Arca 192

Page 1

english text

www.arcadata.com

La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva | The international magazine of architecture, design and visual communication

E. Arda/S. Giorgetti/M. Macchi Wendy Evans Joseph Architecture Franco Garbari/Alberto Montesi-KR Studio Manuelle Gautrand Gould Evans IACSA Consortium International Competition ECB Frankfurt Ottonello Premio Internazionale Dedalo Minosse Rudy Ricciotti SANAA/Sejima-Nishizawa

In Italia ₏ 9,00 IVA assolta dall’editore

2004 192

Periodico mensile - Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

The Snow Show


Cesare Maria Casati

Urban Il centro commerciale urbano Shopping Malls

l depauperamento delle piccole attività commerciali, che sta avvenendo nelle piccole e grandi città europee, a causa dell’insediamento nelle loro periferie di nuovi grandi centri commerciali, sta creando problemi economici e urbanistici non previsti, con il cambiamento di costumi e di movimento dei cittadini, soprattutto veicolare, a scapito degli spostamenti pedonali. Non si tratta di demonizzare questi nuovi “siti” di aggregazione, ma di inventare nuove soluzioni urbane che possano recuperare attività di piccoli negozi e identità cittadina all’interno dell’agglomerato urbano e possibilmente far ritrovare il gusto del passeggio ai cittadini. Questo è un problema, non tanto per le città che hanno un centro storico pregevole e attrezzato di strutture commerciali storiche e tradizionali, ma per le cittadine ai margini delle metropoli che nella trasformazione industriale si sono trovate, senza nessuna loro scelta autonoma, a veder decuplicato il numero degli abitanti e trasformati i loro piccoli quartieri residenziali in veri e propri enormi nuclei dormitorio. Il loro centro originale, anche se dotato di piazza, municipio e chiesa, è normalmente sotto dimensionato e inadeguato ad attività commerciali concentrate e segmentate. Ora credo che non si tratti di demonizzare, come alcuni vogliono fare, i nuovi centri commerciali, ma di sviluppare un concetto che si sta definendo, proprio in questi tempi, in alcune città italiane: quello del “centro commerciale naturale”. L’idea è di individuare una lunga strada o viale centrale, pedonalizzare e concedere nuove aree commerciali in aggiunta ai punti vendita esistenti, e riprogettare globalmente l’intera superficie, non come un nuovo progetto di arredo urbano, ma come un vero progetto architettonico. Finalmente si ridisegnerà la città partendo dai suoi vuoti e marginando i pieni. E’ certamente necessario un progetto impostato secondo processi di scelte tecnologiche e di linguaggio adeguate ai costumi attuali, considerando l’area come un tutt’uno tridimensionale dove impianti e scelte tecnologiche siano tutte atte a suscitare nei passanti situazioni emozionali e di conforto particolari. Si potrebbe pensare a una illuminazione variabile, per intensità e per colore, secondo le ore o le ricorrenze; luoghi di sosta confortevoli con possibilità di ascolto e di informazione visiva; chioschi e punti vendita stradali trasparenti e attraenti, acqua, fontane, molto verde e alberi. Nasceranno così nuovi “centri commerciali urbani” che diventeranno non concorrenziali ma complementari ai grandi centri esterni e si darà ai cittadini nuovamente la possibilità di passeggiare nella propria città e di creare nuove sinergie economiche e turistiche che non vanno sottovalutate. Inoltre il fatto di creare architettura “nuova” nella città stimolerà gli edifici prospicienti a migliorare il loro aspetto, magari con operazioni di cosmesi, e i centri commerciali esterni a migliorare i loro contenitori anche dal punto di vista dell’architettura, solitamente banale, per richiamare non solo con i prezzi la loro clientela. In fondo gli spazi delle “gallerie commerciali” di questi enormi centri sono da considerarsi pubblici e se miglioreranno il loro confort estetico e ambientale, con linguaggi progettuali corretti, sarà bene anche per la collettività. L’esempio storico della Galleria di Milano è sempre da considerare.

I

he decline in small trading activities currently affecting both small and large European cities, due to the boom in big new shopping malls out in the suburbs, is causing some unexpected economic and town-planning problems and, most notably changes in people’s habits and how they move around, now mainly in vehicles rather than on foot. There is no point in trying to criticise these new congregation “sites”, what is needed is new ideas for the inner-city capable of recovering these little shops and local urban identity within the city, possibly by helping people rediscover a taste for walking about. This is not so much a problem for cities, whose pleasant old centres are furbished with traditional and historical retail outlets, as for small towns on the outskirts of big cities which, without having any say in the matter, have seen the number of their inhabitants quadruple during the process of industrial transformation and watched small housing estates turn into huge dormitory zones. Even if their original town centres have their own square, town hall and church, they are usually undersized and ill-equipped to handle concentrated and segmented retail services. Now, unlike certain other people, I do not think the answer is slag off these new shopping malls but rather to develop a concept that is currently being worked on in certain Italian cities: the idea of a “natural shopping centre.” The idea is to designate a long street or central road, turn it into a pedestrian area and add some extra shopping areas to existing retail facilities, and then re-design the entire area, not as a new urban furbishing project but as a proper architectural design. In the end the city will be re-designed based around its empty spaces while existing structures are pushed into the background. There is no question that we need a project designed along the lines of technological choices and design idioms in tune with modernday habits and customs, treating the area as one-single threedimensional unit, in which the technological plants and systems are all geared to passing emotional states and comfort. Lighting might be varied in intensity and colour to cater for the time of day or particular situations; there might be comfortable rest places with listening and visual information facilities, and attractive, transparent kiosks and sales points along the road, water, fountains and lots of trees and landscaping. This will lead to the emergence of “urban shopping malls” that will not compete against, but rather be complementary to, large out-oftown malls, once again providing people with the chance to walk around their cities and create new economic-tourist synergies that should not be underrated. In addition, the fact of creating “new” architecture in the city will encourage surrounding buildings to improve their appearance, perhaps through “face-lifts, and even force out-of-town shopping malls to raise their own architectural standards, usually so bland, so as to attract customers by something other than their prices. After all the spaces in the “shopping arcades” in these huge cities are to be treated as public and if their aesthetic-environmental standards are improved, thanks to proper stylistic designs, then it will be good for the whole community. The old example of the “Galleria” in Milan should always be borne in mind.

T

192 l’ARCA 1


PREMIO INTERNAZIONALE

Dedalo

Minosse

ALLA COMMITTENZA DI ARCHITETTURA INTERNATIONAL PRIZE FOR COMMISSIONING A BUILDING

I PREMI DEL 2004 ormai assodato da tempo che la creatività non è una costante ripetibile a piacimento. L’idea del progetto nasce da un momento magico proprio quando il tema, la cultura, la sensibilità della committenza e il luogo, si incontrano con uguale intensità e generano, così, l’opera. E’ l’unione di questi singoli elementi che si condensano nelle mente del progettista prima e della committenza dopo, che permettono, in modo sereno e non conflittuale, il generarsi dell’idea. E’ fondamentale per il progetto che nasca, in modo particolare, una profonda intesa con la committenza, con un’altra cultura, con l’altro uomo, quasi un padre, colui che investe e che deve intendere chiaramente l’idea del progettista. Ecco che, in questo modo, l’evento nasce. Generalmente l’equilibrio di questi elementi porta a realizzare qualche cosa di irripetibile che è, esattamente, ciò che unisce il sentimento di tutti, insomma la vera architettura. E’ questo tipo di progetto che deve essere premiato, è questa l’espressione più consona a identificare il divenire dell’architettura ed è il vero indice per trasformare i nostri comportamenti. Su questi saldi principi è nato il Premio Internazionale Dedalo/Minosse alla Committenza, che riesce a dare un contributo alla diffusione della qualità dell’architettura e dell’ambiente, richiamando l’attenzione su un attore tanto importante quanto generalmente trascurato quale è il Committente d’Architettura. La Giuria premia pur sempre la qualità di un’opera, ma secondo una visione che valuta il processo attraverso il quale il risultato è stato raggiunto. Il Premio ha una sezione dedicata all’Italia, attraverso l’assegnazione del premio ALA–ASSOARCHITETTI, oltre che una sezione dedicata ai giovani. Insomma un premio di grande importanza, animato da un colto e raffinato architetto Bruno Gabbiani, presidente del Premio, coadiuvato nel comitato promotore da Marcella Gabbiani, Roberto Tretti e Giovanni Magnabosco. E’ come se il premio volesse ampiamente riconoscere come l’uomo, in quanto microcosmo, cerca le condizioni per il suo inserimento nel macrocosmo, per spezzare l’estraneità che lo separa dal mondo; la disciplina creativa, che comprende l’uomo in generale, cioè sia l’architetto che il committente, è la fase generatrice che consente la possibilità di un dominio sulle condizioni del campo tematizzato dell’intervento trasformativo. Chi scrive ha visto premiato un suo committente e si è veramente stupito per la grande risonanza che ha avuto il progetto e lo stesso committente. Mario Antonio Arnaboldi

E’

2 l’ARCA 192

Premio Internazionale Dedalo Minosse 2004Premio d’Onore Quinquennale

Committente/Client: Vicariato di Roma Progettista/Architect: Richard Meier and Partners Opera/Work: Chiesa Dives in Misericordia, Roma, Italia

Premio Internazionale Dedalo Minosse 2004

Committente/Client: KLIA Consultancy Services Sdn.Bhd Progettista/Architect: Kisho Kurokawa Architect & Associates Opera/Work: Kuala Lumpur International Airport, Malesia

PREMIO INTERNAZIONALE

Dedalo

Minosse

ALLA COMMITTENZA DI ARCHITETTURA INTERNATIONAL PRIZE FOR COMMISSIONING A BUILDING

AWARDS 2004 t is now a well-known fact that creativity is not something you can just keep on producing whenever you like. The idea for a project emerges at that magic moment when the theme, culture and sensitivity of both client and location come together with the same intensity to create a new work. It is only the combination of these individual elements condensing first in the architectural designer’s mind and then in the client’s that allow an idea to calmly come forth without the slightest conflict or contrast. The newly forming idea calls for a deep understanding with the client, who comes from a different cultural background and is indeed different person, a father-like figure who is making an investment and needs to really understand the architect’s own idea. This is how an event comes about. Generally speaking, a balance of these elements results in something unique being designed, which is what we all long for: in a word, real architecture. These are the sound principles underlying the Dedalo/Minosse International Prize for Clients, designed to help promote architectural quality and the environment, attracting attention to such an important (but generally overlooked) player as the Architectural Patron. The panels of judges will still be rewarding quality design, but based on a wider vision that assesses the process by means of which results are attained. The Prize has a section devoted to Italy, awarding the ALA–ASSOARCHITETTI prize, as well as a section reserved for young people. This is certainly an extremely important prize run by a cultured and sophisticated architect like Bruno Gabbiani, Chairman of the Prize, aided and abetted on the promotional committee by Marcella Gabbiani, Roberto Tretti and Giovanni Magnabosco. It is as if the prize were setting out to acknowledge how man, as a microcosm, is finding his own way of fitting into the macrocosm in order to be reunited with the world; creativity as a human phenomenon in general (encompassing both architects and clients) is that generative phase giving man control over certain thematic field conditions underlying any act of transformation. The writer of this article has witnessed one of his own clients being and rewarded and was astonished to see just how much attention both the project and its patron attracted.

I

Giuria/Jury 2004 Stanislao Nievo (presidente/chairman); Dante O. Benini, Paolo Caoduro, Cesare Maria Casati, Odile Decq, Bruno Gabbiani, Giovanni Gabetti, Guido Gentili, Richard Haslam, Hideto Horiike, Boris Podrecca, Adriano Rasi Caldogno, Roberto Tretti, Per il Comitato Organizzatore/For the organizing committee: Stefano Battaglia, Marcella Gabbiani

192 l’ARCA 3


PREMIO INTERNAZIONALE

PREMIO INTERNAZIONALE

Dedalo

Dedalo

Minosse

Minosse

ALLA COMMITTENZA DI ARCHITETTURA

ALLA COMMITTENZA DI ARCHITETTURA

INTERNATIONAL PRIZE FOR COMMISSIONING A BUILDING

INTERNATIONAL PRIZE FOR COMMISSIONING A BUILDING

Premio Internazionale Dedalo Minosse 2004 Under 40

Committente/Client: Stitching Aluminium Centre Progettista/Architect: Micha de Haas Opera/Work: The Aluminium Forest, Houten (Utrecht), the Netherlands

Premio Speciale l’Arca 2004

Committente/Client: Mirasaka Town Progettista/Architect: Hideki Yoshimatsu+Archipro Architects Opera/Work: Cemetery of the Unknown, Mirasaka, Japan

Premio ALAAssoarchitetti 2004

Committente/Client: Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana Progettista/Architect: Piero Sartogo, Nathalie Grenon, Susanna Nobili Opera/Work: Nuova Cancelleria dell’Ambasciata Italiana, Washington D.C., USA

Premio ALAAssoarchitetti 2004 Under 40

Committente/Client: Comune di Siracusa Progettista/Architect: Vincenzo Latina Opera/Work: Nuova Corte Interna all’Isolato ai Bottari in Ortigia, Siracusa, Italia

N.B. Il 22 marzo sono stati comunicati agli interessati premiati, segnalati e pubblicati, gli esiti del Premio Dedalo - Minosse 2003/2004, al quale hanno partecipato oltre cinquecento committenti. L’elenco completo dei nominativi sarà reso pubblico nel corso della cerimonia di premiazione, che si terrà a Vicenza nel Teatro Olimpico, il 14 maggio 2004.

4 l’ARCA 192

N.B. On 22nd March all the prize-winners and entrants receiving mentions or being published were informed about the results of the “2003/2004 Dedalo-Minosse Award”, that over five-hundred clients entered. The names will be publicly announced during the prize-giving ceremony, which will take place at the Teatro Olimpico in Vicenza on 14th May 2004.

192 l’ARCA 5


Gould Evans

Una visione autonoma Steve Eller Dance Theatre, Tucson l linguaggio del corpo e quello dell’architettura si sono spesso incontrati, hanno dialogato e, a volte, si sono fusi, dando vita a forme espressive innovative. Le coreografie di Oskar Schlemmer, attuate durante gli anni della Bauhaus, introdussero il concetto di danza come relazione spaziale, superando così il vincolo della musica. Ciò ha aperto scenari di grande creatività. Oggi si organizzano, per esempio, eventi come “Body-City. Corpo Città Architettura Tecnologia”, festival internazionale di danza contemporanea (diretto da Frédéric Flamand), realizzato nel 2003 dal settore Danza, Musica Teatro de La Biennale di Venezia. Se nel corso degli anni la danza ha ampliato i suoi orizzonti divenendo anche un sofisticato strumento di analisi spaziale, l’architettura, con la rivoluzione digitale, sta attraversando un momento di grandi mutazioni dei suoi modelli di riferimento. Conseguentemente, sono cambiati anche i concetti che governano il progetto. Gould Evans, nel disegnare lo Stevie Eller Dance Theatre, realizzato a Tucson, all’interno dell’University of Arizona, ha operato una sorta di metaforizzazione del linguaggio attraverso una particolare configurazione dell’edificio che esprime il movimento insito nella danza. Sulla danza si è lavorato analizzando la sua precarietà statica, trasferendo tale concetto sulla forma architettonica creando una struttura staticamente incerta, basculante, con vertiginose inclinazioni al limite del collasso strutturale. La linea spezzata dello Stevie Eller Dance Theatre è un diagramma tridimensionale che suggerisce il movimento del corpo nello spazio nell’unità di tempo. Il progetto indaga quale siano i riferimenti metaforici più eclatanti, cercando di creare un archetipo in divenire che superi le consuete tipologie utilizzate per la configurazione degli spazi dedicati alla danza. Le recenti opere di Gehry, per esempio, nascono dalle stesse premesse, poiché tendono a superare il tipo introducendo la traslazione metaforica come prassi progettuale autoreferenziale. E’ dunque in atto una sorta di morfogenesi non più relazionata alla funzione ma a nuovi archetipi linguistici. Insomma, tutto fa pensare che lo spazio architettonico sarà sempre più un prodotto generato da un sistema di relazioni e sempre meno un contenitore di funzioni. Un’architettura non è dunque più valutabile solamente in base ai parametri vitruviani di funzionalità, solidità e bellezza ma per l’intensità con cui rimanda a un altro da sé. Ciò fa pensare a un’architettura esondante dai consueti argini disciplinari al fine di non porsi più solamente come arte del costruire ma quale percorso per la rifondazione del suo statuto, ovvero verso la trasformazione in un sistema concettuale in grado di produrre una visione filosofica autonoma. Con quale probabilità di successo non è ancora del tutto chiaro, tuttavia il percorso si annuncia carico di innovative potenzialità creative. Per dirla con Gilles Deleuze, ovvero parafrasando alcuni passaggi presenti nel libro Che cos’è la filosofia? scritto in collaborazione con Felix Guattari, l’interrogativo potrebbe essere: che cos’è l’architettura? Risposta: nell’infinito caos dei saperi e dei linguaggi contemporanei l’architettura, come la filosofia, si pone come generatrice di un ordine generale in grado di governare i flussi del pensiero e della comunicazione culturale. Carlo Paganelli

Timothy Hursley

I

6 l’ARCA 192

ody language and the language of architecture have often come together, interacted and, occasionally, even melded into innovative stylistic forms. The choreographic patterns designed by Oskar Schlemmer during the Bauhaus period introduced the concept of dance as spatial relations moving beyond the constraints of music. This opened up the flood gates to striking creativity. Nowadays, for instance, there are events like “Body-City. Corpo Città Architettura Tecnologia”, an international festival of contemporary dance (run by Frédéric Flamand) organised by the Venice Biennial in 2003. Just as dance down the years has widened its horizons to become a sophisticated means of spatial analysis, so architectural is currently drawing on the digital revolution to radically change its own foundations. This means changing the underlying concepts behind design. In designing the Stevie Eller Dance Theatre on the campus of the University of Arizona in Tucson, Gould Evans has in some sense metaphor-ised its stylistic idiom by designing the building to express the movement inherent in dance. He has worked around dance, analysing its static precariousness and then transferring it to architectural form by creating a statically uncertain, wobbling structure, inclined to such a staggering extent that it appears to be teetering on the very edge of structural collapse. The Stevie Eller Dance Theatre’s broken line is a three-dimensional diagram evoking the body’s movement in space in the unity of time. The project investigates the most striking metaphorical allusions, attempting to create an evolving archetype moving beyond the usual stylistic types employed for designing dance facilities. Gehry’s recent works, for instance, are based on the same premises, since they also tend to move beyond any given type using metaphorical shift as a self-referential approach to design. This means a sort of morphogenesis is under way no longer related to function but rather to new linguistic archetypes. In other words, everything suggests that architectural space will increasingly be a product generated by a system of relations and less and less a container of functions. This means a work of architecture may no longer be judged according to the Vitruvian parameters of functionality, solidity and beauty, but rather in terms of the intensity with which it refers to something other than itself. This evokes an idea of architecture that breaks conventional disciplinary boundaries, so that it is no longer the art of building but a new means of re-writing its own by-laws, as it strives to turn into a conceptual system capable of producing its own selfcontained philosophical vision. It is not yet clear how likely it is to succeed, but plenty of creative potential will be unleashed along the way. To quote Gilles Deleuze by paraphrasing certain passages from his book What Is Philosophy? written with Felix Guattari, the question might be: what is architecture? Answer: in the infinite chaos of contemporary languages and knowledge, just like philosophy, it provides a means of instilling a general sense order capable of governing the flows of cultural communication and thought.

B

Credits Project: Gould Evans Design Team: Trudi Hummel, AIA / Donna Barry, RA / Jose Pombo / Kyle Houston / Jason Boyer, RA / Jay Silverberg, AIA / John Cooper, RA / Adam Odgers / Kari Smith / John Dimmel / Jennifer Little / Tamara Shroll / Krista Sheperd / Betsy Lynch / Jorge Colon / Barbara Hendricks / Shane Hawkins / Brian Avery/ Pete Rae Consultant Team: Landry+Bogan (Rigging and Stage Lighting) Riske Associates (Acoustical and Audio Visual) MMLA (Civil Engineering) Rudow+Berry (Structural Engineering) Bridgers+Paxton (Mechanical and Plumbing) Associated Engineering (Electrical Engineering) Ten Eyck Landscape Architects (Landscape Architecture) Mies Grybaitis (Glass Artist) Construction Team: CF Jordan Construction: Rollin Lewis (Regional VP for CF Jordan) Don Thomason (Project Manager) John Rusin (Project Superintendant) Ricardo Platt (Project Engineer) Craig Conelly (Estimating and Purchasing) University Team: Peter Dourlein (Associate Director, UA Facilities Design and Construction) Dennis McCarthy (Manager of Construction, UA Facilities Design and Construction) Maurice J. Sevigny (Dean of Fine Arts) Jory Hancock (Head of Dance) Michael Williams (Associate Director of Dance) John Dalstrand (Technical Director) Jon Harvey (Programmer, Campus and Facilities Planning) Client: University of Arizona

192 l’ARCA 7


Il nuovo Stevie Eller Dance Theatre, realizzato a Tucson, presso l’University of Arizona. Il complesso, con un teatro di circa trecento posti, rappresenta il nuovo centro per la danza, ma può accogliere anche spettacoli di prosa. A destra, dal basso, planimetria generale, sezioni trasversali e pianta del primo piano. The new Stevie Eller Dance Theatre at the University of Arizona, Tucson. The complex, featuring an approximately threehundred seat theatre, is a new dance centre but can also be used for staging plays. Right, from bottom up, site plan, cross sections, and plan of the first floor.

8 l’ARCA 192

Rendering del sistema strutturale e, in basso, particolare strutturale dello schermo esterno. Renderings of the structural system and, bottom, construction detail of the exterior screen.

192 l’ARCA 9


10 l’ARCA 192

192 l’ARCA 11


Schermo di controllo mobile e, a fondo pagina, sezione mediana.

Mobile control screen and, bottom, page, middle section.

Particolare di un sistema di proiezione e, in alto, box office mobile.

12 l’ARCA 192

Detail of a projection system and, top, mobile box office.

192 l’ARCA 13


Nella pagina a fianco, schermi di controllo mobili e sala prove; qui a fianco, particolare delle pannellature semitrasparenti. Opposite page, mobile control screens and rehearsal room; opposite, detail of the semi-transparent panelling.

14 l’ARCA 192

192 l’ARCA 15


Franco Garbari, Alberto Montesi con KR Studio

Dall’alto in basso, sezione trasversale sui padiglioni, sezione trasversale sull’ingresso, pianta parziale, prospetto della nuova Fiera di Brescia.

From top down, cross section of the pavilions, cross section of the entrance, partial plan, elevation of the new Brescia Trade Fair.

Franco Garbari, Alberto Montesi con KR Studio

Lo spazio libero New Fairground, Brescia grandi contenitori non sono facili da affrontare, né per chi li progetta, né per chi saltuariamente ne usufruisce, né tantomeno per la parte di città che li ospita. Se poi la serialità, come nel caso delle fiere, deve essere un dato di partenza, occorre trovare degli spunti diversi per dare valore architettonico alla prepotenza del semplice manufatto edilizio. In questa direzione si è mosso il progetto del team pilotato da Franco Garbari e Alberto Montesi con KR Studio per la nuova fiera di Brescia. Oggi che i volumi delle sale espositive e alcuni degli spazi di servizio annessi sono completati, si può affermare che Brescia ha un pezzo di architettura in più, anche se non ha ancora quel pezzo di città in più che si sarebbe aspettata: si attende infatti che anche il sistema territoriale, disegnato nella proposta vincitrice del concorso (1996), possa vedere la luce, per apprezzarne nella sua interezza il valido intento. I padiglioni non sono che una parte di quel progetto: al di là della interessante soluzione tecnico-mofologica che ci viene offerta come risposta alle esigenze dei diversi layout fieristici, l’aspetto più forte del progetto sta proprio nel modo in cui esso vuole inserirsi autorevolmente e positivamente nel contesto territoriale assai sfrangiato che lo ospita. Potendo contare su una localizzazione efficace, data dall’interscambio autostradale e dall’ottima viabilità primaria, il polo bresciano ha ora bisogno di espandere la sua influenza, partendo dalla forza simbolica dei due cerchi tracciati al suolo. Quello “pieno” dello storico padiglione dell’Esposizione industriale bresciana del 1967, recuperato a spazio polifunzionale e quello “vuoto” che segna il perimetro entro cui è insediato il polo fieristico, da completare con il centro degli affari e le sistemazioni paesaggisitiche. Questo segno non è che un pretesto per ricomporre le diverse parti del complesso, un invito alla città di servirsi di quell’ambito territoriale fatto di alberi, acqua e spazi aperti per un uso anche più soft e quotidiano, a guisa di parco urbano di attività e tempo libero. Tornando ai padiglioni, si nota immediatamente la volontà di smorzare l’impatto ambientale con l’utilizzo di travi a vista in legno lamellare che fuoriescono dal profilo delle pareti di confine. Per assolvere al compito di lasciare completamente inostruito lo spazio sottostante, le travi sono strallate da una serie di piloni binati, che svettano nello skyline a scandire la partitura del rettangolo degli spazi espositivi. Ogni due campate si ergono ritmicamente dei parallelepipedi di forte connotazione formale, in cui il grigliato, posto a protezione delle infrastrutture tecologiche, è calato sul volume sottostante come l’elmo sulla testa di un guerriero. La pelle della parete perimetrale si lascia permeare in modo continuo dalla luce e può essere aperta in più punti per favorire una possibile interazione tra interno esterno. Anche la luce naturale ottenuta zenitalmente con una serie di lucernari contribuisce a smorzare l’effetto possente dei sessanta metri di larghezza della partitura del soffitto. Una suggestione intrigante ci viene data dal disegno leggermente voltato del profilo inferiore delle travi, che suggerisce una tripartizione in navate virtuali e contribuisce piacevolmente a connotare lo spazio interno. Su una delle due testate è stato costruito un volume rettangolare, un po’ goffo rispetto alla lineare schiettezza della soluzione adottata per i padiglioni, nel quale sono ospitati gli spazi di amministrazione e ristoro necessari al funzionamento della macchina fieristica. Jacopo della Fontana

I

Credits Project: Franco Garbari (team leader), Alberto Montesi Fair Architecture and Organization: Studio KR/Marek Nester Piotrowski Plants Project: Giovanni Flavio Chiesa, Tekne Installations Technology: Dario Milana/Domen Italia Collaborators: Francesco Accerenzi, Luca Guerini, Arturo Donadio, Stefano Pellin, Giovanni Barni, Dagmara Lenart Sledzinska, Marco Rivolta, Jacek Sokalski Client: Immobiliare Fiera di Brescia

16 l’ARCA 192

arge containers are always a tricky task to take on, for the people designing them, for those occasionally using them, and even for the city where they are located. When repetition is inevitably a starting point, as in the case of trade fairs, then some other line of inspiration must be found to add architectural quality to the overwhelming simplicity of the basic construction. These are the lines along which the design team headed by Potrowski (who is sadly missed by us all) has created the new Brescia Trade Fair. Now that the main structures of the exhibition rooms and some of the adjoining utility spaces have been completed, it may be safely said that Brescia has an extra piece of architecture, although it still does not have that extra piece of city it was hoping for: the territorial layout envisaged in the winning design in the competition held in 1996 is still waiting to see the light of day, so that we can admire it in all its glory. The pavilions are only part of that master plan: in addition to the interesting technical-morphological solution designed to serve the various trade fair layout requirements, the project’s real strong point lies in the way in which it strives to knit smoothly and positively into the rather “frayed” urban fabric. Since it can count on a very handy location at a motorway intersection and served by some excellent main roads, traditionally one of the most important factors in the success of a trade fair location, the Brescia centre now needs to spread its wings by drawing on the symbolic force of two circles drawn on the ground. The “full” circle composed of the old pavilion used for the 1967 Brescia industrial fair, now redeveloped into a multi-purpose space, and an “empty” circle marking the perimeter where the trade fair is located to be completed by the construction of a business centre and landscaping project. This sign is really just an excuse to stitch the various parts of the complex back together, an invitation for the city to exploit a landscape composed of trees, water and open spaces to make it an even more gentle and ordinary setting, a sort of inner-city park for leisure and recreational activities. Returning to the pavilions, we can immediately see the attempt to mitigate its environmental impact using exposed laminated wooden beams jutting out of the perimeter walls. To leave the space below completely free, the beams are stayed by a set of twin pylons towering up in the air to set the rectangular exhibition spaces in a neat pattern. Every two spans some highly stylish parallelepipeds rise up rhythmically and a grid protecting the technological infrastructures is lowered onto the structure below like a helmet onto a warrior’s head. Light permeates constantly through the perimeter wall’s skin, which can be opened up at various points to favour possible interaction between the inside and outside whenever the characteristics of the occasion call for it. Natural light flowing in from above through a set of skylights helps tone down the powerful effect generated by the sixty-metre wide ceiling. An intriguing effect is created by the slightly vaulted design of the lower section of beams, suggesting a division into three virtual aisles and helping to give the interior space its own distinctive look. A rectangular structure has been constructed over at one end, that looks rather odd compared to the linear simplicity of the pavilion design where the administration and refreshment facilities ensuring the smooth running of the trade fair are located.

L

192 l’ARCA 17


Viste dell’esterno del polo fieristico bresciano, caratterizzato dallo svettare di una serie di pali binati che strillano le travi della copertura e dai

18 l’ARCA 192

parallelepipedi di forte connotazione formale che emergono ritmicamente dalla copertura. Views of the outside of the Brescia Trade Fair

featuring a number of pairs of tall poles giving a distinctive look to the girders of the roof and parallelepipeds emerging from the roof in a rhythmic pattern.

Particolari delle rifiniture esterne.

Details of the external finishing touches.

192 l’ARCA 19


Particolari dell’atrio di ingresso e del banco della reception.

20 l’ARCA 192

Details of the entrance lobby and reception desk.

Viste generali di uno dei padiglioni espositivi, con le travi della copertura in legno lamellare a vista e le pareti perimetrali mobili in modo da

consentire un ingresso della luce naturale dosato a seconda delle esigenze. General views of one of the exhibition

pavilions showing the exposed laminated wooden roof girders and mobile perimeter walls designed to let in the desired amount of natural light.

192 l’ARCA 21


Wendy Evans Joseph

Piccola e ardita Inn at Price Tower, Bartlesville

S

Credits Design Architect Wendy Evans Joseph Architecture Architect of Record: Ambler Architects Design Team: Wendy Evans Joseph (Principal), Robert Furno, Farzana Gandhi, Manan Shah, Thruston Pettus, Liz Burrow, Liza Beaulier Architect Team: Scott K. Ambler (Principal), Jim Charles (Engineering Technician/Project Manager) General Contractor: Fouts Custom Construction/Stan Fouts Main Contractors: T&S Custom Woodworking/Steve Harder, Hawkins Fine Woodworking/Dwight L.Hawkins, Applied Vision Cabinet/Michael Baldrachi, Brook D.Trotter Painting Client: Price Tower Arts Center, C.J. “Pete” Silas (Chairman), Richard P.Townsend (Executive Director)

22 l’ARCA 192

deas for a trip in search of the physical traces of a truly original architectural spirit: we are in Tulsa in the state of Oklahoma, right in the heart of the United States in the midst of the Prairies; head north along Highway 75 past the airport and after 47 miles you take a left turn towards the city of Bartlesville. A very old remnant of what might have been a Living City, the home of “the tree that fled from the overcrowded forest,” as Frank Lloyd Wright loved to refer to his brave little skyscraper made of reinforced concrete, gold-coloured glass and sulphatecoated copper, which was commissioned by H.C. Price and completed in 1956, universally known as Price Tower. For Wright this was a living example of what would now be described as sustainable growth: on one hand horrifically densely populated metropolitan conurbations, governed by the timeless laws of change, chained to interests, an inextricable web of imprisoned skyscrapers, destined along with their inhabitants to fall into a permanent state of crisis; on the other hand, an elegant landscape of carefully balanced and evenly spread communities, dotted here and there with skyscrapers truly worthy of the name due their technological features and stylistic quality, full of distinctive qualities designed to last. The anti-classical site plan plays on various fronts: structurally, it has seven vertical columns in a Latin-cross design broken down just where they intersect, carefully freed space resorting to reinforcements placed in a turbine formation for static purposes, and trussed floors tapered down according to computational scaling; in terms of the site plan, the fleeting traces of regular flat figures are constantly undermined and betrayed in unexpected ways; the outside curtain structures are gently glistening, alternated and broken down to cancel any possible remaining trace of a simple stereometric reading of the entire construction, whatever the point of view. A good chance to tackle the tricky issue of changes in use of works of architecture like this, so exemplary and problematic right from when they were first designed to generally suggest two approaches, literally poles apart, but with some paradoxical features in common. On one hand, the despicable practice of just blindly knocking things down or altering buildings, and on the other hand the practice of turning everything into a museum. To cater for twenty-one hotel rooms, including three duplexes in the top six floors of Price Tower, and a bar-restaurant furbished with meeting rooms up on the fifteenth floor, Wendy Evans Joseph opted for the clear-cut approach of creating something completely different and new, refusing to alter without returning to the old. The rooms come to terms with the bold layout of Wright’s spaces, embracing them and colonialising them with brand-new furniture and fittings. Alterations which, as can be seen, are not irreversible, and a rather elegant overall design, natural materials, non-laminates, fabrics, drapery and coverings specially designed and manufactured between India and Tibet, and commercial-size copper used with lively irony. A pleasant feeling of homeliness, extremely rare nowadays in even the most high-standing hotels. The metaphor of the tree has been taken up and re-worked in an original and poetic manner: Wendy Evans Joseph has carried out a real nest-building operation. The branches of Price Tower is now filled with warm and welcoming nests.

I

Christian Korab

uggerimenti per un viaggio alla ricerca delle tracce fisiche di un esprit architectural veramente originale: se ci si trova a Tulsa, nello stato dell’Oklahoma, nel cuore degli Stati Uniti, in piena prateria, si imbocchi la Highway 75 in direzione nord, si oltrepassi l’aeroporto, e dopo miglia, si prenda infine a sinistra, verso la cittadina di Bartlesville. Reperto arcano di una possibile Living City, sorge laggiù “l’albero che fuggì la foresta affollata”, come Frank Lloyd Wright amava chiamare il suo piccolo coraggioso grattacielo fatto di cemento armato, vetro dorato e rame patinato coi solfati, commissionato da H.C.Price e terminato nel 1956, universalmente noto come Price Tower. Per Wright un esempio vivente di quello che oggi verrebbe definito sviluppo sostenibile: da una parte le orripilanti densità delle conurbazioni metropolitane, dominate dalle leggi del cambiamento, groviglio inestricabile di grattacieli prigionieri, come i loro abitanti, destinate a inevitabile crisi; dall’altra un territorio garbato, popolato da comunità equilibrate e ben disseminate, punteggiato con moderazione da grattacieli degni davvero di questo nome, per tecnologia e qualità, densi di valori identitari destinati a durare nel tempo. L’impianto della Price Tower al solito accuratamente anticlassico, gioca su vari fronti: quello strutturale, setti verticali a croce latina ma spezzati al cuore della loro intersezione, spazio liberato, ricorrendo per le esigenze statiche a irrigidimenti disposti a turbina, e solai a mensola assottigliati secondo le dimensioni di calcolo; quello planimetrico, dove le tracce fuggevoli di figure piane regolari sono continuamente trafitte e tradite in maniera non prevedibile; quello dei tamponamenti esterni, leggermente corruschi, alternati e interrotti per cancellare ogni possibile residua traccia di lettura stereometrica semplice dell’insieme, comunque variando i punti di vista. Una buona occasione dunque per affrontare la questione non semplice del cambiamento di destinazione d’uso di architetture come queste, talmente fin dal loro concepimento esemplari, e quindi difficoltose, da spingere generalmente a praticare due vie, l’una agli antipodi dell’altra, ma con qualche paradossale tratto comune. Da una parte quella della demolizione o della totale e cieca alterazione; dall’altra quella della museificazione, all’apparenza rispettosa, ma sotto sotto non infrequentemente un po’ vigliacca. Wendy Evans Joseph, per ospitare ventuno camere d’albergo, di cui tre duplex, negli ultimi sei piani della Price Tower, e un bar ristorante con sale riunioni al quindicesimo e sedicesimo piano, ha scelto la via nitida della diversità franca del nuovo e della non alterazione senza ritorno del vecchio. Sicché le camere fanno i conti con la conformazione ardua degli spazi wrightiani, per di più anche piuttosto piccoli, accettandoli ma colonizzandoli con attrezzature e arredi nuovissimi, tutti da lei appositamente progettati. Modifiche non irreversibili come si vede, e un insieme dotato di molto garbo, materiali naturali, nessun laminato, tessuti, tendaggi e rivestimenti appositamente disegnati e realizzati fra l’India e il Tibet, rame in pezzature commerciali impiegato con ironia vivace. Domesticità gradevole di fondo, molto rara di questi tempi negli alberghi anche haut standing. La metafora dell’albero fuggito è stata raccolta e ripresa in maniera assolutamente originale e poetica: quello di Wendy Evans Joseph è un vero progetto di nidificazione. Infatti i rami della Price Tower sono ora occupati da nidi accoglienti. Maurizio Vogliazzo

192 l’ARCA 23


Nelle pagine precedenti, viste della Price Tower di Bartlesville, Oklahoma, il grattacielo realizzato da Frank Lloyd Wright nel 1956, che costituisce l’unico esempio di questa tipologia del grande maestro americano. Originariamente destinata a un uso misto, la torre di 19 piani è rimasta poi per qualche tempo abbandonata, prima di essere rilevata da un Centro d’Arte no-profit che ora ne ha commissionato la riconversione in albergo. A fianco, piante della nuova sistemazione ad albergo e sezione con le funzioni originali. Previous pages, views of Price Tower in Bartlesville, Oklahoma, a skyscraper designed by Frank Lloyd Wright in 1956 that is the only building of its kind designed by the great American master. Originally designed for mixed purposes, the 19-storey tower was left abandoned for a while before being taken over by a nonprofit Art Centre that now plans to convert it into a hotel. Right, plans of the new hotel design and section of the original functions.

24 l’ARCA 192

Viste della nuova sistemazione degli interni che si distingue dall’originaria di Wright, ma ne mantiene il carattere rigoroso e audace. La torre ora ospita un’area reception e gli spazi espositivi del PriceArt Center al piano terra, 21 camere tra cui quattro suite e al 15°/16° piano il bar/ristorante. La palette di materiali e colori utilizzata da Weny Evans Joseph rispetta quella di Wright, privilegiando il rame e il legno di acero. Views of the new interior layout that is different from Wright’s original design, although it is just as bold and precise. The tower now holds a reception area and the Price Art Center’s exhibition spaces on the ground floor, 21 rooms including four suites, and a bar/restaurant on the 15th/16th floor. The palette of materials and colours used by Wendy Evans Joseph focuses on copper and maple wood just like Wright.

192 l’ARCA 25


Erol Arda, Stefano Giorgetti, Michelangelo Macchi

Erol Arda, Stefano Giorgetti, Michelangelo Macchi

Per essere amata Primary School in Binasco Nella pagina a fianco, vista dell’ingresso principale e planimetria del nuovo complesso scuola elementare e palestra realizzato a Binasco (MI). Opposite page, the main entrance and plan of the new primary school/ gymnasium complex realized in Binasco (Milan).

Credits Project: Erol Arda, Stefano Giorgetti, Michelangelo Macchi Structures: Mariano Onorati, Antonio tagliabue Security Coordination: Luigi Tosi Procedures: Domenico Martini TechnicalAdministrative Tests: Umberto Colombo Structural Tests: Giuseppe Quaglia General Contractor: Edil Contract Main Contractors: Alan (frameworks), Sigma Lift (lift systems), Seme Fiorito (greenery), Gonzagarredi (furniture and equipments) Main Suppliers: Cesar (interior floor tiles), Hedar (metal roof-Integrate Activities area), Mondo (gum floor-Gymnasium), CSP (prefabricationGymnasium), Ondulit (metal roof-Portico), RDB (bricks), Metra (aluminium frameworks), Alubel (CladdingClassrooms), Metecno (exterior fencing and gates) Client: Comune di Binasco

26 l’ARCA 192

egli anni Settanta la chiamavano “autoprogettazione”, una pratica densa di valenze politiche e culturali che, pur giungendo al punto di divenire, in quella feconda epopea, una disciplina teorizzata in corsi di laurea, per esempio alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, ha avuto, ahimé, rare (ma, per la verità, riuscitissime) applicazioni concrete. Ci riprovano adesso, con rinnovato e apprezzabile spirito di revival, gli architetti Erol Arda, Stefano Giorgetti e Michelangelo Macchi ribattezzando la procedura “progettazione partecipata”. Si tratta in questo caso di una scuola elementare sita a Binasco, hinterland sud di Milano, alla cui ideazione hanno fornito contributi gli stessi alunni che hanno creato – scrivono i progettisti – “le condizioni affinché” anche bambini e bambine “possano avere voce nelle scelte relative alla creazione del loro ambiente di vita”, contribuendo alla progettazione “con idee e proposte tendenzialmente concrete, ma anche liberatorie di desideri e aspettative”. Insomma, l’obiettivo dei tre professionisti è quello di far sì che i bambini imparino gradualmente a “voler bene” alla propria scuola, in quanto frutto degli individuali contributi, sviluppando dentro di sé, nel contempo, un vero e proprio “senso di appartenenza”. Il progetto ha dovuto tener conto delle leggi esistenti, ovvero la normativa tecnica e i nuovi programmi scolastici. Spesso, però, la prima è risultata essere inadeguata ai secondi, soprattutto per quanto riguarda gli spazi-laboratorio e polifunzionali. Gli architetti non si sono quindi assunti un compito non facile, battendosi per rendere più vivibile il burocratico quantitativo di metri quadrati che la normativa riserva a ogni alunno. Tant’è che, nell’intero progetto, traspare uno sforzo di base: questa scuola non è una scuola così come è radicata nell’immaginario collettivo ma un “ambiente per l’apprendimento”, ovvero non un semplice passaggio di “sapere” dal maestro al bambino, ma anche un coinvolgimento dello studente, un continuum di scoperte, di sperimentazioni, di collaborazioni, di socializzazioni, di scambi. Ogni funzione della scuola è quindi sottolineata spazialmente da una precisa scelta di materiali, forme, colori. Prestando particolare attenzione anche all’inserimento del complesso nel contesto urbano (rapporti con la piazza confinante, con un vicino edificio residenziale e conseguenti percorsi di collegamento), il progetto assume come asse principale e “generatore” il fronte ovest-nord-ovest. “Un fronte che chiude la piazza”, spiegano i tre architetti, “e la definisce”. Collegando “i diversi blocchi di edifici che compongono l’opera attraverso la realizzazione di un porticato” con colonne a sezione rettangolare e che si assume anche il ruolo di luogo coperto di attraversamento della piazza pubblica. Dalla piazza pedonale si accede alla scuola e alla palestra consentendo ai bambini (e ai genitori) di evitare pericoli e anche di socializzare. Evitando assolutamente qualsiasi forma di monumentalità, il progetto architettonico, non privo di memorie gropiusiane (notare le finestre della biblioteca), si fonda su una certa essenzialità formale, su una equilibrata alternanza di linee rette e curve, laddove il “movimento”, il “di più” è dato in buona parte dall’attenzione cromatica e dalla minuziosa scelta dei materiali: nella stecca delle aule modulari come nell’edificio per le attività integrative (che elabora un uso “povero” della lamiera ondulata per la copertura); nei blocchi dei servizi in mattoni a vista come nella mensa vetrata, ondivaga e molto high-tech. Michele Bazan Giordano

N

n the 1970s it was called “self-design”, a method brimming with cultural-political connotations, which, despite being on the verge of turning into the subject of degree courses back in that fertile period, for instance in the Faculty of Architecture at Turin Polytechnic, was, alas, only very occasionally put into practice (although, let it be said, with great success). The architects Erol Arda, Stefano Giorgetti and Michelangelo Macchi are making an enthusiastic attempt to revive this practice under the new name of “participational design”. In this instance the project in question is for a primary school in Binasco in the southern outskirts of Milan. The school children themselves have helped with the design creating – as the architects put it – “the conditions so that” even boys ad girls “can have their say in the creation of their own living environment”, providing design “ideas and suggestions of a generally realistic nature that also meet their desires and expectations”. In other words, the three architects want children to gradually learn “to love” their own school as the product of their own input, at the same time developing a genuine “feeling of belonging”. The project was, of course, forced to bear in mind the laws in force or in other words technical regulations and new school programmes. More often than not, though, the former turned out to be unsuitable for the latter, particularly as regards the multi-purpose and laboratory facilities. This was no mean task the architects had taken on, as they worked hard to make the bureaucratic square footage allocated to each individual pupil more person-friendly. Anyway there is a certain basic force running through the entire project: this is not the conventional kind of school that immediately comes to mind, but rather a “learning environment” where “knowledge” is not just imparted to the children by the teacher. The children get directly involved in a seamless process of discovery, experimentation, co-operation, socialising and interaction. Each school service is spatially underlined by a careful choice of materials, forms and colours. Paying careful attention to how the teaching facility is knit into the cityscape (relations with the neighbouring square, adjacent residential building and horizontal links), the project takes the west-north-west front as its main axis and “generator”. Connecting “various building blocks forming the overall construction by creating a portico” with rectangular-sectioned columns, that also acts as a covered passage way across the public square. The square (for pedestrians) leads to the school and gym allowing the children (and their parents) to move about safely and also socialise (turning the familiar image of mums and dads with their cars triple-parked waiting in front of schools in Milan or Rome into nothing more than a distant memory). By steering clear of any kid of monumentalism, the architectural design, reminiscent in certain respects of Gropius’s work (note the library windows), is based around a certain stylistic simplicity, a carefully balanced alternation of straight lines and curves, where “motion”, that “little extra”, mainly derives from the colour scheme and meticulous choice of materials: in the block of two modular classrooms and the building serving other activities (that works around a “poor” use of corrugated iron for the roof); in the exposed brick utility blocks and wave-shaped, high-tech glass canteen.

