle espressioni plastiche nel corso del secolo scorso? E’ questo il tema che si propone di sviluppare la mostra “La conquista dell’aria. Le colonie dello spazio” presentata fino al 24 febbraio a Les Abbatoirs, Museo d’arte contemporanea di Tolosa. Una sezione introduttiva offre una panoramica sulle rappresentazioni simboliche e spirituali del desiderio di volare: dalle più tecniche, mitiche o oniriche dei progetti di Tatlin o di Panamarenko, a quelle ispirate alla conquista aerostatica rintracciabili in Goya o Gustave Doré fino al salto nel vuoto in Yves Klein. Una seconda parte presenta le opere che affermano una vera e propria trasformazione dei codici di rappresentazione da aprte di quegli artisti affascinati dalla conquista dell’aria sviluppatasi attraverso le nuove investigazioni scientifiche dello spazio: da Léger, La Fresnaye, Delaunay ai

Futuristi, ai suprematisti fino agli anni Sessanta. Infine una terza sezione affronta le problematiche sia utopiche sia realiste sviluppate a partire dalla conquista dello spazio nella seconda metà del XX secolo: “Le colonie dello spazio” rintraccia le relazioni che intercorrono tra astronautica, architettura, vita sulla terra e nello spazio, così come tra trasposizioni artistiche e scientifiche nella realtà attuale e sviluppo di nuovi linguaggi plastici e concettuali. Otto capitoli evocano poi il leggendario mito d’Icaro attraverso i temi dell’elevazione, delle macchine, dei sogni, del cosmo e della colonizzazione dello spazio. In quest’occasione cinque artisti contemporanei, tra cui Vito Acconci e Chris Burden, presentano un’opera appositamente concepita per l’esposizione. Net surfing Les Abattoirs: www.lesabattoirs.org

Grandi sete al Carnavalet

Net surfing Centre Pompidou: www.centrepompidou.fr Le Modulor: http://home.att.net/~vmueller/pr op/theo.html Le Corbusier: www.greatbuildings.com/archite cts/Le_Corbusier.html

In un periodo, qual è il nostro, caratterizzato dall’esplosione e dallo sviluppo esponenziale delle tecnologie informatiche, una piacevole e istruttiva parentesi ci offerta dalla raffinata mostra proposta dal Museo Carnavalet di Parigi che, sfidando il mondo dei nuovi sistemi di produzione e di espressione, riporta l’attenzione sul valore e sull’importanza del lavoro manuale, del mestiere artigianale. In occasione della

celebrazione di due secoli e mezzo di produzione, le seterie Prelle di Lione presentano al pubblico i loro migliori tessuti finora conservati nei propri archivi. Il percorso espositivo rintraccia la storia e l’attualità di questa prestigiosa manifattura attraverso le sete realizzate per la capitale francese sia a livello di committenza pubblica (Opéra Garnier, Hôtel de Ville) sia privata (Hôtels de la Païva, de Comono ecc). Parigi comanda a Lione, così può riassumersi il concetto guida della mostra che, attraverso la preziosa documentazione, inviata il pubblico alla scoperta dell’universo magico della seta considerandone i diversi e molteplici aspetto, sia dal punto di vista tecnico sia da quello artistico.

All’arte tibetana e in particolare alle esperienze visionarie del V Dalai Lama (1617-1682), figura politica e religiosa tra le più potenti nella storia del Tibet a cui si deve sotto la sua autorità l’unificazione del Tibet dal 1642 e la nascita della teocrazia lamaica, nonché maestro spirituale e scrittore particolarmente prolifico di grande sensibilità, è dedicata la mostra “Rituali tibetani. Visioni segrete del V Dalai Lama” presentata fino al 24 febbraio al Museo nazionale di arti asiaticheMuseo Guimet in Place Iéna a Parigi e organizzata con il contributo della Réunion des musées nationaux. Il manoscritto delle Visioni segrete, che riunisce le esperienze visionarie che il V Dalai Lama raccolse dall’età di sei anni fino alla sua morte, sono presentate nella loro totalità grazie alla donazione Lionel Fournier. Queste rappresentazioni - testi strettamente confidenziali riservati a una cerchia molto limitata di lettori e mai stampati costituiscono il corpo dell’esposizione arricchita da circa 180 opere provenienti principalmente da collezioni private europee e articolate in tre sezioni tematiche. Una prima che evoca il V Dalai Lama attraverso figure religiose e divinità presenti nelle sue visioni; una seconda

parte che presenta attorno a 67 illustrazioni su fondo nero del manoscritto, un ampio insieme di pitture eseguite con la stessa tecnica; una terza sezione riunisce un consistente numero di oggetti rituali e liturgici confrontabili con i dispositivi rituali illustrati nel manoscritto che erano perlopiù destinati alle cerimonie rivolte alle diverse divinità esoteriche. Net surfing Réunion des musées nationaux : www.rmn.fr/rituelstibetains/inde x.html Tibet : www.tibet.com

Dieci anni per Fondantico La Galleria Fondantico di Bologna celebra quest’anno i dieci anni di attività. Per l’occasione propone una versione ampliata della ormai consolidata rassegna annuale di pittura antica incentrata sulla produzione emiliana, conferendole un respiro di livello nazionale. Fino al 31 gennaio la Galleria propone “Percorsi nella pittura italiana dal XV al XVIII secolo”, in cui oltre a capolavori emiliani,

alcuni già esposti nelle edizioni precedenti, sono presenti opere di artisti di altri centri italiani tra cui spicca l’Adorazione dei pastori del veronese Alessandro Turchi detto l’Orbetto. Il catalogo della mostra è curato da Daniele Benati che, come per le altre edizioni, si avvale della collaborazione scientifica di qualificati specialisti del settore dell’arte antica.

Net surfing Musée Carnavalet: http://www.parisfrance.org/musees/musee_carna valet/default.htm

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Léger e la decorazione

Non solo sogni

E’ aperta fino al 3 marzo, la seconda mostra dopo il 1996 che l’Espace Croisé organizza a Euralille, l’avveniristico centro satellite realizzato nel 1996, il cui progetto pianificato da Rem Koolhaas ha visto coinvolta una prestigiosa rosa di architetti, da Nouvel e Cattani, a Vasconi a De Portzamparc (l’Arca 101). E’ Joël Bartoloméo, artista quarantacinquenne il cui lavoro si concentra principalmente sul medium espressivo del video e dei filmati, che per questa recente esposizione ha concepito uno spazio in base alla sua poetica in cui si intrecciano scene di vita quotidiana, a volte cruente ed esacerbate, a elementi onirici

che riaffiorano da rimandi al piano della memoria. “Tu avais oublié, non!” si articola in due sale, la prima Revue de presse 2000, presenta una sequenza di immagini comparse sulle riviste in base agli spostamenti dell’artista in Francia e all’estero. Le foto, tutte dello stesso formato e pubblicate in periodi diversi, agiscono sulla memoria di ognuno come momenti, situazioni e realtà già viste e vissute. Nella seconda sala è invece proiettato il film “Les dormeurs” (gli addormentati), sono corpi allungati, rannicchiati o distesi sul pavimento, che sembrano liberare nel loro completo stato di abbandono tutto il loro essere vulnerabili. L’intervento dell’artista coreana Minji Cho, prende spunto da questo stato di sogno per tracciare si muri dei disegni in bianco e nero che facendo eco al sogno, funzionano sul principio di condensazione. Le livre des rêves (il libro dei sogni, nella foto) completa a corredo la mostra è un libro d’artista sia da svolgiate, sia da leggere, un intrecciarsi di foto tratte dalle riviste e di annotazioni di sogni postillate a mano.

Un aspetto particolare dell’opera di Léger, quello della decorazione, è documentato dalla mostra in corso fino al 3 febbraio al Museo nazionale Fernand Léger di Biot. Oltre l’importante e forse più conosciuto lavoro di pittore, Léger si interessò infatti alla decorazione sotto ogni sua forma: dalla tappezzeria alla ceramica, dalla pittura murale alla decorazione teatrale. L’esposizione si articola attorno alle tappezzerie, alle ceramiche e ai modelli di studio che Léger realizzò per affreschi murali. Sono inoltre presentati modelli di vetrate, di mosaici e decorazioni di facciate di edifici pubblici e religiosi che documentano come l’artista ricercasse una corrispondenza tra “il muro, l’architettura e la pittura”. Una sala è inoltre dedicata al suo lavoro di grafico e d’illustratore a cui fanno da complemento una serie di ritratti fotografici realizzati da Léger per Villers, Brassaï e Denis Brihat. Le collezioni di

Net surfing Joël Bartoloméo: www.ciac.ca/biennale/fr_bartolo meo.html

“Da Caillebotte a Picasso”, il titolo della mostra ospitata al Museo Jacquemart-André di Parigi fino al 15 giugno riassume la ricchezza e la peculiarità della collezione Oscar Ghez, personaggio animato da un profondo e raffinato gusto per il collezionismo che nel 1967, divenuto proprietario del bel palazzo della terrazza Saint-Victor a Ginevra, lo trasformò in spazio espositivo per le sue collezioni, da cui il nome di Museo du Petit Palais. Parigi mette a confronto, con questa esposizione, due raccolte e due destini di prestigio, da un lato la storia del banchiere Edouard André e di sua moglie, la pittrice Nélie Jacquemart, che riunirono la loro collezione nel suntuoso palazzo stile Secondo Impero fatto erigere a Parigi nel 1875; dall’altro la vicenda del collezionista svizzero che ricostruì attraverso la sua collezione i principali movimenti artistici dal 1870 agli anni Cinquanta, assegnando un posto particolare a correnti come il Neo-

César a Nizza La Galleria contemporanea del Museo d’arte moderna e d’Arte contemporanea (MAMAC) di Nizza ospita fino la 16 febbraio la mostra “César. L’istinto del ferro” che fa luce, attraverso pezzi inediti o scomparsi dopo il loro passaggio in galleria, come la magnifica opera Poisson (1953, nella foto) acquistata dal Centro Pompidou nel 1954 e da

allora praticamente mai più esposta, un periodo fondamentale nella produzione dell’artista marsigliese scomparso nel 1998. Oltre 38 sculture, realizzate dal 1949 al 1966, testimoniano della ricerca plastica dell’artista, animata dal desiderio di declinare la sua abilità e capacità espressiva mettendola al servizio del fascino inventivo esercitato dalle proprietà della materia. Dai primi gessi con ferri saldati, ai ferri saldati per compressione (foto in basso) fino ai bronzi saldati, questa esposizione permette di rintracciare il filo conduttore dagli inizi della sua opera, quando per ragioni strettamente economiche César ricorre a pezzi di ferraglia recuperati nelle fabbriche e nelle officine privilegiandoli rispetto ai materiali nobili, alla sua maturità, in cui si afferma la tecnica della compressione, evidenziando l’istinto eccezionale che animò ogni gesto creativo di questo importante iniziatore di una nuova realtà. Net surfing MAMAC: www.mamac-nice.org/ francais/index_expo.html

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Fernand Légér, Oiseaux Blancs sur Fond bleu, tappezzeria/ tapistry, 218x152 cm, 1962 (Photo Patrick Gérin).

Impressionismo italiano

Un mondo di modelli

Dopo la rassegna dello scorso anno dedicata all’Impressionismo Europeo, a Palazzo Martinengo di Brescia, fino al 23 febbraio è aperta una mostra che segna una nuova puntata nell’identificazione della storia a livello locale del movimento pittorico del XIX secolo. Si intitola “Impressionismo italiano” e prende in considerazione l’arco cronologico che va dal 1860 fino al 1895, anno della Prima Biennale d’Arte di Venezia. Geograficamente, la mostra adotta un parametro regionalistico a partire dai Macchiaioli toscani per poi occuparsi della scuola

Il Castello di Rivoli presenta, per la prima volta in Italia, l’opera del giovane artista tedesco Thomas Demand (Monaco di Baviera 1964). Si tratta di fotografie che si collocano sul sottile confine che separa la realtà dall’artificio e rappresentano maquette tridimensionali fotografate da Demand il quale vuole così descrivere un mondo ridotto a puri modelli. L’artista, che vive e lavora a Berlino, mette così in questione la tradizionale

napoletana e confermando poi la vena tutta nostrana dell’impressionismo con le opere del pugliese De Nittis. Ovvia attenzione è data anche al veneziano Zandomeneghi nonché ai contesti piemontese e ligure e agli “scapigliati” lombardi. Si tratta in tutto di una trentina di artisti, selezionati dall’équipe guidata dal curatore Renato Barilli che confermano le peculiarità dell’Impressionismo italiano e il parallelismo, se non in alcuni casi il “vantaggio” cronologico della vicenda italiana rispetto alla coeva scuola francese. Net surfing Mostra: www.bresciamostre.it

tappezzerie del Museo Nazionale Fernand Léger saranno successivamente presentate, dal 10 febbraio al 10 marzo nel Museo dipartimentale della Tappezzerie ad Aubusson.

veridicità attribuita alle immagini fotografiche e le fa transitare verso il mondo più concettuale dell’arte. La mostra di Rivoli, aperta fino al 26 gennaio, presenta i nuovi lavori di Demand e una selezione delle sue opere realizzate tra il 1995 e i 2001. Net surfing Castello di Rivoli: www.castellodirivoli.org Thomas Demand: www.theartists.org/Artist

Thomas Demand, Podium, cprint/Diasec, 178x296 cm, 2000. A sinistra/ left , Odoardo Borrani, Un mattino sul Mugnone (Curiosità), olio su tavola/oil on board. Sotto/below, un’opera di/ a work by Wolfgang Herzig.

Intuito da collezionista impressionismo o l’Ecole di Parigi con un interesse personale per il pittori ebrei tra le due guerre che, come Chagall e Soutine dovettero spostarsi da un Paese all’altro per dare sfogo alla loro creatività, e per le donne pittrici come Marie Bracquemond, Janne Hébuterne o Tamara de Lempicka. Le ottanta opere in mostra illustrano l’originalità delle collezioni del Petit Palais di Ginevra, che nella rosa degli artisti selezionati, dai famosi Caillebotte a Chagall ai meno conosciuti Guillaumin, Steinlen, Angrand e Papazoff, offrono una ricca e completa testimonianza delle logiche con cui Oscar Ghez, da collezionista di grande intuito e fiuto raffinato, riunì un insieme inestimabile di dipinti, sostenendo e valorizzando artisti ancora poco considerati dalla critica ufficiale e riuscendo a scrivere, attraverso un approccio del tutto personale e tangente agli indirizzi del mercato artistico tradizionale, una pagina essenziale della storia dell’arte.

Tamara de Lempicka, Les deux amies, 130x160 cm, olio su tela/oil on canvas, 1923.

