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english text La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva | The international magazine of architecture, design and visual communication

Dubosc et Landowski In Italia € 9,00 IVA assolta dall’editore

Abbas A.Gharib Massimo Iosa Ghini Eric Owen Moss Jean Nouvel Marco Petreschi Ian Ritchie Seelinger-Vogels Samyn and Partners

www.arcadata.com

Jean-Paul Viguier

maggio | may

2003 181

Periodico mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% pubblicità ART.2 Comma 20/B Legge 662/96 - Milano

Andrea Viviani


Cesare Maria Casati

C’era una volta la Stazione…

Once upon a time there were stations…

l nostro Paese negli ultimi decenni, sull’abbrivio di quanto già fatto prima della guerra, ha continuato a realizzare le infrastrutture necessarie al suo sviluppo economico, tecnico e sociale, nei campi della giustizia, dei trasporti, della formazione, della sicurezza, della sanità e delle comunicazioni, limitandosi però, nella maggior parte dei casi, a pure operazioni edilizie. Questo è avvenuto e continua avvenire per una imperscrutabile mediocrità culturale che con l’eterna scusa della carenza di risorse rinuncia a rappresentare i valori democratici di efficienza e qualità che solo l’architettura capace di esprimere la contemporaneità può offrire ai cittadini. Mancando anche il coraggio di rigenerare, demolendo ciò che funzionalmente è obsoleto per sostituirlo integralmente con nuove strutture adeguate, spesso è necessario intervenire su vecchi edifici per rivitalizzarli e renderli nuovamente idonei. Operazione che in altri Paesi avviene normalmente senza gli ostacoli e le tutele politico culturali a cui noi siamo abituati che spesso sconfinano più in lobby di potere professionale che in reali salvaguardie. Nel caso poi che queste vecchie costruzioni siano dei reperti importanti per la storia dell’architettura contemporanea, come la stazione di Santa Maria Novella a Firenze o il Palazzo di Giustizia di Milano, possono essere facilmente ristrutturate, per i necessari adeguamenti alle nuove esigenze senza nulla perdere della loro identità architettonica e storica. A tale proposito è indicativa la ristrutturazione della Stazione Termini di Roma, che su progetto di Marco Tamino con la consulenza di Massimo Vignelli, per la comunicazione, e Piero Castiglioni, per l’illuminazione, hanno saputo adeguare, un edificio di valore storico e architettonico (progettato negli anni Trenta da Alessandro Mazzoni e nel dopoguerra da Montuori e Vitellozzi) alle nuove necessità contemporanee senza tradire gli intenti progettuali originari. Il committente di questa operazione è Grandi Stazioni, la nuova società del Gruppo FS che ha preso in carico la gestione delle maggiori stazioni ferroviarie italiane per ristrutturarle e adattarle ai nuovi concetti internazionali trasformandole in poli urbani di trasporto e servizi. Significa che la tradizionale stazione, che offriva ai passeggeri solo un luogo di attesa e di veloce transito, ora deve diventare un’importante infrastruttura nodale di servizi e di scambio tra i diversi mezzi di trasporto urbano ed extra urbano, di ristorazione adeguata anche al pendolarismo, di acquisti necessari alle famiglie e non solo ai viaggiatori, di banche e spazi per la cultura agenzie, librerie, e altri sportelli. Dati i precedenti, ora che Grandi Stazioni, sempre con l’esperienza progettuale collaudata di Marco Tamino, ha presentato il progetto per la cosiddetta Stazione “assiropadana” di Milano, opera progettata un secolo fa da Ulisse Stacchini e inaugurata solo nel 1931, sicuramente ascolteremo le solite lamentazioni mediatiche ambrosiano-venete, non solo per Milano ma anche per Roma. Con l’alibi del “vulnus” al monumento saranno capaci di affermare che la stazione deve rimanere come è, con solo piccoli interventi di restauro e preservare una discutibile purezza, architettonica, astraendola dalla utilità e dalla contemporaneità. Operazione che se dovesse affermarsi lascerebbe per i prossimi decenni l’edificio in continuo degrado, per mancanza di risorse alla sua corretta manutenzione e per sostanziale indifferenza, e così isolato dal contesto cittadino continuerà, come già avviene oggi in tutte le vecchie stazioni, a essere luogo di violenza e di insicurezza sociale. Speriamo che queste siano solo nostre previsioni “maligne” e nel prossimo numero, pubblicando il progetto, tutti nostri lettori potranno prenderne conoscenza.

ver the last few decades our country has carried on designing the infrastructures required for its economic, technical and social development in the fields of justice, transport, training, security, health and communications, drawing momentum from what had already been achieved before the war but, nevertheless, confining itself in most cases to mere building operations. This has happened and is still happening due an inscrutable cultural mediocrity, which, with the usual excuse about there being a lack of resources, snobs the democratic values of efficiency and quality which only architecture can offer the community, thanks to its capacity to represent contemporary society. Lacking even the courage to redevelop and regenerate by demolishing anything functionally obsolete to be entirely replaced by suitable new structures, this inevitably means that old buildings often need to be injected with fresh life and brought up-to-date. Something which just happens naturally in other countries which do not have the kind of obstacles or cultural-political hindrances that we are used to and which are usually more like professional lobbies than real protection programmes. If these old buildings happen to be important relics for the history of modern-day architecture, such as Santa Maria Novella Station in Florence or the Milan Law Courts, they can easily be adapted to new requirements without losing their architectural or historical identity. The modernising of Termini Station in Rome is a fine example of this. Based on a design by Marco Tamino with the consultancy of Massimo Vignelli for the communications side and Piero Castiglioni for the lighting, this building of great historical and architectural value (designed in the 1930s by Alessandro Mazzoni and Montuori and then Vitellozzi after the war) has been successfully adapted to emerging needs without betraying the original design intents. The client for this undertaking was Grandi Stazioni, a new company of the Gruppo FS that has taken charge of the main Italian railway stations in order to modernise them and adapt them to new international guidelines, converting them into urban transport and service junctions. This means that the old-fashioned station, that used to offer passengers nothing more than a waiting facility and rapid exchange junction, must now be turned into an important infrastructural node for different means of urban and extra-urban transport, offering suitable refreshment facilities for commuters, shops for families as well as travellers, not to mention banks, space for culture agencies, book stalls and other outlets. Bearing in mind these precedents, now that Grandi Stazioni (again drawing on Marco Tamino’s design expertise) has presented its project for the so-called “assiropadana” station in Milan, designed over a century ago by Ulisse Stacchini but only opened in 1931, we will inevitably hear the same old Ambrosian-Venetian media complaints, not just for Milan but for Rome too. With the excuse of a “vulnus” to monuments, they will even go so far as to claim that stations must stay as they are, with just the odd bit of renovation work but basically preserving their indisputable architectural purity, rendering utility and cutting-edge topicality insignificant. If this kind of operation were to be successful, our buildings would just continue to deteriorate down the decades due to a lack of resources for maintenance purposes and a general indifference towards them. Cut off like this from the rest of the city, they will carry on being dangerous places, like most of our old stations these days. Let’s hope these are just our own “malicious” predictions and that when we publish the project in our next issue, readers will take note.

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entre il recente articolo sul “Meta.Design” (l’Arca 178) offriva un approccio generico all’emergere di di/by Manuel una nuova disciplina artistica guidata dal progresso Abendroth/Lab[au] tecnologico, questo saggio sullo “spazio sonico, la forma del suono” vuole approfondire la comprensione delle trasformazioni semantiche addotte dalle tecnologie informatiche al paradigma culturale generale e alla produzione e concezione di artefatti. Con relazione alla sinestesia (la sinestesia – dal greco “syn”, insieme, e “aisthesis”, percepire – si riferisce al fenomeno per cui la stimolazione di una modalità sensoriale dà origine anche ad altre modalità sensoriali): l’articolo presenta le possibilità della visualizzazione di dati forniti dal medium digitale nel campo delle forme soniche, visive e spaziali e in quello delle forme multiple della mappatura di un medium in un altro (la mappatura si riferisce alla trasformazione di dati da un formato o sistema di parametri specifico a un altro).

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“Luce, colore, ritmo, immagine, suono; le basi, i dati per una nuova performance; possiamo chiamarli gioco elettronico” Le Corbusier, Le poème électronique, Les Editions de Minuit, 1958. Per illustrare questa interrelazione tra media, i loro codici e segni e la costruzione dello spazio, si può comprendere con un esempio storico, ma ancora non digitale, come il padiglione Philips per l’Ex-

interno del padiglione crea uno spazio organico di “flussi”, una “caverna” coperta al suo interno con immagini proiettate che mostrano la storia dell’uomo e della tecnologia, che può essere visto come un approccio culturale che agisce al livello semantico della forma. Il padiglione costituisce, dunque, non solo un’odissea futuristica ma anche un modo di esprimere l’interrelazione di tecnologia ed estetica nella costruzione di forme di segni. L’indagine della “forma del suono” può essere compresa come una ricerca del modo in cui noi concepiamo e percepiamo la relazione tra spazio e suono in coerenza con la specificità del medium, i suoi codici, strutture e processi. Per quanto riguarda l’esempio Le Corbusier/Xenakis essa è l’indagine sul modo in cui noi correliamo lo spazio alla forma e al suono sia a livello parametrico/razionale sia a livello culturale/semantico determinato dallo stato della tecnologia. “Due: ogni cosa intorno a noi può essere rappresentata e compresa attraverso i numeri. Tre: se si afferano i numeri insiti in un qualsiasi sistema, lo schema diventa evidente”. Citazione dal film π (Pi) di Darren Aronofsky, 1998, http://aronofksy.tripod.com/pi.html. Una delle specificità del mezzo digitale è la riduzione di tutte le informazioni a un segnale binario, siano esse immagini, testi, spazi o suoni – tutti i dati sono registrati come una sequenza binaria che ne permette il calcolo definito dai linguaggi di programmazione e

Lo “spazio sonoro” po mondiale 1958 a Bruxelles, “il poema elettronico” di Le Corbusier e Iannis Xenakis, non fosse solo il risultato di una ricerca sulle qualità acustiche della forma, bensì una espressione contemporanea che estendeva i principi architettonici, soprattutto quelli del funzionalismo, a quelli della musica e del cinema. La sovrapposizione dell’iperbolica forma esterna, concepita da Iannis Xenakis, allo “stomaco di mucca” interna, concepito da Le Corbusier, costituiva così più che una contraddizione a uno dei principi architettonici fondamentali (interno=esterno/la forma segue la funzione) una decostruzione del suo linguaggio tradizionale. Da una parte, l’applicazione di nuovi principi di costruzione statica basati su funzioni matematiche iperboliche su cui Ianni Xenakis aveva basato anche la sua composizione Concret-ph giocata all’interno dell’edificio, può essere vista come un approccio razionale al correlare spazio, musica e costruzione attraverso la scienza. Dall’altra parte, lo spazio

la comunicazione attraverso le reti secondo i protocolli di trasmissione. Quindi è il medium che, attraverso le logiche dei processi informatici, unifica l’informazione a livello sia strutturale sia semantico. Parlare di ipermedia è quindi equivalente a collocare questa interrelazione programmatica all’interno di una struttura spaziale e temporale tra i dati e, di conseguenza, tra i diversi tipi di “formalizzazioni” testuali, visuali e sonore – informazioni. Da questo punto vista, strutturare i dati non è solo costruire interconnessioni basate sugli hyperlink, ma anche trasferire i dati da un medium a un altro (mapping). Per esempio, la frequenza di un suono può essere trascritta in una coordinata di spazio o colore consentendo alle onde seno di essere viste. I materiali del suono, modellati come onde seno, descritte da numeri, sono visibili. Una composizione può essere espressa come una relazione tra note, pitch e volume che si modifi-

cano nel tempo. In ogni momento le note possono essere ridotte a una somma di onde seno e quindi descritte da numeri. A questi numeri si possono assegnare coordinate cromatiche o spaziali. Quando si mostrano i colori o le topografie, la musica diventa visibile, spaziale. Ora, grazie alla tecnologia, si può catturare un momento musicale, descriverlo in numeri e rappresentarlo in colori e spazio. Si è creata la musica visiva. Si può ascoltare con gli occhi. Questo tipo di trasferimento di informazioni apre nuove possibilità per la trasformazione e combinazione di dati per costruire informazioni, in relazione sia alla loro rappresentazione sia alla loro essenza, attraverso la modificazione del mapping (istruzione/costruzione). Questa relazione tra diversi media deve però essere descritta attraverso la programmazione (linguaggio strutturato). Di conseguenza, la strutturazione dei dati concerne la loro visualizzazione, qualificazione e quantificazione: la loro formazione strutturale e formale. I media digitali basati sulla programmazione codice/linguaggio sono dunque completamente diversi dagli altri media che basano le loro interrelazioni principalmente su metafore e analogie. Inoltre, questo livello programmatico importa i propri metodi, processi e codici nei processi di rappresentazione e quindi agisce più sul livello strutturale che su quello semantico/culturale. Nel contesto generale della produzione e concezione di artefatti dobbiamo ora concentrarci sulla definizione di nuovi codici più

nose e sonore, studiò due problemi essenziali: quello della dissonanza e quello della temporalità. Il suo approccio sinestetico non può dunque essere capito come una semplice corrispondenza di schemi come la relazione tono/colore, ma più al livello di una composizione basata su schemi visivi e sonori in “collaborazione e opposizione” tendenti a rivelare la tensione e l’emozione insita nell’intreccio di colori e forme. In modo simile, Piet Mondrian studiò il problema della percezione visiva del movimento nelle sue composizioni apparentemente statiche. Usando gli effetti percettivi di un reticolo che si muove aritmicamente voleva aggiungere alle due dimensioni del quadro non solo la terza dimensione della profondità, ma anche la quarta, quella del tempo, come suggestione visiva del movimento. La sinestesia del movimento in un reticolo visivo è rimasta sempre un tema centrale negli esperimenti di Mondrian, ed è culminata nel dipinto Boogie Woogie, in cui New York è come vista da un grattacielo mentre si ascolta musica jazz. Nel quadro, le parti colorate corrispondono a suoni con un determinato pitch mentre le parti senza colore corrispondono a suoni senza un pitch determinato (che Mondrian chiama “rumore”). I colori primari hanno i loro analoghi nella scala standard dei pitch, ricordando l’analisi di Newton dello spettro in termini dei sette toni della scala Occidentale. Altre relazioni nello schema di Mondrian sono la nozione visiva di dimensione, corrispondente all’ampiezza acustica o dinamica, e la posizione nello

Sonic space adatti ai processi e alle strutture delle tecnologie IC, con una ri-articolazione dell’intero sistema dei segni secondo lo stato attuale della tecnologia. Per far meglio comprendere come il trasferimento dei dati sia più un’iscrizione culturale e una definizione di sistemi che un semplice assegnamento di numeri, possono contribuire alcuni lavori sinestetici, facendo anche capire a che livello sia il design informatico e quanto sia coinvolto nella costruzione generale di forme di segni. Nel periodo Bauhaus, Wassily Kandinsky applicò alla sua pittura i principi della composizione musicale e più precisamente quelli di Schönberg, sviluppando la propria teoria di sinestesia, formulata in Uber das Geistege in der Kunst (Lo spirituale nell’arte, 1912). Descrisse la sinestesia come un fenomeno di trasposizione di esperienza da una modalità sensoriale a un’altra. Più che la trasposizione di armonie di colori e suoni attraverso le frequenze delle onde lumi-

spazio, corrispondente alla posizione nel tempo che ricorda il flusso di auto nel labirinto di strade urbane o il complesso intreccio di ritmi in un’improvvisazione jazz. Combinando l’aspetto musicale del tempo-sequenza con l’aspetto visivo della pittura Mondrian ha esplorato le modalità percettive e cognitive dello spazio pittorico, dell’architettura e della musica come approccio generale alle forme dei segni. Ma più che la costruzione di un linguaggio universale si può considerare maggiormente la definizione di un sistema di assegnazioni (significanti) secondo il valore culturale dei media. Il progetto presentato da Bernard Tschumi (www.tschmi.com) al concorso per l’Opera Nazionale di Tokyo può aiutare a capire come la definizione di un sistema di correlazioni può essere collegato alla costruzione di un sistema di espressioni (linguaggio) e pensiero nel campo generale del progetto. Il progetto è basato sulla trascrizione dei principi di annotazione musicale, la partitura, Nella pagina a fianco da sinistra/opposite page from the left: Wassily Kandinsky, Composition VII, olio su tela/oil on canvas, 200x300 cm, 1913, Tretyakov Gallery Moscow; Piet Mondrian, Broadway Boogie Woogie, olio su tela/oil on canvas, 127x127 cm, 1942-43 (Mondrain/Holtzman Trust). A sinistra/left, Le Corbusier, Iannis Xenakis, Edgard Varèse, studi preliminari dei percorsi sonori e della forma finale del/preliminary drawings for sound paths and final form of Philips Pavilion, Bruxelles World Expo 1958.

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nell’organizzazione spaziale dell’edificio: le 5 fasce programmatiche indipendenti. Confrontando l’organizzazione spaziale delle funzioni con la struttura temporale della musica, Bernard Tschumi definisce una struttura aperta (“un’articolazione storica non codificata di funzioni”) per concepire l’edificio come una tonalità, una composizione che estende l’organizzazione spaziale architettonica ai concetti musicali di tempo, ritmo e melodia. Più che un gioco formale, l’approccio semantico della giustapposizione di significati culturali è basato sulla dissociazione del codice e del messaggio per generare “la differenza”. Tali esempi, tratti da approcci non digitali, dimostrano a che livello la definizione delle correlazioni tra principi sonori e spaziali nell’ambito delle rispettive modalità di percezione e cognizione sono collegati al contesto culturale e alla creazione di un sistema di significanti. Ora i processi informatici consentono di espandere questi tipi di lavori, aprendo nuovi orizzonti di espressione, come quello dell’hypermedia. In queste combinazioni multiple, il tema centrale diventa la definizione di un sistema di assegnazioni adatte al grado tecnico dei media e al loro ambito culturale. In tal modo la strutturazione delle informazioni e la trascrizione di processi informatici in forme testuali, visive, sonore o spaziali può essere definita come una relazione tra sensorialità (percezione) e senso (cognizione) nella definizione delle forme di segno. Parlare di elettronica è però parlare di un’esperienza dello spazio meno fisica e più mentale e cognitiva, della stimolazione del nostro sistema neurale e della costituzione dei comportamenti. E’ una nuova definizione dello spazio, che diventa sempre più indipendente dal suo ambito materiale diretto e sempre più legata ai parametri di trasmissione e di calcolo (che sostituiscono i parametri di gravità, distanza…). La costruzione dello spazio genera perNotazioni musicali del Poème électronique e, a destra, studio delle iperboli e delle punte per il Philips Pavilion. Sotto, manifesto e partitura degli effetti sonori del Poème électronique.

Notations for electronic music and, far right, study of hyperboles and tips for Philips Pavilion. Below, poster and sound effects score of Poème électronique.

ciò un sistema basato sulla programmazione di azioni, comportamenti e comunicazioni tra lo spazio, gli oggetti e l’utente. Progettare uno spazio elettronico è dunque lavorare su tali strutture spazio-temporali in relazione ai processi cognitivi e mentali e al modo i cui essi influenzano le nostre azioni attraverso la percezione/cognizione. L’invenzione della stereofonia alla fine degli anni Sessanta ha reso convincente l’esperienza dello spazio attraverso il suono; all’inizio degli anni Settanta abbiamo potuto verificare che la “realtà virtuale” poteva essere creata facilmente, almeno in modo acustico. Anche le qualità tattili di un suono registrato, e i particolare le sue proprietà spaziali, erano così “reali” che era possibile simulare spazi, corpi e movimenti attraverso il solo uso dell’udito. In relazione alle modalità percettive e cognitive dello spazio elettronico, l’esplorazione della “musica spaziale” ha le sue origini nei lavori sperimentali degli anni Cinquanta, quando musicisti come Varèse, Stockhausen, Xenakis, artisti come Nam June Paik e architetti come Nicolas Schöffer non solo studiarono i sistemi di visualizzazione e spazializzazione audio per correlare le logiche dello spazio a quelle dell’immagine e della musica, ma anche per collegarle alle tecnologie di calcolo, di sinterizzazione e programmazione della musica. Lo “spazio sonoro” può essere definito come lo studio di relazioni sistemiche tra ambienti umani e acustici formati attraverso le percezioni consce e subliminali dell’ascoltatore. In questo modo, l’analisi dello spazio sonoro è basata su attributi cognitivi e percettivi quali: fronte, retro, contorno, ritmo, segnali sonori… Di conseguenza, la definizione dello spazio sonoro non è solo l’organizzazione di suoni nel tempo, ma anche la costituzione di una matrice di schemi acustici, visivi, comportamentali nell’ambito della loro espressione spaziale.

of the hyperbolic external shape, conceived by Iannis Xenakis with the internal one of the “stomach of a cow” conceived by Le Corbusier constitutes thus more than a contradiction to one of the main architectural principles (inside=outside / form follows function) but a deconstruction of its traditional language. On one hand the application of new static construction principles based on hyperbolic mathematical functions on which Iannis Xenakis also based his composition Concret-ph played inside the building, can be seen as a rational approach to relate space, music and construction through science. But on the other hand the internal shape of the pavilion create an organic space of “flows”, a “cavern” covered on its internal side with image projections displaying the history of man and technology, which can be seen as a cultural approach acting on the semantic level of form. The pavilion thus constitutes more than a futuristic odyssey but a manner to express the interrelation of technology and aesthetics in the construct of sign forms. The investigation on ‘ the shape of sound ’ thus can be understood as a research on the way we conceive and perceive the correlation “Light, color, rhythm, image, sound; the basis, the data’s for a between space and sound in coherence with the specificity of a medium, its codes, structures and processes. In relation to the new performance; we can call it electronic play” Le Corbusier, in Le poème électronique, ed. les Editions de Xenakis/Le Corbusier example, as the way we relate space to form and sound in both a parametric/rational level as on a Minuit, 1958. cultural/semantic level determined by the technological state. In order to illustrate this inter-relation of media, its codes and “Two: everything around us can be represented and understood signs and the construct of space, by an historical yet not digital example one can understand the design of the Philips pavilion for through numbers. Three: if you grab the numbers of any system, patterns emerge” the world exhibition in 1958 in Bruxelles “le poème électronique” by Quoted from the movie “Pi”, by Darren Aronofsky, 1998 Le Corbusier and Iannis Xenakis not only as a result of research according to the acoustic qualities of form but as a contemporary http://aronofsky.tripod.com/pi.html expression extending architectural principles, and mainly the ones One of the specificities of the digital medium is the reduction of of functionalism, to the one of music and cinema. The superposition hereas the recent article “MetaDeSign” (l’Arca 178) provided a general approach about the emergence of a new artistic discipline according to the technological progress, the essay about “Sonic space, the shape of sound” intend to go deeper in the understanding of the semantic transformations operated by information processing technologies in the general cultural paradigm and in the production and conception of artefacts. Related to synesthesia (synesthesia refers to the phenomenon that the stimulation of one sense modality gives rise to a sensation in another sense modality too. The term “synesthesia” originates from the Greek syn, together, and aisthesis, perceive) the article presents the possibilities of data visualization offered by the digital medium in the domain of sonic, visual and spatial shapes as well as the multiple forms of mapping (mapping refers to the transformation of data from one format or specific system of parameters to a different one. one medium into another).

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Un’immagine tratta da lab[au], sPACE-navigable music, www.lab-au.com/space. La concezione di sPACE, il progetto di musica navigabile online messo a punto dal laboratorio di architettura e urbanistica LAB[au], è interamente basata sulle relazioni e i principi programmatici della ricombinazione di dati al fine di stabilire un interfaccia che intrecci suono, colore, testo e spazio. Il principio del progetto è il calcolo dei dati correlati all’interazione degli utenti, alla navigazione nello spazio elettronico, in cui le coordinate spaziali xyz e i parametri di t=movimento sono usati come istruzioni sonore, visive e spaziali per generare paesaggi sonori, cioè una musica navigabile. In tal modo, ogni utente mixa in tempo reale, attraverso la propria navigazione nei suoni dello spazio elettronico, colori e immagini, con un’interazione che, al momento in cui viene editata, fornisce un’architettura sonora animata che fonde suoni, immagini e spazio in un singolo medium.

An image from lab[au], sPACE-navigable music, www.lab-au.com/space. The conception of the sPACE, navigable music on-line project, conceived by the laboratory for architecture and urbanism LAB[au], is entirely based on the programmatic relations and the principles of data recombination in order to set up an interface intertwining sound, colour, text and space. The principle of the project is the computation of data related to the users interaction, navigation within the electronic space, where the xyz-space coordinates and t=movement parameters are used to sonic, visual and spatial instructions in order to form soundscapes, a navigable music. In this manner each user mixes in real time through its navigation in the electronic space sounds, colours and images, an interaction, which at the moment of its editing provides an animated sonic architecture fusing sound, image and space in one single media.

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Sopra due immagini da lab[au], sPACE-navigable music, www.lab-au.com/space. Sotto a sinistra, ki2D/# http://infinitoarte.com/san tiago/ki2D/#, applicazione per la creazione di musica basata su uno spazio 2D che permette di modulare le onde seno mentre si muovono degli oggetti su una matrice 2D e studia le correlazioni tra e-space, superficie 2D e comportamento sonoro definite dall’assegnazione di determinati valori (posizione x/y, frequenza, destra/sinistra); a destra, The vOICe, http://ourworld.compuserve.com/homepages/Peter_Meijer/ javoice.htm, che propone al visitatore di disegnare immagini 64x64 in 16 toni di grigio e di ascoltare immediatamente il corrispondente paesaggio sonoro a 64 voci polifoniche. Le diverse opere nel sito di Peter Meijer, ricercatore al Philips Eindhoven Lab, sono basate su questo interfaccia per la sonorizzazione di immagini esistenti, l’addestramento alla sinestesia audiovisiva, la composizione online, la realizzazione di animazione sonore, la creazione di spettrogrammi tesi allo sviluppo di interfaccia per ciechi.

Top row, two images from lab[au], sPACE-navigable music, www.lab-au.com/space. Bottom row, left, ki2D/# http://infinitoarte.com/san tiago/ki2D/#, an application for musical creation based on a 2D space allowing to module sine waves while moving objects on the two dimensional matrix and introducing the correlation which can be set up between e.space, the 2D surface of the screen, and musical behaviours through the assignment of values (xy values, frequency, left/right); right, The vOICe, http://ourworld.compuserve.com/ homepages/Peter_Meijer/ javoice.htm, proposes each visitor to draw his own 64 x 64, 16 grey-tone image and hear the corresponding 64-voice polyphonic soundscape. The works presented on the site by Peter Meijer, researcher at the Philips Eindhoven lab, propose multiple applications, all based on this interface from sonifying existing images, training for audiovisual synesthesia, performing on-line composing, making soundscape animations and creating spectrograms to the development of interfaces for blinds.

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all information to a binary signal, be it a picture, a text, a space or a sound - all data is recorded as a binary sequence allowing computation as defined by programming languages and communication through networks according to transmission protocols. Therefore it is the medium, which, through the logics of information processes unifies information as much on the structural as on the semantic level. Speaking of hypermedia is thus equivalent to place this programmatic interrelation inside a spatial and temporal structure between data and in consequence between the different types of textual, visual, sonic... formalizations - information. In this view structuring data is not only about making interconnections based on hyperlinks, but also about the mapping of data from one media into another. For example the frequency of a sound can be transcribed in a coordinate of space or a colour allowing sine waves to be seen. The materials of sound, modelled as sine waves, described by numbers, are seen. A composition can be expressed as a relationship between the notes, pitch and loudness changing over time. At any point in time the notes can be reduced to a sum of sine waves, and so be described by numbers. These numbers can be assigned colours or space coordinates. When the colours or topographies are displayed music is made visible, spatial. Now, through technology, a musical moment can be captured, described in numbers and rendered in colour and space. Visual music is created. Listen with your eyes. This kind of information mapping leads to new possibilities in the transformation and combination of data building up information, in relation to its representation as well as in its essence, by modifying the mapping (instruction/construction).This interrelation between different media nevertheless must be described through programming (structured language). In consequence structuring data is about the visualization of data, its qualification and quantification, a structural and formal shaping. The digital media based on programming – code/language thus is completely different from other media which are based mainly on metaphors or analogies in their interrelation. Furthermore this programmatic level imports its own methods, processes and codes in the representation process and thus acts as much on the structural as on the semantic/cultural level.

acoustic amplitude, and position in space, corresponding to position in time recalling the flow of cars through a maze of city streets or the complex interplay of rhythms in a jazz improvisation. Combining time-sequenced aspect of music with the visual aspect of painting Mondrian explored the perceptive and cognitive modalities of the pictorial space, of architecture and music as a general approach of sign forms. But rather than the construct of a universal language one can retain the setting of a system of assignments (signifiers) according to the cultural value of media. The Tokyo National Opera House competition entry by Bernard Tschumi (www.tschumi.com) may give an understanding how far the setting of a system of correlation can be related to the construct of a system of expression (language) and thought in the general field of design. The project is planned on the transcription of music notation principles, the partition, to the spatial organisation of the building, the 5 independents “programmatic strips”. While confronting the spatial organisation of functions to the temporal structure of music, Bernard Tschumi sets up an open structure (“historical not codified articulation of functions”) in order to conceive the building like a tonality, a composition extending the architectural spatial organisation to musical concepts like tempo, rhythm and melody. More than a formal play the semantic approach of the juxtaposition of cultural significations is based on the dissociation of the code and the message in order to generate la difference. The different examples, all drawn from non digital approaches, show until which level the setting of correlations between sonic and spatial principles within their modalities of perception and cognition are related to the cultural context and to the setting up of a system of signifiers. Now information processes allows spreading these types of works, opening them to new forms of expression, like these of hypermedia. In these multiple combinations, the key issue becomes the setting of a system of assignment according to the technicity of the media as on its cultural inscription. In this manner the structuring of information and the transcription of information processes in textual, visual, sonic or spatial forms thus can be defined as a relation of sense (perception) to sense (cognition) in the setting of sign forms.

In the general context of production and conception of artefacts we now have to focus on the setting of new codes proper to the processes and structures of IC technologies, an re-articulation of the entire system of signs according to our technological state. In order to give comprehension of data mapping being more than a simple assignment of numbers but the one of cultural inscription and setting of a system of signs some synesthesic works may introduce also to which level information design is and will be involved in the general construct of sign forms. During the Bauhaus period Wassily Kandinsky applied to his painting music composition principles and more precisely the ones of Schönberg, leading to the development of his synesthesia theory, as formulated in On the Spiritual in Art (1912). He described synesthesia as a phenomenon of transposition of experience from one sense modality to another. More than a transposition of musical and colour harmonies by the means of frequencies of light waves and sound waves, he investigated two essential problems: the one of dissonance and temporality. His synesthesic approach thus cannot be understood in simple correspondence schemes as the tonecolour relations but more on the level of a composition based on visual and sonic patterns in “collaboration and opposition” in order to reveal tension and emotion inside the inter-play of colours, forms and shapes. In a similar way Piet Mondrian studied the problem of the visual perception of movement in his apparent static compositions. By the use of the perceptual effect of a rhythmically moving raster he wanted to add to the two dimensional painting not only the third dimension of depth but also the fourth dimension of time, as visual suggestions of movement. The synesthesia of movement in visual raster remained a central theme in Mondrian’s experiments, culminating in the Boogie Woogie painting, showing the city of New York seen from a skyscraper while listening to jazz music. In the painting coloured areas correspond to sounds with definite pitch, whereas areas without colour correspond to sounds without any definite pitch (which Mondrian refers to as noise). The primary colours have their analogues in the pitches of the standard scale, recalling Isaac Newton’s analysis of the spectrum in terms of the seven tones of the Western scale. Other relations in Mondrian’s scheme are the visual notion of size, corresponding to dynamics or

Yet speaking of electronic space is speaking of a less physical and more mental and cognitive experience of space, the stimulation of our neural system and the constitution of behaviours. It is a new definition of space, becoming more and more independent from its direct material inscription, but increasingly bound to transmission and computation parameters (substituting parameters as gravity, distance…). Constructing space therefore generates a system based on the programming of actions, behaviours and communications between the space, the objects and the user. Conceiving electronic space is therefore working on these spatial - temporal structures in relation to the cognitive and mental processes and the way they influence our actions through perception/cognition. It was the invention of stereophonic at the end of the sixties that made the experience of space through sound convincing, what we already could see in the beginning of the seventies is that “virtual reality” could be easily created – at least in an acoustic manner. Even the tactile qualities of recorded sound, and in particular its spatial properties, were so “real” that it was indeed possible to simulate spaces, bodies and movements by only the use of the hearing. Related to the perceptive and cognitive modalities of electronic space, the exploration of ‘space-music’ has its origins in the experimental work of the fifties, where musicians like Varèse, Stockhausen, Xenakis, artists like Nam Jun Paik and architects like Nicolas Schöffer not only have explored audio visualization and spatialization systems in order to relate the logics of space to the logics of imaging and music but also to link it to computation technologies, synthesized and programmed music. “Sonic space” thus can be defined as the study of systemic relations between humans and acoustic environments formed through the conscious and subliminal perceptions of the listener. In this manner the analysis of sonic space is based on the cognitive and perceptual attributes such as: front, rear, contour, rhythm, silence, density, space and volume, which are derived of analytical concepts such as: note, sonic event, sonic object, sonic signals… In consequence the setting of sonic space is not only an organization of sound in time, but also the constitution of a matrix of acoustic, visual, behavioural patterns within their spatial expression.

1- www.servovalve.org, dell’artista multimediale francese Servovalve che propone una serie di esperienze che collegano comportamento dell’utente, movimenti del mouse, suoni e grafiche casuali. 2-http://electrica.leonid.de/ cgi-bin/index.cgi, laboratorio sperimentale tedesco di interattività nel web che esplora, attraverso un interfaccia “audioattivo”, le logiche programmatiche del suono attraverso una grafica interattiva (codice visivo). 3 - Space in Veda, in www.exonemo.com, progetto online del gruppo giapponese Exonemo, basato su un banner standard e sulla sua posizione specifica sullo schermo per generare un suono attraverso l’assegnazione ai valori xy della finestra di valori di ampiezza dell’onda seno del suono, la “composizione di finestre” che ne risulta offre una buona comprensione dello spazio-schermo come matrice sonora. 4- www.stanza.co.uk > central city, ambiente sonoro progettato dall’artista inglese Stanza che presenta un’esperienza interattiva, un collage di definizioni basate sulla navigazione dell’utente generanti suoni, tracce musicali multiple e un universo grafico urbano.

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1- www.servovalve.org, by the French multi-media artist Servovalve proposes a series of experiences relating user behaviour, mouse movements, to sound and random graphics. 2- http://electrica.leonid.de/ cgi-bin/index.cgi, German experimental LAB in sonic interactivity on the web, exploring, with an “audioactive” interface and through interactive graphics (visual code) the programmatic logics of sounds. 3- Space in Veda, in www.exonemo.com, online project by the Japanese internet group Exonemo based on the standard banner window by taking its specific position on the screen to generate a sound by assigning the xy value of the window to the amplitude value of the sinus sound wave; this “window composition” provides a good understanding of the screen-space as a sonic matrix. 4- www.stanza.co.uk > central city, sonic environment conceived by the English artist Stanza presenting an interactive experience, a collage of generative sound settings, multi-soundtracks and a graphic urban universe.

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Ateliers Jean Nouvel

Ateliers Jean Nouvel

Un éclat de vie Dentsu Tower, Tokyo l s’agit de l’architecte probablement en syntonie plus profonde, plus conforme pourrait-on dire, avec les idées-guide étincelantes et subtiles, transversales comme d’autres pourront l’être difficilement, qui ont disséqué de façon millimétrique et magistrale, et le sondent encore sans cesse, l’esprit de notre temps. Capacité et tension lucide pour déchiffrer, connecter, anticiper, rencontrant des mondes contigus et différents : nature et valeur d’une pensée délicieusement française. L’architecture, on le sait, a, pour tout un ensemble de facteurs, pour une question de temps propres et surtout de durées, des rapports non faciles avec d’autres secteurs de la culture, de l’art et de la science ; voyageant avec des bagages lourds, c’est la plus grande agilité qui en souffre et devient donc souvent la proie du désir impossible d’en faire autant ; ou, vice versa, elle tend à se replier sur elle-même en essayant de soutenir des autonomies impraticables. Eh bien, ce n’est pas du tout le cas de Jean Nouvel : à chaque instant profondément architecte, à chaque pas il rend à l’architecture la place qui lui revient depuis toujours dans le savoir et dans le savoir-faire humain, entre égaux, non coéquipière, non sous l’emprise ni tourmentée par des dilemmes impropres. Fait plutôt rare, aux affirmations professionnelles de plus en plus éclatantes, aux reconnaissances de valeur de plus en plus universelles n’a jamais correspondu, pour Nouvel, le fait de se laisser aller à une manière propre, comme cela arrive souvent et facilement ; d’ailleurs sans le moindre penchant pour l’autre risque aux aguets, les modes glissantes et l’éclectisme qui s’ensuit. Donc une recherche continue, justement ponctuée de prédilections mais jamais repérables sous des formes identiques. De même, le dialogue entretenu, par exemple, avec l’art ou avec la technologie, avec l’épistémologie ou la littérature, avec la psychanalyse ou la sémiologie, est toujours différent ; Exploration : une façon consciente de cerner un thème, la trace exacte d’un programme auquel rapporter le développement. Une belle démonstration de la façon dont l’architecture peut faire face à un monde qui change. Ainsi, par exemple, si nous prenons deux projets pratiquement contemporains comme période de conception, la Tour Agbar sur la Diagonal à Barcelone et cette Tour Dentsu à Ginza, Tokyo, nous nous trouvons devant deux architectures totalement différentes, et cela, certes, non seulement à cause du site ou des quantités à construire en jeu mais parce que dans chacun de ces deux cas Nouvel cerne différentes questions qui se posent à l’heure actuelle. En commun peut-être, mais le déroulement est différent ; il y a l’intention de mettre au centre pas tant une affirmation de solidité mais la nature de l’espace interne et de la peau qui le circonscrit. Mais il y a là la question du caractère catalan, une réflexion sur Gaudì, l’esprit du lieu. Ici, au Japon, c’est plutôt le rapport incertain entre consistance statique et fragilité, entre précision du détail dessiné et construction. Une architecture simple où l’on voit “l’éclat de la vie”, dit Nouvel : comme la lumière de l’intelligence dans un regard. La Tour Dentsu a une planimétrie que nous pourrions définir en boomerang, la partie concave étant comme vidée de la succession presque ininterrompue de traits de halls en verticale. Mais de l’extérieur, cet espace énorme se transforme en une sorte d’architecture dans l’architecture avec des échos à la Piranesi déclinés en clé de légèreté, surtout par différentes profondeurs lumineuses. Et puis, les contours des quarante-sept étages restent ambigus par les dissymétries accentuées

Philippe Ruault

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his architect is probably the most deeply in harmony, or perhaps we might even say in synch, with the subtle and striking guidelines (as cross-the-board as they could ever be) that have so majestically and precisely characterised the age and society in which we live and are still continuing to relentlessly set the pace. Playful skill and tension aimed at deciphering, connecting and envisaging (encountering different and contiguous worlds) in an exquisitely French way and style. As we all know, for a whole variety of reasons and notably due to a question of timing and duration, architecture is inevitably on rather uneasy terms with other fields of learning in science and the arts; its heavy baggage slows it down and it often falls prey to the temptation to be what it can never be; or, on the contrary, it tends to close in on itself in an attempt to achieve an impossible form of independence. But this is not exactly the case with Jean Nouvel: he never stops being an architect for even a second, restoring architecture to its rightful position on an even standing with other fields of human knowledge and know-how, neither subordinate nor tormented by inappropriate dilemmas; no self-imposed exile in sterile ivory towers, no being debased to the horrendous hustle and bustle of real-estate wheeling and dealing. Most strangely, despite all his professional achievements and all the recognition he has received from all over the place, Nouvel has never lapsed into his own form of mannerism, as would have been only too easy; and he has steered equally clear of that other main risk, a tendency to drift through different fashions and trends resulting in a certain eclecticism. Although all this constant experimentation inevitably features certain favourite leit-motifs, its forms are never all exactly the same. Its interaction with, for instance, art, technology, epistemology, literature, psychoanalysis and semiology etc. is never carried out in the same old way. Each new project is seen as a chance to find specific ways of exploring and tacking key issues and ideas, probing central problems related to incessant processes of change. If, for example, we take two projects virtually simultaneous in terms of when they were designed, Agbar Tower on the Diagonal in Barcelona (l’Arca 162) and Dentsu Tower in Tokyo Ginza, we find ourselves with two very different works of architecture and not just due to their site locations or the amount of building to be done, but because in both cases Nouvel focuses on different issues currently to the architectural fore. What they do have in common though, in their own particular ways, is the idea of not concentrating not so much on a sense of solidity as on the nature of the interior space and the skin surrounding it. But this is a very Catalonian business, a reflection on Gaudí’s work and the idea of sense of place. Here in Japan the real issue is the very uncertain relationship between static substance and fragility, carefully designed detail and construction. Simple architecture bringing out “l’éclat de la vie”, as Nouvel says: light a glimmer of intelligence in somebody’s eyes. Dentsu Tower has a simple site plan which might be described as a boomerang, as if the concave part had been hollowed out by an almost unbroken succession of vertically-projected lobby sections. But seen from outside, this immanent space seems to turn into a sort of architecture within the architecture with echoes of Piranesi rendered with lightness and luminous depth.

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Projection de la Tour Dentsu, dans le District A de Tokyo, achevée en fin d’année à la suite d’un concours remporté en 1998.

Projection of Dentsu Tower built in District A of Tokyo last year following a competition won in 1998.

