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Cesare Maria Casati

Andiamo oltre

Let’s Take It Further

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i è capitato ultimamente di scambiare idee e impressioni sulle vicende che hanno caratterizzato il progetto di architettura degli ultimi secoli, con un amico rettore di una facoltà di architettura, molto sag-

gio e stimato. Abbiamo fatto delle considerazioni sul fatto che le grandi innovazioni formali e strutturali alcune volte sono scaturite, soprattutto nel passato, da progettisti con studi non univoci di architettura. Spesse volte erano scultori, ingegneri, matematici e persino economisti. Pensavamo ai tempi nostri partendo da Peter Rice, a Shoei Yoh e altri e ci chiedevamo come fosse possibile l’abbinamento di forti linguaggi poetici relazionati a tecnologie costruttive avanzatissime. La risposta a cui siamo giunti è stata: la mancanza della storia. I loro progetti non partono da alcun condizionamento storico o storicistico e possono prendere forma, perché l’architettura è anche forma, senza moduli compositivi precostruiti e senza conoscenza di possibilità di ibridazione culturale che vede sempre la contemporaneità confrontarsi con il passato. Un confronto che spesso, soprattutto nei progetti italiani, non si manifesta con evoluzioni temporali di pensieri espressivi forti, ma molte volte con pura esibizione culturale che, per sostenere la pochezza di originalità, si esibisce in dotte citazioni formali e linguistiche. Ancora oggi separarsi e avanzare dal citazionismo e dal pensiero razionale è per molti difficile perché continua a prevalere il volersi rappresentare per quello che si è stati e poche volte per quello che si sarà o che si vuole diventare. Proprio in questo secolo l’architettura vede la possibilità di avere a disposizione scoperte scientifiche e tecnologie costruttive mai pensate o sperimentate nel passato. Nelle diverse epoche, la casa dell’uomo, assolte le esigenze di confort e di protezione, si è modificata solo per forma, decori e abbinamenti di materiali diversi. Ebbene oggi si intravede un futuro progettuale e costruttivo che metterà a disposizione del progetto nuove materie auto-formanti e auto-protettive, vedi le nanotecnologie, e materiali organici che organizzano la loro crescita lasciando agli scienziati con gli architetti di modificare il DNA secondo desideri e necessità. Soprattutto le nanotecnologie che detteranno la crescita futura di molti settori industriali e influenzeranno tutti gli aspetti della vita umana. Alcune stime prevedono che il mercato di prodotti correlati a queste tecnologie supereranno già a partire dal 2015 i mille miliardi di dollari. Notizie che ormai divulgate dalla ricerca scientifica di diversi Paesi e con grande emozione presentate, con immagini e progetti, da John Johansen in agosto al Meeting di Rimini su iniziativa della nostra rivista. Un invito a tutti coloro che vivono di idee e di progetti a informarsi e iniziare a immaginare un mondo veramente democratico anche nella qualità, avanzata e buona per tutti, che possa testimoniare ai nostri lontani posteri che anche noi, come avvenne nel passato, si stia cavalcato il progresso senza timidezze e con slancio.

recently got the chance to exchange views and impressions about what has happened in architectural design over recent centuries with a friend, who is also a dean in a faculty of architecture, a very wise and highly esteemed person. We commented on the fact that major stylistic-structural innovations, particularly in the past, sometimes come from architectural designers whose backgrounds are not just in architecture. They were often sculptors, engineers, mathematicians and even economists. We thought about our era and the likes of Peter Rice, Shoei Yoh and others, and we wondered how it was possible to combine powerful poetic idioms with cutting-edge building technology. We came to the conclusion that the answer lies in a lack of history. Their projects are not in any way constrained by history or historicism, so they can take shape (because architecture also involves shape) without preconceived stylistic modules and without being aware of possible cultural hybridisation, inevitably seeing the modern-day clash with the past. This kind of confrontation often, particularly in Italian projects, often is not manifested in developments in powerful stylistic theories but, very often, in sheer cultural exhibitionism, which is flaunted in erudite formal/linguistic citations designed to cover up for a lack of originality. Even day, breaking free from the advance of citation and rational thinking is difficult for many because there is still a dominant tendency to try and represent oneself for what one was and not very often for what one will be or hopes to be. In this century architecture sees the possibility of having scientific discoveries and construction techniques available never previously thought-of or experimented with. Down the ages, housing for people, having taken care of the need for comfort and shelter, has only altered in terms of form, ornamentation and the way different materials are combined together. At last we can now glimpse a future for design and building in which there will be new self-informing and self-protective materials, viz. nano-technology and organic materials controlling their own growth, leaving scientists and architects the chance to alter the DNA according to needs and desires. Nano-technology in particular will dictate future growth in lots of industrial sectors and affect every aspect of human life. Certain estimates envisage the market for products correlated with this kind of technology exceeding one thousand billion dollars by 2015. This news is already being broadcast by the scientific community in a number of countries, and it was also presented (in an emotional moment) by John Johansen at the Rimini Meeting our magazine organised in August. All those whose livelihood revolves around ideas and projects are invited to keep themselves informed and start trying to imagine a truly democratic world, even in terms of cutting-edge quality for all, capable of testifying to those who come after us that we, too, as in the past, are capable of bravely straddling progress with passion and drive.

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Foster and Partners

Contro il sonno dell’architettura Foster’s Striking Expertise

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iamo nel 1964, anni rimasti ancora oggi in qualche modo giovani e nel ricordo di molti bellissimi, pieni di speranza ed energia, come poi soltanto poco più di una manciata di quelli immediatamente seguenti. Anche Norman Foster è molto giovane, ha appena terminato i suoi studi universitari inglesi a Manchester e una brillante Fellowship statunitense a Yale, coronata da un Master Degree of Architecture. Una partenza davvero brillante: ma conta almeno altrettanto l’incanto di quella prima, minuscola e fulminante prova di architettura incastonata nel paesaggio splendido della Cornovaglia, quel piccolo rifugio one-man con vista sull’estuario della Fal, nel medesimo tempo shelter trasparente semplicissimo appena appena underground e diamante preziosamente sfaccettato, raso terra con sopra le fronde degli alberi e le loro ombre mosse dal vento, i raggi del sole variamente filtrati e il cielo buio della notte. Intensità e poesia declinate con grande understatement: non capita di incontrarne spesso (forse soltanto, anni prima, nella casa Motherwell di Pierre Chareau a East Hampton, architettura di raffinatissima complessità, capolavoro in questo senso ancora insuperato); e sempre meno capiterà, in questi anni vieppiù segnati da una sorta di ipertrofia della comunicazione mal vissuta e mal praticata. Difficile dire quanti oggi si ricordano di quest’esordio così felice e denso, nella semplicità apparente, di premesse solidissime; pochi, probabilmente, anche per la impressionante rapida crescita di scala delle occasioni professionali a esso quasi subito seguite. Forse questo è un peccato: il fascino indiscutibile del magistero impressionante via via dispiegato da Foster senza un attimo di tregua (verrebbe da dire: per ora senza limiti e ineguagliato) nelle sue foltissime realizzazioni, che nel corso del tempo stanno punteggiando sempre più fittamente il nostro mappamondo, suscitando ogni volta stupore e ammirazione, e anche comprensibile invidia, ha finito quasi inevitabilmente per attrarre l’attenzione più sul susseguirsi ininterrotto degli exploit tecnologici, e delle varie infinite relative raffinatezze, che sulla straordinaria abilità di comporre spazi fascinosi e sofisticati. Così anche i critici, o gli storici, o i cronisti, non si sa mai bene come chiamare chi si occupa, più che altro per iscritto (dove li troviamo, oggi, i Gio Ponti?) degli accadimenti architettonici, finiscono tuttora col mettere in primo piano l’immagine di un Foster virtuoso della tecnologia, non raramente inserendolo addirittura a capofila di una ipotetica corrente high-tech, che non esiste né mai lo potrà, perché del tutto implausibile, a meno di non essere grezzi commercianti di edilizia o deliberatamente strumentali per sostenere personali costrutti ideologici molto paleo. D’altra parte di Foster sfugge anche quasi del tutto la quindicina d’anni di collaborazioni, dal 1968 al 1983, con Richard Buckminster Fuller, che come al suo solito era nel pieno dello sviluppo di progetti e sistemi di pensiero e lavoro leggendari, da World Game a Utopia or Oblivion a Spaceship Earth, e così via, ancora fino ad Autonomous House. E’ lì però che vanno cercati gli indizi per non lasciarsi affondare nel pantano, quando si parla di tecnologia. Così capita che di Norman Foster si parla moltissimo, ignorando in genere del tutto quanto fino a ora si è detto; e che un qualunque amministratore un poco avveduto sarà certamente portato a prendere in seria considerazione, mezzi a disposizione permettendo, la costruzione di una sua opera nel territorio di propria competenza

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(che poi coincide con il caro vecchio bacino elettorale). Un investimento d’altra parte avveduto: l’esito, sicuramente garantito dal punto di vista tecnico, lo sarà anche sotto il profilo delle ricadute d’immagine. Inoppugnabile; anche se non è sufficiente, questo lo si dovrebbe sapere, perché le politiche debbono essere assai più complesse e sofisticate: con modalità opportune debbono sostenere la crescita e il consolidamento anche per esempio di un buon saper fare di nuovi architetti, dando loro modo di cimentarsi con la costruzione, e mettendo così anche nel frattempo fuori gioco le note e dannosissime incrostazioni delle lobby onnivore e squalificate. Non mancano certo in questo senso gli esempi, ed è a disposizione una abbondante letteratura. Malgrado ciò, nel nostro caro Paese, che ama così tanto presentarsi come un immenso giacimento di beni culturali e ambientali, rivendicando primogeniture e strombazzando non si capisce bene quali prospettive di crescita e valorizzazione, non capita nulla di tutto ciò. Vediamo invece qui ora in queste pagine come in Gran Bretagna, il Paese al mondo di più remota industrializzazione, venga giudiziosamente assegnato un ruolo centrale e strategico all’architettura per governare difficilissime fasi di trasformazioni fisiche di città e territori profondamente segnati dai vecchi modi di produzione (e dai conseguenti assetti sociali). The Sage Gateshead, appena terminato sulla riva del Tyne opposta a Newcastle, riassume molto bene una filosofia di approccio e risoluzione aggiornata e calzante. Norman Foster, alle prese per la prima volta con un centro totalmente dedicato alle performing arts, un programma con funzioni multiple tutte rivolte alla fruizione allargata dei cittadini, e assunte come strategiche per il rilancio e la ricostruzione di identità di una regione settentrionale da tempo in sofferenza (già questa scelta di fondo dovrebbe far riflettere), esce alla grande dalla nuova sfida, mettendo a punto una macchina architettonica complessa, nel medesimo tempo generatrice di esperienze spaziali originali, nuovo landmark metropolitano, raffinata dimostrazione delle possibilità del calcolo strutturale e delle prestazioni dei materiali se ben scelti e combinati, e infine anche esempio tangibile di vie di sviluppo tutte sostenibili ed energy conscious. E, last but not least, sempre à réaction poétique, come appunto dovrebbe essere ogni architettura che si rispetti. Insomma: si può parlare quanto si vuole di incubator e di acceleratori di impresa (come da noi si fa, agognando uno sviluppo sempre più lontano): chimere e aria fritta, se non si ha il coraggio di pensare e costruire organismi di tal fatta, che costituiscono anche garanzia per il grado di qualità degli interventi indotti all’intorno. Ma vallo a far capire dalle nostre parti (che ne avrebbero un gran bisogno). Il fronte dell’incessante offensiva fosteriana contro il sonno dell’architettura (che, al pari se non più di quello della ragione, genera i mostri) non si ferma certo qui. Non fosse che la Freie Universitaet di Berlino già catalizza da decenni intelligenza fertilizzandola con buona architettura vintage (Candilis, Josic, Woods, con lo zampino di Jean Prouvé), la nuovissima biblioteca della Facoltà di Filologia basterebbe da sola a fungere da detonatore per menti anche pigrissime. E viene da pensare che questo non lo si debba soltanto all’assenza di smagliature nel funzionamento ma anche, o piuttosto soprattutto, alla malia degli spazi e all’imprinting fulleriano che pervade tutto l’insieme. Maurizio Vogliazzo

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t is 1964, a period that still seems to be forever young and beautiful in many people’s eyes, full of hope and energy, comparable only to a handful of the following years. Norman Foster was very young back then, too, having just graduated from Manchester University and obtained a brilliant American fellowship at Yale, where he was lalter awarded a Master’s Degree in Architecture. A truly remarkable start to his career, without a shadow of a doubt: but no less significant was than a charming little work of architecture set in the magnificent Cornwall landscape, a tiny one-man refuge with a view across the Fal Estuary, simultaneously a very simple transparent shelter just underground and a preciously faceted diamond set on the ground, with shadows of the foliage of trees above blowing in the wind, sunlight filtering through and the dark night sky up above. Intensity and artistry designed with great understatement: certainly a rare sight (comparable only, perhaps, to the house in East Hampton, Motherwell designed by Pierre Chareau, a work of architecture of refined complexity, a masterpiece of its kind which has probably never been bettered); and even rarer nowadays as a sort of hypertrophy of badly experienced and badly practised communication is on the increase. It is hard to say how many people still remember this initial, highly successful debut, seemingly simple but actually an extremely solid design; probably very few people, particularly bearing in mind the sudden leap in scope and scale in what followed. But it is a real pity: the unquestionable charm of the striking expertise Foster has constantly shown down the years (we might even describe it as boundless and unrivalled for the time being) in all his works, which are gradually cropping up all over the atlas, capturing everybody’s attention, admiration and of course envy, has inevitably caused people to focus more on his endless sequence of technological exploits and infinite range of refined designs than his extraordinary ability to compose intriguing, sophisticated spaces. So the critics, historians or journalists, you never know what to call those people who deal (mainly in writing….where are the Gio Pontis nowadays) with architectural events, still end up concentrating on the image of Foster as a technological wizard, often making him the leader of some sort of high-tech school, which obviously does not exist and never will, because it is so implausible, unless we are talking about grubby building speculators or those merely interested in promoting their own very personal ideological constructs. People also tend to almost totally overlook Foster’s fifteen-year working relationship from 1968-1983 with Richard Buckminster Fuller, who as usual was busy at the time developing his legendary projects and systems of work and thought, ranging from World Game and Utopia to Oblivion or Spaceship Earth etc., right through to Autonomous House. But that is where we need to look if we are to get a proper foothold when talking about technology, and not get bogged down as usual. So there is always plenty of talk about Norman Foster, it just happens to ignore what has been said so far; and of course any local councillor with even the slightest bit of common sense will certainly give careful consideration, provided they have the means at their disposal, to the idea of constructing one of his works in the town or area under their jurisdiction (which of course inevitably coincides with their own constituency of voters). Needless to say this would be

a wise move: technically speaking, a successful outcome may be taken for granted, and there will also be a notable return in terms of image. All this goes without saying; but it is not enough, as we ought to know, because policies need to be much more complex and sophisticated: the right means of supporting growth and reinforcing it need to be found, for instance by training new architects and giving them the chance to get to grips with real building work, thereby at the same time getting rid of all the horrible and extremely harmful damage caused by all-consuming building lobbies. There is certainly no lack of examples of how this may be done, and plenty of literature on the subject. Yet despite all this, in Italy, which is so found of describing itself as a huge reservoir of cultural and environmental assets, claiming all kinds of records and blowing its own trumpet about heaven knows what prospects for growth and enhancement, none of this happens. So let us now take a look at how in Great Britain, the oldest industrialised nation in the world, architecture has been assigned a crucial, strategic role in handling tricky stages in the physical transformation of cites and areas deeply scarred by old-fashioned means of production (and by the social fabric that was woven around them). The Sage Gateshead, which has just been built along the banks of the River Tyne across from Newcastle, neatly sums up this cuttingedge way of thinking and dealing with problems. Tackling a centre devoted entirely to the performing arts for the first time, plus a brief referring to multiple functions all designed for the wider community and viewed as playing a strategic role in re-launching and reconstructing the identity of a northern region that has been going through a tough period recently (it is also worth pondering over the choice of location for this project), Norman Foster has come through this new challenge with flying colours, devising a complex piece of architectural machinery generating novel spatial experiences, a new metropolitan landmark and elegant proof of the possibilities of structural computation and the performance of well-chosen and carefully combined materials; and, finally, it is also tangible evidence, in flesh and blood, of various forms of sustainable and energy-conscious growth. And, last but not least, it is à réaction poétique, as every decent work architecture ought to be. So in the end, all the talk of incubators and business accelerators (as is the case here in Italy, hankering after the kind of development which seems to be more distant than ever): chimeras and pipedreams, without the courage to devise and construct organisms of this kind, which also guarantee the quality of surrounding enterprises. Foster’s constant battle to wake up architecture from its deep sleep (which, just like and even more than the sleep of reason, creates monsters), certainly will not end here. For instance, the brand new library in the Philology Department of the Free University in Berlin, which for decades has been catalysing intelligent minds, fertilising them with fine vintage architecture (Candilis, Josic, Woods, with a helping hand from Jean Prouvé), ought to be enough to detonate even the laziest of minds. And we cannot help thinking that it is not just due to how smoothrunning and flawless it is, but also, and above all, to the inherent charm of the spaces and the Fuller-inspired imprinting pervading the entire premises.

Sopra, schizzi preliminari del progetto per il Sage Gateshead, il nuovo polo musicale di livello internazionale, realizzato lungo le rive del fiume Tyne. La realizzazione del progetto si è protratta per dieci anni e ha tenuto conto della consulenza sia del pubblico sia dei musicisti. Above, preliminary sketches of the Sage Gateshead project, the new Music Centre of international standing realized along the Tyne River banks. The Music Center has taken ten years of planning and has been designed after extensive consultation with audiences and musicians.

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Dal basso, a sinistra, pianta del piano terra, pianta del primo piano, sezione trasversale; a destra, pianta del secondo piano e pianta del terzo piano.

Sopra, studi per la struttura esterna, la definizione degli spazi interni. Above, studies for the exterior shell and for the definition of the internal spaces.

Project: Foster and Partners Consultants: Burdus Access Management, Bristol University Department of Aerospace Engineering, Buro Happold, Davis Langdon and Everest, Desvigne and Dalnoky, Equation Lighting Design Ltd, Lerch Bates and Associates Ltd, Mott MacDonald, Ove Arup and Partners, Space Syntax Laboratory, Theatre Projects Consultants, Winton Nightingale, WSP Client: Gateshead Council, North Music Trust

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From the bottom up, left, plan of the ground floor, plan of the first floor, cross section; right, plan of the second floor and plan of the third floor.

The Sage Gateshead Il Sage Gateshead è il nuovo polo musicale regionale di livello internazionale, per il quale sono previsti circa un milione di visitatori all’anno. Progettato attraverso un’ampia consultazione con il pubblico e con i musicisti, il Sage riempie un vuoto nell’ambito dei servizi della regione del Nord Est dell’Inghilterra. Già divenuto un’icona della città, forma il cuore di un più vasto progetto di rigenerazione dell’area del lungo fiume Tyne, insieme al Millennium Pedestrian Bridge e al Tyne Bridge di cui richiama l’arco con le volte luccicanti del suo involucro esterno. Il Sage ha tre auditori e uno spazio nel livello interrato destinato alla Scuola di Musica Regionale ed è la sede della Northern Sinfonia and Folkworks. La più grande delle sale può contenere 1.650 spettatori. La seconda, per 400 persone, è dedicata a concerti di jazz, folk e musica da camera, ed è progettata per avere una grande flessibilità nella sistemazione degli spazi. La terza sala è destinata a ospitare le prove della Northern Sinfonia e anche delle performance della Scuola di Musica. Ciascun auditorio è separato dagli altri, ma tutti e tre condividono il grande atrio di ingresso affacciato sulle rive del fiume. L’intero complesso è racchiuso da una grande copertura, un guscio avvolgente che protegge i tre auditori, la Scuola di Musica e il grande atrio pubblico che contiene caffetterie, bar, negozi, centro informazioni, biglietteria, foyer e sala comune della Scuola.

The new Sage Gateshead will be a regional music centre of international standing, with an expected half million visitors each year. Designed after extensive consultation with audiences and musicians, the Sage fills a “gap on the map” for music venues in the North-East. The building is already a local landmark, forming the heart of an exciting project to regenerate the area’s river frontage. It lies alongside the new pedestrian Baltic Millennium and the Tyne Bridge with its great arch, which is echoed in the shell-like form of the Sage’s roof. The Sage provides three auditoria and accommodation for the Regional Music School and also acts as a base for the Northern Sinfonia and Folkworks. The largest of the three main performance spaces is acoustically state-of-the-art and seats up to 1,650 people. The second hall caters for folk, jazz and chamber music, with an informal and flexible seating arrangement for up to 400 people. The third space is a large rehearsal hall for the Northern Sinfonia and also forms the focus of the Music School. Each auditorium was conceived as a separate enclosure but the windswept nature of the site suggested a covered concourse along the waterfront to link them. As a result the entire complex is sheltered beneath a broad, enveloping roof that is “shrink-wrapped” around the buildings beneath and extends over the concourse. Containing cafés, bars, shops, an information centre and the box office, the concourse is a major public space. It acts as a foyer for the auditoria and as a common room for the Music School, which is located beneath it.

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Nigel Young/Foster and Partners


Sopra, fasi della costruzione. Sotto, vista generale del Sage Gateshead in cui si evidenzia il suo rapporto col fiume e con il ponte pedonale Baltic Millennium e con il Ponte Tyne.

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Above, construction phases. Below, general view of the Sage Gateshead, which has a strong relationship with the river and the Baltic Millennium pedestrian bridge and the Tyne Bridge.

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Viste del nuovo centro per la musica, già divenuto un’icona per la città di Gateshead. Il suo ruolo sarà quello di riempire il vuoto della regione nordorientale dell’Inghilterra che non disponeva di una polo musicale di livello internazionale. Nella pagina a fianco, particolare dell’involucro esterno in cui si alternano pannelli vetrati e pannelli di alluminio.

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Views of the new Music Centre, already a landmark for Gateshead city. It fills a gap on the map for music venues in the England North-East which had not a music centre of international standing. Opposite page, detail of the external enclosure made of alternated glazed and aluminium panels.

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Viste della sala principale che può ospitare 1.650 spettatori ed è realizzata con le soluzioni acustiche più all’avanguardia.

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Views of the main concert hall which seats up to 1,650 people and is acoustically state-ofthe-art.

Viste dell’atrio pubblico affacciato sulle rive del Tyne e destinato a diventare uno dei più importanti spazi sociali della città.

Views of the public concorse with its views on the Tyne banks; it is destined to become one of the city’s great social spaces.

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Free University Berlin La riqualificazione, progettata da Foster and Partners, di una delle istituzioni accademiche più importanti della Germania è stata completata lo scorso 14 settembre con l’apertura della Biblioteca della Facoltà di Filologia della Free University di Berlino. Il campus dell’Università era stato progettato e realizzato nel 1973 da Candilis Josic Woods Schiedhelm e subito designato come un nuovo paradigma nella progettazione delle università. La facciata era stata progettata in collaborazione con Jean Prouvé secondo i criteri esplicitati da Le Corbusier nel suo “Modulor”. Il progetto ora completato ha compreso un restauro fedele degli edifici esistenti e la costruzione ex novo della biblioteca. La forma a cranio di quest’ultima le ha già fatto guadagnare il soprannome di “Cervello di Berlino”. L’involucro curvilineo traslucido entro cui si sviluppano i quattro piani della biblioteca consente una diffusione della luce naturale e una ventilazione naturale per il 60% dell’anno. La Biblioteca della Facoltà di Filologia ha consentito di radunare in un unico spazio i volumi prima sparsi in 11 altre biblioteche. L’edificio occupa il terreno aperto che si trovava di fronte ai cortili dei sei edifici esistenti. L’edificio, rivestito da pannelli di alluminio alternati a pannelli di vetro, ha una geometria radiale. Una membrana tessile di fibra di vetro all’interno della struttura filtra la luce dall’esterno e determina un’atmosfera favorevole alla concentrazione, mentre le aperture trasparenti consentono la vista dell’esterno. Gli scaffali dei libri sono organizzati al centro di ciascun piano e le postazioni di lettura si sviluppano intorno al perimetro. Il profilo a serpentina dei piani aumenta la capacità di postazioni di lettura e crea una conformazione tale per cui vi è uno sfalsamento di rientranze e sporgenze tra un livello e l’altro, consentendo così alla luce di filtrare in modo capillare a tutti i livelli.

A destra, planimetria generale, pianta del piano terra e pianta delle copertura. Nella pagina a fianco, vista aerea della Biblioteca della Facoltà di Filologia della Free University di Berlino.

Right, site plan, concourse level plan, and roof level plan. Opposite page, aerial view of the new Berlin Free University's Faculty of Philology Library.

Credits Project: Foster and Partners Consultants: Akustik- Ingenieurbüro Moll GmbH/Büro Noack/ Büro Peters/Höhler + Partner/Hosser,

Hass + Partner/ Ingenieurbüro Langkau Moers/Institut für/Fassadentechni Client: Berlin Senat Administration for Urban Development

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Rudi Meisel

Foster and Partners redevelopment of one of Germany’s most important academic institutions was completed on September 14th with the opening of the Free University's Faculty of Philology Library. The University’s mat-like campus was designed by Candilis Josic Woods Schiedhelm, and when the first phase was completed in 1973 it was hailed as a milestone in university design. The facade was designed in collaboration with Jean Prouvé, following Le Corbusier’s “Modulor” proportional system. The scheme includes the faithful restoration of the university’s iconic Modernist buildings in addition to the design of the new campus library. The distinctive cranial form of the library has already earned it the nickname – “The Berlin Brain”. Its four floors are contained within a striking curved translucent enclosure that creates a dramatic diffusion of daylight and is naturally ventilated for 60 percent of the year. Housing the combined former collections of 11 separate libraries, the Faculty of Philology Library occupies a site created by uniting six of the University’s courtyards. Clad in aluminium and glazed panels, the building is organised on a radial geometry. An inner fabric membrane of glass fibre filters the daylight and creates an atmosphere of concentration, while scattered transparent openings allow momentary views of the sky and glimpses of sunlight. The bookstacks are located at the centre of each floor, with reading desks arranged around the perimeter. The serpentine profile of the floors increases capacity for the reading desks and creates an edge pattern in which each floor swells or recedes with respect to the one above or below it, generating a sequence of generous, light-filled double-height spaces in which to work.

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Particolari costruttivi dei nodi della copertura e, in basso, assonometria e schizzo prospettico.

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Constructive details of the enclosure joints and, bottom, axonometric view and perspective sketch.

Sezione trasversale parziale.

Partila cross section.

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Foster and Partners

Sopra, viste dell’involucro esterno rivestito da pannelli di alluminio alternati a pannelli di vetro. Sotto, viste del nucleo centrale dell’interno che contiene gli

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scaffali dei libri e lungo i bordi, le postazioni di lettura. Una membrana tessile di fibra di vetro all’interno della struttura filtra la luce dall’esterno e

determina un’atmosfera favorevole alla concentrazione, mentre le aperture trasparenti consentono la vista dell’esterno.

Above, views of the external shell made of alternated aluminium and glass panels. Below, views of the central area of the interior where the bookstacks are

located and with the reading desks arranged aroung its perimeter. An inner fabric membrane of glass fibre filters the daylight and creates an atmosphere of

concentration, while scattered transparent openings allow momentary views of the sky and glimpses of sunlight.

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Particolari del profilo a serpentina dei piani che ne aumenta la capacità di postazioni di lettura e crea una conformazione tale per cui vi è uno sfalsamento di rientranze e sporgenze tra un livello e l’altro, consentendo così alla luce di filtrare in modo capillare a tutti i livelli. Details of the serpentine profile of the floors which increases capacity for the reading desks and creates an edge pattern in which each floor swells or recedes with respect to the one above or below it, generating a sequence of generous, lightfilled double-height spaces in which to work.

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Rafael Viñoly Architects/HNTB Architects

Nella pagina a fianco dal basso, a sinistra, pianta del livello di ingresso e pianta del livello con le sale conferenze; a destra, pianta del livello espositivo e pianta del livello con le sale intrattenimento del nuovo Boston Convention and Exhibition Centre.

Nel contesto

Opposite page from bottom, left, plan of the entrance level and plan of the conference hall level; right, plan of the exhibition level and plan of the level with the entertainment rooms in the new Boston Convention and Exhibition Center.

In Boston Credits Project: Rafael Viñoly Architects Joint Venture Partner: HNTB Architects RVA Team: Thomas E.Baker, Jay D. Bargmann, Peter Coe, Anjanette Green, Sean Kwok, Chan-Li Lin, John Majewski, Takeshi Miyakama, Kenneth Namkung, Matt Noblett, Mateo Paiva, Harold Park, Lela Parker, Joseph Shollmeyer, Joshua Shroeder, Rafael Viñoly Acoustics, Audio/Visual, Telecommunications: Shen Milson & Wilke ADA Compliance: Fort Point Associates Architectural Concrete: Reginald Hough CAD: Quantum Leap Associates Civil Engineers: HANTB Corporation, Rizzo Associates Codes/Life Safety: Solutions Engineering Document Control: Keville Enterprise Geotechnical: Haley & Aldrich Graphics/Signage: Gottshalk + Ash International Hardware: Campbel-McCabe Landscape: Richard Burk Associates Lighting Design: Lam Partners M/E/P/FP: AEI Engineers Parking: Walker Parking Associates Secuirty: Kroll Schiff Associates Specifications: Kalin Associates Structural Engineers: LeMesurier Consultants Topographical Survey: Bryant Associates Traffic/Transportation: HNTB Cosporation Urban Design: Martin Sokoloff Architects Utilities: Rizzo Associates Waterproofing/Roofing: Edwards & Kelcey Wind Tunnel testing: Rwan Williams Davies & Irwin MEO (Exhibitrion Hall Floor Boxes): McCleskey Consulting

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obert Campbel, commentando sul “Boston Globe” il Convention & Exhibition Centre progettato per la città da Rafael Viñoly, notava che queste strutture gigantesche solo con molta difficoltà vengono assorbite dai tessuti urbani, sia pur dilatati, delle metropoli americane, correndo anzi il rischio di apparire come enormi scatoloni decontestualizzati. E, in effetti, la nuova opera, ubicata nella zona centrale del South Boston Waterfront e completata nel 2004, ha dimensioni gigantesche: occupa un’area che è stata stimata pari all’estensione di 12 campi di football per una superficie utile di 157.935 metri quadrati di cui circa 50.000 per la sola esposizione principale. C’è voluta quindi tutta l’abilità di uno dei professionisti più dotati d’America per riuscire a trasformare quello che altrimenti sarebbe stato un eco-mostro da 875 milioni di dollari in un edificio convincente, in grado se non di dialogare, almeno di confrontarsi con il contesto urbano caratterizzato oltretutto, sul lato sud, da un’edilizia residenziale minuta che affaccia direttamente sul lungomare. Nato a Montevideo, poi trasferitosi a Buenos Aires e, infine, nel 1978 approdato negli Stati Uniti (per sfuggire alla dittatura militare argentina, sostiene lui; per semplici ragioni di opportunità professionale e senza farsi scrupolo di collaborare con il regime, sostengono invece gli avversari che così gli hanno fatto saltare la commessa del secolo, cioè l’incarico per la ricostruzione delle Twin Towers, una volta che era giunto a un soffio dal traguardo) Viñoly ha al suo attivo realizzazioni in tutto il mondo, tra le quali spicca il giustamente celebrato International Forum di Tokyo (1996), un capolavoro in cui la moderna tecnologia si combina con una magistrale articolazione degli spazi. E ha recentemente completato un altro Convention Center a Pittsburgh (2003) mostrando di sapersi muovere con grande abilità all’interno del non facile tema della grande dimensione, del bigness direbbe Rem Koolhaas che – lo notiamo a titolo di pura curiosità – gli è coetaneo (entrambi sono nati nel 1944, insieme a Massimiliano Fuksas, Tom Mayne, Bernard Tschumi). La strategia adottata da Viñoly per Boston è tanto semplice quanto convincente: un gigantesco corpo centrale destinato alla sala per le esposizioni, affiancato sui lati lunghi da spazi più minuti per le attività complementari che ne articolano la massa, evitando l’effetto scatolone di cui dicevamo prima. A evitare il pericolo opposto, cioè di una eccessiva frammentazione, provvede la copertura, una brillante opera di ingegneria che sorretta da esili pilastri a V, corre per tutta la lunghezza dell’edificio, aggetta coraggiosamente per evidenziare l’ingresso e, infine, garantisce l’illuminazione dall’alto degli spazi espositivi. Unità quindi nella diversità un po’ come, sempre con successo, Viñoly aveva sperimentato in un’altra delle sue opere: il Kimmel Centre for Performing Arts di Philadelphia (2001), caratterizzato da una grande copertura a volta in ferro e vetro. Curatissima, come in tutte le opere dello studio, l’esecuzione e la definizione dei dettagli: dalle esili e dinamiche strutture di sostegno a V ai due ponti che, leggeri, attraversano la sala esposizioni collegando tra loro le strutture di servizio poste lungo le ali, dai rivestimenti della copertura che vola libera di supporti su una luce di 50 metri alle grandi vetrate del salone per i ricevimenti che affacciano sulla baia di Boston. Luigi Prestinenza Puglisi

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ommenting in the Boston Globe on the Convention & Exhibition Centre designed for the city by Rafael Viñoly, Robert Campbel noted that however expansive and sprawling American cities may be, they still struggle to take in these massive structures, indeed there is a real danger of them looking like huge boxes completely detached from their context. This new design, located in the downtown area of the South Boston Waterfront and completed in 2004, really is gigantic: it covers an area estimated at being as big 12 football fields, extending over a total of 157,935 square metres, about 50,000 of which taken up by the exhibition hall alone. It took all the skill and expertise of one of America’s most talented architects to convert what would otherwise have been an 875-milliondollar eco-monster into a striking building, capable of at least confronting an urban setting (if not actually interacting with it) characterised by tiny buildings over on the south side facing directly onto the waterfront. Viñoly, who was born in Montevideo before moving first to Buenos Aires and then, in 1978, to the United States (to escape the Argentinean military dictatorship, so he claims; just to help his career and without worrying too much about collaborating with the regime, so his detractors say, causing him to lose the commission of the century, viz. the job of rebuilding the Twin Towers, when he was just a whisker away from wining the contract), has designed buildings all over the world, including the rightly famous International Forum in Tokyo (1996), a masterpiece combining modern technology with a magnificent spatial layout. He recently completed work on another Convention Center in Pittsburgh (2003), showing great skill at handling largescale designs or “bigness” as Rem Koolhass would put it, another architect who happens (we mention this just for the record ) to be the same age as him (both were born in 1944, the same year as Massimiliano Fuksas, Tom Mayne, and Bernard Tschumi). Viñoly’s design strategy is as simple as it is convincing: a huge central section for holding the exhibition hall, flanked on both the long sides by smaller spaces for extra activities that help shape the overall form, thereby avoiding the box effect we mentioned earlier. The roof design ensures the opposite risk (i.e. excessive fragmentation) is avoided. This brilliant work of engineering is held up by slender “V”-shaped columns and runs right across the building, overhanging daringly to focus on the entrance and, finally, letting light flow into the exhibition spaces from above. This produces the same kind of unity through diversity that Viñoly experimented with on another of his works: the Kimmel Centre for Performing Arts in Philadelphia (2001), featuring a large iron and glass vaulted roof and, on the inside, some sculpted objects (like a case – so Viñoly claims – for holding precious jewels). As with all the other works designed by the firm, great care has been taken over the details: from the slender, dynamic “V”-shaped support structures to the two light-weight bridges running over the exhibition hall to connect together the service structures set along the wings, from the roof cladding spanning freely (with no supports) across a 50-metre bay to the large glass windows in the reception lounge facing towards Boston Bay. 208 l’ARCA 23


Brad Feinknopf

Nella pagina a fianco, sezioni trasversali e longitudinale. In questa pagina, viste dell’ingresso al Centro Convegni con la scenografica copertura in metallo

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ricurvo, lunga circa 500 m e con una superficie di circa 45.000 mq, che va anche a creare una grande pensilina sulla piazza esterna.

Opposite page, cross sections and longitudinal section. This page, views of the entrance to the Convention Center with its striking curved metal roof measuring

about 500 m in length and covering an area of about 45,000 square metres, which also creates a large canopy over the outside plaza.

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Particolare della piazza di ingresso lungo la Summer Street di Boston.

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Detail of the entrance plaza along Summer Street in Boston.

Viste degli spazi interni. Il nuovo centro espositivo copre una superficie di circa 170.000 mq di cui circa 52.000 destinati alle funzioni espositive.

Contiene inoltre, distribuite su quattro livelli, 84 sale riunioni di diverse dimensioni, una grande sala per le feste di 4.000 mq, una cucina di 1.200 mq.

Views of the interiors. The new exhibition center covers an area of about 170,000 square metres, 52,000 of which serving exhibition purposes. It also holds 84

meeting rooms of various sizes spread over 4 levels, a large 4,000-square-metre party hall, and 1,200-squaremetre kitchen.

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Moshe Safdie

Testimonianza intensa

Holocaust History Museum, Jerusalem Nella pagina a fianco, planimetria generale, pianta e sezione longitudinale del Museo della Storia dell’Olocausto a Gerusalemme. Opposite page, site plan, plan and longitudinal section of the History of the Holocaust Museum in Jerusalem.