I

192 l’ARCA 27


Sotto, la facciata vetrata dell’edificio che ospita la mensa. In basso, vista del giardino realizzato sul lato meridionale del complesso scolastico.

28 l’ARCA 192

Below, the glass facade of the building holding the canteen. Bottom, view of the garden built over on the south side of the school complex.

Sotto, il portico e l’edificio che ospita l’Attività Integrative, caratterizzati da una copertura metallica ondulata. In basso, l’interno dell’area destinata alle Attività Integrative.

Below, the portico and building holding Extra Activities featuring an undulating metal roof. Bottom, the inside of the area serving the Extra Activities.

192 l’ARCA 29


Particolare del portico, vista generale dell’edificio mensa con l’allestimento dello spazio esterno e pianta del secondo piano.

Detail of the portico, main view of the canteen building showing the layout of the outside space and plan of the second floor.

Particolare delle alette frangisole metalliche che perimetrano la facciata dell’edifico mensa. Detail of the metal sunscreen flaps running round the façade of the canteen building.

30 l’ARCA 192

192 l’ARCA 31


32 l’ARCA 192

l tempo dell’effimero è ormai passato assieme al grande ombrello del postmoderno. Un’opera che è destinata a durare poco è effimera. Si tratta un concetto e un modo di sentire tipici della contemporaneità. L’opera, lungo i secoli, è stata concepita come “monumento”, memoria che sfida il tempo, presenza imperitura, momento compensatorio della caducità dell’uomo. Le opere ambientali che sono state realizzate in Finlandia con ghiaccio e neve sarebbero allora, per la loro grandezza, quantità e il valore degli autori, l’espressione somma dell’effimero. Ma non è così. Non è stato così neanche quando, alla fine degli anni Settanta, Alan Sonfist realizzava sculture di ghiaccio che, più che sottolineare il senso dell’effimero, invitano ad “auscultare” la materia nella sua fenomenicità: attenzione a ciò che accade in relazione al carattere della materia e ai fattori ambientali. A maggior ragione questa affascinante impresa finlandese non può essere considerata un inno all’effimero. Non di materiali effimeri si tratta, bensì con-naturati, caratteriali, “essenziali”. Sono elementi fenomenici, come il lungo giorno artico che gli organizzatori intendono far vivere intorno al circolo polare ai turisti amanti dell’arte attirati da questo speciale e ponderato contributo di cultura alla natura e al paesaggio siderali finlandesi. Che cosa è accaduto in Finlandia? Le municipalità di Rovaniemi e di Kemi (porto industriale e città con vari edifici di Alvar Aalto) hanno inteso realizzare sculture ambientali basicamente di ghiaccio e neve. Hanno chiamato importanti architetti e artisti, abbinandoli. Contributo strutturale e volumetrico da una parte e, dall’altra, interventi “artistici”. In alcuni casi la collaborazione fra le due categorie è stata totale. Per la cura del critico newyorkese Lance Fung e del direttore dell’Art Museum Hikka Likkanen, autori di 12 Paesi si sono messi a progettare e quindi, in vari casi, a lavorare sul posto con l’aiuto di giovani autori e studenti. Inoltre proprio ai giovani è stata prestata una speciale attenzione. E’ stato istituito infatti un concorso per artisti in cui sono risultati vincitori Halldor Amar Ulfarsson (Islanda) e Gabriel de la Cruz (Spagna). Pernielle Louise Klausen (Danimarca) e Erich Gutmorgeth (Austria) hanno vinto rispettivamente il premio per giovane architetto e studente d’architettura. LOT-EK si combina con l’artista Top Changtrakul. Stabiliscono di dare una sorta di ricetta della loro idea creativa. Il loro “statement” (che però porta la firma di LOT-EK) esordisce così: “Ingredienti: acqua, tinta porporina, sbarre, tubi fluorescenti, misure 120x370 cm. E continua: “Disporre di un pezzo di terra di 35x10 metri, costruire due forme parallele ciascuna di 25 metri e distante l’una dall’altra 2,70 metri. Da parte sua l’artista, Changtrakul, sottolinea il contributo della sensibilità istintiva soprattutto in ordine all’inserimento delle zone di colore nel ghiaccio. Un bel percorso all’interno di un tunnel a cielo aperto lungo il quale ci si imbatte nelle pareti venate di porporino sicché il candore assoluto del ghiaccio viene magicamente trasgredito, ma solo per un momento di effimero contraddittorio, perché il “silenzio bianco”, come direbbe Jack London, il narratore dei rigori dell’Alaska, presto e comunque s’impone. Il gioco minimalista implicito in questo lavoro si ripropone nell’opera dell’architetto Enrique Norten e del suo compagno artista Lawrence Weiner. In questo caso però il gioco dei blocchi di ghiaccio è libero nello spazio senza delimitazioni perimetrali. Pareti liberamente collocate e multicolorate: luce e colore determinano il senso dello spazio e del luogo, anche se presenza e assenza, contenuto e segno, a causa della condizione geografico-ambientale, ti fanno sentire oltre il tempo e lo spazio. Hollmen Reuter Sandaman e l’artista Robert Barry allargano lo sguardo ambientale al cielo. Si ispirano all’Orsa Minore e creano cinque lanterne cilindriche di ghiaccio. All’interno di ognuna di esse una persona (per volta) trova lo spazio della meditazione. Le lanterne sono illuminate dalla luce spettrale del cielo nordico e delle cinque stelle di quella costellazione: un’at-

I

The Snow Show

mosfera intima. All’interno di ciascuna lanterna si percepiscono odori e sapori particolari. “Spring passes/and one remembers one’s innocence/summer passes/and one remembers one’s exuberance/autumn passes/and one remembers one’s reverence/winter passes/and one remembers one’s perseverance/there is a season that never passes and that is the season of glass”. Semplicissimi, profondi versi di Yoko Ono che sembrano scritti per la circostanza, ma che risalgono al 1981. L’artista commenta con questi versi quest’esperienza ambientale che realizza assieme all’architetto Arata Isozaki: una “Penal Colony”, una semipiramide ridotta quasi a cubo. All’interno, un percorso un po’ labirintico rischiarato dalla trasparenza del vetro-ghiaccio. Un ambiente basato su un “continuum” spazio-tempo-luce tra interno ed esterno. Ancora Yoko Ono: “This is Hell in Paradise/We’re all asleep or paralyzed/Why are we scared to verbalize/Our multicolor dreams”. Diversamente ricca di fascino l’opera di Zaha Hadid in coppia con Cai Guo-Qiang. Nel deserto gelato si erge un mostro-edificio di ghiaccio con linee e volumi fortemente dinamici (cubofuturismo, decostruzionismo ecc.). Sostanzialmente due grandi sculture ambientali che si fronteggiano: una di neve e una di ghiaccio. Nella prima interviene Guo-Qiang con fiamme bluastre surreali che via via determinano rivoli, tunnel, vasche. Le sorti della struttura di ghiaccio sono affidate alla natura. La neve si scioglie ed è – scrive il famoso architetto – “un mutare continuo, l’installazione dà luogo a realtà sconosciute con all’interno spazi e volumi”. Un grande mosaico d’acqua di 81 metri quadrati che si spinge nel mare gelato della città di Kemi: 81 blocchi di ghiaccio. Su ciascuno di essi, una scritta, come “holy water”, “Aquafina essentials”. Diller+Scofidio+John Roloff esprimono in modo esplicito un impegno geopolitico, simbolicamente espresso dall’acqua. Infatti ogni quadrato è realizzato col contributo di 170 litri di acqua dal marchio noto. Gli autori sottolineano il senso della trasformazione: “l’acqua minerale è ’purificata’ dal commercio, organizzata dall’ethos e sublimata dalla natura”. Lo studio Anamorphosis e l’artista Eva Rothschild creano una specie di doppia cavea con un intorno semicaotico, una sorta di “Archaic Theatre”. Il senso del caos li accomuna a Ocean North in tandem con l’artista Ernesto Neto: una specie di tazza d’acqua, o di castello d’acqua. Al disorientamento spaziale puntano Juhani Pallasmaa (Heksinki) e Rachel Whiteread (Londra): un cubo di ghiaccio con pareti interne caratterizzate da scanalature a mantice. All’idea del percorso-tunnel si ispirano William & Tsien + Carsten Holler (un circuito di “Meeting slides”: “un cammino misterioso, ma dalla destinazione chiara”) e Tadao Ando + Tatsuo Miyajima col loro “Iced Time Tunnel”: un percorso chiuso, un minimal “purificato”, sequenza di luce e di aria. Nel tunnel di Ando l’artista immette la sua sintonia con la filosofia buddista fissata in 70 “counter gadgets”: da 1 a 9 rappresentano la vita, e quando il display è buio significa la morte. Trasparenze e sagome giocano, in virtù della neve, nel lavoro di Labbeus Woods + Kiki Smith. Il ghiaccio è il materiale per un “solido rosso”, una superba forma postminimalista, semifloscia che respira come tutte le opere di Anish Kapoor abbinato con lo studio di architetti Future Systems. Il senso della leggerezza è proprio sia del gruppo Morphosis + Do-Ho Suh (pareti colorate che esplorano la vita della materia) e lo Studio Granda + Lothar Hempel. Il lavoro di questi ultimi è assai emblematico e poeticamente provocatorio: nel “disperato” deserto di ghiaccio e acqua si erge un semaforo acceso; legata al palo, una bici priva della ruota anteriore, come ne puoi trovare tante nelle metropoli nelle ore notturne. Tutto si riflette quasi sinistramente nella liquida superficie a ridosso del circolo polare artico, là dove il pianeta si fa piccolo e l’arte di ghiaccio lascia un segno indelebile. Carmelo Strano

he times of the ephemeral are gone, along with the great postmodern umbrella. A work that is to last for a short time is ephemeral. This concept and feeling is typical of contemporaneity. Throughout the centuries, works of art have been conceived as “monuments”, memories that defy time, eternal presences, moments that make up for man’s transience. This could lead us to think that environmental works such as the ones accomplished by important artists in Finland, with ice and snow, are the supreme expression of the ephemeral, also due to their dimensions and number. But it is not so. It wasn’t so at the end of the seventies, either, when Alan Sonfist created his ice sculptures. In Alan Sonfist’s case, we were still in the sphere of symbology, but of a different nature. Instead of highlighting the sense of the ephemeral, his ice sculptures invited us to “auscultate”matter in its phenomenality: that is, we were to examine what was happening to the character of matter, with an eye to environmental factors. All the more reason for this captivating Finnish adventure not to be considered a hymn to the ephemeral. These are not ephemeral materials, but innate, temperamental and “essential” materials. They are phenomenal elements, just like the long arctic day that the organizers of the show are preparing for art-lovers around the polar circle, for those who are attracted to this special, pondered contribution of culture to the sidereal Finnish nature and landscape. What’s happened in Finland? The municipalities of Rovaniemi and Kemi (a trading port and a city with various buildings by Alvar Aalto) meant to create environmental sculptures basically made of ice and snow. They have combined the work of important architects and artists. Structural and volumetric contributions on one hand, and “artistic” contributions on the other. In some cases, there was total collaboration between the two categories. Authors from 12 countries laid out their projects and sometimes worked on site with the help of young authors and students, under the curatorship of the critic Lance Fung from New York and the director of the Art Museum Hikka Likkanen. In addition, special attention was given to young authors for educational and promotional purposes. In fact, a competition for artists was established; winners of the contest were Halldor Amar Ulfarsson (Iceland) and Gabriel de la Cruz (Spain). Pernielle Louise Klausen (Denmark) won the prize for young architects, and Erich Gutmorgeth (Austria) won the award for architecture students. LOT-EK worked together with the artist Top Changtrakul. They established a sort of recipe of their creative idea. Their “statement” (which, however, is signed by LOT-EK) starts out like this: “Ingredients: water, a purplish tint, bars, fluorescent tubes measuring 120x370 cm.” And it goes on: “You need a piece of land measuring 35x10; build two 25-meter parallel shapes, 2.70 meters apart”. On his part, the artist Changtrakul points out the contribution of instincitve sensibility, especially regarding the insertion of colored areas in the ice. A pleasant walk through an open-air tunnel, where the walls are veined in purple that magically violates the absolute purity of the ice, but only for a moment of ephemeral contradiction. As Jack London, who tells us of Alaskan rigors, would say – “white silence” then takes over again. The minimalist play implied in this piece is reproposed in the architect Enrique Norten’s work, which he accomplished along with the artist Lawrence Weiner. However, in this case the play of ice blocks is free in space, without any perimetral boundaries. Freely placed and multicolored walls: light and color determine a sense of space and location, even though due to the geographicenvironmental condition, presence and absence, content and sign make you feel you are traveling beyond space and time. Hollmen Reuter Sandaman and the artist Robert Barry broaden their environmental outlook towards the sky. Inspired by the Dipper, or Ursa Minor, they have created five cylindrical ice lanterns. Within each of these lanterns, one person at a time can find his/her

T

space for meditation. The lanterns are illuminated by the sky’s ghostly northern light and by the five stars of that constellation. Special smells and tastes are perceived within each lantern. “Spring passes/and one remembers one’s innocence/summer passes/and one remembers one’s exuberance/autumn passes/and one remembers one’s reverence/winter passes/and one remembers one’s perseverance/there is a season that never passes and that is the season of glass”. These very simple, deep verses by Yoko Ono seem to have been written for the occasion, but they date back to 1981. With these verses, the artist expounds this environemtnal experience, which she accomplished together with the architect Arata Isozaki: a “Penal Colony”, a semi-pyramid that is almost reduced to a cube. Within, a sort of labyrinth that is lit up by the transparency of glassice. A fascinating environment based on a space-time-light “continuum” between the inside and the outside. Yoko Ono also says: “This is Hell in Paradise/We’re all asleep or paralyzed/Why are we scared to verbalize/Our multicolor dreams”. Zaha Hadid coupled with Cai Guo-Qiang created a work full of a different kind of charm. Strongly dynamic lines and volumes rise in the icy desert, resulting in a monster-building (cubism/futurism, deconstructionism, etc.) Basically, two great environmental sculptures face each other: one made of snow, the other of ice. Guo-Qiang adds surreal bluish flames to the first, producing rivulets, tunnels and pockets. But the ice structure’s fate is left in nature’s hands. Snow melts, and is – writes the famous architect – “a continuous change, the installation gives rise to unknown realities with spaces and volumes within”. A great, 81 square-meter water mosaic that is driven into the icy sea of the city of Kemi: 81 blocks of ice. Each of them bears a script, such as “holy water”, “Aquafina essentials”. Diller+Scofidio+John Roloff explicitly and symbolically express their geopolitical commitment through water. In fact, they used 170 liters of a well-known brand of water for each square. The authors highlight the sense of transformation: “mineral water is “purified” by the market, it is organized by ethos and sublimated by nature”. The Anamorphosis studio and the artist Eva Rothschild created a sort of double cavea with semichaotic surroundings, a sort of “Archaic Theatre”. This sense of chaos associates them with Ocean North, along with the artist Ernesto Neto: a sort of water cup, or water castle. Juhani Pallasmaa (Helsinki) and Rachel Whiteread (London) deal with spatial disorientation: an ice cube with inside walls which feature bellows-shaped folds. William & Tsien + Carsten Holler are inspired by a tunnel-like pathway (a circuit of “Meeting slides”: “a mysterious walk that leads to a clear destination”), and so are Tadao Ando and Tatsuo Miyajima with their “Iced Time Tunnel”: a closed path, a “purified” minimal, a sequence of light and air. In Ando’s tunnel, the artist inserts his harmony with Buddhist philosophy, which he fixes in 70 “counter gadgets”: gadgets 1 to 9 represent life, and when the display goes dark it means death. Thanks to their snowy texture, transparencies and profiles play together in the work by Labbeus Woods and Kiki Smith. Ice is the material for a “solid red”, a superb post-minimalistic, almost flabby shape that has a life of its own, just like all of Anich Kapoor’s pieces. For this piece, he worked together with the architectural studio Future System. Lightness belongs both to the group Morphosis + DoHu Suh (colored walls that explore the life of matter) and to the Granda Studio + Lothar Hempel. The work carried out by the latter is extremely symbolic and poetically challenging: a stop light flashes in the “desperate” desert of ice and water; a bike is tied to the pole, its front wheel missing, a common sight in city nights. All of this throws a sinister reflection on the liquid surface near the arctic polar circle, where the planet becomes small and ice art leaves an indelible mark.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

The Snow Show

The Snow Show www.thesnowshow.net Foto: Jeff Debany

192 l’ARCA 33


THE SNOW SHOW Zaha Hadid + Cai Guo-Qiang

Foto: Arto Liiti

34 l’ARCA 192 192 l’ARCA 35


36 l’ARCA 192 192 l’ARCA 37

THE SNOW SHOW Arata Isozaki + Yoko Ono Penal Colony 2004


38 l’ARCA 192 192 l’ARCA 39

THE SNOW SHOW Future Systems + Anish Kapoor Red Solid


40 l’ARCA 192 192 l’ARCA 41

THE SNOW SHOW

Anamorphosis + Eva Rothchild The Morphic Excess of the Natural / Landscape in Excess

Tadao Ando + Tatsuo Miyajima Iced Time Tunnel


1

THE SNOW SHOW

2

42 l’ARCA 192

6

3

6

7

1. Morphosis + Do-Ho Suh Fluid Fossils 2. LOT/EK + Top Changtrakul Colored Ice Walls 3. Juhani Pallasmaa + Rachel Whiteread Untitled (Inside) 4. Hollmen Reuter Sandman + Barry Lanterns of Ursa Minor

8

9

5. Studio Granda + Lothar Hempel Catseye 6. Ocean North + Ernesto Neto 7. Enrique Norten + Lawrence Weiner

4

5

8. Lebbeus Woods + Kiki Smith 9. Williams & Tsien + Carsten Höller Meeting Slides

10

10. Diller + Scofidio + John Roloff - Pure Mix

192 l’ARCA 43


Coop Himmelb(l)au vince ECB New Premises, Frankfurt am Main Nella pagina a fianco, vista del grande atrio, nel progetto vincitore di Coop Himmelb(l)au, che formerà una sorta di “città verticale” con varie funzioni pubbliche e contribuirà anche alla regolazione dell’illuminazione e della ventilazione naturale all’interno dell’intero edificio. Opposite page, view of the main lobby, in Coop Himmelb(l)au’s winning project, which will form a sort of “vertical city” serving various public functions and also helping control lighting and natural ventilation inside the entire building.

44 l’ARCA 192

orrettamente, e in linea con le curiosità e le attenzioni dell’anima di questa rivista, un concorso come quello per la nuova sede della European Central Bank a Francoforte non poteva passare inosservato. Ci si trova di fronte al risultato di un concorso internazionale, che ha proclamato i suoi vincitori: un compito difficile, soprattutto di fronte all’elevato numero di proposte progettuali presentato. Ai lettori si consiglia, in ogni modo, di consultare anche il sito del concorso – www.new-ecbpremises.com – per entrare, virtualmente, nel mondo del fantastico. Poco è dato di sapere sulle prescrizioni concorsuali, ma apparentemente i candidati hanno avuto la possibilità di esprimere i propri linguaggi progettuali praticamente in assoluta libertà, a giudicare dalla elevata diversificazione delle proposte, e forse anche dalle caratteristiche del sito: un grande spazio aperto nelle immediate vicinanze del fiume, nel mezzo del quale sorgono le strutture dismesse dei mercati generali. Il sito internet oltre a un approfondimento dei progetti classificati, propone anche le immagini di quelli dei concorrenti. I lettori si preparino, nel bene e nel male, a di tutto e di più: e se qualcuno ingenuamente si chiedesse dove vada oggi l’architettura, si potrebbe rispondere che l’architettura va ovunque, in qualsiasi direzione, a prescindere dalla qualità del prodotto grafico finito. Ma questa esposizione virtuale dei progetti, per una volta, potrebbe anche essere intesa come la materializzazione, la rappresentazione anche dell’aspetto ludico di una disciplina che spesso si prende troppo sul serio: da un’almeno apparente libertà espressiva concessa ai concorrenti, si giunge a una gamma di risultati sorprendentemente varia. Forme, spazi, colori, masse architettoniche, geometrie: forse l’interesse dell’osservatore potrebbe concentrarsi sulle capacità dei concorrenti di rappresentare visivamente il proprio progetto; alcune soluzioni appaiono talmente ardite da porsi degli (inquietanti?) interrogativi sulla statica degli edifici proposti, e quindi sui materiali immaginati per la loro costruzione, ai quali, evidentemente, si richiederebbero prestazioni statiche del tutto eccezionali. L’uso dell’edificio, e la corrispondenza tra forma e funzione, è un fattore indifferente nella maggior parte dei casi: la banca, qualsiasi siano le attività che si svolgeranno al proprio interno, diviene un contenitore il cui aspetto si modifica in relazione al numero teoricamente infinito di linguaggi architettonici, che tra loro hanno spesso in comune solo le caratteristiche geometriche del sito. Del resto, anche le strutture esistenti, così come per molti versi anche le porzioni di città più prossime all’area, sembrano essere un fattore di limite o di confronto con i progetti presentati: i magazzini abbandonati sono trattati nei modi più disparati, in alcuni casi mascherati dal nuovo edificio, in altri parte integrante del progetto, in altri radicalmente modificati nel loro aspetto esteriore. Il progetto vincitore firmato da Coop Himmelb(l)au, appare comunque dotato di un certo rigore compositivo, capace di comunicare in modo coerente il linguaggio architettonico del progettista: si ripropone il tema del grattacielo urbano, che si innalza da una serie di strutture, ridotte in elevazione, che ne mediano il rapporto con l’area circostante e il contesto urbano. Data l’estrema eterogeneità dei progetti, e l’ampiezza delle scelte possibili, forse la commissione giudicatrice poteva osare di più, senza tuttavia nulla togliere ai pregi indiscussi dell’ipotesi effettivamente selezionata. Filippo Beltrami Gadola

C

earing in mind the spirit and substance of this magazine, it is only right that a competition like the one organised for the new headquarters of the European Central Bank in Frankfurt should attract our attention. We now have the results of an international competition whose winners were only announced after careful reflection: a tricky task, particularly bearing in mind the considerable number of entrants. In any case our readers would be well advised to take a look at the competition site (www.new-ecb-premises.com/home_frame.html) and make a virtual trip through this fantasy world. Not much is known about the competition guidelines, but apparently entrants were allowed to give free reign to their design imaginations, at least judging from the wide range of designs and perhaps also the characteristics of the site: a huge open space in the immediate vicinity of the river, in the middle of which the old abandoned market structures stand. As well as an in-depth look at the winning projects, the website also shows pictures of the other entrants. Readers ought to prepare themselves, for better or for worse, for a bit of everything: and if anybody should naively wonder where architecture is now heading, it might be replied that it is actually heading everywhere, in all directions, all over the place, regardless of the standard of the final graphics. But this virtual display of the projects might, for once, be taken as the concrete manifestation or representation of the playful aspect of a profession which often takes itself too seriously: the freedom of expression that entrants were apparently allowed has resulted in a surprisingly varied range of designs. Forms, spaces, colours, architectural masses, geometric patterns: perhaps visitors to the site might focus on the entrants’ capacity to give visual form to their projects; some of the designs look so bold that we might wonder (worry?) about the static qualities of the buildings on display and hence about the materials envisaged for their construction, which presumably would be expected to serve quite exceptional static purposes. The use to which building is put, and the way form corresponds to function, is an indifferent factor in most cases: the bank, whatever activities eventually go on inside it, is now a container whose appearance alters in relation to what is theoretically an infinite number of architectural idioms that often have nothing more in common than the geometric features of the site. After all, even existing structures (and the same applies in many respects to bits of the city closest to the area) seem to set the bounds or provide a yardstick for the projects entered: the abandoned warehouses are treated in all kinds of ways, in some parts masked by the new building, in others forming an integral part of the project, and in yet others having had their outside appearance radically altered. The winning project designed by Coop Himmelb(l)au does seem to be blessed with a certain degree of stylistic precision capable of projecting the architect’s own design idiom: this is another instance of an urban skyscraper rising up in the form of a set of structures (with reduced elevations) mediating its interaction with the surrounding area and cityscape. Give the marked differences between the different projects and scope of possible choices, perhaps the panel of judges might have been a bit bolder, without taking anything away from the indisputable qualities of the selected designs, that are shown here in greater detail.

B

192 l’ARCA 45


Coop Himmelb(l)au Vincitore/Winner www.coop-himmelblau.at

In alto, viste dell’area del Grossmarkthalle, sulle rive del fiume Main a Francoforte che è stata scelta per la realizzazione della nuova sede della Banca Centrale Europea. A destra, rendering delle due torri che grazie alla loro torsione si presentano come elementi scultori e determinano visuali sempre diverse sia dall’esterno sia dall’interno. Top, views of the Grossmarkthalle on the banks of the River Main in Frankfurt that was chosen as the home of the new headquarters of the European Central Bank. Right, rendering of the two towers whose twisting form makes them sculptural elements and creates constantly changing views from both the outside and inside.

Credits Project: Coop Himmelb(l)au: Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky + Wolfdieter Dreibholz Team Phase 1: Wolf D. Prix, Frank Stepper, Hartmut Hank, Tom Wiscombe; Martin Konrad, Stefan Laub, Wolfgang Fiel; Lukas Kulnig, Monika Lyzycka, Anne-Charlotte Malterre-Barthes, Stefan Meier, Rafal Paszenda,

Thorsten Rolek Team Phase 2: Wolf D. Prix, Frank Stepper, Hartmut Hank, Tom Wiscombe, Karin Miesenberger; Martin Konrad, Stefan Laub; Henning Fritsch, Kathrin Harder, Silke Jörgenshaus, Monika Lyzycka, Rafal Paszenda, Jakob Przybylo Structural Engineering: Bollinger + Grohmann, Klaus Bollinger, Arne Künstler

Buiding Services Engineering: Arup (Germany), Brian Cody Fire Prevention: Ziller ASS Sachverständigen GmbH, Heino Lorenzen (Phase 2) Quantity Surveyor: Letzbor Bauengineering GmbH, Martin Fross (Phase 2) Client/User: ECB – European Central Bank, Frankfurt/M., Germany

Nel progetto vincitore, la struttura del mercato esistente viene lasciata intatta, determinando una contrapposizione tra elementi orizzontali e verticali. Il vecchio mercato avrà funzione di ingresso pubblico e conterrà uno spazio espositivo, il centro visitatori, una biblioteca e un auditorium. The old market is left intact in the winning project, creating a contrast between horizontal and vertical elements. The old market will act as a public entry and hold an exhibition space, visitors centre, library and auditorium.

Sezione longitudinale e piante di due livelli intermedi delle torri. Grazie alla torsione delle torri, ogni piano destinato a uffici ha una pianta leggermente diversa dall’altro. Longitudinal section and plans of the towers’ two intermediate levels. Thanks to the way the towers twist, each office level has a slightly different plan than the rest.

46 l’ARCA 192

192 l’ARCA 47


ASP Schweger Assoziierte Secondo Classificato Second Place www.asp-architekten.de

48 l’ARCA 192

Credits Project: ASP Schweger Assoziierte: Peter P. Schweger, Hartmut Reifenstein, Wolfgang Schneider Collaborators: Jens-Peter Frahm, Mark

Schüler, Christine Neuhoff, Alice Kriegel Engineering Consultant: IC-Ingenieur Consult Statics: Schüssler Plan Landscape Architect: Gustav Lange

L’edificio è costruito su una grande scultura di paesaggio divisa in due parti: un sottile strato di acqua che scende verso il fiume con livelli digradanti e un giardino con cortili e alberi a copertura di alcuni spazi interrati.

Sotto, planimetria generale, rendering e piante del piano terra e del piano interrato. The building is built on a huge landscape sculpture divided into two parts: a thin layer of water running down

to the stream over different levels and a garden with courtyards and trees covering some of the underground spaces. Below, site plan, rendering and plans of the ground floor and underground level.

Sotto, sezione longitudinale e rendering notturno del progetto. Il complesso è composto da tre edifici alti ciascuno 133 m indipendenti connessi tra loro da un

corpo orizzontale superiore di due piani contenente l’area destinata a conferenze. Below, longitudinal section and nighttime rendering of the

project. The complex is composed of three separate buildings, each 133 m high, connected together by an upper horizontal two-storey section holding the conference area.

192 l’ARCA 49


54f Architekten und Ingenieure/T.R.Hamza h & Yeang Terzo Classificato Third Place www.54f.de www.trhamzahyeang.com

A destra, prospetto sud. Sotto, a sinistra, pianta del primo piano e, a destra, pianta del terzo piano. In basso, a sinistra, pianta del piano terra e, a destra, pianta del secondo piano. Right, south elevation. Below, left, plan of the first floor and, plan of the third floor. Bottom, left, plan of the ground floor and, right, plan of the second floor.

50 l’ARCA 192

Credits Project: 54f Architekten und Ingenieure/T.R.Hamzah & Yeang Johann Eisele, Manocheher Seyed Mortasavi, Claus Staniek, Bettina Wirth Project team: Markus Dröge, Günseli Güler, Olaf Schüler, Can Bulgu, Petra Langer, Tilmann Sick, Tanja Wiebel Structural Concept: Weischede Herrmann und Partner Climatic Engineering: Transplan Technik Bauplanung/Stefan Holst

Fire Protection Concept: Tichelmann+Barillas/Kar sten Tichelmann Landscape Concept: 54f Architekten und Ingenieure with Jörg Dettmar Freehand Perspective: 54f Architekten und Ingenieure with Johannes Möhrle Model: Transformer Büro für Gestaltung/Hans v. Bauer

Questo progetto estende gli assi urbani per determinare visuali ed elementi architettonici differenziati. Grande considerazione è data alle problematiche ambientali e bioclimatiche con l’inserimento a vari livelli di giardini pensili. Di notte, l’illuminazione è studiata per creare un’opera d’arte luminosa nel centro di Francoforte. This project extends the urban axes to create different architectural features and visuals. Careful attention has been paid to environmental and bio-climatic issues by incorporating hanging gardens at various levels. At nighttime the lighting is designed to create a luminous work of art in Frankfurt city centre.

192 l’ARCA 51


Studio Valle Progettazioni Partecipante Participant www.studiovalle.com

52 l’ARCA 192

Credits Project: Studio Valle Progettazioni (Tommaso Valle) Project Team: Cesare Valle, Gianluca Valle, Gianluigi Valle, Grazia De Rosa, Carlo Marani, Beatrice Toma,

Paolo Vacatello Project Management: Lawrence Mitsch Collaborators: Alessandro Amoroso, Emiliano Antoci, Gianluca Bilotta, Manuela De Bernardinis, Francesca Fiore, Claudio Giudice

(model maker), Silvia Kuehne, Alessandra Messia, Francesca Pascarella, Lars Riebschlager, Tania Junia Saraceno, Christopher Stack (3D rendering), Kristian Sullivan, Maria Chiara Zecchin, Giancarlo

Zema, Alessandra Zenga Consultants: Buro Happold: Edith Blennerhassett (BioClimatic and Environmental Engineering), Alan Harbison (Civil and Infrastructural

Engineering), Nick Nelson (Structural Engineering), Robert Ruttledge (Mechanical and Electrical Engineering), Steven Williamson (Vertical Transportation Engineering); Studio DA/Cesare Maria e

Matteo Casati (Architectural Imagery); Studio De Vita (Urban Design); Studio Ponis (Landscape Design); Studio Schivo Associati/Marco Schivo e Lucia Revelli (Architectural Imagery)

Nella pagina a fianco, rendering del progetto dello Studio Valle Progettazioni. Sotto, pianta del livello dell’ingresso, rednering notturno e vista del grande atrio pubblico. Il progetto è

caratterizzato da un edificio che taglia diagonalmente l’area lungo un asse piantumato con alberi d’alto fusto che si conclude con una grande piazza pubblica ellittica di fronte all’ingresso

principale. Questa soluzione, insieme alla creazione di un sistema parco fluviale, alleggerisce l’impatto della costruzione sull’ambiente urbano circostante.

Opposite page, rendering of the project designed by Studio Valle Progettazioni. Below, plan of the entrance level, nighttime rendering and large public lobby. The project features a

building cutting diagonally across the area along an axis landscaped with tall trees terminating in a large elliptical-shaped public plaza opposite the main entrance. This design works with the creation of a

fluvial park system to soften the building’s impact on the surrounding urban environment.

192 l’ARCA 53


1

10

19

28

2

11

20

29

37

45

53

61

3

12

21

30

38

46

54

62

4

13

22

31

39

47

55

63

5

14

23

32

40

48

56

64

6

15

24

33

41

49

57

65

7

16

25

34

42

50

58

66

8

17

26

35

43

51

59

67

9

18

27

36

44

52

60

68

54 l’ARCA 192

Shortlisted for the 2nd phase: 1.Barkow Leibinger Architekten; 2.Estudio Lamela; 3.Frank O. Gehry Associates; 4.KHRAS; 5.E. Miralles, B. Tagliabue; 6.Morphosis; 7.Murphy Jahn; 8.schneider+schumacher; 9.Tp Bennett; Participants: 10.3XNielsen; 11.ABB Architekten; 12.Allan Murray Architects; 13.Albert Speer & Partner; 14.Paul Andreu Architecte/ADP Ingénierie; 15.Arup Associates; 16.Baumschlager-Eberle/Itten+Brechbühl; 17.Behnisch, Behnisch & Partner; 18.Benthem Crouwel; 19.Bolles + Wilson; 20.BRT Bothe Richter Teherani; 21.Bucholz/McEvoy Architects; 22.de architectengroep; 23.de Architekten Cie; 24.Dissing+Weitling arkitektfirma a/s; 25.EEA - Erick van Egeraat; 26.Friis & Moltke a/s and Bystrup Arkitekter; 27.gmp-von Gerkan, Marg und Partner; 28.Gössler/Haberland Architekten; 29.Grüntuch/Ernst Architekten; 30.Hascher Jehle Architektur; 31.Heinle, Wischer und Partner; 32.Helin & Co Architects; 33.Herzog+Partner; 34.HPP Hentrich-Petschnigg & Partner; 35.IaN+; 36.Jakob + McFarlane; 37.Jourdan & Müller PAS; 38.K+P Architekten u. Stadtplaner; 39.KSP Engel und Zimmermann GmbH; 40.Kengo Kuma & Associates; 41.Leeser architecture; 42.Llewelyn-Davies; 43.LOVE; 44.Maki and Associates; 45.Mecanoo Architects; 46.Meyer en Van Schooten Architecten; 47.Neumann & Steiner; 48.Neutelings Riedijk Architecten; 49.NOX; 50.OMA; 51.Ortner & Ortner Baukunst GmbH; 52.Dominique Perrault; 53.Boris Podrecca; 54.Pysall-Ruge Architekten; 55.RHWL Architects; 56.RKW Architektur + Städtebau GmbH&Co. KG; 57.Rocco Design Ltd.; 58.Samyn and Partners; 59.SIAT GmbH; 60.Skidmore, Owings & Merrill / NHT + Partner; 61.Sam Stephenson/Traynor O’Toole; 62.United Architects/UN Studio; 63.Studio Valle Progettazioni; 64.Valode et Pistre; 65.van den Valentyn; 66.Vasconi Associés Architectes; 67.VIIVA arkkitehtuuri; 68.Rafael Viñoly Architects

192 l’ARCA 55


di/by Daniele Bedini Direttore Ricerche e Sviluppo del Consorzio IACSA (International Advanced Center for Space Applications) e Presidente “IS In and Out Space” srl

Director of Research and Development at the IACSA (International Advanced Center for Space Applications) and Chairman of “IS In and Out Space” srl

el Luglio 2001, l’allora presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, il prof. Sergio DeJulio, affidò al Consorzio IACSA (International Advanced Center for Space Applications) il progetto degli interni per ISS HABITATION MODULE- Habitability and Equipments Design-Design degli interni del Modulo Abitativo della Stazione Spaziale Internazionale. Lo studio è stato commissionato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) alla luce dell’accordo ASI/NASA che dovrebbe dare all’Italia la responsabilità della realizzazione del modulo abitativo (HAB MODULE) per la Stazione Spaziale Internazionale. Il progetto è stato sviluppato da IACSA in stretta collaborazione con ALENIA SPAZIO di Torino, che, quando ripartirà lo sviluppo di ISS (congelato dopo le ultime drammatiche vicende), costruirà fisicamente il modulo. La pluriennale esperienza maturata dal Consorzio IACSA dell’Università di Firenze nel campo dell’Abitabilità all’interno dei Moduli Abitati Spaziali e l’esperienza tecnologica di Alenia Spazio hanno costituito il background su cui è stato sviluppato tale studio. Gli obiettivi contrattuali dati da ASI sono stati perfettamente condivisi e raggiunti da IACSA e in particolare sono stati valorizzati i seguenti aspetti: - Italian Style

N

Lo studio, seguendo la responsabilità italiana nello sviluppo del Modulo Abitativo, ha voluto affermare il “design italiano” in campo spaziale; e non solo il design ma anche la cultura e lo stile di vita tutti italiani così apprezzati a livello internazionale. - Industrial Involvement Lo studio ha avuto anche l’obiettivo di identificare e coinvolgere (oltre ad Alenia Spazio, responsabile della costruzione del modulo) industrie italiane, no-space related, nello sviluppo di tecnologie innovative per la costruzione di alcuni elementi funzionali interni all’Habitation Module sì da configurare un processo a tutto tondo capace di trasferire know-how e tecnologia in applicazioni terrestri. L’esperienza pluriennale di Daniele Bedini e del suo team nel campo dell’abitabilità spaziale hanno portato a notevoli “miglioramenti” nella configurazione degli interni dell’HAB Module, rispetto alla versione americana sviluppata da Boeing e poi ripresa dall’industria nazionale. Una dettagliata analisi funzionale e un design innovativo hanno consentito di risparmiare “volume”. L’obiettivo raggiunto, infatti, è stato quello di poter usare in condizioni di budget limitato anche un modulo pressurizzato da 16 Racks (un Rack corrisponde a un modulo armadio/contenitore di 110 centimetri di larghezza e 210 centimetri di altezza) per soddisfare tutte le necessità

HAB Module

56 l’ARCA 192

funzionali dell’Habitation Module; anche se il modulo-base è di 24 racks. Il design ha sviluppato idee innovative che prevedano la possibilità di accorpare funzioni e attrezzature in spazi comuni dotandole di flessibilità e riconfigurabilità. L’approccio interdisciplinare è il valore aggiunto nello sviluppo del layout generale del modulo abitativo e delle sue singole parti funzionali. Infatti il contributo simultaneo di architetti, ingegneri, psicologi etc. facenti capo ai due team, IACSA/Alenia Spazio, è sfociato in una configurazione con un alto livello qualitativo di abitabilità e di design. La “casa” degli astronauti è costituita da un cilindro lungo circa 8 metri per 4,5 metri di diametro, con all’interno uno spazio utile equivalente a 24 Racks. Questo modulo dovrà ospitare 4 astronauti fissi + 3 in visita. Il benessere psico-fisiologico e quindi la produttività degli astronauti sono la base per il buon esito di ogni missione spaziale. La qualità degli interni dei moduli pressurizzati, e in particolare il modulo abitativo hanno un ruolo determinante nel garantire tale benessere. Ecco quindi perché l’ASI ha incaricato IACSA di progettare gli interni del Modulo Abitativo con particolare attenzione ai seguenti elementi e sistemi funzionali: Crew Quarters (cabine letto); Galley, Wardroom and Food System (cucina e soggiorno/pranzo); Hygiene and Health System (bagno/doccia e attrezzature ginni-

che); Stowage System (armadi/contenitori); Lighting and Air-conditioning System (illuminazione interna); Clothing and Accessories System (accessori e abbigliamento tecnico degli astronauti); Telecomunication and media System (telecomunicazioni, media/arte); Styling (estetica generale). Nell’ottica di poter ospitare 4 astronauti fissi + 3 astronauti in visita in un modulo rigido di limitate dimensioni, sono state applicate idee innovative e tecnologie all’avanguardia per, da un lato, migliorare le condizioni di abitabilità, dall’altro limitare il costo della costruzione del modulo. Il progetto ha sviluppato due soluzioni basate su 16 e 24 Racks. Per arrivare a tale risultato è stata effettuata una analisi interdisciplinare dei requisiti correlati alle attività dell’abitare, una valutazione incrociata su tempi e modi di uso delle varie attrezzature, per determinare una gerarchia e priorità di attività su altre. Il design ha previsto infatti di poter accorpare e integrare attività compatibili non contemporanee e supportarle con attrezzature avanzate basate su tecnologie pneumatiche ed estensibili. I vincoli a cui il processo di progettazione è sottoposto sono enormi. Dalle condizioni spaziali estreme (assenza di gravità, pressione interna inferiore, uso limitato di materiali per le problematiche del “off-gassing”) fino a quelle tecnologiche intrinseche all’involucro pressurizzato esterno, hanno condizionato all’inve-

