Cesare Maria Casati
Promobus a Istanbul Promobus in Istanbul
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urante il convegno dell’UIA, Unione Internazionale degli Architetti, che si terrà a Istanbul dal 3 al 7 luglio di quest’anno, verrà presentato un concorso, aperto a tutti gli architetti, e finalmente, anche agli studenti per ottenere “nuove idee” per la città. E’ una iniziativa formidabile, sia perché dovrà svolgersi solo on-line, quindi garantendo la partecipazione veramente da tutto il pianeta, sia perché non ci saranno discriminazioni di patente professionale tra progettisti e studenti che potranno competere alla pari con gli stessi mezzi di comunicazione. Se è vero che ogni architetto, famoso o no, possiede delle idee, o almeno così affermano sempre, per migliorare la vita nelle città e nelle metropoli questa è l’occasione unica e veramente democratica di offrire generosamente le proprie idee e soluzioni a un confronto di progetti realizzabili in grado di offrire migliori prospettive ai cittadini e sensibilizzare le pubbliche amministrazioni. Non si tratta di enunciare nuove filosofie, spesso fumose, di urbanistica né concetti accademici, ottimi per la carriera ma spesso inutilizzati, ma di dare proposte piccole o grandi caratterizzate da concretezza e da conoscenza reale delle diverse situazioni. Sempre a Istanbul, durante il Convegno dell’UIA, saremo presenti a bordo del Promobus, idea geniale di Giorgio Scianca, di un mezzo mobile, organizzato da Archiworld Channel con l’Arca, che al suo interno in una sala attrezzata con moltissimi monitor consentirà a tutti di viaggiare nel nuovo portale televisivo www.archiworld.tv. Archivorld Channel che si affiancherà ad Arcadata, www.arcadata.com, consentirà di vedere e apprendere tramite immagini e interviste televisive, via internet, i progetti e i pensieri dei più grandi progettisti o di tutti coloro che hanno qualche cosa di intelligente da comunicare sull’architettura. E’ un nuovo strumento di comunicazione che permetterà di vedere il mondo tramite gli occhi disincantati, mirati, e qualche volta anche dissacranti, degli architetti. L’intento è di creare con Archiworld Channel e con Arcadata una rete distribuita in tutto il mondo, anche nei luoghi più disagiati, di professionisti che possano interagire idee e pensieri velocemente e liberamente. Tutto ciò verrà presentato a Instanbul sul Promobus dove vi attendiamo con simpatia.
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competition open to all architects and, at last, students too, designed to gather “new ideas” for the city will be outlined at the UIA (International Union of Architects) conference being held in Istanbul from 3rd-7th July this year. This is a magnificent project both because it will be held exclusively online, and hence ensure the whole of the planet really can take part, and also because there will be no discriminating between professional architects and students, who will be able to compete on an even standing using the same means of communication. If it is true (as they always like to claim) that all architects, famous or otherwise, have ideas about how to improve life in cities and metropolises, this is a unique and highly democratic opportunity to generously put forward your own ideas and solutions for buildable projects capable of providing better prospects for city dwellers and making public administrations more aware. It is not a question of laying down new philosophies (often rather vague and muddled) of town-planning or academic guidelines, excellent for your carrier but often unused, but rather a matter of putting forward little or even big suggestions of a concrete nature showing a real awareness of the various issues in play. We will also be attending the UIA Conference in Istanbul on board the Promobus, Giorgio Scianca’s brilliant idea for a means of transport organised by Archiworld Channel in conjunction with l’Arca, whose interior will be furbished with plenty of monitors to let passengers enjoy the TV portal www.archiworld.tv. Archiworld Channel, working alongside Arcadata, www.arcadat.com, will provide pictures, TV interviews and Internet connections with the projects and thoughts of the great architects, and anybody else with anything intelligent to say about architecture. This is a new means of communication letting us see the world through the disenchanted, carefully focused and at times even scoffing eyes of architects. The idea is to use Archiworld Channel and Arcadata to create a worldwide network, reaching even the furthest outposts, of professionals who will be able to exchange ideas and thoughts swiftly and freely. All this will be outlined on the Promobus in Istanbul, where we will be waiting for you with open arms.
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tec Architecture
Realtà “randomizzata”
tec Architecture
Inotera HQ, Taipei
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e architetture di oggi sembrano sogni del computer, celebrazioni di nuovi programmi di rendering, quasi che la macchina disegni da sola un mondo di forme autosufficienti, dove l’uomo non c’entra. Architetture senza uomo o scritture automatiche dello spazio, luoghi che non hanno bisogno di abitatori. Architettura equivalente, auto-generata, così come esistono dei generatori di poesie random, per cui dato un certo numero di parole, la macchina riesce a creare combinazioni in modo da formare haiku , peraltro neanche sgradevoli; così esiste da tempo la musica generativa, per cui dati un certo numero di “semi”, il computer pensa a sviluppare una sequenza musicale di minuti o anche ore. Forse alla base di questa generazione esiste una reviviscenza del moto dadaista-surrealista, per cui possiamo avere la forma generata casualmente, da una sorgente inconscia, che non risiede più nell’io umano, ma nel cuore del calcolatore. Il computer è il geniale strumento di oggi che consente la moltiplicazione energetica di questo relativismo culturale che tutto avvolge nel dominio del caso. Persi i punti di aggrappo solidi della tradizione, della storia, dell’ideologia, della religione, della tipologia, degli archetipi, dei grandi Maestri del Movimento Moderno, oggi l’architetto galleggia in un grande vuoto. Uno spazio dove ogni gesto è equivalente, dove la tecnologia permette di trasmettere qualunque immagine, ma forse non sappiamo più quale immagine trasmettere. Allora l’estremo coraggio è affrontare questo vuoto, guardarlo in faccia senza smarrirsi, utilizzando punti di appoggio, aggrappandosi come fa uno scalatore in free-climbing, tastando qua e là la parete, fino a trovare qualche spuntone di roccia che possa aiutare l’ascensione. Così ci sembra il lavoro di TecArchitecure: un affronto della realtà “randomizzata” di oggi senza schemi, senza paradigmi obbligati, uno sguardo vergine senza reti di sicurezza. Solo la tecnologia, gli strumenti base del mestiere e poi di volta in volta quello che suggerisce il caso di studio, ma soprattutto la rivendicazione della presenza dell’umano nel guidare la creazione architettonica. Il tema dell’Inotera Building è molto attuale: uffici e fabbrica di microchip a Taipei. Siamo nei distretti dove le tecnologie del futuro si sviluppano alla velocità della luce, dove le città crescono al ritmo di un’economia che si espande a cicli vertiginosi. L’architettura non ha modelli, non ha figure di riferimento per rappresentare il nuovo mondo della produzione hi-tech, allora che fare? Si cercano fondamenti legandosi ad allusioni al luogo, a memorie ritrovate. Così a Taiwan si guarda alla tradizione della costruzione della piastrella. La tecnologia ricupera in modo contemporaneo questa storia produttiva. Così le facciate dell’edificio vengono utilizzate per esplorare il tema della frammentarietà, dell’assemblaggio di centinaia di colori e forme, come i rami degli alberi e i rivoli d’acqua. La natura è complessa e così è l’architettura, come seconda natura, è anch’essa complessa e i suoi giochi sono intricati e labirintici. Mentre le facciate degli uffici vivono la trasparenza del vetro, gli spazi produttivi usano l’opacità della ceramica. Si tratta di 29.000 metri quadrati di uffici e 20.000 metri quadrati di spazi produttivi, quindi è tutt’altro che facile giocare un tema così rilevante con capacità di controllo delle forme. TecArchitecure recupera una sorta di artigianato del terzo millennio, dove la virtualità della tecnologia permette di disegnare una pelle ispessita dalle incrostazioni del disegno di innumerevoli frammenti. Una cattedrale dell’infinitamente composito, una voglia di rendere protagonista ogni singolo metro quadro di facciata, testimoniare la fatica umana del disegno per rendere vitale la costruzione. Allora la ricerca di fondamento appare riuscita, perché il punto di aggrappo è la pratica, il fare architettura, il progetto vive perché rifiuta le formule vuote degli automatismi virtuali e cerca energia nella complessità, nella rivelazione di un mondo che l’architetto conosce mentre costruisce, dove il bersaglio non si riesce a colpire, ma è il bersaglio che colpisce noi. Stefano Pavarini
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odern-day works of architecture look like computer dreams, almost as if the machine were capable of designing a world of self-sufficient forms on its own, without people being involved. Architecture without people or automatic writing in space, places with no need to actually be inhabited. Equivalent architecture that is self-generated, just like those generators of random poems, which, given a certain number of words, create combinations forming haiku, which are often actually quite pleasant; likewise, generative music has been around for quite a while already, with a computer taking a certain number of “semes” to develop a sequence of music lasting minutes or even hours. Perhaps a revival in that Dadist-surrealist thrust and drive really lies behind this new generation process, so that we can have a randomly generated form from a subconscious source, which no longer lies in the human ego, but in the heart of a computer. A computer is an ingenious means of re-energising this sort of cultural relativism that envelops everything in chance. No longer being able to building upon the strong foundations of tradition, history, ideology, religion, typology, archetypes and the great Masters of the Modern Movement, architects are now floating in a huge void. Space in which all gestures are on a par and where technology can transmit any image, even though we probably can no longer decide which image to transmit. So it takes real courage to face this void, look it in the face without losing your bearings, grabbing onto hand- and footholds like a free-climber as he feels his way across the rock face until he gets hold of something that helps him in his ascent. This is how we see the work of TecArchitecure: an approach to “randomised” modern-day reality with no set paradigms, a daring exploit without the aid of a safety net. Drawing on nothing but technology, the basic tools of the trade, and what emerges in each individual case study, but most significantly calling for human intervention to guide the process of architectural creation. The Inotera Building is a highly topical design: a microchip factory and offices in Taipei. We are in those neighbourhoods where the technology of the future is developed at the speed of light, where cities grow at the same rate as the economy that is genuinely booming at the moment. Architecture does not follow any particular blueprint or pattern to represent this new world of high-tech production, so what is to be done? Foundations may be found in allusions to the location and its historical sense of place. For instance in Taiwan there is a tradition for tile manufacturing, so technology finds a very up-todate way of recovering these historical roots. The building facades are used to explore the issue of fragmentation, the assembly of hundreds of colours and forms, such as tree branches and river streams. Nature is complex and so is architecture (literally its second nature) with all its maze-like interplays and weaves. Whereas the office facades feed off the transparency of glass, the production spaces draw on the opacity of ceramics. There are 29,00 square metres of offices and 20,000 square metres of production facilities, so it is anything but easy to keep careful control over forms like this. TecArchitecure has revived a sort of craftsmanship for the third millennium, in which the virtual nature of technology allows a skin to be designed which is encrusted with numerous fragments of design. A cathedral of complexity, a desire to make every single square metre of facade count, as a testimony to the human effort that has gone into bringing the construction to life. The quest for foundations seems to have been successful, since it all hinges on practice and actually doing architecture, and the project comes to life because it rejects the empty formulas of virtual automatisms and looks for energy in complexity, the revelation of a world the architect gets to know during the actual act of building, where you are hit by, rather than hit, the target. 204 l’ARCA 3
Credits Project: tec Architecture with GTLLandschaftsarchitekyen, Philip T.C.Fei/Fei & Cheng Associates Site Engineers/Constructio
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n Management: Nanya Construction Group Project Management: Siemens Industrial Building Consultants HVAC Engineers: I.S.Lin & Associates Consulting Engineers
Structural Engineers: LTN Consulting Engineers General Contractor: Tasa Construction Group Client: Inotera Memories Inc.
Nella pagina precedente, planimetria generale e, qui sotto, particolare della facciata dell’Inotera Building a Taipei.
Previous page, site plan and, below, detail of the façade of the Inotera Building in Taipei.
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Pianta tipica degli uffici open space. Sotto, prospetto ovest. In basso, vista generale della facciata.
Standard floor of open-space offices. Below, west elevation. Bottom, overall view of the facade.
A sinistra, sezione A-A e sopra particolare della sezione degli uffici all’altezza del volume vuoto tronco conico.
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Left, A-A section and, above, detail of the offices section at the height of cone-shaped truncated hollow structure.
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La facciata totalmente vetrata dell’Inotera Building reinterpreta quella tipica dei palazzi per uffici alla luce della tradizione di Taiwan della costruzione di piastrelle. I pannelli di vetro stampato e colorato sono di forme e misure diverse e riproducono la complessità degli elementi naturali quali foglie, alberi, corsi d’acqua. La facciata è un assemblaggio di pannelli strutturali e di sistema di facciata continua.
The all-glass facade of the Inotera Building re-reads the standard façade of office buildings in light of Taiwan’s tradition for tile-making. The coloured and pressed glass panels come in different shapes and sizes and reproduce the complexity of natural elements like leaves, trees and waterways. The façade is an assembly of structural panels and curtain wall system.
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Nella pagina a fianco e sopra, viste di uno dei grandi cavedi vetrati che dalla copertura portano luce naturale all’interno dell’edificio.
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Sotto, vista dall’interno di uno dei pilastri a V che vanno a formare un gigantesco portico a livello strada.
Opposite page and above, views of one of the large glazed cavities letting natural light flood into the building through the roof.
Below, view from the inside of one of the “V”-shaped columns forming a huge portico at street level.
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Claude Vasconi
Sei per cinque piani
Claude Vasconi
Chamber of Commerce, Luxembourg I blocchi in vetro della nuova sede della Camera di Commercio di Lussemburgo che sviluppano su una superficie di 38.000 mq, 30.000 mq di uffici, 2000 mq di sale conferenze e 6000 mq di un centro di formazione, organizzati a piano giardino, oltre a un parcheggio di 650 posti distribuiti in quattro piani interrati. Gli edifici, disposti a pettine, sono collegati da un sistema di passerelle vetrate e da un edificio longitudinale.
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a nuova sede della Camera di Commercio del Lussemburgo è un progetto che si rivela a colpo d’occhio importante per scala e per programma tipico di un’istituzione capace di concepire e pianificare un investimento nel settore immobiliare e di un architetto con un lungo bagaglio professionale alle spalle. I dati quantitativi del progetto lo confermano: oltre 38.000 metri quadrati di superficie, articolati razionalmente in sei edifici di cinque piani ciascuno, collegati da una piastra interrata di servizi e spazi comuni, da passerelle, da spazi aperti di pertinenza e serviti da quattro piani di parcheggi interrati per un totale di 650 posti auto. L’impianto volumetrico si sviluppa su una matrice ortogonale occupando la fine di un isolato rettangolare. Gli edifici sono disposti in modo perpendicolare e indipendente uno dall’altro, pur nel rispetto dell’allineamento delle giaciture stradali che lambiscono il lotto. Così su un lato è valorizzata la facciata intera dell’edificio posto per il lungo, mentre sulla via parallela appaiono le testate dei quattro edifici disposti a petti-
ne perpendicolarmente al primo. All’interno è ordinatamente disposto l’edificio più grande. I quatto pettini sono una classica tipologia a doppia manica con un corridoio centrale, uffici divisi da pareti metalliche parzialmente vetrate, un nucleo di scale e servizi sulla testata interna e una scala di sicurezza ammorsata su una sorta di spina dorsale; questa si dichiara con un setto opaco, rivestito da pannelli metallici laccati grigi, che emerge di netto dalla facciata vetrata. Le masse metalliche chiare rivestono anche gli elementi solidi, in parte bassi, in parte alti, posti sia al piede dei corpi di fabbrica, che sul perimetro dell’insediamento a sua protezione, definendo una sorta di zoccolo da cui emergono i grandi prismi di vetro scuro. L’edificio centrale è un corpo triplo, con la parte centrale completamente occupata da scale e servizi, che compensa l’esiguità del corpo semplice del primo edificio, dove una sequenza di uffici affacciati su strada sono distribuiti da un corridoio che gode un po’ inopinatamente di una bella facciata vetrata sulla corte interna. Lunghe passerelle vetrate costituiscono le rete
di collegamenti possibili tra i palazzi, in modo da garantire la massima flessibilità di utilizzo. L’ingresso principale è posto sul margine della rotonda d’angolo, ma rifiuta di concedersi ai possibili vezzi delle forme curve. Anzi, la pensilina che lo definisce si protende sull’angolo come un’asta che si incastra tra gli edifici. I piani terra, con l’eccezione dell’edificio centrale, sono razionalisticamente eliminati e sostituiti da pilotis, in modo da massimizzare la percezione trasversale dello spazio aperto. Al di sopra dei quattro piani di parcheggi, ma ancora a un livello inferiore da quello della strada, si aprono ampi patî vetrati che fungono da polmone di luce per le innumerevoli sale di riunione, conferenza, formazione, per il grande auditorium e per la caffetteria che occupano tutta l’impronta del lotto. A guardare la pianta di questo livello si rimane sinceramente sbalorditi dagli oltre 1200 posti a sedere previsti per attività contemporanee. La scelta linguistica è fortemente incentrata sull’uso dell’acciaio e del vetro. Questo messaggio è forte e chiaro fin dalla
distanza: già si legge la trama dei profili di facciata, quello strutturale della trave di cordolo e quelli della quadripartizione dei serramenti per ciascun piano, che vengono poi scanditi dall’ombra chiara dei brise-soleil in vetro serigrafato, sorretti a loro volta dai tentacoli in acciaio bianco. Ed è rafforzato dalla lettura ravvicinata: i pilastri sono costituiti da profili a cui sono saldate lungo tutta la lunghezza delle alette per conferire un’idea di colonna filigranata; tra una soletta e l’altra si dipartono dei tiranti verticali a sezione circolare piena di 5 centimetri a cui fanno da contrappunto i tubolari orizzontali di pari diametro posti lungo le facciate a guardia dell’altezza di sicurezza anti-caduta. Ma l’apoteosi dell’acciaio e delle superifici lucide è senz’altro confermata dagli interni: oltre alle pareti metalliche e ai vetri di facciata, il soffitto è lo stesso intradosso dei solai in cui la lamiera di acciaio inossidabile, sulla cui faccia superiore è colato il cemento della soletta, è lasciata a vista e a cui sono appese le travi tecniche che distribuiscono aria e luce. Jacopo della Fontana
The glass blocks of the new headquarters of the Luxembourg Chamber of Commerce covering an area of 38,000 square metres, 30,000 square metres of offices, 2,000 square metres of conference halls and 6,000 square metres of training room, set out at garden level, plus a car park for 650 vehicles spread over four underground levels. The buildings, set out in a combformation, are connected by a system of glass walkways and a longitudinal building.
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In basso, planimetria generale e pianta del piano giardino, sotto, pianta del piano terreno e di un piano tipo.
Bottom, site plan and plan of the garden level, below, plan of the ground floor and of a standard floor.
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he new headquarters of the Luxembourg Chamber of Commerce is an important project in terms of both the scale and programme of an enterprise successfully completed by a combination of an institute willing to make a proper investment in the real-estate sector and an architect with a long career behind him. This is underlined by the project’s facts and figures: over 38,000 square metres of surface area, carefully arranged into six five-storey buildings connected by an underground platform of communal spaces and services, walkways, and open areas, and served by four stories of underground car parks with room for a total of 650 cars. An equally impressive amount of money had to be invested to build the project, just over 2,000 Euros per square metre: figures that are virtually unheard of in southern Europe. The structural design is developed around an orthogonal layout at the end of a rectangular block. The buildings are set out perpendicular to each other but separate, fitting in with the road layout skirting around the block. So on one side attention is focused
on the entire façade of the building set lengthways, while along the parallel axis the head of the four buildings set out like a comb emerges perpendicular to the first building. The largest building is carefully set out on the inside. The four teeth of the comb are designed along conventional double-sleeved lines with a central corridor, offices separated by partly glazed metal walls, a core of stairways and utilities on the inner head, and an emergency exit wrapped around a sort of backbone; this section has an opaque stanchion, clad with grey-lacquered metal panels clearly emerging from the glass façade. The clear metal masses also cover the solid structures (some low, some high), placed both at the foot of the buildings and around the edge of the site to shelter it, forming a sort of wedge from which all the tall dark glass prisms emerge. The central building is a triple construction with the central part taken up entirely by stairways and utilities, compensating for the thinness of the basic structure of the first building, where a series of offices facing onto the street are set out along a corridor
which, rather strangely, has a lovely glass facade looking onto the inner courtyard. Long glass walkways form the web of possible links between the buildings to ensure maximum functional flexibility. The complex’s main entrance is set on the edge of a corner rotunda, but resists the temptation of reverting to curved forms. Indeed the canopy marking it projects over the corner like a pole wedged between the buildings. Except in the case of the central building, the ground floors have been eliminated rationalistic style and replaced by pilotis, so that the open space is as perceptible crossways as possible. Above the four stories of car parks, but still lower than street level, there are wide glass patios acting as lungs of light for all the meeting, conference and training rooms, as well as the large auditorium and cafeteria covering the entire building plot. The striking thing about this level’s building plan are the total of over 1,200 seats serving various purposes. The design idiom is focused around the use of steel and glass. The message is loud and clear even from a distance: we can see
the pattern of façade outlines, the structural profiles of the stringcourse beam and the quadripartition of window frames on each level marked by the clear shadow of the serigraphed glass sunscreens held up in turn by white steel tentacles. This emerges even more upon closer inspection: the columns are made of sections welded vertically along the entire length of the consoles to create a sense of filigreed column; between floors there are vertical tie-rods with solid 5-cm circular sections counterbalanced by horizontal tubes of the same diameter placed along the facades marking the break-fall safety height. The predominance of steel and shiny surfaces is enhanced in the interiors (designed for closed offices and hence with less sound reverberation problems): in addition to the metal walls and glass façade panels, the ceiling features the same intrados as the floors, where the stainless steel plating (whose top surface is cast with floor concrete) is left exposed and fitted with technical beams for distributing air and light. Jacopo della Fontana
Particolare delle facciate vetrate protette da un sistema di brise-soleil serigrafati che accrescono l’effetto cristallino degli edifici.
Detail of the glass facades sheltered behind a serigraphed shutter system enhancing the buildings’ glass effects.
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Nella pagina a fianco, dal basso verso l'alto, sezione trasversale e particolari di sezioni longitudinale e trasversale sugli uffici. In questa pagina, sezione trasversale di un blocco degli uffici.
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Opposite page, from bottom up, cross section and details of the offices’ longitudinal and cross sections. This page, cross section of an office block.
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Prospettive sulla longitudinale e in testa al blocco dei nuovi edifici. La leggerezza dell’insieme è
accentuata dai volumi in vetro e acciaio dei blocchi scale e ascensori.
Perspective views along the longitudinal axis and at the end of the block of new buildings. The overall sense of
lightness is accentuated by the glass and steel structures of the stairwells and lift shafts.
Particolari degli spazi interni, in cui un sistema di suddivisione realizzato con pareti modulari in acciaio, sia vetrate sia piene, assicura il giusto grado di
riservatezza senza interrompere la fluidità degli spazi.
Details of the interiors, where a system of divisions composed of modular
steel walls, both blank and glass, ensures the right amount of privacy without interrupting the fluidity of the spaces.
Credits Project: Claude Vasconi, Jean Petit Assistants: E. Bourg, J. mayerDouarre, K. Thorhauer, J. Bocabeille, I. Prego, C. Pujdak, P. Lardat, B. Ollier, M. LallemandFlucher, P. Folliasson, S. Guffanti, P. Hilpert, K. Thorhauer, C. Marques Fluids: RMC Consulting Structures: Schroeder & Associés, Nicholas Green & Anthony Hunt Associés Consultants: HDA Hug Dutton & Associés (facades), Xu-Acoustique (acoustic) Client: Chamber of Commerce of Luxembourg
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Dominique Perrault
Credits Project: Dominique Perrault, Perrault Projets Structures: Georeconstruczia Foundamentproekt Acoustic: Nagata Acoustic, Yasuhisa Toyota,
Jean-Paul Lamoureux Golden Shell: Bollinger and Grohmann Hydraulic plans: Setec bâtiment Environmental studies: HL - Technik Scenography: Changement à vue
Dominique Perrault
Renovation: Fabre Speller Consultants: The Metropolitan Opera of New York/Joseph Clark Client: Ministry of Culture of Russian Federation
Semantica moderna, simbolismo naturale Mariinsky Theatre, St.Petersburg Prospettive del Teatro Mariinsky a San Pietroburgo con il nuovo volume che si sviluppa lungo la sua facciata ovest, sul lato opposto del canale Kryukov, destinato ad accogliere un secondo palcoscenico.
Perspective views of Mariinsky Theatre in St. Petersburg showing the new structure developing along the west façade, over on the opposite side to Kryukov canal, designed to host a second stage.
N
el gennaio del 2003 la Federazione della Russia bandisce un Concorso Internazionale per la costruzione di un nuovo edificio teatrale destinato all’ampliamento del Teatro Mariinsky, dedicato a Maria Fedrovna moglie d’Alessandro II, costruito nel 1860 dall’architetto Albert Cavos, in Piazza Teatralnaya a San Pietroburgo. Nel giugno del 2003 Dominique Perrault vince il concorso e diventa il primo architetto europeo a introdurre in Russia un segno di creatività contemporanea. Ormai riconosciuto come giovane maestro d’architettura, Perrault s’identifica, attraverso il suo impegno professionale, come un progettista in grado di evitare un ripetersi formale. In questo progetto, intraprende un’avventura di ricerca che gli permette di travalicare il suo percorso da razionalista cercando, attraverso le nuove occasioni di progetto, di definire le forme e i contenuti che seguono l’evolversi della contemporaneità proget-
tuale dell’architettura. Insomma una sorta di merito che appartiene a pochi operatori del progetto, in speciale modo i così detti grandi maestri, che si muovono su dimensioni e su livelli mondiali. Il nuovo edificio teatrale è situato alla destra del Teatro Mariinsky, dalla parte opposta del canale Kryukov che scorre nella zona storica della città ed è un ramo d’acqua del fiume Neva, che bagna San Pietroburgo. La zona è dominata dalla Cattedrale di San Nicola, vero riferimento storico della città, che è situata all’estremità orientale del golfo di Finlandia. L’architettura di Perrault si delinea come parte di un intervento in grado di segnare il territorio e, soprattutto, diventare un landmark per la città. Appare subito un
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disegno articolato sulla sua pelle, col significato di una texture in grado di adagiare l’intervento su un segno solito ad apparire negli elementi naturali. Viene da pensare: come mai? E’ un’ispirazione particolarmente forte, tanto da concedergli un carattere naturale che, fra le molte ragioni, gli identifica un aspetto d’apparente naturalità e, per questo, gli dà una forza universale. E’ come se il progetto facesse parte dei testi filosofici religiosi chiamati Corpus Hermeticum, risalenti al tardo ellenismo, nel quale si trovano le basi dell’essoterismo occidentale. Insomma, l’architettura del Teatro Mariinsky, diventa, grazie a Perrault, una sorta di dottrina da far conoscere al pubblico. E’ una rivelazione architettonica destinata a entusiasmare. Si può, infatti, affermare che il modello architettonico presente in quest’edificio si ritrova nella concezione dei critici contemporanei di identificare un principio superiore. Un principio non statico, ma teso al divenire del progetto. Perrault riesce a scrivere così una pagina forte sulla modernità, creando un ponte fra natura e spirito. Dio è ineffabile, invisibile, senza immagine sensibile, di corpo, di nome, non ha bisogni ma, allo stesso tempo, emerge Dio come creatore e padre dell’universo. In questo senso, identificandosi con il prodotto della creazione, diviene visibile e conoscibile proprio attraverso i fatti e i manufatti del mondo. Gottlob Frege aveva in gran parte ragione quando sosteneva che le formule simboliche e i nostri segni rappresentano fedelmente la struttura degli enunciati e, quindi, dei nostri pensieri. Da qui appaiono i fondamenti della logica matematica. Il simbolismo non è sufficiente per l’espressione d’ogni forma d’enunciato, usato in un linguaggio naturale, come ad esempio quello dell’architettura, ma rimane il prototipo di una formulazione religiosa, una sorta di fede, fede anche per il progetto architettonico. Nella semantica moderna, quando si vuole rappresentare la struttura degli enunciati della natura, che non ammette una formulazione logica ovvia, gli architetti fanno una delle due cose: o inventano un’espressione non ovvia per formularla, o aumentano il simbolismo per l’addizione di nuovi operatori retti da regole semantiche. Ecco allora il pensiero di Perrault che si rifà al fatto che la semantica moderna è progredita poco oltre l’analisi della struttura delle nostre idee progettuali che, in ogni modo, stava sotto la teoria dell’inventore della logica moderna. E’ per questo motivo che la logica moderna ha influenzato la linguistica architettonica così profondamente. La concezione della struttura dell’atto creativo, reso ben noto dalla logica matematica, è divenuta di basilare importanza per la disciplina dell’architettura, proprio come la scienza cognitiva. Questa è la ragione fondamentale perché l’invenzione della logica matematica rientra nel numero delle scoperte architettoniche più rilevanti dell’era moderna. Dominique Perrault, nel suo progetto per l’ampliamento del Teatro Mariinsky a San Pietroburgo, sembra proprio abbia tenuto presente molte di queste considerazioni o più semplicemente ha seguito il suo intuito di grande architetto contemporaneo, inserendosi nel divenire della ricerca del progetto architettonico d’oggi. Mario Antonio Arnaboldi
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n January 2003 the Russian Federation launched an International Competition to build a new theatre building designed to extend Mariinski Theatre dedicated to Maria Fedrovna, the wife of Alexander 2nd, that was originally built in 1860 by the architect Albert Cavos in Teatralnaya Square in St. Petersburg. Dominique Perrault won the competition in June 2003 and became the first European architect to introduce a sign of modern-day creativity into Russia. Now widely acknowledged as a young master architect, Perrault’s professional career has shown that he is capable of avoiding stylistic repetition. In this project, he has set off on an experimental adventure that has taken him beyond rationalism as he strives, taking advantage of new design opportunities, to set the forms and contents characterising developments in modern-day architectural design. In other words, a sort of merit that is reserved for just a few people working in the world of design, notably the so-called great masters operating on a worldwide scale and dimension. The new theatre building is set over to the right of Mariinsky Theatre, on the opposite side to Kryukov Canal that runs through the old city centre and a branch of the River Neva that flows through St. Petersburg. The neighbourhood is dominated by St. Nicolas des Marins Cathedral, one of the city’s real landmarks, which is situated on the eastern tip of the Gulf of Finland. Perrault’s architecture is designed to be part of a project leaving its trace on the territory and, above all, forming a new urban landmark. At first look the design seems to be developed around its skin, a sort of texture leaving a sign on the project you expect to find in the natural elements. But you cannot help wondering why. This is such a striking feature that it takes on a sort of apparent naturalness and, hence, instils it with universal force. It is as if the project were part of those religious philosophical texts dating back to the late Hellenic period known as the Corpus Hermeticum, which contain the foundations of western exotericism. Thanks to Perrault, the architectural design of Mariinsky Theatre turns into a sort of doctrine to tell the people about. This kind of architectural revelation is designed to excite. Indeed it might be said that this building’s architectural style fits in with the idea of modern-day critics of finding some higher principle. A non-static principle aimed at developing design. This has allowed Perrault to leave his own trace on modernity by creating a bridge between nature and spirit. God is ineffable and invisible with no sensible image, body or name, because he does not need them, but at the same time God emerges as the creator and father of the universe. By identifying with the product of creation in this way, it becomes visible and knowable through the facts and construction of the real world. Gottlob Frege was largely right to claim that our symbolic forms and signs faithfully reproduce the structure of propositions and hence our thoughts.
Herein lie the foundations of mathematical logic. Symbolism is not sufficient to express every form of proposition used in a natural language, such as architecture for instance, but it is still a prototype for some sort of religious formulation, a type of faith, including faith in architectural design. When attempting to represent the structural of natural propositions in modern semantics, which do not lend themselves to any obvious logical formulation, architects do one of two things: either they invent a non-obvious formulation or they enrich the symbolism by adding new operators supported by semantic rules. Perrault’s line of thought refers to the fact that modern semantics has not progressed very far beyond an analysis of the structure of our design ideas, which, in any case, were underpinned by the theory of the inventor of modern logic. This is why modern logic has had such an influence on archi-
tectural linguistics. The conception of the structure of a creative act, so effectively rendered by mathematical logic, has become vitally important for architecture, as it has for cognitive science. This is the basic reason why the inventor of mathematical logic might rightly be acknowledged as having made one of the most important architectural discoveries of the modern age. In designing the extension to Mariinsky Theatre in St. Petersburg, Dominique Perrault seems to have kept plenty of these factors clearly in mind or quite simply to have followed his own intuition as a great modern-day architect, fitting in with the latest line of development in contemporary architectural design.
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Il nuovo volume è individuato da un grande guscio dorato al di sotto del quale si articolano i foyer, le biglietterie, le sale
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delle rappresentazioni, ristoranti, caffé, negozi, il tutto in un rapporto di apertura e fluidità con lo spazio urbano.
The new structure is marked by a large golden shell with the foyers, ticket booths, performance halls, cafeterias and shops
set out beneath them, all designed in a relation of openness and fluidity with the urban space.
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Piante del piano terreno e del piano della passerella pedonale che attraversa il canale per collegare il nuovo all’antico teatro.
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Plans of the ground floor and footbridge over the canal connecting the new facility to the old theatre.
Sezione e prospetti del nuovo palcoscenico. L’involucro dorato avvolge un imponente volume in marmo nero e vetro che accoglie la sala del nuovo
palcoscenico e le sale di prova con i foyer.
Sections and elevations of the new stage, The golden shell wraps around an
imposing structure made of black marble and glass holding the hall where the new stage and rehearsal rooms with their foyers are located.
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Il nuovo teatro verrà realizzato entro il 2008 e si inserirà con un segno contemporaneo nel cuore storico della città, vicino alla Cattedrale di
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San Nicola, dotando il Mariinsky di un apparato tecnologico di avanzatissimo livello. Nella pagina a fianco, particolare della
terrazza-belvedere aperta al pubblico, ricavata nello spazio risultante tra l’involucro del complesso e il volume del palcoscenico.
The new theatre will be built by 2008 and will inject a cuttingedge feature into the old heart of the city, close-by San Nicola Cathedral,
furbishing Mariinsky Theatre with a technological apparatus of the highest standard. Opposite page, detail of the observation
deck open to the public constructed in the remaining space between the complex’s skin and the stage structure.
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Sezioni longitudinale e trasversale e rendering della grande sala. Notevoli le cifre che la contraddistinguono: una capienza di 2000 posti con un palco principale largo 32 m, profondo 24 m per 40 m di altezza, una fossa d’orchestra che può contenere fino a 130 musicisti, tre zone di smistamento, un retro-palco e due palchi laterali.
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Longitudinal and cross sections and renderings of the large hall. The facts and figures are quite striking: a seating capacity of 2000 with a main stage measuring 32 metres in width, 24 metres in depth and 40 metres in height, an orchestra pit that can accommodate up to 130 musicians, three landing areas, a back-stage and two side stages.
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Prospettive dal canale Kryukow dei due teatri con la passerella pedonale che collega i foyer delle due scene. Oltre al nuovo teatro,
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il progetto prevede la risistemazione del piazzale antistante e del lungo canale.
Perspective views of the two theatres from Krykow canal with a pedestrian way connecting the two stage foyers.
In addition to the new theatre, the project involves redeveloping the plaza out in front and the long canal.
