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english text La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva | The international magazine of architecture, design and visual communication

Agence Babel In Italia € 9,00 IVA assolta dall’editore

Sergio Bianchi Camenzind Grafensteiner Matali Crasset Fedro Architetti Associati Frlan+Jansen, Bagnasacco Frank Hammoutène Mikhail Kudryashov/Simon Rastorguev Mangado y Asociados

www.arcadata.com

Nikken Sekkei

luglio-agosto july-august

2003 183

Periodico mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% pubblicità ART.2 Comma 20/B Legge 662/96 - Milano

Bruno Signorini


Cesare Maria Casati

Esperienza ed evoluzione

Experience and Progress

alla notte dei tempi la casa dell’uomo si è sempre realizzata, grazie alla creatività dei progettisti e dei costruttori, con l’impiego di tecniche e materiali che ingegno e natura mettevano a disposizione, consentendo non solo la sua costruzione, ma anche contenuti estetici e decorativi che rappresentavano poetiche e culture delle civiltà che l’hanno espressa. Nelle diverse epoche il manufatto architettonico si è configurato per lo più con l’impiego preponderante di un solo materiale e con le relative tecniche d’impiego che, proprio per il massivo utilizzo, hanno sempre sviluppato ricerche evolutive e tecnologiche di grande virtuosismo. Basti pensare ai marmi dell’età classica, alle pietre del medioevo, al cotto e al cemento dell’epoca moderna, sino al ferro e al cemento armato del Novecento. Dagli anni Cinquanta del secolo scorso è avvenuta una rivoluzione tecnologica e progettuale importante con la proposta, già ipotizzata negli anni Trenta, e la conseguente realizzazione di involucri dei volumi architettonici in materie trasparenti. Era la prima volta che la costruzione tendeva a smaterializzarsi e i diaframmi che separavano l’interno dall’esterno non erano più “muri”solidi e opachi. Questa nuova possibilità di progettare la trasparenza concreta e non più virtuale, affiancata alle nuove tecniche di graficizzazione del progetto, anch’esse virtuali e informatizzate, ha permesso agli architetti di realizzare e “segnare” significativamente i nostri tempi nella storia contemporanea dell’architettura. Ora dobbiamo stare attenti affinché quello che comunemente oggi viene definito lo “stile tecnologico” non diventi un puro e semplice strumento calligrafico del progetto, che, per omologarsi alla tendenza di moda, renda trasparente anche tutto ciò che deve essere opaco o mistifichi l’architettura delle serre da giardino con la casa dell’uomo contemporaneo. Inoltre questo nuovo mezzo espressivo esige, data la sua trasparenza, una definizione progettuale corretta anche dello scheletro strutturale, prima sommerso e nascosto. Non avendo alle spalle millenni di esperienza tecnica e creativa nell’uso del vetro come parete continua, come è avvenuto sempre per tutti gli altri materiali, il progetto è portato facilmente ad assumere aspetti morfologici impropri e molte volte in conflitto con l’appartenenza al luogo e, tipologicamente, all’uso. Il rischio, come già si nota, è che lo “stile” si imponga genericamente come valore decorativo epidermico, senza creare e divulgare il corretto messaggio estetico dell’architettura contemporanea aderente al costume e al modo di vita di noi tutti. Costume che vede tecnologie sofisticatissime di comunicazione e di trasporto in libera e felice convivenza con tradizioni e persino con nuove tribalizzazioni di pensiero. Ma la continua evoluzione del progetto è in atto e si possono già osservare i primi germi dei nuovi materiali che l’architettura impiegherà nel prossimo futuro, come hanno già anticipato da Jean François Jordi, Jean Paul Viguier e François Seigneur nel padiglione francese dell’Expo di Siviglia, Dominique Perrault nella Grand Bibliothèque e Ian Ritchie nel Plymouth Theatre Royal utilizzando e inventando guaine e tessuti metallici per realizzare diaframmi con l’esterno morbidi e duttili. In prospettiva, si potrà aggiungere alla trasparenza la flessibilità con tessuti che presto potranno diventare persino schermi di immagini o, con membrane e guaine fotovoltaiche (già in produzione in USA), realizzare anche il sogno di autoprodurre con la propria costruzione l’energia che si dovrà consumare. E’ innegabile che stiamo vivendo un periodo di grande transizione nel quale ciascuno di noi deve partecipare ad arricchire questo nuovo vocabolario con spirito disincantato e con grande entusiasmo, senza mai ripudiare le nostre conoscenze e tradizioni che stemperate nella inevitabile evoluzione di tecniche e tecnologie, ci consentiranno amalgami progettuali e figurativi di grande fantasia eclettica.

ver since the dawning of time man has always created his home, thanks to the creativity of designers and builders, using the methods and materials that nature and genius have placed at his disposal. In addition to the actual construction of buildings, aesthetics and ornamentation have inevitably expressed the artistry and culture of the various civilisations to which they belong. Down the ages, architectural designs have generally been constructed out of one main material, employing these materials using techniques which, due to the sheer scale of their use, have resulted in truly virtuoso technological developments and experiments. Just take the marble used back in classical times, stone in the Middle Ages, brick and concrete in the modern era, right down to the reinforced concrete and iron of the 20th century. The 1950s saw a real revolution in style and technology with the design (first proposed in the 1930s) and subsequent construction of architectural shells made of transparent materials. This was the first time building tended to lose material substance, as the diaphragms separating the inside from the outside were no longer solid and opaque “walls”. These new prospects for designing concrete and not just virtual transparency, together with new graphic design techniques based on computer technology, allowed architects from our age to leave their own design “trace” on our period in the modern-day history of architectural design. We now need to make sure this “technological style” does not turn into yet another means (in line with the latest trends) of giving transparency to what really ought to be opaque or of mystifying architecture, confusing greenhouses with modern-day people’s homes. Given its transparency, this new means of stylistic expression also calls for proper structural frameworks, previously hidden away behind the thick forms of opaque structures. The lack of all those thousands of years of technical/creative experience in the use of glass for designing curtain walls, in contrast with all other materials, has inevitably resulted in projects taking on quite unsuitable morphological features, very often conflicting with the sense of place or typological function. As we can already see, the risk is that “style” turns into some sort of skindeep decorative value without actually getting involved in sending out the right aesthetic message of modern-day architecture truly geared to our own lifestyles and habits. Customs that see cutting-edge transport and communication technologies happily and freely co-existing with older traditions and even newer tribal lines of thought. But the evolution in architectural design is still under way and we can already see the first seeds of the latest materials architecture will use in the near future, as in the case of the work designed by Jean François Jordi, Jean Paul Viguier and François Seigneur for the French pavilion at the Seville Expo, Dominique Perrault for his Grand Bibliothèque and Ian Ritchie’s Plymouth Theatre Royal, using and inventing metallic fabrics and sheaths to design diaphragms with soft and flexible exteriors. Flexibility will soon be added to transparency through fabrics destined to even be screens of images or, using photovoltaic sheaths and membranes (already in use in the USA), actually making the dream come true of designing a construction capable of generating the energy it consumes. There is no doubt we are living in a period of great transition in which each of us must play his part in inventing this new vocabulary with a spirit of disenchantment and notable enthusiasm, without ever rejecting what we know and our own traditions, which, toned down by inevitable progress in techniques and technology, will shape stylistic designs and creations of striking eclectic imagination.

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ino al 3 Agosto 2003 Schirn Kunsthalle, presenta a Francoforte una mostra di disegni preparatori di progetti di/by Mario Antonio d’architettura, proveniente dal Museum of Modern Art di Arnaboldi New York, composta da elaborati disegnati da Maestri della storia contemporanea. La mostra, intitolata “Visions and Utopias”, si presenta come un evento di grande attualità, soprattutto perché è portatrice del messaggio contenuto nel divenire del fenomeno architettonico. La continuità della tradizione, il costante passaggio fra passato remoto e presente è, nell’architettura, scandito dal segno, cioè dal D-segno. Anch’esso, però, muta con i contenuti e con la forma del progetto, muta col trasformarsi della tecnologia e col processo edificatorio, muta con la mano del Maestro che, attento al divenire degli eventi, segna sulla carta la sismografia del fluttuare dello spazio dell’uomo. La mostra è composta da disegni elaborati da maestri come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Mies van der Rohe, fino a Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Rem Koolhaas, Daniel Libeskind. Insomma una sorta di excursus attraverso cento anni di storia del progetto architettonico che traspare dal segno grafico, che indica la crescita infinita del progetto e preammonisce l’utopia di una realtà architettonica a venire. Il tutto è riassunto in duecento lavori, capaci di un vero e proprio racconto di metamorfosi del disegno che passa dalla mano libera al disegno eseguito col calcolatore. Insomma, Fuller and Sadao, Tetrahedon City, 1968 ca. una sorta di passaggio temporale della realtà architettonica che si

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cala nel sentimento del progetto e nella evoluzione dell’intelligenza del lavoro dell’uomo. L’idea dell’evento itinerante è stata iniziata, al Museo d’Arte Moderna di New York, da Matilda McQuaid con Bevin Cline, in collaborazione con Schirn Kunsthalle e specificatamente curata per la città di Francoforte. Max Hollein, direttore del Schirn Kunsthalle Frankfurt ha avuto modo di sottolineare che i lavori esposti hanno un duplice valore, sia come racconto della recente storia dell’architettura che, anche, come valore artistico intrinseco e autonomo. Questi saranno i motivi dell’interesse che susciterà la Mostra, unitamente al nostro interesse a continuare a scoprire tutti quei segreti che sono contenuti nel segno di questi Maestri. L’applicazione dell’arte Visto in generale, appare evidente il compito di chi scrive, di chi insegna e di chi progetta che è quello di usare l’arte della rappresentazione per comunicare, ben sapendo che ognuno di noi possiede qualità intrinseche, ma recondite, così da permettere a ognuno di far emergere la propria creatività per potersi adattare alla disciplina a cui si offre. Tutto è dentro di noi; è l’atto di volontà che precede il momento del lavoro produttivo, che deve essere messo in relazione con la propria cultura, per poi educare la manualità all’espressione conso-

Visions and Utopias

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he Schirn Kunsthalle in Frankfurt will be hosting an exhibition of preparatory drawings for architectural designs from the New York Museum of Modern Art through to 3rd August 2003. The drawings are the work of masters of modern history. The exhibition, entitled “Visions and Utopias”, is a cutting-edge event providing an insight into the future of architecture. Continuity with tradition and the constant transition between distant past and present are marked by signs in architecture or rather D-signs. But even these alter with the contents and form of a project, changing with progress in technology and building procedures, adapting to the master’s hand as he marks the seismography of fluctuating human space on paper, with a careful eye to developing events. The exhibition displays drawings by the likes of Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Mies van der Rohe, or even Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Rem Koolhaas and Daniel Libeskind. A sort of excursus through a hundred years of architectural design emerging from the graphics, indicating how design has grown infinitely and alludes to a utopian future for architecture. This is all summed up in two-hundred works telling us about the metamorphosis in design as it progressed from free-hand drawing to computer-assisted design. In brief, this is a sort of chronological transition of architecture bathed in a certain senti-

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ment for design and evolving human intelligence. The idea of a travelling event began at the New York Museum of Modern Art with Matilda McQuaid and Bevin Cline in conjunction with the Schirn Kunsthalle and specially prepared for the city of Frankfurt. Max Hollein, director of the Frankfurt Schirn Kunsthalle, pointed out that the works on display serve the dual purpose of outlining the recent history of architectural design and also as works of artistic value in their own right. This is the main interest of an exhibition which will also reveal all the mysteries in which these Masters are still enshrouded. The Application of Art View in general terms, it is obvious that writers, teachers and designers are expected to use the art of representation to communication, fully aware that we all have our own special, hidden qualities, allowing us to express our own creativity to adapt to one’s own profession. It is all inside us; it is that act of will before actually producing something that is inevitably related to one’s own culture so that we can train our hands to represent what we have in mind. Learning to design architecture by thinking not copying; this magical moment is part of everybody’s life and is one of our social rights due to our evident need to dialogue with others. A sign, or rather design, is one of man’s primitive acts full of feel-

Ron Herron/Archigram, Walking City, 1964-66.

Masters’ Drawings

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Eero Saarinen, Terminal Building, 1958-63.

na al pensiero. Imparare a progettare un’architettura pensando e non copiando; questo momento magico fa parte della vita di ogni uomo ed è un suo diritto sociale, per la chiara necessità di colloquio che ha con gli altri. Il segno, meglio il disegno, è un atto primitivo dell’uomo che contiene il sentimento, che non deve essere confuso con il gesto meccanico del calcolatore che, peraltro, possiede valori diversi, ma non il valore dello spirito che muta nel tempo. Il computer è databile, il disegno è atemporale. Si può chiaramente vedere come queste energie si trasformano, poi, in vera professionalità quando il lavoro progettuale si avallerà della loro maturazione. E’ il correre degli eventi che determina l’evoluzione storica e chiunque lede questo sacrosanto diritto toglie la libertà individuale che è la base di ogni società civile. E’ la ricerca di una composizione architettonica che, determinando nuovi atteggiamenti, tende a innalzare la partecipazione dell’uomo allo spazio architettonico. L’attualità di questa mostra è, soprattutto, quella di mettere in luce in che modo l’architettura contemporanea si esprime oggi. Ed ecco emergere i suoi nuovi numeri, ovviamente più complessi di quelli che aggregavano le forme semplici euclidee. I disegni di preparazione al progetto esposti alla mostra annunciano, così, la morte della riga, della prospettiva, del chiaro-scuro, per far riemergere il gesto sulla carta, il segno, il correre della matita che rincorre l’idea, la fluida espressione sul foglio che annuncia ogni complessità e ogni possibile articolazione che può acquisire lo spazio architettonico. E’ ormai nata, ed è pienamente espressa in mostra, una nuova espressione grafica destinata a precedere la visibilità, quella che ci concede poi il computer, attraverso i suoi vari articolati programmi. Negli ultimi vent’anni la telematica e l’informatica hanno staccato

il mondo artigianale dal mondo industriale e si è formata una ribellione alla ricerca della forma, per incentivare la ripetitività di modelli; a questo si sono opposti Jürgen Habermas e Marschall McLuhan, ma la loro tesi è ancora troppo fievole per arrivare a uno stravolgimento dei fatti. Oggi occorre ricercare l’unione fra il mezzo telematico e computerizzato con lo spirito, nell’intento di rigenerare le nuove forme capaci di raccontare la nostra modernità. Ecco la ragione di fondo della mostra di disegni di progetto di Francoforte che ci ha spinto a riflettere su questo fenomeno che sta diventando di grande attualità. E’ fuori da ogni dubbio, però, che per contenere nel segno ogni spiritualità occorre, prima di ogni operazione meccanica, disegnare gli intenti. Dall’analisi dei disegni eseguiti dei Grandi Maestri sembra che l’ottica del progetto stia cambiando in continuazione, ciò potrebbe significare che siano cambiati i termini del risultato; ciò sta a significare una nuova interpretazione dello spazio architettonico, inteso come energia cinetica, utile alla trasformazione del fenomeno dell’industrializzazione. Ciò consente di realizzare l’uso delle tecnologie avanzate a un livello produttivo più alto, è una propensione ad usare, in modo coordinato, la robotizzazione, l’informatica e la telematica, cercando di innescare l’energia potenziale del territorio. La parte più deteriore del progettista è quella che si è messa al servizio dell’industria preoccupandosi solo di alimentare delle macchine obsolete, invece di tentare l’innovazione del prodotto. Il design come parte dell’intero progetto architettonico e, in generale, il progetto, deve tendere a una trasformazione comportamentale dell’uomo e non al semplice uso pleonastico del prodotto/progetto. E’ così che il momento del rinnovo alberga nel gesto del disegno e, la mostra di Francoforte, ne è una valida testimonianza.

ing, which must not be confused with the mechanical workings of a computer which, despite having other values, does not have a spirit that changes over time. Computers are dated, design is timeless. We can then clearly see how this energy transforms into professionalism when design harnesses its potential. It is the rapid unfolding of events that determines historical evolution and anybody infringing this unalienable right jeopardises the kind of human freedom on which civil society is based. Experimentation into architectural design tends to get people more closely involved in architectural space by encouraging new attitudes and approaches. The topical thing about this exhibition is, above all, the way it highlights how modern-day architecture now expresses itself. But of course its underlying mathematics is much more complex than simple Euclidean forms. The preparatory drawings for architectural designs on display at the exhibition announce the death of lines, perspectives and chiaroscuro effects to leave room for signs, sketches and pencil work to re-emerge, tracing out ideas smoothly expressed on paper, evoking all kinds of intricacies and the various layouts an architectural space can take on. The exhibition clearly outlines a new form of graphics designed to precede visibility, the kind computers give us through all their intricate programmes. Over the last twenty years, telematics and computer technology have created a divide between the craft and industrial worlds and a rebellion has broken out in search of form to encourage repetition; Jürgen Habermas and Marshall McLuhan have opposed this, but their ideas have not managed to turn things around. We now need to find some way of bringing together telematics/computer technology and the human spirit in an attempt to

generate new forms capable of representing our own modernity. This is the real reason behind the Frankfurt exhibition of project drawings that persuaded us to reflect on this increasingly topical phenomenon. There is no doubt that a certain spirituality can only be incorporated in signs if the underlying intents are clearly designated before setting about any purely mechanical operations. Examining the drawings made by the Great Masters it would appear as if the basic approach to design is constantly changing, which might of course mean that its results are changing too; this indicates a new way of reading architectural space treated as kinetic energy actually capable of transforming industrialisation. Cutting-edge technology can now be employed on a higher production level as robotics, computer technology and telematics tend to be used in a co-ordinated manner to trigger off the territory’s potential energy. Designers give of their worst when focusing solely on obsolete machinery instead of trying to innovate products. Design as part of the overall architectural project and planning in general ought to try and change people’s behaviour and not just make pleonastic use of products/projects. This means the key to innovation lies in the act of drawing, as is exemplified to great effect at the Frankfurt exhibition.

Rem Koolhaas, Exodus The trip, 1972.

Frank O.Gehry, University of Toledo, 1990. A destra in alto/top right, Mies van der Rohe, Concrete CHP, 1923; in basso/right below, Frank Lloyd Wright, American System-Built Houses for Richards Company, Model D101, 1915-17.

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Camenzind Grafensteiner

La lunga facciata interamente vetrata che delimita sul lato nord il complesso comprendente tre ristoranti – “Move”, “Relax” e “First” – e la caffetteria “Point” per gli impiegati della Siemens a Zurigo.

The long all-glass facade marking the north side of the complex encompassing three restaurants - “Move”, “Relax” and “First” and the “Point” Siemens staff canteen in Zurich.

Camenzind Grafensteiner

Spazio di relazione Siemens Restaurants, Zurich

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Credits Project: Camenzind Grafensteiner Project Team: Tanya Bacheva, Stefan Camenzind, Stefan Forrer, Michael Grafensteiner, Philip Grepper, Nadia Mühlhaupt, Brigitta Würsch, Susanne Zenker Structural Engineer: Suter+Walser Cladding Consultant: Mebatech Environmental Consultant: Effen Ingenieure Catering Consultant: PromaFox Electrical Engineer: Amstein+Walthert Mechanical Engineer: I.Gianotti Building Physics/Acoustics: Leuthard+Mäder General Contractor: Göhner Merkur Totalunternehmung Builder: Reller Main Contractors: H.Wetter, Mauchle Metallbau, Lignatur, Pilatus Flachdach, E.Burkhalter, Raess Haustechnik, Meier Kopp, Wiederkehr, H.Giovanna, Pius Nadler, Hess Naturstein, Lezlinger Söhne Client: Siemens Schweiz

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he office environment has undergone a variety of changes from open-space haven to the myth of total flexibility and even “time-share” desks for three or four different people. Then came the onset of working from home in your slippers using laptops….and who knows what else might lie ahead. One common denominator of plenty of businesses is the loss of individuality in a mass of Dilbert-style cubicles and with it a frustrating sense of non-identification. The work place is often somewhere to get away from, an unhappy place whose main attraction is very often the coffee machine. It is obvious that big firms will keep on focusing more and more attention on the quality of their work spaces in order to help staff work more productively. And, of course, lunch time is the key moment for socialising in an interactive environment and “recharging your batteries”. Camenzind Grafensteiner have taken a serious look at this issue in designing the Siemens staff canteen. This facility at the Siemens headquarters in Zurich, Switzerland, lays on meals for something like 1500 people. An authentic “food machine”. But the idea is not just to provide these people with meals on time, carefully catering for the staff rotor and flow of customers. The project also has something else to offer. The staff canteen space is actually being turned into a “container of emotions”. Not just somewhere to eat, but also a place to relax, enjoy a few moments basking in the sun or taking a gentle stroll. This is why the building is divided into three restaurants: “Move”, “Relax” and “First”, as well as a cafeteria called “Point”. So what are the distinctive features of these facilities? Following the inclinations and patterns of behaviour at lunch time. Some people just want a quick bite to eat before hurrying off, others prefer to spend more time in a more comfortable setting; some people take the chance to organise a meeting around a bowl of salad, while others just drink a quick cappuccino without even bothering to sit down……this project caters for every imaginable customer requirement. “Move” is a conventional self-service restaurant geared to speed and staff rotation with seating for 350. “Relax” is a 150-seat restaurant with a slower pace, while “First” is a higher-quality restaurant with room for just 50 and its own separate entrance and garden. All these facilities feature interaction between the inside and outside, thanks to wide glass partitions that open up. These partitions face onto terraces and gardens. The key words in this minimalist design are: order, harmony, light, precision and keeping to the low budget. This means a predominantly industrial image, except in the “Move” and “Relax” zones, where the use of structural wood has resulted in a warmer setting, better sound insulation/lighting and, above all, the possibility of roofing over the entire 51x13-metre space in just two days’ work. Camenzind Grafensteiner have placed design at people’s service. Their spaces have none of the rhetorical pomp of big name designers, preferring instead to find a practical solution to people’s real needs. Mapping the customer’s requirements and work needs are at the very foundations of this project, as are all the signs (which they call microstructures – local events), in a word all those minor details making people’s local identities more meaningful. Similarly, even the simple act of eating, the peculiar quality of this moment turns into a test of skill at designing for people in general and not ourselves.

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Martina Issler

ari percorsi ha fatto il mondo dell’ufficio, da paradiso dell’open space, al mito flessibilità totale, scrivanie “a tempo”, da dividere in tre o quattro. E poi la grande bolla del tele-lavoro, con il laptop in ciabatte a casa tua… e altre ancora ne vedremo. Resta il tratto comune a molti paesaggi aziendali, ovvero la perdita dell’individualità nella massa dei cubicoli alla Dilbert e una disindentificazione frustrante. Il luogo di lavoro è spesso luogo da cui fuggire, in cui si sta malvolentieri e la macchina del caffè il luogo di ritrovo più umano. E’ normale che sempre di più le grandi ditte si pongano il tema della qualità degli spazi del lavoro, per migliorare le prestazioni degli impiegati. E la pausa pranzo è momento fondamentale per recuperare convivialità, spazi umani di relazione e “ricaricare le pile”. Camenzind Grafensteiner si sono posti il problema di affrontare con serietà il tema dovendo progettare il ristorante aziendale Siemens. Questo spazio situato nel quartiere generale Siemens a Zurigo in Svizzera organizza pasti per qualcosa come 1500 persone. Una vera e propria food machine. Ma il tema non è solo arrivare a fornire cibo a queste gente, nei tempi giusti, saper gestire il flusso e la rotazione dei clienti. Il progetto può offrire qualcosa di più. Oggi il grande spazio della ristorazione aziendale diventa un “contenitore di emozioni”. Un luogo dove non solo mangiare, ma rilassarsi, godere di qualche minuto al sole, fare quattro passi. Allora l’edificio viene suddiviso in tre ristoranti : “Move”, “Relax” e “First” e la caffetteria chiamata “Point”. Quali sono le caratteristiche di questi spazi ? Seguire le inclinazione e i vari comportamenti di fronte al pranzo. Chi vuole mangiare qualcosa e correre via, chi invece ama passare un tempo più lungo in un habitat più confortevole; chi usa il ristorante come spazio per un meeting attorno a una insalata, chi si prende un cappuccino in piedi… tutti i tipi di esigenze sono stati osservati e rappresentati nel progetto. “Move” è il classico self-service, determinato dalla velocità e dalla rotazione dei pasti, con una capacità di 350 posti a sedere. “Relax” è un ristorante da 150 posti, dove i tempi sono più dilatati, mentre “First” è il ristorante di più alto livello per soli 50 posti con entrata privata e giardino dedicato. Un tratto comune a tutti gli spazi è la possibilità di rapporto interno-esterno, grazie alle grandi vetrate totalmente apribili. Queste si affacciano su terrazze e giardini. Le parole chiave di questo progetto minimalista sono: ordine, armonia, luce, precisione, rispetto del budget contenuto. Per cui l’immagine industriale prevale, salvo nelle zone “Move” e “Relax” dove l’uso del legno strutturale ha reso possibile un’immagine più calda e maggiori prestazioni per quanto riguarda l’isolamento acustico e l’illuminazione e soprattutto ha consentito la copertura dell’intero spazio di 51x13 metri in due giorni di lavoro. Camenzind Grafensteiner confermano la matrice del lavoro progettuale come servizio al soggetto umano. I loro spazi non hanno nulla della retorica delle grandi firme, ma sono immersi nel problema umano e nella sua soluzione pragmatica. La mappatura delle esigenze del cliente e il lavoro insieme al cliente sono la base del progetto, come tutta la serie di segnali (che loro chiamano microstrutture – eventi locali), insomma quelle piccole attenzioni che rendono le identità locali delle persone significative. Così anche il gesto semplice del mangiare, la qualità di questo momento diventa un test della capacità di progettare per le persone e non per noi stessi. Stefano Pavarini

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In senso orario da sinistra in alto: facciata est del “Move”; ingresso dei ristoranti “First” e “Relax”; il giardino interno del ristorante VIP “First”; l’interno del ristorante “Move”.

Peter Würmli

Martina Issler

Martina Issler

Martina Issler

Clockwise, from top left: the east facade of “Move”; the entrance to the “First” and “Relax” restaurants; the inside garden at the “First” VIP restaurant; the inside of the “Move” restaurant.

L’ingresso e la terrazza ristorante e, nella pagina a fianco, la sala principale da 350 posti, del “Relax”. Nel complesso i tre ristoranti, che sono aperti anche al pubblico, hanno 700 posti a sedere e servono oltre 1.500 pasti all’ora di pranzo.

Martina Issler

The entrance and terrace restaurant and, opposite page, the main 350-seat room of “Relax”. The three restaurants, also open to the public, have a total of 700 seats and can serve over 1,500 meals.

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Pianta del piano terra del complesso.

Sezioni dei frangisole detraibili. In basso, particolari delle sezioni della facciata sud e delle porte scorrevoli sulla facciata sud.

Ground-floor plan of the complex. 1. Ingresso/Entrance 2. Atrio/Foyer 3. Area libera Free-flow area 4. Cafeteria “Point” 150 seats 5. Restaurant “Move” 350 seats 6. Restaurant “Relax” 150 seats 7. Restaurant “First” 50 seats 8. Area consegna merce Goods delivery 9. Magazzino congelatore Storage freezer 10.Ufficio/Office 11.Cucina/Kitchen 1 12.Cucina/Kitchen 2 13. Lavaggio piatti Dish washing 14. Terrazza/Terrace 15. Fontana/Water feature

Sections of the removable louvers. Bottom, details of the sections across the south facade and sliding doors on the south facade.

Sezione sul ristorante “Move”. In basso, facciata sud.

Section across the “Move” restaurant. Bottom, south facade. 1. Dettaglio 1 facciata sud Detail 1 south facade 2. Dettaglio 2 facciata sud Detail 2 south facade 3. Dettaglio 10+ 11 piattaforma in legno strutturale Lignatur Detail 10+ 11 Lignatur structural timber-decking 4. Elementi costruttivi tetto a verde: terra, membrana acqua, isolante 16 cm, barriera vapore, pannelli di legno strutturale Lignatur 100/20 cm/Green roof build up: soil, water membrane, insulation 16 cm, vapour barrier, Lignatur structural timber-decking panels 100/20cm 5. Elementi costruttivi rivestimento: pannello isolante parete, ventilazione, frangisole in alluminio, pannelli isolanti/Cladding build up: insulated wall panel, ventilation, aluminium louvers, insulated wall panels 6. Condotti di ventilazione Ventilation ducts 7. Elementi costruttivi pavimento: lastre “Jaddish” 120/70/2 cm, intonaco 1 cm, massetto 8 cm con riscaldamento sotto-pavimento, barriera vapore, stato di cemento 15 cm/Floor build up: slate “Jaddish” 120/70/2 cm, plaster 1 cm, screed 8 cm with underfloor heating, vapour barrier, concrete slab 15 cm 8. Soffitto appeso Suspended ceiling 9. Nuovo terreno New terrain 10.Terreno esistente Existing terrain 11.Fondamenta Foundations

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1. Elementi costruttivi tetto a verde: terra, membrana acqua, isolante 16 cm, barriera vapore, pannelli di legno strutturale Lignatur 100/20 cm Green roof build up: soil, water membrane, insulation 16 cm, vapour barrier, Lignatur structural timber-decking panels 100/20 cm 2. Trave d’acciaio Steel girder 3. Barriera vapore Vapour barrier 4. Pannello rivestimento alluminio Aluminium cladding panel 5. Doppia facciata vetrata Double glazing 4.70/2.40 m

1. Elementi costruttivi tetto a verde: terra, membrana acqua, isolante 16 cm, barriera vapore, pannelli di legno strutturale Lignatur 100/20 cm Green roof build up: soil, water membrane, insulation 16 cm, vapour barrier, Lignatur structural timber-decking panels 100/20 cm 2. Trave d’acciaio Steel girder 3. Barriera vapore Vapour barrier 4. Pannello rivestimento alluminio Aluminium cladding panel 5. Porte scorrevoli Sliding doors 4.70/2.40 m

1. Elementi costruttivi pavimento: lastre “Jaddish” 120/70/2 cm, intonaco 1 cm, massetto 8 cm con riscaldamento sotto-pavimento, barriera vapore, stato di cemento 15 cm Floor build up: slate “Jaddish” 120/70/2 cm, plaster 1 cm, screed 8 cm with underfloor heating, vapour barrier, concrete slab 15 cm 2. Membrana acqua Water membrane 3. Doppia facciata vetrata Double glazing 4.70/2.40 m

1. Elementi costruttivi pavimento: lastre “Jaddish” 120/70/2 cm, intonaco 1 cm, massetto 8 cm con riscaldamento sotto-pavimento, barriera vapore, stato di cemento 15 cm Floor build up: slate “Jaddish” 120/70/2 cm, plaster 1 cm, screed 8 cm with underfloor heating, vapour barrier, concrete slab 15 cm 2. Membrana acqua Water membrane 3. Porte scorrevoli Sliding doors 4.70/2.40 m

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Peter Würmli

Particolari dei servizi al primo piano, cui si accede dalla scala comune al piano terra (nella pagina a fianco).

Details of the ground-floor utilities which can be reached along the communal staircase on the ground floor (opposite page).

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Nikken Sekkei

L’arte di interpretare National Museum of Emerging Science and Innovation, Tokyo Dal basso in alto, piante del piano terra, terzo, quinto e settimo piano; nella pagina a fianco, vista notturna della grande facciata curva vetrata del National Museum of Emerging Science and Innovation di Tokyo.

From bottom up, plans of the ground, third, fifth and seventh floors; opposite page, nighttime view of the large curved glass facade of the National Museum of Emerging Science and Innovation in Tokyo.

Credits Project: Nikken Sekkei Project Principal: Kiyoshi Sakurai Project Manager: Tadashi Yamane Architect: Shigeru Yoshino Metal Designer: Toshiyuki Nkaki Drawings: Tomokazu Shimizu Client: Japan Science and Technology Corporation

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on sempre ciò che è stato codificato è disponibile a qualunque tipo di uso. E’ il caso del National Museum of Emerging Science and Innovation a Tokyo, progettato da Nikken Sekkei. Questo progetto racchiude in sé tutto ciò che la tradizione edificatoria di un museo impone, come distribuzione della luce, come uso degli spazi e via dicendo, ma, al tempo stesso, articolato e disegnato in modo da far apparire stravolti tutti i concetti di base. Gli elementi nuovi della tecnologia costruttiva, cioè il vetro che non è solo trasparente ma è anche strutturato, gli spazi interni che si articolano con solette mobili per meglio accogliere gli elementi in esposizione, che rappresentano lo straordinario modo di dilatare lo spazio in verticale e non in orizzontale e, infine, il terremoto. E’ vero! Dopo gli ultimi disastri causati dai movimenti tellurici in Giappone, gli architetti nipponici hanno dimostrato che, con intelligenza e calcolo, ci si può, con successo, confrontare con questa forza della natura. La logica del numero e i calcoli a elementi finti delle strutture, sottoposte all’onda sismica, possono essere contrapposti e equilibrati. Insomma, sono nate delle nuove aggregazioni di telai in grado di far navigare un edificio sull’onda del sisma, prendendo a modello un vascello. Non è il caso di entrare qui nella sofisticazione del calcolo matematico, ma semplicemente è doveroso trarre insegnamento dalle logiche che fanno ruotare i numeri per capire, a fondo, la nuova filosofia dell’edificazione. Il Museo di Sekkei è un’approfondita ricerca in questo senso anche se, apparentemente, il progetto descrive una forma e una funzione con estrema naturalezza. La grande trasformazione del processo progettuale, invece, è profondamente analizzata e costruita. Ecco, allora, che il grande filosofo matematico René Thom ci viene in aiuto per leggere, in modo più approfondito, questo fenomeno. Quello che Thom ha cercato attraverso i suoi studi è stato proprio il fatto di aver generato un grande repertorio di forme del cambiamento, una sorta di museo dell’immaginazione, questa volta matematica, attraverso cui rendere comprensibile il processo della realtà. Thom, tuttavia, non pensava di poter predire esattamente l’ora o il minuto della catastrofe ma, piuttosto riteneva di aver reso intelligibile e pregnante l’aspetto qualitativo coinvolto. E’ una sorta di eredità dei pensatori greci, affascinati dalla generazione e dalla corruzione delle cose, da Platone, Aristotele, fino a Hegel per i quali tutto quello che esiste è degno di perire. Ecco che il lavoro contenuto nel progetto del Museo Nazionale delle Scienze Emergenti e delle Innovazioni, a Tokyo, disegnato da Nikken Sekkei, si rivolge a quanti sono interessati a questi fenomeni, nei quali la dinamica delle forme è rilevante: dalle orbite dello spazio dell’uomo, alla formazione della schiuma per l’isolamento acustico, fino all’evoluzione del vivente e alle modalità con cui si fissa il confine di una forma o si stabilizza un suo uso linguistico. Attraverso la lettura approfondita del progetto di Sekkei si scopre come il progettista voglia andare contro l’opinione comune che esalta nella matematica la forza delle sue esatte determinazioni numeriche che, incorporate nella potenza degli attuali computer, diventano, invece, un’arte dell’interpretazione paragonabile, per certi versi, al mito o alla profezia. Con la piccola differenza che la matematica è una magia che funziona. Mario Antonio Arnaboldi

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A sinistra, prospetto nord; a fianco, prospetto est. Sotto, sezione della facciata continua in vetro.

Left, north elevation; opposite, east elevation. Below, section of the glass curtain facade.

t is no always possible to make just any old use of what has been set in code. As is the case with the National Museum of Emerging Science and Innovation in Tokyo, designed by Nikken Sekkei. This project encompasses everything expected of a conventional museum design, such as the distribution of light, the use of spaces and so forth, but at the same time it is also carefully gauged and designed to make it look as if all these basic tenets have been upturned. The latest features of building technology, viz. glass that is not just transparent but also structured, interior spaces furbished with moving floors to display things more effectively, representing an extraordinary way of dilating space vertically, not horizontally and, last but not least, earthquakes. No kidding! After the latest catastrophes caused by earth tremors in Japan, Japanese architects have drawn on careful calculations to show that even this natural force of nature can be successfully negotiated. The logic of numbers and finite element computations of structures subject to seismic waves can be counteracted and balanced out. There are now new combinations of frameworks capable of letting buildings sail across seismic waves rather like ships. This is not the place to examine all these sophisticated mathematical calculations, but we need to learn from the logical manipulation of numbers in order to really come to terms with this new philosophy of building. For some time now l’Arca has been investigating these issues, because the underlying logic of mathematical computation is the real way of programming the future of architectural design. In this respect, Sekkei Museum is a profound piece of experimentation, even though projects apparently describe form and function with great simplicity. In actual fact, careful construction and analysis have gone into this deep transformation of the design process. The great philosopher and mathematician René Thom comes to our rescue in providing a deeper insight into this phenomenon. Thom’s studies have worked towards creating a vast repertoire of forms of change, a sort of museum of the imagination (mathematical in this instance) designed to make the process of reality comprehensible. Nevertheless, Thom did not think he could predict the exact time to the hour and minute of a catastrophe, he just thought he could make its qualitative aspects more intelligible and forceful. This is really a sort of legacy of Greek thinkers, who were so intrigued by the creation and corruption of things, from Plato to Aristotle and even Hegel, according to whom everything that exists is worthy of decaying. The project for the National Museum of Emerging Science and Innovation in Tokyo, designed by Nikken Sekkei, is aimed at anybody interested in matters touching on the dynamism of forms: from orbits in human space to the formation of foam for insulation purposes to the evolution of living entities and the ways in which the boundary of a form is set or its linguistic use determined. A careful reading of the Sekkei project reveals how its architect went against popular opinion that exalts the power of precise numerical determinations in mathematics which, when incorporated in powerful modern-day computers, turn into an art of interpretation comparable in certain respects to myth or prophecy. With the slight difference that mathematics is magic that works.

I Sopra, sezione prospettica trasversale attraverso i “through holes”, le colonne strutturali bucate che consentono l’ingresso della luce naturale all’interno del museo.

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Sotto, sezione prospettica trasversale attraverso le cavità che consentono la ventilazione naturale dell’ambiente interno.

Above, perspective cross section through special

holes and perforated structural columns letting natural light into the museum. Below, perspective cross section through special holes letting natural ventilation inside.

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La curvatura della facciata continua trasparente determina un effetto visivo centrifugo e una sensazione di sospensione dell’edificio.

The curvature of the transparent curtain facade creates a centrifugal visual effect and feeling of the building being suspended.

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Particolare dei pannelli vetrati della facciata che misurano 1,2x4,5 m e sono dotati di aggetti vetrati verticali che consentono di sopportare carichi di vento fino a 500 Kg/mq.

