Attenzione alle retroguardie culturali
Watch out for Cultural Rearguard Action
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ilano è una città di qualità europea. La qualità urbana di Milano è speciale. A differenza di molte altre città storiche italiane, una parte rilevante dei suoi quartieri è costituita da architetture di qualità costruite a partire dal XIX secolo sino alla metà del XX e dalla ricchissima produzione creativa che le ha affiancate nelle arti decorative. In special modo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la ricostruzione, ha dato modo alla profonda vocazione positiva e originale della cultura milanese di impegnarsi in una colossale opera di rinnovamento e di raccolta della sfida di sviluppo che veniva dai Paesi che la guerra l’avevano vinta. Questa ipotesi di futuro di un popolo che esprime, attraverso l’architettura, la capacità di immaginarne uno migliore, è rimasta, a partire dagli anni Ottanta, del tutto trascurata, se non deliberatamente combattuta o travisata, nonostante abbia costituito l’esempio più completo di una originale visione milanese della modernità. Proprio perché spinta dal rispetto di coerenza con i tempi che la vedevano primeggiare negli anni Sessanta, Milano era diventata addirittura un punto di riferimento culturale internazionale. Nasceva e si sviluppava il mercato della moda e del design “made in Italy”, il Politecnico con le sue facoltà di ingegneria e di architettura godeva di prestigio mondiale e si fregiava di un Premio Nobel, la Triennale allestiva mostre tematiche, le gallerie d’arte condizionavano il mercato europeo. Venivano persino, in previsione dell’incremento costante della presenza di automobili, costruiti i primi autosilos e una circonvallazione sopraelevata; oltre a definire un centro direzionale che cominciava a concentrare le attività del terziario. La torre “Pirelli”, per qualità strutturale e formale, era diventava l’icona internazionale della modernità nell’architettura. Nell’ultimo trentennio, del vecchio prestigio, ancora buono per presentarsi nei salotti esteri, sono rimasti solo la ricchezza, la borsa, la finanza, i grandi editori, il mercato della moda, e ben poco d’altro. Le antiche ambizioni, tipiche tra l’altro dei milanesi, di anticipare gli eventi con rischio e coraggio hanno lasciato il posto a posizioni radical-chic che, quando possono, propugnano una chiusura sistematica a ogni nuova avventura progettuale o intellettuale che coinvolga la città, preferendo un sistema pubblico più posato e benpensante basato su progetti nuovi solo se dettati dall’emergenza e dalla necessità e caratterizzati da nostalgiche visioni urbane, appartenenti a un passato ormai dimenticato dai più. Esempio per tutti “l’alba di Milano” omaggio al nuovo millennio, progettato da Ian Ritchie, iniziato e demolito: Dicevano che assomigliava a una “branda”. Sistema conservativo e superficiale che non concede spazi a un serio dibattito e non consente espressione alle idee e all’intelligenza. L’anno scorso l’orizzonte è finalmente sembrato cambiare: la nuova Fiera, Santa Giulia, City Life, e tante altre iniziative. hanno annunciato un risveglio milanese, di tale qualità, che nella trasformazione della città prevederà uno sviluppo internazionale, anche in termini di turismo culturale.. A Milano, a partire da questo anno, si dovrebbero aprire grandi cantieri che, progettati dai migliori architetti del mondo, trasformeranno per la loro originalità concettuale e formale la città, dotandola di un’impostazione urbana che attirerà non solo l’attenzione del mondo ma, soprattutto e finalmente, anche quella del nostro Paese. Succede però che uno strano movimento mediatico trasversale, che passa dalle reti televisive nazionali, per arrivare ai quotidiani, (vedi “Corriere della Sera”), sembra marciare decisamente contro questa possibilità di rinnovamento, cercando il consenso, guarda caso anche in periodo elettorale, nelle fasce sociali più tradizionaliste e popolari, riscoprendo il caro e amato principio che il nuovo fa paura, che il vecchio è conosciuto e collaudato e, cosa grave, tralasciando di sottolineare che a far paura è più che altro l’invidia degli esclusi dagli investimenti e dai progetti. Mi stupiscono i silenzi: non parla il sindaco, non interviene l’università, non reagiscono gli investitori e i loro uffici stampa, non parlano nemmeno le persone interessate, o almeno chi questa città si appresta a governarla. Come ho già scritto, il “Corriere della Sera” ha dedicato un’intera pagina per informare i lettori come i prestigiosi giornali inglesi “Financial Times” e il supplemento del “Times” critichino l’architettura residenziale “griffata”. Intendendo definire “griffati” i progetti dei più prestigiosi architetti del mondo giudicati responsabili e capaci solo di produrre una lievitazione dei costi sfruttando una ormai diffusa e banale sindrome dell’icona. Io, non dovendo difendere interessi di nessuno, ma di un puro e libero contesto, sono solo orgoglioso che la mia città, oltre ad avere opere “griffate” da Bramante, Leonardo, Piermarini, Gardella, Ponti, Albini ecc., sia arricchita dalla Fiera di Fuksas e dalla Scala di Botta, e ben presto anche da opere di Foster, Maggiora, Libeskind, Hadid, Benini, Pelli, Pei e Chipperfield, contro ogni forma di passatismo culturale, di corporativismo e di difesa di interessi e poteri.
Cesare Maria Casati
ilan is a European-quality city. Its cityscape is really special. Unlike so many other historical Italian cities, plenty of its neighbourhoods can boast quality architecture built between 19th-20th centuries and a vast array of creative works of a ornamental-decorative nature to enhance
them. Most notably, the end of the 2nd World War and subsequent reconstruction process provided Milan with the chance to exploit its vocation for positive-original work to set about a colossal redevelopment process and take up the challenge of growing on a par with those nations which had won the war. This idea of people envisaging their future through architecture and the ability to improve was totally set aside in the 1980s, if not deliberately contrasted or distorted, despite having developed the most complete example of an original Milanese vision of modernity. Due to its driving desire to keep up with the times as a leading city of the 1960s, Milan had actually become a benchmark for international culture. The Italian fashion and design industries had taken root and were growing, and the Polytechnic’s engineering and architecture faculties enjoyed international prestige and could actually boast a Nobel Prize; at the same time the Triennial was putting on theme exhibitions with its art galleries influencing the European market. In view of the continuing boom in cars, there were even plans to build the first silos and an overhead ring road; and a business centre was constructed to start to accommodate services operations. The “Pirelli” skyscraper’s structural-stylistic quality made it an international icon of architectural modernity. For thirty years, all that remained of this old prestige (still good for drawing room talk abroad) was the wealth, stock exchange, finance, major publishing industry, fashion market and little else. The old-fashioned ambition, typical of the people of Milan, to bravely try and keep one step ahead gave way to radical-chic positions, which, whenever possible, resulted in systematic closure to any new design or intellectual enterprises involving the city, preferring a more staid and priggish public system based on new projects only if they were absolutely necessary and urgent and worked around nostalgic visions of the cityscape, belonging to a past most people had already forgotten. This is perfectly epitomised by the “Dawning of Milan” tribute to the new millennium designed by Ian Ritchie, which started to be built and was then knocked down. They said it looked like a “camp bed”. A conservative and superficial system leaving no room for serious debate or intelligent new ideas. Last year, change finally seemed to be appearing on the horizon: the new Trade Fair, Santa Giulia, City Life and lots of other projects marked the reawakening of Milan, whose quality in the transformation of the city is likely to result in an international-wide boom in cultural tourism. This year, building work ought to spring up all over Milan, as projects designed by the world’s leading architects will transform the city through their conceptual-stylistic originality, furbishing it with an urban layout which will not just attract the world’s attention, it will even, most significantly and finally, catch Italy’s own eye. But strangely enough, there seems to be some sort of cross-the-media rearguard action (ranging from the national TV networks to the daily papers, notably the “Corriere della Sera”) against this chance for renewal. In conjunction with the general election (surprise, surprise), they are trying to gain the approval of the most conservative and traditionalist classes by suddenly re-evoking the good old theory that the new is frightening and that the old is familiar and reliable. Most seriously of all, they fail to point out that the really frightening thing is the envy of those who feel excluded from these investments and projects. I am astonished by silence: the mayor has nothing to ay, the academic environment has not reacted and neither have the investors or their press offices, even the people directly involved or at least those set to govern this city have not raised their voices. As I have already written, the “Corriere della Sera” devoted an entire page to inform readers that the British papers, the “Financial Times” and “Times Supplement”, had criticised what they described as “designer” residential architecture. By which they meant projects designed by the world’s leading architects judged responsible for and only capable of causing the costs to spiral as they exploited the now widespread and bland icon syndrome. So, as a free agent merely expressing my own opinion, I am just proud that, in addition to “designer” works by Bramante, Leonardo, Piermarini, Gardella, and Ponti etc., my home city has been embellished by Fuksas’s Trade Fair and Botta’s Scala Opera House and will soon be further enhanced by the works of Foster, Libeskind, Hadid, Pelli, Pei and Chipperfield, in contrast with any kind of cultural conventionalism, corporatism or safeguarding of power and interests. 213 l’ARCA 1
Kengo Kuma
L’importanza dell’immateriale
Fukusaki Hanging Garden, Osaka
A wakening Transparency Nella pagina a fianco e nelle successive, il Fukusaki Hanging Garden realizzato a Osaka con la funzione di parco giochi temporaneo per bambini e come centro polifunzionale. Pareti, porte e finestre sono sostituite da pannelli di vinile semitrasparente.
Opposite and following pages, Fukusaki Hanging Garden in Osaka, which also acts as a temporary children’s playground and multi-purpose centre. The walls, doors and windows have been replaced by semi-transparent vinyl panels.