204 l’ARCA 33
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“
Agire sullo sviluppo della città in maniera articolata, intervenendo non sulla forma ma direttamente sul sistema di relazioni”. Ecco, in sintesi, il concept che informa i progetti di IaN+ (Carmelo Baglivo, Luca Galofaro, Stefania Manna). La proposizione chiarisce come il gruppo si ponga sulla scena internazionale non solo come studio professionale ma anche quale struttura culturale di architetti-progettisti e architetti-ricercatori, recuperando così la dimensione critica e politica del fare architettura. Confrontarsi col sistema di relazioni vuol dire inoltrarsi nella complessità della metropoli post-industriale. Un esempio in tal senso sono le trasformazioni avvenute in Europa, che da continente è via via trasmutata in un’unica immensa metropoli. E’ appunto in relazione a tali cambiamenti di scala che vanno impostate le varianti per riconfigurare un’architettura in sintonia con le nuove realtà territoriali. Cosa non facile, considerando che la disciplina è ancora condizionata sia nella teoria sia nella pratica, insomma occorre depurarla dalla specializzazione, riconsiderare l’approccio alla tecnologia, rivedere i rapporti esterno e interno, privato e pubblico, edificio e quartiere, centro e periferia. In altre parole, è necessario individuare diversi criteri di partecipazione per governare i nuovi assetti territoriali del futuro. Nei progetti di IaN+ il territorio è lo spazio della trasformazione, delle relazioni, è un sistema che, sviluppandosi nel tempo, si modifica attraverso coordinate individuabili nell’insediamento umano, nella natura e nelle componenti urbane. E’ da tali considerazioni che nasce il concetto di new ecology, un percorso orientato verso strutture architettoniche modificabili nel tempo, riciclabili, capaci di adattarsi alle diverse condizioni di utilizzo. Un’altra direzione di ricerca, all’interno dell’attività di IaN+, è il recupero di luoghi senza particolare identità ma potenzialmente interessanti per nuove funzioni. Tali luoghi, definiti interzone, posti in prossimità di territori con specificità proprie, possono accogliere strutture flessibili, quindi facilmente adattabili all’ambiente di accoglienza. Hi cat 01 e Hi cat truck sono progetti emblematici destinati a occupare appunto varie interzone in quanto strutture mobili capaci di dar vita a inedite attività legate al turismo, senza invadere permanentemente luoghi caratterizzati da delicati equilibri ambientali. Il progetto Hi cat 01 recupera i grandi spazi di una portaerei trasformandola in un centro per lo sport e il tempo libero. Il progetto è localizzato sulla costa della Catalogna dove, grazie alla struttura galleggiante in cui sono concentrate diverse funzioni, è possibile fare nuoto, giocare a tennis, usufruire di una palestra ma anche disporre di una pista per correre e frequentare il casinò di bordo. Naturalmente, per chi volesse soggiornare per più giorni, vi sono un hotel, un ristorante e un bar. Il sistema prevede anche la soluzione su strada con gli Hi truck, camion adeguatamente equipaggiati che offrono spazi sportivi ad alta mobilità. Considerando la tendenza alla riduzione delle ore di lavoro, sport e tempo libero sono attività in costante sviluppo e di notevole interesse sia sul piano economico sia come occasioni progettuali. La sfida, nel caso del sistema Sport Piers, è di intervenire sul paesaggio senza snaturarne le valenze naturalistiche e contemporaneamente valorizzarne le potenzialità turistiche. Localizzati nel bacino artificiale di Tremp e nel lago Noguera, gli Sport Piers, che ospitano servizi di base per sport acquatici, si relazionano con l’intorno senza alterare l’eco-sistema grazie a piccole strutture aperte, quindi poco invasive, in cui si alternano pieni e vuoti in un insieme di estrema leggerezza. Anche il tema del museo è affrontato da IaN+ con una visione del tutto originale attuando l’azzeramento di ciò che negli anni si è accumulato attraverso metodiche ormai da archiviare. L’annosa questione se il museo debba essere un contenitore acritico o esso stesso opera d’arte a scala urbana, è per IaN+ occasione per indagare la possibilità di una terza via. Attraverso una radicale revisione concettuale, che vede l’architettura non solo come sistema
IaN+ compositivo per dare dignità estetica al contenitore di funzioni, IaN+ propone una soluzione per creare interferenze con il reale: prima ancora di progettare la struttura, si individua lo spettro di relazioni per generare fratture, variazioni di stato, suggerire diverse organizzazioni spaziali e un nuovo rapporto fra contesto e nuovo edificio. La dispersività di materia di un’architettura può essere interpretata come un’interferenza? Se sì, in che modo interagisce con il suo intorno? Nel suo significato linguistico l’interferenza è sovrapposizione di più elementi, con relativa possibilità di sommarsi o di elidersi. Il Tittot Glass Art Museum, che sorgerà a Taipei all’interno di un sistema di parchi urbani, è un esempio eclatante di ambiguità semantica, una struttura elusiva, situazioni di presenza-assenza. L’immaterialità del vetro è negata a causa della sua capacità di rispecchiare l’intorno, quindi di moltiplicarne l’immagine, che diviene così una pelle cangiante secondo il variare delle condizioni atmosferiche. Basandosi ancora sul concetto di interferenza è stato concepito il progetto per l’European Central Bank, una grande struttura che interpreta in una chiave inusuale il concetto di trasparenza, caratteristica voluta dalla committenza come simbolo di chiarezza amministrativa. L’ECB è un’architettura priva di ogni connotazione tipologica sedimentata nell’immaginario collettivo, è, in altre parole, un atto rifondativo per individuare nuovi modelli di edifici non più concepiti come semplici contenitori ma anche come elementi di riconfigurazione di un paesaggio urbano rinnovato e in sintonia con l’estetica digitale del nostro tempo. Con il Centro congressi a Darmstadt, IaN+ affronta il tema dell’architettura ipogea, configurando un paesaggio ibrido in cui natura e artificio si confrontano suggerendo un’ipotesi di città possibile, uno spazio urbano depurato da superfetazioni per realizzare un luogo in cui convivano in perfetta armonia l’ambiente rilassante della campagna e il ritmo veloce della metropoli contemporanea. A questo punto è d’obbligo una riflessione sulla metropoli e sul suo grado di assimilazione di un’architettura portatrice di grandi innovazioni sia sul piano del linguaggio sia come evoluzione tecnologica. Esistono, per esempio, aree maggiormente ricettive all’innovazione urbana proposta dalle recenti generazioni di architetti? E’ noto che l’area asiatica stia attraversando un momento di grande sviluppo economico, con conseguente accelerazione negli investimenti immobiliari, a quelle latitudini si punta oltre che sulla quantità anche sulla qualità, coinvolgendo anche architetti occidentali e dando spazio agli emergenti. L’Europa ha certamente ritmi meno veloci, ma alcune zone sono in costante fermento, soprattutto là dove sono mutate alcune condizioni socioeconomiche. La recente fase di riqualificazione di alcuni territori industriali dismessi del nord-est dell’Inghilterra, nel Tyneside, vicino Newcastle, ha messo a disposizione dei residenti molte miniere di carbone abbandonate, subito riutilizzate come spazi per il tempo libero. A proposito di interzona, in Europa vi sono alcune aree di grande interesse, per esempio le linee di confine tra Lussemburgo, Olanda, Belgio e Francia, percorse da un pendolarismo sempre più intenso che le ha trasformate in un tessuto urbano anomalo, conurbazioni lineari di una città diffusa transnazionale. Si tratta di un fenomeno definito urbanità nomade e riguarda luoghi abitati da chi cerca, oltre a offerte di lavoro più interessanti, anche vantaggi fiscali e abitazioni a buon mercato che compensino il disagio provocato da spostamenti a lungo chilometraggio. E’ in tale contesto, formato da una città generica estremamente estesa ma senza precisa identità, che possono nascere progetti innovativi come Sport Planning Reactiv, una proposta di IaN+ localizzata lungo grandi infrastrutture stradali ad alto scorrimento, attrezzate con il Road Sporting Center, sistema di strutture sportive a dimensione variabile, stazioni di servizio sportivo dotate di palestre, campi da gioco e spazi per il tempo libero. Carlo Paganelli
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Acting on urban development in a structured way, not by articulating form but by directly intervening on the system of relations”. This sums up in a nutshell the basic concept informing the projects designed by IaN+ (Carmelo Baglivo, Luca Galofaro, Stefania Manna). The statement clarifies how the team positions itself on the international scene, as both a professional firm and a cultural enterprise composed of designerarchitects and researcher-architects, reinstating a sense of criticism and politics into architectural design. Facing up to a system of relations means venturing into the complex world of the post-industrialist metropolis. An example of this are the changes that have taken place in Europe, which has gradually turned from being a continent into one huge metropolis. And indeed it is in relation to these changes in scale that we need to set the variants for re-shaping architecture in line with the latest state of the territory. No easy matter, bearing in mind that the profession is still tightly constrained both in theory and in practice and needs to be de-specialised, reassessed in terms of its approach to technology, and reviewed as regards relations between interior and exterior, private and public, building an neighbourhood, centre and periphery. In other words, we need to find different ways of engaging in architectural design, in order to control how the builtscape of the future will evolve. In IaN+’s projects, territory is the space for changes and relations, it is a system which, as it develops over time, alters along guidelines dictated by human factors, nature and urban elements. These are the groundings of the concept of new ecology, a way of devising architectural structures that alter over time, are recyclable, and can adapt to different ways of being used. Another line of research adopted by IaN+ involves redeveloping faceless places potentially interesting for new functions. These places, known as interzones and located near areas with their own distinctive features, can accommodate new structures that cost relatively little, are flexible and hence easy to adapt to their setting. Hi cat 01 and Hi cat truck are emblematic projects designed to occupy these various interzones as mobile structures capable of triggering off new tourist operations, without permanently invading places with delicate environmental balances. The Hi cat 01 project takes over and revamps the spacious premises of an aircraft carrier, turning it into a sports and leisure centre. The project is located along the coast of Catalonia, where a floating structure provides facilities for swimming, playing tennis and using a gym, as well as providing a running track and on-board casino. Of course there is a hotel, restaurant and bar for anybody planning to stay for a few days. The system is also available on the road thanks to Hi trucks, special lorries furbished with highly mobile sports facilities. Bearing in mind that people tend to work shorter hours, sport and leisure are now rapidly booming industries offering plenty of financial and design opportunities. In the case of the Sport Piers system, the challenge is to work on the landscape without interfering with its natural beauty while exploiting its tourist potential. Located in the manmade Tremp basin and Lake Noguera, Sport Piers provide basic water sports facilities and interact with their surroundings without altering the eco-system, thanks to small open structures that are hardly invasive at all and feature an alternating combination of solids and empty spaces that are all extremely light and airy. IaN+ also has a very original vision of museums, actually cancelling out everything developed over recent years based on methods now ready to be relegated to the archives. The tricky issue of whether museums should just be mere containers or urban-scale works of art in themselves provides IaN+ with the chance to inquire into a third way. Thanks to a radical new
concept, according to which architecture is not just a design system adding aesthetic dignity to a functional container, IaN+ suggests a way of creating interferences with reality: rather than just designing the structure, a set of relations are found capable of generating fractures, variations in state, different possible spatial layouts, and a new form of interaction between context and new building. But can the material dispersiveness of architecture be taken as interference? If so, then how does it interact with its surroundings? The linguistic meaning of interference is an overlapping of several elements, resulting in the possibility of being submersed or wiped out. Tittot Glass Museum, planned to be built in Taipei within a system of inner-city parks, is a striking example of semantic ambiguity, a facility capable of creating elusiveness and presencesabsences. The non-material nature of glass is negated due to the way it mirrors the surroundings and hence multiplies their image, so it is turned into a twinkling skin that alters with the weather conditions. The project for the European Central Bank also works around the concept of interference. This huge structure makes an unusual reading of the idea of transparency, a feature the client was looking for as a symbol of administrative clarity. The ECB does not draw on any of the stylistic connotations engraved in the collective psyche, which means it sets the tone for a new style of building no longer designed as mere containers but also as a means of reconfiguring the revamped cityscape in tune with the digital aesthetics of the age in which we live. The Conference Centre in Darmastadt provided IaN+ with the chance to tackle underground architecture, designing a hybrid landscape in which nature and artifice interact to propose an idea for a new kind of city, a purified urban space for creating a place in which the relaxing country environment and fast pace of the modern-day metropolis can co-exist in perfect harmony. At this point we must inevitably ponder over the metropolis and just to what extent it can assimilate architecture carrying with it major innovations in terms of design idiom and technological developments. For instance, are there certain areas more receptive to the urban innovation being put forward by the latest generation of architects? It is a well-known fact that Asia is going through an economic boom at the moment, resulting in a speeding up of realestate investments, but there is also a tendency to focus on quality as well as quantity, getting western architects involved and leaving room for new names. Europe certainly works at a slower pace, but certain areas are always bubbling, particularly where the socioeconomic state of affairs has changed. The recent redevelopment of certain industrial parts of north-east England, notably Tyneside near Newcastle, has provided residents with a number of old abandoned coal mines, which were immediately developed into recreation spaces. In relation to interzones, Europe can boast a number of extremely interesting areas, for instance the borders between Luxembourg, the Netherlands, Belgium and France, where a growing number of commuters have transformed the linear conurbations of a diffused transnational city into an unusual new urban fabric. This phenomenon is known as nomadic urbanity and concerns people looking for both interesting job opportunities and also tax and housing benefits to compensate for the hassle associated with longdistance journeys. It is in this kind of context, involving an extremely extensive generic city with no real identity, that innovative projects like Sport Planning Reactiv can emerge, an idea devised by IaN+ to be set along busy road infrastructures furbished with the so-called Road Sporting Center, a system of sports facilities of varying sizes, sports service stations equipped with gyms, playing fields and leisure spaces.
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
IaN+
204 l’ARCA 35
European Central Bank, Frankfurt Credits Project: Carmelo Baglivo, Luca Galofaro Engineering: Stefania Manna Collaborators: Philip Buenger, Antonio Pio Saracino, Simon Storey, Irene Dall’Aglio, Marco Galofaro
Concorso internazionale bandito nel 2003. Progetto architettonico e urbanistico di un complesso bancario da realizzare nel settore orientale della città su un’area di circa 120.000 mq. La banca ospita 2.500 postazioni di lavoro e comprende spazi per uffici e aree speciali, il tutto distribuito su una superficie di circa 100.000 mq. Il complesso sorge sulle rive del fiume Meno ed è caratterizzato da grandi aperture che ne alleggeriscono la massa. A sinistra, dal basso, diagrammi concettuali degli edifici, del verde pubblico e del controllo delle correnti d’aria; a destra, dal basso, diagrammi concettuali del traffico, delle aree verdi dell’edificio, delle prospettive urbane. In alto, sezione trasversale. Nella pagina a fianco, rendering e, in basso, studio della “tessitura” delle facciate.
36 l’ARCA 204
International competition organised in 2003. Architectural project and urban master plan for a bank to be built over in the eastern part of the city on an area of land covering about 120,000 sq.m. The bank will have 2,500 work stations and include offices and special areas, all set out over an area of approximately 100,000 sq.m. The complex stands along the banks of the River Main and has wide apertures designed to lighten its mass. Top renderings and, bottom, study of the facade “texture”. Opposite page, left from the bottom, concept diagrams for buildings, public green, and blast mitigation; right, from the bottom, concept diagrams for traffic, building’s green areas, and urban perspective views; top, cross section.
204 l’ARCA 37
Tittot Glass Art Museum, Taipei Credits Project: Carmelo Baglivo, Luca Galofaro Engineering: Stefania Manna Collaborators: Serena Mignatti, Giuseppe Voltaggio, Margherita Serbali, Florindo Ricciuti
Prospetto e schemi funzionali. Il progetto propone una soluzione insediativa che racchiude un ampio spazio verde. Fra agli obiettivi di progetto, chiari riferimenti alle città etrusche e romane ma anche alla Land Art.
Il concorso richiedeva il progetto per un complesso museale costruito principalmente in vetro, in cui vi fossero spazi e ambienti
destinati a eventi ed esposizioni, aree commerciali e un ristorante. Due concetti base hanno ispirato il progetto: il vetro,
quale materiale emblematico, sia per l’involucro sia per la suddivisione degli spazi interni; massima integrazione fra nuova struttura e paesaggio.
The competition required a project for a museum facility constructed mainly of glass, incorporating spaces and settings designed for events
and exhibitions, commercial areas and a restaurant. Two basic concepts underpinned the project: glass, as an emblematic material,
for both the shell and partitioning of interior spaces; maximum integration between the new structures and landscape.
Elevation and functional schemes. The project encompasses a spacious area of green landscaping. The project includes clear allusions to Etruscan and Roman cities, as well as Land Art.
38 l’ARCA 204
204 l’ARCA 39
Darmstadt Congress Centre
Concorso internazionale bandito nel 2001. Il complesso nasce in continuità con il parco urbano antistante l’area di concorso. L’intervento è pensato più come movimento della terra che come struttura artificiale aggiunta al paesaggio.
International competition organised in 2001. The complex knits in with the innercity park in front of the competition area. The project is designed more like a movement of the ground than a manmade structure added onto the landscape.
40 l’ARCA 204
Come nuove strutture di accumulazione e concentrazioni di attività che ordinariamente si intrecciano all’interno del tessuto urbano, i volumi colonizzano il sito concretizzandosi in un insieme simbiotico di grandi masse alternate ad ampi vuoti. L’ingresso principale è sotto la sala principale, nell’unico punto in cui l’edificio si stacca dal suolo, formando una grande piazza coperta.
As new structures accumulating and concentrating activities usually woven into the urban web, the structures take up the site, concentrated into a symbiotic whole of large masses alternating with wide empty spaces. The main entrance is beneath the main hall, at the only point where the building is raised off the ground to form a large covered plaza.
204 l’ARCA 41
Hi cat 01
Quando lo sport crea nuovi territori. La Catalogna estende le proprie dimensioni grazie a Hi cat 01, portaerei attrezzata per lo sport e il tempo libero. La struttura galleggiante concentra in sé vari sport come, per esempio, nuoto, tennis e podismo. Sono inoltre presenti un hotel e un casinò. La nave si muove lungo la costa rafforzando il potere attrattivo di un’area già altamente utilizzata ma senza modificarne la densità.
Sport as a creator of new territories. Catalonia is widening its borders thanks to Hi cat 01, a furbished aircraft carrier for sport and leisure. This floating structure is a hub of sports facilities for swimming, tennis and running. It also accommodates a hotel and casino. The ship moves along the coast, further enhancing the magnetic force of an area already put to good use, without actually altering its density.
42 l’ARCA 204
Sport Piers Il molo è localizzato nel bacino artificiale di Tremp e nel lago di Noguera dove si inserisce nel paesaggio e crea una struttura capace di promuovere un turismo difficile, che entra in contatto con il territorio senza consumarlo, cercando di instaurare relazioni con l’ecosistema. I moli dispongono di servizi primari, piccoli rifugi e attrezzature per lo sport acquatico, ristoranti e un sistema di unità abitative galleggianti autosufficienti con cui, attraversando il lago, è possibile isolarsi in zone protette.
The pier is situated in the artificial basin of Tremp and in Lake Noguera, where it fits into the landscape and creates a facility for promoting a tricky tourist area, coming into contact with the territory without eating into it and striving to set up relations with the ecosystem. The piers are furbished with primary services, small huts and facilities for water sports, restaurants and a system of selfsufficient floating living units making it possible to draw away into protected areas by crossing the lake.
204 l’ARCA 43
Makoto Sei Watanabe
Makoto Sei Watanabe
L’enigma visivo
House in Shanghai
Q
uella di Makoto Sei Watanabe è un’architettura programmaticamente organica. Il problema che essa solleva è infatti, come ha scritto lo stesso architetto nella prefazione a Conceiving the City (l’Arca Edizioni, Milano 1998), quello di un’architettura “analoga al progetto di un organismo vivente”. Bisogna però intendersi sul concetto di “organicismo”. Watanabe sembra accettare in certo modo la concezione finalistica dell’organismo quando indica nel progetto un’attività che determina le interrelazioni delle parti con il tutto in vista di un unico fine. Egli tuttavia precisa che quella organica è “un’architettura che parte da materiali limitati e da molte restrizioni, eppure dà vita a soluzioni meravigliose come quelle di un organismo vivente”, il cui “progetto” è fondato su un “processo evolutivo”, il che lo avvicinerebbe alla visione vitalistica che fu di Henri Bergson, per il quale in una “macchina organica” le parti non rappresentano l’insieme dei mezzi impiegati, “ma un insieme di ostacoli aggirati”, e la sua realtà si identifica interamente nello “slancio vitale” che la organizza. Quella di Watanabe appare dunque un’architettura non costruita secondo la vecchia logica meccanicistica, che procede per aggregazione di parti, ma piuttosto affidata alla libera evoluzione dell’insieme, la cui illimitata capacità di costruire relazioni e collegamenti rispecchia le modalità di sviluppo dell’attuale informatica. Questi princìpi affiorano con chiarezza nella recente realizzazione di un edificio residenziale a Shanghai. L’edificio sorge su una strada alquanto stretta, fiancheggiata da alberi e da costruzioni d’epoca coloniale. La conformazione topografica del luogo impedisce all’architettura, in prima istanza, di offrirsi a una visione totalizzante, escludendo quindi il ruolo primario della facciata. “Più che un’opera architettonica che s’innalza lungo la strada”, precisa Watanabe, “questo edificio dà l’impressione di una frammentaria raccolta di pareti, finestre e colori che traspaiono attraverso il fogliame degli alberi”. Si tratta, in altre parole, di “un’accumulazione di parti che si presenta come elemento unitario nello spazio della strada”. L’organismo architettonico si rivela dunque, all’esterno, come “figura”, ovvero come discorso visivo, solo nella sua incoerenza, nella fluidità che regola i rapporti tra le sue componenti. Esso occulta la propria identità, lasciandosi riconoscere come edificio, ma senza precisarne la fisionomia. È un oggetto architettonico, ma, per così dire, privo di un volto da fissare nella memoria. Watanabe impernia la sua logica progettuale proprio su questo enigma visivo, che però rovescia prontamente nella dialettica tra interno ed esterno. In effetti, lo spazio della sua costruzione non è destinato ad aprirsi verso l’esterno, bensì verso l’interno. È la corte ellittica centrale a definire questa inversione. Essa è pavimentata con lo stesso granito nero che ricopre le varie stanze ed è circondata da ampie vetrate, che la delimitano, ma nello stesso tempo la spalancano verso la strada. Così, se la si guarda da fuori, nel verde delle pian-
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te, la corte sembra un elemento dello spazio interno, ma, vista da dentro, si proietta nello spazio esterno, poiché fa rifluire nell’edificio il verde della strada come se appartenesse di diritto a quella architettura. Dal suo punto di vista, dunque, il pavimento nero dei vani si presenta come un’estensione della corte, mentre il verde della strada diviene elemento interno alla costruzione. “Interno ed esterno”, precisa Watanabe, “sono qui continui, frammentari e sovrapposti. C’è un incessante riordinamento nei rapporti tra alto e basso, sinistra e destra, anteriore e posteriore, interno ed esterno”. Non per nulla, la corte ellittica trasforma un edificio di tre piani in una costruzione a un piano, senza modificarne in alcun modo le proporzioni. Naturalmente, un simile gioco prospettico può essere moltiplicato all’infinito: vuoto e pieno, aperto e chiuso, opaco e trasparente, luce e ombra costituiscono altre coppie di opposti che in questa architettura si scambiano di continuo i ruoli. Si direbbe che Watanabe abbia assunto lo spazio come materia da plasmare, scavare, articolare, segmentandola attraverso innesti di vetro, metallo, pietra, legno, luce e perfino acqua: la corte, infatti, può essere sommersa da un velo d’acqua, destinato a mitigare il caldo e a fungere da specchio all’immagine architettonica, che in tal modo raffina e rilancia le sue valenze iconiche. A dominare è sempre l’ininterrotta metamorfosi, il trapasso da un’immagine all’altra, ciò che per l’appunto anima l’architettura e la rende mobile, flessibile e pulsante come un organismo vivo. C’è però un ulteriore motivo di interesse in questo lavoro. “Sebbene l’architettura sia trattata in modo neutrale”, spiega Watanabe, “gli arredi denunciano uno stile ben definito”. I mobili sono infatti laccati in nero, e intarsiati con motivi perlacei oppure decorati in oro. Essi si inseriscono dunque nell’antica tradizione cinese, ma la loro immagine è duplice. In effetti, un osservatore superficiale potrebbe classificarli come pezzi di vecchia chinoiserie, mentre un autentico cinese li giudicherebbe francamente kitsch. Tuttavia, osserva Watanabe, questi problemi non si pongono a Shanghai, da sempre luogo d’amalgama di culture diverse, e per di più ormai del tutto priva di artigiani capaci di realizzare mobili di quel tipo, tanto che per la costruzione di quegli arredi si è dovuto ricorrere ai pochi artefici che ancora vivono nell’interno e mantengono in vita una tradizione in rapido declino. Anche questo aspetto rende organicamente viva l’architettura di Watanabe. Nella deriva attraverso culture diverse imposta dalla globalizzazione, essa si fa carico delle differenze non solo denunciandole apertamente, ma addirittura inserendole nella propria struttura progettuale fino a renderla ancora più duttile e capace di affrontare vertiginosi dislivelli storici e culturali. A dominare è il concetto di “ingegneria genetica”, che si risolve infine in una “forma” attraverso la quale l’oggetto architettonico può imporsi come spazio sensibile. Maurizio Vitta
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akoto Sei Watanabe’s architecture is programmatically organic. As he himself wrote in the preface to Conceiving the City (l’Arca Edizioni, Milan 1998), his architecture is “similar to the design of a living organism.” But to understand this we first have to understand what “organicism” really means. Watanabe seems in some sense to accept a finalistic notion of organism when he talks about design being something that determines the interrelations between the parts and whole for one single purpose. However, he goes on to point out that organic architecture “starts with limited means and plenty of constraints, yet it manages to produce marvellous solutions like those of a living organism,” whose “design” is based on an “evolving process,” in something similar to Henri Bergson’s vitalistic views according to which the parts of an “organic machine” do not correspond to the sum of the means employed “but rather the sum of the obstacles dealt with,” and it may actually be fully identified with the “vital thrust” by which it is organised. So Watanabe’s architecture does not appear to be built along those old mechanistic lines based on the assembly of parts, but rather left to evolve as a whole, whose boundless capacity to construct relations and links mirrors how modern-day computer technology is now developed. These principles clearly emerge in the recent design of a residential building in Shanghai. The building is situated along an extremely narrow road lined with trees and constructions from the colonial period. The place’s topographical layout means the architecture cannot initially be viewed as a whole, so the façade does not play a primary role. “Rather than a work of architecture rising up along the road,” so Watanabe points out, “this building looks more like a fragmentary collection of walls, windows and colours glimpsed through the foliage of the trees.” In other words, this is “an accumulation of parts that looks like a unitary element in the road space.” On the outside the architectural organism appears like a “figure” or a visual discourse, but only in terms of its incoherence, through the fluidity controlling relations between its components. It hides its own identity, so that it can be recognised as a building without actually revealing its true “face”. It is an architectural object whose “face”, so to speak, cannot be ingrained in the memory. Watanabe hinges his entire design around this visual enigma, which is soon turned around in the dialectical relations between inside and outside. Indeed the space in which it is constructed is designed to open up to the inside, not the outside. It is actually the elliptical central courtyard that determines this turn around. It is paved in the same black granite covering the various floors and surrounded by wide glass windows that mark its boundaries and, at the same time, open it up to the road. So when viewed from
outside, amidst the landscaped greenery, the courtyard looks as if it is part of the interior space, but seen from within it projects out into the exterior space by drawing in the landscaping as if it were part and parcel of the architecture itself. From its own viewpoint, the black floors seem to be an extension of the courtyard, while the greenery by the roadside turns into part of the construction. “Inside and outside,” so Watanabe points out, “are, here, continuous, fragmentary and overlapping. There is a constant reordering of relations between above and below, left and right, front and rear, inside and outside.” It is significant to note how the elliptical courtyard turns a three-storey building into a singlestorey construction, without in any way altering its proportions. Of course, this kind of perspective effect may be multiplied to infinity: solid and space, open and closed, opaque and transparent, light and shadow are other opposites that appear to constantly exchange roles in this work of architecture. It might be said that Watanabe has taken space as a material to be shaped, cut out, arranged and segmented by inserting glass, metal, stone, wood, light and even water: the courtyard may be submersed in a veil of water designed to mitigate the cold and mirror the architecture, which in this way refines and enhances its iconic force. There is always a dominant sense of uninterrupted metamorphosis, moving on from one image to another, which invigorates the architecture and makes it mobile, flexible and pulsating like a living organism. There is another interesting aspect to this work. According to Watanabe, “although the architecture is treated neutrally, the furnishing has a well-defined style.” The furniture is painted black and decorated with gold-coloured pearly patterns. They are found everywhere in ancient Chinese tradition, but they have a double image. At first sight they might create the impression of being just old-fashioned Chinese ornamentation, but a real Chinese person would class it as plain kitsch. But as Watanabe points out problems like this do not arise in Shanghai, where different cultures have always come together and where, nowadays, it is impossible to find craftsmen capable of designing furniture like this. Indeed, in the end some of the few remaining goldsmiths around (keeping this rapidly fading tradition alive) had to be found. This also helps keep Watanabe’s architecture organically vibrant. Amidst all the drifting across different cultures caused by globalisation, it takes on these differences not just by openly avowing them but by actually incorporating them in the design structure so they become more ductile and capable of dealing with these staggering historical-cultural differences. The dominant concept is “genetic engineering”, which takes on a “form” through which the architectural object makes its presence felt as sensible space.
Da sinistra, sezione, prospetto principale, piante del piano terra, primo e secondo piano, della casa realizzata a Shanghai da Makoto Sei Watanabe. Nelle pagine successive, particolari del patio ovale al centro dell’abitazione in cui l’acqua e i pannelli di vetro del perimetro creano riflessi e giochi di luce.
From left, section, main elevation, plans of the ground floor, first and second floors of the house built in Shanghai by Makoto Sei Watanabe. Following pages, details of the oval patio in the middle of house, where water and perimeter glass panels create reflections and interplays of light.
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Viste della corte interna pavimentata in lastre di granito grigio e in cui la presenza dell’acqua è pensata per mitigare le temperature calde
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dell’estate di Shanghai. Lo spazio del salone che si affaccia sulla corte è amplificato dal gioco di riflessi e dalla distribuzione di
schermi semitrasparenti nonché dalle pareti perimetrali vetrate che favoriscono la continuità visiva con l’esterno.
Views of the inner courtyard paved with grey granite and where water is designed to mitigate the hot summer temperatures in Shanghai.
The lounge space facing onto the courtyard is enhanced by the interplay of reflections and layout of semi-transparent screens, as well as the
glass perimeter walls creating a seamless visual flow towards the outside.
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Sotto, la facciata sulla strada e vista dall’alto della corte. In basso, particolare della corte centrale riempita d’acqua.
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Below, the facade facing the road and seen from the top of the courtyard. Bottom, detail of the central courtyard filled with water.
Viste della corte, il cui aspetto cambia a seconda delle ore del giorno, dal fatto di essere o meno riempita d’acqua e dal mutare della vegetazione del
giardino nelle diverse stagioni.
Views of the courtyard, whose appearance changes at different times of day, depending on
whether it is full of water or not, and in relation to change in the garden landscaping at different times of year.
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Giovanna Mar Studio Mar
Un contesto anonimo
Giovanna Mar Studio Mar
TiFS Engineering HQ, Padua
Paolo Monello
A sinistra, vista da sud-est della sede della società TiFS Ingegneria realizzata nella zona industriale di Padova. L’edificio è individuato da un “guscio” curvilineo rivestito in lamiera di zinco-titanio che si proietta da est a ovest, mentre le facciate sud e nord completano il volume con strutture completamente vetrate. A fianco, il tunnel d’ingresso che introduce nell’ampia hall a piano terreno. Nella pagine successive, particolari della dinamica volumetrica che articola lo sviluppo interno, percepibile direttamente dalla hall a tutt’altezza.
L’
edificio come laboratorio di tecnologie avanzate è il tema che ha guidato il complesso e ambizioso progetto che Giovanna Mar ha sviluppato per la realizzazione della nuova sede della società di ingegneria TiFS, nella zona industriale di Padova. L’intervento si è dimostrato l’occasione ideale per mettere a frutto un concetto di progettazione integrata tra architettura, struttura e impianti, in cui diviene preminente il ruolo che l’involucro edilizio svolge nel raggiungimento del benessere ambientale complessivo, per quanto riguarda aria, temperatura, luce e umidità. Un percorso che lo studio veneto persegue con convinzione e determinatezza e che ha trovato nella committenza, come nelle aziende coinvolte in questo intervento, un valido e consapevole supporto professionale e di competenze. Il risultato finale non smentisce l’intelligenza e lungimiranza degli intenti coniugando valenze poetiche e suggestioni spaziali di rara intensità a un’avanzata tecnologia. Un contesto disomogeneo e frazionato, privo di qualsiasi rilevanza e interesse paesaggistico, è stato lo spunto da cui si è sviluppata l’idea progettuale. Anziché un atteggiamento di rifiuto, di chiusura, i progettisti hanno optato per un rapporto di integrazione che ha consentito di lavorare sull’edificio come traduzione ed espressione di una realtà professionale dinamica e in divenire. Da qui l’idea di concentrare nell’involucro la matrice, il fulcro, su cui calibrare i diversi livelli di definizione dell’insieme, da quello formale a quello tecnologico e dei materiali, così da farlo interegire in modo attivo e differenziato con il contesto industriale in cui è inserito. Prende quindi forma la morbida e suggestiva forma di un “guscio” che è nel contempo copertura e facciata. Questo elemento trova una sua legittimità nel legame con le costruzioni in carpenteria a forma curvilinea proprie della tradizione industriale della zona. Il riferimento a questa tipologia, viene metabolizzato nel progetto che ne appro-
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fondisce, fino a portare all’estremo, le caratteristiche; quindi la copertura in lamiera di zinco-titanio viene estesa fino a divenire facciata sul lato est, mentre consente di tamponare le parti cieche a ovest. L’uniformità e la materialità dell’onda che avvolge l’edificio si stempera nel trattamento delle facciate nord e sud, entrambe completamente vetrate che proiettano gli ambienti interni verso gli orientamenti aperti (un’importante via di comunicazione e un lotto libero). Le parti cieche come quelle trasparenti rappresentano strutture a elevato contenuto tecnologico, ideate e realizzate per garantire massimo confort ambientale e un uso razionale delle energie. La facciata nord è dotata di un sistema di schermatura interna a lamelle orientabili che permette di controllare la luce naturale, mentre a sud, dove questa necessità è di maggiore rilevanza, si è ricorso a un sistema a doppia pelle costituito da una vetrata isolante a bassa emissività per separare gli ambienti dall’esterno e da una superficie vetrata più esterna, la facciata vera e propria; nell’intercapedine trovano spazio le schermature a lamelle orientabili motorizzate. Le facciate opache sono isolate termicamente con vetro cellulare mentre il sistema di aggancio del rivestimento in lamiera di zinco-titanio con elementi metallici non passanti elimina i ponti termici. Massima attenzione dunque si è prestata all’uso della luce naturale e alla sua gestione, al controllo dell’acustica e alla protezione dal rumore proveniente dall’esterno, nonché ai parametri di temperatura e umidità. Luminosità, trasparenza, dinamica e ricchezza nell’articolazione volumetrica, sono le caratteristiche dominanti percepibili fin dalla hall d’ingresso, un ambiente a tutt’altezza che si proietta per i tre piani dell’edificio. Tutt’intorno un succedersi di curvature, da quella della copertura, a quella dei ballatoi sfalsati dei diversi piani fino alla scenografica scalinata a sviluppo elicoidale, dà origine a una tensione tridimensionale che offre di volta in volta letture e percezioni diverse. Elena Cardani
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building as a cutting-edge technology lab is the guiding thread of an ambitious project the Mar firm has developed to design a new headquarters for the TiFS engineering firm in the industrial district of Padua. The project provided an ideal opportunity to experiment with the idea of integrated design between architecture, structure and plant-engineering, in which the building shell plays a key role in attaining overall environment well-being as regards air, temperature, light and humidity. Something this firm from the Veneto region has been pursuing with confidence and determination, thanks also to the valid technical support and backing it has received from both the client and other firms involved in this project. The final result is proof of the intelligence and long-term thinking of the project. This cutting-edge work of architecture combines artistic touches with spatial effects of rare intensity for such advanced technology. A broken and dishevelled context with no distinctive landscape features has provided the input for this new design. Instead of rejecting or closing off the setting, the architects have opted for the kind of integration that has allowed the building to be treated as a translation and embodiment of a dynamic and developing style. This has resulted in the idea of making the shell the hub and focus around which all the other levels are geared - style, technology and materials – so that the building interacts in its own distinctive ways with its industrial surroundings. This also helps shape the soft and evocative “shell” design, which forms both the roof and facade. The roof/façade of the new building in Padua is grounded in its links with curved wooden-framed constructions traditionally associated with this industrial area. Reference to this style is metabolised in the new project that takes it to its extremes; hence
the zinc-titanium plated roof extends into the east façade, while allowing the blank sections over on the west side to be given a curtain design. The smooth, material wave enveloping the building is toned down in the north and south facades, both all-glass to project the building towards more open spaces (an important thoroughfare and free lot). Both the blank and transparent parts are high-tech structures designed and constructed to ensure maximum comfort and a rational use of energy resources. The north faced is fitted with a screening system made of Oriental blades controlling natural light, while to the south, where the need is greater, a double-skin system has been used composed of low-emission insulating glass to separate the outside premises and a more outer glass surface, the façade proper; the resulting cavity provides room for the motorised adjustable bladed screens. The opaque facades are heat-insulated by cellular glass, while the system for hooking on the zinc-titanium plated cladding with metal fittings gets rid of any heat bridges forming. The pleasant environment ensuring the staff have a fine working and living environment was one of the main objectives in setting out the interiors, where maximum attention has been given to the use and management of natural light, control over acoustics, soundproofing against outside noise and the gauging of the humidity and temperature ratings. Brightness, transparency, dynamics and structural layout are the most distinctive features that can already be noticed from the entrance hall, a full-height setting projecting up three levels of the building. All around there is a sequence of curved forms, including the roof, staggered galleries over the various levels and striking winding staircase, that creates three-dimensional tension opening up to various different views and readings.
Left, view from south-east of the headquarters of TiFS engineering firm built in the industrial district of Padua. The building is marked by a curved “shell” clad with zinc-titanium plate projecting from east to west, while the south and north facades complete the overall volume with all-glass structures. Opposite, the entrance tunnel leading into the spacious ground-floor hall. Following pages, details of the structural layout of the interior that is directly visible from the full-height hall.
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La scalinata d’ingresso segnalata da apparecchi segnapasso, vista dell’atrio all’uscita del tunnel e della zona biblioteca al secondo piano.
The entrance stairs marked by marker devices, seen from the lobby at the exit of the tunnel and from the second-floor library area.
Da sinistra, piante del piano terreno, del primo e secondo piano. Sotto, dal basso, prospetti sud e nord e sezione.
From left, plans of the ground floor, first and second floors. Below, from bottom, south and north elevations and section.
Credits Project: Giovanna Mar/Studio architetto Mar Collaborators F. Cecchi, V. Gianeselli, M. Maggiolo Structures: Davide Ferro/IPT, Mauro Segato HVAC: TiFS Ingegneria/R. Zecchin, M. Bizzarro; S. Valenti, M. Levorato Metal Works: Facad, Umicore Marketing Facade Systems: Schüco Glasses: La Torrevetri Frameworks: Padana Infissi Shading: Abba Lighting: Simes, Siteco Lighting System, Ribag, Philips, Zumtobel False Ceiling and Partition Walls: Franco 3 Floors: Panda Wood, Berti Pavimenti in Legno, Topfloor, Zambiasi Doors: Panda Infissi, Gerotto Elevators: Schindler Climatisation: Velta Italia, HiRef, Geotermia Security: Siemens, Cerberus, BTicino Electrical plants: BTicino Control Systems: Sauter, Zumtobel Furnishing: PM Marchetti Roofing: Hedar Insulation and Waterproofing: Pittsburgh Corning Client: TiFS Ingegneria
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Cosimo Antonaci
Credits Project: Cosimo Antonaci Project Team: Orazio Antonaci, Vincenzo Antonaci, Antonio Antonaci, Ferdinando Arsenio Collaborators: Antonio Albanese,
Marcello Buggeri, Carlo Carafa, Vito Mazzotta, Antonio Solazzo Plants Constant: Costantino Prinari Structures: Antonio Antonaci General Contractor: SO.CO.ME.
Metal Works: Roma di Roscioli Mario Curtain Walls: Metra Glasses: Saint Gobain Frameworks: Omar di Leverano per Metra
Wall Painting: Sandtex Lighting: Disano, Vimar, BTicino False Ceilings: Guerrasio Partition Walls: Lafargessi Lifts: Kone
Climatisation: LMF, Accorroni Climate technology, Johnson Security Systems: Eurogrupp Electrical Plants: Gewiss, Sarel, Auriga (satellite TV) Gymnasyum Furniture: Nuova Radar Coop
Roofing: Metecno Insulation: Isolbac, Polyglass Client: Amministrazione Provinciale di Lecce
Un modello per il Salento
Technical Institute in Copertino
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uando si parla di Salento, estrema pendice sud della Puglia, viene in mente la “pizzicata”, una variazione ancestrale e saracena della tarantella, ma vengono in mente anche i “tarantolati”, ovvero coloro che sono posseduti da un “qualcosa” che li costringe a muoversi senza mai fermarsi, un “qualcosa” che dai dotti è definito “rito di passaggio, di difficile interpretazione antropologica a metà tra il pagano e il taumaturgico, in cui fede e superstizione si fronteggiano in maniera dinamica e arcigna”. Il concetto di movimento, dunque, è strettamente legato alle radici socio-antropologiche del Salento ed è naturale conseguenza che un architetto che decida di intervenire “all’interno” di quella cultura, in un’area di confine fra il costruito e il non costruito, rappresentato da una immensa distesa di uliveti, non possa non tener conto dell’elemento dinamico. Sembra averci pensato Cosimo Antonaci che, con la sua équipe, ha realizzato una scuola nella salentina
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hen you talk about Salento, situated at the southernmost tip of Puglia, then the “pizzicata” inevitably comes to mind, an age-old Saracenic version of the tarantella, but you also think of the so-called “tarantolati” or, in other words, people possessed by “something” that makes them move all the time, so they are never still, something the experts describe as a “rite of passage” that really defies any definite anthropological interpretation and lies somewhere between the pagan and thaumaturgic, where faith and superstition come to together in a dynamic but also foreboding way. The idea of motion is, therefore, closely tied to the socio-anthropological roots of the Salento area, and it is only natural that an architect deciding to work “within” this cultural background, on the borderline between the built and non-built, represented by a huge expanse of olive groves, should take this dynamism into account. Cosimo Antonaci seem to have been aware of this when he and 58 l’ARCA 204
Copertino (provincia di Lecce), terra nativa, fra l’altro, di quel Giuseppe Desa da Copertino, francescano vissuto nel XVII secolo, e poi elevato agli onori degli altari, che, guarda caso, è il protettore degli studenti (oltre che degli aviatori). Il progetto del suo istituto tecnico commerciale – dice Antonaci – tende a “delineare una diversa continuità nel passaggio tra urbano e rurale, indicare un nuovo percorso nella crescita, un possibile nuovo futuro urbano attraverso la realizzazione di nuovi segni e spazi che ispirino una rinnovata sintesi di vita e forma urbana”. Da notare che l’aggettivo “nuovo” è utilizzato ben quattro volte in poche righe, a indicare, da parte del progettista, un fortissima volontà di cambiare le cose. E indubbiamente i temi formali e spaziali di questa scuola appaiono piuttosto innovativi, soprattutto se applicati in quel contesto. Li definisce lo stesso architetto: uno spazio aperto aggregante, la sospensione contrapposta alla gravità, la scomposizione e giustapposizione delle parti. Ed è proprio
nell’integrazione delle varie parti del manufatto che emerge il senso di dinamicità del progetto: dalle più trasparenti, come le lunghe finestre vetrate a nastro delle facciate simmetriche sui due lati o il volume a tronco di cono contenente l’atrio e gli elementi di collegamento verticale, cioè le due scale e l’ascensore circolare, a quelle più “primitivamente pesanti” e corpose, ottenute con l’uso del cemento a vista, come il corpo contenente le venti aule e i servizi igienici. L’ossimoro linguistico diviene dunque movimento, architettura in progress, terra di confine che, proveniente dalla realtà già urbanizzata, si affaccia sul Grande Verde della campagna. C’è poi l’aspetto più squisitamente sociale che deve concretamente interagire con la quotidianità del luogo, un aspetto che, se è connaturato al progetto di qualsiasi scuola, qui assume una valenza diversa: quella della realtà specifica del Salento, ancora profondamente legato, da una parte, allo sviluppo urbano e, dall’altra, alla realtà rurale. Sottolinea Antonaci che una
scuola come quella che ha progettato per Copertino “dev’essere attivamente inserita nella struttura urbana e nella società, con la quale integrarsi attraverso un uso che la identifichi realmente come spazio e attrezzatura pubblica e luogo di cultura, del tempo libero, di formazione e crescita della comunità”. Ci risiamo: crescita, dunque avanzamento, mutamento e movimento. Il rapporto fra istanze sociali e forma architettonica si fa sempre più stretto. Osservando le facciate della scuola di Antonaci, si scopre, poi, una curiosa caratteristica: visto dal retro, l’edificio offre maggiori stimoli interpretativi che visto dal fronte, a indicare, anche in questa inversione dei ruoli, una volontà di rigirare lo status quo, di “rivoltare” la realtà, proponendo un nuovo modello di società dalla quale si è ancora lontani, ma alla quale si tende. E la cifra stilistica di questo edificio è proprio questa: piaccia o no, un segno forte di cambiamento. Michele Bazan Giordano
his team set about designing a school in town of Copertino (province of Lecce) in the Salento area. This town was, amongst other things, the birth place of Giuseppe Desa da Copertino, a Franciscan monk, who was later raised to the status of a sort of patron saint of students (as well as aviators). Antonaci tells us that his project for this technical-commercial institute tends to “create a different kind of continuity in the transition from the urban to rural, pointing towards a new process of development, a possible new urban future through the creation of new signs and spaces that strive to create a new synthesis of life and urban form”. It is worth noting that the adjective “new” is used four times in just a few lines, suggesting that the architect is really determined to change things. And there is no doubt that the stylistic and spatial features of this school seem to be rather innovative, particularly if set in this context. The architect himself has carefully defined them: an opens space for
congregation, suspension contrasting with gravity, a decomposition and juxtaposition of parts. And it is actually in this combining of various construction parts that the project’s dynamism truly emerges: from the most transparent, like the long glass strip windows on the facades, which are symmetrical on both sides, or the truncated cone-shaped structure holding the lobby and vertical connection links, viz. two stairways and a circular lift, to the more “primitively heavy” and solid constructed out of exposed concrete, such as the section holding the twenty classrooms and restrooms. This linguistic oxymoron is turned into motion, architecture in progress, border country beginning in the cityscape and stretching into the Green Landscape of the countryside. Then there is the more strictly social issue of concrete interaction with everyday like in this location, an aspect which, when related to a school design, here takes on a different value: specifically geared to the Salento area, on one hand still deeply entrenched in urban deve-
lopment and on the other closely linked to the rural environment. Antonaci points out that a school like the one he has designed for Copertino “must be actively incorporated in the cityscape and society, with which it must be integrated by being deployed in a way that genuinely identifies it as a public space and facility, as well as a place of culture, leisure time, education and community growth”. Here we go again: growth, meaning progress, change and motion. Social requirements and architectural form are more tightly bonded than ever. Studying the facades of Antonaci’s school, something curious emerges: viewed from the rear, the building opens up to more readings than when seen from the front, an inversion in roles that suggests a desire to turn around the status quo, “turning reality upside down”, indicating a new form of society that is still a long way off but which is already in our sights. Like it or not, this building is designed around a powerful sign of change.
