Arca 197

Page 1

16-10-2004

9:08

Pagina 2

www.arcadata.com

english text

Cop 197 - 11 mm

La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva | The international magazine of architecture, design and visual communication

Archilab 2004 Chaix et Morel Diamond and Schmitt Architects Foster and Partners Massimiliano Fuksas Geipel et Michelin Gigon/Guyer Massimo Iosa Ghini Elena Martucci

In Italia ₏ 9,00 IVA assolta dall’editore

2004 197

Periodico mensile - Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Shin Takamatsu


Cesare Maria Casati

Arti e architettura

The arts and architecture

na grande lezione quella che la città di Genova ha saputo dare, realizzando a conclusione dell'anno che la vede “capitale europea della cultura”, Arti & Architettura 19002000. Un’esposizione imponente che si sviluppa partendo da Palazzo Ducale e dilagando poi nella città con installazioni effimere realizzate nelle piazze e negli spazi più significativi del centro storico. Per quattro mesi (fino al 13 febbraio), oltre alla mostra dedicata alla contemporaneità e alle avanguardie storiche dell’arte e dell’architettura, che occupa tutto il Palazzo Ducale, la città sarà arricchita da venti grandi opere urbane e cinquanta opere fotografiche disseminate ovunque. Per la prima volta, e finalmente, un manipolo di architetti e artisti famosi, affermati, e a Genova persino trasgressivi, anche se non è più di moda, hanno affiancato le loro capacità creative marcando gli spazi urbani più vissuti e più ricchi di storia con opere temporali che riescono a modificarne sorprendentemente l’immagine tradizionale e quotidiana. Un esempio importante di un nuovo e possibile incontro tra artisti e architetti che hanno visto, negli ultimi decenni, le loro strade espressive separarsi inesorabilmente per sperimentare linguaggi diversi per emozioni fisiche e ambientali differenti. L’architettura contemporanea, per lo più tutta concentrata in sperimentazioni tecnologiche e materiche, forse ha ancora necessità di dialogare con l’arte e così stemperare durezze e concetti nel grande mare, sempre mosso, della grande variabilità di ricerca e comunicazione che l’arte attuale del comunicare virtualmente e di gestire sensazioni e immagini offre. Anche gli artisti, che vedono ormai il loro “mercato” tradizionale mortificato e con spazi limitati e sempre limitanti, se chiamati a entrare nel progetto di architettura per definire spazi vuoti della città e connotati sempre dal nulla o dal banale potrebbero partecipare al difficile compito di migliorare qualità e consenso dei cittadini. A Germano Celant, Pier Vincenzo Rinaldi e ai loro validissimi amici, un grazie particolare per aver iniziato un cammino di eventi nella città che si spera possa contaminare presto altri campanili, con spirito competitivo nel cercare sempre di migliorarsi, e a tutti coloro che amano vivere la propria città, come un grande museo o palcoscenico dove attimo per attimo la creatività del proprio tempo possa rappresentarsi e soprattutto essere capita, auguro di “navigare” presto nella città di Genova e non solo in internet.

t the end of its year as the “European capital of culture”, the city of Genoa has taught us a fine lesson in organising Arts & Architecture 1900-2000. An impressive exhibition that runs from Palazzo Ducale right into the city, with temporary installations built in the most significant squares and spaces in the old city centre. In addition to the exhibition devoted to modern-day society and the historical avant-gardes of art and architecture being held throughout the premises of Palazzo Ducale, for four months (until February 13th) the city will be embellished with twenty major works of urban architecture and fifty photographic works installed all over the place. Finally, for the first time, a handful of famous, firmly-established architects and artists (even transgressive by Genoa’s standards, although transgression is no longer all the rage) have used their creative skills to furbish the cityscape (its most popular areas brimming with history) with temporary works capable of altering the traditional and everyday image of the sites involved in surprising ways. An important example of possible new ways in which artists and architects can now come back together after going their separate artistic ways over recent decades, as they have increasingly experimented on their own different languages and idioms in terms of physical and environmental emotions. Modern-day architecture, mainly focusing on experimentation with technology and materials, still perhaps needs to interact with art and hence dampen its tough and uncompromising concepts out in the high seas of research and communication, in all their different facets, that characterise the modern-day art of virtual communication and handling sensations and images. Even artists, whose traditional “market” has been mortified and who have to come to terms with restricted and increasingly restrictive spaces, could get involved in the tricky task of raising the standards of our community and winning public approval, if they were asked to help create architecture designed to fill our urban voids in all their blandness and banality. A special thanks goes to Germano Celant, Pier Vincenzo Rinaldi and their extremely valid friends for having set these city events under way, which it is to be hoped might soon contaminate other areas, in a competitive spirit of trying to improve things. We should also express our thanks to all those people who love living in their own city, as if it were a huge museum or stage where the creative artistry of our age can express itself from moment to moment and, most significantly, be understood, while hoping you will soon be “surfing” through the city of Genoa and not just on the Internet.

U

A

197 l’ARCA 1


Shin Takamatsu

Tra uomo e spirito

Shin Takamatsu

Okinawa National Theatre ell’isola di Okinawa, che appartiene all’Arcipelago di Ryukyu, situato tra le Isole Giapponesi e Taiwan, cioè a mezza strada fra il Mar Cinese Orientale e il Grande Oceano Pacifico, Shin Takamatsu realizza il suo Teatro Nazionale. Va ricordato che a Shuri, poco a nord del capoluogo, Naha, vi era la residenza della monarchia Ryukyu. Dal punto di vista storico/politico dell’isola occorre aggiungere che, durante il periodo di prosperità della monarchia ryukyuta, nacque una danza etnica molto particolare: la Kumiodori. Questa espressione artistica è oggi considerata un’eredità culturale e un importante evento tradizionale. L’impegno progettuale è stato, fondamentalmente, quello di sposare un’architettura che esprimesse la specifica tradizione artistica dei luoghi con un teatro che potesse offrire piena accoglienza all’espressione della danza Kumiodori. Il tradizionale intrattenimento della danza, originariamente, non necessitava di un palcoscenico, in quanto si svolgeva all’aperto. Però vi è anche una vecchia leggenda che racconta che il Okansen Odori, la danza che ha originato il Kumiodori, inizialmente si rappresentava in un piccolo palco sistemato nella corte del Castello di Shuri, proprio durante l’era della dinastia di Ryukyu. La scelta architettonica, quindi, dopo approfondite ricerche e discussioni, è stata fatta scegliendo un impianto teatrale al chiuso, in quanto si è ritenuto che, così facendo, si sarebbe conservata la tradizione e, contemporaneamente, si sarebbe ottenuta anche una maggiore atmosfera e una più alta qualità rappresentativa della danza. Il tema formale, il rispetto della tradizione, l’espressione dell’architettura nella sua contemporaneità, ha ispirato delle profonde riflessioni a Shin Takamatsu il quale, come è tipico dello spirito giapponese, ha cercato la continuità storica nell’impianto del teatro, ispirandosi anche alle antiche abitazioni dell’isola, come le case Amahaji e Chinibu. Queste abitazioni, infatti, per la loro particolare struttura,

N

hin Takamatsu has built his new National Theatre on the island of Okinawa, which belongs to the Archipelago of Ryukyu between the islands of Japan and Taiwan or, in other words, midway between the East China Sea and Great Pacific Ocean. It is worth remembering that the Ryukyu monarchy used to have its residence in Shuri, just to the north of the main town of Naha. From the island’s historical/political viewpoint, it ought to be added that a very unusual ethnic dance was invented back at the time when the Ryukyo monarchy prospered: the Kumiodori. This piece of artistry is now considered to be part of the cultural heritage and an important tradition. This is really the inspiring idea behind the New National Theatre, on which work began back in 1996, which is intended to spread traditional culture to the Asiatic Regions of the Pacific, starting from Okinawa, partly due to its geographical location. The design work basically sets out to create a work of architecture capable of embodying the specific local artistic tradition, providing a theatre fully capable of giving artistic expression to the Kumiodori dance. It should also be emphasised that the entertainment provided by the dance did not originally require a stage since it was performed outdoors. Legend has it that the Okansen Odori, the dance which was a sort of forerunner to the Kumiodori, was first performed on a small stage set up in the courtyard of Shuri Castle during the Ryukyu dynasty. After extensive research and debate, it was decided to design a closed theatre, since it was felt that this would help hold onto tradition and, at the same time, create more atmosphere and a better way of staging the dance. The idea of respecting tradition in the form of a cutting-edge architectural design meant that plenty of deep thought went into the project. In the end, in typical Japanese spirit, Shin Takamatsu decided to give historical continuity to the theatre plan, also drawing inspiration from old houses on the island, such as

S

Amahaji House and Chinibu House, whose structural design meant they were knit tightly into their natural setting. As Takamatsu himself says, he felt and found a shadowless housing plan, just like a flower as it opens; in other words, interaction between body and soul. This is the key to stylistically-structurally decoding the New Okinawa National Theatre, this is how to read the architectural experimentation of a structure devised and designed by the keen brain and masterly hands of Shin Takamatsu. His architecture is like a piece of lace epitomising the lightness and fluidity of dance, transposing the meaning of theatre and tradition into a combination of perplexity and experimentation. The structure moves through a timeless becoming between the static nature of stone and fluttering of bodiless spirit. As Jürgen Habermas claims in his philosophical thoughts, it is a way of coming up with the best by concentrating on a preference for the pragmatic/linguistic foundation of communicative action. Here Takamatsu also gets the chance to come to trips with the crucial issue of tradition in the arts, finding vindication in an innovative form of Kantian pragmatism. Okinawa Theatre has a quality that nobody can deny: even when the architect employs his ornamental skills to the utmost, he still has the gift of integrating architecture into the historical sense of our age and into an analysis of the key themes and issues of perception. In terms of technical reconstruction, it might be supposed that this ability derives from Takamatsu’s design expertise (viz., his ability to carve out a niche mid-way between the analytical and continental thinkers, assuming such a distinction still makes sense). In a world increasingly dominated by clashes between esoteric religious cults and nihilists, Takamatsu is always intellectually striving to find a role for reason in architecture. This is why everybody who loves architecture ought to watch him carefully and perhaps thank him, too.

La facciata principale del National Theatre di Okinawa, dedicato principalmente alla danza tradizionale “kumiodori”, proclamata nel 1972 patrimonio culturale nazionale del Giappone. The main façade of the Okinawa National Theatre, mainly used for hosting traditional “kumiodori” dance, that was officially proclaimed to be part of Japan’s national heritage in 1972.

Ken Terasaki

Credits Project (General, Landscape, Interiors): Shin Takamatsu Architect and Associates Co. Principal Architect: Shin Takamatsu Project Team: Shin Takamatsu (Master Architect), Mitsuo Manno (Manager), Moakoto Inoue, Kyoko Shimamura, Yukiya Tokuriki, Yujiro Akiho Structural Design: Arup Japan, Shin Takamatsu AA Civil Engineering, Communication Design, [Lighting Design]: Sakurai System [with Shin Takamatsu AA] Plants Design: Setsubi Giken Main Contractors: Joint venture Taisei, Toda, Nakamoto Client: Okinawa General Bureau Development Construction Division, Government of Japan

avevano uno stretto rapporto con l’ambiente naturale del luogo. Come lo stesso Takamatsu descrive, egli ha trovato e sentito un impianto abitativo senza ombre, come un fiore al suo sbocciare: in una parola la comunicazione fra uomo e spirito. Ecco, allora, come nasce la decodificazione formale e strutturale del nuovo Teatro Nazionale di Okinawa. La sua architettura assomiglia a un pizzo fatto al tombolo, tesa a trasmettere la leggerezza e la fluidità della danza, ponendo il significato del teatro e della tradizione in un connubio di perplessità e di ricerca. E’ una struttura che si muove in un divenire atemporale fra la staticità della pietra e il fluttuare dell’afflato spirituale. E’, come sostiene Jürgen Habermas nelle sue riflessioni filosofiche, trovare il meglio concentrandosi sulla preferenza di una fondazione pragmatico/linguistica dell’agire comunicativo. Qui Takamatsu ha modo anche di riprendere con forza la questione ultima delle arti espressive della tradizione tout court, giustificandosi sotto l’ombrello di un pragmatismo kantiano innovativo. Ma quello che conta è il risultato globale. Il teatro di Okinawa ha un pregio che nessuno può negare, cioè che, anche quando il progettista articola il suo decorare fino allo spasimo, gli rimane sempre il dono di coniugare l’architettura nel senso storico del nostro tempo e nell’analisi di temi e concetti fondamentali della percezione. In termini di ricostruzione tecnica si può ipotizzare che questa capacità dipenda dall’abilità progettuale di Takamatsu, cioè l’abilità di costruirsi una nicchia a metà strada tra analitici e continentali, sempre se la distinzione ha ancora oggi un senso. In un mondo sempre più dominato dal confronto tra esoterismi religiosi o nichilisti da un lato, Takamatsu cerca, con costante fatica intellettuale, un ruolo per la ragione e per l’architettura. Per questo, tutti coloro che amano l’architettura dovrebbero osservarlo attentamente e forse anche ringraziarlo. Mario Antonio Arnaboldi

2 l’ARCA 197

197 l’ARCA 3


Planimetria e sezioni dell’edificio che occupa una superficie di 14.729 mq. Site plan and sections of the building that covers a surface area of 14,729 square metres.

A sinistra, vista notturna del teatro e, sopra, il corridoio pedonale che corre lungo la facciata. Left, nighttime view of the theatre and, above, the pedestrian corridor along the façade.

4 l’ARCA 197

197 l’ARCA 5


Sopra, la sala da 255 posti e, sotto, la sala principale da 632 posti. Nella pagina a fianco, particolare della trama in cemento della facciata che si rifà alla tradizione edilizia

6 l’ARCA 197

della case di Okinawa i cui muri sono costituiti dal “chinibu”, un delicato intreccio di canne di bambù che hanno la funzione di regolare il clima interno dell’abitazione.

Above, the 225-seat hall and, below, the 632-seat main hall. Opposite page, detail of the cement façade pattern evoking the traditional building style of Okinawa houses, whose walls

are made of “chinibu”, a delicate weave of bamboo canes designed to control the climate inside the house.

197 l’ARCA 7


Foster and Partners

Un grattacielo eco-consapevole Swiss Re Headquarters, London

Nella pagina a fianco, sezione della nuova sede della Swiss Reinsurance Company realizzata da Foster and Partners al 30 St Mary Axe nella City di Londra. Opposite page, section of the new headquarters of Swiss Reinsurance Company realized by Foster and Partners at 30 St Mary Axe in the City, London.

Credits Project: Foster and Partners Consultants: Gardiner and Theobald Hilson Moran Partnership Ltd BDSP Ove Arup and Partners RWG Associates Sandy Brown Associates Client: Swiss Reinsurance Company

8 l’ARCA 197

l quartier generale della Swiss Re troneggia su vicinato e skyline. Gli edifici della generazione precedente, istantaneamente antiquati, dissipatori, eco-incompatibili, sono trasformati in esseri consapevoli delle proprie manchevolezze dall’apparizione di un esemplare dominante di un’altra specie, adattatasi tutt’a un tratto alle dure condizioni ambientali della nostra epoca. Qui siamo in presenza del primo grattacielo ecologico di Londra, a regime con il 50% dell’energia altrimenti necessaria in un edificio convenzionale di simile taglia. Un grattacielo responsabile, ma tanto aerodinamico da far dubitare che se ne possa stare fermo e buono al posto assegnato, come se in virtù della sua costituzione minacciasse di andarsene da un momento all’altro, rivelando di non esser stato sistemato su un immoto terreno fabbricabile della City ma su una vera e propria rampa di lancio, di cui sarebbe la prodigiosa ogiva. Partirebbe per la spinta improvvisamente propulsiva delle correnti ascensionali che risalgono i canali elicoidali scavati nel volume. Si avviterebbe nell’aere per congeniale prosecuzione di quel movimento a crescita illimitata delle spire che pervadono la struttura. La sezione di questo grattacielo è davvero ingegnosa: dalla superficie delle solette circolari sono ritagliati radialmente sei settori triangolari – i triangoli hanno un vertice lungo i raggi e due sul perimetro – corrispondenti a vuoti. Le solette ruotano di piano in piano secondo un movimento a spirale; i vuoti nel sovrapporsi sfalsati stabiliscono la particolare spazialità interna – con panorami, affacci, giardini – mentre funzionano da polmoni per la circolazione dell’aria. Foster and Partners hanno ricondotto la riflessione progettuale alla considerazione delle leggi matematiche misteriosamente inscritte nella vita. In combutta con il comportamento statico delle costruzioni di tale mole: Chris Wise, ingegnere strutturista di Ove Arup & Partners, ricorda con semplicità le ragioni per cui l’edificio si rastrema per alleggerirsi e si sottrae all’urto del vento – pericoloso in quota, fastidioso a terra. Ed ecco soppiantata per inadempienza tecnica la stereometria eventualmente sublime ma comunque rigida dei solidi geometrici retti. Se le colonne degli ordini classici non erano altro che alberi trasfigurati, qui, nella patria dell’understatement, ci si accontenta di riflettere sulle proprietà peraltro notevolissime e auto-regolatrici di una “pigna”. Mentre i commenti passano repentinamente da lunghe spiegazioni tecniche da sostenersi con l’ausilio imprescindibile di piante e sezioni a esclamazioni complici, assai più superficiali e coincise ma di uguale efficacia. Si tratta di un rinnovato inno alla fecondità di cui rallegrarsi o di un farmaco insinuante somministrato a una metropoli bisognosa, come il mondo intero, di maggior sensibilità ambientale? Certamente è un exploit tecnico su di un pianeta messo in pericolo proprio dai prodigi della tecnica. Tecnica che nel restituire il mondo come artefatto ci lascerebbe in apprensione, con qualche problema di assestamento circa la nostra posizione in quanto “specie”. Flashback: 1971, Norman Foster e Richard Buckminster Fuller progettano congiuntamente Climatroffice, un grande ambiente per uffici – all’epoca si sarebbe detto un habitat? – sotto una “bolla” da confondersi con il cielo o le nuvole. Possibile, ma in un futuro alternato. Cambiati i tempi – gli anni Settanta sono lontani anni luce – nei 180 metri di altezza e nei 76.400 metri quadrati del Swiss Re Headquarters si perseguono concretamente gli stessi principi: logica estensiva della struttura, controllo sistematico del microclima interno, risparmio energetico. In effetti questo atteggiamento progettuale più che erede di trattati e trattatisti umanistici sembra al confine con il lavoro delle api o delle termiti – questo sì eco-consapevole! Con quel che ne consegue di spiazzante. Decio Guardigli

I

he Swiss Re Headquarters towers over its neighborhood and marks the skyline. The buildings belonging to the former generation immediately look old-fashioned, dissipated, non-environmentally friendly. They are turned into beings that are aware of their own inadequacy due to the apparition of a dominating specimen of a different species; a species that has suddenly been able to adapt to our times’ difficult environmental conditions. Here we are dealing with London’s first environmental skyscraper, which uses 50% less energy than a traditional building of its size would need. A responsible skyscraper, yet it is so aerodynamic that it is hard to imagine it can stay put in its assigned place: it gives the impression that due to its threatening bulk, it might just disappear any minute, thus revealing that it was not built on the firm ground of the City’s building area, but on an actual launching pad from which it was hurled like a nose cone. It would have suddenly been propelled upwards by the ascensional currents that rise along the helicoidal channels dug into the volume. It would have been fit into the air as a suitable extension, its spires unfurling endlessly upwards throughout its structure. The section of the building is indeed ingenious: Triangular sectors were cut out radially from circular foundations; the triangles have a vertex along the radii and two on the perimeter, which are empty spaces. From the foundations, the building circles from floor to floor, rising spirally in staggered volumes that cut out special interior spaces. The latter afford spectacular views, aspects and greenery, and also act as lungs for air circulation. Foster and Partners planned the building through the consideration of the mathematical laws that are mysteriously part of our lives. Chris Wise, structural engineer at Ove Arup & Partners, is familiar with the static behavior of such bulky buildings: very simply, he explains the reasons why the building tapers upwards, becoming lighter and lighter, and how it contrasts the impact of wind, which is dangerous at a high altitude and bothersome at ground level. So the (eventually) sublime – but, at any rate, rigid stereometry of the linear geometric solids is superseded due to a sort of technical “misconduct”. If the columns in classical orders were none else than transfigured trees, here, in the land of understatement, it may suffice to reflect upon the very remarkable and self-regulating properties of a pine cone. Meanwhile, all of a sudden comments shift from long technical explanations to be supported by the unavoidable aid of plans and sections to much more superficial and concise, knowing exclamations that are just as effective. Are we dealing with a new hymn to fertility for which we ought to rejoice, or with an insinuating drug that is being administerd to a needy metropolis, like the whole world, which has greater environmental sensibility? What’s sure is that this is a technological exploit taking place on a planet that has been endangerd by the very prodigies of technology. A technology that has produced our world as its own artifact, leaving us apprehensive and making it difficult for us to adapt as we consider our position as a “species”. Flashback: 1971, Norman Foster and Richard Buckminster Fuller designed Climatroffice together, a great office building – at the time would that have been called a “habitat”? – under a “bubble” that blended into the sky and clouds. It might be possible, but in an alternated future. The times have changed – the seventies are light-years away – in the Swiss Re Headquarters’ 180 meters of height and 76,400 square meters, the same principles are followed concretely: the structure’s logic of space, systematic control of the interior microclimate, energy saving. Indeed, this planning attitude is easily comparable to the busy working life of bees or termites, and has little to do with treatises and humanistic writers.

T


A sinistra dal basso, piante del piano terra, del sesto piano e planimetria generale; a destra, piante del 33°, 39° e 40° piano. Nella pagina a fianco schizzo concettuale per lo studio della dinamica del vento sulla torre che si innalza per 179,8 metri e ha una superficie utile di 76.400 mq. Left from bottom, plans of the ground floor, of the sixth floor and site plan; right, plans of the 33th, 39th and 40th floors. Opposite page, conceptual sketch for the study of wind dynamic on the tower, which is 179.8 metres high and has a surface of 76,400 sq.m.

10 l’ARCA 197


computer. La forma a cono bombato consente di regolare i flussi d’aria intorno all’edificio minimizzando la quantità di vento a livello della piazza, mentre la struttura in acciaio a spirale che

segna in diagonale l’edificio consente una maggiore efficienza energetica e luminosa. The skyline of the Thames River bankside with the new tower. The shape of this skyscraper derived

from a research on a series of progressive curves defined with the aid of parametric computer-modelling techniques. The pinecone shape allows to regulate air fluxes around the building and minimises the

amount of wind at plaza level, while the diagonal spiral steel structure favours energy and light efficiency.

Nigel Young

Lo skyline della riva del Tamigi con la nuova torre. La forma del grattacielo è frutto di una ricerca su una serie di curvature progressive definite con l’aiuto di una modellazione parametrica al

12 l’ARCA 197

197 l’ARCA 13


Viste del grattacielo costituito da 40 piani a pianta circolare. Per le facciate sono stati utilizzati 5.500 pannelli di vetro triangolari a diamante le cui dimensioni variano a ogni livello. Nella porzione esterna i pannelli sono doppi e in quella interna sono singoli così da formare un sandwich con una cavità centrale ventilata che contiene i sistemi per il controllo dell’irraggiamento solare e consente di ridurre l’utilizzo di condizionamento d’aria.

Views of the 40-storey circular plan skyscraper. The exterior cladding consists of 5,500 triangular and diamond shaped glass panels, which vary at each level. In the external part there are doubleglazed outer layer and a single-glazed inner screen that sandwich a central ventilated cavity which contains solar-control devices permitting a reduction of air-conditioning systems.

14 l’ARCA 197

197 l’ARCA 15


Sopra e nella pagina a fianco, il salone-bar panoramico al quarantesimo piano. Sotto, vista della piazza di accesso alla torre.

16 l’ARCA 197

Above and opposite page, the panoramic bar lounge at 40th level. Below, view of the plaza at the entrance of the tower.

197 l’ARCA 17


Tim Griffith

Apparenza e coscienza Israeli Foreign Ministry, Jerusalem l lavoro di Diamond e Schmitt non è di certo impostato su una creatività a briglie sciolte, fine a se stessa; non segue certo le onde variabili delle mode. Si tratta di un lavoro serio, costante, con i piedi ben piantati per terra. Si tratta di un atteggiamento verso il progetto come luogo dove le difficoltà, le contraddizioni del vivere trovano un momento di conciliazione, di integrazione, di bilanciamento. Allora è inutile cercare l’acuto, il trillo del virtuosismo, quanto bisogna cercare la coerenza e la compostezza nella risoluzione dei problemi. “Sicurezza” è forse la parola chiave per descrivere la sede del Ministero degli Esteri di Israele a Gerusalemme. Un’architettura che non deve stupire, che non deve gridare, ma che deve servire a tranquillizzare. Questi sono tempi del tutto particolari dove la paura e il terrore sono all’ordine del giorno. L’architettura registra questo momento, e allora abbiamo un Libeskind che interpreta la coscienza ebraica del senza patria con architetture spigolose, disagiate, prive di punti appoggio, nomadiche, come nel caso dell’ampliamento del Museo Ebraico di Berlino; così come abbiamo chi, come Diamond e Schmitt, cerca di offrire un luogo di riparo, di rifugio, dove poter lavorare con tranquillità. La rappresentazione della democrazia avviene attraverso un organismo complesso, fatto di volumi articolati, eppure tutti vincolati a una medesima appartenenza; la sicurezza non diventa chiusura “a riccio”, ma rimane una certa apertura verso

I

Credits Project: Diamond and Schmitt Architects Inc. Client: Israeli Foreign Ministry

18 l’ARCA 197

l’esterno. Per cui la rappresentazione verso National Boulevard è quella omogenea della quinta muraria, mentre all’interno si articolano le varie geometrie. I giochi paesaggistici contribuiscono a evidenziare una linea “morbida” di difesa verso l’esterno, mentre il carico dell’accoglienza dei visitatori è affidato al grande cubo di vetro, che spezza l’omogeneità delle masse murarie e suggerisce apertura e visibilità. Nel cubo la luce viene filtrata da pannelli di onice translucido montati su una leggera cornice in modo da garantire in caso di esplosione, la fuoriuscita dei frammenti, mentre all’interno gli schermi di legno di teak garantiscono l’assorbimento di frammenti esplosi anche verso l’interno. Il precedente edificio del Ministero era costituito da un gruppo di singoli edifici a forma di capanna, intervallati da giardini. Nel tempo questi luoghi diventarono luoghi favorevoli per condurre conversazioni riservate, al riparo da eventuali monitoraggi elettronici. Nel nuovo edificio si è voluta mantenere questa disponibilità di spazi, quali cortili, giardini, prati, pergolati, terrazze e quant’altro potesse servire ad articolare meglio le forme e favorire una pluralità di luoghi di incontro. Tutto l’edificio tende alla manifestazione di una funzionalità risolta in modo esteticamente valido, un insieme coeso dove ogni ambiente ha un suo scopo, senza la pesantezza e il grigiore degli edifici rappresentativi, ma con la vivacità e la ricchezza delle espressioni vitali. Stefano Pavarini

iamond and Schmitt’s work certainly is not based on unbridled creativity for its own sake; and it certainly does not follow the ebb and flow of fashionable trends. This is serious, steady work with its feet firmly on the ground. It embodies a certain attitude to architectural design as the place where the problems and contradictions of everyday life are reconciled, integrated and balanced out. This means there is no point in trying to find the great exploit or virtuoso performance in an approach based on finding coherent, composed solutions to real issues. “Security” is perhaps the key word for describing the headquarters of the Israeli Foreign Office in Jerusalem. Architecture that is not supposed to startle or cause a big fuss, just create a relaxed atmosphere. These are strange days in which fear and terror are the norm. Architecture has taken due note, so Libeskind has drawn on angular, uncomfortable, nomadic architecture with no support points to interpret a Jewish sense of homelessness, as in the case with the extension to the Jewish Museum in Berlin; in a similar but slightly different vein, Diamond and Schmitt are trying to provide shelter and refuge, a place where you can work in peace. Democracy is represented through a complex organism of structures, which, despite their intricacy, are all bound together; security and safety does not mean curling up “into a ball”; there is still a

D

certain openness to the outside. A smooth curtain wall extends along National Boulevard, while inside there are various geometric patterns and layouts. Landscaping helps highlight a “soft” line of defence against the outside, while visitors are given a warm welcome through the large glass cube breaking up the homogeneity of the wall structure and evoking a sense of aperture and visibility. Light is filtered through the cube by panels of translucent onyx fitted onto a light frame to ensure any fragments from explosions can escape, while on the inside the teak screens absorb any fragments exploding inwards. The old home office building was formed of a set separate hutshaped buildings with gardens between them. These places will slowly develop into somewhere for holding private conversations, safe from electronic monitoring. The new building has held onto these spaces, such as courtyards, gardens, lawns, pergolas, terraces and anything else that might help set out the forms more effectively and create a variety of different meeting places. The entire building tends to display functionalism rendered with fine aesthetic taste, a compact whole in which each part serves a purpose, without any of the heaviness and greyness of representational buildings in general but with notable brightness and plenty of style.

Viste dell’ingresso cerimoniale del Ministero degli Affari Esteri Israeliano a Gerusalemme con la facciata di onice che di notte costituisce uno schermo luminoso. Sopra, sezione trasversale. Views of the ceremonial entrance to the Israeli Foreign Office in Jerusalem, showing the onyx façade that acts as a luminous screen at night. Above, cross section.

197 l’ARCA 19


1. Posto di guardia Guard station 2. Corte d’ingresso Arrival court 3. Parking 4. Recezione cerimoniale Ceremonial reception 5. Sale riunioni Meeting rooms 6. Uffici Offices 7. Cortile Courtyard 8. Terrazza Terrace 9. Bosco di cipressi Cypress grove 10. Salone delle feste Ballroom 11.Sala conferenze Conference room 12. Galleria per la stampa Press gallery

20 l’ARCA 197

Pianta del livello di ingresso. Sotto, vista da nordest al tramonto. Nella pagina a fianco, vista della facciata dell’ala dell’edificio in cui sono collocati gli uffici.

Plan of the entrance level. Below, view from north-east at dusk. Opposite page, view of the façade of the building wing where the offices are located.

197 l’ARCA 21


Vista dall’interno della facciata di onice. Sotto, vista del salone delle feste. Nella pagina a fianco, vista del corridoio protocollare caratterizzato da

22 l’ARCA 197

pavimenti in lastre di vetro opaco, e dalle pareti in onice e in listelli di legno. View of the inside of the onyx façade. Below, view of the

banquet hall. Opposite page, view of the protocol corridor featuring opaque glass floors and onyx/wooden panelled walls.

197 l’ARCA 23


24 l’ARCA 197

rima di tutto onore alla Città di Orléans, che dal 1999 ha lanciato e poi senza interruzioni sostenuto Archilab, progetto complesso a cadenza fino a ora annuale di promozione e diffusione di cultura architettonica, con dichiarate finalità di ricerca e non soltanto espositive o semplicemente divulgative. Come si sa, non si tratta di una impresa semplice: richiede intelligenza e coraggio, e molto lavoro per definire volta a volta finalità e direzioni da perseguire, per tradurre in esiti concreti il desiderio di contribuire ad avanzamenti effettivi dello stato dell’arte. Occorre soprattutto una radicata consapevolezza della funzione insostituibile dell’architettura per uno sviluppo realmente sostenibile. Detta così sembra un’ovvietà: lo diventa molto meno se si pensa che invece intere parti del nostro mondo lo ignorano, anzi si impegnano con alacrità notevole e degna di miglior causa per rimuovere fino a cancellare del tutto l’importanza sociale (e perché no economica) della forma fisica delle cose, della qualità delle condizioni di fondo che rendono identificabile o comunque interessante un ambiente, che alla fin fine appunto altro non è che un insieme di spazi, forme e sensazioni fisiche. Succede così per esempio che, senza andare tanto lontano, in Italia si sia riusciti in non molti anni a espellere di fatto l’architettura dalla cultura, con risultati che si son visti, che si vedono e si vedranno sempre di più; riuscendo addirittura a indurre nei suoi confronti un senso diffuso di diffidenza e di rifiuto: purtroppo comprensibile, se si pensa a ciò che è stato edificato e alla quotidiana, continua, sistematica sopraffazione ambientale. Eppure, rimanendo nell’ambito dei parametri canonici, non è rilevabile quasi nessuno di quei tratti di sofferenza che rendono gravi le condizioni di troppi altri Paesi. Nessuna giustificazione quindi: soltanto responsabilità. Forse è questa per davvero la ritirata italiana dall’architettura moderna di cui parlava Reyner Banham: forse stavolta è veramente un passo grave, senza ritorno. Perfino le grandi opportunità e le occasioni, derivate da fortunate rendite di posizione accumulate nel corso del tempo, vengono sempre più dilapidate. Per tutti valga, visto che si trova ora sotto gli occhi di tutti, il caso della Biennale di Architettura di quest’anno a Venezia: un accatastamento confuso e noiosissimo di reperti scontati, per giunta esposti male per via di un allestimento pretenzioso e incredibilmente poco professionale, sia alle Corderie dell’Arsenale (per non parlare dello scempio inutile e difettoso delle Gaggiandre), sia nel Padiglione Italia ai Giardini. Come se non bastasse, anche suggerimenti surrettizi di categorie critiche implausibili e sfuggenti, ma non prive di malcelate ambizioni ideologiche. Non si può immaginare quanto tutto ciò riesca a essere di cattivo esempio, visto il pubblico prevalentemente giovane che, inerme e comprensibilmente vorace, s’aggira in quella selva armato di macchine fotografiche digitali. Vale a questo punto la pena di ricordare come in Francia, dopo anni di eclissi postlecorbusieriana abbastanza difficili, l’architettura sia invece stata oggetto di cure speciali, divenute specialmente intense grazie a François Mitterrand (ma già il Centre Pompidou aveva aperto la strada). Un recupero difficilissimo, vista anche la situazione tutt’altro che felice delle scuole di architettura, che a tutt’oggi non hanno statuto universitario, e rimangono in larga misura escluse dall’attività di ricerca. Eppure in poco tempo l’architettura, cacciata senza far tanti complimenti dalla finestra, è rientrata con tutti gli onori dalla porta principale a far parte a tutti gli effetti della cultura. Sotto questo profilo il caso di Orléans è particolarmente interessante. La città è grande, ma non grandissima. Ha storia urbana molto ricca, segnata da stratificazioni e grandi interventi, fra i quali spicca sotto il regno di Luigi XV il ridisegno ortogonale alla maniera di Jacques-Ange Gabriel dei tracciati medievali, segnato dalla Rue Royale bella, rettilinea e porticata, in asse a sud col ponte sulla Loire, di Hupeau. In gran parte ricostruita (facendo ricorso a un interessante mélange di criteri tecnologici) a seguito dei danni gravissi-

P

Archilab 2004

mi inferti dalla seconda guerra mondiale, grazie al piano di Kérizel e Royer ha mantenuto, con miglioramenti delle sezioni delle strade, questa forma molto speciale del suo impianto. In una situazione del genere, che non dispiacerebbe a una delle Soprintendenze nostrane, con tutto quello che si portano appresso, viene fondato il FRAC, Fondo Regionale d’Arte Contemporanea, che possiede una delle migliori collezioni di architettura sperimentale, radicale e utopica, segnatamente di quella a partire dagli anni sessanta in qua. Il sostegno istituzionale è totale: oltre alla Municipalità , il Consiglio Regionale del Centro, il Ministero della Cultura e della Comunicazione con le Direzioni dell’Architettura e del Patrimonio e quella Regionale degli Affari Culturali. La direttice Marie-Ange Brayer e Frédéric Migayrou sono i fondatori, con Béatrice Simonot, di Archilab, al FRAC inscindibilmente legato. Una potenza di fuoco da fare invidia. Ma soprattutto fa piacere che della spina dorsale di un Centro del genere faccia parte integrante e insostituibile questo genere di architettura accanto alle altre arti: con un peso forse ancor maggiore. E che ciò venga da tutti riconosciuto e apprezzato. In questi anni di attività Archilab ha assunto i caratteri di una sorta di Forum, su temi via via mirati alle trasformazioni avvenute, in corso e ipotizzabili per l’architettura e i territori della metropoli. Dibattiti , confronti, conferenze, piccoli workshop; quattro edizioni dedicate a difendere una nuova generazione di architetti, una a far conoscere le collezioni del FRAC; talvolta agli esordi o quasi sulla scena europea, come nel caso di Shigeru Ban o di Makoto Sei Watanabe. Quest’anno la trasformazione: prende il via un ciclo a cadenza biennale, con un commissario-curatore diverso volta a volta responsabile. Il primo round è toccato a Bart Lootsma, olandese doc, il critico di punta e il più agguerrito supporter della attuale incontenibile, ormai si può dire globale, vague della cultura architettonica dei Paesi Bassi. A lui si deve la definizione del tema di fondo, che poi è il titolo di ArchiLab 2004: “The Naked City/La Ville à Nu”: trentuno architetti, singoli o gruppi, chiamati a illustrare i loro progetti, le loro idee, le loro eventuali realizzazioni, i loro punti di vista rispetto al futuro delle città, come usava dire tanti anni fa, a discutere e a dibattere, e a guidare o meglio condurre esplorazioni urbane su Orléans, fisiche e/o mentali. Molti di loro sono nati negli anni Sessanta e nei Settanta, con qualche rarissima escursione nei Cinquanta; netta la prevalenza numerica fiamminga, seguita a qualche distanza dagli statunitensi. Interessi interamente trasversali, con penchant dichiarati volta a volta orientati verso psicogeografie, epistemologie, universi virtuali, matematiche, etnografie, antropologie, biotecnologie, e così via, da applicare su sfondi diffusi, di fatto molto global. Dispiegati armamentari e procedure nelle intenzioni aggressive, euristiche, sicuramente molto branché e forse politically correct; molto afisiche, però; e questo aspetto può essere fonte di qualche perplessità, trattandosi poi alla fine di riuscire a dar nel migliore dei modi forma al mondo e alle cose che lo popolano, anche quando, almeno all’apparenza, paiono sfuggirne. Il curatore traccia un quadro teorico-pratico di riferimento collegandosi alla tradizione situazionista di Debord e Nieuwenhuys, ai lavori di Gordon Matta-Clark, agli studi di Koolhaas, da privilegiarsi all’interno dell’insieme del materiale radical-utopico posseduto dal FRAC. Da qui il sottotitolo di questo Archilab, ‘De Naked City aux Smart Mobs’, nel senso che a quest’ultimo termine ha dato Rheingold, cioè di organizzazioni informali prodotte dallo sviluppo delle reti di comunicazione. La sezione ‘Meetings’ scorre in parallelo nei primi tre giorni, più preoccupata di cercare risposte pratiche ai processi di trasformazione. Un catalogo edito da HYX accompagna l’esposizione; mentre un utile giornale tiene al corrente il pubblico di ciò che accade. Poi naturalmente c’è un sito internet (www.archilab.org). Maurizio Vogliazzo

irst of all our congratulations must go to the City of Orléans, which first launched ArchiLab in 1999 and has since given it its uninterrupted backing and support. This elaborate (so far yearly) enterprise designed to promote and publicise architectural design, not just for exhibitionpopularisation purposes but also with research goals in mind. As is well known, this is no easy business: it calls for intelligence and courage, and plenty of work to progressively set targets and general guidelines for turning a will to contribute to, and actually advance, the state of the art into concrete results. Above all it calls for a deeply-entrenched awareness of the irreplaceable purpose architecture serves in obtaining genuinely sustainable growth. Put like that it seems obvious: it is a lot less so, if we bear in mind that large parts of our world are blissfully unaware of all this, indeed they are striving with notable zeal worthy of a better cause to get rid of (and even completely cancel out) the social (and why not economic) importance of the physical form of things, the quality of the background conditions that make a place recognisable or at least interesting, which at the end of the day is actually nothing more than a combination of spaces, forms and physical sensations. So, for instance, here in Italy in just a few years architecture has been wiped off the cultural map with the results that we have seen, are seeing, and will continue to see more and more often; even managing to create a widespread feeling of mistrust and even rejection: understandable, alas, bearing in mind what has actually been built and the constant, systematic abuse of the environmental that goes on daily. Yet, keeping within a conventional perspective, none of the factors making the situation so tricky in other countries can be found in Italy. In other words, there is no excuse, just plenty of blame. Perhaps this is that famous Italian retreat from modern architecture that Reyner Banham spoke about: perhaps this time it really is a serious matter with no way back. Even all the chances and opportunities deriving from what has been achieved in the past are gradually being wasted. Exemplary in this respect (and there for all to see) was this year’s Venice Biennial of Architecture: a confused and extremely boring mix of rather bland works, that were also very poorly displayed due to the extremely pretentious and incredibly unprofessional layout both at the Corderie dell’Arsenale (not to mention the useless mess at the Gaggiandre) and the Italian Pavilion at the Giardini. And as if that were not enough, there were even surreptitious references to implausible and incomprehensible critical categories, certainly not lacking in rather ill-concealed ideological pretensions. It is hard to image just how bad an example it set, bearing in mind all the young people in attendance, wandering around armed with their digital cameras, keen as mustard but inevitably prey to what they were observing. At this point it is worth pointing out how, after many difficult years in the shadow of Le Corbusier, France has come to pay special attention to architecture, particularly at the time of François Mitterrand (but the die had been cast with the Pompidou Centre). A tricky process, considering the rather precarious state of its schools of architecture, which still do not have their own university by-laws and are largely excluded from research work. Yet in almost no time at all, architecture, which had been kicked out of the window, came back in through the front door and was restored to its rightful status on the cultural scene. Orléans is particularly interesting in this respect. The city is big, but not huge. The city actually has a very rich urban history over a series of historical periods and events, notably the Jacques-Ange Gabriel style orthogonal redesign of Medieval paths and routes under the reign of Louis 15th, featuring the beautiful, straight and porticoed Rue Royale on an axis (to the south) with Hupeau Bridge

F

over the Loire. Largely rebuilt (drawing on an interesting mix of technological guidelines) in the wake of serious damage inflicted during the 2nd World War, thanks to the Kérizel and Royer plan, it has held onto its very special site plan, with improvements having been made to its road sections. In a situation like this, it was decided to set up FRAC, Regional Contemporary Art Fund, which has one of the best collections of experimental, radical and utopian architecture, notably from the 1960s onwards. It has received official support on all sides: the City Council, Regional Council, Ministry of Culture and Communication in the form of its Departments for Architecture and Heritage and the Regional Department for Cultural Affairs. Its director, Marie-Ange Brayer, and Frédéric Migayrou founded it together with Béatrice Simonot from ArchiLab, who is inseparably linked to FRAC. Enviable firepower. But the most pleasing thing is the fact that the backbone of a Centre like this is composed of architecture like this, alongside the other arts: with architecture to the fore. It is also nice to see it receive official recognition and be widely appreciated. Over the years ArchiLab has taken on the traits of a sort of Forum on issues related to transformations that have taken place, are under way, or planned for the future, in relation to architecture and the cityscape. Debates, confrontations, conferences and small workshops; four editions aimed at defending a new generation of architects, one publicising the FRAC’s collections; sometimes almost first appearances on the European scene, as for instance in the case of Shigeru Ban or Makoto Sei Watanabe. This year things have changed: a two-yearly cycle was set under way with a different commissioner-curator in charge each time. The first round was placed in the hands of Bart Lootsma, a real Dutch man, leading critic and tenacious supporter of the current unstoppable and what might rightly be described as global wave of Dutch architecture. He coined what came to be the title of ArchiLab 2004: ‘The Naked City/La Ville à Nu’: thirty-one architects, either individuals or teams, asked to outline their projects, ideas and eventual designs, and also their points of view on the future of the city to be discussed and debated, and to guide or rather direct urban explorations into Orléans, on either a mental and/or physical level. A number of these architects were born in the 1960s-70s, with just the odd one in the 1950s; there is a definite majority of Flemish architects, followed at some distance by Americans. Their interests stretch right across the board, with openly avowed penchants for psycho-geography, epistemology, virtual worlds, mathematics, ethnography, anthropology, biotechnology etc., to be applied to a variety of actually very global backdrops. A fair arsenal of potentially aggressive, heuristic and certainly very trendy procedures, that are probably also politically correct; very non-physical, though, and this aspect might actually give some call for concern, since in the end it is after all a question (in the best of cases) of shaping the world and the objects in it, even when they (apparently at least) seem to evade it. The curator traces a theoretical-practical outline referring to the situationalist tradition of Debord and Nieuwenhuys, the works of Gordon Matta-Clark, and Koolhaas’s studies, as the focus of attention amongst all the radicalutopian material in FRAC’s possession. Hence the sub-title of this ArchiLab: ‘De Naked City aux Smart Mobs’, based on the meaning Rheingold gave this expression, viz. informal organisations resulting from the development of communication networks. The “Meetings” section runs simultaneously over the first three days, fundamentally concerned with finding practical solutions to transformation processes. A catalogue published by HYX accompanies the exhibition of works by the thirty-one architects; a useful newspaper also keeps the general public up-to-date about what is happening. And there is, of course, an Internet site, too (www.archilab.org).