Detail of the glass facade panels measuring 1.2x4.5 m and furbished with vertical glass overhangs capable of withstanding wind loads of up to 500 kg/sq.m.

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Gli spazi espositivi interni sono improntati alla massima flessibilità in modo da consentire grande varietà di allestimenti in termini sia di scala sia di contenuti. A seconda delle esigenze espositive della mostra ospitata, è possibile rimuovere parte e tutto il pavimento strutturale dei diversi piani per determinare le altezze volute. In basso, particolare dell’interno di una delle colonne cave in cui fluisce la luce.

Vista del grande atrio di ingresso che riceve luce naturale dalla vetrata perimetrale a tutta altezza.

View of the large entrance lobby receiving natural light from the full-height perimeter glass panelling.

The interior exhibition spaces feature maximum flexibility to allow plenty of variety in the layouts in terms of both scale and contents. Depending on the display requirements of the exhibition being held, part or all of the structural floor of the various levels can be removed to adapt to the desired heights. Bottom, detail of the inside of one of the hollow columns where the light flows in.

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Franck Hammoutène

Franck Hammoutène

Religiosità urbana Notre Dame de Pentecôte, Paris La Défense l complesso de La Défense, termine ultimo dell’asse visuale generato dagli Champs Elysées, caratterizzato dall’alto skyline e dalle fitte torri che contornano l’emblematico arco mitterandiano, costituisce il centro nevralgico della vita finanziaria di Parigi. Al suo interno proprio sull’Esplanade, a pochi metri dalla grande volta del CNIT, la cui facciata è opera nientemeno che di Jean Prouvè, si trova la delicata e sobria chiesa di Notre Dame de Pentecôte, concepita dall’architetto francese Franck Hammoutène, e coadiuvato da RFR per gli elementi in vetro. Tale chiesa fuori contesto, lontana dai quartieri residenziali, dalla vita della strada e della quotidianità delle persone comuni, sembra voler evangelizzare il regno della finanza francese, proprio come i predicatori dell’Ottocento, con le loro piccole e fragili chiese di paglia, cercavano di trasmettere il messaggio religioso nei luoghi più remoti del globo terraqueo. In quest’atmosfera un po’ surreale e distante dagli usuali schemi di riferimento, Franck Hammoutène ha deciso di parlare sottovoce, secondo il principio che spesso le parole sussurrate sono più pesanti e penetranti delle parole urlate e che il silenzio può essere anche più dirompente del brusio. Ne risulta una chiesa che non compete con il contorno né per dimensione, né per magniloquenza di linguaggio: essa ha le sembianze di un oggetto minimale talmente semplice da sembrare quasi banale. Al tempo stesso però risulta così accuratamente definita da non lasciare dubbi sulla profonda ricerca estetica, fatta a monte, per cui nessuna linea o segno risulta lasciata al caso. Il nitore compositivo stacca e rende autonoma la chiesa dalle retrostanti quinte urbane, dal modernismo confuso degli alti immobili de La Défense. Una separazione questa rimarcata dalla sua posizione addossata agli altri edifici ma anche prossima e aperta sulla Esplanade, cosicché la chiesa risulta visibile da molteplici differenti angolature nel suo stagliarsi contro lo sfondo. Essa inoltre dialoga anche con le zone retrostanti essendo posta in corrispondenza di una grande arteria viaria, che taglia e apre trasversalmente sull’asse de La Défense: ciò fa sì che insoliti scorci della chiesa siano percepibili anche dalle zone più interne e dense del quartiere. La vocazione e l’espressione della religiosità di questo edificio non sono associati ai simboli usuali della chiesa: la croce e la torre campanaria. Il messaggio religioso è qui associato alla luce e alla traslucenza cangiante. Il campanile è reinterpretato come in un esilissimo foglio, soli 80 centimetri di spessore, che s’innalza oltre il livello del suolo di ben 35 metri, quasi a sfidare le leggi del possibile. Esso è in vetro satinato cosicché diventa luminescente, quasi incandescente quando è in controluce, più freddo, solido, puro e astratto quando riflette la luce del sole alle spalle. Solo una variazione di lucentezza, denotata dalla differente finitura superficiale del vetro, marca sul grande pannello un’esile e impalpabile croce che esplicita discretamente ma anche inequivocabilmente la natura dell’edificio. Il gioco della luce caratterizza anche la composizione della navata costituita da tre pareti opache e una traslucente che fa penetrare una luce pacata e adimensionale all’interno di questo spazio. La vetrata è poi raddoppiata da una seconda parete sempre in vetro in modo da creare un’intercapedine acustica che isola la chiesa dal denso traffico automobilistico esteriore. L’assenza di

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Project: Franck Hammoutène Project Assistant: Martine Zilliox Project Team: Thibault Babled et Jean Louis Rey Facades Engineering: RFR Quality Surveyor and SPS Coordinator: Qualiconsult Client: Evêché de Nanterre Delegated Client: Les Chantiers du Cardinal

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rumori e la piattezza della luce contribuiscono a creare una calma metafisica che consacra e rende ottimale lo spazio per la contemplazione spirituale. Il senso dello spazio della navata e dell’intero corpo di fabbrica non trova la sua ragion d’essere in un pensiero volumetrico, scaturisce invece dall’utilizzo di superfici piane che racchiudono la chiesa senza mai arrivare ad avvolgerla completamente. La torre campanaria è un esile foglio verticale, la copertura è una superficie orizzontale che gira verso il basso per diventare parete, senza però arrivare a toccare il suolo. Tali elementi liberi sono poi raccordati, o meglio dire sigillati insieme, da ampie vetrate che lasciano l’impressione che essi lievitino al di sopra del piano di riferimento dell’Esplanade. L’architettura religiosa ha dovuto, ovviamente, sempre confrontarsi con il tema della trascendentalità e di come alludere all’idea di Dio. Le cattedrali gotiche trovavano la loro logica nel riferimento diretto, nella spettacolarità di altezze vertiginose ovvero nella spinta prospettica verso l’alto. Il gotico ridotto italiano, più discreto ed ideale, ha invece giocato sulla superficie e sull’anelito al piano infinito, come nelle Basilica di S. Francesco d’Assisi e nel Duomo di Orvieto, casi in cui le superfici verticali semrano trascendere il loro limite fisico nella allusione all’idea della sacralità. Secondo questa seconda logica, Hammoutène e la chiesa di Notre Dame de Pentecôte mostrano ancora una volta che per esprime il senso della religiosità si possono utilizzare altri medium quali la geometria, la luce, la trasparenza, la traslucenza e così arrivare ad attribuire alla superficie un valore ideale memore del pensiero religioso. Stefano Piccardi he La Défense complex, the end of the visual axis formed by the Champs Elysées, which stands out for its high skyline and thick mass of towers surrounding the emblematic arch commissioned by Mitterand, is the real hub of Paris’s financial life. Inside the complex on the Esplanade, just a few metres from the huge vault of the CNIT, whose facade was designed by Jean Prouvé no less, we find the delicately austere church of Notre Dame de Pentecôte designed by the French architect Franck Hammoutène in conjunction with RFR for the glass elements. This church situated completely out of context, well away from the housing estates, street life and the everyday goings-on of ordinary people seems to be evangelising the kingdom of French finance, rather in the same way that nineteenth-century preachers with their little straw churches tried to take their religious message to the furthest reaches of the globe. In this rather surreal and very unconventional atmosphere, Franck Hammoutène decided to talk in a low voice, working on the assumption that whispered words are often much more biting and effective than shouts or screams and that silence is often more cutting than a lot of babble. The resulting church does not compete with its surroundings either in terms of its size or stylistic majesty: it looks rather like a minimalist object simple enough to even seem rather bland. Nevertheless, at the same time it is so well defined that it leaves little doubt about the deep aesthetic research that

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went into its construction, so that every single line and sign was shaped with careful deliberation. Its stylistic clarity makes the church stand out from the rest of the buildings on the cityscape, notably the confused modernism characterising the tall La Défense buildings. This separation is brought out by its position nearby other buildings but also close to and opening up onto the Esplanade, so that the church can be seen from lots of different angles as it stands out against its backdrop. It also converses with the rear areas since it is located near a large roadway that cuts across and opens up transversally to the La Défense axis: this means that unusual views of the church can even be seen from the innermost and most densely packed areas of the neighbourhood. The building’s religious vocation and style are not associated with familiar church symbols: the cross and bell tower. In this instance the religious message is associated with light and twinkling transparency. The bell tower is here reinterpreted as a sort of very thin leaf, just 80 centimetres thick, that rises up as high as 35 metres above ground level, as if it were challenging the laws of possibility. It is glazed so that it turns luminous, almost incandescent when back-lit and colder, more solid, pure and abstract when it reflects the sunlight behind it. Just a variation of luminosity shown by the different surface finishing of the glass leaves just a trace of a thin and intangible cross on the large panel, discretely but incontrovertibly transmitting the nature of the building. An interplay of light also characterises the aisle design made of three opaque walls and a translucent wall letting a composed form of non-dimensional light flow into this space. The glass window is doubled by a second glass wall creating an acoustic cavity cutting the church off from the busy road traffic outside. The lack of noise and flatness of the light help create a metaphysical calm consecrating and optimising the space for spiritual contemplation. The sense of space in the aisle and entire building are not designed around stylistic principles, they actually derive from the use of flat surfaces enclosing the church without enveloping it in its entirety. The bell tower is a thin vertical leaf, the roof is a horizontal surface rotating towards the base to turn into a wall, without actually touching the ground. This free elements are then connected, or it might be better to say sealed together, by wide glass surfaces that look as if they are actually floating above the Esplanade. Of course religious architecture has always had to confront the issue of transcendence and how to evoke the idea of God. Gothic cathedrals work along the lines of direct reference through their spectacular vertical ascendancy or perspective thrust upwards. The more discrete and ideal version of Gothic found in Italy played on the idea of surface or a yearning towards the plane of infinity, as in the case of the Basilica of S.Francesco d’Assisi and Orvieto Cathedral, whose vertical surfaces seem to transcend their physical bounds in an allusion to the idea of holiness. According to this second line of thinking, Hammoutène and the church of Notre Dame de Pentecôte once again show that there are other means of expressing religious feeling, drawing for instance on geometry, light, transparency and translucence, so that surfaces can physically embody the ideal value of religious thought.

Planimetria generale dell’area presso il CNIT, nel quartiere La Défense di Parigi, dove sorge Notre Dame de la Pentecôte. La chiesa, 1.250 m di superficie totale con un altezza di 40 m, che gode di una posizione panoramica, è costituta da tre parti organizzate verticalmente.

Site plan of the area at the CNIT in the La Défense neighbourhood of Paris, where Notre Dame de la Pentecôte stands. The church, covering a total area of 1,250 metres and a height of 40 metres, enjoys a fine view of the city and is designed in three vertical parts.

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Viste sud-ovest e nord. Il pannello verticale formato da uno schermo traslucido di 35 m di altezza e 19, 5 di larghezza con solo 8 cm di spessore e attraversato in filigrana dalla croce, che protegge l’intimità dello spazio sacro invitando nel contempo all’entrata.

P. Raftery

F. Cristogatin

South-west and north views. The vertical panel formed of a translucent screen which is 35 metres high, 19.5 wide and just 8 cm thick and has a filigree of a cross sheltering the sacred space and drawing people in.

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Vista nord. La grande stele traslucida in vetro stratificato formato da elementi di 12 mm di vetro extra-chiaro assemblati con elementi Masterpoint di Saint-Gobain che danno un aspetto opaco e serico alla facciata esterna dello schermo.

Sopra, dal basso in alto, pianta del piano terreno, del primo piano, del piano copertura e sezione est-ovest. In basso, vista est. L’articolazione dei piani che strutturano il volume della chiesa proteggendola dal traffico delle vie ad attraversamento rapido, senza creare una chiusura verso l’esterno.

North view. The large translucent stratifiedglass stela formed of extra-clear 12 mm glass elements assembled with Saint-Gobain Masterpoint elements that make the outside facade of the screen look opaque and silky.

P. Raftery

Above, from bottom up, plan of the ground floor, first floor, roof level and east-west section. Bottom, east view. The layout of levels structuring the church and sheltering it from the traffic on the busy roads without shutting out the outside environment.

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In queste pagine viste dell’ingresso e dell’aula della chiesa.

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F. Cristogatin

O. Wogensky

F. Hammoutène

These pages, views of the entrance and church hall.

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Agence Babel

Due volte Babelico Gallia-Théâtre in Saintes chi semmai babelici, al posto dei cori d’antonomasia – mettiamo – di Epidauro, per l’ecalation volumetrica di questo teatro, cresciuto non senza astuzie sull’altro, precedente, decoroso e con la scena all’italiana d’ordinanza; a Saintes – la Mediolanum Santonum dei Cesari – nella Charente Marittime, in pieno centro, giusto di fronte al Palazzo di Giustizia. D’altronde, sotto l’influenza tutelare di un nome come Agence Babel, sembra facile riconoscere la dichiarazione di intenti dello studio di architettura cui si deve il progetto. Due anni di cantiere dopo il concorso, e vari decenni di retrocessione a cinema, prima del ritorno potenziato di un Gallia-Théàtre che, oggi nuovo al 90%, si presenta, previo lifting, con lo stesso blocco di facciata del 1852. Ma archi, cornici, colonne del loggiato, statue di coronamento, si incontrano adesso inaspettatamente, dopo l’epurazione degli elementi minori, in un disegno d’insieme dall’aulica esacerbata -iper. Dai contrasti figurativi perfetti con le preponderanti parti aggiunte, giocate come masse tutte d’un pezzo o scatole cinesi, che sovrastano, arretrate, la costruzione d’allora. Due grandi volumi fratelli scandiscono ritmicamente la sezione tecnica dell’edificio diviso tra: spazi di ingresso nel corpo pre-esistente; foyer e sala; scena. Trattamento unitario dei prospetti, storicizzati all’istante per l’artificio della patina verde del rame pre-ossidato; striati per strette bande verticali in modo da restituire il portamento di un ordine gigante astratto. Solo i cinque lunghi tagli di luce che illuminano e staccano il foyer passante a tutta altezza, si distinguono, in simmetria con le griglie della torre scenica, su queste facciate metalliche altrimenti cieche. La diversa declinazione del disegno che porta in superficie, separata quasi fosse a se stante, la profondità del foyer, redime il gap dimensionale tra i nuovi volumi, di cui condivide la natura, e il blocco neo-classico superstite che trova un partner, paragonabile per estensione e ugualmente su di tono, cui affidarsi per la transizione. Di testa, sul fronte che stacca il vecchio dal nuovo, si erge un grande elemento costruttivo, con la vetrata verso la terrazza e l’ampiezza dei vani di passaggio a rivelarne l’ossatura. Se l’architettura dell’edificio e le divisioni spaziali degli interni si spiegano vicendevoli, meno compiuto e sorvegliato può sembrare il ragionamento che presiede alle scelte indoor. Così nei quindici metri di altezza della parte aerea del foyer, dove si avverte la discontinuità della costruzione, il marmo nero del pavimento assiste a una virata repentina: dall’estetica industriale a un décor sopra le righe. Da un lato un muro brutalista, nudo, le lampade appese, le rampe in rete metallica gettate nel vuoto per la traversata; dall’altro, a specchio, una parete curva e inclinata in padouk, che potrebbe evocare la pancia di uno strumento musicale enorme, si affaccia sugli ambienti di passaggio in capitonné. Rosso come si conviene e con tanto di rose Leitmotiv nelle impunture come a voler ritrovare, straniata, l’atmosfera d’antan. Prossimità estrema e quasi concitata del pubblico rispetto alla scena, mai più lontana di quei tredici metri da pensare come un virtuosismo. Parterre, galleria e palchi a scaglioni su tre ordini per 510 spettatori, disposti sempre di fronte, raccolti vertiginosamente attorno allo spettacolo come a doverne sostenere e riflettere, sotto la nuvola del plafond, l’intensità. Riguardo ai materiali: riabilitazione, per ridondanza e spaesamento, del cemento per le pareti plissettate e del medium-density per le altre opere. Decio Guardigli

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here are babelish echoes, rather than the choruses par excellence - say - of Epidaurus, in the structural escalation of this theatre cleverly built on its old decorative predecessor with a standard Italian-style stage; situated in Saintes - the old Caesars’ Mediolanum Santonum - in Charente Maritiime, right in the city centre just opposite the Law Courts. Under the protective influence of a name like the Agence Babel, it is easy to recognise the statement of intents of the architectural firm responsible for its design. Two years’ building work following a competition and decades of being relegated to a film theatre before being powerfully restored to its status as a Gallia-Théâtre hanging onto 90% of its original facade block designed in 1852, after a sort of face-lift. But the arches, cornices, loggia columns and crowning statues now unexpectedly come together (after being cleansed of other minor features) in an overall design of hyper-exasperated high-flown design. Its perfect figurative contrasts with a preponderance of added-on parts, treated like single units or Chinese boxes, dominate the old building from their set-back position. Two sibling structures set the rhythm of the building’s technical section divided into: entrance spaces in the old section; foyer and hall; stage. Unitary treatment of the elevations, frozen in time by the green patina of pre-oxidised copper; streaked with narrow vertical bands in order to restore a sense of giant abstract order. The only thing standing out (in symmetry with the grilles of the stage tower) on the otherwise blank metal facades are five long cuts of light which light up and detach the full-height foyer. The overall design, which brings the foyer (kept separate as if it were independent) back to the surface, bridges the dimensional gap between the new structures, whose nature it shares. The surviving neo-classical block also finds a partner, comparable in terms of extension and style, it can rely on for this process of transition. At the front, separating the old from the new, there is a large construction element with a glass section facing the terrace, whose framework is revealed through wide passage ways. Whereas the architecture of the building and spatial divisions in the interiors are mutually explicatory, the choice of indoor features is less clear and carefully gauged. The fifteen metres in height of the aerial part of the foyer, where you can feel a certain lack of continuity in the construction, features black marble used for the floor that suddenly changes in tone: from industrial-style aesthetics to more high-brow decor. On one side, brutalist wall with hanging lamps, metal mesh ramps projected into space for the crossing; mirrored on the other side by a curved and sloping padouk wall that might call to mind the belly of a huge musical instrument facing onto the padded passage ways. Red as is only fitting, with plenty of roses cropping up as a leit-motif in the quilting as if to provide a defamiliarised reading of the atmosphere of the past. The audience is right up close to the stage, never more than those thirteen metres taken as a sign of bravura. Stalls, circle and three rows of boxes for a total audience of 510, all facing the stage and gathered around the show being staged as if to support and reflect its intensity beneath the cloud-like ceiling. As far as the materials go: redundancy and defamiliarisation have brought in concrete for the “pleated” walls and medium-density cement for the rest of the works.

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Nella pagina a fianco, particolare delle balconate della sala principale del rinnovato Gallia-Théâtre nello storico centro di Saintes nella regione francese della Charente Maritime.

Opposite page, detail of the balconies of the main hall of the new GalliaThéâtre in the old city centre of Saintes in the French region of Charente Maritime.

Credits Project: Agence Babel: Michel Seban, Elisabeth Douillet, Bernard Mauplot Client: Mairie de Saintes

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Particolare del rinnovato guscio esterno che si lega alla struttura esistente del 1852, che alcuni decenni era stata adibita a cinema. I contorni del teatro sono stati semplificati e resi omogenei dal guscio in rame pre-ossidato verde che avvolge il foyer e la sala principale.

Detail of the new outside shell connected to the old structure dating back to 1852, which has been used as a film theatre for the last few decades. The theatre setting has been simplified and made more smoothly knit by the pre-oxidised green copper shell wrapping round the foyer and main hall.

La ristrutturazione, durata circa due anni ha coinvolto il 90% dell’esistente conservando praticamente solo la facciata storica rivolta verso il centrale Cours National e ornata, all’altezza del frontone balcone da statue.

The restructuring, which took about two years and touched on 90% of the existing structures, conserving only the old facade facing the central Cours National and decorated with statues on the front balcony.

Sezione prospettica e sotto, pianta del secondo piano interrato dove è stata realizzata una nuova sala cinematografica. A destra, pianta del primo piano e sotto, pianta del piano terra.

Perspective section and below, plan of the second basement level where a new film theatre has been built. Right, plan of the first floor and, below, plan of the ground floor.

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Particolare di uno dei corridoi che conducono alle balconate.

Detail of one of the corridors leading to the balconies.

Negli interni, l’Agence Babel. Specializzata in scenografie ha realizzato una rara sintesi tra la tradizione conviviale della “sala all’italiana” con la qualità visiva e acustica delle sale “frontali” contemporanee. Il teatro ha una capacità di 510 posti distribuiti tra platea e due balconate aggettanti lateralmente, che consentono una visione assai ravvicinata al pubblico.

Inside, Agence Babel. Specialists in set design, the firm has created a rare synthesis of the traditional welcoming “Italian-style hall” and the visual-acoustic qualities of the modern-style “front” halls. The theatre has 510 seats shared between the stalls and two circles overhanging at the sides, ensuring the audience has a close-up view.

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l concetto di “rete” si identifica spontaneamente con quello di “città”, non foss’altro che per il comune rinvio a un sistema omogeneo e coerente di relazioni e di funzioni sul quale l’uno e l’altro in definitiva si fondano. Questa identificazione ha naturalmente una sua storia, che parte dall’antica città-stato, la polis isolata, murata, autosufficiente e in grado di irraggiare intorno a sé un potere di subordinazione o, quanto meno, di dissuasione, e arriva alla moderna city, aperta e integrata in uno sterminato tessuto di connessioni che ne alimentano l’intricata circolazione di informazioni e decisioni. Nella situazione postmoderna questa situazione si è ulteriormente evoluta, almeno nella misura in cui la mobilità e i sempre più perfezionati strumenti di comunicazione hanno annullato non solo le distanze, ma anche il reticolo di ubicazioni e la scala gerarchica tra grandi e piccole città. Sicché alla fine lo spazio urbano è diventato un luogo mentale, un riferimento culturale: non un punto definito nel territorio, ma un momentaneo esser-quie-ora, che definisce una logica temporale, più che spaziale. In questo contesto, già definito negli ultimi decenni del XX secolo, è emersa la nuova – e dilagante – realtà dell’informatica e della telematica, che ha impresso al disegno generale della città moderna una variazione profonda, non tale da scardinarne i presupposti storici, ma certo in grado di segnare una svolta radicale nella sua evoluzione. La “rete” è la realtà urbana del nostro tempo: realtà incorporea, che annulla definitivamente la dimensione spazio-temporale e dà vita a un’altra logica, quella della simultaneità e dell’immediatezza. “La rete è il sito urbano che ci fronteggia”, ha scritto William J. Mitchell nel suo La città dei bits (Milano 1998). Ma si tratta di un sito nuovo, tutto da pensare. “Sarà una città sradicata da qualsiasi punto definito sulla superficie della terra”, prosegue Mitchell, “configurata dalle limitazioni della connettività e dell’ampiezza di banda, più che dall’accessibilità e dal valore di posizione delle proprietà, ampiamente asincrona nel suo funzionamento, abitata da soggetti incorporei e frammentati che esistono come collezioni di alias e di agenti elettronici. I suoi luoghi saranno costruiti virtualmente dal software e non più fisicamente da pietre e legno; questi luoghi saranno collegati da legami logici al posto di porte, passaggi e strade”. Il che pone però l’interrogativo cruciale, quello sul quale la cultura progettuale del prossimo futuro dovrà esercitarsi al meglio delle suo risorse: quale sarà l’organizzazione e il destino socioculturale di questa città? Ovvero, per dirla con Mitchell: “Che forma daremo alla città dei bits? Chi sarà il nostro Ippodamo?”. Una possibile risposta a questa domanda ci viene dalla Russia, con il progetto di una “Bio-City” redatto da Michail Kudryashov e da suoi collaboratori. Ciò cui Kudryashov tende non è una città semplicemente tecnologica, nella quale il concetto di rete si configuri come il mezzo nel quale il fine è già implicito, ma una città pulsante con gli stessi ritmi di un organismo vivente, capace di adattarsi alle varie situazioni modificando le proprie strutture, crescendo o assottigliandosi e seconda delle esigenze collettive. La “rete” assume qui una configurazione organica. Il paragone col corpo vivente è qualcosa di più di una similitudine: è un modello, nel quale si realizza intimamente l’antica utopia della città plasmata sulla struttura funzionale e gerarchica del corpo umano. I dispositivi elettronici, la logica informatica e le potenzialità della telematica operano qui come semplici dispositivi il cui valore dipende non dalla loro efficacia, ma dal ruolo che svolgono nell’ambito dell’intero sistema. All’ottimismo tecnologico oggi molto diffuso, che vede nella tecnica la risposta a tutte le domande e ignora la costitutiva assenza di senso che essa pure esplicitamente denuncia, si sostituisce l’ottimismo utopico, fondamentalmente irrisolto, che configura un semplice scenario, garantito unicamente dal senso profondo che la componente etica, intrinseca al progetto utopico, gli assegna.

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Bio-City

“La città diventa simile a un cuore pulsante e dalla periodicità ridotta”, dice Kudryashov della sua Bio-City. Essa si modificherà a seconda dei flussi di presenza nei diversi luoghi e nelle differenti ore del giorno, e addirittura esprimerà le varie situazioni funzionali mutando di colore. “Le varie zone della città differiscono a seconda della loro funzione, e il comportamento della bio-cupola che le sovrasta cambierà sulla base dei cambiamenti di situazione. Anche l’aspetto del bio-strato che la ricopre dipenderà dal comportamento della popolazione: per esempio, diventerà rosso in caso di pericolo... Così saremo di fronte a una Città-camaleonte, a una Città-organismo, che salvaguarda e protegge la sua popolazione. In una parola: Una Città Ragionante”. Più che alla ragione, la Bio-City di Kudryashov sembra fare appello, come si vede, ai sentimenti e alle emozioni. Nessuno vorrà chiedere all’utopia di dimostrare analiticamente la sua fattibilità e coerenza, ma è chiaro che a contare, in questo progetto, è esclusivamente la sua finalità etica, la sua proposizione sociale, espressa in termini di psicologia profonda. La città che si fa corpo e sangue dei suoi abitanti, e vive dei loro stati d’animo, contiene in sé una componente in qualche modo mistica, rispetto alla quale non solo la strumentazione tecnologica, ma anche i criteri pianificatori e programmatici divengono aride esercitazioni concettuali. L’utopia tecnologica e l’utopia organica si dispongono ai due estremi di una scala della quale costituiscono le proiezioni più esasperate. Ciò che si può fare fin d’ora è dunque ripensare la città, crogiuolo fecondo di tecnologie e di sentimenti, a partire dall’architettura, per insistere sulla riscoperta della sua autentica umanizzazione. Il compito è difficile, ma non impossibile. Un maestro del XX secolo – e anche del XXI, per la verità – come John Johansen – ha lavorato intensamente in questa prospettiva formulando l’ipotesi di un’architettura pensata e realizzata secondo i principi che regolano lo sviluppo del DNA umano. Egli ha proposto (l’Arca 179, marzo 2003) il progetto della “Casa che cresce”, fondato sul concetto dell’ingegneria molecolare. Il DNA artificiale costituirà il materiale di base, collocato allo stato liquido come “seme” per istruire le molecole destinate ad autoreplicarsi in grande quantità. “La ‘morfobilità’ o trasformazione di una sostanza o di elementi in una certa forma, posizione o qualità”, scrive Johansen, “ sarà una delle caratteristiche principali di tutti i prodotti MNT [Molecular Nano Technology] nel futuro. (...) Le sostanze possono essere programmate per essere soffici, pieghevoli, rigide, dure, per permettere agli arredi di rispondere ai cambiamenti di posizione dell’occupante”. Qui la tecnologia è costruttiva e non informatica, ma costituisce comunque il punto di riferimento essenziale per un’utopia accuratamente progettata e, soprattutto, fondata su possibilità reali, sebbene per il momento possibili solo in laboratorio. Si tratta di un’utopia, per così dire, di mediazione, nella quale l’ispirazione antropologica si nutre di fattibilità tecnica, di riscontri scientifici, di ragionevole affidamento a una ricerca capace di far da contrappeso al sogno visionario di un ambiente creato per la felicità del genere umano. Ciò che però conta, in questo panorama del futuro, è comunque il ruolo centrale che la città e l’architettura continuano a rivendicare nei confronto del progresso culturale e sociale della nostra civiltà. Nella diversità, magari radicale, delle diverse proposte, affiora l’elemento comune della “rete” come nucleo di relazione, rapporto paritario, scambio, che costituì fin dai tempi più arcaici il cuore degli agglomerati urbani. Ma lo spazio della città è per l’appunto lo spazio delle sue architetture, che ne disegnano la fisionomia e ne modellano i comportamenti. Il progetto urbano coincide quindi, come era nei voti dei maestri dell’architettura moderna, con il progetto sociale; e in questa prospettiva la biosfera e la bitsfera possono incontrarsi per creare un ambiente vivo, umano e creativo. Maurizio Vitta

he concept of a “network” spontaneously identifies with the idea of a “city”, if for no other reason because of the way they evoke a smoothly knit system of relations and functions underpinning both these notions. Needless to say this identification goes way back into the past, starting with the old city-state, the isolated, walled-in and self-sufficient polis capable of radiating out a network of subordinated power relations or, at least, powers of dissuasion, and reaching the modern city, openly integrated in an endless array of connections feeding its intricate circulation of information and decisions. In the postmodern era this situation evolved even further, at least to the extent to which mobility and increasingly refined means of communication have not just wiped out distances, they have also eliminated the old network of locations and hierarchical scale between small and large towns and cities. In the end, the cityscape has turned into a mental place or cultural reference: no longer a clearly defined spot on the landscape but a momentary being-here-and-now marking an order which is more temporal than spatial. In a situation like this, first defined back in the late 20th century, the new and ever-spreading reality of computer technology and telematics has emerged, altering the profundity of the urban design of modern-day cities, not to the extent of undermining their historical premises but certainly enough to mark a radical turning-point in how they are conceived. The “web” is the urban reality of the age in which we live: a bodiless reality finally wiping out space and time and giving rise to a different line of thought based on simultaneity and immediacy. “The web is the urban site now facing us”, so William J. Mitchell wrote in his La città dei bits (City of Bits - Milan, 1998). But this is a brand new site that needs totally rethinking. “This kind of city will be totally uprooted from any definite point on earth”, so Mitchell goes on to say, “shaped by constraints on connectivity and band width rather than accessibility and the positions of properties, largely out-of-synch in how it operates, inhabited by bodiless, fragmented subjects existing as collections of aliases and electronic agents. Its places will be constructed virtually by software programmes and not physically out of stone and wood; these places will be connected by logical bonds instead of doors, corridors and roads.” But this forces us to ask a crucial question that the future of architectural design will have to focus its resources on: how will this kind of city be organised and what will its socio-cultural fate actually be? Or, to quote Mitchell again: “What kind of form will we give the city of bits? Who will be our Hippodamus?” A possible answer to this question comes from Russia in the form of the “Bio-City” project designed by Michail Kudryashov and his assistants. Kudryashov has not just come up with a technological city, whose concept of a web is merely a means to an implicit end, he has actually aimed at designing a city that beats to the same rhythms as a living organism capable of adapting to various situations by altering its own structures, growing or shrinking according to the community’s needs. The “network” here takes on organic form. The comparison with a living body is more than just a similarity: it is a model closely embodying the old utopian dream of a city shaped around the functional/hierarchical structure of the human body. Electronic devices, computer logic and the potential of telematics here act like simple devices, whose worth does not depend on their efficiency but rather the role they play in the entire system. The technological optimism that is now so widespread, seeing technology as providing a solution to all our problems and ignoring the constitutive absence of meaning this explicitly denounces, is replaced by utopian optimism, still basically unresolved, setting a simple scenario solely guaranteed by that deeper meaning deriving from the ethical component intrinsic to utopian planning. Talking about his Bio-City, Kudryashov tells us that “the city turns

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into a pulsating heart with a slow beat.” Bio-City adjusts to the flow of presences in different place and at different times of day, actually changing colour to represent different functional states of affairs. “The various areas of the city differ in terms of function, and the behaviour of the bio-dome looming above them changes with changes in situation. Even the appearance of the bio-layer covering it depends on the population’s behaviour: e.g. it turns red in case of danger... This means we are faced with a Chameleon-city or Organism-City that safeguards and protects its population. In a word: A Reasoning City.” As we can see, Kudryashov’s Bio-City seems to appeal more to feelings and emotions than to reason. Nobody expects utopia to analyse its own feasibility and consistency, and it is obvious that the important thing about this project is its ethical ends, its social drive expressed in terms of deep psychology. A city that turns into the body and life blood of its inhabitants and lives their states of mind contains within it a certain mystical element in relation to which not just technological instrumentalism but also planning and programming become sterile exercises in conceptualism. Technological utopia and organic utopia lie at both ends of a scale on which they are the most far-fetched projections. What we can do already is to re-think the city, a fertile melting-pot of technology and feelings, starting with its architecture, so as to insist on rediscovering its authentic humanisation. This is a difficult but not impossible task. A master of the 20th century - and also the 21st to tell the truth - like John Johansen - has worked hard on prospects like this, even envisaging architecture designed and built according to principles governing the growth of human DNA. He has even designed (l’Arca 179, March 2003) a “Growing House” based on the idea of molecular engineering. Artificial DNA provides the basic material, kept in a liquid state as the “seed” for instructing molecules that will self-replicate in large quantities. “So-called “morphability” or the transforming of a substance or elements into a certain form, position or quality,” so Johansen writes, “will be one of the features of all MNT (Molecular Nano Technology) products in the future.(...) Substances can be programmed to be soft, flexible, rigid or hard, in order to let furniture meet the occupant’s needs to change position.” In this case the technology is constructive and not computerised, but provides the essential reference point for a carefully designed utopia, which, most significantly, is based on real possibilities, although at the moment still only possible in the laboratory. This is what we might call a utopia of mediation in which anthropologic inspiration feeds on technical feasibility and scientific tests, which are reasonably reliable for research capable of counterbalancing the visionary dream of a setting created for human happiness. What really counts about this vision of the future is actually the key role the city and architecture still play in relation to socio-cultural progress of the society in which we live. Despite the diversity of the sometimes rather radical ideas put forward, they all share the common denominator of a “network” as a hub of relations and exchanges on a par, which, ever since ancient times, have always been at the heart of urban agglomerates. It is no coincidence that history teaches us that all renewal, desire for progress and, if you like, every revolution have always taken cities as places of information, confrontation and mass communication, the driving force behind them. But the space of a city is the space in which its architecture is located, shaping both individual and communal behaviour, tracing its developments and adapting to them through constant change. This means urban design coincides, as was the case with the masters of modern architecture, with social planning; and, in this light, the biosphere and bitsphere can come together to create a truly living, human and creative environment.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Bio-City

Credits Project: Mikhail Kudryashov, Simon Rastorguev Collaborators: Natalia Stepanova, Irina Melnikova Support: Architectural Faculty of Yaroslavl State Technical University Client: The Modern Art Centre “Ars-Forum”

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Bio-City www.x-4.narod.ru/bio/

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Credits Project: Mikhail Kudryashov, Simon Rastorguev Collaborators: Natalia Stepanova, Irina Melnikova

Support: Architectural Faculty of Yaroslavl State Technical University Client: The Modern Art Centre “Ars-Forum”

Prospettiva notturna della Bio-City: una città per il futuro pensata per poter essere fondata sulla terra come sull’acqua del mare e che si basa su principi di origine organica.

Nighttime perspective of Bio-City: a city of the future designed to be entrenched in the ground and sunk in the sea and based on organic principles.

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Lo skyline della Bio-City e sotto, dettaglio dell’area residenziale e dell’autostrada che attraversa il centro urbano.

The skyline of Bio-City and, below, detail of the housing estate and motorway running through the city centre.

Prospettive della città costituita da strati di materiali in grado di rispondere in modo organico ai cambiamenti di clima, luce, fruizione da parte degli abitanti, modificando la forma, il volume, il colore dei diversi edifici e anche delle diverse aree secondo le necessità.

Perspective views of the city formed of layers of materials capable of providing an organic solution to changes in climate, light and userrequirements, altering the form, structure and colour of the various buildings and different areas as required.

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Grafici che evidenziano le strutture destinate alle diverse funzioni urbane: a destra, il Centro Pubblico; sotto, l’area residenziale; nella pagina a fianco, il Business Centre (in alto) e la rete delle comunicazioni.

Graphs showing the structures designed for various urban functions: right, the Public Centre; below, the housing estate; opposite page, the Business Centre (top) and communications network.

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Mangado y Asociados

Particolare dell’ingresso del Centro per la Salute realizzato nell’ambito della rivitalizzazione del quartiere San Juan a Pamplona.

Energia ordinatrice San Juan Health Center, Pamplona

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Credits Project: Mangado y Asociados, Francisco José Mangado Beloqui Associated Arqchitect: Alfonso Alzugaray Los Arcos Collaborators: Carlos Urzainqui, Carlos Pereda Engineering: Andrés Bustine Plants Engineering: Iturralde y Sagues Equipments: José Luis Sola, Arturo Pérez, Jesus Armendáriz Client : Gobierno de Navarra, Servicio Navarro de Salud

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he city council assigned the architect Francisco José Mangado Beloqui the tricky task of designing a new Health Center for the San Juan neighbourhood of Pamplona in the Spanish region of Navarra. The project to build the biggest health center in the area had to comply to a number of specific functional (safeguarding privacy while being open to the public), contextual (an extensive programme on a small lot) and normative (notably keeping to height limits) constraints and fit into a context with no real identity or quality architecture, just tall buildings from the 1970s set out in a disorderly fashion. Mangado decided to meet these requirements by focusing on the obvious need for high-quality interiors and designing a building to help redevelop the entire neighbourhood, thanks to its clean-cut, linear form and the use of carefully chosen materials. The building adopts such a hermetic stance towards the outside that it somehow seems to refuse to relate directly to the surroundings, drawing on this “distance” to generate some sort of “architectural energy” serving organisational purposes. Adapting to the “L”-shaped plot, Mangado has placed the clinics over on the outside near the road, while the waiting rooms are by an inside patio to shelter everything behind thin splints of Iroko wood which, running along the entire perimeter of the building, serve the triple purpose of letting in light, keeping out inquiring eyes and setting the general tone and scale of the building. The entire ground floor, which can be accessed through the entrance at the corner where the two sides of the center intersect, is actually transparent with all-glass facades serving the dual purpose of creating a bright interior setting and making the building visible in the evening by lighting up the surroundings with artificial light. The upper levels are mainly closed over by the road with ventilated facades made of a layer of wood clad with zinc plating to bring out the importance of this health service right in the heart of the local neighbourhood. A number of zenith-lit double and triple height premises were designed to ensure the upper levels are well-lit, carefully laid out and comfortable, creating a general feeling of airiness and dynamism. All the interiors are made of very neutral materials, leaving light and layout the job of shaping the various functions and making them easy to read. The stylistic precision and material simplicity with which this health center has been designed are the main tools Francisco José Mangado Beloqui has used to redevelop the San Juan neighbourhood of Pamplona.

