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english text La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva | The international magazine of architecture, design and visual communication

Gianni Arnaudo-Carlo Criscuolo-Tecno Engineering 2C Valentino Benati-Angelo Cortesi Germano Celant Compasso d’Oro ADI 2004 Gianluca Cosmacini-Alessandro Fassi-Piero Gilardi Vicente Guallart Taeg Nishimoto Michele Saee Studio Schiattarella-Sturchio Architects & Designers-Studio Calosso

Periodico mensile - Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Werner Sobek-Lucio Blandini


Cesare Maria Casati

Evviva si invecchia

We are getting older: thank goodness!

evidente che la società, almeno nei Paesi più ricchi, ha raggiunto prospettive di vita che si stanno avvicinando sempre più ai novanta anni. E’ altrettanto evidente che nonostante l’ambiente, almeno stando a quanto dicono i fondamentalisti “verdi” sia sempre più compromesso, presto raggiungeremo medie intorno ai cento anni. Traguardo che solo venti o trenta anni fa sembrava pura fantascienza. Questa premessa, alquanto superficiale, per iniziare a fare l’ovvia considerazione che se la società degli uomini continua a invecchiare, significa che, restando fermo come è giusto il periodo lavorativo intorno ai trentacinque anni, il tempo libero di ciascuno si dilata enormemente e di conseguenza occorre che architettura e strategie di assetto urbano debbano molto presto trasformarsi e adeguarsi. Dovremo pensare a città con spazi e strutture abitativi e ricreativi adatti anche alle persone non più giovani che diventeranno la maggioranza e, democraticamente, dato che saranno sorrette anche dalla buona salute, chiederanno luoghi di ricreazione, di apprendimento e di contemplazione sempre più numerosi. Tutto ciò porterà rapidamente, come del resto sta già avvenendo, alla trasformazione dei musei tradizionali da scrigni di conservazione erudita dei capolavori dell’umanità a spazi dove vi sia la possibilità non solo di apprendere e contemplare i reperti della genialità dell’uomo, ma nello stesso tempo vivere momenti di incontro e aggregazione sociale, di istruzione ludica virtuale e interattiva oltre che di ricreazione. Aumenterà la domanda di disporre non solo periodicamente della possibilità di partecipare attivamente a grandi eventi di coinvolgimento emozionale, un po’ quello che avviene nelle Expo internazionali. L’intero sistema dei trasporti dovrà adeguarsi a una domanda sempre più crescente di turismo facile all’interno e all’esterno dei territori nazionali; con sistemi di accoglienza e di programmazione dove turismo, cultura e divertimento appartengano a offerte unitarie. Nel prossimo anno a Brescia, organizzato dalla nostra rivista, vi sarà un grande convegno mondiale che vedrà riuniti da diversi Paesi del mondo i responsabili delle strutture museali esistenti per confrontarsi e studiare nuove strategie culturali per dare adeguate risposte alle nuove domande della società. Credo sia importante che anche gli architetti partecipino e siano i principali attori di questo dibattito da cui emergerà, sicuramente, la necessità di disporre di idee valide per nuove strutture urbane che dovranno soddisfare conservazione e tutela da una parte e facile ed emozionante apprendimento dall’altra. Una società che invecchia chiede risposte rapide e allineate alle continue trasformazioni tecnologiche e di conseguenza di costume di vita a cui architetti, artisti e designer non possono rimanere sordi e certamente, nonostante il “mercato” spinga sempre in senso contrario, risponderanno adeguatamente.

here is no doubt that life expectancy, at least in the wealthiest nations, is getting closer and closer to the ninety-year mark. It is equally obvious that, despite the fact that the environment is now in a terrible state, at least according to fundamentalists from the “green” parties, we will soon be living on average until the age of one hundred. A threshold which just twenty or thirty years ago seemed a mere pipedream. These rather superficial introductory notes designed to point out the rather obvious fact that our society is ageing mean that, if, as is only right, we keep on working for thirty-five years, we will all have much more free time on our hands, so both architecture and urban planning strategies must take appropriate action and adapt. We must envisage cities with living and recreation spaces and facilities geared for the elderly, who will soon be the majority and, democratically, considering that they will also be in good health, they will be looking for an increasing number of recreation, learning and relaxation places. As we can already see, all this will soon lead to conventional museums changing from erudite conservation showcases for mankind’s masterpieces to spaces providing the chance not just to learn about and admire examples of human genius, but also the opportunity to actually meet together and socialise and take part in playful virtual learning experiences that are also recreational. There will be a growing demand for more regular opportunities to get actively involved in stirring major events, a bit like international world fairs and expos. The entire transport system will have to adapt to a boom in easy tourism both at home and abroad; this will require hospitality and accommodation systems in which tourism, culture and entertainment come in all-in-one packages. Next year our magazine will be organising a major world conference to be attended by the managers of existing museum facilities from various countries worldwide, who will studying and comparing new cultural strategies intended to meet the emerging demands of our society. I think it is important that architects take part as leading players in current debate, that will inevitably point out the need for valid ideas for new urban structures providing, on one hand, conservation and protection and, on the other, easy and emotionally charged learning facilities. An ageing society wants solutions straight away, duly geared to constant technological transformations and hence changes in lifestyles; architects and designers must be part of this process and, despite the fact that the “market” is always pushing in the opposite direction, there is no doubt that they will be up to the task.

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Intervista a Germano Celant Genoa 2004 esare Maria Casati: L’esperienza, riuscita benissimo, di Genova, pensi sia proponibile anche ad altre città italiane? Se sì, sarebbe possibile studiare un calendario e un itinerario nazionale e istituzionale, pensando anche a una serie di eventi per incentivare il turismo in Italia, anche nelle città non cosiddette d’arte? Germano Celant: La progettazione della mostra “Arti & Architettura 1900-2004” è stata pensata come un grande affresco storico che arriva sino a oggi. Quindi un’analisi del passato e delle relazioni o delle fusioni tra architettura e fotografia, arte, cinema, letteratura e design che ha portato a un’analisi delle avanguardie storiche e contemporanee che hanno trattato questo problema. Quindi una manifestazione che si compone di un’entità tradizionale, l’esposizione dei documenti e delle opere d’arte e d’architettura, quali modelli, quadri, disegni, film che hanno formato questa storia e una serie di interventi in città che sono la conseguenza finale di questo processo. L’invasione di strade e piazze, nonché di cortili di antichi palazzi, come i cinquanta billboard creativi è l’esempio concreto di un procedere che data nel passato, tanto che vi ritroviamo i protagonisti dell’architettura moderna, quanto nel presente. Questo intervento, intrecciandosi con il ritmo di una città, quale Genova, segnata da un’identità chiusa e introversa, legata a un orgoglio secentesco, quando era al potere, ha comportato un’esplosione spettacolare tra antico e contemporaneo, che ha portato la cittadinanza e il grande afflusso turistico a interrogarsi sulla funzione dell’arte attuale in un contesto storico. Il vero impatto, però, non è dovuto solo a questa dislocazione “creativa” fuori dal museo, che molte città e centri urbani hanno timidamente tentato, quanto alla quantità simultanea degli innesti, una ventina, che ha prodotto un’enorme cassa di risonanza sociale e culturale. Solo “violentando” uno spazio urbano, seppur temporaneamente come è il caso di queste installazioni, si ottiene un impatto sul pubblico e sui media. Si trasforma la città in un display museale, verificando e contrapponendo la logica del passato e del presente, che sono entrambi vitali per la nostra sopravvivenza. Se questa invasione diventasse sistematica, secondo una cadenza compatibile, l’attenzione su un centro urbano sarebbe costante, parimenti ogni città potrebbe inventarsi un’invasione, senza scendere però di qualità. CMC: Non credi che l’abbinamento arte-architettura, che esce dalle istituzioni e va nelle città, possa essere un ottimo programma per la prossima Biennale di Venezia che, a parere di molti, ha mancato anche quest’anno l’appuntamento? GC: L’esperienza di “Arti & Architettura 1900-2004” non è ripetibile negli stessi termini. Il progetto di massima di una prossima Biennale di Venezia potrebbe incentrarsi su un sistema simile, ma dovrebbe trovare una sua soggettività e una sua identità, legata alla spinta creativa e culturale del 2006, che penso sarà sicuramente diversa, e alla morfologia particolare della città, sulla laguna. I soggetti sono già nell’aria, basta starli a sentire e pensare a una manifestazione che sia fortemente spettacolare e scientifica allo stesso tempo. Decisamente, qualsiasi proposta dovrebbe avere un forte taglio contemporaneo, immettendo la storia come anticamera di interpretazione, tuttavia per conseguire un buon risultato occorre un tempo di ricerca e di concretizzazione non breve. CMC: Come spieghi i grandi mutamenti o “metamorfosi”, avvenuti negli ultimi vent’anni nel progetto di architettura, mentre il progetto dell’arte sembra non abbia avuto nessuna evoluzione? GC: Anche l’arte si è estremamente evoluta, soltanto che nel momento di un’emergenza della monumentalità del globale, la sua scala si è ridotta, mentre l’architettura è titanicamente vincente, perché porta alla costruzione di città e di culture permanenti. L’arrivo sulla scena di Paesi come India e Cina, bisognose di nuo-

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ve città e di nuove strutture urbane mette l’architettura al centro della vicenda progettuale e concettuale, mentre le altre arti funzionano da “decor”. Tuttavia, l’influenza delle arti è evidente nell’aspetto visuale delle nuove architetture, che sono sempre più culturali e plastiche, materiche e formali perché devono distinguersi dal linguaggio ibrido della produzione architettonica di serie. CMC: C’è una ragione per la scomparsa, soprattutto a Milano, del mercato dell’arte, normalmente mediato dalle gallerie e dai musei? Forse oggi, come tu hai dimostrato, il miglior museo d’arte contemporanea è la città stessa. GC: La scomparsa di strutture di presentazione e diffusione dell’arte contemporanea, come le gallerie, si deve al ruolo nuovo che hanno assunto i musei e i media, che per sopravvivere e tenersi al passo con le novità bruciano l’informazione sugli artisti emergenti. Pertanto, il ruolo propositivo e di scoperta del gallerista si è affievolito, perché i dati raggiungono il possibile collezionista prima e con una velocità a tempo reale. Il sistema del mercato, quindi, sopravvive di rimessa, offrendo i prodotti oramai conosciuti a un consumatore locale o nazionale. Vi è assenza di scoperte o scoop creativi, che sono possibili solo in una condizione di silenzio e di stasi, dove conta l’urlo dello scandalo emergente. Oggi sono gli stessi artisti a dialogare con i media, cercando l’impatto mediatico con il loro lavoro. Il filtro teorico è scomparso, e se prima i concettuali definivano la loro filosofia, escludendo l’interpretazione del critico, ora i nuovi ricercatori producono per i media, o quanto meno coscienti della loro presenza e del loro uso, così che il critico si è ridotto a un giornalista registratore o anticipatore di eventi. La funzione dei musei e degli storici dell’arte è però ancora quella di inquadrare una visione, tramite mostre e libri, di quanto si è fatto e si fa, evitando il carattere temporaneo e rischiando invece una testimonianza storica. Tutto questo non riguarda il politico, cioè la città, perché la sua gestione è non-culturale, ignora la necessità di stabilire un rapporto continuativo tra “monumenti” o “architetture” del passato e del presente. E’ una situazione bloccata e costipata, che ha sconvolto i valori visuali della città, dove non contano più l’estetica o l’artisticità, ma la funzionalità e l’economia. Tuttavia, dopo il Guggenheim Bilbao di Gehry, questo pensiero è entrato in crisi, perché l’identità urbana vive anche di immagine e questa viene data solo dalla creatività. CMC: Perché hai utilizzato un mezzo inconsueto come i billboard della pubblicità per parlare di arte, architettura e tecnologia? GC: Quando si concretizza una mostra come “Arti & Architettura” o in qualsiasi museo o istituzione si pensa all’impatto che potrà avere all’esterno, si è comunque coscienti che rimanendo al chiuso di un edificio o nell’ambito ristretto di una strada o, al massimo, di un quartiere, non si otterrà alcunché di popolare e di pubblico. Così, dopo aver pensato alle installazioni di architettura e di arte nel centro storico di Genova, ho capito che il territorio dell’intervento espositivo era ancora limitato, se no aristocratico, per cui ho pensato a un veicolo che potesse toccare democraticamente tutto il tessuto urbano, comprese le periferie. Studiando la comunicazione, mi sono incontrato con i cartelloni pubblicitari che avremmo potuto usare, perché di proprietà comunale, per propagare l’informazione sulla mostra al Palazzo Ducale. Erano oltre 70, un numero notevole, che però mi sembrava “sprecato” creativamente, nel senso che erano veicoli passivi di pubblicità culturale. Nasce allora l’idea di trasformarne 50 in opere d’arte, vale a dire in mezzi di creatività pura, immettendo in essi, con un formato di 3 per 6 metri, immagini di fotografi, artisti e architetti. Una comunicazione in diretta dei progetti visivi, senza mediazione e promozione di un prodotto, se non quello della ricerca stessa.

esare Maria Casati: Do you think that what has so successfully been carried out in Genoa could be applied to other Italian cities? And if so, do you think it would be possible to set a schedule of national-institutional events designed to boost tourism even in so-called non-art cities? Germano Celant: The “Arts & Architecture 1900-2004” exhibition was designed to provide a huge historical fresco extending right down to the present day. An analysis of the past and relations or fusions between architecture and photography, art, film, literature and design, that led to an analysis of the historical and contemporary avant-gardes which dealt with this issue. The event was actually organised along fairly conventional lines with a display of documents and works of art and architecture, such as models, paintings, drawings and film clips that have created this history and a series of city enterprises that are the ultimate consequence of this process. The invasion of streets and squares, as well as the courtyards of ancient buildings, using for instance fifty creative billboards, is a concrete example of a procedure dating back into the past (so much so that it encompasses exponents of modern architecture) and extending right into the present. This project, woven into the rhythm of a city like Genoa with a closed and introverted identity linked to pride in its seventeenth-century position of power, resulted in a spectacular explosion of old and new, that led the local community and all visiting tourists to ponder over the role of modern-day art in an historical context. The real impact, however, does not derive so much from its “creative” dislocation outside the museum (tentatively attempted by plenty of cities and urban centres), as from the twenty installations or so, that sent out real cultural and social shockwaves. Only by “violating” an urban space, if only temporarily as in the case of these installations, do you make an impact on the general public and media. The city is turned into a museum monitor, assessing and contrasting past and present logic, that are both vital for our survival. If this invasion were to become systematic, working around a compatible schedule, there would be constant attention to city centres, letting them think up their own invasions of the very highest standards. CMC: Do not you think the idea of the joint forces of art-architecture leaving our institutions to enter the city might be an excellent programme for the next Venice Biennial, which, in many people’s opinion, was another missed opportunity this year? GC: The “Arts & Architecture 1900-2004” event cannot be repeated on exactly the same terms. The preliminary programme for the next Venice Biennial might hinge around a similar system, but it must ultimately come up with its own identity related to the creative-cultural drive of 2006, which I think will certainly be quite different, and the peculiar morphology of the city and its lagoon. Ideas are already floating around, they just need to be taken hold of in order to devise an event that is highly spectacular and scientific at the same time. Of course, any new plans must be of a highly up-to-date nature, allowing history to provide the underlying premise for interpretations, without forgetting that good results need considerable time for carrying out all the research required and then implementing what has been found. CMC: How do you explain the major changes or “metamorphoses” affecting architectural design over the last twenty years, while in contrast the art world seems to have stood relatively still? GC: Art, too, has evolved considerably, it is just that in the allencompassing global age in which we live, it works on a much smaller scale, whereas architecture takes on titanic proportions involving the actual construction of cities and lasting cultures. The arrival on the scene of nations like India and China, badly in need of new cities and new urban structures, places architecture

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at the hub of design and conceptual thought, while the rest of the arts are merely “decorative”. Nevertheless, the influence of the arts is evident in the visual side of new works of architecture that are increasingly cultural and sculptural, material and stylistic, since they need to stand out from the hybrid idiom of mass-produced architecture. CMC: Is there some reason why the art market, which usually works through art galleries and museums, has vanished, particularly in Milan? Perhaps, as you have shown, the best modern-day art museum is now the city itself? GC: The disappearance of facilities for displaying and promoting contemporary art, like galleries, is due to the new role taken on by museums and the media, which are increasingly swift in drawing attention to up-and-coming artists. This means the gallery-owner is a less significant figure in the realms of promotion and discovery, because information gets to potential collectors first, almost in real time. Hence the market system survives “on the rebound” so to speak, offering products with which local or national consumers are already familiar. There are no more creative discoveries or scoops, which can only happen when all is still and silent and what counts is the outcry from some scandal as it actually happens. Nowadays, it is the artists themselves who play along with the media, attempting to hit the headlines through their work. All theoretical mediation has vanished, and whereas in the past thinkers use to define their own theoretical concepts, keeping the critic out of play, nowadays researchers create for the media or at least with an awareness of their presence and function, so that critics are now reduced to just noting or broadcasting events as if they were journalists. Nevertheless, museums and art historians are still expected to frame a certain vision of what is and has been happening (through exhibitions and books), avoiding transience and striving to adopt an historical overview. All this (i.e. the city) does not concern politicians because they work on a non-cultural basis, ignoring the need to set up constant relations between “monuments” or “works of architecture” from the past and present. The situation refuses to budge, turning the city’s visual values on their head, as functionality and economics have taken over from aesthetics and artistry. But following Gehry’s Guggenheim project in Bilbao, this way of thinking has gone off the rails, since urban identity also thrives on image and this can only come through creativity. CMC: Why have you used an unusual means like advertising billboards to talk about art , architecture and technology? GC: When laying on an exhibition like “Arts & Architecture”, either in a museum or any other institution, you are bound to consider the impact it might have on the outside, well aware that there is nothing “popular” or public about being shut away inside a building, road or even neighbourhood. So after thinking about architecture and art installations in Genoa city centre I realised the exhibition area was still rather confined, not to say aristocratic, so I thought up a means of democratically reaching the entire urban fabric, including the suburbs. Studying communication, I came across the advertising billboards we were able to use for providing information about the exhibition in Palazzo Ducale, since they were owned by the City Council. There were over 70 of them, a considerable number, which however seemed to be “wasted” creatively speaking, since they were just passive means of advertising a cultural event. That is where I got the idea to turn 50 of them into works of art or, in other words, into purely creative means, placing 3 x 6-metre pictures of photographers, artists and architects inside them. Live communication about visual projects without needing to mediate with or promote a product, except for the research itself. 198 l’ARCA 3


entidue installazioni urbane sparse per la città. Il che ha un significato particolare se questa città è Genova, capitale della cultura per il 2004. Chi installa e cosa? Non solo architetti, ma artisti tout-court, che si confrontano con il territorio e con chi lo abita (non a caso molte di queste installazioni sono state oggetto di ulteriori estemporanei interventi di comuni cittadini o graffitari o passanti o chi sa chi, che le hanno “decorate” con personalissimi commenti, segno, comunque, che l’operazione è riuscita: peggio sarebbe stato se le opere fossero rimaste freddamente indifferenti a chiunque). Gli architetti, da Renzo Piano ad Aldo Rossi, da Frank O. Gehry ad Alessandro Mendini, hanno proposto “architetture frammentate” o modelli di opere realizzate. Piano, per esempio, ha posto in bella mostra nella ottocentesca piazza Corvetto, a confrontarsi con la statua equestre di Vittorio Emanuele II, una tranche del suo Centro culturale Jean-Marie Tjibaou, realizzato fra il 1991 e il 1998 in Nuova Caledonia, opera che sperimenta, in senso architettonico, l’antica pratica dei nativi nell’intrecciare fibre; di Aldo Rossi, invece, è stata collocata in piazza Caricamento, fra lo storico palazzo San Giorgio e il porto antico, una gigantesca “casa marrone” che l’architetto aveva pensato come struttura galleggiante per la Biennale di Venezia, realizzata con materiale “legato al mare” (ferro e legno) e ispirata alla tradizione dei teatrini cinquecenteschi (peccato che non la si possa vivere dall’interno, essendo inagibile per motivi di sicurezza); Gehry installa in piazza San Lorenzo, di fronte alla cattedrale gotica, un prototipo dell’edificio che ha realizzato per la Nationale-Nederlanden di Praga (omaggio a Fellini, chiamata Ginger e Fred); la “torre del filosofo” di Mendini, esagonale, ha preso posto in piazza Matteotti (entrata del Ducale) e proviene da una mostra tenutasi nel 1996 a Napoli: una sorta di città magica e coloratissima, ricca di simbolismi. Altri 18 notissimi artisti (da Rotella a Branzi, da Cabrita Reis a Graham, da Hollein a Kiefer, da Koolhaas a Merz, da Mori a Nordman, da Oldenburg e van Bruggen a Oppenheim, da Pesce a Schlemmer, da van Lieshout a Cerri) hanno “arredato” la città con le loro opere. Michele Bazan Giordano

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Genova: Arti e Architettura 1900-2004

In queste pagine, alcuni dei cinquanta Billboards di 6x3 m collocati in diversi luoghi di Genova e realizzati da architetti, artisti e fotografi. These pages, some of the fifty 6x3 m Billboards placed in various places in Genoa and designed by architects, artists and photographers.

wenty-two urban installations spread across the city. Which has very special significance when the city in question is Genoa, the 2004 European Capital of Culture. So what has been installed and by whom? Not just architects, but also ordinary artists, interacting with the territory and the people inhabiting it (significantly lots of these installations have actually been given further impromptu touches by locals, graffiti artists or just passers-by etc., who have added their own very personal comments; proof that the project has been a real success: it would have a lot worse if the works had gone unnoticed by everybody). The architects, including Renzo Piano, Aldo Rossi, Frank O. Gehry and Alessandro Mendini, have designed “fragmented works of architecture” or models of built works. Piano, for instance, has placed part of his Jean-Marie Tjibaou Cultural Centre, built between 1991-98 in New Caledonia, on display in nineteenth-century Piazza Corvetto, interacting with the equestrian statue of Vittorio Emanuele II. Piano’s work experiments architecturally with the ancient art of weaving fibres practised by natives; Aldo Rossi, in contrast, chose Piazza Caricamento, between the historical Palazzo San Girogio and old port, to display his “brown house”, which the architect designed to be floating structure for the Venice Biennial, made of “sea-related” material (iron and wood) and inspired by traditional sixteenth-century theatres (it is a pity you cannot live inside it, since it is off bounds for safety reasons); Gehry has installed a prototype of the building he designed for the Nationale-Nederlanded in Prague (a homage to Fellini called “Ginger and Fred”) in Piazza Lorenzo, opposite the Gothic Cathedral; Mendini’s hexagonal “Philosopher’s Tower” was set up in Piazza Matteotti (entrance to the Ducale), which came from an exhibition held in 1996 in Naples: a sort of magical and brightly coloured city, full of symbols. Another 18 famous artists (Rotella, Branzi, Cabrita Reis, Graham, Hollein, Kiefer, Koolhaas, Merz, Mori, Nordman, Oldenburg, van Bruggen, Oppenheim, Pesce, Schlemmer, van Lieshout and Cerri) have “furnished” the city with their works.

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Sopra, Piazza Matteotti e l’ingresso di Palazzo Ducale con a sinistra la Torre del Filosofo (2004) di Alessandro Mendini, la Modular House Mobile (1995-96) di Atelier van Lieshout e, ai lati della scalinata,

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The Harbor (2004) di Pedro Cabritas Rei. Sotto, l’installazione di Mario Merz nel Cortile maggiore di Palazzo Ducale costituita da Igloo 1991, Igloo Ticino (1990), e 74 Gradini riappaiono in una

crescita di geometria concentrica (1992). Above, Piazza Matteotti and the entrance to Palazzo Ducale with, left, the Philosopher’s Tower (2004) by Alessandro Mendini, the Modular

House Mobile (1995-96) by Atelier van Lieshout and, along the sides of the stairway, The Harbor (2004) by Pedro Cabritas Rei. Below, installation by Mario Merz in the main courtyard of Palazzo

Ducale composed of Igloo 1991, Igloo Ticino (1990), and 74 Steps reappear in a crescendo of concentric geometric forms (1992).

Sopra, Rem Koolhaas, Togok Towers Aerial, 1996, la gigantografia su pellicola adesiva di 400 mq allestita all’esterno del Loggiato maggiore di Palazzo Ducale. Sotto, la Modular

House Mobile (1995-96) di Atelier van Lieshout. Above, Rem Koolhaas, Togok Towers Aerial, 1996, the huge image on a 400 square-metre adhesive film installed

outside the main Arcaded Loggia pf Palazzo Ducale. Below, the Modular House Mobile (1995-96) by Atelier van Lieshout.

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Sopra, Claes Oldenburg/Coosje van Bruggen, Architect’s Handkerchief, polimeri rinforzati con lana di vetro, dipinto con resina poliestere e lacca poliuretanica, 1999, allestita nel Cortile minore di

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Palazzo Ducale; sotto, Dennis Oppenheim, Mobile Lighthouse, acciaio inox, vetroresina, polistirolo, diodi luminosi, 4,6x4,6x7,8 m, 2004, nel Cortile di Palazzo Bianco.

Above, Claes Oldenburg/Coosje van Bruggen, Architect’s Handkerchief, polymers reinforced with glass wool, painted with polyester resin and polyurethane enamel, 1999, installed in the small

courtyard of Palazzo Ducale; below, Dennis Oppenheim, Mobile Lighthouse, stainless steel, glass resin, polystyrene, luminous diodes, 4.6x4,6x7.8 m, 2004, in the courtyard of Palazzo Bianco.

Sopra, Barry Flanagan, Six Foot Leaping Hare on Empire State, 2002, nel Loggiato maggiore di Palazzo Ducale. Sotto, a sinistra, Iñigo ManglanoOvalle, Cloud Prototype No.1 (2003)

e, a destra, Oskar Schlemmer, Homo seduto con figura in piedi. Elemento di coordinate (sole) e grande profilo, (1930, ricostruzione 1988).

Above, Barry Flanagan, Six Foot Leaping Hare on Empire State, 2002, in the main Arcaded Loggia of Palazzo Ducale. Below, left, Iñigo ManglanoOvalle, Cloud

Prototype No.1 (2003) and, right, Oskar Schlemmer, Man sitting with standing figure. Part of the co-orindates (sun) and large profile, (1930, reconstruction 1988).

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Sopra, particolare dell’installazione di Maria Nordman, Untitled, 1998-2004, nei Giardini di Palazzo Reale.

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Sotto, particolare dei Giardini di Vetro (2004) di Andrea Branzi nel Cortile di Palazzo Tursi.

Above, detail of Maria Nordman’s installtion, Untitled, 1998-2004, in the gardens of Palazzo Reale.

Below, detail of Giardini di Vetro (2004) by Andrea Branzi in the courtyard of Palazzo Tursi.

Particolare dell’allestimento della mostra di Gae Aulenti con progetto grafico di Pierluigi Cerri, in cui le opere d’arte dei maestri del Novecento vengono accostate ai modelli di architettura.

Detail of the installation for the Gae Aulenti exhibition with graphic design by Pierluigi Cerri, in which works of art by 20th-century masters are combined with architecture models.

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Sopra, la gigantografia di un impacchettamento di Christo e Jeanne-Claude. Sotto, installazione di Thomas Hirschhorn nella Cappella dei Dogi.

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Above, giant image of a package by Christo and Jeanne-Claude. Below, Thomas Hirschhorn’s installation in Cappella dei Dogi.

Sopra, Frank O.Gehry, GFT Fish (1985-86). Sotto, Vladimir Stenberg, Costruzioni Spaziali, 1919.

Above, Frank O.Gehry, GFT Fish (1985-86). Below, Vladimir Stenberg, Spatial Constructions, 1919.

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Sopra a sinistra, Frank O.Gehry, Ginger and Fred Prototype (1994-95), Piazza San Lorenzo; sopra a destra, Renzo Piano, modello di una “casa” in Nuova Caledonia (1991-98), ai Giardini

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di Via XII Ottobre angolo Piazza Corvetto. Sotto a sinistra, Gaetano Pesce, Chiosco per Genova 2004, in Piazza de Ferrari; sotto a destra, Rem Koolhaas,

particolare del modello gonfiabile Hyperbuilding (1996), Chiostro di Sant’Agostino. Above left, Ginger and Fred Prototype (1994-95), Piazza San

Lorenzo; above right, Renzo Piano, model of a “house” in New Caledonia (1991-98), in the Gardens in Via XII Ottobre on the corner of Piazza Corvetto.

Below left, Gaetano Pesce; Kiosk for Genoa 2004, in Piazza di Ferrari; below right, Rem Koolhaas, detail of the inflatable model Hyperbuilding (1996), Chiostro di Saint’Agostino.

Sopra, Hans Hollein, The Golden Calf (2004), in Piazza Fontane Marose. Sotto a sinistra, Aldo Rossi, Teatro del Mondo modello 1:1 (1979, ricostruzione 2004), in Piazza

Caricamento; sotto a destra, Anselm Kiefer, Cornelia (2003), in Piazza san Matteo. Above, Hans Hollein, The Golden Calf (2004), in Piazza Fontane Marose.

Below left, Aldo Rossi, 1:1 Model of the World Theatre (1979, reconstruction from 2004), in Piazza Caricamento; below right, Anselm Kiefer, Cornelia (2003), in Piazza san Matteo.

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Michele Saee

Flessibilità e trasparenza Publicis Drugstore, Paris l Publicis drugstore di Parigi ha suscitato apprezzamenti e perplessità, ma certamente la sua apertura lungo gli Champs Elysée non è passata inosservata e, a ben vedere, la risonanza che ha avuto a livello di stampa e di opinione pubblica, nel bene e nel male, è già un punto a favore del committente, il Gruppo Publicis, tra le principali agenzia mondiali di pubblicità. Riaperto dopo due anni di lavori, sulle spoglie del mitico Publicis Drugstore, un concetto del tutto nuovo di spazio commerciale e di incontro importato dall'America negli anni Sessanta dal fondatore di Publicis, Marcel Bleustein-Blanchet, il nuovo Publicis Drugstore incarna lo spirito innovativo del Gruppo, che in questo luogo “di comunicazione e comunicante” traduce i concetti di apertura, creatività, “forza e audacia” che lo rappresentano. Quindi, questo edificio che prorompe con l'iperbolica facciata vetrata nel rigore haussmanniano del quartiere, svolge pienamente il ruolo di catalizzatore di energie, di eventi, di vita per cui è stato voluto e si può dire perturbando senza drammi ma con una rinnovata vitalità l’assetto esistente. Il progetto, l’idea, è stata sviluppata da Michele Saee, che ha trovato nel tema e nel programma progettuali terreno fertile per la sua creatività. Nato nel 1956 a Tehran, si forma alla scuola di architettura fiorentina e fa le sue prime esperienze con Superstudio per trasferirsi successivamente in California, dove fondamentale è l’esperienza con Morphosis, e poi a Los Angeles dove attualmente ha sede il suo studio. Si intrecciano quindi in Saee esperienze e sensibilità diverse che confluiscono in uno stile che coniuga l’inventiva e la ricchezza formale, agli elementi contestuali, e quindi ai rapporti di scala, fino all’attenzione per nuovi materiali e nuove tecnologie nonché a una visione scenografica dello spazio. Il nuovo Publicis Drugstore è il racconto dichiarato, tangibile e riuscito della complessa personalità di Saee. L’esuberante gioco spiraliforme che individua l’ingresso dell’edificio in un’avvolgente dinamica di superfici trasparenti non è infatti ascrivibile a una superficiale o quantomeno limitata lirica esclusivamente formale. Bensì è la traduzione in chiave tecnologica, di sperimentazione e di ricerca, di una nuova linea di approccio al tema della trasformazione dell’esistente e di confronto con la città. Il confronto e il rispetto con l’antico edificio e con il contesto storico si traduce in una nuova estetica del movimento e della dinamica strutturale che fa ricorso a un accurato e complesso studio strutturale sviluppato da Hugh Dutton. Lo slancio che genera la nuova facciata, 800 metri quadrati di trasparenza che culmina nel vortice di una spirale di 22 metri con un diametro di 3, per un totale di 90 tonnellate tra acciaio e vetro, ha coinvolto il dimensionamento, nonché lo studio di fattibilità e la messa a punto di uno speciale sistema costruttivo, per la fabbricazione e il montaggio dei 210 schermi trasparenti e di forme diverse che ne compongono la superficie. Inoltre la scelta del tipo di vetro è risultata fondamentale nel confronto con la facciata esistente; i vetri originari riflettenti e di color bronzo hanno infatti portato alla scelta di una nuova struttura estremamente alleggerita in modo da poter sopportare l’effetto ottico dello sdoppiamento a causa della riflessione, conservando la fluidità e la trasparenza del nuovo gesto. Il luogo è un concentrato di eventi: l’attrattiva della dimensione architettonica che invita il pubblico in una fluidità di ambienti comunicati e interagenti; la novità e l’unicità della formula commerciale rivolta a un ampio pubblico, con 3000 metri quadrati dedicati all’attualità, ai media, alla cultura, alla moda e alla gastronomia; la possibilità di incontrarsi, fare shopping, pranzare nella veranda su strada, o semplicemente essere spettatori di una scena internazionale a qualsiasi ora del giorno fino alle 2 del mattino. Un’operazione comunque coraggiosa che partecipa a una nuova tendenza di intervento sull’esistente proiettandolo in un’ottica contemporanea. Elena Cardani

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Credits Project: Michele Saee Project Designer: Rudabeh Pakravan Project Team: Franco Rosete, Keiko Okada, Han Suh Sohn Consultants: Bruno Pingeot (Local Architect), Hugh Dutton Associates (Structural Engineer, façade), Terrell Rooke Associates (Structural Engineer, concrete), Jacques Rouveyrolis (Lighting); Peutz (Acoustics), Coretude (Mechanical Systems), Carre Noir (Graphics), Bruno Marrazza (Synthesis) General Constructor: Claisse Bâtiment Façade: Gartner Gruppo Permasteelisa Casework: BS Vision Hardwood Flooring: BSD Parquets Plaster (Staff) Ceilings: Sofrastyl Mesh Ceilings: ACS Production Materials: Cumaru Hardwood (Floor), St. Gobain Diamant Low Iron Glass, bent by Cricursa (Walls), Foin (Metal Mesh) Client: Publicis Drugstore

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s this a refined and elegant piece of plastic surgery or a brave and hyper-technological conversion and redevelopment of an old structure? The Publicis Drugstore in Paris has been admired and also caused a certain amount of consternation, but it certainly did not pass unnoticed when it opened along the Champs Elysée and, when all is said and done, the great commotion in the press and amongst public opinion was, for better or worse, a point in favour of the client, the Publicis Group, one of the world’s leading advertising agencies. Re-opened after two years’ work, on the ashes of the legendary Public Drugstore, a totally new idea for a retail and meeting place imported from America in the 1960s by the founder of Publicis, Marcel Bleustein-Blanchet, the new Publicis Drugstore embodies the Group’s innovative spirit, as it uses this “communication and communicating” place to give physical form to its own concepts of openness, creativity, “strength and audacity”. So this building, that breaks into the neighbourhood’s Hausmannian rigour with the power of its hyperbolic glass façade, really plays the role as a catalyst of energy, event and life that it was designed for, actually managing to inject fresh energy into its setting without causing too much dismay. The project or idea was developed by Michele Saee, who found fertile terrain for his creativity in the design theme and brief. Born in Tehran in 1956, he first studied architecture in Florence and began working with Superstudio before moving to California, where he gained key experience with Morphosis, and then Los Angeles where his firm is now based. Saee’s work is a web of different experiences and sensibilities that flow into a style combining invention and stylistic richness with contextual features and traits, and hence relations of scale and even attention to new materials and new technology, as well as a striking vision of space. The new Publicis Drugstore is a tangible, openly avowed account (and a successful one at that, we might add) of Saee’s complex personality, his way of working and reading design. The exuberant spiralling interplay marking the building entrance in a dynamic enveloping set of transparent surfaces cannot be ascribed to superficial or, in any case, limited formal design of a purely lyrical nature. It is actually a technological, experimental rendering of a new approach to the issue of transforming the old and interacting with the city. Interacting with and respecting the old building and its historical setting is translated into a new aesthetics of motion and structural dynamics, which draws on careful complex structural studies carried out by Hugh Dutton. The thrust underpinning the new façade, 800 square metres of transparency culminating in a spirally 22-metre vortex with a diameter of 3, making a total of 90 tons of glass and steel, affected the building’s dimensions, the feasibility study, and development of a special construction system for manufacturing and assembling the 210 transparent screens of different shapes and sizes forming its surface. The choice of type of glass was also of vital importance in interrelating with the old façade; the original bronze-coloured reflective glass panels resulted in the opting for a new structure lightened up to support the doubling optical effect due to the reflecting, while maintaining the fluidity and transparency of the new design. The place is actually a hub of events: the attractive force of architecture inviting the general public into a seamless flow of interacting and interactive settings; the novelty and uniqueness of a retail formula aimed at a wide range of people, with 3000 square metres devoted to the age in which we live, the media, culture, fashion, and food and drink; the possibility of meeting together, going shopping, having lunch on the roadside veranda or just watching a sort of international scene at any time of day until 2 o’clock in the morning. This is certainly a brave undertaking parking in a new approach to working on something already there, projecting it onto a modern-day level.

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Rendering della facciata vetrata formata da 210 schermi in vetro riflettente extrachiaro che individua la nuova immagine del Publicis drugstore inaugurato sugli Champs Elysées a Parigi. Rendering of the glass façade composed of 210 extra-clear reflective glass screens giving the Publicis Drugstore on the Champs Elysées, Paris, a new image.

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Particolari costruttivi degli elementi riflettenti a soffitto e in alto, da sinistra a destra, piante del piano terreno e del primo piano. Construction details of the reflective ceiling elements and, top, from left to right, plans of the ground floor and first floor.

A fianco, pianta e sezioni del sistema di vele a soffitto; sopra, sezioni; in alto, da sinistra a destra, piante del secondo e del primo piano sotterraneo. Opposite, plan and sections of the ceiling sail system; above, sections; top, from left to right, plans of the second and first underground floors.

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Particolari del nuovo involucro vetrato che rinnova l’immagine della facciata esistente, in vetro color bronzo, con una struttura vetrata di grande impatto scenografico. L’angolo tra gli Champs Elysées e rue de Presbourg è caratterizzato dalla dinamica ascensionale di una spirale di 3 m di diametro per 22 di altezza. Details of the new glass shell upgrading the old façade image made of bronzecoloured glass through a striking glass structure. The corner between Champs Elysées and Rue de Presbourg features a dynamically upwardrising spiral measuring 3 m in diameter and 22 in height.

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La nuova facciata si sviluppa su 800 mq di superficie vetrata che si alleggerisce alle estremità smaterializzandosi in una serie di scaglie. Nella pagina a fianco, la notte la dimensione della facciata raggiunge una maggiore suggestione data dal tipo di illuminazione a fibre ottiche che evidenziano i sistemi dell'ossatura primaria e secondaria.

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The new façade contains 800 square metres of glass lightened up at the ends by dematerialising into a set of slivers. Opposite page, at nighttime the façade is even more striking thanks to the special optic-fibre lighting highlighting the primary and secondary frames.

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In queste pagine, gli spazi interni disegnati secondo un sistema fluido e aperto risolto attraverso la sagome delle divisioni vetrate. Nuovo il concetto di offerta degli spazi commerciali aperti fino alle due del mattino: a piano terreno, una brasserie con terrazza coperta sull’esterno, un ristorante più esclusivo, un’edicola con oltre 100 quotidiani internazionali, una drogheria, una libreria e una farmacia. Nel sotterraneo, due sale cinematografiche, uno studio radiotelevisivo, un'enoteca, un negozio di sigari, una profumeria. These pages, the interiors designed based on a fluid, open system working around the shape of the glass partitions. The retail spaces open until 2 a.m. offered something new: on the ground floor, there is a brasserie with a covered terrace on the outside, a more exclusive restaurant, a kiosk selling over 100 international dailies, a drug store, a book shop and a pharmacy. The underground level contains 2 film theatres, a radiotelevision studio, a wine bar, a cigar shop, and perfume outlet.