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Archilab 2004

197 l’ARCA 25


Roemer van Toorn, The Society of the And, Umbria, Italy.

Stealth Group, 3/4 Process + 1/4 Matter, YU/NL/D 2002-2004, street trade simulation interface.

Roemer van Toorn, Basketball, Hong Kong, China.

Diego Barajas, Belhuis Stimulator, The Netherlands, 2002.

26 l’ARCA 197

197 l’ARCA 27


Evan Douglis, Helioscope Project, New York, 2003-2004.

Stalker, Planisfero Romav, Stalker attraverso i territori attuali, Roma, 1995 (courtesy Stalker Romolo Ottaviani).

Nick West, Urban tapestries.

BAR, Modellstadt, 2003 (courtesy Markus Schädel/Berlin, copyright BAR).

Bas Princen, Artificial Arcadia-Artificial Sand Dune, 2001.

Must, Unicity, Amsterdam, 2003.

28 l’ARCA 197

197 l’ARCA 29


Maurice Nio, Bus Station Hoofdoorp, The Netherlands, 1999-2001 (courtesy Hans Pattist).

Dan Pitera, Fire Break, house wrap, 2004.

Reinhold Weichlbauer/Albert Josef Ortis, Wohn DNA, apartment building, Gratkorn, Austria, 2001.

Boris Sieverts, Tankstelle.

30 l’ARCA 197

197 l’ARCA 31


Périphérique, Bâtiment 16M, Campus Université de Juissie, Paris, 2006.

Raumtaktik/post teaser, Matchmaker matchmaker in the gloabel shtetl (courtesy Matthis Böttger).

Petra Gemeinboeck, Mala – Veil of Illusion, 2002-2004.

Hernan Diaz Alonso, The Captured Ocean, Busan Bay Masterplan, Korea, 2003.

Michael Bell (with Mark Rakatansky Studio, Marble Fairbanks Architects), Stateless Housing-Far Rockaway, New York City, site plan of new housing types.

32 l’ARCA 197

197 l’ARCA 33


Michael Bell (with Mark Rakatansky Studio, Marble Fairbanks Architects), Stateless Housing-Far Rockaway, New York City, site plan of new housing types.

Eyal Weizman, Rafi Segal, Manuel Herz, Scattering White Cubes, Ashdod Museum of Art, Israel, 2003.

Nathaniel Belcher/Stephan Slaughter, The Ghetto Fabulous.

Zbigniew Oksiuta, Mesogloea, videostill, 2003.

34 l’ARCA 197

197 l’ARCA 35


Massimiliano Fuksas

Credits Project: Massimiliano Fuksas Interior Designer and Art Director: Doriana O. Mandrelli Project Manager Giorgio Martocchia Project Team: Fabio Cibinel, Defne Dilber Stolfi, Adele Savino, Dario Binarelli Structures: Gilberto Sarti Plants: AI Engineering Model: Gianluca Brancaleone, Nicola Cabiati, Andrea Marazzi Main Contractor: Cogei Costruzioni Contractors: Glass Facade System and Exterior Doors: Focchi Glass Walling at Water Basin Level: Cima Sun Shading: Pellini False Ceilings: Pancaldi Roofing: Casalini & Co. Lighting Elements: 3FFilippi Steel Structure: Icom Engineering Wooden Elements: Tamburini & Lardosi Slate Flooring: Marmi & Marmi Elevators Kone Ascensori Air-conditioning System: Marchi Impianti Gypsum Panels and First Floor Ceiling: Isoltecnic Sliding Panels: Oddicini Industrie Raised Flooring: Sadi Resin Flooring: Sogechim Partition Walls and Interior Doors: Methis-Coopsette Ceramic Wall Covering: Marazzi Landscaping: Azienda Agricola Lanzi Client: Ferrari

36 l’ARCA 197

Massimiliano Fuksas

Sopra e nelle pagine successive, schizzi preliminari per il progetto del Centro Sviluppo Prodotto Ferrari realizzato a Maranello (Modena). Above and following pages, preliminary sketches of the project for the Ferrari Development Centre in Maranello (Modena).

“Stile” Fuksas Learning by Building e avete l’avventura di aprire il sito Web intitolato a Massimiliano (www.fuksas.it), ma non possedete un computer dell’ultima generazione vi può accadere (provare per credere) di restare ipnotizzati davanti allo schermo muto e impallato nel quale volteggia senza sosta un incredibile grafo digitale, inesauribile e polimorfo nell’infinità delle sue deformazioni possibili. E’ quello il logo dello Studio Fuksas? Probabilmente sì e non potrebbe esistere immagine più persuasiva e convincente a comunicare, nel metamorfismo dinamico di quell’immagine sempre diversa eppure sempre uguale e topologicamente omologa a se stessa, il senso di una complessità che corrisponde in maniera perfetta al personaggio. In quell’immagine, che si fa nuvola nell’infinito e insieme ruota e nuota come una manta tecnologica nell’acquario del vostro schermo, che come gli storni che al tramonto d’autunno volteggiano nei cieli romani si posa e si distacca, scompare e assume le forme più disparate, scoprirete la continuità di un percorso geometrico che è anche la metafora virtuale e affascinante di un itinerario intellettuale; di un itinerario che tiene conto dell’arte e della tecnologia, del mestiere e della creatività, della concretezza e del sogno, che, come già fece Luigi Moretti mezzo secolo fa (riuscendo a restare miracolosamente in bilico tra sperimentalismo e mercato, tra l’estasi mistica di Santa Teresa o della Beata Albertoni e la matericità metafisica di Tàpies o di Falkenstein tra l’elogio della modanatura e la pratica parametrica), evolve drammaticamente dal volume di un torso romano, dai panneggi barocchi di un frammento berniniano, da una tela manierista o da un montaggio New-Dada e attinge alle algide astrazioni tecnologiche del digitale. In quell’immagine c’è quindi tutta la storia di un personaggio e di una generazione, di un intellettuale nato all’architettura nella

S

Roma dei primi Sessanta e approdato oggi alle globali fortune professionali che tutti conosciamo. Massimiliano Fuksas, architetto romano, è infatti, oggi, uno dei nomi più noti a livello internazionale, probabilmente l’unico, della sua generazione e della sua estrazione culturale e geografica, che ha avuto la fortuna e la ventura di voler, di poter e di saper realizzare una mole assai cospicua di suoi progetti, ma mai disgiunta da una appassionata ricerca sulla forma e sulla qualità del costruito che sono in molti ad invidiargli. Un architetto romano che, finalmente, disegna e progetta per “costruire” e non solo per “pubblicare”, che non si consola con la carta patinata o con le frustranti illusioni dell’accademia, ma che, realizzando, materializzando le sue idee, ha anche continuato, progetto per progetto, a crescere e ad apprendere; tanto che “Costruendo si impara” potrebbe essere una delle sue massime di vita. Si è formato nelle aule e sugli spalti di Valle Giulia in quella Roma, straordinaria e ancora sconosciuta, che già ospitava Giorgio De Chirico e Alberto Moravia, la Morante e la Bucarelli, Giulio Carlo Argan e Bruno Zevi, Pier Paolo Pasolini e Sandro Penna e che si apriva alle sperimentazioni di Kerouac, Twombly, Matta, Kunellis, Smithson, De Koonig, Cage e Kline; dove alle gallerie di Sargentini e di De Martiis si affiancavano gli studi di Nervi, di Moretti, di Monaco, di Luccichenti, di La Padula, di Sacripanti, di Portoghesi, di Pellegrin o di Palpacelli, che spesso ospitavano o comunque condividevano il lavoro di Consagra, di Capogrossi, di Leoncillo e di Quaroni e più tardi quello di Schifano, di Festa, di Novelli, di Angeli, di Pascali e di Ceroli. Qui Fuksas muoveva i suoi primi passi di architetto formandosi una sua propria visione del mondo e delle cose dell’arte fatta di impulsi, di creatività, di improvvisazione, di vitale adesione al contemporaneo e allo stes-

so tempo mantenendo uno stretto legame con quella tradizione della modernità che già si era fatta storia di un’avanguardia con profonde radici nel Novecento europeo. Attraversata indenne la palude del Post-Modern nostrano e dopo aver battuto, palmo a palmo, la depressa provincia romana lasciando il segno di alcune pur significative schegge di allogena modernità, Fuksas, nella sua fortunata parentesi francese, entra in contatto con una delle stagioni più vitali della sperimentazione contemporanea e si segnala con i progetti per Rezé, per Parigi, per Saint-Quentin-en-Yvelines, per Noisy-le-Grand, per Brest, per Rouen, per Hérouville-Saint-Clair, per Bordeaux, solo per fare qualche riferimento, come uno dei pochissimi italiani che tra gli anni Ottanta e Novanta è stato in grado di non attardarsi nelle meste gore di un’architettura più parlata che parlante. E’ questa la stagione di un più meditato ascolto delle divaricate e inquiete tendenze internazionali che servirà da volano efficace e determinante per la maturazione dei grandi lavori di questi ultimi dieci anni. Non è questa la sede per ripercorrere, nel dettaglio, i successi recenti e cospicui che porteranno al Centro Congressi dell’EUR e alla Fiera di Milano, ché qui ci piace, invece, ricordare, nell’ora dei grandi numeri e della grande dimensione, un aspetto meno noto, ma sicuramente chiarificatore della personalità del nostro architetto. Si è più spesso parlato infatti, riferendosi a Fuksas, di tecnologia, di esuberanza plastica e morfologica, di sperimentalismo esasperato e quant’altro possa collocarlo nel più ampio filone “metamorfico” di cui la Biennale ultima è stata ancora una volta recente cassa di risonanza; a noi invece piace soffermarci su alcune sue opere “minori”, ma non per questo meno significative, anzi, sintomo certo di una sensibilità all’ascolto piuttosto rara nei progettisti di oggi. Ci piace così ricordare, oltre e in certa divaricata continuità con un’opera straordinaria e importante come il metallico e rug-

ginoso ingresso alla grotta preistorica di Niaux, dove già poteva apprezzarsi, pur al di là delle più immediate apparenze, una straordinaria qualità mimetica e ambientale, alcuni progetti di “restauro” come la proposta, purtroppo interrotta, per la stazione romana di Termini, l’allestimento delle Scuderie Aldobrandini di Frascati e la sistemazione del suo Studio professionale nel bel palazzo prospiciente il Monte di Pietà a pochi passi da Campo de’ Fiori nel cuore del centro storico romano. Tre occasioni di confronto e di dialogo con preesistenze di varia età e consistenza dove è possibile percepire con chiarezza il senso di un totale rispetto per il costruito e la invidiabile capacità di non voler a tutti costi lasciare il segno, senza comunque rinunciare a un maturo esercizio progettuale ove l’assenza vale più dell’ostentazione e della inutile presenza, come tante volte accade anche nei “restauri” più dogmatici, dichiaratamente colti, attenti e neutrali. Una lezione di stile, quindi, che viene, inaspettata e sorprendente, ad aggiungersi alle mille occasioni di successo che fanno di Massimiliano l’erede di diritto dei migliori protagonisti dell’architettura romana del Novecento e in particolare di quell’inimitabile Luigi Moretti di cui nel lavoro di Fuksas paiono adombrati i lineamenti etici ed estetici, umani, oltre che artistici e professionali, non ultima anche quella straordinaria capacità e intelligenza delle cose del mondo che consiste, molto romanamente e malgrado tutto, nel non prendersi troppo sul serio. Giorgio Muratore

197 l’ARCA 37


f you get the chance to visit Massimiliano Fuksas’s Web site (www.fuksas.it), but you do not have one of the latest computers, you might end up being literally entranced (have a go and you’ll see) by the still and silent screen in which an incredible digital graphic design whirls around relentlessly in an endless polymorphic pattern of possible deformations. Is this the logo of Fuksas’s firm? It probably is, and it would be hard to imagine a more persuasive and convincing form – through the dynamic polymorphism of an image that is constantly changing yet always the same and topologically identical to itself – for conveying a sense of complexity that matches the man himself perfectly. This image – that turns into a cloud in infinity and both revolves and swims like a technological manta across the aquarium-screen, that settles and then flies off, disappears and takes on all kinds of forms, like those starlings that circle above Rome at dusk in autumn – embodies the seamless continuity of a geometric pathway that is also a metaphor for an intriguing and virtual intellectual trip; a pathway that takes into account art and technology, craftsmanship and creativity, concrete reality and dream, which, as was previously the case with Luigi Moretti half a century ago (managing to balance miraculously between experimentalism and the market, the mystical ecstasy of St. Teresa or the Blessed Albertoni and the metaphysical materialism of Tàpies or Falkenstein, the joys of moulding and shaping and the pragmatism of parametrics), dramatically emerges from the structure of a Romano torso, the Baroque drapes of a fragment of Bernini’s work, a mannerist canvas or a New-Dada assemblage, and even aspires to the cool technological abstraction of the digital world. This image covers the whole histroy of a person and entire generation, an intellectual who learned his trade in Rome in the

I

early-1060s and has now achieved global status, as we all know. Massimiliano Fuksas, an architect from Rome, is now one of the most internationally renowned in his field, perhaps the only architect from his generation and cultural-geographical background to have been lucky enough to have actually managed to built a fair number of his projects, without ever discarding passionate experimentation into form and a certain quality of building that are the envy of many. A Roman architect who, finally, plans and designs with actual “construction” in mind and not just a desire to “get published”, who is not just satisfied with glossy pictures or the frustrating illusions of the academy, but who by actually giving concrete shape to his ideas has, at the same time, continued to grow and learn with every new project; so much so that “Build and learn” might be one of his guiding principles. He studied in the lecture halls and classrooms of Valle Giulia, in that incredible and still unfamiliar part of the Rome that also played host to Giorgio De Chirico and Alberto Moravia, Morante and Bucarelli, Giulio Carlo Argan and Bruno Zevi, Pier Paolo Pasolini and Sandro Penna, and which opened its doors to the experimental work of Kerouac, Twombly, Matta, Kunellis, Smithson, De Koonig, Cage and Kline; where Sargentini’s and De Martiis’s galleries stood alongside the offices of Nervi, Moretti, Monaco, Luccichenti, La Padula, Sacripanti, Portoghesi, Pellegrin and Palpacelli, who often accommodated or shared in the work of Consagra, Capogrossi, Leoncillo and Quaroni and then, later, Schifano, Festa, Novelli, Angeli, Pascali and Ceroli; this is where Fuksas first began working as an architect, shaping his own peculiar vision of the world and artistry based on impulse, creativity, improvisation, close adherence to the cutting-edge without losing sight of that great tradition of modernity which had

already become history through the avant-garde movement with its deep roots in 20th century Europe. Having come through the Italian postmodern period unscathed and actually managed to leave some traces of rather alien modernity on the depressed provinces of Rome, during his successful stay in France Fuksas was fortunate enough to work during one of the most lively periods in modern-day experimentation, designing projects for Rezé, Paris, Saint-Quentin-en Yvelines, Noisy-le-Grand, Brest, Rouen, Hérouville-Saint-Clair, and Bordeaux, just to mention a few, as one of only a very few Italians who actually got beyond the talking stage and actually built something in the 1980s90s. This was when he absorbed and inwardly digested all the different international trends, as a powerful and highly effective driving force behind his more mature works over the last ten years. This is not the place to take a careful look at his most notable recent successes leading to the EUR Conference Centre and Milan Trade Fair; rather, we would like to take the chance here to point out (amongst all these “big” projects), a less familiar but definitely more enlightening aspect of our architect’s personality. More often than not, people talk about Fuksas in terms of technology, sculptural/morphological exuberance, excessive experimentation, and anything else likely to place him in the spacious realms of the “metamorphic”, which was recently back to the fore at the latest Biennial; in contrast we would like to focus on some of his “minor” but certainly no less significant works. Indeed, they are actually a sign of just how sensitive and attentive he still is, unlike so many other architects. Alongside such an extraordinary and important work like the rusty metallic entrance to the prehistoric caves in Niaux, where, beyond immediate appearances, a certain incredible mimetic and environmental feel could already be sensed, we would also

like to draw attention to a number of “renovation and redevelopment” projects, such as his (alas interrupted) design for Termini Station in Rome, the furbishing of the Aldobrandini did Frascati Stables, and the construction of his own offices in a magnificent building overlooking Monte did Pietà just a few yards from Campo de’ Fiori in the heart of ancient Rome. Three chances to confront and interact with remnants (of varying ages and significance) from the past, where it is easy to sense total respect for the built environment and an enviable ability to resist the temptation of leaving a trace at all costs, while adopting a more mature approach to design in which absence is more important than ostentation and pointless presence, as is so often the case with more dogmatic “renovations”, so erudite, attentive and natural. This is a real lesson in style, which so unexpectedly and surprisingly adds to all the successes that make Massimiliano the rightful heir to the leading Roman architects of the 20th century, most significantly the inimitable Luigi Moretti, whose own aesthetic, ethical, human, artistic and professional traits all seem to be hidden away in Fuksas’s work, not least an extraordinary awareness and expertise with the things of the world, which, despite everything and in a very Roman way, consists in not taking oneself too seriously. Giorgio Muratore


Centro Sviluppo Prodotto Ferrari, Maranello

Dal basso in alto a fianco: pianta del primo piano interrato, pianta del piano terra, planimetria generale, sezione; a destra, pianta del primo piano, pianta del secondo piano, esploso assonometrico. Nella pagina a fianco, particolare di una delle “scatole di cristallo” che connettono i diversi volumi dell’edificio. From bottom up, right: plan of the first underground level, plan of the ground floor, site plan, section; far right, plan of the first floor, plan of the second floor, axonometric blow-up. Opposite page, detail of one of the “glass boxes” connecting the various building structures.

40 l’ARCA 197

197 l’ARCA 41


Viste del lato sud. Nelle pagine successive, viste del cortile interno e dello specchio d’acqua artificiale all’ingresso dell’edificio. Il nuovo edificio è collocato tra il tunnel del vento e le officine meccaniche e si pone come centrale rispetto al complesso Ferrari a Maranello. Il progetto è scaturito dal desiderio di portare l’ambiente naturale, in un complesso altamente tecnologico. Luce acqua e bamboo sono utilizzati dunque in maniera tale che l’edificio si integri completamente al paesaggio. L’immagine generale è di poetica leggerezza, dominata da un volume aggettante, staccato dal resto della costruzione e sospeso su una superficie d’acqua che copre il primo livello e si estende per 7 metri verso la zona di ingresso. Sopra tale superficie d’acqua passano varie passerelle che creano una rete di collegamento tra le due sale riunioni caratterizzate da due diversi colori: giallo e rosso. Un’ulteriore connessione tra i volumi è determinata da scatole vetrate e da una struttura minima. L’acqua e la luce sono elementi cinetici dell’edifico e, grazie al gioco di riflessi fanno apparire il volume vetrato superiore come uno scrigno di metallo cangiante. Al centro del complesso, un rettangolo ordinato di bamboo filtra e riflette la luce, determinando un micro-clima che influenza positivamente l’efficienza energetica dell’intero edificio. Views of the south side. Following pages, views of the internal courtyard and artificial pool at the building entrance. Views of the south side. Following pages, views of the internal courtyard and artificial pool at the building entrance. The new building is set between the wind tunnel and mechanical workshops and is positioned centrally compared to the Ferrari complex in Maranello. The project derives from the idea of bringing the natural environment into a high-tech complex. Light, water and bamboo are used in such a way that the building knits perfectly into the landscape. The overall image is of poetic lightness, featuring an overhanging structure separated from the rest of the construction and suspended above a surface of water covering the fist level and extending 7 metres towards the entrance area. Various walkways pass over this surface to create a connective web between the two meeting rooms featuring two different colours: yellow and red. A further connection between the structures is created by the glass boxes and a minimal structure. Water and light are the building’s kinetic elements and, thanks to the interplay of reflections, they make the upper glass structure look like a twinkling metal case. A regular rectangle made of bamboo in the middle of the complex filters and reflects the light, creating a micro-climate exercising a positive influence on the entire building’s energy efficiency.

42 l’ARCA 197

197 l’ARCA 43


44 l’ARCA 197

197 l’ARCA 45


Nuovo Polo Fiera Milano

Nella pagina a fianco, schizzo preliminare per il Nuovo Polo Fiera di Milano che sarà inaugurato ad aprile a Pero (MI). A sinistra, particolare del cantiere per la costruzione del grande asse centrale, una vera e propria via urbana coperta lunga un chilometro e mezzo caratterizzata da una copertura vetrata ondulata. Lungo questa strada sono allestiti negozi, ristoranti, bar, sale convegni e centri servizi. Opposite page, preliminary sketch of the New Milan Trade Fair, which will open in Pero (Milan) in April. Left, detail of the building site for constructing the huge central axis, an authentic covered urban street stretching for one-and-a-half kilometres featuring an undulating glass roof. There are shops, restaurants, bars, conference rooms and service centres all along this road.

Credits Project: Massimiliano Fuksas Project Managers: Giorgio Martocchia, Angelo Agostini, Ralf Bock. 3D: Fabio Cibinel Design Team: Daniele Biondi, Dominique Raptis, Alberto Greti, Adele Savino, Roberto Laurenti, Giuseppe Blengini, Tasja Tesche, Irene Ciampi, Sofia Cattinari, Laura Buonfrate, Toyohiko Yamaguchi, Luca Maugeri, Giulio Baiocco, Chiara Baccarini, Kentaro Kimizuka, Chiara Costanzelli, Davide Marchetti Model: Gianluca Brancaleone (project leader), Nicola Cabiati, Andrea Fornello, Andrea Marazzi, Andy Divizia Designer and Consultant for the materials: Doriana O. Mandrelli Structural Consultant: Schlaich Bergermann und Partner (central axis and service center) General Contractor: Astaldi, Vianini, Pizzarotti Glass Roof Central Axis and Service Center: MERO GmbH & Co. Curtain Walls: Permasteelisa Steel Structure: Icom Engineering, Ask Romein, Carpentieri d’Italia Roofing: Bemo Systems Lighting: iGuzzini Client: Fiera Milano

46 l’ARCA 197

197 l’ARCA 47


Planimetria generale e rendering del polo fieristico che occupa una superficie totale di 2.000.000 mq con un’area espositiva, distribuita in dieci padiglioni (8 a un piano e 2 a due piani), di oltre 400.000 mq più circa 60.000 mq di area espositiva esterna. Il complesso sarà inoltre servito da 25 bar, 20 ristoranti, 80 sale riunioni, un centro congressi di 47.000 mq, uffici (35.000 mq), e oltre 30.000 posti auto. Le facciate dei padiglioni verso l’asse centrale sono in metallo riflettente in modo da replicare e riflettere la luce e le attività che vi si svolgono. Nelle pagine successive, in alto, studio per lo sviluppo della copertura dell’asse centrale; immagini del cantiere con i particolari della costruzione della copertura vetrata ondulata.

48 l’ARCA 197

Site plan and rendering of the trade fair, which covers an overall area of 2,000,000 square metres, including over 400,000 square metres of exhibition spaces spread over ten pavilions (8 one-storey and 2 two-storey), plus about 60,00 square metres of outside exhibition area. The complex will also be served by 25 bars, 20 restaurants, 80 meeting rooms, a 47,000-square-metre conference centre, offices (35,000 square metres) and over 30,000 parking spaces. The facades of the pavilions over by the central axis are made of reflective metal, so as to replicate and reflect the light and activities going on inside. Following pages, top, study to develop the roof over the central axis; pictures of the building site, showing details of the construction of the undulating glass roof.

197 l’ARCA 49


50 l’ARCA 197

197 l’ARCA 51


Nicolas Michelin

Semplice e flessibile asta uno sguardo sommario, per capire le motivazioni che hanno indotto la giuria del premio di Architettura del Moniteur, uno dei più autorevoli riconoscimenti francesi, ad assegnare una menzione speciale dell’Equerre d’Argent 2003, alla Palestra Europole di Grenoble. Nicolas Michelin ha infatti dato prova di una notevole dose di inventiva trattando un programma fortemente condizionato da costi e tempi di realizzazione compressi con un dispositivo di intervento giocato sulla semplicità, economia e flessibilità dell’opera, anche in vista di possibili futuri ampliamenti previsti dal programma. Elementi che hanno consentito al progettista di ideare una struttura efficace sia dal punto di vista realizzativo, sia da quelli funzionale ed espressivo; poiché l’aspetto più sorprendente della palestra è la sua dimensione poetica grazie alla quale il semplice volume semi cilindrico diviene presenza connotata e discreta, segnale di contemporaneità in grado di qualificare il territorio. Circa 2.400 metri quadrati sviluppati su due livelli, per sfruttare al massimo le dimensioni del lotto; alla base, uno zoccolo in cemento che sostiene una struttura in acciaio e policarbonato. Il piano terreno è formato tre setti paralleli in cemento che definiscono gli spazi degli spogliatoi e dei servizi e fanno da supporto al piano della palestra vera a e propria, mentre a est leggermente sfalsata, si apre una sala di 24x14 metri, supplementare rispetto al programma di base. La palestra adotta un principio costruttivo semplice e flessibile, si tratta di una struttura costituita da 11 archi semi cilindrici in acciaio che lavorano solo a compressione. Con un solo gesto, una membrana in policarbonato blu di soli 16 millimetri, al contempo forma e facciata, assolve sia agli aspetti strettamente funzionali, come il contenimento dei fenomeni di surriscaldamento o il peso limitato dell’insieme (584 kg/mq), sia a quelli più propriamente linguistici, descritti dai giochi di trasparenze, dai riflessi iradati o dalle variazioni cromatiche con il variare della luce naturale, che elevano la palestra da semplice padiglione a connotazione architettonica del sito. Contrapposti alla levità del policabonato, i due fronti quasi ciechi sono invece risolti da una doppia pelle in acciaio microforato, ritmata da un sistema di pannelli apribili che assicurano la ventilazione dell’interno. Nella sua naturale essenzialità, anche lo spazio interno, non cede alla banalità o all’immagine tradizionale un po’ anonima e standardizzata di questa tipologia, ma si anima attraverso i riflessi dell’involucro esterno di un’atmosfera quasi irreale, accentuata dall’enfilade degli otto schermi acustici sospesi alla struttura che integrano gli apparecchi dell’illuminazione. Sono questi gli unici elementi fabbricati su misura e costituiti da una griglia su struttura metallica, complesso di lana mirale, rivestimento in tessuto metallizzato, che danno all’insieme una nota di quell’eleganza progettuale che, più o meno coscientemente, contraddistingue la firma di un bravo professionista. Elena Cardani

B

Credits Project: Agence Nicolas Michelin Associate: Cyril Trétout Structure: Batiserf Acoustic/Hydraulic Plants: Thermibel Economist: Michel Forgue, Le Rivier d'Apprieu Client: Ville de Grenoble Service des Sports

52 l’ARCA 197

ne look is enough to realize why the jury of the one of the most prestigious French awards – the Architectural Prize of Moniteur – awarded a special mention of the Equerre d’Argent 2003 to the Europole Gym of Grenoble. Nicholas Michelin, in fact, has shown great inventiveness in dealing with a program that was strongly conditioned by costs and time: he managed to compress the work into a concise, simple, economical and flexible whole, keeping further extensions to the project in mind. These elements allowed the designer to create a structure that is effective both from an architectural viewpoint and on a functional and expressive level. Indeed, the most surprising aspect of the gym is its poetic size; its simple semi-cylindrical volume is a suggestive, tactful presence, a mark of contemporaneity that is able to qualify the territory. Near to 2,400 square meters are laid out on two levels to make the best use of the lot’s dimensions; its foundations feature a cement base that supports a steel and polycarbonate structure. The ground floor is made up of three parallel cement partitions that define the locker-room and restroom areas and act as supports to the level containing the actual gym. An addition to the program was made on the eastern front, with a slightly staggered hall measuring 24 x 14 meters opening up on that side. The gym was built according to a simple, flexible building principle; the structure is made up of 11 semi-cylindrical steel arches that work under compressive stress. With a single feature – a 16millimeter blue polycarbonate membrane – both the strictly functional aspects of the structure and its expressive quality are accounted for. The former includes overheating control and the contained weight of the whole (584 kg/sq.m.), the latter features expressive elements such as plays of transparency, iridiscent reflections and hues that change according to variations in daylight intensity: all of this raises the gym from a simple pavilion to an architectural feat. The levity of the polycarbonate is countered by two almost blind fronts, which feature a double skin in micro-drilled steel, marked by a system of panels that can be opened and thus ensure interior ventilation. Through its natural essential character, the interior space has none of the banality of regular gyms, nor does it offer their traditional, anonymous and standardized image. Rather, the interior is enlivened by the almost dreamlike atmosphere and reflections of the exterior shell, which is heightened by the effect of eight great loudspeakers that integrate the light fixtures. These custom-made loudspeakers – made of a grille on a metal structure covered in a metalized web – are the only elements that endow the whole with a note of elegance, a distinctive mark that distinguishes any real professional.

O

Hervé Abbadie

Europole Gymnasium, Grenoble

Pianta del piano palestra, sezioni longitudinale e trasversale e un particolare della palestra Europole a Grenoble. Plan of the gymnasium, longitudinal and cross sections and a detail of the Europole Gymnasium in Grenoble.

197 l’ARCA 53


Sopra, una delle due fronti dell'edificio, con rivestimento di acciaio inox microforato con un sistema di pannelli apribili per la

54 l’ARCA 197

ventilazione naturale. Sotto, vista laterale; una struttura ad archi semicircolari in acciaio è rivestita da una pelle in policarbonato blu.

Above, one of the two facades of the building clad with microperforated stainless steel made of a system of openable panels for natural ventilation.

Below, lateral view; a structure of semi-circular steel arches has been clad with a blue polycarbonate skin.

Viste notturne. Il volume semicilindrico della palestra diventa un segnale luminoso grazie ai riflessi del rivestimento in policarbonato.

Nighttime views. The semi-cylindric volume of the gymnasium becomes a luminous landmark thanks to the reflections of the polycarbonate skin.

197 l’ARCA 55


La palestra è ritmata da otto schermi acustici, dove sono intergrati gli apparecchi luminosi sospesi alla struttura

come grandi plafoniere. Sotto, particolare del montaggio di una baffle acustica.

The gymnasium is characterized by eight acoustic screens integrated by lighting devices suspended to the main structure.

Below, a phase of the montage of an acoustic baffle.

In alto, particolare e sezione costruttiva di una baffle e, a fianco, particolare della sezione sull’ancoraggio alla struttura, del rivestimento in policarbonato.

56 l’ARCA 197

Top, detail and construction section of a baffle and, left, sectional detail of the anchorage to the structure of the polycarbonate cladding.

197 l’ARCA 57


Elena Martucci

Credits Project: Elena Martucci Structures: Paolo Varagnolo Site Management: Studio Gulli Associati Consultant for Materials: Alessandro Pedron Scenography Consultant: Daniele Paolin

Porto di immagini

Scenography: Stefano Merlo Lighting Project: Studio Triskeles Acoustics: Studio Strada Graphics: Andrea Filippi, Francesco Librizzi Armchairs: Destro

Projectors and Automatic Management Software: Prevost Acoustic Plants: Dolby Digital, JBL, Amplificatori QSC Mega Screens: Harkness Automatic Ticket Machines: Easysoft Ticketing Solutions

Videos and Panel Screen: Solari Lighting Appliances: Castaldi, Disano, iGuzzini, Osram, Palazzoli, Philips, Segno, Simes, Waldmann, Zumtobel Staff Climatisation: Clivet

Hydraulic Plants: C.T.Perozzo Electrical Plants: Elettricaemme Masonry: Cosvald, Claudio Trevisan Treated Concrete Floors: Gianni Mondin Windowframes: Aghito

Slate Doors: Bebstone (design E. Martucci) Scenographic Realization: Stefano Merlo, Cristina Ducci, Cristina Specchio, Marcart Client: ITACA sas di Abriani Bruno, Proto Luca & Co.

Multiplex in Padua

C

58 l’ARCA 197

ilm and architecture. Or in other words where anything (or almost) goes? We must not forget the “almost” after what happened last September during the latest edition of the “Venice International Film Festival”, when we really witnessed the worst of the worst. We are talking about the installation covering the façade of the Palazzo del Cinema al Lido, which showed (inadvertently, it is to be hoped) a grotesque image of the Third Reich (61 winged and gilded lions made of fibreglass, corresponding to the number of editions of the Festival, placed on top of huge parallelepipeds, all wrapped in the kind of macabre blood red that Hitler’s regime was so fond of, and that Albert Speer worked on as its all-purpose architect and ideologue). Elena Martucci’s project to convert an old industrial plant into a really unusual multi-screen complex has quite a different philosophy underpinning it. Generally speaking, attention is focused on forms and materials that lie somewhere between inexpensive high-tech and commercial neo-pop, enticing hyper-consumeristic icons filtered through the North American commercial psyche. PORTOastra, in contrast, focuses on the port metaphor, pointing to the film’s nomadic condition as the carrier of a universal language with no geographic boundaries. The only thing left of an old industrial construction, one of the last in an area with about 30,000 inhabitants like the Bassanello/Guizza neighbourhood, is the perimeter walling, now used as a surface partly for hosting works in pure metropolitan style through a competition open to writers, but also as a prop for writing, découpage and posters of wonderful old films. In other words, the project is the result of an elaborate combination of stylistic/narrative procedures in the form of stereotyped images, all destined to create striking effects through two different kinds of images that often stand side by side in film. Summed up perfectly by Elia Kazan’s “On TheWaterfront”. The sides of containers coming from the Port of Venice, used as walls for the projection booths, restore the highly symbolic sense of an operation whose programme slogan was “The novelty of an idea. Film is back in town/the town is getting into film”. This must have been a big hit with the client, who was certainly pleased with how building work was proceeding on the first project proposed by a team of architects and engineers from Padua. “The project involved a structure – so Elena Martucci pointed out – built around a central projection room and eight theatres; all quite reminiscent of a suburban shopping mall with an adjoining multiplex”. This explains the highly symbolic nature of PORTOastra whose imagery is also supposed to shape a structure capable of interacting with the city. This also accounts for the graphics featuring pictograms deriving from the executive system of the urban spaces. Transposing signs and urban atmospheres into a space designed for entertainment belongs to the poetics of shifting meaning, which Martucci is particularly aware of when creating the meta-designs for her projects. The seats that look like juta bags or even people sitting down (thinking products?), with the filmgoer’s seat number imprinted directly in the fabric, clearly evoke the Dada idiom which, in this case, plays on the anthropomorphic ambiguity of an objet trouvé estranged from its usual context.

F

Il multisala PORTOastra, realizzato a Padova recuperando un’ex area industriale nel quartiere Bassanello/Guizza. Il complesso, con funzione anche di centro culturale, comprende 8 sale di proiezione, compresa una sala multifunzione destinata ad accogliere attività culturali. The PORTOastra multiplex cinema, realized in Padua from the renovation of a former industrial area in the Bassanello/Guizza neighbourhood. The complex, which also has the function of cultural centre, includes 8 projection halls, one of which is multifunctional and destined to host arious cultural activities.