Fukusaki Hanging Garden, Osaka Credits Project: Kengo Kuma & Associates Structural Engineers: Oak Structural Design Office Mechanical Engineers: P.T. Morimura & Associates
2 l’ARCA 213
L
a trasparenza, l’impercettibile, l’immaginario, insomma, il sogno, sono tutti ingredienti del comporre dell’architetto giapponese Kengo Kuma, il quale, attraverso questi quattro esempi, ci dimostra come la scelta più opportuna dei materiali può far vanificare la tradizione di memoria della stessa materia: il marmo, che in superfici sottilissime si carica di trasparenza, piuttosto che una parete in vinilico, diventano, non più barriera, ma gioco. Siamo sempre più attenti al divenire del processo architettonico, però l’interesse si concentra sul modo d’avere forza creativa o di aumentarla. Questa domina individui, progettisti, scuole, università e forme culturali le più disparate. Da sempre si cerca dove abita la potenza della creatività, per ripeterla o per impadronirsene. E’ come se fosse una sorta di fede del progettista che vuole salvare la sua ricerca alleandosi con la suprema potenza di Dio. La volontà di possedere potenza creativa stabilisce, oggi come ieri, la tendenza rinnovatrice dell’architettura. Tutto ciò è nel DNA della filosofia Zen e anche Kengo Kuma ne risente. E’, in altre parole, la potenza della scienza che stabilisce anche le convenzioni non scientifiche che spesso regolano il fare in architettura, quelle stesse regole che permettono di riconoscere un albero dagli altri alberi che lo circondano. Ecco, allora, il Museo di Nagasaki, diverso e trasparente, libero di geometrie obbligate, fonte di vita delle opere artistiche che accoglie. Il palazzo esposizione dell’azienda di moda LVMH, vestito dal marmo come si confà all’architettura, con le trasparenze date da una tecnica di lavorazione della pietra che rasenta l’inimmaginario. I fatti che più stupiscono sono l’aver usato il modello del capannone industriale, con le relative porte in vinilico, per un ambiente di gioco per l’infanzia. Il Vertical Garden di Fukuzaki, nei pressi d’Osaka, così come la Lotus House e via dicendo. Non sono stravaganze ma semplici alchimie per ottenere un rapporto spazio/temporale del segno e del sogno architettonico, uniformandolo all’uomo, alla sua età e alle sue espressioni artistiche. E’ un inno alla tecnica perché contiene la filosofia del vivere, unitamente al dubbio dell’uomo che le abita. Il dubbio diventa, così, un patrimonio inalienabile del progettare: quando si dubita dell’architettura diventa, essa stessa, dubbio sulla forma che si è data. La critica all’architettura che proviene dalla scienza, dall’arte, dallo spirito pratico, è ben poca cosa rispetto a quelle provenienti dall’architettura stessa. L’importanza che Kengo Kuma dà al vuoto, lo riconduce a quei concetti per i quali egli imposta i suoi discorsi architettonici soprattutto sull’estetica Zen e su quella d’origine taoista, facendo riferimento ai giardini di sabbia di Ryoanji, ai giardini taoisti cinesi, richiamandosi a testi celebri come quello d’Okakura Kakuzo sulla cerimonia del tè. Basta questa giusta reazione a invocare l’oggettività della storiografia come pura scienza e affermare che la storiografia non pesta solo l’acqua nel mortaio del passato bensì è sempre in contatto con il futuro. Non è solo da oggi che il problema della trasparenza compare alla nostra attenzione di osservatori dello sviluppo dell’architettura, possiamo anzi affermare che solo la contaminazione della troppa trasparenza, nelle espressioni architettoniche dell’Occidente, con l’opacità dell’arte orientale ha permesso di assimilare un’impostazione spazio/temporale mai prima avvertita e che, attraverso questi lavori, viene non solo accennata ma profondamente descritta. Kengo Kuma mostra che non possono esistere limiti inviolabili: né leggi divine o naturali, né ordinamenti e fondamenti immutabili del mondo. Sembra che tolga i limiti che comprimono il campo della scienza, questi progetti consentono di espanderli all’infinito cercando, proprio nel marmo, una trasparenza innaturale o in un muro una flessibilità inconcepibile. Sottolineano la potenza e rendono realmente possibile la sua crescita. Svegliare i costruttori non è forse la vera radice del costruire? Mario Antonio Arnaboldi
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ransparency, imperceptibility, the imaginary and, in a word, dreaming, are all ingredients in the architectural design of the Japanese master Kengo Kuma, who draws on these four factors to show how choosing just the right materials can even transcend their traditional connotations: marble, which in very thin layers can even convey transparency or a vinyl wall which is no longer a barrier but a game. We are increasingly tuned into the latest developments in architecture, but our interest has shifted onto creativity and how it can be enhanced. This is to the fore amongst the widest possible array of individuals, designers, schools, universities and other forms of culture. We have always searched for the source of creative power, in order to reiterate and master it. It is almost like a sort of architect’s faith, as he strives to save his own research by falling in line with God’s supreme power. The will to possess creative power is now (as it always has been) the most innovative trend in architecture. All this is encoded in the DNA of the Zen philosopher, and Kengo Kuma is indeed influenced by it. In other words, this is science’s power that sets even non-scientific conventions, which often control architectural practice, the very rules enabling us to distinguish one tree from all the others around it. So here we have Nagasaki Muaseum with a different kind of transparency, free from constrained geometric forms, providing a source of life for the works of art it accommodates. The LVMH fashion company’s exhibition building is suitably clad with marble and gains its transparency from a very imaginative stoneworking technique. The most striking thing is the way an industrial warehouse design, complete with vinyl door, has been used for a children’s play area. The Vertical Garden in Fukuzaki near Osaka, plus the Lotus House etc., are not just extravagancies, they are simple alchemies designed to gear the spatio-temporal relations of architectural style and dreaming to actual people, the age in which they live and their artistic expressions. This is a hymn to technology, because it contains a philosophy of life, along with the doubts enshrouding the people who inhabit it. This turns doubt into part of the inalienable heritage of design: when architecture is doubted, architecture itself doubts the form it has given itself. Criticism of architecture coming from science, art and the spirit of practice is of little significance compared to the criticism coming from architecture itself. The importance Kengo Kuma gives to empty space links him to those concepts on which he bases his architectural discourse, notably Zen aesthetics and Taoism, referring to the Rayoanji sand gardens, Chinese Taoist gardens and famous texts like Okakura Kakuzo’s book on the tea ceremony. This justifiable reaction is enough to invoke the objectivity of historiography as pure science and to assert that historiography does not just flog the dead horse of the past, it is also in contact with the future. It is not only now that the issue of transparency has captured our attention as watchdogs of architectural development, indeed we might claim that only the contamination of excessive transparency in western architecture with the opacity of eastern art has made it possible to assimilate a previously unknown spatiotemporal framework which, thanks to these works, is not just hinted at but actually described in-depth. Kengo Kuma shows there can be no insuperable limits: neither divine nor natural laws, nor the unchanging order and foundations of the world. It would appear to break the shackles holding back science, and these projects allow the aforementioned limits to be expanded endlessly, looking to marble in search of unnatural transparency or to walls for unimaginable flexibility. They bring out power and make it really possible for this power to grow. After all, do not the real roots of building lie in awakening our builders? 213 l’ARCA 3
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Kengo Kuma
Lotus House, Kanagawa
Credits Project: Kengo Kuma & Associates Project team: Kengo Kuma, Minoru Yokoo, Yuki Ikeguchi Structural Engineers: OAK Structural Design Office
Mechanical Engineers: P.T. Morimura & Associates Client: Private
Kengo Kuma
Lotus House, Kanagawa
Questa casa per vacanze con una superficie complessiva di circa 530 mq è situata tra il fiume e la montagna. Kuma ha realizzato uno specchio artificiale con fiori di loto tra la casa e il fiume. La casa è divisa in due ali separate da una corte centrale coperta. La sua architettura è fondamentalmente composta da “buchi”. I muri esterni sono infatti costituiti da una composizione di piastre di travertino di 20x60x3 cm sospese a catena a una struttura di barre piatte di acciaio di 6x18 mm che formano un pattern a scacchiera attraverso il quale il vento e la luce possono passare liberamente. La leggerezza della pietra rappresenta i delicati petali dei loti.
This holiday house covering an area of approximately 530 square metres is set between the river and mountain. Kuma has created a manmade pool with lotus flowers blossoming between the house and river. The house is divided into two wings separated by a covered internal courtyard. Its architecture is basically made of “holes”. The outside walls are actually made of a composition of travertine plates measuring 20x60x3 cm linked by a chain to a structure of flat steel bars measuring 6x18 mm, which form a chequered pattern which the wind and light can flow through freely. The lightness of stone represents delicate lotus petals.
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Sopra, viste della corte centrale e degli ambienti giorno che si fondono con la natura grazie alla loro trasparenza. A destra, piante del piano terra e del primo piano, prospetto sud. Nella pagina a fianco, particolare della terrazza che si affaccia sullo specchio d’acqua artificiale.
Above, views of the central courtyard and living areas which blend in with nature thanks to their transparency. Right, plans of the ground floors and first, south elevation. Opposite page, detail of the terrace facing onto the manmade pool of water.
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Kengo Kuma
Credits Project: Kengo Kuma & Associates Structural Engineers: Van Strutural Design Studio
LVMH Osaka
A destra, pianta del piano tipo e pianta della copertura dell’edificio della LVMH a Osaka. L’edificio è caratterizzato dall’uso di diversi tipi di pietra con diversi spessori in facciata che consentono di alternare trasparenza e opacità e differenziare la parte a uffici da quella destinata alla vendita. Sono stati utilizzati pannelli di onice verde del Pakistan di 4 mm di spessore inseriti in un sandwich di lastre di vetro; pannelli di pietra di 75 µm di spessore rivestiti in PTE stampato con lo stesso disegno dell’onice; e pannelli di pietra di 30 µm di spessore montati tra due lastre di vetro anch’esse stampate con le venature dell’onice utilizzando la tecnica ceramica.
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Mechanical Engineers: P.T. Morimura & Associates Client: LVMH Group
Right, plan of a standard floor and plan of the roof of the LVMH building in Osaka. The building features the use of different types of stone with various thicknesses of façade allowing transparency to alternate with opacity to distinguish the office section from the sales part. Green onyx from Pakistan measuring 4 mm in thickness slotted inside a sandwich made of sheets of glass; 75 µm thick stone panels covered with PTE printed in the same onyx pattern; and 30 µm thick stone panels fitted on two sheets of glass also printed with onyx veins using a ceramics technique.
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Uno dei collegamenti coperti del museo protetto con una pensilina di frangisole di pietra che proteggono dal forte sole della zona e regolano la ventilazione naturale.
One of the covered museum connections protected by a stone sunscreen canopy providing shelter against the powerful sunshine and adjusting the natural lighting.
Kengo Kuma
Nagasaki Art Museum
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L’ingresso e, sopra, un particolare dei rivestimenti traslucidi del Nagasaki Art Museum.
The entrance and, above, a detail of the translucent cladding on the Nagasaki Art Museum.
Credits Project: Nihon Sekkei Inc.: Y. Yoshinori Chidori, Dai Koga, Yasuharu Uchiama, Takahiro Ichimaru Collaborator: Kengo Kuma & Associates: Kengo Kuma Structure and Facilities Engineering: Nihon Sekkei Inc.: Tadashi Mimachi, Toshiyuki Miyazaki, Hirosama Katsuragi, Jyun Hikichi, Masato Sasaki, Yoshiji Yamazaki Consultant Supervisor: Nihon Sekkei Inc.: Dai Koga, Takahiro Ichimaru, Sakae Kuboda, Atsushi Kuratomi, Tetsuya Hiyoshi; collaborator: Kengo Kuma Signage: Nippon Design Center Hara Design Institute Inc.: Kenya Hara, Yoshiaki Irobe Interior Lighting: EPK: Takashi Konishi; Ercototo: Akira Fukazawa, Hisashi Yamakawa, Outdoor Lighting: Matsushita Electric Works: Harumi Tanaka Furniture Design: Kengo Kuma & Associates: Kengo Kuma, Sayaka Mizuno Main Contractor: Joint venture of Taisei Corporation, Umemuragumi Co., Matsushima Construction Co.: Takashi Yoyama, Kazuo Yoshimura, Hiroyuki Tachikawa, Kazuyuki Hashimoto, Takashi Enami
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Il museo è realizzato a cavallo di un canale che nel progetto entra a far parte del complesso. Le due ali del museo divise dal canale sono collegate da una passerella vetrata. Nella pagina a fianco, planimetria generale e
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sezioni del museo. Sotto, particolare dei frangisole di pietra e vista dell’atrio di ingresso vetrato a tutta altezza.
The museum straddles a canal which, in the design, enters to form part of the complex.
The two museum wings separated by the canal are connected by a glass walkway. Opposite page, site plan and sections of the museum.
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Sopra, una delle sale espositive. Sotto, particolare della segnaletica. Nella pagina a fianco, vista di una delle corti interne. In omaggio alla tradizione costruttiva di Nagasaki, legata all’architettura
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coloniale in legno, Kuma ha utilizzato una versione moderna dei caratteristici grigliati di legno della zona.
Above, one of the exhibition rooms. Below, detail of the signposting. Opposite page, view
of an internal courtyard. As a tribute to Nagasaki’s building tradition connected to wooden colonial architecture, Kuma has draw on a modern version of local wooden grid designs.
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Oltre i limiti
RFR
RFR
In Neumunster Abbey
L Credits Project: RFR Project Team: Niccolò Baldassini, Henry Bardsley, Olivier Foucher, Jacques Malé, Beryl Marjolin, Stéphane Ménérat, Jacques Raynaud, Yves Rouby, Bernard Vaudeville Thermal Studies: Ove Arup & Partners Main Contractor: Helmut Fischer Montage Study: RFR Stuttgart Abbey Renovation: Jean Ewert, Jeannot Lorang Client : Administration des Bâtiments Publiques
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a storica Abbazia di Neumunster, situata in una gola rocciosa limitrofa al centro della città di Lussemburgo, ha, negli anni, perso la sua funzione religiosa fino a venire adibita a penitenziario. Il complesso dell’Abbazia è ora ristrutturato per realizzare un centro culturale, dando nuova vita allo storico edificio. In questa logica di trasformazione, riappropriazione e valorizzazione, si colloca la volontà di integrare la corte al funzionamento del complesso, grazie all’introduzione di una copertura. Questo nuovo tetto vetrato, progettato da RFR, copre la corte senza chiuderla, crea una zona filtro, uno spazio semi-esterno, in grado di ospitare quelle attività che non richiedono un controllo climatico, quali esposizioni temporanee, cerimonie etc. Ne risulta un luogo in cui le nozioni d’interno ed esterno si fondono insieme. Alla scelta di non modificare lo status dello spazio – era aperto e resta tale – corrisponde il principio del rispetto storico, del minimo intervento modificatore, rimarcato anche dalla volontà di non alterarene la percezione né l’identità architettonica. RFR ha concepito una copertura talmente leggera che lievita al di sopra dell’edificio: la minimizzazione delle sezioni degli archi rende la struttura talmente esile da risultare eterea, l’esigua massa visuale non pesa sullo spazio sottostante e la tenue densità strutturale lascia invariata la percezione del cielo. Conseguentemente la struttura non interferisce con la luce, non crea ombre forti né sulle facciate né al suolo. Infine la copertura si posa in maniera puntuale sull’edificio, al di sopra della linea di gronda, senza interferire con gli elementi architettonici chiave, quali il profilo del tetto, la gronda e le facciate che restano leggibili in tutto il loro nitore . La ricerca della leggerezza estrema e l’assenza di una funzione forte sono il preludio per andare oltre i limiti del possibile proprio come accadeva all’ingegneria dell’ottocento. Il referente tipologico
è invece costituito dalle “grid shell ” del British Museum e il Museum of History of Hamburg, casi in cui trasparenza e ardire strutturale sono i fili conduttori per il rispetto di un edificio storicamente importante. A Neumunster il pensiero strutturale è il fattore discriminante, qui la “grid shell ” canonica si trasforma in una “hybrid structure” mai osata prima: la struttura non è più composta di due o tre serie d’archi che s’intersecano fra loro, bensì è costituita da una sola orditura d’archi trasversali, stabilizzati da due sistemi di cavi pretesi e la riduzione degli elementi compressi enfatizza la trasparenza. La ricerca della sensazione di leggerezza si basa anche sull’approccio climatico: la ventilazione è ottenuta grazie a una fenditura lungo tutto il perimetro della copertura. L’aria è estratta sfruttando la differenza di pressione, quasi che la corte agisse come una “cooling tower”; il sistema di estrazione risulta talmente efficace da rendere inutile il ricorso alla serigrafia o a “coating” che avrebbero alterato il colore della luce. Se non si volge lo sguardo verso l’alto né il colore della luce né la temperatura ambiente farebbero pensare che si è in uno spazio coperto. Quando, invece, si guarda il cielo, gli archi che traversano la corte diagonalmente, al fine di adattarsi perfettamente al perimetro rettangolare, generano un dinamismo che sembra allargare la corte ben al di là della sua dimensione effettiva. La conseguente e inusuale geometria a simmetria centrale crea sia interessanti discontinuità superficiali sia un gioco di archi omotetici che ben entrano negli angoli della corte. La forma, nella sua essenza, denota una chiara differenza d’approccio rispetto a concezioni geometriche basate su forme amorfe e fluide, tanto alla moda quanto difficili o impossibili da realizzare. L’estrema leggerezza della nuova copertura dell’Abbazia di Neumunster sembra quindi pagare la strategia dell’approccio razionale. Stefano Piccardi
H
istorical Neumunster Abbey, situated in a rocky gorge bordering on the Luxembourg city centre, has gradually lost its religious function down the years and is now actually used as a penitentiary. The Abbey complex has been modernised to create a cultural centre injecting fresh life into this historical building. Working along the lines of redevelopment, re-appropriation and enhancement, plans have been made to knit the courtyard into the overall complex by building a new roof. This new glass roof, designed by RFR, covers the courtyard without enclosing it, creating a filter zone or semi-open space for hosting activities not requiring climate control, such as temporary exhibitions, ceremonies etc. This has resulted in a space whose spirit is reminiscent of Vittorio Emanuele II Gallery in Milan, where interior and exterior seem to blend together. The decision not to alter the status of the space – it has always been open and will continue to be so – corresponds to the principle of historical respect and minimal alteration work, also brought out in the desire not to alter how it is perceived or its architectural identity. RFR has designed a roof which is so light it hovers above the building: minimising the arch sections makes the structure so slender it is almost airy, its slender visual mass does not weigh on the space below, and its gentle structural density means the sky can still be seen. This means the structure does not interfere with the light and does not cast heavy shadows across either the facades or ground. Finally, the roof is point-attached to the building above the eaves line, without interfering with key architectural features, such as the roof outline, eaves and facades, which are all still quite distinctive. The quest to achieve utmost lightness and the lack of any main function are a prelude to moving beyond the bounds of the possi-
ble, just like 19th century engineering. The stylistic guideline is the “grid shell” of the British Museum and Hamburg Museum of History, instances in which transparency and structural boldness are the guiding threads for respecting an historically significant building. The structural design is the discriminating factor in Neumunster, where the canonical grid shell turns into a hybrid structure of a kind never experimented with before: the structure is no longer composed of two or three rows of intersecting arches but rather one single row of cross-arches held in place by two systems of prestretched cables. Reducing the amount of compressed elements emphasises the transparency. A sensation of lightness has been achieved by adopting a climatic approach: the ventilation is obtained through a slit along the entire perimeter of the roof. The air is extracted by exploiting the pressure difference, almost as if the courtyard were acting like a cooling tower; the extraction system is so efficient there is no need to resort to serigraphy or coatings, which would only have altered the colour of the light. You would think you were in a covered space, if you did not look up into the air or if it were not for the colour of light or the temperature. As you look up into the sky, the arches running diagonally across the courtyard to fit neatly in with the rectangular perimeter create a feeling of dynamism which seems to make the courtyard much lighter than it ought to be for its size. The unusual centrally symmetric geometric layout this creates results in interesting surface discontinuities and an interplay of homothetic arches fitting neatly into the corners f the courtyard. The essence of the form denotes a clear difference in approach compared to geometric designs based on fluid amorphous forms, as fashionable as they are difficult or even impossible to create. The extreme lightness of the new roof over Neumunster Abbey seems to justify the rational design strategy.