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Roland Halbe

n compito non facile quello affidato dall’amministrazione pubblica all’architetto Francisco José Mangado Beloqui per la realizzazione del nuovo Centro per la Salute nel quartiere San Juan a Pamplona, nella Navarra spagnola. Il progetto, che rappresenta il maggior Centro sanitario della zona, doveva, infatti, rispondere a precisi vincoli funzionali (il problematico connubio tra apertura al pubblico e tutela della privacy), contestuali (un programma ricco in un lotto di dimensioni limitate) e normativi (soprattutto il rispetto di altezze limitate), e inserirsi in un contesto senza identità né qualità architettonica con edifici alti e urbanisticamente disordinati risalenti agli anni Settanta. Per rispettare il programma richiesto, Mangado decide di puntare, oltre che sulla ovvia e necessaria qualità degli spazi interni, sulla definizione di un edificio che possa avviare la riqualificazione dell’intero quartiere, grazie a una forma pulita e lineare e all’uso di un’accorta selezione di materiali. L’edificio adotta così un pronunciato ermetismo verso l’esterno che in qualche modo sembra rinunciare a stabilire un rapporto diretto con l’intorno, ma che invece, proprio grazie a questa “distanza”, riesce a generare una sorta di “energia architettonica” ordinatrice. Adattandosi alla configurazione a “L” del lotto, Mangado ha organizzato gli ambulatori sul lato esterno, verso la strada, mentre ha disposto le sale d’attesa verso un patio interno, per poi proteggere il tutto con una leggera schermatura costituita da sottili assicelle in legno di Iroko che, correndo lungo l’intero perimetro della costruzione, ha la triplice funzione di lasciar passare la luce, preservare da sguardi indiscreti le attività interne e determinare il limite e l’impronta dell’edificio. Tutto il piano terra, cui si accede dall’ingresso posto sull’angolo di incrocio dei due lati del Centro, è infatti trasparente, con le facciate interamente vetrate che hanno la doppia funzione di determinare una buona luminosità interna e di segnalare la presenza dell’edificio nelle ore serali irradiando con la luce artificiale interna l’ambiente circostante. I piani superiori sono invece per lo più chiusi verso la strada, con facciate ventilate costituite da uno strato di legno rivestito di lamiera di zinco intesa a sottolineare con la sua forte presenza materica l’importanza di questo servizio sanitario al centro del quartiere. Per garantire la qualità dei piani superiori, in termini sia di luminosità sia di articolazione e confortevolezza degli spazi, sono stati realizzati una serie di ambienti illuminati zenitalmente e organizzati in doppie e triple altezze, che conferiscono una generale atmosfera di ariosità e dinamismo. Tutti ambienti interni sono trattati dal punto di vista materico nel modo più neutro possibile, lasciando alla luce e alla disposizione volumetrica il compito di modulare e rendere leggibili le diverse funzioni. Rigore formale e purezza dei materiali adottati nella realizzazione di questo Centro di Salute sono le armi con cui Francisco José Mangado Beloqui ha saputo rigenerare il quartiere San Juan di Pamplona. Elena Tomei

Detail of the entrance to the Health Centre designed to redevelop the San Juan neighbourhood in Pamplona.

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Planimetria generale e piante dei due livelli del Centro; a destra, vista dello spazio filtro tra le facciate laterali e la strada.

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Site plan and plans of the two levels of the Centre; right, view of the filter space between the side facades and road.

Viste degli interni e in basso vista generale del Centro. Tutti gli ambienti interni sono trattati in modo neutro, lasciando alla luce e alla disposizione volumetrica il compito di modulare e rendere leggibili le diverse funzioni.

Views of the interiors and, bottom, overall view of the Centre. All the interiors have a neutral look, leaving light and the structural layout the job of shaping the various functions and making them easy to read.

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Bruno Signorini

Bruno Signorini

Armonia e recupero

Assisi Town Hall Renewal ssisi è un luogo intenso e unico, un paesaggio dell’anima. Qui possiamo ammirare gli straordinari capolavori dell’architettura romanica e del gotico italiano. Realmente questa città, con i suoi vicoli, le piazze, le case e le chiese, gli affacci e il territorio non urbanizzato, ma curato dalla sensibile mano dell’uomo, da generazioni e generazioni; tutto ciò che l’avvolge, quasi proteggendola, rappresenta un capolavoro dell’umanità. Eppure anche qui, in quest’angolo sospeso tra cielo e terra, è intervenuto il terremoto che ha sconquassato numerosi centri nell’Umbria. Ora, a pochi anni di distanza, possiamo costatare come si è svolta l’opera di ricostruzione. Bruno Signorini, straordinaria figura di artista e architetto, coetaneo di Enzo Zacchiroli con cui ha studiato a Firenze, e autore a Perugia e in altri centri di opere che testimoniano l’arte di costruire edifici significativi nel nostro tempo, si è misurato con il restauro e l’adeguamento alla nuova normativa, intervenendo su un edificio storico importante, che risale al XIII secolo ed è la sede del Palazzo del Comune. Lo fa con la sensibilità che gli riconosciamo, la capacità di vedere l’architettura nella sua autonomia spaziale e volumetrica, e senza alcuna intenzione di minimizzare l’intervento progettuale che pur mutando aspetti consistenti dell’edificio riesce a trovare la sintonia con una Sovrintendenza non sorda alle necessità espressive di un linguaggio che si esprime con i termini del nostro tempo. Vale la pena segnalare in primo luogo l’eleganza dell’intera proposta. Questa inizia da un nuovo atrio, affacciato sulla bella piazza antistante, che recupera dignità al Palazzo che praticamente ne era privo, utilizzando a questo fine gli ambienti dell’ufficio turistico e affiancando a esso gli spazi della pinacoteca. Abbiamo quindi la cura impiegata per le sale riunioni e gli uffici. Infine l’utilizzo sensibile di materiali umili, ma resi in modo pregiato come il cotto pesto. Il dato più interessante dell’intera proposta avviene però con l’abbattimento di un diaframma murario perché in questo modo è stato possibile conferire a un vicolo esistente al piano terra – prima senza via d’uscita – una continuità viaria e ricostituire l’isolamento originario del Palazzo rispetto agli altri corpi di fabbrica costruiti a valle in periodi successivi. Tra l’altro da questo stesso vicolo si accede ad ambienti recuperati, d’epoca romana, utilizzabili come spazi per mostre. L’apertura del vicolo contribuisce alla sicurezza dell’immobile, favorendo un doppio esodo, come il collegamento verticale, realizzato mediante una scala in un volume ellissoidale che consente anch’essa una nuova via di fuga e recuperando un loggiato antico, prima tamponato che permette di realizzare uno straordinario belvedere sui tetti della città. Questa immagine, davvero fuori dall’ordinario, evoca lo scritto di William Ruskin quando afferma: “l’armonia che si sprigiona dalle strade di una città, in cui un pinnacolo si innalza sull’altro, un tetto ne copre un altro, le torri si succedono sulla cresta delle colline, raggiunge un grado di sublimità di cui niente può darci oggi l’idea. E’ una legge divina e naturale che i nostri piaceri, come le nostre virtù, siano resi più preziosi dal mutuo scambio. L’architettura urbana può acquisire in tal modo un fascino e un carattere sacro superiore a quello di un tempio”. Mario Pisani

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Credits Project: Bruno Signorini Signorini Associati Architetti Structures: Antonio Borri, Claudio Menichelli, Riccardo Vetturini Thermo-Hydraulic Plants: Antonio Gagliardi La Gala Electrical Plants: Antonio Stella General Contractor: Impresa Calzoni Lamberto Affreschi Restoration: R.W. S. Client: Comune di Assisi (Perugia)

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Il nuovo volume ellissoidale che contiene i collegamenti verticali del rinnovato Palazzo Comunale di Assisi.

The new spiral structure holding the vertical links in the revamped Assisi Town Hall.

ssisi is a deeply moving place, a landscape of the soul as well as the city where you can still feel and sense what the atmosphere was like back in St. Francis’s day, so wonderfully portrayed in Giotto’s frescoes. Here we can admire some incredible masterpieces of Italian Gothic and Romanesque architecture. The city’s little alleys, squares, houses, churches, building fronts and non-urbanised territory (but looked after by people’s caring hands, generation after generation), everything enveloping it and almost protecting it, represents one of mankind’s real masterpieces, a priceless treasure testifying to what man can achieve here on Earth when he enters into harmony with a place, listens to what it has to say and detects its hidden sounds so as to express their full potential. Yet even here, in this little corner of the world suspended between the heavens and Earth, an earthquake shook a number of towns in the Umbria region. Now, a few years later, we can take a look at how the rebuilding work has been carried out. Bruno Signorini, an outstanding artist and architect, the same age as Enzo Zacchiroli with whom he studied in Florence and who has built works in Perugia and other towns bearing witness of how to design buildings representing the age in which we live, has measured up to renovating an important building like the 13th century town hall, adapting it to new building regulations. He has done all this with his usual sensitivity and ability to see architecture in its own spatial and structural independence and without the least intention of minimising the design work, which, while notably altering certain aspects of the building, has managed to meet the approval of superintendents who acknowledge the need for a stylistic idiom expressing our own age. So what are its most distinctive features? First and foremost, it is worth pointing out the elegance of the entire design. It begins with a new lobby facing the lovely square out in front, restoring a certain dignity to the building that had all but lost it, drawing on the premises of the tourist office and placing an art gallery next to it. Great care was also taken over the meeting rooms and offices. Finally, humble materials like black brick have been put to very noble uses. The most interesting feature of the entire design is the way a wall diaphragm has been knocked down to let a small alley on the ground floor - previously with no way out - to carry on its way and once again isolate the building from other constructions built over later periods. This very alley leads through to some renovated premises dating back to Roman times that can be used for holding exhibitions. Opening up this alley has also made the place safer, helping create two ways out, like the vertical link formed by a spiral staircase providing a new way out and redeveloping an old loggia, previously a blank structure but now offering a marvellous observation point for viewing the city’s roof tops. This truly startling image calls to mind what William Ruskin once said: “the harmony coming from a city road, where one spire towers over another and one roof covers another, with towers stretching across the hill tops, reaches a level of sublimity of which nothing can give us any real idea nowadays. It is a divine and natural law that our pleasures, like our virtues, are made more precious by mutual exchange. City architecture can thereby gain a charm and holy nature that exceeds even that of a temple.”

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Particolare del nuovo corpo scale che si sviluppa all’interno del volume ellissoidale aggettante verso l’esterno e che conduce al loggiato superiore, recuperato alla fruizione pubblica.

Il progetto di rinnovamento dell’antico palazzo ha privilegiato un uso raffinato di materiali poveri e la creazione di ampie porzioni vetrate che hanno determinato ambienti con viste panoramiche sulla città di Assisi e sulla campagna umbra circostante.

Detail of the new stairway winding up the spiralling structure projecting outside and leading through to the upper loggia now used for public purposes.

The project to redevelop the old building focused on making elegant use of cheap materials and creating glass sections to open up panoramic views of the city of Assisi and surrounding Umbrian countryside.

Pianta del piano terra e sezioni trasversale e longitudinale.

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Plan of the ground floor, cross and longitudinal sections.

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Sergio Bianchi

Spazi conosciuti e modificati Restructured Studio in Rome palazzi – scrive ironicamente Georges Perec – sono gli uni accanto agli altri. Sono allineati. E’ previsto che siano allineati, ed è una mancanza grave quando non sono allineati… La serialità pare aver afflitto l’architettura dell’ultimo scorcio di millennio, impegnati come si era a perpetuare ritmi, cadenze, geometrie, tipologie secondo un ritornello generato in fondo più da esigenze di deterministiche standardizzazioni che di supreme armonie. L’occasione di riscrivere solo un tassello di una ripetitiva sequenza, qual è il caso del restauro di alcuni spazi entro un sistema edificato posto sulla via Appia Antica a Roma, merita l’attenzione che si riserva alla non conformità e all’originalità, proprio per l’essere, la variazione sul tema, condizione e anelito al tempo stesso della vita dell’uomo entro la monotona e infinitamente ripetitiva diversità metropolitana. La proposta pare combaciare con l’intimo desiderio di ciascuno, che è quello di ritrovare la propria eccezionalità entro una diversità perpetuata, o un’occasione per rendere assoluto, secondo un mai troppo sperimentato principio induttivo, uno spazio – o un gesto – quotidiano. Il progetto proposto dall’architetto Sergio Bianchi porta uno spazio individuale a essere assoluto, proprio perché uno dei tanti episodi, calato fra altri, tanti o infiniti, ciascuno relativo e con altrettante potenzialità, ma non ancora svelate dalle occasioni delle quali l’architettura è straordinario generatore. All’architettura chiediamo solo, in fondo, di consegnarci la chiave della giusta interpretazione degli spazi e delle potenzialità; tutto il resto è già lì, nell’empireo dell’attendant, prolungato momento dell’indecisione per una possibile ma troppo spesso non compiuta trasformazione. Qui la trasformazione è avvenuta, il gioco di prestigio riuscito; ma che dire di troppe altre occasioni mancate, pur anch’esse tacche e punti della lunga sequenza dei luoghi delle nostre città? Il demaistriano viaggio dentro la mia stanza ci tranquillizza sulla certezza dei limiti, così nitidamente tracciati da muri oltre i quali l’incanto non si protrae, cosicché l’incertus sia ancora a portata di un Ulisse il cui irrequieto vigore appare forse troppo vivo per non essere sostenuto dallo splendido sogno di una meta pacata e conosciuta. Legni, acciai, luci, spazi, percorsi, mattoni, percezioni, piani, materiali, suggestioni, punti di vista sono le componenti di questo progetto, che trovano nella scatola ripulita che li avvolge la vera ragione della propria esistenza, così cinta da muri oltre i quali l’impero pare essere sempre troppo vasto, rimanendo ancora poco chiaro se la bramosia di Marco Polo sia rivolta verso la conoscenza di nuove città o piuttosto verso l’indomito desiderio di descriverle, nella consapevolezza che, già descrivendole, le città vengono scoperte e cambiate almeno un po’. Ruffo Wolf

Luigi Filetici

I

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eorges Perec wrote rather ironically that buildings stand alongside each other. They are in line. They are supposed to be aligned and something is seriously wrong when they are not... Mass production seems to have hit the architecture of late last millennium, as it busily tried to keep up the rhythm, pace, geometric forms and stylistic types of a familiar old tune more closely derived from needs for deterministic standards than from striking harmonies. The chance to rewrite just one piece of a repetitive sequence, as in the case of renovating some spaces in a building standing along Via Appia Antica in Rome, deserves the kind of attention usually reserved for non-conformity and originality, due to the fact that variation on a theme is what people really need and yearn for amidst the monotony and infinitely repetitive diversity of metropolitan life. This seems to fit in with everybody’s intimate desire to rediscover their own peculiarity amidst all this diversity or to make an ordinary space - or gesture - absolute through a principle of induction that can never be over-experimented with. The project, proposed and realised by Sergio Bianchi, makes an individual space absolute as just one of so many other (perhaps even endless) episodes, each relative and embodying the same potential but not yet revealed from all the opportunities architecture generates in such an exceptional way. We really only expect architecture to provide us with the key to reading spaces and potential in the right way; all the rest is already there, in the empyrean of that prolonged moment’s indecision, providing the opportunity (too often not taken) for transformation. Here transformation has taken place, the conjuring trick has been a success; but what can we say about all those other missed opportunities, no less part of that long sequence of places in our cities? The Demaistrian trip through my room reassures us about the certainty of limits, so neatly traced by walls beyond which the charm cannot extend, so that the incertus is still within Ulysses’ reach, whose restless vigour seems to be too strong not to be sustained by the wonderful dream of a well-known and peaceful destination. Woods, steels, lights, spaces, paths, bricks, perceptions, planes, materials, allusions and points of views are the ingredients of this project, whose enveloping box is its real reason for being, surrounded by walls beyond which the empire seems just too vast, all even clearer if Marco Polo’s yearning is directed towards knowledge of new cities or the insuperable desire to describe them, aware that, just by describing them, these cities are discovered and even changed a little.

G

La scala con struttura in ferro del soppalco, completamente indipendente dall’involucro murario dello studio ristrutturato in Via Appia Antica a Roma in uno stabile risalente all’ultima decade del 1800.

The iron staircase up is totally separate from the brick shell of the restructured studio in Via Appia Antica in Rome inside a building dating back to the last decade of the nineteenth century.

Credits Project: Sergio Bianchi Collaborators: Elisabetta Straffi, Enrico Bianchi, Paola Porretta Building Works: Impresa Umberto Bianchi Metal Works: Giovanni Berrè Frameworks: Cosmall Electrical plants: D.F. di Diaschi Franco

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Viste degli interni dello studio, il cui restauro è consistito nella rimozione degli interventi succedutisi negli ultimi cinquant’anni che ha rimesso alla luce la configurazione originale dei locali: un vano di 10x12 m interrotto solo da un pilastro centrale in muratura con pulvino in travertino addossato da due rinforzi in calcestruzzo realizzati alla fine degli anni Quaranta. In basso, piante dei due livelli.

Vista generale dello studio con i mobili, tutti bassi, per quanto possibile non addossati alle pareti. I pavimenti in listoni di rovere seguono l’andamento originario del terreno e partecipano all’aredo interno.

Main view of the studio showing all the low furniture, kept off the walls where possible. The oak-panelled floors follow the original layout of the ground and form part of the interior furnishing.

Views of the studio’s interiors, whose renovation involved removing all the work carried out over the last fifty years to reveal the original layout of the rooms: a 10x12 m space with just a brick column in the middle with a travertine pulvinar with two concrete reinforcements resting against it dating back to the late-1940s. Bottom, plans of the two levels.

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Matali Crasset

L’ambiente a doppia altezza dell’Happy Bar nell’Hi Hotel di Nizza che, attraverso un concetto d’interni fondato sull’idea di sperimentazione dello spazio, dà vita a un nuovo concetto di accoglienza.

Universi da scoprire Hi-Hotel, Nice

E’

Credits: Interiors: Matali Crasset Assitants: Christophe Thelisson, Oscar Diaz, Francio Fichot, Frédéric Ducic Structures: Jean-Marc Lasry, Moro Ingénierie Suppliers: Agape, Aquamass, Miroiterie Nicoise, Glasstint, Manufacture Monaco, Modular, Demichelis, Atelier de la Reinière, Atelier Virginie Ecorce, Jacques Bobroff, Univers de l’aluminium, Sept résines, Mediterra design Client: Philippe Chapelet et Patrick Elouarghi, HCF

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atali Crasset, an up-and-coming young French designer and pupil of Denis Santachiara and Philippe Starck, has really hit the headlines recently for a design of hers built in Nice. Drawing on a carefully gauged promotional campaign before it was even opened, the Hi-hotel is already an icon of a new haute-de-gamme concept of accommodation, thanks also to the clients, Philippe Chapelet and Patrick Elouarghi, experienced professionals in the catering and hotel industry. It was actually their idea to throw down the challenge to invent a “hotel capable of renewing the codes and standing out from the common places and standards of luxury hotels,” and Crasset showed great skill at interpreting the two business men’s ambitions with a great feeling for innovation. The Hi-hotel falls in with this trend, draws on its potential and bravely projects Nice onto a decidedly competitive plane for its highly up-to-date accommodation facilities. Just the kind of bold, innovative and audacious project the clients were looking for, the hotel is built in a 1930s building which, stretching along Rue des Fleures, a street beautifully decorated with Liberty facades, passes almost unnoticed amidst the totally re-cleaned elevations. But it is on the inside that the hotel reveals its most transgressive soul or, if you like, its smart side. Crasset herself sums up the basic concept underpinning this new concept of comfort and accommodation: “Hi-hotel lets you experience modern-day living. It is an ideal place for communicating and informing about all modern cultures....tending towards experimentation....where everybody gets the chance to take hold of the worlds being proposed, without being influenced by codified rules.” Geared to the expectations and new needs of international business tourists, the hotel combines cutting-edge technology with a form of accommodation stimulating new experiences. All this can be perceived even from the entrance, where two concrete walls lead through to a winding path whose gentle twisting motion slows people down. A minimalist reception provides a very simple welcome, while the informal lobby is furbished with armchairs that can be combined in endless different ways. But the idea of “space for living in and experimenting with” is most obvious in the rooms, whose comfort is more than just physical and visual. Nine concepts for 38 rooms resulting in structures designed to host micro-events helping and accompanying people on their way from one activity to another. These are not just functional features, objects, premises full of character of the kind other architects have already helped design (Hotel Saint-James designed by Jean Nouvel ten years ago in Bouliac, near Bordeaux, is perhaps one of the first examples of “hotel” architecture providing this kind of fairly unique setting), but different ways of living in private, intimate space during a brief stay in a hotel. There is Monospace, a unique setting designed in three different-coloured zones serving different functions, Strates, whose functions are divided up vertically as well as horizontally, White & White, an all-white, almost aseptic environment turning traditional furnishing codes on their head, and Rendez-vous, a modular space that is both a bathroom and work place. This is certainly worth experiencing first hand, although, needless to say like anything unique of its kind, it is obviously a costly undertaking.

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Uwe Spoering

tra i personaggi del momento, Matali Crasset, giovane promessa del design francese, allieva di Denis Santachiara e di Philippe Starck, fa parlare di sé il mondo dell’informazione, e non solo specializzata, per il suo recente intervento realizzato a Nizza. L’Hi-hotel con una mirata campagna di promozione ancor prima di essere inaugurato era già un’icona di un nuovo concetto di accoglienza haute-de-gamme, merito anche dei committenti, Philippe Chapelet e Patrick Elouarghi, comprovati professionisti nel campo della ristorazione e dell’hotellerie. Loro infatti l’idea di lanciare una nuova sfida inventando un “hotel capace di rinnovare i codici e differenziarsi dai luoghi comuni e dagli standard degli hotel di lusso”. L’Hi-hotel con una proposta coraggiosa, proietta la città di Nizza in una dimensione decisamente competitiva per contemporaneità della proposta ricettiva. Progetto urbano, innovatore e audace, come nell’intento della committenza, l’albergo è stato ricavato in un edificio anni Trenta che passando da rue des Fleures, una via dove fanno bella mostra i decori delle facciate liberty, passa quasi inosservato nel rigore dei prospetti completamente ripuliti. E’ all’interno che l’hotel rivela la sua anima più trasgressiva, o se, si vuole più cerebrale. Sono le stesse parole della Crasset che sintetizzano il concetto che regola la nuova idea di accoglienza e di confort suggeriti “Hi-hotel propone di vivere un’esperienza, quella del contemporaneo. E’ un luogo ideale di trasmissione, di sensibilizzazione a tutte le culture contemporanee…propizio alla sperimentazione, …dove a ciascuno viene offerta la possibilità di appropriarsi degli universi proposti, senza essere condizionato da alcuna regola codificata”. Sensibile alle aspettative e alle nuove esigenze di una clientela internazionale di turismo d’affari, l’hotel coniuga avanzate tecnologie a una dimensione di accoglienza che stimola nuove esperienze. Il tutto è immediatamente percepibile fin dall’ingresso dove due pareti di cemento introducono a un percorso sinuoso che con una rotazione lenta costringe a diminuire il ritmo di attraversamento. Una reception minimalista accoglie con semplicità, mentre la lobby assolutamente informale è organizzata con poltroncine che consentono infinite combinazioni. Ma è soprattutto nelle camere che si concentra l’idea di “spazio da vivere e sperimentare”, in cui il confort oltrepassa quello semplicemente fisico e visuale. Nove concetti per 38 camere, individuano vere e proprie strutture pensate per accogliere micro-avvenimenti che facilitano e accompagnano il passaggio da un’attività all’atra. Non si tratta solo dotazioni funzionali, oggetti, personalità degli ambienti, a cui per altro già altri architetti hanno dato contributi di notevole levatura (l’hotel Saint-James realizzato da Jean Nouvel dieci anni fa a Bouliac, vicino a Bordeaux, è forse uno dei primi esempi di architettura “alberghiera” che ancor oggi offre suggestioni abbastanza uniche) ma di diversi modi di vivere la fruizione di uno spazio intimo, nella fugacità di un soggiorno in albergo. Si passa da Monospace, ambiente unico concepito in tre zone differenziate nei colori e nelle funzioni a Strates, in cui le funzioni sono suddivise verticalmente anziché orizzontalmente a White & White, completamente bianca, quasi asettica, in cui i codici tradizionali dei mobili sono completamente ribaltati o Rendez-vous, spazio modulabile contemporaneamente bagno e ambiente di lavoro. Sicuramente un’esperienza da vivere in prima persona, che naturalmente, come tutte le cose uniche, ha il suo prezzo. Elena Cardani

The double-height premises of the Happy Bar in Hi Hotel in Nice, which draws on a concept of interiors based on experimenting with space to create a welcoming environment.

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In alto, particolari dell’Happy Bar e dell’entrata, individuata da due stele di cemento grigio che prolungano lo spazio interno verso la città. Sotto, la camera Indoor Terasse che riunisce tutte le funzioni del ambiente privato su una terrazza rialzata. L’hotel è dotato di 38 camere che rispondono a 9 concetti diversi di organizzazione dello spazio e delle attività. Nella pagina a fianco, a sinistra in basso, Digital, le cui pareti sono trattate come pixel giganti; sopra, White & White, quasi asettica nel ribaltamento delle funzioni tradizionali dei mobili; in alto e a destra, Monospace, un unico spazio concepito a strati verticali.

Top, details of the Happy Bar and the entrance marked by two grey concrete stelas extending the interior space into the city. Below, the Indoor Terasse room combining all the features of a private room on a raised terrace. The hotel is furbished with 38 rooms featuring 9 different concepts of spatial organisation and activities. Opposite page, bottom left, Digital, whose walls are treated like giant pixels; above, White & White, almost aseptic in the way it turns conventional furnishing on its head; top and right, Monospace, one single space designed in vertical layers.

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Frlan + Jansen, Carlo Bagnasacco

L’edificio per uffici, con annesso ristorante selfservice, fa parte del Piano di Insediamenti Produttivi a Collegno (Torino), voluto dall’Ammistrazione comunale per dotare di servizi l’area destinata all’espansione industriale della zona.

Tra due culture Office Tower, Collegno

P

Credits Project and works management: Vanja Frlan (team leader), Carlo Bagnasacco, Maarten Jansen con Enrico Finotti (security coordination) Structures: Sergio Vighetto Electrical systems: Luca Feletti Hydraulic systems: Antonio Del Piano Contractors: Glaverbel (glasses), Manzone Torino Scavi spa Bianchino spa, Elettrodinamica spa (plants), Tecnofer srl (frameworks) Client: Amministrazione comunale di Collegno

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e might describe it as a “cathedral in the desert.” A metropolitan desert, of course. The office block built in Collegno in the suburbs of Turin by Vanja Frlan, Carlo Bagnasacco and Maarten Jansen is situated in an expanding industrial area that is virtually empty, surrounded on one side by cars and lorries speeding along the Turin highway and a number of high-voltage lines and, on the other, by the pathetic (in the literal sense from the Greek word pathos) agronaturalistic area of Dora Riparia. A status quo that provided the architects with surprising opportunities (working on a tabula rasa due to the total absence of any old buildings and the non-need to confront any other stylistic idioms) but also a number of unexpected disadvantages (it is easy to get lost when you cannot take your bearings). The only urbanistic/design input was a neighbouring piece of farmland. This means that, despite itself, the building turned into a means of separating two different cultures, towering up on a skyline of rather desolate surroundings in the company of an imposing and vaguely surreal “inverted cone”, probably a silo. An emblematic photo provided by the architectural designers and actually snapped over in the “eco-friendly” part of the area shows two cows sitting in a car and staring with startled expressions on their faces at some pine trees acting as “guards” over the landscape, and in the background we can see the newly built tower, a “border line” architectural object whose intrinsic design features become clearer upon closer inspection. All this to underline what a daring enterprise the architects took on, who openly admitted to having opted for a “metropolitan” vision of the construction, avoiding any kind of “nostalgic rural” approach and preferring “greater building closure over on the north front, near the highway” and, in contrast, “openness, with the terrace etched onto the north front of the tower, in the direction of the river.” This double front option also affects the choice of finishing touches, a dosed balance of industrial elements (predalles, exposed systems) and more elegant features (zinc-titanium facade, wooden floors and fixtures). More specifically, the tower (1049 square metres, 3946 cubic metres) designs a sort of “L” in conjunction with the restaurant-canteen (530 square metres, 2100 cubic metres). The restaurant also acts as a boundary between the pedestrian area and area for vehicles and, despite the low budget it has been allocated (mainly taken up by the tower), it is a success, thanks to a careful process of perfecting spaces for accommodating up to 200 people, covering more than the 350 square metres it was originally allocated. The spatial layout of the tower, a landmark holding a business consortium, develops according to a carefully gauged alphabet of corresponding interior-exterior features, but that is not all: the architects also paid particular attention to how the building appeared from the outside. A vision further underlining the building’s uniqueness or, better still, non-contextuality. Frlan and partners’ construction out of nothing is not yet another case of “big talk”, it genuinely provides a brilliant solution to the problem of its sad metropolitan solitude by exasperating its own “ego”. Drawing on high technology. Just like a spaceship lost in space.

W

The offfice block with adjoining self-service restaurant is part of a more extensive Industrial Development Programme in Collegno (Turin) commissioned by the City Council to furbish the local industrial expansion area with special services.

Lior Shlomo

otremmo definirla una “cattedrale nel deserto”. Un deserto metropolitano, naturalmente. La torre per uffici realizzata a Collegno, hinterland di Torino, da Vanja Frlan, Carlo Bagnasacco e Maarten Jansen, si colloca infatti su un’area di espansione industriale praticamente vuota, posta fra le auto e i Tir sfreccianti sulla tangenziale torinese, alcune discariche e un certo numero di linee d’alta tensione. Sull’altro fronte, un’area agro-naturalistica della Dora Riparia. Uno status quo che poteva offrire ai progettisti vantaggi che oggi raramente vengono offerti (lavorare su tabula rasa per assoluta mancanza di presistenze e dunque non-necessità di confronti linguistici con alcunché), ma allo stesso tempo imprevedibili svantaggi (possibile smarrimento da vuoto assoluto). Unico input urbanistico e progettuale restava, in definitiva, la presenza della confinante area coltivata. Tanto che l’edificio finisce per divenire, suo malgrado, una sorta di elemento separatore fra due culture, svettando in uno sky-line dai contorni piuttosto desolanti, con la sola compagnia di un imponente e vagamente surreale “cono rovesciato”, probabilmente un silos. In una emblematica foto fornita dai progettisti e scattata dalla parte della zona “ecologica”, si possono notare due mucche che guardano in macchina con aria umanamente allibita, alcuni pini posti a “guardiani” del verde e, sullo sfondo, la neo-realizzata torre, un oggetto architettonico “di confine” le cui valenze progettuali più intrinseche sono certamente meglio rilevabili da un esame più ravvicinato. Tutto ciò per sottolineare quanto ardua fosse l’impresa affidata ai progettisti che, lo dichiarano apertamente, hanno optato per una visione “metropolitana” del manufatto evitando un approccio “nostalgico rurale”, orientandosi dunque verso “una maggiore chiusura dell’edificio sul fronte nord, verso la tangenziale” e, al contrario, “un’apertura, con la terrazza che incide la torre sul fronte sud, in direzione del fiume”. Questa bifrontalità si ripercuote anche sulla scelta delle finiture con un dosato equilibrio fra elementi industriali (predalles, impianti a vista) ed elementi rifiniti (facciata in zinco-titanio, pavimenti e serramenti in legno). Più nel dettaglio, la torre (1049 metri quadri, 3946 metri cubi) disegna una sorta di “L” con il ristorante-mensa (530 metri quadri, 2100 metri cubi). Al ristorante è anche affidato il ruolo di elemento di confine tra area pedonale e area veicolare e, nonostante il basso budget a esso destinato (assorbito in gran parte dalla torre) è riuscito, grazie a un attento processo di ottimizzazione degli spazi, nell’intento di ospitare fino a 200 persone, coprendo quindi più dei 350 metri quadri inizialmente previsti. La spazialità della torre, un landmark, sede del consorzio delle imprese, si sviluppa tenendo conto di un preciso alfabeto di corrispondenze interno-esterno ma non solo: i progettisti hanno dato specifico rilievo alla visione dall’esterno. Visione che sottolinea ancor più l’unicità o meglio la a-contestualità dell’edificio. Insomma, costruita nel nulla, la creazione di Frlan e soci non cade nel facile tranello di “parlarsi addosso” ma risolve brillantemente il problema della propria malinconica solitudine metropolitana puntando proprio sull’esasperazione del proprio “io”. Attraverso l’alta tecnologia. Proprio come una navetta spaziale abbandonata nello spazio. Michele Bazan Giordano

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Da sinistra, piante dei piani terra, mezzanino, primo, mezzanino, secondo, terrazzaquarto, mezzanino e della copertura. In basso, particolare della loggia e sezione. L’edificio a torre, occupa un lotto di circa 1050 mq per una cubatura complessiva di circa 4000 mc.

Dettaglio costruttivo del serramento. In basso, particolare al tratto della loggia.

Construction detail of the fixtures. Bottom, detail of the loggia section.

From left, plans of the ground floors, mezzanine, first floor, mezzanine, second floor, fourth-floor terrace, mezzanine and roof. Bottom, detail of the loggia and section. The tower block covers an approximately 1050 square-metre lot occupying a total volume of 4000 cubic metres.

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Particolare del sistema dei serramenti. Nella pagina a fianco, particolare della loggia.

Detail of the fixtures. Opposite page, detail of the loggia.

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Fedro Architetti associati

Identità di pelle

Termoventilmec in Spresiano ura del dettaglio e finiture accurate sono a volte l’unico percorso creativo in grado di dare dignità progettuale a un’opera architettonica. La nuova sede TVM di Treviso rientra pienamente in questa categoria. Budget limitato e filosofia aziendale orientata al massimo understatement non permettevano articolate configurazioni volumetriche, preziosismi distributivi e impiego di materiali pregiati. Si è scelto quindi di dare identità all’edificio attraverso l’impiego di una seconda pelle formata da un sistema frangisole che, oltre a proteggere dall’irraggiamento solare, creasse anche una superficie mobile, sensibile al movimento del sole durante la giornata. Creando una griglia orizzontale vibratile, ricca di riflessi e sfumature prodotte dal rame acidato delle pale, il sistema frangisole rappresenta l’elemento distintivo dell’intervento. La “pelle”, quindi la superficie, in questo caso ha la netta prevalenza sulla tridimensionalità con cui l’architettura esprime il concetto di spazio. Enfatizzare elementi di dettaglio per acquisire valore identitario, mette in campo una serie di riflessioni sul linguaggio quale elemento significativo del costruire. Oggi, l’ampia varietà tipologica dei sistemi di facciata mette a disposizione notevoli opzioni progettuali. La griglia frangisole, per esempio, si è notevolmente evoluta raggiungendo raffinatezza costruttiva e ampie varietà di finitura. Icona della civiltà industrialista, il brise soleil incarna l’utopia dell’architettura mutante in sintonia con il variare delle condizioni esterne. In questo caso la presenza del frangisole è inoltre destinata a creare un segno forte, capace di controbilanciare la mancanza di altri valori come, per esempio, una maggiore articolazione volumetrica o più intense relazioni fra il costruito e il suo intorno. La corazza mobile del sistema frangisole, diviene metafora meccanicista di separazione fra esterno e interno. Non solo, la necessità di arricchire di contenuti formali una architettura nata “povera” con la pregnanza segnica del brise soleil rimanda alla nozione di “decoro”. Se da una parte ciò vanifica in parte la sua destinazione prettamente funzionale è evidente che nel contempo ne sublima la valenza simbolica. Sul piano contestuale ciò rappresenta certamente un valore aggiunto in quanto l’intorno non brilla certo di luce propria. L’edificio sorge, infatti, in una zona senza particolare identità. Si tratta di un luogo posto ai margini fra un’area destinata alla produzione industriale e a terreni agricoli, in cui le sole emergenze sono rappresentate dai filari di pioppi che demarcano i confini dei lotti e una strada a limitato scorrimento veicolare. La necessità di ricorrere a strutture accessorie da applicare su strutture realizzate con limitate risorse finanziarie pone l’accento sull’architettura industrializzata, per sua natura intimanete legata all’industrial design. La possibilità di poter disporre di “sovrastrutture” a catalogo non può che giovare alla realizzazione di un’architettura perlomeno dignitosa e legata a quella tensione etica del Bauhaus che vedeva nella fusione fra architettura e design un percorso possibile per una qualità diffusa a tutti i livelli del progetto. Carlo Paganelli

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Credits Project and works management: Marco Marchesi e Fabio Coracin (Fedro Architetti associati) Consultants: Europa Metalli S.p.A.(TECU® Technical Consulting Office) Member of KME; Merlo brise-soleil Structural Engineering: Marco Priami (Prefabbricati Zanon), Milko Roncato (interior offices works) Plants and Systems: Emiliangelo Palla (thermal-hydraulic systems), Francesco Zambon (electrical systems) Contractors: Prefabbricati Zanon, Ditta Fiorin (systems), Novoimpianti (electrical system) Client: TVM Termoventilmec spa

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arefully designed finishing touches and detailing are sometimes the only way of creating a dignified architectural design. The TVM headquarters in Treviso is certainly in this category. A low budget and business philosophy geared to understatement did not allow for fancy structural layouts or the use of expensive materials. It was therefore decided to instil identity in the building by means of a second skin made of a sunscreen system, which, as well as providing shelter against the sunshine, also provides a mobile surface sensitive to the sun’s movements throughout the day. The sunscreen system, creating a lively horizontal grille full of reflections and tints caused by the shutters’ acidified copper, is the project’s most distinctive feature. The “skin”, or in other words surface, here takes clear precedence over the three-dimensional side of architectural representation of space. Emphasising detailing to enhance identity calls into play an extensive analysis of stylistic idiom as the key feature of building. Nowadays, the wide stylistic variety of facade systems opens up plenty of design options. For instance, sunscreen grilles are now much more elegantly designed and feature a vast array of finishing touches. As an icon of industrial society, a sunscreen is a physical embodiment of the utopian dream of mutant architecture varying according to outside conditions. In this particular case, the presence of sunscreens is also designed to create a powerful feature capable of counterbalancing the lack of other values, such as a more elaborate structural layout or closer relations between the building and its surroundings. The moving sunscreen system turns into a mechanistic metaphor for how the interior is separated from the exterior. Moreover, the need to embellish what was originally a “poor” work of architecture with stylistic features like sunscreeens evokes the idea of “ornamentation.” Although, on one hand, this rather defeats its largely practical function, at the same time it adds to its symbolic force. This certainly injects some added value contextually speaking, since the surroundings are hardly what you would call striking. The building is actually situated in an area lacking in any identity. The place is surrounded by a manufacturing area on one side and farmlands on the other, with nothing more than rows of poppies to mark the borders of the lots and a road which could hardly be described as busy. The need to resort to accessory structures to be added to those built with limited financial resources places the emphasis on industrialised architecture, by its very nature linked to industrial design. The possibility of being able to dispose of catalogued “superstructures” is bound to help design architecture with the kind of dignity and ethical force associated with the Bauhaus movement, that saw the merging of architecture and design as providing a possible way of injecting quality into an entire project.