Credits HAB Project Management: Daniele Bedini, Mario Calamia (IACSA Consortium Chariman) Project Coordinator: Massimiliano Leoncini Design Team: Hernan Lorenzo, Paola Favatà, Marco Pisati, Diletta Provvedi, Lara Sani, Massimo Francalanci Alenia Spazio Team: Dino Brontolo, Mauro Ricci

Space Design

192 l’ARCA 57


rosimile il design. Ma nonostante tutto, prima la ricerca dei gradi di libertà creativa poi le soluzioni trovate hanno condotto a un design interno del modulo veramente innovativo e originale con una chiara affermazione del “Made in Italy” per la sua semplicità e qualità funzionale e formale. La collaborazione con i tecnici Alenia è stata determinante per arrivare a definire tali vincoli iniziali tecnologici e valutare di volta in volta la fattibilità tecnologica e applicativa degli elementi progettati dal team IACSA capeggiato dall’architetto Bedini. Descrizione degli elementi di design - Crew Quarters (cabine letto) Il team IACSA è riuscito a far dormire gli astronauti in posizione orizzontale, al contrario di quanto previsto fino a oggi in quanto gli astronauti dormono in posizione verticale, appesi in “sacchi a pelo”. Tre tipologie di cabine che si aprono la sera per ospitare gli astronauti, permetteranno un utilizzo alternativo degli spazi durante il giorno (a cabine chiuse). Sono state applicate tecnologie gonfiabili sia per espandere il volume cabina, sia per limitarne “il peso”. La collaborazione con Eurovinil di Grosseto, industria esperta in strutture pneumatiche è stata determinante. Tale tecnologia rappresenta una reale applicazione di un know-how tutto IACSA acquisito durante lo studio SpeS, sviluppato sempre per ASI. Le cabine così configurate potranno essere anche “unite” e ampliate per ospitare coppie di astronauti. - Galley, Wardroom Food System (cucina/soggiorno/pranzo) La progettazione di quest’area comprende sia la cucina che il tavolo e di tutti gli elementi del sistema “cibo”. Il tavolo ripieghevole permette svariate configurazioni: per 2, 4 e 8 astronauti contemporaneamente, sia per lo svolgimento di attività lavorative che per la colazione/pranzo/cena. Sono stati riprogettati i vassoi porta cibi per garantire una semplice ed efficace utilizzazione degli stessi, sia in fase di preparazione del cibo che durante i pasti. E’ stata portata avanti una ipotesi di inserire alcuni elementi nutrizionali italiani nella dieta degli astronauti; per far questo IACSA ha la collaborazione con Barilla

Nelle pagine precedenti, viste interne del modello in scala costruito da IACSA per lo studio del modulo HAB. A destra, layout di studio per il modulo a 16 Racks.

che ha messo a disposizione tutto il centro ricerche per tale nuova sperimentazione. - Hygiene/Health System (bagno/doccia e attrezzature ginniche) Il progetto ha previsto la possibilità di utilizzare un rack ampliato che consente l’utilizzazione sia del bagno che della doccia contemporaneamente, in un solo “metro” lo IACSA ha concentrato tutte le funzioni della toilet e una doccia gonfiabile semitrasparente. - Stowage System (armadi/contenitori) Rappresenta una delle parti più innovative del modulo abitativo e rivoluziona l’approccio conservativo finora applicato. Gli armadi diventano: gonfiabili, trasparenti, leggeri, impacchettabili, trasportabili. Gli astronauti possono vedere direttamente il contenuto degli armadi senza perdite di tempo prezioso per la ricerca computerizzata. Codici di Simboli e Colori trasmettono all’astronauta immediatamente informazioni circa il contenuto. La semitrasparenza, la leggera colorazione unita a una retroilluminazione degli elementi contenitori arricchiscono il modulo abitativo di spazialità, di luminosità e di morbidezza formale, creando un ambiente più soft e accogliente per gli astronauti. Tutto contribuisce a creare quella varietà formale necessaria per stimolare ed emozionare gli astronauti, qualità necessaria per il benessere psico-fisiologico. Il sistema degli armadi/contenitori è stato risolto attraverso una soluzione innovativa che consentisse sia lo stoccaggio delle cose che la loro trasportabilità. Una serie di “sacche gonfiabili” trasparenti, di varie dimensioni, colorate in funzione del contenuto e utilizzabili come “zainetti” permetteranno la loro utilizzazione durante lo svolgimento di diverse attività, in diverse parti del Modulo. Le strutture pneumatiche degli elementi contenitori sono realizzate con tecnologia ad airframe con diaframmi in tensostrutture. La parte terminale del Modulo è stata attrezzata con il sistema degli stowage gonfiabili retroilluminati, su uno sfondo realizzato con serbatoi di acqua trasparente retroilluminati, così da creare un effetto di dilatazione dello spazio. - Lighting and Air-conditioning System (illuminazione interna)

Per il sistema dell’illuminazione si sono applicate lampade fluorescenti a regolazione variabile (per ricreare il ciclo giorno/notte) così come sistemi a fibre ottiche per l’illuminazione puntuale per lo svolgimento di specifiche attività. Particolare attenzione è stata rivolta all’illuminazione del soggiorno (wardroom) e del tavolo, proprio per ricreare un effetto “domestico” a queste aree. - Clothing and Accessories System (accessori e abbigliamento tecnico degli astronauti) Lo IACSA propone un nuovo sistema di abbigliamento tecnico per l’astronauta, capace di supportarlo in tutte le attività compresa la ginnica. Materiali speciali, inserti elettronici consentono di adattare le prestazioni dell’abbigliamento alle varie temperature corporee e di mitigare le emissioni inquinanti del corpo umano. Trattamenti esterni, colorazioni diverse e una piccola varietà di styling introducono un certo grado di personalizzazione nell’abbigliamento spaziale: l’inizio di una Space Fashion. - Telecomunication and media System (telecomunicazioni, media/arte) La zona soggiorno (wardroom) è inoltre dotata di oblò per la vista all’esterno durante i pranzi e di uno schermo multimediale per le teleconferenze, ma anche utilizzabile per proiezioni digitali e artistiche. Infatti lo IACSA insieme ad ASI si fa promotore di sviluppare un’arte spaziale: giovani artisti internazionali potranno avere la più avanzata galleria d’arte del mondo dove esporre le proprie opere. L’Italia, l’ASI, lo IACSA promuoveranno tale attività. In sintesi un Modulo Abitativo che comprende il Made in Italy in tutte le sue sfaccettature: capacità tecnologiche, design, arte e moda. IACSA si è anche impegnato in altri tipi di studi , sempre per ASI, da cui in parte è derivato anche il progetto HAB, che vedono nelle strutture pneumatiche il loro contenuto più innovativo. Con il progetto SPES e nel suo prossimo proseguimento il FLECS, IACSA è diventato una delle realtà di ricerca più accreditate in Europa, nel campo degli “Inflatables” agendo come motore promozionale per l’utilizzo di tali strutture prevedendone il successo applicativo in una serie ben definita di missioni.

n July 2001 Professor Sergio DeJulio, then chairman of the Italian Space Agency, commissioned the IACSA to design the interiors for the ISS HABITATION MODULE - Habitability and Equipments Design – the interior design for the living quarters of the International Space Station. The Italian Space Agency (ASI) was commissioned in light of the ASI/NASA agreement that is supposed to give Italy the job of designing the Habitation Module for the International Space Station. The project was developed by the IACSA in close partnership with ALENIS SPAZIO from Turin, which, when the ISS project takes off again (halted after recent dramatic events), will actually physically build the module. Years of experience that the IACSA has gained at Florence University working on the living conditions inside Space Habitation Modules and Alenia Spazio’s technological know-how provide the background required for developing these studies. The ASI’s contractual obligations were perfectly shared and met by the IACSA, notably focusing on the following aspects: - Italian Style Bearing in mind Italy’s role in developing the Habitation Module, the study set about promoting Italian design in the space sector; and not only design but also the culture and lifestyle of Italians, that are so admired on an international scale. - Industrial Involvement The study also set out to locate non-space related Italian industries (in addition to Alenia Spazio, in charge of building the module) to get involved in the development of innovative technology for constructing some key functional features inside the Habitation Module to create a cross-the-board process capable of transferring know-how and technology to applications down here on Earth. Years of experience that Daniele Bedini and his team have gained in the field of space habitation have resulted in notable “improvements” in the interior design of the HAB MODULE compared to the American version developed by Boeing and then passed onto the American aerospace industry. A detailed functional analysis and innovative design have enabled savings on “volume”. The target, which was successfully achieved, was to create, working with a limited budget, a 16-Rack pressurised module (a Rack is basically a wardrobe/container measuring 110 cm in width and 210 in height) to meet all the Habitation Module’s functional needs; although the base-module is actually

I

Layout di studio per il modulo a 24 Racks. Study for the layout for a 24-Rack module.

Previous pages, interior views of a scale model, realized by ICS, for the study of the HAB Module. Right, study for the layout for a 16-Rack module.

58 l’ARCA 192

192 l’ARCA 59


made of 24 Racks. The design developed innovative ideas involving the possibility of combining functions and equipment in communal spaces furbished with great flexibility and re-configurability. An interdisciplinary approach is the added value in the development of the basic layout of the habitation module and its separate working parts. The simultaneous contribution of architects, engineers and psychologists etc. headed by two teams, IACSA/Alenia Spazio, produced a high-quality living environment with a cutting-edge design. The astronauts’ “home” is formed of a cylinder measuring about 8 metres in length and 4.5 metres in diameter with a 24-rack free space inside. This module will have to accommodate 4 permanently stationed astronauts + 3 visiting astronauts. The psychological-physiological well-being of the astronauts and, hence, their work rate are the basis for any successful mission. The quality of the pressurised module interiors, and the habitation module in particular, plays a key role in ensuring this well-being. This is why the ASI commissioned the IACSA to design the interiors of the Hab Module, taking special care of the following functional features and systems: Crew Quarters; Galley, Wardroom and Food System; Hygiene and Health System; Stowage System; Lighting and Air-conditioning System; Clothing and Accessories System); Telecommunication and media System; Styling. New ideas and cutting-edge technology have been used in order, on one hand, to improve the living conditions and, on the other, to keep down the costs of constructing the module for accommodating 4 permanently stationed and 3 visiting astronauts. The projects was designed along the lines of both a 16- and 24rack system. This was achieved by carrying out an interdisciplinary analysis of the requisites for living purposes, including a cross check of how and when the various equipment would be used to create a hierarchy of priorities. The design allowed for non-simultaneous

compatible activities to be combined, integrated, and backed up by avant-garde equipment based on pneumatic and extendable technology. The design process is subject to enormous constraints. The design was influenced to the most unlikely extent by everything from extreme spatial conditions (absence of gravity, lower internal pressure, restrained use of materials for handling “off-gassing” problems) to technological constraints linked to the pressurised outside shell. But despite everything, first experimentation into degrees of stylistic freedom and the eventual solutions found resulted in a truly innovative and original interior design for the modulus which is distinctly “Made in Italy” due to its simplicity and practical/stylistic quality. Working with Alenia technicians was vital for setting these initial technological constraints and constantly assessing the technological/application feasibility of the features designed by the IACSA team. Headed by the architect Bedini. Description of the Design Features - Crew Quarters The IACSA team managed to let the astronauts sleep in a horizontal position, in contrast with previous designs hanging them up vertically in “sleeping bags”. Three types of special cabins open up in the evening to accommodate the astronauts, allowing an alternative use of the daytime spaces (cabins closed). Inflatable technology was used both to expand the space in the crew quarters and to keep its “weight” down. Working with the Eurovinil firm from Grosseto, experts in pneumatic structure, was crucial. This technology is a practical application of IACSA’s special known-how developed for the ASI while working on the SpeS programme. Crew quarters designed like this can be “combined” and extended to host astronaut couples. - Galley, Wardroom and Food System The design of this area encompasses the kitchen, table and all the

“food” system elements. The folding table can be adapted for 2, 4 or 8 astronauts at the same time. I can used for either carrying out work activities or eating breakfast/lunch/diner. The food trays have been redesigned so that they are easy to use and more efficient, both when preparing and eating meals. It is also planned to incorporate some Italian nutritional elements in the astronauts’ diet; IACSA is working on this in conjunction with Barilla, which has devoted its entire research centre to this new experiment. - Hygiene and Health System This project involves the possibility of using an extended rack so that both the shower and bathroom can be used at the same time. IACSA has concentrated all the toilet facilities and a semi-transparent inflatable shower in one single “metre”. - Stowage System This is one of the most innovative parts of the habitation module, revolutionising the conservative approach adopted until now. The wardrobes are inflatable, transparent, packable and transportable. Astronauts can see right into the wardrobes without losing any precious time on computerised research. Symbols and Colours Codes provide the astronaut with instantaneous information about what is inside. The semi-transparency, light colouring and rear-lighting of the container elements add a sense of space, light and stylistic softness to the habitation module, creating a softer and more welcoming environment for the astronauts. All this helps create the kind of stylistic variety required for stimulating and exciting the astronauts, vital qualities for mental-physical well-being. The wardrobes/containers system features an innovative design allowing various objects to be stowed away and transported. A set of transparent “inflatable bags” of different sizes, coloured according to their contents and acting as “back-packs”, let them be used while carrying out various activities in different parts of the Module. The pneumatic structures of the con-

tainer elements are designed using airframe technology with tensileframed diaphragms. The end section of the Module is equipped with a system of rear-lit inflatable stowage holds against a backdrop of rear-lit transparent water tanks creating a dilated space effect. - Lighting and Air-conditioning System Adjustable fluorescent lights (to re-produce a day/night cycle) were used for the lighting system, providing optical-fibre spotlighting for carrying out special taks. Special attention was focused on the wardroom and table lighting to re-create a sort of home environment. - Clothing and Accessories System The IACSA has designed a range of technical-wear for astronauts, suitable for all kinds of activity including physical exercise. Special materials, inserted with electronics, ensure the clothes adapt to varying body temperatures and reduce polluting emissions from human bodies. Outer effects, different colours and a small variety of styling add a certain personal touch to the space-wear. - Telecommunication and Media System The wardroom us also fitted with portholes to provide views outside during meals and a multi-media screen for teleconferences that can also be used for digital and artistic projections. The IACSA and ASI are jointly working on promoting space art: young artists will be provided with the world’s latest art gallery for displaying their works. Italy, the ASI and the IACSA are promoting this project. In brief, this is a Habitation Module based on Italy design and products: technological expertise, design, art and fashion. The IACSA has also worked on other types of studies (again or the ASI) – the HAB project is partly a spin-off of these other studies – whose most innovative feature is the use of pneumatic structures. The SPES project and its latest development, the FLECS, make the IACSA one of the most widely esteemed research bodies in Europe in the field of “Inflatables”, promoting their successful use in a specific range of different missions. A destra, esploso e sequenza di apertura di una delle tipologie di camera da letto. Nella pagina a fianco sinistra, sopra, vista dell’interno del modulo Flecs; sotto, rendering degli interni di un modulo a 16 Racks con il tavolo estensibile e le camere estensibili sullo sfondo; a destra due rendering degli interni di un modulo a 24 Racks con le cabine letto e l’area soggiorno/cucina. Right, blow up and opening sequence of one of the typologies for a bedrooms. Opposite page, left, above, interior view of a Flecs module and, below, rendering of the interior of a 16-Rack module with the extensible table and the extensible bedrooms on the background; right, two renderings of the interior of a 24-Rack module showing the bedrooms and the galley, wardroom and food system areas.

60 l’ARCA 192

192 l’ARCA 61


Rudy Ricciotti, RCT

Avventura demuseificante MUCEM Marseilles Nella pagina a fianco, planimetria, esploso assonometrico e, dal basso in alto, piante del piano terra, primo, secondo e terzo piano del MUCEM, il Museo delle civiltà dell'Europa e del Mediterraneo. Opposite page, site plans, axonometric blow-up and, from bottom up, plans of the ground, second and third floors of MUCEM, Museum of European and Mediterranean Civilisations.

Credits Project: Rudy Ricciotti, RCT Client: Ministère de la Culture e la Communication, Direction des musées de France

62 l’ARCA 192

n concorso importante sul piano urbanistico e culturale è stato recentemente aggiudicato a Marsiglia per la realizzazione del MUCEM, Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo, prevista entro la fine del 2009. Su otto équipe selezionate vince il progetto di Rudy Ricciotti. La sua proposta è, infatti, quella che meglio interpreta lo spirito del luogo, l’integrazione con un sito fortemente connotato da una realtà urbana complessa e contraddittoria influenzata da una posizione strategica per gli scambi tra Europa e Mediterraneo. Ricciotti riesce a cogliere il significato urbano e le ambizioni di questa città, all’incontro di interessi e destini di civiltà che si affacciano su uno stesso mare. Pochi sono gli edifici che hanno saputo trascrivere con un linguaggio contemporaneo e facilmente assimilabile questi valori e forse ancora oggi è la suggestiva architettura ideata da Nouvel per l’Institut du Monde Arabe di Parigi a fornire uno degli esempi più validi. Viste panoramiche, peasaggio di mare, sole, mineralità sono gli strumenti che guidano la scrittura del MUCEM di Marsiglia. Appoggiato all’ingresso del Vieux Port, tra Fort Saint-Jean e il molo J4, l’edificio guarda con rispetto alle numerose presenze storiche confrontandosi in modo coerente col progetto urbanistico di Yves Lion. Conformemente al programma di massima, l’edificio è descritto da un volume quadrato di 72 metri di lato, che privilegia l’orizzontalità della spianata affacciata sul mare. La riconoscibilità del piano pitagorico viene quindi ripresa da un secondo volume di 52 metri di lato inscritto nel principale e dove sono concentrate le sale espositive e delle conferenze, identificate appunto come cuore del museo, mentre gli spazi di servizio sono distribuiti tutt’intorno. Quindi due scatole calate una dentro l’altra, regolari, lineari, universali, funzionionamento facilmente assimilabile, volumetria poco impattante, tutto fuorché un oggetto/scultura inno alla forma fine a se stessa. Ma da questa semplice combinazione, Ricciotti costruisce un suggestivo e piacevole racconto architettonico coniato su una grammatica dello spazio e dei materiali di rara suggestione. La zona liberata dallo scarto tra i due volumi viene infatti sfruttata per dare origine a una terza dimensione del museo, che ne ribalta il concetto tradizionale. Acqua di mare, passerelle aeree interrotte da belvedere e zone di riposo guidano il percorso di visita nei tre piani che articolano le sale espositive, facendo penetrare la luce e l’aria e garantendo la sicurezza in caso d’incendio. “Questo vuoto periferico sarà un’avventura demuseificante in cui l’odore dello iodio, portato dai fossati riempiti con l’acqua di mare, scaccerà i dubbi che possono insorgere dall’uso della storia delle nostre civilizzazioni. Il MUCEM sarà una casbah verticale”. La dimensione minerale dell’insieme, che traduce la percezione di un paesaggio in pietra come è quello del Vieux Port, è affermata dalla scelta tettonica di un cemento in fibra di nuova concezione ad altissime prestazioni con uno spessore ridotto al minimo e tale da divenire nient’altro che una pelle. Le facciate sud-est e sudovest vengono schermate dal ricamo di una maglia in cemento color polvere che raggiunge la terrazza panoramica e la passerella aerea di collegamento al forte, proteggendole dal sole e dai venti. Elogio alla densità e alla fragilità, l’architettura del MUCEM individuerà l’ingresso al porto con un segno riconoscibile ed evanescente che fa propria la dimensione di un paesaggio austero, come la pietra, ma animato di ombre e di riflessi come le architetture orientali. Elena Cardani

U

n important competition was recently adjudicated to design the MUCEM, Museum of European and Mediterranean Civilisations, planned to be built in Marseilles by end of 2009. Rudy Ricciotti’s design beat off competition from eight pre-selected teams. The winning project was the best at interpreting the spirit of the place. A complex and contradictory setting influenced by the city’s location at the hub of interchange and trade between Europe and the Mediterranean. Ricciotti deserved to win with his project that takes up the ambitions of a city where interests and civilisations meet overlooking the same sea. There are not many buildings that have managed to embody these values in an up-to-date and easily accessible idiom, and perhaps Nouvel’s highly evocative architectural design for the Institut du Monde Arabe in Paris is still one of the best examples. Panoramic views, the seascape, sunshine and mineral qualities provide the vocabulary for writing the MUCEM in Marseilles. Placed at the entrance to the Vieux port between Fort Saint-Jean and Pier J4, the building looks respectfully over at all the old constructions, knitting smoothly into Yves Lion’s urban master plan. In keeping with the preliminary programme, the building features a square structure measuring 72 metres along the side drawing on the horizontal forms of the promenade along the seafront. The characteristic Pythagorean plane common to classical Latin, Greek and Oriental culture is re-proposed in a second structure measuring 52 metres along the side inscribed inside the main construction and holding the exhibition and conference rooms acting as the hub of the museum, while the utility spaces are distributed all around. So there are two boxes, one inside the other, both regular-shaped, linear, universal and easy to assimilate; their low-impact structures make them anything but an object/sculpture exalting form for form’s sake. But Ricciotti draws on this combination to write his own neat and striking architectural tale, coined around a highly evocative grammar of space and materials. The space opened up by the gap between the two structures is actually used to create the museum’s third dimension. Sea water, overhead walkways regularly interrupted by observation points and rest areas set out the tour across three floors of exhibition rooms and open up panoramic views letting in light and air to brighten up the premises and provide emergency exits. “This peripheral void will be a de-museumifying adventure in which the smell of iodine inside the ditches filled with sea water will dispel any doubts about the use of history in our civilisations. The MUCEM will be a vertical Casbah.” The mineral qualities of the overall design incorporating the stone landscape characterising the Vieux Port are reinforced by the tectonic nature of a new type of fibre cement combining high-performance properties, minimal width and the characteristics of an opaque powder-like skin. The south-east facades are shielded by a carefully embroidered fabric of this cement, that extends up to the observation deck and overhead walkway connected to the fort, providing shelter against the sunshine and winds. As an ode to density and fragility, MUCEM’s architecture will provide the entrance to the port with a distinctive, evanescent sign drawing on what is both a massive and austere landscape like stone, but enlivened with shadows and reflections like Oriental works of architecture.

A

192 l’ARCA 63


Prospettive del Museo che si affaccia sulla spinata del molo J4 confrontandosi con le presenze storiche della città. Il museo è individuato da due scatole quadrate calate una dentro l'altra. Le sale espositive sono inscritte nel perimetro interno e distribuite su tre piani mentre il vuoto tra i due volumi consente attraverso un sistema di passerelle e belvedere (qui a fianco) un percorso di visita alternativo. Perspective views of the Museum overlooking pier J4 and interacting with the city’s other historical landmarks. The museum is designed like two square boxes, one inside the other. The exhibition rooms are inscribed inside the inner perimeter and spread over three floors, while the space between the two structures is furbished with a system of walkways and observation points (show opposite) affording an alternative tour.

64 l’ARCA 192

Le facciate sud-est e sud-ovest sono schermate da una pelle forata che si ispira ai mucharabié (i tipi balconi arabi). Questo sistema di schermatura ultra tecnologico è realizzato con un cemento di fibra ad altissime prestazioni che può essere utilizzato con uno spessore minimo garantendo caratteristiche meccaniche eccezionali: 230 MPa di resistenza in compressione e 40 MPa in trazione, resistenza alle aggressione chimiche, all'abrasione, non necessita di protezione e di manutenzione, è impermeabile e senza porosità. The south-east and south-west facades are shielded behind a perforated skin inspired by mucharabié (Arabstyle balconies). This ultra-technological screening system is made of an extremely high rating fibre cement that can be used in a minimal thickness to provide exceptional good mechanical features, 230 Mpa compressive resistance and 40 Mpa tractional resistance, and resistance to chemical aggression and scratching. It does not need to be protected or maintained but is waterproof without porosity.

192 l’ARCA 65


Nella pagine a fianco, fotomontaggio del MUCEM nel contesto del Vecchio Porto e prospettiva della facciata sul molo protetta dal sole e dal vento dalla rete in cemento. Qui a fianco, particolari costruttivi del sistema e in alto prospettiva dalla passerella aerea che dalla terrazza panoramica si congiunge al parco di Fort Saint-Jean. Opposite page, photo-montage of the MUCEM in the setting of the Old Port and perspective view of the façade along the pier sheltered from the sun and wind by the cement webbing. Opposite, construction details of the system and, top, perspective view of the overhead walkway leading from the observation deck to Fort Saint-Jean Park.

66 l’ARCA 192

192 l’ARCA 67


SANAA: Kazuyo Sejima/Ryue Nishizawa

Uno specchio dei tempi New Museum of Contemporary Art, New York Rendering con l’inserimento del progetto per il New Museum of Contemporary Art che sarà realizzato entro il 2006 in Downtown Manhattan a New York. Rendering showing how the project for the New Museum of Contemporary Art, planned to be built by 2006, will fit into Downtown Manhattan, New York.

Credits Project: Sejima+Nishizawa/SAN AA Project Team: Kazuyo Sejima (Principal), Ryue Nishizawa (Principal), Florian Idenburg (Project Architect), Yoshitaka Tanase, Junya Ishigami, Jonas Elding, Yoritaka Hayashi, Javier Haddad, Toshi Oki Associate Architect: Guggenheimer Architects/Peter Guggenheimer (Principal), Amy Beckman Project Management: Levien & Company/Alexandra Notaras (Project Executive) Construction Management: FJ Sciame Structural Engineering: Guy Nordensen and Associates: Guy Nordensen (Principal), Brett Schneider, Noah Klersfeld, SAPS: Matsuro Sasaki, Eisuke Mitsuda, Hajime Narukawa Mechanical Engineering: Arup New York: Mahadev Raman (Principal), Ray Quinn, Petronela Digeratu, Elizabeth pere, José Rivera Lighting Consultant: Kugler Tilloston Associates/Suzan Tilloston (Principal) Code Consultant: JAM Consultants/Rob Anderson (Principal) Client: New Museum (Saul Dennison, chairman Board of Trustees; Lisa Phillips; Henry Luce III, Director)

68 l’ARCA 192

arebbe di questi anni la particolare propensione estetica che lega strettamente moda, arte contemporanea e architettura. Per semplice riprova basta notare come, nei rispettivi settori, si ritrovino, quando non le stesse cose, certamente l’appeal e la fotogenia alle cose oggi imperativamente richiesto. Occhi che non vedono altro. Senza voler nulla togliere a questo convincente progetto, specchio della museofilia in voga, significativamente denominato per il lancio mediatico The New New Museum of Contemporary Art. Un museo che, definitosi New al momento dell’istituzione, nel 1977, sarà doppiamente nuovo una volta sostituita l’ormai inadeguata sede attuale al 583 di Broadway. I lavori debutteranno nel prossimo autunno e dovrebbero terminare nella primavera del 2006. Sembrano consone al futuro prossimo le fattezze di questo museo, progettato da Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa di SANAA, da Tokyo. Autori raffinati, delicatamente austeri ed egualmente brillanti di architetture nitide già celebri e divulgate; prescelti tra trenta diversi team, nel corso di due anni e mezzo, dagli oculati ma anche generosi amministratori di un’operazione da 35 milioni di dollari. L’edificio riesce a essere davvero newyorchese, svetta asimmetrico con i suoi 50 metri sul basso vicinato, ma senza mancargli di rispetto, composto com’è dalla sovrapposizione sfalsata delle sette grandi scatole che, diverse e coerenti al programma, si spartiscono il volume. Queste scatole hanno il non trascurabile effetto di legare la massa eventualmente fuori scala della nuova costruzione alla statura degli edifici vicini. Tra le parti disassate del museo può introdursi la luce naturale, in tagli tutti d’un pezzo, tanto estesi da condividere le dimensioni degli interni e risultare indivisi e totali. Troppe aperture sui prospetti, o finestre appena più frequenti delle rare sopravvissute, avrebbero finito con indebolire presenza e peso figurativo di un edificio di simile taglia. Questo invece si impone con eleganza e, in virtù dell’affastellamento, non si rivela nemmeno autoritario o rigido. Come se davvero avesse insiti nella sua costituzione quei principi di libertà e apertura culturale a cui si ispira. I percorsi sono stabiliti per andirivieni non irreggimentati, attraverso spazi senza pilastri, dominati dalla luce, variati in altezza e diversamente orientati. E’ un’architettura dagli ambienti interni altrimenti neutri, volontariamente in sottofondo per non interferire con le opere esposte. Il New Museum of Conteporary Art riproduce come a sognarlo, di traverso, in minore, per linee orizzontali, l’andamento di quei poderosi grattacieli scanalati in verticale, tutti a gradoni, apparsi per l’applicazione della Zoning Law e prefigurati già nel 1922 dai rendering leggendari di Hugh Ferriss. Mentre una certa assonanza tra il progetto di SANAA e il potente Whitney Museum of American Art, costruito in un’epoca più brutalista da Marcel Breuer sulla Madison Avenue, rivela, in attesa di riconsiderare dal vero il paragone, le differenze tra le sezioni e i rispettivi volumi. Il nuovo museo godrà delle proprietà cosmetiche di un quasi bianco e durevole zinco, galvanizzato sulla superficie di un più nobile acciaio sottostante, per non sfigurare tra i rudi caratteri industrial-merceologici della Bowery e in modo che possa restituire i riflessi non semplici di uno specchio metallico. Decio Guardigli

S

ecent times have seen a definite aesthetic trend towards bringing together fashion, contemporary art and architecture. As simple proof of this, just take a look at how these various fields share the same basic photogenic glamour and appeal so in vogue, if not the various same objects. We have eyes for nothing else. Without taking anything away from this convincing project, reflecting the times in which we live, called The New New Museum of Contemporary Art for its media launch. A museum which, called New when it first opened in 1977, will be doubly “new” when its current, now unsuitable home at 583 Broadway, Soho, is replaced. We are in Manhattan, very close to the mother museum, but in a completely different area on the outskirts of the Lower East Side, in a land in the middle of a block at 235, the Bowery. Work will begin next autumn and should be completed by spring 2006. This new museum, designed by Kazuyo Sejima and Ryue Nishizawa from the Tokyo-based firm SANAA, has something slightly futuristic about it. The architects in question are elegant designers of delicately austere and equally brilliant works of clean-cut architecture. This is a very New York-style building, towering up asymmetrically to a height of 50 metres above its neighbourhood base (showing due respect to the local block), composed as it is of a staggered superimposition of seven large boxes, all different and carefully complying to the brief, that rather apprehensively share the basic structure. These boxes have the non-negligible effect of binding the out-of-scale mass of the new construction to the stature of the neighbouring buildings. Natural light can flow in through the off-set parts, lighting up the interiors in smooth and full patches. Too many openings in the elevations or more than just the few surviving windows would have ended up weakening the presence and a figurative force of a building of this size. In contrast, this building elegantly imposes itself without looking too stiff or rigid, thanks to its “bundle” design. It really is as if it had the principles of cultural openness and freedom it aspires to are actually built into it. Its corridors have a maze-like quality and are free rather than carefully regimented, drawing on column-free spaces flooded with light, varying in height and facing different directions. The interior design is deliberately unobtrusive and set back, so as not to interfere with the works on display. This project for the New Museum of Contemporary Art is a sort of dreamy, transversal, low-key rendition in horizontal lines of the layout of the city’s huge vertical skyscrapers, like the Empire State Building, that were introduced through the enforcement of Zoning Law and heroically envisaged way back in 1922 by Hug Ferris’s renderings. On the other hand, a certain exterior similarity between the SANAA and the powerful Whitney Museum of American Art, built in a more brutalist period by Marcel Breuer along Madison, shows (while awaiting the chance to make a proper comparison on the spot) the differences between the respective sections and structural treatment. The new museum will enjoy the cosmetic properties of the almost white and hard-wearing galvanised zinc surface of the much nobler underlying steel, so as to cut a fine figure amongst the tough industrial-manufacturing traits of the Bowery and restore the intricate reflections of a metal mirror.

R

192 l’ARCA 69


Sopra, modello del museo. Sotto, piante del sesto e settimo piano. A sinistra dal basso in alto, piante del piano terra, secondo, quarto e quinto piano.

Above, museum model. Below, plans of the sixth and seventh floors. Left, from bottom up, plans of the ground, second, fourth and fifth floors.

In alto e sopra, rendering del salone bar. A sinistra, rendering della sala espositiva al quinto piano. Distribuito su sette livelli il nuovo museo conterrà anche un centro educativo, un centro studi, una biblioteca d’arte, un auditorium/teatro da 200 posti, una la multimediale, la libreria con il negozio, e una terrazza panoramica in copertura. Top and above, rendering of the bar room. Left, rendering of the fifth-floor exhibition room. The new museum, spread over seven levels, will also house an education centre, a study centre, an art library, a 200-seat auditorium/theatre, a multi-media facility and book stall, and a panoramic roof deck.

70 l’ARCA 192

192 l’ARCA 71


Carlo Zani

Mauro Pini

A Brescia di/by Maurizio Vitta

72 l’ARCA 192

Paolo Corsini ci riceve alle nove del mattino, nel suo ufficio del Palazzo della Loggia, incastrando l’incontro tra una concisa telefonata di lavoro e una conferenza stampa. Corsini è al suo secondo mandato di sindaco della città di Brescia, e la lunga esperienza di primo cittadino di una delle più importanti città italiane – per storia, sviluppo economico, capacità imprenditoriali, sensibilità sociale e culturale – conferisce sicurezza e praticità ai suoi modi pacati di intellettuale e di studioso. Il suo ufficio è ampio, austero, con soffitti dalle volte altissime, incastonato nella sobria magnificenza architettonica di uno dei più bei palazzi del Cinquecento lombardo. E’ arredato con asciutta eleganza, con quadri ottocenteschi alle pareti e un bassorilievo di Manzù accanto al tavolo. Il tempo dell’intervista è limitato, ed entriamo subito in argomento. Ovviamente si parte da Brescia, dalle trasformazioni che questa grande città ha subìto nel passaggio da un’economia industriale a una postindustriale, con la messa a punto del nuovo piano regolatore e la valorizzazione del patrimonio storico cittadino. Quali sono, chiediamo, gli obiettivi profondi di questa strategia innovativa? “C’è un punto che occorre chiarire preliminarmente”, esordisce Corsini. “La nostra politica non mira al semplice obiettivo di governare i processi di sviluppo, come è proprio del riformismo tradizionale, ma punta a coniugare lo sviluppo con la ricerca di un più elevato grado di convivenza civile. La matrice di questa visione è certamente cristiana, ma ispira una strategia d’ampio respiro. Sarò più chiaro. Brescia occupa nell’Italia d’oggi una posizione strategica, in un intreccio di fenomeni esogeni e di vicende endogene. Per affrontare i problemi che questa situazione solleva, ci siamo mossi lungo tre direttrici. La prima è quella della modernizzazione dei servizi e della riqualificazione territoriale, con la definizione del Piano regolatore inteso a ricomporre gli spazi di una città tendenzialmente frattale. In ciò Brescia si colloca sia sul piano degli investimenti che su quello dell’economia in generale, in una prospettiva tipica del Nord-est italiano. La seconda direttrice mira a riconfermare il primato cittadino dei servizi alla persona, della cura di quelli che definirei i mondi vitali della città. Occorre rafforzare il senso della comunità attraverso l’impegno nei confronti della persona. La terza, infine, punta a rendere evidente l’identità storica bresciana, non come fuorviante esaltazione delle culture neotribali del luogo, ma

ponendosi su una linea di confine – e di continuità – tra memoria e presente, tra passato e futuro.” Questa è dunque la visione generale che orienta l’Amministrazione comunale da lei presieduta. Ma in che modo si inquadra in una simile strategia l’attenzione che Brescia dedica sempre più alle attività culturali e a quelle espositive? “Nel modo più naturale, direi,” risponde Corsini, “se si tiene conto della realtà storica della città. Vede, il nucleo urbano di Brescia è composto da un patrimonio culturale che è frutto di una stratificazione d’epoche millenaria. L’antica Brixia è documentata dalla grande area archeologica del centro, e la successiva tradizione medievale, d’impronta longobarda, s’incarna nelle architetture del Broletto e del Duomo vecchio. Poi c’è la Brescia rinascimentale, di sapore veneziano, di cui proprio il Palazzo della Loggia costituisce l’esempio più significativo. A questa prestigiosa realtà si intreccia quella della città ottocentesca, rinnovata dai grandi interventi degli anni Venti e Trenta. E’ facile capire come questa diacronia architettonica componga il tratto essenziale del volto storico della città.” Dobbiamo quindi pensare a Brescia come a una città museo? “Al contrario! Dobbiamo semmai pensare alle sedi museali di Brescia come immagine della città. Prendiamo ad esempio il Museo di Santa Giulia, così come l’hanno concepito Andrea Emiliani e Luigi Bazoli. Ebbene, Santa Giulia è un museo che riproduce la forma urbis bresciana. Arrivo a dire che esso è il palinsesto nel quale è possibile leggere la storia stessa della città. In ogni caso, si tratta di un’istituzione che rappresenta nitidamente la vocazione di Brescia alla valorizzazione intelligente del suo patrimonio culturale.” In che senso? “Nel senso che Santa Giulia si presta a una molteplicità di funzioni. Bisogna intendersi. Brescia non è una città dall’identità univoca. E’ viceversa una città plurima. Cito a memoria Filippo Carli, che nel 1919 dirigeva la locale Camera di Commercio: ‘Brescia è così polimorfa’, egli scriveva, ‘che non v’ha alcuna produzione che non vi sia rappresentata’. Ciò spiega come mai essa abbia accolto le grandi correnti di pensiero che ne hanno agitato la storia moderna, dal progressismo laico di Zanardelli al cattolicesimo liberale di Montini, e sia sempre stata una città della finanza, della produzione, della cultura, della socialità, capace di risolvere tutti i problemi con riser-

An Interview with the Mayor vatezza e compostezza tipiche della sua gente. Guardi, le citerò solo un esempio: stiamo preparando la realizzazione di una metropolitana leggera del costo di svariati milioni di euro, tutto con le nostre risorse e senza neppure approfittare di eventi esterni, come per esempio le Olimpiadi…”. Torniamo alla politica culturale bresciana. “D’accordo, ma evitando questa etichetta, che mi sa di dirigismo. Parliamo piuttosto di politica per la cultura, che del resto non esclude affatto la questione economica. Anzi, sono convinto che si debba tematizzare il rapporto tra cultura ed economia, facendo in primo luogo delle imprese non dei semplici sponsor, ovvero dei mecenati, ma dei veri e propri partners da associare alle iniziative. Chiarito questo, possiamo parlare dei fatti. Anche qui, ci stiamo muovendo lungo quattro direttrici. Anzitutto, è nostra convinzione che i cosiddetti eventi, le manifestazioni effimere, siano fuorvianti. Noi vogliamo invece valorizzare i luoghi della cultura – le biblioteche, gli archivi, gli spazi per la conservazione – nonché i monumenti. Anche in questo caso, devo ricordare la storia trentennale di Santa Giulia, frutto della partnership tra l’Amministrazione pubblica e l’impresa finanziaria, vale a dire la Fondazione del Credito Agrario Bresciano. La seconda direttrice è quella della città-teatro, ovvero della promozione della spettacolarità attraverso l’intreccio di esperienze diverse, danza, musica, poesia, arti… E’ il circo contemporaneo, specchio rappresentativo del meticciato della cultura d’oggi. La terza mira a consentire l’aggiornamento e l’esperienza culturale, al fine di opporsi all’implosione del senso e all’esplosione della forma che prevale nella società berlusconizzata…”. E la quarta direttrice? “Punta alla valorizzazione dei mondi vitali cui facevo cenno prima. In pratica, fa perno sui gruppi e le associazioni che fanno cultura, e ai quali vengono forniti servizi, spazi, strutture.” Con quali mezzi si pensa di attuare queste iniziative? “Con la convergenza della politica per la cultura con l’economia per la cultura. In altri termini, con la qualificazione economica delle iniziative. Proprio per questo abbiamo dato vita a ‘Brescia musei’, uno strumento promozionale attivato dal Comune, dalla Fondazione ASM, dalla Camera di Commercio e dalla Fondazione CAB, al quale abbiamo affidato per l’appunto tale compito. Esso si è dato un programma biennale rinnovabile, puntando

a una serie di mostre d’arte, da Mondrian a Cerutti, che per un verso devono indagare la grande tradizione moderna, e per un altro devono valorizzare la tradizione artistica bresciana. Si tratta, come vede, di una vera e propria glocalizzazione culturale, che mira oltretutto a rendere democratica la cultura. Noi non vogliamo fare beneficenza: vogliamo al contrario stimolare gli investimenti e la partecipazione.” Un simile programma dovrebbe richiamare un vasto pubblico. Come farete per tutti i problemi legati all’accoglienza, alla viabilità, ai parcheggi e così via? “E’ una sfida, certamente, che però non dovrà essere raccolta solo dall’Amministrazione comunale, ma dall’intera città. Per vincerla, occorrono programmazione e progettualità. E’ senza dubbio su questo terreno che Brescia dovrà decidere se essere una città di provincia o una città europea. Ma l’alternativa è retorica: per risolverla, basta assicurare la continuità della nostra antica tradizione.” Abbiamo parlato di musei. Come giudica l’iniziativa di Musei&Musei? “Un tempo il museo era il luogo della conservazione, della custodia, della tutela. Oggi non è più così. Il museo contemporaneo deve essere vivo, dinamico, con forti capacità di promozione culturale. Esso è un luogo che rende riconoscibile la città, come quelli del culto, della giustizia, del governo e della cultura. Ciò che però mi pare soprattutto interessante è il rapporto tra Musei&Musei e la Fiera di Brescia. Una fiera resta sempre il luogo dello scambio, uno dei centri di convivenza di cui parlava Mumford. Perciò l’idea di mettere in relazione le strutture dello scambio con quelle di un grande convegno culturale mi è parsa geniale. Lo spazio espositivo diventa in questo caso la vetrina del prodotto migliore della città, ed è una felice coincidenza che la vostra iniziativa venga avviata proprio mentre a Brescia si inaugura la stagione delle grandi mostre. Ancora una volta, a imporsi è il procedere all’unisono della politica, dell’impresa e della cultura, il che riconferma la vocazione bresciana alla convergenza di molteplici fattori, ovvero quella sua capacità di coniugare spinte diverse per assicurare la continuità fra tradizione e progresso che costituisce la sua identità urbana, il suo vero volto, il volto della Brixia fidelis iustitia che si appresta ad accogliere tutte le sfide della contemporaneità”. 192 l’ARCA 73


