english text La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva | The international magazine of architecture, design and visual communication
Architecture Studio Angelo Mangiarotti/Mariano Billè/Renata Cussigh Koizumi Lighting Award ONL/Kas Oosterhuis-Ilona Lènàrd Patterns Renzo Piano Building Workshop Ian Ritchie Miguel Angel Roca Samyn & Partners
Periodico mensile - Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Studio D.A.
Cesare Maria Casati
Il mondo cambia
A Changing World
er la prima volta su Panorama, un grande settimanale italiano, la copertina, invece di essere dedicata alla solita ragazza procace o al solito politico emergente, rappresenta l’immagine di una architettura bellissima. Parlo del fiume di vetro lungo un chilometro e mezzo progettato da Massimiliano Fuksas e in fase di completamento nel Nuovo Polo della Fiera di Milano. Una tenda di vetro che si srotola come seta, innalzandosi e abbassandosi in modi imprevedibili, proprio come un torrente impetuoso con vortici e gorghi. Erano parecchi anni che una costruzione così nuova e fortemente innovativa non creava, a chi scrive ma anche a tutti coloro che hanno avuto l’avventura di vederla, emozioni di bellezza e di piacevole atmosfera che ci fanno rappacificare con il confronto continuo con le “bellezze” del passato. Finalmente tecnologia e poesia hanno trovato, nel progetto dell’architettura contemporanea, la loro giusta compenetrazione in una idea che si è felicemente concretizzata. Se l’immagine di questo progetto riesce a conquistare uno spazio mediatico, solitamente vietato all’architettura, significa che anche l’opinione pubblica inizia a comprendere i valori estetici e culturali della contemporaneità e prende finalmente conoscenza dei nuovi linguaggi che modificano il nostro paesaggio senza l’aiuto di interpreti saccenti. Milano, città nel contesto internazionale piccola, solo 1.272.000 abitanti ma con un reddito medio molto alto e con uno sportello bancario ogni seicento abitanti, quindi ricca, dopo aver dormito pigramente per oltre venti anni, sta affrontando il terzo millennio con un risveglio travolgente, e come avvenne per Parigi alcuni decenni fa, vuole confrontarsi con il mondo scegliendo l’architettura, la nuova architettura, per adeguare la sua immagine ai nuovi valori abitativi e di espressione urbana adeguati ai prossimi anni. Si prevede che nei prossimi dieci anni architetti di grande fama italiani e stranieri trasformeranno grandi aree cittadine edificando nuovi quartieri per la residenza, il lavoro e lo svago con edifici anche alti 200 metri e di grande arditezza strutturale e formale. La città non avrà un museo dell’architettura ma sarà essa stessa luogo di attrazione turistica culturale per la conoscenza dell’architettura che questo secolo è in grado di esprimere. L’incredibile poi è che tutto ciò stia avvenendo in pochi anni e con programmi di avanzamento affidabili. Non solo il nuovo Polo della Fiera iniziato nel 2002 sarà terminato nel 2005 ma nello stesso periodo Mario Botta, con timida gentilezza e col coraggio di modificare lo skyline della città con giusta indifferenza, ha recuperato il Teatro alla Scala dotandolo di un impianto scenico avanzatissimo e liberato finalmente dai falsi pudori della tradizione lirica. Insomma se Milano, che aveva abbandonato l’architettura contemporanea dopo la Pirelli di Gio Ponti degli anni Sessanta, è di nuovo capace di attrarre capitali e idee scegliendo, come è giusto, un dialogo costruttivo con gli architetti e comprendendo che oggi solo con nuove proposte architettoniche e non con “piani” si può migliorare e modificare l’urbanistica della città, può succedere che l’Italia cambi finalmente atteggiamento nell’uso dei territori urbani abbandonando posizioni “passatiste” e inizi un proficuo e mai avvenuto colloquio con i cittadini. Anche i quotidiani e le televisioni inizieranno a chiedersi cosa sta avvenendo e scoprire che il mondo italiano cambia. Per Milano, dati i precedenti, incrociamo le dita.
or the first time the cover of Panorama, a leading Italian weekly magazine, won’t be showing the usual prosperous young girl or up-an-coming politician but rather a beautiful work of architecture. I am referring to the kilometre-and-ahalf-long river of glass designed by Massimiliano Fuksas and currently been completed at the New Milan Trade Fair. A glass tent that unfolds like silk, rising and falling in unexpected ways, just like a fast running stream full of whirls and eddies. It is a long time since such a new and highly innovative construction has conjured up such strong emotions in the person writing this article (and anybody else who has had the chance to see it), a truly beautiful sight in the kind of relaxing atmosphere that reconciles us with all the usual comparisons with the “beauties” of the past. Technology and poetry have finally come together in a modern-day work of architecture and an idea has taken on concrete form. The fact that a picture of this project has managed to gain a foothold in the media (that usually ignore it) means that public opinion is also beginning to understand the aesthetic and cultural values of modern-day society and is finally becoming aware of the new idioms modifying our landscape, without having to rely on the help of the usual know-it-alls. Milan, a small city in international terms with just 1,272,000 inhabitants, but with an extremely high average income and a bank for every six-hundred people, meaning it is a very wealthy place, is finally waking up to the third millennium with a real start, rather like what happened in Paris a few decades ago. The city is keen to confront the rest of the world, choosing architecture - new architecture - to gear its image to the latest lifestyles and emerging forms of urban life over coming years. Over the next few decades famous Italian and foreign architects are expected to redevelop huge areas of the city, constructing new neighbourhoods serving housing, employment and leisure purposes with buildings even 200 metres tall and designed with real structuralstylistic daring. The city will not have an architecture museum, it will in itself constitute a cultural tourist attraction for getting to know the kind of architecture that this century is capable of producing. The incredible thing is that all this is happening in just a few years and working to reliable programmes and schedules. It is not just that the new Milan Trade Fair, on which building work began in 2002, will be finished by 2005, but during the same period Mario Botta, showing just the right gentle modesty and bold courage in altering the city’s skyline with measured indifference, has also managed to redevelop the Scala Opera House, furbishing it with a cutting-edge stage design and finally freeing it from the false modesty of Opera tradition. So if Milan, which had abandoned architecture after Gio Ponti’s Pirelli Building built in the 1960s, is once again capable of attracting capital and ideas, rightly opting for constructive interaction with architects and realising that it is only through new architectural ideas and not “plans” that the city’s urban plan can be improved and altered, then Italy as a whole can change the way it uses its urban territories, being less “passive” and setting up profitable relations with its inhabitants for the first time ever. Even the papers and TV channels will eventually start wondering what is happening and discover that things are really changing in Italy. Fingers crossed, bearing in mind what has happened in Milan in the past.
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Ian Ritchie
Credits Project: Ian Ritchie Architects Design Team: Ian Ritchie, Robin Cross (Project Architect), Gordon Talbot, Phil Coffey, Stephen Tierney, Jocelyne van den Bossche, Lucy Francis, Katie Field, Alex Johns Structural Engineer (including wind and dynamics), Services Engineer, Substructure Resident Engineer: Arup Planning Supervisor (pre-construction): Arup Consulting Engineers Independent Checking Engineer (appointed by Arup): Flint and Neill Partnership Cost Consultant: Davis Langdon and Everest Roped Access Consultant: Up and Under/Andy Fewtrell Environmental Impact Statement: McHugh Consultants/ Dianne McDonogh Main Contractor: Siac Radley Joint Venture. Stainless Steel Plate: Industeel Plate Forming: Barnshaw Section Bending Tuned Mass Dampers: Motioneering Shot Peening Finish: Metal Improvement Company Bronze Base: Westley Limited Security Door Subcontractor: Cape Calsil Lighting Subcontractor: La Conch, Leda-Lite International Ltd, SCX Piling Subcontractor: Murphy Cranes: McNally Crane Hire, Ireland Crane Strategy: GDW Fabrication Independent Inspectorate: Royal and Sunnalliance Spire transportation: O’Neill Heavy Haulage Client: Dublin City Council (John Fitzgerald, City Manager; Jim Barrett, City Architect) O’Connell Street Project Team (Anne Graham, Ciaran McNamara, Michael O’Neill, Kilian Skay)
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La guglia di Dublino Irish Beacon ino agli inizi degli anni Novanta, l’Irlanda era considerata una delle aree economicamente marginali dell’Europa. Con una alto tasso di disoccupazione e popolazione assai giovane, il Paese viveva in uno stato di sottosviluppo con strutture urbane fortemente degradate e del tutto estranee ai grandi processi di rinnovo urbano che stavano coinvolgendo le più significative metropoli europee. Oggi, Dublino, grazie a una aggressiva politica fiscale di detassazione degli utili di impresa, di flessibilità del lavoro e di un sistema procedurale leggero e snello, si sta misurando, con efficacia, con le realtà dinamicamente più interessanti dei motori europei tanto che, in analogia a quanto è accadendo in Cina, è stato coniato il termine di “tigre celtica”. L’Integrated Area Plan ha individuato una serie di zone strategiche la cui rivitalizzazione, tramite interventi di conservazione, ristrutturazione e demolizione, opera con chiare strategie urbane che ridisegnano tramite nuove infrastrutture, luoghi pubblici e servizi la nuova rete in grado di attrarre attività residenziali, commerciali e produttive. In particolare, le attività di natura culturale, musei, gallerie d’arte, spazi per la musica e il teatro, hanno rivelato la loro potenzialità nel funzionare da volano con significative ricadute sul tessuto dell’intorno. All’interno di questo più ampio percorso di rinnovo urbano, si collocano gli interventi previsti dal HARP (Historic Area Rejuvenation Project) che ha assegnato all’asse storico, a nord del fiume Liffey, la nota O’Connell Street, che si articola attorno a uffici pubblici, banche, grandi magazzini, alberghi, cinema e attività culturali, un ruolo assai particolare nel rappresentare il desiderio di riscatto della città. Il programma prevede il ridisegno dell’ampia sezione stradale che, con l’inserimento di un doppio filare di alberi, si trasforma in un boulevard con ampi marciapiedi, pavimentazione in granito, nuova illuminazione e sistema di arredo urbano, pista ciclabile e spazi pubblici di relazione. Ma il punto focale del sistema urbano è collocato all’incrocio con la Henry Street, nei pressi del GPO (General Post Office), un edificio neoclassico dell’inizio Ottocento, famoso per essere stato il quartiere generale dell’insurrezione del 1916 contro gli inglesi. All’incrocio era collocata una grande stele di 40 metri dedicata all’ammiraglio Nelson che era stata fatta saltare in aria nel 1966 (evidentemente non molto amata dagli irlandesi). La municipalità ritiene che la centralità del luogo debba essere riconfermata e indice un concorso per un nuovo landmark urbano che sappia riflettere la metamorfosi della nuova capitale da città marginale a centro propulsivo della ricerca e dello sviluppo della new economy. Il progetto vincitore si impone subito per la sua forma essenziale e immediata che rinvia a un raffinato esperimento tecnologico la cui proprietà maggiore è l’immaterialità e la ricchezza di messaggi e di analogie con le nuove realtà produttive che emergono dall’impalpabile mondo dell’informatica. Ian Ritchie conficca un’asta sottilissima di 120 metri di altezza nel centro della città. La “Dublin Spire”, la
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guglia di Dublino, segna con un atto perentorio il senso del nuovo spazio civico urbano, proiettando, a livello internazionale un’icona che sta segnando in modo indelebile l’immagine della capitale irlandese. Un segno raffinato, apparentemente fatto di nulla, una saetta di luce che si perde nel cielo. Un “beacon” contemporaneo, come dicono gli irlandesi, alludendo al luogo in cima alle colline dove i celti accendevano i fuochi, o le torri di avvistamento o più semplicemente un faro. La guglia di Ritchie che, dai 3 metri di diametro alla base, si rastrema sino a 15 centimetri, alla punta, nasconde le sue 126 tonnellate nell’esile segno di un’antenna. Qui, la sfida alla gravità, o meglio alle forze orizzontali, è tutta celata in una tecnologia sofisticata resa possibile dal contributo di Keith Jones dello studio Arup. Poiché si è reso impossibile sperimentare la struttura entro il tunnel del vento si è dovuto ricorrere a un programma specifico che ha permesso di simulare le proprietà dinamiche con un approccio non sperimentale ma teorico. Per evitare che la punta non ondeggi oltre 1,50 metri, nella base della guglia è stato inserito un peso di 2 tonnellate sostenuto da appositi martinetti idraulici. Per quanto riguarda il materiale, invece, è stato utilizzato uno speciale acciaio inossidabile prodotto e laminato in Francia, piegato nella forma di “cilindri conici” a Glasgow che, a loro volta, sono stati saldati in Germania. Questa sorta di “rocchi” con cui e stata costruita la guglia, dopo aver percorso mezza Europa, arrivati a Dublino, hanno dovuto subire la sfida più importante che è stata quella del montaggio. Questo è uno dei casi in cui l’aspetto costruttivo di un’opera diventa esso stesso un atto artistico che pochi centri di ricerca sono in grado di affrontare al livello di Arup. Ogni tronco di cono viene montato con la presenza di operai al suo interno: in tal modo essi riescono a imbullonare i pezzi senza che i bulloni appaiano all’esterno. Rimaneva da capire come fare con l’ultimo pezzo di punta, dove la sezione si riduceva a 20 centimetri. Per questo è stato costruito un modello in cartone e sperimentato il modo con cui poter infilare un braccio umano per l’ultimo e definitivo atto di montaggio. L’acciaio inossidabile, trattato con aggiunta di cromo che forma una barriera protettiva anticorrosione, non solo si presenta con rilevanti proprietà di resistenza e durabilità ma può conservare inalterate le sue proprietà cromatiche. Oggi appare come un’asta perfetta e ben levigata entro la quale si riflette il garnito e la Dublino di pietra e poi su, sino a prendere il colore del cielo. Quando la vedi la prima volta, pensi al tema attorno cui ruota “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco. E pensi che aveva ragione il personaggio ossessionato dall’idea che ogni slancio verso l’alto, sia la torre Eiffel o le guglie delle cattedrali gotiche o i menhir piantati nelle terre nordiche alla fine non siano altro che dei captatori di energia e che giù, sotto terra, dovrà pur esserci qualcuno che la sta trasformando. Remo Dorigati
ntil the early 1990s, Ireland was considered an economic minnow compared to the rest of Europe. With a high unemployment rate and young population, the country was in a state of underdevelopment with highly dilapidated urban structures, totally alien to the major processes of urban redevelopment that were affecting most leading European cities. Thanks to an aggressive de-taxation policy on business gains, an employment policy based on flexibility, and a light and speedy procedural system, Dublin can now measure up effectively to the main driving forces in Europe. This was such an overpowering process that, along the same lines as what happened in China, the term “Celtic Tiger” was coined. The Integrated Area Plan has identified a number of strategic zones, whose regeneration by means of conservation, modernisation and demolition works along clear urban guidelines using new infrastructures, public places and services to redesign a new web capable of attracting housing development, the retail trade and manufacturing. Cultural facilities like museums, art galleries, music centres and theatres have revealed all their potential as driving forces with repercussions on the surrounding urban fabric. Projects set up as within the HARP programme (Historic Area Rejuvenation Project) are part of this wider strategy of urban redevelopment, assigning a key role in embodying the city’s desire to regeneration to the historical axis to the north of the River Liffey , namely the famous O’Connell Street, which hinges around public offices, banks, big stores, hotels, film theatres and cultural facilities. The programme involves redesigning a wide section of road which, thanks its landscaping with two rows of trees, will be turned into a boulevard with wide pavements, granite paving, new lighting, and a full system of urban furbishing including a cycle path and interactive public spaces. But the focal point of the urban system is situated at the crossroads with Henry Street, near the GPO (General Post Office), an early-19th century neo-classic building famous for being the place where the insurrection against the British took place in 1916. A huge 40-metre column dedicated to Admiral Nelson used to stand here, until it was blown up in 1966 (apparently it was not very popular with the Irish). The city council believe this must continue to be a central location, so a competition was set up to design a new urban landmark reflecting the new capital’s metamorphosis from being a marginal city to a driving force behind research and development in the new economy. The winning project instantly stood out for its simplicity and immediacy, evoking an elegant scientific experiment whose most distinctive feature is immateriality and a wealth of messages and analogies with new means of production emerging from the intangible world of computing. Ian Ritchie has set an extremely slender 120-metre-tall pole in the
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city centre. The “Dublin Spire” projects a striking sense of new civic urban space, creating an international icon embodying the Irish capital’s image in the most indelible way. A refined sign, apparently made out of nothing, an arrow of light vanishing into the sky. A modern-day beacon, as the Irish say, alluding to the place up on the hill where the Celts used to light their fires or watchtowers or just a lighthouse. But the strongest association is with Glendalough Belfry shaped like a cylindrical tower with a conical 10th century roof tapering up above the green fields of Ireland, but actually as solid as a menhir. Ritchie’s spire, which tapers down to just 15 centimetres at the tip from its 3 metres in diameter at the base, conceals its 126 tons in the slender image of an aerial. Here gravity or rather horizontal forces are defied by sophisticated technology made possible by the work of Keith Jones from the Arup firm. Since it was impossible to experiment on the structure in a wind tunnel, a special programme had to be developed to simulate its dynamic properties. A non-experimental, theoretical approach which really tested out both the bracket-pole’s attachment to the ground and the material’s resistance. As regards the former, to prevent the tip from wavering over 1.50 metres, a 2-ton weight was placed in the base of the spiral held in position by special hydraulic jacks. As regards the material, on the other hand, a special type of stainless steel was used manufactured and laminated in France, bent into the shape of “conical cylinders” in Glasgow, which, in turn, were welded in Germany. These “drums” of sorts, used for constructing the spiral, which eventually got to Dublin after travelling half way round Europe, had to meet the toughest task of all: assembly. This is one of those cases in which the structural appearance of a work turns into a work of artistry in its own right, which very few research centres can tackle as effectively as the Arup firm. Each trunk of cone is assembled with workers inside it: this allows them to bolt the pieces together without the bolts being visible on the outside. This just left the problem of what to do with the last bit of the tip, where the section was down to 20 centimetres. This was taken care of by constructing a cardboard model and experimenting on how to fit in a human arm for carrying out the final assembly operation. The stainless steel, with some chrome added to form a corrosion-proof protective barrier, is not just highly durable and resistant, it also keeps its colour. It now looks like a perfectly smooth pole reflecting Dublin’s stone and projecting up into air until taking on the colour of the sky. When you see it for the first time, you cannot help thinking of the main subject of Umberto Eco’s “Foucault’s Pendulum”. And you cannot help agreeing with the main character’s obsession with the idea that any thrust upwards, either the Eiffel Tower, the spires of Gothic cathedrals, lighthouses or even menhirs planted in Nordic lands, are just attempts to capture energy and that down, beneath the earth, there must be somebody to transform it. 199 l’ARCA 3
Nelle pagine precedenti, fasi della costruzione e del montaggio finale della Spire realizzata a Dublino. Il montaggio finale è avvenuto sovrapponendo sezioni di 11-20 m; l’ultima sezione è stata issata oltre i 120 m da una gru da 1000 t di capacità di sollevamento. A destra, sezioni generali della struttura. Nella pagina a fianco, definizione generale delle piante della lancia. Alta 120 m, ha un diametro alla base di 3 m e sulla punta di 0,15 m. La base è un disco a spirale di bronzo di 7 m di diametro.
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Previous pages, stages in the construction and final assembly of the Spire in Dublin. Final assembly was carried out by superimposing 11-20 m sections; the final section was set in place at a height of over 120 m by a crane with a 1000-ton lifting capacity. Right, general sections of the structure. Opposite page, general definition of the spire plans. 120 metres tall, it has a diameter at the base of 3 m and 0.15 m at the peak. The base is a spiral bronze disk with a 7-metre diameter.
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Sotto, piante e sezioni. Nella pagina a fianco, studio della finitura lucida della lancia a livello del terreno. Il materiale principale con cui è realizzata la lancia è acciaio inossidabile
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1.4404, in parte opaco e in parte lucido in modo da riflettere la luce e i mutamenti del cielo d’Irlanda. Below, plans and section. Opposite page, study of the
bright finish on the spire at ground level. The spiral is mainly made of 1.4404 stainless steel, partly opaque and partly shiny, so as to reflect light and changes in the Irish skies.
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In queste pagine e nelle precedenti, viste della Dublin Spire che è stata realizzata all’incrocio delle centrali O’Connell Street e Henry Street, nel luogo dove fino al 1966 sorgeva la
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Nelson’s Column, distrutta da un attentato. Il nuovo monumento vuole essere un simbolo dello sviluppo della capitale irlandese e riprende concettualmente
la forma delle tradizionali steli e degli obelischi e celtici. These and previous pages, views of Dublin Spire, built at the crossroads of central
O’Connell Street and Henry Street, where Nelson’s Column used to stand until 1966 before being destroyed in a bomb attack. The new monument is supposed to symbolise the way Ireland’s
capital has boomed and is conceptually designed around the form of traditional stems and Celtic obelisks.
Di notte, la lancia è illuminata sia alla base sia sulla cima con un sistema di LED collocati all’interno degli ultimi 12 m.
At nighttime the spiral is lit up at the base and top by a system of LEDs set around the final 12 metres of the structure.
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Architecture-Studio
Città in competizione
Shanghai and Guangzhou Television Tower, Guangzhou
Nella pagina a fianco, rendering, struttura, sezione e prospetto della Television Tower progettata da Architecture-Studio per la città di Guangzhou. Alta 588 metri, la torre poggia su una piattaforma sospesa sotto la quale sono organizzati servizi per l’accoglienza dei visitatori. Opposite page, rendering, structure, section and elevation of Television Tower designed by Architecture Studio for the city of Guangzhou. 588 metres tall, the tower rests on a suspended platform beneath which there are reception facilities for visitors.
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entre ci si appresta ad analizzare e commentare criticamente l’ultima realizzazione di Architecture-Studio, la sede della Wison Chemical a Shanghai, ci giunge la notizia di un altro successo che hanno ottenuto ancora in Cina. Si tratta della vittoria nel concorso per la realizzazione di una torre alta ben 588 metri che vuole rappresentare il nuovo simbolo della città di Guangzhou avviata verso la modernizzazione. Un corpo sinuoso e svettante, di rara, intensa seduzione. Entrambi i progetti, ma anche quello per l’Esposizione Universale che si terrà prossimamente, anch’esso a Shanghai, si misurano con la grande dimensione e soprattutto per la sede sociale Wison Chemical siamo in presenza di un vero e proprio brano urbano, ampio e articolato, raffinato ed elegante, come mostrano le immagini degli interni, intensamente caratterizzato dalla presenza degli elementi orizzontali, una sorta di veneziane di metallo che non solo schermano la luce, ma trasferiscono all’edificio la sensazione di un movimento, di una vibrazione che ne rende evanescente l’immagine. Nell’architettura di Shanghai un altro segno caratterizzante è l’ampia galleria che funziona da hall, un vuoto, un cuscino d’aria, una piazza coperta pensata per confondere il visitatore e trasferire la sensazione di essere contemporaneamente in un interno, ma anche in un esterno appena filtrato. La luce è sempre stata un elemento qualificante nell’architettura di questo gruppo. Fin dai tempi del progetto per l’Istituto per il Mondo Arabo condotto in porto con Jean Nouvel, dove apparivano le famose finestre per l’edificio della biblioteca, modulate sul principio dell’otturatore della macchina fotografica. La luce è anche la protagonista della galleria interna a Dunkerque, all’Università della Cittadella, o nella chiesa di Parigi di Nostra Signora dell’Arca dell’Alleanza, dove si trasforma in un elemento mistico che illumina l’altare e trasferisce ai fedeli una sorta di stato di grazia. Un altro elemento che merita una riflessione, un maggiore approfondimento è quello posto dalla grande dimensione. Ciò che propongono non si confonde con il lavoro dell’urbanista o del pianificatore, ma piuttosto con la possibilità di progettare architetture emblematiche, capaci di superare il singolo edificio e qualificare punti nevralgici del tessuto urbano, insomma di divenire emergenze significative, fuochi da cui partire per riqualificare le aree limitrofe. Un’ultima considerazione vale la pena farla a proposito degli interventi messi a punto in Cina. Come scrive Francesco Sisci “Nelle province costiere cinesi ci sono ormai infrastrutture moderne non inferiori a quelle che si trovano nei paesi sviluppati, e in più c’è un sistema doganale non burocratico, efficiente che offre sconti fiscali e agevolazioni rese ancora più accessibili dopo l’ingresso della Cina nell’organizzazione mondiale del commercio (WTC)” (F. Sisci, Made in China La vita quotidiana di un paese che cambia, Carocci Editore, Roma 2004, p. 93-94). La nuova classe dirigente ha individuato un ampio numero di città su cui sperimentare una possibile evoluzione in una situazione che rammenta per alcuni versi l’Italia del Medioevo dove i fatti politici più eclatanti e la cultura stessa si manifestavano in città che hanno svolto la funzione di volano nei confronti della modernizzazione. Allora l’economia e la cultura esprimono i propri centri di potere prima a Genova, Pisa, Amalfi e Venezia, poi a Firenze, Siena, Urbino e quindi a Milano, Roma e Napoli mentre il resto del Paese restava in condizioni arretrate. In Cina stiamo assistendo a un’alta competitività tra le varie città e a una spinta accelerata all’urbanesimo, con il dato eclatante rappresentato dal fatto che qui si stanno concentrando il 50% di tutte le costruzioni del pianeta, col risultato che città intere non hanno più nulla dell’aspetto originario. Gli interventi di Architecture-Studio si inseriscono in questa situazione e ci parlano della qualità. Mario Pisani
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s we get ready to analyse and critically assess the latest design by Architecture-Studio, the new headquarters of Wison Chemical in Shanghai, the news has just come in of yet another success in China. The firm has won the competition to design a 588-metre tall tower planned to be a new landmark for the city of Guangzhou as it sets about modernising. A towering, winding construction of rare seductive force. There is nothing Chinese about this new design. Both these projects, not to mention the project for the World Fair soon to be held in Shanghai, are designed on a grand scale. The corporate headquarters of Wison Chemical, in particular, is an authentic fragment of cityscape, large and elaborate, refined and elegant, plenty of horizontal features, metal Venetian blinds that do not just screen off the light, they also instil a sense of motion in the building, vibration giving the construction an effervescent image. Another distinctive feature of Shanghai architecture is the spacious arcade acting as a hall, space, cushion of air and covered plaza, designed to disorient visitors and pass on the feeling of being simultaneously both in an interior and a gently filtered exterior setting. This team has always used light as a key stylistic feature, ever since the project for the Arab World Institute completed in conjunction with Jean Nouvel, which featured those famous windows in the library building working along the lines of a camera’s shutter, but also a sort of citation of two standard archetypes of Islamic architecture: the circle and star. Light is also a feature in the inner arcades in Dunkirk, Cittadella University, and Nostra Signora dell’Arca dell’Alleanza Church in Paris, where it turns into a mystical element lighting up the altar and instilling worshippers with a sense of grace. Another feature worth reflecting on and examining in greater depth is the question of grand scale. What they propose must not be confused with town-planning or urban design. They have greater faith in designing emblematic architecture capable of moving beyond single buildings and constituting the defining stitches in the urban fabric or, in other words, of developing into key features, focal points providing the input for redeveloping neighbouring areas. It is worth making one final remark about the projects developed in China. As Sisci writes “The coast provinces of China now have modern infrastructures that are in no way inferior to those found in developed nations, and, moreover, there is also an efficient nonbureaucratic customs system offering tax rebates and deductions made even more viable since China became part of the world trade organisation (WTC) (F. Sisci, Made in China La vita quotidiana di un paese che cambia, Carocci Editore, Roma 2004, p. 93-94). The new leaders have chosen a considerable number of cities on which to experiment on developing a situation reminiscent in certain respects of Italy in the Middle Ages, when key political issues and culture itself were embodied in cities, which provided the driving force behind modernisation. Back in those days, economics and culture had their power centres first in Genoa, Pisa, Amalfi and Venice, and then Florence, Siena and Urbino, before being transferred to Milan, Rome and Naples, while the rest of the country was still backward and, in many instances, remained so for centuries. At the moment a number of Chinese cities are competing with each other, and this accelerated thrust towards urbanisation is perfectly epitomised by the striking fact that 50% of all the planet’s new constructions are being built here. It inevitably follows that the star names of international architecture are all gathering here and that entire cities look nothing like they used to. Architecture-Studio’s projects fit into this general state of affairs and are all about quality.
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Rendering in situazione della torre di Guangzhou. L’intervento mira a riqualificare un’ampia porzione urbana circostante. Situational rendering of Guangzhou Tower. The project is aimed at redeveloping a large part of the surrounding cityscape.
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Planimetria generale, vista a volo d’uccello e vista prospettica della torre, caratterizzata da una maglia strutturale esterna di grande leggerezza espressiva dentro la quale si innalza un nucleo funzionale più minerale e compatto. Site plan, bird’s-eye view and perspective view of the tower featuring an extremely expressive and stylish and very light structural web, inside which there is a more mineral and compact functional core.
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Credits Project: Architecture-Studio Client: Wison Chemical
Yongjin Lou/Wison
Wison Chemical, Shanghai
Sopra, vista della facciata principale della nuova sede sociale della Wison Chemical, un istituto di ricerche biologiche e chimiche, realizzata all’interno del Zhang Giang Engineering Park di Shanghai. A destra, pianta del piano terra. In basso e nella pagina a fianco, particolari della galleria coperta schermata da un guscio costituito da
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veneziane orizzontali in metallo che, oltre ad avere la funzione di frangisole, conferisce all’edificio una sensazione vibratile che ne rende evanescente e dinamica l’immagine. Above, view of the main facade of the new corporate headquarters of Wison Chemical, a biochemical research institute built inside
the Zhang Giang Engineering Park in Shanghai. Right, ground floor plan. Bottom and opposite page, details of the covered arcade shielded behind a shell made of horizontal metal Venetian blinds, which, in addition to acting as sunscreens, also inject the building with vibrantly dynamic image.
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Viste degli interni dell’istituto di ricerca, caratterizzati dalla forte presenza della luce naturale che, grazie all’intersecarsi dei volumi e all’alternanza dei materiali utilizzati, crea eleganti giochi di riflessi. Views of the interiors of the research institute featuring plenty of natural light, which creates elegant interplays of reflections thanks to the interweaving structures and alternating materials in use.
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er capire quale sia il livello morale dell’architettura in Italia andate in un sito dove si pubblicano i risultati dei concorsi di progettazione svoltisi negli ultimi anni e leggete i nomi dei vincitori. Vi accorgerete che numerosi premiati sono stati giurati in altri concorsi. E ciò che è più strabiliante vedrete che se A è risultato vincitore in un concorso dove B era in giuria, può accadere che in un altro concorso lo stesso A, trasformatosi in giurato, ha premiato B. Casi sporadici? Direi di no. Anche perché qualcuno ha avuto la intelligente idea di raccogliere la gran parte di queste voci e ne ha tirato fuori un sito, Arcaso (www.arcaso.com) nel quale decine di situazioni anomale vengono denunciate. Denunce che, poi, vengono passate ai giornali locali e nazionali. Sul caso Arcaso si sono sollevati numerosi dubbi. Alcuni dei quali, personalmente condivido: per esempio sul fatto che le denunce siano anonime, che il sito abbia un tono sfottente e goliardico, che dietro le accuse si possano celare vendette o frustrazioni. Ma, certo, voler liquidare un servizio così utile con quattro sussiegose parole è sintomo di un male ancora maggiore. Anche perché, a mio avviso, i casi denunciati non sono sporadici ma la punta di un iceberg ben più esteso che nasce e si sviluppa all’interno della voluta confusione dei ruoli che impera nel mondo dell’architettura italiana.
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no di schemi concettuali a lui distanti se non estranei. Vi è, infine, il ruolo della stampa. Il professionista, non pago di fare insieme il critico e l’accademico tenderà anche a controllare una testata, sia questa un triste ma ben finanziato bollettino di dipartimento o una rivista a diffusione nazionale. Può servire come strumento di scambio, di pressione e come vetrina dove scrivere articoli di apprezzamento in cui, in attesa di favore, modestissime figure vengono paragonate ai grandi e libri noiosissimi passati per fondativi da recensori dilettanti che non esitano a scomodare pensatori mai letti. Piacentini – che credo sia il prototipo di questa figura multisfaccettata – ci ha mostrato anche il modo in cui si può fare giocare una cosa sull’altra, aumentando a dismisura la confusione tra i ruoli. Una confusione che spesso porta alla commistione con il potere politico e all’ottenimento di posti nelle giurie di concorso e nelle sedi dove si assegnano gli incarichi. Non è difficile nella storia dell’architettura italiana di questi ultimi cinquanta anni individuare apprendisti o novelli Piacentini. Sono loro che hanno indirizzato, pontificato, sovrinteso. E che si sono auto-proposti come Maestri. Dietro loro, ecco oggi incalzare altre figure, non meno pericolose. Sono i loro portaborse e i loro cloni, i quali hanno capito che è bene evitare di svolgere da soli tutti i lavori, di assumere per sé tutti i ruoli. Tendono
o get an idea of the moral standing of architecture in Italy, take a look at a site where they publish the results of design competitions held over the last few years and read the names of the winners. You will notice that plenty of the prize-winners were on the panel of judges of other competitions. And, more surprising still, you will notice that if A happens to win a competition in which B was on the panel of judges, it is quite likely that in another competition, in which A happens to be a judge, B was awarded a prize. Rare instances? I would say not. Partly because somebody had the clever idea of collecting all this data and creating a sit out of it, Arcaso (www.arcaso.com) which denounces dozens of irregularities. Anomalies which are then passed on to the local and national papers. There are plenty of doubts enshrouding Arcaso. Some of which I share: for instance, the fact that so many of these complaints are anonymous, that the site has such a belligerent and teasing tone, that the accusations might actually conceal resentment and frustration. But, of course, the idea of sweeping away such a useful service in such a blasé manner would be an even greater evil. After all, at least in my opinion, the cases pointed out are not just rare instances but the tip of a much bigger iceberg that thrives amidst all the deliberate confusion reigning in the world of Italian architecture.
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Last but not least there is the part the press has to play. Not content to be both critics and academics, some architects are even in charge of magazines, whether they be rather sad but wellfinanced departmental bulletins or national journals. These magazines may be a means of exchange or exerting pressure, not to mention showcases for writing articles lavishing out praise in which, in return for some favour or other, extremely modest exponents are compared to the greats and boring books are passed off as fundamental works by amateur reviewers keen to invoke great thinkers they have never even read. Piacentini – who, I believe, is the prototype of this kind of multifaceted figure – has shown us how juggling about with all these roles can really increase all the confusion. Confusion that often leads to political intrigues and being rewarded places on panels of judges or commissions responsible for awarding commissions and contracts. The history of Italian architecture over the last fifty years is full of would-be or new Piacentinis, responsible for guiding, preaching and confusing matters even further. Self-proclaimed Masters. Other figures are now following in their wake, no less dangerous in their own way. These are the flunkeys and their clones, who have realised that doing all the work yourself and taking on all these roles is not a good idea. They tend to set themselves up as
Competitions Concorsi Concours
Competitions Concorsi Concours
di/by Luigi Prestinenza Innanzitutto dalla confusione tra critico e architetto. Il profes- a organizzarsi in associazioni di mutuo soccorso (ma non prive Puglisi sionista che giudica un suo collega è, infatti, indotto a essere un di interna conflittualità) e così c’è chi si occupa della politica,
First and foremost, confusion between critics and architects. An architect judging one of his fellow professionals is likely to be a poor judge, not because he is necessarily lacking in the cultural expertise to do it, but because when he or she has to decide who is the winner, then the professional benefits deriving from the decision are bound to come into play. There will inevitably be a tendency to penalise anybody who is likely to be a rival and reward those who, in different circumstances, might be able to return the favour. In the worst of cases, we will see lobbies forming, which will more or less deliberately share out the market through the kind of sleight of hand that those in the business are already quite familiar with. Turning architects into critics will, benefits aside, also lead to a certain feeling of omnipotence. Some architects, believing themselves to be great critics, will overrate themselves to the point of actually taking themselves to be yardsticks for measuring the quality of architectural design. Academic roles will only enhance this delirious sense of all-powerfulness. In addition to being critics, far too many architects are also university professors. Professional bias means they love to preach from the pulpit of their academic position, without ever, or almost ever, being interrupted or contradicted by their smart students, who, needless to say, do not believe a word they say, but let them ramble on in the name of good exam results. When it comes to competitions, academics are tempted to make their imposing presence felt as strongly as possible – i.e. through promises of teaching posts or enticing career moves - as a way of exerting pressure. And there is plenty of evidence that these temptations actually turn into real cases of corruption; too many rumours that “X” obtained a certain academic role because “Y” was favoured in such-and-such a way. I say this well aware that in a profession in which envy and jealousy are rife, there are plenty of nasty and unjustified rumours going around and that we need to distinguish between certain elective choices and cases of genuine corruption, in the sense that it is almost inevitable that people reward those whose work is similar to their own, and hence that Professor So-and-So is more likely to reward somebody he esteems and who moves in the same academic circles than somebody whose work moves along quite different, not to say extraneous, conceptual lines.
cattivo giudice, non perché non abbia necessariamente strumenti culturali per farlo ma perché quando decide chi premiare inevitabilmente è portato a pensare in termini dei benefici professionali che gli porterà quella scelta. Tenderà a penalizzare chi gli si potrà mostrare come competitore e a premiare chi, mutate le circostanze, potrà a sua volta ricambiarlo. Nei casi peggiori assisteremmo anche alla formazione di lobby che più o meno scientemente si dividono il mercato facendo una sorta di gioco delle tre carte, molti dei cui casi sono, almeno a livello di voci, ben noti agli addetti ai lavori. La confusione tra critico e architetto porta, al di là dei benefici, anche a un certo delirio di onnipotenza. Così alcuni professionisti, ritenendosi grandi critici, sopravvalutano oltre misura la propria figura arrivando persino a proporla come modello di riferimento per il fare architettonico. A magnificare questo delirio contribuisce anche la posizione accademica. Troppi architetti, infatti, oltre a fare i professionisti e i critici sono anche professori universitari. Tendono quindi per una sorta di deformazione professionale a pontificare dall’alto delle loro cattedre, abituati dal fatto di non essere per nulla o quasi contraddetti dai loro astuti studenti che, ovviamente non credono una parola di quello che dicono, ma magari li lasciano parlare per amor d’esame. Nel caso dei concorsi l’accademico è tentato a far valere tutto il proprio peso – consistente per esempio nell’ottenimento di docenze o avanzamenti di carriera o trasferimenti – come strumento di pressione. E che la tentazione si trasformi spesso in atti di specifica corruzione lo testimoniano le molte, troppe voci che X abbia ottenuto la tal cattedra perché Y ha avuto il tal beneficio. Affermo questo pur sapendo benissimo che in questo settore, traboccante di invidie e gelosie, le voci malevole sono molte e quindi occorre fare una certa tara e che alcune scelte sono elettive più che corruttive nel senso che è quasi inevitabile che il simile scelga il proprio simile e che quindi che il professor Tal dei Tali sarà più portato a premiare la persona che stima e che frequenta in ambito accademico piuttosto che quella che opera lontano e all’inter20 l’ARCA 199
chi della cultura, chi della professione. Cosa dire? Che, dato questo mefitico panorama, è sempre più difficile spiegare a uno studente che ciò che importa è il valore professionale, che il sacrificio paga, che l’integrità premia. Ma se distruggiamo questi valori il danno sarà incalcolabile. Corrompendo le giovani generazioni, avremo compromesso il nostro futuro. Motivo per il quale ben vengano tutte le iniziative, anche goliardiche, che mirano a denunciare il malaffare vero o presunto. E si sperimentino sin da subito tutte le possibili strategie per estirpare o almeno minimizzare giochi e combine poco leciti. Nel caso delle giurie credo che ciò possa essere fatto attraverso un più adeguato controllo del profilo dei giurati: rendendo il verdetto scarsamente prevedibile con commissioni formate da membri con interessi obiettivamente divergenti e infine evitando di chiamare commissari che in altre occasioni hanno generato sia pure il minimo sospetto di scambiare favori (ciò si può verificare con facilità: basta depennare dalla lista A, se si verifica che A abbia premiato qualcuno che poi lo abbia in altra occasione ricambiato). Sono poi molto interessanti alcune forme di voto elettronico, quali quelle sperimentate dal sito www.newitalianblood.com. Prevedono il giudizio degli stessi partecipanti e il coinvolgimento, possibile per via elettronica, di giurati di Paesi anche molto distanti, quindi esterni alle beghe locali. Non crediamo si tratti di panacee anche perché – lo dimostra quello che si dice sui concorsi universitari e sugli appalti – per quanto si cerchi di inventare nuove formule a poco si arriva se non esiste una solida moralità di fondo. Questa è molto difficile da ottenersi in un Paese quale il nostro poco calvinista e in cui le occasioni di fare architettura sono sempre minori e i soggetti interessati a ottenere incarichi di progettazione – solo gli architetti sono oltre 100.000 cioè uno per 500 abitanti – sempre maggiori.
associations of mutual aid (but with plenty of infighting), so there is somebody in charge of politics, somebody else responsible for culture and somebody else for professional business. So what can we say? Just that, in light of this corrupt state of affairs, it is harder and harder to explain to a student that what really counts is professional skill and expertise, that sacrifices pay, and that integrity reaps its rewards in the end. And that if these values are lost the damage will be inestimable. We will be jeopardising our own future if we corrupt the younger generations. This is why anything, even the most mischievous of enterprises, is welcome if it is aimed at pointing out some act of bad faith (either real or presumed). Let’s not hesitate in trying anything to get rid of or at least confine the amount of malpractice under way. In the case of panels of judges, I think this could be done by taking a closer look at the background the judges themselves: making results less predictable by bringing together people with quite different interests and objectives and refusing to revert to commissioners, who, on other occasions, have raised even the slightest suspicion of exchanging favours (which is easy enough to check out: just cross A off the list if it turns out that A rewarded somebody who then paid them back the favour on some later occasion). Various forms of electronic voting are also extremely interesting, like those experimented with by the website www.newitalianblood.com. These involve the entrants judging themselves and also getting judges from even the most distant nations involved (electronically), hence oblivious of any local bickering. We do not think we are talking about cure-alls because – as is shown what is said about university competitions and tenders – despite all the efforts to come up with new ideas, it will get us nowhere unless there is some moral backbone to reply on. And this is hard to come up with in such a non-Calvinist country like Italy, where the opportunities to carry out architecture are getting less and less and the contenders for architectural contracts (there are already 100,000 architects or, in other words, one-in-500 of the nation’s inhabitants) are becoming more and more.
