Cesare Maria Casati
Chiedono protezione They Want Protection
N
el mese di settembre trentacinque architetti italiani affermati e influenti (almeno così ha scritto il “Corriere della Sera”) hanno inviato una lettera alle più alte cariche istituzionali del Paese per chiederne l’intervento a protezione dell’identità della loro professione, insidiata a loro dire “dall’invasione” dei progettisti stranieri. Una vicenda curiosa e preoccupante che merita alcune considerazioni sullo stato dell’architettura, e di alcuni suoi artefici contemporanei, quanto meno in Italia. Trentacinque “giovanotti” dall’età media molto alta, al culmine della loro carriera esternano, per la prima volta, timidezza e paura nell’affrontare il confronto qualitativo e professionale in liberi concorsi italiani con colleghi americani, giapponesi ed europei. Dimenticando quando loro stessi in anni passati e anche recenti, esportavano i loro progetti in tutte le parti del mondo, con sicurezza senza sottoporsi a giudizi di qualità o di paragone. Quello che però fa pensare, anche malignamente, è che sono solo trentacinque su centocinquantamila, quanti sono gli architetti italiani. Il fatto è che del loro gruppetto non fanno parte tutti quelli che operano tranquillamente alla pari, per valore e qualità, con i colleghi del mondo senza soffrire di invidia o di successo mancato. Perdono forse dei concorsi in Italia ma ne vincono altri all’estero. Chiedere barriere e protezioni all’importazione di nuove proposte espressive ed efficacia progettuale è provinciale, e significa considerare il libero confronto delle idee alla stregua del mercato del burro o della maglieria cinese. E’ grave anche che i nostri amici abbiano dimenticato, che oltre a lagnarsi per l’invasione degli “exstraitaliani”e dei superpoteri, senza appello, delle sovrintendenze (argomento che ora non voglio considerare), sarebbe stato veramente utile, dati i loro riconoscimenti accademici ottenuti, chiedere ai politici di modificare le leggi concorsuali vigenti che attualmente bloccano i giovani professionisti. Le selezioni per i concorsi a invito continuano a essere fatte sulla base di “dossier” che documentino di aver già progettato opere simili all’oggetto del concorso e di fatturati da media impresa. Ma come sarà mai possibile, per un giovane, concorrere per il progetto di una scuola se non ha già fatto altre scuole e non possiede una attività collaudata da molti anni? Io credo che un gruppo di architetti al culmine della loro professione, che hanno già raggiunto riconoscimenti dalla critica e dall’università, dovrebbero rinunciare a sortite poco generose e molto egocentriche, utili solo a stimolare il sistema mediatico nazionale, oggi molto sensibile ai fronti protezionistici. Occorre invece occuparsi seriamente di sostenere a tutti i livelli i nuovi valori raggiunti dall’attuale cultura internazionale del progetto, tesa a rigenerare, soprattutto nel nostro Paese, tessuti urbani compromessi, sostituendoli con proposte progettuali di forte impatto emozionale e di qualità democraticamente non inferiore a quanto è già stato positivamente costruito. Senza aiuti o raccomandazioni.
I
n September thirty-five leading and highly influential Italian architects, or so the “Corriere della Sera” described them, sent a letter to the country’s leading officials asking them to help protect their profession “from the invasion” of foreign architects. A strange and rather worrying business that deserves commenting on in relation to the state of architecture and some of its modernday exponents, at least here in Italy. Thirty-five “youngsters”, whose average age is extremely high, who, at the peak of their careers, have expressed for the first time a certain fear and reluctance to compete against their American, Japanese and European counterparts in Italian competitions. Forgetting about the (even recent) past when they used to export their projects all over the world with great confidence and without even having to face up to any comparisons. But perhaps it is worth considering, even rather maliciously, that there are only thirty-five of them out of a total of one-hundred and fifty thousand architects in Italy; and this little group does not include all those working on an even standing, in terms of value and quality, with their colleagues all over the world, without worrying about professional envy or failure. They may well lose competitions at home but they win others abroad. Calling for barriers and protection against the importing of new ideas and designs is provincial and means placing the free vying of ideas on a par with the butter market or Chinese knitwear. This is a serious matter because, rather than complaining about the invasion of “non-Italians” and calling for superintendents to exercise their irresistible superpowers, an issue I would rather not go into here, it would have been much more useful if, bearing in mind their academic qualifications and prestige, they had asked politicians to change the laws in force governing competitions, which currently block the way for young architects. Selection procedures for invitational competitions are still based on “dossiers” showing whether entrants have already designed something similar to what the competition is about and presenting turnovers on the scale of medium-sized businesses. So how will young architects ever get invited to design a school unless they have already designed other schools or have had their own wellestablished business for a number of years? I think a group of architects at the top of their profession, who have already received critical acclaim and university recognition, ought to avoid selfish publicity stunts like this, which merely give the national media something to talk about, especially now that protectionism is such a big issue. In contrast, we need to take serious action to provide support on all levels for the new values of contemporary architectural design aimed, particularly in Italy, at regenerating our urban fabrics, now in such a terrible state, replacing them with new design ideas of striking emotional impact and democratically of just as high a standard as what has already been built with such success. Without help or favouritism.
207 l’ARCA 1
Murphy/Jahn
Effetto urbano
Murphy/Jahn
Andreas Keller
New Bayer HQ, Leverkusen
2 l’ARCA 207
207 l’ARCA 3
Stephen Kern, Wolfgang Bauer, Alphonso Peluso, Rob Muller, Joachim Schuessler, Barbara Thiel-Fettes, Jan Goetze, Michael Bender
Strcuture/Enclosure: Werner Sobek Ingenieure : Werner Sobek, Frank Tarazi, Norbert Rehle, Dietmar Klein, IGHIngenieurgemeinschaft Höpfner
Energy/Comfort: Transsolar Energietechnik: Matthias Schuler, Tobias Fiedler Mechanical Systems: Brandi Consult: Tibor Rákóczy, Udo Bartz
U
Landscape: Peter Walker & Partners: David Walker, Wolfgang Roth, Freier Landschaftsarchitekt Building Physics and Acoustics: Horstmann+Berger
(Jürgen Horstmann) On Site Supervisor: Heinle, Wischer und Partner, Achiel Rombaut, Florian Farr Lighting: Dinnebier-Licht,
Roland Halbe
na forma chiara e semplice che nasce da due relazioni contestuali : una con il parco e l’altra con l’asse urbano denso di presenze monumentali. Lungo la Kaiser-Wilhelm-Alee, a Leverkusen in Germania, in prossimità di un edificio a torre della Bayer che verrà demolito, una volta terminata la nuova sede della società, si colloca una grande pergola. Essa rafforza la struttura urbana consolidata, con una scala del tutto simile a quella degli antichi edifici. Si tratta di un alto vestibolo aperto costituito da una struttura in acciaio che segna con decisione il passaggio fra il dominio pubblico e quello privato. Vi è un abile gioco fra i tradizionali vestiboli che mediano il rapporto con l’urbano, come negli esempi di Schinkel ma anche in quello degli edifici contigui come il Casino, in cui il tipo veniva identificato da una piattaforma gradinata dotata di colonne e timpano. Elementi neoclassici questi che, rafforzati da un ampio basamento-stilobate, segnavano l’importanza di un edificio pubblico attraverso il passaggio rituale in uno spazio di mediazione. In questo progetto di Murphy&Jahn il tema della transizione esterno-interno viene scomposto in due elementi di grande effetto urbano: la grande pergola che disegna al suolo una semplice piattaforma complanare e una sorta di imbuto captatore che risucchia all’interno il flusso dei visitatori. La sua dimensione, una sorta di ordine gigante fatto di cristallo, è un evidente fuori scala, per la sua funzione, ma si relaziona con l’altezza degli edifici all’intorno. Essa diviene un’icona contemporanea della azienda che rappresenta, ma è pur sempre entro quel racconto urbano che si esprime per allineamenti e proporzioni che nascono da un’osservazione attenta dell’intorno. La forma trapezoidale della grande hall introduce, in virtù della vista prospettica che induce,il secondo tema: il parco che qui assume una valenza unitaria con l’edificio costruito e non uno spazio che è altro. La forma libera dell’ovale interrotto fa entrare entro gli spazi dell’edificio la materia della natura e la assume come tema dominante. La stessa trasparenza, pur nell’immagine di un’architettura connotata da un linguaggio che declina tutti gli aspetti delle nuove tecnologie, cerca un rapporto di simbiosi con il verde, con l’acqua e con la luce che avvolgono e compenetrano le forme dell’edificio. La ricerca della dissoluzione della soglia o del limite che separano solitamente l’esterno dall’interno, ha indotto il ricorso alla doppia pelle di vetro separata da un’intercapedine che permette la ventilazione naturale soprattutto nel periodo primaverile e autunnale. In estate o in inverno, naturalmente, un sistema meccanico collabora alla restituzione della temperatura ottimale La lamina esterna ha il compito prevalente di proteggere dalla pioggia, dal vento e dal rumore. Un sistema a fasce di frangi-sole metallici ha il compito di rompere l’incidenza diretta dei raggi solari e, allo stesso tempo. Assume il ruolo di un disegno che enfatizza lo sviluppo orizzontale dell’involucro curvo. I solai in cemento armato, oltre il naturale ruolo portante svolgono anche il compito di collaborare al sistema di climatizzazione degli ambienti interni in virtù dell’uso di un sistema a bassa energia e della capacità di immagazzinamento e inerzia del calore da parte del cemento. Inoltre l’aria degli uffici, in cui lavorano stabilmente delle persone, viene riciclata, dopo opportuni filtraggi, per essere immessa negli spazi serventi come i corridoi o la hall di ingresso. L’atteggiamento sperimentale, in cui il vetro sfida sino all’estremo il limite della separazione fra due domini climatici, è parte della nostra ricerca contemporanea. Tuttavia sarebbe interessante sapere, se nel corso della sua vita reale, la “pelle di vetro” garantisce davvero quelle condizioni di benessere e risparmio energetico oppure esse sono solo uno dei tanti fattori che concorrono in realtà a definire, con l’architettura, un desiderio, uno stile di vita che sono più immagine aziendale che vera risorsa economica. Remo Dorigati
4 l’ARCA 207
Hella Dee, Monika Lohmann Fountain: Wolfgang Schrötter Client: Bayer AG
Viste della grande facciata curvilinea vetrata che caratterizza la sede della Bayer a Leverkusen, situata nel parco dedicato al fondatore Carl Duisberg.
Views of the large curved glass façade characterising Bayer’s headquarters in Leverkusen, set in a park devoted to the company’s founder, Carl Duisberg.
T
his is a simple and clear-cut form deriving from two contextual relations: one with the park and the other with the urban thoroughfare and all its monuments. A huge pergola situated along Kaiser-Wilhelm-Alee in Leverkusen, Germany, not far from one of Bayer’s tower blocks, that is planned to be knocked down once the firm’s new headquarters have been built. Constructed on the same scale as the old buildings it will reinforce the existing urban structure. It is actually a tall open hall built out of a steel structure clearly marking the borderline between public and private spaces. It plays cleverly on the design of conventional lobbies and halls mediating interaction with the cityscape, such as those built by Schinkel or others found in neighbouring buildings like the local Casino, whose most distinctive stylistic feature is a stepped platform furbished with columns and a tympanum. These are neo-classical features, which, supported by a stylobate-base, used to designate a public building’s importance through a ritual transition into an interactive space. The theme of transition between the inside-outside is broken down into two striking urban effects in the project designed by Murphy&Jahn: the large pergola forming a simple co-planar platform at ground level and a sort of funnel structure sucking visitors inside. This massive glass structure is clearly over-sized for its function, but it relates nicely to the height of surrounding buildings. It is a modern-day icon for the firm it represents, fitting neatly into the urban narrative unfolding in all the alignments and proportions that may be noted in its surroundings. The main hall’s trapezoidal form provides an introduction to the second basic theme through the perspective view it induces: the park is designed to form a seamless whole with the building and not a separate space. The free form of a broken oval shape lets nature into the building spaces, which is turned into the most dominant theme of all. Transparency, created through architecture drawing on an idiom exploiting cutting-edge technology to the full, strives to set up symbiotic relations with the landscaping, water and light enveloping and penetrating into the building forms. The attempt to break down the threshold or boundary usually separating the inside from the outside suggested the use of a double glass skin separated by a cavity allowing natural ventilation in spring and autumn in particular. In summer or winter, of course, a mechanical system helps restore an optimum temperature rating. The outside lamina is mainly designed to provide shelter against rain, wind and noise. A system of metal shutters keeps out direct sunlight and, at the same time, creates a design emphasising the horizontal flow of the curved shell. In addition to the natural supporting role they play, the reinforced concrete floors are also designed to work with the air-conditioning system for the interiors thanks to the use of a low-energy system and the heat inertia and storage capacity of cement. Moreover the air in the office where people work on a permanent basis is recycled (after suitable filtering operations) ready to be conveyed back into utility spaces like the corridors or entrance hall. The experimental approach of using glass to take the separating of two climatic environments to the utmost limit is part of modern-day research. Nevertheless, it would be interesting to find out whether, during the course of its real life, the “glass skin” really does create such comfortable conditions and allow energy savings or whether they are just one of many factors actually combining with the architecture to produce a desire or life style more closely geared to corporate image than real economising on resources.
Roland Halbe
Credits Project: Murphy/Jahn Project team: Helmut Jahn, Sam Scaccia, Rainer Schildknecht, John Durbrow,
207 l’ARCA 5
Plan of the third floor and, left, diagram of the temperature spread across the glass façade. Opposite page, detail of the south façade composed of a twin layer of glass panels protected by adjustable shutters inside the cavity.
Helmut Jahn
Pianta del terzo piano e, a sinistra, diagramma della distribuzione delle temperature sulla facciata vetrata. Nella pagina a fianco, particolare della facciata sud costituita da un doppio strato di pannelli vetrati protetti nell’intercapedine da frangisole regolabili.
6 l’ARCA 207
207 l’ARCA 7
Views of the structure marking the entrance to the complex.
Dall’alto, vista aerea, particolare della parte terminale del volume semicircolare, il portico che segna l’ingresso. A destra, particolare del volume di ingresso.
8 l’ARCA 207
All’interno della corte semicircolare, il logo della Bayer forma una grande fontana. From top of page, aerial view of the end section of the semi-
circular structure, the portico marking the entrance. Right, detail of the entrance structure. Inside the semicircular courtyard the Bayer logo forms a large fountain.
Roland Halbe
Roland Halbe
Andreas Keller
Viste del volume che segna l’ingresso del complesso.
207 l’ARCA 9
acciaio su cui si innestano i pannelli vetrati appesi a cavi in modo da alleggerire l’intero sistema strutturale. La copertura è rivestita con un sistema di pannelli cellulari che
fungono da regolatori della temperatura e della ventilazione naturale, da isolanti, da barriera acustica. Details of the interiors. The building structure
is formed out of a concrete skeleton still visible in the floors and a steel grille supporting the glass panels hanging from cables to lighten up the overall structural system.
The roof is clad with a system of cellular panels acting as temperature and natural ventilation controllers, insulators, and as a sound barrier.
Roland Halbe
Roland Halbe
Particolari degli spazi interni. La struttura dell’edificio è costituita da uno scheletro di cemento che rimane visibile nei solai dei piani e da una griglia di
10 l’ARCA 207
207 l’ARCA 11
Oficina de Arquitetos
Oficina de Arquitetos
Simbiosi e contrasto In Rio de Janeiro Nella pagina a fianco, dal basso, pianta del primo piano e planimetria generale, pianta del secondo e terzo piano, prospetto sud e sezione longitudinale del Museo delle Telecomunicazioni di Rio de Janeiro. Opposite page, from bottom, plan of the first floor and site plan, plans of the second and third floors, south elevation and longitudinal section of the Telecommunications Museum in Rio de Janeiro.
Credits Project: Oficina de Arquitetos Project Team: Ana Paula Polizzo, André Lompreta, Gustavo Martins, Marco Milazzo, Thorsten Nolte Structures: SF Engenharia General Contractor: Construtora CVP Construction Manager: Engineering SA Client Construction Manager: Taissa Parada Thiry Lighting Design: Peter Gasper Air Conditioning: Projetar Electrical/Hydraulic Plants: Consult Automation Plants: PMC Engenharia Visual Communication: Mameluco Design Expositions: Gringo Cardia Cyber Bistrot Interior Design: Passaredo Design Contemporary Art Gallery Design: Ivan Pascarelli Theater Technical Project: Robson Jorge Client: Istituto Telemar
12 l’ARCA 207
N
el 1999, il Telemar Institute, in associazione con l’Istituto degli Architetti Brasiliani, ha sponsorizzato un concorso nazionale per il progetto di rinnovo del Museo delle Telecomunicazioni di Rio de Janeiro, realizzato originariamente nel 1918. Tra le sessantatre proposte presentate, il progetto risultato vincitore è stato quello di Oficina de Arquitetos (www.oficina.arq.br) con il team composto da Ana Paula Polizzo, Andre Lompreta, Gustavo Martins, Marco Milazzo e Thorsten Nolte. A livello concettuale, il progetto si impernia sul rapporto tra il vecchio edificio e il nuovo. La vecchia costruzione è stata parzialmente demolita e sostituita sui lati nord e ovest con una parte completamente nuova. L’edificio dunque, è ora suddiviso in tre parti: quella esistente, quella nuova e uno spazio vuoto tra le due che crea tra queste un dialogo armonioso e unificante. Uno degli obiettivi del progetto era la rappresentazione astratta del tema della comunicazione. Istintivamente, se si pensa alla comunicazione si visualizzano immagini quali cavi telefonici, grandi piastre server, i satelliti; immagini che rivelano l’immaterialità dell’atto della comunicazione che non definisce un oggetto ma l’assenza di uno spazio fisico. Per materializzare questo non-oggetto in uno spazio concreto e limitato si è creato un limite virtuale, esistente e nonesistente, senza una definizione precisa. L’orientamento e la planimetria del progetto sono basati sul contrasto tra l’ortogonalità del vecchio edificio e la forma determinata dagli angoli liberi che definiscono le linee della nuova costruzione, conformata secondo direttrici che vogliono rappresentare la comunicazione tra tutte le regioni brasiliane e la loro interconnessione virtuale. Pur se in parte demolito, il vecchio edificio conserva la facciata principale a sud e la facciata est, così come la disposizione e i materiali interni. L’ingresso è spostato sulla nuova facciata ovest caratterizzata da ampie porzioni vetrate, cui in parte si sovrappone una pelle di pannelli di zinco-titanio solcati da tagli obliqui e illuminati di notte con segnali che richiamano il linguaggio digitale del mondo delle comunicazioni contemporanee. La connessione tra i due edifici è realizzata da uno spazio vuoto racchiuso tra pareti vetrate e culminante con lucernario. In questo vuoto centrale si sviluppa la scala principale – coi corrimano e gli scalini di vetro così da non interrompere il fluire della luce naturale all’interno – e trovano posto gli ascensori che conducono ai tre livelli superiori, all’ultimo dei quali sono organizzati i depositi del museo, il bistrot e la terrazza panoramica aperta verso l’oceano. I piani della porzione nuova sono sostenuti da colonne metalliche circolari e hanno i pavimenti di cemento, mentre il piani rimasti del vecchio edificio poggiano su colonne a sezione quadrata e mantengono l’originale pavimentazione in legno. Nell’atrio di ingresso, in gran parte vetrato, possono essere organizzati eventi di varia natura; sempre al piano terra si trovano il negozio del museo, un’area per la presentazione di prodotti tecnologici, sale per esposizioni temporanee e una galleria d’arte contemporanea. I piani successivi contengono le sale con l’esposizione permanente dedicata alla storia delle comunicazioni. L’intervento di Oficina de Arquitetos riesce con un’operazione semplice e immediata a coniugare la storia con l’innovazione, dotando la città di un segno allo stesso tempo di forte modernità e di grande rispetto per la tradizione. Elena Tomei
I
n 1999 the Telemar Institute jointly sponsored a national competition to design a project to redevelop the Telecommunications Museum in Rio de Janeiro, originally built back in 1918, together with the Brazilian Institute of Architects. The winning project from the sixty-three entrants was designed by Oficina de Arquitetos (www.oficina.arq.br), whose team included Ana Paula Polizzo, Andre Lompreta, Gustavo Martins, Marco Milazzo and Thorsten Nolte. Conceptually speaking, the project hinges around relations between the old and new buildings. The old construction was partly knocked down and replaced over on the north and west sides by a brand-new section. This means the building is now divided into three parts: the old and new parts and a space between them allowing them to smoothly and seamlessly interact. One of the aims of the project was to provide an abstract rendering of the issue of communication. When thinking about communication, the images that instinctively come to mind are of telephone cables, huge server platforms and satellites; these images bring out the immaterial nature of the act of communication, which does not so much define an object as the absence of a physical space. An indistinct virtual limit was set (both existent and non-existent) to materialise this non-object in concrete space. The position and layout of the project are based on a contrast between the orthogonal form of the old building and the shape created by the free angles setting the lines of the new construction, whose basic axes are supposed to represent communication between all the different regions of Brazil and how they are virtually interconnected. Although partly demolished, the old building has retained its south and east facades, as well as its basic layout and the materials used on the inside. The entrance has been moved over to the new west façade with its wide glass sections, partly covered by a skin of zinc-titanium panels cut through by diagonal slashes and lit up at nighttime by signals evoking the digital language of the world of modern-day communications. The two buildings are connected by an empty space enclosed between glass walls and culminating in a skylight. The main stairs are set in this central space – featuring glass steps and banisters so as not to interrupt the in-flux of natural light – as are the lifts leading up to the higher levels, including the top floor holding the museum storerooms, a bistrot and observation deck affording views across the ocean. The floors over in the new section are held up by circular metal columns and have concrete floors, while the various levels still remaining from the old building rest on squaresectioned columns and still have their original wooden floors. The mainly glass entrance lobby can host all kinds of events; the ground floor holds the museum shop, an area for displaying technological goods, rooms for hosting temporary exhibitions, and a gallery of contemporary art. The other floors hold rooms displaying the permanent collection devoted to the history of communication. Oficina de Arquitetos has devised a simple way of bringing together history and innovation, furbishing the city with a landmark which is both strikingly modern and deeply entrenched in tradition. 207 l’ARCA 13
Marco Milazzo
Viste del museo che ha subito l’intervento di rinnovamento. Il vecchio edificio conserva la facciata principale a sud e la facciata est, così come la disposizione e i materiali interni. L’ingresso è spostato sulla nuova facciata ovest caratterizzata da ampie porzioni vetrate, cui in parte si sovrappone una pelle di pannelli di zincotitanio solcati da tagli obliqui. Nel vuoto centrale si sviluppa la scala principale – coi corrimano e gli scalini di vetro così da non interrompere il fluire della luce naturale all’interno – e trovano posto gli ascensori che conducono ai tre livelli superiori, all’ultimo dei quali sono organizzati i depositi del museo, il bistrot e la terrazza panoramica aperta verso l’oceano.
Alexandre Lobo
André Lompreta
Views of the museum, which has been redeveloped. The old building still has its old main south façade and east façade, as well as its basic layout and materials used for the interiors. The entrance has been shifted over to the new west façade with its wide sections of glazing, partly covered by a skin of zinctitanium panels covered with oblique cuts. The central space holds the main stairs – with glass banisters and steps so as not to interfere with the influx of natural light – where the lifts up to the three upper levels are located. The top floor holds the museum stores, bistrot and observation deck across the ocean.
14 l’ARCA 207
207 l’ARCA 15
Architecture Studio
Segno come identità
Psychiatric Hospital Department, Arras
A
certo intellettualismo decostruttivo che ormai degenera in dialetto fanatico della complicazione e dell’estasi digitale. Il progetto vive nella realtà dei gesti umani che favorisce: è scandito dai camminamenti, dalla possibilità di incontrare tanti luoghi diversi, per riabituare i pazienti alla relazione con un mondo esterno, per ritrovare l’alternanza di giorno e notte, per riconquistare un paesaggio interiore armonico. L’approccio progettuale è importante proprio nella sua matrice umanista e non ideologica, proprio quando si rivolge a un luogo di cura, dove è importante la tecnica medica, dove è necessario un rispetto di standard qualitativi, dove soprattutto è necessario un coinvolgimento emotivo e creativo forte da parte dell’architettura. Per cui il progetto della clinica non rifiuta la condizione frammentaria dell’oggi, l’incapacità di un disegno monolitico, compiuto, ma accoglie dentro di sé la molteplicità: le curve distese nel paesaggio sono unificate nella stecca rivolta verso la strada, a riprendere la cortina edilizia antistante. Il progetto è urbano, è contestuale e al contempo manifesta una logica differente, propone qualcosa, rischia qualcosa. Il disegno è frutto non di una scelta aprioristica di un creatore che vuole vendere il suo brand, come oggi accade nella logica dei superstudi multinazionali, ma di una cultura di gruppo, dove il disegno nasce da una sovrapposizione di segni, di identità, da un gruppo di persone che cercano di tracciare un disegno insieme. E’ un pragmatismo senza cinismo, una serenità d’approccio che si riflette nella costruzione, che non rivela tensione, ma complessità, senza calligrafismo, ma con un linguaggio contemporaneo. Dire lavoro di gruppo non vuol dire sciatteria, ma vuol dire valorizzare appieno la creatività e la libertà del rischio individuale. Architettura sulla lama del rasoio, come dicono loro stessi del loro lavoro, sempre pronta a mettersi in discussione, ma con l’orgoglio di aver operato un pezzo di narrazione utile alla costruzione di una città umana. Torna in mente l’atteggiamento umano che manifestava Michelucci di fronte alle sue architetture: se un giorno non servissero più, che fossero pure demolite. Nessuna feticizzazione dell’oggetto, proprio perché deve servire alla comunità. Stefano Pavarini
Planimetria, vista aerea e, nella pagina a fianco, sezione trasversale dell’Ospedale Psichiatrico di Arras.
Site plan, aerial view and, opposite page, cross section of the Psychiatric Hospital in Arras.
Patrick Tourneboeuf
Credits Project: Architecture Studio ((M.Robain, R.Tisnado, JF.Bonne, A.Bretagnolle, RH.Arnaud, LM.Fischer, M.Lehmann, R.Ayache) Engineering: Euro Ingénierie Acoustics: AVA Lighting: Aarrtill Finances: Gay Puig Client: Arras Hospital Centre
rchitettura di passaggio, di transizione. Architettura imperfetta, senza una ultima definizione, ma aperta, con le tracce del processo compositivo. Architettura come crocevia, come incontro, come una ferita aperta, o meglio, citando Kierkegaard, architettura che lascia aperte “le ferite delle possibilità”. C’è un po’ di tutto questo nel lavoro di Architecture-Studio. Un messaggio di libertà, di sorpassamento dell’ideologia, ma al contempo un’archtiettura con grande attenzione sociale. Proprio perché architettura aperta. Mente aperta quella del progettista, che si lascia condizionare da un incontro umano, da un luogo, magari da un errore in cantiere. Architettura che non è autonoma, non vive di ricerca stilistica fine a se stessa, ma guarda all’uso concreto che poi verrà fatto del luogo. Quindi un metodo di lavoro che guarda alla realtà come un enigma, di cui l’architetto cerca di dare le chiavi intepretative, senza la pretesa del possesso di verità ultime. L’ospedale psichiatrico di Arras in Francia incarna questo metodo di lavoro. Superata ormai da tempo la concezione di clinica psichiatrica come “prigione per i matti”, come luogo di separazione e di straniamento rispetto alla città, così come superata la concezione del “fuori tutti”, ovvero non esiste più la malattia mentale, tutti sono “diversi”, nessuno è sano, quindi nessuno è malato. Questi due estremi partono da un medesimo obiettivo: rimuovere il problema occultandolo alla vista in un caso (sorvegliare e controllare) o diluirlo nel corpo sociale, restituendolo al mittente, cioè la città si riprenda i suoi frutti acerbi. Invece il progetto di Architecture-Studio affronta il tema, guarda in faccia la malattia e crea un luogo per cercare di sciogliere l’enigma. Costruire un luogo che abbia una sua identità e si sappia confrontare con le stratificazioni della cultura. Differenza e identità. Apertura verso la città e allo stesso tempo una forma definita, non casuale, leggibile con chiarezza. Così l’affermazione delle curve, quasi a creare un artificio organico che si appoggia dolcemente sul territorio. Questa è la chiave. Non c’è una curva uguale all’altra, tutte concorrono a creare un paesaggio articolato, aprendo la clinica alla ricchezza degli spazi verdi, dentro i giardini. La geometria dell’intervento è di facile lettura, stimola il ricordo, facilita la comprensione, contro
16 l’ARCA 207
207 l’ARCA 17
Rendering e vista dell’ingresso dipartimento di psichiatria che è dotato di 107 posti letto con tre sezioni multifunzionali operative 24 ore al
giorno, e blocchi distinti per le unità di sicurezza, ricezione, cura intensiva, chirurgia, ricreazione, uffici amministrativi e una caffetteria.
Rendering and view of the entrance to the psychiatric department, which has 107 beds, three multipurpose sections working on a 24-hour basis, and separate
blocks for the security, reception, intensive care, surgery and recreation units, administration offices and cafeteria.
T
ransitional architecture on the move. Imperfect architecture with no final definition, but open to reveal traces of the design process. Architecture as a crossroads, meeting place or even open wound, or rather, quoting Kierkegaard, architecture which leaves “the wounds of possibility” open. There is a bit of all this in the work of ArchitectureStudio. A message of freedom moving beyond ideology, yet at the same time architecture which pays great attention to social issues. Mainly due to its openness. The architect, in turn, is open-minded as he allows himself to be influenced as he comes across a person, place or even a mistake out on the building site. Architecture which is not self-contained and does not thrive on stylistic experimentation for its own sake, but actually looks to the concrete purpose the place will eventually serve. In other words, this is a work method that looks at reality as if it were a puzzle for which the architect tries to provide some possible means of interpretation, without presuming to know the ultimate truths himself. The Psychiatric Hospital in Arras, France, embodies this work method. Nowadays the idea of a psychiatric hospital being a “lunatic asylum”, a place of isolation and estrangement in relation to the city, is a thing of the past, as is the idea of “getting everybody out” (viz. that there is no such thing as mental illness, everybody is “different”, nobody is healthy and so consequently nobody is ill). These two extremes are based on the same objective: getting rid of a problem by either hiding it away (guarding and controlling) or letting it mingle back into society, returning it to the sender or, in other words, forcing the city to take back its own rotten fruits. On the contrary, Architecture-Studio’s project tackles the issue head on, looking the illness in the face and creating a place where the puzzle might be solved. Constructing a place with its own identity capable of confronting the various layers of culture. Difference and identity. Opening up to the city and, at the same time, providing a definite, not random form, which can easily be read. Hence the preponderance of curves, almost as it to create an organic artifice resting gently on the ground. This is the real key. No two curves are the same, they all combine to create an intricate landscape, opening up the clinic to the wealth of greenery inside the gardens. The project’s geometry is easy to read, triggering off the memory, aiding understanding, in contrast with a certain strain of deconstructive
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intellectualism currently degenerating into a fanatical dialect composed of complication and digital ecstasy. The project thrives on the human gestures it encourages: it is set out around pathways, the possibility of coming across lots of different places, so as to get the patients used to relating with the outside world again, rediscovering an alternating pattern of day and night in order to straighten out their own interior landscape. This design approach is important for its humanistic, non-ideological underpinnings, as it is applied to a health care facility, where medical expertise is so important and where respecting quality standards is such a key issue, and, most significantly, where architecture is expected to get so emotionally and creatively involved. This is why the clinic project is not afraid to face up to the fragmentary nature of modern-day society, rejecting the idea of a monolithic, finished design in order to embrace multiplicity: the curves set out in the landscape are united in the block facing the road, drawing heavily on the curtain of buildings across the road. This is an urban project, which is both contextual and, at the same time, works along different logical lines, proposing something and running its risks. The design is not the product of a prior decision taken by a creator looking to sell his own brand, as we so often find nowadays with multinational super-firms, it is a piece of team work in which the design derives from a superimposing of signs and identities, from a group of people striving to design something together. This is a non-cynical form of pragmatism, a calm approach reflected in the building work, which shows no signs of tension and draws on a modern-day idiom without resorting to exercises in style. Talking about team work does not mean slovenliness, it means taking full advantage of the creativity and freedom of individual risk-taking. Architecture on a knife’s edge, as they themselves describe their work, always ready to be called into question, but proud of having created a piece of useful narrative for constructing a human city. Michelucci’s human attitude to his own works of architecture inevitably comes to mind: when they were no longer any use, they would just be knocked down. No creating a fetish out of an object, since its real purpose is to serve the community. Stefano Pavarini
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Viste del complesso, che si sviluppa in un giardino così da offrire ai pazienti e al personale un ambiente rilassante e umanizzato. La geometria curvilinea adottata si integra con flessibilità al programma funzionale e alla topografia del lotto urbano delimitato dalla curva di un ampio viale alberato. Views of the complex, which is set in a garden so that patients and staff can enjoy a relaxing, person-friendly environment. The curved layout knits neatly in with the functional programme and topography of the urban lot, whose border is marked by the curve of a big tree-lined avenue.
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Baneke, Van der Hoeven Architecten
L’energia nel progetto
Terneuzen Port Authority
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orvolando i Paesi Bassi e osservandone il territorio dall’alto, capita spesso d’imbattersi nel bel mix, fatto di organico e razionale, che è tra le caratteristiche principali di tale terra. Acqua e verde si compenetrano dolcemente e l’uomo sovrappone, adatta o intaglia in maniera assolutamente naturale, geometrizzando e modificando secondo necessità. La costa frastagliata alla foce del fiume Scheldt, lungo quale si fronteggiano i nuclei urbani di Vlissingen e Terneuzen, è stata utilizzata nel modo più razionale possibile con lo scopo di creare un porto grande e funzionale, e per fare ciò ne è stata organicamente sfruttata la particolarissima configurazione. Il quartier generale dell’authority si inserisce quindi in un contesto nel quale è la razionale architettura industriale dello scalo a generare un landscape dilatato, che notiamo per la pulizia e l’ ordine solo apparentemente casuali. Le infrastrutture ed espansioni produttive collegate presentano infatti disassamenti e allineamenti che possiamo tranquillamente definire organici, in quanto fortemente condizionati dal sito. L’edificio sorge ai limiti del parco, attraversato da un sentiero tramite il quale vi si accede descrivendo alcune curve prima di innestarsi sulla rampa e da lì alla terrazza al piano terra. La sua decisa silhouette triangolare, che emerge dai moli e i ponti circostanti orientata secondo l’asse nord-sud, affaccia sul centro storico a est e sul fiume a ovest. L’impianto di forma rettangolare per cinque piani di altezza, è estremamente rigoroso: un massiccio blocco nord in cemento nel quale sono allocati i servizi generali, e una parte sud “flottante”, dal layout aperto, articolata con postazioni di lavoro open space. Questa superficie orizzontale blu, che va riducendosi col salire di piano in piano, staccata completamente da ogni parete, distribuita e
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collegata da scale e passerelle in legno, è di fatto la generatrice di un susseguirsi di vuoti e pieni. Scava e ritaglia il volume interno e, assieme agli alti curtain walls laterali vetrati, comunica leggerezza e ariosità. La ripida inclinazione della facciata sud è l’elemento decisamente caratterizzante di tutto l’edificio. All’interno risaltano la monocromaticità della superficie in tela, con l’illuminazione nascosta, e i due tagli dati dai serramenti che allegeriscono l’incombenza di questo piano inclinato liscio ed estremo. Tutto suggerisce e genera prospettive aberrate e tensione formale, liberando i fianchi vetrati ai quali è demandata la funzione di stabilire un rapporto visivo con il parco circostante. Si coglie anche all’esterno l’importanza visiva di questa piastra argentata. Una grande superficie inclinata che supporta oltre 500 metri quadrati di pannelli solari, attraversata da due fessure luminose, che si raccorda visivamente con la piastra del terrazzo dando la sensazione di lastra inclinata sospesa dal suolo. Il tutto sottolinea la funzione segnaletica necessaria a un edificio nel quale sono posizionate le attività nevralgiche del porto. E’ una costruzione che si pone nel paesaggio basso, dilatato, dove la presenza dell’uomo sembra a prima vista frammentaria e caotica ma in realtà è intelligentemente razionale e ordinata. La scelta di un volume semplice, elementare, in parte trasparente e in parte riflettente, con un effetto pari alla sfaccettatura di un diamante, permette all’architettura di affermare con forza la propria identità. Non oggetto meramente tecnologico, frutto di sterile tecnicismo, ma segno deciso, attento al sito, portatore di razionalità dolce, luminosa. Benedetto Quaquaro
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bserving the Netherlands from above, you often come across that lovely mix of the organic and rational which is one of the most distinctive features of the landscape in this country. Water and greenery intermingle gently as man, in turn, has added, adapted and underscored in the most natural manner, shaping and altering as required. The jagged coastline at the mouth of the River Scheldt, where the towns of Vlissingen and Terneuzen stand, has been used as rationally as possible in order to create a huge and fully operational port, and to do this its peculiar layout has been exploited to the full. The port authority headquarters are set in a context where the port’s rational industrial architecture creates a dilated landscape, which stands out for its cleanliness and order (that are actually only apparently chance and coincidental). The infrastructures and connected manufacturing extensions are aligned and dislocated in what are best described as organic ways, since they are highly influenced by the site. The building stands on the edge of the park and has a path running through it, providing access along a number of curves and bends before reaching the ramp and then the ground-floor terrace. Its powerful triangular outline, emerging from amidst all the surrounding bridges and piers set along a north-south axis, faces onto the old town centre to the east and river to the west. The rectangular layout rising up five floors in height is very carefully gauged: a huge north block made of concrete housing the main utilities, and a “floating” part with an open layout and open-plan work stations. This horizontal blue surface, tapering in as it rises up from floor to floor, completely detached from all the walls and set out/con-
nected by wooden stairs and walkways, actually generates a sequence of empty spaces and solid structures. It cuts into and shapes the interior structure and, together with the tall glass lateral curtain walls, conveys a sense of lightness and airiness. The steeply sloping south façade is certainly the most distinctive feature of the entire building. Inside the single-colour scheme of the canvas surface with its concealed lighting catches the eye, as do the two cuts created by the fixtures lightening up this smooth and extreme sloping plane. Everything suggests and generates deviant perspectives and stylistic tension, freeing the glass sides designed to create visual relations with the surrounding park. Even on the outside it is easy to grasp the visual significance of this silver-coated surface. A huge sloping surface supporting over 500 square metres of solar panels shot through by two luminous slits, visually linked to the terrace platform and creating the feeling of an inclined slab suspended from the ground. All this highlights the landmark function of a building accommodating all the port’s key operations. This construction slots into the low, dilated landscape, in which human presence appears at first sight to be fragmentary and chaotic, but is actually cleverly rational and organised. The decision to opt for a simple, basic structure, partly transparent and partly reflective, creating the same kind of effect as the faceting of a diamond, allows the architecture to powerfully impose its own identity. This is not just some technological object, the product of dry technical wizardry, it is a real site-oriented landmark with its own distinctive brand of gentle, brightly lit rationalism.
Vista frontale e, nella pagina a fianco, planimetria generale, sezione trasversale, piante del piano terra e del secondo piano dell’edificio realizzato a Terneuzen per ospitare gli uffici delle autorità portuali. Front view and, opposite page, site plan, cross section, plans of the ground floor and second floor of the building constructed in Terneuzen to hold the harbour authorities offices.
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Sopra, la facciata sud, rivestita con 500 mq di pannelli solari. A destra e nella pagina a fianco, viste degli interni distribuiti su cinque piani e comprendenti, oltre agli uffici amministrativi, spazi
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commerciali e un piccolo centro conferenze. Above, south façade clad with 500 square metres of solar panels. Right and opposite page, views of the
interiors spread over five floors, which, in addition to the administration offices, also encompass retail spaces and a small conference centre.