Poesia e sabbia L’artista israeliana Dvora Weisz è la protagonista della mostra aperta al Museo dell’Automobile di Torino fino al 9 febbraio. Intitolata “Deserto-Midbar”, l’esposizione propone cinquantuno opere in cui la Weisz rievoca una lettura simbolica e stratificata del deserto, fulcro della propria identità e crogiolo ancestrale del suo popolo. Peregrinazione, alleanza impegno, universalità sono i temi da lei trattati con materiali essenziali e

minimalisti come la sabbia, la creta, i pigmenti naturali. Grandi tele, sculture e installazioni si alternano negli spazi del museo e corredati da testi poetici scritti su teli di canapa appesi, stampati in occasione della mostra dal poeta e giornalista milanese Nicola Dal Falco, da anni amico e collaboratore dell’artista. Net surfing Museo dell’Automobile: www.museoauto.org

In sei per un mondo nuovo La Kunsthaus di Vienna propone fino al 9 febbraio la mostra “In Praise of Painting” dedicata al gruppo artistico austriaco degli anni Settanta Wirklichkeiten (realtà). Un gruppo eterogeneo – composto da Wolfgang Herzig, Franz Ringel, Martha Jungwirth, Kurt Kocherscheidt, Robert ZeppelSperl, Peter Pongratz – e non precisamente etichettabile che si presentò per la prima volta al pubblico in una mostra svoltasi nel 1968 presso la Vienna Secession e scosse la critica nazionale ancora poco colpita dai nascenti movimenti di oltreoceano della Pop e della Op Art. Fantasia, immaginazione, voglia di rinnovamento, fiducia nelle possibilità di cambiare l’arte e con essa la società erano i fili che tenevano insieme il gruppo

composto, per contro da sei personalità diverse e individualiste, da sei pittori amici ma indipendenti tra loro che non condividevano concetti comuni dichiarati, ma solo la necessità di inventare e rappresentare un “mondo diverso”. Net surfing KunstHaus: www.kunsthauswien.com

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News

Press

Sentimento dell’organico

Miró a Salerno

Con una sessantina di dipinti realizzati tra il 1941 e il 1991 da Ennio Morlotti, il Centro SaintBénin di Aosta rende omaggio, a dieci anni dalla scomparsa, a Ennio Morlotti. Aperta fino al 9 marzo, la mostra documenta le tappe della ricerca pittorica dell’artista a partire dai suoi Paesaggi Liguri per passare poi al tema delle Rocce e infine al tema delle Bagnanti. L’artista nativo di Lecco (1910-1992) è transitato nella propria carriera artistica dalle iniziali interpretazioni morandiane a scritture sempre più espressive e

Il Complesso di Santa Sofia di Salerno ospita fino al 16 gennaio la mostra “Mediterraneo Miró”. Cento opere tra dipinti, sculture, ceramiche e grafiche, molte delle quali inedite, tracciano in questa mostra il percorso artistico del maestro catalano tra il 1960 e il 1980, anni che egli trascorse nel Son Boter, il rifugio/studio di Palma di Mallorca costruito per lui dall’architetto Josep Lluis Sert. Tra gli inediti presentati figurano i sei grandi disegni su cartone ondulato della Fondazione Pilar i Joan Miró a Mallorca, che per la prima volta escono dallo studio del pittore. Prima in Italia anche per 26 incisioni della serie Galeria de Antirretratos eseguita negli anni Settanta. Una sezione della mostra, allestita presso la Chiesa della SS.Addolorata, è dedicata a trentacinque fotografie dell’amico fotografo Francesc Cabalá-Roca, uno dei pochi ad avere accesso al Son Boter.

ricche di emozione, per approdare alla fine della sua carriera a quello che Testori ha definito “il naturalismo di partecipazione” attraverso il quale Morlotti si è affermato tra i protagonisti dell’Informale. Consistente nella mostra il nucleo di dipinti che documentano il risultato raggiunto da Morlotti nella definizione di una complessa architettura del gesto e nell’espressione, attraverso l’esaltazione della materia, di un profondo sentimento dell’organico. Ennio Morlotti, Sassi, olio su tela/oil on canvas, 65x89 cm, 1946. A destra/right , Joan Miró, Il rabbino, 1978.

Segnalazioni

Net surfing Mostra: www.mediterraneomiro. comune.salerno.it Fondazione Pilar i Joan Miró: www.bcn.fjmiro.es Son Boter: www.a-palma.es /fpjmiro/catala/sonboter.htm

I Giardini del Castello di Praga Fondazione Benetton Studi e Ricerche, Treviso2002, ill. a colori, 76 pp Il volume documenta il vincitore della tredicesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, che dal 1990 premia e promuove quei luoghi particolarmente densi di valori sia naturali che storici, in un’ottica strettamente legata anche alla loro attuale gestione e manutenzione.

Il paesaggio istoriato I Maestri, il presente, il futuro La Galleria Blu di Milano propone fino al 23 febbraio la mostra “Out of the Blu. Picasso, Nicholson e oltre”. E’ un confronto tra i maestri europei consolidati della cultura artistica – e del mercato – con le nuove generazione nel tentativo di dare una interpretazione delle nuove voci dell’arte contemporanea a fronte dei capolavori del secolo appena finito. Così, accanto a opere di Picasso, Kandinsky, Klee, Klein, Giacometti, Burri, Balla, Braque, Schwitter, Nicholson,

Delaunay, Vedova, Francis, si trovano esposte sculture di Alex Corno, i dipinti di Paolo Biassoni, Davide Nido, Egle Reggio, Roberto Coda Zabetta, e altri rappresentanti di una generazione che sta sviluppando in modo originale le sollecitazioni implicite nelle opere dei grandi predecessori, acquisendone a volte gli elementi strutturali, altre le atmosfere rarefatte o le suggestioni liriche o formali. Net surfing Mostra: www.galleriablu.com Pablo Picasso, Le Gueridon, gouache su carta/on paper, 27x20 cm, 1920. A destra/right , Massimo D’Azeglio, Cavaliere e menestrello sotto un castello antico, olio su tela/oil on canvas, 75,2x98,7 cm, 1825 ca.

La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di orino presenta fino al 23 febbraio una mostra dedicata al pittore, scrittore, ministro e ambasciatore Massimo D’Azeglio. L’intento è quello di ordinare e dare una lettura complessiva della sua opera di artista di cui la Galleria possiede, grazie a una vasta donazione del nipote di D’Azeglio, Emanuele, un’ampia raccolta con oltre 250 dipinti e 27 album che racchiudono più di 1500 disegni a penna e acquerellati. In questa mostra, la prima così ampia dopo quelle commemorative dell’anno della morte (1866) e del centenario (1966), sono state selezionate 116 opere che oltre a definirne

Michele De Lucchi Dopotolomeo Skira, Milano 2002, ill. b/n e col., 124 pp A quasi vent’anni dalla lampada “Tolomeo”, Michele De Lucchi traccia un bilancio del suo lavoro, presentando opere di architettura e design in una prospettiva di assoluta obiettività, registrandone le continuità e le deviazioni, e accompagnandole con svagate riflessioni personali intese a riportare ogni volta l’orientamento progettuale alla sua matrice umana, esistenziale.

l’appartenenza alla stagione Romantica, lo collocano tra gli iniziatori della corrente denominata “paesaggio istoriato. Oltre al fondo del GAM, la mostra ha attinto anche a importanti collezioni pubbliche italiane, tra cui la Pinacoteca di Brera di Milano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Palazzo Pitti di Firenze, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, il Museo Sanna di Sassari. Ad accompagnare la mostra, curata da Virginia Bertone, un video con immagini ad alta risoluzione che offre la possibilità di visionare tutti i disegni contenuti negli album del fondo D’Azeglio del GAM. Net surfing GAM: www.gamtorino.it

Ugo La Pietra La Nuova Territorialità Alinea Editrice, Firenze 2002, ill. a colori, 64 pp Questo “Atlante ragionato di arte italiana”, ideato da Ettore Sordini, si propone di suggerire percorsi intellettuali ed emotivi attraverso diverse generazioni di artisti. A iniziare questo percorso è Ugo La Pietra con una “navigazione” tra le diverse dimensioni della sua creatività. Ivan Margolius Architects+Engineers=Structures Wiley Academy, Chichester 2002, ill. b/n, 104 pp Il libro celebra l’unione tra architettura e ingegneria sia oggi che nel passato. Una relazione che si fonda sull’ideale del lavoro di gruppo in cui i diversi partecipanti apportano tutte le loro conoscenze e capacità per dar vita a edifici e strutture funzionali e di alta qualità estetica. Da Paxton a Nervi, da Arup a Foster, da Le Corbusier a Niemeyer, il libro racconta storie di genio e creatività. Enzo Mari Autoprogettazione? Maurizio Corraini Edizioni, Mantova 2002, ill. a colori, 62 pp Il libro è costituito da un progetto realizzato da Mari nel 1974 e rappresenta uno stimolo e una provocazione per legare creatività e capacità costruttiva, seguendo e/o modificando la traccia data dai disegni progettuali di Mari per la realizzazione di una sedia, un tavolo, un armadio, un letto, ecc. Maria Dolores Morelli Architettura italiana anni ’60. I concorsi, i manifesti, le parole, i documenti Clean Edizioni, Napoli 2002,, ill. b/n, 176 pp Con una introduzione di Pasquale

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Diritto e dovere

Belfiore, il volume propone un’analisi storiografica e progettuale dell’architettura italiana degli anni Sessanta, partendo dallo studio di alcuni concorsi nazionali svoltisi tra il 1959 e il 1970. Attraverso l’illustrazione di alcuni allora “nuovi tipi” architettonici si svolge anche una ricerca sul significato delle locuzioni disegno urbano e progetto urbano. Sara Nadal, Carles Puig Alrededor. Proyectar la periferia/Around. Planning the Priphery Editorial Gustavo Gili , Barcelona 2002, ill. a colori e b/n, 1140 pp Analisi del significato storico e attuale, sociale ed economico delle periferie urbane. Il libro è diviso in due parti: una di analisi della situazione e una propositiva che offre nuove strategie per affrontare la riqualificazione e il riutilizzo ativo delle periferie.

Jean Nouvel - 25 projets AMC-Le Moniteur architecture, Paris 2001, 140 pp In una lunga intervista con i giornalisti di Le Moniteur, Nouvel spiega la sua concezione dell’architettura attraverso 25 progetti scelti dal suo studio con criteri tematici: dematerializzazione, land art, contesto, coperture unificanti, progetti urbani, vegetazione e distruzione. Mario Anton Orefice La pietra e l’acqua. Andrea Palladio a Venezia De Bastioni Editore, Godeva Sant’Urbano (TV) 2001, 55 pp In italiano e inglese, questo libro di piccole dimensioni, ma ricco di notizie, ci fa addentrare nelle opere e nella vita di Palladio a Venezia, attraverso un percorso appassionato e colto tra i segreti della laguna. Interessante bibliografia finale. Raffaella Poletti Vedi alla voce: bagno Electa/Alessi, Milano 2002, ill. a colori, 180 pp Sorta di lemmario delle terminologie del bagno composto sulla chiave di citazioni dal mondo della letteratura, della storia, dell’antropologia, dell’arte, dell’architettura. Frasi, fotografie, disegni e dipinti si susseguono in alternanza con la presentazione del nuovo “Progetto Alessi” per il bagno contemporaneo. La grafica è di Christoph Radl. Kerry William Purcell Alexey Brodovitch Phaidon, New York 2002, 275 ill. A colori, 272 pp Monografia dell’opera del grande grafico di origine russa che fu tra l’altro direttore di Harper’s Bazar. Il libro contiene molto materiale d’archivio inedito e una serie di interviste e commenti di critici, collaboratori e allievi di Brodovitch.

Diritto d’autori… Il diritto ad un ricordo… il dovere di un omaggio A cura di Davide Crippa, Barbara Di Prete, Pier Luigi Gelosa Libreria Clup, Milano 2002, ill. in b/n, 172 pp Possiamo leggere Diritto d’Autori come un libro rivolto al passato o come un testo che reclama il futuro. La prima interpretazione è suggerita dal tono affettuoso e dai contenuti. Si ricordano, infatti, non senza nostalgia, nove protagonisti dell’Università di Milano -Albini, Bottoni, De Carli, Ponti, Rogers, Rossi, Scarpini, Viganò, Zanuso puntualizzando il loro impegno durante gli anni della contestazione a fianco di un movimento studentesco agguerrito e pieno di ideali. La seconda interpretazione richiede una lettura, per così dire, tra le righe. Che ci fa sospettare che si ricordi il passato per proporlo a esempio . Per denunciare una carenza. Per puntare il dito, sia pure educatamente, contro uno stato attuale di cose che non funziona. Se, infatti, nel testo si dice De Carli si batteva per gli studenti , è probabilmente perché si vuole suggerire che oggi tanti docenti non se ne curano affatto. Se si afferma che Rogers inneggiava all’ Architettura è forse per sottolineare che oggi molti pochi cercano di frequentarla. Se si sottolinea che Albini sosteneva il dubbio metodico ed era un Maestro, è perché si ha motivo di credere che troppi sostenitori di certezze non sono che emuli i

quali nascondono dietro a tanta supponenza solo l’astratto vuoto. Dietro la nostalgia per i tempi dell’università della contestazione ecco che appare un progetto velatamente politico. Il bisogno di una storia che non sia solo un arido elencare di dati ma suggeritrice di ipotesi operative, cioè fonte di speranza. A tale scopo non servono aride cronologie e dotte citazioni. E infatti nel libro, curato da Davide Crippa, Barbara di Prete e Pier Luigi Gelosa, non ne troverete. Bastano alcune fotografie emblematiche e alcune citazioni per scaldare animi oggi spinti dalle istituzioni ad essere cinici, individualisti, freddi. E che gli autori siano riusciti nel loro scopo lo testimoniano i commenti positivi dei loro colleghi studenti ricevuti durante la mostra che ha preceduto, costituendone il presupposto, il libro e, poi, fedelmente riportati in appendice. Devo precisare che chi scrive non crede che tutti i personaggi di cui si parla in Diritto d’Autori abbiano avuto effetti positivi sull’architettura italiana. Certo è che erano tutti attivi protagonisti dotati di energica personalità, studenti compresi. Ma un’analisi del genere è, forse, estranea allo scopo del libro che riassumerei in una semplice frase: prima c’erano i giganti, oggi ci sono i nani. A voi nani, a noi nani, allora, il compito di dimostrare che la nostra generazione non sta passando inutilmente. Luigi Prestinenza Puglisi

Progetti per il futuro EMBT - Miralles Tagliabue, architetture e progetti A cura di Marco de Michelis e Maddalena Scimemi Ed. Skira, Ginevra-Milano 2002 Il volume interroga recenti opere di Miralles e Tagliabue. Entrare nel paesaggio, studiarlo per costruire un’architettura che porti nuovo senso, seguire le curve di livello e reinterpretarle per consolidare percorsi “filamentosi” d’edifici: la realtà del valore si aggiunge ai luoghi, il parlamento di Scozia, l’Università a Vigo (Galizia, Spagna), gli uffici giudiziari a Salerno. E scoprire rapporti latenti, fra le cose, fra gli edifici, con la storia e con il sogno - i “sognatori di professione” possono definirlo anche progetto d’architettura che si compie nel tempo e con il tempo - è un esercizio raffinato per riflettere sulle ragioni e forme del desiderio. Miralles e Tagliabue raccontano della sovrapposizione di forme mitologiche per il progetto di stazione marittima a Salonicco, della necessità di uscire dall’Isola San Michele nel concorso (II premio) per l’ampliamento del

Cimitero di Venezia, allontanandosi con altre visuali dalla città silenziosa. Avvicinano l’idea di Venezia al nuovo edificio IUAV a San Basilio, con gradinate e percorsi che lenti portano all’interno del complesso e con le ampie pareti vetrate dell’auditorium per cogliere e trasportare i riflessi della città e degli edifici. La ricostruzione del mercato a Santa Caterina (Barcellona) accetta e modifica i dati di storia edilizia e vi si sovrappone, come le coperture fluidamente debordano dall’antico recinto murario che viene conservato. Funzioni della poesia, funzioni del fare progettuale: se qualche dubbio vi possa mai essere sul fatto che l’architettura sia anche - poesia, e comprensione, basterà leggere le note di lavoro per un’ipotesi di nuova sistemazione della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco, per fugarli e convincersi che se quella grande opera simbolo va identificata con la vita distolta dalla morte, ciò è consentito soltanto dall’architettura, altrettanto grande. Francesco Pagliari

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News

News

Clima intelligente

Di Merloni Termosanitari (MTS Group), il Teleservizio E@sy, primo sistema telematico che fa comunicare attraverso un semplice SMS la caldaia di casa con l’utente e con il centro di Assistenza Tecnica, si basa sull’esclusiva assistenza tecnologica WARM (Web Assisted Remote Management). Il servizio consente quindi il controllo a distanza di diverse funzioni quali accensione, spegnimento e impostazione della temperatura e, attraverso il Centro di Assistenza MTS (tramite telefono cellulare GSM e internet), l’invio automatico di informazioni in grado di

Design al passo

prevenire possibili anomalie nel funzionamento del prodotto, o di fornire indicazioni precise sulla natura di un eventuale guasto con la possibilità di un collegamento diretto con la caldaia stessa per effettuare un check up. Mediante le informazioni pervenute il Centro di Assistenza Tecnica può effettuare una rapida diagnosi per determinare il tipo di aiuto necessario, procedendo, se possibile, con un intervento a distanza nei casi più semplici (da remoto è effettivamente possibile sbloccare la caldaia e modificare i parametri di funzionamento).