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Veduta di scorcio della sede TVM Termoventilmec a Spresiano (Treviso), azienda produttrice di impianti di aspirazione per ambienti industriali.

Partial view of the headquarters of TVM Termoventilmec in Spresiano (Treviso), a manufacturer of suction systems for industrial premises.

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Piante dei tre livelli su cui sono distribuiti gli pazi funzionali, che occupano una superficie coperta di circa 7.800 mq.

Plans of the three levels hosting the functional spaces covering a covered surface area of approximately 7,800 sq.m.

Sezione prospettica e, in basso, un interno e dettagli del sistema frangisole, realizzato con pale di rame patinato verde.

Perspective section and, bottom, an interior and details of the shutter system designed out of shiny green copper vanes.

Particolare del sistema frangisole, che avvolge il blocco degli uffici.

Detail of the shutter system enveloping the office block.

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Vincitore Sezione 1 - L’organizzazione dello spazio architettonico Winner of Section 1 - Layout of the architectural space Alessandro Mascia (capogruppo/team leader), Jason King, Mark Polloch (consulente/consultant), Brian Sweeney (collaboratore/assistant)

Ambiente e produttività The Ideal Office a dinamica dello spazio dell’ufficio sta conoscendo una crescente accelerazione, in parte dovuta alla febbrile evoluzione del corpo tecnico degli strumenti e delle attrezzature, e in parte addebitabile a una più affinata sensibilità nei confronti del rapporto, finalmente chiaro, tra razionalità dell’ambiente e produttività. D’altro canto, parlare oggi di “spazio dell’ufficio” significa indicare un più generale “spazio del lavoro”, dal momento che gli sviluppi dell’informatica hanno ridotto al minimo l’antica categoria dei “colletti blu” e hanno invece dilatato al massimo quella dei “colletti bianchi”. Che questa sia oggi la tendenza egemone lo dimostra, tra l’altro, la sempre più marcata attenzione che in questo settore si va dedicando alla trasformazione – o, verrebbe da dire, all’aggiornamento – dello spazio dell’ufficio pubblico, rimasto a lungo arroccato su posizioni tradizionalistiche e statiche, che ne hanno fatto l’emblema del vecchio e dell’obsoleto. Un segnale in questa direzione è stato dato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la quale ha lanciato, insieme all’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, un concorso di idee per l’“ufficio ideale”, suddiviso in tre sezioni: l’organizzazione dello spazio architettonico, le componenti di arredo, i sistemi grafici di segnalazione e riconoscibilità. Nella prima sezione si è affermato il gruppo di Alessandro Mascia, della Jason King di New York; nella seconda, il gruppo dell’architetto Luca Solazzo; nella terza, il gruppo dell’architetto Claudio Andreoli. Il bando di concorso aveva fissato alcune linee programmatiche, destinate a diventare in certo modo dei paradigmi progettuali: efficienza, buona accoglienza, comfort; frequenza, quantità e qualità dell’informazione al pubblico; quantità della rotazione del personale; certezza dei tempi d’attesa. Pertanto i principi informatici della fluidità e dell’ubiquità delle informazioni, della flessibilità del posto di lavoro e della attuazione dei programmi in un tempo quasi reale, che costituiscono i capisaldi dell’ufficio privato contemporaneo, venivano assunti come modello per un confronto non del tutto pacifico con l’ufficio pubblico, nel quale la presenza degli utenti delinea scenari differenti e per certi aspetti più difficili. In generale, si può osservare che l’esperienza maturata negli ultimi decenni nel settore dell’ufficio privato ha trovato un positivo adattamento in quello dell’ufficio pubblico, grazie soprattutto a quei criteri di trasparenza, elasticità e mobilità che ne sono stati fin dall’inizio il fondamento. A partire da ciò, le differenze sono affiorate con chiarezza. Come si sa, la vecchia idea dell’open space è ormai tramontata, lasciando il posto a quella di uno spazio puntiforme, dinamicamente attrezzato e identificabile nella posizione del singolo operatore, più che in un rigido diagramma di funzioni. Ma nel caso dell’ufficio pubblico, che ha il più delle volte un ruolo di interfaccia tra l’amministrazione e la collettività, questo criterio esige degli adattamenti. Così, sono affiorate indicazioni sul modo di rendere fluide ed elastiche non solo l’operatività interna dell’ufficio, ma anche le strutture di relazione con gli utenti, facendo leva sulla trasparenza, sulla scorrevolezza dei percorsi, sulla puntualità delle informazioni. E’ dunque su questo terreno che si giocherà la vera partita, nel momento in cui le “idee” saranno chiamate a realizzarsi. Cosa che ci auguriamo avvenga presto, per la soddisfazione di tutti. Maurizio Vitta

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he dynamics of office space are being speeded up, partly due to dazzling developments in tools and equipment and partly owing to a greater awareness of how productivity and a rationally organised environment interrelate, something which has finally been clarified. After all, nowadays talking about “office space” means referring to a more general notion of “work space”, since developments in computer technology have reduced the old category of “blue-collar workers” to a minimum and extended “white-collar workers” to its utmost extreme. Proof of this new hegemony in the sector is underlined by growing attention to the transformation - or rather updating - of public office space, whose insistence on static, conventional designs have made it an emblem of the old and obsolete. In this sense the Italian Government and Rome Association of Architects have shown the way ahead by organising an ideas competition to design “the ideal office”, divided into three sections: the layout of architectural space, furnishing components, and graphic systems of signs and markings. Alessandro Mascia’s team from the Jason King firm in New York won the first section, the team headed by the architect Luca Solazzo was awarded first prize in the second category, and Claudio Andreoli’s team won the third. The competition brief set a number of guidelines designed to provide certain design paradigms: efficiency, a warm environment and comfort; a regular flow of good information for the public; a careful handling of staff rotation; clearly set waiting times. Basically, a smooth flow of widely available information, flexible work stations and the implementation of programmes in almost real time, all combining to provide the most distinctive features of a modern-day private office, where the presence of staff creates a range of different and in many ways more complicated scenarios. As an ideas competition, the proposed designs take advantage of that suspension of judgement that concerns both designers and the political will of public administration. Generally speaking, though, it can be seen that experience gained in private office design down the decades has been successfully incorporated in public offices, mainly thanks to such criteria as transparency, flexibility and mobility that have always been at its very foundations. Working on this basis, certain differences soon clearly emerged. As we all know, the old idea of open space design is now part of the past, leaving room for dynamically organised and personalised spaces free from rigid functional diagrams. But in the case of public offices, often acting as an interface between central or local government and the community in general, this guideline calls for certain adaptations. The competition provided a number of indications about how to make both the inside of the office and also relations with users more smooth and flexible by focusing on transparency, flowing corridors and punctual information. This is where the battle will be either lost or won, since the “ideas” proposed will actually be expected to take on concrete form. Something we hope will happen as soon as possible for everybody’s benefit.

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Il progetto S-Office propone un prototipo per uffici della burocrazia statale aperti al pubblico. La proposta rappresenta una ricerca innovativa nell’ambito del rapporto tra gestione degli uffici e fattore umano e utilizza le tecnologie più avanzate abbinate a sistemi architettonici di massima flessibilità. Le parole chiave che hanno guidato I progettisti sono: accessibilità, flessibilità, mutabilità, responsabilità e apertura, interazione, trasparenza. L’architettura che ne risulta è basata su un sistema intuitivo di trasferimento e comunicazione delle informazioni con l’abbattimento delle barriere impiegato/utente, l’abolizione della struttura lineare attraverso una matrice organizzativa in cui predomina la molteplicità delle relazioni, la stratificazione delle infrastrutture tecnologiche personalizzabili e organizzate per gruppi strategici.

The S-Office project offers a prototype for government offices open to the public. This design shows innovative research into the relations between office management and human factors and the use of cutting-edge technology combined with extremely flexible architectural systems. The key words guiding the designers’ work are: ease of access, flexibility, alterability, responsibility and openness, interaction and transparency. The resulting architecture is based on an intuitive system for transferring and communicating information by breaking down barriers between staff and users, removing all linear structures through a layout focusing on multiple relations, the stratifying of personalisable technological structures organised in terms of strategic groups.

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La proposta del progetto vincitore della sezione dedicata ai componenti di arredo si basa sull’assunto che “La necessità primaria di un luogo di lavoro resta quella di ottenere un ambiente favorevole alla socializzazione e alla frequenza per offrire non solo un servizio, ma soprattutto un’atmosfera”. In questo caso, l’ufficio ideale è organizzato con una struttura molto aperta in cui tutti gli elementi di arredo, in materiali leggeri, resistenti, colorati e dotati di molti accorgimenti funzionali, sono pensati e disposti per favorire l’attesa degli utenti e lo scambio di informazioni con gli impegati.

The winning project in the section devoted to furnishing components is based on the assumption that “The main need in a work place is to create a sociable and wellattended environment to provide both a service and a nice atmosphere. In this case, the ideal office is organised with a very open structure in which all the furnishing items made of lightweight, hard-wearing coloured materials with plenty of functional touches designed to meet users’ expectations and the exchange of information with staff.

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Vincitore Sezione 2 - Componenti di arredo Winner Section 2 - Furnishing components

Vincitore Sezione 3 - Sistemi grafici di segnalazione e riconoscibilità Winner Section 3 - Graphic systems for signs and markings

Luca Solazzo (capogruppo/team leader), Angelo Costa, Gabriele Pizzuto, Sara Sferruzza, Alessandra Spagnoli

Claudio Andreoli (capogruppo/team leader) , Umberto Menasci, Giuseppe Pasqu

Il progetto Multimedia Ministry System, seguendo l’obiettivo generale del concorso per l’ufficio ideale teso a migliorare il lavoro degli amministratori pubblici e i loro interfaccia con i cittadini, mette a punto un sistema di ricostruzione dell’immagine grafica di segnalazione e informazione dei Ministeri. MMS è strutturato su una serie di sistemi grafici di riconoscibilità che parte dal colore. Il grigio/azzurro è stato scelto per le sue valenze neutre, ma ogni organismo dello Stato potrebbe essere rappresentato da un colore diverso; ogni unità amministrativa è caratterizzata da bande, fasce e porzioni di colore che ne indicano le diverse aree funzionali. Sono poi stati messi a punto vari elementi per la segnalazione dei percorsi (sia all’interno sia all’esterno), interfaccia visuali, totem informativi grafici e multimediali, facilitazioni per i portatori di handicap (percorsi in rilievo a pavimento, scritte Braille, suoni indicatori, schermi video interattivi per non udenti).

The Multimedia Ministry System, working along the general lines of the competition to design an ideal office aimed at improving the work of public administrators and their relations with the community, develops a system for reconstructing the graphic systems of marking and providing information about Ministries. MMS is structured around a set of graphic identification systems based on colour. The grey/blue was chosen for its neutral nature, but a different colour could be used for each separate government body; each administration unit features bands, strips and coloured sections indicating different functional areas. Various elements were devised for marking the pathways (both inside and outside), visual interfaces, graphic/multimedia information posts, aids for the disabled (raised floor markings, Braille letters, indicational sounds, interactive video screens for the deaf).

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Fiction and Project Sopra il titolo, Star Wars Episodio II: l’attacco dei Cloni (regia di George Lucas), immagini delle città gallatiche disegnate dallo scenogafo Gavin Bocquet. Nella sequenza superiore, da sinistra, Coruscant e il Jedi Temple (penultimo fotogramma).

Above the title, Star Wars Episode II: the attack of the clones (directed by George Lucas), pictures of the galactic cities created by the set designer Gavin Bocquet. Top sequence, from left, Coruscant and the Jedi Temple (penultimate frame).

l film - Presentato nel 2002 come evento speciale al Festival di Cannes, Star Wars Episode II: Attack of the Clones, è una delle poche produzioni a grande distribuzione girato interamente in digitale e quindi in grado di offrire tutti gli effetti speciali di ultima generazione. Soprattutto quelli visivi, realizzati nei sofisticati laboratori della Industrial Light and Magic. Ancora più visionario della prima versione, nel nuovo Star Wars primeggia la figura di Anakin Skywalker, personaggio che nel corso della vicenda subirà diverse mutazioni: da giovane schiavo diverrà prima apprendista Jedi e poi il misterioso Darth Vader, per poi concludere il suo arco narrativo ridiventando uno Jedi ma ripulito da ogni scoria di negatività. Anakin è immerso in una storia popolata di personaggi ricchi di sfaccettature e di intrighi, il tutto pervaso da complessi risvolti politici: la Repubblica galattica continua a essere scossa da tensioni separatiste a causa di alleanze fra potentati e corporazioni, che potrebbero sconvolgere l’unità della Galassia e che provocherà l’innesco della guerra dei Cloni e poi la fine della Repubblica. Sul valore narrativo del film, e sull’efficacia della regia, ben pochi addetti ai lavori hanno espresso giudizi positivi. Ciò grazie alla melensa storia d’amore fra Anakin e la regina Amidala, due personaggi interpretati da attori giovani e inesperti, incapaci di esprimere stati d’animo drammatici. Di grande qualità invece il contributo scenografico delle ambientazioni, realizzate su progetto di Gavin Bocquet. Alcune scene del film sono state ambientate anche in Italia: a Villa Balbianello, a Lenno, sul lago di Como e nella Reggia di Caserta, nel Palazzo Reale progettato dal Vanvitelli.

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Il progetto - Nelle sue metamorfosi linguistiche l’architettura ha nel cinema uno dei referenti di maggior pregnanza. Il suo rapporto con la settima arte si evidenzia sostanzialmente su due opposte polarità. Vi sono film che prefigurano città del futuro, devastate da cataclismi e conflitti atomici come, per esempio, Blade Runner, altri invece che rimandano a folgoranti utopie. A volte con sorprendenti riscontri e avvicinamenti fra realtà e visionarietà. ll recente Star Wars Episode II: Attack of the Clones, continuatore dopo oltre 25 anni della saga di Guerre stellari, rispecchia con particolare evidenza il breve scarto che a volte intercorre fra le scenografie del film di George Lucas e l’architettura realizzata in 74 l’ARCA 183

questi ultimi tempi. Per esempio, la torre costruita a Barcellona, su progetto di Jean Nouvel, evidenzia come si sia fatto di tutto per non porre limiti a un progetto che, solo qualche anno fa, avrebbe avuto enormi difficoltà realizzative. Non vanno inoltre dimenticati i progetti di concorso per la ricostruzione del World Trade Center di New York, abbattuto in seguito all’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. La torre tentacolare proposta dal gruppo NOX (Lars Spuybroek, Chrish SeungWoo Yoo e Kris Mun) in quanto a visionarietà non ha nulla da invidiare alle metropoli turrite disegnate dal Production Supervisor Gavin Bocquet, per la recente edizione di Star Wars. La sempre maggiore vicinanza fra l’architettura e la fiction rivela come nella ricerca della modernità vi sia una sorta di radicalizzazione della prassi progettuale, sempre più contaminata da linguaggi extradisciplinari. La relazione fra cinema e architettura non è certamente una scoperta di oggi - sin dai primordi del cinema architetti e artisti hanno intrecciato stretti legami di collaborazione – va però sottolineato che le tecnologie informatiche applicate alle procedure progettuali hanno favorito in questi ultimi anni una notevole accelerazione del fenomeno. Ma se l’architettura tende a non rimanere insensibile al fascino della settima arte, la fiction stessa alimenta il suo stesso immaginario guardando con sempre maggiore intensità la grande letteratura dei comics. Star Wars Episode II: Attack of the Clones ha attinto a piene mani nei fumetti della Marvel, senza trascurare le rarefatte atmosfere dei paesaggi urbani disegnati da un vero genio come Moebius. Nonostante i numerosi esempi di reciprocità fra il cinema e l’architettura esistono tuttavia alcune scuole di pensiero “negazioniste” orientate a ridurre drasticamente i punti di contatto, sostenendo che, se a volte qualche edificio presenta alcune analogie formali con cose viste al cinema, il tutto è frutto di pure coincidenze senza nessun fondamento scientifico. A dimostrazione della sussistenza di intrecci ben più profondi, basti osservare come la macchina da presa, insieme all’architettura e all’urbanistica, facciano parte di uno stesso destino all’interno della civiltà industriale, essa stessa generatrice di nuove forme di comunicazione. Di più: se il cinema, attraverso la sceneggiatura, rappresenta la trasposizione per immagini dell’opera letteraria e quindi come un prodotto alter-

Imagined Reality he Film - Presented as a special event at the Cannes Film Festival in 2002, Star Wars Episode II: Attack of the Clones is one of the few majors to be filmed entirely in digital technology and hence full of all the latest special effects. Notably visual effects recorded in the sophisticated laboratories of Industrial Light and Magic. Even more visionary than the first version, the latest Star Wars film focuses on the character of Anakin Skywalker, who undergoes a number of changes throughout the saga: initially a young slave, he then becomes an apprentice Jedi and then the mysterious Darth Vader, only to return to being a Jedi Knight cleansed of all negativity. Anakin is part of a story packed with complex characters full of different traits and intrigues, set against an intricate political backdrop: the Galactic Republic is still under pressure from rebel alliances between powerful factions and corporations that threaten its unity and result in the attack of the clones and end of the Republic. The screenplay and direction certainly were not very well received by most of the critics. Mainly due to a silly love affair between Anakin and Queen Amidala, two characters played by young and inexperienced actors whose acting was not really up to the task. Some scenes from the film are even set in Italy: at Villa Balbianello in Lenno on Lake Como and at the Reggia di Caserta in the Palazzo Reale designed by Vanvitelli.

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Imagination and Design - The film industry’s stylistic metamorphoses make it a fine vehicle for architecture. Architecture’s relations to the seventh art work along two basic lines. There are films envisaging cities of the future devastated by atomic disasters and harrowing conflicts, like, for instance, Blade Runner, then there are others evoking dazzling utopias. Reality and imagination often turn out to be remarkably similar. The recent Star Wars Episode II: Attack of the Clones is a continuation of the Star Wars saga twenty five years later on, highlighting striking similarities between George Lucas’s film sets and the architecture built over recent times. For instance, the tower designed by Jean Nouvel in Barcelona shows how everything possible has been done to carry out a proj-

ect that it would have been extremely difficult to complete just a few years ago. And let’s not forget the projects entered in the competition to rebuild the World Trade Center in New York that was destroyed by the terrorist attack of 11th September 2001. The tentacled tower designed by the NOX team (Lars Spuybroek, Chrish Seung-Woo Yoo and Kris Mun) is just as visionary as any of the metropolises designed by the Production Supervisor Gavin Bocquet for the recent Star Wars film. The fact that architecture and fiction are growing closer shows that design is taking on much more radical connotations in the quest for modernity, as more and more extra-disciplinary idioms are being incorporated. There is, of course, nothing new about architecture’s relations to film - ever since the earliest days of the film industry, architects and artists have worked closely together but it ought to be pointed out that computer technology applied to design procedures has notably speeded up this phenomenon over recent years. But whereas architecture tends to be intrigued by the seventh art, fiction is constantly drawing inspiration from comics. Star Wars Episode II: Attack of the Clones has drawn heavily on Marvel comics, without ignoring the rarefied atmospheres of cityscapes designed by a real genius like Moebius. Despite all the examples of reciprocal relations between film and architecture, there are still some schools of thought that deny any such thing and set out to drastically reduce any sort of tangency between the two arts. It is usually claimed that, despite the fact some buildings have certain stylistic similarities with things seen at the cinema, all this is sheer coincidence with no scientific basis. As proof of much closer bonds, it is worth pointing out that film cameras, architecture and town-planning all play the same role in industrial civilisation, generating new forms of communication. Moreover, if a screenplay is film’s way of transforming words into pictures and hence an alternative medium to reading-writing diffused in print, the camera’s eye may be taken as a mechanical eye the city uses to study itself. Nevertheless, it would be rather risky to burden film with too much responsibility for the last hundred years of the history of

Sequenza inferiore, la città di Bespin e il Bespin Gasmine (terzultimo fotogramma).

Bottom sequence, the city of Bespin and Bespin Gasmine (third to last frame).

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Sequenza superiore, da sinistra, Otoh, Alderan, Port, Tipoca City, Sandcrawl, Naboo.

Top sequence, from left, Otoh, Alderan, Port, Tipoca City, Sandcrawl, Naboo.

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nativo al codice della lettura-scrittura diffuso dalla stampa, l’occhio della macchina da presa può essere considerato l’organo meccanico con cui la metropoli guarda se stessa. Sarebbe tuttavia azzardato caricare il cinema di eccessiva responsabilità rispetto agli ultimi cento anni di storia dell’architettura. Sul piano sistematico e metodologico, l’architettura moderna ha avuto referenti ben più significativi. Per esempio, i movimenti artistici, nella filosofia, nella sociologia e nelle scienze economiche. Il cinema è però visualità ed è inoltre, a differenza di altri ambiti, un media popolare di massima diffusione, in grado di incidere significativamente sulla formazione della cultura urbana. Il cinema è uno straordinario strumento di conoscenza della città, di analisi sulla sedimentazione degli edifici costruiti attraverso gli anni ed è anche un formidabile osservatorio sui modi di abitare i luoghi urbani. Il cinema di genere, come quello di Star Wars che si occupa di civiltà interstellari, è un’ottima occasione per affrontare con un linguaggio accessibile a tutti problematiche di grande complessità come l’espansionismo antropocentrico. Nella saga intergalattica inventata da George Lucas emergono dinamiche antropologiche che, anche se proiettate in un seppur lontanissimo futuro, la civiltà terrestre dovrà affrontare, qualora emergano significative presenze nel cosmo di esseri intelligenti in grado di interagire con gli umani. Quindi non appaia del tutto stravagante se gli architetti riflettono sin da ora sugli sviluppi di una disciplina così intensamente coinvolta nei destini della città. L’immaginario cinematografico è il solo mezzo in grado, per verosimiglianza con la realtà, di suggerire possibili scenari proiettati in un futuro anche lontanissimo. In questi ultimi anni molto si è discusso sui punti in comune tra il cinema, la città e le modalità operative della disciplina architettonica. Se è valsa la pena elencare precedentemente i molti punti di contatto è altrettanto utile osservare anche ciò che differenzia i due ambiti. Il cinema offre spaccati di metropoli colte nel loro momento di più intensa vitalità quali contenitori di vicende umane. La metro-

poli dell’urbanista ha connotazioni molto più astratte: essa non appare ordinata secondo la sequenzialità e la coerenza della sceneggiatura cinematografica. La metropoli vista con l’occhio dell’architetto è disposta secondo una trama di specifiche relazioni e di obiettivi da raggiungere attraverso il progetto. Sensibile al proprio intorno mutevole e imprevisto l’opera di architettura è dunque frutto di una serie di relazioni condizionate dal continuo cambiamento del contesto urbano. Su questa griglia di differenziazioni e similarità tracciare un bilancio in grado di ordinare un diagramma di valori certi è oltremodo difficile. Meglio, forse, cercare di mettere in campo tutti i possibili materiali, creando una geografia “aperta” ad argomenti e riflessioni, un luogo senza rigidi steccati che ne limiterebbe la necessaria circolarità. Il mondo del progetto può giovarsi delle fughe in avanti suggerite dalle città visionarie di Star Wars? Senza rivelare connessioni dirette con l’immaginario cinematografico, i grandi architetti contemporanei danno l’impressione di aver appreso dal cinema (e dall’arte) il valore dell’emozione, la carica trasgressiva dell’immagine eclatante condivise nel buio della sala di proiezione. L’architettura, proprio per la sua connotazione di creatrice di luoghi dell’abitare con le suggestioni del cinema, potrebbe diventare spazio di atmosfere, contenitore di stati d’animo mutanti e rinverdire così il suo ruolo di tramite fra l’arte e la scienza. Ciò è continuamente suggerito dalla tendenza dei temi della progettazione ad articolarsi sull’utilità della moltiplicazione delle esperienze e dalla trasversalità delle metodologie. Le numerose esperienze nelle facoltà di architettura in cui il cinema fa parte del percorso didattico, dimostrano che nella fase metaprogettuale il cinema è in grado di generare risultati diversi. In un periodo povero di progetti utopistici, di mancanza di fughe oltre il reale per guardare ciò che ci circonda da una maggiore distanza spaziotemporale e quindi con più obiettività, una maggiore considerazione del cinema può invertire la tendenza e ridare fiducia in quella “speranza progettuale” generata dall’immagine e dal mito della città. Insomma, occorre, attraverso uno sguardo critico sull’industria culturale, isolare ciò che è meramente fantastico da ciò che è invece possibile generatore di utopie. Carlo Paganelli

architecture. In terms of system and method, modern architecture has much more poignant referents. Such as certain artistic movements in philosophy, sociology and the economic sciences. But film is a visual medium and, unlike other fields of study, a popular means of widescale communication capable of leaving a notable trace on urban culture. Film provides an incredible way of getting to know the city and analysing the layers of builtscape formed down the years, and also an extraordinary watchtower for studying how urban places are inhabited. A certain genre of film, like Star Wars that looks at interstellar civilisation, provides an excellent chance to tackle extremely complicated problems, such as anthropocentric expansionism, in an idiom accessible to everybody. George Lucas’s intergalactic saga points towards human issues which, even though projected into an extremely distant future, our own society down here on Earth will have to face up to, should we eventually discover other intelligent forms of life capable of interacting with humans. It does not seem too extravagant for architects to start reflecting on developments in a discipline so closely involved in the future of the city. Film is the only means capable, due to its similarities with reality, of evoking scenarios projected into an extremely distant future. Over recent years there has been plenty of debate over what the film industry, city and procedures underpinning architecture have in common. Just as it was previously worth listing what they have in common, it is just as useful to note the differences. Film shows cities in their most vital moments as the space for hosting human affairs. A town-planner’s cities have very abstract connotations: they do not seem to be arranged in smooth sequences like a film script. The city seen through the architect’s eyes is arranged in a pattern of specific relations and objectives to be achieved through design. Sensitive to its own changing and unpredictable surroundings, architecture is the result of a series of relations influenced by constant changes in the cityscape. Bringing together all these similarities and differences into a diagram of values is certainly an imposing task. Perhaps it would

be better to try and create a sort of “open” pattern of arguments and thoughts with no rigid boundaries to restrict its necessary circularity. But can the world of architectural design draw on the visionary cities of Star Wars to leap ahead? Without actually revealing any direct bonds with film, today’s great architects seem to have learned from film (and art) the importance of emotion, the transgressive charge of striking images shared in the darkness of the projection room. Thanks to its connotation as a creator of places in which to live drawing on cinematic allusions, architecture might turn into an atmospheric space, a container of changing states of mind renewing its role as a go-between linking art and science. This is constantly suggested by the tendency of design themes to work around the utility of multiplying experiences and using cross-theboard methods. All the experience gained in faculties of architecture in which film is part of the teaching curriculum shows that film can produce interesting results during the meta-design phase. At a time lacking in utopian projects and real flights of fancy beyond reality to take a look at our surroundings from a greater spatio-temporal distance and hence more objectively, greater attention to film might invert the trend and restore confidence in that “design hope” generated by the image and myth of the city. In other words, we need to take a critical look at the culture industry and separate what is mere science fiction from what might actually be able to create new utopias.

Sequenza inferiore, da sinistra, Jedi Archives, Jedi Temple (Coruscant), Otoh Gunga, Loning Facility, Ald, Naboo.

Lower sequence, from left, Jedi Archives, Jedi Temple (Coruscant), Otoh Gunga, Loning Facility, Ald, Naboo.

Directed by: George Lucas Screenplay: G. Lucas, Johnathan Hales Photography: David Tattersall Original score: John Williams Set design: Gavin Bocquet Costumes: Trisha Biggar Produced by: Lucas Film

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Chi sono i moderni? Who are the Moderns? i potrebbe dire: chi sono i moderni? O anche: chi saranno o chi sono stati? E non solo perché il nostro tempo complesso non consente semplificazioni e scorciatoie. Merita infatti osservare che questo possibile molteplice approccio alla problematica della modernità dice chiaramente che essa si è resa complessa, che ha perduto le proprie connaturate tentazioni semplificatrici, e quindi è sostanzialmente finita. Curatrice attenta alle istanze del nostro tempo, Carolyn ChristovBakargiev rivela decisamente una speciale sensibilità nel toccare questo tema delicato. Lo affronta nella rassegna che ha realizzato al Castello di Rivoli (fino ai primi di agosto) sotto il titolo “I Moderni/The Moderns”. Oltre venti artisti di varie parti del mondo occidentale nati grosso modo negli anni Sessanta. Un bel reggimento di nuove forze dotate di buon curriculum. Quest’ultima circostanza più che a esigenze di conforto è dovuta, penso, alla necessità del critico di suggellare questo suo contributo al tema con nomi nuovi, sì, ma non nuovissimi. Piuttosto, mi sono chiesto, perché solo rappresentanti della cultura occidentale? (credo che la presenza di una etiope-statunitense non faccia testo). Forse perché la Modernità è una condizione occidentale? Vero è che ciò è implicitamente sottolineato, con riguardo all’architettura, da Charles Jencks, autore proprio di The Moderns, ma è anche vero che la complessità, il colpo mortale inflitto alla modernità, rimescola tutte le carte. La conseguenza? Puoi guardare a questa tematica o con atteggiamento storico-disciplinare o con gli occhi di oggi. In questo secondo caso, il visus è cambiato, è diventato elastico, come elastica (docile, l’ho chiamata in verità) è diventata la tenace e “dura” razionalità occidentale. Non solo. Se poi consideriamo la maggiore importanza dell’arte a scapito della filosofia, va da sé che il nostro visus complesso attraverserà la pratica artistica. Cosa che fa egregiamente la Christov-Bakargiev. Ma lo fa, appunto, trascurando due cose. La prima è che “quella” modernità tutta occidentale ha finito col dialogare con culture “altre” che oggi ci troviamo in casa. La seconda cosa è che a livello planetario gli artisti, sia pure a vario grado di impegno o di consapevolezza, fanno propri i cocci della modernità: come modalità di pensiero, come processualità operativa, come materiali. Esattamente (ma con le ovvie distanze culturali) come fanno i giovani artisti in questa mostra di Rivoli spesso con l’uso di livings, o semplicemente di materiali comunissimi, come è proprio di Tom Friedman (classe 1965): stuzzicadenti, detersivi, ecc. E’ il caso anche di Brian Jungen (1970) che realizza sculture di ispirazione modernista con scarpe di ginnastica smantellate, o il californiano Evan Holloway (1967) con l’impiego di rami di albero e gesso. La mostra risulta interessante per la predominante forza espressiva e ideativa degli autori, per la ricchezza dei metodi e delle tipopogie e anche per la varietà di esemplificazioni addotte a proposito dei materiali di trasferimento da una disciplina all’altra. E il caso del cinema e del video: l’esito di incantamento ottenuto con ritmi lentissimi da Tacita Dean (1965) o le pellicole a tematica e linguaggio multidisciplinare della trentenne calaiforniana Daria Martin che elabora, quasi costruttivisticamente tensioni spaziali e azioni performative. Anche la scienza, e talvolta la fantascienza, entrano in gioco in questa mostra. Ad esempio, a opera della statunitense Ricci Albenda (1966) abilissima nell’alterare la condizione strutturale e spaziale “trovata” con interventi di significato altrettanto strutturale, pur se

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e might ask: who are the moderns? Or even: who will they be or who were they? This is not only due to the fact that our complex era doesn’t allow for simplifications and shortcuts. In fact, we ought to point out that this feasible, multifaceted approach to the issues involving modernity clearly shows that it has become complex, that it has lost its innate simplifying features, and that modernity has thus come to the end of its existence. Carolyn Christov-Bakargiev places great attention on our times and its demands, and openly reveals a special sensibility when dealing with this delicate topic. She tackles the subject in “The Moderns”, a show she has organized at the Castle of Rivoli (open until the beginning of August). More than twenty artists from various parts of the Western world, most of whom were born around the sixties, are taking part in the exhibition. An army of new forces endowed with a good resumé, which allows critics to set their seal on their contributions to the theme with new names that, however, are not too new. In fact, I’ve been wondering...why only representatives of the Western culture? (I believe the presence of an Ethopian-American makes no difference). Is it perhaps because Modernity is a Western condition? It’s true that this is implicitly highlighted by Charles Jencks – the actual author of The Moderns – with regard to architecture, but it’s also true that the mortal blow inflicted upon modernity by complexity has upset everything. The consequences? This subject matter can either be dealt with through a historical-disciplinary attitude or through a contemporary view. In the second case, the visus has changed, it has become elastic (I actually referred to it as “docile”), just like the tenacious and “hard” Western rationality is elastic. Then, as I once did, if we stop to consider how art is more important than philosophy, it goes without saying that our complex visus will cross through artistic practice, as well. And this is what ChristovBakargiev does so well. But she is overlooking two things. The first is that “that” Western modernity has ended up dialoguing (maybe others might have used a more forceful, specific or plastic term than dialoguing) with “other” cultures that we find among us today. Secondly, although artists all over the world are more or less committed to and aware of this, they have made the various shreds of modernity their own, and here we’re referring to a way of thinking and working, and to the materials they use. And this is precisely (with the obvious cultural distances, of course) what is evident in the works by the young artists displaying their work in Rivoli, often through the use of “livings”, or, simply, very common materials, such as Tom Friedman (1965): toothpicks, detergents, etc. This is also the case with Brian Jungen (1970), whose sculptures depicting dismantled sneakers are obviously inspired by modernism; or with the Californian Evan Holloway (1967), with his branches and chalk. The exhibition is interesting thanks to the the authors’ predominant expressivity and ideas, as well as to the variety of methods and typologies and the diverse materials transferred from one discipline to another. For instance, in the sphere of cinema and video, we might mention Tacita Dean (1965), with her very slow pace and subsequent enchantment, or the subject films and multidisciplinary language of the thirty-year-old Daria Martin (from California), who, in an almost constructivist fashion, creates spatial tension and performative actions.

W

Sopra a sinistra/top left, Piotr Uklanski, Untitled (Crayon Shavings), 2002. Sopra/above, John Pilson, Above the Grid, 2000. A sinistra/left, Daria Martin, In the Palace, 2000. Sotto/below, Elisabetta Benassi, Terra, 2003.

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effimere, legate al dinamismo cubofuturista, e comunque alle dinamiche posteuclidee. In generale, percorre ogni tipo di opera, in modo più o meno evidente o più o meno dichiarato, qualche tentazione di Arte Povera. Fortuna per loro, questi artisti conoscono gli echi di quella corrente e non le profonde implicazioni poetiche, sociologiche, comunicazionali, esistenziali. Fortuna per loro, perché, per ragioni generazionali sono figli veri della frammentazione, delle dimensioni non-implosive, dello smantellamento decostruzionista. Quest’ultima notazione è fatta con riferimento al pensiero di Jacques Derrida che non alla tendenza in architettura, anche se questa in qualche modo con la prima ha delle connivenze. Questi trentenni chiamati a testimoniare sui destini della modernità (si tratta, certo, di una mostra con un preciso assunto), come accade anche ai loro colleghi della stessa generazione sparsi in ogni parte del mondo, farebbero bene a saperne di più del pensiero decostruzionista o delle sue successive complicazioni. Ma restando, per opportunità, nel terreno originario, essi si possono rendere conto che stanno lavorando sulla dimensione quantitativa. Come superare la dialettica degli opposti, caratterizzante tutto il pensiero occidentale e assolutamente inadatta alle dinamiche della frammentazione? Facendo decantare tutti gli elementi, dice Derrida, anche quelli meno importanti o superfetativi, e quindi eludendo o eliminando la gerarchia, e quindi attestando tutto, come un campionario, sul piano della quantità. Ecco la pratica antimodernista di questi artisti. La pars construens? Massima libertà. Ovviamente, alla qualità, stavolta. Capisci, caro lettore, perché non trovi in questa mostra, e in genere nella pratica produttiva avveduta e aggiornata, gli sbotti brutalistici e neoespressionistici? Essi sono stati l’ultima esperienza dell’appendice della modernità che per comodità chiameremo anche in questa circostanza postmoderno. Che non ha nulla a che fare con le proposte teoriche della Non-Implosività o, diversamente dette, della Nuova Classicità. Fino a che imperava il postmoderno si poteva giocare di compromesso, e ritenere tutto sommato accettabile la proposta di un filosofo illuminato, Jurgen Habermas, di una modernità quale “Uncompleted Project”. Ma adesso la realtà si è dispiegata tutta davanti ai nostri occhi. Il problema è sapere bene che non siamo più quelli di prima. Per il resto chiamiamoci come vogliamo. Moderni? De gustibus... Carmelo Strano

This exhibition also features science and even science fiction, in certain instances. For example, the work by the American Ricci Albenda (USA, 1966), who is an expert in altering the “found” structural and spatial condition with ephemeral structural works that are somehow linked with a cubist-futurist sort of dynamism, and, at any rate, to post-Euclidean dynamics. Hints of Arte Povera are to be found more or less explicitly in every work. Luckily for them, these artists only know the echoes of that trend, and not its deep poetic, sociological, communicational and existential implications. Luckily for them, because they are the real children of fragmentation, of non-implosive dimensions, of deconstructivist dismantling. This last consideration is made more in reference to Jacques Derrida’s philosophy than to a trend in architecture, although there is some connivance between the two. Exactly like what is happening to their generation all over the world, these thirty-year-old artists who are called to witness the destiny of modernity (of course, we’re dealing with an exhibition that has a precise commitment) ought to know more about the deconstructionist philosophy and its subsequent complications. But just to stick to the original subject, they might at least realize they are working on quantity. How can we overcome the dialectics of opposites which characterizes all Western philosophy and is absolutely inadequate for the dynamics of fragmentation? By extolling all the elements, Derrida says, even those that are less important or superfetate, thus eluding or eliminating hierarchy, and therefore making everything a question of quantity, just like in a collection. And this is these artists’ anti-modernist practice. The pars construens? Maximum freedom. Obviously, within quality, this time. Now do you understand, dear reader, why you won’t find any brutalist or neoexpressionistic outbursts in this exhibition or in any other of today’s carefully planned, up-to-date work? Those were the last experiences of the latest modernism, which we might call postmodernism to make it easier. And the latter has nothing to do with Non-Implosiveness or New Classicism. We could play with compromise only as long as postmodernism reigned; then, on the whole, we could accept an illuminated philosopher’s proposal: Jurgen Habermas thought of modernism as an “Uncompleted Project”. But now, reality has unfolded before us. The question is, we should realize we are not what we used to be. We can call ourselves what we please. Moderns? Whatever…De gustibus...