Particolari della copertura vetrata realizzata a protezione del cortile principale dell’Abbazia di Neumunster in Lussemburgo.
Details of the glass roof designed to shelter the main courtyard of Neumunster Abbey in Luxembourg.
213 l’ARCA 19
La copertura è stata progettata con l’obiettivo di massimizzare la trasparenza e ridurre al minimo le sezioni degli archi che sono di soli 8 cm di diametro a fronte di una luce di 18 m. La griglia strutturale è stata “dematerializzata” e gli archi sono disposti in un’unica direzione contrariamente alle usuali “grud shells” che presentano doppia orditura di barre con
croci di controventamento. A sinistra, sezione diagonale e sezione trasversale. Sotto, pianta della struttura. In basso, vista dal basso della copertura vetrata.
The roof is designed to ensure maximum transparency while reducing the arch sections, measuring only 8 cm in diameter compared to a span of
RFR
18 m, to a minimum. The structural grid has been “dematerialised” and the arches arranged in one single direction in contrast with the usual “grud shells” with two sets of bars and wind-bracing crosses. Left, diagonal section and cross section. Below, structural plan. Bottom, view from below of the glass roof.
Sopra, particolare costruttivo dell’appoggio della copertura vetrata alla struttura esistente. A destra, particolare costruttivo dell’aggancio dei cavi. Sotto, vista aerea dell’Abbazia di Neumuster.
20 l’ARCA 213
Above, construction detail of how the glass roof rests on the existing structure. Right, construction detail of how the cables are attached. Below, aerial view of Neumunster Abbey.
213 l’ARCA 21
Architektur Consult ZT
Il volo del dinosauro
St. Marx T-Center, Vienna
Opposite page, view of the Viennese district of Rennweg, where the St.Marx T-Center has been built, the Austrian headquarters of T Mobile. The combination of its size – it is the biggest building in Austria – and dynamic form mean it has been compared to a “flying dinosaur”.
Credits Project: Architektur Consult ZT/Günther Domenig, Hermann Eisennköck, Herfried Peyker Project Manager: Christian Halm Project team: Thomas Schwed Builder: MM Liegenschaftsbesitz Tenants: T Mobile Austria, T Systems Austria
22 l’ARCA 213
N
ell’antico insediamento celtico di Vindobona si è soliti identificare la nascita della città di Vienna, metropoli che ha dato alla storia europea un forte impulso per il realizzarsi della modernità contemporanea. Non vi è alcun dubbio, poi, dell’influenza metodologica che questa città ha avuto sullo sviluppo del pensiero del progetto architettonico attraverso il Circolo di Vienna, intitolato a Ernst Mach. Il Circolo era nato con lo scopo di unificare tutte le scienze e le discipline in un’unica scienza. Appare chiaro, così, lo spirito informatore del St. Marx T-Center, disegnato da Günther Domenig, Hermann Eisenköck e Herfried Peyker, dal quale emerge il desiderio di unire l’idea del progetto alla scienza della natura. Il modello dell’ala dell’uccello, del senso di dinamismo dato dal segno naturale, spesso contenuto nella forma e nella funzione degli elementi della natura, capace di offrire il senso d’equilibrio della materia attraverso la matematica soprannaturale. E’ così che appare questo articolato complesso che si affaccia sull’autostrada South-Eastern di Vienna, localizzata in una zona d’espansione della periferia cittadina. Il St. Marx T-Center s’identifica, così, nella ricerca di un segno di qualità e d’imponenza, per determinare, a priori, un’influenza sulle future costruzioni e suggerire, attraverso la forma, eventi in grado di diventare un’emergenza riconoscibile sul territorio. Nella Vienna di Moritz Schlick si cercava la filosofia nelle pieghe della scienza, mentre Domenig, Eisenköck e Peyker, parafrasando Ludovico Geymonat, il padre della filosofia della scienza italiana, s’impegnano nello studio della nuova filosofia nelle pieghe della natura, attraverso la materia architettonica. Il pensiero forte sembra trionfare, in un intervento che acquista importanza per la maestosità con cui si pone alla città e nell’incedere su un territorio in via di formazione. Il desiderio di legare spazio e tempo, attraverso un simbolismo naturale in grado di contenere lo slancio posseduto dalla forma, è come capire un’immagine, trasmessa attraverso una percezione visiva in grado di riaccendere un richiamo di memoria, proprio se è letta attraverso lo spazio del vuoto urbano. E’ il vuoto in cui l’uomo è immerso durante il suo quotidiano, al quale gli è concesso di attribuire una dimensione capace di toglierlo dall’ansia dell’inconscio. Questo spiega l’aggressività di questo progetto che mantiene, in tutto il suo racconto espressivo, una professionalità progettuale densa di capacità, di riflessione e di ricerca. Il commento appare chiaro nell’espressione di Martin Heidegger quando afferma che la cosa inquietante non è il mondo che si trasforma in un completo dominio della tecnica ma è, di gran lunga più inquietante l’uomo che non è per niente preparato a questo radicale mutamento del mondo. I geni dell’architettura sono sempre influenzati dall’ambiente e l’apprendimento richiede l’espressione di una creatività geniale; quindi la distinzione natura/cultura è priva di significato. E’ importante, per la natura dei geni, che essi non siano attivi tutto il tempo, ma che il loro lavoro sia espresso e regolato da una varietà di segnali. Questi segnali possono a loro volta essere innescati da una serie d’input, tra i quali il retroterra culturale, la natura del luogo, l’influenza della Città e della sua storia. L’abilità professionale e i ricordi sono sempre immagazzinati dai professionisti del progetto in modo da renderlo così sensibile da diventare puro evento. E’ in questo modo che il gruppo di Domenig, Architektur ZT, ha espresso le linee guida di questo progetto, permettendo un giusto equilibrio fra la città di Vienna e il suo intorno, fra la cultura del progetto e la ricerca all’innovazione, infondendo un grande impulso alla trasformazione dello spazio dell’uomo. Mario Antonio Arnaboldi
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he city of Vienna, such a driving force behind modern-day modernity, is generally considered to have emerged from the old Celtic settlement of Vindobona. There can be no doubting the influence this city has had on the development of architectural design through the Vienna Circle led by Ernst Mach. The Circle was set up in order to unify the sciences and other disciplines into one single science. This is the spirit informing the St. Marx T-Center designed by Günther Domenig, Hermann Eisenköck and Herfried Peyker, which shows a real desire to knit the project idea into the science of nature. The model is a bird’s wing and the sense of dynamism instilled by nature, often contained in the form and function of natural elements capable of creating a sense of material balance through supernatural mathematics. This is how this elaborate shopping complex looks as it faces along Vienna’s South-Eastern motorway in an area of the city suburbs undergoing notable expansion. The St. Marx T-Center is intended to provide a strikingly highquality landmark capable of influencing (in advance) future buildings, and pointing through its form towards events capable of leaving a mark on the territory. In Moritz Schlick’s Vienna, philosophy was sought out in the folds of science, while, paraphrasing Ludovico Geymonat, the father of Italian philosophy of science, Domenig, Eisenköck and Peyker study this new philosophy in the folds of nature through architecture. Powerful thinking appears to triumph in a project which gains in importance through the magnificent way it interacts with the city and takes its place on a developing territory. The desire to join together space and time through natural symbolism capable of harnessing the driving force of form is like grasping an image conveyed through visual perception, which can conjure up a memory provided it is read through the space of urban void. This is the void in which man is immersed in everyday life, which he gives a certain dimension that saves it from the angst of the unconscious. This accounts for the aggressive nature of this project, which maintains real design professionalism throughout, brimming with skill, thought and experimentation. This is the source of a certain stylistic expertise worth underlining. This is brought out most clearly in Martin Heidegger’s claim that the disturbing this is not the world as technology takes complete control but the fact that man is not at all prepared for this radical change in the world. The geniuses of architecture are always influenced by the environment, and learning requires brilliant creativity to be expressed; so the distinction between nature/culture is meaningless. The very nature of geniuses means they cannot work all the time, so their work must be expressed and controlled through a variety of signals. These signals may in turn be triggered off by all kinds of input, including the cultural background, the nature of a place, the influence of the city and its history. Professional know-how and memories are always stowed away by great architectural designers, so that their work can be turned into a pure event. This is how Domenig’s team, Architektur ZT, has expressed the basic guidelines underpinning this project, allowing just the right balance between the city of Vienna and its surroundings, between architectural design and the quest for innovation, capable of providing real input for the transformation of the space people inhabit. Paul Ott
Nella pagina a fianco, vista dell’area viennese del Rennweg dove è stato realizzato il St.Marx T-Center, sede della T Mobile in Austria. La combinazione tra la sua dimensione – è l’edificio più grande in Austria – e della sua forma dinamica, lo hanno fatto paragonare a un “dinosauro volante”.
213 l’ARCA 23
Dal basso in alto, piante del secondo quarto e undicesimo piano, sezione trasversale e planimetria generale.
From bottom up, plans of the second, fourth and eleventh floors, cross section and site plan.
Sopra, vista dell’articolata corte interna e, sotto, scorcio dal Rennweg. L’edificio, che ha una superficie utile di 119.000 mq, copre un’area di 27.000 mq e, oltre agli uffici della compagnia telefonica, contiene spazi pubblici con negozi (4.100 mq) e parcheggi sotterranei (6.200 mq).
24 l’ARCA 213
Above, view of the elaborate internal courtyard and, below, view from Rennweg. The building, whose overall surface is 119,00 square metres, covers an area of 27,000 square metres and, in addition to the offices of the phone company, contains public spaces with shops (4,100 square metres) and underground parking (6,200 square metres).
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Sopra, particolare dell’ala aggettante che conferisce all’edificio gran parte del suo dinamismo visuale. A destra, vista della facciata di ingresso.
Above, detail of the overhanging wing giving the building much of its visual dynamism. Right, view of the entrance façade.
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Viste della facciata di ingresso. La dinamica dell’edificio, oltre che dalla complessità strutturale basata su dislocamenti assiali obliqui dei suoi vari componenti, è data dal diverso trattamento delle varie facciate in cui si alternano porzioni vetrate ad altre di pietra nera o grigia a grandi frangisole lamellari di vetro che corrono orizzontalmente lungo la porzione sopraelevata dell’edificio.