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Jennifer Luce/Luce et Studio
Jennifer Luce/Luce et Studio
Impatto emotivo
Nissan Technical Centre
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a Nissan Technical Center of North America, che fa capo alla casa automobilistica giapponese, ha programmato di incentivare la vendita dei nuovi modelli d’automobili sul mercato americano costruendo due show rooms, uno a La Jolla, in California, di circa 7.500 metri quadrati, il secondo a Farminghton Hills a Detroit, nel Michigan, di circa 4.500 metri quadrati. L’idea progettuale è stata quella di generare un connubio fra l’involucro architettonico del salone d’esposizione e la linea dei modelli automobilistici. Per rendere completi e incisivi i due interventi è stato scelto lo studio dell’architetto, d’origine canadese, Jennifer Luce che opera attraverso Luce et Studio situato sulla West Coast. Questo studio è rinomato sia come parte della newest generation sia in particolare, per l’attento esame che viene dedicato ai progetti, al fine di generare luci e ombre, per dare un’identità nuova allo spazio architettonico. Insomma, una sorta di nuovo linguaggio teso più alla percezione visiva che all’involuzione della forma architettonica a se stante. Forma architettonica e funzione trovano così la loro sintesi nel linguaggio espressivo, che si realizza dall’unione dell’oggetto esposto e dello spazio architettonico. La forma ellittica del salone, destinata ad accogliere punti luminosi artefatti, con dei controsoffitti molto tecnologici, nonché il rigore razionale dei locali operativi, fanno riferimento a esempi storici d’altri impianti architettonici. Desiderio, peraltro, espresso dalla committenza, che riporta l’immagine del manufatto a una qualità espressiva di particolare emozione. L’impatto con la città e con il suo contorno genera sensazioni forti che solo i materiali scelti e i volumi curvi sanno dare. Tutto ciò riporta ai rigori storici della villa imperiale di Katsura, a sud-est di Kyoto, datata ai primi del Seicento giapponese, che ha fornito stimoli artistici e filosofici ai grandi movimenti culturali dell’Occidente. Ciclicamente il Giappone ha trasmesso questi stimoli ai grandi movimenti culturali dell’Occidente. Le sue conquiste, nel campo delle arti e delle concezioni estetiche, hanno spesso confortato, nell’Otto e Novecento, le principali avanguardie. Talvolta un intero movimento artistico ha fornito ispirazione insieme ai materiali preziosi per le ricerche di nuovi gruppi, nell’Europa come negli Stati Uniti. Vi è, quindi, una precisa circostanza storica per la quale il mercato automobilistico, di produzione giapponese, si lega all’architettura generando uno stretto legame funzionale ed estetico. Per rifarci alla filosofia Zen, ecco che si scopre che il nostro cervello, anche se non ha una sola sede per ogni attività cognitiva sembra, così, che la sua corteccia si sia suddivisa ruoli e funzioni. In altre parole, il nostro cervello vede anche quando ascolta; ecco come il lighting design entra in gioco, con luci e ombre, per sommare forme e spazio. L’immagine di un oggetto o il suo nome generano la stessa attività. E’ vero, la filosofia orientale va dimostrando da diversi secoli che non può esistere alcuna realtà esterna; è per questo motivo che tutto diventa dominabile. Jennifer Luce appare esperta e determinata, capace di rendere il contenuto e la forma architettonica come due elementi complementari, fino a ottenere una percezione visiva che somma le due realtà. Mario Antonio Arnaboldi
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he Nissan Technical Center of North America representing the great Japanese car manufacturer has developed plans to boost the sales of its latest models on the American market by building two showrooms, one in La Jolla, California, covering about 7,500 sq.m, and the other in Farmington Hills in Detroit, Michigan, covering about 4,500 sq.m. The basic design idea is to try and make the showrooms’ architectural shells match the new range of cars. The firm run by the architect of Canadian descent, Jennifer Luce, operating on the West Coast as Luce et Studio, was chosen to ensure the two designs were as all-encompassing and cutting-edge as possible. This firm is actually renowned as being part of the latest generation of architectural designers showing great attention to detail in their projects, in order to generate shadow and light capable of injecting architectural spaces with new identities. In other words, a new idiom aimed more at visual perception than the involution of architectural form in itself. This means that architectural form and function come together in a stylistic idiom based around a combination of the object on display and the architectural space hosting it. The showroom’s elliptical form, designed to cater for plenty of artificial spotlights and high-tech double ceilings, plus the rational precision of its work premises, draw inspiration from some famous old architectural designs from the past. This is also something the client specifically referred to when expressing the desire for a building whose image projected great emotional force. Impact with the city and its surroundings generates powerful sensations, which only this choice of materials and curved structures could provide. All this harks back to the Katsura Imperial Villa to the south-east of Kyoto, dating back to early-17th century Japan, which provided the artistic-philosophical input for the great cultural movements of the West. Its achievements in the arts and aesthetics often inspired the main avant-gardes of the 19th and 20th centuries. Both in Europe and the United States the experimentation and research of new groups have often drawn heavily on some previous artistic movement and the materials it used. This explains why there are such very definite historical underpinning linking this Japanese car manufacturer to architecture, generating very close functional-stylistic bonds. Referring to Zen philosophy, it may be seen that even though our brain does not have just one location for each separate cognitive act, it would appear that its cortex is divided into different roles and functions. In other words, our brain can also see while it listens: and this is how lighting design comes into play, drawing on shadow and light to combine forms and space. The image of an object or its name generate the same activity. It is true to say that, for centuries now, Oriental philosophy has been pointing out that there is no such thing as external reality; and this is why everything can ultimately be controlled. Jennifer Luce is both skilful and determined in the way she makes architectural form and content two complementary elements, in order to create something visually perceived as combining both these realities.
Pianta del piano terra del nuovo impianto per il progetto e i test delle automobili Nissan a Farmington Hill, Detroit.
Plan of the ground floor of the new plant for designing and testing Nissan cars in Farmington Hill, Detroit.
1. Lobby 2. Loggia 3. Sala riunioni ovest West meeting 4. Cortile invernale Winter courtyard 5. Sala presentazioni Presentation room 6. Ingresso Entry volume 7. Ristoro Break room 8. Bagni Bathrooms 9. Modellazione Modeling studio 10. Piattaforma modellatore Modeller’s platform 11. Banchi prova Bedplates
12. Ufficio direttore Director’s office 13. Ufficio visitatori Visitor’s office 14. Cortile estivo Summer courtyard 15. Cortile test Viewing courtyard 16. Magazzino Storage 17. Sala riunioni est East meeting 18. Ufficio dirigenza Manager’s office 19. Sala Macbeth Macbeth room 20. Sala riunioni Layout 21. Laboratorio esistente Existing studio
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Viste degli esterni, caratterizzati dal volume circolare e traslucido del cortile per i test delle auto e viste degli interni, pensati per realizzare l’intero processo di creazione delle auto in uno spazio continuo. Views of the exteriors featuring the circular translucent courtyard structure for testing the cars, and views of the interiors designed to cater for the entire car creation process in one seamless space.
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i ha l’impressione che continui a non essere per niente facile, in generale, trovare modi propri per far fronte al gran trambusto indotto dai cicli vorticosi dell’innovazione, che, almeno sotto il profilo delle tecnologie, o meglio del trattamento automatico dei dati, dei modi della comunicazione e della spietata miniaturizzazione dei relativi apparati, stanno da una trentina d’anni a questa parte, di giorno in giorno modificando l’insieme delle condizioni di fondo (anche se meno, a prima vista, gli stili di vita). Negli ultimi tempi sorge perfino il sospetto, qualche volta, che questo trend sia leggermente survoltato, per ragioni economiche e commerciali forse comprensibili, ma non condivisibili. L’architettura poi, poveretta, abituata da sempre a ben altri ritmi e a tempi piuttosto lenti, e incline a impastoiarsi in querelles annose e non sempre interessanti, forse per una certa inevitabile marginalità indotta (le altre arti, applicate o meno, e ovviamente, in campo mondano, le varie mode culturali, sono molto più agili, posseggono doti di rapidità leggera a lei sconosciute), ha sofferto moltissimo in questi frangenti per lei insoliti. L’impatto con le nuove strumentazioni è stato duro, brutale. Mentre ancora, vent’anni dopo l’uscita di Complexity and Contradiction in Architecture, erano in corso scontri sanguinosi fra opposte falangi, di qua i tipomorfologi corruschi e gli accoliti settari della cosiddetta “tendenza”, di là gli efferati sostenitori di un postmodernismo travisato, anche o soprattutto per deprimente mancanza di gusto (ancora oggi, insieme a molti altri, il nostro bel paese ne reca tracce dolorose), i PC e i Mac si impadronivano inesorabilmente dei tavoli da disegno, cavalcando due diversi generi di software: quelli molto basici e spicci (per il duro lavoro quotidiano), e quelli sofisticati e seducenti (per sognare, e far sognare i clienti, sfornando fascinosi panorami ingannevoli). Così è successo che per parecchio tempo, specie nelle situazioni periferiche, come già allora quella italiana, il peso dell’ideologia, assorbendo energie mal riposte nel tentativo di erigere difese e baluardi (Delirious New York, tanto per fare un esempio, è stato tradotto nella nostra lingua non molto più di un paio d’anni fa), ha lasciato campo libero al dilagare di una progettazione di sempre minore qualità, omologata ai livelli più bassi, derivati dall’uso acefalo di programmi standard, e imbellettata dall’uso incolto di programmi per virtuosi. Eppure non sarebbe stato poi così difficile tenere la mente sgombra e gli occhi aperti: accorgersi per esempio che per svolgere e controllare i suoi progetti complessi, e per poterli tradurre in costruzioni, Gehry già in quegli anni acquistava da Dassault un Katia, per modificarlo poi adeguatamente e accoppiarlo ad altri dispositivi, senza per questo cambiare neppure minimamente le sue personali e così ammirate procedure di concepimento per così dire materico. Eppure, malgré tout, e senza purtroppo che la cosa al momento possa incidere più di tanto né sul dilagare impressionante dell’edilizia corriva né sugli exploit voluminosi e abbastanza assordanti e ingombranti di quelli che ora vengono presentati dai media come “i maestri del contemporaneo”, si è venuta in tutto questo frattempo formando una generazione, o meglio consistenti drappelli (le età anagrafiche sono piuttosto varie) di architetti capaci di tenere saldamente sotto controllo le tecnologie digitali, e di piegarle ad usi consapevoli e raffinati, senza nulla perdere della sapienza accumulata nei tempi dei tempi. E contemporaneamente affinando speciali sensibilità e dedicando minuziose attenzioni alle altre facce dei tumultuosi processi dell’innovazione, primi fra tutti i cambiamenti sociali profondi e dirompenti. Inoltre riallacciando legami stretti con le altre arti, a lungo trascurate quando non addirittura esorcizzate, comprese quelle applicate (insomma riscoprendo le affinità e le parentele più strette), senza invasioni di campo ma costeggiando abilmente gli estesissimi confini delle affinità. Rilanciando la pratica delle collaborazioni trasversali (e transnazionali), con il coraggio di
Ocean North privilegiare l’empatia piuttosto che ideologici diktat di multidisciplinarietà tout court. Tant’è che ora si può senza troppo azzardo tentare una specie di mappa topologica o meglio una cartografia di concetti, slogan e parole chiave in cui ritrovare gli elementi che accomunano questa sempre meno piccola galassia. Mobilità, mutazione, trasmutazione, fluidità, fusione, diffusione, slittamenti, rotture, varietà, differenza, mescolanze, networks, influenze, individualità, collettività, creatività, sperimentalità, trasformazione, informazione, comunicazione, interazione. E così via, in accumulazioni volutamente eterogenee, da ognuna di esse potendosi attingere i fili per intessere plot volta a volta più incalzanti, aggressivi, aggiornati in un tempo che si vorrebbe reale. Se questa è la trama, le funzioni dell’ordito verranno svolte dall’abile trattamento delle irrequiete strumentazioni digitali, che per loro natura, se così si può dire, richiamano a gran voce una continua e attenta tensione. Stati instabili: il momento è ancora di passaggio, estremamente delicato. Ma queste sono le nuove condizioni di fondo, da affrontarsi a fronte alta. Non è semplice per nessuno; ma che razza di compiti, e che sfide insolite, per l’architettura. Il rischio di questa cartografia concettuale è soprattutto quello di non riuscire a tradursi in una dimensione di operatività effettiva e comunque fisica. Ecco allora affacciarsi, come non è infrequente riscontrare oggigiorno nel milieu, il rischio della maniera. Terribile tradimento. Specie in casi come questi, di ricerca generosamente e coraggiosamente border, assolutamente incompatibile con i blabla di moda, un po’ orecchiati un po’ deliberatamente sottratti ai campi più diversi, tramutandosi per l’ennesima volta in ideologia, spacciata sotto mentite spoglie e desolatamente sterile sotto il profilo dell’architettura. Alla fine il punto è quello solito: parafrasando vagamente Carmelo Bene, ci sono quelli che architetti sono e quelli che architetti non lo saranno mai. Ocean North per fortuna lo sono, e praticano l’attività con passione spericolata, mettendo a fuoco mano a mano e sperimentando volta a volta anche forme mutanti di organizzazione del lavoro (attenti a quello che si dice, quando si parla di studi professionali e si inseguono implausibili e deprimenti profili transgenici mettendo a ferro e fuoco le scuole di architettura e la loro organizzazione didattica!). Una rete internazionale che si autoaggiorna e nessun particolare maestro: sta definitivamente finendo una eredità rinascimentale, qualcuno si chiederà. Chi lo sa. Un’utopia? Magari, mai come oggi se ne sente il bisogno. Così si cambia il mondo. Comunque ecco intanto un Frozen Void, un Vuoto gelato, con la ricetta per costruirlo, una sorta di dispositivo fisico estremo à réaction poétique, che dimostra tra l’altro la emozionante praticabilità del crinale sottile fra architettura e altre arti più o meno applicate (ivi compreso, si intende, il design, quello vero e non il marketing o il merchandising). Un Landsc(r)aper Urban Ring Bridge (anche l’ambiguità estensibile delle parole e dei loro significati deriva dalla solita mappa topologica), composto di varie superfici e per zone di contatto e no, per produrre esperienze variabili di spazio, gettato fra le sponde del Reno nella Düsseldorf di Beuys. Un seduttivo e ironico Spanish Dancer, il risultato di una semplice coreografia di materiali nello spazio, con intersezioni sonore, semplice e molto sofisticato. E via via, per architetture molto complesse, dense concettualmente e d’attacco, come gli Amplificatori Ambientali per il parco di Toyen a Oslo, dove finalmente ‘la funzione segue la forma’ (accidenti, tanto ci voleva!), allo spasimo delle possibilità digitali, e accuratissime per quanto riguarda il trattamento dei materiali, sempre visti nelle loro possibilità di generazione multimediale di spazi, come per esempio nel Centro per la musica e l’arte di Jyvaskyla, città d’elezione aaltiana, iperarticolato paesaggio interno sonoro e ambiguo, una selva danzante di elementi di lattice variamente orientati. Maurizio Vogliazzo
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ou get the distinct impression that it still is not very easy at all to find ways of dealing with all the turmoil brought about by the dazzling pace and progress of innovation, which, at least from a technological viewpoint or, rather, in terms of automatic data processing, means of communication and the incredible miniaturisation of the equipment involved, has been changing the general background conditions over the last thirty years or so (but not so much, at least at first sight, lifestyles). Over recent times there is even a suspicion that this trend is being given a gentle helping hand for economic and commercial reasons, something which, although perhaps understandable, we do not really agree with. And so poor old architecture, which has always been used to much slower rhythms and rather slow work rates and is inevitably inclined to get bogged down in rather tricky and often not always very interesting issues, perhaps due to the way it is always inevitably relegated to the margins (the other arts, applied or otherwise, and of course all the cultural trends have a lightness and agility quite alien to architecture), has suffered enormously in all this business which is so unfamiliar to it. It has really struggled to come to terms with the latest tools and technology. So while, twenty years after the publication of Complexity and Contradiction in Architecture, bloody battles were still being waged between opposing factions, on one side the sparkling proponents of typomorphology and the sectarian henchmen of so-called “tendency”, on the other the ferocious supporters of a twisted form of postmodernism, basically distorted by a depressing lack of taste (even today, Italy, like many other countries, still bears painful scars), PCs and Macs were relentlessly taking control of the drawing boards thanks to two basic kinds of software: very simple and basic programmes (for hard graft on a day-to-day basis) and more sophisticated and seductive programmes (for dreaming and making clients dream, opening up fascinating but misguiding scenarios). In any case or some time now, particularly out on the fringes (as in the case of Italy), this has meant that the burden of ideology, absorbing energy wasted on trying to set up defences and bulwarks (for instance, Delirious New York was only translated into Italian a few years ago), left plenty of room for a flood of much poorer and lower quality design based on the brainless use of standard programmes and embellished by the uncultured use of programmes designed for experts. And it would not have been that difficult to keep our minds open and eyes peeled: noting, for instance, that even some time back Gehry acquired a Katia from Dassault to carry out and control his intricate projects and be able to translate them into constructions, ultimately altering the Katia to combine it with other devices, without in any way changing his own very personal and much admired design procedures of a very material (so to speak) nature. Yet despite everything and, alas, without it actually making much difference at the moment to either the startling spread of rather hastily constructed new buildings or the rather cumbersome and overbearing new exploits by those architects the media portray as being the “masters of the modern-day scene”, a new generation has emerged in the meantime or, at least, sizeable groups (their ages vary considerably) of architects capable of keeping a firm grip over digital technology and actually bending it to conscientious and elegantly refined uses, without losing hold of all the expertise accumulated down the ages. And at the same time developing a real artistic awareness and devoting meticulous attention to the other sides of all the startling innovations under way, first and foremost deep-rooted and powerfully evolving social changes. They are also re-establishing bonds with the other arts, overlooked for so long if not actually pushed right off the scene, including the
applied arts, skirting skilfully around the boundaries of these artistic affinities without actually invading their fields of learning. Bringing cross-the-board (and even transnational) joint-ventures back into practice, showing the courage to favour empathy rather than the ideological diktats of the multi-disciplinary approach. In any case it is now possible to try and carry out a sort of topological mapping or, rather, cartography of key words, slogans and concepts embodying the unifying elements of this expanding galaxy. Mobility, change, transmutation, fluidity, fusion, diffusion, slides, ruptures, variety, difference, mixes, networks, influences, individuality, collectiveness, creativity, experimentation, transformation, information, communication and interaction. And so on and so forth, in deliberately heterogeneous combinations, drawing on just about any of them to draw out the threads for weaving increasingly intriguing and aggressive plots in what is supposed to be real time. If this is the basic pattern, the functions in its layout are to be carried out by skilful handling of disturbing digital instruments, whose very nature, it might be said, cries out for constant, carefully gauged tension. Unstable states: this is still an extremely delicate transition period. But this is the emerging backdrop to be faced with our heads held high. It is not easy for anybody; what tasks and what an unusual challenge facing architecture. The danger with this kind of conceptual map is mainly that it cannot be translated into something genuinely operative or, anyhow, physical. So, as is so often the case in this kind of context, the risk of mannerism raises its ugly head. A terrible betrayal. Particularly in cases like this of generously borderline experimentation, absolutely incompatible with all the blah-blah that is so fashionable, a bit superficial and a bit deliberately borrowed from the most unlikely fields, being turned yet again into ideology, carefully disguised and hopelessly sterile in architectural terms. In the end the point is the same as usual: roughly paraphrasing Carmelo Bene, some people are and others just will never be architects. Fortunately, Ocean North certainly are, and they set about their profession with bold passion, gradually devising and experimenting with changing means of organising their work. An international network that updates itself and has no special maestro: is the Renaissance legacy finally drawing to a close, some might ask? Who knows. Is this just utopian dreaming? Perhaps, but it has never been more necessary than at the present. This is how the world will be changed. So here is a Frozen Void with a recipe for making it, a sort of cutting-edge physical device à réaction poétique, which, amongst other things, shows the emotionally powerful slender ridge between architecture and other basically applied arts. A Landsc(r)aper Urban Ring Bridge (even the ambiguous play on words and their meanings comes from the same old conceptual map) composed of various surfaces and (non)contact zones generating different experiences of space, cast out between the banks of the Rhine in Beuys’s Düsseldorf. An ironically seductive Spanish Dancer, the result of a simple but harmonious combination of materials set in space with sound intersections, simple but also very sophisticated. And so on and so forth, creating extremely complex works of architecture, conceptually dense and forceful, such as the Environmental Amplifiers for Toyen Park in Oslo, where at last “function follows form” (heck, just what we needed!) at the very limits of digital possibility, and extremely precise in terms of how the materials are used, always viewed in relation to their potential for generating multi-media spaces, like for instance the Music and Art Centre in Jyvaskyla, a very Aaltian city with a hyper-articulated ambiguous internal landscape of sound, a dancing woodland of latex elements set out in various ways.
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
Ocean North
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Spanish Dancer Kanazawa, 2004
Spanish Dancer è una installazione il cui nome è ispirato da un frutto di mare rosso e da una danzatrice di flamenco vestita di rosso. È realizzata con tubolari curvi di alluminio, tessuto traslucido rosso plissettato di policarbonato e un pavimento ricopertola uno strato di 40 cm di piccole sfere bianche contenenti perline e LED. La sua atmosfera seducente è rafforzata dalla luce rossastra e da una base musicale “organica” generata al sintetizzatore.
Spanish Dancer is an installation whose name derives from a type of red sea food and Flamenco dancer dressed in red. It is made of curved aluminium tubes, a polycarbonate pleated transparent red fabric and flooring covered with a 40-cm layer of small white spheres containing small pearls and LEDs. Its seductive feel is enhanced by reddish light and “organic” music generated by a synthesiser.
Credits Project: Ocean North Design: Kivi Sotamaa, Tuuli Sotamaa Sound: Ville Hyvonen Construction: Tokyo Studio Computer Aided Visualization: Jani Isoranta Client: 21st Century Museum of Contemporary Art Kanazawa (chief curator: Yuko Hasegawa)
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Frozen Void The Snow Show, Kemi/Rovaniemi, 2004
Credits Project: Ocean North Design: Tuuli Sotamaa, Kivi Sotamaa, Ernesto Neto
Frozen Void è un cilindro di ghiaccio di 4x4 m. Lo spazio interno è amorfo e presenta molteplici effetti generati dal diverso punto di gelo del ghiaccio che varia da cristallo chiaro a verde opaco. Se all’esterno, il manufatto appare semplice, solido e monolitico, quasi brutalista come una scultura astratta espressionista, all’interno esso rivela la sua fragilità, con una atmosfera surreale dai complessi effetti emotivi. Frozen Void is a 4x4 m cylinder of ice. The interior space is amorphous and creates all kinds of effects due to the different freezing point of the ice, which ranges from a clear crystal colour to opaque green. Whereas on the outside the construction looks simple, solid and monolithic, almost brutalist like an abstract expressionist sculpture, on the inside it reveals all its fragility through a surreal atmosphere featuring elaborate emotional effects.
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Music and Art Center Jyväskylä, 1997-2004
Credits Project: Ocean North Phase 1: Kivi Sotamaa, Johan Bettum, with Markus Holmstén, Kim Baumann Larsen, Lasse Wagner, Vesa Oiva, Hein van Dam Phase 2: London Team: Michael Hensel and Achim Menges with Hani Fallaha, Shireen Han, Andrew Kudless, Neri Oxman, Eva Scheffler, Valeria Segovia Trigueros, Nazaneen Roxanne Shafaie, Cordula Stach, Nikolaos Stathopoulos, Mark Tynan, Muchuan Xu Columbus KSA Team: Kivi Sotamaa with Jeffrey Ellerbrock, Volker Kilian, Prajwal Krishna, Archana Kushe, Brant Long, Vasy McCoy, Donald Peadon, Sam Rosenthal
Situato nel perimetro di Church Park Square a Jyväskylä, il Centro per le Arti e la Musica completa una griglia urbana con una semplice volume scatolare da realizzare di fronte al Teatro della città. Concettualmente, inverte la logica formale del Teatro che all’esterno appare molto complesso e articolato. Il nuovo centro, al contrario, appare semplicissimo all’esterno, ma è assai articolato all’interno, dove presenta una grande differenziazione spaziale, materiale e di atmosfere e sembra estendere lo spazio urbano del parco in un paesaggio interno acusticamente animato. La variata direzionalità e stratificazione del sistema strutturale reticolare e l’alternanza tra opaco, trasparente e riflettente dei materiali di rivestimento fa pensare al fluire di campi di forze che generano una tettonica dinamica e una percezione ricca di emozioni dello spazio.
Set in the perimeter of Church Park Square in Jyväskylä, the Arts and Music Centre comletes an urban grid through its simple boxshaped structure to be built in front of the city theatre. Conceptually speaking, it inverts the formal logic underpinning the theatre, which looks extremely intricate and elaborate on the outside. In contrast, the new centre looks very simple on the outside, but is extremely intricate inside, where there is all kinds of different space, materials and atmospheres and the park’s urban space appears to be extended into an acoustically reverberating inner landscape. The varying layout and layering of the reticular structural system and alternating combination of opaque, transparent and reflective cladding materials calls to mind an influx of force fields generating dynamic tectonics and an emotionally striking spatial layout.
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Ambient Amplifiers Toyen Park, Oslo
Ambient Amplifiers è una ricerca sulle implicazioni e i possibili miglioramenti del rapporto tra forma e funzione nella definizione degli spazi urbani. Viene presa come caso di studio l’area del Toyen Park di Oslo. L’intenzione è quella di studiare l’utilizzo della tecnologia computerizzata come motore per la mediazione dei processi in cui forma e programma si riconfigurano e ridefiniscono reciprocamente in un mutuo processo temporale. L’intervento mira a rafforzare le istituzioni e le attività esistenti creando tra loro nuove sinergie.
Ambient Amplifiers is a research project into the implications and improvements possible in relations between form and function in designing urban spaces. The Toyen Park area in Oslo has been taken as a case study. The intention is to study the use of computer technology as the driving force for mediating procedures in which form and programme are reciprocally reconfigured and redefined through a mutual temporal process. The project aims to strengthen existing institutions and activities by creating new synergies between them.
Credits Project: Ocean North, Birger Sevaldson & Phu Duong
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Landsc[r]aper Urban Ring-Bridge Düsseldorf, 2000 Credits Project: Ocean North/Kivi Sotamaa, Michael Hensel Project Members: Max de Rosée, Morten Rask Gregersen with Urban Office, Danilo Dangubic, Gudjon Erlendsson, Jeff Turko Digital Animation/ Video Rendering: Placebo Effects-Kim Baumann Larsen Structural Engineering: Ove Arup & Partners Consulting EngineeringMichele Janner, Charles Walker Client: NRW Forum for Culture and Economy Düsseldorf supported by NRW Ministries of Employment, Social Affairs, Urban development, Culture and Sports
Questo progetto è uno studio per un ponte abitabile a traiettoria multipla sopra il fiume Reno. Si compone di tre strati orizzontali: un anello esterno che collega le strade esistenti riorganizzando il traffico dell’area; un anello intermedio dedicato al traffico dei mezzi pubblici e dei pedoni; un anello interno a vocazione pedonale con funzioni e spazi ricreativi. This project is a study for an inhabitable bridge with a multiple trajectory over the River Rhine. It is composed of three horizontal layers: an outside ring connecting the existing roads and reorganising traffic in the area; an intermediate ring serving public transport traffic and pedestrians; and an inner ring for pedestrians serving recreational spaces and functions.
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320 Km di carta
Archives Nationales, Paris
M
Credits Project: Massimiliano Fuksas, Doriana O. Mandrelli Cosultants: Bétom Ingénierie (structures, plans, economy), Florence Mercie (landscaping) Project Managers: Giorgio Martocchia (Rome), Vincenzo Amantea (Paris) Collaborators: Fabio Cibinel, Roberto Laurenti, Daniele Biondi, Dominique Raptis, Gianni Cafaggini, Francesca Portesine, Tomas Janka Model Makers: Nicola Cabiati, Gianluca Brancaleone, Frauke Stenz Client: Ministère de la Culture et de la Communication Française
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entre in Italia si procede alla “devolution” degli archivi nazionali con la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha recentemente deciso di staccare il proprio corpus da quello centrale della nazione, in Francia non sfugge il significato fortemente simbolico, oltre che amministrativo, dell’Archivio centrale dello Stato. Istituiti subito dopo la rivoluzione, nel 1790, “les Archives Nationales” sono considerati al pari della Marsigliese e del Tricolore patrimonio della “francesità” e nell’assicurare loro una nuova sede che permettesse di contenere gli atti per i prossimi trent’anni si è coerentemente pensato di realizzare un nuovo edificio, non solo altamente funzionale, ma anche fortemente rappresentativo del proprio ruolo. Ciò non ha impedito che nella scelta del progetto vincitore il campanilismo cedesse l’onore delle armi alla proposta più intrigante e completa, anche se a firmarla è stato un architetto italiano. Del resto lo scambio tra Massimiliano Fuksas e la Francia ha da tempo arricchito entrambi. La chiave di volta nell’interpretazione del tema sono i 320 km di ripiani di carta che, pur non essendo nascosti, non si vedono e la volontà creare un nuovo tassello di paesaggio urbano e non solo un oggetto architettonico. Non si tratta di un enorme e statico contenitore, ma di un “sito” che si lascia leggere per livelli di approfondimento successivo. La volontà di estendere il ruolo degli “Archives” dalla conservazione fisica alla consultazione evoluta e informatizzata era già alla base del programma istituzionale. Una pelle leggera in alluminio traforato riveste i parallelepipedi modulari dove sono ospitati gli archivi; le forature a forma di losanga lasciano intravvedere i corpi rossi dei depositi, pensati per poter crescere nel tempo, e la loro presenza si infittisce, con il consueto leit-motiv delle “nuvole”, verso il basso, là dove serve che la luce possa penetrare verso gli spazi interstiziali di collegamento e verso le sale di lettura. Sul lato ovest, quello prospiciente l’area più urbanizzata del contesto, un pattern di specchi d’acqua toglie gravità ai volumi vetrati soprastanti che ospitano gli spazi pubblici, la sala congressi e gli uffici. A un’entità fortemente ancorata al suolo, ma alleggerita per parte del suo peso dalla trama sottile del suo “vestito”, si contrappone la leggerezza dei corpi vetrati sospesi, alla cui disposizione dinamica viene assicurato un ormeggio dal ricco sistema di passerelle che connette le due parti e permette la rete degli accessi. Un ulteriore aspetto riguarda la comprensione e l’inserimento del progetto nel sito, questa volta inteso come contesto geografico. Questa periferia nord di Parigi, stretta tra crescita urbana e strade ad alto scorrimento, non è dissimile da quella di molte altre metropoli: è un luogo per nulla consolidato, dove le spinte socio-ambientali hanno ancora un lungo iter da percorre prima di giungere a un ipotetico consolidamento. Da un punto di vista volumetrico, la spettacolare articolazione delle diverse componenti del progetto e la loro diversa caratterizzazione sono coerenti con una interpretazione dinamica del sito perché offrono un forte punto riferimento senza imporne il blocco. Da un punto di vista paesaggistico, come sempre ritenuto di grande importanza nei bandi di progetto francese, il radicamento è aiutato con l’impianto di un bosco multi-stagionale sui lati nord ed est, più esposti agli spazi aperti. La diversità di taglia e colore delle piante è il corrispettivo naturale della vibrante facciata artificiale del parallelepipedo che custodisce i documenti cartacei. Così come la pelle metallica traforata lascia trasparire i volumi rossastri dei contenitori retrostanti, allo stesso modo le foglie delle diverse essenze trasmettono molteplici sfumature di colore e il loro diverso portamento suggerisce diverse profondità di visione. Per smentire se stesso Fuksas ci dimostra che il suo dinamismo progettuale non è vincolato all’uso istintivo del nastro e delle superfici disallineate, ma si trasmette altrettanto efficacemente per linee ortogonali. Jacopo della Fontana
A
s Italy sets abut “devolving” its national archives as the Government Cabinet recently decided to separate its own records from the rest held in the central offices, France has grasped the importance of a Central Government Archives on both a symbolic and administrative level. Set up right after the revolution in 1790, “les Archives Nationales” are seen as being as much a part of “Frenchness” as the national anthem or national flag. This is why it was duly decided to design a new building to house the records for the next thirty years, which is not just functional but also powerfully symbolic of its basic function. Despite all this, patriotism was put aside when choosing the winning project, favouring instead the most intriguing and complete design, even though it bore the signature of an Italian architect. Of course Massimiliano Fuksas and France have been mutually benefiting from each other for some time now. The key to reading the project theme are the 320 km of shelves of papers, which, although not hidden away, cannot actually be seen, and also the desire to create a new urban landmark and not just an architectural object. This is not just a huge, static container, it is a “site” which opens up to various layers of meaning. The decision to focus on more than just physically conserving the “Archives”, actually updating them into a cutting-edge computerised reference centre, lay at the very basis of the building brief. The project takes up the challenge thrown down by this two-pronged programme with great stylistic clarity through a sequence of consecutive “layers”. A light perforated aluminium skin covers the modular parallelepipeds holding the archives; the diamond-shaped holes provide glimpses of the red storerooms designed to expand over time, and their presence is further enhanced by the usual leit-motif of “clouds” down at the base, where light needs to flow into the connecting cavities and reading rooms. Over on the west side facing the most urbanised part of the setting, a pattern of pools of water takes some of the gravity away from the glass structures overhead holding the public spaces, conference hall and offices. This entity, which is tightly anchored to the ground but partly lightened up by its delicately patterned “clothing”, contrasts with the lightness of the suspended glass sections, whose dynamic layout is guaranteed by an elaborate system of walkways connecting the two parts and controlling the access routes. Another key aspect is how the project is incorporated in the site, taken in this instance as a geographic context. These northern suburbs of Paris, clenched between an expanding urban neighbourhood and high-speed roads, are not very different from lots of other big cities: a very unsettled place, where socio-environmental forces still have a long way to go before attaining any hypothetical stability. Structurally speaking, the spectacular layout of the various project components and their distinctive features point towards a dynamic reading of the site, because they provide a powerful reference point without actually blocking the setting. In landscape terms, an issue always given so much importance in French tenders, rooting in the environment is helped along by planting multiseason woodlands along the north and east sides, which are most exposed to the open spaces. The range of shapes and colours of the different plants corresponds in a natural way to the vibrant manmade façade of the parallelepiped housing all the paperwork. Similarly, just as the perforated metal skin reveals the reddish-coloured structures of the containers at the rear, the leaves on the various types of vegetation come in a variety of different shades of colour, and their varying behavioural patterns suggest different depths of vision. Almost going against his own ilk, Fuksas shows that his design dynamism is not constrained to the instinctive use of strips and unaligned surfaces, he can work just as effectively with orthogonal lines. 207 l’ARCA 43
Sopra, modello del Centro degli Archivi Nazionali di Pierrefitte sur Seine e Saint Denis, nella fascia periferica di Parigi, Il progetto è risultato vincitore di un concorso su candidatura dove, su una rosa di 120 partecipanti, è stato scelto tra cinque finalisti. Destinato a raggruppare gli archivi delle amministrazioni centrali dello Stato dal 1790, l’edificio occupa una superficie di 85.000 metri quadrati per un costo di 110 milioni di euro. Nella pagina a fianco, planimetrie generali, piante e sezioni. Il volume è risolto da due corpi principali, uno aereo e articolato in una serie di corpi
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aggettanti, l’altro più solido e ancorato al terreno. Nel primo sono riuniti i locali amministrativi, gli uffici, le sale conferenza e gli spazi di accoglienza del pubblico, il secondo organizza i locali degli archivi e la grande sala di lettura. Nella pagina precedente e in quella a fianco, le tavole presentate al concorso. Above, model of the National Archives Centre in Pierrefitte sur Seine and Saint Denis out in the suburban belt of Paris. The project won a competition with 120 selected entrants and five finalists. Designed to relocate the Government’s central administration
archives since 1790, the building covers an area of 85,000 square metres and will cost a total of 110 million Euros. Opposite page, site plans, building plans and sections. The structure features two main constructions, an aerial structure set out in the form of five projecting sections, and a more solid structure anchored to the ground. The first construction holds the administration rooms, offices, conference halls and public reception spaces; the second holds the archives rooms and a large reading hall. Previous and opposite page, competitions tabs.
Gli involucri dei due volumi sono trattati con superfici in vetro e alluminio che generano un articolato gioco di riflessi. I corpi sospesi, hanno facciate in vetro che si riflettono nell’acqua del bacino su cui affacciano e sulla parete in alluminio del corpo degli archivi. Qui a fianco, particolare della pelle in alluminio animata da una trama a losanghe che si dispone a formare delle nuvole da cui la luce a illuminare le sale di lettura. Un parcheggio sotterraneo di 161 posti e uno studiato progetto paesaggistico completano l’intervento, la cui inaugurazione è prevista per il 2009. The shells of the two structures are covered with aluminium and glass surfaces creating an elaborate interplay of reflections. The suspended structures have glass facades reflected in the water in the surrounding pool and on the aluminium wall of the archives building. Opposite, detail of the aluminium skin decorated with a diamond-shaped pattern set out to form clouds and projecting light to illuminate the reading rooms. A 161-space car park and a carefully devised landscaping project complete the design, which is planned to open in 2009.
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La qualità dello spazio
Piazza Garibaldi in Naples
S Credits Project: Dominique Perrault Architecte Design Team: Giovanna Chimeri (Project Architect), Alain Chiffoleau, Gaëlle Lauriot-Prévost (Artistic Director), Cyril Lancelin, Shigeki Maeda, Guido Montecchio, Yves Moreau, Miza Mucciarelli (Trainee), Caroline NachtigallMarten, Francesco Proto (Trainee), Astrid Rappel, Jérôme Santel Client: Metropolitana di Napoli
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e tutto si svolgerà secondo i piani anche Napoli nel giro di qualche anno si troverà ad avere una di queste architetture contemporanee fatte d’infinite cuspidi, contundenti per maggior appeal, lattee, cangianti; esemplari di quella cristallografia che si deve ai computer e impossibili a perseguirsi altrimenti. Complice l’adeguamento delle infrastrutture per l’arrivo dell’alta velocità, una grandiosa ragnatela, proveniente da un sottosuolo trasformato in capace galleria ipogea, si stenderà a + 8.50 metri da un capo all’altro di un’ancor più nevralgica Piazza Garibaldi, sventrata nel frattempo, dotata di spazi tuttofare e opportunamente ricoperta solo in parte. L’autore di tanta complessa meraviglia è Dominique Perrault, sempre più propenso a preferire simili super-strutture sfaccettate, nei cui prismi domani forse si riconoscerà nientemeno che l’espressione dello Zeitgeist. Il termine previsto per l’operazione è nel 2008, il progetto si ripromette la risistemazione con relativo coordinamento circolatorio di addirittura 5 stazioni, da pensarsi come gli organi interni di un quartiere, popolosissimo e cinetico, immerso in un traffico reso insperabilmente razionale. Qui le stazione ferroviarie di Napoli Centrale, dell’alta velocità, delle due linee del metrò, della circumvesuviana, scambieranno a tutte le ore migliaia e migliaia di passeggeri per poi miscelarne, trattenerne o disperderne i flussi secondo ricette variabili. Tunnel e passerelle assicureranno l’attra-
versamento dei binari mentre la piazza, al momento sconfinata al limite dello spaesamento, troverà delle dimensioni più consone, in virtù di una struttura che, vista in sezione, si comporta come la fuoriuscita dal sottoterra commerciale d’uno speciale magma arborescente, subito cristallizzatosi. Come dissolvere l’impressione che per stare al passo gli amministratori d’Italia, dopo anni di immobilismo sfibrante, si affidino ai grandi nomi più che per intima convinzione o sincera, lungimirante, adesione ai progetti, per risultare al di sopra di ogni sospetto? In questo modo oltre all’auspicato valore dei disegni ci si procura degli scudi umani, assai utili non appena cominci il tiro incrociato dei detrattori appostati al varco del futuro. In effetti la soluzione prospettata da Perrault per la piazza non sembra, non fosse per le palme, particolarmente mediterranea o latina. Forse termini del genere hanno senso solo da lontano, sotto altri climi – da cui favoleggiare ombre profonde, specchi d’acqua refrigeranti, brezze tra il lussureggiare della variegata vegetazione, angoli d’improvvisa quiete, lame di luce vivissima, policromia di ceramiche ostinatamente ellenistiche, romane, arabe – sul posto non si sarà vista l’ora di liberarsene per poter adottare finalmente qualcosa di meno specifico ma dall’indubbio sapore internazionale, all’altezza di una metropoli europea. Non andrebbe dimenticato che un progetto di tale respiro è una
Nella pagina a fianco, planimetria generale del Quartiere delle 5 Stazioni (stazione ferroviaria Centrale, futura stazione Alta Velocità, stazione Circumvesuviana,
stazioni 1 e 2 della metropolitana) a Napoli interessato dal progetto di risistemazione di Piazza Garibaldi di Dominique Perrault. Sopra, rendering della
piazza, per la quale è prevista una riduzione calibrata del traffico veicolare di attraversamento a favore della fruizione pedonale.
specie di iceberg: alle parti emerse, appariscenti – qui la grande copertura – ne corrispondono altre, preponderanti per volume ma meno visibili, poco fotogeniche, nascoste, da intuirsi. Di fatti in questi casi l’architettura è il cavallo di Troia di infrastrutture inderogabili e mutanti che devono farsi largo in città già congestionate e a cui si deve trovare decentemente un posto per non pregiudicare ulteriormente situazioni spesso più che critiche. Dalla separazione di quel che viene considerato meramente tecnico, parziale ma perentorio – le infrastrutture – e il disegno d’insieme che ci vorrebbe – a salvaguardia del decoro urbano? – salta fuori un termine ormai famigerato: riqualificazione. Cosa vorrà mai dire? A fronte di imponenti cambiamenti quantitativi – numero di passeggeri, di treni, di metri quadri, di milioni di euro, di Km/h – di dati positivi, incontrovertibili, viene comunque il sospetto che qualcosa ancora manchi: la qualità. Certo riquantificazione non suona bene. Ma la qualità di un progetto si può forse misurare? Evocata di continuo dal quantitativo dirimpetto, la qualità si fa desiderare; che si tratti di un fantasma allucinatorio? Di un risarcimento immaginario? Di un sintomo? Se la qualità non si presenta spontaneamente che la si introduca a forza. Risorge, forse a torto, la consueta impressione che si tratti di architetture in cui delle carrozzerie di fantasia – qualitative – si applicano ingegnosamente a macchine e macchina-
Opposite page, site plan of the 5 Stations District (Central Station, the forthcoming High Speed Station, Circumvesuviana Station, and stations
1 and 2 on the underground line) in Naples involved in the project to redevelop Piazza Garibaldi designed by Dominique Perrault. Above, rendering of
the square, where road traffic is planned to be carefully decreased in favour of pedestrian traffic.
zioni quantitative ormai fatalmente date, da prendersi come sono. Forse è il procedere schizoide di questo scollamento a essere forzato. O forse, dati i tempi, l’idea di un’architettura che, in conformità con l’etimologia, sia indissolubile dalla tecnica è fuori dal mondo. Comunque, dalla matematica dei fenomeni qualitativi si è potuta dedurre una teoria detta delle catastrofi. Nei libri che ne divulgano i possibili esiti si vedono gli assi cartesiani che per poter descrivere graficamente il repentino passaggio da quantitativo a qualitativo collassano. I piani stabiliti da ascisse e ordinate di funzioni altrimenti misurate, regolari, continue, si flettono; certi fenomeni finiscono in una piega. Si potrebbe dire che in un contesto di quantità misurabili la qualità si configuri come catastrofe, un salto dell’ordine delle cose. Per compiere questo salto dal quantitativo al qualitativo ci si affida all’architettura, da qui la figurabilità in eccesso di grandi trasformazioni performative, implicitamente problematiche, invasive, stranianti, inorganiche, malviste per quanto invisibili. Per la corrispondenza con la deformazione tridimensionale che imprimono agli assi cartesiani le più semplici tra le sette catastrofi si definiscono a cuspide. La copertura di Perrault effettivamente è piena di cuspidi: da intendersi, per amor di paradosso, come altrettante prove di riqualificazione? Decio Guardigli 207 l’ARCA 49
A sinistra, piante del primo livello interrato e del livello della piazza; a destra, studi per la definizione dei nuovi flussi di circolazione; in alto sezione longitudinale.