Giovanni Umicini

inema e architettura. Ovvero dove tutto (o quasi) è permesso? D’obbligo il quasi, dopo l’intervento compiuto a settembre durante la scorsa edizione della “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia”, in cui si è davvero offerto il peggio. Ciò grazie all’allestimento di copertura della facciata del Palazzo del Cinema al Lido, in cui si è riproposto (si spera inconsapevolmente) il grottesco immaginario del Terzo Reich (61 leoni in fibra di vetro alati e dorati, tante sono le edizioni della Mostra, in cima a giganteschi parallelepipedi, il tutto avvolto nel macabro rosso sangue tanto amato dal regime hitleriano, cui Albert Speer si era dedicato in qualità di architetto e ideologo tuttofare). Di tutt’altra filosofia invece l’intervento di Elena Martucci nell’operazione di recupero di una struttura ex industriale, trasformata in un complesso multisala davvero inusuale. Normalmente, si privilegiano forme e materiali fra il tecnologico a buon mercato e il commerciale neo-pop, suadenti icone iperconsumistiche mediate dall’immaginario commerciale nordamericano. PORTOastra punta invece sulla metafora portuale, suggerendo una condizione nomadica propria del cinema in quanto portatore di un linguaggio universale e senza confini geografici. Della preesistente struttura industriale, una delle ultime in una zona di circa 30.000 abitanti come quella del quartiere Bassanello/Guizza, permane solo la muratura perimetrale, utilizzata come superficie parzialmente destinata ad accogliere opere in puro stile metropolitano attraverso un concorso aperto a writers, ma anche come supporto per scritte, découpage e manifesti di gloriosi film del passato. Insomma, il progetto ha avuto un iter complesso in quanto frutto di una fusion tra procedure compositive e narrazione per immagini stereotipate, il tutto destinato a creare forti suggestioni mediate da due immaginari diversi ma spesso compresenti nel cinema. Uno per tutti: Fronte del porto, di Elia Kazan. Le fiancate di container provenienti dal porto di Venezia, utilizzate come pareti per le cabine di proiezione, restituiscono il senso fortemente simbolico di un’operazione che aveva come slogan programmatico “La novità di un’idea. Il cinema torna in città/ la città entra nel cinema”. Ciò deve aver fatto larga breccia nella committenza, certamente insoddisfatta di come procedeva la costruzione relativa al primo progetto proposto da un gruppo di architetti e ingegneri padovani. “L’intervento prevedeva una struttura – spiega Elena Martucci – attorno a una cabina di proiezione centrale e a otto sale; il tutto per nulla dissimile a un centro commerciale di periferia con annesso multiplex”. Ciò spiega la forte identità simbolica di PORTOastra che, con le sue evidenze immaginifiche, vuole dare corpo a una struttura in grado di dialogare con la città. In tal senso, si spiega la presenza di una grafica comprendente pittogrammi provenienti dal sistema direzionale degli spazi urbani. Traslare segni e atmosfere urbane in uno spazio destinato all’intrattenimento fa parte della poetica del trasferimento di senso, cui Martucci è particolarmente sensibile nell’elaborazione metaprogettuale dei suoi interventi. Le poltrone somiglianti a sacchi di juta ma anche a persone sedute (merce pensante?), con stampigliato direttamente sul tessuto il numero di posto dello spettatore, evoca efficacemente il linguaggio dadaista che, in questo caso, gioca sull’ambiguità antropomorfica dell’objet trouvé estraniato dalla sua realtà contestuale. Carlo Paganelli

197 l’ARCA 59


Pianta del piano terra con la biglietteria e pianta del primo piano, relativo al grande Container; in basso, una delle 8 sale di proiezione. Plan of the round floor with the ticket boot and plan of the first floor, devised as big container; bottom, one of the 8 halls.

60 l’ARCA 197

PORTOastra è la prima multisala italiana ad aver vinto un premio internazionale per la particolare progettazione della sua immagine, fortemente caratterizzata da elementi simbolici. PORTOastra has been the first Italian multiplex to win an international award for its image, characterised by symbolic elements.

197 l’ARCA 61


AACMA

Segnali per lo spettacolo Three Zenith Halls o studio Chaix & Morel, formato degli architetti parigini, ha recentemente realizzato una serie di temi architettonici riferiti a infrastrutture per lo spettacolo. La Sala Zénith di Nantes, quella di Digione e quella dell’isola de la Réunion, sono validi esempi da considerare in quanto destinati a diventare veri e propri segni sul territorio. Segni che rispondono al duplice compito di inserimento nel contesto urbano e, contemporaneamente, a quello di diventare dei landmark destinati a segnare il loro intorno: un segnale per una visione lontana. Questi progetti, legati al pubblico intrattenimento, sono destinati a rappresentare la nostra nuova classicità attraverso la forma, la funzione e il mito. Sulla crisi della razionalità classica nessuno ha dubbi. La modernità, malgrado stia diventando una vecchia signora, rimane sempre un referente al pensiero per alimentare la macchina della continuità. La modernità è una grande promessa, ma anche un progetto incompiuto; se è vero, come voleva Friedrich Wilhelm Nietzsche, che essa allontana dall’origine e, dunque, toglie gioia. Se è vero, come ha sostenuto anche Martin Heidegger, che proprio l’impresa tecnologica, come appare in questi interventi, è lungi dal sancire il controllo umano, rimane nella sua essenza qualcosa che l’uomo di per sé non è in grado di dominare. Se riferita ai grandi sistemi, la modernità che si legge nel lavoro di Chaix & Morel può anche rappresentare un non luogo e la scena del mondo contemporaneo lo conferma. E’ ciò che ci dice Jürghen Habermas: una simbiosi ingannevole tra forme di vita razionali e luoghi di incontro e di divertimento, espresse attraverso il padroneggiamento tecnico della natura. Chaix & Morel è come se stessero cercando una nuova classicità, dipesa dal fatto che vi sono nuovi strumenti per condizionare il nostro pensiero, come l’elettronica e la telematica, che possono portarci oltre la modernità, in una diversa visione del rapporto fra natura

L Project: Chaix & Morel et Associés Team Project: Philippe Chaix, Jean-Paul Morel, Denis Germond, Gary Masaero, José Miguel Pomares, Thomas Royer, Aurélie de Sèze, Henriette Martenot Collaborators: AR & C, Betec, AEI, INEX, Bet, Peutz & associés, Cicad Consultants: Tribu, Vulcaneo, Concepto Rendering: Eddie Young Client: Communauté de l’agglomération Dijonnaise

62 l’ARCA 197

Zénith Dijon

Rendering e piante dello Zenith di Dijon che accoglierà una sala di 6.000 posti. L’ampia pensilina proiettata sul piazzale d’ingresso, il segnale luminoso e il volume della sala si integrano in una forma unica che connota il paesaggio.

Il gioco di superfici piegate e giustapposte è l’elemento caratterizzante l’edificio. Lo schermo segnale è rivestito da una pelle che varia il suo aspetto in funzione delle ore del giorno, trasparente o riflettente secondo il

variare della luce, incandescente durante la notte. Renderings and plans of the Dijon Zenith Hall, which will have a main hall for 6,000 people. The big shelter overhanging over the entrance plaza, the

light landmark and the main hall volume form a unique shape which characterises the surrounding landscape. The play of bent and layered surfaces is one of the main characteristics of the project. The screen-signal is

clad with a skin which changes along with the passing of daytime: it can be transparent or reflective depending on the changes of light, or very luminous at night.

he Chaix & Morel firm, run by young architects from Paris, has recently designed a series of architectural infrastructures for the entertainment industry. The Zenith Hall in Nantes, and others in Dijon and the Isle of La Reunion, are fine examples of how to create new landmarks. Architectural signs serving the dual purpose of fitting into the cityscape and, at the same time, leaving a real trace on their surroundings: to be seen from a distance. The projects work around the idea of interaction between form and function, colour and form, and people and space, a series of conditions that have always been at the foundations of architectural design. This is the reason why these projects, connected with public entertainment, will embody a new style of classicism through form, function, and myth. Nobody is any doubt that classical rationalism is going through a crisis period. Despite ageing gracefully, modernity is still a theoretical guideline instilling continuity. Modernity is both a great promise and an incomplete project; it may well be true, as Friedrich Wilhelm Nietzsche pointed out, that it distances us from our origins and hence dampens the spirit, and perhaps Martin Heidegger might have been right in claiming that the kind of technology underscoring works like these does not sanction human control, since there remains in its very essence something that man along cannot rule over. Compared to the big systems, the modernity that can be read into the work of Chaix & Morel may also be a non-place, as is confirmed by the modern-day world. This is what Jürghen Habermas meant when he talked about a deceptive symbiosis between forms of rational life and meeting/entertainment places expressed through technical mastery over nature. It is as if Chaix & Morel were looking for a new kind of modernity to cater for the fact there are new means of controlling thought, such as electronics and telematics, capable of taking

T

197 l’ARCA 63


AACMA

Rendering e piante dello Zénith di Nantes, di cui si prevede la realizzazione entro fine del 2006. L’edificio, con una sala per spettacoli di

8.500 posti, si inserisce isolato in un ampio spazio verde con una forma ovale e fluida, come una sorta di isola percepibile da ogni parte.

Project: Chaix & Morel et Associés Team project: Philippe Chaix, Jean-Paul Morel, Denis Germond, Anabel Sergent, Thomas Royer, Brunehilde Ezzanno, Gary Masaero, Aude Peleket, Florent Rougemont, Bartlomiej Nawrocki, Aurélie de Sèze, Aleksandra Sobol, Audrey Voisine, Christian Junge, Henriette Martenot Collaborators: AR&C, BETEC, A.E.I., INEX, CICAD, Peutz & Associés Rendering: EY Eddie Young, Pepe Pomares Model: Artefact, Rod Marawi Client: Communauté urbaine de Nantes, Nantes Aménagement

e cultura, fra città e luogo di spettacolo. Basta questo per superare la modernità, cioè esorcizzare lo spirito maligno dell’inesorabile progresso. Bisogna capire tutto ciò per trovare dove può essere la premessa dell’inevita-bile formarsi di un nuovo quadro concettuale linguistico e operativo, in cui potremmo trovare le vie per la nuova classicità. Le cose però non sono così semplici. L’architettura assume molte forme e spesso si maschera nella sua realtà e nel suo opposto. Esso, però, è compatibile con il riconoscimento del grande rilievo culturale/epocale che è stato parte delle varie rivoluzioni architettoniche e scientifiche che, con ritmo sempre più frequente, si sono susseguite nella storia dell’architettura. L’uso della telematica e della tecnologia avanzata, che si legge chiaramente nei progetti di Chaix & Morel, sembra denunciare la rinuncia al mito dell’esilio cosmico, confermando che la scienza è tra noi e distilla, elabora e difende a ogni istante l’architettura buona da quella cattiva, quanto qualunque altro dipartimento di humanities. I locali di spettacolo, allora, diventano banchi di prova di un pensiero che trasborda dal semplice progetto architettonico e, per forte volontà di Chaix & Morel, entrano nel mondo comportamentale, assumendosi il diritto di dettare delle forme per la città e per l’ergonomia dell’uomo. E’ una filosofia legata all’impegno del vivere, è la nostra modernità che spinge il professionista del progetto a essere presente nei fatti e nelle cose, per cercare l’innalzamento della qualità. E’ in questo contesto che va letto il lavoro degli architetti parigini, un lavoro denso di riflessioni e di immagini forti e complesse, che generano aderenza al mondo spirituale, così come al mondo matematico delle forme e del loro calcolo. Occorre insistere sul ruolo del dissenso, cominciando dal linguaggio, per risalire fino ai valori di fondo che legano le nuove conoscenze plasmatrici del sentimento e generatrici dei miti futuri. Mario Antonio Arnaboldi

64 l’ARCA 197

L’ingresso è individuato da uno schermo che si eleva in altezza con una forma leggermente conica.

Renderings and plans of Nantes Zenith Hall, which should be completed by the end of 2006. The oval and fluid shape of this building, with a main

hall with a capability of 8,500 people, will stand alone in a wide green space, like an island visible from anywhere.

Zénith Nantes

us beyond modernity into a different vision of how nature relates to culture and the city to entertainment places. This is enough to take us beyond modernity or, in other words, to exorcise the evil spirit of unstoppable progress. This needs to be understood if we are to seek out the roots of a new linguistic, operative and conceptual framework opening up the way to a new form of classicism. But things are not that simple. Architecture takes on many forms, and often actually hides away in reality or its opposite. But it is compatible with acknowledging the great cultural/epoque-making force of various architectural and scientific revolutions, which have followed each other at an ever-increasing rate throughout the history of architecture. The use of high-tech telematics clearly visible in Chaix & Morel’s projects seems to mark a rejection of the myth of cosmic exile, confirming that science is here amongst us, busy distilling, devising and defending fine architecture from poor design at every instant, along with every other aspect of the humanities. This means that entertainment places are now the testing ground for thinking that moves beyond simple architectural design and, thanks to the determined efforts of Chaix & Morel, enters the world of action, taking on itself the responsibility for dictating forms for the city under man’s control. This way of thinking is grounded in a commitment to life, it is our modernity that forces architects to get out in the midst of it all, in order to raise the standards. This is the context in which we need to read the work of these young Parisian architects, work full of thoughtful reflection and powerful, intricate images that takes us off into the spiritual world and the mathematical world of forms and how they are calculated. We need to focus on the role of dissent, starting with language and working through to the new values underpinning the knowledge that now shapes sentiment and generates the myths of the future. 197 l’ARCA 65


AACMA

Zénith La Réunion

Rendering, piante e sezioni dello Zénith progettato per l’isola della Réunion. L’intervento si iscrive in un paesaggio di bassa densità senza particolari emergenze ed è praticamente

66 l’ARCA 197

isolato. La proposta sfrutta questa particolare situazione disegnando una forma circolare, idealmente compatta in un terreno esiguo e che accoglie gli spettatori come fosse un faro che

irradia in ogni direzione. Una sorta di oggetto galleggiante ancorato nel paesaggio, circondato da un anello minerale che fa da piazzale e da zona tecnica.

Renderings, plans and sections of the Zenith Hall designed for the Reunion Island. This building fits in a low-density context with no particular landmarks and stands almost isolated.

This proposal takes advantage from this situation utilizing a circular, ideally compact, shape on a small lot, which will welcome spectators with its beacon radiating light in every

direction. The building is a kind of floating object anchored to the landscape, surrounded by a mineral ring functioning as plaza and technical area.

197 l’ARCA 67


Nella pagina a fianco, viste del vassoio portapietanze del Mediet con le buste per gli alimenti. Sotto, esploso tridimensionale e

rendering della scarpa sportiva progettata per Ferragamo. Opposite page, views of the Mediet food tray with the processed

food. Below, blow up and rendering of the sports shoes designed for Ferragamo.

Space design icuramente la maggior parte di noi, pensando alle ricadudi/by Daniele Bedini te della ricerca spaziale nel nostro mondo quotidiano, Presidente IS-in collega subito il mondo dell’alta tecnologia, dell’elettroniand out space- srl ca a questa affascinante possibilità. Ed è plausibile e Chairman of IS-in and out space- srl dimostrabile che molte innovazioni degli ultimi decenni “vengono”

S

proprio dallo Spazio, proprio da quella ricerca avanzatissima che, dai primi anni Sessanta, ha portato prima l’uomo sulla Luna, poi attraverso successi e purtroppo qualche insuccesso, ha consentito, ai nostri giorni, di poter costruire una Stazione Spaziale permanente. Dobbiamo pensare che la ISS (International Space Station) è abitata permanentemente da tre astronauti che vivono, lavorano e conducono attività del tutto simili a noi sulla Terra, ma in un ambiente “estremo”. E’ proprio il pensare alla vita dell’astronauta che stimola architetti e designer a studiare, progettare oggetti, arredi e modi di vita che rappresentano forse la vera “tendenza” del design. Il team del Consorzio IACSA, formato dall’Università degli studi di Firenze e da IDEEA Italy, con la società di design IS-in and out space -, ha per compito proprio il pensare a come poter “sfruttare” l’ambiente Spazio e il modo di vivere degli astronauti per prima progettare e realizzare “l’evento spaziale” poi il suo “tradursi” nella versione terrestre, collegata a prodotti commerciali ad alto valore aggiunto. Per esempio, IACSA ha sviluppato per ENEA-PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) il progetto di un Lab a tecnologia mista, pneumatica e compositi. Tutta la fase di progettazione e la definizione dei vari requisiti da soddisfare ha avuto come linea guida lo stesso processo che è stato applicato in complessi programmi spaziali. Dalla ricerca di materiali superleggeri, termoisolanti, resistenti ad agenti atmosferici estremi fino all’abitabilità interna del modulo, sono stati presi ad esempio moduli progettati per istallazioni sulla Luna o, per gli interni, elementi di arredo leggeri realizzati con tecnologia pneumatica. Solo un’attenta analisi dei costi ha suggerito una fase di spin-in, in cui sono state fatte partecipare industrie terrestri specializzate in strutture pneumatiche (Eurovinil, Grosseto) e in costruzione di Caravan (LAIKA, Firenze), per ottenere dalla grande produzione terrestre suggerimenti e processi produttivi più a basso costo. Quindi lo Spazio utile alla Terra nel trasferimento di metodi, materiali e tecnologie, la Terra utile per semplificarne il processo produttivo e applicativo. Il risultato finale è un Modulo Laboratorio a basso costo dalle alte prestazioni in Antartide, con un buon livello di 68 l’ARCA 197

abitabilità per i suoi otto occupanti e talmente leggero da poter essere trasportato da un elicottero di media portata.. Un altro esempio di trasferimento tecnologico sviluppato da IACSA è stata una sfida, ancora non finita, per realizzare un avanzato sistema di scarpe sportive per la “Salvatore Ferragamo”. Ci siamo chiesti se fosse possibile attuare un processo di trasferimento di una tecnologia spaziale all’interno di una calzatura. Una grande sfida a cui hanno lavorato un team interdisciplinare di dodici persone con dietro i relativi laboratori. La tecnologia da trasferire era un sistema di “heat pipe”, applicate, a livello spaziale, per il raffreddamento dei motori dei missili e dove risulta necessario “raffreddare” un congegno, un’attrezzatura. E noi avevamo da raffreddare il “piede” umano surriscaldato da una attività sportiva poiché costretto all’interno di una scarpa, che benché, traspirante e leggera non è mai in grado di mantenere la temperatura interna a livelli di confort. La sfida è stata enorme, ci stiamo lavorando da due anni, siamo quasi alla fine ma manca ancora l’adattamento finale della tecnologia alle grosse sollecitazioni meccaniche indotte al piede da un’attività sportiva. Abbiamo un “heat pipe” di ridotte dimensioni che inserita all’interno di una scarpa è in grado di mantenere la temperatura del piede costante a 37°. Se questo è un esempio di come certe sfide possono essere “audaci” e difficili cito un altro esempio che al contrario è perfettamente soddisfacente e dove abbiamo realizzato un loop tra le varie applicazioni terrestri e spaziale. Lumen è un programma finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana in cui IACSA ha coinvolto, come industria di riferimento, la iGuzzini Illuminazione. Per fare cosa? Realizzare a bordo della ISS un sistema di illuminazione capace di ricreare un “giorno” di 24 ore ritmate dall’alba e dal tramonto, dall’alternarsi delle condizioni climatiche e quindi di luce e dalla varietà qualitativa ed emozionale che il sole ci dà. Pensate che adesso all’interno dei moduli della ISS, dove vivono e lavorano gli astronauti, l’illuminazione è pressoché costante, fornita con un sistema di “plafoniere” fluorescenti molto semplici e spartane, diciamo non proprio consone al livello tecnologico della Stazione. Come architetto e designer sono inorridito alla vista di tale sistema durante una visita al centro spaziale NASA di Houston. Così mi è venuto in mente di poter fare qualcosa per migliorare tale tecnologia. Ho trovato in iGuzzini Illuminazione la migliore azienda con cui sviluppare la necessaria ricerca tecnologica e bio medica per arrivare a

definire una nuova tecnologia illuminotecnica. Insieme ad altri colleghi (Spazio di Milano) ci siamo messi a lavorare e siamo arrivati al SIVRA, Sistema di Illuminazione Variabile a Regolazione Automatica. Un sistema sviluppato su criteri e requisiti spaziali, prima per un prodotto terrestre, poi per sostituire il sistema in uso a bordo della ISS. Il SIVRA terrestre e il Lumen spaziale sono in grado di ricreare il ciclo giorno-notte di 24 ore con un picco di “bright light” corrispondente al “mezzogiorno” simulato, il tutto gestito da un software personalizzabile capace di gestire gli svariati parametri del sistema dall’intensità alla temperatura colore della luce, fino a poter simulare il passaggio di una nube che oscura momentaneamente il sole. Perché questo? Perché il corpo umano, in questo caso l’apparato visivo, è direttamente coinvolto nello sviluppo degli ormoni necessari alle funzioni più sofisticate dell’uomo, compresa la possibilità creativa. E’ infatti attraverso gli stimoli visivi che si mettono in moto le ghiandole che producono gli ormoni; se non ci sono stimoli, come nel caso di una illuminazione costante senza bright light, l’uomo subisce una inibizione nella produzione di ormoni e quindi un calo di capacità percettiva, creativa e di reazione. Ma le ricadute nel design della ricerca spaziale non si fermano alla tecnologia ma possono riguardare argomenti, settori che nessuno potrebbe in prima istanza collegare con lo Spazio. E’ il caso dell’esperienza MEDIET, un esperimento sul “sistema cibo” degli astronauti. Con il completamento della Stazione Spaziale Internazionale gli “astronauti” saranno sempre più simili a persone comuni e perciò la qualità della vita a bordo dovrà aumentare offrendo un comfort maggiore e sempre di più simile a quello terrestre. Guardando più avanti, con l’introduzione del “Turismo Spaziale” si dovranno incrementare i requisiti di abitabilità, tra cui il cibo rappresenta un elemento fondamentale allo scopo di soddisfare i futuri clienti. Infine l’avvicinarsi della prima missione umana su Marte, prevista intorno al 2020, richiede lo sviluppo di tecnologie per la conservazione e preparazione dei cibi innovative. In questa ottica, la società IS -in and out space- con il Consorzio IACSA e COOP Italia hanno deciso di raccogliere tale sfida con la realizzazione dell’Esperimento MEDIET, che “è volato” con la navicella russa SOYUZ, il 22 aprile 2004 e ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale, dove due astronauti russi hanno eseguito l’esperimento il sabato 24 aprile. Questo esperimento ha voluto introdurre

alcuni elementi della Dieta Mediterranea nel “Food System”, di un sistema di imballaggio innovativo e di un vassoio ergonomico per il consumo earth-like delle pietanze. I cibi scelti sono stati: pomodori di pachino, piadina romagnola, pecorino toscano di fossa, pesche, gianduiotto. Dal punto di vista psicologico è importante avere un momento dedicato alla preparazione degli alimenti, soprattutto nelle condizioni estreme della vita a bordo dell’ISS. Un altro punto importante è la possibilità di scegliersi le pietanze con un grado di flessibilità che consente combinazioni individuali, secondo i gusti personali ed evitando le ripetizioni alla lunga, diventano un elemento negativo sullo stato psicologico dell’astronauta. La dieta mediterranea tipicamente consiste in cibo d’origine vegetale, molto ricco di vitamine e sali minerali, come frutta e verdure fresche, pasta e olio d’oliva. I processi di fermentazione lattica, di sragionamento, le trasformazioni biologiche, risultati di questi processi, rendono il cibo non solo utilizzabile più a lungo, ma anche incrementano il suo valore nutritivo. Per la realizzazione dell’Esperimento MEDIET, abbiamo voluto che i cibi fossero “freschi”, nel rispetto dei requisiti imposti dalle agenzie spaziali; si è dovuto quindi ricercare una tecnologia per il trattamento dei cibi che garantisse la “commestibilità” dopo tre mesi di conservazione a temperatura ambiente. Il cibo è stato così trattato con alta pressione di 4000-6000 atm per inattivare gli enzimi e i batteri da permettere una lunga conservazione mantenendo inalterate le caratteristiche fisiche come il colore e texture insieme al gusto e alle qualità nutritive. Il team di designer ha anche progettato un vassoio ergonomico, realizzato in alluminio (materiale approvato e validato per missioni spaziali), con una forma del tutto simile alla tavolozza di un pittore. All’interno della sua struttura rigida, capace di proteggere i cibi, cinque buste in plastica contenenti le cinque diverse pietanze. Tutto l’imballaggio e stato pensato e progettato per facilitare la preparazione delle pietanze e il loro consumo. Dall’esperienza MEDIET sicuramente deriveranno per il largo consumo sulla Terra sia cibi simili sia contenitori e prima di tutto, prodotti già in fase di sviluppo, una serie di “vassoi” multifunzione che verranno commercializzati direttamente da COOP Italia su disegno della società IS-in and out space-. Questi sono solo alcuni esempi di non tradizionali ricadute della ricerca spaziale e ci sembra interessante far vedere come mondi così distanti siano in effetti avvicinabili e utili reciprocamente. 197 l’ARCA 69


Modelli virtuali dell’apparecchio illuminante Lumen.

Virtual models of the lighting appliance Lumen.

Rendering della base antartica modulare Baia.

Renderings of the modular Antarctic base Baia.

Design from Space onsidering the repercussions of space research on everyday life, I am sure most of us immediately think of its benefits for high technology and electronics. And it is highly likely and provable that plenty of the innovations over recent decades “come” from Space, from that cutting-edge research which, ever since the 1960s, has taken man to the Moon and, despite the ups and downs, resulted in the construction of a permanent Space Station. This huge “space facility” is now opening up endless possibilities for “technological transfer” and “repercussions” in more than just the field of technology. ISS (International Space Station) is permanently manned by three astronauts living, working and going about their regular activities in very similar conditions to us down here on Earth, only in an “extreme” environment to say the least. It is thinking about how the astronauts live that inspires architects and designers to study and develop objects, furniture and life styles that are now, perhaps, at the very cutting-edge of design. The IACSA syndicate team composed of a combination of Florence University, IDEEA Italy and the IS-in and out space design firm are working on ways of exploiting the Space environment and the lifestyle of an astronaut to create a “space event” that might be adapted to Earth and connected with trade products with notable value added. There are two clear examples in two quite different realms. IACSA has developed a project for a mixed technology, pneumatic and composite Lab for ENEA-PNRA (National Antarctic Research Programme). All the design and definition of the various requisites to be met work along the same basic guidelines as complex space programmes. From super-light heat-insulated materials that can withstand even the harshest atmospheric conditions to the interior living conditions in the capsule, inspiration was taken from modules designed for Moon installations or lightweight furniture designed based on pneumatic technology. Careful costs analysis suggested a spin-in phase drawing on the joint resources of industries specialising in pneumatic structures (Eurovinil, Grosseto) and building caravans (LAIKA, Florence), so as to borrow less expensive manufacturing processes and ideas from major manufacturing companies. So just as Space is useful to the Earth in transferring methods, materials and technology, likewise the Earth provides a hand by simplifying

C

70 l’ARCA 197

the production/application process. The end result is a low-cost highperformance Laboratory Module in Antarctic with good living standards for its 8 inhabitants and light enough to be transported by a medium-size helicopter. Its pleasant interior is divided into fully person-friendly functional areas. Another example of technological transfer developed by IACSA was the on-going challenge to create state-of-the-art sports shoes for “Salvatore Ferragamo”. We wondered whether it might be possible to adapt space technology to footwear. A big challenge involving an interdisciplinary team of 12 staff and the backing of special laboratories. The technology being transferred was a “heat pipe” system used in space to cool rocket engines, viz. to cool a special device or mechanism. We were interested in cooling the “feet” of somebody playing sport, since however light and transpirant footwear is, it can never keep the inside temperature to comfortable levels. This was a massive challenge that we have been working on for two years now; we have almost achieved our goal, we just need to adapt the technology to the great mechanical stress and strain a foot is subjected to when playing sport. We have a small-size heat pipe incorporated in the shoes that can keep the foot at a comfortable temperature of 37°. Whereas this shows just how “bold” and tricky certain challenges can be; I would like to mention another highly successful application in which we created a loop between space and the Earth. Lumen is a programme financed by the Italian Space Agency on which IACSA worked in partnership with iGuzzini Illuminazione. But to what end? To design a lighting system on board the ISS capable of providing what Mother Nature gives us for free every day: a 24-hour “day” from dawn to dusk governed by the climatic conditions and hence the light and qualitative-emotional variety the sun gives us. The lighting inside the ISS modules where the astronauts live and work is almost constant and comes from very simple and Spartan fluorescent ceiling lights, which are not exactly in line with the technological standards of the rest of the Station. As an architect and designer, I was horrified by what I saw when I visited the NASA Space Centre in Houston. So I decided I could do something to improve this lighting technology. iGuzzini Illuminazione was the ideal partner for developing the necessary bio-medical and technological research required to design new lighting. Working with other

colleagues (Spazio di Milano) we created SIVRA, Automatically Adjusting Variable Lighting System. A system developed along spacerelated guidelines and requisites, first as a product to be used down here on Earth and then to replace the system currently used on board the ISS. The SIVRA earth system and Lumen space system are both capable of recreating the 24-hour day-night cycle with a peak moment of bright light corresponding to a simulation of “midday”, all controlled by personalised software handling all the system parameters ranging from the intensity to the light colour temperature and even managing to simulate a passing cloud that momentarily blocks out the sun. So what is the point of all this? It caters for the fact that the human body, in this case the visual apparatus, is directly involved in developing the hormones required for the most sophisticated functions of a human being, including creativity. Visual stimuli actually trigger off the glands producing hormones; if there are no stimuli, as in the case of constant level lighting with no bright light, hormones production is inhibited resulting in a fall in perceptual, creative and reactive potential. The repercussions of space research on design are not confined to just technology, they also touch on sectors and factors that nobody would initially link with Space. This is the case with the MEDIET experiment into an astronaut’s “food system”. With the completion of the International Space Station, “astronauts” will be more and more like ordinary people, so the quality of life on board must be raised to provide living conditions that are as comfortable as back down on Earth. Looking ahead, the onset of “Space Tourism” will call for better living conditions and, of course, better food, which will be one of the real keys to meeting prospective customers’ requirements. Finally, plans for a mission to Mars in 2020 will call for new means of preserving and preparing new types of food. This is why IS- in and out space- has worked with the Consorzio IACSA and COOP Italian on designing the MEDIET Experiment, which “flew out” with the Russian space ship SOYUZ on 22nd April 2004 and reached the International Space Station, where two Russian astronauts carried out the experiment on Saturday 24th April. This experiment was aimed at introducing certain aspects of the Mediterranean Diet into the Food System; it also comprised an inno-

vative packaging system and ergonomic tray for earth-like food consumption. The foodstuffs chosen were: Pachino tomatoes, Piadina from Romagna, Tuscan hard cheese made from Ewe’s milk, peaches, and chocolate from Turin made from hazelnuts. The MEDIET Experiment was designed to improve the astronaut’s psychologicalphysiological well-being in relation to food preparation and consumption. Psychologically speaking, it is important to take time out to prepare food, particularly in the extreme conditions of life onboard the ISS. Another important point is the possibility of choosing foods in a flexible enough way to allow personal combinations based on individual taste, so as not to eat the same things all the time. Preparing and eating the same food has negative psychological repercussions on the astronaut in the long run. A Mediterranean diet typically consists of vegetable-based foods full of vitamins and mineral salts, such as fresh fruit and vegetables, pasta and olive oil. The milk fermentation, maturing and biological transformation processes this entails do not only mean the food has a longer “shelf” life, it also has greater nutritional value. We decided we needed to work with “fresh” foods for the MEDIET Experiment, in line with the standards set down by space agencies; this called for food processing technology ensuring “edibility” after three years on the shelf at ambient temperature. The food was processed at high pressure (4000-6000 atm) to trigger off enzymes and bacteria allowing long preservation, without affecting physical characteristics, such as colour and texture, as well as taste and nutritional properties. The team of designers also created an ergonomic tray made of aluminium (a material approved and ratified for space missions) shaped just like a painter’s palette. There are five plastic bags containing five different types of food inside the stiff main frame designed to protect the food. All the packaging is devised and developed to make it easier to prepare and eat food. The MEDIET Experiment will certainly result in both widely consumed foods and containers of a similar nature down here on Earth. A set of multi-purpose “trays” are already being developed and will be marketed directly by COOP Italia based on the design by IS-in and out space-. These are just some unconventional repercussion of space research, and we thought it would be interesting to show you how such distant worlds can in fact be brought together and serve each other’s purposes. 197 l’ARCA 71


Iosa Ghini

Forme essenziali Fluid Design La nuova lampada Solar II disegnata da Massimo Iosa Ghini per Zumtobel Staff. The new Solar II lamp, designed by Massimo Iosa Ghini for Zumbtobel Staff.

Ferrari Store, Roma Credits Project: Massimo Iosa Ghini Design Team: Studio Iosa Ghini Main Contractor: CPC Furniture: Lisar Lighting: Zumtobel Staff Security System: Senormatic Videowall: Barco Client: Ferrari

72 l’ARCA 197

rancesco De Sanctis soleva dire “Lo stile è la cosa”, sopravanzando in senso più moderno i sostenitori del motto “lo stile è l’uomo”. A suo avviso, infatti, l’incarnazione dell’idea va ricercata non tanto nella personalità del creatore, quanto nell’identità dell’opera, realtà vivente di un universo di pensiero che può vivere solo nella concretezza della materia e del segno che la rappresenta. C’è bisogno di sottolineare la pertinenza dell’osservazione nei confronti del design? L’esigenza di un’approfondita riflessione sullo stile per decifrare meglio la mappa del design contemporaneo dovrebbe essere chiara a tutti; e la sollecitazione appare particolarmente opportuna dinanzi al lavoro di Massimo Iosa Ghini, che sempre di più risulta articolato lungo un percorso irrequieto, ma coerente, nel quale la disseminazione delle soluzioni formali in un complesso universo di figurazioni e di dettagli mette capo a una grammatica e a una sintassi destinate a strutturarlo in linguaggio. Prendiamo per esempio le lampade Solar disegnate per Zumtobel. Si sa che nel settore degli apparecchi illuminanti la scontata dialettica tra forma e funzione si anima di roventi energie progettuali, che mettono in gioco fattori come la qualità della luce, la tecnologia che vi è sottesa, il rapporto di ciascun punto luminoso con lo spazio, il peso della presenza fisica dei corpi a luce spenta e così via. Ciascuno di questi elementi costituisce un mondo culturale a sé, sicché la loro composizione in un progetto omogeneo può essere paragonata a quella del contrappunto musicale, in cui lo scarto tra una linea melodica e l’altra esprime, nella sintesi dell’esecuzione, il nucleo concettuale dell’opera. Ma è proprio in questa struttura compositiva che si rivela la matrice stilistica del progetto, ovvero la capacità di ordinare in linguaggio riconoscibile la struttura dell’oggetto, nella quale precipita e si amalgama tutta la storia del progettista, filtrata attraverso memorie, rimandi, eco lontane. Basta osservare, in queste lampade, la plasticità dei corpi, il gioco sapiente delle curvature, il linearismo che interrompe, scandendola, la levigata continuità dei gusci, la scelta del colore e, soprattutto, l’inseguimento del concetto di fluidità per ritrovare gli elementi essenziali su cui Iosa Ghini ha costruito la sua poetica. La dimostrazione si ha nel mutamento della prospettiva. Dinanzi alla realizzazione del Ferrari Store di Roma, che fa seguito al “concept-store” di Maranello (l’Arca 181), l’impressione, mutatis mutandis, non cambia. Certo, anche in questo lavoro domina il tema dell’illuminazione, resa dinamica dal megabank che, come sottolinea lo stesso progettista, “pulsa e cambia di colore, rivoluzionando cromaticamente lo spazio”. Ma è la fluente linearità dello spazio, il suo vertiginoso convergere verso un punto di fuga proiettato all’infinito o, al contrario, il senso del veloce trascorrere, dinanzi ai nostri occhi, delle forme, delle superfici, dei colori, a definire un punto di vista pro-

F

Style is the thing”, as Francesco De Sanctis used to say, anticipating along more modern lines supporters of the motto “style is the man”. In his view, the incarnation of an idea is not so much to be sought in the creator’s personality as in the project’s identity, the living embodiment of a world of thought that can only live in the concrete substance of matter and the sign representing it. Is it worth emphasising the observer’s key role in relation to design? The need to think more deeply about style in order to read the map of contemporary design more accurately ought to be obvious to everybody; and it is particularly obvious when approaching Massimo Iosa Ghini’s work, as it develops along increasingly restless yet coherent lines, as the dissemination of stylistic solutions in a complex universe of figurative forms and details is structured into language through grammar and synthesis. Take, for instance, the Solar lamps designed for Zumtobel. It goes without saying that the inevitable dialectics between form and function take on buzzing design energy in the realm of lighting appliances, calling into play factors like lighting quality, the technology underpinning it, the way each spotlight interacts with space, the weight of the physical presence of lighting appliances when they are switched off etc. Each of these aspects forms its own cultural world, so that the way they are incorporated in a smoothly knit project may be compared to a musical counterpoint, in which the gap between one line of a melody and another provides a stylistic synthesis of the work’s conceptual core. It is this stylistic structure that reveals the project’ stylistic matrix or in other words the ability to arrange the object’s formal/functional structure into a recognisable language, where the designer’s whole background flows in and amalgamates, filtered through a variety of memories, allusions and distant echoes. Just look at the sculptural forms of these lamps, the clever interplay of curves, the broken linearity, the smooth and seamless shells, the choice of colour and, above all, the insistence on the idea of fluidity to rediscover the key traits that have characterised Iosa Ghini’s artistry throughout his career. This is demonstrated by the change in perspective. Faced with the design of the Ferrari Store in Rome, following on from the “concept-store” in Maranello (“l’Arca” no.181), the overall impression “mutatis mutandis” does not change. Of course once again in this work, the question of lighting comes to the fore, injected with life by the megabank, which, as the designer himself points out, “beats and changes colour, chromatically revolutionising space”. But it is the fluent linearity of space, the way it is projected towards infinity as it dizzily converges towards a vanishing point or, on the contrary, the sense in which its forms, surfaces and colours flow past our eyes, that set a design point

Il sistema in legno componibile e attrezzato “La Boiserie” disegnato da Massimo Iosa Ghini per Listone Giordano. The wooden modular, equipped system “La Boiserie”, designed by Massimo Iosa Ghini for Listone Giordano.

197 l’ARCA 73


Viste del nuovo Ferrari Store di Roma in via Tomacelli. Questo spazio, che alle funzioni di vendita unisce quelle di luogo di raccolta della storia Ferrari, si sviluppa su tre piani progettati per rimanere il più aperti possibile in cui gioca un ruolo importante la luce sia statica che dinamica. Di forte rilievo anche l’immagine grafica dominata dal rosso e di forma curvilinea derivate dalla morbidezza e dall’idea di velocità.

of view destined to emerge, more or less explicitly, as style. As we know, Iosa Ghini has made his line of thought quite clear. “Fluid space evokes dynamism in a constant Heraclitian flow”, so he recently wrote, “as life is shaped and transformed as it smoothly and endlessly evolves. Full of different facets, smooth and metabolic, this place evokes more the vital idea of an organism than that of a rationalist machine”. Of course, as we know, polemics against rationalism are now a thing of the past. But the allusion to the organic and biological universe, although nothing new, is extremely interesting, since it poses plenty of questions. That design is set in this perspective is a sign of the designer’s artistic awareness, as he has taken the prospect of this new cultural turn as confirmation of all his lengthy design work and developments. Yet, even here, we need to acknowledge the desire for style embodying the will to move beyond mere adapting to purpose to reach more significant and more advanced balances. This kind of will is certainly debatable, but it is worth remembering what an expert on style like Buffon once noted: “Anybody who writes the way they speak, writes badly however well spoken they might be”.

Santi Caleca

Views of the new Ferrari Store in Via Tomacelli, Rome. This space which unites the selling function and that of historical archive of Ferrari’s spirit, develops on three floors, designed to be as open as possible. Light, both static and dynamic, has here a fundamental role. The graphic image, dominated by the red colour and realized with curved lines, as a remind of softness and fastness.

gettuale destinato a rivelarsi, più o meno esplicitamente, come stile. Iosa Ghini ha definito da tempo questo suo modello di pensiero. “Lo spazio fluido evoca il dinamismo in un incessante scorrere eracliteo”, ha scritto di recente, “dove la vita si plasma e si trasforma nel suo eterno divenire senza soluzioni di continuità. Ricco di sfaccettature, liscio e metabolico, questo luogo rimanda più all’idea vitale di un organismo che a quella di una macchina razionalista”. La polemica col razionalismo è ormai, com’è noto, obsoleta. Ma il richiamo all’universo organico e biologico, sebbene non nuovo, è di grande interesse, giacché pone ancora interrogativi. Che il design si situi in tale prospettiva è segno della sensibilità del progettista, che ha colto nella prefigurazione di una nuova svolta culturale la conferma della sua lunga elaborazione progettuale. Anche in ciò, tuttavia, va colto il segnale di una volontà di stile, nella quale si manifesta il desiderio di superare il semplice adattamento allo scopo, per raggiungere equilibri più avanzati e significativi. Su questa volontà si può discutere. Ma vale la pena di ricordare un’osservazione di Buffon, che di stile se ne intendeva: “Chi scrive come parla, anche se parla benissimo, scrive male”. Maurizio Vitta

74 l’ARCA 197

197 l’ARCA 75


Un Museo per l’arte concreta Albers-Honegger’s Espace Art Concret

The building, hosting the collection of more than 500 works of Concret Art donated by Albers-Honegger, was inaugurated last summer at Mouans-Sartoux, not far from Nice.