Carlo Zani Mauro Pini

aolo Corsini sees us at nine o’clock in the morning in his office in Palazzo della Loggia, fitting the meeting in between a quick business call and a press conference. Corsini is in his second term of office as mayor of the city of Brescia, and his lengthy experience as the leading figure in one of the most important cities in Italy – due to its history, economic growth, business acumen and socio-cultural background – gives an air of assuredness and expertise to his intellectual demeanour. His spacious, austere office with extremely high vaulted ceilings is set inside the sober architectural grandiosity of one of the most handsome buildings constructed in sixteenth-century Lombardy. It has been decorated with simple elegance with nineteenth-century paintings on the walls and a low-relief by Manzù by the table. We do not have long for the interview so we get straight down to business, starting of course with Brescia and the changes this great city has undergone in its transition from an industrial to a post-industrial economy, including the development of a new urban master plan and the enhancement of the city’s historical heritage. We ask him what the underlying objectives are behind this innovative strategy? Corsini begins by telling us that “there is something that needs to be pointed out before going on any further. Our policy is not merely aimed at controlling processes of growth and development, as is usually the case with conventional reformism. We are trying to combine development with experimentation into the highest possible standards of civil life. Although all this certainly has Christian foundations, we are trying to implement a much broader strategy. I will try and make myself a bit clearer on that point. Brescia occupies a strategic position in modern-day Italy in a web of exogenous phenomena and endogenous events. We decided to tackle this problem along three main lines. Firstly, by modernising services and carrying out territorial redevelopment by drawing up an Urban Master Plan aimed at stitching together the spaces of a fundamentally fractal city. In this respect Brescia has adopted a distinctly north-east Italian approach to both investments and the economy in general. Secondly, the city wants to keep up its great reputation for personal services, looking after what I would

P

74 l’ARCA 192

describe as the city’s vital realms. The sense of community must be enhanced by looking after people. Thirdly and lastly, there needs to be a focusing on Brescia’s cultural identity, not as a misguided exaltation of neo-tribal local culture, but by adopting a borderline stance wavering between the past and present, past and future.” So this is the general line adopted by the City Council you preside over. But how does Brescia’s growing attention to cultural and exhibition activities fit in with this basic strategy? As naturally as possible, I would say, bearing in mind the city’s past and present. You see, the urban hub of Brescia has a cultural heritage deriving from thousands of years of stratification. Ancient Brixia is embodied in the huge archaeological area in the city centre, and the subsequent medieval period of Lombard origin takes physical form in Broletto’s architecture and the old Cathedral. Then there is Renaissance Brescia of a distinctly Venetian flavour best exemplified in Palazzo della Loggia. All this impressive tradition weaves in with the nineteenth-century city, updated by major works from the 1920s and 1930s. It is easy to understand how this architectural diachrony constitutes the most important trait of the old city. So are we supposed to think of Brescia as a museum city? Quite the contrary! If anything we ought to think of Brescia’s museum facilities as part of the city’s image. Take, for instance, Santa Giulia Museum, as it was envisaged by Andrea Emiliani and Luigi Bazoli. Well then, Santa Giulia Museum is a reproduction of Brescia’s forma urbis. I would even go so far as to say that it is a palimpsest allowing us to read the city’s history. In any case, this is an institute clearly embodying Brescia’s vocation for cleverly exploiting its cultural heritage. In what way? In the way that Santa Giulia lends itself to a wide range of functions. But let’s make one thing clear: Brescia does not have a clearcut identity. On the contrary, it is a multi-faceted city. I’d like to quote what Filippo Carli said when he was in charge of the local Chamber of Commerce in 1919: Brescia is so many-sided, so he wrote, that it can boast every imaginable kind of production. This explains why it has embraced every major line of thought charac-

terising modern history, from Zanardelli’s secular progressive politics to Montini’s liberal Catholicism, and it has always been an important city for finance, production, culture and social relations, capable of solving its own problems with the kind of discretion and composure typical of its people. Listen, I will just quote one instance of this: we are getting ready to build a light-weight underground line costing millions of Euros, drawing solely on our own resources and without being able to count on the help of outside events, life for example the Olympics… Let’s get back to Brescia’s cultural policy. Alright, but let’s drop this sound bite that smacks of government planning. Let’s call it our policy on culture, which incidentally by no means excludes economic issues. On the contrary, I think culture and economics need to be brought together, primarily making firms more than just sponsors (viz. patrons), actually turning them into proper partners working with us on cultural events. Having established that, we can get back to the facts. Here again, we are working along four basic lines. First and foremost, we feel that socalled events or temporary enterprises are off-track. We are interested in really bringing cultural institutions to the fore – libraries, archives, conservation places - as well as city monuments. Once again I’d like to mention the thirty-odd year business of Santa Giulia, the result of a working partnership between the City Council and the business world in the shape of the Cedito Agrario Bresciano Foundation. Secondly, we are promoting the entertainment industry through the so-called city-theatre, a web of different experiences, including dance, music, poetry and the arts…. This is a modernday circus mirroring the hybridisation of contemporary culture. Thirdly, we are we are modernising and updating culture to contrast the implosion of meaning and explosion of form that dominates the Berlusconi-style society of today... And fourthly? A focusing on the vital realms I referred to previously. This basically hinges around groups and associations working in culture and now being provided with new services, spaces and structures. How do you plan to bring all this about? By making cultural policy coincide with economic policy. This is why we decided to organise “Brecia musei”, a promotional device developed by the City Council, ASM Foundation, Chamber

of Commerce and CAB Foundation, actually responsible for carrying out this task. It has been commissioned to implement a twoyear programme (on a renewable basis), focusing on a series of art exhibitions (from Mondrian to Cerutti), which on one hand must probe into the great modern tradition and on the other must bring out Brescia’s own art tradition. As you can see, this is an authentic means of bringing culture to the people. We are not interested in doing charity: on the contrary, we want to create new investments and get as many people as possible involved.” This kind of programme ought to attract plenty of people. How will you deal with all the problems associated with welcoming so many visitors, such as handling traffic, providing parking facilities etc.? This is, of course, a real challenge, but it is not only up to the City Council but the whole city to come to terms with the situation. It will take careful planning and programming. It is issues like this that will determine whether Brescia wants to be a provincial town or European city. But the only alternative is pure rhetoric: to handle all this, we merely need to resort to tradition. What do you think of the Musei&Musei project? “Museums used to be places for conservation, safeguarding and protection. Nowadays this is no longer true. A modern-day museum must be alive, dynamic and carefully geared to culture. It is a place that gives a city its own identity, like places of worship, justice, government and culture. But what I think is most interesting of all is Musei&Musei’s relation to the Brescia Trade Fair. Fairs are still places for trading, one of those places for co-existence that Mumford talked about. So I think bringing together a trading place and a major cultural convention is a brilliant idea. In this case an exhibition space turns into a showcase for the best of what the city has got to offer, and it is a happy coincidence that your project is being set under way just when Brescia is starting its season of major exhibitions. Once again it is a harmonious union of politics, business and culture, confirming Brescia’s vocation for bringing together various factors or, in other words, its ability to combine different forces to guarantee a certain continuity between tradition and progress that gives the city its urban identity, its true appearance, the face of Brixia fidelis iustitia, ready to take up the challenges of the present day. 192 l’ARCA 75


Manuelle Gautrand

Manuelle Gautrand

Come un palcoscenico An Autonomous Stand

Nella pagina a fianco, vista zenitale del modello dello stand del gruppo Hydro Building System realizzato a Parigi in occasione di Batimat 2003. In alto, individuazione cromatica delle zone destinate alle aziende del gruppo, studio degli elementi di suddivisione dello stend e sviluppo funzionale della distribuzione planimetrica dello stand. Opposite page, zenith view of the model of the stand belonging to the Hydro Building System Group at the Batimat 2003 exhibition in Paris. Top, colour scheme for the areas allocated to firms from the group, study of the dividing props for the stand and functional layout of the entire stand.

76 l’ARCA 192

ell’architettura di Manuelle Gautrand è esplicita la ricerca di forme e strutture in grado di affrontare quella che lei stessa definisce “la crisi della modernità”, che ci fa vivere divisi tra “una modernità estrema e una reazione di ritorno al passato”. Ciò spiega il valore attribuito, nelle sue opere, tanto all’elemento cromatico quanto alla qualità plastica delle forme e dei volumi, che tendono in ogni caso a comporsi in immagini espressive, il cui linguaggio a volte sembra riflettere su una continuità storica da reinterpretare di continuo, e a volte si fa invece audace, figurativo, ricco di grafismi. Questi caratteri primari del lavoro della Gautrand son rispecchiati fedelmente nello stand dell’Hydro Building System, specializzato in profili d’alluminio, realizzato in occasione del Batimat di Parigi. “Il progetto definisce anzitutto una ‘terra’ e un ‘cielo’”, spiega la progettista, “ovvero, rispettivamente il pavimento e il soffitto, fra i quali si dispone un irregolare sviluppo di elementi in vetro e alluminio, destinato a ospitare i prodotti delle varie aziende del gruppo – curtain walls, porte e così via”. Ciò che definisce preliminarmente il progetto è quindi per un verso il suo andamento planimetrico, teso a disarticolare lo spazio frammentandolo in una serie di episodi visivi, e per un altro la sua dimensione verticale, scandita da schermi dai colori forti, disseminati a varie altezze non tanto come barriere, quanto come filtri, segnali d’orientamento o immagini in qualche modo esplicative. La sequenza cromatica è destinata però a interrompersi sui due piani orizzontali – interamente bianchi – del pavimento e del soffitto, il cui candore, opponendosi alla vivacità cromatica degli altri elementi, frastagliati e diseguali, tende a comporli in un’immagine unitaria. L’architettura degli allestimenti trova in questa realizzazione la conferma della sua natura intrinsecamente teatrale. Lo “spettacolo” della merce – o, se si preferisce, del prodotto – che vi si sviluppa assume qui un andamento narrativo che, nel frammischiarsi delle sequenze, illumina i contenuti dell’esposizione senza sovrapporsi ad essi, ma proponendosi, in un complesso gioco tra sfondo e figura, come ambientazione, cornice, disegno di contorno. Si avverte, in questo lavoro, il peso delle riflessioni teoriche della Gautrand, che insiste sul valore retorico delle “figure” come quelle dell’“inversione” e dell’“invasione”, che stabiliscono una sottile struttura normativa nei campi del colore, dell’organizzazione degli spazi e dell’andamento volumetrico degli edifici. Ma l’architettura degli allestimenti consente una libertà creativa disposta a mettere alla prova i principi teorici e le premesse metodologiche del progetto. Nello stand dell’Hydro Building System ciò risulta evidente dalla fresca plasticità dell’insieme e dal tentativo, in gran parte riuscito, di conferire alle strutture espositive una loro autonomia che, senza compromettere la centralità del prodotto, riesce a comporle in immagine, ovvero in segno capace di riverberare, magnificandola, la stessa realtà aziendale. Maurizio Vitta

N

anuelle Gautrand’s architecture shows explicit attention to forms and structures capable of tackling what she herself describes as “the crisis of modernity”, that constrains us to live split between “extreme modernity and a reaction towards a return to the past.” This explains why her works assign equal importance to both colour and the sculptural quality of forms and structures, which tend to combine to form expressive images whose vocabulary sometimes seems to reflect on a certain historical continuity in need of constant reinterpretation and, at other times, turns much bolder, more figurative and full of graphic features. These distinctive features of Gautrand’s work are faithfully mirrored in the stand of Hydro Building System, specialists in aluminium sections, designed for the Batimat exhibition in Paris. As the designer put it: “Primarily, the project begins by depicting the “heavens” and “earth” or, in other words, ceiling and floor, then setting an irregular pattern of glass and aluminium fixtures and features between them designed to accommodate products made by the group’s various companies – curtain walls, doors etc.” This means the project is characterised, first and foremost, by its building plan, aimed at breaking down space into a sequence of visual episodes, and then its vertical extension marked by brightly coloured screens set at various heights to act more as filters than barriers, as directional signs or images serving some sort of explanatory purpose. The colour sequence then breaks down across the two horizontal planes – which are entirely white – of the floor and ceiling, whose candour, compared to the brightness of the other uneven and dishevelled elements, tends to bring them together into one single image. The intrinsically theatrical nature of furbishing design is once again evident in this construction. The “spectacle” of goods – or products if you prefer – that unfolds takes on a narrative turn as the mixing and intertwining of sequences lights up the contents of the exhibition, without imposing on them, in an intricate interplay of figure and background providing the setting, frame and surroundings. This work brings out the importance of Gautrand’s theoretical reflections, as she insists on the rhetorical value of “figures” like “inversion” and “invasion” that create a subtle normative structure in the fields of colour, spatial organisation, and the structural layout of the buildings. But the furbishing design provides the creative freedom required to test these theoretical principles and the methodological premises of the basic project. In the Hydro Building System this clearly emerges from its bright overall sculptural qualities, striving (successfully to the most part) to give the exhibition structures their own autonomy, which, without compromising the central importance of the products themselves, manages to turn them into an image or sign capable of projecting and enhancing the firm itself.

M

192 l’ARCA 77


Dal basso in alto, pianta dello spazio espositivo, della sala di visita Technal e della sala riunioni. A destra e nella pagina a fianco, particolari dei diversi elementi in alluminio e vetro che

78 l’ARCA 192

articolano le diverse aree riservate alle aziende del gruppo. From bottom up, plan of the exhibition space, of the Technal meeting area, and of the meeting room.

Right and opposite page, details of the various aluminium and glass items forming the various areas reserved for the group’s own firms.

192 l’ARCA 79


A tu per tu con la natura Ottonello’s Natural Materials Ottonello, Senza titolo/Untitled, carta riciclata, eucalyptus su legno/recycled paper, eucalyptus on wood, 60x90 cm, 1997.

80 l’ARCA 192

el 1989 la galleria comunale d’arte di Cagliari gli dedica una personale col titolo “Tarlatane”. Il riferimento è alla tela abitualmente usata nella scenografia. Antonello Ottonello, sardo, accademia di belle arti a Roma (1974), dopo lunga attività teatrale (attore e soprattutto realizzatore di messe in scena), da diversi anni si è tuffato nell’arte. Vi ha messo a frutto le sue variegate esperienze di artista visivo. Infatti, questi suoi lavori denunciano subito polimaterismo, dinamismo, il senso dei “leavings” o dei materiali casuali o di raccatto. Soprattutto: la pratica della “messa in situazione”. I vari materiali impiegati sono resi duttili, rispondono docilmente alla sua manipolazione. Che poi non si tratta davvero di materiali casuali: di raccatto sì, ma ricercati pure. Ottonello non raccoglie ciò che gli capita, ma ciò che cerca. Questa posizione va sottolineata perché rispecchia la sua concezione della vita e dell’arte. E cioè: attenzione alla natura e ai problemi ecologici. Il rispetto dell’ambiente va di pari passo coi materiali naturali usati: corteccia di bambù, carbone, zolfo, sabbia, carta riciclata, eucaliptus, legno, terracotta, ghiaia, lino, semi di girasole, spine d’acacia, spago, fico d’india, ecc. Ma qui entra in gioco l’habitus progettuale, senza il quale forse sarebbe scaturito un guazzabuglio. Ma è chiaro che non si tratta di lavoro tassonomico, di messa in ordine, ma di condurre, come di fatto avviene, gli elementi di volta in volta scelti a unitarietà e semplificazione. Soprattutto: a organicità. Quest’ultima procedura richiede idee e sentimenti chiari in ordine alle priorità fra le parti ma anche in ordine all’opportunità di scongiurare il senso del supplementare e, ancor di più, del superfluo. Siamo alle solite, la forza di un artista è nel resistere alla tentazione di mettere e nell’essere disponibile a togliere quanto va tolto. Cosa va tolto o non aggiunto? Ottonello dimostra di avere idee chiare in proposito. Il punto centrale è individuare, sia pure non progettualmente ma strada facendo, l’obiettivo formale e il senso (significato? segno semantico? messaggio?) di questo coagulo formale. In assenza di queste consapevolezze e di questa capacità di coordinarle, i rischi sono tanti, a cominciare dall’autocompiacimento estetico e dalla decorazione (se va bene...). Una più precisa coscienza di ciò Ottonello rivela nella seconda parte degli anni Novanta. Colgo una svolta. Fino ad allora il suo modo di “mettere in situazione” era al limite dell’estetizzante. A tenerlo al di qua contribuiva un forte bisogno di comunicare, spesso efficace, anche perché in combutta con una matura civetteria compositiva dovuta per così dire ai “trucchi” dello scenografo. A partire da quello spartiacque l’artista c’è in pieno, libero e autonomo. Le composizioni di eucaliptus attorcigliato su legno e colorato, le installazioni a parete di una sorta di cornucopie di terracotta, sabbia, carta riciclata e carbone su legno, oppure le trame di spine d’acacia horrida con carta riciclata su legno o ancora i cuscini e le lance di bambù e ceramica: insomma dal 1998 a oggi, salvo rari casi – voluti, tuttavia – di elaborazione ornamentale, si coglie tensione e necessità. Ossia quella condizione che matura solo quando si ha qualcosa da dire. Carmelo Strano

N

n 1989, the municipal art gallery of Cagliari devoted a solo show entitled “Tarlatane” to Antonello Ottonello. What this referred to was the backdrop usually used in set designing. The Sardinian Antonello Ottonello graduated from the Academy of Fine Arts in Rome (1974), after many years in the sphere of drama (he was an actor, and was especially devoted to set designing). He has been devoted to art for quite some time, now, putting his multifaceted experience in the field of visual arts to use. In fact, these works of his immediately show his utilization of different materials, his dynamism, his sense of “leavings”, his use of leftovers and remains. Especially: he practices a sort of “staging of a situation”. The various materials he uses turn into ductile matter, they react docilely to his manipulations. And he doesn’t really choose his materials randomly: they are leftovers, but he looks for them, too. Ottonello does not pick up anything he finds, but what he’s looking for. This position of his ought to be pointed out, because it reflects his concept of life and art. Thus, he is mindful of nature and ecological problems. Respect for the environment walks hand in hand with the natural materials he uses: bamboo bark, coal, sulphur, sand, recycled paper, eucalyptus, wood, terracotta, gravel, linen, sunflower seeds, acacia thorns, string, Indian figs, etc. But it’s a good thing the artist has a planning habitus of his own, or this mixture of materials might have given a messy impression. It’s clear that we are not faced with a taxonomic task of simply arranging the materials; this is a question of combining the elements he chooses each time into a sort of unity and simplification. He is especially preoccupied with organic unity. The latter implies that the artist has clear ideas and feelings regarding the priorities among the various parts, but also regarding the opportunity of averting surpluses and superfluousness. It’s the usual problem: an artist’s strength lies in his resistance to the temptation of adding to his work, and in his willingness to take away what needs to be taken away. What is to be taken away or not added? Ottonello shows he has clear ideas regarding the question. The main point is to identify the formal objective and the sense (meaning? semantic sign? message?) of this formal coagulation, even though it is not planned but takes place as the work develops. If these forms of awareness and the ability to coordinate them are missing, the risk of esthetic self-satisfaction and decoration (if all goes well…) may arise, and not only that. Ottonello seemed even more aware of this in the second half of the nineties. I’ve noticed a turning-point there. Until then, his way of setting things in a specific situation was at the limits of estheticism. He just kept out of it thanks to his strong need to communicate, which he often did efficiently, also because of his mature compositional vein, which was due to the “tricks” he had learned as a set designer. From then onwards, the artist has truly existed, totally free and independent. His colored eucalyptus compositions twisted around wood, his wall installations of terra cotta cornucopias, sand, recycled paper and coal on wood, or his acacia horrida thorns in wefts with recylceld paper on wood, or his cushions and spears in bamboo and baked clay….In other words, from 1998 to today, except for a few cases in which the artist let himself be enticed by some ornamental elaboration, we grasp tension and urgency in his work. That is, we grasp a condition that comes about only when you have something to say.

I

192 l’ARCA 81


Ottonello, Senza titolo/Untitled, carta riciclata, eucalyptus su legno/recycled paper, eucalyptus on wood, 60x80 cm, 2002 e, a destra/and right, Ottonello, Senza titolo/Untitled, carta riciclata, eucalyptus, terracotta su legno/ recycled paper, eucalyptus, terracotta on wood, 60x80 cm, 2002.

Ottonello, Senza titolo/Untitled, carta riciclata, eucalyptus su legno/recycled paper, eucalyptus on wood, 90x95 cm, 1997. Nella pagina a fianco/opposite page, Senza titolo/Untitled, spine di Acacia horrida, carta riciclata, terracotta su legno/thorns of Acacia horrida, recycled paper on wood, 70x100 cm, 1998.

82 l’ARCA 192

192 l’ARCA 83


Giuria/Jury: Florian Mausbach, Anett-Maud Joppien, Eckart Kuntzsch, Alexander Müller, Horst Grothues Committente/Client: Bundesamt für Bauwesen und Raumordnung

Italia/Italy – Corno di Rosazzo (Udine) Sistemazione della piazza Divisione Julia Redazione di un progetto urbanisticoedilizio complessivo per la sistemazione della piazza Divisione Julia. Sistemazione, riqualificazione, ristrutturazione della Piazza e dell’esistente magazzino comunale. Rearrangement of Divisione Julia square global urban/building project for the rearrangement of Divisione Julia square. Rearrangement, requalification and restructuring of the square and of the existing municipal storehouse

1° Premio/1st Prize Silvia Dagna (3S studio) (capogruppo/team leader), Simona Maurone, Michele Mazzoni, Marco Peluffo, Paolo Pittamiglio, Fabrizio Sottimano 2° Premio/2nd Prize (ex-aequo) - Antonio Angelucci (capogruppo/team leader) - Paolo Biadene (capogruppo/team leader), Roberto Amplatz 3° Premio/3rd Prize Enrico Maria Raschi (capogruppo/team leader), Sara Lonardi, Paolo De Benedictis

COMPETITIONS

Ampliamento di una sede ministeriale Servizi di progettazione per l’ampliamento di una sede ministeriale ubicata in un edificio prussiano di fine Ottocento. Il programma prevede la realizzazione di due interventi di ampliamento: il primo riguarda la zona nord dell’edificio, per un totale di 9.000 mq; il secondo invece si posiziona nella corte della struttura ottocentesca, per ulteriori 6.000 mq Extension of a ministry premises Project for the extension of a ministry premises (9,000 sq.m) now in a Prussian building of the end of the nineteenth century. The brief calls for the construction of a structure of 6,000 sq.m annexed to the main premises

1° Premio/1st Prize Anderhalten Architekten 2° Premio/2nd Prize Schneider - Schumacher 3° Premio/3rd Prize Volker Staab Architekten 4° Premio/4th Prize 1° Gruber, Kleine-Kraneburg

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Germania/Germany -Berlin

Committente/Client: Comune Corno di Rosazzo 3°

1° 4°

Italia/Italy – Bergamo Premio di architettura “Città dei mille 2003” Tema del Premio è la riflessione progettuale su possibili occasioni per ridefinire l’architettura di otto ambiti microurbanistici individuati a Bergamo Alta, lungo un “Percorso delle Architetture e dei Servizi” che potrebbe costituire un’alternativa all’asse tradizionale di via Colleoni e che rivitalizzerebbe il versante nord di Città Alta, da piazza Mascheroni al convento di S.Agostino, dotando la città di nuove strutture con il duplice obiettivo di rigenerarne il tessuto urbano e di amplificarne le potenzialità Architecture award “Città dei mille 2003” The award’s theme is a project to redefine the architecture of eight microurban sites in Bergamo Alta, along an “Architecture and Service path” that may become an alternative to the traditional axis of via Colleoni revitalizing the northern side of the Città Alta, from Mascheroni square to the convent of S.Agostino, giving to the city new structure with the double objective of regenerating and amplifying the potentials of the urban tissue

Giuria/Jury: Tobia Scarpa, Membri: Pierluigi Buzzanca, Domenico Bosatelli, Barbara Asperti, Giorgio Cavagnis, Joseph di Pasquale, Narno Poli, Membri supplenti: Achille Bonardi, Dario Mangiò Committente/Client: Comune di Bergamo

B

B

1° Classificato/1st Place Giorgio Santagostino (capogruppo/team leader) Jacopo Pellegrini, Teresa Figueiredo Marques, Alessandro Gasparini 2° Classificato/2nd Place Lucio Speca (capogruppo/team leader) 3° Classificato/3rd Place Antonio Lazzaretto (capogruppo/team leader)

Italia/Italy – Cornaredo (Milano) Riqualificazione di piazza della Libertà Il concorso ha per oggetto la riqualificazione della parte centrale della città, dal mantenimento della funzione storico-culturale alla prospettiva di immaginare un nuovo paese. In particolare le proposte progettuali dovranno fornire soluzioni per lo spazio antistante e di accesso all’edificio exFilanda, per la Piazza della Libertà e per le vie del centro storico. Requalification of piazza della Libertà the competition aims to the requalification of the central part of the city, from the keeping of the historicalcultural function to the perpective to imagine a new cit. in details project proposals should furnish solutions for the space in front of the ex-Filanda building, for Piazza della Libertà and for the streets of the historical center

Giuria/Jury: Pierluigi Bulgheroni, Fabio De Castiglioni, Ottavio Di Blasi, Riccardo Gavardi, Marco Pausini Committente/Client: Comune di Cornaredo 2°

84 l’ARCA 192

Vincitori/Winners Tema 1 - Percorso dei Portici A. Maria Cristina Brembilla, Elena Cassia Tema 2 - Parco dei Mille B. Samanta Cantini, Fulvia Giorgioni, Ilaria Gurian, Rossana Rovelli, Federica Sala Tema 3 - Piazza della Rocca C. Gianluca Sortino Tema 4 - Biblioteca di via Aquila Nera D. Jacopo Veronelli. Coll.: Alessandra Bortolozzo e Federico Favero Tema 5 - Residenze in via Tassis E. Stefano Berlendis, Ermes Invernizzi, F. Michele Locatelli, Fulvio Papponetti Tema 6 - Convento di San Francesco Mario Redaelli, Alberto Soci, Marcella Capobianco, M.P. Perotta Tema 7 - Piazza Mascheroni G. Maurizio Di Lauro, in collaborazione con Prisco Ferrara ed Alessandro Zufferli Tema 8 - Palestra del Liceo Sarpi H. Susanna Servalli in collaborazione con Francesca Mocchi

Italia/Italy – Moncalieri (Torino) Sistemazione e arredo di Piazza Vittorio Emanuele II L’obiettivo del concorso è quello di aumentare con opportuni arredi, allestimenti, strutture fisse o mobili, la vivibilità della piazza e la sua fruizione, facendo sì che il cittadino o il visitatore non solo si trovi a proprio agio in sintonia con l’ambiente, ma anche possa trovare spunti ed interessi perché in essa si senta vivo e vitale Rearrangement and urban furnishing of Piazza Vittorio Emanuele II the competition aims to increase with appropriate furnishings, fixed or mobile structures, the liveability of the square and it use

1° Premio/1st Prize Flavio Bruna (capogruppo/team leader) Paolo Mellano, Claudio Bonicco, Giorgio Ponzo, Gianfranco Somà 2° Premio/2nd Prize Luca Macrì, Michele Gueli, Claudio Marino 3° Premio/3rd Prize Alessio Gotta, Mona Pecchio Menzione speciale Mario Scaroina, Paolo Maccarone, Guido Maccarone, Felice Lanfreschina 1°

Giuria/Jury: Silvia Berton Membri: Maria Carla Visconti, Roberto Bertasio, Andrea Megna, Giuseppe Pomero Segretario: Roberto Biancato Committente/Client: Comune di Moncalieri

Italia/Italy – Napoli Riqualificazione di luoghi balneari a Napoli Il concorso ha individuato nel tratto di costa che comprende Bagnoli, Posillipo, Mergellina una serie di attese, anche molto diverse tra loro, ma tutte con il fine di restituire la fruibilità del mare e col fine di riconnettere la città al mare. Le aree prescelte sono in particolare: Bagnoli, Porto canale, Spiaggia, Posillipo, La Gaiola, Riva Fiorita, Mergellina, Porticciolo di Mergellina Requalification of swimming area in Naples The competition regards a stretch of cost line including Bagnoli, Posillipo, Mergellina and the need of making possible to use th sea and to re-connect the city to the sea. The chosen areas are: Bagnoli, Porto canale, Spiaggia, Posillipo, La Gaiola, Riva Fiorita, Mergellina, Porticciolo di Mergellina

A

1° Premio/1st Prize (ex-aequo) A. Sara Camertoni, Greta Giulioni B. Rosanna Cunti, Raffaella Pascarella, Mirko Romano, Gerardo Stanzione Menzione speciale/Special Mention - Sergio Di Petrillo, Vincenzo Matarazzo, Tsampiras Nikolaos, Viviana Saitto - Marcello Peluso, Giovanni Picolli, Maria Grazia Pirozzi, Silvia Rastogi, Alessandro Roehrssen di Cammerata

B

Giuria/Jury: Sandro Baffone, Fabio Mangone, Massimiliano Rendina, Paolo Giardiello, Giovanni Multari, Nicola Flora, Segretario: Tommaso Vecci Committente/Client: Editalia srl

192 l’ARCA 85


Italia/Italy – Varese Nuova sede dell’Azienda Concorso di idee per la realizzazione della nuova sede dell’azienda, spazi residenziali, spazi per attività produttive e terziario, e per attrezzature e servizi per complessivi 5.000 mq New Company’s premises Design competition for the construction of new Company’s premises, residential spaces, production and service spaces for a total of 5.000 sq.m

A

Giuria/Jury: Giampietro Colombo, Gaetano Campione, Corrado Moro, Adriano Veronesi, Roberta Besozzi, Antonio Monestiroli, Mario Colombo Committente/Client: Azienda lombarda per l’edilizia residenziale della provincia di Varese

Giuria/Jury: Gianfranco Carrara, Paolo Cavallari, Carlo De Vito, Vittorio Felici, Ruggero Lenci, Ruggero Martines, Marco Petreschi, Maurizio Sciotti, Silvano Susi Committente/Client: Le Cave Riunite Srl, Facoltà di Ingegneria Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Facoltà di Architettura «Valle Giulia»

1° Premio/1st Prize (ex-aequo) A. Marco Morello (capogruppo/team leader), Roberto Melai, Massimo Morello, Mauro Morello, Gianfranco Ariatta, Alberto Ariatta, Giovanni Simonetti, Coll.: Alessandro Eletto, Marco D’Elia, Sarah Fontana, Massimiliano Gamba, Cristina Frau, Filippo Giacomini B. Alberto Bertolini (capogruppo/team leader), Alessandra Galli, Cons.: Guido Baldrati, Martino Bisaccia, Coll.: Maria Silvia Cadario, Cristina Galli 3° Premio/3rd Prize Pacifico Aina (capogruppo/team leader), Coll.: deARQ studio: Bruno Melotto, Eleonora Salsa, Fabio Zorza Progetti segnalati/Mentions - Claudio Castiglioni (capogruppo/team leader) - Stefano Seneca (capogruppo/team leader) - Daniele Benedetti (capogruppo/team leader), Coll.: Francesca Dell Olio, Danilo Benedetti, Cons.: Stefania Carucci

COMPETITIONS

Utilizzo Innovativo del Tufo Concorso di idee volto a qualificare l’uso innovativo del tufo applicato a vari settori dell’edilizia ed in particolare nei seguenti campi di applicazione: nuova edificazione; recupero del patrimonio edilizio esistente e impiego nei siti archeologici; opere esterne e di architettura del paesaggio; opere di architettura degli interni Innovative use of tuff Design competition to qualify the innovative use of tuff applied to different building sectors and in details in the following application fields: new construction, recovery of existing real estate patrimony, use in archaeological sites, outdoor works and landscape architecture, interior architecture works

1° Premio/1st Prize Massimo Acito 2° Premio/2nd Prize Francesca Sperati 3° Premio/3rd Prize Pasquale Gentile Progetto menzionato/Mentions A. Armando Trento (capogruppo/team leader), Pablo Crovetto, Fabiano Galofaro, Antonio La Gioia, Tommaso Marchioni, Massimiliano Marucci, Michele Minieri, Andrea Nunzi, Franco Spazzolini B. Amaia Casado Rezola C. Silvia Izzi

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Roma

B

Sud Africa/South Africa- Pretoria Freedom Park Concorso internazionale per il progetto di un museo, Parco della Rimembranza e Memorial sulla Salvakop Hill a Pretoria, dedicati alla nuova democrazia sudafricana basata sulla dignità umana, l’eguaglianza, i diritti umani e la libertà. Il parco vuole essere simbolo del tortuoso cammino e del sacrificio per la libertà, un luogo di celebrazione della democrazia e un segno di speranza e ispirazione per il futuro Freedom Park International project competition for the design of a Museum, a Garden of Remembrance and a Memorial located on Salvakop hill, Pretoria. This complex is dedicated to South Africa’s new found democracy based on the values of human dignity, equality, human rights and freedom. The park is designed to become a symbol of the tortuous journey to and sacrifice made for freedom, a place of celebration of the achievement of democracy and a beacon of hope and inspiration for the future

A

B

Giuria/Jury: Wally Serote, Jordi Farrando, Gerrit Burger, Max Bond, Olufemi Majekodunmi, Julian Beinard Committente/Client: Freedom Park Trust of South Africa 1° Premio/1st Prize (ex aequo) A. OBRA Architects, Pablo Castro & Jennifer Lee (USA) B. Peter To Tai Fai (Hong Kong) C. Vladimir Djurovic & Imad Gemayel (Liban)

A

B

C C suggest an use of the area, which, respecting the environmental requalification, will foresee commercial activities allowing to cover management and maintenance costs

Italia/Italy - Salerno

86 l’ARCA 192

Parco naturalistico area ex-cava D’Agostino Riqualificazione ex-cava estrattiva, proprietà comunale circa 300.000 mq. Il concorso prevede le seguenti specifiche; a) bonifica idrogeologica cava argilla; b) realizzazione strutture e/o recupero esistenti, per svolgimento attività sportive, ricreative, culturali/didattiche, ristoro e relativi servizi; c) miglioramento collegamenti con città e parco Lungoirno; Proposte progettuali dovranno suggerire uso dell’area che, nel rispetto dell’obiettivo della riqualificazione ambientale, preveda presenza attività che consentano copertura spese gestione e manutenzione Naturalistic park in the dismissed D’Agostino quarry Requalification of the dismissed D’Agostino quarry , belonging to the municipality, of about 300,000 sq.m. The competition regards: a)hydrogeological revocery of the clay quarry; b) construction of structures and/or recovery of the existing ones for sport, recreational, cultural/theaching, restoration activities; c) improvement of the connection with the city and Lungoirno; park; project proposals should

Giuria/Jury: Bianca De Roberto, Oriol Bohigas, Giuliano Sauli, Andreas Kipar, Lorenzo Criscuolo, Matteo Basile Committente/Client: Comune di Salerno

1° Premio/1st Prize Lauener - Baer - Architekten 2° Premio/2nd Prize Behrendt - Stutzer 3° Premio/3rd Prize Büro Z28 4° Premio/4th Prize Kohler - Ilario 5° Premio/5th Prize Fawad Kazi, Michael Flury 6° Premio/6th Prize Peter Oestreich, Markus Schmid

Svizzera/Switzerland – St.Gallen Palestra universitaria Progetto per la realizzazione di una palestra universitaria presso l’università di St. Gallen University gymnasium Project for the construction of a gymnasium by St. Gallen university Committente/Client: Kanton St.Gallen

Vincitore/Winner Maria Auboeck (capogruppo/team leader) Janos Karasz, Florin Florineth, Antonio Inglese, Pasquale Giglio, Christian De Iuliis, Antonietta Lambiase, Carmine Misto, Cons.: Bruno Carloni, Iolanda Giarletta, Giuseppe Panzella, Joachim Kraefter, Coll.: Gianluca Calabrese, Sabato Esposito

192 l’ARCA 87


Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Nuova Ambasciata USA In Beijing

Luce e spazio

Progetto: SOM

Progetto: Sergio Sargentini, Paolo Vinti

E’ da poco iniziata, per concludersi presumibilmente entro il 2008, la costruzione della nuova Ambasciata USA a Pechino, su progetto dello studio Skidmore, Owings & Merrill. Con i suoi oltre 50.000 metri quadrati, si tratta del più grande progetto del Dipartimento di Stato statunitense su suolo straniero. Il complesso, che viene realizzato nel nuovo quartiere nord-orientale della capitale cinese, occuperà circa 600 impiegati e si sviluppa in una serie di edifici di media altezza inframezzati da giardini. Per far convivere le esigenze funzionali e di sicurezza con le attività sociali, professionali e culturali dell’ambasciata, il progetto è stato organizzato in tre settori distinti. Il primo è costituito da padiglioni bassi e spazi all’aperto che contengono la caffetteria, un negozio e ambienti ricreativi per lo staff e i familiari. Il secondo edificio è una torre per uffici di otto piani adiacente a un altro edificio per uffici di tre piani. Questi due edifici sono rivestiti con una ritmica facciata di pannelli di vetro ceramico e coperti da una rete tensostrutturale che determina una espressione formale di luminosità e leggerezza. Il terzo elemento del complesso rappresenta il volto pubblico dell’ambasciata e ospita l’edificio consolare e i giardini lungo l’entrata principale che è arricchita da un’opera commissionata all’artista Ellsworth Kelly. Questo edificio, progettato secondo i principi dell’architettura sostenibile, è caratterizzato da un lucernario continuo in copertura che consente l’ingresso di luce naturale e da rivestimenti laterali in cemento e pietra che con la loro massa termica consentono il controllo della temperatura ambientale interna. Il progetto, per il quale i SOM si sono avvalsi tra gli altri, della collaborazione del paesaggista Peter Walker, si presenta nella sua totalità come una convergenza di principi della moderna architettura americana con quelli della tradizione cinese.

The embassy’s public facet is represented by the third element of the complex, which hosts the consul’s building and gardens planted along the main entrance, where a work by the artist Ellsworth Kelly can be admired. This building, designed according to the principles of sustainable architecture, features a continuous skylight that allows natural light to filter through. Its walls are faced in concrete and stone, whose thermal mass allow for temperature control within the building. SOM made use of the collaboration of the landscapist Peter Walker for this project, which on the whole presents itself as a combination of modern American architecture and Chinese tradition.

Finanziato in parte con i fondi destinati alla realizzazione della nuova e più ecologica centrale a metano, il Nuovo Centro Polifunzionale a Panicale (nella provincia di Perugia), sorge a pochi chilometri dalla vecchia centrale termoelettrica Enel, alimentata per più di quarant’anni a lignite. La materia prima estratta sul posto dal giacimento ha permesso di rinvenire notevoli quantità di fossili, tali da configurare un patrimonio paleontologico tra i più importanti d’Europa. L’atto di estrarre e bruciare lignite in questo caso si configura come “modernità” nel produrre energia, calore, luce…ma nel contempo concorre a “riscoprire” un passato di milioni di anni mettendo in luce fossili dalle forme più variegate (conchiglie, ossa di animali, zanne…). Questo atto produttivo voluto dalla società industriale, che diamo per scontato, si sintetizza nel più importante derivato: la luce. E proprio la luce ha rappresentato il più significativo riferimento formale, oltre naturalmente una certa propensione a riprendere le forme dei fossili, che ha ispirato e permesso la costruzione del Nuovo Centro Polifunzionale, nel territorio dei Comuni dove l’Enel aveva realizzato la centrale. L’edificio è pertanto sintesi fra luce e spazio, l’equilibrio fra i due elementi lo pongono quale riferimento immediato e visibile nel contesto semiperiferico dell’abitato. La sua funzione sociale gli affida il compito della riconoscibilità sia di giorno sia di notte. Appoggiato sul tappeto erboso, l’edificio è un po’ come una lampada da giardino ingrandita, un “occhio” di luce proiettato verso terra attraverso la sua stessa struttura (tagli sui setti, murari, gronde di copertura, tralicci metallici).

Construction of the new United States Embassy in Beijing has begun and is due to be concluded by 2008. The project for the work is by the Skidmore, Owings & Merril studio. With over 50,000 square meters of space, this is the US State Department’s greatest project ever on foreign land. The complex, which is being built in the Chinese capital’s new northeastern district, will host about 600 employees, and is developed in a series of medium-rise buildings separated by gardens. The project was organized in three different sectors in order to combine functional and safety requirements and social, professional and cultural activities. The first sector consists of low pavilions and open areas which host the cafeteria, a shop and leisure areas for the staff and their families. The second is an eight-story office building which is adjacent to another three-story office building. These two buildings are covered in a rhythmic façade of ceramic glass panels covered by a stretched flexible structure that produces a luminous, light formal look.

88 l’ARCA 192

192 l’ARCA 89


Anarchitettura At CCA, Montreal

Calde sintonie Progetto: Claudio Silvestrin

The Canadian Centre for Architecture in Montreal is offering a great example of public and scientific interest in architecture. The current exhibition (open through the beginning of September) at the Centre is interesting, sure enough. Yet, the acquisition of the archives belonging to four contemporary protagonists was the bravest and most praiseworthy of feats; these archives are the focus of the show. The names: James Stirling, Cedric Price, Aldo Rossi and Gordon MattaClark. All four of them have left this world but are still very alive. The outcome of combinations drawn from archives does not always result in a comprehensive operation. But at the Canadian Centre for Architecture (CCA), visitors can find an intriguing inside view of the topics under consideration; a cross-section that is full of historic and poetic curiosities. A number of curators – with Mirko Zardini in the lead – organized the show, including the valiant Marco De Michelis and Mark Wigley. Indeed, these architects are the four horsemen of the Apocalypse: none of them are sedate, nor are they tame. And this also goes for Stirling - of the four, he is the only one whom Charles of England would probably spare from the fires of hell, thanks to his more marked sense of

90 l’ARCA 192

harmony. I hope all four of them are in heaven right now, and that, at any rate, if they are in purgatory, our Almighty Father may not accept any negative prayers directed at them from the powerful of this earth. The CCA now owns about 15,000 drawings and prints by the most composed and renowned of the group, who created The Neue Staatsgalerie in Stuttgart. The most heretical of the four is Matta-Clark, who passed away too early, at 35, in 1978. Fortunately, his widow Jane Crawford took good care of his work, even in giving the archives up to the CCA. Clark was an artist, an architect and a filmmaker, but he never plunged headlong into a discipline in a deviant, constructive way. On the other hand, he always experimented and was intellectually committed to his work, thus becoming an important point of reference for artists and architects. His father was the renowned surrealist painter Roberto; in fact, Clark was his mother’s last name; she had him go through his education in New York, far from his father, who lived between France and Italy. Matta-Clark devoted himself to art and architecture (which he studied at the Cornell Architecture School, where he was in contact with the theorist Colin Row). This dual interest was handed down to him by his father, who practiced architecture with Le Corbusier. In addition to this, Gordon studied literature in Paris. His biography helps us understand his creative route. Indeed, the collection on display merges with his life, and all the objects on show are laid out chronologically: slides, negatives, letters, drawings, different kinds of material regarding his projects and architectural realizations (1970-78), films on his activities. He has left a mark of his thought and his view of expressivity. Of course, the latter does not remain on a conceptual level, but is strongly linked to behaviorism, with which, by the way, the artistarchitect actually made his debut. He started as an “anarchitect” (and here is the link with the other three authors). He dealt with abandoned or underdeveloped urban areas, where he could work on crumbling buildings through his “Splittings”.