Planimetrie con lo sviluppo per fasi del progetto che prevede l’ottimizzazione della rete dei trasporti pubblici, l’intensificazione della permeabilità veicolare lungo la direttrice nord-sud, la ristrutturazione delle stazioni con una rete di collegamenti pedonali. Site plans showing the various stages in the project to optimise the public transport network, intensify road traffic along the north-south axis, and restructuring of the stations through a network of pedestrian links.
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I
f everything goes according to plan, within a few years Naples, too, will have one of those modern-day works of architecture composed of endless cusps, blunt-edged to make it more appealing, milky-white and shimmering; examples of the kind of crystallography that can only be carried out on a computer and in no other way. This will be part of a project to design infrastructures for the new high-speed line, a massive spider’s web emerging from an underground level transformed into a spacious gallery extending (at + 8.50 metres) from one end of bustling, central Piazza Garibaldi to the other, which in the meantime has been cleared to provide allpurpose spaces, suitably covered at least in part. This wondrous design is the work of Dominique Perrault, who is increasingly drawn towards faceted superstructures like this, whose prisms might well even express the Zeitgeist of tomorrow. The project is planned for 2008 and is designed to redevelop a network of 5 stations to be treated like the internal organs of a busy neighbourhood constantly on the move, whose traffic has, unexpectedly, been re-organised along rational lines. Here Naples Central Station, the high-speed station, two underground stations, and the so-called “circumvesuviana” station, will exchange thousands of passengers at all times of day, mixing them together, holding them in and letting them out in all kinds of ways. There will be tunnels
and walkways for crossing the tracks, while the square (almost disconcertingly vast at the moment) will be scaled down more suitably by a structure which, when viewed in section, will act like an exit from the underground shopping area of a very special kind of glowing magma, instantly crystallised. How can we get rid of the feeling that to keep up with the times, after years of inaction, the people responsible for running Italy are now turning to big names more to cover their backs than out of any sincere faith in their skills or ability to think in the long term? This is a way of not only obtaining quality designs but also of obtaining human shields, always useful when caught in the cross-fire of those inevitably so reluctant to embrace the future. In actual fact, if it were not for the palm trees Perrault’s design for the square hardly looks very Mediterranean or Latin. Perhaps this terms only really make sense from afar, in different climes – where you can dream about deep shadows, pools of cool water, gentle breezes blowing through the luxuriant vegetation, quite little corners suddenly opening up, blades of bright light, and colourful ceramics of a distinctly Greek, Roman or Arab flavour – while, at the location itself, the idea of finally getting something less specific but of a distinctly international flavour, more fitting for a big European city, will certainly be greeted with relief. Of course it ought to be borne in mind that a project of this scope is a sort of iceberg: the eye-catching
Left, plans of the first underground level and square level; right, studies to set the new traffic flows; top, longitudinal section.
parts above the surface – in this case the big roof – correspond to others, much bigger but less visible, not very photogenic, hidden away so that they can only be sensed. Indeed, in case like this architecture is a real Trojan Horse of relentlessly changing infrastructures, forced to find their place in cities that are already congested, hopefully not worsening what are already often precarious situations. When separating what is seen as merely technical, partial but powerful – the infrastructures – from the overall design we are looking for – possibly to safeguard the urban furbishing? – a familiar word inevitably comes to mind: redevelopment. But what does it really mean? Faced with such striking quantitative changes – number of passengers, trains, square metres, millions of Euros, km/h – positive figures that cannot be questioned, we cannot help suspecting that there is something missing: quality. Needless to say, re-quantifying does not sound right. But can we actually measure the quality of a project? Constantly evoked by the contrasting term quantity, quality is always elusive; is it merely a ghostly hallucination? Some sort of imaginary form of compensation? Or just a symptom? If quality does not just pop out naturally, it can be forcibly introduced. Perhaps inappropriately, we cannot help getting the usual feeling that this is architecture whose fancy (qualitative) bodywork is ingeniously applied to (quantitative) machines and machinery, that are now just taken for granted as
inevitable. Perhaps it is this rather schizoid separation process that is really unnatural. Or perhaps, bearing in mind the age in which we live, what it really out of this world is the idea of architecture which, in line with its proper meaning, is inseparable from technology. The mathematics of qualitative phenomena have made it possible to deduce so-called catastrophe theory. Books on the subject show how Cartesian axes collapse as they describe the sudden transition from the quantitative to the qualitative. The planes set by abscissa and regular smooth functions measured in other ways, gradually yield; certain phenomena end up in a fold. It might be said that quality takes the form of a catastrophe, a leap in the order of things, when dealing with measurable quantities. To make this leap from the quantitative to the qualitative, it is to architecture that we turn, hence the possibility of over-resorting to major performative transformations, which are implicitly problematic, invasive, disconcerting, inorganic, viewed with circumspection because they are invisible. Due to the way they correspond to the three-dimensional deformation imposed on the Cartesian axes, the simplest of the seven catastrophes is defined as cusped. Perrault’s roof is indeed full of cusps: perhaps, out of a love of paradox, they might be seen as so many attempts at redevelopment? Decio Guardigli 207 l’ARCA 51
Rendering della galleria interna e della piazza. Partendo dal presupposto che una copertura può diventare un elemento efficace di qualificazione urbana, il progetto propone una trama radicata nel sottosuolo, che parte dal livello della galleria e si articola come un gigantesco pergolato per un’altezza totale di 16,5 metri e si sviluppo come superficie prismatica cangiante alla luce in base a soluzioni differenti di rivestimento metallico perforato con densitàvariabile. Rendering of the internal tunnel. Working on the assumption that a roof can be turned into an effective means of urban redevelopment, the project is designed in the subsoil, starting from tunnel level and developing into a huge pergola reaching an overall height of 16.5 metres and forming a prismatic surface shimmering in the light according to the varying density of the perforated metal claddings.
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Acito and Partners + Halprin, Centro Ambientale/ Environmental Centre, Cava Palomba (Matera). A destra/far right, Michele Pietro Di Capua, valorizzazione del Parco Archeologico e delle Catacombe Ebraiche/ Redevelopment of the Archaeology Park and Jewish Catacombs, Venosa (Potenza).
IL RISVEGLIO di/by Luigi Centola
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e più ambiziose mostre di architettura italiane recenti come la “Metamorfosi” messa in scena da Kurt Forster per la Biennale di Venezia e “Arti & Architettura” allestita da Germano Celant nel contesto delle celebrazioni di Genova capitale europea della cultura, nonostante budget considerevoli e curatori di fama non hanno, a giudizio di molti, affrontato temi particolarmente delicati e attuali che riguardano la riqualificazione urbana, le trasformazioni del paesaggio, la riconversione delle aree industriali, la realizzazione di nuove infrastrutture, in sintesi le problematiche e gli scenari tipici della vita e delle città europee. Forster concentrando l’attenzione su sofisticati bijoux geometrici dall’indubbio fascino formale ma di fatto avulsi da qualsiasi contesto e Celant operando una selezione incentrata sulla rilettura dei riferimenti artistici del ‘900, hanno deliberatamente ignorato qualsiasi strategia organica di sviluppo del territorio nonché tutto il prezioso lavoro sulla pianificazione e sul progetto urbano tipico della migliore tradizione italiana ed europea. Forster, “lo storico”, ha dichiarato l’origine della sua personale classificazione nella sala d’ingresso all’Arsenale “volgendosi indietro” a partire dalla celebrazione dell’opera di quattro figure centrali, ognuno suggeritore di un proprio futuro per l’architettura: Eisenman, Gehry, Rossi e Stirling. Celant, “il critico d’arte”, gli ha contrapposto la sua personale retrospettiva di “architettura artistica” o “arte architettonica” simboleggiata da una serie di maxi-repliche e installazioni innestate negli spazi pubblici della città: Gehry, Hollein, Koolhaas, Mendini, Rossi, Kiefer, Merz, Oldenburg, Oppenheim e Pesce. Anche nelle ultime rassegne internazionali (“Archisculpture” presso la Fondazione Beyeler, “Non Standard Architecture” al Centre Pompidou, “Tall Buildings” al Moma…) sembra affermarsi, attraverso la ricerca della pura forma o della bellezza di oggetti isolati, la pericolosa tendenza a rincorrere l’affascinante modello delle esposizioni d’arte che attraggono da tempo masse sconfinate di appassionati con punte di oltre 500.000 visitatori paganti, incentivate dall’appeal degli spettacolari musei di ultima generazione. Ma arte e architettura, come tutti sappiamo, sono estremamente diverse per finalità e soprattutto diverse sono le modalità espositive di un’opera d’arte originale espressamente pensata per uno spazio circoscritto e le rap-
presentazioni o i simulacri di un’architettura: disegni, modelli, fotografie e video di spazi pubblici ed edifici che possono essere vissuti con completezza solo attraverso l’esperienza diretta ed emozionale. Nonostante un crescente interesse politico e mediatico per le grandi trasformazioni urbane, recenti sondaggi confermano che pochissimi hanno idea dei più importanti progetti in itinere nella propria regione o anche nella propria città e ancora meno conoscono i nomi dei progettisti impegnati a realizzarle. Trascurando solo per un momento l’egocentrismo tipico degli addetti ai lavori, sarebbe di certo molto più utile alla collettività documentare come i governi centrali e le amministrazioni locali stanno traducendo in pianificazione e progetti urbani le sfide politiche che caratterizzano l’integrazione europea, il libero scambio mediterraneo, l’economia, l’occupazione, la sicurezza, l’immigrazione, le infrastrutture, i beni culturali, l’ambiente, l’energia, l’abusivismo e l’inquinamento. Cercare di spiegare come si sta programmando e attuando a scala regionale, nazionale ed europea il nuovo scenario di sviluppo “glocale” rispetto ai grandi temi accennati potrebbe essere il concetto di fondo per una mostrainchiesta forse neanche tanto innovativa ma in grado di esplicitare con forza quel messaggio etico di “democrazia urbana”, ovvero quell’alleanza per la trasformazione del territorio condivisa da tecnici, amministratori e cittadini. Un’esposizione che ambisca a questi obiettivi, oltre che informare, potrebbe destare ampia e sentita partecipazione popolare perché si dimostrerebbe finalmente vicina alle esigenze e agli interessi della collettività. Per costruire questa ipotetica mostra, indipendentemente dalla scala politica, geografica o dimensionale di riferimento, immaginiamo di porre a coloro che amministrano un Comune, una Provincia, una Regione, una Nazione o l’Europa tre semplici domande: - Quali il vostro progetto strategico complessivo e le priorità politiche per guidare lo sviluppo? - Con che modello di pianificazione e con quali risorse economiche e tempi lo state attuando? - Quali i singoli tasselli coordinati (piani o progetti) in grado di realizzare il puzzle della vostra visione? Se il masterplan e la strategia d’attuazione esistono sarà molto facile tradurli in grafici economici e diagrammi temporali delineando sinteticamente la rete integrata delle azioni e i risultati attesi, altri-
AWAKENINGS menti qualsiasi sforzo risulterà palesemente incompleto o di fatto improponibile. Tutti abbiamo una vaga idea dei risultati, ma fino a prova contraria, cioè prima di aver analizzato con serietà i dati e tentato di organizzarli in maniera organica, non potremo verificare le nostre sensazioni. Avrebbe potuto aiutare l’Unione Europea una comunicazione mirata, anche attraverso pubblicazioni e mostre, sul disegno politico e sulle realizzazioni concrete in atto nel delicato momento che stiamo affrontando per l’economia e l’allargamento? Sorvoliamo per un istante sui problemi europei per focalizzare l’attenzione sulla situazione italiana osservando che mentre il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi continua con certosina determinazione l’attività di mostre, eventi e interventi televisivi per rinsaldare il senso di appartenenza alla Nazione e all’Europa, il terzo Governo Berlusconi si dichiara pronto ad assicurare un sostanziale “atto di discontinuità”. Senza grande stupore la ri-partenza, oltre ad azioni diffuse per aiutare le fasce più deboli, le famiglie e le imprese, si fonda essenzialmente sulla riscoperta del Mezzogiorno. Speriamo sia la volta buona… E così nei più influenti salotti televisivi sono tornati prepotentemente d’attualità i dibattiti e le riflessioni sulla questione meridionale, precocemente sopiti da quando il Premier nel 2001 annunciò la realizzazione del più lungo ponte sospeso del mondo (3.666 metri) tra le principali maxiopere che avrebbero dovuto modernizzare e rilanciare il Paese. Eppure la disoccupazione nel Mezzogiorno è in calo, non tanto per la creazione di nuovi posti di lavoro ma solo perché è ripresa l’emigrazione. Il malessere, purtroppo, è ancora forte nonostante i laureati nel Sud siano nettamente al di sopra della media nazionale e i knowledge workers superino un terzo dei residenti. L’apporto di idee e proposte di qualità da parte dei professionisti intellettuali non dovrebbe certo mancare, ma quante brillanti intuizioni trovano realizzazione concreta? Invece di proposte attuabili per il sospirato rilancio assistiamo, per ora, a schermaglie accademiche: alle tempestive preoccupazioni espresse dal professor Salvatore Settis circa l’alienazione del patrimonio culturale dello Stato e la problematica architettura finanziaria delle Italia S.p.A, sono seguite le provocazioni del professor Giulio Tremonti riguardo la vendita delle spiagge ai privati per finanziare le
opere pubbliche e sostenere lo sviluppo turistico del Mezzogiorno. Particolarmente diversificati e originali sono i temi che animano il dibattito pubblico: gli amministratori propongono idee che spaziano dall’apertura dei casinò alla creazione di assessorati al mediterraneo; le multinazionali fanno avance per la realizzazione di imponenti poli turistici integrati, parchi per il tempo libero e campi da golf; alcune società a partecipazione statale affrontano con decisione intensi programmi per la realizzazione di infrastrutture e porti turistici. Per fortuna, almeno, non si sente più parlare di insediamenti industriali come la siderurgia o la chimica che per anni i politici hanno utilizzato per illudere tanti uomini del Sud promettendo posti di lavoro “sicuri” a Bagnoli, Taranto, Manfredonia, Priolo, Milazzo, Gela… Queste industrie, risultate obsolete in pochi decenni, sono in via di lenta e problematica dismissione dopo aver compromesso alcune tra le più belle coste d’Italia e provocato malattie e morti impossibili da accettare. Superati gli anni bui della rivoluzione industriale siamo oggi nell’era dell’accesso caratterizzata da processi di impatto soft e tecnologie non invasive, la sensibilità ambientalista si evolve e aumenta la consapevolezza di non poter continuare a depauperare il patrimonio storico e paesaggistico che abbiamo ereditato e che dovremmo cercare di preservare. Se si provasse a costruire una pragmatica mostra-inchiesta sul Mezzogiorno si vedrebbe che, nell’era delle comunicazioni globali e dei network intelligenti, la doverosa sistemazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria prosegue tra interminabili cantieri dovuti a infiltrazioni camorristiche, il progetto della linea ferroviaria dell’alta velocità si ferma per ora a Napoli/Afragola e si stenta a comprendere i tempi e le direttrici di prosecuzione, lo sviluppo delle vie del mare è allo stesso tempo una sicura potenzialità e uno oscuro slogan declinato senza evidente coordinamento dei principali scali portuali e infine, secondo analisi del 2004 (fonte: Assoaeroporti), i 10 aeroporti (Catania 5.107.832 passeggeri, Napoli 4.632.388, Palermo 3.783.651, Bari 1.799.074, Lamezia Terme 1.274.997, Brindisi 765.753, Trapani 410.898, Reggio Calabria 272.859, Crotone 102.732 Foggia 9.398) risultano palesemente inadeguati al potenziale traffico nazionale e internazionale. Dovrebbe essere ovvio per il Sud puntare da un lato sulla valorizzazione dei sistemi naturalistici e paesaggistici attraverso il recupero
A sinistra/left, Sud’Arc-H, Eco-village Turistico Alberghiero Santo Laganà/Santo Laganà Eco-village Tourist Hotel, Località Vito (Reggio Calabria). A destra/right, Santiago Calatrava, Ponte sul Fiume Crati/Bridge over the River Crati, Cosenza.
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Studio Caruso, Piano Sviluppo Urbano/Urban Development Scheme, Paola (Cosenza).
Architecna, Aeroporto Fontanarossa/Fontana rossa Airport, Catania.
di 3.596 km di costa, otto parchi nazionali (Vesuvio, Cilento, Gargano, Murgia, Sila, Pollino, Val D’Agri, Aspromonte), moltitudini di parchi regionali, riserve naturali e aree marine protette, dall’altro sulla cura di quel patrimonio diffuso costituito dai centri storici. E come non pensare a investire con continuità negli oltre 150 musei e nella tutela attiva di alcune eccezionali testimonianze del passato spesso trascurate come Pompei, Ercolano, Oplontis, Nuceria, Pontecagnano, Paestum, Velia, Fasano, Lucera, Metaponto, Venosa, Policoro, Sibari, Locri, Selinunte, Segesta, Siracusa o incentivare il rilancio di aree riconosciute dall’Unesco patrimonio culturale mondiale: la costiera Amalfitana, la Reggia e il parco di Caserta, il centro storico di Napoli, Castel del Monte, i trulli di Alberobello, i Sassi di Matera, le città tardo barocche della Val di Noto, l’area archeologica di Agrigento, la villa romana del Casale. Se le citate opportunità sono sotto gli occhi di tutti e possono essere facilmente condivise, pochi hanno invece dimostrato di avere le idee chiare su quali possano essere le strategie economiche e operative in grado di condurre a scelte di programmazione e pianificazione adeguate ad attrarre investimenti coerenti con le necessità del Sud. Dalle statistiche del 2004 (fonte: Onu-Wto) l’Italia è scesa al quinto posto, sorpassata anche dalla Cina, per numero di turisti stranieri in arrivo ogni anno. Delle nazioni top five delle vacanze l’Italia con 37 milioni e un preoccupante -6% è l’unica a perdere sensibilmente quote di mercato, mentre la Francia con 75 milioni è stabile, la Spagna con 53 milioni registra un +5%, l’America con 46 milioni +12%, la Cina con 42 milioni +27%. Osservando più in dettaglio, le cinque regioni meridionali, secondo i dati del 2003, che confermano il trend negativo, hanno una media annuale di 52 milioni di visitatori italiani dei quali circa 20 in Campania mentre 16 milioni sono gli stranieri che arrivano ogni anno nel Mezzogiorno dei quali più di 8 in Campania. Non poteva venire che da questa regione lo spunto per una riflessione sul perché di questo preoccupante declino e sulle prospettive del turismo, l’unica industria ecologica in grado di offrire una concreta e immediata possibilità di riscatto per il Sud. L’occasione di realizzare un’indagine a tutto campo sulle progettualità in itinere per il Mezzogiorno, microcosmo forse mai monitorato con completezza, anche per la nota reticenza degli imprenditori a divulgare le loro attività a causa della scaramanzia tipicamente meri-
dionale che li contraddistingue, poteva essere proprio la sfida giusta per costruire quell’esempio di reportage a servizio dei cittadini, strumento utile e democratico per approfondire la conoscenza della realtà. Quale il messaggio principale? Dare all’urbanistica e all’architettura quel significato programmatico, sociale, etico e di speranza ai cittadini che è mancato nelle ultime mostre italiane e internazionali. La rassegna “Piani e Progetti per lo sviluppo turistico del Mezzogiorno”, svoltasi la scorsa primavera, si inserisce nel contesto interdisciplinare di FareTurismo, evento realizzato dalla Leader e promosso da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Salerno, con cui si sono poste le basi per candidare la città campana quale polo di aggregazione e confronto privilegiato da parte di Enti pubblici e investitori privati su politiche, sviluppo, lavoro, formazione e orientamento. L’edizione del 2005 ha visto un monitoraggio esteso alle cinque regioni del Mezzogiorno con 130 piani e progetti in mostra per Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Dal 2006 la mostra includerà anche Sardegna, Molise, Abruzzo e Lazio, diventerà itinerante e svilupperà una presenza costante sul territorio grazie anche al contributo delle Istituzioni che aderiscono al comitato scientifico: Federazioni regionali degli Ordini di Architetti, In/Arch, Inu, Facoltà di Architettura e presto anche associazioni ambientaliste e di tutela dei beni culturali. Attraverso i piani e i progetti in via di realizzazione documentati a Salerno si è sondato il delicato territorio a cavallo tra le politiche economiche di sviluppo e il rispetto del paesaggio. Si sono privilegiati esempi di pianificazione d’area vasta che riguardano soprattutto parchi e litorali, i piani regolatori improntati sul recupero dei waterfront e degli spazi collettivi; le infrastrutture indispensabili per migliorare la mobilità (aeroporti, stazioni, porti turistici, terminal traghetti, ponti); le fondamentali riqualificazioni (aree industriali dismesse, vuoti urbani, siti archeologici); i nuovi simboli culturali e religiosi (musei, centri culturali, chiese); le strutture dedicate all’accoglienza e al tempo libero (hotel, villaggi turistici, campi da golf, attrezzature balneari, multiplex, centri commerciali). Particolare attenzione è stata dedicata all’approfondimento dell’opera pubblica più ardita del bel Paese (il ponte sullo stretto) e alle tecniche relative al contenimento dell’impatto ambientale sulle due sponde, al primo polo turistico integrato a iniziativa privata che ricerca un attento dialogo con la natura (Nova
Stretto di Messina spa, Ponte sullo Stretto/Bridge over the Strait.
Yardinia) e ad alcuni controversi casi, tuttora in atto, che attraverso l’abbattimento e la riqualificazione di complessi architettonici dichiarati illegali (l’albergo Fuenti e Punta Perotti), propongono positivi esempi di recupero in chiave ecologica. La mostra ha infine aperto tre finestre sull’attualità evidenziando una serie di progetti paesaggistici legati ai temi delle energie rinnovabili, del recupero delle cave abbandonate e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e sottolineato, con rammarico, due fantastiche occasioni precocemente accantonate: la riqualificazione dei Sassi a Matera e il visitor center di Pompei di Renzo Piano. La sensibilizzazione porta a porta di cittadini e amministratori su questi temi attraverso la costruzione di un percorso in progress, potrebbe essere un piccolo contributo in grado di innescare un confronto costruttivo che, per il solo fatto di far conoscere quanto sta accadendo, potrà finalmente offrire la possibilità di partecipare, apprezzando o contestando a ragion veduta le dinamiche di sviluppo in atto. Piani e progetti (pubblici e privati) in via di attuazione nelle singole regioni dimostrano, ovviamente, strategie e priorità diverse, perché diversi sono i territori e le potenzialità, ma a una analisi più approfondita ritroviamo degli interessanti punti di convergenza. Ogni regione ha molto da apprendere e allo stesso tempo importanti esperienze da portare a conoscenza dei cittadini. Solo a titolo di esempio la Campania può vantare un notevole sviluppo e integrazione della rete dei trasporti pubblici ed esperienze di rinnovamento urbano all’avanguardia; la Puglia il massimo rispetto del paesaggio degli insediamenti turistici privati lungo le coste e dei parchi per la produzione di energie rinnovabili; la Basilicata l’attenzione al recupero e alla fruibilità di siti archeologici e di testimonianze uniche del passato; la Calabria alcuni programmi di riqualificazione urbana e paesaggistica di importanti città; la Sicilia due nuovi aeroporti e un piano di smaltimento rifiuti con la contestuale produzione di energia attraverso i famigerati termovalorizzatori. Collocati in uno scenario più ampio i progetti degli architetti di fama internazionale (Piano, Fuksas, Hadid, Perrault, Sejima, MirallesTagliabue, Tange, Niemeyer, Siza, Ambasz, Bohigas, Calatrava, Botta, Halprin) e quelli dei molti italiani di talento che hanno partecipato alla mostra, non dovrebbero essere altro che tasselli in grado di comporre il puzzle dello sviluppo. In termini meramente percentua-
li, rispetto alla quantità delle trasformazioni in atto, a nulla potrebbero valere le episodiche battaglie che ogni giorno un pugno di visionari combattono strenuamente, soprattutto nel Mezzogiorno, per assicurare una qualità puntuale spesso effimera in assenza di strategie politiche di sviluppo sistemico. L’indispensabile necessità di programmazione strategica ci auguriamo possa emergere con chiarezza a livello nazionale così come al Sud, sia grazie agli strumenti consentiti dalla devolution in corso che attraverso le prossime tappe del coordinamento dei Presidenti delle regioni del Mezzogiorno voluto da Bassolino a Napoli il 3 maggio 2005. Il governatore della Campania ha invitato i suoi colleghi Del Turco, Iorio, Vendola, De Filippo, Loiero, Cuffaro e Soru a incontrarsi secondo scadenze determinate per elaborare un documento strategico condiviso che possa attrarre gli investimenti e rilanciare la progettualità meridionale. L’obiettivo, in preparazione dell’edizione 2006 di FareTurismo, è di approfondire grazie al contributo diretto dei neo-eletti Presidenti delle regioni del Mezzogiorno e dei loro assessori (turismo, urbanistica, trasporti, ambiente, beni culturali…) le visioni strategiche e le iniziative più interessanti e concrete che sapranno costruire. La messa in sicurezza dei siti inquinati e delle discariche, la patrimonializzazione dei beni culturali, la rottamazione dell’edilizia senza qualità, la riqualificazione paesaggistica delle coste e delle aree protette, il riscatto dall’abusivismo e dagli scempi rappresentano solo alcune delle criticità più evidenti da analizzare e documentare. La mostra, con spirito di servizio, accompagnerà i percorsi politici di coloro che lo vorranno e potrà evidenziare il percorso del neonato “soggetto politico” di coordinamento delle regioni del Sud mostrando gli sviluppi della pianificazione e dei progetti per concludersi a ogni incontro con un bilancio, consapevolmente parziale ma costruttivo, dell’impegno sia collettivo che individuale. Se il governo centrale e l’alleanza delle regioni meridionali sapranno passare da interventi dettati esclusivamente da situazioni occasionali a strategie più ampie di riequilibrio economico, urbanistico e paesaggistico attraverso Piani Territoriali di Coordinamento anche sovraregionali adeguati alle sfide della modernità, allora potremo finalmente parlare di un vero sistema Mezzogiorno. Noi auspichiamo possa essere fondato sul turismo e sull’architettura. 207 l’ARCA 57
ASA Studio Albanese, Aeroporto di Pantelleria/Pantelleria Airport (Trapani).
D
Dominique Perrault, riqualificazione urbana, collegamenti pedonali e
espite huge budgets and famous curators, the most ambitious recent architecture exhibitions in Italy, such as “Metamorfosi” staged by Kurt Forster for the Venice Biennial and “Arti & Architettura” furbished by Germano Celant as part of Genoa’s celebrations as the European capital of culture, have not, in many people’s eyes, managed to tackle such tricky and cutting-edge issues as urban redevelopment, changes in the landscape, the conversion of industrial areas and the construction of new infrastructures; in a word, the kind of problems and scenarios characterising European life and its cities. Due to the way Foster focused on sophisticated geometric bijoux certainly of great stylistic charm but actually bereft from any context and Celant opted to provided his own re-reading of 20th century artistry, they deliberately ignored any kind of carefully gauged strategy for territorial growth, along with all the precious urban planning and design work typical of the best in Italian and European tradition. Forster, “the historian”, openly avowed the roots of his personal classification in the entrance hall to the Arsenal “looking back” by celebrating the work of 4 key figures, each envisaging their own future for architecture: Eisenman, Gehry, Rossi and Stirling. Celant, “the art critic”, replied to this with his own personal review of “artistic architecture” or “architectural art” epitomised by a set of maxi-replicas and installations set in public places in the city: Gehry, Hollein, Koolhaas, Mendini, Rossi, Kiefer, Merz, Oldenburg, Oppenheim and Pesce. Even the latest international shows (“Archisculpture” at the Beyeler Foundation, “Non Standard Architecture” at the Pompidou Centre, “Tall Buildings” at Moma…) appear, through their quest for the pure form or beauty of isolated objects, to confirm a worrying tendency of trying to copy the intriguing format of art exhibitions, which have always attracted masses of fans, at times even reaching the heights of 500,000 paying customers, partly drawn in by the striking appeal of the latest generation of spectacular museums. But, as we all know, art and architecture are two very different prospects in terms of their ends and, most significantly, there are very different ways of displaying an original work of art, deliberately designed for a confined space, compared to representations and
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servizi/Urban redevelopment, pedestrian links and services, Palermo.
simulacra of a piece of architecture: drawings, models, photos and video clips of public spaces and buildings which can only really be appreciated by being directly experienced. Despite growing political and media interest in major urban transformations, recent surveys confirm that very few are aware of the most important projects passing through their own region or even their own city, and they are even less familiar with the names of the people working on them. Leaving aside, just for a moment, the kind of egocentric behaviour characterising people working in these fields, the general public would be much better served by an overview of how central governments and local councils are turning into urban projects and plans all the political challenges associated with European integration, free trade in the Mediterranean, the economy, employment, security, immigration, infrastructures, the cultural heritage, the environment, energy, illegal speculation and pollution. Trying to explain how the latest glo-cal developments in the aforementioned issues are being planned and implemented on a regional, national and European scale might provide the underlying concept behind an exhibition-inquiry, which, although not that innovative, might be a powerful means of conveying the message of “urban democracy” or, in other words, an alliance to transform the territory uniting technicians, administrators and the public at large. In addition to informing the general public, an exhibition aiming to achieve these goals might even attract plenty of public involvement, because it would finally be geared to the needs and interests of the community as a whole. To set up this hypothetical exhibition, regardless of its political and geographic scale or size, let’s image asking those in charge of a City, Provincial or Regional Council, a Nation or even Europe three simple questions: - What is your overall strategy and political priorities guiding growth? - What planning guidelines and economic resources are you drawing on to implement it and what is your schedule? - What are the separate pieces (plans or projects) making up the puzzle forming your vision? If a master plan and implementation strategy are already in place it will be extremely easy to translate them into economic
Daniela Moderini, Giovanni Selano, Laura Zampieri, Parco Agroenergetico/Agroenergy Park, Delicato (Foggia).
graphs and time diagrams summarising the integrated network of actions and expected results, otherwise any efforts will be incomplete and unusable. We all have a rough idea of the results we would find, but until we have proof to the contrary (i.e. until we have seriously analysed the figures and tried to set them down properly), we will not be able to check whether we are right. Might Europe have been helped by targeted communication (partly through publications and exhibitions) about the political intentions and concrete action taken during this tricky period in time for the economy and the enlargement process? Let’s leave Europe’s problems for a moment and concentrate on the situation in Italy. While the Italian President, Azeglio Ciampi, is still painstakingly involved in a whole array of exhibitions, events and TV interviews to try and strengthen the sense of belonging to the nation and Europe, Berlusconi’s third office in government is preparing to declare a substantial “act of discontinuity”. Hardly surprisingly, in addition to widespread action aimed at helping the people in greatest need, families and businesses, this new beginning is fundamentally based on a re-discovery of the south of Italy. Let’s hope this will really happen at last… And so once again debates and views on the issue of the south of Italy are back on our TV screens, following a long period of silence after the Prime Minister announced his intention of building the world’s largest suspension bridge (3,666 metres) back in 2001, one of the main mega-works designed to modernise and re-launch the nation. In actual fact unemployment is on the decrease in the south of Italy, not due to the creation of new jobs but because people are starting to emigrate again. Unfortunately, there is still widespread malaise even though the number of graduates in the south is well above the national average and so-called “knowledge workers” account for over a third of the population. There ought to be no lack of quality projects and ideas from professionals and intellectuals, but just how many of these brilliant suggestions are actually being brought into effect? Instead of projects designed to get the economy going, at the moment all we get are discussions between rival academics: the timely worries expressed by Professor Salvatore Settis about the alienation of the nation’s cultural heritage and the problematic financial state of Italian S.p.A.s were met by
A.Aymonino, F.Trince, S.Orsi, A.Sciolari, riconfigurazione del Lungomare e degli edifici di Punta Perotti/Redesign of the Seafront and buildings at Punta Perotti, Bari.
Professor Giulio Tremonti’s deliberately provocative suggestions about selling the beaches to private enterprises to pay for public works and boost tourism in the south. Public debate is currently focusing on a wide range of highly original issues: administrators are putting forward ideas ranging from opening casinos to constructing huge integrated tourist centres, leisure parks and golf courses; and some state-controlled enterprises are setting about busy plans to design infrastructures and tourist harbours. At least there is no more talk of huge industrial estates, such as the steel, metal and chemical industries, which politicians have been using for years to mislead so many people in the south with promises of “safe” jobs in Bagnoli, Taranto, Manfredonia, Priolo, Milazzo, Gela… These industries, which turned out to be obsolete within a few decades, are slowly but gradually being abandoned after jeopardising some of the most beautiful coastlines in Italy and causing illness and deaths that are quite unacceptable. Now that the dark ages of the industrial revolution are behind us, we have entered the era of soft impact processes and non-invasive technology; a greater awareness of the environment is also developing as people realise that the history and landscape we have inherited cannot stand much more ill treatment and the time has come to really look after them. If we attempted to organise a pragmatic exhibition-inquiry into the south of Italy, it would be seen that, in the age of global communications and intelligent networks, necessary work on the Salerno-Reggio Calabria motorway is being held up by regular interference from Mafia-style mobsters, the project for the highspeed railway line has been held up for the time being at Naples/Afragole and it is hard to see the way ahead, development of the waterways is both a safe bet and a rather obscure slogan without any real co-ordinating of the main ports, and, lastly, according to analysis carried out in 2004 (source: Assoaeroporti), the ten airports (Catania 5,107,832 passengers, Naples 4,632,388, Palermo 3,783,651, Bari 1,799,074, Lamezia Terme 1,274,997, Brindisi 765,753, Trapani 410,898, Reggio Calabria 272,859, Crotone 102,732 Foggia 9,398) clearly cannot handle potential traffic on either a domestic or international scale. It ought to be obvious that the south of Italy must focus, on one 207 l’ARCA 59
Emilio Ambasz, masterplan Polo Turistico Integrato Nova Yardinia/Nova Yardinia Integrated Master Plan for a Tourist Centre, Castellaneta Marina (Taranto).
hand, on exploiting its naturalistic-landscape heritage by salvaging and redeveloping its 3,596 km of coastline, eight national parks (Vesuvio, Cilento, Gargano, Murgia, Sila, Pollino, Val D’Agri, Aspromonte), large number of regional parks, nature reserves and protected marine areas and, on the other hand, on safeguarding its wealth of historical towns and cities. And how can the south possibly afford not to constantly invest in its total of over 150 museums and in actively safeguarding all its great relics from the past, which are so often overlooked, such as Pompei, Ercolano, Oplontis, Nuceria, Pontecagnano, Paestum, Velia, Fasano, Lucera, Metaponto, Venosa, Policoro, Sibari, Locri, Selinunte, Segesta and Siracusa or in encouraging plans to develop areas classed as part of the world heritage by Unesco: the Amalfi coast, the Palace and park in Caserta, Naples city centre, Castel del Monte, the characteristic stone houses in Alberobello, the Great Stones in Matera, the late-Baroque cities in Val di Noto, the archaeological site in Agrigento and the Roman Villa in Casale. Although the aforementioned opportunities are there for all to see and virtually everybody agrees on them, not many people have a clear idea about the economic and operative strategies that need to be implemented in order to carry out the right planning and programming for attracting the kind of investments required in the south. The chance to carry out an across-the-board survey of projects under way for the south of Italy, a microcosm that has, perhaps, never really being studied thoroughly enough, due partly to the renowned reluctance of businessmen to talk about their undertakings for fear of tempting fate (superstition is rife in the south), might be just the right challenge for carrying out a proper report serving the community, a useful and democratic means of surveying the situation in greater depth. So what is the basic message being conveyed? To give town-planning and architecture the kind of programmatic, social, ethical and inspirational meaning that has been lacking in recent Italian and international exhibitions. The “Piani e Progetti per lo sviluppo turistico del Mezzogiorno” exhibition is part of the interdisciplinary programme of FareTurismo, an event organised last spring by Leader and sponsored by the Salerno City-Regional Councils and its Chamber of Commerce. This has laid the foundations for making this city a candi60 l’ARCA 207
Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima/Maritime Station, Salerno.