Credits Project: Moshe Safdie and Associates Design principal: Moshe Safdie Project Manager: Irit Kohavi Project Architect: Gene Dyer Project Team: Paul Gross, Hugh Phillips, Leon Weizman, Dudi Tolkovsky, Aliya Avery Project and Construction Managers: Tafnit Wind Landscape Architects: Shlomo Aronson Landscape Architects Exhibit Design: Dorit Harel Designers General Contractor: Minrav Eng. & Building Mechanical Engineering: B.Schor Consulting Engineers Electrical Engineering: Karl Valant, Etkin-Blum Electrical Engineers Sanitary: A.Yosha Consulting Engineers Structural Engineering: S.Ben Abraham Engineers, Y.Gordon Engineers Lighting: LAM Partners Museum Lighting: Topaz Electrical & Lighting Engineering Glazing Systems: Landman Aluminum Safety: Aldaag Engineers Consultants Acoustics: M.G. Acoustical Consultants Elevators: ESL-Simcha Lustig Client: Yad Vashem Holocaust Martyrs’ and Heroes’ Remembrance Authority

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I

l progetto di Moshe Safdie per lo Yad Vashem Holocaust History Museum a Gerusalemme (2000-2005) si presenta come un intervento per certi versi atipico rispetto al carattere risoluto e forte che ha sempre avuto la sua architettura. Il tema della densità e dell’industrializzazione edilizia sono stati fin dagli esordi della carriera, verso la fine degli anni Sessanta, i punti cardine della sua ricerca. La sua azione progettuale nel perseguire l’indirizzo della “grande dimensione” ha cercato d’individuare nella sperimentazione sull’oggetto macrostrutturale un’alternativa e un superamento possibile dei limiti dell’insediamento urbano tradizionale. In tempi più recenti, la sua attività progettuale (in Canada, in Israele, negli USA ecc.) pur rivolta al tessuto della città, non ha rinunciato all’impegno nella configurazione di strutture dominanti, tese a conquistare una posizione emergente in ambito urbano, sia in senso dimensionale, che formale. In questo progetto Safdie, dunque, rovescia totalmente la sua posizione “ideologica” nei confronti del contesto, realizzando un intervento dove la natura ha il primato sull’architettura; non rinunciando, peraltro, con questa scelta alla realizzazione di un segno iconico intensamente espressivo e un impianto spaziale chiaramente riconoscibile, ricco di suggestioni formali. “Il mio primo pensiero in termini progettuali”, ricorda l’architetto, “è stato quello di mantenere il carattere pastorale del luogo evitando di porre sulla sua cima un grande volume museale del tutto inappropriato. Così, molto presto nel processo progettuale ho avuto la sensazione che qualcosa volesse entrare nella montagna [...], che letteralmente la intendesse trapassare da un lato all’atro”. L’edificio realizzato da Safdie è un ampliamento del Yad Vashem Holocaust Museum che raccoglie la storia e le testimonianze dell’Olocausto. L’intervento consiste nell’organizzazione di una serie di volumi distinti, dislocati lungo il Mevoah, un percorso ipogeo a sezione triangolare in cemento armato, lungo 200 metri e alto 18 metri, che è il cardine della composizione. “La forma triangolare della struttura”, nota Safdie, “è stata scelta per contrastare la pressione della terra sul prisma”. Esso attraversa la sommità del colle Yad Vashem sbucando, poi, all’esterno come una sorta di balcone per godere della seducente visione della vecchia Gerusalemme verso la Ein Kerem Valley. La sezione triangolare del prisma varia nel suo avvicinarsi al centro e la superficie di percorrenza è leggermente inclinata per dare l’illusione di scendere nella profondità della montagna. Le due pareti laterali nel loro convergere verso l’alto trovano conclusione nel lucernario che illumina l’interno e, debolmente, anche le sale destinate alle presentazioni multimediali. “Ho avuto l’idea che le gallerie dove sarebbe stata narrata la storia dell’Olocausto”‚ afferma l’architetto, “sarebbero state come dei resti archeologici o scavi nella roccia naturale”. Alla fine del percorso attraverso il museo storico, si trova la Hall of Names, una struttura conica alta 10 metri che raccoglie al suo interno pagine di testimonianze di tutte la vittime conosciute dell’Olocausto. Un cono simmetrico sotterraneo, coperto d’acqua riflette invece sulla sua superficie le immagini contenute nella figura superiore, ed è dedicato alle vittime sconosciute. Nel vasto e verdeggiante campus del Mount of Remembrance sono anche inclusi il Yad Vashem Children’s Museum (1976-1977) e il Yad Vashem Transport Memorials (1990-1995), posti in posizione leggermente distanziata rispetto al recente intervento di Safdie del New Holocaust Art Museum, mentre la Synagogue, l’Exhibition Pavilion, il Visual Center, il Lerning Center e il Visitors Center, progettati negli anni precedenti, tendono a fare corpo unico con la nuova struttura. Michele Costanzo

M

oshe Safdie’s project for the Yad Vashem Holocaust History Museum in Jerusalem (2000-2005) is in many ways quite different from the rest of powerful and imposing architecture he has always designed. Ever since the beginning of his architectural career back in the late-1960s, density and building industrialisation have always been lynch pins in his research. In his quest for “bigness” he has always tried to make experimentation into macro-structural objects a possible alternative or different way of moving beyond the bounds of conventional urban settlements. Over recent times, although his design work (in Canada, Israel, USA etc.) has not ignored the urban fabric, it has also insisted on designing dominant structures aimed at conquering an emergent position in the city, on both a dimensional and stylistic level. In this project, Safdie totally upturns his “ideological” position in relation to context, creating a design in which nature takes precedence over architecture; but despite this approach he has still created an intensely expressive iconic sign and clearly identifiable spatial layout full of stylistic traits and features. As the architect himself has pointed out “My first thought in design terms was to hold onto the pastoral nature of the place, avoiding the temptation to place a quite inappropriate large museum structure on the hilltop. So very soon into the design process I actually got the feeling that something wanted to enter the mountain [...], that literally intended passing through it from one side to the other”. Safdi’s building is an extension to the Yad Vashem Holocaust Museum providing documentary evidence of the history of the Holocaust. The project involved organising a set of separate structures along the Mevoah, a triangular-sectioned underground pathway made of reinforced concrete, which is 200 metres long and 18 metres high and the hub of the entire design. “The structure’s triangular form,” so Safdie notes, “was chosen to contrast the earth’s pressure on the prism.” It crosses over the top of Yad Vashem hill, popping out of the outside like a sort of balcony affording an enticing view across the old part of Jerusalem down towards Ein Kerem Valley. The prism’s triangular section varies as it draws near the centre, and the surface for walking on is slightly inclined to create the illusion of descending into the very depths of the mountain. As the two side walls converge they terminate in a skylight lighting up the interior and, to a slight extent, the room designed for hosting multi-media presentations. The architect has stated that “I had the idea that the galleries used for narrating the story of the Holocaust might be like archaeological remains or excavations into natural rock”. The Hall of Names stands at the end of the journey through the historical museum, a 10-metre-high conical structure holding inside it evidence of all known victims of the Holocaust. A symmetrical underground cone covered with water reflects on its surface the images contained in the upper figure, and is devoted to the unknown victims. The vast and luxuriant green campus of the Mount of Remembrance also includes the Yad Vashem Children's Museum (19761977) and the Yad Vashem Transport Memorials (1990-1995), set a slight distance away from Safdie’s recent project for the New Holocaust Art Museum, while the Synagogue, Exhibition Pavilion, Visual Center, Learning Center and Visitors Center, all designed previously, tend to blend together with the new structure.

1. Padiglione di ingresso Entry Pavilion 2. Negozio/Museum Shop 3. Ponte di ingresso/Entry Bridge 3b.Ingresso al museo Museum Entrance 4. Sale espositive/Exhibition Galleries 5. Sala dei nomi/Hall of Names 6. Terrazza panoramica Viewing Terrace 6a.Ponte di uscita/Exit Bridge 7. Cortile interrato/Sunken Courtyard 8. Galleria d’arte dell’Olocausto Holocaust Art Gallery 9. Sinagoga/Synagogue 10.Mostre temporanee Changing Exhibits 11.Centro multimediale/Media Centre 12.Centro studi/Learning Centre

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Views of the History of the Holocaust Museum covering an entire hill above Ein Kerem Valley in Jerusalem. The complex, which is the world’s biggest devoted to studying and commemorating the Holcaust, takes up 80,000 square metres of which 4,000 are covered by the museum, surrounded by a synagogue, visitors’ centre, study centre. Below and opposite page, details of the concrete “bridge” cutting right across the museum.

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Timothy Hursley

Viste del Museo della Storia dell’Olocausto che occupa un’intera collina sopra la Valle Ein Kerem a Gerusalemme. Il complesso, il più importante a livello mondiale dedicato agli studi e al ricordo dell’Olocausto occupa 80.000 mq dominati dalla struttura di 4.000 mq del Museo, intorno al quale sono stati realizzati una sinagoga, un centro visitatori, un centro studi. Sotto e nella pagina a fianco, particolari del “ponte” di cemento che taglia longitudinalmente il museo.

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All’estremità del ponte verso la valle, si apre una terrazza panoramica. Il ponte costituisce la spina centrale del complesso sia per quanto riguarda l’organizzazione del

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percorso interno sia relativamente all’ingresso della luce naturale nelle sale semi-interrate. An observation deck opens up at the end of the bridge facing

down the valley. The bridge forms the backbone of the complex in terms of both the layout of inner space and how natural light flows into the semiunderground rooms.

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Il cuore sotterraneo del memoriale è costituito dalla Sala dei Nomi, rivestita interamente da immagini, dai nomi e dalle testimonianze delle vittime dell’Olocausto.

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The underground hub of the memorial is formed by the Hall of Names, entirely clad with pictures, name and testimonies of victims of the Holocaust.

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S

ulla gioventù si può dire tutto e il contrario di tutto – che è fresca, creativa, innovativa, audace, ribelle, oppure conservatrice, imitatrice, incerta, timorosa, conformista – giacché essa è tutte queste cose insieme. Il che deve far pensare non a un’assoluzione generalizzata dei giovani, rispetto ai quali non bisogna far altro che attendere, ma solo a una constatazione d’ordine psicologico e, per così dire, antropologico. Resta il fatto che la gioventù è un’età, non una categoria sociale, come il marketing tende a farci credere. Semmai si può parlare di gruppo culturale, con linguaggi, visioni e ideologie proprie, la quali però risultano instabili e fragili quanto la personalità giovanile. Queste considerazioni si riaffacciano con puntualità alla mente quando ci si trova di fronte a iniziative riservate ai giovani. L’ultima in ordine di tempo – ma certo non d’interesse – è “Wonderland 2004-2006”, che propone una formula inedita. Si tratta di una mostra destinata a spostarsi in diversi Paesi europei, in ciascuno dei quali vengono selezionati undici giovani architetti le cui opere saranno esposte in loco. A partire dal giugno 2004 la mostra si è aperta a Bratislava, Praga, Berlino, Amsterdam, Parigi, e ora è approdata a Venezia, nei Magazzini del Sale, dove è rimasta aperta dal 19 settembre al 2 ottobre con il titolo “Urban regeneration”. L’iniziativa ha origini lontane, in una mostra di giovani architetti originari della Carinzia, che ha fatto riflettere sulla possibilità di rendere organica e continuativa l’occasione di verificare le tendenze più avanzate dell’architettura contemporanea osservandole attraverso uno schema coerente, che non fa leva tanto sulla qualità dei progetti e sulle proposte stilistiche, quanto sulla realtà anagrafica degli autori, elemento che, fatte salve le riserve che abbiamo già affacciato in partenza, può rendere omogeneo il panorama proposto. L’iniziativa non si appoggia ad alcuna istituzione ufficiale e non ha rigide finalità culturali, critiche o storiche che siano. Essa parte dal presupposto che l’architettura è una “pratica” o, in altre parole, è un’attività progettuale immersa in un sistema economico e sociale al quale deve rendere conto e dal quale deve attingere per definire scopi e funzioni. Oltre questa generalissima etichetta, non è dato di rintracciare in “Wonderland” alcuna indicazione d’ordine teorico e, men che meno, di tendenza. Essa si limita a lanciare una sorta di slogan – “Ciò che può essere immaginato è fattibile!” – che farebbe pensare a qualche ritorno di fiamma sessantottino, se non fosse per l’insistenza dei promotori sulla prassi architettonica, più che sulle sue premesse ideologiche. Gli organizzatori precisano anzi che la selezione degli undici studi prescelti “non è basata su alcun criterio specifico”, ma solo sulla intrinseca qualità dei progetti. Ciò può far apparire l’iniziativa come vaga e generica, tesa a delineare una mappa oggettiva dello stato dell’arte e tutt’al più a far da tramite tra la nuova generazione di architetti e quel mondo della committenza che essa individua soprattutto nell’industria. Questa interpretazione è senza dubbio vera, e coloro che ambiscono a partecipare – i giovani architetti – o a individuare nuovi talenti – i potenziali committenti – faranno bene a tenerla presente. Ma il critico e lo storico non possono accontentarsene, costretti come sono a inserire anche “Wonderland” – a dispetto del suo pragmatismo – in una visione globale delle cose, ovvero in uno spazio e in un tempo ben più ampi e indefiniti dell’attualità più immediata. In effetti, uno dei primi impulsi che si vorrebbero seguire dinanzi ai risultati di “Wonderland” o di altre analoghe imprese, è quello di indossare i panni del meteorologo e affacciarsi sulla più alta torre dell’osservatorio per chiedere: “Che architettura farà domani?”. La domanda non è ovviamente pertinente, e non perché può apparire presuntuosa, ma perché lo storico e il critico non vivono in un osservatorio e non si affacciano da alcuna torre, d’avorio o no. Anche la storia e la critica sono una “prassi”, nel senso che si radicano profondamente nella dinamica del reale, e basterebbe questo a

Wonderland (www.wonderland.cx) pareggiare i conti con l’attualità del fare architettonico. Quello che però essi devono chiedersi – e chiedere – è il senso di questo fare, il suo orientamento generale, il suo accordo o disaccordo rispetto agli sviluppi di una società di cui l’architettura è parte attiva, e che non si esaurisce nei settori dell’industria e della committenza. In tale prospettiva l’analisi dei progetti selezionati conferma quel concetto di “manierismo” del quale abbiamo già parlato in altra occasione (l’Arca 195). Di che cosa si tratta? Sostanzialmente, l’elemento che più risalta nelle soluzioni proposte dai giovani architetti è quello della continuità. Il passato – la modernità in primo luogo, come è ovvio – non risulta rifiutato né criticamente assunto e neppure reinterpretato alla luce di esigenze profondamente mutate. Al contrario, esso permane come archetipo progettuale, come modello teorico, come referente stilistico o, nel migliore dei casi, come materiale su cui lavorare. Sfogliando questi progetti non si può non compiacersi per la qualità tecnica ed estetica delle soluzioni, la conoscenza dei precedenti, la costanza con la quale sinceramente si persegue il superamento del passato. Solo che questo passato resta come inchiodato alla novità, la imbeve, vi si lascia evocare a ogni passo. La distanza alla quale lo storico e il critico devono porsi per comprendere in modo ragionevole l’opera diviene così uno spazio che risuona di voci familiari: l’utopismo, il fantascientifico, la pop, l’organicismo, il razionalismo, l’high tech, l’elemento ludico e quello lirico, l’espressionismo, la sprezzatura dell’avanguardia, il naturalismo, sono tutte risonanze che echeggiano in una polifonia dalla quale emerge un’unica immagine stabile e coerente, pur nella sua frammentazione, quella del Novecento e della modernità. Si capisce allora come mai lo schema concettuale di “Wonderland” faccia espressamente riferimento alla “seconda modernità”, quasi a dare per scontata una continuità che è nei fatti, prima ancora che nelle premesse teoriche. La formula ribadisce uno scarto temporale, ma presuppone una sequenza ordinata di cause ed effetti nella quale si avverte, come debole eco, il suono di un antico detto, quel “natura non facit saltus” che da sempre insidia l’idea stessa di storia e di società, e contro il quale si sono battute con accanimento proprio le avanguardie artistiche del Novecento. Che la “prima” modernità si sia affacciata all’alba del secolo scorso con la parola d’ordine della rottura rispetto al passato, e che la “seconda” – se davvero si ammette la presenza di due tempi, come nella proiezione di un film – tenti di affermarsi invece nella dimensione della continuità, potrebbe essere un bel tema di riflessione. Lo storico non mancherebbe di porre in evidenza la natura ciclica degli eventi (e non a caso la fine del XX secolo è stata animata da un nevrotico dibattito tra neoclassici e neo romantici), mentre il critico sarebbe costretto a fare i conti con variabili e invarianti, citazioni e assenze, appassionate adesioni e sdegnosi rifiuti. Tuttavia, al di là di tutto questo restano le opere, nella loro chiusa identità di soggetti in sé conclusi, che reclamano un giudizio pertinente e orientato con precisione sulle loro premesse progettuali, i loro fini, le considerazioni di natura estetica e quelle più squisitamente tecniche. Non è molto facile dare una risposta a questi pur legittimi interrogativi, dal momento che la logica della mostra richiede ai partecipanti non un progetto mirato e interamente sviluppato, bensì una serie di indicazioni ben definite, ma solo esemplari. “Wonderland” è molto chiara a tale proposito, nel momento in cui si dichiara “un processo dinamico, il cui intento è quello di creare un network”. Ci si accorge, dunque, che la vera novità sta nel metodo, ovvero in quel richiamo finale alla cultura informatica che costituisce l’autentica svolta del nostro tempo, grazie alla quale esso non è, per intenderci, “secondo” a nessuno, e sulla quale l’architettura dell’ultima e penultima generazione sta già attivamente lavorando, in attesa che la prossima faccia tesoro delle loro ricerche. Maurizio Vitta

T

here is no lack of even contradictory adjectives for describing young people - fresh, creative, innovative, daring, rebellious or conservative, insecure, shy and conformist – because they are all these things at the same time. But this does not mean nothing is expected of young people, while we wait for them to grow up, this is just a psychological or, if you like, anthropological remark. Being young is a matter of age not a question of belonging to a social group, as marketing would have us believe. If anything young people might form a cultural group with their own way of speaking, seeing things and thinking, although this group is as fragile and unstable as young people’s personalities. These remarks immediately come to mind when faced with projects for young people. The latest, chronologically speaking, is the extremely interesting “Wonderland 2004-2006” project. This is an unusual enterprise designed to move around various European countries, in each of which eleven young architects will be chosen to have their works displayed in loco. Starting in June 2004, the exhibition opened in Bratislava, Prague, Berlin, Amsterdam and Paris, and has since moved on to Venice (at the Salt Warehouses), where it will run from 19th September-2nd October under the name of “Urban Regeneration”. The idea comes from way back, when an exhibition of young architects from Carinthia suggested the possibility of developing a more carefully organised and continuous way of assessing the latest trends in modern-day architecture (architecture in the period of so-called “second modernity” in which we are living). New projects might be observed along more coherent lines, insisting less on the quality and style of the projects and more on the age of their designers, something which, bearing in mind what we pointed out at the beginning, might provide a unifying thread for the entire enterprise. The project has no official backing and serves no definite cultural purpose of either a critical or historical nature. It works on the assumption that architecture is a “practice” or, in other words, a design operation immersed in a socio-economic system it must bear in mind and work around. Other than this very vague label, “Wonderland” has no real theoretical grounding or stylistic tendency. It just has its own sort of slogan – “Anything that can be imagined can be achieved” – which might call to mind the 1968 period, if it were not for the fact that the organisers are more interested in architectural practice than its ideological underpinnings. Indeed, the organisers have pointed out that the choice of the eleven pre-selected firms “is not based on any definite guidelines”, just the intrinsic quality of the projects themselves. This might make the project seem rather vague and imprecise, aimed at mapping out the state of the art and, at most, acting as a go-between between the latest generation of architects and their prospective clients, notably in industry. This may well be true, and all those interested in taking part (young architects) or discovering new talents (potential clients) ought to bear this in mind. But the critic and historian cannot settle for this, forced as they are to incorporate “Wonderland” – however pragmatic it might be – in an overall vision of things, viz. into a much broader and less definite spatio-temporal setting than immediate reality. In fact, one of our first reactions when faced with the results of “Wonderland” or other similar enterprises is to put on our “weatherman” kit and climb up the tallest tower ready to ask “What will architecture be like tomorrow?” Of course this is not a very relevant question, and not because it sounds rather presumptuous, but because the historian and critic do not look out of some sort of watchtower or ivory tower. History and criticism are also a “practice”, in the sense that they are deeply entrenched in the workings of

reality, and this is in itself enough to bring them in line with contemporary architectural design. The question they do need to ask themselves – and ask in general – is the meaning of architectural practice, where it is heading, and whether or not it fits in with developments in a society in which architecture plays an active part that is not just confined to the sectors of industry and patronage. In this light, examining the eleven projects selected for the Venice exhibition (but we might extend our views to cover all those emerging from previous editions of “Wonderland”) confirm a certain idea of “mannerism” we have already referred to in the past (l’Arca 195, September 2004). But what exactly are we talking about? Continuity is actually the most outstanding feature of the projects designed by young architects. The past – first and foremost modernity, needless to say – is neither rejected nor critically taken up and reinterpreted in light of totally new needs and demands. On the contrary, it is still a design archetype, theoretical model, stylistic referent or, in the best of cases, something to be worked with. Surveying all these projects, we cannot help noting the technical-aesthetic quality of the designs, deep knowledge of what has gone before, and the dogged determination with which they attempt to move beyond the past. Bu the past is inevitably nailed to innovation, soaked into it, and evoked all along the way. The distance from which the historian and critic must try and get a reasonable grasp of any work turns into a space resounding with familiar voices: utopian dreaming, science fiction, pop culture, organicism, rationalism, hightech, playfulness and lyricism, expressionism, scorn for the avantgardes, and naturalism, all echo around in polyphonic fashion, as just one single, stable and coherent image emerges (however fragmentary it might be): the 20th century and modernity. This explains why “Wonderland”s conceptual scheme deliberately refers to “second modernity”, as if taking for granted a certain continuity, which is more practice than theory. Despite the shift in time, there is a very definite ordered sequence of causes and effects in which we can hear a faint echo of an old saying, that “natura non facit saltus”, which has always be felt right through history and society, and against which the artistic avant-gardes of the 20th century literally waged war. That the “first” period of modernity appeared at the start of last century with the watchword of breaking with the past and that the “second” period – if we are willing to admit that it has two halves like a film – is trying to establish continuity, might be something worth thinking about. A historian would inevitably point to the cyclic nature of events (and hardly surprisingly the end of the 20th century was enlivened by heated debate between neo-classicists and neoromantics), while a critic would be forced to deal with all the variables and invariants, citations and absences, passionate approvals and contemptuous rejections. But apart from all this, we have the works themselves, with their own closed identity as subjects in their own right, calling for a careful assessment and precise analysis of their design premises, purposes, aesthetic pretensions and technical ends. It is not easy to find answers to these legitimate questions, since the exhibition expects those taking part to design not a carefully targeted and fully developed project, but a set of well-defined guidelines of a purely exemplary nature. “Wonderland” is quite clear in this respect, in that it claims to be “a dynamic process, whose aim is to create a network”. In the end, it can be seen that the real novelty lies in the method or, in other words, in the appeal to computer technology that represents the real turning-point of the age in which we live, thanks to which it is, so to speak, “second” to none, and with which the latest generation (and the generation before that) of masters is getting actively to grips, so that its successors can take advantage of the research and experimentation it has carried out.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Wonderland

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Elasticity

Elasticity: Manifesto per un Urbanismo Orchestrato Elasticity è un’infrastruttura urbana architettonico-spaziale progettata per supportare sistemi di vita flessibili che siano in grado di rispondere a una domanda sia a breve che a lungo termine. Elasticity può essere considerata come un organismo urbano orchestrato nel quale i ritmi competitivi ed interrelati della città portano l’infrastruttura architettonica e urbana a continui movimenti e trasformazioni, tra i quali: cicli di utilizzo alternato del traffico, infrastrutture commerciali che avanzano o si ritraggono, destinazioni multiple per gli spazi di svago e ricreazione, cicli di vita a breve, medio e lungo termine per le aree residenziali e spazi per le attività comuni. I cambiamenti ciclici determinano caratterizzazioni ritmiche dell’intero sistema. Amposta è diventato il luogo sperimentale per la prima Elasticity, una proposta a scala diffusa per uno stile di vita suburbano alternativo in un parco ambientale. La globale, crescente tendenza a spostarsi dal cuore della città verso le periferie verdi è stata per lungo tempo ignorata dagli architetti, che hanno considerato le abitazioni retrò di campagna un esempio di architettura di scarso valore. Ancora, le teorie e i mezzi del nuovo Urbanesimo, sono estreCredits Project: mamente inefficienti e inefficaci. Le residenze raramente pensate per brevi Nicola Santini, cicli di vita, hanno invece un’immagine monumentale e permanente. Lo spraPier Paolo Taddei (Avatar architettura), wling delle aree determina una situazione di inefficienza energetica e carenPeter Lang, za infrastrutturale della mobilità. Elasticity propone un manifesto per un nuovo Michele Salvi www.avatar-architetture.it modo di vivere, mettendo a disposizione una serie di localizzazioni alternative, Collaborators: residenziali, commerciali, di servizi e di ricreazione, ricollegabili a un network Enrica Longo, infrastrutturale collocato in un parco. Nadia Leccese, Le Tree House è un’unità abitativa formata da cellule ricombinabili e sospese Daniela Urro

sul parco ad altezze variabili. Il sistema può essere organizzato per abitazioni unifamiliari o adibito a mini-hotel e residenze temporanee per gli studenti. La Recycled Rolling Plastic House è un’unità abitativa prefabbricata progettata per essere assemblata in serie e per poter essere ruotata. L’unità è dotata di 3 lati e 3 differenti possibilità distributive a seconda de lato posizionato al suolo. L’unità è destinata ai single e le permanenze brevi o comunque temporanee. I residenti permanenti occuperanno abitazioni progettate con cicli di vita che variano dai 2 ai 12 anni (calcolati a seconda dei materiali utilizzati e sulle medie di permanenza degli abitanti nell’area). Una volta completato il proprio ciclo di vita, le strutture residenziali verranno smantellate e i materiali riciclati. Il Flexible Commerce Centre è formato da container mobili che avanzano e si ritraggono sulla Main Ramblas Road nel corso della giornata. Ogni container mobile ospita sei diverse unità commerciali. La MRR diventa più ampia o più stretta a seconda delle esigenze di utilizzazione. La MRR, che corre lungo il Canale, può essere trasformata da strada a grande scorrimento a strada a medio e piccolo scorrimento, a corridoio pedonale, a seconda della domanda economica e di mobilità. Nei weekend, grosse porzioni dell’FCC, i parcheggi commerciali, le coperture e le strade vengono destinate agli usi ricreativi. I chioschi mobili sono pensati come punti informativi nonché come nodi di collegamento alla rete internet. La tavola periodica descrive i movimenti ritmici di questa nuova forma di urbanismo orchestrato. Ognuna delle molte funzioni pensate per Amposta è programmata sulla base di diversi cicli di vita, per promuovere la customizzazione dell’abitato e il riciclo degli scarti nel sistema.

Elasticity. Manifesto for an Orchestrated Urbanism Elasticity is a highly elastic spatial and architectural urban infrastructure designed to support flexible living systems in adapting to short and long term requirements. Elasticity can be seen as an orchestrated urban system in which competing and interrelated city rhythms keep the architectural urban infrastructure in continuous transformation and movement. These movements include: alternating traffic cycles, advancing and retreating commercial infrastructures, multiple use recreational and leisure activity spaces; short, medium, and long term residential living cycles and timeshare activities. Play cycles determine the rhythmic patterns for the entire system. Amposta has become the experimental locus for the first Elasticity, a largescale proposal for an alternative suburban-peripheral lifestyle in a park environment. The increasingly popular global trend for people to move to the green suburbs from the city centers has by and large been ignored by architects, who see the patterned, retro-styled, and landscaped residential neighborhoods a form of “low” architecture scarcely worth addressing. Worse, the current forms of “new Urbanism” and catalogue housing are extremely inefficient and wasteful. Houses built to last 10 years are made to look monumental and permanent. Decentralized sprawling landscapes are energy-inefficient and transportation nightmares. Elasticity proposes a manifesto for a new way of living, providing a series of alternative site options connectable to an infrastructure network set in a green park landscape. The Tree House is a variable height re-combinative clustered housing unit

that is suspended above the park landscape. It can be arranged to house single families or serve as mini-hotels or residential dormitories. The Recycled Rolling Plastica House is a prefabricated roll-over housing unit designed for variable assembly. A unit has 3 sides and 3 different layouts according to which side is set on the ground. This kind of unit is designed for single people and short (or in any case temporary) stays. Permanent residents will inhabit houses designed for life cycles of between 2-12 years (worked out according to the materials used and average length of time people stay in the area). Once their life cycle is over, the housing facilities will gradually be dismantled and the materials recycled. A Flexible Commerce Centre is made of mobile containers moving onto or off the Main Ramblas Road during the course of the day. Each mobile container can cater for six different commercial units. The MRR gets wider or narrow according to user requirements. An MRR can be transformed from a busy road into a medium-size or small road and even a pedestrian way, depending on economic demand and mobility. At weekends, large sections of the FCC, commercial car parks, roofs and roads are used for recreational purposes. Mobile kiosks are designed as information points and also links to the Internet. The Periodic Table is a general chart that describes the rhythmic movements of this novel form of orchestrated urbanism according to different life cycles, to promote customization and individualization as well as recycling back into the system.

1. Viste della/Views of RRHP (Recycled Rolling Plastic House).

4. Viste di diverse unità prefabbricate (Tree Houses e RRPH). Views of different prefabricated units (Tree Houses and RRPH).

2. Esempi di diverse organizzazioni planimetriche di Elasticity. Examples of different layouts of Elasticity.

5. Viste della pianta di Elasticity con la Main Ramblas Road flessibile. Views of the plan of Elasticity with the flexible Main Ramblas Road.

3. Tavola Periodica. Periodic Table. 1 2 4

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6. Viste del/views of GLP (Garden Leisure Park). 7. Viste del/views of FCC (Flexible Commerce Centre). 8. Piani e sezioni di RRPH e TH. Plans and sections of RRPH and TH.

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Cable City: Una città appesa

Project: Studiata www.studiata.com: Giorgia Amodeo, Alessandro Cimenti, Silvia Chierotti, Andrea Coppola, Elena di Palermo, Elisa Dompè, Daniele Duella, Gian Luca Forestiero, Giulia Giammarco, Romina Musso, Alberto Rosso

Progetto visionario di un sistema abitato che si sviluppa lungo un cavo di oltre 70.000 km ancorato alla terra. L’attacco a terra sostiene una città verticale alta circa 4000 metri. La forza centrifuga permette di mantenere il cavo in tensione e di ottenere al suo estremo l’equivalente negativa della forza gravitazionale -1g. In tale posizione trova posto la città orbitante. La città verticale a terra e quella in orbita sono collegate da un ascensore. In alto, vista della città verticale per 10.000.000 abitanti che il portale di accesso per raggiungere il primo stanziamento e la più grande città orbitale. In basso, vista della città orbitale dallo spazio. Visionary project for a living system developed over a 70.000 Km long cable anchored to the planet earth. At the base the cable carries a vertical city that reach an eight of 4000 metres. The centrifugal force keeps the cable in tension and allows to have at the end a gravity force of minus 1 g. In that place there is the orbital city. The vertical city and the orbital city are connected by a lift. Top, view of the vertical city for 10 millions people and the gate to reach the first settlement and the bigger orbital city. Bottom, view of the orbital city from the outer space.

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Simple Heart

Project: Dogma: Pier Vittorio Aureli, Martino Tattara, Sabina Tattara, Yimin Zhu

Progetto per una città per 40.000.000 di abitanti. Prendendo spunto da Un coeur simple di Gustave Flaubert (in cui ogni personaggio contribuisce alla costruzione dell’idea di un modello fisico), il progetto può essere visto come un’indagine sulle relazioni plausibili suggerite da un tale modello nella selezione strategica e nella composizione dell’universo di entità enormi la cui grande semplicità ha fondamentali implicazioni territoriali. Una volta svelate queste, il reciproco confronto diretto definisce l’emergere di una nuova città. Project for a city of 40,000,000 inhabitants. Taking Gustave Flaubert’s Un coeur simple (where every character serves the construction of Flaubert’s idea as a physical model) as a source of inspiration, the project can be seen as an exploration of plausible relationships suggested by such a model in the strategic selection and composition of a universe of huge entities whose remarkable simplicity has tremendous territorial implications. Once disclosed, their direct confrontation defines the outline of an emergent new city.

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2+3 a_vase: the calaBAG

Project: Blacklines www.blacklines.cc: Kirsten Dörmann, Solam Mkhabela, Tumi Morule with Aysin Ipekci Production: IKV RWTH Aachen in collaboration with the Frauenhofer Institut Client: Coram International, NL

E’ una versione aggiornata di una zucca, fatta di gomma addizionata con fosforo. E’ una lampada che si ricarica quando esposta a una sorgente di luce. Pieno di acqua definisce il proprio equilibrio usando la gravità come strumento statico. This is an updated and transformable calabash, made of rubber with additional phosphor. It is a lamp, which charges itself whenever exposed to a light source. Filled with water it defines its own balance using gravity as a static device.

Balcony-Tuning Project: Peanutz www.peanutzarchitekten.de: Elke Knoetts, Wolfgang Grillitsch Collaborators: Johanna Moser, Cornelia Schluricke, Reinder Bakker, R.Oskar Wittich und Mike Ronz Progetto realizzato durante il festival “Hotel-Neustadt” di Halle in Germania nel 2003. Oltre cento balconi sono stati realizzati con differenti concetti e materiali, dalla luce agli objets trouvées interferendo coi sistemi di isolamento, o con la strada. Balcony-Tuning was carried out during the “Hotel-Neustadt” festival in Halle, Germany, 2003. Over 100 balconies were carried out, dealing with various materials from light to found objects interfering with insulation systems or the ground floor.

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Future (Con)Temporary Art Museum?

Credits Project: Fün Design Consultancy (www.fundc.com)/Paz Martin, Cesar Garcia, Johan De Wachter, Liu Pei, Zuomin Wang with Alicia Framis and Showroom MAMA/Jeroen Evereart Special thanks to Rein Wolfs Design Competition: Our Museum (1st prize)

Il progetto rappresenta una riflessione che favorisce il dibattito circa i Musei di Arte Moderna e Contemporanea sia come edifici che come istituzioni pubbliche. L’approccio è stato una riflessione sui sistemi di raccolta dei fondi utilizzati sia dai musei che dagli artisti. Come si può immaginare e prevedere un modello futuro per il museo? Come ne sarà influenzata l’architettura? Le società che già finanziano i musei possiederanno importanti collezioni e sosterranno l’arte all’avanguardia.Si immagina che queste relazioni concernenti la donazione di fondi diverranno pubbliche e che queste multinazionali decideranno di realizzare musei propri. The project sought to facilitate critical reflection and discussion about the Modern and Contemporary Art Museum as a public building and institution. The approach consisted in a critical analysis of the funding systems employed by the institutions (museums) and by the artists. How can we imagine or predict a future model for the Museum? How will this influence its architecture? Companies that already finance museums will have important collections and will support cutting-edge art. Imagine that these existing funding relations become public and these multinationals decide to set up their own museums.

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Restaurant 13, Jinhua City, China

Credits Project: Fün Design Consultancy (www.fundc.com)/ Johan De Wachter, Cesar Garcia, Paz Martin, Liu Pei, Julia Rodriguez Lujan, Special thanks to Michael Smith and Rob Nijsse (ABT)

FünDC è stato invitato insieme ad altri nove studi internazionali e sei cinesi a progettare una serie di padiglioni permanenti per l’area in via di sviluppo di Jinhua City in Cina. La proposta reinterpreta la tipologia del ristorante cinese tradizionale come spazio per eventi e lo adatta a luogo per mangiare a tre livelli con un approccio progettuale di urbanismo, architettura, interni. Il Ristorante 13 si integra al parco grazie alla sua struttura di acciaio e bambù e a una pianta aperta al piano terra. FünDC was invited together with 9 other international and 6 Chinese offices to develop a series of permanent pavilions in a new development area in Jinhua City, China. The proposal reinterprets the traditional Chinese restaurant typology of the event space and adapts it into an threespeed eating place through an urbanism+architecture +interior design approach. Restaurant 13 is integrated in the park through its steelbamboo structure which gives plenty of shade and its open ground plan that makes it merge into the park.

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La Fleur du Flon – Lausanne Jardins 2004

Credits Project Team: Güller Güller architecture urbanism (www.ggau.net), Clara e Francesca Prosdocimo, Herby Meier (balloon structures), S. Meier (communication) Client: City of Lausanne

Questo progetto, vincitore al Festival dei Giardini di Losanna nel 2004 è più di un semplice giardino. Simboleggia la rinascita del vecchio quartiere industriale “La Flon” nel cuore della città svizzera come area nuova, vitale e sperimentale. Il “Fiore della Flon” collega la città alla bassa valle del fiume Flon e all’area intorno circostante l’abitato che si vede al di sopra dei tetti. È un intervento urbano, uno spazio per eventi, un fiore astratto visibile da ogni punto della città. Si tratta di una struttura gonfiabile compressa tra due ex edifici industriali che forma due “fiori”. All’interno, gallerie di giardini che cambiano con le stagioni. This prize-winning project for the gardenfestival of Lausanne Jardins 2004 is more than a garden. It is a symbol for the renaissance of a former industrial district in the heart of Lausanne, the “Flon” as a new, vital and experimental part of the city. The “Fleur du Flon” links to two levels of the city: to the lower valley of the Flon-river, and to the arena of the surrounding city that lies above the roofs of the Flon. It is an urban intervention, an eventspace, an abstract flower visible from everywhere in the city. The “Fleur” is an inflatable balloon structure squeezed inbetween the industrial buildings, with two “flowers” overlooking the city. The Fleur’s interior holds a gallery of gardens changing with the season.

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Glowing Industries

Credits Project: LEGU (Lehner en Gunther Architecten, www.legu.nl) Collaborator: L. van den Burg

Questo progetto mette in discussione l’immagine tipica delle fattorie per la coltivazione dei tulipani come richiesto da uno specifico concorso ispirato dal timore di perdere questa immagine importante del tradizionale paesaggio olandese. Ormai, le campagne non sono più caratterizzate dalle fattorie tradizionali, ma la coltura dei tulipani ha adottato sistemi moderni e industrializzati. Il progetto “dietro gli schermi” promuove il dibattito circa la dipendenza da alcuni elementi, detestati ma necessari, della coltura industrializzata dei tulipani. Degli schermi paravento con stampate immagini tradizionali attraversano la regione per un anno. Ogni mese, viene messo in evidenza un aspetto della realtà legata alla coltura dei tulipani. LEGU’s design criticizes the image of typical bulb barns as invoked for a competition imbued by a fear of loss of the traditional landscape in the Dutch bulbgrowing region. Clearly, the region is not characterized by the traditional bulb barn any longer, but by bulb culture, a modern, profitable form of agribusiness. “Behind the screens” prompts discussion about the dependence on detested but necessary elements of industrial bulb culture. Windscreens with printed-on images travel the region for one year. Every month, one aspect of the bulbgrowing reality is moved into focus.

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Caro Baumann

Behind the Screens Lisse, Netherlands

Project: morePlatz ag (mobile, reserved places): Caro Baumann, Johannes Schele

“Glowing Industries” è un progetto per il riutilizzo di grandi impianti industriali come residenze. In contrasto con l’architettura a scala umana – in cui gli spazi sono suddivisi in piccole unità per garantire ordine, organizzazione e facilità di gestione – gli spazi industriali riassumono la potenzialità energetica di grandi quantità di persone, una forza collettiva. “Glowing Industries” prende in considerazione le qualità architettoniche delle megastrutture industriali e cerca di trasferirne le dinamiche allo spazio urbano. Dall’alto in basso: Amsterdam Westpoort, Serbatoi di petrolio; Rotterdam Harbour, Serbatoidel gas; Rotterdam Harbour Raffineria. “Glowing Industries” is a project for using large-industry interiors for residential purposes. In contrast to human-scale architecture – with space partitioned into small units to warrant order, manageability, and organization – the industrial space sums up the energetic turnover of a large numbers of people and caters to the collective. “Glowing Industries” takes the architectural qualities of industrial megastructures seriously and demands the same dynamics for the urban space. From top down: Amsterdam Westpoort, Oil tanks; Rotterdam Harbour, Gas tanks; Rotterdam Harbour, Oil refinery.

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Mansilla + Tuñón

Spazio e ordine

Mansilla + Tuñón

MUSAC León Diagrammi per lo studio delle funzioni e le fasi di costruzione del MUSAC di León, il nuovo spazio per la cultura della città spagnola pensato per visualizzare concettualmente le connessioni tra uomo e natura. Diagrams for studying the functions and stages in the construction of the MUSAC di León, a new cultural facility for this Spanish city designed to conceptually visualise connections between man and nature.