Nella pagina a fianco, viste diurne del nuovo Istituto Tecnico Commerciale di Copertino (Lecce). Sotto, vista notturna del nodo centrale del complesso e della palestra annessa.
Opposite page, daytime views of the new Technical Institute in Copertino (Lecce). Below, nighttime view of the complex’s central hub and adjoining gym.
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Sotto a sinistra, pianta del primo piano e, a destra, pianta delle coperture della scuola che comprende venti aule normali, cinque aule speciali, una biblioteca e un auditorium.
Below left, first floor plan and, right, plan of the school roof encompassing twenty ordinary classrooms, five special classrooms, a library and an auditorium.
Sopra a sinistra, pianta del piano terra e, a destra, pianta del secondo piano. A destra planimetria generale del complesso della scuola e del palazzotto per lo sport. Nella pagina a fianco, particolare del volume a tronco di cono, completamente vetrato, che contiene l’atrio principale e gli elementi di collegamento verticale – due grandi scale e un ascensore circolare di colore arancione.
Above left, plan of the ground floor and, right, plan of the second floor. Right, site plan of the school facility and sports arena. Opposite page, detail of the all-glass truncated cone-shaped structure holding the main lobby and vertical connection facilities – two large stairways and an orange-coloured circular lift.
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Sotto, la piazza che si apre di fronte al volume contenente l’atrio della scuola. In basso, il fronte principale della scuola.
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Below, the plaza that opens up opposite the structure holding he school lobby. Bottom, the school’s main front.
Sotto, vista dell’ala contenente le aule speciali. In basso, il volume rettangolare vetrato che contiene la palestra.
Below, view of the wing holding the special rooms. Bottom, the rectangular glass structure holding the gym.
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Abbate/Vigevano
Un edificio sostenibile a Roma
Dal basso in alto, pianta del piano terra, pianta del primo piano, sezione longitudinale e schema dell’illuminazione.
American Academy Photographic Archive Viste del nuovo corpo scale dell’Archivio Fotografico della American Academy a Roma.
Views of the new stairwell of the Photo Archives of the American Academy in Rome.
Credits Project: Cinzia Abbate e Carlo Vigevano Collaborators: Antonello Piccirillo, Bruno Masci Supervision and Technical Coordination: Architetto Cristina Puglisi Structures: Marco Barone Technical Plants: Luigi Di Marco Main Contractor: Tecres s.r.l.
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ul Gianicolo, accanto al prestigioso edificio realizzato nel 1912 dallo studio McKim, Mead & White, l’Accademia Americana di Roma ha recentemente trasferito in una sede autonoma il proprio Archivio Fotografico. Il piccolo villino a due piani dei primi anni Venti, completamente ristrutturato dagli architetti Cinzia Abbate e Carlo Vigevano, aggiunge un nuovo gioiello del patrimonio storico fotografico mondiale al panorama delle collezioni archivistiche straniere presenti a Roma. Questo nuovo spazio, per le sue particolari caratteristiche tecniche, realizza un modello minimalista di architettura sostenibile perfettamente in equilibrio con il suo contesto ambientale. L’Archivio Fotografico dell’Accademia Americana a Roma possiede circa 100.000 foto, negativi e lastre di alcune fra le più preziose e importanti collezioni di foto a tema architettonico, artistico, archeologico e paesaggistico. Oltre a queste, ospita la Fototeca dell’Unione, fondata da Ernest Nash nel 1957 e altre specifiche raccolte relative alla storia dell’Accademia Americana, e dei borsisti dalla sua fondazione ad oggi. Raccolte grazie a donazioni e acquisti degli ultimi cento anni, queste eccezionali collezioni testimoniano l’attività di considerevoli personalità, maestri fotografi, e studiosi attivi fra il XIX secolo (collezione Parker) e il XX secolo (collezioni Moscioni, Van Deman e Askew), fino alle più recenti di Masson e Bini. Alcune rivestono un eccezionale interesse perché documentano estesamente e scientificamente le campagne di scavo fin dai primi anni della storia dell’archeologia moderna. La collezione della Fototeca dell’Unione continua a crescere e specializzarsi nel campo dell’architettura e della topografia dell’Impero Romano. Il patrimonio di immagini storiche raccolto nell’archivio costituisce perciò una risorsa di alta valenza documentale della storia della fotografia, valorizzata dall’alta qualità tecnica di conservazione e restauro raggiunta in questo nuovo edificio. La nuova sede della Fototeca è collocata in posizione arretrata rispetto alla strada in un’area a ridosso dei giardini dell’Accademia Americana, protetta da un lato da un alto muro di contenimento in pietrame di tufo, e dall’altro aperta su un boschetto di bambù circondato dal complesso in stile arabo normanno dell’ex Collegio dei Padri Maroniti. In questo volume a pianta rettangolare stretto e allungato, articolato su due piani per una superficie complessiva di circa 140 metri quadrati, è stato chiesto agli architetti Abbate e Vigevano di ricavare gli spazi necessari a ospitare una sala di consultazione, gli uffici, i laboratori per il restauro delle stampe e dei negativi, gli archivi e un locale per la conservazione dei negativi storici a bassa temperatura e a un tasso di umidità controllata. La strategia progettuale adottata è stata quella di valorizzare la semplicità dell’impianto dell’edificio operando per sottrazioni architettoniche che consentissero di liberare lo spazio originale eccessivamente frantumato. L’edificio doveva essere consolidato per intero nelle sue parti strutturali, mancava quasi completamente di fondazioni e dovevano essere ripristinati degli scannafosso sul perimetro confinante con il giardino dell’Accademia, nonché intervenire con tagli orizzontali lungo la muratura portante esterna, per isolarlo termicamente ed eliminare tutta l’umidità accumulata negli anni di abbandono. La ristrutturazione comprendeva anche il completo smantellamento del fatiscente solaio che divideva i due livelli per realizzarne uno che legasse strutturalmente tutte le mura perimetrali. Da queste demolizioni sarebbe risultato un volume vuoto, a doppia altezza, che consentiva una certa libertà progettuale: l’introduzione del nuovo corpo scala ne sarebbe divenuto l’elemento ordinatore. La scala è infatti un elemento dal disegno essenziale, definito da due setti in cemento armato dipinti con pigmento naturale rosso che delimitano longitudinalmente una scala in legno di faggio portata a
From bottom up, plan of the ground floor, plan of the first floor, longitudinal section and lighting scheme.
Abbate/Vigevano
sbalzo tra i pianerottoli. Questo spazio posto in asse con l’ingresso è sormontato da un lucernario trasparente che taglia trasversalmente l’edificio in tutta la sua larghezza. Ortogonalmente a esso è stato aperto un altro importante asse interno, quello costituito dall’allineamento delle grandi vetrate e le porte degli uffici del primo piano. La sequenza visiva degli ambienti di lavoro li rende uno spazio apparentemente più ampio, che consente il contatto visivo fra il piano degli uffici e quello della consultazione, tutti incernierati intorno alla scala e il lucernario. E’ stato così realizzato uno spazio fluido in cui è immediatamente leggibile l’ordine dato alla distribuzione orizzontale e verticale delle varie funzioni e in cui aria e luce definiscono la connessione con l’ambiente esterno. Una volta svuotato completamente l’involucro per eliminare qualsiasi elemento superfluo e, modificato completamente le proporzioni degli spazi interni, sono state riordinate le proporzioni e gli allineamenti delle aperture esterne. La dimensione e la posizione di ogni finestra è stata pensata in funzione del grado di luminosità interna e della sua presenza nella stanza considerando la vista che essa avrebbe offerto alle postazioni di lavoro o di consultazione. Il grado di illuminazione naturale raggiunta all’interno, malgrado l’edificio sia esposto quasi completamente a nord, è praticamente ottimale: solo poco prima dell’imbrunire è necessario ricorrere alla luce artificiale. La luce naturale rimbalza sulle superficie chiare dei muri e degli arredi, e penetra profondamente nelle stanze miscelandosi a quella che cade dal lucernario centrale, distribuendosi uniformemente in tutte le aree di consultazione e sui tavoli di lavoro. Nelle giornate di maggiori insolazione, specialmente nelle ore di picco estive, si può ricorrere all’uso di tende microforate metalliche opportunamente installate direttamente sugli infissi. I vetri delle finestre sono cristalli tecnici basso emissivi, particolarmente chiari, e in grado di abbattere oltre il 90% dei raggi ultravioletti. Malgrado le finestre dell’archivio fotografico affaccino tutte su edifici circostanti più alti, ogni stanza ha una vista esterna tematica, che la riconduce all’obiettivo principale dei progettisti, di realizzare un edificio in perfetto equilibrio con il paesaggio naturale circostante. Il lucernario introduce una vista del cielo essenziale, la finestra della principale sala di consultazione è incorniciata dalle fronde di due glicini rigogliosi, l’atmosfera di lavoro delle stanze per il restauro è rasserenata dalla vista del boschetto di bambù e il muro in pietrame di tufo. Tutte le lampade selezionate per l’illuminazione artificiale interna, ovviamente utilizzano lampade fluorescenti a basso consumo, e funzionano per luce riflessa. La loro posizione nel controsoffitto, così come la precisa collocazione degli impianti di condizionamento, sono state pensate per offrire il massimo comfort ambientale interno. La camera refrigerata per la conservazione dei negativi, è stata posta nella porzione di edificio dalle caratteristiche naturali più idonee alle sue funzioni. La stanza posta maggiormente in ombra, l’unica che beneficia dell’isolamento termico creato dalla presenza del doppio muro che sorregge la preesistente scala esterna, e del naturale raffrescamento passivo offerto dall’adiacente muraglione. Questo alto muro, protegge completamente dai raggi solari tutto il lato corto di questa porzione dell’edificio, mentre uno scannafosso opportunamente bonificato, ne garantisce il giusto livello di areazione e di permeabilità per evitare concentrazioni di umidità sulle murature. Tutti questi accorgimenti per sfruttare al meglio le caratteristiche fisiche dell’edificio e del suo sito, i criteri bioclimatici adottati per l’utilizzazione di sistemi solari passivi, hanno fatto stimare un significativo risparmio energetico (circa il 25-30%) sul consumo di energia elettrica convenzionale. L’impostazione minimalista dell’intervento ha reso necessaria la definizione di un ordine spaziale interno basato sulla luce naturale, e da misurate vibrazioni di superfici e colore. Al concetto base della sottrazione Abbate e Vigevano hanno accompagnato la scelta dei 204 l’ARCA 65
materiali e dei colori che definiscono la gerarchia dei vari elementi architettonici: il rosso pompeiano dei due setti di cemento scabro, la ruvida superficie delle lastre di ferro acidato delle ringhiere e degli infissi interni, le note calde delle finiture in faggio della scala, del pavimento e degli arredi. Il disegno essenziale sia dei tavoli e delle mensole della sala di consultazione progettati ad hoc, sia di quelli selezionati per gli uffici, concorrono a questa tendenza minimalista. Anche nel bagno, dove non c’è alcuna luce naturale, si è giocato sulla rifrazione luminosa del pavimento in mosaico bianco misuratamente disegnato con tessere di vetro color oro e bronzo brillante, della stessa tonalità della lastra di ferro acidato che sorregge la mensola con il lavandino e lo specchio. All’esterno i progettisti hanno esaltato la linearità dell’involucro lavorando su piccoli giochi di contrasto tra le superfici intonacate e gli spessori esagerati dei vari elementi di finitura in peperino: lo zoccolo di attacco a terra, gli aggetti dei davanzali, la copertina di coronamento. Verificando la stratigrafia e le foto storiche d’archivio, la facciata è stata riportata a un colore grigio molto chiaro, tipico dell’architettura razionalista che esaltasse la rigorosa semplicità della composizione della facciata, con lo stesso indirizzo e intenzioni adottate per lo spazio interno. Cinzia Abbate
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L’impostazione minimalista dell’intervento ha reso necessaria la definizione di un ordine spaziale interno basato sulla luce naturale, e da misurate vibrazioni di superfici e colore. Al concetto base della sottrazione Abbate e Vigevano hanno accompagnato la scelta dei materiali e dei colori che definiscono la gerarchia dei vari elementi architettonici: il rosso pompeiano dei due setti di cemento scabro, la ruvida superficie delle lastre di ferro acidato delle
ringhiere e degli infissi interni, le note calde delle finiture in faggio della scala, del pavimento e degli arredi. Il disegno essenziale sia dei tavoli e delle mensole della sala di consultazione progettati ad hoc, sia di quelli selezionati per gli uffici, concorrono a questa tendenza minimalista.
The minimalist layout of the project called for a spatial design geared to natural light and carefully gauged vibrations of surfaces and colour. Working on the basic
concept of removal, Abbate and Vigevano opted for materials and colours dictating the hierarchy of different architectural features: the Pompeian red of the two rough concrete pillars, the rough surface of the iron panels on the railings and interior fittings, the warmth of the beech-wood finishes on the stairs, floor and furnishing. The simple design of the tables and shelves in the custom-designed consultation hall and the office decorations reinforce this minimalist trend.
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he American Academy in Rome recently moved its Photographic Archives over to the Gianicolo neighbourhood, alongside a prestigious building constructed back in 1912 by the McKim, Mead & White firm. This little two-storey villa dating back to the early 1920s, completely modernised by the architects Cinzia Abbate and Carlo Vigevano, is another jewel in the crown of the foreign photographic heritage from all over the world found in Rome. Due to its special technical features, this new space is a minimalist model of sustainable architecture knitting perfectly into its environmental setting. The American Academy’s Photographic Archive in Rome holds about 100,000 photographs, negatives and plates belonging to some of the most important and valuable collections of photographs on architecture, art, archaeology and landscape. It also accommodates the Union Photo Library set up by Ernest Nash in 1957 and other special collections related to the history of the American Academy and scholarship holders from its foundation to the present day. Collected thanks to donations and acquisitions over the last hundred years, these exceptional collections are the work of key figures, master photographers and scholars from the 19th century (Parker Collection) and 20th century (Moscioni, Van Deman and Askew Collections), right down to the most recent Masson and Bini Collections. Some are of particular interest because they provide a full scientific survey of digs dating back to the very earliest days of modern archaeology. The collection belonging to the Union Photo Library is still growing, specialising in the field of architecture and topography in the days of the Roman Empire. The wealth of historical images stored in the archive is a quality documentary resource of the history of photography, further enhanced by the high technical quality of the conservation and restoration work carried out on this new building. The new Photo Library is set back in relation to the road in an area near the gardens belonging to the American Academy, sheltered on one side behind a tall retaining wall made of tuff road metal and opening up on the other to a small wood of bamboo plants, and surrounded by the Norman-Arab style complex of what used to be the College of the Maronite Fathers. The architects Abbate and Vigevano were commissioned to create the spaces required to store the old negatives at a low temperature and carefully gauged humidity rating out of this narrow and elongated rectangular-based structure built over two levels to cover an overall area of about 140 sq.m. The design strategy adopted involved exploiting the building’s simplicity working along the lines of architectural subtraction to free the excessively splintered original space. All the building’s structural parts had to be reinforced. There were virtually no foundations, the ditches around the border with the Academy’s garden had to be repaired, and the horizontal cuts along the outside bearing walling had to be thermally isolated, while getting rid of all the humidity that had built up down the years when it was left abandoned. The restructuring also involved completely dismantling the rotten old floor-ceiling separating the two levels to create a replacement structurally binding together all the perimeter walls. This demolition work was designed to create a hollow double-height structure to allow a certain degree of design freedom: introducing a new stairwell was supposed to provide a unifying feature. The stairs are designed with great stylistic simplicity based on two reinforced concrete stanchions painted in a natural red pigment marking the longitudinal sides of the beech wood stairway projecting out onto the landings. This space placed on the same axis as the entrance has a transparent skylight cutting right across the entire width of the building. Another important internal axis has been opened up at right angles to the aforementioned space formed by the alignment of the first-floor office doors and large glass windows. The visual sequence of work environments makes them look bigger than they actually are, allowing visual contact between the office and reference levels, which all hinge around the stairs and skylight. This has enabled the creation of a fluid space making the horizontal and vertical arrangement of the various functions instantly interpretable, as both air and light
mark the link with the outside environment. Having completely hollowed out the shell to get rid of anything superfluous and totally altered the proportions of the interiors, the alignment and proportions of the outside apertures were rearranged. The size and position of each window is designed in relation to the amount of interior light in the room, carefully considering the view it is supposed to open up across the work and reference stations. Despite facing almost entirely north, the degree of natural lighting inside is virtually optimum: artificial lighting is not needed until just before it gets dark. Natural light bounces off the clear wall surfaces and furnishing and floods deep inside the rooms, mixing in with light coming through the central skylight and flowing evenly across all the reference areas and work tables. On more sunny days, particularly around midday in summer, micro-perforated metal curtains specially fitted on the fixtures come into use. Special highly-clear low-emission technical glass has been used for the windows, capable of keeping out 90% of ultra-violet rays. Although the windows in the photographic archives all face onto the taller surrounding buildings, each room has its own thematic outside view relating them to the architects’ main purpose of designing a building in perfect balance with the natural surroundings. The skylight introduces a simple view of the sky, the window in the main reference room is framed by the foliage of two blossoming wisterias, and the working atmosphere in the restoration rooms is made even more peaceful by the view of the bamboo woods and wall made of tuff road metal. All the lights chosen for the interior lighting obviously use fluorescent low-consumption bulbs and work reflectively. Their position in the double ceiling and the careful positioning of the airconditioning systems are designed to make the interiors as comfortable as possible. The refrigerated room for storing the negatives has been located in the part of the building with just the right natural features for its functions. The most shaded room is the only one exploiting the heat insulation proved by the double wall holding up the old outside stairs and natural passive cooling from the adjacent wall. This tall wall shelters the entire short side of this section of building from the sunlight, while a sort of suitably drained ditch ensures the right amount of airing and permeability to prevent humidity from accumulating on the walls. All these measures aimed at exploiting the building and its site’s physical features, together with the bio-climatic criteria adopted for using passive solar systems, mean that energy savings may be estimated at around 25/30% compared to conventional electricity consumption. The design’s minimalism called for an internal spatial layout based on natural light and carefully gauged vibrations of surfaces and colours. Abbate and Vigevano have combined the basic idea of subtraction with a choice of colours and materials defining a hierarchy of different architectural elements: the Pompeian red of the two rough concrete stanchions, the rugged surface of the iron railings and internal fixtures, and the warm shades of the beech wood finishing on the stairs, floor and furnishing. The simple custom-designs of the tables and shelves in the reference room and offices contribute to this minimalist tendency. Even in the bathroom, where there is no natural light, it was decided to play on the luminous refraction of the white mosaic floor carefully designed by weaving together gold-coloured glass and shining bronze in the same shade as the sheet of iron holding up the shelf with the washbasin and mirror. On the outside the architects have brought out the linearity of the shell working around contrasting interplays between plaster surfaces and the excessive thickness of the various peperino finishes: the wainscoting, the projecting window ledges, and the crown of the roof. After checking the stratigraphy and old archive photos, the façade has been restored to an extremely clear grey colour working along the same lines and with the same intentions as for the interior space. Cinzia Abbate 204 l’ARCA 67
Salone Internazionale del mobile e dintorni, Milano 2005
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Toshiyuki Kita, poltrone/armchair Shiatsu, Inada Italia.
rifletterci a posteriori, il Salone del mobile di Milano del 2005 – quasi certamente l’ultimo celebrato all’interno della vecchia Fiera – qualche brivido di novità l’ha pure dato, e tale da non esaurirsi nell’immediata esperienza della manifestazione. Certo, si avvertiva, ovviamente accresciuta rispetto alle precedenti edizioni, l’inquietudine per uno scenario del futuro a dir poco problematico; e il grosso della produzione offerta a questo che rimane, in ogni caso, il palcoscenico di maggior richiamo nel mondo per il settore del mobile, ribadiva stilemi e modelli rimasti immutati negli anni, a onta di una ricerca tecnologica che consentirebbe soluzioni formali sempre più ardite e in sintonia col mutamento dei tempi. Tuttavia non è stato difficile notare, in diverse occasioni, un più felice abbandono a una fresca creatività, al concetto di decorazione come raffinamento del linguaggio, alla qualità estetica svincolata dai rigori del vecchio minimalismo geometrizzante. Lampi di colore si sono accesi qua e là, e i motivi ornamentali si sono piegati in qualche non trascurabile caso verso un’ispirazione naturalistica, se non addirittura fitomorfica. Nel settore dell’Euroluce, come al solito il più raffinato grazie all’innesto di sofisticate tecnologie illuminotecniche e di una progettazione che sa esserne all’altezza, la maggiore plasticità delle apparecchiature ne ha non di rado fatto delle presenze vive, capaci non solo di illuminare, ma anche di riflettere la luce. Che tutto ciò possa comporsi in una tendenza è naturalmente presto per dirlo. Le tendenze sono raramente opera di singole scoperte: quasi sempre esse si affermano nel vivo di mutamenti più vasti, che la sensibilità dei progettisti sa prendere alla lontana, e che il Salone – luogo di prese di coscienza, e non di anticipazioni profetiche – registra nella loro maturità.
Al Salone, comunque, spetta pur sempre il compito di accogliere e ordinare un vasto panorama progettuale, facendo sì che il confronto risulti il più possibile equilibrato. Questo è il ruolo che ad esso è spettato fin dall’inizio, ma che negli ultimi tempi si è vieppiù incrociato con una tendenza mondana mirante a fare del design un accadimento più che un evento, uno spettacolo più che una presenza simbolica. Che la teatralità e il gusto scenografico della presentazione siano elementi costitutivi di un’area culturale come questa, destinata ad attivare circuiti sociali, economici e culturali, è indiscutibile. Riprovevole è invece l’idea che alla crescita smisurata dell’alone spettacolare corrisponda un impoverimento dei contenuti, un assottigliamento della ricerca, tanto che alla fine, tutto si riduce a una trovatina che non riesce nemmeno a épater le bourgeois, come tentavano un tempo di fare gli emuli delle avanguardie. Resta il fatto che l’anno prossimo il luogo dell’esposizione sarà quello della nuova Fiera. Il che autorizza a osservare che proprio la Fiera di Milano, dandosi uno spazio e una struttura architettonica davvero all’altezza dei tempi, con il grande spazio progettato da Massimiliano Fuksas nel più lucido e teso linguaggio architettonico, capace di rendere poetico il calcolo scientifico e artistica la tecnologia più avanzata, ha indicato un modello progettuale – e, se si vuole, produttivo – ricco di energie e capace di interpretare l’attualità proiettandola
nel futuro. I paradigmi fondamentali per una riconsiderazione dei modelli e degli schemi progettuali, quindi, non mancano; e le tendenze possono essere ricercate assai più vicino di quanto non sia, per dirne una, il mercato cinese. Il messaggio agli espositori nel Salone del mobile del 2006 è dunque chiaro. Resta da vedere da chi e come sarà davvero recepito in tutta la sua dirompente novità. Maurizio Vitta
International Furniture Trade Fair and Around, Milan 2005
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e m p i duri per il design? Sembrerebbe proprio di sì; o almeno questa è l’impressione da cui riesce sempre più difficile sottrarsi ormai da parecchi anni a questa parte, non parliamo poi quando si viene sottoposti a somministrazioni massicce e concentrate, overdosaggi forzati mediante Grandi Eventi sostenuti da impressionanti e inesorabili battage mediatici, fra i 1 quali il salone milanese del mobile rimane tuttora principe abbastanza incontrastato. Mentre sarebbe invece logico aspettarsi il contrario: dopo decenni passati in trincea e battaglie pazienti e memorabili combattute contro il mauvais gout così spietatamente trasversale ai diversi strati sociali, mettendo perfino in campo argomentazioni etiche magari un pochino tirate per i capelli, il riconoscimento pressoché unanime di un ruolo da primo attore dovrebbe costituire, per il design, un’ottima base per nuovi e sempre più interessanti sviluppi. Ma allora perché questa così percettibile sensazione di un girare a vuoto, di un diffuso annaspare indistinto in un mercato di proporzioni oceaniche, senza neanche più almeno il desiderio di dar spazio ai sogni, o anche soltanto di épater le bourgeois (cosa ulmianamente incondivisibile, ma pazienza)? Ora poi che la tecnologia mette, si può dire giornalmente, a disposizione veramente di tutto, a prezzi qualunque? Che le parole d’ordine della qualità della vita e dello sviluppo sostenibile sembrano siano (almeno a parole) quasi universalmente condivise? Non è tanto facile trovare risposte sufficientemente calzanti, convincenti.
La situazione è confusa. Certo sempre più il mondo si presenta come una immane raccolta di merci: la vecchia profezia pare essersi quasi completamente realizzata. Ma non è il caso di forzarne oltre misura i possibili risvolti escatologici totalmente negativi. In questo senso si sono versati già abbastanza fiumi di inchiostro nella seconda metà del secolo scorso, dando luogo a dibattiti accaniti e molto autoreferenziali, oggi con ogni probabilità del tutto incomprensibili per chi non abbia compiuto almeno quarant’anni. Nello stesso tempo è difficile non coglierne una sorta di eco, quanto consapevole non è dato sapere, nel tanto parlare che si è fatto da una decina d’anni a questa parte, e ancora si sta facendo, di città generica, città diffusa, sprawl city, e così via per enne variazioni sul tema, intendendo indicare con questi termini una supposta tendenza a un indistinto espandersi, senza soluzioni di continuità, di condizioni di isotrope formazioni metropolitane lungo intere fasce del globo. Seguendo questi ragionamenti, e applicando per l’ennesima volta, in maniera paradossale e alla rovescia, l’usuratissimo slogan “dal cucchiaio alla città”, l’attuale condizione del design risulterebbe quindi in perfetta sintonia. Non sarebbe per altro una bella consolazione. Decine di migliaia, milioni, presto miliardi di sedie, tavoli, poltrone, divani, lampade, armadi, letti, cucine, e così via, tutto grosso modo uguale, analogo se non identico; in case, uffici, scuole, stazioni, aeroporti simili, al limite interscambiabili; spostandosi utilizzando mezzi fra di loro indistinguibili, automobili, motocicli, autobus, metropolitane, treni, aerei, elicotteri. Un giorno, forse, non muovendosi proprio più, per via di una definitiva affermazione dell’home working, da svolgersi non più in case vere e proprie ma incasellati notte e giorno in clusters
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1. Philippe Starck, Black Angel, tumbler in cristallo nero/black crystal tumbler, Starck Darkside Collection Baccarat. 2. Aziz Sariyer, libreria/bookshelf Pause, Moroso
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3. Alfredo Haberli, poltrona/armchair Skate, Moroso.
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4 4. Vitra Collection 2005: Ronan & Erwan Bouroullec, Late Sofa, 2004, and lantern Belux, 2005 (Photo: Marc Eggimann). 5. Fernando e Humberto Campana, sedia/chair Jenette, Edra. 6. Vitra Design Collection: Jean Prouvé, Standard Chair, 1934/50 (Photo: Paul Tahon with Ronan Bouroullec).
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Partiamo da una storia italiana. Se prendiamo per esempio in considerazione il suo rapporto con l’architettura (culturalmente inesorabile, malgrado ci si sia ostinati e ci si ostini tuttora spesso a sostenere il contrario: tant’è che, venendosi così per forza ad affievolire, si accelerano le cadute qualitative), vediamo nei suoi anni d’oro il design in posizione di notevole anticipo, sia per sperimentazioni tecnologiche, sia per incursioni materiche, sia per aggressività e vitalità grammaticale e lessicale. Tanto che, non di rado, par di intravedere una certa sua difficoltà nel trovar dimora in spazi (o non spazi purtroppo, il più delle volte) coevi costruiti: insomma il design è nettamente più avanti, apre varchi per sognare. Anche se questa è una vicenda un po’ speciale, è bene averla presente (altrove spesso i rapporti si sono svolti su piani più che altro funzionali); rimanendo a tutt’oggi così ammirata, e anche invidiata, viene da chiedersi perché diavolo la si voglia buttare alle ortiche così, a tutti i costi e senza far tanti complimenti. C’erano i Ponti e i Mollino, gli Albini, i Nizzoli e i Castiglioni; ma anche i D’Ascanio, la Rumi e la (tipologia urbanistico-edilizia che oggi suscita grandi sim- Motom, la Lesa e la Elchim, la Brionvega: non bisogna dimenticarlo. E, patie in vari milieux), mediante computer a loro volpoco più tardi ta inesorabilmente equivalenti. Potrebbero di conseanche malgrado le guenza in prospettive non lontanissime divenire inusituazioni di contili perfino gli attuali e i prossimi grandi acquartieratorno più instabili, menti fieristici e i vari quadrilateri della moda, miseItaly the New rabili surrogati, ora come ora, degli insostituibili Domestic LandscaGrands Tours d’antan. pe; la rabbia e l’iroNulla di tutto ciò avverrà, e comunque non così, nia dei Radical; Sottgrazie al cielo, di questo almeno si può essere certi; sass che c’era anche grovigli di contraddizioni daranno luogo a conflitti prima; Memphis. inaspettati e assai diversi dalle forme tradizionali, Non è d’altra parte ancora molto teatrali e oleografiche. Ma come queun caso che oggi, ste cose possano un giorno in qualche modo riverquando purtroppo tutberarsi nel design, ora così omologato e torpido al to ciò è ormai finito di là di una generale frenesia trendy e jet setting (una cultura disseccata tutta soltanto di superficie (da signorine, e signoriper essere stata spinta ni, grandi eventi e anche grandi firme ma non ad inseguire mal intesi e come intendeva Boccasile), è difficile anche soltanmal praticati specialito da immaginare. Però nel frattempo smi, seduzioni di potrebbe non essere del tutun mercato per sua to inutile proporre qualnatura corrivo, che spunto per una devastanti ideoloriflessione, carica almeno gie gestionali), cordi buone intenzioni. rano sulla bocca di tutti due parole d’ordine, accompa-
gnate da gran dispiegamenti di convegni e iniziative, come se ciò bastasse per far materializzare i desideri. Creatività e Innovazione. Giusto: con tutto quel bendidio di tecnologie e materiali lì a disposizione, mica come una volta. Arrivano però un po’ tardi e denaturate, sterilizzate, dopo essere state filtrate da filosofie economiciste, dal mondo riarso del marketing e dei suoi manuali. Quindi senz’anima. Davvero improbabile che ci si possa risollevare dall’oggi al domani. Occorrono ben altre attenzioni intelligenza, pazienza, molte cure, élan vital e passioni vere, e investimenti non miserabili quando addirittura non soltanto verbali. “The design should be a by-product of the inventive process” - Il design dovrebbe essere un sottoprodotto dell’attività inventiva: veniva invece da oltreoceano, dagli Stati Uniti dov’era dovuto emigrare nel 1935 dall’allora poco vivibile Germania, questa magistrale definizione di Peter Schlumbohm, dottore in chimica, designer, anzi inventore, autore di più di trecento brevetti. A lui si deve la famosa caffettiera Chemex, in vetro chimico, che dal 1941 è poi rimasta in produzione ininterrottamente fino ai giorni nostri: un capolavoro assoluto. Per quanto tempo abbiamo, invano, girato attorno a queste poche parole nitidissime? Cos’altro dire di più esatto riguardo alla natura del design? Come altrimenti comunicarne le indispensabili condizioni vitali? Non rimane, oggi più che mai, che trarne le doverose conseguenze, volendo davvero porre fine all’attuale anomala stagflazione del settore, così poco edificante. Comunque, di questa sua caffettiera stupefacente, anzi émouvante, come l’avrebbe senz’ombra di dubbio definita Le Corbusier, Schlumbohm, certo memore dei precetti della Neue Sachlickeit, spiegava che la forma a clessidra era dettata strettamente dalla funzione, quella di produrre il caffè per filtrazione, deri-
vandone la tecnica da procedimenti abitualmente usati, per altri scopi, nei laboratori di ricerca. Aveva perfettamente ragione: ma nello stesso modo speciale modo con cui l’aveva Pierre Chareau quando affermava (più o meno negli stessi anni) che comfort ed economia, anche se paradossale a prima vista, paiono bene accordarsi con dimensioni vaste. Ecco che, saltando deliberatamente e con gran gusto da una scala all’altra, si potrebbe così ora proporre un insieme singolare di cose utili e nello stesso tempo bellissime: per esempio, di Chareau appunto, la nota sedia parigina MC 767 (per Dalsace), e la casa a Long Island (per Motherwell); questa caffettiera Chemex. Di quest’ultima l’eleganza folgorante e necessaria (sfrenata e low cost) dell’impugnatura dà brividi di piacere soltanto a guardarla in fotografia. Luxe, calme et volupté più economia e comfort: può esistere dunque davvero una dolcezza del vivere anche dopo la rivoluzione, e non soltanto prima, come ci si è quasi tutti ormai rassegnati a pensare. Who killed Bambi? A questo punto lo si sarà certamente capito. Ed è inutile indugiare troppo per piangerci sopra. Manca però, al momento, purtroppo, nè si intravede all’orizzonte, un Richard Buckminster Fuller, uno dei pochi, se non l’unico, ad aver iniziato ad affrontare per il verso giusto, grinta e coraggio al limite con una utopia poetica accuratamente tenuta sotto controllo tecnico e scientifico, il groviglio di questioni che ora ci troviamo sul tappeto pressanti più che mai. Quante strade ha saputo aprire: da non dimenticare, distratti come si può facilmente essere, magari da infrastrutture per traffici apparentemente veloci. Non ci rimane che proseguirle, aggiornando ciascuno con cura un proprio Whole Earth Catalogue, stili di vita naturalmente compresi. Maurizio Vogliazzo
7. Herzog & de Meuron, lampada a sospensione/ suspension lamp Jingzi, Belux. 8. Frank O.Gehry, lampada a sospensione/ suspension lamp Cloud, Belux.
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9. Steve Lechot, lampade/lamps One by One, Belux. 10. Philippe Starck, Mademoiselle Missoni, Kartell. 11. Ron Arad, con/with Driade, Marzorati Ronchetti, Rocker, scultura/sculpture.
Looking back on the 2005 Milan Fashion Show – almost certainly the last to be held inside the old Trade Fair – there was indeed the odd memorable innovation that will outlive the immediate experience of the show. Of course there was also a sense of worry (even more than usual) about how the future might unfold and the difficulties that would seem to be on the horizon; and most of the products on display at what still is, in any case, the world’s most important and appealing furniture show featured styles and designs that have not really changed for years, in spite of technological research that ought to open up the way to ever bolder stylistic creations in line with the changing times in which we live. Nevertheless, it was easy to see more than one instance of more joyful abandon to original creativity, the idea of decoration as a refining of the idiom, and aesthetic quality free from the rigours of outmoded “geometric” minimalism. Flashes of colour shone out here and there, and ornamental patterns drew, in certain memorable cases, their inspiration from the natural (or may be even phytomorphic) world. It is too early to say whether all this might come together to form a new trend. Trends are rarely the result of single discoveries: they are usually part of much further reaching changes, which designers sense at their very onset and which the Furniture Show – where all this comes to the fore, not where it is first envisaged or predicted – presents when it is already clearly affirmed. Nevertheless, the Furniture Show still has the task of gathering together and setting out a wide range of design products, ensuring everything is as carefully balanced as possible. This is what it was designed to do right from the start, but over recent times it has had to cross swords more and more frequently with the very mundane tendency to turn design into more of a happening than an event, a spectacle rather than a symbolic presence. Of course there will inevitably be something theatrical and
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visually striking about this realm of culture, designed as it is to serve social, economic and cultural purposes, but there is no justifying the fact that this spiralling of the spectacular side of the event is matched by a downgrading in its contents, so that research and experimentation are now so thin on the ground that everything is reduced to mere gimmicks that cannot even épater le bourgeois , something imitators of the avant-gardes used to try to do. Next year the exhibition will be held in the new trade fair. By furbishing itself with a truly cutting-edge architectural structure, designed by Massimiliano Fuksas in the clearest and most striking architectural idiom, capable of instilling scientific computations with artistic force and the latest technology with artistry, the Milan Trade Fair has set down design (or even production) guidelines bristling with energy and capable of projecting the present into the future. So there is no lack of basic paradigms for re-assessing design schemes and models; and emerging trends can be found a lot closer to home than, say, the Chinese market. The message being sent out to exhibitors at the 2006 Furniture Show is quite clear. It remains to be seen who will really grasp its intrinsic novelty and exactly how they will interpret it. Maurizio Vitta
ard times ahead for design? It would certainly appear so; or at least that is the impression we have inevitably been getting for quite some years now, particularly when we get a real overdose of design at the so-called Big Events backed up and helped along by a startling barrage of media attention, and the Milan Furniture Show is still virtually the undisputed prince in this field. Yet it would be logical to expect the opposite to be true: after years out in the trenches fighting long and memorable battles against the kind of bad taste that seems to run right across the board encompassing every layer of society, occasionally even bringing into play rather dubious ethical arguments, the fact that design is now almost universally acknowledged as being a leading player ought to provide an excellent basis for new and increasingly interesting developments. So why do we get this perceptible feeling of going round 12 in circles, groping indiscriminately around a market of oceanic proportions, without feeling the slightest desire to leave some room for dreaming or even just to épater le bourgeois? Particularly now that it might rightly be claimed that technology provides us with just about anything we want on a daily basis, at just about any price, and the key issues of quality of life and sustainable development seem (at least so people say) to be something everybody agrees on. It is hard to come up with any really good reasons for the way things are.