Views of the entrance façade. The building’s dynamism derives not only from its structural complexity based on oblique axial shifts between its various components, but also the different ways in which the various facades are treated, featuring an alternating combination of glass and black or grey stone sections, together with large glass sunscreen laminates running horizontally along the building’s raised section.
213 l’ARCA 27
L’interno dell’edificio, che ospita, solo nella parte adibita a uffici, circa 2.400 persone, offre anche aree e servizi quali un cinema, sale conferenze (di cui una da 400 posti), aule per la formazione, un ristorante-caffetteria con 400 posti. Il sistema di circolazione è basato sulla creazione di grandi corridoi e passerelle vetrati e da una serie di aree filtro tra le diverse zone funzionali dell’edificio.
28 l’ARCA 213
The inside of the building, accommodating about 2,400 people in the office part along, also has areas and facilities like a film theatre, conference halls (including a 400-seater), training rooms, and a 400-seat restaurant-cafeteria. The circulation system is based on creating large corridors and glass walkways and a sequence of filter areas between the various building functions.
Sopra, il grande atrio di ingresso cui si accede da un’ampia scalinata dal Rennweg e, a sinistra, il banco della reception della T Mobile.
Above, the large entrance lobby which may be reached up a wide flight of step from Rennweg and, left, the T Mobile reception desk.
213 l’ARCA 29
Nella pagina a fianco, particolare della parte terminale dell’ala scultoria che contiene gli uffici. Sopra e a sinistra, viste della scalinata di accesso, sovrastata dal ponte vetrato contenente il ristorante-caffetteria.
30 l’ARCA 213
Opposite page, detail of the end section of the sculptural wing holding the offices. Above and left, views of the entrance steps with the glass bridge holding the restaurant-cafeteria above it.
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Possible Futures, Bienal Miami + Beach Final Jury 2005 - Alfredo Andia, Jury Chair, Florida International University, Miami - Mirco Becker & Oliver Tessmann, F-U-R, Frankfurt-London - Ammar Eloueini, AEDS, Chicago-Paris - Rafael Iglesia, Rafael Iglesia Arquitecto, Rosario - Gonzalo Martinez de Urquidi, Uno Arquitectos, Santiago de Chile - Robert Neumayr, 5subzero, Austria - Chad Oppenheim, Oppenheim Architecture + Design, Miami - François Roche, R&Sie, Paris - Fernando Romero, LCM, Mexico City - Laurinda Spear, Arquitectonica, Miami - Takaharu and Yui Tezuka, Tezuka Architects, Tokyo - Christian Wiese, Christian Wiese Arquitectos, Quito Web site: www.fiu.edu/~bienal/ miamibeach2005/ futures-en1.html
32 l’ARCA 213
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a Biennale Miami + Beach 2005, in continuità con le precedenti edizioni del 2001 e 2003 (di cui abbiamo dato conto ne l’Arca 191, aprile 2004), ha nuovamente indetto un concorso via internet di architetture non costruite, intitolato “Possibili Futuri”. L’obiettivo è ancora lo stesso: promuovere la sperimentazione progettuale per sollecitare e rivelare nuovi concetti e visioni culturali dell’architettura contemporanea; l’evoluzione e la complessità dei nostri tempi richiedono, infatti, una rifondazione della disciplina architettonica al di là delle nozioni tradizionali di progetto e di architettura. L’idea del concorso si basa sulla convinzione che il futuro dell’architettura possa scaturire dal lavoro sperimentale delle opere non realizzate; la competizione, aperta a tutti gli architetti, designer e studenti di ogni parte del mondo, poneva, infatti, come unica condizione che i progetti in gara non fossero stati realizzati fino alla conclusione della competizione. Su 102 progetti concorrenti sono stati selezionati 30 semifinalisti e 11 finalisti; di questi ultimi sono stati premiati i primi quattro (di cui due a pari merito hanno ricevuto il secondo premio) e i successivi sette sono stati menzionati come onorari. Il carattere generico dell’iniziativa consentiva ai partecipanti la massima libertà ideativa a cui è corrisposta una molteplicità di approcci, di metodi e di espressioni dell’esercizio architettonico nell’ambito però comune di un orizzonte culturale che travalica i classici recinti disciplinari dell’architettura per attingere a risorse provenienti da altri campi della conoscenza e dell’esperienza umani. Dai risultati della Biennale Miami + Beach 2005 non emerge tanto una novità di esiti formali, molti dei quali sono riconducibili alle tendenze stilistiche ormai in atto da più di un decennio in relazione alla rivoluzione culturale e informatica degli ultimi tempi; le immagini architettoniche proposte appaiono quasi familiari, sebbene sempre stimolanti e seduttive: volumi sinuosi e curvilinei, facciate decomposte o frammentate, superfici piegate o ritorte a rompere l’omogeneità degli spazi, reticolazioni spaziali che mirano alla conquista dello spazio, trasparenze e variazioni cromatiche, tessiture irregolari, motivi traforati… Piuttosto colpiscono le procedure e le metodologie progettuali meticolosamente descritte e messe in atto in alcuni dei lavori selezionati: in questi la tecnica processuale appare preminente sul progetto finale, rivelandosi essa stessa come novità progettuale. A questo proposito, il progetto vincitore del primo premio, intitolato loop.space e firmato dagli architetti Andres Flores, Simone Contasta, Elena Bertarelli, Bidisha Sinha, si presenta come un processo conformativo generato da un meccanismo di avvolgimento di una pellicola, concettualizzato come uno strumento che produce auto-organizzazione e crescita di un nastro inserito in un dato campo spaziale; in questo procedimento il nastro via via si piega e si ripiega su se stesso in modo ricorsivo e curvilineo secondo una configurazione spaziale cellulare, occupando in modo efficiente quanto più spazio possibile; tale esperimento si collega oltre che all’area di investigazione del così detto fenomeno del looping, anche alla manipolazione topologica delle configurazioni fluide secondo sistemi geometrici non lineari. Il progetto finale, corrispondente a un padiglione per i giochi olimpici del 2012 a Londra, è, dunque, abilmente organizzato secondo una disposizione continua e curvilinea di cellule spaziali destinate alle specifiche aree per i singoli eventi sportivi. Il progetto Figure Configuration, compreso tra i finalisti menzionati come onorari, mette in campo un altro interessante metodo processuale di costruzione del progetto: traendo spunto dalle tecniche di intreccio per le acconciature dei capelli, i progettisti Daisuke Nagatomo e Minnie Jan hanno applicato quelle stesse all’architettura e si sono impegnati in uno studio analitico e particolareggiato di matrici strutturali per uno sviluppo configurativo di strutture architettoniche. Considerate le capacità strutturali delle configurazioni intrecciate e sulla base di un’attenta rassegna di procedure di intrec-
“Possible Futures” cio, i potenziali progetti finali vengono prospettati come il risultato di azioni di combinazioni e di trasformazioni delle figure intrecciate secondo una variazione infinita di soluzioni architettoniche per edifici con varie destinazioni d’uso. In questa selezione sembra, poi, prevalere l’attenzione per l’aspetto costruttivo e produttivo dell’architettura, il che fa pensare a una fase più matura dell’istanza innovatrice dell’architettura che non si ferma ai modi spettacolari e celebrativi delle poetiche individuali, ma procede oltre, verso la fattibilità dell’architettura sperimentale e futuribile in un atteggiamento concreto e aderente alla realtà. Per esempio, il progetto per il Gate House del gruppo Barkow Leibinger Architects, vincitore del terzo premio, ambisce ad impiegare una tecnologia costruttiva innovativa basata su strumentazioni di taglio e di saldatura al laser per la costruzione di un edificio in acciaio e vetro, il cui tetto è studiato dettagliatamente nelle sue componenti cellulari prefabbricate; nella soluzione specifica la copertura piana è costituita di un doppio strato, uno superiore e continuo e uno inferiore e perforato, nel cui spessore intermedio sono collocate delle luci alogene artificiali di intensità e colore variabili in relazione alle esigenze di illuminazione. Le facciate di vetro dell’edificio sono anch’esse formate di due strati tra i quali sono inseriti dei tubi di vetro morbidamente adagiati e capaci di modificarsi come effetto delle variazioni termiche, così da formare uno schermo traslucido frangisole la cui performance varia secondo le necessità. Nel progetto Chromogenic Dwelling del gruppo Beige Design guidato da Thom Faulders, menzionato come onorario, viene utilizzata la tecnologia del vetro elettrocromico per ideare delle facciate intelligenti, sensibili al clima, agli effetti di luce e ai bisogni di privacy; il vetro termale può, infatti, essere trasformato elettronicamente in superficie opaca, trasparente o traslucida. Tale tecnologia viene applicata a dei blocchi abitativi le cui facciate si presentano come delle superfici traforate secondo una trama irregolare di pieni e di vuoti, la cui immagine è costantemente mutevole. Il progetto per il DMC B6/2 Office Building del già citato gruppo Barkow Leibinger Architects propone la tecnologia del vetro, questa volta riflettente, per il rivestimento esterno di un edificio pensato come una sorta di frattale: le facciate trasparenti sono frammentate in una serie di forme tridimensionali cristalline; queste specie di baywindows rifrangono sulle loro superfici le immagini circostanti scomponendole e riducendole a dei pixels, e dall’interno dell’edificio viene offerta attraverso le vetrate una vista caleidoscopica dell’esterno; in questo modo la costruzione frattale funge da formidabile volume filtro nei confronti dell’intorno. Il riscontro di una crescente consapevolezza tecnologica sembra significare un’evoluzione dell’architettura intesa sempre di più come un manufatto interattivo, in grado di reagire ai fattori ambientali, climatici, programmatici; nelle ricerche progettuali l’interattività, che significa interrelazione sia con i fattori contestuali che entrano nel progetto sia con il fruitore, è spesso indagata oltre che attraverso strategie formali e/o espedienti materiali anche attraverso tecnologie che attivano dispositivi sensori o, anche, motori di vario tipo. In tale tendenza il manufatto architettonico tende a emanciparsi sempre di più dalla condizione di oggetto inerte e immobile per progredire come soggetto attivo di interscambio, che muta e si trasforma. L’orientamento futuro sembra, dunque, indirizzato verso l’architettura dell’evento e della performance, proiettabile verso scenari anche visionari e fantascientifici quali quelli suggeriti dal progetto avveniristico presentato dallo Studio Acconci con il titolo Performing Arts for a Floodable Island, che descrive e raffigura una sorta di isola artificiale che, interagendo con il fenomeno naturale delle maree, offre una nuova e sorprendente versione dinamica dell’architettura come possibile avvenire. Giuseppa Di Cristina
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n line with the previous editions in 2001 and 2003, the Bienal Miami + Beach 2005 (reported on in l’Arca 191, April 2004) once gain launched an Internet competition for un-built architecture entitled “Possible Futures”. The aim was again the same: to encourage design experimentation fostering and outlining new cultural visions and concepts for modern-day architecture; the complexity of the age in which we live and all the progress that has been made mean that architecture needs re-founding, moving beyond conventional notions of architecture and design. The competition is based on the idea that the future of architecture could lie in experimentation on un-built works; the competition, open to all architects, designers and students worldwide, set only one condition: the projects entered must not have actually been built at the time of the competition. 30 semi-finalists and 11 finalists were chosen from the 102 projects originally entered; the first four were awarded prizes (including two joint-second prize winners) and the other seven received honourable mentions. The very cross-the-board nature of the enterprise meant entrants had complete freedom of invention, so that a vast array of approaches, methods and architectural expressions were adopted for the extensive range of design themes and issues, all sharing the same cultural prerogative of breaking the conventional disciplinary bounds of architecture to draw on resources from other realms of knowledge and human experience. No really novel stylistic trends emerged in the results of the Bienal Miami + Beach 2005, since most of the design work can be traced back to the kind of stylistic trends which have been in vogue for over ten years now, linked to the recent cultural-computer revolution; the architectural images on display look almost familiar, but they are always eye-catching and seductive: winding, curved structures, decomposed or fragmented facades, folded or twisted surfaces breaking down seamless spaces, spatial webs aimed at conquering space, transparency and colour variations, irregular textures and perforated patterns. What is striking are the design procedures and methods meticulously described and implemented by some of the chosen works: in these projects process seems to take precedence over the final design, emerging as a design novelty in its own right. With this in mind, the first-prize winning project entitled loop.space, designed by the architects Andres Flores, Simone Contasta, Elena Bertarelli and Bidisha Sinha, looks like a process generated by a device for rolling a film intended to make a tape set in a given spatial field self-organise and grow; this process causes the tape to fold and roll around itself in a recursive, curved manner based on a cellular spatial layout, effectively taking up as much space as possible; this experiment is not just linked with investigations into the so-called phenomenon of looping, it also touches on the topological manipulation of fluid configurations constructed around non-linear geometric systems. The final project, basically a pavilion for the 2012 Olympics in London, is cleverly organised around a smooth curved arrangement of spatial cells designed for specific areas for certain sports events. The Figure Configuration project, one of the finalists receiving an honorary mention, brings into play another interesting process for designing a project: drawing on techniques for plaiting hair, the architects Daisuke Nagatomo and Minnie Jan have applied these same techniques to architecture and carried out a detailed analytical study of structural matrixes for the configurative development of architectural structures. Bearing in mind the structural properties of woven configurations and based on a careful survey of plaiting procedures, the potential final projects
are treated as the result of combinatorial and transformational processes carried out on woven figures based on an infinite variation of architectural solutions for buildings serving a variety of purposes. The selection of projects appears to have focused more on the constructive-productive side of architecture, which suggests a more mature approach to architectural innovation refusing to stop at the spectacular-celebrative aspects of individual poetics and actually considering the feasibility of experimental-futuristic architecture, as part of a more concrete and realistic attitude to reality. For instance, the project for the Gate House designed by Barkow Leibinger Architects, which won third prize, aims to use innovative construction technology based on laser cutting and welding tools for constructing a glass and steel building, whose roof is studied in detail right down to the prefabricated cellular components; the flat roof is actually constructed in a double layer, a seamless top level and perforated lower level, with artificial halogen lights set between them, varying in brightness and colour according to the lighting requirements. The building’s glass facades are also formed of two layers with glass tubes gently slotted between them, which are actually modified by heat changes, so as to form a translucent sunscreen whose efficiency adjusts to needs. The Chromogenic project designed by the Beige Design team headed by Thom Faulders, which received an honorary mention, uses electro-chromic glass technology to create intelligent facades, sensitive to the weather, light effects and privacy requirements; thermal glass can actually be electronically transformed into opaque, transparent or translucent surfaces. This kind of technology is applied on building blocks whose facades look like surfaces perforated in an irregular pattern of solids and spaces, and whose image is constantly changing. The project for the DMC B6/2 Office Building designed by the aforementioned Barkow Leibinger Architects uses reflective glass to cover the outside of a building devised like a sort of fractal: the transparent facades are fragmented into a set of crystalline three-dimensional forms; these bay-windows of sorts, created around the detailing, refract the surrounding images on their surfaces, breaking them down and reducing them to pixels. From inside the building there is a kaleidoscopic view of the outside through the glass windows; in this way the fractal construction acts like a wonderful filter for the surroundings. Specific projects aside, it is fair to say that, generally speaking, increasing technological awareness seems to be developing architecture along the lines of interactive constructions capable of reacting to environmental, climatic and programmatic factors; interactivity (which means interrelations with both contextual factors influencing projects and users) in research into design is often studied in terms of formal strategies and/or material expedients and also technology capable of activating sensors or different kinds of motors. According to this approach, the architectural construction tends to be less an inert, immobile object and more an active means of exchange, which changes and transforms. The tendency for the future then appears to be directed towards architecture as event and performance, projected towards visionary and science-fiction scenarios, like those evoked in the futuristic project presented by the Acconci firm entitled Performing Arts for a Floodable Island, which describes and depicts a sort of manmade island affording a new and startling dynamic version of architecture as a possible future as it interacts with the natural phenomenon of tides.