Haluk Akakce, Birth of Art, 2003.

Brian Jungen, Prototype for New Understanding #11 (particolare/detail), 2002.

Arturo Herrera, When Alone, 2002.

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Giuria/Jury: Vassilis Sgoutas, Mario Botta, Ronald A. Altoon, Gaetan Siew, Jong-Soung Kimm, Suk-Won Kang, Il-in Hwang Committente/Client: Busan Metropolitan City

Francia/France - Saint-Denis Nuova definizione urbana del centro storico Progetto per la sistemazione del centro storico di Saint-Denis. Ai concorrenti si richiedono proposte progettuali in grado di creare una nuova armonia tra le diverse funzioni proprie dell’area, la residenziale, la turistica e la commerciale (la piazza Victor Hugo ospita un importante mercato tre volte alla settimana). Urban redevelopment of the city centre Project to redevelop Saint-Denis city centre. Entrants are expected to invent designs capable of creating harmonious relations between different functions, such as housing, tourism and the retail trade (Victor Hugo square holds an important market three times-a-week).

Vincitore/Winner: Zagari-Furcland Finalisti/Shortlisted: Hyl-Berim Ter Epdc

Committente/Client: Ville de Saint-Denis

Germania/Germany - Köln

1° Premio/1st Prize Heinrich & Wörner 2° Premio/2nd Prize von Gerkan, Marg und Partner 3° Premio/3rd Prize Brenner und Partner Progetti menzionati/Mentions - Koch und Partner - Behnisch und Partner - Henn Architekten

Centro cardiologia. Klinikum der Universität zu Köln Progetto per la realizzazione di un nuovo centro cardiologia per la clinica universitaria di Colonia. Il programma prevede la costruzione di 9.500 mq di superficie utile. Project to design a new cardiology centre for Cologne university clinic. The programme involves building 9,500 square metres of useful space. Committente/Client: Klinikum der Universität zu Köln

Italia/Italy 2x1 Nuovi materiali X il design italiano Concorso di design promosso da www.design-italia.it e da Material Connexion Milano, in collaborazione con Altumax Italia, rete commerciale Atoglas, e Osram, con il patrocinio di ADI, Associazione per il Disegno Industriale. Il concorso, rivolto a professionisti e studenti under 40 residenti in Italia, ha come tema il design di un oggetto o sistema di oggetti basati sull’impiego di elementi composti da lastre di materiale plastico abbinati a moduli di LED luminosi. Il progetto doveva esplorare nuove e inedite possibilità di impiego di tale combinazione di elementi, prefigurando scenari di sviluppo per nuovi prodotti. 2x1 New materials for Italian design Design competition promoted by www.design-italia.it and Material Connexion Milano in conjunction with Altumac Italia, the Atoglas retail network and Osram, sponsored by ADI, the Industrial Design Association. The competition, aimed at designers and students under 40 years of age, focuses on the design of an object or system of objects based on the use of elements made of sheets of plastic combined with

luminous LED units. The project was supposed to explore new and unexpected ways of using this combination of elements, envisaging ways of developing new products. Giuria/Jury: Manuela Cifarelli, Alberto Bassi, Alberto Stasi, Jürgen Diano, Giulio Cappellini, Ernesto Gismondi, Claudio Luti, Carlo Forcolini

Italia/Italy – Concorezzo (Milano) Piazza Civica Nell’ambito del completamento del progetto di recupero architettonicoambientale del centro storico, bandisce un concorso d’idee per la riqualificazione, la valorizzazione e il recupero architettonico e urbanistico del sistema di piazze e collegamenti viari denominato “Piazza Civica”. Lo scopo del concorso è quello di dotare l’Ente banditore di idee progettuali che consentano la sistemazione delle piazze e dei percorsi pedonali in un quadro di sviluppo e di intervento pubblico nel Centro Storico, attraverso la definizione della segnaletica, della pubblica illuminazione, dell’arredo urbano e delle condizioni del contorno ambientale. An ideas competition to redevelop, enhance and architecturally/urbanistically renovation of the system of squares and road links known as “Piazza Civica” as part of a project to architecturally/environmentally redevelop the city centre. The competition is designed to furbish the organising committee with design ideas for developing the pedestrian paths and squares as part of a public programme to

redevelop the old city centre by means of new signposting, public lighting, urban furbishing and environment features. Committente/Client: Comune di Concorezzo

1° Classificato/1st Place Sonia Rizzo (capogruppo/team leader) Emanuela Bulli, Francesca Tata, Stefano Rubino, Fabrizio Silvestri 2° Classificato/2nd Place Daniele Campus (capogruppo/team leader) 3° Premio/3rd Prize (ex-aequo) Daniela Borgese Biagio Leanza, Filippo Garofalo, Marco Lissoni, Salvatore Tomasello - Alessio Gotta (capogruppo/team leader) - Monia Pecchio, Coll.: Alessia Depetris

Italia/Italy – Moena (Trento)

1° Classificato/1st Place Valentina Barbacovi, Massimiliano Vanella, Coll.: Salvatore Sterlino 2° Classificato/2nd Place Andrea Pasquato, Michele Dall’Aglio, Piero Emiliani, Coll.: Roberto Meschini 3° Classificato/3rd Place Alberto Winterle, Lorenzo Weber Progetti segnalati/Mentions - Damiano Gross, Angela Stefani - Franco Ghetta, Sandra Bussolon, Pietro Zulian, Mauro Facchini, Coll.: Alessandro Passardi, Eros Bazzanella, Stefano Siemberg, Matteo Ruozi

Sistemazione area esterna al centro polifunzionale Navale Obiettivo del concorso è l’elaborazione di proposte progettuali e di linee guida per la sistemazione dell’area esterna al centro polifunzionale Navale. Redeveloping of area outside the Multi-purpose Naval Centre. The competition is designed to devise designs and guidelines for developing the area outside the Multi-purpose Naval Centre. Giuria/Jury: Fabrizio Weber, Umberto Botti, Emiliano Leoni, Carlo Gandini, Manuel Ghetta, Sergio Nemela, Valeria Voltanella Committente/Client: Comune di Moena

Vincitore/Winner Stephen Kane, Carlotta Rovente Edge Light System-sistema di lastre a sandwich luminose per vari impieghi Una lastra sottile che integra i LED isolandoli completamente dall’esterno. Il sandwich ha una elevata robustezza strutturale e può essere impiegato per realizzare elementi portanti come scale, scaffali oltre all’impiego nel campo dell’illuminazione stradale. Edge Light System-system of luminous sandwiched sheets serving various purposes. A thin sheet integrating the LEDs by fully insulating them from the outside. The sandwich is structurally hard-wearing and can be used to make bearing elements like stairs and shelves or employed in the road lighting sector.

COMPETITIONS

Busan Tower Complex Progetto per la ricostruzione del complesso edilizio della torre civica di Busan. Oltre alla torre di avvistamento il programma la progettazione di un piccolo auditorium, spazi espositivi, locali commerciali e servizi di ristorazione. Project to rebuild the Busan Tower Complex. In addition to the watchtower, the programme involves designing a small auditorium, exhibition spaces, retail facilities and eating places.

1° Premio/1st Prize Explorations (France) 2° Premio/2nd Prize Peng Yang, Fu Li, Yiyi Zhou (Peoples’ Republic of China - USA) 3° Premio/3rd Prize Michael S. Arellanes (USA)

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Corea del Sud/ South Korea - Busan

82 l’ARCA 183

183 l’ARCA 83


1° Premio/1st Prize Anna Giovannelli (capogruppo/team leader) Anna Maria Cavazzuti 2° Premio/2nd Prize Ilaria Valente (capogruppo/team leader) Roberta Cattorini, Stefano Diene, Chiara Lamparelli 3° Premio/3rd Prize Davide De Giobbi (capogruppo/team leader) Antonella La Spada Progetti segnalati/Mentions - Paolo Favole (capogruppo/team leader), Coll.: Pietrino Marzo, Andrea Bartoloni, Ivano Ronca - Massimo Nodari - Daniele Vanotti (capogruppo/team leader), Aurelio Valenti, Andrea Forni

Attracco battelli con pontile e riqualificazione urbanistica delle sponde sul lago di Lecco Proposta progettuale per la realizzazione di un attracco battelli con pontile con riqualificazione urbanistica delle sponde zona rimessaggio sul lago di Lecco località Parè di Valmadrera e sponda lacuale in Comune di Valmadrera. Boat landing stage and urban redevelopment of the banks of Lake Lecco. Design project to create a landing stage for boats and redevelop the banks by the boat hangars along Lake Lecco near Parè di Valmadrera and the lakeside in Valmadrera.

1° Classificato/1st Place Alfredo Gardella 2° Classificato/2nd Place Piergiorgio Locatelli 3° Classificato/3rd Place Nicola Gibertini (capogruppo/team leader) Daniele Borin, Zoran Marino, Davide Luchetta

COMPETITIONS

Riqualificazione delle aree centrali dell'abitato del comune di Opera riqualificazione delle aree interne all'abitato urbano individuate come luoghi cui assegnare nuova centralità, ovvero: lo spazio pubblico circostante la Sede municipale, delimitata dalle vie Dante, Via della Resistenza, Quasimodo e Viale Berlinguer; lo spazio religioso antistante la chiesa, l'edificio della scuola elementare e il circolo cooperativo con adiacenti superfici destinate ad attività sportive, scolastiche e ricreative, sino al limite nord dell'isolato definito da Via Fratelli Cervi. Redeveloping of the town centre of Opera Redeveloping of the areas inside the town centre allocated to serve central purposes or in other words: the public space surrounding the Town Hall bordered by Via Dante, Via della Resistenza, Via Quasimodo and Viale Berlinguer; the space in front of the church, the primary school building and the co-operative society and adjacent sports, school and leisure facilities right through to the northern edge of the block formed by Via Fratelli Cervi.

Italia/Italy – Valmadrera (Lecco)

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Giuria/Jury: Jaques Gubler, Sergio Crotti, Guya Bertelli, Bianca Maria Zirulia, Dario Vanetti, Mauro Brocca, Alfredo Villa Committente/Client: Comune di Opera

Italia/Italy – Opera (Milano)

Giuria/Jury: Ernesto Crivella, Giovanni Bettini, Galdino Scola, Massimo Checcucci, Antonino Sidoti Committente/Client: Provincia di Lecco

Italia/Italy - Pescara Redazione del piano spiaggia Gli obiettivi fondamentali del Concorso di Idee per lo Studio del Piano Spiaggia di Pescara sono diversi. Attraverso la consultazione in due fasi si intende: riqualificare il fronte mare di Pescara; stabilire nuovi livelli di integrazione tra la città e il mare. Drawing up of beach programme The main goals of the Ideas Competition for developing a Beach Programme for Pescara are numerous. Two consultation stages are designed to: redevelop the Pescara beach front; establish new levels of integration between the city and seaside.

1° Premio/1st Prize Metrogramma Progettisti ammessi alla 2a fase/Teams Shortlisted for the 2nd phase - Ian+ - Carlo Lufrano - Massimo Angrilli - Traudy Pelzel

Vincitore/Winner Diener & Diener

Svizzera/Switzerland - Basilea Citygate: uffici e abitazioni di lusso Progetto per la realizzazione di un comprensorio destinato a uffici e abitazioni di lusso. Il complesso sarà realizzato in un’area verde boschiva situata nei pressi del centro di Basilea. Citygate: offices and luxury flats Project to design a complex of offices and luxury flats. The complex will be built in woodlands near Basle city centre. Committente/Client: Adimmo AG

Progettisti invitati/Invited Architects Wiel Arets, Dominique Perrault, Andrea Roost, Betrix - Consolascio Architekten, Diener & Diener, Morger & Degelo

Committente/Client: Comune di Pescara, Università G. D’Annunzio Facoltà di Architettura, ARCH'IT

1° 1°

Italia/Italy - Torino Sedie nel Parco Progetto per la realizzazione di una sedia che - realizzata in ampia serie - sarà posizionata nei parchi cittadini torinesi. Obiettivo del concorso è la realizzazione di un progetto relativo a un modello di sedia che per forma, struttura e materiali, dovrà essere di carattere originale e sarà destinata a diventare un “oggetto immagine”, simbolo della Città di Torino, per i parchi cittadini. Park Seats Project to design seats which - massproduced - will be placed in Turin’s inner-city parks. The competition is designed to create a project for a seat whose shape, structure and materials must be original and destined to become an “image object” symbolising the City of Turin’s inner-city parks.

1° Classificato/1st Place Hermann Kohlloffel (capogruppo/team leader) Pierluigi Gianfreda, Isabel Kohlloffel, Angela Maccianti 2° Classificato/2nd Place Mario Macchiorlatti Dalmas 3° Classificato/3rd Place - Alberto Caramello - Menzioni speciali - Francesco Rapini - Enzo Ceglie - Sabrina Tetrao - Marco Pellici 1°

Committente/Client: Città di Torino

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Svizzera/Switzerland – St.Gallen Centro Studi Universitari Fachhochschulzentrum Bahnhof Nord St. Gallen. Progetto per la realizzazione di un centro studi per l'università di St. Gallen. Il programma prevede la realizzazione di un complesso dotato di biblioteca, sale polifunzionali e sedi di vari dipartimenti di ricerca. Il nuovo complesso sorgerà di fronte alla stazione ferroviaria Bahnhof Nord St. Gallen. University Campus Fachhochschulzentrum Bahnhof Nord St. Gallen. Project to design a campus for St. Gallen University The programme involves building a complex furbished with a library, multi-purpose rooms and facilities for various research departments. The new complex will be built in front of Bahnhof Nord St. Gallen Railway Station.

Giuria/Jury: Marianne Burkhalter, Max Dudler, Andrea Grolimund, Mike Guyer, Valerio Olgiati Committente/Client: Kanton St.Gallen

1° Premio/1st Prize Lorenzo Giuliani, Christian Hönger Coll.: Sabine Annen, Regula Steinmann 2° Premio/2nd Prize Peter Oestreich, Markus Schmid Coll.: Manuela Keller, Preza Pajkic 3° Premio/3rd Prize weberbrunner architekten Coll.: Mathias Noger 4° Premio/4th Prize Mathias Frank, Peter Eingartner, Sibylle Hartel Coll.: Michael Rabe 5° Premio/5th Prize Spörri Althaus Graf, Matthias Benz, Renato Bernasconi 6° Premio/6th Prize Maier Hess Architekten 7° Premio/7th Prize Itten + Brechbühl, Nick Gartenmann, Carlo Baumschlager, Thomas Müller, Sonja Berthold, Ivano Zanetti, Christoph Heuer, Laurenz Leuthold

183 l’ARCA 85


COMPETITIONS

Premio internazionale di architettura per usi innovative del vetro stratificato International architecture award for innovative uses of laminated glass Il premio è organizzato da/The competition is organized by the American Institute of Architects (AIA) and the International Union of Architects (UIA); sponsor DuPont Giuria/Jury: Julie Snow, Lewis Koerner, Sylvester Damianos Vincitore generale/Overall Winner Pola Museum of Art in Hakone-Machi, Japan Nikken Sekkei: Koichi Yasuda, Ken Kannari, Masao Nishioka

“Soffitto a lente”, Corte dei processi speciali, Palazzo di Giustizia, Phoenix, Arizona, USA “Lens Ceiling”, Special Proceedings Courtroom, Phoenix Courthouse, Arizona, USA James Carpenter Design Associates: Luke Lowings, James Carpenter

Hydra Pier, Haarelemmermeer Pavilion, Floriade Exhibition 2002, Haarlemmermeer, The Netherlands Asymptote Architecture: Hani Rashid, Lise Anne Couture in associazione con/in association with Octatube Space Structures BV; executive architect Anton Bronsvoort of Arkitektenburo Bronsvoort BNA

Norddeutsche Landesbank, Hannover, Germany Behnisch, Behnisch & Partner: Stefan Behnisch

Noevir USA HQ, Irvine, California, USA Space International Inc: Michael Ferguson, John Hirsch

De Blas House, Madrid, Spain Alberto Campo Baeza

The Royal Library, Copenhagen, Denmark (ampliamento/extension project) Arkitekterne maa Schmidt, Hammer & Lassen K/S: Bjarne Hammer, Kim Holst Jensen, Morten Schmidt, John Lassen

Bang & Olufsen HQ, Struer, Denmark KHRAS architects: Jan Sondergaard

The Embassies of the Nordic Countries, Berlin, Germany Berger + Parkkinen: Alfred Berger, Tiina Parkkinen.

GSW Headquarters, Berlin Sauerbruch Hutton: Matthias Sauerbruch, Louisa Hutton.

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Menzioni d’Onore/Honorable Mentions

The 2003 DuPont Benedictus Awards®

Vincitore Categoria “Industriale”/Industrial Category Winner Petuel Tunnel, Munich Auer + Weber Architekten: Fritz Auer, Carlo Weber

Vincitore Categoria “Educazione”/Education Category Winner Scuola per per bambini con necessità particolari a Mummelsoll a Berlino-Hellersdorf (ex Berlino Est) Schule am Mummelsoll school for special-needs children in Berlin-Hellersdorf, Germany (former East Berlin) Grüntuch Ernst Architekten: Armand Grüntuch, Almut Ernst

86 l’ARCA 183

183 l’ARCA 87


Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Edificio per la Caritas in Via Crispi, a Campobasso Progetto: Roberto Ianigro

Uffici lungo la Senna In Paris Progetto: Jean-Jaques Ory

E’ stato recentemente inaugurato a Parigi, lungo le rive della Senna, quai Aulagnier, un prestigioso complesso terziario progettato da Jean-Jaques Ory e da Alberto Pinto, per gli interni, e realizzato da HRO France, una delle principali società di promozione e investimento immobiliare che ha al suo attivo dal 1997 oltre 310.000 metri quadrati di uffici realizzati o in corso di realizzazione e 100.000 metri quadrati in progetto. L’intervento, che nonostante le dimensioni, coniuga criteri di estetica, funzionalità e alta tecnologia non trascura gli aspetti paesaggistici e di rapporto con il contesto: ampie superfici vetrate e spazi aperti si proiettano verso la Senna, mentre un parco privato offre una dimensione di ampio respiro e a misura umana. Il River Plaza segna un’ulteriore tappa negli edifici di nuova generazione concepiti in base a criteri di flessibilità, confort degli spazi di lavoro e possibilità di godere di alcuni atout relazionali che favoriscono le molteplici esigenze fruitive. La possibilità di organizzare gli spazi sia in configurazione chiusa che a open space, l’illuminazione naturale garantita da una profondità di piano compresa tra i 12 e 19 metri, la climatizzazione, che assicura un ricambio d’aria di 35 metri cubi/ora, le dotazioni elettriche che consentono la connessione in ogni punto dei piani, nonché la disponibilità di un parcheggio di 437 posti sono i dati funzionali, che integrati ai servizi legati agli aspetti sociali e comunitari, quali una caffetteria di 100 posti con vista sulla Senna, un ristorante e un centro conferenze con quattro sale riservate e una sala polivalente affacciati su una terrazza alberata, fanno del River Plaza una struttura all’avanguardia rispetto agli standard internazionali. Dimostrazione è il successo che la promozione e commercializzazione degli spazi ha fin d’ora ottenuto con oltre il 50% degli spazi già assegnati in affitto e i restanti con trattative in corso. Elena Cardani 88 l’ARCA 183

A prestigious services complex was recently opened in Paris along the banks of the Seine at Quai Aulagnier. The interiors were designed by Jean Jaques Ory and Alberto Pinto and constructed by HRO France, one of the main real estate investment and promotion firms that has built or is in the process of building over 310,000 square metres of offices since 1997 and is currently designing a further 100,000. The project, which, despite its size, manages to combine aesthetics, functionality and high technology, also focuses on the landscape and relations with its surroundings: wide glass surfaces and open spaces project towards the Seine, while a private park adds a more people-friendly touch. The River Plaza is another in the latest generation of buildings designed along the lines of flexibility, comfortable work spaces, and the possibility of drawing

on a number of relational tricks to meet various functional demands. The possibility of organising spaces in closed or open space layouts, natural lighting guaranteed by its depth of between 12-19 metres, the airconditioning supplying 35 cubic metres/hour, electric systems connecting every part of the floors, and a 437-space car park are the functional features which, combined with social-community services like a 100-seat cafeteria with a view over the Seine, a restaurant and a conference centre with four private rooms and multipurpose room facing onto a tree-lined terrace, make the River Plaza a cutting-edge structure up to the highest international standards. This is shown by how successfully the spaces have been promoted and marketed so far, over 50% have already been rented out and negotiations are currently under way for the rest.

Capita raramente di segnalare architetture realizzate a sud dell’Alto Lazio, dell’Umbria o delle Marche, dove una sorta di particolare “linea gotica” che divide in due l’Italia, traccia nuovi confini. La differenza non è tanto o solo economica, sui costi dell’edificato e la qualità della manodopera impiegata ma piuttosto culturale, in vasti comprensori dove è sparita l’architettura per lasciare libero sfogo alla più triviale edilizia. In questo contesto, dove domina incontrastata la provincia, con tutto il bagaglio che questo termine porta con sé, Roberto Ianigro ha realizzato un piccolo edificio, destinato agli uffici della Caritas, che vale la pena segnalare. Il giovane progettista, laureato alla Sapienza alla metà degli anni Novanta, ha al suo attivo, oltre alle solite ristrutturazioni sulle quali comunemente si forma l’esperienza professionale, una serie di abitazioni poste all’estrema periferia di Roma, in corso di realizzazione; una piazza – anch’essa da quelle parti – che sta per essere approvata e una serie di concorsi, anche internazionali. Inoltre, pur insegnando in una scuola superiore, non ha abbandonato la Facoltà di Valle Giulia, dove continua a collaborare nel corso di Composizione tenuto da “Pinello” Berti, l’autore delle stimolanti banche di San Marino e di altri interessanti progetti recentemente premiati. L’edificio a Campobasso, sua città natale, conclude l’angolo di un isolato dalla planimetria piuttosto complessa, per il suo essere alla confluenza di tre differenti assi

direzionali, per la presenza di un forte dislivello e di un regolamento edilizio molto vincolante. Inoltre l’intorno non è certamente stimolante, anzi volumi incombenti ci parlano degli anni della speculazione che anche qui ha condizionato lo scenario urbano, devastando la periferia e non solo questa. L’interesse per la composizione deriva dalla capacità del progettista di trasformare i vincoli in occasione, in pretesti per mettere a punto geometrie e tracciati regolatori sui quali articolare la composizione architettonica, riuscendo a dialogare sia con le più interessanti presenze nel contesto, come ad esempio l’edificio su via Nicola de Luca, da cui ha colto analogie formali, ma soprattutto con la lezione di quei maestri che da Le Corbusier a Terragni, da Peter Eisenmann a Steven Holl ci parlano dell’architettura del nostro tempo. In particolare da questi ultimi, penso all’edificio residenziale a Berlino, realizzato per l’Iba, ha tratto la volontà di congelare le vibrazioni di volumi e superfici che, per dirla con l’autore, “attraverso traslazioni, rotazioni e incastri raggiungono lo stato di equilibrio dinamico”. Si tratta infatti di una specie di “sospensione”, di “messa tra parentesi”, dove con questo termine indichiamo quelle quinte di colore blu che si oppongono, visivamente e concettualmente, resistendo all’invadenza visiva dei grandi edifici dell’intorno. Mario Pisani

183 l’ARCA 89


Scuola elementare di lingua tedesca a Vipiteno

Parcheggiare l’arte

Progetto: Calderan e Zanovello architetti

Parking Thermae, il nuovo garage sotterraneo di Merano, diventa sede di “Art drive in”, 7 installazioni permanenti che indagano il confine fra arte e design. Si tratta di un progetto di arte pubblica, ideato da Verena Unterberger, fortemente voluto dalla società Terme Merano S.p.A., impegnata nella ricostruzione dell’intera area termale con l’obiettivo di dare al pubblico e alla città un’immagine nuova, proiettata nel futuro. “Art drive in”, curata da Benno Simma, vede la partecipazione di artisti provenienti da aree professionali diverse, cui è stato assegnato il compito di dare identità a un non-luogo com’è un parcheggio auto. Le opere esposte sono di Ruedi Bauer, Arnold Mario Dall’O, Rudolf Stingel, Walter Niedermayr, Margit Klammer, Panta Rhei, Eduardo Demetz.

La costruzione di una scuola elementare pubblica per la comunità di lingua tedesca a Vipiteno in un’area di antichi insediamenti, ma periferica rispetto all’abitato contemporaneo ha offerto agli architetti che hanno partecipato a questo concorso la possibilità di confrontarsi con pochi e straordinari elementi di paesaggio. Una antica chiesa parrocchiale su di un modesto rilievo nella palude circostante, oggi prosciugata e trasformata in un grande prato destinato a non essere edificato ma piuttosto a essere delimitato dal nuovo edificio. Una stagione di concorsi d’architettura che perdura ormai da anni ha guadagnato a questo singolare lembo d’Italia una serie di edifici di alto valore e qualità architettonica alla quale andrà ad aggiungersi il nuovo progetto di Carlo Calderan e Rinaldo Zanovello. Una analisi a parte meriterebbe la constatazione che tutti i progettisti premiati provengono dal triangolo Bolzano-BrunicoMerano, ma in questa sede vogliamo limitarci alla breve descrizione del progetto vincitore. La nuova scuola fa propria la scala del contesto: è un edificio allungato la cui geometria segue i confini del lotto, l’altezza delle facciate è quella delle costruzioni residenziali limitrofe mentre la lunghezza dei fronti corrisponde alle dimensioni del muro di cinta della Commenda e alle arcate del cimitero. La nuova architettura si inserisce con discrezione nella scena urbana i cui protagonisti continueranno a essere unicamente la chiesa di Santa Elisabetta, la torre campanaria e il corpo vastissimo della Parrocchia di Santa Maria. La complessità dell’edificio traspare attraverso un diaframma di tronchi privati della corteccia, teso tra il piano terra e il coronamento dell’edificio. Variando l’angolatura dell’osservatore e il soleggiamento l’articolazione interna si manifesta o scompare dietro il rincorrersi delle colonne. Unicamente lungo il lato orientale il ritmo costante delle colonne si interrompe: qui i tronchi mantengono la corteccia e sono disposti liberamente a filtrare la luce del mattino di fronte alle aule. La nuova scuola ha confini invisibili, il grande prato a ovest del complesso si estende infatti ininterrotto fino al suo fronte. Anche il parcheggio è parte integrante della distesa di prato. La sua piattaforma è

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leggermente scavata rispetto al piano stradale e ritmata da fasce in pietra bianca, una superficie che oltre al parcheggio potrà ospitare attività ludiche, sportive o spazi per le feste. Una pedana in legno supera il lieve dislivello e conduce da via della Commenda e dalla fermata dell’autobus all’ingresso della scuola. Parallelo a questo raccordo si pone una bassa costruzione in cemento per il riparo delle biciclette che verso il parcheggio diventa un setto coperto di vegetazione e delimita lo spazio di fronte alla chiesa. L’edificio è concepito come un galleggiante, privo di fondazioni e apparentemente senza peso per non incidere sull’equilibrio della falda freatica. Staticamente insiste su una piattaforma di cemento spessa 60 cm posta immediatamente al di sotto del livello del terreno che distribuisce omogeneamente i carichi dei due piani della costruzione. La quota del pavimento al pianoterra è di 80 cm al di sopra della quota di riferimento, creando un’intercapedine tra soletta e pavimento che verrà utilizzato come isolamento e per la distribuzione degli impianti. Ogni locale della scuola è illuminato e areato naturalmente. L’equilibrio termico dell’edificio si fonda sullo sfruttamento della sua massa e dalla circolazione all’interno dei solai in cemento di una rete di condotte che determinano la temperatura dei singoli vani. In contrasto con la rigorosa immagine esterna, all’interno l’edifico diventa aperto e multiforme. Gli ingressi sono tra loro opposti: a est quello principale è un largo passaggio a un solo piano aperto sul giardino della ricreazione; a ovest l’accesso secondario è una galleria alta e stretta che conduce alla pista ciclabile. Da entrambi i lati si accede al cuore dell’edificio costituito da un intreccio di spazi interni ed esterni di dimensioni controllate. Fulcro della composizione spaziale è il corpo sospeso del cortile della musica al primo piano. Spazi a doppia altezza separano il volume dalle gallerie circostanti generando relazioni visive tra i due piani della scuola. Di fronte alla mensa un lucernario rivolto a mezzogiorno riflette i raggi del sole all’interno dell’edificio, un tema ricorrente nella tradizione architettonica sudtirolese. Antonio Borghi

Il futuro è mobile Amebico, smontabile e ricostruibile ovunque, Gutta è un sistema espositivo in materiale plastico (due membrane contenenti aria all’interno) sospeso nel vuoto. Un’apertura da un lato permette di potervi entrare, percorrere la passerella che si trova al suo interno e provare gli abiti esposti. L’idea progettuale è di creare un negozio innovativo, mobile e tecnologicamente avanzato in cui uno scanner fotografico analizza il cliente e crea per lui un abito su misura. I clienti potranno vedere la loro immagine proiettata all’interno di Gutta, con indosso gli abiti creati in quel momento. Gutta ha vinto il concorso “Allegri. Il marciapiede del 2050” ed è stato premiato con una mostra allestita alla scorsa edizione di Pitti Uomo.

Sessanta volte cinema Giunta alla 60a edizione, aperta dal 27 agosto al 6 settembre 2003, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia consolida il primato di più antica rassegna cinematografica del mondo. La mostra debuttò nel 1932 ma subì alcune interruzioni durante la Seconda guerra mondiale e nei primi anni Settanta, sull’onda delle contestazioni del 1968. Tra le novità di quest’edizione, “L’industria

dei prototipi. Omaggio ai Produttori” un’idea di Moritz de Hadeln, per la seconda volta direttore della manifestazione -, vuole celebrare i grandi produttori italiani che, dal dopoguerra fino alla prima metà degli anni Settanta, hanno dato grande impulso all’industria del cinema italiano nel mondo. www.labiennale.org Carlo Paganelli The Magdalene Sisters, di Peter Mullan, Leone d’Oro della passata edizione della Mostra.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Triennale americana Design in New York

Anni ‘60 The Sixties Sintetizzare un periodo culturale ricco e complesso come quello degli anni Sessanta in una esposizione in grado di darne una definizione storica, critica e didattica convincente, è stata impresa concepita fin dall’inizio dai curatori – Ennio Chiggio, Roberto Masiero, Virginia Baradel, con Italo Rota per l’allestimento – come una scommessa. L’iniziativa valeva certamente il rischio; e alla fine, il 7 giugno, la mostra “La grande svolta. Anni ‘60” si è aperta al Palazzo della Ragione di Padova, dove sarà visitabile fino al 19 ottobre 2003, accompagnata dal corposo catalogo destinato al ruolo di alter ego verbale della rassegna. Nonostante l’omogeneità che ne ha caratterizzato gli sviluppi e che si è infine condensata in uno stile ormai facilmente riconoscibile, gli “anni Sessanta” sono di lettura tutt’altro che facile. Tanto per cominciare, non si sa bene quando cominciano e quando finiscono, sebbene la tesi più accreditata è che si siano aperti nel 1958, anno del boom economico, e si siano chiusi nel 1968, anno della contestazione. Inoltre è fin troppo facile osservare che all’interno di quella omogeneità, che derivava loro dalla consapevolezza di una modernità a lungo perseguita e finalmente compiuta, erano già presenti e vitali i germi di un superamento che difatti il decennio successivo sviluppò quasi con violenza. Infine, all’interno stesso della cultura che caratterizzò quegli anni, i dislivelli, le differenze, le prese di distanza furono, fra i vari campi culturali, non pochi e non trascurabili. In che modo la mostra, dedicata al cinema al design, all’architettura, alla moda, all’arte, alla musica, ai fumetti e così via, ha affrontato una materia così complessa? La scelta è stata quella di fornire del periodo l’immagine concitata, puntiforme, virulenta che esso manifestò nel suo corso, puntando all’esemplificazione, all’emblematicità, alla rassegna metonimica nella quale ciò che è presente rappresenta anche ciò che è rimasto fuori, ma che pure fa parte del tema, e il brulichio delle proposte – nonché la stessa diversità degli spazi espositivi, segnati da involucri allusivi e in qualche caso ancor più rappresentativi dei loro contenuti – è di per sé lettura storicizzante del fenomeno. Sebbene ciò vada a discapito dell’informazione didattica, la spettacolarità ne guadagna in quanto struttura di comunicazione ed eloquenza. L’aspetto più propriamente storico-critico è però affidato al catalogo, nel quale un nutrito gruppo di studiosi ha scandagliato i singoli aspetti del periodo, fornendone le chiavi di lettura di volta in volta più appropriate. Una mostra da vedere, ma più 92 l’ARCA 183

Organizzato da Smithsonian’s Cooper-Hewitt National Design Museum di New York, “National Design Triennial: Inside Design Now” è il titolo di una serie di mostre, aperte fino al 3 agosto 2003, che propongono una riflessione critica sul design statunitense degli ultimi tre anni. Si prendono in considerazione progetti di architettura, fashion design, new media e prodotti industriali con elevati contenuti tecnologici ma anche con particolari qualità formali che esprimano l’evoluzione culturale del mondo del progetto americano. Tra i progetti selezionati sono presenti opere di Peter Eisenman (architettura), Gaetano Pesce (product design), Paula Scher (graphic design), Jennifer Tripton (ligthing design), Isabel Toledo (fashion design).

ancora da leggere, dunque, che restituisce intatto il fascino di un’epoca alla quale siamo ancora debitori di un ottimismo della ragione di cui oggi sentiamo disperatamente la mancanza. Maurizio Vitta

The exhibition curators - Ennio Chiggio, Roberto Masiero, Virginia Baradel, in conjunction with Italo Rota for the furbishing – decided right from the start to look upon the synthesising of such a rich and elaborate period in culture like the 1960s as a sort of challenge, creating an exhibition providing a convincing historical, critical and didactic picture of this exciting age. It was certainly worth the risk and, in the end, the exhibition entitled “La grande svolta. Anni ‘60” opened at the Palazzo della Ragione in Padua on 7th June, where it will run until 19th October 2003. There is also a thick catalogue designed to provide a sort of verbal alter ego to the show. Despite the smooth way the period eventually developed into a recognisable style, it certainly is not easy to read the “1960s”. First and foremost, it is hard to tell when they begin and when they end, although it is generally agreed that they really started in 1958, the year of the economic boom, and drew to a close in 1968, when all the protests broke out. It is all too easy to point out that amidst the overall uniformity of the style, deriving from an awareness of having finally achieved the modernity that was being so desperately sought after at the tie, the seeds of progress were already being sown and the next decade duly saw some almost violent changes. Finally, it is worth noting that there were plenty of notable differences, distinctions and alternative views and stances within the different fields of 1960s’ culture. So how has the exhibition, devoted to film, design, architecture, fashion, art, music and cartoon strips etc., tackled such a complicated matter? It was decided to provide the same kind of wild, exciting and virulent picture that the 1960s themselves projected, focusing on exemplification, emblematicness and metonymy, so that what is on show also represents what has been left out belonging to the same basic theme. The vast range of exhibits - as well as the diversity of the exhibition spaces, featuring allusive shells which, in certain cases, are more representative than what they hold - is in itself a historicised reading of the phenomenon. Even though this is to the detriment of the information provided, it makes everything more spectacular thanks to

Organised by Smithsonian’s Cooper-Hewitt National Design Museum in New York, the “National Design Triennial: Inside Design Now” is the name of a series of exhibitions running through to 3rd August 2003, offering a critical review of American design over the last three years. The exhibitions will features architectural projects, fashion designs, new media and high-tech industrial products with special stylistic features outlining cultural developments in the world of American design. The projects selected include works by Peter Eisenman (architecture), Gaetano Pesce (product design), Paula Scher (graphic design), Jennifer Tripton (lighting design), and Isabel Toledo (fashion design).

Danza e video a Napoli “Il coreografo elettronico” è il titolo del XI Festival internazionale di Videodanza, attivo a Napoli dal 3 al 5 luglio. Curato da Maddalena Riccio, il festival ha come obiettivo di presentare al grande pubblico la realtà della videodanza internazionale. Provenienti da tutto il mondo, i video sono suddivisi in categorie e sono valutati da una giuria internazionale. Tra le opere in programma, fra le altre, sono presenti: Piano di rotta (coreografia di Emio Greco), If not, why not? (coreografia di Akram Kahn) e The children of Ibdaa: to create something out of nothing, proveniente dalla Palestina e dedicato a giovani artisti palestinesi. “Il coreografo elettronico” è l’unica iniziativa che offre la possibilità di fare incontrare il pubblico con artisti di varia estrazione culturale ma sempre di qualità elevata Venus Flow: State of Grace, USA, 2003.

Il linguaggio dell’asfalto its eloquence and communicative force. In any case, the most historical-critical aspect of all is the catalogue. A considerable number of experts have analysed the various aspects of the period, all finding the right way of reading them. An exhibition worth seeing but even better to read, that brings us all the charm of an age to whose optimistic reasoning we are still greatly in debt and which is desperately lacking nowadays.