Nuovo stabilimento Appartenente alla multinazionale inglese BPB plc, BPB Italia dispone attualmente della produzione completa sia di lastre in gesso rivestito sia di intonaci e finiture a base gesso, realizzata nel nuovo stabilimento BPB Davillia di Termoli (Campobasso). Situato nell’Area del Consorzio per lo

Sviluppo Industriale del Biferno, il nuovo stabilimento usufruisce di un’ampia area con disponibilità di giacimenti minerari in zona, di posizione strategica per il mercato del Centro-Sud Italia, e di possibilità di esportare via mare il prodotto nell’area Mediterranea.

Riconoscimento al progetto E’ stato premito, nell’ambito della 28° edizione dello IESNA (Illuminatine Engineering Society of North America), con l’IIDA (The International llumination Design Award), il progetto di illuminazione “Magia di Luce” relativo al Castello Sforzesco di Milano. Progettato da Duilio Passariello e realizzato nell’ambito del Piano Urbano della Luce di Milano, il piano di luce è il primo esempio in Italia di illuminazione permanente e dinamica. Ideato come programma e non come competizione, l’IIDA, rivolto a tutti i progetti di rilievo, è supportato da una giuria di noti

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esperti in termini di illuminazione e di design. Il progetto di illuminazione del Castello Sforzesco si distingue per la specificità del sistema, dotato di controllo informatico per tutte le fonti luminose che interessano il perimetro esterno delle mura, la facciata principale, le torri circolari del Carmine e di Santo Spirito, la Torre del Filerete e il percorso della Ghirlanda. I sistemi di controllo elettronico consentono variazioni illimitate in termini di intensità e colore dell’illuminazione e di possibilità di combinazioni scenografiche.

Socio fondatore di Horm, Luciano Marson è, per il triennio 2002/2005, il nuovo Coordinatore del Comitato Esecutivo ADI del Friuli Venezia Giulia; incarico che conferma, mediante la persona, anche l’impegno e lo sviluppo attuato, attraverso risultati eccellenti sia per qualità sia per espansione, dall’azienda di Pordenone. Già insignita nel 1998 del Compasso d’Oro, l’azienda promuove, attraverso la

collaborazione di noti progettisti, un design che rappresenta pienamente la cultura e le tendenze del proprio tempo. Tra le iniziative promosse da Horm si è distinta quella relativa all’intervento di Alvaro Siza, che ha progettato lo stand Horm per il Salone del Mobile 2000, e l’attuale collaborazione con Mario Botta che ha disegnato la poltrona in midollino “Charlotte” e il tavolo “Bello!”.

Per piscine in calcestruzzo

La “Cultura della Luce”

Specializzata nella realizzazione di nuove piscine in calcestruzzo e nel ripristino di quelle esistenti, Mapei dispone, in questo settore, di una gamma completa di prodotti per la realizzazione e l’impermeabilizzazione della struttura in calcestruzzo armato, di speciali adesivi per la posa delle piastrelle di ceramica e dei

Attraverso una ricerca effettuata dallo Studio Ambrosetti per ASSIL, è emerso che Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Svezia riconoscono all’Italia il ruolo di “inventrice” della Cultura della Luce ai fini di evidenziarne anche il ruolo di promotrice di business. La definizione di “Cultura della Luce”, si sviluppa nel concetto di approccio sistemico alla luce, con la finalità di integrare caratteristiche estetiche, funzionali, ambientali e di influenza benefica sui comportamenti dell’uomo da parte del sistema illuminante. Ciò evidenzia aspetti relativi al rapporto tra luce e utilizzatore e tra luce e ambiente, superando i soliti riferimenti su estetica, design, funzionalità ed ergonomia. Definibile come strumento

mosaici vetrosi, di malte per la stuccatura delle fughe e di sigillanti per i giunti di dilatazione.

Nuova disponibilità

Giardinaggio e forestazione Leader mondiale per la produzione di elettrodomestici, Electrolux si è attualmente impegnata nel rinnovamento del settore relativo a giardinaggio e forestazione con l’intento di operarne l’allineamento alla strategia di marca del Gruppo. Nell’ambito dell’iniziativa i marchi noti e affermati nell’ambito del Gruppo, come Flymo, Partner e McCulloch disporranno attualmente anche

del marchio Electrolux, sia per il rivenditore che per il consumatore. La presenza di una base compatta, relativamente alla strategia di marca, costituirà per Electrolux la premessa per confermarsi come la “Scelta numero uno nel mondo”.

architettoniche, e produrre report quantitativi sempre coordinati per migliorare l’analisi e la stima dei costi. Inoltre il modellatore architettonico di Autodesk Revit 4.5 permette agli architetti e ai progettisti di curare maggiormente i dettagli costruttivi di un progetto, e allo stesso tempo migliorare notevolmente la produttività e semplificare il flusso di lavoro.

Il mobile in Francia

Anche da lontano My Home BTicino, in risposta alle necessità di quanti vogliono mantenersi in contatto con la propria abitazione anche se lontani, propone My Home Webb che, comodamente e semplicemente, mediante una normale telefonata o attraverso un PC collegato ad Internet, consente di accedere al riscaldamento, controllare il sistema di allarme, attivare l’impianto di irrigazione del giardino e accedere a tutte le altre funzioni della casa. Il vero cuore del sistema è costituito da My Home Engine, una costruzione software estremamente sofisticata capace di inviare all’impianto domestico i comandi in modo facile e intuitivo, oltre che ricevere dalla casa le comunicazioni di allarmi e di controllare efficacemente lo

Leader mondiale nella fornitura di soluzioni per la progettazione e la creazione di contenuti digitali, Autodesk conferma attualmente la disponibilità di Autodesk Revit 4.5. Questa 12ª versione del prodotto dimostra l’impegno della società nell’accelerare il ciclo di sviluppo già stabilito da Revit Technology Corporation. Autodesk Revit 4.5 migliora la pianificazione e la gestione del progetto permettendo ai professionisti del settore edile di ricreare ambientazioni

stato degli impianti e le immagini dell’abitazione. La particolarità innovativa di My Home Webb consiste nel superamento del vincolo di valersi di un solo mezzo di comunicazione (come il telefono, il celulare o il PC) per gestire e controllare la casa a distanza scegliendo di volta in volta lo strumento più confacente al momento. Il servizio My Home Webb prevede 5 differenti offerte classificabili, ognuna nelle differenti funzioni, come: Rosso, Arancione, Giallo, Verde e Azzurro. Le colorazioni si distinguono per tipologia di offerta che, nel caso di My Home Webb è la più semplice in termini di comandi a distanza, per arrivare attraverso gli altri riferimenti di colore a opzioni più articolate ed evolute.

Presente a Paris Expo – Porte de Versaille dal 9 al 13 febbraio –, il Salon du meuble de Paris accoglie, su un’area di 180.000 mq, 1500 espositori e la presenza di 50.000 acquirenti provenienti da un centinaio di Paesi. Il grande interesse dedicato tendenzialmente e internazionalmente al mobile, evidenzia, nel mercato francese, una maggiore attenzione nei confronti della cucina e della biancheria, ed emerge la volontà di legare gli acquisti al fattore desiderio e alla creatività. Le grandi tematiche espresse nel Salone riguardano le aree dedicate a: Grand Marchés, Metropole, Village, French line, Decoration internazionale e Paris Sélection Déco. Questi cinque spazi emblematici del Salone

sono raggruppati in un grande settore come Les Expression. Ogni due anni sarà organizzato Bureaux d’aujourd’hui les solutions e Contract, in alternanza con Hotellerie, e infine Tapis e Approfal. Soluzione caratterizzante ed esclusiva di questo evento resta comunque la settorizzazione e l’organizzazione scenografica degli spazi, che crea immediata visibilità al progredire dei parametri ambientali.

competitivo emergente, la Cultura della Luce, pur non essendo presente in tutte le aziende del comparto, consente ai produttori di avvicinare una clientela importante che privilegia la qualità dell’offerta. Lo Studio Ambrosetti è riuscito a misurare come in Europa l’interpretazione e la penetrazione della Cultura della Luce vari da Paese a Paese, riuscendo a definire quanto queste differenze possano influenzare il business connesso.

Soluzioni estetiche e polimeri GE Plastics, divisione della General Electric Company, rimarca il grande successo di mercato ottenuto attraverso il programma globale di soluzioni estetiche che, dotato della più notevole gamma di finiture e colori dedicati all’industria dei tecnopolimeri termoplastici, in tre anni ha sviluppato 18 finiture diverse e oltre 33.000 colori. I vertici della GE Plastics esprimono grande soddisfazione per il risultato ottenuto attraverso questa offerta fatta al mondo del design, che amplia straordinariamente il repertorio di strumenti e tecnologie utili per sviluppare nuove soluzioni progettuali e, di conseguenza, la relativa e comprovata incrementazione delle vendite. Il programma globale di soluzioni estetiche applicate ai polimeri di GE Plastics si fonda su due pilastri, uno dei quali riguarda le resine Visualfx™ (18 diverse finiture visive e tattili) nella cui formulazione sono già compresi i colori e gli effetti che permettono

la creazione di elementi colorati direttamente nello stampo, escludendo interventi di verniciatura o rivestimento. Tra le finiture relative alle resine si distinguono: Diamone che ripete lo sfavillio dei gioielli; Ares™ che riproduce superfici metalliche; Illuminate™ che determina una lama di luce negli spigoli delle superfici orizzontali e verticali, Intrigue® che ha una finitura traslucida combinata con colori che cangiano. Inoltre altre resine sono disponibili anche sotto forma di film per decorazione nello stampo (IMD). L’altro pilastro è costituito da ColorXpress®: servizio di gestione e riproduzione dei colori che rappresenta un sicuro punto di riferimento per il settore. Sono attualmente 33.000 i colori disponibili, costantemente in crescita, sostenuti da un servizio che consente ai clienti di creare colori on line e di ricevere un provino stampato e un lotto di 25 kg di materiale per la realizzazione di prototipi entro 48 ore.

Dove la luce

Più Cina L’Intertextile Shangai, svoltasi dal 9 all’11 ottobre 2002, ha registrato una crescita straordinaria sia in termini di visitatori (38.086), sia di espositori internazionali di tessili di arredamento e abbigliamento (9.997) che quasi raddoppiano di numero. Il costante sviluppo dell’economia cinese ha fortemente potenziato gli impulsi provenienti dal

mondo esterno riguardanti, nello specifico, il settore tessile, poiché ben l’84% dei 31.000 visitatori provenivano dalla Cina continentale, la maggior parte dei quali da Shangai (14.448), Zhejiang (5.727), Jiangsu (4.883) e Pechino (1.027). In un momento di grandi assestamenti nei mercati mondiali, questa fiera resta l’occasione di un confronto di ordine strategico.

Nell’ambito delle manifestazioni relative alla “Settimana del Design” organizzate dal Politecnico di Milano, si è svolta lo scorso 7 novembre 2002 la giornata di studio “Light Design Research & Innovation” dedicata alla ricerca e alla innovazione quali contenuti primari nel progetto luce, che vede imprescindibile la convergenza sinergica tra la ricerca Universitaria e la ricerca imprenditoriale. L’occasione ha segnato l’inaugurazione del nuovo

Laboratorio Luce Colore che consente e rinsalda la relazione stabilita da Artemide con la ricerca universitaria, sulla base di un confronto con un’azienda che da sempre investe nella ricerca, per stabilire nuovi standard qualitativi dell’intero sistema luminoso promuovendone lo sviluppo. Alla giornata di studi del Politecnico hanno partecipato Ernesto Gismondi, presidente di Artemide, e Carlotta de Bevilacqua per il settore Brand Strategy & Development di Artemide.

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+ europaconcorsi

Scadenza/Deadline: 2/4 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Créabois Isère 13 Rue Billerey 38000 Grenoble Tel. ++33 04 76465144 Fax ++33 04 76465134 E-mail: creabois@wanadoo.fr

La Possession Austria Salzburg Riqualificazione urbana Progetto per la riqualificazione dell’area dello stadio Lehen a Salisburgo. Il programma prevede un intervento su un’area di ca. 3 ha. Dati dimensionali del progetto: 3.000 mq per commercio, 3.000 mq per residenze, 6.800 mq per uffici/ristorazione/servizi/Project for the urban refurbishment of the Lehen stadium in Salzburg. The program foresees an area of about 3ha, project data: 3,000 sq.m for commercial areas, 3,000 sq.m for residences, 6,800 sq.m for offices/facilities and restoration Scadenza/Deadline: 23/1 Per informazioni: Johannes Schallhammer Priesterhausgasse 18, A-5020 Salzburg Fax: ++43 662 875697-20 Internet: www.stadt-salzburg.at E-mail: schallhammer@aon.at

Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione Europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracomunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7/2004 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione Generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles Tel. ++32 2 2957432 Fax ++32 2 2964280

Francia/France Grenoble Construire en Bois Concorso internazionale aperto a studenti e architetti e ingegneri laureati da non più di tre anni per il progetto di costruzioni in legno in contesti “estremi” International competition open to students, architects and engineers who had their degree no more than three years ago, for the project of wood structures in “extreme” contexts

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Centro per l’infanzia Progetto per la costruzione di un nuovo centro per l’infanzia a La Possession. Il programma prevede la realizzazione di una struttura che comprenda: locali di accoglienza periodica 515 mq, locali per l’accoglienza occasionale 166 mq, assistenza materna 107 mq, ludoteca 186 mq, accoglienza a tempo determinato 192 mq, locali comuni 165 mq e spazi esterni 2.295 mq. Costo di costruzione: 2.250.000 Euro Project for the construction of a new children’s centre at La Possession. The brief calls for the construction of a new building comprising: a regular welcome centre (515 sq.m), an occasional welcome centre (166 sq.m), mother’s centre (107 sq.m), play area (186 sq.m), welcome centre for a determined period (192 sq.m), common spaces (165 sq.m), outdoor areas (2,295 sq.m). Construction cost: 2,250,000 Euro Scadenza/Deadline: 17/1 Per informazioni: Société d’équipement du département de la Réunion (SEDRE), 53, rue de Paris BP 172 F-97464 Saint-Denis Cedex Tel. ++33 2 62947600 Fax ++33 2 62215570