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Miguel Angel Roca
Il buon ritiro Calamuchita House Nella pagina a fianco, schizzo preliminare della casa realizzata da Miguel Angel Roca a Calamuchita in Argentina. Opposite page, preliminary sketch of the house designed by Miguel Angel Roca in Calamuchita, Argentina.
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oncetto di riparo, di rifugio. La casa del privato cittadino parte da una primaria esigenza: ritagliarsi un proprio spazio, uno spazio personale in cui identificarsi. Il senso di possesso, di controllo, il senso di proprietà: cioè questo posto è mio, mi appartiene, è mio-proprio, cioè è fatto in qualche modo per me, per le mie esigenze. La casa allora è un’estensione dell’io, diventa una proiezione del soggetto verso il mondo. Da una primigenia esigenza di puro e semplice riparo dalle intemperie, dagli animali, dai nemici, si arriva nei secoli (nei millenni) alla rappresentazione della cultura attraverso la casa. Nei suoi scritti Miguel Angel Roca tratteggia il percorso simbolico sotteso alla costruzione della casa privata. Nella tradizione giudaico-cristiana lo stato di felicità dell’uomo è anteriore al suo stato culturale ed è intimamente relazionato con la naturalità del suo esistere nel Paradiso terrestre. Cioè è intimamente legato al senso, al Dio con cui coabita. Non si costruisce casa in Paradiso, né ci sono indumenti per coprire il corpo. Tutto è in unità perché si abita nella divinità. Non c’è bisogno di separare un luogo del privato, tutti i soggetti sono una cosa sola con la natura che li accoglie e non è nemica. Poi avviene la cacciata e tutto cambia. Caino avrà una città per esorcizzare l’espulsione dall’Eden. Tentativo di rifarsi un paradiso. Così il paradigma vitruviano della prima abitazione è la capanna, fino al capanno da spiaggia di Le Corbusier. La costruzione di un riparo appare come la riproduzione di un momento naturale: la volta celeste come tetto. Gli alberi della foresta come colonne. Per l’uomo creare un proprio microcosmo equivale a riprodurre il rituale naturale. Così l’uomo si lega alla prima mitica capanna fatta di quattro tronchi di legno e qualche frasca per ricreare l’ombra . La casa di Miguel Angel Roca nella Valle di Calamuchita è la rappresentazione di questo luogo mentale e materiale e di queste memorie ataviche. Rituale di fondazione dello spazio personale e al contempo racconto mitico di una storia profonda. Quattro blocchi di pietra sorreggono un ponte. Il ponte è il tetto della casa-padiglione nel verde. La pietra locale riveste i quattro blocchi di servizio: cucina, bagni e ripostiglio. La casa è uno spazio aperto tipo loft, un salone a uso variabile, dove ricevere gente, mangiare o semplicemente guardare fuori nel bosco o nella valle. Il paesaggio circostante è costituito da campi coltivati tra due catene di monti paralleli, la casa si stende sull’asse nord con una allusione al luogo naturale. La casa di vetro non rinuncia alla protezione del legno. Tutta una serie di ante di legno pieghevoli consentono la protezione dal freddo, vista l’altitudine, creando una scatola di legno attorno a una scatola di vetro. Così si regola la maggiore o minore apertura alla luce e la minore o maggiore intensità dell’intimità. Non c’è quindi la totale trasparenza immateriale delle Glass Houses americane, ma il recupero di una dimensione ambigua, tra trasparenza e nascondimento. Roca mescola e gioca con gli archetipi. La gestazione della casa parte nel 1997 e si completa oggi con la costruzione della torre angolata a 45 gradi rispetto al padiglione. Dormitorio, luogo di studio-pensatoio, osservatorio per contemplare la natura, a cui si accede da un percorso vetrato che consente diverse percezioni del bosco. Percorso iniziatico che dal suolo porta fino allo sguardo privilegiato della terrazza. Roca conferma la capacità di costruire in modo semplice e leggibile spazi contemplativi dove pensare, osservare, vivere. Stefano Pavarini
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n idea of shelter and refuge. An ordinary person’s house works from a basic need: carving out one’s own niche, a personal space with which to identify. A sense of possessing, controlling, and owning. This means a home is an extension of one’s own ego, it turns into a way of projecting oneself into the world. From a very primeval need to just simply take shelter from the bad weather, animals and enemies, the house has developed down the centuries (millennia) into a way of embodying culture. In his own writings, Miguel Angel Roca outlines the symbolic underpinnings to the construction of a private house or home. According to Judaic-Christian tradition, personal happiness comes before his cultural well-being and is actually closely tied to the naturalness with which a person can live in Heaven-on-Earth. This is closely linked to the idea of God living with you. You cannot build a home in Heaven, and no clothes are required to cover your body. Everything is in a state of unity because you are living in a place of divinity. There is no need to create a separate, private place because everybody is at one with nature, which in turn accommodates us and is not hostile. But we were eventually driven out of Eden and everything changed. Cain needed a city to exorcise his expulsion for Eden. An attempt to create his own safe haven. Hence the Vitruvian paradigm of our first home is a hut or shack, right down to Le Corbusier’s beach hut. The construction of a shelter comparable to the reproduction of something natural: the heavenly vault as a roof. The trees of the of the forest as columns. For man creating his own microcosm is like reproducing a natural ritual. Miguel Angel Roca’s house in Valle di Calamuchita is a representation of this mental-material place and these ancestral memories. A ritual for grounding one’s own personal space and, at the same time, a mythical account of a profound story. Four blocks of stone hold up a bridge. The bridge is the roof over the house-pavilion in the greenery. Local stone covers the four utilities blocks: kitchen, bathrooms, and store. The house is an open loft-style space, a lounge for various uses, where you can entertain guests, eat or just simply look out into the woods or down the valley. The surrounding landscape is formed of farmlands set between two chains of mountains running parallel; the house extends along the north axis with an allusion to its natural setting. But the glass house still holds onto the protective force of wood. An entire set of folding wooden shutters provide shelter against the cold (bearing in mind the altitude at which it is built), creating a wooden box around a glass box. This controls how much light is allowed in and how intimate the interior setting is. It does not have the complete immaterial transparency of American Glass Houses, but it salvages a certain ambiguity between transparency and concealment. Roca mixes and plays about without archetypes. The idea for the house actually dates back to 1997 and has now been completed by the construction of the angled tower at 45° to the pavilion. This is really a dormitory, study area/place for thinking or observatory from which to contemplate nature, which can be reached along a glass passage way affording a variety of different views of the woods. This is like a sort of initiation leading from ground level up to the privileged view from the balcony. Roca has once again shown his skill at building, with simplicity and clarity, contemplative spaces from which to think, watch, and live.
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Pianta del piano terra e, in basso, i tre livelli della torretta/studio. Ground floor plan and, bottom, the three levels of the tower/study.
Nella pagina a fianco, prospettive, piante e sezione della casa, costituita da un volume basso prevalentemente vetrato, racchiuso in una struttura mobile
di legno e da quattro torrette i pietra che contengono le camere e i servizi. Una torretta aggiuntiva contiene una camera, un bagno e una terrazza belvedere.
Opposite page, perspective view, plan and section of the house, which is formed of a low mainly glass volume enclosed inside a mobile wooden structure
and four stone towers holding the bedrooms and utilities. An extra tower holds a bedroom, bathroom and observation deck.
Pianta piano terra/Ground Floor Plan 1. Soggiorno/Living 2. Focolare/Fireplace 3. Galleria/Gallery 4. Camera/Bedroom 5. Cucina/Kitchen 6. Bagno/Bathroom 7. Lavanderia/Laundry 8. Magazzino/Storage
Torre/Tower Primo Piano/First Floor 1. Camera/Bedroom 2. Bagno/Bathroom Secondo Piano/Second Floor 1. Studio Terzo Piano/Third Floor Belvedere
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Viste della torretta belvedere che concettualmente rappresenta la trasposizione delle vicine montagne della Sierra Grande e della Sierra Chica.
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Views of the observation tower, which, conceptually, is a rendering of the nearby Sierra Grande and Sierra Chica mountains.
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Sopra, vista della torretta al tramonto e panoramica dal soggiorno che si fonde con la vallata sottostante. Sotto, vista dell’ingresso della casa.
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Above, view of the tower at dusk and panoramic view of the lounge which blends into the valley below. Below, view of the house entrance.
Sopra, la grande vetrata che mette in connessione l’interno della casa con il paesaggio naturale. Sotto, vista della casa dalla piscina realizzata nel grande prato antistante l’ingresso.
Above, the glass partition bringing the inside of the house into contact with the natural landscape. Below, view of the house from the swimming pool built on the large lawn in front of the entrance.
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Renzo Piano Building Workshop
Il senso nobile “Il Sole 24 ore” HQ in Milan l Sole 24 Ore, quotidiano economico/finanziario, è una testata nata nel 1966 dalla fusione de “Il Sole”, fondato a Milano nel 1865, con il quotidiano “24 Ore”, anch’esso lombardo. La Direzione del giornale ha deciso di recente di costruire una nuova sede, scegliendo di ristrutturare un vecchio opificio industriale già inserito nel tessuto della città, situato nella zona di Via Monte Rosa, a Milano. Il progetto, affidato a Renzo Piano Building Workshop, è un esempio di ristrutturazione fondata su un linguaggio consolidato e su un’esperienza raffinata, in grado di far emergere la tradizione e la tecnologia in quel tessuto cittadino carente di qualità urbane attuali. Presi in esame i vecchi edifici settecenteschi di una Milano che rifioriva per le sue corti, una Milano che voleva isolarsi nel suo interno, data la lunga e sofferta dominazione austriaca, il progetto trae spunto proprio da questi tracciati per impostare la sua articolazione. Tutto s’impernia sulla corte centrale che vive all’interno di un accurato studio di vegetazione e nella trasparenza delle sue facciate, sensibili all’ecosistema e alla Città, per permettere sia un’alta accoglienza al suo interno, sia per dettare il senso nobile dell’edificare. L’edificio appare come un dialogo fra mondo economico e mondo architettonico, insomma l’edificazione in senso lato della costruzione attraverso una logica di pensiero comune ai due sistemi. Dal punto di vista della storia del costume, “Il Sole 24 Ore” è un’autentica miniera d’informazioni e di spunti di riflessione, potenzialmente capaci di ricalibrare molti stereotipi del mondo della finanza. Sono sagaci alcuni quadretti di convivenze economiche, esasperanti gli interminabili intrighi accademici, intelligenti le descrizioni contenute negli articoli dell’inserto della domenica, che privilegiano una cultura globale. Ecco che il linguaggio di Renzo Piano, per nulla distratto dal fenomeno del sapere architettonico e del modo di comunicarlo, ricalca in questo progetto la stessa azione che quotidianamente dà
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vita al giornale. Rappresentare i contenuti di un fenomeno sociale significa rispecchiare, in generale, l’unione di varie culture. Appare chiaro come le due espressioni sono separate accuratamente dalla marcia trionfale della teoria economica, come il progetto di Piano è separato dalla più romantica edificazione: peculiarità che sono solite essere confinate in una sorta di negozio di vecchie chincaglierie, frequentato solo dagli storici del costume. Così come gli economisti e gli architetti di un tempo anche recente pensavano in quel romantico modo, ma in sostanza si collocavano tutti, da William Stanley Jevons, a Alfred Marshal, Francis Ysidro Edgeworth e a John Maynard Keynes, così come Walter Gropius, Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Ignazio Gardella e Aldo Rossi, sull’unico asse centrale del progresso dell’analisi economica e di quella architettonica. Un modo di pensare uguale per tutti, in Inghilterra, come negli USA o a Milano. Ebbene, anche se ciò potrebbe non essere del tutto vero, in generale occorre esplorare più nello specifico i tortuosi meandri del pensiero del mercato e le influenze nel fare il progetto, che sono basi ineludibili dei due pensieri coevi. Il mondo dell’economia del lavoro e il mondo dell’applicazione del lavoro albergano nei meandri di un sistema che prevede uno stereotipo che si ripete in modo prevalente: l’uomo. Il progetto di Renzo Piano, allora, diventa uno stimolo, un contributo e un’eccellente occasione per questa esplorazione, che ci unisce nel cercare dove vive il divenire della società contemporanea. Nello sviluppo della società non vi è solo Legge e Mercato, ma anche Creatività in quanto il governo dell’economia e dell’idea architettonica non rappresentano un concetto statico ma, al contrario, mostrano un dinamismo che ora anticipa gli eventi e ora si adatta ai mutamenti imposti dalla storia. Mario Antonio Arnaboldi
he economics-financial daily “Il Sole 24 Ore” was set up in 1996 as a merger between “Il Sole”, founded in Milan in 1865, and the paper “24 Ore”, also based in Lombardy. The paper’s management team recently decided to rebuild its headquarters, opting to redevelop an old factory, already part of the urban fabric, situated in the Via Monte Rosa neighbourhood of Milan. The project, which was commissioned to the Renzo Piano Building Workshop, is an example of restructuring based on a firmlyestablished idiom and refined technical experience, capable of brining out the technology and tradition for which this part of the urban fabric is renowned, despite its lack of any cutting-edge building quality. Paying careful consideration to the old eighteenth-century buildings from a Milan which, back then, was blossoming through its courtyards, a city that wanted to isolate itself from its inside, bearing in mind the long and distressful period of Austrian rule that it had just been through, the project manages to draw on all this input to develop its layout. Everything hinges around the central courtyard, that is part of a careful landscaping study, and the transparency of its facades, sensitive to the ecosystem and the City, so as to be as warm and welcoming as possible on the inside while also creating a noble sense of building. The building looks like an interactive dialogue between the world of economics and the world of architecture; in other words, this is building in its broadest sense as construction working along the common lines of two different ways of thinking. From the viewpoint of the history of mores, the “Il Sole 24 Ore” building is an authentic mine of information and food for thought, potentially capable of recalibrating plenty of stereotypes from the world of finance. Its economic reviews are deeply informed, the academic intrigues are endless and quite exasperating, the descriptions in the articles in its
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Sunday supplement are clever, favouring a global vision of culture. Renzo Piano’s design idiom follows the same line of thinking as the daily operations underscoring a economics-financial daily. Representing the substance of a social phenomenon means generally mirroring a blend of different cultures. There is no question that these two forms of expression are carefully separated by the triumphant march of economic theory, just as Renzo Piano’s design is distinct from more romantic building styles: peculiarities that are usually confined within a sort of shop for old trinkets, that only historians of old manners and customs bother to visit. Similarly, although all the economists and architects of (even the recent) past used to think in that romantic fashion, they were basically all working (from William Stanley Jevons to Alfred Marshal, Francis Ysidro Edgeworth and John Maynard Keynes on one side, and Walter Gropius, Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Ignazio Gardella and Aldo Rossi on the other) along the same central axis of progress in economic-architectural analysis. The winding meanders of market thinking and influences underpinning planning, which are the inevitable foundations of these two contemporary lines of thought, need to be explored on a more specific basis. The world of business economics and the world of the application of business and labour both harbour in the twists and turns of a system that envisages one particular stereotype being reiterated more than any other: people. This means Renzo Piano’s project turns into a stimulus, contribution or excellent opportunity to explore all this, bringing us together in our search to see where modern-day society is heading. Society does not only progress along the lines of Law and Market but also Creativity, since economic administration and architectural design are now just static concepts, they actually show the kind of dynamism that anticipates events and even adapts to the changes imposed by history.
Schizzo preliminare di Renzo Piano per il progetto della nuova sede de “Il Sole 24 Ore” a Milano. Renzo Piano’s preliminary sketch for the project for the new headquarters of “Il Sole 24 Ore” in Milan.
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di apertura verso la città tramite trasparenza, permeabilità e forte presenza della natura. View of the corner of Via Tempesta-Via Monte Rosa where the pedestrian entrance to
the building is located with its large central lobby. The new building, constructed on an old structure, is designed to open up to the city through transparency, permeability and plenty of nature.
Credits Project: Renzo Piano Building Workshop Partner in Charge: Antoine Chaaya Design Team: Nicola Pacini with Mauricio Cardenas, Nayla Mecattaf, Gustavo Costa, Jack Carter, Daniela Miccolis, Diletta Magliulo and Jeremy Boon, Edwige Caumont, Ruddy Valverde; Christophe Colson, Pierre Furnemont, Yorgos Kyrkos (models)
Consultants: Ove Arup & Partners (Gabriele del Mese) + Milano Progetti (structure and services); Progress (fore prevention); Peutz & Associés (acoustics); R.Laberye (stage equipment); P.Castiglioni (lighting); E.Trabella (planting); Origoni & Steiner (graphics); RED (cost consultant and local consulting architect); G.Ceruti (site supervision); M.Masnaghetti (project
co-ordination) Project Manager: Michele Masnaghetti (Il Sole 24 Ore); Giorgio Campironi (assistant) Cost Control and Planning: John Jorio/J&A Consultants Site Administrator Manager: Giuseppe Bernardi/J&A Consultants General Site Management: Giorgio Ceruti; Assistants: Sergio Viero, Daniela Amato, Giordano Piazza,
Giovanni Da Re Plants Works Management: Milano Progetti: Eugenio Roncalli, Francesco Minutoli, Massimiliano Strada; Assistants: Stefano Colombo, Piero Guarisco Structure Works Management: DLC Milano: F.Cislaghi, A.Cavallazzi Coordinatore of the works I design phase: Giuseppe Amaro Security Coordinato during Execution:
Adriano Spoldi Land Reclaim: Tecnologie Industriali e Ambientali Milano Demolition: Cantieri Moderni Special Foundations and Diaphragms: Else Civil Works: CMB Facades and Light Metalworks: Tosoni, Metalsigma Tunesi Mechanical and Electrical Plants: Aerimpianti, Honeywell Special Plants:
Honeywell Electrical Panels: OES Sunshading Systems: Somfy, Solaris Air-conditioning: CNS Elevators: Maspero Elevatori Floating Floors and False Ceilings: SADI Terracotta Cladding: Il Palagio Landscaping: F.lli Peverelli Lighting: iGuzzini Interior Furnishing:
Sagsa Partition Walls: Unifor Floating Floors Cladding: Liuni Finishings: EM Soluzioni Sanitary Systems: Geberit Chemicals: Mapei Glass Insulation: Pittsburgh Corning Owner Controller: REAG (R.Busso, L.Novazzi) Client: Il Sole 24 Ore spa
Gianni Berengo Gardin
Vista dell’angolo Via Tempesta-Via Monte Rosa su cui si apre l’accesso pedonale all’edificio con il grande atrio centrale. Il nuovo edificio, innestato su una preesistenza, è stato progettato con criteri
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Dal basso in alto, piante del piano terra, del secondo piano e del terzo piano. L’edificio si articola in due corpi laterali e uno centrale disposti attorno a un “parco urbano” e distanziati tra loro da setti trasparenti che lasciano prospettive aperte tra la città e il giardino interno.
From bottom up, plans of the ground floor, second floor and third floor. The building is constructed around two side constructions and a central structure placed around an “urban park” and separated by transparent stanchions opening up views between the city and internal garden.
Sopra, sezione longitudinale; sotto, vista notturna della grande vetrata che segna l’ingresso dell’edificio; in basso, sezione trasversale.
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Above, longitudinal section; below, nighttime view of the large glass partition marking the building entrance; bottom, cross section.
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Sopra, la grande collina alta tredici metri, con superfici alternate vegetali, minerali e vetrate, al cui interno si sviluppano quattro livelli contenenti: un parcheggio da 400 posti, depositi e locali
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tecnici con accesso per camion, mensa per 500 persone, spazi espositivi, un auditorium. Sotto, particolare dell’edificio centrale verso la collina; ciascuno dei corpi laterali è diviso in tre
parti alternati a nodi funzionali dove sono situati ascensori, scale, lobby, spazi pausa e a cui corrispondono passerelle esterne vetrate.
Above, the large 13-metre-high hill, with a combination of vegetable, mineral and glass surfaces, inside which there are four levels holding: a 400space car park, stores and utility rooms with a lorry entrance, a
canteen for 500 people, exhibition spaces, an auditorium. Below, detail of the central building over by the hill; each of the side sections is divided into three parts alternating with functional nodes,
where the lifts, stairways and rest spaces are located, and which correspond to external glass walkways.
Sopra, particolare del cortile interno. Sotto, la facciata di ingresso. I rivestimenti sono prevalentemente in pannelli di vetro trasparente schermati
da tende esterne e interne, mentre i “blocchi minerali” delle torri di collegamento e servizio sono in terracotta e intonaco giallo.
Above, detail of the inner courtyard. Below, entrance façade. The coatings are mainly made of transparent glass panels shielded behind
inside and outside curtains, while the “mineral blocks” of the connection and service towers are made of terra-cotta and yellow plaster.
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Sopra, particolare della facciata su Via Monte Rosa e, sotto, vista dell’atrio di ingresso verso il giardino interno. L’atrio a tutta altezza contribuisce a determinare un
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micro-clima interno al corpo centrale; il raffrescamento degli impianti di climatizzazione degli uffici è garantito dall’utilizzo dell’acqua della falda freatica sottostante.
Above, detail of the façade along Via Monte Rosa and, below, view of the entrance lobby by the inner garden. The full-height lobby helps create a microclimate inside the
central section; the offices are air-conditioned using water from the water table below.
Viste della facciata che dall’atrio si apre verso il “parco urbano”. L’edificio è schermato sopra la copertura da una
struttura metallica leggera e luminosa che contribuisce alla regolazione dell’irraggiamento solare.
Views of the façade opening up from the lobby towards the “urban park”. The building is shielded above the
roof by a light and luminous metal structure that helps control the sunlight.
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Sopra, studio per la facciata: sezione verticale/bordo solaio; sotto, particolare costruttivo della facciata. Nella pagina a fianco, piante della piazza
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centrale e del giardino che è stato piantumato con diverse essenze arboree in modo da determinare un costante cambiamento dei colori.
Above, study for the façade: vertical section/floor edge; below, construction detail of façade. Opposite page, plans of the central plaza and garden, which is
landscaped with various species of trees so that the colours change all the time.
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chermo nero: è nelle oscurità digitali dove tutto è possibile, come nelle favole, i sogni o i cartoni animati, l’origine di queste architetture ritorte, del colore delle ragnatele, continuamente deformate, tortuose; quasi crescessero, auto-senzienti, alla ricerca non della luce, come le piante, ma di un qualche elemento sconosciuto, ugualmente vitale ma alieno. Il pathos derivante da simili andamenti porterebbe in dote l’eventuale fascino delle creature contorte. Artefice di tanto impeto è P-a-t-t-e-rn-s, un team capitanato dagli argentini Marcelo Spina (1970) e Guillermo Bianchini (1969) e tanto solidale da auto-presentarsi come un collective body di stanza a Los Angeles, impegni tripartiti tra ricerca, commesse private, concorsi internazionali; edifici costruiti in patria. Saremmo al cospetto di architetture esuberanti, pulsionali, che non smettono di spiegarsi. Il senso riposto a piene mani nelle pieghe sarebbe da prendere alla lettera, tautologico. Al di là dei propositi manifesti è nelle pieghe che il lavoro di P-a-t-t-e-r-n-s evidentemente si spiega. Si tratta di edifici possibili: asimmetrici, diseguali, difformi; striati per triangolazioni strutturali fino all’eccesso, irti di cuspidi, tagliati in grandi lamiere o lastre se non percossi. Si comportano come se fossero soggetti a deformanti pressioni invisibili o a misteriosi campi di forza: piegandosi darebbero appunto prova di essere sensibili; attraverso le peripezie della struttura finirebbero con il rivelare le forze in gioco. Quali? Forse i più diversi flussi materiali/immateriali, in cui tutto è immerso e a cui nelle intenzioni si fa riferimento. Sarà per seguirne il verso che queste costruzioni immaginarie sono quel che sono? Tutti i progetti sembrano voler istituire uno scambio forzato con fenomeni di portata immane (i corrugamenti geologici, la velocità infrastrutturale, l’iconofilia imperante), nel tentativo di legare indissolubilmente queste architetture alle trasformazioni mutanti in atto. E’ dunque per l’attrito tra il contesto de-territorializzato delle informazioni e l’inevitabile attaccamento al suolo di un edificio che P-a-t-t-e-r-n-s scorge questi progetti? Intendiamoci: una struttura, è lampante, esprime anch’essa delle forze, P-a-t-t-e-r-n-s invece di neutralizzarne le spinte e pacificarne l’esito in nome dello spazio vuole dire qualcosa d’altro; ma qualcosa che, propriamente, non riguarda nemmeno l’espressione della struttura: l’operazione progettuale nel suo insieme mira alla simultaneità problematica di tutte le dinamiche, la struttura è partecipe, contusa, contundente. Questi progetti non si mostrano indifferenti a quel che accade, si piegano all’inseguimento concitato di flussi mobili, sfuggenti, addirittura invisibili o immateriali; agli antipodi di un’architettura destinata a restare sul posto, per quanto traversabile, ospitale. Sembra di assistere alle vicende controverse di una relazione struggente tra quel che fermo si identifica con quel che fugge, a specie inorganiche di amori impossibili. Il paradosso è che un progetto implica comunque un controllo assoluto; un edificio avrà comunque il destino di un oggetto (specie questi). Ma si vede affidato preventivamente il compito di commentare a soggetto, in maniera figurata, drammaticamente, la situazione. L’architettura si carica, emette segnali, persegue un’estetica della saturazione, si trasforma in un significante cui si chieda l’impossibile; compete con media più agguerriti ma evanescenti, di cui assume presa e dinamiche, in sostituzione di quel che di statico, consistente, ormai inadeguato, le sarebbe proprio. Si osservano centri metropolitani di inter-scambio disegnati come fossero apparecchi per la dialisi territoriale, musei progettati con l’atteggiamento di chi per segrete ragioni si decida a stirare di traverso lo sparàto a plissé d’una camicia da cerimonia. Ecco apparire dei quadri planimetrici trattati come altrettante termografie di Predator o case somiglianti bolidi, affini alle vetture carenate da record di velocità genere Thunderbolt o alle astronavi da film di fantascienza, isolate e metalliche come scafandri ambientali. Progetti in cui si noterebbero non tanto lo spazio quanto un’evi-
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Patterns
denza oggettuale dell’architettura, una delimitazione ormai da chirurgia del campo d’azione in cui degli edifici si auto-denunciano come reperti di un possibile digitale. Architetture non costruite, digitali – dotate di peso proprio, in concreto, le scopriremmo diverse – ma in effetti reali comunque, non fisicamente, in un altro modo, da una dimensione parallela, da cui danno prova di poter agire realmente sulla nostra. Ma è una caratteristica dell’architettura contemporanea la complicità tra le tecnologie di dominio digitale e questi oggetti esacerbati, aggressivi, iper-controllati e imbizzarriti, in preda a loro stessi, dai sintomi isterici. Così gli edifici danno in escandescenza, come se il corpo edilizio, introdottosi in simili contesti esautorati di se stessi, trasverberati da forze de-localizzate ma potentissime, non potesse che venir posseduto, con sfoghi cutanei conseguenti. Se la sensibilità di cui si darebbe prova è più vigile al riguardo di quel che è anomalo, piuttosto che a quanto può esistere di intimo, le compatibilità ambientali ritrovate a forza si manifestano con reciproche allergie. Al contesto che pretendeva di poter pregiudicare il futuro si è venuto a sostituire un ambiente pieno di allergeni. Prontamente rivelati. L’architettura odierna sarebbe iper-sensibile, con qualcosa di spostato, deviato, indecifrabile; in effetti le superfici e le volumetrie delle ultime costruzioni progettate sono animate da affioramenti sospetti, da escrescenze mutanti, da sintomatologie appariscenti. Mentre tali architetture intese come oggetti quasi trascurano lo spazio in nome delle proprie fattezze e sembrano avere tutte le ragioni – in fondo corrispondono all’epoca – noi, quando non entusiasti, veniamo sistemati in una posizione eccentrica, critica appunto, altrettanto corrispondente allo Zeitgeist, probabilmente. La plasticità di cui si dà prova è sfrenata, straniante, sembra l’effetto di tensioni difficili o addirittura impossibili da elaborare, non corrisponderebbe alle evidenze di uno scambio intensificato tra geometria e materia. Gli spazi estratti tendono a essere anti-retti, continui, da esplorazioni topologiche, all’occasione canalizzano, lusingati dal dover drenare i flussi, al ciglio tra l’anello di Moebius e la Cloaca Maxima di un’architettura d’interni scopertasi nuovamente ventrale Forse l’architettura da cui si proviene è sempre stata una questione di misura: si pensi alla sezione aurea, ai tracciati regolatori, agli ordini, a Le Corbusier incantato dal Modulor, a Mies ossessionato dal passo dei pilastri, alla divinizzazione delle proporzioni, alla matematica da musica celeste e più semplicemente agli standard o ai famigeratissimi moduli. Tutto quel che accade oggi vuole essere al contrario smisurato – a Tokio, grande madre sismica, l’edificio di Prada è un epicentro. Non che tutto quel misurare assicurasse alcunché, questo lo si deve riconoscere; di equivoci disastrosi sulle sedicenti leggi universali amputate d’ogni grazia – chiamiamola così – è costellato anche il più recente passato. Basta guardarsi intorno. L’immersione permanente nella banalità nemmeno più pop delle produzioni industriali, in mezzo a oggetti cui sottrarre tecnicamente l’anima, passivi, anonimi, sequestrati dalle loro funzioni, disinvestiti simbolicamente, al servizio di ipotesi edificanti dubbie, permanentemente positive, da marketing, genera il contrario: architetture come oggetti distintinguibili, sovraccarichi, singoli, magari dal fascino sinistro, attraenti per il pubblico come catastrofi – sarà a Bilbao il capostipite? All’ombra delle società di massa deve essersi fatta largo una convinzione contraria, se tutto è misurato, regolato dall’equivalenza generale – misurabile, quantificabile –, il valore si troverà necessariamente altrove, smisurato. Stranamente proprio grazie all’informatica e al sistema binario di un mondo cifrato per sequenze 0/1 universali si è arrivati a perseguire l’imponderabile. Ma si deve riconoscere che i problemi che l’architettura contemporanea fronteggia ne scuotono le fondamenta. Alle increspature di superficie corrispondono sommovimenti profondi. Decio Guardigli
lack Screen: it is in the digital darkness, where everything is possible, like in fairy tales, dreams or cartoons, that these twisted works of architecture, the same colour as spider’s webs and constantly deforming and changing shape, have their roots; it is as if they grew self-consciously in search not of light, like plants, but some unknown but equally vital yet alien element. The pathos deriving from patterns like brings with it the intriguing charm of contorted creatures. All this thrust and force comes from P-a-t-t-e-r-n-s, a team headed by the Argentineans Marcelo Spina (1970) and Guillermo Bianchini (1969) and already well-established enough to present itself as a collective body based in Los Angeles, dividing its work three ways between experimentation, private contracts, and international competitions; buildings constructed in their homeland. These are exuberant, pulsating works of architecture that never stop unfolding. Its mean lies right in the folds literally, tautologically. Apart from certain openly avowed intentions, it is in the folds that the work carried out by P-a-t-t-e-r-n-s unfolds. These are possible buildings: asymmetric, unequal, deformed; striated to the extreme by structural triangulations, brimming with cusps, cut out of large sheets of metal or plates. They behaviour as if they were subjected to deforming pressures invisible to the eye or even mysterious force fields: folding shows it is sensitive; through its structural ups-and-downs the forces in play are revealed. But what forces? Perhaps the widest possible range of material/immaterial fluxes, in which everything is immersed and which are referred to in the briefs. Is it perhaps by tracing these fluxes that the buildings turn out to be what they are? All the projects seem intent on setting up a contrived exchange with phenomena of sweeping scope and range (geological corrugations, infrastructural speed, overpowering iconophilia), in an attempt to bond these works of architecture to mutant changes under way. So is it friction between the de-territorialised terrain of information and a building’s inevitable attachment to the ground that P-a-tt-e-r-n-s draws on in these projects? Let’s clarify matters: a structure, needless to say, also expresses its own forces, instead of just neutralising its thrust and toning everything down in the name of space, P-a-t-t-e-r-n-s is looking for something else; something else which does not even concern the structural design: the overall design is aimed at achieving a simultaneous treatment of all the dynamics involved, the structure is part of this in its own contused and contusive way. There is a preference for a sort of crash test at cruising speed, as if, having been anaesthetised against latent danger, the calmness of things was hypocritical and there was an overdose of truth in the idea of a crash. Even a low level of energy can be devastating when you crash on the move, yet sometimes you can walk away unharmed even when much higher levels are involved. These projects are not indifferent to what is going on, they chase after moving, fleeting fluxes that may even be invisible or immaterial; this is poles apart from architecture designed to stay still, be hospitable and traversable. It is as if we are witnessing the unfolding of a lacerating relationship between the stationary and mobile, inorganic species of impossible love affairs. Ironically, a project necessary implies absolute control; this means a building is bound to meet the same fate as an object (particularly these). But we are forced to improvise when commenting on the situation in a dramatically metaphorical way. The architecture empowers itself, turns into a signifier of which the impossible is being asked, it gives off signals pursuing an aesthetics of saturation. There are metropolitan interchange centres designed like territorial dialysis machines, museums created with the attitude of somebody who, for secret reasons, has decided to iron
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right across the pleated front of a smart shirt. There are planimetric squares treated like the thermal imaging in the film Predator and houses that look like the high-speed sports cars in Thunderbolt or even spaceships from science fiction films, as isolated and metallic as environmental diving suits. Projects which do not stand out as much for the space involved as how the architecture is framed as an object with surgical precision, as the buildings denounce themselves as relics in a possible digital world. Un-built digital architecture – with its own concrete weight of a very different kind – but actually real, although not physically, in some other way, in a parallel dimension from which they show they can really act within our own dimension. A distinctive feature of modern-day architecture is the complicity between digital technology and these excessive, aggressive, hypercontrolled, crazy objects that are prey to themselves, showing symptoms of hysteria. These buildings fly into a frenzy, as if their bodies set in contexts that divest them of their own authority (shot through by de-localised forces of great power), cannot help but be possessed, with all the skin rashes this entails. Modern-day architecture is supposed to be hypersensitive, with something shifted, deviated and undecipherable about it; in actual fact the surfaces and structures of the latest constructions to be designed are spilling over with strange emergences, mutant excretions and striking sets of symptoms. Taken as objects, these works of architecture almost seem to ignore space in the name of their own traits and features, and they seem to be quite right – after all they just correspond to the spirit of the age – when we are not so enthusiastic, we are set in an eccentric, critical position, probably no less in synch with the spirit of the age. The spaces extracted tend to be none-straight, seamless, topological explorations, flattered at being expected to channel and drain off flows, wavering between the Moebius strip and Cloaca Maxima of interior architecture that has once again found itself in a ventral position. Perhaps the architecture it comes from has always been a question of measure: take the golden section, guiding pathways, orders, and Le Corbusier’s enchantment with Modulor or Mies’s obsessive interest in rows of columns, the deification of proportions, the mathematics of heavenly music and, more simply, good old standards and modules. Everything happening at the moment is striving, in contrast, to be out-measured – the Prada Building in the great seismic city of Tokyo is actually an epicentre. Although, it ought to be said, all that measuring did not guarantee anything; even the very recent past is peppered with disastrous misunderstandings about universal laws robbed of all their grace (so to speak). We need only look around. Remaining constantly entrenched in bland industrial designs, that are not even “pop” any more, amidst objects whose soul has been removed by technological means, passive, faceless, deprived of their functions, symbolically disinvested, instilling doubts or constantly positive, marketing-style, ends up producing the opposite effect: architecture as distinguishable objects, overloaded, individual, perhaps even exuding a certain sinister or evil charm (see Content), attracting the public as catastrophes – might their forerunner be in Bilbao? In the shadow of consumer societies the opposite belief has somehow come to the fore, if everything is measured, governed by equivalence – measurable, quantifiable – then value must lie elsewhere, in the boundless. Strangely, computer technology and the binary system, with its carefully deciphered sequences of universal 0/1, has enabled us to pursue the imponderable. But it must be admitted that the problems afflicting modern-day architecture are actually shaking its foundations.