Credits Project: Luis M. Mansilla y Emilio Tuñón Collaborators: Luis Díaz-Mauriño, Ainoa Prats, Andrés Regueiro, Jaime Gimeno, Clara Moneo, Teresa Cruz, Oscar F. Aguayo, Gregory Peñate, Katrien Vertenten y Ricardo Lorenzana Principal engineerings: J.G. Asociados, Alfonso Gómez Gaite Construction manager: Luis M. Mansilla, Emilio Tuñón y Andrés Regueiro Civil engineers: Santiago Hernán, Juan Carlos Corona y Arcadio Conde Construction company: Musac de León UTE (FCC/Teconsa) Client: Gesturcal S.A., Junta de Castilla y León

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esso al riparo di cinquecento travi di cemento, prefabbricate e bianche; insediatosi sul terreno assegnato come se potesse portare in dote, trasfigurata, la forza colonizzatrice di un castrum; munito di facciate in lastre di vetro, anche multicolori e allora stabilite per filiazione ulteriore dal campionamento delle vetrate della cattedrale; ecco il nuovo museo per l’arte contemporanea (MUSAC) della città di León, pensatosi, a dispetto della sedentarietà degli edifici, come un accampamento mobile nel mondo in divenire delle arti. Si osservi la pianta: dei muri segmentati, a zigzag, paralleli, longitudinali, sfalsati in testa, quindi chiusi gli uni sugli altri per linee spezzate, attraversano come in un flusso lo spazio, in modo da stabilirne nel procedere i diversi ambienti; includere dei patii, immersi nella costruzione o disposti sul perimetro; costituire all’esterno con opportuna manovra avvolgente una piazza. Le sale d’esposizione, sistemate per il lungo, corrispondono ai tagli per tranche di queste campate ondivaghe tra i setti, invece i passaggi sono intelligentemente trasversali, con il conseguente contrappunto dei transiti possibili, resi indipendenti e liberi. Un tratto di muro manca laddove occorre maggior respiro, un’apertura, un cambiamento di direzione; si aggiunge nelle parti in cui il programma richiede maggior densità; secondo le stesse prerogative di una composizione modulare, qui assoggettata a una geometria tanto sghemba e fuori-squadra da rivelarsi, specie durante il cantiere, astutamente affine a una concrezione fossile da macroforaminifero. A qualcosa di ineluttabile, primario, nemmeno umano, che cresca per leggi proprie, e con la forza che flette i muri. In sezione i termini del ragionamento diventano tridimensionali, evidenti nelle viste a raso del piano di copertura: alcune parti in emersione torreggiano, cercano la luce, comunque cave; altre, corrispondenti ai patii, sprofondano a terra. Spazialità interna ottenuta per sovrapposizione: continua a livello del suolo grazie al concorso di un pavimento industriale e dell’organizzazione dei varchi di passaggio; poi divisa per ambienti contigui dai muri; infine striata dalla fuga delle travi in plurimo parallelismo. Ne consegue una prodigalità spaziale che meraviglia, risulterebbe da un procedimento elementare: come se il progetto, dopo l’operazione inaugurale che isola alcuni elementi semplici – pavimento, varchi, muri, travi – non procedesse alla loro somma scontata ma ne effettuasse la moltiplicazione favolosa per un esponente “n”. Le sale d’esposizione, spoglie per ospitalità, sono dominate dal vuoto, conservato, come in una teca, tra le grandi pareti spesse di un ordine gigante laconico, campito a tutta altezza dall’incidenza della luce, che ne scopre nella diversa inclinazione delle superfici le linee di forza o in penombra periodica. L’atmosfera di queste sale riesce anche a trattenere qualcosa di recondito, somigliante addirittura, ad azzardare i paragoni, alle terme del Satyricon di Federico Fellini, con infilate reciproche attraverso i varchi quasi labirintiche e vie di fuga richiamate dalla luce. Il museo troneggia sul lotto assegnato, geometricamente inesauribile in virtù di pianta e sezioni, unitario per la regolare partizione dei molteplici prospetti, non autoritario poiché composito nei volumi, come i problematici vicini che sublima, fino a diventare città nella città. Il vetro si dimostra quanto mai prezioso: sospende la materialità intransitiva dell’edificio; astrae, con lastre alte come piani, le fatali proporzioni dei caseggiati; si declina secondo i toni di una cromologia inclusiva; impone il nitore di un assemblaggio a secco dal telaio di acciaio. Il progetto si deve a Mansilla+Tuñón, fautori di un’architettura tanto più precisa quanto più legata ad altro e propensi a mettere in tensione l’eteroclito materiale di ogni progetto, per un’attitudine di cui il Joseph Beuys de La rivoluzione siamo noi, clonato nei rendering di presentazione, sarebbe emblema o nume tutelare. Decio Guardigli

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heltered behind five-hundred prefabricated white concrete beams; set on its allocated plot of land as if it were capable of bringing with it, suitably transformed, the colonising force of a castrum; fitted with facades made of sheets of glass, some even multi-coloured and hence more closely related to the glass windows of cathedrals; this is the new contemporary art museum (MUSAC) in the city of León, designed, despite the sedentary nature of the buildings, to be a moving camp in the world of developing arts. The building plan is as follows: segmented zigzag, parallel, longitudinal walls, staggered at the end and hence closed onto each other along broken lines, flow across the space to help set out the various premises; patios set inside the construction or placed around the edge; a square constructed on the outside in a suitable enveloping design. The exhibition rooms, set out lengthways, correspond to segmented cuts in the wavy bays spanning between the stanchions; in contrast, the corridors are cleverly designed to run crossways, opening up the possibility of counter-points formed by these free and separate passageways. A section of wall is missing where more room to breathe is required, forming an opening, a change in direction; parts are added on where the brief calls for greater density; this fits in with the same prerogatives of modular composition, here rendered in a geometric pattern that is so off-square and on a different plane as to look, during building work, like part of the fossil of a foraminifer. There is something inevitable and primary about it, almost un-human as it grows according to its own laws and through the force injected by the walls. The design turns three-dimensional in the building section: some of the emerging parts tower up in search of light and are all hollow; others, corresponding to the patios, dip down to the ground. The interior space is overlapping: it continues at ground level with the help of the industrial flooring and the layout of passage ways; it is then divided up into separate premises by the walls; finally, it is striated by all the parallel beams. This creates a prodigious spatial design, which, startlingly, derives from a simple procedure: as if, after the opening operation isolating certain basic elements – floor, openings, walls and beams – it does not just lump them together but multiplies them some fabulous “n” factor. The exhibition rooms, bare to host the exhibits, are dominated by empty space, conserved, as if in some showcase, between the big tick walls in a rather concise layout, with light flowing from top to bottom to reveal its lines of force or points of darkness through the varyingly inclined surfaces. The atmosphere in these rooms somehow manages to hold away something secret and mysterious, even similar (making a bold comparison) to the spas in Federico Fellini’s Satyricon, with rows running through the almost labyrinthlike gaps and vanishing points caught in the light. The museums sits on its lot as if on a throne, geometrically relentless due to the plan and section, unitary thanks to the regular division of the multiple elevations, not authoritarian because of its structural composure, like its troublesome neighbours that it sublimes into a city in the city. Glass is more precious than ever: interrupting the building’s intransitive materiality; its tall sheets of glass like planes render the fatal proportions of the groups of houses more abstract; its tone is reminiscent of some inclusive chronology; it imposes the sort of clarity associated with the dry-assembly of a steel frame. Mansilla+Tuñón have designed a work of architecture which is all the more precise the more tightly it is bonded to something else and inclined to add something strange to the material used in all projects, adopting an attitude, cloned in the renderings used for the presentation, epitomised by a tutelary deity like Joseph Beuys in his We are the Revolution.

Dal basso in alto, diagramma della distribuzione dei colori, planimetria generale e sezione del MUSAC che occupa un’area di 10.000 mq a León.

From bottom up, diagram for colour distribution, site plan and section of MUSAC, which covers an area of 10,000 square metres in Avenida de los Reyes Leoneses, León.

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Particolari di due dei volumi che compongono il complesso museale caratterizzato da una serie di edifici indipendenti ma collegati a catena. Il rivestimento in vetro, colorato, opaco e trasparente, è un omaggio alla vitalità della città.

Roland Halbe

Details of two of the structures forming the museum facility featuring a set of separate buildings connected like a chain. The opaque and coloured glass cladding is a tribute to the city’s vibrancy.

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Viste generali e, nella pagina a fianco, particolare delle vetrate colorate del museo. Il pubblico può usufruire della nuova piazza e dei cortili determinati dalla

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disposizione degli edifici che contengono gli spazi espositivi. Overall views and, opposite page, detail of the museum’s

coloured glass windows. The general public can use the new square and courtyards formed by the layout of buildings holding the exhibition spaces.

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Viste degli interni, caratterizzati da una successione di sale a grande scala la cui struttura di cemento grezzo fa da contrappunto ai coloratissimi e leggeri rivestimenti esterni.

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Ciascuna delle sale ha una forma diversa e si apre sulla successiva con percorsi che determinano prospettive differenziate e inusuali.

Views of the interiors featuring a sequence of large rooms whose rough concrete structure contrasts with the brightly coloured, light-weight outside coatings. Each of the rooms has

a different shape and opens up to the next room along pathways creating an unusual range of different views.

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Enzo Zacchiroli

Inserirsi non è facile In Siena

Opposite page, top, detail of the building plan of the project to redevelop the central building of the former San Nicolò Psychiatric Hospital into Siena University Engineering Department and Philosophy and Humanistic Department; bottom, comparisons between the old and new.

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l mattone? Dal Neolitico, ovvero circa ottomila anni fa, si costruisce con il laterizio e probabilmente lo si farà ancora per molto tempo. Tale materiale dimostra, infatti, grande capacità di rinnovarsi e quindi è costantemente presente nella costruzione dell’architettura contemporanea. Un importante architetto come Renzo Piano ha saputo reinterpretarlo attraverso nuove tecnologie, inserendolo, per esempio, nel sistema facciata ventilata, una vera e propria rivoluzione che ha visto il proliferare di edifici con le versioni rinnovate del mattone faccia a vista nella forma più attuale e accattivante. E’ noto, infatti, che tali costruzioni hanno un impatto ambientale ridotto rispetto altri sistemi costruttivi come il cemento a vista e le superfici intonacate. In Italia, il laterizio è tradizionalmente fra i materiali più usati. Molti progettisti lo impiegano soprattutto per la capacità di rendere l’edificio facilmente inseribile in qualsiasi contesto. A volte però se ne fa un uso improprio, connaturato a carenze progettuali che ne prevedono un impiego decorativo attraverso complicate tessiture che nulla aggiungono a progetti che potrebbero essere realizzati in qualsiasi altro materiale. Zacchiroli è uno degli ultimi maestri in grado di rendere contemporaneo un materiale così antico ma espressivamente interessante. Come? Non usando strumenti informatici come supporto progettuale ma seguendo procedure tradizionali, producendo tantissimi disegni a mano libera. Zacchiroli parte dallo schizzo per poi sviluppare organicamente l’intero progetto. Tale sistema, fondato sulla connessione diretta pensiero-mano, dà vita a quell’antica alchimia creativa propria dei grandi maestri dell’architettura: da Biagio Rossetti che, oltre ad avere progettato lo straordinario piano urbanistico (Addizione Erculea) della Ferrara rinascimentale, era grandissimo disegnatore a Wright e altri ancora, che dal mattone hanno tratto il senso “molecolare” della costruzione. Il progetto per il riuso e la ristrutturazione del trecentesco convento di San Niccolò (trasformato in ospedale psichiatrico alla fine dell’Ottocento) è stata una delle sfide più impegnative, una prova d’architetto piuttosto complessa. Intervenire in un contesto stratificato da vari interventi, attuati in periodi diversi – tutti comunque più o meno omologhi al preesistente –, poteva indurre verso inopportune derive storicistiche. L’operazione condotta è invece tutta orientata verso una modernità consapevole non solo del passato ma anche dello straordinario patrimonio culturale del Novecento. Se attuate con dovizia e raffinato senso compositivo, anche contaminazioni trasversali e interepocali possono condurre a ottimi risultati. A cominciare dall’esperienza wrightiana della Prairie House, riconoscibile nell’edificio che accoglie l’Osservatorio astronomico didattico, caratterizzato da non poche assonanze con la Robie House, costruita a Chicago nei primi anni del Novecento. Nelle finiture del Dipartimento di Fisica, Zacchiroli ha operato con massima attenzione e sapienza filologica: paramenti esterni in mattoni paramano a pasta molle, finiti faccia a vista mentre i paramenti recuperati ripuliti mediante sabbiatura e trattamento con prodotti siliconici trasparenti per rallentarne l’usura. Carlo Paganelli

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ver since the Neolithic Age, about eighty thousand years ago, people have been building with brick and they will probably continue to do so for a long time to come. The fact is that this material has a marvellous capacity to renew itself, so it is inevitably an ever-present in the building of modern-day architecture. An important architect like Renzo Piano has shown how to reinterpret it using new technology , for instance incorporating it in ventilated façade systems, an authentic revolution entailing a proliferation of buildings with these new versions of exposed brick in a captivating, cutting-edge form. It is well-known that these buildings cause less environmental impact than other building systems, like exposed concrete or plaster surfaces. In Italy brick is traditionally one of the most popular materials. Plenty of architectural designers use it mainly due to its ability to allow buildings to be easily set in any context. But sometimes it is put to inappropriate use, when a lack of design expertise and acumen results in it being used for decorative purposes in the form of intricate patterns that add nothing to projects, which could just as well be made from any other material. Enzo Zacchiroli is one of the last master architects capable of making such an old-fashioned and stylistically interesting material really up-to-date. So how? Not by using computer tools as design aids, but by following traditional procedures producing freehand designs. Zacchiroli starts with a sketch and develops entire projects around it. This system, based on direct handthought interaction, produces that old-fashioned creative alchemy associated with the great masters of architecture: from Biagio Rossetti, who, as well as designing the incredible urban master plan (Erculean Addition) for Renaissance Ferrara, was also a wonderful drawer, to Wright and a number of others, who drew a “molecular” building sense out of bricks. The project to reuse and redevelop 14th-century San Niccolò Convent (converted into a psychiatric hospital in the late-19th century) was one of the toughest challenges, a real test for any architect. Working in a context stratified with constructions from different periods – all more or less fitting in together – could easily have resulted in rather inappropriate historicist tendencies. In actual fact the project was designed entirely along the lines of a form of modernity taking into account not just the past but also the incredible cultural heritage of the 20th century. If handled with due care and an elegant sense of stylistic composition, even contaminations with other buildings and periods can produce excellent results. Starting with Wright’s design for Prairie House, recognisable in the building also housing the educational Astronomy Observatory with all its assonances with Robie House built in Chicago in the early-20th century. Zacchiroli has taken most care and shown most philological expertise in the finishing work on the Physics Department: outside surfaces made of soft-paste facing bricks, while the renovated surfaces, cleaned up by means of sanding and other special operations using transparent silicon-based products designed to reduce wear-and-tear.

Patrizia Virginia Belli

Pagina a fianco, in alto, dettaglio planimetrico del progetto di recupero dell’edificio centrale dell’ex Ospedale Psichiatrico San Nicolò, trasformato in sede della Facoltà di Ingegneria e della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Siena; in basso, vecchio e nuovo a confronto.

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Credits Ex Ospedale Psichiatrico S. Niccolò trasformato in sede della Facoltà di Ingegneria e della Facoltà di Lettere e Filosofia Project: Enzo Zacchiroli Collaborators: Alessio Naldoni, Paolo Beccio, Alvaro Casanovas, Rolando Cincopan, Mirko Stanzani Measurements: Gianni Papini Structures Central Building: Rodolfo Casini Structures Collaborators: Riccardo Cannoni, Simone Pesi Structures Pavillion New Classrooms: Raffaele Poluzzi Structures Pavillion New Classrooms Collaborators: Fiammetta Frabbi Mechanical Plants: Luca Sani Mechanical Plants Collaborators: Laura Sani, Luca Conciarelli Electrical Plants: Giampiero Mancini Electrical Plants Collaborators: Mauro Garullieri, Giammario Magnifico

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Safety and Coordination: Luca Sani Site Management: Enzo Zacchiroli Site Management Collaborators: Alessio Naldoni, Elena Zacchiroli Executive Managers: Claudio Zucchetti, Rodolfo Casini, Raffaele Poluzzi, Giampiero Mancini, Luca Sani Worksite Assistant: Gianni Papini General Contractor: Calosi del Mastio Frameworks: Cima False Ceilings New Classrooms: Tecnesa False Ceilings Central Building: MATISOL 2000 Electrical Installations: C.I.E.T. Thermal, Hydraulic, Air-Conditioning Installations: A.S.E. Lifts: Kone Marble Floors: Artigian Marmi Rubber Floors: Mondo Wood Doors: I.P.L. Gerotto porte REI Doors: Air Fire Restoration Works: Pennellotto Restauri

Esterni e interni realizzati ex novo. Nella pagina a fianco, piante del piano terra e del primo piano; in basso, sezione su una delle grandi aule. Brand new interiors and exteriors. Opposite page, plan of the ground floor and first floor; bottom, section across one of the main halls.

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Sede del Dipartimento di Fisica. Piante e dettaglio planimetrico; pagina a fianco, schizzi di progetto relativi a particolari costruttivi e a vedute prospettiche. Department of Physics. Plans and details of the layout; opposite page, project sketches for the construction details and perspective views.

Credits Progetto di Recupero dell’edificio Lavanderia dell’ospedale Psichiatrico San Niccolò, trasformato in Sede del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Siena Project: Enzo Zacchiroli Collaborator: Paolo Beccio Measurements: Gianni Papini Structures Central Building: Rodolfo Casini Mechanical Plants: Luca Sani Electrical Plants: Giampiero Mancini Safety and Coordination: Luca Sani Site Management: Enzo Zacchiroli Site Management Collaborators: Paolo Beccio, Alessio Naldoni Executive Managers: Rodolfo Casini, Giampiero Mancini, Luca Sani Worksite Assistano: Gianni Papini Main Contractor: Eurocostruzioni Frameworks: Infab False Ceilings: Soff Sistem Tecnologie Electrical Installations: Ciprianetti Ernesto Thermal, Hydraulic, Air-Conditioning Installations: L’Idrotermica Di Donato Lifts: Kone

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In basso, sezione, prospetti e piante dell’Osservatorio astronomico didattico. Bottom, section, elevations and plans of the Educational Astronomy Observatory.

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Goring & Straja and PLG

Funzionale all’immagine A Surprising Renovation

Nella pagina a fianco, la facciata dell’edificio per uffici in Via della Chiusa a Milano, dopo l’intervento che ha trasformato un palazzo degli anni Sessanta in un nuovo e moderno luogo di lavoro. Opposite page, the facade of the office building in Via della Chiusa, Milan, after the intervention that transformed the building realized in the Sixties in a new and contemporary place for work.

Credits Project: Goring & Straja (Jim Goring, Andrè Straja) and PLG Project Team Collaborator: Ing. Guglielmi Consultants: Milano Progetti, PLG Main Contractor: Impresa Mangiavacchi Facade Systems and Glass: Sipam Frameworks: Giuliani Infissi Floors: Teknopar Lifts: Kone Client: The Carlyle Group

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ccellenza del design, rigore tecnico e completezza dei servizi sono le parole d’ordine dello studio di Jim Goring e Andrè Straja (www.gasarchitects.com). La loro partnership può vantare un’esperienza combinata di oltre cinquant’anni e, insieme allo studio di progettazione PLG che riunisce e organizza le capacità di professionisti ed esperti nei settori dell’architettura, dell’ingegneria, dell’impiantistica, della meccanica e della direzione lavori, dimostrano nelle loro opere la forza della visione strategica e globale del fare architettonico. Il progetto è per Goring & Straja la ricerca e la costruzione di edifici in cui prevale un’atmosfera di serenità e in cui predominano la funzionalità e il confort. Si tiene conto dell’esperienza soggettiva sia dello “spettatore” sia dell’utente, attraverso la realizzazione di episodi urbani tali da destare l’interesse e di sorprendere chi vi passa accanto e chi vi vive e lavora. Il progetto qui presentato, commissionato da The Carlyle Group, si trova a Milano all’interno della cerchia dei Navigli in prossimità del parco delle Basiliche e di piazza Vetra. L’intervento si è proposto di dar vita a un moderno e funzionale luogo di lavoro trasformando un preesistente e tradizionale edificio per uffici degli anni Sessanta. L’idea progettuale si basa su alcuni temi fondamentali che riflettono aspetti caratteristici dell’edificio come flessibilità, trasparenza, luminosità, qualità degli spazi e dei materiali, che rappresentano gli elementi basilari per ottenere un ambiente di lavoro moderno e compatibile con gli elevati standard richiesti. La risposta dei progettisti è stata la ricerca della massima trasparenza e luminosità, attraverso il connubio di ampie superfici vetrate e di materiali naturali; in particolare l’ampia facciata sospesa in vetro strutturale che si affaccia su Via della Chiusa e il frangisole in legno che la raccorda al profilo dell’edificio adiacente. Questa facciata trasparente rovescia il rapporto visivo internoesterno accrescendo le caratteristiche di luminosità dei nuovi spazi di lavoro ai diversi piani dell’edificio e conferisce all’intero edificio una forte unità visiva, un’immagine riconoscibile nel paesaggio urbano. L’intervento si è focalizzato inoltre nei due “giardini”, luoghi nuovi di distensione per lo sguardo e veri e propri spazi aperti realizzati in legno e ribassati rispetto alla quota stradale, che permettono alla luce naturale di penetrare nei grandi spazi per uffici al piano seminterrato e rialzato, e che costituiscono un luogo insolito e sofisticato che si riflette all’interno dell’edificio. La flessibilità è ancora una volta sottolineata da un doppio sistema di ingressi. Un percorso al piano rialzato che attraversa l’intero edificio sovrasta e collega visivamente i due giardini, e dà la possibilità di accedere all’edificio da Via della Chiusa e da Via del Crocefisso. All’ultimo piano dell’edificio, una terrazza, pavimentata in legno si propone per momenti conviviali e di relax e offre una piacevole vista panoramica del Parco delle Basiliche. E’ questo, un intervento che ci fa ricordare come la vita architettonica urbana viene arricchita e resa migliore non solo da episodi e operazioni eclatanti, ma anche da opere che, pur più nascoste alla divulgazione dei grandi media, non sono certo meno preziose ai fini del rendere più vivace e interessante il nostro quotidiano percorrere la città. Elena Tomei

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esign excellence, technical precision and all-encompassing services are the key features of the Jim Goring and Andrè Straja firm (www.gasarchitects.com). This partnership can boast over fifty years’ combined experience and, together with the PLG design firm, which commissions and organises the skills of professionals and experts in the field of architecture, engineering, plant-engineering, mechanical engineering and works management, their works show the power of a globalstrategic vision of architectural design. The project for Goring & Straja involves researching into and creating solutions capable of moving beyond the predictable, integrating pragmatism into a romantic vision of modernism and sophisticated combination of high technology. The ultimate aim of this research is to construct buildings in which there is a feeling of calmness and serenity in a comfortable, functional setting. Due attention is paid to the subjective experience of both the “spectator” and user by designing urban episodes capturing the interest and really surprising both passers-by and people who live and work there. The project outlined here, commissioned by The Carlyle Group, is set in Milan inside the ring of Navigli canals, alongside Basiliche Park and Piazza Vetra. The project was designed to create a modern, functional work place by converting a conventional old office building from the 1960s. The underlying idea behind the design is based around a few key issues reflecting distinctive features of the building, such as flexibility, transparency, luminosity and quality spaces/materials constituting the basic elements expected of a modern work setting compatible with the high standards required. The designers achieved all this by striving for maximum transparency and luminosity through a combination of wide glass surfaces and natural materials; outstanding features include the wide suspended façade made of stratified glass facing onto Via della Chiusa and the wooden shutters knitting it into the adjacent building. The transparent façade overturns inside-outside visual relations, enhancing the lighting of new work spaces on the various levels of the building and instilling the entire building with great visual unity, so that it is also a real urban landmark. Work was also focused on the two “gardens”, new places for people to admire and authentic spaces in their own right made of wood and set lower than street level, letting natural light flood into the large office spaces on the basement and mezzanine levels. This is an unusual and sophisticated place, as is reflected inside the building. Flexibility is once again emphasised by a twin entrance system. A path along the mezzanine level running right across the building looms over and visually connects the two gardens, making it possible to get to the building from both Via della Chiuse and Via del Crocefisso. A wooden paved terrace on the top floor of the building is ideal for socialising and relaxing, also affording a panoramic view of Basiliche Park. This project, which reminds us that urban architectural life is improved and enhanced not just by striking projects and designs, but also by works which, although ignored by the media, are certainly no less valuable for making the city a brighter and more interesting part of our everyday lives. 208 l’ARCA 65


Pianta di un piano tipo e pianta del piano rialzato. Sotto e nella pagina a fianco, particolari della cortina in vetro strutturale e frangisole di legno. In basso, sezione trasversale. Plan of a typical floor and plan of the mezzanine. Below and opposite page, details of the curtain wall made of structural glass and wooden sunscreens. Bottom, cross section.

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Nella pagina a fianco, vista attraverso i frangisole in legno. A sinistra e sopra, la terrazza realizzata all’ultimo piano dell’edificio. Opposite page, view through the wooden sunscreens. Left and above, the terrace realized at the building top floor.

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di/by Mario Antonio Arnaboldi

ierre Zemp, direttore dell’antico insediamento industriale Somco a Mulhouse, ha voluto celebrare i centocinquant’anni di vita dell’azienda proponendo dei nuovi esempi di abitazioni per gli operai da realizzare a Mulhouse, dove nacque la prima, così detta, “Città Manifesto”, per costruire una serie di alloggi per gli operai, a seguito della rapida migrazione dalla campagna verso le zone industriali. Mulhouse è una città della Francia, che sorge alle pendici settentrionali dell’Aundgau sull’Ill, nel dipartimento dell’alto Reno. Importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie grazie, alla sua posizione a breve distanza dalla depressione tra i Vosgi e il Giura e dalla vallata del Reno. L’ambiente naturale e strategico ha trasformato Mulhouse in uno dei i maggiori centri industriali della zona, con la presenza di cotonifici, setifici e industrie chimiche che, nella maggior parte, sfruttano i giacimenti locali di sali potassici. Nel XIX secolo, ha vissuto, in primo piano, l’avventura dell’era industriale passando da tremila a trentamila abitanti tra il 1800 e il 1850. Diventò, proprio allora, un fatto cruciale la necessità di alloggi per il flusso di mano d’opera. Nel 1853 che la comunità di Mulhouse decide di costruire, ai bordi della città, circa 200 alloggi. Incaricato per l’esecuzione del progetto è il giovane ingegnere Èmile Muller, della Scuola Centrale e cittadino di Mulhouse. Questo primo brano di città ebbe subito un valore sperimentale per la Francia. Il modulo degli alloggi si basava su quattro unità

abitative circondate da un giardino. La superficie dell’alloggio si articolava intorno ai 47 metri quarati; solo quarant’anni dopo si cominciarono a imporre nuove norme abitative. Il reddito derivante dalle abitazioni fu fissato all’inizio a circa l’8% del costo di costruzione. Superficie, qualità degli alloggi e reddito sono poi stati, in seguito, fonte di studio e di modifiche, tali da renderle più igieniche e più adatte a una qualità accettabile del vivere. Vale qui la pena di ricordare le ricerche di Alexander Klein che a Berlino si occupa prevalentemente dei problemi dell’edilizia residenziale a basso costo, elaborando ricerche per una scienza dell’abitazione pubblica e per un metodo di valutazione razionale degli alloggi minimi. Con tale metodo venivano puntualizzati i minimi abitativi, i rapporti aero/illuminati, l’afonicità dei locali e via dicendo. Ad Alexander Klein, per la sua dedizione e approfondimento al tema razionale della casa, si attribuisce la fondazione del Movimento Razionalista. Proprio dalle prime esperienze e dai primi insediamenti, attraverso i quali Klein sviluppa i suoi studi, compreso l’insediamento di Mulhouse, è nato il contributo alla ricerca sulla casa d’abitazione. Tutto nasce dal movimento delle “Città giardino” di John Howard, che ha due fronti collegate fra loro: da un lato la tradizione delle utopie della prima metà dell’Ottocento, specialmente di quella di Robert Owen, intesa come comunità perfetta e autosufficiente, sintesi di città e di campagna, con i significati sociali che vi

Mulhouse Rezé In alto, a sinistra, planimetria generale della Cité manifeste, un intervento pilota per alloggi popolari realizzato a Mulhouse. L’operazione è stata affidata a cinque architetti, Jean Nouvel (Parigi), Ducan Lewis (Lewis, Scape Architecture + Block, Nantes/Bordeaux), Matthieu Poitevin (Art’M architecture, Marsiglia), Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal (Parigi), Shigeru Ban (Giappone) associato a Jean-Philippe Gastines (Parigi); sotto, la stecca progettata da Jean Nouvel. A destra, dall’alto, veduta aerea e particolare del “portale” di ingresso all’area.

sono annessi tradizionalmente; d’altro lato il concetto della casa unifamiliare nel verde, con l’accento posto sulla privacy anziché sui rapporti sociali. John Ruskin fonda nel 1871 la Saint Georges Guild per costruire un sobborgo/giardino presso Oxford, ma l’iniziativa fallisce. Un suo ammiratore, William Hesketh, industriale del sapone, riesce a realizzare un programma abitativo analogo nel 1887 presso Liverpool, a Port-Sunlight. Si tratta di un gruppo di seicento villette in stile gotico su un terreno di 50 ettari, riunite in piccoli gruppi e circondate da giardini e orti, affittate a modico prezzo ai dipendenti della sua industria. E’ stato giusto, così, oggi dare una continuità allo sviluppo della casa e giusto bandire un concorso a inviti per rinnovare l’apporto scientifico e tecnico per le abitazioni del futuro, proprio là dove è nato uno dei primi fenomeni abitativi di case minime. A cinque gruppi: Shigeru Ban, di Tokyo con Jean de Gastines, di Parigi; Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal, di Parigi; Duncan Lewis, Scape Architecture & Block, di Bordeaux, Nantes; Jean Nouvelle, di Parigi; Matthieu Poitevin, Art’M Architecture di Marsiglia, sono stati affidati i temi per le nuove abitazioni minime, costruite su un terreno acquistato dalla Somco, Société Mulhousienne des Cités ouvrières, ai confini del vecchio insediamento storico. Le caratteristiche d’ogni progetto sono peculiari e attente allo sviluppo delle nuove tecnologie costruttive, non prive di quella creatività tipica dei singoli professionisti, incaricati di sviluppare i

progetti. Esperienza e qualità professionali hanno permesso di raggiungere linguaggi nuovi e conformi alla nostra contemporaneità. Occorre, però, anche rilevare come il denominatore comune a ogni progetto è l’annuncio della rivoluzione dell’individuo, che ha subìto l’uomo nei tempi moderni. La forma sociale e l’habitat ottimale, capace di riconciliare senso e libertà, è quella in cui tutti gli individui possono realizzarsi. Sono proprio le innovazioni tecnologiche che possono mutare i rapporti e che sono insite anche nell’abitare, che non sono nate dall’utopia, ma dalla scienza e dalle sue applicazioni, proprio cominciando dai minimi abitativi. Non a caso, recentemente, è stata rinnovata e restaurata l’unité d’habitation, la Maison Radieuse, di Le Corbusier, a Rezé, considerata oggi come monumento storico, patrimonio mondiale dell’Unesco. Costruita nel 1952, non accolta inizialmente dalla popolazione di Rezè, fu poco vissuta e abbandonata fino oltre al 1985, perfino murata. Il restauro è durato dal 1996 fino al 1999 e nel 2005 è nata l’Association du Cinquantenaire, che raggruppa il Conseil syndacal, l’Association des habitants e Loire Atlantique Habitation con l’appoggio della città di Rezé, per affermare e far conoscere le identità peculiari della Maison Radieuse, perpetrare la memoria delle sue origini per riaffermare il suo concetto d’avanguardia, coinvolgere i nuovi cittadini nel suo divenire e, per ultimo, formare una nuova idea di città.

Experimental Habitats A sinistra, in alto, Shigeru Ban e Jean-Philippe Gastines, sotto, Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal. A destra, in alto, Ducan Lewis e sotto, Matthieu Poitevin. Top left, Shigeru Ban and Jean-Philippe Gastines, below, Anne Lacaton and Jean-Philippe Vassal. Right, top, Ducan Lewis and, below, Matthieu Poitevin.

Top, left, site plan of the Cité manifeste, a pilot project for council houses built in Mulhouse. The project was assigned to five architects, Jean Nouvel (Paris), Ducan Lewis (Lewis, Scape Architecture + Block, Nantes/Bordeaux), Matthieu Poitevin (Art’M architecture, Marseiles), Anne Lacaton e JeanPhilippe Vassal (Paris), and Shigeru Ban (Japan) in association with Jean-Philippe Gastines (Paris); below, the block designed by Jean Nouvel. Right, from top, aerial view and detail of the entrance “gate” to the built area.

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La costruzione, interamente in cemento armato precompresso, è stata realizzata in modo che ogni alloggio risulta essere una scatola di cemento; questi elementi sono stati montati uno accanto all’altro, con un interstizio di pochi centimetri. Il motivo che permette un parallelo fra gli interventi di Mulhouse e la Ville Radieuse, è l’uomo Le Corbusier, un progettista del suo tempo, che ha accettato l’eredità del dibattito sulla casa e sulla città. Aveva capito che il consenso, l’accettazione dei principi primari dell’abitare e del costruire, attingendo alla tradizione del moderno, andavano propagandati servendosi di slogan, insomma andavano venduti. Servendosi delle stesse tecniche di persuasione che, nei medesimi anni, venivano sperimentando i pionieri delle grandi industrie. La casa è strettamente legata all’industria. Le case di Mulhouse, Oxford e Liverpool, così come le Unité d’Habitation non sarebbero state realizzate senza mecenati come i Voisin, i Citroën, i Peugeot, i Fugés, impegnati prevalentemente nell’industria meccanica più avanzata. La vocazione di Le Corbusier era così spinta da rifiutarsi di mettere piede, durante tutta una vita lunga e laboriosa, in una scuola d’Architettura. Ecco i cinque punti fondamentali, sostenuti da Le Corbusier riferiti alle nuove abitazioni: i pilotis, i tetti a giardino, la pianta libera, la finestra a nastro e la facciata libera. Si eliminano così i locali oscuri e spesso umidi dei sotterranei, la casa è sospesa su palafitte per ergersi nell’aria e permettere al giardino di passarle sotto. Il giardino si

estende anche sopra la casa, abolendo così i tetti spioventi, che sono sostituiti da terrazze fiorite. Le pareti, data la tecnica del cemento armato, non sono più strutturali e i piani sovrapposti non sono più legati fra loro da vincoli statici. Piena libertà, dunque, e assoluta aderenza alle diverse esigenze di ciascun piano. La finestra si adagia su una parete, considerata come superficie libera; non è più un semplice buco, ma diventa intera parete, oppure può essere tagliata da uno spigolo all’altro dell’edificio. I pilastri, arretrati rispetto alle facciate, danno all’involucro murario un nuovo significato. Su questi principi Le Corbusier riesce, in concreto, a rivoluzionare la casa e l’abitare, sostenendo che l’unica atmosfera possibile per la creazione artistica è la regolarità, la modestia, la continuità, la perseveranza e che l’unica cosa trasmissibile è il pensiero che è la parte nobile del frutto del lavoro. Sempre a Rezé, è stato recentemente inaugurato un altro intervento di una trentina di case indipendenti a edilizia convenzionata progettate da sei architetti, Actar, L’Australien, Marin-Trottin, Jacques Moussafir, Jumeau-Paillard e ACC Stalker. Si tratta di un’operazione, coordinata da Périphériques e Jacques Lemoine, che si propone come alternativa critica alle lottizzazioni di tipo “pavillonaire” sia a livello di organizzazione urbana sia per la diversità delle tipologie proposte. I differenti modelli abitativi mettono a punto nuovi modi di organizzazione dello spazio e inediti rapporti con il paesaggio, il tutto con un costo finale di 1000 euro/mq.

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ierre Zemp, director of the old Somco industrial estate in Mulhouse, decided to celebrate the firm’s one hundred and fiftieth anniversary by proposing some new workers’ homes to be built in Mulhouse, where the first so-called Manifesto City was founded to provide housing for workers following rapid migration towards industrial areas. Mulhouse is a French city standing on the northern slopes of Aundgau sull’Ill in the department of the Northern Rhine. This is an important road and rail communications junction, thanks to its closeness to the depression lying between the Vosges, the Jura and the Rhine Valley. This natural and strategic setting has turned Mulhouse into one of the area’s most important industrial towns, full of cotton mills, silk factories and chemical industries, which, in most cases, draw on local deposits of potassium salts. In the 19th century Mulhouse’s population increased from three thousand to thirty thousand between 1800-1850. Housing for the influx of new workers suddenly became an urgent need. In 1853 the Mulhouse City Council decided to build about 200 houses in the outskirts of the city. The young engineer, Èmile Muller, a local citizen from the City Centre School, was commissioned to carry out the project. This initial fragment of city was soon seen as an experiment for the whole of France. The layout was based on four housing units surrounding by a garden. Each house covered about 47 square

metres; it was only forty years later when new building regulations were introduced. The income from the houses was set at about 8% of the building costs. The layout, standard of housing, and income level, were later analysed and adapted to make the houses more hygienic and nicer to live in. It is worth remembering the research carried out by Alexander Klein in Berlin, where he mainly worked on issues related to low-cost housing. He worked for the Reichsforschungsgesellschaft für Wirtschaftlichkeit im Bau-und Wohnungswesen, carrying out research into the science of public housing and into developing a method of rationally assessing small houses. This method was employed for setting certain minimum housing requirements, such as air/light ratios, soundproofing etc. Alexander Klein is attributed with founding the Rationalist Movement for his devoted efforts towards rational housing design. And the first experiments and initial settlements he carried out to develop his studies (including the Mulhouse project) provided a fundamental contribution to housing. Everything really began with John Howard’s Garden Cities movement, with their two connected fronts: on one hand traditional utopian projects from the early 19th century, particularly Robert Owen’s, seen as a perfectly selfsufficient community combining the town and country with all the social connotations connected with them, on the other the idea of the detached house set in the landscape focusing on privacy

Vedute della Maison Radieuse di Le Corbusier a Rezé che quest’anno celebra i cinquant’anni dalla sua inaugurazione. View of Le Corbusier’s Maison Radieuse in Rezé. This year is the fiftieth anniversary of its construction.