Credits Project: Ateliers Jean Nouvel Consultant : Hubert Tonka Engineering : Obayashi Coorporation Project Architect: Olivier Touraine, Françoise Raynaud Assistants : Mia Hägg, Didier Brault, Jonathan Thornhill, Hiroshi Maeda, Grégory Brilout (graphics) Client: Dentsu

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et les aperçus visuels jamais identiques. Ensuite il y a naturellement la contradiction entre les sections très consistantes imposées par les normes antisismiques très rigoureuses à la structure portante en acier (d’ailleurs résolue avec beaucoup de style et d’intelligence, sans briser les espaces et pour bien faire glisser la lumière, par Obayashi Corporation) et la tension poussée à l’extrême vers une dématérialisation totale, ou mieux, une incertitude de la matière ; l’application d’un plan libre attentif résout brillamment le problème, en garantissant l’absence totale de solutions de continuité dans la transition entre les espaces intérieurs, aussi bien en horizontale qu’en verticale. En réalité, il est probable que ce soit justement cette dernière le motif dominant de la composition : la fluidité. Des panoramas internes et également externes qui se superposent, comme des toiles de fond transparentes sur lesquelles défilent la vie et le paysage. Des paysage indéfinis : le bâtiment qui, selon les heures du jour et les conditions du temps, change de couleur vers le ciel, qui parfois semble vouloir le dévorer par le reflet de ses nuages, qui voudrait se dissoudre au sol avec des dispositifs de raccord non perceptibles immédiatement. Séquences de transitions. Tout cela ne se produit pas par hasard ou spontanément : les vitres en succession sur les différents plans réagissent différemment à la lumière ; elles sont en sérigraphie, disposées selon des séquences conçues pour accroître les marges d’ambiguïté. Lumière, matière et mystère, dit Nouvel ; verres à réaction poétique, ajouterions-nous volontiers. Mais l’aspect le plus séduisant et révélateur d’une poétique de composition, c’est la classification adoptée pour la masse infinie des dessins de détail qui alimentent le projet : décoration d’intérieur, conception interne ; rapport avec l’aménagement du paysage ; aménagement du paysage et rapport ; détails typiques de la façade ; façade. A considérer dans l’ordre, bien entendu. Maurizio Vogliazzo

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The outlines of the forty-seven floors are still ambiguous due to their accentuated non-symmetries and differing viewpoints that are never exactly the same. Then, of course, there is the contradiction between very solid sections responding to the strict anti-seismic regulations governing the steel bearing structure (designed by the Obayashi Corporation with great elegance and intelligence without breaking up the spaces but letting light slide through) and the utmost attempt to create an overall sense of non-materiality or rather material uncertainty; the problem is brilliantly handled by means of a careful open plan design, ensuring the interior spaces flow together seamlessly both horizontally and vertically. In actual fact, fluidity is probably the real key to the overall design. Interior and exterior views overlapping like transparent backdrops to passing life and the landscape. Indeterminate landscapes: the building, which according to the time of day and weather conditions seems to change colour as it rises up into the sky that looks at times as though it wanted to eat it up with the reflections off the clouds; at ground level, it seems to almost dissolve through connections that are not immediately noticeable. Sequences of transitions. All things that certainly do not just happen by chance or on their own: sequences of glass windows over various levels react differently to light, are serigraphed and set in carefully designed sequences to increase the range of ambiguity. Light, matter and mystery, as Nouvel says; we might also add a certain réaction poétique deriving from the use of glass. But perhaps the most charming thing about the overall stylistic composition is the way all the design details underlying the project have been classified: interior design; internal design; landscaping connection; landscaping and connection; typical facade details; facade. To be taken in order, needless to say.

Plan de masse, coupe transversale et perspective de la Tour dont le dessin, simple et identifiable, devient immédiatement perceptible depuis la baie de Tokyo ainsi que depuis d’autres points de la métropole comme la gare

de Shinbashi, le parc impérial Hanarikyu et les artères les plus importantes.

from Tokyo Bay and other important spots in the city like Shinbashi Station, Hanarikyu Imperial Park and all the main roads.

Site plan, cross section and perspective views of the Tower, whose simple and striking design is instantly noticeable

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De haut en bas, plans des niveaux 46 et 47. Page cicontre, d’en bas, coupe et élévation du hall et coupe détaillée de la façade.

From bottom up, plans of the 46th and 47th floors. Opposite page, from bottom, section and elevation of the lobby and detailed section of the facade.

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Détail de la façade et vues de la ville. Le bâtiment se place comme une architecture “vivante”, principalement déterminée par les concepts de flexibilité et de confort des espaces intérieurs : façades thermodynamiques et orientations différenciées des brise-soleil, insonorisation des plafonds et sols, étages entièrement vitrés, vues sur les passants et multiples possibilités d’intégration dans les plafonds des sources d’éclairage artificiel.

Detail of the facade and views of the city. The building is designed to be a “living” work of architecture based mainly on the flexibility and comfort of its interiors: thermo-dynamic facades and shutters placed in various positions, fine acoustics with ceiling/floor insulation, and good visual links thanks to wide glass windows, outside views, and plenty of possibilities of fitting artificial lights in the ceilings.

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Jean Paul Viguier

Jean Paul Viguier

Proiezioni in fuga

La facciata del Sofitel Chicago, su Wabash Street, non lontano dalla Michingan e dalla Hanckock Tower, si distingue rispetto al contesto per il suo segno dinamico e solare.

Sofitel Chicago

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Credits Project: Jean-Paul Viguier with Patrick Charoin, Blin Trincal, Marina Donda, Marie-Hélène Paoli, Frédéric Morel, Teng Associates Joint Venture: Jean-Paul Viguier INC/TENG Associates Engineering: Teng and Associates General Contractor: Morse & Diesel Client: Accor North America

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he Sofitel building in Chicago, a bold and emblematic architectural icon that Jean Paul Viguier designed (after winning a competition organised in 1998) for a French chain of hotels increasingly present on the American market in strategic positions and cities: ranging from New York to Philadelphia and, again in 2002, in Washington with the Sofitel Lafayette near the White House. The free and intricate dynamism and force of the project was already evident in the project drawings and renderings (l’Arca 148), a streamlined bow projected onto the Chicago skyline cutting through the space between the skyscrapers of the capital of the Modern Movement. A real challenge for this French architect who claims to be “particularly inspired by masters like Mies van der Rohe”, but who was hoping that this building would create a notable presence in the city, in contrast to a rather dull and austere setting which Hanckock Tower certainly does not tone down, thanks to the bright thrust of a facade made of clear and white glass. A landmark which, to rather contrived “bride’s veil” poetics (as the people of Chicago describe it), adds (with greater awareness) the symbolic role of a new form of contemporary design, whose technological idiom is mediated through European-style humanness bringing the project into closer relation with the neighbouring districts and urban surroundings. Its corner position along Wabash Street, not far from the Michingan, allowed the project area to be given a simple geometric form, a virtual cone cutting through a prism to bring out the presence of the two main facades: two blades towering up over one hundred metres and 27 floors on top of a three-storey glass strip. In line with French tradition, the building layout is spatially divided over horizontal and vertical axes: the bottom strip occupying almost the entire plot brings together the reception area, communal spaces, administration offices and utilities: the upper levels of the elevation are completely filled by 412 rooms, suites and private quarters. The layout of the two structures - the bright and streamlined vertically-projecting construction and low, transparent base - is dictated by a monumental stairway that manages to handle all the traffic in one single unit and also helps reinforce the project’s only real structural element. These structures, mirroring the different functions and controlling the spaces and communication systems, luminosity and transparency, urban scale and links between private and public quarters, are the ingredients Viguier has cleverly blended into an overtly plastic, sculptural object certainly capable of standing out from its highly distinctive context to inject a bright dose of “art de vivre à la français.” Each design feature is gauged to smoothly bring together two different cultures. An openness to the city is summed up in the structure of lower levels developing horizontally through the creation of a ground-floor elliptical plaza sheltered from traffic and, at the same time, providing a comfortable and welcoming environment furbished with restaurants and cafeterias and the wide glass window of the main entrance. The form of the plaza traced out by the virtual cone creates the various hotel structures, whose most distinctive feature lies in the pattern of the two faces of the

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Nicolas Borel

stato inaugurato nel giugno dello scorso anno il Sofitel di Chicago, l’audace ed emblematica icona architettonica che Jean Paul Viguier, risultato vincitore di un concorso bandito nel 1998, ha realizzato per la catena alberghiera francese sempre più presente sul mercato americano in città e posizioni strategiche: da New York a Philadelphia e, sempre nel 2002, a Washington con il Sofitel Lafayette, in prossimità della Casa Bianca. Già dai disegni e dai rendering di progetto (l’Arca 148) si intuivano la forza e la dinamica libera e articolata dell’intervento, una prua slanciata che si proietta nello skyline di Chicago fendendo lo spazio tra i grattacieli della capitale del Movimento Moderno. Una bella sfida per l’architetto francese che si dichiara “particolarmente ispirato a maestri quali Mies van der Rohe” ma che con questo edificio ha voluto creare una presenza significativa nella città, opponendo a un contesto piuttosto cupo e rigoroso, in cui la Hanckock Tower non contribuisce certo a smorzare l’effetto, lo slancio solare di una facciata in vetro chiaro e vetro bianco. Un segno che alla poetica, forse un po’ forzata, di “velo da sposa”, come lo definiscono gli abitanti di Chicago, coniuga con maggiore consapevolezza il ruolo di simbolo di una nuova contemporaneità, in cui il linguaggio tecnologico è mediato da una umanità di stampo europeo che riporta la scala dell’intervento a un rapporto più intimo con il quartiere e gli spazi urbani limitrofi. La posizione d’angolo lungo Wabash Street, non lontano dalla Michingan, ha permesso di sfruttare l’area di intervento con una geometria semplice, un cono virtuale che taglia un prisma, imponendo la presenza delle due facciate principali: due lame svettanti per oltre cento metri che si innalzano per 27 piani su una fascia vetrata di tre. Coerentemente alla tradizione francese, la distribuzione dell’edificio vede la suddivisione degli spazi secondo gli assi orizzontale e verticale: la fascia bassa che occupa la quasi totalità della parcella, riunisce la reception, gli spazi comuni, gli uffici amministrativi, e i servizi tecnici; in elevazione i piani superiori sono interamente occupati dalle 412 tra camere e suite e spazi privati. L’articolazione dei due volumi, quello lucente e slanciato proiettato in verticale, e quello basso e trasparente del basamento, è regolata da una scala monumentale che oltre a risolvere in un unico snodo i flussi di traffico, contribuisce al rafforzamento dell’unico elemento strutturale del progetto. Volumi che rispecchiano differenti funzioni, gestione degli spazi e dei sistemi di comunicazione, luminosità e trasparenza, dimensione urbana e rapporto tra pubblico e privato, sono gli ingredienti che Viguier ha sapientemente miscelato in un oggetto dichiaratamente plastico, scultorio, in grado sicuramente di differenziarsi rispetto a un contesto fortemente caratterizzato, facendosi portatore di una carica di freschezza, di novità, di un “art de vivre à la français”. Ogni elemento del progetto rientra in una logica di pacifica convivenza tra le due diverse culture. L’apertura verso la città è riassunta dalla struttura dei piani inferiori che si sviluppano privilegiando l’orizzontalità, con la creazione a piano terreno di una piazza ellittica protetta dal traffico e che favorisce, nel contempo, un ambiente confortevole e accogliente arricchito dalla presenza dei ristoranti e dei caffè e dall’ampia vetrata dell’entrata principale. La forma della piazza disegnata dalla traccia del cono virtuale genera i diversi volumi dell’hotel, di cui l’elemento di maggior suggestione è rappresentato dall’andamento delle

Facade of the Sofitel Chicago along Wabash Street, not far from the Michigan and Hanckock Tower, stands out from its surroundings for its bright dynamism.

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Nella pagina a fianco, dal basso, piante del piano terreno e del sesto piano, prospetto est e sezione, e analisi volumetrica. In questa pagina, vista aerea della porzione urbana in cui è inscritto l’edificio e studio geometrico in pianta e alzato per la definizione delle volumetrie di massima.

Okrent & Associates

Opposite page, from bottom, plans of the ground floor and sixth floor, east elevation and section, and structural analyses. This page, aerial view of the urban section in which the building is inscribed and geometric study of the plan and elevation to define the preliminary structural relations.

due facce del prisma che da una base ad angolo aperto si restringono in elevazione fino a toccarsi in un “acuto” nel punto più alto. Una strategia geometrica e scenografica che sfrutta il gioco prospettico e percettivo delle fughe in altezza per dotare gli ambienti delle camere di atout abbastanza unici, da una vista personalizzata sulla città, all’eliminazione degli anonimi e spesso oppressivi corridoi di distribuzione delle camere, sostituiti da più confortevoli pianerottoli d’ingresso, alla riduzione dei problemi acustici derivanti dal contatto tra sistemi di circolazione verticale (concentrati nel punto di contatto tra le due strutture volumetriche) e camere. Anche gli interni, progettati da Pierre-Yves Rochon, collaudato da Sofitel anche negli alberghi di New York e Londra (anch’esso recentemente inaugurato), rispecchiano una calibrata sintonia di elementi mediati dalla tradizione francese e dalla storia di Chicago. Tutto è giocato sul contrasto tra bianco e nero con la creazione di ambienti minimalisti in linea con le tendenze contemporanee, senza cadute in un design asettico e freddo, ma mantenendo una qualità e livello di accoglienza coerenti con l’architettura dell’edificio. Elena Cardani 18 l’ARCA 181

prism, which taper up from an open-angled base to touch in an “acute” angle at the very top. A geometric and ornamental strategy exploiting the perspective/perceptual interplay of vanishing points in the elevation to give the rooms such striking features as personalised views of the city, a removing of the faceless and often oppressive corridors connecting the rooms to be replaced with more comfortable entrance landings, reducing acoustic problems due to contact between the vertical circulation systems (focused where the two volumetric structures meet) and rooms. Even the interiors, designed by Pierre-Yves Rochon and tried out by Sofitel in its hotels in New York and London (which also recently opened), mirror the carefully gauged balance between traditional French features and elements of Chicago’s own history. Everything plays on a contrast between black and white through the creation of minimalist settings in line with modernday trends without lapsing into cold, ascetic design. At the same time the standards and warmth of welcome are in line with the building’s basic architecture. 181 l’ARCA 19


In questa pagina, prospettiva dal livello piazza del prisma di 27 piani delle camere; in primo piano, la parete vetrata che disegna la piazza ellittica individuando l’ingresso principale.

This page, perspective view at square level of the 27 storey prism holding the rooms; foreground, the glass wall characterising the elliptical square marking the main entrance.

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Il prisma della torre le cui facciate si proiettano verso l’alto da un base ad angolo aperto che si assottiglia nel punto di copertura in un crescendo dinamico.

The prism of the tower whose facades project up from an open-angled base tapering at the top of the roof in a dynamic crescendo.

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La scala monumentale che dall’atrio principale si snoda nella dorsale dei collegamenti verticali.

The monumental staircase winding up from the main lobby into the backbone of vertical links.

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Ian Ritchie Architects

La suggestione dell’illusione Plymouth Theatre Royal Production Centre enorme influenza di Il teatro e il suo doppio (raccolta di saggi teorici di Antonin Artaud) sulle avanguardie teatrali del Novecento, autorizza ad associare all’architettura lo stesso paradigma? Qual è dunque un possibile “doppio” del Production Centre progettato da Ian Ritchie Architects? Forse la sua immagine mediatica, considerata nella sua dualistica presenza/assenza suggerirebbe nuovi parametri di lettura? Se così fosse, letta con lo sguardo di Artaud, l’architettura avrebbe nelle sue forme non manifeste – come avviene nel teatro artaudiano – il dato di più intensa emozionalità. Ulteriori esplorazioni nelle profondità del pensiero dell’autore di scenografie destrutturate, dell’attore che rifiutava di recitare nei teatri, suggerirebbero radicali sottrazioni in favore di un’essenzialità oggi davvero necessaria. In un mondo dove ormai nulla è lasciato all’immaginazione, sottrarre segnali, togliere ridondanza è un ritorno alle origini del linguaggio, di quando con poco si diceva molto. A colori o in bianco e nero? Less is more: per i più raffinati l’architettura non può che mostrarsi nell’essenzialità del bianco e nero poiché il colore dà realtà ma toglie l’allure del mito. E la mitopoiesi è una pratica diffusa in chi cerca nuovi percorsi per non rimanere invischiato in una tecnologia che a volte tende a divenire il fine anziché il mezzo. Giocando con un inconsio collettivo che tutto assimila e nulla distrugge, Ritchie evoca il mito della visione (guardare come forma autonoma del pensare) attraverso straordinari progetti come l’Hawking Spacetime Centre (l’Arca 171), dove il coinvolgimento è totale grazie a spazi interattivi, ologrammi e quant’altro può accadere in un grande sferiscopio in grado di attivare percezioni psicodinamiche a 360°. Ritchie naviga spesso negli immateriali territori della suggestione, dell’illusione: suoi sono il Crystal Palace Concert Platform (l’Arca 129), realizzato a Londra, e il recentissimo Production Centre – Plymouth Theatre Royal, contenitori in cui va in scena l’ibridazione fra realtà e immaginazione. Conosciuto anche come TR2, il nuovo Production Centre consentirà al Plymouth Theatre Royal la realizzazione di importanti produzioni internazionali. Fra le innovazioni di maggior rilievo, le tre ampie sale prova autonome (destinate all’opera, alla prosa, alla musica e alla danza) permetteranno una più ricca e articolata programmazione degli spettacoli. In linea con i più avanzati sistemi formativi, il Production Centre dispone di vari spazi per la formazione, dove i futuri operatori teatrali potranno utilizzare apparati scenotecnici aggiornati con le tecnologie di ultima generazione. Esaltare i volumi attraverso la massima evidenza della linea di contorno. Ovvero: come realizzare un paradosso percettivo districandosi dal consueto e creare un codice destinato a quei pochi che ogni tanto fingono di non sapere che l’occhio non percepisce linee di contorno ma aree di colori diversi. Il bianco e nero evocato dalla purezza delle forme architettoniche del progetto di Ritchie evidenzia alcune simmetrie con la teoria dei colori di Goethe. Negli studi condotti dal grande pensatore tedesco si sostiene che in un corpo colorato a tre dimensioni il

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oes the huge influence of “Theatre and its Double” (a collection of theoretical essays by Antonin Artaud) on the theatrical avant-gardes of the 20th century mean the same paradigm could be applied to architecture? What “double” might there be for the Production Centre designed by Ian Ritchie? Perhaps new means of interpretation could be found in its mediatic image viewed in the dualistic terms of absence and presence? If this were the case, then according to Artaud’s reading, architecture’s non-manifest forms – as with Artaud’s theatre – would be what is most emotionally intense. Further explorations into the depths of the mind of the author of destructured stage plays and actor who refused to perform in theatres suggest radical removal operations designed to create the kind of simplicity so vitally important nowadays. In a world in which nothing is now left to the imagination, removing signs and redundancies is a return to the origins of language, when it did not take much to say a lot. In colour or black and white? Less is more: for the more refined, architecture has to draw on the simplicity of black and white because colour might make it more realistic but it also detracts from the allure of myth. After all, mythopoiesis is common practice amongst those looking for new ways of employing technology as a means rather than an end in itself. Playing with the collective psyche that takes in everything and destroys nothing, Ritchie evokes the myth of vision (sight as an independent form of thought) through incredible designs like the Hawking Spacetime Centre (l’Arca 171), producing total involvement through interactive spaces, holograms and other things likely to happen in a huge spheriscope capable of triggering off 360º psychodynamic perceptions. Ritchie often travels through the non-material realms of suggestion and illusion: it was he who designed the Crystal Palace Concert Platform (l’Arca 129) in London and the very recent Production Centre – Plymouth Theatre Royal, receptacles staging hybrid interaction between reality and imagination. Also known as TR2, the new Production Centre will let the Plymouth Theatre Royal put on important international productions. Its most striking innovations include three large self-contained rehearsal rooms (designed for opera, drama, music and dance) catering for a much wider range of shows. The new Production Centre is also furbished with various training facilities, where future theatrical workers will be able to use the latest stage and set props constructed from cutting-edge technology. A focusing on structures by bringing out outlines as much as possible. In a word: how to create a perceptual paradox by breaking with conformity and invent a code for those few people who pretend not to be aware that the eye does not see outlines but patches of different colours. The black and white evoked by the purity of architectural forms designed by Ritchie shows certain similarities with Goethe’s theory of colour. The studies carried out by the great German thinker claim that chiaro-scuro (black and white featuring a gradual transition from black to white) is the stable element defining the form of a three-dimensional coloured body. Form is certainly what best expresses the concept of space and hence architecture. The clients

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Nella pagina a fianco, particolare delle tre sale prova del nuovo Production Centre del Plymouth Theatre Royal, recentemente realizzato a Plymouth, centro urbano situato fra le Contee del Devon e della Cornovaglia. Il nuovo complesso, grazie alle sale prova autonome, consente la preparazione simultanea di grandi spettacoli musicali, prosa, danza e opera.

Opposite page, detail of the three rehearsal rooms of Plymouth Theatre Royal’s new Production Centre recently built in Plymouth, a city between the counties of Devon and Cornwall. Thanks to the independent rehearsal rooms, the new complex allows several major musical shows, plays, dances and operas to be put on at the same time.

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Particolare costruttivo della parete delle sale prova. Sotto, dal basso verso l’alto, piante dei piani terra, del mezzanino e veduta di scorcio delle sale prova.

Construction detail of the rehearsal room wall. Below, from bottom up, plans of the ground floor, mezzanine and partial view of the rehearsal rooms.

Dettaglio delle particolari pareti delle sale prova, realizzate con un rivestimento non rigido in lamina di bronzo fosfatato. La scelta delle pareti “morbide” è stata dettata dall’esigenza di ottenere un alto grado di insonorizzazione.

Detail of the special rehearsal room walls designed out of a non-rigid phosphated bronze lamina. The decision to opt for “soft” wall depended on the need to guarantee notable soundproofing.

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chiaroscuro (un bianco e nero caratterizzato dalla gradualità del passaggio fra il nero e il bianco) è l’elemento stabile che definisce la forma. E la forma è certamente il dato che più esprime il concetto di spazio e quindi di architettura. Nei desiderata della committenza, il nuovo complesso doveva essere una presenza di grande impatto sull’intorno. Un falso problema: poiché qualsiasi cosa posta in relazione con grandi superfici libere assumerebbe comunque una forte valenza segnica, in quanto elemento pieno contrapposto al vuoto, in questo caso l’estuario del fiume Plym. Puntando più sull’Essere che sull’Apparire, Ritchie ha realizzato una architettura in “bianco e nero” destinata ai suoi estimatori più raffinati, senza però deludere gli aficionados della quadricromia, dedicando loro le cangianti riverberazioni color rame prodotte dalle pareti delle sale prova. Il concetto di prova, quindi di effimero, di temporaneo, è stato interpretato alla lettera attraverso pareti destrutturate, formate da un “tessuto” a più strati avvolto intorno a un’ossatura metallica. Una chiara indicazione di come l’architettura si stia liberando dagli involucri definitivi, dai paramenti pietrificati e così confluire nel work in progress, verso qualcosa che può mutare nel corso del tempo senza perdere identità. Carlo Paganelli

wanted the Production Centre to be a striking landmark on its surroundings. A false problem: because anything placed in relation to wide free spaces was bound to be striking by the mere fact of being a solid in contrast with space, in this case the estuary of the River Plym. Focusing more on Being than Having, Ritchie has designed a “black and white” work of architecture aimed at his most fervent admirers, without disappointing four-colour enthusiasts, who will appreciate the twinkling copper-coloured reverberations produced by the rehearsal room walls. The idea of rehearsing (i.e. something transient and temporary) has been read to perfection in the destructured walls formed out of a multi-layered “fabric” wrapped around a metal skeleton. A clear sign of how architecture is breaking free from permanent shells and petrified vestments to turn into “works in progress”, something capable of changing down the years without losing its identity.

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Posto sull’estuario del fiume Plym, il complesso sorge in un area libera da ingombri edilizi. Qui a fianco, particolare dei percorsi di collegamento e una delle sale prova. Nella pagina a fianco, particolare dell’esterno di una sala prova.

Situated along the estuary of the River Plym, the complex stands in a clearing free from building obstacles. Opposite, detail of the connections and one of the rehearsal rooms. Opposite page, detail of a rehearsal room exterior.

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Credits Project: Ian Ritchie Architects Project Team: Anthony Boulanger, Anthony Summers, Clarissa Matthews, Chris Russell, Christophe Gerard, Dana Bilek, Ian Ritchie, Jan Braker, Jens Brockmann, Katie Field, Nadia Witzig, Phil Coffey (Asst. Project Architect), Robert Thum, Robin Cross, Toby Smith (Project Architect), Alex Johns, Jocelyne Van den Bossche Project Managers: Davis Langdon and Everest (Steve Pratten) Structural Engineers: Ove Arup & Partners: Ben Lewis, Bruno Iannucci, Cormac Deavy (Project Engineer), John Thornton, Ivan Jelic, Stefano Saldini Services Engineers: Ove Arup & Partners: Andrew Gardiner, Christian Topp, Graham Beadle, Jonathan Gaunt, Nick Howard (Project Engineer), Nick Dibben, Norman Snow, Paul Sloman Acoustic Engineers: Arup Acoustics: Raf Orlowski (Project Engineer), Simon Ham Quantity Surveyors and Planning Supervisors: DLE Plymouth Access Consultants: All Clear Designs Ltd: James Holmes-Siedle Planting Consultant: Hoo House Nursery: Robin Ritchie DipLA Model Makers: Richard Threadgill Associates, Tony Reason Clerk of Works: Fred Mead Landowners: Cattedown Regeneration Ltd , The Waterfront, Plymouth, PL4 0SN, Plymouth City Council, Duchy of Cornwall Main Contractors: Bluestone (formerly Stansell) Client: Plymouth Theatre Royal

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Particolari dei materiali utilizzati per la realizzazione del Plymouth Theatre Royal Production Centre, in cui Ritchie ha coniugato innovazione e tradizione, tecnologia e natura.

Detail of the materials used to realize the Plymouth Theatre Royal Production Centre, in which Ritchie fused innovation and tradition, technology and nature.

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Marco Petreschi

Qualità e tradizione Houses in Sardinia n riferimento ai caratteri propri della scena nazionale, Renato De Fusco osserva che l’italianità della nostra architettura va in gran parte ricercata: “a) nella sua contestualizzazione o, per usare un termine proibito benché efficace, nel suo ambientamento; b) nel fatto sinteticamente esprimibile nella frase l’architettura italiana è piccola; c) nel carattere classico delle nostre fabbriche” (L’italianità dell’architettura italiana, in “Op. Cit.”, 114, 2002). Lo stesso De Fusco, in una recente intervista, auspica poi che gli architetti compiano “un passo indietro”: un passo indietro dopo anni di forte sperimentalismo e di grande accelerazione, dopo tanto neo-avanguardismo poi risultato, a ben guardare, spesso derivativo – se non di seconda mano – rispetto alla produzione olandese, giapponese, americana ecc. E ricorda un passo di Adorno in cui si sostiene che bisogna dare agli uomini, come essi sono e non come vorremmo che fossero, ciò che effettivamente desiderano, puntualizzando: “Presa alla lettera si tratta di una tesi pericolosa, coincidente con una sorta di livellamento verso il basso; è la politica seguita, per esempio, dalla programmazione televisiva in cui l’audience detta legge e ciò, per noi, non è auspicabile né, forse, possibile. Ma è tuttavia vero che la gente deve poter guardare all’architettura con un senso di esteticità, di piacere, non come a cosa che viene dall’alto, subita cioè per motivi di carattere economico, politico o di organizzazione sociale”. (Un passo indietro, in “il Progetto”, 14, 2002) Considerazioni che sembrano fatte apposta per il lavoro che presentiamo in queste pagine: queste, progettate e realizzate da Marco Petreschi a Porto S. Paolo in Sardegna, proprio di fronte all’isola di Tavolara, sono case bellissime che tutti vorrebbero abitare: saldamente, sia fisicamente che psicologicamente, radicate al territorio in cui sorgono, quasi il frutto di una cultura costruttiva antica e al tempo stesso moderna, forse fuori da ogni superficiale nozione del tempo. Case che utilizzano una intelligente tipologia, tale da renderle – quasi – delle piccole ville unifamiliare autonome; che riprendono le forme essenziali dei primitivi stazzu, le semplici residenze a due falde della zona, attente all’orientamento e ai venti dominanti, perfettamente integrate con la vegetazione; che si adeguano alle curve di livello, abbassandosi, fin quasi a mimetizzarsi, comunque al di sotto dei rilievi circostanti; fatte in granito, pietra e legno, elementi diversi che qui appaiono in perfetta, quasi magnetica, solidale coesione. Il rispetto per i valori paesaggistici è poi assoluto. Le case, perfettamente ambientate, non risultano tuttavia mai schiacciate dal paesaggio – qui davvero forte e intenso, di straordinaria bellezza – quanto piuttosto sottilmente complementari a esso: le classiche, essenziali geometrie dell’architettura valorizzano, per contrasto, quelle complesse e organiche della natura. Last but not least, vanno infine ricordati i disegni dell’architetto: schizzi e dettagli che illustrano, in maniera sofisticata, talvolta maniacale, modalità compositive e tecniche di realizzazione, ma anche, soprattutto, i significati più profondi ed essenziali di un progetto semplicissimo, che non può che esser frutto di una grande e a lungo stratificata sapienza costruttiva. Livio Sacchi

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eferring to the peculiar features of the Italian architectural scene, Renato De Fusco noted that the Italian-ness of our architectural design was mainly to be found: “a) in its contextualisation or, to use a forbidden but highly effective term, in its setting; b) in a fact which may be summed up in the expression Italian architecture is small; c) in the classical nature of our factories”. (L’italianità dell’architettura italiana, in “Op. Cit.”, 114, 2002). In a recent interview, De Fusco said he hoped that architects would take “a step back”: a step back after years of striking experimentation and rapid acceleration, after so much avant-gardism which, upon closer scrutiny, turned out to be derivative – if not second hand – compared to Dutch, Japanese and American work etc. And he mentioned Adorno’s point that we ought to give people what they really want according to the way they are and not how we would like them to be, noting that: “Taken literally, this is a risky theory likely to cause a lowering of standards; it is, for instance, the kind of policy television programming follows, as rating figures are all important and this is now what we want, nor what is likely to happen. But people must be able to admire architecture with a sense of aesthetic pleasure, not like something imposed on them from above for economic, political or social reasons.” (Un passo indietro, in “il Progetto”, 14, 2002) Considerations that seem to be just right for the work being presented in this article: the houses designed and constructed by Marco Petreschi in Porto S. Paolo in Sardinia, just off Tavolara Island, are delightful homes that everybody would love to live in: deeply rooted in their site location, both physically and psychologically, apparently both old-fashioned and modern, outside any superficial notion of time. Houses expressing an intelligent style, so that they are – almost – small independent detached villas drawing on the essential forms of primitive stazzu, simple twin-pitched homes from the local area that are carefully positioned, geared to the main wind directions and perfectly knit into the landscaping; they also adapt to the contours of the land, crouching down to camouflage themselves away below the lie of the surrounding land, and made of granite, stone and wood, different materials that seem to blend together perfectly in almost magnetic fashion. There is absolute respect for the landscape. The perfectly set houses are never overwhelmed by their setting – which is so startlingly impressive and beautiful here – but rather complement it: the simple and conventional geometric patterns of the architecture are a striking contrast to the intricate, organic forms of nature. Last but not least, it is worth mentioning the architect’s drawings: sketches and details illustrating the design methods and construction techniques in a sophisticated, almost obsessive manner, but also and most significantly bringing out the deeper and more essential meanings of a very simple project that draws on a long process of carefully developed building skill and expertise.

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Nella pagina a fianco, planimetria generale dell’insediamento residenziale realizzato da Marco Petreschi a Porto San Paolo, di fronte all’Isola di Tavolara, in Sardegna.

Opposite page, site plan of the housing complex designed by Marco Petreschi in Porto San Paolo opposite Tavolara Island in Sardinia.

Credits Project and Art Direction: Marco Petreschi con Giulia Amadei Main Contractor: Pilurzi Client: Colle dei Ginepri

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Particolare del portico in cui le colonne di granito sostengono una tettoia semiaperta in legno.

Detail of the portico whose granite columns hold up a half-open wooden roof.

Pianta, vista generale dell’insediamento immerso nella natura e prospettiva di uno dei portici che contornano le residenze.

Plan, general view of the settlement buried in nature and perspective view of one of the porticoes surrounding the houses.

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Sezione parziale trasversale e particolari dell’attacco pilastro di granito/puntone di legno di abete in cui i tagli di giunzione sono stati realizzati artigianalmente.

Partial cross section and details of the granite column/spruce wood rafter whose joints are handcrafted.

Viste del fronte e del retro di una delle ville. In basso, sezioni parziali e studi per il camino in pietra.

Views of the front and rear of one of the houses. Bottom, partial sections and studies for the stone fireplace.

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vvicinare l’opera di Eric Owen Moss è comprendere la complessità dell’oggi. Appare facile di primo acchito guardare ai suoi progetti associandoli immediatamente per vizio di pigrizia ai suoi parenti de-costruiti, con queste forme di nuova monumentalità, grandi allucinazioni, grandi eventi, che tutti aspettavamo e che adesso quasi ci spaventano: perché il linguaggio della complessità, della trasformazione, della trasfigurazione ormai è entrato pesantemente nell’immaginario collettivo e quindi mediatizzato e cannibalizzato. Quasi nessuno rigetta più le forme di “caos organizzato”, le “lamiere contorte”. Anche e soprattutto perché si è capito come queste forme coraggiose, dissonanti possono divenire dei grandi attrattori urbani, laddove l’autorità politica abbia il coraggio di sfondare il muro del consenso e proporli contro ogni speranza. Mentre per la musica dodecafonica, la dissonanza non è ancora “digerita” oggi, infatti dopo quasi cent’anni il grande pubblico musicale richiede pur sempre Mozart e Beethoven, i “dodecafonici” dell’architettura, i vari Libeskind, Hadid, Gehry ecc. sono invece passati alla prova del fuoco della costruzione negli ultimi vent’anni e molto spesso hanno rivitalizzato i luoghi in cui si posano le loro costruzioni con successo. La Differenza paga anche in termini immobiliari? Forse sì. A Culver City Eric Owen Moss ha giocato la carta vincente della fuoriuscita dall’urbanistica per giungere a un “percorso di immagini architettoniche”, quasi una galleria di scultura urbana a cielo aperto . Una strategia di affronto di un tema urbano che parte dalla lettura di un territorio, dove il dato storico (edifici industriali degradati da ristrutturare) e il dato progettuale sono già mescolati in partenza. Viene rotta la sequenza che va dall’analisi alla soluzione del problema, tramite il progetto. Il progetto è lo strumento attraverso cui la conoscenza del luogo e la sua trasformazione accadono simultaneamente. Il materiale preesistente è fatto oggetto di un processo di modificazione. Quello che affascina non è il risultato finale, che è poi un’istantanea mentale che noi scattiamo, quanto la percezione che siamo di fronte ad un procedimento, allo spettacolo di un lavoro culturale, che ha trovato un momento di stasi, ma potrebbe riprendere a camminare. Il disagio che si prova nella lettura delle opere di Moss è questo: siamo ributtati continuamente di fronte al fatto che mentre vorremmo fermarci a guardare, seduti a contemplare, è come se qualcuno ci tirasse per un braccio, dicendoci “Andiamo avanti, non fermiamoci qui”. L’architettura “gnostica” di Moss è un continuo percorso di avvicinamento a una conoscenza infinita del fare architettura, senza soffermarsi su una regola data una volta per tutte, senza modelli, senza stile. Uno spostamento continuo. Non c’è spazio per una rivelazione esogena. Nei suoi progetti è come se il soggetto, l’edificio (o l’autore stesso), tirasse fuori da sé, da uno scavo interno una propria nuova configurazione, come se il Green Umbrella di Culver City fosse cresciuto a causa di una “infezione geometrica” nel corpo del capannone industriale, che poi viene estrusa. Per cui verrebbe la voglia ogni volta di andare a leggere, a conoscere, a ripercorrere il cammino per cui la geometria ha prodotto la deformazione, la trafigurazione del soggetto, analizzarne le tracce. Come in un dipinto di Bacon, dove l’urlo di terrore è tirato fuori a viva forza, straziando il viso tratto da un’immagine storica conosciuta, che sembrava già annunciarlo, ma non aveva la forza di uscire. Sembra quasi che Moss risvegli le potenzialità insite nella storia e riattivi il movimento della materia. L’opera è profondamente personale, esprime la personalità dell’autore, e cerca il Potere come capacità di trasformazione della realtà nel tempo infinito. E’ un’aspirazione all’inarrivabile, una tensione a guardare “la luce sotto la porta” di Kafka, senza però riuscire mai ad aprire la porta. Le “anomalie” di Moss sono il luogo della tensione creativa, ovvero la capacità di scatenare progetti da corpi esistenti e poi la capacità di nominarli, renderli riconoscibili. Questa è una valenza che ren-

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Eric Owen Moss

de possibile la comunicazione di quello che altrimenti rimarrebbe un percorso chiuso, un viaggio esoterico nei meandri della geometria, mentre invece la dimensione pubblica ha bisogno di figure che si installino nella memoria. Così nel progetto per il Queens Museum of Art si crea il Main Event a partire da un atto chirurgico di grande forza. Evento = Rimozione di una porzione centrale dell’edificio per creare un centro spaziale primario da cui partire per ricostruire l’immagine del luogo secondo concetti di apertura e flessibilità. E poi The Drape, la figura che avvolge la Main Event area, con vetro trasparente o opaco a seconda delle mostre interne, in cui la colorazione è gestita da cavi a basso voltaggio. Così accade nei due progetti a San Pietroburgo, che sono già stati presentati alla Biennale di Venezia nel Padiglione Russo. Lo spazio del nuovo teatro Mariinsky si confronta direttamente con il teatro esistente con la giustapposizione di un gigantesco iceberg di vetro e granito. Si tratta di un progetto dirompente per l’immagine urbana. Dopo le violente reazioni che il progetto ha provocato è stato bandito un nuovo concorso internazionale che dovrebbe giungere a un’immagine più rassicurante. Il principio compositivo di Moss era di assemblare tre moduli corrispondenti al dettato funzionale del teatro. L’assemblaggio dei tre “cuscini” diventa un racconto progettuale di un metodo emozionale di lavoro. Le forme morbide vengono cristallizzate e fuse nella metafora dell’iceberg. Sempre a San Pietroburgo, la riorganizzazione dell’isolato del New Holland è un altro caso importante per Moss, per operare in un contesto dove i vincoli storici hanno un peso molto più forte che non in terra americana. Qui la presenza di un tessuto omogeneo organizzato secondo una stratificazione storica di grande intensità, determina un confronto di sfida. Così il sito triangolare diventa l’opportunità per riattivare una centralità culturale, all’interno delle strutture di mattoni dei vecchi depositi navali. Qui verranno ospitati uffici, negozi, ristoranti, spazi di ricerca artistica. Il doppio affaccio, verso il canale e verso la piazza, garantisce la vivacità e la vivibilità del sito. Al bordo nord del New Holland trova spazio un edificio destinato ad albergo, sala per conferenze e museo. Pur utilizzando la maglia strutturale degli edifici a magazzino, si evidenzia rispetto all’intorno per la presenza dominante del vetro. Si stacca dal fondo omogeneo dell’isolato per il profilo ondulato, a confermare la capacità degli oggetti architettonici di Moss che da un continuum generano un elemento singolare, indice della trasformazione. Anche nel progetto Ten Towers a Culver City trova esplicitazione il rapporto sfondo/figura: il progetto di 10 torri in un isolato di recupero descrive il ruolo di 9 torri come paesaggio base per poi annunciare la decima torre come emergenza, generata dalla modificazione di un rettangolo di base. Il rimando è sempre al concetto di modificazione; c’è come un tempo interno al progetto, un mondo che vive una sua storia propria, fatta di costruzione nelle costruzioni, di modificazioni, di cancellature e di riscritture. Come un testo che viene riscritto mille volte ed ogni volta è interessante andare a rileggere. Questo è il potere dell’architettura, che sopravanza ogni ideologia, ogni stile: il potere del permanere e del trasformarsi dei manufatti nel tempo. Moss appare più sicuro nei lavori in terra losangelina, naturalmente, dove la storia breve lascia relitti “trash” su cui è più facile far scaturire delle fioriture di poesia urbana; nel contesto europeo, forse la spontaneità della sua ricerca e la capacità di invenzione si scontrano con una massa di problematiche più densa e inattacabile. Forse l’operazione di attribuire complessità, di generare eventi geometrici evoluti risulta più immediata nel contesto di un non-luogo come la periferia americana, rispetto ai connotati della grande città storica europea, dove sfondare il muro delle preesistenze e del pregiudizio culturale è ancora opera difficoltosa (e ardimentosa). Stefano Pavarini

oming to terms with Eric Owen Moss’s work means getting to grips with modern-day complexity. The easy option upon first viewing his works is to compare them to their de-constructed relatives, due to all these new forms of monumentalism, major hallucinations and key events that we were all waiting for and that now almost scare us: this is because the vocabulary of complexity, transformation and transfiguration has penetrated deep into our collective psyche and literally been gobbled up by the media. Almost nobody rejects forms of “organised chaos” and “twisted metal” any more. Partly or mainly because people have realised that these bold, dissonant forms can turn into real urban attractions, if politicians are brave enough to break down the barriers of popular consent and go against the grain. Whereas dodecaphonic music and dissonance still have not been inwardly “digested” and almost a hundred years later music lovers still want Mozart and Beethoven, the “dodecaphonic exponents” of architecture like Libeskind, Hadid and Gehry etc. have faced the acid test of actual building over the last twenty years, and very often have succeeded in injecting fresh life into places where their designs are successfully built. But does Difference also pay in real estate terms? Perhaps it does. Eric Owen Moss has played the trump card of stepping out of townplanning in Culver City to set off along “a pathway of architectural images,” almost an outdoor gallery of urban sculpture. A strategy of tackling an urban issue that begins with a reading of the territory, where history (dilapidated industrial buildings in need of revamping) and design are already mixed together right from the start. This breaks the sequence going from analysis to problem-solving via design. Design is now a tool allowing knowledge of a place and its transformation to proceed at the same time. Existing material is subjected to change. The intriguing thing is not the final result, which is really a mental snapshot we take, as a realising that we are dealing with a procedure, the spectacle of a cultural undertaking that has ground to a halt but could be set under way again. The discomfort felt in reading Moss’s works comes from the fact, whereas we would like to stop and take note, sit down and observe, it is as if somebody is pulling our arm and saying “Let’s keep going, do not stop here.” Moss’s “Gnostic” architecture is a constant process of gaining infinite knowledge of architectural practice, without constantly reverting to one given rule for every occasion, with no guidelines and no style. Constant shifting. There is no room for exogenous revelation. In his designs, it is as if the subject, building (or Author of the work himself) were drawing out configurations from within, after delving deep inside itself, as if the Green Umbrella in Culver City had grown out of some “geometric infection” in the warehouse’s own body, eventually ejected. Or as if The Beehive and The Box were almost “hosts” created by a virus attack on some bland old industrial building. You cannot help wanting to analyse, get to know or retrace the path that deformed and transfigured the subject, analysing the traces of this geometric shift. Like one of Bacon’s paintings in which a cry of terror seem to have been pulled out by brute force, disfiguring a well-known image that seemed to have all this already within it, but just could not drag it out. It is almost as if Moss revived the potential lying hidden in history and set matter back in motion. This is deeply personal work, expressing the author’s personality and looking for Power as a means of changing reality over infinite time. It is an aspiring to what can never be achieved, a drive to look at Kafka’s “light under the door”, without ever actually managing to open the door. Moss’s “anomalies” are the scene of creative tension or, in other words, the ability to draw projects out of existing bodies and then name them so they are recognisable. This makes it possible to communicate what would otherwise be a closed path, an esoteric trip