Massimo Adinolfi, Parco del Fuenti, ripristino e restauro del paesaggio/ landscape redevelopment and restoration, Salerno.
date for being a privileged working partner for public bodies and private investors in policy-making, development, employment, vocational training and business guidance. The 2005 edition monitored all five regions in the south of Italy, displaying 130 plans and projects for Campania, Puglia, Basilicata, Calabria and Sicily. Starting in 2006 the exhibition will also include Sardinia, Molise, Abruzzo and Lazio. It will also become a travelling event and be constantly in operation, thanks also to contributions from institutions forming part of the scientific committee: Regional Federations of Associations of Architects, In/Arch, Inu, Architecture Faculties and soon also environmental organisations safeguarding the cultural heritage. The plans and projects currently being implemented that were outlined in Salerno provided the chance to probe the tricky territory between economic development plans and respect for the landscape. Priority was given to wide-scale planning projects mainly involving parks and shores, development schemes focusing on salvaging the waterfront and communal spaces; the vital infrastructures for improving mobility (airports, stations, harbours, ferry terminals, bridges); key redevelopment operations (abandoned industrial areas, urban voids, archaeological sites); the latest places of worship and culture (museums, cultural centres, churches); and accommodation and leisure facilities (hotels, tourist camps, golf courses, bathing facilities, multiplexes, shopping malls). Special attention was paid to the nation’s most ambitious public work (the bridge connecting Sicily to the mainland) and techniques for keeping down environmental impact on both banks, the first privately-financed integrated tourist centre striving to interact with nature (Nova Yardinia) and some controversial cases, currently under way, which promote eco-friendly examples of redeveloping architectural complexes that have been outlawed (Fuenti Hotel and Punta Perotti). Finally, the exhibition
opened up three windows onto the present day scene, highlighting a series of landscape-friendly projects linked with the issues of renewable energy, salvaging abandoned quarries and solid urban waste disposal dumps, and also emphasised, regretfully, two fantastic opportunities that have been squandered: the redevelopment of the Great Stones of Matera area and Renzo Piano’s visitors centre in Pompei. Informing ordinary people and administrators about these issues on a door-to-door basis by creating gradual procedures might, indeed, be a small contribution towards constructive confrontation which, merely due to knowing what is going on, might finally provide the chance to get people involved in what is happening (criticising or supporting operations). Plans and projects (public and private) currently being implemented in individual regions obviously show different strategies and priorities because different areas and capacities are involved, but a deeper analysis reveals some interesting points of convergence. Every region has plenty to learn and, at the same time, some important experiences to pass on to the community. Just as an example, Campania can boast a real boost and further integration of its public transport networks and cutting-edge experience in urban renewal; Puglia has a very eco-friendly attitude towards its landscape of private tourist facilities along its coasts and a number of centres for generating renewable energy; Basilicata pays plenty of attention to redeveloping and exploiting its archaeological sites and unique relics from the past; Calabria has plans for redeveloping the cityscape of some of its most important cities; Sicily has two new airports and a waste disposal programme that also involves simultaneous generating energy by means of those familiar heat-exploiters. Incorporated in a wider programme, the projects designed by internationally famous architects (Piano, Fuksas, Hadid, Perrault, Sejima, Miralles-Tagliabue, Tange, Niemeyer, Siza, Ambasz, Bohigas, Calatrava, Botta, Halprin), and those by lots of talented Italians involved in the exhibition, are not supposed to be anything more than stepping stones in the overall development process. In purely percentage terms, compared to the number of changes under way, the occasional battle waged from day to day
Renzo Piano Building Workshop, Visitors Center, Pompei (Napoli/Naples).
by a handful of valiant visionaries is of no use whatsoever, particularly in the south of Italy, as regards raising the general standards; any success achieved will only be extremely transient unless backed up by systematic political development strategies. We hope that the indispensable need for strategic programming will emerge on a national level as well as in the south, thanks to both the means provided by the devolution operations under way and forthcoming co-ordination procedures between Presidents of Regional Councils in the south commissioned by Bassolino in Naples on 3rd May 2005. The governor of Campania invited his colleagues, Del Turco, Iorio, Vendola, De Filippo, Loiero, Cuffaro and Soru, to meet together regularly to work out a joint strategy document capable of attracting investments and re-launching planning in the south. The target, in view of the 2006 edition of FareTurismo, is to draw on the direct aid of the newly elected presidents of regional councils in the south of Italy and their councillors (for tourism, town-planning, transport, the environment, the cultural heritage…) to take a deeper look at the most interesting and concrete projects and strategic views they can devise. The securing of polluted sites and dumps, safeguarding the cultural heritage, getting rid of poor quality building work, salvaging and redeveloping the coasts and protected areas, and incriminating illegal building speculation, are just some of the most evident critical issues worth studying and documenting. As a public service, this kind of exhibition could trace the policies of the newly developed “political body” in charge of co-ordinating regions in the south, showing developments in planning and projects before ending in a meeting to assess (in a partial but constructive way) both collective and individual efforts. If the government and alliance of regional councils in the south could move on from projects dictated by chance situations to more extensive strategies for rebalancing the economy, town-planning and the landscape by means of Co-ordinated territorial Plans on even a supra-regional basis geared to the challenges of modernity, then we might finally be able to talk about a real system for the south of Italy. We hope it might be based around tourism and architecture. Luigi Centola 207 l’ARCA 61
Giancarlo Marzorati
Lavoro urbanizzato Blu Building, Milan
I
Credits Project: Giancarlo Marzorati Site Management: DEGW architetto Corrado Reina Structures: Ingegner Selio Sola Electrical Plants: ATSystem MechanicalPlants: Sacit S.p.A. ingegner Leobruni Main Contractor: Edil Tomplast False Ceilings: AMS Floating Floors: Liuni S.p.A. Lifts: Siem Hydraulic and Thermic Plants: Sacit Electrical Plants: CGF Exterior Cladding: Sipam Lighting: Artemide, Disano, Viabizzuno Glass: Omnidecor Automatic Systems: Somfy Shading: DE.VEZ Climatisation: Climaveneta, Sacit Waterproofing: Aura Srl Client: Alinvest S.p.A.
62 l’ARCA 207
l ripristino di vecchi edifici destinati a nuove funzioni fa parte di quel sistema di mutamenti propri delle grandi metropoli contemporanee in avanzata fase di trasformazione attraverso la riconversione di aree industriali dismesse. Il Blu Building nasce, infatti, come riuso di un ex magazzino milanese di proprietà di un’azienda editoriale, la Marco. L’intervento commissionato allo studio di Giancarlo Marzorati consisteva nella realizzazione di una struttura destinata al terziario, l’obiettivo principale era di creare un edificio in grado di adattarsi con estrema facilità ai cambiamenti di utilizzo degli spazi interni. Oggi, infatti, è nota l’estrema rapidità in cui possono avvicendarsi numerose aziende all’interno delle stesse aree di lavoro. Si trattava inoltre di ridare nuova dignità architettonica a un edificio di ampie dimensioni – con un ingombro planimetrico di 65x28 metri – ma caratterizzato da una forma a parallelepipedo, una presenza quindi senza nessuna identità architettonica di rilievo. L’idea di puntare su un involucro, ovvero su una pelle in vetro e acciaio che avvolgesse la vecchia struttura, ha permesso al progettista di creare un edificio in linea con i nuovi linguaggi dell’architettura contemporanea. L’inclinazione delle pareti evidenzia la presenza di quattro torri caratterizzate da una diversa tonalità delle superfici vetrate. L’involucro è formato da una doppia pelle composta da quella esterna coibentata e da una controfacciata interna posta a un distanza rispetto quella esterna di circa 20 centimetri. Nell’intercapedine è posto un sistema di tende azionate elettronicamente che, interagendo con l’impianto di condizionamento, ottimizza il clima degli spazi interni. L’ampiezza dell’edificio, una sorta di microcittà del lavoro, ha suggerito la creazione di grandi spazi verdi, dei vuoti contrapposti alla densità del costruito. Il grande patio ottenuto attraverso il parziale svuotamento della struttura, consente una migliore illuminazione degli uffici affacciati verso l’interno e una generale qualità ambientale diffusa in tutti gli spazi di lavoro. Di particolare qualità risulta la definizione cromatica generale, caratterizzata all’interno del patio e nelle torrette circolari con tonalità solari, con colori freddi invece le superfici di facciata che, anche grazie alla particolare colorazione, evidenziano la forte identità del Blu Building rispetto al suo intorno in cui sorgono edifici di tutt’altra concezione. L’intorno in questione è l’area della Bicocca – zona un tempo occupata dagli stabilimenti Pirelli – tuttora in via di realizzazione, dove sorgono edifici caratterizzati da un’accentuata ortogonalità e da materiali tradizionali come intonaci e mattoni faccia a vista. Con la sua immaterialità e il suo trasgressivo rifiuto dell’ortogonalità, il Blu Building rompe dunque l’inerzia contestualista che da sempre governa l’architettura milanese, innescando così una nuova tendenza costruttiva, per altro ormai consolidata da anni in altri Paesi europei, in cui la bellezza della città non si misura solamente sulla qualità compositiva dell’architettura ma anche sulla variabilità linguistica dei suoi edifici. Carlo Paganelli
R
edeveloping old buildings to serve new purposes is part of a system of changes characterising large modern-day metropolises undergoing major transformations through the conversion of abandoned industrial areas. The Blu Building is actually the result of plans to reuse an old warehouse belonging to the Marco publishing firm. The project commissioned to the architectural firm led by Giancarlo Marzorati involved designing a facility for the services sector with the main aim of constructing a building whose interiors could easily be adapted to different uses. Nowadays, in fact, it is quite common for the same work facilities to be used by a succession of different companies. The idea was to restore some architectural dignity to a spacious building – covering an area 65x28 metres – with a parallelepiped-shaped base and hence no real architectural presence of any note. The idea of focusing on a shell or, in other words, a glass and steel skin enveloping the old structure enabled the architect to create a building in line with the latest cutting-edge idioms of architectural design. The sloping walls draw attention to the four towers, each with its own shade of glass surfaces. The shell is composed of a double skin: an insulated external skin and an internal counter-façade placed at a distance of about 20 centimetres from its outside counterpart. The cavity between them is fitted with a system of electronically-operated curtains, which, together with the airconditioning system, helps optimise the climate inside. The size of the building, a sort of micro-city for work purposes, suggested the creation of large landscaped spaces, voids contrasting with the density of the built section. The large patio created by partly hollowing out the structure improves the lighting in the offices facing inwards and the general environmental standards throughout the work spaces. The overall colour scheme is quite outstanding, featuring bright and colourful shades inside the patio and circular towers and cooler shades for the façade surfaces, which, partly due to their colouring, help bring out the Blu Building’s powerful identity compared to the surroundings peppered with buildings of a quite different nature. The surrounding area is the Bicocca district – a neighbourhood once taken up by the Pirelli factories – still under construction and featuring plenty of highly orthogonal-shaped buildings made of traditional materials like plaster and exposed brick. The Blu Building’s immaterial nature and rejection of orthogonality breaks with the contextualist inertia that has always been a feature of architecture in the Milan area and injects a new building trend already firmly entrenched in other European countries, according to which a city’s beauty is not gauged solely in terms of the stylistic quality of its design but also the linguistic variability of its buildings.
Il complesso Blu Building realizzato a Milano nei pressi della Bicocca; a sinistra, dal basso, piante del piano seminterrato, del primo e secondo piano e del piano rialzato. The Blu Building complex near the Bicocca neighbourhood in Milan; left from bottom up, plans of the basement, first and second floor, and mezzanine.
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Il complesso è destinato ad accogliere uffici per il terziario ed è stato costruito su una preesistenza originariamente impiegata come magazzino per una azienda editoriale.
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The complex is designed to hold offices for the services industry and was built where an old warehouse belonging to a publishing firm used to stand.
Nella pagina a fianco, alcuni dettagli relativi alla zona dell’ingresso principale; l’involucro architettonico è costituito da una doppia pelle composta da una parete coibentata e da una controfacciata interna distanziata dalla prima
di circa 20 cm, nell’intercapedine è presente un sistema di tende azionate elettronicamente. Opposite page, details regarding the main entrance area; the architectural shell is made of a double
skin composed of an insulated wall and internal double-façade set about 20 cm from the aforementioned wall. The cavity between them holds a system of electric curtains.
207 l’ARCA 65
Studio D.A. Cesare e Matteo Casati e Studio Benedetto Camerana and Partners
Viste del Centro Commerciale Auchan realizzato a Cuneo. Il profilo curvo, in lamiera grecata e sovrapposta alla struttura, propone vibrazioni dinamiche per forma e colore, sia di giorno che di notte attraverso un segno luminoso di notevole suggestione.
Naturale artificiale
Views of the Auchan Shopping Mall in Cuneo. The curved profile, made of ondulated metal sheet superimposed to the main structure, offers dynamic vibrations to form and color, both during the day and at night, through a very impressive luminous sign.
Studio D.A. Cesare e Matteo Casati e Studio Benedetto Camerana and Partners
Auchan Shopping Mall, Cuneo
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M
arc Augé’s anthropological study dating back to the early 1990s classed shopping malls as nonplaces or, in other words, as spaces with an historically indeterminate identity, transition areas on a par with infrastructures or reception facilities located all over the planet to handle the phenomenon of immigration on an unprecedented scale. It is thirteen years since Marc Augé’s book Non-lieux was first published in France in 1992 and things have changed quite considerably since then, bearing in mind the speed with which goods and concepts are now consumed. Shopping malls are no longer just transition places or shopping facilities, but authentic squares, congregation spaces and increasingly busy relational realms, since in addition to being covered areas they also offer plenty of leisure opportunities: from multi-screen film theatres to gyms, from leisure arcades to children’s facilities. Yet, judging by how things are going, the changes under way do not appear to have been given due consideration by those responsible for them. Clients and architects have not yet taken the opportunity to stylistically define this kind of structure. They are still basically massproduced, treating architecture like an industrial product whose identity lies in the mass-production of its packaging, without considering that architecture is in fact a macro-structure set in all kinds of constantly changing contexts. The Auchan Shopping Mall in Cuneo is, in contrast, a rare example of a facility devoted to large-scale distribution, which has not be designed along the usual lines of combinations of simple structures forming very basic containers in which forms, materials and finishes are endlessly reproduced, like most of its counterparts. In this case there has been a real attempt to discover a new idiom designed to revolutionise a building typology still ensnared in design parameters which have been completely superseded. Using the logo to identify the brand, the facility fits into its setting by drawing on a design form and colour scheme based on what is suggested by the nature and history of the surroundings. Its winding outline, both during the day and at night, evokes the mountainous backdrop, and the colour yellow is supposed to draw attention to the fact that once upon a time this was a place where wheat fields used to grow. Bearing in mind its size as an authentic shopping mall, the Auchan centre is an easily identifiable landmark of great seductive force and hence a means of corporate branding through a territorial-scale macro-structure. The interiors are also set out in relation to the surroundings: the ultrashiny ceramic floors are a way of recreating indoors the reflective effects of a large pool of water capable of multiplying and mirroring everything around it. So this is not just a means of applying and exalting technology, but a narrative in pictures about a place seen as an ideal balance between artifice and nature, where the value of the goods is enhanced by erudite references to the surrounding landscape, once such an important heritage for Italy. Federico Brunetti
Credits Project: Studio D.A Cesare e Matteo Casati/Studio Bendetto Camerana and Partners Design Team: Valeria Cattaneo, Luca Colombo, Paolo Cottielli, Diego Losa, Marie de Moliner, Anna Covone, Paola Tassinari, Hermann Kohlloffel, Michael Palmore, Daniela Favero, Massimiliano Secco, Alessandro Rigazio, Andrea Tonin, Elena Biasco Urban Project: Umberto Fino Technical Management Auchan Italia: Giuseppe Cimbro, Piero Frazzini, Francesco Corradi, Aldo Orlandi, Daniele Brioschi, Serge Sala Civil Works Management: Studio Archemi: Carlo Valtolina, Michele Candeo, Enrico Gazzola Special Works Management: Starching: Marcello Cerea Electrical Plants Management: CS progetti: Egidio Colombini, Stefano Ceserani Wooden Roof: Holzbau Metal Structures: CICA Lighting: Philips, Zonca-Hoffmeister Flooring: Cooperativa Ceramica Imola, Ceredil, Graniti Fiandre Frameworks: Zambonini Exterior Furniture: Fima Automatic Doors: Besam Exterior Cladding and False Ceilings: Vima Contract Interior Partitions: Vibrapac Prefabs and Civil Works: Valdata Prefabbricati, Grassetto Lavori Rugs: 3M Gallery Furniture: CICA, Kartell Client: Auchan S.p.A., Gallerie Commerciali Italia S.p.A.
N
ell’analisi antropologica di Marc Augé sviluppata nei primi anni Novanta del secolo scorso, il centro commerciale è stato definito un non-luogo, ovvero uno spazio senza un’identità storicamente certa, un’area di transito al pari delle infrastrutture o dei luoghi di prima accoglienza, diffusi a livello planetario per far fronte al fenomeno di un’immigrazione senza precedenti. Dalla pubblicazione del libro Nonlieux, di Marc Augé, editato in Francia nel 1992, sono passati tredici anni e le cose sono cambiate non poco, vista la velocità con cui oggi si consumano merci e concetti. Il centro commerciale non è più solamente luogo di passaggio, occasione di acquisto ma una vera e propria piazza, uno spazio d’aggregazione, un ambito relazionale sempre più frequentato poiché oltre a essere un’area coperta offre tantissime occasioni di svago: dalla multisala alla palestra, dalla sala giochi allo spazio dedicato ai bambini. Però, per come vanno le cose, il mutamento avvenuto pare non essere stato preso in considerazione da chi di dovere. Committenti e progettisti non hanno ancora colto l’occasione per definire tipologicamente tale tipo di struttura. Tuttora si percorre la strada della serializzazione, trattando l’architettura alla stregua di un prodotto industriale che fonda la sua riconoscibilità sulla moltiplicazione seriale del packaging, senza tener conto che l’architettura è una macrostruttura inserita in contesti ambientali sempre diversi. Il Centro Commerciale Auchan di Cuneo è invece un raro esempio di struttura dedicata alla grande distribuzione progettata non attraverso la solita aggregazione di volumi elementari, semplici contenitori in cui forma, materiali e finiture si ripetono all’infinito, quale siano i siti con cui andranno a confrontarsi. L’operazione compiuta attiene alla ricerca di un nuovo linguaggio destinato a rivoluzionare una tipologia ancora racchiusa entro parametri progettuali ormai ampiamente superati. Demandando al logo la riconoscibilità del brand, il complesso si adegua al territorio attraverso una raffinata mimesi paesaggistica che organizza e crea forma e valori cromatici attraverso ciò che suggerisce tipo e storia del contesto. Il profilo sinusoidale, sia diurno sia notturno, evoca lo skyline delle montagne sullo sfondo e il giallo vuole ricordare che un tempo, in quel luogo, vi erano estese coltivazioni di grano. Tenendo conto della sua dimensione, un vero e proprio parco commerciale, il complesso Auchan è un segno sul territorio, un landmark seduttivo di forte riconoscibilità e dunque una forma di comunicazione del brand veicolata attraverso una macrostruttura a scala territoriale. Anche gli interni sono configurati secondo logica paesaggistica: la finitura ultralucida delle pavimentazioni in ceramica è tale da ricreare in door l’effetto di riflessione di un grande invaso d’acqua, un lago, insomma, un grande specchio d’acqua in grado di moltiplicare tutto ciò che vi si affaccia. Dunque non un’operazione di sfoggio di tecnologia, ma una narrazione per immagini di un luogo visto come ideale equilibrio fra artificio e natura, in cui il valore delle merci è esaltato attraverso raffinati rimandi alla cultura paesaggistica, un tempo importante patrimonio del nostro Paese. Carlo Paganelli
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Dall’alto, sezione trasversale e sezione parziale longitudinale; planimetria generale e pianta del piano terra; vista del parcheggio e fronte di ingresso.
68 l’ARCA 207
From the top, cross section and partial longitudinal section; site plan and plan of the ground floor; view of the parking lot in front of the entrance facade.
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Il complesso al suo interno propone strade e piazze, accolte sotto strutture luminose, caratterizzate da “sciabole” di legno lamellare e pavimentate con
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rivestimenti ceramici adeguati a ottenere effetti lucidissimi e disegni colorati dove, come in un lago, si riflettono le “rive” di vetrine coloratissime e sempre in mutazione.
In the interior of the complex there are streets and squares, enhanced by lighting structures and characterized by the vaults of laminated wood and the ceramic multicolour patterned
floors, studied to get a shining effect, onto which, as in a lake, the “banks”, constituted by the colourful and ever changing shop-windows, reflect.
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Dante O. Benini & Partners Vincitore/Winner
Dante O. Benini & Partners Vincitore/Winner
Idee per una nuova sede
Fastweb HQ Renovation, Milan
I
l luglio scorso il progetto di Dante O. Benini & Partners ha concluso con una meritata vittoria il concorso di idee per la ristrutturazione della sede milanese di Fastweb, in via Caracciolo 51. Al concorso, bandito dal principale operatore alternativo italiano di telecomunicazioni a banda larga, oltre allo studio vincitore sono stati invitati altri tre importanti architetti milanesi, Cortesi Design, Ottavio Di Blasi Associati e Studio Marzorati Architettura. Va da sé, dato il calibro dei progettisti e la loro radicata esperienza nel tessuto milanese, che nessuna delle proposte abbia deluso le aspettative della committenza, essendo tutte accomunate, con mostrano queste pagine, dalla vivacità espressiva, dalla ricchezza di spunti linguistici e tecnici e dalla capacità critica nel confrontarsi con un tema di notevole rilievo architettonico e urbanistico. Ma nella soluzione giudicata vincitrice sono stati individuati quella nota persuasiva, quell’audacia espressiva e quella sfumatura sceno-
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grafica in più che le hanno consegnato un giudizio favorevolmente unanime “come quella a più alto valore estetico e rispondente all’esigenza di strumento di comunicazione della politica aziendale di Fastweb”. Proprio questo aspetto, che la giuria ha giustamente evidenziato, pone in risalto il più ampio e interessante significato dell’intera operazione. L’occasione di adeguare spazi e immagine della propria sede si è infatti tradotta in un intelligente e più articolato progetto urbano. La volontà di Fastweb di essere rappresentata da una struttura adeguata alla vivacità, innovazione e dinamismo che contraddistinguono il suo spirito aziendale è stata infatti recepita come momento centrale di un ben più ampio processo di rinnovamento. Così la possibilità di incidere, attraverso un simile intervento, sulle relazioni, i simboli, i valori, la qualità e il livello di fruizione futuri di un brano di città può essere a ragione considerata una delle più nobili valenze che ha dato
vita al concorso. In questo senso si può quindi parlare di una ponderata presa di coscienza critica da parte della committenza che, affiancandosi a l’Arca, ha deciso di riunire le idee di quattro validi professionisti milanesi, capaci di cogliere lo spirito di una società che proprio a Milano ha avuto la sua origine, e di una città con la sua storia, le sue tradizioni e le nuove pulsioni verso il futuro. Punto di partenza un complesso, ex proprietà AEM (Azienda Elettrica Milanese), costituito da un corpo primi del Novecento con un fronte omogeneo su via Caracciolo e su via Amari e un lato meno esteso su via Mac Mahon, in corrispondenza di un tratto ferroviario sottostante al livello stradale, a cui si è aggiunto, negli anni Settanta, un ampliamento con caratteristiche architettoniche poco significative e in alcun modo integrate per allineamenti, partiture e riferimenti alla parte storica. Il concorso di idee si concentrava fondamentalmente nel ridisegno di un nuovo involucro, una nuova pelle che avvolgen-
do l’intero complesso restituisse all’insieme una nuova visibilità e una immagine più consona e rappresentativa dello spirito imprenditoriale della società e fosse nel contempo in grado di offrire all’intero quartiere, e più in generale alla città, un nuovo e più qualificante punto di riferimento. Gli interventi di ampliamento previsti dalla società in vista di un ulteriore aumento di operatori non erano considerati nel bando, anche se ogni progetto ne ha previsto una possibile integrazione. Alto valore estetico, allineamento con le voci più avanzate e innovative del dibattito architettonico contemporaneo, il progetto di Dante O. Benini e Partners è una sequenza dinamica è articolata di eventi in movimento che si strutturano attorno un concetto generatore: l’edificio landmark, punto geografico di riferimento ma anche luogo del benessere, del confort ambientale e operativo. Una pelle in vetro, con funzioni interattiva e di contenimento 207 l’ARCA 73
Dante O. Benini & Partners Vincitore/Winner
Dante O. Benini & Partners Vincitore/Winner
Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects Principal in charge: Dante O. Benini Project Architects: Dante O. Benini, Luca Gonzo Partner in Charge: Luca Gonzo Project Director: Silvio A.Petronella Project Team: Laura Caccia, Michele Corrado, Nicola Giacomin, Paolo Macchione, Paolo Longoni, Serena Savi, Stefania Cerri Client: Fastweb
74 l’ARCA 207
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Cortesi Design
Cortesi Design energetico, riattualizza e protegge i fronti storici, mentre l’insieme si anima verso la ferrovia dove una sequenza di fruste di acciaio inox/titanio microforato seguono la velocità dei treni. L’effetto dinamico è accentuato poi dallo scorrere di immagini e notizie nei banner posti sul retro delle fasce d’acciaio. Una piazza/edificio su via Mac Mahon, apre invece l’insieme alla funzione pubblica. Un piano aggettante di copertura è pensato come un enorme pixel in cui vengono proiettati in continuazione programmi TV o eventi di interesse pubblico. Da questo elemento si sviluppa la proposta di ampliamento che proiettandosi in tutta la profondità della parcella arriva ad affacciarsi su via Amari. Un corpo risolto con estrema leggerezza e scioltezza di movimento che tratta la dimensione orizzontale con una superficie curva avvolta in pannelli colorati e pannelli fotovoltaici che trasmettono ai piani inferiori e agli spazi sottostanti emozioni cromatiche e sensazioni sempre mutevoli. 76 l’ARCA 207
Altro registro per la proposta di Angelo Cortesi, tutta improntata sulla natura storica dell’edificio primi Novecento e sull’adeguamento dei nuovi ampliamenti anni Settanta, sia dal punto di vista volumetrico, sia delle partiture delle finestre e dei materiali, al fine di dare maggior senso di omogeneità all’insieme. Elemento caratterizzante e unificatore del progetto, un’ampia gronda vetrata di forte impatto comunicazionale. Una grande fascia di coronamento che avvolge il vecchio, il semivecchio e gli eventuali ampliamenti e dà visibilità diurna mentre di notte, completamente illuminata, mette in risalto la dimensione urbana attraverso l’esistenza della società. Parte dell’ampliamento è risolto dal volume di una torre/segnale coronata da un cilindro vetrato, pensato per una grande sala di rappresentanza, che viene concluso da un parallelepipedo dove comunicare con elevata visibilità il marchio della società. Trasparenza e raffinata tecnologia sono i punti su cui si concentra
la proposta di Ottavio Di Balsi che apre completamente l’isolato su via Mac Mahon creando una sorta di sagrato dove vengono organizzati gli ingressi agli uffici e al Fast Cafe. Da qui è inoltre possibile accedere all’auditorium che, disegnato come un luccicante ciottolo posato nella corte interna, offre un ulteriore completamento alle attività rivolte alla città. La parte storica si integra e giustappone alla trasparenza della facciata tecnologica che, proiettandosi con una slanciata prua vetrata su via Mac Mahon, coniuga alle caratteristiche tecniche quelle ambientali e consente la realizzazione di giardini pensili al sesto e settimo piano. Questa facciata, oltre all’eleganza e alla visibilità, riflette le più avanzate ricerche in campo di efficienza energetica sia a livello di resistenza termica passiva, ottenuta attraverso l’uso di vetri magnetronici basso emissivi, sia attiva, per mezzo di sistemi di ventilazione naturale e integrazione delle tecnologie fotovoltaiche. La dimensione dello spettacolo, del coinvolgimento scenografico,
dell’esplosione di colori, di luci e di riflessi sono gli aspetti del progetto di Giancarlo Marzorati che colpiscono di primo acchito, ma che trovano una loro corretta giustificazione e coerenza di termini nella scioltezza e professionalità con cui vengono trattati i diversi elementi. Una pelle specchiante in vetro che avvolge l’intero complesso assume caratteri diversi (trasparenti in corrispondenza delle parti storiche e più solidi e coprenti nelle parti di minore interesse) costruendo una tessitura organica e riconoscibile. L’interno è stato invece ripensato come spazio bivalente, a vocazione pubblica dove sostare, passeggiare e socializzare, e della realtà virtuale a conferma della natura iper-tecnologica della società. Una torre faro che si dilata verso l’alto in suggestivi giochi di luci e trasparenze, interpreta la possibilità di prevedere degli ampliamenti. Emblema della società e segnale urbano, per risvegliare l’anonimato di un intero quartiere. Elena Cardani 207 l’ARCA 77
Ottavio Di Blasi
Ottavio Di Blasi
L
ast July the project designed by Dante O. Benini and Partners was rightly awarded first prize in the ideas competition to modernise the headquarters of Fastweb in Via Caracciolo, 51. In addition to the winning team, three other leading Milan-based firms were also invited to take part in the competition organised by the main alternative Italian broadband telecommunications company: the firms were Cortesi Design, Ottavio Di Blasi Associati and Studio Marzorati Architettura. Needless to say, bearing in mind the calibre of the architects involved and their deep-rooted experience working on the fabric of Milan, none of the projects failed to meet the client’s expectations, since (as can be seen in this article) all the designs were stylistically vivacious, full of interesting technical-design features, and suitably gauged to critically confront such an important architecture/town-planning theme. 78 l’ARCA 207
But the winning project had that extra something, a certain expressive boldness and striking nuances that meant it was unanimously judged as the “project with the highest aesthetic value providing the best communication vehicle for satisfying Fastweb’s corporate policy”. This latter point, which the jury rightly focused on, is the real key to the entire enterprise. The chance to adapt the spaces and image of its own headquarters was turned into an intelligent and highly elaborate urban project. Fastweb’s desire to be represented by a structure matching the vivacity, innovativeness and dynamism of its corporate spirit was taken as a key part of a more extensive process of renewal. The possibility of drawing on a project like this to alter the relations, symbols, values and future levels of exploitation of a patch of city may rightly be described as one of the highest values inspiring the competition. In this respect we are entitled to talk about a carefully
pondered critical awareness on the client’s part, as it decided to work with l’Arca on combining the ideas of four valid Milan-based architecture firms capable of grasping the spirit of a firm which actually originated in Milan, and a city with all its history, traditions and new driving forces towards the future. The point of departure was a complex formerly owned by AEM (Milan’s Electricity Board) composed of a section dating back to the early-20th century with a seamless front along Via Caracciolo and Via Amari and a smaller side along Via Mac Mahon, alongside a section of railway below road level, which was given an architectural addition in the 1970s of no great stylistic significance and, in any case, knit into the old part in terms of its lines, patterns and basic features. The ideas competition was basically focused on redesigning a new shell, a new skin enveloping the entire complex to give it a fresh appearance and an image more in
line with and representative of the firm’s business spirit. At the same time it was also intended to give the entire neighbourhood (and city in general) a new and more up-to-date landmark. Plans to further extend the company to cater for new employees were not taken into account in the tender, although all the projects provided for possible additions. The project designed by Dante O. Benini and Partners, which is of the highest aesthetic quality and in line with the innovative cutting-edge of modern-day architectural debate, is a dynamic sequence of events in motion structured around an underlying concept: the idea of creating a landmark building providing a geographical reference point, as well as a comfortable and welcoming place which, at the same time, is practical and functional. A glass skin serving interactive and energy-containment purposes injects fresh life into the old fronts and protects them, while the 207 l’ARCA 79
Giancarlo Marzorati
Giancarlo Marzorati entire construction is enlivened over by the railway line by a sequence of micro-perforated stainless steel/titanium lashes tracing the trains as they flash by. The dynamic effect is accentuated by the pictures and news passing by on the banners on the back on the steel strips. A square/building on Via Mac Mahon opens up the entire construction to its public function. An overhanging roof level is designed like a giant pixel where TV programmes or events of interest to the general public are projected at all times. This is where the extension may be added on, projecting out full width as far as Via Amari. An extremely light and gently flowing structure, whose horizontal form features a curved surface enveloped in coloured panels and photovoltaic panels conveying colour sensations and constantly changing feelings to the lower levels and spaces below. Angelo Cortesi’s design, in contrast, plays entirely on the historical nature of the early-20th century building and on adapting the 80 l’ARCA 207
1970s additions, both structurally and in terms of the patterns of windows and materials, in order to create a greater sense of overall coherence. The project’s most distinctive unifying feature is a wide glass eaves of great communicational impact. A wide crowning strip enveloping the old, relatively-old and any new extensions; it stands out during the day and, at night, is completely lit-up to project the company’s presence on the cityscape. Part of the extension is a tower/signal structure topped by a glass cylinder, which is designed for hosting a large reception room culminating in a parallelepiped projecting the company logo. Transparency and elegant technology are the focal points of Ottavio Di Blasi’s design, which completely opens up the block around Via Mac Mahon to create a sort of parvis, where the entrances to the offices and Fast Café are located. This also provides access to the auditorium, which, designed like a glimmering
pebble set in the inner courtyard provides a further facility for the city. The historical part is added to and juxtaposed with the transparency of the technological façade, which, as it projects along Via Mac Mahon with its streamlines glass bow, combines technical-environmental features and allows the creation of hanging gardens on the sixth and seventh floors. In addition to elegance and visibility, this façade also reflects the very latest research into energy efficiency, both in terms of passive heat resistance (obtained by using low-emission magnetronic glass) and active heat resistance by means of natural ventilation systems incorporating photovoltaic technology. A sense of spectacle, urban set design and an explosion of colours, lights and reflections are the most eye-catching traits of Giancarlo Marzorati’s project, stylistically justified and functionally vindicated by the smoothness and professionalism with which
the various elements have been handled. A reflective glass skin enveloping the entire complex takes on various characteristics (transparent over by the historical parts and more solid and thicker in the less interesting sections) creating a carefully constructed and recognisable overall design. The interior, on the other hand, is designed like a bivalent space serving, on one hand, the public function of providing somewhere to take a break, walk around or socialise in, and, on the other hand, acting as a sort of virtual environment confirming the company’s hyper-technological nature. A beacon-building dilating up in striking interplays of light and transparency is another eye-catching feature, where additions could be added on. This is a sort of company emblem and urban landmark injecting life into this rather anonymous neighbourhood. Elena Cardani 207 l’ARCA 81
Tradizione e attualità In Mediterranean Art Nella pagina a fianco/opposite page, Aldo Palazzolo, Ritratto di Pierre Boulez.
82 l’ARCA 207
L’
arte mediterranea si è sempre contraddistinta per un rilevante rispetto della tradizione. Questo è accaduto per diversi fattori. Intanto, il peso della grande lezione classica. Questa ha comportato la radicalizzazione del principio della mimesi e del modello da imitare con conseguente fissazione nel mutuare le forme dalla natura. La condizione climatica assai mite o calda stabilisce una “volontà d’arte”, per dirla con Alois Riegl (cioè il carattere espressivo di un gruppo etnico) dai ritmi quieti, solari, naturalistici. Insomma, una forte distanza da qualsivoglia carica proveniente dalla psicologia del profondo o da modi razional-concettuali. A questi rilievi si deve aggiungere un’altra cosa almeno: l’aniconicità, o assenza della figura, della tradizione musulmana. E qui la conseguente decorazione finisce col colludere con l’attenzione al folclore come accade nei Paesi mediterranei di cultura occidentale, la quale peraltro occidentale in assoluto non è mai a causa delle influenze di varie culture, a cominciare da quella araba. Rispetto a questo quadro generale come si comporta l’arte di oggi? Qui si deve dire subito che le cose sono sostanzialmente cambiate. Il multiculturalismo ha fatto ampiamente la sua parte. L’allentamento della razionalità occidentale, che ho indicato a suo tempo col termine Dora, cioè docile razionalità, e che è base del multiculturalismo, ha stravolto il modo di pensare e di comportarsi. E così oggi ogni artista, pur mantenendo il fondamento caratteriale della propria cultura, rivela disponibilità attiva verso “cose diverse”: si tratti di ideologie artistiche, di concezioni dell’arte, di metodi e tipologie dell’operare artistico. Non è un guazzabuglio la conseguenza di tutto ciò. Gli artisti degni di questa parola sanno darsi un progetto ideologico e operativo e quindi una coerenza interna al loro operare. E quasi sempre si tratta di trovare strade nuove e propositive nel mediare sollecitazioni inedite e il senso della tradizione. Offro qui alcuni esempi chiarificatori e indicativi. Denizhan Özer, turco di Istanbul ma con studio anche a Londra, è fortemente impegnato sul terreno della sensibilizzazione sociologica con inevitabile sottofondo concettuale. Egli analizza (il termine è appropriato) i comportamenti o degli emarginati o di coloro che si trovano in una condizione di precarietà, insicurezza (problemi di identità, a esempio), di instabilità sociale. Si serve o di materiali oggettivi (passaporti, notizie dai giornali) o di oggetti mnestici, legati al ricordo e al vissuto. Oggetti e fatti si mescolano attualizzando il problema (tema) trattato. Il fotografo siciliano (attivo anche in Svizzera) Aldo Palazzolo fonde in uno spaccato di atemporalità sommovimenti interni raffrenati (una sorta di espressionismo bloccato) e fenomenicità, ossia il rivelarsi oggettivo di una macchia di colore o di un chiaroscuro sfocato. Si tratta di un leit motiv giocato nei suoi ritratti. Sono spesso ritratti a tema: i poeti, i musicisti ecc. La romana Iole Alessandrini vive ormai da anni a Seattle. La sua formazione di architetto e il clima culturale statunitense le hanno dato un senso di asetticità formale ed espressiva che rende la sua vena poetica (lirica) a un tempo asciutta e traboccante. Questi caratteri si esprimono puntualmente in una speciale dimensione metaoggettuale nella quale insiste ormai da molti anni, ossia la tipologia operativa e la poetica del Site Specific, ovvero dell’intervento ambientale a proposito del quale l’artista pone grande attenzione alla luce. Ignazio Moncada da moltissimi anni ha lasciato la sua Palermo per Milano. Ma non ha mai allentato la solarità, gli equilibri classicheggianti tanto più efficaci quanto più si consideri che sono resi in forme astratte. Un’astrazione dalla tavolozza ricca e accesa che viene modellata ai limiti della decorazione. Ma la sua aniconicità ha ragioni di base ben diverse da quelle che può avere un musulmano. Se per quest’ultimo la decorazione è stata sempre una condizione naturale, per Moncada essa è un domicilio culturale da evitare, in
quanto costituisce il terreno della “presentazione” quale polo dialettico del terreno della “rappresentazione”. E alla rappresentazione l’artista siciliano non abdica. E quando declina motivi che possono sembrare decorativi, questi in realtà si rivelano solidamente strutturati secondo la lezione di “pregnanza” della Gestalt. All’opposto, Tano Brancato persegue la via dell’iconismo, della figurazione intera e della simbologia. Attivo a Catania, negli anni Settanta Brancato, in pieno clima di comportamentismo e di concettualismo, ha fatto valere precocemente le ragioni della figurazione che sarebbero state ampiamente accolte all’aprirsi degli anni Ottanta. Ma occorre precisare che in lui non c’è aderenza alla tradizione mediterranea tout court, come è stato il caso di Guttuso e tanti altri. Intanto, opera all’insegna della citazione, una citazione intelligente per così dire, lontana cioè dalle frequenti, passive, insulse inserzioni dei cosiddetti pittori “colti” e ammiccante a pieghe alchemiche. Inoltre, il suo pieno controllo della tavolozza insegue modulazioni simboliche che si direbbero alla Gustave Moreau se non fosse per la tesissima compostezza classica e la forte solarità mediterranea da cui sono innervate. Carmelo Strano
M
editerranean art has always been distinguished by its remarkable respect for tradition. This has happened for various reasons. The importance of the great classical lesson is first in line. This has involved the radicalization of the principle of mimesis, with models to be imitated and a consequent fixation with borrowing forms from nature. In Alois Riegl’s words, very mild or warm climates lead to “the artist’s will to form” (that is, an ethnic group’s expressive character), unfolding with a calm, sunny, naturalistic pace. In short, this kind of art is far removed from any kind of boost coming from deep psychology or rational-conceptual modes. At least one other element should be added to these considerations: the non-iconicity – or absence of the figure – in Muslim tradition. And here, consequently, decoration ends up colluding with an interest in folklore; this is what also happens in Westernized Mediterranean countries. However, in this case, we cannot really speak of a Western culture due to the the influence of various – especially Arab – cultures. How is today’s art faring in this general picture? The first thing to say is that, essentially, things have changed. Multiculturalism has played a great part in this change. The slackening of Western rationality has twisted our way of thinking and behaving, and in its time I pointed out this more relaxed rationality with the term “Dora”, or docile rationality, which is the linchpin of multiculturalism. Therefore, today, although they still keep the fundamental characteristics of their own culture, artists reveal an active openness towards “different things” – whether it be artistic ideologies or art concepts, methods or artistic typologies. And this almost always comes down to finding new, experimental ways of mediating between innovative spurs and a sense of tradition. Here I will point out a number of clarifying examples. Denizhan Özer, a Turk from Istanbul who also has a studio in London, is deeply involved in the sphere of sociological awareness, with all of its inevitable conceptual background. He analyzes (an appropriate term in this case) the behavior of social outcasts or of those who find themselves in precarious, insecure conditions (identity problems, for instance) or social instability. He uses objective material (such as passports or newspaper clippings) or mnesic objects linked to memories and experiences. Objects and facts are mixed, rendering the themes he deals with very topical. In an underlying sense of timelessness, the Sicilian photographer (who also works in Switzerland) Aldo Palazzolo blends his restrained inner perturbation (a sort of blocked expressionism) 207 l’ARCA 83
Ignazio Moncada, Tifone, Gea, il Tartaro in una Grotta della Cilicia, e, a sinistra/far left, Poseidone e la Ninfa Melia, acrilici su carta intelata/acrylic on tissued paper, 2002 (foto: Annalisa Guidetti, Giovanni Ricci). Nella pagina a fianco, dall’alto/opposite page from the top: Iole Alessandrini, da Winter, Season of Light, installazione/ installation, Tacoma 1999-2000; Sandblast, 1997; Erikson Sidewalk, 1998.