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
Patterns
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V.A.Metropolitan Interchange Buenos Aires, Argentina 1999-2000 Credits Project : Meshworks/Marcelo Spina, Sebastian Khourian Client: CEAC Torcuato Di Tella University
Vista aerea e planimetria generale del ponte di interscambio urbano progettato per l’area di Valentin Alsina di Buenos Aires per riorganizzare il traffico in entrata e in uscita dalla metropoli verso l’aeroporto a sud. Il ponte, che si affianca e sovrappone a uno esistente, divenuto obsoleto e sottodimensionato, scavalca il fiume Riachuelo con una struttura a più livelli destinata ad accogliere varie funzioni oltre a quella per il traffico veicolare. Aerial view and site plan of the junction bridge designed for the Valentin Alsina neighbourhood of Buenos Aires to redirect traffic coming in and out of the city in the direction of the airport to the south. The bridge, running alongside and over an old one that is now too small and obsolete, crosses the River Riachuelo with a multi-level structure designed to host various other functions as well as road traffic.
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Prospettive del modello per il nuovo ponte. Durante lo sviluppo, il progetto si è ampliato andando a interessare anche la riorganizzazione urbanistica dell’intera area del lungofiume, in modo da essere il volano per una rivitalizzazione complessiva di questa porzione della periferia. Perspective views of the model of the new bridge. During its development, the project was extended to involve the urban reorganisation of the entire lakeside area, so as to be the driving force injecting fresh life into this section of the suburbs.
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Bus Shelter Prototype 2002 Credits Project: Patterns/Marcelo spina Assistant: Han Su Sohn
In alto, rendering con fotomontaggio per una possibile collocazione della struttura di attesa degli autobus. A destra, studio dei sistemi e degli elementi principali per la realizzazione della struttura. Sotto, vista laterale della pensilina. Il progetto è frutto di una ricerca iniziata da Patterns già con la proposta presentata al concorso internazionale per il Tomihiro Museum in Giappone, e sfrutta lo sviluppo geometrico di una struttura metallica ad arco tale da determinare prospettive e percezioni visive continuamente mutevoli. Top of page, rendering showing a photomontage of a possible location for the bus stop. Right, study of the systems and main features for building the structure. Below, side view of the canopy. The project is the result of research working on patterns from the project entered in the international competition for Tomihiro Museum in Japan and draws on the geometric development of an arched metal structure to create constantly changing visual perspective and perceptions.
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Studio della torsione interna della struttura. Sotto, prospettiva laterale. Attraverso la sua dinamica, la struttura mira a produrre uno spazio/evento in cui le nozioni di interno ed esterno vengono trasgredite grazie alla continuità della superficie che va a formare i vari elementi: copertura, pareti, panchine, pavimento. Study of the inner torsion of the structure. Below, side view. The structure’s dynamics are designed to create a space/event in which ideas of interior and exterior are transgressed through the continuous surface helping create various features: a roof, walls, benches, floor.
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Monocoque House 2003 Credits Project: Patterns/Marcelo Spina, Guillermo Banchini Assistant: James Vincent
1. Camere/Bedrooms 2. Bagni/Bathrooms 3. Corridoio-Area Polifunzionale CorridorMultipurpose
In alto, pianta del piano terra. A destra rendering e, sotto prospetto del lato posteriore della Monocoque House. Si tratta una struttura in alluminio monoscocca e monocromatico le cui inflessioni e cavità superficiali determinano una sorta di permeabilità rispetto all’ambiente naturale circostante. Top of page, ground floor plan. Right, rendering and, below, perspective view of the top rear part of Monocoque House. This is a singlestructured and singlecoloured aluminium construction, whose inflection and surface cavities make it permeable to the surrounding natural environment.
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4. Terrazza Outdoor Terrace 5. Patio Coperto Covered Front Deck 6. Salotto Family Room
7. Sala da pranzo Dining Room 8. Cucina/Kitchen 9. Ripostiglio/Nook 10. Ingresso/Entry 1 11. Ingresso/Entry 2
Sopra e in basso, viste prospettiche della struttura. A sinistra, esploso assonometrico e studio dei sistemi integrati. Il guscio monoscocca di alluminio costituisce un sistema strutturale singolo; questa tecnologia, utilizzata normalmente nel settore automobilistico, consente di accorciare il processo di assemblaggio e offre vantaggi dal punto di vista dell’aerodinamicità, della resistenza strutturale e della continuità formale. Above and bottom page, perspective views of the structure. Left, axonometric blow-up and study of the integrated systems. The singlestructure aluminium shell forms one single structural system; this kind of technology, usually used in the car industry shortens the assembly process and offers benefits in terms of aerodynamics, structural resistance and stylistic continuity.
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FYF Residence Rosario, Argentina 2004/2005 Credits Project: Patterns/Marcelo Spina, Georgina Huljich Assistants: James Vincent, Robert Johnson, Hunter Knight, Ben Luddy, Stacey Thomas, Lisa Little Client: Fernando Garcia/Florencia Huljich
Sistemi integrati 1. Paesaggio – Cumuli e frammenti che demarcano attività vegetale 2. Terrazza 3. Divisioni interne – Flusso di attività e sistemi di verde controllati 4. Concrete Shell – Sistemi di finestre e serramenti 5. Geometria substrato Integrated Systems 1. Landscape – Mounds and shreds demarcating vegetation activity 2. Terrace 3. Interior Partitions – Activity flow and controlled green systems 4. Concrete Shell – Framing and window systems 5. Substrate Geometry
Modello e studio dei vari livelli di stratificazione per la casa progettata per la periferia della città argentina di Rosario.Il progetto è un tentativo di modellare il piatto paesaggio della pampa attraverso un solido monolitico e monocromatico punteggiato da sottili introflessioni tese a stabilire una relazione fisica tra i diversi spazi abitativi e il territorio circostante. Nella pagina a fianco, prospettiva assonometrica della maglia strutturale, viste del modello, rendering del pozzo di luce che favorisce la coltivazione forzata di fiori e vegetali all’interno. Model and study of the various levels of stratification of the house designed for the suburbs of the Argentinean city of Rosario. The project is an attempt to shape the flat Pampas landscape through a solid single-coloured block embellished with subtle introflexions designed to set up physical relations between the various living spaces and surrounding landscape. Opposite page, axonometric perspective of the structural web, views of the model, rendering of the well of light assisting the assisted cultivation of flowers and vegetables on the inside.
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Studio D.A.
Il nuovo paesaggio
Matteo Piazza
Super Shopping Mall in Melilli
ilapidare paesaggi è una specialità italiana. Poco più di mezzo secolo di scempi efferati, in un crescendo ininterrotto e sconsiderato, e si è riusciti a rovinare quasi tutto, con buona pace del contemporaneo proliferare di una selva fittissima di normative intricate e minacciose di carattere urbanistico e pianificatorio, sempre meno consapevoli del loro fine primo, che dopo tutto sarebbe pur sempre quello di garantire la qualità degli spazi fisici. Né i bypass che con frequenza sempre maggiore vengono praticati allegramente qua e là per aggirare le paresi indotte non sono serviti a migliorare molto la situazione: caso mai il contrario. E pensare che i processi prepotenti e accelerati di modernizzazione avrebbero potuto dar luogo a panorami nuovi e straordinari, per ospitare modi di vita gradevoli ed evoluti: una possibile civiltà dell’oggi divenuta ormai soltanto un sogno, un desiderio disperato e disatteso. Le infrastrutture e i servizi, ossatura portante di ogni trasformazione, sarebbero dovuti essere i pilastri, i protagonisti, per nuove scene della vita. Non era difficile capirlo; ma non è andata così, a parte casi brevi e sporadici. Strade e ponti perfino citati da Robert Venturi, in grado di portare all’onor del mondo territori oscuri, presto ridotti a ramificazioni di fognature, da nascondere; la grande distribuzione, i centri commerciali, strenuamente osteggiati da occhiuti difensori di uno status quo polverizzato, costretti in agglomerati squallidi di capannoni senza qualità. Un peccato. Anche perché questo andazzo cronico ha inevitabilmente favorito lo sviluppo e il consolidamento di quello che si potrebbe definire una specie di fronte del no, aprioristico, ideologico, purtroppo molto arretrato, non soltanto per cause endogene. Un nuovo, sicuro e logico tratto autostradale, per raggiungere tra l’altro finalmente un paio di parchi fluviali in pochi minuti senza disturbare nessuno? No e poi no! Meglio allargare allo spasimo vecchie provinciali o statali intasatissime (resecando per sempre quei pochi legami trasversali ancora esistenti). Risparmiare anni di vita sciupati in coda, alleggerire livelli surreali di inquinamento, stasando con nuove opere ben progettate e realizzate arterie obsolete e otturate? Razionalizzare la localizzazione e la accessibilità dei grandi aggregati commerciali, che da tempo parecchi sociologi leggono come luoghi di possibile, se non unica, socializzazione? E chi si fida, tutte storie, il vero sviluppo sostenibile è fatto di biciclette e vita di quartiere, negozietti asmatici e biologici, case di ringhiera sedicenti bioclimatiche. Contrapposizioni e diverbi da baruffe chiozzotte, mentre sullo sfondo si percepisce il parallelo brulichio degli interessi immediati e di piccolo cabotaggio, economici e politici, l’accaparramento degli appalti anche se mediocri, il passare di mano dei terreni, il variare dei PRG, il tentativo sempre più disperato di tener lontano il perfido invasor (che però ora è un concittadino degli Stati Uniti d’Europa). Strapaese, come sempre. Così poi le cose, che alla fine si devono fare per forza per non uscire definitivamente dalla scena, si fanno male, aggiungendo dilapidazione a dilapidazione, perdendo l’occasione di rendere il quadro un poco meno disperato. Immaginarsi allora il piacere quando ci si trova di fronte a una sorpresa inaspettata. A Melilli, a pochi chilometri da Siracusa, città bellissima, l’industria ha colpito duro e male, alterando completa-
D Credits Project: Studio D.A./Cesare M.Casati e Matteo P.Casati, with Jean Marc Schivo and Lucilla Revelli Design Team: Valeria Cattaneo, Luca Colombo, Paolo Cottinelli Engineering: Jacobs Engineering Town Council Architect and Worksite Management: Amilcare La Corte Builder: Cualbu srl Promoter: Minoter Gruppo Cualbu Site Management: Roberto Russo Concrete Prefab Structures: Sicep Plants Work: Gemmo Impianti Plants Beam Structure: C.O.M.M. Soc. Coop. Doors: CIR Componenti Aluminium Frameworks and Glasses: CIR Serramenti Metal Entrances and Canopy: Co.Te.Co. Earthworks, and Traffic: Edil.Sa. Canopy at Goods Loading Area and Clients Entrance: Eurovolt Wood Roofing: Kaufmann Holz/Canducci Holz Service Lifts: Kone Greenery: Linea Verde Gallery Marble Floor: Parifur Electrical Plant and Fire Detectors: SC Montaggi False Ceiling and Plasterboard Works: Sicorap Client: G.R.C. Gruppo Cualbu, Auchan Gruppo Rinascente
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mente non soltanto l’equilibrio dell’ambiente ma la sua stessa forma. Ciminiere e detriti, serbatoi e scarichi tossici, la memoria di anni sconsiderati trascorsi ad inseguire senza far caso ai danni modelli di sviluppo dal fiato assai corto. Un territorio che si sarebbe dato per perduto, tant’era difficile immaginarsene un riscatto. Eppure, in pochi mesi, le cose sono mutate da così a così. Merito di questo nuovo, grande, centro commerciale, da poco inaugurato, che è riuscito nell’impresa di cambiare di segno al paesaggio. O, per meglio dire, a costruirne uno completamente nuovo, di inusitata qualità. Una ottima dimostrazione appunto del ruolo straordinariamente positivo che questi grandi servizi possono avere nei riguardi dell’ambiente, anche nei casi più difficili. Detta così sembra facile, ma, oltre che esserne consapevoli, bisogna saperlo fare. Lo Studio DA traccia una implacabile linea orizzontale, rossa striata di bianco in alto verso il cielo azzurrissimo, che stacca lontano le soprastrutture delle fabbriche, in qualche modo impadronendosene, incorporandole in un piano arretrato dello skyline. Vero e proprio landmark, squarciata soltanto dai gabbioni metallici bianchi che segnano gli ingressi, questa murata cela le gallerie commerciali che corrono, all’interno, parallele, dando luogo anche a una vera e propria piazza, gradevole, con sedie e tavolini dei caffè. Per gradi s’arriva poi, mano a mano addentrandosi, all’ipermercato, mai perdendo i connotati fisici raffinati percepibili già da lontano arrivando in auto sul grande e ben curato piazzale antistante. Quello che si dà in genere per perso, non-architettura di capannoni ricoperti di insegne e basta, diviene vera architettura, e luogo di scambio, incontri, leisure, vita pulsante. Città. Una pensilina metallica di tubi e lamiere metalliche stirate e calandrate corre lungo tutta la lunga facciata, segnalata da piccoli pennoni segnavento fatti dei medesimi materiali, una vera e propria strada esterna con panche, come ad anticipare l’andamento delle rues marchandes interne. La tecnologia semplice imposta dall’economia di questo genere di edifici non risulta un limite: i pannelli prefabbricati di cemento, verniciati di rosso e rigati di bianco, hanno al piede uno zoccolo ininterrotto fatto con le pietre del luogo, leggermente scarpato, dove s’annegano i pilastrini della pensilina appesa. Il legno lamellare che innerva le coperture dei percorsi commerciali assume, sopra la piazza, la tipologia strutturale di una capriata ellittica, contribuendo a rafforzare l’identità spaziale di questo luogo centrale. Di notte poi l’insieme, memore di quanto profetizzava Ponti, lungi dallo svanire, divorato dai soliti fari tristi dei piazzali, si trasforma in una nuova e deliziosa féerie architettonica: la luce accarezza e dà vita alla lunga parete rossa lambendola dal basso, mentre i gabbioni si tramutano in bianchissimi schermi riflettenti. Diceva anni fa Viaplana parlando della sua famosa e bella piazza antistante alla stazione di Sants, a Barcellona: “Tutto sommato, la desolazione è ora sopportabile”. Un risultato già enorme, espresso con ammirevole understatement. Qui a Melilli, con elementi in gioco di maggiore complessità, si è compiuto un altro gran bel passo avanti. Maurizio Vogliazzo
Sopra, vista generale, planimetria generale e particolari di sezione del nuovo Centro
Commerciale realizzato nella zona industriale di Melilli (Siracusa).
Above, general view, site plan and details of the section of the new Shopping Mall
built on the industrial estate of Melilli (Siracusa).
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Il nuovo edificio segna una traccia significativa e rivitalizzante per l’intera area. Una lunga fascia di linee rosse percorre la facciata per tutta la sua lunghezza, mentre gli ingressi sono segnati da scultorei gabbioni metallici bianchi.
The new building leaves a significant and revitalising trace on the entire area. A long strip of red lines runs along the entire length of the façade, while the entrances are marked by sculptural white metal gabions.
Particolari dei gabbioni che segnano gli ingressi e della fascia in cemento dipinto di rosso. Sotto, la pensilina che corre lungo la facciata.
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Details of the gabions marking the entrances and the strip of redpainted cement. Below, the canopy running right along the façade.
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Viste della galleria commerciale, caratterizzata da pavimenti in marmo e dalla copertura in legno lamellare. Views of the shopping mall featuring marble floors and a laminated wooden roof.
recking landscapes is an Italian speciality. Just over half-a-century’s destruction in a thoughtless and uninterrupted crescendo has managed to ruin just about everything, despite the densely knit and menacing web of rules and regulations on planning and town-planning that has been knit together over recent times, but quite ineffectual in terms of what they were drawn up for: allegedly to safeguard the quality of physical spaces. And the bypasses which, more and more regularly, have been constructed here and there to try and get round the paresis have not improved the general situation by an iota: if anything, the opposite. And to think that the overpowering and accelerated processes of modernisation might have been able to create new scenarios of the most extraordinary nature, catering for pleasant and highly developed lifestyles: but this vision of modern-day society has turned out to be nothing but a pipedream, a desperate hope and unsatisfied desire. Infrastructures and services, the bearing structures of all change, were supposed to be key players in modernday life. Of course, needless to say, that is not the way things turned out, except in the odd instance. Roads and bridges that even Robert Venturi referred to, capable of bringing hidden worlds to the surface, were soon reduced to just networks of sewers to be hidden away; large-scale distribution, shopping malls, held hostage by sharp-eyed defenders of a rotting status quo, have been forced into sprawling agglomerations of constructions of no real quality. What a pity. Not least because this chronic turn of events has inevitably led to the emergence and consolidation of what might be described as a sort of band of ideologically motivated nay-sayers, needless to say backward-thinking and not just for endogenous reasons. So any proposals to build a new, safe and logical stretch of motorway so, amongst other things, it might actually be possible to get to a couple of water parks in just a few minutes, without bothering anybody, will inevitably be met with a resounding no. These people would rather try and widen old provincial or state highways to breaking point, despite the fact they are already bursting at the seams (destroying the few transversal links still existing). So what about saving years of life wasted in traffic queues, reducing surreal pollution levels, and unclogging obsolete, blocked up roads through carefully designed and constructed new works? And relocating and improving the access to huge shopping areas, which for some time now lots of sociologists have seen as perhaps the only possible places in which to foster socialisation? And then there are those people who think that sustainable development is synonymous with bicycles and neighbourhood life, wheezy little biological shops, and little old houses that are said to be bioclimatic. All a lot of hot air and squabbling, while in the background we can almost feel all the little short-term economic and political interests in play, insignificant little contracts up for grabs, land changing hands, General Masterplans been authorised, and increasingly desperate attempts to keep the perfidious invader out (who, incidentally, happens to be a fellow inhabitant of the United States of Europe). We are as narrow-minded as ever. So that when what has to be done to prevent the worst from happening, it inevitably ends up being done badly, adding dilapidation to dilapidation, and miss-
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ing the chance to make the overall picture a little less gloomy. So you can imagine what a pleasure it is to be confronted with an unexpected surprise. In the town of Melilli, just a few kilometres from the beautiful city of Siracusa, industry has hit the landscape in a hard and uncompromising way, not only altering the environmental balance but even its very form. Chimneys and waste, toxic dumps and tanks, the remains of years of a thoughtless quest for rather short-winded growth, that paid no heed to the damage it caused. An area that seemed to be almost impossible to salvage, and hence lost for ever. Yet things have changed dramatically in just a few months. All thanks to a big new shopping mall that has just opened, which has somehow managed to change the very nature of the landscape. Or, to be more precise, it has built a new landscape of unusual quality. A fine demonstration of the extraordinarily fine influence these major facilities can have on the environment, even in the trickiest of circumstances. Put like that it all seems rather simple, but knowing what to do is one thing, actually doing it is another. Studio DA has traced a striking horizontal line, red with a white stripe projecting up into the blue sky, that somehow takes hold of the factory superstructures and incorporates them in a place set back from the skyline. An authentic landmark, shot through only by the white metal gabions marking the entrances; the walling conceals shopping arcades that run parallel to each other (on the inside), even creating a lovely square with cafeteria tables and chairs. Gradually entering further into the building, we eventually come to the hypermarket, that manages to hold onto those elegant physical connotations visible from afar as drive into the huge, well-kept plaza out in front. What is generally taken as being lost, the non-architecture of warehouses covered with signs and nothing else, is real architecture here, a meeting, leisure and trading place pulsating with life. A metal canopy made of pressed and moulded metal sheets and tubes runs right along the entire façade, marked with little wind poles made of the same materials, an authentic outside road with benches, a sort of foretaste of the shopping streets inside. The simple technology dictated by the underlying economics of buildings like this is no real constraint: prefabricated cement panels, painted red with white stripes, have seamless wainscoting at the base made of local stone, slightly inclined, where the columns of the hanging canopy are encased. The laminated wood lining the roofs over the shopping aisles takes on the form of a elliptical truss above the square, helping strengthen the spatial identity of this central space. As Ponti once predicated, far from vanishing at nighttime in the sad lights of squares and plazas, the entire complex turns into a lovely new architectural display: light caresses and injects life into the red wall as it skirts around the base, while the gabions turn into bright white reflective screens. Ten years ago, referring to his famous and beautiful square in front of Sants Station in Barcelona, Viaplana said that: “All things said, the desolation is now bearable”. A huge achievement, expressed with admirable understatement. Here in Melilli, another notable step forward has been taken with even more intricate elements in play. Maurizio Vogliazzo 199 l’ARCA 57
Viste della piazza centrale. Il centro commerciale di Melilli è organizzato come una vera città, con percorsi interni e punti di riposo e incontro allestiti come piazze urbane.
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Views of the central plaza. The Melilli shopping mall is designed like and authentic city with inner pathways and rest/meeting areas furbished like urban squares.
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Proposte di riassetto
Tavola di sintesi analiticointerpretativa dell’area della città di Carrara interessata dallo studio di riqualificazione di Mangiarotti/Billè/ Cussigh.
For Carrara intervento su Carrara progettato da Angelo Mangiarotti, con Mariano Billé e Renata Cussigh, ha fatto rapidamente giustizia del vecchio concetto secondo il quale il design può operare sulla città solo al livello del cosiddetto “arredo urbano” e l’architettura deve limitarsi a isolati episodi costruttivi. Ciò che questo maestro della generazione del Novecento ha proposto è infatti un ridisegno dell’immagine stessa della struttura urbana, che va oltre l’usurato concetto di “riqualificazione” per configurare scenari più complessi, tali da mettere in gioco non solo i modelli d’uso del territorio, ma anche e soprattutto le linee portanti che definiscono l’identità degli spazi e dei luoghi. Sia chiaro: il progetto di Mangiarotti, presentato di recente alla cittadinanza di Carrara, non si pone sul versante degli studi propriamente urbanistici né su quello della rielaborazione puramente concettuale, utopistica, d’avanguardia. Al contrario, esso si nutre di un vigoroso pragmatismo e di un’istintiva sensibilità per le forme dell’esistenza e delle cose che la costellano. Non si innalza al livello di una visione ideologica che racchiude in una sintesi astratta la riluttante multiformità del mondo, ma nemmeno si perde nella miopia dei particolari, nell’angusto recinto delle soluzioni parcellizzate e solitarie, nelle quali la visione d’assieme sfuma e si dissolve. Fondamentalmente, il suo punto di partenza sta nel cuore stesso della storia e della cultura del territorio, vale a dire nella materia intorno alla quale si è dispiegata la millenaria vicenda della regione. Si tratta del marmo, naturalmente, cui la città ha dato nome e che con la città da allora in molti modi si identifica. Nella sua consistenza materica il marmo di carica di energie simboliche, che però sono pronte a modellarsi in forme estetiche funzionali. Così esso viene previsto tanto per la grande Porta della Città, (una struttura in marmo ultraleggero destinata a costituire l’interfaccia tra il nucleo urbano, inteso nella sua compattezza culturale, e l’universo che lo circonda), quanto per i sedili pubblici, i marciapiedi e altre attrezzature di servizio. Ma di contro alla pesantezza della materia, è la luce, nella sua evanescente potenza, a proporsi come elemento equilibratore, attraverso un “piano” destinato a fare dell’illuminazione un vero e proprio ”asse” urbano. Questo radicamento dell’immagine della città – colta nella quotidianità della sua esistenza collettiva – nella materia di cui essa è tradizionalmente fatta e, in pari tempo, in quel suo impalpabile contrario che è la luce, si pone a uno dei due poli fra i quali si colloca la filosofia progettuale di Mangiarotti. All’altro polo troviamo infatti la riconsiderazione della città come diagramma di forze sociali, prima ancora che architettoniche, sul quale gli interventi progettati agiscono da catalizzatori di processi evolutivi. La realizzazione di un grande complesso polivalente culturale in una delle zone più degradate della città, l’idea della “torre osservatorio”, destinata ad albergo, ma ideata come fulcro di una nuova esperienza visiva del territorio, la ricostituzione di un’immagine coerente e significativa degli edifici di via Carriona, la ristrutturazione delle piazze in vista di rinnovate funzioni collettive, costituiscono altrettanti punti di forza che, senza alterare la sostanza delle strutture storiche – vere e proprie “preesistenze” –, proiettano la città in una dimensione ulteriore, premessa di rinnovate dinamiche. Non stupisce lo sconcerto suscitato da queste proposte tra la cittadinanza, che non per tutte ha mostrato il suo gradimento. Mangiarotti, però, ha accolto le riserve come una normale negazione dialettica, destinata a metter capo a una sintesi ancora più pregnante. Ciò che conta è il modello progettuale messo in campo, quella intersezione tra design e architettura che dà vita a una logica di sistema, l’unica che possa garantire alla città di rinnovarsi senza perdersi. Maurizio Vitta
L’
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ngelo Mangiarotti’s project for Carrara, designed in conjunction with Mariano Billé and Renata Cussigh, quickly did justice to the old adage according to which design can only operate on the city as socalled “urban furbishing” and architecture must confine itself to isolated building episodes. In actual fact this master of the 20th century generation of architects has actually redesigned the very image of the cityscape, moving beyond the rather outworn concept of “redevelopment” to reshape more elaborate scenarios that actually bring into play not just those familiar guidelines for using the territory but also, and more significantly, the very underpinnings of the identity of spaces and places. But let’s be clear about this: Mangiarotti’s project, recently unveiled to the people of Carrara, is neither a town-planning operation, nor a purely conceptual, utopian, cutting-edge study. On the contrary, it feeds on robust pragmatism and an instinctive awareness of the forms of existence and the things that belong to them. It is not quite an ideological vision attempting to encompass the reluctant multiformity of the world in an abstract synthesis, but neither is it lost in the shortsightedness of details or the narrow bounds of solitary or piecemeal solutions, in which the overall vision fades or dissolves. Basically, the starting point is the very heart of local history and culture or, in other words, in the very substance embodying the region’s age-old story. In this case, of course, we are talking about marble, that has actually been named after the city and which in many ways identifies with it. Marble’s very substance is imbued with symbolic energy, that is ready to be shaped into aesthetic-functional forms. Hence it is used for both the huge Gateway to the City (an ultra-light marble structure designed to form an interface between the city centre, taken in all its cultural compactness, and the world around it) and also public seats, pavements and other services. But in contrast with the heaviness of matter, it is light in all its evanescent power that provides the balance by means of a “place” designed to turn lighting into an authentic urban “axis”. This deep-rooting of the city’s image – captured in its everyday communal life – in the material from which it is traditionally made and, at the same time, in its intangible opposite, light, represents one pole of Mangiarotti’s philosophy of design. At the other pole we find a reconsidering of the city as a diagram of social (rather than architectural) forces, in which the projects designed act as catalysts for evolving processes. The design of a major multi-purpose cultural complex in one of the most dilapidated areas of the city, the idea of an “observatory tower”, designed to be a hotel, but conceived as the lynch pin of a new visual experience of the territory, the restoring of a coherent and significant image for the buildings in Via Carriono, and the restructuring of the squares in view of renewed communal functions, are all strong points which, without actually altering old structures – authentic “existents” – , project the city onto another dimension as a premise for rejuvenated dynamism. It is hardly surprising that this project has caused such consternation in the local community, which was not all happy with it. Nevertheless, Mangiarotti took their reservations as the usual dialectical negation of what was destined to be an even higher synthesis. What counts is the kind of project brought into play, a sort of intersection between design and architecture that creates a sort of system, the only kind capable of guaranteeing the city can regenerate without being lost.
Analytical-interpretive summary table of the are of the city of Carrara involved in the redevelopment project designed by Mangiarotti/Billè/ Cussigh.
Angelo Mangiarotti/Mariano Billè/Renata Cussigh
A
Complessi monumentali ed edifici vincolati dalla ex L 1089/99 Monumental Complexes and listed building ex L 1089/99
Torrente Carrione
Edifici e/o complessi di valore storico, architettonico, monumentale Buildings and/or Complexes of historical, architectonic or monumental value
Verde pubblico Public Green areas
Spazi e percorsi pubblici a prevalente carattere pedonale Mostly pedestrian public spaces and paths
Giardini di valore Value Gardens
Percorsi pedonali da attivare e riqualificare Pedestrian paths to be activated and refurbished
Orti urbani Urban orchards
Edifici oggetto della proposta di riqualificazione del lungofiume Buildings included in the proposal for the requalification of the river front
Parcheggi Parkings
Perimetro piano di recupero “Attraversamento del Torrente Carrione in centro città” /ai sensi dell’art.28 L.457/78 e art.9 della L.R. 59/80) Perimeter of the renovation plan
Parcheggi interrati Underground parkings Flusso automobilistico Car flow
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Sopra, planimetria, pianta e sezione di Piazza Gramsci. A destra, schizzi di Angelo Mangiarotti. Sotto, vista aerea della piazza allo stato attuale. Nel nuovo progetto si prevede la risistemazione del verde pubblico e la creazione di un teatro greco di circa 450 posti. Above, site plan, plan and section of Piazza Gramsci. Right, sketches by Angelo Mangiarotti. Below, aerial view of the square as it is at the moment. The new project will involve re-landscaping the public greenery and creating an approximately 450-seat Greek theatre.
Viste del modello, planimetria enerale, schizzi e stato attuale dell’area in cui è prevista la realizzazione del Centro Culturale San Martino. Il nuovo
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centro accoglierà diverse funzioni tra cui cinema (1), biblioteca (2), punto informazioni, spazi espositivi e commerciali (3), auditorium (4),
e sarà l’inizio di un percorso che si collega al Teatro Animosi e al Municipio (modelli e rendering: Riccardo Forti). Views of the model,
site plan, sketches and current state of the area where the San Martino Cultural Centre is planned to be built. The new centre will host various functions, including a
film theatre (1), library (2), information point, exhibition-retail spaces (3) and auditorium (4), and will mark the start of a pathway connected to the Animosi Theatre
and Town Hall (models and renderings: Riccardo Forti).
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Nella pagina a fianco, schizzo preliminare per la risistemazione di Via Carriona, lungo il Torrente Carrione. Viste della situazione
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attuale e prospetto e piante, dall’alto in basso, del primo, terzo e quarto piano della proposta di riqualificazione.
Opposite page, preliminary sketch for redeveloping Via Carriona along Carrione Stream. Views of the current
state of affairs and elevation and plans, from top down, of the first, third and four floors of the redevelopment design.
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Nella pagina a fianco, schizzi e pianta della Torre osservatorio proposta come nuovo edificio per l’ospitalità. Stagliata sui bacini marmiferi degli Appennini e caratterizzata da una forte marcatura degli estrusi verticali esterni di irrigidimento, la torre può diventare un nuovo simbolo per Carrara. In questa pagina, schizzi preliminari per la nuova “porta della città” all’inizio della salita di San Ceccardo. La sua immagine sintetizza il trinomio montagna, marmo, uomo e rappresenta la tecnologia applicata al materiale lapideo. Opposite page, sketches and plan of the Watch Tower designed as a new hospitality building. Standing out against the marble basins of the Apennines and featuring striking vertical outside reinforcement extrusions, the tower will be a new landmark for Carrara. This page, preliminary sketches for the new “gateway to the city” at the start of the San Ceccardo climb. Its image embodies the triple combination of mountains, marble and man, and shows how technology can be applied to stone.
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Rendering delle proposte per vari elementi di arredo urbano in marmo: cestini, sedili, panchine, segnaletica, pensiline.
Renderings of the various marble urban furbishing designs: baskets, seats, benches, signposts, and canopies.
Tavola degli elementi di arredo urbano esistenti e schizzi delle proposte per fioriere, cestini, dissuasori e pensiline. Table of the old urban furbishing elements and sketches of the designs for flower beds, baskets, bollards and canopies.
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ONL
Interpretazioni molteplici Cockpit: “The Rules of the game”
Barriera acustica Acoustic Barrier (in costruzione/ building phase) Credits Project: ONL [Oosterhuis and Lénárd] www.trans-ports.com, www.webvannoordholla nd.nl, www.oosterhuis.nl Project Team: Kas Oosterhuis, Ilona Lénárd, Cas Aalbers, Sander Boer, Tom Hals, Dimitar Karanikolov, Laura Aquili, Tom Smith, Richard Lewis, Barbara Janssen, Gijs Joosen, Andrei Badescu, Maciek Swiatkowski, Rafael Seemann Engineering: ONL, Meijers Staalbouw BV, Pilkington Benelux BV Construction: Meijers Staalbouw BV Client: Projectbureau Leidsche Rijn Utrecht Cockpit-Building Credits Project: ONL [Oosterhuis_Lénárd] Project Team: Kas Oosterhuis, Ilona Lénárd, Sander Boer, Cas Aalbers, Gijs Joosen, Tom Hals, Dimitar Karanikolov, Ines Moreira, Vladin Petrov, Tom Smith, Richard Lewis, Laura Aquili, Andrei Badescu, Maciek Swiatkowsky, Bas de Beer Engineering: ONL, Meijers Staalbouw BV, installations Andriessen Construction: Meijers Staalbouw BV Client: Hessing BV
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rmai consolidato come una voce fuori dal coro nel panorama architettonico olandese, lo studio ONL (Kas Oosterhuis e Ilona Lènàrd) con questo progetto esprime ancora una volta la personale filosofia architettonica lasciando aperte numerose interpretazioni. Il “Cockpit building in acoustic barrier”, questo il nome con cui l’ultimo geniale iper-body dello studio ONL è stato battezzato è, in un contesto reale, la perfetta armoniosa integrazione di un’esposizione di automobili di lusso (Rolls Royce, Bentley, Lamborghini, Maserati) in una barriera acustica che si estende per 1,5 km lungo la superstrada A2 nel tratto di Leidsche Pijn, nei pressi di Utrecht, in Olanda. L’Hessing showroom, questo il suo nome ufficioso, si sviluppa per un’area totale di circa 5000 metri quadrati attraverso uno spettacolare “circuito” espositivo tridimensionale suddiviso su due livelli in una continua serie di connessioni spaziali, dove i clienti possono provare le automobili al momento dell’acquisto, a cui si va ad aggiungere un terzo livello sottostante a uso privato, destinato ad accogliere magazzini e uffici. La scelta di porre gli ingressi sul lato posteriore, verso il centro abitato, risulta piuttosto logica e appropriata. All’interno del volume ellittico (il già menzionato piano espositivo vero e proprio) ci si sente parte integrante di un’altra dimensione. L’immensa pelle vetro-struttura stabilisce l’unico contatto con l’esterno (verso la superstrada quindi) il quale restituisce scala e dimensioni. Kas Oosterhuis e Ilona Lènàrd rimarcano la fedeltà alla loro poetica, proponendo un edificio-oggetto con una forma pura che nella sua lotta contro l’isolamento rievoca una pluralità di significati, aprendosi verso molteplici relazioni. Il nome del progetto dichiara limpidamente l’intenzione di ispirarsi alla cabina di controllo di un aereo (uno Starfighter per esempio): li caratterizza la stessa aereodinamicità progettuale nel fondersi in un corpo, quello di un aereo piuttosto che in una barriera acustica, modellati dal vento nel primo caso o dal fiume continuo di macchine che sfrecciano alla velocità media di 100km orari nella seconda ipotesi. Le proporzioni e la scala di questo progetto sono intimamente legate al flusso delle automobili e alla visuale prospettica del guidatore che descrivono in questo tratto di autostrada un’intima relazione di dialogo con il progetto. Un movimento che scolpisce il sinuoso emergere dello showroom e appare come un racconto che si srotola dalla “coda” della barriera acustica per poi proseguire e dissolversi nella velocità. Più immediata e istintiva potrebbe essere invece l’associazione con un serpente sinuoso che, percorrendo l’autostrada, si è inghiottito delle automobili generando l’Hessing showroom: la sua
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pelle elastica si è deformata per poi cristallizzarsi sottointendendo la contrazione avvenuta (a sostegno di questa interpretazione la pelle stessa dell’intero progetto nonché la parte terminale della barriera acustica, disegnata come citazione di una coda rettile). L’ “e-dificio” (e-motive architecture è la scuola di pensiero architettonico a cui Kas Oosterhuis ha dato vita) trova infatti la sua esatta dimensione nella manifesta integrazione con il paesaggio. Ed è proprio in questo dinamismo naturale che possiamo leggere quelle poche ma efficaci curve longitudinali che definiscono il volume, pensate come delle vere e proprie linee elastiche in grado, nella fase progettuale, di modificarsi a seconda delle esigenze di programma e del cliente, pur accordandosi ovviamente con delle prestabilite proporzioni tra altezza, larghezza e lunghezza tutelatrici dell’originaria armonia dei volumi. Per non rischiare di sembrare troppo riduttivi nei processi evocativi cui siamo inconsciamente portati, potremmo ulteriormente pensare al valore commerciale che un tale segno architettonico, che si sviluppa per 1,5 km definisce, una sorta di logo pubblicitario in tre dimensioni per tutte le attività industriali che si “nascondono” dietro la barriera acustica e che non potranno che beneficiarne. Altra componente fondamentale del progetto è il suo controllo alla scala di dettaglio, estremamente coerente con la filosofia del “parametric-design”, pilastro portante della progettazione di ONL (affermazioni quali “Mies is too much” o “one building, one detail” sono tra le più ricorrenti di Kas Oosterhuis nel suo studio!). Una grande sfida verso il massimo della flessibilità: un solo dettaglio capace di adattarsi alle più svariate scale ed esigenze progettuali. ONL ha sviluppato un metodo che consente di minimizzare drammaticamente il numero di dettagli necessari in un progetto architettonico in modo tale da avere un controllo totale sul processo produttivo. Attraverso la programmazione di script tutti i dati importati da un accurato modello parametrico tridimensionale (Pro Engineer, Revit alcuni dei programmi utilizzati) vengono trasformati in un linguaggio numerico leggibile dalle macchine utilizzate nella fase di produzione. Tale processo chiamato File to Factory (dal File alla produzione) consente un risparmio economico nella realizzazione delle geometrie complesse e una riduzione dei tempi nelle fasi esecutiva e costruttiva. La ricerca formale/emotiva (E-motive architecture appunto) di Kas Oosterhuis continua dunque la sua evoluzione. I progetti del “Saltwater pavilion”, “Trans-ports”, “Web of North Holland pavilion” audaci manifesti della sua poetica, e non ultimo il “Cockpit building in acoustic barrier” aprono la strada verso profonde riflessioni. Ma a fronte di tante domande, molti rimarranno in attesa di risposta… Ergian Alberg/Laura Aquili
Rendering e studi per la struttura della barriera acustica in costruzione a Leidsche Rijn Utrecht, Olanda. Questo iper-body progettato da Oosterhuis e Lénàrd integrerà, a fine lavori nel 2005, lo showroom Hessing: un “circuito” espositivo tridimensionale lungo circa 1,5 Km con una superficie di circa 5000 mq che essendo in diretto contatto con
l’adiacente autostrada ne riproduce gli effetti dinamici e sembra scolpito dal movimento stesso delle auto. Renderings and studies for the sound barrier being constructed in Leidsche Rijn Utrecht, the Netherlands. This hyper-body designed by Oosterhuis and Lénàrd will be an addition to the Hessing
Showroom, when works are completed in 2005: a threedimensional exhibition “circuit” measuring about 1.5 km in length and covering an area of about 5000 square metres, which reproduces the dynamic effects of the motorway it borders on directly and seems to be sculpted by the motion of cars.