Germania/Germany Berlin Schinkel-Wettbewerb 2002 Il premio Schinkel, giunto alla cinquantesima edizione, è un riconoscimento riservato ad architetti, ingegneri e artisti di età non superiore ai 35 anni. L’edizione di quest’anno ha come tema progettuale la sistemazione dello spazio urbano della cittadina di Buch situata nei pressi di Berlino. Il programma prevede tra l’altro la realizzazione di un nuovo edificio denominato Haus des Lebens (Casa della vita). Sono previste 9 categorie di partecipazione distinte che vanno dall’urbanistica all’ingegneria idraulica, dall’architettura del paesaggio all’arte Schinkel award, this year at its 50th edition, is a recognition reserved to architects engineers and artists under 35 of age. This year project theme is the urban rearrangement of the city of Buch near Berlin. The program foresees, among other things, also the realization of a new building called Haus des Lebens (the life house). Nine are the participating categories which go from urban planning to hydraulic engineering, from architecture to landscaping to art Scadenza/Deadline: 13/1 Per informazioni: Architekten- und Ingenieur-Vereins zu Berlins Bleibtreustraße 33 10707 Berlin-Charlottenburg Tel. ++49 030 8834598 Fax: ++49 030 8854583 E-mail: aiv.berlin@t-online.de

Frankfurt Textile Structures for New Building 2003 Premio di progettazione finalizzato alla promozione dell’impiego delle fibre tessili in architettura, possono partecipare alla competizione progetti che prevedano l’impiego di tali materiali: tenso-strutture, architetture gonfiabili, coperture ultraleggere ecc./The competition covers all fields of textile building: earthworks, trafficroute construction, landscape engineering, constructions for environmental protection civil engineering and industrial constructions, building - from building with textile-reinforced concrete or textile-reinforced plastics to building with membranes for permanent and temporary, variable and mobile constructions interior fitting including developments such as the use of polymer optical waveguides for light transmission, textile air-duct systems for draught-free airconditioning of rooms, mobile soundinsulation walls in production halls, product design for architecture Scadenza/Deadline: 31/1 Per informazioni: Arbeitskreis textile Architektur Michael Jänecke c/o Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 69 75756578, ++49 69 75756710 Fax ++49 69 75756541 E-mail: textile-architecture@messefrankfurt.com

Kronberg Braun Prize 2003 Concorso internazionale di design per prodotti innovativi che utilizzino le più moderne tecnologie, intitolato “Dream Real Products”/International design competition, entitled “Dream Real Products”, for innovative products which utilize updated technologies Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 25.000 Euro Giuria/Jury: Peter Schneider, Rainer Silbernagel, Anne Stenros, Alexander Manu Per informazioni: Braun Prize Organization C/a Gerlinde Kress Tel. ++49 6173 302266 Fax ++49 6173 301534 Internet: www.braunprize.com E-mail: info@braunprize.com

Stuttgart Leitz Award. Cancelleria e prodotti per l’ufficio del futuro L’ente banditore intende raccogliere proposte innovative per prodotti per l’ufficio del futuro The awarding authority wants to gather innovative proposals about products for the office of the future Scadenza/Deadline: 15/3 Per informazioni: Esselte Leitz GmbH & Co KG Siemensstraße 64 D-70469 Stuttgart Roth & Lorenz GmbH Waldburgstraße 17/19 D-70563 Stuttgart Tel. ++49 0711 90140-0 Fax ++49 0711 9014092

International competition for the Stockport Town Centre Scadenza/Deadline: 18/2 Monte premi/Total prize money: 7.000 Euro Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. ++44 113 2341335, Fax ++44 113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com E-mail: riba.competitions@mail.riba.org

Grecia/Greece

Stockport Town Centre Design Competition Concorso intrenazionale per la valorizzazione del centro città di Stockport

Project for the realization of the new Tel Aviv Museum of Art, the program foresees the building of thre sections: 1) Art, 2) Architecture, 3) Education Scadenza/Deadline: 1/2 Per informazioni: The Herta & Paul Amir Architectural Competition Tel Aviv Museum of Art -Grobman Architects 4a Nes Ziona St. Tel Aviv 63904 Tel. ++972 3 5100998 Fax ++972 3 5100989 Internet: www.tama-competition.org E-mail: grobarc@netvision.net.il

Maroussi Mediterranean Architectural Competition Concorso internazionale per architetture mediterranee sostenibili che utilizzino facciate in alluminio/International competition for Mediterranean architecture utilizing aluminium facades Iscrizione/Registration: 14/1 Consegna/Submission: 1/9 Monte premi/Total prize money: 48.000 Euro Giuria/Jury: Achraf Bahri-Meddeb, Constantin Catsaros, Maximos Chrissomalidis, Thomas Herzog, Federico Mazzolani, Necdet Teymur, Alexandros Tombazis, Nebojsa Minjevic Per informazioni: Mediterranean Architectural Competition 16 Himaras Street 15125 Maroussi Fax ++30 210 6861399 Internet: www.architerra.gr E-mail: info@architerra.gr

Irlanda

Italia / Italy Alghero (Sassari) Nuova sede del commissariato di Polizia di Stato di Alghero Acquizione di un progetto preliminare generale e di progetto preliminare per la realizzazione di un primo lotto esecutivo funzionale riguardante la costruzione della nuova sede del commissariato di Polizia di Stato di Alghero. L’importo presunto dei lavori della progettazione generale è di Euro 2.577.900,00/Competition for the preliminary project for the realization of the new headquarters of the State Police Offices Scadenza/Deadline: 6/3 Per informazioni: Regione autonoma della Sardegna Ufficio convenzioni Viale Trento 69 Cagliari Tel. ++39 070 6062643 - 070 6062058 Fax ++39 070 6062031 Internet: http://www.regione.sardegna.it

Dublin

Ancona

Nuovo studio per gli U2 nelle Docklands Progetto per la realizzazione di un edificio che accolga gli studios per la nota band irlandese degli U2, e che sia al tempo stesso un segno di identificazione visibile da lontano, una sorta di stele urbana. L’edificio, che sorgerà nella zona delle Docklands di Dublino, area attualmente interessata da un vasto programma di recupero, sarà occupato nei primi due piani da ristoranti, club, uffici e residenze. Gli ultimi due piani invece saranno destinati agli studi di registrazione e agli alloggi di Bono e compagni. L’intera struttura non dovrà superare i 60 m d’altezza e la sua superficie dovrà essere compresa tra i 9.500 e 12.500 mq/Project for the construction of a new studio for the rock band U2 within the borader context of the restructuring of the Docklands area of Dublin. The maximum height of the building is to be 60 m with a total surface are between 9,500 and 12,500 sq.m. Scadenza/Deadline: 28/2

Futuro utilizzo e riqualificazione della area ex “Umberto I” Progetto per il futuro utilizzo e riqualificazione della area ex “Umberto I” situata nel quartiere Adriatico della Città di Ancona e sede fino a epoca recente del complesso ospedaliero ora trasferito nel nuovo Ospedale Regionale nella zona del quartiere Torrette ad Ancona Competition for te project of refurbishment and new utilization of the area of the former “Umberto I” area, where used to be te old Ancona Hospital Scadenza/Deadline: 28/2

Per informazioni: Dublin Docklands Development Authority Custom House Quay IRL-Dublin 1 Tel. ++353 1 818 33 00 Internet: www.dublindocklands.ie E-mail: nmulcahy@ddda.ie

Israele Gran Bretagna/Great Britain

A G E N DA

Tel Aviv Tel Aviv Museum of Art Progetto per la realizzazione del nuovo museo di Tel Aviv. Il programma prevede la costruzione di tre sezioni: 1) Arte; 2) Architettura; 3) Educazione

Per informazioni: Rotary Club Ancona Corso Stamira 49 60121 Ancona Tel/fax ++39 071 200143

Bagno a Ripoli (Firenze) Scuola elementare e materna Concorso per la realizzazione di una scuola elementare e materna. Elaborazione di un progetto preliminare per la realizzazione di un edificio scolastico, comprendente quattro sezioni di scuola materna e due sezioni di scuola elementare, oltre refettori, palestra, e parcheggi Competition for the construction of an elementary and pre-school. Design of a preliminary project for a school building comprising of: four pre-school classes, two elementary school classes as well as a refectory, gymnasium and parking Scadenza/Deadline: 28/2 Per informazioni: Comune di Bagno a Ripoli, Area 2 Servizi al Territorio Sett. Progettazioni, Appalti, Direzione lavori Piazza della Vittoria 2 50012 Bagno a Ripoli (FI) Tel. ++39 055 63901 Fax ++39 055 6390267 Internet: www.comune.bagno-a-ripoli.fi.it

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Biella

Crotone

Ittiri (Sassari)

European Wool Awards-Interlaine Concorso per studenti per progetti che ricerchino modi innovativi nell’uso della lana nei settori: Moda e Design, Concept & Advertising, Progetto/Competition open to students for innovative use of wool in the sectors: Fashion & Design, Concept & Advertising, Works & Projects Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 35.000,00 Euro

Prolungamento Lungomare tratto compreso tra piazzale Cimitero e località Irto Progettazione preliminare dell’intervento di prolungamento Lungomare di Crotone via per Capocolonna tratto compreso tra piazzale Cimitero e località Irto Preliminary project for the extension of Crotone sea side avenue between piazzale Cimitero and Irto area Scadenza/Deadline: 31/1

Recupero dell’ex cinema Odeon Ai partecipanti si richiede una proposta progettuale per il recupero e riqualificazione dell’ex cinema Odeon/Proposals for the requalification and refurbishment of the former Odeon cinema Scadenza/Deadline: 27/1

Per informazioni: Città degli Studi di Biella-Sistema Moda Italia Internet: www.europeanwoolawards.org

Bologna L’abitare dell’anziano Premio nazionale di idee sul tema L’abitare dell’anziano. Il premio nasce come realizzazione concreta del tema distrettuale di studio dei Lions Club del Distretto 108 TB nell’anno sociale 2002-2003. Tale modello di edificio, per un massimo di otto nuclei familiari dovrà auspicabilmente andare al di là dei tradizionali schemi della casa di riposo e dell’albergo per anziani/National award for ideas on the living of elderly people. The award is the concrete realization of the study made by the Lions Club District 108 TB in the social year 2002-2003. The model building, for a maximum of 8 families, should go beyond the traditional patterns of a rest home Scadenza/Deadline: 15/1 Per informazioni: Segreteria Distretto Lions Via Amendola 13 Bologna Tel. ++39 051 262136

Bolzano Circonvallazione di S. Cristina Valgardena Progettazione preliminare della circonvallazione di S. Cristina Valgardena/Competition for the preliminary design of the Ring Road of S.Cristina Valgardena Scadenza/Deadline: 28/2 Per informazioni: Provincia Autonoma di Bolzano Ufficio appalti Via Crispi 2 39100 Bolzano Tel. ++39 0471 412514, 0471 412504 Fax ++39 0471 412519

Casorezzo (Milano) Nuovi uffici per il Comune di Casorezzo Progetto per la sistemazione della villa comunale di Casorezzo di via Inveruno angolo piazza Griga. Il concorso nasce dalla necessità di ridare unità e riconoscibilità alla villa comunale attraverso una definizione architettonica dell’edificio che ne valorizzi le valenze storiche. ragione principale del concorso è quella di ricercare l’ottimale soluzione per la creazione degli uffici comunali attualmente ubicati nell’edificio di piazza XXV Aprile/Project for the rearrangement of Casorezzo city hall in via Inveruno corner Riga square. The competition aims to an architectural redefinition of the building and to find a functional solution for municipal offices presently located in via XXV Aprile Scadenza/Deadline: 18/1 Per informazioni: Comune di Casorezzo, servizio edilizia Palazzo Municipale Piazza XXV Aprile Responsabile del procedimento geom. Angelo Colombo Tel. ++39 02 9029589

Per informazioni: Comune di Crotone Piazza della Resistenza 88900 Crotone Tel. ++39 09 62 92 13 66 Fax ++39 09 62 92 13 32

Firenze Made in Tuscany Concorso per studenti di Facoltà di architettura e ingegneria e di scuole di design italiane per prodotti di furniture design destinati alla produzione da parte di ditte del settore arredo operanti nel territorio toscano Scadenza: 10/2 Guria: Massimo Ruffilli, Andrea Branzi, Mariella Zoppi, Mario Lovergine, Lapo Binazzi, Monica Mazzei, Marta Bindi Grassi, Cristina Tonelli, Paola Fallani, Antonio Tognarini, Riccardo Misesti Per informazioni: Brain Fiere Via Brunetto Latini 48 Firenze Tel. 055 571708 Fax 055 5047280 Internet: www.expolab.net E-mail: info@expolab.net

Gardone Riviera (Brescia) Valorizzazione e sviluppo sostenibile del lago di Garda Lo scopo del concorso è di premiare tesi di laurea e progetti didattici di particolare interesse per quanto riguarda la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo del lago di Garda, con interesse a territorio e ambiente, turismo e cultura, e che tengano in considerazione l’identità del luogo e valutino i problemi in un’ottica globale/The aim of the competition is to prize degree thesis or shool projects of particular interest regarding the improvement and the development of lake Garda as far as territory; environment, tourism, culture Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: Comunità del Garda Via Roma 8 25083 Gardone Riviera (BS)

Gubbio (Perugia) Premio Gubbio 2003 II tema del Premio Gubbio 2003 è il seguente: Interventi di recupero del patrimonio edilizio e/o iniziative gestionali e organizzative nel quadro di strategie di riqualificazione di ambiti urbani o territoriali/Prize for renovation works of the built environment and management and organizational schemes for urban or territorial refurbishment schemes Scadenza/Deadline: 1/3 Per informazioni: Associazione Nazionale Centri StoricoArtistici (A.N.C.S.A.) Segreteria del Premio Gubbio 2003 Piazza Oderisi 6 06024 Gubbio (Perugia) Tel. ++39 010 5577625, ++39 035 249006 Internet: www.ancsa.org E-mail: info@ancsa.org

Per informazioni: Comune di Ittiri Via S. Francesco, 1 07044 Ittiri (SS) Tel. ++39 079445200 Internet: www.comune.ittiri.ss.it

Milano Young & Design Concorso per progettisti nati dopo il 31/12/1965 per la progettazione di mobili, lampade e componenti d’arredo/Competition open to designers born after 31/12/1965 for the design of furniture, lamps and complements Scadenza/Deadline: 10/3 Monte premi/Total prize money: 7.500 Euro Giuria/Jury: Filippo Alison, Flavio Conti, Ignazio Cusmano, Giorgio De Ferrari, Attilio Marcolli, Arrigo Rudi, Maria Benedetta Spadolini Per informazioni: Rima Editrice Segreteria Concorso Young & Design Viale Sarca 243 20126 Milano Tel. ++39 02 66103539 Fax ++39 02 66103558 Inernet: www.rimaedit.it E-mail: rima@rimaedit.it

Moena (Trento) Sistemazione area esterna al centro polifunzionale Navalge Obiettivo del concorso è l’elaborazione di proposte progettuali e di linee guida per la sistemazione dell’area esterna al centro polifunzionale Navalge Competition for project proposals and guide lines for the definition of the exterior area of the multifunctional centre Navalge Scadenza/Deadline: 29/1 Per informazioni: Comune di Moena Tel. ++39 0462 573200 Fax ++39 0462 574366

Napoli Completamento dell’area annessa al polo scolastico di via Taverna del Ferro Ai partecipanti si richiedono idee per la valorizzazione e il completamento dell’area annessa al polo scolastico di via Taverna del Ferro “ex ITIS L. da Vinci” a servizio delle scuole superiori di II grado del comprensorio di S. Giovanni a Teduccio (NA). Il tema specifico è quindi: progetto di un sistema di spazi didattico-operativi, polo comune di attività, riconoscibili in una architettura, che per qualità e luoghi, riesca a interagire con il territorio e le realtà culturali e produttive di esso Competition for the enhancement and completion of the area adjacent to the school complex in Via Taverna del Ferro “ex ITIS L. da Vinci”srving the high schools of San Giovanni a Peduccio (NA) area. The specific theme is: project of educationalfuncitonal spaces, common pole of activities interacting with the surrounding territory Scadenza/Deadline: 30/1