This is a confusing state of affairs. The world is looking more and more like a massive collection of goods: the old prophecy seems to have come completely true. But we should not be unduly pessimistic. Enough has already been written in this respect during the latter half of the 20th century, giving rise to heated and often highly self-referential debates, which in all probability are now completely incomprehensible for anybody under the age of forty. At the same time it is hard not to hear an echo of all this (although it is difficult to tell
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12. Ingo Maurer, Oh Mei Ma Weiss. 13. Ingo Maurer, Big Dish Floor Lamp.
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14. Poltrona Frau Research and Development Centre, Pouf Cubo.
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whether it is intentional or not) in all the talk over the last ten years or so (and it is still going on) about the generic city, disused city, sprawling city etc. and all the other variations on this theme, supposedly referring to an apparent tendency to indistinct and seamless expansion, isotropic formations of big cities along vast belts of the globe. Following this line of reasoning and applying the rather over-used expression “from the spoon to the city” for the nth time, in an ironic and inverted way, the current state of design would seem to be in perfect harmony. Although this is hardly a consolation. Tens of thousands, millions, soon even billions of chairs, tables, armchairs, sofas, lamps, wardrobes, beds, kitchens etc., all more or less the same, similar if not identical; in houses, offices, schools, stations and airports that are all very alike, almost interchangeable; moving around on indistinguishable means of transport, cars, motorbikes, buses, underground trains, trains, planes and helicopters. Perhaps one day not moving at all, when working from home becomes the norm, no longer from proper houses but night pigeonholes or clusters (a building/town-planning 17
15. Marc Newson, Felt Chair, Cappellini. 16. Marco Zito, lampada/lamp Cod., Viabizzuno. 17. Gigi Rigamonti, Doucer, Status/Sturm und Plastic. 18. Gaetano Pesce, La Michetta Sofa, Meritalia.
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style that is currently growing in popularity in various realms) using computers, which once again are all basically the same. This means that there is even the prospect that, in the not very distant future, our trade fair districts and fashion quadrangles might even be useful again, miserable surrogates as things stand at the moment of those irreplaceable Grands Tours d’antan. But none of all this will actually happen, thank heavens, of that we can at least be sure; webs of contradictions will give rise to unexpected conflicts, very different from traditional forms, although still very theatrical and holeographic. But how these things might some day reverberate through design, which now seems all very standardised despite the superficial frenzy of a very trendy and jet set nature (young girls and young men, big events and even big names but not in the way Boccasile meant it), it is hard to even imag-
ine. But in the meantime it might be worth making the odd suggestion, at least in the hope they might be useful. Let’s start with something very Italian. If we take, for instance, its relations to architecture (culturally inevitable, despite all the efforts, still continuing, to claim the contrary: resulting in a rapidly accelerating fall in standards), we can see that in its heyday design was well ahead in terms of technological experimentation and use of materials, as well as the boldness and vitality of its idiom and vocabulary. So much so that it would often seem to struggle to find its way into spaces (or non-spaces, alas, in most instances) built at the same time: in a nutshell design is clearly ahead, blazing the trail. It is worth bearing in mind that this is a rather special matter (elsewhere the relations unfurled on predominantly functional levels); seeing as it is still so popular and envied, you cannot help wondering why in heavens it is being thrown away like this, in such a determined and decisive manner. Once upon a time there was Ponti and Mollino, Albini, Nizzoli and Castiglioni; not to mention D’Ascanio, Rumi and Motom, Lesa and Elchim, Brionvega: let’s not forget all this. And then a biot later on, despite the more shaky general state of affairs, Italy the New Domestic Landscape; the anger and irony of the Radicals; Sottsass, who was already around; and even Memphis It is no coincidence that nowadays, now that all this is in the past (culture has dried up after being force to adopt ill-advised and badly practised specialities, seduced by a market which is rash by its very nature, and devastated by management ideologies), two key issues are on everybody’s lips,
19. Dominique Perrault/Gaëlle Lauriot-Prévost, lampada/lamp Zz, FontanaArte. 20. Toshiyuki Kita/Ole Setter Wullum (mechanism concept), Stokke Tok™, Stokke. 21. Lampada a sospensione/ suspension lamp iLight, Targetti. 22. Jean-Michel Wilmotte, lampada da esterni/ lamp for exteriors iWay, iGuzzini.
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accompanied by an array of conferences and enterprises, as if that were enough to make our dreams come true. Creativity and Innovation. Quite right: with all the vast array of technology and materials now available. But they are a bit late and rather spoilt after being filtered through the economic philosophies of the world of marketing with all its handbooks and manuals. It has lost its soul. And it is rather unlikely that it is going to find it again from one day to the next. It will take a lot more than that: intelligence, patience, plenty of care, 23. Isao Hosoe, lampada a sospensione/ suspension lamp Ondina, Luxit.
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24. Matteo Bazzicalupo/Raffaella MangiarottiDeepdesign, lampada/lamp Dandelion, Basso Consumo by TecnoDelta (photo: Yoshie Nishikawa). 25. Alberto Meda/Paolo Rizzato, Mix, Luceplan. 26. Regent Lighting, Torino, lampada da soffitto/suspension lamp.
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élan vital and real passion, not to mention real investments (and not just promises). “The design should be a by-product of the inventive process”: this wonderful definition came from the other side of the Atlantic, from the United States where Peter Schlumbohm, a graduate in chemistry, designer (or rather inventor) with over three-hundred patents to his name, had had to emigrate in 1935 from his rather unhospitable home at the time in Germany. He designed the famous Chemex coffee maker made of chemical glass, which has been in production ever since 1941 and is still available: a genuine masterpiece. For how long now, have we been circling this crystalclear statement? How could there possibly be a more precise definition of design? How else can we pass on its underlying conditions? More so than ever before, we are left with no choice but to draw the inevitable consequences, in order to finally bring the current rather unedifying state of stagnation in the sector to an end. As regards this staggering coffee maker (or émouvante, as Le Corbusier would certainly have described it), Schlumbohm, bearing in mind the tenets of the Neue Sachlickeit, explained that its hour-glass form derived directly from its function of produc-
ing coffee for filtering, basing this method on procedures usually used for other purposes in research laboratories. He was perfectly right: but in the same peculiar way that Pierre Chareau was right in claiming (more or less around the same time) that, however paradoxical it might seem at first sight, comfort and economising seem to fit together nicely on a vast scale. So deliberately and joyously leaping from one scale to another, it might be possible now to propose a strange combination of things that are both useful and at the same time beautiful: e.g. Chareau’s famous MC 767 Paris chair (for Dalsace) and the house in Long Island (for Motherwell); the aforementioned Chemex coffee maker: the latter’s strikingly elegant and indispensable (low-key and low-cost) handle
sends shivers of pleasure down your spine even when you just look at a photograph of it. Luxury, calme et volupté, plus value for money and comfort: it might still be a home comfort even after the revolution, and not just before it, as almost everybody is now resigned to thinking. Who killed Bambi? It must be obvious by now. So it is not worth wasting time crying over spilt milk. Unfortunately, at the moment these is no sign of any new Richard Buckminster Fuller on the horizon, one of the few (if not the only person) to have posed and actually started to tackle (in the right way and with the right courage and determination, keeping tight control over a tendency towards poetic utopian dreaming) the vast array of issues that are even more in need of answers nowadays. Just look at all the new ways and approaches he opened up: which should not be forgotten, distracted as we easily are, perhaps by infrastructures for apparently fast infrastructures. There is nothing left to do but follow them, carefully updating them all with their own Whole Earth Catalogue, lifestyles included needless to say. Maurizio Vogliazzo
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27. Gianni Arnaudo, Dejeuner sur l’Arbre, Gufram. 28. Giuseppe Raimondi, Alvar Blue chaise longue (1969, riedizione/re-issue), Gufram. 29. La Mini rivestita da/ Mini car covered by Bisazza.
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Il senso della misura Venice Art Biennial
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l momento non c’è il direttore arti visive per la Biennale di Venezia del 2009. Ma c’è quello per l’edizione 2007. L’Italia è cambiata, non è più quella che nomina il direttore pochi mesi prima dell’inaugurazione. Ora tutto è massimamente pianificato. Perfetto. Meritiamo il Leone d’Oro. Forse dovremo abituarci all’idea di sapere il direttore privo di ansie, di rincorse, e non più sudato per passione e alacre impegno; lo sapremo quieto, sempre in giacca e cravatta, senza una goccia di sudore, telefonate di galleristi parsimoniose, diluite nel tempo: tutto ampiamente pre-visto, e la gita a Venezia sarà senza sorprese, e durante il tragitto pigro dai Giardini all’Arsenale mediterai profondamente che forse si stava meglio quando si stava peggio. In questa circostanza chi scrive non intende farsi rappresentante dei soliti lamentoni malcontenti. La verità è che noi italiani non abbiamo il senso della misura: o in grande anticipo o in grande ritardo, o campanilisti o esterofili, o maschilisti misogini o femministi. A ogni modo questa è la principale novità dell’edizione di quest’anno che aprirà i battenti il 12 di questo mese e resterà aperta fino al 6 novembre: che è già stato nominato il direttore della prossima edizione del 2007, per fortuna un nome di sicura capacità, vale a dire Robert Storr, artista e critico statunitense, curatore senior al Moma. Per quest’anno siamo oltremodo femministi: non una, ma due donne alla direzione della 51. Biennale d’Arte. Deve trattarsi di figu-
A
veneziano) intitola la sua rassegna “Sempre un po’ più lontano”: “artisti e tendenze estetiche all’inizio del nuovo millennio”. Video sculture, installazioni si snodano lungo le Corderie e le Artiglierie dell’Arsenale, comprese le opere di Louise Bourgeois che forse, essendo nata nel 1911, ha poco a che fare con le tendenze attuali. Il passato recente comincerebbe con gli anni Settanta. Da quel decennio a oggi: ecco l’arco temporale sul quale si misura la rassegna curata da Maria De Corral col titolo “L’esperienza dell’arte”. Titolo indovinato perché, non potendosi parlare di storia, si fissa bene a questo modo il senso del passato prossimo (“più sperimentazione che certezze”, precisa la curatrice). Quarantadue artisti, celebri o esordienti (Tápies, Dan Graham, Philip Guston, Francis Bacon, Juan Muñoz, Jenney Heizer) espongono nelle sale (34) dei defenestrati italiani, e cioè nel Padiglione Italia. Dieci installazioni sono sparse per la città, ma su tutte si impone “Mare Verticale” di Fabrizio Plessi. L’abile Ida Granelli presiede le giurie. Sono due, una relativa alle mostre internazionali e l’altra alle mostre nazionali. E’ previsto anche un Leone d’Oro a un artista under 35 partecipante alle mostre internazionali. Segnalerei, nei padiglioni nazionali la presenza di Gilbert & George, di Pipilotti Rist (Svizzera) e di Fouad Bellamine (Marocco). Nel complesso è una mostra che vale la pena visitare. Carmelo Strano
re siamesi quanto meno dal punto di vista ideologico, visto che sono entrambe spagnole. La loro inseparabilità ha impedito che una spagnola lavorasse assieme a un’inglese o a una giapponese (pare che rilascino interviste solo assieme). D’altronde il curriculum le dice entrambe legate da collaborazione alla Fondazione La Caixa. Sono Maria de Corral (della Caixa è stata direttrice delle arti visive, è stata inoltre direttrice del Museo Nacional de Arte Reina Sofia a Madrid) e Rosa Martinez (già direttrice artistica della Biennale di Barcellona e co-curatrice di Manifesta 1). A ogni modo: bene arrivate! Sono anni che predico e scrivo sull’opportunità che questa Biennale d’arte imbellettata si aggiorni nel senso delle vitali e instabili dinamiche multiculturali. Allo scopo un direttore è poca cosa, la Biennale diventa la sua mostra. Ancora una volta insisto sulla necessità che si passi a nominare un comitato di curatori con un coordinatore e che si dia conto di tutte le culture sparse per il mondo. Ma questo per il 2007 ormai non potrà accadere; se tra capo e collo non ci sarà una nomina precoce per il 2009, si potrà sperare in quella data. Tornando al duumvirato, diciamo subito che esso si è diviso le legioni e le regioni in parti quasi uguali: poco più di 40 artisti ciascuno, in ambiti diversi. Un ambito “storico” per la De Corral, un ambito di piena attualità per la Martinez. Quest’ultima, ispirandosi ai titoli del Corto Maltese di Hugo Pratt (vale la pena ricordare che l’autore è
t the moment we have no idea who the visual arts director of the Venice Biennial’s 2009 edition will be. But the one for the 2007 edition has been chosen. Italy has changed: gone are the times when directors were nominated a few months before the inauguration of the fair. Now, everything is perfectly planned. Perfect. We deserve the Leone d’Oro. Maybe we need to get used to the idea of a director who is not full of anxiety and chases, not sweaty due to his passion and enthusiastic commitment. We will always see him calm, in a suit and tie, not a drop of perspiration on his brow. Gallery managers will not assail him with calls, which will be spread out through time; everything will be fully fore-seen. On this occasion, I do not wish to express the usual complaints and dissatisfaction. The truth is that we Italians do not have a sense of proportion: either we’re very early or very late, either we’re xenophobes or xenophiles, woman-hating chauvinists or feminists. At any rate, the following is the main novelty of this year’s edition, which will be open from June 12th to November 6th: the director for the next 2007 edition has been nominated, Robert Storr – a trustworthy name, an artist and critic from the United States, senior curator at the Moma. This year, we have turned overly feministic: not one, but two women will direct the 51st Art Biennial. They must be Siamese twins, at least in terms of their ideology, as they are both Spanish. A fianco/left, Mark Wallinger, Sleeper, 2004, performance view (Neue Nationalgalerie. Berlin). A sinistra/far left, Perejaume, Gustave Courbet, 2000, Video DVD projection (Courtesy Galeria Joan Prats).
Angela Berling
Robin Rhode, Horse, Digital animation, 53” seconds (video still), Edition of 5 + 2 AP, 2002 (Courtesy of the artist and Perry Rubenstein Gallery, New York).
Uwe Walter
A fianco/left, Ghada Amer, Yin Yang Garden, progetto/project. A sinistra/far left, Matthias Weischer, Automat, 2004, olio su tela/oil on canvas, (4 parts) 280x360 cm (Michael and Judy Ovitz Collection, Los Angeles-Courtesy Galerie EIGEN + ART Leipzig/Berlin).
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Their inseparability has prevented either of them from working with someone from England or Japan (apparently, they can only be interviewed together). After all, their resumés show they both work as contributors for the La Caixa Foundation. Their names are Maria de Corral (she used to be the director of visual arts at the Caixa, as well as the director of the Museo Nacional de Arte Reina Sofia in Madrid) and Rosa Martinez (who has already been entrusted with the artistic direction of the Barcelona Biennial and the co-curatorship of Manifesta 1). In any case, welcome! For years I’ve been insisting and writing about an opportunity for this embellished art Biennial to be updated in terms of its vital and unstable multicultural dynamics. To this purpose, a director is not much, as the Biennial becomes his/hers. Again, I insist on the need to nominate a committee of curators along with a coordinator, and that all the cultures spread around the world ought to be represented. But this cannot happen for the 2007 edition; if there isn’t an unexpectedly early nomination for 2009, we might hope in that date. Returning to the duumvirate, we’ll get right down to saying that it has split the legions and regions into two almost equal parts: just over 40 artists each, in different spheres. A “historical” sphere for De Corral and one full of current events for Martinez. The latter, who drew inspiration from Hugo Pratt’s Corto Maltese (we ought to remember the author is from Venice), entitled her show “A bit far-
ther and farther: artists and esthetic trends at the begninning of the new millenium.” Video, sculptures and installations wind through the Arsenal’s Ropeworks and Artillery, including works by Louise Bourgeois, who was born in 1911 and thus has little do do with current trends. The recent past appears to have begun in 1970s. From that decade to now: this is the time-span on which Maria De Corral’s show is based. The title of the exhibition is “The experience of art”. The title fits in well, because we cannot really refer to history here, and the feel of a near past is well expressed (“more experimenation than certainty”, the curator points out). She is presenting forty-two famous and emerging artists (Tápies, Dan Graham, Philip Guston, Francio Bacon, Juan Muñoz, Jenney Heizer), on display in the 34 halls of the defenestrated Italians: in other words, in the Italian Pavilion. Ten installations are spread around the city, but Fabrizio Plessi’s “Vertical Sea” stands out on its own. The juries are chaired by Idas Granelli. There are two juries, in fact, one for the international and one for the national shows. A Leone d’Oro has also been set aside for an under-35 artist participating in the international exhibitions. Taking part in the national pavilions, I’d like to point out Gilbert & George, Pipilotti Rist (Switzerland) and Fouad Ballamine (Morocco). On the whole, this exhibition is worth visiting. Carmelo Strano
Sergio Vega
Maria Teresa Hincapié, El espacio se mueve despacio, in collaborazione con/in collaboration with Santiago Zuluaga. Nella pagina a fianco/opposite page, Sergio Vega, Global Warming, 2001, pappagallo in fibra di vetro e metallo, cabina telefonica della bt Columbia/ fiberglass, metal “parrot”, telephone manufactured bt Columbia in M.T. Brasil (7).
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Riqualificazione dell’Area denomimata Ex SAICA Concorso per la Riqualificazione dell’Area denomimata Ex SAICA con la finalità di raccogliere idee, proposte tecniche, economiche e culturali per la valorizzazione dello spazio urbano. L’ente si propone di conseguire i seguenti obiettivi: a) Valorizzare lo spazio urbano dell'area come occasione di nuova centralità, come vera alternativa allo storico ruolo di aggregazione vissuto esclusivamente dalla città murata; b) Ridefinire una nuova e rinnovata immagine e dare nuova vitalità allo spazio urbano; c) Realizzare un parcheggio interrato, con capienza idonea (circa 1000 posti auto), da distribuire in uno o più livelli Requalification of the area called former SAICA The competition aimed to find ideas, technical, economical and cultural proposals for the enhancement of the former SAICA area. The client aims to: a) enhancing the urban space to make it the new centre and the alternative to the historic meeting area around the city walls; b) defining a new image and giving
Giuria/Jury: Marco Saba, Paolo Scarpellini, Paolo Vella, Paola Rossi, Alessandro Biddau, Salvatrice Bosilo, Daniele Canu Committente/Client: Comune di Alghero
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1° Alfredo Amati/Studio Amati (capogruppo/team leader), Studio Amati (Giuseppe Losurdo, Alfredo Amati, Adriano Di Barba), SMT STUDIO (Giacomo Gajano Saffi, Mauro Gastreghini), SIPROJ S.R.L. (Marco Sotgiu, Antonio Diana, Marcello Demartis), Marco De Simone 2° Antonio Terranova 3° Claudio Nardi (capogruppo/team leader), Leonardo Maria Proli, Beatrice Pierallini, Massimo Alessi, Massimo Arduini, Vincenzo Chiricotto, Andrea Casasole
Design del simbolo identificativo per il Sistema di Musei e Raccolte museali riconosciuti dalla Regione Lombardia Ideazione e progettazione del Simbolo grafico, idoneo sia alla sua realizzazione tridimensionale sia all’utilizzo in web, per identificare il Sistema di Musei e Raccolte museali riconosciuti dalla Regione Lombardia Design of the symbol for the System of Museums and Collections of Lombardy Region Competition for the creation and design of a graphic symbol, which could be used both as tridimensional and for web
1°
Giuria/Jury: Bob Noorda, Alberto Garlandini, Giuseppe Costa, Giuseppe Costa, Pierluigi Cerri, Italo Lupi, Emanuele Pirella Committente/Client: Regione Lombardia
B
A
C 1° Pasquale Petruzzo, Gustavo Matassa 2° Antonio Ressa, Giuseppe De Gianni, Giovanni Maggino, Franco Archidiacono 3° Caterina Avitabile (capogruppo/team leader)
Riqualificazione architettonica dell’ex Villa Solimene Collina Liguorini. Avellino Il bando prevedeva una rivisitazione tecnico-funzionale dell’edificio, un ridisegno urbano di tutta l’area di pertinenza della villa con una particolare attenzione all’inserimento equilibrato del progetto nella zona specifica di ubicazione dell’immobile Architectonic requalification of the former Villa Solvimene Collina Liguori The competition brief asked for a technical-functional renewal of the building, the re-designing of the whole urban area around the villa with particular attention to a balanced fitting of the project in question
1°
Committente/Client: Banca della Campania - Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Avellino
1°
Italia/Italy - Latina
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1° Antonella Narcisi, Andrea Siva 2° ex aequo a-Francesca Guidotti b-Marco Olivero c-Pasquale Volpe
1°
Italia/Italy - Avellino
Premio di architettura “Ernesto Lusana”: la casa leggera Il concorso ha per tema la progettazione preliminare di edifici sperimentali per 24 alloggi di edilizia residenziale pubblica per un totale di 7000 mc, e relativa area circostante, da realizzare nel Comune di Sperlonga, con un intervento di basso impatto ambientale capace di instaurare un dialogo con la cultura del luogo. Tali edifici orientativamente devono prevedere: 8 alloggi fino a 45 mq per due persone; 8 alloggi fino a 60 mq per tre persone; 8 alloggi fino a 75 mq per quattro persone Architectural Award “Ernesto Lusana”: The Light House Competition for the preliminary design of 24 experimental public residential buildings for a total volume of 7,000 cubic metres and of the surrounding area in the Sperlonga area. The intervention should have a low environmental impact and be in dialogue with the local culture. The buildings should have: 8 residences up to 45 sq.m for two people; 8 up to 60 sq.m for three people; 8 up to 75 sq.m for four people
Italia/Italy - Milano
Giuria/Jury: Remigio Coco, Pio Baldi, Giorgio Zannelli, Antonio Faiola, Edoardo Castellucci, Franco Castello, Gaetano Fasano Committente/Client: Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Latina
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COMPETITIONS
new vitality to the urban centre; c) realizing a multilevel underground parking for about 1,000 cars
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
Italia/Italy - Alghero (SS)
1° Alessandro Aurigi (capogruppo/team leader), Francesca Raccolti, Luciano La Letta 2° Aristide Terenzi (capogruppo/team leader) 3° Simona Garavini (capogruppo/team leader), Ernesto Maria Giuffrè Menzioni/Mentions -Antonio Ariano (capogruppo/team leader), Nicola Cerino, Rocco Alberto Cerino, Antonella Carella, Franco Polichetti, Mariarosaria Pireneo, Mauro Esposito, Mauro Esposito -Nicola Ricciardi (capogruppo/team leader) -Giulia Bertolucci (capogruppo/team leader), Rodolfo Collodi, Maria Grazia Contarini, Stefania Verona, Massimo Carli
Italia/Italy - Musile di Piave (VE) Riqualificazione urbana dell’area centrale di Musile di Piave Il contenuto della proposta dovrà affrontare le seguenti tematiche: nuovo assetto funzionale e di uso dei diversi spazi urbani che costituiscono l’area urbana centrale; un nuovo sistema di accessibilità e di parcheggi. All’interno dell’area urbana centrale, sono individuate quattro aree tematiche: 1) l’area centrale con la piazza e l’edificio del centro attività culturale; 1a) area posta tra le Vie Roma e Marconi; 1b) Edificio ex Scuola Sicher; 1c) Edificio privato con giardino; 2) l’area del municipio con l’auditorium; 3) l’area con il palazzo sul fiume Piave; 4) l’area del nuovo parco urbano Urban requalification of the central area in Musile di Piave The brief asked for the solution of the following themes: new functional definition of the various urban spaces in the central area; a new system of parkings and accessibility. Thematic areas: central area with a square and a building for cultural activities; area between via Roma and via Marconi; former school Sicher; public building
with garden; Town Hall area with auditorium; palace along Piave river; new urban park Committente/Client: Comune di Musile di Piave Vincitore/Winner Alessandro Suppressa (capogruppo/team leader), Paolo Bechi, Alessandro Bernardini, Alessandro Mangiapane, Simone Martini 1°
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Italia/Italy - Napoli Premio “Luigi Cosenza” Il Premio, a cadenza biennale, è per il “miglior progetto di architettura realizzato” negli ultimi 5 anni. Il Premio ha la finalità di promuovere il lavoro della nuova generazione europea selezionando i migliori talenti e valorizzando la qualità dell’architettura “Luigi Cosenza” Award Biennial award for the best realized project in the last five years. The award aims to promote the new generation’s works of architecture Giuria/Jury: Mario Botta, Alberto Campo Baeza, David Chipperfield, Benedetto Gravagnuolo, Vittorio Magnago Lampugnani, Odile Seyler, Gianni Cosenza Committente/Client: Cooperativa Libraria Editrice Architettura Napoli
1° Pedro Pacheco, Marie Clément -El Museo de la luz-Portugal Menzioni speciali/Special Mentions -Micha de Haas (capogruppo/team leader) -Anton Garcia-Abril Ruiz -Made associati (Adriano Marangon, Michela De Poli)
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COMPETITIONS + europaconcorsi
Italia/Italy - Napoli Logo del Centro per le Arti Contemporanee di Palazzo Roccella Concorso di idee per il progetto di comunicazione visiva relativo alla scelta del nome e alla creazione del logo del Centro per le Arti Contemporanee di Palazzo Roccella Logo for Contemporary Arts Centre in Palazzo Rocella Ideas compeition for the visual communication project, the choice of the name and the creation of the logo for the Contemporary Arts Centre in Palazzo Rocella
1° Alfredo Favi/Arché (capogruppo/team leader) 2° Carla De Luca, Ilaria Acampora, Ilaria Acampora 3° Francesco Palladino (capogruppo/team leader), Maurizio Antonio Cascio, Davide Palladino
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Committente/Client: Comune di Napoli
3°
Italia/Italy - Roma 56 Appartamenti di Bioarchitettura Concorso internazionale per 2 progetti per costruire, a Ponte Galeria e Lunghezzina 2, 56 appartamenti secondo criteri propri della bioarchitettura. Ad aprile 2006 inizieranno i lavori (4,3 milioni di Euro) che saranno ultimati entro 18 mesi. L’Amministrazione comunale ha voluto sperimentare soluzioni innovative per realizzare edifici di edilizia residenziale con procedure bioecologiche e materiali bioedili adatti alle condizioni climatiche di Roma 56 Bio-architecture Apartments International competition for two projects to build, in Ponte Galeria and Lunghezzina areas, 56 apartments designed wit bioarchitectural criteria. Works will begin in April 2006 (for an amount of 4.3 million euros) to be finished in 18 months. The city administration wants to experiment innovative solutions for residential architecture using bio-ecological procedures and materials fitting with Rome’s climatic conditions Giuria/Jury: Maria Lucia Conti Committente/Client: Comune di Roma
A-Ponte Galeria 1° Marcello Marocco (capogruppo/team leader), Manlio Biscogli, Raffaele Castellano Progetti finalisti/Shortlisted Projects -Oscar Piricò (capogruppo/team leader), -Fabio Lanfranchi (capogruppo/team leader) -Gianluca Ficorilli (capogruppo/team leader) -Michele Crò (capogruppo/team leader) -Salvatore Dierna (capogruppo/team leader) 1°A -Alessandro D’Amico(capogruppo/team leader) B-Lunghezzina 1° Thomas Herzog (capogruppo/team leader), Fabrizio Tucci, Marco Strickner Progetti finalisti/Shortlisted Projects -Federico Verderosa (capogruppo/team leader) -Laura Guglielmi (capogruppo/team leader) -Gabriele De Giorgi (capogruppo/team leader) -ABDR (capogruppo/team leader) -Maurizio Ranzi (capogruppo/team leader) -Daniela Gentile (capogruppo/team leader) 1°B
Svizzera/Switzerland - Lugano Nuova struttura polifunzionale Campo Marzio L'ente banditore intende sostituire le vecchie strutture fieristiche presenti nell'area denominata “Campo Marzio” con una nuova struttura che meglio risponda alle esigenze odierne, che possa ospitare fino a circa 2.500 persone per lo svolgimento di congressi con esposizioni in parallelo, manifestazioni varie ed esposizioni di tipo fieristico e intende completarla con un albergo, spazi commerciali e un autosilo sotterraneo, sfruttando le caratteristiche e la posizione oggi centrale e vantaggiosa di questo sito, valorizzandolo e riqualificandolo nel contempo dal profilo urbanistico. Superficie complessiva area: 28.000 mq New polifunctional building Campo Marzio Competition to replace the old fair building in the Campo Marzio area with a new structure better responding to contemporary needs that can host up to 2,500 people for conferences, exhibitions, fairs and various other events, with also a hotel, commercial spaces, underground parking. Total area: 28,000 sq.m
84 l’ARCA 204
Giuria/Jury: Giorgio Giudici, Giuliano Bignasca, Josep A. Acebillo Marin, Eraldo Consolascio, Ivano Gianola Committente/Client: Città di Lugano
1°
1° Stefan Hauswirth, Andreas Keller, Mario Branzanti 2° Jean Pierre Dürig (capogruppo/team leader), Dürig AG 3° Josep Lluis Mateo (MAP Arquitectos), Luca Gazzaniga 4° Actar Architecture (Manuel Gausa Navarro, Florence Anne Raveau) 5° Mario Campi (Mario Campi e Associati SA)
2° - The canons of furnishing ought to be updated. - But then what happens if there is a revival?
204 l’ARCA 85
Lara Favaretto Carolina A ntich
M anfredi Beninati
As part of the 51st International Exhibition of Visual Arts in Venice (12th June – 6th Novembre 2005), DARC will be presenting a display on the Premio della Giovane Arte Italiana: Un’opera per il MAXXI (Prize for Young Italian Art: A work for M A X XI) at the Venice Pavilion. The exhibition, being organised by Paolo Colombo and Monica Pignatti Morano, will be staging the works of the 4 winning artists in the 2004-2005 of the Prize organised by DARC: Carolina R. Antich, Manfredi Beninati, Loris Cecchini and Lara Favaretto (whose projects are shown below). The works created by the artists are devised for spaces in the building designed by Zaha Hadid and will be incorporated in the Museum collections. Having now reached its third edition, the Prize is an excellent promotional tool for the most interesting experiments in cutting-edge creativity in Italy. Focusing on the importance of these most original artistic experiments, M A X XI is aiming to carry out an in-depth critical analysis of the chosen artists, duly following their future careers. In this way M A X XI will also provide the means of surveying the modern-day art scene, actively encouraging Italy’s most promising artists to create and experiment in the certainty that a good client can actually raise the standards of art. In order to achieve this goal, it is vitally important that the Prize be judged by a top-class jury including at least one international member, in order to provide young artists with the chance to make a name for themselves abroad. More than ever before a distinctly Italian style is emerging this year based on the nation’s own cultural heritage while at the same time interacting with cutting-edge international idioms, drawing inspiration from both these realms. The Venice Biennial is still the biggest and most effective showcase for bringing together Italian and foreign art, providing plenty of chances for cultural exchange and dialogue.
Published by Skira as part of the Opera DARC series, the book entitled L’arte contemporanea italiana nel mondo, edited by P.L. Sacco, W. Santagata and M. Trimarchi, is the result of a survey com missioned by DARC to the Economics Department of Turin University, in order to work out a cultural policy encouraging Italian artists to adopt a more cosmopolitan approach.
Pubblicato da Skira per la collana Opera DARC, il volume L’arte contemporanea italiana nel mondo, a cura di P.L. Sacco, W. Santagata e M. Trimarchi, è il risultato di una ricognizione com missionata dalla DARC al Dipartimento di Economia dell’Università di Torino al fine di elaborare una politica culturale che incentivi il cosmopolitismo degli artisti italiani.
M A X XI will be holding a Study Day on 27th June devoted to the restoration of Carlo Scarpa’s Tomba Brion, being run by M. Guccione, M. Piana and S. Poretti, at the end of the 9th International Seminar on Architectural Restoration (3rd-6th June at the C.I.S.A. Palladio in Vicenza).
A conclusione del 9° Seminario Internazionale sul Restauro Architettonico (3-6 giugno, presso il C.I.S.A. Palladio di Vicenza), il 27 giugno si terrà al M A X XI una Giornata di studio sul restauro della Tomba Brion di Carlo Scarpa, a cura di M. Guccione, M. Piana e S. Poretti.
The National Gallery of M odern Art in Rome will be holding an exhibition from 22 nd June-25th September devoted to pictorial work of Giovanni Boldini, an emblematic figure of the Belle Epoque.
La Galleria Nazionale d’Arte M oderna di Roma presenta dal 22 giugno al 25 settembre una mostra dedicata all’opera pittorica di Giovanni Boldini, personaggio simbolo della Bella Epoque.
M A X XI’s exhibition entitled Giancarlo De Carlo. Le ragioni dell’architettura, organised by Margherita Guccione, will be open to the public until 15th September. The exhibition is being promoted by DARC in conjunction with the Georges Pompidou Centre and the IU AV’s Design Archives.
Resterà aperta al pubblico fino al 15 settembre al M A X XI la mostra Giancarlo De Carlo. Le ragioni dell’architettura, a cura di Margherita Guccione. L’esposizione è stata promossa dalla DARC con il Centre Georges Pompidou e l’Archivio Progetti dello IU AV.
Anna Mattirolo direttore servizio arte DARC director of DARC’s Art Department
Loris Cecchini
schizzi di Giancarlo De Carlo Giovanni Boldini schizzi di Carlo Scarpa Copertina Arte Conte m poranea
Scripta volant. La DARC, nell’ambito della 51° Esposizione Internazionale d’Arti Visive di Venezia (12 giugno - 6 novembre 2005), presenta la mostra Premio della Giovane Arte Italiana: Un’opera per il MAXXI, presso il Padiglione Venezia. L’esposizione, a cura di Paolo Colombo e M onica Pignatti M orano, mette in scena le opere dei 4 artisti vincitori dell’edizione 2004-2005 del Premio indetto dalla DARC: Carolina R. Antich, Manfredi Beninati, Loris Cecchini, Lara Favaretto (i cui progetti sono raffigurati in basso). Le opere ideate dagli artisti sono pensate per gli spazi dell’edificio progettato da Zaha Hadid e entreranno a far parte delle collezioni del M useo. Giunto alla terza edizione il Premio si conferma un ottimo strumento di promozione delle più interessanti esperienze della creatività contemporanea nazionale. Mettendo in luce il valore delle più originali esperienze artistiche, il M A X XI si pone l’obiettivo di effettuare sugli artisti selezionati un’approfondita indagine critica continuando a seguirne la produzione futura. In tal modo il M A X XI diviene acquirente attento sul panorama dell’arte contemporanea, imponendosi come centro di confronto attivo nello stimolare la sperimentazione e la creatività degli artisti italiani più promettenti, con la certezza che una mirata com mittenza valorizzi al più alto grado il prodotto artistico. A tal fine è di primaria importanza che il Premio si avvalga di una giuria d’eccellenza con almeno un esponente internazionale per offrire ai giovani artisti la possibilità di essere conosciuti anche al di là dei confini nazionali. Quest’anno è più che mai evidente la definizione di una linea italiana che si ispira all’origine culturale del Paese e incontra al contempo i linguaggi internazionali più attuali, traendo forza e vigore da entrambi. La Biennale di Venezia si conferma la vetrina più efficace e prestigiosa per mettere in relazione le esperienze dell’arte italiana con quelle straniere, creando occasioni di scambio e dialogo culturale.
coordina m ento lorenza bolelli pagina a cura di e milia giorgi progetto due_pavese
Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
In alto, vista della passerella di collegamento tra i due spazi vendita di Marks & Spencer a La Valletta, Malta. A destra, fase dell’apertura e vista da Strait Street.
David Pisani/Metropolis
Top, view of the movable bridge linking the two Marks & Spencer shops in La Valletta, Malta. Right, opening phase and view of Strait Street.
88 l’ARCA 204
Il ponte/balcone La Valletta
Specchio e movimento Nouvel in Genoa
Progetto: Architecture Project
Progetto: Jean Nouvel
Il nuovo negozio di Marks and Spencer a La Valletta, Malta, si trova nella centrale Strait Street, a pochi isolati dal cuore commerciale della città. Nell’area di Strait Street, la scarsità di spazi disponibili ha causato un incremento della domanda, sebbene per molti anni la strada sia rimasta abbastanza negletta. Marks and Spencer per ampliare le aree a disposizione ha acquisito un edificio sul lato opposto della strada rispetto al negozio esistente e ha pensato di collegare i due negozi con un piccolo ponte/balcone. Il progetto è stato affidato allo studio locale Architecture Project (Konrad Buhagiar, David Drago, David Felice, Alberto Miceli-Farrugia, Ruben Formosa, Sebastian Birkhead, Andrei Scicluna, Jens Bruenslow Main Consultant: Joseph Calleja Structural Engineering) che ha optato per una soluzione mobile e integrata alla tradizione dei balconi in legno tipici del centro de La Valletta. E’ stato dunque realizzato un balcone apribile all’altezza del primo piano dei due edifici che, durante le ore di apertura del negozio si apre sulle due facciate e le congiunge costituendo una passerella di collegamento tra i due edifici, mentre, di notte si richiude completamente risolvendo la limitazione del non poter realizzare ponti fissi attraverso la strada. Questa passerella coperta riprende lo spirito dei tradizionali balconi leggeri in legno maltesi e ne rispetta le dimensioni legate a un rigido sistema proporzionale in cui altezza, larghezza e lunghezza sono normalmente collegate a quelle della strada. La passerella, alta 2,7 metri e con un piano di calpestio largo 0,9 metri, in posizione aperta sovrappassa la strada larga solo 3,6 metri, mentre in posizione chiusa si allinea agli altri balconi presenti lungo le facciate senza interrompere la continuità visiva tradizionale di Strait Street. La struttura in legno e acciaio si apre meccanicamente grazie a un sistema di argani e pistoni che permettono di abbassare il pavimento, sollevare la copertura e dispiegare le pareti laterali. Al di sotto della passerella, riparato durante il giorno dalla sua ombra, è stato aperto un bar che, insieme al negozio di Marks e Spencer, ha contribuito a rivitalizzare questa arteria tradizionale della capitale maltese. La costruzione di questa passerella costituisce un intervento discreto e, seppur di dimensioni limitate, ricco di rispetto per la tradizione e di sapienza artigianale.
Jean Nouvel segnerà con una nuova poesia dell’immaterialità il Porto di Genova. L’occasione è il progetto del padiglione B della Fiera del capoluogo ligure che ha conquistato i favori dei soci per il suo essere al contempo momento distintivo della riqualificazione globale in atto nel quartiere fieristico ed elemento fortemente evocativo. La semplicità e l’immediatezza della proposta di Nouvel nascono da un complesso e raffinato gioco sulla materia “una storia di interrogativi della materia...alla scala del territorio”. Il rapporto con il luogo, l’inserimento con l’ambiente circostante e quindi la presenza del cielo e del mare sono le determinanti attorno a cui Nouvel costruisce la sua architettura. Un’architettura fatta di piani orizzontali, di superfici specchianti, di piani vetrati che proteggono o si aprono a seconda delle condizioni del tempo, di dinamiche del movimento che si risolvono in un suggestivo e inaspettato spettacolo di riflessi. Il padiglione è individuato da un piano blu di copertura dove si riflette il cielo in tutte le sue variazioni atmosferiche, offrendo un immenso specchio leggibile dalla città e dalla strada sopraelevata. L’interno è risolto da due hall orientate verso il mare, una protetta dall’aggetto della grande copertura si proietta sul porto, l’altra è il prolungamento della banchina nell’edificio. Si sgretola il concetto di separazione tra esterno e interno in nome di un passaggio fluido, osmotico, continuo tra la scena espositiva e quella offerta dal cielo e dal mare. Suggestive evocazioni riprese dalle pieghe e dai movimenti ondivaghi delle superfici specchianti di copertura che si sviluppano sulle hall con piccole onde, come la superficie irregolare dell’acqua del porto, o con onde più lunghe parallele alla banchina, dando origine a un mondo caleidoscopico di riflessi. Anche l’illuminazione artificiale diviene parte dei questa magica messa in scena, sotto il primo specchio con un sistema di lampioni al suolo che non arrivano a toccare il soffitto, sotto il secondo con i proiettori inseriti tra le onde, nelle pieghe o dietro ai vetri a specchio. Un’architettura calibrata sulla perturbazione di codici geometrici consolidati che genera una nuova attrattiva, rafforzata dall’appartato tecnologico e funzionale tra i più avanzati. Elena Cardani
The new Marks and Spencer store in La Valletta, Malta, is in Strait Street, a few blocks from the city’s business center. In the Strait Street area, the lack of available space has given rise to growing demand, although the street was practically neglected for many years. So as to add to its available area, Marks and Spencer bought a building opposite the extant store (on the other side of the road), and decided to link the two shops by means of a small bridge/balcony. The project was entrusted to the local studio Architecture Project (Konrad Buhagiar, David Drago, David Felice, Alberto Miceli-Farrugia, Ruben Formosa, Sebastian Birkhead, Andrei Scicluna, Jens Bruenslow Main Consultant: Joseph Calleja Structural Engineering), which opted for a mobile solution that fits in with the tradition of wooden balconies, typical of downtown Valletta. Thus, a balcony that can be opened on the first floor of both buildings was devised; during opening hours it opens up on the two faces, connecting them like a sort of skywalk linking the two buildings, while at night it closes completely, solving the problem of not being allowed to build permanent bridges across the road. This covered skywalk catches the spirit of the city’s traditional light balconies in Maltese wood, and respects their dimensions, which are subject to a strict proportional system by which height, width and length are normally gauged according to those of the street they occupy. When open, the skywalk – which is 2.7 meters high with a treadable area measuring 0.9 meters – has only a 3.6-meter span across the road, while when it is closed it is lined up with the other buildings along the front without interrupting Strait Street’s traditional visual continuity. The wood and steel structure opens up mechanically thanks to a system of winches and pistons that allow the floor to be lowered, the roof to be lifted and the sides to unfold. A bar was opened under the skywalk: all day it is under its shade, and, together with the new Marks and Spencer store, it has contributed to instilling new life into this traditional artery of the Maltese capital. Building this bridge is a sign of discretion, as, although this is not a large project, it is full of respect for tradition and know-how in the world of handicraft.