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Sezione longitudinale e pianta del livello uffici del Cockpit Building. Longitudinal section and plan of the office level in the Cockpit Building.
Viste del Cockpit Building, lo showroom che si inserisce col suo volume ellittico all’interno della barriera acustica. Le proporzioni e la scala dell’edifico sono strettamente legate al flusso delle automobili
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e alla visuale prospettica dei guidatori. Lo spazio espositivo si sviluppa su due livelli più un livello interrato destinato ad accogliere magazzini e uffici.
Views of the Cockpit Building, the showroom whose elliptical structure fits into the sound barrier. The building’s proportions and scale are directly related to the flow of cars and current viewpoint of
motorists. The exhibition space extends over two levels, plus an underground level designed to hold storerooms and offices.
ow well-established as working out of the mainstream of Dutch architecture, this project designed by the ONL firm (Kas Oosterhuis and Ilona Lènàrd) is yet another rendering of its own particular philosophy of architecture, open to so many different interpretation. The “Cockpit building in acoustic barrier”, as the ONL firm has named this hyper-body, is a perfectly smooth and harmonious way of knitting an exhibition of luxury cars (Rolls Royce, Bentley, Lamborghini, Maserati) into a sound barrier extending for 1.5 kilometres along the Leidsche Pijn section of A2 highway near Utrecht in the Netherlands. Hessing Showroom, as it is officially known, covers an overall area of about 5000 square metres in the form of a spectacular threedimensional exhibition “circuit” divided over two levels through an unbroken sequence of spatial connections, in which customers can test drive the cars before buying them, plus a third level below used for private purposes, holding offices and storerooms. The decision to place the entrances at the rear by the town is quite logical and appropriate. Inside the elliptical structure (the aforementioned exhibition level proper) you feel you have entered a different dimension. The huge structure-glass skin is the only contact with the outside (by the highway), that re-establishes a sense of measure and scale. Kas Oosterhuis and Ilona Lènàrd are faithful to their own poetics, designing an object-building with a pure form, whose battle against isolation conjures up a range of different meanings, opening itself up to multiple relations. The project’s name openly declares the intention of aspiring to be a control cabin (a Starfighter, for instance): they share the same aerodynamic design in the form of a body shaped by either the wind (the plane) or a constant flow of cars flashing by at an average speed of 100 km-a-hour (in the latter instance). The project’s scale and size are closely linked to the flow of cars and the driver’s perspective that set up close interaction with the project along this stretch of motorway. Motion that sculpts the winding showroom and looks like a sort of narrative unfolding from the “tail” of the sound barrier until gradually dissolving into pure speed. A more obvious and instinctive comparison might be with a winding snake, which, as it travels along the motorway, is swallowed up by the cars to create Hessing Showroom: its elastic skin deforms until it crystallises into the desired contraction (this reading is confirmed
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by the way the actual skin of the entire project and end section of the sound barrier is designed like an allusion to a reptile’s tail). This “e-building” (e-motive architecture is the school of architectural thought that Kas Oosterhuis devised) finds its own perfect dimension in the way it knits into the landscape. This natural dynamism derives from the few, but highly effective longitudinal curves marking the basic structure, designed to be genuinely elastic lines capable, during the design phase, of altering to adapt to the brief or client requirements, while of course fitting in with the prescribed proportions in terms of height, width and length to safeguard the original harmonious blend of structures and volumes. We might alternatively think about the retail value associated with this kind of architectural sign, a sort of three-dimensional advertising logo for all the industrial operations “concealed” behind the sound barrier and that are bound to enhance it. Another distinctive feature of the project is control over detail, perfectly in line with the “parametric-design” philosophy that is another pilaster of ONL’s design work (exclamations like “Mies is too much” or “one building, one detail” are some of the most frequently heard in Kas Oosterhuis’s office!). A great challenge to achieve maximum flexibility: one detail capable of adapting to the most varied range of design scales and requirements. ONL has developed a method that makes it possible to dramatically minimise the number of details required of an architectural design, so that there is complete control over the production process. By programming scripts, all the data deriving from a careful three-dimensional parametric model (Pro Engineer, Revit, are just a couple of the programmes used) can be converted into a numerical language that the machines used during the manufacturing stage can actually read. This process, known as File-to-Factory, makes it possible to economise in the design of complex geometric forms and save time on actual building and construction. Kas Oosterhuis’s stylistic/emotional research is still evolving. The “Saltwater pavilion”, “Trans-ports”, and “Web of North Holland pavilion”, bold embodiments of his poetics, to which we might now add the “Cockpit building in acoustic barrier”, open up the way to new lines of thought. But faced with all these questions, we can only wait for some replies… Ergian Alberg/Laura Aquili 199 l’ARCA 73
Samyn & Partners
Evoluzione tipologica Rotterdam Central Station
Nella pagina a fianco, tavola riassuntiva del progetto vincitore del concorso per la nuova Stazione Centrale di Rotterdam. Opposite page, synthetic table of the winning project at the competition for the new Rotterdam Central Station.
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e stazioni ferroviarie, con i loro larghi fasci di binari che attraversano il cuore dei quartieri più centrali delle città, costituiscono dei polmoni importanti nel rinnovamento e nella trasformazione delle metropoli contemporanee, così come lo erano stati nella città del passato. La stazione è per definizione un punto di elevata confluenza di persone, un incrocio di flussi di viaggiatori, soprattutto perché, oltre alle funzioni ferroviarie vere e proprie, le stazioni maggiori integrano una serie di altri sistemi di trasporto, autobus, metropolitana urbana e regionale, e altro. In aggiunta le stazioni continuano a ricoprire quel ruolo di porta di ingresso alla città che richiede una risposta urbana rappresentativa, a immagine e somiglianza della comunità che l’ha creata. Ciò che rende diverse le stazioni più recenti dalle stazioni ottocentesche non riguarda soltanto l’inevitabile evoluzione della teoria architettonica, che condiziona le forme e i sistemi edilizi, ma è relativo alla composizione dei programmi funzionali a esse associati. Le maggiori stazioni ottocentesche erano basate sulla definizione di una grande copertura, capace di contenere il parco del ferro e permettere l’accesso ai treni in condizioni protette. Le ampie dimensioni della copertura aiutavano a gestire il problema del fumo emesso dalle locomotive, e nello stesso tempo convogliavano gli aspetti simbolici della “porta” della città. Ma dal punto di vista del programma, la stazione era concepita come un sistema monofunzionale. I servizi e le attività commerciali che vi venivano collocate erano strettamente funzionali a soddisfare le esigenze minime dei viaggiatori: ristoranti per nutrirsi, edicola e altri negozi di utilità per il viaggio, sale d’aspetto per il riposo. Nella città contemporanea, la realizzazione di una nuova stazione, così come la trasformazione di uno scalo esistente, vengono invece concepiti come un’eccezionale opportunità economica per la città. Al pari di quanto avviene per gli aeroporti, la superficie e il volume destinati ai servizi propriamente ferroviari – biglietterie, gestione bagagli, imbarco, attesa – si è ridotta sensibilmente in proporzione a quella totale, mentre è immensamente aumentata la quantità di spazio destinata ad attività commerciali e di servizio. Stazioni e aeroporti, un tempo dispositivi architettonici specializzati, si sono evoluti in nuovi sistemi ibridi, nel cui ambito si ottiene l’accesso ai servizi di trasporto, ma che rappresentano principalmente dei grandi luoghi urbani per lo scambio di beni e servizi di ogni tipo. Su queste premesse è stato sviluppato il progetto di concorso di Samyn & Partners per la stazione centrale di Rotterdam, che riguarda la trasformazione di un’area di oltre 210.000 metri quadrati. Il sito dello sviluppo è costituito dalla riqualificazione dei due lunghi bordi al parco del ferro, una sorta di argini urbani alla sede ferroviaria, oltre a quella delle arterie di accesso e della stazione vera e propria. Quest’ultima è costituita da una piastra-ponte che scavalca l’area delle banchine, e collega le due aree urbane limitrofe ortogonalmente ai binari. L’accesso alle banchine ubicate alla quota inferiore avviene dall’interno di un grande spazio pubblico coperto configurato come una grande piazza qualificata da un elegante sistema strutturale basato su colonne a fungo. Questa reinterpretazione del sistema ideato da Wright mezzo secolo fa per le industrie Johnson & Johnson, conferisce una qualità fluida e riconoscibile al grande spazio, che integra tutte le funzioni di servizio ai passeggeri, incluse vaste aree commerciali, e prefigura una densità urbana varia e stimolante, e basata sul movimento pedonale. All’esterno, la copertura della piastra-ponte è sistemata come un giardino formale, con filari e aiuole alternati ai lucernai che forniscono la luce ai livelli inferiori. Questo suggestivo passaggio può essere utilizzato per scavalcare i binari da quanti intendano raggiungere la parte opposta della stazione senza per questo entrarvi. Alessandro Gubitosi
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ailway stations with their wide tracks running through the very heart of the most downtown neighbourhoods of city centres are still important tools in redeveloping and transforming modern-day cities, just as they were in the past. Stations are, by definition, places where high numbers of people come together, a crossroads for passenger flows, particularly since, in addition to assuring proper railway services and functions, major stations are integrated into a set of other transport systems including buses, the metropolitan underground service, and regional railways etc. Stations are still gateways to the city calling for urban designs created in the image and likeness of the community that built them. The thing that makes new stations so different from their nineteenth-century counterparts is not just inevitably developments in architectural theory, with all the inevitable effects this entails in terms of building systems and forms it concerns the composition of functional programmes associated with them. The big nineteenth-century stations were based on designing an imposing roof capable of covering all the station fixtures and fittings and allowing trains to enter safely inside. The sheer size of the old roofs helped deal with the problem of the smoke and fumes given off by the locomotives and, at the same time, projected certain symbolic aspects of being a “gateway” to the city. From the point of view of the building programme, stations were designed to be single-purpose systems. Commercial services and activities they incorporated inside were strictly intended to satisfy travellers’ most minor requirements: restaurants for food and drink, kiosks and other shops selling all the necessary for a journey, and waiting rooms for relaxing in. In modern-day cities, the design of a new station or the conversion of an old one are, in contrast, supposed to provide an exceptional economic opportunity for the city. As in the case of airports, the surface area and volume serving distinctly airport purposes – ticket booths, luggage handling, boarding, waiting – are a much smaller percentage of the whole, partly due to the arrival of electric trains, whereas the amount of space devoted to retail and service activities has increased enormously, taking advantage of the heavy flow of traffic now involved. Stations and airports, once such specialist architectural facilities, have developed into new hybrid systems providing access to transport services, but they are mainly major urban places for exchanging goods and services of all kinds. These are the assumptions on which the competition project for Rotterdam Central Station designed by Samyn & Partners was developed, involving the conversion of an area of over 210,000 square metres. The development site involves the redevelopment of two extensive sections of the station complex, that almost look like its “banks”, as well as the entrance area and station proper. The latter consists of a plate-bridge projecting over the platforms area and connecting together the two urban areas orthogonal to the tracks. The lower-level entrance to the platforms is set inside a large covered public space shaped like a large square embellished by an elegant structural system based on mushroom-shaped columns. This reading of the system designed by Wright half-acentury ago for Johnson & Johnson adds a sense of fluidity and identity to this huge space, supplementing all the passenger services, including huge retail facilities, and creating a highly stimulating and varied urban setting based around pedestrian movement. On the outside, the roof over the plate-bridge is arranged like a formal garden with flower beds and boxes alternating with skylights letting light into the lower levels. This striking landscape may be used for crossing the tracks by anyone interested in getting to the other side of the station without actually entering it.
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Prospettive e rendering dell’interno e dell’esterno della stazione che, con la sua copertura piantumata e pedonale, si propone come raccordo tra il centro città e il parco Kruisplein. Le varie funzioni all’interno sono raccordate tra loro e con l’esterno da un sistema di scale e passerelle che si intersecano sotto le volte del colonnato che copre una superficie di 210x240 m e la cui copertura è bucata da aperture circolari di 10 m di diametro che consentono l’ingresso della luce naturale nel sottosuolo. Perspective views and renderings of interior and exterior spaces of the station which, with its green planted walkable roof, constitutes the new link between the city centre and Kruisplein Park. The various functions hosted in the interior are linked to the exterior through a system of stairs and bridges crossing each other under the vaults of the colonnade which covers a surface of 210x240 m. The vaulted roof has circular openings of 10 m of diameter letting in the natural light from outside.
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Koizumi International Lighting Design Students Competition l Premio “Koizumi International Lighting Design Competition for Students”, giunto alla XVII edizione, ripropone il tema della luce nel mondo d’oggi. Il costante successo di questo concorso, la cui lunga storia è stata documentata nel volume The way of light, l’Arca Edizioni, Milano 2003, è sempre stato assicurato dalla capacità di mettere in diretto rapporto gli aspetti tecnici ed estetici della luce con le situazioni di carattere culturale e sociale all’interno delle quali essa dovrebbe esplicare le sue funzioni. Il tema dell’ultima edizione del concorso, che si è avvalso per la prima volta di un sistema di votazione via Internet, messo poi a confronto con le decisioni della giuria, era “Lighting for Sustainability”. Si trattava cioè di individuare modelli e soluzioni tecniche in grado di adempiere i compiti richiesti all’illuminazione, senza sprechi d’energia e di materiali. Il messaggio è stato perfettamente recepito dai partecipanti, che difatti hanno spesso impiegato dispositivi LED o forme di lumine-
I Gold Award: 1. Noriyuki Takahashi, Loop Light. Silver Awards: 2.Yang Zhen Yuan/ Bi Yu, Healthy Lighting; 3. Seo Jae-Woo/ Cho Nam-Hyun, Cultivable Light.
scenza organica. Il primo premio è stato assegnato a Noriyuki Takahashi, giapponese, che ha proposto un “Loop Light” tecnicamente inappuntabile e giocato su forme minimali, tipiche dell’universo giovanile e lontane, come ha tenuto a dichiarare l’autore, sia dalle “Arts” che dalle “Crafts”. L’indicazione può essere preziosa: al di là del valore dell’oggetto, vi si rinviene un accenno alle culture delle nuove generazioni, per lo più oscure ed enigmatiche in tutto il mondo, alle quali tuttavia si rivolge buona parte del design contemporaneo. Il secondo premio, invece, è andato ai coreani Seo Jae-Woo e a Cho Nam-Hyun, che hanno puntato sulla possibilità di “coltivare” la luce così come si “coltivano” i fiori, affidando l’energia dell’illuminazione alla “fotosintesi” solare, e a Yang Zhem Yuan e Bi Yu, cinesi, che hanno studiato un sistema di illuminazione naturale per i luoghi sotterranei, come le metropolitane. In generale, tutti gli altri progetti segnalati hanno puntato su fonti d’energia naturale e su quella solare
in primo luogo, identificando evidentemente il concetto di “sostenibilità” con quello di risparmio energetico. Minore è stato l’accento sulla qualità della luce artificiale, e sul rapporto tra illuminazione e salute, che pure fa parte dei futuri scenari sostenibili. E’ vero però ciò che è stato messo in evidenza dai lavori della giuria, e cioè l’emergere, come ha osservato Kenji Ekuan, di una tendenza alla “commedia” piuttosto che alla “tragedia”, avvertibile invece in molte edizioni precedenti. Ciò vuol dire che le forme proposte e le soluzioni tecniche adottate inclinano più all’ironia che alla grave preoccupazione di risolvere problemi epocali. Restano da fare tre rilievi. Anzitutto, i premiati e segnalati sono quest’anno, forse più che nel passato, in gran parte orientali (giapponesi, soprattutto, ma anche cinesi e coreani). Gli occidentali sono in tutto quattro su ventuno (due europei, uno statunitense e un brasiliano). Certo, è presto per trarne delle conclusioni. Ma è chiaro che se il
fenomeno dovesse rivelarsi di media o lunga durata richiederà qualche riflessione. Intanto, però, possiamo subito notare come, nonostante la massiccia caratterizzazione regionale dei partecipanti, i risultati restino comunque “globali”, tanto sul piano formale quanto su quello tecnologico. Infine, val la pena di riportare un’osservazione di Angelo Cortesi, membro “antico” della giuria: “Ciò che appare più evidente è il fatto che gli studenti hanno cominciato a superare i giurati per quel che riguarda l’aspetto tecnologico delle cose. Ho l’impressione che per noi, vecchi artigiani, stia diventando difficile tenere il passo con loro. Ma credo anche che, trattandosi di studenti, per quanto restino affascinati dalla tecnica, non siano in grado di padroneggiarla e di tradurla in forme belle, dotate di senso poetico e facili da usare”. La sfida, a quanto pare, è aperta; ed è facile prevedere che le prossime edizioni del premio ne vedranno gli sviluppi. Maurizio Vitta Bronze Awards: 4. Atsushi Tarutani, Primitive Fiber Light; 5. Natsumi Yamamoto, Oppai Reading Light; 6. Tomoaki Matsutani, Card; 7. Balázs Püspök, Spider LED Lamp; 8. Kazumoto Kurasawa, Fu-Rin.
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he “Koizumi International Lighting Design Competition for Students”, which has now reached its 17th edition, is once again looking at the issue of light in the modern-day world. The competition’s on-going success, whose story is told in The way of Light, published by l’Arca Edizioni, Milan 2003, derives from the way it brings technical-aesthetic aspects of light into relation with the socio-cultural settings in which it performs its functions. The latest edition of the competition, which used Internet voting for the first time (together with a more conventional panel of judges), was on the theme of “Lighting for Sustainability”. The aim was to find lighting designs and methods capable of serving the purposes of lighting, without wasting energy or materials. The message was received, loud and clear, by the entrants, who used LED appliances or organic lighting forms. First prize went to Noriyuki Takahashi from Japan, who
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Honorable Mentions: 9. Naoki Kato, Pushpin Light; 10. Lee seong-Yong, Life to Dead Space; 11. Jun Inokuma, Lighting Bugs in the Wind; 12. Kensako Joudo, Self-sufficient Lamp; 13. Sakura Adachi, Lighting Umbrella; 14. Danie Steven Evans, Fuel-cell Flash Light; 15. Hironori Okano, It Steps!; 16. Yuki Inada, Snug Lamp; 17. Mariana Delgado, Lighting Message; 18. Huang Yue, Mill Wheel lamp; 19. Minae Nagai, A Piece of Light; 20. Liu Shigui, The Proof Shows on Wind Gone; 21. Shigeo Ueda, The Lighting Shower Saving Water and Energy Consumption; 22. Sawako Tanihata, An Elastic Light.
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designed a technologically cutting-edge “Loop Light” playing on the minimal forms typical of a very distant young people’s world, as the designer himself stated, and also of “Arts and Crafts”. This is an invaluable guideline: apart from the value of the object in question, there is also a reference to young people’s culture (mainly rather obscure and enigmatic) that much of contemporary design is directed at. Second prize went to the Koreans Seo JaeWoo and Cho Nam-Hyun, who focused on the possibility of “cultivating” light, just as we “cultivate” flowers, entrusting lighting energy to the sun’s photosynthetic powers, and Yang Zhem Yuan and Bi Yu from China, who studied a natural lighting system for underground environments, such as tube lines. Generally speaking, all the other projects receiving mentions concentrated on natural energy sources (most notably the sun), and on relations between lighting and health, which is part of
future scenarios of sustainable life. However, it is also true what the panel of judges pointed out, viz. the emergence, as Kenji Ekuan has noted, of a trend towards “comedy” rather than “tragedy”, which could also be noted in previous editions. This means that the forms proposed and technical solutions adopted tend more towards irony than any serious attempt to solve époque-making issues. Three points still need to be made. First and foremost, the winning projects and those that received mentions this year (perhaps more so than in the past) are mainly from the East: particularly Japan, but also China and Korea. Westerners are only four out of twenty-one (two Europeans, an American and a Brazilian). Of course, it is a bit early to draw any conclusions, but if this phenomenon were to continue in the medium or long term, then it would certainly have to be examined at greater length.
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Meantime, we can already note that, despite the high number of entrants from a certain region of the planet, the designs are still “global”, both stylistically and technologically. Finally, it is worth reporting what Angelo Cortesi had to say, an “old” member of the panel of judges: “The most striking thing of all is the fact that students have started to surpass the judges as regards the technological aspect of things. I get the feeling that for us, as old craftsmen, it is getting hard to keep up with them. But I also believe that, as students, even though they are enthralled with technology, they cannot really master it and translate it into beautiful forms full of artistic meaning and easy to use”. The challenge then, so it would seem, is still waiting to be met, and it is easy to imagine that forthcoming editions of the awards will see fresh developments. Maurizio Vitta
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Giuria/Jury: d’Yvon-Joseph Moreau, Lucien Noël, François Cléroux, Gilles Prud’Homme, Julia Bourke, Benoît Dupuis, Luc Noppen, Christian Morissonneau, Marie-Hélène Carette Committente/Client: L’Abbaye cistercienne d’Oka
Nuovo Municipio L’idea proposta deve offrire una soluzione progettuale originale fortemente rappresentativa della città o fortemente innovativa, funzionale che abbia in considerazione criteri di razionalità e funzionalità distributiva degli spazi interni ed esterni all’edificio New Town Hall Competition for an original and strongly innovative design solution, mainly considering criteria of rationality and functionality in the spaces distribution
Finalisti/Finalists - Manon Asselin architecte + Louis Brillant architecte/Atelier TAG + Études Louis Brillant, Coll.: Katsuhiro Yamasaki, Irina Nazarova - Eide – Fianu Architectes/Atelier BRAQ, Coll.: Catherine Marcotte, Catherine Willis, Vassilios Lanaris - Marc-André Plasse, architecte. Stéphane Rasselet/Nature humaine, Coll.: Jasmin Corbeil, Emmanuelle Lapointe
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Giuria/Jury: Mauro Castrale (Presidente), Giuseppe Marsaglia Cagnola, Giovanni Anania, Pietro Bessi, Fabrizio Frassa, Paolo Perotti, Franco Borsello Committent/Client: Comune di Caselle Torinese
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Italia/Italy - Pombia (Novara)
Premio della Giuria/Jury Prize A- Hal Ingberg - “Dirty Magic” B- NIP paysage “Pause” Segnalazione della Giuria/ Jury Reccomendation C- Jasmin Corbeil et Stéphane Bertrand – “Je sème à tous vents…” Premio del pubblico/Public award D- Sylvie Archambault et Stéphanie Chaumont – “Le Fabuleux Green Mont-Royal”
Canada - Montreal Paesaggi Effimeri Concorso dedicato a una riflessione sullo spazio urbano attraverso il quale viene creato un percorso di installazioni paesaggistiche effimere nella città Ephemeral Landscapes Competition aimed to reflect on the urban space and for the creation of an path made of ephemeral installations in town Committente/Client: Avenue du Mont-Royal, PHD Architecture
COMPETITIONS
Nuova Abbazia Cistercense Concorso per la costruzione di una nuova Abbazia a Saint-Jean-de-Matha, nel Lanaudière New Cistercian Abbey Competition for the realization of a new Cistercian Abbey at Saint-Jean-deMatha, in Lanaudière
1° Premio/1st Prize Federica Caccavale 2° Premio/2nd Prize Maurizio Gulotta 3° Premio/3rd Prize Gianluigi Matta 4° Premio/4th Prize Studioata 5° Premio/5th Prize Gaspare Chiodo 6° Premio/6th Prize A4Design: Flavio Tondo (capogruppo/team leader), Gianluca Macchi, Alezio Rivotti, Davide Virga; Coll.: Alessandra Sconfienza, Umberto Paschero
Italia/Italy - Caselle Torinese (Torino)
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
Vincitore/Winner Pierre Thibault, Coll.: Marie Blumstein, Joanie Boivin, Katerine McKinnon, Charles Ferland, Jean-François Mercier
Canada - Saint-Jean-de-Matha
Riqualificazione piazza Mazzini (2a fase) Obiettivo del Concorso è l’acquisizione di idee e di proposte di intervento in grado di riproporre un’immagine urbana qualificata della piazza Mazzini pur nel rispetto delle diverse funzioni che attualmente gravitano sulla piazza e della necessità della sua percorrenza veicolare legata al problema della viabilità generale di Pombia Mazzini Square Requalification (2nd phase) Competition aimed to acquire ideas and proposals to give a renewed image to Mazzini Square, in the respect of the already existing functions and of the general road system
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1° Classificato/1st Place Corrado Gavinelli (capogruppo/team leader), Davide Gavinelli, Giuseppe Quaglia, Raffaella Comolli 2° Classificato/2nd Place Eugenia Silvestri 3° Classificato/3rd Place Antonello Sado
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Giuria/Jury: Alberto Pilone (Presidente), Giovanni Grazioli, Paolo Colombo, Antonella Ferrari, Pietro Ingignoli, Franca Cuscusa Committente/Client: Comune di Pombia
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Germania/Germany - Metzingen Hugo Boss Prize Premio biennale per giovani artisti Hugo Boss Prize Biennial award for young artists
Finalisti/Finalists Franz Hackermann Rivane Neuenschwander Jeroen de Rijke und Willem de Rooij Simon Starling Yang Fudong
Committente/Client: Hugo Boss
Italia/Italy - Teramo Nuova sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (2a fase) L’intervento consiste nella delocalizzazione dell’attuale sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale in altra area più idonea New HQ of the Experimental Zooprofilactic Institute Competition to found a new area and design a new building for the Experimental Zooprofilactic Institute Giuria/Jury: Vincenzo Caporale, Josep Acebillo i Marìn, Cristiano Toraldo Di Francia, Roberto Di Giovanni, Giuseppe Ciorra, Antonio Gatti, Carlo Zippilli Committente/Client: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
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1° Classificato/1st Place Ricci & Spaini (capogruppo/team leader) + Arup Italia - Gabriele Del Mese con Panproject e Rossana M.G.La Manna; Mosè Ricci e Filippo Spaini + Rossana M.G.Lamanna con I. Antunes, L. Pellicanò, A. Raimondi, C. Rivera, C. Rizzi, E. Smiglak, S. Stortone, A. Tursi; Gabriele Del Mese_ Arup Italia con L. Marengo, K. Falbe-Hansen, M. Codignola, P. Guarisco, D. Barlow; Domenico Memme_ Panproject con/with M. Di Muzio, N. Sciarra, E. Leonardis; Studio.eu (P. Cannavò, I. Nicotera, F. Venier) 2° Classificato/2nd Place ex aequo - Aldo Aymonino, Giovanni Vaccarini, Enrico Ciampoli, Umberto Sgambati, Remo Massacesi, Luigi Borriello, Marco Lombardi - Alberto Cecchetto, Mariano Strizzi, Paolo Assenti, Alejandro Bozzi, Cesare Dazi 3° classificato/3rd Place Galdo Firouz, Elisabetta Avallone, Simone Orsi, Gabriele Pierluisi, Andrea Sciolari, Giulio Forte, Marco Musmeci, Giuseppe Lupoi, Massimo Cocciolito 4° Classificato/4th Place Dario Cottone (capogruppo/team leader)
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Italia/Italy - Torino Premio nazionale “Centocittà” IV edizione 3a fase Quarta edizione del Premio Centocittà indetto dalla Compagnia di San Paolo di Torino insieme ad altri 99 Comuni, di piccole e medie dimensioni, sparsi sul territorio nazionale. Si tratta di una sfida che, con cadenza biennale, la Compagnia lancia a cento diverse Amministrazioni comunali in Italia, per stimolare la progettazione e l’attuazione di operazioni mirate al recupero di aree degradate all’interno dei centri storici National Award “Centocittà”, 4th Edition Award challenging 100 Town Councils to request projects and realize works for the requalification of abandoned areas in their historical centres
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Giuria/Jury: Riccardo Roscelli (Presidente), Arnaldo Bagnasco, Sergio Jaretti Sodano, Lamberto Rossi, Walter Santagata, Marco Siniscalco, Renzo Venanzio Truffelli Committente/Client: Compagnia di San Paolo
Vincitore/Winner Comune di Budrio (Bologna): Andrea Oliva (capogruppo/team leader), Enrico Prandi, David Zilioli; Coll.: Roberta Borghi, Andrea Catellani Finalisti/Finalists - Comune di Guardiagrele (Chieti): Enrico Ciampoli (capogruppo/team leader), Giovanni Vaccarini & associati - Comune di Novi Ligure (Alessandria): Giacomo Delbene - Train01 (capogruppo/team leader), Massimiliano Giberti, Rossana Managlia; Coll.: Marco Bonatti, Barbara Incorvaia, Riccardo Miselli, Marika Roccabruna, Davide Servente
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Principato di Monaco Principality of Monaco
Vincitore/Winner Tatsuyuki Gyotoku-Naoe Kanetsuki
Luxe Pack Award Premio per le migliori soluzioni di packaging innovativo nel settore dei beni di lusso: profumi, cosmetici, gioielli, orologi, occhiali, accessori per tabacco, moda, cibo ecc. Luxe Pack Award Luxe Pack draws all sectors of the packaging trade involved in selling luxury products: perfumes-cosmetics, jewellery-watches-tableware, luxury foods, tobacco, eyewear, fashion accessories etc.
Finalisti/Finalists A. Daniel Graf B. Leonardo Gejao Santos C. Anna Bou D. Alice Cabotse E. Luca Franzosi F. Jamie Bates G. Garth Roberts
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Giuria/Jury: Ian Logan, Stéphane Blanchard, Stephen Burlingham, Daniela Cimatti, André Ricard, Thierry De Baschmakoff, Luca Campana, Masayuki Kurokawa Committente/Client: Luxe Pack
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Svizzera/Switzerland – Luzern
1° Premio/1st Prize Cécil Tirard 2° Premio/2nd Prize Bartomiej Hominski, Michal Jezierski 3° Premio/3rd Prize Lizet Blenke, Wojciech Borowczyk, Alejandro Call, Maeva Chardon, Alexandra Hammerl, Szymon Nogalski, Annie Pettersson, Martin Sundberg
Schindler Award “Accesso per tutti” Il concorso richiedeva progetti la cui accessibilità sia facile anche per coloro che abbiano degli impedimenti fisici Schindler Award “Access for All” Central to the task of the competition was the requirement “Access for All” – accessibility to buildings for everyone, irrespective of their physical capabilities Giuria/Jury: Thomas Sieverts, Jean-Pierre Le Dantec, Daniel Libeskind, Pierre Lallemand, Gilbert Huybrechts, Joe Manser, Luc Bonnard, Miguel Angel Rodriguez, Hans Jappsen, Casimir Wedzikowski, Klauspeter Nüesch Sponsor: Schindler
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Gabetti&Isola foto di Vittore Fossati
Pio Baldi direttore generale DARC
Scripta volant. Il tema della casa per abitazione sembra essere fuori moda in Italia, a differenza di quanto accade, per esempio, in Olanda o in altri Paesi europei. Nell’immediato dopoguerra c’era stato un periodo di vitalissime sperimentazioni per impostare una nuova politica abitativa aderente alle esigenze della ricostruzione. La committenza pubblica affidava la progettazione agli studi più importanti e agli architetti più noti e si era definito un modello residenziale “popolare” basato sugli standard economici, familiari, sociali e formali del periodo postbellico. Il successivo boom economico più che incidere sulla tipologia degli alloggi ha determinato la loro aggregazione in edifici e in quartieri sempre più macroscopici, senza vincere la scommessa, forse utopica, del rapporto equilibrato tra spazi aperti, residenze e servizi, fino alle esasperazioni del Corviale di Roma o delle Vele di Secondigliano. Si è quindi fermata la carica propositiva degli istituti pubblici per le case popolari e si è di fatto interrotta la ricerca nel settore. A parte il frutto malato dell’abusivismo che ha cercato l’opposto del palazzone con la riproposizione ingenuamente rozza della villetta unifamiliare con giardino, sta di fatto che è oggi necessario rilanciare il tema della residenza. Per molti motivi. Provo a enunciarne tre (lo spazio è poco). Si è significativamente trasformata la configurazione numerica e sociologica del nucleo familiare (meno figli, più separazioni, famiglie mononucleari). Sono aumentate le esigenze di spazio, comfort e servizi. Sta diventando urgente adeguare il modo di vita rispetto a standard di risparmio energetico e di bioedilizia. La residenza del futuro dovrà tenerne conto. La DARC si ripropone di investigare e promuovere questi temi nell’arco del prossimo anno.
DARC is launching the MAXXI Architettura Videotheque project with viDeoARC architetturainvideo. These documentaries will be showing at MAXXI Tuesday-Friday 2-7 p.m., Saturday and Sunday 11-7 p.m., until 6th February.
Con viDeoARC architetturainvideo la DARC lancia il progetto di Videoteca del MAXXI Architettura. I documentari saranno visibili al MAXXI fino al 6 febbraio dal martedì al venerdì ore 14-19, sabato e dom. ore 11-19.
General Manager of DARC
Scripta volant.The issue of housing desing seems to be out of vogue in Italy, unlike other countries such as, for instance, the Netherlands or other European nations. Right after the war, there was a period of lively experimentation to try and come up with a new housing policy geared to reconstruction needs. Public contractors commissioned the most important firms and most famous architects to carry out the work, and “council housing” was developed around the economic, family, social and stylistic guidelines of the post-war period. The economic boom that followed did not so much affect the stylistic design of housing as result in it being grouped into bigger and bigger buildings and neighbourhoods, without achieving what was perhaps the utopian dream of creating a happy balance between open spaces, housing and services, and eventually producing sprawling excesses like the Corviale estate in Rome or the Vele in Secondigliano. The public sector then decided to put the brakes on council housing, and experimentation in this sector actually ground to a halt. Apart from the bad apple of abusive housing projects, which tried to contrast big buildings with rather crude and naïve designs for detached villas with their own gardens, it is true to say that the issue of housing needs to be brought back onto the agenda. For lots of reasons. Here are three (there is not room for any more). Families have changed both in terms of numbers and set-up (less children, more separations, plenty of singles). People are looking for more space, comfort and services. There is an increasingly urgent need to adapt lifestyles to energy saving and bio-building. Housing of the future will have to bear these factors in mind, and DARC intends to investigate and promote these issues over the coming year.
www.darc.beniculturali.it
Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee Ministero per i Beni e le Attività Culturali
DARC Aldo Rossi foto di Francesco Jodice
Ilya&Emilia Kabakov foto di Patrizia Tocci
Stefano Arienti foto di Patrizia Tocci
GENNAIO2005 coordinamento lorenza bolelli pagina a cura di emilia giorgi progetto due_pavese
The names of the 4 artists selected for the 2004/2005 Young Italian Art Award will be announced on 11th January. The winners’ works will be on display at the 51st Venice Biennial and then become part of the MAXXI collections.
Saranno resi noti l’11 gennaio i nomi dei 4 artisti selezionati per il Premio della Giovane Arte Italiana 2004/2005 indetto dalla DARC. Le opere dei vincitori saranno esposte alla 51° Biennale di Venezia e entreranno a far parte delle collezioni del MAXXI.
MAXXI is continuing with its projects for the entire community. In addition to the usual teaching workshops for schools, there will also be free guided tours of exhibitions of the work of Stefano Arienti and Ilya&Emilia Kabakov on Saturdays at 5 p.m. and Sundays at 11.30 a.m.. There will also be a special guided tour for parents and children at 11.30 a.m. on Sunday 16th January. Info: edumaxxi@darc.beniculturali.it
Al MAXXI proseguono le iniziative rivolte al pubblico. Oltre ai consueti laboratori didattici per le scuole, sono previste visite guidate gratuite alle mostre di Stefano Arienti e Ilya&Emilia Kabakov ogni sabato alle 17 e domenica alle 11.30. Domenica 16 gennaio alle 11.30 ci sarà una visita guidata per bambini e genitori. Info: edumaxxi@darc.beniculturali.it
Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Architettura internazionale In Jesolo
Il mare si fa piazza In Marseille
Progetto: Richard Meier
Progetto: Boeri Studio
Da ex colonia marina a complesso residenziale turistico. Già avviati i lavori per la realizzazione di Jesolo Lido Village, progettato da Richard Meier. Il completamento dell’opera è previsto entro il 2009. Nell’ambito di un programma di riqualificazione ambientale generale l’obiettivo della committenza è di dotare il litorale jesolano di una qualità tale da aumentare notevolmente l’offerta turistica, cercando di rimediare alla cementificazione selvaggia degli anni Cinquanta e Sessanta. Concepito per essere un punto di riferimento sul lungomare, il complesso includerà Jesolo Lido Village (costruzioni di tre piani), arretrato di cento metri rispetto il mare, e concepito in stretto rapporto con la struttura residenziale adiacente, e tre torri: Jesolo Lido Condominium Tower (alto 23 piani), Jesolo Lido Residence Hotel Tower (13 piani) e Jesolo Lido Hotel Tower (13 piani), poste sul fronte mare. Il complesso di Jesolo Lido Condominium Tower sarà orientato in modo da garantire vedute ideali verso ovest e verso sud, in direzione di Venezia. Due delle torri, invece, saranno organizzate secondo l’asse nord-sud in modo da mantenere gli esistenti corridoi visivi.