Tano Brancato, Giardino di Ermete, olio su tela/oil on canvas, 1989; a destra/right La casa di Ermete, olio su tela/oil on canvas, 40x80 cm, 1994/95.
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with phenomenality through the objective revelation of a patch of color or a faded chiaroscuro. The artist uses this leitmotif in his portraits, which often cover different themes: poets, musicians, etc. Iole Alessandrini has been living in Seattle for years. The Roman artist’s architectural education and the United States’ cultural climate have given her a sanitized formal and expressive feel which renders her lyrical poetic vein both dry and overflowing at the same time. She always expresses these characteristics through a special metaobject dimension she has been committed to for a long time: the Site Specific modus operandi and poetic quality, which deals with environmental works, where the artist’s attention is mainly focused on light. Ignazio Moncada left Palermo and moved to Milan many years ago. Yet, he has never let go of his southern radiance or his classical balance. These are even more effective due to the fact they are shown in abstract shapes; an abstraction with a rich, bright palette which is modeled to the very limits of decoration. But the artist’s non-iconicity is fundamentally based on different grounds from those of Muslim artists. While the latter see decoration as a natural condition, Moncada always tries to avoid decorative culture, as he sees it as the grounds for “presentation”, a dialectic pole belonging to “representation”. And the Sicilian artist does not give up to representation. When his motifs seem to have anything decorative about them, they actually reveal they are solidly structured according to Gestalt significance. On the contrary, Tano Brancato follows an iconic line, total figuration and symbology. Right in the midst of the period of behavioralism and conceptualism in the seventies, as Brancato was working in Catania, he precociously came to the defense of figuration, which finally asserted itself in the early 1980s. But it is worth pointing out that the artist does not simply adhere to Mediterranean tradition, as in the case of Guttuso and many others. For instance, his work is based on quotation: intelligent quotation, we might say, which is far from the frequent, passive, insipid insertions made by so-called “cultured” painters who appear to have alchemic pretensions. In addition, the artist’s full control of the palette follows symbolic modulations which are similar to Gustave Moreau’s, except for the extremely taut classical composure and the strong Mediterranean radiance that characterize them.
Denizham Ozer, sopra/top, Sleep Well, 2001; sotto/below, Woman on the corner, 1999.
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COMPETITIONS
Norvegia/Norway - Bergen Bergen National Academy of the Arts Progetto per la costruzione di un complesso destinato alla Bergen National Academy of the Arts. Il programma prevede la realizzazione di strutture per complessivi 17.500 mq Competition for the realization of a complez housing the Bergen National Academy, with a total surface of 17,500 sq.m
1° Snohetta 2° Behnisch un Partner 3° Bizac Gonzalez
1°
+ europaconcorsi
Committente/Client: Statsbygg
1°
Svizzera/Switzerland - Losanna Nuovo Museo di Belle Arti L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la costruzione di un Museo delle Belle Arti presso il sito di Bellerive, sulle rive del Lago Lemano. Il programma prevede la realizzazione di una struttura che risponda alle attuali norme in materia di conservazione ed esposizione delle opere d’arte New Museum of Fine Arts Competition for proposals of a new Fine Arts Museum at Bellerive on the Leman Lake waterfront. The brief asks for the realization of a structure meeting the contemporary requirements for the exhibition of works of art Committente/Client: Fondation pour le nouveau musée des Beaux-Arts
1°
1° Berrel Wülser Kräutler Architekten (capogruppo/team leader) 2° Localarchitecture, Laurent Saurer, Antoine Robert-Grandpierre, Manuel Bieler, Danilo Mondada 3° Michel Kagan, Lopes & Périnet-Marquet 4° Rodolphe Luscher (capogruppo/team leader) 5° Richter et Dahl Rocha (capogruppo/team leader) 6° R - Sie, Philippe Parreno 7° NO.MAD Arquitectos
1°
1°
USA - New York The Parachute Pavilion for Coney Island L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali volte alla riqualificazione dell’area del parco divertimenti di Coney Island. Il programma prevede la realizzazione di un padiglione ubicato all’ombra della giostra icona di Coney Island, destinato ad ospitare una serie di nuove attrazioni The Parachute Pavilion for Coney Island This competition was directed by the Van Alen Institute (VAI) and the Coney Island Development Corporation’s (CIDC) planning initiatives, and invited designers worldwide to generate innovative design proposals for a project that contributes to a 21st-century vision for Coney Island. The Parachute Pavilion is planned to be an all-season generator of activity, drawing the public onto the boardwalk, the beach and Surf Avenue Giuria/Jury: Carol Hill Albert, Paola Antonelli, Jon Benguiat, Charles Denson, Mark Hacker, Michael A. Manfredi, Cynthia Reich, Sheryl Robertson, Jennifer Siegal, Joshua J. Sirefman, Julius Spiegel Committente/Client: Van Alen Institute
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1° Chris Hardie, Andrew Groarke, Kevin Carmody, Lewis Kinneir 2° Ramon Knoester, Eckart Graeve 3° Roman Torres, Patrick Stinger, Mayva Marshall, Adrienne Yancone, Adam Montalbano
1°
3° 2° - This church is a miracle - Certainly, not a Padre Pio’s one
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Un Centro per la Pace Promoting Peace
Esperienza urbana In Split, Croatia
Progetto: Michael Jantzen
Progetto: Architecture Project and Darija Sinovcic
La proposta di Michael Jantzen per un Centro Mondiale per la Pace si presenta come una grande struttura di acciaio a ombrello che simboleggia una sorta di grande antenna trasmettitrice di un messaggio di pace. Al centro dell’“ombrello”, si colloca un geode con i continenti rappresentati sulla sua superficie opaca. La struttura in acciaio è parzialmente rivestita di pannelli di metallo forato intervallati da numerosi lucernari che consentono alla luce naturale di penetrare all’interno. Gli spazi interni sono concepiti, grazie a una sistema di pannelli scorrevoli collocati lungo le direttrici radiali e concentriche, secondo criteri di massima flessibilità per consentire diverse configurazioni a seconda delle necessità e delle tipologie di eventi che vi verranno organizzati. Dal centro verso il perimetro, la struttura diviene via via più aperta e le porzioni perimetrali arrivano gradualmente a fondersi con il paesaggio esterno, con la possibilità di essere completamente aperte o chiuse a seconda del clima e delle necessità. L’area esterna, a sua volta, “entra” all’interno, formando giardini e spazi contemplativi e di relax. La copertura incorpora inoltre un sistema di pannelli fotovoltaici che forniranno l’energia sufficiente alla gestione dell’edificio. La struttura di acciaio funge da valvola regolatrice di alcune funzioni come l’apertura o la chiusura dei lucernari a seconda della quantità di luce naturale richiesta all’interno o come il controllo del riscaldamento e del raffreddamento. Oltre alle sue caratteristiche più prettamente “fisiche” l’edificio propone anche una serie di elementi di arte concettuale e di funzione simbolica. Per esempio, un sistema di led sulla superficie del geode centrale indica in tempo reale quante persone stanno accedendo in un dato momento al sito web del Centro; oppure si possono trasmettere e presentare in modo interattivo mostre o altre iniziative legate alla pace che si stanno svolgendo in quel momento nel Centro o in altri luoghi collegati via internet.
Il progetto proposto dai maltesi Architecture Project con Darija Sinovcic (Team: Konrad Buhagiar, David Drago, David Felice, Alberto Miceli Farrugia, Tatjana Panajotovic, Irina Miogradovic, Franz Zahra, Ruben Formosa, Andrew Scicluna, Jens Bruenslow, Darija Sinovcic, Drazen Krvavica, Ivo Orlandini) per un’area commerciale con annessi parcheggi a Spalato in Croazia è risultato vincitore di un concorso internazionale bandito dal Comune e dall’Associazione degli Architetti di Spalato. Il progetto punta a intensificare l’esperienza urbana dell’area che necessita una definizione sia formale che funzionale. La posizione, all’ingresso della parte nuova della città, ha determinato, inoltre, una particolare attenzione dal punto di vista dell’immagine. La sovrapposizione di eventi e attività pubbliche e semi-private previsti all’interno del complesso ha generato la riflessione sulla tradizionale dicotomia tra concetto e funzione, spazio e uso, struttura e immagine che qui cessano di essere categorie separate per fondersi in una serie di programmi che si interconnettono per ottimizzare l’esperienza che si ha della nuova struttura e per favorire una sua fruizione spontanea e creativa. Il progetto propone dunque nuove relazioni tra spazi ed eventi determinate dalla creazione di un “paesaggio” continuo, articolato in una serie di piani e volumi sfalsati raggiungibili attraverso diversi punti di accesso. Lo strato orizzontale, disposto tra gli spazi commerciali e gli uffici e tra le aree pubbliche e il parcheggio con la zona di servizio sotterranea, costituisce il punto focale del complesso. Si tratta di una stratificazione “aperta” strutturata attorno a diversi cambiamenti di livello e a una alternanza di aree verdi e attrezzate che possono ospitare diverse attività ed eventi. La realizzazione di tre edifici distinti, ciascuno con la propria funzione e identità, determina la natura e la scala delle aree pubbliche circostanti e contribuisce non solo alla flessibilità programmatica del quartiere, ma anche alla formazione di una sua caratterizzazione espressiva come segno forte di ingresso alla rinnovata Spalato.
Michael Jantzen’s project for a World Peace Center is a large umbrella-shaped steel structure that symbolizes a sort of great antenna transmitting a message of peace. A geodesic sphere representing the continents stands out on the opaque surface in the middle of the “umbrella”. The steel structure is partially faced with pierced metal panels staggered with a great number of skylights that allow natural light into the building. The interior spaces were conceived to be highly flexible, thus allowing for different configurations, according to the requirements and types of events that are to be organized. This was achieved thanks to a system of sliding panels placed along the building’s radial and concentric lines. The structure gradually opens up from its center to its perimeter, its outer borders blending in with the landscape; these perimetrical walls can be opened or shut completely according to necessity and to the season. In turn, the outer area “enters” the interior, forming gardens and places in which to sit down and relax. Furthermore, the roofing incorporates a system of photovoltaic panels that are to provide enough energy for the entire building. The steel structure acts like a regulating valve for a number of functions, including the opening or closure of the skylights according to the quantity of natural light required within, or heating and cooling control. In addition to its purely “physical” characteristics, the building also offers a series of elements linked to conceptual art and symbolic functions. For instance, in real time, a LED system on the surface of the central geodesic sphere shows how many people are accessing the Center’s website at any given moment; or exhibitions and other initiatives concerning peace that are taking place in the Center or in other places connected via internet at that moment can be transmitted and presented interactively.
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A project proposed by the Maltese Architecture Project with Darija Sinovcic (Team: Konrad Buhagiar, David Drago, David Felice, Alberto Miceli Farrugia, Tatjana Panajotovic, Irina Miogradovic, Franz Zahra, Ruben Formosa, Andrew Scicluna, Jens Bruenslow, Darija Sinovcic, Drazen Krvavica, Ivo Orlandini) for a shopping area with an annexed parking lot in Split, Croatia, won an international competition published by the Town of Split (once called Spalato) and the city’s Association of Architects. The project aims at intensifying the area’s urban fruition, as the territory needs to find its own identification both on a formal and functional level. In addition, there has been a particular focus on its image due to its location, which is at the entrance to the new part of the city. The juxtaposition of public and semi-private events and activities within the complex led to consider the traditional dichotomy between concept and function, space and use, structure and image. Here, all of these are not seen as separate categories, as they blend into a series of programs that are interlinked so as to optimize the way the new structure is experienced and so as to foster spontaneous and creative fruition of the complex itself. Thus, the project offers new relationships between spaces and events that are brought about by the creation of a continuous “landscape”, laid out according to a series of staggered planes and volumes that can be accessed from different points. The focal point of the complex is constituted by a horizontal layer set among the shopping areas, the offices, the public spaces and the parking space with an underground service area. This “open” stratification is structured around different levels, as well as around alternating green areas and spaces equipped with facilities, which can host various activities and events. Erecting three different buildings – each with its own identity and functions – determines the nature and scale of the surrounding public areas, and contributes not only to the district’s programmatic flexibility, but to forming its own expressive character – a distinguishing feature marking the entrance to the new Split.
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Due residenze fra tradizione e modernità
Multiculturalismo architettonico In Washington D.C.
Progetto: Giovanni Mistretta
Progetto: Luca Gandini
Da sempre spinto dal desiderio di esprimere una libertà architettonica tale da promuovere un miglior rapporto tra costruito e ambiente attraverso l’esecuzione dei manufatti con la migliore qualità di materiali e definizione delle volumetri, Giovanni Mistretta continua a proporre architetture di raffinato pregio. Proponiamo qui due delle sue ultime realizzazioni. Si tratta di due edifici residenziali di cui il primo costruito in via Tito Livio a Milano (sotto) e l’altro in via Pisacane (a sinistra) a Pero (Milano). L’edificio che sorge a Milano in via Tito Livio consta di nove piani, cinque a tipologia residenziale; il sesto piano, sempre a uso abitativo, si differenzia per il colore nella parte centrale, così pure il settimo compreso al centro tra le due scale e l’ottavo, collegato al piano inferiore, comprendente due grandi terrazzi panoramici. Un grande giardino interno completa l’intervento. L’edificio, pur nella sua semplicità, ha come obiettivo migliorare l’ambiente attraverso una presenza particolare. Pur presentandosi in linea con gli edifici che lo fiancheggiano, si protende verso il viale per accrescerne la visuale. La parte alta, quella maggiormente caratterizzata nella tradizione milanese, è risolta con una forma ellittica e con un colore forte per evidenziarla, come avviene per i superattici. L’intervento presenta una forma architettonica nuova e materiali pregiati. La palazzina in una zona residenziale, coronamento urbanistico alla città di Pero, a poche centinaia di metri dall’Autostrada Milano-Venezia. La dimensione è piuttosto ridotta poiché proporzionata alla misura modesta dell’area edificabile di conseguenza l’intervento è
proporzionato all’insieme abitativo. Sull’area quadrilatera sono stati inseriti quattro volumi di forma quadrata a formare un parallelepipedo bucato dalle finestre, sormontato da un volume cilindrico (la mansarda) centrale che collega i quattro grandi terrazzi che fungono da copertura. I quattro volumi corrispondono a quattro alloggi ripetuti su due piani.
Mosaic Foundation, organizzazione no-profit fondata nel 1998 dalle mogli degli Ambasciatori dei Paesi Arabi negli USA con il proposito di creare una base di conoscenza e di reciproco dialogo tra gli Stati Uniti e l’Occidente e il mondo Arabo ha indetto un concorso di idee per raccogliere e selezionare progetti d’insieme per la realizzazione del Centro Culturale Arabo di Washington DC. La giuria ha selezionato 5 progetti vincitori, 5 menzioni speciali e 10 finalisti. Nei Top Five Winners è stato premiato il progetto di Luca Gandini insieme ai progetti di Studio L.E.F.T di New York , di Sawko Muranaka e Kunihiko Matsuba di Tokyo, di Leonhard Weingartner di Amburgo e di Yevgeny Yukhvid e Hillel Kleiner di Tel Aviv. L’acqua, la luce, il decoro geometrico sono gli elementi fondanti il progetto. La scelta progettuale è stata di interpretare l’edificio in chiave simbolica. La cultura araba è riletta e reinterpretata in alcuni dei suoi elementi architettonici. L’acqua, fonte di vita, non si limita a circondare l’edificio e a rifletterne l’eterea essenza, ma penetra in esso, diventandone l’elemento generatore. Dall’acqua nascono e si innalzano le colonne che sorreggono e costituiscono l’essenza stessa dell’edificio, un’unica grande sala ipostila, al cui interno si posizionano nello spazio, quasi confusamente, i volumi delle varie funzioni; volumi completamente avvolti da una leggera pelle traforata, rivisitazione della mutevole geometria di arabesco dei “muqarnas”. La luce, libera di entrare in qualsiasi angolo dell’edificio, crea al suo interno giochi evanescenti di riflessi che mutano a seconda delle ore del giorno e delle condizioni del cielo.
The Mosaic Foundation has proposed a competition aimed at gathering and selecting ideas coming from joint projects for the construction of the Arab Cultural Center in Washington D.C. Mosaic is a non-profit organization which was founded in 1998 by the wives of Ambassadors from the Arab world. In this case, the jury selected 5 winning projects, 5 special mentions and 10 finalists. Among the Top Five Winners, Luca Gandini’s project together with projects by Studio L.E.F.T. of New York were awarded a prize, as well as projects by Sawko Muranaka and Kunihiko Matsuba (Tokyo), Leonhard Weingartner from Hamburg, and Yevgeny Yukhvid and Hillel Kleiner (Tel Aviv). The main elements of the project are water, light and geometrical design. The planners chose to endow the building with symbolic significance. Here, Arab culture and some of its architectural elements are reexamined and reinterpreted. Not only does water, the source of life, surround the building and reflect its ethereal essence, but it permeates within, taking part in the generation of the building itself. In fact, the columns that support and constitute the very essence of the building – a great hypostyle hall – rise from water. The volumes for the building’s various functions are positioned somewhat confusedly in this hall, and are completely enveloped in a light, pierced skin, a reinterpretation of the “muqarnas” and their varied arabesque style. Within, light – which is free to enter from any corner of the building – creates evanescent reflections that change according to the time of day and the colors of the sky.
Come una micro-città Progetto: Tectoniques
Troviamoci da Foude Progetto: Mano Una promettente scommessa, calibrata e progettata su un nuovo concetto di ristorazione, esce dopo tre anni di incubazione con l’insegna Foude. Non la solita catena per pasti veloci, approssimativi e anonimi, non il “design-ristorante” più attento all’immagine che alla qualità delle proposte culinarie, ma un tipo di ristorazione che coniuga savoir-faire gastronomico, prezzi contenuti, rapidità del servizio, accuratezza degli ambienti in un progetto globale, pensato e sviluppato su un principio di creatività, praticità e sensibilità alle attuali esigenze dei consumatori. Dalla cucina, all’architettura, al packaging, fino al tipo servizio offerto, Foude nasce con un’ambizione forte, legata all’evoluzione dei nostri modi di vita: estendere l’offerta di una cucina tradizionalmente elitaria a un pubblico allargato, attraverso un offerta accessibile a piccoli budget che però non rinuncia alla qualità delle materie prime, alla varietà dei menu e delle ricette, e alla freschezza e al design degli ambienti. L’architettura, come il design e la comunicazione, sono stati affidati da Benjamin Pottier, ideatore e presidente di Foude, allo studio Mano
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che si è fatto interprete di questo nuovo concetto declinandolo in un universo di colori, rilassatezza, libertà e flessibilità alle esigenze e ai bisogni di un pubblico differenziato. Un punto di incontro, dove tutto diventa anche gioco, dalla scelta delle proposte, alla loro accurata presentazione; un ambiente piacevole in cui consumare i pasti diventa un’esperienza che coinvolge oltre al palato e l’olfatto, la vista, l’udito e il tatto. E’ possibile consumare al tavolo o semplicemente ordinare un piatto da asporto rivolgendosi direttamente al personale o utilizzando un selezionatore automatico. Ad aprile è stato inaugurato il primo ristorante a Le Mans, con la previsione di estendere la presenza di Foude in altre grandi città, da Tours, a Rennes, Lille o Marsiglia. Elena Cardani
Declinare la diversità; è sposando la logica della differenziazione che lo studio Tecnoniques ha realizzato un intervento discreto e articolato nell’VIII arrondissement di Lione: l’Ecole des Alouettes, scuola che riunisce dieci aule, una mensa, una palestra e alloggi per il personale. La traduzione del programma funzionale rispetta l’idea di contrastare qualsiasi forma di soluzione unitaria, ma viene costruita per aggregazione di elementi distinti a formare una sorta di micro-città. La scuola, la mensa e la palestra coesistono in un unico insieme complesso dando vita a un territorio e a un paesaggio diversificati. Una diversificazione che si esprime a livello volumetrico, formale e di superfici e materiali e a cui si deve la possibilità di interagire continuamente con il paesaggio esterno. Quindi differenziazione come garanzia di permeabilità, di porosità, di flessibilità rispetto alla realtà urbana. Due blocchi si prospettano su strada, quello della scuola e della palestra, che, nel rispetto degli allineamenti esistenti offrono un fronte coerente alla scala del quartiere, smorzando con il ricorso a superfici in cemento tinto di bianco alternati a parti più trasparenti in policarbonato verde, l’immagine severa dell’edificio smaccatamente istituzionale. Sulla corte, dove si affacciano le zone degli alloggi, i volumi acquistano una maggiore articolazione, data dalle spezzate dei blocchi regolari come fossero vere e proprie unità abitative. La corte è pensata per offrire zone d’ombra alternate a zone soleggiate; spazi minerali e spazi vegetali; la mensa. Il rame dei pannelli di rivestimento è qui ingentilito, da elementi in legno che accentuano la dimensione di domesticità invitando i bambini a riunirsi in una pausa di serena convivialità. Elena Cardani
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Grandeur a Macao Casinò Oceanus
La Cappella di Filfla Remenbrance and Desisire
Progetto: Paul Andreu
Progetto: Richard England
Un altro successo per Paul Andreu in Asia dove è ormai divenuto una figura protagonista dell’attuale panorama architettonico. Dopo l’inaugurazione dell’Opera di Pekino a settembre di quest’anno, l’ultima opera dell’architetto francese in Cina, sarà a Macao che nel 2006 vedrà l’avvio di un suo nuovo maestoso cantiere. E’ Paul Andreu, infatti, associato con l’architetto giapponese Nakanishi Tsuneo, che firma il nuovo Casinò Oceanus, destinato potenziare con una formidabile struttura il già fiorente mercato del turismo e del gioco, i due punti forti dell’economia di Macao (si pensi che solo nel 2004 gli introiti di gioco hanno superato i 5 miliardi di dollari portando l’isola seconda solo a Las Vegas). Commissionato dal magnate dei giochi Stanley Ho, il nuovo Casinò segnerà l’ingresso al porto di Macao con una affilata e slanciata monumentalità destinata a imporsi all’attenzione dei turisti in arrivo e a imprimersi nella memoria di quelli in partenza. 500.000 metri quadrati di superficie dove le suggestioni della dimensione e della vita del porto non hanno lasciato indifferente Paul Andreu. L’insieme è individuato dalla sagoma morbida di una nave di 460 metri di lunghezza protesa sul mare con una prua di 135. Al suo interno, oltre le sale da gioco, un centro commerciale di 100.000 metri quadrati e nella prua un hotel cinque stelle di 600 camere. Una torre di 114 metri adibita a uffici e abitazioni completa le dotazioni del centro concludendo sulla verticale il disegno d’insieme. “Questo insieme – spiega lo stesso Andreu – sarà, più che un casinò, un edificio urbano che riprende la cultura delle mitiche sale da gioco, un oggetto iscritto nella vita della città, capace di sedurre un clientela raffinata...il luogo alla moda di Macao, dove non si può mancare”. L’inaugurazione è prevista entro il 2008. E.C.
L’isola di Filfla, solo 2,5 ettari di superficie, si trova a cinque chilometri dalla costa meridionale di Malta. I costruttori dei templi gemelli di Hagar Qim e Mnajdra (sull’isola principale), risalenti al Neolitico (3500 a.C.), individuarono nella forma a incudine e nell’allineamento tra le due costruzioni e uno scoglio al centro della baia interna di Filfla un importante segno di sacralità. Nel XIV secolo, venne costruita sull’isola una cappella dedicata alla Vergine Maria in cui venivano celebrate messe per i pescatori impegnati in mare, ma essa fu distrutta nel 1856 da un terremoto. Più recentemente, a testimoniare il moderno e stolto distacco dell’uomo dalla natura, l’isola è stata utilizzata come bersaglio per le esercitazioni militari della Marina Britannica e di altri stati. Il progetto per la nuova cappella (dedicato alla memoria di Gabriella Solano) riporta l’isola alla sua primigenia intensità religiosa e vuole celebrare un ritorno dell’uomo al rispetto e alla deferenza per la natura. Di nuovo, lo spazio diventa luogo e il luogo assume una valenza sacra che ci rende coscienti di essere in presenza di una divinità. In questa cappella sotterranea ma panoramica, il punto focale rappresentato dallo scoglio diviene un altare cristiano; un relitto della saggezza antica che come la Fenice si risveglia per illuminare l’oscurità della condizione umana contemporanea. La cappella è “costruita” scavando in profondità nella roccia e realizzando una finestra che guarda verso la baia. La collocazione sotterranea e l’atto di discendere nella terra rievocano le camere tagliate nella roccia del tempio ipogeo del Neolitico, situato a poca distanza. Una croce metallica all’interno dell’“occhio” della finestra ribadisce il carattere cristiano dell’altare. Dal mare, la cappella assume una scala differente. Sovrapposta alla finestra, che appare minuscola scavata nella torreggiante parete della scogliera, vi è una enorme croce che di notte è illuminata. Dopo il tramonto, le due torri di accesso che contengono l’ascensore e le scale per scendere nella cappella vengono anch’esse illuminate così da potersi vedere da lontano come fari/candela che incorniciano la punta del braccio verticale della croce esterna. All’interno, la cappella sembra estendersi stranamente verso l’esterno dove, a una scala macroscopica diviene una cattedrale a cielo aperto, la cui navata è il mare, le pareti sono i venti e l’altare è l’isola stessa. La sacralità senza tempo del passato si tramuta in una santità attualizzata, passando dal pantheon pagano al Messia monoteistico. In questo processo, il luogo mantiene la sua sacralità di arcano spazio di venerazione che mira a trasformarsi in un altare mediterraneo contemporaneo, luogo di tregua in un’area turbolenta e violenta… in un santuario di pace legato al cielo, al mare e alla terra, in equilibrio tra ricordo e desiderio. Richard England
Another success for Paul Andreu in Asia, where he has become a prominent figure on the current architectural scene. After the inauguration of the Beijing Opera House in Septemebr this year, the French architect’s latest work in China will be in Macao. In fact, in 2006 the city will see the birth of a new, imposing building site. Paul Andreu teamed up with the Japanese architect Nakanishi Tsuneo to design the new Oceanus Complex, which, with its formidable structure, is to strengthen the city’s flourishing tourist and gambling market, the two strong points of Macao’s economy (in 2004, takings from gambling exceeded $ 5 billion, placing the island second only to Las Vegas). Commissioned by the gambling tycoon Stanley Ho, the new Casino will mark the entrance to the Macao harbor with its honed, slender monumentality, which is meant to catch the attention of tourists arriving there and reamin impressed in the memory of those who are leaving. The 500,000-squaremeter area, the harbor’s evocative size and life were bound to attract Paul Andreu. The new casino is marked by the gentle shape of a 460-meter-long ship, its bow stretching out 135 meters seaward. In addition to gambling rooms, the interior of the structure also holds a 100,000-square-meter commercial area, and the bow contains a luxury hotel of 600 rooms. An office and residential tower soaring 114 meters completes the center, giving the overall design a vertical boost, as well. From a purely quantitative and spectacular factor, the complex’s exceptional size turns into a way to bear decisively on the urban dimension. “This complex,” says Andreu himself, “will not only be a casino, but an urban building that will revive the culture of mythical gambling rooms, an object that will be a part of the city’s life, capable of seducing a sophisticated clientele…the fashionable place in Macao, a place you cannot miss.” The complex is to be inaugurated by 2008.
Rinnovo radicale Iridium Doors Progetto: Duilio Damilano L’intervento punta su un rinnovo radicale dell’immagine aziendale del committente, l’Iridium Doors Industry, attraverso forme dinamiche e superfici trasparenti, generando così situazioni mutevoli e spazi in continua evoluzione come costante ricerca che caratterizza l’attività produttiva del committente. L’edificio si inserisce nella rigorosa struttura industriale del prefabbricato, spezzandone la rigidità attraverso volumi e scocche di memoria purista. L’annullamento della facciata principale del capannone lega inscindibilmente l’interno produttivo con l’esterno orientato verso il cliente utilizzatore. Nelle ore notturne la scatola in forma di parallelepipedo scompare ed emerge soltanto il suo nucleo pulsante e luminoso. La struttura portante, realizzata in metallo, è rivestita in pannelli di cartongesso trattati con vernici metallizzate e cristalli, veri e propri elementi catarifrangenti che impreziosiscono le superfici attraverso riflessi colorati e cangianti.
The island of Filfla, a mere 2.5 hectares in area, floats five kilometers off the south coast of Maltese mainland. Its cleft-shaped silhouette earmarked it as an important alignment altar-stone for the Neolithic builders of the 3500 BC twin Megalithic temple shrines of Hagar Qim and Mnajdra on the main island. In the 14th century a chapel was built on the island dedicated to Virgin Mary and mass was celebrated for the fishermen out at sea. The chapel however was destroyed in 1856 by an earthquake. More recently, reflecting modern man’s thoughtless disconnectedness from nature, the island was used for target practice by British and other naval forces. The new chapel project (dedicated to the memory of Gabriella Solano) carries the island’s previous religious site intensity over to the present day and celebrates a return to reference and respect for nature by man. Once again now space becomes place and place assumes the overlay of sacrality thus making us aware that we are in the presence of the Holy. In this out-looking subterranean chapel the focal floating rock is transfigured into a Christian altar; a relic of ancient wisdom reawakened phoenix-like to illuminate the darkness of man’s modern times. The chapel is “constructed” by burrowing deep into the rock and producing a window which looks out over the waters focusing on the island. Its subterranean location and the act of descending into the earth evoke the hewn out chambers of the rock-cut Hypogeum Neolithic temple, situated not far from the site. A metal cross placed inside the “eye” opening Christianizes once more this floating icon altar. From the seaside, the chapel assumes a different scale. Superimposed over the diminutive opening is an oversized cross, illuminated at night, scaled to relate to the magnitude of the towering overpowering cliff face. After sunset, the two access towers housing lift and stairs to the chapel are also lit up in order to appear from a distance as invitational beacon-candles framing the top edge of the vertical arm of the cross. Internally, the chapel itself strangely extends itself as it metamorphoses into the macro scale of an openair cathedral where the aisle is the sea, the walls are the wind and the altar-stone the isle. The timeless sacred of yesterday transmutes itself into sanctified holiness of today, from pagan pantheon to monotheistic Messiah. In the process the site retains its hallowed sanctity as a numinous place of veneration in a transformation into what will hopefully become a contemporary Mediterranean altar of truce for this turbulent area of violence… a sanctuary of peace tied to the sky, bound to the sea and chained to the earth, balanced between remembrance and desire.
The project aims at a radical renewal of a company’s image, the Iridium Doors Industry. Dynamic forms and transparent surfaces create changing situations and continuously evolving spaces, just like the constant research that characterizes the client’s productive activity. The building rises within the prefab’s rigorous industrial structure, breaking its rigidity through volumes and shells that are reminiscent of purist works. The annulment of the warehouse’s main façade tightly connects the interior production units to the exterior, which faces the user, the client itself. At night, the parallelepepid-shaped “box” vanishes, and its pulsing, luminous nucleus emerges. The metal load-bearing structure is faced in plasterboard panels treated with metallic paint and glass, which are actual reflecting elements that enrich the surfaces with their colored, varying reflections.
92 l’ARCA 207
207 l’ARCA 93
Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Dall’alto/from the top: Michel Balzy, Le voyage des meteorites, 19992000; Mona Hatoum, Light Sentence, 1992; Giulio Paolini, Aria, 1983-84 (a sinistra/left); James Lee Byars, Red Angel of Marseille, 1993; Ronan et Erwan Bourellec, Cabane, 2001.
94 l’ARCA 207
Storia e creazione contemporanea New Art, Old Monuments
Tessuti incredibili In New York
Venti monumenti nazionali sparsi in tutta la Francia sono al centro della manifestazione "Les Visiteurs" (www.lesvisiteurs.culture.fr) organizzata dal Ministro della cultura e della comunicazione, Renaud Donnedieu de Vabres, e che, partita nel giugno scorso, si concluderà alla fine di novembre. Obiettivo dell’operazione è innescare un rapporto di alleanza, di interazione, di parallelismi tra patrimonio storico e creazione contemporanea, con opere provenienti dalle collezioni pubbliche. Un percorso attraverso le regioni francesi e i suoi monumenti più rappresentativi, castelli, palazzi, fortezze, monasteri, che invita a dialogare con la storia e le espressioni artistiche attuali. Una particolare attenzione è stata dedicata alla diversità dei luoghi e delle opere scelte cercando di stabilire, in ogni monumento, un dialogo tra le arti plastiche, storia e contemporaneità. Così alcuni luoghi propongono opere in base a un unico filo conduttore tematico, come il Castello di Tarascon (Provenza) dove vengono considerati i diversi approcci ai temi dello spazio e della luce; altri presentano insiemi monografici come la cappella della Carmelitane di Toulose (Midi-Pyrénées), il cui spazio è investito dall’opera dei designer Michael Amzalag & Mathias Augustyniak o il Castello d’Azayle-Rideau (Centro) con mobili e oggetti di Erwan e Ronan Bouroullec. Altrove, opere monumentali sono associate allo spirito dei luoghi come il Castello di Cadillac (Aquitania) che dialoga con un ambiente a forma di gabbia realizzato da Mona Hatoun o l’opera spettacolare Les Saintes Elipses di Gérard Garouste esaltata in tutta la sua dimensione al Panthéon di Parigi. In altri luoghi alcuni artisti sono stati inviatati a intervenire partendo da soggetti determinati dalla loro creatività come al castello di La Motte Tilly (Champagne-Ardenne) dove Matali Crasset ha riunito attorno a un grande lampadario appositamente concepito per l’occasione mobili e oggetti accomunati dal tema della trasparenza. Nel castello di Chambord è invece presentata l’esposizione “Chassez le naturel…” , fino al 3 novembre, che attraverso un insieme di opere provenienti da collezioni pubbliche e private e altre concepite dagli artisti in situ, esplora i grandi temi della foresta e della natura nell’immaginario contemporaneo. Elena Cardani
Il Cooper Hewitt National Design Museum di New York presenta fino al 30 ottobre la prima mostra dedicata al tema dei tessuti tecnologici. Col titolo “Extreme Textiles: Designing for High Performance, la curatrice Matilda McQuaid ha selezionato circa 150 prodotti tessili destinati alle più diverse applicazioni (architettura, medicina, trasporti, spazio, ambiente), tutti progettati per offrire alte prestazioni in condizioni estreme. I tessuti esposti sono organizzati a seconda delle loro caratteristiche funzionali: resistenza, leggerezza, sicurezza ecc. Alcuni esempi: i tessuti super resistenti derivati dalla tecnologia dei polimeri, come la super corda della Marlow SuperLine con un momento di rottura di 2000 tonnellate; i tessuti “intelligenti”, che incorporano computer e tecnologie per la comunicazione o strumenti medici per il controllo delle condizioni fisiologiche di chi li indossa; quelli per lo sport, il cui sviluppo ha consentito di migliorare le prestazioni in termini di velocità e sicurezza (nella F1, nel ciclismo, nella vela, nello sci). Vengono inoltre presentati i primi risultati di una serie di ricerche tese a utilizzare la nanotecnologia nella realizzazione di tessuti che potranno a esempio rimpiazzare i tessuti viventi o autogenerarsi.
Artista imprenditore Hyber at Carquefou
Il metallo e l’architettura
The show “Les Visiteurs” (www.lesvisiteurs.culture.fr), organized by the French Minister of Culture and Communication Renaud Donnedieu de Vabres, features twenty national monuments spread throughout France. The event began last June and will be on until the end of November, with the objective of sparking off relations of alliance, interaction and parallelism between historical heritage and contemporary creation through the exhibition of works coming from public collections. The show takes us on a journey through the French regions and their most typical monuments, including castles, palaces, fortresses and monasteries, thus inviting us to take part in a dialogue with history and current artistic expressions. Special attention was devoted to the diversity of the selected sites and works, trying to establish a dialogue among plastic arts, history and contemporaneity for each monument. Thus, some of the places propose works based on a single main theme, such as the Castle of Tarascon (Provence), where different approaches to the themes of space and light are considered. Others present monographic ensembles, such as the Carmelite chapel of Toulouse (Midi-Pyrénées), whose space is taken up by the designers Michael Amzalag & Mathias Augustyniak, or the Château D’Azay-leRideau (Center), with furniture and objects by Erwan and Ronan Bouroullec on display. Elsewhere, monumental works are associated with the spirit of places, such as the Cadillac Castle (Aquitaine), which communicates with a cage-like structure created by Mona Hatoun; or Les Saintes Elipses, a spectacular work by Gérard Garouste, stretched out to its glorious dimensions at the
“Nord-Sud” è la mostra presentata fino al 16 ottobre al Frac des Pays de la Loire a Carquefou. Fabrice Hyber nato in Vandea nel 1961 ne è il protagonista. Importante in tutta la sua opera, la valle che ha visto i suoi natali, anche se ora vive a Parigi. Egli infatti dal 1993 ha avviato in Vandea un lavoro di affiancamento, parallelismo, tra opere d’artisti e funzioni dell’abitazione attraverso modelli d’architettura. Questa esposizione, presentata in contemporanea a quella di Villa Arson di Nizza, “Météo” fino al 9 ottobre, testimonia lo stato di avanzamento della sua opera di risistemazione della valle in cui egli, dopo aver seminato 70.000 alberi di specie diverse, vuole "abitarla" con edifici specificatamente pensati per questo luogo considerandone naturalmente le diverse funzioni, da case private, sale per le feste, attività produttive ecc. In mostra sono esposti i modelli del luogo e i progetti delle costruzioni commissionate dall’artista a due architetti della valle, il tutto anche a testimonianza del ruolo che Hyber vuole valorizzare in quanto artista, realizzatore, imprenditore e mediatore.
Al Forum d’Urbanisme et d’Architecture di Nizza il programma espositivo, dopo le suggestive foto di architettura di Willim Curtis, vede un altro interessante appuntamento, questa volta incentrato su un tema tecnologico di vasta risonanza. “50 anni di architettura metallica in Europa”, in corso fino al 19 novembre, rende omaggio all’avanzamento che la ricerca nel settore delle costruzioni e dei materiali ha percorso in questi ultimi cinquant’anni portando a risultati di contenuto tecnico ed estetico straordinari. La mostra, che propone una ricca e, come sempre, accurata selezione di immagini di architetture realizzate dal 1955 a oggi, fa eco a un importante simposio promosso dal Sindacato della Costruzione Metallica in Francia in occasione del Cinquantesimo della creazione della Convenzione Europea della Costruzione Metallica. Tenutosi nel mese di settembre a Nizza, il simposio ha riunito importanti specialisti tra architetti e ingegneri, quali RFR, Ove Arup, Future Systems, Werner Sobek, Paul Andreu e William Alsop, per discutere le diverse tappe dell’evoluzione che il settore dell’acciaio ha avuto nella costruzione e le possibilità e prospettive future nel campo dell’architettura e dell’ingegneria. Elena Cardani
Architetture della Ricostruzione The Cooper Hewitt National Design Museum of New York is presenting the first show devoted to technical textiles, open through October 30th. Under the title “Extreme Textiles: Designing for High Perfomance, the curator Matilda McQuaid selected near to 150 textile products to be used in a number of fields (architecture, medicine, transportation, aerospace, the environment), all designed to offer high performance in extreme conditions. The textiles on display are laid out according to their functional characteristics: resistance, lightness, safety, etc. A few examples: super resistant textiles produced through the polymer technology, such as Marlow SuperLine’s super rope, with a breaking moment of 2,000 tons; “intelligent” textiles that incorporate computers and communication technologies, or medical instruments to check the physiological conditions of whomever is wearing them; fabrics for sports: the development of the latter has allowed for improved performance in terms of speed and safety (in F1, cycling, sailing, skiing). Furthermore, the first results of a series of researches will be presented that use nanotechnologies in the creation of textiles that could, for instance, replace living tissues, or could regenerate themselves. Tessuto impiantabile per chirurgia per la ricostruzione della spalla, progettato da Simon Frostick e Alan McLeod, tessuto progettato da Peter Butcher, sviluppato da Ellis Developments, prodotto da Pearsalls.