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A G E N DA Per informazioni: Provincia-Città Metropolitana di Napoli Via Don Bosco 4 F I-80141 Napoli Tel. ++39 081 7949638 Fax ++39 081 7949644 Internet: www.provincia.napoli.it E-mail: ammedsco@provincia.napoli.it

Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” 2002 Il Premio, a cadenza biennale, è per il miglior progetto di architettura realizzato negli ultimi 5 anni e che sia ultimato alla data del 31.12.2002. Pertanto l’opera deve essere stata realizzata entro gli anni 1998-2002. Il Premio ha la finalità di promuovere il lavoro della nuova generazione europea selezionando i migliori talenti e valorizzando la qualità dell’architettura/The biennial award is for the best architecture project realize in the past 5 years and finished by 31/12/2002 Scadenza/Deadline: 31/1 Per informazioni: Cooperativa Libraria Editrice Architettura Napoli, Direzione del Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” c/o CLEAN via Diodato Lioy 19 80134 Napoli Fax ++39 081 5524419 Internet: www.cleanedizioni.it

Pescara Abitare l’ambiente Concorso per tesi di laurea su “Architettura Bioecologica” per laureati dal 1999 al 2002 Scadenza: 31/1 Monte premi: 3.000 Euro Per informazioni: C.A.Sa, Costruire abitare Sano Viale Bovio 64 65123 Pescara Fax 085 4226826 E-mail: concorso@costruireabitaresano.it Internet: www.costruireabitaresano.it

Pisa Nuova Sede dell’Amministrazione Provinciale di Pisa Progettazione della nuova Sede dell’Amministrazione Provinciale di Pisa e la relativa sistemazione del parco centrale di Cisanello. L’area interessata dalla trasformazione in oggetto è posta in Pisa ed è compresa tra via I. Bargagna, via di Padule, via Cisanello e via Monsignor A. Manghi. La superficie complessiva oggetto di trasformazione è di 118.800 mq. Gli obiettivi generali della trasformazione alla scala urbana consistono nella realizzazione di un centro di servizi pubblici e privati, organizzato intorno a una viabilità pedonale, in grado di configurare quest’area come centro della periferia est di Pisa/Project for the new premises for Provincial Administration offices in Pisa and relating rearrangement of Cisanella central park. The project area is delimited by via I. Bargagna, via di Padule, via Cisanello e via Monsignor A. Manghi. Total surface 118,800 sq.m Scadenza/Deadline: 24/2 Per informazioni: Provincia di Pisa - Concorso “lanuovasede” Piazza Vittorio Emanuele 3 I-56126 Pisa Tel. ++39 050 929402 Fax ++39 050 929400 Internet: www.provincia.pisa.it/newhouse/ default.htm E-mail: lanuovasede@provincia.pisa.it

Portoscuso (Cagliari) Impianto di smaltimento dei rifiuti Ai partecipanti si richiedono idee progettuali per la Realizzazione di un impianto di smaltimento dei Rifiuti

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Ideas competition for the realization of a plant for waste treatment Scadenza/Deadline: 21/1 Per informazioni: Consorzio per il Nucleo di Industrializzazione del Sulcis Iglesiente Agglomerato Industriale Portovesme 09010 Portoscuso(CA) Tel. ++39 078 15112223/25/22 Fax ++39 078 15112228

Ravenna Nuovo polo per l’infanzia “Lama Sud” Concorso articolato in due fasi: la I riguarda la presentazione di proposte di idee relative alla realizzazione di un nuovo polo per l’infanzia comprendente strutture per asilo nido e scuola materna, la II fase si riferisce allo sviluppo dell’idea attraverso la progettazione preliminare delle opere Competition in two phases: the 1st phase is for a proposal of ideas for a new children care centre and nursery school; the 2nd is for the preliminary project Scadenza/Deadline: 16/1 Per informazioni: Segreteria del Servizio Edilizia Via S. Vitale, 8 Ravenna Tel. ++39 0544 482624 Fax ++39 0544 482630

Salerno Parco naturalistico area D’Agostino Riqualificazione ex-cava estrattiva, proprietà comunale circa 300.000 mq. Il concorso prevede le seguenti specifiche; a) bonifica idrogeologica cava argilla; b) realizzazione strutture e/o recupero esistenti, per svolgimento attività sportive, ricreative, culturali/didattiche, ristoro e relativi servizi; c) miglioramento collegamenti con città e parco Lungoirno; Proposte progettuali dovranno suggerire uso dell’area che, nel rispetto dell’obiettivo della riqualificazione ambientale, preveda presenza attività che consentano copertura spese gestione e manutenzione Requalification of an old quarry. belonging to the municipality (about 300,000 sq.m). The competition foresees the following specifications: a) hydrogeological drainage of the clay quarry,b) realization and/or recovery of structures for sport, recreational, cultural/teaching activities, restoration outlets and related facilities c)improvement of connection between the city and Lungoirno park; project proposals should suggest, respecting the environmental improvement aim,to use the area for activities which will cover management and up-keeping expenses Scadenza/Deadline: 8/1 Per informazioni: Comune di Salerno Ref. Caterina Palumbo Tel. ++39 089 662526 Internet: www.comune.salerno.it

Sasso Marconi (Bologna) Nuovo polo scolastico del Capoluogo Concorso di idee con eventuale seconda fase assimilabile a concorso di progettazione per la realizzazione del nuovo polo scolastico nel capoluogo del Comune di Sasso Marconi. Per quanto riguarda l’importo presunto di realizzazione dell’intervento, la Relazione preliminare fornisce una indicazione di massima della somma (Euro 7.750.000,00)

Ideas competition, with a probable second phase, for the design and realization of the new school complex in Sasso Marconi Scadenza/Deadline: 27/1 Per informazioni: Comune di Sasso Marconi, Area Servizi alla Collettività e al Territorio P.zza dei Martiri 6 Sasso Marconi (BO) Tel. 051 843549 o 051 843571 Fax 051 841528 Internet: www.comune.sassomarconi.bologna.it

Participants are asked to submit ideas for the re-use of a building to house Volontary Associations and for the urban re-structuring of the area bounded by Piazza della Pace, Via xxv Aprile, Via Borgoforte, Via della Canaletta and the Parish Church. Scadenza/Deadline: 24/1 Per informazioni: Comune di Villa-Minozzo Piazza della Pace 1 Villa Minozzo (RE) Tel. ++39 0522 801122, Fax ++39 0522 801359 E-mail: lavoripubblici@comune.villa-minozzo.re.it

Per informazioni: Story and Glory Via Maria Vittoria 35 10123 Torino Tel. ++39 011 836869/8150126 Fax ++39 011 8173147

Tortoreto (Teramo) 3a Edizione “ Il modo dell’operare Las Mobili” Il concorso è dedicato agli elementi di arredo dell’ufficio operativo minimo, tali da definire uno scenario di evoluzione del lavoro e dei suoi spazi, tanto in ambito residenziale quanto aziendale. Il tema specifico del concorso intende quindi prefigurare le trasformazioni che la New-Economy e la diffusione delle nuove tecnologie produrranno in termini di dislocazione e organizzazione spaziale e funzionale delle risorse umane, nel tempo e nel luogo del lavoro/The competition is devoted to minimal office furnishing elements, so to define an evolution scenery for working spaces, both for residences and for offices. The specific theme of the competition is to point out the evolution of the new economy, the new technologies and how all of this will change the functional space and location of human resources Scadenza/Deadline: 31/1 Per informazioni: Las Mobili S.r.l. Via Nazionale 138 64019 Tortoreto (TE) Tel. 800-013696 Fax ++39 0861 788222 Internet: www.las.it/premio E-mail: premio@las.it

Villa-Minozzo (Reggio Emilia) Recupero fabbricato da adibire a centro per l’associazionismo e il volontariato Ai partecipanti si richiedono idee progettuali per il recupero fabbricato da adibire a centro per l’associazionismo e il volontariato e per l’identificazione di linee progettuali per il recupero della zona racchiusa da: Piazza della Pace, Via xxv Aprile, Via Borgoforte, Via della Canaletta e la Chiesa Parrocchiale

He awarding authority aims to collect Emerging Archtectural Visions to offer to young designers the possibility to know themselves, to recognize themselves and to integrate themselves Scadenza/Deadline: 3/2 Per informazioni: Chicago Architecture Club 222 Merchandise Mart Plaza, Suite 1049 Chicago, Illinois 60654 Internet: www.chicagoarchitectureclub.org

Los Angeles

Torino Un’immagine altamente creativa delle attività culturali della Città di Torino La Città di Torino e la Fiera Internazionale del Libro invitano i protagonisti dell’Illustrazione di ogni Paese a esprimere con le immagini la loro percezione della cultura in Torino, con l’obiettivo principale di ottenere strumenti visivi di grande impatto atti a rappresentare un’immagine altamente creativa delle attività culturali della Città/Torino municipality and the International Book Fair invite the illustration professionals of any Country to express through their images their perceptions of Torino’s culture, with the intent of obtaining strong visual tools apt to represent a highly creative image of the City cultural activities Scadenza/Deadline: 10/1

A G E N DA

Olanda/Holland Amsterdam Architettura teatrale oggi Il tema dell’edizione di quest’anno è la progettazione di uno spazio teatrale con 400 posti. L’intento è raccoglere idee innovative e riflessioni sulla relazione tra evento scenico e spazio architettonico/The theme of this year edition is: project for a theatre with 400 seats. The aim is to collect innovative ideas and reflections on the relationship between scenic event and architectural space Scadenza/Deadline: 15/2 Per informazioni: OISTAT P.O. Box 15172 1001 MD Amsterdam Fax ++31 20 5277622 E-mail: secretariat@oistat.nl Internet: http://oistat.lundegaard.cz

Romania Sibiu House for Andrei Tarkovski In seguito al successo ottenuto dalla precedente edizione: “A house for Durer” l’Ordine degli architetti di Sibiu invita professionisti e studenti di tutto il mondo a presentare idee progettuali sul tema: “La casa di Andrei Tarkovski”/International competition, open to students and professionals, for the design ideas on the theme “A House for Andrei Tarkovski” Scadenza/Deadline: 15/2 Per informazioni: Ordinul Arhitectilor din Romania Filiala Sibiu-Valcea Str. Tribunei 6 2400 Sibiu

Svizzera/Switzerland Winterthur Nuovo parco urbano Progetto per la trasformazione di un’area industriale dismessa in parco pubblico. La superficie della nuova area verde è di circa 6 ettari/Project for the transformation of an old industrial area into a public park, useful surface about 6 ha Scadenza/Deadline: 28/2

Landscape and Architecture. Premio JAE La nota rivista americana JAE (Journal of Architectural Education) indende raccogliere idee innovative sull’architettura e l’arcitettura del paesaggio del futuro. E’ possibile partecipare sia con progetti sia con saggi teorici Landscape and architectural design are deeply interrelated disciplines in the formation of settings for humans and other life forms. Architectural choices are always landscape choices in that landscapes serve as the unwitting subtext of work. Given this condition, we ask what are the ways in which architecture involves, ignores, rejects, and/or conjoins the landscape? How do architects see and act upon it; and conversely, how does the landscape act upon us? Scadenza/Deadline: 15/1 Per informazioni: Howard Smith, Managing Editor JAE 1400 Randall Court Los Angeles CA 90065 E-mail: hsmith@usc.edu

San Jose (California) Museum of Art and Design Concorso intrenazionale in due fasi per la progettazione del nuovo Museo di Arte e Design della San Jose State University International two-stage competition for the design of the new Museum of Art and Design of the San Jose State University Scadenza/Deadline: 16/1 Giuria/Jury: Jo Farb Hernandez, Carlos Jimenez, Greg Lynn, Robert Milnes, Mabel Wilson Per informazioni: San Jose State University One Washington Square San Jose, CA 95192-0089 Bill Liskamm (Competition Advisor) Internet: www.sjsu.edu/depts/art_design/frames.ht ml E-mail: SJSUMuseumComp@aol.com

Washington DC

Chicago

The DuPont Benedictus Award 2002-2003 Concorso internazionale per l’utilizzo innovativo del vetro stratificato in progetti e realizzazioni architettoniche International competition for the innovative use of laminated glass in outstanding architecture and design Scadenza/Deadline: 14/2

Emerging Visions Competition L’ente banditore intende raccogliere “visioni d’architettura emergente” per offrire l’occasione a giovani progettisti di conoscersi, riconoscersi e interagire”. Possono essere sottoposte alla giuria visioni di architettura realizzata, progettata o teorizzata

Per informazioni: AIA 1735 New York Avenue NW Washington DC, 20006 USA Tel. ++1 202 6267455 Fax ++1 202 6267425 E-mail: info@dupontbenedictus.org Internet: www.dupontbenedictus.org

Per informazioni: Stadtgärtnerei Winterthur Am Rosenberg 2 CH-8400 Winterthur Tel. ++41 052 2673010, Fax ++41 052 2673005 Internet: www.stadtwinterthur.ch/Eulachpark

USA

+ europaconcorsi

Web Bombay Sapphire Martini Art Student Collection: nuovi calici Concorso per creare nuovi calici per ampliare la Bombay Sapphire Martini Art Collection: 1) La forma di partenza è quella del bicchiere da martini cocktail; 2) Deve essere funzionale e realizzabile con tecnica artigianale; 3) Il bicchiere di vetro può incorporare altri materiali come gioielli e metalli, ma l’inclusione di questi materiali non è obbligatoria Competition to create new goblets to extend the Bombay Sapphire Martini Art Collection: 1) the starting form is a martini cocktail glass; 2) the glass should be functional and made by craft techniques; 3) the glass may incorporate other materials like jewels and metals, but this is not compulsory Scadenza/Deadline: 15/1 Per informazioni: Internet: www.aedo-to.com

Europan 7 Concorso internazionale online sul tema “La sfida della periferia” International online competition on the theme “Suburban Challenge” Iscrizione/Registration: 2/5 Consegna/Submission: 2/6 Per informazioni: Stichting Europan Nederland (Emmie Vos and Sandra Mellaart) P.O. Box 2182 3000 CD Rotterdam The Netherlands Telephone +31 (0)10 440 12 38 Fax +31 (0)10 436 00 90 Visitors’ address: Museumpark 25 in Rotterdam E-mail: office@europan.nl Internet: www.europan-europe.com

E-Motion in Motion Concorso internazionale online per studenti e professionisti sul tema “Sicurezza ProtoFunctional in Viaggio” per concetti di design che esplorano le creatività e le innovazioni rese possibili dall’uso delle tecnologie aggiuntive International online competition open to students and professional designers on the theme “ProtoFunctional Safety in Travel”, inviting to submit new design concepts searching for new creativity and solutions made possible by the use of additional technologies Iscrizione/Registration: 30/4 Consegna/Submission: 20/6 Per informazioni: DSM Somos Michelle Wyatt 2 Penn’s Way, Suite 401 New Castle, DE 19720, USA Tel. ++1 302 3268100 E-mail: Americas@dsmsomos.info Melisa Lasell Via della Stazione 7F 00042 Anzio (Roma), Italia Tel. ++39 06 9865179, Fax ++39 06 9871694 E-mail: Europe@dsmsomos.info Internet: www.dsmsomos.com/e-motion

Affidamenti

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Italia/Italy Brescia Elenco professionisti: indagini geognostiche L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di indagini geognostiche relativamente ai propri interventi costruttivi

Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione degli impianti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione degli impianti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: pratiche catastali L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di pratiche catastali relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione delle strutture portanti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione delle strutture portanti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: coordinamento in materia di sicurezza L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di coordinamento in materia di sicurezza e di salute durante la progettazione dell’opera (CSP) e la realizzazione dell’opera (CSE) relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Impianto ludico polifunzionale e caserma carabinieri. Verolanuova Realizzazione della nuova costruzione impianto ludico polifunzionale e caserma carabinieri per un importo di Euro 5.000.000,00 compreso I.V.A., finanziati con Euro 2.000.000,00 mediante cessione di immobili e con Euro 3.000.000,00 a carico di operatori privati, da individuarsi secondo lo strumento del project financing previsto dall’art. 37-bis e seguenti della legge n. 109/1994 e s.m.i. Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Verolanuova Piazza Libertà 37 Verolanuova (BS) Tel. 030 9365060, Fax 030 9361821

Firenze Elenco professionisti. Castelfiorentino L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi al di sotto di 40.000 EURO, per la progettazione, direzione lavori e consulenza in materia di Lavori Pubblici inseriti nel programma triennale 2001/2003 delle opere pubbliche Scadenza: 31/12

Per informazioni: Comune di Castelfiorentino Piazza del Popolo 1 Castelfiorentino (FI) Tel.0571 6861 Internet: www.comune.castelfiorentino.fi.it E-mail: info@comune.castelfiorentino.fi.it

Genova Tunnel stradale sub portuale. (Rettifica) Progettazione preliminare di un tunnel stradale sub portuale, realizzato a conci prefabbricati nel tratto a mare, dallo svincolo di S. Benigno (escluso) all’area riparazioni navali, fino alla foce del Bisagno, inclusi accessi e raccordi con la viabilità esistente ed in progettazione, da redigersi sulla base dello studio di fattibilità. Ammontare presunto del servizio: Euro 3.129.126,00 Scadenza: 14/1 Per informazioni: Tunnel di Genova S.p.a. Via Garibaldi 9 16124 Genova Fax 010 2412388 E-mail: tunnelspa@porto.genova.it

Grosseto Nuovo parcheggio ed alloggi per ultrasessantacinquenni. Castiglione della Pescaia L’ente intende realizzare con capitali privati, ai sensi dell’art. 37-bis della Legge 109/94 e s.m. e i. le seguenti opere comprese nel programma triennale dei lavori relativo al triennio 2003/2005: realizzazione di parcheggio terrazzato in Via dell’Oliveto nel Capoluogo; costruzione di alloggi per ultrasessantacinquenni nell’area della RSA del Capoluogo Scadenza: 30-06-2003 Per informazioni: Comune di Castiglione della Pescaia Ufficio Lavori Pubblici Tel. 0564 939723 - 0564 927411 Internet: www.col-castiglionegr.it

Lucca Elenco professionisti. Comune di Massarosa Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza alla d.l., contabilità, collaudo, coordinamento per la sicurezza, consulenze calcoli in c.a., strutture, relazioni geologiche e geotecniche, rilievi,studi di impatto ambientale, e qualsiasi altra prestazione professionale tecnicoamministrativa necessaria per la realizzazione di opere pubbliche. Importo: 40.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Massarosa Piazza Taddei 1 55054 Massarosa (LU) Tel. 0584 979315- 979317 Fax 0584/979300 Internet: www.comune.massarosa.lu.it E-mail: info@comune.massarosa.lu.it

Modena Centro polifunzionale Redazione della progettazione definitiva ed esecutiva, realizzazione, gestione e manutenzione della struttura, denominata Centro polifunzionale, destinata ad attività alberghiere, a uffici ed esercizi commerciali. L’importo complessivo dei lavori, al lordo degli oneri per la sicurezza, risultante dal progetto preliminare delle opere posto a base di gara, è di 9.332.380 Euro Scadenza: 16/1

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A G E N DA Per informazioni: Azienda Ospedaliera Policlinico di Modena Direzione Edile ed Impianti Via del Pozzo 71 I-41100 Modena Tel. 059 4222111, Fax 059 4222369

Pavia Impianto sportivo di via Acerbi Progettazione definitiva, progettazione esecutiva, esecuzione lavori, inserimento arredi e attrezzature e gestione dell’impianto sportivo di via Acerbi Scadenza: 15/1

+ europaconcorsi

Scadenza: 11/4/2005 Per informazioni: Commissione europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154, Fax 0332 786243

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Per informazioni: Comune di Pavia - Settore lavori pubblici Piazza Municipio 2 Pavia Tel. 0382 399323, Fax 0382 399369

Per informazioni: Comune di Badia Polesine Settore 4 - LL.PP. Piazza Vittorio Emanuele II 279 Badia Polesine (RO) Tel. 0425 53671, Fax 0425 53678

Taranto Piano regolatore del Porto di Taranto Redazione del nuovo piano regolatore del Porto di Taranto. Quantitativo o entità totale: 500.000 Euro Scadenza: 21/1 Per informazioni: Autorità Portuale di Taranto Tecnico, Porto Mercantile Molo San Cataldo C.P. Aperta - Taranto Succ. 2 74100 Taranto Tel. 09 94711611, Fax: 09 94706877 Internet: www.port.taranto.it E-mail: authority@port.taranto.it

Treviso Centro servizi ed un centro sportivo polivalente. San Vendemiano Le opere per le quali i promotori possono presentare proposte autonome di realizzazione sono quelle sotto elencate: 1. realizzazione di un centro servizi. L’intervento consiste nella realizzazione di un centro studi e congressuale, di salette riunioni, di spazi espositivi e commerciali, di una struttura ricettiva. Costo presunto dell’investimento Euro 14.000.000,00; 2. realizzazione di un centro sportivo polivalente. L’intervento consiste nella realizzazione di un complesso natatorio e sportivo con annessi centro benessere - relax e spazi per attività commerciali. Costo presunto dell’investimento Euro 7.000.000,00 Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di San Vendemmiano Via Alcide De Gasperi 55 31020 San Vendemmiano (TV) Tel. 0438 401741, Fax 0438 401780

Varese Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto). Ispra Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario nell’Unione europea e nei paesi candidati

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Fiera Acciaio inossidabile. Durabilità, estetica, funzionalità 20/2 Per informazioni: Centro Inox Piazza Velasca 10 20122 Milano Tel. ++39 02 86450559 Fax ++39 02 860986 Internet: www.centroinox.it E-mail: centinox@tin.it

Palazzolo sull’Oglio (Brescia) Palazzo Panella Il possibile dal Punto Zero 11/1

Rovigo Nuovi impianti sportivi. Badia Polesine Progetto definitivo ed esecutivo e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione dei nuovi impianti sportivi presso l’area di via Martiri di Villamarzana, congiunto alla acquisizione di beni immobili di proprietà comunale in via Roma. Importo dell’appalto: 3.449.470,00 Euro Scadenza: 10/2

Per informazioni: Organizzazione Nike Tel. ++39 051 6646624 Fax ++39 051 861093 Internet: www.progettocitta.com

Cile/ Chile Santiago del Cile Universidad de Chile 51º Congreso Internacional de Americanistas 14/7 -18/7 Per informazioni: 51 ICA - Universidad de Chile Diagonal Paraguay 265 of. 1405 Santiago de Chile Tel. ++56 2 6782061, Fax ++56 2 678212

Italia/Italy Bologna Scuola Matteo Ricci Nuove discipline del costruire: Progettare con il Feng shui, una bio-architettura cinese per l’occidente 25/1 Corso di Feng Shui Da/from 25/1 Per informazioni: Segreteria Via Mazzini, 148 40138 Bologna Tel. ++39 051 348842, Fax ++39 051 4294664 E-mail: segreteria@fondazionericci.it Internet: www.fondazionericci.it

Bolzano Museion L’Informale 14/1 Le poetiche dell’oggetto: Nouvéau Réalisme e Pop Art 21/1 La Smaterializzazione dell’Arte in Europa 28/1 Il Minimalismo e la Land Art 4/2 Arte Povera e aneliti “d’opera d’arte totale” 11/2 Performance Art 18/2 La Transavanguardia e i Nuovi Selvaggi 25/2 Il rapporto tra arte e fotografia 4/3 L’evoluzione della scultura: arte pubblica e installazioni 11/3 Per informazioni: Museion Via Sernesi, 1 39100 Bolzano Tel. ++39 0471 312448, Fax ++39 0471 312460 Internet: www.museion.it E-mail: info@museion.it

Milano Fiera Milano Congress Center Il Principe e l’Architetto: nuove idee per ripensare la città 20/2

Per informazioni: Fondazione Ambrosetti c/o Emanuela Filippi Tel./Fax ++39 02 45479017 E-mail: emanuela.filippi@tiscali.it

Roma The Studium Urbis Giambattista Nolli, Imago Urbis, and Rome Conferenza internazionale International conference 31/5 -2/6 Per informazioni: The Studium Urbis Via di Montoro 24 00186 Rome Tel. ++39 06 6861191 Internet: www.studiumurbis.org E-mail: info@studiumurbis.org

IN/Arch Lo spazio in-forme Master in architettura digitale Master course in digital architecture 6/2 -21/6 Per informazioni: IN/Arch Via Crescenzio 16 00193 Rome Tel. ++39 06 68802254 Fax ++39 06 6868530 Internet: www.inarch.it E-mail: inarch@inarch.it

Svizzera/Switzerland Losanna Ecole Polytechnique Fédérale/ENAC Stéphane Beel 15/1 Anne Lacaton 22/1 Per informazioni: Ecole Polytechnique Fédérale/ENAC Faculté de l’Environnement Naturel, Architectural et Construit Bâtiment SG-Ecublens CH 1015 Lausanne Tel. ++41 021 6933231 Fax ++41 021 6937307 E-mail: edith.bianchi@epfl.ch

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Austria Graz Landesmuseum Joanneum Latent Utopias 26/10-2/3

Vienna Architekturzentrum 9=12 New Housing in Vienna 13/9/2002-27/1 Emerging Architecture 3 “Beyond Architainment” 21/11/2002-10/3 K/2002-Haus Site-seeing: disneyfication of cities? 13/12/2002-9/2 Ringturm 45 under 45 - Young Japanese Architecture 23/10/2002-31/1

Belgio/Belgium Bruxelles Musée d’Architecture La Loge Antoine Courtens, créateur Art Deco 19/11/2002-27/4

Canada Montreal CCA Hal Ingberg 2/10/2002-16/02 Herzog & de Meuron: Natural History 23/10/2002-6/04

Danimarca/Denmark Copenhagen Danish Design Centre Nuove generazioni di componenti costruttive 15/6/2002-23/7

Humlebaek Louisiana Museum Arne Jacobsen 30/8/2002-12/1

Cambridge (Massachussetts) Harvard University-Graduate School of Design Large Parks: New Perspectives 10/4-12/4 Per informazioni: Harvard University Graduate School of Design George Gund Hall 48 Quincy Street Cambridge, MA 02138 Tel. ++1 617 4950647 Internet: www.gsd.harvard.edu/largeparks

Helsinki Museum of Finnish Architecture Drawn in Sand. Visioni irrealizzate di Alvar Aalto 13/6/2002-28/8

Francia/France

+ europaconcorsi

Bordeaux

Milano

Arc en rêve Lacaton & Vassal 24/10/2002-19/1

Triennale di Milano L’opera di Charles and Ray Eames. L’eredità dell’invenzione 24/9/2002-8/1 Le città in/visibili 15/10 /2002-1/2 Asfalto. Una passeggiata nell’urbano contemporaneo 15/10 /2002-1/2 Nuove città di fondazione 23/10 /2002-23/2 La grafica tra memoria e futuro 23/10 /2002-19/1 Le parole e le cose III. Il mondo in una stanza. Quando gli oggetti hanno nomi di luoghi 15/10/2002-2/2 Memoria e futuro dell’architettura italiana. Italia costruisce 1945 - 2000 27/11/2002-16/3 I futuri della quotidianità 4/12/2002-30/3

Parigi

Finlandia/Finland USA

A G E N DA

VIA Transparences 7/11/2002-19/1 Design algérien: nouvelle génération 10/1-23/2 Yamo 14/3-11/5 Design et son 23/5-21/6 VIA/Les écoles de design 4/7-24/8 VIA/Les Labels 2003 5/9-12/10 Design et Sport 26/10-31/12 Institut français d’architecture Perret. La poetica del cemento, 1900-1954 20/9/2002-6/1 Un salon tchèque: 14 architectes aujourd’hui 14/11/2002-9/2 Musée Carnavalet Lumière du laque: Centenaire du maître laquer Pierre Bobot (1902-1974) 23/10/2002-23/2 La galerie d’architecture Vehovar & Jauslin Architektur: audelà des territoires 10/12/2002-18/1

Germania/Germany Berlin Vitra Design Museum Living in Motion 28/9/2002-12/1

Weil am Rhein Vitra Design Museum Ingo Maurer - Light - Reaching for the Moon 3/10/2002-10/8

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum The Adventures of AluminiumFrom Jewels to Jets 18/10/2002-18/1 Unseen Vogue-The secret History of Fashion Photography 1/11/2002-23/2/3003 The Building Centre Trust Gallery 50/50: Crowning Achievements Future Prospects 24/6/2002-12/9

Palazzo Reale Il design di Cartier secondo Sottsass 10/10/2002-12/1

Rimini Galleria Galica Arthur Duff 8/11/2002-10/1

Cinisello Balsamo (Milano) Museo della FotografiaContemporanea Idea di Metropoli 26/10/2002-2/2

Antibes

Lucca

Château Grimaldi Fausto Melotti 25/10/2002-26/1

Fondazione Ragghianti Adolfo Natalini 23/11/2002-26/1

Ecublens Ecole d’Architecture Meili, Mailand und das Hochaus Centro Svizzero 1949-52 9/1-22/1

Ginevra Varie sedi L’Image Habitable. Multiple Versions 1/9/2002-31/1

Zurich ETH Theo Hotz Architektur 1949-2002 5/12/2002-23/1 Alexandre Sarrasin 1895-1976 12/12/2002-20/2 Stiva da Morts 16/1 -20/3

USA Cambridge (Massachussetts)

Camera di Commercio I Calligrammi di Giulio Savio 18/12/2002-18/1

Harvard University-Graduate School of Design Large Parks: New Perspectives 31/3-26/5

Torino

Minneapolis

Palazzo Graneri L’architetto artista. La Sezione Architettura del Circolo degli Artisti di Torino 1887-1902 Anno internazionale Antoni Gaudì: Omaggio alla Catalogna 5/12/2002-22/1

The Minneapolis Institute of Art The Chair: Sculptural Form in Wood 1880-1960 15/2/2002-12/1

Via Lagrange Torino 1902-2002. Artigiano metropolitano 5/12/2002-23/2

Yale School of Architecture Krier / Eisenman: Due ideologie 4/11/2002-7/2

Verona Museo di Castelvecchio Stile di Caccia. Luigi Caccia Dominioni, case e cose da abitare 7/12/2002-9/3 Swinger Art Gallery Alessandro Mendini 21/9/2002-11/1

Vicenza Basilica Palladiana Premio alla Committenza Dedalo Minosse 2002 12/12/2002-9/3

Messico/Mexico Luis Barragan House Barragan’s 100th Anniversary 2/11/2002-3/3

Olanda/Holland Rotterdam NAI Giò Ponti: architetto del grattacielo Pirelli 19/10/2002-15/1

Mostre d’arte Art Exhibitions

Svizzera/Switzerland

Roma

Mexico DF Italia/Italy

Tatirama 16/1-27/4 Five design disciplines on the edge of reality: Reality Machines 7/2-20/4

New Haven

New York Cooper/Hewitt, National Design Museum New hotels for global nomads 29/10/2002-2/3