Project: Gigon & Guyer Collaborators: G. Dafflon (project manager), K. Schubert, L. Morf Structure: Lüchinger+Meyer, CVS: 3-Plan Haustechnick Electrical plants: Elkom Partner Engineering: BET G.L. Ingénierie Client: Ville de MouansSartoux

76 l’ARCA 197

n ruolo importante nell’arte italiana ha avuto il Movimento Arte Concreta (Mac) agli inizi degli anni Cinquanta. Ma Arte Concreta era stata ed era la corrente avviata da Teo van Doesburg 20 anni prima. Un vero movimento di sensibilità e di “opinione” che aveva a sua volta un antecedente in un esponente del dadaismo, Jean Arp. Egli affermava: “L’arte concreta vuole trasformare il mondo e rendere l’esistenza più sopportabile. Vuole salvare l’uomo dalla follia più pericolosa: la vanità. Vuole semplificare la vita dell’uomo. Vuole identificarlo con la natura (…) l’arte concreta è un’arte elementare, naturale, sana che immette nella testa e nel cuore le stelle della pace, dell’amore, della poesia. Dove entra l’arte concreta, esce la malinconia, che porta con sé le sue valige grige piene di sospiri neri”. Un museo pubblico d’Arte Concreta nasce in Francia, a MouansSartoux. L’idea risale al 1990, quando s’inaugura l’Espace de l’Art Concret, dove si svolgono iniziative temporanee e attività a forte carattere pedagogico nel campo dell’arte e della musica. Nel giugno scorso si è aperta la nuova costruzione. Adesso che altre nuove donazioni si sono aggiunte, il museo raccoglie circa 500 opere. Il progetto architettonico è degli svizzeri (e giovani: classe 1958 e 1959) Annette Gigon e Mike Guyer. Alla base, una grossa donazione fatta allo stato francese dalla coppia Sybil Albers (cognome ben noto nell’arte, e concreta in specie) e Gottfried Honegger (sì, proprio lui: il famoso artista svizzero). Decenni di passione nell’acquisire pezzo dopo pezzo all’insegna del dialogo: “Nel rispetto della personalità di ciascun lavoro, abbiamo cercato situazioni contrapposte”. E’ peraltro attraverso questo dialogo-confronto che “il riguardante può fare comparazioni, e giudicare. Ed è così che guadare diventa un atto creativo, giacché il fruitore non è più sottomesso a un’idea o alla storia, ma è libero di gironzolare nel giardino della geometria”. Sono dichiarazioni di Honegger, appassionato ricercatore dei rapporti tra arte e società, giacché “l’arte è lo specchio di una società, di un’epoca, di un momento. La società è la terra nella quale l’arte attecchisce e fiorisce”. La sua compagna aggiunge: “Abbiamo cominciato insieme, io e la mia metà, a comprare delle opere. Ogni acquisto era un avvenimento, un momento di discussione dove noi cercavamo di dare il nostro contributo all’opera”. Nel 2000, nell’occasione della celebrazione del decennale dell’Espace, la coppia Albers-Honegger decide di fare la donazione, a patto che si costruisca un apposito edificio. Nel 2001 Honegger fa una donazione supplementare alla quale si aggrega quella di una sua vecchia amica e artista, Aurelie Nemours, la quale proprio quest’anno ha aggiunto un fondo di stampe. Arriva nel frattempo un’altra donazione, quella della coppia Gilbert e Catherine Brownstone che contribuisce con una ventina di opere. Il duo nel 1999 aveva creato la Brownstone Foundation per la promozione in Francia, e fuori, dell’arte contemporanea. A completare il flusso di donazioni in rapporto alla raccolta dell’Espace de l’Art Concret (che è diretto da Dominique Boudou) si aggiungono le opere donate direttamente dagli artisti Bernard Venet, Nikolaus Koliusis, Laurent Saksik. Alla fine, a formare la cosiddetta Donation Albers-Honegger sono circa 500 opere e160 artisti, fra i quali Alvar Aalto, Joseph Albers, Joseph Beuys, Marcel Breuer, Daniel Buren, Man Ray, Olivier Mosset, Niele Toroni, Piero Dorazio, Dadamaino, Sol LeWitt, Antonio Calderara, Alan Charlton, Donald Judd. Honegger stesso ha voluto seguire l’allestimento basandolo, come si è visto, sulla contrapposizione-dialogo e ripartendo le opere per temi. Per esempio, i Rilievi, lo Spazio, la Poesia, le Materie. In realtà si può capire la materia, lo spazio, i rilievi, ma meno la poesia, la tensione o i programmi determinati, come recitano i titoli delle altre sezioni. A Mouans-Sartoux c’è inoltre un grande parco. La sua sistemazione è stata affidata a Gilles Clément. Carmelo Strano

U

n the early fifties, the Concrete Art Movement (Mac) played an important role in Italian art. But the Movement had been started by Teo van Doesburg 20 years earlier. A real movement of sensibility and “opinion” which in turn was preceded by an exponent of Dadaism, Jean Arp. He was known to say: “Concrete art aims at changing the world and making life more bearable. It wants to save man from the most dangerous madness: vanity. It wants to make man’s life easier. It aims at identifying man with nature (…) concrete art is an elementary, natural and healthy art that lets the stars of peace, love and poetry into the heart and mind. Where concrete art comes in, melancholy leaves, taking its grey suitcases full of black sighs along with it.” A public museum of Concrete Art is opening in France, in Mouans-Sartoux. The idea for such a museum was born in 1990, when the Espace de l’Art Concrete was inaugurated. Here, a series of temporary initiatives and highly pedagogical activities went on in the fields of art and music. The new building opened last June; thanks to new donations, the museum now has a collection of about 500 works. The design of the building was entrusted to the young Swiss designers Annette Gigon and Mike Guyer (born respectively in 1958 and 1959). What set the project off was a large donation to France by the couple Sybil Albers (a well-known last name in art, especially concrete art) and Gottfried Honegger (Yes, him: the famous Swiss artist). Decades of passion in purchasing piece after piece in the name of dialog: “We looked for contrasting situations with an eye to each work’s personality.” It is, in fact, through this sort of dialog-contrast that “the onlooker can make comparisons and judge. This is how “wandering” becomes a creative act, since onlookers do not feel they are submitted to an idea or to history, but they are free to wander through the garden of geometry.” These are Honegger’s words, the words of a passionate pursuer of the relationships between art and society, as “art reflects a society, an era, a moment. Society is the earth where art takes root and blooms.” The artist’s partner adds: “Me and my other half started buying the works together. Every buy was an event, a moment for discussion, where we tried to give our contribution to the work.” The Albers-Honegger couple decided to make their donation in 2000, on the occasion of the Espace’s decennial, but on condition that an appropriate building e built. In 2001, Honegger made an additional donation along with his old friend, the artist Aurelie Nemours, who has added a collection of prints to the exhibits this year. In the meantime, another donation arrived, as well, by the couple Gilbert and Catherine Brownstone, who contributed with another twenty works. In 1999, the duo created the Brownstone Foundation for the promotion of contemporary art in France and in other countries. The flow of donations to the collection at the Espace de l’Art Concrete (directed by Dominique Boudou) was completed with works that were donated directly by the artists Bernard Venet, Nikolaus Koliusis and Laurent Saksik. Thus, the so-called AlbersHinegger Donation is made up of about 500 pieces by 160 artists, including names such as Alvar Aalto, Joseph Albers, Joseph Beuys, Marcel Breuer, Daniel Buren, Man Ray, Olivier Mosset, Niele Toroni, Piero Dorazio, Dadamaino, Sol LeWitt, Antonio Calderara, Alan Charlton, Donald Judd. Honegger himself took care of the setting, basing it on a sort of contrast-dialog and dividing the works by themes. For instance, Reliefs, Space, Poetry, Matter. The director of the Espace could not do much to stop the artist’s imagination from running away with him. In fact, if we think of matter, space and reliefs, they are understandable, but what he means by the titles of the other sections – poetry, tension and definite plans – is beyond comprehension. Mouans-Sartoux also has a great park, designed by Gilles Clément.

I

Serge Demailly

L’edificio che ospita l’insieme di opere di arte concreta, oltre 500, della Donazione Albers-Honeger, inaugurato la scorsa estate a MouansSartoux, non lontano da Nizza.

197 l’ARCA 77


A sinistra, dal basso in alto, piante dal primo al quarto piano. Al centro, prospetti ovest, sud e nord e sezioni trasversali. Sopra, planimetria generale. Nella pagina a fianco, vista dell’ingresso del nuovo museo, dal Castello di Mouans, attualmente riservato alle esposizioni temporanee.

78 l’ARCA 197

Left, from bottom up, plans from first to fourth floor. In the middle, west, south and north elevations, and cross sections. Above, site plan. Opposite page, view of the new museum entrance, from Mouans Castle, where temporary exhibitions are held.

197 l’ARCA 79


Particolari del nuovo volume che si inserisce nel parco del castello e ne rispetta le proporzioni. Il cemento tinto di verde-giallo crea un’atmosfera particolarmente

80 l’ARCA 197

luminosa e mette in risalto il gioco d’ombre degli alberi. Inoltre, lo sfalsamento dei piani e la presenza di terrazze con ampie aperture consente di dosare la luce naturale nelle sale espositive.

Details of the new volume harmoniously integrated in the park of the castle. The green-yellow painted concrete creates an atmosphere particularly luminous and enhances the play

of the shadows of the trees. Besides, the shift of floors and the presence of terraces with wide openings allows for the control of natural light in the exhibit rooms.

Particolari delle sale del museo. L’essenzialità e la linearità dell’insieme interno esterno si coniuga alla natura delle opere esposte.

Details of the museum rooms. Essentiality and linearity of interior and exterior harmonizes with the exhibited works.

197 l’ARCA 81


Giuria/Jury: Robin Nicholson (chairman) Committente/Client: East of England Development Agency (EEDA) and with Project Managers, King Sturge

Sponsor: Quebec City, Quebec National Capital Commission, the Quebec Ministry of Culture and Communications, the Quebec Ministry of Transportation, and the Société des établissements de plein air du Québec

Vincitore/Winner Auer-Weber Progettisti ammessi alla 2a fase/Shortlisted Teams - Peking Architecture Design Studio - Harald Deilmann - Cox Group - Azusa Sekkei - Architecture Studio

Cina/China - Dalian Campus universitaro Lu Xun Progetto per la realizzazione di un nuovo campus per l’università di arti applicate “Lu Xun” a Dalian. Lu Xun University Campus Project for the realization of a new university campus for the University of Applied Arts Lu Xun Committente/Client: Dalian University Of Technology 1°

Corea del Sud/South Korea Busan Eco Center on the Nakdong River Il Centro deve essere progettato per giocare un ruolo educativo per il grande pubblico e mostrare come si possa vivere in armonia con l’ambiente naturale. Con una superficie costruta di 3.300 mq l’edificio deve comprendere spazi per esposizioni permanenti e temporanee che presentano la storia e il futuro del Fiume Nakdong, un centro ricerche, un osservatorio ecologico, un museo con negozio e un parco giochi Eco Center on the Nakdong River The facility is to be designed to play an educational role vis-a-vis the public at large and to show how human beings can live in harmony with the natural environment. With a built surface area of 3,300 sq.m, the building will include permanent and temporary exhibition spaces presenting, in an analogical manner, the Nakdong river’s past, present and future; a research centre; an out-door ecological observatory; a museum shop and children playground

Centro per l’Innovazione Il bando richiedeva il progetto di un certo numero di piccoli spazi, la flessibilità nel tempo, bassa emissione di CO2, ventilazione naturale, senso della comunità, budget fisso, innovazione ed ecocompatibilità Innovation Center The brief required a large number of fairly small spaces, flexibility over time, low CO2 count and natural ventilation, a business proposition with a sense of community, a fixed budget and a desire to be seen to be innovative and green

Giuria/Jury: Gregory Burgess, Lise Anne Couture (Asymptote), Jong Sung Kimm, Jun Sung Kim, Dominique Perrault Committente/Client: Busan International Architectural Culture Festival (BIACF) 1° Premio/1st Prize Yasuhiro Yamashita: Prestressed Wood 2° Premio/2nd Prize Gee Doo Bae: Eco-center as a threshold to the eco-net

Project proposals were to be finalized to reach the following objectives: a) requalify the Market square presently a parking lot, b) construction of an entrance for the Cemetery, trying to reconstruct (together with the near Chapel of Santa Barbara) a "Memory Plaxe", the ancient role of “Dos de la Mul”

Italia/Italy - Borno (Brescia) Riqualificazione urbanistica: “Dos de la Mul” Riqualificazione urbanistica e ambientale dell’area urbana e di collegamento, tra la Piazza, le Scuole, il Cimitero e gli spazi adiacenti di rilevante interesse pubblico. Le proposte progettuali dovevano essere finalizzate al raggiungimento dei seguenti obiettivi: a) riscattare Piazza Mercato dall’attuale ruolo di servizio (parcheggio), perché diventi un luogo con una propria identità e caratterizzazione, estetica e multifunzionale, in grado di recepire più istanze e sostenere più ruoli; b) realizzare un ingresso al Cimitero, adeguato funzionalmente ed esteticamente, mediante elementi formali significativi e identificativi, che si estendano anche oltre la cinta muraria cimiteriale, nell'intento di ricostruire (anche con la vicina Cappella di Santa Barbara) un “Luogo della Memoria”, ruolo già anticamente assegnato al “Dos de la Mul” Urban requalification of "Dos de la Mul" Urban and environmental requalification of the urban and connection area among the Square, the Schools, the Cemetery and adjacent spaces of relevant interest.

Giuria/Jury: Antonio Maisetti, Mario Gheza, Francesco Mazzoli, Franco Maffeis, Riccardo Mariolini Committente/Client: Comune di Borno

1° Classificato/1st Place Amerigo Quagliano, Silvana Feleppa 2° Classificato/2nd Place Anna Rizzinelli (capogruppo/team leader) Cesare F. Archetti, Dario Quarantini 3° Classificato/3rd Place Studio Atelier2: Valentina Gallotti e Marco Imperadori Associati 4° Classificato/4th Place Pietro Stabiumi 5° Classificato/5th Place Dario Lambertenghi, Dario Gheza 6° Classificato/6th Place Gian Pietro Imperadori

Italia/Italy - Caserta Rifacimento architettonico delle due facciate del teatro comunale Il progetto dovrà essere caratterizzato dalla elevata qualità architettonica delle due facciate principali del Teatro Comunale, in considerazione del fatto che lo stesso sorge nel centro storico della città. Per la realizzazione dell’opera, l’Amministrazione ha preventivato un impegno di spesa pari a 200.000 euro, incluso il costo della sistemazione delle aree esterne Architectural re-make of the two façades of the Municipal Theatre. The project should b characterized by the high architectural quality of the two main façades of the Theatre with is also in the historical center. The Administration has budgeted 200.000 euro, including rearrangement of outdoor spaces Giuria/Jury: Luca Scacchetti, Giovanna Petrenga, Giovanni Silenziarlo, Pierfranco Battista, Bartolomeo D’Angelo Committente/Client: Comune di Caserta

COMPETITIONS

Concorso per le Cascate di Montmorency La rivitalizzazione dell’area delle Cascate sarà catalizzatore di investimenti per i villaggi vicini e contribuirà a ristabilire il legame col fiume San Lorenzo e a mettere in evidenza le bellezze naturali di questo luogo che segna l’ingresso da est a Quebec City Montmorency Falls Competition The revitalization of this area will be a catalyst for investments in the adjacent village centres, will help re-establish ties with the Saint-Lawrence River, will contribute to highlighting the outstanding natural features on the site and will mark the eastern entrance to the capital of Quebec

Vincitore/Winner Ruddle Wilkinson Architects 2° Classificato/2nd Place Barr Gazetas Altri finalisti/Other Shortlisted Teams Bisset Adams LSI Architects LLP Broadway Malyan Hawkins Brown

Gran Bretagna/Great Britain Peterborough

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

1° Classificato/1th Place Morency/Gagné/Leroy 2° Classificato/2nd Place RAr2 Laboratory of Architecture/Gilner+Kubec

Canada - Quebec City

A

1° Premio (ex-aequo) A-Enrico Carafa (capogruppo/team leader), Vincenzo Guadagno, Alfonso Striano B-Massimiliano Rendina (capogruppo/team leader), Aldo Giacchetto, Luigi Papa, Tiziana Ostuni, Gaetano Iovinella C-Beniamino Servino (capogruppo/team leader), Giovanni Ambrosio Menzioni/Mentions - Piercarlo Crachi (capogruppo/team leader), Sara Dini, Edoardo Currà - Nicola Pagliara (capogruppo/team leader), Gaetano Troncone - Antonio Galleri (capogruppo/team leader), Enrico Mamprin

B

C

82 l’ARCA 197

197 l’ARCA 83


Committente/Client: Cirò Marina

Italia/Italy - Trieste Riqualificazione dell’area ex cinema di Servola Si richiede un progetto preliminare per la riqualificazione dell’area ex cinema di Servola, al fine di farne un luogo di ritrovo e di fruizione del verde da parte della cittadinanza Requalification of the area of the formercinema of Servola Preliminary project for the requalification of the area of the former cinema of Servola to make it a public, green space for citizens

1° Classificato/1st Place Cristiano Tavani (capogruppo/team leader), Domenico Straface, Fabrizio Pagliano Tajani 2° Classificato/2nd Place Luca Baroni (capogruppo/team leader), Joao Antonio Ribeiro Ferreira Nunes, Anna Marelli Progetti menzionati/Mentions - Sara Carbonera (capogruppo/team leader), Marta Baretti, Francesca Toppazzini - Paolo Zelco (capogruppo/team leader), Andrea Dapretto, Luciano Lazzari, Andrea Lutman, Luisa Anna (Gigetta) Tamaro, Fabio Zlatich - Maurizio Martinelli (capogruppo/team leader), Giovanni Paolo Bartoli, Roberta Dambrosi, Claudio Farina, Verjano Markezic, Sergej Zagniboroda

Giuria/Jury: Marina Dotto Laurenti, Carlo Nicotra, Francesco Pavanello, Pierluigi Missio, Giovanni Ceiner Committente/Client: Comune di Trieste

COMPETITIONS

Riqualificazione della pineta comunale di Punta Alice Concorso di idee per un “Parco naturale del comprensorio ciromarinese, per la realizzazione di un’area verde pubblica” al fine di rendere disponibile la migliore soluzione possibile per l’utilizzazione della Pineta e dei terreni comunali di Punta Alice Requalification of the municipal pine wood of Punta Alice Design competition for a “Natural park in the Cirò Marina area for the construction of a public green area” to make possible the use of the Pine Wood and of the municipal grounds of Punta Alice

1° Classificato/1st Place Aries Srl: Andrea Gambardella (capogruppo/team leader), Maria Iole Gambardella, Patrizia Capocasale, Dimitar Ouzurov, Roberto Paese, Cons.: Pietro Brandmayr, Mattia Gambardella, Giuseppe D’Amico, Cesare Calvano 2° Classificato/2nd Place Giuseppe Scaglione, Silvia Marano, Vincenzo Cribri, Cons.: Franco Rossi, Serena Bergami, Coll.: Carlo Consoli, Maurizio Altimare 3° Classificato/3rd Place Francesco Maria De Franco Progetti menzionati/Mentions - Giuseppe Lonetti, Renato Bollati, Antonio F. Amodeo, Piero Golino, Andrea Nobili, Pier Giuseppe Scarpelli - Alessandro Occhiuzzi, Federico Calabrese, Alessando Zarone, Roberto Zummo Patrono, Angelo Occhiuzzi

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Cirò Marina (Crotone)

1° 2°

Italia/Italy - Lecco Città del divenire: area “Ex-piccola velocità” Soluzioni progettuali qualitativamente elevate sul tema del disegno dello spazio aperto pubblico in contesti di una certa complessità morfologica, tipologica e tecnico-infrastrutturale in presenza di riconosciuti valori storici ed ambientali. In particolare l’area “Ex-piccola velocità” dovrà essere sviluppata come centro di attrezzature principalmente pubbliche, organizzato intorno a una ossatura infrastrutturale viaria e pedonale, in grado di qualificarsi come strategica rispetto alle nuove direttrici di sviluppo urbanistico e viabilistico della città. Le realizzazioni previste riguardano la costruzione della nuova sede della biblioteca comunale, il parcheggio ipogeo per 1.000 posti auto, il mercato scoperto, il parco urbano, il recupero degli edifici ex ferrovia, le attrezzature commerciali e la viabilità interna The city of becoming: “Former-low speed” area high quality project solutions on the theme of the public open-space in complex contests and in presence of recognized historical and environmental values.

Committente/Client: Comune di Lecco

Italia/Italy - Palermo Sistemazione del waterfront a completamento della variante del piano regolatore del porto di Palermo Lo scopo del presente concorso è quello di acquisire idee a corredo della variante di P.R.P. come indicato dal Comitato portuale, in merito alla sistemazione architettonico-funzionale del waterfront e delle aree dell’Autorità Portuale di Palermo ed eventualmente anche delle aree del territorio comunale correlate al Porto sotto l’aspetto funzionale e/o sotto l’aspetto paesaggistico, architettonico e dello skyline Rearrangement of waterfront and finishing of the variance of the urban plan of the port of Palermo The competition aims to acquire ideas for the variance to the P.R. as indicated by the port committee, for the functionalarchitectural rearrangement of the waterfront and the areas of Palermo Port Authority, and eventually also of the municipal areas connected to the Port under the functional, landscaping, architectural and sky line aspects Committente/Client: Autorità Portuale di Palermo

84 l’ARCA 197

In detail, the “Former-low speed” area should be developed as a center of mainly public facilities, organized around a pedestrian and vehicular road infrastructure. The programmed construction to be build in the area are: the new municipal library, the underground parking lot for 1,000 cars, the indoor market, the urban park, commercial facilities and internal road system in addition to the recovery of the dismissed railway buildings

Norvegia/Norway - Oslo Edificio per le scienze Servizi professionali per la realizzazione di un edificio per le scienze a Kautokeino ad uso di varie istituzioni tra cui il Samisk College. La superficie prevista per l’edificio è di 10.000 mq circa Science Building Professional services for the construction of a science building in Kautokeino to be used by various institution including the Samisk College. Estimated surface about 10.000 sq.m.

1° Classificato/1st Place Sergio Fumagalli (capogruppo/team leader), Piero Luconi, Alessandra Manzoni, Laura Luconi, Giovanni Sacchi, Dario Mario Zappa 2° Classificato/2nd Place Corrado Tagliabue (capogruppo/team leader), Paolo Brambilla, Stefano Seneca, Gianfredo Mazzotta, Alessandra Colonna, Franco Pessina 3° Classificato/3rd Place Giorgio Melesi (capogruppo/team leader), Giancarlo Cerveglieri, Gemma Mauri, Domenico Palezzato, Bruno Salesi, Francesco Saverio, Andrea Vanossi, Pierluigi Gandolfi

Committente/Client: The Oslo Directorate of Public Construction and Property

Vincitore/Winner Carmela Condurso (capogruppo/team leader), Massimiliano Giudice, Giovanni Lucentini, Coll.: Giuseppe Marzullo, Vincenzo Porfido, Fabio Torregrossa, Francesco di Paola, Cons.: Eugenio Bordonali, Annibale Sicurella, Isabella Doro, Mario Martelli, Marina Castiglione 2° Classificato/2nd Place Sebastiano Provenzano 3° Classificato/3rd Place Sebastiano Monaco (capogruppo/team leader), Gloria Ghiberti, Pierpaolo Monaco, Alberto Monaco, Elio Ciralli, Paolo Viola, Elena Camporini

USA - Los Angeles Joshua Tree National Park

Vincitore/Winner Reiulf Ramstad Arkitekter Progettisti invitati/Invited Teams Atelier 2 Lunde & Løvseth Borealis Arkitekter Code arkitekter Stein Halvorsen

Greentent Concorso per la progettazione di un riparo da campeggio – una tenda “verde” – da utilizzare nel Mojave Desert attorno al Joshua Tree National Park. Lo sponsor richiede soluzioni innovative per esplorare la natura, la cultura e fare esperienza dell’ambiente. La struttura può essere tensile o gonfiabile. L’uso di materiali riciclati e riciclabili è incoraggiato; la tenda deve poter essere montata da 1 o 2 persone; deve poter essere smontata e raggiungere dimensioni per il trasporto in piccoli camion; deve poter ospitare 1 o 2 persone e durare almeno due anni; poiché verrà utilizzata nei climi estremi del Mojave Desert deve tener conto di fattori quali l’impermeabilità, la ventilazione e l’isolamento termico Greentent Design a sustainable camping shelter – a “green” tent – for use in the Mojave Desert in and around Joshua Tree National Park. The sponsor are looking for innovative solutions that explore nature, culture and experience. The tent structure can be tensile, compressive or inflatable

A

Use of recycled and recyclable materials is encouraged; use of materials made using sustainable processes a plus tent structures should be able to be erected by 1-2 people; and should fold down or disassemble to fit in the back of a small pick-up truck size; to sleep 1-2 people the tent structure should have a 2-year lifespan; the tent will be used in the Mojave Desert in Southern California (a climate with extreme temperatures, high winds, and occasional rain), so consider waterproofing, ventilation, and insulation Sponsor: Ecoshack Vincitori/Winners A- Cocoon: Robert Schwermer / Dietmar Koering, Cologne, Germany B- Endemic Synthetic: Strawn/Sierralta(2), Chicago, Illinois C- Thermal Wing: Thicket, London, UK

B

C

197 l’ARCA 85


Ilya e Emilia Kabakov, foto di Francesco Allegretto, Courtesy Fond. Querini Stampalia. Stefano Arienti, Corda di carta di giornali, 1986-2004

Anna Mattirolo Direttore Servizio Arte Contemporanea

Scripta volant Continua, con le mostre dedicate a Stefano Arienti e Ilya&Emilia Kabakov, la scelta della DARC e del MAXXI di presentare artisti di diverse provenienze geografiche e culturali, secondo un immaginario dialogo tra differenti modi di interpretare il sistema dell’arte. La mostra Stefano Arienti mette in scena il complesso universo di un artista che, formatosi a metà degli anni ottanta nell’ambiente milanese, è stato capace di reinventare il proprio linguaggio segnico usando di volta in volta inediti codici comunicativi. L’artista si è imposto nel panorama internazionale dell’arte contemporanea per l’abilità di creare opere che traggono vitalità dal gioco, dal senso ludico quasi infantile, dalla leggerezza del tratto e delle forme. Versatile come pochi lo sono stati, Arienti ci ha stupito con gesti semplici, spesso ripetitivi, apparentemente privi di spiegazioni logiche: a volte piegando e cancellando le pagine dei libri, forando la carta, manipolandola secondo configurazioni quasi barocche, bruciandola; altre volte ricalcando fotografie o tessuti, ha saputo condurci in un mondo dove la poesia prende il posto della realtà, sovvertendola. Entrando nella sala attigua del MAXXI, veniamo sbalzati nello spazio irreale costruito da Ilya&Emilia Kabakov con l’installazione Where is Our Place?: i due artisti russi hanno allestito per l’occasione due mostre contrastanti che convivono nella stessa area, una d’arte contemporanea, l’altra ambientata nella seconda metà dell’ottocento. La prima si compone di disegni ed acquarelli accompagnati da testi di poesia appesi all’altezza dei nostri occhi; la seconda è in scala monumentale e rappresenta ipotetici giganti visitatori che è possibile scorgere solo dalla cintola in giù perché, come la parte superiore delle tele che ammirano, travalicano il soffitto dello spazio espositivo. Il pavimento nasconde un ulteriore piano visivo che lascia intravedere microcosmi, porzioni di paesaggio lillipuziano protette da vetro, ricostruiti minuziosamente.

The tender for the 3rd Edition of the Giovane Arte Italiana Award organised by DARC is now on-line: the work of 4 pre-selected artists will become part of the MAXXI collections.

È online il bando della Terza Edizione del Premio della Giovane Arte Italiana indetto dalla DARC; le opere dei 4 artisti prescelti entreranno a far parte delle collezioni del MAXXI.

The Stefano Arienti exhibition, organised by A. Mattirolo in conjunction with the Sandretto Re Rebaudengo Foundation from Turin, and Iilya and Emilia Kabakov exhibition entitled “Where is Our Place?”, organised by P. Colombo in conjunction with the Querini Stampalia Foundation from Venice and Mori Art Museum from Tokyo, will be showing at MAXXI from 5th November.

Dal 5 novembre al MAXXI le mostre Stefano Arienti, a cura di A. Mattirolo, prodotta con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, e Ilya e Emilia Kabakov: Where is Our Place?, a cura di P. Colombo, prodotta con la Fondazione Querini Stampalia di Venezia e il Mori Art Museum di Tokyo.

The exhibitions devoted to the work of Stefano Arienti and Ilya and Emilia Kabakov continue educational activities involved projects aimed at different brackets of the general public. For information: svannini@darc.beniculturali.it

Proseguono con le mostre dedicate a Stefano Arienti e a Ilya e Emilia Kabakov le attività educative che prevedono iniziative rivolte a differenti fasce di pubblico. Per informazioni: svannini@darc.beniculturali.it

From 5th November a collection of documentaries shot by DARC at the exhibitions devoted to Scarpa, Libera, Anselmi, Rossi e Sguardi Contemporanei. 50 anni di architettura italiana will be showing at MAXXI. Info: 063202300.

Dal 5 novembre al MAXXI, una rassegna di documentari realizzati dalla DARC in occasione delle mostre dedicate a Scarpa, Libera, Anselmi, Rossi e Sguardi Contemporanei 50 anni di architettura italiana. Info: 063202300.

The construction of the MAXXI, designed by Zaha Hadid, began in March 2003. Works are progressing rapidly as can be seen by comparing these pictures with those published last June. Every three months new photos will show how building work is coming along. Pio Baldi, General Managers

La costruzione del MAXXI su progetto di Zaha Hadid è iniziata nel marzo 2003. I lavori procedono in fretta come si vede da queste immagini confrontate con quelle che abbiamo pubblicato nel giugno scorso. Ogni tre mesi nuove foto illustreranno lo stato di avanzamento del cantiere. Pio Baldi, Direttore generale

Director of the Contemporary Art Service

Scripta volant, MAXXI’s policy of displaying artists with different geographical and cultural roots based on an imaginary dialogue between different ways of interpreting the art system is continuing with the exhibitions devoted toStefano Arienti e Ilya&Emilia Kabakov. The Stefano Arienti exhibition stages the complex work of an artist who, after training in Milan in the mid-1980s, actually managed to reinvent his own sign language drawing on different communication codes. The artist conquered the modern-day international scene for his ability to create works that draw their strength from an almost childish sense of playfulness, the lightness of gesture and forms. Almost uniquely versatile, Arienti surprise us with simple often repetitive gestures, apparently lacking in any underlying logic: sometimes folding and cancelling out the pages of books, perforating the paper, setting it in almost Baroque patterns, and even burning it; on other occasions by tracing photographs or fabrics, he took us off into a world in which poetry takes over from reality and turns it on its head. Entering the MAXXI premises next door, we are thrown into the unreal space created by Ilya&Emilia Kabakov through the installation entitled Where is Our Place?: the two Russian artists have set up two contrasting exhibitions for the occasion, set in the same basic area: a modern-day art exhibition and a second show set in the latter half of the nineteenth century. The first is composed of water-colours accompanied by poems hanging at eye level; the second is designed on a monumental scale and represents hypothetical giant visitors that can only be seen from the waist down because, just like the top of the canvases we admire, they extend beyond the ceiling of he exhibition space. The floor hides another visual plane revealing microcosms, bits of Lilliputian landscape sheltered behind glass, meticulously reconstructed.

www.darc.beniculturali.it

Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee Ministero per i Beni e le Attività Culturali foto di Enrico di Munno foto di Stefano Pistolini

DARC

NOVEMBRE coordinamento lorenza bolelli pagina a cura di emilia giorgi progetto due_pavese


Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Nuovo ruolo, nuova immagine European Learning Centre, Melun

Pianificazione della costa In Crotone

Progetto: Jean-Paul Hamonic

Progetto: Pietro Caruso

Da edificio industriale a centro di ricerche, una trasformazione che alcune aziende hanno intrapreso per rivitalizzare loro vecchi insediamenti caduti in disuso. E’ il caso dei servizi petroliferi di Schlumberger, che hanno deciso di riconvertire uno dei loro antichi edifici industriali francesi, presso Melun, in un centro di formazione internazionale, l’European Learning Center, destinato alla preparazione di giovani ingegneri nel campo della ricerca di giacimento petroliferi. Il progetto, affidato a Jean-Paul Hamonic, interessa una superficie di oltre 8000 metri quadrati di cui una parte compresa in un edificio industriale anni Cinquanta a cui si sono aggiunti nuovi volumi. All’ampliamento del volume, sfruttato per organizzre l’atrio d’ingresso, circa 20 aule d’insegnamento, sala conferenze, I-center, amministrazione e uffici degli insegnanti, laboratori, e spazi per la ristorazione, corrisponde una completa trasfigurazione del preesistente involucro in cemento. La rigida geometria del fabbricato scatolare d’origine, una lunghezza di 110 metri per 50 di profondità, acquista una immagine più dinamica e trasparente attraverso l’addizione di gallerie vetrate lungo le facciate est e nord e la sostituzione del vecchio rivestimento con elementi in acciaio a nervature orizzontali laccati in grigio chiaro metallizzato. Inoltre, il ricorso ad ampie superfici vetrate apre il sistema distributivo e funzionale dell’edificio all’esterno dichiarando il nuovo ruolo del Centro. Questi nuovi accenti, che alleggeriscono l’impatto d’insieme, si coniugano a due estesi spazi verdi lungo le facciate vetrate, a est un allineamento di alberi di pero cinese protegge gli ambienti interni dall’irraggiamento diretto nelle mattine d’estate, a nord, un viale di querce della Virginia, isola visivamente il centro dagli edifici vicini. La proiezione di una tettoia dall’ingresso principale sottolinea l’entrata del centro offrendo una protezione dalle intemperie. Elena Cardani

88 l’ARCA 197

From industrial buildings to research centers: a change that some companies have made, giving new life to old sites that were falling into disuse. An example of this is the Schlumberger oilfield services – the firm has decided to convert one of its old French industrial buildings in Melun into an international training center, the European Learning Center, meant for young engineers working in the sphere of oilfields. The project, entrusted to Jean-Paul Hamonic, covers an 8000-square-meter surface; a part of this is included in an industrial building dating back to the fifties, where new additions have been made. The extension of the volume used to organize the entrance hall leads to 20 classrooms, an assembly room, an I-center, offices and staff rooms, laboratories and refreshment areas. The entire cement shell has been transformed. The rigid box-like geometry of the former building – 110 meters in length and 50 meters in depth – takes on a more dynamic and transparent look thanks to the addition of glazed galleries along the eastern and northern fronts and the substitution of the old facings with horizontal steel ribbings enameled in a light silver-gray. Furthermore, the broad glazed surfaces open up the building’s layout and functional features to the exterior, clearly showing the Center’s new role. These new accents brighten the building up; the operation is enhanced by two extended green areas along the glazed surfaces: on the eastern front, a row of Chinese pear trees shades the interior from direct sunlight on summer mornings, while on the northern face an avenue of white oaks cuts off the view to neighboring buildings. A roofing overhanging the main entrance marks the access to the center and serves as a weatherproof barrier.

La pianificazione delle coste. Il tema, di particolare attualità e rilevanza, è quello della pianificazione e gestione integrata della fascia costiera; il processo di concentrazione della popolazione e delle attività umane lungo i litorali (che ha dimensioni planetarie ma è particolarmente evidente in aree costiere già fortemente popolate quali quelle mediterranee) ha da tempo richiamato l’interesse di discipline diverse e messo in luce la necessità di predisporre opportune politiche di governo. Il progetto proposto da Pietro Caruso (con la collaborazione di Jennifer Lynn Erdelmeier, Rita Carolina Laurenzano, Antonio Nastasi, Marco Gigliotti e Franco Braga) tende a rimarcare la rilevanza formale assunta storicamente da un’area, quella di Crotone, protagonista di tremila anni di storia, arte e cultura del nostro Paese; da moltissimi anni, e in tutti gli ambiti culturali, la storia di Crotone, infatti, si è sempre imposta alla riflessione del pensiero europeo come un “unicum culturale” la cui essenza della sua grandezza storica – che consisteva nel presentarsi come una delle maggiori potenze politiche in Magna Grecia e come sede del più noto cenobio intellettuale del mondo antico: quello di Pitagora e Alcmeone – ha dato origine a una delle più illustri civiltà del Mediterraneo e d’Europa e ha costituito uno dei miti più suggestivi del mondo antico. Planning the coastlines. Integrated planning and access control of the coastal strip is an especially important and topical theme. The process which sees a concentration of the population and human activities along the coastlines (this is true all around the world, but is particularly evident along the heavily populated Mediterranean coasts) has aroused the interest of various disciplines and highlighted the need for appropriate governmental policies. The project proposed by Pietro Caruso (with the collaboration of Jennifer Lynn Erdelmeier, Rita Carolina Laurenzano, Antonio Nastasi, Marco Gigliotti and Franco Braga) points out the formal significance that an area like Crotone has had through history. The area is our country’s hub of three thousand years of history, art and culture; in fact, for many years, in every cultural sphere, Europeans have seen the history of Crotone as a “cultural unicum”. The essence of the area’s historical greatness – which consisted in presenting itself as one of the greatest political powers in Magna Graecia and as the most renowned intellectual coenoby of the ancient world – that of Pythagoras and Alcmeone – gave birth to one of Europe and the Mediterranean’s most illustrious civilizations and has constituted one of the ancient world’s most evocative myths.