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instead of social relations. John Ruskin set up Saint George’s Guild in 1871 to build a suburb/garden near Oxford, but it turned out to be a failure. One of his admirers, William Hesketh, a soap manufacturer, managed to successfully carry out a similar housing project in Port Sunlight near Liverpool in 1887. This was a group of six-hundred little Gothic-style houses on a 50-hectare plot of land, set in small clusters and surrounded by small gardens and allotments, rented out at low prices to his workers. It was right to create some sort of continuity to the development of houses and right to organise an invitational competition to provide fresh scientific-technical input to the housing of the future, right where one of the first small-housing enterprises was carried out. Five groups were involved: Shigeru Ban from Tokyo with Jean de Gastines from Paris; Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal from Paris; Duncan Lewis, Scape Architecture & Block from Bordeaux, Nantes; Jean Nouvelle, Paris; Matthieu Poitevin, Art’M Architecture from Marseills; they were commissioned to design the new small houses on a plot of land purchased from Société Mulhousienne des Cités ouvrières, bordering on the old town centre. Each project has its own peculiar traits in line with progress in new building technology, also showing signs of the creativity of the various architectural designers commissioned to design the projects. Experience and professional expertise made it possible to create new idioms carefully geared to modern-day life. However, it is

worth noting that the common denominator of each project is the revolution in thinking about the individual that has taken place over modern times. The organisation of society and the creation of the ideal habitat, capable of reconciling freedom and common sense, are those in which individuals are free to express themselves to the full. It is in fact only technological innovation that can alter the kind of relations inherent in housing (stemming from science and its applications, not utopian visions) starting with small housing projects. It is no coincidence that the unité d’habitation, the Maison Radieuse, designed by Le Corbusier, was recently renovated and restored in Rezé and is now classed as part of the world’s historical heritage by Unesco. Originally built in 1952 and initially criticised by the inhabitants of Rezè, it was not used much and eventually abandoned until well after 1985, even walled in. Renovation work lasted from 1996 until 1999, and in 2005 the opportunity arose for the Association du Cinquantenaire, grouping together the Conseil syndacal, l’Association des habitants and Loire Atlantique Habitation with the backing of the Rezè city council, to publicise and promote the distinctive features of the Maison Radieuse, and inform the public at large about its origins, in order to point out its avant-garde nature, get the local community involved in its future, and devise a new idea of the city. The building, made entirely of pre-compressed reinforced concrete, was designed so that every piece of accommodation turns out to be

concrete box; these features have been set alongside each other, with a gap of just a few centimetres between them. The reason why comparisons may be made between the projects at Mulhouse and Ville Radieuse is the man Le Corbusier, who was an architect of his time, capable of taking on the legacy of debate into housing and the city. He realised that approval, the acceptance of the primary principles of housing and building, drawing on the modern tradition, needed to be promoted through slogans or, in other words, they needed to be sold. Drawing on the same persuasion techniques, which the pioneers of big industry were experimenting with in those days. Housing is closely allied to industry. The houses in Mulhouse, Oxford and Liverpool would never have happened, and neither would the Unité d’Habitation have been constructed without patrons like Voisin, Citroën, Peugeot and Fugés, mainly involved in the cutting-edge mechanical industry. Le Corbusier’s vocational drive was such that he refused to set foot in a school of architecture for his entire long and laborious lifetime. Here are Le Corbusier’s five key points governing new housing: pilotis, garden roofs, a free building plan, strip windows and a free façade. This gets rid of dark, damp rooms (often underground), since houses are built on foundation piles to hold them firmly in the air and allow the garden to be set beneath them. The garden itself extends over the house, thereby removing overhanging roofs, which

are replaced by flowery balconies. Bearing in mind the use of reinforced concrete, the walls are no longer structural and overlapping levels are no longer connected together by static constraints. This means as much freedom as possible and complete conformity to each level’s specific needs. The windows rest on walls, which are treated like free surfaces; they are no longer simple holes but entire walls in their own right, or they may be cut through from one corner of a building to another. The columns, set back from the facades, instil fresh meaning into the masonry shell. Based on these principles, Le Corbusier actually manages to revolutionise houses and housing, claiming that the only kind of atmosphere suitable for artistic creativity is regularity, modesty, continuity and perseverance and that the only thing that may be passed on is the thought that it is the noble part of work and labour. Again in Rezé, another project to design about thirty ordinary detached houses was recently officially comlpeted, designed by six architects Actar, L'Australien, Marin-Trottin, Jacques Moussafir, Jumeau-Paillard and ACC Stalker. This enterprise was co-ordinated by Périphériques and Jacques Lemoine and is intended to provide a critical alternative to “pavilion”-style lotting, in terms of both urban layout and the range of different stylistic types involved. These different typologies feature various ways of setting out space and setting up novel relations with the landscape, all at a final cost of 1000 Euros/sq.m.

Nella pagina a fianco, a sinistra in alto, modello dell’intervento realizzato a Rezé Pirotterie. Su un’area agricola di 18 ettari, sono state realizzate 30 case a edilizia convenzionata con tipologie sperimentali sovrapposte al tracciato degli orti. Questa operazione, coordinata da Périphériques e Jean Lemoine, ha coinvolto sei architetti. Jumeau+Paillard, in alto a destra e in basso a sinistra, Actar, in basso a destra. In questa pagina, a sinistra, in alto L’Australien e, sotto, Marin-Trottin; a destra, in alto, Jacques Moussafir e, sotto, ACC Stalker. Opposite page, top left, model of the project built in the Pirotterie neighbourhood of Rezé. Thirty houses featuring experimental styles have been built on an 18-hectare farm land in Rezé. This project, co-ordinated by Périphériques and Jean Lemoine, involved six architects. Jumeau+Paillard, top right and bottom left, Actar, bottom right. This page, top left, L’Australien and, below left, Marin-Trottin; top right, Jacques Moussafir and, below, ACC Stalker.

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Frédéric Flamand, Dominique Perrault

Implosioni radiose Electronic Skin

Credits Project: Frédéric Flamand, Dominique Perrault Choreography: Frédéric Flamand, Ballet National de Marseille Scenography: Dominique Perrault Collaborators: Bernard Degrrote (artistic), Cristina Dias (choreography), Jacques-Yves Le Docte (music), Xavier Yerlès (sound montage), Nicolas Olivier, Fréderéric Flamand (lighting), Annelies Van Damme (costumes), Pino Pipitone (camera live) Technical coordination: Nicolas Olivier, Frédéric Granger Technical team: Jean-Christophe Aubert, Frédéric Durru, Mickaël Hache, Mathieu Maïda, René Pautou Production: Ballet National de Marseille

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T

reating people as an active part of the fabric of relations linking them to the urban environment. As he sets about exploring how dance is related to architecture, the Belgian choreographer Frédéric Flamand, who has been in charge of the National Ballet and National High School for Dance in Marseilles since 2004, has opted for this line of thinking and drawn on what the two disciplines have in common. In their own different ways, dance and architecture both trigger off a process of creating/transforming space, taking into account the presence of people and how they might embrace, experience and metabolise this space. For about ten years now Flamand’s work revolves around how the human body interacts with the manipulation of space and relations between dance and architecture; research undertaken in conjunction with various architects, all with their own different design approaches and lines of thinking, ranging from Diller and Scofidio to Zaha Hadid, from Jean Nouvel to Thom Mayne. This year the choreographer has chosen to work with Dominique Perrault on creating a ballet entitled “La cité radieuse”, which will first be performed at the National Theatre in Marseilles from 3rd-6th November and then at the Maison des arts de Créteil/Paris from 12th-13th January 2006. Flamand and Perrault have drawn on Le Corbusier’s Marseilles project for a city which is synonymous with general well-being, a place where people can live together in harmony, I order to carry out their own exploration of how the body relates to the city. But this new project, more than a tribute to the “Maison du fada”, is actually a new stage for modern-day urban life. The reference to Le Corbusier’s cité provides the chance to focus on the state of modern-day cities, our “non-places”, which Flamand interprets in the way suggested by Marc Augé, as transition spaces in which people are swallowed up “by constant flows of energy and images in which references to identification change at the same rate as spatial layout.” Perrault seemed to be the ideal partner for translating this concept of space, due to his own approach to town-planning and the landscape, in many ways very reminiscent of land art, “what is interesting – so the architect points out – is the creation of spaces, not the construction of buildings.” He has designed a reiterative modular device, which, although alluding to the 2.26-metre modular, is actually similar to the transient nature of certain forms of contemporary art. Drawing on one of his favourite architectural themes, Perrault has created a system of woven metal meshed screens, which, manipulated by dancers, set a “now-you-see-it/now-you-don’t” mechanism in action. These screens, marking the outlines of the buildings, a busy roadway or maze of moving walls, create the idea of an “electronic city skin.” This generates a universe of images, that are neither totally real nor completely virtual, in which the dancing bodies sometimes shine through the web of screens and other times are projected in various ways onto more opaque surfaces, thereby drawing the onlooker into an implosion of visual and sound perceptions, which, as if in some playful, liberating game, finally break down the stage on which the spectacle is being performed. “A new notion of the cité radieuse – Perrault adds – no longer governed by a neurotic geometric layout but by the generating of sounds, light and images, which instil radiance in the things they radiate.

Pino Pipitone

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arlare dell’uomo come parte attiva del tessuto di relazioni che lo legano all’ambiente urbano. Esplorando i rapporti tra danza e architettura, il coreografo belga Frédéric Flamand, dal 2004 a dirigere il Balletto nazionale e la Scuola Nazionale superiore di danza di Marsiglia, ha abbracciato questo percorso facendo propria la trasversalità che accomuna queste due discipline. Anche se con meccanismi diversi, danza e architettura innescano, infatti, un processo di creazione/trasformazione dello spazio, considerando la presenza dell’uomo, le sue possibilità di recepirlo, viverlo, metabolizzarlo. Da circa dieci anni il lavoro di Flamand, ruota attorno al dialogo tra corpo e manipolazione dello spazio, tra danza e architettura; una ricerca che si perfeziona attraverso la collaborazione con architetti diversi, per impostazione e logiche progettuali, da Diller e Scofidio a Zaha Hadid, da Jean Nouvel a Thom Mayne. Quest’anno è con Dominique Perrault che il coreografo sceglie di collaborare per il balletto “La cité radieuse”, presentato dal 3 al 6 novembre al Teatro Nazionale di Marsiglia e successivamente, dal 12 al 13 gennaio 2006, alla Maison des arts de Créteil/Paris. Il tema del rapporto tra corpo e città è esplorato da Flamand e Perrault prendendo come spunto il progetto marsigliese di Le Cobusier, traslato ancora esistente, di un’idea di città sinonimo di benessere generale, luogo comune del vivere insieme insieme. Ma il progetto attuale più che un omaggio alla “Maison du fada” si offre come una nuova scena del nostro contemporaneo urbano. Il riferimento alla cité di Le Corbusier è l'occasione per mettere l'accento sulla condizione delle città odierne, sui nostri “non-luoghi” che Flamand interpreta nell’accezione suggerita da Marc Augé di spazi di passaggio, in cui le persone sono inghiottite “da flussi incessanti di energie, d’immagini dove i riferimenti di identificazione cambiano con lo stesso ritmo dell’organizzazione dello spazio”. Perrault è parso il partner ideale per tradurre questo concetto di spazio proprio per il suo approccio all’urbanistica e al paesaggio, per molti aspetti vicino alla land art, “cioè che è interessante – sottolinea l’architetto – è creare luoghi, non è costruire edifici”. Egli mette a punto un dispositivo a ripetizione modulare che, pur facendo riferimento al modulor dei 2,26 metri, si avvicina alla transitorietà di certa arte contemporanea. Riprendendo un tema caro alle sue architetture, Perrault crea un sistema di schermi di maglie e tessiture metalliche che manipolate dai ballerini, inscenano un meccanismo di comparsa/scomparsa. Questi schermi, che disegnano via via i contorni degli edifici, un movimentato percorso stradale o un labirinto dalle pareti mobili, scandiscono la dimensione della “pelle elettronica di una città”. Si genera un universo di immagini tra reale e virtuale dove i corpi danzanti a volte traspariscono dalle maglie degli schermi, a volte vengono variamente proiettati sulle superfici più opache proiettando lo spettatore in un'implosione di percezioni visive e auditive che, come in un gioco liberatorio e gioioso, frammentano definitivamente la scenografia dello spettacolo. “Una nuova nozione di cité radieuse – continua Perrault – non più controllata da una geometria nevrotica, ma dalla produzione di irradiazioni di suoni, di luci e di immagini, che rendono raggianti quelli che esse irradiano”. Elena Cardani

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Nelle pagine precedenti, schizzi di Dominique Perrault per la scenografia del balletto “La cité radieuse”, particolare della maglia metallica con cui sono realizzati gli schermi modulari, modello della simulazione scenografica e un momento dello spettacolo. In questa pagina, in alto, piante e sezione dell’allestimento scenografico; in basso, il dispositivo scenografico giocato su un sistema a apparizione/scomparsa creato attraverso le tessiture metalliche. Nella pagina a fianco, simulazioni scenografiche in forma di modello. Previous pages, Dominique Perrault’s sketches for the scenography of the ballet “La cité radiuese”, detail of the metal mesh used for the modular screens, model of the scenography simulation and a moment of the show. In this page, top, plans and sections of the scenography; bottom, the scenography device based on an appearance/disappear ance system, determined by metal textures. Opposite page, model simulations of the scenography.

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Nella pagina a fianco/opposite page, Surasi Kusolwong, Erratum musical (Sounds to be seen), 2005. A sinistra/left, Martin Creed, Half the air in a given space, 2004 (courtesy Martin Creed and Hauser & Wirth Zürich London).

Tutto nuovo, tutto vecchio Lyons Art Biennial

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a torre dell’ombra invertita, opera del 2004 di Olafur Eliasson (Copenhagen, 1967): un grande caleidoscopio che testimonia dell’interesse dell’artista per le zone di confine tra natura, tecnologia, architettura. Alla base, il rapporto tra natura e cultura che, a dire dell’autore, evidenzia la contraddizione tra la nostra esperienza e la nostra conoscenza, fino ala scoperta di imprevedibili ambiti della percezione. Il giovane francese (classe 1970) Bruno Peinado rimette in discussione i segni espressivi e della comunicazione e punta a contraddire ogni stereotipo. Così fa col suo grande cavallo, opera che ha per titolo Ride like Lightning del 2004. Il gruppo General Idea è formato da AA Bronson (Vancouver, 1946), Felix Parts anch’egli canadese e l’italiano Jorge Zontal, questi ultimi due sono morti di Aids nel 1994. Sicché non sorprende che l’opera in mostra, del 1991, s’intitoli Aids: muro di carta con la fatidica parola impressa volumetricamente a mo’ del Love di Robert Indiana. Sono alcuni esempi delle presenze alla Biennale di Lyon, aperta fino a tutto dicembre. La rassegna ha per titolo “L’experience de la durée”. E’ il tema voluto dal direttore artistico, nonché fondatore della Biennale, Thierry Raspail. Tempo e durata: dimensioni che nel corso dei secoli hanno assunto caratteri differenti, fino alla condizione odierna della velocità, dell’accelerazione. E giustamente Raspail si chiede che tipo di “temporalità” e di durata esprima l’arte di oggi. A dare la risposta sono le opere raccolte dai curatori della Biennale Nicolas Bourriaud e Jérôme Sans rispettivamente di 40 e 45 anni. Anche se i due sono costretti ad affrontare un arco di tempo ben chiaro e netto, non hanno inteso tracciare un excursus storico. Hanno tirato dritto scegliendo autori e opere che rispondessero allo spirito dell’iniziativa, indipendentemente dalle correnti di appartenenza, dall’età, dalla rappresentatività di un tempo anziché di un altro. Più o meno la partenza è alla fine degli anni Sessanta e, dal punto di vista delle spinte poetiche, nel concettuale e in Fluxus e si arriva agli anni Novanta (e oltre) quando il tempo, per gli artisti, “è più un materiale di costruzione che non un semplice mezzo”. Ovviamente nelle nuove, recenti dinamiche del tempo e della durata entrano in gioco multiculturalismo, femminismo, le posizioni marginali, la new age, l’ecologia, la decolonizzazione ecc. E così accanto a giovanissimi autori trovi Andy Warhol, James Turrel, Gordon Matta-Clark, Brian Ino, Daniel Buren, o lo statunitense 80 l’ARCA 208

Douglas Huebler (1924-1997), o Robert Malaval, o Tom Marioni (1937), o il lituano Jonas Mekas (1922), o Terry Riley o il tedesco Dieter Roth (1930-1998). Il tema è efficace e affascinante. Certo il principio di durata, specie se riferibile a quello di Henry Bergson, cozza un po’ col senso di immortalità che colora i sentimenti degli artisti (autori di operemonumentum, opere legate al senso di memoria imperitura). Ma le tipologie operative esposte sono caratterizzate da un forte dinamismo, sono lontane, insomma, da questo senso del monumentale. Si tratta infatti, spesso, di installazioni o di video o di film. La Biennale mette l’accento su una topica fondamentale del nostro tempo, appunto il tempo. Ci fosse in mezzo anche lo spazio, avremmo, relativamente all’arte, uno spaccato interessante circa le coordinate del nostro momento. Da un soffitto scarlatto pende una mannequin: è l’installazione E’carlate (2004) di Virginie Barré, francese di 35 anni. Daniel Buren gioca con un’installazione di luci mobili. Un gran numero di palloncini determina l’installazione dell’inglese Martin Creed (1968). Il sempre colorito e inventivo artista belga Wim Delvoye (1965) fa un’installazione all’insegna dell’Origine della specie basata sul tema della “Mucca che ride”. 1982-1991 è la data dell’opera L’ultimo surrealista dello svedese Erik Dietman (1937-2002): un basamento-albero fa da supporto a una giacca che pende dall’alto. Se un’elegantissima scultura di luce rappresenta Brian Eno, un’installazione al neon basata sulla “nobiltà e la preminenza del sesso femminile” (l’artista cita Enrico Cornelio Agrippa) è la proposta del sudafricano Kendell Geers (1968). Lo svedese Henrik Hakamnsson (1968) gioca tra natura e cultura, osservando lo sviluppo di piante e uccelli e studiando il rapporto mondo naturale e uomo. Ed ecco il commento dei curatori che sono interessati a “questo tentativo di contro-cultura che è stata l’esperienza hippie, laboratorio di nuove forme di vita”: “Questi anni di emancipazione e di rimessa in causa sembrano, d’altra parte, contenere sotto una forma ancora virulenta tutte le problematiche di quest’apertura del ventunesimo secolo…ma soprattutto costituiscono un modello di rifiuto della società dei consumi”. Sono giovani i curatori, ma non si sono accorti che sotto i ponti di acqua ne è passata. Carmelo Strano

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he Inverted Shadow Tower, created in 2004 by Olafur Eliasson (born in Copenhagen in 1967): a great kaleidoscope that bears witness to the artist’s interest in the borderline areas among nature, technology and architecture. The basis for all this is the relationship between nature and culture, which, according to the author, points out the contradiction between our experience and our knowledge, up to the discovery of unpredictable perceptive areas. The young French artist Bruno Peinado (born in 1970) challenges expressive and communicational signs, aiming at contradicting any kind of stereotype. Proof of this is the great horse he created in 2004, by the title Ride like Lightning. General Idea is a group that was formed by AA Bronson (Vancouver, 1946), Felix Parts (also Canadian) and the Italian Jorge Zontal; the latter two died of Aids in 1994. Thus, it is not surprising that the work on show – produced in 1991 – is entitled Aids: a paper wall with the fatal word itself impressed volumetrically, like in Robert Indiana’s Love. The above are only some examples of the works that are on show at the Biennial in Lyons, which will be open throughout December. The title of the exhibition is “L’experience de la durée”. The theme was chosen by the artistic director and founder of the Biennial, Thierry Raspail. Time and duration: dimensions which, through the course of the centuries, have assumed different characteristics, until they have reached today’s condition of speed and acceleration. And Raspail rightly asks himself what kind of “temporality” and duration today’s art is expressing. The answer comes from the works gathered by the curators of the Biennial, Nicolas Bourriaud and Jérôme Sans, respectively 40 and 45 years old. Even though the two were forced to face a definite, precise span of time, they did not want to trace a historical excursus. They followed the spirit of the initiative directly, not letting themselves be influenced by the trends the artists belong to, their ages, the representativeness of one time or another. The earliest works belong, more or less, to the end of the sixties; in conceptual terms, both from the perspective of poetic drive and in Fluxus, while the latest reach the end of the nineties and beyond, when for artists time is “more a building material than a simple means”. Obviously, the new, recent dynamics of time and duration need to reckon with multiculturalism, feminism, marginal positions, the new age, ecology, decolo-

nization, etc. Thus, next to very young authors, we also have Andy Warhol, James Turrel, Gordon Matta-Clark, Brian Eno, Daniel Buren, and the American Douglas Huebler (1924-1997), or Robert Malaval, Tom Marioni (1937), the Lithuanian Jonas Mekas (1922), Terry Riley, or Dieter Roth (1930-1998), from Germany. The theme is effective and fascinating, although the duration factor – especially as referred to that of Henry Bergson – clashes a bit with the sense of immortality that colors the artists’ feelings (authors of monumentum, or monumental works – works that are linked to a sense of eternal memory). But the different types of work on display are all characterized by strong dynamism, and, in other words, are far from any sense of monumentality. The Biennial highlights one of our time’s fundamental topics: time itself. If space were also added, in artistic terms we would have an interesting cross section of our time’s coordinates. A mannequin hanging from a scarlet ceiling: this installation, E’ carlate (2004) is by Virgina Barré, a 35-year-old French artist. Daniel Buren created an installation made of mobile lights. A great number of balloons make up an installation by the English artist Martin Creed (1968). The ever colorful and inventive Belgian artist Wim Delvoye (1965) produced an installation featuring the Origin of species, based on the theme of the “Laughing cow”. The last surrealist was created from 1982 to 1991 by the Swede Erik Dietman (1937-2002): a foundation-tree supports a jacket hanging from above. A very elegant light sculpture is represented by Brian Eno, while a neon installation based on “nobility and the preeminence of the female sex” (the artist quotes Enrico Cornelio Agrippa) is on show, as well, by the South African Kendell Geers (1968). The Swedish artist Henrik Hakamnsson (1968) plays between nature and culture, observing the development of plants and birds and studying the relationship between the natural world and man. The curators of the show, who are interested in “the attempt at counter-culture constituted by the hippie experience, a workshop for new life forms”, say: “These years of emancipation and renewal seem, on the other hand, to contain all the problems related to the opening of the twentieth century in a still virulent form… but, overall, they constitute a model that refuses the consumer society.” The curators are young, but they haven’t realized how much water has flowed under the bridge. 208 l’ARCA 81


Paul Chan, immagine tratta da/image from “My birds… trash…the future”, 2004 (courtesy Greene Naftaly Gallery, New York).

Agnès Thurnauer, XX Story, 2004. Sotto/below, Wang Du, Missile, 2005.

Kendell Geers, Annunciation, 2004 (courtesy Stephen Friedman Gallery, London and Galleria Continua, San Gimignano).

Verne Dawson, Calendar, 2004 (courtesy Gavin brown’s entreprise, New York; copyright Christopher Burke Studio, New York).

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Elephteria Square L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la riqualificazione di Eleftheria Square. Il programma prevede interventi per la rifunzionalizzazione dello spazio pubblico e riqualificazione architettonica, per realizzare uno spazio a vocazione prevalentemente pedonale, dotata di servizi e in grado di esaltare l'aspetto storico del luogo Elephteria Square Compeitition for the architectonic and functional requalification of Elephteria Square, with mainly pedestrian spaces and solutions to enhance its historical importance

Committente/Client: Nicosia Municipality

Vision Akureyri Progetto per il rinnovo dell’area centrale di Akureyri (16.000 abitanti nel nord dell’Islanda) per rafforzare il suo ruolo come centro per il commercio, la cultura e la vita cittadina. Vision Akureyri Vision Akureyri is a project aimed at renewing central Akureyri to strengthen its role as a center for commerce, culture and town life in general. Akureyri is a town of 16,000 residents located on Iceland's northern coast

1° Graeme Massie 2° Juliusz Dudniczek, Magdelana Kalinowska, Karolina Skalska, Ewa Wielinska 3° ex aequo - Arno Lederer, Jórunn Ragnarsdóttir, Marc Oei, Pia Elser, Markus Schwarzbach - Rose Bonner, Paul Fox, David Jameson

COMPETITIONS

Islanda/Iceland - Akureyri

1° Zaha Hadid, Christos Passas, Saffet Bekiroglu 2° Socrates Stratis and Christos Hadjichristou 3° Zenon Sherepeklis and Marios Christodouli

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Cipro/Cyprus - Nicosia

Giuria/Jury: Kristján ór Júlíusson, Árni Ólafsson, Hlín Sverrisdóttir, Pétur H. Ármannsson, Orvaldur Orsteinsson Committente/client: Akureyri's Retailer Association

Gran Bretagna/Great Britain Liverpool Nuovo Museo Progetto per la realizzazione del nuovo Museo di Liverpool sull'isola di Mann, in prossimità delle Three Graces. Il programma prevede la costruzione di un complesso di 12.250 mq New Museum National Museums, Liverpool (the trading name of National Museums and Galleries on Merseyside) intends to construct a new Museum of Liverpool, totalling up to 12,250 sqaure metres on land at Mann Island, Liverpool adjacent to the world famous Three Graces

Italia/Italy - Arezzo

Vincitore/Winner 3XNielsen

Nuova Sede della Provincia Concorso di progettazione per un’ulteriore sede della Provincia di Arezzo. L'obiettivo dell’Amministrazione è quello di realizzare un complesso in cui trasferire tutti gli uffici di competenza provinciale, che attualmente si trovano dislocati in vari punti della città di Arezzo New Province HQ Competition for a new HQ of Arezzo province where moving the offices now spread in various buildings throughout the city

1° Fabrizio Rossi Prodi (capogruppo/team leader), Paolo Spinelli, Marco Zucconi, Simone Abbado, Emiliano Romagnoli, Giovanni Zorico, Giovanni Martarelli, Pietro Carmagnini, Iacopo Maria Giagnoni, Fabiano Micocci, Nicola Spagni, Enrico Tomidei, Gerogios Kapourniotis, Caterina Ciampi, Francesco Trentini 2° Carlo Terpolilli (Ipostudio) 3° Nuno Montenegro

Committente/Client: Provincia di Arezzo in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Arezzo

Committente/Client: National Museums Liverpool Board of Trustees

Gran Bretagna/Great Britain Reigate New pavilion in Priory Park Progetto per la realizzazione di un padiglione all'interno dello storico Priory Park, a Reigate. Il programma prevede la realizzazione di una struttura destinata ad accogliere uffici, caffetteria, servizi e pronto soccorso Project for the realization of a Pavilion in the historic Priory Park at Reigate. The brief asked for the realization of structure containing offices, cafeteria, facilities and energency

Vincitore/Winner Dominique Perrault (capogruppo/team leader), Anne Speicher, Kangug Baek Progetti ammessi alla 2a fase Projects selected for the 2nd phase - Buttress Fuller Alsop William (BFWA) - Block Architecture - Knox Bhavan Architects 1°

Italia/Italy - Moasca (Asti) La Torre dell’Acqua Il concorso ha per oggetto la riqualificazione della attuale "Torre Piezometrica" di proprietà del "Consorzio Acquedotto Valtiglione" sita nel centro storico vicina alla centrale Piazza Castello ed alla Via XX Settembre. Ai concorrenti si richiedono idee per riqualificare l'immagine del manufatto della torre correlate a proposte progettuali riguardanti l'inserimento del manufatto nel contesto architettonico e paesaggistico Cat.1: geometri, grafici, studenti; Cat2: architetti e ingegneri Water Tower Competition for the requalification of the Piezometric Tower and of the surrounding area. Two categories: 1. students, graphics, quantity surveyor; 2. architects and engineers

Vincitore/Winner (cat.1) Matteo Francesconi, Marianna Iori Pozzoli Vincitore/Winner (cat.2) Hermann Kohlloffel (capogruppo/team leader), Andrea Tonin, Innocente Porrone

Committente/Client: Comune di Moasca 1°

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COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Napoli Riqualificazione dell'Area Monumentale del porto Concorso internazionale per la progettazione della riqualificazione dell'Area Monumentale del porto di Napoli Requalification of the Monumental Harbour International competition for the renovation of the monumental area of Naples hoerbour

1° Michel Euvé (capogruppo/team leader), Guendalina Salimei (t-studio), Francesca Contuzzi (t-studio), Pierfrancesco Capolei (3c+t Capolei Cavalli A.A.), Fabrizio Capolei (3c+t Capolei Cavalli A.A.), Rosario Pavia, Raffaella Massacesi, Danilo Romani, Matteo Di Venosa, Modimar s.r.l, VIA Ingegneria 2° Stipe Spa, Mauro Saito (capogruppo/team leader), Nicola Flora, Paolo Giardiello, Giuseppina Ciaccio, Caterina Esposito, Erika Formato, Antonio Nanu, Giampiero Lamonica, Giuseppe Santarcangelo, Achille Alessandro Farese, Vincenzo Tenore, Birju Shah, Monica Alejandra Mellace, Luca Mòsele 3° Stefano Boeri (capogruppo/team leader), Boeri Studio (Gianandrea Barreca, Stefano Boeri, Giovanni La Varra), Gruppo Suburbia (Michele Moffa, Paolo Sacco, Mauro Smith), Raffaele Cutillo, Beniamino Servino, AI Engineering Srl (Piercarlo Montaldo), AI Studio Associati (Stefano Cremo, Ottavia Berta), Inros Lackner AG

Giuria/Jury: PresidenteBernardo Secchi MembriCarlo Gasparrini, Benedetto Gravagnuolo, Alberto Bracci Laudiero, Robert Leonardi Committente/Client: Nausicaa SpA 2°

Italia/Italy - Padova Restauro dell’Orto Botanico Patavino Concorso internazionale per la progettazione preliminare relativa alle opere di restauro dell’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Padova e allo sviluppo dello stesso in una nuova area limitrofa di recente acquisizione Restoration of the Botanic Garden International competition for the preliminary design of works for the restoration of Padua University Botanic Garden and the development of the adjacent area

Giuria/Jury: PresidenteLorenzo Fellin MembriHans Georg Brunnert, Elsa Mariella Cappelletti, Peter Crane, Vittore D’Ambra, Pierino Zanon, Giuliana Ricci, Enrico Pietrogrande, Paolo Roncali Committente/Client: Università degli Studi di Padova

Messico - Guadalajara

Vincitore/Winner Museotec, Grinberg & Topelson Arquitectos Finalisti/Shortlisted - Alvarez + Aguilar + Mauleon - Squire & partners - Víctor Márquez, Paul Cremoux - Burckhardt Partner AG

Biblioteca Pubblica dello Stato di Jalisco Jalisco State Public Library Giuria/Jury: Bill Lacy, Robert Campbell, José Luis Cortés, Kenneth Dowlin, Rosa Maria Fernandéz, Carlos Jimenez, Ricardo Legorreta, Andrew Mcdonald, Hellen Niegaard Committente/Client: Fideicomiso del Centro Cultural Universitario

Vincitore/Winner Giorgio Strappazzon (capogruppo/team leader), VS.associati (Giorgio Strappazzon, Fabrizio Volpato, Sandra Tosin), Stanton - Williams (Alan Stanton, Paul Williams), Simoncello Associati, Sint Ingegneria, Ingeo 2° Mario Bellini/Mario Bellini Associati (capogruppo/team leader), Maurizio Momo, Manens Intertecnica srl, ICIS Srl, Land Srl, Maurizio Di Lauro, Mario Bellini Associati srl 3° Ugo Camerino (capogruppo/team leader), Alberto Torsello, studio.eu, Stefan Tischer, Spc Srl, Steam srl 4° Antonio Montanari (Studio Montanari & Partners S.r.l.) 5° Franco Mancuso (Mancuso e Serena Architetti Associati) 6° David Chipperfield 7° Maria Alessandra Segantini 8° Dominique Perrault 9° Andrea Mascardi 10° Joao Nunes 11° Studio Altieri s.r.l. 12° Fernando Espinosa De Los Monteros Rosillo 13° Gunter Vogt (Vogt Landschaftsarchitekten) 14° Carlos Ferrater Lambarri 15° Pica Ciamarra Associati

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- Libeskind always seems alien to context. - That would be fine here with us.

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Contemporaneità del passato For a Library

Ampliamento di prestigio For Chicago Art Institute

Progetto: Centro Cooperativo di Progettazione/Iotti+Pavarani

Progetto: Renzo Piano Building Workshop

Il Centro Cooperativo di Progettazione di Reggio Emilia, insieme allo Studio di Progettazione Iotti + Pavarani Architetti, si è aggiudicato la gara per l’affidamento dell’incarico di progettazione e direzione lavori per la “Ristrutturazione di edificio da destinare a nuova biblioteca comunale in centro storico”, Piazza Caduti per la Patria, comune di Albano Sant’Alessandro (Bergamo). L’intervento riguarda un tipico fabbricato ex rurale del centro storico di Albano Sant’Alessandro, a circa 15 km da Bergamo. L’intenzione della pubblica amministrazione era di ricollocare l’attuale biblioteca (200 mq non più sufficienti per accogliere il patrimonio librario) realizzando un nuovo polo culturale per il paese, fornendo servizi e spazi per attività dirette ad un pubblico il più ampio possibile. I progettisti hanno interpretato le esigenze dell’Amministrazione comunale attraverso un intervento attento a un linguaggio architettonico di contemporaneità esprimendo contestualmente una reinterpretazione dei “segni” architettonici del contesto che potenzialmente avessero la forza di ricreare i richiami simbolici propri di un edificio pubblico. In quest’ottica l’ingresso principale alla biblioteca è stato previsto all’interno dell’ampia corte su cui l’edificio affaccia, aprendosi sulla strada principale del centro storico.

Seguendo la ricca tradizione architettonica di Chicago e la sua posizione preminente nel settore dell’innovazione in questo settore, l’Art Institute ha chiamato il Renzo Piano Building Workshop (in collaborazione con Interactive Design Inc., Chicago; Consulenti: Ove Arup & Partners; Sebesta Blomberg; Patrick Engineering; Jenkins & Huntington; The Talaske Group; Gustafson Guthrie Nichol; Morgan Construction Consultants) per il progetto di un ampliamento dei propri spazi per ospitare le straordinarie collezioni di arte moderna e contemporanea. Il nuovo edificio sarà realizzato nella porzione nordorientale dell’isolato dove sorge attualmente l’Art Institute, all’angolo tra Monroe Street e Columbus Avenue. Si tratta di una struttura di vetro, acciaio e muratura che andrà a inserirsi armoniosamente tra le gli edifici esistenti risalenti al XIX secolo. Con una superficie totale di circa 25.000 metri quadrati, disposti su tre piani più un piano interrato, il nuovo edificio avrà una superficie utile di circa 6.500 metri quadrati di gallerie per l’esposizione delle opere di arte moderna e contemporanea. L’edificio conterrà inoltre nuove funzioni pubbliche: spazi educativi, un negozio musseale, una caffetteria al piano terra. Nel sottosuolo troveranno spazio i magazzini e varie aree di servizio tecnico. L’edificio è organizzato lungo un asse pedonale interno, illuminato dall’alto, che connette visivamente e fisicamente l’Art Institute con i vicini Lakefront Millennium Gardens e il loro anfiteatro da 10.000 posti. Questa strada interna, lunga una trentina di metri, determina un nuovo asse principale sulla direttrice nord-sud che ridefinisce la circolazione interna dell’intero museo, anche grazie a una risistemazione dell’asse est-ovest che verrà migliorato rimodellando la Gunsaulus Hall. Questa struttura in acciaio del XIX secolo sarà parzialmente aperta e rivestita in vetro per metterne in risalto l’identità architettonica storica e per consentire più ampie visuali verso l’esterno. Il nuovo edificio sarà protetto da una copertura larga 22 metri costituita da elementi frangisole quadrati e traslucidi che, come un ombrello, fluttueranno sopra le gallerie dell’ultimo piano. Q uesto ombrello o “tappeto volante” si protenderà anche a protezione del giardino sul lato sud in modo da creare uno spazio semi-aperto per l’esposizione di sculture. La costruzione dovrebbe essere completata nel 2009.

Jointly with the Iotti + Pavarani Architetti Planning Studio, the Cooperative Planning Center of Reggio Emilia won a tender for a contract concerning the conversion of a building into a new municipal library in the old town center. The architects will also be in charge of the work itself, which will be carried out in Piazza Caduti per la Patria, in the town of Albano Sant’Alessandro (Bergamo). The building in question is a formal rural construction in the historical center of Albano S. Alessandro, which is about 15 kms from Bergamo. According to the public administration, a new site had to be found for the current library (200 sq. m., which are not enough to hold the growing book collection) by creating a new cultural center for the town which can provide services and spaces for activities that are intended for the public at large. The architects have translated the municipal Administration’s requirements into a project that features a contemporary architectural language, expressing a reinterpretation of the architectural “signs” of the context that could, potentially, be strong enough to recreate the symbolic feel of a public building. In line with these considerations, the main entrance will be built within the large courtyard the building overlooks, opening up on the main street of the historical center.

contemporary art. The new building will be located in the north-east quadrant of the Art Institute site, at the corner of Monroe St and Columbus Avenue. It will be a light glass, steel and limestone walls structure, which will fit perfectly into the 19th century architectural identity of the existing buildings. This 25,000 square meters total structure (three floors above ground and one floor underground) will provide 6,300 square meters gallery of modern and contemporary art galleries. It will also provide new public functions: large educational facilities, a museum shop and a café located at street level. Underground will take place storage and various handling areas. The building will be organized along a top lit internal street which will connect visually and physically the Art Institute to the neighboring Lakefront Millennium Gardens and their 10,000 seat outdoor amphitheater. This top lit 30 meter long internal street will create a new major north/south axis of circulation in the Art Institute. The existing east-west axis of circulation will be improved by the remodeling of Gunsaulus Hall. This 19th century steel structure will be partially unclad and glazed in order to reveal its historical identity and to allow dramatic views to the outside. The new building will be protected by a 22-meter wide, square luminous sun-shading structure, like an umbrella floating over the upper floor galleries. This umbrella (flying carpet) will also protect the new south garden in order to create an outdoor sculpture gallery. The new building is scheduled for completion in spring 2009.