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Denia Cultural Park Credits Project: Vicente Guallart (www.guallart.com) Facade: VG with Max Sanjulian Auditorium: VG with Jordi Mansilla Collaborators: Ivan Llach, Moon Puig, Nacho Alonso, Miquel Moragues, Raquel Colacios, Barbara Oelbrant, Guillem Augé, Ana Verges, Carlo Mezzino, Li-An Tsien Pictures: Laura Cantarella Models: Christine Bleicher, Susanne Schulte Cristallographic Advisor: Albert Soler Acoustic Advisor: Higini Arau Program Consultant: José Miguel Iribas Client: Municipalidad de Denia

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rchitettura come processo aperto, non come risultato: questa consapevolezza sta diventando più o meno esplicitamente trasversale a un’ampia schiera di giovani architetti, che si pongono oggi come possibili interpreti del contemporaneo. Ne sono coscienti coloro che si sono emancipati tanto dai maestri del Moderno, quanto da quelli del post-Moderno, intendendo il termine non in chiave stilistica ma filosofico-temporale secondo l’accezione di Jacques Derrida, recentemente scomparso, per cui “il Moderno si distingue per l’aspirazione alla autorità assoluta” mentre “il post-moderno è la constatazione o l’esperienza della fine di questo piano di dominazione”. Costoro, pur avendo condiviso lo scarto concettuale operato dal decostruttivismo nella lettura della maggior complessità del mondo contemporaneo, si sono sentiti di dover scappare dal giardino contemplativo in cui quei maestri spesso tendevano a rifugiarsi e promuovere invece un ritrovato interesse nell’intreccio tra architettura, ricerca e società. E’ stato però necessario attendere il compimento del passaggio cronologico-generazionale, avvenuto poco prima del volgere di questo secolo, da una generazione che aveva subìto la rivoluzione digitale a un’altra che di essa si è nutrita e ne ha fatto la piattaforma del proprio lavoro. Sulla scia del nuovo credo cibernetico neopositivista imbibito di glocalismo, lo spazio reale fisico e quello virtuale digitale vengono messi in interazione per creare quello artificiale pro-attivo predicato da Vicente Guallart. Insieme a Manuel Gausa, Willy Muller, Federico Soriano, Fernando Porrai e José Morales, egli ci suggerisce alla lettera A del loro Diccionario Metapolis Arquitectura Avanzada, che l’Architettura può anche essere digitale perché è la creazione di un processo che promuove l’interazione tra gli eventi, siano essi fisici o cibernetici, non la cristallizzazione e materializzazione di atti finiti e di conseguenza non ha più la necessità imprescindibile della materia. Cionondimeno osservare la natura, processandone e interpretandone le immagini, dalla scala micro della geometria frattale a quella macro della geografia e della topografia, rappresenta uno spunto pressoché inesauribile di ispirazione. Pensiamo a come si trasformano, in una simulazione grafica tridimensionale, le curve di livello e la parcellizzazione del territorio: quello che appare attraverso l’occhio umano un disegno naturale fatto da impercettibili passaggi da una connotazione all’altra diventa improvvisamente, sotto l’occhio digitale, una frammentatissima rete di superfici; un colpo d’occhio diventa un puzzle di pixel. C’e’ chi sfrutta questa nuova grammatica per svaporare il digitale in una sovra-rappresentazione fatta da eleganti e rarefatte allusioni, (Herzog e De Meuron), chi si perde in effimeri virtuosismi formali (come molta dell’architettura classificata sotto l’etichetta “metamorfica” della Biennale di Venezia) e chi come Guallart la assume come scheletro portante per predisporre lo spazio alla ricezione delle relazioni umane. Il progetto per il recupero ambientale della collina di Denia, cittadina costiera a sud di Valencia, è un esempio di questo approccio. Sul versante Nord, al di sotto del castelletto di origine araba, venne aperta all’inizio del Novecento una cava di pietra che ne stravolse l’aspetto; successivamente, durante la guerra civile, fu scavata una galleria con funzione di rifugio. Per coprire queste ferite Guallart stende sul versante malato della collina una nuova pelle digitale, creando di fatto una rete artificiale sulla rete orografica naturale e ricostituendo la volumetria mancante. La superficie è caratterizzata da una moltitudine di facce, generate secondo il modello di cristallizzazione tipico della calcite, il minerale locale, ed è una felice sintesi di naturale-artificiale. Il progetto attrae l’attenzione sul sito, facendolo assurgere a landmark della costa, senza per questo perpetrare una nuova violenza sul paesaggio. Dal punto di vista funzionale all’interno del sito sono ospitate tre attività principali, ciascuna delle quali genera un volume interno che fuoriesce dalla pancia della collina con evidenti

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Vicente Guallart

tracce identificative. Il progetto nasce come iniziativa pubblica e pertanto le funzioni suggerite hanno tutte una valenza di interazione utile alla rigenerazione sociale del tessuto cittadino, a partire da una zona congressuale con un auditorium multifunzionale. Poiché il costo del progetto è naturalmente piuttosto elevato, la municipalità ha capito l’importanza di coinvolgere anche i privati, dando la possibilità di creare una galleria commerciale con cinema, negozi, ristoranti e bagni termali con una piscina salata. E’ interessante osservare come la suggestione dei prismi e degli scisti minerali non sia solo utilizzata solo per macro-elementi isolati, ma rappresenti la grammatica formale tridimensionale dell’intero progetto. I waterfront esercitano su Guallart un fascino particolare: lo svolgersi delle coste è una sorta di rappresentazione paradigmatica dei sistemi irregolari e apparentemente randomici che tanto bene si inseriscono in una serie di similitudini con la realtà digitale. Con questa chiave di interpretazione, anche un progetto a prima vista semplice come quello della riqualificazione del porto della cittadina valenziana di Vinaroz, assume un interesse particolare. Il programma prevede il ridisegno del porto esistente con l’ampliamento della parte dedicata ai pescherecci e ai traffici commerciali e la creazione di un’ala dedicata al diporto. Con l’occasione viene riqualificato anche il lungomare che diventa il fluidificante tra il porto e il centro cittadino. I flussi di traffico in acqua e a terra sono presi come spunto per disegnare la trama dell’insediamento. Ciascuno spostamento genera idealmente una traccia, che unita alle altre crea un fascio di linee, che infine diventano un circuito di percorsi possibili. Dall’emergere delle tracce nascono le opportunità per segnare con dei volumi leggeri i momenti di snodo e dare l’ospitalità richiesta dalle diverse funzioni, quali gli uffici del porto, le officine, il mercato del pesce e gli esercizi commerciali. Il colore è un altro elemento che permette di aggiungere varietà delle parti, arricchendo l’esperienza visiva di appigli per decodificare l’aspetto dinamico e funzionale del progetto. L’interesse per gli aspetti sociali della progettazione e la voglia di dimostrare come l’architettura possa e debba essere una piattaforma generatrice di forza aggregativa è un altro dei temi di battaglia di Guallart. Questa missione lo ha portato a essere il curatore di un interessante progetto socio-urbano per un insediamento di edilizia convenzionata – denominato Sociòpolis – presentato durante la biennale delle Arti di Valencia nel 2003; con tutti i pregi e difetti di un’operazione da utopismo sociale d’altri tempi. In questo contesto è stato chiesto a 13 diversi architetti di interpretare il tema di un habitat creativo, funzionalmente integrato, ben bilanciato tra residenza, attività lavorative e ricreative, socialmente tollerante e ambientalmente consapevole, da svilupparsi su di un’area ancora ben preservata nella struttura paesaggistica tradizionale degli orti tipici del territorio intorno a Valencia. All’interno del masterplan, il team di Guallart ha sviluppato il progetto per le Sharing Towers. La proposta intende garantire alti standard di qualità costruttiva e di finiture, risparmiando sulla quantità di spazio necessario alle attività “comuni” e ampliando quello personale. Le torri, di forma cilindrica, sono ottenute dalla sovrapposizione di una ventina di dischi dello spessore di un piano, omogenei tra di loro. Fanno eccezione le grandi vetrate di differente colore che connotano gli spazi comuni del piano. Ciascun piano infatti ospita 6 o più mini alloggi, o meglio monolocali, costituiti unicamente dalla grande stanza da letto e dal bagno, mentre gli spazi funzionali e di aggregazione sociale come la cucina, la lavanderia e il soggiorno, sono conferiti a una grande spina centrale di spazi comuni. Il determinismo con cui si pensa possibile ricondurre la necessità di libertà individuale al falansterio comune, appare un po’ feroce, ma va dato atto al giovane progettista spagnolo che senza una spinta propulsiva alla rigenerazione sociale l’architettura rischia di rimanere troppo spesso a rimirare se stessa. Jacopo della Fontana

rchitecture as an open process, not a finished outcome: an awareness of this is being more or less explicitly accepted right across the board by a real hoard of young architects, putting themselves forward as possible exponents on the modern-day scene. All those who have freed themselves from both the masters of the modern and postmodern movements are aware of this. I am using the term postmodern not in the stylistic sense but rather philosophically-temporally as Jacques Derrida, who recently passed away, intended it, stating that “the Modern is characterised by an aspiring for absolute authority” whereas “the postmodern is a noting or experiencing of the end of this plan of domination”. Despite agreeing with the conceptual shift effected by deconstructivism as it attempted to read greater complexity in the modernday world, there was a growing feeling that we needed to flee the garden of contemplation in which these masters tended to take shelter and, instead, rekindle an interest in the web of architecture, research and society. But first a chronological-generational transition had to take place right on the verge of the new century, from a generation that went through the digital revolution to another that fed off it and made it a platform for its own work. This led to an awareness of finally having a new technological-doctrinal means of working out a new form of design. The transition from defeat in face of the impossibility of dominating the multiplicity of the standard idiom of the end of last century turned into fresh optimism about the possibility of a universal reading of the complexity of the world deriving from information and communication technology. In the wake of the new neo-positivist cybernetic creed shot through with glocalism, real physical space and digital virtual space are now made to interact to create the kind of pro-active artificial space Vicente Guallart predicted. Together with Manuel Gausa, Willy Muller, Federico Soriano, Fernando Porrai and José Morales, we are told at letter A in their Diccionario Metapolis Arquitectura Avanzada, that Architecture may even be digital because it is the creation of a process promoting interaction between events (whether they be physical or cybernetic), not the crystallisation and materialisation of finished acts, and so not so totally reliant on matter. Nevertheless, observing nature, processing it and interpreting its images from the micro scale of fractal geometry to the macro level of geography and topography, is an almost endless source of inspiration. Just look at how the contours and parcelling of the land are transformed through three-dimensional graphic simulation: what looks like a natural design to the human eye made of imperceptible transitions from one connotation to another suddenly turns into a super-fragmented web of surfaces to the digital eye; a glance turns into a pixel puzzle. Some people use this new grammar to fade the digital into an over-representation of elegant, rarefied allusions (Herzog and De Meuron), others get lost in transient stylistic exploits (like much of the architecture labelled as “metamorphic” by the Venice Biennial) and yet others, like Guallart, take it as a bearing frame for arranging space to accommodate human relations. The project to environmentally salvage the hill by Denia, a coastal town to the south of Valencia, is an example of this approach. In the early-20th century a small stone quarry was opened up over on the north side, just below the little Arabic castle, that ruined the town’s appearance; later on, during the Civil War, a tunnel was dug out for shelter purposes, actually creating an artificial network over the natural orographic network to reconstruct the missing mass. The surface has lots of different faces, generated based on the standard crystallisation process for calcite, the local stone, and it is a happy marriage of the natural and artificial. The project attracts attention to the site, which forms a coastal landmark, without harming the landscape in any way. Functionally speaking, the site hosts three main activities, each of which creates an internal structure emerging from the belly

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of the hill and leaving definite traces of its presence. The project began as a public enterprise, so the functions it invokes all serve to create useful interaction with a view to regenerating the town’s social fabric, starting with a conference area with a multipurpose auditorium. Since the cost of the project is of course quite high, the town council realised it had to get private parties involved, allowing the construction of a shopping mall with a film theatre, shops, restaurants and a large spa facility with its own salt water pool. It is interesting to note how the evocative force of the prisms and mineral shales is not just used for isolated macro-elements, but actually represents the three-dimensional formal grammar of the entire project. Waterfronts is so intriguing and enticing to Guallart: the winding coasts are a sort of paradigmatic representation of irregular, apparently random systems that fit neatly into a series of likenesses to digital reality. Interpreting matters in this key means that even what at first looks like a simple project, such as the redevelopment of this Valencian town port, takes on interesting connotations. The project brief refers to redesigning the old port by extending the part serving fishing boats and trading, and creating a wing that will become a pleasure harbour. The chance is also being taken to redevelop the waterfront in order to hinge together the port and town centre. The flows of water and land traffic are taken as input for designing the new layout. Each shift ideally generates a trace, which when combined with the others creates a bundle of lines, which eventually turn into a circuit of possible pathways. These emerging traces create opportunities for marking the joints with light structures and providing the hospitality required for the various functions, such as harbour offices, workshops, the fish market and retail outlets. Colour is another factor allowing variety to be added to the parts, enriching the visual experience with means of decoding the project’s dynamic and functional side. An interest in the social aspects of the design and a desire to show how architecture can and must be a platform for generating aggregative forces is another of Guallart’s favourite ploys. This mission made him the curator of an interesting socio-urban project for a concurred building estate – called Sociòpolis – presented at the 2003 Valencia Biennial of the Arts; with all the pros and cons associated with a utopian social project of days gone by. In this context, 13 different architects were commissioned to make their won readings of a functionally-integrated creative habitat, well-balanced between housing, work activities and recreation facilities, all socially tolerant and eco-friendly, to be developed on an area that is still well-kept in a conventional landscape of typical vegetation found in the land around Valencia. Inside the master plan, Guallart’s team has designed a project for so-called Sharing Towers. The design is grounded in the idea of re-working the old concept of community, whose appeal and socio-living value is still purely theoretical. The project sets out to guarantee high building and finishing standards, saving on the amount of space required for “communal” activities and extending personal services. The cylindrical-shaped towers are the result of superimposing about twenty homogeneous flat disks. The exception is the large different-coloured glass windows characterising the level’s communal spaces. Each level actually hosts 6 or more mini-apartments or rather bed-sitters with just a large bedroom and bathroom, while the functional and social-aggregation spaces, like the kitchen, laundry and lounge, are all located in a large central backbone of communal spaces. The determination with which individual needs for personal freedom have been reconciled with communal considerations seems rather ferocious, but it must be admitted that the young Spanish designer has realised that architecture is in danger of being left entirely to its own devices unless there is some drive towards social regeneration.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Vicente Guallart

Nelle pagine seguenti, i pannelli di presentazione del progetto per il Parco Culturale di Denia (Alicante) che ripristinerà la vitalità e la funzionalità della rupe a ridosso della cittadina mediterranea. Il progetto che si integra all’interno della montagna prevede la realizzazione di un Centro Congressi con auditorium polifunzionale, una galleria commerciale con cinema, ristoranti, negozi e bagni termali con piscina di acqua salata. Following pages, presentation panels for the Denia Cultural Park project (Alicante), which will redevelop and revitalise the rocky crag by this Mediterranean town. The project that slots into the mountain involves the construction of a Conference Centre with a multi-purpose auditorium, a shopping arcade with a film theatre, restaurants, shops and spas with a salt water pool.

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Puerto de Vinaroz Credits Design Team: Vicente Guallart, Jordi Mansilla Assitants: Pilar Gasque, Barbara Oelbrand Models: Christine Bleicher, Adria Maynes Photographs Model: Giovanni Zanzi Client: Generalitat Valenciana Conselleria d’Obres Publiques. Direcció General de Ports

Il programma della riqualificazione del porto della cittadina valenziana di Vinaroz prevede il ridisegno del porto esistente con l’ampliamento della parte dedicata ai pescherecci e ai traffici commerciali e la creazione di un’ala dedicata al diporto. Con l’occasione viene riqualificato anche il lungomare che diventa il fluidificante tra il porto e il centro cittadino. I flussi di traffico in acqua e a terra sono presi come spunto per disegnare la trama dell’insediamento. Ciascuno spostamento genera idealmente una traccia, che unita alle altre crea un fascio di linee, che infine diventano un circuito di percorsi possibili. Dall’emergere delle tracce nascono le opportunità per segnare con dei volumi leggeri i momenti di snodo e dare l’ospitalità richiesta dalle diverse funzioni, quali gli uffici del porto, le officine, il mercato del pesce e gli esercizi commerciali. Il colore è un altro elemento che permette di aggiungere varietà delle parti, arricchendo l’esperienza visiva di appigli per decodificare l’aspetto dinamico e funzionale del progetto.

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The redevelopment programme for the harbour of the Valencian town of Vinaroz involves redesigning the old port by extending the part used by fishing boats and for trading purposes and creating a new wing designed to be a pleasure harbour. The opportunity will also be taken to redevelop the water front that will become a sort of link between the harbour and town centre. Traffic flows on land and at sea will provide the input for the overall redesign. Each movement ideally generates a line combining to form a bundle of possible pathways. These lines will then provide the chance to incorporate some light structures and provide the hospitality services required by the various functions, such as the harbour office, workshops, fish market and other retail outlets. Colour will provide the means of adding variety to the parts, enriching the visual experience by providing a way of decoding the dynamicfunctional side of the project.

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Sharing Tower (www.sociopolis.net)

La proposta delle Sharing Towers intende garantire alti standard di qualità costruttiva e di finiture, risparmiando sulla quantità di spazio necessario alle attività “comuni” e ampliando quello personale. Le torri cilindriche sono ottenute dalla sovrapposizione di una ventina di dischi dello spessore di un piano, omogenei tra di loro. The Sharing Towers project is supposed to provide high building quality and finishing standards, making savings on the amount of space required for “communal” activities and providing more personal space. The cylindrical towers are designed out of about twenty overlapping discs (all the same) measuring one floor in thickness.

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Grandi vetrate di differente colore connotano gli spazi comuni del piano. Ciascun piano ospita 6 o piĂš mini alloggi, costituiti unicamente dalla grande stanza da letto e dal bagno, mentre gli spazi funzionali e di aggregazione sociale come la cucina, la lavanderia e il soggiorno, sono conferiti a una grande spina centrale di spazi comuni. Large glass windows of different colour mark the communal spaces on each level. Each level holds 6 or more mini apartments with just a large bedroom and bathroom, while the functional and social spaces, like the kitchen, laundry and living room, are constructed around a large central backbone of communal spaces.

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Taeg Nishimoto, Re-f(r)action #4, La Galerie d’Architecture, Paris.

Creare linee di/by Taeg Nishimoto

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e installazioni qui presentate sono state realizzate in un ampio arco temporale per diversi luoghi specifici. Ognuna cerca di influenzare la percezione dello spettatore rispetto al luogo e al tempo in cui guarda l’opera. Ognuna introduce un rapporto tra gli elementi nuovi e la situazione in cui sono collocati e tra lo spettatore e tale luogo. Si potrebbero definire performance nel senso che definiscono un gruppo di regole applicate alla realizzazione dei vari elementi. Nell’ambito di queste regole, le cose accadono in modo abbastanza spontaneo. Tale senso di spontaneità è importante, non solo per il risultato finale, ma anche per il processo di realizzazione poiché la costruzione dell’installazione evolve gradualmente via via che gli elementi iniziano a occupare lo spazio dando vita a reazioni conseguenti. E’ una sequenza molto precisa eppure imprevedibile che avviene in una cornice temporale definita. L’aspetto più importante della costruzione perciò diventa l’interazione con gli elementi che troveranno il proprio modo di emergere nello spazio. Dunque, l’intenzione di queste installazioni è di mettersi in comunicazione con l’esperienza dello spettatore. La percezione di una condizione spaziale architettonica è intrinsecamente legata alla dimensione temporale. L’assioma per cui “l’architettura è musica congelata” si riferisce all’architettura come a un oggetto e non come spazio o esperienza spaziale. Le condizioni di luce cambiano, come anche il punto di vista da cui si percepisce l’installazione. I diversi brani della “musica” si dipanano nel tempo. Appariscenti o impercettibili, essi possiedono una struttura temporale e una spontaneità intrinseca che condividono con l’esperienza spaziale. Queste installazioni tentano di integrare il senso della dimensione temporale e quello della costruzione. I pezzi, di legno di pioppo bianco o di acciaio inossidabile piegati ad arco da cavi in tensione, vengono introdotti e manipolati per proiettare nello spazio un senso di spontaneità e imprevedibilità. La composizione diventa parte del processo, che ha un inizio e una fine nell’ambito del tempo definito. Naturalmente, poiché si tratta di installazioni per luoghi specifici, lo spazio a esse destinato condiziona ciò che avverrà. Gli spazi, cioè, rimangono funzionalmente ciò che sono, una galleria o, come nel caso della terza installazione, l’atrio di un aeroporto. L’esperienza che si ha delle installazioni è, come detto, determinata dalla dimensione temporale. Si entra e si rimane per un certo periodo di tempo cosicché l’effetto dell’installazione è piuttosto effimero, ma allo stesso

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tempo preciso. Tale precisione non è dovuta alla precisione delle idee a monte della costruzione, ma alla natura degli elementi introdotti e al processo stesso di costruzione. Tutto ciò, nelle mie intenzioni e da ciò che osservo a posteriori, sembra dare come risultato una sensazione di infinito capace di evocare immagini nella mente degli spettatori. L’installazione diventa interattiva non in senso cinetico, ma per la sua influenza sulla percezione degli spettatori e per le associazioni che determina attraverso il loro movimento. Si instaura una sorta di gioco tra installazione e spettatore. Un gioco che si crea anche durante il processo realizzativo. Queste installazioni non vengono mai progettate completamente in studio; via via che si introducono i diversi elementi in un dato spazio, essi evolvono fino a definire l’intero spazio, proprio come accade in una conversazione spontanea. Non sono una rappresentazione di un’idea, bensì un processo il cui obiettivo è visualizzare la spontaneità. Per comprendere l’idea di spontaneità, faccio riferimento al meccanismo delle “linee” come a una cornice concettuale. Più precisamente alle dinamiche con cui le nature concettuali e percettive delle linee agiscono nella nostra mente e nella nostra esperienza. Quando guidiamo una macchina, tenendo il volante ben saldo, facciamo l’esperienza di una linea dritta tracciata sul terreno, anche se questo va su e giù. Oppure, se guidiamo su una spiaggia deserta, girando il volante a destra e a sinistra per divertimento, riusciamo a esperire realmente la linea curva continua. Questi momenti e queste linee tracciate dalla macchina non sono una condizione concettualmente predeterminata; in effetti, sono il risultato di una condizione continuata sequenzialmente. C’è una interazione costante tra la comprensione concettuale della natura della linea e la realtà percepita basata su tale condizione. C’è un altro modo in cui si percepiscono le linee. Il modo in cui comprendiamo la lettera “A” è totalmente legato a come le linee sono relazionate l’una con l’altra. Le tre linee che costituiscono la “A” devono essere relazionate in una precisa condizione perché la lettera sia leggibile e comprensibile. Se anche una sola delle tre linee non è conforme ai requisiti minimi in termini di lunghezza e posizione (per esempio, la linea orizzontale deve incrociare le altre due a metà) allora non leggiamo i segni come una lettera “A”, ma come un insieme astratto di linee. L’identificazione di ciascun componente e la sua relazione con gli altri deve essere molto precisa. Questa operazione

Experiencing Lines si estende anche a come noi comprendiamo le parole. Le lettere devono essere posizionate nel giusto ordine per essere viste come parole. E le parole devono essere posizionate nel giusto ordine per essere comprese come frase, e così via. C’è una sequenza definita sul come debba essere presentato il primo componente e quelli che seguono. In altre parole, nel caso della “A” la prima linea tracciata determina come e dove devono essere tracciate le altre. D’altra parte, una volta stabilito questo meccanismo di identificazione dei componenti e le loro relazioni, si possono visualizzare tutte le possibili variazioni. Tali variazioni sono concettualmente esatte ma percettivamente sono versioni imprecise e spontanee della stessa lettera. E’ per questo che riusciamo a leggere le più diverse calligrafie. Questo spostamento continuo tra la natura concettuale delle linee e la realtà percepita che emerge dalla situazione specifica è alla base della costruzione delle mie installazioni. I disegni per realizzare una delle mie installazioni, con struttura ad arco di legno, sono esemplari per la visualizzazione di questo meccanismo. In ciascun disegno c’è una sequenza precisa di linee tracciate, dalla prima all’ultima, che gradualmente si articolano e occupano il campo bi-dimensionale. Non è una composizione in un senso spaziale, poiché le linee tracciate non sono mai modificate né cancellate durante il processo. Una volta che si sia determinata l’azione delle linee, essa segue nello spazio destinato con risposte e reazioni costanti alla loro sequenza. Come si può vedere dai disegni, l’enfasi è posta sull’uso delle curve, o archi che si generano dal centro di un cerchio non sempre visibile nel disegno. Perciò, l’atto di disegnare diventa anche un processo di decifrazione di una logica non predeterminata che evolve e rivela se stessa durante il processo. La costruzione reale dell’installazione è concepita essenzialmente come parallela al meccanismo del disegno. Il modo in cui ciascun materiale e meccanismo viene utilizzato in ogni componente trova la propria logica e condizione (che evolverà nel corso del suo divenire spaziale) è la chiave di queste installazioni. La dualità tra precisione e spontaneità in ciascun componente sembra essere in grado di generare associazioni aperte nella mente e nell’esperienza dello spettatore. Re-f(r)action #4, Parigi La Galerie d’Architecture di Parigi si trova nel Marais, dietro al Centre Pompidou. La galleria, a forma di “L”, occupa l’angolo di un isolato e ha due ingressi, uno per lato. Non è solo una galleria, ma anche

un bar e una libreria specializzata in libri di architettura. Ho conosciuto Gian e Olga (che da poco avevano aperto la galleria) a una conferenza di Archilab a New Orleans e da quell’incontro è nata l’idea di realizzare questa installazione. In questo contesto, l’installazione è stata letteralmente pensata come una linea continua tra i due ingressi: un percorso che i visitatori potessero attraversare da un lato all’altro. Le linee curve dell’arco dovevano essere tracciate in modo che i visitatori potessero muoversi nello spazio con momenti di riposo, come un ruscello che scorre attraverso rive dolci. Anche la configurazione della sequenza dell’intero spazio era piuttosto complessa: da stretto a largo, da basso ad alto, da punti illuminati da luce naturale dalle finestre ad altri con la sola illuminazione di lampade a soffitto ecc. Una condizione dettatami fin dal principio da Gian e Olga era che la struttura non dovesse essere agganciata al pavimento né alle pareti. Il risultato sono stati una serie di pannelli a “L” dipinti di bianco che fungevano da punti di sostegno dal pavimento. L’altra idea era che la galleria dovesse rimanere aperta al pubblico durante la costruzione dell’installazione. La gente che la attraversava o che si sedeva per un caffè doveva essere in grado di guardare l’effetto spaziale dei diversi elementi mentre li montavamo e curvavamo gli archi. Poiché dovevamo completare il lavoro in cinque giorni, è stato un esercizio in se stesso quello di ottimizzare la natura spontanea del modo in cui le linee degli archi e le linee tracciate dai percorsi dei visitatori interagivano durante il lavoro di montaggio. L’installazione ha anche cercato di integrare le diversi parti della galleria (caffè, libreria, ingresso ecc.) in un’unica esperienza continua di attraversamento d questo spazio. Gli archi apparivano e sparivano a seconda dei diversi punti di vista a causa del posizionamento dei pannelli di sostegno a “L”. Tale articolazione ha costituito un vero sforzo non solo per la definizione dello spazio ma anche in termini di condizionamento temporale dell’intera esperienza. Re-f(r)action #5, Bordeaux Gli archi e i pannelli utilizzati a Parigi sono stati portati a Bordeaux per l’installazione successiva. Le gallerie destinate alla nostra installazione erano due spazi adiacenti ad arc en rêve, uno spazio espositivo per l’architettura all’interno del Museo d’Arte Contemporanea di Bordeaux, che è un ex-magazzino per il vino con un grande open space al centro. I nostri spazi erano al terzo piano, suddiviso in vani più 198 l’ARCA 39


Taeg Nishimoto, Re-f(r)action #5, arc en rêve, Bordeaux.

piccoli un tempo adibiti all’immagazzinamento del vino. Era la prima volta che realizzavo un’opera in uno spazio dove non ero mai stato prima. Avevo quattro giorni per completare l’opera. Ho studiato la pianta, le sezioni e le immagini che mi avevano inviato i curatori della mostra e ho cercato di riconfigurare gli archi di Parigi per questo spazio completamente diverso. L’unica cosa che avevo progettato mentre andavo a Bordeaux era di non ricreare la stessa situazione di Parigi in questo spazio diverso, ma di incorporare un nuovo elemento nella sequenza di strutture ad arco, cioè una serie continua di linee dritte, che avrebbero costituito un nuovo strato al modo in cui lo spazio veniva vissuto. Queste linee continue dovevano essere dipinte di nero sullo sfondo delle pareti, dei pannelli e degli archi bianchi. Questa linea nera era fatta di elementi di legno di circa 3x3 cm autoportanti o sostenuti dai pannelli a “L”. Le linee nere assumevano nello spazio una dimensione materiale, sebbene quando venivano tracciate sulla superficie delle pareti o dei pannelli apparivano semplicemente come una porzione dipinta della superficie senza dimensione materiale. Tra due spazi separati ma connessi da aperture, le linee curve degli archi e le linee rette nere avevano le loro interazioni rendendo questa installazione leggermente più pittorica. Il dimensionamento dello spazio risultante, inoltre, è divenuto leggermente più denso in alcuni punti con l’intenzione di rendere l’esperienza del suo attraversamento più intima. In alcuni punti i visitatori dovevano passare uno a uno per poi riunirsi agli altri quando lo spazio si allargava. Era come se il visitatore si unisse alle due linee e si immergesse nella loro relazione. Inoltre, le linee rette nere conferivano a quelle curve degli archi un immediato senso di antigravità, che, secondo me, è proprio il passo successivo delle strutture ad arco. Easterwood Airport Mentre le linee sono alla base delle installazioni ad arco, questa installazione fa partire il condizionamento spaziale dalle superfici. Si tratta di uno sviluppo diretto dalle strutture ad arco per quanto riguarda la costruzione dei vari elementi, sebbene il modo in cui questi interagiscono con lo spazio cui sono destinati sia diverso almeno per due aspetti fondamentali. Il primo è che questa installazione è permanente; il secondo è che in questo caso si tratta di una sala d’attesa e dell’atrio di un piccolo aeroporto e non di una galleria o di un museo. Il progetto è stato pensato come opera d’arte per l’Aeroporto Easterwood presso la Texas A&M University ed è stato 40 l’ARCA 198

finanziato dal Arts Council di Brazos Valley, una organizzazione noprofit della città di College Station nel Texas. Fin dall’inizio uno degli obiettivi principali è stato quello di rendere più amichevole l’atmosfera dello spazio pubblico dell’aeroporto. Le installazioni sono collocate in due aree dell’aeroporto, uno è la sala delle biglietterie (circa10x40 m) che sul lato di fronte al bancone ha una lunga superficie vetrata. L’altro è la sala d’attesa (circa 10x25 m), anch’essa chiusa da una lunga vetrata verso le piste. Durante il giorno, i raggi del sole penetrano nell’edificio da varie angolazioni con effetti piuttosto scenografici. Ed è questa caratteristica dell’edificio che ha determinato la natura dell’installazione, costituita essenzialmente da una serie di “pezzi” di acciaio inossidabile espanso appesi al soffitto per tutta la lunghezza dei due spazi. Sono stati ritagliati pannelli di forma oblunga da fogli di 1,20-2,40 m (ottenendo due pannelli per foglio) e poi sono stati piegati secondo diverse gradazioni. Poi sono stati appesi in due punti ciascuno a cavi in tensione, circa allo stesso modo con cui erano state piegate le strutture ad arco. Così sistemati, sembrano ali distese. A seconda dei punti di tensione e della lunghezza dei cavi, ogni ala assume una diversa forma. Le ali si combinano poi a gruppi di tre, quattro o cinque. Questi gruppi sono collegati a cavi agganciati a distanze regolari al soffitto. L’equilibrio, la direzione e la posizione dei gruppi dipende dai diversi punti di connessione al soffitto e dalla lunghezza dei cavi; lo stesso vale per la forma delle diverse combinazioni di gruppi, che si sono sviluppate spontaneamente durante la costruzione. La superficie di acciaio inossidabile espanso riflette e rifrange la luce sia naturale sia artificiale in modi imprevedibili e un po’ misteriosi. Cattura i minimi cambiamenti di colore che colpiscono il metallo e allo stesso tempo, resta trasparente, creando un effetto di leggerezza simile a quello delle nuvole. Non era nelle mie intenzioni forgiare questa associazione formale nella realizzazione dei pezzi, tuttavia, nel processo di montaggio all’aeroporto, mentre si svolgevano le regolari attività quotidiane legate ai voli, i passeggeri rispondevano all’immagine dei pezzi appesi definendoli “farfalle”, “nuvole”, “uccelli” ecc., e associandoli all’immagine del volo e della leggerezza. Per tutta la lunghezza delle due aree sono state usate cento ali, come commemorazione dell’anno 2003 che era il centesimo anniversario del primo volo dei fratelli Wright.

hese site-specific installations were done over a period of time in a variety of settings. Each attempts to affect the viewer’s perception of the particular site in which it has been temporarily located. Each sets up a play between the elements that have been introduced and the given site, as well as between the viewer and the site. Perhaps they are performances in the sense that there is a very precise set of rules applied to the making of the elements. Within this set of rules, things happen in a rather spontaneous manner. The sense of spontaneity is important, not only to the end result, but also to the process of making since the actual construction of the installation evolves gradually as the elements start to occupy the space and the resulting reactions take place. There is a very precise, and yet unpredictable, condition of sequence that takes place within a temporal framework. The most important aspect in the making, therefore, becomes the focused interactions with the elements that will find their own ways of emerging in space. Thus, the intention of these installations is to communicate with the viewer’s experience. The perception of the architectural spatial condition is inherently tied to the temporal dimension. The axiom that “architecture is frozen music” refers to architecture as an object and not at all to space or the spatial experience. Light conditions change and the viewpoint to perceive those changes is also in constant movement. All pieces of music unfold over time. Dramatic or subtle, they possess a temporal structure and in inherent quality of spontaneity which they share with spatial experience. These installations attempt to incorporate the sense of the temporal dimension in their conception and the making of elements. The pieces, white poplar or stainless steel bent into bow shapes by tensioned wires, are introduced and manipulated in order to project a spontaneous and unpredictable quality into space. The composition becomes part of the process, which has as beginning and end a performance within the allocated time of the construction. Naturally, since it is an installation with a site-specific nature, the spaces provided for the work precondition what will happen in a rather pragmatic sense. That is, the spaces are understood as a gallery (or in a most recent case, a passenger lobby at an airport). The anticipated experience of these installations is clearly defined in the temporal dimension. One enters and remains for a certain length of time,

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which make the intended effect of the installation rather ephemeral and, therefore, also precise. That precision is not due to the nature of the ideas that precede the actual construction, but to the very nature of the elements introduced and to the construction process itself. This, in my intention as well as in my observation, seems to result in a sense of open-endedness capable of evoking images in the viewer’s mind. The setting becomes interactive, not in a kinetic sense, but in its engagement with the viewer’s perception. It is also a play in the process of the making of the installation itself. These installations are never completely designed at the drawing board. As the elements are introduced one by one in a given space, they evolve to formulate the entire place, just as a conversation takes its course spontaneously. It is not a representation of ideas, but rather a process whose aim is to visualize that spontaneity. In the understanding of the idea of spontaneity, I rely on the mechanism of “lines” as a conceptual frame. More precisely, the dynamism of how the conceptual and perceptual natures of the lines operate in our mind and experience. When we drive a car, holding the steering wheel completely steady we are actually experiencing the straight line drawn on the land, even if the terrain goes up and down. Or, when we are driving on a deserted beach, moving the steering wheel right and left for fun, that may be the time we are experiencing the continuous curvilinear line in real life. Those moments and the lines drawn by the car are not conceptually predetermined conditions; they are, in fact, the result of a sustained condition in sequence. There is a constant interaction between the conceptual understanding of the nature of the line and the perceived reality based on that condition. There is another way we operate with lines. The way we understand the letter “A” has everything to do with how the lines are related with one another. The three lines that make an “A” must be related in a precise condition to make the letter readable and understandable. If any one of the three lines were not conforming to the simplest requirement in terms of length and position (for instance, the horizontal line must meet the other two inclined lines at midpoint) then we do not read the marks as a letter “A,” it remains an abstract assembly of three lines. The identification of each component and the relationships to each other are to be very precise. This operation extends to how we understand written words as well. Let198 l’ARCA 41


Taeg Nishimoto, Installazione a Easterwood Airport, Texas.

ters must be places in an exact order to be seen as a word. And the words must be placed in an exact order to be understood as a sentence, and so on. There is a definite sequence to how the first component is introduced and how the other components follow. In other words, in the case of the letter “A,” the first line drawn determines how and where the rest of the lines are placed. On the other hand, once this mechanism of identification of components and relationships is established, then one can visualize all different variations. These variations are conceptually exact yet perceptually imprecise or spontaneous versions of the same letter “A.” And that is how we can read handwriting of all kinds. This constant shift between the conceptual nature of the lines and the perceived reality that emerges out of that condition is what constitutes the operation of these installations. The line drawings produced for the installation Re-f(r)action, with wooden bow structure, are examples of visualizing this mechanism. In each drawing there is a precise sequence of lines drawn, from the first to the last, which gradually articulates and occupies the twodimensional field. It is not a composition in a spatial sense, since the lines drawn are never modified or erased in the process. Once the operation of the lines is determined, it follows through the premise with constant responses and reactions to the preceding lines. The emphasis is, as one can see in the drawings, the use of curves or arcs that generate from the center of a circle that is not always visible in the drawing. Therefore, the act of drawing also becomes a process of deciphering an un-predetermined logic that evolves and reveals itself in the process. The actual construction of the installation is essentially conceived as a parallel of the mechanism of drawing. How each material and device employed in each component finds it own logic and condition is the key to the premise of these installations. The duality of precision and spontaneity in each component seems to be able to generate open-ended associations in the viewer’s mind and experience of the work. Refraction #04–Paris La Galerie d’Architecture in Paris is located in the Marais district behind the Centre Pompidou. The “L”-shaped gallery occupies the corner of a block with two entrances at either end. The place is not only a gallery, but also a café and bookshop specializing in architectural books. I had met Gian and Olga (who had just started this 42 l’ARCA 198

gallery) in the ArchiLab conference in New Orleans, and it was there that the idea of doing this installation emerged. In this setting, the installation was literally conceived as a continuous line between the two entrances: a pathway for visitors to walk through from one end to the other. The curvilinear lines of the bows were to be drawn in a way that visitors would meander through the space with moments of repose, as a stream of water passes through gentle contours. The configuration of the sequence of the entire space was also a rather complex one: from narrow to wide, low- to high-ceilinged, from points lit with natural light from windows to ones lit only with artificial light from ceiling fixtures, etc. One condition Gian and Olga gave me at the outset was that the structure was not to be bolted to the floor or walls. That resulted in using “L”shaped panels painted white, which were the points of support from the floor. The other idea was that the gallery would be open for visitors while the installation was going up. People walking through or sitting down for an espresso would be able to see the spatial effect of different pieces while we were putting up and taking down the bows. Since the work had to be completed in five days, it was an exercise in itself to maximize the spontaneous nature of the way the lines of bows and lines of visitors’ movement through the gallery interacted as the work progressed. The installation also tried to integrate the different parts of the place (café, bookshop, entrances, etc.) into one continuous experience of walking through the place, sometimes passing through, sometimes stopping for a while. The bows appeared and disappeared from view at different parts of the sequence due to the positioning of the supporting “L”-shaped panels. This was really an effort in the articulation of not only the spatial conditioning, but also in the temporal conditioning of the entire experience. Refraction #05–Bordeaux The bows and panels used in Paris were transported to Bordeaux for the next installation. The galleries allocated for our installation were two adjacent spaces at “arc en rêve,” an architectural exhibition space inside the Museum of Contemporary Art in Bordeaux, which is a old wine warehouse with a large open space in the center. Our space was on the third floor, which was divided into smaller bays originally used for wine storage. This was the first time the work would be done in a space where I had never been before the actual installation. I had four days to complete the work. I looked at the

plan and section of the spaces along with images the curators had sent me and tried to reconfigure the bows from Paris for this completely different spatial setting. Rather than recreating the same situation for this space, the only thing I had planned before flying to Bordeaux was to incorporate another component into the sequence of curvilinear bow structures—i.e., a continuous, series of straight lines, which would set up another layer to the way the spaces would be experienced. These continuous straight lines were to be painted black against the white walls, panels. This black line was made of 2 inch by 2 inch wood members either supported by themselves or by the “L”-shaped panels. The black lines in space had this material dimension, though when they were drawn on the surface of the walls or panels, they became merely a painted width of surface without material dimension. Between two spaces separated yet connected by openings, the curvilinear lines of the bows and the black straight lines were to have their own interactions to make this installation a bit more pictorial in nature. The dimensioning of the resulting spaces also became slightly denser in places with the intention of making the experience of walking through the installation more personal at times. Even if visitors walked into the installation with other people, they had to be by themselves at times because of the tight dimension of certain places, and when the space opened up they gathered again. It was as if a visitor had been joined by the two different lines, and immersed in their conversations. The straight black lines also gave the curvilinear lines of the bows an immediate sense of the anti-gravitational sensation, which, in my mind, is really the next step for the development of the bow structures. Easterwood Airport While lines are the generator of the bow installations, this installation takes on the surface as the initiator of the spatial conditioning. It is a direct development from the bow structures in terms of the fabrication of the pieces involved, although the way they interact with the given space is entirely different in two notable ways. One is that this installation is a permanent one in the space, and the other is that the space is a passenger lobby and waiting area at a small airport, not in a gallery or museum. The project was conceived as public art for Easterwood Airport at Texas A&M University and was funded by the Arts Council of Brazos Valley, a non-profit organization of the city of College Station, Texas. The initial program of mak-

ing the airport public space more psychologically user-friendly was clearly desired in the process of developing the project. The installations are in two locations within the airport, one is a ticketing counter space (about 30 by 120 feet) with a glass surface along one side of the space opposite the ticket counters. The other is a passenger waiting lobby (about 30 by 70 feet) also with glass overlooking the runway. During the course of the day, the sun rotates around the building and brings the direct light rather dramatically from one end to the other. This characteristic was the key to determining the nature of the installation, essentially a series of pieces hung from the ceiling all along the length of the two spaces. The pieces are made of stainless steel expanded metal. The identical surfboard shapes were cut from 4 by 8 foot sheets (two panels per sheet) that were then bent spontaneously in different degrees. These were held by tension wires at two points in much the same was as the bent bows. They resemble the shape of a set of wings of a flying bird. Depending on the points of the tension and the length of the wire, each “wing” its own individual shape. The wings are then combined together in groups of three, four, or five to make one set piece. This set of wings has three cables connected to eyehooks that are then spaced evenly across the ceiling. The balancing of the direction and the position of the sets depends entirely on the connecting points in the ceiling and the length of the cables. The evolving combination of the set of wings, again, was determined spontaneously from point to point as the work progressed. The stainless steel expanded metal surface reflects and refracts light, both natural and artificial, in a rather unpredictable and mysterious manner. It captures the slight change of colors hitting the metal, and, at the same time, remains transparent, creating the effect of lightness in much the same way clouds appear in the sky. It was not at all my intention to forge this formal association in the making of the pieces, however, in the process of working at the airport, with the daily operation of the flights taking place, passengers were responding to the image of the hung pieces as “butterfly,” “clouds,” “birds,” etc., appropriately associating them with the image of flight and its airiness. In the entire length of the two locations of the installation, exactly one hundred wings were used, commemorating the year 2003 as the one hundredth anniversary of the Wright Brothers’ first flight. 198 l’ARCA 43


Gianni Arnaudo, Tecno Engineering 2C - Carlo Criscuolo

Gianni Arnaudo, Tecno Engineering 2C - Carlo Criscuolo

Capelli al vento

A sinistra, particolare della facciata di ingresso del nuovo aeroporto TorinoCuneo Levaldigi Olimpica.

New Cuneo-Levaldigi Airport embra un paradosso, ma proprio là dove le aree metropolitane del nord Italia presentano le maggiori caratteristiche di densità e di occupazione del territorio, in questi ultimi anni si stanno accentuando i più significativi interventi di trasformazione delle reti infrastrutturali. Quasi ogni città dispone del suo pur piccolo aeroporto che, collegato a un sistema territoriale discreto, svolge un ruolo impensabile sino ad alcuni anni fa. La volontà di dotarsi di una simile struttura, che richiede notevoli sforzi economici e una non sempre facile disponibilità di ampi spazi reali e virtuali (vedi le aree non edificabili soggette alle curve isofoniche prodotte dal movimento degli aerei) non nasce solamente dalla necessità di servire meglio, sul piano della mobilità, le esigenze pur reali di un bacino di utenza che desidera rompere l’isolamento in cui viene costretto e le distanze eccessive che lo collegano ad altri aeroporti. Vi è anche la consapevolezza che un nodo aeroportuale è una potente calamita che attrae una variegata gamma di attività economiche e che ha una ricaduta sul territorio circostante di impressionante livello. L’effetto su questi piccoli nuclei esistenti è spesso dirompente e, se da una parte produce indiscussi effetti benefici, dall’altra parte può produrre gravi conseguenze su tutto l’ambiente. Il caso di Cuneo-Levaldigi, un ampio territorio non ancora dotato di una sufficiente infrastruttura, inizia a porsi solo dal 1990 quando, in occasione dei Mondiali di Calcio, l’aerostazione viene aperta al traffico turistico con l’ampliamento della pista a 2.500 metri. Ma la vera occasione si presenta con le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. La rilevanza territoriale di un evento assolutamente irripetibile induce una vera riprogettazione di tutto il sistema con l’obiettivo di assorbire una capacità di traffico di circa 200.000 passeggeri all’anno. Il suo ruolo non si concluderà con le Olimpiadi ma sarà una porta costante al servizio di ampie aree turistiche del bacino alpino sino alla fascia contigua del mare ligure. Il progetto di Gianni Arnaudo (che si è innestato su una struttura della Tecno Engineering 2C - Carlo Criscuolo) interpreta il desiderio di produrre un’icona riconoscibile che identifichi, attraverso il linguaggio delle nuove tecnologie, l’appartenenza di un territorio, considerato un po’ marginale, a un grande evento internazionale. L’architettura esibisce le ampie superfici vetrate, la ricerca della luce diffusa e della leggerezza del vento che muove e ondula la copertura come un’ala di un aeroplano. Tuttavia il rischio di un linguaggio globalizzante che fa appartenere i nuovi aeroporti a un tipo che si riproduce con i medesimi stilemi in ogni parte del mondo, viene qui superato in virtù di una ricerca progettuale che dissemina masse intrusive di solidi volumi entro i piani rarefatti di cristallo. Gli elementi serventi producono un’articolazione di masse che rinviano a una complessità funzionale e morfologica di un insieme, piuttosto che presentarsi come una composizione assoluta e perentoria. Il progetto, del resto, presentava una delle sfide più ricorrenti nella formazione dei nuovi aeroporti che è quella di operare coinvolgendo il manufatto esistente che qui è stato abilmente incapsulato entro il nuovo involucro. Il suo nuovo nome è Olimpica. Un nome femminile, fatto assai strano per un aeroporto. Però, queste onde sinuose e l’organicità che percorre la faccia verso “terra” e quella verso “aria” portano, assieme al movimento del volo anche la leggera danza della grazia femminile. Remo Dorigati

Left, detail of the entrance façade of the new Turin-Cuneo Levaldigi Olimpica Airport.

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Dal basso: pianta del piano terra, pianta del primo piano, pianta del secondo piano, prospetto air-side, prospetto land-side.

From bottom; plans of the round floor, first floor and second floor, and air-side and land-side elevations.

Dario Fusaro

Credits Architectonic Project: Gianni Arnaudo Technical, Engineery and Executive Project: Carlo Criscuolo-Tecno Engineering 2C Interiors: Gianni Arnaudo Surveillance: Fernando Ingrosso, ENAC, DCA Site Management: Tecno Engineering 2C (Inspector: Matteo Micheletto) Technical Office: GAEC (Andrea Casassa) Main Contractor: Associazione temporanea di imprese: Aries (group leader), Miter Technical Director: Alberto La Tegola (Aries) Civil Works Assistant: Nicola Camardella (Aries) Plants Works Assistant: Vito La Tegola (Miter) Other Contractors: Nous, F.lli Falcone, Lo Russo Main Suppliers: Schüco, Glaverbel Italia, Maer, Mondo Rubber, Sieleva, Haworth, Gilardoni, Trastecnica Interiors Realisation: CMM Airport Equipment, Industria Arredamenti Maligno, Habitat, Trau, Ergon, Origlia Graphics and Communication: Olmo e Rattizzi Client: GEAC-Aeroporto Torino-Cuneo Levaldigi; Giovanni Quaglia (president); Riccardo Vaschetti (General Director)

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Viste dell’aeroporto verso il lato delle piste caratterizzato da una facciata quasi completamente vetrata. Views of the airport on the runway side, featuring an almost all-glass façade.

Viste della facciata di ingresso. L’accostamento di materiali semplici come il vetro e il cemento e forme primarie, quali linee curve e strisce orizzontali, insieme all’alternanza di pieni e vuoti e di opacità e trasparenze definisce un aspetto immateriale al nuovo edificio. Views of the entrance façade. The combination of simple materials like glass and cement and basic forms like curved lines and horizontal strips, together with an alternating combination of solids and spaces and transparent parts adds a sense of nonmateriality to the new building.

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Il bar all’interno dell’aerostazione realizzato con materiali che richiamano il linguaggio aeronautico: plexiglas, fibre di carbonio all’alluminio, fibre ottiche. Nella pagina a fianco, in alto, la vetrata che segna l’ingresso del lato Partenze e, sotto, l’atrio di attesa con la vetrata panoramica verso la pista. The bar inside the airport made from materials evoking the aeronautical industry: Plexiglas, aluminium carbon fibre, optic fibres. Opposite page, top, the glass window marking the entrance on the Departures side and, below, the waiting hall with glass windows opening up views towards the runway.