197 l’ARCA 89


La statua della libertà By Ahmed Nawar

Per proteggere e servire Hollenbeck Division, L.A. Progetto: AC Martin Partners

La libertà costa e pesa. Nel caso di Ahmed Nawar, si tratta di 5 tonnellate e mezzo e di un’altezza di 424 centimetri. E’ la scultura che ha realizzato in Messico, su coordinamento dell’artista Sebastián. E’ collocata dinnanzi al mare aperto. Nawar ha recuperato il suo antico fondamento minimalista (che negli anni è stato contraddetto da una libertà formale tanto più assoluta se si considera che ho potuto indicare l’artista egiziano come uno degli esempi più significativi del decostruzionismo in arte). In questa forma primaria verticale aperta (parallelepipedo; la struttura aperta conferma che non si tratta di un mero autorecupero di minimalismo) Nawar ha inserito frontalmente un’enorme lastra-piano su cui sono praticati dei fori simmetrici. Questa lastra può chiudere tutto il vano aperto del parallelepipedo, oppure alzarsi e lasciare libera la visione. Bisogna alzarla per avere la visione completa del mare incorniciata in quella figura geometrica. La libera visione, la liberta, richiede lo sforzo per ottenerla, un’azione, un atto di volontà. Aggiungerei: la libertà non la si affibbia a nessuno, ma deve essere richiesta. E’ un gesto non solo culturale, ma, fondamentalmente, anche fisiologico e muscolare. La scultura è collocata nell’isola Mujeres fuori dalla costa caraibica. Mi fa specie il titolo: La statua della libertà. Non soltanto perché richiama in modo diretto la famosa ed emblematica statua di New York, ma anche per il fatto che l’artista definisce “statua” questo parallelepipedo. Vado per gradi. L’idea di misurarsi con la celebre statua è certamente accompagnata da ironia, autoironia. Ma questi giochi sentimentali e intellettuali (che nella fattispecie sono anche linguistici) non sono introversi. Al contrario, mal celano una carica di difesa aggressiva. L’oggetto degli strali è qualsivoglia situazione, gruppo, stato ecc.che portino distruzione e guerra. Statua. Nawar è artista ben lontano dalla cultura dell’arte di tipo celebrativo, quale è quello a cui riporta l’idea di statua. Qui ironia e autoironia agiscono fortemente. Come dire: gioco con il concetto usurato di statua, ma ad essa affido con chiarezza e decisione il compito di farsi simbolo di un concetto astratto e concreto: un elemento simbolico al di là delle tipologie artistiche riconosciute. L’ebbrezza che fa vivere questo lavoro di Nawar è nel contrasto tra la struttura primaria e il suo tendersi in piena verticalità, la quale è acuita dalla lastra che sopravanza, in altezza – peraltro come rastremata – il parallelepipedo. Un simbolo moderno e della modernità, della postmodernità e del dopo la postmodernità. Il simbolo nuovo di un senso della libertà fortemente sentito, visceralmentre vissuto. Non si può non ricordare che Nawar all’ultima Biennale di Venezia, nella quale ha esposto, al padiglione egiziano (con catalogo introdotto da Mostafa AbdelMoity) ha realizzato una grande e suggestiva installazione sul tema della libertà e della pace. Si tratta peraltro di un soggetto in perfetta sintonia col tema generale della Biennale che era “Conflitti e sogni”. Nawar è inoltre l’autore di un’altra grande installazione (13,5x14,5 metri) realizzata al Cairo, avente lo stesso tema, intitolata “Land & Earth Art”: la terribile situazione del Medio Oriente (foto in basso). Adesso la statua della libertà si è duplicata. Ma non clonata. Carmelo Strano

90 l’ARCA 197

Liberty is expensive, and heavy, as well. In Ahmed Nawar’s case, we’re dealing with five and a half tons and 424 centimeters of height. The artist created this sculpture in Mexico, under another artist’s coordination – Sebastián. It rises over the open sea. Nawar has gone back to his old minimalist foundations (which, through the years, have been contradicted by a practically absolute formal liberty, considering the fact that I have already pointed the Egyptian artist out as one of the most significant examples of deconstructionism in art). Nawar has inserted a huge flat slab at the front of this open, primary vertical form (a parallelepiped; the open structure confirms the work is not a mere recovery of minimalism on the author’s part), with symmetrical holes bored into it. This slab can close off all of the parallelepiped’s open space, or it can be raised to afford a free view. It must be raised to be able to have a complete view of the sea, framed in that geometrical figure. Free view, or liberty, requires effort to achieve; it requires action, an act of will. I would add: liberty does not come for free; you have to ask for it. It not only requires a cultural gesture, but, fundamentally, physiological and muscular effort, as well. The setting for the sculpture is the Isla Mujeres, an island just off the Caribbean coast. I’m impressed with the name: the statue of liberty. Not only because it directly recalls the famous, emblematic statue in New York, but also because the artist actually defines this parallelepiped a statue. I’ll go step by step. The idea of measuring oneself with the famous statue is certainly filled with irony…self-irony. But these sentimental and intellectual (in the case in point, also linguistic) plays are not introversive. On the contrary, they’re not able to hide a charge of aggressive defensiveness. The artist’s target is any situation, group, state, etc. that leads to destruction or war. A Statue. Nawar is far from a celebrative type of art, which the idea of a statue actually reminds us of. Here, there is a strong interaction between irony and self-irony. As if to say: I’m playing with the obsolete concept of a statue, but I’m clearly and surely assigning it the task of making itself a symbol of an abstract and concrete concept: a symbolic element that transcends recognized art typologies. This work of Nawar’s is so exhilarating thanks to the contrast it presents between the primary structure and its totally vertical stance, which is enhanced by the slab that rises upwards – as though it were tapered – higher than the parallelepiped itself. A modern symbol of modernity, postmodernity and post-postmodernity. A symbol of a new sense of strongly felt freedom, experienced to the core. We cannot but remember Nawar’s installation in the Egyptian Pavilion, at the last Venice Biennial (with a catalog introduced by Mostafa Abdel-Moity): a great, evocative work on the theme of liberty and peace. This topic was in perfect harmony with the Biennial’s general theme, which dealt with “Conflicts and dreams”. Furthermore, Nawar created another great installation (13 and a half meters by 14 and a half) in Cairo, following the same thread, and entitled “Land & Earth Art”: the terrible situation in the Middle East (photos below). Now the statue of liberty has been duplicated, but not cloned.

La comunità di Boyle Heights, servita dal Dipartimento di Polizia di Los Angeles ha avviato, dopo una consultazione pubblica tenutasi nel 2002, il progetto per la realizzazione di una nuova stazione di polizia. La Hollenbeck Division, questo il nome della stazione, è stata progettata dallo studio AC Martin Partners, che ha ottemperato alle richieste sia della popolazione sia delle autorità di creare un edificio che oltre a essere funzionale al servizio fosse anche accogliente, sicuro, e con un tocco artistico. Il nuovo edificio, dall’aspetto trasparente e aperto alla città, verrà realizzato nel luogo dove sorgeva la precedente stazione di polizia realizzata nel 1958. E’ composto da tre volumi rettangolari di due piani con le pareti esterne segnate da un ritmico andamento di finestrature e intagli trasparenti che pur salvaguardando la necessaria sicurezza, lasciano entrare la luce naturale all’interno. L’ingresso è segnalato da una grande parete di pannelli di vetro opaco che delimita una nuova piazza pubblica. Inoltre, l’intero edificio è realizzato secondo i più aggiornati criteri di ecosostenibilità in termini di efficienza energetica, conservazione e riciclo delle acque. Oltre alla stazione vera e propria, il complesso comprende anche servizi di officine meccaniche per la manutenzione dei veicoli della polizia, una pompa di carburante, lavaggio auto e un parcheggio per 330 autovetture. L’inizio del cantiere è previsto per la prossima primavera e la consegna del lavoro per il 2007.

After public consultations in 2002, the Boyle Heights community, which is served by the Los Angeles Police Department, has set out on a project for a new police station. The Hollenbeck Division (the station’s name) was designed by AC Martin Partners, which complied with both the population and the authorities’ request for a building that is to be functional, welcoming and safe, in addition to having an artistic touch. The new building is to be transparent and open to the city, and will be built on the site of the existing 1958 police station. It features three two-story rectangular volumes, the exterior walls marked by rhythmic windows and insets that let the daylight in and at the same time ensure the necessary safety. The entrance is characterized by a great wall in translucent glass panels that marks off a new open plaza. Furthermore, the building is to be constructed according to the latest standards of ecosustainability in terms of energy efficiency and water conservation and recycling. In addition to the actual station, the complex includes services such as maintenance facilities for the police cars, a fueling station, a carwash and a parking structure for 330 vehicles. Works are to begin next spring and ought to be completed by 2007.

Rendering e prospetto della nuova stazione di polizia nel quartiere di Boyle Heights, Los Angeles. Renderings and elevation of the new Police Station in the Los Angeles neighborhood of Boyle Heights.

Design e cultura dell’abitare Significan Furniture

Nuovi linguaggi New Landscapes

Proclamati i tre vincitori del concorso “Il Mobile Significante elemento di arredo all’interno della cultura dell’abitare”. Bandito dalla famiglia Morelato, il concorso era rivolto agli studenti di tutte le scuole superiori di arti applicate e di design (Accademie, ISIA, Università), ai progettisti italiani e internazionali. I progetti sono stati selezionati da una giuria presieduta da Giorgio Morelato e composta da: François Burkhardt, Vittorio Fagone, Ugo La Pietra, Enrico Tonucci, Maurizio Vitta. Il premio “Provincia di Verona” al progetto Sagomè di Giulia Semeghini; iI premio “VeronaFiere” al progetto Blocco di lamiera arrugginita di Gianluca Lanfredi; iI premio “Camera di Commercio” ex aequo al progetto Volubile di Corrado Tibaldi e Chiara Vaschetti e al progetto Tavolo di Silvia Bissoli. La giuria ha inoltre deciso di assegnare il premio “Scuola Appio Spagnolo” per il miglior candidatostudente al progetto Modular Love di Davide Carioni.

“Metamorph”. 9. Mostra internazionale di Architettura de la Biennale di Venezia. Con “Deutschlandschaft”, la Germania presenta a Venezia una sua via al problema delle periferie urbane, proponendo una terapia omeopatica fatta di piccoli interventi, graduati anche nel tempo, per ridisegnare una nuova identità a un’espansione metropolitana sempre più veloce e quindi incontrollabile nei suoi attributi estetici. L’intervento negli spazi del padiglione tedesco ai Giardini de la Biennale ha puntato anche sull’impatto emotivo dell’allestimento: “Il Deutschlandschaft si estende lungo tutto lo spazio disponibile come supporto per un’architettura ‘trasformativa’ – sottolinea Francesca Ferguson, commissario del contributo tedesco alla Mostra – , il collage fotografico lungo 90 metri utilizza il panorama, strumento privilegiato della visione urbana modernista”. Rielaborare le norme, sovvertire l’iconografia della periferia è il tema di fondo cui si sono misurati i progettisti, come per esempio l’intervento di Alman Sattler Wappner che opera una sorta di iperrealismo semantico, proponendo casette del gioco del Monopoli a scala urbana. Carlo Paganelli

The three winners of the competition “Furniture, a significant element in our living culture” have been announced. Advertised by the Morelato family, the competition was meant for all students of applied arts and design and for Italian and international designers. The projects were selected by a jury chaired by Giorgio Morelato; the jury included François Burkhardt, Vittorio Fagone, Ugo La Pietra, Enrico Tonucci, Maurizio Vitta. A number of prizes were awarded: “Province of Verona” went to the Sagomè, a project by Giulia Semeghini; “VeronaFiere” went to Block of rusty plate, by Gianluca Lanfredi; the “Chamber of Commerce” award went equally to Voluble by Corrado Tibaldi and Chiara Vaschetti and to Table by Silvia Bissoli. Furthermore, the jury decided to assign another prize, “Scuola Appio Spagnolo” to Modular Love, a project by the best student candidate, Davide Carioni. Giulia Semeghini, Sagomè, “Premio Provincia di Verona”.

“Metamorph”. The 9th International Architecture Exhibition at the Venice Biennial. With “Deutschlandschaft” (Deutschlandscape), Germany is presenting a solution to the problem of suburban areas, proposing a sort of homeopathic therapy made of small, gradual changes in little doses to outline a new identity for a metropolitan expansion that is getting faster and faster and thus totally uncontrollable from an esthetic viewpoint. The layout of the German pavilion at the Biennial is also aimed at emotional impact: “The Deutschlandschaft extends along all the available area, supporting a “transformative” architecture – the commissioner for the German contribution to the Exhibition, Francesca Ferguson, points out. She adds, “…the 90-meterlong photographic collage makes use of the panorama, a privileged tool of a modernist urban vision.” The planners’ main target was to modify the standards and profoundly change the iconography of suburban areas. An example is Alman Sattler Wappner’s work: in a sort of semantic hyper-relism, he showed his plan by setting out little Monopoly houses on an urban scale.

197 l’ARCA 91


Un uomo chiamato città Wender’s L.A.

Architettura on air Metamorph on the Radio

Lettera al Direttore From Venice

Dalla 61. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Land of Plenty ovvero il Wenders della città che si fa cinema, dell’utopia urbana metafora del pensiero libero. Il tutto compresso in una storia di terrorismo post 11 settembre ma anche un modo di osservare da due diverse angolazioni gli Stati Uniti: Paul, ex marine e veterano del Vietnam, ossessionato dall’idea di proteggere “la terra degli uomini liberi”; Lana, sua nipote, idealista e in netto contrasto con la politica dell’amministrazione del presidente Bush. Tuttavia, Paul e Lana quando assistono all’omicidio di un homeless decidono di cercare insieme l’autore del delitto. Ambientato nella Los Angeles inumana e terribile dei suoi bassifondi ma anche in quella opulenta e raffinata, ideale palcoscenico di Gehry (nelle primissime inquadrature appare, per alcuni secondi, la Walt Disney Concert Hall), Land of Plenty (distribuito in Italia come La terra dell’abbondanza) affonda la cinepresa nella carne dello spettatore, mostrando inquadrature mozzafiato, per esempio quella finale con Paul e Lana, nuovi angeli in un cielo sopra una cupa Ground Zero in lenta dissolvenza fra le struggenti note di “Land of Plenty”, celebre canzone di Leonard Cohen. Carlo Paganelli

Sì, quest’anno l’architettura sta allegramente esondando su tutti i media, compreso quello finora meno sfruttato, e invece carico di potenzialità come la radio, voce discreta ma in grado di suggerire emozioni e visioni senza interferire sulle nostre attività quotidiane. Ciò non può che far piacere, visto che in passato l’argomento ha in sostanza vissuto solo nel limbo dorato delle riviste di settore. Attivo con trasmissioni in diretta durante i tre giorni precedenti l’inaugurazione di “Metamorph” (9. Mostra internazionale di Architettura de la Biennale di Venezia), Radio 3 ha messo in comunicazione l’architettura contemporanea col resto del mondo. Ciò grazie alla trasmissione “L’era urbana” condotta dalla storica dell’arte Marta Francocci (con la consulenza del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori). Tema di fondo del programma (“L’era urbana”era andato in onda in venti puntate anche nei primi mesi di quest’anno), è la metropoli del terzo millennio, raccontata attraverso interviste a grandi architetti come, fra gli altri, Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Jean Nouvel ma anche Massimiliano Fuksas e Leonardo Benevolo. Carlo Paganelli

Caro Direttore, sto osservando con considerevole imbarazzo una sessantina di leoni dorati, di stazza pari direi più o meno alla metà di quelli veri della giungla, che stanno appollaiati fitti fitti come le galline da uova negli allevamenti in batteria, digradando su tre file di piedistalli, uno per ciascuno, otturando in tal modo ogni possibile veduta di quanto sta loro dietro, e anche ai lati. Si tratta dell’allestimento voluto quest’anno dalla Biennale di Venezia (divenuta ormai Fondazione, in omaggio allo spirito dei tempi) per la sessantunesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica al Lido di Venezia. Vorrei cercare di esporre, per chi ne ha pazienza, almeno alcune delle ragioni di questo mio disagio. Intanto sulla cima di quei piedistalli, parallelepipedi a sezione orizzontale perfettamente quadrata con le facce in policarbonato lexan e gli spigoli (orrore) in profili metallici neri, che di notte si illuminano dall’interno di un bel rosso carico tonalità Terzo Reich, ci si aspetterebbe di trovare almeno delle svastiche con le relative dovute aquile: non certo quei nanerottoli prefabbricati di bestiole, che suonano anche, verosimilmente senza volerlo, di sberleffo per San Marco, che proprio non se lo merita. Tra l’altro lo esigerebbe un doveroso rispetto della tradizione italiana così venerata del cosiddetto dialogo col contesto e in generale del rapporto con la storia: nella palazzina adiacente verso sud infatti, garbatamente eclettica e un po’ triste, il cui filo verso strada viene meticolosamente ripreso dal primo ordine di piedestalli, aveva sede la base della Polizia Marittima Tedesca durante la seconda guerra mondiale. C’è poi quella specie di enorme, incombente sandwich di plastica bianca, sordo a ogni tentativo di alleggerimento tentato timidamente qua e là da alcune luci azzurrognole, che per far da sfondo al grottesco serraglio occlude inutilmente la facciata del Palazzo del Cinema senza fornirne in cambio almeno una qualche apprezzabile alternativa. Dispiace anche che quella selva di piedistalli poggi su di una specie di palchetto rialzato, uso balera campagnola, alto poco più di una spanna: quanto basta per trasformare la tradizionale passerella d’arrivo degli artisti in una specie di rampa angusta per disabili. Stupisce davvero questa totale insensibilità nei confronti dei rapporti di scala, la prima cosa da padroneggiare in qualsiasi allestimento. Alla fine tutto risulta molto piccino, angusto, tradendo proprio quel desiderio evidente di monumentalità, o meglio di grandeur, che sta al fondo dell’operazione. Il Lichtdom, pietà per il bisticcio, rimane lontano migliaia di anni luce. Si parafrasi la nota canzone: ‘Non sei bella, cara, non sei chic, e non sei Madame Curie’; ecco, il problema di questa messa in scena alla fin fine lo si trova tutto qui. Va per di più tenuto conto che attorno è andata negli anni estendendosi a dismisura una tendopoli disordinata e incolta per ospitare, nel periodo del Festival, stand di ogni genere, posti di ristoro d’accatto, toilettes che dan su via, containers e acquartieramenti tecnici vari. Quest’anno, anche a seguito della definitiva e mesta scomparsa del Casino, non c’è più neppure la grande scritta sul fabbricato semiabbandonato, l’occupazione dei suoli è totale: col risultato desolato che si può facilmente immaginare. Molto peggio di una fiera di macchine agricole e sementi durante una sagra di paese: lì, almeno, potrebbe esserci una qualche forma di energia vitale. Il risultato è esattamente l’opposto del dovuto: senz’anima, senza identità, un tutto pieno accatastato, senza forma né grazia alcuna. Uno spazio, per di più ancora ricco fino a pochi giorni fa di fascino anche se scioccamente nel corso del tempo un poco dilapidato, ora è stato ucciso, espunto, cancellato, forse senza rendersene neanche conto. Speriamo almeno non per sempre; ma rimanere ottimisti diventa ogni giorno più difficile. Come si dovrebbe sapere bene, ciò accade quando le ambizioni, sacrosante e doverose, non venendo sorrette da sufficienti cultura e competenze, si trasformano in semplici velleità sterili, ineluttabilmente di basso profilo. Ti mando i miei saluti più cari Maurizio Vogliazzo

The 61st Venice Film Festival is presenting Land of Plenty. In other words, the Wenders of a cinema-city, of urban utopia as a metaphor of free thought. All of this is condensed in a post 9/11 story of terrorism, but it is also a way of observing the United States from two different viewpoints: Paul, a former marine and a Vietnam veteran, obsessed by the idea of protecting “the land of the free”, and Lana, his neice, an idealist who is in direct contrast with the politics of the Bush administration. At any rate, when Paul and Lana witness the killing of a homeless person, they decide to track down the murderer together. Set in the inhuman, terrible slums – as well as in the luxurious, refined areas of Los Angeles, Gehry’s ideal stage (in the very first shots what appears for a few seconds is the Walt Disney Concert Hall), Land of Plenty sinks its camera into the spectator’s flesh, showing breathtaking views, such as the one at the end, with Paul and Lana on a terrace, new angels in the sky above a gloomy Ground Zero that dissolves amongst the tender notes of Leonard Cohen’s famous song, “Land of Plenty”.

Yes, this year architecture is happily inundating all the media, including the less exploited radio, which is actually full of potential: a tactful voice, able to evoke emotions and visions without interfering in our daily activities. A pleasant fact, since in the past the subject in question only lived in the golden limbo of specialized reviews. With live broadcasts during the three days before the inauguration of “Metamorph” (at the 9th International Exhibition of Architecture, Venice Biennial), Radio3 has connected contemporary architecture wth the rest of the world. This is thanks to the program “L’era urbana” (“The urban era”), anchored by the art historian Marta Francocci (with counseling by the National Council of Urban planners, Landcape and Conservative Architects). The program’s main theme (Twenty episodes of “L’era urbana” had already been shown early this year) is the metropolis in the third millenium, expounded through a number of interviews with great architects, including names such as Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Jean Nouvel, and also Massimiliano Fuksas and Leonardo Benevolo. Daniel Libeskind, The Spiral, London 1996-2006.

Upperworld Hotel, Battersea Power Station Progetto: Ron Arad Nel contesto del Padiglione Britannico presente alla IX Biennale di Architettura di Venezia, Ron Arad ha presentato il progetto preliminare per l’Upperworld Hotel, che verrà realizzato all’interno della famosa icona londinese della Battersea Power Station. La mostra del progetto allestita a Venezia è costituita da due grandi muri ondulati di Corian nero posti uno di fronte all’altro a formare un corridoio onirico attraverso il quale i visitatori passano avvolti da proiezioni di immagini del futuro albergo e da giochi di luci e trasparenze Inoltre, attraverso una serie di lettering sulle due pareti, si può vedere una ricostruzione virtuale degli ambienti dell’hotel caratterizzati da camere a doppia altezza e grandi terrazze perimetrali con pareti curvilinee che le racchiudono in una sorta di spirale. L’albergo che occuperà una superficie di circa 10.000 mq dovrebbe essere completato nel 2008.

Ron Arad is presenting a preview of his design for the Upperworld Hotel at the British Pavilion (IX Biennial of Architecture in Venice). The hotel is to be built into London’s famous landmark, the Battersea Power Station. The project features two great undulating walls in black Corian, placed in front of each other so as to form a dreamlike corridor: visitors pass through, enshrouded by moving images of the future hotel and by plays of light and transparencies. Furthermore, a virtual reconstruction of the hotel’s rooms can be viewed through a series of letterings on the two walls. The high-ceilinged rooms have great perimetrical terraces, and are characterized by curved walls that enclose them in a sort of spiral. The hotel, which will occupy a 10,000-sq-m surface, should be completed by 2008.

Lido di Venezia, 30 agosto 2004

92 l’ARCA 197

Sol LeWitt In Reggio Emilia Dear Director, With growing embarrassment, I find myself gazing at about six dozen golden lions, more or less half the size of real jungle lions, crowded together on three rows of descending pedestals like a bunch of hens on a battery farm. A lion is perched on each pedestal, and all together the beasts block off the view to what lies behind them, as well as on their sides. This is the setting the Venice Biennial (which has now become a Foundation, in tribute to the spirit of the times) has chosen this year for the sixty-first Film Festival at the Lido. I’d like to explain some of the reasons for my discomfort to whoever is willing to listen. First of all, what we would expect to see perched on top of those pedestals are not those prefabricated beasties, but a series of swastikas. In fact, the pedestals are parallelepipeds with perfectly square sections, faced in lexan polycarbonate and edged in (horrible) black metal profiles which light up from within at night, turning into a bright, Third Reich red. Most probably without meaning to, those lions seem to sneer at San Marco, which does not really deserve such treatment. Dutiful respect towards Italian tradition, which is so highly esteemed within the so-called dialog with the context and in its general relationship with history, would have it differently: an adjacent building facing south, in fact, which was the headquarters of the German Marine Police during World War II, rises somewhat sadly in a sort of tactful eclecticism, but the first pedestal order meticulously picks up this building’s trajectory along the street front. Then we have that enormous, impending sort of white plastic sandwich, and the only attempt that has been made to make it appear less threatening is a timid scattering of a few blue lights. Serving as a backdrop for the grotesque menagerie, it uselessly obstructs the Cinema Palace’s façade without providing any suitable alternative in its place. Furthermore, that multitude of pedestals rests upon a sort of slightly raised platform (somewhat like an open-air, countryside dance hall) that turns the artists’ traditional entryway into a narrow disabled access. What’s so amazing is this total insensitivity to any scale relationship; and scale is the first thing to master in any setting. Here everything appears small and narrow, and the operation’s evident desire for monumentality – or grandeur – has been betrayed. Sorry to have to say that the Lichtdom is a thousand light-years away. If you paraphrase the famous song: “You’re not pretty, darling, you’re not chic, and you’re not Madame Curie”, the words might have been written expressly for this setting. In addition to all this, through the years a great, chaotic tent city has grown disproportionately around the site during the period of the Festival, with stands of all kinds, uninteresting refreshment stalls, toilets, various containers and technical quarters. This year they have totally occupied the area, also due to the fact that the Casino – along with the great sign on its semi-abandoned building – has sadly and definitely disappeared, leaving this desolate picture. What emerges is much worse than a fair for agricultural machinery and seeds during a country festival: at least in that case there might be some form of vital energy. The result is exactly the opposite of what it should be: it has no soul, no identity, it is a disorderly mass, it is shapeless and ugly. An area that until a few days ago was still full of charm – despite the fact that it has been foolishly left to waste away through time – has now been killed, erased, deleted without anyone realizing what was happening. Let’s hope it will not be forever, but every day it is getting more and more difficult to be optimistic. As we should all know, this happens when the right ambitions are not supported by the right culture and competence, when ambitions simply become foolish aspirations that unavoidably rank low. Kind regards, Venice Lido, 30 August 2004

Nell’ambito del progetto “Invito a: Luciano Fabro, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris, Richard Serra” promosso dal Comune di Reggio Emilia e sostenuto da Max Mara, il settembre scorso è stata inaugurata la prima opera permanente nella sala di lettura della settecentesca Biblioteca Panizzi. Whirls and Twirls è il titolo del wall drawing realizzato dall’artista americano Sol LeWitt che in sintonia con la sua poetica è intervenuto sulla volta della sala di lettura con una grande pittura murale. Il volume della sala a pianta rettangolare e a doppio volume rispetto ai piani del palazzo si è arricchito del segno contemporaneo di una composizione cromaticamente ricca che ne occupa quasi l’intero soffitto voltato disegnando una superficie di 18,84 x 6,48 metri. L’esecuzione dell’opera, come in altri lavori dell’artista, è stata affidata ai suoi assistenti Anthony Sansotta, Ciro Scarpetta e Angelo Volpe che in questa occasione sono stati coadiuvati da nove giovani artisti che operano a Reggio Emilia, Francesca Dolci, Chiara Dossetti, Simone Fontanesi, Andrea Gualandri, Pietro Iori, José Demetrio Penasosa, Debora Romai, Clausia Torricelli, Federico Vecchi. Last September, on the special occasion of the project “Invitation to: Luciano Fabro, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris, Richard Serra” – promoted by the Town of Reggio Emilia and backed by Max Mara – the Panizzi Library’s eighteenth-century reading room saw its first permanent exhibit. Whirls and Twirls is the title of the wall drawing created by the American artist Sol LeWitt on the reading room’s vaulted ceiling, a painting that is in harmony with the artist’s poetics. The volume of the rectangular, double-height (ie. in relation to the building’s floors) room has now been enriched with the contemporary mark of a colorful composition that covers almost all of the vaulted ceiling, outlining a surface measuring 18.84 x 6.48 meters. Like other works by the artist, the painting was entrusted to his assistants Anthony Sansotta, Ciro Scarpetta and Angelo Volpe, who on this occasion were helped by nine young artists that work in Reggio Emilia: Francesca Dolci, Chiara Dossetti, Simone Fontanesi, Andrea Gualandri, Pietro Iori, José Demetrio Penasosa, Debora Romai, Claudia Torricelli, Federico Vecchi.

La facciata del Palazzo del Cinema di Venezia con i 60 leoni di Dante Ferretti e l’illuminazione di Matteo Thun (foto: Giorgio Zucchiatti). The facade of the Venice Palazzo del Cinema with Dante Ferretti’s 60 Lions lighted by Matteo Thun.

197 l’ARCA 93


Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Volare: estetica della complessità At Vitra Museum In un ideale classifica fra mass media, l’immaginario del trasporto aereo occuperebbe certamente un posto rilevante. Poco importa se concorrenti quali televisione e carta stampata siano notoriamente più diffusi, poiché in questo caso a far la differenza non è tanto la quantità ma la qualità del messaggio. Alta tecnologia, hostess mozzafiato e piloti rubacuori sono tradizionalmente esaltati attraverso uno straordinario ripetitore ad alta tensione come il cinema, considerato padre nobile della televisione e sempre più alternativo alla letteratura. A ricordarci come un non luogo come l’aeroporto influisca sui nostri comportamenti estetici, Vitra Design Museum, raffinato spazio espositivo realizzato dal produttore di sedute in quel di Weil am Rhein, ha allestito “Airworld – Design and Architecture for Air Travel” (dal 15 maggio 2004 al 9 gennaio 2005), una mostra completamente dedicata a tutto ciò che appartiene al pianeta del trasporto aereo. Promossa da Alexander von Vegesack, direttore di Vitra Design Museum, e ordinata da Jochen Eisenbrand, curatore, la mostra evidenzia con esaustivi materiali e significativi documenti come l’evoluzione della tecnologia aeronautica sia accompagnata da un altrettanto importante evoluzione di ciò che gli sta intorno, come l’aeroporto, un luogo che da semplice scalo fra un volo e l’altro si è trasformato in un territorio di scambi interculturali grazie all’organizzazione e qualità degli spazi architettonici, configurati non più solo come aree di passaggio ma quali strutture di comunicazione ad alta densità d’informazioni. Carlo Paganelli

A destra dal basso/ right from the bottom, Charles Eames, Tandem Seatin (John Foster Dulles International Airport Washington DC, by Eero Saarinen), 1962; Henry Dreyfuss, interno del/interior design Lockheed Super Constellation KLM, 1949 ca.; Walter Dorwin Teague, interno per un prototipo di/interior design for a mock-up of Tiger Lounge Boeing 747, 1970. A sinistra dal basso/left from the bottom, Paul Andreu, Airport Roissy Charles De Gaulle terminal 1, 1967-74; Hans Luckhardt, poltrona per/aircraft seat for Air France prodotta da Thonet Paris 1937-38; Nick Roericht, vassoio per/inflight tableware Lufthansa economy class, 1962-67; Jean Louis uniforme/uniform United Airlines, 1968.

94 l’ARCA 197

If we were to think of an ideal classification of the mass media, air transportation would certainly have an important place. The fact that television and printed paper are more common makes no difference; it is not the quantity but the quality of the message that counts. High technology, breathtaking hostesses, ladykilling pilots thrill us through an exceptional hightension repeater, the traditional cinema, which is considered television’s noble forerunner and is taking up more and more of literature’s place. The Vitra Design Museum is there to remind us of how a no-man’s land such as an airport can affect our esthetic behavior. The refined display area created in Weil am Rhein is presenting “Airworld-Design and Architecture for Air Travel” (from May 15th 2004 to January 9th 2005), an exhibition that is totally devoted to anything that belongs to the world of air travel. Promoted by Alexander von Vegesack, the director of the Vitra Design Museum, and curated by Jochen Eisenbrand, through comprehensive material and significant records the show highlights how the evolution of aeronautic technology is linked to another important evolution: that of everything that surrounds it, such as airports. From simple stopovers, airports have become territories for intercultural relations thanks to the organization and quality of their architecture. In fact, now airports are not to be seen as mere places of transit, but as communicational structures where information is all-encompassing.

Architettura e fotografia In Paris

Vedere nella realtà Visible Landscapes

Alla Galerie d’Architecture di Parigi sono presentati in occasione del mese della fotografia 2004 tre edifici dell’architetto austriaco Karl Schwanzer (1918-1975) fotografati da Sigrid Neubert. In mostra, fino al 10 novembre e poi itinerante negli Stati Uniti, una quarantina d’immagini che, grazie alla collaborazione nata tra i due artisti, svelano il significato di “poesia materializzata” propria dell’opera del progettista. Tra le principali figure dell’architettura austriaca, Schwanzer è l'autore di numerosi edifici realizzati in tutto il mondo. Dal Padiglione austriaco dell’Esposizione Universale di Montreal nel 1967, alla sede della BMW a Monaco (1973, nella foto) e l’Ambasciata dell'Austria a Brasilia (1975), entrambi presentati alla Galerie, oltre al museo del XX secolo a Vienna o il complesso residenziale realizzato a Vienna nel 1962, documentato anch’esso nella mostra. Le immagini della Naubert, che opera nel campo della fotografia dalla metà degli anni Cinquanta e, dopo aver collaborato a fianco di numerosi architetti, persegue dal 1990 una sua ricerca personale sui temi del paesaggio e dei giardini, offrono una documentazione di rara sensibilità nel cogliere la dimensione spaziale e materica dell’architettura.

“Paesaggi invisibili”, al Museo d’arte contemporanea di Rochechouart (Limousin) fino al 19 dicembre, presenta i lavori di dieci artisti internazionali che esplorano la realtà del mondo contemporaneo. Critici rispetto all’informazione e alla falsificazione dei media e piuttosto consapevoli dell'impossibilità di restituire attraverso una sola immagine, benché di forte presa emozionale, la complessità della realtà attuale, questi artisti si interrogano sulle possibilità di documentare, senza alcun pietismo, il dramma, sociale, politico e umanitario che quotidianamente ci viene veicolato secondo le tradizionali forme del reportage. Un punto di vista altro, sia che si iscriva nella tradizione del documentario critico come in Allan Sekula (Pennsylvania, 1951) o Roy Arden (Canada, 1957), sia nella contro informazione come Gianni Motti (Italia, 1958) o Bureau d’Etudes (Francia) o che si interroghi sulla latenza degli avvenimenti coperti dai media, da Lidwien Van de Ven (Olanda, 1963) a Bruno Serralongue (Francia, 1968) la cui sfida comune consiste nel partecipare alla costruzione di una storia collettiva contemporanea.

planned the BMW headquarters in Monaco (1973, photo below) and the Austrian Embassy in Brasilia (1975), which were both presented at the Galerie, as well as the XXth century Museum in Vienna and a residential complex built in Vienna in 1962, which is also shown at the exhibition. Sigrid Naubert’s images show a rare sensibility in catching the dimension of space and matter in architecture. The artist has been working in the field of photography since the mid fifties, and after collaborating with a number of architects, since 1990 she has been carrying out a personal study devoted to landscapes and gardens.

“Invisible landscapes”, which will be on at the Museum of Contemporary art in Rochechouart (Limousin) through December 19th, presents works by ten international artists who explore the reality of the contemporary world. These artists are critical towards information and the media’s falsifications, and they are quite aware of how impossible it is to express the complexity of current reality through a single image, however involving it may be from an emotional viewpoint. They ask themselves how they can expound – without undue pietism – the social, political and humanitarian tragedy that is transmitted to us by means of traditional forms of reportage. A different point of view, whether we’re dealing with the tradition of critical documentaries, such as in Allan Sekula (Pennsylvania, 1951) and Roy Arden (Canada, 1957), or with unofficial information, such as in Gianni Motti (Italy, 1958) and Bureau d’Etudes (France). Or with those who examine the latency of events covered by the media, from Lidwien Van de Ven (Holland, 1963) to Bruno Serralongue (France, 1968), whose common challenge consists in participating in the construction of a collective contemporary history.

In honor of the 2004 month of photography, the Galerie d’Architecture in Paris is presenting three buildings by the Austrian architect Karl Schwanzer (1918-1975) photographed by Sigrid Neubert. Near to forty pictures will be on show until November 10th, thanks to the collaboration between the two artists. The photos, which will later be touring around the United States, reveal the meaning of “materialized poetry”, which has always marked the designer’s work. Schwanzer, one of the most prominent exponents of Austrian architecture, has designed a great number of buildings around the world, including the Austrian Pavilion at the Universal Exhibition of Montreal in 1967. He also

Sophie Ristelhueber, Iraq, 2001 (Collection Musée départemental d’Art Contemporain de Rochechouart).

Design dal 1947 al 1968 In Monza

Immagini del silenzio Silent Images

E’ aperta fino all’8 dicembre all’Arengario di Monza la mostra “Design in Triennale 1947-68. Percorsi tra Milano e Brianza”, un’occasione per mettere in luce e rivelare anche al grande pubblico i rapporti intercorsi tra la Triennale di Milano e il territorio di Monza e della Brianza. E’ proprio a Monza infatti che nasce nel 1923 la Triennale come Mostra Internazionale delle Arti Decorative per poi essere trasferita a Milano 1933. Quindi un importante e profondo legame quello che lega la specificità del distretto produttivo di Monza e della Brianza alla Triennale e alla storia del design italiano nel XX secolo, contribuendo a portalo a livelli internazionali. In mostra una selezione di prodotti, realizzati tra il 1947 e il 1968, rappresentativi dell’innovazione e della progettualità del territorio monzese, ma anche particolarmente significativi all’interno di quel sistema di percorsi e di intrecci che si generò tra questo comparto produttivo e la città di Milano. Un tema e un oggetto che lo rappresenta scandiscono il percorso espositivo che segue la storia delle diverse Triennali. “Il mobile popolare” è il tema della Triennale nel 1947; “I nuovi materiali”, nel 1951; “L’anno del design”, nel 1954; “Comunicare”, nel 1957; “La scuola”, nel 1960; “Il tempo libero”, nel 1964; “Il grande numero”, nel 1968; la panoramica degli oggetti che rappresentano i vari temi inizia con la poltrona Lady di Zanuso del 1951 e arriva fino alla Blow di De-Pas-D’Urbino-Lomazzi del 1968.

Affascinate il tema proposta dalla mostra “Artefatti. La vita segreta delle cose” in corso fino al 12 dicembre alla Fondation d’Art Contemporain Daniel & Florence Guerlain a Les Mesnuls, in Francia. Quattordici artisti, da Louise Bourgeois, Jim Dine a Gotscho e Thomas Ruff, ci offrono attraverso le loro immagini attimi di vita appena trascorsa, svuotati però dei loro attori. Immagini dense di intensità in cui ogni scena vive ancora della carica affettiva di vite ancora vicine. Difficile descrivere la dimensione poetica, emotiva ed evocativa di ogni singola scena: sono gli oggetti, uniche presenze, che riacquistano un significato nuovo divenendo una eco delle nostre esistenze. E’ così che nella semplicità della loro presenza le cose si mostrano per quello che paradossalmente si può designare come “le cose della vita”.

and was moved to Milan only ten years later. Therefore, there are important, deep-rooted bonds between the specificity of Monza’s and Brianza’s productive district and the Triennial, as well as the history of Italian design in the 20th century, and these very bonds have contributed to raising Italian design to international levels. A selection of products created between 1947 and 1968 will be on show, representing innovation and planning in the Monza territory; these products are also especially significant within the system of networks that was generated between this productive sector and the city of Milan. The exhibition – which follows the history of the different Triennials – is laid out along the lines of themes “illustrated” by relevant objects. “Popular furniture” was the Triennial’s theme in 1947; “New materials” in 1951; “The year of design” in 1954; “Communicating” in 1957; “School” in 1960; “Free time” in 1964; “The great number” in 1968; the range of products that represent the various themes begins with the 1951 Zanuso Lady armchair, through to the 1968 Blow by De-Pas-D’Urbino-Lomazzi.

The theme introduced by the exhibition “Artifacts. The secret life of things” is captivating. The show will be on until December 12th at the Fondation d’Art Contemporain Daniel & Florence Guerlain in Les Mesnuls, France. Through their images, fourteen artsits ranging from Louise Bourgeois and Jim Dine to Gotscho and Thomas Ruff present us with moments of life that have just been experienced and that are thus very close. It is hard to describe the poetic, emotional and evocative dimension of each single scene: the objects themselves, the only tangible presences, take on new significance, becoming echoes of our existence. So it is in the simplicity of their presence that things reveal themselves for what we can paradoxically call “the things of life”. Gotscho, Tirage sur papier Ilfoflex 2000, 185x123 cm, 2003.

From October 10th to December 8th, the exhibition “Design in Triennials 1947-68” will be on at the Communal Palace in Monza. This constitutes an opportunity to highlight the relationships between the Milan Triennial and the Monza and Brianza territory, revealing them to the public at large. In fact, in 1923, the Triennial was inaugurated in Monza as an International Show of Decorative Arts,

197 l’ARCA 95


Luce a Villa Panza Flavin’s Lights

Autunno all’ICA In Philadelphia

Presso Villa Panza a Varese, il FAI organizza fino al 12 dicembre la mostra “Dan Flavin. Stanze di luce fra Varese e New York”. Si tratta della prima grande antologia dedicata in Europa a uno dei padri del minimalismo americano e propone una selezione di circa venti installazioni che furono donate dalla Collezione Panza al Museo Solomon Guggenheim di New York nel 1992. Tra le ambientazioni luminose di Flavin, in cui la luce si fa energia e materia, che occupano le ampie sale della villa, alcune furono realizzate specificamente per questo luogo, in particolare Varese Corridor (1976), che collega le diverse stanze/opere come il filo conduttore di una serie di capitoli che raccontano la “vita” dell’artista, dalla sofferenza alla gioia, dal gioco alla meditazione, dal nitore purissimo e freddo all’impatto dei cromatismi più accesi.

L’autunno dell’Institute of Contemporary Art di Philadelphia apre con quattro mostre allestite nelle diverse sale del museo fino al 12 dicembre. La prima, “Trias and Turbulence”, è dedicata all’opera dello scultore Pepòn Osorio che presenta i lavori che ha realizzato in tre anni durante la sua residenza al Department of Human Services di Philadelphia. La seconda mostra è “Ant Farm 1968-1978” e ricostruisce l’attività del duo Doug Michaels e Chip Lord, autori di opere di confine tra architettura, arte, performance, scultura che esprimevano le loro utopie politiche. L’argentino David Lamelas è il protagonista di “Exhibiting Mediality”, che presenta una serie di installazioni dal 1960 in poi di questo pioniere dell’arte multimediale. Infine, nell’area Ramp Project, l’artista newyorkese Amy Sillman ha creato una grande opera su parete, espressione del suo metodo di pittura post-surrealista che riesce a essere simultaneamente figurativo, decorativo, narrativo e astratto, in uno “stream of consciousness” di forte impatto espressivo.