Jean Nouvel will endow the Port of Genoa with a new, poetic immateriality with his plan for Pavilion B at the Ligurian capital’s Trade Fair. Due to the fact that the pavilion is to play an important part in the global renovation the entire Fair district is undergoing, the project has won the favor of Fair members as a strongly evocative element. Nouvel’s simple, spontaneous plan was born from a complex, refined play on matter “a history of enigmas over matter…on a territorial scale.” The architect builds his architecture according to its relation with a place, its insertion in its surroundings, and thus, in this case, with the sky and the sea. Architecture made of horizontal planes, reflecting surfaces, glazed walls that serve as protection or open up according to weather conditions…the dynamics of movement expressed through a suggestive, unexpected spectacle of reflections. The pavilion stands out thanks to its flat blue roof, where the sky is reflected in all kinds of weather, offering an immense mirror that is “readable” from the city and the overpass. The interior features two halls facing the sea; one is covered by the great overhanging roof and extends towards the port, while the other is an extension of the building’s waterfront. The concept of a separation between the outside and the inside dissolves thanks to a flowing, osmotic, continuous passage from the scene opening up to view to the vision of the sky and sea. Suggestive evocations that are picked up by the folds and undulations of the roof’s reflecting surface, which proceeds along the halls with little waves, like the irregular surface of the water in the harbor…or longer waves that that are parallel to the waterfront, giving rise to a kaleidoscopic world of reflections. Artificial lighting, as well, becomes part of this magic setting. Under the first mirror, a system of lamps are installed on the floor and rise upwards, not quite touching the ceiling; under the second, the lights are inserted among the waves, in the folds or behind the reflective glazing. Architecture gauged to upset consolidated geometric codes, generating a new appeal that is strengthened by some of the most advanced technological and functional systems.
Nuovo terminal a Mosca
Nuovo Palacongressi a Rimini
Progetto: Behnisch, Behnisch & Partner
Progetto: gmp-von Gerkan Marg+Partner
La città di Mosca ha incaricato lo studio tedesco Behnisch, Behnisch & Partner per il progetto del nuovo Terminal dei Trasporti, una stazione multifunzionale che servirà da ingresso all’emergente distretto finanziario di Mosca. Sviluppato da CITer Invest, il progetto del terminal prevede la realizzazione della stazione alla base di una torre di 26 piani destinata a uffici, e due edifici destinati a contenere un albergo di 340 camere e residenze private. Il complesso conterrà inoltre un centro per intrattenimento, un fitness club, spazi commerciali e ristoranti. La stazione sarà il nodo di connessione con i tre maggiori aeroporti di Mosca, con la metropolitana, con la nuova mini-Metro, con i servizi di autobus e tram e con il sistema ferroviario sia regionale sia ad alta velocità. La struttura sarà caratterizzata da un ampio uso del vetro e da una forma scultoria in cui la grandezza della massa sarà spezzata da sfalsamenti di piani, rampe e passerelle che collegheranno le diverse funzioni. Saranno utilizzate strategie di architettura sostenibile per la riduzione dei consumi energetici quali sistemi passivi di ventilazione e riscaldamento, raffrescamento geotermico, doppie facciate, giardini pensili, strutture di ombreggiamento e materiali ad alta efficienza. L’inaugurazione del Terminal è prevista per il 2009.
Nel 2008, Rimini avrà un nuovo Palacongressi. Il progetto è stato affidato da Rimini Fiera allo studio tedesco gmp-von Gerkan Marg+Partner, già autore del complesso fieristico della città. La nuova struttura, che sorgerà su un’area di 38.117 metri quadrati lungo il viale della Fiera è caratterizzata da due corpi principali collegati da un sistema di foyer e da tre ingressi. Il primo corpo ospita l’ingresso principale verso il mare ed è composto da tre piani: al piano terra il foyer di 4.000 metri quadrati dove è possibile organizzare eventi di varia natura; al primo piano c’è la grande conchiglia-anfiteatro rivestita in vetro da 1.600 posti, suddivisibile in due sale, vi sono inoltre previste 10 sale modulari da 35 a 200 posti e 15 break-out rooms da 30 posti; al secondo piano è organizzata l’area Vip di circa 1000 metri quadrati, completamente vetrata e circondata da uno specchio d’acqua utilizzabile come salone per feste e sala incontri. Il secondo corpo collegato e integrato al precedente tramite un foyer, contiene la sala principale da 5.000 posti, anch’essa suddivisibile fino a 10 sale autonome. Al piano terra sono previste altre due sale modulari da 700 posti e una da 350, oltre a spazi per servizi, uffici e ristorazione. I lavori partiranno all’inizio del 2006.
204 l’ARCA 89
Esperienza Q! In Berlin
Il filo e l’ombra Martinelli’s Work
Progetto: Graft, Lars Krückeberg, Wolfram Putz, Thomas Willemeit
Nella ricerca di Mario Martinelli domina l’immagine del filo. Filo di lana, all’inizio, chiamato a comporre intrecci policromatici, figurazioni calde e cangianti; filo di ferro in seguito, intrecciato secondo geometrie reticolari e regolari. Il filo rappresenta la traccia, l’orma, l’impronta, e dunque il pallido segnacolo d’un percorso da seguire, di un ragionamento da costruire. Il filo, al pari della linea, non ha spessore né profondità, ma solo la dimensione della lunghezza. E’ il segno unidimensionale che addita solo un orientamento, un asse, ma mai una direzione. Sulla tematica del filo, Martinelli ha costruito la sua poetica dell’ombra. Ritagliando, sovrapponendo o proiettando leggere reti metalliche, sagomate secondo profili umani colti nell’attimo del loro gestire, del loro procedere nello spazio e nel tempo, oppure oggetti o animali, egli ha conferito estensione alla traccia filiforme, offrendole un’identità, o comunque una riconoscibilità. Ogni cosa ha la propria ombra, che però non è la cosa, bensì la sua rappresentazione, il suo analogo o, se si preferisce, il suo segno, di cui si sospetta sempre, con timore, l’autonomia. Inutile sottolineare i risvolti antropologici di questa ricerca. L’ombra è la memoria del corpo, ciò che, nella sua inconsistenza, lo radica nel mondo. Per gli abitanti della caverna platonica, le ombre erano la realtà; quelle dei morti sono l’inquietante memoria dell’esistenza perduta; chi è privato dell’ombra, come il Peter Schlemihl di von Chamisso, sconta la mutilazione come una condanna sociale; e non per nulla il Dracula di Bram Stocker non gettava alcuna ombra né rifletteva la sua immagine negli specchi. Nell’allucinata patologia del Doppelgänger, il “doppio” contemplato con avidità dai romantici e studiato a fondo dalla moderna psicanalisi, l’ombra duplica l’essere in una perturbante specularità; ma su un calcinato muro di Hiroshima è rimasta fissata per sempre l’ombra corrosa e cupa di qualcuno che la potenza atomica aveva in pochi attimi dissolto. Le ombre di Martinelli non hanno però alcunché di sinistro. Al contrario, nella divertita meraviglia che destano, richiamano l’innocenza infantile delle ombre cinesi. Soprattutto, in qualche modo, si propongono come la nostra proiezione nell’universo quotidiano, della cui anonimia fissano l’attimo irripetibile. Ricordano, in fondo, quel fugace personaggio descritto da Pessoa, da guardare “non con l’attenzione disattenta che concediamo alle cose, ma con l’attenzione definitoria che concediamo ai simboli. Era il simbolo di nessuno; per questo aveva fretta”. Maurizio Vitta
“Pezzi unici”, sembra che oggi questo binomio non sia più ascrivibile alla sola categoria dell’oggettistica di lusso, ma invada - e d’altronde l’invasione e la contaminazione sono fenomeni di cui si fa un gran dibattere - anche settori di uso e fruizione pubblica. “Unici” non sono più quindi solo oggetti pensati e forgiati per occasioni e ambienti esclusivi, ma anche gli ambienti stessi, progettati e realizzati come esperienze esclusive, flessibili e “conformabili” alle esigenze di un nuovo tipo di fruizione. Ne è un esempio particolarmente emblematico la recente tendenza che vede l’affermarsi nel settore dell’hotellerie di ambienti iper-progettati, supportati da un concetto di accoglienza calibrato su un pubblico completamente rinnovato. Molte le idee, ma sporadici e isolati i casi veramente interessanti. Matali Crasset ci ha dato una prova sicuramente brillante con l’Hi-Hotel di Nizza mentre ora, in tutt’altro contesto ma con un carattere e una forza dello stesso spessore, sono i componenti di Graft a offrirci un’esperienza particolarmente unica. Siamo a Berlino, all’angolo tra Knesebeckstrasse e Kurfürstendamm, una delle zone più centrali e trafficate della città. Un edificio di sette piani dal disegno rigoroso, forato da piccole finestre come si addice a molta architettura berlinese, accoglie il Q! un cinque stelle dotato di 72 camere, 4 suite e un appartamento, oltre naturalmente l’immancabile “Spa”. L’hotel sembra proprio diventato un evento, che in una città di fermenti architettonici amplificati, come l’attuale Berlino, è veramente eccezionale. La ragione di questo “successo” è facilmente individuabile. Lungo la strada, una grande vetrata rivela una suggestiva dinamica di eventi che si susseguono morbidamente tra un rincorrersi, intrecciarsi e sovrapporsi di superfici oblique, piegate, piani che da pavimento diventano pareti per poi riavvolgersi su se stessi con un andamento circolare dando origine ai soffitti. Il tutto dominato da un rosso deciso che, declinato attraverso il bianco di alcuni elementi e piani di completamento, riesce ad accentuare il fluire del disegno delle superfici con estrema eleganza. Per chi arriva, dopo un ingresso pressoché normale, si apre un racconto quasi disorientante dove i tradizionali codici di riferimento vengono contraddetti da un nuova logica spaziale. Le superfici si deformano e perdono di specificità, da suolo diventano sedute, spazi di relax, per poi divenire nastri di circolazione o ripiegarsi in piani d’appoggio. Anche nelle camere, dove sono privilegiati i toni del bianco e del grigio, l’ibridazione delle superfici e delle funzioni schiude nuove situazioni e paesaggi che si imprimono nella memoria, con l’intelligenza di rimanere sempre tra le righe di un gioco ironico e curioso delle parti. L’albergo, non è più anonima parentesi nel corso di un viaggio, ma diviene esso stesso esperienza seducente, nuova occasione di sperimentazione di sensazioni tattili, visive, olfattive e di modi di vita altri rispetto a quelli tradizionalmente acquisiti. Elena Cardani “Unique pieces”: apparently, today this compound term is not only to be applied to the category of luxury gifts and fancy goods. Now it has “invaded” sectors for public use and enjoyment, as well. After all, invasion and contamination are seen as very controversial phenomena today. Thus, “unique” does not only refer to objects intended and molded for exclusive events and milieus, but to the places themselves, which are planned and built as exclusive and flexible experiences that can be “adapted” to a new kind of use. An especially emblematic example of this is the recent trend that is taking shape in the hotel sector: super-designed interiors that are achieved thanks to a concept of reception and welcome, gauged on a completely new kind of guest. Many ideas have come up, but only a few sporadic, isolated cases are really interesting. Matali Crasset has certainly offered us a brilliant example with the HiHotel in Nice, while now, in a completely different context but with the same character and strength, Graft is offering us an absolutely unique experience with his components. We are in Berlin, on the corner between Knesebeckstrasse and Kurfürstendamm, a very busy downtown area. A seven-story building with a rigorous line, pierced by the small windows that characterize much of Berlin’s architecture, hosts the Q!, a five-star hotel with 72 rooms, 4 suites and one apartment, including a spa, of course. The hotel seems to have been turned into an event, and this is extraordinary for a city like the current Berlin, with its over-the-top architectural novelties. The reason for this success is clear. Along the street, a great window reveals a suggestive series of events that evolve smoothly, as oblique or folded surfaces chase one another, interweave or are superimposed; planes turn from floors to walls and then roll up in circular motion, giving rise to the ceilings. All of this is dominated by a bold red which, combined with a few white elements and finishing planes, enhances the design flow of the surfaces very elegantly. Those who arrive there through an almost traditional entrance find themselves immersed in an almost disorientating story, where traditional reference codes are countered by a new spatial logic. Surfaces are deformed and lose their specific roles: from floors they become seats, places in which to relax, and then turn into belts that allow for movement from one place to another, or fold back to be used as counters. Mostly in white and gray hues, the rooms, as well, feature hybrid surfaces and functions, opening up new situations and landscapes that remain imprinted in your memory; they were designed with such intelligence that they always seem to remain between the lines of an ironic, curious game among the various parts. This work shows that a hotel does not have to be an anonymous break in a journey, but can become an alluring experience in itself, a new opportunity to experiment tactile, visual and olfactory sensations and ways of life that are very different from what we were used to before.
90 l’ARCA 204
In basso, pianta del piano terra dell’Hotel Q! di Berlino. Sopra, l’ingresso. A sinistra, viste del bar. Sotto, una camera e il bagno termale.
Bottom, plan of Hotel Q! in Berlin. Above, the entrance. Left, views of the bar. Below, view of a room and of the spa.
Thread is the main theme in Mario Martinelli’s work. At the beginning it was woolen, and created polychromatic yarn weavings, with warm, changing figurations. Then the artist used iron wire, interlaced in regular, netlike geometries. Thread represents traces, trails, prints, and is thus a pale sign of a course to follow, a reasoning we have to shape. Just like lines, threads have no thickness nor depth, but only the dimension of length. Thread is a one-dimensional sign that points out orientation, an axis, but does not point towards a direction. Martinelli has built his shadow poetics on the theme of thread. By cutting, superimposing and projecting light metal nets, he has extended this filiform trace, giving it an identity, or, at any rate, recognizability. He shapes his nets in human profiles caught in the moment they appear, as they proceed in space and time; or he depicts objects or animals. Everything has its own shadow; the latter is not the thing itself, but the representation of the thing – its analagon – or, perhaps, its sign. One is always suspicious, always afraid a shadow might become independent. There’s no need to highlight the anthropological implications of this work. The shadow is the memory of the body – what, in its inconsistency, roots it to the world. For those who lived in Platonic caves, shadows were reality; shadows of the dead are the disquieting memory of lost existence; those who have been deprived of their shadow, such as von Chamisso’s Peter Schlemihl, atone for this mutilation through social condemnation; in fact, Bram Stocker’s Dracula cast no shadow, nor was his image reflected in mirrors. In the Doppelgänger’s wild pathology – the “double” that was so eagerly sought after by the Romantics and is now the object of in-depth study in modern psychoanalysis – shadows duplicate beings with perturbing mirror-like images. But fixed on a limewashed wall in Hiroshima, someone’s corroded, bleak shadow has remained: someone who was dissolved by atomic power in a matter of seconds. Martinelli’s shadows, however, have nothing sinister about them. On the contrary, through the amused wonder they arouse, they bring to mind the childish innocence of shadow puppets. Above all, they somehow set themselves as our projection into the everyday universe, fixing a unique moment into its anonimity. In a way, they remind us of the fleeting character Pessoa described, who was to be viewed “not with the unheedful attention we give to things, but with the defining attention we attach to symbols. It was nobody’s symbol; that’s why it was in a hurry.” Mario Martinelli: in alto/top, Triplo autoritratto;
sopra/above, Icaro; sotto, da sinistra/below from the
left, Twin Rays, Il grido, Apoteosi dell’ombra.
204 l’ARCA 91
Impulso e ritmo Creative Freedom
Premio Scarpa 2005 At Deri Abu Maqar
La cripta rinnovata In Assisi
Mario Veragouth è un artista ticinese, indenne da stilemi e condizionamenti di correnti o tendenze, capace di esprimersi con un incessante e incalzante ritmo del colore, che diventa libero simbolismo, ricerca formale e ricordo onirico e ludico. Le sue opere vengono realizzate su supporti in legno di varie essenze e qualità, che variano nella tipologia passando da quella relativa al legno massiccio, a quella del compensato e del MDF. Di grande intensità emotiva e narrativa, le sue rappresentazioni sono spesso assemblaggi di pannelli che, nel formato A4, compongono ampie superfici capaci di catturare il piacere dell’analisi, del racconto e della scoperta. L’artista ottiene trasparenze e vibrazioni del colore utilizzando, con esperienza professionale (ha una sofisticata falegnameria a Lugano), sia vernici e smalti, sia oli e tempere; indenne da titubanze o da influenze sulla scelta e sulle varianti del colore, che ne rimarcano ed evidenziano pienamente la libertà creativa e l’estro.
La giuria internazionale del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, composta oltre che da Lionello Puppi e Domenico Luciani, da Sven-Ingvar Andersson, Carmen Añón, Monique Mosser e Ippolito Pizzetti, ha designato lo scorso 14 maggio il Monastero Deri Abu Maqar come vincitore della sedicesima edizione. Il premio segnala non tanto il talento dell’inventore del luogo, quanto la sapienza, la responsabilità e la continuità nel governo del luogo stesso, sapienza responsabilità e continuità che riescono a far vivere nel tempo quella stessa invenzione, a ritrovarla, a rinnovarla facendola rimanere se stessa, in equilibrio tra innovazione e conservazione e consiste in una campagna di attenzioni che si articola nella pubblicazione di un dossier (che svolge l’attività primaria e insostituibile di essere la memoria dello sforzo della Fondazione Benetton Studi Ricerche di fare conoscere questo luogo al grande pubblico), nella raccolta di materiali bibliografici e cartografici pertinenti. Il monastero di San Macario è uno dei monasteri copti situati nell’area di Wadi en Natrun, in Egitto, lungo la strada del deserto tra il Cairo e Alessandria, un luogo che convoca e spiega con sobrietà meravigliosa il rapporto tra innovazione e conservazione. Fondato nel 360 d.C., il monastero è sempre stato abitato da monaci cristiani copti. Nel 1969 il patriarca copto Cirillo VI ordinò a dodici monaci, tra i quali Matta el Meskin (Matteo il Povero), di trasferirsi a Wadi en Natrun e di rivitalizzare San Macario. Vi erano allora pochi monaci vecchi ammalati e in miseria. Vi sono oggi centotrenta monaci, tra i quali parecchi laureati in agricoltura, medicina, pedagogia, farmacia, veterinaria e ingegneria. Più di mille ettari di deserto sono stati trasformati in rigogliosi orti, frutteti e campi coltivati che danno cibo ai monaci e alle famiglie di settecento addetti. Un grande anello con centocinquanta celle avvolge e protegge il piccolo monastero preesistente in un insieme, radicalmente rifondato, capace di conservare e di trasmettere lo spirito e le attitudini del monachesimo e della sua vicenda storica di lunga durata.
Progetto: Pasquale Galbusera
Mario Veragouth, an artist from the Ticino, is not influenced by stylistic features and is not conditioned by currents or trends. He is capable of expressing himself through an endless, insistent color rhythm that is turned into free symbolism and formal research, as well as oneiric and ludic memories. He creates his works on supports made of different wood essences and qualities, which vary from solid wood to plywood to MDF. His representations, which are very intense from an emotional and narrative point of view, often consist in assembled panels in an A4 format, forming large surfaces that lend themselves to pleasurable analysis, stories and discoveries. The artist achieves transparencies and vibrations of color by using his professional experience (he has a sophisticated carpenter’s store in Lugano) in his work with paints and enamels, oils and distempers. He is untouched by indecision and uninfluenced in his color choices, which fully highlight his creative freedom and inspiration.
Mario Veragouth, dall’alto/from the top: La tovaglia bianca, Lugano, Farfalla.
92 l’ARCA 204
Last May 14th, the international jury of the International Prize Carlo Scarpa for Gardens, which includes Lionello Puppi and Domenico Luciani, Sven-Ingvar Andersson, Carmen Añón, Monique Mosser and Ippolito Pizzetti, awarded the prize for the sixteenth edition to the Deri Abu Maqar Monastery. The prize is not only meant to highlight the talent of the inventor of the place, but the mastery, responsibility and continuity in the governing of the place itself. Mastery, responsibility and continuity that allow the invention itself to live through time, that allow to rediscover it and renovate it without changing its essence, in a balance between innovation and conservation. This initiative consists in a campaign focusing on the Monastery, which has led to the publication of a dossier (whose primary, irreplaceable role is that of recalling the Benetton Studies and Research Foundation’s commitment to making the general public aware of this place), and to the collection of relevant bibliographic and cartographic material. The monastery of St. Macarius is one of the Coptic monasteries located in the area of Wadi en Natrun, in Egypt, along the desert road between Cairo and Alexandria; an evocative place that, with wonderful simplicity, expresses the relationship between innovation and conservation. Founded in 360 AD, the monastery has always been inhabited by Coptic Christian monks. In 1969, the Coptic patriarch Cyril VI ordered twelve monks, including Matta el Meskin (Matthew the Poor), to move to Wadi en Natrun and bring new life to St. Macarius. At that time there were only a few poor, sick old monks. Today there are a hundred and thirty monks, many of whom have a degree in agriculture, medicine, education, pharmacy, veterinary science and engineering. More than a thousand hectares of desert land have been transformed into flourishing vegetable gardens, orchards and cultivated fields that feed the monks and the families of seven hundred workers. A great ring with a hundred and fifty cells envelopes and protects the small extant monastery, creating a completely refounded ensemble that is capable of preserving and transmitting the spirit and characteristics of monasticism and its long-term adventure through time.
La scelta di affidare il progetto di rinnovamento della Cripta a Pasquale Galbusera fa seguito a un percorso artistico già intrapreso dall’artista lombardo ad Assisi nella Basilica Patriarcale di S. Maria degli Angeli. Dal 2000 quattro sculture lignee di Galbusera sono state esposte per due anni nella sale espositive della Basilica. Dal 2003 L’Albero Glorioso – una scultura alta 4 metri – è stata collocata dapprima all’ingresso principale della Basilica per sei mesi per poi trovare collocazione nella Cappella delle Stimmate. La storia della Cripta è recente. E’ stata infatti realizzata solo nel 1968 da Apollo Ghetti, a seguito di scavi archeologici che hanno rinvenuto antiche strutture conventuali dei Frati minori. Nel 1999 i lavori di ristrutturazione e adeguamento funzionale successivi al terremoto hanno offerto un interessante spazio che attendeva un nuovo allestimento liturgico e artistico. In questo contesto si è inserito lo studio di Galbusera con l’intento di rispettare la destinazione celebrativa della Cripta e di valorizzarla con opere contemporanee. Il cuore dell’intervento è stata la collocazione di un’opera in legno di ulivo simbolizzante un Cristo a braccia aperte in atto di accogliere i pellegrini. Per l’altare è stata realizzata una croce in ottone con cuore d’ambra del Baltico che contiene teche con reliquie di S. Francesco, S. Chiara e altri santi francescani. Gli altri interventi riguardano il rinnovamento del pavimento del presbiterio con pietra arenaria, dei pilastri (sono state rimosse le coperture metalliche per rendere ancora evidenti le forme originali dei pilastri in muratura), delle panche realizzate in legno Mazaqué del Brasile (aumentate al numero di 30 per incrementare il numero di posti a sedere a 90 e studiate in altezza ridotta per ridurre il volume visivo), del sistema di illuminazione, delle vetrate laterali al presbiterio realizzate in cristallo bianco diffusore e delle sedie per il Celebrante e i Concelebranti sempre in legno Mazaqué. I reperti archeologici contenuti nella Cripta sono stati salvaguardati e sono visibili alle spalle delle panche. The project for the renovation of the Crypt was entrusted to Pasquale Galbusera as a sequel to artistic work the Lombard artist had already begun in Assisi, in the Patriarchal Basilica of Santa Maria degli Angeli. For two years – starting in 2000 – four wooden sculptures by Galbusera were on show in the Basilica’s showrooms. In 2003, L’Albero Glorioso (The Glorious Tree) – a 4-meter-high sculpture – was first placed at the main entrance to the Basilica for six months, and has since been moved to the Chapel of the Stigmata. The Crypt’s history is recent. In fact, it was only built in 1968 by Apollo Ghetti, after archeological excavations that led to the discovery of ancient convent walls belonging to the Gray Friars. In 1999, renovation work and functional reassessment following the earthquake offered an interesting space which was only waiting for a new liturgical and artistic plan. It is in this context that Galbusera’s studio came in, aiming at respecting the Crypt’s designation as a place of worship and at the same time enhancing it with contemporary pieces. The core of the project is a work in olive wood symbolizing Christ, his arms open as He welcomes pilgrims in. The altar features a brass cross with a heart made of Baltic amber, containing shrines with relics of St. Francis, St. Clare and other Franciscan Saints. Other work includes the renovation of the presbytery flooring with sandstone, pillars (the metal roofing was removed to enhance the original shapes of the stone pillars), benches made in Brazilian Mazaqué wood (there are now 30 benches, with a total of 90 seats, built lower so as to reduce visual volume). The lighting system was also upgraded, and great windows in clear, light-diffusing glass were placed at the sides of the presbytery, as well as chairs for the officiant and concelebrants, also in Mazaqué wood. The archeological finds from the Crypt have been preserved and are open to view behind the benches.
A fianco/left, Everest. A sinistra/far left, Ciminiere.
204 l’ARCA 93
Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Le divine proporzioni In Florence L’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze ospita fino al 9 Ottobre prossimo una nuova iniziativa dedicata al mondo dei poliedri e a quanti, filosofi, scienziati, artisti e architetti hanno indagato sulle divine proporzioni, che regolano le figure geometriche e sull’ordine matematico che sembra governare la struttura dell’Universo. La mostra propone un viaggio avvincente che si snoda da Euclide, Platone, Joannes Keppler, italianizzato Keplero, fino a Louis Poinsot. L’esposizione è arricchita da una spettacolare rappresentazione cosmologica del Mysterium Cosmographicum di Keplero. Molte immagini e testi esplicativi aiutano la lettura della mostra, in particolare il compendioso volume La divina proporzione di Luca Pacioli.
Dall’alto: Dodecaedro elevato vacuo; ricostruzione del modello cosmologico del Mysterium Cosmographicum di Keplero e, sotto, ingrandimento della parte centrale (modelli di Romano Folicaldi).
From the top: elevated vacuous dodecahedron; reconstruction of the cosmological model of Kepler’s Mysterium Cosmographicum, and below, enlargement of its central part (models by Romano Folicaldi).
94 l’ARCA 204
In effetti, oggi si scopre sempre di più lo stretto legame fra numero e forma tanto che, come se fosse diventato parte del nostro DNA, siamo portati a esprimerci in termini matematici in modo naturale, quasi spontaneo, lasciando intravedere, dalle forme, tutto il pensiero scientifico che ci ha accompagnato e ci accompagna nella nostra professione d’architetto. Si tratta, in altre parole, di trovare un’immagine o una forma in grado di esprimere un pensiero. In merito a ciò, l’unico a essere stato capace di realizzare la sintesi di questo aspetto è stato Immanuel Kant, che ha coniato un epitaffio memorabile per la propria tomba a Königsberg, tratto dalla conclusione del suo trattato la Critica alla ragion pratica: “Il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”. Frase particolarmente adatta a matematici e fisici, il cui lavoro si condensa in formule o figure che sembrano fatte apposta per essere scolpite su una lapide o, come fanno gli architetti, depositate nella pietra. Nell’arte pittorica la sezione aurea si presenta come paradigma di proporzione estetica che più fortemente si trova nella pittura ma anche nella scultura e, soprattutto, in architettura, da Fidia a Charles-Eduard Jeanneret detto Le Corbusier. Spesso il rapporto numerico fra diagonale e lato del pentagono sono indicati con Phi in onore di Leonardo Fibonacci e le Modulor prende significativamente il nome da modul-or, che utilizza la sezione aurea per determinare due serie, una rossa e una blu, di dimensioni armoniche adatte a essere utilizzate nella progettazione dell’architettura e del design. Mario Antonio Arnaboldi The Institute and Museum of History of Science in Florence is introducing a new initiative devoted to the world of polyhedrons and to those who – such as philosophers, scientists, artists and architects – have carried out research work on the divine proportions which govern geometrical figures. The show also deals with the mathematical order that seems to govern the structure of the Universe. Open through October 9th, the exhibition offers an absorbing journey, starting out with Euclid, Plato and Johann Kepler and reaching Louis Poinsot. A spectacular cosmological representation of Kepler’s Mysterium Cosmographicum makes the initiative even more captivating. A number of pictures and explanatory texts helps interpret the show, especially the concise book by Luca Pacioli: The divine proportion. In actual fact, today the strong connection between numbers and shapes is unveiling rapidly, as though it has become part of our DNA: we tend to express ourselves naturally, almost spontaneously in mathematical terms, so that through forms there is a glimpse of all the scientific thought that was – and still is – at the core of our profession as architects. In other words, our job implies finding an image or form that can express our thought. From this point of view, the only one who was able to sum this aspect up was Immanuel Kant, who coined a memorable epitaph for his own tombstone in Königsberg, drawn from the conclusion of his treatise Critique of Practical Reason: The starry heavens above me and the moral law within me. This phrase is particularly suited to mathematicians and physicists, whose work basically comes down to formulas or figures that seem to be made especially for tombstone engraving or, from an architect’s point of view, to be carved in stone. In pictorial art, the golden section appears as a paradigm of the esthetic proportion that is strongest in painting, but also in sculpture, and, above all, in architecture, from Fidia to Charles-Eduard Jeanneret, better known as Le Corbusier. Often, the numerical relationship between the diagonal and the side of a pentagon is expressed through the term Phi, in tribute to Leonardo Fibonacci. Furthermore, significantly, the term Modular comes from Modul-or, which makes use of the golden section to determine two series – one red and one blue – featuring harmonic dimensions that are suitable for use in architectural planning and design.
Architettura olandese In Paris Dick van Gameren, associato dello studio olandese “de architectengroep” ci presenta una selezione dei propri lavori alla Galarie d’architecture di Parigi dove è ospitato fino al 14 giugno. Un’occasione per conoscere l’attività di questo progettista, vincitore dell’Europan nel 1991, che spazia in diversi ordini di scala, dai piccoli ambienti di interni ai progetti urbani di ampie dimensioni. Temi dominanti dei suoi progetti sono lo spazio e il movimento all’interno e attorno all’edificio con particolare attenzione alla ricerca sulla ricchezza e la complessità spaziale in contrasto a un approccio che vede l’architettura solo in quanto forma o concetto. Tra i principali interventi che vedono protagoniste le architetture di van Gameren, una serie di alloggi su una zona di vecchie fognature di Amsterdam, degli appartamenti dell’isola di Borneo sempre ad Amsterdam, una villastudio a Steenwijk, un insediamento residenziale nella periferia dell’Aia e, recentemente, l’Ambasciata dei Paesi Bassi in Etiopia, in collaborazione con Bjarne Mastenboek. In mostra un selezione dei progetti e delle realizzazioni degli ultimi anni offrono un panorama sintetico e puntale del lavoro dell’architetto, mentre la presentazione, in quest’occasione, del nuovo volume Revisions of Architectural space, edito da NAi, affianca i lavori di van Gameren a degli esempi storici per dimostrare il significato e l’importanza dello spazio e del movimento in architettura. Dick van Gameren, an associate of the Dutch studio “de architectengroup”, is presenting a selection of his works at the Galerie d’architecture in Paris (the show will be open through June 14th). This constitutes an opportunity to get to know this planner – who won the Europan in 1991 – and his activity, which spans different scale orders, from small interiors to great urban projects. His works feature a sense of space and movement within and around his buildings, and place special attention on spatial richness and complexity, in contrast with other approaches, which consider architecture only in terms of form or concept. Some of the main
Metropoli sublimi In Milan L’artista di Bilbao (classe 1951) Alejandro Quincoces è il protagonista della mostra “Metropoli in controluce” organizzata presso la Galleria d’Arte Studio Forni di Milano fino al 9 luglio. Quelle dell’artista basco sono città irreali, come trasfigurate e malinconiche, segnate da infinite linee di asfalto e punti di luce. Le sue tavole riproducono il movimento eterno della città, offendone scorci dall’alto o dal basso, come a voler immergersi nel labirinto delle strade. I soggetti preferiti sono Bilbao e New York e la presenza umana è quasi azzerata, rinchiusa e schiacciata dalla crescita della metropoli. Quella di Quincoces è una visione aspra e ostile che si riscatta però attraverso l’espressione delle proprie sensazioni e alla perfetta armonia di luci, ombre e colori, fino a conferire all’anonimo grigiore della città una radice sublime e romantica. Alejandro Quincoces, an artist from Bilbao (born in 1951) is the protagonist of the show “Backlit Metropolises”, which will be open until July 9th at the Studio Forni Art Gallery in Milan. The Basque artist’s cities are unreal, they are transfigured and melancholic, marked by endless lines of asphalt and points of light. His paintings reproduce the city’s eternal movement, offering glimpses of it from above or below, as though he were losing himself in a maze of roads. The artist’s favorite subjects are Bilbao and New York, and his paintings feature an almost total lack of human presence: humanity is fenced in and crushed by the growth of the metropolis. Quincoces’s vision is bitter and hostile, but it is redeemed through the expression of his own feelings and the perfect harmony created by light, shadow and color, so that the anonymous grayness of the city is endowed with a sublime, romantic essence.
Scene essenziali projects that have set van Gameren’s architecture in the limelight are a series of housing complexes built over one of Amsterdam’s old sewers, a number of apartments on Borneo, a villa-studio in Steenwijk, a residential complex in the outskirts of The Hague, and, recently, the Dutch Embassy in Ethiopia, jointly with Bjarne Mastenboek. A selection of the architect’s latest projects and buildings offer a concise, precise survey of his work. Furthermore, for the occasion, the new book Revisions of Architectural space, published by NAi, draws a parallel between van Gameren’s work and historical examples, proving the significance and importance of space and movement in the world of architecture.
Fino al 26 giugno, Palazzo Cavour di Torino ospita la mostra “Crearteatro”. Si tratta di una personale dedicata alle opere per il teatro dello scenografo Eugenio Guglieminetti. Sono esposti 250 tra bozzetti, costumi, modelli e fotografie della collezione dell’autore, realizzati dagli anni Sessanta a oggi. Il lavoro dello scenografo astigiano si allontana dalla tradizione decorativa, preferendo una spiccata essenzialità nei suoi allestimenti. Guglielminetti riconsidera il rapporto visivo della scena con il pubblico e adotta la luce come elemento espressivo per la valorizzazione delle emozioni. I suoi progetti teatrali sono caratterizzati da forme semplici e da oggetti architettonici che sembrano sfuggire dai limiti dell’arco scenico, con un’organizzazione dello spazio che pur essendo prevalentemente di impianto fisso offre molteplici effetti contenutistici, estetici, simbolici ed emotivi.
Un atteso riconoscimento Dick van Gameren, Villa-bureau, Steenwijk.
Una mostra importante e unica, quella accolta dal Centro Pompidou di Parigi fino al 28 agosto che abbraccia nella sua totalità l’opera di Robert Mallet-Stevens, una delle figure più emblematiche dell’architettura francese tra le due guerre. Un’occasione preziosa che apre al grande pubblico la diversificata produzione di questo architetto (1886-1945). Scomparso all’alba della ricostruzione, egli infatti non lasciò alcuna opera teorica e tanto meno degli archivi personali che ne potessero conservare un’eredità culturale. La mostra propone, in un percorso cronologico, l’ampiezza della sua produzione documentandone la vastità e le diverse e molteplici sfaccettature. Mallet-Stevens, infatti, oltre ad architetto fu arredatore, disegnatore di mobili, decoratore e insegnante. Famoso principalmente per Villa Noailles a Hyerès, la via parigina a lui dedicata, villa Cavrois a Croix vicino a Lille, o per le boutique di Bally o il Café du Brésil a Parigi, come per il suo impegno nel Movimento Moderno e il suo ruolo all’interno dell’U.A.M., Mallet-Stevens intervenne un po’ ovunque in tutta la Francia con realizzazioni numerose, molte delle quali ancora sconosciute. Ma egli non fu solo uomo di progetto di edifici ed estese la sua creatività all’arredamento, dai negozi alle cabine delle navi, dagli alberghi alle case, al disegno di mobili e, nel cinema, alla decorazione. Attraverso disegni e fotografie originali, modelli di sue architetture appositamente realizzate per quest’occasione, proiezioni di estratti di film con le sue decorazioni e alcuni dei pezzi principali dei suoi mobili, la mostra, accompagnata da una ricca e approfondita pubblicazione, rende un meritato omaggio a questo protagonista della storia dell’architettura moderna restituendogli un adeguato riconoscimento. Elena Cardani
Hôtel particulier di Jan et Joël Martel, rue Mallet-Stevens, Paris, 1926-1927
(Photo: Centre Pompidou, Georges Méguerditchian).
204 l’ARCA 95
La Beirut di Basilico Beirut 1991
Razionalità e sentimento In Rome
Le metamorfosi di Dix For Children and Adults
Tesori dalla Nigeria In Florence
La Galleria V.M.21 Arte Contemporanea di Roma propone fino all’8 luglio una mostra di fotografie di Gabriele Basilico. Intitolata “Bierut 1991”, la mostra presenta nove fotografie in bianco e nero e otto immagini a colori che fanno parte di un progetto della scrittrice libanese Dominique Eddé che, appunto nel 1991, alla fine della lunga guerra iniziata nel 1975, chiese ad alcuni fotografi e artisti di fama internazionale – tra cui citiamo Raymond Depardon, René Burri, Joseph Koudelka, Robert Frank – di “registrare” lo stato delle cose nella capitale libanese devastata dai bombardamenti e dagli scontri. Non si tratta di un reportage né di un inventario, bensì dell’interpretazione di un’esperienza diretta di un momento importante della storia.
E’ aperta fino al 26 giugno presso Cinecittàdue Arte Contemporanea, il nuovo spazio espositivo all’interno del centro commerciale Cinecittàdue a Roma, la prima antologica dedicata al fotografo Caio Mario Garrubba. La mostra è curata da Diego Mormorio, che insieme al fotografo ha selezionato oltre cento fotografie che ne illustrano cinquant’anni di attività. Garrubba, conosciuto forse più all’estero che non in patria, si pone accanto ai grandi maestri del reportage del Novecento quali Werner Bischof, Robert Capa o Henri Cartier-Bresson. Il nucleo fondamentale della sua produzione è rappresentato da scatti realizzati a Napoli, sua città natale, in Calabria, a Roma, in Spagna, in Germania, nell’Est Europeo e in Cina, oltre a fotografie di altre metropoli come Parigi, New York, Milano, Istanbul, Beirut. Le sue foto mostrano il suo impegno politico e sociale e in esse, dice il curatore Mormorio: “… razionalità e sentimento si fondono nella prospettiva cattolica della pietas, generando un equilibrio formale che rende evidenti le ingiustizie del mondo ma che, al tempo stesso, apre un varco alla loro sopportabilità…”.