Al Grand-Hornu Due interessanti occasioni invitano a un viaggio in Belgio, l’impianto architettonico del Grand-Hornu, un antico complesso industriale minerario eretto tra il 1810 e il 1830 che offre un esempio abbastanza unico d’urbanistica funzionale europea agli inizi dell’era industriale, e la recente mostra “Un pas de côté”, che viene ospitata fino al 31 agosto in questa struttura trasformata in centro culturale. Nei maestosi spazi di impianto neoclassico, si articola il percorso espositivo che documenta la poetica e l’attività di una delle promesse del design francese e internazionale: Matali Crasset che attraverso la sua freschezza e il suo credo nel “piacere e nella gioia di vivere insieme” ha coniato un linguaggio del tutto personale. Classe 1965, nata in un piccolo villaggio della Marna, con un esperienza di cinque anni (dal 1993 al 1997) a fianco Philippe Starck, Matali Crasset è riuscita a imporsi in un mondo altamente competitivo ottenendo molteplici riconoscimenti in diversi settori, dalla scenografia, al design industriale, all’arredo all’architettura d’interni. La retrospettiva

riunisce i principali lavori della designer che coniugano modularità, flessibilità, generosità, ospitalità. Dalle esperienze attorno all’arredo bagno, a uno sgabello per la siesta, un divano per bambini, fino agli oggetti e mobili prodotti da importanti firme, quali Artemide, De Vecchi, Edra, Dornbracht, ecc. Non mancano gli interventi nel campo dell’allestimento di interni, tra cui il nuovo Hi-Hotel a Nizza (nella foto) e il progetto di una piccionaia nel Nord Pas-de-Calais, studiata nel quadro del programma “Nouveaux commandataires” della Fondation de France.

“Asfalto. Il carattere della città”, Triennale di Milano, fino al 27 luglio. Curata da Mirko Zardini, la mostra propone un nuovo punto d’osservazione sulla città e il territorio. La comprensione dell’ambiente fisico in cui viviamo non è, infatti, legata soltanto alle grandi ideologie urbanistiche, ma anche alla presenza di fenomeni, elementi e materiali apparentemente banali e trascurabili. L’asfalto è uno di questi. A questo materiale non prestiamo ormai molta attenzione, abituati come siamo a calpestarlo quotidianamente. La mostra ha come obiettivo di sostituire ai luoghi comuni associati all’asfalto una diversa percezione di questo materiale, che costituisce per la città contemporanea ciò che il calcestruzzo, il ferro e il vetro hanno costituito per l’architettura moderna. Gabi Kiefer + Topotek 1, Flamingstrasse, Berlino, 1998 (© Gabi Kiefer). Sopra a sinistra/top left, Ford Motor Co., Laurens van den Acker, Glocar, concept car, 2002.

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Fra storia e contemporaneità

Foto per due In Vienna

“Mito contemporaneo: Futurismo e oltre”, Logge della Basilica Palladiana, Vicenza, fino al 27 luglio. La mostra propone un’interpretazione che metta in evidenza la presenza del mito nell’arte del Novecento, dai primi decenni del secolo ai giorni nostri, procedendo per suggestioni e accostamenti, ravvisando i segni della permanenza della classicità nell’arte fino agli anni Quaranta e affiancandovi i miti legati all’epoca contemporanea. Presenti, fra le altre, opere di Balla, Boccioni, Sironi, Severini, Depero, Peruzzi e Ambrosi. Per l’epoca contemporanea sono invece esposte, fra le altre, opere di Enrica Borghi, Giacomo Costa, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Fabrizio Plessi. Nella foto, Giorgio De Chirico, Malinconia torinese (Piazza Italia), 1965.

La KunstHaus di Vienna presenta fino al 31 agosto una mostra di fotografie di Erika Schmied dedicate ai luoghi della vita dello scrittore Thomas Bernhard e dell’artista Hundertwasser. La serie dedicata allo scrittore austriaco, intitolata “Bernahrd’s Austria – Scenes from His Books”, documenta meticolosamente i luoghi della sua gioventù e quelli che hanno avuto un ruolo importante nei suoi romanzi, dei quali la Schmied realizza immagini in bianco e nero, rigorose, spesso elegiache, dense di atmosfera e di realismo. Dell’artista viennese, nella serie intitolata “Hundertwasser’ Paradise – Placet of Life”, la Schmied documenta le numerose abitazioni in giro per il mondo (dalla natia Austria, alla Normandia, fino alla Nuova Zelanda) che egli si creò come personali paradisi in cui mantenere viva ed esprimere la propria creatività: luoghi che appaiono come mondi incantati e ricchi di vita.

The Vienna KunstHaus will be showing an exhibition of Erika Schmied’s photographs through to 31st August devoted to places where the writer Thomas Bernhard and artist Hundertwasser lived. The display about the Austrian writer called “Bernhard’s Austria - Scenes from His Books” provides a meticulous picture of the places where he grew up and which played an important part in his novels. Schmied’s black and white photos are detailed, often elegies, and full of life and realism. Schmied’s display about the Viennese artist, called “Hundertwasser’s Paradise - Place of Life”, shows the various houses around the world (from his Austrian homeland to Normandy and New Zealand) he created as his own private havens for nourishing his own creativity and keeping it alive: places that look like enchanted worlds full of life. A sinistra/left, Thomas Bernhard;

a destra/right, Thomas Bernhard e Hundertwasser.

Sviluppo sostenibile e caffè Nello spazio Auditorium per l’Arte del nuovo Parco della Musica di Roma, fino al 31 agosto è allestita la mostra di fotografie di Sebastiao Salgado “In Principio”. Il progetto segna l’inizio della collaborazione tra il grande fotografo brasiliano e illy, imperniata sul comune interesse per lo sviluppo sostenibile. Con 25 immagini in bianco e nero di grande formato Salgano – riconosciuto come il più grande “fotografo umanista” e fondatore del progetto educativo e sociale Istituto Terra – illustrano, infatti, la vita e il lavoro nelle piantagioni brasiliane di caffè (nell’area del Minas Gerais e dell’Espirito Santo). Per illy lo sviluppo sostenibile rappresenta un valore fondamentale e un mezzo per mantenere la propria leadership qualitativa nel mondo, scavalcando le logiche del mercato internazionale attraverso l’aiuto di propri agronomi e tecnici che affiancano i coltivatori cui trasferiscono le proprie conoscenze per migliorare la produzione e la loro qualità di vita riconoscendo loro prezzi superiori a quelli di mercato: un prezzo sostenibile che assicura sopravvivenza e crescita delle condizioni di vita di questi agricoltori.

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Abiti-scultura e arte contemporanea Il Fondo per l’Ambiente Italiano è il promotore della mostra, aperta fino al 21 settembre a Villa Menafoglio Litta Panza di Varese, intitolata “Roberto Capucci: lo stupore della forma”. Per la prima volta vengono esposti in Lombardia ottanta abiti scultura realizzati dallo stilista insieme a ventiquattro fotografie di Vogue Italia in un allestimento che coinvolge le sale della Villa donata da Giuseppe Panza di Biumo al FAI contenenti la sua collezione di arte contemporanea americana. La mostra permette così di accostare gli abiti-scultura di Cappucci alle opere di artisti Allan Graham, Winston Roeth, David Simpson, per citarne solo alcuni. Tra le creazioni in mostra, gli abiti realizzati nel 1995 per la Biennale di Venezia, ispirati a un mondo immaginario di strutture minerali e naturali, la collezione

Gli anni Cinquanta di Carmassi

Arte No Global

Oceano del 1998 creata per l’Expo di Lisbona, quella Fuoco, presentata nel 1985 a New York e la serie degli abiti con le maschere in vetroresina.

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta fino al 7 settembre la mostra “Arte nell’Era Global – How Latitudes Become Forms”. La mostra, organizzata da Walzer Art Center di Minneapolis, ha come titolo originale “How Latitudes Become Forms” con un chiaro riferimento alla mostra “When Attituted Become Form”, curata nel 1969 da Harald Szeemann per la Kunsthalle di Berna. In quell’occasione, si volle fare punto sulla svolta epocale che l’arte stava vivendo in quegli anni, presentando al grande pubblico le opere dei nuovi maestri come Beuys, Serra, Weiner. La mostra di Torino, che riunisce artisti provenienti da Brasile, Cina, Giappone, India, Sud Africa, Turchia, si sofferma sulla diversità e sulla multidisciplinarietà che scaturiscono da esperienze differenti, in contrasto con le

tendenze globalizzanti della cultura contemporanea. In un’epoca di scambi veloci e continui di informazioni il più delle volte omologate, la mostra della Fondazione offre invece esempi di una creatività fertile e diversificata e di una sperimentazione che arricchisce la produzione artistica con sempre nuove ricerche.

“Arturo Carmassi e gli anni Cinquanta”, fino al 20 luglio, Palazzo Pretorio, Cittadella (Vicenza). In mostra opere, fra le altre, di Afro, Birolli, Capogrossi, Manzoni, Vedova. Pittore e scultore tra i maggiori del Novecento, Carmassi (Lucca 1925) è tuttora attivo attraverso una feconda attività artistica caratterizzata da un’azione tesa a piegare il mezzo espressivo alle diverse sfaccettature della sua multiforme esperienza. La rassegna di Cittadella, curata da Giuliano Menato, ha come obiettivo di evidenziare il ruolo dell’artista avuto nel processo di rinnovamento della pittura italiana negli anni Cinquanta. In mostra opere, tra le altre, intitolate Contre Jour, Origini, Le ombre, Suite Gardella. Osvaldo Licini, Composizione, 1954.

Arte da Oaxaca Proseguendo il proprio progetto di proporre l’attività artistica di realtà geograficamente lontane dall’Europa, la Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino presenta fino al 24 agosto “Oaxaca – Tierra de Arte”. La zona messicana di Oaxaca è riuscita nel corso del XX secolo a imporsi, attraverso una serie di manifestazioni ed eventi artistici a partire dall’inizio del secolo scorso, come scuola autonoma che ha messo in circolazione un’iconografia che si contraddistingue per un approccio alla pittura più soggettivo, mitico e indigeno rispetto al resto della produzione artistica messicana. Alcuni degli artisti che ne fanno parte sono già noti anche a livello internazionale (Francisco Toledo, Rodolfo Morales, Luis Zarate), mentre altri, tra quelli presentati in mostra fanno parte dell’ultima generazione che anima la vita culturale della città di Oaxaca (Guillermo Olguin, Maximino Xavier, Filemon Santiago, Ruben Leyva).

Modelli di riflessione

In alto/top, Huseyin B. Alptekin, Capacity (from the series Capacities,) fotografie b/n e a colori /color and b/w photographs, 1998. Sopra/above,

Filemon Santiago, Retrato frente al espejo.

Andres Brandt, nato nel 1935 a Halle, è erede della migliore tradizione razionalista e geometrica dell’arte moderna, segnata da un minimalismo che, nel suo ascetico rigore, mira a una sorta di “grado zero” della pittura, nel quale però condensa e libera una pluralità di significati. Non per nulla nelle sue opere, in mostra alla Galleria Vismara di Milano fino al 12 luglio, i vuoti prevalgono nettamente sui pieni, limitati a radi interventi cromatici o a spessi linearismi, che scandiscono lo spazio pittorico in ritmiche sequenze nelle quali è avvertibile una sottile logica musicale, contrappuntata dal solenne silenzio dei grandi intervalli bianchi. Il concettualismo delle sue prime ricerche trova qui il suo superamento in una pura logica visiva, duramente autoreferenziale, ma capace di evocazioni poetiche, di sensazioni profonde. Nulla di suggestivo, però giacché Brandt fa appello non al sentimento, ma alla ragione che calcola e misura. Ciò nonostante, in quella rarefazione linguistica che quasi annulla la comunicazione, è possibile, se non afferrare, quanto meno intuire il senso estremo di una condizione storica e umana che ci coinvolge, non attraverso le idee, visto che per questo artista “sulla pittura non c’è niente da dire”, ma attraverso un modello di riflessione e di rappresentazione del mondo. Maurizio Vitta

Bere ad arte Continua il percorso del Comune di Predappio (Forlì) nella storia dell’arte del Novecento italiana con la mostra “Bibendum 1900-1950. Il gesto del bere nell’arte del Novecento”. Allestita fino al 7 settembre nelle sale della Casa natale di Mussolini, la mostra prende in esame opere pittoriche e manifesti che rendono omaggio alla tradizione della coltivazione della vite, all’arte di fare il vino, di conservarlo e di berlo, ma anche ai luoghi, come il caffè o l’osteria, e ai consumatori. I dipinti, selezionati da un comitato scientifico coordinato da Massimo Citrulli,

comprendono opere di Severini, Mafai, Depero, Oriani, Rizzo, Cagnaccio di San Pietro, Bacci, e Baldessarri, mentre la sezione dedicata ai manifesti presenta la produzione legata a questo tema di grafici come Dudovich o Metlicovitz. Il percorso espositivo è completato da una rassegna di studi di packaging e design realizzati da aziende quali Gancia, Cinzano, Isolabella, dall’inizio del secolo scorso fino agli anni Quaranta.

Roberto Aloy, Bitter Canetta, 1925.

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Arte Concreta a Roma

Claudel e Rodin

La moda nascosta

Circa cinquanta opere realizzate tra il 1948 e il 1952 costituiscono la mostra “Movimento Arte Concreta” allestita fino al 31 agosto al Museo del Corso di Roma. Gli autori protagonisti sono i quattro fondatori della corrente italiana (o meglio, milanese) del Movimento, nato nel 1930 con il numero unico della rivista “Art Concret” del gruppo guidato da Theo Van Doesburg, e dissoltosi nel 1958: Bruno Munari, Gillo Dorfles, Atanasio Soldati e Gianni Monnet. Accanto alle loro opere, la mostra romana propone quelle di artisti che furono anch’essi presenti alle manifestazioni in cui l’Arte Concreta fu esposta; tra questi Gianni Bertini, Gianfranco Bombelli, Max Huber, Mario Nigro, Luigi Veronesi, e il gruppo torinese (Biglione, Galvano, Parisot, Scroppo).

A Reggio Emilia, fino al 10 agosto, presso Palazzo Magnani sono esposte cinquanta sculture di Camille Claudel e tredici sculture e quaranta disegni e acquerelli erotici di Auguste Rodin. Un’occasione per approfondire il rapporto tra i due artisti, maestro e allieva, prima, e amici e compagni di vita e di lavoro poi. L’opera di Camille Claudel, rimasta a lungo oscurata quando era in vita, si è fatta via via strada, a partire dalla mostra a lei dedicata al Museo Rodin nel 1951 (otto anni dopo la morte), per emergere infine come sempre più autonoma rispetto al quella del maestro. Le sue sculture dimostrano una forte sensibilità e un linguaggio formale di grande modernità già a partire da quelle realizzate negli del decennio 1890 come La Valse, La Vague, Les Causeses. Sul suo tormentato rapporto con Rodin venne girato un film per la regia di Bruno Nuytten e Isabelle Adjani e Gérard Depardieu come interpreti dei due artisti.

Ad Antwerpen, in Belgio, nei rinnovati spazi di un edificio del 1910 ha sede il Momu, museo della moda, che in questi suggestivi ambienti progettati da M. Jose Van Hee presenta fino al 10 agosto un’interessante mostra sulla storia e sui processi di creazione che stanno a un abito. “Patron”, questo il titolo della mostra, si concentra infatti sull’importanza e sul significato del “Cartamodello” nelll processo costituivo di un vestito. Un taglio di contenuto e di percorso che si stacca dalle tematiche solitamente affrontate dalle esposizioni sulla moda, solitamente concentrate su prodotto finito, per sondare un campo per lo più sconosciuto al grande pubblico e che invece riveste un’importanza fondamentale nel passaggio tra corpo e abito. Il cartamodello è in effetti portatore di un abito possibile, e dunque indirettamente di un corpo possibile, è come una forma di disciplina del corpo e delle sue imperfezioni, ma ugualmente disciplina del materiale che deve essere trasformato, adattato a un’idea da realizzare. Cartamodello quindi come strumento per leggere il lavoro e i diversi approcci degli stilisti che in questa mostra

Gillo Dorfles, Composizione, olio su cartone/oil on cardboard, 1951. A destra/right, Camille Claudel, La suonatrice di flauto, 1904. Sotto/below, Marino Marini nello studio di Milano. A destra sotto/right below, Franco Rognoni, Luna sulle case, olio su tela/oil on canvas, 1990.

Energia espressiva Con la mostra dedicata a Franco Rognoni (1913-1999), la Rotonda della Besana di Milano inaugura il ciclo “Maestri a Milano” che porterà in mostra alcuni protagonisti della scena culturale e artistica del capoluogo lombardo. Aperta fino al 31 agosto, col titolo “Franco Rognoni. Interni/Esterni”, la mostra è centrata sulle opere del maestro milanese che più mettono in evidenza la fusione e la dialettica tra gli ambienti e il pensiero, tra Il Museo Marino Marini di Pistoia, in collaborazione con la la città, la natura e gli incontri e le sorprese Fondazione intitolata all’artista, inizia con quest’anno la che la vita ci riserva. Dalle opere emerge presentazione di una serie di mostre monografiche intorno ad un rapporto spazio/tempo fatto di alcuni temi sviluppati da uno dei protagonisti dell’arte del immagini in movimento e di simultaneità di Novecento. “Marino Marini e il teatro” è il titolo della mostra, aperta fino al 31 luci e colori che suscitano una meraviglia agosto, allestita a Palazzodel Tau a Pistoia. L’esposizione si articola creata dal connubio tra fantasia e realtà. attorno all’esperienza di Marini in occasione del progetto delle scene e dei costumi per “Sacre du printemps”, di Strawinsky, andata in scena al Teatro alla Scala di Milano nel 1972. In mostra i bozzetti della rappresentazione scaligera e una ricca documentazione fotografica su quell’evento. Nelle altre sale del museo, sono esposte una selezione di opere provenienti da La galleria Arte 92 di Milano presenta fino al collezioni pubbliche e private. 12 luglio una mostra personale di Rosaspina Buscarino Canosburi. Partendo da una posizione assai individualistica, volutamente riservata e isolata, Rosaspina Buscarino Canosburi lavora per sottrazioni, fatte di strappi e cancellazioni, e addensamenti, fatti di stratificazioni e coperture, su carte e tessuti. Panneggi in cui l’apposizione di segni e significati si occulta, si immobilizza, facendo scomparire la base, costituita dalla parola. Parole ordinarie, quotidiane che, prelevate da giornali o altro e riportate sulla tela, perdono il loro valore di significante concettuale e divengono sostanziamento di forme, spazi e colori generando le dinamiche interne di ciascuna opera.

A teatro con Marino Marini

Parole occultate

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Per i 10 anni del Carré d’Art sono illustrati attraverso una rosa rappresentativa di creatori di moda: da Balenciaga, a Gautier, Courrèges, Gigli, Lacroix, Miyak, Saint Laurent e molti altri. In mostra anche l’opera di un’artista, Nicole Tran Ba Vang, che lavora sul corpo inteso come luogo di creazione, quindi in qualche modo connesso al tema principale trattato.

Come poter ancora affermare che sia impossibile un quieto e armonioso rapporto tra architettura del passato e contemporanea alla luce del bellissimo intervento che Norman Foster ha realizzato al Nîmes? Nella piazza della Maison Carré, il tempio romano che testimonia, con l’arena, le antiche origini della città francese, l’architetto inglese con il suo Carré d’Art è riuscito a generare un sistema di sottili e profonde relazioni tra passato e presente, senza alcuna rinuncia, ma innalzando un simbolo della propria epoca che si arricchisce della presenza di un monumento storico. Oggi, a dieci anni dalla sua inaugurazione, il Carré D’Art celebra questo evento con un’importante mostra di sculture concepita e organizzata congiuntamente al Centre Pompidou. Fino al 31 agosto i due piani del museo del Carré d’Art saranno occupati da 72 opere di 48 scultori che tracciano un storia della scultura moderna e contemporanea partendo dalle collezioni del Museo nazionale d’arte moderna dagli anni Dieci al periodo attuale. Due le linee principali che regolano il percorso espositivo: l’evoluzione della forma come dispositivo centrale, che viene affrontata sefcondo tre differenti approcci, la dialettica del pieno e del vuoto (da Laurens a Derain e Brancusi), l’apparizione del concetto anti-forma (Arp, Serra, Oldemburg), la permanenza della figura (da Giacometti a De Kooning); il dialogo della forma con lo spazio, esaminato sia come costruzione (Tatline, Malevitch, Cragg o Buren), sia come segno (Ricasso, Calder o Tinguely) sia, infine, come teatro figurato (Arp, Fontana, Cristo, Spoerri ecc.). Daniel Spoerri, Marché aux puces : hommage à Giacometti, 1961.

Silenzio e altri mondi Sempre particolari ed estremamente attuali i temi delle mostre presentate alla Fondation d’Art Contemporaine Daniel & Florence Guerlain a Les Mesnuls in Francia. E questa la volta del silenzio, al centro dell’esposizione “Elogio dell’immobilità e del silenzio” presentata fino al 7 settembre. Tutti giovani artisti, di origine diversa e accomunati dagli studi in Inghilterra e da un’attenzione e una sensibilità spiccate verso gli aspetti della società contemporanea. Le loro opere, che utilizzano le tecniche attuali (dalla fotografia all’istallazione o ai video) senza trascurare quelle tradizionali (tempera,

acquerello, disegno, olio), traggono principalmente ispirazione dagli spazi vuoti, interni o esterni, come pietrificati nel tempo. L’assenza di ogni presenza umana, elemento qualificante i diversi lavori, crea innanzitutto una sensazione di allontanamento, di immobilità, di solitudine, compensata da una qualità del silenzio, una sorta di serenità, che riporta al gioco della memoria. La mostra suggerisce una serie di riflessioni e di interrogativi sulla possibilità di un mondo poetico, immerso nel silenzio, come alternativa, versante altro, del nostro mondo reale in perpetua agitazione. Daniele Gullotta, Interior, tecnica mista su tela/mixed technique on canvas, 2002. In alto/top, A.F. Vandervorst, Blessing, 2000-2001.

Il disegno senza confini Nato dall’incontro tra un dirigente d’industria appassionato d’arte e un artista plastico, Le Triage è un nuovo centro di creazione e di diffusione delle arti contemporanee sorto a Nanterre, alle porte di Parigi, su un’area di oltre 1800 metri quadrati in una zona a vocazione industriale. Creazione e diffusione, ricerca e formazione, sono le missioni che sostengono il progetto culturale del Triade la cui attività si articola scontro tre strutture funzionali: il polo espositivo, il polo pedagogico e multimediale, il polo risorse con un auditorium e una libreria. L’occasione per una visita a questo nuovo centro è l’esposizione in corso fino la 17 luglio che coinvolge una rosa di artisti contemporanei attorni al tema del disegno. “Lignes singulières” suggerisce un’esplorazione del disegno come processo e legame sociale, come pratica che consente di comprendere ciò che ci circonda. Così nelle opere degli artisti in mostra, da Olga Boldyreff (classe 1957) a Elsa Sahal (classe 1976), il disegno diviene il mezzo per rivisitare il nostro quotidiano in cui l’artista preleva, decostruisce e crea dei nuovi legami con altri sistemi espressivi, dalla scrittura, alla pittura, alla scultura, fino all’architettura o alla fotografia. Olga Boldyreff, Les confidences de la robe verte, 2000.

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L’isola che non c’era

Eclisse Profilo/Alessandro Algardi

E’ una proposta relativa a una fruizione originale delle coste quali luogo di di confluenza di “dentro” e “fuori”. A questo proposito, Carlo Truppi, accademico, esperto dei rapporti tra cultura, territorio, tecnologie e progetto architettonico e urbanistico, e di recente al suo primo romanzo (“Il treno nella stanza”), parla di architettura itinerante. Il tema è appena stato oggetto di un convegno tenutosi a Siracusa. Nell’occasione sono stati esibiti vari materiali di studio del paesaggio marino tesi a dare conto visivamente degli assunti tecnico-tecnologici e teorici di Truppi e della sua équipe. Assunti già espressi nel volume “La città del progetto” che lo studioso aveva pubblicato presso Liguori con contributi di Luigi Alini, Massimo Perriccioli, Eugenio Esposito, Enzo Izzo, Sergio Pone. L’isola che non c’era allude a un “altrove” intersettivo. Un altrove riferibile al progetto, ai materiali, ai modi espressivi, alle tecniche e, manco a dirlo, a qualsiasi disciplina. Una disponibilità a 360° gradi che ingloba anche la chiamata in causa e la poetica dei “livings”, dei detriti, del trash o della “spazzatura” per dirla con James Hillman, autore amato da Truppi. Tra l’altro, il pensatore americano per così dire non butta nulla, giacché qualunque cosa, anche ciò che chiamiamo rifiuti, alimenta l’immaginazione e allarga gli orizzonti. Ora, a Truppi interessa proprio questo allargamento di orizzonte che, qualunque sia la sua ampiezza, egli annette al termine “environment” che va ben oltre il senso di intorno o contesto. Truppi addirittura, con fare tra Soleri, Christo e Andy Warhol, concepisce una Environment Farm, isola itinerante (che c’era e non c’è e ci potrà essere), capace di molteplici funzioni: al di là, ovviamente, della forma immutabile. Non a caso, un capitolo del volume citato è dedicato alle “tendenze devianti” le cui caratteristiche, in simili fattispecie, ruotano intorno a due principi su cui Truppi opportunamente insiste a mo’ di leit motiv: il concetto di flessibilità (relativa alla programmazione come alle tecniche, e così via) e il concetto di trasferimento (spostamento non solo di materiali e tecniche, ma anche di principi logici). Si capisce che Truppi è un daziere che non perdona: ogni principio accreditato paghi le proprie tasse, non sfuggirà al setaccio del laboratorio. Quanto meno in vista di una sua risemantizzazione che lo qualifichi in termini di mobilità e di superamento dei confini: tematici, tecnici, linguistici, disciplinari. Dunque, l’Isola che non c’era, quale progetto, assume anche un valore emblematico. Carmelo Strano

Installazioni senza rinunicare alla pittura e alla volumetria. Le installazioni hanno di solito impegno simbolico. Nel caso di Algardi: apertamente simbolico. Questa attitudine genera distrazione, se non indifferenza verso la materia. Non, certo, verso i materiali, non foss’altro che per il loro contributo al processo di simbolizzazione. Algardi della sua milanesità (nel capoluogo lombardo è nato nel ‘45 e ha frequentamente esibito le sue proposte: Nino Soldano, Studio Santandrea ecc.) ritiene asciuttezza formale e malinconia “chiarista”. Tali caratteri l’artista manifesta proprio nell’uso della materia. Insomma, nelle sue installazioni colludono interessi per i materiali (elementi dell’assunto simbolico) e per la materia nella quale l’artista riversa la sua sensibilità pura (astrazione). Quale il messaggio? L’ha ben indagato Giulio Giorello nell’occasione di una recente mostra che Algardi ha tenuto a Milano: affermazione attraverso la negazione espressa da “Eclisse”, “Crocifissione”, “Fenice” (“bestia divina che fa il nido nel fuoco che la distrugge”). Quanto alla materia, si può rilevare una tessitura filamentosa, in buona armonia con il divisionismo lombardo, a parte le tinte grigie privilegiate, come nel trittico verticale “Deposizione”: Cristo e i due ladroni, evidentemente. Ma non lo dice la pittura (astratta, appunto), bensì i grossi chiodi disposti sul pavimento, ai piedi

Carlo Truppi, progetto di struttura galleggiante itinerante/project for a moving floating structure. A destra in alto/top right, Alessandro Algardi, 1967-1998; in basso/below, sculture di/sculptures by Ibrahim Kodra, Silvio Marchese, Franco Portale, a Evola.

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Per mille applicazioni dello scomparto centrale. Ma sarà proprio vero che Algardi afferma negando. Si nega le accensioni cromatiche, è vero. Ma proprio in questa Deposizione egli chiede alla sua sensibilità segnica pura di rendere un’accensione di luce. E così, secondo la buona tradizione della composizione pittorica sacra, rispettata anche dallo stesso Duchamp nel Grande Vetro, Algardi carica il trittico di pesi (tratto più scuro) alla base e lo alleggerisce via via verso l’alto con una particolare esplosione luministica al centro. Preferisco, certo, Deposizione a Eclisse, dove il gioco simbolico (il cerchio scuro sovrapposto a quello bianco) risulta meno ambiguo. C. S.

progettazione e nell’economia della realizzazione.

lungo la via principale erano ineccepibili sul piano accademico e dell’impianto classico. Ma era solo una performance affidata a delle modelle. E però accanto a loro attiravano l’attenzione le sculture “ambientali” di Salvo Russo, Antonio Portale, Silvio Marchese, Franco Napolitano, Ibrahim Kodra, autore di “Quattro stagioni”, solenne scultura già esibita al Parlamento europeo. Il tutto, su coordinamento di Anna La Monica, ha contemplato anche l’apertura di uno spazio espositivo. In mostra, foto e progetti di lavori ambientali realizzati in altre nazioni, come quelli per il Swiss Diamond Hotel a Lugano. Di prossima realizzazione un’opera di Enzo Cucchi a Tunisi.

Sarà presente nel quartiere della Fiera del Levante di Bari, dal 14 al 16 novembre 2003, il principale evento mondiale relativo all’impiantistica nell’area del Mediterraneo costituito da due manifestazioni, sinora svoltesi separatamente, quali “Sicurezza Mediterranea” organizzata da Intel e “Termoidraulica Clima” proposta da Senaf. La rassegna, con cadenza biennale, offrirà un panorama completo degli edifici integrati e della domotica, destinato sia per l’utenza domestica, sia per quella collettiva riservata a esercizi commerciali, alberghi e uffici. La mostra, promossa da tutti gli ordini professionali (architetti, ingegneri e geometri), è dedicata a chi opera nella progettazione, installazione e ristrutturazione di impianti nell’area del Mezzogiorno. Sicurezza Mediterranea evidenzierà settori come: illuminazione tecnica per impieghi pubblici e privati (per interni ed esterni); impianti elettici (e relativa componentistica) per l’automazione e la gestione di case, edifici e fabbriche;

trasmissione e distribuzione di energia; impianti per la gestione dell’informazione e per l’intrattenimento (come i sistemi di videoconferenza per alberghi, videocitofonia, ricezione e gestione televisiva via satellite e cavo). Mentre relativamente a Termoidraulica Clima, i settori merceologici presenti saranno costituiti da: climatizzazione, condizionamento, refrigerazione e riscaldamento; idrosanitari; impianti per il trattamento degli scarichi industriali. La rassegna è dedicata a target come le società di engineering e di progettazione e gli studi di architettura, nonché le imprese edili, le aziende di ristrutturazione, gli installatori, la distribuzione, sino al facility management e ai responsabili della pubblica amministrazione.

Guaina traspirante Tyvek, marchio Du Pont, è la più nota guaina traspirante che, presente da oltre trent’anni nei mercati mondiali, ha avuto un collaudo straordinario e conseguito una messa a punto e garanzie di durata nel tempo uniche e irraggiungibili. A breve verranno inoltre commercializzati, attraverso la divisione Tyvek di ton-gruppe diretta da Lanfranco Spazzola: Tyvek Omni, prodotto antiscivolo, senza bordi autoadesivi, realizzato esclusivamente per l’Italia e utilizzabile su tetti in cemento e in legno; Tyvek Supro (da 165gr), guaina con

Presente da oltre 50 anni nel settore delle coperture e sottocoperture fibrobituminose, Onduline ne è il leader mondiale grazie all’esperienza, ricerca continua e conoscenza di mercato che hanno decretato il successo dei suoi prodotti. Tra questi Onduline Sottocoppo è la più qualificata sottocopertura, oggi presente nel settore, grazie alle caratteristiche di qualità, semplicità e convenienza. I modelli Onduline Sottocoppo sono perfettamente adattabili a ogni tipo di coppi nuovi o di recupero. La semplificazione della messa in opera, il costo contenuto e l’ottima qualità del risultato sono le prerogative del successo e della qualità del prodotto.

Vitalità del rame

Nell’area del Mediterraneo

Il fascino del marmo Il marmo è un lusso? Lo era. I materiali sintetici, oggi, non sono meno belli e talvolta neanche meno costosi. Tuttavia il marmo e la pietra recano con sé il sapore dell’artigianato, del gusto antico, dell’arte. E’ con questa consapevolezza che in Sicilia è nato un laboratorio dal sapore antico e nuovo nello stesso tempo. Possedere una cava di marmo e realizzare in varie città pavimentazioni, decorazioni parietali, fontane ecc. con antica manualtà è stato per decenni un’attività di “nobile routine” per i Maestri Evola di Alcamo, tra Palermo e la punta estrema della Sicilia sudoccidentale. Ma recentemente Vito Evola ha dato una svolta alla tradizione familiare e alla lunga dimestichezza nel trattare per esempio “il grigio di Billiemi”. Ha unito questa esperienza a quella di artisti contemporanei, sostanzialmente amplificando e rendendo organica qualche passata iniziativa occasionale, come talune opere del conterraneo Pietro Consagra per il museo all’aperto di Gibellina. Il nuovo corso è stato inaugurato recentemente con la partecipazione divertita e curiosa degli alcamesi e alla presenza di personalità della cultura. Talune sculture esposte

Prodotto da Alusuisse Singhen GmgH, società appartenente ad Alcan Group of Companies, e accompagnato da certificazione DIN EN ISO 9001, Alucobond è un pannello composito costituito da due lamiere in lega di alluminio e da un nucleo in polietilene nero, accoppiati con un procedimento di fabbricazione in continuo che ne consente il taglio in misura. La faccia esterna è preverniciata a forno con sistema PVDF multistrato in conformità alla Normativa E.C.C.A. (European Coil Coating Association). Sin dalla relativa fase progettuale viene messo a disposizione un servizio qualificato di consulenza e assistenza tecnica individuale, nonché di campionature e letteratura specifica sul prodotto, al fine di consentire la massima ottimizzazione di Alucobond nella

Coperture e sottocoperture

maggiori performance in termini di resistenza allo strappo e soprattutto applicabile alle pendenze elevate. Il prodotto è realizzato per essere completamente calpestabile.

Chi se non l’Istituto Italiano del Rame poteva impegnarsi in iniziative per promuovere e ampliare l’impiego del metallo rame come elemento di riferimento e distintivo nei confronti sia del mondo industriale sia di quel settore, che comprende valori estetici e rappresentativi legati anche all’abitabilità e all’espressività decorativa, e a quanto ne determina e caratterizza l’immagine? Proprio a questo proposito è stata promossa, lo scorso aprile nell’ambito del Salone Internazionale del Mobile come evento “fuori salone”, la mostra “Abitare con il rame” che ha visto numerosi designer impegnati in nuove forme di progettazione. Questi, guidati da Riccardo Giovanetti e mediante la promozione dell’Istituto Italiano del Rame, hanno esaltato ed evidenziato, con forme di originale creatività, le potenzialità di questo metallo.

Metodologie evolute Discreet, divisione di Autodesk, mette a disposizione degli operatori dei mercati della cinematografia, della televisione, dei giochi e del visual design, “3ds max 5”; potenziata release di 3ds max. 3ds max 5 incorpora: metodologie evolute per l’illuminazione globale per realizzare effetti di lighting dettagliati e accurati, preziosi ai fini della creazione di animazioni dall’aspetto naturale e autentico (siano esse visualizzazioni in anteprima o definitive); reactor, il cuore del sistema di animazione Discreet incorporato, integrato e interattivo basato sui principi della fisica e realizzato da Havok: il software per la simulazione della dinamica dei corpi solidi e di quelli modificabili; nuove potenzialità di mappatura delle texture per abbinare in maniera meticolosa i dati necessari per ricostruire le immagini e i modelli di griglia. Gli animatori che utilizzano questo software disporranno di un miglior grado di controllo, e la maggiore accuratezza nell’animazione dei personaggi raggiungibili grazie a strumenti quali un nuovo sistema Set Key, editor della curva di funzione e del Dope Sheet, e strumenti per la Merge Animation destinati a dare nuove finalizzazioni ai segmenti di animazione dei personaggi. Dotato di produttività e flessibilità, ds max 5 comprende inoltre backburner per un’efficiente gestione del rendering libero in network (incluso il controllo di un altro software di Discrete, combustion, per il compositing in 3D su desktop e il painting) e nuove opzioni per la condivisione delle licenze destinate ai gruppi di lavoro composti da animatori che operano in network e che condividono 3ds max in un ambiente di LAN (Local Area Network). 183 l’ARCA 99


Solaio Alveolare

Sistemi di coperture

Impegnato nella ricerca e sviluppo delle tecnologie per solaio alveolare, Gruppo Centro Nord ha recentemente attivato una nuova fase produttiva , stabilizzandosi anche nell’area del calcestruzzo rinforzato con fibre di vetro. Attualmente il Gruppo mantiene la propria attenzione centrale sul solaio alveolare che, nato per applicazioni specifiche nel contesto industriale, esprime impreviste e importanti flessibilità applicative, comprendendo realizzazioni commerciali e civili-industriali oltre ai noti autoparcheggi. Proprio in termini di flessibilità il Gruppo Centro Nord stimola riflessioni, illustrando una serie di case-history riguardanti l’utilizzo di questa struttura in varie tipologie realizzative, iniziando da quella relativa l’autoparcheggio che, nello specifico, riguarda il nuovo parcheggio Atm (Azienda torinese mobilità), situato nel centro di Torino, caratterizzato dal grande piano interrato che copre l’intera superficie del lotto.

Archital è una società specializzata nella realizzazione di coperture trasparenti o traslucide per utilizzo universale, anche in grandi dimensioni. Con la vasta gamma di profili relativi al Sistema Archilux, è assicurata la soluzione su misura per tutte le esigenze, anche quelle particolarmente complesse. Uno studio tecnico si occupa della progettazione, dall’idea base agli schemi tecnici idonei, sino alla stesura degli esecutivi e alla realizzazione completa dell’opera. Il sistema Archilux, diffuso e apprezzato a livello europeo, è costituito da una vasta serie di lucernari caratterizzata dall’elevata qualità dei materiali impiegati, dalla facilità di applicazione, dalla semplicità di funzionamento e dalle minime necessità di manutenzione. Di straordinaria versatilità, il sistema risolve ottimamente sia normali

I magnifici nove Intel Design Prize interventi di copertura sia progettazioni molto complesse consentendo massima libertà creativa.