Organized by the FAI, the show “Dan Flavin. Illuminated rooms from Varese to New York” will be on until December 12th at Villa Panza in Varese. This is the first great European anthology devoted to one of the fathers of American minimalism, and it offers a selection of about twenty installations that the Panza Collection donated to the Solomon R. Guggenheim Museum of New York in 1992. Some of Flavin’s light settings – where light is both energy and matter – are site specific, and were especially created for the villa’s great halls, particularly Varese Corridor (1976), which connects the various rooms/works like the main theme of a series of chapters that tell us about the artist’s “life”, spanning from suffering to joy, from play to meditation, from pure, cold clarity to the impact of the brightest colors.

Fall is dawning at the Institute of Contemporary Art in Philadelphia with four exhibitions laid out in the museum’s various halls until December 12th. The first, “Trias and Turbulence”, is devoted to work by the sculptor Pepòn Osorio, who presents the works he created during his three-year residence at the Department of Human Services in Philadelphia. The second show, “Ant Farm 1968-1978”, gathers the activities carried out by the duo Doug Michaels and Chip Lord, whose works – which express visions of political utopia – are a combination of architecture, art, performances and sculpture. The Argentinian David Lamelas, a pioneer of multimedial art, is the protagonist of “Exhibiting Mediality”, which presents a series of installations from 1960 onwards. Finally, in the Ramp Project area, the New Yorker Amy Sillman created a great wall painting that expresses her postsurrealistic painting method, which is simultaneously figurative, decorative, narrative and abstract, seeped in a highly expressive stream of consciousness.

Dan Flavin, Varese Corridor, luce fluorescente verde, rosa e giallo/green, red and yellow fluorescent light 558x2855x254 cm, 1976 (© Giorgio Colombo).

Ant Farm, Media Burn, July 4 1975, performance, Cow Palace, San Francisco (photo: Jouhn F.Turner).

Fabre a Lione Poetic and Disquieting

L’ombra del XX secolo In Paris

Il mondo inquietante, talvolta macabro ma non privo di accenti lirici di rara suggestione, che popola l’immaginario artistico di Jean Fabre è raccolto in una mostra presentata fino al 19 dicembre al Museo d’arte Contemporanea di Lione in occasione della Biennale di Danza 2004. Attivo fin dagli anni Settanta sulla scena fiamminga, Fabre ha conquistato un posto di rilevanza internazionale declinando un linguaggio e una poetica che traggono ispirazione dal mondo degli insetti, del corpo e dalle strategie della guerra. Dalla scultura, alla coreografia, al cinema, l’artista belga spazia in discipline artistiche diverse senza smettere di stupire, di sorprendere e affascinare per le metafore del suo universo, in cui la realtà e costantemente deformata e in cui prevale il principio di trasformazione. A Lione la mostra ‘Gaude succurrere vitae” (Gioite di venire in aiuto alla vita) presenta in un labirinto di 19 stanze, tutti i film realizzati dal 1979 al 2002 accompagnati da una serie di disegni degli stessi anni. La successione di film (ripresi per lo più da performance realizzate dall’artista e interpretate da ballerini) e disegni invita a un precorso misterioso e coinvolgente che rispecchia le inquietudini e le tensioni proprie dell’opera dell’artista.

“L’ombre du temps”, la mostra in corso fino al 28 novembre al Jeu de Paume di Parigi, presenta una storia dell’immagine fotografica nel XX secolo. Si tratta soprattutto di opere che si evidenziano per la ricchezza dei temi e delle problematiche contenute selezionate in base a due correnti principali, quella documentaria e quella sperimentale. Il percorso espositivo è organizzato in tre sezioni che oltre alle immagini fotografiche mostrano film o istallazioni video, anch’essi testimonianza di modi di trasformazione dell'immagine. “Documenti/Monumenti”, la prima sezione, si concentra sulle problematiche legate ai diversi aspetti dell'estetica documentaria, tra gli artisti, Cartier-Bresson, Roni Horn, Thomas Ruff e il film di Dziga Vertov, “L’Homme à la caméra”. “Sperimentazioni sui media” suggerisce alcuni percorsi seguiti dagli artisti (come Raoul Hausmann, László Moholy-Agy, Alexandre Rodtchenko e Bill Viola) per superare i limiti tradizionali del medium e aprire nuove vie di espressione. “Splendore e miseria del soggetto”, è la sezione dedicata ai temi dell’incertezza e della crisi che affliggono la rappresentazione del soggetto umano quando vengono a mancare i principi d’identità e ci si reinventa nel travestimento, come in Nan Goldin, Cindy Sherman o Bruce Nauman o nel film “La jetée” di Chris Marker.

The disquieting, sometimes macabre but poetic and evocative world of Jean Fabre’s artistic imagination is gathered in an exhbition which will be on until December 19th at the Museum of Contemporary Art in Lyons during the 2004 Dance Biennial. Fabre has been working on the Flemish scene since the seventies, and has achieved international renown through his language and poetics that draw inspiration from the world of insects, the human body and war strategies. From sculpture to choreography and movies, the Belgian artist covers various branches of art without ever failing to amaze, surprise and fascinate us with his universe and its metaphors, a universe in which reality is constantly deformed, and where the principle of transformation prevails. In Lyons, the exhibition “Gaude succurrere vitae” (“Rejoice in helping life”) presents a maze-like show laid out in 19 rooms, with all the movies the artist produced between 1979 and 2002, along with a series of drawings from those years. The sequence of the films (mostly taken from performances created by the artist and interpreted by professional dancers) and drawings lead us through a mysterious, involving journey that reflects the restlessness and tense atmosphere that are typical of the artist’s work. Jean Fabre, The Problem, 2001.

The exhibition “L’ombre du temps”, which will be on through November 28th at the Jeu de Paume in Paris, is presenting a history of twentieth-century photography. The works on show are especially interesting thanks to the wealth of topics and issues they deal with, and were selected according to two main currents: documentary and experimental. The show is divided into three sections, and in addition to photographs, films and video installations are also on, showing how images can be transformed. The first section, “Documents/Monuments”, focuses on problems related to the different aspects of documentary esthetics; some of the artists involved are Cartier-Bresson, Roni Horn, Thomas Ruff and the film “L’Homme à la caméra” (“The Man with a Movie Camera”) by Dziga Vertov. “Experimenting with media” offers different paths artists (including Raoul Hausmann, László Moholyagy, Alezxandre Rodtchenko and Bill Viola) have followed in order to overcome the traditional limits imposed by the media and find new expressive modes. “Human splendor and misery” is a section devoted to the uncertainty and crises that assail human beings when the principle of identity is missing and parody is the only way out; examples include Nan Goldin, Cindy Sherman or Bruce Nauman, or the film “La jetée” by Chris Marker. Aleksandr Rodtchenko, L’Escalier, 1930 (Musée Nicéphore Niépce, Ville de Chalon-sur-Saône, © Adagp, Paris 2004).

Un mondo di immagini Japanese Sensuality Mobili-totem Haillard in Bologna

L’anima delle cose At Estorick Collection

Arriva a Bologna Michel Haillard, il designer francese del tribal-chic con una mostra di 20 tra i suoi “pezzi” più noti esposti a L’Inde Le Palais fino al 20 novembre. Sedie, trumeau, poltrone, lampade che coniugano il “tribale” al gusto contemporaneo, il barocco alla modernità creando atmosfere d’altri tempi in un gioco di continui rimandi tra ironia, dissacrazione e funzionalità. Quelli di Haillard sono tutti pezzi unici in cui accosta come in un mosaico materiali, frammenti antichi, elementi animali che vanno a comporre dei totem domestici di cui assorbire le suggestioni e l’immaginario.

Oltre quaranta esempi di nature morte di artisti italiani del XX secolo compongono la mostra “Still Life in 20th Century Italy”, presentata fino al 19 dicembre dalla Estorick Collectoin of Modern Italian Art di Londra. Si offre una panoramica di questo genere che tra il 1914 e il 1960 in Italia è segnato da risposte innovative e diversificate a seconda delle innumerevoli scuole, personalità e influenze. Nella mostra sono raccolte opere che ripercorrono le diverse interpretazioni della natura morta dal Futurismo alla Metafisica, da Novecento a Corrente con alcune delle personalità di maggior spicco di quegli anni quali Balla, Carrà, Casorati, Morandi, Severini, De Chirico, Tosi, Afro.

The tribal-chic French designer Michel Haillard is coming to Bologna with 20 of his most renowned “pieces”, which will be on show until November 20th at L’Inde Le Palais. Chairs, trumeaux, armchairs, lamps which combine a “tribal” feel with contemporary taste, or the baroque with modernity, creating ancient atmospheres in a play of continuous references, with a sense of irony, desecration and functionality. Haillard’s pieces are all unique; he combines materials, ancient fragments and animal elements into mosaics that make up highly evocative home totems that inspire our imagination.

A sisnistra/left, Michel Haillard, chaise-longue Blandhin.

96 l’ARCA 197

A destra/right, Felice Casorati, Uova su libro, olio su tela/oil on canvas, 50x40 cm, 1949.

Presented by the Estorick Collection of Modern Italian Art in London, the exhibition “Still Life in 20th Century Italy” will be open until December 19th with over forty examples of still life by twentieth-century Italian artists. The show offers a survey of this genre, which, between 1914 and 1960, saw various innovative examples in Italy, which differed according to the country’s countless schools, personalities and influences. Works that go through the different interpretations of still life were gathered for the exhibition, from Futurism to Metaphysics, from the “Novecento” movement to the “Corrente” group, with some of the most prominent personalities of those years, including Balla, Carrà, Casorati, Morandi, Severini, De Chirico, Tosi, Afro.

Una grande mostra sull’arte giapponese tra il XVII e il XVIII secolo è presentata alle Galeries nationales du Grand Palais di Parigi fino al 3 gennaio. Cinquanta dipinti su paraventi o rotoli e cento cinquanta stampe, provenienti da collezioni giapponesi pubbliche e private e dal museo delle Arti asiatiche Guimet di Parigi documentano il linguaggio stilistico e iconografico del “Mondo galleggiante” (ukiyo), una realtà delineatasi nei primi del Seicento nella città di Endo, divenuta capitale del Giappone riappacificato. Un nuovo mondo connotato dalla nascita di quartieri per il divertimento e animato dalla nascita di due istituzioni; la casa del the e il teatro kabuki. I movimenti del corpo e dell'anima diedero vita a una corrente pittorica inedita in cui viene privilegiata la figura femminile: sono le “immagini del Mondo galleggiante” (ukiyo-e), raffigurazioni tinte di desiderio e di malinconia legate al culto del bello e dell'effimero. E’ questo universo impregnato di sensualità, femminilità, leggerezza e fluidità che ritma la mostra parigina, offrendo un’occasione per cogliere le origini e il significato di una poetica espressiva che abbracciò quasi due secoli di storia.

A great show on seventeenth- and eighteenth-century Japanese art will be on until January 3rd at the Galeries Nationales du Grand Palais in Paris. Fifty paintings on screens or scrolls and a hundred and fifty prints coming from public and private Japanese collections and from the Guimet Museum of Asian Art witness the stylistic and iconographic language of the “floating world” (ukiyo), a reality that took shape in the early seventeenth century in the city of Edo, the capital of reconciled Japan. A new world characterized by the creation of two insititutions in new districts: tea houses and kabuki theaters. Body and soul movements gave life to a new trend in painting: feminine beauty. These are the “images of the Floating World” (ukiyo-e), depictions filled with yearning and melancholy, linked with the cult of beauty and the ephemera. The Parisian exhibition is thus marked by this universe pervaded with sensuality, femininity, lightness and fluidity, offering the opportunity to grasp the significance and origin of an expressive poetics that spans almost two centuries of history.

Arte inglese dai musei francesi Il Musée Condé di Chantilly celebra il centenario dell’Entente Cordiale (l’accordo tra Francia e Inghilterra siglato nel 1904 per regolare le controversie sui possedimenti coloniali dei due Paesi) con una mostra che riunisce le principali opere d’arte inglese dei musei francesi. Oltre alla collezione del Museo di Chantilly, anche quelle dell’Istituto di Francia, del Museo Jacquemart-André di Parigi e dell’Abbazia di Chaalis offrono attraverso dipinti, pastelli, disegni, miniature e sculture ma anche libri, fotografie e mobili, un quadro ricco e articolato che testimonia come si affinò il gusto francese per l’arte inglese, soprattutto alla fine del XIX secolo, dalle collezioni del duca d’Aumale, la cui storia risale al XVII secolo, a quella più recente dei Jacquesmart-André, formatasi principalmente tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX e che fu considerata come la migliore in Francia di arte inglese. Tra i dipinti in mostra opere di Joshua Reynolds, George Romney o Joseph Highmore; pastelli di John Russel e di Hugh Douglas Hamilton, sculture di John Van Nost. In questa occasione viene inoltre aperto al pubblico l’appartamento Bullant, completamente restaurato, famoso per la ricchezza e la unicità dei decori e arredamenti rococo inglese, unico in tutta la Francia. Hugh Douglas Hamilton, Louis-PhilippeJoseph d’Orleans.

197 l’ARCA 97


Follie d’arte In Trento

Olaf a Bologna With Humour

Fino al 9 gennaio, la Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento propone la mostra “Dimensione follia. Soggettività, passione ed eccesso nella quotidianità”. Curata da Roberto Pinto, la mostra lascia da parte il territorio dell’art brut e quella prodotta da persone con conclamato disagio mentale per indagare quelle forme di ossessione, passioni varie e piccole o grandi deformazioni della realtà percepita sempre più come sfuggente e indescrivibile. Il percorso espositivo prende avvio da alcune opere e performance legate alla body art degli anni Sessanta e si snoda fino ad arrivare alla produzione artistica più recente. Gli artisti presenti rappresentano varie espressioni di un’indagine sulla “normalità” (fisica, estetica, morale), in cui questa viene forzata fino a renderla irriconoscibile.

Fino al 28 novembre, a Villa delle Rose a Bologna, nell’ambito del Festival Gender Bender, è aperta la mostra fotografica “Erwin Olaf: Imitation of Life”. Nato in Olanda nel 1959 Olaf è uno degli artisti più innovativi, che attualmente lavorano nel campo della fotografia. Ha tenuto importanti mostre personali allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Groninger Museum di Groningen, alla Kunsthaus for Modern Art di Rotterdam, al Frankfurter Kunsteverein e al Ludwig Museum in Germania, al Paris Photo, alla Flatland Gallery di Utrecht, alla Wessel O’Connor di New York, all’Espacio Minimo di Madrid. Le sue serie fotografiche, nei primi anni Ottanta in bianco e nero e dagli anni Novanta passate al colore e a raffinati quanto virtuosistici interventi di rielaborazione digitale, si presentano come commenti ricchi di humour sui processi comunicativi dei mondi della pubblicità, della moda, dei tabloid scandalistici, della fotografia pornografica, ma rielaborando anche immagini della storia dell’arte. In esposizione le sue serie complete: Fashion Victims, Mature, Separation, Paradise the Club, Royal Blood; e tra le altre, immagini scelte da Paradise Portraits.

Until January 9th, Trento’s Civic Gallery of Contemporary Art is presenting the exhibition “The folly dimension. Subjectivity, passion and excess in everyday life.” Curated by Roberto Pinto, the show sets aside the sphere of art brut and work by people who show clear signs of mental disturbance to investigate forms of obsession, various passions and minor or great distortions of reality, which is perceived as being more and more elusive, beyond description. The exhibition begins with a number of works and performances related to body art in the sixties, and slowly leads to more recent artistic production. The artists on show represent various expressions of a study on “normality” (from a physical, esthetic and moral viewpoint), where normality itself becomes so unnatural that it is practically unrecognizable. Tony Oursler, Digital, 1997.

“Erwin Olaf: Imitation of Life” will be on through November 28th at Villa delle Rose in Bologna. The show, which is one of the events participating in the Gender Bender Festival, is devoted to photography. Born in Holland in 1959, Olaf is currently one of the most innovative artists working in the sphere of photography. He has held a number of important solo shows at the Stedelijk Museum of Amsterdam, the Groninger Museum of Groningen, the Kunsthaus for Modern Art in Rotterdam, the Frankfurter Kunsteverein and the Ludwig Museum in Germany, the Paris Photo, The Flatland Gallery in Utrecht, the

Wessel O’Connor in New York, the Espacio Minimo in Madrid. His photographic series were in black and white in the early eighties, and shifted to color and refined, virtuoso digital modifications from the nineties onwards. They are presented as highly humoristic comments on communicative processes in the worlds of advertising, fashion, the tabloid press and pornographic photography, but the artist also reworks images from art history. His complete series are on show: Fashion Victims, Mature, Separation, Paradise the Club, Royal Blood, and, among others, images selected from Paradise Portraits.

A sostegno di sicurezza ed efficienza

Tecnologie innovative

Comelit Group partecipa all’edizione “Sicurezza 2004”, presente alla Fiera di Milano dal 17 al 20 Novembre 2004, con una gamma selezionata di prodotti appartenenti alla divisione Comelit Security che, massimo specialista nel comparto del TVCC, è in grado di offrire assistenza e sostegno nelle fasi di progettazione, realizzazione e assistenza per impianti di telesorveglianza e sicurezza di tipo industriale, commerciale e privato. Oltre ai prodotti di telesorveglianza, Comelit espone anche quelli più innovativi e particolari riguardanti citofonia e videocitofonia, tra i quali si distinguono: - Simplebus 2, sistema digitale che, mediante due fili (alimentazione inclusa), permette di collegare fino a 240 utenti audio-video, con un risparmio notevole grazie all’eliminazione di tutti i conduttori di ritorno dai posti esterni e, nel caso di installazioni videocitofoniche, dell’eliminazione del cavo coassiale, dei derivatori video e anche dell’alimentazione di ogni monitor. - Diva, il videocitofono vivavoce che, studiato dal Centro Ricerca e Sviluppo di Comelit Group, presenta un ottimo design, tecnologia avanzata ed è dotato di display LCD ad alta risoluzione da 3,5”. - Powercom, la pulsantiera in acciaio dai led blu che, formalmente rigorosa e realizzata con materiali di alta qualità, consente di ridurre i tempi di installazione, eliminare ogni possibilità di errore e assicurare qualità.

Progettato da Foster, il noto World Trade Center di San Marino sostiene la propria importanza architettonica con l’impiego di tecnologie innovative, che vedono in Schüco un protagonista di qualità, come per la fornitura delle vetrate scorrevoli e fisse del Centro Direzionale realizzate con il sistema Royal S120 N, con finitura verniciato RAL 9017. Le dimensioni modulari di ogni elemento sono di 7500x3040 H mm circa e la suddivisione è in 5 specchiature. Il Superstore dispone invece di facciate continue per i negozi, realizzate con la tipologia strutturale della serie SG751W con finitura verniciato RAL 9017, che conferisce un aspetto architettonico “tutto vetro”, mentre la presenza di fughe verticali e orizzontali da 20 mm circa, scandisce l’accostamento dei vari tamponamenti vetrati. La pelle esterna degli edifici è costituita da elementi frangisole che determinano parapetti fissi alti circa 1200 mm, e specchiature superiori in parte fisse e in parte scorrevoli su monorotaia la cui altezza è di circa 1900 mm.

Luce per una rinascita

Straordinaria resistenza

Distrutto dalle granate nel novembre del 1993, l’antico ponte di Mostar che, costruito nel 1556 nel corso dell’occupazione ottomana dei Balcani dal turco Hairuddin, univa le due parti della città divise dal fiume Neretva, era con il tempo diventato riferimento simbolico tra Oriente e Occidente. Il Vecchio Ponte rappresentava il concetto di unione armonica tra le ideologie cattoliche, mussulmane e ortodosse nel segno della fratellanza e convivenza. Ora, dopo oltre 10 anni, per volontà dell’Unesco che, impiegando fondi della banca Mondiale ne ha permesso la ricostruzione, il ponte è tornato alla sua funzione. Come sempre partecipe alle vicende più rappresentative del suo tempo, la iGuzzini ha contribuito alla sua illuminazione e a quella delle zone circostanti, mediante la propria consulenza tecnica e l’aiuto prestato agli esperti locali per superare le difficoltà derivate dalle asperità del posto.

Con il marchio registrato Tecu, KME ha messo a punto vari nuovi materiali come Tecu Gold, nuova lega in rame per coperture e facciate, Tecu Brass, nuovo ottone per facciate e Tecu Bronze, nuova lega di rame e stagno, di tipo CuSn4, appositamente studiata per l’impiego in facciata. Se esposto come facciata agli agenti atmosferici, questo materiale vede trasformato in modo caratteristico l’originario colore rosso-bruno intenso in un bruno-verde che successivamente, grazie al tipico strato di ossidazione bruno- rossastro che si forma sulla superficie, diventa marrone scuro-antracite. I rivestimenti, se inclinati, sviluppano invece la patina delle superfici in rame. Tecu Bronze assicura, oltre a caratteristiche di stabilità

I frangisole sono costituiti da alette orizzontali in profilato estruso di alluminio in colore argento, nelle dimensioni di mm 80x10, posti a interasse di mm 80. La dimensione in larghezza di ogni singolo elemento e di circa 870 mm. Il fissaggio delle alette è stato eseguito a scomparsa su una cornice perimetrale in alluminio estruso. Lo scorrimento delle ante è assicurato da una guida superiore montata a scomparsa completa di carrelli e boccole in nylon. Il trascinamento delle ante scorrevoli avviene per mezzo di una maniglia di traino in alluminio, e il fissaggio dell’anta in qualsiasi posizione avviene tramite una serratura con astina. All’interno è stato montato un elemento corrimano in profilato estruso di alluminio distante 280 mm circa dall’elemento scorrevole; questo elemento permette l’affaccio delle persone evitando contemporaneamente la possibilità di scalare le alette frangisole. Tutti i profilati impiegati sono stati estrusi espressamente.

Erwin Olaf, Armani (courtesy of B&D Studio, Milano).

Da Bering a Lugano The Russian Colonies

Araba Fenice Al Palazzo Te di Mantova, dal 5 settembre 2004 al 9 gennaio 2005 , è presente la mostra“ Le ceneri violette di Giorgione. Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio”, che, curata da Vittorio Sgarbi in collaborazione con Mauro Lucco, espone le opere dei grandi pittori del Cinquecento operativi nell’Italia del Nord. L’evento premette la presenza suggestiva ed evocativa dello spirito di un Giorgione che, quale radiosa Araba Fenice, risorge dalle proprie ceneri insufflando, mediante le vibrazioni della sua arte, sull’arte del tempo. Oltre 130 le opere straordinarie selezionate, tra le quali i nomi di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Lotto, Moretto, Romanino, Dossi, Correggio, i Bassano, che, provenienti da numerosi musei italiani ed esteri, da chiese parrocchiali e da prestigiose collezioni private, riportano alla lezione giorgionesca in termini interpretativi e personali di inequivocabile richiamo. La mostra si sviluppa mediante un percorso che parte da Tiziano, presente con otto opere, e procede con gli altri maestri senza seguire un ordine cronologico o geografico ma per affinità e richiami. La grande rassegna, che sfinisce e inebria per l’interminabile sequenza di opere famose e per quelle meno conosciute, termina il suo percorso con la “Conversione di Saulo”, del Caravaggio, opera che evidenzia particolarmente il significato di un Manierismo interpretato nella strepitosa maniera caravaggesca. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio Conversione di Saulo, olio su tavola, 237x189 cm, Roma collezione Principi Odescalchi.

98 l’ARCA 197

La Galleria Gottardo di Lugano presenta fino al 23 dicembre la mostra “Oltre Bering. Le Colonie Russe del Nord Pacifico”. Vi sono raccolti oltre 150 oggetti etnografici provenienti appunto dalle terre affacciate sul Pacifico settentrionale che fino al 1867 (anno in cui la Russia vendette l’Alaska agli Stati Uniti) erano sotto il dominio della Compagnia russo-americana. Gli oggetti esposti, dopo un attento restauro, provengono dai depositi del Museo Storico di Tallin che ne possiede una collezione di oltre 600. Si tratta di materiali acquisiti da esploratori o funzionari estoni, all’epoca sudditi dello zar, inviati per missioni scientifiche o amministrative nella prima metà del XIX secolo. Data la vastità del territorio interessato, molti sono i gruppi etnici autori dei manufatti e quindi è ricca la storia che essi raccontano: dalle etnie siberiane (Chukchi, Koryak, Gilyak) alle tribù indiane dell’Alaska (Athapaskan, Tlingit) ai gruppi eschimesi sia dell’Alaska (Aleuti) che della Siberia (Yuit). Di grande qualità artigianale, gli oggetti, che sono per lo più quelli di uso quotidiano, ma anche armature e oggetti destinati allo scambio con gli europei, raccontano una storia e una cultura in gran parte ignorata in Europa occidentale.

Until December 23rd, Lugano’s Galleria Gottardo is presenting the exhibition “Beyond Bering, the Russian Colonies of the North Pacific”. More than 150 ethnographical objects are on show, all coming from the lands along the North Pacific that were under the rule of the Russian-American Company until 1967 (the year Russia sold Alaska to the United States). The objects on display, carefully restored, come from the Historical Museum of Tallinn, which owns a collection of over 600 pieces. The material was obtained by explorers or Estonian officials who were then subjects of the Czar, and who were sent on scientific or administrative missions during the first half of the nineteenth century. Due to the vast territory in question, a great variety of ethnic groups created the handicrafts, which, therefore, have a rich story to tell: from the Siberian ethnic groups (Chukchi, Koryak, Gilyak) to the Alaskan Indian tribes (Athapaskan, Tlingit) to the Eskimoid groups of Alaska (Aleuti) and Siberia (Yuit). The objects, which are finely crafted, were mostly meant for daily use, but some of them are suits of armor and items that were meant for trade with the Europeans. They all tell a story and explain a culture that is virtually unknown in Western Europe. Modello di kayak con due figure, Budello, legno, setole, tendini/Kayak model with two figures, catgut, wood, bristle, tendons, 12,5x49x6 cm, Alaska, Aleuten; prima del/earlier than 1836.

e rigidezza strutturale, un’elevata resistenza all’abrasione meccanica, straordinaria resistenza alla corrosione e lunga durata nel tempo. Il materiale è facilmente lavorabile a freddo e con saldatura dolce.

Speciale Canada

Ridurre l’inquinamento atmosferico Global Engineering, società milanese specializzata nella ricerca e nello sviluppo di prodotti per l’edilizia finalizzati alla tutela dell’ambiente, è fortemente impegnata nel completamento del nuovo polo fieristico Rho-Pero, mediante pitture per interni ed esterni (Ecopittura) e rivestimenti cementiti fotocatalitici (Ecorivestimento). I prodotti fotocatalitici, da poco presenti in Italia, si attivano grazie a un processo chimico che richiama quello naturale della fotosintesi. Il biossido di titanio contenuto in questi materiali, reagisce con la luce (solare o artificiale) e l’aria consentendo la trasformazione dei più diffusi agenti inquinanti atmosferici in sali minerali innocui. I test condotti su Ecopittura ed Ecorivestimento hanno rilevato un abbattimento degli inquinanti sino al 95%. I test eseguiti su cielo aperto in strada urbana, hanno permesso di raggiungere un abbattimento pari al 50%.

Mapei, presente in Canada con un proprio stabilimento da 25 anni, è conosciuta sin dagli anni ’70 mediante la distribuzione locale dei propri prodotti riguardanti gli adesivi per pavimentazioni in gomma e per piste in Sportflex Super X dell’azienda Mondo. Attualmente è operativo, sempre con sede a Laval, un grande stabilimento che, inaugurato il 15 agosto 1984 ed esteso su un terreno di oltre 50.000 metri quadrati, ha sviluppato nel tempo numerose espansioni, e ha potuto festeggiare proprio quest’anno, con l’intero Gruppo Mapei, i suoi 25 anni di attività. Il complesso comprende oltre agli uffici, all’assistenza tecnica e alla produzione, anche il laboratorio di ricerca e sviluppo che ha studiato i primi adesivi della linea Eco dedicata al minimo o nullo contenuto di VOC (sostanze organiche volatili pericolose per la salute), coerenti con l’impostazione aziendale finalizzata allo sviluppo eco-compatibile. Proprio facendo capo all’attività svolta in Canada si è attuata la penetrazione nel mercato statunitense,

poiché la base canadese ha fornito supporto tecnico e logistico per l’avvio del primo investimento di Mapei negli Stati Uniti fondando Mapei Arizona, e per la creazione dello stabilimento a Chicago. Questo, nel 1987, è stato fuso con la società esistente in Arizona al fine di disporre di un’unica base operativa negli Stati Uniti. Inoltre, negli anni ’80, è sorto uno stabilimento a Vancouver (Britsh Columbia) e, negli anni ’90 un altro a Maskinongé (Québec) specializzato nella produzione di materie prime. Infine, nel 2001, è stata effettuato un nuovo investimento a Toronto con l’acquisizione della società Chembond, specializzata nella produzione di adesivi per rivestimenti resilienti. Attualmente Mapei, disponendo in Canada di una quota di mercato superiore al 60% relativamente a settori specifici come quello dei prodotti per la posa dei pavimenti, si vale di dirigenti di massima competenza che assicurano il successo di Mapei nel Nord America.

197 l’ARCA 99


Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Stratificato colorato

Patto ambientale

La versione italiana del nuovo sito di Vanceva, dedicato alla nuova generazione di intercalari per vetro stratificato, è attualmente on- line all’indirizzo www.vanceva.com/design, rinnovata nella grafica e nei contenuti. Sono quindi disponibili, per gli addetti ai lavori, numerose soluzioni e indicazioni originali riguardanti il prodotto. Semplice nella struttura, il sito presenta sulla sinistra il menù di navigazione per consentire agli utenti la rapida e mirata consultazione, mentre la sezione “Product Studio” è un vero studio di design virtuale che permette al progettista di visualizzare, mediante le numerose combinazioni cromatiche della gamma Vanceva, la propria creatività. Sono inoltre disponibili informazioni e suggerimenti all’indirizzo e-mail films-archi@solutia.com, nonché campioni gratuiti e si possono prenotare direttamente i prodotti. Vanceva consente impieghi sia in esterni sia in interni e, oltre alle qualità estetiche, unisce elevate prestazioni tecniche quali la sicurezza e la durata nel tempo. Il sistema di intercalari Vanceva, composto da 10 colori base che, abbinati tra loro, costituiscono circa 1.000 colori, è un prodotto di Solutia, azienda multinazionale e massimo produttore mondiale di PVB (butirrale di polivinile), componente essenziale del vetro stratificato utilizzato per le applicazioni architettoniche e residenziali in tutto il mondo.

Sempre in prima linea per sostenere con il proprio impegno la tutela dell’ambiente per la qualità della vita, Iris Ceramica si è ulteriormente distinta poiché si è vista assegnare, quale prima azienda di settore, la prestigiosa certificazione per la bioedilizia ANAB IBO IBN, a completamento delle numerose certificazioni aziendali e di prodotto già ricevute. Questo traguardo, assolutamente superato da Iris Ceramica mediante l’impegno costante

Emozioni sportive In the World dedicato alla prevenzione dell’impatto ambientale nel pieno rispetto della natura, ha richiesto ingenti investimenti per la ricerca e lo sviluppo di processi tecnologici innovativi. La linea caratterizzante di questa filosofia aziendale è Naturgress; una vasta produzione in gres porcellanato smaltato, garantito 50 anni, che coniuga forma, materia e colore con l’alta tecnologia, la conoscenza tradizionale e il rispetto e la protezione ambientale.

Indagine sul rame

Successo mondiale Primo produttore mondiale di apparecchi per la climatizzazione, LG comprende la divisione LG Electronics Home Appliance che rappresenta, all’interno dell’azienda, il 32% del volume d’affari su un totale di 4,5 miliardi di dollari di fatturato, con una produzione attuale di 6,7 milioni di apparecchi. Questi saranno presumibilmente 12 milioni entro il 2005. Presente in 148 Paesi, occupando una posizione di prevalenza in 31 Paesi tra i quali gli Stati Uniti, la Corea del Sud, l’Australia, l’Arabia Saudita e la Russia, la divisione Air Conditioning di LG Electronics ha ripartito la produzione in diversi stabilimenti situati in Corea, Cina, Brasile, India, Turchia, Vietnam, Thailandia e Indonesia. Fattori determinanti per il successo del marchio: la specializzazione globale; l’avanguardia tecnologica; la capacità produttiva; la strategia di marketing; l’attività sempre più impostata sulla soddisfazione del cliente. Di particolare rilievo anche la competitività dei costi.

Minimo e sorprendente Helios Technology, unico produttore privato italiano di celle e moduli fotovoltaici, ha introdotto nel mercato di settore, con la nuova applicazione “chiavi in mano” Minikit, un sistema fotovoltaico completo che, utilizzando l’energia del sole, consente l’accensione di tre lampade a basso consumo da 7W-12V per una durata complessiva di 7 ore per notte. Ogni lampada dispone di intensità luminosa pari a quella di una lampadina a incandescenza da 49W. Ideale per applicazioni in abitazioni ed edifici non serviti da rete elettrica, e in case mobili, Minikit si distingue per affidabilità e lunga durata nel tempo, ed è costituito da: un modulo fotovoltaico H245 da 20W; un regolatore di carica HT8-8Amp; tre lampade a basso consumo LC7-7W-12V; una batteria ermetica 12V-40Ah esente da manutenzione. Il pannello solare, fissato al tetto dell’edificio o della struttura mobile, trasforma la luce del giorno in energia elettrica che, accumulata nella batteria, è disponibile 24 ore al giorno, anche in caso di maltempo, per alimentare le tre luci o altre utenze. Il montaggio, semplice e rapido, può essere facilmente eseguito non espressamente solo da tecnici ma anche dall’utente mediante tre operazioni: il collegamento del modulo al regolatore, la connessione della batteria al regolatore di carica e il collegamento dei cavi elettrici alle lampade tramite apposito interruttore. Per aumentare l’energia prodotta giornalmente può essere integrato, successivamente, con ulteriori moduli. Esiste inoltre la versione con batteria di capacità superiore HGL65-75Ah, idonea come utilizzo saltuario dell’impianto di illuminazione.

100 l’ARCA 197

E’ stata programmata dal 5 al 14 novembre a Milano, presso Openspace, la seconda edizione della rassegna Abitare con il Rame che, promossa dall’Istituto Italiano del Rame e curata da Riccardo Giovanetti con il patrocinio del Comune di Milano, ha sviluppato la tematica “Luce e Calore”. L’obbiettivo era la promozione di nuove idee e soluzioni per l’utilizzo del rame nel design d’interni mediante aziende e designer fortemente impegnati. Sono stati, per l’occasione, sviluppati progetti dedicati all’illuminazione, a nuove soluzioni per radiatori, nonché manufatti relativi ad accessori per il camino. Alcuni dei prodotti presentati sono in fase di prototipi, mentre altri rientrano in un programma

produttivo. La manifestazione intendeva evidenziare la straordinaria versatilità del rame e le possibili soluzioni applicative, dando l’occasione a giovani designer di esprimere le loro potenzialità creative.

Angelo Spampanato Stadi del mondo/The world’s stadiums Edizioni Gribaudo, Savigliano (CN) 2004, ill. a colori, 448 pp Un giro del mondo attraverso gli stadi. Non solo per rivivere le emozioni sportive, ma soprattutto per scoprire il fascino della loro storia e della loro architettura. Perché uno stadio non può essere solo una semplice cornice; lo stadio stesso è un evento, sportivo e architettonico, baluardo inespugnabile o simbolo di un club, riflesso di una cultura e protagonista di una città. Novanta stadi tra i più significativi, scelti per la loro qualità architettonica e per l’importanza che hanno assunto nel tempo, per scoprire esempi di eleganza estetica e capacità tecniche, di innovazioni tipologiche e tecnologiche che hanno segnato le tappe fondamentali di un processo evolutivo ancora in movimento. Dalla West Stand di Highbury, la prima tribuna con due livelli sovrapposti, alla Zuid Tribune del Philips, la prima struttura multifunzionale, nata quasi casualmente, proseguendo verso gli stadi più recenti (tra cui molti esempi di quelli costruiti in occasione dell’ultimo Mondiale di calcio per il Campionato Europeo e le Olimpiadi del 2004), indicativi delle nuove tendenze, fino ad alcuni tra i progetti più importanti degli stadi in costruzione. Fatti importanti come il Taylor Report che, nel 1989, ha segnato le nuove linee guida per gli stadi europei dopo la tragedia di Sheffield, fatti drammatici, sportivi e politici, come la tragedia dell’Heysel o la detenzione di migliaia di oppositori nel Nacional di Santiago del Cile, si alternano ad autorevoli prove d’architettura e a entusiasmanti imprese sportive. Novanta stadi, più uno, progettato dall’autore del volume; per spiegare, più che con tante parole, un concetto architettonico, la teoria di come uno stadio può, e deve, identificarsi con una città o un club e rappresentarli, diventando un segno di riconoscimento oltre che un simbolo di appartenenza, forte dei legami ancora oggi evidenti con i prototipi classici del teatro greco e dell’anfiteatro romano. Foto e disegni di progetto ci accompagnano in questo viaggio nei cinque continenti. L’autore, Angelo Spampinato, è tra gli ideatori e

curatori di WorldStadiums.com, uno tra i più importanti siti web sugli stadi del mondo. Attualmente collabora con lo studio SHESA alla progettazione del nuovo Juventus Arena, trasformazione dello stadio Delle Alpi di Torino; nel 2003 ha firmato il progetto dello stadio Dèi Palici, proposta per un nuovo impianto di calcio a Catania, invitato a partecipare allo Smau Sicilia 2003. A tour of the world’s stadiums, not only to live old sports glories over again, but especially to discover the magic of their history and architecture. In fact, stadiums cannot be reduced to simple frames; the stadium itself is a sporting and architectural event, an impregnable bulwark or the symbol of a club, a culture’s reflection, a city’s protagonist. Ninety of the world’s most important stadiums were chosen for their architectural quality and for the significance they have gained through time…to discover examples of esthetic elegance and technical ability, of typological and technological innovations that have marked the milestones of a process which is still developing. From the Highbury West Stand – the first doubletiered stand – to Philips’ Zuid Tribune, which, almost casually, became the first multifunction structure, we are led on to the newest stadiums, including many of those that were built for the last World Cup, the European Championship and the 2004 Olympic Games. The latter are all examples of the new trends, but there are some important projects underway for stadiums that are now under construction. Prestigious architectural feats and exciting sports ventures alternate with important facts, including the Taylor Report, which, after the Sheffield tragedy, triggered the establishment of new guidelines for European stadiums – as well as dramatic, political and sports events, such as the Heysel tragedy or the detention of thousands of opposers in Chile’s Santiago Nacional. Ninety stadiums plus one, designed by the author of the book; without so many words, he explains

an architectural concept, the theory of how a stadium can and must be identified with – and represent – a city or club, becoming a landmark and a symbol to which city-dwellers belong. And even today, it is evident that the structure of stadiums is still strongly linked to the classical prototypes of classical Greek theaters and Roman amphitheaters. Project pictures and plans follow us in this journey through the five continents. The author, Angelo Spampinato, is one of the planners and curators of WorldStadiums.com, one of the most important websites devoted to stadiums around the world. Currently, he is collaborating with the SHESA studio for the design of the new Juventus Arena, the renovation of Turin’s Delle Alpi stadium; in 2003, he signed a project for the Dèi Palici stadium, an idea for a new soccer stadium in Catania, which was invited to participate in the Smau Sicilia 2003.

Latifoglie americane Con sede al Laguna Palace di Venezia Mestre,si è svolta in ottobre la 12ª Convention dell’American Hardwood Export Council (AHEC) che ritorna ad avere per la seconda volta (la prima si è svolta nel 1995 a Milano), sede in Italia; Paese riconosciuto tra i più importanti importatori europei per il legno duro americano. Nel 2003 le esportazioni di segati di latifoglie americane in Italia sono aumentate in valore dell’8%, e quelle di tranciati del 6,4%, totalizzando la cifra di 114 milioni di dollari. Il mercato italiano si distingue principalmente per l’utilizzo della maggior varietà di specie di latifoglie americane rispetto agli altri Paesi europei. Con il tema “I mercati e il marketing del legno duro”, la Convention ha creato l’occasione di valutare i mercati in Europa considerandone le future possibilità. Il dibattito si è articolato sulle problematiche relative l’economia, gli sviluppi ambientali, la fornitura e la domanda di legno duro e

le strategie promozionali. Al pari dello scorso anno alla Convention di Amburgo, è stato presente il forum “Question time – Market debate”, che ha consentito a esportatori americani e agenti e importatori europei l’occasione di rivolgere a esperti di settore, domande sui molti problemi attuali del mercato.