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t might seem rather paradoxical, but those parts of northern Italian city boroughs most densely populated and built-up have, over recent years, undergone most significant transformations to their infrastructural networks. Almost every city has its own little airport, which, connected to a discrete territorial system, now plays a role that until just a few years ago was quite unthinkable. The desire to be furbished with this kind of facility, that calls for a notable economic effort and the rather problematic issue of finding enough real and virtual spaces (see the areas which cannot be built on subject to the isophonic curves produced by aircraft movements), does not just derive from the need to provide a better service in terms of mobility to cater for the needs of users who want to break free from the isolation in which they have been confined and the excessive distances between them and other airports. There is also an awareness that an airport facility is a powerful magnet attracting a wide range of economic activities, with striking repercussions on the surrounding territory. The movement of people and goods brings in not only plenty of people directly involved in airport operations, but also those working on all the activities surrounding the airport and, without actually concentrating on or around the airport, help reorganise and rearrange a much more extensive system initially triggered off by small towns and cities located out in the “open countryside” where the airports are located. The effects of these small towns and cities is often staggering, and if on one hand it undoubtedly has benefitial effects, on the other it may have serious repercussions on the entire environment. The case of Cuneo-Levaldigi, a spacious area not yet equipped with adequate infrastructures, only began to come to the fore in 1990 when the airport was opened to tourist traffic, extending the runway to 2,500 metres, ready for the Football World Cup. But its

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real opportunity will be the 2006 Winter Olympics in Turin. The territorial significance of this absolutely unique event has resulted in a redesign of the entire system in order to cater for about 200,000 passengers a year. It will not just be used for the Olympics of course, continuing afterwards to serve as a gateway for all the tourist resorts in the Alps and even the coastal area of Liguria. The architectural project designed by Arnaudo (who worked on a structure designed by Tecno Engineering 2C- Carlo Criscuolo) meets the need to construct a recognisable icon drawing on the idiom of new technology to create a sense of being part of a major international event in what is often seen as a rather marginal location. The architecture features extensive glass surfaces, a quest for diffused light and the lightness of wind that moves and undulates the roof as if it were the wing of a plane. The danger of creating a sort of globalising idiom that makes new airports all over the world belong to the same stylistic type has here been cleverly avoided by architectural experimentation disseminating intrusive masses of solid structures through rarefied planes of glass. The structural elements produce an articulation of masses that create the functional and morphological complexity of a whole, rather than just looking like an absolute and all-encompassing composition. The project did, after all, have to take up one of the most common challenges in designing new airports, viz. having to work with an old construction, which in this case has been cleverly encompassed in the new shell. Its new name is Olimpica. A girl’s name, which is rather strange for an airport. But the winding waves and organicity running across the faces on both the “land” and “air” sides evoke not only the motion of flight, but also the gentle dance of female grace. Remo Dorigati

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Narciso corre a Monza Box and Paddock Expansion uove necessità tecnologiche e di spazio hanno richiesto di intervenire, dopo un decennio, sull’edificio dei Box dell’Autodromo Nazionale di Monza (l’Arca 58). L’ampliamento, progettato da Valentino Benati e da Angelo Cortesi, coadiuvati da un team di validi professionisti, per la sua complessità, dovuta all’adattamento del progetto a un edificio esistente, già definito per immagine e qualità, per il suo affaccio sull’Autodromo, nonché per le difficoltà tecnico/legislative e infortunistiche dovute alla sua delicata funzione, ha comportato una cura e un’attenzione particolari, sia per la scelta dei materiali che per generare un’appropriata fluidità d’uso alle sue funzioni. L’ampliamento ha permesso, così, di ospitare un maggior numero di scuderie e rendere più agevole il lavoro dei meccanici. Il risultato del progetto è stato anche quello di ospitare una maggiore quantità di spettatori, in particolare sulla terrazza e di aumentare il numero degli addetti ai lavori al piano soprastante i Box. Spazio, questo, interamente occupato dalla Direzione di Gara, dalle aree destinate ai Cronometristi, dalla Sala Stampa e via dicendo. Emerge sempre il conflitto fra verde e cemento, la rapina, come molti pensano, fatta a scapito della salute dell’uomo, delle superfici tolte ai polmoni delle città, come le nuove piste degli Aeroporti, i nuovi Super o Ipermercati e chi più ne ha più ne metta. La nostra modernità sembra allora che ci sia già stata! Come si possono combattere tanti preconcetti? Ciò che è apprezzabile, dei progettisti è il desiderio di esprimere il modo di combattere, ad esempio, il precario privilegio narcisista dei Verdi. Narciso che, specchiandosi casualmente in una fonte, s’invaghì della propria immagine e nell’irrealizzabile spasimo si consumò fino a morire. La formidabile energia simbolica del mito sembra avere preconizzato un’altra peste della modernità intesa da alcuni: il delirio dell’autocompiacimento, che sottrae all’individuo il gusto e la virtù dell’integrazione con l’altro da

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en years later, new needs in terms of technology and space called for work to be carried out on the Paddock of the National Motor racing Track in Monza, a building that was actually published in l’Arca 58. The extension, designed by Valentino Benati and Angelo Cortesi - aided and abetted by a team of experts like Rossana Mariton, Carlo Ronchi, Valentino Fusetti, Maurizio Camillo Sala and others, called in to help handle the complex operations involved in adapting an existing building with its own image and quality standards, the way it faces onto the Race Track, and the technical-legislative and accident-related difficulties deriving from its delicate function – called for very careful attention to the choice of materials and devising measures for ensuring its functions are smooth-flowing The new design means more racing teams can take part in the Grand Prix, and it also makes it easier for mechanics to work on the racing cars. Another spin-off is that more people can watch the event, particularly up in the terraces, and more experts can be accommodated on the level above the paddock. This is the area taken up entirely by the Race Management, Time Keepers, Press etc. There is inevitably a clash of interests between landscaping and concrete, with many people believing that the building of new constructions such as airport runways or new Super- or Hyper-markets etc. are bad for our health, literally robbing us of clean air. Modernity is already over for us, or so it would seem! So what can we do in face of all these prejudices? The nice thing about designers like Valentino Benati and Angelo Cortesi is their desire to point to ways of combating the precarious narcissist privileges enjoyed by the Green Party and its supporters. As Narcissus caught a glimpse of his face in a pool of water he fell in love with his own image and in an instant was consumed by his own self-desire. The incredible symbolic energy unleashed by this myth seems to be a premonition of another

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Credits Project: Valentino Benati, Angelo Cortesi Structural Engineering: Antonio Genovesi, Bruno Zanini Civil Engineering: Giorgio Beghella Batoli

Mechanical/Electrical Engineering: Giuseppe Rapisarda Collaborators and Consultants: Rossana Mariton, Carlo Ronchi, Valentino Fusetti, M.Camillo Sala, Fabrizia Pallante, Michele De Stefano,

Massimo Carro, Sergio Sensi, Stefano Tremolada Construction Team: Impresa Marcora, Metalsigma-Tunesi Contractors and Suppliers: Bazzea, Coiver (false ceilings),

sé, dell’uso della tecnologia come frutto reale del lavoro e dell’intelligenza dell’uomo contemporaneo, cercando di bloccare la società nella condanna della sterilità intellettuale ed emotiva. A propagare la leggenda dello sfortunato giovane sembra proprio il lavoro di Benati e di Cortesi nell’ampliamento dell’Autodromo di Monza, dove la qualità dell’architettura spinge a un pensiero immediato verso le nuove tecnologie, verso uno stato di fiera autenticità, dove il lavoro dell’uomo, dove il progresso è un confronto schietto fra i romantici e quelli che pensano al futuro come linfa vitale del vivere. I contenuti e la qualità del progetto rendono visibile la fatica a cui oggi, in Italia, ogni professionista si deve sottoporre. Pur ammettendo che i programmi di conservazione e d’immobilità architettonica sono per se stessi traboccanti di pathos, soprattutto offrono una formidabile gamma d’implicazioni, specie nei confronti dell’edilizia speculativa. L’Autodromo di Monza richiama proprio alla mente quel volto grazioso rispecchiato nell’acqua, che esprime l’enigma dei rapporti fra il corpo dell’architettura e la sua immagine, fra realtà e parvenza, fra la materia e l’idea; è l’illusione di pensare di non dover fare, nella più disperata delle risposte. Così l’uomo si è smarrito nelle labirintiche rifrazioni della conservazione. Certo, rispetto a quello che ormai appare come un lontano passato, i termini della questione tecnologica e urbana appaiono, in questo progetto, radicalmente diversi. Per chi ama nella storia il simbolismo delle coincidenze, dunque, la qualità del progetto dell’ampliamento dei Box nell’Autodromo di Monza, non potrà non ricordare il successo dei Box realizzati in precedenza, che segnò il primo punto di qualità di un progetto firmato, sorto in un luogo di alto riferimento sportivo e sociale. E’ per questo che i Box di Monza di Valentino Benati e di Angelo Cortesi appartengono a un progetto vero. Mario Antonio Arnaboldi

Sogechim (resin floors), Maspero (lifts), Philips (lighting), AMS – Stainer (mobile partition walls and false ceilings), Tecnosistemi (light structures), Vetroservice – Vetri – Guardian

Lussemburgo, Franke (steel toilets furniture), Atel Sesti Impianti (plants), BTicino (electrical devices), Schako – Wolf (air diffusion), Carrier (ceiling fan coils), Presto (taps and fittings),

Siemens (building automation), Mirage (ceramic floors), C.N.S. (alucobond exterior walls and gates) Client: S.I.A.S. Autodromo di Monza

plague of modernity: a mad desire for self-satisfaction that robs people of the pleasure and virtue of integrating with others and using technology as the real fruit of human labour and intelligence in our society, a way of condemning intellectual and emotional sterility. Benati and Cortesi’s work on extending Monza Race Track seems to be spreading the legend of an unfortunate young man, as the standard of the architectural design instantly calls to mind new technology and a state of authentic pride, as human labour and progress take the form of open confrontation between the old romantics and those who see the future as a source of fresh life. The standard and content of the project clearly embody the effort that architects must make nowadays in Italy. While noting that architectural immobility and conservation programmes are overflowing with pathos, they also have notable implications in terms of building speculation. The Monza Racing Circuit calls to mind that lovely face reflected in the water, expressing the enigmatic nature of relations between the body of architecture and its image, between reality and appearance, between matter and idea; it is the illusion of thinking you can do nothing as the most desperate of responses. People are lost in the maze-like refractions of conservation. This is basically a way of interpreting conservation according to which the outside world is seen from the inside, but without actually recognising its own underlying truth. Of course, compared to what now seems like the distant past, the technological and urban sides of this project seem quite different. For those interested in the symbolism of coincidences in history, the quality of the project to extend the Paddock at the Monza Race Track is bound to evoke the success of the old paddock, the first high-quality project designed in such a striking sports-social context. This is why the Monza Paddock designed by Valentino Benati and Angelo Cortesi is such a real and authentic project.

Valentino Benati, Angelo Cortesi

Viste dell’ampliamento dell’edificio Box e del nuovo edificio destinato prevalentemente all’ospitalità dell’Autodromo di Monza che, grazie a questo intervento, passa dai precedenti 750 mq agli attuali 25.000 mq. Views of the extension to the paddock building and new building mainly designed for hospitality purposes at the Monza Race Track, which thanks to this design is now 25,000 square metres not 750 square metres as it used to be.

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Particolare della grande terrazza attrezzata con una gradinata sospesa che corona i tre piani del nuovo edificio, lungo 90 m e profondo 27 m, che si allinea all’edificio box verso il lato paddock. Nella pagina a fianco, studio per la struttura, vista della nuova gradinata, particolare di uno dei cilindri vetrati sulle testate corte dell’edificio contenenti il sistema dei bagni affacciato su un patio interno e particolari dei corpi scala sul lato paddock incorniciati dalle grandi trombe dell’impianto di climatizzazione. In alto da sinistra, pianta del piano terra, sezione trasversale e particolare della struttura. Detail of the large furbished terrace with a suspended stairway topping the three floors of the new building, measuring 90 metres in length and 27 metres in depth, which slots in over by the main paddock area. Opposite page, study for the structure, viewed from the new terrace, detail of one of the glass cylinders at the short ends of the building holding the rest rooms facing onto an inner patio, and details of the main stairways over by the paddock framed by the huge air-conditioning units. Top from the left, plan of the ground floor, cross section and detail of the structure.

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Viste della sala stampa, della gradinata e dei bagni. Sotto, particolare della facciata schermata da tubi di alluminio orizzontali che consentono l’ingresso dell’aria all’interno. Views of the press room, terrace and rest rooms. Below, detail of the façade shielded behind horizontal aluminium tubes letting air inside.

A destra, sezione del podio premiazione e dettaglio di sezione. Sotto, vista dal basso del podio di premiazione realizzato con una passerella che attraversa l’area box e si conclude in una grande piattaforma circolare aggettante per metà sulla pista e per metà sulla corsia box.

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Right, section of the podium and section detail. Bottom, view from below of the winners podium designed with a walkway across the paddock area and terminating in a large circular platform half-overhanging the track and half-overhanging the paddock lane.

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Emozioni italiane

Studio Schiattarella, Sturchio Architects & Designers, Studio Calosso

Italy at Aichi Expo 2005 Vista aerea dell’area della città giapponese di Aichi, dove dal 25 marzo al 25 settembre del prossimo anno si svolgerà la World Expo 2005 dedicata al tema “La saggezza della natura” (www.expo2005.or.jp). Aerial view of the Japanese city of Aichi, which will be hosting the 2005 World Expo from 25th March-25th September next year, devoted to the theme of the “Wisdom of Nature” (www.expo2005.or.jp).

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embrava che fossero passate di moda, le grandi esposizioni universali, dopo duecento anni in cui erano servite, da un lato, a portare il mondo in casa propria e, dall’altro lato, a ripensare e talvolta a ricostruire la propria casa tenendo conto anche del resto del mondo. Qualcuno storceva il naso, chiedendosi a cosa servisse investire tante risorse per realizzare fisicamente una presenza lontana, quando sarebbe stato tanto più facile e meno dispendioso realizzarla virtualmente. Niente di più sbagliato o, quanto meno, di più discutibile. C’è chi pensa che proprio gli eccessi della mediazione virtuale facciano tornare di moda l’incontro diretto con il mondo reale, faccia a faccia, o quasi. E c’è chi pensa che, poiché anche l’Expo è una rappresentazione, ad attirare sia proprio il gioco delle rappresentazioni multiple, come nelle scatole cinesi. In inglese la chiamano remediation, per alludere a realtà che passano di mano in mano, da un mezzo di comunicazione all’altro: questo sarebbe il fattore di successo delle favole di Disney tramutate in parchi a tema. Questo è probabilmente uno dei fattori del nuovo successo delle Expo: vedere le cose tutte insieme, come sarebbe altrimenti impossibile, e vedere quello che si è già visto altrimenti. Da questo punto di vista, l’Expo 2005 di Aichi docet: e doppiamente docet, in quanto si tornerà in Giappone dopo i due anni (2001 e 2002) di “Italia in Giappone”, una manifestazione che si è conclusa con un vero e proprio abbraccio di amorosi sensi tra due Paesi che prima si guardavano con interesse, ma anche con qualche diffidenza. Ad Aichi, come si dice, fervono i lavori e tutto è quasi pronto per realizzare una esposizione all’insegna della “saggezza della natura”, che è il tema generale, e dell’“arte del vivere”, che è il tema scelto dall’Italia: la quale, questa volta, invece di fare un passo avanti e due indietro, dovrà farne uno indietro, verso la propria tradizione, per farne due avanti, verso prospettive e proposte di eccellenza, da cui non può andare esente la riflessione sul nuovo modo di esporre e di esporsi. Due scelte di fondo caratterizzano il Padiglione Italia: una scelta “ambientale” e una scelta “culturale”. Quanto alla scelta ambientale, l’Italia si rappresenterà attraverso un elemento, l’acqua, che comporta molti richiami simbolici. L’acqua come via e quindi il Mediterraneo come crocevia di civiltà e oggi di nuove integrazioni. L’acqua come luogo, e quindi i laghi, i fiumi, le coste su cui la vita si è espressa in maniera particolarmente intensa e variegata. L’acqua come risorsa, e quindi l’acqua e l’ambiente, l’acqua e la salute. Ma, al di là dell’allestimento spettacolare, concepito come una grande scenografia marina, da cui emergono le diverse realtà espositive, la scelta ambientale si manifesterà nel Padiglione Italia come un riferimento programmatico ai programmi nazionali e internazionali di salvaguardia dell’ambiente e di sostenibilità dello sviluppo produttivo. Quanto alla scelta culturale, il richiamo alla qualità della vita italiana risuonerà nella valorizzazione di tutti i sensi – il tatto, la vista, l’udito, l’odorato, il gusto – che sono condizione della capacità di percepire, interpretare e godere la vita. L’articolazione territoriale – in Italia, quella regionale – ha declinato tali capacità in tradizioni e produzioni, nelle quali natura e cultura confluiscono in un concerto di consonanti diversità. Non a caso, il Commissario generale italiano, Umberto Donati, ribadisce che l’obiettivo promozionale è quello di proporre “emozioni” e non “informazioni”. In termini concreti, per fare fronte alla concorrenza di un mondo globalizzato, l’Italia è chiamata a valorizzare la propria “arte del vivere”, integrando un modello di produzione con un modello di fruizione. Non basta parlare della qualità come espressione delle specificità ambientali e comportamentali, ma bisogna che gli altri imparino a condividere quelle specificità. Non basta la creatività dei prodotti materiali, ma

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bisogna ricorrere alla creatività dei prodotti simbolici. Il Padiglione Italia si articolerà, dunque, su quattro aree e su quattro parole di riferimento, che richiamano sia la sua natura sia la sua cultura. La prima area e la prima parola è quella della “misura”, che risponde a ciò che la natura ha insegnato all’uomo e che l’uomo ha restituito alla natura in termini progettuali. La seconda area e la seconda parola è quella della “danza”, che esprime il ritmo ispiratore, in cui la comunità può riconoscersi, ritrovarsi, disporsi, organizzarsi. La terza area e la terza parola è quella del “piacere”, inteso non in maniera trasgressiva, ma come un ritorno alle proprie radici, a ciò che da sempre piace. La quarta area e la quarta parola è quella del “dono”, che consente di fare propria l’emozione e la scoperta dell’altro, in una reciprocità che si prolunga nel tempo. Al centro del Padiglione Italia, in un gioco proiezioni che gli restituirà tutta la foga e l’estasi del suo movimento vorticoso, il Satiro Danzante costituirà il centro e il culmine di un percorso espositivo cadenzato dalle luci solari di Giuseppe Rotunno e dalla colonna sonora di Franco Battiato, che rievoca le suggestioni del Mare tra le terre. Il Satiro Danzante, capolavoro del IV secolo attribuito a Prassitele, è molto più di una straordinaria scultura di bronzo. Innanzitutto si tratta di un originale e non di una copia. I satiri raffigurati sui vasi e sugli affreschi di quei secoli sono spesso ispirati a questa figura dalle fatture delicate e vigorose, che dopo tanti secoli è riemersa dalle acque, anche grazie al magistrale intervento dell’Istituto Centrale del Restauro con tecnologie specializzate che sono all’avanguardia nel mondo. Né meno innovative e interessanti sono le attrezzature ingegnose per ridurre al minimo i rischi del trasporto della statua in Giappone, promosse dal Commissariato italiano per l’Expo 2005 di Aichi. Per altro, se la scena di un’Expo è quella di una realtà che ha subito tante mediazioni spettacolari, la scena della partecipazione italiana si sforzerà di procedere ancora oltre, di essere presente in maniera non soltanto incisiva e memorabile, ma anche diffusa e accessibile. In altre parole, si è concepita una presenza aperta, che nel Padiglione Italia di Aichi troverà il suo concreto punto di riferimento, ma che da Aichi si riaprirà al mondo, nel tempo e nello spazio: muovendosi su altri circuiti espositivi complementari, coinvolgendo anche il pubblico italiano ed europeo, traducendosi in un programma di eventi concepito come una vera e propria macchina di comunicazione e di relazione. Gian Piero Jacobelli

t looked as if big word trade fairs had gone out of fashion after two hundred years of, on one hand, bringing the world into our homes and, on the other, of actually rethinking or even reconstructing these homes, bearing in mind the rest of the world. Some people have turned up their noses, seeing no point in investing so much money in constructing something physically so distant when it could be constructed much more easily and cheaply on a virtual basis. Nothing could be more wrong or, should we say, more debatable. Some think that the excesses of virtual mediation will bring direct interaction with the real world, face-to-face so to speak (or almost), back into fashion. Others believe that the representational nature of Expos mean that it is actually multiple representations, like Chinese boxes, that are really enticing. The technical term is “remediation”, creating the allusion of passing things on from hand to hand, from one means of communication to another: this is allegedly the key to the success of Disney fairy tales turned into theme parks. This is probably one of the factors involved in the success world fairs are enjoying once again: seeing things together which would otherwise be impossible, and seeing what has already been seen in another way. From this point of view the 2005 Expo in Aichi docet: doubly docet, since it will be returning to Japan after two years (2001 and 2002) of “Italy in Japan”, an event that closed with an authentic lovers’ embrace between two nations which used to view each other with interest but also a certain mistrust. Busy preparations have been under way in Aichi and now everything is ready to put on an exhibition in the name of the “wisdom of nature”, which is the main theme, and the “art of living”, which is the theme chosen by Italy: this time, instead of taking a step forward and two backwards, Italy will have to take a step back towards its own tradition and then two forward towards exciting new prospects, which are bound to include careful thought about how to exhibit and be exhibited. The Italian Pavilion works around two underlying premises: an “environmental” approach and a “cultural” approach. Environmentally speaking, Italy has opted for the highly symbolic element of water. Water as a way and hence the Mediterranean as the crossroads of civilisations and, nowadays, integration between people from different nations. Water as a place and so lakes, rivers and coastlines, where life is particularly vibrant and varied. Water as a resource and so water and the environment, water and health. But apart from the spectacular layout, designed like a huge seascape from which the things on display gradually emerge, the Italian Pavilion’s environmental approach will focus on national and international programmes to safeguard the environment and develop sustainable growth. Culturally speaking, the allusion to the quality of Italian life will be exalted through all the senses – touch, sight, hearing and taste – required for perceiving, interpreting and enjoying life. The territorial layout – regional in Italy – has developed these abilities into traditions and products, in which nature and culture come together in a harmonic pattern of different consonants. It is no coincidence that the Italian General Commissioner, Umberto Donati, has underlined the fact that the idea is to promote “emotions” and not “information”. In concrete terms, if Italy is to face up to global competition, it must take advantage of its own “art of living”, bringing together both production and how the products are then put to use. There is no point in talking about quality as the product of environmental or behavioural features unless other people are willing to share these traits. The creative side of material products is not enough in itself, we also need the creative side of symbolic products.

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The Italian Pavilion will therefore be divided into four areas and based on four key words, which call to mind its nature and culture. The first area and the first word is “measure”, which corresponds to what nature has taught man and man has given back to nature through design. The second area and second word is “dance”, expressing the inspiring rhythm that the community can recognise, relate to, arrange and organise. The third area and third word is “pleasure”, viewed not in a transgressive way but as a return to one’s own roots, what we have always liked. The fourth area and fourth word is “gift”, allowing us to become aware of our own emotions and discover others, in reciprocal relations that last. The Dancing Satyr will stand in the middle of the Italian Pavilion, twisting ecstatically in a dazzling interplay of projections as the culmination of an exhibition layout decorated with solar lights designed by Giuseppe Rotunno and a soundtrack by Franco Battiato evoking the sound of the sea beating between strips of land. The Dancing Satyr, a 4th century masterpiece thought to be the work of Prassitele, is a lot more than just a wonderful bronze sculpture. Firstly, it is an original and not a copy. The satyrs depicted on vases and frescoes back in those days were often inspired by this very delicate yet powerful figure, which has been brought back to life after centuries, partly thanks to the great work of the Central Restoration Institute using specialist technology at the world cutting-edge in its filed. The ingenious tools designed to reduce the risks involved in transporting the statue from Japan, promoted by the Italian Commission for the Aichi 2005 Expo, are no less inventive and interesting. Although world fairs are inevitably spectacular showcases, Italy is hoping to make its presence felt and leave its own memorable trace in a popular and easily understandable way. In other words, openness will be the key to Italy’s participation through its Pavilion at Aichi, which will then open up to the world in terms of both space and time: moving around other related exhibition circuits, getting people from Italy and the whole of Europe involved, and turning itself into a programme of events designed to be an authentic means of communicating and relating to others.

Planimetria generale del lotto in cui si sta realizzando il Padiglione Italia. Site plan of the lot where the Italian Pavilion is being built.

Credits Project: Studio Schiattarella, Sturchio Architects & Designers, Studio Calosso Realization: Nolostand, SDI, in collaboration with Eurostands Soundtrack: Franco Battiato Audio-Visual Plant: Euphon Communication Light Direction: Giuseppe Rotunno Client: Ministero degli Affari Esteri

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Nella pagina a fianco, pianta e sezioni longitudinali del Padiglione Italia. Il Padiglione è diviso in cinque sezioni tematiche: “misura”, che risponde a ciò che la natura ha insegnato all’uomo e che l’uomo ha restituito alla natura in termini progettuali; “danza”, simbolo del ritmo ispiratore e dell’esercizio collettivo e individuale; “piacere”, inteso come ritorno alle radici, a ciò che da sempre piace; “dono”, rappresentazione dell’emozione della scoperta. A sinistra, piante con rendering di alcune delle proiezioni dedicate ai vari aspetti della cultura italiana. La sala principale del Padiglione è uno spazio unico lungo 45 m e largo 15 le cui pareti sono arricchite da proiezioni giganti e giochi di luce. Un pavimento trasparente sopraelevato passa sopra un lungo taglio d’acqua in movimento e conduce alla sfera, detta “La Perla”, al cui interno è esposto il “Satiro Danzante”, recentemente riemerso dal mare di Mazara del Vallo. Opposite page, plan and longitudinal sections for the Italian Pavilion. The Pavilion is divided into five theme sections: “measure”, corresponding to what nature has taught man and man has restored to nature through design; “dance”, symbolising the inspiring rhythm behind communal and individual activity; “pleasure” taken as a return to one’s roots, to what has always given pleasure; “gift” representing the emotion of discovery. Left, plans with renderings of some projections devoted to various aspects of Italian culture. The Pavilion’s main room is one single space measuring 45 metres in length and 15 in breadth, whose walls are embellished with giant projections and light effects. A raised transparent floor passes over a long cut of moving water and leads to the sphere, known as “The Pearl”, in the centre of which the “Dancing Satyr” is displayed that recently resurfaced from the Mazara del Vallo sea.

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Sopra, pianta con rendering della prospettiva dall’ingresso verso la sfera. Tra la reception e la sala è realizzata una cascata d’acqua con variazioni cromaticoluminose. Il soffitto è

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realizzato con un controsoffitto di tela speciale specchiante teso in modo inclinato verso il fondo della sala verso la sfera per accentuarne l’effetto prospettico e per riflettere all’infinito gli effetti luminosi

delle proiezioni e delle luci. Sotto, rendering della zona dedicata al “dono”, in cui sono esposti oggetti significativi del design italiano.

Above, plan showing a rendering of the entrance perspective towards the sphere. A waterfall creating colour-light variations has been placed between the reception and hall. The ceiling is composed of a double

ceiling made of a special reflective canvas sloping down towards the back of the room by the sphere to accentuate the perspective effect and endlessly reflect the light effects of the projections and other

lights. Below, rendering of the area devoted to “gift”, displaying key Italian design objects.

Sopra, rendering dell’ingresso. Sotto, rendering della zona dedicata al “piacere” in cui ogni regione italiana è rappresentata dall’esposizione delle proprie produzioni tradizionali.

Oltre agli spazi propriamente espositivi, il Padiglione accoglie anche al piano mezzanino un caffè con area di ristorazione rapida e gli uffici del Commissariato

Generale per l’Esposizione Universale di Aichi 2005 (www.expo2005italia.it). Above, rendering of the entrance. Below, rendering of the “pleasure” area,

where each Italian region is represented through a display of its own traditional products. In addition to proper exhibition spaces, the Pavilion also has a mezzanine level with a café and fast-food

place and the offices of the General Commission for the Aichi 2005 World Expo (www.expo2005italia.it).

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La grande bolla

Werner Sobek, Lucio Blandini

Glass Dome in Stuttgart arrivo sul mercato di nuovi materiali spinge alla continua ricerca di forme alternative e applicazioni sofisticate. Il geode di Stoccarda, realizzato nel bosco della locale Università, è interamente in vetro, senza aggiunta di strutture metalliche portanti. E’ il frutto di una ricerca svolta presso l’Istituto di Strutture Leggere e Progettazione Strutturale dell’Università di Stoccarda, in Germania – l’ILEK Institut für Leichtbau Entwerfwn und Konstruieren – diretto dal Prof. Werner Sobek, promotore dell’idea. Il fautore del progetto è Lucio Blandini, mentre la realizzazione delle lastre di vetro appartiene alla Isoclima con sede ad Este, in provincia di Padova; l’incollaggio dei vari settori è stato curato dal team dell’Università di Stoccarda. La volta cranica, piuttosto che il guscio dell’uovo, sono gli elementi informatori che hanno suggerito il calcolo statico e formale della cupola. Per questo, Sobek propone a Blandini lo studio di un geode interamente in vetro e nasce, così, una collaborazione promotrice di una ricerca destinata a muoversi fra intuito matematico e fattibilità. Il progetto è, infatti, una volta sferica, interamente in vetro, che si autosostiene senza strutture d’alcun genere, destinata solo a sopportare il carico della neve e la spinta del vento. La cupola vetrata s’imposta su un cerchio di 8,5 metri di diametro destinato a individuare, in questo modo, i calcoli statici per la definizione della sua forma. Il lavoro si è svolto in circa tre anni di ricerche presso l’Università di Stoccarda. E’ emerso, anche, che la parte più complessa da analizzare è stata quella relativa all’inclinazione delle superfici degli spessori delle singole lastre, destinate, poi, all’incollaggio. Il geode è costituito da 44 lastre da 1 centimetro di spessore, composte di un vetro float da 8 millimetri, stratificato con lastre da 2 millimetri temperate chimicamente. E’ stato impiegato un anello

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Credits Project: Werner Sobek, Lucio Blandini Suppliers: Isoclima, Finind Group (glass), 3M (glues), Pfeifer (inox columns), Müller-Altvatter (foundations) Realisation: Fritz Lausberger/ILEK, ZL/Università di Stoccarda

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esterno di titanio che consente alla cupola di deformarsi in funzione delle escursioni termiche, senza dover subire alcuna sollecitazione ulteriore; tutto ciò è dovuto alla corrispondenza dei coefficienti di dilatazione termica dei due materiali. La cupola è una chiara sintesi fra il calcolo matematico e la volontà di professionisti che, con un particolare intuito, hanno voluto mettere in relazione la luce con lo spazio dell’uomo e gli elementi naturali come parte del nostro vivere. Frank Lloyd Wright diceva che:… il sole è la luce, è la luce che illumina ogni forma di vita. In quanto tale, dovrebbe essere considerato nella progettazione d’ogni edificio. Viene spontaneo un riferimento alla lucida visione di Richard Buckminster Fuller sulla possibilità di un’architettura che generi il materiale, destinato a uno spazio, in grado d’inventare la tecnologia; un’architettura che non obbedisca solo alla funzione e a materializzare un riparo, ma che sia ricerca artistica in grado di sviluppare un approfondimento scientifico adatto a permettere l’ampliamento dell’applicazione delle tecniche costruttive. Vi è un ulteriore segreto insito in questo progetto di Sobek e Blandini: il materiale e le sue nuove qualità. Infatti le ultime ricerche industriali hanno permesso di mettere sul mercato vetri ad alta qualità tecnica che si sono dimostrati adatti ai nuovi modelli architettonici. Le qualità principali sono la resistenza alla compressione pari a 10.000 kg/cm2 fino alla rottura e la resistenza alla trazione stimata a 120 N/mm2; in seguito, il processo di tempra fa aumentare la resistenza poiché mette le facce della lastra trattata in forte compressione. Simili attitudini alla ricerca della tecnica progettuale confermano come il calcolo numerico, unitamente alla qualità dei materiali, è alla base dello sviluppo dell’innovazione dell’architettura come fenomeno in continuo divenire. Mario Antonio Arnaboldi

he arrival of new materials on the market calls for experimentation into alternative forms and sophisticated applications. The Stuttgart geode, built in a wood, is made entirely of glass, without any metal bearing structures. It is the result of research carried out at the Institute for Light Structures and Structural Design at Stuttgart University, Germany – theILEK Institut für Leichtbau Entwerfwn und Konstruieren – headed by Professor Werner Sobek, who is promoting this new idea. The project was actually devised by Lucio Blandini, while the glass sheets were designed by the Isoclima firm based in Este in the province of Padua; the various parts were bonded together by a team from Stuttgart University. The cranial vault and egg shell are the informing elements that pointed towards the static-formal computations required for the dome. This is why Sobek suggested Blandini should work on an all-glass geode, so they worked together on a line of experimentation moving between mathematical intuition and feasibility. The project is actually for a spherical all-glass vault, that holds itself up with no support structures, designed solely to withstand the wind and snow. The glass dome rests on an 8.5-metre circle aimed, in this way, to set the static calculations for defining its form. It took three years’ research at Stuttgart University and eventually turned out that the most intricate part to analyse was the angle of inclination of the surfaces of the individual panels involved in the bonding. It took a mathematical calculation, with the aid of sophisticated equipment, to identity each separate part of the geode, bringing out the design intent, viz. to create a transparent structure with less material and more intelligence. The geode is formed of fortyfour 1 cm sheets composed of an eight-mm layer of float glass stratified with chemically reinforced 2-mm sheets.

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An outside titanium ring was used to let the dome deform to cope with heat excursions, without having to withstand any extra stress and strain; all this is due to the fact the two materials have corresponding heat dilation ratios. The dome is a clear combination of mathematical computation and the determined efforts of architectural designers, who, with just a small amount of intuition, have managed to relate light to human space and the natural elements, as part of our everyday life. Frank Lloyd Wright used to say that:…. Sun is light, it is the light that illuminates all kinds of life. As such, it ought to be taken into account when designing any building. Reference to Richard Buckminster Fuller’s clear-sighted vision about the possibility of architecture generating matter designed for a certain space, capable of inventing technology; architecture that does not just obey function and provide shelter, but which is also artistic research capable of furthering scientific know-how in the application of new building techniques. There is another secret hidden away in this project designed by Sobek and Blandini; material and its new properties. The latest industrial experimentation, mainly carried out by Saint-Gobain in Brussels, has resulted in technically cutting-edge glass being launched on the market, which, amongst other things, has turned out to be ideal for the latest architectural designs. Its main qualities are resistance to compressive forces of 10,000 kg/cm2 up to breaking point and resistance to traction estimated at N/mm_; the hardening process increases resistance by powerfully compressing the treated faces of the glass. It is worth pointing out that similar approaches to research in design technology confirm that numerical computation, together with quality of materials, is at the very basis of developing architectural innovation as a constantly emerging phenomenon.

La cupola di vetro realizzata presso l’Università di Stoccarda è il primo prototipo di cupola di vetro strutturale che non utilizza sistemi metallici di collegamento. The glass dome built at Stuttgart University is the first prototype of a structural glass dome that does not use metal connection systems.

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Fasi della realizzazione della cupola che copre una luce di 8,5 m. E’ realizzata con 44 lastre curve di vetro di 1 cm di spessore collegate da collanti strutturali. L’anello esterno è in titanio e consente alla cupola di deformarsi e contrarsi in base alle variazioni termiche senza sollecitazioni supplementari; le colonnine di acciaio inox di supporto alla base risultano appena visibili, lasciando la cupola completamente trasparente. Stages in the construction of the dome which spans 8.5 m. It is constructed out of 44 curved sheets of 1 mm thick glass bonded using structural adhesives. The outside ring is made of titanium that lets the dome deform and contract according to heat variations with no extra stress and strain; the small stainless steel support columns at the base are only just visible, leaving the dome completely transparent.

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Un grande riconoscimento internazionale

Premio Compasso d’Oro alla Carriera Career Award Maddalena De Padova

ADI Compasso d’Oro Award 2004

Maddalena De Padova per il grande impegno che, dalla metà degli anni Cinquanta, ha profuso per la produzione e la diffusione del design, come cultura comune e di confronto dei diversi ambiti internazionali. La sua ricerca rappresenta in modo esemplare la felice sintesi tra progetto, produzione e distribuzione. La sua profonda conoscenza del design scandinavo, americano e italiano, dovuta alla collaborazione con alcune tra le più grandi personalità del design mondiale unita alla sua instancabile volontà, ha fatto di De Padova (www.depadova.it) un luogo di riferimento mondiale del design italiano.

inquanta, ma non li dimostra: è questa in genere l’espressione augurale con la quale si saluta il rintocco del mezzo secolo e l’ingresso nell’anzianità. Si può dire la stessa cosa del Compasso d’Oro, che ha celebrato nel 2004 il suo cinquantesimo anno di vita e la sua ventesima edizione? La risposta è sì, se la domanda riguarda la vitalità dell’istituzione, il suo valore di segnale, orientamento, accorto bilancio di modelli progettuali e produttivi sempre più complessi. E’ no, invece, se si tiene conto delle trasformazioni che questo premio ha dovuto affrontare e che hanno inciso non tanto sulla sua struttura, quanto sui criteri di selezione, sugli scenari di riferimento, sulla griglia critica della quale esso si fa ogni volta, in un modo o nell’altro, portatore. Tuttavia le rughe che s’infittiscono sul profilo di questo arzillo cinquantenne non sono segnacolo di obsolescenza o di decadimento. Al contrario, esse sono la figurazione metaforica di una vicenda ricca e travagliata, nella quale il design ha conquistato con pazienza e accanimento una sua precisa fisionomia culturale, disciplinare, professionale, fino a rendere esplicita quella centralità che il disegno delle cose ha sempre avuto, ma che si è vista sistematicamente negare da una società fondata su altre scale di valori. Dietro quelle rughe c’è dunque molta della storia italiana ed europea, che è storia globale, complessiva, totale. Il Compasso d’Oro ha scandito puntualmente, nel tempo, gli sviluppi dei modelli formali proposti da e per una società di massa, per un verso prendendo atto delle trasformazioni in atto nel corpo stesso dei singoli prodotti, e per un altro proiettando il suo giudizio su un futuro nel quale esso ha additato percorsi nuovi. Il fatto che la sua storia sia stata inaugurata da premi conferiti a un giocattolo di gommapiuma (Munari, 1954), a una sedia (Albini, 1955) o a un secchio (Menghi, 1956) la dice lunga sulla capacità del design e delle sue istituzioni di sottolineare il valore formale dei più modesti oggetti d’uso quotidiano, dimostrando che in essi, quanto e forse più che nell’arte aulica, precipitino, amalgamandosi in concrezioni culturali significative, i concetti fondanti della nostra esistenza. In seguito è stato il rapporto tra forma e tecnica a costituire il fulcro di una ricerca puntualmente registrata dalle edizioni che si sono susseguite in cadenza prima annuale e poi triennale, per arrivare infine a una fin de siècle tormentata e laboriosa, dalla quale, come proprio l’ultima edizione dimostra, non siamo ancora usciti. Il fatto che la manifestazione si regga oggi su un lavoro di selezione e analisi svolto annualmente dall’ADI e registrato dal Design Index, strumento ormai indispensabile per intendere i moti più nascosti del nostro essere tecnico, sociale e culturale, non è che il segno di una complessità dei fenomeni che impone nuovi modelli critici ed ermeneutici. Così il Compasso d’Oro del 2004 si è fatto spia, nella ramificazione dei premi e delle segnalazioni, di una dilatazione del concetto del design che corrisponde alla struttura complessa del campo culturale contemporaneo e delle sue implicazioni. La situazione ha radici lontane, ma giunge ora alla sua piena concretezza, anche se resta tuttora, per la verità, poco decifrabile: la crisi del “prodotto”, più volte annunciata, non pare alle porte, mentre i nuovi territori esplorati richiedono ancora mappe affidabili che ne legittimino lo status culturale e disciplinare. Anche questo, però, è segno di vitalità, che la celebrazione dell’anniversario riconosce pienamente. Resta solo da ricordare che l’età paga il prestigio acquisito con un maggior carico di responsabilità, e che nei sinceri auguri di buon compleanno c’è sempre, sottintesa, una pressante aspettativa per il prossimo anniversario. Maurizio Vitta

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ifty but not looking it: that is usually what you say when the half century comes round and you enter old age. Can the same be said of the Golden Compass, which reached its twentieth edition and fiftieth anniversary in 2004? The answer is yes, if the question concerns the vitality of this institution, its importance in drawing attention to, setting the bearings and taking stock of an increasingly complex array of designs and production methods. But no, if, on the other hand, we take into account the transformations this award has had to undergo and the effects they have had, not so much on the way it is organised as its selection procedures and the inevitable critical force it carries with it. Nevertheless, the wrinkles on the face of this sprightly fifty-year-old are not a sign of obsolescence or decay. On the contrary, they are a metaphor for a rich and varied background, in which design has patiently and doggedly developed its own cultural, disciplinary and professional profile, making explicit the central role the design of things has always had, but which it has systematically been denied by a society based on a different scale of values. These wrinkles actually hide much of the history of Italy and Europe, which is global, overall and all-embracing history. The Golden Compass has always set the guidelines over time for the development of the stylistic models proposed by and for mass society, on one hand taking note of the changes under way in the very nature of individual products and, on the other, passing judgement on a future for which it is also showing the way. The fact that it began by awarding prizes to a foam rubber toy (Munari, 1954), a chair (Albini, 1955) and a bucket (Mengui, 1956) says a lot about design’s (and design institutions’) capacity to bring out the stylistic value of even the most modest everyday objects, showing that, as much or even more than high art, they embody and incorporate meaningful cultural expressions, the founding concepts of our very lives. Later on, it was relations between form and technique that were at the hub of the kind of research that featured highly in subsequent editions held on an annual basis, eventually reaching the end of the century in a rather tried and tormented state, which, as the last edition showed, still has not been shaken off. The fact that the event now relies on selection and analysis procedures carried out each year by the ADI and recorded in the Design Index, now an invaluable means for grasping the most hidden depths of our technical, social and cultural nature, merely emphasises the complexity of the phenomena associated with new critical and hermeneutical techniques. The 2004 Golden Compass, with all its different awards and mentions, testifies to the spread of the concept of design corresponding to the complex structure of modern-day culture and all its implications. The situation has deep roots, but is only now really emerging with all its force, even though it is still, to tell the truth, hard to decipher: the crisis in “products”, so often referred to, does not seem to be with us yet, while the latest territories being explored still need to be mapped out properly to justify their cultural and disciplinary status. But this is yet another sign of vitality, as the anniversary celebrations clearly demonstrate. It just remains to be pointed out that the prestige acquired down the years brings with it greater responsibility , and when genuinely congratulating the award for this anniversary, it goes without saying that expectations are high for forthcoming celebrations.

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Premi Speciali/Special Prizes To Maddalena De Padova, for her great commitment to producing and marketing design, as common culture and interaction between different international realms. Her research is an exemplary representation of a happy combination of design, production and distribution. Her deep knowledge of Scandinavian, American and Italian design, due to working with some of the leading exponents of world design, plus her tireless determination, have made De Padova (www.depadova.it) the personification of Italian design worldwide.

Giulio Castelli Premio Speciale per i 50 Anni del Premio Compasso d’Oro ADI Special ADI Compasso d’Oro 50th Anniversary Award Nell’ADI fin dall’anno di fondazione (1956), l’ingegner Giulio Castelli, fondatore della Kartell S.p.A. (www.kartell.it), ha testimoniato nel corso di mezzo secolo la passione italiana per il design inteso come sistema di lavoro collettivo in un connubio tra conservazione del passato ed elaborazione di contenuti sempre tesi al futuro.

Part of ADI since it was originally set up (1956), the engineer Giulio Castelli, founder of Kartell S.p.A. (www.kartell.it), has been a living testimony for half-a-century to Italy’s passion for design, taken as a collective approach to work involving a combination of conserving the past and opening up to the present.

Rolf Fehlbaum Premio Speciale Europeo/Special European Award Rolf Fehlbaum ha contribuito alla grandezza di Vitra (www.vitra.com), l’azienda di design svizzera improntata alla contemporaneità e all’internazionalità che, grazie anche all’istituzione del Vitra Museum, riveste un importante ruolo nella diffusione e promozione del design di qualità europeo.

Rolf Fehlbau helped Vitra achieve its present status (www.vitra.com), the Swiss design company focusing on a very contemporary and international approach which, thanks to the setting up of the Vitra Museum, plays an important part in promoting and publicising European-quality design.