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meandering through geometry, whereas public design actually calls for figures that stick in the memory. So the project for the Queens Museum of Art creates a Main Event out of an extremely powerful surgical act. Event = Removing a central part of the building to create a spatial centre as a starting point for reconstructing the place’s image based on openness and flexibility. This project takes even clearer shape in The Magic Mountain, where the garden of sculptures and storage spaces are located. Then there is the drape, a figure wrapping round the Main Event area with either a transparent or opaque glass window depending on the exhibitions inside, whose coloured glass is controlled by low-voltage cables. The idea is to create an important urban figure catching the eye through its “personality.” This is the case with the two St. Petersburg projects, already displayed in the Russian Pavilion at the Venice Biennial. Here again the idea is to create a strong enough personality to project a new urban image. The premises of the new Mariinsky Theatre interacts directly with the old theatre by juxtaposing an huge glass and granite iceberg. This is a striking project in terms of urban image. After violent reactions to the project, a new international competition was organised to create a more reassuring image. Moss’s design works around three units corresponding to the theatre’s functional specifications. Assembling the 3 “pillows” turns into an design narrative for an emotional way of working. Gentle forms are crystallised and merged into the metaphor of an iceberg. The redeveloping of the New Holland block again in St. Petersburg is another important event for Moss, allowing him to work in a context in which historical constraints are much more significant than in America. The presence of a smoothly-knit fabric historically layered with striking intensity makes for a real challenge. The triangular site provides the chance to create a sort of cultural hub inside the old brick stores of the shipyard. This will provide a home for offices, shops, restaurants and workshops for artistic research. The double front, facing onto the canal and square, ensures the site is both lively and pleasant to live in. Over on the north side of New Holland there is room for a building serving as a hotel, conference hall and museum. Despite drawing on a warehouse-style structural web, the predominance of glass distinguishes it from the interior. It stands out from the block’s smooth backdrop due to its undulating outline, confirming Moss’s architectural objects’ capacity to create a singular element out of a continuum, as an index of change. The relation between background and figure is also brought out in the Ten Towers project in Culver City: the project to build 10 towers in a redeveloped block describes the role of 9 towers as the basic backdrop against which the tenth tower suddenly emerges as a modification to the triangular base. Once again alteration is to the fore; it is as if there is one time scale on the inside, a world inhabiting its own history composed of a construction of constructions, alterations, removals and rewritings. Like a text being rewritten a thousand times but always interesting to re-read. Such is the power of architecture that conquers all politics, ideology and style: the power of permanence and structures changing over time. Moss seems more at home when working in Los Angeles of course, whose short history is littered with “trash” on which it is easy for urban artistry to blossom; in Europe, the spontaneity of his experimentation and invention clashes with a mass of dense and intractable problems. Perhaps it is easier to instil complexity and generate intricate geometric events in the context of a non-place like American suburbs than in big old European cities, where breaking down old barriers and cultural prejudices from the past is still a tricky (and bold) business.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Eric Owen Moss

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Ten Towers Culver City, CA Credits Principal Architect: Eric Owen Moss Project Architect: Paul H. Groh Project Team: Scott Nakao, Emil Mertzel, Raul Garcia, Alexandra Rieschl, Christine Lawson, Marc Salin, Grit Leipert Contractor: Samitaur Constructs, Peter Brown (Director of Field Operations), Tim Brown (General Superintendent) Mechanical/ Electrical Plumbing: Antieri and Associates Consulting Engineers, Inc. Structural: Kurily Szymanski Tchirkow Inc. Photographers: Paul H. Groh, Raul Garcia Owner: Samitaur Constructs/Frederick and Laurie Smith

Viste del modello e fotomontaggio con l’inserimento del complesso Ten Towers nell’area di Culver City. Il progetto si colloca in un lotto triangolare occupato da un loft a un piano sulla cui copertura è ricavata una terrazza parcheggio. Negli spazi residuali di questa “piattaforma” sono progettate nove torri di media altezza intonacate nella parte verso la strada e vetrate sul lato verso la terrazza. Le piante di queste nove torri, alte circa 15 m, sono tutte diverse tra loro. Nelle coperture sono aperti dei lucernari che consentono di illuminare i cortili interni al pano terra intorno ai quali sono organizzati spazi per uffici. La decima torre è la più alta e si sviluppa da una forma geometrica irregolare derivata dalla leggera torsione di una base rettangolare. Tutte le sue facciate sono in pannelli e frangisole in vetro orizzontali e verticali, con uno strato interno costituito da una maglia di vetri azzurrati. L’insieme delle dieci torri e della terrazzaparcheggio è studiato per essere percepito come un raggruppamento coerente di forme discrete, di dimensioni e forme variabili.

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Views of the model and photo-montage showing how the Ten Towers complex knits into Culver City. The project is situated in a triangular-lot occupied by a single-storey loft whose roof holds a terrace/car park. The residual spaces of this “platform” are designed with nine average-height towers plastered down by the road level and glazed over on the side facing the terrace. The plans of these nine approximately 15-metre-tall towers are all different. The roofs are fitted with skylights letting light into the ground-floor internal courtyards surrounded by office spaces. The tenth tower is the tallest and designed around an irregular geometric form deriving from a slight twist up from a rectangular base. All the facades are made of horizontal and vertical glass panels and shutters with an inner layer of skyblue-tinted glass windows. The combination of ten towers and car park-terrace is designed to be seen as a coherent set of discrete forms of different shapes and sizes.

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Queens Museum of Art New York, NY Credits Project: Eric Owen Moss Architects Principal Architect: Eric Owen Moss Design Team: Dolan Daggett (Team Leader), Eric McNevin, Paul H.Groh, Elena S.Andrews, Emil Mertzel, Jin-Bum Kim

Planimetria generale, piante dei tre livelli principali, schema dei percorsi, sezioni e rendering del progetto vincitore del concorso per l’ampliamento del Queens Museum of Art a Flushing Meadows Corona Park, New York. Il progetto di Moss prevede la rimozione della porzione centrale dell’edificio esistente (realizzato nel 1972) nella quale viene scavata un’arena e realizzata l’area per eventi principale. Questo spazio sarà avvolto da un “drappo” di vetro laminato, trasparente od opaco a seconda delle necessità e con la possibilità di controllare la colorazione dei pannelli attraverso un sistema di cavi elettrici a basso voltaggio. Dalla terra scavata per creare l’arena viene realizzata la Magic Mountain, un’altura artificale che segna il percorso dell’asse Grand Central Parkway e all’interno della quale è collocato il magazzino del museo, mentre l’esterno piantumato con erba diventa uno spazio di incontro e per eventi o esposizioni all’aperto. Ai percorsi interni che si snodano attraverso i nuovi spazi espositivi viene aggiunta una rampa esterna che si avvolge attorno al perimetro del volume centrale.

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Site plan, plans of the three main levels, diagram of pathways, sections and renderings of the winning project in the competition to extend the Queens Museum of Art in Flushing Meadows Corona Park, New York. Moss’s project involves removing a central section of the old building (built in 1972) where an arena is to be constructed in the area designed for hosting the main events. This space will be wrapped in a laminated glass “drape”, either transparent or opaque according to needs and with the possibility of controlling the colour of the panels by means of a system of low-voltage cables. The so-called Magic Mountain is made from the earth excavated to create the arena. This is a man-made mound marking the Grand Central Parkway inside which the museum warehouse is located, while the outside area landscaped with grass turns into a meeting place or place for holding outdoor events or exhibitions. An outside ramp enveloping the perimeter of the central structure has been added to the inside pathways winding through the new exhibition spaces.

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New Holland Plaza and Mariinsky Cultural Center St. Petersburg, Russia Credits Project: Eric Owen Moss Architects Principal Architect: Eric Owen Moss Project Team: Scott Nakao, Dolan Daggett, Eugene Slobodyanuk, Raul Garcia, Jose Herrasti, Sophie Frank, Emil Mertzel, Eric McNevin, Chuck Hellwig, Elena Andrews, John Bencher, Paul Groh, Farshid Gazor, Reza Bagherzadeh, Pierpaolo Granata, Paolo Volpis, Brooke Luddock, Yaron Naim, Oliver Dering Developer: Samitaur Constructs/Frederick & Laurie Smith Artistic Director/Client: Valery Gergiev Owner: Mariinsky Theatre

Rendering del New Holland Theater, che sarà realizzato al centro della rinnovata area di New Holland nell’area centrale di San Pietroburgo, in Russia, lungo la riva nord della Nieva. Questa area di circa 7.500 mq, contornata da canali, ha al centro un bacino un tempo utilizzato per il rimessaggio delle navi: su questo bacino verrà realizzato il nuovo teatro flottante da 5.000 posti, con una struttura in acciaio e vetro e con un’arena all’aperto da 700 posti.

Renderings of New Holland Theatre planned to be built in the middle of the redeveloped New Holland area in downtown St. Petersburg, Russia, along the north bank of the River Neva. This approximately 7,500square-metre area, surrounded by canals, has a basin in the middle, once used for stowing away boats: the new 5,000-seat floating theatre will be built in this basin, with a glass and steel structure and a 700-seat outdoor arena.

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Planimetria generale di New Holland Plaze e assonometria dell’intervento di Moss con in evidenza gli edifici in mattoni esistenti che verranno ristrutturati e adibiti a uffici. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di nuovi percorsi pedonali.

Main site plan of New Holland Plaza and axonometry of Moss’s project highlighting the old brick buildings planned to be restructured and converted into offices. The project also involved constructing new pedestrian paths.

Sopra, modelli del teatro. Sotto, sezione e modello del complesso la cui realizzazione è prevista sul lato nord del triangolo costituito da New Holland Plaza. Questo complesso, che comprenderà un albergo, ristoranti, spazi espositivi e centro congressi, sarà realizzato prevalentemente in vetro offrendo così al pubblico ampie panoramiche sulla città e sul retrostante Golfo di Finlandia.

Above, theatre models. Below, section and model of the complex planned to be built over on the north side of the triangle formed by new Holland Plaza. This complex, which will include a hotel, restaurants, exhibition spaces and a conference centre, will mainly be made of glass offering the public wide views of the city and Gulf of Finland at the rear.

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Nella porzione meridionale di New Holland, è prevista la realizzazione del New Mariinsky Theater di fronte all’esistente storico Teatro Mariinsky, con cui condividerà l’accesso a 16 nuove unità di produzione (suddivise in palcoscenici modulari di 16x16x14 m ciascuno), gli uffici amministrativi, le sale prova e i servizi per le scenografie e la sartoria. Il nuovo edificio da 2.000 posti ha la facciata rivolta verso New Holland, mentre la parte posteriore affaccia sul Canale Krukov per l’attraversamento del quale è stato proposto un nuovo ponte vetrato. Il nuovo teatro è costituito da una struttura in acciaio avvolta da pannelli di vetro; concettualmente, il progetto è formato da moduli di vetro elastici, o “cuscini”, sistemati in modo da formare la platea, la struttura, i sistemi di circolazione, gli atrii, il guscio acustico.

The south part of New Holland is planned to host the New Mariinsky Theater opposite the old Mariinsky Theater, sharing the same entrance to 16 new production units (divided into modular stages measuring 16x16x14 m each), administration offices, rehearsal rooms and props for the set design and costumes departments. The new 2,000-seat building’s facade faces New Holland, while the rear section faces onto Krukov Canal with a new glass bridge built over it. The new theatre has a steel structure enveloped in glass panels; conceptually speaking, the project is designed out of elastic glass panels or “cushions” set out to form the stalls, structure, circulation systems, lobbies, acoustic shell, corridors and rooms.

L’auditorium del nuovo teatro è organizzato asimmetricamente e conformato spazialmente secondo le linee curve modellate dai pannelli di vetro della superficie esterna che, all’interno della sala, diventano sinuose balconate di acciaio inossidabile. L’insieme del nuovo e del vecchio Mariinsky, dotato delle tecnologie più sofisticate, permetterà la messa in scena di quattro opere contemporaneamente.

The new theatre’s auditorium has an asymmetric layout and is spatially designed around curved lines shaped by the glass panels of the outside surface, which, inside the hall, turn into winding stainless steel balconies. The combination of new and old Mariinsky theatres, furbished will all the most sophisticated technology, will enable four shows to be staged at the same time.

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Seelinger-Vogels

Seelinger-Vogels

La doppia pelle Pollmeier Massivholz, Creuzburg

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Credits Project: Seelinger-Vogels Consultants: Fraunhofer ISE Client: Pollmeier Massivholz

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alf Pollmeier is a young German business man who owns and manages one of the leading European wooden plank manufacturing firms. Over the last ten years it has constantly increased its turnover and made notable investments, including the construction of its new headquarters in Creuzburg. The location of the new plants immediately posed two tricky problems: making the business visible and attracting highly qualified staff, avoiding too much rotation bearing that the surroundings are not exactly attractive, except for the countryside and for just a couple of months-a-year. Having originally set up his business in old premises, Pollmeier entrusts Seelinger-Vogels to design the new building. In less than two years they realize the new Pollmeier head quarters. The covered central lobby, around which the entire building revolves, is a sort of leit-motif of projects designed by Seelinger and Vogels. The layout of functions is quite conventional: the communal areas (meeting rooms, general utilities, canteen) and reception facilities (showroom, conference rooms, cafeteria) are on the ground floor, extending out onto an outdoor terrace. The top two floors are a carefully gauged and well-designed open space holding the work stations set out in sets of four around square islands reminiscent of the overall building design. The interior is set out around exposed reinforced concrete bearing stanchions with different-coloured fabric panels hanging from them. The building could not be more smoothly and seamlessly built. There are four Vierendeel beams running around the top floors, projected out by means of eight steel cylindrical columns hinged at the ends. These beams are clad by a double-skinned ventilated facade constructed out of a layer of reinforced concrete prefabricated panels on the inside and large fibro-cement panels on the outside alternating with openings of varying shape and size. The large full-height glass panels are attached and set out in different percentages according to the amount of sunlight and size of each side. While the vertical slats let in natural ventilation. This arrangement of openings and their cornices made of larch wood dictate the design of the building facade. Their style and the material they are made of serve both bioclimatic and aesthetic purposes, making the building warm, welcoming and highly distinctive. Keeping heating demands down to 40 kWh per square metre will allow energy savings of about 65% compared to conventional buildings of a similar size. This is why the German Ministry of Scientific Research is monitoring the building as part of its “SolarBau” project. These results were achieved with the help of researchers from the Fraunhofer ISE Institute for research into solar energy in Freiburg, perfecting its heat insulation and passive/active solar exposure systems for generating hot water and heating the premises. The basic idea underlying this building is to combine architecture and innovative technological systems sophisticated enough not to jeopardise its image or construction/maintenance costs. This leaves the architecture intact and keeps investments in a highly sustainable business-as-usual scenario, disproving the cliché that eco-friendly architecture is something highly specialist and, in any case, much more expensive than ordinary building.

Detail of the ventilated twin facade which is the most distinctive feature of the new headquarters of Pollmeier Massivholz in Creuzburg.

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Simone Rosenberg

alf Pollmeier è un giovane imprenditore tedesco proprietario e manager di una azienda leader in Europa tra i produttori di tavolame in legno. Negli ultimi dieci anni ha avuto un bilancio in costante ascesa e ha compiuto grandi investimenti tra i quali la realizzazione della nuova sede degli uffici a Creuzburg. La localizzazione dei nuovi impianti poneva fin dall’inizio due importanti questioni: la visibilità dell’impresa e la capacità di attrarre forza lavoro altamente qualificata, evitando un eccessivo ricambio a causa dell’intorno non proprio attraente, se non dal punto di vista paesaggistico. Avviata l’attività in capannoni preesistenti, Pollmeier incarica lo studio di Seelinger-Vogels che, in meno di due anni, realizzano la nuova sede. L’atrio centrale coperto attorno al quale si svolge l’intero edifico è una caratteristica ricorrente nei progetti di Seelinger e Vogels. La distribuzione delle destinazioni d’uso è canonica: le aree comuni (sale riunioni, servizi generali, ristorante) e di rappresentanza (show room, sale conferenze, caffè) al piano terra, che si estende nella terrazza all’aperto. Nei due piani superiori, in un open space misurato e ben articolato, le postazioni di lavoro, raccolte in gruppi di quattro attorno a isole a loro volta quadrate, in analogia alla struttura dell’edificio stesso. L’interno è ritmato dai setti portanti in cemento armato a facciavista, al quale sono appesi pannelli in tessuto di vari colori. Anche dal punto di vista strutturale e costruttivo l’edificio non poteva essere più coerente. Attorno ai piani superiori corrono quattro travi Vierendeel portate a sbalzo da otto colonne cilindriche in acciaio e incernierate agli estremi. Queste travi sono rivestite da una facciata ventilata a doppia pelle formata da un strato di pannelli prefabbricati in cemento armato all’interno e da pannelli di grande formato in fibrocemento all’esterno, alternati ad aperture di varia grandezza e natura. Le grandi vetrate a tutta altezza sono fisse e distribuite in percentuale diversa a seconda dell’irraggiamento e della distribuzione interna di ogni lato. Le fessure verticali sono ante apribili per la ventilazione naturale. Tale composizione delle aperture e delle loro cornici in larice lamellare disegna la facciata dell’edificio. La loro accentuazione formale e materica assume un senso sia dal punto di vista bioclimatico che da quello estetico, conferendo riconoscibilità e calore all’edificio. Grazie al contenimento del fabbisogno di calorie entro i 40 kWh per metro quadrato, è previsto un risparmio energetico rispetto a un edificio tradizionale di pari dimensioni e caratteristiche di circa il 65%. Questi risultati sono stati raggiunti con l’ausilio dei ricercatori dell’Istituto di ricerca sull’energia solare Fraunhofer ISE di Friburgo, mediante l’ottimizzazione dei sistemi di termocoibenza e di quelli di esposizione solare passivi e attivi per la produzione di acqua calda e il riscaldamento degli ambienti. Inoltre si è cercato di limitare l’uso della luce artificiale negli spazi di lavoro, mediante le grandi aperture vetrate. In breve il concetto alla base di questo edificio è l’integrazione di architettura e sistemi tecnologici innovativi a un grado di sofisticazione che non ne condizioni l’immagine, i costi di realizzazione e quelli di manutenzione. In questo modo l’architettura rimane tale e l’investimento diventa sostenibile in uno scenario “business as usual” sfatando il pregiudizio che vede ogni architettura attenta al rispetto delle risorse ambientali come qualcosa di specialistico e troppo costoso rispetto all’edilizia corrente. Antonio Borghi

Particolare della facciata doppia ventilata che caratterizza la nuova sede della Pollmeier Massivholz a Creuzburg.

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Viste delle facciate dell’edificio per uffici, caratterizzate da una composizione di vetrate fisse a tutta altezza, fessure verticali apribili, porte in metallo rosso per l’accesso ai vani della scala antincendio e cornici in legno di larice lamellare.

Views of the office block facade featuring a pattern of full-height fixed glass windows, vertical slots that open, red metal doors providing access to the fire escape shafts and cornices made of laminated larch wood.

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Dal basso in alto, pianta del primo piano, sezione trasversale e schema per i pannelli acustici che fungono da divisori negli open space interni.

From bottom up, ground floor plan, cross section and diagram of the acoustic panels used to divide up the interior open spaces.

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Il grande atrio centrale intorno al quale si svolge l’intero edificio. Al piano terra, che si estende all’esterno su una terrazza coperta, sono anche organizzati le aree comuni e gli spazi di rappresentanza.

The large central lobby around which the entire building is constructed. The ground floor, which extends outside onto a covered balcony, also holds the communal areas and reception spaces.

Viste degli uffici organizzati in open space in cui le postazioni di lavoro sono raccolte in gruppi di quattro attorno a isole quadrate e ricevono la massima luce naturale grazie alle ampie porzioni vetrate in facciata.

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Views of the open-plan offices on the top two floors, whose work stations are assembled in groups of four around square islands and receive as much natural light as possible thanks to large glass sections in the facade.

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L’atrio del Cinecity 2 a Pradamano, vicino a Udine, il nuovo multisala realizzato in soli dieci mesi da Andrea Viviani. I grandi anelli luminosi che caratterizzano questo spazio di accoglienza sono elementi a macro

scala e coniugano la tradizione dei grandi candelabri degli antichi saloni per le feste all’immaginario cinematografico di una squadra di UFO di passaggio nello spazio interno del cinema.

The lobby of Cinecity 2 in Pradamano near Udine, the new multi-screen theatre built in just ten months by Andrea Viviani. The large luminous rings characterising this reception space are macro-scale elements

combining the traditional idea of large candelabras in old drawing rooms for holding parties with the film vision of a UFO team passing through the inner space of the theatre.

Andrea Viviani

Lo spazio della fantasia Cinecity Udine l cinema è finzione, l’architettura realtà concreta, elemento costruito. Il Cinecity 2, multisala realizzata a tempo di record (dieci mesi) a Pradamano, nei pressi di Udine, da Andrea Viviani, ha tenuto conto di questo innegabile ruolo del film, applicandolo al “contenitore” dello stesso, ovvero agli spazi che accolgono lo spettatore, preparandolo a vivere, fisicamente ed emotivamente, lo spettacolo fino al momento dell’assenza assoluta dalla realtà: il buio della sala e la proiezione. Già la facciata esterna, monumentalmente ondivaga (90x11 metri) è un segno forte che caratterizza la struttura nello skyline. E su di essa le finestrelle orizzontali ricordano chiaramente quella del proiezionista dalla quale il “sogno” fuoriesce per trasmettersi a chi assiste al film. All’interno, a farla da padrona è la luce che del film è elemento fondamentale. Il progettista cita Gio Ponti che diceva: “Un’architettura luminosa è un’architettura viva, in tensione”. Ma qui si va oltre. La luce diviene, in un certo senso, l’architettura stessa. Le oltre quaranta lampade a incasso collocate nel foyer creano un vero e proprio percorso luminescente, mentre al piano superiore lo stesso effetto è creato da fasce metalliche, specchi concavi e bow window in lamiera ossidata, vetrati o luminosi. Il top lo si tocca nei corridoi d’accesso alle sale: qui le luci si fanno linee, percorsi, indicazioni, si offrono con un gusto vagamente anni Settanta in veste di “tagli” luminosi che ricordano certe scenografie dell’Arancia meccanica di Stanley Kubrick. Un ambiente che lo stesso Viviani definisce, appunto, “moderno e antico allo stesso tempo” ricordando come persino “i numeri luminosi che indicano le sale si spacchino in due porzioni collocate su piani diversi e rimangano leggibili per pochi istanti, da una ristretta area prospettica, dimostrando a chi entri” quanto “l’occhio tra i sensi sia un re, facile da ingannare”. Una filosofia visiva e spaziale che i materiali utilizzati contribuiscono bene a sottolineare, ribadendo quel concetto di antico e moderno di cui s’è detto: acciaio e policarbonato, legno e corian termoformato, vetro e pellicole in Pvc traslucido e cemento industriale, campiture opache messe a confronto con linee di metallo nero e lucido, lastre di lamiera ossidata che “combattono” con altre nichelate e riflettenti. Fra l’altro, i modelli di riferimento per la multisala, almeno in Italia, si possono contare sulle dita di due mani e spesso vengono definite tali semplici cinema dove, per l’angustia delle sale, vedere il film è peggio che nel salotto di casa propria, strutture dove la logica sembra essere più quella dello sfruttamento massimo dello spazio che non dell’ottimizzazione della visione. Qui, al contrario, l’elevatissimo livello tecnologico (dall’acustica al comfort delle poltrone alla dimensionalità minima per far sì che assistere a uno spettacolo cinematografico sia qualcosa di unico e di diverso dalla ‘televisiva’ saletta di cineclub) fa del film una vera e propria avventura della fantasia. Senza considerare tutto ciò che alla visione del film sta intorno, come i vari servizi fra cui un ristorante. Il film, infatti, non solo si guarda ma si discute. Non mancano, nel progetto di Viviani, suggestioni di maestri come Frank O. Gery, basti pensare alla struttura del box-office. Ma l’elemento base del progetto resta la luce, grazie alla quale, dai tempi dei fratelli Lumière, il cinema è alimentato. Non resta dunque che augurare agli spettattori – ma una volta tanto riferendosi non solo al film ma anche all’architettura – buona visione. Michele Bazan Giordano

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ilm is fiction, architecture is a concrete part of built reality. The Cinecity 2 multi-screen film complex constructed in record time (ten months) by Andrea Viviani in Pradamano near Udine pays due heed to this undeniable function of film, applying it to its very “container” or, in other words, the spaces where the audience sit, preparing them both physically and emotionally for the film experience right until the moment when reality totally disappears: the darkness of the theatre and the projecting of the film. The heroically wave-shaped outside facade (90 metres by 11 metres) is instantly a powerful sign setting the building in the surrounding skyline. The small windows clearly evoke the projection room, where the “dream” is conveyed to film-goers. Light, the real key to film, is the dominant feature inside the building. The architect quoted what Gio Ponti once said: “Luminous architecture is lively architecture full of tension.” But things are taken even further. In a certain sense, the light actually turns into architecture itself. Over forty cavity lights in the foyer create a sort of luminous pathway, while the same effect is created on the top floor by metal strips, concave mirrors and bow windows made of oxidised, glass or luminous sheet metal. It is taken to an extreme in the entrance corridors to the theatres: here the lights turn into lines, paths and signs rendered in a vaguely 1970s style in the form of luminous “cuts” reminiscent of certain scenes from Stanley Kubrick’s A Clockwork Orange. A setting that Viviani himself describes as “modern and old-fashioned at the same time” even pointing out that “the luminous numbers marking the film halls are split in two over various levels and only legible for a few moments from a very narrow perspective showing people entering that “sight is the king of the senses, easily fooled.” This philosophy of space and vision is further underlined by the materials used, reinforcing the idea of old and new mentioned above: steel and polycarbonate, wood and thermoformed corian, glass and translucent PVC film and industrial cement, opaque bays contrasted with bright, black metal lines, oxidised sheets of metal “combating” other reflective and nickel-plated metals. At least in Italy, there are only a handful of multi-screen complexes and, unfortunately, they are often simply described as ordinary cinemas where, due to the almost oppressive nature of its theatres, watching a film is worse than watching a video at home. Facilities apparently geared to making maximum use of space and not providing ideal viewing conditions. Here, in contrast, the cutting-edge technological standards (from acoustics to comfortable seats and the minimum dimensions required to ensure that watching a film is something very special and quite different from the tiny “televisionstyle” halls of art film theatres) turns the film experience into an authentic flight of the imagination. Without considering everything else associated with the film experience, such as various facilities like a restaurant etc. Indeed, films are not just for watching but also discussing. Viviani’s project certainly is not lacking in allusions to masters like Frank O. Gehry, take for instance the box-office design. Nevertheless, the real grounding element of the project is certainly light, which has always been the real driving force behind film ever since the days of the Lumière brothers. All that is left to be done is to hope that film-goers enjoy watching both the films and the architecture.

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Credits Project: Andrea Viviani Collaborators: Claudio Berin, Caterina Zaccaria, Marina Susa, Elena Pratuzzi, Olivia Pangusiòn Jarava Building Project and Site Management: Marco Roboni Structures: Gianni Rossato Plants: Michele Fornasier HVAC Plants: Gianni Vescovi General Contractor: CPM Metal Furniture: Astec Structural Metal Works: C.M.M. F.lli Rizzi Exterior Cladding and Wall Painting: Impresa Tasca Geom.Aldo Coloured Glasses: Commerciale Metalvetro Frameworks: IALC Wall Painting: Interior Lighting: iGuzzini, Martini Luce, Astec (custom made) Industrial Concrete Floors: CPM Moquette: Gruppo Radici (production), Dorpetti Pavimenti (installation) Air-Conditioning: Climaveneta Pneumatic Mail: Oppent Electrical Plants: Fiel Ing.Michele Fornasier Furniture Systems: Arredamenti Moretti & Figli Armchairs: Quinette Gallay - Design: Andrea Viviani Backlighted PVC Fabric: Barrisol (France) Bar Cladding: Corian (Du Pont) realization: L.M.P.A. Polysterene Reliefs on Facade: Cabox Client: Furlan Cinema e Teatri Mestre

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Viste della facciata principale del multisala, lunga 90 m e caratterizzata da angoli arrotondati e da una superficie continua color rosso mattone “tagliata” in modo irregolare da bucature e rilievi.

Particolare dei rivestimenti di facciata in rosso mattone e nero con i tagli di vetri colorati orizzontali e i rilievi semicilindrici che alimentano il gioco di luci e ombre sulla sua superficie.

Views of the main facade of the multi-screen theatre which is 90 m long and has rounded corners and a brick-red curtain surface “cut” here and there by holes and reliefs.

Detail of the brick-red and black facade cladding with horizontal coloured glass inserts and semi-cylindrical reliefs that feed the interplay of light and shade on its surface.

Planimetria generale, pianta del piano terra e sezione trasversale.

Site plan, plan of the ground floor and cross section.

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Particolare dell’area bar con il bancone che nasce da un’incurvatura della parete. I vari elementi che compongono lo spazio interno – banconi, pareti, colonne, finestre, porzioni di soffitto sono tutti pensati come oggetti luminosi: alcuni illuminano l’ambiente circostante, altri si auto-illuminano. Antico e moderno cercano una coniugazione comune: acciaio e policarbonato, legno e corian termoformato, vetro e pellicole in pvc traslucido, cemento industriale, opacità di alcune campiture alternata a linee di metallo nero e lucido, lastre opache di lamiera ossidata ad altre nichelate e riflettenti.

A sinistra, particolare dell’atrio. A fianco e sotto, viste del percorso lungo 20 m che conduce alle sale cinematografiche: si tratta di una scatola nera dal pavimento ricurvo, spaccata e tagliata da numerosi segmenti luminosi.

Left, detail of the lobby. Opposite and below, views of the 20-metre-long path into the film theatres: this is a black box with a curved floor, split and cut by plenty of luminous segments.

Detail of the bar area with a counter built around a curve in the wall. The various features forming the interior space - counters, walls, columns, windows and ceiling sections are all designed like luminous objects: some light up the surrounding environment, others light themselves up. Old and new try to come together: steel and polycarbonate, wood and thermo-formed corian and wood, glass and translucent PVC film, industrial cement, the opaqueness of certain bays alternating with bright black metal lines, oxidised opaque metal sheets and niched/reflective sheets.

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Dubosc & Landowski

Dubosc & Landowski

Ordinato dinamismo Under the Viaduct era una volta la regola del cinquième, che prescriveva precisi rapporti dimensionali nella costruzione dei ponti in muratura. Fu necessario aspettare la fine del diciannovesimo secolo, il consolidarsi della mentalità analitica e l’introduzione delle sperimentazioni con i nuovi materiali per vedere finalmente cambiare l’approccio alla costruzione delle infrastrutture di trasporto. Purtroppo però la maggior parte delle opere ferroviarie realizzate nelle città europee nell’epoca del massimo sviluppo urbano sono il frutto di una prassi costruttiva in cui l’uso del ferro era ancora lungi dall’essere abituale. Quel periodo ci ha lasciato in eredità lunghi viadotti che tagliano letteralmente in due parti di città con la loro presenza pesante e opprimente; inoltre il difficile utilizzo degli spazi sottostanti e l’abbandono che ne consegue genera i classici casi di degrado fisico e sociale. Nella cintura esterna di Parigi, l’iniziativa illuminata della municipalità di Issy les Moulineaux, la disponibilità e chiarezza della SNCF (le ferrovie francesi proprietarie del bene) e l’acuta interpretazione progettuale di Eric Dubosc e Marc Landowski hanno dato vita a un brillante progetto di recupero delle volte di un lungo tratto del viadotto ferroviario che attraversa il territorio urbano. I vincoli posti dalla SCNF, legati alla possibilità di perenne accesso e manutenzione ai piloni e all’intradosso degli archi, erano precisi: la nuova costruzione doveva rimanere scostata di un metro per parte dai sostegni verticali e di due metri dalla volta; inoltre gli elementi di fondazione non dovevano avere interferenze con quelli del viadotto e in caso di grave bisogno, la struttura doveva potersi rimuovere facilmente e velocemente. Il comune per parte sua aveva auspicato la realizzazione di spazi da destinarsi ai servizi per i giovani e precisamente per tre tipologie di attività: palestre di scalata nelle sei volte più alte, atelier per artisti nei dieci archi successivi e spazi sociali per eventi, musica e un caffè nei tre ultimi archi. La risposta architettonica consegnataci da Dubosc e Landowski, forte di una acuta esegesi e di una consolidata esperienza costruttiva a proprio agio con le strutture metalliche, è pratica e suggestiva al tempo stesso. La forma circolare dei “maxi-abitacoli” è inscritta nel vuoto degli archi per mezzo di una cintura metallica che la fa sembrare sospesa tra i velari semitrasparenti di contorno; di contro la palizzata lignea di base la àncora al suolo e la trattiene in posizione. L’effetto è quello di un ordinato dinamismo che contrasta con la pesantezza del viadotto. Questo contrasto è anche aumentato dal senso di trasparenza indotto dalle ampie vetrate, che la sera contribuiscono come enormi lanterne a ravvivare il quartiere. Jacopo della Fontana

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Credits Project: Dubosc & Landowski Structures: Sibat General Contractor: Leon Grosse Contractors: Joseph Paris, Seralu – Esgs, Acs Production, Sorecob Client: Semari, Ville d’Issy les Molineaux

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nce upon a time there was the so-called cinquième rules laying down the size relations to be respected in the construction of stone bridges. It was not until the end of the nineteenth century with the emergence of analytical thinking and the introduction of experimentation with new materials that there was finally a change in the approach to building transport infrastructures. Unfortunately, most of the railway projects designed in European cities at the time of maximum urban development were the result of a building method using iron that was far from conventional. The legacy of that period are long viaducts literally cutting the city in two with their heavy, oppressive presence; moreover, problems using the spaces below, and the abandonment of these structures that followed, inevitably result in classic cases of socio-physical dilapidation. An inspired project promoted by the Issy les Moulineaux city council drawing on the co-operation and clearthinking of the SNCF (the French Railways who owned the property) and Eric Dubosc and Marc Landowski’s acute design expertise to create a brilliant project aimed at redeveloping the vaults of a long stretch of railway viaduct running across the territory. The constraints imposed by the SNCF, linked with the chance of constant access to and maintenance of the columns and intrados of the arches, were quite clear: the new construction had to be built a metre away from the vertical stanchions and two metres from the vault; the foundation elements were not to interfere with those of the viaduct and, if need be, it had to be possible to remove the structure as easily and quickly as possible. For its part, the city council was looking for young people’s facilities and three types of activities in particular: free-climbing gyms in the six top vaults, an artists’ workshop in the next ten arches, and social spaces for events, music and a cafeteria in the other three arches. Dubosc and Landowski’s architectural design, drawing on its own inspired exegesis and well-established building expertise quite at home with metal structures, might be described as both practical and, at the same time, evocative. The circular form of the “maxi-compartments” is inscribed in the gaps in the arches by means of a metal belt that makes it look as if it is suspended between the semi-transparent surrounding awnings; on the other hand, the wooden paling at the base anchors it to the ground and holds it in place. This creates an orderly sense of dynamism contrasting with the heaviness of the viaduct. This contrast is also accentuated by a sense of transparency created through wide glass windows, which like huge lanterns help light up the neighbourhood at night.

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Dall’alto in basso, planimetria generale, prospetti, pianta del piano terreno e particolari esterni degli edifici realizzati sotto le arcate del viadotto della ferrovia a Issy les Molineaux. L’intervento, che ha ricevuto il Primo Premio di Urbanistica e di Sviluppo Sostenibile delle città francesi è una risposta alla volontà della municipalità di sfruttare questi spazi per riqualificare un quartiere della città. Sono quindi stati realizzati tre tipi di attività, le arcate più alte ospitano attività sportive, le 10 successive sono destinate ad atelier d’artista, infine le ultime 3 sono pensate per accogliere sale di riunione, un caffè, una sala per spettacoli e musica rivolte ai giovani.

From top down, site plan, elevations, ground floor plan and outside details of the buildings designed under the arches of the Issy les Molineaux railway viaduct. The project, which was awarded the First Sustainable Urban Development Prize for French cities, is an answer to the city’s desire to use these spaces to redevelop part of the city. Three types of activities were catered for: the taller arches host sports activities, the next 10 are used as an artist’s workshop and the last 3 are designed to hold meeting rooms, a cafeteria, and a music/entertainment hall for young people.

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In queste pagine, le facciate che corrono lungo le arcate del viadotto. La struttura in carpenteria metallica e legno, con tamponamenti in vetro e legno, è stata studiata coerentemente alle condizioni fissate dalla società delle ferrovie: facilità di accesso agli intradossi delle volte per controlli di sicurezza e possibilità di smontare completamente gli edifici nel caso in cui si debbano realizzare dei lavori di manutenzione dei pilastri o delle volte.

These pages, the facades running along the viaduct arches. The metal and wooden scaffolding with glass and wooden infills, is designed in line with the railway company’s specifications: ease-of-access to the vaults’ intradoses for safety controls and possibility of completely dismantling the buildings in case of having to carry out maintenance work on the columns or vaults.

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Philippe Samyn

Philippe Samyn

Tra Avignone e Ponte Vecchio Copiapo Bridge, Chile l Governo Regionale di Atacama ha proposto la realizzazione di un ponte nella città di Copiapo, in Cile. Copiapo è nata come città mineraria che, nel tempo, si sta via via trasformando in luogo turistico, grazie alla particolarità della sua posizione geografica, situata fra la Cordigliera delle Ande e l’Oceano Pacifico. L’idea della realizzazione di questo ponte, denominato Henriquez, è nata dalla necessità di superare una zona che, per lo straripamento dell’omonimo fiume in alcuni periodi dell’anno, diventa inagibile dividendo, drammaticamente, la città in due parti. Il modello per il progetto scelto da Philippe Samyn è quello del Ponte Vecchio a Firenze. Insomma, una sorta di passerella pedonale motivata da funzioni di vita, da negozi, luoghi di esposizioni, punti di vista e via dicendo. E’ da sottolineare in questo progetto il linguaggio architettonico usato, l’immagine forte generata a commento di uno spazio pubblico che si muove fra arteria, commercio, ponte, aggregazione. Un’ulteriore conferma di una genialità destinata a consolidare uno dei temi del progetto architettonico, spesso disatteso nei tessuti delle nostre città. Ecco perché si è più volte detto che sul ponte si può danzare, come ad Avignone, si può consumare un momento della disperazione umana, come in Urlo di Munch si può abitare, come a Kaufmann House, ci si può protendere verso gli altri come Lissitzky nella Tribuna di Lenin o, infine, assoggettare una regione

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come nel Golden Gate di San Francisco. E’ così che l’architettura diventa un sapere complesso, alimentato da molteplici connessioni ai circostanti domini del pensiero e diretto a costruire la forma dei luoghi per l’abitare. Si tratta di un aspetto accanto al quale si tende a sottolineare anche il fatto che le scienze cognitive, legate al progetto, si propongono come scienza guida dello sviluppo di ogni futura epistemologia o significato ponderato di un evento architettonico. E’ proprio intendere come, in questo caso, l’epistemologia si deve riferire al pensiero anglosassone, che la considera una vera e propria naturalizzazione che, purtroppo, nel mondo del progetto continua a essere solo sperimentale. E’ proprio come in questo caso, in cui il progetto di Samyn riesce a dare risposte che rispecchiano almeno in parte le risultanze delle osservazioni sperimentali. Quest’opera può essere dunque vista come un’efficace e rigorosa introduzione alle scienze del progetto. E’ proprio attraverso le sequenze premeditate dei contributi di un certo filone del progetto che ci si apre a un confronto, che si vogliono riportare all’attenzione di alcuni luoghi e di determinate architetture notevoli per la riflessione disciplinare che, almeno in parte, sono espressi proprio nel Ponte Henriquez a Copiapo, in Cile. A Philippe Samyn va il merito proprio di tenere aperta la sperimentazione sulle forme architettoniche. Mario Antonio Arnaboldi

he Regional Government of Atacama proposed the design of a bridge for the city of Copiapo in Chile. Copiapo was originally a mining town that is gradually being turned into a tourist resort, thanks to its striking geographical location between the Cordillera of the Andes and the Pacific Ocean. The idea of building Henriquez Bridge derives from the need to negotiate an area which, due to a river of the same name that overflows its banks at certain times of year, is actually unreachable, effectively splitting the city in two. The purpose of a bridge is to connect two banks and stitch the city back together so that it can be inhabited. Philippe Samyn’s project is inspired by Ponte Vecchio in Florence. In other words, it is a sort of footbridge serving the community through shops, exhibition places, observation points etc. The architectural vocabulary employed and the powerful image associated with a public space incorporating a road way, retail space, a bridge and congregation facilities are all proof of his brilliance at handling one of the most frequently overlooked issues in the architectural design of our cities. This is why it has often been said that on bridges you can dance (as in Avignon), experience a moment of life’s desperation (as in The Screan by Munch) or even live (as with Kaufmann House). You can also reach out towards others like Lissitzky in Lenin’s Stand or, last but not least, dominate a region like the

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Golden Gate Bridge in San Francisco. This is how architecture turns into elaborate knowledge feeding off all its connections to different schools of thought and designed to construct the form of places to be inhabited. This is certainly an interesting aspect, in face of which there is also a tendency to emphasise the fact that cognitive sciences (linked with design) take a powerful lead in developing all the future epistemology and carefully thought-out meanings behind architectural events. It ought to be understood how, in this case, epistemology is supposed to refer to Anglo-Saxon thinking that treats it naturalistically, although unfortunately still only on an experimental basis in the world of architectural design. As in the case of Samyn’s project, it is only right that the classical questions asked of architectural design are given answers at least partly reflecting the results of experimental observations. This is the point of view from which this project can be seen as a rigorously effective introduction to the sciences of design. The premeditated sequences of input from a certain type of design open up the way to confrontation, drawing attention to certain places and works of architecture worth analysing for professional reasons and at least partly embodied in Henriquez Bridge in Copiapo, Chile. Philips Samyn deserves to be praised for keeping on experimenting into architectural forms.