In the tradition of Chicago’s rich architectural tradition and position as a major center for architectural innovation, The Art Institute of Chicago has called Renzo Piano Building Workshop ( in collaboration with Interactive Design Inc., Chicago; Consultants: Ove Arup & Partners; Sebesta Blomberg; Patrick Engineering; Jenkins & Huntington; The Talaske Group; Gustafson Guthrie Nichol; Morgan Construction Consultants) to design a wide extension as a new showcase for the museum’s extraordinary collections of modern and

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Cemento a concorso Cement competitions

Intelletti a confronto In Graz

Affermare l’importanza delle potenzialità plastiche e strutturali del cemento come materiale d’architettura in epoca contemporanea e sensibilizzare le giovani generazioni offrendo loro la possibilità di esplorarne le qualità intrinseche. Con queste premesse Cimbéton, centro di formazione sul cemento e le sue applicazioni, promuove dal 1992 un concorso d’idee d’architettura che con cadenza biennale si rivolge agli studenti di architettura e di ingegneria attraverso un tema in cui i partecipanti si confrontano con l’uso e la sperimentazione del cemento come materiale d’architettura. Quest’anno, la settima sessione si è concentrata sul progetto di un edificio alto in zona urbana. Densità urbana e costruzione in altezza era quindi il binomio su cui si sono concentrati i lavori dei 448 gruppi di iscritti, per un totale 838 studenti, calandosi nelle realtà urbane di tre città francesi, Clamart, nella seconda fascia della banlieue parigina, Grenoble e Rennes. Nelle tre città, selezionate tra agglomerati superiori a 40.000 abitanti, sono state individuate tre aree situate in zone urbane relativamente centrali e particolarmente idonee al concetto di “agopuntura” urbana, alla base del programma concorsuale: nei tre casi si trattava di potenziare la densità, l’urbanità e la visibilità di un polo urbano da sviluppare. L’interesse e l’attualità del tema rispetto al dibattito sociale contemporaneo è riflesso dalla qualità e attualità dei progetti vincitori. Jonathan Bruter e Pacôme Bommier (Ecole d’architecture di Bordeaux e di Versailles) per il sito di Clamart, Christophe Rousselle (Ecole d’architecture di Marne-la-Vallée) per quello di Grenoble, Augustin Rosenstiehl e Pierre Sartoux (Ecole d’architecture di Paris-Malaquais e di Paris-Villemin) per quello di Rennes, hanno comunque offerto le migliori espressioni di una tendenza emersa un po’ in tutte le proposte e che ha visto la quasi assenza della torre classica, pochissimi i progetti minimalisti e il ricorso a forme pure. Piuttosto gli studenti si sono concentrati sull’idea di edificio alto concepito come pezzo di città, un condensatore di programmi, che va bel oltre la sua funzione simbolica di torre urbana. La volontà di introdurre la compresenza di differenze e trasversalità in tre dimensioni si è tradotta il più delle volte in cesure visibili nello sviluppo delle torri, risolte con l’introduzione di piastre o elementi modulari sovrapposti a formare piccoli quartieri impilati nel cielo. Elena Cardani

E’ giunta alla sua trentesima edizione la manifestazione Steirischer Herbst (www.steirischerbst.at) che si svolge ogni anno a Graz. Per tutto il mese di ottobre la città austriaca ha vissuto il confronto tra una grande varietà di artisti e scienziati che hanno dato vita a mostre, forum, seminari, laboratori e confronti pubblici. Fin dalle prime edizioni, il fondatore e attuale presidente di Steirischer Herbst, Hanns Koren, ne aveva definito i principali obiettivi: “Lo scopo è di far confrontare le forze intellettuali della città. Far mostrare loro di cosa sono capaci, cosa li interessa, in cosa sono specializzati – siano essi artisti, studenti o professori”. Da allora la sfida per l’indagine delle arti e delle scienze nuove si è ampliata, abbandonando l’iniziale regionalismo a favore di una visione e di una ricerca di confronto e analisi più globalizzata. Rimane l’intenzione di analizzare criticamente i temi sociali e politici attraverso ciò che l’arte e la scienza possono offrire, talvolta in modo provocatorio, ma mai per la provocazione fine a se stessa. Tra le mostre dell’ampio programma di quest’anno, rimangono visitabili oltre il mese di ottobre “M CityEuropean Cityscape”, aperta alla Kunsthaus fino all’8 gennaio e “Ilya und Emilia Kabakov-Unrealized Projects” che fino al 13 novembre è allestita presso la galleria Kulturzentrum bei den Monitoren. “M City” presenta un’indagine circa lo sviluppo e i processi di cambiamento delle nostre città e metropoli, attraverso le diverse espressioni e la collaborazione tra artisti, architetti, urbanisti, forografi e designer. La mostra presentata dai Kabakov propone invece una serie di loro progetti mai realizzati che simboleggiano l’aspirazione costante alla visione dell’utopia. Un ulteriore progetto avrà sviluppi nei prossimi tre anni, che potranno essere seguiti attraverso il sito degli architetti di riferimento, lo studio Ortlos (www.ortlos.at). Il progetto, denominato A.N.D.I. (A New Digital Instrument), intende, attraverso la forma del laboratorio aperto, proporre, testare e sviluppare concetti per il miglioramento delle città per adattarle alle nuove necessità e ai nuovi stimoli derivanti dalla “messa in rete” di molti servizi. Alla fine dei tre anni di cooperazione tra membri di un team multidisciplinare (architetti, urbanisti, artisti, musicisti, filosofi, scrittori, fotografi ecc.) verrà presentata una “installazione urbana” in cui le caratteristiche delle comunità digitali saranno integrate a infrastrutture esistenti in una fusione tra virtuale e reale. Elena Tomei

Affirming the importance of cement as the contemporary era’s plastic and structural architectural material and sensitizing young generations, offering them the possibility of exploring its intrinsic qualities. This introduces what Cimbéton – a training center on cement and its employment – has been fostering since 1992. The center concerns a biennial competition of architectural ideas meant for students of architecture and engineering, and the participants use cement as their material, experimenting with it. This year, the seventh session concentrated on planning a tall building in an urban area. Urban density and highrise construction were thus the two elements on which the 448 participating groups concentrated – a total of 838 students who came into contact with the urban reality of three French cities: Clamart, which is located within the second belt of the Parisian banlieue, Grenoble and Rennes. In the three cities – which were selected among built-up areas counting more than 40,000 inhabitants – three areas situated in urban areas that are relatively close to the center were located, as they are particularly suited to the concept of urban “acupuncture”, which is the basis of the competition program. In all three cases, in fact, the question was to upgrade the density, urbanity and visibility of the urban center that was to be developed. The interest and topicality of the theme in relation to contemporary social issues is reflected in the quality and topicality of the winning projects. Jonathan Bruter and Pacôme Bommier (Ecole d’architecture in Bordeaux and Versailles) for the Clamart site; Christophe Rousselle (Ecole d’architecture in Marne-la-Vallée) in Grenoble; Augustin Rosenstiehl and Pierre Sartoux (Ecole d’architecture in Paris-Malaquais and Paris-Villemin) for the Rennes site; these three have offered the best expressions of a trend that has emerged in almost all the proposed projects: an almost total absence of the classical tower, very few minimalist projects and pure forms. Instead, the students concentrated on the idea of highrisers conceived as parts of the city, as program condensers, as structures that go beyond their symbolic functions as urban towers. What emerged was the will to introduce coexisting three-dimensional differences and cross sections, which mostly meant creating visible interruptions in the development of the towers; these “pauses” were filled in with juxtaposed plates – or modular elements – that form small districts stacked up in the sky. A sinistra/left, Jonathan Bruter et Pacôme Bommier (Ecoles d’architecture de Bordeaux et Versailles), Clamart. Sopra/above, Christophe Rousselle (Ecole d’architecture

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Steirische Herbst (www.steirischerbst.at), which takes place every year in Graz, has come to its thirtieth edition. Throughout the month of October, the Austrian city has seen the confrontation among a great variety of artists and scientists who have given life to exhibitions, forums, workshops and public events. Already during its first editions, Steirische Herbst’s founder and current president – Hanns Koren – had defined its main objectives: “The aim is to examine the city’s intellectual forces side by side. They are to show what they are capable of, what interests them, what they are specialized in – whether they be artists, students or professors.” Since then, the challenge for a survey of the new arts and sciences has broadened, abandoning an original regionalism for a more globalized vision and research linked to confrontation and analysis. Still today, the event aims at a critical analysis of social and political themes through what art and science have to offer – sometimes provocative, but never for the sake of challenge per se. Some of the shows this year’s extensive program has introduced, and which can be visited beyond October, are: “M City-European Cityscape”, open at the Kunsthaus through January 8th and “Ilya und Emilia Kabakov-Unrealized Projects”, which will be on at the Kulturzentrum bei den Monitoren until November 13th. “M City” presents a survey on the development and changing processes of our cities and metropolises, through joint work by artists, architects, town planners, photographers, and designers, with their different expressive modes. The Kabakov show, on the other hand, shows a series of projects the architects have never realized, symbolizing their constant aspiration for a utopian vision. The next three years will see the development of another project, which can be followed through the referential architects’ site: the Ortlos studio (www.ortlos.at). With an open workshop, the project, called A.N.D.I. (A New Digital Instrument) is meant to put forward, test and develop concepts for improving our cities so as to adapt them to the new requirements and stimuli coming from the “networking” of a great many services. After three years of cooperation among the members of a multidisciplinary team (architects, town planners, artists, musicians, philosophers, writers, photographers, etc.), an “urban installation” will be presented. Here, the characteristics of digital communities will be integrated with the existing infrastructures, thus creating a fusion between virtuality and reality.

Sopra/above: Sabine Bitter/Helmut Weber, Super Citizens, 2003/2004; a fianco/left, Ilya and Emilia Kabakov, Vulkan Ober; a sinistra/far left, Graz Kunsthaus, Hybrid House; sotto a sinistra/bottom left, Blank, Dialogue mit der Jugend/Vienna Cages (Foto: Pfaffenbichler/ Schreiber 2005); sotto/below, Splittewerk, Frogscraper, 2003.

de Marne-la-Vallé), Grenoble. In alto/top, Augustin Rosenstiehl et Pierre Sartoux (Ecoles d’architecture de Paris-Malaquais et de Paris-Villemin), Rennes.

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Cinevisioni veneziane From Venice Film Festival

In alto/top, Edouard Salier (regista/director), Flesh, France 2005.

Sopra/above, Alexey Guerman Jr. (regista/ director), Garpastum, Russia 2005.

Auto-architettura Mercedes Benz Milan Progetto: Studio Architetti della DaimlerChrysler

l’Arca e il cinema, insieme appassionatamente. Nonostante anni di matrimonio (all’italiana?) la passione è sempre infuocata e Venezia, attraverso la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e le biennali d’arte e di architettura, è la città più amata. Quest’anno, poi, l’Arca non poteva mancare, visto che in contemporanea con le giornate della Mostra uno degli eventi più attesi era la cerimonia di premiazione del progetto vincitore del concorso per il nuovo Palazzo del Cinema. Il progetto di 5+1 & Rudy Ricciotti si è aggiudicato il primo premio poiché ritenuto il più idoneo, per modernità e funzionalità, ad accogliere le future Mostre del cinema. Per quanto riguarda i film della 62. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (31 agosto–10 settembre 2005), quest’anno il Leone d’oro l’ha vinto Brockeback Mountain (regia di Ang Lee), film certamente interessante (forse era meglio non esagerare con le citazioni all’immaginario modaiolo Marlboro Leisure Wear) poiché affronta una tematica di attualità come la difficoltà di istituzionalizzare il rapporto fra coppie gay, ma inferiore ad altri per qualità registica (per esempio, Mary di Abel Ferrara), considerando che Venezia dovrebbe distinguersi dai festival di cinema cosiddetti commerciali in quanto “Mostra d’Arte Cinematografica” e quindi cercare di evitare di compiacere un pubblico troppo allargato e dunque facilmente preda di prodotti di massa, seppure avvolti in sontuose confezioni regalo. Alcuni film presentati in concorso sono già usciti nelle sale, altri usciranno nei prossimi mesi. Quelli in concorso varrebbe la pena vederli tutti: è interessante valutare quali parametri siano stati usati per selezionare la recente produzione cinematografica d’autore. Nella sezione “Corto cortissimo”, Flesh (durata: circa 5’) è risultato – nel bene nel male – il meno politically correct ma anche opera di grande creatività concettuale (Paul Virilio, forse, lo apprezzerebbe quale astrazione poetica delle sue teorie tecno-apocalittiche): l’architettura-donna violata dagli aerei-kamikaze annichilisce e sembra preludere a prossimi disastri di inimmaginabile crudezza. Carlo Paganelli

l’Arca and film are now a real item. Despite being “married” (Italian style?) for years, passion is still running high and, thanks to the International Film Festival and the biennials of art and architecture, Venice is still the favourite and best loved city. Of course this l’Arca had to be there, bearing in mind that the Festival coincided with a most eagerly awaited event: the prize-giving ceremony for the competition to design a new Film Theatre. The project designed by 5+1 & Rudy Ricciotti won first prize because its modernity and functionality meant it was the most suitable for hosting Film Festivals in the future. As regards the films being shown at the 62nd International Film Festival (31st August – 10th September 2005), this year Golden Lion was awarded to Brockeback Mountain (directed by Ang Lee), undoubtedly an interesting film (perhaps there could have been a bit less publicity for Marlboro Leisure Wear) since it tackles a cutting-edge issue like problems in gaining official recognition for relationships between gay couples, but with less accomplished direction than other films (e.g. Mary directed by Abel Ferrara). After all the Venice Film Festival is supposed to be an “Art Film Festival” and not just an ordinary commercial film festival, so it is not supposed to cater for too wide a public, easily prey to mass products however beautiful the packaging might be. Some of the films competing at the Festival are already being shown at theatres, others will be coming out over forthcoming months. All the films at the Festival are worth seeing: it is interesting to assess what parameters were used to select the art films recently in production. In the “Corto cortissimo” section, Flesh (running time: about 5 mins.) turned out – for better or worse – to be the least politically correct but also a work of great conceptual creativity (Paul Virilio might perhaps enjoy it as a sort of poetic abstract rendition of his apocalypticaltechnical theories): Kamikaze planes destroy the architecture-woman and seem to evoke forthcoming disasters of inconceivable cruelty.

Il nuovo Mercedes-Benz Center a Milano rappresenta la realizzazione del più grande centro di vendita e rappresentanza del marchio Mercedes-Benz mai esistito nel Sud Europa. Il progetto, sviluppato dallo Studio Architetti della DaimlerChrysler AG di Stoccarda, segue la filosofia del marchio MercedesBenz, già presente da alcuni anni nelle più grandi città europee dove simili strutture sono già una realtà, per esempio Berlino, Colonia, Stoccarda, Monaco di Baviera, Parigi e Londra. Ciò significa che oltre a grandi spazi d’esposizione a più piani, saranno realizzate speciali aree espositive per vetture del marchio Mercedes-Benz, quali la SLR, la Maybach e la AMG. Tutte le parti dell’edificio convergono in un’alta torre, denominata “Torre del Marchio” che, oltre a ospitare un’esposizione permanente di vetture, offrirà l’alternarsi di svariate mostre cosiddette “a tema”. Inoltre un Auditorium, un moderno Bar-Bistrot e un negozio di accessori e articoli da regalo contribuiranno a creare un ambiente selezionato, tipico del Marchio. Il nuovo Centro Mercedes-Benz si estenderà su un’area di 66.000 mq e sorgerà in via Gallarate, vicino alla nuova sede di Fiera Milano. L’investimento complessivo è di 70 milioni di euro. Il complesso dovrebbe essere pronto per l’autunno 2007.

The new Mercedes-Benz Center in Milan is the greatest agency and sales center of the Mercedes-Benz trademark in Southern Europe. The project, developed by the Daimler-Chrysler AG Architectural Studio of Stuttgart, follows the philosophy belonging to the Mercedes-Benz brand, which has already been present in some of the largest European cities for some years. In fact, similar structures have already been built, for instance, in Berlin, Cologne, Stuttgart, Munich, Paris, and London. This means that in addition to great multi-level showrooms, special exhibition halls will be created for Mercedes-Benz cars such as the SLR, Maybach and AMG. All of the building’s areas converge in a tall tower called the “Brand Tower”, which will not only host a permanent car exposition, but will feature alternating “theme” shows. In addition, an Auditorium, a modern Bistrot Bar and an accessory and gift shop will contribute to the trademark’s typical selective atmosphere. The new Mercedes-Benz Center will extend over a 66,000-sq.m. area and will rise in via Gallarate, near the new Fiera Milano (Milan Trade Fair) center. The overall investment for the project reaches 70 million Euros, and the complex should be ready in 2 years’ time, by Fall 2007.

Rettifica Venice House of Music Nella rubrica “l’Arca + europaconcorsi”, de l’Arca 205, è stato pubblicato il risultato del concorso “La Casa della Musica” a Venezia vinto dal gruppo di progettazione guidato dallo Studio Bertolotto Vacchelli. Ci scusiamo per l’erronea segnalazione dell’immagine pubblicata, appartenente al progetto dello studio 5+1, e pubblichiamo a fianco l’immagine relativa al progetto vincitore.

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In the “l’Arca-Europaconcorsi/Competitions” section of l’Arca 205 we published the results of the competition for the House of Music in Venice. The winner is the project team led by Studio Bertolotto Vacchelli. We put the wrong reference on the image (that was of the project by 5+1 firm), so we publish here the right image of the winning project.

Ritmi in facciata Progetto: Eric Wirth, Architecte Densais Un intervento riuscito quello progettato da Eric Wirth, Architecte Densais, a Bassens, un comune di 7000 anime sulle rive della Garonna a 10 chilometri da Bordeaux, che dal marzo scorso può vantare un collegio rinnovato con stile, discrezione e funzionalità. Inserito in un’area tra la palestra esistente e gli spogliatoi, il nuovo edificio ricuce in sintonia alle costruzioni esistenti il complesso scolastico e sportivo creando una nuova facciata urbana lungo la via principale d’accesso. Tre blocchi principali costituiscono il nuovo ampliamento che declina con coerenza ed equilibrio una scelta limitata di materiali e di cromatismi, trovando la cifra stilistica della sua architettura nelle raffinate geometrie delle soluzioni di facciata. “Il progetto ha cercato di conciliare estetica, funzionalità e durata confrontandosi con un pubblico giovane e talvolta turbolento soprattutto negli spazi di ricreazione”. Ed è su questi presupposti che i progettisti hanno costruito la loro idea riprendendo la trama costruttiva dell’esistente, con intervalli regolari di 7,20 metri e assumendo come sistema privilegiato quello prefabbricato, costituito da pannelli in cemento grigio e bianco, appesi alla struttura portante in travi e pilastri. Le scelte della soluzione prefabbricata come del cemento, che offrono caratteristiche idonee sia per il rispetto dei tempi di realizzazione, sia per la resistenza e la durata nel tempo, hanno stimolato una ricerca formale e compositiva in grado di arricchire le volumetrie del complesso forgiando una vera e propria architettura. Le facciate dei corpi che compongono l’ampliamento, uno di tre piani destinato alle aule, uno di due per l’amministrazione e spazi di servizio per studenti e insegnanti, e uno arrotondato che ospita la sala di musica, divengono infatti l’elemento su cui giocare l’attrattiva e il rinnovamento dell’intero complesso scolastico. La materialità del cemento viene infatti alleggerita dal disegno di ampie tettoie sostenute da pilastri a forma di V che ritmano i prospetti segnalando gli ingressi e creando un vivace gioco di luci e ombre. Anche per gli interni è stato adottato il medesimo concetto, qui la scelta limitata di materiali viene sdrammatizzata e articolata dallo scorrimento delle persiane gialle che proteggono le facciate vetrate e dalla tinteggiatura in colori diversi del muro di fondo per ogni tipo di aula. Elena Cardani

Design accogliente Alluring Design Nella storica cornice di Villa Dionisi, sede della Fondazione Aldo Morelato e dell’Osservatorio delle Arti Applicate del Mobile si è svolta la proclamazione dei vincitori del concorso internazionale “Il mobile significante: l’elemento d’arredo nelle strutture alberghiere”. Il concorso, giunto alla seconda edizione, aveva come tema l’arredo nelle strutture di accoglienza. Il primo premio “Verona Fiere” è andato al progetto Tholoi di Fabio Vinella (nella foto); secondo premio “Provincia di Verona” assegnato al progetto Poseidonia di L. Rebecchini, E. Iarcangelo, F. Jaques Dias, Gruppo “s.e.l.f”; terzo premio “camera di Commercio di Verona” assegnato al progetto Souvenir di Massimo e Iacopo Carli. E’ stato inoltre assegnati il premio “Scuola Appio Spagnolo” al progetto “Tavolo pieghevole” di Enrico Pandolfini. Menzioni per il progetto Rama di Andrea Chessa e al progetto Cubico di Igor Palmieri. The winners of the international competition “Significant furniture: the furnishing element in hotel facilities” were announced within the historical setting of Villa Dionisi, where the Aldo Morelato Foundation and the Observatory for Applied Arts in Furnishings are based. At its second edition, the competition featured the theme of furnishing in hotel facilities. “Verona Fairs”, the first prize, went to Fabio Vinella’s Tholoi project (in the image); the second prize, “Province of Verona”, was awarded to the Poseidonia project by L. Rebecchini, E. Iarcangelo, F. Jaques Dias and the “s.e.l.f.” Group; the third prize, “Verona Chamber of commerce”, was assigned to the Souvenir project by Massimo and Iacopo Carli. Furthermore, the “Scuola Appio Spagnolo” prize was awarded to the “Folding table” project by Enrico Pandolfini; Andrea Chessa’s Rama project and Igor Palmieri’s Cubico project were mentioned, as well.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Luce e Lumi In Nancy Secondo importante appuntamento a Nancy nel quadro delle manifestazioni “Nancy 2005, le Temps des Lumières”. Fino al 26 dicembre alle Galeries Poirel, la mostra “La lumière au siècle des Lumières et aujourd’hui” accompagna in un viaggio inedito attraverso lo sviluppo e il progredire delle conoscenze nel secolo dei Lumi che ebbero riflessi determinanti anche nel mondo artistico. In che modo l’arte si è ispirata alle scoperte scientifiche nel XVIII secolo? Qual’è stato l’impatto del progresso scientifico sulla mentalità dell’epoca? E oggi, quanto siamo debitori agli scienziati, ai filosofi e agli umanisti dell’Illuminismo? Jean-Pierre Changeux, commissario dell’esposizione, si interroga su questi temi e mette a confronto l’evoluzione dell’arte e del gusto con la conoscenza scientifica e lo sviluppo di nuove tecniche. Opere d’arte e oggetti scientifici si affiancano all’interno di uno spettacolare dispositivo scenografico firmato da Roberto Ostinelli che con un gioco di luci e di sguardi presenta le ricerche e scoperte effettuate nel XVIII secolo attorno alla luce, sia a livello di dimensione artistica sia scientifica e filosofica. L’estensione della tematica trattata è supportata dalla ricchezza del contenuto espositivo, oltre 300 opere provenienti da musei nazionali e internazionali (oltre a dipinti e incisioni, oggetti e strumenti scientifici quali atlanti celesti di Doppelmaier, planetari, sfere celesti e terrestri di Passemant) e una trentina di video, scandiscono i vari passaggi secondo cui si organizza la mostra. Si parte dagli esperimenti di Isac Newton e Gabrielle Émile du Châtelet con la ricostruzione di uno dei Gabinetti di fisica, per poi seguire con le ricerche sull’anatomia e la fisiologia dell’occhio e della visione riferite agli studi sulla elaborazione del segnale luminoso attraverso la retina e il cervello. Si affrontano quindi, la tematica dell’illusione visiva in riferimento all’opera di Diderot Elementi di fisiologia incentrata sulla percezione visiva, la contemplazione del quadro e la questione del bello; il problema generale dell’handicap visivo, su cui si concentrarono molte ricerche dell’epoca, e qui affrontato attraverso La lettera sui ciechi di Diderot; il passaggio tra la percezione fisica al giudizio morale evocata dal viaggio di Bougainville e dal Supplément di Diderot e, infine, l’Abate Gregorio, fondatore del Conservatorio nazionale delle Arti e dei Mestieri, presentato come un personaggio simbolico che contribuì in modo determinante alla realizzazione dell’ideale filosofico dell’Illuminismo. Elena Cardani Sotto/below, Specchio di/Mirror of Buffon, legno e vetro/wood and glass, fine XVIII secolo/end of 18th centrury. A destra/right, Vaucanson, Portfolio: bilancia basculante Dall’alto/from the top: Taboureux, Lavis presenta la copertura apribile dell’Osservatorio della Scuola Militare/Lavis presents the openable roof of the Military School Observatory, 1768; Magny, Microscopio di/microscope of Duc de Chaulnes, bronzo, smalto, latta, vetro, argento, legno/bronze, enamel, tin, glass, silver, wood, 1754; Jean Fortin, Planetario dopo Copernico, legno, cartone, carta, latta/Post Kopernik planetarium, wood, cardboard, paper, tin, 1773.

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di Kettle, detta di Sanctorius, fine XVIII-inizio XIX secolo/ Kettle oscillating scale, said Sanctorius’s, end of 18th-beginning of XIXth century.

The second important show in Nancy is open, a part of the “Nancy 2005, le Temps des Lumières” initiative. Until December 26th, the exhibition “La lumière au siècle des Lumières et aujourd’hui” will be on at the Galeries Poirel, taking us on a new journey through the development and furthering of knowledge in the Age of Enlightenment, which had an important influence on the world of art, as well. How was art inspired by eighteenth-century scientific discoveries? And today, how much do we owe to the Enlightenment’s scientists, philosophers and humanists? The curator of the show, Jean-Pierre Changeux, dwells on these themes and compares the evolution of art and taste with scientific knowledge and the development of new techniques. Works of art and scientific objects are displayed side by side within a spectacular setting created by Roberto Ostinelli, who, through a play of light and visions, presents eighteenth-century researches and discoveries in the field of lighting, from an artistic, scientific and philosophical point of view. The extent of the topic in question – and the very organization of the show – is supported by the richness of the exhibition itself, which includes over 300 works coming from national and international museums (in addition to paintings and etchings, these include scientific objects and instruments, such as celestial atlases by Doppelmaier, or planetariums, celestial and terrestrial globes by Passemant) and thirty videos. Experiments carried out by Isaac Newton and Gabrielle Émile du Châtelet open the show with the reconstruction of a physics laboratory, and are followed by researches concerning eye and sight anatomy referred to studies on the elaboration of light signals through the brain retina. Therefore, the exhibition expounds the theme of visual illusion as referred to Diderot’s Elements of physiology, which focuses on visual perception, pictorial contemplation and the question of beauty. The general problem of visual handicap, on which much of the time’s research was devoted, is also dealt with through Diderot’s Letter on the Blind. Other topics are the passage from physical perception to moral judgement, evoked by Bougainville’s journey and Diderot’s Supplément, and, finally, the abbot Gregorio, the founder of the national Conservatory of Arts and Crafts, who is presented as a symbolic character who had a leading role in the realization of the Enlightenment’s philosophical ideals.

Visioni per il futuro Sao Paulo Biennial of Architecture

Immagine contemporanea a Ginevra

“Vivere nella città-architettura, realtà, utopia”, questo il tema scelto dai curatori, Pedro Cury e Gilberto Bellezza, della 6° Biennale di Architettura e Design di San Paolo (http://bienalsaopaulo.globo.com) in Brasile che si svolge nel Padiglione Ciccillo Matarazzo del Parque Ibirapuera fino al prossimo 11 dicembre. Un tema che per la sua ampiezza e profondità è destinato a destare l’interesse non solo degli architetti e degli urbanisti ma di molti segmenti della società contemporanea. Il significato del “vivere” è qui inteso non solo come casa, ma anche come tutti quei complementi urbani che determinano la vita quotidiana soprattutto nelle grandi metropoli. Si vuole mettere in luce come la crescita disordinata delle città odierne necessiti un collegamento forte e una crescita parallela della città legale in modo da facilitare la comprensione delle modalità di sviluppo e dei meccanismi e incrementare la vivibilità reale delle metropoli. A sua volta l’“utopia”, il pensiero idealizzato della città, è necessaria per dare impulso alla ricerca di nuove vie di sviluppo e sostenibilità: una città che non ha utopie non riuscirà a crescere in modo armonioso. L’architettura è il punto di incontro tra “vivere” e “utopia”, in quanto è delegata a offrire soluzioni per il presente e proporre visioni per il futuro, mostrando come si possono organizzare gli spazi urbani e armonizzare il caos e le contraddizioni contemporanee in un sistema equilibrato di estetica, funzionalità, innovazione tecnologica e sostenibilità.

Un appuntamento importante quello che riunisce con cadenza biennale a Ginevra il meglio della ricerca e della sperimentazione artistica nel campo dei video, dei film e della multimedialità. Nata nel 1985, la Biennale dell’immagine in movimento (BIM), alla sua undicesima edizione, presenta dall’11 al 19 novembre un programma articolato di eventi che ruotano attorno alle nuove tecnologie dell’immagine, dal video alla fotografia, internet e cinema. In particolare con quest’anno si è dato avvio a una nuova sezione dedicata a una regione del mondo; protagonista in questa edizione il Cono Sud, cioè Argentina, Cile e Uruguay di cui, attraverso film, incontri con gli artisti e conferenze si fa luce su un aspetto ancora poco conosciuto della creazione artistica di questi Paesi. Tra gli eventi della Biennale, le retrospettive dedicate all’artista cileno Raoul Ruiz (Puerto Montt,1941), all’americano Stan Brakhage (Kansas City, 1933-2003) e all’artista francese Michel Auder (Soisson 1945) e un’esposizione dell’artista olandese Marijke van Warmerdam e della svizzera Zilla Leutenegger, presentata al Museo d’arte moderna e contemporanea di Ginevra. Grande attenzione anche ai giovani artisti di tutto il mondo ai quali è rivolto un concorso internazionale che ha visto la selezione di cinquantadue film giudicati tra i più significativi della creazione video contemporanea.

“Living in the city –reality, architecture, utopia”: this is the theme chosen by Pedro Cury and Gilberto Bellezza, the curators of the 6th Biennial of Architecture and Design in São Paulo (http:/bienalsaopaulo.globo.com) in Brazil. The show will be on through December 11th at the Ciccillo Matarazzo del Parque Ibirapuera Pavilion. Due to the scope and depth of this theme, it is bound to awake interest not only in architects and city planners, but in many different segments of contemporary society. The significance of “living” is not only intended as the “home”, but also as all of the complementary urban elements that determine everyday life, especially in great metropolises. The show aims at highlighting how the disorganized growth of today’s cities needs a strong connection with a parallel growth of legal cities, so as to make it easier to understand how – and by which means – metropolises develop, as well as to make them more livable. In turn, “utopia” – the idealization of the city – is also necessary, as it urges to look for new paths of development and sustainability: without utopia, a city cannot grow harmoniously. Architecture is the meeting-point between “living” and “utopia”, as it is asked to find solutions for the present and put forward visions for the future, showing how urban spaces can be organized, how to harmonize chaos and contradictions with a balanced system featuring esthetics, functionality, innovation, technology and sustainability. Padiglione Ciccillo Matarazzo, Parque Ibirabuera, Sao Paulo. Sotto/below, Dominique Thévenin, A Fleur d’Eau.

Novembre al Mamac Appuntamento a novembre al Museo d’Arte moderna e contemporanea di Nizza dove due nuove esposizioni occupano la Galleria contemporanea, l’esplanade Niki de Saint-Phalle e l’atrio d’ingresso. Fino al 27 novembre, il primo spazio è occupato da un’istallazione appositamente realizzata dall’artista siciliano Sergio Romano (Siracusa, 1948). Convitto si colloca nella sfera dell’arte concettuale, alla quale è ascrivibile tutto il lavoro di Romano, e riprende i temi cari all’artista della memoria e più generalmente della nozione del tempo. La forza dell’opera è descritta dall’accento posto sulla stratificazione delle civiltà che si sono succedute fin dall’antichità e sui materiali, dall’oro al catrame, dal metallo al marmo, sempre in tensione tra sacro e profano. Il piazzale e l’atrio del museo fanno invece da sfondo alle opere di Dominique Thévenin (Grasse, 1955) che fino al 4 dicembre presenta un insieme di sculture realizzate principalmente in metallo. Masse cilindriche che si equilibrano in funzione di un asse misterioso per poi animarsi al più lieve soffio di vento. Il disorientamento che nasce dal contrasto tra la mineralità, la massa dei blocchi in metallo, e il movimento leggero attraverso cui essi scivolano gli uni sugli altri emana una sorta di armonia silenziosa invitando il pubblico alla meditazione.

Xavier Veilhan, Le Film du Japon, 2002. Sotto/below, Kazuyo Sejima & Associati, Dormitorio femminile/Female dormitory Saishunkan Seiyaku, Kumamoto, 1990-91.

Audacia pacata SANAA in Vicenza A Vicenza, nelle sale della Basilica Palladiana fino al 29 gennaio, è allestita la mostra dedicata A Kazuyo Sejima-Ryue Nishizawa SANAA. I due giovani architetti di Tokyo hanno firmato negli ultimi anni alcune opere tra le più stimolanti e innovative realizzate di recente. I progetti di SANAA sono caratterizzati da una purezza radicale e gentile al tempo stesso, erede della millenaria tradizione giapponese che ha ispirato le geometrie minimaliste di maestri contemporanei come Tadao Ando e Toyo Ito. Proprio dallo studio di quest’ultimo proviene la Sejima che, a poco più di trent’anni, nel 1987 fonda un proprio studio e nel 1995 fonda con Nishizawa (classe 1966) lo studio SANAA. Il loro lavoro è segnato da una ricerca costante e da una sperimentazione sempre audace di materiali e forme che convergono con la pacatezza dei modi giapponesi dando vita a espressioni di grande fascino. La loro installazione per la mostra per Vicenza ricrea le condizioni spaziali e ambientali delle loro architetture e le opere (disegni, fotografie, modelli a grande scala) sembrano fluttuare in una luce bianchissima e surreale. In the halls of Vicenza’s Basilica Palladiana, a show devoted to A. Kazuyo Sejima and Ryue Nishizawa’s SANAA will be open until January 29th. In the last years, the two young architects from Tokyo have implemented some of the most stimulating and innovative work on the architectural scene. The SANAA projects are characterized by a radical yet gentle pureness, heir to the millenary Japanese tradition that inspired the minimalist geometries of contemporary masters such as Tadao Ando and Toyo Ito. The latter’s studio is where, in fact, Sejima comes from: in 1987, when she was just over thirty years old, she founded her own studio, and in 1995 she founded the SANAA studio along with Nishizawa (born in 1966). Their work is marked by constant research and continually bold experimentation with different materials and shapes, which merge with the calmness of Japanese ways, giving life to extremely fascinating expressions. Their installation for the show in Vicenza recreates the spatial and environmental conditions of their architecture, and their works (drawings, photographs, largescale models) seem to fluctuate through a very white, surreal light.

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Kounellis a Tolone

A tutto Dada In Paris

Aperto nel 1999 a Tolone, l’Hôtel des Arts, è un centro d’arte del XX secolo e contemporanea che presenta cinque esposizioni per anno attraverso le quali, tramite una politica di acquisizioni o doni degli artisti esposti, arricchisce di volta in volta la propria collezione. Fino al 4 dicembre è in corso una mostra di Jannis Kounellis che per questo museo è particolarmente rappresentativa. L’opera di Kounellis, artista di natali greci (1936) ma che da quasi cinquant’anni vive e lavora a Roma, nasce con l’Arte Povera di cui l’artista è uno dei maggiori rappresentanti. La dialettica tra figura e sfondo, la sperimentazione delle diverse possibilità di rinnovamento del rapporto tra questi due elementi, è al centro della sua ricerca che si pone in diretta e necessaria relazione con lo spazio della creazione artistica. Caratteristica di Kounellis è infatti, prendere possesso dello spazio in cui opera, conquistarlo per captarne lo spirito. Così per l’esposizione di Tolone, l’artista ha scartato l’idea della retrospettiva per concentrarsi sul suo lavoro in corso, una serie di grandi macchie in catrame su carta, fissate a lastre d’acciaio di 200x180 cm. Il tema della macchia, figura ambigua ai limiti dell’informe, non è nuovo nella storia del lavoro dell’artista e traduce una strategia espressiva volta a posticipare il momento in cui la forma diviene identificabile caricando l’opera di un marcato senso del mistero.

Oltre mille opere di cinquanta artisti provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, sono riunite al Centre Pompidou di Parigi in occasione dell’esposizione “Dada”, fino al 9 gennaio 2006. Proponendo una rilettura di questo importante movimento internazionale che si sviluppò nella prima metà del secolo scorso, la mostra traccia un panorama dinamico e articolato della molteplicità espressiva che lo caratterizzò, presentando sia dipinti e sculture, sia foto, collages, fotomontaggi e documenti grafici, nonché registrazioni sonore e film. Un ricco insieme di opere che documenta il periodo nella sua totalità: dal 1916, data della fondazione del Cabaret Voltaire a Zurigo, fino al 1924, anno in cui la maggior parte dei gruppi dadaisti si erano già dispersi. L’ampiezza dell’orizzonte rappresentato abbraccia la portata internazionale del movimento, da Zurigo, Berlino, Cologna, Parigi, agli esempi italiani, belgi e olandesi, fino alle espressioni americane e giapponesi, mettendo in scena numerose figure del modernismo come Jean Arp, Geroge Grosz, Max Ernst, Farncis Picabia, Man Ray, Marcel Duchamp, Louis Aragon, André Breton, Paul Eluard, Tristan Tzara ecc. L’interesse e l’unicità del progetto espositivo sta proprio nell’aver messo a confronto le diverse espressioni che si intrecciarono all’interno del Dada. Accanto alle opere plastiche viene data grande importanza ai libri, riviste, fotografie e manoscritti, riuniti grazie al sostegno della Biblioteca Letteraria Jacques Doucet e della Biblioteca Paul Destribats. Non viene trascurato neanche il repertorio cinematografico con proiezioni di film quali Diagonal Symphony, 1921 di Viking Eggeling; Manhattan, 1921, di Paul Strand/Charles Sheeler; Entr’acte, 1924, di René Clair; Anémic cinéma, 1925, di Marcel Duchamp. Organizzata con la National Gallery of Art di Washington e in collaborazione con il MOMA di New York la mostra, dopo la sede parigina, verrà presentata a Washington, dal 19 febbraio al 16 marzo 2006 e New York, dal 16 giugno al 11 settembre 2006. Elena Cardani

Suggestioni dal Brasile Un fotografo di origini parigine ma che scelse di vivere in Brasile affascinato dalla cultura, dalla cività, dalle tradizioni come dai paesaggi sud americani, è il protagonista della mostra presentata dal Jeu de Paume di Parigi fino al 24 dicembre. Pierre Verger (1902-1996) fu fin dagli esordi un appassionato viaggiatore, dalla Polinesia francese alla Spagna fino all’America Latina, lavorò come fotografo e reporter, stabilendosi definitivamente in Brasile nel 1946. Il percorso espositivo si articola in tre sezioni che scandiscono le principali tappe della carriera del fotografo mettendo in luce l’originalità e la modernità della sua opera. La sua formazione nel milieu artistico parigino agli inizi degli anni Trenta, i suoi primi viaggi attorno al mondo fino al suo arrivo in Brasile sono testimoniati da una sessantina di foto realizzate tra il 1933 e il 1945 e riunite nella prima parte della mostra. Il secondo gruppo di sessanta opere, realizzate tra il 1946 e il 1948 nel Nord Est brasiliano, presenta un reportage completo sul modo di vivere a Bahia con scene di pesca, l’ambiente del porto, il carnevale, la danza le feste religiose ecc., sono immagini con una luce molto contrastata che dà un notevole rilievo e una dinamica particolare alle immagini. La terza parte riunisce i lavori a carattere etno-documentario realizzati a partire dagli anni Cinquanta in cui Verger cerca di evidenziare i legami tra Brasile nero e Yoruba du Bénin. In questa sezione, un film di nove minuti realizzato a partire dalle immagini di Verger scattate in Brasile e in Africa, testimonia la sua grande sensibilità nel cogliere situazioni e momenti dei riti e rituali afro-brasiliani.