E’ innanzitutto un edificio sull’acqua quello progettato da Boeri Studio per la nuova sede degli uffici della presidenza della Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur (PACA) a Marsiglia. Una struttura a C che si affaccia sul porto e accoglie tra le due ali orizzontali, superiore e inferiore, l’acqua del golfo. Edificio e mare si corrispondono in un ampio abbraccio da cui si origina una vera e propria piazza d’acqua dove possono penetrare naturalmente pescherecci, barche a vela o semplicemente servire da piscina e da attracco per piccole imbarcazioni da diporto. L’articolazione dell’insieme funzionale viene di conseguenza in una distribuzione di spazi e attività che coniuga, in una calibrata compresenza, parti pubbliche a private. Le due ali e i quattro piani del dorso, più due sotterranei, accolgono infatti sia gli uffici della regione e della presidenza del PACA (distribuiti nei tre piani superiori), sia spazi rivolti a una fruizione pubblica più allargata quali una mediateca, una sala congressi, un centro espositivo, caffetteria, ristorante, laboratori per attività di ricerca e documentazione sul Mediterraneo. L’integrazione dell’edificio nel contesto del porto si esplica quindi sia a livello di soluzione formale, costruita sull’elemento dell’acqua che diviene parte integrate della progetto attraverso l’apertura della C, sia attraverso il programma funzionale che proietta la struttura in una pluralità di interessi e di conoscenze legate alla cultura del Mediterraneo facendosi quindi volano di trasmissione e centro di espressione di una multiculturalità allargata. Temi, che soprattutto nell’attualità, sono profondamente sentiti da una realtà urbana e sociale complessa e contraddittoria come quella di Marsiglia, che ha varato un piano di rinnovamento ad ampio raggio e di cui senz’altro questo progetto e il futuro MUCEM (Museo della Civiltà Europea e del Mediterraneo) di Rudy Ricciotti ne rappresentano due eventi particolarmente emblematici. Elena Cardani
It used to be a colony lying along the coast, and now it is a residential complex for tourists. Construction works for the Jesolo Lido Village designed by Richard Meier are already underway, and should be completed by 2009. Within this plan for the conversion of the area, the aim was to improve the quality of the Jesolo coast, giving a great boost to tourism: this would make up for the wild concreting operations that went on through the fifties and sixties. Conceived as a point of reference along the seashore, the complex will include the Jesolo Lido Village (a three-story building) – which is set about one hundred meters back from the shore and is closely linked with the adjacent residential building – as well as three towers: the Jesolo Lido Condominium Tower (23 stories), the Jesolo Lido Residence Hotel Tower (13 stories) and the Jesolo Lido Hotel Tower (13 stories), all overlooking the sea. The Jesolo Lido Condominium Tower complex will afford ideal views over the west and south, toward Venice. On the other hand, the other two towers will follow the north-south axis so as to maintian the current visual corridors.
The building the Boeri Studio designed for the new governmental headquarters of the Provence-Alpes Cote d’Azure Region (PACA) in Marseilles rises over water. A C-shaped structure overlooking the harbor contains the gulf water flowing between the upper and lower horizontal wings. The building and sea combine in a wide embrace that generates an actual water “piazza” which serves as a natural harbor for fishing boats and sailboats, or simply as a pool or mooring post for small yachts. Thus, the functional layout of the whole is distributed in spaces and activities that combine public and private areas in a balanced coexistence. In fact, the building’s two back wings and four floors, including three underground floors, hold both the PACA’s regional and governmental offices (on the top three floors) and areas devoted to the general public, such as a multimedia library, a congress hall, an exhibition center, a café, restaurant and laboratories for research and information on the Mediterranean. Therefore, from a formal viewpoint, the building is integrated in the context of the harbor, as it is built on water, which – thanks to the C opening – becomes a synthesizing element. But it also arouses different interests, including the appreciation of Mediterranean culture, which thus turns the structure into a center for the transmission and expression of an expanding multiculturalism. Currently, this issue is deeply felt by the complex, contradictory urban and social reality of Marseilles. Indeed, the seaport has launched a wide-ranging renewal plan which, in addition to this project, includes the future MUCEM (Museum of the European and Mediterranean Civilization) by Rudy Ricciotti. Both of these projects are particularly emblematic events.
Precisazione Precisation Nella copertina del numero de l’Arca 197 è stato erroneamente indicato tra i progettisti lo studio Geipel et Michelin, mentre il lavoro pubblicato a p. 52 sulla palestra Europole a Grenoble è da attribuirsi esclusivamente allo studio Nicolas Michelin & Associés. In the cover of the issue 197 of l’Arca it has been listed among the published architects the firm Geipel et Michel, as the project featured at page 52 concerning the Gymansium in Grenoble has been designed only by the firm Nicolas Michelin et Associés.
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Stazione come polo di scambio In Naples
Un nuovo Municipio In Santa Marinella
Progetto: Silvio d’Ascia Architecte Il progetto di riammodernamento e completamento della Stazione di Montesanto, a Napoli, ha come obiettivo la rifunzionalizzazione e trasformazione della stazione come Polo di Scambio (trasporti regionali e metropolitani) e riqualificazione urbana dell’area del centro storico circostante. Il progetto di Silvio d’Ascia si articola in una serie di cinque interventi principali. Stazione di Città: apertura del portico di ingresso preesistente a quota strada sulla facciata principale per favorire la permeabilità funzionale e visiva tra l’edificio della stazione e la piazza di Montesanto, trasformata in spazio pedonale come vera e propria estensione della hall della stazione; stazione e flussi intermodali: integrazione funzionale e spaziale delle due stazioni esistenti attraverso la risistemazione del sistema di flussi viaggiatori e delle circolazioni interne secondo il principio della simmetria compositiva e della intelleggibilità immediata dei vari tipi di percorsi legati ai modi di trasporto, integrati nell’unicuum spaziale del polo di scambio, arricchito del nuovo volume vetrato della funicolare; stazione e servizi: valorizzazione commerciale degli spazi della stazione con introduzione ai vari livelli dell’edificio di servizi ai viaggiatori ed alla città di diversa natura (commerci, bar, info-point, megastore, terrazze ristorante, spazio polivalenti...); stazione e modernità: adeguamento strutturale-tecnologico, consolidamento statico, restauro e re-styiling generale dell’edificio storico con l’introduzione puntuale di moderni elementi di rivestimento esterno in acciaio e vetro strutturale all’interno, all’esterno del volume dell’edificio storico e in copertura: la stazione si trasforma in faro della modernità nel centro antico; stazione e storia: realizzazione di un sistema di circolazioni meccanizzate lungo i gradoni del paradiso (6 scale mobili che collegano la Piazzetta Montesanto con il Largo del Paradiso) e di una copertura vetrata trasparente della zona delle banchine per permettere la fruizione e il collegamento diretto tra la stazione e il complesso convenutale della Santissima Trinità delle Monache. The project for the modernization and completion of the Montesanto Station in Naples aims at providing the station with new functions and turning it into a switch-point for regional and metropolitan transport, as well as redeveloping the surrounding midtown area from an urban viewpoint. The project is divided into five main parts: City Station: this involves opening up the preexisting front entrance onto the road, thus providing easier access and a better view between the station building and Montesanto square, which is to become a pedestrian area formed by an actual extension of the station hall. Station and intermodal flows: functional and spatial integration of the two existing stations through the reorganization of the passenger flow and internal traffic, according to a principle of symmetry that allows for immediate identification of the various routes and means of transport. These are all integrated solely in the area devoted to the switch-point, to which a new, glazed funicular volume has been added. Station and facilities: the building’s various levels will contain different kinds of facilities and services for travelers and the city (shops, bars, info-points, megastores, terraced restaurants, multifunctional areas…) Station and modernity: structuraltechnological adaptations, static consolidation, general restoration and restyling of the historical building with the appropriate introduction of modern exterior facing and roofing – the station is transformed into a modern beacon in the ancient town center. Station and history: a system of escalators along the Paradiso tiers (6 escalators linking Piazzetta Montesanto to Largo del Paradiso) and a transparent, glazed roof along the platforms to allow for a direct link between the station and the convent complex of the Santissima Trinità delle Monache.
1°
2°
3°
Posta sul litorale laziale, Santa Marinella è un centro urbano caratterizzato da un intorno caotico, cresciuto senza rigorose linee di piano, ciò si avverte soprattutto nei pressi della Strada Statale Aurelia, dove il costruito rappresenta davvero un cattivo esempio di urbanizzazione. In tale contesto generale, il Concorso Europeo di Progettazione per la Nuova Sede Comunale di Santa Marinella evidenzia la tendenza a dare ordine cominciando dall’edificio che rappresenta il governo della comunità. Primo classificato del concorso è risultato il gruppo capitanato da Alessandra Macchioni e Miguel Alonso Flamarique, la cui proposta risolve brillantemente il tema concorsuale attraverso un edificio in grado di creare una grande piazza, organicamente inserita nel contesto urbano. La piazza, posta fra il Castelletto e il nuovo edificio, assolve a due importanti funzioni: da una parte evidenzia il carattere civico della Via Aurelia, dall’altro esalta l’ambiente residenziale di via Della 1° Libertà. Sul piano compositivo, la giuria del concorso ha apprezzato il linguaggio contemporaneo della composizione ma anche la capacità del complesso di inserirsi in un contesto urbano caratterizzato da edifici senza particolari qualità architettoniche. Secondo classificato: il gruppo di Fernando Pardo Calvo, Bernardo Garcia Tapia e Stefano Presi; terzo classificato: il gruppo formato da Francesco Gentilucci, Alessandra Agrello, Katia Borrelli, Massimiliano di Martino, Salvatore Di Michele e Valentino Anselmi. Non premiato ma indubbiamente dotato di particolare pregnanza linguistica, il progetto del gruppo di Francoise Bliek e Pietro De Simoni colpisce per la spregiudicatezza della composizione, caratterizzata dalla compresenza di due realtà distinte, da sempre considerate incompatibili: un’architettura fuori dagli schemi, non priva di intenzioni artistiche, unita alla funzionalità dell’edificio amministrativo. 2° Set along the coastline, Santa Marinella is an urban center in Lazio which is
surrounded by chaos. The town has grown along erratic planning lines, and this is particularly noticeable near the Aurelia state road, where the built-up area actually synbolizes a deplorable example of urbanization. The European Competition for the Design of the New Town Hall in Santa Marinella has thus set about to restore order, beginning with the building, which represents the community’s governmental seat. The winner of the competition was the group led by Alessandra Macchioni and Miguel Alonso Flamarique, whose work offers a brilliant solution, with a building that creates a great piazza, inserted in the urban context as an organic feature. The square, set between the Castelletto (small castle) and the new building, takes on two important functions: on one side it highlights the civic character of Via Aurelia, and on the other it enhances the residential nature of via Della Libertà. The jury appreciated the contemporary feel of the composition, as well as the ability of the complex to fit into an urban context that 3° features buildings of no particular architectural quality. Second place went to the group made up of Fernando Pardo Calvo, Bernardo Garcia Tapìa and Stefano Presi; third place was awarded to the group that includes Francesco Gentilucci, Alessandra Agrello, Katia Borrelli, Massimiliano di Martino, Salvatore Di Michele and Valentino Anselmi. Altough it was not awarded any prize, another group is worth mentioning due to its suggestive interpretation: that of Françoise Bliek and Pietro De Simoni. Their bold composion is striking, featuring two distinct realities that have always been considered incompatible: an architecture that breaks the mold for a governmental building, bordering on art combined with functionality.
Sopra, il progetto di/ above the project by Bliek/De Simoni. A fianco, il progetto di/aside, the project by Di Carlo/Concetti.
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Paesaggio Scolpito A Memorial in Staffordshire
Storie di caffé
Progetto: Chris Dyson Architects
Una nuova collezione firmata da Sebastião Salgado è stata presentata da illy a Parigi, in occasione della mostra “In Principio”, fino al novembre scorso alla Chapelle de l’Hmanité. Si tratta della seconda serie di tazzine nata dalla collaborazione tra l’azienda triestina e il fotografo brasiliano con l’obiettivo di valorizzare il lavoro dei coltivatori di caffè. Queste illy collection si ispirano alle immagini realizzate da Salgado nei principali Paesi produttori di caffè. Così dopo il Brasile è la volta dell’India, celebrata da tazzina e piattino decorati con un’immagine riprodotta in bianco e nero. Altrettanto interessante il contesto della mostra, che del caffè documenta i gesti e i rituali dei coltivatori, la sua storia e la sua cultura, invitando il pubblico alla lettura di un suggestivo racconto di uomini, vite e paesaggi. Elena Cardani
Il progetto per il Memoriale delle Forze Armate di Alrewas nello Staffordshire, Gran Bretagna, coniuga, con la tipica semplicità britannica ricca di significati, i temi del sacrificio e del rinnovamento, della memoria e della cura del paesaggio. Lo studio di Chris Dyson, affiancato per l’occasione dallo scultore Martin Richmant e dall’artista del vetro Alexander Beleschenko, trasforma il lotto assegnato in una esperienza per i visitatori fatta di sorpresa e suspense architettonica. Infatti, il nucleo centrale del Memoriale, costituito da una collina artificiale ellittica alta sei metri adagiata sulle rive del fiume Tame, emerge alla vista solo al termine della Millennium Way, il viale di ingresso al parco che nella sua parte iniziale è schermato da un lunga parete curva su cui sono incisi i nomi dei caduti dell’esercito. Al di sotto della collina si apre una camera sotterranea che è il cuore stesso del Memoriale. Questo spazio ctonio, che può contenere fino a sessanta persone, è legato alla superficie da rampe di pietra e da colonne di luce illuminate da fibre ottiche che si innalzano verso il cielo. Altro elemento assai presente è l’acqua, a partire dalla “parete del ricordo” all’ingresso bagnata da una sottile cascata che va a formare un percorso d’acqua fino alla camera sotterranea perimetrata da un anello liquido che ne riflette le forme e i giochi di luci e ombre.
Design in movimento Touring Design I.DoT_Italian Design on Tour è tornato in Europa dopo l’anteprima statunitense svoltasi a New York presso il Chelsea Art Museum e a Chicago presso il Neocon. A Kortrijk in Belgio, località vivace intorno alla quale si accenderanno i riflettori per i 10 giorni di eventi attesi anche per quest’anno, sarà presente la terza tappa dell’unico progetto di selezione che promuove nel mondo l’attuale design contemporaneo italiano. I.DoT rientra nell’ambito delle attività di “Design in Kortrijk” organizzato da Atmosfeer e Stichting Interieur; l’evento è parallelo all’edizione 2004 della biennale belga Interieur 2004. In questa occasione il team di curatori dell’agenzia IDA di Milano, ha sviluppato un tema progettuale in relazione alla location, all’atmosfera e alla città che ospita questo importante evento itinerante. La Scuola di Onze Lieve Vrouw van Bijstand, situata nel centro di Kortrijk, ha fornito spunti interessanti ai cinque artisti internazionali coinvolti in questo allestimento.
The project for the Memorial devoted to the Armed Forces of Alrewas, in Staffordshire, Great Britain, combines typical British naturalness (which is steeped in deep significance) with the themes of sacrifice and renewal, as well as the memory of – and care for – the landscape. The sculptor Martin Richmant and the glass artist Alexander Beleschenko collaborated with Chris Dyson’s studio for the occasion, transforming the appointed lot into an experience full of exciting architectural surprises. In fact, the Memorial’s central nucleus – which features an elliptical artificial hill rising six meters in height over the River Tame – only appears at the end of the Millenium Way, the avenue that provides access to the park. This is due to the fact that the first part of the park is screened by a long, curved wall bearing the names of the fallen. An underground room opens up under the hill: the heart of the Memorial. This underground space, which can hold up to sixty people, is connected to the surface by rocky slopes and columns of illuminated optical fibers that rise upwards, toward the sky. Water, too, flows freely, starting from the “memorial wall” at the entrance, which is washed by a slender waterfall, forming a watercourse that reaches the underground room. The latter is surrounded by this ring of water, which reflects shapes and plays of light and shade.
Italia in Cina Tinajin Italian Village
Architettura e cinema Kahn’s Architect
Progetto: Caputo Partnership
My Architect è un documentario su Louis Kahn, scritto e diretto dal figlio Nathaniel Kahn. Distribuito a partire dal 13 ottobre 2004 in tutte le sale di Francia, il lungometraggio è stato selezionato per il Premio Oscar come miglior documentario. Il film come percorso di conoscenza della complessa relazione fra padre e figlio. Attraverso le vicende professionali e umane di Louis, Nathaniel ripercorre gli ultimi anni di vita del padre, scomparso nel 1974, forse a causa del grande dolore di aver fatto bancarotta. In quegli anni Nathaniel era un bambino, quindi non in grado di cogliere con piena consapevolezza la complessità culturale del padre, uno dei più importanti architetti e urbanisti del Novecento. Il film si incentra soprattutto sulle grandi opere realizzate su progetto di Louis Kahn come il Kimball Museum a Fort Worth, in Texas, il Salk Institute a La Jolla, in California, l’Exeter Library e naturalmente il Palazzo del Parlamento, realizzato a Dacca, in India. Ricco di documenti e interviste, dove oltre a Louis Kahn appaiono altri mostri sacri dell’architettura internazionale come Frank Gehry, Philip Johnson, I. M. Pei e Robert A. M. Stern, il lungometraggio restituisce un alone d'umanità a una figura mitica che ha influenzato intere generazioni di architetti. Carlo Paganelli
La Caputo Partnership ha progettato per la città cinese di Tianjin un nuovo complesso architettonicourbanistico denominato: Tianjin Italian Village. Il progetto è stato promosso dall’Agenzia per la Cina, referente indispensabile per le imprese italiane che desiderano operare nel mercato cinese, e ha avuto come primo interlocutore istituzionale italiano la Regione Lombardia. Il complesso occuperà un’area di 23.000 metri quadrati tra il quartiere della Concessione Italiana e il fiume Hai He, e rappresenterà una vetrina dell’italian way of life in Oriente. La struttura architettonica progettata da Paolo Caputo, pur dominata da un’imponente torre di 150 metri e 34 piani, avrà sviluppo orizzontale per saldarsi con lo storico quartiere italiano costruito in stile liberty tra il 1910 e il 1940 e alla preesistente e simbolica piazza Marco Polo dove ha sede l’Agenzia per la Cina. L’immagine del complesso è fortemente caratterizzata dal disegno del grattacielo e da quello della galleria commerciale, tesa “a ponte” tra le due aree destinate al complesso e divise da un importante boulevard, la cui copertura è valorizzata da grandi vasche, vere e proprie piazze d’acqua sospese sulle quali si affacciano negozi, ristoranti e caffè. Spazi commerciali ed espositivi, per la cultura e la formazione, uffici, shopping center, showroom per sfilate, un auditorium da 250 posti, strutture per il tempo libero e il fitness, insieme a un albergo di lusso e, ai piani alti, un centro di alta rappresentanza per le istituzioni e le imprese italiane coinvolte, saranno ospitati in questo complesso, destinato a diventare, nell’intenzione dei promotori, sede e centro propulsore del Made in Italy in Cina. La progettazione sarà definita nei prossimi mesi, mentre la costruzione inizierà entro la fine del prossimo anno, concludendosi in tempo per le Olimpiadi di Pechino del 2008.
92 l’ARCA 199
I.DoT Italian Design on Tour has come back to Europe after its American preview at the Chelsea ArtMuseum in New York and the Neocon in Chicago. The third stage of this selective project – the only one that promotes current contemporary Italian design around the world – will be held in the lively town of Kortrijk, in Belgium. I.DoT is set within the sphere of the “Design in Kortrijk” activities, organized by Atmosfeer and Stichting Interieur; this event parallels the 2004 edition of the Belgian biennial INTERIEUR 2004. On this occasion, the team of curators belonging to Milan’s IDA agency has developed a theme for a project related to the location, atmosphere and city that is hosting this important touring event: The School of Onze Lieve Vrouw van Bijstand, located in midtown Kortrijk, has provided the 5 artists involved in this event with interesting ideas.
The Caputo Partnership has planned a new architectural/urban complex for the Chinese town of Tianjin: the Tianjin Italian Village. The project was promoted by the Agency for China, an indispensable reference point for Italian firms that plan to operate on the Chinese market: the agency saw the Lombardy Region as its first Italian institutional representative. The complex will cover a 23,000square-meter area between the district devoted to the Italian Concession and the Hai He river, and will constitute a showcase for the Italian way of life in the East. The architectural structure, designed by Paolo Caputo, will develop horizontally despite the presence of a 34-story tower rising 150 meters in height; it will be linked to the historical Italian district – built in an Art Nouveau style between 1910 and 1940 – and to the preexisting, symbolic Marco Polo square, which holds the premises of the Agency for China. The image of the complex is dominated by the design of the skyscraper and the shopping arcade, which stretches out like a bridge between the two areas devoted to the complex and divided by a great boulevard. The ceiling of the latter features large basins, actual suspended pools surrounded by shops, restaurants and cafés. The complex will include business and exhibition areas, as well as cultural and training centers, shopping centers, fashion showrooms, a 250-seat auditorium, facilities for leisure activities and fitness centers, as well as a luxury hotel. On the top floors, there will be a center to host the representatives of Italian institutions and firms; the promoters of the project aim at turning this center into the headquarters and heart of China’s Made in Italy. The next few months will see the completion of the planning stage, while building will begin by the end of next year, so the complex will be completed before the Beijing Olympic Games in 2008.
Nathaniel Kahn wrote and directed My Architect, a documentary devoted to his father, Louis Kahn. The film, which was released this year (on October 13th) in all of France’s movie theaters, was selected for the Academy Award as the best documentary. The film analyzes a complex relationship between father and son. Through Luois’s professional and human vicissitudes, Nathaniel traces the last years of his father’s life. Louis, in fact, died in 1974, maybe because of his great distress over having gone bankrupt. In those years, Nathaniel was a child, and he wasn’t totally aware of his father’s cultural complexity, as he was one of the twentieth-century’s leading architects and urban designers. The film focuses on Louis Kahn’s great projects, such as the Kimball Museum in Fort Worth, Texas, the Salk Institute in La Jolla, California, the Exeter Library and, of course, the Parliamentary Building in Dacca; India. The film is full of imfromation and interviews, where, in addition to Louis Kahn, other great international architects appear, such as Frank Gehry, Philip Johnson, I. M. Pei and Robert A. M. Stern. This documentary endows a legendary figure who has influenced whole generations of architects with an aura of humanity.
199 l’ARCA 93
Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Dall’alto/from the top: Teodoro Gonzalez de León-Francisco Serrano, Mexican Embassy, Berlin (photo:Reinhard Gömer); Olson Sundberg Kundig Allen Architects, Mission Hill Family Estate Winery, Westbank, British Columbia, Canada (photo: Paul Warchol); Rudy Ricciotti, Mucem, Marseille; Herzog & de Meuron, Technical School, Eberswalde (photo: Margherita Spiluttini). A destra/right, vista dell’allestimento della mostra al/view of the exhibition installation at Washington National Building Museum.
94 l’ARCA 199
Pietra liquida New Architecture in Concrete
Una città per il futuro Sociopolis in Valencia
Quanto possono influire gli avanzamenti nel campo della ricerca di nuovi materiali e tecnologie sulla sperimentazione di linguaggi alternativi, sulla definizione di un nuovo vocabolario espressivo nel panorama della produzione architettonica? La risposta è scontata se si osservano gli esempi che i migliori progettisti ci consegnano nella nostra realtà o ci prospettano nel nostro futuro in cui la creatività, l’ingegno, la poesia vengono supportati oltre che dall’intelligenza del calcolo, dell’ingegneria, dalle prestazioni oggi consentite da materiali nuovi e tradizionali. Un’occasione di confronto e di approfondimento sul tema è senz’altro la mostra in corso fino al 17 aprile al National Building Museum di Washington che, attraverso un percorso articolato in tre sezioni e corredato da una ricca selezione di architetture, fa il punto sul rapporto tra architettura e uso innovativo del cemento. Tra i partner dell’iniziativa, il Gruppo Lafarge, leader nel settore dei materiali da costruzione che ha trovato in questa sede il luogo ideale per dare piena visibilità ai risultati che oggi si possono raggiungere sfruttando le nuove e avanzatissime prestazioni offerte dal cemento. Attraverso alcuni significativi e importanti progetti, dalla passerella di Seonyu a Seul di Ricciotti, al Viadotto di Millau di Foster, alla palestra Ruffi di Marsiglia del giovane Marciano, fino allo straordinario mucharabien del MUCEM a Marsiglia di Ricciotti, vengono presentate le avanzatissime qualità di Ductal©, un cemento di fibra di ultima generazione, che, grazie alla sua composizione e alla presenza di fibre metalliche offre una resistenza alla compressione e alla flessione elevatissime, una messa in opera auto-portante con la riduzione delle armature passive così da combinare solidità e leggerezza delle strutture. Insieme a questi esempi, la mostra si svolge in una suggestiva scoperta di architetture in cui il materiale partecipa in modo determinante alla definizione e all’evoluzione dell’idea. I trenta progetti presentati sono raggruppati in tre sottoinsiemi, Struttura, Superficie e Scultura, che facilitano la lettura del rapporto tra architettura e uso del cemento. Così i progettisti, come Jean Nouvel con la Torre Agbar di Barcellona o Takashi Yamaguchi con il White Temple a Kyoto, che puntano principalmente sulla forza e la flessibilità del cemento per realizzare diversi elementi strutturali sono riuniti nella prima sezione. La biblioteca della Eberswalde Technical School in Germania di Herzog & de Meuron o la M-House di Michael Jantzen in California fanno parte della sezione dedicata alle Superfici in cui sono principalmente evidenti le numerose possibilità di texture, di colore e di espressione del cemento. Forme scultorie, fluidità e adattabilità sono invece le caratteristiche che emergono con maggiore evidenza nella sezione “Sculture” dove figurano tra gli altri l’Auditorio di Santiago Calatrava a Tenerife e la Chiesa Dives in Misericordia di Richard Meier a Roma. Elena Cardani
L’Architekturzentrum di Vienna segue, con una mostra allestita fino al 31 gennaio, la nascita di una nuova città. La mostra si intitola “Sociopolis. Project for a City of the Future” e presenta attraverso modelli a grande scala, video, immagini e documenti, l’operazione che è in corso nella periferia di Valencia in Spagna che, su un master plan di Vicente Guallart (A), vede impegnati una ventina di studi architettura nella realizzazione di una “città del futuro”. Guidati dal motto: “la mia casa è il mio quartiere, il mio quartiere è la mia casa”, il gruppo di progettisti sta dando vita a un macro esperimento architettonico teso a vagliare le possibilità di realizzare un quartiere in cui alle più pressanti necessità sociali e ambientali sia legato l’uso di tecniche e materiali all’avanguardia. Ciascuno degli studi invitati a partecipare è chiamato a progettare un elemento polifunzionale della nuova città sulla base del master plan che prevede per ogni edificio uno spazio dedicato al verde, riservato non solo alla ricreazione ma anche alla coltivazioni. Si vuole così promuovere una sorta di integrazione tra città e campagna sia in termini urbanistici che funzionali e sociali. Altro importante elemento è l’assenza delle auto che saranno allocate in un grande parcheggio sotterraneo da cui si accede a percorsi pedonali, ciclabili e per mezzi comuni elettrici. Tra gli studi invitati, oltre a Vicente Guallart (www.guallart.com/01projects/sociopolismasterlan), troviamo Abalos & Herreros, NO.MAD, Willy Müller (E), R&Sie/François Roche-Stéphanie Lavaux, Toyo Ito (C), MVRDV (E), Actar Arquitectura, Duncan Lewis, Angers+BLOCK, Tennis Brillet, Benoit Fillon, Pascal Riffaud, Foreign Office Architects (D), José Maria Torres Nadal, Sogo Arquitectos, Greg Lynn/Form (B).
How far can advancements in the field of new materials and technologies affect the experimentation of alternative languages, the definition of a new expressive vernacular in the world of architectural production? The answer is predictable if we consider what the best planners propose today, or what their prospects are for our future, in which creativity, talent and poetics are sustained not only by intelligence, but by calculation, engineering, and the results that can be obtained by using both new and traditional materials. The exhibition that will be on until April 17th at the National Building Museum of Washington constitutes a good opportunity to study and analyze the theme. Through a wide selection of different kinds of architecture, the show focuses on the relationship between architecture and an innovative use of concrete. The Lafarge Group, one of the partners in the initiatives, is a leader in the sector of building materials. The exhibition is the ideal place for the group to show the results it can achieve today with concrete and its new efficiency. The highly advanced qualities of Ductal©, the latest fiber concrete, are presented through a number of significant projects – from Ricciotti’s Seonyu catwalk in Seoul to Foster’s Millau Viaduct, to the young Marciano’s Ruffi gym in Marseilles, to Ricciotti’s new, extraordinary MUCEM mucharabien, also in Marseilles. The product’s metal content and general composition make it highly resistant to compression and bending, making it self-bearing and reducing the need for passive reinforcement, thus combining structural solidity with lightness. Along with these examples, the show unfolds through a suggestive discovery of architectural feats, where the material is a determining element in the definition and evolution of ideas. The thirty projects presented here are grouped together into three sub-sections: Structure, Surface and Sculpture, which make it easier to interpret the relationship between architecture and the use of concrete. The first section includes architects such as Jean Nouvel, with his Agbar Tower in Barcelona, or Takashi Yamaguchicon with his White Temple in Kyoto: both of these works mainly focus on the strength and flexibility of concrete in building various structural elements. The library of the Eberswalde Technical School in Germany by Herzog & de Meuron, or the M-House by Michael Jantzen in California are part of the section devoted to Surfaces, where the various possibilities offered by concrete in terms of texture, color and expressiveness are highlighted. Sculpturesque shapes, fluidity and adaptability emerge in the “Sculptures” section, which includes the Santiago Calatrava Auditorium in Tenerife and the Dives in Misericordia Church in Rome by Richard Meier.
With an exhibition that will be on until January 31st, the Architekturzentrum of Vienna is focusing on the birth of a new city. Through large-scale models, as well as videos, pictures and different kinds of information, the show, entitled “Sociopolis. Project for a City of the Future”, presents the operation that is currently underway in the outskirts of Valencia (Spain). In fact, on a master plan by Vicente Guallart (A), almost two dozen architectural studios are working on the realization of a “city of the future”. Spurred on by the motto: “my house is my neighborhood, my neighborhood is my house”, the group of planners is giving life to a macro architectural experiment that is to weigh the possibilities of creating a neighborhood in which the most pressing social and environmental needs are combined with the used of avant-garde techniques and materials. Each of the studios participating in the show was asked to design a multipurpose element for the new city based on the masterplan, according to which each building should be provided with a green space devoted not only to recreation but also to cultivation. This is a way of promoting a sort of integration between the city and the countryside, both in urban and functional-social terms. Another important element is the total absence of motor vehicles, which will be left in a great underground parking lot which can be accessed by pedestrian and bike lanes. In addition to Vicente Guallart (www.guallart.com), the other studios invited to the exhibition include: Abalos & Herreros, NO.MAD, Willy Müller (E), R&Sie/François Roche-Stéphanie Lavaux, Toyo Ito (C), MVRDV (E), Actar Arquitectura, Dunca Lewis, Angers+BLOCK, Tennis Brillet, Benoit Fillon, Pascal Riffaud, Foreign Office Architects, José Maria Torres Nadal, sogo Arquitectos, Greg Lynn/Form (B).
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B
C
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Rivitalizzare lo spazio In Zurich Il Dipartimento di Architettura dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (ETH) a Zurigo propone fino al 20 gennaio una mostra dedicata allo studio di architettura olandese KCAP/ASTOC. La mostra, intitolata “The City as Loft” esamina le opere e i progetti dello studio di Rotterdam guidato da Kees Christiaanse, il quale dopo aver collaborato per otto anni con Rem Koolhaas presso l’Office for Metropolitan Architecture, ha aperto un suo studio nel 1989 col nome KCAP/ASTOC. Da allora si è dedicato a progetti centrati sull’interfaccia tra architettura e urbanistica riportando a nuova vita e nuove funzioni ex aree industriali, fluviali o ferroviarie abbandonate o sottoutilizzate. Tra le tecniche progettuali più sfruttate da Christiaanse vi è la manipolazione delle masse, attraverso la quale egli assembla edifici trattandoli come singole sculture, connettendoli per dar vita a nuovi insiemi urbani. L’installazione della mostra è costituita da dieci grandi blocchi che rappresentano altrettanti edifici attraverso i quali i visitatori possono camminare per apprezzare il senso di spazialità proprio della filosofia progettuale di KCAP/ASTOC.
Until January 20th, the Architectural Department of the Swiss Federal Institute of Technology (ETH) in Zurich is presenting an exhibition devoted to the Dutch architectural studio KCAP/ASTOC. The show, entitled “The City as Loft”, analyzes works and projects by the Rotterdam studio, which is headed by Kees Christiaanse, who, after an eight-year collaboration with Rem Koolhaas at the Office for Metropolitan Architecture, opened his own studio, the KCAP/ASTOC, in 1989. Since then he has been devoted to projects centered on the interface between architecture and urban plannning, instilling new life and functions into abandoned or underused industrial, fluvial or railway areas. Christiaanse’s most frequently employed planning techniques include the forming of masses: he assembles buildings, treating each structure as a separate sculpture, and combines them, giving life to new urban ensembles. The exhibition is made up of ten great blocks that each represent a building visitors can walk through to appreciate the sense of spatiality that it typical of the KCAP/ASTOC.
KCAP/ASTOC, Complesso per uffici Parzelle, Amstel.
KCAP/ASTOC, Parzelle office complex, Amstel.
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Muse del passato In Antwerp
Archisculture In Basel
La mostra in corso fino al 30 gennaio al MOMU di Anversa, parte dal tema dell’ossessione del passato sul presente traslandolo nel mondo della moda (a cui è dedicato l’intero museo). “Che cosa vogliamo? E perché il nostro passato si ostina a perseguitarci?” sono queste le domande che si pone la curatrice Judith Clark, riflettendo sul rapporto tra moda contemporanea e la sua storia. “Malign Muses, When Fashion Turns Back” confronta presente e passato in costellazioni mutevoli: il patrimonio collettivo della moda è così evocato in sei istallazioni o suggestioni in cui la moda e il suo contesto storico vengono inquadrati ogni volta secondo angoli diversi. Ispirandosi ai Saloni del XIX secolo e dei primi Novecento, come agli effetti ottici del teatro dell’epoca, l’esposizione si presenta come una sorta di città utopica, un “work in progress” composto da palizzate in legno e costruzioni apparentemente non finite, come fossero delle maquette sovradimensionate. La mostra è ritmata dagli schizzi dell’illustratore di moda e designer Ruben Toledo.
Oltre alle opere della collezione e alla bella sede progettata da Renzo Piano, un’occasione in più per visitare la suggestiva Fondation Beyeler di Riehen/Basilea è la mostra in corso fino a fine mese che riunisce grandi nomi della storia dell’architettura e della scultura fino ai giorni nostri. La mostra “ArchiScultura” è infatti la sede ideale per scoprire e approfondire il vasto e complesso mondo delle interazioni tra scultura e architettura attraverso le testimonianze di 60 artisti e 50 architetti con oltre 180 opere. Così si passa dai legami tra le sculture di Aristide Maillot e il classicismo (nella seconda metà dell’Ottocento), o a quelli tra costruttivismo e gotico, agli inizi del secolo scorso, fino alle istallazioni degli anni Settanta in cui la scultura è confluita, come nelle opere di Dan Graham, in un concetto di architettura praticabile in cui si modifica integralmente la percezione corporea dello spettatore. Ma il processo è anche inverso, come dimostrano i progetti di alcuni architetti degli anni Venti che iniziarono a modellare plasticamente le loro architetture o come comunque viene testimoniato da alcuni esempi contemporanei che, come gli edifici di Gehry, rivelano qualità scultorie così marcate da sembrare talvolta una sorta di prolungamenti della storia della scultura. Momento centrale dell’esposizione è segnato da alcune istallazioni di Jean Nouvel e Gerhard Merz e i lavori di Greg Lynn. Sempre in occasione della mostra i duo svizzero pluristellato Herzoz & de Meuron hanno realizzato una archiscultura praticabile alta 9 metri, istallata nel parco del museo (nella foto).
The exhibition currently underway until January 30th at the MOMU in Antwerp deals with the theme of our present obsession with the past, translating it into the world of fashion (to which the entire museum is devoted). “What do we want?” Why does our past keep on haunting us?” These are the questions the curator, Judith Clark, asks herself, reflecting on the relationship between contemporary fashion and its history. “Malign Muses, When Fashion Turns Back” compares the past with the present in changing constellations: the collective heritage of fashion is thus evoked through six installations – or suggestive moments – in which fashion and its historical context are set in a different frame according to different viewpoints. The show draws on Fashion Shows from the nineteenth and early twentieth centuries, as well as on the visual effects of the time, presenting a sort of utopian city, a “work in progress” scene made up of wooden fences and apparently unfinished structures, as though they were oversized maquettes. The show also features a series of sketches by the fashion illustrator and designer Ruben Toledo. Ruben Toledo, Avenue of Magic Lanterns.
(in the second half of the nineteenth century) to those between Constructivism and the Gothic style (at the beginning of the twentieth century). Then there are the installations created during the seventies, where, like in Dan Graham’s works, sculpture met an “enterable” architectural concept in which the spectator’s physical perception was totally modified. On the other hand, projects by a number of architects working during the twenties show that they started modeling their architecture with a view to a plastic outcome. A number of contemporary examples also prove this, such as Gehry’s buildings, which reveal such marked sculptural qualities that they sometimes seem to be a sort of extension of the history of sculpture. A few installations by Jean Nouvel and Gerhard Merz, as well as works by Greg Lynn constitute the focus of the show. The widely acclaimed Swiss duo Herzoz & de Meuron designed a practicable, 9-meter-high, site-specific archisculpture for the park of the museum (in the photo below).
Raffinatezza, eleganza e leggerezza sono gli attributi che meglio identificano le architetture di Yoshihiko Iida, in mostra fino la 22 gennaio alla Galerie d’Architecture di Parigi. Le opere dell’architetto giapponese (1950), fondatore nel 1986 dello studio Iida Archiship Studio, sono qui presentate attraverso una ricca selezione di disegni, modelli, fotografie che ne testimoniano in modo dettagliato l’evoluzione. Dai primi lavori, principalmente centrati sulla casa individuale fino agli interventi più recenti, come quelli dell’Università di Nagoya, emerge dalle lettura dei progetti una poetica basata sull’amore per il particolare e un'attenzione alla tradizione nipponica, traslata in una dimensione internazionale. Architetture che sembrano “cesellate” con la stessa cura di un gioiello, ma mai in nome di una plasticità scultoria fine a se stessa, ma sempre in stretta relazione con la natura del contesto. Vetro, metallo e legno sono i materiali privilegiati che si compongono in superficie e strutture pensate con un’attenzione profonda ai rapporti di scala e alla precisione della messa in opera. Iida Archiship Studio, Kawakami Forest Club, Nagano. A destra/right, Marie Raymond, Yves Klein et Fred Klein, retour du Japon, 1954 (© Archives Yves Klein, Paris).