Piaggio S.p.A. Premio Compasso d’Oro alla Carriera/Career Award Protagonista di una lunga avventura imprenditoriale fatta di creatività e coraggio, ingegneria e design. Dalla prima Vespa del 1946 ai più moderni scooter, la Piaggio (www.piaggio.com) è da oltre mezzo secolo creatrice di stili, comportamenti e miti legati alla motorizzazione di massa.

Flou Premio Compasso d’Oro alla Carriera/Career Award La Flou (www.flou.it) nella sua pluridecennale attività ha basato la propria strategia su un concetto rivoluzionario: progettare e produrre letti moderni, in grado di innovare la stanza da letto trasformandola da luogo chiuso e inaccessibile in ambiente aperto, colorato e vivibile. Oggi leader del settore, continua ad affermarsi in Italia e nel mondo grazie alla costante e approfondita ricerca di design e di confort.

A dazzling business career based non creativity and daring, engineering and design. From the first Vespa in 1946 to the latest scooters, Piaggio (www.piaggio.com) has been setting the style, behavioural patterns and legends associated with mass motorisation for over half-a-century.

Flou (www.flou.it) has based its decades of successful business operations around a revolutionary strategy: design and manufacture modern beds, capable of innovating the bedroom by changing it from being a closed, inaccessible place into a colourful, open and inhabitable space. Now the leading company in the sector, it is still making an impact in both Italy and overseas thanks to its constant, cutting-edge research into design and comfort.

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Disco e pinza per freno in carbonio ceramico/Ceramic carbon brake disc assembly, design Brembo Technical Department, 2003.

Immagine coordinata della/Corporate Image of Soprintendenza Archeologica di Pompei, design Zelig, 2001.

Nuova Panda Fiat, design Centro Stile Fiat con Stile Bertone (esterni/exterior) e I.DE.A Institute (interni/interior), 2003.

Alfa Romeo Brera, design Giorgetto Giugiaro, 2002.

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Muu, collezione di sedute/seating collection, design Harri Koskinen, produzione/ manufacturing Montina, 2003.

Tiketitoo, nautical design German Frers, interior design Wally con Serena Anibaldi, produzione/ manufacturing Wally, 2001.

Ripples, panca/bench, design Toyo Ito, produzione/ manufacturing Horm, 2003.

Kube, sedute per collettività/community seats, design Eoos Design con Ugolini Design, produzione/ manufacturing Matteograssi, 2003.

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Boma pensilina attesa/bus shelter, design Fausto Colombo, Lorenzo Forges Davanzati, realizzazione prototipo/prototype realization Lietti, produzione/ manufacturing Consorzio Arredo Urbano, 2001.

Sopra/above, Naòs System, sistema tavoli polifunzionali/ multipurpose table system, design Pierluigi Cerri, Alessandro Colombo (Studio Cerri & Associati), produzione/ manufacturing Unifor, 2002.

Sotto/below, Ptolomeo, libreria/bookcase, design Bruno Rainaldi, produzione/ manufacturing Moco (Minotti Italia Trading), 2002.

Onda, sistema di illuminazione/lighting system design Isao Hosoe con Peter Solomon, produzione/ manufacturing Luxit (già Luxo Italiana), 2001.

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Pipe, lampada a sospensione/ suspension lamp, Herzog & De Meuron, produzione/ manufacturing Artemide, 2002.

Spremiagrumi serie LaTina (juicer), design Lorenzo Gecchelin, produzione/ manufacturing Fratelli Guzzini, 2002.

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l’Arca, rivista mensile/monthly magazine, design Monica Fumagalli, Giancarlo Iliprandi (Iliprandi Associati), l’Arca Edizioni, 2003.

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VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

HORM Srl. Via San Giuseppe, 25 I - 33082 Azzano Decimo (Pn) Tel. +39 0434 640733 Fax +39 0434 640735 www.horm.it horm@horm.it

oluta da Paolo Chiar ot e Luciano Marson, Horm nasce nel 19 89 ad Azzano Decimo (PN), con l’intento di produrre mobili per l’arredo, raffinati e versatili, capaci di evocar e suggestioni naturali ed evidenziare l’essenzialità e la profonda natura del materiale impiegato. Da subito distintasi per la qualità e la capacità di conferir e bellezza, armonia ed eleganza formale e artistica ai propri prodotti, Horm si è vista attribuir e, già dal 19 9 4, riconoscimenti e pr emi per numer ose r ealizzazioni come Young&Design, Pr omo Sedia-sedia dell’anno, 200x2000 di MD, Premio de Diseño dell’Havana, e segnalazioni e assegnazioni di premi del Compasso d’Oro ADI. Il premio del Compasso d’Or o ADI 2004, riguar da la panca Ripples che, nata dal pensier o di Toyo Ito, ha avuto come motivazione ufficiale: “Una piacevole sorpresa per il fondoschiena di chi si siede in una semplice panca di legno, che permette di scoprire la gradevole natura dei materiali di cui è fatta”. Ripples evidenzia, nel ritmo delle sedute anatomiche ricavate, la suggestione poetica dei cer chi pr odotti nell’acqua mediante lancio di sassi. I sei strati di 5 mm di spessore, vengono lavorati al pantografo per cr eare effetti policromi e scultor ei. La panca, in legno massiccio multistrato di natura e colori diversi, r ealizzata in 9 9 esemplari numerati e autografati dall’autor e, esauriti in br eve tempo, viene oggi riproposta in 300 nuovi pezzi numerati con una nuova finitura dominante: il noce canaletto.

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he brainchild of Luciano Marson and Paolo Chiarot, Horm was set up in Azzano Decimo (Pn) in 1989 with a view to manufacturing elegant and versatile furnishing capable of evoking a sense of nature and highlighting the simple essence and underlying nature of the material used. It immediately stood out for its high quality standards and ability to instil beauty , harmony and stylistic-artistic elegance in its own products. Even as early as 1994, Horm won prizes and awards for plenty of its designs, such as Y oung&Design, Promo Sedia-chair of the year, 200x2000 from MD, Premio de Diseño dell’Havana, and mentions and awards from the twentieth Compasso d’Oro Award ADI. The “2004 Compasso d’Oro A ward ADI was for the bench called Ripples, which, designed by T oyo Ito, was motivated as follows: “a pleasant surprise for the rear of anybody sitting on a simple wooden bench, revealing the pleasant nature of the materials out of which it is made”. The anatomical seats cut into Ripples evokes the poetic force of the ripples that appear when a stone it thrown into a pool of water. The six 5-centimetre layers are worked with a pantograph to create multi-coloured and sculptural effects. There are only 9 9 numbered and autographed specimens of the bench, which is made of various types of different coloured multi-layered hard wood. They were quickly sold out, and today are preposed again with 300 new numbered pieces which have a new main finish: canaletto walnut.

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Panca/bench Ripples


uxit, dal 2004 nome nuovo nel panorama dell’industria italiana del design, è identificabile, superando l’attuale riferimento nominalistico, come semplice variazione della ragione sociale di Luxo Italiana, realtà imprenditoriale presente nel nostro mercato da quasi quarant’anni poiché, nel 19 67, venne costituita la filiale italiana della Luxo norvegese. Nel 2002 Luxo italiana divenne gestionalmente autonoma nei confr onti della casa madr e scandinava, scegliendo un percorso diversificato, e dividendo l’attività in due settori: lampade design/decorative e sistemi integrati. I sistemi di illuminazione, divisione e realtà produttiva del tutto distinguibile e dif ferenziata da quella delle lampade di design, ne costituiscono l’ideale e pertinente completamento e, secondo una pr ecisa filosofia pr ogettuale, rappr esentano soluzioni illuminotecniche evolute, frutto di intense e appassionate ricerche. L’esordio di Luxit si evidenzia e conferma con il Compasso d’Or o ADI 2004, assegnato al sistema di illuminazione Onda, disegnato da Isao Hosoe con Peter Solomon. La motivazione: “Un’elegante boccata d’aria fr esca nell’illuminazione per l’uf ficio, cui le fantasiose e pratiche vele conferiscono la massima flessibilità”. Oggetto e funzione si fondono perfettamente in Onda, stimolando i sensi e il comfort, e consentendo una continuità modulistica di straor dinaria leggerezza. L’intelligenza progettuale ha reso l’essenzialità industriale fattore armonico e poetico.

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uxit might seem like a new name in the Italian design industry that has only been around since 2004, but in actual fact it is just the latest name, corporate name for what was once known as Luxo Italiana; a business that has been on the domestic market for almost forty years, since it was first set up in 1967 as the Italian branch of the Norwegian firm Luxo. In 2002 Luxo Italiana became independent from the main branch in Scandinavia, going its own way and splitting its business over two sectors: design/decorative lamps and integrated systems. The lighting systems are the natural continuation of a carefully gauged design philosophy focusing on cuttingedge technical lighting appliances as the result of enthusiastic in-depth research. Luxit’s first steps were comforted by the ADI Compasso d’Oro Award 2004 awarded for its Onda lighting system designed by Isao Hosoe with Peter Solomon. It was motivated as follows: “An elegant breath of fresh air in office lighting, whose imaginative and practical ‘sails’ make it as flexible as possible”. Object and function blend together perfectly in Onda, activating the senses with the greatest of comfort, and producing the most extraordinar y feeling of lightness. Its smart design has turned industrial simplicity into a source of harmony and artistry.

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Sistema di illuminazione lighting system Onda

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

LUXIT S.P.A. Via delle More, 1 I - 24030 Presezzo (Bg) Tel. +39 035 603531 Fax +39 035 464817 www.luxit.it office@luxit.it

Alpi S.p.A. V.le della Repubblica, 34 I - 47015 Modigliana (Fc) Tel. +39 0546 945411 Fax +39 0546 940251 www.alpiwood.com info@alpiwood.com

lpi spa è leader mondiale nella pr oduzione di legno multilaminar e, un pr odotto innovativo r ealizzato secondo una tecnologia esclusiva che consente di r ealizzare industrialmente ogni specie legnosa esistente in natura in un’infinità di colori e figurazioni diverse, partendo da un unico legno base di larga disponibilità. Alpilignum, il tranciato così ottenuto, pr esenta caratteristiche che lo rendono ideale all’impiego nell’industria del mobile, nel contract e per l’arr edamento d’interni: spessori, dimensioni, colori e figurazioni costanti, omogenee, disponibili in grandi quantità e ripr oducibili nel tempo. Inoltr e, a partire dal tranciato Alpilignum, Alpi r ealizza Alpikord - legno stratificato ad alta pr essione con superficie ver niciata o melaminica e Bordi in legno, grezzi o verniciati, con supporti speciali per applicazioni soft e postforming e multistrati in spessore. Presente da oltre 50 anni nel settor e del mobile e delle superfici decorative in legno, Alpi spa è oggi una delle realtà industriali italiane tecnologicamente più avanzate nel settore dei rivestimenti in legno grazie alla continua ricerca di nuove prestazioni sui materiali e ad una costante attenzione ai colori e alle textur es. Tra i più r ecenti successi il pannello Alpilam CMO, stratificato ad alta resistenza, finalista alla ventesima edizione del Compasso d’Or o ADI grazie alle sue caratteristiche di grandissima stabilità dimensionale anche in ambienti umidi e elevata compattezza, riscontrabili in natura solo su specie legnose rare e secolari.

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lpi spa is the world’ s leading manufacturer of multi-laminar wood, an innovative product designed using exclusive technology that makes it possible to industrially manufacture any type of wood found in nature in an infinite range of different colours and styles, starting with one single piece of standard wood. Alpilignum, the sheared wood obtained in this way , has properties that make it ideal for using in the furniture, contracting and interior furbishing industries: homogenous thicknesses, sizes, colours and styles available in large quantities and reproducible over time. Alpi also works with Alpilignum to produce Alpikord: high-pressure layered wood with a varnished or melaminiko surface and rough or varnished wooden edges with special supports for soft applications, postforming and multi-layering. Alpi spa, which has been working in the wooden decorative surfaces and furniture industr y for over 50 years, is one of the technologically most advanced Italian firms in the wooden coating industr y, thanks to constant research into new materials and constant attention to colours and textures. Its most recent successes include the Alpilam CMO stratified high-resistance panel, a finalist in the twentieth edition ADI Compasso d’Oro A ward, thanks to its great dimensional stability, even in damp environments, and notable compactness, only found in nature in the rarest and oldest types of wood.

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Legno stratificato ad alta resistenza stratified high-resistence wood panel Alpilam CMO


inova cucine, fondata nel 19 58, è pr esente in Petrignano d’Assisi su un’ar ea di 40.000 metri quadrati coperti, dotati di impiantistica d’avanguardia, sofisticati sistemi di contr ollo produzione e informatici. L’azienda, impegnata in ricerche su nuove tecnologie e materiali coniugate a un design di massimo livello, genera soluzioni funzionali ed ergonomiche esclusive e sistemi cucina straor dinariamente innovativi. Attualmente il catalogo dell’azienda, con i cinque sistemi cucina (Continua, Index, Prima, Regula, Country), colloca Binova ai vertici del settore. L’azienda è inoltr e certificata secondo la normativa ISO9001 edizione V ision 2000. A conferma dell’alta qualità Binova, fanno fede le segnalazioni conferitele nelle ultime quattro edizioni del Premio Compasso d’Oro ADI. Il rivoluzionario piano di cottura “Fir es Line”, disegnato da Paolo Nava e Fabio Casiraghi, si è addirittura aggiudicato sia la segnalazione ADI per il 2003, sia quella per il Compasso d’Oro ADI 2004. Il sistema, br evettato, permette di migliorare la visibilità all’interno di pentole e affini grazie ai bruciatori posti in linea, e ne consente l’applicazione su piani di lavor o di ridotta pr ofondità, escludendo i rischi di irradiamento termico. Tra gli innumer evoli vantaggi consentiti, è particolarmente interessante l’applicazione su piani lavoro a isola e penisola, anche in pr ofondità importante, permettendo l‘accessibilità simmetrica su entrambi i lati.

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inova Cucine, founded in 19 58, has 40,00 square metres of covered premises in Petrignano d’Assisi, furbished with cuttingedge plant-engineering and sophisticated production control and computer systems. The firm, which works on new technology and materials combined with top-rate design, creates exclusive practical ergonomic solutions and incredibly innovative kitchen systems. The firm’s present catalogue, featuring five kitchen systems (Continue, Index, Prima, Regula, Countr y) places Binova at the ver y top of the market. The firm also has ISO9001, Vision 200 edition, certification. Mentions at the last four editions of the ADI Compasso d’Oro Award confirm Binova’s high-quality designs. The revolutionary “Fires Line” work top designed by Paolo Nava and Fabio Casiraghi, actually received a mention both from ADI 2003 and the ADI Compasso d’Oro A ward 2004. This patented system makes it easier to see inside pots and pans etc., thanks to the way the burners are set in line, and allows it to be used on work tops that are not so wide, thereby avoiding any risk of heat radiation. Amongst all the benefits this entails, its application on island and peninsular work tops, even when they are quite wide, is particularly interesting. This allows equal access from both sides.

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Piano di cottura cooktop Fires Line

Piano di cottura cooktop Fires Line Cucina Index e Stazione di lavoro/kitchen Lab

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

Binova S.p.A. Via Indipendenza, 38 I - 06086 Loc. Petrignano - Assisi Tel. +39 075 809701 Fax +39 075 8097020 www.binova.it binova@binova.it

Martinelli Luce S.p.A. Via T. Bandettini - San Concordio I - 55100 Lucca Tel. +39 0583 418315 Fax +39 0583 419003 www.martinelliluce.it info@martinelliluce.it

lio Martinelli fondò, negli anni Cinquanta a Lucca, la Martinelli Luce, distinguendosi subito come straordinario esponente di quel design italiano che affermò nel mondo il Made in Italy. Il suo particolare talento, sia in termini tecnologici che formali, gli consentì inizialmente di realizzare una vastissima e storica pr oduzione di appar ecchi illuminanti per inter ni abitativi. Successivamente, grazie al costante impegno da lui dedicato a ricer ca e design, la pr oduzione Martinelli Luce si è impegnata anche nel settor e tecnico, impiegando lampade con tecnologia applicata al risparmio energetico (lampade alogene a bassa tensione, ioduri metallici e fluor escenti T5), dando origine a un’ampia gamma di appar ecchi progettati per l’arr edo di uf fici, negozi, cinema, spazi commer ciali e aziendali. L’azienda si è classificata nel ventesimo Pr emio Compasso d’Oro ADI per il settore “Design per l’Ambiente” con la segnalazione per il sistema Shanghai, disegnato da Angelo Micheli, Studio Lucchi & Biser ni. Shanghai è costituito da un sistema di tubi fluorescenti componibili, realizzato con elementi tubolari in policarbonato trasparente, a protezione delle sorgenti luminose, e giunti terminali e intermedi in policarbonato bianco o trasparente per la sospensione dei tubi singoli o accoppiati. I giunti sono disponibili anche nella versione completi di appar ecchio orientabile in alluminio nel colore bianco, cablato per lampada alogena AR111 50/75W o a ioduri metallici CDM-R11/35W.

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lio Martinelli set up Martinelli Luce in Lucca in the 19 50s, and immediately stood out as an extraordinary exponent of that period of Italian design that was such a hit right across the globe. His special talent, both in technological and stylistic terms, meant that he was soon able to design a vast, historical range of interior lighting appliances. Then, thanks to his constant devotion to research and design, Martinelli Luce managed to break onto the technical market, using special energy-saving lights (T5 lowvoltage fluorescent and metal iodide halogen bulbs) to produce a wide range of lighting appliances designed to furnish offices, shops, film theatres, retail spaces, and offices. The firm’ s Shanghai system, designed by Angelo Micheli from Studio Lucchi & Biserni, received a mention at the twentieth ADI Compasso d’Oro A ward in the Environmental Design sector. The Shanghai system is composed of modular fluorescent tubes made from transparent polycarbonate tubular elements to protect the light sources, and terminal/intermediate joints made of white or transparent polycarbonate for holding up the single and double tubes. The joints are also available in a version complete with an adjustable appliance made of white aluminium wired for the AR111 50/75W or CDM-R11/35W metal iodide lamps.

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Sistema illuminotecnico lighting system Shanghai


oroso, dal 1952 pr esente nel comparto dell’imbottito, e attuale leader nei vertici del mer cato più esclusivo, ha attivato un’importante espansione anche nei mercati esteri, segnalandosi per straordinari risultati in termini di ricer ca e innovazione formale e funzionale, nonché per un’esclusiva pr eziosità artigianale, una visione evoluta del design e una capacità singolar e di coniugare arte e pr odotto. Proprio per questi caratteri particolarmente distintivi, Moroso ha ricevuto, nell’ambito del ventesimo Compasso d’Or o ADI, ben due segnalazioni r elative al settore design per la casa con la seduta Fjor d, progettata da Patricia Urquiola nel 2002. Fjord è una poltrona che gioca con l’archetipo di r elax, per la forma dolce che sostiene ed accoglie, l’alto schienale, il bracciolo e la seduta si adattano al corpo, lo avvolgono, lo seguono, ne anticipano i movimenti. L’ossatura essenziale e leggera prende corpo grazie all’utilizzo di nuovi materiali e nuove tecnologie di pr oduzione, mentre le cucitur e a vista ne sottolineano la contemporaneità. Nel settore riservato al design per l’ambiente, Mor oso si è distinto per la segnalazione della poltr oncina Little Albert progettata da Ron Arad nel 2001. Little Albert è una poltr oncina in polietilene tinto in massa, ottenuto mediante stampaggio rotazionale. Le caratteristiche di questo materiale permettono l’uso della poltroncina sia in ambienti domestici, che pubblici o all’aperto. La plastica utilizzata è infatti r esistente allo shock termico e alla luce solar e. Little Albert è pr odotta in serie, è completamente riciclabile, è colorata.

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oroso, which has been working in the upholstering sector since 1952 and is currently at the ver y cutting-edge of the most exclusive market, has taken the crucial step of expanding abroad. The firm has achieved outstanding results in terms of research and stylistic-functional innovation and is renowned for its exclusive craftsmanship, advanced design, and almost unique ability to combine art and production. These distinctive features have resulted in Moroso receiving two mentions at the twentieth ADI Compasso d’Oro Award in the field of design for its house with a Fjord chair designed by Patricia Urquiola in 2002. Fjord is an armchair playing on the idea of relaxation through its soft, supporting and comfortable form, tall back, arms and seat that envelop the body, following its contours and anticipating its movements. Its simple, light-weight frame draws on new materials and manufacturing technology, while its visible stitching highlight its stylishness. Moroso has made its presence felt in the environmental design sector thanks to the Little Albert chair designed by Ron Arad in 2001. Little Albert is a polyethylene chair mass-coloured using the rotating die method. The material’s properties mean the armchair is ideal for the home or outdoors in public. The plastic used is resistant to heat shock and sunlight. Little Albert is mass-produced, completely recyclable and coloured.

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Poltroncina armchair Little Albert

Seduta/armchair Fjord

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

VENTESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

Moroso S.p.A. Via Nazionale, 20 I - 33010 Cavalicco di Tavagnacco (Ud) Tel. +39 0432 577111 Fax +39 0432 570761 www.moroso.it info@moroso.it

P. Serralunga srl Via Serralunga, 9 I - 13900 Biella Tel. +39 015 2435732 Fax +39 015 31081 www.serralunga.com info@serralunga.com

erralunga, azienda storica di Biella, già dal 1825 si distingueva, nell’ambito della tradizione industriale tessile locale, per una pr opria pr oduzione di accessori esclusivi, contraddistinti da un mar chio diffuso a livello internazionale. Questi, inizialmente realizzati in cuoio, vider o successivamente l’impiego della gomma e, dagli anni’60, della plastica. Per volontà di diversificar e da parte dell’azienda, negli anni ‘80, venne af fiancata, alla già avviata attività, la produzione di fioriere. La ricerca in seguito, si sviluppò straor dinariamente grazie all’impegno pr estato, come Art Dir ector, da Luisa Bocchietto, che la inserì in un contesto pr oduttivo altamente specializzato e suggerì un nuovo ambito di applicazione della tecnologia di stampaggio rotazionale. Nel 2000 maturarono i tempi per dar e conferma e importanza alla nascente ed inedita collezione Serralunga design, che, sotto la guida di Luisa Bocchietto e la volontà di Marco Serralunga, titolare dell’azienda, assicurò attenzione e successi e aprì a pr ogetti, af fidati a noti pr ofessionisti (Rizzatto, Meda, Arad, Rashid, Magistr etti e altri), di vasi e mobili per ester ni. E’ proprio per l’attività di Art Dir ector, che a Luisa Bocchietto viene attribuita la segnalazione su ADI Design Index 2004. La stessa visibilità e pr esentazione dell’azienda si ripete per il progetto Ramo, firmato da Emanuelle Jaques. Si tratta di una scaletta da ester no, nata dalla collaborazione tra Scuola Ecal di Losanna e Serralunga, che utilizza la tecnologia di stampaggio rotazionale dell’azienda.

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erralunga, a ver y old firm from Biella, was already a leading local textiles industr y way back in 1825, thanks to its own range of exclusive accessories with its own international brand. These accessories, originally made of leather , later used rubber and then plastic in the 19 60s. Alongside its usual production range, the company began manufacturing plant boxes in the 1980s to widen its scope. Its research and experimentation were really boosted when Luisa Bocchietto became the Art Director , projecting the firm into a highly specialised business context and suggesting a new way of employing rotational moulding technology. In 2000 the time was ripe to really focus on the latest Serralunga design collection, which, under the supervision of Luisa Bocchietto and the will power and determination of Marco Serralunga, the owner of the company, rally caught the attention and was a big hit, opening up to projects for vases and outdoor furniture commissioned to leading designers (Rizzatto, Meda, Arad, Rashid, Magistretti and others). Thanks to her activity as Art Director Luisa Bocchietto receives a mention in the ADI Design Index 2004. The firm was once again in the spotlight with the Ramo project designed by Emanuelle Jaques. This is an outdoor ladder jointly developed by the School Ecal in Lausanne and Serralunga, using the firm’s moulding technology.

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Scaletta da esterno outdoor ladder Ramo

Direzione artistica collezione design Art Director of Design Collection Luisa Bocchietto


Eco Parco d’Arte In Turin Nella pagina a fianco, vista aerea dell’area di intervento e planimetria generale dellEco Parco d’Arte che verrà realizzato al Parco Bramante a Torino. Opposite page, aerial view of the project area and site plan of the Eco Art Park planned to be built in Bramante Park, Turin.

Credits Artistic Coordination and Ateliers: Piero Gilardi Landscape and Green System: Gianluca Cosmacini Architectonic Project: Gianluca Cosmacini, Alessandro Fassi Bio Technologies and Materials: Alessandro Fassi Ateliers Installations: Studio Dedalo Ateliers Plants: Riccardo Colella Renewable Energies and Bioclimatics: Ecofys International Environmental Engineering: Golder Associates

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asce a Torino un Parco d’Arte Vivente che mira a coniugare natura e cultura, verde, estetica e arte, dato spontaneo e intervento dell’uomo. Ne è artefice Piero Gilardi, artista sui generis che ha la passione per i grandi progetti di tipo para-architettonico. In effetti, è uno dei più degni rappresentanti dell’arte ambientale col particolare che egli ama progettare opere di grande respiro, anche se talvolta al limite dell’utopia. La problematica natura ed ecologia ce l’ha nel sangue, e non in modo astratto bensì massimamente realistico e articolato. Egli sa benissimo che l’uomo non può rinunciare né alla natura né alla propria opera, al proprio “artificio”. Inoltre, oggi le cose si complicano ulteriormente per via dell’informatica e della virtualità, campo, quest’ultimo, in cui il vecchio “poverista” e autore di “tappeti-natura” in poliuretano espanso non ha inteso restare in retroguardia. Ora, a sud-est di Torino, in una grande area dimessa, nasce su una superficie di 25.000 metri quadrati (ma altrettanti se ne aggiungeranno) il Parco d’Arte Vivente su iniziativa dell’omonima associazione culturale presieduta dallo stesso Gilardi, una struttura che intende “promuovere la creazione di quel nuovo tipo di istituzione artistica che si configura come ‘sito d’arte’ nella natura, un’arte che da tempo ha superato i tradizionali confini concettuali e linguistici della modernità per ‘contaminarsi’ con i settori più vivi e sperimentali della vita sociale odierna, tra i quali quello ambientalista”. Alla base del progetto c’è una sorta di “alchimia biotecnologica”. Un luogo pensato all’insegna dei concetti di mutamento-trasformazione e adattabilità-flessibilità. Il luogo gravita su una struttura esagonale, una cellula, dice l’autore. Lungo di essa di insediano sette atelier icasticamente chiamati “caleidoscopi d’espressione”. Intorno a questi moduli: atrio, servizi, e dei vani per la “sosta meditativa”. E sì, perché è opportuno che il visitatore attraversi, prima delle sette esperienze, una specie di “camera di decompressione psicologica”. I moduli sono costruiti con sistema ipogeo, sicché, mimetizzati nel verde, devono essere scoperti dal visitatore che può sperimentare “situazioni creative di apprendimento delle tecniche espressive più varie, dall’arte del movimento… a installazioni legate ai temi dell’energia costituiti da tronchi in legno lamellare che portano grandi lastre-foglie formate da celle al silicio (pannelli fotovoltaici) che catturano i raggi del sole e li trasformano in energia”. Affascinante il percorso previsto per il visitatore il quale attraversa i sette moduli. Si tratta del “cielo virtuale” (un monitor visualizza il cielo quale appare sopra il parco). Modulo due: “mutazioni vegetali” dove l’edera congiunge spazio interno e spazio esterno. Il “big-bang cromatico” aspetta il visitatore al terzo modulo: esperienze col colore su base informatica. Quarto modulo: essenze intercambiabili: il visitatore è chiamato a usare dei reagenti chimici sopra agrumi affettati. Esperienza di sottovuoto si fa grazie a un banco termoplastico nel modulo “calore modellante” (il quinto). “Ricreazione floreale”: in questo sesto modulo si ha la possibilità di assemblare pistilli, stami, corolle. Ed ecco il settimo modulo dedicato ai “Suoni mutevoli”: è basato sul buio, il cammino è guidato dalla sensazione tattile (quindi l’esperienza è praticabile anche dai non vedenti); toccando delle radici si producono dei suoni. Certo, è bella l’idea di accostare, nella vita di relazione di una città industriale, organizzazione e funzioni a momenti di emozione e di creazione. Gilardi ci fa capire che la creatività non è, o non è più, un fatto selettivo legato al genio romantico, ma una pratica quotidiana possibile per tutti, certo su sollecitazione di coloro che hanno già acquisito dimestichezza con le esigenze e il senso dell’arte. Carmelo Strano

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ith the aim of combining nature and culture, greenery, esthetics and art, natural elements and man’s intervention, a park of living art is being created in Turin. One of the designers is Piero Gilardi, who has always worked in the field of ecology, and who has a passion for great para-architectural projects. In fact, he is one of the worthiest representatives of environmental art, but he loves designing extensive, almost utopic works. Nature and ecology are realistic, structured questions in his book….they are in his blood, there is nothing abstract about them. He knows perfectly well that man cannot renounce nature, nor can he give up his own intervention, his own “artifice”. Furthermore, today things are getting more and more complicated due to computer science and virtuality. Even in this field, the old “poverista”, who is known for his “nature-carpets” in polyurethane foam, is not in the rearguard. Now, over a great abandoned site in the south-west of Turin, a great, 25,000-square-meter area (and just as much will be added) will host the Park of Living Art, thanks to an initiative by a homonymous cultural association chaired by Gilardi himself. This structure is meant to “promote the creation of a new art insititution that assumes the form of an ‘art site’ in nature, an art that has long overcome the traditional conceptual and linguistic boundaries of modernity, to be ‘contaminated’ with the liveliest and most experimental sectors of today’s social life, including the environmental sector.” A sort of “biotechnological alchemy” is the actual foundation of the project. A place that is based on the concepts of mutation-transformation and adaptability-flexibility. In other words, total interactivity with visitors, who have no way of remaining passive. The area gravitates around a hexagonal structure: in the author’s words, a cell. Seven ateliers are set along this structure, emblematically called “expressive kaleidoscopes”. Around these modules there is an entrance, the restrooms, and halls meant to stop in for “meditation”. Yes, because visitors ought to go through a sort of “room for psychological decompression” before living the seven experiences”. The units are built with a hypogeal system, and since they are camouflaged in the greenery, they must be discovered by the visitors themselves. What experiences do visitors go through? They find themselves in “creative situations that help to understand different expressive techniques, from the art of movement… to installations on the theme of energy, made of lamellar wooden logs heavy with great sheet-leaves composed of silicon cells (photovoltaic panels) that capture the sun’s rays, turning them into energy.” The course visitors follow through the seven modules is enrapturing. The first is a “virtual sky” (a monitor shows the sky that appears above the park). Module two: “green mutations”, where ivy is used to connect the interior to the exterior. The third module awaits visitors with its “chromatic big bang”: experiences with computer-based color. Interchangeable essences are the main feature of the fourth unit, where visitors are called upon to use chemical reagents on sliced citrus fruits. Thanks to a thermoplastic table in the module devoted to “modeling heat” (the fifth), a vacuum-sealed environment can also be experienced. The sixth unit is devoted to “Floral recreation”, and here pistils, stamens and corollas can be assembled. The last module is devoted to “Changing sounds”: here, visitors walk in the dark and are guided by touch (so the unit can also be experienced by the visually handicapped); touching the roots set along the path produces different sounds. Of course, in the life of relationships that are formed in an industrial city, it is a good idea to combine organization and functions with moments devoted to emotion and creation. Gilardi makes it clear that creativity is not, or is no more a selective fact that is linked with the romantic genius, but a daily practice that everyone can experience with the help of those who are already familiar with the demands and meanings of art.

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Pianta del piano terra della struttura centrale dell’Eco Parco e, sotto, planimetria generale del parco. Plan of the ground floor of the central Eco Park structure and, below, site plan of the park.

Schizzo preliminare di Piero Gilardi e, sotto, particolare del modello.

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Preliminary sketch by Piero Gilardi and, below, detail of the model.

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Sopra, pianta e rendering del Modulo “Cielo Virtuale”. Sotto, pianta e rendering del Modulo “Mutazioni Vegetali”. In basso, schizzo di Piero Gilardi Auscultala, 2003.

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Above, plan and rendering of the Virtual Sky” Module. Below, plan and rendering of the “Vegetable Mutations” Module. Bottom, sketch by Piero Gilardi Auscultala, 2003.

Sopra, pianta e rendering del Modulo “Essenze Odorose”. Sotto, pianta e rendering del Modulo “Suoni Mutevoli” In basso, simulazione dell’effetto “Suoni Mutevoli”.

Above, plan and rendering of the “Perfumed Essences” Module. Below, plan and rendering of the “Changing Sounds” Module. Bottom, simulation of the “Changing Sounds” effect.

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Vincitori/Winners A. Avanti le SPA - Design: Lanvain Design B. Salon alterna-tif Design: haiRArchi.design Stores and boutiques C. Adonis - Design: Les architectes Boutros + Pratte D. American Apparel Design: Eskimo Design E. Chocolats Geneviève Grandbois Design: Luc Laporte, Graphism: François Blais F. Duo - Design: Plouk Design G. Moderno - Design: Plouk Design, Graphism: Benno Russel H. Moug - Design: Alex Farhoud I. Mountain Equipment Co-op Design: Studio MMA, Atelier d’architecture, Duschenes & Fish/DFS, Lyse M. Tremblay L. Option D - Design: Planimage Graphism: Camélidée M.Sixty - Design: Ædifica, Studio 63

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Repère Olympique Un simbolo per Paris 2012 L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la realizzazione di un simbolo per i Giochi Olimpici e Paraolimpici da collocarsi all’interno del futuro Villaggio Olimpico. Il programma prevede la costruzione di una struttura temporanea dal potere simbolico, tale da divenire il segno distintivo su scala urbana della manifestazione olimpica Repère Olympique - A Symbol for Paris 2012 The contracting authority collects project proposals for the creation of a symbol for Olympic and Para-Olympic Games to be placed inside the future Olympic Village. The brief calls for the construction of a temporary structure with a high symbolic power such as to become the urban sign of the Olympic event

3° 1° Classificato/1st Place Giorgio Burragato 2° Classificato/2nd Place Ciro Antonio Benvenuti, M. Caldiroli, Marco Cagelli, Simona Stella 3° Classificato/3rd Place Paolo Bollati, Luigi Balconi 4° Classificato/4th Place Lionello Bolgiani, P. Giovannelli

Committente/Client: Città di Castellanza 1°

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1° Classificato/1st Place Giovanni Gorini (capogruppo/team leader), Giancarlo Artese, Michelangelo Delli Paoli, Marialetizia Gaeta, Sebastiano Gorini, Luigi Marano, Marco Palumbo, Claudio Rossi 2° Classificato/2nd Place Maria Carmela Lombardo (capogruppo/team leader), Giuanluca Vitagliano, Simona Vito 3° Classificato/3rd Place (ex aequo) - Corrado Valente (capogruppo/team leader), Oscar Catello D’Auria Miano - Francesco De Lucia (capogruppo/team leader), Gabriele Siciliano, Costanza Massaro, Filomena Salzillo, Achille Renzullo

Committente/Client: Comune di Mondragone

PremioArchitettura Città di Oderzo VIII edizione 2004 Dal 1997 si assegna il Premio Architettura Città di Oderzo a una personalità, episodio, attività, ente pubblico che si è distinto nel campo delle realizzazioni architettoniche e degli interventi sulla città e il territorio, appartenenti all’ambito delle regioni Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto, con il fine di promuovere la diffusione della qualità architettonico-ambientale Città di Oderzo Architecture Award VIII edition 2004 The “Città di Oderzo Architecture Award” has been assigned, since 1997, to a distinguished personality, episode, activity or public board in the field of architectural constructions , in the cities and in the territory, in the regions: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige and Veneto in order to promote the architectural-environmental quality

Giuria/Jury: Abalos-Herreros, Shigeru Ban, Stefano Boeri, Eric Carlson, Peter Cook, Finn Geipel, Marc Mimram, Jean Nouvel Committente/Client: Groupement d’Interêt public Paris 2012

Trasformazione di Viale Italia in asse residenziale di quartiere Il concorso ha come oggetto la progettazione della trasformazione di Viale Italia in asse residenziale di quartiere e connessi interventi di arredo urbano. La progettazione dovrà avere una visione globale di tutta la zona con la definizione della viabilità di accesso, dei parcheggi, dei percorsi pedonali e ciclabili, con particolare riguardo all’arredo urano e alle aree di sosta e di socializzazione, del verde, di viste estetiche e di punti di identità Transformation of Viale Ialia in residential axis Competition for the transformation of Viale Italia in residential axis functional to the neighbourhood with related urban furniture. The project must have a global vision of the area, with the definition of viability, accessibility, parkings, cycle and pedestrian areas, greenery, landscaping and meeting places

Alessandro Massarente, Enrico Ferrari, Giuseppe Pilla, Werner Tscholl, Giovanni Vragnaz Committente/Client: Comune di Oderzo Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Treviso

Italia/Italy - Oderzo (Treviso)

Italia/Italy - Castellanza (Varese)

Restauro monastero di Sant’Anna De Aquis Redazione di un progetto per recupero e restauro monastero di Sant’Anna De Aquis Vivis. L’importo totale del progetto, comprensivo delle spese generali, non dovrà superare il limite di 1.780.000 euro Restoration of the monastery Sant’Anna De Aquis Project for the recovery and restoration of Sant’Anna De Aquis Vivis monastery. The total amount of the project, including general expenses, should not exceed 1,780,000 euro

T 1° Premio/1st Prize Explorations 2° Premio/2nd Prize Cristian Vivas, Jordi Raventos, Gemma Serra 3° Premio/3rd Prize Emmanuel Bénet, James Tinel, Claude Courtecuisse, Francis Petit Menzione/Mentions - Jean-Christophe Rosman, Nikola Brésart, Léonard Gallegos, Jérôme Peteno - David Orbach, Isabelle Coste - Plagaro et Natalie Cowee

Francia/France - Paris

Italia/Italy – Mondragone (Caserta)

COMPETITIONS

Commerce Design Montréal 2004 Jury Grand Prizes

Restaurants, bars, cafés N. Aikawa - Design: Lafontaine, Langford, Graphisme: Cri Communications O. Aix - Design: CAMDI Design, Graphism: Paprika P. BU - Design: Machin-Machine Q. Cluny Artbar Design: Jérémia Gendron, Graphism: Janou Fleury / Tshi R. Holder - Design: Luc Laporte, Graphism: Hélène Côté S. Java “U” - Design: CDID Design T. Les Chèvres Design: Jean-Pierre Viau Design, Graphism: Rémi Paquet U. Les gourmets pressés Design: Abbruzzo Design, Graphism: Patrick Béland V. Ristorante Brontë Design: Optima Design

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Canada - Montreal

Giuria/Jury: Carlo Magnani (Presidente), Sebastiano Brandolini, Fulvio Irace, Jordi Querol Piera, Vittorio Savi, Paolo Bandiera, Luciano Campolin, Michael Van Impe, Maria Grazia Eccheli,

1° Premio/1st Prize Studio C + S Associati: Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini: Strutture culturali e accessibilità per l’Isola di Sant’Erasmo a Venezia Progettisti selezionati/Selected Teams - Massimo Benetton - Cristina Boghetto, Salvatore Toni Pandolfo e Alberto Miotto - Ceschia e Mentil Architetti Associati - Michele De Mattio e Stefano Colin - Stanislao Fierro - Gemin Castagna Ottolenghi Architetti Associati - Roberto Platania - Platania Architetti - Silvia Rosin - Patrizia Valle - Viviani Architetture Studio - Andrea Viviani

Italia/Italy - Pizzighettone (Cremona) Nuovo Palazzetto dello Sport (2a fase) Ai participanti si richiedevano proposte progettuali per la realizzazione del nuovo palazzetto dello sport e la riqualificazione centro sportivo di Pizzighettone. Obiettivo dell’Amministrazione Comunale è creare un nuovo centro di vita per tutte le fasce d’età dove, oltre a svolgere attività prettamente sportive, si possano vivere momenti di socializzazione e di relax New Sports Palace (2nd stage) Participants were requested to provide project proposals for the construction of the new sport palace and the requalification of the Sports Center of Pizzighettone. The Municipal administration wants to create a new life center for all ages, where to live moments of sport activities but also socialize Giuria/Jury: Pierantonio Ventura, Pierre-Alain Croset, Angelo Micheletti, Italo Lena, Marcello Melicchio, Massimo Masotti, Adriano Faciocchi Committente/Client: Comune di Pizzighettone

1° Classificato/1st Place Emilio Caravatti (capogruppo/team leader), Matteo Caravatti, Emanuele Panzeri, Andrea Carmignola, Maddalena Merlo, Andrea Meregalli 2° Classificato/2nd Place Paolo Pinardi (capogruppo/team leader), Mariano Biazzi Alcantara, Luigi Frazzi, Stefania Manni, Paolo Moretto, Andrea Treu; Cons.: Linda Parati 3° Classificato/3rd Place Paolo Mancini 4° Classificato/4th Place Mauro Manfrin 5° Classificato/5th Place Giovanni Conti

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Italia/Italy - Siena

Riqualificazione del lungomare di Roma Concorso di idee per la riqualificazione del lungomare di Roma. L’area di intervento, che ricade interamente nel Municipio XIII e fa parte del Comune di Roma, corrisponde ad una porzione della lunga striscia di territorio che si estende dal pontile in corrispondenza di via della Marina a via di Castel Porziano e si snoda variegata e diseguale lungo il mar Tirreno. Le proposte andranno elaborate dando risposta ai seguenti temi: A) Master plan B) Asse attrezzato C) Pontile attrezzato D) Area a vocazione naturalistica Requalification of the sea side promenade of Rome Competition for the requalification of the sea side promenade of Rome . The area is a long stretch of territory extending from the quay facing via della Marina, to via di Castel Porziano ,along the Tirrenian sea. Proposals should be elaborated according to: A) the general rearrangement plan called Master plan; and at least one of the following themes: B) equipped road axis; C) equipped quay ; D) naturalistic area

1° Premio/1st Prize Giovanni Ascarelli (capogruppo/team leader), Michele Crò, Davide Marchetti, Maximiliano Pintore, Stefano Tonucci 2° Premio/2nd Prize Marco Lucherini (capogruppo/team leader) 3° Premio/3rd Prize (ex-aequo) - Carlo Prati (capogruppo/team leader) - Daniela Pastore (capogruppo/team leader)

Nuovo Stadio Comunale e attrezzature connesse nell’area posta nel Comune di Siena, denominata loc. Borgo Vecchio. I candidati dovranno in particolare sviluppare nel concorso una soluzione progettuale, con livello di approfondimento pari a quello di un progetto preliminare, relativa alla realizzazione del nuovo stadio comunale e delle infrastrutture pertinenziali New municipal stadium an related installations in Borgo Vecchio, Siena municipality Competitors should provide a preliminary project for the construction of the new stadium and related infrastructures. Regular class A soccer field with stands for 20,000 peoples and reserved spaces for handicapped peoples, parking lots reserved for the referees and athlets and separated from the public, parking lots for buses and vehicles, spaces for commercial activities, offices, guest quarters and living quarters for service personnel

1°A C) 1° Premio/1st Prize Carlo Prati (capogruppo/team leader), Coordinamento progettuale/Project coordination: doppiomisto (Cecilia Anselmi, Andrea Ciofi Degli Atti, Carlo Prati, Sole Zamponi), Stefano Loasses, Gruppo di progettazione Tribù: Francesco Fazzio, Francesco Nigro, Marco Tamburini, -scape (Ludovica di Falco, Francesco Marinelli, Paolo Mezzalama), spsk (Emiliano Auriemma, Barbara del Brocco, Francesco Bigi, Carola Clemente, 1°B Matteo Giannini, Filippo Ortolani, Giorgio Santero), Coll.: Spyridon Andrikou, Valentino Anselmi, Ilaria Levantesi, Meisam Mohammadi 2° Premio/2nd Prize LP.studio: Filippo Lambertucci (capogruppo/team leader) e Pisana Posocco 3° Premio/3rd Prize Fabrizio Bastoni (capogruppo/team leader)

Giuria/Jury: Alfred Berger, Mikko Heikkinen, Benedetto Todaro, Bruno Spinozzi, Peter Latz, Livio de Santoli, Cesare Ricciuti, Sandro Busca, Roberto Perris Committente/Client: Comune di Roma A) 1° Premio/1st Prize LP.studio: Filippo Lambertucci (capogruppo/team leader), Pisana Posocco - AR BAU studio: Marta Baretti e Sara Carbonera; Coll.: Daniele Carfagna, Michaela Falciglia, Leonardo Loy, Giampatrizio Nettuno, Stefania Salvetti, Francesca Toppazzini 2° Premio/2nd Prize Marco Lucherini (capogruppo/team leader) 3° Premio/3rd Prize (ex-aequo) - Carlo Prati (capogruppo/team leader) - Salvatore Dierna (capogruppo/team leader)