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
Bienal Miami+Beach 2005
213 l’ARCA 33
1° Premio/1st Prize Loop.Space Project: base_four, Andres Flores, Simone Contasta, Elena Bertarelli, Bidisha Sinha
Il progetto Loop.Space, pensato come padiglione da realizzare in Trafalgar Square a Londra in occasione delle Olimpiadi del 2012, prende spunto dagli spazi cellulari dinamici che si formano dalle volute di una pellicola.
The Loop.Space project, designed like a pavilion to be built in Trafalgar Square, London, for the 2012 Olympics, draws on the dynamic cellular spaces forming out of the ripples in a film.
34 l’ARCA 213
Il progetto è per un padiglione promozionale per le Olimpiadi di Londra 2012. Il programma vuole comunicare l’euforia per le Olimpiadi attraverso la creazione di un luogo diverso da quello dove si svolgeranno le gare. Il padiglione utilizza la sua configurazione cellulare per creare un’area specifica per ciascuna disciplina olimpica, consentendo ai fruitori di addentrarsi in un ambiente coinvolgente nel quale sarà in grado di divertirsi con vari programmi, dalle mostre interattive alle proiezioni sullo sport. Inoltre, il padiglione vuole esprimere il valore dell’esperienza olimpica non dal punto di vista individuale ma da quello collettivo. Il progetto è stato sviluppato nel contesto di Trafalgar Square. Il padiglione si configura inizialmente nel sito utilizzando due parametri primari. Il primo è la programmazione della tempistica. Il programma degli orari dei Giochi Olimpici di Atene 2004 è stato usato per definire il numero di spazi cellulari che si devono evolvere nei 16 giorni previsti in sintonia con la durata di ciascuna gara, comprese le finali. Il secondo parametro deriva dalla dinamica delle anse libere delle pellicole come base per lo sviluppo formale e comportamentale dell’organizzazione spaziale. In particolare, la dicotomia intrinseca al sistema è usata strumentalmente per disporre i diversi sport nelle anse che compongono l’area del padiglione. Un comportamento così specifico è utilizzato per organizzare le discipline in due categorie principali – sport individuali e sport collettivi – correlate al numero di atleti che partecipano a ciascuna competizione in ciascuno sport. Il visitatore può così comprendere immediatamente quale parte del padiglione sta utilizzando in un dato momento e sfruttare i vari percorsi incrociati per passare da un programma all’altro.
The project is a promotional pavilion for the 2012 Olympic games in London. The program intends to communicate the Olympic games euphoria through the creation of a second venue which lies outside the live performance venues. The pavilion uses its cellular spatial configuration to create specific focused area for each Olympic sport, allowing the user to enter into an immersive environment in which he will be able to enjoy one of the various programs available, ranging from interactive exhibition to sport final screening. Ultimately the pavilion tries to shift the focus of the entire experience from the individual point of view towards a crowd like experience. The project has been developed within the site context of Trafalgar Square. The pavilion finds its initial configuration within the site, using two primary parameters. The first is the programmatic schedule. The recently held Athens Olympic 2004 Time table has been used to define the number of cellular space which are to evolve over a period of 16 days, corresponding with the duration of the sporting events and their finals. The second parameter extracts from the dynamics of the loop machine as a basis for the formal and behavioral development of the spatial organization. In particular the dichotomy embedded in the system is instrumentally used to allocate the various sports within the looped enclosures composing the pavilion’s field. Such specific behavior is used to organize the sport in two different main categories, of individual and collective sports, related to the number of athletes competing against each other in each specific discipline. The user is therefore i mmediately able to understand which side of the pavilion is currently using, and the use of the various transversal crossings located within the field allows to switch both programmatic sides.
Dall’alto in basso, sequenza dell’intensificazione delle cellule determinate dalle volute di una pellicola; diagramma di studio dei possibili spostamenti tra le diverse celle; rendering del padiglione in Trafalgar Square.
From top down, sequence showing the intensification of the cells caused by the ripples in a skin; study diagram of the possible shifts between the various cells; rendering of the pavilion in Trafalgar Square.
213 l’ARCA 35
2° Premio/2nd Prize Campus Restaurant, Trumpf Machine-Tool Company Project: Barkow Leibinger Architects, Frank Barkow, Regine Leibinger, Klaus Reintjes, Jason Sandy, Johanna Doherty, Christina Eickmeier
Modello della copertura alveolare del ristorante progettato per il campus della Trumpf Machine-Tool Company a Stoccarda in Germania.
Model of the honey-comb roof of the restaurant designed for the campus of the Trumpf Machine-Tool Company in Stuttgart, Germany.
36 l’ARCA 213
Il progetto per il ristorante centrale del campus Trumpf è attualmente in fase di studio. Questo padiglione autonomo è collocato di fronte al nuovo palazzo per uffici della società lungo l’autostrada. Dal punto di vista urbanistico, il ristorante contribuisce a completare spazialmente la corte di ingresso. Dal punto di vista formale, la pianta a forma di cristallo pentagonale è la continuazione della pianta a forma di cristallo del nuovo (già realizzato) edificio adiacente. Questa struttura sarà bassa e si armonizzerà col paesaggio del campus. Non essendo una fabbrica né un palazzo per uffici, introduce una nuova tipologia nel campus industriale. Gli spazi del ristorante sono definiti da una copertura flottante e dal piano declinante della sala ristorante. La formazione della copertura è di massima importanza. Una serie di studi hanno indagato forme biologiche naturali tra cui la struttura delle foglie, delle spugne, delle spirali e delle ragnatele. In seguito a un seminario di progettazione con l’ingegner Werner Sobek è emerso uno schema costituito da piani triangolari ripiegati con struttura primaria di acciaio. In questi campi triangolari sono inserite le cellule poligonali che costituiscono i lucernari e il sistema di ventilazione naturale. Questo tetto coprirà tutta la sala principale e la grande cucina. Come accade nel resto del campus, il ristorante sarà collegato con gli altri edifici con un sistema di tunnel che introduce anche all’ingresso principale del padiglione. Delle rampe a imbuto all’ingresso risalgono gradatamente una serie di terrazzamenti nella sala da pranzo. Questo elemento media, in sezione, il passaggio dal livello sotterraneo al piano terra fino all’esterno.
New planning for Trumpf’s central campus restaurant is currently “on the boards”. This freestanding pavilion is situated across from their new office building along the autobahn. Urbanistically the new restaurant helps complete spatially the entrance courtyard. Formally its crystalline pentagon plan is a continuation of the crystalline ground plans of the new (existing) office building it is adjacent to. This structure will be low lying and integrate closely with the campus landscape. Neither a factory nor an office building it introduces a new typology to the factory campus. The spaces of the restaurant are defined by a floating roof and descending contoured dining floor. Of paramount importance is the formation of the roof. A series of studies investigated natural biological forms including leaf structures, sponges, spirals and webs. After a planning workshop with engineer Werner Sobek a preferred scheme emerged for triangulated folded plate whose primary structure is steel. Within these triangular fields polygonal cells are inserted providing skylighting and natural ventilation. This roof will hover over the main dining hall and large service kitchen. Like the entire campus this building will be connected with a tunnel system which will provide the main entrance to the pavilion. A funnel-like entrance ramps gently up a series of terraced levels in the dining room. This sectionally mediates from the subterranean level up to the ground level and daylight.
Modelli di studio e diagrammi della copertura costituita da piani triangolari ripiegati con struttura primaria di acciaio. In questi campi triangolari sono inserite le cellule poligonali che costituiscono i lucernari e il sistema di ventilazione naturale. In basso, prospetto del ristorante.
Study models and diagrams of the roof composed of folded triangular planes with a primary steel structure. These triangular fields incorporate the polygonal-shaped cells forming the skylights and the system of natural ventilation. Bottom, elevation of the restaurant.
213 l’ARCA 37
2° Premio/2nd Prize Euroscraper Project: Jose Munoz-Villers
Modello del Euroscraper, proposto come intervento di ricucitura urbana nell’area di Porte Maillot a Parigi. La conformazione a ricciolo è pensata per mettere in più stretto contatto questa megastruttura con la città.
Questo progetto esamina il ruolo della tipologia “grattacielo” in Europa. L’edificio è proposto per l’area di Porte Maillot a Parigi. Il luogo è in un’area tra il centro, la periferia e l’autostrada A6. L’intervento urbano tendeva a far parte dello sforzo dell’amministrazione parigina di sfumare la barriera fisica rappresentata dal viale periferico sia per la città che per la candidatura ai Giochi Olimpici del 2012. Il progetto diviene un ampliamento dell’idea di inquadrare il vuoto presente in due noti esempi parigini: l’Arc de Triomphe e La Défense. Progettando una forma a ricciolo, si sviluppa un dialogo con la città. Peso e massa sono rimpiazzati da luce, tempo e spazio. Lo schema formale non solo genera una geometria coerente ed efficace per i flussi di persone e di programma, ma dà anche una nuova lettura dei concetti di base, asse centrale e coronamento tipici degli edifici alti. Mantenendo l’idea di una base come elemento principalmente orizzontale che interagisce con la città e forma un punto di partenza naturale per lo sviluppo verticale, l’edificio rimane però ancorato al tessuto metropolitano. Le porzioni verticali, che fondamentalmente legano la terra al cielo, si biforcano e ridirezionano la traiettoria verso l’alto, e in questa configurazione offrono una varietà di forme per i piani. Quando si riuniscono, la presenza del coronamento è accennata ma in modo inconsueto, infatti tale coronamento è qui orizzontale nel tentativo di guadagnare più superficie per gli spazi pubblici. Diversamente dagli edifici tradizionali che utilizzano supporti verticali, questo è progettato in modo che gli elementi strutturali principali sono come anelli centrali con elementi diagonali di acciaio che corrono a spirale intorno al bordo esterno della struttura.
This project investigates the role of the skyscraper typology in Europe. The building is located in Porte Maillot area in Paris, France. The site is in an in-between condition between the center, the peripheral boulevard, and the A6 highway. The urban intervention ai med to be part of the ongoing endeavor of the Parisian government to blur the physical barrier that the peripheral boulevard represents to the city and the activities to mark the bid for the 2012 Olympic bid. The project becomes an extension of the idea of framing the void that is also present in two examples in Paris: Arc de Triomphe and La Defense. By designing a looped shape, a dialogue is developed with the city. Weight and mass were replaced by light, time and space. The formal scheme not only generated a coherent geometry to engage the flow of program and people, it also gave new reading of the concepts base, shaft and crown which are present in tall buildings. Keeping the idea of the base as a more horizontal-oriented element which actually interacts with the city while forming a natural departure for the shafts, it still anchors the building into the metropolitan fabric. The shaft, which basically ties the earth with the sky appeared bifurcated while redirecting in their way up, this configuration offers a variety in floor plate shapes. When the shafts become one, the presence of the crown is addressed but in a different way, in this case, the crown resembles horizontally in the endeavor of gaining more area at the top meant for public spaces. Unlike traditional buildings using vertical supports, this is designed so that the principal structural elements are central ring-like core and diagonally steel elements that spiral around the outer edge of the project.