Nell’ambito del ciclo di incontri sul tema “L’arte tra opera e interpretazione organizzati dall’Accademia di Brera, la Galleria Blu di Milano presenta fino al 15 luglio “Otto Dix, 16 acquerelli per Ursus”. I sedici acquerelli furono dipinti tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso e costituiscono un insieme omogeneo, inedito in Italia, la cui peculiarità lo rende assai pertinente al tema del ciclo di incontri di Brera. Realizzati per il nipote Ursus, questi dipinti rappresentano soggetti vicini all’immaginario infantile, ma manifestano la nota “foga espressiva” di Dix, soprattutto negli atteggiamenti dei personaggi (iene, tigri, maschere di carnevale) e nella costruzione delle scene, in cui le atmosfere sono rese inquietanti dall’aggrovigliarsi di segni e colori. Si crea così una metamorfosi tra il mondo dell’infanzia e quello dei grandi, travolto in quegli anni dagli eventi che portarono al nazismo e alla guerra.
I capolavori dei Musei Nazionali della Nigeria costituiscono la mostra allestita dall’architetto israeliano David Palterer a Palazzo Strozzi di Firenze fino al 3 luglio. Sono esposti oggetti di uso quotidiano, sculture e monili della cultura Nok (nome del villaggio nei pressi del quale furono rinvenute le prime sculture in terracotta alla fine degli anni Quaranta, della tradizione decorativa della corte di Igbo-Ukwu, del classicismo degli artisti di Ife, città capitale della nazione Yoruba, dello splendore della città-stato Benin. E’ dal 1984, quandolo storico Ludovico Raggianti riuscì a portare per la prima volta a Firenze questi capolavori, che poi furono esposti in altri grandi musei del mondo, prima di tornare a Lagos per venire rinchiusi nei caveau dei musei nigeriani (e almeno così sottratti alle tante guerre e lotte politiche e religiose del Paese), che non era possibile ammirarle. Ora, i tesori nigeriani, e dell’umanità, esposti a Firenze sono messi ancora più in risalto da una serie di fotografie di Herbert List che alle arti africane dedicò un lungo periodo della sua attività. La mostra è curata da Omotoso Elusemi, direttore generale della Commissione per i Musei e le Antichità della Nigeria, da Violata Ekpo, direttrice dei Musei Nazionali della Nigeria e da Ezio Bassani, maggiore storico italiano di arte africana.
Until July 8th, photographs by Gabriele Basilico will be on display at the V.M.21 Gallery of Contemporary Art in Rome. Entitled “Beirut 1991”, the exhibition presents nine black-and-white and eight color pictures that are part of a project by the Lebanese writer Dominique Eddé. In fact, in 1991, after the long war that had begun in 1975, the writer asked a number of world-renowned photographers and artists to “record” the state of things in the Lebanese capital, which was devastated by bombings and conflicts. Some of the names include Raymond Depardon, René Burri, Joseph Koudelka and Robert Frank. The exhibition is not meant to be a war report or detailed account of the war, but shows the interpretation of direct experience in an important moment in history.
The first anthology devoted to the photographer Caio Mario Garrubba will be on until June 28th at Cinecittàdue Arte Contemporanea, a new exhibition center in the Cinecittàdue shopping mall in Rome. The show is curated by Diego Mormorio, who, together with the photographer, has selected more than a hundred photographs that bear witness to half a century of work. Garrubba, who is, perhaps, better know abroad than in Italy, is ranked
alongside the great twentieth-century masters of picture stories, such as Werner Bischof, Robert Capa or Henri Cartier-Bresson. The bulk of his production is represented by pictures he took in Naples – the city where he was born – Calabria, Rome, Spain, Germany, Eastern Europe and China, including photographs of other metropolises such as Paris, New York, Milan, Istanbul and Beirut. His pictures bear witness to his political and social commitment, and, through them, says the curator Mormorio, “….rationality and feeling merge within the Catholic perspective of pietas, generating a formal balance that highlights the world’s injustness, but that, at the same time, somehow makes it bearable…”.
Caio Mario Garrubba, Moskva 1957.
Fuori circuito Transphoto
Per l’arte contemporanea In Tourcoing
Avviato nel 2001 a Lille con l’ambizione di creare uno spazio dedicato alla fotografia nella regione francese del Nord Pas-de-Calais, Trasphotographies è oggi giunto alla sua quinta edizione che fino al 25 giugno coinvolgerà più città della regione. Oltre a Lille, la manifestazione infatti vede una programmazione di mostre a Valenciennes, Lens, Courtrai, Arrais e Calais. Tema di questa edizione, curata da Anne de Mondenard, responsabile del fondo di fotografia alla Mediateca dell’architettura e del patrimonio, la nozione di territorio, “paesaggi, deserti, luoghi abitati o animati da segni urbani, invisibili al nostro sguardo affrettato, terre abbandonate alla loro complessità storica o politica” che il lavoro dei fotografi coinvolti, come Raymond Depardon, Paolo Roversi, Thibaut Ccuiset o Guillaume Herbaut (nella foto), invitano a scoprire. Non vengono naturalmente trascurati i giovani artisti o quelli meno conosciuti a cui vengono dedicate diverse iniziative, da mostre, conferenze e proiezioni, presentate nelle città del festival o nei “capanni” lungo le spiagge di Calais o Arras.
Fresnoy, rappresenta un polo di eccellenza per l’insegnamento di discipline artistiche e audiovisive unico in Francia. Attivo dall’ottobre del 1997 a Tourcoing, nel Nord Pas-de-Calais al centro dell’agglomerazione di Lille, questo centro risponde a un concetto pedagogico di alto livello, complice anche la particolarità degli spazi, ricavati con mano esperta da Bernard Tschumi da un vecchio padiglione di feste popolari. All’insegnamento si affiancano una serie di iniziative estese a un pubblico più allargato di appassionati d’arte contemporanea e professionisti. Panorama, fino al 10 luglio, si colloca in questa direzione dando l’occasione di scoprire giovani artisti che saranno poi proiettati nei più ampi circuiti nazionali o internazionali, dalla Biennale di Venezia alla Fiera di Basilea. Film e video, istallazioni e performance sono le forme artistiche proposte, risultato del lavoro eseguito durante l’anno e realizzate da giovani artisti e dagli artisti-professori invitati. Si tratta quindi di un’iniziativa che promuove nuove espressioni e sperimentazioni nel campo dell’arte dando visibilità a una delle principali missioni del Fresnoy che appunto consiste nell’articolare formazione, produzione e diffusione.
With the aim of creating a space devoted to photography in the French region Nord Pas de Calais, Trasphotographies saw its first edition in Lille in 2001. Today it is at its fifth edition, which will involve different cities in the region from May 25th to June 25th. In addition to Lille, the show will feature a series of exhibitions in Valenciennes, Lens, Courtrai, Arras and Calais. The show is curated by Anne de Mondenard, who is in charge of the photographic work kept at the Multimedia library of architecture and heritage. The theme of this edition is the sense of the territory, “landscapes, deserts, inhabited places or places that are enlivened by urban signs that are invisible to our hasty eyes, lands that have been abandoned to their own historical or political complexity.” We are invited to discover all of this through the work by the artists involved in the show, such as Raymond Depardon, Paolo Roversi, Thibaut Ccuiset or Guillaume Herbaut. Of course, the young or still emerging artists have not been cast aside, and various initiatives are devoted to them: shows, conferences and screenings that are being presented in the cities taking part in the festival or in the “huts” along the beaches of Calais or Arras.
In the context of a cycle of meetings on the theme “Art between performance and interpretation” organized by the Brera Academy, Milan’s Galleria Blu is introducing “Otto Dix, 16 watercolors for Ursus”, open through July 15th. The sixteen watercolors were painted between the 1920s and 1930s, and make up a homogeneous whole on show for the first time in Italy. The characteristics of this ensemble makes it very relevant to the theme that is being dealt with throughout the cycle of meetings in Brera. Created for his grandson Ursus, these paintings represent subjects that approach children’s fantasies, but they show Dix’s well-known “expressive enthusiasm”, especially in the appearance of the characters
Unique in France, Fresnoy is an excellent center for the teaching of artistic and audiovisual subjects. Open since 1997 in Tourcoing, in Nord Pas-de-Calais in the center of the Lille agglomeration, this center follows a high-level pedagogic concept, also thanks to the special spaces that were obtained – thanks to Bernard Tshumi’s expertise – from an old pavilion for popular festivals. Teaching is accompanied by a series of initiatives meant for the more general public of contemporary art lovers and professionals. Until July 10th, Panorama is heading in this direction, giving the opportunity to discover young artists that will then be oriented towards wider national or international circuits, from the Venice Biennial to the Basel Trade Fair. Artistic propositions include films and videos, installations and performances, the result of work carried out throughout the year by the invited young artists and artist-professors. This initiative thus promotes new expressions and experimentations in the sphere of art, highlighting one of Fresnoy’s main missions, which consists in organizing training, production and circulation in the sphere of contemporary art.
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Otto Dix, Munchausen cavalca una palla di cannone, 1930.
Masterworks coming from the National Museums of Nigeria will be on show at Palazzo Strozzi in Florence through July 3rd. The exhibition, organized by the Israeli architect David Palterer, features everyday objects, sculptures and necklaces from the Nok culture – the name of the village around which, in the late 1940s, the first earthenware sculptures in the decorative tradition of the Igbo-Ukwu court were found. Classical pieces made by artists in Ife – the capital of Yoruba – were also found, as well as pieces coming from the splendor of Benin, the city-state. It has not been possible to admire these masterpieces since 1984, when the historian Ludovico Raggianti managed to exhibit them in Florence. They were then set on display in other great museums around the world before returning to Lagos to be kept in the vaults of the Nigerian museums (so, at least, they survived the country’s many wars and political and religious conflicts). Now, thanks to a series of photographs by Herbert List – who devoted a great part of his acitivity to African art – these Nigerian treasures (which also belong to humanity as a whole) on show in Florence gain even more emphasis. The show is curated by Omotoso Elusemi, the director of the Commission for Museums and Antiquity in Nigeria, Violata Ekpo, the director of the National Museums of Nigeria and Ezio Bassani, the most prominent Italian historian specialized in African art.
Individui nella metropoli Faces of Art E’ organizzata in collaborazione con la Whitechapel Gallery di Londra la mostra allestita nelle sale del Castello di Rivoli (Torino) fino al 10 luglio col titolo “Volti nella folla”. Partendo dall’opera di Edouard Manet Le Bal en Pasque à l’Opera, il percorso espositivo presenta opere di maestri come Hopper, Pistoletto, Bacon, Warhol, Wall, Sherman, tracciando una storia dell’avanguardia figurativa. Altro riferimento è la poesia haiku A una fermata del Metro, scritta nel 1926 da Ezra Pound dopo un tragitto nella metropolitana parigina in cui il poeta fornisce un’immagine potente e concisa della condizione moderna: “L’apparizione di questi volti nella folla; Petali sopra un umido ramo nero”. La mostra include dipinti, disegni, fotografie, sculture, installazioni, film e video di molti dei più noti artisti del Novecento da Magritte a Man Ray, da Picasso a Rodchenko, per sottolineare come l’individuo si confronta con la folla nella metropoli moderna, tra un senso di profonda solitudine e l’entusiasmo per le possibilità che la città offre. With contributions from the Whitechapel Gallery in London, the Rivoli Castle (Turin) is organizing the exhibition “Faces in the Crowd”, which will be open through July 10th. Beginning with Edouard Manet’s “Le Bal en Pasque à l’Opera”, the show presents works by masters such as Hopper, Pistoletto, Bacon, Warhol, Wall and Sherman, tracing a history of avant-garde figuration. A different line of reference is constituted by the haiku “In a station of the Metro”,
Julien Tarride, VidéOpéra - je chante le corps électrique fragment n°10, vidéo HD, 25’.
(hyenas, tigers, carnival masks) and in the setting of the scenes, where the atmosphere is unsettling due to entangled signs and colors. What ensues is a metamorphosis between the world of childhood and adulthood, which in those years was swept up in the events that led to Nazism and war.
René Magritte, L’esprit comique, 1928.
written in 1926 by Ezra Pound after a journey along the Parisian subway lines. Here, the poet provides a powerful, concise image of the modern condition: “the apparition of these faces in the crowd; petals on a wet, black bough”. The show includes paintings, drawings, photographs, sculptures, installations, films and videos by the most renowned twentieth-century artists, from Magritte to Man Ray, from Picasso to Rodchenko. The aim of the exhibition is to point out the individual’s encounter with the crowded modern metropolis, which spawns a feeling of deep loneliness and at the same time arouses enthusiasm for the opportunities the city offers.
Benin, coppia di leopardi/pair of chitas.
Torna Tàpies Dopo oltre venti anni, torna in Italia una mostra dedicata all’artista catalano Antoni Tàpies. A organizzarla, fino al 26 giugno, è il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (MI), in collaborazione con la Fundació Anotni Tàpies, nell’ambito delle attività del Premio Lissone, che Tàpies vinse nel 1957 e che ora gli viene attribuito alla carriera. La mostra presenta circa trenta opere, molte delle quali mai esposte in Italia, che ripercorrono il suo percorso artistico dagli anni Cinquanta a oggi, in particolare oli di grandi dimensioni e una sezione dedicata ai suoi celebri libri d’artista. Figura di estremo rilievo dell’Informale, per il quale l’artista catalano ha avuto il ruolo di tramite dalla cultura surrealista dei suoi inizi e le successive esperienze oggettuali che hanno anticipato le sperimentazioni di Arte Povera. Le sue opere e i suoi libri d’artista sono considerati come lo spartiacque tra le generazioni storiche dell’arte e le neoavanguardie. La mostra è curata da Nuria Enguita Mayo e Flaminio Gualdoni.
Antoni Tàpies, Aparicions 1.
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Dieci anni alla FAR In Como
Incisioni d’arte e d’artisti Artistic Printing
Climatizzazione ad arte
La Fondazione Antonio Ratti di Como festeggia il primo decennale del Corso Superiore di Arte Visiva con una mostra intitolata “Generations of Art, 10 anni alla FAR”, aperta fino al 10 luglio. Il percorso della mostra si sviluppa nel centro storico di Como, coinvolgendo varie sedi espositive, a partire dalla Fondazione stessa. Qui è ricostruita l’installazione di Haim Steinbach dedicata ad Alessandro Volta e sono esposte opere video e fotografiche di Alla Kaprow. Nei giardini della FAR sono allestite opere di Richard Nonas e Jimmie Durham. Al Broletto sono ospitate una grande installazione di Giulio Paolini e un’opera di John Armleder. Nella sede dell’Associazione Borgovico 33 vengono proiettati due video della serie Energy Clothes di Marina Abramovic, la serie fotografica Essay di Joseph Kosuth e alcuni lavori di Hamish Fulton. Infine, nella ex Chiesa di San Francesco è installata l’opera La Fontana. Madre e Figlio dei russi Ilya ed Emilia Kabakov, oltre alle opere degli ex allievi. La manifestazione conferma l’importanza che il Corso ha raggiunto grazie alle molteplici iniziative di scambio e confronto proposte ai giovani in questi dieci anni con l’obiettivo di promuoverne l’opera nell’ambito del sistema internazionale dell’arte.
Una mostra dedicata a uno dei principali e più raffinati stampatori italiani è l’interessante programma che ci offrono i due centri svizzeri di Mendrisio e Lugano fino al 19 giugno. Giorgio Upiglio e la sua straordinaria attività di stampatore a Milano dal 1958 al 2005, sono i protagonisti dell’esposizione che si articola nelle due sedi luganesi del Museo Cantonale d’Arte e della Biblioteca dei Frati e a Palazzo Canavé di Mendrisio, attingendo dalla donazione dell’intero archivio personale di Upiglio all’Archivio del Moderno. Tre sono i temi sviluppati nelle diverse sedi. A Mendrisio è ricostruito il lavoro dell’Atelier, “luogo del gesto e del graffio” che vide Upiglio interprete consapevole dei desiderata degli artisti; al Museo Cantonale di Lugano sono in scena gli artisti, da Baj, Lam, Fontana, Giacometti, Paladino e altri, che affidarono allo stampatore la realizzazione delle loro opere; infine le Edizioni, la sezione allestita alla Biblioteca dei Frari, illustra l’attività editoriale legata ai libri d’artisti che vide Upiglio esordire con Work in progress di Maria Luisa de Romans, opera del 1962 con poesie di Roberto Senesi, e quindi realizzare volumi con Man Ray e Duchamp, stampare con artisti come Baj, Tadini o Sesma, e collaborare con poeti, scrittori e giornalisti tra cui Buzzati, Breton, Sereni, Ceronetti, Grass o Böll.
Carrier, incaricata di creare un microclima controllato nei locali dell’antico Palazzo Vescovile di Pienza, che ospitano una collezione di dipinti, sculture policrome, tessuti e libri di alto valore artistico e storico, vi ha installato la sofisticata unità di trattamento aria (del tipo Carrier 39 CI). Questa, munita di sezione di filtri dell’aria di rinnovo, batterie ad acqua fredda e batteria aggiuntiva ad acqua calda, e gestita in un’ottica di impianto ad aria variabile (posta quindi sotto inverter), è stata collegata al sistema di distribuzione VVT III realizzato da Carrier, che ha concesso di raggiungere un elevato grado di
The Antonio Ratti Foundation of Como is celebrating the first ten years of its Advanced Course in Visual Arts with a show entitled “Generations of Art, 10 years at the FAR”, open through July 10th. The exhibition is laid out in Como’s old town center, involving a series of exhibition centers, beginning with the Foundation itself. Here, the installation Haim Steinbach devoted to Alessandro Volta is on show, as well as video and photographic work by Alla Kaprow. Works by Richard Nonas and Jimmie Durham are on display in the FAR gardens. A great installation by Giulio Paolini and a piece by John Armleder have been set up at the Broletto for the occasion. Meanwhile, at the headquarters of the Borgovico 33 Association, two videos of the Energy Clothes series by Marina Abramovic are being screened, as well as Essay, a photographic series by Joseph Kosuth, and some works by Hamish Fulton. Finally, the work La Fontana has been installed in the old church of Saint Francis, where Mother and Child by the Russian artists Ilya and Emilia Kabakov and works by their pupils are also on show. The exhibition confirms the importance this Course has achieved thanks to a great number of initiatives involving exchanges and relations that have been offered to young artists during the past ten years, with the aim of promoting their work in the sphere of the international art system. Asdis Sif Gunnarsdottir, Aura Fashion Show. A destra/right, Giorgio Upiglio/Enrico Baj, Gaga.
Omaggio a Burri Nel decennale della scomparsa di Alberto Burri, la galleria d’arte fiorentina Tornabuoni in Lungarno Cellini, dedica una mostra antologica al maestro umbro, intitolata “Burri, viaggio al termine della materia”. Aperta fino al 10 luglio, la rassegna propone cinquanta opere che documentano tutte le fasi del percorso creativo di Burri a cominciare dalle misconosciute tempere degli anni Quaranta fino ai Cellotex e ai Nero e Oro degli anni Novanta. Il viaggio di Burri al termine della materia proposto dal titolo ha cambiato il corso dell’arte, non solo italiana, alla metà del secolo passato con una straordinaria portata innovativa. A partire da motivazioni filosofiche legate all’esistenzialismo e alla fenomenologia, Burri non perde di vista il proprio obiettivo di proporre la materia come medium estetico in sé in cui sono implicite la bellezza e le prerogative formali. Quest’anno, in occasione del decennale, sono in programma mostre su Burri alla Tate Modern di Londra (insieme a Fontana e Manzoni) e alle Scuderie del Quirinale a Roma.
Italia Pop In Modena La mostra “Pop Art Italia 1958-1968” è allestita nelle sedi espositive modenesi della Palazzina dei Giardini e di Palazzo Santa Margherita fino al 3 luglio. Seguito della precedente rassegna dedicata alla Pop Art britannica nei mesi scorsi, questa presenta un centinaio di opere di oltre trenta artisti che diedero vita a una “via italiana” autonoma e originale di questa corrente artistica. Si va dai precursori come Mimmo Rotella ed Enrico Baj ai protagonisti della stagione romana come Mario Schifano, Franco Angeli o Tano Festa, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli; vi è poi il gruppo milanese vicino allo Studio Marconi, uno dei luoghi centrali per l’affermazione della Pop Art italiana insieme alle gallerie romane La Tartaruga e La Salita, con Valerio Adami, Emilio Tadini e Lucio Del Pezzo; e ancora, rappresentanti della scuola di Pistoia come Gianni Ruffi, e figure “anomale” come Alberto Moretti, Concetto Pozzati e Silvio Pasotti, tutti in diverso modo testimoni del cambiamento del costume nell’Italia del dopoguerra. Accanto a questi, anche opere di artisti che pur essendo solo “passati” per la Pop Art, hanno contribuito a determinarne le sorti, quali Pistoletto, Kounellis, Mondino, Pascali.
controllo delle condizioni microclimatiche nelle varie zone del museo. Al sistema è stato abbinato un chiller/pompa di calore, sempre di produzione Carrier, del tipo RYH 050-A, raffreddato ad aria e silenziato che, collocato come l’impianto aria nel sottotetto dell’edificio, esclude compartimentazioni acustiche. I locali non raggiungibili con i canali d’aria, hanno trovato soluzione mediante delle unità a fan-coils canalizzato del tipo con batteria aggiuntiva ad acqua calda. Il costo d’esercizio dell’impianto si è rivelato inoltre inferiore rispetto al passato.
Il sistema domotico DomusTech di ABB Sace, disponendo di tecnologia wireless in radiofrequenza, consente l’installazione escludendo interventi di muratura e tinteggiatura, nonché la posa di canaline esterne per il passaggio dei cavi. Assicura inoltre il controllo e il comando generale di tutti gli impianti presenti nei diversi ambienti, mediante una consolle dotata di “touch-screen” che consente di visualizzare lo stato dei dispositivi, inviare comandi e programmare scenari domotici, semplicemente toccando le icone sullo schermo. ABB Sace ha inteso conseguire elevati standard di sicurezza e confort, anzitutto con una gestione razionale ed efficace delle luci, che sono comandabili sia in automatico che in manuale, e attivabili singolarmente, o nell’ambito di scenari personalizzabili dall’utente, tramite la consolle (tutto-spento, accensione e spegnimento luci in sala, spegnimento della zona giorno e altro). I vari spazi possono essere illuminati automaticamente, grazie agli appositi sensori di presenza a raggi infrarossi installati nei punti “strategici” di passaggio, con spegnimento prestabilito. In termini di sicurezza, il sistema protegge la casa da intrusioni, fughe di gas, allagamenti e incendi grazie agli appositi dispositivi di rilevamento anomalie. E’ inoltre possibile la gestione dei carichi elettrici, che comporta l’accensione e lo spegnimento in automatico delle apparecchiature a maggior consumo elettrico.
Tunnel solare
Two Swiss cities, Mendrisio and Lugano, are presenting an interesting show devoted to one of the most prominent and refined Italian art printers. In fact, the protagonist of the exhibition is Giorgio Upiglio, along with his exceptional activity as a printer in Milan from 1958 to 2005. The show, which will be open until June 19th, is organized at the Cantonal Art Museum and the Friar’s Library in
“Pop Art Italia 1958-1968” will be on through July 3rd at the Palazzina dei Giardini and Palazzo Santa Margherita in Modena. A sequel of the former show devoted to British Pop Art in the past few months, this exhibition presents about a hundred works by over thirty artists who gave life to an independent, original “Italian” interpretation of this art current. From precursors of the trend such as Mimmo Rotella and Enrico Baj, we reach the protagonists of the Roman season, which includes Mario Schifano, Franco Angeli or Tano Festa, Giosetta Fioroni and Mario Ceroli. Also present is a Milanese group close to the Marconi Studio – one of the hubs of Italian Pop Art – where the trend was established, along with the Roman galleries La Tartaruga and La Salita, with
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Lugano and at Palazzo Canavé in Mendrisio, and consists in works drawn from the donation of Upiglio’s entire personal archive to the Modern Archives. The three exhibitions feature different themes. In Mendrisio, the work carried out in his Atelier – the “place of action and etching” – is reproduced: Upiglio was aware of what the artists wanted, and interpreted their wishes accordingly. The Cantonal Museum in Lugano is presenting the Artists, from Baj to Lam, Fontana, Giacometti, Paladino and others, who entrusted the printer with the implementation of their works; finally, the Editions, the section on show at the Friar’s Library, illustrates Upiglio’s publishing activity in the sphere of artists’ books, which launched the printer through Work in Progress by Maria Luisa de Romans, published in 1962 and including poems by Roberto Senesi. Upiglio then published books along with Man Ray and Duchamp, printed material with artists such as Baj, Tadini or Sesma and worked together with poets, writers and journalists, which include names such as Buzzati, Breton, Sereni, Ceronetti, Grass or Böll.
Sistema libero
Valerio Adami, Emilio Tadini and Lucio Del Pezzo. Representatives of the school of Pistoia, such as Gianni Ruffi, are on show as well, in addition to “anomalous” figures such as Alberto Moretti, Concetto Pozzati and Silvio Pasotti. In different ways, all of these bear witness to the change of custom in Italy after World War II. On display alongside these are other authors who only “passed” by Pop Art but contributed to sealing its fate, such as Pistoletto, Kounellis, Mondino and Pascali.
Studiato per portare la luce naturale in tutte le zone della casa, il tunnel solare Velux rappresenta una soluzione innovativa capace di trasmettere la luce naturale in aree della casa prive di finestre e passibili di sola illuminazione artificiale. Si tratta di un sistema che porta la luce dal tetto ai locali interni della casa, passando dai sottotetti non abitati. Mediante una vetrata temperata piana, collocata sul tetto, la luce naturale penetra attraversando un tubo flessibile altamente riflettente, del diametro di 35 cm, che sviluppa una lunghezza di 2 metri grazie ad apposite estensioni opzionali. La luce naturale, penetrando in uno speciale diffusore interno, raggiunge il locale interessato, assicurando un notevole risparmio energetico e una qualità della luce del tutto simile a quella procurata da finestrature. Esternamente il tunnel ha l’apparenza di una normale finestra per tetti. Velux viene proposto in un kit completo, che ne consente l’installazione rapida e facile.
Target comune All’insegna di una strategia unita nel concetto di total living, B&B Italia e Boffi inaugurano un modello di partnership distributiva e di co-branding. Entrambe le aziende, posizionate nella fascia alta dell’arredo contemporaneo, e significative a livello internazionale (la prima per mobili e imbottiti dedicati a zone giorno e notte, la seconda per la realizzazione di ambienti cucina e bagno), dispongono di medesimi linguaggi stilistici e qualitativi e target. Riferimento comune è lo spazio B&B Italia Store, 1.700 mq che, scenario in continua evoluzione, evidenzia ambienti domestici in una completezza abitativa che esprime le proposte integrate delle due aziende. Rientra nei criteri innovativi, propri di B&B Italia, la soluzione studiata per Boffi da Norbert Wangen riguardante il top; una cucina sofisticata adatta per inserimenti in un living-room, sia per la capacità di integrarsi con gli arredi e sia per consentire massima funzionalità. La collezione bagni evidenzia invece la continuità ideale con l’ambiente notte, all’insegna del confort e del benessere.
Colmo ventilato Inoxwind, colmo ventilato per tegole realizzato da Cotto Possagno, è un’ossatura che, come nel colmo per coppi, si compone di un profilo in acciaio inox AISI 430 di spessore 8/10. Si presenta però più basso per adattarsi al minor spazio sottocolmo delle tegole ed è privo dei bordi salvagoccia nei fori di ventilazione, inutili per la presenza di colmi in cotto a incastro, tipici delle tegole, che portano a zero i rischi di infiltrazioni d’acqua nelle sovrapposizioni. A differenza del colmo per coppi, in cui le bandelle
laterali singole si sovrapponevano l’una all’altra, ed erano particolarmente lunghe per potersi sagomare sulle curve accentuate dei coppi di canale, ai lati del profilo è stata fissata una fascia in alluminio puro plissettato, di spessore 2/10, tinta cotto e munita di striscia in adesivo butilico nel lato inferiore del margine esterno, idonea a ricoprire qualsiasi tipo di tegola senza interferire con l’estetica della copertura. L’unione del profilo con le fasce prende il nome di barra ed è fornita nella lunghezza utile di 2 metri.
Mimmo Rotella, Punto e media. A sinistra/left, Alberto Burri, Sacco, sacco, olio, banconote su tela/sack, oil banknotes on canvas, 58x86 cm, 1952.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Tredicesima edizione
Ventiquattresima edizione
Giunto alla tredicesima edizione, il concorso Sistema d’Autore Metra ha espresso, in occasione della manifestazione fieristica Saiedue di Bologna, i dati sui progetti vincitori. Questi, selezionati da una Giuria di specialisti, rappresentano le migliori realizzazioni evidenziate nelle cinque tradizionali sezioni comprendenti: persiane, porte e finestre, facciate continue, altre realizzazioni e opere edificate all’estero. Tra i numerosi vincitori distribuiti nelle varie sezioni, si è distinta, in quella riguardante le Facciate Continue, la palazzina per uffici “Tecnosi”, progettata da Gianmassimo Papiani in Vigevano (PV), che ha utilizzato il Sistema Metra Poliedra SkY 50 – Urano NC 45 STH, con finitura ossidato argento. La motivazione del premio intende sottolinearne l’impostazione architettonica, evidenziata dalla integrazione delle parti vetrate con la struttura, e dai precisi e liberi tagli spaziali che trascendono i volumi, valendosi della perfezione tecnologica e materica dell’alluminio. L’impiego ottimale del serramento in alluminio anodizzato, si integra perfettamente nel rivestimento determinando purezza ed essenzialità volumetrica. Per la sezione Estero, è notevole la realizzazione riguardante l’aeroporto Bydgoszcz (Polonia), progettato dallo studio Arus, Marek Bielski, con il sistema Metra Poliedra Sky 50 – Poliedra Sky 50 S NC 68 STH, e verniciatura Raffaello 0924 grigio. La motivazione del premio evidenzia l’ottima integrazione dei materiali costruttivi, distribuiti in un piacevole equilibrio cromatico, capace di esaltarne l’impianto progettuale sia nello sviluppo nitido e argenteo delle superfici metalliche, sia nelle riflessioni paesaggistiche impresse sulle vetrate. Dopo aver dedicato per anni il proprio impegno alla formazione di studenti degli istituti tecnici e delle università, Metra ha deciso di istituire anche un premio biennale per le migliori tesi di laurea svolte in Italia sulla ricerca di applicazioni innovative dell’alluminio. Il nuovo bando Premio Tesi di Laurea Metra, assegnerà a partire dal 2007, con cadenza biennale, un premio di 1.800 euro ai vincitori.
Si è svolta lo scorso marzo a Bologna la ventiquattresima edizione di Saiedue Living, manifestazione che ha compreso i Saloni internazionali dell’Architettura, delle Finiture d’Interni, del Recupero e delle Tecnologie per l’Edilizia. Sono state 1432 le aziende che hanno esposto le ultime soluzioni dedicate ad architetti, interior designer, professionisti del settore edile, rivenditori, grossisti, serramentisti e installatori. La presenza del Salone biennale Sates ha riproposto l’involucro edilizio, inteso come sintesi organica di sistemi, materiali e tecnologie per la “pelle” degli edifici. I serramenti e le proposte evidenziati a Sates, interfaccie attive tra interno ed esterno, si sono distinti per l’impegno dimostrato nel saper utilizzare al meglio le risorse energetiche e per la finalità del massimo confort abitativo, della funzionalità, e della qualità formale. Grande interesse hanno riscosso anche: Naturpolis, il Salone dei Prodotti Ecologici; Sunweek, salone delle Energie Rinnovabili; Floor Expo, il Salone del Pavimento in legno, pietra naturale, laminato, ceramica, tessile e tecnico; SecurBuilding, il Salone della Sicurezza, Impiantistica intelligente e Home Automation; Living Stones, il Salone del marmo e delle Pietre Naturali. Tra le iniziative speciali e notevoli anche Verticalia, mostra
Paesaggi creativi catalogo che illustra la valenza decorativa e tecnologica della parete in architettura, mediante facciate continue, partizioni interne e relativi sistemi, soluzioni e aperture; proposte sperimentando tutti i materiali (legno, pietra, vetro, alluminio, materiali tecnologici, ferrosi, plastici, ferro battuto, rivestimento tessile, ceramica, prodotti chimici, pitture e altro). Di grande impatto anche la mostra Grandi Involucri – dal segno architettonico alla realizzazione dell’involucro, che ha presentato otto progetti architettonici prestigiosi, tra i quali la sede Brembo di Bergamo firmata Jean Nouvel e Taipei 101 a Taiwan di C.Y. Lee & Partners.
Crescita prevista
Prima del grande balzo Quest’ultima edizione del Salone Internazionale del Mobile, che segna il passaggio verso le future manifestazioni che si svolgeranno nel Nuovo Polo di Rho-Pero, ha espresso, nella sua complessità, una vitalità e entusiasmi propositivi, capaci di evocare i tempi gloriosi degli anni sessanta come sollecitazione rivolta al mercato. Sono stati 2128 gli espositori (oltre 510 i giovani designer presenti e 22 le scuole del Salone Satellite), per un totale di 2660 presenze, delle quali 711 estere, mentre sono stati 185.000 i visitatori presenti e 3.500 i rappresentanti della stampa. Si dichiarano soddisfatti per i risultati ottenuti e per le numerosissime iniziative realizzate nel corso di quest’ultimo evento in Milano, e ottimisti per le future manifestazioni nel nuovo quartiere fieristico a Rho-Pero, sia il presidente di Cosmit Rosario Messina, sia l’amministratore delegato Manlio Armellini che, da sempre punto di riferimento per il Salone del Mobile, già ne commemora con un sorriso un po’ nostalgico, il ricordo storico e il coraggioso progredire. Buoni anche i riscontri accertati e il successo raccolto dal Salone Satellite, nonché quelli riguardanti i settori del Complemento d’Arredo, il Bagno e il Tessile per la casa. Mentre Euroluce si distingue per l’internazionalità degli espositori e per l’alta qualità tecnologica e formale espressa con coerenza e perfezione dai produttori e creativi della luce.
Progetto Città Protagonista in prima linea dell’edizione 2005 di Progetto Città – Mostra dell’Architettura, dell’Urbanistica, delle Tecnologie e dei Servizi per lo Sviluppo del Territorio, svoltasi dal tra marzo e aprile 2005 presso il Nuovo Polo Fiera di Milano, Mapei si è evidenziata come leader nel campo delle tecnologie innovative per l’edilizia, nonché per la partecipazione attiva alla realizzazione di questa celebratissima Fiera. Sempre presente nella trasformazione e nel progredire urbano di Milano con i propri prodotti e consulenza, Mapei annovera interventi che comprendono la ristrutturazione dell’Arena Civica, del velodromo Vigorelli, dello Stadio di San Siro, dell’Oratorio della Passione in Sant’Ambrogio, del Grattacielo Pirelli, del Teatro alla Scala e la realizzazione del Passante Ferroviario, delle tre linee della Metropolitana Milanese e altro. Relativamente al Nuovo Polo Fiera di Milano, l’azienda ha contribuito con sistemi, prodotti innovativi e assistenza qualificata, sviluppando una duplice attività: - affiancamento con la progettazione per le varianti in corso d’opera e le eventuali integrazioni in fase di esecuzione; - collaborazione col Nuovo Polo Fieristico, formato dalle tre imprese: Astaldi, Pizzarotti e Pianini, per la scelta e l’utilizzo dei prodotti da impiegare in cantiere. Le soluzioni Mapei utilizzate in questo complesso cantiere, hanno compreso una vasta gamma di prodotti specifici per l’ancoraggio delle strutture metalliche, numerose varietà per la realizzazione dei massetti, autolivellanti, rasature, impermeabilizzazioni e adesivi di vario genere per la posa di ceramica.
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Presente a Francoforte sul Meno dal 23 al 27 aprile 2006, Light-Building, la rassegna che associa la presentazione dell’illuminazione, dell’elettrotecnica e dell’automazione di case ed edifici, annuncia ulteriori sviluppi e iniziative come quella relativa alla categoria merceologica della classica illuminazione di edifici commerciali, una novità che implica illuminazione tecnica e quella per ambientazioni. Nel settore dell’elettrotecnica, la fiera amplierà la gamma della “Tecnica di sicurezza” e della “Tecnica a rete”. Verrà inoltre sviluppata e promossa la categoria merceologica “Sistemi rilevanti per l’architettura”, riguardante le soluzioni e la tecnica di ascensori, quella della luce diurna e
quella integrata per facciate. L’intenso programma collaterale di Light+Building 2006, renderà la fiera più mirata per il comparto della progettazione di edifici commerciali.
L’evoluzione procede Rassegna che storicamente rappresenta l’evento fieristico più rilevante del settore ANIE in ambito internazionale, INTEL, svoltasi dal 17 al 21 maggio 2005 a Fiera Milano, si è articolata come di norma in cinque aree tematiche specializzate, tra le quali quella riservata al World Light Show ha evidenziato, su una superficie di 26.300 metri quadri netti, quanto di meglio esiste nella produzione mondiale di apparati, sorgenti e componenti per la luce. L’area Building Show, sviluppata su 37.600 metri quadri netti, si è manifestata come la vetrina completa delle migliori tecnologie destinate agli edifici, con materiali per installazione, cavi e canalizzazioni, videocitofonia, nonché UPS e sicurezza. I numerosi progetti di edificio intelligente presenti, hanno promosso l’evento come riferimento internazionale e completo per l’automazione della casa e degli edifici, e proprio per presentare Homevolution, mostra nella quale questo tipo di soluzioni sono reali e non virtuali, ANIE ha per
l’appunto puntato su INTEL. La possibilità di abbinare la building automation e la domotica con l’illuminazione, ha completato la rassegna rendendola di massimo interesse per il mondo della progettazione e installazione. Il Power Show ha presentato i prodotti e i sistemi per l’intero ciclo della produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia, evidenziando gli impianti elettrici per bassa, media e alta tensione, con la relativa componentistica (cabine, quadri, sezionatori, relais, trasformatori di potenza e misura) e i gruppi elettronici. Il Factory Show ha proposto esaurientemente i prodotti e i sistemi di fabbrica e di processo, mentre Components Show quelli relativi alla componentistica per apparecchi domestici, elettromeccanica ed elettronica. Molte le iniziative promozionali, sia di sostegno che culturali all’evento, tra le quali il “brillante” concorso Navigli in Luce, e la quarta Edizione del Premio Intel Design.