Credits Project: Samyn et associés Architecture: Ph. Samyn, E. Collignon, Q. Steyaert, A. Chaudemanche, J Undurraga S. Strctures: Ph. Samyn, S. Bordoli Hydraulic Plans: M. Moreno V. Lighting: Ph. Samyn, M. Saive Lanscaping: Ph. Samyn, F. Vallejos Computer Graphic: Chaudemanche, Minvu (Urban Design Management) Tachnical Consultants: Seremi-Minvu, Ministerio de la Vivienda y Urbanismo Client: Gobierno Regional de Atacama

Schizzi e fotomontaqggio del Ponte Henriquez, a Copiapo in Cile. Il progetto si inserisce in un piano di sviluppo e rivitalizzazione della zona lungo le rive del fiume Rio Copiapo per trasformarla in parco urbano protetta dalle frequenti inondazioni. Il ponte e il lago artificale, pensati come un insieme indissociabile, costituiscono l’elemento principale sia della sistemazione paesaggistica e urbana dell’area sia del collegamento tra le rive nord e sud del fiume in cui la città si è particolarmente sviluppata in questi anni recenti.

Sketches and photo-montage of Henriquez Bridge in Copiapo, Chile. The project is part of an urban development and regeneration plan for the area long the banks of the river Rio Copiapo to convert it into an urban park protected against frequent flooding. The bridge and man-made lake, designed like an inseparable whole, are the main feature in the urban/landscape redevelopment of the area, also connecting together the north and south banks of the river where the city has developed down the years.

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Il ponte Henriquez, oltre al suggestivo impatto paesaggistico, accoglie più funzioni concentrando spazi e situazioni di diversa natura. Proiettato su 200 m di lunghezza per 30 di larghezza e 15 in altezza, il ponte è pensato come una gigantesca navata retta su pilotis e ritmata da una successione di portici metallici, assolutamente identici, che si ripetono regolarmente per portare in sommità una copertura in lamiera ondulata che ricopre la quasi totalità del ponte.

Henriquez Bridge is striking in landscape terms and also encompasses several functions in various kinds of spaces and situations. Projected over a length of 200 m, width of 30 and height of 15, the bridge is designed like a huge spaceship built on pilotis and decorated with a regular pattern of perfectly identical metal porticoes terminating in an undulating metal roof covering almost the entire bridge.

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Il piano di calpestio del ponte, rivestito da una listallato di legno, poggia su un sistema di travi-traliccio a loro volta sorrette ogni 13 metri da sottili colonne metalliche che si innalzano a livello dell’acqua da pilastri in cemento armato. Ricca l’articolazione del ponte, la parte centrale destinata alla circolazione delle auto e dei pedoni, le due laterali a spazi polivalenti, mentre delle piattaforme vetrate, allestite sotto il piano principale, sfruttano la struttura delle travi-traliccio per creare nuovi spazi aperti a manifestazioni pubbliche.

The bridge surface, clad with wooden planks, rests on a system of girders-lattices held up, in turn, by thin metal columns at 13-metre intervals emerging from reinforced concrete columns at water level. The bridge has a complex design with the central section used for traffic and pedestrians, the two side sections for multi-purposes, and the glass platforms beneath the main level exploiting the girders-trellises structure to create new spaces for hosting public events.

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Abbas A. Gharib

Abbas A. Gharib

Due lingue, due linguaggi

Rendering dell’edificio progettato da Abbas Gharib come nuova sede della National Iranian Oil Co. Nel centro affari di Teheran.

Iran Oil Industry HQ, Teheran a sempre piacere analizzare un’architettura disegnata da una persona intelligente. La cosa diviene addirittura entusiasmante se l’architetto tratta, con intelligenza appunto e con grande equilibrio, un tema affascinante. E’ il caso di Abbas Gharib, architetto di origini iraniane, cresciuto però nella cultura architettonica italiana. Si è infatti laureato allo IUAV di Venezia e, dopo alcune esperienze professionali in Inghilterra e negli U.S.A., vince il concorso per il Quartiere Generale della Iran Oil Industry a Teheran. Tutto questo conferma la sua salita agli alti livelli dell’architettura, ma ciò che più aggrada sono i contenuti culturali del suo progetto che si formano, fondamentalmente, sulla base delle due specifiche culture: l’iraniana e l’italiana, l’antica Mesopotamia e il nostro Rinascimento. Solo un’intelligenza particolare è in grado di immergersi fra due lingue e due linguaggi così diversi, estraendo l’humus fondativo di due lontane tradizioni per calarsi, attraverso il segno architettonico, nell’intelligenza della natura. Frank Lloyd Wright rincorse per anni l’organicità dell’architettura ben sapendo che, attraverso il razionalismo e la matematica euclidea, lo sforzo diventava sempre più arduo. Riuscì solo a generare sublimi spazi per l’uomo lontani, però, dal contenere appieno le intelligenze della natura. Il progetto di Abbas Gharib, viceversa, contiene un’intelligenza particolare che gli viene dall’uso esperto del calcolatore: questo gli ha messo a disposizione, in particolare, la matematica algoritmica e la logica dei frattali. Cioè le scoperte del linguaggio matematico lo hanno accompagnato alle radici del mondo organico. Per secoli l’unica via per accedere ai misteri di questo mondo è stata l’introspezione, spinti dal fatto che immaginare qualche cosa di più affascinante dello studio dell’architettura, quale espressione della natura, è una motivazione unica e indispensabile. Tutto lo sviluppo del lavoro, svolto in questa direzione, è stato solo sorretto dall’osservazione, necessariamente soggettiva, del comportamento del fiore, della roccia, della nuvola. L’edificio è nuvola, è fiore, è goccia, insomma, è una forma naturale più vicina a un organismo che non a una forma razionale, insomma, crederci o no, ogni edificio ha il suo DNA. E’ così che oggi l’architettura può essere progettata anche avvalendosi degli strumenti della biologia più avanzata, attraverso le tecniche di visualizzazione del processo della crescita naturale che utilizzano strumenti fantastici come, ad esempio, il Pet o la risonanza magnetica funzionale. In questo modo di operare nella ricerca e di affinare la visualizzazione dei fenomeni legati alla natura si è affiancata la riflessione teorica, stimolata dall’avvento dell’informatica, della scienza dei calcolatori e dei robot, che hanno permesso il concretizzarsi delle scienze cognitive. Insomma un potente strumento interdisciplinare che è in grado di rivoluzionare il processo del progetto e del suo linguaggio. Questo è l’argomento filosofico che ha condotto la ricerca per il progetto del Headquarters Iran Oil Industry e che, attraverso questo esempio, riesce a dimostrare le conquiste della nuova scienza destinata a modificare il futuro della casa dell’uomo. Ogni esperienza, come quelle più autentiche dell’architettura moderna che si cimentano sul corpo del progetto, ci costringe ad assistere perplessi all’operazione della sua fattura: la sua ideologia, però, è

F Credits Project: Abbas A. Gharib (Italia) Main Consultant: RAH SHAHR Architecture, Urban Design, Hydraulic & Energy Consultants (Iran) Consultants: DAEWOO - Engineering & Construction Co. Ltd. HERRIM – Architects & Engineers (Corea) Project Management: Seied Mohammad Kiaie Coordination Project Team: Jalal Oveisi, Jeong Young Kyoon Project Team: Mhammadreza Esalmi Jadidi, Homeira Hoseini Ravin, Rafael Johanes, Assadolah Sadria, Yook Euna, Kwan Co Joi, Lee Young Oh Researchers: Said Shahidi, Zahra Komlakh, Marjan Mozafari, Choi Eun Suk Structures: Amir Massud Hor, Bahman Mojdehi, Sds Plants: Hossein Brumand, Mohammad Reza Momenan Computer Renderings: Arsia Rakhshanfar, Ali Hashemian, Mahmoud Azarakhsh, Mohammad Shoar, Javad Ahangari, Salman Zarè, Bahram Pashai Interior Design: Soraya Salesi, Hosein Ghambari Models: Mehretad Sepehr, Pyam Afaghi, Mohammad Salari, Seied Ali Kiaie Costs and Building Systems: Mohammad Khalili, Abbas Karimi, Chang Sik Kim, Duk Hee Won

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t is always nice to comment on a clever work of architecture. It can even be a real treat if the architect in question manages to tackle an intriguing topic with erudition and careful balance. This is the case with Abbas Gharib, an Iranian-born architect who grew up professionally on the Italian architectural scene. He actually graduated from the IUAV in Venice and, after working in the United Kingdom and the U.S.A., won the competition to design the headquarters of the Iran Oil Industry in Teheran. All this proves he has now climbed to the top of the ladder of architectural design, but the most interesting thing of all is the cultural contents underpinning his design developed around two contrasting cultures: Iranian and Italian culture, old Mesopotamia and the Renaissance. It takes a special kind of intelligence to embrace two such different languages and idioms, drawing on the deepest foundations of two distant traditions to then delve into the genius of nature through architectural design. For years Frank Lloyd Wright investigated the organic nature of architecture, well aware that rationalism and Euclidean mathematics would only make things harder. He only managed to create sublime spaces for people to inhabit without, however, managing to fully incorporate all the marvels of nature. On the contrary, Abbas Gharib’s project is particularly smart for the way it makes expert use of computer technology: specifically drawing on algorithmic mathematics and fractals. In other words, discoveries related to the language of mathematics accompanying it to the very roots of the organic world. For years, the only way of gaining access to the mysteries of this world was through introspection, driven along by the idea that imagining something more fascinating than studying architecture as an expression of nature is unique and indispensable motivation. All the work carried out in this sense was backed up solely by necessarily subjective observation of the behaviour of flowers, rocks and clouds. A building is a cloud, flower and rock or, putting it another way, it is a natural form closer to an organism than any rational form. Believe it or not, each building has its own DNA. That is why architecture can now be designed drawing on the tools of cutting-edge biology, visualising the process of natural growth using such fabulous instruments as PET or functional magnetic resonance. This has resulted in research and experimentation into visualising phenomena linked to nature moving hand-in-hand with theoretical analysis based on computer science/technology and robotics. This has give rise to developments in cognitive science, a powerful new interdisciplinary tool capable of revolutionising the idiom and practice of architectural design. This is the philosophical line inspiring research into the project for the headquarters of the Iran Oil Industry, actually a fine example of how the frontiers of this new science are destined to change the future of human dwelling. Each experiment, like the most authentic instances of modern

Rendering of the building designed by Abbas Gharib as the new headquarters of the National Iranian Oil Co. in the Teheran business centre.

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andata distrutta con il crollo del mito del benessere e della pace sociale. In altre parole, oggi rimane quella più geniale, ma senz’altro più onesta, che è quella, come nel caso del progetto di Gharib, di riconoscere la divisione, forse la catastrofe degli elementi, che costituiva il mestiere. Arte e artigianato o arte e tecnica, non sono tanto distinti positivisticamente, come nelle visioni di un tempo, dell’Ecole des Beaux Arts e della Scuola Politecnica, quanto in una irraggiungibile e non più conciliabile divisione di arte e mestiere. E’ ciò che Abbas Gharib fa attraverso il suo progetto, perché sa di essere nella storia e misura la storia con l’evoluzione del presente. La ricerca del progresso è solo nel positivo e, se il nuovo appare falso, conviene approfondire il livello matematico del progetto, la sua verifica attraverso il linguaggio del numero, cioè nell’esperanto della cifra, ovviamente quella in grado di unire i sentimenti di tutti. Da qui, apparentemente senza volontà polemica, ma aprendo la polemica definitiva, Abbas Gharib segue il disegno artigianale che l’algoritmo è in grado di produrre, cioè quello che è contenuto nel calcolatore, fino a ricomporre l’artigianato della composizione del progetto, quindi del mito, del mestiere, in altre parole, dell’arte di fare architettura. Mario Antonio Arnaboldi

architectural design, forces us to gape at its very own making: but its ideology has been destroyed by the decline of the myth of well-being and social contentment. In other words, we are left with no choice but to acknowledge (as in the case of the Gharib project) the division or even catastrophic collapse of the basic elements of this profession. Art and craft or art and technology are not so much positivistically separated, as in the old dreams of the Ecole des Beaux Arts and Polytechnic School, as intractably and irreconcilably split into art and trade. This is what Abbas Gharib has achieved through his project, because he knows he is in history and gauges history to developments in the present. The quest for progress is entirely positive and, if what is new looks false, we need to delve into the mathematical depths of design, assessing it through the language of numbers (i.e. the Esperanto of figures) that can embrace and unite everybody’s feelings. Without the slightest attention of arguing, but nevertheless opening up some serious polemics, Abbas Gharib follows the kind of craft design made possible by algorithms (viz., those found in computers), even managing to put the craftsmanship back into design, and with it also myth, a sense of profession or, in a nutshell, the art of architectural design. 181 l’ARCA 69


Il progetto assume simbolicamente la forma di una goccia che richiama le proprietà fisiche dei fluidi e in particolare del petrolio: versatilità, dinamismo, durevolezza, aderenza e separazione. In queste pagine, tavole di progetto con sezioni, prospetti e, piante, rendering e studi delle superfici. La struttura dell’edificio, che deve accogliere cinque organizzazioni differenti ma correlate in modo sistematico e funzionale, so comporta come un sistema organico che reagisce secondo i principi dell’architettura bioclimatica con l’ambiente esterno e interno.

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The project takes on the symbolic form of a droplet that calls to mind the physical properties of fluids, notably oil: versatility, dynamism, adherence and separation. These page, project tables showing sections, elevations, plans, renderings and surface studies. The building structure, designed to accommodate five different but systematically and functionally related organisations, behaves like an organic system reacting with the inside and outside environment along the lines of bio-climatic architecture.

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l museo virtuale accoglie e stimola tipi di arte che ancora non immaginiamo, ci sorprende nel nostro modo di pensare e di di/by Lugi Centola essere. Non è un catalogo digitale né la riproduzione di opere, gallerie e servizi di un museo tradizionale, ma un’esplorazione delle potenzialità della rete aperta alla partecipazione e all’intelligenza collettiva di visitatori e artisti. Attraverso, spazio, arte, costruzione e organizzazione il museo virtuale genera connessioni complesse e permette il maggior numero possibile di relazioni impreviste. Mentre le multinazionali della cultura inseguono i criteri dell’economia globale per attrarre flussi sempre più consistenti di turismo culturale, nel cyberspazio un pugno di visionari sperimentano nuove logiche e strategie fondate sull’interattività. Se il museo come luogo fisico è uno dei catalizzatori della rivitalizzazione urbana, il museo virtuale si configura come un elegante network per attività culturali, educative e di intrattenimento in assenza di gravità. Per una istituzione culturale realizzare un museo virtuale significa da un lato attrarre cybervisitatori e media da tutto il mondo per diffondere e rafforzare la propria immagine attraverso la presentazione di mostre e la commercializzazione di gadget, dall’altro fideizzare gli utenti per portare nuovi visitatori paganti nella sua sede fisica. Sono ormai diffusi convegni e seminari specialistici per la dimostrazione concreta delle possibilità che le nuove tecnologie offro-

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nato la comunicazione è comunque nato solo nel 1989, di conseguenza l’espressione artistica on-line è ancora eventistica, lontana da soluzioni in grado di attrarre e intrattenere in maniera colta e con continuità il pubblico monetizzando gli accessi come fa da tempo l’industria dei videogiochi. Le tecniche espositive in digitale si stanno naturalmente evolvendo parallelamente allo sviluppo dei linguaggi di programmazione, dei software e della net-art. Si prefigura uno scenario caratterizzato da esperienze personalizzabili in ambienti ibridi e responsivi senza più distinzioni nette tra spazi fisici e mondi virtuali. La visita passiva del museo tradizionale, secondo i teorici più ottimisti, si sta trasformando in un coinvolgimento sensoriale e sensuale completo e irrinunciabile. Ma, nel frattempo, una prestigiosa istituzione come il Whitney Museum organizza on-line la più qualificata biennale di net-art internazionale senza la benché minima riflessione sulle modalità di presentazione delle opere e fa notizia l’acquisizione da parte del Guggenheim Museum di due opere di net-art, commissionate dal direttore Thomas Krens, per il costo, non dichiarato, di circa 15.000 dollari. Net.Flag di Mark Napier (foto 1) e Unfolding Object di John F. Simon jr. (foto 2) sono in rete da tempo ma il il GVM, affascinante interfaccia tridimensionale morfante sezionata da una barra/scanner che disvela le varie sezioni espositive, non sarà mai pronto ad accoglierle. Si colloca in questo contesto l’esperienza del concorso interna-

Il museo virtuale no ai musei. Museum & The Web e Museum Computer Network, organizzazioni tansnazionali con sede in America, annoverano tra i sostenitori dei loro eventi annuali molte aziende del settore e come partner alcuni prestigiosi laboratori universitari di ricerca quali MIT Media Lab e Stanford Robotics. Non sono state invece ancora impiegate risorse adeguate per la realizzazione di sistemi espositivi multimediali e multipartecipativi, forse perché il ritorno economico non è ancora adeguato agli investimenti necessari. Nel 1999 la Fondazione Guggenheim ha commissionato all’architetto newyorkese Hani Rashid di Asymptote il Guggenheim Virtual Museum (GVM), ma a una promettente impostazione teorica non è seguito un altrettanto brillante sviluppo dell’interfaccia che non è mai stata proposta sul web. Due sono i motivi principali dell’abbandono del progetto: l’utilizzo di software inadeguati alle esigenze di leggerezza e velocità caratteristiche della rete e il sopraggiungere della crisi economica del Guggenheim a seguito di investimenti troppo ingenti e della tragedia dell’11 settembre 2001. Il world wide web, ultima delle invenzioni che hanno rivoluzio-

zionale per il Museo Virtuale 20.01 di newitalianblood.com, per la prima volta realizzato e gestito on-line in tutte le sue fasi. Oltre 250 tra architetti, artisti, designer, programmatori, grafici, webmaster e studenti provenienti da 30 nazioni diverse hanno accolto la sfida e, in pochi mesi, più di 200.000 visitatori hanno navigato tra le migliori proposte. Obiettivo del concorso, che ha assunto cadenza biennale, è di attivare, attraverso il design interattivo, nuove direzioni di ricerca e sperimentazione tra arte e architettura approfondendo in maniera sistematica lo sviluppo di sistemi espositivi in spazi virtuali culturali. Il campo di indagine è abbastanza ampio per stimolare la discussione tra professionisti di discipline complementari e attrarre l’interesse di osservatori esterni, ma anche particolarmente ristretto per essere chiaramente individuato come luogo privilegiato per lo sviluppo di idee originali che coinvolgono pubblico, istituzioni, musei, gallerie, curatori, critici e media. La giuria, presieduta da Achille Bonito Oliva e che includeva gli architetti Hani Rashid, Ben Van Berkel, Claudia Clemente, Massi-

mo Alvisi, Paolo Ceccon e chi scrive, le direttrici di InteractiveIvrea Gillian Crampton Smith e dell’American Academy in Rome Linda Blumberg, i critici Antonino Saggio, Fulvio Irace e Cesare Casati, i presidenti del Consiglio Nazionale degli Architetti e dell’Ordine degli architetti di Roma Raffaele Sirica e Amedeo Schiattarella, ha assegnato i 10.000 Euro del Grand Prize al gruppo americano Opera (foto 3), i 5.000 Euro del Web Prize al gruppo italiano Befly (foto 4), i tre Premi Speciali agli inglesi WBA 790 (foto 5), ai francoamericani Degrezero/Nonlinear (foto 6) e agli italiani Studio Interzona (foto 7) e tre Menzioni d’Onore ai tedeschi The Pool (foto 8), agli americani Silent Design e ai taiwanesi Swy@Ny (foto 9). Utilizzando le potenzialità della rete newitalianblood.com ha sperimentato attraverso il concorso due diversi livelli di interattività e auto-organizzazione. Dapprima i partecipanti, grazie a una interfaccia brevettata, hanno auto-pubblicato i progetti in modo da verificarne in tempo reale la resa sul web, poi, assegnando 5 preferenze, hanno selezionato i 50 finalisti da sottoporre ai giurati per l’assegnazione dei premi. La partecipazione e la velocità al voto sono state sorprendenti: dopo solo una giornata più della metà dei gruppi aveva già analizzato i progetti e alla fine delle due settimane aveva votato il 96% del totale. L’esperimento ha prodotto risultati interessanti anche rispetto alla qualità del giudizio in quanto le due proposte più originali e articolate, immediatamente individuate dai partecipanti, sono poi risultate le migliori anche per la giu-

zato e reso dinamico, una originale interpretazione di realtà intensificata applicata al tema espositivo; PC Design con un ambiente tridimensionale navigabile anche solo con l’ausilio di informazioni sonore solleva il delicato e sentito problema di consentire l’accesso all’esperienza espositiva a tutti, anche ai non vedenti. La giuria Grand ha privilegiato invece da un lato le visioni incentrate sulle esperienze in spazi astratti, talvolta di ispirazione cinematografica o fantascientifica (Opera), talaltra dalle caratteristiche marcatamente architettoniche e spaziali (Degrezero/Nonlinear e Studio Interzona) o artistiche e minimaliste (The Pool); dall’altro la sempre più necessaria integrazione tra mondo reale e tecnologia mirata sia alla divulgazione di mostre nella città attraverso il web (WBA 790) che alla fruizione di informazioni in uno spazio fisico completamente cablato (Silent Design). I progettisti dal background architettonico indagano con sapienza spazi digitali complessi, riproducendo spesso caratteristiche di gravità e movimento note, per alcuni utenti intuitive; gli interactive designer e gli artisti dominano con maestria le potenzialità di espressione nel cyberspazio e l’immediatezza delle tecnologie web, familiari per altri utenti. Alle modalità di spostamento tradizionali si uniscono navigazione per deduzione, induzione e associazione. Le possibilità reali del corpo legate al mondo fisico non contano più, la velocità di reazione della mente si moltiplica per andare oltre l’immagine dello spazio costruito e comunicare lo

The Virtual Museum ria. Regole di partecipazione chiare e presentazione uniformata dei materiali agevolano il confronto tra i progetti. La richiesta di due immagini, animazioni o file interattivi di soli 300 kbyte, consente di ricondurre le idee all’essenza e di fruire dei progetti in tempo reale anche con connessioni internet di tipo tradizionale. La libertà di espressione è assicurata dalla possibilità di utilizzare qualsiasi software e linguaggio di programmazione. La giuria, divisa in due sezioni, ha indicato con chiarezza le particolarità, gli aspetti innovativi e le lacune delle proposte in gara, constatando una nuova e indispensabile fusione di competenze tra mondo artistico e scientifico all’interno dei gruppi partecipanti. La giuriaWeb ha evidenziato progetti tecnicamente raffinati e concretamente sviluppati: Befly delinea spazi tridimensionali collegati a sistemi di archivio ed esposizione navigabili interattivamente ponendo l’accento sulla neutralità rispetto alle opere e sull’incontro e il dialogo con gli altri cybervisitatori; Swy@Ny sovrappone all’immagine fotografica di una parte di città un layer artificiale o membrana che arricchisce di informazioni e contenuti il reale digitaliz-

spazio del pensiero. Seguendo una scala dalla complessità crescente, l’utente può muoversi attraverso il percorso definito dal progettista-regista, può auto-costruirsi un’esperienza individuale personalizzata o può contribuire alla realizzazione di un’emozione comune partecipando alla costruzione e all’evoluzione delle regole per la creazione di mondi culturali digitali collettivi. L’edizione 2003 del concorso per il Museo Virtuale di newitalianblood.com (alla quale la partecipazione è aperta fino a novembre), raccolti i preziosi stimoli, i suggerimenti e le critiche dei partecipanti e degli osservatori, concentrerà l’attenzione e la sperimentazione sul rapporto tra un sistema espositivo simultaneo multi-utente e una collezione artistica in grado di esprimere in maniera articolata lo spirito e le caratteristiche dell’era dell’accesso. Il sistema dovrà essere pensato almeno per quei media che fanno dell’interattività il loro stesso motivo di esistenza. In ogni caso basterà creare esperienze plurisensoriali coinvolgenti, spazi in grado di unirci nei nostri modi di pensare e di essere… perché il virtuale è come niente che conosciamo o abbiamo già visto!

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he virtual museum hosts and promotes types of art that we still cannot imagine, surprising us in our very way of thinking and being. It is neither a digital catalogue nor the reproduction of the works, galleries and facilities associated with a conventional museum, but an exploring of the web’s potential open to the combined skills and experience of visitors and artists. The virtual museum uses space, art, construction and organisation to create intricate connections and allow as many unexpected relations as possible. Whereas multinationals of the arts and culture work along the lines of global economy to attract even greater hoards of cultural tourists, a handful of visionaries in cyberspace are experimenting strategies and approaches based on interactivity. If a museum as a physical place is a catalyst of urban regeneration, a virtual museum looks like an elegant network of cultural, educational and entertainment activities unaffected by gravity. For an institute working in the realms of art and culture, designing a virtual museum means, on one hand, attracting cybervisitors and media from all over the world to promote and reinforce its own image by displaying exhibitions and marketing gadgets and, on the other, gaining new users’ confidence to attract new paying visitors into their physical home. There are now plenty of specialist conventions and seminars designed to show the real possibilities that new technology offers museums. Supporters of the annual events organised by Museum & The Web and Museum Computer Network, transnational organisations based in the United States, include lots of firms working in this sector. They also have working partnerships with a number of prestigious university research laboratories such as MIT Media Lab and Stanford Robotics. Sufficient resources have not yet been employed in designing multimedia and multi-particaptional exhibition systems, perhaps because the financial pay-back does not yet justify the investments required. In 1999 the Guggenheim Foundation commissioned the New York architect Hani Rashid from Asymptote to design the Guggenheim Virtual Museum (GVM), unfortunately these promising theoretical premises did not lead to a comparably brilliant interface design that was never even launched on the web. The project was abandoned for two basic reasons: the use of software that was not light or fast enough for the web and the financial crisis that hit the Guggenheim in the wake of excessive investments and the tragic events of the 11th September 2001. The World Wide Web, the latest invention to revolutionise communication, was only developed in 1989, so on-line artistic expression is still futuristic and far from being able to attract and entertain the general public in an educated and continuous way, charging for its services as the video games industry did some time ago. Naturally, digital display techniques are evolving at the same time as programming, software and net-art. The emerging scenario features person-

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alisable experiences in hybrid, responsive environments no longer making any real distinction between physical spaces and virtual worlds. The kind of passive visit (as it is optimistically described) to a conventional museum is turning into a fuller and more irresistible sensory and sensual experience. In the meantime a prestigious institute like the Whitney Museum now organises the most comprehensive on-line biennial of net-art without giving the slightest thought to how the works of art are presented, and two works of net-art commissioned by the director Thomas Krens for the Guggenheim Museum at an undisclosed price of about 15,000 dollars have also hit the headlines. Net Flag by Mark Napier (photo 1) and Unfolding Object by John F. Simon jr. (photo 2) have been on the web for some time, but the GVM, an intriguing three-dimensional morphing interface sectioned by a bar/scanner disclosing various exhibition sections, will never be ready to display them. The international competition for a 20.01 Virtual Museum organised by newitalianblood.com, every stage in which was set up and run on-line for the first time, also fits into this category. Over 250 architects, artists, designers, programmers, graphic artists, webmasters and students from 30 different nations took up the challenge and, in just a couple of months, over 200,000 visitors have surfed through its best offers. The purpose of this two-yearly competition is to draw on interactive design to explore new lines of research and experimentation into art and architecture, systematically helping develop exhibition systems in virtual cultural spaces. The field of inquiry is wide enough to stimulate discussion between experts in complementary fields and attract the interest of outside observers, but also narrow enough to be pinpointed as a privileged place for developing original ideas getting the general public, institutions, museums, galleries, curators, critics and the media all involved. The jury, headed by Achille Bonito Oliva and including architects like Hani Rashid, Ben Van Berkel, Claudia Clemente, Massimo Alvisi, Paolo Ceccon and the writer of this article, the directors of Interactive-Ivrea, Gillian Crampton Smith, and the American Academy in Rome, Linda Blumberg, the critics Antonino Saggio, Fulvio Irace and Cesare Casati, the presidents of the National Architects Council and Order of Architects in Rome, Raffaele Sirica and Amedeo Schiattarella, awarded the Grand Prize of 10,000 Euros to the American team Opera (photo 3), the 5,000 Euros Web Prize to the Italian team Befly (photo 4), three Special Prizes to WBA 790 (photo 5) from the U.K., the French/American team Degrezero/Nonlinear (photo 6) and Studio Interzona (photo 7) from Italy, as well as three Honourable Mentions to the German team The Pool (photo 8), the American team Silent Design and Swy@Ny (photo 9) from Taiwan. Exploiting the web’s potential, newitalianblood.com used the competition to experiment with two different levels of interactivity and self-

organisation. First of all, the participants used a patented interface to self-publish their projects to check out in real time how they look on the web. They then assigned their 5 preferences to select 50 finalists to be judged for awarding the prizes. The number of people who took part in the voting and the speed with which it all happened were quite surprising: after just one day over half the teams had already analysed the projects and after two weeks 96% of the overall total had voted. The experiment produced interesting results, even in relation to the standard of judging in that the two most original and elaborate designs, instantly latched onto by participants, also turned out to be the jury’s favourites. Clear rules for taking part and presenting the materials as uniformly as possible made it easier to compare the projects. Confining the space available for two pictures, animated designs or interactive files to just 300 kbyte helped reduce ideas to their essence and have projects ready in real time, even using conventional Internet connections. Freedom of expression is guaranteed by the possibility of using any software or programming language. The jury, divided into two sections, clearly indicated the special features, innovations and shortcomings of the various proposals entered, noting a new and vitally important fusion of skills between the world of art and science within the various groups taking part. The “Web” jury focused on technically refined and concretely developed projects: Befly marks three-dimensional spaces connected to archives and exhibition systems interactively surfable focusing on neutrality in relation to the works on display and on meeting/interacting with other cybervisitors; Swy@Ny superimposes an artificial layer or membrane over the photographic image adding information and contents to digitised reality injected with added dynamism; this is an original interpretation of intensified reality applied to the theme of exhibiting; PC Design with a three-dimensional environment that can be surfed with just the help of sound data raises the delicate and deeply felt issue of allowing everybody access to the exhibition experience, even the blind.- The “Grand” jury rewarded, on one hand, visions focusing on experiences in abstract spaces, sometimes

inspired by film or science fiction (Opera), other times by decidedly architectural/spatial features (Degrezero/Nonlinear and Studio Interzona) or even artistic and minimalist characteristics (The Pool); on the other, increasingly vital integration between the real and technological worlds aimed at both promoting exhibitions in the city through the web (WBA 790) and using information in a totally cabled physical space (Silent Design). Designers with an architectural background cleverly investigate intricate digital spaces, often reproducing well-known features of gravity and motion for intuitive users; interactive designers and artists majestically harness the expressive powers of cyberspace and the immediacy of web technology familiar to other users. Conventional means of moving around combine with surfing by means of deduction, induction and association. The real possibilities of the body connected with the physical world no longer count; the mind’s speed of reaction is multiplied to move beyond the image of built space and communicate the space of thought. Following a scale of growing complexity, users can move along the path created by the director-designer, creating for themselves a personalised individual experience or contributing to producing a shared emotion participating in the construction and development of rules for creating collective digital cultural worlds. Having taken in all the input, suggestions and criticisms from participants and observers, the 2003 edition of the competition for newitalianblood.com’s Virtual Museum (open to entrants until November) will focus attention and experimentation on how a multi-user simultaneous exhibition system relates to an art collection capable of expressing the spirit and main features of the time of access as effectively as possible. The system will at least have to be designed for those media that make interactivity their very reason for being. In any case, it will be sufficient to create deeply involving multi-sensorial experiences, spaces capable of bringing us together in our ways of thinking and being....because virtual reality is like nothing we have seen or come across until now!

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Massimo Iosa Ghini

AVF-Esselunga, Milano

La confezione del prodotto

Il nuovo spazio vendita dedicato al settore audio, video e foto Esselunga aperto in Via Ripamonti a Milano. Lo studio di Iosa Ghini ha operato un completo restyling dei display per cui i prodotti tecnologici e per l’hi-fi conferendo loro la maggior visibilità possibile. L’estetica dello spazio vendita e degli espositori punta sulla sobrietà e su linee soft, richiamando il classico design streamline dello studio bolognese.

Stores’ Packaging

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hree recent designs by Iosa Ghini - Esselunga’s audiovisual and photo shop in Via Ripamonti in Milan, the Ferrari Store in Maranello and the Collection project in Miami - take a fresh look at the idea of spatial design as a means of communication and representation. Self-referential space which in the tautological sense of “exhibition” does not just impose its own perceptual rules but also its own rituals of behaviour and knowledge. In projects like these Iosa Ghini is now accustomed to shaping space around the object to be displayed. So, for instance, the space inside the Esselunga shop works around orthogonal forms and lines; the Ferrari Store is designed around enveloping curves, the heraldic colour of the house and sculptural forms deriving from a clever interplay of views and perspectives; finally, the Collection project conforms to the conceptual standards of “corporate image” – a sort of “federation” of car brands ranging from Jaguar to Porsche, Ferrari, Maserati, Aston Martin and Audi – turned into the spatial form of a “square” as a place for interaction, interweaving and exchange. Obviously, the architecture plays more on spaces than solids, more on sensory feeling than rationalism, and more on surfaces than structures. Transparency is the secret code: product visibility is further enhanced by the diagrams of distances and openings, the lighting is calculated to favour diagonal cuts and the brightness of the cladding materials (often in a carefully gauged but discrete pattern of signs) burying visitors in a terse and, at the same time, highly stimulating setting. The reason why we are talking about “designing space” here and not ordinary architecture is because these projects for containers are strongly affected by the nature of their contents. As “products”, they do not so much call to mind a protective structure as packaging in the narrowest sense. They have the same communicative force, pictorial graphics and sculptural adherence to object form as packaging, as well as the same capacity to be metaphorically but eloquently take on the form images interpreting their basic function. This is not the Euclidean space of architecture but the socio-cultural space of trade and utility that works around quite different stylistic premises. What emerges from these works is the possibility of performing the kind of linguistic/communicative role associated with design in all its various facets, ranging from an analysis of the form for holding and mirroring an object’s technical substance to the communicating of its values by means of graphics and visual communication. Iosa Ghini’s background and the cultural premises that have always underpinned his work make him a designer who is keenly aware of all these aspects. Nevertheless, more attention needs to be paid to the broader issues they touch on and which clearly invoke cultural values concerning not just design but our own communal way of life.

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The new sales space devoted to the audio-visual and photography sector at Esselunga in Via Ripamonti in Milan. Iosa Ghini’s firm has carried out restyling on the display stands for its technological products and hi-fi equipment to make them more eye-catching. The aesthetics of the sales space and displays focuses on sobriety and soft lines, evoking the classical streamlined design of the Bologna-based firm.

Santi Caleca

re recenti lavori di Massimo Iosa Ghini – il negozio audio, video e foto della Esselunga di via Ripamonti a Milano, il Ferrari Store di Maranello e il progetto Collection di Miami – ripropongono il tema del design dello spazio come luogo destinato alla comunicazione e alla rappresentazione. Spazio autoreferenziale, dunque, che nella tautologia della “esposizione” impone non solo le proprie regole percettive, ma anche i propri rituali di comportamento e conoscenza. Ciò che Massimo Iosa Ghini è ormai avvezzo a proporre in progetti del genere è la modellazione del vuoto a partire dall’oggetto da mostrare. Così, nei casi in questione, lo spazio del negozio della Esselunga obbedisce a norme di ortogonalità e linearità; quello del Ferrari Store si dipana in curve avvolgenti, scandite dal colore araldico della casa e rese plastiche da un sapiente gioco di scorci e prospettive; e quello di Collection obbedisce ai canoni percettivi della corporate image – una sorta di “federazione” di marchi automobilistici, dalla Jaguar alla Porsche, dalla Ferrari alla Maserati, dall’Aston Martin alla Audi – che si traducono nella forma spaziale della “piazza” come luogo di intreccio, relazione e scambio. Si tratta, come è ovvio, di un’architettura giocata più sui vuoti che sui pieni, più sulla sensorialità che sulla razionalità, più sulle superfici che sui volumi. La trasparenza ne è il codice segreto: la visibilità del prodotto è esaltata dai diagrammi delle distanze e delle aperture, il calcolo della luce favorisce i tagli obliqui, la stessa lucentezza dei materiali di rivestimento, spesso scanditi secondo un lessico segnaletico discreto, ma preciso, immergono il visitatore in un’atmosfera tersa e, in pari tempo, affabulatrice. Se parliamo qui di “design dello spazio” e non di architettura vera e propria è perché questi progetti di contenitori risentono fortemente della natura del loro contenuto. Trattandosi di “prodotti”, essi fanno in effetti pensare non tanto a una struttura protettiva, quanto a un packaging nel senso stretto della parola. Dell’imballaggio hanno difatti l’energia comunicativa, il piglio grafico delle immagini, l’aderenza plastica alla forma degli oggetti, la capacità di comporsi in immagini che traducono, in una mediazione linguistica traslata, ma eloquente, la loro sostanza funzionale. Lo spazio, qui, non è quello euclideo dell’architettura, ma quello sociale e culturale dello scambio e dell’utilità, che presuppone altri modelli progettuali. Quello che infatti emerge da questi lavori è la capacità di svolgere un ruolo linguistico e comunicativo che è proprio del design considerato in tutte le sue articolazioni, dallo studio della forma nella quale contenere e rispecchiare il corpo tecnico dell’oggetto alla comunicazione dei suoi valori attraverso le modalità della grafica e della comunicazione visiva. E’ noto che Iosa Ghini, per la sua storia e le premesse culturali sulle quali poggia fin dall’inizio la sua attività, è progettista particolarmente sensibile a questi aspetti. Essi però richiedono ulteriori riflessioni, per poco che si pensi alle assai più ampie tematiche che vi si innervano, e nelle quale non è difficile veder coinvolti valori culturali che riguardano non solo il design, ma il progetto stesso della nostra esistenza collettiva. Maurizio Vitta

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Ferrari Store, Maranello

In alto, l’ingresso del Ferrari Store di Maranello, che vende in esclusiva tutti i prodotti originali Ferrari, con esposta la monoposto F2000. Sopra, l’”area lusso” dedicata ai prodotti ispirati al mondo delle vetture granturismo, tra cui una collezione di accessori Ferrari Vintage. A destra, particolare dell’atrio di ingresso in cui è riprodotta un’area pit-stop. Lo Store è dotato di un sistema audiovisivo realizzato in esclusiva per Ferrari, che sfrutta la gestione automatizzata di suoni e immagini VAMB, avvolgendo il pubblico con speciali effetti sonori e visivi che danno l’impressione di trovarsi in autodromo.

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Top, the entrance to the Ferrari Store in Maranello, exclusive sales outlet for all original Ferrari products also displaying the F2000 racing car. Above, the “luxury area” devoted to goods inspired by touring cars, including a collection of Ferrari Vintage accessories. Right, detail of the entrance lobby with a reproduction of a pit lane. The store is furbished with an audio-visual system made exclusively for Ferrari drawing on VAMB automated management of sounds and images, enveloping customers in special sound and visual effects so that they feel they are inside a racing circuit.

Collection, Miami

Il progetto Collection, realizzato da Iosa Ghini a Miami contiene elementi di innovazione nell’applicazione della corporate image nel mondo automobilistico. All’interno di Collection vengono vendute diverse marche automobilistiche (Jaguar, Porche, Ferrari, Maserati, Aston Martin, Audi), delle quali il design di interni enfatizza le rispettive caratteristiche. Fluidità dei flussi, visibilità e razionalità del sistema espositivo sono le caratteristiche principali di questo progetto, realizzato attorno a una piazza coperta di circa 1700 mq e alta 7,20 m, dalla quale si accede alle aree destinate alle diverse case automobilistiche.

The Collection project designed by Iosa Ghini in Miami features new ways of applying corporate image to the car industry. The collection sells a range of car brands (Jaguar, Porsche, Ferrari, Maserati, Aston Martin, Audi), whose interior design emphasises their own special features. Smooth flows, and the visibility/rationalism of the display system are the most distinctive features of this project designed around an approximately 1700 square metre covered square which is 7.20 m high and leads through to areas devoted to different car manufacturers.