Particolari della struttura e in basso piante del livello +10 m e +42 m.
Details of the structure and, bottom, plans at levels +10 m and +42 m.
Model of the Euroscraper, designed to stitch the area of Porte Maillot back into the Paris cityscape. The curly layout is intended to bring this mega-structure into closer contact with the city.
38 l’ARCA 213
213 l’ARCA 39
3° premio/3rd Prize Gate House: Trumpf Machine-Tool Company, Stuttgart, Germany Project: Barkow Leibinger Architects, Frank Barkow, Regine Leibinger, Meredith Atkinson, Caspar Hoesch, Carsten Krafft
Modelli e prototipi del progetto per l’edificio di ingresso del complesso della Trumpf Machine-Tool Company a Stoccarda che si vuole realizzare utilizzando i macchinari di alta tecnologia per il taglio laser della Trumpf. Oltre alla copertura aggettante di 20 m, il padiglione è caratterizzato da facciate formate da doppi panelli di vetro tra i quali sono inseriti tubetti di vetro che vanno a formare uno schermo frangisole traslucido. I pavimenti saranno rivestiti da un puzzle di lastre di acciaio tagliate al laser.
Questo progetto realizza un’aspirazione del committente e dei progettisti: utilizzare i macchinari di alta tecnologia per il taglio laser della Trumpf per costruire un edificio unico. La strategia organizzativa primaria è di coprire l’area della reception, degli spazi di supporto e dell’ingresso con una copertura di acciaio inossidabile di 32x11 metri. Questa copertura aggetta per 20 m da un nucleo di sei colonne di acciaio che consentono una deflessione di 45 cm in lunghezza; la costruzione è costituita da una serie di 204 cassettoni di 70x300 cm che uniti l’un l’altro formano un piano rigido continuo. Le cellule della copertura contengono luci alogene che variano in colore e intensità durante le 24 ore trasformandosi da luci di ingresso a luci di sicurezza.
Menzione d’Onore/Honorable Mention Performing Arts Center for a Floodable Island, Seul, Korea, 2005 This project embodies a long-standing ambition between architect and client: to employ Trumpf’s high-tech laser cutting tools to fabricate a unique and free standing building. The primary organizational strategy is to cover the reception area, desk and support spaces with a 32x11-meter stainless steel roof. This roof will cantilever 20 meters from a steel core of six columns allowing for a 45-cm deflection at its extent. The roof is constructed of a series of 204 70x300-cm cassettes, which will then be fastened together forming a continuous stiff plane. The cells of the roof will contain artificial halogen lights, which will vary in color and intensity over a 24-hour cycle for entrance lighting and security lighting.
Project: Acconci Studio, Vito Acconci, Dario Nunez, Eduardo Marques, Max Sanjulian, Peter Dorsey, Thomas Siegl, Dolly Yarur, Kyle Stover
Mondo sommerso. La base dell’isola può riempirsi di acqua, è un paesaggio di un non-paesaggio. E’ di un “altro mondo” ma non intoccabile; si può usare, ci si può camminare, entrando e uscendo dai crateri e dagli avvallamenti, si può sedersi nei crateri… Mondo sospeso. Il Performing Arts Center vero e proprio è sulla base allagabile dell’isola, aggetta dalla base, sfugge alla marea, si solleva sull’acqua come una navicella spaziale. Tubo-per-tubo, vena-per-vena. La pelle è risucchiata nel corpo della navicella per crearne l’ingresso. Il tubo di accesso è risucchiato a formare un tubo-circolazione; i tubi si risucchiano uno nell’altro e conducono su e giù e attraverso la navicella, come il sistema di circolazione del sangue nel corpo. Palloni gonfiati. La pelle dei tubi di circolazione è risucchiata, allungata, gonfiata per formare la sala concerti, i ristoranti… Incagliata nella giungla. Lo spazio tra gli spazi funzionali è un paesaggio interno, una giungla. Ci si passa per andare al teatro, ci si entra a livelli diversi, come si fosse sospesi in essa. Un interno di esterno. La superficie forata della navicella fa filtrare la luce, nella giungla. Nella giungla piove e nevica. Uscire dall’acqua. Se non si vuole attraversare il ponte a piedi o in macchina, si può raggiungere l’isola in barca e ormeggiare in uno dei crateri. I crateri più grandi sono occupati da capsule trasparenti che contengono le camere dell’albergo che sono collegate ai crateri tramite pistoni che le fanno sollevare quando la marea sale.
Drowned World. The floodable base of the island is a landscape of no-landscape. It’s other-worldly but not untouchable; it’s usable, walkable – you walk in and out of craters and crevices, you sit inside the craters… Hovering World. The Performing Arts Center proper is rotated on the floodable base of the island; it’s cantilevered off the base, it escapes floods, it hovers above the water like a spacecraft. Tube-To-Tube, Vein-To-Vein. The skin is sucked into the body of the spaceship to make an access. The access tube is sucked in to make a circulation-tube; one tube is sucked in to make another, the tubes take you up and down and across the spaceship, as if through the circulation-systems of the body. Blowing Balloons. The skin of a circulationtube is sucked in, stretched out, to make an opera house, concert halls, restaurants… Stranded In The Jungle. The space in-between the programmed spaces is landscape, interior landscape: it’s a jungle. You stop off here on your way to a theater; you enter on different levels, it’s as if you’re floating through the jungle. An Inside Of Outside. The perforated surface of the spaceship lets sunlight in, into the jungle. It rains and snows inside the jungle. Coming In Out Of The Water. If you don’t want to walk or drive across the bridge, you can come to the island by boat; you dock your boat in a crater. The largest craters are occupied: they’re filled with transparent capsules, that function as hotel rooms. The hotel capsules are tethered to the craters on pistons; when the river floods, the hotel capsules float.
Rendering del Centro per le Arti progettato per Seoul su un’isola galleggiante artificiale. Gli edifici che compongono questo complesso, che comprende teatri, parchi coperti e un albergo, si sollevano al salire della marea grazie a un sistema di pistoni.
Rendering of the Arts Centre designed for Seoul on a manmade floating island. The buildings forming this complex, including theatres, covered parks and a hotel, rise with the tide thanks to a system of pistons.
Models and prototypes of the project to design the entrance building to the Trumpf Machine-Tool Company complex in Stuttgart, designed to be constructed using Trumpf’s high-tech laser cutting machinery. In addition to the roof, which projects out for 20 m, the pavilion also features facades made of twin glass panels with glass tubes inserted between them to form a translucent sunscreen. The floors are covered with a puzzle made of laser-cut steel sheets.
40 l’ARCA 213
213 l’ARCA 41
Menzione d’Onore Honorable Mention Underground Parking Garage, Gateway &Visitors’ Center, Novartis Pharmaceutical Company, Basel 2003
Menzione d’Onore Honorable Mention Hotel Axenstein Project: Steffen Lemmerzahl Basato sull’idea di un “dolore fantasma” anche in architettura, questo progetto cerca di creare una protesi per il distrutto Hotel Axenstein, conservando il potenziale dell’area su cui sorgeva.
Project: Acconci Studio, Vito Acconci, Dario Nunez, Eduardo Marques, Max Sanjulian, Peter Dorsey, Thomas Siegl, Dolly Yarur, Kyle Stover Il parco è formato da strisce di verde ondulate che coprono il parcheggio e vanno a intersecare le strade circostanti fondendosi con la città.
Based on the idea of a “phantom pain” rendered architecturally, this project seeks to create a prosthesis for Axenstein Hotel (which has been demolished) to hold onto the potential of the area where it used to stand.
The park is formed by strips of undulating greenery covering the car park and intersecting with neighbouring roads to blend in with the city.
Menzione d’Onore Honorable Mention Digital Media City-B6/2 Seoul 2004-2006 Project: Barkow Leibinger Architects, Frank Barkow, Regine Leibinger, Martina Bauer, Matthias Ballestrem, Michael Schmidt, Elke Sparmann, Jan-Oliver Kunze DMC6 consta di 11 piani per uffici, showroom e 5 piani di parcheggi interrati. La facciata è formata da specchi frattali con aggetti di 50 cm.
Menzione d’Onore Honorable Mention Figure-configure Project: MisoSoupDesign, Daisuke Nagatomo, Minnie Jan
Questo progetto è una sperimentazione di matrici strutturali per le quali si utilizzano sistemi di tubi di acciaio piegati, che hanno il numero minimo di punti di connessione, o cornici spaziali, con il massimo di connessioni.
La matrice di figure identifica i componenti chiave e si riconfigura all’infinito. Il programma funzionale che ne emerge può variare da spazio espositivo ad abitazione, da anfiteatro a spazio polifunzionale.
DMC6 consists of 11 floors of offices and showrooms and 5 stories of underground parking. The façade is formed out of fractal mirrors with 50 cm overhangs. Menzione d’Onore Honorable Mention Chromogenic Dwelling Project: Thom Faulders / Beige Design, Thom Faulders, Jessica Kmetovic, Agnessa TodorovaDowell, Joyce Hsu L’edificio è una rappresentazione in scala urbana della combinazione di sistemi elettronici personalizzati e l’immagine di grandi aziende che producono attrezzature ad alte prestazioni.
The building is an urban-scale representation of a combination of personalised electronic systems and the image associated with major companies manufacturing highperformance equipment.
42 l’ARCA 213
This project experiments with structural matrixes using systems of folded steel tubes, which have the lowest possible number of connection points or spatial frames and the highest number of connections. The matrix of figures indicates the key components and is reconfigured endlessly. The functional brief emerging may vary from exhibition space to home, from amphitheatre to polyfunctional space.
213 l’ARCA 43
Luca Moretto
L’eloquenza del colore Upgrading Colours
Credits Project: Luca Moretto Design Team: Giuseppe Donna, Roberto Rossetti (structures), Marco Rosso (mechanical plants), Paolo Ronco (electrical plants), Mario Tortonese (quantità surveyor), Silvia Angelino (fireproofing safety), Collaborators: Giovanni Amore, Piero Amore, Filippo Cosi, Giorgio Gaida, Alessandro Faletti, Ivano Favaro, Francesca Pieri, Andres Vargas, Davide Vergnano Site Manager and Security Coordination: Luca Moretto Site Management Assistano: Ribes Massarenti Main Contractor: ed.a.r.t. srl, Torino: Enrico Guidoni (technical director), Ezio Cervelli (client responsible), Francesco Greco (worksite assistant) Contractors: Ellena (decorations), IDREL (mechanical plants), M.I.T. (eelectrical plants) Client: Collegio Universitario di Torino “Renato Einaudi”: Donato Firrao (chairman), Irzio Montermini (administrative manager), Lino Vella (technical office referent)
44 l’ARCA 213
T
he issue of colour burst into modern architecture right at the moment when it denied its own legitimacy or, in other words, in conjunction with theories stipulating the need for non-decorative, purely functional structures and surfaces in which colour was completely faded out or, at most, reduced to its primary perceptual status. Itten’s experimentation at Bauhaus on one hand and Kandinsky’s on the other are still exemplary; and although it was not hard to see reflections of the intense work carried out by leading exponents of theories of empathy – from Vischer to Lipps, Worringer and others – striving to make sensation a new and vital point of interaction between thought, feeling and the world of things, for a long time it was still seen as epitomising the complete rejection of colour. It is, of course, common knowledge that the issue did not subsequently vanish altogether from the design scene. But it is equally true that its return to the cutting-edge of architecture coincided with the decline of modernity, so that it is now a key aspect of design. Luca Moretto’s work on adapting the “San Paolo” section of “Renato Einaudi” University College in Turin in order to fit in with the parameters of modern-day society is a fine example of how, now that the rather naïve enthusiasm of the so-called postmodern period is over, colour is once again an intrinsic ingredient in architectural design. Commissioned to repair a 1950s’ building without touching its structures, Moretto set out not only to upgrade the old layout to the latest standards of functionality and comfortable living, but also to give it a fresh identity by resorting to colour. Nevertheless, he has not made the mistake of treating the colour scheme as a mere superficial makeover, spreading it over the surface like some sort of new skin. On the contrary, he has used it to design a new form for the building, injecting it with life so that it is now an eloquent expression of our modernity. In this project, colour has lost its inherent two-dimensionality, its skin-like quality, to take on more sculptural functions, so that not only the surfaces but also the structures and spaces have been virtually redesigned. The most important thing is that this syntax of colour has avoided the dryness of pure ornamentation and decoration or unsubstantial surface glitter, in order to produce a real design language in its own right, symbolic on a sensory level and also a means of conveying knowledge. The colour scheme dictating the layout, living style and experiences of everyday life moves beyond the functional semiotics of the colour-signal to embody dialectical relations between sensation and feeling, aisthesis e pathos, the subjective nature of the perceiver and objective nature of the perceived on which the theory of empathy is based and on which, above all, modern-day aesthetic experience is founded. Of course, this grounding fact underpinning the entire project is still just a conceptual premise for the process of readapting the building. Moretto has not forgotten the practical side of architecture and has defined the colour scheme as an operational diagram designed to rearrange the corridors, rest places, layout, readings, functional diversity and perspective views, making it serve a whole range of functions – stylistic, designative, cognitive, informative or performative. But due to their very variety and multiplicity it ends up taking the form of a sensation which, blending them into one overall architectural experience, is destined to transcend them and form one single perceptual-symbolic, physical-mental image. Quite apart from has specifically been achieved here, this seems to be an interesting enterprise, forming part of that vision of modern-day architecture which, instead of denying function, actually multiplies its values and purposes.