D) 1° Premio/1st Prize t-studio: Guendalina Salimei (capogruppo/team leader), Giancarlo Fantilli, Francesca Contuzzi Masterplan: studio Ippozone e Matteo di Venosa; Cons.: Stefano Mavilio; Coll.: Massimiliano Davì, Alessandro Orsini, Emanuela Ceccarelli, Alessandro Pantanella 2° Premio/2nd Prize Lema Barros + Castelo Branco arquitectos: Cristina Castelo Branco (capogruppo/team leader) 3° Premio/3rd Prize - L_I_N_E_A: Gaetano Lixi, Fabio Lilliu, Gianni Massa, Olindo Merone (capogruppo/team leader)

1°C

1°D

Italia/Italy - Schio (Vicenza)

Vincitore/Winner Gaetano Bertolazzi (capogruppo/team leader) Alessandro Gasparini, Mariaelisabetta Ghidini, Giorgio Santagostino, Luca Platto, Alessandro Cavagnini, Jacopo Pellegrini, Teresa Figueredo Marques 2° Premio/2nd Prize Alfonso Cendron 3° Premio/3rd Prize Giulia de Appolonia

Nuovo auditorium ed edificio per servizi nel “Campus dei Licei” (2a fase) Concorso di progettazione per il disegno degli spazi aperti e per la realizzazione di un nuovo auditorium e di un edificio per servizi nel Campus dei Licei a Schio New auditorium and service building for the High School Campus (2nd stage) Participants are requested to provide project proposals to design outdoor spaces and for the construction of an auditorium and a service building for the High School Campus in Schio Giuria/Jury: Presidente: Francesco Dal Co, Sandra Brentan, Antonino Caruso, Raffaele Muraro, Alvaro Siza Vieira, Raffaella Gianello, Paolo Jacolino, Eduardo Souto Moura Committente/Client: Comune di Schio

Giuria/Jury: Ippolito Pizzetti (Presidente) Committente/Client: Comune di Siena

the theme “Evolution of the Italian Living”. The installation has been realized during the Tokyo Designer’s Week 2004, for the “Container Ground Exhibition” event

Italia/Italy Open Living in Container - Installazione sul Living Italiano - Container Ground Exhibition Tokyo Designer’s Week 2004 L’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) per valorizzare il talento e la creatività dei giovani italiani nei settori dell’architettura, del design e delle arti, nell’ambito del Progetto Speciale Italia Life in I style, ha bandito una consultazione-Premio/ Prize per architetti, designer e artisti italiani under 40 con procedura online per l’ideazione di una installazione che ha come tema l’evoluzione del “Living Italiano” nell’immaginario delle nuove generazioni. L’installazione è stata realizzata, a Tokyo nel contesto della Tokyo Designer’s Week 2004 all’interno della manifestazione “Container Ground Exhibition” The ICE (Italian institute for foreign trade) with the aim to enhance the talent and creativity of young Italians in architecture, design and arts, has organized, in the context of the Life in I Style Special Italy Project, an online competition open to Italian architects, designers and artists under 40 years of age for the project of an installation on

Vincitore/Winner Iotti + Pavarani, Marazzi; cons.: Favero & Milan (strutture), Manens Intertecnica (impianti), Emilio Trabella (progettazione ambientale), A.I. Engineering (prefattibilità ambientale), Studio Gasparini (controllo costi) Finalista/Shortlisted - Alberto Cecchetto (capogruppo/team leader), Ambrogio Angotzi, Arup srl (Gabriele Del Mese) - Antonio Ravalli (capogruppo/team leader), Roberta Fusari, Daniela Moderini, Laura Zampieri; Mauro Crepaldi, Simone Pellicani; Coll.: Andrea Bellodi, Matteo Buldini, Elisa Spada, Elisa Zaccaria; Cons.: Mezzadringegneria srl; Gierret srl; Elisabetta Facchinetti, Paola Fortuna - Michele Piccini - Francesco Barbagli (capogruppo/team leader), Piero Baroni, Mauro Galantino, Alessandro Ghinelli, O.T.H. Batiments Paris (Thomas Salvant - Raphael Menard)

COMPETITIONS

B)

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Roma

Peru – Macchu Pichu

Giuria/Jury: Denis Santachiara, Gilda Bojardi, Stefano Cascinai, Italo Lupi, Davide Sani, Takehiko Katsuo, Motomi Kawakami, Kazuko Sato, Chieko Yoshiie Committente/Client: ICE 1° Premio/ Prize/1st Prize StudioX Design Group (Lara Rettondini) 2° Premio/2nd Prize Pg + Sca (Giorgio Comoglio, Pierluigi Gianfreda, Laura Audisio) 3° Premio/3rd Prize Zp Studio (Eva Parigi, Matteo Zetti, Giovanni Todesca) Classificati/Classified Groups: Meossi (Spin+)/Mariotto, Marina Mantella, Alvisi Kirimoto Design, Iacchetti-Nichetto-Ragni, Daniele Geminiani, Enrico Nieri Studio, Mkp Design, Reset (Ronconi-Consiglio), Carlo Maria Ciampoli, Designmotion, Alessandro Migliore, Benatti-Pastorini, Hyper_Design, Daniele Arcomanno, Antonio Cacurio, Little Spoon Design

1°Premio/1st Prize Alvaro Pastor Cavagneri, Giuliano Valdivia Zegarra, Hernán Perochena Angulo, Edith Suárez Málaga, Renzo Borda Bustamante 2° Premio/2nd Prize Gianpaolo Pietri, Teresa Schiavone 3° Premio/3rd Prize Claudio Navarrete Nichelini, Nayib Tala

Machu Pichu Lodge in Cuzco Questo concorso di idee è stato organizzato da Arquitectum per celebrare Macchu Pichu con la costruzione di un albergo con un nuovo tipo di camere non legato alle tipiche strutture ricettive tradizionali e folkloristiche, ma in grado di esaltare lo scenario naturale e storico del sito archeologico Architectum’s initiative to organize this contest of ideas first appeared from the necessity of celebrating such an important site as Macchu Pichu, through the construction of a Hostel; a new style of accommodations which - differing of the classic folkloric resort or theme hotel - would celebrate the natural scenario more than distract with its own facilities Giuria/Jury: Frederick Cooper Llosa, Emilio Soyer Nash, Bernardo Fort Brescia Committente/Client: Arquitectum

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8° Premio annuale Business Week/Architectural Record Premio che riconosce le migliori soluzioni progettuali la cui realizzazione abbia conseguito un successo anche commerciale dell’edificio 8th Annual BusinessWeek/Architectural Record Awards Award that recognizes the design solutions that enhance business success (http://archrecord.construction.com/ features/bwarAwards/2004.asp)

Giuria/Jury: Stan Allen, Mikyoung Kim, Nikki Stern, Tom Finkelpearl, Penny Balkin Bach, Fredric Bell, Elyn Zimmerman, Frank Gallagher Committente/Client: State of New Jersey

A

Vincitori/Winners A- Limerick County Hall (Limerick County, Ireland) Bucholz McEvoy Architects B- Ehime Prefectural Budokan (Ehime, Japan) Ishimoto Architectural C- James M. Wood Comm. Cntr. (Los Angeles) Lehrer Architects D- Fisher Pavilion at Seattle Center (Seattle) The Miller/Hull Partnership E- Iron Studio, Penland School (Penland, N.C.) Frank Harmon Architect F- Britomart Transport Centre (Auckland, New Zealand) JASMAX G- Humane Society/SPCA of San Antonio and Bexar County (San Antonio, Tex.) Alamo Architects H- Finn Center, Community School of Music and Arts (Mountain View, Calif.) Mark Cavagnero Associates I- MoMA QNS (Long Island City, N.Y.) Cooper, Robertson & Partners / Michael Maltzan Architecture L- Israeli Foreign Ministry (Jerusalem) Diamond & Schmitt Architects

COMPETITIONS

The New Jersey 911 Memorial Competition Lo Stato del New Jersey ha predisposto un’area a nordest del Parco della Statua della Libertà per realizzare un Memoriale per i cittadini del NJ che hanno perso la vita nell’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001 The New Jersey 911 Memorial Competition The State of New Jersey intends to set aside an area of the northeast end of Liberty State Park for a memorial to the New Jersey citizens who lost their lives in the terrorist attacks of September 11, 2001

USA

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Vincitore/Winner Frederic Schwartz – Empty Sky

USA-New Jersey

B

USA – New York Ceramic Tiles of Italy Design Competition 2004 Premio che da 12 anni riconosce le migliori realizzazioni di architetti nordamericani in cui siano state utilizzate piastrelle di ceramica italiane Ceramic Tiles of Italy Design Competition 2004 The Ceramic Tiles of Italy Design Competition was started twelve years ago to recognize outstanding achievement by North American architects or interior designers using Italian ceramic tile in commercial, institutional or residential installations Sponsor: Assopiastrelle-www.italytile.com

A

Vincitori/Winners A- Bernard Tschumi Architects for Paul L. Cejas School of Architecture (Institutional Project) B- Jones Studio, Inc. for Walner residence (Residential Project) C- Gillies Stransky Brems Smith for Clearwater Center (Commercial Project) D- Ralph Appelbaum Associates for Rose Center for the Earth and Space (Excellence In Mosaic Design & Installation) E- Hefferlin + Kronenberg Architects for Weekend Cottage (Honorable Mention) F- Barber McCalpin Associates for Advantage One Federal Credit Union (Honorable Mention)

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Nel XIII arrondissement In Paris

Salpare verso il futuro? In Amsterdam

Progetto: BOB.361

Progetto: Butzelaar Van Son

BOB.361 è uno studio con sede a Bruxelles e a Parigi a cui fanno capo Goedele Desmet (1962), Jean-Michel Culas (1958) e Ivo Vanhamme (1962). I loro interventi si rivolgono principalmente ai settori del residenziale e del pubblico seguendo un percorso e una logica rigorosi, che hanno un coerente riscontro in un sistema linguistico lineare, quasi essenziale, che non lascia spazio a dubbi interprativi. L’edificio recentemente realizzato nel XIII arrondissement a Parigi è una lucida dimostrazione della metodologia seguita dagli architetti. La geometria e l’orientamento del lotto hanno dettato le linee guida alla definizione del volume e della distribuzione planimetrica degli alloggi, 26 appartamenti in un unico blocco, 4 palazzine e 30 posti auto. Una facciata compatta, forata all’essenziale dalle finestre ritagliate nella superficie in mattoni, identifica la facciata a nord, su strada, in corrispondenza della zona notte. Unica concessione al ritmo regolare e ripetitivo delle aperture, le vetrate a tripla altezza che danno respiro ai blocchi ciechi dei vani scala. Più articolato e solare il lato sud affacciato su un parco e un giardino. Qui la presenza del verde e di una maggiore esposizione sono sfruttate nella loro totalità attraverso un gioco di terrazze e di logge a doppia altezza che si aprono sulle zone giorno, interamente distribuite su questo lato, dando ampia possibilità alla luce e al sole di rendere naturalmente confortevoli soggiorni e cucine. Il concetto distributivo, che privilegia uno sviluppo in bande funzionali, vede quindi un blocco notte, a nord, uno giorno, a sud e una fascia centrale destinata ai servizi, circolazione e locali tecnici. Questa organizzazione a filtri stratiformi si riflette anche nei sistemi di suddivisione tra le tre zone funzionali; una parete attrezzata con porte standard per separare la zona notte da quella centrale dei servizi, più permeabile e ritmata da ampie aperture con porte scorrevoli la fascia di separazione tra la zona giorno e quella dei servizi. L’uso estensivo di mattoni grigi rinnova la tradizione edilizia delle case vicine ravvivandola con i tagli delle aperture incorniciati dagli spessori bianchi riquadrati nella massa. E. C.

Si chiama Y-Towers ed è un grande complesso polifunzionale – progetteto da Butzelaar Van Son Architects – che sorgerà in un’area a fianco del centro storico di Amsterdam, ovvero in un luogo dove l’architettura contemporanea olandese sa essere fuori degli schemi e insieme capace di ibridarsi con l’immaginario comune alle città d’acqua. Da quelle parti, la ricerca di un’architettura dalla forte identità marinara è quindi una costante, la variabile qualitativa risiede nel diverso livello di raffinatezza compositiva, nell’equilibrio fra citazione e clonazione. Nel caso in questione, si è forse fatto un passo avanti: si è andati oltre il rispecchiamento morfologico, creando un vero e proprio simulacro di veliero a due alberi, quasi un’opera pop a scala urbana. Il complesso accoglie un teatro, un ristorante, un centro commerciale e due grandi parcheggi, il tutto concentrato nella piattaforma-scafo di un filante veliero a due alberi, armato con vele costantemente gonfie di vento in cui sono presenti appartamenti di due tipologie dimensionali e un museo tematico. Si tratta naturalmente di un luogo di conservazione della cultura legata al mare, il museo si chiamerà “Holland; Land made of Water”. Sarà dunque un centro dove si celebra l’eterna lotta dell’Olanda che, per non lasciarsi inghiottire dall’Atlantico, ha dovuto costruire imponenti dighe, grandi sbarramenti e, soprattutto, creare dal nulla straordinari polder, terre prosciugate, alcuni risalgono addirittura al XII secolo. Carlo Paganelli

BOB.361 is a studio based in Brussels and Paris, headed by Goedele Desmet (1962), Jean-Michel Culas (1958) and Ivo Vanhamme (1962). Their work is mainly directed at the residential and public sector, and follows a rigorous logic which is consistently reflected in their linear, almost essential style that leaves no room for interpretational qualms. The buildings the designers have recently built in the XIII arrondissement in Paris is clear proof of the architects’ methodology. The geometry and orientation of the plot set out the guidelines for the definition of the volume and the planimetric distribution of the buildings: 26 apartments in a sole block, 4 smaller buildings and a parking lot for 30 vehicles. The northern façade, which overlooks the street, is compact and sparsely punctured by windows cut out of a brick surface – this is the bedroom area. The only element that breaks the regular, repetitive window rhythm is the triple-height glazing that opens up the blind stairways. The southern front facing a park and garden is more lively and fully exploits the extra sunlight. Here, terraces and double-height loggias enhance the greenery, opening up the living-room and kitchen areas, which find a naturally lit setting on this side. The rooms are thus distributed in functional bands, with a bedroom area facing northwards and a living-room area set southwards. The center is devoted to the bathrooms, landings and technical rooms. This stratiform layout is also reflected in the way the three functional areas are divided; one partition is provided with standard doorways to separate the bedrooms from the bathrooms, while wide openings with sliding doors connect the living-room and bathroom areas.Broad use was made of grey bricks, which refreshes the neighborhoods’s building tradition; the addition of thick, white square frames around the windows brighten the area up further.

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Y-Towers is its name, and it’s a great multipurpose complex designed by Butzelaar Van Son Architects. The building will rise in downtown Amsterdam, in a place where contemporary Dutch architecture breaks the mold and, at the same time, is capable of hybridizing with the typical image we have of maritime cities. In Holland, in fact, architecture has a strong maritime identity, and its quality varies according to its sophistication and the balance between citation and cloning. Perhaps, in this particular case, headway has been made: the architect has overcome morphological reflection, creating an actual semblance of a two-masted sailing ship that looks like an urban scale work belonging to the pop era. The complex includes a theater, a restaurant, a shopping center and two large parking lots which are all concentrated on the platform-hull of a streamlined, two-masted sailer…constantly in full sail. The sails themselves contain apartments in two different sizes, as well as a maritime museum. Of course the museum, which will be named “Holland; Land made of water”, will be a place where sea culture is preserved. This center will thus celebrate Holland’s continuous struggle with the Atlantic: in order to avoid being swallowed by the ocean, the country has had to build huge dikes and great barriers. But the country’s extraordinary polders are the most notable features; created from nothing, some of these drained lands, reclaimed from the sea, actually date back to the twelfth century.

Design e percorsi formativi In Milan “Combinazioni” è il titolo della mostra degli elaborati prodotti dagli studenti della Facoltà di Design del Politecnico di Milano, svoltasi lo scorso ottobre in campus Bovisa. I progetti esposti sono frutto del lavoro del Laboratorio di sintesi finale del 3° anno, professori: Mario Bisson e Alessandro Deserti; collaborazione all’organizzazione della mostra: Paolo Toto, cultore della materia all’interno del corso, in stretta collaborazione con Kubico, Firme di Vetro, ITRE, Muranodue, Aureliano Toso, Gallery, ALTLUCIALTERNATIVE, Progetti, Persico, e Rossetti arredamenti, aziende con cui sono state sviluppate tematiche di progetto analizzando il prodotto attraverso una visione antropocentrica. Un punto di vista che ha investito concettualmente anche la metodologia progettuale, orientandone i possibili campi operativi attraverso l’approfondimento di studi ergonomici, antropometrici, cinesiologici, al fine di considerare ciascun elemento del progetto come parte di un tutto. Temi trattati: sistema in franchising per una panetteria di quartiere; sistemi illuminanti; sistemi per il supporto dell’informatica; sistemi per il tempo libero prodotti con la tecnologia dello stampaggio rotazionale; camere d’albergo a 4 stelle. “Combinations” is the title of the exhibition that took place last October at the Bovisa Campus, devoted to examination papers by students from the Faculty of Design at the Polytechnic of Milan. The projects on show are the result of final 3rd-year work; the professors following the initiative were Mario Bisson and Alessandro Deserti. For the organization of the show, Paolo Toto, who teaches the subject at the university, worked in close collaboration with Kubico, Firme di Vetro, ITRE, muranodue, Aureliano Toso, Gallery, ALTLUCIALTERNATIVE, Progetti, Persico and Rossetti arredamenti. Along with these companies, project themes were developed by analyzing products through an anthropocentric view. This viewpoint also involved the concept behind the methodology used for the projects, directing the feasible fields to be worked on at ergonomic, anthropometric and kinesiological research, so as to consider each element of the project as a part of a whole. The themes that were dealt with were: a franchising system for one of the district’s bakeries; lighting systems: computer backup systems; equipment for leisure activities produced with rotatoinal forming; four-star hotels.

Sopra/above, Palazzo e Sturniolo, Sistemi di illuminazione/lighting systems; a sinistra e sotto/left and below, Pizzi e Visentini, FiTab-Fitness e Tempo Libero.

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2014

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Metamorfosi durevoli Lasting Metamorphoses

Spirale generatrice di spazio A Living Showroom

Dal Padiglione francese della Biennale di Venezia 2004 al Palais de la Porte Dorée di Parigi, provvisoria sede dell’Istituto francese di architettura (in febbraio-marzo 2005), la mostra “Metamorfosi durevoli” è stata un’occasione intelligentemente gestita dal suo commissario Françoise-Hélène Jourda per aprire un momento di riflessione e dibattito sul tema della città “sostenibile”. Sostenibilità, ossia possibilità di uno sviluppo probabile, è il concetto che ha guidato il lavoro di tre gruppi, composto ognuno da cinque tra architetti e paesaggisti, nell’arco di 48 ore. La mostra illustra i meccanismi, lo svolgimento, i risultati di questo metodo di esplorazione della città in vista di un suo sviluppo. Ogni gruppo in due giorni doveva creare un progetto su una zona, a cavallo tra Parigi e la sua periferia nord, con problemi, dalla presenza di pesanti frontiere viarie tra città e periferia alla mancanza di spazi di svago, strutture pubbliche, aree verdi ecc., comuni a molte realtà metropolitane europee. Ogni gruppo, succedutosi all’altro sull’area, doveva tener conto del progetto del gruppo precedente, rispettarlo, svilupparlo, trasformarlo coerentemente a un soggetto che gli veniva dato dal commissario. Questo “gioco” in tre atti, e i suoi risultati (una probabile città nel 2089) hanno messo in luce le numerose domande che nascono prima di progettare la città, contrastando il concetto di città come “prodotto finito”, fossilizzato nella sua forma, e proiettandola invece in un concetto di “organismo vivente” in costante mutazione, alla ricerca di un continuo equilibrio come organismo in cui interagiscono popolazioni, attività e desideri. I tre gruppi che hanno proposto soluzioni spaziali, immagini, sogni di ciò che potrebbe essere la città futura erano costituti da Olivier Brochet, Sylvie Dugasse, Philippe Madec, Annie Tardivon, Valérie Vaudou - laboratorio 20(1)4; Jacques Ferrier, Isabel Hérault, Karine Herman, Guerric Péré, Rudy Ricciotti – laboratorio 20(3)4 -; Marc Barani, Michel Bertreux, Jean-Christophe Quinton, Pascal Rollet, Francis Soler – laboratotrio 20(6)4 -. In occasione dell’esposizione sono stati inoltre presentati i tre progetti vincitori di un concorso per gli studenti iscritti al 4° anno e oltre nelle scuole di architettura francesi, bandito dall’Istituto francese di architettura in collaborazione con la Direzione dell’Architettura e del Patrimonio e il Ministero degli Affari Esteri. I premiati, impegnati sul tema della città “sostenibile” e nella stessa area dei precedenti laboratori con una scala di riflessione libera, sono “Sviluppi nomadi”, Scuola d’architettura di Nantes; “Eco nodo”, Scuola d’architettura di Bordeaux; “Prendere al tempo per Dare allo Spazio”, Scuola d’architettura di Lione. Elena Cardani

Progetto: Sergio Sargentini

After being shown at the the French Pavilion (2004 Venice Biennial), “Lasting metamorphoses” will also be on at the Palais de la Porte Dorée in Paris (temporary headquarters of the French Architectural Institute) from February to March 2005. The exhibition, which is meant to encourage reflection and debate on a topical issue – sustainable cities – was cleverly organized by Françoise-Hélène Jourda. Three groups focused on the concept of sustainability, or, in other words, the possibility of feasible development; each group was made up of five architects and landscapers who worked together for 48 hours. The exhibition shows the mechanisms, unwinding and results of this way of exploring cities, with an eye to their development. Within the space of two days, each group had to create a project for a specific area set between Paris and its northern outskirts. This presented a number of probems that are shared by many European metropolises: not enough streets connecting the city to the outskirts, not much entertainment, few facilities, parks, etc. The groups, which worked on the area in succession, had to consider what the prior group had planned, developing the former group’s ideas and changing the project according to the organizer’s assignment. This three-act “play” and its results (most likely a city to be built by 2089, 25 years after it has been designed) has brought up a number of questions that always come up before planning a city, thus contrasting the concept of cities as fossilized “finished products”: instead, they are seen as constantly mutating “living organisms” on a continuous quest for balance, as organisms where populations, activities and needs interact. The three groups, which proposed spatial solutions and images, dreaming of future cities, included Olivier Brochet, Sylvie Dugasse, Philippe Madec, Annie Tardivon, Valérie Vaudou (lab 20(1)4; Jacques Ferrier, Isabel Hérault, Karine Herman, Guerric Péré, Rudy Ricciotti (lab 20(3)4; Marc Barani, Michel Bertreux, Jean-Christophe Quinton, Pascal Rollet, Francis Soler (lab 20(6)4). In addition, the three winning projects in a competition for students attending the 4th year of French architectural schools were presented during the exhibition: this contest was advertised by the French Architectural Institute and the Patrimony and Ministry of Foreign Affairs. The winners – who worked on the issue of “sustainable cities”, deliberating on the projects presented by the preceding lab-groups – are “Nomadic developments”, “Eco nodo” and “Taking time for Space”, respectively by three Schools of Architecture in Nantes, Bordeaux and Lyons.

Un segale per Paris2012 Progetto: Yves Pagès, Benoît le Thierry d'Ennequin, Jean-François Blassel, Henry Bardsley La candidatura di Parigi per le Olimpiadi del 2012 ha segnato il suo primo risultato. Si tratta del vincitore del concorso internazionale per la realizzazione dei “Rèpere Olympique”, la struttura che avrà il compito di individuare e segnalare il sito destinato ad accogliere il futuro Villaggio olimpico. Il progetto per Parigi 2012 interessa infatti la riconversione e rivitalizzazione del quartiere di Batignolle, una ex zona industriale nella periferia nord-ovest della capitale, dove verrà impiantato il nuovo Villaggio olimpico, primo esempio di villaggio a zero emissione di CO2 realizzato in Francia. Un obiettivo ambizioso, di cui il nuovo segnale, che verrà realizzato entro il prossimo gennaio, deve farsi portatore. Dunque, un edificio con il forte valore simbolico di un evento ed emblematico di un luogo, che comprenderà uno spazio espositivo per la presentazione del concetto e dei progetti di Parigi 2012. Su 400 dossier selezionati, la giuria, composta oltre che dai rappresentanti istituzionali da una rosa di otto architetti provenienti da diversi Paesi, Inaki Àbalos (Spagna), Shigeru Ban (Giappone), Stefano Boeri (Italia), Eric Carlson (USA), Peter Cook

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(Inghilterra), Finn Geipel (Germania), Marc Mimram e Jean Nouvel (Francia), ha premiato il progetto del duo francese composto da Yves Pagès e Benoît le Thierry d’Ennequin, con Jean-François Blassel e Henry Bardsley. Un oggetto aereo e flessibile che concentra “con la sua forma e la sua struttura un equilibrio simbiotico tra attività umane e ambiente”, come spiegano i progettisti. E in effetti il nuovo rèpere è una sintesi di tecnologia, eleganza e semplicità di sviluppo. Più leggera dell’aria, la struttura si proietta verso l’alto per 80 metri, visibili da tutta Parigi, attorno a una colonna vertebrale pensata in materiali di sintesi, ancorata al terreno e tesa verso il cielo attraverso una enfilade di anelli colorati gonfiati all’elio. Il segnale si orienta in funzione del vento, flettendosi alla minima variazione atmosferica mentre il sistema di illuminazione trasmette la notte una luce mobile e diffusa. Alla base di questo elemento/segnale si sviluppa una galleria espositiva dove il pubblico potrà seguire gli sviluppi della candidature di Parigi 2012. Elena Cardani

La scala come generatrice di progetto è un classico nel recupero di spazi dismessi, quando poi si ha la fortuna di trovare una scala a ventaglio, è davvero un’occasione da non perdere. L’intervento consisteva nel recupero di un capannone per farne uno showroom dedicato alla vendita di arredi per bagno. Frazionato su due livelli, il nuovo spazio si avvolge attorno alla scala, una spirale culminate verso la luce proiettata sul soffitto proveniente da sorgenti luminose poste in tubi di acciaio inox. E di acciaio è anche tutto l’impalcato di tubature (quelli per gli impianti idraulici) che sorregge una lamiera variamente traforata, che evoca bollicine d’acqua e onde marine. Il tutto è funzionale all’esposizione dei prodotti destinati all’ambiente bagno. Obiettivo di progetto era di valorizzare prodotti industriali realizzati con tecnologie sofisticate di ultima generazione, giocando sugli effetti specchianti delle superfici d’acciaio a seconda della forma e della disposizione nello spazio scenico del negozio e, contemporaneamente, mettere a nudo la complessità della componentistica impiegata negli impianti dei bagni contemporanei.

It is quite common to recur to staircases in the creation of projects for disused areas, and when you are lucky enough to dispose of a fan-shaped staircase, you just have to take advantage of the opportunity. Here, a warehouse was turned into a showroom devoted to the retail of bathroom furnishings. Set out on two levels, the new space wraps itself around a stairway, a spiral that reaches up to the light thrown on the ceiling, which comes from lighting devices placed in stainless steel tubes. All the piping (for the plumbing) is also in steel, and supports a metal sheet punctured with holes of different dimensions, evoking bubbles and waves. All of this serves for the exhibition of bathroom products. The project aims at enhancing high-tech industrial products of the latest generation, by using the reflective properties of steel surfaces according to the shape and layout of the shop’s display area. At the same time, the showroom highlights the complexity of the components that make up contemporary bathroom fixtures. A sinistra, modello e, a destra, schizzo preliminare e la scala centrale dello showroom realizzato da Sargentini per la vendita di arredi bagno. Left, model and, right, preliminary sketch and the central staircase of the showroom designed by Sargentini for bath furniture selling.

Terrazze sul Tevere In Rome Progetto: Ruggero Lenci, Nilda Valentin, Stefano Catalano Le continue trasformazioni di Roma hanno modificato il rapporto fra il tessuto urbano e il Tevere, rendendo problematica la percezione di un patrimonio fondamentale per la vivibilità della città. La restituzione del fiume a Roma potrebbe avvenire con interventi che accrescano la fruibilità visiva attraverso realizzazioni che fungano da elementi polarizzatori. “La Cultura del Fiume”, progetto di Ruggero Lenci, Nilda Valentin e Stefano Catalano si propone di instaurare rinnovati rapporti tra Roma e il suo storico fiume, sinergie che si renderebbero possibili a seguito della realizzazione di una serie di terrazze panoramiche, tecnologicamente avanzate e a sbalzo collocate strategicamente sui muraglioni. Si creerebbero così punti di sosta nella turbolenza urbana, inediti luoghi di sguardo sulle bellezze del fiume e sui tessuti urbani che lo costeggiano. Una seconda priorità del progetto sta nella costruzione di nuovi ponti onde migliorare la mobilità trasversale di Roma: oltre ai già proposti ponti pedonali della Musica e della Scienza, nonché al ponte carrabile Enrico Fermi, il progetto propone la realizzazione di un ponte carrabile tra piazza Del Fante e Largo A. Sarti, e di un ponte ferroviario funzionale alla chiusura dell’Anello tra la stazione Tor di Quinto e la via Salaria. Un terzo obiettivo sta nella sistemazione a parco urbano-fluviale degli argini del Tevere, in un nuovo assetto dei percorsi pedonali e ciclabili e nel ripristino della sua navigabilità rispettando il sistema ambientale, idrogeologico e naturalistico. Rome’s continuous changes have modified the relationship between its urban fabric and the Tiber, making it difficult to perceive a fundamental heritage for the city’s livability. Restoring the river to Rome might be possible if something is done to improve visibilty through interventions that act as polarizing agents. “The River Culture” aims at establishing new relationships between Rome and its historical river: one strategy that might make this synergy feasible is a series of technologically advanced panoramic terraces overhanging the embankments. The project also aims at building new bridges so as to make it easier to cross the city and improve mobility. In addition to the Music and Science footbridges, as well as the Enrico Fermi road bridge, the project proposes a new road bridge between piazza Del Fante and Largo A. Sarti, and a railway bridge that would allow to close the ring between the Tor di Quinto station and via Salaria. Another of the goals is to create an urban-river park along the banks of the Tiber, rearranging the footpaths and cycle tracks and making the river navigable again, with an eye to the area’s environmental, hydrogeological and naturalistic systems.

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Londra, perché…

Nel giardino del dialogo e della pace A Garden for Peace Progetto: Sergio Fabio Rotella

“Sì come colui che leggerissimo era, prese un salto e fusi gittato dall’altra parte, e sviluppatosi da loro se n’andò ” Boccaccio. Questo scritto dovrebbe rendere conto della motivazione ideale e pratica per cui è risultato utile e stimolante seguire un’esperienza didattica in ambito internazionale, nella fatti specie un master in progettazione architettonica alla facoltà di architettura (Bartlett school) del University College London (UCL). La Bartlett school è organizzata in un primo corso (Degree Course) e un successivo corso (Diploma Course). I corsi sono poi divisi in unità (Units) ed ognuna di esse è seguita da un insegnante con ruolo accademico di tutor che non si identifica con il vero e proprio professore (professori titolari sono P. Cook e C. Hawley). Visto il numero limitato degli studenti, specialmente al Degree course, la relazione con i tutor è molto stretta anche perché tutti i ragazzi hanno a disposizione spazi (strutture) individuali o collettivi all’interno della facoltà più o meno grandi che, personalizzati nei modi più stravaganti, diventano delle vere e proprie seconde case, delle postazioni dove vivere dalla mattina alla sera per tutto l’anno accademico in una vera e propria “full immersion” architettonica. La didattica è basata su revisioni settimanali e rapporti frequenti con i propri tutors che sono unici per ogni unità, come unico è il progetto da sviluppare e approfondire sulle molteplici tematiche architettoniche per tutto l’anno. Ma il momento didattico sicuramente più importante ed eccitante è la presentazione. A scadenze più o meno regolari (usualmente bimestrali) vengono organizzate revisioni generali dette presentazioni. In tale occasione lo studente presenta il proprio progetto con libertà assoluta ad una commissione (informale) composta da 4 o 5 architetti (anche se non mancano eccezioni, come la presenza di personaggi importanti della cultura contemporanea inglese) provenienti dal mondo accademico e professionale londinese e non solo. Tale sistema permette di analizzare e verificare la maturità e lo spessore critico-creativo dello studente, il cui operato teorico e pratico viene direi “vivisezionato" in ogni parte da punti di vista anche completamente diversi nonché controversi. Per quanto riguarda l’impostazione e la metodologia didattica dei corsi si deve notare come nei primi anni (Degree course) i ragazzi vengono portati a liberare se stessi sia da un punto di vista teorico che tecnico-espressivo; in un modo che a me ha ricordato quasi l’originario programma del Bauhaus. Si affrontano, direi con sincero metodo sperimentale, i diversi sistemi di osservare, analizzare e interpretare in modo assolutamente personale, soggettivo, tutto ciò che si può definire “mondo fenomenico” (oggetti, eventi, processi, luoghi, ecc.), per arrivare oltre; cioè per arrivare a vedere oltre la dimensione fisico-visibile delle cose, in quella che possiamo definire “dimensione astratta” strettamente dipendente dalla personalità, dal carattere e dalla capacità creativa di colui che si immerge in questo tipo di processo criticoprogettuale; direi per cercare quel luogo mitico, quell’isola nascosta ai più che Tommaso Moro descrisse senza mai esserci arrivato. Ciò che voglio dire è che usualmente queste ricerche partono dall’interesse e la curiosità per alcuni fenomeni (come sopra descritto) tipo: la trasparenza del vetro, il corpo umano e le sue parti, l’atmosfera, la velocità nello spazio urbano, ecc.. Lo studente si focalizza, si concentra così su un determinato tema e cerca di comprenderlo attraverso vari tipi di tecniche di analisi e di interpretazione che non riguardano specificatamente la disciplina architettonica ma si rifanno ai vari campi del sapere (scienze, arti, ecc.). Tornando agli esempi precedentemente citati, in particolare al tema della trasparenza del vetro, se ne viene ad analizzare le caratteristiche e le particolarità fisiche e chimiche, i possibili valori estetici e poetici fino ad arrivare a riferimenti anche filosofici (pensiamo a Paul Virilio in testi come “L’estetica della sparizione” o “La macchina vedente”), nonché proponendo valutazioni e considerazioni assolutamente soggettive. Questo tipo di ricerca viene portato avanti e concretizzato attraverso le più svariate e libere tecniche espressive (anche congiunte o sovrapposte), dai modelli a disegni e diagrammi di ogni genere (usando anche software informatico), a collages e tecniche fotografiche. Tutto questo viene reso possibile anche dalla presenza di laboratori specifici per la lavorazione dei metalli, dei legni e dei materiali polimeri, per la fotografia e per la ricerca informatica. Il fine di tutto questo materiale non è quello di ottenere un valore formale e grafico in se, ma di esprimere nel modo più coerente, chiaro e intelligente l’idea progettuale specifica che ne è alla base; quindi deve essere un mezzo espressivo che, unito ad altri tipi secondo un concetto di multimedialità, renda chiaro il processo concettuale (ideazione) ed il tipo di spazio fenomenico (percezione) che si vogliono creare. Tutto questo per dire che le valenze estetiche prese in se stesse, il bel disegno o modello che sia, non valgono alcunché se non risultano media di un appropriato processo teorico o ancor meglio teoretico. Ci si collega così all’ esperienza di Peter Cook e degli altri membri Archigram per quanto riguarda l’uso dei mass-media, di mezzi espressivi ed il valore dell’immagine (vedi anche l’esperienza delle neo-avanguardie anni ‘60 e più recentemente di Bernard Tschumi e Paul Virilio). Il Diploma course (V anno) è il corso maggiormente frequentato, infatti vi si trovano studenti provenienti un po’ da tutto il Regno Unito ed anche dal resto del mondo (in particolare USA, Germania e Giappone, dove Cook ha una certa fama e reputazione, insegnando o tenendo stages in alcune università). Il livello e la qualità didattica in questa fase sono molto alti, sia da un punto di vista formale che concettuale; ricordo che Lebbeus Wood tenendo la sua lecture annuale alla Bartlett, la definì una delle facoltà di architettura più importanti al mondo per quanto riguarda la sperimentazione in campo architettonico. In questo ultimo anno di corso la metodologia progettuale già citata viene ulteriormente approfondita, direi estremizzata, all’interno di una specificità e differenziazione dovute ai vari tutors. Infatti, mentre al Degree course sono assegnati i tutors più giovani e con meno esperienza, al Diploma course sono assegnati tutors di rilievo come, per citare alcuni nomi, Christine Hawley (ex associata Cook), Neil Spiller (pubblicato su AD ed altre riviste) o CJ Lim (pubblicato su varie riviste). Mi pare giusto soffermarmi un attimo sulla metodologia didattica di N. Spiller e C. Hawley, come esemplificazione delle varie tendenze interne alla Bartlett. Mentre il primo è particolarmente interessato ai legami fra Architettura e tutto ciò che riguarda il mondo dell’ informatica e le sue applicazioni, arrivando così ad investigare concetti come cyber-space, multimedialità e virtualità; la seconda sembra avere assimilato la lezione di Cook ed un po’ di tutta l’area culturale che va dall’avanguardia storica alla neo-avanguardia, con originalità e quello spirito critico e analitico tipico del mondo anglosassone. Usualmente i suoi studenti

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sono portati a lavorare secondo la metodologia descritta in precedenza; vale a dire partendo dallo studio e dalla analisi di un fenomeno per poi arrivare alla creazione di modelli di carattere astratti, visti come espressione della soggettiva interpretazione dei ragazzi. Tali modelli, che servono a definire sia l’ambito teorico-concettuale che quello percettivo sensoriale sono chiamati macchine (macchinari interpretativi) e sono la base su cui si svilupperà la fase architettonica vera e propria che richiede sensibilità compositiva ed originalità e sistematicità programmatiche non usuali. In questo processo di crescita comune fra studente e insegnante si inseriscono i momenti delle presentazioni, che offrono ulteriori importanti informazioni e giudizi su cui riflettere. Infatti tali momenti di intenso e vivace dibattito critico-dialettico offrono un confronto fra tutors, professori ed architetti con visioni ed idee anche molto differenti, e ciò permette di vedere le cose in modi anche molto diversi e da molteplici punti di vista, per una esperienza didattica sempre più variegata ed accresciuta. Cook è riuscito ad inserire la Bartlett all’interno di un circuito architettonico internazionale legato al mondo accademico e professionale d’avanguardia, per cui le varie lectures e presentazioni sono tenute da architetti come : E.O. Moss, P. Prix, N. Denari, E. Miralles; R. Arad, J. Nouvel, M. Webb (ex Archigram che attualmente insegna in USA), L. Wood e altri architetti sempre legati ad ambienti di cultura diciamo così progressista. La Bartlett ha poi legami con la Stadtschule di Francoforte, dove Cook tiene una sorta di Master a cui partecipava anche il catalano E. Miralles, e con il SCIArch. di Los Angeles. Per quanto riguarda il Master in progettazione arch. (ve ne sono altri come “Town planning”, “Lighting” o “Contemporary history”) posso dire che risulta una esperienza di notevole valore. Cook, che si può definire come l’elemento di attrazione del corso a livello internazionale, è il direttore responsabile e si avvale della collaborazione di alcuni tutor che generalmente variano di anno in anno. Il programma è articolato in differenti fasi (4) con durata variante da alcuni giorni (progetto I, che serve per presentare le proprie caratteristiche) a sei mesi per la tesi finale (composta da un progetto ed un saggio scritto), intervallate da un viaggio all’estero e dalla possibilità di agganciarsi ad altri tipi di seminari od esperienze interne all’istituto. Poiché gli studenti provengono da ogni parte del mondo con una propria formazione universitaria, i progetti realizzati risultano alquanto eterogenei fra loro ed anche nei confronti dello “Stile” (se così possiamo esprimerci) della scuola stessa. Comunque devo dire che una certa generale assimilazione di tale stile, ripensando alla progressione fra i lavori iniziali e la tesi finale, vi è stata. Un altro aspetto che va sottolineato è lo scambio di idee, l’influenza reciproca che si è avuta fra studenti; e questo è stato proprio l’aspetto più importante ed affascinante di tale esperienza. Lavorare insieme a ragazzi di cultura e mentalità differenti permette una notevole maturazione umana e progettuale insieme; così ho avuto la possibilità di osservare le caratteristiche comuni di studenti provenienti da varie nazionalità: dai tedeschi che lavorano molto su base strutturalista con diagrammi, schemi e con una conoscenza dei materiali non indifferente, ai giapponesi molto concreti, precisi ed esperti in vari tipi di software per grafica (è strano come entrando in contatto con loro riesci a percepire una profonda spiritualità che però si

coniuga in maniera particolare ad una mentalità a parere mio eccessivamente rigida); ho avuto anche esperienza dell’operare di tipo americano (nello specifico west-cost) in cui si univa sicurezza e spregiudicatezza nell’uso del mapping (tecnica concettuale e poi grafica) ad una idea della bellezza della imperfezione e del “non finito” molto particolari. Anche per il nostro corso le presentazioni sono state un momento fondamentale di scambio di idee, talvolta anche con forti emozioni e contrasti. Io personalmente ho avuto presentazioni con Lebbeus Wood, David Green (ex Archigram), Odile Decq, CJ Lim ed anche con due tutor della Columbia University. In sostanza la Bartlett, per quanto riguarda il dipartimento di architettura, mi è sembrata concretizzare un po’ l’immagine ideale che mi ero fatto della vecchia Bauhaus, in essa infatti convergono esperienze avanguardistiche internazionali portate avanti con un duro e continuo lavoro di sperimentazione. La metodologia progettuale si sviluppa su base programmatica, che deve essere originale e precisa (utile può risultare la lettura di “S,M,L,XL”, R. Koolhaas ) con una continua dialettica fra l’aspetto teorico-concettuale, in riferimento a tecniche un po’ di moda in questi ambienti come il layering e il mapping (di cui ho imparato l’efficacia grazie a Cook e ad alcuni studenti) e l’aspetto più percettivo sensoriale, se vogliamo fenomenologico, in riferimento a tecniche comunicative, modelli e disegni che abbiano veramente la forza e l’intensità di fare vedere e sentire il tipo di spazio che si è pensato (utile può risultare la lettura di “Architecture and disjunction”, Tschumi ). Mi preme sottolineare nuovamente, in riferimento alla fase metaprogettuale, l’importanza della creazione della così detta macchina come modello interpretativo di ciò che viene analizzato. Tale macchina puo’ essere vista sia come modello meccanico (modelli del corso di C. Hawley, con riferimenti ad esperienze fatte anche al SCIArch. di Los Angeles e da T. Mayne e M. Rotondi - Morphosis), sia come modello virtuale (modelli del corso di N. Spiller, con riferimenti anche alla letteratura così detta cyber-punk ed alla teoria sui nuovi tipi di percezione dello spazio artificiale di Virilio). La configurazione spaziale, che usualmente le architetture degli studenti presentano, è quella tipica della concezione decostruttivista o dislocativa con numerosi riferimenti alla recente tecnica del folding (piegatura), che presuppone una ricerca dell’annullamento della discontinuità fra sito e Architettura, interno ed esterno, in una complessa continuità organica, quasi un indefinito svilupparsi ed invilupparsi di suolo artificiale. Questi elementi, uniti alla capacità di dialogare e sapere spiegare con capacità retorica il proprio lavoro con le presentazioni, penso siano le componenti essenziali che caratterizzano la Bartlett. Arrivando ai difetti, mi è sembrato di notare (da buon italiano) una scarsa importanza data alla storia dell’architettura, che ho l’impressione sia comune a varie facoltà di architettura dell’ambiente anglo-americano e l’accentuata prevalenza dell’aspetto analitico-intellettuale su quello sintetico-poetico. In linea generale penso e spero di avere fornito una idea, anche se un po’ vaga, di ciò che la Bartlett è, e in particolare è stata per me, nonché del tipo di lavoro che vi si svolge. Molte cose potrebbero essere approfondite e discusse maggiormente ma si aprirebbero ulteriori finestre su un mondo ancora più variegato, preferisco perciò rimanere nell’ambiente aprendo la cui porta vi ho già introdotto. Gianluca Fedi

L’istanza di pace, concordia e serenità è stato il motore che ha generato “Il Giardino delle Religioni e del Dialogo”, progetto di Sergio Fabio Rotella, realizzato in collaborazione con il Comune di Gibellina (Trapani), presentato durante l’undicesima edizione della manifestazione milanese Grandesign (7 - 10 ottobre presso le Sale del Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci”). All’interno del Comune di Gibellina sorgerà un parco-giardino in cui convivono i simboli delle otto più importanti religioni del mondo, un luogo concepito per la meditazione individuale e collettiva sul problema del dialogo fra i diversi pensieri teologici. Il simbolo planimetrico è la forma di un fiore dove all’interno dei petali, rappresentati da piazze semicircolari, risiedono i simboli delle otto religioni più rappresentative del pianeta. Otto percorsi concentrici portano a una torreobelisco situata al centro del parco-giardino, che racchiude una colonna d’acciaio a specchio su cui scorrerà dell’acqua. Durante la notte, grazie all’illuminazione interna, la grande torre si trasformerà in una “guida luminosa”. I camminamenti che conducono al fulcro centrale saranno disseminati da opere d’arte create da artisti di tutto il mondo e di diversa fede. Sculture e installazioni quali testimonianze di un dialogo e di una coesione verso la quale la creatività protende, insceneranno un vero e proprio museo multietnico en plain air. Focus centrale del progetto, una grande torre simbolica di forma troncoconica con l’apertura rivolta verso il cielo che riporta sulla superficie metallica di rivestimento gli emblemi di tutte religioni della storia dell’umanità.