1974 saw his first work of the sort (real section or dissection of a house). Concerning this activity, a colleague of his, Dan Graham, one of today’s boldest artists, referred to this work as “urban ecology”. Nevertheless, anarchitecture was a group operation, with the participation of Laurie Anderson and Richard Nonas and those who followed him in this first, unusual experience. In fact, in 1971, he opened up a restaurant he called“Food”, along with others. After 1968, he intensified his commitment to social issues. In Manhattan, the young artists looked for food and places in which to work. Food became a point of reference and a source of supplies. The English architect Cedric Price (1934-2003) had just as radical a position as Matta-Clark. It’s easy to see his importance. It is enough to consider his lineal ascendants (Buckminster Fuller) and the repurcussions he had on a lot of advanced architecture (from a number of deconstructionist works at the Beaubourg). While Matta-Clark spoke of anarchitecture, he declared he was a radical, because the profession of the architect was lost, and only the architects themselves were convinced they were important. Also, he said: “It’s vital to see where architecture isn’t needed. If someone comes to you expecting a new house to transform their life, you should ask them if they’ve considered getting a divorce instead”. In 2000, the CCA bought the archives of Aldo Rossi’s studio. They amount to 200 projects, 5,000 drawings, etchings, etc. Who can forget the disputes that broke out during the sixties and seventies over his book (1966) “Architecture of the city”? Aldo Rossi (1931-1997) made his opinions known everywhere – his antimodernist campaign saw great repercussions in Italy, both in the fields of cultural politics and in academic circles. Despite all of this, he often produced delicate, evanescent forms with a great sentimental feel. In my opinion, this fact didn’t allow him – he who was at the helm of postmodernism – to understand the deepest signs of that trend. Perhaps this is why a number of critics see him as a neorationalist.

Sopra, vista dell’installazione di Cedric Price al CCA di Montreal (foto: Michel Legendre). A sinistra, Klaus Frahm Photographer: vista parziale della rampa e della rotonda della Neue Staatsgalerie Stuttgart progettata da James Stirling, 1984. Above, view of the Cedric Price installation at CCA Montreal.Left, Klaus Frahm Photographer: partial view of the ramp and rotunda of Neue Staatsgalerie Stuttgart designed by James Stirling, 1984.

Negozi di design, non più anonimi e standardizzati spazi di vendita ma ambienti accuratamente disegnati, progettati, dove la mano dell’architetto si legge anche nei minimi dettagli. E’ questa una tendenza, che soprattutto in questi ultimi anni, ha visto integralmente trasformata l’immagine di molti negozi, da quelli delle grandi firme della moda italiana, che hanno fatto dell’architettura un nuovo veicolo di promozione e affermazione a livello di mercati internazionali, a quelli, in modo meno eclatante ma ugualmente molto diffuso nelle grandi e medie città, di altre tipologie come saloni di bellezza, ristoranti e locali notturni. Nessuno però aveva ancora tentato di lanciarsi nell’impresa di applicare questo nuovo concetto a un negozio così tradizionale e ai margini degli ambienti modaioli, come una panetteria. A Milano, è invece Rocco Princi, che conta quattro negozi nella città, a investire sull’immagine affidando il progetto del suo nuovo negozio in Piazza XXV aprile, a Claudio Silvestrin. Da poco inaugurato, questo spazio di circa 90 metri quadrati che si affaccia con ampie vetrate a livello strada, è innanzi tutto un segnale urbano che riporta a nuova vita uno slargo centrale della città, che da tempo permaneva in un deplorevole stato di abbandono. L’interno è poi una piacevole scoperta, tutto è calibrato e non c’è nulla di urlato, e come, nello stile dell’architetto veneziano che tra i

numerosi lavori ha firmato gli store di Armani, sono i sottili rimandi dei materiali, dall’ottone color terra bruciata delle pareti e bancone, alle lastre di porfido fiammato color grigio/viola del pavimento e il porfido a spacco della quinta parallela al bancone, e la cura dei dettagli delle finiture che danno la dimensione dell’accoglienza. Un punto di riferimento per curiosi e habitué che circondati da una calda atmosfera possono soffermarsi al banco bar, acquistare o osservare l’abilità dei panettieri che lavorano alla vista del pubblico, protetti una doppia vetrata che corre lungo il lato su strada. Elena Cardani

Matteo Piazza

Un bell’esempio di attenzione pubblica e scientifica all’architettura. Lo offre il Canadian Centre for Architecture di Montreal. Certamente interessante la mostra in corso (fino ai primi di settembre) nei propri spazi. Ma l’impresa più coraggiosa e meritoria è l’acquisizione degli archivi di quattro protagonisti contemporanei, archivi che costituiscono l’oggetto della mostra. Si tratta di James Stirling, Cedric Price, Aldo Rossi, Gordon Matta-Clark. Morti e vivissimi tutt’e quattro. Non sempre abbinamenti del genere, a livello di archivi, risultano caratterizzati come operazione complessiva. Al Canadian Centre for Architetcture (CCA) il visitatore trova uno spaccato intrigante, ricco di curiosità storiche e poetiche alla cui realizzazione, capitanata da Mirko Zardini, hanno collaborato vari curatori, tra cui i valorosi Marco De Michelis e Mark Wigley. Sono infatti quattro cavalieri dell’apocalisse, questi architetti: nessuno di loro è quieto e addomesticato. E ciò tutto sommato vale anche per Stirling, sebbene egli sia quello che con minore convinzione Carlo d’Inghilterra destinerebbe all’inferno a causa del suo senso di armonia più spiccato rispetto agli altri. Spero che i quattro siano tutti in paradiso e che, comunque, nel caso fossero in purgatorio, il Padreterno non accetti preghiere negative dai potenti di questa terra. Del più tranquillo e più famoso del gruppo, di cui ci si limita a ricordare The Neue Staatsgalerie di Stoccarda, il CCA è venuto in possesso di circa 15.000 pezzi tra disegni e stampe. Il più eretico dei quattro? MattaClark, peraltro prematuramente scomparso nel 1978, a 35 anni. Fortunatamente del suo lavoro si è presa attenta cura la vedova Jane Crawford, anche nella costituzione dell’archivio al CCA. Artista, architetto, filmaker, non si è mai tuffato in una disciplina in modo deviante e costruttivo, bensì puntualmente all’insegna dell’impegno intellettivo e della sperimentazione, divenendo, per quest’ultimo aspetto, importante riferimento per artisti e architetti. Figlio del celebre pittore surrealista Roberto (Clark è il cognome della madre che lo educò a New York lontano dal padre che viveva tra Francia e Italia), si diede all’arte e all’architettura (che studiò alla Cornell University’s School dove fu in contatto col teorico Colin Row). Questo doppio interesse gli viene dal genitore che si esercitò all’architettura con Le Corbusier. In più Gordon studiò letteratura a Parigi. Sono notizie biografiche ineludibili per capire la sua azione creativa. La collezione esposta si mescola in realtà al tracciato della sua vita e tutti gli oggetti esposti hanno una disposizione cronologica: diapositive, negativi, lettere, disegni, vario materiale relativo alle sue costruzioni sia realizzate che progettate (‘70-’78), filmati sulla sua attività. Egli ha lasciato il segno del suo pensiero e della sua visione dell’espressività. Certo, questa non rimane a livello di concettualità, ma è fortemente collegata al comportamentismo. Col quale l’artista-architetto esordisce, tra l’altro. Inizia come “anarchitetto” (e qui si coglie presto il collegamento con gli altri 3 autori). Zone urbane dismesse o sottosviluppate dove poter intervenire sulle architetture fatiscenti praticando i suoi “Splittings” o spaccature. Il primo lavoro del genere è del 1974 (sezione o vivisezione reale di una casa). A proposito di quest’attività, un suo collega, Dan Graham, uno dei più valorosi artisti di oggi, parlò di ecologia urbana. L’Anarchitettura fu tuttavia un’operazione di gruppo, con la partecipazione di Laurie Anderson e Richard Nonas e di quanti erano stati sodali nella prima, inusuale esperienza in sodalizio. Infatti, nel ‘71, con altri avvia l’attività del ristorante “Food”. L’impegno nel sociale, dopo il Sessantotto, si fa più forte. A Manhattan i giovani artisti cercano da mangiare e spazi dove lavorare. Food diventa un riferimento e una fonte di risorse. L’inglese Cedric Price (1934-2003) non sta certo dietro a Matta-Clark quanto a posizione radicale. Facile capirne la portata. Basta considerare le sue ascendenze (Buckminster Fuller) e le sue ripercussioni su tanta architettura avanzata (da talune opere decostruzioniste al Beaubourg). Se Matta-Clark parlava di anarchitettura, lui dichiarava di essere radicale perché la professione di architetto si era persa e solo gli architetti erano convinti di essere importanti. E ancora: “E’ vitale vedere dove l’architettura non è necessaria. Se qualcuno viene a trovarti per avere da te una casa che cambi la sua vita, devi domandargli se ha pensato che forse sarebbe meglio per lui divorziare”. Nel 2000 il CCA ha acquistato gli archivi dello studio di Aldo Rossi (1931-1997). Oltre 200 progetti, 5.000 disegni, incisioni ecc. Chi non ricorda le polemiche scoppiate lungo i Sessanta e i Settanta intorno al suo volume (1966) “L’Architettura della città”? Fece sentire la sua voce dappertutto con la sua battaglia antimodernista che in Italia ebbe larghe ripercussioni in sede di politica culturale e anche nei circuiti accademici. A dispetto di ciò, si rivelò spesso un cantore di forme delicate e come evanescenti di forte impronta sentimentale. Questo fatto, a mio avviso, fece sì che lui, alfiere del postmoderno, non capisse in profondità i segni più profondi di quella tendenza. Forse si spiega così l’attributo di neorazionalista che diversi gli danno. Carmelo Strano

Ricostruire a Beirut Atelier Hapsitus Progetto: Nadim Karam, Ramona Abdo, Pierre Bu-Absi, Karim Moallem L’intervento riguarda l’ampliamento dell’Atelier Hapsitus, lo studio professionale che l’architetto Nadim Karam condivide con Ramona Abdo, Pierre Bu-Absi e Karim Moallem. Lo studio – impegnato in progettazioni nei settori dell’architettura, del design e dell’urbanistica – è situato in un edificio nelle vicinanze del National Museum of Beirut, un luogo che aveva subito pesanti bombardamenti durante le frequenti battaglie avvenute in Libano nella guerra civile che ha sconvolto il Paese tra gli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta. L’impostazione progettuale dell’ampliamento dello studio, organizzato su due livelli, risente, infatti, del clima di distruzione ancora presente nella memoria storica di quel Paese: l’impaginazione della facciata evidenzia – attraverso grate composte di spezzoni di trafilati di ferro e da pannellature realizzate con lamiere forate – la permanenza della tragedia della guerra civile, ancora non del tutto sparita dall’atmosfera che aleggia sulla città. E’ inoltre anche una chiara citazione all’opera di recupero dei materiali eterogenei che sono impiegati durante la prima ricostruzione degli edifici danneggiati dalle azioni belliche. L’accentuata policromia degli interni suggerisce invece la voglia di dimenticare un passato davvero tragico. E’ dunque attraverso la simbologia della dicotomia tra passato e futuro che si è voluto dare valore al percorso progettuale di un intervento che, pur privilegiando l’immaginario industrialista positivo e rassicurante, non ha rinunciato alla funzione educativa dello specchio della memoria. Carlo Paganelli

that country’s historic memory. The configuration of the façade shows the lingering tragedy of the civil war, which has not yet totally disappeared from the atmosphere that hovers over the city. The façade is, in fact, made of grates composed of drawn iron crops and paneling featuring drilled plate. Furthermore, the first, postwar reconstructions of damaged buildings are clearly brought to mind with this work. On the other hand, the marked polychromy of the interior suggests the need to forget a truly tragic past. It is thus through the symbology of the dichotomy between the past and the future that the planning behind the design has acquired value. In fact, although the architects have favored positive, reassuring industrialist imagery in this work, they did not relinquish an educational function that mirrors memory.

The project concerns the extension of the Atelier Hapsitus, the professional studio that the architect Nadim Karam shares with Ramona Abdo, Pierre Bu-Absi and Karim Moallem. The studio, which is committed to designing in the spheres of architecture, industrial design and urban planning, is located in a building near the National Museum of Beirut. This site underwent heavy bombing during the frequent battles which took place in Lebanon during the civil war that devastated the country between the seventies and the end of the eighties. The way the extension of the studio (which is organized on two floors) was designed shows the signs of the destructive climate that is still present in

192 l’ARCA 91


Nomination per Le Havre For Unesco

Transfert materico

Completamente ricostruita dall’équipe di Auguste Perret tra il 1945 e il 1964, Le Havre è stata scelta dal Governo francese tra le candidate a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Un riconoscimento, perseguito da oltre vent’anni dalla città congiuntamente a specialisti in storia dell’architettura, che mira alla valorizzazione di un patrimonio di storia recente la cui portata riveste un’importanza culturale e storica di livello europeo. Tra gli aspetti che possono a ragione rientrare nei criteri di valutazione dell’Unesco per i beni culturali, sicuramente l’intervento di Auguste Perret quale testimonianza dell’opera di uno dei principali architetti del XX secolo che, attraverso l’invenzione dell’“ordine de cemento armato” ha rivoluzionato la tradizione dell’architettura francese. Inoltre la ricostruzione del centro di Le Havre ha rappresentato per l’ampio ventaglio di architetti coinvolti, un campo di sperimentazione sul concetto di città moderna e sulle nuove tecniche di costruzione di rara eccezionalità, mentre per l’ampiezza della sua estensione come per la coerenza del suo piano urbanistico e tipologico è un punto di riferimento europeo, una città simbolo per l’insieme di quelle ricostruite. Una candidatura, che apre delle nuove opportunità di sviluppo per la città, sia a livello turistico, ma anche culturale e di rilancio economico.

La mostra “Alberto Salvati: Frottages”, tenuta presso la Galleria Arte Borgogna lo scorso aprile 2004, ha evidenziato quaranta opere prodotte dall’artistaarchitetto negli ultimi tre anni. Determinante e in primo piano la tecnica inventata da Salvati e connaturata strutturalmente ed emotivamente all’immaginario infantile attraverso disegni e dipinti di bambini, con un’età compresa tra i 4 e i 9 anni, sui quali agisce un trasfert materico di profonda espressività e sensibilità, mediato da una sapiente, lucidissima e delicata indagine introspettiva e formale. Il risultato sono opere inserite in un inconsueto frottage che, come dice Maurizio Vitta, curatore della mostra, “acquistano vitalità mediante un processo che prende avvio dal disegno infantile per posizionarlo, senza alterarne l’immediatezza, all’interno di una più strutturata visione spaziale e culturale, che approda nuovamente a esso per

Le Havre, which was completely rebuilt by Auguste Perret’s team between 1945 and 1964, was chosen by the French government among the candidates for the UNESCO’s World Heritage. For over twenty years, along with specialists in the history of architecture, the city has pursued this acknowledgment, which aims at exploiting a heritage of recent history with a strong cultural and historic significance on a European level. One of the aspects that can rightly be included among the Unesco’s evaluating criteria is surely Auguste Perret’s work. He is one of the twentieth century’s main architects, and through the invention of the “reinforced concrete order” he revolutionized the tradition of French architecture. Furthermore, due to the great number of architects involved in the reconstruction of the center of Le Havre, the city has been an exceptional site of experimentation on the concept of the modern city and on new building techniques. On the other hand, it is now a European reference point, a symbolic city for all other rebuilt cities, due to its wide extension and its consistency from a typological viewpoint and in its urban plan. This candidacy opens up new opportunities of development for the city on a touristic level, but also favors cultural and economic growth.

Un segno riconoscibile Chamvillard Gymnasium in Irigny Progetto: Raphael Pistilli Ha uno stile, un suo credo, una sua linea precisa e demarcata che unisce, senza smentirsi, tutti i suoi progetti. Raphael Pistilli, francese di Villeurbanne, opera principalmente nel suo dipartimento segnando il territorio con volumi articolati che si affiancano, sovrappongono, completano in una dinamica scultoria sempre comunque coerente a una logica di valorizzazione, caratterizzazione di un contesto. Tra i lavori recenti, questo piccolo edifico, che ridefinisce un fronte su strada ampliando con nuove funzioni la palestra di Chamvillard a Irigny. La nuova costruzione, che comprende un piccolo bar, una sala ristorante, una sala di riunioni e un ufficio destinato alle associazioni sportive, arricchisce di nuove funzioni di accoglienza il centro sportivo durante le manifestazioni. Il progetto occupa un terreno scosceso davanti alla facciata della palestra proiettandosi lungo la strada. La scarpata congiunge la strada e la palestra, nella parte più bassa. Questa situazione detta le regole dello sviluppo dell’edificio individuato da una facciata di 46 metri di lunghezza che raggiunge una profondità variabile dai 4,5 metri fino a 10 metri disegnando un nuovo fronte. I due corpi che compongono il nuovo edificio si definiscono da entrambi i lati rispetto all’ingresso della palestra: il bar e la sala ristorante, allo stesso livello della palestra in modo da facilitare la corrispondenza tra attività sportive e nuove funzioni; la sala riunioni e l’ufficio delle associazioni a livello strada con accesso diretto. Il bar si apre a ovest con un sistema di protezione costituito da un pannello ripiegabile che consente di avere una facciata completamente chiusa o un’estensione del bar sull’esterno. Il corpo a livello strada, a sud, offre una protezione in alluminio forato offrendo l’illuminazione naturale necessaria agli uffici. L’articolazione dell’insieme, ritmata dalla differenziazione delle quote e dal gioco delle pensiline e delle pareti richiudibili, non rinuncia a disegnare con una certa coerenza il fronte su strada che trova soprattutto nella scelta del rivestimento in alluminio forato, alternato a pannelli ciechi, una unitarietà linguistica con l’intorno. Elena Cardani

92 l’ARCA 192

He has his own style, his own beliefs, his own precise, delimited line that marks all of his projects, with no contradictions, no exceptions. Raphael Pistilli, a French architect from Villeurbanne, mainly works in his own sector, marking his territory with articulate volumes that lay side by side, are superimposed or completed in a sculptural dynamics that always gives a sense of consistency, developing and characterizing any context. His recent works include this small building, which redefines the front facing the street, with the extension of the Chamvillard gymnasium in Irigny. The new building, which includes a small bar, a restaurant, an assembly room and an office for sport clubs, enriches the sporting center with new reception points during the sports events. The project occupies steeply sloping ground and stretches out along the road in front of the gym’s façade. The slope links the road to the gym on the lower side. The building develops along this slope, a 46meter-long façade that reaches a depth that varies from 4.5 to 10 meters, designing a new front for the gym. The two bodies that make up the new building are defined on both sides of the gym entrance: the bar and restaurant are on the same floor as the gym, so access from sport activities to the new areas is simplified. The assembly rooms and the office for sport clubs are on ground level and can be accessed directly. The south-facing body at street level is protected by a drilled aluminum shield, allowing natural lighting to filter through into the offices. The entire work is rhythmically organized by the different levels and by the play of cantilever roofs and closable partitions. Faced in drilled aluminum alternated by blind panels, the front looking over the street offers a linguistic unity with its surroundings.

Astrazione e corporeità Si è conclusa a fine aprile nelle sale dell’Archivio di Stato di Milano la mostra dedicata all’opera di Clara Matelli. Formatasi come architetto, la Matelli da qualche anno si dedica esclusivamente all’arte realizzando dipinti, di formato piccolo o mediogrande, con tecniche miste su carta da lucido. È questo materiale abbastanza estraneo a un uso strettamente pittorico, ma nelle opere di Clara Matelli si rivela ricco di possibilità in relazione soprattutto alla sua ricerca del rapporto tra immagine e supporto. Nelle circa quaranta opere esposte nella mostra “Risonanze”, la carta da lucido si trasforma in una sorta di “pelle” su cui, nella trasposizione tra pensiero ed espressione pittorica, paiono riconciliarsi molteplici tensioni: la presenza e la memoria, la figurazione e l’astrazione, il materiale e l’immateriale, la perizia tecnica e l’inventiva. In occasione della mostra, è stato pubblicato un catalogo, con testi di Bruno Perdetti e Walter Gadagnini (Edizioni Bolis) in cui si analizza il percorso espressivo della Matelli, le cui opere nella loro matericità e, allo stesso tempo,

Alberto Salvati, Frottage: Gli occhi Verdi e i capelli gialli. Sotto, a sinistra/below, left, Clara Matelli, Risonanza azzurro e giallo, 54x55 cm, 2000; a destra/right, base spaziale su Marte/Space base on Mars.

scoprirvi ciò che si sapeva fin dall’inizio, ma con una consapevolezza diversa”. E’ questa una tecnica sviluppata attraverso un sistema di fotocopiatura, ingrandimento e immersione in acqua, ai fini di conferire una certa morbidezza e spessore al foglio di carta; a questo trattamento segue un accartocciamento e strizzatura e, infine, un nuovo dispiegamento e asciugatura. Proprio da questo processo, che lascia inalterata l’immagine originale del disegno, la carta riemerge trasformata evidenziando, dopo l’incollaggio su un cartoncino, miriadi di pieghettature e una ruvidezza esasperata. Salvati, a questo punto, interviene con un’operazione delicatissima e sapiente di frottage che esalta il valore grafico, i rapporti spaziali, il gioco tra vuoti e pieni, il segno, la struttura, il contorno e il campo dell’opera, e, soprattutto, la profondità e intensità del colore.

Per i progettisti del futuro “trasparenza” si rinviano le une alle altre, componendo frammenti di percezione ed espressione in un’esperienza di continuità tra astrazione e corporeità.

Prende avvio a novembre 2004, il master in product design dal titolo “Extreme Design - Habitation Equipments, Prothesis Objects, Technical Clothing”, promosso dalla Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Preparare nuovi progettisti in grado di rispondere adeguatamente all’evolversi di nuovi fenomeni sociali, come globalizzazione, crescente mobilità di persone e di cose, dilatazione dello spazio e del tempo, attraverso alta formazione, ricerca, trasferimento di tecnologie e sviluppo, sono le finalità del Master. Il programma si articola in tre macro-temi di approfondimento, Habitation Equipments, si rivolge alla progettazione domotica e delle attrezzature per l’ambiente quotidiano, dello spazio cosmico ecc; Prothesis Objects sviluppa oggetti protesici come estensione tecnologica delle capacità umane; Technical Clothing rappresenta l’area di abbigliamento e accessori e usi che richiedono requisiti di sicurezza e protezione.

Per informazioni e prescrizioni: silvia.ferraris@polimi.it

Luoghi di natura e memoria La quindicesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino è stata presentata a fine marzo a Milano. La giuria internazionale, presieduta da Lionello Puppi, e composta da Sven-Ingvar Andersson, Carmen Añón, Domenico Luciani, Monique Mosser e Ippolito Pizzetti, ha attribuito l’annuale il premio destinato a un luogo denso di natura e di memoria, con caratteristiche esemplari nella sua concezione e nel suo governo. “Un luogo – spiega Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton Studi Ricerche – occupa uno spazio, ha un sito e una postura. E’ forma e vita in continua modificazione. E’ temporalità e commensurabilità spaziale. Comporta una responsabilità per la salvaguardia della sua identità”. Il premio segnala non tanto il talento dell’inventore del luogo, ma la sapienza e la continuità nel governo del luogo stesso, sapienza e continuità che riescono a far vivere nel tempo quella stessa invenzione, a ritrovarla, a rinnovarla facendola rimanere se stessa, in equilibrio tra innovazione e conservazione. Non a caso, il premio è intitolato a Carlo Scarpa (1906-1978), inventore di spazi aperti, che ha ideato, tra gli altri, il cortile di Castelvecchio a Verona, il giardino della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, il giardino-sepolcro Brion a San Vito d’Altivole, Treviso. Il premio consiste in una campagna di attenzioni, che si articola nella pubblicazione di un dossier, nella raccolta di materiali bibliografici e cartografici pertinenti,

nell’organizzazione della cerimonia pubblica che anche quest’anno si svolge a Treviso, nella sede della Fondazione Benetton, sabato 8 maggio. Il riconoscimento simbolico è costituito da un sigillo, disegnato da Carlo Scarpa, che viene conferito alla persona o alla istituzione responsabile del governo del luogo designato. La giuria ha deciso di dedicare la quindicesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, 2004 al Kongenshus Mindepark. Si tratta di un territorio di 1200 ettari di brughiera, tra i pochi sopravissuti nello Jutland (Danimarca) alla secolare bonifica ed è stato dichiarato parco della memoria proprio per iniziativa degli agricoltori locali. Tra il 1945 e il 1953 il paesaggista Carl Theodor Sørensen (1893-1979) e l’architetto Hans Georg Skovgaard (1898-1969) vennero incaricati di dare forma memoriale a una delle piccole valli di origine glaciale presenti all’interno del parco. Nasce la valle della memoria, pietra miliare del paesaggismo del Novecento, inaugurata il 10 giugno 1953 alla presenza di Re Frederik IX e della regina Ingrid Trentanove massi istoriati e iscritti con i nomi delle comunità e delle famiglie che lavorarono alla bonifica, e pietre più piccole, vengono collocati lungo una valle che – leggermente sinuosa e con morbide sponde – solca la brughiera e si conclude in un’ampia ellisse dove ogni anno migliaia di danesi si incontrano per ricordare la lunga storia delle trasformazioni della loro terra e la vicenda dei contadini che ne operarono la bonifica.

192 l’ARCA 93


Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Spazio 315 In Paris Dedicato alle nuove generazioni di artisti, lo Spazio 315 è l’indirizzo inaugurato da qualche mese al Centro Pompidou di Parigi. La programmazione dell’attività espositiva prevede, ogni due mesi, la presentazione di uno o due artisti accomunati da una stessa problematica e le cui opere inedite sono prodotte dal Centro Pompidou stesso. Fino al 10 maggio, sono esposte due istallazioni realizzate in situ di Koo Jeong-A (nata a Seul nel 1967 ma a Parigi dal 1991) e Urs Fischer (nato a Zurigo nel 1973, vive e lavora tra Los Angeles, Zurigo e Berlino). L’interesse per lo spazio privato e per il suo arredamento, il desiderio di suggervi una narrazione, sono ciò che accomuna i due artisti che intervengono entrambi nello spazio espositivo come in un atelier, facendolo proprio e trasformandolo. La prima, lavora in modo furtivo e discreto con elementi talvolta effimeri, il secondo invece si impone per un lavoro di grande presenza formale, iscritto in una tradizione scultoria figurativa. Seguiranno, dal 2 giugno al 16 agosto, Kristin Baker (Stamford 1975) e Magnus von Plessen (Amburgo 1967); dal 8 settembre al 15 novembre, Xavier Veilhan (Lione 1963). Ogni esposizione è inoltre completata dalla pubblicazione di un libro d’artista, parte di una collezione bilingue prodotta dalle Edizione del Centro Pompidou.

A few months ago, a new address was inaugurated at the Centre Pompidou in Paris: Espace 315, which is devoted to new generations of artists. One or two artists who share an interest in similar issues and whose new works are produced by the Centre Pompidou itself will be on show every two months. Two installations created in situ by Koo Jeong-A (who was born in Seoul in 1967 but has been living in Paris since 1991) and Urs Fischer (born in Zurich in 1973, he lives and works among Los Angeles, Zurich and Berlin) will be on until May 10th. Both of these artists are interested in the intimacy of the home and the way it is furnished and by the need to tell its story; both work in their exhibitive space as though they were in an atelier that they make their own and transform. Koo Jeong-Lu works in a secretive, tactful way with elements that are sometimes ephemeral, while Urs Fischer’s work has a bold formal presence, and is steeped in a figurative scuptural tradition. From June 2nd to August 16th, Kristin Baker (Stamford, 1975) and Magnus von Plessen (Hamburg, 1967) will follow; from September 8th to November 15th, Xavier Veilhan (Lions, 1963) will also be on show. In addition, each exhibition is completed by the publication of a book dedicated to an artist, and is part of a bilingual collection produced by the Centre Pompidou Edition. Sopra/above, Urs Fischer, Chair for a Ghost: mola a sabbia, alluminio, pittura, lacca e filo di ferro/sand grind, aluminium, painting, lacquer, ironwire, 70x72x103 cm, 2003, Dakis Joannou Collection, Athens, (foto: A. Burger, Zurich). A sinistra/left, Kristin Baker, Big Bang Vroom, acrilico su/acrylic on PVC, 243,84x304,8 cm, 2003 (Courtesy Deitch Projects, New York).

L’arte brilla di luce propria In Meran

Sogni e comunicazione In Milan

“Brillant(e) Tra arte e Gioielli”, Kunst Meran/o Arte, Merano, fino al 30 maggio. Gioiello o opera d’arte? Arte applicata o arte formativa? La mostra “brillant(e)” si dedica a questo tema; più di 120 opere di circa 40 artisti e designer di gioielli, per un arco di tempo che va dal 1930 fino a oggi. Spunto della mostra, il novantesimo anniversario della nascita di Anton Frühauf (1914-2000), la cui famiglia possiede a Merano dal 1875/76 una gioielleria con annesso laboratorio orafo. Il superamento del confine tra arte figurativa e arte applicata è il concetto base della mostra. Sono quindi esposti unicamente lavori che sfuggono alla rigida definizione di “gioiello” o “opera d’arte”, opere dove la divisione tra arte figurativa e arte applicata risulta inesistente. Complessivamente sono presi in esame tre diversi aspetti di questo “sconfinare”: il primo, orafi interessati all’arte figurativa e il conseguente influsso di questa presente nel loro lavoro. Parallelamente alla produzione industriale o artigianale di gioielli tradizionali, nel XX secolo, si sviluppa autonomamente la categoria del “gioiello artistico”; il secondo, artisti che hanno progettato gioielli. Nel XX secolo numerosi pittori e scultori hanno provato interesse e hanno anche prodotto gioielli. Qui la scelta del materiale diviene secondaria rispetto all’elaborazione libera da tecniche e forme tradizionali, si privilegia il processo creativo, spesso manca l’esperienza della tecnica orafa. Nonostante ciò, utilizzando come base l’educazione all’arte riuscirono a realizzare opere d’arte portatili; il terzo, artisti che, nel loro lavoro, si siano confrontati con il tema del “gioiello” o dell’ “ingioiellarsi”. Nel XX secolo numerosi artisti hanno riflettuto sul concetto di adornarsi e così hanno scelto il gioiello come soggetto e oggetto del loro lavoro.

“Dreams. I sogni degli italiani in 50 anni di pubblicità televisiva”. La Triennale di Milano, aperta fino al 30 maggio. Il 3 gennaio 1954 nasceva ufficialmente la televisione italiana con le prime trasmissioni realizzate dalla sede Rai di Milano. Per celebrare il cinquantenario, la Triennale di Milano, in collaborazione con la RAI, e con il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Provincia di Milano, ha organizzato una mostra tematica che ripercorre e rivisita mezzo secolo di televisione attraverso la prospettiva peculiare della pubblicità televisiva. In 50 anni di storia, dai primi Caroselli ai più recenti spot, la pubblicità televisiva ha modificato la Tv e i suoi palinsesti. Ha trasformato le modalità di percezione. Si è implicata con le estetiche del visuale. Ha influenzato l’economia simbolica così come quella politica e monetaria e ha ridefinito – attraverso i consumi – le soggettività e il sistema di relazioni io-noi-mondo. La mostra ripercorre questa vicenda seguendo due piste diverse ma strettamente intricate: la prima – più didattica – rivisita la storia della pubblicità televisiva utilizzando i linguaggi, le forme e i canali attraverso cui essa stessa si è autorappresentata; la seconda – più interpretativa – cerca di applicare alla pubblicità la strategia della remediation, provando a sottrarla alla sua funzione ancillare nei confronti delle merci che l’hanno fatta e la fanno vivere e cercando di rivisitarla attraverso lo sguardo di altri media, altre estetiche, altre modalità di percezione, altri e diversi modi di rapporto e di relazione fra io-noi-mondo. L’esposizione si articola lungo un percorso che prevede l’attraversamento di 9 stanze connesse tra loro da piazze e passages. Le stanze esprimono la componente progettuale e interpretativa della Mostra, le piazze contengono invece la sua componente più didattica e narrativa.

“Brillant(e) Between art and jewelry” will be on at the Kunst Merano Arte in Merano from April 3rd through May 30th. Jewel or work of art? Applied or formative art? The exhibition “Brillant(e)” deals with this topic. Over 120 works by about 40 artists and jewelry designers are on display, ranging from the 1930s to today. The exhibition stems from the

Depero globale In Turin

Xavier Veilhan, Drumball, 2003 (foto: François Valenza).

Fortunato Depero è il protagonista della mostra aperta a Palazzo Bricherasio di Torino fino al 30 maggio. L’antologica è centrata attorno a tema della “ricostruzione futurista dell’universo” e presenta soprattutto la produzione di Depero legata alle arti applicate con arazzi, cuscini, panciotti, arredi e pubblicità, sottolineando i molteplici interessi e l’eclettismo di questo precursore dell’arte contemporanea. Tra gli importanti prestiti che costituiscono la mostra, figurano alcune opere inedite e altre che lo stesso autore aveva incluso nella propria autobiografia raccolta nel “libro bullonato”. Oltre alle opere di arti applicate, in mostra anche una serie di quadri, tra astrattismo, futurismo e cubismo, e opere di altri autori fondamentali del periodo quali Giacomo Balla e Tommaso Marinetti.

ninetieth anniversary of Anton Frühauf’s birth; the jeweler was born in 1914 and died in 2000, but since 1875-76, his family has owned a jewelry shop with an annexed goldsmith’s workshop. The basic concept of the exhibition is the overcoming of the boundaries between figurative and applied art. Therefore, only works that can escape the rigid definition of “jewel” or “work of art” are on show, works in which the division between figurative and applied art is nonexistent. Altogether, three different aspects of this “digression” are considered: the first involves goldsmiths who are interested in figurative art, and the consequent influence of the latter on their work. Throughout the twentieth century, at the same time in which traditional jewels were being produced industrially or by specialized artisans, a category of “artistic jewels” evolved independently. The second aspect involves artists who design jewelry. In the twentieth century, a great number of painters and sculptors were interested in jewels and even produced some jewelry of their own. In this case, the choice of the material to be used was of secondary importance; these artists concentrated on the free elaboration of traditional techniques and shapes, they favored the creative process and often lacked the experience of a goldsmith’s technique. Despite all of this, their art-based education allowed them to create artwork that could also be worn. The third aspect deals with artists who have dealt with the topic of “jewels” and “bejeweling”. In the twentieth century, a number of artists reflected upon the concept of adornment, and thus chose jewels as the subject and object of their work.

“Dreams. Italian dreams in 50 years of television commercials”, will be on at the Milan Triennial through May 30th. January 3rd 1954 marked the official birth of Italian television, with the first programs broadcasted by the Rai in Milan. In collaboration with Rai and sponsored by the Lombardy Region, the City and Province of Milan, the Milan Triennial has organized a thematic exhibition that runs through and re-examines half a century of television through the characteristic perspective of television commercials. From the first “Carosellos” to the most recent commercials, television advertising has modified the TV and its programs. It has transformed perception. It has become involved in visual esthetics. It has influenced symbolic economy, as well as political and monetary economy, and -through consumption- it has redefined subjectivity and the system of relations regarding the factor I -we- the world. The show goes through this event, following two different but closely interwoven courses: the first, which is more didactic, re-examines the history of TV commercials by making use of the languages, forms and channels through which it has represented itself; the second, which is more explanatory, attempts to apply the strategy of remediation to advertising. This course tries to remove TV advertising from its subordinate function in relation to the consumer goods that have created it and given it life, trying to re-examine it through other media angles, other esthetics, other perceptive modes and other, different types of relationships concerning the I -we- the world factor. The show is organized along 9 rooms that are connected by open halls and passages. The rooms express the planning and interpretative components of the Exhibition, while the open halls go through the historic and didactic components, telling us the story of TV commercials. Sopra, un gioiello disegnato da/above a jewel designd by Alexander Calder. A sinistra/left, Fortunato Depero,

Matite e, sotto/below, Ali italiane. Sotto, particolare della/below, detail of Stanza dei rimedi, dei rifugi e dei ripari

allestita per la mostra della Triennale da/installed for Triennale exhibition by Denis Santachiara.

Fortunato Depero is the protagonist of the show on at the Bricherasio Palace in Turin until May 30th. The anthology focuses on the theme “Futuristic reconstruction of the universe” and mainly presents Depero’s production that involves applied arts, with tapestries, cushions, vests, furnishings and advertising. The exhibition thus highlights the multiple interests and the eclecticism of this precursor of contemporary art. Some of the important pieces that have been lent to museum for the show are new, and others were included in the author’s autobiography, which he collected in his “Bolted Book”. In addition to the artist’s examples of applied art, a series of other paintings are on show, which go from Abstractionism to Futurism and Cubism, as well as works by other fundamental artists of the period, such as Giacomo Balla and Tommaso Marinetti.

94 l’ARCA 192

192 l’ARCA 95


Azionismo Viennese At Mak

Impermanenza a Milano

“Arte nella vita” è il motto che contraddistingue una tappa importante della vita artistica di Otto Muehl, artista austriaco cui è dedicata la mostra aperta fino al 30 maggio al MAK di Vienna. Sottotitolata “Actionism, Utopia, Painting 1960-2004”, la rassegna parte proprio dagli anni in cui Muehl fondò la Actions-Analytic Commune” (chiamata successivamente Friedrichshof Commune), esperimento teso a dare concretezza a una forma di vita alternativa, intrisa d’arte, che, come molte altre si rivelò poi un’utopia fallita. La parte centrale della mostra è dedicata alle opere pittoriche di Muehl, in cui egli fa continue incursioni nella storia dell’arte (da Cézanne a Van Gogh, da Kokoschka a Gerstl) utilizzandone gli spunti come medium creativo. Nel suo percorso, Muehl è giunto a una concezione postmoderna del fare artistico secondo cui l’artista non deve legarsi a uno stile definito bensì deve sentirsi obbligato verso un unico principio: la sperimentazione continua.

La mostra “Ukiyoe. Il mondo fluttuante”, aperta al Palazzo Reale di Milano fino al 30 maggio, è l’ideale continuazione della grande rassegna dell’opera di Hokusai che nel 1999 ha attirato l’attenzione di un vasto pubblico e di tutti gli studiosi d’arte. Questa volta, però, le opere esposte coprono un lungo arco temporale, riguardano artisti diversi, investono soggetti molteplici e soprattutto indicano una condizione intellettuale e psicologica particolare, che il termine ukiyoe, sostanzialmente intraducibile, restituisce in tutta la sua elegante ambiguità. Vocabolo di derivazione buddhista, il suo significato slittò infatti da un preciso concetto di “sofferenza” a una vaga idea di fluttuazione o impermanenza, legata ai fuggevoli piaceri dell’esistenza che trovavano nel teatro, nella moda, nello spettacolo o nelle strategie di seduzione delle grandi cortigiane un raffinato riscatto nei confronti di un’esistenza immersa nel grigiore e nell’inaridimento degli antichi valori. Come osservò un autore del XVII secolo, bisognava “vivere momento per momento” al fine di “consolarsi dimenticando la realtà”. La mostra documenta attraverso l’esposizione di delicatissime opere su carta o seta questo sottile gioco intellettuale, nel quale le raffinatezze del puro apparire nascondono la consapevolezza del vuoto e dell’inanità del vivere. Il paragone con il grande Barocco europeo è dunque irresistibile, almeno sul piano strettamente ideologico. Tuttavia, la nutrita rassegna milanese, curata da Gian Carlo Calza, coadiuvato da esperti giapponesi, fornisce anche un altro elemento di riflessione. L’idea del “mondo fluttuante” e inafferrabile è sempre ben presente nelle singole opere, nelle quali la maestria artistica rende perfettamente le sfumature, le zone d’ombra, la fugacità della visione, l’ironia della magnificenza e il sofisticato scetticismo

Kunisada, The Strong Woman Okane of Omi (Sprng Kyoka Surimono), nishikie, 20,8x18,3, 1834 (Chiba City Museum of Art).

Dorazio a Locarno

Miró a Como

A Locarno, presso la Pinacoteca Casa Rusca, è possible visitare fino al 30 maggio la mostra rerospettiva dedicata all’opera di Piero Dorazio. L’artista romano (classe 1927) è annoverato tra i “classici” dell’astrattismo europeo, alla cui affermazione contribuì a partire dal dopoguerra. La rassegna di Locarno, città spesso frequentata da Dorazio che qui veniva in visita all’amico e collega Jean Arp e al pioniere del cinema astratto Hans Richter, presenta i dipinti realizzati dal 1947 al 2003. Si documenta così il lungo percorso artistico di Dorazio che, soprattutto negli ultimi decenni, ha riscosso sempre maggiore considerazione e riconoscimento del proprio ruolo fondamentale nel panorama dell’arte italiana.

“Joan Miró. Alchimista del segno” è il titolo della mostra che nelle sale di Villa Olmo di Como, presenta fino al 6 giugno, oltre 125 opere, tra arazzi, dipinti, sculture, ceramiche e grafiche, del grande maestro catalano. La mostra, diretta da Luigi Fioretta e curata da Massimo Bignardi, testimonia gli ultimi decenni dell’attività artistica di Miró, sottolineandone il valore poetico impresso dai segni del suo universo immaginario. Il percorso espositivo si snoda tra cinque sezioni divise a seconda delle tecniche esposte. Trenta i dipinti realizzati tra i primi anni Sessanta e il 1978; quaranta sculture in bronzo del periodo 1966-1981. Poi, ancora, gli arazzi e i cosiddetti “svoratessuti”, alcuni dei quali esposti in Italia per la prima volta. Infine, le ceramiche e le incisioni, queste ultime realizzate tra il 1967 e il 1975. In questa sezione è anche esposto il libro dedicato ai versi di San Francesco d’Assisi illustrati da 33 acqueforti (1975).

“Art in life” is the motto that distinguishes an important stage in Otto Muhel’s artistic life. Work by the Austrian artist is on show through May 30th at the MAK in Vienna. Subtitled “Actionism, Utopia, Painting 1960-2004”, the exhibition begins with the years in which Muehl founded the Actions-Analytic Commune” (later called Friedrichshof Commune), an experiment meant to give substance to an alternative form of life, a life steeped in art. But like many others, this experimental utopia revealed itself to be a failure. The central part of the show is devoted to Muehl’s paintings, in which he continuously forays into art history (from Cézanne to Van Gogh, from Kokoschka to Gerstl), drawing inspiration from it and using it as a creative medium. During the course of his work, Muehl has reached a postmodern conception of art creation; according to this theory, artists must not be tied to a definite style but must feel compelled to follow a single principle: continuous experimentation. Otto Muehl, Margret Thatcher, seta su carta/silkscreen on paper,100x86 cm, 1989 (foto: Greg Mayer/MAK).