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Il recupero del luogo New Platforms of Creativity A illustrazione di questo articolo presentiamo alcune immagini della giovane fotografa napoletana Raffaela Mariniello, presentate alla mostra “Napoli veduta immaginaria” (Napoli, Castel Nuovo, 2001). Nella pagina a fianco in alto, Porto di Napoli, Cantieri; in basso, San Giovanni, centrale Enel.

To illustrate this artiche we present some shots by Raffaela Mariniello, a young Napolitan photographer. This photographs were shown at the exhibition “Napoli veduta immaginaria” (Naples, Castel Nuovo, 2001). Opposite page top, Porto di Napoli, Cantieri; bottom, San Giovanni, centrale Enel.

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el presente “recuperi” e “conversioni” di aree dimesse, ex fabbriche o architetture industriali di vario genere in piattaforme creative non si contano più. La ristrutturazione e la riqualificazione di questi luoghi è una prassi urbanistica confermata da molti progetti internazionali più o meno riusciti, che volenti o nolenti hanno modificato il concetto degli spazi espositivi tradizionali e dei quartieri circostanti. Tra gli anni Ottanta e Novanta molti stabilimenti, avendo terminato l’attività produttiva sono stati trasformati in musei o centri espositivi e d’intrattenimento, alcuni sono considerati modelli riproducibili, altri sono ancora in atto, molti sono cattedrali nel deserto soprattutto in Italia. Le architetture industriali, razionaliste e funzionali hanno spazio e luce “flessibile” e quindi sono adatte per ospitare collezioni permanenti affiancate da esposizioni temporanee o altri eventi. Dopo la riconversione delle acciaierie e miniere della Ruhr in Germania; del Centro Georges Pompidou e del Musée D’Orsay a Parigi, la cultura di ricavare dal monumento dell’industria un poliedrico contenitore di eventi multidisciplinari, si è diffuso per ragioni pragmatico-logistiche, con l’obiettivo di non lasciare inutilizzato un patrimonio determinante per l’arte contemporanea: lo spazio. Convertire l’ex fabbrica non basta, è necessario salvaguardare l’identità antropologica e sociale dei luoghi della produzione; intervenire nel rispetto del sito di archeologia industriale: è questa la “conditio” dei progettti di recupero delle aree dimesse, anche se ciò accade raramente. Tra molteplici esempi di conversione in Italia, si ricordano la stazione Leopolda di Firenze; il Lingotto a Torino; le Corderie, l’Arsenale, le Tese delle Vergini e le Gaggiandre a Venezia; il porto di Marghera; la Fabbrica del Vapore, le ex Officine di Bovisa; i Magazzini Generali, l’Ansaldo a Milano, l’area Falk, Marelli, Breda, Campari, Pirelli, la Bicocca a Sesto San Giovanni (Milano), alcuni di questi piani di recupero sono ancora in fase di realizzazione. Altri esempi sono l’ex centrale elettrica di Piacenza; l’ex-centrale elettrica Montemartini; l’ex Birreria Peroni a Roma; la “Città della scienza” a Bagnoli (Napoli). Nel resto d’Europa gli esempi non mancano, tra i più noti si ricordano la Tate Modern Gallery a Londra, la Caixa Forum a Barcellona, fino al nuovo deposito periferico delle opere contemporanee del Moma di New York, chiuso per restauro dal mese di maggio. Il museo dell’arte contemporanea statunitense è in fase di ampliamento progettato dall’architetto giapponese Yoshio Taniguci; e nell’attesa di ultimare i lavori, i Picasso, i Van Gogh, come la Ferrari “Formula uno”, le posate Alessi, le Sculture di Giacometti e altre opere del Novecento saranno ospitate fino al 2005 nell’ex fabbrica di graffette, nel quartiere di Queens, dall’altra parte dell’Est River. Questo museo temporaneo si chiama “Moma Qns”, ed è a poca distanza dal “Ps1”; la galleria d’arte d’avanguardia ricavata da un capannone enorme, già gemellata con il museo d’arte contemporanea. L’area è nota come Long Island City dove numerosi artisti si sono trasferiti per vivere nell’ex periferia, trasformata nella nuova Soho degli Usa. A New York quando gli artisti s’insediano in un quartiere periferico e malfamato è un segno che presto rinascerà, come sta accadendo a Williamsburg, ex zona periferica e industriale di Brooklyn. Lo stesso fenomeno accade nell’East End a Londra, intorno a

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owadays, there are countless instances of creative platforms being spawned by the recovery and conversion of abandoned areas, former factories or industrial establishments of various kinds. The restructuring and upgrading of these areas is now a common procedure in the sphere of town planning. Proof of this is a number of more or less successful international projects; whether intentionally or not, these projects have modified the concept of traditional exhibitory spaces and their surroundings. Between the eighties and nineties, a great number of factories that had stopped functioning were turned into museums or areas assigned to entertainment and exhibition. Some of these are seen as reproducible models, others are still under way, and others mainly in Italy – are like cathedrals in the desert. Industrial, rationalistic and functional architecture is endowed with “flexible” space and light, and is therefore suited to hosting permanent collections as well as temporary exhibitions or other events. After the conversion of the steelworks and mines of Ruhr in Germany, of the Georges Pompidou Center and the Musée D’Orsay in Paris, the spread of a new culture based on transforming industrial monuments into versatile containers filled with multidisciplinary events has been linked to pragmatic-logistic considerations. The aim of this is to make use of the available space, to avoid the mistake of neglecting such a determining legacy for contemporary art. Converting former factories is not enough; it’s important to focus on safeguarding the anthropological and social identity of these production sites. The main condition for projects dealing with the conversion of abandoned areas is to respect the industrial archeology of the site, but this rarely happens. Among the numerous examples of conversion in Italy we have the Leopolda station in Florence; the Lingotto in Turin; the Corderie, the Arsenale, the Tese delle Vergini and the Gaggiandre in Venice; the port of Marghera; the Steam Factory (Fabbrica del Vapore), the ex Bovisa Gasworks; the General Warehouses, the Ansaldo in Milan, the Falk area, Marelli, Breda, Campari, Pirelli, la Bicocca in Sesto San Giovanni (Milan): some of the plans for these areas are still under way. Other examples include Piacenza’s former power plant; the ex Montemartini power plant; the former Peroni Brewery in Rome; the “Science City” in Bagnoli (Naples). There are examples in the rest of Europe, as well, some of the most prominent including the Tate Modern Gallery in London, the Caixa Forum in Barcelona, and the new suburban depository for the contemporary masterworks belonging to Moma in New York, which will be closed in May due to the start of restoration work. The US museum of contemporary art is to be enlarged thanks to a project by the Japanese architect Yoshio Taniguci. Up to 2005, while the work is in progress, the masterpieces of the twentieth-century will be housed in the former clip factory in Queens, on the other side of the East River. This temporary museum is called “Moma Qns”, and is not far from the “Ps1”, an avant-garde art gallery set up in a huge shed, and already twinned with the aforementioned museum of contemporary art. The area is known as Long Island City; many artists moved here to live in the ex-suburbs…the new Soho of the United States. In New York, when artists move to make a new home in suburban and ill-famed areas, it means these neighborhoods will soon rise out of misery.

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Nella pagina a fianco in alto/opposite page top, Scampìa; in basso/bottom, San Giovanni, un’uscita del porto.

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Hackney Road, dove si trova il “White Cube 2”, baricentro della creatività. Nelle periferie dove s’insediano luoghi d’intrattenimento culturale, queste rinascono, così accade a Berlino, Lione, Anversa Rotterdam e più lentamente a Milano, Roma, Torino, Napoli e Palermo. Dal Duemila, nel clima dello spazio metamorfico e della cultura dell’evento, il semplice “recupero” e “riconversione” degli edifici industriali è stato superato da piani urbanistici complessi, che comprendono, oltre alla progettazione degli spazi espositivi e d’intrattenimento culturale, internet caffè e in particolare la bonifica dell’area, la costruzione di residenze di edilizia privata e convenzionata, centri per le attività commerciali, box, parcheggi, parchi e giardini. Insomma prevale la politica della rivalutazione dello spazio, il riciclaggio delle fabbriche o dei padiglioni industriali, con progetti che trasformano la zona periferica in un centro “riqualificato” dal punto di vista antropologico e sociale, che attrae oltre agli artisti, abitanti, e turisti: il decentramento delle metropoli è la sfida del XXI secolo e l’obiettivo è la creazione di diversi centri comunicanti come simbolo dei nuovi luoghi di “attraversamenti”. Tali elementi hanno dilatato il tessuto urbano e modificheranno il significato di centro e periferia, fino al punto di non distinguere l’uno dall’altro. In ogni caso si tratta d’interventi che rinnovano l’area interagendo con il passato e vanno di pari passo con lo sviluppo sociale. Le architetture industriali sono la testimonianza dei processi di organizzazione del lavoro, diventati motivo d’ispirazione per gli artisti contemporanei, per gli architetti rappresenteranno la sfida e per i designer lo spazio ideale dove progettare l’estetica sociale del nostro tempo, mentre per i cittadini l’attesa del rinnovamento. Le espressioni creative trovano nell’identità produttiva i simboli del nostro tempo, e il presentarli dentro a padiglioni industriali, moderni e funzionali, evidenziano il concetto di spazi metamorfici, flessibili e in costante evoluzione. In Mechanisation Takes Command (1948) lo storico svizzero Sigfrid Giedion ha descritto il processo di industrializzazione in termini di stabilità e mutamento; nel nuovo millennio si oscilla tra processo d’innovazione e tradizione, stratificazione e cancellazione della memoria storica, nell’ansia del futuro che si manifesta nel divenire. Nell’epoca post-informatica lo sviluppo della tecnologia rivoluziona l’architettura; per esempio un aspetto del nuovo sono i materiali trasparenti, che permettono la realizzazione di strutture “immateriali”, come gli edifici di vetro e acciaio di Nouvel o di Foster, che si distinguono per superfici riflettenti o specchianti, che irradiando la luce naturale di giorno e quella artificiale di notte, dilatando lo spazio circostante. Dal punto di vista teorico e metodologico, le scuole di pensiero sul concetto del restauro sono tre: la prima è storicista e accademica, che mira a ricostruire l’edificio esattamente com’era; la seconda, più semplice ed economica – considerando il passato come una inutile zavorra da eliminare – predilige costruzioni ex novo; l’ultima è nel dialogo, possibile, tra il passato e il presente, rispettando le necessità funzionali postmoderne. Gli edifici antichi o contemporanei sono in ogni caso architetture “parlanti”; contenitori d’informazione sul tempo che li genera. Esiste ancora una dicotomia tra gli storici che considerano l’architettura come un valore perenne e i tecnici, che la definiscono in continua evoluzione, che si rinnova inglobando nuove funzioni. Nell’ambito progettuale di ristrutturazione delle aree dismesse, il rinnovamento è sinonimo di ri-conversione, in quello artistico, la fabbrica o i luoghi della produzione sono soggetti estetici autoreferenziali. Il paesaggio metropolitano è il tema del presente, indagato dagli artisti contemporanei, che da Boccioni a Sironi, via via si è sostituito a quello naturale, in quanto le periferie, che è meglio indicare con il nome di quartieri – per rimuovere la patina di negativo connaturato al primo termine – sono fonti di costanti rielaborazioni creative. La cultura postmoderna non prevede solo la riqualificazione dei luoghi della produzione o dei quartieri, ma la trasformazione di queste aree in piattaforme d’intrattenimento, e in questo caso lo spazio fisico evade dalla sua funzione, potremmo dire che si è “mondanizzato” per cogliere la necessità dell’effimero del nostro tempo. Jacqueline Ceresoli

This is happening, for instance, in Williamsburg, which used to be an industrial suburb on the outskirts of Brooklyn. The same thing is happening in London, at the East End near Hackney Road, where the “White Cube 2” is the hub of creativity. Places of cultural entertainment that settle in the suburbs are reborn: this is happening in Berlin, Lyons, Antwerp and Rotterdam, and, although more slowly, it is also happening in Milan, Rome, Turin, Naples and Palermo. Since 2000, within the climate of metamorphic space and the culture of the event, the simple “recovery” and “conversion” of industrial buildings has been surpassed by complex town planning. In addition to planning spaces for exhibitions and cultural entertainment, this complex planning includes internet cafés, and mainly the reclamation of the area, the construction of private and public residences, centers for commercial activities, garages, parking lots, parks and gardens. The decentralization of metropolises is the challenge the twenty-first century is facing, and the aim is to create different intercommunicating centers as symbols of the new places to be experienced. These elements have dilated the urban fabric and will modify the significance of the center and the suburbs, to the point where we will not be able to distinguish between the two. In any case, these transformations renovate these areas, interacting with the past, and operating in step with social development. Industrial architecture witnesses the processes of work organization, which have become a source of inspiration for contemporary artists. This will represent a challenge for architects and the ideal space for designers to plan the social aesthetics of our time, while citizens will be looking forward to renewal. Creative expressions find the symbols of our time in productive identity, and presenting them within the setting of modern and functional industrial pavilions highlights the concept of flexible metamorphic spaces that are in constant evolution. In Mechanisation Takes Command (1948) the Swiss historian Sigfrid Giedion wrote about the process of industrialization in terms of stability and change; with the advent of the new millenium, we are swaying between a process of innovation and tradition, stratification and deletion of historical memory, longing for the future that is revealed as it unfolds. In the post-computer era, the development of technology revolutionizes architecture; for instance, one new aspect is constituted by transparent materials, that allow for the creation of “immaterial” structures, such as the glass and steel buildings by Nouvel or Foster. Thanks to their mirror-like, reflecting surfaces, these structures dilate their surroundings, radiating natural daylight and artificial night lighting. From a theoretical and methodological point of view, there are three different “Schools of thought” regarding the concept of restoration: the first is historical and academic, and aims at reconstructing the building exactly as it was before; the second is simpler and less expensive – and sees the past as something useless, to be eliminated – preferring new concepts for buildings; the last sees a possible dialogue between the past and the present, complying with postmodern functional requirements. Ancient and contemporary buildings are“speaking” works of architecture; containers that tell us about the time that has generated them. A dichotomy persists between historians, who consider architecture a perennial value, and technicians, who say it is evolving continuously and is renewed as it picks up new functions. When dealing with projects for the restructuring of abandoned areas, renovation implies conversion. In the world of art, factories or production sites are self-referential aesthetic objects. Among contemporary artists, from Boccioni to Sironi, the metropolitan landscape is today’s main topic; little by little it has substituted the natural landscape. This is because the suburbs, which we would be better off calling neighborhoods, due to the inborn derogatory nature of the former term – are constant sources of creative reelaboration. Postmodern culture not only means requalifying production sites and neighborhoods, but turning these areas into platforms of entertainment. In this case, physical space breaks loose from its function; we might say it has become more “worldly”, so as to humor today’s ephemeral culture. 181 l’ARCA 83


Germania/Germany-Prenzlau Futuro al centro: Spazi commerciali per Prenzlau L’ente banditore intende realizzare un centro per attività commerciali per il centro storico di Prenzlau. L’iniziativa denominata «Zukunft im Stadtteil» (Futuro al centro) prevede la realizzazione di negozi, uffici e servizi. Future in the centre: Business spaces for Prenzlau The organising committee for the tender aims to design business activities for the city centre of Prenzlau. The project called «Zukunft im Stadtteil» (Future in the centre) involves the construction of shops, offices and services. Committente/Client: Stadtverwaltung Prenzlau

Danimarca/Denmark-Aalborg Casa della Musica per la città di Aalborg Il programma prevede la costruzione di un complesso edilizio di 18.000 mq destinato a: auditorium comunale, sede della orchestra sinfonica di Aalborg, sede dell’istituto di musica dell’Aalborg Universitets. “La casa della musica” sorgerà nel centro storico di Aalborg in buona posizione sul lungomare. Music House for the city of Aalborg The programme envisages the construction of a building complex covering 18,000 square metres designed to house: a municipal auditorium as a home for the Aalborg symphony orchestra and music school of the Aalborg Universitets. “The Music House” will be situated in the old Aalborg city centre in a nice position along the sea front.

2° Gruppo vincitore/Winner team: Coop Himmelb(l)au, Bollinger Grohmann Gruppi finalisti/Finalist teams: - Zaha Hadid, Arup - Henning Larsens Tegnestue, MoeBrodsgaard

Italia/Italy-Bussero (Milano) Progetto Auditorium Progettazione di un auditorium, di un palazzetto dello sport e sistemazione delle vie adiacenti. Importo totale dei lavori: Euro 2.500.000,00. Auditorium project Project to design an auditorium, sport’s arena and redevelopment of neighbouring roads. Total cost of works: 2.500.000,00 Euros. Committente/Client: Comune di Bussero

Committente/Client: Samman med Fonden Musikkens Hus i Nordjylland

Germania/Germany Frankfurt am Main Sistemazione urbana dell’area Telenorma Progetto per la sistemazione urbana dell’area denominata Telenorma, situata lungo la Mainzer Landstraße e prospiciente la Güterplatz, accanto al nuovo Urban Entertainment Center, progettato dallo studio Albert Speer & Partner. Il programma prevede la realizzazione di spazi per il commercio e uffici e la costruzione di diversi edifici a torre. Urban redevelopment of the Telenorma area Project for the urban redevelopment of an area known as Telenorma, situated along the Mainzer Landstraße and facing Güterplatz, alongside the new Urban Entertainment Center designed by Albert Speer & Partner. The programme envisages the construction of retail and office spaces, as well as several tower blocks.

Committente/Client: Robert Bosch GmbH -

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1° Premio/1st Prize: Joeken Reintjes, Hafiz Behlen Paesaggista/Landscaping: Geskes und Hack Landschaftsarchitekten 2° Premio/2nd Prize: Scheidt Architekten Paesaggista/Landscaping: planung freiraum 3° Premio/3rd Prize: Gössler Architekten Paesaggista/Landscaping: LA.BAR Landschaftsarchitekten 4° Premio/4th Prize: kramer biwer mau Architekten Paesaggista/Landscaping: breimann und bruun Landschaftsarchitekten 5° Premio/5th Prize: de Vos & Stegschuster Architekten Paesaggista/Landscaping: Landschaftsarchitekt Albert Armbruster Progetti menzionati/Mention - Topbias Jaklin, Christiane Tenbohlen Welp, Uwe Welp Paesaggista/Landscaping: Ariane Röntz - raum 317 Architekten Paesaggista/Landscaping: WehbergKrafft Landschaftsarchitekten - Walter Gebhardt Paesaggista/Landscaping: Ando Yoo

COMPETITIONS

Committente/Client: Heritage Council Vincitore/Winner: Foster and Partners

Torri per uffici sulla George Street Progetto per la ricostruzione dell’area dell’ex Regent Theatre sulla George Street nel centro di Sydney. Il programma prevede la realizzazione di un centro polifunzionale con negozi, servizi e uffici, caratterizzato da due torri rispettivamente di 48 e 33 piani ciascuna. Una volta completato il complesso sarà il secondo edificio più alto di Sydney. Office blocks along George Street Project to rebuild the area where Regent Theatre used to stand along George Street in downtown Sydney. The programme involves the construction of a multi-purpose centre with shops, services and offices featuring two blocks measuring 48 and 33 stories high respectively. Once it is completed, this will be the second tallest building in Sydney.

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Australia-Sydney

Stadt Frankfurt/Main 1° Premio/1st Prize: Koehler Architekten, Frankfurt/Main 2° Premio/2nd Prize: PAS Jourdan - Mueller, Frankfurt/Main rd 3° Premio/3 Prize: ABB Architekten, Frankfurt/Main Progettisti ammessi alla 2a fase/Teams shortlisted for 2nd phase: - AS-P, Frankfurt/Main - Achammer, Tritthart und Partner, Innsbruck - Arno Lederer, Stuttgart - Peter Kulka, Dresden - Skidmore - Owings - Merrill, London - Kenzo Tange Associates, Tokyo

Italia/Italy - Genova

Aggiudicatario/Committed: Silverio Della Rosa

Deriva Nazionale FIV Progettazione di una barca, denominata «Deriva Nazionale FIV». Si tratta di una barca per equipaggio multiplo, o collettiva, che la Federazione intende introdurre presso le Società ad essa federate allo scopo di favorire: l’iniziazione alla vela di una vasta gamma di allievi, dai giovanissimi agli adulti; la preparazione dei membri dell’equipaggio nei vari ruoli, con particolare riguardo a quello di prodiere; lo sviluppo, per la particolare forma di attività, di un salutare spirito di corpo; una specifica attività agonistica per team di Circo. Design of a boat called «Deriva Nazionale FIV». This boat is designed for a mixed or communal crew that the Federation plans to incorporate in its own club to: introduce plenty of beginners to sailing, both young people and adults; training of crew members for their various roles, notably shore staff; the developing of a healthy team spirit for this kind of activity; and special competitions for Circus teams. Giuria/Jury: Gianfranco Bussati (presidente/chairman) Committente/Client: Federazione Italiana Vela- www.federvela.it

1° Classificato/1st Place: Antonello Boatti (capogruppo/team leader) Silvia Paolini, Elisabetta Maino, Cristian Merlo, Alberto Zambelli, Federica Zambellini 2° Classificato/2nd Place: Matteo Viganò (capogruppo/team leader), Cristina Devizzi, Cinzia Mazzone, Luca Battaglia 3° Classificato/3rd Place: Giulio Fenyves (capogruppo/team leader), Luigi Vaciago, Lorena Giovanessi, Andrea Meleri 4° Classificato/4th Place: Luigi Mirizzi (capogruppo/team leader), Giulia Stanghellini Perilli, Vittorio Mirizzi Stanghellini Perilli, Coll.: Elsa Paradiso, Costanza Sorrenti 5° Classificato/5th Place: Marco Muscogiuri, alterstudio partners (capogruppo/team leader), Milanoprogetti S.p.A. Marco Berardinelli, Paola Bertagnolli, Maurizio Cozzi, Giorgio Faccincani, Anna Filippi, Roberta Naggi

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Vincitore/Winner: Giovanni Conti (capogruppo/team leader) Emilio Comencini, Angelo Volpi 2° Classificato/ Place/2nd Place: Angelo Galvani 3° Classificato/ Place/3rd Place: Carlo Cassanelli (capogruppo/team leader) Anna Bonanno, Horacio Paonessa

Grecia/Greece-Athens Strutture Effimere per la Città di Atene Architetture effimere per la città di Atene da realizzarsi in vista della celebrazione dei giochi olimpici del 2004. Il programma prevede la costruzione di differenti strutture quali: a) palchi per eventi, b) teatri all’aperto, c) spazi espositivi, d) generatori di attività di svago, e) strutture simbolo delle attività olimpiche Temporary facilities for the city of Athens Temporary works of architecture for the city of Athens to be built to commemorate the 2004 Olympic Games. The programme envisages the construction of different facilities like: a) stages for hosting events, b) outdoor theatres, c) exhibition spaces, d) generators of leisure activities, e) landmarks for Olympic events Committente/Client: Hellenic Cultural Heritage www.cultural-olympiad.gr

Committente/Client: Comune di Piadena

A-Palchi per eventi/Events Platforms Vincitore/Winner: Roe Stephen (USA); coll.: Chiafang Wu

COMPETITIONS

Nuova scuola materna comunale Progetto per la realizzazione della nuova scuola materna in un fabbricato da costruire su terreno di proprietà comunale, località via Fermi, ad est dell’Asilo Nido comunale Cipì. La struttura deve essere dimensionata per una utenza media di 80 bambini e un massimo di 100. Il costo di realizzazione dell’intervento è stato preventivato nel bilancio pluriennale in Euro 929.622,42. Giuria/Jury: Danio Grandi, Stefano Assandri, Alfio Lucchini, Roberto Pedroni, Federica Fappani, Enzo Dalla Bona, Gabriella Selvatico New municipal primary school Project to design a new primary school in a building to be constructed on municipal land in Via Fermi to the east of the Cipi municipal Nursery School. The facility has to be big enough to cater for about 80 children and a maximum of 100. The cost of building the project is estimated in the long-term balance at 929,622.42 Euros.

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Italia/Italy- Piadena (Cremona)

Italia/Italy-Pomezia (Roma)

1° Premio/1st Prize: Marco Petreschi, Giulia Amadei; Coll.: Massimo Sciarra, Diana Petti; Cons.: Marcello Scifoni, Livio de Santoli, Franco Angelo Ferrari; Grafica: Eleonora Barone, Mattia G. Urso, Luca J. Senatore

Teatro di Pomezia Costruzione del teatro comunale negli spazi dell’ex consorzio agrario a Pomezia Pomezia Theatre Construction of a municipal theatre where the old farm co-operative used to be located in Pomezia.

B-Teatri all’aperto/Openair Theatre Vincitore/Winner: Michele Moreno (Italia); coll.: Giovanni Santameria

Committente/Client: Comune di Pomezia

C-Spazi espositivi/Semiopen Exhibition Space Vincitore/Winner: Mirco Becuer (Germania); coll.: Oliver Tessmann, Asko Fromm 1°

USA - Washington D.C. Pentagon Memorial Progetto per la realizzazione di un monumento dedicato alle alle vittime dell’attacco terroristico dell’11 settembre al Pentagono (Arlington). Il monumento sorgerà nei pressi del pentagono stesso. Project to design a shrine devoted to the victims of the terrorist attack of 11th September at the Pentagon (Arlington). The monument is planned to be built near the Pentagon itself. Giuria/Jury: Harold Brown, Wendy Chamberlain, Walter Hood, Carlos Jimenez, Mary Margaret Jones, Melvin R. Laird, Roger Martin, Mary Miss, Terry Riley, Carolyn Shelton Wife of Gen. Henry H. Shelton, Former Chairman, Joint Chiefs, Karen Van Lengen Dean

1° Premio/1st Prize: Julie Beckman, Keith Kaseman (New York) Progettisti ammessi alla II Fase/Shortlisted projects: - Shane Williamson (Toronto) - Jean Koeppel, Tom Kowalski (New York) - Mason Wickham, Edwin Zawadzki (New York) - Jacky Bowring, Peter England, Richard Weller, Vladimir Sitta (Canterbury) - Michael Meredith (New York)

D-Generatori di attività di svago/City Leisure Activities Generators Vincitore/Winner: Anthony Grammenopoulos( USA); coll.: Motonobu Kurokawa

1° E-Strutture simbolo delle attività olimpiche Landmarks of Olympic Activities Vincitore/Winner: Antoine Regnault (Francia); coll.: Arnaud Descombes

Committente/Client: United States Department of Defense (DOD) and United States Army Corps of Engineers (The Corps)

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Una nuova identità per Marsiglia Development of Marseilles Progetto: Seura

Ambasciata di Svezia In Washington DC Progetto: Wingårdh Arkitektkontor, NOD

di balconi su cui si affacciano, al di sopra degli uffici, dell’auditorium e del centro A seguito di un concorso a inviti, promosso convegni ed esposizioni, le residenze private. La combinazione nelle facciate dal governo svedese e organizzato dallo Swedish Property Board, per il quale sono di ampie porzioni in vetro schermato stati selezionati cinque studi di architettura traslucido e di pannellature in legno chiaro contribuisce a trasmettere l’idea di apertura svedesi, è stato assegnato l’incarico per la costruzione della nuova Cancelleria e modernità del Paese scandinavo e la sua fedeltà ai materiali e alla purezza delle dell’Ambasciata di Svezia a Washington forme che ne hanno reso celebre DC allo studio Wingårdh Arkitektkontor l’architettura e il design. (Wingårdh Arkitektkontor-Organic La costruzione dovrebbe essere avviata High-Tech, l’Arca Edizioni 2001). nel 2004 e terminare nel 2006. Per la realizzazione del progetto, nell’area Georgetown Harbor, sulle rive del fiume Potomac, lo studio svedese (www.wigardhs.se) guidato da Gert Wingårdh e Tomas Hansen si avvale della collaborazione con lo studio Following an invitational competition di architettura del paesaggio NOD promoted by the Swedish Government and (www.natur-orienterad-design.se). organised by the Swedish Property Board L’edificio si presenta con una struttura (five Swedish architectural firms were semplice e raffinata, che si adatta al ritmo short-listed), the Wingårdh Arkitektkontor regolare della maglia urbana circostante firm (Wingårdh Arkitektkontor-Organic e la arricchisce con una fascia di due piani High-Tech, l’Arca Edizioni 2001) was

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commissioned to build the new chancellery of the Swedish Embassy in Washington DC. The Swedish firm (www.wigardhs.se) headed by Gert Wingårdh and Tomas Hansen drew on the help of the NOD landscape design firm (www.naturorienterad-design.se) to create its project for the Georgetown Harbor area on the banks of the River Potomac.The building has a simple, elegant structure adapting to the regular pattern of the surrounding cityscape, embellishing it with a strip of two floors of balconies facing onto private apartments above the offices, auditorium and conference/exhibition centre. The combination of wide sections of translucent shielded glass and clear wooden panelling in the facades helps project an idea of Sweden’s openness and modernity and its fidelity to the materials and pure forms that have made architecture and design famous. Building is planned to begin in 2004 and ought to be finished by 2006.

Un ampio progetto di rinnovamento coinvolge oggi la città di Marsiglia con l’obiettivo di trasformarla in una moderna metropoli. L’ambizione di Euroméditerranée, come è stato chiamato questo programma di interventi urbanistici ed edilizi, è appunto quella di avviare un’operazione d’interesse nazionale attraverso la sistemazione di 310 ettari estesi tra la stazione e il porto, in prossimità del centro città. Qualità urbanistica e architettonica sono la coordinate su cui si muovono i diversi progetti che mirano alla rivitalizzazione dei quartieri rispettando la eterogeneità sociale e migliorando la qualità della vita. In questo piano di interventi si inscrive il progetto dello studio di Parigi Seura, fondato nel 1989 da Alain Payeur e oggi costituito dai tre architetti-urbanisti Florence Bougnoux, Jean-Marc Fritz e David Magnin, per la ridefinizione del viadotto autostradale A7 che attraversa la città provocando delle ormai inaccettabili e insostenibili distorsioni a livello di vita e qualità urbana. Gli obiettivi che guidano la proposta, che vedrà l’inizio cantiere nel 2004 con una previsione dei lavori di circa due anni e mezzo, sono assicurare una migliore fluidità del traffico, conciliare l’entrata della città con la fruizione dei quartieri, ritessere un legame tra i quartieri lacerati dalle infrastrutture dell’A7, aprire nuovi boulevard ai camminamenti e agli scambi, potenziare il dinamismo economico della metropoli marsigliese. L’intervento prevede una riqualificazione del viale d’ingresso in Marsiglia attraverso allineamenti di alberi che innervano la città per confluire su una piazza dominata da una scalinata di 39 gradini, nella tradizione delle scalinate di Marsiglia, coronata dalla prospettiva di Notre Dame de la Garde. Il ridisegno di questo canale di attraversamento si arricchisce di larghi marciapiedi alberati che delimitano gli edifici, con la creazione di aree pedonali, spazi commerciali, cinema, attrezzature collettive e un centro amministrativo e universitario. Non più luogo di passaggio, quindi, ma soprattutto luogo di vita, in cui, con un attento studio dell’arredo urbano e del confort visivo e sonoro, sia attuabile una naturale integrazione urbana degli abitanti del quartiere.

Marseilles is currently undergoing a major redevelopment project to turn it into a big modern city. The goal of Euromédierranée, as this programme of building and town-planning projects has been called, is to set under way a national operation to redevelop 310 hectares of land between the station and port, near the city centre. High town-planning and architectural standards are the guidelines for the various projects aimed at revamping neighbourhoods without interfering with their social diversity and actually improving the quality of life. The project designed by the Seura firm based in Paris, founded by Alain Payeur in 1989 and now composed of three architects/town-planners (Florence Bougnoux, Jean-Marc Fritz and David Magnin), is part of this overall redevelopment plan. It involves redesigning the A7 motorway viaduct crossing the city that is causing unacceptable and unsustainable problems for the general quality of local urban life. The guidelines underpinning the project, planned to actually begin in 2004 and last about two-and-a-half years, are to ensure a smoother flow of traffic, reconcile the entrance to the city with how the neighbourhoods are used, weave back together the areas ripped apart by the A7’s infrastructures, open up new avenues for pedestrians and trade, and reinforce the economic dynamism of the city of Marseilles. The intervention involves furbishing the entrance way to Marseilles with rows of trees leading through to a square and a flight of 39 steps (typical of Marseilles) crowned by an impressive view of Notre Dame de la Garde. The redesigning of this passage way is embellished with wide tree-lined pavements bordering the buildings, creating pedestrian areas, retail spaces, a film theatre, community services and an administration/university centre. It will no longer be only a passage way but more and more a place buzzing with life, where a careful study of the urban furbishing and audio-visual conditions will allow the locals to naturally blend in with their surroundings.

Rendering e fotomontaggi di alcuni degli interventi urbanistici ed edilizi previsti per la sistemazione di 310 ettari estesi tra la stazione e il porto di Marsiglia. Renderings and photomontages of some of the town-planning and building projects set under way to redevelop 310 ha. Of land between the station and port in Marseilles.

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Musica e matrici digitali A Web Promenade

Complessità e nuove risposte New Urban Solutions

Manuel Abendroth di Lab[au], a conclusione del suo saggio “Lo Spazio Sonoro” (pp. 2-7 di questa rivista), segnala, scegliendo nell’ampia gamma a disposizione, alcuni siti che esplorano la musica come pratica sociale intrinsecamente legata al tempo e allo spazio, un campo di sperimentazione che determina la semiotica della matrice digitale secondo l’estetica.

Manuel Abendroth from Lab[au], to complete his essay “Sonic Space” (pages 2-7 in this issue), has chosen, within a broad range of possibilities, some websites which explore music, as a social practice intrinsically bound to time and space, a field of experimentation determining the semiotics of the digital matrix according to aesthetics.

1. Audiovizualizers

1. Audiovizualizers

www.audiovisualizers.com

www.audiovisualizers.com

Questo sito è un punto di riferimento per la documentazione che tratta di sistemi di visualizzazione sviluppati a partire dagli anni Sessanta, comprese le opere di Xenakis all’IRCAM e la matematica frattale di Mandelbrot con le sue molteplici derivazioni.

This web site is a reference of documentation dealing with visualization systems developed since the 60th, including the works of Xenakis at the IRCAM, or the fractal mathematics in its multiple derivations by Mandelbrot.

La condizione urbana, i territori di mezzo e le potenzialità che da essi possono nascere per la definizione di nuovi paesaggi e di nuove risposte architettoniche, sono i temi di ricerca sviluppati dal Groupe e-2, un collettivo di giovani architetti provenienti dell’Ecole Polithechnique Fédérale di Losanna e dall’Ecole d’Architetcture de la Ville et des Territories de Marne-la-Vallé. L’interessante lavoro di questo gruppo è sfociato lo scorso anno in un coinvolgente concorso internazionale svoltosi interamente in internet attraverso il sito www.groupe-e2.com i cui risultati sono stati al centro di un’esposizione allestita al Pavillon de l’Arsenal di Parigi e all’Ecole Polythechnique Fédérale di Losanna. 350 équipe, provenienti di 47 paesi, hanno risposto a questo concorso offrendo delle risposte diversificate e innovative alla tematica dei territori di mezzo, aree spesso dimenticate, interstizi residui della città, luoghi di inabilità, di imprecisione, privi di determinatezza o coerenza che proprio per queste caratteristiche, tipiche della città contemporanea, lasciano ampi margini di libertà alla riflessione e alla proposta di soluzioni alternative in accordo con una realtà instabile e complessa della realtà urbana contemporanea. Una giuria internazionale e pluridisciplinare, composta da architetti, urbanisti, paesaggisti, fotografi, giornalisti e critici designato, tra le progetti selezionati, cinque qualificati. Il primo premio è stato assegnato ai brasiliani Louis Ganz (artista e architetto) e Carlos M Teixeira per il progetto su Belo Horizonte (nelle foto) che partendo da uno studio della topografia della città, hanno individuato come area di mezzo lo spazio che nasce dall’incontro tra il livello della città e il pendio proponendo l’inserimento di piattaforme leggere e flessibili tra le due strutture esistenti. Secondo classificato il gruppo Chee Hon Kong che hanno lavorato sull’agglomerazione londinese; menzione d’onore all’equipe Im Jung-Hee, Shinya Miyzaki, Kano Tomolo con un progetto su Tokyo; selezione finale per i due progetti dei gruppi Tx-Buero Fuer Temporaere Architektur e Shum Ka Ho.

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2. The Shape of Song 2. The Shape of Song

www.turbulence.org/Works/song

www.turbulence.org/Works/song

The custom software used by Martin Wattenberger in this work draws musical patterns in the form of translucent arches, each arch connects two repeated, identical passages of a composition allowing viewers to see – literally - the shape of any composition through time.

Il software usato da Martin Wattenberger traccia schemi musicali in forma di archi traslucidi, in cui ogni arco collega due passaggi identici ripetuti in una composizione consentendo allo “spettatore” di vedere – letteralmente – la forma di qualsiasi composizione nel tempo.

3. sPACE, navigable music www.lab-au.com/space

3. sPACE, navigable music www.lab-au.com/space

La concezione di sPACE, il progetto di musica navigabile online messo a punto dal laboratorio di architettura e urbanistica LAB[au], è interamente basata sulle relazioni e i principi programmatici della ricombinazione di dati al fine di stabilire un interfaccia che intrecci suono, colore, testo e spazio.

The conception of the sPACE, navigable music on-line project, conceived by the laboratory for architecture and urbanism LAB[au], is entirely based on the programmatic relations and the principles of data recombination in order to set up an interface intertwining sound, colour, text and space.

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4. Stagging Strategies www.p5-berlin.de/stagingStrategiesE/index.htm

4. Stagging strategies www.p5-berlin.de/stagingStrategiesE/index.htm

In che modo gli utenti interagiranno in uno spazio elettronico che non sia mimetico? A partire da questa domanda, l’opera “Stagging Strategies” del gruppo tedesco Programm 5 esamina, all’interno dello spazio elettronico, la visualizzazione di processi per definire le necessarie esperienze sensoriali della sua costruzione.

In which manner users will interact in electronic space, which aren’t mimetic? Starting with this question the work “Stagging Strategies” by the German group Programm 5 examines inside electronic space the visualization of processes in order to set up necessary sensual experiences in its construction.

Altri esempi in questi siti:

Other interesting web sites in this field are:

- http://ourworld.compuserve.com/homepages/ Peter_Meijer/javoice.htm - www.shift.jp.org/banner/ > exonemo; Exonemo: www.exonemo.com - http://electrica.leonid.de/cgi-bin/index.cgi - www.stanza.co.uk/ > central city - http://vhost2.zfx.com/comm/scanimate/ tajchman1.html - www.deas.harvard.edu/˜jones/cscie129/images/ snd_vis/snd_vis.html

- http://ourworld.compuserve.com/homepages/Peter_ Meijer/javoice.htm - www.shift.jp.org/banner/ > exonemo; Exonemo: www.exonemo.com - http://electrica.leonid.de/cgi-bin/index.cgi - www.stanza.co.uk/ > central city - http://vhost2.zfx.com/comm/scanimate/ tajchman1.html - www.deas.harvard.edu/˜jones/cscie129/images/ snd_vis/snd_vis.html

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The cityscape, in-between lands and their potential they contain for creating new landscapes and new architectural solutions are the lines of research followed by the e-2 Group, a team of young architects from the Ecole Polithechnique Fédérale in Lausanne and the Ecole d’Architetcture de la Ville et des Territories in Marne-la-Vallé. The interesting work carried out by this team led last year to an intriguing international competition which was organised entirely on the Internet through the site www.groupe-e2.com and led to an exhibition set out at the Pavillon de l’Arsenal in Paris and Ecole Polythechnique Fédérale in Lausanne. 350 teams from 47 countries entered the competition, proposing a wide range of innovative solutions to the question of in-between lands, areas that are often forgotten, leftover gaps in the city, inaccessible places with no real consistency or determinacy. These characteristics, typical of modern-day cities, leave plenty of room for thinking over alternative ideas geared to the unstable and complex nature of the modern-day city. An international, multi-disciplinary jury composed of architects, town-planners, landscape designers, photographers, journalists and critics selected the five most convincing projects. First prize was awarded to the Brazilians Louis Ganz (artist and architect) and Carlos M Teixeirafor their Belo Horizonte (in the photos) project that began with a topological study of the city and identified an in-between land in the space emerging where the city runs into a slope, suggesting light and flexible platforms be inserted between the two existing structures. Second place went to the Chee Hon Kong team that worked on the London borough: an honourable mention also went to team composed of Jung-Hee, Shinya Miyzaki and Kano Tomolo with their Tokyo project; the two projects designed by the Tx-Buero Fuer Temporaere Architektur and Shum Ka Ho teams were also short-listed.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Complessità e olistica In Philadelphia Sul parvis della BNF Si è appena conclusa, presso l’Institute of Contemporary Art (www.icaphila.org) /University of Pennsylvania la mostra “Intricacy” (www.upenn.edu/gsfa/intricacy). Curata e allestita dall’architetto e teorico Greg Lynn, la mostra che è stata accompagnata da una serie di incontri e seminari, ha fatto il punto sui nuovi linguaggi derivati dall’uso delle tecnologie digitali sia nel mondo del progetto che in quello dell’arte. La nuova sensibilità per lo sfruttamento di ali tecnologie è stata definita dallo stesso Lynn come “intricacy” (complessità). La nozione si riferisce, appunto, al nuovo linguaggio visivo e spaziale fondato sull’intreccio, l’accumulo e la commistione di codici e tecniche provenienti da campi diversi, dal digitale all’ingeneria genetica, che sta dando vita a un nuovo modo di pensare e alla definizione di concetti su scala astratta e solistica. Tra i partecipanti alla mostra e al dibattito, oltre a Greg Lynn, Tom Friedman, Chris Cunningham, Adam Fuss, James Rosenquist, Peter Eisenman, Farshid Moussazi e Alejandro Zarea-Polo (Foreign Office Architects), Reiser+Umemoto, Wolf Prix, per ricordare solo alcuni dei nomi che stanno dando vita alla rivoluzione concettuale di questi anni.