David Vicario
I
l problema del colore ha fatto irruzione nel campo dell’architettura moderna nel momento stesso in cui essa ha negato la sua legittimità, e cioè a partire dalle teorie che volevano volumi e superfici disadorni, meramente funzionali, nei quali la sostanza cromatica doveva annullarsi o tutt’al più essere ridotta al suo livello percettivo primario. L’esperienza di Itten per un verso e di Kandinsky per un altro presso il Bauhaus resta esemplare; e sebbene non fosse difficile vedervi riflesso l’intenso lavorìo contemporaneamente operato dai teorici dell’empatia – da Vischer a Lipps, a Worringer e oltre – impegnati a fare della sensazione un nuovo e vitale punto di scambio tra pensiero, sentimento e mondo delle cose, essa rimase a lungo considerata come emblematica di un rifiuto ritenuto insuperabile. Che la questione non sia affatto scomparsa, da allora, dalla tematica progettuale è ben noto. Ma è comunque vero che essa è tornata a farsi protagonista dell’architettura proprio in coincidenza con il declino della modernità, fino a proporsi, oggi, come dato primario della disciplina. Il lavoro compiuto da Luca Moretto per l’adeguamento della sezione “San Paolo” del collegio universitario torinese “Renato Einaudi” ai parametri della contemporaneità costituisce un ottimo esempio di come il colore, passato l’entusiasmo un po’ ingenuo del periodo cosiddetto postmoderno, sia oggi tornato a imporsi come componente intrinseca del progetto architettonico. Chiamato a riattare un edificio degli anni Cinquanta senza toccarne le strutture, Moretto sì è posto non solo il problema di assicurare al vecchio impianto più aggiornati livelli di funzionalità e abitabilità, ma anche quella di fornire ad esso una nuova identità, ricorrendo appunto al colore. Tuttavia, egli non ha commesso l’errore di trattare l’intervento cromatico come semplice cosmesi, distendendolo sulle superfici quasi fosse una pelle nuova. Al contrario, lo ha assunto per definire la nuova forma della costruzione, proporne la presenza rivitalizzata, metterla in grado di esprimersi con l’eloquenza della contemporaneità. Il colore, in questo lavoro, ha così perso la sua costitutiva bidimensionalità, il suo carattere pellicolare, per assumere invece valenze plastiche, tali da ridisegnare virtualmente non soltanto le superfici, ma anche i volumi e gli spazi. Ciò che più conta, però, è il fatto che questa sintassi cromatica ha evitato le secche della pura ornamentazione, dell’intervento esornativo, dell’esile affabulazione, per divenire linguaggio progettuale e, soprattutto, dato sensorialmente simbolico, veicolo di conoscenza. La scansione dei colori, chiamata qui a definire ambienti, modalità abitative, esperienze di vita quotidiana, supera in definitiva la semiosi funzionale del colore-segnale, per comporsi invece in quel rapporto dialettico tra sensazione e sentimento, aisthesis e pathos, soggettività del percipiente e oggettività del percepito sul quale si fondarono le teorie dell’empatia e su cui soprattutto si fonda l’esperienza estetica contemporanea. Naturalmente, questo dato fondativo dell’intero progetto resta pur sempre premessa concettuale dell’operazione di riattamento dell’edificio. Moretto non dimentica il valore di prassi che è costitutivo dell’architettura, e ha definito l’intervento del colore come diagramma operativo destinato a ordinare percorsi, soste, orientamenti, letture, diversità di fruizione, scorci prospettici, chiamandolo dunque a svolgere molteplici funzioni – espressive, d’appello, cognitive, informative o performative. Ma nella loro stessa varietà e molteplicità, esso finisce col riassumersi in una sensazione che, fondendole nell’esperienza globale dell’architettura, è destinata a trascenderle e a formare un’unica immagine percettiva e simbolica, fisica e mentale. Al di là dello specifico risultato, l’operazione appare dunque di grande interesse, inserendosi in quella riflessione sull’architettura contemporanea che non annulla il concetto di funzione, ma ne moltiplica le valenze. Maurizio Vitta
Viste degli esterni, della sezione “San Paolo” del collegio universitario torinese “Renato Einaudi”. A destra, assonometria della struttura. Sotto, pianta di un piano tipo.
Views of the exteriors of the “San Paolo” section of “Renato Einaudi” university college in Turin. Right, axonometry of the structure. Below, plan of a standard floor.
213 l’ARCA 45
Viste degli interni dell’edificio universitario. L’intervento, che prevedeva la riqualificazione di un edificio degli anni Cinquanta senza toccarne le strutture, sì è posto non solo il problema di assicurare al vecchio impianto più aggiornati livelli di funzionalità e abitabilità, ma anche quella di fornirgli una nuova identità, obiettivo raggiunto ricorrendo al colore che non è trattato come semplice elemento cosmetico, ma definisce la nuova forma della costruzione, assumendo valenze plastiche, tali da ridisegnare virtualmente non soltanto le superfici, ma anche i volumi e gli spazi.
Views of the interiors of the university building. The project, involving the redevelopment of a 1950s’ building without touching its structures, did not just set itself the problem of upgrading the old layout to the latest standards of functionality and inhabitability, it also attempted to instil a fresh identity, achieving this goal by resorting to colour, which is not just treated along purely “cosmetic” lines but actually reshapes the building, virtually sculpting not only its surfaces but also its structures and spaces.
46 l’ARCA 213
213 l’ARCA 47
Tentazione gaudiniana Ipercoop Shopping Mall
D
Credits Project: INRES, Martini Studio Consultants: Chapman Taylor Architetti Structures: Enrico Manzin Direzione lavori: Fabio Terrosi, Fabrizio Terrosi Main Contactor: Inso Frameworks and Structural Glass Facades: Teleya Brick Facades: Impruneta Lifts: OTIS Electrical and Lighting Plants: Coop Cellini HVAC: ITC PRU Executor: Consorzio Etruria Client: Unicoop Firenze
48 l’ARCA 213
efiniti “non luoghi” in quanto privi d’identità storica, i centri commerciali si stanno rivelando occasione di sperimentazione tecnologica e sfida di particolare impegno progettuale. Paradossalmente, per sottrazione, la mancanza del dato storico è divenuta un’opzione visionaria capace di suggerire inedite soluzioni per una tipologia che presenta una certa complessità. Anche se alcune licenze poetiche o azzardate citazioni possono a prima vista apparire antimoderne, un’opera riproducente frammenti e rivisitazioni riferiti al passato può essere culturalmente rilevante come recupero di valori tuttora significativi. Quando la dimensione di un centro commerciale si avvicina alla superficie di una cittadella medievale, è necessario individuare quali siano i segni identitari affinché si eviti l’ammasso casuale di contenitori senza qualità architettonica. SITE (Sculpture In The Environment, gruppo multidisciplinare americano), negli anni Settanta, con la realizzazione della catena di negozi Best, fu tra i primi a intuire che i centri commerciali potevano essere straordinari catalizzatori culturali, luoghi dedicati allo shopping ma anche veicoli di diffusione a livello territoriale dei nuovi linguaggi dell’arte e dell’architettura. La stessa operazione – certamente non con la stessa intensità rivoluzionaria di quegli anni –, in parte sta avvenendo anche oggi laddove, sino a non molto tempo fa, si pensava che per vendere merci a buon mercato la qualità architettonica fosse superflua e soprattutto troppo costosa. Si trattava chiaramente di gigantesca miopia in fatto di marketing, una clamorosa sottovalutazione del valore comunicazionale dell’architettura. A proposito di sedimentazione storica e modernità, il Centro commerciale Ipercoop di San Lorenzo a Greve è un esempio eclatante di come la storia – se opportunamente decodificata – possa essere materia estremamente interessante sul piano progettuale. L’importante è puntare su un mix onnivoro in grado di creare i presupposti per una pacifica convivenza, per esempio fra Art Nouveau e marketing, ovvero recuperare con leggerezza quel Gaudí Touch sempre a disposizione di chi ha coraggio e capacità di esplorare i nuovi territori dell’architettura contemporanea, spesso chiamata a confrontarsi con i carrelli stracolmi di merce degli ipermercati, oggi grandi protagonisti di ciò che rimane di un paesaggio extraurbano ridotto ai minimi termini. L’imponente portale d’ingresso dell’Ipercoop fiorentino, un entusiastico omaggio all’high-tech ma anche alla Sagrada Familia gaudiniana, fa da viatico a un Parco Guëll consumistico e sorprendentemente suggestivo, una sorta di “prova tecnica di decontestualizzazione” di un’icona modernista divenuta patrimonio culturale di massa e ora anche scintillante landmark in un territorio ritenuto da sempre inviolabile dalla modernità. In realtà, se è vero che Firenze è una delle città-museo più conosciute al mondo, non va dimenticato che i grandi centri commerciali sono vere e proprie “collezioni” in continuo divenire. Luoghi dove attraverso l’evoluzione delle merci si può osservare, in tempo reale, come il linguaggio della comunicazione di prodotto abbia molti punti in comune con alcuni meccanismi destinati alla formazione del consenso. Nei momenti caldi delle campagne elettorali è impossibile non percepire come il “politichese” e il “pubblicitese” siano ormai linguaggi assolutamente intercambiabili. Carlo Paganelli
D
Prospetti, ingresso principale, planimetria generale e pianta del Centro commerciale Ipercoop
San Lorenzo a Greve (Firenze).
Elevations, main entrance, site plan
and building plan of the San Lorenzo Ipercoop Shopping Mall in Greve (Florence).
escribed as “non-places” because they have no historical identity, shopping malls are providing the chance to experiment technologically on a highly challenging opportunity for design. Paradoxically, the lack of any historical grounding has produced a visionary option capable of suggesting new solutions for a type of building of real complexity. Although certain instances of poetic licence or bold citations may, at first sight, seem anti-modern, a work reproducing fragments and new renditions of the past can actually be culturally relevant as a means of reviving values still of significance. When a shopping mall is comparable in size to a Medieval citadel, it is important to identify the distinctive signs required, so as to avoid just randomly massing together architecturally bland containers. Back in the 1970s, SITE (Sculpture IN The Environment, an American multi-disciplinary team) was the first to sense (when designing the chain of Best shops) that shopping malls could be incredible catalysts of culture, places devoted to shopping but also means of spreading new languages of art and architecture right across the land. The same process – certainly not as revolutionary poignant as back then – is now taking place where, until recently, it was thought that architectural quality had no bearing on the sale of inexpensive goods and, moreover, was too costly. Of course this was extremely short-sighted from a marketing viewpoint, a terrible underestimation of the communicative force of architecture. On the subject of historical layering and modernity, the Ipercoop Shopping Mall in San Lorenzo a Greve is a striking example of how history – if suitably decoded – may provide extremely interesting subject matter for design. The important thing is to aim at creating an all-encompassing mix capable of laying the foundations for the peaceful co-existence of, say, Art Nouveau and marketing or, in other words, retrieving the lightness of that Gaudì Touch always at hand for anybody bold and skilful enough to explore new realms of modern-day architecture, often expected to contend with trolleys full of goods from hypermarkets, now such key features on what is left of the outer-cityscape now reduced to its bare bones. The Florentine Ipercoop’s imposing entrance gate, an enthusiastic tribute to high-tech and also Gaudí’s Sagrada Familia, leads into a startlingly evocative consumerist version of Guëll Park, a sort of “trial at decontextualising” a modernist icon now part of mass heritage and a striking landmark on an area which has always been considered off limits for modernity. In actual fact, although Florence is indeed one of the world’s most famous museum-cities, it ought to be remembered that big shopping malls are authentic “collections” in the making. Places where, thanks to developments in goods, it may be observed in real time that the language of product communication has plenty in common with certain means of shaping consensus. At key moments in election campaigns, it is impossible not to note how the languages of politics and advertising are not completely interchangeable.
213 l’ARCA 49
La massima trasparenza è il dato principale che caratterizza il complesso commerciale. In basso, l’ingresso principale con la pensiline a sbalzo.
50 l’ARCA 213
Maximum transparency is the most distinctive feature of the entire mall. Bottom, the main entrance showing the overhanging canopy.
Particolare delle pensiline vetrate puntiformi.
Detail of the separate glass canopies.
213 l’ARCA 51
Alcuni dettagli delle strutture realizzate con il sistema Airplan.
Details of the structures designed using the Airplan system.
52 l’ARCA 213
Particolari della pensilina posta all’ingresso principale e dettaglio del lucernario costruito sulla copertura.
Details of the canopy at the main entrance and detail of the skylight built on the roof.