“The Garden of Religions and Dialog” was generated by an appeal for peace, concord and serenity. The project, by Sergio Fabio Rotella, was carried out in collaboration with the Commune of Gibellina (Trapani), and was presented during the eleventh edition of the Milanese exhibition Grandesign (7 to 10 October in the halls of the “Leonardo Da Vinci” Museum of Science and Technology). A new park will be created in the Commune of Gibellina; here, the symbols of the world’s eight most important religions will live together. This place is conceived for individual and collective meditation on the problem of dialog among different theological ideas. The plan is in a flower shape, and each petal is represented by semicircular squares. The planet’s eight most significant religions are set within each petal. Eight concentric paths lead to an obelisk-tower located in the center of the park; the tower contains a reflective steel column in which water will flow. Thanks to special interior lighting, at night the great tower will be transformed into a “luminous guide”. The pathways leading to the center will be strewn with masterworks created by artists of different faiths from all over the world. Sculptures and installations will stage an actual outdoor multiethnic museum, and will act as witnesses of the dialog and cohesion that creativity yearns for. The project’s main focus is a great tower in a truncated cone shape, its opening facing skywards; its metal surface shows the symbols of all the religions in the history of humanity.

Planimetria generale e rendering del Giardino delle Religioni e del Dialogo progettato per Ghibellina (TP). Site plan and renderings of the Garden of Religions and Dialogue designed to be realized in Ghibellina (Trapani).

Rettifica Precisation Nell’articolo dedicato al progetto di Nikken Sekkei Ltd per la nuova sede dell’Istituto Giapponese di Ricerca per le Strategie Ambientali Globali (IGES, Institute for Global Environmental Strategies), pubblicato ne l’Arca 196 sono state inserite per errore alcune immagini non corrette. Ce ne scusiamo con gli interessati e riportiamo a lato due viste dell’edificio. In the article about the Nikken Sekkei ltd.’s project for the Japan Institute for Global Environmental Strategies (IGES), published in l’Arca 196 some incorrect images have been included. Here we publish two correct images of the building.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Simulazioni e utopie In Geneva Mostre, performance, film, eventi, dibattiti e conferenze internazionali costituiscono la Biennale Version 2004 che si svolge fino al 19 dicembre a Ginevra. Un appuntamento che dal 1994 cerca di fare il punto sulle relazioni tra le arti, i nuovi media, le tecnologie della comunicazione per dar conto dei modi contemporanei di percepire e rappresentare la realtà di un mondo in continuo cambiamento. Il titolo dell’edizione di quest’anno è “SIMulation CITY” e ruota attorno al tema della città contemporanea intesa come progetto di organizzazione sociale da una parte e, dall’altra, come nodo di scambio di innumerevoli mondi immaginari legati all’idea di utopia. Le tecnologie più avanzate sono fonte di speranza ma anche di paure e, in questa sede, fanno da supporto a rappresentazioni dei modi immaginati o simulati di vivere le città, frutto delle analisi e delle riflessioni degli artisti e degli esperti di vari settori invitati a partecipare ai vari eventi. Tra questi, il simposio internazionale “Droits d’Images” che il 3 e il 4 dicembre, presso la Haute Ecole d’Arts Appliqués Hes a Ginevra affronta il tema dei diritti d’autore e di immagine. Infatti, in un mondo saturato dai mezzi di comunicazione di massa e dalla miriade di mondi virtuali cui sempre più persone possono accedere, il tema della libertà e dell’espressione artistica, dei diritti d’autore e della condivisione dei dati diventa oggetto di dibattito sia a livello etico che legale. La mostra centrale si svolge negli spazi del Centre pour l’Image Contemporaine e vede coinvolti artisti come Tobias Bernstrup, Peter Aerschmann, Blast Theory, collectif_fact, Jonah Freeman, John Pilson, Tania Ruiz. La Biennale è in parte visitabile anche on-line al sito www.version.ch.

Arti e corrispondenze In Paris Exhibitions, performances, films, events, debates and international conferences all converge at the Version Biennial 2004, which will be on until December 19th at Geneva. Since 1994, the Biennial has always focused on the relationships among art, the new media and communication technologies, so as to expound contemporary modes of perception and represent the reality of a continuously changing world. This year’s edition is called “SIMulation CITY”, and it concentrates on the theme of the contemporary city, seen as a project for social organization on one side, and on the other, as a hub for the exchange of countless imaginary worlds that are somehow linked to the idea of utopia. The most advanced technologies are a source of hope, but also of fear, and here they act as supports for the representations of the imagined or simulated ways of experiencing cities, as a result of the analyses and reflections of the artists and experts in different sectors who were invited to participate in the various events. One of these will take place between 3 and 4 December at the Haute Ecole d’Arts Appliqués Hes in Geneva – the international symposium “Droitd d’Images”, which will deal with the issue of copyright. In fact, in a world that is saturated with means of mass communication and with a multitude of virtual worlds that more and more people can access, the issue of liberty and artistic expression, copyright and sharing data is open to debate, both on an ethical and on a legal level. The main exhibition is taking place at the Centre pour l’Image Contemporaine, and involves artists such as Tobias Bernstrup, Peter Aerschmann, Blast Theory, collectif_fact, Jonah Freeman, John Pilson, Tania Ruiz. The Biennial can also be partly visited online, on the website www.version.ch. Dall’alto/from the top: John Pilson, Jackie 2; Peter Aerschmann, Variable 5Stadtgalerie; Tania Ruiz, Le coin de rue; Tobias Bernstrup, Xseed 4000; Tania Ruiz, La Plaza II.

Sotto/below, collectif_fact, Video Platform 2004 1’56”; in basso/bottom, Blast Theory, Truecold.

La relazione tra musica e arti plastiche è uno degli aspetti peculiari del XX secolo, tema già peraltro individuato da Baudelaire nel suo poema Correspondances dove appunto il poeta, nel 1857, scrive che “i colori, i profumi e la musica si rispondono”. Un tema particolarmente ricco e sfaccettato che trova un’interessante ed esaustiva occasione di approfondimento nell’ampia mostra “Sons et Lumières”, allestita fino al 3 gennaio al Centro Pompidou di Parigi. Oltre 400 opere su una superficie di 2100 metri quadrati, offrono un percorso inedito e singolare che mette in evidenza i momenti più significativi dell’interazione tra musica/suono e arti visive. Gli artisti in mostra, da Klee, Kandinsky, Kupka, a Duchamp, Picabia, Pollock fino a John Cage o Bill Viola, sono raggruppati in tre sezioni che riflettono le differenti forme del dialogo tra visuale e sonoro. La prima parte presenta il divenire delle corrispondenze baudelairiane partendo da un’astrazione pittorica sperimentata attraverso l’immaterialità della musica. Nella seconda parte vengono affrontate le forme artistiche in cui, nel tentativo di materializzare il suono, le vibrazioni sonore costituiscono uno dei principali materiali dell’opera. La terza parte invece si articola in forma di interrogativo. Attraverso le esperienze del “rumore” sviluppate dai Futuristi fino a John Cage e al movimento Fluxus, vengono sottolineati gli aspetti più iconoclasti di questa tematica.

Tra maestri a confronto Fog and Thames moments of interaction between music/sound and visual arts. The artists on show, which range from Klee, Kandinsky, Kupka and Duchamp, Picabia, and Pollock to John Cage, are grouped together in three sections that reflect the different forms of dialog between vision and sound. The first part presents what becomes of Baudelaire’s “Correspondances”, beginning with pictorial abstraction experimented through the immateriality of music. The second part shows how – in the attempt to materialize sound – in certain art forms sound vibrations constitute one of the main elements of a work. On the other hand, the third part brings up a question: the most iconoclastic aspects of this subject are pointed out through “sound” experiences developed by the Futurists, up to John Cage and the Fluxus movement.

Turner, Whistler and Monet, some of the most important and innovative artists of the nineteenth century, were on the same wavelength as far as ideas and creative approaches were concerned. Until January 17th, the Galeries Nationales du Grand Palais in Paris is offering a unique opportunity for us to appreciate the implications and nuances of the three artists’ production. At the end of 1870, when Monet was only thirty years old, and he took refuge in London to escape the Franco-Prussian War, he became acquainted with works by William Turner (1775-1851), and most probably, in those years he visited James Whistler’s studio, discovering the first Nocturnes by the American-born artist, as well as singular views over the Thames. Monet’s work was influenced by these artists, the Thames itself and the London fog, and during this period, he painted three different views of the hazy Thames. In the steps of Turner and Whistler, Monet began representing what he called “the effects of fog” on the Thames and on the Seine (in the image below). These works show the artist’s interpretation of a sky “polluted” by the high, smoking chimneys, as well as demonstrating the French artist’s aesthetic research. Twenty-five years later, during his stays in London, Monet picked up this theme again with extraordinary insight. The Parisian show points out the connections between – and the evolution of – Monet’s first paintings (1871), inspired by the Thames, and the seires he painted in London between 1899 and 1901, comparing them with numerous watercolors and prints by Turner and Whistler. The exhibition also highlights the similarities among the paintings the three artists created in Venice, where Monet stopped for a visit in 1908.

The relationship between music and plastic arts is one of the twentieth century’s peculiar aspects, a theme that Baudelaire himself had already come to terms with in his poem Correspondances (1857). Here, the poet wrote that “colors, fragrances and music are related to one another”. This is a particularly wide-ranging and multifaceted theme that is comprehensively expounded in the large exhibition “Sons et Lumières”, open until January 3rd at the Pompidou center in Paris. Over 400 works on a 2,100-square-meter surface offer a new, singular show that highlights the most significant

De Portzamparc e Messico a Lille Christian de Portzamparc, Gran Premio Nazionale dell'Architetura francese nel 1993 e Prix Pritzker nel 1994, è la figura centrale della stagione espositiva invernale di Lille 2004, che gli rende omaggio con un’importante mostra al Palais des Beaux-Arts, fino al 10 gennaio prossimo. Il titolo “Plurier et Singulier” sottolinea un racconto espositivo centrato sul rapporto che lega l’edificio alla città. I lavori di de Portzamparc sono presentati in tre sezioni: il singolare, il plurale e il verticale. Nella prima sono riuniti i progetti che hanno un ruolo simbolico, di riferimento, edifici faro nella città: dalla Città della Musica di Rio de Janeiro, alla Filarmonica del Lussemburgo. Nella parte del “plurale” viene invece rappresentata la dimensione urbana, i quartieri ma anche il passaggio dall’urbanistica all’architettura secondo il concetto di “isolato aperto”, teorizzato dall’architetto negli anni Ottanta: sono esposti i progetti urbanistici per Pechino, o Paris-Rive Gauche a Parigi e quelli degli isolati residenziali o terziari nella città orizzontale, come l’Ambasciata di Francia a Berlino o gli uffici di Canal+ a Boulogne. Infine il “verticale” è riferito a una terza dimensione specifica della città moderna e presenta i progetti di

Turner, Whistler e Monet, tra i principali e più innovativi artisti del XIX secolo, furono legati da profonde sintonie di idee e di approcci creativi e la mostra allestita fino al 17 gennaio alle Galeries Nationales du Grand Palais di Parigi offre un’occasione unica per potere apprezzare i risvolti e le sfumature che ne accompagnarono la produzione artistica. E’ alla fine del 1870, quando Monet, a soli trent’anni, si rifugiò a Londra per sfuggire alla guerra franco-prussiana, che venne a conoscenza delle opere di William Turner (1775-1851) ed è probabilmente negli stessi anni che visitò lo studio di James Whistler scoprendo i primi Notturni dell’artista di origine americana e le viste del Tamigi. Questi artisti, il Tamigi, la nebbia londinese influenzarono l’opera di Monet che dipinse in questo periodo tre viste del Tamigi nella nebbia (nella foto sotto). E proprio iscrivendosi al seguito di Turner e Whistler, che Monet inizia a rappresentare quello che definì come “gli effetti della nebbia” sul Tamigi e sulla Senna. Un motivo che Monet riprenderà in modo straordinario circa venticinque anni più tardi, durante i suoi soggiorni a Londra. La mostra parigina, documenta le relazioni e l’evoluzione tra i primi quadri di Monet del 1871 ispirati al Tamigi, e le serie che dipinse a Londra tra il 1899 e il 1901, alla luce dei numerosi dipinti, acquerelli e stampe di Turner e Whistler. Vengo inoltre messe a confronto le opere dipinte dai tre artisti a Venezia, dove Monet soggiornò nel 1908.

torri tra cui il Crédit Lyonnais a Lille, la torre LVMH a New York o il recentissimo progetto per alloggi Kalimian a Manhattan in corso di studio. Gli scambi e gli incontri culturali tra Messico e Europa sono invece al centro dell’esposizione in corso fino al 16 gennaio al Museo d’Arte Moderna di Lille Métropole. Circa 300 opere realizzate da 74 artisti messicani ricostruiscono in modo ricco e abbastanza unico per la scena internazionale un panorama della arte messicana tra gli anni Dieci del secolo scorso, in cui scoppiò la rivoluzione, e gli anni Sessanta, data in cui si affermò una nuova generazione di artisti. Emergono dalle opere esposte, come quelle di Rivera e di Zarraga, l’esistenza di profonde relazioni con la realtà europea soprattutto con pittori quali Modigliani, Picasso, Van Dongen o Severini – dove questi artisti si formarono – agli inizi del Novecento e l’influenza con numerosi scrittori come Artaud e Bréton o fotografi come Tina Modotti o Henri Cartier-Bresson che viaggiarono molto in Messico. Si arriva così fino agli anni Cinquanta in cui emerge una generazione di artisti, di stile assolutamente eterogeneo, accomunati solo da una pretesa rivendicazione di libertà artistica.

Sopra/above, Pierre Huyghe, L’expédition scintillante, Act 2 “Untitled” (Light Box), 2002 (photo: KUB, Marcus Tretter).

54 lettere senza verbo Una suggestiva istallazione luminosa dell’artista francese Jean-Pierre Bertrand (1937), è in mostra fino al 9 di gennaio alla Galerie des Ponchettes di Nizza. Cinquante-quatre lettres blueues ne viendront pas au but du verbe, fa parte dell’ampio programma degli avvenimenti artistici “les murs, un autre regard” che da maggio, e fino a gennaio, investe musei e spazi pubblici della città. L’opera luminosa di Bertrand si inserisce in un’aritmetica complessa che stigmatizza il numero 54. L’intervento è costituito da 54 lettere in neon blu, disposte verticalmente nello spazio della galleria secondo una scansione matematica 2 e 4-4-4-4, su 3 file sovrapposte. La logica del meccanismo compositivo non impedisce affatto la perdita del senso in rapporto all’enunciato e titolo dell’opera, ma anzi contribuisce alla sua affermazione. La dimensione spaziale risulta arricchita di un nuovo coinvolgente rapporto con lo spettatore che viene completamente assorbito dal dispositivo spazio-temporale messo in atto dall’artista. Da sinistra/from left: Juan O’Gormann, Casa- Estudio di Diego Rivera-Frida Kahlo, Mexico D.F., 1929-32; Christian de Portzamparc, Grande Bibliothèque du Québec, 2000.

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Città della cultura Mantua and Barcelona

Cambiamenti globali In Vancouver

La conquista del mare In Genoa

Dal 3 dicembre al 9 gennaio, presso il Palazzo della Ragione di Mantova è aperta la mostra “Postcardcity_mantovabarcelona città della cultura”. Curata da un gruppo di lavoro, Citylab, composto da architetti, urbanisti e ricercatori di Bologna, Ferrara e Mantova, la mostra presenta un progetto di ricerca sulle trasformazioni urbane e sociali a Barcellona e Mantova, due città-sistema catalizzatrici negli ultimi dieci anni di importanti eventi culturali e urbanistici. Città come le due in oggetto, infatti, si pongono come esempi di “metropoli della cultura” e come nuovi motori di produzione e consumo del territorio soprattutto in termini di turismo di massa. Allo stesso tempo queste due città cercano di preservare la propria identità, la propria “molteplice unicità”, e di mantenere la capacità di coniugare la cittadinanza che vive quotidinamente lo spazio urbano con l’estemporaneità di chi tale spazio lo consuma in tempi e modi ridotti. La mostra si sviluppa in tre momenti, avvalendosi di video, fotografie, ricostruzioni grafiche e postazioni interattive: L’esperienza della Città, la Ricerca della Città (i modelli di Made in BarcelonaTM e l’Urban Center Mantova, i progetti di riqualificazione dal 1970 al 2010, i sistemi culturali, il tutto guidato dalle immagini di Gabriele Basilico), Laboratorio Città. Il 3, il 13 e il 16 dicembre, si svolgono inoltre tre Forum intitolati rispettivamente: “I distretti turistici e la città della cultura”, “I progetti di recupero urbano: i quartieri Lunetta (Mantova) e Mina (Barcellona)”, “La struttura della città pubblica”.

L’Art Gallery di Vancouver presenta una innovativa mostra dedicata al design realizzata da Bruce Mau. Col titolo “Massive Change: The Future of Global Design Culture”. Fino al 3 gennaio, la mostra offre uno sguardo radicale al modo in cui la rapida evoluzione delle tecnologie sta creando nuove potenzialità per il mondo del progetto in grado di dar vita a cambiamenti profondi a scala planetaria. La mostra si sviluppa attraverso una serie di installazioni multimediali che propongono ai visitatori un’esperienza totale e immersiva che si sviluppa in una serie di temi legati ai diversi campi di applicazione delle più recenti tecnologie. Il movimento e i sistemi di trasporto, l’informazione e la comunicazione, i sistemi militari, i materiali, la salute e le bio-ingegnerie stanno cambiando il nostro modo di vivere e “usare” il mondo, il nostro stile di vita, in modo profondo e significativo. Bruce Mau, con questa mostra, realizzata col suo studio Bruce Mau Design e con l’Institute without Boundaries, un programma di specializzazione post-laurea da lui sviluppato in collaborazione con George Brown del Toronto City College, con cui tenta di porre le basi per una nuova comprensione e una nuova linea d’azione per i designer del futuro che si troveranno a operare con potenziali virtualmente illimitati e a dover fronteggiare le relative problematiche etiche di un sistema dominato in tale settore da domande quali quella che Bruce Mau stesso pone come base della mostra: “Ora che possiamo fare tutto, cosa faremo?”.

E’ visitabile ancora fino al 7 gennaio la mostra che Genova dedica alla storia dei grandi viaggi per mare dell’Ottocento e del Novecento. Intitolata “Transatlantici. Scenari e sogni di mare”, la mostra ha per la prima volta raccolto negli spazi della Darsena al Porto Antico e del Museo del Mare una serie di reperti, immagini, modelli che raccontano l’evoluzione e la storia di queste città galleggianti. Superando una certa chiusura nazionalista riscontrata in mostre dedicate allo stesso tema in passato, si è voluto qui trattare questa epopea in chiave unitaria ed europea illustrando come i grandi transatlantici di tutto il continente siano legati da una comune sfida tra compagnie di navigazione per il prestigio della propria nazione e del proprio nome. Così si vede come il Rex sia stato una risposta al Bremen e il Normandie al Rex e il Queen Mary al Normandie e così via in un rincorrersi di sfarzo e tecnologia navale. Per la prima volta si sono riuniti oggetti provenienti dai maggiori musei marittimi europei per tracciare un percorso che va dal 1838, anno del primo viaggio a vapore attraverso l’Atlantico, agli anni Settanta del XX secolo, quando la navigazione transatlantica di linea virtualmente finisce e i grandi colossi vengono demoliti o adibiti a crociere.

From December 3rd to January 9th, Mantua’s Palazzo della Ragione is presenting the exhibition “Postcardcity_mantovabarcelona cities of culture”. Curated by the Citylab group, which includes architects, urban planners and researchers from Bologna, Ferrara and Mantua, the show presents a research project on urban and social changes in Barcelona and Mantua, two system-cities which in the past ten years have acted as catalysts of important cultural and urban events. Indeed, these two cities set themselves as examples of “cultural metropolises” and as new driving forces for the production and consumption of the territory, especially in terms of mass tourism. At the same time, these cities are trying to preserve their own identity, their own “multiple uniqueness”, and to continue being able to attune the citizens who actually live in the cities with the extemporaneousness of those who use this space in very few ways, and for very little time. The show is divided into three moments, and makes use of videos, photographs, graphic representations and interactivity. Experiencing the City, City Research (the Made in BarcelonaTM and the Urban Center Mantova, renovation projects from 1970 to 2010, cultural systems…all illustrated by Gabriele Basilico’s images), City Lab. In addition, three Forums will take place on 3, 13 and 16 December, respectively entitled “Tourist districts and the culture city”, “projects for urban conversion: the Lunetta (Mantua) and Mina (Barcelona) districts, “Structure of the public city”.

Vancouver’s Art Gallery is presenting an innovative exhibition devoted to design by Bruc Mau. With the title “Massive Change: The Future of Global Design Culture”, until January 3rd the show is offering a radical look at how the rapid evolution of technologies is creating new potential for the world of projects, which makes it possible to make deep changes on a global scale. The show develops along a series of multimedia installations that offer visitors an experience in which they are totally immersed, that unfolds in a series of themes linked to the different fields the latest technologies can be applied to.Movement and transportation systems, information and communication, military systems, materials, health and bioengineering are deeply and significantly changing our way of life, our way of “using” the world, our lifestyle. This exhibition was made possible thanks to the Bruce Mau Design studio and the Institute without Boundaries – a program for post-graduate specialization that Bruce Mau developed in collaboration with George Brown of the Toronto City College. Through the show, Bruce Mau is trying to lay the foundations for a new comprehension and a new line of action for future designers, who will find themselves working with virtually unlimited potential. They will also have to face the relative ethical problems of a system that in this sector is dominated by questions such as that which Bruce Mau himself sets as a basis of the exhibition: “Now that we can do everything, what will we do?”.

Cubismo a Ferrara Revolution and Tradition The show Genoa has devoted to the history of great seafaring vessels of the nineteenth and twentieth centuries will still be on through January 9th. For the first time, the show, entitled “Transatlantic liners. Seafaring legends and dreams”, has collected a series of finds, pictures and models that tell us about the evolution and history of these floating “cities” in the Galata building at the Darsena and at the Maritime Museum. A sort of nationalistic closure that was sensed in former exhibitions devoted to the same theme has now been overcome, so this epos is now being dealt with on a European level, illustrating how the great transatlantic liners across the continent were all linked in a common challenge among shipping companies, for their own nation’s prestige and their own illustrious names. So this shows us how the Rex liner was an answer to the Bremen, and the Normandie came after the Rex, and how the Queen Mary was built to rival the Normandie and so on, in a continuous quest for naval magnificence and technology. This is the first time a number of objects coming from the main European Sea museums have been collected, tracing a course that starts in 1838, the year the first steamship crossed the Atlantic Ocean, and continues into the 1970s, when transatlantic navigation virtually ended, and the sea giants were either demolished or readapted as cruise liners.

Fantasie al GAM In Turin

Le strade e le piazze di Torino, fino al 16 gennaio ospitano le opere che formano la rassegna “Luci d’artista”. Il progetto, curato da Ida Giannelli, Pier Giovanni Castagnoli e Riccardo Passoni, propone alcune opere già presentate nelle scorse edizioni, come le Cosmometrie di Mario Airò in Piazza Carignano, o il Tappeto Volante di Daniel Buren allestito in Piazza Palazzo, le scritte luminose di Jenny Holzer che illuminano le mura medievali di Palazzo Madama, il Doppio Passaggio di Joseph Kosuth ai Murazzi, il Volo di Mario Merz alla Mole, per citare solo alcune tappe dell’affascinante percorso artistico che “illumina” Torino in questo periodo. A queste e alle altre, si aggiunge in questa edizione una nuova opera, realizzata da Nicola De Maria per Piazza Carlo Emanuele II, intitolata Regno dei Fiori: il Nido Cosmico di Tutte le Anime. Dall’alto/from the top: Gabriele Basilico, Mantova 1988; progetto per/project for Piazza Cavallotti, Mantova; Forum Barcelona 2004.

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Until January 16th, Turin’s streets and squares are hosting “Artist Lights”. The project, curated by Ida Giannelli, Pier Giovanni Castagnoli and Riccardo Passoni, presents a number of pieces that have already been on show in the former editions of the exhibition. A few of these are “Cosmometrie”, in Piazza Carignano, by Mario Airò, or “Flying Carpet” by Daniel Buren in Piazza Palazzo, Jenny Holzer’s bright projected texts, which light up the medieval walls of Palazzo Madama, “Double

Passage” by Joseph Kosuth at the Murazzi, “Flight” by Mario Merz at the Mole; these are only some of the enrapturing artworks that are “illuminating” Turin during this period. This edition has included another work created by Nicola De Maria for Piazza Carlo Emanuele II: “The Flower Kingdom: a Cosmic Home for all Souls”.

Under the curatorship of Marilyn McCully, “Cubism, Revolution and tradition” is the title of the exhibition that the Diamond Palace in Ferrara is presenting until January 9th. In 1908, Braque and Picasso inaugurated the Cubist season, a totally new way of interpreting and representing reality. Their research began with a relentless confrontation with the art of the past, which they radically challenged, both in principle and language. They could not accept illusionistic representation, so they reinterpreted traditional subjects and themes such as landscapes, still life and portraits according to their own viewpoint, with a new perception of reality. The show in Ferrara traces the development of Cubism from the early twentieth century to the 1920s, with paintings by Léger, Gris, Mondrian, Rivera, Soffici, Severini and Derain, as well as by the two abovementioned artists and others.

Il Queen Mary arriva a New York sull’Hudson River per la prima volta nella primavera del 1936/Queen Mary Liner arriving for the first time in New York on the Hudson River in spring 1936. A destra/right, Georges Braque, Violin, papier collé, 48x31 cm, 1912-13.

Una sala dell’Art Gallery di Vancouver con l’allestimento di Bruce Mau/one of Bruce Mau’s exhibition rooms at Art Gallery Vancouver. Sotto/below, Mario Merz, Il Volo, Mole Antonelliana, Torino.

Luce e arte Lights of Art

“Il Cubismo. Rivoluzione e tradizione” è il titolo della mostra che Palazzo dei Diamanti di Ferrara, per la cura di Marilyn McCully, presenta fino al 9 gennaio. Nel 1908, Braque e Picasso inaugurarono la stagione Cubista, un modo completamente nuovo di vedere e rappresentare la realtà. La loro ricerca iniziò da un serrato confronto con l’arte del passato di cui misero radicalmente in discussione sia i principi sia il linguaggio. I soggetti e i temi tradizionali, quali il paesaggio, la natura morta, il ritratto vennero reinterpretati secondo un’ottica che rifiutava la rappresentazione illusionistica per dar un senso nuovo al reale. La mostra di Ferrara percorre lo sviluppo del Cubismo dai primi anni del Novecento fino agli anni Venti proponendo le opere oltre che dei due maestri citati, di Léger, Gris, Mondrian, Rivera, Soffici, Severini, Derain, per citarne alcuni.

La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino propone fino al 6 gennaio una mostra dedicata al duo formato da Stella Scala e Simeone Crispino che operano sotto lo pseudonimo Vedovamazzei. Il loro lavoro, che si sviluppa in prevalenza attraverso installazioni ma presenta anche disegni, fotografie e acquerelli, sfugge a ogni tentativo di catalogazione ed è segnato da una grande capacità poetica e inventiva. In mostra opere già note come Short Sighted Mirror o il camion con rimorchio riempito con 28 tonnellate d’acqua (nella foto) intitolato Go Wherever You Want, Bring Me Whatever You Wish, che evoca, con l’inserimento di una barchetta a remi, piante e un piccolo molo, una porzione di quello che potrebbe essere il Po in caso di una alluvione, entrambe opere del 2002-2004. Tre invece le opere nuove, realizzate appositamente per la mostra: For Once in My Life, un lago di neon che ricopre il pavimento di un’intera sala del GAM, che “racconta” un assassinio tra le cicogne; Bluish, una grande vasca di vetro che contiene un lampadario di stile classico affogato in una nuvola di fumo azzurro; Plank Bed, con tre tavoli di varie dimensioni sospesi da terra e racchiusi in bacheche di vetro. Una mostra di opere realizzate per stupire, raccontare, coinvolgere lo spettatore in un viaggio nella fantasia.

Alberto Martini e Dante cannot be categorized in any way, as the duo shows great inventiveness and poetic ability. A number of renowned works are on show, including Short Sighted Mirror and a truck-trailer filled with 28 tons of water (in the picture), entitled Go Wherever You Want, Bring me Whatever You Wish. With its depiction of a small rowboat, the inclusion of aquatic plants and a small wharf, this work is meant to show what might happen to the Po river if there were a great flood in the area. Both creations were produced between 2002 and 2004. In addition, three new site-specific pieces are on display: For Once in My Life, a neon lake covering an entire floor of one of the GAM halls and telling a story about a murder committed in the world of storks; Bluish, a great glass tub containing a lamp in classical style enshrouded in a cloud of blue smoke; Plank Bed, with three airborne tables in different sizes, all enclosed in glass showcases. This exhibition is meant to tell a story, involving and astounding onlookers in a journey through fantasy.

Con la mostra “Alberto Martini e Dante – E caddi come uom che’l sonno piglia”, organizzata presso la Pinacoteca Civica di Oderzo (Treviso) fino al 27 febbraio 2005, viene celebrato il cinquantenario della morte di Alberto Martini, illustre concittadino della città di Oderzo. Pittore e incisore legato al tardo simbolismo europeo, grafico di matrice romantica e artista collocabile tra coloro che anticiparono il surrealismo, Alberto Marini rappresenta pienamente gli umori e le tendenze presenti nell’Europa della prima metà del secolo. La volontà di allestire una mostra impostata sulle sue illustrazioni per la Divina Commedia, segue la passione dell’artista per l’opera dantesca. Passione che ha coinvolto tre diversi momenti della sua vita, durante i quali affronta e illustra intensamente il poderoso tema.

Alberto Martini, Dante e Brunetto Latini, Inferno XV, matita e acquerello su carta/pencil and watercolour on paper, 42,5 x 31,5 cm, 1901.

The Civic Gallery of Modern and Contemporary Art in Turin is presenting an exhibition until January 6th, devoted to the duo Stella Scala/Simone Crispino, who appear under the pseudonym Vedovamazzei. Their work, which mainly featuers installations, also includes drawing, photography and watercolor, and

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Creatività in mostra Nobel’s History

Cin Cin a Trento Advertising Sparkling Wine

Restauri d’eccellenza

Come l’originale

Fino al 2 gennaio, a Palazzo Strozzi di Firenze, è possibile visitare, per la prima volta in Italia, la mostra itinerante che la Fondazione Nobel di Stoccolma ha organizzato per celebrare i primi cento anni dei premi, istituiti nel 1901. La mostra “Beautiful Minds” presenta documenti, opere d’arte, oggetti, immagini, filmati collegati alle attività degli oltre 700 Premi Nobel fin qui assegnati in tutti i settori, con l’obiettivo di mettere in evidenza l’interpolazione tra la creatività degli individui, la loro vita e l’influenza avuta sul mondo. L’allestimento fiorentino è integrato da una sezione speciale dedicata ai Premi Nobel italiani. La mostra dopo questa tappa sarà allestita a New York, Los Angeles e Berlino.

Con una mostra intitolata “Manifesti dello Spumante Italiano”, aperta fino al 16 gennaio, riapre a Trento, dopo un lungo restauro l’elegante residenza rinascimentale di Palazzo Roccabruna. La mostra presenta oltre cinquanta manifesti, in gran parte provenienti dalla Raccolta Salce del Museo di Treviso, realizzati da una ventina tra i maggiori rappresentanti del mondo della grafica italiana del Novecento, a partire da Leonetto Cappiello, fino a Marcello Dudovich e Armando Testa. I materiali esposti illustrano la storia pubblicitaria delle grandi case produttrici italiane – Cinzano, Gancia, Asti, Riccadonna, Martini, Cora ecc. – e della sfida lanciata allo champagne francese. Dalle affascinanti immagini si evince una storia del costume italiano sottolineata nell’allestimento da abiti d’epoca, che rendono la visione e il desiderio di un mondo felice e incline al divertimento anche negli anni oscuri dei conflitti mondiali. La mostra, curata da Roberto Festi, si inserisce tra le molte iniziative che studiano e approfondiscono con sempre maggior frequenza il tema della cartellonistica pubblicitaria, elevandola a vera e propria forma d’arte e di costume.

Grazie alla sponsorizzazione di Fassa Bortolo, sono stati dettagliatamente programmati, all’interno dell’area archeologica di Pompei, i restauri delle pitture murali di alcune termopoli (botteghe) che, comprendenti anche numerose scritte istituzionali e politiche, sono considerate altamente significative per l’intero contesto storico e artistico. Con in primo piano il coinvolgimento della Facoltà di Architettura di Ferrara, impegnatasi in sofisticate attività di ricerca, e della Soprintendenza di Pompei, l’iniziativa vede Fassa Bortolo, in diretta collaborazione scientifica con il centro Diaprem del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, impegnata direttamente nel restauro e protezione delle pitture murali, mediante il proprio staff tecnico e i propri laboratori per le opportune sperimentazioni e analisi scientifiche.

Progettato secondo lo schema del famoso Teatro Elisabettiano di Londra datato 1576, il Silvano Toti – Globe Theatre ha sede all’interno del “Parco dei Musei” di Villa Borghese. Il Teatro riproduce l’impianto caratteristico della struttura circolare originale, con un palcoscenico rettangolare coperto da una tettoia sorretta da due colonne. Proposto come spazio dedicato alla creatività e alla espressività di artisti italiani e stranieri, e per allestimenti di tipo elisabettiano, il Silvano Toti – Globe Theatre, deve la sua realizzazione alla generosità della Fondazione Silvano Toti e all’impegno del Comune di Roma. Lo spazio accoglie 1250 posti ed è costituito da una platea di 420 posti in piedi e da tre balconate circolari coperte che coprono dieci metri partendo dal suolo. Tutte le balconate si affacciano in ordine concentrico verso il palcoscenico, largo 13,50 metri e profondo 7,50 metri. Il teatro, come quello elisabettiano, è costruito in legno di rovere, mentre la copertura è realizzata impegando la tegola Prestige International con rivestimento in rame, di Tegola Canadese.

A novelty in Italy, until January 2nd Palazzo Strozzi in Florence is presenting a touring exhibition organized by the Nobel Foundation of Stockholm to celebrate the first hundred years of prizes, which were, in fact, introduced in 1901. “Beautiful Minds” presents documents, masterpieces, objects, pictures and videos related to the over 700 Nobel Prizes that have been awarded so far in all fields. The Foundation aims at pointing out the interpolation of creativity among individuals, their life and the influence they have had on the world. A special section devoted to Italian Nobel laureates has been added to the Florentine exhibition. After this visit in Florence, the show will be moved to New York, Los Angeles and Berlin. Il Libro di Preghiere del Dalai Lama, Premio Nobel per la Pace/Prayers Book of Dalai Lama, Nobel Prize for Peace (1989). Sotto/below, Johann Fischer, Il mio predecessore/ Mein Vorgänger (Die Wäschewaschmaschinen), 1989.

After a long period of closure due to restoration, the elegant Renaissance residence Palazzo Roccabruna is opening again with a show entitled “Posters of Italian Spumanti”, open until January 16th,. Over fifty posters are presented at the exhibition – most of them come from the Salce collection at the Museum of Treviso, and were created by twenty of the main representatives in the world of twentieth-century Italian graphics, beginning with Leonetto Cappiello, up to Marcello Dudovich and Armando Testa. The material on display illustrates the advertising history of great Italian producers – Cinzano, Gancia, Asti, Riccadonna, Martini, Cora, etc: - and the challenge they put out to French Champagne. The fascinating images illustrate a history of Italian costumes, and the layout of the show focuses on period costumes, which render the vision and the desire for a happy world, prone to amusement: even in the dark years of the World Wars. The show, curated by Roberto Festi, is one of the many, growing initiatives that study and analyze the theme of commercial art, raising it to an actual form of art and custom.

Casa ecologica Le case prefabbricate Rubner, definibili “ecologiche”, trovano nel legno il loro materiale determinante che, presente in natura con cicli continuativi, assicura durata, robustezza e qualità termoisolanti e traspiranti. Grazie a quest’ultima prerogativa, si attiva una ventilazione naturale attraverso un continuo scambio di umidità con l’ambiente esterno, in grado di assicurare benessere e comfort. Inoltre l’impiego della canapa, materiale inusuale per l’edilizia ma ecologico, applicato nelle pareti esterne, assicura una superiore garanzia di isolamento termoacustico. La tecnologia costruttiva, unita all’affidabilità e alla qualità, consentono soluzioni personalizzate e la scelta di materiali in funzione delle proprie esigenze e

preferenze. Rubner segue ogni singolo progetto dalla consulenza alla progettazione, dalla produzione al montaggio.

Stratificato colorato

Scende dal soffitto Pensare positivo In Meran

A sinistra/left, Leonatto Cappiello, Vini Spumanti Gancia, 1921; sopra/above, Achille Luciano Mauzan, Spumanti Beccaro, Maga, 1922; Raccolta Salce, Museo Civico di Treviso.

La Kunst Haus di Merano propone fino al 9 gennaio la mostra “+Positive”. Tema della mostra è la necessità sempre più impellente di ritrovare fonti di pensiero positivo, di far emergere, anche attraverso l’arte, un maggiore senso di spiritualità, di comunicare valori diversi ma tutti ugualmente condivisibili. La mostra si articola in tre sezioni strettamente legate agli scottanti temi della nostra contemporaneità travagliata – +Sociale, +Emergenza Guerra, +Individuo – in cui gli artisti invitati, provenienti dal Medio Oriente, dagli Stati Uniti, dal lontano Oriente, dall’Italia, dal Sud Africa, esprimono attraverso le loro opera la ricerca di un’attitudine più aperta verso gli altri, verso le tante sofferenze che la società di oggi determina e accoglie, verso una dimensione più positivamente spirituale dell’uomo. Until January 9th, Merano’s Kunsthaus is presenting the exhibition “+Positive”. The theme of the show is the more and more pressing need to find sources of positive thinking, the need to express a stronger sense of spirituality – even through art – and to communicate different values that can be equally shared. The show is divided into three sections that are strongly linked with the burning issues of our tormented contemporary world: +Social, +War +Emergency, +Individual. Here, through their work, the invited artists – who come from the Middle East, the United States, the Far East, Italy and South Africa – express their quest for a more open attitude toward others, toward the great suffering that today’s society brings about and is subjected to, toward a more positively spiritual dimension of man.

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Segnali luminosi Tonino Milite ha condiviso con Bruno Munari varie esperienze di insegnamento didattico, ha esposto in numerose mostre personali sia in Italia che all’estero, ha tenuto corsi di tecnica dell’illustrazione, svolto ricerche proprie e indagato sul tema delle “Textures”, pubblicate da Zanichelli nel 1980, e sulle architetture effimere. Nel 1981 ha progettato e realizzato, ispirandosi all’arcobaleno, la “bandiera della pace”. Nella mostra “Animaloidi”, recentemente tenutasi presso la galleria Montrasio Arte di Milano (15 settembre – 9 ottobre), Tonino Milite ha esposto le sue opere più recenti che sviluppano, con un’eleganza grafica e luminosa, segni e tensioni che indagano in una morfologia regolata da ironici pensieri elettronici.

Premiata con il Good Design Award, Glò, disegnata per Leucos da Danilo De Rossi, è un elemento a sospensione che, pur con funzione illuminante, si distingue particolarmente come soggetto da arredo. Glò viene realizzato in vetro soffiato a bocca da esperti maestri vetrai, impegnati a conseguire dimensioni che possono raggiungere i 3,20 metri di sviluppo. Per consentire al vetro di colare verso il basso al pari di una goccia in caduta, i maestri vetrai devono sostenere la colata del vetro con la sola forza delle braccia (circa 15 chili), e seguirne attentamente la discesa che lentamente raggiunge l’altezza desiderata. L’elemento, in fase di lavorazione, deve essere velocemente e attentamente raffreddato un attimo prima che la consistente parte finale si possa staccare dallo “stelo”. Glò è predisposta per essere ancorata al soffitto da una struttura a incasso che ne stabilizza la caduta elegante, e richiama la suggestione di una goccia trasparente e luminosa che segue le regole della gravità, lasciando nello spazio la propria traccia. E’ prevista, come

conclusione efficace, una piccola pozzanghera di vetro colorato da posizionare sotto la goccia.

Benessere e acciaio flessibile Ondulit Italiana e Bruno Stagno, unendo la straordinarietà della materia e l’abilità progettuale, hanno creato, per rappresentare il Costa Rica alla Mostra Internazionale di Architettura 2004 di Venezia, una pensilina dove i chiaro scuri, le luci e le ombre, determinati dalla contrapposizione della lastra in acciaio Ondulit-Coverin alla luce tropicale, ne influenzano forma e funzione. Coerente con le problematiche relative all’ambiente tropicale, la funzione di tetto diventa elemento determinante, promotore di un benessere che ha nell’ombra la principale risorsa. Essenziali e rigorose le coperture in acciaio Ondulit-Coverib, prodotte da Ondulit Italiana, leader nei sistemi di rivestimenti in acciaio a protezione multistrato, sono idonee per edilizia sociale, civile, industriale e infrastrutturale. La grande versatilità in termini applicativi, indica l’alto livello della ricerca nella tecnica, nello studio dei materiali, nelle realizzazioni di pregio, e denotano il contributo sinergico di collaboratori di massima professionalità.

Design eccellente Patrocinata da ADI Delegazione Nord-Occidentale Piemonte e Valle d’Aosta, si è svolta lo scorso settembre a Fontaneto d’Agogna, la mostra “Le eccellenze del design sul territorio piemontese”. La manifestazione, curata da Cristina Toscanini per Comunica, ha rappresentato l’occasione per evidenziare e promuovere interesse per le aziende e i designer piemontesi selezionati ADI Index 2004. Presente Luisa Bocchietto, Presidente ADI Delegazione Nord-Occidentale e Giuliano Molineri del Comitato esecutivo ADI Nazionale, sono stati presentati i prodotti del design regionale inseriti nell’edizione 2004 dell’ADI Design Index. Tra i migliori prodotti si è particolarmente distinto Visentin con il programma bagno Klino Digitech; innovativa linea hi-tech inserita nella collezione Gioielli 2004. La linea si caratterizza

La versione italiana del nuovo sito di Vanceva, dedicato alla nuova generazione di intercalari per vetro stratificato, è attualmente on-line all’indirizzo www.vanceva.com/design, rinnovata nella grafica e nei contenuti. Sono quindi disponibili, per gli addetti ai lavori, numerose soluzioni e indicazioni originali riguardanti il prodotto. Semplice nella struttura, il sito presenta sulla sinistra il menù di navigazione per consentire agli utenti la rapida e mirata consultazione, mentre la sezione “Product Studio” è un vero studio di design virtuale che permette al progettista di visualizzare, mediante le numerose combinazioni cromatiche della gamma Vanceva, la propria creatività. Sono inoltre disponibili informazioni e suggerimenti all’indirizzo e-mail films-archi@solutia.com, nonché campioni gratuiti. ed è possibile prenotare direttamente i prodotti. Vanceva consente impieghi sia in esterni sia in interni e, oltre alle qualità estetiche, unisce elevate prestazioni tecniche quali la sicurezza e la durata nel tempo. Il sistema di intercalari Vanceva è composto da 10 colori base che, abbinati tra loro, costituiscono circa 1.000 colori. Il prodotto è realizzato da Solutia, azienda multinazionale e massimo produttore mondiale di PVB (butirrale di polivinile), componente essenziale del vetro stratificato utilizzato per le applicazioni architettoniche e residenziali in tutto il mondo.

per il design raffinato e rigoroso e per i dettagli estremamente curati che ne esaltano il valore formale e funzionale. L’evento, a carattere itinerante, intende dare slancio e visibilità alla qualità del prodotto italiano, offrendo massima visibilità e prestigio al sistema e alla creatività made in Italy.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Poderosa copertura

Equilibrio e funzionalità

Con il proposito di recuperare la notevole area dell’ex acciaieria di Cortenuova (BG) che, defilata dalle zone limitrofe urbanizzate, beneficia di un decentramento positivo per accessibilità e vivibilità come luogo di lavoro e incontro, Gianni Roncaglia ha dato avvio a un processo progettuale di grande rilevanza. Con il preciso proposito di rendere l’area disimessa luogo di trasformazione urbanistica con il nuovo “villaggio commerciale Le Acciaierie”, Roncaglia ha previsto quattro edifici staccati ma tra loro integrati nelle attività: il centro commerciale dotato di una grande piazza coperta dall’immenso involucro trasparente della cupola a ombrello, con funzione di luogo per incontri, divertimento e ristorazione; il city park, zona che accoglie varie attività ludiche e ricreative come il cinematografo multisale, il bowling, le sale da gioco e i punti di ristoro; l’albergo dalle cento stanze attrezzato per conferenze e con eliporto; il brico center. Sono state ricostituite e avviate grandi opere di comunicazione e di bonifica ambientale, nonché il vecchio scalo ferroviario. Per la realizzazione dell’imponente centro commerciale, Roncaglia ha chiamato Holzbau per le strutture in legno lamellare e Omatec per le strutture in alluminio e vetro, mentre la Schuco ha fornito i serramenti della cupola. Nel centro commerciale, che ricopre un’area di circa 58.000 mq ed è per lo più edificato in calcestruzzo, spicca una zona a pianta circolare risolta con una copertura a vetri e due ali laterali simmetriche perimetrali alla zona circolare. Le strutture di queste ultime parti sono state interamente realizzate in legno lamellare. La soluzione della zona circolare interessa la piazza del Centro Commerciale ed è costituita da una copertura in legno lamellare del diametro di circa 82 metri, formalmente definibile come un enorme “ombrello”costituito da due parti: una cupola con torre centrale e un anello circolare quasi piano, lungo tutto il suo perimetro. La cupola, dal diametro di 43 metri, si sviluppa con archi in legno lamellare. Questi sono incernierati nella parte alta, verso il centro della cupola, su una torre centrale di 29 metri, mentre l’altra estremità è collegata a una trave reticolare della lunghezza di circa 17.50 metri. L’altro estremo di ciascuna reticolare appoggia su sottostanti strutture in cemento armato, oppure viene collegato a un sistema di elementi verticali in legno lamellare che consentono di scaricare a terra, o comunque su fondazione, una parte delle forze agenti sulla struttura. L’area interessata dalle travi reticolari definisce una copertura ad anello circolare, dove l’estradosso della copertura ha una pendenza di falda del 5%. L’altezza di questo volume circolare verso l’esterno è di 14 metri. Per l’intera struttura di copertura e per l’ingresso della piazza, è stato realizzato un tamponamento in vetro.