Luca Galofaro Artscapes Editorial Gustavo Gili SA, Barcelona 2003 Il tema che Luca Galofaro sviluppa in Artscapes è quello del rapporto tra arte e paesaggio. Un paesaggio visto attraverso lo sguardo creativo e poetico di architetti e di artisti che, a partire dagli anni Sessanta, hanno realizzato una molteplicità di interventi di sua riconfigurazione, uscendo dal white cube, ossia dalle ormai anguste pareti del museo moderno, e andando a “occupare” lo spazio esterno (uno spazio che è di tutti), con l’intento di creare più diretti e profondi stimoli nella coscienza comune. Una ricca e serrata sequenza di esperienze, quella presentata in Artscapes, in assoluta sintonia con il nucleo concettuale attorno a cui ruota la ricerca del gruppo IaN+, di cui fa parte Galofaro, insieme a Carmelo Baglivo e Stefania Manna. Obiettivo del gruppo, infatti, è quello di tendere, attraverso il lavoro progettuale, alla ri-definizione del concetto di territorio, inteso come spazio di relazione tra paesaggio e suoi abitanti. Il fine, quello di risvegliare la capacità di percezione della realtà tramite la risemantizzazione dei luoghi e dei sistemi di relazione che li definiscono, instaurando un diverso rapporto tra globale e locale, nonché tra paesaggio costruito e paesaggio naturale. Nello scritto introduttivo, intitolato “Comprendere e costruire lo spazio fisico”, Gianni Pettena rimarca come tale sensibilità che ha cominciato a delinearsi con le esperienze artistiche della Land Art, sia ben presto diventata anche patrimonio specificamente architettonico con il, così detto, “movimento radicale”. Il testo di Galofaro, sulla base di questa premessa, manifesta un duplice obiettivo, il primo esplicito, il secondo implicito. Da un lato, dunque, la volontà (e anche la curiosità) di declinare le possibili modalità mediante cui il paesaggio si trasforma, tramite l’approccio dell’arte; e questo, fino ai più recenti sviluppi tramite l’esame di differenti esperienze. Dall’altro, quello di misurare, attraverso tale studio, le forme di arricchimento concettuale, e di approfondimento della propria ricerca progettuale. Il saggio, in questo modo, dal radicale cambio di statuto dell’arte – che come si è detto avrà anche importanti ripercussioni anche nel campo architettonico – inseguendo le tappe dei suoi più importanti sviluppi, a partire da Spiral Jetty di
Robert Smithson, Great Salt Lake, Utah, USA 1970 e Observatory di Robert Morris, Jmuiden, Olanda 1971, giunge ai più recenti 1000 White Flags di Casagrande & Rintala, Koli National Park, Finlandia 2000 e Blur di Diller+Scofidio, Expo 2002 Neuchâtel, Svizzera. Tale singolare genere di espressione artistica, che Galofaro definisce “invenzione nel paesaggio”, negli esempi più recenti, assume anche la caratteristica di una sua “reinvenzione” totale, come è il caso del Dutch Pavilion di MVRDV, Expo 2000 Hannover, Germania, o di City of Culture di Peter Eisenman, Santiago de Compostela, Spagna 2001. In esse, l’opera da soggetto della rappresentazione si trasforma in oggetto, diventando con il processo di riflessione e analisi a cui verrà sottoposto nel corso di questi ultimi anni, un “materiale con cui ricostruite il territorio”. L’autore pone altresì in evidenza come il “paesaggio artificiale”, mediante l’apporto del lavoro e dalla sensibilità di distinte figure di progettisti, sia in grado di modificare la natura di un luogo e di stabilire un più intenso dialogo con coloro che vivono nel suo ambito (o lo fruiscono in forma temporalmente limitata). Le numerose sfaccettature in cui l’interessante tema trova sviluppo, sono affrontate da Galofaro attraverso la scansione di sei capitoli, “non necessariamente posti in rapporto di reciproca conseguenza”. Uno spazio da scoprire, prende in esame la fase in cui, con Gordon Matta-Clark, viene abbattuto il confine tra arte e architettura. Ridefinire lo spazio del territorio, riguarda proposte di intervento che ricercano un tipo di interazione con il paesaggio, puntando l’attenzione su aspetti caratteristici; un esempio è l’installazione di Makoto Sei Watanabe che nel registrare il movimento del vento, in effetti opera una trasformazione del “naturale” in “artficiale”. Quando l’arte diventa paesaggio, in cui l’artisticità dell’intervento, come nel caso di Christo & JeanneClaude, tende ad andare al di là del valore dell’oggetto per investire l’intero processo realizzativo. Arte + architettura + contesto, dove l’attenzione è rivolta al tema dell’interferenza (in senso emotivo-relazionale) tra oggetto estetico e pubblico, come si ritrova nell’opera di Richard
Serra. Trasformazione del paesaggio, in cui l’interesse è il processo di metamorfosi del contesto; per cui, come accade per certi interventi di West 8, sembra che sia stata azzerata la differenza tra spazio e installazione, tra costruzione e ambiente naturale. Programmare la superficie della terra, in cui, come avviene con FOA (Foreign Office Architects) e Shuhei Endo, per eliminare la separazione tra l’oggetto costruito e la superficie del terreno destinata ad accoglierlo, gli architetti progettano un paesaggio artificiale attraverso la modellazione di un piano dal suggestivo valore concettuale e formale. Michele Costanzo
milanesi. Tutte le pareti e i pilastri dell’immenso locale furono realizzati in piastrelle di ceramica, espressamente progettate e disegnate da Gio Ponti e prodotte nello stabilimento di San Cristoforo della Richard-Ginori.
delle proprietà tecnologiche dei materiali da costruzione. Pur corposo, il volume si propone alla lettura con taglio agile e dinamico.
Segnalazioni Francesco Rampichini Acusmetria. Il suono visibile Con Cd-Rom Franco Angeli, Milano 2004 Il volume si occupa di una nuova disciplina: la acusmetria. Esiste un preciso legame tra determinati materiali sonori, fatti di suoni continui o puntiformi, e precise forme geometriche, semplici o combinate fra loro, statiche o in movimento. L’acusmetria si propone di evocare la visione di forme anche in assenza dello stimolo visivo, sfruttando la capacità della nostra percezione di associare ambiti sensoriali diversi. Lorenza Rotti Gio Ponti a Palazzo Mezzanotte Gruppo editoriale Motta, Milano 2005 Il volume si propone di illustrare l’opera compiuta da Gio Ponti per la decorazione del primo sotterraneo del Palazzo delle Borse di Milano, noto anche come Palazzo Mezzanotte. Il vasto locale fu progettato e realizzato da Paolo Mezzanotte e Gio Ponti negli anni Trenta. Gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale fu recuperato, senza integrazioni, dalle successive ristrutturazioni. Gio Ponti fu direttore artistico della manifattura di ceramiche e porcellane Richard-Ginori dal 1923 al 1930. Propose quindi questo tipo di finitura proprio per la sezione del Palazzo più aperta e frequentata dai
Massimo Scolari Il disegno obliquo, una storia dell’antiprospettiva Introduzione di James S.Ackerman Marsilio Editori, Venezia 2005, ill. in b/n, 348 pp Il libro ruota attorno al tema della rappresentazione visiva e concettuale, intesa come espressione ideologica e filosofica delle diverse culture. Scolari considera le immagini non tanto come una forma d’arte, ma come espressioni di pensiero e come proiezioni di un modo di vivere. Antonio Tramontin “Deus ex machina”-L’architettura delle grandi strutture e la sua tecnica sperimentale Presentazione di Gianfranco Carrara Gangemi Editore, Roma 2005, ill. a colori, 352 pp Il testo esamina alcuni punti nodali nell’evoluzione della concezione e della tecnica delle grandi strutture. Alle futrure generazioni impegnate nel difficile tempo della complessità vengono prospettate linee di sperimentazione dove sistemi e particolari costruttivi attingono livelli di qualità architettonica dall’interazione
Lea Vergine L’altra metà dell’avanguardia, 1910/1940 Il Saggiatore, Milano 2005, 400 pp Edizione aggiornata e con una nuova postfazione del catalogo dell’omonima mostra che negli anni Ottanta mise in evidenza l’importanza del ruolo delle donne artiste nelle avanguardie europee dei primi decenni del Novecento. Una testimonianza critica originale ed esauriente della creatività artistica femminile, che percorre e feconda le grandi correnti delle arti visive dal futurismo al Cubismo, dall’Astrattismo al Surrealismo, estendendosi alle arti applicate, allo spettacolo, alla danza. Wiel Arets-Opere e progetti A cura di Massimo Faiferri Fotografie di Jan Bitter Electa, Milano 2003, ill. a colori, 266 pp Antologia dell’opera dell’architetto olandese Wiel Arets. Le sue opere spaziano tra diversi linguaggi, scale, contesti, tipologie, programmi rendendone difficile una categorizzazione precisa. L’obiettivo primario delle sue realizzazioni non è tanto la complessità della forma quanto quella del contenuto.
204 l’ARCA 101
AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
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Per informazioni: Solutia - Architectural Glazing Solutions Centre Parc Scientifique Fleming Rue Laid Burniat 3 B-1348 Louvain-La-Neuve Tel. +32 10 481227 Internet: www.vanceva.com/design/pages/ media/design_awards.asp?lang=en E-mail: films-archi@solutia.com
Francia/France Austria Gmunden Energy Globe Premio internazionale per i migliori progetti ambientalmente sostenibili/International award for the best environmentally sustainable projects Scadenza/Deadline: 30/6 Giuria/Jury: Ashok Khosla, Wazha Tema, Don Baker, Megan Wheatley, Arthouros Zervos Per informazioni: Energy Globe Aubauerstrasse 17 4810 Gmunden Tel. +43 7612 66663-0 Internet: www.energyglobe.at E-mail: contact@energyglobe.info
Innsbruck OF.F Lines Concorso internazionale per studenti per progetti visionari di trasporto su fune International Student Competition calling for visionary projects on transportation by rope Scadenza/Deadline: 17/6 Monte premi/Total prize money: 8.000 Euro Giuria/Jury: Odile Decq, Volker Griencke, Hans Hollein, Patrik Schumacher, Kjetil Thorsen Per informazioni: Internet: www.offlines.at
Linz Musiktheater Auditorium per il Landestheater Linz L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la realizzazione del Musiktheater, l’auditorium per il Landestheater Linz/Competition for the project of a Music Hall and Auditorium Scadenza/Deadline: 6/6 Per informazioni: Abteilung Gebaude- und BeschaffungsManagement Bahnhofplatz 1 A-4021 Linz Tel. +43 0732 7720-12350 Fax +43 0732 7720-212921 Internet: www.ooe.gv.at/e-gov/bauausschreibungen E-mail: bt.gbm.post@ooe.gv.at
Belgio/Belgium Louvain-La-Neuve The Solutia International Design Awards La manifestazione intende premiare 4 progetti di architettura e 4 di design automobilistico che evidenziano un impiego innovativo del vetro stratificato Solutia Inc. per l’edilizia e per l’industria automobilistica/The competition awards 4 architectural projects and 4 car design projects which have utilized in a new way Solutia Inc. laminated glass Scadenza/Deadline: 30/6
102 l’ARCA 204
Paris 14th Ermanno Piano Scholarship Borsa di studio per sei mesi di internato presso il Renzo Piano Building Workshop di Parigi per architetti laureati nell’anno accademico 2004-2005/Scholarship for a six-month internship within the Renzo Piano Building Workshop in Paris Iscrizione/Application: 30/6 Borsa/Grant: 10.000 Euro Per informazioni: The Architecture Workshop Foundation c/o RPBW 34 Rue des Archives 75004 Paris Tel. +33 1 44614907 Fax +33 1 42780198 E-mail: rpbwq@rpbw.com
Germania/Germany Berlin Lenné Prize -Competition for Ideas of Landscape-Development and Urban Green Spaces Planning Concorso di idée per architetture di paesaggio e giardini, diretta in particolare a giovani architetti, designer, scienziati, artisti. Il premio intende promuovere lo sviluppo professionale dei giovani e sostenere le nuove idee e i nuovi approcci al progetto degli spazi verdi Competition of ideas on garden and landscape architecture and on open space and landscape design. It is directed in particular at young landscape architects, planners, scientists, architects, and artists who are being trained or are active in these fields. The award is intended to promote the professional development of young people and to support new ideas and approaches in the design and planning of open spaces Scadenza/Deadline: 18/7 Monte premi/Total prize money: 3.850 Euro Per informazioni: Senate Department of Urban Development Berlin (Senatsverwaltung für Stadtentwicklung Berlin) City and Open Space Planning Division (Abteilung Stadt- und Freiraumentwicklung) Am Köllnischen Park 3 10173 Berlin Lenné-Prize Tel. +49 30 90251721 / 1729 Fax +49 30 90251604 Internet: www.stadtentwicklung.berlin.de/ aktuell/wettbewerbe/lenne/ en/kontakt.shtml E-mail Peter-Joseph-LennePreis@SenStadt.Verwalt-Berlin.de
Bremen Ampliamento della Kunsthalle Bremen L’ente banditore, in occasione dell’evento Bremen capitale della cultura 2010 intende raccogliere proposte progettuali per l’ampliamento della Kunsthalle Bremen. Si richiede particolare attenzione per gli spazi da dedicarsi alle mostre temporanee
On the occasion of Bremen 2010 European Cultural Capital, the competition asks for proposals for the extension of Kunsthalle Bremen, with particular attention to the creation of temporary exhibition spaces Scadenza/Deadline: 14/6 Per informazioni: Frenz_Schwanewedel Architekten Att: Herrn Frenz Am Wall 190 D-28195 Bremen Tel. +49 421 339490 Fax +49 421 320956 E-mail: info@architekten-fs.de
Dessau International Bauhaus Award 2006: Updating Modernism Concorso aperto a designer under 40 per progetti di design per qualsiasi settore di attività sul tema “Aggiornare il Modernismo” Award open to designer under 40 years of age for design projects, irrespective of disciplines and professions, which tackle the “Updating Modernism” Scadenza/Deadline: 1/3/2006 Monte premi/Total prize money: 12.000 Euro Per informazioni: Bauhaus Dessau Foundation Gropiusallee 38 D-06846 Dessau Tel. +49 340 65080 Fax +49 340 6508226 Internet: www.bauhaus-dessau.de E-mail: award@bauhaus-dessau.de
Frankfurt Architecture + Technology Award 2006 La seconda edizione della manifestazione a cadenza triennale intende premiare coloro che si sono distinti per l’elaborazione di progetti dall’elevata qualità architettonica così come per l’adozione di soluzioni ingegneristiche innovative. Inoltre vi è una sezione New Talents Award, che premia i giovani professionisti under 40/Triennial award for projects showing hig architectonic quality and innovative engineering solutions. The section New Talrnts awards professionals under 40 years of age Scadenza/Deadline: 16/11 Per informazioni: Architekt BDA Nibelungenallee, 21 60318 Frankfurt am Main Tel. +49 177 6011811 Fax +49 69 13304105364 Internet: http://lightbuilding.messefrankfurt.com E-mail: at-award@schrader-architekt.de
Hamburg Fiera di Giardinaggio 2013 a Hamburg-Wilhelmsburg L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la riqualificazione della Elbinsel, destinata a ospitare un’importante manifestazione fieristica internazionale dedicata al giardinaggio Competition for the requalification of Elbinsel area which will host the Garden International Trade Show in 2013 Scadenza/Deadline: 5/7 Per informazioni: Genius loci architekturcontor Dietrich Hartwich, Architekt BDA Deichstrasse 19 D-20459 Hamburg Tel. +49 40 378266 Fax +49 40 378331 E-mail: geniuslocihh@aol.com
Osnabrück TECU® Architectural Award 2005 Il TECU® Architecture Award premia progetti di eccellenza che abbiano fatto uso esemplare dell’innovativa gamma di applicazioni dei materiali TECU®. Il premio è diviso nei settori: Edifici costruiti, con premi speciali per case unifamiliari e progetti di restauro, e Progetti di studenti/The TECU® Architecture Award 2005 will again distinguish outstanding projects that make exemplary and innovative use of the extensive range of application options available with TECU® as a building material. The contest comprises the categories Constructed Buildings (with special prizes for single family or semi-detached house and for restauration projects) and a Project Award for Students Scadenza/Deadline: 31/8 Monte premi/Total prize money: 16.000 Euro Giuria/Jury: Goncalo Byrne, Arne van Herk, Hugh Murray, Wolfgang Döring, Dietmar Eberle (invited) Per informazioni: KM Europa Metal AG TECU® Architecture Award 2005 Postfach 3320 49023 Osnabrück Internet: www.tecu.com
Giappone/Japan Tokyo Action for Sustainability Concorso internazionale per progetti residenziali strettamente legati al tema della sostenibilità ambientale/International competition for residential projects strongly connected to the issue of environmental sustainability Scadenza/Deadline: 13/7 Giuria/Jury: Tadao Ando, Richard Rogers Monte premi/Total prize money: 1.500.000 Yen Per informazioni: The Shinkenchiku Residential Competition 2005 Shinkenchiku-sha Co. 2-31-2 Yushima, Bunkyo-ku Tokyo 113-8501 Internet: www.japan-architect.co.jp
Japan: Central Glass International Architectural Design Competition 2005 -a town landmark Concorso per un simbolo urbano da collocare in una metropoli, in una città di importanza regionale, in una piccolo città o in una strada. Ogni proposta deve definire un ambiente urbano specifico e creare un simbolo adeguato espresso con una forma particolare/The proposed landmark may be situated in a metropolis, a regional core city, or it may be in a small town or part of a single streetscape. Each proposal must establish a specific town environment and create a landmark that is suitable and it must be expressed in a specific form Scadenza/Deadline: 27/7 Monte premi/Total prize money: 3.000.000.Yen Giuria/Jury: Toyo Ito Toyo, Masaru Okamoto, Riken Yamamoto, Kiyoshi Sakurai, Taro Ashihara, Kengo Kuma, Yutaka Suzurikawa Per informazioni: Dept. of Central Glass International Architectural Design Competition 2005 Shinkenchiku-sha Co., Ltd. 2-31-2 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo 113-8501 Japan Internet: www.cgco.co.jp/english/ town_landmark.html
AGENDA Gran Bretagna/Great Britain London Bombay Sapphire Prize Concorso per progetti che mostrino innovazione ed eccellenza nell’uso del vetro realizzati negli ultimi due anni/Competition for innovation and excellence in the use of glass in projects realized within the last two years Scadenza/Deadline: 30/6 Monte premi/Total prize money: 20.000 £ Per informazioni: Bombay Sapphire Foundation 58 Queen Anne Street London W1G 8HW Tel. +44 20 72241020 Internet: www.bombaysapphire.org E-mail: foundation@bombaysapphire.org
Italia/Italy Cagliari 4 edifici polivalenti a uso ufficio Concorso di progettazione di un piano planivolumetrico per la realizzazione di quattro edifici polivalenti a uso ufficio/Competition for the design of four office buildings Scadenza/Deadline: 11/7 Per informazioni: CASIC - Consorzio per l’aerea di sviluppo industriale di Cagliari Viale Diaz 86 Cagliari E-mail: casic@casic.it
Camerino (Macerata) Nuovi paesaggi urbani XV Seminario e Premio internazionale di architettura. I temi progettuali proposti sono: rapporto fra architettura e sedimentazioni storiche/archeologiche, allestimenti, rappresentazioni, architetture temporanee, luoghi e spazi per l’arte e l’aggregazione sociale/15th Workshop and international Architecture Award on the themes: relationship between architecture and archaeological remnants, installations, performances, temporary architectures, art spaces, gathering places Scadenza/Deadline: 1/7 Per informazioni: Università degli Studi di Camerino Seminario di Architettura e Cultura Urbana c/o Unicittà Via Lili 59 62032 Camerino (MC) Tel. 800 054000 - +39 0737 630854 Fax +39 0737 637541 Internet: http://web.unicam.it/CULTURAURBANA E-mail: unicitta@unicam.it
Castel Volturno (Napoli) Un lungomare da vivere Concorso internazionale per una proposta progettuale, integrata con quelle in itinere per il recupero del territorio, tesa alla riqualificazione di un’area della fascia costiera di Castel Volturno (località Pinetamare). La proposta deve considerare il recupero degli elementi naturalistici (macchia mediterranea, spiaggia, mare) e l’integrazione con gli insediamenti urbani preesistenti. Si dovrà effettuare un’analisi economica di massima, con l’indicazione dei vari soggetti che possono finanziare il progetto/International competition for the proposal of a project for the rehabuilitation of a coastal area at Pinetamare, considering naturalistic aspects and the integration with the existing urban situation
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Scadenza/Deadline: 30/6 Per informazioni: Giuseppe Alessandro Ciambrone Tel. +39 338 8412787 Fax +39 081 5099333 E-mail: giuseppeciambrone@yahoo.com
Faenza (Ravenna) Architetture Innovative: Design e sostenibilità Premio promosso da Novelis Italia e Somfy Italia per progetti che abbiano impiegato uno o più sistemi di facciate tecnologiche e che abbiano combinato al meglio estetica e sostenibilità/Award for realizations which have utilized technological facade systems combining aesthetics and sustainability Scadenza/Deadline: 12/12 Monte premi/Total prize money: 14.000 Euro Giuria/Jury: Ian Ritchie, Gabriele Del Mese, Cesare Stevan, Marco Imperatori, Roberto Bologna, Fabrizio Bianchetti, Michele Falco, Roberto Mezzalira Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 Internet: www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com
Firenze Premio Targetti Light Art Concorso internazionale per artisti under 35 per opere d’arte, quadri o sculture, che utilizzino la luce artificiale come strumento, materiale e contenuto/International competition open to artists under 35 years of age for art works, both bior tri-dimensional, which utilize artificial light as the medium, the material and the content Scadenza/Deadline: 1/7 Monte premi/Total prize money: 26.000 Euro Giuria/Jury: Amnon Barzel, Omar Calabrese, Danilo Eccher, Alessandra Mammì, Paolo Targetti, Lara Vinca Masini Per informazioni: Targetti Sankey Via Pratese 164 50145 Firenze Tel. +39 055 3791285 Fax +39 055 3791255 Internet: www.targetti.com E-mail: artlight@targetti.it
Milano Abitare a Milano Nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale Concorso per la realizzazione di quattro nuovi quartieri destinati all’edilizia residenziale sociale/Competition for the construction of four new neighbourhoods to be used for public housing construction Scadenza/Deadline: 14/6 Giuria/Jury: Pier Giuseppe Torrani, Antonio Acerbo, Sandro Balducci, Lides Canaia, Enrico Galbiati, Giovanna Giannachi, Vico Magistretti, Guido Martinotti, Giovanni Oggioni, Carlo Valtolina, Cino Zucchi Per informazioni: Segreteria Concorso Studio EVDS - Arch. Daniela Sarracco Via Sapeto 5 20123 Milano Tel.+39 02 83241965 Fax +39 02 8376660 Internet: www.comune.milano.it/ concorsiprogettazione E-mail: ediliziasociale@evds.it
Concorso per la progettazione del marchio dell’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia - AESS Concorso per un marchio/logotipo, che identifichi l’Archivio e il suo sito e ne accompagni tutte le attività. E’ un concorso aperto a grafici, architetti, designer studenti e diplomati di licei artistici, accademie di belle arti, corsi universitari e soggetti comunque qualificati in attività similari/Competition for a logo to identify the Etnographic and Social History Archive of Lumbardy Region. The competition is open to graphics, designers, architects and students from the Arts High Schools, Fine Arts Academies, and related University courses Scadenza/Deadline: 30/6 Primo premio/First prize: 5.000 Euro Per informazioni: AESS Internet: www.aess.regione.lombardia.it Regione Lombardia Internet: http://wai.lombardiacultura.it/ evento.cfm?ID=847
Giovanni Barezzi Award La Cartiera del Maglio bandisce un concorso, per il conferimento di un Premio Internazionale di Studio e Ricerca in memoria dell’imprenditore Giovanni Barezzi, a favore dell’autore di un progetto, di una tesi o di uno studio relativo alla Progettazione (Cigarette Design), produzione e packaging della Sigaretta. Il premio e riservato esclusivamente ad argomenti “Non Tobacco Material”/Paper Factory del Maglio launch a competition for an International Award for Studies and Research, in memory of Giovanni Barezzi, for a project, thesis or study concerning the Cigarette Design on the issue “Non Tobacco Material” Scadenza/Deadline: 1/8 Monte premi/Total prize money: 10.500 Euro Per informazioni: Giovanni Barezzi Award Segreteria Organizzativa – Globiz Viale Zara 58 20124 Milano Internet: www.barezziaward.com
Idee per il mobile Concorso per designer under 35 per nuove soluzioni nel settore della componentistica per il mobile/Competition open to designers under 35 years of age for new solutions in the design of furniture components Scadenza/Deadline: 3/9 Monte premi/Total prize money: 1.500 Euro Per informazioni: Dossier Compomobili (Editrice Habitat) Via M.Marchesi de Taddei 3 20146 Milano Tel. +39 02 4814800 Fax +39 02 481193013 Internet: www.dossiercompomobili.it, www.ditre.it E-mail: info@edithabitat.it
Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro Concorso internazionale per giovani scultori International competition for young sculptors Scadenza/Deadline: 30/9 Monte premi/Total prize money: 18.000 Euro Per informazioni: Fondazione Arnaldo Pomodoro Vicolo dei Lavandai 2/A 20144 Milano E-mail: competition@fondazionearnaldopomodoro.it
Oderzo (Treviso) Premio di Architettura “Città di Oderzo” Premio internazionale che promuove una riflessione critica sul ruolo dell’architettura nella qualificazione ambientale. Viene assegnato ad architetture realizzate nelle regioni del Triveneto nelle seguenti aree tematiche: riqualificazione urbana, ambientale e paesaggistica, edifici pubblici, residenziali, industriali e commerciali, parchi e giardini, architettura di interni/International award aiming to promote the role of architecture in environmental requalification. The award is assigned to realized project in the Treveneto area for one of the following tipologies: urban, environmental, landscape requalification, public, residential, industrial or commercial buildings, parks and gardens, interiors Scadenza/Deadline: 15/6 Per informazioni: Comune di Oderzo Internet: www.oderzocultura.it E-mail: premioarchitettura@comune.oderzo.tv.it Ordine degli Architetti della Provincia di Treviso: infotreviso@archiworld.it
Padova Nanochallenge Concorso internazionale per per programmi di avvio per la produzione industriale di prodotti e servizi legati alla nanotecnologia/International competition for commercially viable business plans for innovative startups to produce and commercialise products and services in the Nanotechnology industry Scadenza/Deadline: 5/6 Monte premi/Total prize money: 200.000 Euro Per informazioni: Nanochallenge Tel. +39 049 8697514 Fax +39 049 8697511 Internet: www.nanochallenge.com E-mail: info@nanochallenge.com
Roma Premi Nazionali di Architettura IN/Arch-ANCE Premi tesi a promuovere il valore di un’opera costruita come esito della partecipazione di soggetti diversi. I premi sono: per un’opera realizzata, per un’opera realizzata di un under 40, Premio “Bruno Zevi” per un servizio di informazione di massa, premio alla carriera Scadenza candidature: 30/6 Per informazioni: Segreteria Nazionale IN/Arch Via Crescenzio 16 00193 Roma Tel. 06 68802254 Fax 06 6868530 Internet: www.inarch.it E-mail: inarch@inarch.it
Riqualificazione opere architettoniche per la fruibilità ad una utenza ampliata Concorso per la selezione e la raccolta in una pubblicazione, a cura della Camera dei deputati, dei venti migliori progetti volti a rendere parimenti accessibili e fruibili a una utenza ampliata (anziani, disabili, bambini), attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti
204 l’ARCA 103
AGENDA pubblici territoriali nonché a ogni altro ente e istituto pubblico, che presentino interesse artistico, storico e culturale Competition to select and publish the twenty best projects aimed to make more accessible to a wide public (elderly, children, handicapped people) the building owned by the State, the Regions and all the other Public Bodies which are o f particular historical and artistic interest Scadenza/Deadline: 30/6 Per informazioni: Camera dei Deputati Segreteria Generale - Ufficio Affari Generali Internet: www.camera.it
Rikrea 1° Concorso biennale internazionale per oggetti da produrre in serie con materiali recuperati (selezionati da rifiuti e materie prime seconde). Obiettivo di chi indice il concorso è realizzare un grande catalogo di prodotti di buon design, che soddisfino requisiti di ecologicità, sostenibilità, durevolezza e universalità 1st Biennial international competition for the design of objects to be produced by the industry with recycled materials (selected from rubbish and with secondary raw materials). The aim is the realization of a catalogue of good design products which are ecological, sustainable and universal Scadenza/Deadline: 1/10 Per informazioni: Segreteria del concorso Via del Leone 13 Roma Internet: www.rikrea.it E-mail: Guido Lanci info@rikrea.it
Sant’Anastasia (Napoli) Riqualificazione urbanistica e architettonica delle porte della città Concorso di idee per la riqualificazione urbanistica e architettonica delle porte della città, piazza Cattaneo e delle vie Cecilia Rocca e Murilio di Trocchia/Ideas competition for the architectonic and urban requalification of Piazza Cattaneo, Via Cecilia Rocca and Via Murilio di Trocchi at the entrance of the town Scadenza/Deadline: 13/6 Per informazioni: Comune di Sant’Anastasia c/a Luigi Pappadia Piazza Siano 2 80048 Sant’Anastasia (NA) Tel. +39 081 8930111 Fax +39 081 8930408 Internet: www.comunesantanastasia.it E-mail: leportedellacitta@libero.it
San Vendemiano (Treviso) Recupero ex Cartiera Galvani a Vittorio Veneto Concorso internazionael di idee per studenti di Facoltà e Scuole di Architettura, Arte e Design per la nuova destinazione d’uso della ex Cartiera Galvani a Vittorio Veneto/International ideas competition open to students of Architecture, Arts and Design Schools and Universities for a new use of former Paper Factory Galvani in Vittorio Veneto Iscrizione/Registration: 30/6 Consegna/Submission: 30/8 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro
104 l’ARCA 204
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Per informazioni: Brandolin Dottor Group Viale Italia 131 31020 San Vendemiano (Treviso) Tel. +39 0438 418662 Fax +39 0438 3260 Internet: www.cartieragalvani.it E-mail: info@cartieragalvani.it, bdg@brandolindottorgroup.it
Torino Premio Annuale per tesi di laurea di II livello 2a edizione Al fine di stimolare la ricerca e promuovere la riflessione e gli studi sulle materie nel cui ambito gli Enti camerali svolgono le loro funzioni, si bandisce la seconda edizione del concorso nazionale per 9 premi da assegnare ad altrettante tesi di laurea di secondo livello sull’innovazione tecnologica ed il suo ruolo nella società contemporanea (Categorie: Giuridica, Economica, Tecnica) Scadenza: 10/8 Per informazioni: Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Torino Via Carlo Alberto 16 10123 Torino
Valdagno (Vicenza) Premio di Architettura Valle dell’Agno II Premio viene istituito allo scopo di diffondere tra gli imprenditori, i professionisti, gli enti pubblici e i privati i concetti di valorizzazione qualitativa, tecnologica, ed estetica applicabile alle costruzioni edilizie e alle opere pubbliche, unitamente al rispetto e alla valorizzazione dell’ambiente e del concetto urbanistico in cui si interviene. Costruire in qualità, utilizzando soluzioni tecnologiche avanzate, studiando il migliore inserimento ambientale contribuisce a migliorare e valorizzare il patrimonio edilizio di tutti i Comuni della Vallata/Award for innovative and high architectonic quality realizations showing environmental insertion concerning in the area of Valle dell’Agno Scadenza/Deadline: 30/6 Per informazioni: GRUPPO AREA Valle dell’Agno Segreteria organizzativa del Gruppo Area Interpost di Bacchetti Michela e Stefania Via C.Colombo n24A 36078 Valdagno (VI) Tel. +39 0445 401237 Fax +39 0445 488679 Internet: www.areagruppo.it E-mail: interpost@interpost.191.it
Olanda/Holland The Hague European Union Prize for Cultural Heritage -Europa Nostra Awards I premi Europa Nostra mirano a dare riconoscimento e a promuovere realizzazioni diu alta qualità nel settore della conservazione del patrimonio e allo scambio di conoscenze ed esperienze in tutta Europa. Il premio è diviso in 3 categorie: 1. un progetto nel campo della conservazione/restauro/ riabilitazione del patrimonio architettonico, dei paesaggi culturali, di collezioni di opera d’arte, di siti archeologici; 2. uno studio che miri a effetti tangibili e al miglioramento di una delle aree menzionate al punto 1; un servizio dedicato alla conservazione del patrimonio organizzato da singoli o da gruppi
Europa Nostra Awards aim to recognise and promote high standards of conservation practice and to stimulate the exchange of knowledge and experience throughout Europe. Three categories: 1. A Project in the field of the conservation / restoration / rehabilitation of: Architectural Heritage, Cultural Landscapes, Collections of Works of Art, Archaeological Sites; 2. A Study whose ultimate aim is to lead to tangible effects in the conservation or enhancement of any of the above mentioned Category 1 areas; 3. Dedicated Service to heritage conservation by individuals or groups. Scadenze/Deadlines: Category 2: 1/8; Category 1 and 3: 15/9 Per informazioni: Europa Nostra Secretariat Heritage Awards Co-ordinator Ms Eléonore de Merode Lange Voorhout 35 NL-2514 EC The Hague Tel. +31 70 3024052 Fax +31 70 3617865 Internet: www.europanostra.org E-mail: ao@europanostra.org
USA Atlanta USGB Natural Talent Concorso per edifci ambientalmente sostenibili destinati a Club per Giovani, sia di nuova costruzione che già esistenti/ International competition for green buildings destined to Boys & Girls Club, both of new construction or already existing Scadenza/Deadline: 10/6 Monte premi/Total prize money: 2,500 US$ Per informazioni: U.S Green Building Council Internet: www.usgbc.org E-mail: emerginggreen@usgbc.org
Charlottsville Urban Habitats: The Transformation of Sunrise Trailer Court Concorso di idée per la trasformazione della Sunrise Trailer Court in una vivace e attraente comunità urbana chiamata Sunrise Park/Open ideas competition for the transformation of Sunrise Trailer Court into a vibrant, attractive urban community called Sunrise Park Iscrizione/Registration: 17/6 Monte premi/Total prize money: 25,000 US$ Giuria/Jury: J. Max Bond, Jr., Lynne Conboy Teddy Cruz, Karin McGrath Dunn, Nevil Eastwood, Julie Eizenberg, James P. Grigg, Kendra Hamilton, a Resident of Sunrise Trailer Park Per informazioni: www.urban-habitats.org
WEB Europan 8 Concorso internazionale per architetti under 40 per progetti di urbanistica da realizzare in specifiche aree di città europee/International competition open to professionals under 40 years of age for town planning projects to be realized in specific areas of some European cities Iscrizione/Registration: 26/9 Consegna/Submission: 17/10 Per informazioni: Europan Internet: www.europan-europe.com
Affidamenti
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Gran Bretagna/Great Britain Bristol Consulenza per incarichi di progettazione e/o project management Servizi di consulenza per incarichi di progettazione e/o project management nell’ambito della realizzazione di lavori di costruzione, ristrutturazione, manutenzione e sostituzione. Il programma prevede per i prossimi 5 anni un importo complessivo di 200.000.000 GBP/Consultancy services for design commissions and/or project management for new realizations, conservation works, maintenance. The program forecasts for the next 5 years an income of 200.000.000 GBP Scadenza: 12/7 Per informazioni: University of Bristol Purchasing Office, Estates Office Att: Mr John Welch Senate House Tyndall Avenue UK-Bristol BS8 1TH Tel. +44 0117 3317295 Fax +44 0117 9251311 Internet: www.bris.ac.uk/Depts/Bursar/Purchasing/ E-mail: john.welch@bristol.ac.uk
AGENDA secondo tipologie di prestazioni professionali, quali: a) Ingegneria civile; b) Ingegneria idraulica; c) Ingegneria urbanistica; d) Ingegneria ambientale e territoriale; e) Ingegneria gestionale; f) Ingegneria navale; g) Ingegneria dei trasporti (Sfruttamento vie d’acqua, trasporto merci, turistico); h) Ingegneria meccanica; i) Ingegneria elettronica; j) Ingegneria elettrotecnica Scadenza: 11/2/2006 Per informazioni: Azienda Regionale per i Porti di Cremona e Mantova Via della Conca 3 26100 Cremona Tel. 037 2592011 Fax 037 2592048 Internet: www.po-seaway.com
La Spezia Elenco professionisti (geometri architetti - ingegneri - geologi) L’Ente ha stabilito di procedere a una selezione pubblica ai fini d’affidare un incarico professionale di consulenza e progettazione del Progetto di sistema di Gestione ambientale redatto ai fini della certificazione UNI EN ISO 14001/1996 di Aree omogenee dell’Ente. Il compenso massimo complessivo lordo a base d’asta è di 50.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di La Spezia Edilizia, Patrimonio e Vigilanza Tel. 0187 7042510 Fax 0187 742512 Internet: www.provincia.sp.it E-mail: provsp.losurdo@provincia.sp.it
Novara Italia/Italy Brescia Elenco professionisti (importo inferiore a 100.000,00 Euro) Formazione di elenchi di professionisti per l’affidamento di incarichi professionali di importo presunto inferiore a 100.000,00 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Brescia Ufficio Protocollo Generale (piano terra) Palazzo Broletto Piazza Paolo VI 16 25100 Brescia
Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)
Cremona Elenco per l’affidamento di incarichi di consulenza L’ente banditore intende procedere alla formazione di un elenco di soggetti, diviso per competenze professionali, da cui attingere per l’affidamento di eventuali incarichi di consulenza. L’elenco sarà suddiviso