Between the 1930s and the second half of the twentieth century, Marie Raymond and Yves Klein – mother and son – were major figures in the world of avant-garde art. An exhibition that will be open until February 17th at the Museum of Fine Arts in Angers is entirely devoted to the two artists.
artist Joseph Beuys, made with with wood, metal, rope, felt, grease and a flashlight. The sculptor Alberto De Braud’s aluminum balloons are combined with another of Lucio Fontana’s Spatial Concepts (1960-1965) produced in colored, reflective ceramic. Federico Guida’s bodies with their tormented contours are charged with the same feverish impulse that we find in Leigendes Junges Mädchen, a watercolor on paper, painted in 1912 by the Austrian artist Egon Schiele. Roberto Coda Zabetta’s Untitled face, painted in black and white cromolux, and featuring nearabstract drips, is innerved with the same tension as Spagna, an oil canvas by Emilio Vedova dated 1961. Egle Reggio’s “matter” surfaces are combined with Plastic Combustion by Alberto Burri: plastic and glue on cellotex (1961). Finally, Paolo Biassoni is showcased along with Tête – colored ink on paper, created by Pablo Picasso in 1969.
Fino al 30 gennaio, Palazzo Forti di Verona presenta la mostra “Kandinsky e l’anima russa”. Il percorso espositivo si articola in sezioni tematiche che tracciano le esperienze estetiche, esistenziali e storiche che hanno contribuito alla formazioni dello spirito artistico della Russia. Si inizia così dalla sezione dedicata ai “Pittori ambulanti dell’Ottocento”, dalle cui opere emerge una vicinanza assai realistica alle vicende del popolo. Si passa poi, con la fine del XIX secolo alle correnti che dal simbolismo portano fino all’avanguardia, in cui le tensioni della modernità incipiente si animano di segni esoterici e onirici. La pittura di Vassily Kandinsky proietta il visitatore nel passaggio dal realismo all’astrazione e dai suoi capolavori si evince il legame del maestro con la Madre Russia. La sezione “Sogni, visioni e realtà” attraversa il succedersi di ricerche visionarie e analisi formali dal forte simbolismo simbolico di Chagall al nuovo realismo della Serebryakova al realismo russo di Volkov, Yakovlev e Rutkokìvsky per citarne alcuni esponenti. Infine, il percorso espositivo giunge alle forme contemporanee di arte russa dai post rivoluzionari ai più recenti esperimenti multimediali. Until January 30th, Palazzo Forti in Verona is presenting the exhibition “Kandinsky and the Russian soul”. The show is divided into thematic sections that trace the esthetic, existential and historical experiences that contributed toward forming Russia’s artistic spirit. It begins with a section devoted to “Nineteenthcentury Street painters”, where a very realistic closeness to the plight of the common people emerges. With the end of the nineteenth century, we then come to trends that lead from symbolism to the avant-garde, where the tensions of dawning modernity are charged with esoteric and oneiric signs. Vassily Kandinsky’s paintings project the visitor into the passage between realism and abstraction; the artist’s masterpieces show his deep tie with Mother Russia. The section entitled “Dreams, visions and reality” traces a series of visionary studies and formal analyses that follow one another, from Chagall’s strong symbolic symbolism to Serebryakova’s new realism, to the Russian realism of Volkov, Yakovlev and Rutkokivsky, just to mention a few exponents. Finally, the show goes on to contemporary forms of Russian art, from the post revolutionaries to recent multimedia experiments. A sinistra/left, Paolo Biassoni, Il bambino che non avrebbe mai visto il mare, 2000-2001. A destra/right, Kazimir Malevich, Mietitrici, olio su tavola/oil on canvas, 71x103,2 cm, 1928-1929.
Sperimentazioni grafiche In the Sixties
Vite di artisti In Angers Marie Raymond e Yves Klein, madre e figlio, entrambi artisti, figure di primo piano dell’arte d’avanguardia tra gli anni Trenta e la seconda metà del XX secolo sono al centro dell’esposizione presentata fino al 17 febbraio al Museo delle Belle Arti di Angers. Il percorso si snoda attraverso una sessantina di opere che consentono di rintracciare una vicenda pittorica ricca e complessa. La scena artistica del dopoguerra vede Marie Raymond evolvere dai territori figurativi all’arte astratta, soprattutto vicino agli artisti Hartung, Magnelli e Arp, con importanti riconoscimenti, tra cui il Premio Kandinsky. Yves Klein, nato nel 1926 dal matrimonio della Raymond con l’artista olandese Fred Klein, partecipa ai successi della madre e si consacra egli stesso alle arti plastiche affermandosi nella seconda metà degli anni Cinquanta come una delle principali figure della pittura francese. I suoi monocromi, soprattutto l’unicità e la profondità dei “blu Klein”, sorprendono e affascinano il pubblico. “Un blu autonomo liberato da qualsiasi giustificazione funzionale” scriveva Pierre Restany in occasione di una mostra tenutasi nel 1956 alla Galleria Apollinaire di Milano, un blu unico, un azzurro di un tono oltremare scuro, che impedisce ogni malinteso di una lettura decorativa del monocromo. Klein morì nel 1962 a soli 36 anni, regalando all’arte momenti di grande liricità che ancora oggi riescono a stupire. E. C.
La Galleria Blu di Milano propone fino al 15 febbraio la mostra “Legàmi: ascadenze elettive”, in cui si accostano, in un confronto a distanza, artisti contemporanei e maestri del Novecento. Si trovano vicini gli ultimi “coriandoli” di Davide Nido accanto a un Concetto spaziale di Lucio Fontana, realizzato nel 1963-64 con olio, squarci e graffiti; le installazioni fatte di fiammiferi, stoffe, gomme, spugne e matite di Paola Pezzi a fronte della celebre Slitta dell’artista concettuale tedesco Joseph Beuys eseguita nel 1968 con legno, metallo, corda, feltro, grasso e torcia elettrica; i palloncini in alluminio dello scultore Alberto De Braud in consonanza con il Concetto Spaziale di Lucio Fontana in ceramica colorata e riflessata del 1960-65; i corpi dai contorni tormentati di Federico Guida, attraversati dalla stessa febbre di Liegendes Junges Mädchen, un acquerello su carta dipinto nel 1912 dall’austriaco Egon Schiele. E, ancora, il volto Senza Titolo di Roberto Coda Zabetta, dipinto al cromolux in bianco e nero con sgocciolature quasi astratte, che vive la stessa tensione del dipinto Spagna, un olio su tela di Emilio Vedova datato 1961; le superfici materiche di Egle Reggio, in dialogo con Combustione Plastica di Alberto Burri, plastica e vinavil su cellotex, del 1961; e, infine, un’opera di Paolo Biassoni a confronto con Tête, inchiostro colorato su carta del 1969, di Pablo Picasso.
Russia a Verona Russian Soul
“Links: elective ascendants” will be on through February 15th at Milan’s Blue Gallery (Galleria Blu), with a combination of contemporary artists and twentieth-century masters from different periods. Davide Nido’s last “coriandoli” (confetti) are on show next to a Spatial Concept by Lucio Fontana, created in 1963-64 with oils, strips of material and graffiti. Paola Pezzi’s installations, made with matches, fabric, erasers, sponges and pencils are set beside the famous Sleigh (1968) by the German conceptual
The exhibition currently on show (until the end of the month) at the Beyeler Foundation in Riehen/Basel presents great names in the history of architecture and sculpture, up to our times. This adds to the Foundation’s already rich collection, making it even more interesting to visit its attractive premises, designed by Renzo Piano. In fact, with more than 180 works by 60 artists and 50 architects, “ArchiSculpture” is the ideal place for discovering and studying the vast, complex world of interactions between sculpture and architecture. Thus, there is a shift from the links between Aristide Maillot’s sculptures and Classicism
Un classico innovativo
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Accostamenti In Milan
Nearly sixty examples of their work allow us to trace a rich, complex pictorial adventure. The postwar art scene shows Marie Raymond’s work evolving from figurative to abstract art, closely linked to artists such as Hartung, Magnelli and Arp; she won a number of important awards, including the Kandinsky Prize: Yves Klein, who was born in 1926 from M. Raymond’s marriage with the Dutch artist Fred Klein, participated in his mother’s success and devoted himself to plastic arts, becoming one of the main figures in the sphere of French painting during the second half of the 1950s. His monochromes surprise and fascinate his admirers, especially the uniqueness and depth of his “Klein blue”. On the occasion of an exhibition held in 1956 at the Apollinaire Gallery in Milan, Pierre Restany wrote: “An independent blue that is freed from any kind of functional justification”. In fact, the artist’s blue is unique, a dark, ultramarine azure that cannot be misinterpreted as a decorative reading of monochromes. Klein died in 1962 at only 36 years of age, after having endowed art with moments of great lyricism which are still capable of amazing us today.
Si intitola “As IS When. Il boom della grafica inglese negli anni Sessanta” la mostra proposta dall’Istituto Nazionale per la Grafica Calcografia di Roma fino al 7 febbraio. As Is When è il titolo di una serie di dodici stampe serigrafiche realizzate nel 1964 da Eduardo Palozzi ispirandosi alla vita e all’opera di Ludwig Wittgenstein. Palozzi, insieme a Richard Hamilton, aveva iniziato già dagli anni Cinquanta a esplorare i confini tra arte, nuove tecnologie e cultura popolare, basando la propria ricerca su criteri estetici legati alle espressioni di massa. La mostra di Roma propone ottantaquattro stampe della collezione del British Council che illustrano il decennio rivoluzionario che seguì questo avvio, tra il 1961 e il 1972. Esclusione dell’espressione del sentimento e del messaggio esplicito, uso di materiali e mezzi anonimi e impersonali, tecniche legate alla meccanicità industriale, colori artificiali sono gli elementi caratterizzanti questo periodo di sperimentazione grafica. Tra gli artisti di cui sono esposte le opere, oltre ai due già citati, troviamo nomi quali Peter Blake, Allen Jones, Joe Tilson, Patrick Cualfield. The National Institute for Chalcographic Graphics in Rome is proposing the show “As Is When. The boom of English graphics during the Sixties” until February 7th. As Is When is the title of a series of twelve silkscreen prints created in 1964 by Eduardo Palozzi, who drew inspiration from the life and works of Ludwig Wittgenstein. Already in the fifties, Palozzi – along with Richard Hamilton – had begun exploring the boundaries between art, new technologies and popular culture, founding his research on esthetic criteria linked with mass expression. The Rome exhibition presents eighty-five prints belonging to a collection owned by the British Council: the works illustrate the revolutionary
decade that followed this introductoin, from 1961 to 1972. What characterizes this period of graphic experimentation is the elimination of any kind of expression of feeling and of any clear message, the use of anonymous, impersonal materials and means, techniques linked with industrial mechanicalness and artificial colors. In addition to the two abovementioned artists, works by Peter Blake, Allen Jones, Joe Tilson and Patrick Cualfield are also on show.
Tutto Degas In Rome Con oltre centottanta opere esposte, la mostra al Complesso del Vittoriale a Roma aperta fino al 1 febbraio è la maggiore rassegna mai dedicata in Italia a Degas. “Degas. Classico e moderno” presenta il maestro francese nella sua attività di pittore, scultore, fotografo e incisore nel suo percorso artistico che dai grandi modelli del passato si trasforma per esprimere i valori richiamati dalla modernità. Ballerine, cavalli nudi, ora dipinti ora scolpiti, segnalano la sua ansia di sperimentazione, la creatività e l’audacia che Degas esprime fermando le sue figure in gesti quotidiani, reali e palpitanti. Le opere in mostra provengono da importanti musei pubblici di tutto il mondo e in particolare si segnalano l’intera collezione di sculture provenienti dal Museu de Arte di San Paolo del Brasile e le fotografie prestate dal Museo d’Orsay di Parigi. With over fifty pieces on display, until February 1st the exhibition at the Vittoriale Complex in Rome is presenting the greatest Italian show ever devoted to Degas. “Degas. Classic and Modern” presents the French master throughout his activity as a painter, sculptor, photographer and engraver. His artisitc course is traced as the great models of the past are transformed to express modern values. The artist expresses his need for experimentation, his creativity and boldness by setting his painted or sculpted ballerinas, horses and nudes into vibrantly real, everyday situations. The works on show come from important public museums around the world, such as an entire collection of sculptures coming from the Museu de Arte in São Paulo, Brazil and the photographs lent to the Complex for the occasion by the Musée d’Orsay in Paris. A sinistra/left, Joe Tilson, Trasparency, Clip-O-Matic: eye, 1969. A destra/right, Edgar Degas, Classe di danza, olio su tela/oil on canvas, 48,3x62,5 cm 1873.
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Segni contemporanei In Milan
Società americana oggi Language and Memory
Illuminare l’arte
E’ una mostra che si muove nella zona di confine tra arte, design, grafica, e musica quella che fino al 15 febbraio viene presentata alla Galleria Corsoveneziaotto di Milano. Vengono presentate le opere di Sergio Pappalettera, fondatore negli anni Ottanta dello Studio Prodesign, che si dedica all’illustrazione di copertine e booklet di alcuni dei principali musicisti italiani (Jovanotti, Mannoia, Battiato, Cementano, Daniele, Giorgia, De Nadré, Raf, Nannini, Zero, Pausini e molti altri) e alla regia di videoclip musicali. “The Art Cover”, questo il titolo della mostra propone una panoramica di questa ricerca artistica in cui Pappalettera mette insieme i segni comuni e quotidiani della nostra contemporaneità dall’impatto visivo immediato per portare lo spettatore a un livello critico più profondo teso ad analizzare il valore simbolico e persuasivo dell’immagine.
Debora Hirsch, artista brasiliana e milanese di adozione, presenta fino al 5 febbraio la sua prima personale in Italia. Presso la Galleria V.M.21 Artecontemporanea di Roma, viene presentata la mostra “Americanlifetime”. E’ una riflessione sulla vita, il tempo, il linguaggio, l’identità, la memoria nella società americana contemporanea. Le opere, realizzate appositamente per la mostra comprendono quattro dipinti, due della serie Item e due della serie File (anagrammi rispettivamente di “Time” e “Life”, le due note riviste americane, di cui mantengono la grafica), che ritraggono Quentin Tarantino (nella foto), Uma Thurman, Arnold Schwarzenegger e Nicole Kidman, riflettendo attraverso questi personaggi dello star system sull’illusorietà della fama; un dittico olio su tela Art? Today?; un dittico fotografico US (unknown soldiers); due stampe digitali e un nuovo video Cluster Memories che in sette minuti rappresenta le dinamiche della memoria.
Già distintasi per importanti interventi di progettazione dedicati all’illuminazione di musei, monumenti e mostre di arte, la Disano si è recentemente misurata nell’illuminazione di due specifici eventi: il Festival Internazionale della Scultura di Monte Carlo e la mostra “Segno e Materia” organizzata nella villa Borromeo di Senato (Mi). Svoltosi nei giardini del Casinò di Montecarlo, il Festival Internazionale della Scultura, alla sua terza edizione, si è concluso lo scorso ottobre, ed è stato dedicato al tema “La marcia verso la vita”. Sono state diciassette le opere degli artisti esposte, ciascuna dedicata al tema emblematico della creazione e del rinnovamento umano. In questo contesto Disano ha realizzato il progetto illuminotecnico per evidenziare una delle sculture più rappresentative del Festival: l’“oeuf” di Patrick Mimran, artista francese. La scultura, collocata nello spazio centrale dei giardini del Casinò, rappresenta un gigantesco uovo simboleggiante la vita, dalla sommità del quale escono, allegoricamente, segnali e riferimenti che richiamano alla femminilità e alla vita. Il progetto illuminotecnico studiato per l’opera, ha la firma di
Until February 15th, the Corsoveneziaotto Gallery in Milan is presenting an exhibition that borders on art, design, graphics and music, with works by Sergio Pappalettera. During the eighties, the latter founded Studio Prodesign, which illustrates book covers and booklets by some of the leading Italian musicians (Jovanotti, Mannoia, Battiato, Celentano, Daniele, Giorgia, De André, Raf, Nannini, Zero, Pausini and many others), and directs music videos. “The Art Cover” (the title of the show) offers a survey of this artistic research, where Pappalettera gathers the common, daily signs of our contemporaneity, which features immediate visual impact: The artist leads spectators to a deeper critical level, so they can analyze the symbolic and persuasive value of images.
their original typography. The paintings portray Quentin Tarantino, Uma Thurman, Arnold Schwarzenegger and Nicole Kidman, reflecting the illusoriness of fame through these protagonists of the star system. Other works on show include an oil diptych: Art?Today?; a photographic diptych called US (unknown soldiers); two digital prints and a new video, Cluster Memories, which – in the space of seven minutes – represents the dynamics of memory.
Debora Hirsch, a Brazilian artist who is Milanese by adoption, is presenting her first solo show in Italy (through February 5th). The exhibition, called “Americanlifetime”, is on at the Galleria V.M.21 Artecontemporanea in Rome: a reflection on the life, time, language, identity and memory of contemporary American society. The pieces, which were especially created for the show, include four paintings, two from the Item and two from the File series, which are, respectively, anagrams of “Time” and “Life”, the two renowned American magazines: the artist has kept
Oggetti ombra Material Immaterial Andare al di là delle apparenze: questo pare essere l’invito delle opere che Larry Kagan presenta prima al Sala Espace di Torino (11-22 gennaio) e poi all’Acquario Romano a Roma (27 gennaio-6 febbraio) nella mostra intiolata “ObjectsShadow”. La mostra, già passata nei mesi scorsi da Milano e da Bologna, fa parte del Tribe Art Tour, un progetto artistico nazionale itinerante sponsorizzato dal team di Formula 1 Lucky Strike BAR Honda, che da tre anni lega il suo nome a iniziative tese a presentare sia artisti già noti sia emergenti. La mostra dell’americano Larry Kagan, per la prima volta in Europa, presenta una selezione di dieci installazioni realizzate nell’ultimo decennio. S tratta di sculture/installazioni in cui si creano immagini derivate dal rapporto di una linea e di un elemento immateriale (la luce) con lo spazio. Si determinano così oggettiombra che legano la propria esistenza alla loro duplice natura di materiale e immateriale, spiazzando la percezione di chi guarda. Going beyond appearances seems to be Larry Kagan’s aim with the works he is presenting at the show entitled “Object-Shadow”, first at the Espace hall in Turin (11-22 January), and later at the Roman Aquarium in Rome (27 January6 February). The exhibition, which has already traveled to Milan and Bologna, is part of the Tribe Art Tour, a national, touring art project sponsorized by the Formula 1 Lucky Strike BAR Honda team, which for three years has been devoted to intitiatives aimed at presenting renowned and emerging artists. This show devoted to Larry Kagan, presented for the first time in Europe, displays a selection of ten installations the American artist has created during the past ten years. They are sculpture/installations in which images are created from the relationship between a line and an immaterial element (light) and space. The shadow-objects (or objects-shadow) thus obtained owe their existence to their dual material and immaterial nature, eluding the onlooker’s perception.
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Disano UK, e si sviluppa mediante l’impiego di sei proiettori del tipo Elfo, installati all’interno del bordo perimetrale della fontana nella quale è collocata la scultura. I proiettori dispongono di pannelli frangiluce, che consentono il dosaggio della corretta quantità di luce da dirigere verso l’opera riducendo il riverbero. Il sistema illuminante è inoltre controllato da un timer, programmato per spegnere le luci dopo la mezzanotte, e da una fotocellula che attiva la luce al momento dell’imbrunire.
Milan’s Davide Havelim Foundation is celebrating its first year of activity with the presentation of the first solo show devoted to the New York artist Sarah Sze. A site-specific installation by the artist will be laid out along the Foundation’s display area until January 29th. Sze creates her sculptures/installations by assembling everyday objects such as bottles, tubes, aspirins, toothpicks, straws, as well as drawers, chairs, lamps and ladders; all of these items are somehow attached and tied together. Once the artist has chosen these common objects for her work, they relinquish their role as useful but banal elements and take on new life: they glow with a dramatic, magic light, the key to this fantastic world. The spectator’s curiosity is aroused by the colors and shapes of this installation, and small, incredible microcosms can be spotted within the whole macroscopic work. Anything can be turned into a stage character, a part of the story the artist has created…the corner of a room, a whole room, a hole in the garden, a shelf or an attic. Anything can be imagined through this installation, which follows a heterogeneous logic thanks to its materials, colors and size. These qualities break the traditional rules of art due to the combination of chaos and esthetic rigor, low and high, micro- and macrocosm, decoration and structure.
Artigo, la società specializzata in pavimenti in gomma, appartenente per decenni al Gruppo Pirelli del quale rappresentava significativamente i riferimenti culturali e tecnologici, è stata incaricata di fornire le medesime pavimentazioni, usate al momento della costruzione del ”Pirellone” di Ponti, per il restauro. Ed è proprio questo edificiomonumento, a essere considerato il primo esempio di restauro conservativo di un’architettura del
Impegnata nella promozione della materia prima legno sia in ambito nazionale sia internazionale, Federlegno-Arredo ha deciso di potenziarne lo sviluppo costituendo la Commissione Sviluppo Legno; un organo trasversale alle Associazioni di Federlegnp-Arredo, impegnato nell’elaborazione e realizzazione di strategie mirate alla valorizzazione del legno. Tradizionale, innovativa ecocompatibile e vantaggiosa economicamente, la materia legno riunisce straordinarie potenzialità in numerosissimi campi applicativi. Nel 2003 è stato registrato un incremento dell’utilizzo del legno per i tetti pari al 25% rispetto al 2002. Il coordinamento della Commissione Sviluppo Legno, oltre a promuovere la conoscenza del legno, si occupa della sostenibilità ambientale, e sul punto di editare il “Decalogo per il corretto approvvigionamento e utilizzo della materia prima legno”; è un manuale che intende diffondere la cultura ambientale tra le aziende del settore e fornire indicazioni precise sulla correttezza di alcune procedure. La Commissione si prefigge di diventare inoltre interlocutrice di riferimento per le autorità competenti, offrendo il proprio contributo ai lavori istituzionali in corso relativi alla Normativa Tecnica.
Ora in Giappone
Straordinariamente come nuovo
Micro e macrocosmo Aesthetic of Chaos La Fondazione Davide Havelim di Milano festeggia il suo primo anno di attività presentando per la prima volta in Italia la personale dell’artista newyorkese Sarah Sze. Gli spazi della Fondazione sono occupati fino al 29 gennaio da una installazione site-specific dell’artista. Le sue sculture/installazioni sono realizzate assemblando oggetti d’uso quotidiano come bottiglie, tubi, aspirine, stuzzicadenti, cannucce, fino a utilizzare cassetti, sedie, lampade e scale attaccate e legate tra loro. Gli usuali oggetti, una volta prescelti dall’artista per la sua opera, si animano lasciando il ruolo di utili ma banali elementi per rivestirsi di luce nuova, teatrale e magica, chiave di questo mondo fantastico. I colori e le forme di queste installazione rubano la curiosità dello spettatore rivelando l’esistenza di piccoli e incredibili microcosmi insidiati nell’intera opera macroscopica. Tutto può divenire palcoscenico ospite della storia creata dall’artista, l’angolo di una camera, una stanza intera, la buca di un giardino, lo scaffale o un soffitto. Tutto può essere immaginato dinanzi a tale ingegno che segue una logica eterogenea per i materiali adoperati, i colori e le proporzioni. Qualità che infrangono le barriere tradizionali dell’arte grazie al connubio fra caos e rigore estetico, low and high, micro e macrocosmo, fra decorativo e strutturale.
Legno, materia prima
Novecento, ispirato a principi di funzionalità, bellezza e tutela di tipo museale, nel rispetto del progetto originale. Artigo, in ottemperanza a questo principio, ha per l’appunto fornito il pavimento autoposante in gomma dell’Auditorium e il pavimento a superficie rigata per il piazzale esterno, riproponendo il decoro geometrico nero e grigio uguale a quello originale.
Azienda leader nella produzione di materiali ceramici, Del Conca ha avuto l’incarico di pavimentare una nuova piazza nella città giapponese di Kobe, progettata da Barbara Agnolotto e Laura Mascino, vincitrici del concorso promosso da Assopiastrelle e Fiera di Bologna per la riqualificazione della metropoli nipponica, distrutta nel terribile terremoto del 1995. Denominata Piazza Italia, la nuova area urbana si distingue perché il progetto prevede una soluzione atipica, sviluppata su due piani che si inclinano e intersecano tra loro; uno impluvio di 2000 mq, e uno base di 1200 mq. Le ceramiche del Conca rivestiranno il piano che costituisce la piazza vera e propria, con una piastrella innovativa per resistenza all’usura e al passaggio di veicoli, dato che nella piazza avranno accesso i mezzi di soccorso. La piastrella è caratterizzata da una rugosità antisdrucciolo in caso di pioggia o neve ed è applicabile anche su superfici non orizzontali, poiché il piano da ricoprire è per l’appunto impluvio. La piastrella, che evidenzia una superficie morbidamente modulata, è di colore blu. Il progetto verrà realizzato nel 2005-2006.
Sistemi per coperture Doppio effetto drenante Azienda leader nel mercato delle coperture metalliche, Alubel, ha messo a punto con successo il sistema Alugraf, soluzione ideale e innovativa per il rivestimento impermeabile dei tetti piani, applicabile anche su coperture a grandi luci. Grazie all’assenza di giunzioni di testa tra gli elementi utilizzati. Alugraf dispone di varie qualità interessanti in termini di montaggio e nel sistema di tenuta, e può essere realizzato con un’ampia gamma di metalli, come il rame, l’alluminio, l’acciaio inox, l’acciaio preverniciato e lo zinco titanio.
Queste caratteristiche rendono Alugraf un’alternativa ad alta valenza tecnologica all’applicazione delle guaine sintetiche e bituminose, e permettono di impiegare il sistema su edifici a tipologia normale o far risaltare i connotati architettonici del fabbricato, sia nelle nuove costruzioni sia nel rifacimento di tetti piani di ogni dimensione, realizzati con altre tecnologie. Il particolare procedimento costruttivo rende le coperture Alugraf a tenuta persino in presenza di grandi precipitazioni e con qualsiasi condizione atmosferica avversa.
Laripan e Larivent, di Bellotti, pannelli compositi per l’edilizia, dispongono di caratteristiche meccaniche tali da rappresentare il miglior sistema per la copertura di edifici, contribuendo alla controventatura e all’irrigidimento della struttura portante, e consentendo di sostenete forti carichi accidentali. Grazie alla qualità dei componenti e al tipo di incollaggio utilizzato, mantengono inalterate le loro caratteristiche nel tempo. Laripan è un eccellente isolante dalle prestazioni collaudate e durature anche a temperature estreme. L’inserto in polistirene espansoestruso, Styrofoam di Dow Chemical, è un isolante che possiede una straordinaria combinazione di proprietà fisiche e meccaniche. Larivent, oltre ai vantaggi del pannello Laripan, è caratterizzato dallo speciale inserto isolante che, incorporando la zona di ventilazione, permette di semplificare le operazioni per la realizzazione di coperture ventilate. Laripan e Larivent sono prodotti utilizzando prevalentemente pino marittimo proveniente da piantagioni controllate.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Per il futuro sostenibile
Tende tecniche
Leader mondiale nell’industria del cemento, Holcim persegue una filosofia aziendale mirata alla formazione di un’impresa dal futuro sostenibile, proponendo, dal 2003, “Holcim Foundation for Sustainable Construction”. L’iniziativa persegue l’impegno di sviluppare valori proiettati in un domani rassicurante, relativamente all’architettura, all’ingegneria e all’edilizia. Holcim Foundation promuove approcci innovativi all’edilizia sostenibile, principalmente attraverso gli Holcim Awards una serie di concorsi a livello regionale e mondiale, e gli Holcim Forum; una serie di workshop internazionali che riuniscono specialisti di varie discipline per discutere le problematiche della sostenibilità (www.holcimfoundation.org). Il vasto programma e il regolamento che promuovono l’intero e complesso evento, sia a livello regionale e sia mondiale, vedono Holcim Foundation collaborare con le cinque più prestigiose università tecniche del mondo. La competizione Holcim Awards prende in esame e riconosce ogni contributo all’edilizia sostenibile (indipendentemente dall’entità del progetto) inerente a: architettura, paesaggio, urbanistica, ingegneria meccanica e civile e altre discipline correlate. Per informazioni: www.holcimawards.org.
Leader nel settore delle tende tecniche per interni, Pellini, ha recentemente messo in produzione, tra i nuovi sistemi: ScreenLine SL20P, un modello a comando magnetico solo orientamento, con pomolo fissato sul serramento, in camera da 20 mm, con lamella di soli 12,5 mm. Oltre all’esiguo spessore dell’intercapedine, che ne consente l’utilizzo nella maggior parte degli infissi esistenti, questo sistema magnetico coniuga praticità ed essenzialità formale; il vetro si presenta completamente sgombro, senza comandi esterni da applicare e facilmente pulibile. Altra novità ScreenLine SL20S, nuovo sistema magnetico manuale di sollevamento di una tenda plissè posta all’interno di una retrocamera. Ideale per calibrare l’ingresso di luce e calore attraverso abbaini, lucernari, soffitti, vani finestra inclinati a qualunque angolazione, questo sistema presenta una notevole versatilità di schermatura per qualsiasi tessuto scelto: oscurante, semi-oscurante, trasparente. La tenda viene viene sollevata da una manopola libera, asportabile, contenente magneti
Segnalate
Interruttore senza fili
Fanno parte dei prodotti con Segnalazione Premio XX Compasso d’Oro ADI e del Registro dei Donors, le lampade di FontanaArte “Loop”, disegnata da Voon Wong & Benson Saw, e “Neo”, disegnata da Luisa Calvi, Mauro Merini e Carlo Moya. Le due lampade sono state esposte alla Mostra Compasso d’Oro tenutasi presso la Triennale lo scorso novembre.
Gewiss, con il proposito di consentire all’utente l’arricchimento e la modifica dell’impianto elettrico di casa senza opere murarie e senza posare nuovi cavi, ha introdotto nel mercato di settore il rivoluzionario sistema di comando e controllo System RF, che amplia la serie civile Sistem Blak White. Questa nuova linea consente infatti soluzioni di comando e controllo che, grazie a un’avanzata tecnica di comunicazione senza fili, consente totale libertà di trasformare o completare la propria rete elettrica senza la costrizione di dover posare nuovi cavi. Una tipica soluzione System RF è costituita da un modulo trasmettitore alimentato da normali batterie AAA (microstilo) e da un ricevitore “multifunzione” che esegue i comandi inviati dal trasmettitore. Il ricevitore può essere installato all’interno di un supporto standard in prossimità dell’utenza da comandare, come un punto luce, una presa, il motore di una tenda, l’apertura di un cancello, una valvola di sicurezza del gas, una caldaia, un condizionatore o altro. Il trasmettitore svolge le diverse funzioni riconducibili all’impianto elettrico
Eccellenza nelle prestazioni
Varia la temperatura di colore
Nella scala dei migliori produttori europei di materiali isolanti, Ursa, del Gruppo Uralita, si colloca a pieno diritto al terzo posto, grazie a un fatturato di oltre 450 milioni di euro e l’impiego di 2200 dipendenti. I prodotti, studiati per assicurare la massima qualità di impiego, vengono realizzati secondo procedimenti tecnologici estremamente evoluti, e con l’impegno di controlli severissimi al fine di prestazioni elevate e costanti. Il programma di sviluppo e innovazione ha come obbiettivo quello di aumentare i livelli prestazionali del prodotto, con un’attenzione particolare al miglioramento degli aspetti economici ed ecologici in sede produttiva.Tutti i prodotti Ursa sono certificati dai più importanti istituti internazionali e contrassegnati dal marchio CE. I prodotti isolanti Ursa GlassWol, vengono prodotti in lana di vetro costituita da fibre di vetro lunghe, sottili, elastiche, prive di materiale non fibrato e di elevata resistenza meccanica. Queste proprietà sono ottenute grazie all’utilizzo di una miscela vetrificabile, costituita da componenti selezionati e dosati (di natura inorganica) e a un complesso sistema di fusione e fibraggio. Il fitto intreccio di queste fibre, legate tra loro con resine termoindurenti, crea una struttura costituita da una moltitudine di celle aperte contenenti aria, capace di conferire contemporaneamente ai prodotti finiti tre prestazioni fondamentali come: isolamento termico, acustico e correzione acustica. I prodotti isolanti Ursa XPS in polistirene estruso, sono un manufatto, sotto forma di pannelli, costituito da una struttura cellulare chiusa contenente aria. Grazie a un particolare processo di estrusione l’espansione viene effettuata senza utilizzo di HCFC. Materiale isotropo, omogeneo ed ecocompatibile, il prodotto assicura proprietà fisiche e meccaniche che lo identificano come un isolante termico di elevata qualità.
Leuci ha messo a punto un sistema brevettato di illuminazione che consente di variare a piacere la temperatura colore di luce bianca, secondo ogni particolare esigenza. Il dispositivo si caratterizza perché dotato di: sorgenti luminose a LED TRIOAmbiente ciascuna con temperatura di colore differente dalle altre; lenti di miscelazione dei fasci emessi dalle sorgenti luminose a LED; una unità di controllo RGBox30, alimentata dalla rete. Tale unità di controllo è programmata con un software per controllare, in modo indipendente, la potenza di emissione di ciascuna delle sorgenti a LED collegate, agendo mediante un unico punto di comando.
permanenti, che scorre facilmente e senza attrito sul vetro. La movimentazione può avvenire in ogni direzione, da destra a sinistra e viceversa, dal basso verso l’alto e viceversa.
tradizionale, con il vantaggio di escludere ogni collegamento fisico. Attualmente Gewiss propone moduli trasmettitori con funzioni di “pulsantiera” (da 1 a 4 tasti), cronotermostato, rilevatore di gas e rilevatore di movimento all’infrarosso con crepuscolare.
Gabriele De Giorgi, Roma. Follie, deliri, contaminazioni Riccardo Dalisi, Radicalmente. Tornare ai fulcri generativi dell’Architettura Michele Costanzo, Hans Ibelings (a cura di) Dutch touch. Sulla seconda modernità in Olanda Matteo Agnoletto, GROUNDZERO.EXE. Costruire il vuoto Kappa, collana “Percorsi” diretta da Michele Costanzo, Roma 2004, ill. a colori, 128 pp La collana “Percorsi” diretta da Michele Costanzo, propone una serie di saggi di architettura su tematiche relative a figure, opere e problematiche legate allo svolgersi della ricerca architettonica del presente. L’interesse che ha guidato la scelta delle varie proposte testuali deriva dalla caratteristica di ciascuno scritto di prendere le mosse da un ambito tematico apparentemente delimitato, per proiettarsi poi in una dimensione d’interessi più vasta e dilatata. La raffinata grafica curata dallo studio “2a+p”, inoltre, ha cercato di mettere in evidenza le specifiche peculiarità di ciascun saggio. Pur essendo stata rifiutata un’impostazione di collana di genere, per puntare sull’esemplarità del singolo testo, i volumi finora pubblicati, tuttavia, pur nella loro apparente diversità, inseguono una sorta di linea concettuale che li lega: rappresentata dall’idea di una nuova ’immagine’ di città che si va formando, ed una nuova sensibilità nello stabilire un approccio con essa. Il primo volume è di Gabriele De Giorgi, Roma. Follie, deliri, contaminazioni. Il tema di base è la dimensione comprensiva di luci e ombre della Capitale, in cui la città storica romana e la metropoli convivono l’una nell’altra. E’ una realtà che a volte confina con l’inestetico, con il disordine, con l’ibrido e con le disarmonie e i conflitti. Per cogliere il senso di tale realtà in trasformazione è indispensabile un cambio di rotta rispetto alle tradizionali letture per stereotipi. In un momento storico come quello attuale in cui l’ulteriore espansione non dovrebbe più guidare la strategia urbana di Roma, ma piuttosto la trasformazione dell’esistente, lo scenario urbano può costituire un grande interesse e stimolo per formulare ipotesi e soluzioni adatte a migliorare la città. L’esperienza storica indica oggi come positivamente percorribile la via della comunicazione delle differenze, della possibilità di accogliere contrasti e tensioni introiettandole ed elaborandole come proposte urbane per una città più vivibile, specialmente nei contesti più poveri, centrali e periferici. Il secondo volume è di Riccardo Dalisi, Radicalmente. Tornare ai fulcri generativi dell’Architettura. Si tratta di un percorso progettuale in cui l’autore presenta una successione di eventi progettuali, estremamente diversificati tra loro per dimensione, tematica, impegno realizzativo, ma tutti fortemente permeati da una salda ispirazione e da un forte impegno creativo. Particolarmente significativa, nel suo itinerario di ricerca, è la sua attiva partecipazione al “movimento radicale”, che aprirà la
sua attività a proficui incontri e collaborazioni a carattere internazionale. Negli ultimi dieci anni Dalisi si è dedicato intensamente alla creazione di un rapporto sempre più articolato e fecondo tra ricerca universitaria, design, scultura, pittura, arte e artigianato, ponendo al centro del suo interesse l’obbiettivo di uno sviluppo umano individuale e collettivo da raggiungere attraverso il dialogo e il potenziale di creatività che ciascuno è in grado di sprigionare (in misura maggiore o minore) dal proprio interno. Intensa, in questo periodo, è anche l’attività di animazione e di ricerca attraverso stage in tutta Italia. Il terzo volume è di Michele Costanzo e Hans Ibelings, Dutch touch. Sulla seconda modernità in Olanda. Riguarda il tema della “seconda modernità”, che è una delle tante definizioni attribuite alla produzione architettonica olandese degli ultimi anni. In particolare, esso designa una vasta serie di opere, realizzate da una giovane generazione di progettisti, caratterizzate da una metodologia progettuale essenzialmente basata sulla ricerca della forma, su un approccio apparentemente ‘ludico’ nei confronti dell’espressione progettuale. Anche se, l’aspetto che maggiormente conferisce un carattere identitario al suo messaggio culturale è la tensione internazionalista che la percorre. I saggi qui raccolti, affrontano tale rivoluzione linguistica e culturale, che ha cambiato, in buona parte, l’assetto spaziale delle città e del territorio olandese. Il fenomeno, nei suoi sviluppi, è affrontato da due diverse angolazioni: una, per così dire, interna attraverso il contributo di critici dell’architettura olandesi; e l’altra esterna attraverso riflessioni di architetti e studiosi italiani. Due punti di vista a confronto che affrontano, nei diversi contributi, questioni a carattere generale o relativi ad autori ed opere. Il quarto volume, infine, è di Matteo Agnoletto, GROUNDZERO.EXE. Costruire il vuoto. Ricostruire a Ground Zero significa prima di tutto rifiutare il vuoto come risposta a quanto accaduto. Ma significa anche adeguarsi al potere e alle sue esigenze imprenditoriali e commerciali e, contemporaneamente, attribuire un senso alle migliaia di vite umane drammaticamente cancellate. Rispondere con un progetto non è stato un facile compito per i progettisti coinvolti nelle diverse occasioni di una vicenda tuttora aperta. All’interno di tale scenario, le proposte degli architetti inducono alla nascita di un inedito modello di grattacielo di tipo globale o ipergrattacielo. Una struttura autogenerativa
rispetto alla genesi evolutiva del grattacielo stesso e alle leggi della metropoli, fondata, come afferma Libeskind sull’immagine celebrativa e sull’ostentazione di forme eterogenee private delle regole costitutive dell’architettura e della città. Maria De Propris
nuovo libro sull’impatto che i media hanno sulla nostra vita. Si esamina la crisi dei valori dovuta alla sempre più ampia disseminazione della tecnologia e della codificazione delle nostre azioni e pensieri alla ricerca di nuovi significati da dare alla vita del futuro.