Pittsburgh Carnegie Museum of Art Out of the Ordinary: The Architecture and Design of Robert Venturi, Denise Scott Brown and Associates 9/11/2002-13/1

Washington National Building Museum Me, Myself, and Infrastructure: Private Lives and Public Works in America 4/10/2002-16/2 Do It Yourself: Home Improvement in 20th Century America 19/10/2002-10/8 Big and Green: Toward Sustainable Architecture in the 21st Century 17/1 -22/6

Williamstown (Massachussetts) Clark Art Instute Tadao Ando 28/9/2002-27/4

Australia Canberra National Gallery of Australia The Big Americans 4/10/2002-27/1

Austria Vienna MAK Kurt Kocherscheidt 13/11/2002-16/2 Symmetric and Asymmetric Knots 20/11/2002-23/2 AES+F: More than Paradise 20/11/2002-23/2 Kunsthaus In Praise of Painting. Masterpieces of the Group Wirklichkeiten (Realities) 3/10/2002-9/2 Daniel Spoerri. Coincidence as master 20/2-1/6 Kunstforum Impressionismus: America/Francia/Russia 25/10/2002-23/2 Kunsthistorisches Museum Parmigianino e il Manierismo europeo 4/6-14/9

Belgio/Belgium Bruxelles Musée d’Ixelles Le symbolisme finlandais 1890-1914 10/10/2002-12/1

Canada Montreal Museum of Fine Arts Perceptions of Homelessness 2/10/2002-9/2 Voyage into Myth: The French Avangarde from Gauguin to Matisse 4/2-20/4 Rolph Scarlett-Art, Design and Jewellery 13/2-13/4 Carl Poul Petersen, silversmith 13/2-13/4 Eclectic Clay 26/2-12/10 Edouard Vuillard 15/5-24/8 Maurice Denis, Photographer 15/5-24/8 Françoise Sullivan 19/6-5/10

Toronto Royal Ontario Museum The New Mosaic: Selections from Friuli 14/12/2002-16/3

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A G E N DA Danimarca/Denmark Copenhagen Arken Museum für Moderne Kunst Asger Jo Orn 14/9/2002-19/1

Humlebaek Louisiana Museum Arne Jacobsen 30/8/2002-12/1 Wolfgang Tillmans: View from Above 11/10/2002-19/1

Francia/France Brest Centre d’Art Passerelle Trans_Positions 14/12/2002-8/3

Briey-en-Forêt Galerie Blanche/Unité d’Habitation Le Corbusier Oscar Molina: Photographies d’un journal intime 22/11/2002-21/2

Lille Musée d’art moderne Sans commune mesure 21/9/2002-19/1

Nice Musée d’art moderne et contemporain César-L’instinct du fer des premiers fers aux compressions 26/10/2002-16/2 Barry Flanagan 6/12/2002-25/5 Galerie des Ponchettes Jean-Pierre Giovannelli: Coflictus 20/12/2002-12/1 Galerie Alain Couturier Jean-Pierre Giovannelli: Le Miroir de l’Identité 20/12/2002-12/1 Musée d’histoire naturelle Au fil du vent-Les rapaces des Alpes et de Méditerranée 3/12/2002-31/1

Paris Centre Pompidou Le Portrait Atelier Brancusi 25/9/2002-7/4 Pierrette Bloch 25/9/2002-31/12 La culture pour vivre, de Georges Braque à Aurélie Nemours 25/9/2002-30/12 Roland Barthes 27/11/2002-10/3 Grand Palais Constable 10/10/2002-13/1 Chagall 13/3-23/6 Musée Picasso Kramar et Picasso 23/10/2002-23/1 Musée du Luxembourg Modigliani. L’ange au visage grave 25710/2002-2/3 Musée Carnavalet L’art del la soie. Prelle 1752-2002 20/11/2002-23/2

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+ europaconcorsi

Lumière du Laque 22/10/2002-23/2

Eva Hesse 13/11/2002-9/3

Musée National des arts asiatiquesGuimet Le visions secrètes du Vè Dalai Lama, rituels tibetains 6/11/2002-24/2

Dulwich Picture Gallery Arthur Rackham 18/12/2002-2/3 Abstraction on the Beach: John Piper in the 1930s 2/4-22/6

Site Odéon The White Part 17/10/2002-11/1 Centre National de la Photographie Martine Aballéa Franck Scurti Vàclav Stratil 4/12/2002-11/2 Le Parvis de Notre-Dame Archéologie et histoire 11/10/200-27/4 Musée du Louvre Memoires du visible 17/1-14/4 Leonardo da Vinci 9/5-14/7 Musée d’Orsay Daguerrotypes 15/5-17/8

Rueil-Malmaison Château de Malmaison Soies tissées, soies brodées che l’impératrice Joséphine 23/10/2002-17/2

Sèvres Musée national de Céramique Les Della Robbia: sculptures en terre cuite émaillée de la Renaissance italienne 11/12/2002-10/3

Grecia/Greece Atene Torre della Regina/Parco della Coscienza Ambientale di Ilio Cosmos-XI Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo 6/6-15/6

Italia/Italy Alassio (Savona) Chiesa Anglicana La route de Gênes: La Riviera da Nizza a Genova nelle stampe romantiche francesi (1814-1864) 28/12/2002-2/3

Alessandria Palazzo Guasco Carlo Carrà: il poeta della Metafisica 1/12/2002-19/1

Aosta Tour Fromage Da cima a fondo 23/11/2002-7/9

Brescia Palazzo Martinengo Impressionismo italiano 25/10/2002-23/2 Palazzo Bonoris Anni Venti e Trenta. L’arte a Brescia fra le due guerre 16/11/2002-12/1

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Bandera Gaetano Pompa, opere dal 1960 al 1996 12/10/2002-2/2

Cantù (Como) Riva R1920 Centre I progetti scenici di Arnaldo Pomodoro, 1972-2002 23/11/2002-2/3 Manuela Fanelli 14/12/2002-30/4

Palazzo dei Diamanti Degas e gli italiani a Parigi 16/2-18/5

Villeneuve d’Ascq

Bergamo

Genova

Musée d’art moderne Lille Métropole Image et texte dans l’art actuel 21/9/2002-19/1

Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Arte absracto sudamericano 19/12/2002-23/3

Palazzo Ducale e Stazione Marittima Ponte dei Mille Francesco Messina. Sculture, disegni e poesie 1916-1993 24/11/2002-19/1

Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Henri Matisse. The Cut-Outs 20/12/2002-3/3

Hamburg Deichtorhallen Lucien Hervé 10/10/2002-12/1

Galleria Fondantico Incontro con la pittura 10: dal XV al XVIII secolo 26/10/2002-31/1 Pinacoteca Nazionale Mario Sironi 26/10/2002-9/2 Museo Morandi Julius Bissier, opere 1923-1965 25/10/2002-31/1

Londra

Palazzo di Re Enzo e del Podestà Le stanze della musica: artisti e musicisti a Bologna dal ‘500 al ‘900 24/11/2002-23/2 La Quadreria di Gioacchino Rossini: Il ritorno della Collezione Hercolani a Bologna 24/11/2002-23/2

Tate Britain Gainsborough 17/10/2002-12/1 The Unilever Series: Anish Kapoor 9/10/2002-6/4

San Giorgio in Poggiale Pictura Magistra Vitae: i nuovi simboli della pittura contemporanea 17/1-6/3

Gran Bretagna/Great Britain

Istituto Nazionale per la Grafica Vetrine della Calcografia 2002: La RiproRiduzione dell’Arte 12/12/2002-9/2

Rotonda della Besana La Prima Repubblica Italiana (1802-1805) 9/11/2002-28/2 Studio Forni Luciano Ventrone 14/11/2002-10/1 Palazzo della Permanente La Collezione Jucker e la scultura del ‘900 Fino al/through 28/2 Galleria Poleschi Arte Aldo Mondino “Il viaggio” 24/10/2002-8/1

Studio Guastalla Opere su carta 26/11/2002-18/1

Spazio BZF “Leonardo”, 1903: la nascita della modernità 8/1-15/2

Bologna

Palazzolo sull’Oglio (Brescia)

Ferrara

Museo Archeologico Il gioco nell’arte: da Klee a Boetti 20/12/2002-13/5

Kunst- und Austellungshalle der Bundesrepublik Treasures from Venetian Palaces 27/9/2002-12/1

Galleria Eclettica Gianluca Sgheri-Minimo Comune Multiplo 20/11/2002-25/1

Spazio Oberdan Il “Novecento” milanese 1923-1932 19/2-5/5

Musée des Beaux-Arts Un bestiaire fantastique, 1840-1910 19/10/2002-13/1

Bonn

Società Dante Alighieri To See in the Dark: Carte e bassorilievi di Benedetta Ronchi 29/1-15/2

Palazzo del Broletto Mario Radice 15/11/2002-26/1

Vecchio Ospedale Soave Luigi Brambati 7/12/2002-3/2

Tours

Showroom Ligne Roset The Cracking Art Group 30/11/2002-9/2

Musei Civici agli Eremitani Gemme ceramiche stampe armi dei Musei Civici di Padova 19/10/2002-2/3

Como

Codogno (Lodi)

Firenze

+ europaconcorsi

PAC Utopie quotidiane. L’uomo e i suoi sogni nell’arte dal 1960 a oggi 23/10/2002-19/1

Galleria Fontana Umberto Faini 4/3-25/3 Giorgio Mizzi 2/4-22/4 Natale Addamiano 1/5-22/5 Renato Galbusera 29/5-19/6

Centro Saint Benin Ennio Morlotti: il sentimento dell’organico 12/12/2002-16/3

Germania/Germany

A G E N DA

Galleria N.O. 365 No: Gianluigi Colin, Francesco Dondina, Bruno Morello 12/12/2002-15/1 Fondazione Biblioteca di Via Senato Egitto: dalle Piramidi ad Alessandro Magno 5/12/2002-18/5 Galleria Raffaella Cortese Perturbamento 3/12/2002-15/2 Palazzo delle Stelline Pedro Cano: Secuencias 12/12/2002-8/2

Palazzo Panella Il possibile dal Punto Zero 13/1-31/3

Parma Palazzo Pigorini La Città di Gaibazzi (1935-1974) 14/12/2002-16/2 Galleria Nazionale Parmigianino e il Manierismo europeo 8/2-15/5

Santa Maria della Scala Robert Capa: fotografie 12/10/2002-12/1

Ravenna Museo d’Arte della Città Da Renoir a De Stael. Roberto Longhi e il Moderno 23/2-30/6

Reggio Emilia Palazzo Magnani Fernand Léger 26/10/2002-19/1

Rivoli (Torino) Castello Nan Goldin. Parcogiochi del diavolo 23/10/2002-12/1 Thomas Demand 23/10/2002-26/1

Roma Museo d’arte contemporanea Tony Oursler Alessandra Tesi Shizuka Yokomizo Claudio Abate Ipotesi Collezione 11/10/2002-10/1 Galleria Nazionale d’Arte Moderna Miquel Barcelò 10/9/2002-12/1

Foro Boario Alberto Giacometti e Max Ernst: Surrealismo e oltre nella collezione Guggenheim 8/12/2002-23/2

Museo del Corso La famiglia in Italia. Momenti di storia e immagini del XX secolo 21/11/2002-9/3

Mogliano Veneto (Treviso)

Galleria Borghese Incontri 9/12/2002-9/3

Centro Culturale Candiani Dalle maschere alle macchine 27/10/2002-2/2

Milano Palazzo Reale Il mondo nuovo. Milano 1890-1915 10/11/2002-28/2 Fondazione Mazzotta Alberto Savinio - Antologica 29/11/2002-2/3

Brolo Henri de Toulouse-Lautrec. Lo sguardo e il segno 16/2 -16/5

Napoli Castel Sant’Elmo Napoli anno zero 30/11/2002-16/2

Complesso Santa Sofia Mediterraneo Mirò 16/11/2002-16/1

Pinacoteca Provinciale Giorgio De Chirico. Opere scelte 1919-1975 10/10/2002-9/1

Giulianova (Teramo)

Mestre (Venezia)

Salerno

Siena

Rotonda della Besana Napoleone e la Repubblica Italiana 1802-1805 10/11/2002-28/2

Museo d’Arte dello Splendore L’astrazione lirica di Corpora. Dipinti e acquarelli dal 1944 al 2002 12/10/2002-12/1

Nuovo Mart Il laboratorio delle idee 15/12/2002-marzo/March 2003

Potenza

Accademia Ligustica di Belle Arti e Palazzo della Borsa Nuova Six Wonderful Days: un invito al viaggio sulle grandi navi italiane 12/12/2002-16/2

Modena

Rovereto (Trento)

Complesso del Vittoriano Gli Espressionisti 1905-1920 5/10/2002-2/2

Centro Nazionale per le arti contemporanee Francis Alys Giuseppe Caccavale Alessandro Pessoli: Caligola (19992002) 28/11/2002-8/2

Padova

Chiostro del Bramante Gaspare Vanvitelli e le origini del Vedutismo 26/10/2002-2/2

Palazzo Zabarella Picasso 1961-1972 14/9/2002-12/1

Palazzo Venezia Manzù 2811/2002-2/3

Torino Centro città ManifesTO 26/10/2002-15/1 Luci d’artista 26/10/2002-15/1 Farsi spazio: giovani artisti per luoghi non comuni 5/11/2002-26/1 GAM Eva Marisaldi 30/10/2002-20/1 Massimo D’Azeglio e l’invenzione del paesaggio istoriato 8/11/2002-23/2 Palazzo Bricherasio Da Rousseau a Ligabue. Naif? 20/9/2002-12/1 Masterpieces/Capolavori. L’artista artigiano tra Picasso e Sottsass 5/12/2002-26/1 Palazzo Carignano L’eccellenza italiana. Le arti filerecce 5/12/2002-26/1 Archivio di Stato Eccentricity. Torino città d’arte e d’industria 1945-1968 5/12/2002-2/2 Palazzo Cavour Le manifatture aristocratiche 5/12/2002-23/2 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Exit. Geografie della nuova creatività italiana 21/9/2002-19/1 Fondazione italiana per la fotografa 100 scatti per il cinema italiano dal neorealismo al nuovo cinema 24/10/2002-12/1 Museo dell’Automobile Dvora Weisz: Deserto-Midbar 5/12/2002-9/2 Palazzina di Caccia di Stupinigi Da Tiziano a Caravaggio a Tiepolo: Capolavori di tre secoli d’arte italiana 17/11/2002-16/2

Treviso Casa dei Carraresi L’Impressionismo e l’età di Van Gogh 9/11/2002-30/3

Varie Città Gemine Muse 2002 (in 24 città) 30/11/2002-2/2

Venezia Palazzo Grassi I Faraoni 9/9/2002-25/5 Museo Correr Vittorio Zecchin 9/11/2002-26/1 Giorgio Vigna, nature di vetro: opere per Venini 15/11-/2002-19/1

Verona Palazzo Forti Lucio Fontana: metafore barocche 25/10/2002-9/3 Tino Stefanoni: emoticon 25/10/2002-26/1

Vicenza Basilica Palladiana Domenico Rambelli 23/11/2002-23/2

Messico/Mexico Mexico City Museo de Arte Moderno Il ritorno dei giganti: Pittori in Germania 1975-1985 dalla Deutsche Bank 15/2-15/5

Monterrey Marco Museum Il ritorno dei giganti: Pittori in Germania 1975-1985 dalla Deutsche Bank 22/10/2002-22/1

Russia San Pietroburgo Ermitage Genova all’Ermitage. Dipinti e disegni dal Cinquecento al Settecento 13/11/2002-20/1