The “Intricacy” exhibition (www.upenn.edu/gsfa/intricacy) has just drawn to a close at the Institute of Contemporary Art (www.icaphila.org) /University of Pennsylvania. The exhibition, which was put together and set out by the architect and theoretical essayist Greg Lynn, was accompanied by a series of meetings and seminars and focused on new idioms deriving from the use of digital technology in the world of design and art. A new awareness of the use of technology was described by Lynn himself as “intricacy”. The notion refers to a new visual and spatial idiom based on a weaving together, accumulation and mixture of codes and techniques coming from different fields ranging from digital technology to genetic engineering, which is bringing about a new way of thinking and resulting in concepts devised on an abstract, holistic scale. As well as Greg Lynn, the exhibition and debate also involved Tom Friedman, Chris Cunningham, Adam Fuss, James Rosenquist, Peter Eisenman, Farshid Moussazi e Alejandro Zarea-Polo (Foreign Office Architects), Reiser+Umemoto and Wolf Prix, just to mention a few of the names responsible for the conceptual revolution under way over recent years.

Arte e architettura, senso del volume e dello spazio e paesaggio contemporaneo, sono gli scenari dell’allestimento di dodici grandi sculture di Anthony Cragg sul piazzale sud-est e nord-est della Bibliothèque Nationale de France a Parigi. La forza silenziosa e monumentale dei quattro edifici-libro di Perrault a confronto con le forme aerodinamiche colate nelle materia di Cragg offrono un suggestivo momento contemplativo che coinvolge dimensione spaziale e temporale, rapporto tra un emblema della conoscenza e del sapere, qual è la biblioteca, e l’evoluzione della ricerca scientifica e tecnologica, propria del lavoro dell’artista inglese. L’esposizione in corso fino al 15 maggio è una straordinaria occasione per leggere nella giusta luce il lavoro sulla forma che Cragg coniuga sfruttando le potenzialità tecnologiche e fisiche dei materiali, dal kevlar, al carbonio, all’acciaio inox, al gesso, la pietra o il bronzo. L’articolazione delle sculture, realizzate tra il 1999 e il 2002, è una testimonianza dell’energia innovativa dell’artista

Sconosciuto Chagall In Paris and Milan e apporta, nella relazione che si innesca con l’architettura, un significato al legame tra la scala del copro e quella del luogo.

12 robot per un anno Milan Vukmirovic, direttore artistico della griffe Jill Sander, è l’autore di Project 01 Robot, un calendario realizzato come un oggetto di design da tavolo, ispirato alle matrioske russe, con la funzione di contenere, conservare e presentare. Per Robot 01 sono stati utilizzati, grazie alla collaborazione delle Grafiche dell’Artiere Gianni Gamberoni e di Susanna Cucco dell’agenzia di comunicazione Cucco, prodotti di stampa d’avanguardia come la stampa a caldo su PVC, la lito-offset e l’essiccazione UV. Il calendario è costituito da un piedistallo di legno laccato nero lucido sul quale si inseriscono i 12 parallelepipedi

che rappresentano i mesi, alternativamente in PVC trasparente e bianco lucido, aperti in alto e in basso e con un coperchio di cartoncino stampato in argento metallizzato lucido. I 12 contenitori colorati si estraggono uno a uno mostrano immagini legate alla mitologia contemporanea dei robot.

Errata corrige Nei credits relativi alla nuova sede della Mercedes a Roma, pubblicata a pagina 19 de l’Arca 179 di marzo 2003, sono stati citati in modo errato due nomi dei collaboratori interni della Tecn-Arch Engineering, ce ne scusiamo con gli interessati e riportiamo di seguito l’elenco esatto dei collaboratori interni: Project and Site Management: Andrea Savini Nicci, Massimo Stella; General Coordination: 92 l’ARCA 181

Tae Tecn-Arch Engineering; Internal Collaborators: Giovanni Gaudenzi (Senior Partner), Alessandro Stella (Senior Partner), Piergiorgo Antonetti (Specific Furniture), Susanna Rao (Junior Partner, Antonella Armeni, Fabrizio Americola, Gregorio Santilli, Pasquale Pellone, Elena Angelini, Fabio Massari, Maurizio Silvetti, Lucia Petrà, Roberta Carnevali, Teresa Tornatore.

La notorietà e il successo di Chagall sono parecchio controversi, da una parte successo innegabile di pubblico, dall’altra un successo di critica e un’influenza sui giovani artisti indubbiamente più limitati che vedono soprattutto nel periodo francese dell’artista, dal 1925, una caduta di creatività, di freschezza a scapito di un certo sterile accademismo. Sicuramente la figura di Marc Chagall, ha rappresentato un mondo abbastanza a sé rispetto ai movimenti e alle correnti del secolo scorso, e l’importante retrospettiva allestita a Parigi, alle Galeries nationales du Grand Palais fino al 13 giugno, offre un’occasione unica per ripercorrere l’opera dell’artista, dal 1910 agli anni Ottanta, in rapporto alla sua epoca. Attraverso oltre 179 opere, tra cui 75 dipinti, suddivise in cinque sezioni: gli anni russi, il Teatro ebraico, la Bibbia, la Galleria delle Favole e gli anni francesi, viene proposto un panorama selezionato che colloca il lavoro di Marc Chagall in un contesto più ampio che non quello tradizionalmente considerato degli anni russi e mediterranei. Il progetto dell’artista di costruire un’opera, viene esaminato in ogni sua tappa, nel rapporto al cubismo,

al suprematismo, al surrealismo, al modo di trattare il paesaggio e il ritratto. Un itinerario artistico che corre parallelamente a uno personale che portò Chagall dalla Russia alla Francia con la definizione di un’estetica “chagalliana” nata dall’incontro di due culture. In mostra si percorre, quindi, un’evoluzione artistica del tutto particolare che passa dalla valorizzazione del folclore ebraico, alla conoscenza e appropriazione della cultura francese attraverso l’illustrazione delle favole di La Fontaine, fino all’affermazione di una senso messianico dell’arte, aspetto forse tra i più sconosciuti che in questa mostra viene rivalutato. Sempre a Chagall è poi dedicata la mostra “Marc Chagall, fiaba e destino” allestita fino al 30 luglio alla Fondazione delle Stelline di Milano. In questa sede vengono esposte le opere grafiche appartenenti alle collezioni milanesi, ponendo l’accento, per la loro scelta, su quelle che più denotano lo stile fantastico e l’umanità del pittore. In particolare sono presenti le acqueforti che l’artista russo eseguì per Le anime morte di Gogol, per Le Favole di La Fontaine, e per illustrare La Bibbia, realizzate tra il 1931 e il 1939.

There is plenty of controversy surrounding Chagall’s fame and success. Certainly popular with the general public, but less of a success with the critics and not such a great influence on young artists, who felt there was a decline in his creativity and freshness during his French period from 1925 onwards, as a certain rather sterile formalism entered his work. Chagall was certainly in a world of his own compared to other movements and schools of thought in the 20th century, and the important review of his work on display at the Galeries Nationales du Grand Palais in Paris through to 13th June provides a unique opportunity to retrace the artist’s work from 1910 to the 1980s in relation to the age in which he lived. Featuring over 179 works, including 75 paintings divided into five sections: the Russian years, Jewish Theatres, the Bible, the Gallery of Fairy Tales and the French years, offering a carefully gauged panorama setting Chagall’s work in a broader context than that traditionally considered for his Russian and Mediterranean years. Every stage in the artist’s project to construct his own body of work is

examined, including his relations to cubism, suprematism, surrealism and his approach to landscape and portrait painting. His artistic development ran parallel to his personal life that saw him move from Russia to France to create “Chagallian” aesthetics emerging from a confrontation of two cultures. The exhibition traces this very special artist’s personal development as he moved from Jewish folklore to a deeper insight into French culture by illustrating La Fontane’s fairy tales, eventually acquiring an almost messianic sense of artistry, perhaps one the least familiar aspects of his work highlighted in this exhibition. The exhibition entitled “Marc Chagall, fiaba e destino” on display at the Fondazione delle Stelline in Milan through to 30th July is also devoted to Chagall. It features his graphic designs from the Milan collections, deliberately focusing on those most emblematic of the painter’s vivid imagination and humanity. The water-colours the artist painted between 1931-39 to illustrate Gogol’s Lost Souls, La Fontaine’s Fairy Tales and the Bible are particularly striking. 181 l’ARCA 93


Creatività sociale Rural Studio

Perret a Torino

L’Architekturzentrum di Vienna (www.azw.at) dedica fino al 2 giugno una mostra al Rural Studio (www.ruralstudio.com) fondato da Samuel Mockbee (1944-2001). Il Rural Studio, fondato da Mockbee insieme a Dennis K.Ruth all’inizio degli anni Novanta, è situato a Hale Conty (Alabama), una regione piuttosto povera degli Stati Uniti, un luogo dimenticato fatto di città cadenti, comunità di case mobili, ampi bacini per l’allevamento del pesce gatto e resti derelitti di quella che un tempo fu una fiorente area agricola. Qui, dalla fondazione del Rural Studio, si incontrano gli studenti della Auburn University (www.auburn.edu/academic/architecture/arch/rural/index.html) per studiare e sperimentare sul campo l’arte del costruire. Sono così state progettate e realizzate circa venti tra case private, centri sociali, chiese, impianti sportivi per la comunità della contea, utilizzando soprattutto materiali naturali e riciclati come cuccette di carrozze ferroviarie, vecchi mattoni, assi di legno usate, pneumatici per auto, balle di paglia, cartone, bottiglie colorate. Il programma di studio e lavoro di Mockbee è teso a far uscire gli studenti dall’astrattezza dell’insegnamento accademico per porli a confronto diretto con la realtà della realizzazione e del massimo sfruttamento della propria inventività e abilità costruttiva. In mostra si trovano pannelli informativi sulla realtà sociale dell’Alabama e sulla sua storia, fotografie di grande formato, schizzi, modelli, video e interviste che approfondiscono gli obiettivi del lavoro degli studenti: l’interazione tra uso innovativo di materiali poveri e riciclati, l’impegno sociale e la creatività architettonica.

La mostra “Perret – La poetica del cemento, 1900-1954” arriva dall’IFA di Parigi a Torino, allestita nelle sale della Galleria Civica d’Arte Moderna fino al 25 maggio. Auguste Perret è stato uno degli architetti più rappresentativi del XX secolo, a parire dal 1905 quando, con i fratelli Gustave e Claude, fondò lo studio di architettura e l’impresa edile attraverso i quali mise a punto e realizzò le sue teorie di un nuovo classicismo basato sull’utilizzo del cemento. La sua volontà innovativa trovò campo libero nella grande ricostruzione di

Le Havre (19945-1954), città che contribuisce in modo sostanziale a questa mostra con una serie di maquette e documenti progettuali originali. Accanto a questi sono esposti una quarantina di modelli riprodotti per l’occasione, testi teorici, fotografie e disegni che tracciano lo sviluppo teorico e tecnico delle innovative idee di August Perret sull’architettura. Sono inoltre esposti alcuni dei mobili originali restaurati che testimoniano dell’attività del maestro francese come designer. Auguste Perret, Ateliers Esders (1919), av. Philippe-Auguste, Paris 11e. Photographie, mai 1919, cl. Chevojon.

In viaggio con Marco Polo 150 anni di fotografie

Arguzie artistiche In Frankfurt

Presentata dalle Edizioni White Star e dal National Geographic (www.nationalgeograhic.com), la mostra “Marco Polo – Michael Yamashita. Un fotografo sulle tracce del passato” offre al pubblico un viaggio affascinante nella storia e nella cultura. La mostra, allestita a Palazzo Altemps di Roma fino al 22 giugno, propone una selezione di 100 fotografie tra le migliaia scattate da Yamashita (www.michaelyamashita.com) nel corso del viaggio che ha realizzato in tre anni seguendo l’itinerario seguito da Marco Polo nel lontano Oriente. Dal Medio Oriente lungo la via della seta fino all’interno della Cina, dagli altopiani del Tibet al Laos e poi a ritroso, via mare, verso Venezia, dall’Indonesia alle coste indiane, Yamashita ha voluto verificare di persona le meraviglie e le tradizioni raccontate ne Il Milione. Le sue immagini raccontano di popoli, culture, architetture, paesaggi, usanze e costumi offrendo al pubblico un vasto reportage che unisce il passato al presente.

Il grottesco nell’arte è il protagonista della mostra aperta fino al 9 giugno alla schirn Kunsthalle di Francoforte. Col titolo “Grotesque! 130 Years of Insolent Art” si ripercorre l’ultimo secolo di storia di questo approccio trasversale ai vari generi artistici, prendendo in considerazione soprattutto la produzione tedesca a partire dalla fine del diciannovesimo secolo. Nelle opere definite “grottesche”, si intrecciano sul sottile confine tra tragedia e comicità, le disavventure della vita, la satira politica, le sferzate al potere (o ai suoi oppositori), l’astruso e il terribile, il riso e la beffa. Una storia lunga quanto quella dell’uomo, ha portato l’arte grottesca dalle grotte primitive, appunto, alle opere, anche teatrali, dell’antica Grecia e della Roma classica, alla tradizione dei carnevali popolari del Medioevo, fino alle querelle politiche e sociali del nostro tempo. In mostra a Francoforte, una selezione di opere in cui l’arguzia di artisti come Max Klinger, Alfred Kubin, Sigmar Polke, John Bock, tra i tanti presentati, sottolinenano la vivacità e l’emergere di una sempre nuova modernità.

Fino al 2 giungo, a Palazzo Strozzi a Firenze, è aperta la mostra “Fratelli Alinari, Fotografi in Firenze. 150 anni che illustrarono il mondo, 1852-2002”, curata da Giuseppe Tornatore. Sono esposte oltre a 600 fotografie selezionate dall’archivio del celebre atelier, con molte vintage prints (stampe originali) e stampe moderne da lastre originali, di cui molte inedite, grandi macchine fotografiche d’epoca, le lastre di oltre un metro, la sala di posa dove i visitatori si possono anche far ritrarre. Ideata in occasione dei 150 anni dei Fratelli Alinari, la mostra racconta la storia dell’Italia attraverso i volti, le strade, i monumenti, i costumi, i paesaggi, con uno sguardo appassionato e intelligente divenuto ormai patrimonio della nostra memoria collettiva.

The grotesque in art is the subject of an exhibition running until 9th June at the Schirn Kunsthalle in Frankfurt. “Grotesque! 130 Years of Insolent Art” traces the last century’s history of this cross-the-board approach to various forms of art, mainly looking at Germany’s role from the end of the nineteenth century onwards. So-called “grotesque” works wind along the slender boundaries between the tragic and comic, the misfortunes of life, political satyr, political axe-grinding (and its opponents), abstruseness and the horrific, laughter and mockery. As old as mankind itself, grotesque art stretches from primitive caves to the works (theatrical etc.) of ancient Greece and classical Rome, popular Carnivals in the Middle Ages and the socio-political upheavals of the present day. The Frankfurt exhibition features a selection of works in which the wit of artists like Max Klinger, Alfred Kubin, Sigmar Polke and John Bock, among all those on display, underline the emergence of a lively new form of modernity.

Auto, arte e architettura The Architekturzentrum in Vienna (www.azw.at) is devoting an exhibition to Rural Studio (www.ruralstudio.com) set up by Samuel Mockbee (1944-2001) through to 2nd June. Rural Studio, established as we said by Mockbee together with Dennis K.Ruth in the early1990s, is based in Hale County (Alabama), a rather poor and forgotten part of the United States composed of crumbling communities of mobile homes, large reservoirs for breeding cat fish and the derelict remains of what was once flourishing farm land. Rural Studio has provided a chance for students at Auburn University (www.auburn.edu/academic/architecture/arch/rural/index.html) to study and experiment on the art of building design. About twenty private houses, social centres, churches and sports facilities for the county community have been built mainly out of natural and recycled materials like sleeping compartments from trains, old bricks, used planks, car tyres, balls of hay, cardboard boxes and coloured bottles. Mockbee’s work and study programme is aimed at drawing students away from the abstraction of academic teaching in order to come directly to terms with design work. The exhibition includes information panels about life in Alabama and its history, large photos, sketches, models, video clips and interviews examining the students’ work goals: interaction between the innovative use of cheap and recycled materials, social commitment and architectural creativity.

“Penso che l’automobile sia oggi l’equivalente delle cattedrali gotiche, una grande creazione concepita da artisti appassionati e sconosciuti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da un intero popolo che vede in essa un oggetto perfettamente magico”, dalle parole di Barthes di quasi mezzo secolo fa ad oggi, l’automobile si è affermata nella società contemporanea con una crescita esponenziale. E non solo come oggetto puramente tecnologico, ma sociologico, artistico e letterario, scientifico culturale. A Sceaux, nel nord della Francia, una mostra coglie con particolare acutezza un aspetto di questo simbolo dei nostri tempi, considerandone il rapporto con l’arte e l’architettura. “Carrozzerie. Automobile, arte e architettura”, allestita e organizzata dal CUAE (Consiglio d’architettura, d’urbanistica e dell’ambiente) fino al 26 maggio alla Galerie du Petit A sinistra/left, The Rural Studio, Butterfly House (photo: Timothy Hursley). A destra/right, Jérôme Brézillon/Métis Images, Shoshone, 2002.

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Châteu, offre un’interessante testimonianza di come, nella storia, queste due discipline si sono relazionate all’auto, rispetto al suo consumo, utilizzo, rifiuto, ispirazione, mobilità, ecc. L’arte vede posizioni diverse, dal gruppo BP che rimette in causa inversione ecologica e supremazia economica dovute all’automobile, a Claude Closky, Alain Bublex che registrano il movimento tra ipnosi e design, fino Bertrand Lavier, Pascal Pinaud o César che si impossessano delle carrozzerie per farne nuovi materiali dell’arte. Affrontando il rapporto con l’architettura, la mostra si interroga sulle possibilità di rendere più fluido e naturale il nostro rapporto con l’auto e prende in esame progetti, dal quartiere Borne-Sporenburg ad Amsterdam, al silos di François Seigeur per Marsiglia, alle torri parcheggio di Chicago, che proiettano in un nuova dimensione il ruolo dell’automobile nel quotidiano.

Inventiva continua Wladimiro Tulli è il protagonista della mostra aperta fino al 25 maggio a Palazzo Forti di Verona. L’artista marchigiano, che ha da poco compiuto ottanta anni ed è sulla breccia artistica dal 1938, ha creato negli anni un universo personale, declinato con grande e continua inventiva e con un linguaggio originale e ricco di spunti e fermenti culturali.

Con oltre sessanta opere, la mostra, intitolata “Wladimiro Tulli, lirismi alchemici”, ne traccia il lungo percorso, dagli esordi vicini al Futurismo di Martinetti, fino ai lavori più recenti sottesi da un lirismo quasi magico di colore, forme e segni tracciati utilizzando i materiali più disparati e ricorrendo alle tecniche più varie. Sopra/above, Michael Yamashita, Bagno Turco; Fratelli Alinari, automobile di fabbricazione Ansaldo, 1920. A sinistra/left, Wladimiro Tulli, Aereo sul lago, collage, 1941. A destra/right, Arnulf Rainer, Smiling Face with Wide Eyes, 1977.

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Poliedrico Spoerri In Vienna

Genova anni Sessanta

La Kunsthaus (www1.kunsthauswien.com/english/khw.htm) di Vienna presenta fino al 1 giugno una retrospettiva dell’opera di Daniel Spoerri (www.danielspoerri.org). Con circa 150 opere, si ripercorre il ricco itinerario di questo artista, che è anche poeta, ballerino, regista, nonché fondatore dei Nuovi Realisti e della Eat Art-arte da mangiare. Nato in Romania nel 1930, Spoerri è stato da sempre, a partire dalle persecuzioni razziali naziste per le quali il padre fu ucciso e lui costretto a scappare in Svizzera con la madre, un nomade. Da Parigi ad Amsterdam, da New York a Vienna, da Berlino all’isola greca di Symii, Spoerri è un viaggiatore in permanenza e dalle sue peregrinazioni ha accumulato ed espresso in vari modi la sua ricca vena artistica, collaborando di volta in volta con artisti come César, Arman, Niki de Saint Phalle, Filliou. Attualmente si è stabilito a Seggiano in Toscana dove sta lavorando alla realizzazione del “Giardino di Daniel Spoerri”.

Genova sarà capitale europea della cultura del 2004, e già da ora avvia una serie di mostre tese a sottolineare il proprio recente passato artistico. E’ il caso della mostra organizzata fino al 15 giugno a Villa Croce-Centro per le Arti Visive che presenta i lavori realizzati da alcuni noti artisti nell’ambito dell’esperienza d’avanguardia che cade sotto il nome di Galleria del Deposito, negli anni Sessanta. Genova fu in quegli anni un punto di riferimento per le ricerche neo-concretiste e di arte cinetica e programmata che prefiguravano un rapporto privilegiato tra arte e scienza nella dimensione utopica che fa dell’arte un modello operativo per a vita. In tale contesto la Galleria Deposito, inaugurata nel 1963, introdusse un elemento innovativo contrapponendo alle logiche elitarie del mercato quelle della qualità e della ricerca, con opere “moltiplicate” attraverso la serigrafia, anche se in edizioni limitate, e la tiratura industriale di oggetti artistici. Tra i molti artisti che parteciparono alle varie iniziative tra cui un mensile

The Kunsthaus (www1.kunsthauswien.com/english/khw.htm) in Vienna is showing a review of the work of Daniel Spoerri (www.danielspoerri.org) through to 1st June. There are about 150 works tracing the career of this artist, poet, ballet dancer, director and even the founder of the New Realists and Eat Art movements. Born in Romania in 1930, Spoerri has always led a nomadic existence ever since the Nazi persecution that killed his father and forced him to flea to Switzerland with his mother. From Pairs to Amsterdam, from New York to Vienna and from Berlin to the Greek island of Symii, Spoerri has always been a permanent traveller, learning new means and forms of artistic expression on his journeys and working at various times with artists like César, Arman, Niki de saint Phalle and Filliou. He has now settled in Seggiano in Tuscany, where he is working on designing “Daniel Spoerri’s Garden”.

Installazione di/installation by Leon Tarasewicz, Galleria Lawrence Rubin di Milano. Sopra/above, Daniel Spoerri, Sevilla nr.6. A destra in alto/top right, J.Tilson, Zikkurat 9, 1967; in basso/below, Andreas Slominski, Jackdaw Trap, legno e metallo/metal and wood, 1999.

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della galleria, si ricordano Bill, Cagli, Castellani, Dorazio, Alviani, Fontana. In mostra a Villa Croce, una selezione di circa settanta opere di questi e altri artisti che esposero alla Galleria Deposito e una serie di fotografie di Kurt Blum, Lisetta Carmi, Ugo Mulas che documentano la vita artistica di quegli anni nel capoluogo ligure.

alla ricerca di senso. Il superfluo e la stravaganza sono chiamati in gioco per sovvertire le aspettative dello spettatore con il piglio dell’idiot savant che vuole sottolineare le insidie e il nonsense che assume talvolta la vita quotidiana.

Design da dipingere La Galleria Lawrence Rubin di Milano propone fino al 22 maggio la mostra “Leon Tarasewicz meets Michele De Lucchi”. Il primo è pittore noto per i suoi interventi in interni di case e di edifici pubblici, caratterizzati dall’uso di colori caldi stesi in forme che astraggono le immagini naturali, e, per questa occasione, ha dipinto le pareti e gli elementi mobili della galleria che espone

Italiani a San Pietroburgo

Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara presenta fino al 15 giugno una mostra dedicata all’interpretazione dell’opera di Shakespeare da parte dei pittori europei tra il Sette e l’Ottocento. “Shakespeare nell’arte”, questo il titolo della mostra, propone una varietà di letture e rappresentazioni che spaziano dall’Illuminismo al Romanticismo fino all’era Vittoriana. Dalle prime riproduzioni quasi realistiche di rappresentazioni teatrali di Hogarth e Hayman alle suggestioni dei versi e all’estetica del sublime di Füssli o Blake, dalla dimensione eroica dei drammi storici riletti in chiave romantica da Turner, Delacroix, o Hayez ai ritratti dei più celebri attori, con in testa David Garrick, che portò in scena interpretazioni memorabili dei drammi del maestro di Stratford-uopn-Avon, la mostra è un inno alla bellezza della poesia e al genio di Shakespeare. Dopo Ferrara, la mostra sarà aperta dal 16 luglio al 19 ottobre presso la Dulwich Picture Gallery di Londra che ne è co-organizzatrice.

Al Complesso del Vittoriano di Roma è allestita fino all’8 giugno la mostra “San Pietroburgo e l’Italia, 1750-1850”. Organizzata in occasione del 300° anniversario della fondazione della città russa, la mostra ripercorre la storia degli stretti rapporti intercorsi tra San Pietroburgo e gli artisti (Torelli, Rotari, Tocci, Fontebasso, Dusi) e architetti (Domenico Trezzini, Bartolomeo Rastrelli, Antonio Rinaldi, Giacomo Quarenghi, Carlo Rossi) italiani che contribuirono alla sua creazione e crescita culturale. Il percorso espositivo è organizzato in quattro sezioni: la prima riguarda gli architetti italiani con quadri e disegni di vedute dei loro palazzi; la seconda è costituita dai pittori italiani operanti in Russia; la terza è dedicata ai nostri scenografi; infine, la quarta sezione propone le opere di artisti italiani conservate nelle collezioni russe dell’epoca.

Sopra/top, William Blake, Qual angelo caduto dalle nubi (Enrico IV, parte 1, IV, 1, 108-109), penna e acquerello/pen and watercolor, 1809.

Trappole geniali L’artista tedesco Andreas Slominski (classe 1959) espone fino al 13 giugno una quindicina di opere appositamente realizzate per l’occasione, presso la Fondazione Prada (www.fondazioneprada.org) di Milano. Slominski è un artista concettuale dallo spirito arguto ed è definito in patria come uno Fallensteller (colui che tende trappole). Sono infatti trappole, rivedute e corrette da una forte carica simbolica e metaforica, le sue opere più note, a partire dal 1984 quando realizzò la prima utilizzando un normale meccanismo di trappola per topi. In bilico tra l’objet trouvé e il ready-made, queste trappole, ciascuna col proprio carattere, acquistano valenza artistica nel gioco di rimandi tra Slominski e lo spettatore il cui sguardo e pensiero viene “catturato”

Il poeta e i pittori

anche alcuni dei suoi quadri più recenti. De Lucchi, che ha collaborato al progetto di allestimento della galleria per la mostra, presenta la sua nuova lampada “Artista”, il cui paralume, corredato da due pennelli, è pensato per essere personalizzato dall’acquirente; Tarasewicz ne ha dipinto, per questo incontro, alcuni esemplari che costituiranno una serie limitata firmata dai due artisti.

A destra/right, Johan Heinrich Füssli, Le tre streghe (Macbeth, I, 3, 42-44), olio su tela/ oil on canvas), 1783

Inganni a Lodi

Arte a coppie Undici coppie accomunate dalla vita artistica e da strette relazioni (marito e moglie, madre e figlio, compagni) sono protagoniste della mostra allestita fino al 8 giugno a Palazzo Cavour di Torino. Curata da Lea Mattarella, Elena Pontiggia e Tulliola Sparagni, la mostra “Arte in due – Coppie di artisti in Europa 1900-1945” analizza le opere di quegli artisti che hanno sviluppato un preciso e autonomo percorso creativo, cercando di visualizzare sia la linea di evoluzione stilistica e tematica comune sia gli elementi di differenziazione rispetto al loro “partner”. Si tratta di percorsi di vita e artistici brevi, come nel caso di Georg Schrimpf e di sua moglie Maria Uhden, morta a soli 26 anni dopo un anno di matrimonio, o duraturi, come per Robert e Sonia Delaunay. Nel caso di Suzanne Valadon si è puntato più sul rapporto col figlio Maurice Utrillo che su quello con artisti come Puvis de Chavanne o Toulouse Lautrec, con cui ebbe relazioni importanti, essendo stato Maurice la presenza maschile più costante e forte della sua vita. Le altre coppie in mostra sono: Felice Casorati – Daphne Maugham Casorati;

Michail Larionov - Natalija Goncharova; Alexej Jawlensky - Marianne Werefkin; Wassily Kandinsky - Gabriele Münter; László Moholy Nagy - Lucia Moholy Nagy; Jean Arp - Sophie Taeuber-Arp; Mario Broglio - Edita Broglio; Mario Mafai - Antonietta Raphaël.

L’associazione no-profit Primaluce di Lodi ha organizzato il Primo Festival Internazionale del Trompe l’Oeil (www.trompeloeilfestival.com)), che si tiene dal 30 maggio al 1 giugno nel centro storico e in alcuni spazi espositivi di Lodi, tra cui la Bipielle City progettata da Renzo Piano. Oltre all’esposizione, cui partecipano una settantina di artisti provenienti da tutto il mondo, è stato organizzato un concorso, la cui giuria è presieduta da Graham Rust, artista inglese tra i maggiori rappresentanti di questa tecnica, e una mostra-mercato e incontri tra gli artisti, architetti di interni e il pubblico.

A sinistra/left, Suzanne Valadon, Maurice Utrillo, sa grand-mère et son chien, olio su cartone/oil on cardboard, 1910.

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Foto d’autore

Spagnoli a Martigny

Al Centre national de la photographie di Parigi sono in mostra fino al 1 giugno i lavori di Kyoichi Tsuzuki e Federico Patellani. Giapponese il primo, nato a Tokyo nel 1956, presenta in quest’occasione i recenti lavori facenti parte della sua ultima opera Univers for Rent (2001) in cui vengono indagati l’habitat e la società giapponesi. Si inseriscono in questo progetto le foto sulle “happy victims”, o fashion victimes (realizzate in occasione del Festival Internazionale delle Arti e della Moda di Hyères) centrate su quelle generazioni che si rapportano in modo folle e quasi perverso con il mondo della moda e degli accessori, pronte a sacrificare ogni cosa per assecondare la loro dipendenza da una marca feticcio. “La più bella sei tu” è invece la mostra che riunisce i lavori realizzati da Patellani (nato a Milano nel 1911) nel secondo dopoguerra. Si tratta di serie di foto consacrate a famose attrici, da Luicia Bosé a Gina Lollobrigida, Sofia Loren, Silvana Mangano e alle modelle e candidate al titolo di Miss Italia tra il 1949 e il 1951.

Intitolata “Da Picasso a Barceló, gli artisti spagnoli”, la mostra aperta fino al 9 giugno alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny mette a fuoco l’opera di diciotto tra gli artisti iberici più importanti del XX secolo. Vengono presentate circa settanta opere che offrono una panoramica generale dell’arte in Spagna dall’inizio del secolo scorso fino ai giorni nostri e testimoniano di una coerenza evolutiva e di una logica unitaria, mantenuta anche nel contesto internazionale. Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni: le avanguardie storiche (Picasso, Miró, Dalí e Julio González); le Nuove Avanguardie, tra cui spiccano Tapies, Saura, Palazuelo, Chillida, Miralles e Oteiza; le generazioni degli anni Sessanta e Settanta, con gli artisti del Equipo Cronica, poi sciolto, Luis Gordillo,

Studiare la luce Carlos Alcolea; infine, una selezione di opere realizzate negli ultimi due decenni da José Maria Sicilia, Juan Muñoz e Miquel Barceló.

Il programma formativo “Lighting Academy” 2003, promosso dalla Fondazione “La Sfacciata” e dalla Targetti Sankey, e finalizzato allo studio, alla ricerca, alla creazione artistica, al dibattito, all’aggiornamento e alla formazione illuminotecnica, prosegue la propria attività organizzando corsi base e workshop per quanti desiderano acquisire maggiori informazioni per un uso corretto della luce in ambienti interni ed esterni. I due corsi base di illuminazione per ambienti interni, che si svolgeranno rispettivamente dal 25 al 28 giugno e dal 25 al 29 novembre sono dedicati a studenti e professionisti non

Magritte e i contemporanei

Un’opera per Ivry Fino all’8 giugno, al Centro d’arte d’Ivry sono in mostra le opere degli artisti selezionati in occasione della XIV edizione della Bourse d’art monumentale, la manifestazione biennale che dal 1979 ha per obiettivo la realizzazione di un’opera per lo spazio urbano della città. Nel corso dell’esposizione sarà designato il vincitore, sui sei partecipanti selezionati, che beneficerà l’anno prossimo di una esposizione personale e gli verrà offerta l’opportunità di realizzare la sua opera. In lizza alla premiazione finale, Pierre Antoniucci (1943) che presenta una grande tela scomposta in molteplici elementi lavorati al computer, Damien Cabanes (1959) con un’istallazione di una quarantina di sculture in terra colorata a formare un’organizzazione seriale, Claire Chevrier (1963) che partecipa con le sue immagini scattate su aspetti della nostra realtà, dalla guerra ai paesaggi semi-industriali e semirurali, Nicolas Hérubel (1959) che presenta un insieme di damigiane vuote completato da una scultura di tipo cosmogonico, Stephen Maas (1953) creatore di un promontorio all’ingresso di una delle sale su cui istalla alcune sculture, Kees Visser che dipinge sul muro della sala principale (5 m di altezza per 25 di lunghezza, nella foto) delle linee verticali di differenti larghezze e colori dando un senso di dinamicità e velocità allo spazio. In alto a destra/top right, Eduardo Chillida, Lurra, 1979. A destra/right, René Manritte, l’appel des cimes, 1943; Les Grâces naturelles, 1948.

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Alla Galerie nationale du Jeu de Paume di Parigi, una mostra dedicata a René Magritte, fino al 9 giugno, offre una singolare prospettiva dell’artista documentandone l’opera in un’ampia panoramica, attraverso l’esposizione di oltre centro dipinti, collages, oggetti e una selezione di fotografie originali realizzate dall’artista. Interessante il taglio analitico che guida il percorso espositivo in cui viene sottolineato, non tanto l’aspetto più tradizionale di pittore surrealista storico, a volte addirittura accademico, quanto, piuttosto, come diverse correnti d’arte contemporanea abbiano attinto dalla sua

opera parte delle loro fonti d’ispirazione. Numerosi esempi, tra cui La Clef des songes (1935), sono una testimonianza di come Magritte avesse colto, ben prima di Jasper Johns o Joseph Kosuth, il problema della rappresentazione e della sua nomina, del significante e del significato, del mistero del linguaggio. L’insieme delle opere, disposte in successione cronologica partendo dal 1925 con la scoperta di De Chirico, si focalizza sulla serie di quadri di scrittura (1927-1930), su quella delle Pierres (1950-1951) o sulla serie degli Empires des lumières, che riunisce per la prima volta tre grandi versioni.

Semplicemente tecnologica specializzati che desiderano acquisire le basi per una corretta illuminazione degli ambienti interni. Il programma comprende lezioni teoriche, laboratori, case history, in relazione a: scienza della visione; fotometria; principi del calcolo illuminotecnico; sorgenti e loro caratteristiche; metodi di valutazione e controllo della luce naturale; controllo ottico della luce; informatica progettuale; esempi di progettazione. Il Workshop “Night Landscape”, svolto dal 23 al 26 aprile scorso, ha offerto invece ai partecipanti un’opportunità di specializzazione relativa al concept illuminotecnico di un ambiente naturalistico inserito in un contesto urbano, attraverso l’intervento di uno dei più rinomati lighting designer come Louis Clair. E’ stato prescelto come caso di studio e di indagine, con la collaborazione dell’Assessorato al Turismo e all’Ambiente del Comune di Firenze, il Parco delle Cascine; il più grande e importante parco storico monumentale in Firenze. I vari temi sono stati sviluppati attraverso lezioni teoriche e sessioni pratiche.

Varchi motorizzati Gunnebo Italdis, leader nel settore del controllo degli accessi pedonali, è stata incaricata, dal Centro della Sicurezza di Aosta, di completare l’ultima serie di installazioni di barriere per il controllo degli accessi presso la Regione Autonoma della Valle d’Aosta, relativamente ai varchi motorizzati situati presso l’ingresso dell’Assessorato all’Agricoltura. Si rinnova quindi l’incarico, affidato già precedentemente a Gunnebo Italdis per altre sedi e per il Palazzo Regionale, in termini di barriere. Per l’occasione sono stati selezionati i varchi motorizzati Pass-O-Mat Duplex per il controllo degli accessi pedonali che, risolti con soluzioni di grande rigore, di elegante estetica e di

Plastica al femminile prestigio, si distinguono anche per praticità e robustezza, eliminando i contatti con l’utente al fine di un incremento del flusso e di praticità di transito. La possibilità di funzionare in modo “normalmente aperto” (il varco si chiude solo in presenza di situazioni anomale) consente di minimizzare consumi e usura. Indirizzo del sito web: www.gunneboitaldis. com.

Lo scorso marzo, promosso da Federchimica Assoplast, si è tenuta a Milano la quarta edizione del Convegno”Plastiche 3° Millennio”, inteso a stabilire il rapporto tra le materie plastiche e il mondo al femminile. Una ricerca commissionata in Italia da SC Sviluppo Chimica, con la collaborazione di Assoplast, ad Astra e Demoscopea certifica che, con un’intervista svolta su 1052 donne comprese in un target d’età fra i 18 e i 79 anni, pari a 23.2 milioni di unità, le donne hanno un profilo specifico e differenziato rispetto all’intero universo demoscopico; nei confronti delle materie plastiche risultano moderne, ricche di aspettative, attente e mature, anche superando i dati della società italiana nel suo complesso. Di rilevante importanza si distingue l’area giocattoli che, riservata ai bambini, richiama particolarmente l’attenzione femminile e ancora più particolarmente è dipendente dalle materie plastiche. A questo proposito Assoplast ha chiarito come la sicurezza in quel settore venga oggi garantita attraverso rigorose direttive.

Ultimo nato

Del tutto rinnovato Completamente rinnovato nei contenuti e nell’aspetto, il nuovo sito web Holzbau www.Holzbau.com informa sul progressivo sviluppo del legno lamellare quale materiale strutturale per l’edilizia, attualmente affermatosi anche in tipologie costruttive precedentemente riservate ad altri materiali. Con il nuovo sito web, Holzbau mette a disposizione uno strumento sofisticato per il lavoro e l’aggiornamento di quanti sono interessati alla tecnologia del lamellare. All’interno del sito, le novità applicative e la normativa tecnica aggiornata. Sarà presto attivata inoltre una sezione

La Divisione Prefabbricati, di Eraclit, ha messo a punto, con Free 100, una nuova generazione di pareti mobili con coprigiunto in grado di eliminare la tradizionale distinzione tra struttura ed elementi ciechi o vetrati. Viene quindi introdotto il nuovo concetto di “Struttura Parete”, in cui ogni elemento è contemporaneamente strutturale, estetico e funzionale. Anziché su moduli a composizione tradizionale, il sistema si articola su pochi componenti estremamente semplici e adattabili, che in cantiere diventando versatili e liberamente componibili, per consentire le più diversificate e alternative soluzioni estetiche e funzionali. Con Free 100 sono attuabili: la massima intercambiabilità e rimovibilità dei moduli; le modifiche della tipologia e dell’estetica anche in fase di montaggio; le zone vetrate ad altezza libera; la posa dell’impiantistica; la soluzione dei problemi di angoli, partenze e giunti a “T” tra due pareti.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Nuovo sito AHEC

Per applicazioni estreme

Associazione che promuove a livello internazionale le esportazioni di legno duro americano, l’American Hardwood Export Council (AHEC), ha attualmente organizzato il nuovo sito web www.sustainablehardwoods.info, in grado di fornire dati e informazioni sulla sostenibilità di una risorsa naturale costituita dalle immense foreste americane di latifoglie. Da considerarsi il più recente tra i vari strumenti promozionali di AHEC, il nuovo sito informa in tempo reale sulla gestione della foresta, sulla rigenerazione naturale degli alberi e sulla certificazione del legno di latifoglia. Le foreste di latifoglie temperate, che crescono nell’est degli Stati Uniti, costituiscono un’imponente risorsa di legno duro garantita da una sicura tradizione di gestione sostenibile, e assicurano molteplici varietà di specie rispetto alle altre presenti nel mondo. Le numerose qualità di latifoglie americane, richieste con costante apprezzamento e incremento in Europa, sono supportate, attraverso il sito web, da informazioni che assicurano la provenienza da fonti gestite in modo sostenibile. Il link www.ahec-europe.org, del sito europeo dell’AHEC, consente inoltre ai visitatori di accedere alle informazioni tecniche sulle varie specie di legni duri americani e di ricevere gratuitamente tutte le pubblicazioni tecniche dell’AHEC, disponibili in otto lingue diverse.

Duplex® Easycut, di Glaverbel, è uno specchio studiato per “applicazioni estreme” in grado di resistere alle più violente aggressioni in ambienti caratterizzati da elevata umidità, assicurando contemporaneamente sicurezza, in termini di applicazioni, grazie alla struttura stratificata. Duplex è dotato di uno strato di argentatura protetto da una lastra di vetro float chiaro incollato mediante una

pellicola adesiva double face. Lo specchio non comporta né strato di rame né vernice al piombo.

Per presentazioni 3M™ Digital Wall Display, prodotto di ultima generazione che integra in un solo sistema la gestione di riunioni, presentazioni e incontri di lavoro, concentra le funzioni relative a: proiettori multimediali, lavagne digitali, tabelloni per appunti, schermi, monitor TV, altoparlanti. Dotata di un design rigoroso ed essenziale, valido per qualsiasi ambiente sia pubblico sia privato, 3M™ Digital Wall Display elimina, dalle sale meeting, gli ingombri dei cavi, i rumori

di fondo, il disordine e i problemi di manutenzione propriamente legati alle precedenti e complesse strutture. Il sistema consente: un’attivazione immediata e sempre disponibile; è facile da usare con un controllo totale della presentazione; stampa direttamente gli appunti e i verbali di riunione possono essere immediatamente distribuiti; memorizza gli appunti; ha interazione immediata e collegamento in videoconferenza.