Nota per l’esclusiva produzione di arredo e design per ufficio, Elitable evidenzia nel proprio nuovo showroom milanese, i suoi prodotti più significativi come: la parete monoblocco in cristallo Light Wall; la parete divisoria Parisol 100 basata sul sistema parametrico (entrambe escludono ogni limitazione progettuale); vari arredi direzionali e operativi avanzati. Elitable è rappresentata in Lombardia da “sistematre”, da dieci anni contract operativo nel settore delle forniture di mobili destinati a spazi di lavoro, impegnato, nel corso della sua decennale attività, a proporre e realizzare soluzioni innovative di arredo comprendenti pareti divisorie e attrezzate per ogni esigenza professionale, pavimenti galleggianti, controsoffitti e mobili su misura. “sistematre” si occupa inoltre della gestione di interventi di ristrutturazione edile e di realizzazione di impianti tecnologici. Nello

Teoria della metamorfosi Metamorph’s Anthology showroom di Elitable sono presenti anche le sedute di Sedus Stoll per ufficio e comunità e Matrix Intenational, specializzata nelle riedizioni e adeguamento alla esigenze contemporanee, di famosi pezzi classici del design del XX secolo, come divani, poltrone, tavoli, lampade e complementi d’arredo.

Cerimonia di premiazione Nell’ambito dell’evento relativo alla premiazione dei lavori risultati vincitori nella dodicesima edizione del Concorso Metra, il Presidente Bruno Bertoli, rallegrandosi per gli esiti progettuali raggiunti, ha ricordato come le energie e la filosofia di Metra, intese quali forze di diffusione della conoscenza dell’alluminio, siano indirizzate verso ricerca, cultura e formazione, indicando come riferimento ottimale anche scuola e università. Questi presupposti hanno indotto la società a programmare un nuovo Premio biennale per le migliori tesi di laurea svolte in Italia, impostate sulla ricerca di applicazioni innovative per l’alluminio. Bertoli evidenzia inoltre come le nuove generazioni di studenti siano interessate, per una futura e imprescindibile sfida competitiva, a venire in contatto con la realtà imprenditoriale. Metra da anni è comunque impegnata in una intensa e proficua collaborazione con noti docenti di vari atenei italiani, come nel caso di quello della Facoltà di Architettura di Genova che, mediante Niccolò Cassiddu, docente di

Disegno Industriale, ha dimostrato che il know-how messo a disposizione degli allievi, ha fatto maturare importanti e realistici imput capaci di evidenziare potenzialità fortemente innovative. Di notevole rilevanza, in questa edizione 2004 del concorso Metra, anche l’istituzione di una Menzione Speciale che ha visto la Giuria concorde nel dichiarare di grande valore emblematico e rappresentativo tre opere-simbolo realizzate con profilati Metra su specifico disegno: la Piramide del Louvre progettata da Ieoh Ming Pei; il Parlamento Europeo di Bruxelles a opera dello Studio di Architettura Atelier Espace Leopold; La nave Grand Princess, progettata e costruita da Fincantieri.

Gabriele De Giorgi, Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, METAMORPH architetture / works and projects, 1965/2003, Edizioni Kappa, Roma 2003, Grafica Artefatto, ill. a colori e b/n, 400pp Il libro presenta, la ricerca teorica e progettuale del Gruppo Metamorph, fondato nel 1965 a Roma dove tuttora lavora, e attualmente composto da Gabriele De Giorgi, Alessandra Muntoni e Marcello Pazzaglini. Nei saggi introduttivi, a firma dei tre componenti del gruppo, emerge chiaramente come Metamorph abbia condotto incessantemente e in modo sempre attento ai mutamenti culturali, politici, filosofici, artistici, una ricerca teorica e progettuale che ha attraversato quaranta anni di storia dell’architettura. Il libro evoca una serie di questioni interessanti ed ancora oggi molto dibattute, sempre sul filo conduttore della “metamorfosi” che è per il Gruppo, la chiave di lettura di ciò che avviene nel mondo. Partendo dagli anni ’60 in cui la cultura italiana metabolizzava l’Avanguardia, che per sua stessa definizione ha significato strappo, cambiamento di rotta, e arrivando fino ad oggi, il gruppo Metamorph presenta in questo libro la relazione costante tra la ricerca teorica portata avanti con grande forza ed i progetti che diventano di volta in volta il manifesto delle loro idee. Scrive Alessandra Muntoni: ‘(…)La nostra indagine esplora le radici etimologiche delle parole dell’architettura, (…) l’individuazione scientifica dei nessi tra segni e significati possibili per singoli sintagmi, prima magmaticamente intuiti e poi pian piano affinati, semplificati, verificati in situazioni concrete. Allora trasversalità, diagonalità, intersezione tra segni lineari ed altri curvilinei, angolo, taglio, e poi le connessioni sintattiche: apertura, ventaglio, intreccio, interferenza, inviluppo, trama, si solidificano in un linguaggio riconoscibile del nostro gruppo, il nostro linguaggio proprio.(…)’. La sequenza dei progetti documentati nel libro, dalla scala territoriale, a quella urbana a quella architettonica, dimostra questa complessità spaziale

e concettuale, ed il suo continuo misurarsi con l’innovazione, partendo dagli anni delle Tesi di laurea ed arrivando fino ai progetti di oggi, in cui accanto al tema della metamorfosi si affianca il concetto di caos, una costante del pensiero contemporaneo. Il libro si chiude con un capitolo dedicato alla rivista “Metamorfosi, quaderni di architettura” fondata nel 1985, riportando gli indici dei numeri usciti e alcuni editoriali particolarmente significativi. Nicoletta Trasi The book presents the theoretical research and projects by the Metamorph Group, which was founded in 1965 in Rome, where it is still based. Currently, members of the group are Gabriele De Giorgi, Alessandra Muntoni and Marcello Pazzaglini, whose introductory essays clearly show how in forty years of architectural history, Metamorph has been continuously committed to theoretical research and project work. The group has always taken cultural, political, philosophical and artistic changes into careful consideration. The book points out a series of interesting questions

that still today are under heated debate, and that follow the thread of “metamorphosis”, which the group sees as a key to what is happening around the world. Beginning in the sixties, when Italian culture was “metabolizing” the Avant-garde (the term means “split” or “about-face”), up to our times, through this book the Metamorph Group highlights the constant association between energetically developed theoretical research and work on projects that represent the group’s continuously evolving ideas. In Alessandra Muntoni’s words, “…Our research explores the etymological origin of architectural terms…the scientific identification of the connections between the possible signs and meanings of individual syntagmas, which, at first, are sensed on a magmatic level, and are then slowly honed, simplified and verified in concrete situations. Thus, transverse and diagonal elements, as well as the intersection of linear or curvilinear signs, angular or cut, or syntactic connections such as openings, fan shapes, interweaving, interference, entanglements and plans all take shape in our own language, a language that distinguishes our group. (…)” The book presents a series of projects from a territorial, urban and architectural point of view, illustrating this spatial and conceptual complexity as it measures itself with innovation. It begins with the years of graduation theses, continuing up to today’s projects, where the theme of metamorphosis is seconded by the concept of chaos, which is a constant in contemporary thought. The book ends with a chapter devoted to the magazine “Metamorphosis, architectural reviews”, which was founded in 1985; the tables of contents of the published numbers are quoted, as well as a number of particularly significant editorials.

Climatizza l’arte

Da cinquant’anni Attivo dal 1954, il Gruppo Industriale Busnelli, da sempre impegnato verso innovazione e sperimentazione finalizzati al comfort e alla qualità, ha realizzato numerosissime gamme di divani, poltrone e relativi componenti, tra loro diversificate sia formalmente sia per funzioni, ma tutte fortemente connotate dal massimo relax. Risale al 1959 il “superdivanoletto” Relaxy, famoso per la versatilità che consente di dormire, leggere e riposarsi con la possibilità di ottenere quaranta differenti posizioni. Contraddistinto da una B d’argento che lo differenzia e ne certifica la qualità dei materiali, dei processi di lavorazione, delle tecnologie impiegate e della indiscussa competenza, il Gruppo Industriale Busnelli non può smentire la propria vocazione all’eccellenza di prodotto.

Già distintasi per aver dotato da oltre un anno di un proprio impianto di climatizzazione il Museo Poldi Pezzoli, Mitsubishi Electric è perfettamente allineata al concetto internazionale, inerente il tema della conservazione delle opere d’arte nelle sedi preposte, che afferma come sia determinante creare condizioni climatiche stabili in termini di umidità e temperatura. Le adeguate soluzioni studiate per le opere d’arte, portano inoltre confort e benessere anche ai visitatori che sostano all’interno dei relativi musei e centri espositivi. Anche in termini di adeguamento alle nuove regole sancite per la tutela della salute dei non fumatori, Mitsubushi Electric ha da tempo messo a punto la soluzione ottimale mediante l’invenzione e la realizzazione dei recuperatori di calore Lossnay; una sofisticata tecnologia dedicata principalmente alle esigenze dei proprietari di locali pubblici, per favorire

il ricambio d’aria nelle sale dedicate ai fumatori. Il cuore del recuperatore di calore Lossnay è costituito da una serie di separatori e setti divisori, realizzati con una “carta speciale” sottoposta a una serie di trattamenti specifici. Questa struttura opera nella massima sicurezza, mantenendo rigorosamente separati, senza nessuna miscelazione fisica, i flussi dell’aria viziata in uscita e dell’aria di rinnovo in entrata.

Da venticinque anni Dal 1979 presente sui mercati internazionali nel comparto riservato alle porte di sicurezza, intese come prodotto industriale di alta qualità, Gardesa festeggia quest’anno i propri 25 anni di attività. Valutata tra le principali aziende italiane specializzate in porte blindate, la società produce, oltre a porte di sicurezza, avvolgibili e serrande in acciaio e alluminio, e sistemi di allarme elettronici senza fili. Sin dalla sua costituzione impegnata nella ricerca di soluzioni innovative in termini di tecnologia, produttività e servizi, l’azienda si distingue oggi per la progressione e il conseguimento costante di requisiti di altissima qualità. Per potenziarsi in un’ottica di massimo

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sviluppo, Gardesa ha sancito un accordo con l’istituto di ricerca Poli.Design del Politecnico di Milano per una collaborazione che vede ricerca accademica e ricerca applicata unite. Nel ’91 Gardesa dichiarava una produzione di circa 37mila porte con un fatturato di 8 milioni e 585 mila euro, nel solo 2003 di porte ne sono state realizzate circa 71mila, con un volume di affari superiore ai 31 milioni di euro e con previsioni, per il 2004, di un fatturato di 35 milioni di euro. Presiedono alla guida della società i soci fondatori: Giovanni Fiorino come Presidente, Fulvio Colombi come Vicepresidente e Amministratore Delegato, e Angelo Cima, Elio Brambilla e Luigi Nazzari.

Segnalazioni Caffè & Stars Prefazione di Vincenzo Mollica e Walter Veltroni Damiani Editore, Bologna 2004, 168 pp Un libro curioso, che comincia dagli anni Quaranta e racconta un frammento di storia del costume che passava attraverso la pausa caffè delle star del cinema, un momento di relax che contagiava tutti tranne, i paparazzi. Donatella Calabi Storia dell’urbanistica europea Bruno Mondatori Editore, Milano 2004, 368 pp L’urbanistica si è costituita come disciplina specifica tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. La storia che l’autrice, docente di storia della città e del territorio a Venezia, propone coniuga una disamina attenta dei temi principali di tale disciplina dalle origini ai nostri giorni attraverso l’analisi dell’opera dei maggiori protagonisti e delle loro tesi teorico-applicative in vari Paesi europei. Livien de Cauter The Capsular Civilization-The City in the Age of Fear NAI Publisher, Rotterdam 2004, 208 pp Il libro fa il punto sullo scenario delle città contemporanee in cui dopo l’11 settembre sembra sempre più difficile dissociare l’architettura dalla politica e dal contesto sociale. La pianificazione urbana è sempre più influenzata da problemi di

sicurezza, sviluppo demografico, immigrazione e dalle leggi del capitalismo. Valentina Durante Sportsystem tra fashion e performance Danilo Zanetti Editore, Caerano San Marco (TV) 2004, ill. a colori, 470 pp Il volume traccia la storia di oltre cento anni del sistema sportivo italiano, integrandola con l’evoluzione del design, dell’economia, della moda, della società e dei principali fenomeni culturali e artistici. Si analizza la realtà assai presente in Italia dell’abbigliamento e della calzatura sportiva. Helmut Friedel Dietmar Tanterl Springer, Wien/New York 2004, ill. a colori, 240 pp Tanterl (classe 1956) realizza opere d’arte luminosa collegate all’achittetura. Ha collaborato con architetti quali Gunther Domenig, Kurt Ackermann, HHP, Peter Schweger. I suoi mezzi espressivi sono la luce e le situazioni spaziali attraverso i quali dà vita a opere che pur essendo autoreferenziali entrano a far parte integrante dell’ambiente che occupano. Luca Sonzogni Lo stucco lucido dall’antichità ai giorni nostri Corponove Editrice, Bergamo 2004, ill. a colori, 104 pp

Rassegna delle opere realizzate da Luca Sonzogni sia per il pubblico che per il privato utilizzando questa tecnica antica dalle alte potenzialità espressive, decorative e spaziali. Stazioni ferroviarie e riqualificazione urbana Oikos Centro Studi/Editrice Compositori, Bologna 2004, ill. a colori e b/n, 224 pp Seconda pubblicazione della collana “Città, Territorio, Ambiente” realizzata da Oikos Centro Studi col patrocinio della Regione Emilia Romagna, raccoglie una ricerca biennale compiuta su tredici stazioni della regione e l’elaborazione di linee di intervento e proposte progettuali riferite al tema del rapporto tra stazione e città. Silvia Suardi Michele De Lucchi; Dopotolomeo Skira, Milano 2002, 196 ill. a colori e b/n, 124 pp Il volume ha accompagnato la mostra omonima che presentava i progetti di architettura e design eseguiti da De Lucchi dal 1986 a oggi. Il titolo si riferisce al “dopo” di una lampada, la Tolomeo appunto, che nel 1986 segnò una tappa importante nella vita professionale di De Lucchi. Il libro è un collage di immagini e pensieri, un diario sincero e disordinato come lo è il susseguirsi degli eventi nella vita.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Australia Melbourne Essay Competition: Sense of Place Indian Subcontinent Concorso per saggi che riflettano sul “senso del luogo” in ambienti e oggetti sia naturali sia progettati/The essay competition invites reflections on that elusive yet distinct sense of place reflected in natural and designed objects and environments Scadenza/Deadline: 15/12 Monte premi/Total prize money: 5,000 AU$ Per informazioni: The University of Melbourne Victoria, 3010, Australia Internet: www.abp.unimelb.edu.au/ ~openconf/essay04/essay04.php

Germania/Germany Frankfurt am Main Techtextil 2005. Strutture tessili per una nuova edilizia 2005 La manifestazione intende premiare soluzioni innovative e risolutive relative all’impiego di materiali tessili nell’edilizia. Il programma prevede 4 categorie di partecipazione: 1) macro architettura, 2) micro architettura, 3) ambiente ed ecologia, 4) strutture composite e ibride/The event will prize innovative solutions related to the use of textiles materials in building. The brief calls for 4 participation categories: 1) macro architecture, 2) micro architecture, 3) environment and ecology, 4) composed and hybrid structures Scadenza/Deadline: 28/2/2005 Per informazioni: Generalsekretariat Arbeitskreis Textile Architektur Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756553/75756710 Fax +49 69 75756541 E-mail: Katrin.Mueller@messefrankfurt.com

Koln IAKS Award 2005 Premio internazionale per impianti sportivi e ricreativi/International competition for sports and leisure facilities Scadenza/Deadline: 30/4/2005 Per informazioni: IAKS Carl-Diem-Weg 3 50933 Koln Tel. +49 221 4912991 Fax +49 221 4971280 Internet: www.iaks.info E-mail: iaks@iaks.info

Stuttgart European Architectural Photography Prize 2005 Premio europeo della fotografia di architettura Scadenza/Deadline: 28/1/2005 Per informazioni: FHT Stuttgart, FB Architektur, “European Architectural Photography Prize” D-70174, Stuttgart, Germany architekturbild e.v.

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+ europaconcorsi

Marquardtstraße 33 D - 70186 Stuttgart Internet: http://demo.six.de/kunden/ archbild/sixcms/list.php?page=verein_page E-mail: architekturbild@netic.de

Italia/Italy Arezzo Concorso per un’ulteriore sede della Provincia Concorso per la progettazione di una sede della Provincia/Competition for the project of a new Province Building Scadenza/Deadline: 11/1/2005 Per informazioni: Provincia di Arezzo Servizio responsabile Edilizia e Impianti Segreteria concorso Giuseppina Bocchini Via dell’Orto 2 52100 Arezzo Tel. +39 0575 392335/329-4309049 Fax +39 0575-392361 Internet: www.provincia.arezzo.it E-mail : ediliz@provincia.arezzo.it

Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres e Pietre Native/International architecture competition selecting and prizing those professionals who, through their work, have better utilized and improved the technical properties and the expression potentials of elements in Granitogres, Marmogres and Native Stones porcelain grès Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica CasalgrandePadana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 (30 linee) Fax +39 0522 996121 Fax export +39 0522 841630 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it

Faenza (Ravenna) Architettura automatica 2004 Concorso per le migliori architetture che abbiano impiegato ingressi automatici e/o automatismi per aperture, controllo della luce, gestione intelligente di facciate e serramenti/Competition for the best realizations that used automatic entrances or automatic devices for light control, facade and frameworks smart management Scadenza/Deadline: 16/12 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Giuria/Jury: Gabriele Del Mese, Felix Foure, Giancarlo Rosa, Antonio Piva, Fabrizio Bianchetti, Paolo Pons Per informazioni: Flavia Gaeta Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 Internet: www.ditec.it, www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com

Ferrara Premio Architettura Sostenibile Fassa Bortolo Il Premio Architettura Sostenibile nasce dalla volontà di premiare e far conoscere a un ampio pubblico, architetture che sappiano rapportarsi

in maniera equilibrata con l’ambiente, che siano pensate per le necessità dell’uomo e che siano capaci di soddisfare i bisogni delle nostre generazioni senza limitare, con il consumo indiscriminato di risorse e l’inquinamento prodotto, quelli delle generazioni future/Prize awarding architecture which have a balanced relationship with the environment Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Segreteria del Premio C/o Gianluca Minguzzi Via Quartieri 8 44100 Ferrara Tel./fax: +39 0544 864353 Internet: www.premioarchitettura.it/# E-mail: premioarchitettura@xfaf.it

Igea Marina (Rimini) Isola dei Platani Concorso europeo per la riqualificazione dell’Isola dei Platani e aree limitrofe/European competition for the requalification of Isola dei Platani and surrounding areas Scadenza/Deadline: 6/4/2005 Per informazioni: Comune Igea Marina Michele Bonito Tel. +39 0541 343751 Fax +39 0541 345844 Internet: www.comune.bellaria-igeamarina.rn.it/comune/bandi/b71/index.asp E-mail: m.bonito@comune.bellaria -igea-marina.rn.it

Milano Twinings Design Competition: “Tea time! At what time?” Concorso per architetti e designer under 35 per un nuovo design del sistema prodotto per il rito del consumo del tè nella società contemporanea Competition open to designers and architects under 35 years of age for a new design of all the system necessary for the rite of tea time in contemporary society Scadenza/Deadline: 17/12 Monte premi/Total prize money: 6.500 Euro Giuria/Jury: Antonia Astori, Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Gilda Bojardi, Davide Bruno, Philippe Daverio, Marina Deserti, Alessandro Guerriero, Makio Hasuike, Vittorio Sgarbi, Rosa Tessa, Stephen Twining Per informazioni: Politecnico di Milano Stefania Palmieri Tel. +39 02 23995981 Internet: www.polidesign.net, www.dec.it

Officina Stile Powered by Kronos Concorso per giovani designer, stilisti, copywriter, inventori, creatori di immagini e suoni per il progetto di scarpe sneaker innovative Competition open to young designers, inventors, copywriters, creators of images and sounds to design a new kind of sneaker shoes Scadenza/Deadline: 31/12 Premio/Prize: 10 contratti di lavoro di sei mesi presso Kronos/10 contracts for 6-month work at Kronos Giuria/Jury: Enrico Bertolino, Fabrizio Ferri, Linus, Morgan, Fabio Novembre, Paolo Bonanni, Luigi De Lazzer Per informazioni: GQ Academy Via Leopardi 1 20123 Milano Internet: www.gqacademy.com E-mail: info@gqacademy.com

Espresso: Spazio/Tempo del caffè Concorso internazionale aperto a progettisti, artisti, designer e studenti under 35 per il progetto di un modello di bar quale luogo di conoscenza, scoperta e incontro/International competition open to architects, designers, artists and students under 35 years of age for the project of a coffee bar as a meeting, discovery and knowledge place Scadenza/Deadline: 31/1/2005 Monte premi/Total prize money: 7.000 Euro Giuria/Jury: Stefano Boeri, Sergio Silvestris, Anna Barbara, Petra Blaisse, Ludovico Einaudi, Anselm Franke, Naoto Fukasawa, Alessandro Mendini, Hans Ulrich Obrist Per informazioni: Segreteria organizzativa Via Gianni Mazzocchi 13 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 02 824721 Fax +39 02 57500132 Internet: www.domusweb.it, www.illy.com E-mail: competition.domusilly@domusweb.it

Marchio Fondazione Quarta Concorso aperto a under 30 per l’ideazione di un marchio per la Fondazine Giancarlo Quarta/Competition open to designers under 30 years pof age for the project of a logo for the Giancarlo Quarta Foundation Scadenza/Deadline: 31/1/2005 Monte premi/Total prize money: 5.000 Euro Giuria/Jury: Bob Noorda, Valeria Bucchetti, Maurizio Minoggio, Mario Piazza, Elisabetta Morosini, Roberta Raggio Per informazioni: Fondazione Giancarlo Quarta Via Baldissera 2, 20129 Milano Tel. 335 666 91 73 Internet: www.fondazionegiancarloquarta.it E-mail: info@fondazionegiancarloquarta.it

Napoli Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” Il Premio, a cadenza biennale, è per il miglior progetto di architettura realizzato negli ultimi 5 anni e che sia ultimato alla data del 31/12/2004. Il Premio ha la finalità di promuovere il lavoro della nuova generazione europea selezionando i migliori talenti e valorizzando la qualità dell’architettura/The biennial award is reserved to the “best architectural realized project” in the past five years and finished by 31/12/2004. The award wants to prize the work of the new European generations selecting the best talents and improving the architecture quality Scadenza/Deadline: 31/1/2005 Per informazioni: Cooperativa Libraria Editrice Architettura Napoli Direzione del Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” c/o CLEAN Via Diodato Lioy 19 80134 Napoli Fax +39 081 5524419 Internet: www.cleanedizioni.it

Piombino Dese (Padova) Idee per la luceTraditions & Modernity Concorso per designer under 35 per l’ideazione di nuove soluzioni per l’illuminazione/Competition open to designers of less than 35 years of age for new lighting solutions Scadenza/Dedaline: 21/4/2005 Monte premi/Total prize money: 1.500 Euro

AGENDA Per informazioni: Ditre Group Via Albare, 127/B 35017 Piombino Dese (PD) Tel. 0499365320 Fax 0499366376 E-mail: info@ditre.com

+ europaconcorsi

Scadenza/Deadline: 28/1/2005 Giuria/Jury: Christopher Calott, Francisco Serrano, Fernando Romero, and Rozana Montiel Per informazioni: Internet: www.arquine.com

Pistoia/Montecatini Terme Una città per tutti Premio riservato alle migliori tesi di Laurea in Ingegneria Civile, Ingegneria Edile, Ingegneria Edile-Architettura e Architettura, aventi per argomento “Una Città per Tutti” discusse negli anni solari 2003-2004 in Università italiane ed estere/Prize for the best degree thesis of Civil or Building Engineering and Architecture on the theme “An architecture for all”, discussed in the years 2003-2004 in Italian or foreign Universities Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 4.500 Euro Per informazioni: Club Soroptimist International di PistoiaMontecatini Terme Ditta Balducci Via del Melo 1 51018 Pieve a Nievole (PT) Tel. +39 0572 956669-95661 Internet: www.ing.unipi.it E-mail: serena.guidotti@balducci.it

Roma Concorso per progetti di riqualificazione delle opere architettoniche volti a favorire l’accessibilità e la fruibilità a una utenza ampliata Il concorso, riservato agli under 30, è finalizzato alla selezione e pubblicazione dei venti migliori progetti volti a rendere accessibili e fruibili a bambini, anziani, disabili, attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili appartenenti allo Stato, alle Regioni e ad altri enti pubblici Scadenza: 31/12 Per informazioni: Camera dei Deputati Internet: www.camera.it

Sassuolo (Modena) Recupero di Villa Giacobazzi Concorso per il recupero funzionale e il restauro scientifico di Villa Giacobazzi e del Parco annesso/Competition for the functional rehabilitation and scientific restoration of Villa Giacobazzi and the adjacent park Scadenza/Deadline: 17/12 Monte premi/Total prize money: 67.000 Euro Per informazioni: Comune di Sassuolo Internet: www.comune.sassuolo.mo.it/ bandi/estratto_vistarino.html

Messico/Mexico Mexico City 7th International Arquine Competition for architects and students 7° Concorso internazinale per professionisti e studenti bandito da Arquine. Il tema di questa edizione è “Frontiera”; si chiedono proposte per un attraversamento pedonale della frontiera tra Messico e USA/This year's competition deals with the theme “Frontera/Border”, proposing a “pedestrian border crossing” in response to the importance of the border zone between Ciudad Juárez and El Paso, where countless Mexicans cross year after year to work in the United States

Olanda/Holland Amsterdam Ein Hud: Masterplan alternativo L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per il masterplan di Ein Hud, alternative a quello proposto dalla Corte Suprema Isrealiana. Il programma prevede due categorie di partecipazione: 1) Project - masterplan comprensivo di spazi pubblici, servizi commerciali, scuole, municipio, clinica, parcheggi area turistica e area agricola, strade e un edifico polifunzionale; 2) Idea concetti attreverso i quali si intende raggiungere gli obbiettivi posti dal concorso/The goal is to design a sustainable future for the village of Ein Hud. Recently the government has approved a masterplan for the village. The masterplan is unfit. It creates an unsustainable community with no possibilities for future economical, demographic, or cultural development. The goal is to create an architectural/urban project that can offer sustainability to the village in the long term, make efficient use of land without causing overcrowding, be able to expand with demographic growth of the village, and offer a normal, autonomous life to the inhabitants of the village. Its secondary goal is to design a multifunctional center that can serve as a concrete first step towards a sustainable future for Ein-Hud. This center can function for the community and its guests, for exhibitions, education and hospitality Scadenza/Deadline: 20/12 Per informazioni: F.A.S.T. Competition c/o De Balie Kleine-Gartmanplantsoen 10 1017 RR Amsterdam Internet: www.seamless-israel.org E-mail: info@seamless-israel.org

Peru Nazca Nazca 2005 Concorso internazionale di idee per progetti per realizzare un osservatorio innovativo che modifichi la visione turistica delle Linee di Nazca/Architects from around the world are invited to participate in the Idea Contest “NAZCA 2005” for the best design proposals to create a next generation observatory which renovates the vision of tourism in the area and also invites the visitor to enjoy a new and different experience, by spending the night and awakening in front of the Nazca Plains. Scadenza/Deadline: 30/1/2005 Monte premi/Total prize money: 9,500 US$ Giuria/Jury: Alvaro Pastor, Giuliano Validivia, GeanPaolo Pietri, Sebastián Navarrete Per informazioni: Arquitectum NAZCA 2005 Contest Alfredo Queirolo-Professional Advisor Internet: www.arquitectum.com E-mail: nazca2005@arquitectum.com, concursos@arquitectum.com

Turchia/Turkey Istanbul Extreme: Creating Space in Extreme and Extraordinary Conditions Concorso internazionale per studenti/International students competition Scadenza/Deadline: 28/2/2005 Per informazioni: UIA 2005 Internet: www.uia2005istanbul.org

USA Bellingham, WA Bellingham-Whatcom Museum Design Competition Concorso per un nuovo museo che funga da ampliamento dell’esistente museo di Storia dell’Arte, tra il Municipio e il Mount Baker Theatre. Il nuovo edificio deve includere una galleria d’arte e una sezione dedicata ai bambini Architectural design competition to select a winning design and architectural team for a new museum building. The new facility is intended to help meet the space needs of the existing Whatcom Museum of History and Art, which is housed in several buildings, including the former City Hall, built in 1892. The new building will be strategically located between the former City Hall and the historic Mount Baker Theatre. The new building will include a children’s museum and an art gallery Scadenza/Deadline: 11/1/ 2005 Monte premi/Total prize money: 60,000 US$ Per informazioni: Internet: www.bwpfd.org/museum.htm E-mail Bill Liskamm at BellinghamComp@aol.com

Houston International Student Offshore Design Competition Concorso per lo sviluppo e la promozione del processo progettuale e delle relazioni tra studenti e industria dell’offshore/The intent of this competition is to develop and promote the design process, encourage teamwork, and to develop mentor relationships between students and offshore industry professionals Iscrizione/Registration: 1/10-25/2/2005 Consegna/Submission: 27/5/2005 Monte premi/Total prize money: 2,750 US$ Per informazioni: Alan C. McClure & Associates c/a Lars Ronning 2600 South Gessner, Ste. 504 Houston, TX 77063 Tel. +1 713 7891840 Fax +1 713 7891347 Internet: www.isodc.com

New York Next Generation Design Competition Premio per idee e progetti di cui possano beneficiare gli individui o l’ambiente e che stimolino i professionisti del design a creare prodotti centrati sull’uomo, sull’ambiente e sui sistemi di comunicazione

Award to an enterprising individual or office who’s Big Design Idea will benefit people and the environment, and will challenge design professionals to create humancentered products, environments, and communication systems Scadenza/Deadline: 15/1/2005 Primo premio/First prize: 10,000 US$ Per informazioni: Laurie Manfra Next Generation Design Prize Metropolis Magazine New York, NY 10010, USA Internet: www.metropolismag.com

Roanoke (Virginia) C2C Home Competition Concorso internazionale per il progetto di residenze ambientalmente sostenibili International competition for the design of sustainable housing Scadenza/Deadline: 15/12 Per informazioni: Green Blue Institute Internet: www.greenblue.com, www.c2c-home.org E-mail: info@c2c-home.org

San Francisco National AIDS Memorial Concorso internazionale per il progetto di un Memoriale dedicato ai malati di AIDS da realizzare al Golden Gate Park International competition for the project of a Memorial dedicated to those whose lives have been touched by AIDS, to be realized at Golden Gate Park Scadenza/Deadline: 24/12 Giuria/Jury: Walter Hood, Toshiko Mori, Mary Miss, Joseph Rosa Per informazioni: AIDS Memorial Competition Internet: www.aidsmemorial.org

San Mateo Green Dollhouse Competition: Start Small. Think Big. Build Green Concorso per il progetto di una casa per le bambole che utilizzi principi ecologici/Competition to design a doll house utilizing green principles Scadenza/Deadline: 15/12 Giuria/Jury: David Arkin, Topher Delaney, Elizabeth Hennings, Shellie Kazan, Sharo Refvem, Jennifer Roberts, Katie Sosnowchick, Peter Whiteley Per informazioni: Green Dollhouse Project c/o Sustainable San Mateo County San Mateo, CA, 94402 Internet: www.greendollhouse.org

Somerset Flight 93 National Memorial Design Competition Concorso in due fasi per il progetto di un Memorial del Volo 93, abbattuto in Pennsylvania l’11/9/2001 International competition in two phases for the project of a Memorial of Flight 93, crashed on 11th September 2001 Scadenza/Deadline: 27/12 Per informazioni: Flight 93 National Memorial Design Competition 109 W. Main Street, Suite 104 Somerset, PA 15501-2035 Fax to 814.443.2180 Internet: www.flight93memorialproject.org/ competition.asp

198 l’ARCA 111


AGENDA Affidamenti

+ europaconcorsi

fognarie; 5) progettazione e direzione lavori verde e arredo urbano; 6) coordinamento sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione dei lavori ex D.Lvo. 494/96 e 528/99; 7) rilievi catastali e accatastamenti Scadenza: 31/12

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Per informazioni: Comune di Busto Arsizio Via Fratelli d’Italia 12 21052 Busto Arsizio (VA) Internet: www.busto-arsizio.it

Italia/Italy

Cesano Maderno (Milano)

Bologna Sistema di qualificazione (Impianto di incenerimento di rifiuti) Definizione di un elenco di imprese qualificate per la fornitura e messa in opera di forni a griglia per la termovalorizzazione di RSU. Fornitura e messa in opera di forni a griglia per la termovalorizzazione di RSU di potenzialità termica compresa tra 20 e 75 MWt, completi di generatori di vapore a recupero e relativi accessori. La fornitura comprende la progettazione, la costruzione, il montaggio in opera delle apparecchiature, l'assistenza all'avviamento e la esecuzione delle prove funzionali e di prestazioni delle apparecchiature. E’ altresì compreso il project management della fornitura Scadenza: 31/12 Per informazioni: Hera SpA Funzione Appalti Viale Carlo Berti Pichat 2/4 40127 Bologna Tel. 051 287250 Fax 051 287278 Internet: www.gruppohera.it

Sistema di qualificazione (Apparecchiature per impianti di depurazione) Definizione di un elenco di imprese qualificate per la fornitura e messa in opera di sistemi di depurazione dei fumi prodotti dalla combustione di RSU e assimilati. Fornitura e messa in opera di sistemi di depurazione dei fumi prodotti dalla combustione di RSU e assimilati, di capacità superiore a 20,000 NM3/h, di tipologia a secco, umido o semisecco. La fornitura comprende la progettazione, la costruzione, il montaggio in opera delle apparecchiature nonché la supervisione all’avviamento e la esecuzione delle prove di prestazione delle apparecchiature. è altresì compreso il project management della fornitura Scadenza: 31/12 Per informazioni: Hera SpA Funzione Appalti Viale Carlo Berti Pichat 2/4 40127 Bologna Tel. 051 287250 Fax 051 287278 Internet: www.gruppohera.it

Busto Arsizio (Varese) Elenchi di professionisti presso il Comune di Busto Arsizio Formazione degli elenchi dei professionisti per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a Euro 100.000 inerenti i seguenti servizi: 1) progettazione e direzione lavori opere edili; 2) progettazione e direzione lavori: a) impianti idrotermosanitari; b) impianti di condizionamento; c) impianti elettrici; 3) progettazione e direzione lavori opere in c.a. e a struttura metallica; 4) progettazione e direzione lavori opere stradali e

112 l’ARCA 198

Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)

Cremona Elenco per l’affidamento di incarichi di consulenza L’ente banditore intende procedere alla formazione di un elenco di soggetti, diviso per competenze professionali, da cui attingere per l’affidamento di eventuali incarichi di consulenza. L’elenco sarà suddiviso secondo tipologie di prestazioni professionali, quali: a) Ingegneria civile; b) Ingegneria idraulica; c) Ingegneria urbanistica; d) Ingegneria ambientale e territoriale; e) Ingegneria gestionale; f) Ingegneria navale; g) Ingegneria dei trasporti (Sfruttamento vie d'acqua, trasporto merci, turistico); h) Ingegneria meccanica; i) Ingegneria elettronica; j) Ingegneria elettrotecnica Scadenza: 11/2/2006 Per informazioni: Azienda Regionale per i Porti di Cremona e Mantova Via della Conca 3 26100 Cremona Tel. 037 2592011 Fax 037 2592048 Internet: www.po-seaway.com

Fasano (Brindisi) Elenco professionisti per servizi attinenti all’architettura ed all’ingegneria La Direzione Territorio e Ambiente dell’ente intende costituire un Albo di professionisti e prestatori di servizi (attinenti all’architettura ed all’ingegneria anche integrata e per i servizi tecnici concernenti la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo ed esecutivo nonché le attività tecnico amministrative connesse alla progettazione di opere pubbliche), da cui attingere nei casi in cui il legislatore consenta il riscorso alla trattativa privata e/o all’affidamento fiduciario Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Fasano - Direzione Territorio Ambiente Piazza Ciaia 72015 Fasano (BR) Tel. 080 4394111 Fax 080 4394321 E-mail: llpp@comune.fasano.br.it

Feltre (Belluno) Elenco professionisti (coordinatore per la sicurezza, collaudatore, rilievi topografici, frazionamenti, pratiche catastali, perizie geologiche) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: a) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione b) collaudatore statico c) collaudatore tecnico amministrativo d) rilievi topografici e) frazionamenti e pratiche catastali f) perizie geologiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Feltre P.tta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it E-mail: contratti@comune.feltre.bl.it

Ispra (Varese) Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto) Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’Unione Europea e nei Paesi candidati Scadenza: 11/4/2005 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243

Napoli Elenco professionisti presso il Ministero per i Beni le Attività Culturali Incarichi professionali attinenti agli interventi di cui alla L. 109/94 e s.m. e i. Importi inferiori a E 100.000. 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnico-amministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Assistenza scientifica allo scavo archeologico; 5. Coordinamento sicurezza; 6. Assistenza alle procedure di esproprio

AGENDA

Scadenza: 31/12

Scadenza: 18/12

Per informazioni: Ministero per i Beni le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta Piazza Museo 19 80100 Napoli Tel. 081 440166 Fax 081 440013

Per informazioni: Comune di Pietra Ligure Servizio responsabile: Ufficio lavori pubblici Via S.M.G. Rossello 21 17027 Pietra Ligure (SV) Tel. 019 62931203 Fax 019 624166 Internet: www.comunepietraligure.it E-mail: lavori.pubblici@comunepietraligure.it

Avviso pubblico per l’istituzione di un Albo Professionale L’ente ha istituito un Albo Professionale Aperto per il supporto e l’assistenza specialistica tecnicoscientifica ed amministrativogiuridico-legale, alle attività a essa affidate, ai sensi della legge regionale 29 luglio 1998 n. 10, ivi compresa ogni attività relativa alla costituzione e all’adeguamento funzionale delle dotazioni infrastrutturali e strumentali delle proprie sedi Scadenza: 31/12 Per informazioni: A.R.P.A.C. - Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (Ente di diritto pubblico istituito con legge regionale n¡ 10 del 29.07.1998) Via G. Porzio 4 - Centro Direzionale Isola E/5 80143 Napoli Tel. centralino 081 7782111 Fax 081 7782536 Internet: www.arpacampania.it E-mail: segreteria@arpacampania.it

Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12/2006 Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net

Perugia Elenco professionisti L’Aur istituirà una Banca dati di tipo aperto per consulenti e collaboratori (persone fisiche) all’interno della quale individuare i soggetti ai quali conferire, in relazione al manifestarsi di specifiche necessità, incarichi di consulenza e collaborazione in varie forme contrattuali Scadenza: 29/4/2005 Per informazioni: Agenzia Umbria Ricerche Via M. Angeloni, 78 06124 Perugia Tel. 075 5045805

Pietra Ligure (Savona) Impianto di depurazione comunale Incarichi di progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, contabilità lavori, assistenza al collaudo, coordinamento per la sicurezza nelle fasi di progettazione e di esecuzione e altre prestazioni accessorie relativi all’appalto di “Realizzazione della fase secondaria, per il trattamento biologico, dell'impianto di depurazione comunale di Pietra Ligure”. Importo stimato del corrispettivo complessivo per tutti i servizi richiesti: 320.196,86 Euro

Pomezia (Roma) Elenco di professionisti abilitati Formazione di un elenco di professionisti abilitati ai fini dell’affidamento di incarichi professionali per servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Pomezia Piazza Indipendenza 1 00040 Pomezia (Roma) Tel. 06 91146251 Fax 06 91146236

Roma Sistema di Qualificazione per Servizi di Ingegneria di supporto alla progettazione E’ istituito presso ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione e Programmazione, per gli affidamenti di servizi compresi entro il limite massimo di 100.000 Euro, un Sistema di Qualificazione dei Prestatori di Servizi di Ingegneria e di supporto alla progettazione Scadenza: 31/12 Per informazioni: Anas S.p.a., Direzione generale Via Monzambano 10 Roma Tel. 06 490326 Fax 06 4454956 Internet: www.stradeanas.it

Elenco professionisti e imprese Il Comando Interregionale Carabinieri “Podgora” e i Distaccamenti amministrativamente dipendenti, nel corso dell’anno 2004, procederanno all’esecuzione di lavori ed all’acquisto di beni e servizi in economia (ai sensi del D.P.R. 5 dicembre 1983, nr. 939 per i lavori e del D.P.R. 20 agosto 2001 nr. 384 per i beni e servizi, nei settori e categorie merceologiche di seguito indicati. Lavori: manutenzione immobili, riparazione impianti tecnici, tecnologici, idraulici, di condizionamento; Beni e servizi: di cui al decreto 28.06.2002 pubblicato sulla G.U.R.I. n. 164 del 15.07.2002 art.2, lett. a), b), c), d), e), f), g), h), i), l), m), n), o), p), q), r), s), t), u), v), z), aa), bb), cc), dd), ee), ff) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comando Interregionale Carabinieri “Podgora” - Servizio Amministrativo Sezione Approvvigionamenti Via Garibaldi 41 00153 Roma Fax 06 58594299 Internet: www.carabinieri.it E-mail: rtlarmcontratti@carabinieri.it

+ europaconcorsi

pianificazione stradale d) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione e) collaudatore statico f) collaudatore tecnico-amministrativo g) rilievi topografici h) visure catastali e presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali i) perizie di stima j) indagini geognostiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Treviso - Settore Lavori Pubblici-Viabilità Viale Cesare Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656329 Fax 0422 656124

Vicenza

Germania/Germany Berlin Haus der Kulturen der Welt Architecture and Identity: The own and the foreign in architecture 6/12-8/12

Russia Moscow Gostiny Dvor 100% Design Moscow 2005 10/3/2005-13/3/2005 Per informazioni: Internet: www.craftscouncil.org

Turchia/Turkey Istanbul Chamber of Architects UIA 2005: Cities, Grand Bazar of Architectures 30/6/2005-10/7/2005

Elenco professionisti per incarichi di importo inferiore ai 100.000 Euro Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore ai 100.000 Euro, per i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. L’elenco riguarderà principalmente le seguenti tipologie di incarico: a) progettazioni; b) direzioni lavori; c) coordinamento per la sicurezza (in fase di progettazione e di esecuzione); d) calcoli strutturali; e) redazione piano particellare di espropiio visure catastali; f) redazione perizie geologiche Scadenza: 31/12

Per informazioni: Internet: www.architecture-identity.de

London

Vienna

Per informazioni: Alto Vicentino Servizi S.r.l. Via S. Giovanni Bosco 77/B 36016 - Thiene (VI)

Cavendish Conference Centre Achieving Effective Health & Safety in Construction 9/12

MAK Collecting as a Passion: Dr.Albert Figdor Collection in the MAK Fino al/through 29/5/2005 Peter Eisenman: Barefoot on White-Hot Walls 14/12-22/5/2005