Incontri dell’anima La Galleria Blu di Milano propone fino al 29 maggio una mostra singolare in cui si mettono a confronto due artisti appartenenti a due generazioni e ambiti culturali differenti. Si tratta di Giuseppe Santomaso (Venezia 1907-1990) e Paul Klee (Münchenbuchsee 1879-Muralto 1940). Dalla mostra milanese si evinco affinità spirituali sorprendenti che fondano le proprie radici in un “animo leggero”, in cui elementi della natura, esperienze e pensieri si riducono nelle loro opere a tratti essenziali, a linee e forme trasparenti, a intrecci di segni e colori che esplicitano i moti dello spirito. Mente e spirito convergono in elementi simbolici carichi di suggestioni, i forme dissolte e ricomposte con forte senso di liricità. La mostra propone una serie di opere su carta, degli anni Trenta per Klee e del periodo tra il 1938 e il 1969 per Santomaso, in un accostamento di poetiche che va alla radice dell’anima dei due grandi artisti.

proprio di un raffinato ceto intellettuale. Ma nel complesso, la struttura stilistica delle rappresentazioni, i codici visivi messi in gioco, i registri espressivi di volta in volta adottati, danno un’idea di stabilità, di continuità, di reiterazione che, proiettata lungo un periodo storico alquanto prolungato, fornisce il senso di una tradizione “stabilmente fluttuante”, di cui l’ossimoro rende perfettamente il senso. La contraddizione è vistosa, ma feconda, e per gustarla non c’è che da percorrere gli spazi dell’Ukiyoe in mostra. Maurizio Vitta

Joan Miró, La prima scintilla del giorno II, olio e acrilico su tela/oil and acrylic on canvas, 145,6x113,8 cm, 1966.

La poetica del mare Artistic Waves

Nuova fisicità From Body to Image

Il tema delle onde, dei paesaggi marini, è al centro della mostra organizzata dalla città di Le Havre che ha recentemente acquistato per il Museo Malraux, una delle opere più importanti di Gustave Curbet, La Vague, dipinta nel 1869 in Normandia dal maestro del Realismo. La prima parte dell’esposizione, Vagues 1, fino al 6 giugno, prende in esame l’aspetto storico, la problematica delle origini e della posterità dell’opera di Courbet, dall’influenza esercitata dai pittori olandesi del XVII secolo all’eredità romantica, ma anche e soprattutto dalla fotografia, in particolare quella di Gustave Le Gray. Corredano le opere degli artisti, tra cui alcuni contemporanei del pittore come Claude Monet; una decina di stampe di artisti giapponesi (Hokusai e Hiroshige) che, dal 1869, segnarono profondamente l’arte francese e le testimonianze di scrittori-pittori come Victor Hugo e August Strindberg. La seconda parte dell’esposizione, “Vagues 2”, dal 26 giugno al 27 settembre, si propone invece di riflettere sulla contemporaneità, alla fine del XX secolo e all’inizio del XXI, dell’opera di Courbet. Punto di partenza, l’opera fotografica dello svizzero Balthasar Burkhard che nel 1995 rende omaggio al pittore ispirandosi a due delle sue opere più celebri: L’Origine du monde e La Vague. Vengono quindi presi in considerazione quegli artisti che nella nostra epoca hanno saputo esprimere, con le attuali tecniche disponibili (fotografia, video, suono ecc.), attorno al tema dell’onda. Oltre alle opere di Burkhard, quelle di Karin Apolonia, Roni Horn, Michael Kenna Thierry Kuntzel ecc. in cui le tematiche del punto di vista, del movimento, della materialità si coniugano alla poesia e allo humor.

“Dal corpo all’immagine” è il tema delle mostre presentate alla Fondazione d’Arte Contemporanea Daniel & Florence Guerlain a Les Mesnuls, fino al 31 marzo, e all’Orangerie del Domaine Madame Elisabeth a Versailles, dal 1 aprile al 27 giugno. La fisicità dell’immagine nell’arte contemporanea è il nodo su cui ruota l’esposizione. Gli artisti coinvolti da Jean-Michel Alberola, Miquel Barceló a Pierre Klossowski e Orlan, lavorano sul corpo come momento, espressione, per eccellenza del particolare, come luogo, cioè, di resistenza alle equivalenze indotte dal modello di mercificazione esteso all’insieme di relazioni umane. L’influenza della televisione e del cinema sulla pittura e la fotografia sono filtrate da questi artisti da un atteggiamento critico che si interroga sulla questione della percezione dell’altro e del sé, restituendo allo spettatore uno spazio e un tempo in cui egli diviene il soggetto e non più l’oggetto.

Waves and seascapes are the focus of the exhibition organized by the city of Le Havre, which has recently bought one of Gustave Courbet’s most important masterpieces for the Malraux museum. This master of Realism created this painting in Normandy, in 1869. The first part of the show, “Vagues I”, open through June 6th, deals with the historic aspect, the question of the origins and posterity of Courbet’s work, from

A sinistra/far left, Piero Dorazio, Silenziose ascensioni contrastate, olio su tela/oil on canvas, 72,5x54 cm, 1948.

Georges Lacombe, Mer jaune, 1893-1894

(Musée Municipal Brest).

Metamorfosi del corpo Orlan in Paris Al Centre national de la photographie di Parigi è di scena Orlan, fino al 28 giugno, con una mostra che abbraccia l’insieme delle opere con cui l’artista ha costruito da oltre quarant’anni la cosiddetta, “arte carnale”, forma d’espressione assolutamente personale, spettacolare quanto rigorosa. Il lavoro dell’Orlan è scandito, negli spazi del Cnp, in grandi serie che considerano le prime azioni di misurazione, le messe in scena nelle quali l’artista si riappropria e ironizza gli atti fondatori dell’identità femminile nella società patriarcale, la grande serie delle Vergini bianche e nere in cui Orlan esplora e capovolge i codici dell’estetica barocca, le Operazioni, negli anni Novanta, nelle quali reinventa il proprio viso e, infine, le Ibridazioni, con cui attraverso il computer trasforma la propria immagine con quelle di visi delle culture precolombiane o africane, e il Piano del film, in cui il manifesto e i titoli di testa annunciano prossimi film. Orlan is on show until June 28th at the Centre National de la Photographie in Paris. The exhibition covers the artist’s past forty years of work, with which she created her so-called “carnal art”, an absolutely personal, spectacular and yet rigorous form of expression. Orlan’s work is displayed in great series that consider the artist’s first measurements and stagings, in which she ironized on the foundations of woman’s identity in the patriarchal society and regained possession of it. ON display are the great series of the white and black Virgins, in which Orlan explored and overturned the codes of Baroque esthetics, her Operations from the nineties, in which she reinvented her own face, and, finally, Hybridizations, with which, through computer

96 l’ARCA 192

the influence of seventeenth-century Dutch painters to his Romantic heritage, but also – and mainly – the influence photography had on him, especially that of Gustave Le Gray. Works by writers-painters such as Victor Hugo and August Strindeberg are included, along with works by some contemporaries of Courbet’s, such as Claude Monet and about a dozen prints by Japanese artists (Hokusai and Hiroshige), who from 1869 onwards left a deep mark in French art. The second part of the show, “Vagues 2”, which will be open from June 26th to Spetember 27th, reflects upon the contemporaneity of Courbet’s work, ranging from the late twentieth century to the beginning of the twenty-first. The starting-point of this exhibition is work by the Swiss photographer Balthaser Burkhard, who paid tribute to the painter in 1995, inspired by two of his more famous works: L’Origine du monde and La Vague. So artists from our own era who have somehow expressed the subject of waves with currently available techniques (photographs, videos, sound, etc.) have been considered, as well. In addition to Burkhard’s work, photos by Karin Apolonia, Roni Horn, Michael Kenna and Thierry Kuntzel are also on display. In these pictures, the themes of perspective, movement and materiality are combined with poetry and humor.

technology, she transformed her image with faces from pre-Columbian or African cultures. The film Plan will also be on show: the manifesto and the opening credits announce forthcoming films.

The theme “From body to image” is the focus of the exhibitions at the Daniel & Florence Guerlain Contemporary Art Foundation in Mesnuls (until March 31st) and at the Orangerie of the Domaine Madame Elisabeth in Versailles, from April 1st to June 27th. The shows focus on the corporeity of the image in contemporary art. The artists from Jean Michel Alberola and Miquel Barceló to Pierre Klossowski and Orlan, work on the body as though it were a moment, an expression of details par excellence; they treat it as though it were a place that can resist the equivalences induced by the model of commercialization that has been extended to all human relationships. These artists filter the influence of the television and cinema on painting and photography by assuming a critical attitude that questions the issue of perception of others and oneself, setting spectators in a space and time where they are turned from objects to subjects.

Una festa di primavera In Avignon La Collezione Lambert d’Avignone, presenta fino al 6 giugno la mostra-kermesse “À Fripon Fripon et demi - Pour une école buissonière”. Il titolo che si rifà al mondo degli scolari più vivaci che spesso marinano la scuola vuole essere più che una mostra, intesa nel senso più tradizionale del termine, una grande festa, magica ed eccezionale. I bambini saranno al centro di questa coinvolgente iniziativa con una serie di azioni pedagogiche che vedranno protagonisti i progetti di On Kawara, Claude Lévêque, Joël Bartoloméo e Joey Kötting. Opere di altri artisti contemporanei occuperanno i diversi spazi del museo, da Carlos Amorales, con i suoi mobili-corvo nell’ingresso, ai clown di Roni Horn, o la piccola danzatrice di Degas di Louise Lawer fino Gilbert & Georges che introdurranno con Garden City allo spazio degli scolari che marinano la scuola. E ancora Nan Goldin, Bernard Fauchon, Anri Sala, Anne Gaskell che ci tuffano in un universo d’infanzia, di favole e di nostalgia, i video di Carsen Holler, Takashi Murakami, Pierre Huyghe ecc. circondati da cuscini sui quali distendersi in un “dolce far niente”; di sottofondo le voci di Louise Bourgeois e Roni Horn che intonano favolette. La visita termina nello spazio libreria, allestito da André Putmann dove si possono trovare le nuove edizioni d’artisti di David Armstrong, Carlos Amorales, Sol LeWitt e altri. The Lambert d’Avignon Collection is presenting the festival-exhibition “À Fripon Fripon et demi – Pour une école buissonière”. The title refers to the world of lively students who often escape school by playing hooky, and shows that this is not an exhibition in the traditional sense of the term, but a great, magical and extraordinary festival. Children will be at the center of this involving initiative, with a series of pedagogical actions that will feature projects by On Kawara, Claude Lévêque, Joël Bartoloméo and Joey Kötting. Works by other contemporary artists will be on show in different areas of the museum, from Carlos Amorales with his ravenfurniture at the entrance, to Roni Horn’s clowns or the little Degas dancer by Louise Lawer. Gilbert & Georges will introduce the space devoted to students who escape school with Garden City. Other artists will also be on display, including Nan Goldin, Bernard Fauchon, Anri Sala and Anne Gaskell, who plunge us into a universe of children, fairytales and nostalgia. Carsen Holler, Takashi Murakami, Pierre Huyghe and other artists created videos surrounded by cushions to lie on in delightful idleness; in the background, Louise Bourgeois and Roni Horn’s voices tell their tales. The visit ends in André Putmann’s library, where new artist’s editions can be found by David Armstrong, Carlos Amorales, Sol LeWitt and others. Thomas Struth, Anna Gref (Debout), 1995 122x94 cm. (Collection Fonds régionals d’art contemporain d’Ile-de-France)

Orlan, Baiser de l'artiste distributeur de baiser automatique ou presque! Service soigné… vous

conviendra grand luxe… ne vous censurez pas!, 1976 (foto: Georges Merguerditchian).

192 l’ARCA 97


Rauschenberg In Ferrara

Poesia e provocazione

Due mostre al MAXXI In Rome

A Ferrara una mostra dedicata a Robert Rauschenberg (Palazzo dei Diamanti, fino al 6 giugno), uno dei maggiori artisti contemporanei, la cui opera ha segnato indelebilmente la storia dell’arte del XX secolo. Precursore dei principali movimenti del dopoguerra, dal Minimalismo alla Pop-art, Rauschenberg è ancora oggi – giunto alla soglia dei 79 anni – uno sperimentatore instancabile di tecniche e materiali. Il percorso inizia con dipinti, sculture e fotografie eseguiti a New York alla metà del secolo scorso e durante un soggiorno a Roma nel 1952. La mostra continua con i disegni della fine degli anni Cinquanta e con la serie dei dipinti serigrafici dei primi anni Sessanta che, grazie all’adozione di una tecnica di riproduzione commerciale e alla predilezione per soggetti tratti dai mass media, fanno di Rauschenberg uno dei precursori della Pop-art. Seguono i lavori dei primi anni Settanta, momento in cui l’artista lascia New York e imprime un energico cambiamento di linguaggio. In alcune serie di quel periodo, come Cardboards, Venetians o Jammers, propende per un linguaggio prevalentemente astratto, mentre in altre, Hoarfrosts per esempio, trasferisce immagini su tessuti. L’esposizione prosegue con la serie Gluts, in cui l’artista trasforma pezzi di metallo di scarto in vere e proprie sculture. La rassegna comprende anche le serie degli anni Novanta. Alcune di esse, come Arcadian Retreats o Anagrams (A Pun), sono caratterizzate da un linguaggio visivo estremamente ricco. Altre, come Apogamy Pods, da un uso di immagini ridotto al minimo. Tra le opere recenti va ricordata A Quake in Paradise, un’opera di dimensioni eccezionali allestita nel giardino del Palazzo dei Diamanti e costituita da un sorprendente labirinto di pannelli decorati con immagini serigrafiche.

E’ aperta fino al 30 maggio, presso la Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, la prima personale italiana dell’artista polacca Katarzyna Kozyra. Messasi in evidenza con l’installazione Men’s Bathhouse alla Biennale di Venezia del 1999, la Kozyra realizza opere forti e provocatorie, spesso fonte di scandalo, in cui tocca temi sociali scottanti e attuali: la privacy, la violenza, la malattia, l’anzianità. Con alta qualità poetica mette talvolta in relazione l’indagine sulla condizione sociale contemporanea con i temi e le rimembranze legate alla storia dell’arte. Nella mostra di Trento vengono proposte alcune delle sue fotografie e video-installazioni e una performance inedita, pensata appositamente per la città di Trento. Per l’occasione viene anche pubblicato il primo catalogo in italiano e inglese a lei dedicato.

Alessandro Anselmi è architetto attivo da oltre quarant’anni nel panorama internazionale, in campo sia architettonico che urbano. Numerose le sue opere significative, basti ricordare il nuovo Municipio di Rezé-les-Nantes (nella foto), il terminal della metropolitana a Sotteville-les-Rouen e il più recente Municipio di Fiumicino. Ora, il MAXXIMuseo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Via Guido Reni a Roma dedica una mostra antologica alla sua opera. La mostra, intitolata “Alessandro Anselmi: piano superficie progetto” e aperta fino al 16 maggio, è stata curata da Margherita Gruccione e allestita dallo stesso Anselmi con forti allusioni alla propria ricerca spaziale e un percorso a ritroso nel tempo attraverso i suoi progetti. Sono esposti disegni originali, modelli, materiali multimediali e filmati delle sue opere che, pur collocate come detto in un percorso cronologico sono divise anche in quattro aree tematiche: lo spazio prospettico, recinto e frammenti, la scena urbana, piano e superficie. In questa occasione l’architetto romano ha confermato la donazione del suo archivio alle collezioni del MAXXI Architettura. Notizie sulla mostra e sulle molteplici altre attività del MAXXI e del DARC sono al sito www.darc.beniculturali.it. Nello stesso periodo, sempre begli spazi del MAXXI, è allestita una mostra dedicata al fotografo di architettura Roberto Schezen che presenta una serie di scatti delle sculture di atleti dello Stadio dei Marmi e del Palazzo della Civiltà Romana all’EUR. Le fotografie, tutte in bianco e nero, realizzate tra il 1996 e il 1997, ritraggono le statue donate da sessanta province italiane per rappresentare l’ideale di vigoria e forza fisica celebrato dal regime fascista per il quale l’architetto Enrico del Debbio realizzò lo stadio nel 1962 come parte del complesso del Foro Italico. Schezen rappresenta le statue con angolature e punti di osservazione ravvicinati facendole apparire come esseri divini scesi dal cielo. Focalizzando l’attenzione su dettagli insoliti, riesce a catturare dinamiche nuove dei marmi rivelandone la trama lapidea come un corpo vivo.

An exhibition in Ferrara (at the Diamond Palace, until June 6th) is devoted to Robert Rauschenburg, one of the greatest contemporary artists whose work has indelibly marked twentieth-century art history. Rauschenburg, who was a precursor of the main postwar movements, from Minimalism to Pop Art, is still today, despite his 79 years of age, an untiring experimenter with new techniques and materials. The show begins with paintings, sculptures and photographs that he produced in New York in the middle of last century and during his stay in Rome in 1952. It continues with drawings from the late fifties and with a series of silk-screen paintings from the early sixties. Due to the fact that Rauschenburg adopted a technique of commercial reproduction, and thanks to his preference for subjects drawn from the mass media, the artist is considered a precursor of Pop Art. Works from the early seventies follow; at this moment the artist left New York and totally turned the scale of his language. In some of that period’s series, such as Cardboards, Venetians or Jammers, he tended toward a predominantly abstract language, while in others, such as in Hoarfrosts, he transferred images onto fabrics. The exhibition continues with his Gluts series, in which the artist transformed pieces of scrap metal into actual sculptures. The show also includes the series from the nineties. Some of them, such as Arcadian Retreats or Anagrams (A Pun), feature an extremely rich visual language. In others, including Apogamy Pods, the artist reduced the use of images to the minimum. A recent work that is worth mentioning is A Quake in Paradise, an exceptionally large piece set up in the garden of the Palazzo dei Diamanti and made up of a surprising maze of panels decorated with silk-screen-printed images. Robert Rauschenberg, Contest (Arcadian Retreat), affresco/fresco, 189,2x100,3 cm, 1996. A destra, dal basso in alto/right from bottom up: Vanessa Beecroft, VB II, 1955; Anton Van Dyck, Cardinale Bentivoglio; Katarzyna Kozyra, Lords-of-the-Dance, 2002.

Trentaquattro capolavori Dal 19 febbraio al 20 giugno 2004, sono esposti, nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano, trentaquattro opere di Anton Van Dyck che, mediante la mostra “Van Dyck – Riflessi italiani”, evidenziano l’influenza dell’arte italiana nella pittura dell’artista fiammingo. L’iniziativa, promossa dal Comune di Milano, dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e da Mondomostre, è stata curata da Maria Grazia Bernardini con allestimento di Luca Ronconi, e si avvale del contributo del Credit Suisse e di FastWeb. La mostra, che nasce con la premessa dell’operazione congiunta tra la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e il Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, capaci di aver assicurato allo Stato Italiano il noto Compianto di Cristo databile intorno al 1630, indica come la presenza dell’artista in Italia, tra il 1621 e il 1627, abbia contribuito alla formazione di quell’aspetto dell’arte vandychiana che ne evidenzia gli influssi artistici italiani del periodo, con particolare attenzione verso l’arte veneta e il Tiziano. Proprio in questo periodo italiano Van Dyck eseguì un numero impressionante di ritratti tra i quali il famoso Ritratto del Cardinale Bentivoglio (nella foto), e la straordinaria “Dama genovese con il figlio”. Numerose anche le committenze per pale d’altare, tra le quali quella notissima per l’Oratorio del Rosario a Palermo. La mostra evidenzia quindi, mediante i trentaquattro capolavori esposti, le meditazioni del pittore, discepolo prediletto di Rubens, sulla nostra arte, i cui influssi progressivamente abbandonerà dopo il

Novità a Palazzo Forti Palazzo Forti di Verona propone fino al 20 giugno un excursus attraverso una selezione di opere della propria collezione. “Orizzonti aperti. Da Felice Casorati a Vanessa Beecroft” dà la possibilità di percorrere una gran varietà di testimonianze artistiche dalla seconda parte del Novecento fino ad arrivare alle più attuali ricerche, da Vezzoli, Roig, Plessi, Beecroft, Viola, Chen Zhen, Shaw. Una sezione è dedicata al tessuto culturale veronese degli anni Venti, mentre un nuovo allestimento, che rimarrà aperto al pubblico per circa sei mesi, presenta le opere dei protagonisti del Novecento: Casorati, Birolli, De Pisis, Sironi, Soffici, Tancredi, Guttuso e altri. La mostra si presenta con allestimenti tesi a mettere in dialogo le opere con il suggestivo contesto architettonico delle antiche sale espositive. In questa occasione, inoltre, entra a far parte della collezione permanente l’installazione dell’egiziano Medhat Shafik intitolata La dimora del poeta (2003). La mostra è anche visitabile in rete al sito www.palazzoforti.com.

98 l’ARCA 192

suo ritorno ad Anversa e in Inghilterra. I trentaquattro capolavori esposti provengono dalla National Gallery di Washington, dalla National Gallery di Londra e di Dublino, dal Prado, dalla Gemäldegalerie di Berlino, da Strasburgo, Bruxelles e Anversa, da Palazzo Corsini, dai Musei Capitolini, da Brera e dal Polo Museale Fiorentino. Il catalogo è edito Skira.

L’arte che educa own spatial research and a backward journey with his projects through time. Original drawings, models, multimedia material and films of his works are on show; although the works are placed in a backward chronological order, they are also divided into four thematic areas: perspective space, enclosures and fragments, the urban scene, plans and surfaces. On this occasion, the Roman architect has confirmed the donation of his archives to the MAXXI Architecture collection. News regarding the show and the multiple activities carried out by MAXXI and DARC can be accessed at the website www.darc.beniculturali.it. In the same period, another show dedicated to the architectural photographer Roberto Schezen is on in the MAXXI spaces. He presents a series of pictures depicting sculptures of athletes at the Stadio dei Marmi (Marbles Stadium) and at the Palace of Roman Civilization at the EUR. The photographs, which are all black and white and were taken between 1996 and 1997, portray statues that were donated by sixty Italian provinces to represent the ideal of physical vigor and strength that was celebrated by the fascist regime. The architect Enrico del Debbio designed the stadium as part of the Italian Forum complex in 1962. Schezen presents the staues at close range from various perspectives, making them appear as divine beings that descend from the sky. By focusing on unusual details, the photographer captures fresh dynamics in the marbles, which seem to acquire new bodily life in their stony texture.

Dall’alto: Attilio Marcolli, Corpo planante “catastrofe matematica”, scultura in lamiera di rame crudo/crude copper sculpture, 1998-2000; Roberto Orefice, esercitazioni didattiche all’ISA Monza, Apparizioni o Apocalissi di architettura sacra con i caratteri kufico e arabo classico/didactic exercises on sacred architecture with Kufi and Classic Arabs charcaters; Nanni Valentini, Annunciazione, gres, h 210 cm, 1983/84. In basso a sinistra/bottom left, Tinna Gunnarsd, Rolling Stones.

For over forty years, the architect Alessandro Anselmi has been working on the international scene, both in the field of architecture and in urban planning. He has accomplished a number of important works, including the new Town Hall at Rezé-les-Nantes (in the image), the subway terminal at Sotteville-les-Rouen and the more recent Town Hall of Fiumicino. Now, the MAXXI, the National Museum of Twenty-first Century Art in via Guido Reni in Rome, is devoting an anthological exhibition to the architect’s work. The show, entitled “Alessandro Anselmi: plan surface project”, will be open through May 16th and was organized by Margherita Gruccione. Anselmi himself created the setting for the exhibition, with strong hints to his

Trasformazioni islandesi Con uno sguardo alle nuove generazioni di designer emergenti, il VIA di Parigi apre le porte all’Islanda a cui dedica una mostra in corso fino al 29 maggio. Un’occasione interessante, per scoprire una realtà a noi ancora poco conosciuta, ma che si rivela ricca e promettente per il potenziale di creatività, di entusiasmo e di ambizioni che soggiace ai giovani creatori. Un Paese dove convivono realtà altamente all’avanguardia con una natura ancora selvaggia; come nella capitale Reykjavik, città internazionale dove a una vita culturale estremamente dinamica e a un’industria moderna fa da sfondo un paesaggio ancora praticamente vergine. Contraddizioni che si riflettono anche nella giovane creazione che, come testimonia la mostra al VIA, vede alternarsi slanci verso forme e materiali tradizionali, come lana, pelle o corno al ricorso alle tecnologia di punta. Il ventaglio della produzione va dai gioielli agli oggetti da cucina, dagli abiti all’architettura, dall’illuminazione ai video giochi, dai mobili alle protesi ortopediche. Ciò che invece emerge come

L’Istituto Statale d’Arte di Monza non si sottrae alla sua tradizione, e rinnova di continuo i campi della sua ricerca nel campo della cultura visiva, per un verso impegnandosi in un’attività didattica sempre all’avanguardia e per un altro proponendo sempre nuove iniziative. In questo mese è previsto un convegno multidisciplinare sul tema “Educare con l’arte”, che fa seguito ai due precedenti rispettivamente dedicati a “Il pensiero visivo” e a “Creatività e progetto”, ed è accompagnato da una mostra che illustra i metodi didattici ed esemplarmente pedagogici messi a punto da alcuni dei più prestigiosi docenti di materie artistiche e progettuali che si sono succeduti nelle sue aule. Il tema dell’educazione alla visione, al progetto della comunicazione visiva e a quello degli oggetti, è sempre stato al centro del lavoro dell’ISA, non per nulla erede della prima scuola di design fondata nel nostro Paese nell’ambito di una più generale strategia d’intervento culturale che ebbe nelle Biennali di Monza il suo punto di forza. Riaperto negli anni Sessanta del XX secolo, l’ISA ha proceduto fino ad oggi sul filo di una sperimentazione costante che ha consentito la messa a punto di programmi didattici e formativi di carattere esemplare, grazie al dibattito continuamente acceso all’interno del corpo docente e all’impegno di alcune personalità che hanno sviluppato le loro tematiche creative o progettuali in un continuo confronto con la didattica. La mostra aperta nei locali della scuola illustra per l’appunto i principi metodologici applicati all’insegnamento da parte di professionisti come A. G. Fronzoni, Ugo La Pietra, Attilio Marcolli, Roberto Orefice, Narciso Silvestrini e Nanni Valentini, personaggi assai diversi fra loro, ma tutti protagonisti della cultura del progetto italiana nella seconda metà del XX secolo. Inutile sottolineare l’importanza di questi nomi nel settore del design, della grafica, dell’arte e della cultura visiva. Ciò che va piuttosto messo in risalto, nel loro lavoro di docenti, è la stretta tangenza – o, in qualche caso, l’identificazione – fra prassi professionale, ricerca teorica e attività didattica, la cui unicità ha impresso nell’immagine dell’Istituto un’impronta particolare, che ha segnato diverse generazioni di giovani inserite via via nel vivo della dinamica professionale. In più, la natura intrinsecamente sperimentale della scuola ha delineato una struttura concettuale – di carattere teorico e critico – che è stata poi in molti casi trasferita in altre esperienze, per lo più universitarie, alle quali ha fornito un contributo essenziale. La mostra illustra, con materiale didattico originale opportunamente commentato, i principi progettuali propri di questi docenti, trasformati poi in modelli didattici. Certo, nessuna rassegna di reperti potrà mai comunicare il particolare rapporto che ciascuno di loro ha saputo a suo modo instaurare con gli studenti. Resta però il valore di una testimonianza che non vuol essere commemorativa, ma emblematica, e che ribadisce sia l’importanza della scuola e della formazione nel campo della cultura visiva e progettuale, sia la centralità di questo settore nel panorama italiano e oltre. Maurizio Vitta

elemento comune a tutti i progetti è la natura, talvolta evocata direttamente attraverso per esempio alcune architetture intergrate nel sito, o indirettamente nelle forme organiche o nell’importanza accordata all’illuminazione.

192 l’ARCA 99


Trofeo Carrelage 2003

Suggestiva e tecnicamente perfetta

Iris Fabbrica Marmi e Graniti, unica produttrice e distributrice al mondo di marmi, graniti e pietre di fabbrica, ha ricevuto il prestigioso trofeo Carrelage 2003 per la progettazione e la realizzazione della pavimentazione relativa al centro commerciale Carrè Sénart, a Lieusant, in Francia. L’elaborazione del decoro, dimostratasi decisiva per l’assegnazione del premio, si estende per circa 15 mila metri quadrati e raffigura un planetario con i simboli dei segni zodiacali. Di forte impatto espressivo e di altissima qualità tecnologica, l’opera si è valsa del taglio a idrogetto per realizzare le complesse forme dei pianeti del sistema solare, completate da un impegnato studio di varianti cromatiche. Assegnato ai migliori cantieri degli ultimi due anni, il trofeo, patrocinato dalla rivista Ceramagazine, è stato consegnato a Iris relativamente a questa pavimentazione, ultimata nell’agosto 2002, vincendo su circa cinquanta realizzazioni in gara. Il premio era riservato alla categoria impegnata nei luoghi pubblici.

Il progetto di illuminazione della nota e complessa Basilica di San Martino a Magenta, studiato dal lighting designer Jacopo Acciaro con l’impiego di apparecchi Targetti, si è inserito nel notevole intervento di restauro eseguito per riqualificarne ed esaltarne l’ampio spazio architettonico e i numerosi dipinti. Tra gli apparecchi illuminanti utilizzati i “Trail” sono stati impiegati per: l’illuminazione del piano di calpestio della navata centrale, del transetto e dell’abside, posizionati sul cornicione a un’altezza di 18 m; l’illuminazione del piano di calpestio delle navate laterali, posizionati sul capitello a 8 m; l’illuminazione di alcuni particolari come Ambone, Crocefisso e Battistero, posizionati sul cornicione; l’illuminazione dell’altare, posizionati sul tamburo della cupola; l’illuminazione dell’organo della navata centrale posizionati sul cornicione; l’illuminazione dell’altare maggiore, posizionati ancora sul cornicione. Gli apparecchi “Foho” sono stati invece impiegati per: l’illuminazione di tutte le volte (navate laterali,

cappelle laterali), posizionati sui capitelli; l’illuminazione dei dipinti murali mediante posizionamento sui piani verticali delle navate laterali; l’illuminazione delle sculture dei Santi, situati all’inizio delle navate laterali, posizionati sui capitelli; l’illuminazione degli altari minori nelle cappelle delle navate laterali, posizionati ancora sui capitelli; l’illuminazione dei quattro Evangelisti, situati sotto il tamburo della cupola, sempre posizionati sui capitelli. Gli apparecchi “Armilla” hanno trovato utilizzo per: l’illuminazione delle volte della navata centrale, del transetto e dell’abside, posizionati sul cornicione; l’illuminazione della cupola con posizionamento sul cornicione.

Eccellente controllo solare

Luce e sacralità Forte di una grande esperienza e tradizione nell’illuminazione dei luoghi sacri, Reggiani è stato anche protagonista, con i propri apparecchi, dei sistemi riguardanti la luce della “Dives in Misericordia”; la chiesa romana dai nuovi valori formali e simbolici, progettata da Richard Meier per annunciare il Giubileo del Duemila. Per l’appunto la chiesa, nota per le tre bianche vele di cemento dispiegate nello spazio, all’esterno è illuminata da Reggiani che interviene nel piazzale, nei giardini e nelle aree attrezzate con apparecchi su palo Erma, mentre nei passaggi sono stati collocati apparecchi di superficie Hillock e tra le vele spiccano incassi calpestabili Metamorphosi che ne esaltano la struttura. Sempre a Roma, nell’ambito dell’architettura sacra, proiettori e apparecchi da incasso Reggiani illuminano la scala Simonetti, la lunga rampa elicoidale a due cordonate che, dall’atrio dei Quattro Cancelli, conduce ai Musei Vaticani, e il grande atrio che introduce al Museo Gregoriano Egizio e al Museo Gregoriano Etrusco. Ancora nel contesto sacro, la luce dei proiettori Reggiani si è estesa dall’alto delle porte che danno adito alla Basilica di San Pietro in Vaticano e alla Porta Santa; la porta del tempo di grazia, la cui apertura e chiusura (nella notte del Natale 1999 e nel giorno dell’Epifania del 2001) ha inaugurato e concluso il Giubileo.

Testimonial dell’attuale tendenza architettonica che richiede vetri neutri ad alte prestazioni, il nuovo palazzo per uffici, situato in Tooley Street a Londra e progettato da Norman Foster, è totalmente rivestito da 12.000 metri quadrati di vetro Stopray Safir 61/32 Glaverbel (vetro neutro con leggera colorazione azzurra), che si distingue per eccellenti qualità di controllo solare, di isolamento termico e di trasmissione luminosa. Compreso nella vasta gamma Stopray, Stopray Safir subisce un trattamento che vede depositato, sulla lastra di vetro, un sottilissimo strato di metallo prezioso capace di conferire per l’appunto al prodotto, straordinarie proprietà di controllo solare e di isolamento termico. Glaverbel, impegnato per oltre trent’anni di attività nella

Protagonista discreto

Idonee per edilizia sociale, civile e industriale, le coperture in acciaio Ondulit sono state individuate e scelte come soluzioni architettoniche di qualità per interventi impegnativi in prestigiosi luoghi di cultura e intrattenimento. L’azienda, che si identifica nel concetto della versatilità, è di assoluto riferimento nel il settore dei sistemi di coperture in acciaio a protezione multistrato, e si distingue per l’impegno dedicato alla ricerca nella tecnologia, nello studio dei materiali, nelle realizzazioni di pregio e per il contributo sinergico dato da collaboratori di massimo profilo professionale. Tra i numerosi interventi è certamente significativo il recupero della Meccanica Romana che, storico complesso industriale di Ostia Antica, è attualmente il Centro Cinematografico Multisala Cineland. Poiché un cambio d’uso di sito industriale implica normalmente soluzioni impegnative e di importanti contenuti tecnici, la copertura deve garantire prestazioni di alto livello; ciò comporta la garanzia di caratteristiche idonee alle nuove esigenze. Mediante l’impiego di Ondulit-Coverib si è scelta la soluzione più idonea poiché, essendo l’edificio destinato alla cinematografia, la caratteristica irrinunciabile era l’insonorizzazione. Queste coperture, mediante lo spesso materassino protettivo che riveste esternamente il supporto in acciaio, assorbono l’impatto delle precipitazioni atmosferiche sulla lamiera esterna evitandone la vibrazione, causa della rumorosità. Altro fattore rilevante era la presenza di un’atmosfera marina fortemente aggressiva, che richiedeva al tetto una particolare resistenza alla corrosione. Anche in questo caso le lastre Ondulit-Coverib hanno pienamente risolto il problema e ovviato all’inconveniente del surriscaldamento della copertura sotto l’azione del sole, grazie al potere riflettente del rivestimento superficiale in alluminio naturale e all’inerzia termica degli spessi strati protettivi. Importante anche l’impatto del nuovo tetto nei confronti sia dell’edificio stesso, sia dell’ambiente circostante, risolto al meglio mediante l’impiego di lastre OndulitCoverib rivestite in alluminio naturale (grigio).

Con la mostra “Giuseppe Zecca Designer”, BTicino e CLAC (Centro Legno Arredo Cantù), hanno organizzato, presso la Galleria del Design e dell’Arredamento (attuale sede della collezione permanente inerente il Premio Compasso d’Oro), un evento che evidenzia e puntualizza la lunga e importante attività artistica e professionale di un protagonista del design industriale. Ideatore di alcune famose serie di prodotti BTicino, Giuseppe Zecca, diversamente dalla consuetudine che vuole la figura del progettista quasi prioritaria nella comunicazione del prodotto rispetto al riferimento aziendale, ha sempre tenuto un ruolo discreto e praticamente “dietro le quinte”. Presente come artista a Milano sin dagli anni 1950, nel 1958 incontra Luigi ed Ermanno Bassani, fondatori di BTicino, che lo incaricano inizialmente come grafico a progettare stampati, stand fieristici e l’immagine coordinata del marchio, per affidargli successivamente anche l’incarico di design. E’ proprio mediante l’opera congiunta di Giuseppe Zecca e BTicino, che prende

ricerca e nello sviluppo, ha raggiunto attualmente la leadership tecnologica nel settore dei vetri a controllo solare. Si deve al ridotto apporto di calore solare all’interno dell’edificio (FS 32%), sia un maggior comfort abitativo sia la riduzione del costo di climatizzazione e, contemporaneamente, un’eccellente trasmissione luminosa (61%) consente di ottimizzare l’uso della luce naturale e di ridurre le spese di illuminazione. Inoltre, essendo un vetro a bassa remissività, Stopray permette di limitare la dispersione energetica, dovuta all’irraggiamento, grazie a un’eccellente trasmittanza termica. La gamma Stopray comprende oltre 30 colori diversi, tra i quali quelli più innovativi: i neutri.

Il progettista si racconta Nuovo gruppo settoriale Associazione di Federlegno-Arredo, Edilegno riunisce i fabbricanti dei prodotti in legno per l’edilizia ed è attualmente impegnata nella costituzione del Gruppo Installatori di Porte, Finestre e Scale in Legno. Il nuovo gruppo settoriale, promosso dalle imprese operanti nel comparto di serramenti e scale in legno, risponde all’esigenza di qualificare la collaborazione tra produttori e installatori

coordinando i reciproci interessi. E’ in corso di definizione il programma di attività del gruppo che intende, tra gli altri obiettivi, qualificare la figura dell’installatore definendone i requisiti, e operare per un riconoscimento della categoria con il rilascio di un “patentino”. Si prevede anche la realizzazione di un “manuale della posa” destinato a progettisti, architetti e periti per contenziosi operativi o legali.

Elogio alla qualità

Sponsorizzazione luminosa

Nuova sinergia societaria

Conseguendo la certificazione ISO 9001:Vision 2000, Nord Bitumi raggiunge quel riconoscimento che conferma il costante impegno a rispettare rigorose procedure di qualità, a garanzia del massimo controllo in ogni fase riguardante: progettazione, produzione e sevizio al cliente. Già nel 1997 Nord Bitumi aveva ottenuto la Uni En ISO 9001. StefanoPerini, direttore commerciale, afferma che Vision 2000, basandosi sulla valutazione dell’efficienza del sistema azienda in tutti i suoi aspetti, coincide con una filosofia aziendale tesa a perseguire la qualità totale.

Sponsorizzata da iGuzzini Illuminazione, è in corso a Perugia, dal 28 febbraio al 18 luglio 2004, presso la Galleria Nazionale dell’Umbria, una mostra dedicata al pittore Perugino, dal carattere itinerante relativamente al territorio umbro. Considerato tra i maggiori maestri del Quattrocento, il Perugino è presente con un’ampia panoramica di capolavori inediti dell’età giovanile e dipinti del periodo romano. Il progetto illuminotecnico, messo a punto con la collaborazione di Antonio Piva, Daria Ripa di Meana, Bruno Salvatici e Bernardino Sperandio, responsabili dell’allestimento, era tenuto ad assicurare un sistema di illuminazione flessibile in termini di illuminazione generale e illuminazione d’accento, con attenzione ai problemi della salvaguardia delle opere, e all’omogeneità visiva degli apparecchi scelti. Si è messo a punto un sistema basato sull’uso dei proiettori Trimmer applicati ai binari Challenger senza intervenire sui soffitti della Galleria.

Gedy, nota azienda europea per produzione e commercializzazione nel settore dell’arredamento per il bagno, ha attuato un significativo allargamento della compagine sociale, poiché, alla già inserita Colombo Design, importante e noto produttore nel campo della maniglieria e dei complementi d’arredo per il bagno, si è unito dallo scorso febbraio la Carlo Nobili Rubinetteria; storico e diffusissimo marchio nel settore della rubinetteria. Questa la nuova compagine sociale con quote paritetiche del 25%: famiglia De Luca (Gedy), socio fondatore, e i gruppi Colombo, Gavazzi, Nobili. Il Consiglio di Amministrazione, composto dal Presidente Michele Colombo (Colombo Design) e dall’Amministratore Delegato Filippo De Luca (Gedy), ora comprende anche i membri del gruppo Nobili. Come Direttore Generale è tuttora in carica Piero Foffa (Gedy), componente del consiglio di amministrazione.

100 l’ARCA 192

Acciaio flessibile

Con vaste esperienze e preparazione sia in termini di design e sia per conoscenza tecnica, Quick Holger progetta liberamente in un ampio e vario contesto produttivo. Il designer, che da tempo collabora con Vimar, e per il quale ha firmato prodotti come Radioclima, parla del proprio lavoro, svolto nell’ambito del prodotto elettrico, specificandone il ruolo dinamico del design e comparandolo alla funzione puramente estetica riservata agli oggetti e complementi di arredo. Holger asserisce che in campo elettrico si mira a un prodotto-sistema che si sviluppi, mediante un accurato e complesso processo progettuale, con coerenza e competenza relativamente a un insieme di esigenze costituito da: estetica, tecnologia e produzione. Nato per superare concetti di moda o di semplice tendenza, il prodotto elettrico deve colloquiare e saper accompagnare l’architettura rivelando i pregi e la propria qualità come valore aggiunto e durevole nel tempo. In termini di ergonomia la risposta del design è chiara: la funzione elettrica del prodotto deve essere adeguatamente finalizzata all’uso e alla capacità di utilizzo da parte dell’utente finale, dedicando studi e attenzione a ridefinire e ripensare configurazioni più coordinate e intuibili come, a esempio, è successo con il sistema Radioclima. Sono da escludere comunque decorazioni finalizzate a significati senza contenuti semantici, sempre privilegiando la matericità delle superfici in funzione di praticità e purezza formale. Per quanto riguarda la collaborazione tra azienda (Vimar) e designer, Holger considera essenziale conoscere i processi innovativi e tecnologici aziendali, comparabili e compatibili, mediante un approccio interdisciplinare, con soluzioni estetiche diverse e funzionali, volte a nuovi sviluppi e riscontri e studiate dal designer per indicare un percorso di progressione. Sottolinea inoltre, come fattore molto importante, l’aggiornamento del progettista su alcune tecnologie altamente innovative, come la realizzazione di particolari in bicomponente (cioè in materiali plastici co-stampati), che comporta, a seguire i prevedibili investimenti, interventi tecnologici sulla struttura produttiva per utilizzi presenti e a divenire di estrema importanza ed esclusività. Nello sviluppo dei concetti estetici, lo sforzo è orientato allo studio dei trend a lungo termine. Holger assicura che Vimar, forte dell’approccio creativo e della qualità del prodotto a livello di ergonomia, funzionalità, finiture e scelta dei materiali, è attualmente leader di mercato.

consistenza l’immagine delle apparecchiature elettriche come oggetto di design. Le prime realizzazioni ideate da Zecca negli anni ’60, sono l’apparecchio industriale Salvamotore, che nel 1964 verrà selezionato all’VIII Compasso d’Oro, e la serie Magic. Nel ’89 vincerà il Premio Compasso d’Oro con la serie Living, nel ’98 riceverà una segnalazione d’onore per le serie Sfera e Interlink e nel 2001 il Premio Compasso d’Oro per il progetto domotico My Home. La mostra è organizzata per nuclei tematici: schizzi, quadri, progetti, fotografie e disegni originali, che invitano a indagare sul mondo degli interruttori, sistemi elettronici, citofoni, videocitofoni e apparecchi civili e industriali. Con la mostra è stato presentato il libro “Giuseppe Zecca. Il design come professione” a cura di Raimonda Riccini, edito da Skira Editore.