Coperture isolanti Chiavi in mano I.Ge.S.- Ingegneria Geotecnica e Strutturale – con sede a Roma, opera nel settore dell’Ingegneria Civile fornendo supporto di progettazione e consulenza specialistica nei campi della Geotecnica, della Geologia, della Meccanica delle rocce, dell’Idraulica e dell’Ingegneria Strutturale. La società garantisce servizi completi chiavi in mano relativi, oltre all’attività di consulenza , progettazione e direzione lavori, ad attività esecutive e di controllo per indagini geonostiche in sito e geotecniche di laboratorio, nonché di monitoraggio geotecnico e strutturale. Un settore di attività è dedicato alla geologia e, più in generale, allo studio di problematiche inerenti la caratterizzazione geologico-tecnica di terreni e ammassi rocciosi, allo studio di eventi franosi, alla presenza di cavità in aree urbane, all’impatto ambientale e ad altro. Nelle problematiche riguardanti la stabilità di fabbricati o di opere civili, la società interviene attraverso il rilievo, lo studio e il monitoraggio dei dissesti, l’analisi delle cause all’origine del quadro fessurativo, la scelta e la progettazione degli interventi di consolidamento.

Tutto al meglio Soddisfazione da parte del Salone Internazionale del Mobile 2003 per i risultati raggiunti dalla manifestazione milanese, nonostante il contesto determinato dalla guerra in Iraq e i problemi sanitari dell’epidemia cinese. Nessuna flessione quindi ma molti i segnali di ripresa come molte sono state le presenze degli operatori internazionali appartenenti al settore (171.520), dei giornalisti (3.263 dei quali 1.512 stranieri) e degli “esterni” ammessi in Fiera la domenica 13 aprile (15.039). Con il Salone Internazionale del Mobile, affiancato dalla biennale Euroluce, dal Salone Internazionale del Complemento d’Arredo e dai nuovi settori Bagno e Tessile per la casa, si sono quindi confermate le attese inversioni di tendenza e la priorità riservata dal mondo intero ai valori e al significato dedicato all’ambiente-casa. Straordinario successo anche per le iniziative culturali e sociali, come la mostra Immaginando Prometeo dedicata al mito della luce, che hanno concorso a identificare Milano come capitale del design e riferimento specifico per l’arte e la creatività mondiale. 100 l’ARCA 183

Iscom, specializzata nella progettazione e realizzazione di coperture isolanti, detiene il brevetto mondiale del sistema per coperture piane Riverclack, particolarmente diffuso e apprezzato oggi in Europa e Stati Uniti. Dall’evoluzione del sistema è nato Rivergrip che, studiato esclusivamente per tetti inclinati, dispone di soluzioni tecnologiche

di altissimo livello. La produzione Iscom è costituita inoltre da Riverclack 55: una copertura metallica senza pendenze di straordinarie performance, nonché, a completamento di gamma, da Sinus 20-83: la copertura per tetti curvi e retti, economica, versatile, pedonabile e autocentinabile.

Monolitici isolanti RW Panel, azienda specializzata nella produzione di pannelli monolitici isolanti per edilizia civile e industriale e per qualsiasi specifica esigenza di isolamento termico e acustico, sviluppa una tecnologia di assoluta avanguardia, in grado di assolvere qualsiasi problematica progettuale compresa tra piccole esecuzioni a carattere artigianale sino a vasti quantitativi di materiale destinati ai grandi cantieri industriali europei. Riferimenti distintivi e primari dell’azienda sono quindi la flessibilità, affidabilità e rapidità di consegna, sostenute tutte da un sistema di impianti produttivi di massimo livello. I metalli utilizzati comprendono l’acciaio zincato preverniciato, l’acciaio inox, l’alluminio naturale, quello goffrato, l’alluminio preverniciato e il rame. La gamma di spessori disponibili è ampiamente compresa tra i 40 e i 200 mm.

L’isolante è in polistirene sinterizzato o in lana minerale a fibra orientata, e l’adesione tra supporti esterni e isolanti è assoluta grazie all’esclusivo sistema di accoppiamento. Vengono inoltre impiegati dei metalli opportunamente forati per incrementare l’efficacia di assorbimento e isolamento acustico (pannelli in lana di roccia versione sound). I prodotti, in tutti i loro elementi, possono essere recuperati e smaltiti ottemperando alle più severe regole della sostenibilità.

Si è conclusa lo scorso maggio, con una cerimonia svoltasi a Milano nell’ambito di Intel 2003, la proclamazione dei vincitori del Premio Intel Design “Augusto Morello” che, scelti tra 54 prodotti precedentemente selezionati dalla Giuria, sono stati ulteriormente limitati a tre manufatti rispondenti a ciascuna delle tre categorie di premio previste. La Giuria, presieduta da Carlo Forcolini, era composta da Richard Buchanan, Umberto Cugini, Michele De Lucchi, A. Federico Giua, Yrjo Sotamaa e Ralph Wiegmann. Per la categoria ”innovazione rispetto agli standard del mercato”, questi i premiati: BTicino per My Home Webb, la prima applicazione completamente integrata per la gestione allargata della casa; Gewiss per Restart Riarmo Automatico, un prodotto che introduce un nuovo concetto di continuità di servizio e di sicurezza; Leader per Falcon Spyder, piattaforma semovente di straordinaria flessibilità e sicurezza. Per la categoria “tecnologia”: ABB Sace per Interruttori Scatolati TMAX T4 E T5, esclusivi grazie all’estrema affidabilità e incrementazione delle prestazioni; iGuzzini per ColourWoody , proiettore di straordinaria efficacia per l’erogazione di luce colorata e variabile; Sabaf per Bruciatore Tripla Corona Dual, primo bruciatore totalmente ermetico. Per la categoria “design”: BTicino per Swing, nuovo sistema di torrette, minicolonne e colonne Interlink di alta qualità formale e funzionale; Gewiss per Serie 68 Q-MC, nuova versione modulare di distribuzione energia e servizi; Ing. Castaldi per D30T Boxer T, sistema di proiettori dal forte rigore progettuale che ne esalta la connotazione di “design industriale”. Il Premio Intel Design è patrocinato da ADI, ICSID e Triennale di Milano.

“Augusto Morello” Prize were officially announced at a ceremony held in Milan last May as part of Intel 2003. Chosen from 54 products previously selected by the Jury, they were further reduced to the three prize categories. The jury, headed by Carlo Forcolini, was composed of Richard Buchanan, Umberto Cugini, Michele De Lucchi, A. Federico Giua, Yrjo Sotamaa and Ralph Wiegmann. The prize-winners in the category “innovation compared to market standards”: BTicino per My Home Webb, the first application for running the entire home; Gewiss for Restart Riarmo Automatico, a product introducing a new sense of continuity between service and safety; Leader for Falcon Spyder, an incredible flexible and safe moving platform. In the “technology” category: ABB Sace for TMAX T4 E T5 high-performance and extremely reliable box switches; iGuzzini for ColourWoody, an incredibly efficient projector for coloured and changeable light; Sabaf for the Bruciatore Tripla Corona Dual, the first completely hermetic burner. In the “design” category: BTicino for Swing, a new system of extremely practical high-quality mini columns, towers and Interlink columns; Gewiss for Serie 68 Q-MC, a new modular system for supplying energy and services; Ing. Castaldi for D30T Boxer T, a carefully designed system of projectors featuring a distinctly industrial design. The Intel Design Prize is sponsored by ADI, ICSID and the Milan Triennial.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

+ europaconcorsi

Michel, Chen Shaohua, Ralph Schraivogel, Robert L. Peters, Wang Yuefei, Zhao Yan Per informazioni: The 1st China International Poster Biennial (CIPB) 2003 Visual Communication Design Department China Academy of Art 218 Nan Shan Road, HangZhou 310002, China Tel. ++86 571 87788073 Fax ++86 571 87788067

Austria Salzburg Ristrutturazione e ampliamento di un istituto scolastico Progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento di un istituto scolastico. Il programma prevede l’ottimizzazione della superficie netta, nonché la ridistribuzione funzionale nei reparti delle officine, laboratori e aule, così come il miglioramento della zona d’ingresso e di quella centrale del complesso scolastico/Project for the restructuring and extension of a school institute. The brief calls for the optimization of the net surface in addition to functional re-distribution of workshops, laboratories and classrooms, as well as the improvement of the entrance area and of the central area of the school complex Scadenza/Deadline: 14/8 Per informazioni: Amt der Salzburger Landesregierung; Landesbaudirektion Postfach 527 D-5010 Salzburg Tel. ++43 662 80424711 Fax ++43 662 80 424726 Internet: www.salzburg.gv.at E-mail: hochbau@salzburg.gv.at

Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione Europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma/Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracommunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7/2004 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione Generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles Tel. ++32 2 295743, Fax ++32 2 2964280

Cina/China 1st China International Poster Biennial Concorso per poster su temi A. culturali, B. campagne pubblicitarie, C. commerciali/Competition for posters in the sectors: A.Cultural posters. B. Public campaign posters. C. Commercial posters Scadenza/Deadline: 31/7 Giuria/Jury: Yu Bingnan, Bouvet

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Danimarca/Denmark Copenhagen Ristrutturazione e ampliamento di un museo Progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento del Bornholms Museum. Il programma prevede la realizzazione di una nuova struttura di 3.500 mq e la ristrutturazione dei locali preesistenti, che misurano complessivamente 5.100 mq Project for the restructuring and the extension of Bornholms Museum. The brief calls for the construction of a 3,500 sq.m structure and the restructuring of present premises measuring 5,100 sq.m Scadenza/Deadline: 15/8 Per informazioni: DAL/AA, Konkurrencesekretariatet Strandgade 27° DK-1401 København K. Fax: ++45 32 836901 E-mail: konkurrencer@dal-aa.dk

Francia/France Paris Mini Maousse-L’éloge du petit Concorso internazionale per studenti per il progetto di microarchitetture/International competition open to students for the project of micro-architectures Iscrizione/Registration: OttobreDicembre/October-December Consegna/Submission: 20/1/2004 Per informazioni: IFA c/a Delphine Dollfus Tel. ++33 01 46339023 Internet: www.archi.fr/minimausse E-mail: delphine.dollfus@ifa-chaillot.asso.fr

Germania/Germany Munich Cosa si mette sul tetto? Progettare il tetto-giardino L’ente banditore invita i partecipanti a sottoporre soluzioni innovative che integrino il tetto-giardino con l’architettura dell’edificio che li ospita/The awarding authority invite participants to send in innovative solutions integrating the roof-garden with the architecture of the entire building Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Callwey Verlag - Thomas Schumann Streitfeldstraße 35 81673 München Internet: www.garten-landschaft.de

Regensburg Argini fluviali L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la sistemazione tecnica, architettonica e paesaggistica degli argini fluviali. Viene richiesta particolare attenzione nei confronti dei tratti passanti per il centro storico

The awarding authority wants to collect project proposals for the technical, architectural and landscaping rearrangement of river banks. Particular attention should be paid to the sections passing through the historical center Scadenza/Deadline: 26/8 Per informazioni: Architekturbüro Blasch Weitoldstraße 7a D-93047 Regensburg Tel. ++49 0941 595800 Fax ++49 0941 53969

Giappone/Japan Fukui Opus Design Award Concorso internazionale per la creazione di occhiali per il XXI secolo/International design competition for the creation of eyewear for the 21st century Iscrizione/Registration: 31/7 Consegna/Submission: 31/8 Monte premi/Total prize money: 2,950 Yen Giuria/Jury: Yoshitsugu Tatsubo, Alain Mikli, Karim Rashid, Teruo Sekiguchi, Shigetaka Koyanagi Per informazioni: Opus Design Award Secretariat 2-6-8 Kaminaka-cho, Sabae Fukui 916-0016 Japan Tel. ++81 778 8060, Fax ++81 7783572 Internet: www.opus-award.com E-mail info@opus-award.com

Tokyo A Library for the New Age Concorso internazionale di idee per il progetto di una biblioteca appropriata all’epoca contemporanea International ideas competition for a library appropriate to this new epoch Scadenza/Deadline: 28/7 Monte premi/Total prize money: 3.000.000 Yen Giuria/Jury: Toyo Ito, Masaru Okamoto, Riken Yamamoto, Kiyoshi Sakurai, Taro Ashihara, Kengo Kuma, Norihisha Yamamoto Per informazioni: Dept. Of Central Glass International Architectural Design Competition Shinkenchiku-sha Co.Ltd. 2-31-2 Yushima, Bunkyo-ku Tokyo 113-8501 Internet: www.cgco.co.jp/english/glass_house.html

Shinkenchiku Residential Design Competition Concorso internazionale per progetti residenziali sul tema “Architecture virus”/International competition for residential project on the theme “Architcture Virus” Scadenza/Deadline: 1/9 Per informazioni: Shinkenchiku Residential Design Competition Shinkenchiku-sha Co.Ltd. 2-31-2 Yushima, Bunkyo-ku Tokyo 113-8501 Internet: www.japanarchitect.co.jp/english/ 5info/topics/sk2003.html

Gran Bretagna/Great Britain London Building Sight Award Premio internazionale di architettura per realizzazioni di grande fruibilità pubblica/International architectural award for realizations which demonstrate public access as an intrinsic part of the project and illustrate the wider benefits of the practice Scadenza/Deadline: 30/9

Per informazioni: Building Sights c/o CABE Tower Building 11 York Road London SE1 7NX Internet: http://buildsights.polaris.codix. net/the_award.htm

Stevenhage Hertfordshire New Spirit Challenge 2003 Concorso per progetti interdisciplinari tesi allo sviluppo di una società sostenibile/Competition for interdisciplinary projects aiming at social sustainability Scadenza/Deadline: 19/9 Giuria/Jury: Nigel Burton, Declan Pritchard, Trevor Baylis Per informazioni: Engineering for a Sustainable Future c/a Carilyn Clements, Michael Faraday House, Six Hills Way Stevenage, Hertfordshire, SG1 2AY Tel. ++44 01438 765641 Fax ++44 01438 767305 Internet: www.iee.org/pn/sustainability E-mail: cclements@iee.org.uk.

Italia/Italy Albizzate (Varese) Recupero urbanistico dell’area denominata Quadrilatero Il concorso è articolato su due fasi: la prima riguarda la presentazione di proposte di idee relative al recupero urbanistico dell’area denominata Quadrilatero; la seconda si riferisce allo sviluppo dell’idea attraverso la progettazione preliminare delle opere necessarie alla realizzazione dei nuovi uffici amministrativi comunali Two stage competition: 1st) project proposals for the urban recovery of the area called Quadrilatero; 2nd) development of the project idea through preliminary project of necessary works for the construction of new administrative municipal offices Scadenza/Deadline: 23/7 Per informazioni: Comune di Albizzate, Ufficio Tecnico Via Parini 2 21041 Albizzate (VA) Tel. ++39 0331 995152 Fax ++39 0331 985355 Internet: www.albizzate.com

Cantù (Como) Il materiale legno Concorso internazionale di idee per la progettazione di un ambiente cucina che impieghi e valorizzi il legno massello e preveda l’inserimento di elettrodomestici Electrolux/Intrenational ideas competition for the design of a kitchen enhancing wood use and including Electrolux appliances Scadenza/Deadline: 30/11 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Per informazioni: Riva RI1920 Simone Bellotti Direzione Comunicazione Via Borgognone 12 22063 Cantù (CO) Tel. ++39 031 7073353 Fax ++39 031 7073338 Internet: www.riva1920.it E-mail: simone.bellotti@riva1920.it

Faenza (Ravenna) Costruire per un’utenza reale Concorso Internazionale per la progettazione di spazi e/o attrezzature indirizzate alla creazione di ambienti con valenza universale e facilmente frequentabili da ogni utente

AGENDA International competition to project spaces and/or installations for the creation of universal habitats easily frequented by any user Scadenza/Deadline: 16/12 Primo Premio/1st Prize: 5.000 Euro Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier De Crescenzi, 44 48018 Faenza (RA) Tel ++39 0546 670411 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com

Fermignano (Urbino) Premio internazionale “Fabio Bretoni” per l’incisione Premio internazionale per incisori under 40/International award for young (under 40) engravers Scadenza/Deadline: 30/9 Monte premi/Toal prize money: 2.595 Euro Per informazioni: Informagiovani Comune di Fermignano Viale Martiri della Lbertà 61033 Fermignano (PU) Tel./fax ++39 0722 331728 E-mail: infogfe@info-net.it

Milano Riqualificazione Giardini di Porta Nuova Progettazione paesaggistica dei Giardini di Porta Nuova nell’area Garibaldi - Repubblica/Landscaping project of the area called “Porta Nuova Gardens - Garibaldi Repubblica Scadenza/Deadline: 10/9 Per informazioni: Segreteria del Concorso per Ufficio Concorsi di Progettazione del Comune di Milano Studio Se/Di/Ci (Service/Design/Communication) Tel. ++39 02 89423773, 02 89423781 Fax ++39 02 83201606

Concept Room/Progetta il tuo spazio Concorso per progettisti grafici, di prodotto e di interni e gruppi di progettisti (max.3 di età media non superiore ai 30 anni) per il progetto di un concepì di uno spazio legato a una delle funzioni del vivere quotidiano dei giovani International competition open to young graphic, product and interior designers and groups of designers (max.3 with average age of 30 years), for a concept of a room space destined to one of the everyday life function of youngs Scadenza/Deadline: 15/9 Per informazioni: Aiap Viale Col di Lana 12 20136 Milano Tel. ++39 02 58107207 Fax ++39 02 58115016 Internet: www.conceptroom.org E-mail: info@conceptroom.org

Riabita 2003 Concorso nazionale per progetti recenti di ristrutturazione di cascine, casali e masserie Scadenza: 20/9 Monte premi: 8.500 Euro Giuria: Flavio Maestrini, Amedeo Bellini, Antonio Piva, Mario Federico Roggero, Fabrizio Schiaffonati, Cesare Stevan, Domenico Taddei Per informazioni: Rima Editrice Viale Sarca 243 20126 Milano Tel./fax 02 66103539 Internet: www.rimaedit.it E-mail: rima@rimaedit.it

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Mondragone (Caserta) Restauro monastero di Sant’Anna De Aquis Redazione di un progetto per recupero e restauro monastero di Sant’Anna De Aquis Vivis Mondragone/Project for the recovery and restoration of Saint Anna De Aquis Vivis Mondracone monastery Scadenza/Deadline: 6/7 Per informazioni: Comune di Mondragone Viale Margherita 93 81034 Mondragone (CE) Tel. ++39 082 3970001 ufficio capo ripartizione – 082 3774227 ufficio lavori pubblici Fax ++39 082 397481 Internet: www.mondragone.net E-mail: vincenzo.delisa@mondragone.net

International competition for degree thesis, students of the last year and young architects and engineers for innovative applications of tufus stone Scadenza/Deadline: 7/1/2004 Monte premi/Total prize money: 5.750 Euro Giuria/Jury: Gianfranco Carrara, Carlo De Vito, Ruggero Lenci, Ruggero Martines, Roberto Palombo, Marco Petreschi, Maurizio Sciotti, Silvano Susi, un rappresentante di Cave Riunite (sponsor) Per informazioni: Segreteria Dipartimento Architettura e Urbanistica per l’Ingegneria (DAU) Via Eudossiana 18 00184 Roma Tel. ++39 06 44585916 Fax ++39 06 44585186 Internet: www.ruggerolenci.it E-mail: ruggero.lenci@uniroma1.it

Reggio Calabria Tratto stradale Bovalino-Bagnara Il concorso ha lo scopo di acquisire una proposta progettuale di soluzione del collegamento viario BovalinoBagnara attraverso parziale adeguamento del tracciato esistente da Bovalino a Platì, attraversamento in galleria dello Zilastro, realizzazione nuovo tratto fino allo svincolo autostradale di Bagnara/The competition wants to acquire a project proposal for the solution of the road connection BovalinoBagnara through a partial up-dating of the present road from Bovalino to Platì, crossing the Zilastro tunnel, constructing a new road tranche up to the highway exit of Bagnara Scadenza/Deadline: 15/7 Per informazioni: Provincia di Reggio Calabria, Unità Speciale A.P.Q. Località Spirito Santo Via Sant’Anna II° tronco 89100 Reggio Calabria Tel ++39 0965 364442-5 Fax ++39 0965 897023 Internet: www.provincia.reggio-calabria.it/ E-mail: sinibaldosalerno@virgilio.it

Riccione (Rimini) Riqualificazione architettonica e paesaggistica del viale Ceccarini Ai partecipanti si richiedono delle proposte progettuali per la sistemazione, valorizzazione e la riqualificazione architettonica e paesaggistica del viale Ceccarini ipotizzando un nuovo possibile rapporto tra il sistema Porto - viale Ceccarini - Lungomare - P.le Roma e l’edificando Palazzo dei Congressi/Participants are requested to provide project proposals for the architectural and landscaping requalification of viale Ceccarini, assuming a new relashionship between the system Porto - viale Ceccarini - Lungomare p.le Roma and the new Congress Palace Scadenza/Deadline: 18/7 Per informazioni: Comune di Riccione Settore Lavori Pubblici e Qualità Urbana Viale Vittorio Emanuele II, 2 47838 Riccione (RN) Tel. ++39 0541 668745 Fax ++39 0541 668744 Internet: www.llpp-riccione.net E-mail: lavoripubblici@comune.riccione.rn.it

Sud Africa/South Africa Bloemfontein A Writer’s Retreat Concorso internazionale per il progetto di un “rifugio” per scrittori International competition for the design of a writer’s retreat Scadenza/Deadline: 8/8 Monte premi/Total prize money: 1900 £ Per informazioni: CAA Design Competition Free State Institute of Architects Fichardt House 40 Elizabeth Street Bloemfontein 9301 South Africa Internet: www.comarchitect.org E-mail: admin@archexchange.org

Portogallo/Portugal

USA

Coimbra

Chicago

Facoltà di Psicologia e Scienza dell’Educazione Progetto per la costruzione dell’edificio per le facoltà di Psicologia e di Scienza dell’Educazione presso il II polo dell’Università di Coimbra/Project for the construction of a building for the Psicology and Teaching Science Faculties by the 2nd Pole of Coimbra University Scadenza/Deadline: 7/7

International Photoreal Furniture Competition Concorso per riproduzioni originali di sedute in 3D utilizzando software di design Competition for original photoreal seating products realized in 3D using a design software Scadenza/Deadline: 15/8 Giuria/Jury: Patrick Chia, Rob Curedale, Miles Hawley, Ken Krayer, James Ludwig, Tim Power, Richard Smith, Marc Tanner, William Taylor

Per informazioni: Universidade de Coimbra, Gabinete de Apoio à Reitoria Rua Gomes Freire 22 P-3000-204 Coimbra Tel. ++351 239 484648 Fax ++351 239 482452

Russia Balashikha Multifunctional Complex Concorso internazionale per il progetto di un complesso culturale, affaristico, commerciale, residenziale e per il tempo libero a Balashikha, nella regione di Mosca/International competition for a cultural, business, trading, entertaining and residential complex in Balashikha, Moscow Region Scadenza/Deadline: 1/9 Per informazioni: Antohin Oleg Vasil’evich "Teza Guarant Development" Closed JointStock Company. Vernadski Avenue, 41, building 1, office 335 119991 Moscow Tel. ++7 095 4308522, 095 4308505 Fax ++7 095 4327879 Internet: www.tgdevelopment.ru E-mail: tgdevelopment@rbcmail.ru

Spagna/Spain Siviglia

Roma

Ampliamento del Parco del Alamillo Progetto per l’ampliamento del Parco del Alamillo situato al confine tra Siviglia e Santiponce/Project for the extension of Alamillo Park on the border between Siviglia and Santiponce Scadenza/Deadline: 15/9

Utilizzo innovativo del tufo Concorso Internazionale per tesi di laurea, studenti iscritti all’ultimo anno e giovani architetti e ingegneri per progetti che applichino usi innovativi del tufo

Per informazioni: Secretaría del Concurso para la Ampliación del Parque del Alamillo Cortijo del Alamillo E-41092 Sevilla Tel. ++34 954 092000 Fax ++34 954 099224 E-mail: sec-alamillo@supercable.es

Per informazioni: Design-engine, Inc Photoreal Furniture Competition 120 North Green St., suite 605 Chicago , IL 60607 USA Tel. Bart Brejcha ++1 312 2268339 Internet: www.designengine.com/competition/index.htm E-mail: competition@design-engine.com

Palisade Mountain (California) Rifugio alpino: Palisades Glacier Mountain Hut Gli enti banditori intendono raccogliere proposte progettuali per la realizzazione di un campo base da 60-80 persone, presso il ghiacciaio della Palisades Mountain. La qualità del progetto vincitore dovrà risultare un prototipo per questa tipologia di strutture. Costo di costruzione: 1.500.000 $ International competition for the design of a 60 to 80-person wilderness base camp facility for overnight stays. The competition project site is near the trailhead leading to the Palisade Glacier in the Sierra Nevada Mountains of Central California. The winning design and its construction will have an international impact as a prototype for facilities that may be constructed in other parts of the world. In addition to the competition prize money, it is expected that the winning design team will enter into a contract offering professional compensation for this commission. The expected construction budget will be in the range of 1.5 million dollars Scadenza/Deadline: 5/12 Per informazioni: The University of California, Berkeley, College of Environmental Design Internet: www.ced.berkeley.edu/prizes_awards/ mounthut/competition_overview.htm E-mail: hut@uclink.berkeley.edu

183 l’ARCA 103


AGENDA Affidamenti

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Italia/Italy Alliste (Lecce) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi (per i settori specificati entro il limite di onorari entro i 40.000 Euro, senza prevedere limiti temporali). Gli elenchi saranno composti dalle seguenti distinte e in tipologie di lavori: opere stradali e infrastrutturali; edilizia civile; restauro beni architettonici; progettazione strutturale; progettazione impiantistica, ambiente (parchi, recupero ambientale, impianti depurativi, ecc.) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Alliste Piazza Municipio 73040 Alliste (LE) Internet: http://web.tiscalinet.it/comunealliste

Brescia Elenco professionisti: indagini geognostiche L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di indagini geognostiche relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione degli impianti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n.109/1994, gli incarichi di progettazione degli impianti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: pratiche catastali L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di pratiche catastali relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica Tel. 030 2117760

Elenco professionisti: progettazione delle strutture portanti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione delle strutture portanti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

104 l’ARCA 183

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Elenco professionisti: coordinamento in materia di sicurezza L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di coordinamento in materia di sicurezza e di salute durante la progettazione dell’opera (CSP) e la realizzazione dell’opera (CSE) relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Castelfiorentino (Firenze) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi al di sotto di 40.000 Euro, per la progettazione, direzione lavori e consulenza in materia di Lavori Pubblici inseriti nel programma triennale 2001/2003 delle opere pubbliche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Castelfiorentino Piazza del Popolo 1 Tel.0571 6861 Internet: www.comune.castelfiorentino.fi.it E-mail: info@comune.castelfiorentino.fi.it

Eboli (Salerno) Programma Recupero Urbano Rione Pescara Progettazione urbanistica e architettonica e lavori riguardanti Programma Recupero Urbano Rione Pescara. Tezo esperimento. Il programma è articolato in 3 moduli funzionali: modulo A) 11.160.000,00 Euro; modulo B) 22.770.000,00 Euro; modulo C) 15.150.000,00 Euro. Può essere presentata proposta per uno o più moduli Scadenza: 21/7 Per informazioni: Comune di Eboli Via M. Ripa 84025 Eboli (SA) Tel. 082 8328294 Internet: www.comune.eboli.sa.it

Faenza (Ravenna) Immobile di proprietà comunale con destinazione ristorante L’ente intende procedere all’affidamento in concessione (progettazione ed esecuzione) di immobile di proprietà comunale con destinazione ristorante. L’importo minimo dei lavori di ristrutturazione e sistemazione del fabbricato da realizzare da parte del concessionario, con integrale assunzione a proprio carico dei relativi oneri, è stimato in complessivi 330.000,00 Euro Scadenza: 30/7 Per informazioni: Comune di Faenza 48018 Faenza (RA) Piazza del Popolo 31 Tel. 0546 691111, Fax 0546 691499 Internet: http://www.racine.ra.it/faenza

Feltre (Belluno) Elenco professionisti per il comune di Feltre (gestione del patrimonio) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000,00 Euro. L’elenco avrà validità per tutte le opere comprese nel piano triennale delle opere pubbliche 2003-2005 e per

quanto attiene alla tipologia d) ed e) per tutte le eventuali esigenze relative alla gestione del patrimonio Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Elenco professionisti per il comune di Feltre (opere edili; restauro; arredo urbano) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000,00 Euro. L’elenco avrà validità per tutte le opere comprese nel piano triennale delle opere pubbliche 2003-2005, con riguardo alle seguenti categorie: opere edili; opere di restauro; arredo urbano; impianti tecnologici civili; impianti sportivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it/ E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Manziana (Roma) Elenco professionisti L’ente intende formare un Albo di Professionisti da utilizzare per servizi attinenti l’architettura e l’ingegneria, il cui importo stimato sia inferiore ai 100.000,00 Euro (ai sensi e per gli effetti dell’art. 17 comma 12 della legge 109/94) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Manziana - Area lavori pubblici e ambiente L.go G.Fara 00066 Manziana (Roma) Tel. 06 9963672 Fax 06 99674021 Internet: www.comunedimanziana.it

Pomezia (Roma) Elenco di professionisti Formazione di un elenco di professionisti abilitati ai fini dell’affidamento di incarichi professionali per servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Pomezia Piazza Indipendenza 1 00040 Pomezia (RM) Tel. 06 91146251 Fax 06 91146236

Varese Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto). Ispra Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’Unione europea e nei paesi candidati Scadenza: 11/4/2005 Per informazioni: Commissione europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Cile/Chile

AGENDA Cosenza Casa delle Culture Presentazione delle letture e proposte per i nuovi paesaggi della città Co-Re 11/7 Per informazioni: Casa delle Culture Corso Telesio Cosenza Internet: www.comune.cosenza.it/urbanistica.html E-mail: culture@comune.cosenza.it

Santiago del Cile Universidad de Chile 51º Congreso Internacional de Americanistas 14/7-18/7 Per informazioni: 51 ICA - Universidad de Chile Diagonal Paraguay 265 of. 1405 Santiago de Chile Tel. ++56 2 6782061, Fax ++56 2 678212

Plea 2003 Passive and Low Eenergy Architecture: Rethinking Development. Are we producing a people oriented habitat? 9/11-12/11 Per informazioni: Internet: www.plea2003.cl E-mail: plea2003@puc.cl

Danimarca/Denmark Aalborg Aalborg University International Utzon Symposium 28/8-30/8 Per informazioni: Aalborg University Adrian Carter Tel: 9635 9918 Internet: www.utzon.auc.dk E-mail: carter@aod.auc.dk

Finlandia/Finland Jyvaskyla Alvar Aalto Museum Elephant & Butterfly: Permanence and Chance in Architecture 9° Simposio/9th Symposium Alvar Aalto 1/8-3/8 Per informazioni: Alvar Aalto Museum/Academy c/a Marjo Holma PO Box 461 40101 Jyvaskyla Fax ++358 01 4619009 Internet: www.alvaraalto.fi/conferences/ symposium2003

Italia/Italy Camerino (Macerata) Palazzo Ducale Verso un nuovo urbanesimo. Ecologia dei sistemi insediativi 27/7-31/7 Per informazioni: Università di Camerino Giovanni Marucci Internet: www.unicam.it E-mail: giovanni.marucci@unicam.it

Como Ex-chiesa San Francesco Corso Superiore di Arti Visive Visiting Professor: Richard Nonas 3/7-24/7 Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Lungo Lario Trento 9 22100 Como Fax ++39 031 233249 E-mail: fondazioneratti@libero.it

Firenze Image e Ospedale degli Innocenti Intimacy/7° Festival internazionale dell’architettura in video Incontri internazionali (2/10-5/10) e workshop 7/10-26/10 Per informazioni: Image Via Scipione Ammirato 82 50136 Firenze Tel. ++39 055 666316 Fax ++39 055 6241253 Internet: www.architettura.it/image E-mail: image@architettura.it

Parma Chiesa di San Lodovico Architettura/Europa: Temi e protagonisti dell’architettura europea Villard 4 1/7-4/7 Per informazioni: Università degli Studi di Parma Internet: www.unipr.it/arpa/cittaemi E-mail: cittaemilia@unipr.it

Auditorium Bancamonte Architettura/Europa: Temi e protagonisti dell’architettura europea Giorgio Grassi 13/10 Aimaro Isola 20/10 La qualità dell’architettura condivisa: committenza, progetto, impresa 28/10 Per informazioni: Università degli Studi di Parma Internet: www.unipr.it/arpa/cittaemi E-mail: cittaemilia@unipr.it

Palazzo Cusani Architettura/Europa: Temi e protagonisti dell’architettura europea Scuola italiana di architettura: crisi, continuità, evoluzione. Teorici, critici e architetti a confronto 24/11-25/11 Per informazioni: Università degli Studi di Parma Internet: www.unipr.it/arpa/cittaemi E-mail: cittaemilia@unipr.it

Olanda/Holland Rotterdam Cruise Terminal RIBA: Regeneration conference 11/7-12/7 Per informazioni: JC Events 23 Camelia Place Twickenham, UK Tel ++44 020 87554441 Fax ++44 020 87554443 Internet: www.architecture.com/go/ Architecture/Events_2523.html E-mail: ribaconference@aol.com

Netherlands Architecture Institute Car Design 12/7 Extra lecture by Richard Rogers 12/7

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Per informazioni: Netherlands Architecture Institute Museumpark, 25 Rotterdam Internet: www.nai.nl/e/calendar/activities/ 1ab_lectures.html E-mail: info@nai.nl

USA New York Pratt Institute International 2003 Summer seminar on Architecture and Urban design 7/7-15/8 Per informazioni: Pratt Institute Internet: www.pratt.edu/arch/seminar

The Westin NY Innovation Conferenza sui nuovi approcci alla costruzione e al progetto/Conference on new approach to construction and design 8/10-9/10 Per informazioni: Architectural Record Innovation Conference David Johnson Marketing and Business Development McGraw-Hill Construction Tel. ++1 212 9043934 Internet: www.mcgraw-hill.com E-mail: dave_johnson@mcgraw-hill.com

Orlando Gaylord Palms Resort 2003 Professional Design-Build Conference: The Magic of Integrated Services – Long term Focus, Short Term Success 8/10-10/10 Per informazioni: DBIA Patrick Wilson Tel. ++1 202 4547535 Internet: www.dbia.org E-mail: pwilson@dbia.org

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Michael Lisner/Virtual Dynamix: 3D Informational Architecture 4/6-27/7

Berlin

Belgio/Belgium Hornu

Akademie der Kunste Gluck-Stadt-Raum. Europa 19452000 Fino al/through 1/12

Galerie du Grand-Hornu Matali Crasset/Homemade 24/5-31/8

Canada Montreal CCA Traces of India 15/5-14/9 Tangent e - Alain Paiement 23/4-9/11

Danimarca/Denmark Copenhagen Danish Design Centre Nuove generazioni di componenti costruttive 15/6/2002-23/7

Humlebaek Louisiana Museum Renzo Piano: The Architect’s Studio 9/5-14/9

Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Drawn in Sand. Visioni irrealizzate di Alvar Aalto 13/6/2002-28/8

Francia/France Nice Forum Coderch, un grand architecte méditerranéen 3/7-19/9

Orléans Austria Graz Haus der Architektur Graz An der Klippe. Herwig Illmaier, Architekt, 1957-2001 27/6-30/9

Innsbruck Architekturforum Tirol Ins Land einischaun: public art in Niederösterreich 5/6-25/7

Vienna MAK Carlo Scarpa: The craft of architecture 9/4-14/9 Zaha Hadid 14/5-17/8 Foreign Office Architects: Species-FOA’s phylogenesis 21/5-3/8

Frac Archilab 2003: Architectures expérimentales 1950-2000 11/6-12/10

Parigi IFA Alger, paysage urbain et architectures 25/6-14/9 Une provocation constructive, architecture contemporaine au Voralberg 25/6-14/9 VIA VIA/Les écoles de design 4/7-24/8 VIA/Les Labels 2003 5/9-12/10 Design et Sport 26/10-31/12 Site Odéon 5 François Perrodin 16/5-2/8 Centre Georges Pompidou Une Tour Eiffel haute en couleurs 9/4-1/9

Germania/Germany

Framework Beyer + Schubert Architekten. Die Rummelsburg - Regionalismen in der Stadt 14/6-30/7

Dessau Bauhaus Dessau Bauhausstil: Zwischen International Style und Lifestyle 23/5-16/11

Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Visions and Utopias Architectural Drawings from Moma New York 29/4-3/8 DAM Mud Mosques from Mali, photographs by Sebastian Schutyser 24/5-3/8 Scenes: I Campi di Venezia, 18 studies from the architectural space 24/5-3/8 Venezia Oscura: photographs by Gerhard Ullmann 24/5-3/8 Aldo Rossi 16/8-9/11 Schmitthenner 16/8-9/11

Hamburg Deichtorhallen Arne Jacobsen: Absolutely Modern 23/5-31/8 Cato Jans_artlounge-hamburg Thank You Hamburg 6/5-26/8

Mannheim Reiss-Engelhorn-Museen Helmut Striffler Architkekt Robert Höusser Fotograf 8/4-7/9

Weil am Rhein Vitra Design Museum Ingo Maurer - Light – Reaching for the Moon 3/10/2002-10/8

Giappone/Japan Tokyo Big Sight Kolonihaven-The International Challenge Fino al/through 2/8

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum A Century of Chairs Fino al/through 26/10 Wild Silk 27/6-21/9

183 l’ARCA 105


AGENDA Hella Jongerius 5/7-26/10 When Flaminio Drove to France Flaminio Bertoni’s Designs For Citroen 1/8-12/10 Somewhere Totally Else - European Design Biennial 26/9-11/1/2004 The Building Centre Trust Gallery 50/50: Crowning Achievements – Future Prospects 24/6/2002-12/9 Royal Academy of Arts Summer Exhibition Fino al/through 19/8 Victoria & Albert Museum Art Deco 1910-1939 27/3-20/7 Canada House Highlights of New Landscapes: Design Transforms Canadian Furniture 28/2-26/9

+ europaconcorsi

Padula (Salerno) Certosa di San Lorenzo Le opere e i giorni 20/7-30/9

Padova Palazzo Antico Ghetto Riciclando 1/10-5/10

Rivoli (Torino) Castello Arata Isozaki: Electric Labyrinth 16/4-24/8

Roma MAXXI Atlante Italiano 003. Ritratto dell’Italia che cambia 29/5-31/7

Vicenza Italia/Italy Aosta Chiesa di San Lorenzo La tradizione valdostana e il design contemporaneo 27/6-21/9 Architettura moderna alpina: la Valle d’Aosta da Gio Ponti a Carlo Mollino 11/7-12/10

Bologna Museo Ebraico Le Sinagoghe in Emilia Romagna: immagini di un percorso storico di conservazione e valorizzazione 8/4-24/8