Tessili d’arredamento Presente a Francoforte sul Meno dal 12 al 15 gennaio 2005, Heimtextil, Fiera Internazionale dei Tessili per Ambienti Abitati e Commerciali, consente al mondo della progettazione di interni il più specifico aggiornamento sui tessili dedicati al terziario grazie alla sezione Contract Creation; il segmento in cui la fiera concentra la gamma di prodotti dedicata al comparto. E’ quindi possibile visionare soluzioni

integrate con tessili per il terziario nell’ambito di una gamma di varietà innovative, studiate e finalizzate per ambienti commerciali e per il business contract. Si svolgerà contemporaneamente il Premio alle Innovazioni Tessili e Contract organizzato per segnalare i tessili più innovativi per l’arredamento del terziario secondo criteri architettonici, funzionali, tecnici e formali.

Segnalazioni Emanuele Arielli Pensiero e progettazione-La psicologia cognitiva applicata al design e all’architettura Prefazione di Paolo Legrenzi Bruno Mondadori Editore, Milano 2003, 192 pp Si indaga il design come capacità umana di pianificare le proprie azioni e trasformare l’ambiente per i propri scopi. Il libro esplora i meccanismi mentali che sottostanno all’atto della progettazione di un oggetto, sia esso un edificio, un’opera di ingegneria, un’opera d’arte, un pezzo di design. Alessandro Bianchi Building by Signs/Costruire per segni: disegno, memoria, progetto Editrice Librerie Dedalo, Roma 2003, 176 pp Il volume è composto da quattro capitoli che descrivono il rapporto fra l’architettura e le sue forme di esplicitazione: disegno, simbolo, progetto di nuovi edifici, recupero di quelli esistenti. Si auspica l’adozione di segni attuali universalmente riconoscibili che semplificano la sempre maggiore complessità del progetto architettonico. Giancarlo De Carlo – Percorsi – Archivio Progetti A cura di Francesco Samassa Giancarlo De Carlo, inventario analitico dell’archivio Il Poligrafico/IUAV-Archivio Progetti, Padova/Venezia 2004, ill. in b/n, 476+354 pp Il volume contiene saggi di Peter Blundell Jones,

Paolo Ceccarelli, Giorgio Ciucci, Donlyn Lyndon, Franco Putridi, Francesco Salassa e ripercorre criticamente l’intera parabola umana e professionale di De Carlo. Il volume dell’Inventario presenta l’inero fondo archivistico, ordinato, schedato e suddiviso in serie dal 1950 al 2000. Gino Valle, Progetto Fantoni Centro Ricerche Fantoni, Osoppo (UD) 2004, ill. a colori, 216 pp Omaggio a Gino Valle della collana Blueindustry giunta alla sua settima uscita. Il volume presenta una rassegna sulla lunga collaborazione tra l’architetto e l’azienda Fantoni, iniziata nel 1962 con la progettazione della nuova zona industriale Ziro e proseguita nel 1972 con il progetto per il Padiglione Uffici Centro Servizi e i successivi ampliamenti dello stabilimento di Osoppo. Gianluca Milesi, Aurelia Duplouich New York. The Gap Testo e Immagine, Torino 2003, ill. a colori, 96 pp Il volume è una introduzione all’architettura di New York. Descrive la situazione dopo l’11 settembre e sottolinea la storica separazione tra cultura architettonica e realtà economica e urbana della grande metropoli.

Multiplicity. USE-Uncertain States of Europe. Viaggio nell’Europa che cambia Edizione italiana e inglese Skira, Milano 2003, 400 ill. a colori e b/n, 496 pp La tesi presentata dal libro è che l’Europa più che un continente dai confini precisi sia un’immensa, unica città, che accoglie le differenze più estreme e le colloca entro alcuni caratteri locali e storicizzati. Attraverso fotografie e testimonianze di esperti, il volume propone un’immagine dell’Europa come un immenso caleidoscopio e che cerca un continuo adeguamento della condizione urbana. Lebbeus Woods The Storm and the Fall Saggi di Anthony Vidler and Paul Virilio Princeton Architectural Press, New York 2004, 75 ill. a colori, 150 b/n, 192 pp Il libro è centrato sue installazioni recenti di Woods: la Houghton Gallery alla Cooper union di New York e l’altra alla Fondation Cartier di Parigi. L’architetto newyorkese nella parte della “tempesta” (the Storm) critica la “scatola” geometrica che regola la maggior parte degli edifici e propone una visione più dinamica ed energetica del progetto; nella parte dedicata alla “caduta” (the Fall) cristallizza uno spazio costruito nel momento del collasso, un momento troppo breve per essere “abitato” eccetto che dall’immaginazione.

197 l’ARCA 101


AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

+ europaconcorsi

Scadenza/Deadline: 26/11 Per informazioni: Office public départemental d'HLM des Pyrénées-Atlantiques 2 Chemin de l'Abbé E. Cestac F-64108 Bayonne Tel. +33 5 59584000 Fax +33 5 59633806 E-mail: construction@groupe-hlm-bayonne-pa.com

Germania/Germany Australia Melbourne Australian Design Awards 2004 Premio all’eccellenza del design australiano in tre categorie: Industrial Design, Furniture Design, Textile Design/Excellence award for Australian design in three categories: Industrial Design, Furniture Design, Textile Design Scadenza/Deadline: 19/11 Per informazioni: Brandon Gien MDIA, Australian Design Awards, DIA National Office East Melbourne, VIC 3002, Australia Internet: www.dia.org.au/index

Essay Competition: Sense of Place Indian Subcontinent Concorso per saggi che riflettano sul “senso del luogo” in ambienti e oggetti sia naturali sia progettati/The essay competition invites reflections on that elusive yet distinct sense of place reflected in natural and designed objects and environments Scadenza/Deadline: 15/12 Monte premi/Total prize money: 5,000 AU$ Per informazioni: The University of Melbourne Victoria, 3010, Australia Internet: www.abp.unimelb.edu.au/ ~openconf/essay04/essay04.php

Belgio/Belgium Knokke-Heist/Brugge Casino Project Area Competition Concorso internazionale per il progetto di uno o più edifici sull’area dell’ex-Casino che conferisca una dimensione di carattere internazionale alla città di KnokkeHeist/International competition for the design of a new building and/or buildings off the existing Casino site and wider surroundings that should provide Knokke-Heist with a new dimension of international character Scadenza/Deadline: 15/11 Giuria/Jury: Jennifer Hudson, Soren Robert Lund, Heinrich Böll, Laurent Ney, Kasper König, Martin Manning, Catherine David Per informazioni: Municipal Executive Knokke-Heist Alfred Verweeplein 1 8300 Knokke-Heist Coordinator: Marc Verhaeghe Tel. +32 050 630109 Fax +32 050 630159 Internet: www.knokkeheist.be/files/Casino_EN.pdf E-mail address: knokke-heist@knokke-heist.be

Francia/France Bayonne Complesso residenziale Progetto per la costruzione di un complesso residenziale dotato di 79 alloggi. Superficie complessiva: 6.610 mq/Project for the construction of a residential complex with 79 living quarters, total surface 6,610 sq.m

102 l’ARCA 197

Frankfurt am Main Techtextil 2005. Strutture tessili per una nuova edilizia 2005 La manifestazione intende premiare soluzioni innovative e risolutive relative all'impiego di materiali tessili nell'edilizia. Il programma prevede 4 categorie di partecipazione: 1) macro architettura, 2) micro architettura, 3) ambiente ed ecologia, 4) strutture composite e ibride/The event will prize innovative solutions related to the use of textiles materials in building. The brief calls for 4 participation categories: 1) macro architecture, 2) micro architecture, 3) environment and ecology, 4) composed and hybrid structures Scadenza/Deadline: 28/2/2005 Per informazioni: Generalsekretariat Arbeitskreis Textile Architektur Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756553/75756710 Fax +49 69 75756541 E-mail: Katrin.Mueller@messefrankfurt.com

Koln IAKS Award 2005 Premio internazionale per impianti sportivi e ricreativi/International competition for sports and leisure facilities Scadenza/Deadline: 30/4/2005 Per informazioni: IAKS Carl-Diem-Weg 3 50933 Koln Tel. +49 221 4912991 Fax +49 221 4971280 Internet: www.iaks.info E-mail: iaks@iaks.info

München ArchiCAD-Preis. Applicazioni innovative del vetro L’ente banditore intende premiare gli studenti che si sono distinti per composizioni progettuali caratterizzate da un utilizzo innovativo del vetro, realizzate attraverso il programma di disegno ArchiCAD/The awarding authority wants to prize students who have distinguished themselves for project compositions characterized by the innovative use of glass, realized through the design program ArchiCAD Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: Graphisoft Deutschland GmbH Lindwurmstr. 129e D-80337 München Tel. +49 089 74643-0 Fax +49 089 74643299 Internet: www.graphisoft.de/archicad-preis.de

Nürnberg Haus des Deutschen Flechthandwerk/Museo degli artigiani cestai L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la riqualificazione di un edificio sottoposto a vincolo di tutela, per realizzarvi un museo dedicato agli artigiani cestai tedeschi.

Il programma prevede interventi di ristrutturazione e di ampliamento di detto edificio, così come la sistemazione degli spazi circostanti. Superficie complessiva: 1.050 mq/The contracting authority collects project proposals for the requalification of a listed building to make a museum dedicated to the German basket making artisans. The brief calls for the restructuring and the extension of said building, in addition to the rearrangement of outoor spaces, total surface 1,050 sq.m Scadenza/Deadline: 5/11 Per informazioni: Stoesslein Architekten Att: Prof. Michael Stoesslein Veillodter Strasse 1 D-90409 Nürnberg Tel. +49 911 555266 Fax: +49 911 555277 E-mail: starch@odn.de

Stuttgart European Architectural Photography Prize 2005 Premio europeo della fotografia di architettura Scadenza/Deadline: 28/1/2005 Per informazioni: FHT Stuttgart, FB Architektur, "European Architectural Photography Prize" D-70174, Stuttgart, Germany architekturbild e.v. Marquardtstraße 33 D - 70186 Stuttgart Internet: http://demo.six.de/kunden/archbild/ sixcms/list.php?page=verein_page E-mail: architekturbild@netic.de

Italia/Italy Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres e Pietre Native/International architecture competition selecting and prizing those professionals who, through their work, have better utilized and improved the technical properties and the expression potentials of elements in Granitogres, Marmogres and Native Stones porcelain grès Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 (30 linee) Fax +39 0522 996121 Fax export +39 0522 841630 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it

Faenza (Ravenna) Architettura automatica 2004 Concorso per le migliori architetture che abbiano impiegato ingressi automatici e/o automatismi per aperture, controllo della luce, gestione intelligente di facciate e serramenti/Competition for the best realizations that used automatic entrances or automatic devices for light control, facade and frameworks smart management Scadenza/Deadline: 16/12 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Giuria/Jury: Gabriele Del Mese, Felix Foure, Giancarlo Rosa, Antonio Piva, Fabrizio Bianchetti, Paolo Pons

Per informazioni: Flavia Gaeta Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 Internet: www.ditec.it, www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com

Ferrara Premio Architettura Sostenibile Fassa Bortolo Il Premio Architettura Sostenibile nasce dalla volontà di premiare e far conoscere a un ampio pubblico, architetture che sappiano rapportarsi in maniera equilibrata con l’ambiente, che siano pensate per le necessità dell’uomo e che siano capaci di soddisfare i bisogni delle nostre generazioni senza limitare, con il consumo indiscriminato di risorse e l’inquinamento prodotto, quelli delle generazioni future/Prize awarding architecture which have a balanced relationship with the environment Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Segreteria del Premio C/o Gianluca Minguzzi Via Quartieri 8 44100 Ferrara Tel/fax: +39 0544 864353 Internet: www.premioarchitettura.it/# E-mail: premioarchitettura@xfaf.it

Milano Twinings Design Competition: “Tea time! At what time?” Concorso per architetti e designer under 35 per un nuovo design del sistema prodotto per il rito del consumo del tè nella società contemporanea/Competition open to designers and architects under 35 years of age for a new design of all the system necessary for the rite of tea time in contemporary society Scadenza/Deadline: 17/12 Monte premi/Total prize money: 6.500 Euro Giuria/Jury: Antonia Astori, Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Gilda Bojardi, Davide Bruno, Philippe Daverio, Marina Deserti, Alessandro Guerriero, Makio Hasuike, Vittorio Sgarbi, Rosa Tessa, Stephen Twining Per informazioni: Politecnico di Milano Stefania Palmieri Tel. +39 02 23995981 Internet: www.polidesign.net, www.dec.it

Espresso: Spazio/Tempo del caffè Concorso internazionale aperto a progettisti, artisti, designer e studenti under 35 per il progetto di un modello di bar quale luogo di conoscenza, scoperta e incontro International competition open to architects, designers, artists and students under 35 years of age for the project of a coffee bar as a meeting, discovery and knowledge place Scadenza/Deadline: 31/1/2005 Monte premi/Total prize money: 7.000 Euro Giuria/Jury: Stefano Boeri, Sergio Silvestris, Anna Barbara, Petra Blaisse, Ludovico Einaudi, Anselm Franke, Naoto Fukasawa, Alessandro Mendini, Hans Ulrich Obrist Per informazioni: Segreteria organizzativa Via Gianni Mazzocchi 13 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 02 824721 Fax +39 02 57500132 Internet: www.domusweb.it, www.illy.com E-mail: competition.domusilly@domusweb.it

AGENDA Napoli Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” Il Premio, a cadenza biennale, è per il miglior progetto di architettura realizzato negli ultimi 5 anni e che sia ultimato alla data del 31/12/2004. Il Premio ha la finalità di promuovere il lavoro della nuova generazione europea selezionando i migliori talenti e valorizzando la qualità dell'architettura/The biennial award is reserved to the “best architectural realized project” in the past five years and finished by 31/12/2004. The award wants to prize the work of the new European generations selecting the best talents and improving the architecture quality Scadenza/Deadline: 31/1/2005 Per informazioni: Cooperativa Libraria Editrice Architettura Napoli Direzione del Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” c/o CLEAN Via Diodato Lioy 19 80134 Napoli Fax +39 081 5524419 Internet: www.cleanedizioni.it

Padova Restauro dell’Orto Botanico L’Università degli Studi di Padova indice un Concorso internazionale di Progettazione a procedura ristretta, in un'unica fase con prequalificazione dei concorrenti, per la progettazione preliminare relativa alle opere di restauro dell'Orto Botanico dell’Università degli Studi di Padova e allo sviluppo dello stesso in una nuova area limitrofa di recente acquisizione/Padova university announces an international restricted, one stage project competition with pre-qualification of competitors for the preliminary project of the restoration of the Botanical Garden of Padova University and for the development of the same in a nearby area recently acquired Scadenza/Deadline: 29/10 Per informazioni: Università degli Studi di Padova Palazzo Storione Riviera T. Livio 6 35122 Padova Tel. +39 04 98273274 Fax +39 04 98273269 Internet: www.unipd.it/concorso_ortobotanico E-mail: concorso.ortobotanico@unipd.it

Pistoia/Montecatini Terme Una città per tutti Premio riservato alle migliori tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Ingegneria Edile, Ingegneria EdileArchitettura e Architettura, aventi per argomento “Una Città per Tutti” discusse negli anni solari 2003-2004 in Università italiane ed estere/Prize for the best degree thesis of Civil or Building Engineering and Architecture on the theme “An architecture for all”, discussed in the years 2003-2004 in Italian or foreign Universities Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 4.500 Euro Per informazioni: Club Soroptimist International di PistoiaMontecatini Terme Ditta Balducci Via del Melo 1 51018 Pieve a Nievole (PT) Tel. +39 0572 956669-95661 Internet: www.ing.unipi.it E-mail: serena.guidotti@balducci.it

+ europaconcorsi

Norvegia/Norway Oslo Complesso parrocchiale Chiesa di Bàler L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la costruzione di una chiesa. Il programma prevede la demolizione delle strutture temporanee attualmente presenti sul sito, per realizzarvi il complesso parrocchiale costituito dalla chiesa (1.150 mq), una cappella (100 mq), blocco amministrativo (800 mq), una scuola e vari servizi all’aperto/Open design contest for a new building, proposal for the new Bàler Church in Oslo. At present the site contains temporary church buildings. The existing buildings shall be demolished. A new church shall be constructed with a new church building (net area approx. 1,150 sq.m), a chapel (net area approx. 100 sq.m), administration facilities (net area approx. 800 sq.m) including a nursery school and several outdoor facilities shall be constructed Scadenza/Deadline: 11/10 Per informazioni: Norske Arkitekters Landsforbund Att: MNAL Per Rygh Josefinesgate 34 N-0351 Oslo Tel. +47 23332500 Fax +47 23332501 Internet: www.arkitektur.no E-mail: per@arkitektur.no

South Norway Auditorium L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la realizzazione di un complesso in grado di ospitare concerti e manifestazioni teatrali. Il programma prevede la realizzazione di una sala da concerto da 1.300 posti, una sala da concerto/teatro con una capienza modulabile di 340/700 posti, una sala polifunzionale da 250 posti e un Black-box da 150 posti. Superficie lorda: 16.200 mq/The contracting authority collects project proposals for the construction of a complex for concerts and theatre events. The brief calls for the construction of a concert hall with 1,300 seats,of a modular concert/theatre hall with 340/700, of a multifunction hall with 250 seats and of a Black-box with 150 seats, gross surface 16,200 sq.m Scadenza/Deadline: 17/11 Per informazioni: Norske Arkitekters Landsforbund (NAL) Att: Per Rygh Josefinesgate 34 N-0351 Oslo Tel. +47 23 332500 Fax +47 23 332501 Internet: http://www.arkitektur.no E-mail: per@arkitektur.no

Olanda/Holland Amsterdam Ein Hud: Masterplan alternativo L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per il masterplan di Ein Hud, alternative a quello proposto dalla Corte Suprema Isrealiana. Il programma prevede due categorie di partecipazione: 1) Project - masterplan comprensivo di spazi pubblici, servizi commerciali, scuole, municipio, clinica, parcheggi area turistica e area agricola, strade e un edifico polifunzionale; 2) Idea concetti attreverso i quali si intende raggiungere gli obbiettivi posti dal concorso/The goal is to design a sustainable future for the village of Ein Hud. Recently the government has approved a masterplan for the village. The masterplan is unfit. It

creates an unsustainable community with no possibilities for future economical, demographic, or cultural development. The goal is to create an architectural/urban project that can offer sustainability to the village in the long term, make efficient use of land without causing overcrowding, be able to expand with demographic growth of the village, and offer a normal, autonomous life to the inhabitants of the village. Its secondary goal is to design a multifunctional center that can serve as a concrete first step towards a sustainable future for Ein-Hud. This center can function for the community and its guests, for exhibitions, education and hospitality Scadenza/Deadline: 20/12 Per informazioni: F.A.S.T. Competition c/o De Balie Kleine-Gartmanplantsoen 10 1017 RR Amsterdam Internet: www.seamless-israel.org E-mail: info@seamless-israel.org

Portogallo/Portugal Lisbona Riqualificazione della zona costiera di Alcoutim L'ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la sistemazione del lungomare della zona di Alcoutim/The contracting authority collect project proposals for the requalification of Alcoutim coast line Scadenza/Deadline: 17/11 Per informazioni: Ordem dos Arquitectos - Seçao Regional do Sul Att: Serviços de Concursos Tv. do Carvalho, 23-1_ P-1249-003 Lisboa Tel. +351 21 3241164 Fax +351 21 3241165 Internet: www.oasrs.org E-mail: concursos@oasrs.org

Svezia/Sweden Mariestad Riqualificazione del waterfront L'ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la riqualificazione del waterfront di Mariestad/The contracting authority is collecting proposals for the requalification of Mariestad waterfront Scadenza/Deadline: 1/12 Per informazioni: Mariestads kommun, Stadsbyggnadskontoret Mariestads kommun Att: Ann-Charlotte Eriksson S-542 86 Mariestad Tel. +46 501 63000 Fax +46 501 63047 Internet: www.mariestad.se E-mail: ann-charlotte.eriksson@mariestad.se

Svizzera/Switzerland Lugano Sistemazione della Piana di San Gottardo e riuso dei materiali di risulta L'ente banditore intende valutare proposte progettuali per la sistemazione della Piana di San Gottardo (dopo l'intervento di livellamento) con i relativi mezzi di comunicazione, nonché per il riuso dei materiali in eccesso lasciati dagli interventi di demolizione

The two themes of the competition are: 1. The development of the new St. Gotthard plateau and new necessary means of communication; 2. How to reuse excess material left by the demolition. The leveling of St. Gotthard will provoke important morphological, climate, socioeconomic and cultural changes. In addition to competition proposals, participants must also elaborate on how these changes will affect their proposal Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Associazione Otto Pragma Via Canonica 9 6900 Lugano Internet: www.ottopragma.ch/en/concorso.html

Turchia/Turkey Istanbul Extreme: Creating Space in Extreme and Extraordinary Conditions Concorso internazionale per studenti/International students competition Scadenza/Deadline: 28/2/2005 Per informazioni: UIA 2005 Internet: www.uia2005istanbul.org

USA Houston International Student Offshore Design Competition Concorso per lo sviluppo e la promozione del processo progettuale e delle relazioni tra studenti e industria dell’offshore/The intent of this competition is to develop and promote the design process, encourage teamwork, and to develop mentor relationships between students and offshore industry professionals Iscrizione/Registration: 1/10-25/2/2005 Consegna/Submission: 27/5/2005 Monte premi/Total prize money: 2,750 US$ Per informazioni: Alan C. McClure & Associates c/a Lars Ronning 2600 South Gessner, Ste. 504 Houston, TX 77063 Tel. +1 713 7891840 Fax +1 713 7891347 Internet: www.isodc.com

New York Next Generation Design Competition Premio per idee e progetti di cui possano beneficiare gli individui o l’ambiente e che stimolino i professionisti del design a creare prodotti centrati sull’uomo, sull’ambiente e sui sistemi di comunicazione/Award to an enterprising individual or office who's Big Design Idea will benefit people and the environment, and will challenge design professionals to create human-centered products, environments, and communication systems Scadenza/Deadline: 15/1/2005 Primo premio/First prize: 10,000 US$ Per informazioni: Attn: Laurie Manfra Next Generation Design Prize Metropolis Magazine New York, NY 10010, USA Internet: www.metropolismag.com

197 l’ARCA 103


AGENDA Roanoke (Virginia) C2C Home Competition Concorso internazionale per il progetto di residenze ambientalmente sostenibili International competition for the design of sustainable housing Scadenza/Deadline: 15/12 Per informazioni: Green Blue Institute Internet: www.greenblue.com, www.c2c-home.org E-mail: info@c2c-home.org

San Mateo Green Dollhouse Competition: Start Small. Think Big. Build Green Concorso per il progetto di una casa per le bambole che utilizzi principi ecologici/Competition to design a doll house utilizing green principles Scadenza/Deadline: 15/12 Giuria/Jury: David Arkin, Topher Delaney, Elizabeth Hennings, Shellie Kazan, Sharo Refvem, Jennifer Roberts, Katie Sosnowchick, Peter Whiteley Per informazioni: Green Dollhouse Project c/o Sustainable San Mateo County San Mateo, CA, 94402 Internet: www.greendollhouse.org

Somerset Flight 93 National Memorial Design Competition Concorso in due fasi per il progetto di un Memorial del Volo 93, abbattuto in Pennsylvania l’11/9/2001 International competition in two phases for the project of a Memorial of Flight 93, crashed on 11th September 2001 Scadenza/Deadline: 27/12 Per informazioni: Flight 93 National Memorial Design Competition 109 W. Main Street, Suite 104 Somerset, PA 15501-2035 fax to 814.443.2180 Internet: www.flight93memorialproject.org/ competition.asp

Affidamenti

+ europaconcorsi

Per informazioni: Hera SpA Funzione Appalti Viale Carlo Berti Pichat 2/4 40127 Bologna Tel. 051 287250 Fax 051 287278 Internet: www.gruppohera.it

Sistema di qualificazione (Apparecchiature per impianti di depurazione) Definizione di un elenco di imprese qualificate per la fornitura e messa in opera di sistemi di depurazione dei fumi prodotti dalla combustione di RSU e assimilati. Fornitura e messa in opera di sistemi di depurazione dei fumi prodotti dalla combustione di RSU e assimilati, di capacità superiore a 20,000 NM3/h, di tipologia a secco, umido o semisecco. La fornitura comprende la progettazione, la costruzione, il montaggio in opera delle apparecchiature nonché la supervisione all'avviamento e la esecuzione delle prove di prestazione delle apparecchiature. è altresì compreso il project management della fornitura Scadenza: 31/12 Per informazioni: Hera SpA Funzione Appalti Viale Carlo Berti Pichat 2/4 40127 Bologna Tel. 051 287250 Fax 051 287278 Internet: www.gruppohera.it

Busto Arsizio (Varese) Elenchi di professionisti presso il Comune di Busto Arsizio Formazione degli elenchi dei professionisti per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a Euro 100.000 inerenti i seguenti servizi: 1) progettazione e direzione lavori opere edili; 2) progettazione e direzione lavori: a) impianti idrotermosanitari; b) impianti di condizionamento; c) impianti elettrici; 3) progettazione e direzione lavori opere in c.a. e a struttura metallica; 4) progettazione e direzione lavori opere stradali e fognarie; 5) progettazione e direzione lavori verde e arredo urbano; 6) coordinamento sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione dei lavori ex D.Lvo. 494/96 e 528/99; 7) rilievi catastali e accatastamenti Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Busto Arsizio Via Fratelli d'Italia 12 21052 Busto Arsizio (VA) Internet: www.busto-arsizio.it

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Italia/Italy Bologna Sistema di qualificazione (Impianto di incenerimento di rifiuti) Definizione di un elenco di imprese qualificate per la fornitura e messa in opera di forni a griglia per la termovalorizzazione di RSU. Fornitura e messa in opera di forni a griglia per la termovalorizzazione di RSU di potenzialità termica compresa tra 20 e 75 MWt, completi di generatori di vapore a recupero e relativi accessori. La fornitura comprende la progettazione, la costruzione, il montaggio in opera delle apparecchiature, l'assistenza all'avviamento e la esecuzione delle prove funzionali e di prestazioni delle apparecchiature. E’ altresì compreso il project management della fornitura Scadenza: 31/12

104 l’ARCA 197

Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)

Cremona Elenco per l’affidamento di incarichi di consulenza L’ente banditore intende procedere alla formazione di un elenco di

soggetti, diviso per competenze professionali, da cui attingere per l’affidamento di eventuali incarichi di consulenza. L’elenco sarà suddiviso secondo tipologie di prestazioni professionali, quali: a) Ingegneria civile; b) Ingegneria idraulica; c) Ingegneria urbanistica; d) Ingegneria ambientale e territoriale; e) Ingegneria gestionale; f) Ingegneria navale; g) Ingegneria dei trasporti (Sfruttamento vie d’acqua, trasporto merci, turistico); h) Ingegneria meccanica; i) Ingegneria elettronica; j) Ingegneria elettrotecnica Scadenza: 11/2/2006 Per informazioni: Azienda Regionale per i Porti di Cremona e Mantova Via della Conca 3 26100 Cremona Tel. 037 2592011 Fax 037 2592048 Internet: www.po-seaway.com

Fasano (Brindisi) Elenco professionisti per servizi attinenti all’architettura ed all’ingegneria La Direzione Territorio e Ambiente dell’ente intende costituire un Albo di professionisti e prestatori di servizi (attinenti all'architettura ed all'ingegneria anche integrata e per i servizi tecnici concernenti la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo ed esecutivo nonché le attività tecnico amministrative connesse alla progettazione di opere pubbliche), da cui attingere nei casi in cui il legislatore consenta il riscorso alla trattativa privata e/o all’affidamento fiduciario Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Fasano - Direzione Territorio Ambiente Piazza Ciaia 72015 Fasano (BR) Tel. 080 4394111 Fax 080 4394321 E-mail: llpp@comune.fasano.br.it

Feltre (Belluno) Elenco professionisti (coordinatore per la sicurezza, collaudatore, rilievi topografici, frazionamenti, pratiche catastali, perizie geologiche) Avviso per l'inserimento nell'elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: a) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione b) collaudatore statico c) collaudatore tecnico amministrativo d) rilievi topografici e) frazionamenti e pratiche catastali f) perizie geologiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori) Avviso per l'inserimento nell'elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori Scadenza: 31/12

Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Ispra (Varese) Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto) Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’Unione Europea e nei Paesi candidati Scadenza: 11/4/2005 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243

Napoli Elenco professionisti presso il Ministero per i Beni le Attività Culturali Incarichi professionali attinenti agli interventi di cui alla L. 109/94 e s.m. e i. Importi inferiori a E 100.000. 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnico-amministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Assistenza scientifica allo scavo archeologico; 5. Coordinamento sicurezza; 6. Assistenza alle procedure di esproprio Scadenza: 31/12 Per informazioni: Ministero per i Beni le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta Piazza Museo 19 80100 Napoli Tel. 081 440166 Fax 081 440013

Avviso pubblico per l'istituzione di un Albo Professionale L’ente ha istituito un Albo Professionale Aperto per il supporto e l'assistenza specialistica tecnicoscientifica ed amministrativogiuridico-legale, alle attività a essa affidate, ai sensi della legge regionale 29 luglio 1998 n. 10, ivi compresa ogni attività relativa alla costituzione e all’adeguamento funzionale delle dotazioni infrastrutturali e strumentali delle proprie sedi Scadenza: 31/12 Per informazioni: A.R.P.A.C. - Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (Ente di diritto pubblico istituito con legge regionale n¡ 10 del 29.07.1998) Via G. Porzio 4 - Centro Direzionale - Isola E/5 80143 Napoli Tel. centralino 081 7782111 Fax 081 7782536 Internet: www.arpacampania.it E-mail: segreteria@arpacampania.it

Novara Elenco professionisti (per incarichi di importo inferiore a 50.000) Avviso pubblico per di incarichi di importo inferiore a 50.000 Euro. I curricula dovranno prevedere sezioni specifiche per ciascuna delle seguenti tipologie 1. progettazione edilizia residenziale pubblica e sociale aspetti architettonico-edilizi 2. progettazione

AGENDA impianti termoidraulici a servizio del punto 1) 3. progettazione impianti elettrici e connessi a servizio del punto 1) 4. progetto e calcolo strutturale connesso al punto 1) 5. progetto e calcolo dispersioni termiche Legge 10/1991 connesse ai punti 1) e 2) 6. indagini e relazioni geologiche 7. rilievo di edifici e restituzione grafica 8. rilievo stato di conservazione di immobili 9. rilievo e pratiche catastali 10. pratiche prevenzione incendi 11. coordinamento sicurezza cantieri; 12. pianificazione urbanistica esecutiva 13. elaborazione grafico-informatica di progettazioni Scadenza: 1/12 Per informazioni: Agenzia Territoriale per la Casa Via Boschi 2 28100 Novara Internet: www.atc.novara.it

Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12/2006 Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net

Perugia Elenco professionisti L'Aur istituirà una Banca dati di tipo aperto per consulenti e collaboratori (persone fisiche) all'interno della quale individuare i soggetti ai quali conferire, in relazione al manifestarsi di specifiche necessità, incarichi di consulenza e collaborazione in varie forme contrattuali Scadenza: 29/4/2005 Per informazioni: Agenzia Umbria Ricerche Via M.Angeloni, 78 06124 Perugia Tel. 075 5045805

Pietra Ligure (Savona) Impianto di depurazione comunale Incarichi di progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, contabilità lavori, assistenza al collaudo, coordinamento per la sicurezza nelle fasi di progettazione e di esecuzione e altre prestazioni accessorie relativi all'appalto di “Realizzazione della fase secondaria, per il trattamento biologico, dell'impianto di depurazione comunale di Pietra Ligure”. Importo stimato del corrispettivo complessivo per tutti i servizi richiesti: 320.196,86 Euro Scadenza: 18/12 Per informazioni: Comune di Pietra Ligure Servizio responsabile: Ufficio lavori pubblici Via S.M.G. Rossello 21 17027 Pietra Ligure (SV) Tel. 019 62931203 Fax 019 624166 Internet: www.comunepietraligure.it E-mail: lavori.pubblici@comunepietraligure.it

+ europaconcorsi

Pomezia (Roma) Elenco di professionisti abilitati Formazione di un elenco di professionisti abilitati ai fini dell’affidamento di incarichi professionali per servizi attinenti all'architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Pomezia Piazza Indipendenza 1 00040 Pomezia (Roma) Tel. 06 91146251 Fax 06 91146236

Roma Sistema di Qualificazione per Servizi di Ingegneria di supporto alla progettazione E’ istituito presso ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione e Programmazione, per gli affidamenti di servizi compresi entro il limite massimo di 100.000 Euro, un Sistema di Qualificazione dei Prestatori di Servizi di Ingegneria e di supporto alla progettazione Scadenza: 31/12 Per informazioni: Anas S.p.a., Direzione generale Via Monzambano 10 Roma Tel. 06 490326 Fax 06 4454956 Internet: www.stradeanas.it

Elenco professionisti e imprese Il Comando Interregionale Carabinieri “Podgora” e i Distaccamenti amministrativamente dipendenti, nel corso dell'anno 2004, procederanno all'esecuzione di lavori ed all'acquisto di beni e servizi in economia (ai sensi del D.P.R. 5 dicembre 1983, nr. 939 per i lavori e del D.P.R. 20 agosto 2001 nr. 384 per i beni e servizi, nei settori e categorie merceologiche di seguito indicati. Lavori: manutenzione immobili, riparazione impianti tecnici, tecnologici, idraulici, di condizionamento; Beni e servizi: di cui al decreto 28.06.2002 pubblicato sulla G.U.R.I. n. 164 del 15.07.2002 art.2, lett. a), b), c), d), e), f), g), h), i), l), m), n), o), p), q), r), s), t), u), v), z), aa), bb), cc), dd), ee), ff) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comando Interregionale Carabinieri “Podgora” - Servizio Amministrativo Sezione Approvvigionamenti Via Garibaldi 41 00153 Roma Fax 06 58594299 Internet: www.carabinieri.it E-mail: rtlarmcontratti@carabinieri.it

Treviso Elenco professionisti (importo inferiore a 100.000 Euro) Avviso per l'inserimento nell'elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro, per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori c) supporto agli atti di pianificazione stradale d) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione e) collaudatore statico f) collaudatore tecnico-amministrativo g) rilievi topografici h) visure catastali e presso l'Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali i) perizie di stima j) indagini geognostiche Scadenza: 31/12

Per informazioni: Provincia di Treviso - Settore Lavori Pubblici-Viabilità Viale Cesare Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656329 Fax 0422 656124

Vicenza Elenco professionisti per incarichi di importo inferiore ai 100.000 Euro Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore ai 100.000 Euro, per i servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria. L’elenco riguarderˆ principalmente le seguenti tipologie di incarico: a) progettazioni; b) direzioni lavori; c) coordinamento per la sicurezza (in fase di progettazione e di esecuzione); d) calcoli strutturali; e) redazione piano particellare di espropiio visure catastali; f) redazione perizie geologiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Alto Vicentino Servizi S.r.l. Via S. Giovanni Bosco 77/B 36016 - Thiene (VI)

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Cina/China Shanghai Shanghai International Convention Center Pudong World Engineers’ Convention 2004 2/11-6/11 Per informazioni: WEC Internet: www.sino-meetings.com/general

Ecuador Quito Colegio de Arquitectura XIV Bienal Panamericana de Arquitectura 2004 15/11-19/11 Per informazioni: Colegio de Arquitectura de Ecuador Provincial de Pichincha Nuñez de Vela N 35-204 e Ignacio San Maria Quito Tel. +593 2 469093 Fax +593 2 268750 Internet: www.cae.org.ec, www.trama.com.ec/bienal.html E-mail: caep@punto.net.ec, bienal@punto.net.ec

Emirati Arabi Uniti/UAE Sharjah/Dubai

Australia Heron Island Sixth International Roundtable Conference Computational and Cognitive Models of Creative Design 1/12-5/12 Per informazioni: Internet: www.arch.usyd.edu

Melbourne Monash University - Caulfield campus Design Research Society International Conference 17/11-21/11 Per informazioni: Internet: www.futureground.monash.edu.au

Brasile/Brazil Rio de Janeiro Sofitel Designing for the 21st Century 7/12-12/12 Per informazioni: Internet: www.designfor21st.org E-mail: info@adaptiveenvironments.org

Canada Waterloo The University of Waterloo/School of Architecture Fabrication Conferenza sulla pratica digitale in architettura/Conference on digital practice of architecture 11/11-13/11 Per informazioni: The University of Waterloo/School of Architecture 200 University Avenue Waterloo, Ontario Internet: www.acadia.org

American University of Sharjah Post Taditional Environments in a Post Global World Nona conferenza della/Ninth conference of Association for the Study of Traditional Environments 14/12-18/12 Per informazioni: IASTE 2004 Conference Center for Environmental Design Research 390 Wurster Hall University of California Berkeley CA 94720-1839 USA Tel. +1 510 6426801 Fax +1 510 6435571 Internet: www.arch.ced.berkeley.edu/research/ iaste/2004%20conference.htm E-mail: iaste@uclink4.berkeley.edu

Germania/Germany Berlin Haus der Kulturen der Welt Architecture and Identity: The own and the foreign in architecture 6/12-8/12 Per informazioni: Internet: www.architecture-identity.de

Monaco International Congress Center Risparmiare energia negli immobili esistenti – creare plusvalore 17/1/2005-18/1/2005 Per informazioni: Internet: www.bau-munchen.de

Gran Bretagna/Great Britain London Cavendish Conference Centre Achieving Effective Health & Safety in Construction 9/12 Per informazioni: Internet: www.constructhealthandsafety.co.uk

197 l’ARCA 105


AGENDA India

+ europaconcorsi

Russia

New Delhi

Moscow

India National Group of the IABSE IDA Building Shahjahan Road IABSE Conference: Role of Structural Engineers towards Reduction of Poverty 19/2/2005-22/2/2005

Gostiny Dvor 100% Design Moscow 2005 10/3/2005-13/3/2005

Per informazioni: Internet: www.iabse.ethz.ch/conferences

Italia/Italy Bolzano Museo di Scienze Naturali Italo Tamanini: La matematica trasparente-Le bolle di sapone 10/12 Per informazioni: Museo di Scienze Naturali Via Bottai 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 412960 Fax +39 0471 412979 Internet: www.museonatura.it

Per informazioni: Internet: www.craftscouncil.org

Spagna/Spain Barcelona Fundació Miró Woman, Art and Modernity (seminar) 10/11-16/12 Per informazioni: Fundació Miró Parc de Montjuic 08038 Barcelona Internet: www.bcn.fjmiro.es E-mail: fjmiro@bcn.fjmiro.es

Turchia/Turkey

Como

Istanbul

Fondazione Antonio Ratti L’Islam e l’Europa - Tahar Ben Jelloun e Vincenzo Consolo 26/11

Chamber of Architects UIA 2005: Cities, Grand Bazar of Architectures 30/6/2005-10/7/2005

Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Ornella Pizzagalli Lungo Lario Trento 9 Como Tel. +39 031 233210 Fax +39 031 233249 Internet: www.fondazioneratti.org E-mail ornellapizzagalli@fondazioneratti.org

Firenze Università degli Studi-Dip. di Tecnologia e Design TAED Abita, architettura biologica e innovazione tecnologica per l’ambiente Ottobre/luglio-October/July Per informazioni: Università degli Studi-Dip. di Tecnologia e Design TAED Centro Abita Via San Niccolò 89/a 50125 Firenze Tel. +39 055 5048394/2491559 Fax +39 055 504839448/2347152 Internet: http://web.taed.unifi.it/abitaweb/ master/master2.htm E-mail: abita@taed.unifi.it, marco_sala@unifi.it

Teatro Comunale Risvegliare i sensi 12/11-13/11

USA

Design Boom Design-Aerobics: Urban Lighting Beautification Approach Corso/Course 8/11-12/1/2005 Per informazioni: Internet: www.designboom.com

Roma Università “La Sapienza”/Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” Master: Gestione del progetto complesso di architettura 15/1/2005-15/10/2005 Iscrizione/Registration: 31/12 Per informazioni: Internet: w3.uniroma1.it/DICEA/DICEA.htm