Spagna/Spain Barcelona MACBA On Translation: Museum 28/11/2002-9/2 Blinky Palermo 13/12/2002-16/2 Joan Hernàndez Pijuan 22/1 -23/3 Fundaciò Mirò Fernand Léger 22/11/2002-27/1

Madrid Fundaciòn Juan March Turner y el mar. Acuarelas de la Tate 20/9/2002-19/1

l’ARCA 177 109


A G E N DA Svezia/Sweden Stockholm Nationalmuseum Impressionismo e postImpressionismo francese Fino al/through 19/1

Svizzera/Switzerland Bellinzona Museo in Erba La magia di Magritte 19/9/2002-2/2

Ginevra Musée du Petit Palace De Caillebotte à Picasso: chefsd’oeuvre de la collection Oscar Ghez 15/10/2002-15/6

Lugano Museo Cantonale d’Arte L’immagine ritrovata. Pittura e fotografia dagli anni Ottanta a oggi 5/10/2002-12/1

Martigny Fondation Pierre Gianadda Da Picasso a Barcelò, gli artisti spagnoli 31/1-9/6

USA Baltimora

+ europaconcorsi

New York Guggenheim Moving Pictures 28/6/2002-12/1 Bill Viola: Going Forth By Day 20/9/2002-12/1 Boccioni’s Materia: A Futurist Masterpiece and the Parisian Avantgarde 30/1-27/4 Matthew Barney: The CREMASTER Cycle 14/2-11/5 Kazimir Malevich: Suprematism 22/5-4/9 Dia Center for the Arts Diana Thater. Knots + Surfaces 5/9/2002-12/1 Jorge Pardo and Gerhard Richter: Refraction 5/9/2002-15/6 Jo Baer: The Minimalist Years, 1960-1975 12/9/2002-15/6 Rosemarie Trockel: Spleen 16/10/2002-15/6 The Metropolitan Museum of Art Bill Viola: The Quintet of Remembrance fino al/through 12/1 Portraits: A Century of Photographs 10/9/2002-12/1 Cityscapes by Klee and Feininger 25/9/2002-26/1 The Morgan Library The Thaw Collection 27/9/2002-18/1

Philadelphia

Museum of Art Tom Miller: Changing Spaces 15/9/2002-16/2

Institute of Contemporary ArtUniversity of Pennsylvania Edna Andrade: Optical Paintings 1963-1988 18/1-6/4

Boston

San Diego

Museum of Fine Arts Threads on the Edge: The Daphne Farago Fiber Art Collection 18/9/2002-3/3 Lens Landscapes 14/8/2002-23/2

Museum of Art Axis Mexico: Common Objects and Cosmopolitan Actions 14/9/2002-9/3 Vital Forms: American Art and Design in the Atomic Age, 1940-1960 26/10/2002-26/1 Splendors of Viceregal Mexico: Three Centuries of Treasures from Museo Franz Mayer 8/3-18/5 The Sculptures of Edgar Degas 28/6-28/9

Denver Art Museum Yoruba Renaissance New Forms, Old Images 17/8/2002-23/3 Pierre Bonnard: Early and Late 2/3-25/3 Sargent and Italy 21/6-21/9

Los Angeles The Museum of Contemporary Art (MoCA) Sam Durant 13/10/2002-19/1

Miami Beach Convention Center Art Miami 9/1 -13/1

Minneapolis Institute of Art Up to Nile: Egypt in 19th century photographs 16/11/2002-13/4 The Chair: Sculptural Form in Wood 1880-1960 15/2/2002-12/1

110 l’ARCA 177

Mingei International Museum Jack Lenor Larsen - The Company and the Cloth 18/8/2002-12/1 Silver and Silk: Textles and Jewels of Guizhou, China Fino a/through 12/1

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Barhain Manama International Exhibition Center Home Style 2003 Salone internazionale della casa/International trade fair for home life products 15/4-18/4 Per informazioni: Home Style PO Box 20377 Manama Kingdom of Barhain Tel. ++973 553211 Fax ++973 556433 Internet: www.homestyle.com.bh E-mail: info@homestyle.com.bh

Cina/ China Beijing World Trade Center Stadia & Arena/Infrasport Salone internazionale del progetto, costruzione e manutenzione degli impianti sportivi/International trade fair of design, construction and maintenance of sports venues 22/1-24/1 Per informazioni: Media Generation Events Tel. ++44 14 23872938 Internet: www.saibejing.com

Emirati Arabi Uniti United Arab Emirates Abu Dhabi International Exhibition Center (ADIEC) Light+Building Salone internazionale dell’illuminazione e dell’edilizia/International trade fair of lighting and building materials 19/1 -22/1 Per informazioni: Messe Frankfurt Iris Jeglitza-Moshage Tel. ++49 69 75756477 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitzamoshage@messefrankfurt.com

Francia/France

San Francisco

Lyon

SFMOMA Ellsworth Kelly in San Francisco 13/7/2002-15/1 Gerhard Richter: Forty Years of Painting 12/10/2002-14/1/003

Eurexpo Batinov Salone internazionale della costruzione International trade fair of building industry 26/2 -1/3

Washington Hirshhorn Museum and Sculpture Garden Zero to Infinity: Arte Povera 1962 -1972 24/10/2002-20/1

Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.batinov.com E-mail: batiment@sepelcom.com

The Phillips Collection Pierre Bonnard Early and Late 22/9/2002-19/1

Salon des énergies renouvables Salonte internazionale delle energie rinnovabili

International trade fair of renewable energy 26/2 -1/3 Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.energie-ren.com E-mail batiment@sepelcom.com

Expotherm Salone internazionale della climatizzazione, riscaldamento, sistemi di controllo International trade fair of air conditioning, heating and control systems 26/2 -1/3 Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.expotherm.com E-mail: batiment@sepelcom.com

Eurobois Salone internazionale dei macchinari e del legno per l’edilizia International trade fair of woodworking machinery and timber for construction 26/2 -1/3 Per informazioni: Sepelcom Tel. ++33 04 72223256 Fax ++33 04 72223258 Internet: www.eurobois.com E-mail: batiment@sepelcom.com

Imagibat Salone internazionale dell’informatica applicata all’ingegneria civile, edilizia e informatica urbana International trade fair for informatics applied to civil engineering and building, and urban processing data 26/2 -1/3 Per informazioni: CDO Tel. ++33 04 37403161 Fax ++33 04 37403169

Première Influence Salone internazionale del mobile e della decorazione International trade fair of furniture and decorations 15/6-17/6 Per informazioni: SepelCom Avenue Louis Blériot BP 87 69683 Chassieu cedex Tel. ++33 04 72223277 Fax ++33 04 72223287 E-mail: indus@sepelcom.com

Paris Paris Nord Villepinte Maison&objet Salone internazionale della casa e della decorazione International trade fair of home and decoration 24/1 -28/1 Per informazioni: Salons Français et Internationaux (SAFI) 4 passage Roux 75850 Paris cedex 17 Tel . ++33 01 44 29 02 00 Fax ++33 01 44 29 02 01 Internet: www.maison-objet.com E-mail: info@maison-objet.com

Porte de Versaille Siel 2003 Salone internazionale professionale dell’universo dello spettacolo e degli eventi International professional trade fair of showbusiness and events 2/2 -5/2

A G E N DA Per informazioni: Reed Expositions France 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret cedex Tel. ++33 01 47565042 Fax ++33 01 47562464 Internet: www.siel-expo.com E-mail: siel@reedexpo.fr

Germania/Germany Berlin Messe Wasser Berlin 2003 Salone internazionale dell’industria dell’acqua International trade fair of water industry 7/4-11/4 Per informazioni: Internet: www.wasser-berlin.com

Frankfurt Messe ISH Salone internazionale della climatizzazione/International trade fair of air conditioning 25/3-29/3 Per informazioni: Messe Frankfurt Iris Jeglitza-Moshage Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 6975756477 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitzamoshage@messefrankfurt.com

Techtextil Salone internazionale del tessile per la casa e l’architettura International trade fair of textiles for home and architecture 8/4-10/4 Per informazioni: Messe Frankfurt Julia Brinek Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 6975755822 Fax ++49 69 75756950 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: julia.brinek@messefrankfurt.com

Lightstyle Salone internazionale dell’illuminazione d’interni International trade fair of interior lighting 26/4-29/4 Per informazioni: Messe Frankfurt Ina Wiesberger Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 6975756144 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: ina.wiesberger@messefrankfurt.com

Munchen Messe Bau 2003 GlasKon 2003 Salone internazionale dei materiali da costruzione/International trade fair of building materials 13/1 -18/1 Per informazioni: Messe München Messegelande 81823 München Tel. ++49 89 94920630 Fax ++49 89 98920639 Internet: www.bau-muenchen.de E-mail:info@bau-muenchen.de

Koln Messe IMM Salone internazionale del mobile

+ europaconcorsi

International trade fair of furniture 13/1-19/1 Per informazioni: Kolnmesse Messeplatz 1 D-50679 Koln Tel. ++49 221 8210 Fax ++49 221 8212574 Internet: www.kolmesse.de E-mail: info@kolnmesse.de

Stuttgart Messe R+T 2003 Salone internazionale delle chiusure avvolgibili, protezioni solari, portoni International trade fair of roller shutters, sunscreens, doors and gates 18/2-22/2 Per informazioni: Messe Stuttgart Am Kochenhof 16 Postfach 10 32 52 D-70028 Stuttgart Tel. ++49 711 2589220 Fax ++49 711 2589562 Internet: www.messe-stutgart.de/r+t

Giappone/Japan Tokyo International Exhibition Center Architecture and Construction Materials Japan Shop, Security and Lighting Fair Saloni internazionali dell’edilizia, dei complementi e della luce International trade fairs of building industry, complements and lighting 4/3-7/3 Per informazioni: A+C 2003 Overseas Secretariat Kosaikai Building 6F, 5-1 Kojimachi, Chiyoda-ku Tokyo 102-8481 C/o Space Media Japan co. Tel. ++81 03 35125670 Fax ++81 03 35125680 Internet: www.ac-materials.jp E-mail: archi@smj.co.jp

Italia/Italy Firenze Fortezza da Basso Salone del Mobile 22/3-30/3 Per informazioni: Internet: www.salonedelmobile.com

Milano Fiera Progetto Città Mostra biennale dell’Architettura, dell’Urbanistica, delle Tecnologie e dei Servizi per lo Sviluppo del Territorio/Biennial exhibition of Architecture, Town Planning, Technologies and Services for the Development of the Territory 19/2-22/2 Per informazioni: Internet: www.progettocitta.com E-mail: progettocitta@enter.it

Salone Internazionale del Mobile Euroluce Saloni internazionali del mobile, complemento d’arredo, illuminazione International trade fairs of furniture, home complements and lighting 9/4-14/4 Per informazioni: Cosmit Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. ++39 02 725941, Fax ++39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Intel Salone internazionale di elettrotecnica, elettronica, illuminazione, automazione industriale e componentistica International trade fair of electrotechnics, electronics, lighting, industrial automation and components 20/5-24/5 Per informazioni: Intel Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. ++39 02 3264393, Fax ++39 02 3264284 Internet: www.intelshow.com E-mail: comunicazione@intel.anie.it

Padova PadovaFiere Antologia di Arte e Antiquariato 25/1-2/2 Per informazioni: NEF-Nord Est Fairs Tel. 02 29004217 E-mail: gmbuc@interfree.it

Palermo Fiera del Mediterraneo Medicomfort Salone internazionale di prodotti e servizi per il settore idrotermosanitario e l’arredo bagno International trade fair of products and services for the HVAC and bath furniture sectors 10/4-13/4 Per informazioni: Medicomfort Barbara Magni Tel. ++39 02 48550482 E-mail: medicomfort@fmi.it

Verona Fiera Legno & Edilizia Mostra professionale sull’impiego del legno in edilizia/Professional trade fair of the use of wood in the building industry 20/2 -23/2 Per informazioni: PMT Via Tommaseo 15 35131 Padova Tel. ++39 049 8753730 Fax ++39 049 8756113 E-mail: info@pmtexpo.it

Solarexpo 2003 Mostra e convegno internazionale sulle energie rinnovabili e alternative International exibition and conference on renewable and alternative energies 19/3 -22/3 Per informazioni: Istituto Ricerche ambiente Italia Via Tommaseo 15 35131 Padova Tel. ++39 0439 849855 Fax ++39 0439 849854 Internet: www.solarexpo.com E-mail: info@solarexpo.com

Libano/Lebanon Beirut International Exhibition & Leisure Center Elecon Middle East Project Lebanon 2003 Saloni internazionali dell’elettricità, ingegneria elettronica, illuminazione e condizionamento d’aria e del progetto di architettura International trade fairs of electricity, electronic engineering, lighting, air conditioning and architecture project 13/5-17/5

Per informazioni: Elecon Tel. ++961 1 263421 Fax ++961 1 261212 Internet: www.ifpexpo/elecon03 E-mail: elecon@ifpexpo.com

Spagna/Spain Madrid Parque Ferial Juan Carlos I Climatización Salone internazionale del condizionamento d’aria, riscaldamento, ventilazione e refrigerazione/International trade fair of air-conditioning, heating, ventilation and refrigeration 26/2-1/3 Per informazioni: IFEMA-Feria de Madrid Parque Ferial Juan Carlos I 28042 Madrid 28080 Madrid Tel. ++34 91 7225042 Fax ++34 91 7225788 Internet: www.climatizacion.ifema.es E-mail: climatizacion@ifema.es

Valencia Feria Cevisama Salone internazionale della ceramica, rivestimenti per l’edilizia, sanitari, materie prime, macchinari International trade fair of ceramics, building cladding, materials, equipment 4/3-8/3 Per informazioni: Feria Valencia Avenida de las Ferias E-46035 Valencia Tel. ++34 963 861100 Fax ++34 963 636111 Internet: www.feriavalencia.com/cevisama E-mail: feriavalencia@feriavalencia.com

Svizzera/Switzerland Basel Messe Swissbau 2003 Salone svizzero dell’edilizia/Swiss trade fair of the building industry 21/1-25/1 Per informazioni: Swissbau Tel. ++41 058 2002020 Internet: www.swissbau.ch E-mail: swissbau@messebasel.ch

Metallbau Fiera convegno internazionale del metallo in edilizia/International trade fair and conference on metal products for architecture 21/1-25/1 Per informazioni: Swissbau Tel. ++41 058 2002020 Internet: www.swissbau.ch E-mail: swissbau@messebasel.ch

USA Las Vegas Las Vegas Convention Center The International Builders’ Show Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 21/1-24/1 Per informazioni: NAHB Exposition Sales Tel. ++1 202 2668109, 8003685242 (ext. 8109) Fax ++1 202 2668223 E-mail: exposales@nahb.com Internet: www.buildersshow.com

l’ARCA 177 111


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Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567,-Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216 Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494, Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420, Fax 05 61215603 GERMANY Minerva gmbh Morgensternstrasse, 37 60596 Frankfurt Tel. 069 6031156 Fax 069 6031156 minerva@read-a-book.de Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Comag Specialist Division Tavistock Works Tavistock Road West Drayton, Middl. UB7 7QX Tel. 1895 433811 Fax 1895 433801 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij P.O.Box 75 07940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 Swets Blackwell BV P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111 HONG KONG T.Watson Distributors Ltd 43 G, Happy View Terrace, 3rd Floor Happy Valley - P.O.Box 956 Hong Kong Tel. 2.5768730 Fax 2.776467 ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579, Fax 03 5794567 JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp The Tokodo Shote Ltd Ooks-Journals Div. Nakauchi Bldg. 1-7-6 Nihonbashi Chuo 103-0027 Tokyo Tel. 3 32721966 Fax 3 32788249 bk_jnl@tokodo.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308 KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

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