Coming from the principal public and private collections, over one thousand works by fifty artists are on show a the Centre Pompidou in Paris on the occasion of the “Dada” exhibition which will be on through January 9th 2006. The show, which offers a reinterpretation of this important international movement which developed during the first half of the past century, outlines a lively, articulated survey of the variety of expressive means that characterized the current, presenting paintings and sculptures, photographs, collages, photomontages and graphic documents as well as sound recordings and motion pictures. A rich set of works that bear witness to the period as a whole: from 1916, the date the Cabaret Voltaire was founded in Zurich, to 1924, the year in which most dadaist groups had already dispersed. The broadness of the represented horizon embraces

Suggerite dal ricordo Nato a Varsavia nel 1962 e dal 1989 trasferito a Parigi, Adam Adach è al centro della mostra che gli dedica il Museo nazionale Message Biblique Marc Chagall di Nizza fino al 14 novembre. Una trentina di dipinti recenti tracciano un visione della poetica dell’artista che trae ispirazione principalmente dalla sua infanzia trascorsa in Polonia. Grandi paesaggi con figure, ritratti e istantanee dal carattere tragico o banale, quasi sempre monocromi, sono riuniti in serie come fossero foto ricordo. Una pittura figurativa e descrittiva che conserva le tracce materiali del caso o dell’avvenimento accidentale, ma densa e profonda, in grado di coinvolgere nell’universo poetico ed enigmatico del ricordo. Immagini misteriose checonducono lo spettatore a interrogarsi sulla vera natura del oggetto proposto.

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the movement’s international significance, from Zurich to Berlin, Cologne and Paris and the Italian, Belgian and Dutch examples to the American and Japanese expressions, presenting a great number of modernist figures, such as Jean Arp, Geroge Grosz, Max Ernst, Francis Picabia, Man Ray, Marcel Duchamp, Louis Aragon, André Breton, Paul Eluard, Tristan Tzara, etc. What makes this exhibition so interesting and unique is the confrontatoin of the different expressions that were interlinked within the Dada. In addition to works of plastic art, great importance is also given to books, magazines, pictures and manuscripts, which were collected thanks to contributions from the Jacques Doucet Literary Library and the Paul Destribats Library. The film repertory was not forgotten, either, featuring screenings such as Diagonal Symphony, 1921, by Viking Eggeling; Manhattan, 1921, by Paul Strand/Charles Sheeler; Entr’acte, 1924, by René Clair; Anémic cinéma, 1925, by Marcel Duchamp. After its Parisian stay, the show, which was organized along with the National Gallery of Art in Washington, and in collaboration with the MOMA of New York, will be presented in Washington from February 19th to March 16th 2006 and in New York from June 16th to September 11th 2006.

Storie di vita e paesaggi Photos at Carnavalet

Omaggio a Manzù The enigma of Beauty

Due belle mostre di fotografia sono in corso fino all’11 dicembre al Museo Carnavalet, museo della storia di Parigi, all’interno dei suggestivi spazi dei due hôtels particuliers nel Marais che ospitano le sue collezioni sull’evoluzione della città di Parigi, dalla preistoria ai giorni nostri. Alla fotografa inglese Dorothy Bohm (1924) è dedicata la mostra “Un amour de Paris” che presenta una selezione della donazione di 150 opere lasciata dall’artista al museo. Le foto ripercorrono il lavoro della Bohm durante i suoi frequenti viaggi nella capitale dal 1947 fino al periodo odierno testimoniandone l’evoluzione in relazione alla simbiosi della città. Dai bianchi e neri iniziali, che risentono della fotografia umanista del dopo guerra, al colore affrontato a partire dagli anni Ottanta, le immagini della Bohm si immergono nel quotidiano della città e dei passanti e ne colgono con una sensibilità del tutto femminile, la fuggevolezza dell’emozione, la poesia e la transitorietà dell’istante. Nel quadro delle celebrazioni per l’anno del Brasile in Francia, l’altra mostra rende omaggio a Marc Ferrez (1843-1923), fotografo brasiliano di origine francese che all’interesse documentario – fotografo della Marina imperiale e della Commissione geologica dell’Impero viaggio per molte province del Brasile specializzandosi nella produzioni di viste topografiche – coniuga una grande qualità artistica. 150 immagini provenienti dalla collezione dell’Istituto Moreira Salles affiancano alle stampe d’epoca, prove moderne realizzate partendo da negativi originali e iniziano a un suggestivo e intrigante viaggio nel cuore di una nazione in mutazione. Ai lussureggianti paesaggi emblematici del “Nuovo mondo” fanno eco le vedute urbane che testimoniano i profondi mutamenti economici e sociali della fine del XIX secolo e degli inzi del XX.

In occasione della XXX Biennale d’Arte di Alatri (Frosinone), è stata allestita presso il Chiostro dell’ex Convento di San Francesco la mostra “Giacomo Manzù. L’enigma della bellezza”. La retrospettiva, aperta al pubblico fino al 20 novembre, presenta oltre ottanta opere tra sculture, disegni, incisioni, medaglie, schizzi realizzate nell’arco di cinquant’anni. Si parte dagli anni trenta con l’opera lignea della Madonna della Povertà e i fregi per il monumento ai Fratelli Calvi per passare ai ritratti femminili degli anni Quaranta e Cinquanta, e poi ai temi legati a Papa Giovanni XXIII e ai cardinali degli anni Sessanta; ilppercorso cronologico si chiude con le serie delle Sedie e dei Cestini con Frutta realizzati dal maestro negli anni Ottanta.

Two interesting photographic shows will be open through December 11th at the Carnavalet – the History Museum of Paris – in the evocative atmosphere of the two “hôtels particuliers” in Marais, which host collections concerning the evolution of the city of Paris from prehistoric times to today. The exhibition “Un amour de Paris” is devoted to the English photographer Dorothy Bohm (1924), and presents a selection from the 150 works the artist donated to the museum. The photographs trace Bohm’s work during her frequent trips to the capital from 1947 to today, bearing witness to the city’s evolution as related to its symbiosis. From the early black and white pictures that are influenced by postwar humanist photography to the color photographs she approached during the 1980s, Bohm’s pictures are set in the city’s – and its inhabitants’ – everyday life. With a very feminine sensibility, the photographer manages to catch the elusiveness of emotions, the poetry and transitoriness of a particular instant. Taking part in the celebrations for the Year of Brazil in France, the other show pays tribute to Marc Ferrez (1843-1923), a Brazilian photographer of French descent. His work combines high artistic quality with a documentary interest, as he was a photographer for the Imperial Navy, as well as for the Imperial Geological Commission, and he traveled through many of Brazil’s provinces, specializing in topographical views. 150 shots coming from the collection at the Moreira Salles Institute are shown beside period prints, beginning an evocative, intriguing journey through the heart of a changing nation, with modern prints achieved from the original negatives. The “New world” with its lush landscapes echoed by urban views bears witness to the great economic and social changes that took place between the end of the 1800s and the dawning of the twentieth century. Dorothy Bohm, Fontaine Paul Bury Cour du Palais Royal, 2000. A destra/right, Giacomo Manzù, Susanna, bronzo/bronze, base 170 cm, 1948. Sotto da sinistra/bottom from the left: Sissi, installazione/ installation, 2005; Robert Mapplethorpe, Lisa Lyon, Patty Smith.

Sopra/above, Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., Ready-made, matita su stampa della Gioconda/pencil on Giocond print, 19,7x12, 40 cm, 1919.

Sotto/below, Adam Adach., Sauvetage, olio su tela/oil on canvas, 80x99 cm, 2002.

Sculture in espansione In Meran Si intitola “Stretch Sculture” la mostra di riapertura della stagione autunnale di Merano Arte. La mostra, aperta fino all’8 gennaio, propone le opere di cinque artisti internazionali invitati dalla curatrice Marion Piffer Damiani a dialogare con gli spazi articolati del museo, alterandone l’usuale percezione con opere in tensione nello spazio e in movimento nel tempo. I cinque artisti sono l’austriaco Hans Kupelwieser, l’alto atesino Peter Senoner, lo svizzero Erik Steinbrecher, l’italiana Sissi e il giapponese Masanori Sukenari. Le loro opere sono accomunate dalla capacità di andare oltre i propri confini sia in termini spaziali che di materiali utilizzati e passare in un territorio che, se pur deriva dalla scultura, non le appartiene più propriamente, determinando una sorta di nuovo un medium scultorio postmediale in costante espansione.

The five artists on show are the Austrian Hans Kupelwieser, Peter Sebomer, from Alto Adige, the Swiss Erik Steinbrecher, the Italian Sissi and Masanori Sukenari, from Japan. What these artists’ works have in common is their ability to go beyond their own limits – both spatially and in terms of the materials they use – so as to move into a territory that stems from sculpture but does not strictly belong to it anymore. A sort of novelty ensues, a postmedia sculptural medium that keeps on expanding.

For the occasion of the XXX Art Biennial in Alatri (Frosinone), the show “Giacomo Manzù. The enigma of beauty” was set up in the Cloister at the former Convent of St. Francis. The retrospective, which will be open to visitors through November 20th, presents over eighty works, including sculptures, drawings, etchings, medals and sketches that were created in a fifty-year span. The show opens with a wooden sculpture depicting the Madonna della Povertà (Our Lady of Poverty), as well as the friezes for a memorial devoted to the Calvi brothers. It continues with the artist’s portraits of women from the 1940s and 1950s, and with themes linked to Pope John XXIII and the cardinals of the 1960s. The chronological exhibition closes with the series of Chairs and Fruit Baskets the artist created during the 1980s.

Antologia per Mapplethorpe In Turin Circa 240 fotografie di Robert Mapplethorpe, molte delle quali inedite in Italia, sono esposte fino al 2 gennaio nella grande retrospettiva dedicata al fotografo americano alla Palazzina della Promotrice delle Belle Arti di Torino. La mostra, curata da Germano Celant con il contributo di Robert Rosenblum e Claudio Strinati, consente una rilettura dell’opera di Mapplethorpe tesa a sottrarre la sua opera dall’aura di scandalo che sempre l’ha accompagnata e reinserirla nel contesto di arte e cultura come espressione di libertà e affrancamento dalle convenzioni. Oltre alle opere di Mapplethorpe, viene proposto un percorso iconografico in cui, attraverso il parallelismo con opere rinascimentali, manieriste, neoclassiche e moderne (Bronzino, Tiziano, Rembrant, Bacon, Warhol, Man Ray), si rintraccia l’affinità con le sue fotografie di corpi statuari femminili e maschili e le espressioni più classiche. La mostra è corredata da ampio materiale informativo include documentari, film, pubblicazioni - che permette di approfondire la conoscenza col mondo dell’artista. Nearly 240 photographs by Robert Mapplethorpe, many of which are on show for the first time in Italy, will be on display through January 2nd at Turin’s Palazzina for the Promotion of Fine Arts. The show, curated by Germano Celant with contributions from Robert Rosenblum and Claudio Strinati, allows for a reinterpretation of Mapplethorpe’s work, aiming at removing his art from the scandalistic aura that has always hovered over it, and reintegrating it into the context of art and culture as an expression of freedom and independence from conventions. An iconographical itinerary was added to Mapplethorpe’s photographs, showing a clear parallelism between his work and Renaissance, Mannerist, Neoclassical and Modern art (Bronzino, Titian, Rembrandt, Bacon, Warhol, Man Ray). In fact, an affinity can be traced between his photographs of statuesque women’s and men’s bodies and more classical expressions. The exhibition provides a great amount of information, in the form of documentaries, films and publications which allow us to take a closer look at the artist’s world.

Merano Arte’s Fall season is reopening with the exhibition “Stretch Sculpture”. The show, which will be on until January 8th , displays works by five international artists, who were invited by the curator Marion Piffer Damiani to dialogue with the museum spaces, altering its percept with works hanging in space and moving through time.

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Dal Futurismo all’Arte Povera In London

Cocteau a tutto campo Words and Signs

Sicurezza e arte

Fino al 18 dicembre, presso la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra viene presentata la Collezione del torinese Marcello Levi in una mostra dal titolo “From Futurism to Arte Povera”. Si tratta di una selezione di circa cinquanta opere raccolte da Levi a partire dai primi anni Sessanta. Levi ha iniziato a collezionare nello stesso periodo di Eric Estorick, ma a differenza di quest’ultimo, le sue preferenze sono sempre state orientate verso l’astrazione più che verso l’arte figurativa. Dopo essersi interessato a disegni e dipinti Futuristi, Levi si è dedicato alla raccolta di opere di Arte Povera. La mostra propone dunque, a partire, cronologicamente, da un disegno di Giacomo Balla intitolato Ritmo, rumore e velocità di un’automobile, ripercorre le vicende del movimento di Arte Povera formatosi nella seconda metà degli anni Sessanta e promosso inizialmente da Germano Celant. Tra le opere esposte quelle di Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Mimmo Rotella, Giovanni Anselmo, Mario Merz (nell’immagine la sua Lumaca e Spirale del 1970 ca.) In mostra anche alcune opere di figure internazionali quali Man Ray e Andy Warhol, pure presenti nella rassegna londinese.

La Fondazione Magnani Rocca di Mamiamo Traversetolo (Parma) propone fino al 27 novembre la mostra “Jean Cocteau, il poeta, il testimone, l’impostore”. L’intendimento è di mettere in luce la personalità di Cocteau come critico e amatore d’arte, creando un legame ideale, fatto di affinità e dissonanze, con Luigi Magnani, l’artefice della collezione e della fondazione che portano il suo nome. Tre le sezioni in cui è suddivisa la mostra: “Odiseeo o del tempo e dello spazio come testimonianza” presenta opere della Collezione Magnani Rocca che sono poeticamente e idealmente interpretate dal Cocteau critico d’arte; “Orfeo o della poesia immanente” offre una selezione di opere grafiche, disegni, libri d’artista di Cocteau; “Argonauti o les compagnons de voyage italiens” propone opere di artisti italiani contemporanei dell’intellettuale francese, da Modigliani a Severini, da De Chirico a Morandi e Carrà. Segno scritto e segno grafico rivelano in questa mostra il loro legame inscindibile e consentono di seguire e approfondire questa vicenda artistica poeticamente simbolica ed elegante.

Leader nei sistemi di sicurezza, Mega Italia si è segnalata per la protezione assicurata alla mostra di Cézanne e Renoir, conclusasi lo scorso luglio presso l’Accademia di Carrara in Bergamo, mediante l’impiego dei propri sistemi altamente tecnologici e innovativi. Già conosciuta per le numerose esperienze nel settore delle manifestazioni d’arte organizzate anche in zona, Mega Italia ha messo a punto, per l’evento, soluzioni di sicurezza finalizzate alla difesa delle opere d’arte in termini di tentativi di furto, atti vandalici e incendio, con impianti, manutenzione,

Until December 18th, the Collection belonging to the Turinese Marcello Levi will be presented at the Estorick Collection of Modern Art in London with an exhibition entitled “From Futurism to Arte Povera”. The show offers a selection of almost fifty works that Levi collected from the early 1960s onwards. Levi began collecting artwork at the same time as Eric Estorick, but, contrary to the latter, he preferred abstraction to figurative art. After concentrating on Futurist drawings and paintings, Levi devoted himself to collecting Arte Povera works. Thus, in chronological order, the exhibition begins with a drawing by Giacomo Balla – Rhythm, noise and speed of a car – tracing the events linked to the Arte Povera movement, which was formed in the mid 1970s and was initially promoted by Germano Celant. The works on show include pieces by Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Mimmo Rotella, Giovanni Anselmo, Mario Merz (the figure shows his Snail and Spiral, ca. 1970). Works by international figures such as Man Ray and Andy Warhol are also on show at this London exhibition.

“Odysseus, or time and space as witnesses”, which presents works from the Magnani Rocca Collection that are poetically and ideally interpreted by Cocteau as an art critic; “Orpheus, or immanent poetry”, which offers a selection of Cocteau’s graphic works, drawings and artist’s books; “Argonauts, or les compagnons de voyage italiens”, which presents the French intellectual’s exposition of works by contemporary Italian artists, from Modigliani to Severini and from De Chirico to Morandi and Carrà. This show reveals the close bond between script and graphic signs, allowing visitors to follow and analyze this artistic itinerary, which is poetically symbolic and elegant.

Holcim Italia ha reso pubblico, in un incontro organizzato lo scorso luglio a Milano, il suo Primo Rapporto sulla Sostenibilità, preparato secondo le Linee Guida Global Reporting Iniziative (GRI) 2002, evidenziando gli obbiettivi, le azioni intraprese nello svolgimento delle proprie attività e i risultati conseguiti. L’iniziativa segue quella intrapresa nel 2000 relativamente al primo Rapporto Ambientale dell’Azienda e del settore. L’attuale Rapporto di Sostenibilità, propone una presentazione ragionevole e bilanciata di quanto realizzato con riferimento alla dimensione economica, ambientale e sociale riguardante tutte le aree di business in cui Holcim (Italia) è operativa: cemento, aggregati, calcestruzzo ed

Lo Studio d’Arte Raffaelli presenta, nella sua nuova sede di Trento nel cinquecentesco Palazzo Wolkenstein, la mostra “Veritas”. Aperta fino al 10 dicembre, la rassegna propone una serie di opere di 11 artisti internazionali (Donald Baechler, Willie Bester, Ross Bleckner, James Brown, Sandro Chia, Jan Knap, Gian Marco Montesano, David Salle, Philippe Taaffe, Jenny Watson), molti dei quali sono stati originariamente portati in Italia proprio dallo Studio Raffaelli. Ogni artista presenta per questa occasione tre opere di cui una di grandi dimensioni realizzate appositamente per l’inaugurazione della nuova sede trentina della galleria. The Raffaelli Art Studio is presenting the exhibition “Veritas” at its new premises in the sixteenth-century Wolkenstein Palace. Open through December 10th, the show displays a series of works by 11 international artists (Donald Baechler, Willie Bester, Ross Bleckner, James Brown, Sandro Chia, Jan Knap, Gian Marco Montesano, David Salle, Philippe Taaffe, Jenny Watson), many of which were originally brought to Italy by the Raffaelli Studio itself. For this occasion, each artist is presenting three works – one of which is in large dimensions – purposely created for the inauguration of the gallery’s new home in Trent.

Con WaterWords, Zucchetti, espressione avanzata nella produzione della rubinetteria, ha messo a punto un evento che comprende una collana di prodotti, un catalogo e un progetto itinerante inaugurato a Barcellona e a Madrid, in due spazi abitualmente dedicati a manifestazioni d’arte. L’azienda ha scelto di avviare l’iter di presentazione di WaterWords in Spagna considerandola il Paese nel quale è ampiamente e con successo presente da oltre 30 anni. Zucchetti, mediante questo progetto, intende evidenziare e rappresentare le idee e la creatività di numerosi designer mediante varie collezioni tra le quali: Isy e Bellagio, firmate da Matteo Thun in collaborazione con Antonio Rodriguez; Aguablu di Marianelli design Barbara Sordina; Pan e Soft progettate da Ludovica + Roberto Palomba. Curatori degli allestimenti in Spagna sono, per l’occasione, Ludovica e Roberto Palomba che hanno dato al rubinetto un significato di preziosismo formale e plastico particolare, idealmente e concretamente ben collocabile in spazi solitamente destinati alla cultura artistica. L’evento è stato ripetuto lo scorso settembre in occasione del Cersaie a Bologna.

energia. Lungo questi tre riferimenti si articolano i tre assi dello sviluppo sostenibile, nei quali Holcim Italia intende proseguire ad operare, creando valore per i propri stakeholder.

Minor rumore e migliore impatto

Cultura Manga In Wien

Nuova Galleria a Trento 11 Artists for Raffaelli

telecontrollo-telegestione e formazione. Per l’occorrenza è stato installato un sistema di sicurezza antintrusione basato sulle più innovative tecnologie e certificato secondo le normative CEI 79-3 e, contemporaneamente, sistemi wireless di pre-allarme per l’avvicinamento eccessivo delle persone alle opere esposte. L’azienda ha inoltre adeguato l’impianto di rivelazione incendio adeguandolo alle normative vigenti Uni 9795, e ha abbinato il controllo all’ingresso mediante un Metal Detector, al sistema televisivo per registrarne i transiti.

Rapporto sulla Sostenibilità

The Magnani Rocca di Mamiamo Traversetolo Foundation in Parma has organized the exhibition “Jean Cocteau, the poet, the witness, the impostor”. The show, which will be open until November 27th, aims at highlighting Cocteau’s personality as an art critic and lover, creating an ideal link – both harmonious and dissonant – with Luigi Magnani, from whom the collection and foundation were born. The show is divided into three sections:

L’affascinante, e spesso sovversivo, mondo della fumettistica giapponese è protagonista fino al 4 dicembre della mostra al MAK di Vienna “Uaaaaa! Manga. Aesthetics of a Trash Culture”. Letteralmente, la parola “manga” si traduce come “immagini casuali”. Il termine è stato usato per la prima volta nel XIX secolo dall’artista Katsushila Hokusai per descrivere una serie di disegni e schizzi assortiti tratti dal suo taccuino e pubblicati in quindici volumi. L’associazione coi fumetti arriva solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la produzione di fumetti giapponesi iniziò a essere esportata nel mondo. Secondo la tradizione della scrittura giapponese, anche i manga si leggono da destra a sinistra e dal basso in alto e si basano più sull’impatto visivo che sulla stesura testuale. Sono caratterizzati da immagini con complessi elementi semiotici, tipicamente in bianco e nero, con sequenze quasi cinematografiche e prospettive variabili e spesso composizioni diagonali. Negli ultimi cinquant’anni, i manga hanno guadagnato sempre maggiore popolarità fino a divenire un vero e proprio cult per le nuove generazioni di lettori. La mostra viennese esplora i criteri grafici e la cultura sottesi alla produzione dei manga proponendo 56 immagini tratte da due serie Derby Jockey (1999-2004) di Tokihiko Ishiki e Mars (1996-2000) di Fuyumi Soryo.

Sul filo dell’acqua

Until December 4th, the MAK in Vienna is featuring “Uaaaaa! Manga. Aesthetics of a Trash Culture”, which presents the fascinating (and often subversive) world of Japanese comic strips. The literal translation of the word “manga” is “casual images”. The term was first used in the nineteenth century by the artist Katsushila Hokusai to describe a series of assorted drawings and sketches that were taken from his personal notebook and then published in fifteen volumes. Mangas were associated with comic strips only after World War II, when the production of Japanese comics started to be exported around the world. According to the tradition of Japanese script, mangas, too, are to be read from right to left and from bottom to top, and are based more on visual impact than on the text itself. They are characterized by images with complex semiotic elements – typically in black and white – with almost film-like sequences and variable perspectives, and, often, diagonal compositions. During the past fifty years, mangas have become more and more popular, actually forming a new cult generation. The Viennese exhibition explores the graphic criteria and the culture implied in manga production, showcasing 56 images drawn from two series: Derby Jockey (1999-2004) by Tokihiko Ishiki and Mars (1996-2000) by Fuyumi Soryo. Fuyumi Soryo, Mars, 1996-2000. Sopra/above, Jean Cocteau, Mani.

Studiate per migliorare la qualità della vita, le barriere antirumore sono purtroppo spesso elementi che interferiscono malamente nell’ambiente, conferendo pessimo impatto e degrado all’ambiente di intervento. Per creare alternative più qualificanti e innovative, la Business Unit Plexiglas della Degussa, ha messo a punto una linea di prodotti in Plexiglas Soundstop, caratterizzati da prestazioni di alto livello e da soluzioni tecnologiche innovative. Alla linea base in Plexiglas Soundstop, estruso e colato, si affianca il Plexigalas Soundstop Gscc: una lastra armata con fili di poliammide, che in caso di collisione trattengono i frammenti. Il prodotto è utilizzabile sia per Barriere Antirumore su ponti o viadotti prossimi ad abitazioni o vie di comunicazione, sia per Barriere Antivento.

Attualmente sono presenti sul mercato due nuovi prodotti della linea Plexiglas Soundstop con superfici funzionali: il Plexiglas Soundstop Antigraffiti, caratterizzato da un trattamento superficiale di nuova generazione, permanente e incolore, che impedisce alle vernici di aderire, trasformandole in gocce microscopiche; il Plexiglas Soundstop Fotocatalitico, estremamente innovativo, caratterizzato da un trattamento superficiale a base di diossido di Titanio, che provoca la decomposizione dello sporco organico presente nella superficie. La luce incidente decompone sia i batteri sia le sostanze organiche e il semiconduttore diossido di Titanio funziona come catalizzatore, e trasforma la sporcizia e i batteri in diossido di carbonio e acqua.

Luci del futuro Light+Building 2006, la fiera impegnata nei settori dell’illuminazione, dell’elettrotecnica e dell’automazione di case ed edifici, presente dal 23 al 27 aprile 2006 a Francoforte sul Meno, si accompagnerà con il concorso europeo di design “Lights of the future” che, istituito dalla Commissione Europea nel 1999, viene organizzato dal 2004 unicamente dalla Messe Frankfurt. Il concorso, per la prima volta, accoglierà anche

prodotti relativi a lampade e sistemi di illuminazione per ambienti interni di immobili commerciali. I corpi luminosi ammessi sono: compatte lampade fluorescenti con attacco a pioli, lampade fluorescenti a tre bande, lampade alogene a vapori metalli e Led. Possono partecipare al concorso imprese e designer professionali, i cui prodotti sono disponibili nel mercato europeo al momento del bando del concorso o sono in procinto di esserlo.

Percorsi del Compasso d’Oro Richieste dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Biella, sia la Mostra Itinerante dei progetti selezionati per ADI Index 2004, riguardanti Piemonte e Valle d’Aosta, sia la rassegna fotografica delle immagini relative ai 50 anni del Compasso d’Oro, hanno fatto tappa, lo scorso settembre, presso le sale espositive di villa Scheider in Biella. L’evento, proposto da ADI – Delegazione Nord Occidentale Piemonte e Valle d’Aosta, ha avuto il sostegno dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Biella e la partecipazione attiva di Luisa Bocchietto, presidente del Comitato Esecutivo Delegazione Nord Occidentale – Piemonte e Valle d’Aosta. La mostra, già presentata precedentemente a Borgomanero e Alessandria, ha inteso diffondere la cultura del design e la conoscenza del Premio Compasso d’Oro a livello locale.

Gian Marco Montesano, Al cavallo, olio su tela/oil on canvas, 120x150 cm, 2005.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Il futuro nel presente

Campus Creativo e Artistico

Novelis, azienda produttrice di laminati piani in alluminio grezzo e preverniciato, è leader mondiale nel settore metallurgico e nei mercati della costruzione, nei laminati per l’industria automobilistica, nei fogli per imballaggio, nelle lastre litografiche, nei prodotti industriali e nelle lattine per bevande. Il Italia il gruppo Novelis, con Novelis Italia, dispone di tre stabilimenti: a Bresso (Mi), Pieve Emanuele (Mi), Borgofranco d’Ivrea (To), e di quattro centri di distribuzione a: Verona, Bologna, Firenze e Roma. L’impianto di Bresso, unitamente a quello di Goettingen (Germania), possiede la più grande linea di preverniciatura liquida in continuo di alluminio, presente in Europa, dove, con una potenzialità di circa 60.000 tonnellate, si producono laminati sotto forma di lastre e nastri preverniciati mediante il processo di Coil-Coating. I laminati preverniciati in alluminio sono fortemente utilizzati in svariati ambiti produttivi tra i quali è in primo piano l’edilizia. Le più significative applicazioni in questo segmento sono sicuramente i componenti di facciata, le coperture, le tapparelle, i controsoffitti e le gronde. Come riferimento evidente delle applicazioni Novelis volte all’edilizia, è significativa la riqualificazione delle Cartiere del Garda; la più grande unità singola di produzione di carte patinate in Italia, sviluppata su una superficie di 160.000 mq. Si tratta di un nuovo progetto ideato da Giorgio Losi, che esprime un linguaggio architettonico comune all’intero complesso, in contrasto alla precedente frammentarietà tipologica presente nella vecchia costruzione, rispondendo coerentemente in termini prestazionali e formali. Per la facciata è stato impiegato l’alluminio verniciato opaco, in tonalità chiara; materiale di ampio utilizzo per ambienti caratterizzati da escursioni termiche, vento e condizioni atmosferiche particolari come nel caso di Riva del Garda. In particolare è stato utilizzato il laminato d’alluminio preverniciato FF2 di Novelis, che ha assicurato al sistema di involucro eccezionali qualità prestazionali ed estetiche.

L’attuale sede della Nuova Accademia di Belle Arti – NABA, si sviluppa su un’area di 6.000 mq che, situata in una significativa zona di Milano completamente ristrutturata, ospita un complesso di sei palazzine anni ’30 adibite ad aule, atelier e laboratori. L’accademia, attiva da 25 anni, dispone di un corpo docenti di rinomanza internazionale, e accoglie 525 allievi (oltre 100 stranieri), provenienti da 40 Paesi. Gli spazi interni della nuova sede, in passato appartenenti all’ex Istituto Sieroterapico Milanese, sono stati ristrutturati su progetto di Marco della Torre che ne ha rispettato l’impianto originale, riqualificandoli e adattandoli alle nuove esigenze. Le sei palazzine NABA, identificabili per i diversi colori, sono state dedicate ai fondatori storici dell’iniziativa; Gianni Colombo, Franco Grignani, Carlo Mo, Emilio Tadini, Tito Varisco e Luigi

Per una storia del paesaggio Nature and Architecture Veronesi, che nel corso degli anni hanno ricoperto ruoli di direttori didattici, docenti e coordinatori. L’accademia, riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, conferisce Diplomi Accademici equiparati ai Diplomi di Laurea in: Arti Visive, Design, Fashion and Textile Design, Graphic design and Art Director, Media Design e Scenografia. Sono previsti bienni specialistici e master in Art Direction, Furniture Design, Gioiello, Documentario, Animazione digitale e fotografia attivi dall’anno accademico 2006-2007. Grazie alla collaborazione con l’Accademia Italiana di Restauro, NABA organizza corsi biennali di restauro riconosciuti dalla Regione Lombardia. E’ stata la prima accademia italiana certificata UNI ISO 200.

Destinazione Cina Promosso da IDA - Italian Design Agency, il tour I.DoT 2004/2005, conclusosi con tappe a Beijing e Shanghai, ha presentato in Cina l’attuale produzione di design italiano, evidenziando, in un mercato di straordinaria potenzialità, la realtà progettuale del nostro paese. A Beijing si sono svolte due mostre tra loro indipendenti organizzate da I.DoT, (dal 9 al 14 settembre): una fotografica che ha illustrato gli 83 prodotti selezionati e contemporaneamente, in altra sede, quella relativa ai prodotti stessi. A Shanghai invece la mostra (dal 27 settembre al 4 ottobre), è stata allestita presso il Museo della Scienza e della Tecnica, unitamente a

Il tessile per d’arredo

Di fascia alta

Heimtextil, fiera internazionale dei tessili per interni residenziali e commerciali presente a Francoforte sul Meno dall’11 al 14 gennaio 2006, intende favorire il dialogo e lo scambio di informazioni nel settore specifico, anche grazie all’integrazione di “Festhalle” nell’attività fieristica, diventando di conseguenza un punto di riferimento per il design tessile avanzato. L’iniziativa, oltre ad arricchire e dotare di nuovi interessi la manifestazione, è il primo passo verso gli editori di spicco. Per l’occasione, ha affidato la cura dell’allestimento interno a Jamie Draka, designer d’interni statunitense.

Impegnato ad aggiungere un valore formale caratterizzante e d’impatto al “prodotto rubinetto”, Zucchetti si colloca in un mercato di fascia alta nel quali si identificano particolarmente manufatti come Bellagio e Aguablu e i nuovi Pan e Soft, firmati Roberto e Ludovica Palomba. Nell’ambito di un programma sinergico che necessita di una rubinetteria di forte valore funzionale e di

Biocompatibilità Già negli anni Sessanta, in base al brevetto dello svedese Sven Fernhof, si conoscevano le migliori prestazioni termiche del laterizio ottenute alleggerendo l’argilla mediante l’introduzione nell’impasto di materiali combustibili. Il brevetto prevedeva una miscela di argilla e sfere di polistirolo, ma indiscutibilmente l’impiego di materiali combustibili (segatura di legno, paglia e altro) è sempre stato diffuso allo scopo principale di ridurre i consumi energetici nella fase di cottura. La notevole attenzione riservata alla tutela dell’ambiente ha portato a ritenere che la miscela di argilla e polistirolo potesse provocare, anche dopo la cottura, l’emissione di residui incombusti o comunque che potesse verificarsi la permanenza di residui organici all’interno della matrice di argilla. Prove eseguite presso sedi qualificate hanno dimostrato che sia il polistirolo che la segatura e affini, in relazione alla cottura, scompaiono senza disperdere tracce. Inoltre è stato dimostrato che il laterizio Alveolater, oltre all’elevata capacità di isolamento termico, detiene un’impermeabilità all’aria di oltre quattro volte superiore a quella del laterizio normale. La maggiore traspirabilità permette alle pareti in blocchi alveolater di “respirare”, favorendo il rapido smaltimento del vapore all’interno delle abitazioni e impedendo così il sorgere di fenomeni di condensa interstiziale.

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una conferenza che ha esaminato la produttività Italiana in un confronto con le potenzialità commerciali cinesi.

apparenza, Zucchetti entra in partecipazione nell’azienda di Pordenone Kos, importante riferimento nel settore delle vasche da bagno e box doccia.

Maurizio Vitta, Il paesaggio. Una storia fra natura e architettura, Einaudi, Torino 2005, 342 pp L’argomento affrontato di quelli da far tremare i polsi. Lo è sempre stato, come nel libro stesso viene spiegato al lettore con pazienza minuziosa pagina dopo pagina; sempre più lo diventerà, perché l’innocenza, se mai c’è stata, non può essere ormai neppure un ricordo, o un desiderio anche se straziante. Tanto più da ammirarsi allora la misura e il garbo con cui la trattazione dipana una matassa aggrovigliatissima di pensiero accumulato nei secoli, e la mole impressionante di mutazioni nel medesimo frattempo avvenute, attenta a mantenere saldo il timone lungo una rotta trasversale, l’unica in grado di evitare le secche (e le sirene) delle altrimenti inevitabili querelle con schiere ringhiose ed esclusive di specialisti sedicenti tali che, come si sa, di queste cose si nutrono. La mossa di Vitta, sorretta da una impeccabile conoscenza del campo, è astuta e ineccepibile sotto un profilo che potrebbe definirsi deontologico: abbiamo infatti ora finalmente un testo utile che, mentre ci chiarisce passaggi, accadimenti, analogie, divaricazioni, senza nessuna forzatura fastidiosa, tanto meno ideologica, ci schiude un mondo di legami fittissimi fra settori della cultura, e delle culture, percepiti invece, o fatti artatamente apparire, il più delle volte, come separati col filo spinato. Di questi tempi poi, mentre si vanno stoltamente strombazzando presunte necessità di acuire gli specialismi, facendone qui da noi in Italia addirittura una sorta di filosofia gestionale tosto tradotta purtroppo in devastanti alterazioni (dette, ça va sans dire, riforme) di sistemi formativi forse un po’ vecchiotti ma degni di tutto rispetto e validissimi, con conseguenze gravissime e forse senza ritorno (ingiustificabili danni strutturali perpetrati su generazioni inermi), la lettura di questo libro potrà per lo meno contribuire a lenire le sofferenze che si vanno quotidianamente patendo (e di conseguenza, se si possiede un minimo di cervello, a sviluppare anticorpi e strategie anche soltanto personali di resistenza). Non è poco. Ma vengono in mente anche altre possibilità. Mai come di questi tempi, si sa, tutti parlano di paesaggio, di ambiente, di loro difesa, di sostenibilità, e così via (ora, come al solito quando la frittata è fatta). I nostri urbanisti e i nostri pianificatori, sempre abilissimi nel fiutare il vento, hanno per la bisogna inventato (pardon, preso a prestito e raffazzonato) implausibili e inefficaci strumenti, di quelli a loro cari, come la cosiddetta valutazione di impatto ambientale (VIA per gli amici), o i piani paesistici, i piani

territoriali di coordinamento, i piani dei parchi, i piani del verde, e chi più ne ha più ne metta (al momento anche rivendicando, su che basi poi, la gestione esclusiva della recente Convenzione Europea). Grazie a decennali e strette reciproche frequentazioni, ci si può facilmente immaginare come non sia stato difficile convincere enti pubblici e amministrazioni (e amministratori) locali di vario livello a dotarsi con (relativa) prontezza di appositi uffici e ripartizioni atti allo sviluppo più o meno congiunto, all’applicazione e alla gestione di tutto questo complesso, aggrovigliato e il più delle volte ineffettuale insieme di dispositivi. Che belle schiere di tecnici, specialisti, consulenti, amministratori, cui suggerire caldamente (soltanto suggerire e non imporre, non sia mai) un libro da leggere, anche non tutto d’un fiato, ma cercando di rifletterci sopra per trarne magari qualche frutto (ove possibile). Consiglio ugualmente valido, naturalmente, per chi si diletta (con pervicacia) a sconvolgere gli ordinamenti scolastici di ogni ordine e grado. E, dulcis in fundo, per gli architetti e tutti coloro i quali cercano di insegnare a diventarlo davvero; anzi, a chi è senza peccato toccherebbe scagliare la prima pietra. Maurizio Vogliazzo Undoubtedly, the topic at hand is nerve-racking. It has always been so, and, page after page, with great patience the book itself explains this to the reader; this subject will unnerve us more and more, because innocence cannot even be a memory now, not even a heartrending wish. Therefore, the author is to be admired for the measure and tactfulness he shows as he unravels an extremely entangled skein of thought that has been accumulated through the centuries, with the unbelievable number of changes that have taken place in the meantime. These changes have kept steering along a transversal route, the only way to avoid the shallows (and sirens) of the otherwise inevitable querelles, with snarling, exclusive hosts of self-professed specialists that feed upon such issues. Vitta’s work, which is supported by impeccable knowledge of the field, is very clever and flawless from what we could define a deontological point of view. In fact, we finally have a useful text that, without any bothersome or ideological twist, clarifies passages, events, analogies, and divarications, opening up a world of very close ties among various sectors of culture (or cultures) that are generally perceived – or artfully made to appear – separated by something like

barbed wire. Nowadays, there is a foolish trumpeting of an alleged need to hone specialisms, and, here in Italy, this has become a sort of developmental philosophy that has, unfortunately, led to devastating changes (it goes without saying that this means reforms) in the educational system. Perhaps the latter was a bit old, but it was worthy of respect and absolutely valid; in fact, the changes are having very serious consequences that, most probably, are irreversible. In other words, we are facing unjustifiable structural damage that is being inflicted upon defenseless generations. Today, reading this book can at least help to alleviate our everyday suffering (and consequently, if we have some brains, we can develop some sort of individual antibodies and strategies to resist these changes). It’s a good start, but other possibilities come to mind as well. As we know, more than ever before, today everyone is speaking about the landscape and the environment and how to defend them….of sustainability, and so on (now, when, as usual, the damage has been done). Our urban planners, who have always been able to see which way the wind blows, have, of necessity, invented (oops…we might say borrowed and patched together) implausible and inefficient tools that are dear to them, such as the so-called environmental impact assessment, or landscaping plans, or the coordination of territorial plans, or plans for parks and green areas, and so on…(they even claim their exclusivity over the recent European Convention). Thanks to decades of close, mutual frequentation, we can easily imagine how it was not hard for these planners to convince various levels of public authorities and local administrations (as well as administrators) to (relatively) quickly set up offices and divisions for the more or less joint development, application and management of all of this complex, tangled and usually ineffectual ensemble of operations. We could warmly encourage hosts of technicians, specialists, advisors, and administrators to read this book (we might just suggest it, not forcefully, you never know), even if they do not read it all at once, for goodness’ sake, so they can reflect upon it and, perhaps, draw some benefit out of it (where possible). Of course, this advice also goes for those who (obstinately) enjoy upsetting the entire school system. And, finally, it also goes for architects and all of those who are teaching others to become real architects; actually, whoever is without sin ought to cast the first stone.