Elenco professionisti (per incarichi di importo inferiore a 50.000 Euro) Avviso pubblico per di incarichi di importo inferiore a 50.000 euro. I curricula dovranno prevedere sezioni specifiche per ciascuna delle seguenti tipologie 1. progettazione edilizia residenziale pubblica e sociale aspetti architettonico-edilizi, 2. progettazione impianti termoidraulici a servizio del punto 1), 3. progettazione impianti elettrici e connessi a servizio del punto 1), 4. progetto e calcolo strutturale connesso al punto 1), 5. progetto e calcolo dispersioni termiche Legge 10/1991 connesse ai punti 1) e 2), 6. indagini e relazioni geologiche, 7. rilievo di edifici e restituzione grafica, 8. rilievo stato di conservazione di immobili, 9. rilievo e pratiche catastali, 10. pratiche prevenzione incendi, 11. coordinamento sicurezza cantieri, 12. pianificazione urbanistica esecutiva, 13. elaborazione grafico-informatica di progettazioni Scadenza: 31/12
Per informazioni: Agenzia Territoriale per la Casa Via Boschi 2 28100 Novara Internet: www.atc.novara.it
Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12/2006
+ europaconcorsi
Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net
Rimini Elenco giovani professionisti L’ente intende formare elenchi aperti di giovani professionisti (professionisti abilitati da meno di cinque anni all’esercizio della professione) per l’affidamento fiduciario delle seguenti tipologie di incarichi professionali cui onorari stimati saranno di importo non superiore a 5.164,57 Euro: 1. Rilievi, progettazioni, direzione lavori di opere stradali. 2. Rilievi, progettazioni, direzione lavori di opere edili. 3. Responsabile della sicurezza in fase di progettazione ed in fase di esecuzione (D.Lgs. 494/96). 4. Rilievi topografici, frazionamenti, accatastamenti. 5. Prestazioni da Geologo. 6. Prestazioni da Agronomo Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Rimini Via Dario Campana 64 47900 Rimini
Roma 2 Elenchi per professionisti Formazione di 2 elenchi di professionisti esterni all’amministrazione, abilitati rispettivamente a svolgere: a) l’incarico congiunto di direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione; b) l’incarico di coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Roma dipartimento XII Politiche dei LL. PP. e Manutenzione urbana Via L. Petroselli 45 00186 Roma Internet: www.comune.roma.it
Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
Terni Elenco professionisti Avviso Pubblico per la costituzione di una short List di soggetti esperti nelle seguenti attività: Engineering; Progettazione; Pianificazione e controllo; Produzione, logistica e tecnologia; Organizzazione delle risorse umane; Marketing; ICT; Ambiente, territorio e protezione civile; Welfare Scadenza: 30/6 Per informazioni: ATI, costituita da Umbria Innovazione S.c.ar.l. (capofila), 3A-Parco Tecnologico Agroalimentare S.c.ar.l. (mandataria) Referente: Susanna Paoni Tel. 0744 470180 Fax 0744 470192 Internet: www.ptu.sitech.it
Torino Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati,ponti e
fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza ): Euro 672.493,05 Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano- Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116
Treviso Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore ad Euro 100.000, per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori; b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori; c) supporto agli atti di pianificazione stradale; d) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione; e) collaudatore statico; f) collaudatore tecnico-amministrativo; g) rilievi topografici; h) visure catastali e presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali; i) perizie di stima; j) indagini geognostiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Treviso Settore Lavori Pubblici-Edilizia Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016 Internet: www.provincia.treviso.it
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Finlandia/Finland Jyvaskyla Alvar Aalto Academy Art+Architecture= New Visions, New Strategies 19/8-21/8 Per informazioni: Alvar Aalto Academy Tel. +358 400772636 Fax +358 9 485119 Internet: www.alvaraalto.fi E-mail: academy@alvaraalto.fi
Francia/France Paris Palais des Congrès 7ème Congrès des Piscines et des Loisirs Aquatiques 7/11-8/11 Per informazioni: CLC Communications Tel. +33 1 42930404 Internet: www.clccom.com, www.piscine-expo.com E-mail: g.senneville@clccom.com
Giappone/Japan Nagoya Congress Center AESE 2005: Advances in Experimental Structural Engineering 19/7-21/7 Per informazioni: Internet: www.civil.nagoya-u.ac.jp/aese
Tokyo International Convention Center PAMIR, New Takanawa Prince Hotel World Sustainable Building Conference 27/9-29/9 Per informazioni: Institute of International Harmonization for Building and Housing (iibh) #30 Mori Building 3-2-2, Toranomon, Minato-ku Tokyo, 105-0001 Internet: www.sb05.com E-mail: info@sb05.com
Gran Bretagna/Great Britain Australia Seaforth (NSW) Architecture Foundation Glenn Murcutt International Architecture Masterclas 10/7-24/7 Per informazioni: Architecture Foundation Australia Internet: www.ozetecture.org E-mail: info@ozetecture.org
Danimarca/Denmark Copenhagen Royal Academy of Fine Arts 2005 Biennial of Towns and Town Planners 6. Biennale della città e dei pianificatori urbani sul tema “City Living – Living City” 9/6-11/6 Per informazioni: European Council of Town Planners Internet: www.byplanlab.dk, www.ceu-ectp.org E-mail: pw@byplanlab.dk
London Radisson SAS Portman Hotel Enterprise Architecture Conference Europe 13/6-15/6 Per informazioni: Internet: www.tsnn.com/events
Victoria & Albert Museum Architecture and... the Moving Image 29/10 Per informazioni: Victoria & Albert Museum Internet: www.vam.ac.uk/activ_events/courses
Italia/Italy Milano Università della Bicocca CCT 2005 Seconda conferenza internazionale sulle comunità e le tecnologie/Second International Conference on Communities and Technoloiges 13/6-16/6 Per informazioni: CCT 2005 Internet: www.cct2005.disco.unimib.it
204 l’ARCA 105
AGENDA Roma Palazzo dei Congressi EUR Futuri Urbani: Continuità e discontinuità Convegno della International Federation for Housing and Planning 2/10-5/10 Per informazioni: IFHP Internet: www.ifhp2005rome.it E-mail: congress@ifhp.org
Venezia Varie sedi Making Cities Livable Conference True Urbanism and the European Town Square 20/6-24/6 Per informazioni: IMCL Suzanne H. Crowhurst Lennard PhD IMCL Conferences P.O. Box 7586 Carmel, CA 93921 USA Fax +1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org/43ConfVenice.htm E-mail: Suzanne.Lennard@LivableCities.org
Malesia/Malaysia Kuala Lumpur PJ College of Art and Design Selangor Asia Design Forum (Kenneth Yeang, director) Corso estivo di architettura/Summer architecture school 30/7-20/8 Per informazioni: Ms. Karen Chin, Coordinator and Adminstrator Asia executive Programmes sdn.BHd. Suite E-11-09 Plaza Mont Kiara, Mont J+Kiara 50480 Kuala Lumpur, Malaysia. Tel. +603 62032009 Fax +603 62-35030 E-mail: kchin@pd.jaring.my
+ europaconcorsi
31/10-2/11 Per informazioni: Internet: www.saip.org.za/physics2005/ Physics2005.html, www.wyp2005.org
Svizzera/Switzerland Lucerna Kultur- und Kongresszentrum Architectural Talks Lucerne: Hotel Future 24/6-25/6 Per informazioni: Infotalks Communications Bächtoldstrasse 44 CH-8044 Zurich Tel. +41 43 3445500 Fax +41 43 3445210 Internet: www.architecturetalks.org E-mail: press@architecturetalks.org
Mendrisio Accademia di Architettura Zaha Hadid 1/6 Arata Isozaki 11/6 Per informazioni: Accademia di Architettura Via Canavée 5 Palazzo Canavée 6850 Mendrisio Tel. +41 91 6404969 Fax +41 91 6404868 Internet: www.arch.unisi.ch E-mail: aprada@arch.unisi.ch
Zurich Auditorium ETH Honggerberg Peter Zumthor 21/6 Per informazioni: ETH Honggerberg HIL C 75 CH-8093 Zurich Tel. +41 1 6332936 Fax +41 1 6331068 Internet: www-gta.arch-ethz.ch E-mail: austellungen@gta.arch.ethz.ch
Olanda/Holland Maastricht University Eurosteel 2005-4th European Conference on Steel and Composite Structures 4° Convegno europeo sulle strutture in acciaio e compositi 8/6-10/6 Per informazioni: Internet: www.eurosteel2005.info
Portogallo/Portugal Lisbona Instituto Superior Tecnico ECaade 2005 2° Convegno internazionale “Educazione e Ricerca nell’architettura al CAD”/2nd International conference “Education and Research in Computer Aided Architectural Design” 21/9-25/9
Per informazioni: Top Atlântico Av. Dom João II, Lote 1.16.1 1990-083 Lisboa Tel. +351 21 8925405 Fax +351 21 8925406 Internet: www.civil.ist.utl.pt/ecaade05, www.topatlantico.pt E-mail: lisboa.congress@topatlantico.pt
Sud Africa/South Africa Durban South African Institute of Physics UNESCO World Conference on Physics and Sustainable Development
106 l’ARCA 204
Turchia/Turkey Istanbul Chamber of Architects UIA 2005: Cities, Grand Bazar of Architectures 3/7-7/7 Per informazioni: Internet: www.uia2005istanbul.org
USA Atlanta Georgia World Congress Center Greenbuild 2005 9/11-11/11 Per informazioni: U.S Green Building Council Internet: www.usgbc.org E-mail: emerginggreen@usgbc.org
Las Vegas Caesars Palace HCI International 11° Convegno internazionale sull’interazione uomo-computer 11th International conference on the human-computer interaction 22/7-27/7 Per informazioni: Department of IndustrialEngineering University of Wisconsin-Madison Myrna R. Kasdorf 1513 University Avenue Madison, WI 53706 USA Tel. +1 608 2634025 Fax +1 608 2628454 Internet: www.hci-international.org E-mail: kasdorf@engr.wisc.edu
New York Cooper-Hewitt National Design Museum A City of Neighborhoods: Chinatown 8/7-10/7 Summer Design Institute 11/7-15/7 Per informazioni: Cooper Hewitt National Design Museum Internet: http://ndm.si.edu
Rafael Viñoly Architects Office Architectural Training and Research Master Course Settembre/September Iscrizione/Application: 1/7 Per informazioni: Rafael Viñoly Architects Tel. +1 212 9245060, +44 2084500 (Guy Sich) Internet: www.rvatr.com E-mail: fgretes@rvapc.com, guy.sich@mb-assoc.co.uk
Orlando Disney’s Coronado Springs Resort Ecobuild America 2005 21/6-23/6 Per informazioni: Ecobuild America Internet: www.ecobuildamerica.com/conference
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Austria Vienna
Canada
Gran Bretagna/Great Britain
Montreal
Glasgow
CCA The Sixties: Montreal Thinks Big 20/10/2004-14/8 Super City 8/6-6/11
Toronto Design Exchange Designing for the Cold 2/11-27/11
Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Returning Home: Sibelius’ Ainola From Wood to Architecture 10/6-4/9
Francia/France Bordeaux Arc en rêve Patrick Bouchain architecte Michel Desvigne paysagiste Giugno/ottobre-June/October
Paris Centre Pompidou Robert Mallet-Stevens 27/4-29/8 Designs Contemporains 29/6-19/9 Maison de la Roche Fondation le corbusier Hommage a Wogenscky Fino al/through 25/6
MAK First Design and Final Object: Drawings by Viennese Gold and Silversmiths 15/6-28/5/2006 Atelier Van Lieshout: The Disciplinator 22/6-18/9 Lebbeus Wood: System Wien, the Future of the City 29/6-16/10
Galerie d’Architecture Dick van Gameren – de architectengroep, Amsterdam 20/5-24/6
Architektur Zentrum a_schau 2. Etappe, Österreichische Architektur im 20. und 21. Jahrhundert Fino al/through 29/8 Ottokar Uhl, After the Rules of Architecture 3/3-13/6
Frankfurt
Belgio/Belgium Antwerp DeSingel Gallery Fernando Romero/LCM (Laboratorio de La Ciudad de Mexico) - Bridging the Borders 28/4-19/6
Brasile/Brazil
AGENDA
Palais des Congrès Créative Packaging 7/6-9/6
Germania/Germany DAM Kisho Kurokawa Metabolism and Symbiosis 8/4-19/6 Dominikus Boehm 1880-1955 15/4-19/6
Munich Pinakothek der Modern Kazunari Sakamoto Houses: Poetics of the Ordinary Fino al/through 1/9 Architetcure as Image and Stage: Alessandro Galli Bibiena Fino al/through 1/9
Giappone/Japan
+ europaconcorsi
Roma
Bellingham
The Lighthouse Archiprix International 2005 24/6-7/8
MAXXI Giancarlo De Carlo: Le ragioni dell’architettura 31/5-15/9
Whatcom Children’s Museum Gimme Shelter Fino al/through 3/9
London
Vicenza
Design Museum Designing Modern Life: A History of Modern Design 6/11/2004-28/10 Cedric Price-Doubt, Delight and Change 25/6-9/10
Museo Palladio/Palazzo Barbaran Da Porto Andrea Palladio e la villa venetaDa Petrarca a Carlo Scarpa 5/3-3/7
Victoria and Albert Museum International Arts and Crafts 1/3-1/7
Italia/Italy
Olanda/Hollanda Rotterdam NAI International Architecture Biennale 26/5-26/6
Ceggia (Venezia) Galleria d’Architettura General Membrane Vesna et Matej Vozlic 16/4-2/7
Cittadella (Padova) Palazzo Pretorio Architetti interpretano la casa di abitazione italiana, opere realizzate 23/4-5/6
Slovenia Ljubljana International Center for Graphic Arts 26.Biennale di Grafica 23/6-2/10
Spagna/Spain
Lucca
Barcelona
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo L. Ragghianti Richard Negale. Industrial design, progetti e prodotti 1938-1992 1/6-28/8
Fundació Miró Sert, mezzo secolo di architettura 1928-1979 24/2-12/6
Merano (Bolzano) KunstMeran Gion A.Caminada, Cukl Zuffel e l’aura Dado (Architettura con i venti) 16/4-26/6
Milano Triennale MOCKBAXXI Immagini di una metropoli in trasformazione 12/5-12/6 Star Wars. The Show 12/5-12/6 Ricerca Formazione Progetto di Architettura. Architetti italiani Under 50 4/5-12/6 Le cose nella Triennale: mostre e progetti sul tema dell’abitare 19/5-24/7 La visione di Emilio Ambasz: Costruire con la natura 27/5-24/7 Disegni e parole di Alessandro Mendini 7/4-24/7 Allestimenti per Comunicare Scenografie come luoghi di conoscenza 23/6-18/9 Castello Sforzesco Dagli Sforza al design. Sei secoli di storia del mobile Fino al/through 12/6
Sao Paulo
Aichi
Parè di Conegliano (Treviso)
Parque do Ibirapuera 26th Bienal de Sao Paolo 26/9-19/12
World Expo (www1.expo2005.or.jp/en/index.html) 25/3-25/9
Foyer Auditorium Dina Orsi Una città di progetti 5/2-31/7
Svizzera/Switzerland Zurich ETH Zentrum The ETH Zurich 1855-2005 26/5-16/6 Diplomarbeiten SS 2005 14/6-3/7 ETH Honggerberg Ludomir and Cestmir Slapeta 12/5-28/6 Ueli Brauen & Doris Wälchli, Bauten 1999-2004 19/5-15/6 Beton 05 23/6-14/7
USA Atlanta Design Museum Works in Progress 3/3-1/7 Lighting Design: Creativity and Craftmanship 5/5-20/8
Bartlesville (OK) Price Tower Building Images: 70 Years of Photography of Hedrich Blessing 3/6-31/7 Structures of Our Times: 31 Buildings That Changed Modern Life 12/8-2/10
Mostre d’arte Art Exhibitions
Cambridge The Busch- Reisinger Museum/The Harvard University Art Museums Extraordinary Everyday: The Bauhaus (web exhibit www.artmuseums.harvard.org/ sites/eoed/index.html) Fino al/through 31/12
Columbus Wexner Center for the Arts Vanishing Points 21/5-14/8
Houston Contemporary Arts Museum Andrea Zittel: Critical Space 1/10-27/11
Los Angeles LACMA On Tour with renzo Piano & Building Workshop: Selected Project 13/3-2/10 A+D Museum Richard Meier 14/4-7/7 MAK Center Günther Domenig: Structures that Fit my Nature 30/3-12/6 Isaac Julien: Iceland 15/7-16/10 Symmetry 9/11-29/1/2006
New Haven Yale University Art Gallery Livable Modernism: Iterior Decorating and Design During the Great Depression Fino al/through 5/6
New York Urban Center Galleries The Landmarks of New York 13/4-8/6
Philadelphia The Design Center at Philadelphia University Playing the Field: The art+design of Godley-Schwan 3078-19/11
Austria Linz Ars Electronica 2005 1/9-6/9
Vienna Albertina From Goya to Picasso. The Art Collection Krugier 22/3-28/8 Kunstforum Bank Austria René Magritte 7/4-31/7 Christian Ludwig Attersee 2/9-16/10 Superstars: von Warhol bis Madonna 26/10-19/2/2006 MAK Michael Kienzer 23/2-12/6 La Cubanidad: Cuban Posters 1940-2004 6/4-10/7 Carol Christian Poell: Public Freedom 19/5-24/11 The Art of “Der Spiegel”: Cover Illustrations over Five Decades 27/7-28/8 Kunsthaus Mathias Waske: Mona Lisa to Madonna 4/5-18/9
Canada Montreal Museum of Fine Arts Edwin Holgate-Master of the Human Figure 19/5-23/10 Borenstein-Passion for Colour 30/6-18/9
Danimarca/Denmark Copenhagen Statens Museum fur Kunst Hans Christian Andersen a Roma 12/2-12/6
Pittsburgh Carnegie Museum of Art, Heinz Architectural Center Michael Maltzan 12/2-12/6
Washington National Building Museum Tools of Imagination 5/3-10/10 GSA Design Awards 26/3-7/7
Francia/France Amiens FRAC Picardie Matt Mullican 1/4-10/6 Excès de traits 2/4-10/6
Avignon Collection Lambert Anselm Kiefer 26/6-23/10
204 l’ARCA 107
AGENDA
+ europaconcorsi
Brest
Nice
Toulon
Musée des Beaux-Arts François Dufrêne (Paris 1930-1982) 10/3-6/6 Marta Pan et Vera Molnar 29/6-19/9
Musée des Beaux-Arts Autour de Kees Van Dongen, la collection Engers 22/4-25/9
Hôtel des arts Claude Viallat: Hommage(s) à Matisse 21/4-12/6
Musée National Message Biblique Marc Chagall Saltimbanques 2/7-14/11
Valenciennes
Carquefou Frac des Pays de la Loire Thomas Huber: Sonnez les matines 11/3-19/6 Fabrice Hyber 10/7-16/10 Michel Aubry, la nouvelle vie quotidienne 10/11-8/1/2006
Grenoble Musée de Grenoble L’art italien de la Matafisica entre 1912 et 1935 12/3-12/6 Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain Site Web conçu par Claude Cloasky Fino al/through 1/7
Ivry-sur-Seine Le Crédac Six Artistes sélectionnés dans le cadre de la XVème Bourse d’art monumental 22/4-5/6
Le Cateau-Cambresis Musée Matisse Claude Viallat: Hommage(s) à Matisse 12/3-12/6
Le Havre Musée Malraux Passion d’un collectionneur: de l’Impressionnisme au Fauvisme 12/3-12/6
Lille Musée d’art moderne Lille-Métropole Official Neighbours 12/3-3/7 Palais des Beaux Arts Transphotographiques 2005 25/5-25/6
Limoges Musée National de la Porcelaine Adrien-Dubouché Félix Bracquemond et le arts décoratifs-Du japonisme à l’Art nouveau 6/4-4/7
Melun Espace St.Jean Roger-Calixte Poupart 19/5-16/7 Boris Liptnitzki 7/5-12/6 Les photographes italiens du néo-réalisme 7/5-12/6
Nantes Musée des Beaux-Arts L’action restreinte, l’art moderne selon Mallarmé 8/4-3/7 25 années d’œuvre-évènements de Lygia Clark (1963-1988) 23/9-2/1/2006
108 l’ARCA 204
Paris Centre Pompidou Africa Remiz: Contemporary Art of a Continent 15/5-20/8 Isaac Julien 25/5-15/8 Espace 315 Isaac Julien 25/5-15/8 Galeries Nationales du Grand Palais Les Arts des Indiens du Bresil 22/3-27/6 Poussin, Le Lorrain, Watteau, David… 23/4-1/8 Musée du Louvre Le France Romane du Xème au Milieu du XIIème siècle 28/2-6/6 Girodet 21/9-2/1/2006 Bibliothèque Nationale de France Les impressions d’Alechinsky 7/6-4/9 Musée d’Orsay Le néo-impressionnisme, de Seurat à Paul Klee 15/3-10/7 Un nouveau théâtre, l’Oeuvre (1893-1900) 13/4-3/7 Musée du Luxembourg Matisse, une seconde vie 16/3-17/7 Jeu de Paume-Espace Concorde Chaplin et les images Burlesques contemporains 14/6-18/9 Michal Rovner 4/10-8/1/2006 Jeu de Paume-Hôtel Sully Pierre Verger 11/10-31/12 Musée Carnavalet L’art roman De la Bastille à Bonaparte-Au Temps des Merveilleuses : Gouaches révolutionnaires de Leseur 9/3-12/6 Espace Champerret Art du Nu (www.artdunu.com) 17/6-19/6 Fondation Cartier J’en rêve 23/6-9/10
Saint-Tropez L’Annonciade, Musée de Saint-Tropez Eclats du fauvisme 18/6-17/10
Sèvres Musée National de Céramique Terres contemporaines, terres de liberté, 1955-2005 20/4-11/7
Musée des Beaux-Arts Art Sacré du Tibet, voyage avec Alexandra David-Néel 29/4-11/9
Germania/Germany Berlin Messe Art Forum Berlin (www.art-forum-berlin.com) 29/9-3/10
Darmstadt Institut Mathildenhöhe Rodolfo Aricò, verso l’assoluto – Opere 1959-2002 15/5-3/7
Frankfurt Schirn Kunsthalle The Nazarenes: Religion Power Art 15/4-24/7 Ideal Worlds: New Romanticism in Contemporary Art 13/5-28/8 Jan De Cock: Denkmal 7 26/5-11/9
Herford MARTa (my favorite) Heroes 7/5-14/8
Gran Bretagna/Great Britain Liverpool Tate Liverpool assume vivid astro focus 23/4-23/10 Summer of Love Art of the Psychedelic Era 27/5-25/9 Sarah Lucas 14/10-8/1/2006
London Tate Britain Art Now: Andrew Grassie 5/5-19/6 Joshua Reynolds: The Creation of Celebrity 26/5-25/9 A Picture of Britain 16/6-4/9 Tate Modern Open Systems 1/6-18/9 Frida Kahlo 9/6-9/10 Jeff Wall 21/10-8/1/2006 Jungles in Paris: The Paintings of Henri Rousseau 3/11-5/2/2006 Victoria & Albert Museum International Arts and Crafts 17/3-24/7 Diane Arbus revelations 13/10-15/1/2006
Artist Eye Space Anastasia Lewis: Light, Climate & Space 7/5-30/6 Sam Fogg Gallery Tacinum Sanitatis: Disegni italiani del XV secolo 1/7-29/7
AGENDA Caraglio (Cuneo) Il Filatoio Chronos Il tempo nell’arte dall’epoca barocca all’età contemporanea 28/5-9/10
Catania
Leighton House Museum Nel segno del Guercino, disegni dalle Collezioni Mahon, Oxford e Cento 22/9-8/12
Centro Culturale Le Ciminiere Omaggio a Domenico Faro-Mostra di grafica 11/6-3/7
St.Yves
Cento (Ferrara)
Tate St Yves Richard Deacon 14/5-25/9 Paul Feiler 14/5-25/9 Tacita Dean 7/10-15/1/2006
Pinacoteca Civica Nel segno del Guercino, disegni dalle Collezioni Mahon, Oxford e Cento 29/5-31/7
Italia/Italy Acqui Terme (Alessandria) Area Espositiva Kaimano VII Biennale Internazionale per l’Incisione 21/5-19/6
Aosta Museo Archeologico Il ritratto interiore-Da Tiziano a de Chirico, da Lotto a Pirandello Giugno/settembre-June/September
Arona (Novara) Villa Ponti Mario Schifano. I colori della Beat Generation con un omaggio a Franco Angeli e Tano Festa 19/3-12/6
Bergamo Accademia Carrara Cézanne Renoir: 30 capolavori dal Musée de l’Orangerie 22/3-3/7 Ex chiesa di Sant’Agostino Visioni. 20 artisti a Sant’Agostino 9/4-11/6
Bologna Galleria d’Arte Moderna Sorprendimi: una scelta della Collezione Gam 27/1-25/9 Palazzo di Re Enzo Artelibro e Artefiera 22/9-26/9 Museo Civico Archeologico e Museo Della Sanità E Dell’assistenza Le arti della salute, Il patrimonio culturale e scientifico della sanità pubblica in Emilia-Romagna 30/4-17/7
Bolzano Centro Culturale Trevi Frangibile 2 21/5-12/6
Brescia Museo di Santa Giulia Gauguin/Van Gogh: L’avventura del nuovo 22/10-19/3/2006
Cinisello Balsamo (Milano) Villa Ghirlanda-Museo della Fotografia Contemporanea L’estasi delle cose 23/3-12/6
Città di Castello (Perugia) Palazzo Vitelli alla Cannoniera Prima di Burri e con Burri 13/3-12/6
Como Villa Olmo Picasso-La Seduzione del Classico 19/3-24/7
+ europaconcorsi
Casa Buonarroti Vittoria Colonna e Michelangelo 24/5-12/9
La Galerie Rebecca Bournigault “Vive” 5/5-18/6
Forlì
Fondazione delle Stelline Beauty so difficult 28/4-23/7
Complesso Monumentale San Domenico Marco Palmezzano e il suo tempo 1459/1463-1539 4/12-30/4/2006
Genova Palazzo Ducale Giappone: Arte e trasformazioni 16/4-21/8
Imperia Villa Faravelli Georg Baselitz e Benjamin Katz; attori a rovescio 22/5-10/9
Isola Madre – Lago Maggiore (Verbania) Parco Botanico Yannis Kounellis: Santa Fe 29/5-28/5
La Spezia Centro Arte Moderna e Contemporanea Sentieri e avvistamenti: Giovane arte contemporanea in Svizzera 10/4-29/6
Legnano (Milano)
Fondazione Antonio Ratti Generations of Art-10 anni alla FAR 30/4-30/7
Palazzo Leone da Perego Alfredo Chighine (1914 - 1974): Il mistero della pittura 16/-18/6
Cosenza
Lissone (Milano)
Complesso Monumentale S.Agostino Opere della Collezione Carlo F.Bilotti da Picasso a Warhol 13/3-30/6
Civica Galleria d’Arte Contemporanea Antoni Tapies 28/3-26/6
Fabriano (Ancona) Galleria del Seminario Vecchio Mannucci e il Novecento. L’immaginario atomico e cosmico 29/5-28/8
Firenze Galleria dell’Accademia Forme per il David: Baselitz, Fabro, Kounellis, Struth Fino al/through 4/9 Palazzo Strozzi Quando Dio abitava a IfeCapolavori dall’antica Nieria 4/3-3/7 Museo Marino Marini Gianni Cacciarini: Corpi 27/5-22/7 Tornabuoni Arte Burri, viaggio al termine della materia 12/5-10/7 Museo di Storia della Scienza Il numero e le sue forme. Storie di poliedri da Platone a Poinsot passando per Luca Pacioli 17/3-9/10 Galleria Moretti L’Orlando Furioso 2/6-30/6
Manciano (Grosseto) Varie sedi Quattroventi 21/5-2/7
Merano (Bolzano) KunstMeran Man Ray 8/7-18/9
Milano Palazzo Reale Gli anni Cinquanta 23/2-2/7 Il Cerano: 1573-1632 protagonista del Seicento lombardo 24/2-5/6 Caravaggio e l’Europa 15/10-6/2/2006 Castello Sforzesco Premio Leonardo SciasciaAmateurs d’Estampes 3/2-30/6 Fondazione Mazzotta De Nittis 21/3-19/6 PAC Ultime Notizie-Christian Boltanski 18/3-12/6 Fondazione Stelline Beauty So Difficult 27/4-16/7
Prato Centro Luigi Pecci per l’Arte Contemporanea Luca Vitone prêt-à-porter Fino al/through 31/7
Galleria A arte Studio Invernizzi Michel Verjux 28/4-24/6
Museo del Tessuto JEANS! Le origini - il mito americano - il made in Italy 22/6-30/11
Chiostri Museo Diocesano Altri alfabeti: sculture e installazioni di Franca Ghitti 29/4-26/6
Ravello (Salerno)
Corsoveneziaotto Nicola Bolla: Circus 18/5-30/6 Galleria Agorárte Altre Figurazioni 19/5-2/7 Galleria Suzy Shammah Walter Nyedermayr 24/5-21/7
Settimana della Persia La Persia, l’Oriente, l’Occidente. Civiltà del contrasto-Mostre, eventi incontri 1/8-5/8
Ravenna Varie sedi Ceramicamosaico 28/7-9/10
Reggio Emilia
Fondazione Mudima Alessandro Papetti: Il disagio della pittura 24/6-15/7
Palazzo Magnani Antonio Ligabue 21/5-25/9
Modena
Rimini
Foro Boario Storie dipinte: Niccolò dell’Abate e la pittura del Cinquecento tra Modena e Parigi 20/3-19/6
Castel Sismondo Costantino il Grande 13/3-4/9
Palazzo Santa Margherita Pop Art Italia 17/4-10/7
Castello Volti nella follia 4/4-10/7
Napoli
Roma
Palazzo delle Arti Napoli The Giving Person. Il dono dell’artista 26/3-10/8
Colosseo Gary Hill 10/3-10/6
Padova Museo Civico di Piazza del Santo La Parigi di Edouard Boubat 16/4-26/6 Tiepolo, Piazzetta, Canaletto, Piranesi, Guardi... I disegni del Professore: La raccolta di Giuseppe Fiocco alla Fondazione Giorgio Cini 8/5-24/7
Pietrasanta (Lucca) Chiesa Sant’Agostino Vetro & Scultura: venti artisti interpretano Venini 16/4-19/6
Pisa Museo Nazionale di San Matteo Cimabue a Pisa: la pittura pisana del Ducento da Giunta a Giotto 25/3-25/6
Pistoia Palazzo Tau Marino Marini e il nudo 4/6-31/12
Pontedera (Pisa) Centro per l’arte Otello Cirri Luce e ombra. Caravaggismo e Naturalismo nella pittura toscana del Seicento 18/3-12/6
Rivoli (Torino)
Museo Vittoriano Munch 11/3-19/6 Cinecittàdue Arte Contemporanea Caio Mario Garrubba, fotografie 1953-1990 17/4-26/6 Braccio di Carlo Magno Piazza San Pietro Immagine e mistero: il sole, il libro, il giglio - Iconografia di San Nicola da Tolentino nell’arte italiana dal XIV al XIX secolo 8/6-9/10 Museo del Corso Kazimir Malevic: Oltre la figurazione, oltre l’astrazione 23/4-17/7 Teatro India Roberto Barni: Scherzo 20/4-30/6
Rovereto (Trento) MART Il laboratorio delle idee. Figure e immagini del ‘900 Fino al 20/11 La Collezione Giovanardi: Opere del ‘900 italiano 24/5-20/11 Ernesto Thayath: Vita Futurista 11/6-11/9 Vivere sotto la luna crescente 11/6-11/9 Attraversando il XX secolo-Opere italiane dalla Stiftung-VAF 2/7-20/11
204 l’ARCA 109
AGENDA San Pietro in Casale (Bologna) Centro città Nicola Zamboni e Sara Bolzani 1/6-29/6
Siena Palazzo Chigi Saracini Le stanze e i tesori della Collezione 22/1-15/6 Palazzo Squarcialupi Hugo Pratt 24/3-28/8
Stupinigi (Torino) Palazzina di Caccia Il male. Esercizi di pittura crudele 19/2-26/6
Tivoli (Roma) Villa d’Este Pericle Fazzini 26/5-30/10
Torino Palazzo Bricherasio Cina: Pittura contemporanea 23/6-28/8 XI Biennale di Fotografia Giugno/Settembre-June/September Palazzo Cavour Crearteatro-Eugenio Guglielminetti, scenografie e costumi d’artista: 250 bozzetti, costumi, disegni, modellini e fotografie della collezione dell’autore 25/3-26/6 GAM Filippo De Pisis 14/4-3/7 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo 1995-2005 10 anni alla FSRR: Bidibidobididoo, opere dalla Collezione 31/5-2/10 Galleria Mazzoleni Renato Guttuso. Opere 1937-1986 12/3-11/6 Museo dell’Automobile Bruno Bozzetto 28/4-26/6 Museo Diffuso La lunga liberazione 22/4-20/11
Trento Castello del Buonconsiglio La misura del tempo 25/6-6/11 Palazzo delle Albere Max Klinger 9/4-25/9 La Collezione permanente del XIX secolo. Da Hayez a Boccioni Fino al/through 31/11 Museo Tridentino di Scienze Naturali I giochi di Einstein, mostra interattiva 12/3-30/10
+ europaconcorsi
Spazio Thetis all’Arsenale Novissimo Enric T.De Paris: Chromosoma 9/6-23/7 Museo Correr Lucien Freud 10/6-30/10 Galleria Rossella Junck Egon Wrobel 15/4-15/6 Galleria Marina Barovier Cristiano Bianchin 10/6-30/9 Ca’ Rezzonico I Tiepolo. I rami per le acqueforti nelle collezioni del Museo Correr Fino al/through 26/6
Verbania Pallanza Palazzo Biumi Innocenti Vittore Grubicy De Dragon, Poeta del Divisionismo 16/4-26/6
Verona Fiera ArtVerona 13/10-16/10 Palazzo Forti Giuseppe Rivadossi, il custode del tempo Giorgio Olivieri, sull’orlo della luce 12/3-12/6 Heart Gallery La lacuna del presente: fotografie di Edward Rozzo 17/4-30/7
Vicenza Basilica Palladiana Da Martini a Mitoraj. La scultura moderna in Italia 1950-2000 28/5-25/9
Olanda/Holland Den Haag Mauritshuis Johannes Vermeer’s Art of Painting 25/3-26/6
Rotterdam Kusthaus Johan Hendrik van Mastenbroek (1875-1945) - Impressionist, painter and draughtsman from Rotterdam 23/4-28/8
Portogallo/Portugal Lisbona Fundação Calouste Gulbenkian Desenho e Pintura sobre Papel, Anos 60 e 70-Ana Hatherly Fino al/through 20/6 Metamorfoses -Eduardo Nery Fino al/through 20/6 Gravura-Milly Possoz Fino al/through 13/7
Spagna/Spain Barcellona CCCB - Centre de Cultura Contemporània de Barcelona Paris and the Surrealists 18/2-22/6
Madrid Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía Eco. Arte contemporáneo mexicano 8/2-6/6
Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Lars Englund 4/6-4/9
Svizzera/Switzerland Basel
Getty Center Light and Water: Drawing in Eighteenh-Century Venice 17/5-21/8 For Your Approval: Oil Sketches by Tiepolo 3/5-4/9
Miami Wolfsonian Evolution/Revolution: A Century of Modern Seating 20/11/2004-5/6 Miami Art Museum Robert Rauschenberg 11/3-3/7 Marking Time: Moving Images in Contemporary Art 12/5-11/9 Wangechi Mutu 22/7-9/10
Minneapolis
Kunstmuseum Basel / Museum für Gegenwartskunst Paul Klee Fino al/through 31/12
Walker Art Center Quartet: Johns, Kelly, Mitchell, Motherwell 15/4-3/7 Urban Cocktail 15/4-17/7 Shadowland: An Exhibition as a Film 15/4-11/9 Quartet: Barney, Gober, Levine, Walker 15/4-1/11
Genève
New York
Centre pour l’image contemporain Saint-Gervais 11è Biennale de l’Image en Mouvement 11/11-19/11
Metropolitan Museum of Art The Pierre and Maria-Gaetana Matisse Collection Fino al/through 26/6
Fondazione Beyeler Pablo Picasso et le Surréalisme 1924-1939 12/6-11/9 René Magritte 7/8-27/11
Losanna Fondation l’Hermitage Gustave Caillebotte at the Heart of Impressionism 24/6-23/10
Lugano Museo d’Arte Moderna Jean-Michel Basquiat 20/3-19/6
Martigny Fondation Pierre Gianadda Félix Vallotton. Les couchers de soleil 18/3-12/6
USA Berkley University Art Museum Figurations Fino al/through 22/1/2006
Chicago Chicago Art Institute Toulouse-Lautrec and Montmartre Fino al/through 10/10
Venezia
Repubblica Ceca/Czech Republic
Giardini della Biennale e Arsenale 51.Esposizione Biennale Internazionale d’Arte-“L’esperienza dell’arte”, “Sempre più lontano” 12/6-6/11
Praga
Houston
Karlin Hall Prague Biennale 2 26/5-15/9
Contemporary arts Museum Andrea Zittel: Critical Space 1/10-27/11
110 l’ARCA 204
Los Angeles
Guggenheim Art of Tomorrow: Hilla Rebay and Solomon R.Guggenheim 19/5-7/8 Uma Gallery Body Talk. New Work by Gordon Huether Fino al/through 3/12
North Adams (MA) MASS MoCA Destinations Fino al/through 1/10
Philadelphia ICA Springtide 30/4-1/8 Richard Pettibone: A Retrospective 30/4-1/8
Salem Peabody Essex Museum Air Lines: Photographs by Alex MacLean 14/5-22/1/2006
San Diego Musuem of Art Retratos: 2000 Years of Latin American Portraiture 16/4-12/6 Contemporary Links 3: Sandow Birk-The Leading Causes of Death in America 4/6-14/8
AGENDA Maxfield Parrish-Master of Make Belive 16/7-11/9
Washington DC National Gallery of Art Jan de Bray and the Classical Tradition 13/3-14/8 Toulouse-Lautrec and Montmartre 20/3-12/6 Gilbert Stuart 27/3-31/7 Irving Penn: The Platinum Prints 19/6-2/10
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
+ europaconcorsi
Rennes Parc des Expositions Energie-Réseaux Expo-Equipement Territorial Salone internazionale dedicato ai trasporti, distribuzione, uso industriale e casalingo dell’elettricità edel gas International trade fair for transports, distribution, home and industrial use of electricity and gas 12/10-14/10 Per informazioni: ETAI-IDEXPO C7a Christine de Ruffray 48-50 rue Benoit Malon 94250 Gentilly Tel. +33 1 41984027 Fax +33 1 41984070 Internet: www.idexpo.com E-mail: cderuffray@etai.fr
Germania/Germany Frankfurt
Australia Melbourne Convention and Exhibition Centre Australia Infrastructure 28/7-30/7 Per informazioni: Expolink Worldwide P.O. Box 18213 Collins St East Victoria 8003 Australia Tel. +61 3 99097787 Fax +61 3 99097788 Internet: www.arexpo.com/infra_b/index.htm E-mail: visitor@expolinkexhibitions.com
Messe Techtextil Salone internazionale del tessile tecnologico/International trade fair of technical tissues 7/6-9/6 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75756950 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: Sylvia Spamer sylvia.spamer@messefrankfurt.com
Giappone/Japan
Tel. +39 0585 787963 Fax +39 0585 787602 Internet: www.carraramarmotec.com E-mail: info@carraramarmotec.com
Pordenone Fiera Zow 2005 Salone internazionale dei componenti e accessori per l’industria del mobile/International trade fair of components and accessories for the furniture industry 19/10-22/10 Per informazioni: Business International Tel. +39 02 876519 Fax +39 02 8052905 Internet: www.zow.it E-mail: info@zow.it
Siracusa Fiera EdilSud Salone dell’edilizia Trade fair of building industry 10/11-13/11 Per informazioni: Fiera EdilSud Tel. +39 0931 740888 Fax +39 0931 740979 Internet: www.fieradelsud.it E-mail: luciazanghi@fieradelsud.it
Venezia Terminal Passeggeri BBCC Salone dei beni culturali e delle attività culturali/Cultural heritage and activities show 2/12-4/12 Per informazioni: Internet: www.veneziafiere.it
Sydney
Chiba
Verona
Darling Harbour Convention Centre Designbuild Australia Salone della costruzione/Trade fair of the building industry 5/6-8/6
Makuhari Messe Japan Diy Homecenter Show Salone internazionale della casa International trade fair of home 25/8-27/8
Fiera Abitare il Tempo Giornate internazionali dell’arredo/International meeting on furniture 15/9-19/9
Per informazioni: Internet: www.tsnn.com
Emirati Arabi Uniti/UAE Dubai Dubai International Exhibition and Convention Centre Dubai Index 2005 Salone internazionale dell’arredo e dell’interior design/International furniture and interior design trade fair 28/11-2/12 Per informazioni: DMG World Media Dubai Po Box 33817 Dubai Tel. +971 4 3319688 Fax +971 4 3319480 Internet: www.dmgdubai.com E-mail: dmg@emirates.ne.au
Francia/France Paris Porte de Versailles Batimat 2005 Salone internazionale dell’industria edilizia/International trade fair of building industry 7/11-12/11
Per informazioni: Reed Expositions France 70, rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex - France Tel. +33 1 47565000 Fax +33 1 47561440 Internet: www.batimat.com E-mail: info@reedexpo.fr, info@batimat.com
Per informazioni: Japan Diy Industry Association Shin-Kanda Bldg. 5F, 1-8-5 Kajicho, Chiyoda-ku Tokyo 101-0044 Japan Tel. +81 3 32564475 Fax +81 3 32564457 Internet: www.diy.or.jp
Gran Bretagna/Great Britain London Earls Court 100% Detail Salone internazionale delle innovazioni per l’edilizia International trade fair of innovations in building industry 22/9-25/9 Per informazioni: 100% Detail Internet: www.100percentdetail.co.uk
Italia/Italy Carrara Fiera Carraramarmotec Fiera internazionale marmi, macchine e servizi/International trade fair of marble, machines and services 1/6-4/6 Per informazioni: Carrara Marmotec Internazionale Marmi e Macchine Carrara Viale Galileo Galilei 133 54036 Marina di Carrara (MS)
Per informazioni: Project Lebanon Fax +961 1 486666 Internet: www.ifpexpo.com E-mail: projectlebanon@ifpexpo.com
Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia, Blocco 2B, Galleria A 70 40050 Centergross (BO) Tel. +39 051 864310 Fax +39 051 864313 Internet: www.veronafiere.it/abitareiltempo E-mail: info@acropoli.com
Lettonia/Latvia Riga Congress Center WaterfrontExpo Salone e convegno internazionale sulla riscoperta dei waterfront/International exhibition and conference on waterfront cities 27/9-29/9 Per informazioni: Waterfront Expo Internet: www.watefrontexpo.com
Libano/Lebanon Beirut BIEL-International Exhibition and Leisure Center Project Lebanon 2005 Salone internazionale della tecnologia per l’edilizia, materiali, attrezzature e tecnologie ambientali/International trade fair of construction technology, building materials, equipment and environmental technology 7/6-11/6
Portugal/Portugal Porto Feira Exponor Concreta Salone internazionale dell’industria delle costruzioni e dei lavori pubblici International trade fair of the construction industry and public works 26/8-30/8 Per informazioni: Exponor Feira Internacional do Porto 4450-617 Leça da Palmeira Tel. +351 808 301400 Fax +351 229 981482 Internet: www.concreta-exponor.pt E-mail: info@exponor.pt
Russia Moscow Expocentre Krasnaya Wire, Tube, Sheet Metal Salone internazionale di componenti metalliche International trade fair of metal components 22/5-26/6 Per informazioni: A.Arvelin International Kauppakartanonkatu 7 A13 Maamerkki, Finland Tel. +358 9 2511110 Fax +358 9 25111150 Internet: www.biztradeshows.com
Gostiny Dvor HotelExpo Mostra internazionale di attrezzature, forniture e prodotti per alberghi, ristoranti, bar e locali pubblici International exhibition of equipment and products for hotels, restaurants, bar and public placet 29/8-31/8 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
St.Petersburg Lenexpo Exhibition Center Baltic Build Salone internazionale dell’edilizia, ceramica, sanitari, architettura di interni ed esterni, tecnologie, materiali e prodotti, antinfortunistica/International trade fair of building industry, ceramics, bath components, interior and exterior architecture, technologies, materials and products 13/9-16/9 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
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