Distruzione è anche ricostruzione, così la Somme, uno dei territori francesi più colpiti dalla Prima Guerra mondiale ha visto rinascere la sua identità attraverso un ampio programma di ricostruzione sostenuto dallo stato francese. L’edificazione o la ristrutturazione di abitazioni, edifici pubblici, fabbriche, chiese e monumenti ai caduti di guerra è stata la molla che ha favorito lo sviluppo di un’architettura regionalista, ispirata alle tradizioni locali, e parallelamente di uno stile Art Déco e di opere moderne in cui vengono utilizzate avanzate tecniche di costruzione. In questi mesi è possibile venire a conoscenza di questo ricco patrimonio grazie al ciclo di mostre “Architecture de la Reconstruction dans l’Est de la Somme” presentato all’Historial del Grande Guerre, il museo internazionale della Grande Guerra di Henri Ciriani, costruito a Péronne. Le cinque esposizioni, di cui dopo le prime due sull’abitazione e gli edifici pubblici, sono ora in programma quelle dedicate ai luoghi di lavoro, alle chiese e ai monumenti ai caduti e ai protagonisti, consentono di rintracciare la storia e la presenza di queste preziose testimonianze di architettura attraverso documenti d’archivio e fotografie recenti. Fino al 16 ottobre “Ricostruire i luoghi di lavoro” presenta i programmi di modernizzazione e ricostruzione di fabbriche, fattorie e commerci nonché di alberghi e hotel che rappresentarono una delle attività emergenti nel periodo tra le due guerre. Dal 28 ottobre al 4 dicembre, “chiese e monumenti ai caduti” evidenzia come questo settore abbia rappresentato uno dei campi di maggiore sperimentazione con esempi di realizzazioni di particolare arditezza sia per tecniche sia per linguaggi. Infine dal 20 gennaio al 16 febbraio 2006 “Gli uomini e le opere” mette l’accento sugli architetti e gli artisti che operarono in tutto il territorio nel periodo della Ricostruzione documentandone il percorso e le differenti scelte che operarono sia nel progetto di nuovi edifici sia nella ristrutturazione di quelli fortemente colpiti. Elena Cardani
Bioplantable device for reconstructive shoulder surgery, designed by Simon Frostick and Alan McLeod, textile designed by Peter Butcher, developed by Ellis Developments, manufactured by Pearsalls. A destra/right, Salle de Fêtes, Proyart.
Panthéon in Paris. In other places, some artists were invited to use subjects determined by their own creativity, such as at the castle of La Motte Tilly (Champagne-Ardenne), where, on the theme of transparence, Matali Crasset gathered furniture and objects around a great chandelier especially conceived for the occasion. In addition, until November 3rd the castle of Chambord is presenting the exhibition “Cassez le naturel…”; through a group of works coming from public and private collections, as well as other sitespecific works conceived by the artists, this show explores the great themes of the forest and nature in contemporary imagination.
“North-South” is the name of the show which will be on through October 16th at the Frac des Pays de la Loire, in Carquefou. Fabrice Hyber, who was born in Vendée in 1961, is the protagonist of this exhibition. Although he now lives in Paris, the valley where he was born is very important in all of his work. In fact, through architectural models, since 1993 he has been working on the collaboration and parallelism between artists’ work and housing functions in Vendée. This exhibition, which is being presented at the same time as “Météo” – a show that will be open until October 9th at the Arson Villa in Nice – highlights the progress Hyber has made in reorganizing the valley. In fact, after having planted 70,000 trees of different kinds, he now wants to “inhabit” the valley with buildings that were specifically conceived for this area. Naturally, he is considering each structure’s specific function: private housing, party halls, production units, etc. Models of the site are on display, as well as the projects of the buildings the artist commissioned to two of the valley’s architects. All of this proves Hyber’s multifaceted role as an artist, implementer, entrepreneur and intermediary. Fabrice Hyber/Philippe Rahm, Winterhouse Jerico/Maison d’hiver Vendée, 2004-2005. A destra/right, Norman Foster, Swiss Re, Londra 2004.
207 l’ARCA 95
Le energie di Woods For Wien
Labirinti invisibili In Paris
Con la mostra “System Wien”, aperta presso il MAK di Vienna fino al 16 ottobre, Lebbeus Woods propone uno spettacolare nuovo concetto per un re-orientamento dello sviluppo urbano della capitale austriaca. Il suo approccio, sviluppato in collaborazione con Christoph A. Kumpusch, fa perno sul centro storico della città. Woods vede la particolare architettura di Vienna come una componente essenziale del complesso sistema “energetico” della città. Con interventi architettonici mirati, egli cerca di accentuare, e portare all’attenzione della cittadinanza, i flussi energetici che scorrono attraverso la città. Dalla sua analisi emerge che il centro storico di Vienna “…è determinato a non cambiare, ma dovrà cambiare. E più a lungo resiste al cambiamento, più violento e radicale esso sarà quando arriverà”. Traccia dunque dei vettori sulla mappa, flussi di energia che si concentrano in punti che presentano maggiore potenziale di modificazione, simboli matematici che per lui “non solo esprimo energia, ma incarnano l’energia”. La mostra espone questi disegni, insieme agli Energy Rods (nella foto), delle lunghe e articolate aste di alluminio, che verranno installate poi in vari punti della città.
Un labirinto virtuale, invisibile, è il progetto inedito dell’artista danese Jeppe Hein (Copenaghen, 1974) presentato fino al 14 novembre all’Espace 315 del Centro Pompidou di Parigi. Una rivisitazione ludica della smaterializzazione dell’opera d’arte, caratteristica dell’arte minimalista, che proietta lo spettatore in uno spazio vuoto in cui non vede nulla trovandosi, nell’attraversarlo, in una sorta di vicolo cieco. La “via d’uscita”, la scappatoia è suggerita da un dispositivo che capta le onde infrarosse e gli consente di rintracciare il proprio percorso, che cambia tutti i giorni in base a sei labirinti diversi disegnati dall’artista. Il lavoro di Hein, per molti aspetti simile alla riflessione architettonica, si esplica nella dimostrazione della modularità dello spazio, attraverso i processi di costruzione e destrutturazione. Lo spettatore diviene il medium stesso dell’opera, proiettato nello spazio vuoto si muove come in una danza e attraverso la sua esperienza contribuisce alla definizione dell’opera stessa. Proprio della poetica di Hein, che si ispira direttamente alla dimensione spaziale in situ, il labirinto virtuale interviene sulla percezione dello spazio del museo e ne perturba i rapporti con lo spettatore destabilizzandone le abitudini museali acquisite per tradizione. E.C.
With “System Wien”, a show that will be on through October 16th at the MAK in Vienna, Lebbeus Woods is proposing a spectacular new concept for a new trend in the Austrian city’s urban development. His approach, developed in collaboration with Christoph A. Kumpusch, hinges upon the city’s historical center. Wood sees Vienna’s particular architecture as an essential component of the city’s complex “energy” system. With targeted architectural interventions, he tries to highlight – and to make the city’s citizens aware of – the energy flows that run through Vienna. His analysis shows that Vienna’s old town center “…is determined not to change, but it will have to change. And the longer it resists change, the more violent and radical it will be when it comes.” He thus traces vectors on a map, energy flows that are concentrated in the points that are, potentially, the easiest to modify – mathematical symbols that, in Kumpusch’s opinion, “not only express energy, but embody energy.” The show displays these designs along with his Energy Rods, which are long, articulated aluminum rods that will then be installed in various areas of the city.
A new project by the Danish artist Jeppe Hein (Copenhagen, 1974) will be presented through November 14th at the Espace 315, Centre Pompidou, Paris. The work is a virtual, invisible labyrinth that takes a new, playful look at the dematerialization of works of art – a typical aspect of minimalist art. Spectators are plunged into an empty space in which they see nothing, and, as they cross through, they find themselves led up a sort of blind alley. The “exit”, or the way out is prompted by a device that captures infrared waves, allowing visitors to retrace their steps; thanks to the six different mazes designed by the artist, the route changes every day. From many points of view, Hein’s work is connected with architectural thought, as it unfolds in the demonstration of the modularity of space through the processes of construction and dismantlement. Spectators themselves are the mediums of the work, as, projected into the empty space, they move in a sort of dance, and through their experience they contribute to the definition of the work itself. This virtual labyrinth – which belongs to Hein’s poeticism, as the artist draws inspiration directly from on-site spatial dimension – acts on the visitors’ perception of the museum space, disturbing their relationship with the space itself and upsetting their traditional view of museums.
Jeppe Hein, Big Mirror Ball, sfera di acciaio cromato, motore, sensori/chromed steel ball, engine, sensors, diam. 70 cm, 2003 (foto: Alistar Overbruck);
Molteplici prospettive Metropolitan Visions
Moda da manifesto In Milan
La città è il filo conduttore del percorso espositivo, curato da Stefano Raimondi e allestito nelle sale di Sant’Agostino a Bergamo Alta dal 22 ottobre al 11 dicembre. La mostra “La città che sale. Visioni metropolitane d’arte contemporanea”, organizzata dall’associazione culturale Sinapsi in collaborazione col Rotary Club, propone le opere di ventiquattro artisti che interpretano il tema della città da prospettive inedite, indagandone gli aspetti e i luoghi caratteristici. I paesaggi urbani sono resi utilizzando linguaggi diversi, contaminati e contaminanti: dalla pittura ai video, dalla scultura, alla fotografia alla grafica computerizzata. Multimedialità e moltiplicazione che simboleggiano quanto avviene nelle città contemporanee e sul modo di vivere la realtà urbana in un mosaico fatto di molteplici prospettive. La mostra è corredata da un calendario di conferenze e workshop tenuti da professionisti di vari settori che declinano il tema della città in diversi ambiti culturali: cinema, architettura, pittura, videogiochi ecc.
Il Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco di Milano, per la cura di Giovanna Mori, presenta fino al 16 ottobre la mostra “Era di moda… eleganza in Italia attraverso i manifesti storici della Raccolta Bertarelli”. I circa trenta esemplari esposti, molti dei quali di grandi dimensioni, sono databili tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento e riguardano la pubblicità di abbigliamento, accessori e grandi magazzini italiani. Testimoniano non solo i cambiamenti del gusto e delle mode ma anche quello della comunicazione pubblicitaria: dapprima legata a un linguaggio prettamente pittorico e in seguito sempre più caratterizzata da un utilizzo originale e consapevole di strumenti e tecniche specifici.Si passa così dalle rappresentazioni in perfetto stile Liberty alle brillanti soluzioni compositive di maestri del calibro di Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Luciano Achille Mauzan o Leonetto Cappiello, alle geometriche figure di Severo Pozzati.
sotto/below, Burning Cube, cubo metallico e bottiglia di gas/metal cube, gas bottle, 50x50x50 cm, 2005 (Courtesy: Johann König / Berlin).
Cities are the central thread of an exhibition curated by Stefano Raimondi and laid out in the halls of Sant’Agostino in High Bergamo from October 22nd to December 11th. The show “Rising cities. Metropolitan visions of contemporary art,” organized by the cultural association Sinapsi jointly with the Rotary Club, features works by twenty-four artists that interpret the city theme from new perspectives, examining characteristic aspects and places. Urban landscapes are rendered with different languages that are both contaminated and contaminating: from painting to video, from sculpture to photography to computerized graphics. Multimedia and multiplication that symbolize what happens in contemporary cities and the way of living urban reality in a mosaic made of multiple perspectives. The exhibition also offers a schedule for conferences and workshops held by professionals in various sectors, expounding the city theme in different cultural spheres: cinema, architecture, painting, videogames, etc.
Through October 16th, under the curatorship of Giovanna Mori, the Museum of Decorative Arts at the Castello Sforzesco in Milan is presenting the show “It was the fashion…elegance in Italy through the historical posters of the Bertarelli Collection.” The thirty examples on show – many of which are very large – span the period from the end of the nineteenth century to the 1930s, and feature advertisements on clothing, accessories and great Italian department stores. The posters not only portray the changing tastes and fashions of the time, but its way of communicating through advertising. Firstly, the latter was linked to a strictly pictorial style, and later it was characterized by a more and more frequent, original and conscious use of specific tools and techniques. Thus, representations in a perfect Art Nouveau style were followed by other brilliant compositions by masters such as Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Luciano Achille Mauzan or Leonetto Cappiello, as well as Severo Pozzati’s geometrical figures.
Giampietro Agostini, Via Bazzi, c-print,. 80x160 cm, 1994; Giacomo Costa, Prospettiva n. 28 versione 2, c-print, 125x250 cm, 2003. Leonetto Cappiello, Pubblicità per gli impermeabili Pirelli/Advert poster for Pirelli raincoats.
La centesima mostra At Fondation Gianadda, Martigny Fino al 13 novembre, la Fondation Pierre Gianadda di Martigny presenta la mostra “Capolavori della pittura francese dal Museo Pushkin di Mosca”. Tre secoli di evoluzione della pittura in Francia sono documentati attraverso le opere dei maggiori artisti d’oltralpe. Cinquantatre opere, dalle composizioni classiche di Nicolas Poussin e Claude Lorrain del XVII secolo fino ai maestri del XIX e XX secolo, tra cui Picasso, Cézanne, Gauguin, Degas, Matisse, Monet, Manet, Derain. Con questa prestigiosa mostra, la Fondation Gianadda celebra la sua centesima esposizione dalla sua costituzione, nel 1977, a opera di Leonard Gianadda, personaggio di forte caratura culturale, che con questa sua iniziativa ha trasformato la cittadina del Canton Vallese in una delle mete artistiche più intriganti.
Stili di vita evoluti BTicino, nell’ambito del progetto Axolute, presenta in Triennale a Milano fino al 16 ottobre la mostra “Axolute Style Tech”. L’abitare contemporaneo si esprime sempre più spesso attraverso le interazioni con la moda e con le evoluzioni del concetto di lifestyle e su questo tema la mostra, che per l’ideazione e la progettazione dell’allestimento si è valsa della collaborazione di Marco Romanelli e Marcello Pinzero, racconta per immagini e attraverso isole plurisensoriali i possibili scenari e le profonde contaminazioni che legano il mondo dell’architettura a quello della moda. Accompagna la mostra il volume omonimo in cui si approfondisce l’indagine sugli ambienti caratterizzati da stili abitativi evoluti in cui sono valorizzate le categorie estetiche e tecnologiche.
Progettare in Costa Con il titolo “Progettare in Costa: disegni, spazi e architetture nella Gallura del secondo ’Novecento”, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio di Sassari e Nuoro e l’Ordine degli Architetti di Sassari hanno organizzato una mostra (21 settembre – 30 ottobre 2005) in svolgimento presso il Museo Archeologico di Olbia o “Museo del Mare”, progettato alla fine degli anni Novanta da Giovanni Maciocco. Prerogativa della manifestazione è portare a conoscenza i principali autori distintisi con una progettualità pensata, in quel particolare periodo, per il territorio della Gallura. Si evidenzia come i progetti più qualificanti siano stati originati da architetti “non autoctoni”, come quelli di ambito milanese (Luigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti, Cini Boeri),
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di provenienza torinese (Ferdinando Gagnola), o romana (Busini Vinci, Marco Petreschi, Francesco Cellini, Riccardo Bonicatti), oltre altri di origini e discipline diverse come Marco Mollino, Andrea Cascella, Mario Ceroli, Gianni Gamondi, Alberto Ponis, Luigi Tisconia, Peter Schneck e Vittorio Gregotti. Una sezione della mostra è stata dedicata ai progettisti locali, fra i quali si distingue Vico Mossa impegnato nelle problematiche territoriali e tipologiche e artefice, tra le varie opere, della chiesa della Sacra Famiglia di Olbia. L’esposizione intende stabilire un confronto diretto tra il concetto progettuale iniziale dell’autore, come “segno espressivo”, con le relative architetture successivamente realizzate.
Until November 13th, the Fondation Pierre Gianadda of Martigny is presenting the show “Masterpieces of French painting from the Pushkin Museum in Moscow”. Three centuries of painting evolution in France are on display, with works by the main transalpine artists. Fifty-three works, from the classical seventeeth-century compositions by Nicolas Poussin and Claude Lorrain to nineteenth- and twentiethcentury masters such as Picasso, Cézanne, Gaugin, Degas, Matisse, Monet, Manet and Derain. This prestigious exhibition is the hundredth show since Leonard Gianadda established the Fondation Gianadda in 1977. Gianadda had a strong cultural background, and through this intitiative he turned the town of Canton Vallese into one of the world’s most intriguing artistic events. Paul Gauguin, Aha Oe Feii? (Eh quoi, tu es jalouse?), 1892. A destra/right, Liliane Phung, Glue, olio su tela/oil on canvas, 130x195 cm, 2004.
Giovanissimi e tutti artisti Sono i giovani al di sotto dei 26 anni i protagonisti di “J’en rêve”, kermesse di arti plastiche e spettacoli che per quattro mesi e fino al 30 ottobre è ospitata alla Fondation Cartier di Parigi. Sono riuniti un centinaio di giovani talenti, sponsorizzati da artisti di fama internazionale, che attraverso espressioni diverse, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al cinema, dalla coreografia alle performance, offrono un quadro emblematico della vivacità creativa di cui oggi sanno dar prova le nuovissime leve di artisti. L’iniziativa nata da un’idea di Hervé Chandès, Direttore della Fondation Cartier, ha avuto una gestazione di circa sei mesi (ottobre 2004marzo 2005) in cui sono pervenute circa 1200 candidature. A quelle proposte dalla rosa di artisti invitati, tra cui Jean-Michel Alberola, Giuseppe Penone, Ernesto Neto, Annette Messager (autrice dell’opera con la quale il Padiglione francese alla Biennale di Venezia di quest’anno ha conquistato il Leon d’Oro per la migliore partecipazione nazionale), Takashi Murakami e Guillermo Kuitca, si sono aggiunte centinaia di candidature spontanee provenienti dalle diverse discipline. La selezione, operata da una giuria di esperti, da Christian Boltanski, a Frabrice Hyber, Nan Goldin o Jean-.Michel Othoniel, ha visto la scelta di una cinquantina di dossier di artisti plastici e una quarantina per le arti viventi.
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Omaggio a Dorazio Artists in Umbria
L’opera a isole Island Shows
Piero Dorazio è stato un protagonista dell’arte italiana ed europea del secondo Novecento, maestro dell’astrattismo, intellettuale di primo di primo piano e studioso dell’arte d’avanguardia. Ora, a pochi mesi dalla sua scomparsa la città di Corciano (Perugia) gli rende omaggio con una mostra allestita presso la chiesa di San Francesco fino al 15 ottobre e intitolata “Omaggio a Dorazio-Artisti stranieri in Umbria”. Già nel 1994, Corciano aveva organizzato la mostra “Nemo straniero in Umbria”, in cui figuravano opere di Dorazio insieme a quelle di Pepper, Uncini e Perilli, altri artisti che come lui (dal 1974 risiedeva a Canonica di Todi) avevano scelto l’Umbria per vivere. Le opere di Dorazio presentate in questa occasione non sono molte, ma alcune di esse, datate dal 1947 in poi, sono molto rare e segnano la sua evoluzione nell’ambito dell’astrattismo, dalle suggestioni per trampolini allo sviluppo delle texture e ai lavori dell’ultimo periodo.
Si intitola “Isole” il percorso espositivo che Maurizio Pellegrin presenta fino al 6 novembre a Venezia. Si tratta di un’opera unitaria ma diffusa che si snoda attraverso otto musei della città lagunare per ciascuno dei quali Pellegrin ha concepito e realizzato uno specifico lavoro: installazioni, film, sculture, fotografie. Pur fortemente e singolarmente caratterizzate, le opere costituiscono le sezioni che, assieme agli spazi che le ospitano vanno a formare una composizione coerente. Pellegrin vuole così raccontare la sua Venezia, la continuità tra passato e presente, della sua vitalità nascosta, con distacco dagli stereotipi. E’ un’opera autobiografica, che tocca il corpo, l’anima e la mente e li mette in relazione. Ecco i titoli di ognuna delle sezioni di Isole: Museo Correr-Pinacoteca: Lo spazio terzo (installazione di dipinti d’epoca in vario modo trattati mediante apposizione di fili o tessuti); Palazzo Ducale - Sale dei Cuoi e della Quarantia Criminal: Impermanenza e Trasmigrazione (installazione e filmato); Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana:1 - Tracce dell’Essere, 2 - Trasformazione, tra decadimento e nuovo stato (installazioni con oggetti e sculture); Museo di Palazzo Mocenigo: Quotidianità tra culto, simbolismo e rappresentazione (installazione); Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano: Memoria e Permanenza (installazione con fotografie); Ca’ Pesaro, 1. Galleria Internazionale d’Arte Moderna: Transito e Scorrimento (composizione frammentaria di oggetti e altri elementi), 2. Museo d’Arte Orientale: Moltiplicazione dell’Essere (installazione); Museo Storico Navale: Ossessioni dell’essere (installazione e film).
A leading intellectual and scholar of avant-garde art, Piero Dorazio was one of the protagonists of Italian and European art in the second half of the twentieth century, a master of abstractionism. Now, a few months after his death, the city of Corciano (Perugia) is paying tribute to him with an exhibition which will be open until October 15th in the church of St. Francis, and which is entitled “Tribute to Dorazio-Foreign artists in Umbria.” Already in 1994, Corciano had organized the exhibition “Nemo, a foreigner in Umbria”, in which works by Dorazio were on show alongside pieces by Pepper, Uncini and Perilli, other artists who, like him (from 1974 onwards he lived in Canonica di Todi) had chosen to live in Umbria. On this occasion, not many of Dorazio’s works are on display, but some of them – dated from 1947 onwards – are very rare, and mark his evolution in the sphere of abstractionism, from evocative elements for Trampolini to the development of textures, up to the pieces belonging to the last period of his life. Piero Dorazio, Il Ponte di Carlo, olio su tela/oil on canvas, 55x66 cm, 1947.
In tutta Europa Maurizio Pellegrin is currently presenting the exhibition “Islands”, which will be on in Venice through November 6th. Although it has a unitary character, the show is extensive, as it unfolds through eight of the lagoon city’s museums; for each of these, Pellegrin conceived and realized a specific work or combination of works: installations, films, sculptures, photographs. Although the single works have strong, distinctive characteristics, they form sections along with the spaces that host them, creating a consistent overall composition. Far removed from stereotypes, Pellegrin wants to tell us about his own Venice, the continuity between the past and the present, the city’s hidden vitality. It is an autobiographical work that touches the body, soul and mind, forming connections among them. Following are the titles of each of the exhibition’s sections: Correr Picture Gallery: The third space; Ducal Palace – Leather Hall and Quarantia Criminal: Impermanence and Transmigration; Monumental Halls of the Marciana National Library: 1 – Traces of the Being, 2 – Transformation, between decadence and the new state; Museum of the Mocenigo Palace: Daily life among worship, symbolism and representation; Ca’ Rezzonico, Museum of Eighteenth-century Venetian art: Memory and Permanence; Ca’ Pesaro, 1 – International Gallery of Modern Art: Transit and Flows, 2 – Museum of Oriental Art: Multiplication of the Being (installation); Historical Navy Museum: Obsessions of the Being (installation and film). Maurizio Pellegrin, Transito e scorrimento, composizione frammentaria di oggetti e altri elementi/fragmented composition of objects and other elements, 2005.
Etica della “macchia” Le sale del Castello Pasquini di Castiglioncello (Livorno) ospitano fino al 1 novembre la mostra “Da Courbet a Fattori. I principi del vero”. Il percorso espositivo, curato da Francesca Dini, prende avvio dagli spunti che i Macchiaioli ricevettero dai dipinti di paesaggio conservati nella Collezione Demidoff di Firenze che segnalavano la curiosità nei confronti della pittura di Barbizon e, soprattutto, l’adesione estetica, oltre che sociale, politica e morale ai principi del realismo, conosciuti attraverso gli scritti di Prudhon. La mostra di Castiglioncello presenta un nucleo ragguardevole di opere di Courbet, considerandole, proprio tramite gli scritti di Prudhon, che ne fu attento esegeta, interlocutrici ideali di quel rigore etico, intellettuale e artistico che animò le ricerche della “macchia”. Alle opere del pittore francese sono così accostate quelle di Costa, Abbati, Banti, Fattori e Lega, molte delle quali inedite o non più esposte da decine di anni.
Gustave Courbet, I Bracconieri, olio su tela/oil on canvas, 102x122,5 cm, 1864.
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Esteticamente ispirate alle pietre e ai marmi naturali, le collezioni Eiffelgres si prestano ottimamente ad abbinamenti con i materiali più attuali impiegati nelle nuove architetture; dal legno lamellare all’acciaio, dal vetro alle nuove fibre, in contesti dove funzionalità e prestigio sono esigenze primarie in termini di particolari costruttivi e di arredamento, come nel caso di banche, negozi, ristoranti, alberghi,
Riconoscimento internazionale aeroporti, centri commerciali e altro. Le lastre di porcellanato tecnico Eiffelgres, realizzate con materie prime e procedimenti naturali, si evidenziano per raffinatezza, resistenza al traffico e alle sostanze acide e ingelive. Dispongono di vari trattamenti superficiali, e una vasta serie di pezzi speciali, decori, mosaici e cornici la completano e rendono universale.
Legni duri americani Il legno di latifoglie temperate, altrimenti denominato legno duro, è quello che consente la maggiore varietà di tipi di venature, un’ampia gamma di colori e tonalità e ottime credenziali ambientali e acustiche. Ed è proprio in questo contesto specifico che i legni duri americani si distinguono per la maggiore scelta in termini di varietà d’essenze. Per le eccellenze riconosciute anche relativamente all’acustica, sono moltissimi gli esempi testimoniati da importanti realizzazioni come: l’Auditorium di Roma, dove Renzo Piano ha utilizzato il ciliegio
Antirumore modulari americano (American black cherry); il centro musicale Sage di Gateshead (UK), progettato dallo studio Foster & Partners con l’impiego del frassino americano (American ash); il teatro e l’Auditoriumdel Queens College a Cambridge (UK); il teatro Velizy di Parigi progettato da Claude Vasconi dove, per gli interni, è stato scelto l’acero americano (American Maple). Recentemente anche lo spagnolo Carlos Ferrater, per il nuovo e importante Auditorium e Centro Congressi della città di Castellon, nella regione di Valencia, ha utilizzato l’acero americano.
Ceramica contemporanea In Faenza Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza dedica questo anno alla ceramica contemporanea. Fino al 31 dicembre sono allestite nel museo la personale di Sueharu Fukami e la biennale esposizione delle opere del 54° Concorso Internazionale di ceramica d’arte contemporanea. Fukami (già vincitore del Concorso nel 1985) torna al MIC presentando la sua produzione più recente, capolavori di tecnica ed estetica che, indagando su struttura e forma, rinnovano la millenaria tradizione artigianale giapponese e si trasformano in opere d’arte astratte in cui la lavorazione dell’argilla è spinta al limite delle sue possibilità. La mostra dedicata al Concorso propone 120 opere di novantasei artisti provenienti da ventuno nazioni, selezionate tra le quasi 2.000 presentate al giudizio della giuria. I vincitori dell’edizione 2005 sono stati, ex aequo, l’italo-argentina Silvia Zotta e il giapponese Tomoko Kawakami (nella foto). Insieme a queste, sono in mostra anche 140 opere selezionate tra quelle dei 28 istituti partecipanti alla quinta edizione del concorso “Arte della Ceramica”, riservato agli allievi degli Istituti d’Arte italiani. This year, the International Museum of Ceramics (MIC) in Faenza is devoting a show to contemporary pottery. Sueharu Fukami is presenting a solo show, and a biennial exhibition of the works belonging to the 54th International Competition of contemporary artistic ceramics will be on through December 31st. Fukami (who already won the Competition in 1985)
has come back to the MIC with his most recent production – masterpieces of technique and esthetics. His works are based on structure and form, renewing the millenary tradition of Japanese handicrafts and turning into abstract works of art in which clay is worked in every conceivable way. The show devoted to the Competition is presenting 120 pieces by ninety-six artists coming from twenty-one countries; the works were selected among the almost 2,000 pieces that were presented to the jury. The joint winners of the 2005 edition are the Italian-Argentinian Silvia Zotta and the Japanese Tomoko Kawakami (in the image before). Other 140 pieces are on show alongside these, and were selected from work by students attending Italian Art Institutes, namely from the 28 institutes that participated in the fifth edition of the competition “The Art of Ceramics”.
Nell’ambito della quarta e ultima edizione del Premio Intel Design, tenutosi nel corso di Intel 2005, la giuria internazionale, presieduta da Carlo Forcolini, ha assegnato a conclusione della Top Selection, il prestigioso riconoscimento ad Axolute di BTicino, per la categoria Design. Axolute è la nuova proposta BTicino studiata per gli ambienti interni residenziali e terziari di qualità, capace di valorizzare le categorie estetiche e tecnologiche dell’impiantistica civile, e proporre un unico sistema per tutte le applicazioni (design Zecca & Zecca e Ufficio Design BTicino). Axolute è stata definita: “Sintesi avanzata tra innovazione tecnologica e design con grande attenzione all’utenza finale”. Il premio Intel Design, patrocinato da ICSID, ADI, Triennale di Milano, viene organizzato ogni due anni in occasione di Intel.
La società Alufon, di Alubel, produce un’ampia rassegna di pareti fonoassorbenti e fonoisolanti, studiate per ottenere i più elevati risultati nel settore del risanamento acustico, e in linea con le norme nazionali e comunitarie che riguardano le attrezzature fisse predisposte per attenuare i suoni molesti, e la loro marcatura CE. Le pareti antirumore, di costruzione modulare e in gran parte preassemblate, trovano collocazione tra la sorgente del rumore e l’edificio o l’area da proteggere al fine di ostacolare la propagazione delle onde sonore, e creare una zona d’ombra dove i suoni si attenuano. IL manufatto è collocabile ovunque, sia nei margini di una strada o di una ferrovia, oppure come schermo per un complesso con attività rumorosa. Le pareti dispongono inoltre di altre caratteristiche relativamente alla sicurezza e assenza di pericoli in caso di urto, non propagazione delle fiamme, resistenza agli agenti atmosferici e alle pressione del vento, semplicità costruttiva, aspetto estetico immutabile e integrato con l’ambiente, leggerezza e facilità nel montaggio e manutenzione. Ogni elemento modulare e autoportante della barriera, nella misura standard di 50 cm in altezza, 12 cm in spessore e con una lunghezza di 3 m, è costituito da una cassetta profilata in lamiera di alluminio che al centro racchiude un pannello fonoassorbente in fibre minerali, da 60 mm di spessore e con densità standard di 100 kg/mq, protetto da un velo di vetro e reso insensibile alle intemperie con un trattamento a base di resine. Gli elementi, con superfici esterne nervate e profilate per rendere più robusta e rigida la struttura, sono destinati a essere sovrapposti in opera per raggiungere le altezze di progetto.
Grand Prix 2002-2004 Si è svolta lo scorso maggio a Venezia la premiazione per il Gran Prix 2002-2004; sesta edizione del concorso internazionale di architettura promosso e organizzato da Casalgrande Padana. La finalità dell’iniziativa è quella di organizzare non un semplice concorso di idee, ma il confronto pratico sul terreno dell’utilizzo dei vari materiali prodotti dall’azienda. Gran Prix prende in considerazione e seleziona opere realizzate in ogni parte del mondo, come centri commerciali e direzionali, edilizia pubblica e dei servizi, edilizia industriale, edilizia residenziale, rivestimenti di facciata, pavimentazioni esterne e rivestimenti di piscine. L’occasione dà l’opportunità di far dialogare l’industria con i progettisti e la committenza,
in termini di innovazione e miglioramento, evidenziando nel prodotto ceramico di Granitogres, Marmogres e Pietre Native, materiali qualificati con caratteristiche tecniche e strutturali di altissimo livello.
Illuminazione e tecnologia in Cina L’edizione 2005 della Fiera Internazionale dell’Illuminazione e della Tecnologia Elettrica per edifici, tenutasi dall’8 all’11 giugno a Guangzhou in Cina, si è qualificata come la più sviluppata e maggiormente estesa rispetto alle precedenti, confermandosi quale evento leader nel settore dell’illuminazione e dell’edilizia della regione. Sono aumentate sia le presenze dei visitatori(40.000) degli espositori (+32%), e della stessa superficie espositiva totale (+27%). La manifestazione è stata organizzata per il secondo anno congiuntamente da Guangzhou Guangya Exhibition & Trade Co. e Messe Frankfurt.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Boiserie ad alta fedeltà
Design center
La boiserie Listone Giordano, disegnata da Massimo Iosa Ghini, rappresenta un innovativo concetto di arredo che unisce e integra perfettamente tecnologia e design, in un sistema di superficie modulare pluridimensionale, predisposto per sviluppare impensabili spazi e volumi. Le pareti Listone Giordano si articolano in cinque modelli esclusivi che comprendono le tipologie: luminosa, a losanghe, diamantata, modanata e moderna; tutte realizzate in preziose essenze legnose europee come il rovere e l’acero, e in legni esotici come il wengè e il sirari. Le boiserie Listone Giordano dispongono di un sistema, ingegnerizzato e brevettato, che consente di distanziare in misura variabile la boiserie dalla parete, e di far alloggiare, nello spazio ottenuto, tutti i dispositivi/tecnologici richiesti. La boiserie supera, con queste prerogative, il concetto di arredo e si trasforma dinamicamente in una struttura che produce immagini e suoni, grazie alla capacità di integrare al suo interno uno schermo piatto, come pure un innovativo sistema di diffusione sonora. Un apposito e sofisticato kit di attuatori da applicare dietro la parete, le conferisce la possibilità di essere attivata acusticamente, e di trasformare la superficie in legno, in sorgente di musica e messaggi sonori. La struttura modulare componibile, supporto per la boiserie, dispone di un esclusivo sistema di aggancio per le operazioni di montaggio e smontaggio, che ne permette la facile ispezione.
Il nuovo Designer Center Duravit, di Hornberg, progettato da Philippe Starck, è una costruzione alta 19 metri, rivestita di vetro e pannelli d’acciaio, dalla struttura rigorosa che, seguendo le peculiarità del terreno, sviluppa una pianta con forma di trapezio irregolare, e crea un forte e particolare impatto comunicativo e una notevole provocazione, esibendo sul fronte dell’edificio, ben inserito in una vasta sezione tridimensionale, un WC alto 7 metri; illuminato di notte. I cinque piani del complesso connotano una suddivisione dello spazio omogenea, come fossero cassetti. La superficie polifunzionale grande e luminosa, si carica della luce proveniente dalle pareti laterali costituite da grandi vetrate e da un magico cilindro di vetro che trapassa l’edificio, ed
Panorama design Interviering the Masters è separata dagli showroom del “Black Box”, da una zona servizi di ascensori e scale. Gli showroom sono ubicati nella zona dell’edificio senza finestre. Per facilitarne l’orientamento è stato assegnato a ogni piano un colore dominante . Il piano dell’ingresso si distingue per il tono antracite, e, con la demarcazione “Il meglio di”, è dedicato alla presentazione dei personaggi impegnati come designer Duravit, e accoglie il banco informazioni e lo shop Duravit. Il primo piano “Produzione”, è in beige, il medesimo colore dei reparti di produzione. Il secondo piano “Bagni e Mobili”, è azzurro. Il terzo piano “Formazione”, è nero. Il quarto piano “Puro Wellness”, si distingue invece per i colori bianco e crema con un tocco di verde chiaro.
Maestri del design. Castiglioni, Magistretti, Mangiarotti, Mendini, Sottsass Conversazioni a cura di Deborah Duva, Miriam Invitti, Efrem Milia, Matteo Pirola Bruno Mondadori, Milano 2005, ill. b/n e col., 208 pp L’intervista, si sa, offre sempre all’intervistato il destro per nascondersi dietro le parole, e ciò puntualmente accade in questo agile libretto, in cui però, una volta accettate le regole del gioco, la realtà dei personaggi – professionale, personale, culturale – emerge a tutto tondo. Se ne ricava così uno svagato, ma non esornativo panorama del design italiano, filtrato attraverso le “confessioni” di tutta una generazione di maestri. Si tratta insomma del montaggio, puramente aggregativo, ma nient’affatto incoerente, di una serie di “punti di vista” che, imperniati sulle rispettive idee sul design, si articolano fino a disegnare un leggero e divertito diagramma del nostro mondo e degli oggetti che lo popolano. Con un po’ di pazienza, se ne possono perfino ricavare alcune massime, come questa, presa a caso, di Mendini: “Guardate che non è il pensiero che usa la materia, è la materia che usa il pensiero…” (p. 86). Maurizio Vitta
As we know, interviews always offer the interviewee a way to hide behind words, and this is precisely what happens in this short, witty book. Here, however, once you accept the rules of the game, the professional, personal and cultural qualities of the characters emerges completely. The result is a dreamy but not embellished panorama of Italian design, filtered through the “confessions” of an entire generation of masters. In short, it concerns a purely aggregative – but not at all inconsistent – assemblage of a series of “points of view” that hinge upon their respective ideas on design; seen together, they draw a light, amusing diagram of our world and the objects it contains. With some patience, a number of mottos can be drawn from this book, such as the following, taken at random from Mendini: “You all ought to keep in mind that it is not thought that uses matter, but matter which uses thought…” (p. 86).
Ragione critica e forme alternative Creating the Future Lenci Valentin Architettura Teorematica /Theorematic Architecture Mancosu Editore, Roma 2005, ill. a colori, 288 pp
Tecnica transfert
Involucri in vetro
Il Gruppo Menphis, leader nell’utilizzo della tecnica transfer, ha messo a punto una particolare applicazione capace, mediante particolari carte e film, di conferire a profilati e pannelli di alluminio una nuova pelle in grado di consentire effetti di diversa natura: da quello che ripete i caratteri propri del legno, a quello riguardante il marmo, o il granito o la radica, sino alle più sofisticate tonalità di colore. Ciò consente applicazioni secondo esigenze particolari e personalizzabili, sia in situazioni architettoniche interne sia esterne.
Leader nel mercato preposto alla fornitura di vetrofacciate per cantieristica navale, la Somec, azienda del Gruppo Sossai di San Vendemiano (TV), è da oltre dieci anni impegnata in uno sforzo di adeguamento continuo sia in termini di rispetto delle severe norme di sicurezza, soprattutto per la tematica riguardante la resistenza al fuoco, sia per il costante ampliamento della gamma di soluzioni innovative e di ricercato impatto estetico. Con la nuova tecnologia brevettata di balcony prefabbricate, ultima novità Somec, presentata lo scorso maggio in occasione di Cruise & Ferries 2005, la fiera londinese dedicata al settore navale, l’azienda intende rivoluzionare da un lato il concetto progettuale e la costruzione di nuove navi, e dall’altro il re-styling di flotte esistenti. Le nuove balcony prefabbricate consentono un’innovativa agilità di montaggio, riducono i costi di cantiere e permettono balconate pensili vetrate anche a cabine passeggeri poco recenti. La possibilità di disporre di brevetti importanti ed esclusivi, ha permesso all’azienda di ottenere nuove commesse da Fincantieri, Cantieri Navali Italiani, per la realizzazioni di tre navi; due a Monfalcone e una a Marghera.
Laminati piani Novelis, società leader nel mondo per la produzione di laminati piani in alluminio grezzo e preverniciato, si colloca al vertice del settore metallurgico e dei mercati delle costruzioni, relativamente ai laminati per l’industria automobilistica, ai fogli per imballaggio, alle lastre litografiche, ai prodotti industriali e alle lattine per bevande. Presente in Europa con una produzione annua di circa 140.000 tonnellate di prodotti preverniciati su supporto in alluminio, l’azienda dispone di 37 impianti operativi in 12 Paesi e impiega oltre 13.500 dipendenti. In Italia il gruppo Novelis rappresenta, con Novelia Italia, una solida realtà produttiva con tre stabilimenti a Bresso (Mi), Pieve Emanuele (Mi), Borgofranco d’Ivrea (To), e con quattro centri di distribuzione a Verona, Bologna, Firenze e Roma, a garanzia della copertura dell’intero territorio nazionale. L’impianto di Bresso possiede la più grande linea di preverniciatura liquida in continuo per alluminio presente in Europa, nella quale si producono laminati sotto forma di lastre e nastri preverniciati mediante il processo di Coil-Coating.