Per superfici metalliche

Premio Intel E’ dedicata alla memoria di Augusto Morello la terza edizione del Premio Intel Design che, organizzato nell’ambito di Intel 2003, presente in Fiera Milano dal 20 al 24 maggio, ha come presidente di Giuria Carlo Forcolini, attuale presidente dell’ADI. Il Premio Intel Design si articola in tre categorie: innovazione rispetto agli standard del mercato; tecnologie del prodotto e processo produttivo; design. La Giuria, costituita da Richard Buchanan , Umberto Cugini, Michele De Lucchi, A. Federico Giua, , Yrjo Sotamaa e Ralph Wiegmann, seleziona i prodotti più significativi tra i quali, per ogni categoria, indica quelli considerati migliori non escludendo le premesse di eco-compatibilità. I prodotti selezionati, premiati direttamente in Fiera, sono esposti in Piazzale Italia nel corso dell’evento. Cinque le aree tematiche presenti a Intel 2003: World Light Show (scienza, tecnologia e design della luce); Building Show (dal materiale di installazione elettrica alle soluzioni di domotica e building automation); Power Show (il mondo dell’energia elettrica anche rinnovabile); Factory Show (eccellenza di prodotti e sistemi per l’automazione della produzione); Components Show (componentistica per elettrodomestici, elettronica ed elettrotecnica). Le due ultime aree tematiche rappresentano una novità. 100 l’ARCA 181

Leader nel campo dei rivestimenti, Vecom Italia realizza, con Isoclad PCM, un prodotto innovativo, proposto in una dispersione acrilico poliuretanica a base acqua fornita già miscelata. Facilmente applicabile a pennello, rullo o airless, il prodotto genera una barriera elastomerica che protegge il substrato metallico dai danni provocati dall’acqua e dalla corrosione in genere. La formulazione chimica di Isoclad PCM è tale da prevenire la proliferazione di muffe e batteri sia in condizioni esterne sia interne. Il prodotto, disponibile

in una vasta gamma di colori, aderisce ai supporti già verniciati anche senza l’utilizzo di primer.

Per stampa a colori Océ TCS400 è la nuova famiglia di sistemi di stampa, copia e acquisizione a colori per il grande formato, in grado di rispondere alle sempre crescenti esigenze di gestione dei documenti tecnici. La famiglia è composta da due stampanti di grande formato e un sistema multifunzione (printer – scanner – software Océ Image Logic e Océ Scan to File). Océ TSC400 printer è un sistema di stampa a colori formato 36” (914mm), che utilizza la tecnologia Thermal Inkjet . La possibilità di connessione in rete rende il sistema ideale

per ambienti di lavoro decentrati, come Centri Servizi, Industrie, Enti Pubblici e altro. Caratteristica fondamentale di Océ TCS400 è l’ottima qualità di stampa, ottenuta grazie alla risoluzione reale di 600x600 dpi.

Competenza e valori

Tutto sulla Costa Azzurra

Augusto Morello Cultura di una regione Italiana. Le Marche, i Guzzini e il design Mondadori Electa, Milano 2003, ill. b/n e col., 127 pp

Un nuovo mensile per la Riviera francese, il primo tutto in italiano. È “Il Corriere della Costa Azzurra” di cui è già in edicola il numero di aprile: è dedicato alla attualità e alla cronaca della Costa francese e, nell’inserto, del Principato di Monaco. Il primo numero ha tirato 18.000 copie: l’area di diffusione del mensile va da Marsiglia a Genova. Il giornale, la cui redazione si trova a Nizza, è indirizzato agli italiani, non solo turisti, che vivono lungo in Costa Azzurra. Tale bacino d’utenza conta circa mezzo milione di persone. Il Corriere è pubblicato dalla casa editrice Mediterraneum Editions, già proprietaria di altre due mensili, il “Riviera Times” e il “Riviera Côte d’Azur Zeitung”, testate in inglese e tedesco.

Il volume, presentato lo scorso febbraio presso la Triennale di Milano, aggiorna sulla saga imprenditoriale rappresentata nel territorio marchigiano dai Guzzini, protagonisti importanti per il processo di modernizzazione, industrializzazione e sviluppo della regione intrapreso da oltre mezzo secolo. Attenti da sempre alle trasformazioni dei processi produttivi, economici e culturali a livello internazionale, i Guzzini hanno saputo raccoglierne attentamente il messaggio per trasferirlo e integrarlo con competenza nella regione Marche, sviluppandone e ampliandone i valori e i contenuti proposti con soluzioni e risultati di alto profilo

nei mercati mondiali. Scritto a più mani, il libro documenta i molteplici aspetti culturali, ambientali e artistici propri di quel territorio, che arricchiscono e documentano il contesto generale dove si sviluppano le varie competenze e gli esiti dei Guzzini. Tra i nomi impegnati nella stesura del volume, con quello di Sergio Anselmi che affronta il quadro sociologico ed economico regionale, anche quello di Armando Ginesi che analizza in particolare l’ethos e l’arte locale, e quelli di designer come Luigi Massoni, Fabio Lenci e Bruno Gecchelin che evidenziano situazioni e collaborazioni con le varie aziende del gruppo Guzzini.

Segnalazioni 2A+P, Marco Brizzi, Luigi Prestinenza Puglisi GR/La generazione della rete. Sperimentazioni nell’architettura italiana Cooper&Castelecchi, collana: Hot Books, Roma 2003, ill. a colori e bn, 192 pp Ampia e completa panoramica sull’architettura italiana dell’ultimo decennio. Gr segnala 14 giovani gruppi di architetti (Cliostraat, A12, ma0/emmeazero, etc) che sperimentano, con modalità e linguaggi diversi dalle precedenti generazioni, le nuove fasi di un’architettura in movimento. Attraverso materiali avanzati, nuove soluzioni costruttive, audaci forme di design. Extradisciplinarità, tecnologia, interconnessione, rete sono le loro parole d’ordine. Gr è realizzato attraverso schede dei gruppi d’avanguardia, mappature tematiche, eventi relazionali, foto e siti web. A conclusione del libro, un dialogo, avvenuto via e-mail, tra due architetti e ricercatori della generazione precedente, Marco Brizzi e Luigi Prestinenza Puglisi: incuriositi (e coinvolti) dalle inedite pieghe che sta prendendo l’architettura dei trentenni cresciuti con Internet. Federico Bilò Mecanoo Edilstampa, Roma 2003, ill. col. e b/n, 175 pp Il libro fa parte della collana Autori contemporanei, che si caratterizza per l’elevato rapporto tra qualità dell’informazione e costo dei volumi. Il libro di Bilò presenta ed esamina la produzione non residenziale dei progettisti olandesi lungo gli anni Novanta, sullo sfondo di alcune questioni generali quali l’ered-

ità del moderno, il rapporto con il funzionalismo, la marginalizzazione delle questioni linguistiche. Kenneth Frampton Capolavori dell’architettura americana: La casa del XX secolo Skira, Milano 2002, 150 ill. a colori, 50 ill. in b/n, 234 pp L’architettura americana contemporanea viene analizzata attraverso lo studio delle più interessanti case degli stati Uniti che riflettono meglio di ogni altro luogo i cambiamenti in atto nella società. Dalla Fallingwater di Wright alla residenza privata di Gehry, le residenze vengono illustrate e presentate con testi critici e un’ampia selezione fotografica. La forma delle idee/Shaping Ideas A cura di Roberto Albanesi, Antonello Oggioni Edizioni Lybra Immagine, Milano 2002, ill. a colori e b/n, 210 pp Il volume documenta i risultati del 34° Premio Smau Industrial Design e della 10° Targa Bonetto, cercando di scoprire la trama della loro evoluzione attraverso alcuni percorsi progettuali di prodotti di oggi, di design e di architettura, e di progetti che vedremo realizzati nel prossimo futuro. Louis G. Le Roy Nature Culture Fusion NAI Publishers, Rotterdam 2002, ill. in b/n, 112 pp Louis Le Roy (1924) lavora da oltre trent’anni su una enorme struttura

in un appezzamento di terreno a bosco e prato vicino a Heerenveen, in Olanda. Su un’area di circa tre ettari sta realizzando quella che chiama Ecocattedrale, costruendo con le sue mani muri, perimetri, pavimenti, percorsi di mattoni e pietre e lasciando che la natura prolifichi su di loro. Due gli aspetti su cui punta la descrizione di questo immenso lavoro: lo spazio e il tempo. L’importanza del fattore tempo nei processi spaziali e il lavoro con sistemi complessi e dinamici è l’idea sottesa all’opera di Le Roy, che lo portano al centro del dibattito attuale sull’architettura, l’urbanistica e la progettazione dello spazio in generale. Luigi Caccia Dominioni: Case e cose da Abitare. Stile di Caccia A cura di Fulvio Irace, Paola Parini Fotografie di Gabriele Basilico Marsilio Editore, Venezia 2002, ill. a colori e b/n, 240 pp Pubblicato come catalogo dell’omonima mostra allestita a Palazzo Castelvecchio di Verona fino al marzo 2003, il libro presenta più di mezzo secolo di lavori del maestro lombardo. Architettura, disegno industriale, interior design costituiscono il fitto carnet professionale di Caccia Dominioni che ha segnato profondamente col suo stile, fondato sull’ “etica” dell’abitare in cui il raffinato formalismo si esprime attraverso la duplice dimensione del confort e della psiclogia, il paesaggio architettonico lombardo e non solo. 181 l’ARCA 101


AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione Europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma/Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracommunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7/2004 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione Generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles Tel. ++32 2 2957432, Fax ++32 2 2964280

Corea del Sud/South Corea Suwon Nam June Paik Museum L’ente banditore invita a proporre soluzioni progettuali per la realizzazione di un museo destinato a ospitare le opere dell’artista coreano Nam June Paik, nonché fornire le strutture per future attività creative e per promuovere la provincia di Kyonggi come centro internazionale di cultura/The Nam June Paik Museum is to serve as a repository for the Artist’s creative oeuvre, and a home for future artistic activities. At the same time, it is to promote the Province of Kyonggi as an international center of culture Scadenza/Deadline: 17/5 Per informazioni: The Kyonggi Cultural Foundation 1116-1 - InGye-dong, Paldal-ku, Suwon, Province of Kyonggi Tel. ++82 31 2318541, Fax ++82 31 2318549 Internet: www.njpmuseum.org E-mail: advisor@njpmuseum.org

Francia/France Cayenne Edificio per uffici Progetto per la costruzione di un edificio per uffici destinato alla nuova sede della “Caisse d’Allocations Familiales de Guyane” Project for the costruction of an office building for the new premises of the “Caisse d’Allocations Familiales de Guyane” Scadenza/Deadline: 16/5

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+ europaconcorsi

Per informazioni: Caisse d’allocations familiales de la Guyane 22, avenue du Président Monnerville, BP 5009 F-97305 Cayenne Cedex Tel. 5 94283816, Fax 5 94283002 E-mail: jocelyn.praxel@cafguyane.cnafmail.fr

Creusot-Montceau Un parco industriale e culturale a cielo aperto Progetto per la realizzazione di un parco industriale e culturale a cielo aperto Project for the construction of an outdoor industrial and cultural park Scadenza/Deadline: 14/5 Per informazioni: La communauté Creusot-Montceau Château de la Verrerie BP 69 - 71206 Le Creusot Cedex Tel. ++33 03 85775102 Internet: www.lacommunaute.fr E-mail: muriel.berthier@lacommunaute.fr

Paris 12th Ermanno Piano Scholarship Borsa di studio per neo-laureati in architettura per sei mesi di internato presso il Renzo Piano Building Workshop a Parigi/Scholarship for newly graduated architects for an internship with the Renzo Piano Building Workshop in Paris Scadenza/Deadline: 30/6 Borsa/Grant: 10.000 Euro Per informazioni: The Renzo Piano Workshop Foundation C/o RPBW 34 rue des Archives 75004 Paris Tel. ++33 01 44614900, Fax ++33 01 42780198 Internet: www.rpbw.com E-mail: rpbw@rpbw.com

Strasbourg Les trophées de la réhabilitation Riconoscimento volto a dare visibilità e a valorizzare interventi di restauro e recupero architettonico esemplari Award aiming to give visibility and to prize exemplary restoration and architectural recovery works Scadenza/Deadline: 30/5 Per informazioni: Guy Hilbert (CAUE) 5, rue Harmmorg 67000 Strasbourg Tel. ++33 03 88150230, Fax ++33 03 88210275 Internet: www.tropheesdelarehab.archi.fr E- mail: caue67@wanadoo.fr

Germania/Germany Berlin Lenné-Prize 2003. 3 progetti per l’architettura del verde Il concorso si articola in tre categorie: 1) architettura dei giardini e del paesaggio, con il parco comunale “Wyssloch” come sito oggetto della progettazione; 2) spazi verdi urbani, il tema di questa categoria è il cimitero urbano (sito Berlin-Neukoelln); 3) pianificazione del paesaggio, categoria per la quale sono richieste proposte progettuali nell’ambito paesaggistico, urbanistico e per gli spazi aperti, da applicarsi presso il sito fluviale “Weißeritz and the Elbe”/The competition is divided in three categories: 1) gardens and landscaping architecture, being “Wyssloch” municipal park object of projecting; 2) urban green spaces, the theme of this category is the urban cemetery of Berlin-Neukoelln; 3)landscape planning, this category requires project proposals for landscapes, urban planning and open spaces, to be applied to the river area “Weißeritz and the Elbe”

Scadenza/Deadline: 16/6 Per informazioni: Senatsverwaltung für Stadtentwicklung - Abteilung Stadt- und Freiraumentwicklung Lenné-Preis Köllnischen Park 3 10173 Berlin Tel. ++ 49 30 90251721 Fax ++ 49 30 90251604 Internet: www.stadtentwicklung.berlin.de/ aktuell/wettbewerbe/lenne/en/ allgemeine_informationen.shtml E-mail: Peter-Joseph-LennePreis@SenStadt.Verwalt-Berlin.de

Regensburg

Frankfurt

Per informazioni: Architekturbüro Blasch Weitoldstraße 7a D-93047 Regensburg Tel. ++49 0941 595800 Fax ++49 0941 53969

Internationaler Walter-KolbStädtebaupreis Per celebrare il centenario della nascita di Walter Kolb, sindaco famoso per aver plasmato negli anni ‘50 il centro di Francoforte, la fondazione a lui dedicata, insieme alla “Fondazione Albert Speer”, ha indetto un concorso d’idee atto a raccogliere proposte progettuali, senza vincoli di sorta, per lo sviluppo futuro del centro della città To celebrate the centenary of the birth of Walter Kolb, the mayor of Frankfurt famous for having transformed the city centre in the 1950s, the Walter Kolb and Albert Speer Foundations have announced an ideas competition for its future development Scadenza/Deadline: 28/5 Per informazioni: Professor Albert Speer-Stiftung Vorstand, Hedderichstraße 108-110 60596 Frankfurt/Main Tel. ++49 069 605011-0 Fax ++49 069 605011-500 E-mail: d.meurer@as-p.de

Munich Cantiere della “Center-Tower” Ai partecipanti viene richiesto di fornire un progetto per la gestione economica, logistica e funzionale di un cantiere, attraverso la presentazione degli idonei strumenti di studio (Diagramma di Gant, progetto del cantiere ecc.). Massimo 4 studenti per gruppo Based on a challenging high-rise construction project, the contestants will be tackling the construction sequencing, site set-up and installation planning, formwork planning, tendering calculations and supplementary works management. Team of up to four students Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Doka Internet: www.doka.com E-mail: Wettbewerb@doka.de

Cosa si mette sul tetto? Progettare il tetto-giardino L’ente banditore invita i partecipanti a sottoporre soluzioni innovative che integrino il tetto-giardino con l’architettura dell’edificio che li ospita The awarding authority invite participants to send in innovative solutions integrating the roof-garden with the architecture of the complete building Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Callwey Verlag - Thomas Schumann Streitfeldstraße 35 81673 München Internet: www.garten-landschaft.de/

Argini fluviali L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la sistemazione tecnica, architettonica e paesaggistica degli argini fluviali The awarding authority wants to collect project proposals for the technical, architectural and landscaping rearrangement of river banks Scadenza/Deadline: 26/8

Gran Bretagna/Great Britain Coalville “World Habitat Awards 2003”. Edilizia residenziale innovativa I due premi vengono conferiti ai progetti o alle realizzazioni di unità abitative, che si distinguono per praticità e innovazione nell’ambito della risoluzione delle necessità e dei problemi legati all’edilizia residenziale, con possibilità di applicazione su larga scala These awards are given annually to human settlements projects that provide practical and innovative solutions to current housing needs and problems, in both developed and developing countries and which are capable of replication Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Building and Social Housing Foundation Memorial Square Coalville, Leicestershire LE67 3TU Tel. ++44 01530 510444 Fax ++44 01530 510332 Internet: www.bshf.org E-mail: wha@bshf.org

Oxford Architectural Press/Teachers in Architecture 2003 Design Competition for an Ecohouse Concorso internazionale per studenti per il progetto di una Ecohouse International competition open to students for the design of an Ecohouse Scadenza/Deadline: 1/6 Primo premio/First prize: 500 £ Per informazioni: Susan Roaf School of Architecture Oxford Brookes University Oxford OX3 OBP, UK Fax: ++44 1865 483298 E-mail: tia@brookes.ac.uk

Italia/Italy Albizzate (Varese) Recupero urbanistico dell’area denominata Quadrilatero Il concorso è articolato su due fasi: la 1a riguarda la presentazione di proposte di idee relative al recupero urbanistico dell’area denominata Quadrilatero; la 2a si riferisce allo sviluppo dell’idea attraverso la progettazione preliminare delle opere necessarie alla realizzazione dei nuovi uffici amministrativi comunali

AGENDA Two stage competition: 1st) project proposals for the urban recovery of the area called Quadrilatero; 2nd) development of the project idea through preliminary project of necessary works for the construction of new administrative municipal offices Scadenza/Deadline: 23/7 Per informazioni: Comune di Albizzate, Ufficio Tecnico Via Parini 2 21041 Albizzate (VA) Tel. ++39 0331 995152 Fax ++39 0331 985355 Internet: www.albizzate.com

Aversa (Caserta) Riqualificazione del Parco Pozzi Lo scopo del concorso è quello di acquisire linee guida su come intervenire nell’area in questione, con il duplice obiettivo di recupero e valorizzazione della fruizione pubblica/The competition aims to acquire guidelines on how to works on this area with the double objective of recovery and improvement of the public use. The proposed idea should offer an original and functional project solution with rational and flexible criteria for pedestrian spaces and public green Scadenza/Deadline: 16/5 Per informazioni: Comune di Aversa Piazza Municipio 81031 Aversa (CE) Tel./Fax ++39 081 5049188 Internet: www.comune.aversa.ce.it

Budrio (Bologna) Premio Cento Città: recupero della Torre dell’Acqua Recupero denominato La “Torre dell’Acqua (il fluire della conoscenza)”, ubicato nel centro storico. L’ente banditore intende trasformare le torri dell’acqua, oramai dismesse da circa 20 anni, destinandone la struttura, l’area del giardino e la vasca interrata, a Centro Polifunzionale d’Incontro Multietnico/Recovery called the “Water Tower ( the flow of knowledge)”, in the center of town. The awarding authority wants to transform the water towers, dismissed from over 20 years, their structures,the garden area and the underground basin, into a multifunction, multiethnical meeting center Scadenza/Deadline: 26/5 Per informazioni: Gabriella Goretti Tel. ++39 051 6928.215 Jgor Di Sabato Tel. ++39 051 6928225 Internet: www.comune.budrio.bo.it E-mail: lavoripubblici@comune.budrio.bo.it

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Firenze Targetti Art Light Concorso internazionale per artisti e designer under 35 per l’utilizzo della luce come strumento e contenuto delle loro creazioni International competition for artists and designers under 35 years of age for using light as an instrument or content of their works Scadenza/Deadline: 6/6 Monte premi/Total prize money: 25.000 Euro Per informazioni: Targetti sankey C/o Consuelo de Gara Tel. ++39 055 3791295 Internet: www.targetti.com E-mail: c.degara@targetti.it

Lecce Riqualificazione e nuova destinazione d’uso di palazzo Codacci Pisanelli Concorso per studenti per individuare un’idea progettuale che trasformi uno degli immobili di proprietà dell’Università, il palazzo Codacci Pisanelli, in una nuova struttura flessibile, e che favorisca la coesistenza di funzioni di diversa natura/Student ideas competition for the transformation of Palazzo Codacci Pisanelli in a flexible structure for different functions Scadenza/Deadline: 30/5 Per informazioni: Segreteria del Concorso di idee per studenti, Servizio Comunicazione del Rettorato Viale Gallipoli 49 73100 Lecce Internet: www.unile.it/ideedateneo E-mail: ideedateneo@unile.it

Marsala (Trapani) Piano del colore per il centro storico e del paesaggio costiero prospiciente Ai partecipanti si richiedono idee progettuali per realizzare un piano del colore per il centro storico e del paesaggio costiero prospiciente la laguna dello stagnone di Marsala Participants are requested project ideas for a “Colour plan” for the historical center and the coastline landscape facing Marsala lagoon Scadenza/Deadline: 15/5 Per informazioni: Comune di Marsala, Ufficio Urbanistica Via XI Maggio 91025 Marsala (TP) Internet: www.comunemarsala.it E-mail: comunedimarsalaurbanisti@virgilio.it

Milano

Costruire per un’utenza reale Concorso Internazionale per la progettazione di spazi e/o attrezzature indirizzate alla creazione di ambienti con valenza universale e facilmente frequentabili da ogni utente/International competition to project spaces and/or installations for the creation of universal habitats easily frequented by any user Scadenza/Deadline: 16/12 Primo Premio/1st Prize: 5.000,00 Euro

Concept Room/ Progetta il tuo spazio Concorso per progettisti grafici, di prodotto e di interni e gruppi di progettisti (max.3 di età media non superiore ai 30 anni), per il progetto di un concept di uno spazio legato a una delle funzioni del vivere quotidiano dei giovani/International competition open to young graphic, product and interior designers and groups of designers (max.3 with average age of 30 years), for a concept of a room space destined to one of the everyday life function of youngs Scadenza/Deadline: 15/9

Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier De Crescenzi, 44 48018 Faenza (RA) Tel ++39 0546 670411 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.faenza.com/ E-mail: concorso@faenza.com

Per informazioni: Aiap Viale Col di Lana 12 20136 Milano Tel. ++39 02 58107207, Fax ++39 02 58115016 Internet: www.conceptroom.org E-mail: info@conceptroom.org

Faenza (Ravenna)

Riabita 2003 Concorso nazionale per progetti recenti di ristrutturazione di cascine, casali e masserie Scadenza: 20/9 Monte premi: 8.500 Euro Giuria: Flavio Maestrini, Amedeo Bellini, Antonio Piva, Mario Federico Roggero, Fabrizio Schiaffonati, Cesare Stevan, Domenico Taddei Per informazioni: Rima Editrice Viale Sarca 243 20126 Milano Tel./fax 02 66103539 Internet: www.rimaedit.it E-mail: rima@rimaedit.it

Montalto di Castro (Viterbo) Teatro Polivalente Concorso per la progettazione di una struttura teatrale polivalente Competition for a multifunctional theatre complex Scadenza/Deadline: 20/5 Per informazioni: Comune di Montalto di Castro C/a Massimo Fordini Sonni Via Panisperna 2 Montalto di Castro (VT) Tel. ++39 0766898383 Fax ++39 0766 879625 E-mail: llpp@comune.montaltodicastro.vt.it

Pontecagnano Faiano (Salerno) Riqualificazione ex Tabacchificio Realizzazione di un Centro Europeo per le Creatività Emergenti attraverso la riqualificazione del complesso dell’ex tabacchificio Centola Construction of an European Center for Emerging Creativities through the requalification of the dismissed tobacco factory in Centola Scadenza/Deadline: 30/6 Per informazioni: Comune di Pontecagnano Faiano, Settore 8, Urbanistica, Assetto del Territorio e PRG, Attività Produttive e Sportello Unico Imprese Via M. Alfani 52 84098 Pontecagnano Faiano (SA) Tel. ++39 089 356336, 089 356311 Fax ++39 089 849935 Internet: www.comune.pontecagnanofaiano.sa.it

Riccione (Rimini) Riqualificazione architettonica e paesaggistica del viale Ceccarini Ai partecipanti si richiedono delle proposte progettuali per la sistemazione, valorizzazione e la riqualificazione architettonica e paesaggistica del viale Ceccarini ipotizzando un nuovo possibile rapporto tra il sistema Porto - viale Ceccarini - Lungomare - P.le Roma e l’edificando Palazzo dei Congressi Participants are requested to provide project proposals for the architectural and landscaping requalification of viale Ceccarini, assuming a new relashionship between the systsem Porto - viale Ceccarini - Lungomare p.le Roma and the new building Congress Palace Scadenza/Deadline: 18/7 Per informazioni: Comune di Riccione Settore Lavori Pubblici e Qualità Urbana Viale Vittorio Emanuele II, 2 47838 Riccoine (RN) Tel. ++39 0541 668745 Fax ++39 0541 668744 Internet: www.llpp-riccione.net E-mail: lavoripubblici@comune.riccione.rn.it

Roma Luci su via Veneto L’obiettivo è fornire all’Amministrazione comunale un’elaborazione progettuale che preveda l’ideazione di un apparecchio per illuminazione esterna di via Veneto a Roma/The objective is to provide the municipal administration a project idea for a light fixture for the external illumination of via Veneto in Rome Scadenza/Deadline: 30/5 Per informazioni: Comune di Roma Via Petroselli 45 Roma Tel. ++39 06 67104682

Utilizzo innovativo del tufo Concorso Internazionale per tesi di laurea, studenti iscritti all’ultimo anno e giovani architetti e ingegneri per progetti che applichino usi innovativi del tufo/International competition for degree thesis, students of the last year and young architects and engineers for innovative applications of tufus stone Scadenza/Deadline: 7/1/2004 Monte premi/Total prize money: 5.750 Euro Giuria/Jury: Gianfranco Carrara, Carlo De Vito, Ruggero Lenci, Ruggero Martines, Roberto Palombo, Marco Petreschi, Maurizio Sciotti, Silvano Susi, un rappresentante di Cave Riunite (sponsor) Per informazioni: Segreteria Dipartimento Architettura e Urbanistica per l’Ingegneria (DAU) Via Eudossiana 18 00184 Roma Tel. ++39 06 44585916 Fax ++39 06 44585186 Internet: www.ruggerolenci.it E-mail: ruggero.lenci@uniroma1.it

San Martino Siccomario (Pavia) Recupero di via Roma Le finalità del concorso consistono nell’avviare un processo di riqualificazione urbana di alta qualità attraverso il recupero, la realizzazione di nuove attrezzature e la riorganizzazione dei sottoservizi esistenti/The competition aims to start a high quality urban requalification process through the recovery, the construction of new facilities and the reorganization of services Scadenza/Deadline: 9/6 Per informazioni: Comune di San Martino Siccomario, Ufficio tecnico Tel. 0382/496155- 0382/496169 Internet: http://www.comune.sanmartino.pv.it E-mail: ufficio.tecnico@comune.sanmartino.pv.it

Trieste Centro per l’assistenza a persone affette dalla demenza senile Ai partecipanti si richiede una proposta progettuale per la realizzazione di un centro per l’assistenza a persone affette dalla demenza senile ed in particolare dalla malattia di Alzheimer, mediante ristrutturazione di edificio soggetto a vincolo architettonico Participants are required to furnish project proposals for the construction of a center for the assistance of people affected by senil dementia and in particular by Alzheimer, through the restructuring of a building with architectural bonds

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AGENDA Scadenza/Deadline: 3/6 Per informazioni: Comune di Trieste Piazza dell’Unità d’Italia 4 34121 Trieste Tel. ++39 040 6751 Fax ++39 040 6754932

Norvegia/Norway Bergen Palazzo di Giustizia Progetto per la costruzione di un edificio per l’Alta Corte di Gulating, da realizzazrsi presso il palazzo municipale di Bergen/The Lawcourt Administration has given Statsbygg the assignment of planning a new building for Gulating High Court in the Town Hall block in Bergen Scadenza/Deadline: 12/6 Per informazioni: Norske Arkitekters Landsforbund Josefinesgt. 34 N-0351 Oslo Tel. ++47 23332500 Fax ++47 23332501 Internet: www.arkitektur.no E-mail: nal@mnal.no

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Romania Sibiu

Ginevra

Una casa (un giardino?) per Hafiz “Hafiz e Goethe scaturiscono da un’abbondanza di amore per la vita” (tratto da “The Case of Wagner” di Friedrich Nietzsche). Da questa considerazione trae spunto l’architetto Dan Coma, per la realizzazione del concorso: come potrebbe essere la casa di Hafiz, il grande poeta persiano del XIV secolo/“Hafiz and Goethe originate from an abundace of love for life” (from “The Case of Wagner” by Friedrich Nietzsche). Architect Dan Coma’s competition desing was inspired by this consideration: how could be the house of Hafiz, XIVth century great Persian poet Scadenza/Deadline: 15/5

The Aga Khan Award for Architecture 2004 Nona edizione del premio di architettura per opere realizzate entro il 31/12/2002 progettate o utilizzate da comunità Musulmane Ninth edition of the arhcitectural award for works realized by 31/12/2002 and designed for or used by Muslim communities Consegna/Submission: 30/6 Monte remi/Total prize money: 500,000 US$

Per informazioni: Ordinul Architectilor din Romania, Filiala Sibiu-Valcea Str. Tribunei 6 Sibiu 2400 Tel./Fax 040 269 215251 E-mail: oarsib@rdslink.ro

Spagna/Spain Olanda/Netherlands Den Haag CITY aLIVE: Idee Contesto e Ristrutturazione Urbana 2003. L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali e concettuali che rispondano alla crescente domanda nell’area immobiliare. Lo stesso invita esplicitamente a un approccio che tenga conto dell’identità regionale e della connessione con il contesto esistente. I progetti possono essere di carattere spaziale, così come sociale, economico, culturale o altro The awarding authority wants to collect project proposals to answer to the growing real estate demand. Participants should take into account the regional identity nad the connection with the exhisting context. Project could be of: space, social, economical, cultural character Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: The Province of South Holland Secreteriat City aLive! Postbus 90602 2509 LP Den Haag Internet: www.zuid-holland.nl/levendestad/ E-mail: levendestad@pzh.nl

Portogallo/Portugal

Madrid Ristrutturazione di uffici Progetto per la ristrutturazione della sede della Seguridad Social presso Santa Cruz de Tenerife/Project for the restructuring of the premises of the Seguridad Social in Santa Cruz de Tenerife Scadenza/Deadline: 12/5 Per informazioni: Instituto Nacional de la Seguridad Social, Dirección General Subdirección General de Gestión Económica y Presupuestaria c/ Padre Damián 6 E-28036 Madrid Tel. ++34 91 5688300/8483 Fax ++34 91 5611051/5630513

Siviglia Ampliamento del parco del Alamillo Progetto per l’ampliamneto dell’parco del Alamillo situato al confine tra Siviglia e Santiponce/Project for the extension of Alamillo park on the border between Siviglia and Santiponce Scadenza/Deadline: 15/9 Per informazioni: Secretaría del Concurso para la Ampliación del Parque del Alamillo Cortijo del Alamillo E-41092 Sevilla Tel. ++34 954 092000 Fax ++34 954 099224 E-mail: sec-alamillo@supercable.es

Coimbra Facoltà di Psicologia e Scienza dell’Educazione Progetto per la costruzione dell’edificio per le facoltà di Psicologia e di Scienza dell’Educazione presso il II polo dell’Università di Coimbra. Superficie lorda: 9.600 mq Project for the construction of a building for the Psycology and Teaching Science Faculties by the 2nd Pole of Coimbra University, gross surface: 9,600 sq.m Scadenza/Deadline: 7/7 Per informazioni: Universidade de Coimbra, Gabinete de Apoio à Reitoria Rua Gomes Freire 22 P-3000-204 Coimbra Tel. ++351 239 484648 Fax ++351 239 482452

104 l’ARCA 181

Svizzera/Switzerland

Sud Africa/South Africa Bloemfontein A Writer’s Retreat Concorso internazionale per il progetto di un “rifugio” per scrittori/International competition for the design of a writer’s reatreat Scadenza/Deadline: 8/8 Monte premi/Total prize money: 1900 £ Per informazioni: CAA Design Competition Free State Institute of Architects Fichardt House 40 Elizabeth Street Bloemfontein 9301 South Africa Internet: www.comarchitect.org E-mail: admin@archexchange.org

Per informazioni: The Aga Khan Award for Architecture 1-3 Avenue de la Paix 1202 Geneva Tel. ++41 22 9097200 Fax ++41 22 9097292 Inernet: www.akdn.org E-mail: akaa@akdn.ch

USA Hawaii Malama Learning Center Concorso internazionale per il progetto di una struttura per la conservazione e la celebrazione della tradizione culturale delle Hawaii International competition for the design of a structure for conservation and celebration of cultural heritage of Hawaii Scadenza/Deadline: 1/7 Monte premi/Total prize money: 40,000 US$ Giuria/Jury: Billie Tsien, Patricia Paktau, Robert Mangurian, W.H.Raymond Yeh Per informazioni: The Malama Learning Center Internet: www.malamalearningcenter.org/ competition.html

Las Vegas Vegas Sign Design Competition Concorso internazionale per il progetto di un nuovo segno di “benvenuto a Las Vegas” International competition for the design of an innovative “Welcome to Las Vegas” sign Scadenza/Deadline: 1/7 Primo premio/First prize: 1000 US$ Giuria/Jury: Rudy Crisostomo, Dan Edwards, Sandra Harris, Terry Jicinsky, Vicky Richardson, Victor Rodriguez, Jerry Misko, Helga M. Watkins Per informazioni: Joshua Abbey Desert Space Foundation 3902 Chincilla Avenue Las Vegas, Nevada 89121 Tel. ++1 702 8980511 Fax ++1 702 8988792 Internet: www.desertspace.org E-mail: JAbbey@DesertSpace.org

Web Europan 7 Concorso internazionale online sul tema “La sfida della periferia” International online competition on the theme “Suburban Challenge” Iscrizione/Registration: 2/5 Consegna/Submission: 2/6

Per informazioni: Stichting Europan Nederland (Emmie Vos and Sandra Mellaart) P.O. Box 2182 3000 CD Rotterdam The Netherlands Telephone +31 (0)10 440 12 38 Fax +31 (0)10 436 00 90 Visitors’ address: Museumpark 25 in Rotterdam Internet: www.europan-europe.com E-mail: office@europan.nl

The High Line Competition Concorso internazionale per il riutilizzo della High Line la linea ferroviaria metropolitana sopraelevata tra Gansevoort Market e il Jacob Javits Convention Center a Manhattan International competition for the reuse of the High Line is a 1.5 milelong elevated rail line that runs from the Gansevoort Market to the Jacob Javits Convention Center along Manhattan’s West Side Scadenza/Deadline: 23/5 Per informazioni: Internet: www.thehighline.org/competition

Design Your Dream Ducati Concorso internazionale per il progetto di una Ducati, per opere d’arte e oggetti di design ispirati alla tradizione Ducati/International competition for the design of a Ducati motorcycle, for artworks or design objects inspired by Ducati tradition Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: Ducati Internet: www.ducati.com/design/index.jhtml

Affidamenti

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Italia/Italy Alliste (Lecce) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi (per i settori appresso specificati il limite di onorari è entro i 40.000 Euro, senza limiti temporali). Gli elenchi saranno composti dalle seguenti distinte e in tipologie di lavori: opere stradali e infrastrutturali; edilizia civile; restauro beni architettonici; progettazione strutturale; progettazione impiantistica, ambiente (parchi, recupero ambientale, impianti depurativi, ecc.) Scadenza: 31/12

AGENDA Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione degli impianti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione degli impianti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni:

Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760 Elenco professionisti: pratiche catastali L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di pratiche catastali relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione delle strutture portanti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione delle strutture portanti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: coordinamento in materia di sicurezza L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di coordinamento in materia di sicurezza e di salute durante la progettazione dell’opera (CSP) e la realizzazione dell’opera (CSE) relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Calenzano (Firenze) 3 opere in project financing L’ente ha inserito nel bilancio di competenza per l’anno 2003 opere per le quali i promotori possono presentare proposte per la realizzazione: 1) sistemazione, ampliamento e gestione zona sportiva La Fogliaia; 2) manutenzione straordinaria, completamento e adeguamento di tutti i cimiteri comunali; 3) realizzazione e gestione garages e parcheggi Scadenza: 30/6

Per informazioni: Comune di Alliste Piazza Municipio 73040 Alliste (LE) Internet: http://web.tiscalinet.it/comunealliste

Per informazioni: Comune di cadenzano Piazza Vittorio Veneto 12 50041 Calenzano (FI) Tel. 055 88331, Fax 055 8833232 Internet: www.comune.calenzano.fi.it/

Brescia

Carapelle (Foggia)

Elenco professionisti: indagini geognostiche L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di indagini geognostiche relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12

Sistemazione di Piazza Aldo Moro Progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di sistemazione di piazza Aldo Moro; importo complessivo dell’appalto (compresi oneri sicurezza e oneri stesura progetto esecutivo): Euro 1.754.854,00

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Scadenza: 27/5 Per informazioni: Comune di Carapelle Piazza Aldo Moro 8 Carapelle (FG) Tel. 0885 795094 Fax 0885 795579

Caserta Collegamento in galleria È intenzione dell’Amministrazione indire (ai sensi art. 37/bis L. 109/94 una esplorazione di mercato), tramite procedura informale, al fine di individuare un operatore economico disponibile a progettare e realizzare un collegamento in galleria tra le opere relative al miglioramento del nodo tra la SS 264 - SS 87 nuovo svincolo autostradale di S. Maria CV e la Variante di Caserta, tramite contratto di concessione, di cui art. 19, secondo comma, L. 109/94, con risorse totalmente a carico dell’operatore stesso. Scadenza: 30/6 Per informazioni: Provincia di Caserta Settore Viabilità 81100 Caserta

Castelfiorentino (Firenze) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi al di sotto di 40.000 Euro, per la progettazione, direzione lavori e consulenza in materia di Lavori Pubblici inseriti nel programma triennale 2001/2003 del delle opere pubbliche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Castelfiorentino Piazza del Popolo 1 Tel.0571 6861 Internet: www.comune.castelfiorentino.fi.it E-mail: info@comune.castelfiorentino.fi.it

Cologno al Serio (Bergamo) Impianto natatorio Avviso di cui all’art. 37 bis della legge n. 109/1994 e s.m. inerente al seguente intervento: Impianto natatorio con sistema integrato di attività ricettive e commerciali connesse. Importo presunto dell’intervento è di 4.000.000,00 Euro realizzabile con capitali privati Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Cologno al Serio Ufficio tecnico - Lavori Pubblici Manutenzioni Tel. 035 890671 Fax 035 890445 Internet: www.comune.colognoalserio.bg.it E-mail: lavoripubblici.cologno@mediacom.it

Eboli (Salerno) Programma Recupero Urbano Rione Pescara Progettazione urbanistica e architettonica e lavori riguardanti Programma Recupero Urbano Rione Pescara Scadenza: 21/7 Per informazioni: Comune di Eboli Via M. Ripa 84025 Eboli (SA) Tel. 082 8328294 Internet: www.comune.eboli.sa.it

Faenza (Ravenna)

Grosseto

Immobile di proprietà comunale con destinazione ristorante L’ente intende procedere all’affidamento in concessione (progettazione ed esecuzione) di immobile di proprietà comunale con destinazione ristorante. L’importo minimo dei lavori di ristrutturazione e sistemazione del fabbricato da realizzare da parte del concessionario, con integrale assunzione a proprio carico dei relativi oneri, è stimato in complessivi 330.000,00 Euro Scadenza: 30/7

Nuovo parcheggio ed alloggi per ultrasessantacinquenni. Castiglione della Pescaia L’ente intende realizzare con capitali privati, ai sensi dell’art. 37-bis della Legge 109/94 e s.m. e i. le seguenti opere comprese nel programma triennale dei lavori relativo al triennio 2003/2005: realizzazione di parcheggio terrazzato in Via dell’Oliveto nel Capoluogo; costruzione di alloggi per ultrasessantacinquenni nell’area della RSA del Capoluogo Scadenza: 30/6

Per informazioni: Comune di Faenza 48018 Faenza (RA) Piazza del Popolo 31 Tel. 0546 691111 Fax 0546 691499 Internet: http://www.racine.ra.it/faenza

Per informazioni: Comune di Castiglione della Pescaia Ufficio Lavori Pubblici Tel. 0564 939723 - 0564 927411 Internet: www.col-castiglionegr.it

Feltre (Belluno)

Nuove funzioni residenziali, commerciali ed alberghiere nell’Area ex Belluzzo Finanza di progetto per la realizzazione di un centro per attività didattico-culturali, nuove funzioni residenziali, commerciali e alberghiere nell’Area ex Belluzzo: dello stabilimento ospedaliero di Legnago. Quantitativo o entità totale: attività residenziale - alberghiera per circa 2.300 mq, commerciali per circa 1 500 mq, didattico-culturali per circa 1.500 mq. Scadenza: 30/6

Elenco professionisti per il comune di Feltre (gestione del patrimonio) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000,00 Euro. L’elenco avrà validità per tutte le opere comprese nel piano triennale delle opere pubbliche 2003-2005 e per quanto attiene alla tipologia d) ed e) per tutte le eventuali esigenze relative alla gestione del patrimonio Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it/ E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Elenco professionisti per il comune di Feltre (opere edili; restauro; arredo urbano) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000,00 Euro. L’elenco avrà avalidità per tutte le opere comprese nel piano triennale delle opere pubbliche 2003-2005, con riguardo alle seguenti categorie: opere edili; opere di restauro; arredo urbano; impianti tecnologici civili; impianti sportivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851, Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it/ E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Gorgonzola (Milano) Centro del tempo libero località Molino Vecchio Intervento realizzabile con capitali privati denominato “costruzione centro del tempo libero località Molino Vecchio”, (attività sportive, integrative e complementari). L’importo complessivo dell’intervento ammonta presumibilmente a 7.000.000,00 Euro Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Gorgonzola Via Italia 62 20064 Gorgonzola (MI) Tel. 02 95126830 Fax 02 95302489

Legnago (Verona)

Per informazioni: Azienda ULSS 21, Dipartimento Logistica Via Carlo Gianella 1 37045 Legnago (VR) Tel. 0442 632533, 0442 632242 Fax 0442 26372 Internet: www.aulsslegnago.it

Lucca Elenco professionisti. Comune di Massarosa Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza alla d.l., contabilità, collaudo, coordinamento per la sicurezza, consulenze calcoli in c.a., strutture, relazioni geologiche e geotecniche, rilievi,studi di impatto ambientale, e qualsiasi altra prestazione professionale tecnicoamministrativa necessaria per la realizzazione di opere pubbliche. Importo: 40.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Massarosa Piazza Taddei 1 55054 Massarosa (LU) Tel. 0584 979315- 979317 Fax 0584/979300 Internet: www.comune.massarosa.lu.it E-mail: info@comune.massarosa.lu.it

Manziana (Roma) Elenco professionisti L’ente intende formare un Albo di Professionisti da utilizzare per servizi attinenti l’architettura e l’ingegneria, il cui importo stimato sia inferiore ai 100.000,00 Euro (ai sensi e per gli effetti dell’art. 17 comma 12 della legge 109/94) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Manziana - Area lavori pubblici e ambiente L.go G.Fara 00066 Manziana (Roma) Tel. 06 9963672 Fax 06 99674021 Internet: www.comunedimanziana.it

181 l’ARCA 105


AGENDA Pioltello (Milano) Manufatti Interrati Realizzazione di opere strutturali per la collocazione dei servizi nel sottosuolo. Manufatti Interrati. Costo dei lavori: tra 12.000.000,00 Euro Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Pioltello, Settore Lavori Pubblici Tel. 02 92366412/417, Fax 02 92161258 Internet: http://www.comune.pioltello.mi.it E-mail: Occhiuto@comune.pioltello.mi.it

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Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Verolanuova Piazza Libertà 37 Verolanuova (BS) Tel. 030 9365060 Fax 030 9361821

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Per informazioni: Comune di Pomezia Piazza Indipendenza 1 00040 Pomezia (RM) Tel. 06 91146251, Fax 06 91146236

Torino Padiglione malattie infettive Servizi di Project & Construction Management (P&CM) inerenti gli interventi di nuova costruzione padiglione malattie infettive, piastra servizi tecnologici e ristrutturazione edifici esistenti nel comprensorio ospedaliero Amedeo di Savoia Birago di Vische. Quantitativo o entità totale: 1.500.000 Euro Scadenza: 15/5 Per informazioni: Azienda Sanitaria Locale 3 di Torino Corso Svizzera 164 10149 Torino Tel. 011 4393600, Fax 011 4393602 Internet: www.qualifor.it

Treviso Centro servizi ed un centro sportivo polivalente. San Vendemiano Le opere per le quali i promotori possono presentare proposte autonome di realizzazione sono quelle sotto elencate: 1. realizzazione di un centro servizi. L’intervento consiste nella realizzazione di un centro studi e congressuale, di salette riunioni, di spazi espositivi e commerciali, di una struttura ricettiva. Costo presunto dell’investimento Euro 14.000.000,00; 2. realizzazione di un centro sportivo polivalente. L’intervento consiste nella realizzazione di un complesso natatorio e sportivo con annessi centro benessere - relax e spazi per attività commerciali. Costo presunto dell’investimento Euro 7.000.000,00 Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di San Vendemmiano Via Alcide De Gasperi 55 31020 San Vendemmiano (TV) Tel. 0438 401741, Fax 0438 401780

Verolanuova (Brescia) Impianto ludico polifunzionale e caserma carabinieri Realizzazione della nuova costruzione impianto ludico polifunzionale e caserma carabinieri per un importo di Euro 5.000.000,00 compreso I.V.A., finanziati con Euro 2.000.000,00 mediante cessione di immobili e con Euro 3.000.000,00 a carico di operatori privati, da individuarsi secondo lo strumento del project financing previsto dall’art. 37-bis e seguenti della legge n. 109/1994 e s.m.i.