Bas Princen Artificial Arcadia A cura di Ed van Hinte Design di Thonik 010 Publishers, Rotterdam 2004, 45 ill. a colori, 128 pp Il fenomeno tipicamente olandese di adattarsi al paesaggio ha portato a nuovi modi di pensarne il progetto. Princen illustra le proprie idee attraverso una serie di fotografie di grande formato che cercano di rendere il lettore cosciente delle complessità che formano i paesaggi contemporanei, quali l’accessibilità, il regime delle acque, le reti di trasporto.
Per i giovani Metamorph – In viaggio nell’architettura contemporanea Marsilio, Venezia 2004, 178 pp., ill col. Ideato da “Kid-a – The Network Generation Magazine” in collaborazione con la Biennale d’Architettura di Venezia del 2004, ma ormai avviato a una circolazione autonoma, questo “Viaggio nell’architettura contemporanea” destinato ai bambini e soprattutto ai preadolescenti della scuola media dell’obbligo si è posto l’obiettivo di avvicinare l’architettura contemporanea al suo pubblico reale, facendo leva su un minuto lavoro di educazione e informazione fondato su rigorosi criteri didattici. Il volume si è avvalso di interventi di esperti, che hanno prospettato i caratteri primari dell’architettura d’oggi (Maurizio Vitta), le modalità psicologiche dell’abitare nell’età evolutiva (Fulvio Scaparro), i rapporti tra spazi architettonici e vissuto (Vanna Iori), l’architettura e la sensorialità (Anna Barbara), e documenta l’esperienza diretta di studio e laboratorio compiuta da un gruppi di preadolescenti italiani presso gli studi di Odile Decq a Parigi, Miralles e Tagliabue a Barcellona, Reinhardt Haus a Berlino, Juan Navarro Baldeweg a Barcellona e Federico Soriano a Madrid, designati sulla scorta delle cinque parole chiave che la recente Biennale aveva posto a base dell’esposizione. Allontanata dagli studi specialistici e dalla cultura adulta, e posta a diretto confronto con i suoi utenti in erba, l’architettura si è così riproposta nelle sue manifestazioni più autentiche, ritrovando nella più elementare didattica le proprie radici, come hanno testimoniato tanto il fervido impegno dei giovani quanto l’interesse dimostrato dagli architetti, molti dei quali hanno accettato di buon grado di proseguire l’esperienza, in laboratori estemporanei, all’interno della stessa Biennale.
Segnalazioni Lighting Design Europe Lusco Editora, San Paolo do Brazil 2004, ill. a colori, 240 pp Il libro riccamente illustrato è frutto di un anno di lavoro della casa editrice brasiliana, specializzata nel settore dell’illuminazione, con i maggiori studi e aziende europee di lighting design, Vengono presentate le realizzazioni più recenti e innovative in varie tipologie architettoniche con schede descrittive e tecniche.
Più in alto Carrier, aggiudicandosi l’appalto per il condizionamento del grattacielo Taipei 101, che raggiunge i 503 metri ed è attualmente il più alto del mondo, raggiunge il primato di aver condizionato otto dei dieci edifici maggiori per altezza oggi esistenti. Ogni piano è condizionato da un impianto Carrier che comprende 4 refrigeratori centrifughi 19XR, 197 air handlings units e 2233 fan coil. Il sistema include sino
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Quattro volumi della collana “Percorsi”
a 28 moduli Variable Air Volume (VAV) in ogni piano, che assicurano comfort agli occupanti con un volume d’aria flessibile e regolabile. Il sistema di mandata e ripresa dell’aria è integrato con il sistema di illuminazione per garantire una migliore distribuzione dell’aria. Un serbatoio di accumulo di ghiaccio, posto nelle fondamenta dell’edificio, consente una riduzione dei costi e una migliore efficienza al sistema.
Mario Cucinella: Works at MCA, Building and Projects The Plan Art & Architecture Editions, Bologna 2004, ill. a colori, 408 pp Attraverso una serie di interviste, schede descrittive e molte immagini, viene presentato il lavoro sin qui svolto dall’architetto bolognese, che illustra e spiega la propria filosofia progettuale fondata sulla curiosità e sul desiderio di sperimentazione. Vilém Flusser La cultura dei media Bruno Mindadori, Milano 2004, 288 pp Dopo Filosofia del Design, Flusser riflette in questo
Giovanna Piccino Design e territorio. Design Marketing Territoriale Sviluppo urbano. “Cargo, la Piazza in mano” Editrice Abitare Segesta, Milano 2004, 128 pp La pubblicazione si prefigge di approfondire il tema del progetto dello sviluppo urbano e territoriale attraverso le possibili dinamiche praticabili e di verificare le potenzialità interpretative, attuative e comunicative del design. Gennaro Postiglione One Hundred Houses for One Hundred European Architects of the Twentieth Century Taschen, Los Angeles 2004, ill. a colori, 480 pp Un itinerario attraverso le case che 100 architetti europei hanno realizzati per se stessi in un delicato equilibrio tra estetica, funzionalità e desideri personali.
Jeff Wall, Jacques Herzog, Philip Ursprung Pictures of Architecture – Architecture of Pictures A conversation between Jacques Herzog and Jeff Wall, moderated by Philip Ursprung Springer, Wien/New York 2004, ill. col. e b/n, 78 pp Il libro fa parte della serie “Art and Architecture in Discussion” e presenta attraverso le fotografie di Wall alcune delle realizzazioni più significative di Herzog & de Meuron ponendo la questione del rapporto tra arte e fotografia, sull’architettura fotogenica, sulla costruzione sia delle immagini sia dell’architettura, sul fattore tempo.
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Belgio/Belgium Bruxelles The Philippe Rotthier European Prize for Town and City Reconstruction Premio europeo per nuove architetture che rispettino lo spirito del luogo e siano ambientalmente ed ecologicamente consapevoli European prize for new architectures which respect the spirit of places and are ecologically sound Scadenza/Deadline: 15/4 Monte premi/Total prize money: 30.000 Euro Giuria/Jury: Percarlo Bontempi, Stéphanie Celle, Maurice Culot, Eulàlia González, Frank Hetherton, Marcel Kalberer, Léon Krier, Elie Levy, Rudy Ricciotti, Gilles de Bure, Françoise Lefébure, Martin Mosebach, Patrick de la Rivière, Christian Carez, Toni Marí Per informazioni: Fondation pour l’Architecture 55 Rue de l’Ermitage 1050 Bruxelles Tel. +32 2 6422480 Fax +32 2 6422482 E-mail: fondation.architecture@skynet.be
Germania/Germany Frankfurt am Main Techtextil 2005. Strutture tessili per una nuova edilizia 2005 La manifestazione intende premiare soluzioni innovative e risolutive relative all'impiego di materiali tessili nell'edilizia. Il programma prevede 4 categorie di partecipazione: 1) macro architettura, 2) micro architettura, 3) ambiente ed ecologia, 4) strutture composite e ibride The event will prize innovative solutions related to the use of textiles materials in building. The brief calls for 4 participation categories: 1) macro architecture, 2) micro architecture, 3) environment and ecology, 4) composed and hybrid structures Scadenza/Deadline: 28/2 Per informazioni: Generalsekretariat Arbeitskreis Textile Architektur Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756553/75756710 Fax +49 69 75756541 E-mail: Katrin.Mueller@messefrankfurt.com
Koln IAKS Award 2005 Premio internazionale per impianti sportive e ricreativi International competition for sports and leisure facilities Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: IAKS Carl-Diem-Weg 3 50933 Koln Tel. +49 221 4912991 Fax +49 221 4971280 Internet: www.iaks.info E-mail: iaks@iaks.info
102 l’ARCA 199
+ europaconcorsi
Stuttgart European Architectural Photography Prize 2005 Premio europeo della fotografia di architettura Scadenza/Deadline: 28/1
Per informazioni: FHT Stuttgart, FB Architektur, “European Architectural Photography Prize” 70174, Stuttgart, Germany architekturbild e.v. Marquardtstraße 33 - 70186 Stuttgart Internet: http://demo.six.de/kunden/ archbild/sixcms/list.php?page=verein_page E-mail: architekturbild@netic.de
India Mumbai Enlightening Learning Environments Concorso per studenti per ricerche e analisi che identifichino necessità per strutture educative professionali in una determinata area o contesto Student competition to undertake surveys and analysis to identify the critical need for enhancing professional/vocational educational facilities in a given context Scadenza/Deadline: 27/1 Giuria/Jury: Suha Ozkan, George Henderson, Peter Schreibemayer, Ashraf Salama, Koichi Nagashima, Muktirajsinhji Vhauhan Per informazioni: International Association for Humane Habitat C/a Anil Nagrath Rizvi College of Architecture Off Carter Road, bandra West Mumbai 400050 Tel. +91 22 26050624 Fax +91 22 26002744 Internet: www.humanehabitat.org E-mail: ichh2005@humanehabitat.org
Irlanda/Ireland Cork Kyrl’s Quay Design Ideas La città di Cork in associazione con il RIAI organizza un concorso internazionale di idee per Cork 2005 Capitale Europea della Cultura per la promozione della qualità architettonica dell’ambiente costruito. Il concorso richiede progetti per la rivitalizzazione e lo sviluppo dell’area lungomare tra Cornmarket Street e Kyrls Quay Cork City Council in association with the RIAI is organising an architectural design competition for Cork 2005 which aims to promote high quality design in the built environment of Cork city. Architectural design ideas will be sought from national and international designers for a group of prominent waterfront sites which stretch from the junction of Cornmarket Street westwards along Kyrls Quay Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: Cork 2005 Architectural Design Competitions Tel. +353 (0)21 4924086 Internet: www.cork2005.ie/programme E-mail: planning@corkcity.ie
Italia/Italy Alghero (Sassari) Riqualificazione dell’Area denominata “Ex SAICA” Concorso di idee per la riqualificazione e valorizzazione dell’area ex SAICA
Ideas competition for the refurbishment and valorisation of the former Saica area Scadenza/Deadline: 15/2 Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Giuria/Jury: Gian Marco Saba, Paolo Scarpellini, Paolo Vella, Paola Rossi, Alessandro Biddau Per informazioni: Comune di Alghero Settore IV – Servizio OO.PP Via S. Anna 38 Tel. +39 079 997840 Fax +39 079 997847 Internet: www.comune.alghero.ss.it/ appalti/settore4/opere_pubbliche/2004/ concorsoidee_saica/bando.doc
Arezzo Concorso per un’ulteriore sede della Provincia Concorso per la progettazione di una sede della Provincia Competition for the project of a new Province Building Scadenza/Deadline: 11/1 Per informazioni: Denominazione Provincia di Arezzo Servizio responsabile Edilizia e Impianti Segreteria concorso Giuseppina Bocchini Via dell’Orto 2 - 52100 Arezzo Tel. +39 0575 392335/329-4309049 Fax +39 0575 392361 Internet: www.provincia.arezzo.it E-mail: ediliz@provincia.arezzo.it
Castiglione delle Stiviere (Mantova) Concorso di urbanistica Concorso di idee per la riqualificazione delle vie e piazze del centro storico cittadino/Ideas competition for the refurbishment of the streets and squares of the historical city centre Scadenza/Deadline: 25/1 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro Per informazioni: Comune della Città di Castiglione delle Stiviere Area Tecnica - Settore Lavori Pubblici Palazzo Gonzaga - via Cesare Battisti 4 46043 Castiglione delle Siviere (MN) Tel. +39 0376 679287 Fax +39 0376 944175 Internet: www.comune.castiglione.mn.it E-mail: tecnico@comune.castiglione.mn.it
Igea Marina (Rimini) Isola dei Platani Concorso europeo per la riqualificazione dell’Isola dei Platani e aree limitrofe/European competition for the requalification of Isola dei Platani and surrounding areas Scadenza/Deadline: 6/4
Per informazioni: Comune Igea Marina Michele Bonito Tel. +39 0541 343751 Fax +39 0541 345844 Internet: www.comune.bellaria-igeamarina.rn.it/comune/bandi/b71/index.asp E-mail: m.bonito@comune.bellaria-igeamarina.rn.it
Milano Un simbolo per i musei lombardi Concorso per il design del logo di Musei e Raccolte riconosciuti dalla Regione Lombardia/Design competition for a new logo for the Lumbardy Museums Scadenza/Deadline: 18/1 Monte premi/Total prize money: 5.000 Euro Giuria/Jury: Alberto Garlandini, Giuseppe Costa, Claudio Salsi, Pierluigi Cerri, Italo Lupi, Bob Noorda, Emanuele Pirella
Per informazioni: Fondazione ADI per il Design Italiano via Bramante, 29 20154 Milano Tel. +39 02 33100164 Fax +39 02 33100878 Internet: www.adi-design.org/ default.asp, www.lombardiacultura.it/ evento.cfm?ID=667
ReAl 13 Mangiare Ovunque Concorso Internazionale di Design per oggetti prevalentemente in alluminio riciclato, o in cui l’alluminio sia comunque materia di strategica importanza (un componente rilevante che abbia una funzione irrinunciabile e innovativa), che dovranno avere stretta attinenza con l’alimentazione/International design competition for objects mainly made of recycled aluminium, or where this material has a relevant role, which are connected with the theme “Eating Everywhere” and alimentation Scadenza/Deadline: 28/1 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Giuria/Jury: Biba Acquati, Vanni Codeluppi, Carlo Forcolini, Tersilla Giacobone, Italo Lupi, Angelo Mangiarotti, Gino Schiona Per informazioni: Concorso ReAl 13 c/o Connexine Via Cadore 33 20135 Milano Tel. +39 02 55184662 Fax +39 02 54135028 Internet: www.real13.it/REAL_ITA_A4.pdf E-mail: info@real13.it, info@connexine.com
Espresso: Spazio/Tempo del caffè Concorso internazionale aperto a progettisti, artisti, designer e studenti under 35 per il progetto di un modello di bar quale luogo di conoscenza, scoperta e incontro/International competition open to architects, designers, artists and students under 35 years of age for the project of a coffee bar as a meeting, discovery and knowledge place Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 7.000 Euro Giuria/Jury: Stefano Boeri, Sergio Silvestris, Anna Barbara, Petra Blaisse, Ludovico Einaudi, Anselm Franke, Naoto Fukasawa, Alessandro Mendini, Hans Ulrich Obrist Per informazioni: Segreteria organizzativa Via Gianni Mazzocchi 13 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 02 824721 Fax +39 02 57500132 Internet: www.domusweb.it, www.illy.com E-mail: competition.domusilly@domusweb.it
Marchio Fondazione Quarta Concorso aperto a under 30 per l’ideazione di un marchio per la Fondazione Giancarlo Quarta/Competition open to designers under 30 years of age for the project of a logo for the Giancarlo Quarta Foundation Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 5.000 Euro Giuria/Jury: Bob Noorda, Valeria Bucchetti, Maurizio Minoggio, Mario Piazza, Elisabetta Morosini, Roberta Raggio Per informazioni: Fondazione Giancarlo Quarta Via Baldissera 2, 20129 Milano Tel. 335 666 91 73 Internet: www.fondazionegiancarloquarta.it E-mail: info@fondazionegiancarloquarta.it
AGENDA Napoli Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” Il Premio, a cadenza biennale, è per il miglior progetto di architettura realizzato negli ultimi 5 anni e che sia ultimato alla data del 31/12/2004. Il Premio ha la finalità di promuovere il lavoro della nuova generazione europea selezionando i migliori talenti e valorizzando la qualità dell'architettura/The biennial award is reserved to the “best architectural realized project” in the past five years and finished by 31/12/2004. The award wants to prize the work of the new European generations selecting the best talents and improving the architecture quality Scadenza/Deadline: 31/1 Per informazioni: Cooperativa Libraria Editrice Architettura Napoli Direzione del Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” c/o CLEAN Via Diodato Lioy 19 - 80134 Napoli Fax +39 081 5524419 Internet: www.cleanedizioni.it
+ europaconcorsi
5 anni (under 30) per la progettazione di un complesso di edifici residenziali, commerciali, di servizio e una scuola alle pendici della città storica/Two stages competition open to architecture students and architects under 30 years of age who got their degree no more than 5 years ago, for the project of a complex includine residences, commercial spaces, services and a school Scadenza/Deadline: 20/1 Monte premi/Total prize money: 10.500 Euro Giuria/Jury: Francesco Cellini, Pierre Alain Croset, Richard Ingersoll, Franco Marini, Gianluigi Nigro, Fabio Zappetti Per informazioni: Il Giornale dell’Architettura C/a Edoardo Piccoli Tel. +39 011 8199121 Fax +39 011 8199158 E-mail: piccoli@allemandi.it Fornaci Briziarelli Marciano-FBM Internet: www.fbm.it
Messico/Mexico
Piombino Dese (Padova)
Mexico City
Idee per la luce-Traditions & Modernity Concorso per designer under 35 per l’ideazione di nuove soluzioni per l’illuminazione/Competition open to designers of less than 35 years of age for new lighting solutions Scadenza/Deadline: 21/4 Monte premi/Total prize money: 1.500 Euro
7th International Arquine Competition for architects and students 7° Concorso internazionale per professionisti e studenti bandito da Arquine. Il tema di questa edizione è “Frontiera”; si chiedono proposte per un attraversamento pedonale della frontiera tra Messico e USA/This year's competition deals with the theme “Frontera/Border”, proposing a “pedestrian border crossing” in response to the importance of the border zone between Ciudad Juárez and El Paso, where countless Mexicans cross year after year to work in the United States Scadenza/Deadline: 28/1 Giuria/Jury: Christopher Calott, Francisco Serrano, Fernando Romero, and Rozana Montiel
Per informazioni: Ditre Group Via Albare, 127/B 35017 Piombino Dese (PD) Tel. 0499365320 Fax 0499366376 E-mail: info@ditre.com
Ravenna Nuovo Polo Scolastico Concorso di progettazione in due gradi per la costruzione del Nuovo Polo Scolastico a Lido Adriano/Competition in two phases for the design of a new school complex at Lido Adriano Scadenza/Deadline: 28/1
Per informazioni: COMUNE DI RAVENNA Area Infrastrutture Civili - Servizio Edilizia Via C. Morigia 8/A 48100 Ravenna Tel. +39 0544 482636 Fax +39 0544 482724 Internet: www.comune.ra.it/comune/ appalti/incarichi/polo_lidoadriano E-mail: ntassinari@comune.ravenna.it
Siena Azienda USL 7 Concorso di progettazione per la realizzazione di un edificio da adibire a presidio distrettuale Siena sud/Competition for the project and realization of a building for the district health of Siena south area Scadenza/Deadline: 27/1 Monte premi/Total prize money: 17.327,10 Euro Per informazioni: Azienda U.S.L.7 di Siena Ufficio Nuove Opere Tel. +39 0577 586981 Fax +39 0577 586105. Internet: www.usl7.toscana.it
Todi (Perugia) Premio di Architettura FBM: Una porta per Todi Concorso in due fasi per studenti di architettura e laureati da non più di
Per informazioni: Internet: www.arquine.com
Olanda/Holland Hertogenbosch European Ceramic Work Centre Si richiedono progetti relativi all’uso della ceramica in architettura/Call for projects to expand the uses of ceramics in architecture Scadenza/Deadline: 15/1 Per informazioni: European Ceramic Work Centre Internet: www.ekwc.nl E-mail: info@ekwc.nl
Peru Nazca Nazca 2005 Concorso internazionale di idee per progetti per realizzare un osservatorio innovativo che modifichi la visione turistica delle Linee di Nazca/Architects from around the world are invited to participate in the Idea Contest “NAZCA 2005” for the best design proposals to create a next generation observatory which renovates the vision of tourism in the area and also invites the visitor to enjoy a new and different experience, by spending the night and awakening in front of the Nazca Plains
Scadenza/Deadline: 30/1 Monte premi/Total prize money: 9,500 US$ Giuria/Jury: Alvaro Pastor, Giuliano Validivia, GeanPaolo Pietri, Sebastián Navarrete Per informazioni: Arquitectum NAZCA 2005 Contest Alfredo Queirolo-Professional Advisor Internet: www.arquitectum.com E-mail: nazca2005@arquitectum.com, concursos@arquitectum.com
Svizzera/Switzerland Wildegg Beton 05 Premio di architettura per progetti realizzati in Svizzera dopo l’1/1/2000 che abbiano utilizzato il cemento come mezzo di espressione architettonica/Award for constructions realized in Switzerland after 1/1/2000 utilizing concrete as a medium of architectonic expression Scadenza/Deadline: 16/2 Monte premi/Total prize money: 50.000 CHF Giuria/Jury: Helmut Federle, Gabriele Guscetti, Silvia Gmür, Valerio Ogliati, Philip Ursprung, Angela Wiechula, Wiel Arets Per informazioni: Cemsuisse-Architektur Preis Beton 05 C/o technische Forschung und Beratung für Zement und Beton Lindenstrasse 10 5103 Wildegg Internet: www.cemsuisse.ch E-mail: info@cemsuisse.ch
Turchia/Turkey Istanbul Extreme: Creating Space in Extreme and Extraordinary Conditions Concorso internazionale per studenti/International students competition Scadenza/Deadline: 25/1 Per informazioni: UIA 2005 Internet: www.uia2005istanbul.org
USA Bellingham, WA Bellingham-Whatcom Museum Design Competition Concorso per un nuovo museo che funga da ampliamento dell’esistente museo di Storia dell’Arte, tra il Municipio e il Mount Baker Theatre. Il nuovo edificio deve includere una galleria d’arte e una sezione dedicata ai bambini/Architectural design competition to select a winning design and architectural team for a new museum building. The new facility is intended to help meet the space needs of the existing Whatcom Museum of History and Art, which is housed in several buildings, including the former City Hall, built in 1892. The new building will be strategically located between the former City Hall and the historic Mount Baker Theatre. The new building will include a children's museum and an art gallery Scadenza/Deadline: 11/1 Monte premi/Total prize money: 60,000 US$ Per informazioni: Internet: www.bwpfd.org/museum.htm E-mail Bill Liskamm at BellinghamComp@aol.com
Bourne Buzzards Bay Design Competition La Buzzards Bay Village Association lancia un concorso internazionale a fase unica per proposte innovative per un parco di 20 acri tra il Cape Cod Canal e la Main Street a Buzzards Bay. Obiettivo principale del progetto è quello di creare un’area ricreativa e culturale intergenerazionale che stimoli l’incontro tra gli abitanti e lo sviluppo economico/The Buzzards Bay Village Association is pleased to announce a single-phase, open International Design Competition seeking innovative proposals for up to a 20acre park with extensive frontage on both Cape Cod Canal and Main Street, Buzzards Bay. The main objective is to create an intergenerational recreation area and cultural amenity for the use of local residents while encouraging downtown economic redevelopment Scadenza/Deadline: 19/4 Monte premi/Total prize money: 18,000 US$ Giuria/Jury: Greg Pasquarelli, Mack Scogin, Vincent James, Ken Smith, Walter Hood, Toshiko Mori Per informazioni: The Buzzards Bay Village Association 536 Mac Arthur Boulevard, Bourne, MA 02532 Tel. +1 508 5649043 Fax +1 508 5637519 Internet: www.buzzardsbayvillageassociation.org
Houston International Student Offshore Design Competition Concorso per lo sviluppo e la promozione del processo progettuale e delle relazioni tra studenti e industria dell’offshore/The intent of this competition is to develop and promote the design process, encourage teamwork, and to develop mentor relationships between students and offshore industry professionals Iscrizione/Registration: 25/2 Consegna/Submission: 27/5 Monte premi/Total prize money: 2,750 US$ Per informazioni: Alan C. McClure & Associates c/a Lars Ronning 2600 South Gessner, Ste. 504 Houston, TX 77063 Tel. +1 713 7891840 Fax +1 713 7891347 Internet: www.isodc.com
New York Next Generation Design Competition Premio per idee e progetti di cui possano beneficiare gli individui o l’ambiente e che stimolino i professionisti del design a creare prodotti centrati sull’uomo, sull’ambiente e sui sistemi di comunicazione/Award to an enterprising individual or office who's Big Design Idea will benefit people and the environment, and will challenge design professionals to create humancentered products, environments, and communication systems Scadenza/Deadline: 15/1 Primo premio/First prize: 10,000 US$ Per informazioni: Attn: Laurie Manfra Next Generation Design Prize Metropolis Magazine New York, NY 10010, USA Internet: www.metropolismag.com
199 l’ARCA 103
AGENDA Ceramic Tiles of Italy Premio per le migliori realizzazioni commerciali, istituzionali o residenziali di architetti e interior designer nordamericani in cui siano state utilizzate piastrelle ceramiche italiane/Design Competition to recognize outstanding achievement by North American architects or interior designers using Italian ceramic tile in commercial, institutional or residential installations Scadenza/Deadline: 30/1
Per informazioni: Italian Trade Commission, Ceramic Tile Department Ceramic Tiles of Italy Design Competition 2004 33 East 67th Street New York, NY 10021-5949 Tel. +1 212 9801500 Fax +1 2127581050 Internet: www.italtrade.com, www.italytile.com E-mail1: newyork@newyork.ice.it E-mail2: tileinfo@italtrade.com
The 2005 Latrobe Fellowship Concorso per proposte ricerca in campo architettonico tese a migliorare la conoscenza della professione. Il vincitore riceverà 100,000 US$ per portare avanti il proprio programma di ricerca attraverso pubblicazioni, lezioni, mostre e altre iniziative educative/The 2005 Latrobe Fellow will receive a stipend of US $100,000 for research, findings, and recommendations documented in publications, exhibitions, or educational programming that will inform, educate, and provide new insights for the architecture profession. The College is seeking proposals from experienced research professionals with a proven record of accomplishment. The goal is to support research that will increase the knowledge base of the architecture profession Scadenza/Deadline: 4/2 Per informazioni: Pauline J. Porter, Director College of Fellows The American Institute of Architects 1735 New York Avenue, NW Washington, D.C. 20006-5292 Tel. +1 202 6267521 Fax +1 202 6267527 Internet: www.aia.org/fellows_latrobe_2005 E-mail: pporter@aia.org
The Parachute Pavilion Concorso internazionale che invita i progettisti a generare una proposta innovativa che contribuisca all’immagine di Coney Island per il futuro. Il Parachute Pavilion deve essere un generatore di attività in tutte le stagioni, attirando il pubblico sul lungomare, la spiaggia e la Surf Avenue/Open Design Competition for Coney Island invites designers worldwide to generate innovative design proposals for a project that contributes to a 21st-century vision for Coney Island. The Parachute Pavilion is planned to be an allseason generator of activity, drawing the public onto the boardwalk, the beach and Surf Avenue, and to a new recreational destination Iscrizione/Registration: 25/2 Consegna/Submission: 18/4 Monte premi/Total prize money: 28,000 US$ Giuria/Jury: Carol Hill Albert, Paola Antonelli, Jon Benguiat, J. Max Bond, Jr., Michael Manfredi, Sheryl Robertson, David Rockwell, Joshua Sirefman Per informazioni: Internet: www.vanalen.org/competitions/ ConeyIsland
104 l’ARCA 199
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Affidamenti
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Italia/Italy Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L'ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l'affidamento di servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)
Cremona Elenco per l’affidamento di incarichi di consulenza L'ente banditore intende procedere alla formazione di un elenco di soggetti, diviso per competenze professionali, da cui attingere per l'affidamento di eventuali incarichi di consulenza. L'elenco sarà suddiviso secondo tipologie di prestazioni professionali, quali: a) Ingegneria civile; b) Ingegneria idraulica; c) Ingegneria urbanistica; d) Ingegneria ambientale e territoriale; e) Ingegneria gestionale; f) Ingegneria navale; g) Ingegneria dei trasporti (Sfruttamento vie d'acqua, trasporto merci, turistico); h) Ingegneria meccanica; i) Ingegneria elettronica; j) Ingegneria elettrotecnica Scadenza: 11/2/2005 Per informazioni: Azienda Regionale per i Porti di Cremona e Mantova Via della Conca 3 26100 Cremona Tel. 037 2592011 Fax 037 2592048 Internet: www.po-seaway.com
L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12/2006
Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net
Perugia Elenco professionisti L'Aur istituirà una Banca dati di tipo aperto per consulenti e collaboratori (persone fisiche) all'interno della quale individuare i soggetti ai quali conferire, in relazione al manifestarsi di specifiche necessità, incarichi di consulenza e collaborazione in varie forme contrattuali Scadenza: 29/4 Per informazioni: Agenzia Umbria Ricerche Via M.Angeloni, 78 06124 Perugia Tel. 075 5045805
Torino Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati,ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell'appalto: (compresi oneri per la sicurezza ): Euro 672.493,05Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano- Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Germania/Germany
Olanda/Holland
Munchen
Amsterdam
International Congress Center Risparmiare energia negli immobili esistenti – creare plusvalore 17/1-18/1
RAI Integrated Systems Europe Exhibition and Conference 26/1-27/1
Per informazioni: Internet: www.bau-munchen.de
Giappone/Japan Nagoya Congress Center AESE 2005: Advances in Experimental Structural Engineering 19/7-21/7
Per informazioni: Internet: wwwcivil.nagoya-u.ac.jp/aese
India Mumbai Rizvi College of Architecture Enlightening Learning Environments Conferenza sull’educazione, la ricerca e la pratica sullo sviluppo di habitat umani sostenibili/Conference on education, research and practice for evolving sustainable humane habitats 29/1-31/1 Per informazioni: Rizvi College of Architecture Mumbai Internet: www.architexturez.net
New Delhi India National Group of the IABSE IDA Building Shahjahan Road IABSE Conference: Role of Structural Engineers towards Reduction of Poverty 19/2-22/2 Per informazioni: Internet: www.iabse.ethz.ch/conferences
India Habitat Centre CAADRIA 2005>Digital Opportunities: 10th International Conference of the Association for Computer 28/4-30/4 Per informazioni: CAADRIA Internet: www.caadria2005.org
Ispra (Varese) Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto) Formazione di un elenco di professionisti e società per Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell'Unione Europea e nei Paesi candidati Scadenza: 11/4
Per informazioni: Commissione Europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154 Fax 0332 786243
Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza)
Italia/Italy Milano Australia Seaforth (NSW) Architecture Foundation Glenn Murcutt International Architecture Masterclass 10/7-24/7
Per informazioni: Architecture Foundation Australia Internet: www.ozetecture.org E-mail: info@ozetecture.org
Canada Vancouver Hyatt Regency Hotel Museums on the Web 2005 13/4-16/4
Per informazioni: Internet: www.archimuse.com/mw2005
AGENDA
Università della Bicocca CCT 2005 Seconda conferenza internazionale sulle comunità e le tecnologie Second International Conference on Communities and Technoloiges 13/6-16/6 Per informazioni: CCT 2005 Internet: www.cct2005.disco.unimib.it
Verona Museo di Castelvecchio Re:Design/Europe Simposio del/Symposium of European Design Forum 17/3-19/3 Per informazioni: European Design Forum Internet: www.eu-design.net
Per informazioni: Amsterdam RAI NL 1078 GZ Amsterdam Internet: www.iseurope.com
Maastricht University Eurosteel 2005-4th European Conference on Steel and Composite Structures 4° Convegno europeo sulle strutture in acciaio e compositi 8/6-10/6 Per informazioni: Internet: www.eurosteel2005.info
Portogallo/Portugal Lisbona IADE-Escola Superior de Design Cumulus Lisbon 2005-Pride and Pre-Design 26/5-27/5 Per informazioni: IADE Internet: www.iade.pt/cumulus
Russia Moscow Gostiny Dvor 100% Design Moscow 2005 10/3-13/3 Per informazioni: Internet: www.craftscouncil.org
Turchia/Turkey Istanbul Chamber of Architects UIA 2005: Cities, Grand Bazar of Architectures 3/7-7/7 Per informazioni: Internet: www.uia2005istanbul.org
USA Boston Harvard Design School The Planning and Design of Public Libraries 11/1-13/1 Antoine Picon, Professor of the History of Architecture and Technology Lecture 23/2 Daniel Urban Kiley Lecture: Michael Van Valkenburgh 2/3 Jacques Herzog and Pierre de Meuron Lecture 18/3 Per informazioni: Harvard Design School Internet: www.gsd.harvard.edu
Public Library Contemporary Boston Architecture with Jeffrey Stein 26/1 Contemporary California Architecture with John King 16/2 Per informazioni: Boston Public Library Internet: www.architects.org/news
+ europaconcorsi
Dallas Dallas Museum of Art Philip Nobel, architecture critic lecture 27/1 Thomas Pfeifer lecture 17/2 Eduard Sekler, architectural historian lecture 17/3 Carlo Baumschlager and Dietmar Eberle 7/4 Per informazioni: Dallas Museum of Art Horchow Auditorium Internet: www.dallasarchitectureforum.org
New York Con Edison Lighting Drawings and Energy Codes Breakfast 9/3
Per informazioni: Internet: www.iesny.org/committees/ LightExchange.aspx
Orlando Disney’s Coronado Springs Resort Ecobuild America 2005 21/6-23/6 Per informazioni: Ecobuild America Internet: www.ecobuildamerica.com/conference
Pasadena The Neighborhood Church Building for Nature: The Architecture of Walter Burley Griffin 18/1 Per informazioni: Internet: www.usc.edu/calendare/events
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Canada Montreal CCA The Sixties: Montreal Thinks Big 20/10/2004-14/8 Olivo Barbieri: Site Specific_Montreal 04 Fino al/through 13/2
Danimarca/Denmark Copenhagen DAC Too Perfect: Seven New Denmarks Fino al/through 31/3 National Museet I Manieri Danesi Fino al/through 28/3
Finlandia/Finland Jyväskylä Alvar Aalto Museum’s Studio Aino Aalto-Arkkitehti Aino Aallon elämäntyö Fino al/through 31/1
Francia/France Bordeaux Arc en rêve Est-Ouest/Nord-Sud 21/10/2004-9/1
Lille Palais des Beaux-Arts Portzamparc-Pluriel et Singulier 9/10/2004-10/1
Paris Palais de la Porte Dorée Culture Design Fino al/through 16/1
Germania/Germany Austria Vienna MAK Collecting as a Passion: Dr.Albert Figdor Collection in the MAK Fino al/through 29/5 Peter Eisenman: Barefoot on White-Hot Walls 14/12/2004-22/5 Architektur Zentrum SocióPolis, Projekt für eine Stadt der Zukunft 28/10/2004-31/1 a_schau 2. Etappe, Österreichische Architektur im 20. und 21. Jahrhundert 16/9/2004-29/8
Belgio/Belgium Antwerp DeSingel Gallery B&K+Brandlhuber&Co+A42.Org (Architecten, Keulen & Masters of Architecture, Nürnberg) Collecting the Future 17/2-10/4
Munchen Henn Architekten Die Architektur des FIZ Fino al/through 25/2
Weil am Rhein Vitra Design Museum Airworld-Design and Architecture for Air Travel 15/5/2004-9/1