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E’ stato recentemente pubblicato un volume, per i tipi della Mancosu Editore, sull’opera d’architettura di Ruggero Lenci e di Nilda Valentin, sul quale vale fare un commento, data la qualità editoriale e il contenuto scientifico che lo caratterizzano. Fra i conservatori e gli ipermoderni, si può ancora prendere in considerazione una cultura architettonica del moderno. E’ questo il messaggio che è trasmesso attraverso questo volume. La tesi di Lenci e Valentin è quella della lealtà ai principi e ai fini del progetto moderno: un progetto basato sull’impiego di una ragione critica che, dalla situazione generale del presente, non rinuncia a modellare forme alternative, mondi virtuali e possibili. L’impressione è che le proposte di Ruggero Lenci e di Nilda Valentin siano centrate sull’idea di convertire i limiti e i vincoli del passato e del presente, in un’opportunità per il futuro, che ha la responsabilità di contribuire a costruire. Insomma, il loro ritratto, come appare nella lettura
Thanks to its editorial quality and scientific content, a book which was recently published by Mancasu Editore on architectural works by Ruggero Lenci and Nilda Valentin is worth mentioning. A modern architectural culture can still be considered, even among the conservatives and hypermodernists… this is the message the book conveys. In fact, loyalty to the principles and goals
of modern projects is the thesis Lenci and Valentin put forward: projects based on a critical analysis that – starting from the general current situation – are open to the creation of alternative forms, new virtual and possible worlds. Ruggero Lenci and Nilda Valentin’s projects seem to focus on the idea of converting past and present limits and ties into an opportunity for the future that is responsible for contributing to construction. In other words, by reading the book, their image emerges in a phrase we could borrow from Jorge Luis Borges: …their architectural work is as serious as children’s games. This is exactly how Ruggero Lenci and Nilda Valentin can be summed up: Cartesian rigor in analysis and emotional passion for the final product. Buildings like performances. Volumes that are rich in trigonometrical sections, models, photographs, threedimensional pictures, and texts that explain how and from what source the adventure of each single architectural project is born.
Segnalazioni
Nuova realtà IF, International Furniture, oltre che come azienda, si propone come un International Forum di giovani creativi impegnati, in questo spazio, a realizzare i loro progetti. L’iniziativa corrisponde a una concreta occasione aperta a giovani designer, under 30, che saranno selezionati nelle università di tutto il mondo, negli istituti di ricerca, tra i free lance e sulla base delle idee proposte all’azienda. Questo brand infatti non vuole essere considerato tradizionale, ma tende a svilupparsi come un network internazionale sul design, dove i giovani, attraverso il sistema concorso, godranno di borse di studio per partecipare alla progettazione dei nuovi prodotti IF. IF nasce in un mercato globale in continuo cambiamento, promotore e ispiratore di questo
del libro, sta in una frase che si può rubare a Jorge Luis Borges: …fanno architettura con la stessa serietà dei bambini che si divertono. Per Ruggero Lenci e Nilda Valentin è tutto lì, rigore cartesiano nell’analisi, passione emotiva nel prodotto finale. L’edificio come spettacolo. Il volume è denso di sezioni trigonometriche, modellini, fotografie, immagini tridimensionali, testi che raccontano da che cosa e come nasce, ogni volta, l’avventura di un progetto architettonico. Mario Antonio Arnaboldi
progetto mediante il team tecnico dell’azienda madre House Kit Furniture, in partnership con RBA.
Bathroom Unplugged. Architecture and Intimacy A cura di Dirk Hebel, Jörg Stollmann Birkhaus Verlag, Berlin 2005, ill. a colori e b/n, 240 pp Il volume presenta i risultati del corso semestrale del professor Marc Angélil all’ETH Zurich, sviluppato in collaborazione con Dornbracht. Il progetto parte dall’assunto che è terminata l’epoca del bagno come spazio chiuso, riservato alla pulizia personale e che l’intimo e il privato non coincidono più. Lo studio tende a identificare qual è l’attuale percezione della nostra corporeità e del relativo potenziale in relazione al progetto architettonico dell’ambiente bagno. Si propongono sette visioni progettuali elaborate dagli studenti, accompagnate da saggi sul tema della corporeità, salute, e intimità nell’architettura e nell’arte. Cecilia Cecchini Plastiche: i materiali del possibile. Polimeri e composti tra design e architettura Prefazione di Andrea Branzi Alinea Editrice, Firenze 2005, ill. a colori e b/n, 168 pp Attenta analisi sul rapporto materia-innovazione, dai tessuti ad alte prestazioni, alla microlaminazione, alla microreplicazione, agli incollaggi, fino
all’ottimizzazione del binomio resistente-leggero, negli oggetti e nelle architetture attraverso l’uso dei compositi, affrontando anche la questione nodale della sostenibilità ambientale. Inoltre il libro riporta una serie di interviste ad alcuni tra i più importanti architetti e designer protagonisti di progetti innovativi utilizzando le plastiche: Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Paolo Lomazzi, Massimiliano Fuksas, Marc Sadler. Marc Dubois Entre le centre-ville et le chemin de fer. Louvain 2003 Philippe Samyn and Partner Ludion, Gent 2005, ill. b/n e colori, 126 pp Il laborioso progetto di un complesso d’uffici situato in un’area strategica di Lovanio ha comportato per lo studio d’architettura incaricato, Samyn and Partners, una complessa analisi dei requisiti urbanistici, funzionali e ambientali dell’edificio. Il volume documenta accuratamente la genesi progettuale – a partire dalle prime decisioni della committenza – e lo sviluppo del disegno complessivo dell’opera, durante il quale sono stati progressivamente superati tutti i complicati problemi posti da questo delicato e magistrale intervento sulla città.
Ed Ruscha A cura di Paolo Colombo Gangemi Editore, Roma 2004, ill. a colori, 96 pp Il volume, realizzato in collaborazione col Ministero per i Beni e le Attività Culturali e DARC, ha accompagnato retrospettiva la mostra svoltasi lo scorso anno al MAXXI di Roma. Si ripercorre la figura artistica di Ed Ruschi, la cui opera è sinonimo della rappresentazione del glamour hollywoodiano. La sua arte intreccia linguaggi diversi dalla Pop Art a quella Concettuale, dall’Astrazione al Realismo, sperimentando le tecniche più diverse e i materiali più insoliti. Laura Falcone Gio Ponti, interni oggetti disegni 1920-1976 Electa, Milano 2005, 650 ill. 255 pp Il volume presenta per la prima volta l’intera opera di design di Ponti illustrata con più di 600 immagini, documentando direttamente un corpus di ingenti proporzioni nel suo contesto storico e culturale, in Italia e nel mondo. Lo studio si è svolto in archivi pubblici e privati, fra cui l’archivio privato di casa Ponti, indispensabile per gli anni della formazione.
207 l’ARCA 101
AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Austria Krems Riqualificazione urbana L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la riqualificazione urbana di un’area di Krems an der Donau/Competition for design proposals for the urban requalification of an area of the city Scadenza/Deadline: 2/11 Per informazioni: Kremser Immobiliengesellschaft c/a Herrn Mag. Hannes Zimmermann Obere Landstra§e 4 A-3500 Krems an der Donau Tel. +43 2732 801443 Fax +43 2732 801453 Internet: www.krems.gv.at E-mail: liegenschaft@krems.gv.at
Belgio/Belgiun Spa Riqualificazione di spazi pubblici Progetto per la riqualificazione di spazi pubblici a ridosso delle strade nazionali (RN 62 e 629) nell’area urbana di Spa/Competition for the refurbishment of public spaces near the national roads RN62 and RN629 Scadenza/Deadline: 1/12 Per informazioni: Administration communale de Spa c/a Monsieur Rule, directeur des travaux rue de l’Hôtel de Ville, 44 B-4900 Spa Tel. +32 87 795395 Fax +32 87 775773 Internet: www.spa-info.be E-mail: travaux@villedespa.be
Canada Mississauga Grohe Winning Designs Competition Concorso internazionale di design per progetti relativi alla cucina, al bagno e alle cucine professionali completati tra l’1/1/2004 e il 7/11/2005 e che mostrino almeno un elemento a marchio Grohe International design competition for projects of kitchens, professional kitchens or baths, completed between 1/1/2004 and 7/11/2005, with at least one element of the Grohe brand Scadenza/Deadline: 7/11 Per informazioni: Grohe Canada Inc. 226 Lakeshore Road E Mississauga, Ontario L5E 1E9 Tel. ++1 905 2712929/3372133 Fax ++1 905 2719494 Internet: www.grohewinningdesigns.com E-mail: info@grohecanada.com
Estonia Tallinn New Estonian National Museum Concorso internazionale per il progetto del nuovo Museo Nazionale Estone/International competition for the project of the new Estonian National Museum
102 l’ARCA 207
+ europaconcorsi
Scadenza/Deadline: 10/11 Monte premi/Total prize money: 1,700,000 EEK (121,405.75 Euro) Giuria/Jury: Raivo Palmaru, Jaanus Plaat, Dominique Perrault, Winy Maas, Andres Alver, Rein Murula, Tiit Sild, Peeter Mauer Per informazioni: Union of Estonian Architects Lai 31 10133 Tallinn Tel. 6411 737 Fax 6411 737 Internet: www.museumcompetition.org E-mail: info@arhliit.ee, agnes@erm.ee
Finlandia/Finland Helsinki The Millennium Technology Prize Premio per innovazioni che abbiano migliorato la qualità di vita e che contribuiscano alla realizzazione dei valori umani e incoraggino uno sviluppo sostenibile The prize is awarded for specific groundbreaking innovation that directly promotes people’s quality of life, contributes toward the realization of humane values and encourages sustainable development Scadenza/Deadline: 31/10 Monte premi/Total prize money: 1.000.000 Euro Per informazioni: Millennium Prize Foundation Fredrikinkatu 25B26 00120 Helsinki Tel. +358 9 6818090 Internet: www.technologyawards.org E-mail: info@millenniumprize.fi
Germania/Germany Darmstadt Riqualificazione di un asse urbano L’ente banditore intende valutare proposte progettuali per la riqualificazione architettonica della Kurfursten-Anlage, un’importante arteria del traffico locale che collega la stazione con il centro/Ideas competition for projects of urban requalification of the KurfurstenAnlage, the central axis connecting the station to the city centre Scadenza/Deadline: 21/10 Per informazioni: StadtBauPlan Rheinstrasse 40-42 D-64283 Darmstadt Tel. +49 6151 99570 Fax +49 6151 995730 E-mail: info@stadtbauplan.de
Dessau International Bauhaus Award 2006: Updating Modernism Concorso aperto a designer under 40 per progetti di design per qualsiasi settore di attività sul tema “Aggiornare il Modernismo”/Award open to designer under 40 years of age for design projects, irrespective of disciplines and professions, which tackle the “Updating Modernism” Scadenza/Deadline: 1/3/2006 Monte premi/Total prize money: 12.000 Euro Per informazioni: Bauhaus Dessau Foundation Gropiusallee 38 D-06846 Dessau Tel. +49 340 65080 Fax +49 340 6508226 Internet: www.bauhaus-dessau.de E-mail: award@bauhaus-dessau.de
Frankfurt Architecture + Technology Award 2006 La seconda edizione della
manifestazione a cadenza triennale intende premiare coloro che si sono distinti per l’elaborazione di progetti dall’elevata qualità architettonica così come per l’adozione di soluzioni ingegneristiche innovative. Inoltre vi è una sezione New Talents Award, che premia i giovani professionisti under 40/Triennial award for projects showing hig architectonic quality and innovative engineering solutions. The section New Talents awards professionals under 40 years of age Scadenza/Deadline: 16/11
Per informazioni: Architekt BDA Nibelungenallee, 21 60318 Frankfurt am Main Tel. +49 177 6011811 Fax +49 69 13304105364 Internet: http://lightbuilding.messefrankfurt.com E-mail: at-award@schrader-architekt.de
Tribune per un impianto sportivo Progetto per la costruzione di tribune per un complesso sportivo, nonché per la riqualificazione degli impianti all’aperto/Competition for the project of stands in a sports complex and the renovation of the open facilities Scadenza/Deadline: 24/11
Per informazioni: Stadt Frankfurt am Main Hochbauamt 65 A2 GerbermUhlstrasse 48 D-60594 Frankfurt am Main Tel. +49 69 21234280 Fax +49 69 21244512 Internet: www.frankfurt.de E-mail: kirsten.maskow@stadt-frankfurt.de
Internationaler Hochhaus Preis 2006 La manifestazione intende premiare progettisti e committenti, che si sono distinti per la realizzazione di grattacieli con un’altezza superiore ai 100 metri, la cui costruzione si sia conclusa entro il 26/2/2004 e consegnati alla committenza entro la fine di maggio 2005/Prize for architects and clients for the realization of more than 100-metre high skyscrapers, built by 26/2/2004 and completed for use by the end of May 2005 Scadenza/Deadline: 2/1/2006 Per informazioni: Deutsches Architektur Museum DAM Schaumainkai 43 D-60596 Frankfurt am Main Tel. + 49 69 21231665 Fax + 49 69 21236386 Internet: www.highrise-frankfurt.de
Gran Bretagna/Great Britain Morecambe Central Promenade Site Riqualificazione del waterfront L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la riqualificazione del frontemare presso Morecambe/Competition for the selection of project proposals for the requalification of Morecambe waterfront Scadenza/Deadline: 8/11 Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 113 2341335 Fax +44 113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com E-mail: riba.competitions@inst.riba.org
London The ReardonSmith Student Award 2005 Premio per studenti per il miglior progetto di una piccola stanza di albergo/Student Award for the best design of a small hotel bedroom and bathroom
Scadenza/Deadline: 31/10
Per informazioni: ReardonSmith Architects Abbie Roberts 10 -13 The Leathermarket Weston Street London SE1 3ER Tel. +44 0207 378 6006 Fax +44 0207 403 6386 Internet: www.reardonsmith.com/award.html E-mail: aroberts@reardonsmith.com
Living Wetlands Award Concorso internazionale per progetti multifunzionali che dimostrino un uso sostenibile dell’habitat delle “wetlands”/International competition for multifunctional projects that demonstrates the sustainable use of wetlands habitat Scadenza/Deadline: 25/11 Per informazioni: Chartered Institution of Water and Environmental Management (CIWEM) Ilana Crawitz 15 John Street London WC1N 2EB Tel. +44 020 72695820 Fax +44 020 7405 4967 Internet: www.ciwem.org/awards E-mail: awards@ciwem.org
AGENDA Fabrizio Bianchetti, Michele Falco, Roberto Mezzalira Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 Internet: www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com
Ferrara Premio Internazionale Architettura Sostenibile Fassa Bortolo Premio europeo per architetture sostenibili/European award for sustainable architetcures Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 31/1/2006 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Segreteria del Premio Facoltà di Architettura Ferrara c/a Gianluca Minguzzi Via Quartieri 8 44100 Ferrara Tel./fax +39 0544 864353 Internet: www.premioarchitettura.it E-mail: premioarchitettura@xfaf.it
Lecce Italia/Italy Alba (Cuneo) Riassetto dell’area di Piazza Savona Concorso per la sistemazione di Piazza Savona/Competition for the refurbishment of Piazza Savona Scadenza/Deadline: 25/10 Per informazioni: Comune di Alba Piazza Risorgimento, 1 12051 Alba (CN) referente: Daniela Albano Tel. +39 0173 292220 Fax +39 0173 292306 Internet: www.comune.alba.cn.it E-mail: d.albano@comune.alba.cn.it
Bari Livingbox Concorso internazionale per il progetto di una unità abitativa prefabbricata, trasportabile su strada o per via aerea, che possa essere utilizzata anche in forma stabile, capace di interpretare lo stile di vita contemporaneo in termini di comfort abitativo e linguaggio architettonico International competition for the project of a prefab housing unit, transportable on the road or via airplane Scadenza/Deadline: 30/11 Monte premi/Total prize money: 4.500 Euro Per informazioni: Edilportale.com Spa Via Guarnieri 24 – 70126 Bari - Italy Tel: 080 5543553 Fax: 080 5417632 Internet: www.edilportale.com/livingbox E-mail: eventi@edilportale.com
Faenza (Ravenna) Architetture Innovative: Design e sostenibilità Premio promosso da Novelis Italia e Somfy Italia per progetti che abbiano impiegato uno o più sistemi di facciate tecnologiche e che abbiano combinato al meglio estetica e sostenibilità/Award for realizations which have utilized technological facade systems combining aesthetics and sustainability Scadenza/Deadline: 12/12 Monte premi/Total prize money: 14.000 Euro Giuria/Jury: Ian Ritchie, Gabriele Del Mese, Cesare Stevan, Marco Imperatori, Roberto Bologna,
Il Salento dei non-luoghi. Gli spazi della contemporaneità. Concorso fotografico sul con la seguente traccia concettuale: C’è uno spazio visivo, uno spazio uditivo, uno spazio degli odori, così come c’è quello tattile, quello legato alla memoria, alle emozioni, alla nostalgia; essi stanno diventando sempre meno percettibili, e sempre più mortificati in un crescendo di velocità, di distrazione, di alienazione/Competition of photographs on the theme of spaces related to senses, emoptions, memory Scadenza/Deadline: 31/10 Per informazioni: S.I.U.I.F.A. (Sezione Italiana “Union Internationale des Femmes Architectes) nucleo di Lecce Ordine degli Architetti P.P. e C. della Provincia di Lecce Galleria Piazza Mazzini, 42 73100 Lecce Tel./Fax +39 0832 316128
Marcon (Venezia) Riqualificazione edilizia e ambientale della Piazza Municipio Concorso di idee a una fase sul seguente tema: progetto di riqualificazione edilizia ed ambientale della Piazza Municipio Ideas competition for the refurbishment of the Town Hall Square Scadenza/Deadline: 27/10 Per informazioni: Comune di Marcon Segreteria del concorso Finimmobiliare Veneta Via Porto di Cavergnago 69/4 Venezia Mestre 30171 Tel. +39 041 5351070 Fax +39 041 5351027 Internet: www.comune.marcon.ve.it E-mail: C+P.architettura@awn.it
Milano Ideas Spring Competition Concorso europeo per la progettazione di modelli abitativi per studenti/European competition for the project of students residential units Scadenza/Deadline: 15/10
Per informazioni: Domus Academy Via Watt 27 20143 Milano Tel. +39 02 42414049 Fax +39 02 4222525 Internet: www.domusacademy.it E-mail: infourban@domusacademy.it
+ europaconcorsi
International Design Competition Osaka 2005 Concorso internazionale di design sul tema: ridurre, riutilizzare, riciclare, riparare/International design competition on the themes: reducing, re-using, recycling, repairing Scadenza/Deadline: 31/10 Monte premi/Total prize money: 34,000 US$ Per informazioni: Aedo-to Via Tartaglia 1 20154 Milano Tel. +39 02 31806518 Fax +39 02 31806519 Internet: www.aedo-to.com, www.jdf.or.jp/eng/compe/index.html E-mail: info@aedo-to.com
Napoli Ristrutturazione urbanistica, architettonica e funzionale del rione De Gasperi Concorso di progettazione in due fasi, per la ristrutturazione urbanistica, architettonica e funzionale del rione di edilizia economica e popolare De Gasperi - Sub ambito n. 5 del Programma di Recupero Urbano di Ponticelli/Competition in two phases for the urban, architectonic and functional renovation of De Gasperi neighborhood Scadenza/Deadline: 5/11 Per informazioni: Comune di Napoli - Servizio Edilizia Pubblica Servizio Progr. e Progetti Edil. Cittad. Via Egiziaca A Pizzofalcone 75 80132 Napoli Tel. +39 081 7644246 Fax +39 081 7643162 Internet: www.comune.napoli.it E-mail: erp-immcom.comnapoli@tiscali.it
Pescara Concorso nazionale per tesi di laurea – “L’architettura bioecologica” Fantini Scianatico S.p.A, realtà leader a livello nazionale nella produzione e commercializzazione di laterizi, ha indetto il Premio “L’Architettura bioecologica”, concorso nazionale ideato e organizzato dalla società C.A.Sa. di con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica (ANAB) e dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR). Il concorso è destinato ai laureati in architettura e ingegneria negli anni solari 20032004-2005 che abbiano discusso una tesi di laurea sul tema della qualità energetico-ambientale degli edifici e dell’innovazione tecnologica per l’ambiente nell’ottica di un’architettura di qualità e dello sviluppo sostenibile del territorio Scadenza 31/12 Monte premi: 3.000 Euro Giuria: Vincenzo Bacco, Giovanni Fuzio, Vincenzo Sinfisi, Carmela Calmieri, Giancarlo Allen, Franco Marinelli, Anna Raspar Per informazioni: C.A.Sa. Costruire Abitare Sano Viale Bovio, 64 65123 Pescara Tel./fax 085.2058388 Internet: www.costruireabitaresano.it, www.fantiniscianatico.it E-mail: costruireabitaresano@virgilio.it
Torino Borsa di Ricerca per l’Economia dell’arte contemporanea La borsa intende incoraggiare la ricerca di giovani studiosi (under 32) nel campo dell’economia dell’arte contemporanea, tramite il finanziamento di un progetto di ricerca originale e della sua realizzazione
Research scholarship to finance and realize an original project of contemporary art economy for young researchers under 32 years of age Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Unicredit Private Banking Fondazione Agnelli Internet: www.unicreditprivate.it, www.fondazione-agnelli.it E-mail: UniCreditPB@fga.it
International Award in Design, Engineering and Innovation in the Field of Automotive Human Factor Italdesign-Giugiaro promuove un premio internazionale di design per progetti di ricerca nel campo del design, ingegneria e innovazione legati al fattore umano nell’automobile Italdesign-Giugiaro is promoting an International Award in Design, Engineering and Innovation, which will award prizes to three innovative research projects in the field of automotive Human Factors design Consegna/Submission: 1/2/2006-18/4/2006 Monte premi/Total prize money: 40.000 Euro Per informazioni: Politecnico di Torino 1a Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Meccanica Area di Ingegneria Industriale Corso Duca degli Abruzzi 24 10129 Torino Internet: www.italdesign.it, www.polito.it/news/750_bando.pdf, www.icsid.org/italdesign
Venezia Giardini della Biennale Il concorso ha lo scopo di individuare un’idea progettuale per l’entrata ai giardini della Biennale. In specifico, oltre all’entrata e ai percorsi, l’intervento dovrà prevedere una biglietteria, un infopoint, un padiglione espositivo di massimo 25 mq/Competition for an area at the entrance of the Biennale Gardens with ticket booth, infopoint, 25-sq-m exhibition pavillion Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Internet: www.arkislang.com/concorso.html
Vicenza Dedalo-Minosse Premio Internazionale alla committenza di architettura/International Price for commissioning a building Scadenza/Deadline: 27/1/2006 Per informazioni: Assoarchitetti Tel./Fax +39 0444 235476 Internet: www.assoarchitetti.it E-mail: dedalominosse@assoarchitetti.it
Xitta (Trapani) Immagini e idee: Arte e Telecomunicazioni Concorso artistico al fine di raccogliere e promuovere opere d’arte con tema le Telecomunicazioni/Artistic competition to collect and promote art works on the theme of Telecommunication Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Comeg S.p.A. c/a Delfina Vitale Via Marsala 78 91020 Xitta (TP) Tel. +39 0923 556171 Internet: www.comeg.it E-mail: delfina.vitale@comeg.it
Russia Moscow Time in a City Concorso internazionale di idee per in progetto di elementi urbani (piazza, lungofiume, fontane, sculture, sistemazioni paesaggistiche) che recuperino l’umanità delle città/Internatinal competition for the design of urban elements (a square, river, fountain, park, construction, landscape element, sculpture, etc.), renovating the human feeling in the contemporary city Scadenza/Deadline: 20/11 Monte premi/Total prize money: 8,000 US$ Per informazioni: International Competition of Ideas Centre for Architecture and construction Dom na Brestskoy 2nd Brestskaya str., 6 Moscow 125047 Internet: www.dom6.ru/show/Idea2005en_I.php
Svezia/Sweden Vasterviks Visans Hus Progetto per la realizzazione del complesso per la musica Visans Hus in occasione del VisFestivalen, la manifestazione dedicata alla musica che si terrà a Vasterviks/Competition for Visans Hus music complex on the occasion of the Vasterviks Music festival Scadenza/Deadline: 1/11 Per informazioni: Vasterviks kommun c/a Emma Oscarsson S-593 80 Vastervik Tel. +46 490 88385 Internet: www.vastervik.se E-mail: emma.oscarsson@vastervik.se
Svizzera/Switzerland Boll Ristrutturazione e ampliamento di un Istituto Scolastico Progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento di un complesso scolastico/Competition for the renovation and extension of a school complex Scadenza/Deadline: 4/11 Per informazioni: Bauverwaltung Vechigen Werner Reber Bauverwalter Kernstrasse 1 3067 Boll Tel. +41 031 8380030 Fax +41 031 8380001 Internet: www.vechigen.ch E-mail: werner reber@vechigen.ch
USA Madison The 2004/2005 Sub-Zero/Wolf Kitchen Design Contest Concorso internazionale per la progettazione di cucine innovative/International design competition for the design of innovative kitchen systems Scadenza/Deadline: 9/1/2006 Monte premi/Total prize money: 110,000 US$ Per informazioni: Sub-Zero and Wolf Kitchen Design Contest 4717 Hemmersley Roa Madison, WI, 53711 USA Internet. www.subzero.com/ thelivingkitchen/press27.asp
207 l’ARCA 103
AGENDA Middletown Living Steel International Competition for Sustainable Housing Progetto per la realizzazione di soluzioni progettuali per l’edilizia residenziale sostenibile. Il programma propone due siti: l’India e la Polonia/Competition for project solutions for sustainable residential buildings. The briefs proposes two areas: India and Poland Scadenza/Deadline: 1/12 Per informazioni: Living Steel Competition Secretariat Cathy Johnson 825 Elliott Drive Middletown, Ohio 45044 Internet: www.livingsteel.org E-mail: info@livingsteel.org
WEB Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti dai 20 ai 35 anni che operino come autoditatti nel settore delle arti visive sul territorio italiano, per il disegno delle copertine delle Pagine Bianche Scadenze (a seconda delle regioni): 19/12, 20/2/2006, 26/4/2006 Per informazioni: Internet: www.paginebianche.it
Affidamenti
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Italia/Italy Ancona Ampliamento Complesso ospedaliero “U. Sestilli” Incarico di progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza e contabilizzazione, coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione ai sensi D.Lgs. 494/96, nonché prestazioni accessorie, necessari per la ristrutturazione e ampliamento del complesso ospedaliero “U. Sestilli”. Importo complessivo presunto del corrispettivo di 800.000,00 Euro Scadenza: 10/10 Per informazioni: Servizio Integrato Infrastrutture e Trasporti Emilia Romagna Marche Settore Infrastrutture Sede Coordinata Ancona, Servizio responsabile: Sezione Contratti Via Vecchini 3 60124 Ancona Tel. +39 071 2281275 Fax +39 071 201789 Internet: http://llppmarche.fastnet.it
Bologna Nuovo sistema informativo per la gestione delle operazioni aeroportuali Ammodernamento del sistema informativo dell’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna. analisi, progettazione, fornitura ed implementazione del nuovo sistema informativo di tipo ERP per l’area contabile e gestionale basato integralmente su piattaforma WEB con base dati unica e integrata. Importo del contratto posto a base di gara: 1.100.000,00 Euro IVA esclusa Scadenza: 10/10
104 l’ARCA 207
+ europaconcorsi
Per informazioni: Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna S.p.A. Direzione Amministrazione e Finanza Via Triumvirato 84 40132 Bologna Tel. +39 051 6479516 Fax +39 051 6479498 Internet: www.bologna-airport.it E-mail: baisys@bologna-airport.it
Brescia Elenco professionisti (importo inferiore a 100.000,00 Euro) Formazione di elenchi di professionisti per l’affidamento di incarichi professionali di importo presunto inferiore a 100.000,00 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Brescia Ufficio Protocollo Generale (piano terra) Palazzo Broletto Piazza Paolo VI 16 25100 Brescia
La Spezia Elenco professionisti (geometri architetti - ingegneri - geologi) L’Ente ha stabilito di procedere a una selezione pubblica ai fini d’affidare un incarico professionale di consulenza e progettazione del Progetto di sistema di Gestione ambientale redatto ai fini della certificazione UNI EN ISO 14001/1996 di Aree omogenee dell’Ente. Il compenso massimo complessivo lordo a base d’asta è di 50.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di La Spezia Edilizia, Patrimonio e Vigilanza Tel. 0187 7042510 Fax 0187 742512 Internet: www.provincia.sp.it E-mail: provsp.losurdo@provincia.sp.it
Montevarchi (Arezzo) Elenco professionisti (opere di urbanizzazione primaria) Bando di gara per l’affidamento dei servizi di architettura e ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria Scadenza: 14/10 Per informazioni: Valdarno Sviluppo SpA Vicolo del Campanile 3 52025 Montevarchi (AR) Tel. +39 055 910421 Fax +39 055 980338 Internet: www.valdarnosviluppo.it E-mail: segret@valdarnosviluppo.it
Novara Elenco professionisti (per incarichi di importo inferiore a 50.000 Euro) Avviso pubblico per di incarichi di importo inferiore a 50.000 euro. I curricula dovranno prevedere sezioni specifiche per ciascuna delle seguenti tipologie 1. progettazione edilizia residenziale pubblica e sociale aspetti architettonico-edilizi, 2. progettazione impianti termoidraulici a servizio del punto 1), 3. progettazione impianti elettrici e connessi a servizio del punto 1), 4. progetto e calcolo strutturale connesso al punto 1), 5. progetto e calcolo dispersioni termiche Legge 10/1991 connesse ai punti 1) e 2), 6. indagini e relazioni geologiche, 7. rilievo di edifici e restituzione grafica, 8. rilievo stato di conservazione di immobili, 9. rilievo e pratiche catastali, 10. pratiche prevenzione incendi, 11. coordinamento sicurezza cantieri, 12. pianificazione urbanistica esecutiva, 13. elaborazione grafico-informatica di progettazioni
Scadenza: 31/12
Per informazioni: Agenzia Territoriale per la Casa Via Boschi 2 28100 Novara Internet: www.atc.novara.it
Pisa Coordinamento in materia di sicurezza: miglioramento della sicurezza stradale Affidamento dell’incarico di coordinamento in materia di sicurezza in fase di esecuzione sul progetto esecutivo S.G.C. FI-PI-LI interventi di miglioramento della sicurezza stradale: pavimentazioni e dispositivi di ritenuta. Ammontare del servizio: 266.010,49 Euro Scadenza: 18-10-2005 Per informazioni: Provincia di Pisa Piazza Vittorio Emanuele II 14 Tel. +39 050 929111 Fax +39 050 502338 Internet: www.provincia.pisa.it
Rimini Elenco giovani professionisti L’ente intende formare elenchi aperti di giovani professionisti (professionisti abilitati da meno di cinque anni all’esercizio della professione) per l’affidamento fiduciario delle seguenti tipologie di incarichi professionali cui onorari stimati saranno di importo non superiore a 5.164,57 Euro: 1. Rilievi, progettazioni, direzione lavori di opere stradali. 2. Rilievi, progettazioni, direzione lavori di opere edili. 3. Responsabile della sicurezza in fase di progettazione ed in fase di esecuzione (D.Lgs. 494/96). 4. Rilievi topografici, frazionamenti, accatastamenti. 5. Prestazioni da Geologo. 6. Prestazioni da Agronomo Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Rimini Via Dario Campana 64 47900 Rimini
Roma 2 Elenchi per professionisti Formazione di 2 elenchi di professionisti esterni all’amministrazione, abilitati rispettivamente a svolgere: a) l’incarico congiunto di direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione; b) l’incarico di coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Roma dipartimento XII Politiche dei LL. PP. e Manutenzione urbana Via L. Petroselli 45 00186 Roma Internet: www.comune.roma.it
Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
Torino Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati,ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di
Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza ): Euro 672.493,05 Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano- Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116
Treviso Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore ad Euro 100.000, per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori; b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori; c) supporto agli atti di pianificazione stradale; d) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione; e) collaudatore statico; f) collaudatore tecnico-amministrativo; g) rilievi topografici; h) visure catastali e presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali; i) perizie di stima; j) indagini geognostiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Treviso Settore Lavori Pubblici-Edilizia Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016 Internet: www.provincia.treviso.it
Spagna/Spain Palma de Mallorca Piani di viabilità Servizi professionali per la sollecitazione dei piani di viabilità della futura concessione edilizia e gestionale per il complesso del Palazzo dei Congressi e Hotel di Palma de Mallorca Scadenza: 30/10 Per informazioni: Palau de Congressos de Palma S.A Av. Gabriel Alomar i Villalonga 18 E-07006 Palma de Mallorca Tel. +34 971 449406 Fax +34 971 449405 E-mail: palau@pcp.a-palma.es
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Australia Heron Island Heron Island Resort Sixth International Roundtable Conference: Computational and Cognitive Models of Creative Design 10/12-14/12 Per informazioni: Internet: www.arch.usyd.edu.au/kcdc/ conferences/hi05/
AGENDA Austria Wien Architekturzentrum 13° Wiener Architektur Kongress: Leisure Spaces 11/11-13/11 Per informazioni: Architekturzentrum Museumplatz 1 A-1070 Wien Tel. +43 1 5223115 Fax +43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at
Belgio/Belgium Kortrijk Kortrijk Xpo Conservare 2005-The European Heritage Forum 7/10-10/10 Per informazioni: Internet: www.conservare2005.org
+ europaconcorsi
26/10-28/10
Per informazioni: Internet: www.iaks.org
Gran Bretagna/Great Britain London The Society for the Protection of Ancient Buildings The Repair of Old Buildings Course 10/10-14/10 Per informazioni: Internet: www.spab.org.uk
Victoria & Albert Museum Architecture and... the Moving Image 29/10 Per informazioni: Victoria & Albert Museum Internet: www.vam.ac.uk/activ_events/courses
Toronto Design Exchange-Toronto Dominion Centre By design: A conference on issues of design in education, business and culture 13/10-16/10
Per informazioni: Internet: www.dx.org/museum/nationaldesign.html
Francia/France Paris Palais des Congrès 7ème Congrès des Piscines et des Loisirs Aquatiques 7/11-8/11 Per informazioni: CLC Communications Tel. +33 1 42930404 Internet: www.clccom.com, www.piscine-expo.com E-mail: g.senneville@clccom.com
ADEME Micro-Hydro: Méthodologie de montage de projets en petit hydraulique 27/9-29/9, 6/12-8/12
Per informazioni: Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Energie 27 rue Louis Vicat 75737 Paris cedex 15 Tel. +33 1 47652215 Fax +33 1 47652003 Internet: www.ademe.fr E-mail: therese.giordano@ademe.fr
Villefontaine Les Grands Ateliers de l’Isle d’Abeau Les métaux: l’acier – L’inox et les autres métaux dans la construction 12/10-15/10 Per informazioni: Les Grandes Ateliers de l’Isle d’Abeau Boulevard de Villefontaine BP43 38092 Villefontaine Tel. +33 04 74968870 Fax +33 04 74968871 Internet: www.lesgrandsateliers.fr
Germania/Germany Koln Messe 19th International IAKS Congress: Design, Construction, Modernization and Management of Sports and Leisure Facilities
Venezia Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti Palazzo Franchetti UrbanPromo 2005-Città trasformazioni investimenti 16/11-19/11 Per informazioni: URBIT Piazza Farnese 44 00186 Roma Tel. +39 06 68192947 Fax +39 06 68214773 Internet: www.urbanpromo.it E-mail: info@urbit.it
Romania Bucharest
Italia/Italy Milano
Canada
Per informazioni: Epc Libri Via dell’Acqua Traversa, 187/189 00135 Roma
ISAD Corso annuale di specializzazione in Interior design Master Course 24/10-20/6/2006 Per informazioni: ISAD-Istituto Superiore di Architettura e Design Via Balduccio da Pisa 16 20139 Milano Tel. +39 02 55210700 Fax +39 02 5694494 Internet: www.isad.it E-mail: isad@isad.it
Spazio Ciboh Workshop Alessi “La cucina del 2015” 31/10-4/11
Per informazioni: Laura Polidoro Studio Via Castelfidardo 10 20121 Milano Tel. +39 02 87390434 Fax +39 02 87390498 Internet: www.laurapolidoro.com, www.ciboh.com E-mail: info@laurapolidoro.com