Segnalazioni Archipittura. Interrelazioni fra le arti a Como nell’Età del Razionalismo A cura di Alberto Longatti e Luciano Caramel Cesarenani Editrice, Lipomo (CO) 2005, 104 pp Il volume è stato pubblicato a corredo dell’omonima mostra svoltasi a Como nella primavera 2005 a chiusura dell’anno dedicato al centenario di Giuseppe Terragni. La mostra ha presentato le relazioni tra la città e i protagonisti dell’età del Razionalismo e le trame degli scambi tra artisti e architetti che, in quell’importante periodo della storia del Novecento Italiano, hanno portato Como al centro del dibattito internazionale.

Roberto Corazzi, Giuseppe Conti, Stefania Marini Cupola di Santa Maria del Fiore – Tra ipotesi e realtà Pitagora Editrice, Bologna 2005, 108 pp Dal 1420 al 1436 Filippo Brunelleschi lavorò per realizzare la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. Rimasta ineguagliata nell’innovativa tecnica costruttiva, la cupola è ancora oggi avvolta da un fascino misterioso. Gli autori del libro analizzano e confrontano coincidenze e differenze delle varie teorie sulla costruzione del monumento con lo scopo di svelare, attraverso una sintesi degli studi portati avanti nel corso degli anni, i segreti che si celano dietro la realizzazione di questo capolavoro.

Diego Chilò designer Idea Architecture Books, Schio (VI) 2005, ill. a colori, 64 pp Il volume dedicato a Diego Chilò inaugura la nuova collana “Racconti progettuali di design industriale”, una serie di monografie centrate sulle opere di progettisti affermati che operano nel campo del design industriale. La prefazione di questo primo libro è di Tobia Scarpa con cui Chilò collabora. Il libro ripercorre venti anni di esperienze progettuali per aziende sia italiane che internazionali e illustra, oltre agli oggetti finali, il metodo e l’approccio di Chilò al design industriale.

Alessandra Ferrarini Stazioni dalla Gare de l’Est alla Penn Station Electa, Milano 2004, ill. a colori, 220 pp Obiettivo di questa rassegna di stazioni realizzate nel corso di oltre cinquant’anni è quello di proporre una storia dell’architettura ferroviaria che dia conto delle svolte paradigmatiche, selezionando e analizzando quegli esempi che hanno rivestito un ruolo chiave nella definizione tipologica e formale dell’edificiostazione. Le stazioni presentate sono sedici. Francesco Gostoli Metro Armonico-Come io penso l’architettura Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI) 2004, 25 ill.

a colori e 20 in b/n, 96 pp Il volume presenta la ricerca condotta sulle relazioni armoniche che si trovano alla base delle progettazioni architettoniche. Secondo l’autore, professore di Esegesi degli Spazi Culturali e Architettura degli Interni presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il metro Armonico è “una scoperta , uno strumento per dimensionare case, edifici, mobili e oggetti d’uso in sintonia con le misure dell’uomo, una legge che permette la versatilità e la trasformabilità non casuale degli spazi che gli uomini si costruiscono e di cui hanno bisogno”. Richard Neagle – Industrial design progetti e prodotti 1938-1992 A cura di Vittorio Fagone Edizioni Fondazione Ragghianti, Lucca 2005, ill. a colori e b/n, 96 pp Catalogo dell’omonima mostra svoltasi alla Fondazione Ragghianti di Lucca per la cura di Vittorio Fagone il cui saggio, assieme a quelli di Gillo Dorfles e Aldo Colonetti presenti nella pubblicazione mettono in risalto l’originale profilo dell’assidua attività di Neagle, svolta tra USA e Italia e sviluppata secondo le metodiche rigorose tipiche del disegno industriale di oltreoceano, ma anche in consonanza con le espressioni più innovative del design italiano dei decenni Sessanta e Settanta.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Belgio/Belgiun Spa Riqualificazione di spazi pubblici Progetto per la riqualificazione di spazi pubblici a ridosso delle strade nazionali (RN 62 e 629) nell’area urbana di Spa/Competition for the refurbishment of public spaces near the national roads RN62 and RN629 Scadenza/Deadline: 1/12 Per informazioni: Administration communale de Spa c/a Monsieur Rule, directeur des travaux rue de l’Hôtel de Ville, 44 B-4900 Spa Tel. +32 87 795395 Fax +32 87 775773 Internet: www.spa-info.be E-mail: travaux@villedespa.be

Canada Mississauga Grohe Winning Designs Competition Concorso internazionale di design per progetti relativi alla cucina, al bagno e alle cucine professionali completati tra l’1/1/2004 e il 7/11/2005 e che mostrino almeno un elemento a marchio Grohe International design competition for projects of kitchens, professional kitchens or baths, completed between 1/1/2004 and 7/11/2005, with at least one element of the Grohe brand Scadenza/Deadline: 7/11 Per informazioni: Grohe Canada Inc. 226 Lakeshore Road E Mississauga, Ontario L5E 1E9 Tel. +1 905 2712929/3372133 Fax +1 905 2719494 Internet: www.grohewinningdesigns.com E-mail: info@grohecanada.com

Estonia Tallinn New Estonian National Museum Concorso internazionale per il progetto del nuovo Museo Nazionale Estone/International competition for the project of the new Estonian National Museum Scadenza/Deadline: 10/11 Monte premi/Total prize money: 1,700,000 EEK (121405.75 Euro) Giuria/Jury: Raivo Palmaru, Jaanus Plaat, Dominique Perrault, Winy Maas, Andres Alver, Rein Murula, Tiit Sild, Peeter Mauer Per informazioni: Union of Estonian Architects Lai 29 10133 Tallinn Tel./fax +372 6411737 Internet: www.museumcompetition.org E-mail: info@arhliit.ee, agnes@erm.ee

+ europaconcorsi

Award open to designer under 40 years of age for design projects, irrespective of disciplines and professions, which tackle the “Updating Modernism” Scadenza/Deadline: 1/3/2006 Monte premi/Total prize money: 12.000 Euro Per informazioni: Bauhaus Dessau Foundation Gropiusallee 38 D-06846 Dessau Tel. +49 340 65080 Fax +49 340 6508226 Internet: www.bauhaus-dessau.de E-mail: award@bauhaus-dessau.de

Frankfurt Architecture + Technology Award 2006 La seconda edizione della manifestazione a cadenza triennale intende premiare coloro che si sono distinti per l’elaborazione di progetti dall’elevata qualità architettonica così come per l’adozione di soluzioni ingegneristiche innovative. Inoltre vi è una sezione New Talents Award, che premia i giovani professionisti under 40/Triennial award for projects showing hig architectonic quality and innovative engineering solutions. The section New Talents awards professionals under 40 years of age Scadenza/Deadline: 16/11 Per informazioni: Architekt BDA Nibelungenallee, 21 60318 Frankfurt am Main Tel. +49 177 6011811 Fax +49 69 13304105364 Internet: http://lightbuilding.messefrankfurt.com E-mail: at-award@schrader-architekt.de

Tribune per un impianto sportivo Progetto per la costruzione di tribune per un complesso sportivo, nonché per la riqualificazione degli impianti all’aperto/Competition for the project of stands in a sports complex and the renovation of the open facilities Scadenza/Deadline: 24/11 Per informazioni: Stadt Frankfurt am Main Hochbauamt 65 A2 GerbermUhlstrasse 48 D-60594 Frankfurt am Main Tel. +49 69 21234280 Fax +49 69 21244512 Internet: www.frankfurt.de E-mail: kirsten.maskow@stadt-frankfurt.de

Internationaler Hochhaus Preis 2006 La manifestazione intende premiare progettisti e committenti, che si sono distinti per la realizzazione di grattacieli con un’altezza superiore ai 100 metri, la cui costruzione si sia conclusa entro il 26/2/2004 e consegnati alla committenza entro la fine di maggio 2005/Prize for architects and clients for the realization of more than 100-metre high skyscrapers, built by 26/2/2004 and completed for use by the end of May 2005 Scadenza/Deadline: 2/1/2006 Per informazioni: Deutsches Architektur Museum DAM Schaumainkai 43 D-60596 Frankfurt am Main Tel. +49 69 21231665 Fax +49 69 21236386 Internet: www.highrise-frankfurt.de

Germania/Germany Dessau International Bauhaus Award 2006: Updating Modernism Concorso aperto a designer under 40 per progetti di design per qualsiasi settore di attività sul tema “Aggiornare il Modernismo”

102 l’ARCA 208

Gran Bretagna/Great Britain Leeds Corus Undergraduate Architects Award “Building for the future” L’ente banditore intende raccogliere proposte progettuali per la

realizzazione di un edificio sensibile alle questioni ambientali. Il programma prevede un “polo per la sostenibilità”, con struttura in acciaio (materiale riclabile), così come l’applicazione del maggior numero di tecnologie sostenibili possibile. L’ubicazione è a discrezione dei partecipanti/Competition for project proposals for a building sensitive to environmental issues. The brief asks for a “sustainability centre”, with a steel structure and recyclable material and the application of sustainable technologies. The choice of location is up to entrants Scadenza/Deadline: 2/12 Per informazioni: Corus Undergraduate Architect Awards c/o RIBA Competition Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 113 2341335 Fax +44 113 2460744 Internet: www.corusconstruction.com/ugaa/ E-mail: riba.competitions@inst.riba.org

Morecambe Central Promenade Site Riqualificazione del waterfront L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la riqualificazione del frontemare presso Morecambe/Competition for the selection of project proposals for the requalification of Morecambe waterfront Scadenza/Deadline: 8/11 Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 113 2341335 Fax +44 113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com E-mail: riba.competitions@inst.riba.org

London Living Wetlands Award Concorso internazionale per progetti multifunzionali che dimostrino un uso sostenibile dell’habitat delle “wetlands”/International competition for multifunctional projects that demonstrates the sustainable use of wetlands habitat Scadenza/Deadline: 25/11 Per informazioni: Chartered Institution of Water and Environmental Management (CIWEM) Ilana Crawitz 15 John Street London WC1N 2EB Tel. +44 020 72695820 Fax +44 020 7405 4967 Internet: www.ciwem.org/awards E-mail: awards@ciwem.org

Italia/Italy Bari Livingbox Concorso internazionale per il progetto di una unità abitativa prefabbricata, trasportabile su strada o per via aerea, che possa essere utilizzata anche in forma stabile, capace di interpretare lo stile di vita contemporaneo in termini di comfort abitativo e linguaggio architettonico/International competition for the project of a prefab housing unit, transportable on the road or via airplane Scadenza/Deadline: 30/11 Monte premi/Total prize money: 4.500 Euro Per informazioni: Edilportale.com Spa Via Guarnieri 24 – 70126 Bari - Italy Tel. +39 080 5543553 Fax +39 080 5417632 Internet: www.edilportale.com/livingbox E-mail: eventi@edilportale.com

AGENDA

+ europaconcorsi

Bologna

Cava dei Tirreni (Salerno)

Napoli

Residenza collettiva per anziani Concorso per acquisire una proposta ideativa relativa alla realizzazione di una residenza collettiva per anziani da realizzarsi in Ozzano dell’Emilia (BO) su un’area di 12.000 mq circa per complessivi 6.000 mq di superficie utile edificabile/Competition for proposals for a collective residence for the helderly in Ozzano dell’Emilia town on a gross area of 12,000 sq.m and a useful surface of 6,000 sq.m Scadenza/Deadline: 30/11

Borgo in Luce: illuminazione artistico architettonica del Corso Umberto I Concorso per il progetto della nuova illuminazione di uno degli assi centrali della città/Competition for the architectonic-artistic lighting system of a central urban axis Scadenza/Deadline: 21/11

Ristrutturazione urbanistica, architettonica e funzionale del rione De Gasperi Concorso di progettazione in due fasi, per la ristrutturazione urbanistica, architettonica e funzionale del rione di edilizia economica e popolare De Gasperi - Sub ambito n. 5 del Programma di Recupero Urbano di Ponticelli/Competition in two phases for the urban, architectonic and functional renovation of De Gasperi neighborhood Scadenza/Deadline: 5/11

Per informazioni: Cooperativa Edificatrice Ansaloni Via Cividali 13 40133 Bologna Tel. +39 051 3145411 Fax +39 051 311786 Internet: www.coopansaloni.it E-mail: info@coopansaloni.it

Brescia Premio Aluprogetto: struttura in alluminio Il Premio, di carattere internazionale, si propone di premiare la migliore opera, già realizzata, caratterizzata da una struttura in alluminio (in tutto o in parte prevalente) per ognuna delle seguenti quattro sezioni: ponti e passerelle; strutture civili e industriali: edifici, capannoni, hangar, scale, piattaforme, involucri di facciata autoportanti; strutture mobili per usi temporanei; elementi di arredo urbano con valenza strutturale/Award for realized project which utilized mostly aluminium. Four sections: bridges and passageways; civil or industrial structures; buildings, hangars, platforms, structural facade envelops; mobile-temporary structures; urban funiture structural elements Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Edimet Spa Multimedia Network in the word of metal Segreteria Premio Aluprogetto Via Corfù. 102 25124 Brescia Tel. +39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.aluprogetto.metef.com, www.edimet.com E-mail: aluprogetto@metef.com

Cantù (Como) Home Design Competition: Le nuove dimensioni espressive dei materiali innovativi come interfacce intelligenti tra prodotto e fruitore Il concorso intende proporre alla riflessione progettuale la definizione di manufatti (oggetti, attrezzature, elementi di partizione spaziale, componenti edilizie) che sappiano interpretare le valenze espressive e tecnico-costruttive di materiali innovativi, naturali o artificiali, e che sappiano generare anche nuove relazioni in ambienti domestici e nei luoghi della vita collettiva Competition for the definition of handmade home design elements (objects, equipment, partitions, components) interpreting the expressive and technical value of innovative materials, both natural and artificial, and generating new relations in the domestic environment Scadenza/Deadline: 2/2/2006 Per informazioni: CLAC - Centro Legno Arredo Cantù Via Borgognone 12 22063 Cantù (CO) Tel. +39 031 713114 Fax +39 031 713118 Internet: www.clacsrl.it/homedesigncompetition E-mail: homedesigncompetition@clacsrl.it

Per informazioni: Comune di Cava dei Tirreni Settore Urbanistica, Gestione e Assetto del Territorio c/a Antonino Attanasio Piazza E. Abbro 84013 Cava dei Tirreni (SA) Tel. +39 089 682401 Fax +39 089 461087/4454084 Internet: www.comune.cava-de-tirreni.sa.it E-mail: urbanitalia@ comunecavaprogettazione.191.it

Faenza (Ravenna) Architetture Innovative: Design e sostenibilità Premio promosso da Novelis Italia e Somfy Italia per progetti che abbiano impiegato uno o più sistemi di facciate tecnologiche e che abbiano combinato al meglio estetica e sostenibilità/Award for realizations which have utilized technological facade systems combining aesthetics and sustainability Scadenza/Deadline: 12/12 Monte premi/Total prize money: 14.000 Euro Giuria/Jury: Ian Ritchie, Gabriele Del Mese, Cesare Stevan, Marco Imperatori, Roberto Bologna, Fabrizio Bianchetti, Michele Falco, Roberto Mezzalira Per informazioni: Gruppo Editoriale Faenza Editrice Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 Internet: www.faenza.com E-mail: concorso@faenza.com

Ferrara Premio Internazionale Architettura Sostenibile Fassa Bortolo Premio europeo per architetture sostenibili European award for sustainable architectures Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 31/1/2006 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Segreteria del Premio Facoltà di Architettura Ferrara c/a Gianluca Minguzzi Via Quartieri 8 44100 Ferrara Tel./fax +39 0544 864353 Internet: www.premioarchitettura.it E-mail: premioarchitettura@xfaf.it

Fiumicino (Roma) Attraversamento Fossa Traianea Concorso per la progettazione di un elemento di attraversamento della Fossa Traianea/Competition for the design of an element for crossing the Fossa Traianea Scadenza/Deadline: 7/1/2006 Per informazioni: Comune di Fiumicino, area pianificazione del territorio Via Portuense 2498 00054 Fiumicino (Roma) Tel. +39 06 652101/65210532 Fax +39 06 65210518 Internet: www.fiumicino.net E-mail: pianificazione.territorio@fiumicino.net

Per informazioni: Comune di Napoli - Servizio Edilizia Pubblica Servizio Progr. e Progetti Edil. Cittad. Via Egiziaca A Pizzofalcone 75 80132 Napoli Tel. +39 081 7644246 Fax +39 081 7643162 Internet: www.comune.napoli.it E-mail: erp-immcom.comnapoli@tiscali.it

Pescara Concorso nazionale per tesi di laurea – “L’architettura bioecologica” Fantini Scianatico S.p.A, realtà leader a livello nazionale nella produzione e commercializzazione di laterizi, ha indetto il Premio “L’Architettura bioecologica”, concorso nazionale ideato e organizzato dalla società C.A.Sa. di con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica (ANAB) e dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR). Il concorso è destinato ai laureati in architettura e ingegneria negli anni solari 20032004-2005 che abbiano discusso una tesi di laurea sul tema della qualità energetico-ambientale degli edifici e dell’innovazione tecnologica per l’ambiente nell’ottica di un’architettura di qualità e dello sviluppo sostenibile del territorio Scadenza: 31/12 Monte premi: 3.000 Euro Giuria: Vincenzo Bacco, Giovanni Fuzio, Vincenzo Sinfisi, Carmela Calmieri, Giancarlo Allen, Franco Marinelli, Anna Raspar Per informazioni: C.A.Sa. Costruire Abitare Sano Viale Bovio, 64 65123 Pescara Tel./fax 085 2058388 Internet: www.costruireabitaresano.it, www.fantiniscianatico.it E-mail: costruireabitaresano@virgilio.it

Porto Maurizio (Imperia) Una “Porta” per Porto Maurizio Concorso per la defhnizione di un elemento che segni l’ingresso alla città di Porto Maurizio/Competition for the design of an element signing the entrance to Porto Maurizio town Scadenza/Deadline: 30/1/2006 Per informazioni: Comune di Imperia Ufficio protocollo - sezione VIII/ecologia c/a Giuseppe Enrico Viale Matteotti 153 8100 Imperia

Torino Borsa di Ricerca per l’Economia dell’arte contemporanea La borsa intende incoraggiare la ricerca di giovani studiosi (under 32) nel campo dell’economia dell’arte contemporanea, tramite il finanziamento di un progetto di ricerca originale e della sua realizzazione

Research scholarship to finance and realize an original project of contemporary art economy for young researchers under 32 years of age Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Unicredit Private Banking Fondazione Agnelli Internet: www.unicreditprivate.it, www.fondazione-agnelli.it E-mail: UniCreditPB@fga.it

International Award in Design, Engineering and Innovation in the Field of Automotive Human Factor Italdesign-Giugiaro promuove un premio internazionale di design per progetti di ricerca nel campo del design, ingegneria e innovazione legati al fattore umano nell’automobile/Italdesign-Giugiaro is promoting an International Award in Design, Engineering and Innovation, which will award prizes to three innovative research projects in the field of automotive Human Factors design Consegna/Submission: 1/2/200618/4/2006 Monte premi/Total prize money: 40.000 Euro Per informazioni: Politecnico di Torino 1a Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Meccanica Area di Ingegneria Industriale Corso Duca degli Abruzzi 24 10129 Torino Internet: www.italdesign.it, www.polito.it/news/750_bando.pdf, www.icsid.org/italdesign

Venezia Giardini della Biennale Il concorso ha lo scopo di individuare un’idea progettuale per l’entrata ai giardini della Biennale. In specifico, oltre all’entrata e ai percorsi, l’intervento dovrà prevedere una biglietteria, un infopoint, un padiglione espositivo di massimo 25 mq/Competition for an area at the entrance of the Biennale Gardens with ticket booth, infopoint, 25-sq-m exhibition pavillion Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Internet: www.arkislang.com/concorso.html

Vicenza Premio internazionale Dedalo Minosse Premio internazionale alla committenza di architettura International award for commissioning a building Scadenza/Deadline: 27/1/2006 Per informazioni: Ala Assoarchitetti Internet: www.assoarchitetti.it

Xitta (Trapani) Immagini e idee: Arte e Telecomunicazioni Concorso artistico al fine di raccogliere e promuovere opere d’arte con tema le Telecomunicazioni/Artistic competition to collect and promote art works on the theme of Telecommunication Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Comeg S.p.A. c/a Delfina Vitale Via Marsala 78 91020 Xitta (TP) Tel. +39 0923 556171 Internet: www.comeg.it E-mail: delfina.vitale@comeg.it

Zingonia/Verdellino (Bergamo) Premio progettista termotecnico dell’anno 2006 Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Robur S.p.A. Via Parigi 4/6 24040 Zingonia/Verdellino (Bg)

Perù Chan Chan 2006 Concorso internazionale di idée per valutare la possibilità di realizzare un Beach Lodge nei pressi del sito archeologico di Chan Chan, che serva sia da residenza per I turisti che dap unto di osservazione degli scavi/International architectural contest to evaluate the possibility of installing a Beach Lodge that serves not only as an observatory from which to look at the fabulous citadel of Chan Chan, but also to provide temporary lodging for tourists (local and foreign) that wish to spend the night at the place, by the sea Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 8,500 US$ Giuria/Jury: Raphael Gabrion, Jean-Francois Brecq, David Depoux Per informazioni: Arquitectum Alfredo Queirolo Internet: http://www.arquitectum.com/ concursos/chanchan_en.php E-mail: chanchan2006@arquitectum.com, concursos@arquitectum.com

Portogallo/Portugal Lisbona Riqualificazione del mercato L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali per la riqualificazione del mercato e del suo contesto/Competition for project proposals for the requalification of the market and the surrounding area Scadenza/Deadline: 16/12 Per informazioni: Ordem dos Arquitectos - Seciao Regional do Sul Serviços de Concursos Tv. do Carvalho 23-1_ P-1249-003 Lisboa Tel. + 351 21 3241164 Fax + 351 21 3241165 Internet: www.oasrs.org E-mail: concursos@oasrs.org

Russia Moscow Time in a City Concorso internazionale di idee per il progetto di elementi urbani (piazza, lungofiume, fontane, sculture, sistemazioni paesaggistiche) che recuperino l’umanità delle città/International competition for the design of urban elements (a square, river, fountain, park, construction, landscape element, sculpture, etc.), renovating the human feeling in the contemporary city Scadenza/Deadline: 20/11 Monte premi/Total prize money: 8,000 US$ Per informazioni: International Competition of Ideas Centre for Architecture and construction Dom na Brestskoy 2nd Brestskaya str., 6 Moscow 125047 Internet: www.dom6.ru/show/Idea2005en_I.php

208 l’ARCA 103


AGENDA Spagna/Spain Madrid VETECO-ASEFAVE Awards 2006 Premio internazionale per i produttori e progettisti di finestre e serramenti/International award for the production and design of windows and windowframes Scadenza/Deadline: 21/3/2006 Per informazioni: VETECO - IFEMA, Feria de Madrid Parque Ferial Juan Carlos I 28042 Madrid Tel. +34 91 7225344/5000 Fax +34 91 7225807 Internet: www.veteco.ifema.es E-mail: veteco@ifema.es

USA Madison The 2004/2005 Sub-Zero/Wolf Kitchen Design Contest Concorso internazionale per la progettazione di cucine innovative/International design competition for the design of innovative kitchen systems Scadenza/Deadline: 9/1/2006 Monte premi/Total prize money: 110,000 US$ Per informazioni: Sub-Zero and Wolf Kitchen Design Contest 4717 Hemmersley Roa Madison, WI, 53711 USA Internet: www.subzero.com/ thelivingkitchen/press27.asp

Middletown Living Steel International Competition for Sustainable Housing Progetto per la realizzazione di soluzioni progettuali per l’edilizia residenziale sostenibile. Il programma propone due siti: l’India e la Polonia/Competition for project solutions for sustainable residential buildings. The briefs proposes two areas: India and Poland Scadenza/Deadline: 1/12 Per informazioni: Living Steel Competition Secretariat Cathy Johnson 825 Elliott Drive Middletown, Ohio 45044 Internet: www.livingsteel.org E-mail: info@livingsteel.org

New York Southpoint: from Ruin to Rejuvenation, the Roosevelt Island Universal Arts Center Concorso internazionale di idee biennale per indagare il tema del progetto e del rinnovo del Roosvelt Island Universal Arts Center/Biennial international ideas competition to explore issues of universal design and historic rejuvenation in developing a visual/performing arts center on Roosevelt Island Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: AIA NY Chapter Internet: www.aiany.org/committees/ emerging/competition/ENYAcompetitions/ E-mail: enyacompetitions@qmail.com

Philadelphia Urban Voids: Grounds for Change Concorso internazionale di idee per soluzioni e progetti da realizzare in appezzamenti di territorio liberi nella città di Philadelphia. Il concorso verte sul tema: “Come può rispondere una città alla crisi di alloggi?”

104 l’ARCA 208

+ europaconcorsi

International design ideas competition for Philadelphia’s vacant land. Van Alen Institute and City Parks Association invite participants from around the world to suggest compelling ideas for Philadelphia’s vacant land and imagine fantastic long-term solutions that inspire change and reshape urban and natural forms throughout the city. The competition seeks answers to the question, “How can a city respond to the crisis of vacancy?” Scadenza/Deadline: 14/11 Giuria/Jury: Diana Balmori, James Corner, Jerold Kayden, Mary Miss, Anne Spirn, Cathy Weiss Per informazioni: Van Alen Institute Internet: www.vanalen.org/urbanvoids/

WEB Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti dai 20 ai 35 anni che operino come autoditatti nel settore delle arti visive sul territorio italiano, per il disegno delle copertine delle Pagine Bianche Scadenze (a seconda delle regioni): 19/12, 20/2/2006, 26/4/2006 Per informazioni: Internet: www.paginebianche.it

Affidamenti

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Italia/Italy Arcola (La Spezia) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori e collaudo) Selezione per curricula - Affidamento di incarichi di importo complessivo non superiore a 40.000 Euro (progettazione, direzione lavori e collaudo e prestazioni accessorie e complementari in materia di edilizia scolastica e pubblica in generale e relativi impianti tecnici) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Arcola c/a Tiziano Di Casale Settore LL.PP / patrimonio e Protezione civile Piazza U.Muccini 1 19021 Arcola (SP) Tel./fax 0187 952830 Internet: www.comune.arcola.sp.it

Asti Elenco professionisti (progettazione e direzione lavori) Avviso pubblico per la formazione degli elenchi degli esecutori di lavori e dei professionisti cui affidare incarichi di progettazione e direzione lavori Scadenza: 30/12 Per informazioni: Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato c/o Municipio di Moncalvo (AT) Laura Rossi Via Ferraris 3 14036 Moncalvo (AT) Tel. 0141 911112 E-mail: laura.rossi@ccam.it

Brescia Elenco professionisti (importo inferiore a 100.000,00 Euro)

Formazione di elenchi di professionisti per l’affidamento di incarichi professionali di importo presunto inferiore a 100.000,00 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Brescia Ufficio Protocollo Generale (piano terra) Palazzo Broletto Piazza Paolo VI 16 25100 Brescia

Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)

Cremona Elenco per l’affidamento di incarichi di consulenza L’ente banditore intende procedere alla formazione di un elenco di soggetti, diviso per competenze professionali, da cui attingere per l’affidamento di eventuali incarichi di consulenza. L’elenco sarà suddiviso secondo tipologie di prestazioni professionali, quali: a) Ingegneria civile; b) Ingegneria idraulica; c) Ingegneria urbanistica; d) Ingegneria ambientale e territoriale; e) Ingegneria gestionale; f) Ingegneria navale; g) Ingegneria dei trasporti (Sfruttamento vie d’acqua, trasporto merci, turistico); h) Ingegneria meccanica; i) Ingegneria elettronica; j) Ingegneria elettrotecnica Scadenza: 11/2/2006 Per informazioni: Azienda Regionale per i Porti di Cremona e Mantova Via della Conca 3 26100 Cremona Tel. 037 2592011 Fax 037 2592048 Internet: www.po-seaway.com

La Spezia Elenco professionisti (geometri architetti - ingegneri - geologi) L’Ente ha stabilito di procedere a una selezione pubblica ai fini d’affidare un incarico professionale di consulenza e progettazione del Progetto di sistema di Gestione ambientale redatto ai fini della certificazione UNI EN ISO 14001/1996 di Aree omogenee dell’Ente. Il compenso massimo complessivo lordo a base d’asta è di 50.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di La Spezia Edilizia, Patrimonio e Vigilanza Tel. 0187 7042510 Fax 0187 742512 Internet: www.provincia.sp.it E-mail: provsp.losurdo@provincia.sp.it

Novara Elenco professionisti (per incarichi di importo inferiore a 50.000 Euro) Avviso pubblico per di incarichi di importo inferiore a 50.000 Euro.

I curricula dovranno prevedere sezioni specifiche per ciascuna delle seguenti tipologie 1. progettazione edilizia residenziale pubblica e sociale aspetti architettonico-edilizi, 2. progettazione impianti termoidraulici a servizio del punto 1), 3. progettazione impianti elettrici e connessi a servizio del punto 1), 4. progetto e calcolo strutturale connesso al punto 1), 5. progetto e calcolo dispersioni termiche Legge 10/1991 connesse ai punti 1) e 2), 6. indagini e relazioni geologiche, 7. rilievo di edifici e restituzione grafica, 8. rilievo stato di conservazione di immobili, 9. rilievo e pratiche catastali, 10. pratiche prevenzione incendi, 11. coordinamento sicurezza cantieri, 12. pianificazione urbanistica esecutiva, 13. elaborazione grafico-informatica di progettazioni Scadenza: 31/12 Per informazioni: Agenzia Territoriale per la Casa Via Boschi 2 28100 Novara Internet: www.atc.novara.it

Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12/2006 Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net

Pianezza (Torino) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Formazione di un elenco di professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000,00 Euro Scadenza: 25/6/2008 Per informazioni: Comune di Pianezza Piazza Napoleone Leumann 1 10044 Pianezza (TO) Tel. 011 9670000 Fax 011 9670295

Pisa

AGENDA Rimini Elenco giovani professionisti L’ente intende formare elenchi aperti di giovani professionisti (professionisti abilitati da meno di cinque anni all’esercizio della professione) per l’affidamento fiduciario delle seguenti tipologie di incarichi professionali cui onorari stimati saranno di importo non superiore a 5.164,57 Euro: 1. Rilievi, progettazioni, direzione lavori di opere stradali. 2. Rilievi, progettazioni, direzione lavori di opere edili. 3. Responsabile della sicurezza in fase di progettazione ed in fase di esecuzione (D.Lgs. 494/96). 4. Rilievi topografici, frazionamenti, accatastamenti. 5. Prestazioni da Geologo. 6. Prestazioni da Agronomo Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Rimini Via Dario Campana 64 47900 Rimini

Roma 2 Elenchi per professionisti Formazione di 2 elenchi di professionisti esterni all’amministrazione, abilitati rispettivamente a svolgere: a) l’incarico congiunto di direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione; b) l’incarico di coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Roma dipartimento XII Politiche dei LL. PP. e Manutenzione urbana Via L. Petroselli 45 00186 Roma Internet: www.comune.roma.it

Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della societa’ dell’informazione Scadenza: 30/12/2006 Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione

Torino Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati, ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza): 672.493,05 Euro Scadenza: 27/9/2007

Elenco professionisti Costituzione dell’elenco dei professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l’attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12/2006

Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano - Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116

Per informazioni: Ente-Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it

Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro, per le seguenti tipologie di prestazione: a) progettazione e/o direzione lavori;

Treviso

+ europaconcorsi

b) supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori; c) supporto agli atti di pianificazione stradale; d) coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione; e) collaudatore statico; f) collaudatore tecnico-amministrativo; g) rilievi topografici; h) visure catastali e presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali; i) perizie di stima; j) indagini geognostiche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Provincia di Treviso Settore Lavori Pubblici-Edilizia Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016 Internet: www.provincia.treviso.it

Varese Elenco professionisti per le zone nucleari di competenza della NDFMU Lo scopo dell’appalto è l’esecuzione di servizi di ingegneria, architettura e consulenze tecniche, da svolgere principalmente all’interno delle zone nucleari di competenza della NDFMU (Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit) all’interno del Centro comune di ricerca di Ispra. L’elenco dei candidati preselezionati stilato a seguito del presente avviso sarà utilizzato esclusivamente nell’ambito di appalti di servizi il cui valore presunto sia inferiore alla soglia (attualmente 154.014 Euro) Scadenza: 26/4/2008 Per informazioni: Commissione Europea, Centro comune di ricerca (CCR) Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit Sig.ra I. Borgotti TP 800 21020 Ispra (VA) Fax +39 0332 789108

Vignola (Modena) Elenco professionisti Avviso pubblico per l’acquisizione di curricula professionali per l’affidamento di servizi di architettura ed ingegneria di importo inferiore ad euro 100.000,00 (progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase progettuale, direzione dei lavori, coordinamento della sicurezza in fase esecutiva) Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Vignola Ufficio Gare Samantha Gessi Via Bellucci 1 41058 Vignola (MO) Tel. 059 777513 Internet: www.comune.vignola.mo.it

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Australia

Per informazioni: Epc Libri Via dell’Acqua Traversa, 187/189 00135 Roma

Heron Island

Venezia

Heron Island Resort Sixth International Roundtable Conference: Computational and Cognitive Models of Creative Design 10/12-14/12

Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Palazzo Franchetti UrbanPromo 2005-Città trasformazioni investimenti 16/11-19/11

Per informazioni: Internet: www.arch.usyd.edu.au/kcdc/ conferences/hi05/

Austria Wien Architekturzentrum 13° Wiener Architektur Kongress: Leisure Spaces 11/11-13/11 Per informazioni: Architekturzentrum Museumplatz 1 A-1070 Wien Tel. +43 1 5223115 Fax +43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at

Francia/France Paris Palais des Congrès 7ème Congrès des Piscines et des Loisirs Aquatiques 7/11-8/11 Per informazioni: CLC Communications Tel. +33 1 42930404 Internet: www.clccom.com, www.piscine-expo.com E-mail: g.senneville@clccom.com

ADEME Micro-Hydro: Méthodologie de montage de projets en petit hydraulique 6/12-8/12 Per informazioni: Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Energie 27 rue Louis Vicat 75737 Paris cedex 15 Tel. +33 1 47652215 Fax +33 1 47652003 Internet: www.ademe.fr E-mail: therese.giordano@ademe.fr

Per informazioni: URBIT Piazza Farnese 44 00186 Roma Tel. +39 06 68192947 Fax +39 06 68214773 Internet: www.urbanpromo.it E-mail: info@urbit.it

Spagna/Spain Castellon Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegacion Qualicer IX Congresso mondiale della qualità della ceramica/9th World congress on ceramic tile quality 12/2/2006-15/2/2006 Per informazioni: Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegacion Secretaria del Congreso Avenida Hermanos Bou 79 12003 castellon Tel. +34 964 356500 Fax +34 964 356510 Internet: www.qualicer.org E-mail: qualicer@camaracs.es

Valencia Asociación Nacional para la Vivienda del Futuro MEICS: Master en arquitectura sostenibile y edificios inteligentens 21/11-17/1/2006 Per informazioni: Anavif Avenida Blasco Ibañez 114 46021 Valencia Tel. +34 96 3223333 Fax +34 96 3568181 Internet: www.anavif.com E-mail: anavis@mail.ono.es

Sud Africa/South Africa Durban

Olanda/Holland

Italia/Italy

’s-Gravenhage

Milano

Servizi di consulenza e assistenza tecnica Servizi di consulenza tecnica architettura e ingegneria per la realizzazione di una serie di incarichi. Il programma prevede la costruzione di uffici, servizi e infrastrutture Scadenza: 15/12

Domus Academy Master in Urban Management and Architectural Design Gennaio-Dicembre/JanuaryDecember 2006

Per informazioni: Ministerie van Volkshuisvesting, Ruimtelijke Ordening en Milieubeheer, Rijksgebouwendienst Att: Ch. Rentier, ipc 440 Postbus 20952 NL-2500 EZ ’s-Gravenhage Tel. + 31 70 3391773 Fax + 31 70 3395031 Internet: www.vrom.nl/rijksgebouwendienst E-mail: rgd-aa-inkoop@minvrom.nl

Calcolo strutturale con gli elementi finiti 4/11, 11/11 La progettazione degli impianti di climatizzazione 9/11, 16/11 Analisi modale ragionata 18/11, 25/11, 2/12, 13/12 Tecnologie solari attive e passive 24/11, 1/12, 15/12

Per informazioni: Domus Academy Via Watt 27 20143 Milano Tel. +39 0242414049 Fax +39 02 4222525 Internet: www.domusacademy.it E-mail: infourban@domusacademy.it

Roma EPC Libri Seminari tecnici di progettazione Technical Project Workshops:

South African Institute of Physics UNESCO World Conference on Physics and Sustainable Development 31/10-2/11 Per informazioni: Internet: www.saip.org.za/physics2005/ Physics2005.html, www.wyp2005.org

USA Atlanta Georgia World Congress Center Greenbuild 2005 9/11-11/11 Per informazioni: U.S Green Building Council Internet: www.usgbc.org E-mail: emerginggreen@usgbc.org

208 l’ARCA 105


AGENDA Chicago The Fairmont Hotel The Structural Engineers’ Building Conference and Expo 1/12-2/12 Per informazioni: Internet: http://events.sweigwhite.com/ buildings2005/index.htm

Las Vegas Mandalay Bay Convention Center Big Builder 2005 Conference 2/11-4/11 Per informazioni: Internet: www.bigbuilder.com

Los Angeles Sci_Arc Lecture Series Richard Meier 16/11 Works and humanitarian activities: Shigeru Ban 21/11 Per informazioni: Sci_Arc Wendy Heldmann Public Programs Coordinator 960 E. 3rd St. Los Angeles CA 90013 Tel. +1 213 6132200 x328 Fax +1 213 6132260 Internet: www.sciarc.edu E-mail: wendy@sciarc.edu

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

+ europaconcorsi

Empire 30/11-19/2/2006

Toronto Design Exchange Designing for the Cold 2/11-27/11

Francia/France Bordeaux Arc en rêve Patrick Bouchain architecte Michel Desvigne paysagiste Giugno/ottobre-June/October Voisins-Voisines. Nouvelles formes d’habitat individuel en France 1/12-26/2/2006

Chartres Centre International du Vitrail Lumièeres contemporaines-Vitraux du XXIè siècle et architecture sacrée 23/4-31/8/2006

Metz Frac Design Now 17/9-13/11 Thierry Géhin 23/11-8/1/2006

Nice Forum d’Urbanisme et d’Architecture 50 ans d’architecture métallique en Europe 20/9-19/11

Paris Austria Graz Kunsthaus M-Stadt 30/9-8/1/2006

VIA VidéoHome 4/9-18/12 Fondation Cartier John Maeda: nature+ “eye’m hungry” 19/11-19/2/2006

Vienna Architekturzentrum Wine Architecture. The winery boom 22/9-6/2/2006 MAK First Design and Final Object: Drawings by Viennese Gold and Silversmiths 15/6-28/5/2006 Back to A: Design Now Austria 14/9-12/2/2006