Giappone/Japan Tokyo Mori Art Museum Archilab: New Experiments in Architecture, Art and the City 21/12/2004-13/3
Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Marc Newson 23/10/2004-30/1 Under a Tenner 3/12/2004-27/2 Designing Modern Life: A History of Modern Design 6/11/2004-28/10 You Are Here - A History of Information Design 12/2-15/5 Barbican Centre Communicate: British Independent Graphic Design Fino al/through 23/1 Space of Encounter: The Architecture of Daniel Libeskind Fino al/through 23/1
Manchester The Cube Erich Mendelsohn. Dynamics and function realized visions of a cosmopolitan architect 15/10/2004-29/1
Italia/Italy
Berlin
Bologna
Aedes East 3x Peichl & Partner - neue Spitzen aus Wien 10/12/2004-21/1
Urban Center eBO Il progetto architettonico Fino al/through 1/7
Aedes West Titus Bernhard, Augsburg 17/12/2004-13/2
Düsseldorf NRW-Forum Kultur und Wirtschaft The dream of the Tower 6/11/2004-20/2
Frankfurt DAM Post-Modernism Revisited - in memoriam Heinrich Klotz more... 29/10/2004-6/2 Hassan Fathy 9/2-13/3 Uni Stuttgart - projects by the faculty of architecture at the Stuttgart University 19/2-27/3 Kisho Kurokawa - Metabolism and Symbiosis 8/4-19/6 Dominikus Boehm 1880-1955 15/4-19/6
Genova Palazzo Ducale Arti & Architettura 2/10/2004-9/1
Mantova Palazzo della Ragione Postcardcity-mantovabarcellona città della cultura 3/12/2004-9/1
Mestre (Venezia) Centro Culturale Candiani Marcel Breuer Design and Architecture 23/10/2004-9/1
Milano Castello Sforzesco Dagli Sforza al design. Sei secoli di storia del mobile 11/6-12/6
199 l’ARCA 105
AGENDA Triennale Il Design della Gioia-Il gioiello tra progetto e ornamento Fino al/through 27/2
Roma Complesso Monumentale San Michele a Ripa Grande Grattages di Mario Deluigi Fino al/through 20/1
Vicenza Museo Palladio/Palazzo Barbaran Da Porto In Cima/Giuseppe Terragni per Margherita Sarfatti, architetture della memoria nel Novecento 26/6/2004-9/1 Carlo Scarpa nella fotografiaRitratti di architetture 1927-2004 24/9/2004-9/1 Andrea Palladio e la villa venetaDa Petrarca a Carlo Scarpa 5/3-3/7
Spagna/Spain Barcelona MACBA Vito Acconci 19/11/2004-20/2 Fundació Miró Sert the architect, 1928-1979 25/2-24/4
Valencia Ciudad de las Artes y de las Ciencias Naturalezas artificiales Fino al/through 3/5
+ europaconcorsi
Chicago The Art Institute Unbuilt Chicago 4/4/2004-16/1 Chicago Architecture: Ten Visions 26/11/2004-3/4
A+D Museum 2x8 17/2-7/4
Miami Loft Building Luxury in Living-Italian designers for Italian Industries Fino al/through 12/1
New York Cooper-Hewitt National Design Museum Design (does not equal) Art Fino al/through 20/2 Design/Art: Functional Objects from Donald Judd to Rachel Whiteread 10/9/2004-27/2 Josef and Anni Albers: Designs for Living 1/10/2004-27/2 MoMA Yoshio Taniguchi: Nine Museums 20/11/2004-14/3 Municipal Art Society Timeship: The architecture of Immortality Fino al/through 11/1 Glass House Fino al/through 30/1
Mendrisio USI-Archivio del Moderno Panos Koulermos (1933-1999). Dal Razionalismo alla tendenza Fino al/through 6/2
Riehen/Basel Fondation Beyeler ArchiSculpture Fino al/through 30/1
Zurich ETH The City as Loft-Kees Christiaanse KCAP/ASTOC Fino al/through 20/1 Neues Bauen am Horn Fino al/through 3/2
USA Atlanta Design Museum Works in Progress 3/3-1/7 Emerging Voices 3/3-16/4
Cambridge Harvard University Art Museum Huyghe+Corbusier: Harvard Project 18/11/2004-17/4
106 l’ARCA 199
Carnegie Museum of Art, Heinz Architectural Center Lebbeus Woods: Experimental Architecture Fino al/through 16/1 Kawase Hasui: Landscapes of Modern Japan Fino al/through 27/2 Carnegie International 2005 Fino al/through 20/3
San Francisco SFMoMA Glamour: Fashion, Industrial design, Architecture Fino al/through 17/5
St. Louis The Pulitzer Foundation for the Arts Exploring Ando’s Space, Art and the Spiritual Fino al/through 22/1
Washington National Building Museum Five Friends of Japan: Children in Japan Today Fino al/through 13/2 Liquid Stone: New Architecture in Concrete Fino al/through 17/4 Open: New Designs for Public Spaces 15/1-15/5
Gand
Colmar
Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst (S.M.A.K.) Pascale Marthine Tayou 2/10/2004-16/1
Musée d’Unterlinden Bissière : pense à la peinture Fino al/through 28/2
Grenoble Canada
Los Angeles
Pittsburgh Svizzera/Switzerland
Mostre d’arte Art Exhibitions
AGENDA
Montreal Australia Canberra National Gallery Vivienne Westwood 11/11/2004-30/1
Austria
Museum of Fine Arts Snaps of the Gang: The Big Brothers and Big Sisters of Greater Montreal 14/10/2004-20/3 Christine Major Vivarium 21/5/2004-13/3 Eternal Egypt-Masterworks of Ancient Art from the British Museum 27/1-22/5
Graz
Toronto
Kunsthaus Moveable Parts Fino al/through 16/1
Art Gallery of Ontario Modigliani Beyond the Myth 23/10/2004-23/1
Innsbruck Fiera 9° Art Innsbruck 24/2-28/2
Vienna KunstHaus Cecil Beaton, Portraits 7/10/2004-9/1 Bettina Rheims 10/1-24/4 Albertina Chagall: The Late Works 2/12/2004-13/3 From Goya to Picasso. The Art Collection Krugier 22/3-28/8 Kunstforum Bank Austria Willem de Kooning 13/1-28/3 MAK James Turrell and Targetti Light Art Fino al/through 16/1 Photo Artist Tomoko Sawada: Identity through Masquerade 27/10/2004-6/2 Kunsthalle Africa Screams Fino al/through 30/1 Sculpture Fino al/through 20/2
Belgio/Belgium Antwerp MoMu Malign Muses, When Fashion Turns Back 18/9/2004-30/1
Bruxelles Fondation pour l’Architecture Les frères Bourgeois et le mouvement moderne en Belgique 24/11/2004-27/3 André Jacqmain-L’imaginaire émergent 24/11/2004-27/3 Palais des Beaux-Arts Karel Appel Fino al/through 16/1
Musée de Grenoble Jörg Sasse Fino al/through 24/1 L'art italien de la Matafisica entre 1912 et 1935 12/3-12/6
Ivry-sur-Seine Le Crèdac La partie continue Fino al/through 16/1
Le Cateau-Cambresis Musée Matisse Matisse et la couleur des tissus Fino al/through 23/1
Lille Cile/Chile Santiago Museo de Bellas Artes Dialogues: Latin American Art from Colecciòn Cisneros 16/11/2004-28/2
Danimarca/Denmark Arken Museum of Modern Art Paradise regained 18/9/2004-23/1 Jytte Høy 25/9/2004-9/1
Copenhagen Thorvaldsens Museum Storia dell’Arte Plastica 24/3/2004-13/2
Humlebaek Louisiana Museum Il fiore come immagine Fino al/through 16/1 Leon Kossoff, dipinti 1954-2003 Fino al/through 28/3
Francia/France Angers Musée des Beaux-Arts Marie Raymond/Yves lein 20/11/2004-17/2
Bordeaux CAPC-Musée d’Art Contemporain Hors d’œuvre : ordre et désordres de la nourriture Fino al/through 13/2
Carquefou Frac Pays de la Loire Marylène Negro Fino al/through 13/2
Chartres Centre National du Vitrail La restauration des vitraux 20/3/2004-10/1
Musée d’art moderne Lille Métropole Mexique-Europe, allers-retours 1910-1960 3/9/2004-16/1 Archives Départementales du Nord Couleur, Travail et Société du Moyen-Age à Nos Jours 5/11/2004-31/1
Lyon Museée d’Art Contemporain Andy Warhol, l’œuvre ultime 27/1-8/5
Melun Espace St.Jean Marie Christine Poulenc, photographies 27/11/2004-16/1 Chantal Weirey, sculptures 4/12/2004-30/1 Ben Ami Koller 22/1-20/3
Metz Frac Lorraine Thierry Kuntzel 23/10/2004-16/1
Nantes Le Lieu Unique Beautés.Afriques @Nantes 15/10/2004-9/1 Du Zhenjun “Human Zoo” 11/2-27/3
Nice Galerie contemporaine Carlos Gallardo : Tiempo ? Fino al/through 13/2
Paris Centre Pompidou Matthieu Laurette Lauréat du Prix Ricard 2003 : Mobile Information Stand for Moneyback Products (International Versione) 1999 Fino al/through 31/1 Emmanuel Saulnier à l’Atelier Brancusi Fino al/through 31/1 Thierry de Cordier, dessins Fino al/through 31/1
+ europaconcorsi
Musée d’Orsay Alfred Stiegelitz et son cercle. La modernité à New York, 1905-1930 19/10/2004-16/1 Mouvements de l’Aire. EtienneJules Marey (1830-1904) photographe des fluides 19/10/2004-16/1 Galeries Nationales du Grand Palais Turner, Whistler, Monet 14/10-17/1 Musée du Louvre Contrepoint, l’art contemporain au Louvre. Fino al/through 16/1 Musée National de la Marine La Mer d'Ange Leccia Fino al/through 31/1 Musée de la Publicité Psy(k)é 9/12/2004-27/3 Musée Zadkine Jan Dibbets. Saenredam, Zadkine 21/10/2004-13/2 Palais de Tokyo Barthélemy Toguo : The Sick Opera 13/10/2004-18/1 Loris Cecchini, “Salon pour le Palais de Tokyo” Fino al/through 23/1 Musée des Arts Asiatiques Lumières de soie-Collection Riboud 27/10/2004-25/1 Fondation Cartier pour l’art contemporain Raymond Depardon Fino al/through 27/2 Hiroshi Sugimoto Fino al/through 27/2 Jeu de Paume-Espace Concorde Rineke Dijstra Fino al/through 202 Jeu de Paume-Hôtel Sully Stephen Shore 11/1-20/3 Musée du Luxembourg Veronèse profane Fino al/through 30/1
Berlin
Courtauld Institute of Art Gallery Wyndham Lewis Fino al/through 13/2
Hamburger Banhof-Museum für Gegenwart Friedrich Christian Flick Collection Fino al/through 23/1
The Coningsby Gallery Go Lightly by Helen Melland 10/1-15/1 Alex Kosh 31/1-12/2
Bonn
Oxford
Kunst-und austellungshalle der BRD Genghis Khan and His Heirs 26/11/2004-28/3
Moderna art Oxford Jannis Kounellis 15/12/2004-9/1
Kunstmuseum Art in the GDR Fino al/through 13/2
Portsmouth
Germania/Germany
Frankfurt Schirn Kunsthalle Yves Klein: A Retrospective 17/9/2004-9/1 Viennese Scandals Around 1900 28/1-24/4
Apex Gallery Being Mammy - Harold Offeh 27/11/2004-15/1
Southampton Artsway Commonground Fino al/through 13/2
Munchen Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung Gauguin, van Gogh to Dalí 10/9/2004-9/1 Pinakothek der Moderne American Art of the 1990s 24/7/2004-9/1 Haus der Kunst Utopia Station Fino al/through 16/1 Neue Pinakothek Fritz Koenig Fino al/through 16/1
Gran Bretagna/Great Britain Edinburgh
Irlanda/Ireland Dublin Irish Museum of Modern Art Dreaming of the Dragon's Nation: Contemporary Art from China 27/10/2004-16/1 Northern Irish Artists from the McClelland Collection 1/9/2004-6/3 Tír na nòg: Younger Irish Artists from the IMMA Collection 3/11/2004-28/3
Italia/Italy Acireale (Catania)
Scottish National Gallery of Modern Art Ed Ruscha 3/11/2004-16/1
Galleria Credito Siciliano Arturo Martini-Sculture dalla Collezione redito Valtellinese 8/10/2004-9/1
Liverpool
Aosta
Musée Maillol Julio Gonzalez in the IVAM Collection Fino al/through 21/2
Tate Liverpool Richard Wentworth 21/1-24/4
Roubaix
London
Sala espositiva Porta Decumana Caduta di un impero-Marina Torchio, Barbara Tutino Fino al/through 13/2
Centre des Archives du Monde du Travail Couleur, Travail et Société du Moyen-Age à Nos Jours 5/11/2004-31/1
Tate Modern Robert Frank: Storylines 28/10/2004-23/1 Time Zones. Recent Film and Video 6/10/2004-27/1 The Unilever Serie: Bruce Nauman 12/10/2004-28/3 Robert Frank: Storylines 28/10/2004-30/1
Saint-Ouen-l’Aumone Abbaye de Maubuisson Jean-Christophe Nourisson : Sur les bords 29/9/2004-28/2
Strasbourg Musée d'Art Moderne et Contemporain James Lee Byars, rétrospective: Life, love and death 10/12/2004-13/3 Miroslaw Balka, Project room 10/12/2004-13/3
Tate Britain Gwen John and Augustus John 29/9/2004-9/1 Anthony Caro 26/1-17/4 National Gallery Raphael: From Urbino to Rome Fino al/through 16/1 Art in the Making: Degas Fino al/through 30/1
Valenciennes
Victoria & Albert Museum Black British Style 7/10/2004-16/1
Musée des Beaux-Arts Valentiana Visage du Moyen Age à Valenciennes 22/10/2004-31/1
Stern Pissarro Gallery Lelia Pissarro: Four Seasons of the Mind- A Series of Snow Paintings 7/12/2004-8/1
Ariccia (Roma) Palazzo Chigi Mola e il suo tempo. Pittura di figura dalla Collezione Koelkiller 22/1-23/4
Arona (Novara) Sala delle Mostre Scorci pubblicitari sulla sponda piemontese del Lago Maggiore alla fine del 1800 con omaggio a Franco Mosca 1/12/2004-31/1
Belluno Palazzo Crepadona A nord di Venezia. Scultura e pittura delle vallate dolomitiche tra Gotico e Rinascimento 30/10/2004-22/2
Bergamo GAMeC Getulio Alviani 22/10/2004-27/2
199 l’ARCA 107
AGENDA Museo Adriano Bernareggi Giovan Battista Moroni-Lo sguardo sulla realtà (1560-1579) 13/11/2004-3/4
Bologna
+ europaconcorsi
Firenze Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Antichi segni dell’uomo 25/11/2004-25/1
Pinacoteca di Brera Fra’ Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca 12/10/2004-9/1
Museo Marino Marini Fotografie di Luciana Majoni 19/11/2004-10/1
Museo Poggi Rappresentare il corpo. Arte e anatomia da Leonardo da Vinci all’Illuminismo 10/12/2004-20/3
NABA-Nuova Accademia Belle Arti Gemini Muse, giovani artisti nei musei d’Europa Fino al/through 30/1
Poggiali e Forconi Arte Contemporanea Roberto Coda Zabetta-Colors 30/10/2004-15/1
Biblioteca di Via Senato I Fenici-L’Oriente in Occidente 21/10/2004-17/4
Studio G7 Bosna Quilts - Tempo cucito 28/11/2004-15/1
Casa Buonarroti Speculum Romanae Magnificentiae: oma nell’incisione del Cinquecento 23/10/2004-2/5
Museo Archeologico Elisabetta Sirani 4/12/2004-27/2
Galleria Arte e Arte Clive Barker: Pop Sculptures (1963-2004) 30/10/2004-15/1
Bolzano Museion Il colore della vita. Hommage à Piero Siena 3/1-30/1 Galleria Civica Bolzano 1700-1800. La città e le arti 16/10/2004-16/1
Brescia
Forlì Musei di San Domenico Il Palmezzano 3/10/2004-20/2
Genova Castello D’Albertis Io sono Bororo-Un popolo indigeno del Brasile tra riti e futebol 9/10/2004-23/1 Villa Croce Attraversare Genova. Percorsi e linguaggi internazionali del contemporaneo, anni ’60 e ‘70 Fino al/through 27/2
Museo di Santa Giulia Monet, la Senna le Ninfee-Il grande fiume e il nuovo secolo 22/10/2004-20/3 Tiziano e la pittura del Cinquecento a Venezia, capolavori dal Louvre 23/10/2004-20/3 Gino Rossi 22/10/2004-13/1 Guttuso Anni Quaranta 14/1-20/3 Casa Mafai, da Via Cavour a Parigi (1925-1932) 14/1-20/3
Gorizia
Pinacoteca Tosio Martinengo Capolavori della pittura dalla Collezione Tosio Martinengo: Da Raffaello a Ceruti Capolavori dell’incisione dalla Collezione Tosio Martinengo: Da Rembrandt a Morandi 22/10/2004-20/3
Legnano (Milano)
Buso Arsizio (Varese) Fondazoine Bandera per l’Arte Il corpo e l’anima: Federico Guida e Paolo Schmidlin Fino al/through 13/2
Caserta Palazzo Reale Casa di Re - Un secolo di storia alla Reggia di Caserta 1752-1860 4/12/2004-13/3
Cremona Museo Civico Ala Ponzone e Palazzo Stanga Egitto dalle Piramidi ad Alessandro Magno 25/9/2004-28/3
Ferrara Palazzo dei Diamanti Il Cubismo 1908-1921 3/10/2004-20/5
108 l’ARCA 199
Musei Provinciali Secessione ed Esotismo-L’avventura artistica di Edoardo Del Neri 10/12/2004-31/3
La Spezia Centro di Arte Moderna e Contemporanea Premio del Golfo 2004-Costanti diversità Fino al/through 6/3
Palazzo Leone da Perego Lucio Fontana, opere 1947-1965 6/11/2004-30/1
Lissone (Milano) Civica Galleria d’Arte Contemporanea Premio Lissone 2004 12/12/2004-28/3
Mantova Palazzo Te Natura e maniera. Tra Tiziano e CaravaggioLe ceneri violette di Giorgione 2/9/2004-9/1
Merano (Bolzano) Kunst Meran II Biennale: +Positive 11/9/2004-9/1
Milano Galleria Sozzani Bill Owents Fino al/through 16/1 Fondazione Mazzotta Visioni del fantastico e del meraviglioso - Prima dei surrealisti 15/10/2004-9/1
Fondazione Davide Halevim Sarah Sze 16/12/2004-29/1 Galleria Poleschi Arte Turi Simeti – Opere dal 1990 al 2004 Fino al/through 31/1 Galleria Monica De Cardenas Stephan Balkenhol 26/11/2004-29/1 Hangar Bicocca Anselm Kiefer. I sette palazzi celesti Fino al/through 12/2 Centro San Fedele Premio Arti Visive Fino al/through 3/3 PAC Spazi Atti/Fitting Spaces. 7 artisti italiani alle prese con la trasformazione dei luoghi Fino al/through 20/2
Galleria Artealcontrario e Galleria A! Luca Bertasso-Disidentikit Fino al/through 28/1
Monfalcone (Gorizia) Galleria Comunale d’Arte Contemporanea Lavori in corso: Chimera, Griffiths, Maddalozzo Fino al/through 30/1
Napoli Varie Sedi XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo 22/4-1/5 Museo Archeologico Nazionale Damien Hirst: The Agony and the Ecstasy Fino al/through 31/1
Oderzo (Treviso) Palazzo Foscolo Alberto Martini e Dante Fino al/through 27/2
Orvieto (Terni) Chiesa San Domenico Arnolfo di Cambio. Il restauro del monumento del Cardinal Guillaume de Braye Fino al/through 7/3
Padova
Palazzo Reale L’Oriente sogno d’Europa. I grandi allestimenti del Teatro alla Scala Fino al/through 23/1 Arte in Brasile dal XVI al XIX secolo. La Collezione Beatriz e Mario Pimenta Camargo Fino al/through 6/2
Palazzo Zabarella Boldini 15/1-29/5
Galleria Suzy Shammah Maurizio Cannavacciuolo Fino al/through 26/2
Da From Loco couture+RZ 15/1-31/1
Galleria Amedeo Porro Carriera “barocca” di Fontana Fino al/through 21/1
Palazzolo s/O (Brescia)
Civici Musei agli Eremitani Bronzi del RinascimentoCollezione Vok 20/11/2004-6/2
AGENDA Roma
Torino
Palazzo Venezia Mario Mafai 30/11/2004-27/2
Spazi della Città Luci d’artista Fino al/through 16/1
Museo Vittoriano Degas, classico e moderno 1/10/2004-1/2
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Non toccare donna bianca 17/9/2004-8/1
Scuderie del Quirinale Italia Russia attraverso i secoli. Da Giotto a Malevic. La reciproca meraviglia 2/10/2004-9/1
Palazzo Cavour L'estetica della macchina. Da Balla al Futurismo torinese 29/10/2004-31/1
Cinecittàdue Arte Contemporanea Tano Festa “Da Mondrian a Michelangelo”, opere dal 1963 al 1978 8/11/2004-29/1 MACRO Carla Accardi Valery Koshlyakov Sissi 18/9/2004-9/1 Istituto Nazionale per la Grafica As Is When-Il boom della grafica inglese negli anni Sessanta 15/12/2004-7/2 Nolli – Vasi – Piranesi. Immagine di Roma antica e moderna Fino al/through 7/2 Spazio Etoile Tribe Art Tour-Larry Kagan, “Object-Shadow” 27/1-6/2 MAXXI Stefano Arienti Ilya e milia Kabakov Fino al/through 6/2 Musei Capitolini Nell’occhio di Escher Fino al/through 23/1 Extraspazio Farhad Moshiri Fino al/through 29/1
Rovereto (Trento)
Spazio Lumera Stefano Pavarini: Sign Storm 15/1-29/1
Centro Luigi Pecci er l’arte Contemporanea Bertrand Lavier Fino al/through 6/2 Focus: Collezione Fino al/through 6/2
MART Il laboratorio delle idee. Figure e immagini del ‘900 Fino al 20/11 Il Novecento Russo-Il Fondo Sandretti 11/12/2004-13/2 Mario Rizzi: il sofà di Jung Fino al/through 20/2 Mimmo Jodice nella Collezione Cotroneo 11/12/2004-13/2 Il Bello e le Bestie-Meditazioni sul divenire animale 11/12/2004-8/5
Modena
Ravenna
Russi (Ravenna)
Museo d’Arte Alberto Giacometti 16/10/2004-20/2
Fucina VACA Libri mai visti 11/12/2004-16/1
Reggio Emilia
Siena
Palazzo Magnani James Nachtwey Fino al/through 16/1
Palazzo Chigi Saracini Le stanze e i tesori della Collezione 22/1-15/6
Galleria Blu Legàmi: Ascendenze selettive Fino al/through 15/2 Galleria Viafarini Katharina Grose: If music no good I no dance Fino al/through 15/1
Galleria Civica Mario Venturelli (1925-1999) antologica 24/10/2004-9/1 Trilogia: disegni di Mimmo Paladino, fotografie di Olivier Richon, grafiche e multipli di Richard Artschwager 21/11/2004-28/3 Foro Boario Action Painting dal disegno all’opera, Arte Americana 1940-1970 20/11/2004-27/2
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea/Palazzo Panella Liliana Moro Fino al/through 27/2
Prato
+ europaconcorsi
Rivoli (Torino)
Sondrio
Castello Franz Kline (1910-1962): Retrospettiva 20/10/2004-30/1
Museo Valtellinese di Storia e Arte Alberto Giacometti, percorsi lombardi 20/1-2/4
Palazzo Bricherasio Harwa e il Rinascimento egizio Fino al/through 23/1 Promotrice delle Belle Arti Gli Impressionisti e la neve. La Francia e l’Europa 27/11/2004-25/4 Sala Bolaffi Ferruccio Gard 15/12/2004-30/1 Sala Espace Tribe Art Tour-Larry Kagan, “Object-Shadow” 11/1-22/1 Scuole della Città Farsi Spazio 2004 Antologia paesaggi e ritratti della contemporaneità Fino al/through 19/1 Galleria Mazzoleni (ex Nuova Gissi) Hans Hartung, opere scelte 19501988 Fino al/through 15/1 Museo Diffuso Warszawa 1944-i 63 giorni dell’insurrezione Fino al/through 20/3
Trento Galleria Civica d’Arte Contemporanea Dimensione follia- Soggettività, passione ed eccesso nella quotidianità 25/9/2004-9/1 Palazzo Roccabruna Manifesti dello Spumante Italiano 25/11/2004-16/1 Palazzo delle Albere La Collezione permanente del XIX secolo. Da Hayez a Boccioni Fino al/through 31/11 Disco Pub Superbinario Superchannel/Superstudent 7/10/2004-26/5
Trevi (Perugia) Flash Art Museum Robinson: Geografie naturali e dell’umano Fino al/through 30/1
Treviso Casa dei Carraresi Ottocento Veneto Fino al/through 27/2
Venezia Palazzo Grassi Salvador Dalí Fino al/through 16/1 Museo Correr Turner and Venice 4/9/2004-25/1
Istituto Veneto di Scienze Campo San Vidal Vetri nel mondo oggi 14/11/2004-3/4 Collezione Guggenheim William Baziotes 5/9/2004-9/1 Palazzo Mocenigo Le vesti del potere, Venezia XIVXVIII, abiti, dipinti e oggetti 30/10/2004-30/4 Ca’ Rezzonico Venezia e terraferma 29/10/2004-28/1
Russia Moscow Museo Puskin Italia Russia attraverso i secoli. Da Giotto a Malevic. La reciproca meraviglia 7/2-20/5
Spagna/Spain Barcelona
Palazzo Franchetti Vetri nel mondo oggi Fino al/through 3/4
Fundació Miró Woman. Metamorphosis of Modernity 26/11/2004-6/2
Verona
Bilbao
Palazzo Forti Kandinsky e l’anima russa 16/10/2004-30/1
Bilboko Arte Eder Museoa John Davies. Sculptures and Drawings since 1968 18/10/2004-23/1
Museo di Castelvecchio Cangrande della Scala-La morte e il corredo di un Principe nel Medioevo Europeo 23/10/2004-23/1
Guggenheim Bilbao Jorge Oteiza 8/10/2004-9/1
Vicenza 503 Mulino Scultura leggera 15/1-13/3 Basilica Palladiana Nerina Noro Fino al/through 16/1 Palazzo Thiene Capolavori che ritornano. Piatti popolari veneti, Collezione Banca Popolare di Vicenza Fino al/through 31/1
Olanda/Holland Amsterdam Stedelijk Museum Who if not we...? Fino al/through 30/1
Den Haag Gemeentemuseum Haag Mondrian and De Stijl Fino al/through 27/2
Groningen Groninger Museum Sergej Diaghilev. Working for Diaghilev 11/12/2004-28/3
Rotterdam Kusthaus Da Da Dalí 4/9/2004-16/1 Paris Painters, From Renoir to Picasso: the Oscar Ghez collection 2/10/2004-23/1
Madrid Reina Sofia Colección Taschen 18/10/2004-10/1 Tàpies. Tierras 26/10/2004-10/1 Daniel Vázquez Díaz. 1882-1969 2/11/2004-10/1 Palacio de Velázquez, Parque del Retiro Martin Kippenberger 18/10/2004-10/1 Palacio de Cristal, Parque del Retiro Javier Pérez. Mutaciones 21/10/2004-17/1 Fundación Juan March Figuras de la Francia Moderna Fino al/through 16/1
Valencia IVAM - Centre Julio González Ida Barbarigo Fino al/through 30/1 James Turrel 14/12/2004-7/2
Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Ann-Sofi Sidén 20/11/2004-20/3 Edvard Munch 19/2-15/5 Lars Englund 4/6-4/9
Svizzera/Switzerland Bellinzona
Portogallo/Portugal Lisbona Fundacao Gulbenkiam/Centro de Arte Moderna José de Azeredo Perdigão Uma obra em focoÁlbum de Gravuras Inglesas Setecentistas: Memória das Pinturas da Colecção Walpole Fino al/through 27/1
Museo in Erba Toulouse-Lautrec 16/9/2004-29/1
Ginevra MAMCO Fabrice Gygi Guy de la Cointet Fino al/through 16/1
199 l’ARCA 109
AGENDA
+ europaconcorsi
Losanna
Long Island
Fondation l’Hermitage Gustave Caillebotte at the heart of Impressionism 24/6-23/10
The Noguchi Museum Noguchi and Graham 1/12/2004-1/5
Lugano Museo Cantonale d'Arte Il mito dell’infanzia nell’arte del XX secolo: da Picasso, Kandisky e Klee a oggi 10/10/2004-16/1
Martigny Fondation Pierre Gianadda Jean Fautrier 17/12/2004-13/3
Winterthur Villa Flora Pierre Bonnard – Der Maler und seine Modelle Fino al/through 16/1
Zurch Kunsthaus Zürich Monet’s garden 29/10/2004-27/2
USA Baltimora Museum of Art In Monet’s Light 17/10/2004-9/1
Boston Museum of Fine Arts Art Deco: 1910-1939 Fino al/through 9/1 Josef Sudek: Poet With A Camera Fino al/through 17/1
Buffalo Albright-Knox Art Gallery Extreme Abstraction 6/11/2004-27/3
Chicago Chicago Art Institute About Face: Photographic Portraits from the Collection 9/10/2004-16/1 Hero, Hawk, and Open Hand: American Indian Art of the Ancient Midwest and South 20/11/2004-30/1 Photo-Respiration: Tokihiro Sato Photographs 15/1-17/4 Toulouse-Lautrec and Montmartre Fino al/through 10/10
Denver Art Museum Japanese Prints: 150th Anniversary of United States-Japan Relations Fino al/through 16/1
Hartford (CT) Wadsworth Atheneum Contemporary Art: Floor to Ceiling, Wall to Wall 31/10/2004-24/4
110 l’ARCA 199
Los Angeles LACMA Trajectories: The Photographic Work of Robbert Flick 12/9/2004-9/1 Renoir to Matisse: The Eye of Duncan Phillips 17/10/2004-9/1 Museum of Contemporary Art (MOCA)'s California Plaza Drawings of Ed Ruscha 17/10/2004-17/1
Miami Wolfsonian Streets and Faces: Jazz Age Paris, London, Berlin, and New York 28/10/2004-20/3 Evolution/Revolution: A Century of Modern Seating 20/11/2004-5/6 Miami Art Museum Fabian Marcaccio - Miami Paintant 29/10/2004-23/1 Beyond Geometry: Experiments in Form 1940s-70s 19/11/2004-23/4 The 2005 Scholastic Art Awards Exhibition 30/1-25/2
Minneapolis The Minneapolis Institute of Arts Henri Cartier-Bresson 1908-2004 Fino al/through 31/1 Hot & Cool: The Jazz Posters of Niklaus Troxler 20/11/2004-6/2 Beauford Delaney: From New York to Paris 21/11/2004-20/2 Above Is Below: Sarah Bauer / David Hamlow 17/12/2004-13/2
New York Dia:Beacon Riggio Galleries Agnes Martin’s Early Paintings: …going forward into unknown territory 16/5/2004-18/4 Metropolitan Museum of Art Fra’ Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca 1/2-1/5 The Pierre and Maria-Gaetana Matisse Collection Fino al/through 26/6 MoMA Projects 82: Mark Dion-Rescue Archeology 20/11/2004-14/3 Guggenheim The Aztec Empire 15/10/2004-13/2 Cézanne: The Dawn of Modern Art 10/2-8/5 Whitney Museum of American Art Noguchi and Graham: Selected Works for Dance Isamu Noguchi: Master Sculptor 28/10/2004-16/1 Jacob Lawrence's War Series 24/9/2004-30/1
The Art of Romare Bearden 14/10/2004-9/1 Cy Twombly - Fifty Years Of Works On Paper 27/1-8/5 New Museum of Contemporary Art / Chelsea East Village USA 3/12/2004-19/3 Schafler Gallery NY Fine Arts Faculty 16/11/2004-21/1 El Museo del Barrio Retratos: 2000 Years of Latin America Portraits 3/12/2004-20/3 P.S.1 Contemporary Art Center The Perpetual Moment-Visions from within Okinawa and Korea Fino al/through 23/1 Joan Wallace Fino al/through 2/2 Hans-Peter Feldmann: 100 Years Fino al/through 4/3 Uma Gallery Body Talk. New Work by Gordon Huether Fino al/through 3/12 New York Hall of Sciences In Nature’s Light: Gordon Huether & Walter LeCroy Fino al/through 17/1
North Adams (MA)
San Jose Museum of Art It’s About Time Fino al/through 13/2
Washington DC National Gallery of Art Palace and Mosque: Islamic Art from the Victoria and Albert Museum 25/7/2004-6/2 Gerard ter Bosch Fino al/through 30/1 The Phillips Collection Calder and Miró 9/10/2004-23/1
West Palm Beach Norton Museum of Art Masterworks of Chinese Painting: In Pursuit of Mists and Clouds 16/10/2004-9/1 Focus On: New Photography 17/1-6/2 Zhang Huan: Seeds of Hamburg Fino al/through 20/2
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Art Museum Personality and Style: The Fashion Career of Natacha Rambova 11/9/2004-6/2 Brian Alfred: The Future is Now! 6/11/2004-6/3
Portland Museum of Art Margaret Bourke-White: The Photography of Design 1927-1936 19/1-20/3
San Diego Musuem of Art Past in Reverse: Contemporary Art of East Asia Fino al/through 6/3
San Francisco Calafornia Palace of the Legion of Honour Bonjour Monsieur Courbet! 22/1-3/4
Santa Fe SITE 5th International Biennial: Disparities and Deformations, Our Grotesque 18/7/2004-9/1 O’Keeffe Museum The Photography of Charles Sheeler: American Modernist 14/1-1/5
Paris Nord-Villepinte Maison & Objet + Now !> Design à Vivre- Scenes d’Interieur Saloni internazionali della casa, dell’arredo, del design, dell’arte/International trade fairs of home equipment and decoration 28/1-1/2 Per informazioni: Internet: www.maison-objet.com, www.nowdesignsvivre.com, www.scenesdinterieur.com E-mail: info@maison-objet.com
Emirati Arabi Uniti United Arab Emirates Abu Dhabi International Exhibition & Conference Center Construct Light+Building Salone internazionale dell’illuminotecnica e dell’edilizia International trade fair of lighting technology and building industry 10/4-13/4 Per informazioni: Internet: www.construc-aec.com
Düsseldorf
Pasadena
Phoenix
Per informazioni: Reed Expositions France (Levallois) 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex Tel. +33 01 47565000 Fax +33 01 47561440 Internet: www.reedexpo.fr
Germania/Germany
MASS MoCA Destinations Fino al/through 1/10
Norton Simon Museum Lousie Nevelson: Litographs Fino al/through 28/3
AGENDA
Australia Sydney Exhibition Center Darling Harbour AIFF 2005 Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 4/2-6/2 Per informazioni: Australian Exhibitions & Conferences Level 2, 267 Collins Street Melbourne, VIC 3000 PO Box 82 Flinders Lane Melbourne, 8009 VIC Tel. +613 9654 7773 Fax +613 9654 5596 Internet: www.aiff.net.au E-mail: furniture@aec.net.au
Francia/France Lyon Euroexpo Batinov+Imagibat Salone dell’edilizia/Trade fair of the building industry 2/3-5/3 Per informazioni: Internet: www.salons-online/data/event3226.html
Palais des Congrès Porte Maillot Securit’Expo Salone internazionale della sicurezza International trade fair of security and safety 9/3-11/3 Per informazioni: Internet: www.salons-online.com
Cnit La Défense TP TECH Salone delle tecnologie per i lavori pubblici/Trade fair of technologies for public works 22/3-24/3
Messe Euroshop Salone mondiale del commercio/Global reatail trade fair 19/2-23/2 Per informazioni: Messe Düsseldorf Messeplatz 40474 Düsseldorf Tel. +49 211 45601 Fax +49 2114560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de
Frankfurt Messe Heimtextil Salone internazionale dei tessuti per la casa/International trade fair of textiles for home 12/1-15/1 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75756609 Internet: http://heimtextil.messefrankfurt.com E-mail: heimtextil@messefrankfurt.com
Ambiente 2005 Salone internazionale delle tecnologie per l’ambiente/International trade fair of technologies for the environment 11/2-15/2 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75755985 Internet: www.ambiente.messefrankfurt.com E-mail: ambiente@messefrankfurt.com
ISH 2005 Salone internazionale dell’edilizia e delle tecnologie per l’energia il bagno, il condizionamento d’aria
+ europaconcorsi
International trade fair of building industry, energy technology, bathroom experience, airconditioning 15/3-19/3
Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75756788 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: ish@messefrankfurt.com
Koln Messe Möbelmesse 2005 Salone internazionale del mobile International trade show of furniture 17/1-23/1 Per informazioni: Koln Messe- und Ausstellungs Messeplatz 1 D-50679 Koln Tel. +49 221 8210 Fax +49 221 8212574 Internet: www.koelnmesse.de/imm E-mail: 320@koelnmesse.de
Munchen Messe BAU 2005 Salone internazionale del’edilizia/International trade show of building industry 17/1-22/1 Per informazioni: Messe Munchen Messegelande 81823 Munchen Tel. +49 89 94920630 Fax +49 89 94920639 Internet: www.bau-muenchen.de E-mail: info@bau-muenchen.de
Italia/Italy Bologna Fiera Artefiera Salone internazionale di arte moderna e contemporanea International trade show of modern and contemporary art 27/1-31/1 Per informazioni: Bolognafiere Viale della Fiera 20 40127 Bologna Internet: www.artefiera.bolognafiere.it
Saiedue Living Salone internazionale dell’architettura, delle finiture di interni, del recupero e delle tecnologie per l’edilizia International trade fair of architecture, interior finishing, restoration and technologies for the building industry 16/3-20/3 Per informazioni: O.N.Organizzazione Nike Via Moscova 7 20121 Milano Tel. +39 02 29017144 Fax +39 02 29006279 Internet: www.saiedue.it
Milano Fiera Progetto Città 13/4-18/4
Per informazioni: GE.FI gestione Fiere Via Canova 19 20145 Milano Tel. +39 02 31911911 Fax +39 02 33608733 Internet: www.progettocitta.com E-mail: progettocitta@gestionefiere.it
Euroluce Salone Internazionale del Complemento d’Arredo Salone Internazionale del Mobile International trade fairs of lighting technology, furniture and complements 13/4-18/5 Per informazioni: COSMIT Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it
Torino Lingotto Expocasa 2005 Salone della casa Trade fair of products for home 25/2-6/3 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.promotorinternational.it E-mail: info@fieraexpocasa.it
Infrastructura Salone delle infrastrutture e della mobilità/Trade fair of infrastructures and moblity 9/3-11/3 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.infrastructura.it E-mail: info@infrastructura.it
Verona Fiera Legno & Edilizia Mostra professionale sull’impiego del legno/Trade fair on the use of wood in building 17/2-20/2 Per informazioni: PMT Via Tommaseo 15 35131 - Padova Tel. +39 049 8753730 Fax +39 049 8756113 Internet: www.legnoeedilizia E-mail: info@pmtexpo.it, info@legnoeedilizia
Russia Mosca Expocenter Fenesterbau Russia Salone internazionale della finestra e dei serramenti/International trade show of windows and frameworks 26/1-28/1 Per informazioni: Expomedia Faraday House 39 Thornton Road Wimbledon, London, UK Tel. +44 208 9718282 Fax +44 208 9718283 E-mail: rob.Sherwood@expocentres.com
MoscBuild Salone internazionale dell’edilizia/International trade fair of building industry 4/4-7/4 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 E-mail: info@nucciainvernizzi.it
Spagna/Spain Barcellona Fiera Ecomed Pollutec Salone internazionale delle tecnologie per l’ambiente International trade fair of technologies for the environment 8/3-11/3 Per informazioni: Internet: www.ecomedpollutec.com
Construmat Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of building industry 11/4-16/4 Per informazioni: Internet: www.construmat.com
Ucraina/Ukraine Kiev International Exhibition Centre KievBuild/5th Design Festival Salone internazionale dell’industria edilizia e del design International trade fair of the building industry and of design products 15/2-17/2 Per informazioni: Chris Chistofi 105 Salusbury Road London NW6 6RG Tel. +44 20 75965175 Fax +44 20 75965114 Internet: www.afeks.com, www.ite-exhibitions.com E-mail: construction@ite-exhibitions.com
USA Las Vegas Convention Center Technology for Construction Salone e convegno internazionale dei sistemi tecnologici per il settore edilizio/International trade fair and conference of technological systems for the building industry 18/1-21/1 Per informazioni: TFC Internet: www.technologyforconstruction.com
New York J.Javits Convention Center Lightfair International 2005 Salone internazionale dell’illuminotecnica International trade fair of lighting technology 12/4-14/4 Per informazioni: Internet: www.lightfair.com
Orlando Orange County Convention Center The 2005 International Builders Show Salone internazionale dei professionisti dell’edilizia International trade fair of professionals of the building industry 13/1-17/1 Per informazioni: NAHB 1201 15th Street, NW Washington, DC 20005-2800 Tel. +1 202 2668111 Fax +1 202 2668104 Internet: www.buildersshow.com
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