XX Edizione Nell’ambito dei festeggiamenti per i 50 anni di attività, il Premio Compasso d’Oro ADI inaugurerà la propria XX Edizione con una grande mostra che, nel settembre 2004, sarà allestita presso la Triennale di Milano. La cerimonia di premiazione vedrà la presenza della Giuria Internazionale che avrà operato la selezione di progetti, prodotti e ricerche realizzati, come di consuetudine, negli ultimi tre anni. Sono previste nel corso del 2004, manifestazioni, mostre, convegni di ricerca e incontri pubblici sia a Milano, centro storico del fenomeno design, sia in altre città italiane ed estere, per informare sul passato, evidenziare il presente e ipotizzare il futuro del Premio Compasso d’Oro ADI; massimo riferimento dei valori culturali, progettuali e imprenditoriali del Design Italiano. Il Premio è stato istituito nel 1954 da i Grandi Magazzini La Rinascente di Milano per incentivare “l’estetica del prodotto” e il nuovo “disegno industriale” italiano. “Con il Compasso d’Oro si vogliono onorare i meriti di quegli industriali, artigiani e progettisti, che mediante il loro lavoro, attraverso un nuovo e particolare impegno artistico, conferiscono ai prodotti qualità di forma e di presentazione tali da renderli espressione unitaria delle loro caratteristiche tecniche, funzionali ed estetiche” (da “Scopo e Finalità del Premio” 1954). Il marchio del Premio, che fa riferimento formale al Compasso di Adalbert Goeringer e alla proporzione aurea, è stato disegnato

da Albe Steiner, mentre il Compasso d’Oro tridimensionale porta la firma di Alberto Rosselli e Marco Zanuso.

Lavori ultimati A conclusione degli interventi di restauro, ammodernamento tecnologico e di impiantistica al Castello Sforzesco, avviati nel 2000, il Presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, ha annunciato la destinazione di 26 milioni di euro distribuiti in quattro anni (dal 2004 al 2008) per le opere di completamento del progetto museologico del Castello. Giuseppe Guzzetti ha sottolineato che l’importante contributo della Fondazione Cariplo, a favore del rinnovamento dei Musei del Castello Sforzesco vuole, da un lato, consolidare il tradizionale e costante impegno della Fondazione, e prima ancora della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde da cui la Fondazione è nata per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e storico milanese e lombardo, e, dall’altro, sostenere un progetto di particolare rilevanza culturale che, accanto a quello del restauro strutturale, si pone l’obiettivo di rivitalizzare un vero e proprio “tesoro” museale, che rappresenta un imprescindibile punto di riferimento per la storia e la memoria civile della città, e quindi per comprenderne l’identità. Il progetto museologico comprende: il completo restauro conservativo del monumento; la

creazione di spazi per l’offerta di nuovi servizi per il pubblico; l’apertura di nuovi spazi di accoglienza e di ristoro per il grande pubblico nel cortile delle Armi; riordino dei Musei del 2° piano del cortile della Rocchetta e del cortile Ducale; il restauro e la sistemazione del fossato esterno e la sistemazione del fossato esterno e i Rivellini anche per mostre e manifestazioni; l’ampliamento degli spazi dei Musei nelle aree recuperate; la destinazione a uso pubblico del terzo piano, con le bellissime aree panoramiche, da destinare in parte a ristoro e svago e in parte all’ampliamento dei Musei; il riutilizzo dei torrioni e il recupero dei Rivellini. Il progetto è stato sottoposto all’esame preventivo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Comune di Milano.

192 l’ARCA 101


Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Antefatti di architettura Luigi Prestinenza Puglisi Forme e ombre Testo & Immagine, Torino 2003, 388 pp

Dopo i due fortunati saggi This is tomorrow e Silenziose avanguardie in cui Luigi Prestinenza Puglisi affronta le vicende dell’architettura contemporanea nel periodo che va dalla metà degli anni Cinquanta alla metà dei Settanta (nel primo), proseguendone lo sviluppo fino al 2001 (nel secondo), con il recente Forme e ombre, prende in esame l’arco temporale compreso tra il 1905 e il 1933. In questo modo, compiendo un passo a ritroso nello studio della contemporaneità, come avviene nella grande epopea di George Lucas, “Guerre stellari” in cui, dopo aver raccontato nei primi film gli eventi più recenti, il regista sente il bisogno di riandare all’antefatto. Il paragone è forse azzardato, ma è certamente un dato caratteristico di questo libro (come dei precedenti), quello di trattare il tema preso in esame in una forma narrativa seducente, come un appassionante racconto. Badando, da un lato, alla costruzione del fitto tessuto degli accadimenti e, dall’altro, lasciando emergere, dalla pur veloce descrizione, i tratti fisionomici essenziali dei diversi personaggi che in esso hanno lasciato la loro traccia. L’intento che sorregge tale impianto narrativo è quello di proporre un diverso punto di osservazione dei fatti che hanno contrassegnato l’architettura del Novecento e che ha come diretto referente la serie d’invenzioni e scoperte scientifiche che cominciano a susseguirsi fin dagli inizi del secolo, a partire dalla teoria della relatività elaborata da Albert Einstein. Non a caso, la trattazione di Prestinenza Puglisi prende, assai significativamente, l’avvio proprio con il nome del fisico tedesco. L’incipit del libro registra, dunque, un succedersi concitato di riferimenti a fatti e personaggi del mondo della scienza che contribuiranno a conferire al “secolo breve” (di hobsbawmiana memoria) la sua fondamentale impronta, nonché a delineare un quadro inquietante e drammatico della nuova realtà: corrispondente al crollo di quell’universo di certezze faticosamente elaborato nei secoli precedenti. I movimenti d’avanguardia, nel campo dell’arte e

dell’architettura, che numerosi si svilupperanno nel corso dei decenni, non faranno altro che elaborare la lenta presa di coscienza della radicale trasformazione del mondo. Un cambio di percezione della realtà e della sua rappresentazione che, materialmente, si concretizza con l’abbandono del rigido punto di osservazione della prospettiva rinascimentale, per acquisirne molteplici, di tipo dinamico, idealmente rappresentativi della somma di tutti i possibili. “[...] poche teorie come la relatività”, scrive Prestinenza Puglisi, “[...] hanno formato lo spirito di un’epoca, fornendo innumerevoli, contrastanti e anche geniali, e a volte avventate ipotesi operative. Trasformando la pluralità dello sguardo in un’ipotesi di ricerca d’avanguardia che ha guidato tutto il Novecento. Oggi che la moltiplicazione dei punti di vista, dal cinema alla televisione ai nuovi media, è diventata un fatto scontato, che viviamo senza problemi lavorando al computer su cinque finestre diverse relative allo stesso oggetto o guardando contemporaneamente in tv tre o quattro scenari di una partita di calcio, di una gara automobilistica o di un evento politico, non possiamo che tentarne di ricostruire la genesi”. Sulla base di questa chiave di lettura, che ha come struttura di fondo la drammatica, lenta presa di coscienza, da parte degli architetti e (in più in generale) degli artisti, di vivere all’interno di una realtà che sfugge al loro dominio intellettuale, Prestinenza Puglisi non rincorre l’ipotesi di un disegno unificante, di ricomposizione della complessità degli eventi in un quadro tendenzialmente unitario, su cui insistentemente hanno operato nello scorso secolo gli storici dell’architettura e gli stessi progettisti (pensiamo alla “illusione” del Movimento Moderno o alla “invenzione” dell’International Style), ma punta, piuttosto, a inseguire il tema dell’espressione in tutti i suoi sviluppi possibili come condizione stabile di un soggettivismo generalizzato, come manifestazione della “disunità” concettuale che

avvolge il mondo contemporaneo e, quindi, della pervasiva solitudine delle individualità che lo popolano. Il moderno, a questo punto, perduta la sua radice illuminista, è solo in grado di mettere in evidenza la frantumata condizione di ogni manifestazione dell’intelletto e della sensibilità di ciascun soggetto: riflesso speculare di una realtà incontenibile, che porterà in tempi successivi (peraltro, trattati dall’autore nei suoi primi saggi) a locuzioni che sono il portato di un processo di sommatoria di brani desunti dal reale, di disgiunzione di sue parti, di loro reciproca sistematica interferenza, di stratificazione di elementi interpretativi molteplici e difformi. Michele Costanzo

Editorial Gustavo Gili, Barcelona 2003, ill. in bn, 190 pp Il volume vuole illustrare come il paesaggio artificiale prodotto da artisti in collaborazione con architetti del paesaggio possa alterare la natura di un luogo, trasformandolo in un ambiente capace di stabili un rapporto più intenso con chi lo vive.

dalla CECA “Progetto di valorizzazione – Sviluppo dell’uso di acciaio inossidabile in edilizia” (contratto 7215-PP-056) e costituisce una revisione completa del Manuale di progettazione per strutture in acciaio inossidabile preparato dallo stesso Istituto fra il 1989 ed il 1992 e pubblicato da Euro Inox, solo in lingua inglese, nel 1994. Questa nuova edizione del manuale tiene conto dei progressi delle conoscenze in tema di comportamento delle strutture in acciaio inossidabile nell’ultimo decennio, in particolare, sui collegamenti, sulla produzione, sul montaggio, sulle saldature e con l’inserimento del progetto di strutture resistenti al fuoco.

Luigi Prestinenza Puglisi redige e invia preS/Tletter, una newsletter che informa sui principali avvenimenti di architettura che si svolgono in Italia. Accanto agli avvenimenti, si trovano commenti dei lettori, testi critici, informazioni su libri e workshop, segnalazioni di progetti, siti web o altro materiale giudicato di interesse. La presS/Tletter è gratuita, non ha alcuno scopo commerciale, viene spedita di regola ogni settimana. Nella presS/Tletter, a seguito delle polemiche per l’abbattimento dell’Ala Cosenza della galleria d’Arte Moderna di Roma e della costruzione delll’Auditorium di Ravello opera di Niemeyer o del dibattito sulla nuova direzione della rivista “Domus”, sono comparsi , tra gli altri, interventi di: Stefano Boeri, Cesare Casati, Stefano Casciani, Pippo Ciorra, Cesare De Seta, Francesco Garofalo, Renato Nicolini, Franco Purini, Antonino Terranova. Ci si può iscrivere alla presS/Tletter facendone richiesta a l.prestinenza@agora.it oppure dal sito http://www.prestinenza.it, dove sono, tra l’altro, scaricabili gratuitamente i principali scritti dell’autore.

Segnalazioni Aree dimesse e città. Esperienze di metodo, effetti di qualità A cura di Marina Dragotto, Carmela Gargiulo Franco Angeli/Audis, Milano 2003, 300 pp Le azioni di recupero delle aree dimesse sono divenute il motore delle trasformazioni urbane e le Amministrazioni hanno assunto in questi anni un ruolo primario in tale processo. AUDIS-Associazione Aree Urbane Dimesse pone il problema della qualità di tali interventi dal punto di vista sia architettonico e urbanistico sia economico, sociale e ambientale. Oltre a riflessioni di natura teorica, il volume propone anche casi emblematici relativi ad alcune città italiane. Brescia. Lo splendore dell’arte-Grandi esposizioni nella città 2004-2008 A cura di Marco Goldin Linea d’Ombra Libri, Conegliano (TV) 2003, ill. a colori, 176 pp Il volume presenta con molte illustrazioni e saggi, il calendario espositivo quadriennale (da qui al 2008) ideato e curato da Marco Goldin, che spazierà da Monet a Gauguin e Van Gogh, dalla pittura americana alle avanguardie europee. Luca Galofaro Artscapes. Art as an approach to contemporary landscape

102 l’ARCA 192

Gabriella Lo Ricco, Silvia Micheli Lo spettacolo dell’architettura Bruno Mondadori, Milano 2003, 352 pp Percorrendo trasversalmente i mondi interconnessi dell’architettura, della comunicazione, dell’arte e del design, emerge uno showbuisness applicato al mondo dell’architettura. L’architetto si trasforma in “star”, dando luce alla figura dell’Archistar© in cui si mescolano uomo e opera, artista e manager. Un testo critico anche per i non addetti ai lavori, rivolto a coloro che desiderano comprendere i legami non dichiarati tra Architettura, Pubblicità, Azienda, Editoria e Alta Moda. Manuale di progettazione per strutture i acciaio inossidabile Centro Inox, Milano 2004 Questo manuale di progettazione è stato redatto dallo Steel Construction Institute per essere pubblicato come risultato del programma finanziato

Marco Visconti - Designing for people Skira editore, Milano 2003, ill. a colori e b/n 168 pp Il volume, a cura di Luca Molinari e sponsorizzato da Hydro Aluminium Systems, illustra il lavoro svolto nel corso dell’ultimo decennio da Marco Visconti nell’ambito della sezione architettonica di Fiatengineering. Le opere evidenziate esprimono la capacità molto pragmatica, propria del progetto industriale, di pensare per sistemi e assemblaggi su larga scala, unitamente alla capacità propria del progetto di architettura di ragionare sulla qualità dello spazio, della luce e del rapporto con il paesaggio.


AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione Europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell'ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma/Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracommunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome Scadenza/Deadline: 11/7 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione Generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles Tel. ++32 2 2957432 Fax ++32 2 2964280

Francia/France Paris Ermanno Piano Scholarship Borsa di studio per sei mesi di studio presso il Renzo Piano Building Workshop di Parigi/Grant for a sixmonth internship within Renzo Piano Building Workshop in Paris Scadenza/Deadline: 15/9 Borsa/Grant amount: 10.000 Euro Per informazioni: The Workshop Foundation Ref.Ermanno Piano Scholarship C/o RPBW 34 rue des Archives 75004 Paris Tel. ++33 1 44614900 Fax ++33 1 42780198 Internet: www.rpbw.com E-mail: rpbw@rpbw.com

Germania/Germany Munchen ArchiCAD-Preis. Applicazioni innovative del vetro L’ente banditore intende premiare gli studenti che si sono distinti per composizioni progettuali caratterizzate da un utilizzo innovativo del vetro, realizzate attraverso il programma di disegno ArchiCAD/The awarding authority wants to prize students who have distinguished themselves for project compositions characterized by the innovative use of glass, realized through the design program ArchiCAD Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: Graphisoft Deutschland GmbH Lindwurmstr. 129e D-80337 München Tel. ++49 089 74643-0 Fax ++49 089 74643299 Internet: www.graphisoft.de/archicad-preis.de

+ europaconcorsi

Giappone/Japan Tokyo Central Glass Competition Concorso internazionale di idee per il progetto di un Asian Front Village, un luogo per la promozione della cultura asiatica e che possa essere rappresentativo della sua unicità da potersi realizzare in qualsiasi luogo del mondo/International ideas competition for the project of an Asian Front Village, a place of further promotion of the unique culture interspersed throughout Asia and the enjoyment of its results. It can be located anywhere in the world Scadenza/Deadline: 26/7 Monte premi/Total prize money: 4.000.000 Yen Giuria/Jury: Toyo Ito, Masaru Okamoto, Riken Yamamoto, Kiyoshi Sakurai, Taro Ashihara, Kengo Kuma, Norihisa Yamamoto Per informazioni: Dept. of Central Glass International Architectural Design Competition 2004 Shinkenchiku-sha Co., Ltd. 2-31-2 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo 1138501, Japan Internet: www.cgco.co.jp/english/glass_house.html

Gran Bretagna/Great Britain Coalville World Habitat Award Concorso internazionale per progetti che offrano soluzioni innovative e pratiche per i problemi e bisogni legati alla residenza sociale sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo/International competition for projects providing innovative and practical solutions to current needs and problems of social housing in both developed and developing countries Scadenza/Deadline: 1/6 Monte premi/Total prize money: 10,000 £ Per informazioni: Building and Social Housing Foundation Memorial Square Coalville, Leicestershire LE67 3TU Tel. ++44 1530 510444 Fax ++44 1530 510332 Internet: www.bshf.org E-mail: wha@bshf.org

London Wood Award Premio per progetti, realizzazioni e insallazioni completati tra il 21/5/2003 e il 21/5/2004 che abbiano utilizzato il legno/Award for design, craftmanship and installation completed between 21/5/2003 and 21/5/2004 in which timber has been utilized Scadenza/Deadline: 21/5 Per informazioni: The Wood Awards C/o The Carpenters’ Company Carpenters’ Hall Throgmorten Avenue London EC2N 2JJ Internet: www.woodawards.com

Philip Webb Award Concorso per studenti britannici promosso dalla Society for the Protection of Ancient Buildings per incoraggiare nuovi progetti nel contesto di edifici antichi/UK Students competition promoted by the Society for the Protection of Ancient Buildings to encourage new design in the context of historic buildings Scadenza/Deadline: 9/7 Monte premi/Total prize money: 1.600 £

Per informazioni: Society for the Protection of Ancient Buildings 37 Spital Square London E1 6DY Internet: www.spab.org.uk/ education_webbaward.html

Italia/Italy Albiano (Trento) Città Architettura e Porfido Il Premio ha la finalità di premiare progetti e nuove realizzazioni dove l'impiego del porfido del Trentino risulti significativo sul piano creativo, tecnologico e soprattutto innovativo in applicazioni che coinvolgono spazi urbani, nuovi complessi edilizi, restauri finalizzati alla conservazione, ripristino di opere esistenti, sistemazioni esterne e arredo urbano/Award for realizations and new uses of Porfido of Trentino in urban planning, restorations, restructuring etc. Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: E.S.PO. Ente Sviluppo Porfido Via S. Antonio 36 38041 Albiano (TN) Internet: www.xfaf.it E-mail: info@Xfaf.it

Aosta Marchio Regionale di Promozione Turistica Concorso internazionale di grafica per la realizzazione del marchio regionale di promozione turistica/International graphics competition for the realization of the logo for tourism promotion of the region Scadenza/Deadline: 14/5 Per informazioni: AIAP Internet: www.aiap.it Regione Val d’Aosta C/a Anna Carconi E-mail a.carconi@regione.vda.it

Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres e Pietre Native/International architecture competition selecting and prizing those professionals who, through their work, have better utilized and improved the technical properties and the expression potentials of elements in Granitogres, Marmogres and Native Stones porcelain grès Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. ++39 0522 9901 (30 linee) Fax ++39 0522 996121/ Fax export ++39 0522 841630 Internet: www.casalgrandepadana.it/grandprix_qua rta.asp

E-mail: giullari@casalgrandepadana.it

Faenza (Ravenna) Architettura automatica 2004 Concorso per le migliori architetture che abbiano impiegato ingressi automatici e/o automatismi per aperture, controllo della luce, gestione intelligente di facciate e serramenti

Competition for the best realizations that used automatic entrances or automatic devices for light control, facade and frameworks smart management Scadenza/Deadline: 16/12 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Giuria/Jury: Gabriele Del Mese, Felix Foure, Giancarlo Rosa, Antonio Piva, Fabrizio Bianchetti, Paolo Pons Per informazioni: Flavia Gaeta Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. ++39 0546 670411 Fax ++39 0546 660440 Internet: www.ditec.it, www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com

Firenze Edifici Residenziali Innovativi Concorso di idee per edifici residenziali innovativi/Ideas competition for innovative residential buildings Scadenza/Deadline: 24/9 Per informazioni: Università di Firenze Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Viale Gramsci 42 50132 Firenze Tel. ++39 055 200071 Fax ++39 055 20007236 Internet: www.gruppolacchini.com E-mail: concorsoidee@unifi.it

Milano Premio di Pittura Carlo Dalla Zorza 2004 Premio biennale riservata a pittori italiani nati dal 1/1/1954 Scadenza: 15/5 Monte premi: 15.000 Euro Per informazioni: Segreteria del Premio Galleria Ponte Rosso Sig.ra Nanda Consonni via Monte di Pietà 1/A 20121 Milano Tel./Fax 02 86461053 Internet: www.ponterosso.com/cdz/regolame5.htm

Pavia Premio Internazionale di Architettura Sacra “Frate Sole” Premio internazionale per realizzazioni di architettura sacra/International award for realizations of holy placet Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: Padre Costantino Ruggeri Fondazione Frate Sole Via Ada Negri 2 27100 Pavia Tel. ++39 0382 26103 Fax ++39 0382 301413 Internet: www.fondazionefratesole.org E-mail: fratesol@tin.it

Pescara Riqualificazione urbana dell’area di risulta dell’ex stazione centrale Concorso di progettazione per la riqualificazione urbana dell'area di risulta dell’ex stazione centrale di Pescara in unico grado e con l’obbligo di uno studio economico finanziario. Sinteticamente gli obiettivi della trasformazione urbana sono i seguenti. La localizzazione nell'area di funzioni urbane qualificanti (culturali). La riconfigurazione di spazi pubblici e verde di qualità. Il potenziamento dei servizi alla città attraverso la realizzazione di auto-park e terminal bus/Project competition for the urban requalification of the area of the dismisses Central station in Pescara in one solution and with the duty of

192 l’ARCA 103


AGENDA an economic/financial study as per art. 59 - comma 3 of D.P.R. 554/99. Synthetically the objective of the urban transfomation are the following: the localization in the area of urban qualifying (cultural) functions; the rearrangement of public and green spaces; the up-grading of city services through the construction of auto-parks and bus terminals Scadenza/Deadline: 14/6 Per informazioni: Comune di Pescara Area Urbanistica Piazza Duca d'Aosta 10 65100 Pescara Tel. ++39 0854 283790 Fax ++39 0854 283563 Internet: www.comune.pescara.it E-mail: areadirisulta@comune.pescara.it

Pistoia/Montecatini Terme Una città per tutti Premio riservato alle migliori tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Ingegneria Edile, Ingegneria Edile-Architettura e Architettura, aventi per argomento “Una Città per Tutti” discusse negli anni solari 2003-2004 in Università italiane ed estere/Prize for the best degree thesis of Civil or Building Engineering and Architecture on the thme “An architecture for all”, discussed in the years 2003-2004 in Italian of foreign Universities Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 4.500 Euro Per informazioni: Club Soroptimist International di PistoiaMontecatini Terme Ditta Balducci Via del Melo 1 51018 Pieve a Nievole (PT) Tel. ++39 0572 956669-95661 Internet: www.ing.unipi.it E-mail: serena.guidotti@balducci.it

Reggio Calabria Fiumare Joniche dell’Aspromonte Concorso di idee per la valorizzazione e la fruizione a fini turistici delle aree delle fiumare Allaro, Amendolea, Condojanni, La Verde/Ideas competition for the enhancement and the touristic utilization of the riverside areas of Allaro, Amendolea, Condojanni, La Verde Scadenza/Deadline: 4/6 Monte premi/Total prize money: 43.000 Euro Giuria/Jury: Luigi Antonio Meduri, Fulvio Antonio Nasso, Roberto Postorino, Romano Viviani, Paolo Galletta Per informazioni: Provincia Reggio Calabria Settore Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Trasporti Via Modena 1 89132 Reggio Calabria Tel. ++39 0965 364650 Fax ++39 0965 364506 Internet: www.provincia.rc.it E-mail: pianificazione@provincia.rc.it

Roma Premi per tesi di laurea in Architettura/Legno e Architettura Due concorsi a premi da assegnare a progetti presentati in tesi di laurea relativi a: impiego innovativo del legno nell’architettura strutturale e decorativa; Arte e geometrie dei pavimenti in legno nella storia/Two competitions for degree thesis about: the innovative use of wood in structural and decorative architecture; art and geography of wood pavements in history Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Rocco Sinisgalli Premio “Legno e architettura” Facoltà di Architettura Valle Giulia

104 l’ARCA 192

+ europaconcorsi

Via Gramsci 53 00197 Roma Tel. ++39 06 49919291/2 Fax ++39 06 49919290 E-mail: rocco.sinisgalli@uniroma1.it

Sanguinetto (Verona) Il mobile significante Concorso internazionale per studenti delle scuole superiori di Arti Applicate e Design e ai progettisti e designer professionisti per un elemento di arredo portatore di significati e valori aggiunti International competition open to students of Applied Arts schools and to professionals for the design of a furniture element having particular significance and added value Scadenza/Deadline: 1/6 Monte premi/Total prize money: 13.000 Euro Giuria/Jury: Giorgio Morelato, François Burkhardt, Vittorio Fagone, Ugo La Pietra, Enrico Tonucci, Maurizio Vitta Per informazioni: Segreteria del Concorso Palazzo Taidelli Corso Vittorio Emanuele 61 37058 Sanguinetto (VR) Tel. ++39 0442 365250 Fax ++39 0442 365244 Internet: www.fondazionealdomorelato.org

Sogliano al Rubiconde (Forlì) Torre delle telecomunicazioni Concorso per la realizzazione di una torre per telecomunicazioni Competition for the realization of a communication tower Scadenza/Deadline: 26/5 Monte premi/Total prize money: 7.500 uro Per informazioni: Comune di Sogliano al Rubiconde Settore Edilizia Privata Urbanistica e Assetto del territorio Piazza della Repubblica 35 47030 Sogliano al Rubiconde (FC) Tel. ++39 0541 948610 Fax ++39 0541 948170 Internet: www.comune.sogliano.fc.it E-mail: urbanistica@comune.sogliano.fc.it

Torino PaeSaggio Piemonte 2004 Cantieri d’Arte 2004 Concorsi aperti a Enti pubblici, religiosi e senza fini di lucro per presentare richieste di contributo per la valorizzazione, la conoscenza e il restauro del paesaggio o del patrimonio artistico religioso Competitions open to public, religious and no-profit bodies for the request of a contribution for the valorisation, knowledge and restoring of the landscape or the cultural/artistic patrimony Scadenza/Deadline: 30/6 Per informazioni: Compagnia di San Paolo Corso Vittorio Emanuele II 75 10128 Torino Fax ++39 011 543607 Internet: www.compagnia.torino.it/ richieste_bandi/incorso.htms E-mail: arte@compagnia.torino.it

Trieste Trieste Contemporanea Concorso aperto a candidati dell’Europa Centro-Orientale per oggetti di design realizzati in vetro soffiato/Competition open to designers from Central-Eastern Europe for objects realized with blown glass Scadenza/Deadline: 15/5 Primo premio/First prize: 3.000 Euro

Per informazioni: Trieste Contemporanea Via del Monte 2/1 34121 Trieste Tel. ++39 040 639287 Fax ++39 040 367601 Internet: www.tscont.ts.it E-mail: tscont@tin.it

Svizzera/Switzerland Losanna Museo delle Belle Arti L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la costruzione di un Museo delle Belle Arti presso il sito di Bellerive, sulle rive del Lac Léman. Il programma prevede la realizzazione di una struttura che risponda alle attuali norme in materia di conservazione ed esposizione delle opere d'arte. Costo di costruzione: 55.000.000 Fr/The awarding authority will select project proposals for the construction of a Fine Arts Museum in Bellerive,on the Lac Léman. The brief calls for the construction of a structure responding to present preservation and exhibition laws. Construction cost: 55.000.000 Fr Scadenza/Deadline: 4/6 Per informazioni: DINF-Service des bâtiments, monuments et archéologie C/a Eric Perrette Place de la Riponne 10 CH-1014 Lausanne Tel. ++41 (0)21 3167310 Fax ++41 (0)21 3167347 Internet: http://www.simap.ch E-mail florence.beguin@sb.vd.ch

Lucerna Schindler Award Concorso teso a sollecitare a una maggiore sensibilità nei confronti dei diversamente abili. Tema progettuale: sistemazione del Parvis de Saint Gilles e del Carré de l’Ancien Hotel des Monnaise nel distretto 19 di Bruxelles/Competitions aimed to promote a new sensibility towards the disabled people. The theme is the requalification of Parvis de Saint Gilles and Carré de l’Ancien Hotel des Monnaise in Brusselles Scadenza/Deadline: 30/6 Per informazioni: Schindler Management Corporate Communications Zugerstrasse 13 CH-6031 Ebikon/Luzern Internet: www.schindleraward.com

innovative applications for new technology in the public spaces Scadenza/Deadline: 31/5 Monte premi/Total prize money: 17.500 Euro Giuria/Jury: Adam Greenfield, Amy Franceschini, Anne Nigten, Christian Moeller, Chee Pearlman, François Roche, Charles Leadbeater, Marleen Stikker, Max Bruinsma, Jodi Dean, Ole Bouman, Joachim Sauter, Jouke Kleerebezem, Knowbotich Research, John Thackara, Natalie Jeremijenko, Franziska Nori, Sally Jane Norman, Nicolas Bourriaud, Sugata Mitra, Monica Narula, Rafael LozanoHemmer, Kazuto Mugura, Hideki Yoshimatsu, Derrick De Kerckhove Per informazioni: Internet: www.fusedspace.org E-mail: info@fusedspace.org

Copper Architecture Awards Premio intrenazionale per architetture in cui sia utilizzato il rame/International awards for architectural realizations in which copper is utilized Scadenza/Deadline: 30/6 Giuria/Jury: Trevor Clapp, Peter Clegg, Pierre Long, Graeme Sutherland, Stas Louca, Gordon Talbot Per informazioni: Internet: www.cda.org.uk/arch E-mail: nick.hay@copperdev.co.uk

Streets of Colour Concorso intrenazionale per la rivitalizzazione di una strada o di un’area con uno schema del colore che preveda l’utilizzo della serie minerale della Keim Mineral Paints International competition to revitalize a street or an area in avillage with a colour scheme in which Keim mineral range paints are used Scadenza/Deadline: 30/6 Monte premi/Total prize money: 5,000 £ Giuria/Jury: Will Alsop, Cezary Bednarski, Helen Hughes, Gareth Davies, Paul Finch Per informazioni: Kein Mineral Paints Internet: www.keimpaints.co.uk/ development/soc.php

Affidamenti

Per informazioni: Schule Zollikon C/a Kurt Brunner Buchholzstrasse 5 8702 Ville Zollikon Tel. ++41 01 3963750 Fax ++4101 3963751 Internet: www.schulezollikon.ch E-mail: kurt.brunner@schulezollikon.ch

WEB Fused Space Concorso internazionale per applicazioni innovative di nuove tecnologie negli spazi pubblici/International competition for

la realizzazione del distaccamento dei vigili del fuoco professionisti in bassa Valle d’Aosta Scadenza: 28/5 Per informazioni: RAVA - Assessorato Territorio Ambiente e Opere Pubbliche, Servizio responsabile: Dipartimento Opere Pubbliche Via Promis 2/A 11100 Aosta Tel. 0165 272659 Fax 0165 272658

Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) Ampliamento scuola elementare Affidamento di servizi di ingegneria e architettura - progettazione integrale e coordinata dell’intervento di ampliamento scuola elementare nel Comune di Bagnolo in Piano. L’importo complessivo stimato dei lavori è pari a 1.682.000 euro Scadenza: 19/5 Per informazioni: Comune di Bagnolo in Piano Lavori pubblici Piazza Garibaldi 5/2 42011 Bagnolo in Piano (RE) Tel. 0522 957413/957434 Fax 0522 951037 Internet: www.comune.bagnolo.re.it E-mail: valla.elisabetta@comune.bagnolo.re.it, brioni.marica@comune.re.it

Busto Arsizio (Varese) Elenchi di professionisti presso il Comune di Busto Arsizio Formazione degli elenchi dei professionisti per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a Euro 100.000 inerenti i seguenti servizi: 1) progettazione e direzione lavori opere edili; 2) progettazione e direzione lavori: a) impianti idrotermosanitari; b) impianti di condizionamento; c) impianti elettrici; 3) progettazione e direzione lavori opere in c.a. ed a struttura metallica; 4) progettazione e direzione lavori opere stradali e fognarie; 5) progettazione e direzione lavori verde e arredo urbano; 6) coordinamento sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione dei lavori ex D.Lvo. 494/96 e 528/99; 7) rilievi catastali e accatastamenti Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Busto Arsizio Via F.lli d’Italia 12 21052 Busto Arsizio (VA) Internet: www.busto-arsizio.it

Firenze Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Zollikon Ampliamento Complesso Scolastico Oescher Servizi professionali per l'ampliamento del complesso scolastico Oescher a Zollikon Professional services for the extension of the school complex Oescher in Zollikon Scadenza/Deadline: 28/5

AGENDA

Italia/Italy Aosta Galleria paramassi a protezione della S.R. n. 2 di Champorcher Relazione geologica, progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione per la per la costruzione di una galleria paramassi a protezione della S.R. n. 2 di Champorcher Scadenza: 28/5 Per informazioni: RAVA - Assessorato Territorio Ambiente e Opere Pubbliche, Servizio responsabile: Dipartimento Opere Pubbliche Via Promis 2/A 11100 Aosta Tel. 0165 272659 Fax 0165 272658

Nuovo distaccamento dei vigili del fuoco Progettazione, direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione per

Elenco professionisti Selezione di professionisti per la costituzione dell'Albo della Società, finalizzato all'affidamento di incarichi tecnici per: Progettazione: architettonica, strutturale, impianti elettrici, impianti termici. Direzione lavori: architettonica, strutturale. Collaudi: impianti tecnici, strutturali, tecnico-amministrativo. Indagini e relazioni geologiche Sicurezza ex D. Lgs. 49471996 di importo comunque inferiore a 100.000 euro Scadenza: 31/5 Per informazioni: CASA spa Via Fiesolana 5 50122 Firenze Internet: www.casaspa.it

Lecco Servizi di cartografia Appalto per l'affidamento servizio di restituzione della cartografia tecnica in forma numerica con metodo aerofotogrammetrico del territorio comunale per la creazione di un database topografico che costituirà la base topografica del nuovo Sit

+ europaconcorsi

Scadenza: 3/6 Per informazioni: Comune di Lecco, Sezione Urbanistica Agenzia Sit Piazza Diaz 1 23900 Lecco Tel. 0341 481111 Fax 0341 286874 Internet: www.comune.lecco.it E-mail: sit@comune.lecco.it

Perugia Elenco professionisti L’Aur istituirà una Banca dati di tipo aperto per consulenti e collaboratori (persone fisiche) all’interno della quale individuare i soggetti ai quali conferire, in relazione al manifestarsi di specifiche necessità, incarichi di consulenza e collaborazione in varie forme contrattuali Scadenza: 29/4/2005 Per informazioni: Agenzia Umbria Ricerche Via M.Angeloni, 78 06124 Perugia Tel. 075 5045805

Elenco professionisti Il presente bando intende istituire un Elenco di Soggetti Esperti, Long List, per la fornitura di servizi consulenziali pre e post costituzione di imprese ai destinatari delle Misure previste dalla Sovvenzione Globale. Settori per i quali si richiedono prestazioni di consulenza: Engeenering, Progettazione, Pianificazione e controllo, Produzione e tecnologia, Organizzazione delle risorse umane, Marketing e pubblicità, Sistemi informatici, Ambiente e territorio, Sicurezza, Certificazione qualità, Welfare Scadenza: 30/6 Per informazioni: Consorzio Novaumbria Via Don Bosco 11 06121 Perugia Internet: www.regione.umbria.it

Vibo Valentia Studio di fattibilità: parcheggi, uffici, risanamento ambientale (rettifica) Studio di prefattibilità: Costruzione parcheggi, servizi ed uffici. Risanamento zona. Sistemazione Piazza Spogliatore in Vibo Centro Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Vibo Valentia Piazza Martiri d'Ungheria 89900 Vibo Valentia Tel. 0963 599207, 0963 599211 Fax 0963 599207 Internet: www.comune.vibo-valentia.vv.it

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Per informazioni: Comune di Pietra Ligure Servizio responsabile: Ufficio lavori pubblici Via S.M.G. Rossello 21 17027 Pietra Ligure (SV) Tel. 019 62931203 Fax: 019 624166 Internet: www.comunepietraligure.it E-mail: lavori.pubblici@comunepietraligure.it

Varese Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto). Ispra Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’Unione Europea e nei Paesi candidati Scadenza: 11/4/2005 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243

Dresda Technical University Aesthetics and Architectural Composition 16/6-19/6 Per informazioni: TU-Dresden-Fakultat Architektur C/o Ralf Weber Zellescher Weg 17 01069 Dresden Internet: www.aestheticsonline.org/events/ae-architecture.html

Gran Bretagna/Great Britain London Royal College of Art Hani Rashid - Asymptote: Real Virtuality (Lecture) 11/5

Cile/Chile Santiago Colegio de Arquitectos de Chile Primer Seminario Internacional: “Arquitectura y Patrimonio Industrial” - Identidad Cultural y Desarrollo Sustentable 8/7-9/7 Per informazioni: Colegio de Arquitectos de Chile-Centro de Extensión y Perfeccionamiento-Escuela de Arquitectura Universidad de SantiagoArea de Extensión Tel. ++56 6386320 - 6398744 Fax ++56 6398769 Internet: www.coarq.com E-mail: extension@coarq.com

Pietra Ligure (Savona) Impianto di depurazione comunale Incarichi di progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, contabilità lavori, assistenza al collaudo, coordinamento per la sicurezza nelle fasi di progettazione e di esecuzione e altre prestazioni accessorie relativi all'appalto di “Realizzazione della fase secondaria, per il trattamento biologico, dell’impianto di depurazione comunale di Pietra Ligure”. Importo stimato del corrispettivo complessivo per tutti i servizi richiesti: 320.196,86 euro Scadenza: 18/12

Tel. ++49 355 693602 Fax ++49 355 693176 Internet: www.theo.tu-cottbus.de/Wolke/ eng/Conference/conference.htm

Francia/France Nantes Le Lieu Unique Nouvelles Configurations de la Ville Corso di architettura/Course of architecture 4/5, 11/5, 18/5 Per informazioni: Le Lieu Inique Tel. ++33 02 40121434 Internet: www.lelieuunique.com E-mail: info@lelieuunique.com

Germania/Germany Berlin Technical University Textile Roofs Nono seminario sul progetto e la realizzazione di strutture di copertura a membrana/Ninth international workshop on the design and the realisation of architectural membrane structures 10/6-12/6

Per informazioni: Royal College of Art Kensington Gore London SW7 2EU Internet: www.rca.ac.uk

Design Museum Will Alsop (Lecture) 20/5 Per informazioni: Design Museum 28 Shad Thames, London Internet: www.designmuseum.org

Israele/Israel Gerusalemme International Convention Centre Seminar in Architecture 16/5-18/5 Per informazioni: The Jerusalem Seminar in Architecture 61082 Tel Aviv-Jaffa Tel. ++972 3 6964445 Fax ++972 3 6965000 Internet: www.jersemar.org.il E-mail: bmp@bmp.co.il

Italia/Italy Como Fondazione Antonio Ratti Corso Superiore di Arte Visiva: Visiting Professor Jimmie Durham 1/7-22/7 Termine del bando/Deadline for selection requests: 15/5 Per informazioni: Fondazione Ratti Anna Daneri Lungo Lario Trento 9, Como Tel. ++39 031 233211 Fax ++39 031 233249 E-mail: fondazioneratti@libero.it

Facoltà del Design del Politecnico di Milano-Polo Regionale di Como Giuseppe Sassi, il mestiere del luminista 12/5

Per informazioni: Technical University of Berlin Lothar Gründig Internet: www.textile-roofs.de/TR2004/index.htm

Per informazioni: Facoltà del Design del Politecnico di Milano-Polo Regionale di Como Via Castelnuovo 7, Como Tel. ++39 031 3327349 E-mail: silvia.dirusso@polimi.it

Cottbus

Firenze

Brandenburgische Technische Universität Built Spaces The Cultural Shaping of Architectural and Urban Spaces 23/6-25/6

Palazzo Vecchio Il principe e l’architetto nel XXI secolo. Il progetto del McLaren Technology Center. Incontro con Ron Dennis e Lord Norman Foster 15/5

Per informazioni: Brandenburgische Technische Universität Lehrstul Theorie der Architektur Postfach 10 13 44 03013 Cottbus

Per informazioni: Targetti Sankey E-mail: e.degara@targetti.it

192 l’ARCA 105


AGENDA

+ europaconcorsi

Lecce

Trento

Colorado Springs

Humlebaek

Università di Lecce/Dipartimento di Innovazione in Ingegneria Materiali e tecnologie innovativi per la costruzione e il restauro Innovative Materials and Technologies for Construction and Restoration 6/6-9/6

Università/Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Sustainability of the Housing Project 21/9-25/9

Doubletree Hotel International Conference on Environmental Systems 19/7-22/7

Per informazioni: Antonio Frattari Università di Trento 38100 Trento (Italy) Tel. ++39 461 882668 Fax ++39 461 882672 Internet: www.unitn.it/events/iahs32 E-mail: antonio.frattari@ing.unitn.it

Per informazioni: Society of Automotive Engineers Internet: www.sae.org

Louisiana Museum of Modern Art William Eggleston: Los Alamos 19/3-6/6 Jorn Utzon 2/4-29/8

Per informazioni: Università of Lecce Dipartimento di Innovazione in Ingegneria Via per Monteroni 73100 Lecce Tel. ++39 0832 320241 Fax: ++39 0832 320237 Internet: www.imtcr04.unile.it E-mail: imtcr04@unile.it

Olanda/Holland

Milano

Rotterdam

Museo Civico di Storia Naturale Eelco Hooftman, Gross Max 6/5 Un nuovo parco a Milano – I Giardini di Porta Nuova 3/6

The Berlage Institute “Beat Science”-Sandorf Kwinter 11/5 “Exqui Site”-Wiel Arets 18/5

Per informazioni: AIAPP Insubria C/a Flora Vallone Via Casentino 8 20159 Milano Tel. ++39 02 6686185 Internet: www.aiapp.net E-mail: segreteria.insubria@aiapp.net

DesignBoom Design Aerobics-Light Objects On-line course 14/6-23/8 Per informazioni: DesignBoom via Brioschi 7 20136, Milano Internet: www.designboom.com

Triennale Assemblea degli Architetti d’Europa 6/5-8/5 Restauro e ristrutturazione del Teatro alla Scala di Milano 14/5 Forum Internazionale “Utopia e tradimento” 19/5-20/5 David Chipperfield: Cittadella Giudiziaria di Salerno 16/6 Per informazioni: Triennale di Milano Iale Alemagna 6 Tel. ++39 02 724341 Internet: www.triennale.it

Monza (Milano) Istituto Statale d’Arte Educare con l’arte 20/5-21/5 Per informazioni: ISA Monza C/o Villa Reale Via Boccaccio 1 20052 Monza (MI) Tel. ++39 039 326341 Fax ++39 039 324810 Internet: www.isamonza.it E-mail: isamonza@tin.it

Pescara Facoltà di Architettura The Mediterranean Medina Seminario internazionale sulle città mediterranee/International workshop on Mediterranean cities 17/6-19/6 Per informazioni: Attilio Petruccioli Preside Facoltà di Architettura Politecnico di Bari Via Orabona 4 70125 Bari Tel. ++39 080 5963887 Fax ++39 080 5963823 Internet: www.unich.it/idea E-mail: mediterraneanmedina@yahoo.it

106 l’ARCA 192

Per informazioni: The Berlage Institute Botersloot 25 Rotterdam Internet: www.berlage-institute.nl E-mail: info@berlage-institute.nl