Brasile/Brazil

Germania/Germany Berlin Aedes West schulz & schulz architekten, Leipzig-Wolkenlabor 4/11-15/12 Aedes East Find the Gap-Neue Köpfe und Wege in der Architektur 11/11-11/12

Weil am Rhein Vitra design Museum Gaetano Pesce-Il rumore del tempo 11/6-8/1/2006

Italia/Italy Milano Triennale Joe Colombo: Inventing the Future 16/9-18/12 Oggetti estensibiliLa pubblicità fa design 29/11-30/1/2006

Pontedera (Pisa) Museo Piaggio Giovanni Michelucci, disegni per la nuova città 15/10-3/12

Roma MAXXI Paolo Soleri Toyo Ito 8/10-8/1/2006

Verona Museo di Castelvecchio Paolo Farinati (1524-1606): dipinti, incisioni e disegni per l’architettura 17/10-29/1/2006

Vicenza Basilica Palladiana Kazuyo Sejima-Ryue Nishizawa/SANAA 30/10-29/1/2006 Vincitori Premio Dedalo Minosse 2005/2006 19/5/2006-23/7/2006

Olanda/Holland Baar Kasteel Groeneveld Hybrid Landscapes 3/6-9/1/2006

Rotterdam Netherlands Architecture Institute Just In. The Dutch domestic interior redesigned Fino al/through 4/12 Team 10-A Utopia of the Present 25/9-8/1/2006

Svizzera/Switzerland

Sao Paulo

Frankfurt

Zurich

Parque do Ibirapuera 26th Bienal de Sao Paolo 26/9-19/12

DAM A Lifetime for Architecture – Der Fotograf Julius Shulman 1/10-11/12 Peter Kulka. Architekt 12/11-5/2/2006 Ein Sonntagsarchitekt 19/11-5/2/2006

ETH Hönggerberg Brick-Work: gewicht und präsenz. Sergison Bates Architects London 27/10-1/12 Jahresaustellung 2005 28/10-25/11 International Velux Award 2004: Light of Tomorrow 6/12-22/12 Peter Jenny 11/1/2006-2/3/2006

Canada Montreal CCA Super City 8/6-20/11 Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism 26/10-10/9/2006

106 l’ARCA 208

Stuttgart Architekturgalerie am Wessenhof Objekt vs. Kontext - Harris + Kurrle Architekten 26/10-18/12

ETH Zentrum Hallenstadion Zurich 1939-2005 8/12-26/1/2006

USA Atlanta High Museum Celebrate Architecture! Renzo Piano & Building Workshop 12/11-2/4/2006

Bartlesville (OK) Price Tower Prairie Skyscraper: Frank Lloyd Wright’s price Tower 14/10-15/1/2006

Cambridge The Busch- Reisinger Museum/The Harvard University Art Museums Extraordinary Everyday: The Bauhaus (web exhibit www.artmuseums.harvard.org/ sites/eoed/index.html) Fino al/through 31/12

Chicago The Art Institute 1945: Creativity and Crisis, Chicago Architecture and Design of the WWII Era 7/5-8/1/2006 Chicago Architecture Foundation Five Architects Fino al/through 20/11 Holabird & Root Fino al/through 12/2/2006

Corning Glass Museum Czech Glass 1945-1980: Design in the Age of Adversity Fino al/through 27/11

Houston Contemporary Arts Museum Andrea Zittel: Critical Space 1/10-27/11

Los Angeles MAK Center Symmetry 9/11-29/1/2006 A+D Museum Investogators 3/11-2/2/2006 Sci_Arc Gallery Suture- A/UM Studio: Ed Keller+Carla Leitao 18/11-8/1/2006 Sci_Arc Library Improbabilities: Riding the SUR-Xefirotarch 14/10-4/12 Getty Center Julius Shulman, Modernity and the Metropolis 11/10-22/1/2006

AGENDA New York Cooper Hewitt National Design Museum Fashion in Colors 9/12-26/3/2006 Yinka Shonibare Selects 7/10-7/5/2006 Center of Architecture Hombroich Spaceplacelab 23/9-31/12 MoMA Safe: Design Takes On Risk 16/10-2/1/2006 The Edge of Europe: New Architecture in Spain 12/2/2006-1/5/2006 The Isamu Noguchi Garden Museum Chess: Design Competition Prototypes 20/10-6/3/2006

Philadelphia The Design Center at Philadelphia University Playing the Field: The art+design of Godley-Schwan 30/8-19/11 ICA Ben van Berkel and Caroline Bos/UN Studio Amsterdam 21/1/2006-26/3/2006

Salem Peabody Essex Museum Taj Mahal, the Building of a legend 15/10-23/7/2006 The Artful Teapot: 20th Century Expressions from the Kamm Collection 25/11-5/3/2006

Seattle The Henry Art Gallery, East Gallery Minus Space: Lead Pencil Studio Fino al/through 20/11

Washington National Building Museum Cityscapes Revealed: Highlights from the Collection 3/12-3/2/2006 Hillwood Museum Eva Zeisel: The Playful Search of Beauty Fino al/through 4/12

West Palm Beach The Norton Museum of Art Candida Höfer: Architecture of Absence 1/10-1/1/2006

Mostre d’arte Art Exhibitions

The Wolfsonian-FIU In Pursuit of Pleasure: Schultze and Weaver and the American Hotel 13/11-28/5/2006

Transformations. The language of craft 11/11-29/1/2006 Against the grain. The woodcuts of Helen Frankenthaler 26/11-26/2/2006

Perth PICA - Perth Institute of Contemporary Arts BankWest Contemporary Art Prize 20/10-13/11 City of Perth Art Award 24/11-18/12

Austria

Australia Canberra National Gallery of Australia Moist. Australian Watercolours 27/8-4/12

Carquefou Frac des Pays de la Loire Michel Aubry, la nouvelle vie quotidienne 10/11-8/1/2006

Lille Musee d’histoire naturelle Les gardiens de la foret des ombres 30/10-30/6/2006

Lyon Biennale de Lyon 14/9-31/12

Vienna

Metz

Kunstforum Bank Austria Superstars: von Warhol bis Madonna 26/10-19/2/2006

Frac Wall to be destroyed 24/9-6/1/2006

MAK Carol Christian Poell: Public Freedom 19/5-24/11 Aaargh!!! Manga: On the Aesthetics of a Trash Culture 31/8-4/12 Alexandr Rodchenko: Spatial Construction 26/10-26/2/2006 Ukiyo Reloaded 30/11-26/3/2006 ...After Binder: Joseph Binder’s Influence on International Graphic Design 14/12-12/3/2006

Nantes

Kunsthaus Albert Watson “Frozen”, a Retrospective 29/9-29/1/2006 Kunsthalle Superstars 25/10-29/2/2006 Wolfgang Thaler 5/10-22/1/2006 Bulgaria 9/11-8/12 Kunsthalle Wien Award 14/12-15/1/2006

Canada Montreal Museum of Fine Arts Right under the Sun-Landscape in Provence, from Classicism to Modernism (1750-1920) 22/9-8/1/2006 Musée des Beaux Arts Sous le soleil, exactement. Le paysage en Provence, du classicisme à la modernité (1750-1920) 22/9-8/1/2006

Danimarca/Denmark

Musée des Beaux-Arts 25 années d’œuvre-évènements de Lygia Clark (1963-1988) 23/9-2/1/2006

Nice Musée National Message Biblique Marc Chagall Saltimbanques 2/7-14/11

Paris Centre Pompidou Big Bang, Destruction et création dans l’art du 20e siècle 15/6-27/2/2006 Jeppe Hein, Virtual Labyrinth 14/9-14/11 Galeries Nationales du Grand Palais Genie et Folie en Occident : une histoire de la melancolie 22/9-2/1/2006 Klimt, Kokoschka, Schiele, Moser 4/10-9/1/2006 Jungles à Paris: la peinture du Douanier Russeau 15/3/2006-19/6/2006 Musée du Louvre Girodet 21/9-2/1/2006 Jeu de Paume-Espace Concorde Michal Rovner Croiser des mondes, aspects du document contemporain 4/10-31/12 Ed Ruscha Craigie Horsfield 31/1/2006-30/4/2006 Cindy Sherman 16/5/2006-3/9/2006 Lee Friedlander 19/9/2006-31/12/2006

Angers

Jeu de Paume-Hôtel Sully Pierre Verger 11/10-31/12 Christer Strömholm 10 /1/2006-19/3/2006 Yto Barrada 4/4/2006-4/6/2006 Viva - Une agence photographique 1972/1982 20/6/2006-10/9/2006 Joel Meyerowitz 3/10/2006-24/12/2006

Musée Jean Lurçat Oswaldo Vigas, sortilèges des Tropiques 11/6-13/11

Musée Carnavalet Un amour de Paris: photographies de Dorothy Bohm 21/9-11/12

Humlebaek Louisiana Museum of Modern Art Henri Matisse reborn, 1941-1954 12/8-4/12

MOCA Pacific Design Center Jean Prouvé: Three Nomadic Structures Fino al/through 27/11

Miami Beach

+ europaconcorsi

Francia/France

Le Brésil de Marc Ferrez (1843-1923) 21/9-11/12 3 Photographes humanistes: Frédéric Barzilay, Lucien Heré, Willy Ronis 21/9-15/1/2006 Frac Ile-de-France Mauncio Dias et Walter Riedweg 21/9-27/11 Musée Bourdelle Didier Vermeiren 22/9-8/1/2006 Musée d’Orsay L’Art russe dans la seconde moitié du XIXe siècle 20/9-8/1/2006 Eglises: orient ou occident? 27/9-1/1/2006 L’Objet et son double 30/1/2006-30/4/2006 Figures et portraits 21/2/2006-21/5/2006 Cézanne et Pissarro, 1865-1885 28/2/2/2006-28/5/2006 Musée Picasso Picasso: la passion du dessin 28/9-9/1/2006 Maison Rouge Luc Delhaye Dieter Appelt, Cinema Prisma François Curlet & Donuts, Spotless 4/11-22/1/2006 Maison Européenne de la Photographie Miguel Rio Branco “Plaisir la douleur” 28/9-27/11 Carlos Freire “Carnets de route, photographies 1978-2005” 9/11-8/1/2006 Fondation Cartier Ron Mueck 19/11-19/2/2006 Galerie Cent 8-Serge Le Borgne Susanna Fritscher 13/9-3/12

Toulon Hôtel des Arts Jannis Kounellis 24/9-4/12

Valenciennes Musée des Beaux Arts La peau est ce qu’il y a de plus profond 25/11-13/3/2006

Germania/Germany Berlin Deutsche Guggenheim Berlin William Kentridge 29/10-15/1/2006 Hanne Darboven 4/2/2006-23/4/2006

Frankfurt Schirn Kunsthalle Rodin Beuys 9/9-27/11 Summer Love 2/11-12/2/2006 James Ensor 16/12-19/3/2006

208 l’ARCA 107


AGENDA Giappone/Japan Tokyo Museum of Contemporary Art Isamu Noguchi 16/9-24/11

Gran Bretagna/Great Britain Edinburgh Royal Scottish Academy Building Choice: 21 Years of Acquiring for the National Galleries of Scotland 2/11-27/2/2006 Scottish National Gallery of Modern Art John Houston 29/9-15/11 Jon Schueler: The Sound of Sleat 4/6-5/3/2006 Selective Memory: Venice Biennale Exhibition comes to Scotland 7/12-5/3/2006 Scottish National Portrait Gallery The Philosopher’s Garden 23/9-20/11 Cut and Dried: The Silhouettes of Augustin Edouart and Watercolours of Harry More Gordon 2/12-26/3/2006 BP Portrait Award 2005 17/12-12/3/2006

Liverpool

+ europaconcorsi

Janet Cardiff Forty Part Motet 7/10-15/1/2006 Kerstin Kartscher: Tate St Ives Artist Residency Programme 7/10-15/1/2006 Simon Carroll New Work 7/10-15/1/2006

Italia/Italy Alatri (Frosinone) Chiostro ex Convento San Francesco Giacomo Manzù-L’Emigma della Bellezza 8/9-20/11

Alessandria

Brescia

Gubbio (Perugia)

Museo di Santa Giulia Gauguin/Van Gogh: L’avventura del nuovo 22/10-19/3/2006 Millet-60 Capolavori dal Museum of Fine Arts Boston 22/10-19/3/2006

Palazzo Ducale, Palazzo dei Consoli, Parco Ranghiasci XXIV Biennale di Scultura 9/7-20/11

Caraglio (Cuneo) Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Costruttivismo in Polonia 22/10-29/1/2006

Castellamonte (Torino)

Palazzo Asperia Sogni. Visioni tra simbolismo e Liberty 21/10-26/2/2006

Palazzo Conti Botton Mostra della Ceramica Oltre la Ceramica The Crazy Bar-Alta Gradazione Bottega Apert- Side One Fino a dicembre/through December

Ancona

Cittadella (Padova)

Mole Vanvitelliana Cagli 25/2/2006-4/6/2006

Palazzo Pretorio Gabriele Mattera 17/9-20/11

Arona (Verbania)

Duino (Trieste)

Villa Ponti Roma Parigi New York: dal Futurismo a De Chirico 16/7-13/11

Castello Strumenti Musicali d’epoca 23/9-14/11

Faenza (Ravenna)

Tate Liverpool Sarah Lucas 14/10-8/1/2006

Belluno

London

Palazzo Crepadona Caffi, luci del Mediterraneo 1/10-22/1/2006

MIC 54° Premio Intenrazionale della ceramica contemporanea Fino al/through 31/12

Degas, Sickert and Toulouse-Lautrec Fino al/through 9/1/2006

Bergamo

Ferrara

Tate Modern Jeff Wall 21/10-8/1/2006 Jungles in Paris: The Paintings of Henri Rousseau 3/11-5/2/2006

Complesso S.Agostino La città che sale-Visioni metropolitane d’arte contemporanea 22/10-11/12

Palazzo dei Diamanti Corot, natura, emozione, ricordo 9/10-8/1/2006

Victoria & Albert Museum Diane Arbus revelations 13/10-15/1/2006

GAMeC War Is Over - 1945-2005. La libertà dell’arte da Picasso a Warhol a Cattelan 15/10-26/2/2006

Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore Arnolfo, alle origini del Rinascimento fiorentino 21/12-21/4/2006

Galleria Fumagalli Kenneth Holland 19/11-21/1/2006

Museo Marini La Grande Guerra degli artisti. Propaganda e iconografia bellica in Italia negli anni della Prima Guerra Mondiale 3/12-25/3/2006

Leighton House Museum Nel segno del Guercino, disegni dalle Collezioni Mahon, Oxford e Cento 22/9-8/12 Estorick Collection From Futurism to Arte Povera 14/9-18/12 Royal Academy of Arts Edvard Munch by Himself 1/10-11/12 MVSPACE Michelle Molyneux: “Would you recognize your soul if you saw it” 22/9-18/11 Artangel Francis Alÿs: Seven Walks 28/9-20/11 Poussin Gallery Peter Startup 20/10-12/11 Mali Morris, Paintings from Four Decades 17/11-10/12

St.Yves Tate St Yves Tacita Dean 7/10-15/1/2006

108 l’ARCA 208

Besana Brianza (Milano) Villa Filippini Il Cenacolo Verde: Cassinari, Migneco, Morlotti, Sassu e Treccani in Brianza 2/10-13/11

Biumo Superiore (Varese)

Firenze

Forlì Complesso Monumentale San Domenico Marco Palmezzano e il suo tempo 1459/1463-1539 4/12-30/4/2006

Villa Menafoglio Litta Panza 1905-2005 La bellezza della velocità. “Poesia” e universo futuribile 1/10-27/11

Gallarate (Varese)

Bologna

Genova

Varie Sedi Gender Bender 31/10-6/11

Palazzo Ducale Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea 22/10- 12/2/2006

Galleria De’ Fusari Da Antonio Basoli a Luigi Busi-Bologna, Ottocento...senza macchia 15/10-13/11

Civica Galleria d’Arte Moderna Giancarlo Cerri - La pittura dipinta 2/10-20/11

Palazzo Bianco Gerard David: il Polittico della Cervara 8/10-8/1/2006

Mamiano Traversetolo (Parma) Fondazione Magnani Rocca Jean Cocteau. Il poeta, il testimone, l’impostore 10/9-27/11

Mantova Casa del Mantegna Meraviglie e misteri dell’Africa antica. Capolavori dei Musei Nazionali della Nigeria 23/10-15/1/2006 Bonelli Arte Contemporanea Michele Lombardelli-Distimico ciclotimico ipertimico 2/10-20/11

Merano (Bolzano) KunstMeran Stretch Sculpture 1/10-8/1/2006

Milano Palazzo Reale Caravaggio e l’Europa 15/10-6/2/2006 Mario Sironi - Constant Permeke: I luoghi e l’anima 27/10-29/1/2006 Museo Poldi Pezzoli Il Cavaliere Nero-L’immagine del gentiluomo nel Cinquecento 2/10-15/1/2006 Castello Sforzesco Maestri della scultura in legno nel Ducato degli Sforza 21/10-29/1/2006 Triennale The Keith Haring Show 28/9-29/1/2006 Palazzo delle Stelline In viaggio con Fontana, Gio Ponti, Boetti... 6/10-12/11 Centre Culturel Français Filippo Romano-Sartre Backstage 22/4-21/11 Flirt: Dominique Gonzalez-Foerster, Ange Leccia, Christelle Lheureux, Donatella Spaziani 20/10-2/12 Forum Austriaco di Cultura Palazzina Liberty Techné-Arte e tecnologia 11/11-14/12 Spazio Oberdan Invideo 9/11-13/11 Fabbrica del Vapore Talk to the city Fino a dicembre/Through December Galleria Giò Marconi Maurizio Mochetti 8/10-23/12 Galleria Michela Cattai Vetri di Murano ieri, 1920-1960 12/10-12/11

AGENDA Galleria clicArt Marco Lanza, La sfilata 4/10-19/11 Mediateca di Santa Teresa Connessioni leggendarie-Net.Art 1995-2005 20/10-10/11 Photology Beat & Pieces 15/9-15/11 Fondazione Arnaldo Pomodoro La scultura italiana del XX secolo 23/9-22/1/2006 Showroom Baleri Italia Animali da posa, fotografie di Derno Ricci 14/9-2/12 Galleria Monica De Cardenas Roger Andersson, Niklas Eneblom, Johanna Karlsson, Susanne Simonson 29/9-12/11 Mazzoleni Arte Byobu-L’arte dei paraventi e degli arredi giapponesi 24/11-7/12

+ europaconcorsi

Mondovì (Torino)

Potenza

Piazza Manifatture Angeliche: l’Art Nouveau europeo nelle ceramiche per l’architettura 1/10-14/11

Galleria Civica di Palazzo Loffredo Visionari primitivi eccentrici, da Alberto Martini a Licini, Ligabue, Ontani 15/10-8/1/2006

Monza (Milano)

Prato

Serrone della Villa Reale Anselmo Bucci 1887-1955 15/9-13/11

Museo del Tessuto JEANS! Le origini - il mito americano - il made in Italy 22/6-30/11

Montrasio Arte Gino Meloni 1905-1989 22/9-12/11

Predappio (Forlì)

Napoli Museo Archeologico Nazionale Cose mai viste. Curiosità dalle collezioni del Museo Archeologico di Napoli 2/1-31/12 Eureka: scienza e automi nell’età ellenistica 25/6-10/1/2006

Novi Ligure (Alessandria)

Villa Cernigliaro Lawrence Ferlinghetti-il verbo fluxxare 8/10-20/11

Ragusa

Torino

PIAC/Piattaforma Internazionale Arte Contemporanea Helen Mirra 24/9-20/11

Lingotto Artissima 12 11/11-13/11

Reggio Emilia

Museo dei Campionissimi I volti di Eva – La donna nell’arte tra ’800 e avanguardia 19/11-9/4/2006

Palazzo Magnani e Palazzo dei Principi (Correggio) Il volto della follia, un secolo di immagini del dolore 29/10-8/1/2006

Orvieto (Terni)

Roma

Galleria Suzy Shammah Alice Cattaneo 7/10-19/11

Chiesa di Sant’Agostino Arnolfo di Cambio nell’Umbria Medievale 7/7-8/1/2006

Complesso del Vittoriano Manet 8/10-5/2/2006

Museo Fondazione Luciana Matalon Metamorphoses Georges Braque 7/10-26/11 Galleria Lia Rumma Ilia & Emilia Kabakov: The Strange Museum 7/10-10/12

Palazzo dei Sette Franco Sarnari, opere dal 1964 al 2004 15/10-30/11

Padova Musei Civici agli Eremitani Medaglie del Novecento 18/9-27/11

Diesel Wall alle Colonne di San Lorenzo Carla Cardinaletti: ? Rispondo ergo sono 13/10-13/1/2006

Palazzo Santo Santo Stefano Michelangelo a Padova 11/11-8/1/2006

Museo dell’Ottocento Vittore Grubicy e l’Europa. Alle radici del Divisionismo 22/7-15/1/2006

Civica Galleria d’Arte Moderna Francesco Lojacono, 1838-1915 1/10-8/1/2006

Modena Foro Boario Informale. Jean Dubuffet e l’arte europea 1945-1970 Dicembre/December-Aprile/April 2006 Palazzina dei Giardini Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte-La mensa delle culture 16/9-8/1/2006 Palazzo Santa Margherita Melina Mulas-Il terzo occhio: I Lama del Tibet, l’antica saggezza di Nalanda 16/9-8/1/2006 Fiera 7.8Novecento Gran Mercato dell’Antico 10/11-13/11

Palermo

Sordevolo (Biella)

Casa natale di Benito Mussolini Il cinema italiano: manifesti fra arte e propaganda, 1920-1945 30/6-6/1/2006

Arte Studio Invernizzi Carlo Ciussi, sequenza di instabili equilibri 15/9-11/11 Dadamaino. I fatti della vita 7/10-25/11

Galleria Fonte d’Abisso Dinamismo+Luce. Balla e i Futuristi 13/10-22/12

Picasso, The Pillips Collection Washington 17/9-13/11 Il laboratorio delle idee. Figure e immagini del ’900 Fino al 20/11 La Collezione Giovanardi: Opere del ’900 italiano 24/5-20/11 Attraversando il XX secolo-Opere italiane dalla Stiftung-VAF 2/7-20/11 La danza delle avanguardie 17/12-8/5/2006

Palazzo Bricherasio Magritte, Ensor, Delvaux e l’arte del Novecento in Belgio 23/9-17/1/2006 Museo Diffuso La lunga liberazione 22/4-20/11 Museo Nazionale del Cinema Cose da un altro mondo: Manifesti, giocattoli da collezione, oggetti dal set, film 24/5-27/11

Palazzo Braschi Caffi, luci del Mediterraneo 15/2/2006-2/5/2006

Fondazione Merz Mario Merz, retrospettiva Fino a novembre/through November

Villa Poniatowsky Dina Mimesis: Paolini, Trockel, Twombly, vs Calvino, Morante, Pasolini 29/10-29/1/2006

Varie Sedi T-Torino Triennale Tremusei 11/11-19/3/2006

Mercati di Traiano Immaginare Roma antica: expo di archeologia vituale 15/9-15/11 Colosseo Il rito segreto. Misteri in Magna Grecia e a Roma 22/7-8/1/2006

Palazzina della Promotrice delle Belle Arti Robert Mapplethorpe 8/10-2/1/2006 Palazzo Cavour Il bianco e altro e comunque arte 21/10-22/1/2006 Ermanno Tedeschi Gallery Primary 27/10-2/2/2006

Pavia

Galleria Nazionale d’Arte Moderna Degas. La famiglia Bellelli 2/10-22/1/2006 Pascali. Il mare ecc... 15/10-27/11

Castello Visconteo Gustav Klimt, disegni proibiti 25/9-4/12

MACRO Wolfgang Laib 14/10-9/1/2006

Perugia

MAXXI Moschekwa Langa 8/10-8/1/2006

Parco Horcynus Orca Sud Est-Incontri Mediterranei Fino al/through 15/11

Galleria Caetani, Palazzo Ruspoli – Fondazione Memmo Mario Schifano-Televisione cattiva maestra 10/11-11/12

Trento

Galleria Nazionale dell’Umbria Arnolfo di Cambio nell’Umbria Medievale 7/7-8/1/2006 Palazzo Bardeschi al Corso Gian Domenico Cerrini, il Cavalier Perugino tra classicismo e barocco 17/9-8/1/2006

Pistoia Palazzo Tau Marino Marini e il nudo 4/6-31/12

Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Axis Mundi 5/10-4/12

Rovereto (Trento) MART Da Goya a Manet, da Van Gogh a

Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Vittore Grubicy e l’Europa. Alle radici del Divisionismo 22/7-15/1/2006

Torre Faro (Messina)

Palazzo delle Albere La Collezione permanente del XIX secolo. Da Hayez a Boccioni Fino al/through 31/11 Vittore Grubicy. Un mercante pittore verso l’Europa tra Ottocento e Novecento 29/10-15/1/2006 Galleria Civica di Arte Contemporanea Santiago Serra, una persona 8/10-15/1/2006

208 l’ARCA 109


AGENDA Studio d’Arte Raffaelli Veritas: Donald Baechler · Willie Bester · Ross Bleckner · James Brown Sandro Chia · Jan Knap · Gian Marco Montesano · David Salle · Salvo Philip Taaffe · Jenny Watson 14/10-10/12

Treviso Casa dei Carraresi La via della seta e la civiltà cinese 22/10-30/4/2006

Urbino Palazzo Ducale Fra’ Carnevale e gli artisti del Palazzo federico: Il Rinascimento a Urbino 20/7-14/11

Varese Villa Menafoglio Litta Lanza La bellezza della velocità 1/10-27/11

Venezia Giardini della Biennale e Arsenale 51.Esposizione Biennale Internazionale d’Arte-“L’esperienza dell’arte”, “Sempre più lontano” 12/6-6/11 Museo Correr Da Bellini a Tiepolo: la grande pittura veneta dalla Fondazione Sorlini 15/10-26/2/2006 Palazzo Fortuny Henri Foucault, Satori 11/6-6/11 Palazzo Mocenigo Le vesti del potere Fino al/through 31/12 Palazzo Albrizzi Wolf Werdigier: Immagini nascoste – Un’archeologia del subconscio degli anni 1938-1945 22/10-30/11 Varie Sedi Maurizio Pellegrin: Isole 3/9-6/11 Collezione Peggy Guggenheim Il diframma di Lanfranco Colombo 11/11-8/1/2006 Venezia: la scena dell’arte 19451970 5/2/2006-21/5/2006 Ca’ Pesaro e vari Campi Igor Mitoraj-Sculture 1983-2005 24/9-18/12 Gallerie dell’Accademia La natura morta 6/9-8/1/2006

Verona Palazzo Forti Alik Cavaliere-Racconto Mito Magia 14/10-29/1/2006 Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri Michael Kenna: Retrospective Two 29/10-8/1/2006 Heart Gallery Dilloaipatella.it: sentimento pensiero e pulsione nell’opera fotografica 8/10-31/12

110 l’ARCA 208

+ europaconcorsi

Vicenza

Genève

Gallerie di Palazzo Leoni Montanari William Congdon-Analogia dell’Icona 2/9-13/11

Centre pour l’image contemporain Saint-Gervais 11è Biennale de l’Image en Mouvement 11/11-19/11

Olanda/Holland Rotterdam Kunsthal Charlie Chaplin in Pictures 1/10-15/1/2006 Dutch Romanticism 8/10-8/1/2006

Portogallo/Portugal Lisbona Fundaçao Calouste Gubelnkan Antonio Carneiro: Paisagens Fino al/through 8/1/2006 John Beard: Gravuras Fino al/through 8/1/2006

Spagna/Spain Barcelona MACBA Romert Whitman: Playback 15/9-8/1/2006

Bilbao Guggenheim Museum Art Informel and Abstract Expressionism at the Guggenheim Collections Fino al/through 6/11 ArchiSculpture 11/10-2/2/2006

Madrid Museo Nacional Reina Sofia Dennis Oppenheim 19/4-22/11

Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Diane Arbus, Lisette Model, Christer Stromholm 1/10-15/1/2006

Svizzera/Switzerland Basel Fondazione Beyeler René Magritte 7/8-27/11 Kunstmuseum Basel / Museum für Gegenwartskunst Paul Klee Fino al/through 31/12 De Kooning-Paintings 1960-1980 17/9-2271/2006 Flashback: Revisiting the Art of the Eighties 30/10-12/2/2006

Berna Zentrum Paul Klee Nulla dies sine linea 20/6-5/3/2006 Kunstmuseum Bern Franz Gertsch - die Retrospektive 13/11-12/3/2006

Lugano Museo d’Arte Moderna Christo e Jeanne-Claude: 1958-2003 5/3/2006-18/6/2006

USA Atlanta High Museum Andrew Wyeth : Memory and Magic 12/11-26/2/2006

Beacon (NY) DIA :Beacon/Riggio Galleries Agnes Martin 16/4-7/11 Dia’s Andy: Through the Lens of Patronage In and Out of Place: Louise Lawler and Andy Warhol 15/5-10/4/2006

Berkley University Art Museum Figurations Fino al/through 22/1/2006

Denver

Clouet to Seurat: French Drawings from The British Museum 8/11-29/1/2006 David Milne Watercolors: "Painting Toward the Light" 8/11-29/1/2006 Robert Rauschenberg: Combines 20/12-2/4/2006 Samuel Palmer (1805–1881): Vision and Landscape 7/3/2006-28/5/2006 MoMA Elizabeth Murray 23/10-9/1/2006 Beyond the Visible: The Art of Odilon Redon 30/10-23/1/2006 Pixar 14/12-6/2/2006 Edvard Munch: The Modern Life of the Soul 19/2/2006-8/5/2006 Fifteen Ways of Looking 2/2/2006-22/5/2006 Dada: Zurich, Berlin, Hannover, Cologne, New York, Paris 18/6/2006-11/9/2006

North Adams (MA) MASS MoCA Life After Death 20/3-6/2/2006 Becoming Animal 30/5-28/2/2006

Philadelphia Museum of Art Andrew Wyeth : Memory and Magic 25/3/2006-16/7/2006

Art Museum Indian Contemporary Art Fino al/through 31/12

ICA Rodney Graham: A Little Thought Ramp Project: Fortuyn/O’Brien 10/9-23/12

Duke (North Carolina)

Salem

The Nasher Museum The Evolution of Nasher Collection 2/10-21/5/2006

Peabody Essex Museum Taj Mahal 15/10-23/7/2006 Carved by Nature: Untamed Traditions in Chinese Decorative Art 19/6-13/8/2006 Air Lines: Photographs by Alex MacLean 14/5-22/1/2006

Houston Contemporary arts Museum Andrea Zittel: Critical Space 1/10-27/11

Los Angeles REDCAT-Roy and Edna Disney/CalArts Theater Damian Ortega 6/11-16/1/2006

New York Uma Gallery Body Talk. New Work by Gordon Huether Fino al/through 3/12 Noguchi Museum at Long Island The Imagery of Chess Revisited 20/10/5/3/2006 Whitney Museum of American Art Oscar Bluemner: A Passion for Colour 7/10-12/2/2006 The Art of Richard Tuttle 10/11-5/2/2006 The Metropolitan Museum of Art The Perfect Medium: Photography and the Occult 27/9-31/12 Vincent van Gogh: The Drawings 1818/10-31/12 Santiago Calatrava: Sculpture into Architecture 18/10-22/1/2006

San Diego Musuem of Art Farsites: Urban Crisis and Domestic Symptoms in Recent Contemporary Art 27/8-13/11 Only Skin Deep: Changing Visions of the American Self 1/10-31/12 Domains of Wonder: Selected Masterworks of Indian Painting 22/10-22/1/2006

Washington DC National Gallery Monumental Sculpture in Florence: Ghiberti, Nanni di Banco and Verrocchio at Orsanmichele 18/9-31/12

West Palm Beach Norton Museum of Art Deborah Butterfield: Horses 17/9-11/12 Candida Höfer: Architecture of Absence 1/10-1/1/2006

AGENDA Yale Yale University Historical Fictions: Edward Lamson Henry’s Paintings of Past and Present 24/6-20/12

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

+ europaconcorsi

Per informazioni: Aquibat Internet: www.aquibat.fr

Paris Porte de Versailles Batimat 2005 Salone internazionale dell’industria edilizia/International trade fair of building industry 7/11-12/11 Per informazioni: Reed Expositions France 70, rue Rivay 92532 Levallois Perret Cedex - France Tel. +33 1 47565000 Fax +33 1 47561440 Internet: www.batimat.com E-mail: info@reedexpo.fr, info@batimat.com

Buenos Aires

Piscine & Spa Salone internazionale delle piscine e deibagni termali/International trade show of swimming pools and spa 3/12-11/12

La Rural Trade Centre BIEL Light+Building Salone internazionale dell’elettricità, elettrotecnica e illuminotecnica International trade fair of electricity, electrotechnology and lighting 1/11-5/11

Per informazioni: Reed Expositions France 11, Rue du Colonel-Pierre-Avia BP 571 75726 cedex 15 Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet: www.reedexpo.fr, www.salonpiscineparis.com E-mail: piscine@reedexpo.fr

Per informazioni: Messe Frankfut Exhibition Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756477 Fax +49 69 75756758 Internet: www.light-building.messefrankfurt.com, www.fibertel.com.ar E-mail: iris.jeglitza-moshage@messefrankfurt.com, silvanalorenzo@fibertel.com.ar (tel./fax +54 11 48656897)

Interclima+Elec Home & Building Idéo Bain Saloni internazionali del condizionamento d’aria, climatizzazione arredo e componenti bagno/International trade fairs for air contitioning and climatisation, electrotechnique and bathroom furniture and components 17/1/2006-22/1/2006

Argentina

Cina/China Beijing China International Exhibition Centre ISH China Salone internazionale dei sanitari, riscaldamento e condizionamento aria/International trade fair of sanitation, heating and airconditioning 14/3/2006-17/3/2006 Per informazioni: Messe Frankfurt 1608 China Resources Building 26 Harbour Road Wanchai, Hong Kong Fax +852 25988771

Emirati Arabi Uniti/UAE Dubai Dubai International Exhibition and Convention Centre Dubai Index 2005 Salone internazionale dell’arredo e dell’interior design/International furniture and interior design trade fair 28/11-2/12 Per informazioni: DMG World Media Dubai Po Box 33817 Dubai Tel. +971 4 3319688 Fax +971 4 3319480 Internet: www.dmgdubai.com E-mail: dmg@emirates.ne.au

Francia/France Bordeaux Parc des Expositions Aquibat Salone dell’edilizia/Trade fair of building industry 22/2/2006-24/2/2006

Per informazioni: Reed Exposition France 70 Rue Rivay 92532 Levallois-Perret Cedex Tel. +33 1 47565088 Fax +33 1 47562450 Internet: www.reedexpo.fr

Paris Nord Villepinte Pollutec Salone internazionale dell’ambiente e delle enrgie rinnovabili/International trade fair of the environment and of renewable energies 29/11-2/12 Per informazioni: Pollutec 70 rue de Rivay 92532 Levallois Perret Cedex Fax +33 1 475621 Internet: www.pollutec.com

Hortiflor Salone europeo del giardinaggio/European gardening trade show 13/3/2006-15/3/2006 Per informazioni: Hortiflor Patricia Guillamot Tel. +33 1 41 984029 Fax +33 1 41984070 Internet: www.hortiflor-expo.com E-mail: info-salons@etai.fr

Strasbourg Foire St’Art Salone internazionale dell’arte contemporanea/International contemporary art fair 25/11-28/11 Per informazioni: Internet: www.st-art.com E-mail: infos@st-art.com

Germania/Germany Düsseldorf Messe EuroCIS Salone internazionale delle comunicazioni, informatica e tecnologie

per la sicurezza nel commercio International trade fair of communications, information and security technology in retail 14/2/2006-16/2/2006 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Frankfurt Messe Light+Building Salone internazionale dell’architettura e della tecnologia per l’illuminazione/International trade fair of architecture and lighting 23/4/2006-27/4/2006 Per informazioni: Messe Frankfurt Iris Jeglitza-Moshage Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756477 Fax +49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitzamoshage@messefrankfurt.com

Giappone/Japan Tokyo Big Sight 21° IFFT Salone internazionale dell’arredamento/International furniture trade fair 22/11-24/11 Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.B.Bazzoni 12 20123 Milano Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it E-mail: fiere@paralleli.it

Italia/Italy Milano Fiera Milano City La Mia Casa Salone internazionale dei prodotti per la casa e l’interior design/International trade fair of home and interior design products 29/10-6/11 Per informazioni: Studio Spring Via Larga 6 20122 Milano Tel./fax +39 02 3450711 Delitrade Via Domenichino 11 20149 Milano Internet: www.lamiacasa.org, www.delitradeitalia.it E-mail: studio.spring@virgilio.it, info@lamiacasa.org, info@delitrade.it

Siracusa Fiera EdilSud Salone dell’edilizia/Trade fair of building industry 10/11-13/11 Per informazioni: Fiera EdilSud Tel. +39 0931 740888 Fax +39 0931 740979 Internet: www.fieradelsud.it E-mail: luciazanghi@fieradelsud.it

Torino Lingotto Fiere Restructura Salone internazionale della

costruzione e ristrutturazione edilizia International trade fair of construction and restoration 24/11-27/11 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294, 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.restructura.com E-mail: info@restructura.com

Venezia Terminal Passeggeri BBCC Salone dei beni culturali e delle attività culturali/Cultural heritage and activities show 2/12-4/12 Per informazioni: Internet: www.veneziafiere.it

Repubblica Ceca Czech Republic Praga Fiera Aqua-Therm International Salone internazionale del riscaldamento, refrigerazione, condizionamento, tecnica sanitaria, misurazione e controllo/International trade fair of sanitation, heating, airconditioning, control 22/11-26/11 Per informazioni: Fin-Mark Via di Corticella 205, 40128 Bologna Fax +39 051 4199923 E-mail: info@fin-mark.com

Russia Moscow Expocentr & Crocus Expo Exhibition Centre Climate World Salone internazionale del condizionamento d’aria e della climatizzazione/International trade fair of HVAC 14/3/2006-17/3/2006 Per informazioni: Climate World Internet: www.climateworld.info E-mail: climateworld@msi-fairs.com

MosBuild Salone internazionale dell’edilizia/International trade fair of building industry 4/4/2006-7/4/2006 Per informazioni: MosBuild 105 Salusbury Road London NW6 6RG Tel. +44 20 75965169 Fax +44 20 75965111 Internet: www.buildingshow.com E-mail: mbarnish@ite-exhibitions.com

Spagna/Spain Madrid Feira Simo Salone internazionale dell’informatica, multimedia e telecomunicazioni International trade fair of informatics, multimedia and telecommunications 15/11-20/11 Per informazioni: IFEMA Feria Madrid Parque Ferial Juan Carlos I 28042 Madrid Tel. +91 7225000 Fax +91 7225799 Internet: www.simovirtual.com E-mail: simo@ifema.es

208 l’ARCA 111


in the World

in the World

ARGENTINA

FINLAND

Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

ALBANIA

FRANCE

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS

Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

(l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617 Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607 Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585 Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233 Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598

Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884 Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494 Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420 Fax 05 61215603

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314

Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313

Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

Bordeaux

GREECE

Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

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