Cantù (Como) Riva R1920 Centre I progetti scenici di Arnaldo Pomodoro, 1972-2002 22/3-6/7

Firenze Image Intimacy/Beyond Media-7° Festival internazionale di architettura in video 3/10-26/10

Milano Triennale Grafica, architettura, design in Messico 28/5-13/7 Austria West. Tirolo e Vorarlberg, Nuova architettura 15/5-13/7 Asfalto: una passeggiata nell’urbano contemporaneo 4/3-27/7 Medaglia d’oro all’Architettura Italiana 30/5-27/7 Abbey National Bank Stanze sull’erba 29/5-27/7

Napoli Galleria Alfonso Artiaco Gerhard Merz. Fragments Napoli 2003 29/5-31/7

106 l’ARCA 183

Palazzo Barbaran da Porto Vincenzo Scamozzi intellettuale architetto (1548-1616) 4/9-8/1/2004

Svizzera/Switzerland Basel Architekturmuseum Junge Schweizer Architektur 17/5-31/8

Lugano Museo Cantonale d’arte La cultura architettonica italiana in Russia da Caterina II ad Alessandro I 5/10-11/1/2004

Zurich ETH Instants de ville: 10 villes sur Terre 2002 8/5-3/7 Georg Aerni. Slopes & Houses 5/6-17/7

USA Bellevue Art Museum Trespassing: Houses x Artists 29/1-27/7

Chicago Olanda/Holland Groningen Groninger Museum Tea & Coffee Towers en City of Towers 7/6-14/9

Rotterdam

Art Institute Aerospace Design: The Art of Engineering from NASA’s Aeronautical Research 2/8–8/2/2004 Museum of Contemporary Art Garofalo Architects: Between the museum and the City 3/5-1/10

NAI World Avenue - Mobility in the Metropolis 8/5-31/8 Holland Avenue - Designs for the A13 Motorway 8/5-17/8 Motopias - Visionary Concepts for Mobility in Cities 8/5-24/8

Denver

Museum Boijmans Van Beuningen The Origin of Things 10/5-27/7 Finalists at Designprijs 2003 7/5-27/7 Whatever Happened to...10 Years of Designprijs Rotterdam 17/5-17/8

De Menil Collection Sanctuaries: The Last Works of John Hejduk 7/5-31/8

Spagna/Spain Barcellona Ceramics Museum Pere Noguera: Lands 28/3-31/8 Centre de Cultura Contemporania Junk Culture: Caving through Taste 20/5-31/8

Art Museum US Design 1975-2000 19/6-28/9 20th Century Design: Breaking All the Rules Fino al/through 31/12

Museum of Arts & Design USDesign 1975-2000 19/6-28/9 The New York Historical Society Beals, Hervey, and Hewitt: women pioneers of architecture and design photography 18/3-13/7 The Museum of the City of New York Harlem Lost and Found 3/5-4/1/2004 Central Park in blue 10/5-28/9

Pittsburgh The Heinz Architectural Center The Architecture of Herzog & de Meuron: Natural History 14/6-7/9

San Francisco SFMoMA Roy/Design Series 1 19/4-7/9

Washington National Building Museum Do It Yourself: Home Improvement in 20th Century America 19/10/2002-10/8 Picture This: finestre sulle case americane 29/3-11/8 Building Images: Seventy Years of Photography at Hedrich Blessing fino al/through July 27, 2003 Saving Mount Vernon: The Birth of Preservation in America Fino al/through 21/9 Of Our Time: 2002 GSA Design Awards Fino al/through 19/10 AIA Headquarters Gallery Reflections on Architecture 8/5-1/8

Mostre d’arte Art Exhibitions

Houston

MAK Trespassing: Houses X Artists (part 2) 7/5 – 27/7 MAK Salon 15/6-15/9 Sound. At the Schindler House 15/6-15/9

New York

Capella Convent dels Angels and Galeria Ras Reactive Graphics Forum Laus 03 6/6-7/7

Cooper-Hewitt Design Museum National Design Triennial: Inside Design Now 22/4-25/1/2004

Circulo de Bellas Artes Oscar Tusquets Blanca. The Labyrinth, architecture, design and art 15/7-15/9

AXA Gallery The New World’s Old World: Photographic Views of Ancient America from 1840 to 1940 8/5-19/7

Kunstforum Picasso/Chagall/Jawlensky 4/9-30/11 Roy Lichtenstein 11/12-7/3/2004 MAK Kurt Kocherscheidt: The continuing image 25/6-5/10 K/haus Stadt in Sicht: New Art from Batislava 30/4-27/7 KunstHaus Erika Schmied: Bernhard/Hundertwasser 12/6-31/8

Belgio/Belgium Anversa Mode Museum Patrons 25/4-10/8

Canada Montreal Museum of Fine Arts Eclectic Clay 26/2-12/10 Edouard Vuillard 15/5-24/8 Maurice Denis, Photographer 15/5-24/8 Françoise Sullivan 19/6-5/10

Danimarca/Denmark Arken Arken Museum Helmuth Newton 13/9-18/1/2004

Carlsberg Glyptotek Paul Gauguin 1849-1903 9/5-31/8

Humlebaek

Los Angeles County Museum of Art Making: Unique Art Installations Created by 5 Art Schools Fino al/through 1/9

AGENDA

Austria Graz Landesmuseum Joanneus Natur Im Bild - Landschaftsmalerei des 19. Jhds. aus der Sammlung der Neuen Galerie 7/4-16/11 Kopfreisen-Jules Verne, Karl May und andere Grenzgänger in der Kunst 12/4-31/10

Louisiana Musuem Arnold Newman 23/5-31/8 Roy Lichtenstein 22/8-11/1/2004 Thomas Demand 10/10-14/12

Sophienholm Collezione Rokkedal Passione, l’arte americana più innovativa 5/7-14/9

Linz Francia/France

+ europaconcorsi

Avignone

Raoul Dufy, un autre egard 5/7-28/9

Collection Lambert Coollustre 25/5-28/9

Musée d’archéologie Nice-Cimiez L’Ange, hésitation de l’invisible 11/4-31/8

Palais des Papes Esprits des lieux 27/6-12/10

Musée International d’Art Naïf Anatole-Jakovsky Têtes à Têtes 25/6-3/111

Grenoble Magasin Lidwien Van De Ven 16/3-14/9

Lille Musée d’art moderne Lille Métropole Le ludique 11/4-23/8 Les Chemins de l’art brut 13/9-17/11 Hommage à Maurice Jardot 30/10-17/11 Robert Filliou, génie sans talent 6/12-30/3/2004

Lyon Musée d’art contemporain Wim Delboye 21/5-10/8

Nantes Le Lieu Unique Actif/Réactif, la création vivante en Pays de Loire 27/6-7/9 Cinéma/Liberté 28/6-5/10 Musée des Beaux arts L’état des choses 28/6-12/10 Chapelle de l’Oratoire Christia Boltanski. Les Ombres 1984 28/6-12/10 Château des Ducs de Bretagne Un tableau dans le décor. Peintutres 1970-2000 28/6-12/10 Daniel Buren. Chemin faisant 28/6-12/10

Nice Musée d’art moderne et contemporain Arte Povera: photographies de Paolo Mussat Sartor 14/6-7/9 Pier Paolo Calzolari 14/6-30/10 Margaret Michel/Bernard Venet 31/10-7/12 Galerie des Ponchettes Seund Ja Rhee 20/6-31/8 Equations et saturations, peintures 18/6-21/9 Septembre del photo 15/9-15/10 Galerie Sainte-Reparate Champollion 15/7-31/10

Varie sedi Ars Electronica 2003: Code-The Language of Our Time 6/9-11/9

Arles

Vienna

Chapelle Sainte Anne Mimesis 5/7-1/9

Musée de Paleonthologie Humaine Les femmes préhistoriques : Eves et rêves, le retour Fino al/through 24/2/2004

Atelier SNCF Faits et gestes 5/7-15/9

Musée des Beaux Arts Seund Ja Rhee, artiste coréenne 20/6-31/8

Kunsthistorisches Museum Parmigianino e il Manierismo europeo 4/6-14/9

Musée National Picasso La Guerre et la Paix Sarkis 14/6-10/11

Paris Centre Pompidou Jacques Henri Lartigue, 1894-1986 l’album d’une vie 4/6-22/9 Pierrette Bloch 25/9/2002-31/12 La culture pour vivre, de Georges Braque à Aurélie Nemours 25/9/2002-30/12 Grand Palais Gauguin-Tahiti 4/10-19/1/2004 Musée du Louvre Leonardo da Vinci 9/5-14/7 La Métamorphose du Louvre 17/1-29/9 Savoir-faire, La variante dans le dessin italien au XVIe siècle 23/5-18/8 Musée d’Orsay Daguerrotypes 15/5-17/8

Saint-Germain-en-Laye Musée des Antiquités Nationales Tombes a Char – Princesses Celtes en Lorraine 4/4-29/9

Strasbourg Musée d’art contemporain Bandes à part: le cinéma dans l’art contemporain 27/6-12/10 Villa Geiner Du côté de chez soi 27/6-12/10 La Chaufferie Absalom. Dispositions 27/6-12/10 CEAAC Paysages 27/6-12/10

Germania/Germany Bonn Kunst und Austellungshalle der Bundesrepulik Archeology in Germany. Peoples through space and time 9/5-24/8 Tony Cragg – Signs of Life 23/5-5/10 Soul and Beauty of Japan – Masterpieces from the Tokyo National Museum 29/8-26/10

Jeu de Paume La clé des champs et Arthur Bispo do Rosario 8/7-28/9 Zao Wou Ki 14/10-7/12 Nam June Paik-Kim Tschang Yeul 22/12-22/2/2004

Düsseldorf

Centre National de la Photographie Fables de l’identité 18/6-25/8 Valie Export Christelle Familiari 10/9-24/11 Philippe Durand 22/10-24/11

Schirn Kunsthalle At Your Own Risk 27/6-7/9 Paul Klee: 1933 18/9-30/11

Jardin d’Acclimatation Bois de Boulogne 1er Festival d’Epouvantails 23/4-31/7

ZKM-Center for art and media Banquete 14/5-24/8

Musée Carnavalet Plantu sculpture et dessin 28/5-26/10 Bibliothèque Nationale de France Henri Cartier-Bresson Fino al/through 27/7 Cité de la Musique Electric Body, Le Corps en scène Fino al/through 13/7 Fondation Cartier Yanomani Spirit of the Forest 14/5-12/10

Stiftung Museum Kunst Palast Laurie Anderson Fino al/through 31/8

Frankfurt am Main

Karlsruhe

Munchen Haus der Kunst Grotesque! 150 Years of Insolent Art 27/6-14/9 Neue Pinakothek Piloty and Historical Painting 4/4-27/7

Gran Bretagna/Great Britain Glasgow Gallery of Modern Art

Galerie Kreo Mattia Bonetti “géométries” 10/6-26/7

SANCTUARY – Contemporary Art and Human Rights

Saint-Denis

Liverpool

Musée d’art et d’histoire La franc Maconnerie… de l’art royal à la citoyenneté républicaine 14/3-31/8

Tate Thomas Ruff: Photographs 1979 to Present 8/2-7/7

10/4-30/9

183 l’ARCA 107


AGENDA Paul Nash 23/7-19/10

Londra Tate Modern Realism in the Twentieth Century Photograph 5/6-7/9 Tate Britain Wolfgang Tillmans 6/6-14/9 Bridget Riley 26/6-28/9 Gilbert Collection at Somerset house Silver Sparks: The Bishopsland Connection 4/6-24/8 Victoria and Albert Museum Art deco 28/3-20/7 Guy Bourdin 18/4-17/8

St-Yves Tate Pier Arts Centre Collection 8/2-25/1/2004

Irlanda/Ireland Dublino Irish Museum of Modern Art Lorna Simpson 27/2-20/7 Irish Museum of Modern Art Rose Finn-Kelcey. Bureau de Change 4/4-10/8 Multimedia Maps 18/4-20/7

Israele/Israel Jerusalem The Israel Museum M.C.Escher: Prints and Drawings 15/7-31/10

Italia/Italy Ameglia (La Spezia)

+ europaconcorsi

Bergamo

Ferrara

Milano

GAMeC Jan Fabre 17/4-13/7

Palazzo dei Diamanti Degas e gli Italani a Parigi 14/9-16/11

Palazzo della Permanente Amedeo Modigliani 20/3-6/7

Bolzano

Firenze

Palazzo ex-Poste Panorama 03 – Arte giovane Alto Adige 9/5-27/7

Palazzo Medici Riccardi Stanze segrete – stanze scomparse 25/3-28/9

Museion Moltitudes-Solitudes, un progetto di Sergio Risaliti 6/6-31/8 Galleria Civica Piazza Domenicani Gli eredi della solitudine: un ritorno (1973-2003), foto di Flavio Faganello 21/6-5/10

Brescia Museo Ken Damy Nino Migliori: Pop Up 10/5-7/9

Caserta Reggia Segni del Novecento. La donazione Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, disegni, libri illustrati, incisioni 8/12-31/1/2004

Castiglioncello (Livorno) Castello Pasquini Silvestro Lega, da Bellariva al Gabbro 19/7-19/10

Cittadella (Padova) Palazzo Pretorio Arturo Carmassi e gli anni Cinquanta 10/5-20/7

Codroipo (Udine) Villa Manin di Passariano Kandinsky e l’avventura astratta 29/3-27/7

La Marana di Montemarcello Maria Magdalena Campo-Pons 27/6-27/7

Como

Aosta

Palazzo del Broletto Davide Nido – Dany Vescovi: Textures 29/6-27/7

Tour Fromage Da cima a fondo 23/11/2002-7/9 Centro Saint-Bénin, Aosta Felice Casorati. La strategia della composizione 19/4-7/9 Museo Archeologico egionale Marino Marini. Sculture e dipinti 20/6-26/10 Divisionismo piemontese. Da Pellizza a Balla 20/6-26/10

Belluno Palazzo Crepadona Da Van Gogh a Picasso. Capolavori del disegno francese del XIX e XX secolo dal County Museum of Art di Los Angeles 11/10-7/3/2004

108 l’ARCA 183

Conegliano (Treviso) Palazzo Sarcinelli Da Corot a Monet: opere impressioniste e postimpressioniste 12/10-7/3/2004

Faenza (Ravenna) Museo Internazionale della ceramica 53ª Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea 24/5-31/12 Il secolo d’oro della maiolica. Ceramica italiana dei secoli XV e XVI dalla Raccolta del Museo Statale dell’Ermitage 7/6-26/10

Art Nest laboratorio per la Creatività Cicli d’Arte: Giovanni e Renata Strada, Maria cristina Biagiotti 2/7-14/7 Varie sedi nel Chianti Tusciaelecta (www.tusciaelecta.it) 12/4-6/7

Palazzo Zabarella I Macchiaioli 1848-1870. Prima dell’Impressionismo 27/9-8/2/2004

The British School Martin Creed e Sophy Rickett 10/6-15/7

Palazzo della Ragione La Grande Svolta – Gli Anni ‘60 1/6-19/10

Auditorium Sebastiao Salgado: In Principio 16/5-31/7

Palermo

MACRO - Museo d’Arte Contemporanea di Roma - ex Fabbrica Peroni Nicola De Maria 2/4-31/7 Simon Starling 7/6-14/9 Cecily Brown 7/6-14/9 Tony Cragg 7/6-14/9

Palazzo Kramer Le chiavi del Paradiso: tesori dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Genova 28/3-27/7

Rotonda della Besana Franco Rognoni, Interni/Esterni 15/5-31/8

Gravina (Cosenza)

Iermonti Gallery Dennis Oppenheim. Body & Land art 13/5-30/9

Locri (Reggio Calabria) Galleria Arkè Colori a cena 6/7-26/8

Manciano (Grosseto) Varie Sedi Quattroventi 2003 17/5-19/7

Mantova Casa del Mantegna Il mito della velocità. L’arte del movimento 11/5-28/9

Matera Chiese Rupestri Madonna della Virtù e San Nicola dei greci Antonietta reale 5/7-30/9

Melfi (Potenza) Castello Federiciano Lagopesole Arborea 10/7-30/7

Merano (Bolzano) KunstMeran Oswald Oberhuber 28/5-31/8 Meta.fisica: Arte e filosofia da De Chirico all’Arte Povera 11/9-6/1/2004

Mestre (Venezia) Centro Culturale Candiani The Romance Industry 10/5-6/7

Associazione Culturale Valentina Moncada Ferdinando Scianna 22/5-15/7

Galleria Blu Getting Blu 6/6-18/7

Quadreria Cesarini Anselmo Bucci (1887-1955) 13/4-9/11

Palazzo Ducale Collezione Panza di Biumo Fino al/through 4/12

Castel Sant’Elmo Eugenio Giliberti 25/6-5/10

Galleria Nazionale d’Arte Moderna Segni del Novecento. La donazione Neri Pozza alla Fondazione Giorgio Cini, disegni, libri illustrati, incisioni 30/9-23/11

Padova

Fossombrone (Pesaro)

Gubbio (Perugia)

Castel dell’Ovo Umberto Manzo 6/6-30/7

+ europaconcorsi

Fondazione delle Stelline Marc Chagall, fiaba e destino 7/5-30/7

Galleria Giò Marconi Grazia Toderi, Jorge Pardo, Alighiero Boetti 10/6-15/7

Palazzo Arnone Umberto Boccioni. Disegni e incisioni della Galleria Nazionale di Cosenza 11/5-31/8

AGENDA

Galleria Eclettica Gaetano Fracassio: di cose e di sensi 15/5-30/9 Vismara Arte Andreas Brandt 3/6-12/7 PAC Yinka Shonibare - Double Dress 26/6-14/9 Laurie Anderson. The Record of the Time 11/11-31/1/2004 Photology Milano Occhio per occhio-Quando la fotografia guarda l’altra arte 10/5-31/5 Galleria Seno Getulio Alviani 6/5-27/7 Galleria De Cardenas Craigie Horsfield 9/5-19/7 Galleria Raffaella Cortese Destiny Deacon 5/6-26/7

Monfalcone (Gorizia) Galleria Comunale d’Arte Contemporanea Ratio-collettiva d’arte contemporanea 10/6-27/7

Montecatini (Pistoia) Stabilimento termale Regina Dream Landscape 24/5-24/7 Hotel Giglio Green Sculpture-Tzetza Georgieva e Mintcho Minev 23/5-23/7

Napoli Fondazione Morra- Palazzo dello Spagnolo Luca Maria Patella Fino a settembre/through September

Palazzo Abatellis La sfera d’oro Fino al/through 20/7

Pergine Valsugana (Trento) Castelpergine Idee nello spazio. Eduard Habicher 13/4-3/11

Pistoia Museo Marini Marino Marini e il teatro 22/3-31/8

Prato Galleria Dryphoto Patricia Piccinini: Photo works 24/5-24/7

Predappio (Forlì) Casa natale Mussolimni Bibendum 1900-1950. Il gesto del bere nell’arte del ‘900 19/4-7/9

Reggio Emilia Palazzo Magnani Camille Claudel 25/5-27/7

Rimini Castel Sismondo La sistina e Michelangelo: storia fortuna di un capolavoro 24/8-16/11

Rivoli (Torino) Castello I Moderni/The Moderns 16/4-24/8 Arata Isozaki: Electric Labyrinth 16/4-24/8 Giorgia Fiorio. Piemonte. Una definizione fotografica 21/5-31/8 Janet Cardiff: le opere e le collaborazioni con George Bures Miller 21/5-31/8

Roma

Palazzo Valentini Sironi, gli anni della solitudine 1940-1960 10/5-20/7

Rovereto (Trento) MART Fausto Melotti, l’opera in ceramica 30/5-17/8 Il racconto del filo: cucito e ricamo nell’arte contemporanea 30/5-17/8 Scultura lingua morta 28/10-14/12 Situazione TrentinoArte 2003 19/9-19/10 Giulio Paolini “interpreta la collezione permanente” 19/12-31/4/2004 La montagna. Da Durer a Warhol tra arte e scienza 14/12-18/4/2004

Savona Castello Priamar Albisola Futurista 12/7-30/8

Siena Santa Maria della Scala L’exile et l’apparence. Incontri con Jean Baudrillard 8/5-13/7

Torino Fondazione Sandretto Re Rebaudengo How Latitutdes Become Forms: Art in a Global Age 6/6-14/9 Gam La pittura degli anni Cinquanta in Italia 29/5-31/8

Museo del Corso Movimento arte Concreta 19481952 13/5-31/8

Palazzo Bricherasio Oaxaca: Tierra de arte 25/6-24/8

Complesso del Vittoriano Ritratti e figure: capolavori Impressionisti 7/3-6/7 San Pietroburgo e l’Italia 1750-1850 29/4-8/6

Trento Palazzo delle Albere Trento Leo Putz. La pittura a Monaco nel tempo dei Principi 14/2-27/7

Castello del Buonconsiglio Rifiorir d’antichi suoni. Tre secoli di pianoforti 21/6-19/10

Treviso

Museum Boijmans Van Beuningen Imaging Ulysse. Richard Hamilton’s Illustrations to James Joyce 10/5-31/8

Schiedam

Casa dei Cararesi I colori del Sud da Cézanne a Bonnard 11/10-7/3/2004

Stedelijk Museum Schiedam CoBrA 30/3-28/9

Varese

Tilburg

Scuderie di Villa Panza Nobu et Elba. I quadri neri di Giovanni Frangi 6/9-5/10

De Pont Foundation for Contemporary Art Erik Andriesse, works on paper 17/5-14/9

Villa Menafoglio Litta Panza Capucci 10/5-21/9

Venezia Varie Sedi 50. Biennale d’Arte: Sogni e Conflitti, la dittatura dello spettatore 15/6-2/11 Palazzo Ducale Botero 13/4-13/7 Arsenale-Chiostro San Francesco della Vigna Kuma Luce in Estremo Oriente 12/6-2/11 Museo Correr Canova/Rainer 11/4-6/7 Pittura/ Painting: Da Rauschenberg a Murakami, 1964-2003 16/6-2/11 Galleria Rossella Junk Isabelle Poilprez, opere recenti 10/6-20/7 100 bicchieri dell’800 10/6-20/7 Scuola dei Mercanti Philip Tsiaras e Marc Ash 10/6-27/7 Fondazione Bevilacqua La Masa Marlene Dumas – Suspect 12/6-25/9

Verona Palazzo Forti Virginio Ferrari: Full Circle 1957-2002 17/4-20/7 La creazione ansiosa: van Gogh, Schiele, Bacon, Kiefer 12/9-11/1/2004 Museo di Castelvecchio Louis Dorigny (1654-1742), un pittore della corte francese a Verona 28/6-2/11

Vicenza Logge della Basilica Palladiana Mito contemporaneo: Futurismo e oltre 3/5-27/7

Olanda/Holland Rotterdam Kunsthal Isamu Noguchi sculptural design 17/5-7/9 Martin Parr Retrospective 31/5-31/8

Polonia/Poland Warsaw Royal Castle Reality Machines 17/5-24/8

Principato di Monaco Monaco Principality Montecarlo Forum Grimaldi Superwarhol 15/7-31/8

Repubblica di San Marino San Marino Republic San Marino Galleria d’arte moderna James Brown – Opere contro natura 13/7-9/9

Spagna/Spain Barcellona Centre de Cultura Contemporània de Barcelona Trash culture 17/4-31/7

Bilbao Guggenheim Museum Bilbao Jasper Johns to Jeff Koons: Four Decades of Art from the Broad Collections 15/2-7/9 Alexander Calder Fino al/through 1/11

Madrid Museo Reina Sofia Premio Velazquez: Ramon Gaya 29/4-25/8 Rax Rinekangas 13/5-6/7 Francesc Català Roca 20/5-8/9 Francis Alys 27/5-18/9 J.Lasker 5/6-8/9 Jesse Fernandez 10/6-22/9 La moda española 17/6-1/9 Per Barclay 17/6-1/9 Centro Cultural Conde DuqueMedialabmadrid Banquete 24/9-23/11

183 l’ARCA 109


AGENDA Valencia Varie sedi Biennale di Valencia: La Città ideale 8/6-30/9 Ivam Marjetica Potrc- Urban Negotiation 22/5-7/9 Piero Dorazio 29/5-7/9

Svezia/Sweden Stoccolma Moderna Museet c/o BildMuseet in Umeå A selection from Moderna Museet´s Collection of international surrealist art and dada. 18/5-31/8 Homage-50th Anniversari of Friends of Moderna Museet 23/5-31/8

Svizzera/Switzerland Basilea Museum Jean Tinguely Ivan Puni & The Herzog Collection 11/4-28/9

Bellinzona Museo Villa dei Cedri Vedute di Bellinzona dalla donazione Bonetti 16/5-18/7

Locarno Pinacoteca Casa Rusca Friedrich Dürrenmatt 4/5-17/8

Lugano Galleria Gottardo 100 anni di scatole di latta 28/5-23/8 Paesaggio spirituale – Franz Marc: un bestiario 17/9-29/11 Museo Cantonale d’Arte Jan Jedlicka. Maremma 1980-2001 16/5-13/7 Lavori in corso: la scena artistica contemporanea in Ticino 8/6-31/8

Martigny Fondation Pierre Gianadda Leonardo da Vinci, inventore 12/4-19/10 Paul Signac 18/6-23/11

Riehen Fondation Beyeler Expressive! 31/3-10/8

Uruguay Montevideo Museo Nacoinal de Artes Visuales Geo-metrìas: Latin American Geometric Abstraction from the Collecciòn Cisneros 4/7-25/10

110 l’ARCA 183

+ europaconcorsi

USA Bellevue Art Museum Fashion: The Greatest Show on Earth 27/4-2/9 Roy Lichtenstein: Times Square Mural 10/5-3/8 Bounce 14/6-14/9 In Through the Out Door 14/6-14/9 Clay Body 16/8-19/10

Boston Museum of Fine Arts Visions and Revisions: Art on Paper since 1960 2/4-21/9 A Singular Vision: The Melvin Blake and Frank Purnell Legacy 4/2-24/8 John Currin Selects 14/5-4/1/2004 Thomas Gainsborough, 1727-1788 15/6-14/9 ICA - Institute of Contemporary Art Pulse: Art, Healing and Transformation 15/5-31/8

Chicago Museum of Contemporary Art Franz Ackermann: The Waterfalls Fino al/through 28/9 John Currin 4/5-24/8 Paul Pfeiffer 4/5-24/8 Site Specific 4/5-24/8 Cultural Center Tim Doud 17/5-13/7 Chicago Art Institute On or Off the Wall: An International Selection of Tapestries and Carpets, 1920s–1970s 14/5-8/2/2004 Focus: Yoshihiro Suda 3/6-24/8 Poetics of Scale: Small-Sized Works from the Permanent Collection of Modern and Contemporary Art 3/6-24/8 The Wilds of the West 16/6-13/10 Unknown Maker: The Art of the American Daguerreotype 21/6-28/9 Window on the West: Chicago and the Art of the New Frontier, 1890–1940 28/6-13/10

Denver Art Museum Secrets from a Chinese Garden Fino al/through 28/9 Sargent and Italy 21/6-21/9 Retrospectacle: 25 Years of Collecting Modern & Contemporary Art Fino al/through 3/8

Houston Museum of Fine Arts American Modern: 1920s and ´30s Design Fino al/through 20/7

Ellsworth Kelly: Red Green Blue Fino al/through 27/7 For Robert: Images Given to Robert Frank by Other Artists Fino al/through 10/8 James Rosenquist: A Retrospective Fino al/through 17/8 Masterworks on Paper from the Edward R. Broida Collection Fino al/through 24/8

Charles Demuth 9/5-10/8 Max Beckmann’s “Hell” 9/5-10/8 Great Waves: Chinese Themes in the Arts of Korea and Japan Fino al/through 21/9

Guggenheim American Pop Icons 15/5-2/11

New Museum José Antonio Hernández-Diez 11/7-21/9 Black President: The Art and Legacy of Fela Anikulapo-Kuti 11/7-28/9

Los Angeles

Philadelphia

County Museum of Art Making: Unique Installations created by Five Art Schools Fino al/through 1/9 Modigliani & the Artists of Montparnasse 29/6-28/9 Old Masters, Impressionists, and Moderns: French Masterworks from the Pushkin Museum, Moscow 27/7-13/10

Institute of Contemporary Art/University of pennsylvanya Polly Apfelbaum 3/5-27/7 Art History Project 3/5-27/7 Nadine Robinson: The Wedding House 3/5-27/7

Miami

Art Museum Bigger Than Us: Russell Crotty and Kelly McLane 24/2-27/7 Rudi Gernreich, Peggy Moffitt and William Claxton 28/5-14/9 Seven 28/6-2/11 Sculpture in Silk: Costumes from Japan’s Noh Theater 27/7-21/9

Las Vegas

Miami Beach Art Basel 4/12-7/12 The Wolfsonian–Florida International University Close Up in Black: African American Film Posters 26/4-17/5 Weapons of Mass Dissemination: The Propaganda of War 13/9-21/3/ 2004 Tokyo: The Imperial Capital 22/11-2/5/ 2004

Minneapolis Minneapolis Institute of Art Walker Evans Fino al/through 14/9 Making Waves: The Vanguard Radio 1920–1950 Fino al/through 3/10

New York Guggenheim Kazimir Malevich: Suprematism 22/5-4/9 Whitney Museum of American Art Elie Nadelman: Sculptor of Modern Life 4/4-20/7 Pictures from Within: American Photographs, 1958–2003 24/5-21/9 Louise Bourgeois: The Insomnia Drawings 14/6-21/9 The American Effect 3/7-12/10 Sarah Sze: The Triple Point of Water 3/7-9/10 Ellsworth Kelly: Red Green Blue 2/8-2/11 The Metropolitan Museum of Art Roy Lichtenstein on the roof 2/5-2/11 Metropolitan Museum Goddess 1/5-3/8 Art of the First Cities: The Third Millennium B.C. from the Mediterranean to the Indus 8/5-17/8

Phoenix

San Diego Museum of Art Paintings, Prints, and Drawings by Hokusai 24/5-3/8 The Sculptures of Edgar Degas 28/6-28/9 Modern European Works on Paper 23/8-14/12 Museum of Contemporary Art (La Jolla) Looking Ahead: Andy Goldsworthy 27/4-26/8 Museum of Contemporary Art (Downtown) Mariners & Mandarins: Seafaring and the Arts of the China Trade 9/3-14/9 Mingei International Museum From the Kilns Of Denmark– Contemporary Danish Ceramics 27/4-20/7

AGENDA George Washington: A National Treasure Fino al/through 20/7

West Lafayette (Indiana) Stewart Center Gallery Sky, Blue, Heavens 1/9-12/10

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Brasile/Brazil Joinville Parco Exosicoes Intercon Saloje internazionale della tecnologia, attrezzature, macchine e materiali per la costruzione/International trade fair of technologies and materials for the building industry 20/8-24/8 Per informazioni: www.messebrasil.com.br

Sao Paulo Anhembi Park Fenavem 2003 Salone internazionale dell’arredo e dell’esportazione/International furniture sales and export fair 4/8-8/8 Per informazioni: Guazzelli Feiras Messe Frankfurt Al. Rio Negro 433 - 2. Etage - Block 1 06454-904 Barueri - São Paulo Tel. ++55 11 72910440 Fax: ++55 11 72910495 Internet: www.fenavem.com.br, www.guazzelli.com.br E-mail: consumergoods.global@messefrankfurt.com

Canada Toronto International Centre Canadian Public Works Expo Salone internazionale dell’edilizia nei lavori pubblici International trade fair of public works and building industry 3/12-4/12 Per informazioni: Lee Baker Tel. 888-253-1718, ++1 416-398-2786 Internet: www.exposition.com E-mail: leebaker@exposition.com

San Francisco San Francisco Museum of Modern Art (SFMoMA) Irving Penn Fino al/through 27/7 Reel Sculpture: Film into Art Fino al/through 3/8 ROY/design series 1 Fino al/through 7/9 Philip Guston Retrospective 28/6-28/9 Marc Chagall 26/7-4/11

Seattle Art Museum Hero/Antihero Fino al/through 20/7

Francia/France Paris Paris Nord-Villepinte Maison&objet Salone internazionale della decorazione della casa e degli accessori/International trade fair of home decoration and accessories 5/9- 9/9 Per informazioni: Salons Français et Internationaux (SAFI) 4 passage Roux - 75850 Paris cedex 17 Tel. ++33 01 44 29 02 00 Fax ++33 01 44 29 02 01 Internet: www.maison-objet.com E-mail: info@maison-objet.com

+ europaconcorsi

NOW! >Design à vivre Salone internazionale professionale del design per la casa International professional trade fair of design for homestyle 5/9-9/9 Per informazioni: Salons Français et Internationaux (SAFI) 4 passage Roux - 75850 Paris cedex 17 Tel. ++33 01 44 29 02 00 Fax ++33 01 44 29 02 01 Internet: www.maison-objet.com E-mail: info@maison-objet.com

Pollutec Salone internazionale delle attrezzature, tecnologie e servizi per l’ambiente International trade fair of equipment, technologies and services for the environment 2/12-5/12 Per informazioni: Reed Expositions France 70 rue Rivay - 92532 Levallois-Perret Cedex Tel. ++33 01 47 56 50 00 Fax ++33 01 47 56 14 40 Internet: www.reedexpo.fr, www.pollutec.fr E-mail: info@reedexpo.fr

Germania/Germany Francoforte Messe Material Vision Salone e conferenza internazionale sui nuovi materiali per l’architettura e il design International trade fair and conference on new materials for design and architecture 30/10-31/10 Per informazioni: Messe Frankfurt Internet: www.messefrankfurt.com

Koln Messe Entsorga Salone internazionale dell’ambiente/The global environmental trade fair 23/9-27/9 Per informazioni: www.entsorga.com

Art Cologne Salone internazionale dell’arte International art fair 29/10-2/11 Per informazioni: www.artcologne.de

FSB Salone internazionale degli impianti sportivi, dei luoghi di divertimento e delle piscine International trade fair for amenity areas, sports and pool facilities 5/11-7/11 Per informazioni: www.fsb-cologne.de

imm cologne Salone internazionale del mobile/International furniture fair 19/1/2004-25/12004 Per informazioni: www.imm-cologne.de

Munchen Messe Ceramitec 2003 9° Salone Internazionale dei Macchinari, Apparecchiature, Impianti, Procedimenti e Materie Prime per la Ceramica e la Metalceramica

9th International trade fair of equipment, plants, processes and materials for ceramics and metalceramics 16/9-20/9 Per informazioni: www.ceramitec.de

Materialica 2003 7° Salone Internazionale dei Materiali, Procedimenti e Applicazioni Innovativi con Congresso Materials Week/7th International trade fair of innovative materials, processes and applications with Materials Week Conference 16/9-18/9 Per informazioni: www.materialica.de

Giappone/Japan Tokyo Makuhari Messe Japan DIY Show Salone internazionale dei materiali per l’edilizia/International trade fair of materials for the building industry 29/8-31/8 Per informazioni: Japan DIY Show Management Office C/o Space Media Japan Kosaikaikan Bldg. 6F, 5-1 Kojimachi, Chioda-ku Tokyo 102-0083 Fax ++81 3 35125680 Internet: www.diy.or.jp E-mail: diy@smj.co.jp

Italia/Italy Bologna Fiera Cersaie Salone internazionale della ceramica per l’edilizia e l’arredo bagno/International trade fair of ceramics for building and bath furniture 30/9-5/10 Per informazioni: Edilcer Tel. ++39 0536 804585 PROMOS P.O.Box 103 40050 Centergross - Bologna Tel. ++39 051 6646000 Fax ++39 051 862514 Internet: www.cersaie.it E-mail: pressoffice@cersaie.it, info@edicer.it

Saie Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia/International trade fair of building industry 15/10-19/10 Per informazioni: Bologna Fiere Tel. ++39 051 282111 Internet: ww.saie.bolognafiere.it E-mail: saie@bolognafiere.it

La Mia Casa Salone dell’arredo e degli oggetti per la casa Trade fair of furniture and objects for homeliving 1/11-9/11 Per informazioni: Assoexpo Via Domenichino 11 20149 Milano Tel. ++39 02 4815541 Fax ++39 02 4980330 Internet: www.assoexpo.com E-mail: assoexpo@assoexpo.com

Milano Energia Salone internazionale dell’energia/International trade fair of energy 25/11-28/11 Per informazioni: Assoexpo Via Domenichino 11 20149 Milano Tel. ++39 02 4815541 Fax ++39 02 4980330 Internet: www.assoexpo.com E-mail: assoexpo@assoexpo.com

Verona Fiera Abitare il tempo Giornate internazionali dell’arredo/International days dedicated to furniture 18/9-23/9 Per informazioni: Abitare il tempo Internet: www.abitareiltempo.com

Marmomacc Salone internazionale,delle tecnologie e della lavorazione del marmo e della pietra/International trade fair of technologies and working process in the sector of marble and stone 2/10-5/10 Per informazioni: Veronafiere Viale del Lavoro 8 37100 Verona Tel. ++39 045 8298111 Fax ++39 045 8298288 Internet: www.marmomacc.it, www.veronafiere.it E-mail: info@veronafiere.it

Singapore Singapore Parc des Expositions ISH Light+Building Asia Salone internazionale dell’illuminazione e dell’edilizia/International trade fair of lighting and building 19/11-21/11 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 69 75756477 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.lightbuilding.messefrankfurt.com, www.ish.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitzamoshage@messefrankfurt.com

Milano Fiera Smau Salone internazionale delle tecnologie e dell’ufficio/International trade fair of technology and office equipment 2/10-6/10 Per informazioni: Smau Via Merano 18 20127 Milano Tel. ++39 02 283131 Fax ++39 02 28313213 Internet: www.smau.it E-mail: info@smau.it

Svezia/Sweden Stoccolma Fiera di Stoccolma Home & Villa Salone internazionale dell’edilizia e della decorazione di interni International building and interior decorating trade show 25/9-28/9 Per informazioni: Fiera di Stoccolma Internet: www.stofair.se

183 l’ARCA 111


l’Arca in the World ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar S. Averbuj Publicaciones P.O.Box 860 5500 Mendoza Tel. 061.202857 Fax 061.380131 ALBANIA Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242 AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675 AUSTRIA Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz BELGIUM (l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004-Fax 02 4253022 BRAZIL Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410 CHILE Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210 CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P. O. Box 24508

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Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494, Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420, Fax 05 61215603 GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777 HOLLAND Bruil & Van De Staaij P.O.Box 75 07940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 Swets Blackwell BV P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111 ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579-Fax 03 5794567

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