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Monaco International Congress Center Risparmiare energia negli immobili esistenti – creare plusvalore 17/1/2005-18/1/2005

Australia Heron Island Sixth International Roundtable Conference Computational and Cognitive Models of Creative Design 1/12-5/12 Per informazioni: Internet: www.arch.usyd.edu

Brasile/Brazil Rio de Janeiro Sofitel Designing for the 21st Century 7/12-12/12 Per informazioni: Internet: www.designfor21st.org E-mail: info@adaptiveenvironments.org

Gran Bretagna/Great Britain

Per informazioni: Internet: www.constructhealthandsafety.co.uk

India

India National Group of the IABSE IDA Building Shahjahan Road IABSE Conference: Role of Structural Engineers towards Reduction of Poverty 19/2/2005-22/2/2005 Per informazioni: Internet: www.iabse.ethz.ch/conferences

Sharjah/Dubai American University of Sharjah Post Taditional Environments in a Post Global World Nona conferenza della/Ninth conference of Association for the Study of Traditional Environments 14/12-18/12

Austria

Architektur Zentrum SocióPolis, Projekt für eine Stadt der Zukunft 28/10-31/1/2005 a_schau 2. Etappe, österreichische Architektur im 20. und 21. Jahrhundert 16/9-29/8/2005

Belgio/Belgium Antwerp

Italia/Italy Bologna Oikos Accessibilità urbana e sicurezza stradale Corso/Course Dicembre/maggio 2005December/May 2005 Per informazioni: Oikos Centro Studi dell’Abitare Via Caprarie 5 40124 Bologna Tel. +39 051 270344 Fax +39 051 229640 Internet: www.oikoscentrostudi.com E-mail: formazione@oikoscentrostudi.com

Bolzano Emirati Arabi Uniti/UAE

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Per informazioni: Internet: www.bau-munchen.de

New Delhi

Treviso Elenco professionisti (importo inferiore a 100.000 Euro) Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro, per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori c) supporto agli atti di

Per informazioni: IASTE 2004 Conference Center for Environmental Design Research 390 Wurster Hall University of California Berkeley CA 94720-1839 USA Tel. +1 510 6426801 Fax +1 510 6435571 Internet: www.arch.ced.berkeley.edu/ research/iaste/2004%20conference.htm E-mail: iaste@uclink4.berkeley.edu

Museo di Scienze Naturali Italo Tamanini: La matematica trasparente-Le bolle di sapone 10/12 Per informazioni: Museo di Scienze Naturali Via Bottai 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 412960 Fax +39 0471 412979 Internet: www.museonatura.it

DeSingel Gallery Dominique Gonzalez-Foerster Alphavilles 14/10-19/12 B&K+Brandlhuber&Co+A42.Org (Architecten, Keulen & Masters of Architecture, Nürnberg) Collecting the Future 17/2/2005-10/4/2005 Fernando Romero/LCM (Laboratorio de La Ciudad de Mexico) - Bridging the Borders 28/4/2005-19/6/2005

Canada Montreal CCA The Sixties: Montreal Thinks Big 20/10-14/8/2005

Vancouver Art Gallery Massive Change: The Future of Global Design 2/10-3/1/2005

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AGENDA Francia/France Bordeaux Arc en rêve Est-Ouest/Nord-Sud 21/10-9/1/2005

Lille Palais des Beaux-Arts Portzamparc-Pluriel et Singulier 9/10-10/1/2005

Paris Pavillon de l’Arsenal Paris, visite guidée: la ville, histoires et actualité Fino al/through 31/12 VIA Design and Sport 3/9-26/12

Germania/Germany Berlin Aedes East 3x Peichl & Partner - neue Spitzen aus Wien 10/12-21/1/2005 Aedes West Ursula Schulz-Dornburg Architekturen des Wartens 29/10-12/12 Titus Bernhard, Augsburg 17/12-13/2/2005

+ europaconcorsi

Under a Tenner 3/12-27/2/2005 Designing Modern Life: A History of Modern Design 6/11-28/10/2005 You Are Here - A History of Information Design 12/2/2005-15/5/2005

Frankfurt

Manchester

Mercati di Traiano WonderHolland 23/10-15/12

The Cube Erich Mendelsohn. Dynamics and function realized visions of a cosmopolitan architect 15/10-29/1/2005

Israele/Israel Jerusalem Israel Museum Fusion: Design+Architecture in Japan 31/7-11/12

Italia/Italy Bologna Urban Center eBO Il progetto architettonico Fino al/through 1/7/2005

Cantù (Milano) Showroom Eredi Marelli Paolo Buffa e la Eredi Marelli: design e artigianato 11/11-22/12

Genova

Weil am Rhein

Centro Culturale Candiani Marcel Breuer Design and Architecture 23/10-9/1/2005

Giappone/Japan Tokyo Mori Art Museum Archilab: New Experiments in Architecture, Art and the City 21/12-13/3/2005

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Marc Newson 23/10-30/1/2005

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Roma Colosseo Forma. La città moderna e il suo passato 2/7-9/1/2005

DAM Post-Modernism Revisited - in memoriam Heinrich Klotz more... 29/10-6/2/2005 Hassan Fathy 9/2/2005-13/3/2005 Uni Stuttgart - projects by the faculty of architecture at the Stuttgart University 19/2/2005-27/3/2005 Kisho Kurokawa - Metabolism and Symbiosis 8/4/2005-19/6/2005 Dominikus Boehm 1880-1955 15/4/2005-19/6/2005

Vitra Design Museum Airworld-Design and Architecture for Air Travel 15/5-9/1/2005

Arengario Design in Triennale 1947-68. Percorsi tra Milano e Brianza Fino al/through 8/12

Barbican Centre Space of Encounter: The Architecture of Daniel Libeskind Fino al/through 23/1/2005

Düsseldorf NRW-Forum Kultur und Wirtschaft The dream of the Tower 6/11-20/2/2005

Monza (Milano)

Palazzo Ducale Arti & Architettura 2/10-9/1/2005

Mantova Palazzo della Ragione Postcardcity-mantovabarcellona città della cultura 3/12-9/1/2005

Mestre (Venezia)

Milano Triennale Civiltà dell’abitare. L’evoluzione degli interni domestici in Europa Fino al/through 6/12 Webwww.provincia.milano.it/pianificazio ne/harvard_2004/index.htm 11 Cities and the new Milan Convention Center 14/4-31/12 Castello Sforzesco Dagli Sforza al design. Sei secoli di storia del mobile 11/6-12/6/2005

Vicenza Museo Palladio/Palazzo Barbaran Da Porto In Cima/Giuseppe Terragni per Margherita Sarfatti, architetture della memoria nel Novecento 26/6-9/1/2005 Carlo Scarpa nella fotografiaRitratti di architetture 1927-2004 24/9-9/1/2005

Olanda/Holland Rotterdam NAI Collage Europe 23/10-2/1/2005

Spagna/Spain Barcelona MACBA Vito Acconci 19/11-20/2/2005 Fundació Miró Sert the architect, 1928-1979 25/2/2005-24/4/2005

USA

Whatever happened to Los Angeles? Architectural and Urban Experiments in LA 1970-1990 12/11-23/1/2005

New York Cooper-Hewitt National Design Museum Faster, Cheaper, Newer, More: Revolutions of 1848 4/6-9/1/2005 Design (does not equal) Art Fino al/through 20/2/2005 Design/Art: Functional Objects from Dinald Judd to Rachel Whiteread 10/9-27/2/2005 Josef and Anni Albers: Designs for Living 1/10-27/2/2005 Municipal Art Society Timeship: the Immortality Machine 11/11-11/1/2005 Glass House 8/12-30/1/2005 MoMA Yoshio Taniguchi: Nine Museums 20/11-14/3/2005

Pittsburgh Carnegie Museum of Art, Heinz Architectural Center Lebbeus Woods: Experimental Architecture Fino al/through 16/1/2005

San Francisco SFMoMA Glamour: Fashion, Industrial design, Architecture Fino al/through 17/5/2005

St. Louis The Pulitzer Foundation for the Arts Exploring Ando’s Space, Art and the Spiritual Fino al/through 22/1/2005

Mostre d’arte Art Exhibitions

Cambridge Harvard University Art Museum Huyghe+Corbusier: Harvard Project 18/11-17/4/2005

Chicago The Art Institute Unbuilt Chicago 4/4-16/1/2005 Chicago Architecture: Ten Visions 26/11-3/4/2005

Denver The Department of Architecture, Design & Graphics 20th Century Design: Breaking All the Rules Fino al/through 31/12

Los Angeles The Getty Center The Making of Furniture Fino al/through 31/12 SCI-Arc Inside-Out 8/10-19/12

Generali Foundation Collected Views from East or West 17/9-19/12 Kunstforum Bank Austria Tamara De Lempicka: Femme Fatale des Art Deco 16/9-2/1/2005 Willem de Kooning 13/1/2005-28/3/2005 MAK Photo Artist Tomoko Sawada: Identity through Masquerade 27/10-6/2/2005

Belgio/Belgium Antwerp MoMu Malign Muses, When Fashion Turns Back 18/9-30/1/2005

Australia Canberra National gallery Vivienne Westwood 11/11-30/1/2005

Austria Vienna KunstHaus Cecil Beaton, Portraits 7/10-9/1/2005 Bettina Rheims 10/1/2005-24/4/2005 Albertina Chagall: The Late Works 2/12-13/3/2005 From Goya to Picasso. The Art Collection Krugier 22/3/2005-28/8/2005

+ europaconcorsi

Danimarca/Denmark Arken Museum of Modern Art Paradise regained 18/9-23/1/2005 Jytte Høy 25/9-9/1/2005 Fernand Léger – Man in the New Age 5/2/2005-16/5/2005

Copenhagen Thorvaldsens Museum Storia dell’Arte Plastica 24/3-13/2/2005

Lyngby Sophienholm Schizzi da Skagen e l’Isola di Fionia 6/11-11/1/2005

Bruxelles Francia/France

Fondation pour l’Architecture Les frères Bourgeois et le mouvement moderne en Belgique 24/11-27/3/2005 André Jacqmain-L’imaginaire émergent 24/11-27/3/2005

Musée des Beaux-Arts Marie Raymond/Yves lein 20/11-17/2/2005

Gand

Chantilly

Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst (S.M.A.K.) John McCracken 2/10-9/1/2005 Pascale Marthine Tayou 2/10-16/1/2005

Château L’art anglais dans les collections de l’Institut de France 13/10-3/1/2005

Brasile/Brazil San Paolo Museo de Arte Moderna XXVI Bienal Internacional 25/9-19/12

Canada

Atlanta Museum of Design Paul Rudolph: Florida Houses Fino al/through 30/12

AGENDA

Montreal Museum of Fine Arts Ruhlmann: Genius of Art Deco 30/9-12/12 Snaps of the Gang: The Big Brothers and Big Sisters of Greater Montreal 14/10-20/3/2005 Christine Major Vivarium 21/5-13/3/2005 Eternal Egypt-Masterworks of Ancient Art from the British Museum 27/1/2005-22/5/2005 Edwin Holgate Master of the Human Figure 19/5/2005-23/10/2005

Toronto Art Gallery of Ontario Kazuo Nakamura: A Human Measure 25/9-2/1/2005 Modigliani Beyond the Myth 23/10-23/1/2005

Angers

Chartres Centre National du Vitrail La restauration des vitraux 20/3-10/1/2005

Dijon Musée Magnin Boucher et les peintres du Nord 9/10-14/12

Grenoble Musée de Grenoble L’art italien de la Matafisica entre 1912 et 1935 12/3/2005-12/6/2005

Les Mesnuls Fondation d’Art Contemporain Daniel & Florence Guerlain Artefatti. La vita segreta delle cose Fino al/through 12/12

Lille Varie sedi Lille2004 www.lille2004.com Musée d’art moderne Lille Métropole Mexique-Europe, allers-retours 1910-1960 3/9-16/1/2005

Lyon Museée d’Art Contemporain Le Bizart Bazart: Ben 17/9-19/12 Jean Fabre: Gaude succurrere vitae 17/9-19/12 Andy Warhol, l’œuvre ultime 27/1/2005-8/5/2005

Musée des Arts Asiatiques Lumières de soie-Collection Riboud 27/10-25/1/2005

Melun

Rochechouart

Espace St.Jean Marie Christine Poulenc, photographies 27/11-16/1/2005 Chantal Weirey, sculptures 4/12-30/1/2005

Museo d’arte contemporanea Paysages invisibles Fino al/through 19/12

Metz Frac Lorraine Thierry Kuntzel 23/10-16/1/2005

Nantes Le Lieu Unique Beautés.Afriques @Nantes 15/10-9/1/2005 Du Zhenjun “Human Zoo” 11/2/2005-27/3/2005 Le Clou n°5 15/4/2005-15/5/2005

Paris Centre Pompidou Bernd et Hilla Becher 13/10-3/1/2005 Sons & Lumières – Une histoire du son dans l’art du XXe siècle 22/9-3/1/2005 Africa Remiz: Contemporary Art of a Continent 15/5/2005-20/8/2005 Musée d’Orsay Alfred Stiegelitz et son cercle. La modernité à New York, 1905-1930 19/10-16/1/2005 Galeries Nationales du Grand Palais Le monde flottant Ukiyo Fino al/through 3/1/2005 Turner, Whistler, Monet 1410-17/1/2005 Les Arts des Indiens du Bresil 22/3/2005-27/6/2005 Jeu de Paume-site Sully Figures d’acteur 15/10-2/1/2005 Musée du Louvre L’Italie à la Cour de France, Primatice, 1504-1570 25/9-3/1/2005 Contrepoint, l’art contemporain au Louvre. Fino al/through 16/1/2005 Musée d'Art et d’Histoire du Judaïsme Christian Boltanski, Théâtre d’ombres Fino al/through 4/1/2005 Musée National de la Marine La Mer d’Ange Leccia Fino al/through 31/1/2005

Archives Départementales du Nord Couleur, Travail et Société du Moyen-Age à Nos Jours 5/11-31/1/2005

Musée de la Publicité Psy(k)é 9/12-27/3/2005

Santiago

Limoges

Museo de Bellas Artes Dialogues: Latin American Art from Colecciòn Cisneros 16/11-28/2/2005

Centre de Recherche sur les Arts du Feu et de la Terre CRAFT 10 ans 13/10-10/1/2005

Musée National Picasso Bacon et Picasso 2/3/2005-30/5/2005

Cile/Chile

Palais de Tokyo Wang Du Parade #4 17/9-2/1/2005 Barthélemy Toguo: The Sick Opera 13/10-18/1/2005

Musée Zadkine Jan Dibbets. Saenredam, Zadkine 21/10-13/2/2005

Roubaix Centre des Archives du Monde du Travail Couleur, Travail et Société du Moyen-Age à Nos Jours 5/11-31/1/2005

Saint-Ouen-l’Aumone Abbaye de Maubuisson Jean-Christophe Nourisson: Sur les bords 29/9-28/2/2005

Strasburgo Musée d’Art Moderne et Contemporain James Lee Byars, rétrospective: Life, love and death 10/12-13/3/2005 Miroslaw Balka, Project room 10/12-13/3/2005

Valenciennes Musée des Beaux-Arts Valentiana Visage du Moyen Age à Valenciennes 22/10-31/1/2005

Germania/Germany Bonn Kunst-und austellungshalle der BRD Genghis Khan and His Heirs 26/11-28/3/2005

Frankfurt Schirn Kunsthalle 3’ 30/9-2/1/2005 Yves Klein: A Retrospective 17/9-9/1/2005 Viennese Scandals Around 1900 28/1/2005-24/4/2005

Monaco Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung Gauguin, van Gogh to Dalí 10/9-9/1/2005 Pinakothek der Moderne American Art of the 1990s 24/7-9/1/2005

Giappone/Japan Tokyo National Museum of Western Art Henri Matisse: Process and Variation 19/9-12/12

198 l’ARCA 115


AGENDA

+ europaconcorsi

Gran Bretagna/Great Britain

Irlanda/Ireland

Edinburgh

Dublin

Scottish National Gallery of Modern Art Ed Ruscha 3/11-16/1/2005 Andy Warhol Self-Portraits 12/2/2005-2/5/2005

Irish Museum of Modern Art Juan Uslé: Open Rooms 8/9-3/1/2005 Dreaming of the Dragon's Nation: Contemporary Art from China 27/10-16/1/2005 Northern Irish Artists from the McClelland Collection 1/9-6/3/2005 Tír na nòg: Younger Irish Artists from the IMMA Collection 3/11-28/3/2005

Liverpool Tate Liverpool Richard Wentworth 21/1/2005-24/4/2005

London Tate Modern Robert Frank: Storylines 28/10-23/1/2005 Time Zones. Recent Film and Video 6/10-27/1/2005 The Unilever Serie: Bruce Nauman 12/10-28/3/2005 Robert Frank: Storylines 28/10-30/1/2005 Tate Britain Turner Prize 2004 2010-23/12 Gwen John and Augustus John 29/9-9/1/2005 Anthony Caro 26/1/2005-17/4/2005 National Gallery Raphael: From Urbino to Rome Fino al/through 16/1/2005 Art in the Making: Degas Fino al/through 30/1/2005 Victoria & Albert Museum Black British Style 7/10-16/1/2005 Malign Muses, When Fashion Turns Back 22/2/2005-8/5/2005 Estorick Collection Still Life in 20th Century Italy 30/9-19/12 Stern Pissarro Gallery Lelia Pissarro: Four Seasons of the Mind- A Series of Snow Paintings 7/12-8/1/2005 Hayward Gallery Eyes, Lies and Illusions 7/10-2/1/2005 Africa Remiz: Contemporary Art of a Continent 10/2/2005-17/4/2005

Italia/Italy Acireale (Catania) Galleria Credito Siciliano Arturo Martini-Sculture dalla Collezione Credito Valtellinese 8/10-9/1/2005

Arezzo Palazzo della Provincia Leonardo, l’acqua e il Rinascimento 6/11-30/12

Arona (Novara) Sala delle Mostre Scorci pubblicitari sulla sponda piemontese del Lago Maggiore alla fine del 1800 con omaggio a Franco Mosca 1/12-31/1/2005

Belluno Palazzo Crepadona A nord di Venezia. Scultura e pittura delle vallate dolomitiche tra Gotico e Rinascimento 30/10-22/2/2005

Museo Nazionale di Arte Contemporanea Jannis Kounellis 14/7-31/12 Deste Foundation Monument to Now 19/6-31/12

116 l’ARCA 198

Brescia Museo di Santa Giulia Monet, la Senna le Ninfee-Il grande fiume e il nuovo secolo 22/10-20/3/2005 Tiziano e la pittura del Cinquecento a Venezia, capolavori dal Louvre 23/10-20/3/2005 Gino Rossi 22/10-13/1/2005 Guttuso Anni Quaranta 14/1/2005-20/3/2005 Casa Mafai, da Via Cavour a Parigi (1925-1932) 14/1/2005-20/3/2005 Pinacoteca Tosio Martinengo Capolavori della pittura dalla Collezione Tosio Martinengo: Da Raffaello a Ceruti Capolavori dell’incisione dalla Collezione Tosio Martinengo: Da Rembrandt a Morandi 22/10-20/3/2005

Caserta Palazzo Reale Casa di Re - Un secolo di storia alla Reggia di Caserta 1752-1860 4/12-13/3/2005

Como

Cremona

GAMeC Getulio Alviani 22/10-27/2/2005

Museo Civico Ala Ponzone e Palazzo Stanga Egitto dalle Piramidi ad Alessandro Magno 25/9-28/3/2005

Museo Adriano Bernareggi Giovan Battista Moroni-Lo sguardo sulla realtà (1560-1579) 13/11-3/4/2005

Galleria d’Arte Fondantico Dipinti emiliani di figura dal XVI al XVIII secolo 23/10-23/12

Atene

Galleria Civica Bolzano 1700-1800. La città e le arti 16/10-16/1/2005

Palazzo della Ragione Alberto Martini: Surréaliste 6/11-6/1/2005

Moderna Art Oxford Jannis Kounellis 15/12-9/1/2005

Grecia/Greece

Museo di Scienze Naturali Simmetria-Giochi di specchi 22/10-19/12

Bergamo

Bologna

Apex Gallery Being Mammy - Harold Offeh 27/11-15/1/2005

Museion Il colore della vita. Hommage à Piero Siena 3/1-30/12005

San Pietro in Atrio Milena Barberis e i poeti. Opere Metropolitane Fino al/through 13/12

Oxford

Portsmouth

Bolzano

Faenza (Ravenna) MIC Le ceramiche di Gmuden 7/12-30/1/2005 Capolavori giapponesi Fino al/through 6/1/2005

AGENDA

Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Antichi segni dell’uomo 25/11-25/1/2005

Fondazione Mazzotta Visioni del fantastico e del meraviglioso - Prima dei surrealisti 15/10-9/1/2005

Civici Musei agli Eremitani Bronzi del RinascimentoCollezione Vok 20/11-6/2/2005

Museo Marino Marini Fotografie di Luciana Majoni 19/11-10/1/2005

Pinacoteca di Brera Fra’ Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca 12/10-9/1/2005

Pavia

Poggiali e Forconi Arte Contemporanea Roberto Coda Zabetta-Colors 30/10-15/1/2005 Casa Buonarroti Speculum Romanae Magnificentiae: Roma nell’incisione del Cinquecento 23/10-2/5/2005 Cinema Alfieri, Flora e Spazio 1 La mossa delle idee-Videodays 2 13/12-30/12

Forlì Musei di San Domenico Il Palmezzano 3/10-20/2/2005

Gallarate (Varese) Civica Galleria d’Arte Moderna Pitura 70-Pittura pittura e Astrazione analitica 10/10-2/1/2005

Genova Varie sedi Genova 2004 www.genova-2004.it Palazzo Lomellino Gli affreschi inediti di Bernardo Strozzi 9/4-31/12 Darsena-Porto Antico Transatlantici. Scenari e sogni di mare 31/7-7/1/2005 Palazzo Nicolosio Lomellino di Stradanuova 27° a Nord Est, videoinstallazione 11/11-31/12 Castello D’Albertis Io sono Bororo-Un popolo indigeno del Brasile tra riti e futebol 9/10-23/1/2005

Gorizia Musei Provinciali Secessione ed Esotismo-L’avventura artistica di Edoardo Del Neri 10/12-31/3/2005

Legnano (Milano)

Corsoveneziaotto Christo e Jeanne-Claude 8/10-15/12 Galleria Fonte d’Abisso Pietro Consagra-Il colloquio della vita 22/10-18/12 Palazzo delle Stelline Mario Carrieri: Amata luce 20/10-18/12 Palazzo Affari ai Giureconsulti Giampiero Agostini e Vittore Fossati: il campo e la cascina, fotografie 18/11-10/12 Biblioteca di Via Senato I Fenici-L’Oriente in Occidente 21/10-17/4/2005 Fiera 1° Salone del Libro Usato 10/12-12/12 Galleria Antonia Jannone Oreste Zevola, opere recenti 16/11-16/12 Galleria Bianconi Effetti e suggestioni. Il vetro sommerso veneziano del XX secolo 18/11-24/12 Fondazione Davide Halevim Sarah Sze 16/12-29/1/2005 Galleria Monica De Cardenas Stephan Balkenhol 26/11-29/1/2005

Modena Galleria Civica Mario Venturelli (1925-1999) antologica 24/10-9/1/2005 Trilogia: disegni di Mimmo Paladino, fotografie di Olivier Richon, grafiche e multipli di Richard Artschwager 21/11-28/3/2005

Palazzo Leone da Perego Lucio Fontana, opere 1947-1965 611-30/1/2005

Foro Boario Action Painting dal disegno all’opera, Arte Americana 1940-1970 20/11-27/2/2005

Mantova

Monza (Milano)

Palazzo dei Diamanti Il Cubismo 1908-1921 3/10-20/5/2005

Palazzo Te Natura e maniera. Tra Tiziano e Caravaggio-Le ceneri violette di Giorgione 2/9-9/1/2005

Serrone di Villa Reale Leonardo Dudreville Fino al/through 19/12

Firenze

Merano (Bolzano)

Studio G7 Bosna Quilts - Tempo cucito 28/11-15/1/2005

Istituto e Museo di Storia della Scienza Machina Mundi-Immagini e misure del Cosmo da Copernico a Newton 18/6-18/12

Kunst Meran II Biennale: +Positive 11/9-9/1/2005

Varie Sedi XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo 22/4/2005-1/5/2005

Palazzo Strozzi Beautiful Minds-Premi Nobel, un secolo di creatività 16/9-2/1/2005

Milano

Padova

Galleria Arte e Arte Clive Barker: Pop Sculptures (1963-2004) 30/10-15/1/2005

Triennale Andy Warhol 21/9-9/1/2005

Palazzo Zabarella Boldini 15/1/2005-29/5/2005

Museo Archeologico Elisabetta Sirani 4/12-27/2/2005 Museo Poggi Rappresentare il corpo. Arte e anatomia da Leonardo da Vinci all’Illuminismo 10/12-20/3/2005

Ferrara Museo dell’Illustrazione La bibliothèque imaginaire de Rabelais 20/11-26/12

+ europaconcorsi

Napoli

Paesaggi, pretesti dell’anima 20/11-3/4/2005

Ravenna Museo d’Arte Alberto Giacometti 16/10-20/2/2005

Rivoli (Torino) Castello Franz Klein: Retrospettiva 20/10-30/1/2005

Roma Palazzo Venezia Mario Mafai 30/11-27/2/2005 Museo Vittoriano Degas, classico e moderno 1/10-1/2/2005 Scuderie del Quirinale Italia Russia attraverso i secoli. Da Giotto a Malevic. La reciproca meraviglia 2/10-9/1/2005 Cinecittàdue Arte Contemporanea Tano Festa “Da Mondrian a Michelangelo”, opere dal 1963 al 1978 8/11-29/1/2005 MACRO Carla Accardi Valery Koshlyakov Sissi 18/9-9/1/2004 Istituto Nazionale per la Grafica As Is WhenIl boom della grafica inglese negli anni Sessanta 15/12-7/2/2005

Torino

Verona

Spazi della Città Luci d’artista Fino al/through 16/1/2005

Palazzo Forti Kandinsky e l’anima russa 16/10-30/1/2005

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Non toccare donna bianca 17/9-8/1/2005 Tacita Dean 5/11-2/1/2005

Galleria Arte e Ricambi Arcangelo Sassolino: Rimozioni 16/10-28/12

Palazzo Cavour L’estetica della macchina. Da Balla al Futurismo torinese 29/10-31/1/2005 Promotrice delle Belle Arti Gli Impressionisti e la neve. La Francia e l’Europa 27/11-25/4/2005 GAM Vedovamazzei 1/10-6/1/2005 Sala Bolaffi Ferruccio Gard 15/12-30/1/2005 Mole Antonelliana I Ponti di Roma 2/12-12/12 Sala Espace Tribe Art Tour-Larry Kagan, “Object-Shadow” 11/1/2005-22/1/2005

Trento Galleria Civica d’Arte Contemporanea Dimensione follia- Soggettività, passione ed eccesso nella quotidianità 25/9-9/1/2005 Palazzo Roccabruna Manifesti dello Spumante Italiano 25/11-16/1/2005 Disco Pub Superbinario Superchannel/Superstudent 7/10-26/5/2005

Varese

Spazio Etoile Tribe Art Tour-Larry Kagan, “Object-Shadow” 27/1/2005-6/2/2005

Villa Panza Dan Flavin. Stanze di luce fra Varese e New York Fino al/through 12/12

Rovereto (Trento)

Venezia

MART Il laboratorio delle idee. Figure e immagini del ‘900 Fino al 20/11/2005 Il Novecento Russo-Il Fondo Sandretti 11/12-13/2/2005 Mimmo Jodice nella Collezione Cotroneo 11/12-13/2/2005 Il Bello e le BestieMeditazioni sul divenire animale 11/12-8/5/2005

Museo Correr Turner and Venice 4/9-25/1/2005

Russi (Ravenna) Fucina VACA Libri mai visti 11/12-16/1/2005

Sarmede (Treviso) Municipio e Museo Zavrel Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia: Peter Pan 23/10-19/12

Istituto Veneto di Scienze Campo San Vidal Vetri nel mondo oggi 14/11-3/4/2005 Collezione Guggenheim William Baziotes 5/9-9/1/2005 Galleria Rossella Junck Günter Derleth, fotografie La France à Venise 12/11-8/1/2005 Antiquariato: vetro di Murano 12/11-8/1/2005 Palazzo Mocenigo Le vesti del potere, Venezia XIVXVIII, abiti, dipinti e oggetti 30/10-30/4/2005

Museo di Castelvecchio Cangrande della ScalaLa morte e il corredo di un Principe nel Medioevo Europeo 23/10-23/1/2005

Vicenza 503 Mulino Scultura leggera 15/1/2005-13/3/2005

Lussemburgo/Luxenbourg Lussemburgo Mudam/Banque de Luxembourg Mental Klinik: Self 10/10-12/12

Olanda/Holland Den Haag Gemeentemuseum Haag Mondrian and De Stijl Fino al/through 27/2/2005

Groningen Groninger Museum Sergej Diaghilev. Working for Diaghilev 11/12-28/3/2005

Rotterdam Kusthaus Da Da Dalí 4/9-16/1/2005 Paris Painters, From Renoir to Picasso: the Oscar Ghez collection 2/10-23/1/2005 Domestic Cultures in the Arab World Living Under the Crescent Moon 9/10-9/1/2005 Johan Hendrik van Mastenbroek (1875-1945) Impressionist, painter and draughtsman from Rotterdam 23/4/2005-28/8/2005

Tilburg DePont Foundation for Contemporary Art Raoul De Keyser 11/9-9/1/2005 Bill Viola: Hall of Whispers 9/10-9/1/2005

Russia Moscow Museo Puskin Italia Russia attraverso i secoli. Da Giotto a Malevic. La reciproca meraviglia 7/2/2005-20/5/2005

Ca’ rezzonico Venezia e terraferma 29/10-28/1/2005

198 l’ARCA 117


AGENDA Spagna/Spain Barcelona Fundació Miró Woman. Metamorphosis of Modernity 26/11-6/2/2005

Bilbao Bilboko Arte Eder Museoa John Davies. Sculptures and Drawings since 1968 18/10-23/1/2005 Guggenheim Bilbao Jorge Oteiza 8/10-9/1/2005

Madrid Reina Sofia José Manuel Aizpúrua fotógrafo (1902-1936)-La mirada moderna 7/10-27/12 Colección Taschen 18/10-10/1/2005 Tàpies. Tierras 26/10-10/1/2005 Daniel Vázquez Díaz. 1882-1969 2/11-10/1/2005 Elizabeth Aro. Otro en el espejo 9/11-2/1/2005 Palacio de Velázquez, Parque del Retiro Martin Kippenberger 18/10-10/1/2005 Palacio de Cristal, Parque del Retiro Javier Pérez. Mutaciones 21/10-17/1/2005

Valencia IVAM - Centre Julio González Past things & present: Jasper JOHNS since 1983 7/10-2/1/2005 James Turrel 14/12-7/2/2005

Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Ann-Sofi Sidén 20/11-20/3/2005 Edvard Munch 19/2/2005-15/5/2005 Lars Englund 4/6/2005-4/9/2005 Magasin 3 Stockholm Konsthall Philip-Lorca diCorcia 18/9-19/12 Mona Hatoum 9/10-19/12

Svizzera/Switzerland

+ europaconcorsi

René Magritte 7/8/2005-27/11/2005 Kunstmuseum Basel / Museum für Gegenwartskunst Paul Klee Fino al/through 31/12 Donald Judd Fino al/through 9/1/2005

Bellinzona Museo in Erba Toulouse-Lautrec 16/9-29/1/2005

Locarno Pinacoteca Casa Rusca Pierre Casè 12/9-12/12

Lugano Museo Cantonale d'Arte Il mito dell’infanzia nell’arte del XX secolo: da Picasso, Kandisky e Klee a oggi 10/10-16/1/2005 Fondazione Galleria Gottardo Dall’Estonia alla Siberia 2/7-23/12

Martigny Fondation Pierre Gianadda Jean Fautrier 17/12-13/3/2005 Félix Vallotton. Les couchers de soleil 18/3/2005-12/6/2005

Riehen Fondation Beyeler Archisculpture 3/10-30/1/2005

Winterthur Villa Flora Pierre Bonnard – Der Maler und seine Modelle Fino al/through 16/1/2005

Zurigo Kunsthaus Zürich Monet’s garden 29/10-27/2/2005

USA

Cleveland Museum of Art Needful Things: Recent Multiples 19/9-2/1/2005

Denver Art Museum Heaven and Home: Chinese Art of the Han Dynasty from the Sze Hong Collection Fino al/through 19/12 20th Century Design: Breaking All the Rules Fino al/through 31/12 Japanese Prints: 150th Anniversary of United States-Japan Relations Fino al/through 16/1/2005

Hartford (CT) Wadsworth Atheneum Contemporary Art: Floor to Ceiling, Wall to Wall 31/10-24/4/2005

Long Island The Noguchi Museum Noguchi and Graham 1/12-1/5/2005

Museum of Art In Monet’s Light 17/10-9/1/2005

LACMA Trajectories: The Photographic Work of Robbert Flick 12/9-9/1/2005 Renoir to Matisse: The Eye of Duncan Phillips 17/10-9/1/2005

Museo Cantonale d’Arte moderna Omaggio a Joseph Beuys Fino al/through 30/12

Museum of Fine Arts Art Deco: 1910 - 1939 Fino al/through 9/1/2005 Josef Sudek: Poet With A Camera Fino al/through 17/1/2005

118 l’ARCA 198

Museum of Contemporary Art Alexander Calder in Focus: Works from the Leonard and Ruth Horwich Family Loan Fino al/through 2/1/2005 Julian Opie: We swam amongst the fishes Fino al/through 2/1/2005

Los Angeles

Boston

Fondazione Beyeler ArchiSculpture 3/10-30/1/2005 Mark Rothko et espaces sonores 6/11-22/5/2005 La fleur dans l’art moderne de Manet à Jeff Koons 20/2/2005-22/5/2005 Pablo Picasso et le Surréalisme 1924-1939 12/6/2005-11/9/2005

Chicago Art Institute Anri sala 28/9-8/1/2005 American Horizons: The Photographs of Art Sinsabaugh 2/10-2/1/2005 About Face: Photographic Portraits from the Collection 9/10-16/1/2005 Hero, Hawk, and Open Hand: American Indian Art of the Ancient Midwest and South 20/11-30/1/2005 Photo-Respiration: Tokihiro Sato Photographs 15/1/2005-17/4/2005 Toulouse-Lautrec and Montmartre Fino al/through 10/10/2005

Baltimora

Ascona

Basel

Chicago

Institute of Contemporary art Boris Mikhailov 23/9-2/1/2005 Momentum 2/Lucy McKenzie 23/9-2/1/2005

Buffalo Albright-Knox Art Gallery Extreme Abstraction 6/11-27/3/2005

Museum of Contemporary Art (MOCA)’s California Plaza Drawings of Ed Ruscha 17/10-17/1/2005

Miami Wolfsonian Streets and Faces: Jazz Age Paris, London, Berlin, and New York 28/10-20/3/2005 Evolution/Revolution: A Century of Modern Seating 20/11-5/6/2005

Miami Art Museum Fabian Marcaccio - Miami Paintant 29/10-23/1/2005 Beyond Geometry: Experiments in Form 1940s-70s 19/11-23/4/2005 The 2005 Scholastic Art Awards Exhibition 30/1/2005-25/2/2005 Figuratively Speaking: Selections from the Permanent Collection 17/2/2005 Robert Rauschenberg 11/3/2005-3/7/2005 Marking Time: Moving Images in Contemporary Art 12/5/2005-11/9/2005 Wangechi Mutu 22/7/2005-9/10/2005

Minneapolis The Minneapolis Institute of Arts Henri Cartier-Bresson 1908-2004 Fino al/through 31/1/2005 Hot & Cool: The Jazz Posters of Niklaus Troxler 20/11-6/2/2005 Beauford Delaney: From New York to Paris 21/11-20/2/2005 Above Is Below: Sarah Bauer / David Hamlow 17/12-13/2/2005

New York Dia:Beacon Riggio Galleries Agnes Martin’s Early Paintings: …going forward into unknown territory 16/5-18/4/2005 Metropolitan Museum of Art Fra’ Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca 1/2/2005-1/5/2005 The Pierre and Maria-Gaetana Matisse Collection Fino al/through 26/6/2005 MoMA Projects 82: Mark Dion-Rescue Archeology 20/11-14/3/2005 Guggenheim The Aztec Empire 15/10-13/2/2005 Cézanne: The Dawn of Modern Art 10/2/2005-8/5/ 2005 Daniel Buren 17/3/2005-8/5/2005 Art of Tomorrow: Hilla Rebay and Solomon R.Guggenheim 19/5/2005-7/8/2005 Whitney Museum of American Art Thomas Hart Benton: The Arts of Life in America Fino al/through 2/1/2005 Noguchi and Graham: Selected Works for Dance Isamu Noguchi: Master Sculptor 28/10-16/1/2005 Jacob Lawrence’s War Series 24/9-30/1/2005 Jennifer Pastor: The Perfect Ride 6/10-2/1/2005 The Art of Romare Bearden 14/10-9/1/2005 Cy Twombly Fifty Years of Works On Paper 27/1-8/5/2005 New Museum of Contemporary Art / Chelsea East Village USA 3/12-19/3/2005

AGENDA Pratt Manhattan Gallery Terry Winters: Local Group/New Work on Paper 30/9-18/12 Schafler Gallery NY Fine Arts Faculty 16/11-21/1/2005 El Museo del Barrio Retratos: 2000 Years of Latin America Portraits 3/12-20/3/2005

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Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Francia/France

Philadelphia

Lyon

ICA Trials and Turbulence: Pepon Osorio, an Artist in residence at DHS Ant Farm 1968-1978 David Lamelas: Exhibiting Mediality Amy Sillman 8/9-12/12

Euroexpo Batinov Salone dell’edilizia/Trade fair of the building industry 2/3/2005-5/3/2005

Phoenix Art Museum Personality And Style: The Fashion Career of Natacha Rambova 11/9-6/2/2005 Brian Alfred: The Future is Now! 6/11-6/3/2005

Portland Museum of Art Margaret Bourke-White: The Photography of Design 1927-1936 19/1/2005-20/3/2005

Santa Fe SITE 5th International Biennial: Disparities and Deformations, Our Grotesque 18/7-9/1/2005

San Francisco Calafornia Palace of the Legion of Honour Bonjour Monsieur Courbet! 22/1/2005-3/4/2205

Washington DC National Gallery of Art Palace and Mosque: Islamic Art from the Victoria and Albert Museum 25/7-6/2/2005 Hirshhorn Museum Ana Mendieta: Earth Body, Sculpture and Perfomance 1972-1985 14/10-2/1/2005 The Phillips Collection Calder and Miró 9/10-23/1/2005

West Palm Beach Norton Museum of Art Masterworks of Chinese Painting: In Pursuit of Mists and Clouds 16/10-9/1/2005 Continental Drift: Installations by Joan Jonas, Ilya & Emilia Kabakov, Juan Muñoz, and Yinka Shonibare 23/10-2/1/2005

Per informazioni: Internet: www.salons-online/data/event3226.html

Nantes Parc Expo La Beaujoire Artibat Salone internazionale della costruzione/International trade show of building industry 2/12-4/12 Per informazioni: Artibat 1 rue Louis Marin 44263 Nantes cedex 2 Tel. +33 2 28236000 Fax +33 2 28236023 Internet: www.artibat.com E-mail: artibat@artibat.com

Paris Porte de Versailles Salon de la Piscine, Spa & Sauna Salone internazionale delle piscine, terme e saune/International trade show of swimming pools, spa, and sauna facilities 4712-12/12 Per informazioni: Reed Expositions France 11, rue du Colonel Pierre-Avia 75726 Paris Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet: www.salonpiscineparis.com

Batimat 2005 Salone internazionale dell’industria edilizia/International trade fair of building industry 7/11/2005-12/11/2005 Per informazioni: Reed Expositions France 70, rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex - France Tel. +33 1 47565000 Fax +33 1 47561440 Internet: www.batimat.com E-mail: info@reedexpo.fr, info@batimat.com

Palais des Congrès Porte Maillot Securit’Expo Salone internazionale della sicurezza/International trade fair of security and safety 9/3/2005-11/3/2005 Per informazioni: Internet: www.salons-online.com

Cnit La Défense TP TECH Salone delle tecnologie per i lavori pubblici/Trade fair of technologies for public works 22/3/2005-24/3/2005 Per informazioni: Reed Expositions France (Levallois) 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex Tel. +33 01 47565000 Fax +33 01 47561440 Internet: www.reedexpo.fr

Germania/Germany Frankfurt Messe Heimtextil Salone internazionale dei tessuti per la casa/International trade fair of textiles for home 1271/2005-15/1/2005 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75756609 Internet: http://heimtextil.messefrankfurt.com E-mail: heimtextil@messefrankfurt.com

Ambiente 2005 Salone internazionale delle tecnologie per l’ambiente/International trade fair of technologies for the environment 11/2/2005-15/2/2005 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75755985 Internet: www.ambiente.messefrankfurt.com E-mail: ambiente@messefrankfurt.com

ISH 2005 Salone internazionale dell’edilizia e delle tecnologie per l’energia il bagno, il condizionamento d’aria/International trade fair of building industry, energy technology, bathroom experience, airconditioning 15/3/2005-19/3/2005 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75756788 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: ish@messefrankfurt.com

Koln Messe Möbelmesse 2005 Salone internazionale del mobile/International trade show of furniture 17/1/2005-23/1/2005 Per informazioni: Koln Messe- und Ausstellungs Messeplatz 1 D-50679 Koln Tel. +49 221 8210 Fax +49 221 82125 74 Internet: www.koelnmesse.de/imm E-mail: 320@koelnmesse.de

Munchen Messe BAU 2005 Salone internazionale del’edilizia/International trade show of building industry 17/1/2005-2271/2005 Per informazioni: Messe Munchen Messegelande 81823 Munchen Tel. +49 89 94920630 Fax ++49 89 94920639 Internet: www.bau-muenchen.de E-mail: info@bau-muenchen.de

Italia/Italy Bologna Fiera Artefiera Salone internazionale di arte moderna e contemporanea International trade show of modern and contemporary art 27/1/2005-31/1/2005

Per informazioni: Bolognafiere Viale della Fiera 20 40127 Bologna Internet: www.artefiera.bolognafiere.it

Milano Fiera Progetto Città 13/4/2005-18/4/2005 Per informazioni: GE.FI gestione Fiere Via Canova 19 - 20145 Milano Tel. +39 02 31911911 Fax +39 02 33608733 Internet: www.progettocitta.com E-mail: progettocitta@gestionefiere.it

Euroluce Salone Internazionale del Complemento d’Arredo Salone Internazionale del Mobile International trade fairs of lighting technology, furniture and complements 13/4/2005-18/5/2005 Per informazioni: COSMIT Foro Buonaparte 65 - 20121 Milano Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Torino Lingotto Expocasa 2005 Salone della casa/Trade fair of products for home 25/2/2005-6/3/2005 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.promotorinternational.it E-mail: info@fieraexpocasa.it

Infrastructura Salone delle infrastrutture e della mobilità/Trade fair of infrastructures and moblity 9/3/2005-11/3/2005 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 - 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.infrastructura.it E-mail: info@infrastructura.it

Verona Fiera Legno & Edilizia Mostra professionale sull’impiego del legno/Trade fair on the use of wood in building 17/2/2005-20/2/2005 Per informazioni: PMT Via Tommaseo 15 - 35131 Padova Tel. +39 049 8753730 Fax +39 049 8756113 Internet: www.legnoeedilizia E-mail: info@pmtexpo.it, info@legnoeedilizia

Russia Mosca Expocenter Fenesterbau Russia Salone internazionale della finestra e dei serramenti/International trade show of windows and frameworks 26/1/2005-28/1/2005 Per informazioni: Expomedia Faraday House 39 Thornton Road Wimbledon, London, UK Tel. +44 208 9718282 Fax +44 208 9718283 E-mail: rob.Sherwood@expocentres.com

198 l’ARCA 119


in the World

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ARGENTINA

FINLAND

Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

ALBANIA

FRANCE

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

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Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS

Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

(l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617 Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607 Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585 Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233 Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598

Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884 Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494 Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420 Fax 05 61215603

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801

ISRAEL

PRINCIPALITY OF MONACO

TURKEY

Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

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Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314

Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313

Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

Bordeaux

GREECE

La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387 Fax 05 56481683

Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241

Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./fax 05 57859147 Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567 Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

MEXICO

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL

Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

SIRIA Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

SPAIN Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452

SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305

UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

USA & CANADA Faxon A Rowecom Co. (subscriptions) 15, Southwest Park Westwood, MA 02090 Tel. 800.2897740 Fax 617.4611862 L.M.P.I. - USA L.M.P.I. - Canada 8555, Rue Larrey Montreal H1J 2L5 QC Tel. 001.514.3555610 Fax 001.514.3555676

VENEZUELA Edital C.A. Calle Negrin Ed. Davolca Planta Baja Ap. 50683, Caracas Tel. 212 7632149 Fax 212 7621648

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