106 l’ARCA 197

Belgio/Belgium Antwerp DeSingel Gallery Dominique Gonzalez-Foerster Alphavilles 14/10/19/12 B&K+Brandlhuber&Co+A42.Org (Architecten, Keulen & Masters of Architecture, Nürnberg) Collecting the Future 17/2/2005-10/4/2005 Fernando Romero/LCM (Laboratorio de La Ciudad de Mexico) - Bridging the Borders 28/4/2005-19/6/2005

Bruxelles Rond Point Schuman Rem Koolhaas OMA/AMO: The Image of Europe 13/9-28/11

Canada Montreal CCA The Sixties: Montreal Thinks Big 20/10-14/8/2005

Las Vegas

Vancouver

Caesars Palace The National Ergonomics Conference and Exposition and the Eastern Ergonomics Conference & Exposition 30/11-3/12

Art Gallery Massive Change: The Future of Global Design 2/10-3/1/2005

Per informazioni: Internet: www.ergoexpo.com

Portland Oregon Convention Center The 2004 Greenbuild International Conference & Expo 10/11-12/11 Per informazioni: Internet: www.greenbuildexpo.org

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Per informazioni: Michela Moretti Piazza Mascagni 4 50100 Firenze Tel./fax +39 055 332840 Internet: www.risvegliareisensi.it E-mail: michela@risvegliareisensi.it

Milano

Ringturm Architecture in Bucharest 1920-1945 15/9-12/11

Austria Vienna MAK Collecting as a Passion: Dr.Albert Figdor Collection in the MAK Fino al/through 29/5/2005 Peter Eisenman: Barefoot on White-Hot Walls 14/12-22/5/2005 Architektur Zentrum SocióPolis, Projekt für eine Stadt der Zukunft 28/10-31/1/2005 a_schau 2. Etappe, Österreichische Architektur im 20. und 21. Jahrhundert 16/9-29/8/2005

Francia/France

Aedes East Wulf & Partner, Stuttgart - all in motion 23/10-2/12 oehringlux, Berlin - ‘ z ’ 23/10-2/12 3x Peichl & Partner neue Spitzen aus Wien 10/12-21/1/2005 Aedes West Ursula Schulz-Dornburg Architekturen des Wartens 29/10-12/12 Titus Bernhard, Augsburg 17/12-13/2/2005

Biefeld Kunsthalle Ilya and Emilia Kabakov: The Architecture Projects Fino al/through 14/11

Frankfurt DAM Post-Modernism Revisited - in memoriam Heinrich Klotz more... 29/10-6/2/2005 Hassan Fathy 9/2/2005-13/3/2005 Uni Stuttgart - projects by the faculty of architecture at the Stuttgart University 19/2/2005-27/3/2005 Kisho Kurokawa - Metabolism and Symbiosis 8/4/2005-19/6/2005 Dominikus Boehm 1880-1955 15/4/2005-19/6/2005

Weil am Rhein Vitra Design Museum Airworld-Design and Architecture for Air Travel 15/5-9/1/2005

Bordeaux Giappone/Japan

Arc en rêve Est-Ouest/Nord-Sud 21/10-9/1/2005

Tokyo

Orléans

Mori Art Museum Archilab: New Experiments in Architecture, Art and the City 21/12-13/3/2005

Frac Centre Archilab 2004 2/10-2/12

Paris Pavillon de l’Arsenal Paris, visite guidée: la ville, histoires et actualité Fino al/through 31/12 VIA Design and Sport 3/9-26/12 Galerie d’Architecture Architecture/Photographie: Karl Schwanzer/Sigrid Neubert Fino al/through 10/11

Saint-Etienne KONG Biennale Internationale Design 2004 6/11-14/11

Germania/Germany Berlin Neue Nationalgalerie Content – Rem Koolhaas/OMA/AMO Fino al/through 20/11

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Constance Spry - A Millionaire For a Few Pence The E-Type - Story of a British Sports Car Fino al/through 29/11 Marc Newson 23/10-30/1/2005 Under a Tenner 3/12-27/2/2005 Designing Modern Life: A History of Modern Design 6/11-28/10/2005 You Are Here - A History of Information Design 12/2/2005-15/5/2005 Barbican Centre Space of Encounter: The Architecture of Daniel Libeskind Fino al/through 23/1/2005

Manchester The Cube Erich Mendelsohn. Dynamics and function realized visions of a cosmopolitan architect 15/10-29/1/2005

AGENDA Israele/Israel Jerusalem Israel Museum Fusion: Design+Architecture in Japan 31/7-11/12

+ europaconcorsi

Sondrio

Los Angeles

Vienna

Galleria Credito Valtellinese/Museo Valtellinese di Storia e Arte Vincenzo Scamozzi 1548-1616: Architettura è Scienza 15/10-27/11

MAK Center L.A. Showdown! Design and the Body at the Schindler House 19/9-5/12

KunstHaus Cecil Beaton, Portraits 7/10-9/1/2005

Venezia Italia/Italy Bologna Urban Center eBO Il progetto architettonico Fino al/through 1/7/2005 Inde Le Palais Extreme metissage: Michel Haillard 27/10-20/11

Cantù (Milano) Showroom Eredi Marelli Paolo Buffa e la Eredi Marelli: design e artigianato 11/11-22/12

Como Ex Chiesa San Francesco Terragni architetto europeo 20/4-30/11

Genova Palazzo Ducale Arti & Architettura 2/10-9/1/2005 Palazzo della Borsa Medesign. Forme del Mediterraneo 8/10-28/11

Giardini di Castello/Arsenale 9. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 5/9-7/11

Vicenza Museo Palladio/Palazzo Barbaran Da Porto In Cima/Giuseppe Terragni per Margherita Sarfatti, architetture della memoria nel Novecento 26/6-9/1/2005 Carlo Scarpa nella fotografiaRitratti di architetture 1927-2004 24/9-9/1/2005

Olanda/Holland Amsterdam Arcam Architettura del futuro 18/9-13/11 Turkey Today. Contemporary Turkish architecture in Turkey and the Netherlands Fino al/through 13/11

Rotterdam NAI Collage Europe 23/10-2/1/2005

Mestre (Venezia) Centro Culturale Candiani Marcel Breuer Design and Architecture 23/10-9/1/2005

Milano Triennale Civiltà dell'abitare. L’evoluzione degli interni domestici in Europa Fino al/through 6/12 Webwww.provincia.milano.it/pianificazio ne/harvard_2004/index.htm 11 Cities and the new Milan Convention Center 14/4-31/12 Castello Sforzesco Dagli Sforza al design. Sei secoli di storia del mobile 11/6-12/6/2005

Monza (Milano) Arengario Design in Triennale 1947-68. Percorsi tra Milano e Brianza Fino al/through 8/12

Roma Colosseo Forma. La città moderna e il suo passato 2/7-9/1/2005 Studio Mic I ponti di Roma 5/11-27/11

The Getty Center The Making of Furniture Fino al/through 31/12

New York Cooper-Hewitt National Design Museum Faster, Cheaper, Newer, More: Revolutions of 1848 4/6-9/1/2005 Artists’ Designed Wallpapers 13/8-14/11 Design (does not equal) Art Fino al/through 20/2/2005 Design/Art: Functional Objects from Dinald Judd to Rachel Whiteread 10/9-27/2/2005 Josef and Anni Albers: Designs for Living 1/10-27/2/2005

Pittsburgh Carnegie Museum of Art, Heinz Architectural Center Lebbeus Woods: Experimental Architecture Fino al/through 16/1/2005

Seattle Henry Art Gallery, University of Washington Santiago Calatrava: The Architect’s Studio Fino al/through 21/11

St. Louis Spagna/Spain Barcelona MACBA Vito Acconci 19/11-20/2/2005

USA Atlanta Museum of Design Paul Rudolph: Florida Houses Fino al/through 30/12

Cambridge Harvard University Art Museum Huyghe+Corbusier: Harvard Project 18/11-17/4/2005

Chicago The Art Institute Unbuilt Chicago 4/4-16/1/2005 Chicago Architecture: Ten Visions 26/11-3/4/2005

The Pulitzer Foundation for the Arts Exploring Ando’s Space, Art and the Spiritual Fino al/through 22/1/2005

Washington DC The Octagon Aerospace Design: The Art of Engineering from NASA’s Aeronautical Research Fino al/through 5/12

The Department of Architecture, Design & Graphics 20th Century Design: Breaking All the Rules Fino al/through 31/12

Antwerp MoMu Malign Muses, When Fashion Turns Back 18/9-30/1/2005

Bruxelles Fondation pour l’Architecture Les frères Bourgeois et le mouvement moderne en Belgique 24/11-27/3/2005 André Jacqmain-L’imaginaire émergent 24/11-27/3/2005

Canada Montreal Museum of Fine Arts Ruhlmann: Genius of Art Deco 30/9-12/12 Snaps of the Gang: The Big Brothers and Big Sisters of Greater Montreal 14/10-20/3/2005 Christine Major Vivarium 21/5-13/3/2005

Toronto Art Gallery of Ontario Kazuo Nakamura: A Human Measure 25/9-2/1/2005 Modigliani Beyond the Myth 23/10-23/1/2005

Cile/Chile Santiago Museo de Bellas Artes Dialogues: Latin American Art from Colecciòn Cisneros 16/11-28/2/2005

Danimarca/Denmark Arken

Web Exposeum - www.exposeum.com Cu3os. Arquitectura al Cubo 6/2-12/12

Museum of Modern Art Paradise regained 18/9-23/1/2005 Jytte Høy 25/9-9/1/2005

Copenhagen

Mostre d’arte Art Exhibitions

Thorvaldsens Museum Storia dell’Arte Plastica 24/3-13/2/2005

Lyngby Sophienholm Schizzi da Skagen e l’Isola di Fionia 6/11-11/1/2005

Architech Gallery Rome and the Classical Legacy 10/9-20/11

Denver

Belgio/Belgium

Austria

Francia/France

Graz

Chantilly

LandesMuseum Johannes Humane Skulpturen-Richard Kriesche Fino al/through 14/11

Château L’art anglais dans les collections de l’Institut de France 13/10-3/1/2005

197 l’ARCA 107


AGENDA Chartres Centre National du Vitrail La restauration des vitraux 20/3-10/1/2005

+ europaconcorsi

Jeu de Paume-site Concorde L’ombre du temps 28/9-28/11 Jeu de Paume-site Sully Figures d’acteur 15/10-2/1/2005

Ivry-sur-Seine Le Crédac Emmanuelle Villard 25/9-7/11 Galerie Fernand Lèger Max Charvolen: transfer et transfiguration 25/9-7/11

Les Mesnuls Fondation d’Art Contemporain Daniel & Florence Guerlain Artefatti. La vita segreta delle cose Fino al/through 12/12

Lille Varie sedi Lille2004 www.lille2004.com

Rochechouart Museo d’arte contemporanea Paysages invisibles Fino al/through 19/12

Roubaix Centre des Archives du Monde du Travail Couleur, Travail et Société du Moyen-Age à Nos Jours 5/11-31/1/2005

Saint-Ouen-l’Aumone Abbaye de Maubuisson Jean-Christophe Nourisson: Sur les bords 29/9-28/2/2005

Germania/Germany Bonn

Musée d’art moderne Lille Métropole Mexique-Europe, allers-retours 1910-1960 3/9-16/1/2005

Kunst-und austellungshalle der BRD The Thracians-Orpheus’ Golden Empire 23/7-28/11 Genghis Khan and His Heirs 26/11-28/3/2005

Lyon Museée d’Art Contemporain Le Bizart Bazart: Ben 17/9-19/12 Jean Fabre: Gaude succurrere vitae 17/9-19/12

Melun Espace St. Jean Ma Desheng, Loh Yuen Ting, Yang Hsiu Yi, Wang Junying 16/10-21/11 Marie Christine Poulenc, photographies 27/11-16/1/2005

Nantes Le Lieu Unique Beautés.Afriques @Nantes 15/10-9/1/2005

Paris Centre Pompidou Xavier Veilhan : Vanishing Point 14/9-15/11 Bernd et Hilla Becher 13/10-3/1/2005 Sons & Lumières – Une histoire du son dans l’art du XXe siècle 22/9-3/1/2005 Musée d’Orsay Alfred Stiegelitz et son cercle. La modernité à New York, 1905-1930 19/10-16/1/2005

Frankfurt

Estorick Collection Still Life in 20th Century Italy 30/9-19/12 Stern Pissarro Gallery Lelia Pissarro: Four Seasons of the Mind- A Series of Snow Paintings 7/12-8/1/2005

Portsmouth Apex Gallery Being Mammy - Harold Offeh 27/11-15/1/2005

Atene Museo Nazionale di Arte Contemporanea Jannis Kounellis 14/7-31/12

Italia/Italy Belluno

Schirn Kunsthalle 3’ 30/9-2/1/2005 Yves Klein: A Retrospective 17/9-9/1/2005 Viennese Scandals Around 1900 28/1/2005-24/4/2005

Palazzo Crepadona A nord di Venezia. Scultura e pittura delle vallate dolomitiche tra Gotico e Rinascimento 30/10-22/2/2005

Überlingen (Lago di Costanza)

Palazzo della Ragione Alberto Martini: Surréaliste 6/11-6/1/2005

Galleria Civica Nostalgia del Classico: L’arte Veneziana intorno al 1800Capolavori del Museo Correr Fino al/through 5/12

Gran Bretagna/Great Britain Liverpool Various Venues (www.biennial.com) Liverpool Biennial 2004 18/9-28/11 Tate Liverpool Richard Wentworth 21/1-24/4

London Tate Modern Robert Frank: Storylines 28/10-23/1/2005 Time Zones. Recent Film and Video 6/10-27/1/2005 The Unilever Serie: Bruce Nauman 12/10-28/3/2005

Galeries nationales du Grand Palais Le monde flottante Ukiyo Fino al/through 3/1/2005

Tate Britain Turner Prize 2004 2010-23/12 Gwen John and Augustus John 29/9-9/1/2005 Anthony Caro 26/1/2005-17/4/2005

Crypte Akagi, 40 ans à Paris 9/6-28/11

National Gallery Raphael: From Urbino to Rome 20/10-16/1/2005

108 l’ARCA 197

Victoria & Albert Museum Encounters: The meeting of Asia and Europe 1500-1800 23/9-5/12 Black British Style 7/10-16/1/2005 Malign Muses, When Fashion Turns Back 22/2/2005-8/5/2005

Grecia/Greece

Verrère du Palais Rameau Lumières d’artistes-Ici la nuit verte est immense par Sarkis 6/3-2/12

Archives Départementales du Nord Couleur, Travail et Société du Moyen-Age à Nos Jours 5/11-31/1/2005

Art in the Making: Degas 10/11-30/1/2005

Bergamo

GAMeC Excoperta: Concetta Modica Fino al 28/11 Getulio Alviani 22/10-27/2/2005

Biella Museo del Territorio Giulio Paolini, l’opera grafica 18/9-7/11

Bologna Galleria d’Arte Moderna Domenico Rambelli, disegni da una collezione privata bolognese 5/10-28/11 Rolf Koppel, fotografie 1976>2004 7/10-21/11 Piero Manai. Una retrospettiva, opere 1968 al 1988 7/10-5/12 Claudia Losi 13/10-28/11 Galleria d’Arte Fondantico Dipinti emiliani di figura dal XVI al XVIII secolo 23/10-23/12 Villa delle Rose Erwin Olaf: Imitation of Life Fino al/through 28/11 Galleria Studio G7 Fabio Torre 9/10-20/11

Museo Archeologico Elisabetta Sirani 4/12-27/2/2005

Bolzano Museion Il colore della vita. Hommage à Piero Siena 3/1-30/12005 Museo di Scienze Naturali Simmetria-Giochi di specchi 22/10-19/12 La lunga notte dei Musei 26/11

AGENDA Genova Varie sedi Genova 2004 www.genova-2004.it Palazzo Lomellino Gli affreschi inediti di Bernardo Strozzi 9/4-31/12 Darsena-Porto Antico Transatlantici. Scenari e sogni di mare 31/7-7/1/2005

Brescia

Legnano (Milano)

Museo di Santa Giulia Monet, la Senna le Ninfee-Il grande fiume e il nuovo secolo 22/10-20/3/2005 Gino Rossi 22/10-13/1/2005

Palazzo Leone da Perego Lucio Fontana, opere 1947-1965 611-30/1/2005

Pinacoteca Tosio Martinengo Capolavori della pittura dalla Colelzione Tosio Martinengo: Da Raffaello a Ceruti Capolavori dell’incisione dalla Collezione Tosio Martinengo: Da Rembrandt a Morandi 22/10-20/3/2005

Caraglio (Cuneo)

Mantova Palazzo Te Natura e maniera. Tra Tiziano e Caravaggio-Le ceneri violette di Giorgione 2/9-9/1/2005 Casa del Mantegna Guardare, narrare, pensare, conversare 2/9-28/11

Merano (Bolzano)

Il Filatoio Goya+España: i Capricci di Goya e l’arte contemporanea spagnola 25/9-28/11

Kunst Meran II Biennale: +Positive 11/9-9/1/2005

Cremona

Milano

Museo Civico Ala Ponzone e Palazzo Stanga Egitto dalle Piramidi ad Alessandro Magno 25/9-28/3/2005

Triennale Andy Warhol 21/9-9/1/2005

Faenza

Fondazione Mazzotta Visioni del fantastico e del meraviglioso - Prima dei surrealisti 15/10-9/1/2005

Museo Internazionale della Ceramica JIKI: Porcellana giapponese tra Oriente e Occidente dal 1610 al 1760 26/6-7/11

Pinacoteca di Brera Fra’ Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca 12/10-9/1/2005

Ferrara

Corsoveneziaotto Christo e Jeanne-Claude 8/10-15/12

Museo dell’Illustrazione La bibliothèque imaginaire de Rabelais 20/11-26/12 Palazzo dei Diamanti Il Cubismo 1908-1921 3/10-20/5/2005

Firenze Istituto e Museo di Storia della Scienza Machina Mundi-Immagini e misure del Cosmo da Copernico a Newton 18/6-18/12 Palazzo Strozzi Beautiful Minds-Premi Nobel, un secolo di creatività 16/9-2/1/2005 Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Antichi segni dell’uomo 25/11-25/1/2005

Forlì Musei di San Domenico Il Palmezzano 3/10-20/2/2005

Palazzo della Permanente Premio Cairo 2004-Cinquanta Giovani Artisti 11/11-21/11 Galleria Blu Bissier-Nicholson: Voci del silenzio 27/9-10/11 Galleria Monica De Cardenas Markus Raetz 2/10-20/11 Galleria Raffaella Cortese Kimsooja 8/10-30/11 Galleria Fonte d’Abisso Pietro Consagra-Il colloquio della vita 22/10-18/12 Piazza Cordusio La Terra vista dal cielo: Yann Arthus-Bertrand Fino al/through 14/11 Fabbrica del Vapore Legami. La visione continua: tra sogno e realtà, tra arte e cinema 29/10-4/12

+ europaconcorsi

Ex cantiere Binda Cantieri dell’arte: 14 artisti e uno spazio industriale 16/10-13/11 Palazzo delle Stelline Mario Carrieri: Amata luce 20/10-18/12 Hangar Bicocca I Sette Palazzi Celesti: Anselm Kiefer 24/9-7/12 Galleria Mariacilena Candida Ferrari 14/10-19/11 Galleria Antonia Jannone Peter Shire, opere recenti 14/10-13/11 Spazio Oberdan Fenomenologia della Metacosa, 7 artisti nel 1979 a Milano e 25 anni dopo: Giuseppe Bartolini, Giuseppe Biagi, Gianfranco Ferroni, Bernardino Luino, Sandro Luporini, Lino Mannocci, Giorgio Tonelli 6/10-21/11 Palazzo Affari ai Giureconsulti Giampiero agostini e Vittore Fossati: il campo e la cascina, fotografie 18/11-10/12

Modena Galleria Civica Trilogia: disegni di Mimmo Paladino, fotografie di Olivier Richon, grafiche e multipli di Richard Artschwager 21/11-28/3/2005 Foro Boario Action Painting dal disegno all’opera, Arte Americana 1940-1970 20/11-27/2/2005

Napoli Varie Sedi XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo 22/4/2005-1/5/2005 Teatro Politeama Artecinema. IX Festival Internazionale di film sull’arte contemporanea 25/11-28/11

Padova Perugi Artceontemporanea Stefano Calligaro: Tailgrab sculptures 9/10-7/12

Parma Palazzo Sanvitale La parola all’immagine – Il segno satirico di Giovannino Guareschi 21/5-2811

Prato Dryphoto Spread in Prato 16/10-25/11

Ravenna Museo d’Arte Alberto Giacometti 16/10-20/2/2005

Reggio Emilia

Torino

Palazzo Magnani James Nachtwey, fotografo di guerra 17/10-16/1

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Non toccare donna bianca 17/9-8/1/2005 Tacita Dean 5/11-2/1/2005

Rivoli (Torino) Castello Franz Klein: Retrospettiva 20/10-30/1/2005

Roma Palazzo Venezia Mario Mafai 30/11-27/2/2005 Museo Vittoriano Degas, classico e moderno 1/10-1/2/2005 Scuderie del Quirinale Italia Russia attraverso i secoli. Da Giotto a Malevic. La reciproca meraviglia 2/10-9/1/2005 Cinecittàdue Arte Contemporanea Tano Festa “Da Mondrian a Michelangelo”, opere dal 1963 al 1978 8/11-29/1/2005 Nextdoor Art Galleria In Between Spaces: Thomas Struth 30/9-15/11 MACRO Carla Accardi Valery Koshlyakov Sissi 18/9-9/1/2004

Rovereto (Trento) MART Il laboratorio delle idee. Figure e immagini del ‘900 Fino al 20/11/2005 Miró. Opere scelte della Fondazione Maeght 10/9-7/11 Carol Rama 10/9-28/11

Russi (Ravenna) Fucina VACA Libri mai visti 11/12-16/1/2005

San Miniato (Firenze) Varie sedi Occhi di Scena 2004: 1° Festival Internazionale della Fotografia dello Spettacolo 25/6-28/11

Sarmede (Treviso) Municipio e Museo Zavrel Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia: Peter Pan 23/10-19/12

Palazzo Cavour L’estetica della macchina. Da Balla al Futurismo torinese 29/10-31/1/2005 Palazzo Bricherasio Victor Kastelic: Cloudburst dalla memoria al mito 5/11-14/11 Promotrice delle Belle Arti Gli Impressionisti e la neve. La Francia e l’Europa 27/11-25/4/2005 Lingottofiere Artissima 11 4/11-7/11 GAM Medardo Rosso 9/11-28/11 Vedovamazzei 1/10-6/1/2005 Sala Bolaffi Ferruccoi Gard 15/12-30/1/2005

Trento Castello del Buonconsiglio Guerrieri Principi ed Eroi fra il Danubio e il Po dalla preistoria all’Alto Medioevo 19/6-7/11 Galleria Civica d’Arte Contemporanea Dimensione follia- Soggettività, passione ed eccesso nella quotidianità 25/9-9/1/2005 Palazzo Roccabruna Manifesti dello Spumante Italiano 25/11-16/1/2005

Varese Villa Panza Dan Flavin. Stanze di luce fra Varese e New York Fino al/through 12/12

Venezia Palazzo Ducale Restauri recenti 3/7-5/12 Fondazione Giorgio Cini Tiepolo. Ironia e comico 3/9-5/12 Museo Correr Turner and Venice 4/9-25/1/2005 Istituto Veneto di Scienze Campo San Vidal Vetri nel mondo oggi 14/11-3/4/2005

Siena

Collezione Guggenheim William Baziotes 5/9-9/1/2005

Palazzo delle Papesse Petulia Mattioli & Russell Mills: Caveau 9/10-9/1/2005 Invisibile 9/10-9/1/2005

Galleria Rossella Junck Günter Derleth, fotografie La France à Venise 12/11-8/1/2005 Antiquariato: vetro di Murano 12/11-8/1/2005

197 l’ARCA 109


AGENDA

+ europaconcorsi

Palazzo Fortuny Senza posa: 40 immagini di Alessandra Chemollo e Fulvio Orsenigo 9/10-7/11

John Davies. Sculptures and Drawings since 1968 18/10-23/1/2005

Palazzo Mocenigo Le vesti del potere, Venezia XIV-XVIII, abiti, dipinti e oggetti 30/10-30/4/2005

Reina Sofia José Manuel Aizpúrua fotógrafo (1902-1936)-La mirada moderna 7/10-27/12 Colección Taschen 18/10-10/1/2005 Tàpies. Tierras 26/10-10/1/2005 Daniel Vázquez Díaz. 1882-1969 2/11-10/1/2005 Elizabeth Aro. Otro en el espejo 9/11-2/1/2005

Verona Palazzo Forti Kandinsky e l’anima russa 16/10-30/1/2005 Galleria Arte e Ricambi Arcangelo Sassolino: Rimozioni 16/10-28/12

Lussemburgo/Luxenbourg Lussemburgo Mudam/Banque de Luxembourg Mental Klinik: Self 10/10-12/12

Madrid

Palacio de Velázquez, Parque del Retiro Martin Kippenberger 18/10-10/1/2005 Palacio de Cristal, Parque del Retiro Javier Pérez. Mutaciones 21/10-17/1/2005

Valencia IVAM Barbara Hepworth 2/9-14/11

Olanda/Holland Groningen Groninger Museum Sergej Diaghilev. Working for Diaghilev 11/12-28/3/2005

Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Ann-Sofi Sidén 20/11-20/3/2005

Rotterdam Kusthaus Da Da Dalí 4/9-16/1/2005 Paris Painters, From Renoir to Picasso: the Oscar Ghez collection 2/10-23/1/2005 Domestic Cultures in the Arab World Living Under the Crescent Moon 9/10-9/1/2005

Tilburg DePont Foundation for Contemporary Art Raoul De Keyser 11/9-9/1/2005 Bill Viola: Hall of Whispers 9/10-9/1/2005

Russia Moscow Museo Puskin Italia Russia attraverso i secoli. Da Giotto a Malevic. La reciproca meraviglia 7/2/2005-20/5/2005

Spagna/Spain Barcelona Fundació Miró Woman. Metamorphosis of Modernity 26/11-6/2/2005

Bilbao Bilboko Arte Eder Museoa Ramos Uranga 9/8-28/11

110 l’ARCA 197

USA Austin Austin Museum of Art Ghost Stories: The Disembodied Spirit 10/9-28/11 Jun Nguyen-Hatsushiba: Memorial Project Vietnam – Two Videos 10/9-28/11

Boston Museum of Fine Arts The Greek Athlete: Games for the Gods 21/6-28/11 Art Deco: 1910 - 1939 Fino al/through 9/1/2005 Josef Sudek: Poet With A Camera Fino al/through 17/1/2005

Chicago Chicago Art Institute American Horizons: The Photographs of Art Sinsabaugh 2/10-2/1/2005 About Face: Photographic Portraits from the Collection 9/10-16/1/2005 Hero, Hawk, and Open Hand: American Indian Art of the Ancient Midwest and South 20/11-30/1/2005 Photo-Respiration: Tokihiro Sato Photographs 15/1/2005-17/4/2005 Toulouse-Lautrec and Montmartre Fino al/through 10/10/2005

Cincinnati Svizzera/Switzerland Basel Fondazione Beyeler ArchiSculpture 3/10-30/1/2005 Mark Rothko et espaces sonores 6/11-22/5/2005

Bellinzona Museo in Erba Toulouse-Lautrec 16/9-29/1/2005

Ligornetto Museo Vela Winckelmann e l’Egitto 6/6-14/11

Locarno Pinacoteca Casa Rusca Pierre Casè 12/9-12/12

Lugano Museo Cantonale d’Arte Il mito dell’infanzia nell’arte del XX secolo: da Picasso, Kandisky e Klee a oggi 10/10-16/1/2005 Fondazione Galleria Gottardo Dall’Estonia alla Siberia 2/7-23/12

Rancate Pinacoteca Cantonale Züst I David: due pittori tra Sei e Settecento 16/9-28/11

Contemporary Arts Center Crimes and Misdeamenors: Politics in US Art of the 1980s Fino al/through 21/11

Denver Art Museum Heaven and Home: Chinese Art of the Han Dynasty from the Sze Hong Collection Fino al/through 19/12 Heaven and Home: Chinese Art of the Han Dynasty from the Sze Hong Collection Fino al/through 31/12 20th Century Design: Breaking All the Rules Fino al/through 31/12 Japanese Prints: 150th Anniversary of United States-Japan Relations Fino al/through 16/1/2005

Dallas Museum of art Lothar Baumgarten: Carbon 19/9-5/12

Long Island

AGENDA

+ europaconcorsi

Miami

Phoenix

Marseille

Wolfsonian Streets and Faces: Jazz Age Paris, London, Berlin, and New York 28/10-20/3/2005 Evolution/Revolution: A Century of Modern Seating 20/11-5/6/2005

Art Museum Personality And Style: The Fashion Career of Natacha Rambova 11/9-6/2/2005 Brian Alfred: The Future is Now! 6/11-6/3/2005

Parc des Expositions Chanot Batimed Salone Euro-Mediterraneo della costruzione/Euro-Mediterranean trade fair of building industry 4/11-6/11

Miami Beach Convention Center Art Basel Miami Beach 2004 2/12-5/12 Miami Art Museum Fabian Marcaccio - Miami Paintant 29/10-23/1/2005 Beyond Geometry: Experiments in Form 1940s-70s 19/11-23/4/2005

Minneapolis The Minneapolis Institute of Arts The Art of Democracy: Tools of Persuasion 8/10-28/11 Henri Cartier-Bresson 1908-2004 Fino al/through 31/1/2005 Hot & Cool: The Jazz Posters of Niklaus Troxler 20/11-6/2/2005 Beauford Delaney: From New York to Paris 21/11-20/2/2005 Above Is Below: Sarah Bauer / David Hamlow 17/12-13/2/2005

New York Dia:Beacon Riggio Galleries Agnes Martin’s Early Paintings: …going forward into unknown territory 16/5-18/4/2005 Metropolitan Museum of Art Fra’ Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca 1/2/2005-1/5/2005 Guggenheim The Aztec Empire 15/10-13/2/2005 Whitney Museum of American Art Noguchi and Graham: Selected Works for Dance Isamu Noguchi: Master Sculptor 28/10-16/1/2005 Jacob Lawrence’s War Series 24/9-30/1/2005 Jennifer Pastor: The Perfect Ride 6/10-2/1/2005 The Art of Romare Bearden 14/10-9/1/2005 New Museum of Contemporary Art / Chelsea Sixth Annual Altoids Curiously Strong Collection 29/10-20/11 Pratt Manhattan Gallery Terry Winters: Local Group/New Work on Paper 30/9-18/12

The Noguchi Museum Noguchi and Graham 1/12-1/5/2005

Schafler Gallery NY Fine Arts Faculty 16/11-21/1/2005

Los Angeles

Philadelphia

LACMA Trajectories: The Photographic Work of Robbert Flick 12/9-9/1/2005 Renoir to Matisse: The Eye of Duncan Phillips 17/10-9/1/2005

ICA Trials and Turbulence: Pepon Osorio, an Artist in residence at DHS Ant Farm 1968-1978 David Lamelas: Exhibiting Mediality Amy Sillman 8/9-12/12

Santa Fe SITE 5th International Biennial: Disparities and Deformations, Our Grotesque 18/7-9/1/2005

Washington DC National Gallery of Art Palace and Mosque: Islamic Art from the Victoria and Albert Museum 25/7-6/2/2005

West Palm Beach Norton Museum of Art Focus On: Florence Henri 24/7-14/11 Masterworks of Chinese Painting: In Pursuit of Mists and Clouds 16/10-9/1/2005 Continental Drift: Installations by Joan Jonas, Ilya & Emilia Kabakov, Juan Muñoz, and Yinka Shonibare 23/10-2/1/2005

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Cina/China Hong Kong Convention and Exhibition Center Real Facility Expo Asia Pacific Salone e conferenza internazionale del mercato immobiliare e della gestione servizi/International exhibition and conference on corporate real estate and facility management 16/11-18/11 Per informazioni: Messe Frakfurt HK Kate Newman Tel. +852 22389940 Fax +852 25198632 Internet: www.messefrankfurt.com.hk E-mail: katie.newman@hongkong. messefrankfurt.com

Francia/France Lyon Eurexpo Pollutec Salone internazionale delle tecnologie per l’ambiente/International trade show of environmental technologies 30/11-3/12 Per informazioni: Pollutec 2004 Reed Expositions France 70 rue de Rivay 92532 Lavallois Perret cedex Fax +33 1 47562120 Internet: www.pollutec.com

Per informazioni: Expocom Espace Gambetta 2, rue Gambetta 77210 Avon-Fontainebleau Tel. +33 01 60706911 Fax +33 01 60706912

Nantes Parc Expo La Beaujoire Artibat Salone internazionale della costruzione International trade show of building industry 2/12-4/12 Per informazioni: Artibat 1 rue Louis Marin 44263 Nantes cedex 2 Tel. +33 2 28236000 Fax +33 2 28236023 Internet: www.artibat.com E-mail: artibat@artibat.com

Paris Porte de Versailles Equip’Baie Salone internazionale della finestra, serrature, protezione solare International trade fair of windows, security, sun protection 16/11-19/11 Per informazioni: Equip’Baie Tel. +33 01 47565172 Fax +33 01 47560818 Internet: www.equipbaie.com E-mail: info@equipbaie.com

SMCL-Salon Maires Collectives Locales Salone dei comuni collettivi locali/Trade show of collective local town administrations 16/11-18/11 Per informazioni: Group Moniteur 17 rue d’Uzès 75108 Paris Tel. +33 1 40133187 Fax +33 1 40133550 Internet: www.salondesmaires.com

Salon de la Piscine, Spa & Sauna Salone internazionale delle piscine, terme e saune/International trade show of swimming pools, spa, and sauna facilities 4712-12/12 Per informazioni: Reed Expositions France 11, rue du Colonel Pierre-Avia 75726 Paris Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet: www.salonpiscineparis.com

Cnit La Défense TP TECH Salone delle tecnologie per i lavori pubblici/Trade fair of technologies for public works 22/3/2005-24/3/2005 Per informazioni: Reed Expositions France (Levallois) 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex Tel. +33 01 47565000 Fax +33 01 47561440 Internet: www.reedexpo.fr

Germania/Germany Düsseldorf Messe Glasstec 2004 Salone internazionale dell’industria del vetro

International trade show of glass industry 9/11-1311 Per informazioni: Messe Düsseldorf Messeplatz 40474 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Koln Messe Möbelmesse 2005 Salone internazionale del mobile/International trade show of furniture 17/1/2005-23/1/2005 Per informazioni: Koln Messe- und Ausstellungs Messeplatz 1 D-50679 Koln Tel. +49 221 8210 Fax +49 221 82125 74 Internet: www.koelnmesse.de/imm E-mail: 320@koelnmesse.de

Munchen Messe BAU 2005 Salone internazionale del’edilizia/International trade show of building industry 17/1/2005-2271/2005 Per informazioni: Messe Munchen Messegelande 81823 Munchen Tel. +49 89 94920630 Fax ++49 89 94920639 Internet: www.bau-muenchen.de E-mail: info@bau-muenchen.de

Italia/Italy Bologna Fiera Artefiera Salone internazionale di arte moderna e contemporanea International trade show of modern and contemporary art 27/1/2005-31/1/2005 Per informazioni: Bolognafiere Viale della Fiera 20 40127 Bologna Internet: www.artefiera.bolognafiere.it

Firenze Fortezza da Basso SET Salone internazionale dell’edilizia e del restauro/International trade fair of building and restoration 25/11-28/11 Per informazioni: Elsud Via Leopardi 31/c 52025 Montevarchi (AR) Tel. +39 055 9105101 Fax +39 055 9102759 Internet: www.elsudfiere.it E-mail: info@elsudfiere.it

Genova Fiera Tecnhotel Hospitality Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotels services 13/11-16/11 Per informazioni: Fiera di Genova Piazzale J.F.Kennedy 1 16129 Genova Tel. +39 010 5391274 Fax +39 010 5391270 Internet: www.tecnhotel-online.it E-mail: tecnhotel@fiera.ge.it

Milano Fiera Sicurezza 2004 Salone internazionale della sicurezza e dell’automazione degli edifici/International trade fair of security systems and building automation 17/11-20/11 Per informazioni: Fiera Milano Tech Davide Grassi Tel. +39 02 3264393 Fax +39 02 3264284 Internet: www.fieramilanotech.it E-mail: comunicazione@fieramilanotech.it

Pordenone Fiera Sicailux Salone internazionale componenti e accessori per l’illuminazione International trade fair for components and accessories for lighting 10/11-13/11 Per informazioni: Se/Di/Ci Elisa Velluto Via Sapeto 5 20123 Milano Tel. +39 02 89423781 Fax +39 02 83201606 E-mail: elisa.velluto@sedici16.it

Torino Lingotto Restructura Salone della costruzione e della ristrutturazione edilizia/Trade fair of building and restructuring 25/11-29/11 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.restructura.com E-mail: info@restructura.com

Polonia/Poland Warsaw Internaitonal Fair HVAC Salone internazionale del riscaldamento e condizionamento d’aria/International heating and ventilation trade show 17/11-19/11 Per informazioni: Cee MTW Ul Pradzynskiego 12/14 01-222 warsaw Tel. +48 22 4567050 Fax +48 22 4567051 Internet: www.expocee.pl E-mail: hvac@expocee.pl

Principato di Monaco Principality of Monaco Montecarlo Espace Fontvieille Bati Expo Salone internazionale dell’edilizia/International trade fair of the building industry 4/11-7/11 Per informazioni: Target International Group 1, Avenue de la Costa MC-98000 Principato di Monaco Tel. +377 93 504340 Fax +377 93 506759 E-mail: info@target.mc

197 l’ARCA 111


in the World

in the World

ARGENTINA

FINLAND

Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

ALBANIA

FRANCE

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS

Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

(l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617 Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607 Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585 Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233 Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063

Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884 Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494 Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420 Fax 05 61215603

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801

MALTA

Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313

Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

Bordeaux

GREECE

La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387 Fax 05 56481683

Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241

Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598

Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./fax 05 57859147 Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567 Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314

MEXICO

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL

PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

SIRIA Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

SPAIN Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452

SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305

UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

USA & CANADA Faxon A Rowecom Co. (subscriptions) 15, Southwest Park Westwood, MA 02090 Tel. 800.2897740 Fax 617.4611862 L.M.P.I. - USA L.M.P.I. - Canada 8555, Rue Larrey Montreal H1J 2L5 QC Tel. 001.514.3555610 Fax 001.514.3555676

VENEZUELA Edital C.A. Calle Negrin Ed. Davolca Planta Baja Ap. 50683, Caracas Tel. 212 7632149 Fax 212 7621648

THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

The books of l’Arca Edizioni in the world are distribuited by: In France: De Nesle Diffusion, 48 rue Montmartre - 75002 Paris Tel. ++33 1 44 419700, fax ++33 1 44 419709 In Germany, Austria, Belgium, Holland, Luxembourg: Wasmuth Verlag - Fürststrasse 133, D-72072 Tübingen Tel. ++49 7 07133658, fax ++49 7 07135776 In Great Britain: Art Books International - Unit 14, Groves Business Centre, Shipton Road , Milton-under-Wiychwood, Chipping Norton, Oxon, OX7 6JP Tel. ++44 1993 830000, fax ++ 44 1993 830007

In Spain: Publicaciones de Arquitectura y Arte, S.L. C/. General Rodrigo, 1 - 28003 Madrid Tel. ++34 91 554 61 06, fax ++34 91 554 88 96 34 91 554 76 58, E-mail: publiarq@publiarq.com In Portugal: Epul Edições e Publicações Lda rua José Falcão, 57, 4° Esq. - 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192, fax ++351 1 316 1194 In Korea Republic and Singapore: MGH Co. - Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2-Ka, Chong Ro, Seoul 110-062, Korea Republic Tel.++82 2 7328105, fax ++82 2 7354028

In USA and Canada: Art Stock - 41 Monroe Turnpike - Trumbull, CT 06611 USA Tel. 203 459 5090, fax 203 459 5095 www.artstockbooks.com - E-mail: info@artstockbooks.com German Office - Art Stock HQ (in Germany) Agnesstrasse 6 - D-70597 Stuttgart Tel. +49 711 327 5550, fax +49 711 327 5551 In Rest of the World: l’Arca Edizioni spa - Via Valcava 6, 20155 Milano Tel. ++39 02 325246, fax ++39 02 325481, E-mail: arca@tin.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.