106 l’ARCA 181

Como Ex-chiesa San Francesco Corso Superiore di Arti Visive Visiting Professor: Richard Nonas 3/7-24/7 Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Lungo Lario Trento 9 22100 Como Fax ++39 031 233249 E-mail: fondazioneratti@libero.it

Milano

Pomezia (Roma) Elenco di professionisti Formazione di un elenco di professionisti abilitati ai fini dell’affidamento di incarichi professionali per servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12

Italia/Italy

Triennale FAI-Rivivere il paesaggio. Frammenti di paesaggio salvato 10/5

Australia Sydney Convention and Exhibition Center Imagining Architecture: Royal Australian Institute of Architects National Conference 24/5-28/5 Per informazioni: RAIA Tel. ++61 3 96502477 Internet: www.architecture.com.au E-mail: events@raia.com.au

Cile/Chile Santiago del Cile Universidad de Chile 51º Congreso Internacional de Americanistas 14/7 -18/7 Per informazioni: 51 ICA - Universidad de Chile Diagonal Paraguay 265 of. 1405 Santiago de Chile Tel. ++56 2 6782061 Fax ++56 2 678212

Francia/France Nice Forum Françoise Fromonot “Référence Glenn Murcutt” 27/5 Rudy Ricciotti “Un architect provençal” 26/6 Per informazioni: Forum de l’urbanisme et de l’Architetcure Internet: www.nice-coteazur.org

Giappone/Japan Sendai Mediatheque CUPUM ‘03 International Conference on Computers in Urban Planning and Urban Management 27/5-29/5 Per informazioni: CUPUM ‘03 Miyamoto Laboratory, Center for Northeast AsianStudies Tohoku University Sendai Internet: http://haru.civil.tohoku.ac.jp E-mail: cupum03@rs.civil.tohoku.ac.jp

Per informazioni: Fondo per l’Ambiente Italiano C/a Teresa Arslan Tel./fax ++39 035 242750 E-mail: teresaarslan@virgilio.it Segreteria Convegno Tel. ++39 02 46761529

Agenzia di Sviluppo del Nord Open Design Lectures: La memoria dell’impresa 15/5 Open Design Lectures: La fabbrica e la memoria 22/5 Open Design Lectures: Web memoria, la memoria in rete 29/5 Per informazioni: Agenzia di Sviluppo del Nord Viale Italia 548 Sesto San Giovanni Milano Facoltà del Design del Politecnico di Milano, campus Bovisa Tel. ++39 02 23995961 E-mail: ldi@mail.polimi.it

Spazio Driade Open Design Lectures: Luoghi e geografie dei flussi 21/5 Per informazioni: Spazio Driade Via Manzoni 30 Milano Facoltà del Design del Politecnico di Milano, campus Bovisa Tel. ++39 02 23995961 E-mail: ldi@mail.polimi.it

Istituto Superiore di Architettura e Design Ambienti cromatici Seminario e laboratori/Workshop 5/5-6/6 Per informazioni ISAD Via Orobia 26 20139 Milano Tel. ++39 02 55210700 Fax ++39 02 5694494 Internet: www.isad.it E-mail: isad@isad.it

Napoli Università degli Studi Federico II L’iconografia delle città europee dal XV al XIX secolo III Convegno internazionale di studi/3rd International studies conference 30/5-31/5 Per informazioni: Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Iconografia della Città Europea c/a Cesare de Seta Palazzo Gravina Via Monteoliveto 3 80134 Napoli E-mail: iconografia@tin.it

Roma Auditorium Città della Musica Convegno Promolegno 15/5

Per informazioni: Promolegno Piazza Duomo 20 20122 Milano Tel. ++39 02 8790127 Fax ++39 02 877319 E-mail: milano@promolegno.com

AGENDA Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

The Studium Urbis Giambattista Nolli, Imago Urbis, and Rome Conferenza internazionale International conference 31/5 -2/6 Per informazioni: The Studium Urbis Via di Montoro 24 00186 Rome Tel. ++39 06 6861191 Internet: www.studiumurbis,org E-mail: info@studiumurbis.org

Olanda/Holland Rotterdam Varie sedi 1st architectural Biennial: Mobility 7/5-7/7 Per informazioni: Internet: www.biennalerotterdam.nl

Svizzera/Switzerland Losanna ENAC Dveloppement urbain et territorial: interdsciplinarité et/ou transdisciplinarité. 20 ans de joutes scientifiques Lezione del/Lesson by Prof. Michel Bassand 16/5 Stig L. Andersson, paysagiste Conferenza/Conference 21/5 Heinz Schöttli, urbaniste Conferenza/Conference 4/6 Per informazioni: ENAC Bâtiment SG-Ecublens CH 1015 Lausanne Tel. ++41 021 6933231 Fax ++41 021 6937307 E-mail: edith.bianchi@epfl.ch

Turchia/Turkey Istanbul Istanbul technical university Archiprix International Mostra, conferenza e seminario internazionale di arhitettura International architecture exhibition, conference and workshop 14/6-20/6 Per informazioni: Archiprix International Internet: www.archiprix.org

USA San Diego Convention Center AIA National Convention 8/5-10/5 Per informazioni: AIA Convention 2003 Internet: www.aiaconvention.com E-mail: infocentral@aia.com, aiaexpo@mccomm.com

Austria Graz Haus der Architektur Graz Event City. La città come evento Fino al/through 27/6

Vienna Architekturzentrum Just Build It! The Buildings of Rural Studio 6/3-2/6 MAK Carlo Scarpa: The craft of architecture 9/4-14/9 Zaha Hadid 14/5-17/8 Foreign Office Architects: Species-FOA’s phylogenesis 21/5-3/8

Belgio/Belgium Ghent Design Museum Gustav Beran 29/3-9/6 Ibens & Bataille 29/3-9/6

Canada Montreal CCA La luce artificiale: Hal Ingberg Fino al/through 1/6 Traces of India 15/5-14/9

Cina/China Gallery Six Box Behnisch & Partner 25/4-12/5

Danimarca/Denmark Humlebaek Louisiana Museum Renzo Piano: The Architect’s Studio 9/5-14/9

Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Drawn in Sand. Visioni irrealizzate di Alvar Aalto 13/6/2002-28/8

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Francia/France Bordeaux

Museum of Applied Arts The Undiscovered Richard Meier 5/3-18/5

Arc en rêve C’est ici, 1999-2002: Architecture Bordeaux, Communauté Urbaine 4/4-1/6

Hamburg

Nice

Deichtorhallen Arne Jacobsen: Absolutely Modern 23/5-31/8

Forum Urbino: Ville Idéale de la Renaissance 10/4-16/5 Mon tout est la ville 19/5-27/6

Parigi VIA Yamo 14/3-11/5 Design et son 23/5-21/6 Centre Pompidou Philippe Starck 26/2-12/5

MKG Design despite everything 7/2-18/5

Koln Museum für Angewandte Kunst Ettore Sottsass & Associati 13/1-25/5

Weil am Rhein Vitra Design Museum Ingo Maurer - Light - Reaching for the Moon 3/10/2002-10/8

Giappone/Japan

Lissone (Milano) Civica Galleria d’Arte Contemporanea Le Corbusier pittore, scultore, designer 23/3-15/6

Milano Triennale Asfalto: una passeggiata nell’urbano contemporaneo 4/3-27/7 Abitare l’abito: Nanni Strada 2/4-29/6

Pontedera (Pisa) Fondazione Piaggio Archipensieri. Gianni Pettena, opere 1967-2002 12/4-24/5

Rimini Studio RM12 E tutto cominciò dalla spirale: Design e Cracking Art 1/5-31/5

Toulouse

Tokyo

Roma

Centre Méridional de l’Architecture et de la Ville Silence et couleurs. Le langage des murs 15/3-17/5

Big Sisht Kolonihaven-The International Challenge Fino al/through 2/8

MAXXI Mostra Ristretta: Enzo Cucchi/Ettore Sottsass 20/3-11/5 Trasparente 20/3-11/5

Gran Bretagna/Great Britain Germania/Germany Berlin Vitra Design Museum Take a Seat! 200 Years of Design History from the Collection of Vitra Design Museum 25/1-22/6 Akademie der Kunste Gluck-Stadt-Raum. Europa 1945-2000 Fino al/through 1/12 Aedes Gallery Hans Hollein 11/4-18/5 Michaela Habelitz - Lightcut 11/4-18/5 Bernard Khoury Architects, Lebanon 25/4-24/5 Inclusive, the architecture of Louis Vuitton 23/5-28/6

Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Visions and Utopias Architectural Drawings from Moma New York 29/4-3/8 DAM Oscar Niemeyer, una leggenda del Moderno 28/2-11/5 Mud Mosques from Mali, photographs by Sebastian Schutyser 24/5-3/8 Scenes: I Campi di Venezia, 18 studies from the architectural space 24/5-3/8 Venezia Oscura: photographs by Gerhard Ullmann 24/5-3/8

London Design Museum Designer of the Year 2/3-29/5 Superstudio - Life without objects Fino al/through 8/6 A Century of Chairs Fino al/through 26/10 The Building Centre Trust Gallery 50/50: Crowning Achievements Future Prospects 24/6/2002-12/9 Royal Academy of Arts Summer Exhibition Fino al/through 19/8 RIBA Ephemeral Structures in the City of Athens 22/4-24/5 Victoria & Albert Museum Art Deco 1910-1939 27/3-20/7 Canada House Highlights of New Landscapes: Design Transforms Canadian Furniture 28/2-26/9

Italia/Italy Cagliari Centro d’Arte e Cultura Exma Adalberto Libera 15/2-15/5

Bioparco Centenario di Villa Borghese Riciclando 22/5-31/5

Torino GAM Perret, la poetica del cemento 1900-1954 28/3-25/5 Spazio Cluster Riciclando 7/5-17/5

Venezia IUAV-Cotonificio Santa Marta Carl Weidemeyer 1882-1976. Artista e architetto tra Worpswede e Ascona 21/3-16/5

Spagna/Spain Barcellona Museum of Decorative Arts Living in Motion: Design and Architecture for flexible living 14/2-25/5 MACBA Richard Hamilton: In Perspective 7/3-1/6 Capella Convent dels Angels Objecting: Memory and Innovation 15/3-31/5

Firenze

Ceramics Museum Pere Noguera: Lands 28/3-31/8

Stazione Leopolda Fabbrica Europa 2003: la città tenda Nigel Coats 2/5-31/5

Centre d’Art Santa Monica Ron Arad: Taking Liberties 27/3-12/5

181 l’ARCA 107


AGENDA Centre de Cultura Contemporania Junk Culture: Caving through Taste 20/5-31/8 Guild of Architectural Engineers and Technical Architects New Glassware 24/4-23/5 La Capella de l’Antic Hospital R-Revistes 7/5-15/6

Svizzera/Switzerland Losanna ENAC Panoramas de la ville de Lausanne 16/4-21/5 Diplômes d’Architecture 19/5-6/6

+ europaconcorsi

New Haven Architecture Gallery Matter: Work of Tod Williams and Billie Tsien 18/2-9/5

Whitney Museum of American Art Scanning: the aberrant achitectures of Diller+Scofidio 2/3-1/6

Museum of Fine Arts Eclectic Clay 26/2-12/10 Edouard Vuillard 15/5-24/8 Maurice Denis, Photographer 15/5-24/8

Cooper-Hewitt Design Museum National Design Triennial: Inside Design Now 22/4-7/9

The Heinz Architectural Center Windshield: Richard Neutra’s House for the John Nicholas Brown Family 2/3-11/5

USA

Washington National Building Museum Do It Yourself: Home Improvement in 20th Century America 19/10/2002-10/8 Big and Green: Toward Sustainable Architecture in the 21st Century 17/1-22/6 Picture This: finestre sulle case americane 29/3-11/8

Bellevue Art Museum Trespassing: Houses x Artists 29/1-27/7

Mostre d’arte Art Exhibitions

Cambridge (Massachussetts) Harvard University-Graduate School of Design Large Parks: New Perspectives 31/3-26/5

Chicago The Art Institute David Adler, Architect: The Elements of Style Fino al/through 18/5 Archicenter Tadao Ando’s Pulitzer Foundation for the Arts, St. Louis 26/2-1/6

Denver Art Museum 20th Century Design: Breaking All the Rules fino al/through 31/12

Los Angeles County Museum of Art Making: Unique Art Installations Created by 5 Art Schools Fino al/through 1/9

108 l’ARCA 181

Canada Montreal

ETH 45 under 45: Giovani architetti in Giappone 4/4-22/5 Instants de ville: 10 villes sur Terre 2002 8/5-3/7 Eternit Schweiz 15/5-5/6

Fine Arts Museum Archigram. Experimental Architecture 1961-1974 15/3-8/6

Artiscope Peter Blake 5/4-23/5

New Museum Living Inside the Grid 28/2-15/6

Pittsburgh

Taipei

Bruxelles

New York

Zurich

Taiwan

Belgio/Belgium

Danimarca/Denmark Arken Arken Museum Henry Heerup 2/2-9/6

Carlsberg Glyptotek Paul Gauguin 1849-1903 9/5-31/8

Copenhagen Statens Museum for Kunst L’Impressionismo e la Scandinavia 22/2-25/5

Humlebaek Louisiana Musuem Louise Bourgeois 14/2-22/6 Arnold Newman 23/5-31/8

Kolding Museet Koldinghus Una leggenda americana: Harley Davidson 22/2-9/6

Francia/France Alex Austria Vienna Kunsthaus Daniel Spoerri. Chance as master 20/2-1/6 Kunsthistorisches Museum Parmigianino e il Manierismo europeo 4/6-14/9 Kunstforum Futurismus-Radikale Avantgarde 7/3-29/6 Picasso/Chagall/Jawlensky 4/9-30/11 MAK Dorothee Redelsteiner: Taki-To children’s fashion 9/4-25/5 Mickry 3 Supermarket 23/4-8/6

Fondation pout l’art contemporain Claudine et Jean-Marc Salomon Elisa Sighicelli, fotografie 2/3-1/6

Avignone Collection Lambert Coollustre 25/5-28/9

Chalon-sur-Saone Musée Nicéphore Niépce René Zuber, 1902-1979 - La nouvelle objectivité 22/3-25/5 Le grand tour 22/3-25/5

Grenoble Musée de Grenoble La Nouvelle Objectivité. Œuvres graphiques, Allemagne Années 20 15/2-11/5

AGENDA

+ europaconcorsi

Jean-Pierre Khazem 30/4-1/6

Londra

Brescia

Lille

Maison de la Lorraine Yan Ker 28/4-10/5

Monastero Santa Giulia Brixia, Brescia Romana 2/3-29/6

Musée d’art moderne Le ludique 11/4-23/8

Tate Modern Realism in the Twentieth Century Photograph 5/6-7/9

Saint-Denis

Lyon

Musée d’art et d’histoire La franc Maconnerie... de l’art royal à la citoyenneté républicaine 14/3-31/8

Magasin Andreas Dobler 16/3-1/6

Musée des Beaux Arts Chefs-d’œuvre de la Collection Winthorpe 14/3-16/5

Nice Musée d’art moderne et contemporain Jérôme-Cem Ispanakçi 27/2-18/5 Barry Flanagan 6/12/2002-25/5 Bloum 28/2-1/6 Noël Ravaud - Membrouille avec TDivisé 27/2-15/6 Galerie des Ponchettes Martin Caminiti 11/4-8/6 Galerie Sainte-Reparate Sylvie Osinski, Sonia Grodvic, Muriel Grégoire : synergie dessins, 3 femmes, 3 dessins 13/5-29/6 Musée de Paleonthologie Humaine Les femmes préhistoriques : Eves et rêves, le retour Fino al/through 24/2/2004 Musée des Beaux Arts Jules Cheret et les Pastels 7/3-1/6 Galerie Qvadrige Norbert Hartmann 18/4-24/5

Paris

Saint-Germain-en-Laye Musée des Antiquités Nationales Tombes a Char - Princesses Celtes en Lorraine 4/4-29/9

Tate Britain Days Like These: Tate Triennial of Contemporary British Art 2003 26/2-26/5 Dulwich Picture Gallery Abstraction on the Beach: John Piper in the 1930s 2/4-22/6 Victoria and Albert Museum The Adventures of Hamza 5/3-8/6

Saint-Jeannet Chapelle Saint Jean-Baptiste Chersicla. Sculptures 24/5-29/6

Toulouse Les Abattoris Blast to Freeze: L’art Britannique au XXe siècle Fino al/through 11/5

Germania/Germany Bonn Kunst und Austellungshalle der Bundesrepulik Paul Klee in the Rhineland 7/3-9/6 Herbarium der Blicke. Selection of Works by Members of the Artists Association of Germany 4/4-29/6 Archeology in Germany. Peoples through space and time 9/5-24/8 Tony Cragg - Signs of Life 23/5-5/10

Frankfurt am Main

Tate Painting Not Painting 8/2-11/5 Pier Arts Centre Collection 8/2-25/1/2004

Grecia/Greece Atene Torre della Regina/Parco della Coscienza Ambientale di Ilio Cosmos-XI Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo 6/6-15/6

Museo Archeologico Il gioco nell’arte: da Klee a Boetti 20/12/2002-13/5

Munchen

Biella Fondazione Sella 1899, Vittorio Sella in Sikkim 22/3-25/5

Centre National de la Photographie Kyoichi Tsuzuki Federico Patellani Moly Sabata 12/3-1/6

Fondazione delle Stelline Marc Chagall, fiaba e destino 7/5-30/7

Galleria Forni Carlo Ferrari 6/5-14/6

Musée du Louvre Leonardo da Vinci 9/5-14/7

Bologna Galleria Arte Moderna Text Works: Opere dalla Collezione di Museion Bolzano 22/1-29/6

Bolzano

Liverpool

Museion Raymond Pettibon: Drawings 1979-2003 31/1-18/5

Tate Thomas Ruff: Photographs 1979 to Present 8/2-7/7

Palazzo ex-Poste Panorama 03 - Arte giovane Alto Adige 9/5-27/7

Gran Bretagna/Great Britain

Palazzo Medici Riccardi Stanze segrete - stanze scomparse 25/3-28/9

Fondazione Prada Andreas Slominski 10/4-13/6

Gubbio (Perugia)

GAMeC Jan Fabre 17/4-13/7

Musée du Luxembourg Gauguin et Pont-Aven 2/4-22/6

Firenze

Palazzo della Permanente Fine Art & Antiques Show 7/5-11/5

Tour Fromage Da cima a fondo 23/11/2002-7/9

ZKM-Center for art and media Banquete 14/5-24/8

Mori Art Museum Meditazioni Mediteraneo 18/5-15/6

Palazzo dei Diamanti Degas e gli italiani a Parigi 16/2-18/5 Shakespeare nell’arte 16/2-15/6

Fiera Miart-Fiera Internazionale di arte moderna e contemporanea 9/5-12/5

Aosta

Grand Palais Chagall 13/3-23/6

Musée Jacquemart-André De Caillebotte à Picasso Fino al/through 15/6

Ferrara

Musei di Porta Romana Milano 1706-1848: il laboratorio della modernità 12/3-25/5

Galleria Canelli Bronzi Rinascimentali e Barocchi da ollezioni Private 2/4-31/5

Bergamo

Tokyo

Dellearti Design Hotel Filippo Centenari 23/3-24/5

Fondazione Biblioteca di Via Senato Egitto: dalle Piramidi ad Alessandro Magno 5/12/2002-18/5

Villa Croce Avanguardia a Genova degli anni Sessanta 4/4-15/6

Italia/Italy

Karlsruhe

Giappone/Japan

Centro Il Lazzaretto Icaralis - L’aviazione raccontata dall’Aeroclub di Cagliari 15/3-2/6

Spazio Oberdan Il “Novecento” milanese 1923-1932 19/2-15/5

Genova

Centro Saint-Bénin, Aosta Felice Casorati. La strategia della composizione 19/4-7/9

Jeu de Paume Magritte 11/2-9/6

Cagliari

Galleria Fontana Natale Addamiano 1/5-22/5 Renato Galbusera e Maria Jannelli 15/5-12/6

Galleria Monica De Cardenas Claudia Losi. Mari 27/3-10/5

Schirn Kunsthalle Grotesque! 27/3-9/6

Haus der Kunst Grotesque! 150 Years of Insolent Art 27/6-14/9

Fondazione Bandera per l’arte Luigi Zuccheri, opere dal 1947 al 1970 15/3-25/5

Cremona St-Yves

Centre Pompidou Pierrette Bloch 25/9/2002-31/12 La culture pour vivre, de Georges Braque à Aurélie Nemours 25/9/2002-30/12

Musée d’Orsay Daguerrotypes 15/5-17/8

Busto Arsizio (Varese)

Fondazione Mazzotta Joan Mirò. Metamorfosi delle forme 15/3-29/6

Palazzo Ducale Collezione Panza di Biumo Fino al/through 4/12

Lissone (Milano) Civica Galleria d’arte contemporanea Le Corbusier pittore, scultore, designer 23/3-15/6

Lodi Varie sedi Primo Festival Internazionale del Trompe l’oeil 30/5-1/6

Lucca Fondazione Ragghianti Gio’ Pomodoro 8/3-11/5

Merano (Bolzano) KunstMeran L’idea letteraria: l’origine dei testi 26/3-18/5 Oswald Oberhuber 28/5-31/8 Meta.fisica: Arte e filosofia da De Chirico all’Arte Povera 11/9-6/1/2004

Milano Palazzo della Permanente Amedeo Modigliani 20/3-6/7

Galleria Viafarini Tracce di un seminario: ventiquattro artisti del Corso Superiore di Arte Visiva della Fondazione Ratti 29/4-17/5 Galleri Giò Marconi Paul Pfeiffer 23/4-24/5 Bruno Di Bello, opere 2002-2003 23/4-24/5 Galleria Raffaella Cortese James Welling 20/3-30/5 Open Space Società Umanitaria Adriana Chiari: Arte da mangiare - mangiare Arte 21/5-28/5 Galleria Fotografia Italiana Silvio Wolf 8/5-14/6

Modena Palazzo Santa Margherita Paul Caponigro, le forme della natura 5/4-29/6 Palazzina dei Giardini Giuseppe Graziosi: dalla fotografia al quadro 13/4-25/5

181 l’ARCA 109


AGENDA Mogliano Veneto (Treviso) Brolo Henri de Toulouse-Lautrec. Lo sguardo e il segno 16/2 -16/5

Parma Galleria Nazionale Parmigianino e il Manierismo europeo 8/2-15/5

Pistoia Museo Marini Marino Marini e il teatro 22/3-31/8

Ravenna Museo d’Arte della Città Da Renoir a De Stael. Roberto Longhi e il Moderno 23/2-30/6

Reggio Emilia Palazzo Magnani Maria Helena Vieira da Silva 23/3-18/5 Camille Claudel 25/5-27/7 Chiostri di San Domenico Bandiera dipinta: il ricolore nell’arte italiana 1797-1947 22/3-8/6

Roma Palazzo Altemps Marco Polo. Michael Yamashita un fotografo sulle tracce del passato 25/3-22/6 Complesso del Vittoriano L’arte ritrovata 29/3-20/5 Ritratti e figure: capolavori Impressionisti 7/3-6/7 San Pietroburgo e l’Italia 17501850 29/4-8/6 Studio Spazio Documento Erosioni: opere di Rosanna Lancia 1993-2003 5/4-28/5 Associazione Culturale Valentina Moncada Ferdinando Scianna 22/5-15/7 Varie Sedi FotGrafia-Festival Internazionale di Roma 8/5-22/6

Siena Palazzo delle Papesse Melting Pop Jason Middlebrook 15/3-25/5

Torino Palazzo Cavour Arte in due 14/3-1/6 Palazzo Bricherasio Gli artisti del Faraone 14/2-18/5

110 l’ARCA 181

+ europaconcorsi

Cavallerizza Reale Luigi Stoisa, Mutazioni 11/4-8/6 Sala Bolaffi Marcolino Gandini 28/3-11/5 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo New Ocean 28/2-18/5 How Latitutdes Become Forms: Art in a Global Age 6/6-14/9

Trento Castello del Buonconsiglio Valentino Rovisi: nella bottega del Tiepolo 15/3-15/6 Palazzo Geremia La città in giardino: la spiritualità e il fascino della natura d’Oriente 23/5-8/6 Il fascino della natura in Bartolomeo Bezzi 4/5-29/6

Venezia Varie Sedi 50. Biennale d’Arte: Sogni e Conflitti, la dittatura dello spettatore 15/6-2/11 Palazzo Ducale Botero 13/4-13/7 Palazzo Grassi I Faraoni

9/9/2002-25/5 Museo Correr Gaspare Vanvitelli e le origini del Vedutismo 2/3-18/5 Arsenale-Chiostro San rancesco della Vigna Kuma Luce in Estremo oriente 12/6-2/11 Palazzo Fortuny Angiola Churchill: Oltre il giradino 5/4-11/5 Spazio Culturale Svizzero Dada a Zurigo, Cabaret-Voltaire 1916-1920 11/4-22/6

Vicenza Logge della Basilica Palladiana Mito contemporaneo: Futurismo e oltre 3/5-27/7 Palazzo Leoni Montanari Segni del Novecento. La donazione Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, disegni, libri illustrati, incisioni 29/3-15/6

Olanda/Holland Rotterdam Kunsthal Impressionism: The Miracle of Colour Masterpieces from the Fondation Corboud 25/1-25/5

Isamu Noguchi sculptural design 17/5-7/9

Tilburg De Pont Foundation for Contemporary Art Erik Andriesse, works on paper 17/5-14/9

Spagna/Spain Barcellona Centre de cultura contemporània Harem fantasies and new Sherazade 19/2-18/5

Madrid Museo del Prado Vermeer and the Dutch Interior 18/2-18/5 Museo Reina Sofia Olafur Eliasson 30/1-19/5 Premio Velazquez: Ramon Gaya 29/4-25/8 Rax Rinekangas 13/5-6/7 Francesc Català Roca 20/5-8/9 Francis Alys 27/5-18/9

Svizzera/Switzerland Ascona Museo Comunale d’Arte Moderna Marianne Werefkin a Murnau. Arte e teoria, amici e maestri 2/3-1/6

Bellinzona Museo in Erba Le scatole di colori di Leonardo: percorso-gioco dedicato a Leonardo da Vinci 20/2-11/6 Museo Villa dei Cedri Vedute di Bellinzona dalla donazione Bonetti 16/5-18/7

Campione d’Italia Civica Galleria d’Arte Isidoro Bianchi (1581-1662) 22/3-19/5

Ginevra Musée du Petit Palace De Caillebotte à Picasso: chefs-d’oeuvre de la collection Oscar Ghez 15/10/2002-15/6

Ligornetto

Lugano Galleria Gottardo 100 anni di scatole di latta 28/5-23/8 Museo d’Arte Moderna Egon Schiele 16/3-29/6 Museo Cantonale d’Arte Jan Jedlicka. Maremma 1980-2001 16/5-13/7

Martigny Fondation Pierre Gianadda Da Picasso a Barcelò, gli artisti spagnoli 31/1-9/6 Leonardo da Vinci, inventore 12/4-19/10

Rancate Pinacoteca Cantonale Zunst Ritratti femminili (XVIII-XIX sec.) 5/4-9/6

USA Bellevue Art Museum E. V. Day 25/1-1/6 Fashion: The Greatest Show on Earth 27/4-2/9 Roy Lichtenstein: Times Square Mural 10/5-3/8

Birmingham Museum of Art Stephen Hendee: Perspectives 7 5/9/2002-6/7

Boston Museum of Fine Arts Visions and Revisions: Art on Paper since 1960 2/4-21/9

Chicago Museum of Contemporary Art Franz Ackermann: The Waterfalls Fino al/through 28/9 The Art Institute The Human Form Divine: The Body as Seen by the Camera 8/2-1/6 Cultural Center Tim Doud 17/5-13/7

Denver

Museo Vela Ticino al femminile. Pittura e scultura tra ritratto e genere 1670-1970 12/4-9/6

Art Museum Secrets from a Chinese Garden Fino al/through 28/9

Locarno

Los Angeles

Pinacoteca Casa Rusca Friedrich Dürrenmatt 4/5-17/8

County Museum of Art Ansel Adams at 100 2/2-11/5

AGENDA Making: Unique Installations created by Five Art Schools Fino al/through 1/9

+ europaconcorsi

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Per informazioni: Sandra Miller Tel. ++49 221 8213747 Fax ++49 221 8213297 E-mail: s.miller@koelnmesse.de

New York Guggenheim Matthew Barney: The CREMASTER Cycle 14/2-11/5 Kazimir Malevich: Suprematism 22/5-4/9 Dia Center for the Arts Jorge Pardo and Gerhard Richter: Refraction 5/9/2002-15/6 Jo Baer: The Minimalist Years, 1960-1975 12/9/2002-15/6 Rosemarie Trockel: Spleen 16/10/2002-15/6 Whitney Museum of American Art First Exposure, The Kids Are Alright: Photographs by Ryan McGinley 2/2-18/5 Approaching Objects 11/1-1/6 The Contemporary Series: Paul Sietsema: Empire 20/3-8/6 Elie Nadelman: Sculptor of Modern Life 4/4-20/7 Dario Robleto: Say Goodbye to Substance 17/4-3/7

Philadelphia Institute of Contemporary Art/University of Pennsylvanya Polly Apfelbaum 3/5-27/7 Art History Project 3/5-27/7

San Diego Museum of Art Splendors of Viceregal Mexico: Three Centuries of Treasures from Museo Franz Mayer 8/3-18/5 Whiteness in Decay: Regina Frank Installation 17/5-22/6 Paintings, Prints, and Drawings by Hokusai 24/5-3/8 Museum of Contemporary Art (La Jolla) Looking Ahead: Andy Goldsworthy 27/4-26/8 Museum of Contemporary Art (Downtown) Mariners & Mandarins: Seafaring and the Arts of the China Trade 9/3-14/9

San Francisco SFMOMA Treasures of Modern Art: The Legacy of Phyllis Wattis 30/1-24/6 Andreas Gursky 15/2-1/6 A Passion for Paul Klee 1/3-8/6

Italia/Italy Milano

Canada Monreal Place Bonaventure SIDIM 03 Salone internazionale del design di interni/International trade fair of interior design 22/5-24/5 Per informazioni: Es productions interface design 4398 Blvd. Saint-Laurent, suite 103 Montreal Tel. ++1 514 2843636 Fax ++1 514 2843649 Internet: www.sidim.com E-mail: info@productionsinterfacedesign.com

Finlandia/Finland Tampere Glass Processing Days Giornate mondiali del vetro e delle tecniche di lavorazione/World days on glass and processing techniques 15/6-18/6 Per informazioni: Internet: www.glassprocessingdays.com

Francia/France Lyon Eurexpo Première Influence Salone internazionale del mobile e della decorazione/International trade fair of furniture and decorations 15/6-17/6 Per informazioni: SepelCom Avenue Louis Blériot BP 87 69683 Chassieu cedex Tel. ++33 04 72223277 Fax ++33 04 72223287 E-mail: indus@sepelcom.com

Paris Paris Nord-Villepinte Intermat Salone internazionale dei materiali e delle tecnologie per i lavori pubblici e l’edilizia/International trade fair of materials and technologies for public works and building industry 13/5-17/5 Per informazioni: Exposium 1 rue du Parc 92593 Levallois-Perret Cedex Tel. ++33 01 49 68 51 00 Fax ++33 01 49 68 54 49 Internet: www.exposium.fr, www.intermat.fr E-mail: infos@exposium.fr, intermat@intermat.fr

Germania/Germany Köln Messe Interzum 03 23/5-27/5

Fiera Intel Salone internazionale di elettrotecnica, elettronica, illuminazione, automazione industriale e componentistica/International trade fair of electrotechnics, electronics, lighting, industrial automation and components 20/5-24/5 Per informazioni: Intel Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. ++39 02 3264393, Fax ++39 02 3264284 Internet: www.intelshow.com E-mail: comunicazione@intel.anie.it

Sasmil Salone internazionale degli accessori e dei semilavorati per l’industria del mobile/International trade fair for accessories and half-ready products for furniture industry 26/5-30/5 Per informazioni: Segreteria Organizzativa Salone del Mobile Tel. ++39 02 725941 Fax ++39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it

Roma Fiera Moacasa 03 Salone internazionale della cucina e del bagno/International trade fair of bathroom and kitchen 17/5-25/5 Per informazioni: MOA Viale nonio Ciamarra 280 Roma Tel. ++39 06 72900200/01 Fax ++39 06 72900184 Internet: www.cooperativamoa.com

Libano/Lebanon Beirut International Exhibition & Leisure Center Elecon Middle East Project Lebanon 2003 Saloni internazionali dell’elettricità, ingegneria elettronica, illuminazione e condizionamento d’aria e del progetto di architettura/International trade fairs of electricity, electronic engineering, lighting, air conditioning and architecture project 13/5-17/5 Per informazioni: Elecon Tel. ++961 1 263421, Fax ++961 1 261212 Internet: www.ifpexpo/elecon03 E-mail: elecon@ifpexpo.com

Olanda/Netherlands Rotterdam Cruise Terminal Rotterdam en Las Palmas 100% Design Salone internazionale dell’interior design contemporane International trade fair on contemporary interior design 4/6-6/6

Per informazioni: Internet: www.100procentdesign.nl

Spagna/Spain Barcelona Fiera Construmat Salone internazionale dell’edilizia International Building Exhibition 26/5-31/5 Per informazioni: Fiera di Barcellona Internet: www.firabcn.es

USA Las Vegas Mandalay Bay Resort & Convention Center Media-Tech Expo Salone e conferenza internazionale delle nuove tecnologie e nuovi media International trade fair and conference of new technologies and media 13/5-15/5 Per informazioni: Media-Tech Association 5200 Willson Road, Suite 140 Eding, Minnesota 55424, USA Tel. ++1 952 836.2737 Fax ++1 952 836.2730 Internet: www.mediatech-expo.net E-mail: info@media-tech.net

ISH North America Salone internazionale della cucina, bagno, riscaldamento e condizionamento d’aria International trade fair of kitchen, bathroom, plumbing, heating and air conditioning 1/10-3/10 Per informazioni: Messe Frankfurt, Inc. 1600 Parkwood Circle, Ste. 515 Atlanta, GA 30339, USA Tel. ++1 770 984-8016 Fax ++1 770 984-8023 Internet: www.usa.messefrankfurt.com e-mail: info@usa.messefrankfurt.com

New York Jacob K.Javits Convention Center 15th ICFF Salone internazionale dell’arredo contemporaneo/International trade fair of contemporary furniture 17/5-20/5 Per informazioni: Tobin & Tucker Tel. ++1 212 8795776 Fax ++1 212 8798093 Internet: www.icff.com E-mail: karatobin@tobinandtucker.com

Orlando Gaylord Palms Resort & Convention Center Design-Build Expo 2003 Salone e convegno internazionale del progetto e dell’edilizia/International trade fair and conference of design and building industry 8/10-9/10 Per informazioni: Design-Build Institute of America C/o Patrick Wilson Design-Build Institute of America 1010 Massachusetts Avenue, NW, Third Floor Washington, DC 20001-5402 Tel. ++1 202 4547535 Internet: www.dbia.org E-mail: pwilson@dbia.org

181 l’ARCA 111


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CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P. O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131 COLOMBIA Descala Distribudora Calle 30, n.17-92 Bogotà Tel. 1.2457689 Fax 1.2325148 DENMARK Arnold Busck Intern. Boghandel 49, Kobmargergade 1150 Copenhagen FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330 FRANCE (l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617, Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607, Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585, Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233, Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380, Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858, Fax 01 40518598 Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313 Bordeaux La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387, Fax 05 56481683 Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./Fax 05 57859147

Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567,-Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216 Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494, Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420, Fax 05 61215603 GERMANY Minerva gmbh Morgensternstrasse, 37 60596 Frankfurt Tel. 069 6031156 Fax 069 6031156 minerva@read-a-book.de Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Comag Specialist Division Tavistock Works Tavistock Road West Drayton, Middl. UB7 7QX Tel. 1895 433811 Fax 1895 433801 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij P.O.Box 75 07940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 Swets Blackwell BV P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111 HONG KONG T.Watson Distributors Ltd 43 G, Happy View Terrace, 3rd Floor Happy Valley - P.O.Box 956 Hong Kong Tel. 2.5768730 Fax 2.776467 ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579, Fax 03 5794567 JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp The Tokodo Shote Ltd Ooks-Journals Div. Nakauchi Bldg. 1-7-6 Nihonbashi Chuo 103-0027 Tokyo Tel. 3 32721966 Fax 3 32788249 bk_jnl@tokodo.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308 KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./fax 05 6592050 POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194 PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492 SAUDI ARABIA Studio 65 P.O.Box 2763 Jeddah Tel./fax 02.6518296 SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686 SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

SPAIN Diaz de Santo, S.A. Calle Lagasca, 95 28006 Madrid Tel. 91.4312482 Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax. 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452

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SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

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TAIWAN Jen Sean and Wellcharm Enterprise Co. Ltd. N.3, Lane 33, sec. 6 Hsin Yi Rd. Taipei Tel. 02 27590715 Fax 02 27590592 Don Ching Trading Co.Ltd. 43, Tzu Chih Street Taichung City Taiwan 40304 Tel. 2.27510156 Fax 2.27510155 Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993 THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321 TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627 USA & CANADA Faxon A Rowecom Co. 15, Southwest Park Westwood, MA 02090 Tel. 800.2897740 Fax 617.4611862 Speedimpex USA, Inc. 35-02 48th Avenue Lon Island City, NY 11101 Tel. 718 3927477 Fax 718 3610815 VENEZUELA Edital C.A. Calle Negrin Ed. Davolca Planta Baja Ap. 50683 Caracas Tel. 212 7632149 Fax 212 7621648


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