Sud Africa/South Africa

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Per informazioni: University of Cape Town Department of Civil Engineering Professor A. Zingoni Chairman, SEMC 2004 Organising Committee Rondebosch 7701 Cape Town, South Africa Tel. ++27 21 650 2601 Fax: ++27 21 689 7471 Internet: www.semc2004.uct.ac.za E-mail: azingon@eng.uct.ac.za

Helsinki Austria Vienna MAK KM_100-Bearable Furniture 18/2-9/5 Architekturzentrum The Austrian Phenomenon 2/4-12/7 Austrian Architecture in the 20th and 21st Century 4/3-28/9

Belgio/Belgium Anversa De Singel Abalos & Herreros 30/4-20/6

Canada Montreal CCA Out of the Box: Price Rossi Stirling + Matta-Clark 23/10/2003-6/9

Cina/China Beijing

USA Berkeley-Oakland Merritt College Ecological Design: The Unstoppable Wave Conferenza interdisciplinare globale sulle prossime tendenze in architettura Global interdisciplinary Conference on the Next Great Wave in Architecture 5/8-8/8 Per informazioni: San Francisco Institute of Architecture Merritt College Environmental Studies Program P.O.Box 2590 Alameda, CA 94051 Fax ++1 510 8485400 Internet: www.sfia.net E-mail: sfia@aol.com

Chicago

Koldinghus A Personal Choice-European Art Nouveau and Art Déco Silver 21/2-30/5

Finlandia/Finland

Cape Town University of Cape Town/Department of Civil Engineering/Upper Campus The SEMC 2004 International Conference Conferenza internazionale sull’ingegneria strutturale, meccanica e informatica/Structural Engineering, Mechanics and Computation Conference 5/7-7/7

Kolding

China Architectural Cultural Center ABB2004-1st Architectural Biennial Beijing 2004 (www.ABBeijing.com) 20/9-6/10

Cuba

Design Museum Made of Plastic 30/4-30/5

Orléans Frac Centre Archilab 2004 2/10-2/12

Paris Pavillon de l’Arsenal Paris, visite guidée: la ville, histoires et actualité Fino al/through 31/12

Berlin Neue Nationalgalerie, Berlin Content – Rem Koolhaas/OMA/AMO Fino al/through 20/11 Aedes West Specific Neutrality: Atelier Kempe Thill Rotterdam 30/4-30/5

Ratingen

Danish Design Center Ingo Maurer-Raggiungendo la luna 5/3-6/6

Per informazioni: The AIA 2004 Internet: www.aia.org

Kustforeningen The 30s 6/3-16/5

Bari Aiborg Gallery Performative ArchitectureSperimentazioni tecnologiche e spaziali nei progetti internazionali del network “Architecture Intelligence” 20/3-16/5

Santa Maria della Pietà SCALA 1/1 Mario Cucinella Works at MCA 7/5-30/5

Genova Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce Arredare la casa, abitare il museo. Opere dalle collezioni del Frac Nord-Pas de Calais 22/4-6/6

Triennale Mister T 7/5-16/5 Dreams. I sogni degli italiani in 50 anni di pubblicità 17/2-30/5 Come comete. Annunci e messaggi nella storia della Triennale 25/3-20/6 Design Scandinavo: al di là del mito 2/4-13/6 Il Secondo Palazzo della regione Lombardia: risultati del concorso internazionale 25/5-31/7 Civiltà dell’abitare. L’evoluzione degli interni domestici in Europa Fino al/through 6/12

Germania/Germany

Esprit Ettore Sottsass 26/3-27/6

Gran Bretagna/Great Britain

+ europaconcorsi

Vicenza Basilica Palladiana Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura 14/5-11/7 Villa da Schio di Costozza Alieni in Villa: Cedri/Martini designers 15/5-16/5

Whitney Museum of American Art at Altria Architecture by Numbers 25/3-2/7 Cooper-Hewitt Design Museum Shock of the Old: Christopher Dresser 5/3-25/7 Pratt Institute Camouflage to Cuisinarts: Seven Decades of Diversity in design 18/5-31/7

Italia/Italy

La galerie d’Architecture OMA-Rem Koolhaas: L’Ambassade des Pays-Bas à Berlin, genèse d’un projet 12/5-26/6

Bauhaus Dessau Elsa Thiemann. Fotografie Bauhaus und Berlin 26/2-6/6

McCormick Place AIA National Convention and Design Exposition 2004 10/6-12/6

Cube Erasmus Schroeter - HidingiIn Plain Sight Fino al/through 27/5

Palazzo della Borsa Nuova 1925-1955 Architetture del Novecento in Liguria 4/6-13/7

Centro Histórico de la Ciudad Segunda Bienal de Arquitectura de La Habana 17/5-21/5

Statens Museum for Kunst Design Denmark: le icone dell’industria 20/2-15/8

Manchester

VIA Design from Island 2/4-29/5 VIA Labels 11/6-27/6 Design and Sport 3/9-26/12

Dessau

Copenhagen

Museum of London/London Wall 1920s: The decade that changed London Fino al/through 18/7

Cremona Francia/France

La Habana

Danimarca/Denmark

AGENDA

Milano

Roma MAXXI Alessandro Anselmi: piano, superficie, progetto Roberto Schenzen 13/3-16/5

Trissino (Vicenza) Villa Trissino Marzotto Premio Martini per gli Architetti di Paesaggio 2004 2/5-31/7

London

Venezia

Design Museum Archigram 3/4-4/7 Designer of the Year 6/3-13/6

Giardini di Castello/Arsenale 9. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 5/9-7/11

Olanda/Holland Rotterdam NAI Start: The Rem Koolhaas/OMA Collection 14/2-23/5 Kunsthal Content: Rem Koolhaas and OMAAMO. Buildings, Projects and Concepts since 1996 27/3-29/8

Washington National Building Museum DC Builds: The Anacostia Waterfront 17/1-23/5 Affordable Housing: Designing an American Asset 29/1-5/7 Envisioning Architecture: Drawings form the Museum of Modern Art 20/3-27/6

Mostre d’arte Art Exhibitions

Repubblica Ceca/ Czech Republic

Austria

Barcelona

Ars Electronica Center Ars Electronica 2004 2/9-7/9

MACBA Vito Acconci 18/3-3/6

Vienna

Bilbao Bilboko Arte Eder Museoa The City that Never Was: Fantastic Architectures in Western Art 24/2-30/5

Svizzera/Switzerland Losanna Vallée de la lon Lausanne Jardins 2004 19/6-17/10

Zurigo Federal Institute of Technology Cemsuisse fotopreis 04 22/4-13/5 Raffaele Cavadini 27/4-14/5 Architektur Slowakei: Impulse und Reflexion 29/4-3/6 Villa Garbald: Gottfried Semper – Miller & Maranta 14/5-3/6, 10/6-22/7 Adrian Meyer: Lehre und Praxis 27/5-8/7

USA New York Chelsea Art Museum I.Dot 13/5-18/5

Museo d’Arte Moderna Pablo Picasso 31/1-13/6

Copenhagen Nuova Gipsoteca Carlsberg I Colori della Scultura Greca e Romana 12/3-30/5 Thorvaldsens Museum Storia dell’Arte Plastica 24/3-13/2/2005 Statns Museum for Knst Centenario di Georg Jensen 20/4-15/8

Isola di Fionia Brandts Klaedefabrik Odense Labirinto dei sensi 7/2-31/5

Lyngby

Estonia Linz

Spagna/Spain

Arken

Sophienholm Glass Art 15/5-4/7

Praga Trade Fair Palace Design Show 22/4-30/5

Danimarca/Denmark

MAK Otto Muhel: Life, Art, Work – Actionism/Utopia/Painting 1960-2004 3/3-30/5 Birgit Jürgenssen-Schuhwerk Subversive Aspects of Feminism 17/3-6/6 The Eve of the Century: Snapshots from the Christian R.Skrein Archive 24/3-23/5 Albertina Museum Rembrandt: Paintings, Drawings, Etchings 27/3-4/7 Kunsthaus Nicki de Saint Phalle: The Birth of Nanas 19/5-26/9

Belgio/Belgium Antwerp Mode Museum Goddes: The Classical Mode 8/5-22/8

Canada

Tallin Museum of Estonian Achitecture Bridget Riley 28/4-23/5

Francia/France Carquefou Frac des Pays de la Loire Patrick Tosani: Au devant des images 19/3-31/5

Chartres Centre National du Vitrail La restauration des vitraux 20/3-10/1/2005

Ecouen Musé National de la renaissance La Renaissance en Croatie 8/4-12/7

Grenoble Musée de Grenoble Witold Wojtkiewicz 5/3-31/5 Visions d’excès : Ariane Lopez-Huici 26/3-31/5

Le Havre Musée des Beaux-arts Vagues 13/3-6/6, 26/6-27/9

Montreal

Le Mans

Museum of Fine Arts Marc Séguin 19/2-23/5 Toucher l’art 25/3-3/10 Albrecht Dürer 7/4-8/8 Jean Cocteau: Universal Creator 6/5-29/8

Cité des Arts Puls’Art 24/4-29/5

Les Mesnuls Fondation Guerlain Du corp à l’image 18/3-31/5

192 l’ARCA 107


AGENDA Lille Varie sedi Lille2004 www.lille2004.com Verrère du Palais Rameau Lumières d’artistes-Ici la nuit verte est immense par Sarkis 6/3-2/12 Eglise Sainte-Marie Madeleine Peter Greenway 22/4-13/6 Erwin Redl 7/7-30/10 Le Parc de la Deule Hello Terra, le jardin aux cent visages 29/5-30/10 Musée d’art moderne Lille Métropole Amedeo Modigliani et Jeanne Hébuterne 16/4-1/8 Hommage à Maurice Jardot 16/4-1/8 Musée des Beaux-Arts Rubens 6/3-14/6

Marseille Musée de la Mode Glossy. Modes et papier glacé 26/3-5/9

Nantes Le Lieu Unique Le livre et l’art 2/6-6/6

Paris Centre Pompidou Joan Miró: La naissance du monde 3/3-28/6 Koo Jeong-A 10/3-10/5 Urs Fisher 10/3-10/5 André Fançois: L’épreuve du feu 18/3-7/6 Giuseppe Penone 1968-2004 21/4-23/8 Centre National de la Photographie Orlan 7/4-28/6 Galeries Nationales du Grand Palais La grande parade: Portrait de l’artiste en clown 12/3-31/5 Montagnes célestes: Trésors des musées de Chine 30/3-28/6 Musée du Louvre Ingres, dessins du Louvre 19/3-14/6 Dante et Virgile aux Enfers d’Eugène Delacroix 9/4-5/7 Paris 1400. Les arts sous Charles VI 26/3-12/7 Château d’Ecouen La Renaissance en Croatie 7/4-5/7 Musée des Châteaux de Versailles et de Trianon Houdon 2/3-30/5 Musée Picasso Picasso Ingres 18/3-21/6

108 l’ARCA 192

+ europaconcorsi

Musée du Luxembourg Moi-Autoportrait 1/3-25/7 Musée Carnavalet L’animal à Paris 12/5-5/9 Galerie Malaquais Les architectes du sensible, panorama de la sculpture indépendante au XX siècle 14/5-31/7 Site Odéon 5 Jean-Gabriel Coignet 9/3-15/5

Saint-Denis Parc Départmental de La Courneuve Art Grandeur Nature-Biennale d’art contemporain 15/5-17/10 Musée des Arts et Métiers La Boussole et l’Orchidée: une aventure savant, Humboldt et Bonpland aux Amériques (17991804) Fino a/through 31/5 Musée Nationale d’Histoire Naturelle Piranhas enivrès 11/2-31/8 Maison Européenne de la Photographie Flash Academy 26/3-6/6 Galeries Artitude Degroiselle/ Turquin/Rygaloff 20/5-31/5

Valenciennes Musée des Beaux-Arts Watteau et les fêtes galantes 6/3-14/6

Vallauris Musée Natoinal Picasso la Guerre et la Paix Franco Garelli, sculptures de céramiques, sculptures de métal 27/3-7/6

Versailles Orangerie du Domaine de Madame Elisabeth Du corp à l’image 2/4-27/6

Gamec Alighiero Boetti: quasi tutto 6/4-18/7

Museo Marini Amedeo Lanci: La Grande Stella 28/4-4/6

National Gallery El Greco 11/2-23/5 Dürer and the Virgin in the Garden 24/3-20/6

Bologna

Gallarate (Varese)

Palazzo Poggi Saffaro. Le forme del pensiero 19/3-6/6

Tate Britain In-A-Gadda-Da-Vida 3/3-31/5 Art of the Garden 3/6-30/8

Civica Galleria d’Arte Moderna Z.A.T. Zone Artistiche Temporanee: XXI-XXII Edizione Premio Gallarate 9/5-31/7

Galleria d’Arte Maggiore Mario Nanni Fino al/through 10/5

Genova

Brescia

Varie sedi Genova 2004 www.genova-2004.it

Gran Bretagna/Great Britain London

Tate Modern Constantin Brancusi 29/1-23/5 Edward Hopper 27/5-5/9 Victoria and Albert Museum Vivienne Westwood 2/4-11/7 Bill Brandt 22/3-25/7 Royal Academy of the Arts Tamara de Lempicka: Art Déco Icon 15/5-30/8

St.Yves Tate Piers Arts Centre Collection 8/2-9/5 Karl Weschke 7/2-9/5 Gerard Quinn 7/2-9/5 David Nash 22/5-26/9 Mariele Neudecker 22/5-26/9

Irlanda/Ireland Dublin National Gallery New Frontiers: Works From The 10 New Eu Member States 3/3-30/5

Italia/Italy

Berlino Neue Nationalgalerie Das MoMA in Berlin 20/2-19/9

Bonn Kunst-und austellungshalle der BRD Georg Baselitz 2/4-8/8 The Kremlin: Divine Glory and Splendour of the Czars 13/2-31/5

Frankfurt Schirn Kunsthalle Art – A Child’s Play 9/5-18/7 Life, Love and Death: The Work of James Lee Byars 13/5-18/7

Santa Giulia Museo della Città Dalla pergamena al monitor. I tesori della Biblioteca Queriniana 7/3-23/5

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Bandera per l’Arte Il “Progetto Libro” 18/10/2003-30/5 Il disegno nell’arte italiana dal 1945 al 1975 da Morandi a Fontana 28/3-30/5 I giochi di pulcinoelefante: piccoli libri d’artista 13/3-30/5

Cantù (Como) Riva R1920 Centre Alessandra Angelini: Walking in the colours 8/5-25/9

Carrara Palazzo Binelli Melotti, opere su carta 4/4-30/5 Colorno (Parma) Franco Maria Ricci, collezionista, editore e bibliofilo 13/3-4/7

Como Villa Olmo Joan Miró: alchimista del segno 13/3-6/6

Alessandria

Empoli (Firenze)

Palazzo Guasco Angelo Morbelli e Angelo Barabino: dalla poetica della natura all’impegno del sociale 20/3-31/5

Chiesa di Santo Stefano Jacopo da Empoli (1551-1640)Pittore d’eleganza e devozione 21/3-20/6

Ancona Germania/Germany

AGENDA

Mole Vanvitelliana Dürer 15/4-30/6

Arezzo Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea Da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte mondiale nel Novecento 27/3-6/6

Arona (Novara) Villa Ponti Ligabue come Van Gogh 13/3-27/6

Ferrara Palazzo dei Diamanti Rauschenberg 29/2-6/6 Padiglione d’arte moderna e contemporanea Strange Messenger. The visual work of Patti Smith 20/3-16/5 Castello Gli Este a Ferrara 14/3-13/6

Firenze

Bergamo

Palazzo Strozzi Botticelli: da Lorenzo il Magnifico a Savonarola 10/3-11/7

Palazzo della Ragione Trento Longaretti, opere storiche e nuovi percorsi 8/4-23/5

Palazzo Medici Riccardi Stanze segrete-Raccolte per caso: I Medici Santi; Gli arredi celati 25/3-26/9

Palazzo Ducale L’età di Rubens-Dimore, committenti e collezionisti genovesi 20/3-11/7 Museo Diocesano Intorno al sacro volto: Mandylion 3/4-4/7 Villa Croce Proposte d’arte contemporanea da Genova a Lille 15/4-30/5

+ europaconcorsi

Museo Poldi Pezzoli A caccia in Paradiso. Arte di corte nella Persia del Cinquecento 5/3-27/6 PAC Richard Long e Yivya Soma-Masche 17/3-6/6 Palazzo delle Stelline Carrà. I miei ricordi: l’opera grafica 1922-1964 25/3-29/5 Fondazione Mazzotta Federico Zandomeneghi, Impressionista veneziano 20/2-6/6 Museo di Storia Naturale Évhé-Ouatchi - Un’estetica del disordine: Sculture e oggetti rituali dal Togo 26/2-6/6 Fondazione Prada Francesco Vezzoli 25/3-16/5

Modena Palazzo santa Margherita e Palazzina dei Giardini Pop Art UK: British Pop Art 1956-1972 18/4-4/7

Mozzecane (Verona) Villa Vecelli Cavriani De Nittis a Leontine 2/2-30/5

Padova Musei Civici agli Eremitani Petrarca e Padova 22/4-4/7 Cappella degli Scrovegni Visite in notturna 2/3-30/6

Parma

Castello Sforzesco Leonardo, l’acqua e il Rinascimento 18/3-30/5

Accademia Linguistica Il periplo creativo: Maestri e nuove espressioni tra Genova e Istanbul 16/4-20/6

Palazzo Pigorini Le Parmigiane: fotografie di Chiara Samugheo 8/3-9/5

Galleria Monica De Cardenas Flavio Sonetti: Il grande carro, trasloco i tre quadri 2/4-15/5

Perugia

Magazzini Abbondanza Genova, città del saper fare 24/4-25/7

Galleria Suzy Shammah Ingar Krauss: why me? 30/3-15/5

Palazzo Tursi La civiltà dei Palazzi genovesi e l’invenzione dei rolli 8/5-5/9

Fonte d’Abisso Arte Nel giardino futurista: Balla e gli altri 18/3-29/5

Museo Ebraico Marc Chagall e la Bibbia 19/4-15/7

Stazione Centrale Binario21/22 10 anni di Emergency 26/4-22/5 Su la testa 26/5-16/6

Piazzale Mandraccio Porto Antico La Terra vista dal cielo: Yann Arthus Bertrand 25/4-257

Lucca Museo Villa Guinigi Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Lucca alla fine del ‘400 2/4-11/7 Fondazione Ragghianti Arte del Video/Il viaggio dell’uomo immobile 21/3-24/5

Merano (Bolzano)

Galleria Blu Klee-Santomaso: Affinità di spirito 6/4-29/5 Galleria Fotografia Italiana Cresci-Tranchina, analogie 22/4-29/5 Biblioteca di Via Senato L’arte decorativa dal Liberty al Déco: natura fonte di ispirazione 17/3-29/8 Santa Maria delle Grazie Lo Ch’ing: Travelling Stones 9/5-13/5

Galleria Nazionale dell’Umbria Perugino divin pittore 28/2-18/7

Pesaro Palazzo Gradari Lorenzo Sguanci 10/4/10/9

Pordenone Museo Civico delle Scienze Lakota Sioux, il mito e il paesaggio 18/7-24/10

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Massimo Bartolini 25/10/2003-20/6 Opere storiche 25/10/2003-1/8 Santa Caterina e Museo di Pittura Murale Filippino Lippi (1457-1504) a Prato. Un “bellissimo ingegno” 8/5-25/7

Reggio Emilia

Openspace Collettiva Studenti del NABA 12/5-18/5 Anne-Gaelle Fegèr 20/5-24/5

Mestre (Venezia)

Spazio Xpò Marco Teatro 14/5-18/5

Castel Sismondo Seicento inquieto 27/3-27/6

Centro Culturale Candiani Miotello... Un tocco lieve 4/4-16/5

Galleria Galica Berta Fischer 6/5-10/7

Rivoli (Torino)

Milano

Galleria Marco Voena Gerhard Richter: Onkel Rudi 5/5-16/7

Palazzo Reale Ukiyoe: Il mondo fluttuante 7/2-30/5 Anton van Dyck 19/2-20/6 A Caccia in Paradiso: arte di corte nella Persia del Cinquecento 10/3-27/6

Fiera Milano Internazionale Antiquariato 8/5-16/5 Centre Culturel Français Elisabeth Ballet, sculptures 15/5-8/7

Complesso del Vittoriano Paul Klee 13/3-27/6 Chiostro delBramante Il Déco in Italia 15/3-27/6 Arte e Sport nel ‘900 italiano 29/4-27/6 Museo del Corso Il gioiello d’artista in Italia 29/3-6/6 Associazione Culturale Valentina Moncada Gente di Cinema 8/4-14/5

Rovereto (Trento) MART Transavanguardia: La Collezione Grassi 23/1-9/5 Il libro d’artista 14/5-11/7 Medardo Rosso 14/5-22/8

Savona Palazzo del Commissario/Fortezza del Priamar Biancoblu: cinque secoli di grande ceramica in Liguria 7/5-7/7

Strà (Venezia) Villa Pisani Dal cielo all’universo. Il messaggio della luce 20/3-10/10

Torino Prato

Musei Civici Lakota Sioux, il mito e il paesaggio 18/4-4/7

KunstMeran Arte e gioielli-Gioielli d’arte 3/4-30/5 Il sacro nell’arte contemporanea 12/6-29/8

Piazza San Pietro Robert Hupka: fotografie-La Pietà di Michelangelo 15/3-30/6

Rimini

Castello Pierre Huyghe 21/4-18/7

Roma Museo d’arte contemporanea Nicole de Maria Elisabetta Benassi Pascale Marthine Tayou Nanni Balestrini 30/1-9/5

Palazzo Bricherasio Fortunato Depero 18/2-30/5 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Carol Rama 9/3-6/6 Palazzo Cavour La borghesia allo specchio. Il culto dell’immagine 1860-1920 25/3-27/6 Biblioteca Reale 13 Artisti del Cinquecento Fino al/through 27/6 Galleria InArco Instant Instincts: Art in Polaroid 2/4-22/5 Galleria d’Arte Moderna Marc Chagall, un maestro del Novecento 24/3-4/7 Mario Cresci: La casa della fotografia 1966-2003 7/4-24/7

Trento Galleria Civica di Arte Contemporanea Katarzyna Kozyra 20/2-30/5 Progetto speciale: Maurizio Cattelan 31/3-26/9

192 l’ARCA 109


AGENDA Urbino Palazzo Ducale I Della Rovere. Piero della Francesca, Raffaello, Tiziano 4/4-4/11 (stesse date anche a Urbania, Palazzo Ducale; Senigallia, Palazzo Ducale; Pesaro, Palazzo Ducale)

Venezia Collezione Guggenheim L’Età di Michelangelo e Raffaello 27/2-16/5 Palazzo Fortuny Mariano Fortuny: un viaggio in Egitto 27/3-27/6 Anton Corbijn 4/4-2/6 Ca’Pesaro Shozo Shimamoto dal Gutai a Proxima, 1955-2004 24/4-30/5 Museo Correr Il territorio nella società dell’informazione: dalla cartografia ai sistemi digitali 1/5-11/7

Verona Palazzo Forti Orizzonti aperti. Da Felice Casorati a Vanessa Beecroft Fino al/through 20/6 Franco Guerzoni: Sipari 26/3-20/6 Palazzo della Gran Guardia Scrivere con la luce - Doppie impressioni: tra fotografia e cinematografia, Vittorio Storaro 10/4-6/5

+ europaconcorsi

Spagna/Spain

USA

Bilbao

Baltimore

Bilboko Arte Eder Museoa Juan de Echevarrìa 12/4-27/6 Kitaj. An Hispanist Portrait 31/5-2/8

Museum of Art Picasso: Surrealism and the War Years 29/1-29/8 Toulouse-Lautrec: Master of the Moulin Rouge 15/2-23/5

Madrid Museo Reina Sofia Axel Hütte: Terra incognita 5/2-10/5 Pertegaz 17/2-31/5 Nicolás de Lekuona. Imagen y testimonio de la vanguardia 24/2-31/5 José Gutiérrez Solana 9/3-24/5

Boston

Valencia

Chicago

IVAM Scott Burton 2/4-30/5 Barbara Eichhorn-Wenzel Ziersch 29/4-4/7 Stipo Pranyko 13/5-29/8

Chicago Art Institute On Paper: New Acquisitions of American Art 18/10/2003-16/5

Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Anna Riwkin 14/2-23/5 Karl Isakson 15/5-29/8

Svizzera/Switzerland Basilea

Boxart Sandro Chia 27/3-10/5

Fondazione Beyeler Francis Bacon-The Tradition of Art 8/2-20/6

Vicenza

Bellinzona

Gallerie di Palazzo Leoni Montanari Restituzioni 2004. Capolavori restaurati 20/3-20/6

Museo in Erba In viaggio con Gauguin 12/2-15/6

Lussemburgo/Luxenbourg Lussemburgo Mudam/Banque de Luxembourg Kyoichi Tsuzuki: Happy Victims you are what you buy 21/4-13/6

Messico/Mexico Mexico DC Museo Dolores Olmedo Patiño Picasso 13/2-25/5

Olanda/Holland Amsterdam Van Gogh Museum Forget Me Not: Photography And Remembrance 26/3-6/6 Dante Gabriel Rossetti 7/2-6/6

110 l’ARCA 192

Museo Villa dei Cedri Stanze di Valerio Adami 29/4-15/8

Locarno Pinacoteca Casa Rusca Piero Dorazio 22/2-30/5

Lugano Museo Cantonale d'Arte Cahier d’artistes- Artisti svizzeri selezionati per i Cahier d’artistes 15/5-29/8

Martigny Fondation Pierre Gianadda Albert Anker 19/12/2003-31/5 Capolavori della Phillips Collection di Washington 27/5-27/9

Museum of Fine Arts Gauguin - Tahiti 29/2-20/6 Art of the Japanese Postcard: The Leonard A. Lauder Collection at the MFA, Boston 10/3-6/6

Cincinnati Contemporary Arts Center Crimes and Misdeamenors: Politics in US Art of the 1980s Fino al/through 21/11

Denver Art Museum Full Frontal: Contemporary Asian Artists from the Logan Collection 18/10/2003-23/5 Heaven and Home: Chinese Art of the Han Dynasty from the Sze Hong Collection Fino al/through 19/12 Painting a New World: Mexican Art and Life, 1521-1821 4/4-25/7

Los Angeles LACMA Diane Arbus Revelations fino al/through 31/5 Salvation: Images of the Buddhist Deity of Compassion Fino al/through 5/7 Inventing Race: Casta Painting and Eighteenth-Century Mexico 4/4-8/8

Miami Miami Art Museum New Work: Russell Crotty 5/3-27/6 Chuck Close Prints: Process and Collaboration 14/5-22/8

New York Guggenheim Boccioni’s Materia: A Futurist Masterpiece and the Avant-Gard in Milan and Paris 5/2-9/5 Singular Forms (Sometimes Repeated: Art from 1951 to the Present 12/2-16/5

Rancate

Museum of Arts & Design Corporal Identity-Body Language9th Triennial for Form and Content 14/11/2003-4/6

Pinacoteca Cantonale Züst Filippo Franzoni e la fotografia 12/3-30/5

Noguchi Museum Noguchi: Sculptural Design 17/4-15/9

MoMA Queens Roth Time: A Dieter Roth Retrospective 12/3-7/6 Fashioning Fiction in Photography since 1990 16/4-28/6 Whitney Museum of American Art 2004 Biennial 11/3-30/5 Inside Out: Portrait Photographs Fino a/through 23/5 New York Library The Art Déco Book-binding of Pierre Legrain and Rose Adler Fino al/through 12/6

Philadelphia Institute of Contemporary Art The Big Nothing Yun-Fei Ji Ramp Project: Judy Pfaff 1/5-1/8

San Diego Mingei International Museum George Nakashima Woodworker 23/11/2003-30/5 Museum of Art Contemporary Links: Shahzia Sikander 27/3-27/6 Saint Peter and the Vatican: The Legacy of the Popes 15/5-6/9

San Francisco SFMoMA Supernova: Art of the 1990s from the Logan Collection Fino al/through 23/5 Pipilloti Rist: Stir Heart, Rinse Heart 6/3-12/9

Washington DC National Gallery of Art Drawings of Jim Dine 21/3-1/8

West Palm Beach Norton Museum of Art Julie Moos: Hat Ladies 24/4-4/7 Birdspace: A Post-Audubon Artists’ Aviary 28/5-19/8

AGENDA Cina/China Guangzhou (Canton) International Convention & Exhibition Centre Lighting Exhibition and Electrical Building Technology Salone internazionale dell’illuminotecnica e dell’edilizia 9/6-12/6 Per informazioni: Internet: www.illuminationchina.com, www.messefrankfurt.com.hk

New Chinese Export Commodities Fairground CBD 2004 Salone internazionale dell’edilizia e della decorazione/International trade fair of building and decoration 6/7-9/7 Per informazioni: MEREBO Messe Marketing Jakobikirchhof 9 20095 Hamburg / Germany Tel. ++49 40 60876926 Fax +49 40 60876927 Internet : www.cbd2004.de E-mail: cbd@merebo.com

Shanghai New Pu Dong International Expo Centre Landscape 2004 Salone internazionale dell’architettura del paesaggio e dell’ambiente urbano/Intrenational exhibiton of landscape architecture and urban environment 21/5-24/5 Per informazioni: Shanghai Worldwide Exhibition Service Ruby Tang Rm2708, Nanzheng Bulding No.580, Nanjing Road West Shanghai P.R.China,200041 Tel. ++866 021 62188063, 62187105 Fax ++866 021 62187186 E-mail:sh-hz@vip163.com

Building & Construction + Kitchen & Bath China 2004 Salone internazionale dell’edilizia, costruzione, arredo-bagno e cucina 21/5-24/5 Per informazioni: Corexpo Italia Fiere Internazionali - International Exhibitions Vicolo dei Molini 9 31046 Oderzo (TV) Tel. ++39 0422 718019 Fax ++39 0422 810334 Internet: www.corexpo.it E-mail: info@corexpo.it

Egitto/Egypt

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Australia Melbourne Exhibition Centre Designbuild Exhibition Salone internazionale dell’edilizia/International trade show of the building industry 20/6-23/6 Per informazioni: Australian Exhibition Services Pty Ltd. Bill Hare Internet: www.designbuildexpo.com.au E-mail: designbuild@ausexhibit.com.au

Cairo International Convention Center Build Expo Egypt Salone internazionale della costruzione/International building industry trade fair 19/5-22/5 Per informazioni: Expolink Exhibitions Vijay Hinduja Tel. ++971 4 3977786 Fax ++971 4 3966684 Internet: www.expolink.ae

Francia/France Avignon Parc des Expositions Energie, Réseaux Expo et Equipement Territorial Salone internazionale dell’energia e dell’ambiente

+ europaconcorsi

International trade fair of energie and environment 22/9-24/9 Per informazioni: Idexpo Christine de Ruffray Tel. ++33 01 41984027 Fax ++33 01 41984076 Internet: www.idexpo.com E-mail: christine.deruffray@idexpo.com

Nantes Parc des Expositions de la Beaujoire Carrefour International du Bois Salone internazionale del legno/International trade fair of wood 2/6-4/6 Per informazioni: Internet: www.salonsonline.com/data/event2151.html

Germania/Germany Koln Messe Home Tech Cologne Salone internazionale degli apparecchi domestici/International fair of the domestic appliances 25/5-29/5

Space Media Japan Co. Tel. ++81 3 35125670 Fax ++81 3 35125680 Internet.www.diy.or.jp E-mail: diy@smj.co.jp

Gran Bretagna/Great Britain London Commonwealth Galleries Spectrum Salone internazionale dell’architettura di interni/International exhibition of interior architecture 18/5-21/5 Per informazioni: Spectrum Exhibition David Field Commonwealth Galleries Kensington High Street London W8 Tel. ++44 020 89439788 Internet: www.spectrumexhibition.co.uk

Iran Tehran

Per informazioni: Mario Bernards Tel. ++49 221 821 2368 Faw. ++49 221 821 2153 E-mail: m.bernards@koelnmesse.de Internet: www.hometech-cologne.de

Iranconmin Salone internazionale dei macchinari, impianti, processi, materiali da costruzione/International trade fair of machinery, plants, processes and building materials 7/6-11/6

Orgatec Salone internazionale per la progettazione, l’arredamento e la gestione del business/International trade fair of design, furniture and business management 19/10-23/10

Per informazioni: IMAG Günter Miedaner Am Messesee 2 81829 Munich Germany Tel. ++49 89 94922116 Internet: www.iranconmin.de E-mail: miedaner@imag.de

Per informazioni: Koln Messe Volker De Cloedt Tel. ++49 221 8212960 Fax ++49 221 821 3446 Internet: www.orgatec.de E-mail: v.decoedt@koelnmesse.de

Monaco Messe Dach und Wand Salone internazionale e congresso su coperture, pareti e tecnologie sigillanti/International trade fair and convention for roof, wall and sealing technology 19/5-22/5 Per informazioni: GHM-Gesellschaft für Handwerksmessen mbH Willy-Brandt-Allee 1 81829 München, Germany Tel. ++49 089 94955-0 Fax ++49 089 94955-239 Internet: www.dachwand-online.de E-mail: info@ghm.de

Giappone/Japan Chiba

Italia/Italy Bologna Fiera Lamiera Salone internazionale di macchine, impianti, attrezzature per la lavorazione di lamiera, tubi profilati, fili e carpenteria metallica, stampi, saldatura, trattamenti termici, trattamento e finitura superfici/International trade show of machines and equipment for the machining of sheet metal pieps, sections, wire and metal structural works, dies, welding, heat treatments, surface treatment and finishings 12/5-15/5 Per informazioni: Ceu-Centro Esposizioni Ucimu Spa Viale Fulvio Testi 128 20092 Cinisello Balsamo MI (Italy) Tel. ++39 0226 255 230/861 Fax ++39 0226 255 894 Internet: www.lamiera.net E-mail: lamiera.esp@ucimu.it

Carrara

Nippon Convention Center-Makuhari Messe DIY Home Center Show Salone internazionale del design per la casa International trade fair of home design 26/8-28/8

Fiera Marmotec Fiera internazionale marmi, macchine e servizi/International trade fair of marble stone, equipment and services 26/5-29/5

Per informazioni: Japan DIY Industry Association Shin Kanda Bldg. 5F 1-8-5 Kajico, Chiyoda-ku Tokyo 101-0044 Japan Tel. ++81 3 32564475 Fax ++81 3 32564457 Overseas Operations Office

Per informazioni: Internazionale Marmi e Macchine Carrara Viale Galileo Galilei 133 54036 Marina di Carrara (MS) Tel. ++39 0585 787963 Fax ++39 0585 787602 Internet: www.carraramarmotec.com E-mail: info@carraramarmotec.com

Milano Fiera Xylexpo/Sasmil Fiera dedicata alla tecnologia per la trasformazione del legno e agli accessori, ai materiali e ai semilavorati per l’industria del mobile/Fair dedicated to the technology for the transformation of wood, accessories, materials halffinished for the industry of furniture 26/5-30/5 Per informazioni: Cosmit eventi Tel. ++39 02 8065141 Fax ++39 02 86996221 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Napoli Mostra d’Oltremare Mediel Fiera internazionale dell’elettronica, elettrotecnica, illuminazione e sicurezza/International trade fair of electronic, electrotechnics, lighting and safety 6/5-9/5 Per informazioni: Medi Via Napoli 159 Centro Meridiana 80013 Casalnuovo di Napoli (NA) Tel. ++39 081 8423718 Fax ++39 081 3176661 Internet: www.medielfiera.it E-mail: info@medielfieri.it

USA Boston Convention and Exhibition Center ISH North America Salone internazionale dei sanitari, del riscaldamento e del condizionamento/International trade fair for sanitation, heating and airconditioning 14/10-16/10 Per informazioni: Messe Frankfurt ISH Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt m Main Tel. ++49 69 75756457 ++49 69 75756758 Internet: www.ish.messefrankfurt.com E-mail: susanne.brendle@messefrankfurt.com

Chicago Hilton Towers Design-Build Expo 3/11-4/11 Per informazioni: Design-Build Institute of America 1010 Massachusetts Avenue, NW, Third Floor Washington, DC 20001-5402 Tel. ++1 202 6820110 Fax ++1 202 6825877 Internet: www.dbia.org E-mail: dbia@dbia.org

New York Jacob K.Javits Convention Center International Contemporary Furniture Fair Salone internazionale dell’arredo contemporaneo 15/5-18/5 Per informazioni: Gorge Little Management Ten Bank Street White Plains, NY 10606-1954 Tel. ++1 914 4213342 Fax ++1 914 9486088 Internet: www.glmshows.com

192 l’ARCA 111


ALESSANDRIA Fer.net Via Migliara, 6/8 Tel. 0131.325151 ANCONA Feltrinelli Corso Garibaldi, 35 Tel. 071.2073943 Fax 071.2071117 BARI Feltrinelli Via Dante, 91/95 Tel. 080.5219677 Fax 080.5245469 BOLOGNA Feltrinelli Piazza Ravegnana, 1 Tel. 051.266891 Fax 051.264492 BRESCIA Feltrinelli Via G.Mazzini, 20 Tel. 030.3776008

Tel. 055.292882 Fax 055.219998 Coop. Libraria Univ. Via San Gallo 21r Tel. 055.2381693 Fax 055.2381693 Feltrinelli Via Cerretani, 30/32r Tel. 055.2382652 Fax 055.288482 Lef Via Ricasoli, 197r Tel./Fax 055.216533 Licosa Via Duca di Calabria, 1/1 Tel. 055.645415 Fax 055.641257 GENOVA Feltrinelli Via XX Settembre, 233 Tel. 010.540830 Fax 010.5702568

CARRARA Libreria Punto Einaudi Via Cavour, 11 Tel. 0585.777192

Punto di Vista Strada S.Agostino, 58/2 Tel./Fax 010.2770661

COSENZA Libreria Domus Universitaria Corso Italia, 74/84 Tel. 0984.36910

LUCCA Libreria Editrice Baroni via S. Paolino 45/47 Tel. 0583.56813

FERRARA Feltrinelli Via Garibaldi, 30 Tel. 0532.248163 Fax 0532.240570

MESTRE Feltrinelli Piazza XXVII Ottobre, 80 Tel. 041.940663

FIESOLE (FIRENZE) Casalini Libri S.p.a. Via Benedetto da Maiano, 3 Tel. 055.599941 Fax 055.598895 FIRENZE Alfani Via degli Alfani, 84 Tel. 055.2398800 Fax 055.284397 CUSL Via San Gallo, 12r

MILANO L’Archivolto Via Marsala, 2 Tel. 02.6590842 Fax 02.6595552 Clup-Città Studi Piazza Leonardo da Vinci, 32 Tel. 02.70634828 Fax 02.2664168 Coop Studio e Lavoro Via Durando, 10 Tel. 02.23995725

CUSL Piazza Leonardo da Vinci, 32 Tel. 02.70603046 Fax 02.2665410 Egea Via Bocconi, 8 Tel. 02.58362030

La Feltrinelli Libri & Musica Via Cappella Vecchia, 3 Tel. 081.2405401 Libreria Antica & Moderna Fiorentino Calata Trinità Maggiore, 36 Tel. 081.5522005

Feltrinelli Corso Buenos Aires, 20 Tel. 02.29400731 Fax 02.29406842

Libreria il Punto Via Lioy, 11 Tel. 081.5510457

Feltrinelli Manzoni Via Manzoni, 12 Tel. 02.76000386 Fax 02.76000618

PADOVA Feltrinelli Via San Francesco, 14 Tel. 049.8754630 Fax 049.8754623

Hoepli Via Hoepli, 5 Tel. 02.864871 Fax 02.864322

PALERMO Dante Quattro Canti di Città Tel. 091.585927 Fax 091.323103

La Feltrinelli Libri e Musica P.zza Piemonte, 2/4 Tel. 02.433541 Libreria La Triennale V.le Alemagna, 6 Tel. 02.72023550 Milano Libri Via Verdi, 2 Tel. 02.875871 Fax 02.86463018 Unicopli Via R.Carriera, 11 Tel. 02.48952101 Fax 02.4222240 MODENA Feltrinelli Via Battisti, 13/23 Tel. 059.218188 Fax 059.220341 NAPOLI Clean Via Lioy, 19 Tel./Fax 081.5524419 Feltrinelli Via T. d’Aquino, 70/76 Tel. 081.5521436 Fax 081.5524468

Feltrinelli Via Maqueda, 459 Tel. 091.587785 Fax 091.587401 PARMA Feltrinelli Via della Repubblica, 2 Tel. 0521.237492 Fax 0521.285360 Pietro Fiaccadori Via al Duomo, 8/A Tel. 0521.282443 PESCARA Feltrinelli Corso Umberto, 5/7 Tel. 085.295289 Fax 085.4222980 Filograsso Libri Viale Pindaro, 75 Tel./Fax 085.4511011 Campus Via Pindaro, 85 Tel. 085.4225013 Fax 085.64938 Libreria dell’Università Viale Pindaro, 51 Tel. 085.694800 Fax 085.4223243

PISA Feltrinelli Corso Italia, 50 Tel. 050.24118 Fax 050.49021

SARONNO (VARESE) Servizi Editoriali C.so Italia, 29 Te. 02.9602287

RAVENNA Feltrinelli Via IV Novembre, 7 Tel. 0544.34535

SIENA Feltrinelli Via Banchi di Sopra, 117 Tel. 0577.44009 Fax 0577.270275

REGGIO EMILIA Libreria Vecchia Reggio Via F. S. Stefano, 2 Tel. 0522.453343

SIRACUSA Libreria Aleph Corso Umberto, 106 Tel. 0931.483085

REGGIO CALABRIA Pepo Via Crocefisso, 10 Tel./Fax 0965.894176

TORINO Celid Viale Mattioli, 39 Tel. 011.6508964 Fax 011.5647976

RIMINI Libreria Interno 4 C.so d’Augusto, 74/4 Tel. 0541.23486

Ebsco Corso Brescia, 75 Tel. 011.2480870 Fax 011.2482916

ROMA Feltrinelli Via Orlando, 84/86 Tel. 06.48443 Fax 06.4815502

Feltrinelli Piazza Castello, 9 Tel. 011.541627 Fax 011.5620263

Feltrinelli Largo Argentina, 5 Tel. 06.6893121 Kappa Piazza Borghese, 6 Tel. 06.6790356 Fax 06.6896612 Libreria Dei Via Nomentana, 16/20 Tel. 06.4402046 Libreria Kappa Via Gramsci, 33 Tel./Fax 06.3234193 Libreria S.A.C.S. Via Gramsci, 69 Tel. 06.36002604 SALERNO Feltrinelli Piazza Baraccano, 3/5 Tel. 089.253631 Fax 089.253632

TRENTO La Rivisteria Via San Vigilio, 23 Tel. 0461.986075 Fax 0461.238708 VENEZIA Libreria Cluva Santa Croce, 191 Tel. 041.5226910 Fax 041.5208529 VICENZA Libreria Librarsi Contrà delle Morette, 4 Tel. 0444.547140

Librerie in Italia

In libreria in Italia


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.