Domus Academy Master in Urban Management and Architectural Design Gennaio-Dicembre January-December 2006 Per informazioni: Domus Academy Via Watt 27 20143 Milano Tel. +39 0242414049 Fax +39 02 4222525 Internet: www.domusacademy.it E-mail: infourban@domusacademy.it
Roma Palazzo dei Congressi EUR Futuri Urbani: Continuità e discontinuità Convegno della International Federation for Housing and Planning 2/10-5/10 Per informazioni: IFHP Internet: www.ifhp2005rome.it E-mail: congress@ifhp.org
EPC Libri Seminari tecnici di progettazione/Technical Project Workshops: La progettazione degli impianti di climatizzazione 19/10, 26/10, 9/11, 16/11 Calcolo strutturale con gli elementi finiti 21/10, 28/10, 4/11, 11/11 Analisi modale ragionata 18/11, 25/11, 2/12, 13/12 Tecnologie solari attive e passive 24/11, 1/12, 15/12
University of Architecture and Urbanism In Between 8/10-9/10
Per informazioni: University of Architecture and Urbanism 70109 Bucharest and Nemetschek Internet: www.arhitextdesign.ro/between
Spagna/Spain Castellon Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegacion Qualicer IX Congresso mondiale della qualità della ceramica/9th World congress on ceramic tile quality 12/2/2006-15/2/2006 Per informazioni: Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegacion Secretaria del Congreso Avenida Hermanos Bou 79 12003 castellon Tel. +34 964 356500 Fax +34 964 356510 Internet: www.qualicer.org E-mail: qualicer@camaracs.es
Valencia Asociación Nacional para la Vivienda del Futuro MEICS: Master en arquitectura sostenibile y edificios inteligentens 21/11-17/1/2006
Per informazioni: Anavif Avenida Blasco Ibañez 114 46021 Valencia Tel. +34 96 3223333 Fax +34 96 3568181 Internet: www.anavif.com E-mail: anavis@mail.ono.es
Sud Africa/South Africa Durban South African Institute of Physics UNESCO World Conference on Physics and Sustainable Development 31/10-2/11
Per informazioni: Internet: www.saip.org.za/physics2005/ Physics2005.html, www.wyp2005.org
USA Atlanta Georgia World Congress Center Greenbuild 2005 9/11-11/11 Per informazioni: U.S Green Building Council Internet: www.usgbc.org E-mail: emerginggreen@usgbc.org
Chicago The Fairmont Hotel The Structural Engineers’ Building Conference and Expo 1/12-2/12 Per informazioni: Internet: http://events.sweigwhite.com/ buildings2005/index.htm
Las Vegas Mandalay Bay Convention Center Big Builder 2005 Conference 2/11-4/11 Per informazioni: Internet: www.bigbuilder.com
Los Angeles Sci_Arc Lecture Series Plot 12/10 Legorreta+Legorreta 19/10 Building with nature: Edouard François 26/10 When there is hope: Michele Saee 2/11 Richard Meier 16/11 Works and humanitarian activities: Shigeru Ban 21/11 Per informazioni: Sci_Arc Wendy Heldmann Public Programs Coordinator 960 E. 3rd St. Los Angeles CA 90013 Tel. +1 213 6132200 x328 Fax +1 213 6132260 Internet: www.sciarc.edu E-mail: wendy@sciarc.edu
Savannah College of Art and Design ACADIA 2005 Conference: Smart Architecture 13/10-14/10
Per informazioni: www2.arch.uiuc.edu/acadia2005
St.Petersburg (Florida) The Renaissance Vinoy Academic Science Buildings 2005 Conference 24/10-25/10 Per informazioni: www.tradelineinc.com
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Turchia/Turkey Istanbul Arkitera Architecture Centre Lecture by Christoph Ingenhoven 25/10 Per informazioni: Internet: www.arkimeet.com
Austria Graz Kunsthaus M-Stadt 30/9-8/1/2006
207 l’ARCA 105
AGENDA Vienna Architekturzentrum Wine Architecture. The winery boom 22/9-6/2/2006 MAK First Design and Final Object: Drawings by Viennese Gold and Silversmiths 15/6-28/5/2006 Lebbeus Wood: System Wien, the Future of the City 29/6-16/10 Back to A: Design Now Austria 14/9-12/2/2006
Brasile/Brazil Sao Paulo Parque do Ibirapuera 26th Bienal de Sao Paolo 26/9-19/12
Canada Montreal CCA Super City 8/6-20/11 Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism 26/10-10/9/2006 Empire 30/11-19/2/2006
Toronto Design Exchange Designing for the Cold 2/11-27/11
Francia/France Bordeaux Arc en rêve Patrick Bouchain architecte Michel Desvigne paysagiste Giugno/ottobre-June/October Voisins-Voisines. Nouvelles formes d’habitat individuel en France 1/12-26/2/2006
Chartres Centre International du Vitrail Lumières contemporainesVitraux du XXIè siècle et architecture sacrée 23/4-31/8/2006
Nice Forum d’Urbanisme et d’Architecture 50 ans d’architecture métallique en Europe 20/9-19/11
Orléans Frac Centre Jacob & MacFarlane Fino al/through 23/10
Paris VIA VidéoHome 4/9-18/12
106 l’ARCA 207
+ europaconcorsi
Germania/Germany Berlin Aedes West Paju Book City, Korea Aedes West 23/9-27/10 schulz & schulz architekten, Leipzig-Wolkenlabor 4/11-15/12 Aedes Extension Pavilion KNOBSDesign, New YorkArchitecture Within 23/9-3/11 Aedes East Seung H-Sang, Seoul-Culturescapes 23/9-3/11 Find the Gap-Neue Köpfe und Wege in der Architektur 11/11-11/12
Verona Museo di Castelvecchio Paolo Farinati (1524-1606): dipinti, incisioni e disegni per l’architettura 17/10-29/1/2006
Olanda/Holland Baar Kasteel Groeneveld Hybrid Landscapes 3/6-9/1/2006
Rotterdam NAI A Royal exhibition 1/5-23/10
Frankfurt DAM Rob Krier. A Romantic Rationalist 6/8-30/10 A Lifetime for Architecture – Der Fotograf Julius Shulman 1/10-11/12 Peter Kulka. Architekt 12/11-5/2/2006 Ein Sonntagsarchitekt 19/11-5/2/2006
Repubblica Ceca Czech Republic Brtnice Museum Rodny Josef Hoffmann-Design in Progress 10/7-30/10
Russia
Weil am Rhein
Moscow
Vitra design Museum Gaetano Pesce-Il rumore del tempo 11/6-8/1/2006
Centre for Architecture and Construction Landscape Architecture-Look for Home 20/10-24/10
Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Designing Modern Life: A History of Modern Design 6/11/2004-28/10 Cedric Price-Doubt, Delight and Change 25/6-9/10
Italia/Italy Milano Triennale Joe Colombo-Inventing the Future 16/9-18/10 Axolute Style Tech 22/9-16/10 Palazzo della Ragione L’eclettismo della ragione-Vita e opere di Antonio Cassi Ramelli 19/9-16/10
Padova Palazzo della Ragione Padova come atélier internazionale di progetto. Sessantasette tesi di laurea dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera Italiana 7/10-2/11
Roma Musei Capitolini La Roma di Leon Battista Alberti 24/6-16/10 MAXXI Paolo Soleri Moshekwa Langa Toyo Ito 8/10-8/1/2006
USA Atlanta High Museum Celebrate Architecture! Renzo Piano & Building Workshop 12/11-2/4/2006
Bartlesville (OK) Price Tower Prairie Skyscraper: Frank Lloyd Wright’s price Tower 14/10-15/1/2006
Cambridge The Busch- Reisinger Museum/The Harvard University Art Museums Extraordinary Everyday: The Bauhaus (web exhibit www.artmuseums.harvard.org/ sites/eoed/index.html) Fino al/through 31/12
Chicago The Art Institute 1945: Creativity and Crisis, Chicago Architecture and Design of the WWII Era 7/5-8/1/2006 Chicago Architecture Foundation Five Architects Fino al/through 20/11 Holabird & Root Fino al/through 12/2/2006
Corning Glass Museum Czech Glass 1945-1980: Design in the Age of Adversity
Fino al/through 27/11
Houston Contemporary Arts Museum Andrea Zittel: Critical Space 1/10-27/11
Los Angeles MAK Center Isaac Julien: Iceland 15/7-16/10 Symmetry 9/11-29/1/2006
AGENDA West Palm Beach The Norton Museum of Art Candida Hofer: Architecture of Absence 1/10-1/1/2006
Mostre d’arte Art Exhibitions
Sci_Arc Library Improbabilities: Riding the SURXefirotarch 14/10-4/12
Miami Beach The Wolfsonian-FIU In Pursuit of Pleasure: Schultze and Weaver and the American Hotel 13/11-28/5/2006
New York Cooper Hewitt National Design Museum Fashion in Colors 9/12-26/3/2006 Yinka Shonibare Selects 7/10-7/5/2006 Center of Architecture Hombroich Spaceplacelab 23/9-31/12 MoMA The High Line 20/4-31/10 Safe: Design Takes On Risk 16/10-2/1/2006 The Edge of Europe: New Architecture in Spain 12/2/2006-1/5/2006
Australia
Louisiana Museum of Modern Art Henri Matisse reborn, 1941-1954 12/8-4/12
Perth PICA - Perth Institute of Contemporary Arts BankWest Contemporary Art Prize 20/10-13/11 City of Perth Art Award 24/11-18/12
Austria Vienna Kunstforum Bank Austria Christian Ludwig Attersee 2/9-16/10 Superstars: von Warhol bis Madonna 26/10-19/2/2006
Kunsthaus Albert Watson “Frozen”, a Retrospective 29/9-29/1/2006
Washington
Kunsthalle The Impossible Theatre 8/7-30/10 Co-operation TU 30/9-28/10 Superstars 25/10-29/2/2006 Wolfgang Thaler 5/10-22/1/2006 Bulgaria 9/11-8/12 Kunsthalle Wien Award 14/12-15/1/2006
Hillwood Museum Eva Zeisel: The Playful Search of Beauty Fino al/through 4/12
Danimarca/Denmark
National Gallery of Australia Bill Viola. The Passions 29/7-6/11 Moist. Australian Watercolours 27/8-4/12 Transformations. The language of craft 11/11-29/1/2006 Against the grain. The woodcuts of Helen Frankenthaler 26/11-26/2/2006
ICA Ben van Berkel and Caroline Bos/UN Studio Amsterdam 21/1/2006-26/3/2006
National Building Museum Tools of Imagination 5/3-10/10 Cityscapes Revealed: Highlights from the Collection 3/12-3/2/2006
Museum of Fine Arts Edwin Holgate-Master of the Human Figure 19/5-23/10 Right under the Sun-Landscape in Provence, from Classicism to Modernism (1750-1920) 22/9-8/1/2006
Humlebaek
The Design Center at Philadelphia University Playing the Field: The art+design of Godley-Schwan 30/8-19/11
Philadelphia
Montreal
Canberra
MAK Carol Christian Poell: Public Freedom 19/5-24/11 Aaargh!!! Manga: On the Aesthetics of a Trash Culture 31/8-4/12 Alexandr Rodchenko: Spatial Construction 26/10-26/2/2006 Ukiyo Reloaded 30/11-26/3/2006 ...After Binder: Joseph Binder’s Influence on International Graphic Design 14/12-12/3/2006
The Isamu Noguchi Garden Museum Chess: Design Competition Prototypes 20/10-6/3/2006
Canada
Musée des Beaux Arts Sous le soleil, exactement. Le paysage en Provence, du classicisme à la modernité (17501920) 22/9-8/1/2006
A+D Museum Investogators 3/11-2/2/2006 Sci_Arc Gallery Closet[ed]-Do/Su Architecture, Doris Sung 23/9-6/11 Suture- A/UM Studio: Ed Keller+Carla Leitao 18/11-8/1/2006
+ europaconcorsi
Francia/France Angers Musée Jean Lurçat Oswaldo Vigas, sortilèges des Tropiques 11/6-13/11
Avignon Collection Lambert Anselm Kiefer 26/6-23/10
Carquefou Frac des Pays de la Loire Fabrice Hyber 10/7-16/10 Michel Aubry, la nouvelle vie quotidienne 10/11-8/1/2006
Ivry Le Crédac Karina Bisch: Geometric Final Fantasy Vincent Lamouroux: Grounded 9/9-30/10
Lille Musee d’histoire naturelle Les gardiens de la foret des ombres 30/10-30/6/2006
Lyon Biennale de Lyon 14/9-31/12
Nantes Musée des Beaux-Arts 25 années d’œuvre-évènements de Lygia Clark (1963-1988) 23/9-2/1/2006 Frac Fabrice Hyber, Nord-Sud 9/7-16/10
Nice Musée National Message Biblique Marc Chagall Saltimbanques 2/7-14/11
Adam Adach 8/10-14/11 Mamac Enrica Borghi Fino al/through 30/10
Paris Centre Pompidou Jeppe Hein, Virtual Labyrinth 14/9-14/11 Galeries Nationales du Grand Palais Genie et Folie en Occident: une histoire de la melancolie 22/9-2/1/2006 Klimt, Kokoschka, Schiele, Moser 4/10-9/1/2006 Jungles à Paris: la peinture du Douanier Russeau 15/3/2006-19/6/2006 Musée du Louvre Girodet 21/9-2/1/2006 Jeu de Paume-Espace Concorde Michal Rovner Croiser des mondes, aspects du document contemporain 4/10-31/12 Ed Ruscha Craigie Horsfield 31/1/2006-30/4/2006 Cindy Sherman 16/5/2006-3/9/2006 Lee Friedlander 19/9/2006-31/12/2006 Jeu de Paume-Hôtel Sully Pierre Verger 11/10-31/12 Christer Strömholm 10 /1/2006-19/3/2006 Yto Barrada 4/4/2006-4/6/2006 Viva - Une agence photographique 1972/1982 20/6/2006-10/9/2006 Joel Meyerowitz 3/10/2006-24/12/2006 Musée Carnavalet Un amour de Paris: photographies de Dorothy Bohm 21/9-11/12 Le Brésil de Marc Ferrez (1843-1923) 21/9-11/12 3 Photographes humanistes: Frédéric Barzilay, Lucien Heré, Willy Ronis 21/9-15/1/2006 Fondation Cartier J’en rêve 23/6-30/10 Maison Européenne de la Photographie Martin Parr-Œuvres 1971-2001 Atelier David Adamson 18/5-18/9 Frac Ile-de-France Mauncio Dias et Walter Riedweg 21/9-27/11 Musée Bourdelle Didier Vermeiren 22/9-8/1/2006 Musée d’Orsay L’Art russe dans la seconde moitié du XIXe siècle 20/9-8/1/2006 Eglises: orient ou occident? 27/9-1/1/2006 L’Objet et son double 30/1/2006-30/4/2006 Figures et portraits 21/2/2006-21/5/2006 Cézanne et Pissarro. 1865-1885 28/2/2/2006-28/5/2006
Musée Picasso Picasso: la passion du dessin 28/9-9/1/2006 Maison Rouge Luc Delhaye Dieter Appelt, Cinema Prisma François Curlet & Donuts, Spotless 4/11-22/1/2006
Port-Royal des Champs Musée National Face à faces: Visages du Christ dans l’art français du XVIIè siècle 11/6-31/10
Saint-Tropez L’Annonciade, Musée de Saint-Tropez Eclats du fauvisme 18/6-17/10
Toulouse Varie Sedi Nomadic Nights 23/9-16/10
Valenciennes Musée des Beaux Arts La peau est ce qu’il y a de plus profond 25/11-13/3/2006
Germania/Germany Berlin Deutsche Guggenheim Berlin William Kentridge 29/10-15/1/2006 Hanne Darboven 4/2/2006-23/4/2006
Frankfurt Schirn Kunsthalle Rodin Beuys 9/9-27/11 Summer Love 2/11-12/2/2006 James Ensor 16/12-19/3/2006
Herford Marta Herford Museum Pascale Marthine Tayou, rendez-vous 16/9-16/10
Munchen Pinakothek der Moderne Christine Hiebert 14/5-30/10
Giappone/Japan Tokyo Museum of Contemporary Art Isamu Noguchi 16/9-24/11
Gran Bretagna/Great Britain Edinburgh Royal Scottish Academy Building Choice: 21 Years of Acquiring for the National Galleries of Scotland 2/11-27/2/2006
207 l’ARCA 107
AGENDA Scottish National Gallery of Modern Art Henri Cartier-Bresson 6/8-23/10 John Houston 29/9-15/11 Jon Schueler: The Sound of Sleat 4/6-5/3/2006 Selective Memory: Venice Biennale Exhibition comes to Scotland 7/12-5/3/2006
+ europaconcorsi
Irlanda/Ireland Dublin Irish Museum of Modern Art Eye of the Storm 27/4-6/11
Italia/Italy
Millet-60 Capolavori dal Museum of Fine Arts Boston 22/10-19/3/2006
Caraglio (Cuneo) Il Filatoio Chronos Il tempo nell’arte dall’epoca barocca all’età contemporanea 28/5-9/10
Forlì Complesso Monumentale San Domenico Marco Palmezzano e il suo tempo 1459/1463-1539 4/12-30/4/2006
Civica Galleria d’Arte Moderna Giancarlo Cerri - La pittura dipinta 2/10-20/11
Galleria clicArt Marco Lanza, La sfilata 4/10-19/11
Genova
Mediateca di Santa Teresa Connessioni leggendarie-Net.Art 1995-2005 20/10-10/11
Carpi (Modena)
Chiostro ex Convento San Francesco Giacomo Manzù-L’Emigma della Bellezza 8/9-20/11
Palazzo Brusati Bonasi Il senso delle cose – Luigi Ghirri, Giorgio Morandi 16/9-1/11
Alessandria
Castiglioncello (Livorno)
Glasgow
Palazzo Asperia Sogni. Visioni tra simbolismo e Liberty 21/10-26/2/2006
Castello Pasquini Da Courbet a Fattori. I princìpi del vero 15/7-1/11
Ancona
Cittadella (Padova)
Mole Vanvitelliana Cagli 25/2/2006-4/6/2006
Palazzo Pretorio Gabriele Mattera 17/9-20/11
Fondazione Magnani Rocca Jean Cocteau. Il poeta, il testimone, l’impostore 10/9-27/11
Arona (Verbania)
Codroipo (Udine)
Mantova
Villa Ponti Roma Parigi New York: dal Futurismo a De Chirico 16/7-13/11
Villa Manin di Passariano Il teatro dell’arte. Capolavori della collezione del Museo Ludwig di Colonia 9/6-6/11 Luna Park. Arte fantastica. Sculture nel parco 9/6-6/11
Casa del Mantegna Meraviglie e misteri dell’Africa antica. Capolavori dei Musei Nazionali della Nigeria 23/10-15/1/2006
Tate Liverpool assume vivid astro focus 23/4-23/10 Sarah Lucas 14/10-8/1/2006
London Tate Britain Art Now: Martin Westwood 3/9-23/10 Art Now: Enrico David 2/7-30/10 Degas, Sickert and Toulouse-Lautrec Fino al/through 9/1/2006 Tate Modern Frida Kahlo 9/6-9/10 Jeff Wall 21/10-8/1/2006 Jungles in Paris: The Paintings of Henri Rousseau 3/11-5/2/2006 Victoria & Albert Museum Diane Arbus revelations 13/10-15/1/2006 Leighton House Museum Nel segno del Guercino, disegni dalle Collezioni Mahon, Oxford e Cento 22/9-8/12 Estorick Collection From Futurism to Arte Povera 14/9-18/12 Royal Academy of Arts Edvard Munch by Himself 1/10-11/12 MVSPACE Michelle Molyneux: “Would you recognize your soul if you saw it” 22/9-18/11 Artangel Francis Alÿs: Seven Walks 28/9-20/11
St.Yves Tate St Yves Tacita Dean 7/10-15/1/2006 Janet Cardiff Forty Part Motet 7/10-15/1/2006 Kerstin Kartscher: Tate St Ives Artist Residency Programme 7/10-15/1/2006 Simon Carroll New Work 7/10-15/1/2006
108 l’ARCA 207
Belluno Palazzo Crepadona Caffi, luci del Mediterraneo 1/10-22/1/2006
Bergamo Complesso S.Agostino La città che sale-Visioni metropolitane d’arte contemporanea 22/10-11/12 GAMeC War Is Over - 1945-2005. La libertà dell’arte da Picasso a Warhol a Cattelan 15/10-26/2/2006
Besana Brianza (Milano) Villa Filippini Il Cenacolo Verde: Cassinari, Migneco, Morlotti, Sassu e Treccani in Brianza 2/10-13/11
Bologna Varie Sedi Gender Bender 31/10/6/11 NT Art Gallery Exacta: dal Costruttivismo all’Arte Sistemica 1918-1985 29/9-31/10
Borgia (Catanzaro) Parco Archeologico della Roccelletta Tony Cragg, Jan Fabre, Mimmo Paladino: Intersezioni 19/6-9/10
Corciano (Perugia) Chiesa di San Francesco Omaggio a Dorazio-Artisti stranieri in Umbria con un omaggio all’artista scomparso 6/8-15/10
Faenza (Ravenna) MIC 54° Premio Intenrazionale della ceramica contemporanea Fino al/through 31/12 Galleria Comunale Il Bosco di Claire di Eva Marisaldi 24/9-15/10
Ferrara Palazzo dei Diamanti Corot, natura, emozione, ricordo 9/10-8/1/2006
Firenze Museo di Storia della Scienza Il numero e le sue forme. Storie di poliedri da Platone a Poinsot passando per Luca Pacioli 17/3-9/10 Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore Arnolfo, alle origini del Rinascimento fiorentino 21/12-21/4/2006
Brescia
Museo Marini La Grande Guerra degli artisti. Propaganda e iconografia bellica in Italia negli anni della Prima Guerra Mondiale 3/12-25/3/2006
Museo di Santa Giulia Gauguin/Van Gogh: L’avventura del nuovo 22/10-19/3/2006
Galleria d’Arte Moretti Da Allegretto Nuzi a Pietro Perugino 30/9-29/10
Galleria Giò Marconi Maurizio Mochetti 8/10-23/12
Gallarate (Varese)
Alatri (Frosinone)
Liverpool
Studio Forese Nicola Vitale 11/10-5/11
Galleria Michela Cattai Vetri di Murano ieri, 1920-1960 12/10-12/11
Scottish National Portrait Gallery The Philosopher’s Garden 23/9-20/11 Cut and Dried: The Silhouettes of Augustin Edouart and Watercolours of Harry More Gordon 2/12-26/3/2006 BP Portrait Award 2005 17/12-12/3/2006
The Lighthouse Martin Parr: A8 17/9-3/11
AGENDA
Palazzo Ducale Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea 22/10- 12/2/2006
Mamiano Traversetolo (Parma)
Merano (Bolzano) KunstMeran Stretch Sculpture 1/10-8/1/2006
Mestre Centro Culturale Candiani Da Burano a Mestre. Il colore nella Terraferma. 9/10-6/11
Milano Palazzo Reale Caravaggio e l’Europa 15/10-6/2/2006 Mario Sironi - Constant Permeke: I luoghi e l’anima 27/10-29/1/2006 Castello Sforzesco Era di moda... Eleganza in Italia attraverso i manifesti storici della Raccolta Bertarelli 15/7-16/10 Museo Poldi Pezzoli Il Cavaliere Nero-L’immagine del gentiluomo nel Cinquecento 2/10-15/1/2006 Centre Culturel Français Filippo Romano-Sartre Backstage 22/4-21/11
Galleria Gruppo Credito Valtellinese Refettorio delle Stelline Paradossi dell’Amicizia - arte&vita 15/9-29/10 Galleria Agorárte Giuseppe Tirelli-Sculture sospese tra due mondi 22/9-22/10
Modena Foro Boario Informale. Jean Dubuffet e l’arte europea 1945-1970 Dicembre/December Aprile/April 2006 Palazzina dei giardini Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte-La mensa delle culture 16/9-8/1/2006 Palazzo Santa Margherita Melina Mulas-Il terzo occhio: I Lama del Tibet, l’antica saggezza di Nalanda 16/9-8/1/2006
Mondovì (Torino) Piazza Manifatture Angeliche: l’Art Nouveau europeo nelle ceramiche per l’architettura 1/10-14/11
Napoli Museo Archeologico Nazionale Cose mai viste. Curiosità dalle collezioni del Museo Archeologico di Napoli 2/1-31/12 Eureka: scienza e automi nell’età ellenistica 25/6-10/1/2006 Teatro Augusteo Artecinema 13/10-16/10
Orvieto (Terni)
Forum Austriaco di Cultura Palazzina Liberty Techné-Arte e tecnologia 11/11-14/12
Chiesa di Sant’Agostino Arnolfo di Cambio nell’Umbria Medievale 7/7-8/1/2006
Diesel Wall Colonne San Lorenzo Fausto Segoni: Costellazione-Mustang GT 13/7-13/10
Padova
Spazio Oberdan Invideo 9/11-13/11 Fabbrica del Vapore Talk to the city Fino a dicembre/through December
Musei Civici agli Eremitani Medaglie del Novecento 18/9-27/11
Palermo Civica Galleria d’Arte Moderna Francesco Lojacono, 1838-1915 1/10-8/1/2006
+ europaconcorsi
Pavia
Rovereto (Trento)
Castello Visconteo Gustav Klimt, disegni proibiti 25/9-4/12
MART Da Goya a Manet, da Van Gogh a Picasso, The Pillips Collection Washington 17/9-13/11 Il laboratorio delle idee. Figure e immagini del ’900 Fino al 20/11 La Collezione Giovanardi: Opere del ’900 italiano 24/5-20/11 Attraversando il XX secolo-Opere italiane dalla Stiftung-VAF 2/7-20/11
Perugia Galleria Nazionale dell’Umbria Arnolfo di Cambio nell’Umbria Medievale 7/7-8/1/2006
Pesaro Centro Arti Visive Pescheria Nanni Valentini: Scolpire la terra 6/8-23/10
Pistoia Palazzo Tau Marino Marini e il nudo 4/6-31/12
Prato Museo del Tessuto JEANS! Le origini - il mito americano - il made in Italy 22/6-30/11
Predappio (Forlì) Casa natale di Benito Mussolini Il cinema italiano: manifesti fra arte e propaganda. 1920 - 1945 30/6-6/1/2006
Taormina (Messina) Ex Chiesa del Carmine Futurismo in Sicilia 1914-1935 27/6-16/10
Terlizzi (Bari) Pinacoteca Comunale De Napoli Fiori dei Medici. Dipinti dai Musei fiorentini 10/7-29/10
Tivoli (Roma) Villa d’Este Pericle Fazzini 26/5-30/10
Torino
Quarrata (Pistoia)
Lingotto Artissima 12 11/11-13/11
Villa Medicea La Màgia/Limonaia di Ponente-Arte Contemporanea Fabrizio Corneli: Micat in vertice 30/6-30/10
Palazzo Bricherasio Magritte, Ensor, Delvaux e l’arte del Novecento in Belgio 23/9-17/1/2006
Ravenna
Museo Diffuso La lunga liberazione 22/4-20/11
Varie sedi Ceramicamosaico 28/7-9/10
Rivara Canavese (Torino) Castello Blog on Arthur Rimbaud Fino al/through 25/10
Borgo Medievale Scene di vita al Borgo-Un secolo di storie nelle fotografie dei visitatori 28/5-30/10
Roma
Museo Nazionale del Cinema Cose da un altro mondo: Manifesti, giocattoli da collazione, oggetti dal set, film 24/5-27/11
Complesso del Vittoriano Manet 8/10-5/2/2006
Fondazione Merz Mario Merz, retrospettiva Fino a novembre/through November
Braccio di Carlo Magno Piazza San Pietro Immagine e mistero: il sole, il libro, il giglio - Iconografia di San Nicola da Tolentino nell’arte italiana dal XIV al XIX secolo 8/6-9/10
Varie Sedi T-Torino Triennale Tremusei 11/11-19/3/2006
Accademia di Francia-Villa Medici Robert Guinon Fino al/through 30/10 Palazzo Braschi Caffi, luci del Mediterraneo 15/2/2006-2/5/2006 Villa Poniatowsky Dina Mimesis: Paolini, Trockel, Twombly, vs Calvino, Morante, Pasolini 29/10-29/1/2006 Mercati di Traiano Immaginare Roma antica: expo di archeologia vituale 15/9-15/11
Torre Faro (Messina) Parco Horcynus Orca Sud Est-Incontri Mediterranei Fino al/through 15/11
Trentino-Alto Adige Brunico, Merano, Bolzano, Trento, Rovereto Varie sedi (www.transart.it) Transart05 15/9-9/10
Palazzo delle Albere La Collezione permanente del XIX secolo. Da Hayez a Boccioni Fino al/through 31/11 Vittore Grubicy. Un mercante pittore verso l’Europa tra Ottocento e Novecento 29/10-15/1/2006 Museo Tridentino di Scienze Naturali I giochi di Einstein, mostra interattiva 12/3-30/10 Galleria Civica di Arte Contemporanea Santiago Serra, una persona 8/10-15/1/2006 Studio d’Arte Raffaelli Veritas: Donald Baechler · Willie Bester · Ross Bleckner · James Brown Sandro Chia · Jan Knap · Gian Marco Montesano · David Salle · Salvo Philip Taaffe · Jenny Watson 14/10-10/12
Treviso Casa dei Carraresi La via della seta e la civiltà cinese 22/10-30/4/2006
Urbino Palazzo Ducale Fra’ Carnevale e gli artisti del Palazzo federico: Il Rinascimento a Urbino 20/7-14/11
Valdagno (Vicenza) Galleria Civica Villa Valle Gabriele Mattera 24/9-23/10
Vaprio d’Adda (Milano) Villa Castebarco Antiquariato Nazionale 8/10-16/10
Varese Villa Menafoglio Litta Lanza La bellezza della velocità 1/10-27/11
Venezia Giardini della Biennale e Arsenale 51.Esposizione Biennale Internazionale d’Arte-“L’esperienza dell’arte”, “Sempre più lontano” 12/6-6/11 Museo Correr Lucien Freud 10/6-30/10 Da Bellini a Tiepolo: la grande pittura veneta dalla Fondazione Sorlini 15/10-26/2/2006 Palazzo Fortuny Henri Foucault, Satori 11/6-6/11 Palazzo Mocenigo Le vesti del potere Fino al/through 31/12
Trento
Palazzo Albrizzi Wolf Werdigier: Immagini nascoste – Un’archeologia del subconscio degli anni 1938-1945 22/10-30/11
Castello del Buonconsiglio La misura del tempo 25/6-6/11
Varie Sedi Maurizio Pellegrin: Isole 3/9-6/11
207 l’ARCA 109
AGENDA Verona Fiera ArtVerona 13/10-16/10 Palazzo Forti Alik Cavaliere-Racconto Mito Magia 14/10-29/1/2006 Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri Michael Kenna: Retrospective Two 29/10-8/1/2006 Heart Gallery Dilloaipatella.it: sentimento pensiero e pulsione nell’opera fotografica 8/10-31/12
Vicenza Gallerie di Palazzo Leoni Montanari William Congdon-Analogia dell’Icona 2/9-13/11
Olanda/Holland
+ europaconcorsi
Kunstmuseum Basel / Museum für Gegenwartskunst Paul Klee Fino al/through 31/12 De Kooning-Paintings 1960-1980 17/9-2271/2006 Flashback: Revisiting the Art of the Eighties 30/10-12/2/2006
Berna Zentrum Paul Klee Nulla dies sine linea 20/6-5/3/2006
Minneapolis
Centre pour l’image contemporain Saint-Gervais 11è Biennale de l’Image en Mouvement 11/11-19/11
Walker Art Center Quartet: Barney, Gober, Levine, Walker 15/4-1/11
Fondation l’Hermitage Gustave Caillebotte at the Heart of Impressionism 24/6-23/10
Lugano
Spagna/Spain Barcelona MACBA Romert Whitman: Playback 15/9-8/1/2006
Bilbao Guggenheim Museum Art Informel and Abstract Expressionism at the Guggenheim Collections Fino al/through 6/11 ArchiSculpture 11/10-2/2/2006
Madrid Museo Nacional Reina Sofia Dennis Oppenheim 19/4-22/11
Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Diane Arbus, Lisette Model, Christer Stromholm 1/10-15/1/2006
Svizzera/Switzerland
Museo d’Arte Moderna Christo e Jeanne-Claude: 1958 -2003 5/3/2006-18/6/2006
USA Atlanta High Museum Andrew Wyeth: Memory and Magic 12/11-26/2/2006
Beacon (NY) DIA :Beacon/Riggio Galleries Agnes Martin 16/4-7/11 Dia’s Andy: Through the Lens of Patronage In and Out of Place: Louise Lawler and Andy Warhol 15/5-10/4/2006
Berkley University Art Museum Figurations Fino al/through 22/1/2006
Chicago
Miami Art Museum Wangechi Mutu 22/7-9/10
New York Uma Gallery Body Talk. New Work by Gordon Huether Fino al/through 3/12 Noguchi Museum at Long Island The Imagery of Chess Revisited 20/10-5/3/2006 Whitney Museum of American Art Robert Smithson Fino al/through 16/10 Oscar Bluemner: A Passion for Colour 7/10-12/2/2006 The Art of Richard Tuttle 10/11-5/2/2006 The Metropolitan Museum of Art The Perfect Medium: Photography and the Occult 27/9-31/12 Vincent van Gogh: The Drawings 18/10-31/12 Santiago Calatrava: Sculpture into Architecture 18/10-22/1/2006
MoMA Elizabeth Murray 23/10-9/1/2006 Beyond the Visible: The Art of Odilon Redon 30/10-23/1/2006
North Adams (MA) MASS MoCA Life After Death 20/3-6/2/2006 Becoming Animal 30/5-28/2/2006
MCA Dan Flavin Fino al/through 30/10
Philadelphia
Denver Art Museum Indian Contemporary Art Fino al/through 31/12
Duke (North Carolina)
Fondazione Beyeler René Magritte 7/8-27/11
The Nasher Museum The Evolution of Nasher Collection 2/10-21/5/2006
Central Thailand 1350-1800 16/7-16/10 Taj Mahal 15/10-23/7/2006 Carved by Nature: Untamed Traditions in Chinese Decorative Art 19/6-13/8/2006 Air Lines: Photographs by Alex MacLean 14/5-22/1/2006
San Diego Musuem of Art Farsites: Urban Crisis and Domestic Symptoms in Recent Contemporary Art 27/8-13/11 Only Skin Deep: Changing Visions of the American Self 1/10-31/12 Domains of Wonder: Selected Masterworks of Indian Painting 22/10-22/1/2006
Museum of Art Andrew Wyeth: Memory and Magic 25/3/2006-16/7/2006 ICA Rodney Graham: A Little Thought Ramp Project: Fortuyn/O’Brien 10/9-23/12
Salone internazionale dell’illuminotecnica/International lighting trade fair 26/10-29/10
Per informazioni: Internet: www.hklightingfair.com
Emirati Arabi Uniti/UAE Dubai Dubai International Exhibition and Convention Centre Dubai Index 2005 Salone internazionale dell’arredo e dell’interior design/International furniture and interior design trade fair 28/11-2/12
Per informazioni: DMG World Media Dubai Po Box 33817 Dubai Tel. +971 4 3319688 Fax +971 4 3319480 Internet: www.dmgdubai.com E-mail: dmg@emirates.ne.au
San Francisco SFMoMA Jeremy Blake: Winchester Fino al/through 10/10 The Art of Richard Tuttle Fino al/through 16/10
West Palm Beach Norton Museum of Art Deborah Butterfield: Horses 17/9-11/12 Candida Höfer: Architecture of Absence 1/10-1/1/2006
Yale Yale University Historical Fictions: Edward Lamson Henry’s Paintings of Past and Present 24/6-20/12
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
MoMA Queens The High Line Fino al/through 31/10
Chicago Art Institute Toulouse-Lautrec and Montmartre Fino al/through 10/10
Basel
110 l’ARCA 207
REDCAT-Roy and Edna Disney/CalArts Theater Kara Walker’s Song of the South 3/9-23/10 Damian Ortega 6/11-16/1/2006
Genève
Kunsthal Charlie Chaplin in Pictures 1/10-15/1/2006 Dutch Romanticism 8/10-8/1/2006
Fundaçao Calouste Gubelnkan Antonio Carneiro: Paisagens Fino al/through 8/1/2006 John Beard: Gravuras Fino al/through 8/1/2006
Los Angeles
Miami
Losanna
Portogallo/Portugal
Contemporary arts Museum Andrea Zittel: Critical Space 1/10-27/11
Kunstmuseum Bern Mahjong - Contemporary Chinese Art from the Sigg Collection 13/6-16/10 Franz Gertsch - die Retrospektive 13/11-12/3/2006
Rotterdam
Lisbona
Houston
AGENDA
Argentina Buenos Aires La Rural Trade Centre BIEL Light+Building Salone internazionale dell’elettricità, elettrotecnica e illuminotecnica International trade fair of electricity, electrotechnology and lighting 1/11-5/11 Per informazioni: Messe Frankfut Exhibition Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756477 Fax +49 69 75756758 Internet: www.lightbuilding.messefrankfurt.com, www.fibertel.com.ar E-mail: iris.jeglitza-moshage@messefrankfurt.com, silvanalorenzo@fibertel.com.ar (tel./fax +54 11 48656897)
Cina/China
Salem
Hong Kong
Peabody Essex Museum The Kingdom of Siam: The Art of
Convention and Exhibition Centre Lighting Fair
Francia/France Paris Porte de Versailles Batimat 2005 Salone internazionale dell’industria edilizia/International trade fair of building industry 7/11-12/11
Per informazioni: Reed Expositions France 70, rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex - France Tel. +33 1 47565000 Fax +33 1 47561440 Internet: www.batimat.com E-mail: info@reedexpo.fr, info@batimat.com
Piscine & Spa Salone internazionale delle piscine e deibagni termali/International trade show of swimming pools and spa 3/12-11/12 Per informazioni: Reed Expositions France 11, Rue du Colonel-Pierre-Avia BP 571 75726 cedex 15 Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet : www.reedexpo.fr, www.salonpiscineparis.com E-mail : piscine@reedexpo.fr
Paris Nord Villepinte Pollutec Salone internazionale dell’ambiente e delle enrgie rinnovabili/International trade fair of the environment and of renewable energies 29/11-2/12 Per informazioni: Pollutec 70 rue de Rivay 92532 Levallois Perret Cedex Fax +33 1 475621 Internet: www.pollutec.com
Hortiflor Salone europeo del giardinaggio/European gardening trade show 13/3/2006-15/3/2006
Per informazioni: Hortiflor Patricia Guillamot Tel. +33 1 41 984029 Fax +33 1 41984070 Internet: www.hortiflor-expo.com E-mail: info-salons@etai.fr
Rennes Parc des Expositions Energie-Réseaux Expo-Equipement Territorial Salone internazionale dedicato ai trasporti, distribuzione, uso industriale e casalingo dell’elettricità e del gas/International trade fair for
+ europaconcorsi
transports, distribution, home and industrial use of electricity and gas 12/10-14/10
Per informazioni: ETAI-IDEXPO C7a Christine de Ruffray 48-50 rue Benoit Malon 94250 Gentilly Tel. +33 1 41984027 Fax +33 1 41984070 Internet: www.idexpo.com E-mail: cderuffray@etai.fr
Giappone/Japan Tokyo Big Sight 21° IFFT Salone internazionale dell’arredamento/International furniture trade fair 22/11-24/11 Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.B.Bazzoni 12 20123 Milano Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it E-mail : fiere@paralleli.it
India Mumbai MMRDA Ground Bandra Kurla Index Mumbai Salone internazionale dell’illuminazione e dell’arredamento Lighting and furniture international trade fair 12/10-16/10 Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.B.Bazzoni 12 20123 Milano Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it E-mail: fiere@paralleli.it
Italia/Italy Bologna Fiera Saie Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia International trade fair of building industry 12/10-16/10 Per informazioni: Saie Internet: www.saie.bolognafiere.it
Brescia Brixia Expo-Fiera di Brescia Pulchra Ecclesia Rassegna di cultura, arti e servizi per lo spazio sacro e il mondo ecclesiastico/Fair of culture, arts and services for sacred spaces and church world 8/10-11/10 Per informazioni: Brixia Expo Via Caprera 5 25125 Brescia Tel. +39 030 3463482 Fax +39 030 3463480 Internet: www.brixiaexpo.it
Milano Fiera Milano City Vitrum 14° Salone internazionale specializzato delle macchine, attrezzature ed impianti del vetro piano e cavo; vetro e prodotti trasformati per l’industria/14th International trade fair of
machinery, equipment, plants and technologies for glass 5/10-8/10
Per informazioni: Ente Vitrum Via Petitti 16 20149 MILANO Tel. +39 02 33006099 Fax +39 02 33005630 Internet: www.vitrum-milano.it E-mail: vitrum@vitrum-milano.it
Smau 42a Esposizione Internazionale dell’ICT & Consumer Electronics/42nd International trade fair of ICT and Consumer Electronics 19/10-23/10 Per informazioni: Promotor International SPA Segreteria Organizzativa Smau Via Merano 18 20127 Milano Tel. +39 02 283131 Fax +39 02 28313213 Internet: www.smau.it E-mail: info@smau.it
La Mia Casa Salone internazionale dei prodotti per la casa e l’interior design International trade fair of home and interior design products 29/10-6/11 Per informazioni: Studio Spring Via Larga 6 20122 Milano Tel./fax +39 02 3450711 Delitrade Via Domenichino 11 20149 Milano Internet: www.lamiacasa.org, www.delitradeitalia.it E-mail: studio.spring@virgilio.it, info@lamiacasa.org, info@delitrade.it
Pordenone Fiera Zow 2005 Salone internazionale dei componenti e accessori per l’industria del mobile/International trade fair of components and accessories for the furniture industry 19/10-22/10 Per informazioni: Business International Tel. +39 02 876519 Fax +39 02 8052905 Internet: www.zow.it E-mail: info@zow.it
Siracusa Fiera EdilSud Salone dell’edilizia/Trade fair of building industry 10/11-13/11 Per informazioni: Fiera EdilSud Tel. +39 0931 740888 Fax +39 0931 740979 Internet: www.fieradelsud.it E-mail: luciazanghi@fieradelsud.it
BBCC Salone dei beni culturali e delle attività culturali/Cultural heritage and activities show 2/12-4/12 Per informazioni: Internet: www.veneziafiere.it
Lituania/Lithuania Vilnius Litexpo Technical & Interior Building Equipment Salone internazionale delle attrezzature per la costruzione/International trade fair of equipment for building 7/10-10/10 Per informazioni: Internet: www.eventseye.com/fairs/ trade_fair_event_3643.html
Repubblica Ceca Czech Republic Praga Fiera Aqua-Therm International Salone internazionale del riscaldamento, refrigerazione, condizionamento, tecnica sanitaria, misurazione e controllo/International trade fair of sanitation, heating, airconditioning, control 22/11-26/11 Per informazioni: Fin-Mark Via di Corticella 205 40128 Bologna Fax +39 051 4199923 E-mail: info@fin-mark.com
Russia Moscow Center for Architecture and Construction Landscape Architecture-Look from Home Mostra delle nuove tecnologie e materiali per parchi, giardini, cortile/Exhibition of new materials and technologies for yards, children grounds, parks 20/10-24/10 Per informazioni: Centre for Architecture and Construction Str. 2nd Brestskaya Moscow Tel./fax +7 95 2503582 Internet: www.dom6.ru/eng/show/Land.php E-mail: info@dom6.ru
Spagna/Spain
Torino
Madrid
Lingotto Fiere Restructura Salone internazionale della costruzione e ristrutturazione edilizia/International trade fair of construction and restoration 24/11-27/11
Feira Simo Salone internazionale dell’informatica, multimedia e telecomunicazion International trade fair of informatics, multimedia and telecommunications 15/11-20/11
Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.restructura.com E-mail: info@restructura.com
Venezia Terminal Passeggeri
Per informazioni: IFEMA Feria Madrid Parque Ferial Juan CArlos I 28042 Madrid Tel. +91 7225000 Fax +91 7225799 Internet: www.simovirtual.com E-mail: simo@ifema.es
207 l’ARCA 111
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ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567
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