213 l’ARCA 53
MAD Architects Ltd
MAD Architects Ltd
Guangdong Science Center
Due cinoproposte
In Guangdong and Changsha
I
n un paese come la Cina dove la maggioranza degli architetti locali è affannosamente impegnata a rielaborare progetti scovati in rete e a manipolarne proporzioni e scala ma anche contenuti e significati, vedere i progetti del giovane studio cinese MAD Architects stupisce, accendendo entusiasmo e curiosità. Ma Yansong e Yosuke Hayano, questi i nomi dei due fondatori che, dopo gli studi presso le prestigiose università di Yale e l’Architectural Association di Londra, iniziano il loro percorso lavorativo
collaborando con studi d’architettura a New York e Londra, dove parallelamente ha inizio anche il loro confronto architettonico che prosegue fino al 2004, quando fondano a Pechino lo studio d’architettura MAD Ltd. Una piacevole new entry dunque nel panorama architettonico della Repubblica Popolare Cinese, Paese con una crescita economica annuale vicina al 10%, dove si costruisce trenta volte più che negli Stati Uniti e ovviamente con dei ritmi lavorativi estenuanti che
MAD Architects Ltd
Credits Project: MAD Ltd: Yansong Ma, Yosuke Hayano Project Team: Felipe Loayza, Yang Jing Wen, Wang Xin Yun, Zhao Zhao, KangKai, Wu bin Client: Guangdong Provincial Government
56 l’ARCA 213
per i nostri canoni appaiono disumani. Qui il tempo dedicato alla progettazione viene ridotto ai minimi termini, dando vita a progetti che spesso manifestano le conseguenze negative di una grande lacuna teorica. I budget nella maggioranza dei casi sono molto limitati o non proporzionati alla scala dei progetti stessi e a scapito troppo spesso della qualità. Tuttavia, l’imponenza delle opere messe in discussione attirano, con la loro opportunità intrinseca di grande occasione per sviluppare in tempi brevissimi un’esperienza spesso dalla scala mastodontica, progettisti da tutto il mondo. I Giochi Olimpici del 2008 alle porte stanno cambiando radicalmente l’architettura e la morfologia del Paese dove, con estrema facilità (e grande superficialità) vengono rasi al suolo interi isolati per darne in pasto i terreni edificabili a nuovi e lussuosi complessi di grattacieli in serie, destinati a una nuova classe elitaria che rappresenta meno del 5% della popolazione totale. In questo contesto dove la ricerca della novità dovrebbe rappresentare comunque uno dei motori della libera concorrenza, lo studio MAD, attraverso un processo che si propone di generare una molteplicità architettonica necessaria per nutrire le diverse identità di un contesto sociale in profonda trasformazione, indaga e cerca di sviluppare un proprio linguaggio architettonico in grado di fornire risposte e significati adeguati. Inevitabilmente, la scala della “nuova Pechino” richiede interventi che, per natura e proporzione, dovrebbero coinvolgere una molteplicità di discipline volte a confrontarsi sulle reali conseguenze delle scelte progettuali. Il giovane studio analizza quindi le diverse e possibili configurazioni spaziali e tipolgiche per riconfigurare lo spazio e generare una serie di azioni-reazioni determinate dai flussi di dialogo, scambio e adattamento al nuovo impianto architettonico in fase di sviluppo progettuale. Essendo scala e visibilità il leit-motif della rivoluzione architettonica della Repubblica Popolare Cinese, con un futuro ormai alle porte dalle proporzioni spropositate e a noi persino difficile da immaginare, lo studio MAD raccoglie, nonostante la sua giovane esperienza, la sfida della dimensione, forse anche grazie alla sicurezza dell’appartenenza culturale a un Paese tanto diverso e spesso difficile da comprendere. Il primo progetto da loro affrontato è stato infatti un concorso a inviti in due fasi per lo Science Center a Ghuanzhou (Ghangdong, Cina) nel quale lo studio MAD Ltd si è aggiudicato il 3° premio. L’area di progetto dalla dimensione ragguardevole di 453.900 metri quadrati accoglie, secondo la loro proposta, un volume imponente ma dinamico che rievoca l’andamento sinuoso di una doppia elica. La circolazione verticale è raccolta in quattro volumi che, uniti a una mega-struttura in grado di distribuire il carico su di essi, contribuiscono a liberare il resto del volume che si eleva sinuosamente quasi fosse una sorta di nuvola dalla gestualità elicoidale sospesa nel vuoto. Coerentemente al programma di progetto, lo Science Center, luogo per eccellenza dedicato al progresso tecnologico e alle sue scoperte, viene interpretato architettonicamente quale elemento di
cucitura e apertura nello sviluppo urbanistico della città, ponte tra il presente e il futuro di Ghuanzhou. Nonostante le elevate dimensioni, questo progetto sembra nascere quasi da un’assimilazione naturale del contesto, il parco e il fiume, dal quale prende vita il loro gesto architettonico, intessendo una stretta relazione con la natura del sito e attenuando in un costante dialogo tra pieni e vuoti i confini tra costruito e non costruito. La composizione volumetrica viene così alleggerita da una corte interna a cielo aperto sulla quale si snodano a diversi livelli i ponti di collegamento che completano il percorso tra diverse sale espositive, in un susseguirsi alternato su lati opposti ma sempre seguendo l’andamento della doppia spirale generatrice. Un segno senza dubbio innovativo che contribuisce, con il suo forte e raffinato impatto visivo, a evocare e rafforzare l’importanza della ricerca e del progresso condizionando così positivamente lo sviluppo urbano della città verso una nuova identità. Altro progetto significativo della poetica architettonica dello studio cinese è il Changsha Riverfront Cultural Park (Cina). Il progetto, con un programma che in un area di 300.000 metri quadrati annovera una music hall, una biblioteca, un museo, un albergo e un centro conferenze per un totale di 175.000 metri quadrati, si sviluppa su un plateau scolpito dal programma stesso e che costituisce con la sua modellazione plastica, l’elemento caratterizzante del progetto. Nella sua parte iniziale infatti si compone di due superfici sovrapposte l’una all’altra le quali, muovendosi verticalmente in aree ben determinate, vengono a delineare una serie di contenitori in risposta alle esigenze programmatiche. I volumi determinati da questa modellazione diventano nella loro parte inferiore elementi strutturali portanti di sostegno, mentre nella parte superiore, elementi di dialogo sia con la destinazione a landscape pubblico coincidente con la copertura della piastra stessa, sia con la città verso cui si instaura un immediato confronto. Inevitabile dunque l’elevazione a una ragguardevole altezza del plateau che contrappone un luogo di pace e di profondo respiro all’alta densità dello sviluppo della città verso il waterfront, quasi in risposta critica dunque alla mancanza di dialogo nello stato di fatto antecedente il progetto. Pur involontariamente sottolineando la parte più debole del progetto rappresentata dal ragguardevole spazio poco sfruttato sottostante il plateau, il Riverfront Cultural Park diventa inevitabilemente elemento catalizzatore dell’intera area e oltre a essere parte del suo sviluppo, è generatore di un nuovo sistema di relazioni che mette visibilmente in discussione il precedente. Una nuova configurazione per un intervento multi-funzionale a sfondo culturale che travalica il convenzionale e che cerca di rispondere adeguatamente alla necessità di dare primaria importanza a un’area isolata da una parte dalla città stessa e dall’altra dall’acqua e in cui lo studio MAD pone le basi del confronto critico che li spinge al limite della contrapposizione con lo sviluppo della Cina moderna, con il rischio auspicabile di metterne in luce limiti e contraddizioni e nella speranza quantomeno di arricchirlo qualitativamente. Ergian Alberg/Laura Aquili
MAD Architects Ltd
Nelle pagine precedenti, pianta del piano terra del progetto presentato da Mad Architects al concorso a inviti per il Guangdong Science Center a Ghuangzhou. Sopra, piante del livello superiore.
Sotto, rendering del complesso, che si sviluppa su un’area di 453.900 mq accoglie, secondo la loro proposta, un volume imponente ma dinamico che rievoca l’andamento sinuoso di una doppia elica.
La circolazione verticale è raccolta in quattro volumi che, uniti a una megastruttura in grado di distribuire il carico su di essi, contribuiscono a liberare il resto del volume che si eleva
sinuosamente quasi fosse una sorta di nuvola dalla gestualità elicoidale sospesa nel vuoto.
Previous pages, ground-floor plan of the project Mad Architects entered in
the invitational competition to design the Guangdong Science Center in Ghuangzhou. Above, plans of the top level. Below, rendering of the complex, which covers an area of
453,900 square metres to encompass a strikingly dynamic structure evoking the winding layout of a double helix. The vertical circulation is held in four structures which, joined by a mega-structure
sharing out the load between them, help free up the rest of the structure which winds upwards like some sort of spiralling cloud suspended in space.
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Credits Project: MAD Ltd: Yansong Ma, Yosuke Hayano Production Team: Zhang Fan, Zaho Zhao, Meng Ke, Tong Xiaowei Client: Changsha City Committee of Construction
I
n a country like China were most of the local architects are busy re-working projects delved up from the web, manipulating their proportions and scales and even contents and meanings, it is quite astounding to see the projects designed by the young firm MAD Architects, which are really exciting and intriguing. But Yansong and Yosuke Hayano, the names of the two founders of the firm, actually began their careers working with architecture firms in New York and London after graduating from top universities like Yale and the London Architectural Association, at the same time continuing their exploration into architecture which culminated in the founding of MAD Ltd. in Beijing in 2004. A pleasant new entry on the architectural scene in the People’s Republic of China, a nation whose economy is growing at close to 10% each year and where thirty times more building is going on than in the United States, work rates which are absolutely exhausting and quite inhuman by our own standards. Here the time allocated to the design process is reduced to a minimum, resulting in projects which often show the negative consequences of real theoretical shortcomings. In most cases the budget is very tight or too low for the scale of the projects, which often has negative repercussions in terms of quality. Nevertheless, the sheer size of the works in question attract architects from all over the world, keen to take advantage of the intrinsic opportunities in such great chances to gain very quick experience in working on giant scale projects. The forthcoming 2008 Olympics are radically changing the architectural landscape and morphology of a country, where entire blocks
Changsha Riverfront Cultural Park
are being razed to the ground with consummate ease (and superficiality), so that space can be made available for luxurious new complexes of mass-produced skyscrapers designed for a new elite class representing less than 5% of the overall population. In a context like this, in which research into innovation ought to be a driving force behind free competition, the MAD firm is experimenting with and developing its own architectural idiom capable of providing the right kind of meaningful solutions through a process aimed at generating all kinds of architecture nourishing the identity of a social context undergoing profound change. The sheer scale of “new Beijing” inevitably calls for projects whose nature and size involve a wide range of disciples striving to face up to the real consequences of design choices. This young firm is studying the various possible spatial-typological configurations for redesigning space and triggering off a series of actions-reactions caused by flows of interaction, exchange and adaptation to the newly emerging architectural layout. Since size and visibility are the leit-motifs of the People’s Republic of China’s architectural revolution, as the future is taking on proportions which are quite unthinkable for us, despite MAD’s lack of experience, the firm is taking up the challenge of size, thanks partly to the reassuring fact it shares the culture of a nation that is so very different and often hard to comprehend. The first project they tackled was an invitational competition in two stages to design a Science Center in Ghuanzhou (Ghuangdong, China), eventually being awarded 3rd prize. The sizeable project area, measuring 453,900 square metres, houses an imposing but dynamic structure in their project, which evokes the wind-
ing form of a double helix. The vertical circulation is contained in four structures, which, linked by a mega-structure sharing the load between them, helps free the rest of the construction which winds up almost as if it were a sort of elliptical-shaped cloud suspended in space. In line with the project brief, the Science Centre, the place most intensely devoted to technological progress and the discoveries it makes, is architecturally interpreted as a means of sewing together and, at the same time, opening up urban development, building a bridge between Ghuanzhou’s present and future. Despite its scale, this project seems to naturally assimilate its setting (the park and river), drawing architectural inspiration from it and weaving in tightly with the nature of the site by setting up constant interaction between solids and spaces and the boundaries between the built and non-built environments. The structural design is lightened up by an open-air inner courtyard, which the connecting bridges run off at the various levels to complete the pathway between the various exhibition rooms in an alternating sequence on opposite sides, but always following the spiralling path of the double helix. This is unquestionably an innovative sign, whose powerful yet elegant visual impact helps evoke and underline the importance of research and progress, thereby exerting a positive influence on the city’s urban development towards a new identity. Another important project demonstrating the Chinese firm’s architectural artistry is the Changsha Riverfront Cultural Park (China). The project, whose programme covering a site of 300,000 square metres incorporates a music hall, library, museum, hotel
and conference hall for total of 175,00 square metres, is built on a plateau sculpted out by the programme itself and whose sculptural forms make it the project’s most distinctive feature. The first part is composed of two overlapping surfaces, which mark a series of containers meeting programme needs as they move up vertically into clearly demarcated areas. The low part of the structures created by this shaping process act as bearing structural elements, while the top part interact with the public landscaping on the roof of the plateau itself and also the city which they confront directly. This means the plateau is inevitably extremely high, forming a peaceful and restful place in contrast with the densely built-up city down by the waterfront, almost as a critical response to the lack of interaction prior to the project. By involuntarily underlining the weak part of the project constituted by the amount of unexploited space beneath the plateau, the Riverfront Cultural Park inevitably catalyses the entire area and, as well as being part of its development, also generates a new system of relations visibly calling the old system into question. A new configuration for a multi-purpose culture-based enterprise which moves beyond convention and tries to meet the need to give primary importance to an area isolated by part of the city itself and by the river. MAD has laid the foundations for the critical confrontation which pushes them to the point of actually opposing the development of modern China, hopefully at the risk of spotlighting its limits and contradictions and, it is to be hoped, at least enhancing it qualitatively. Ergian Alberg/Laura Aquili
Il masterplan per il Lungofiume di Changsha, sul delta dello Xinhe, include una sala per concerti, una biblioteca, un museo, un albergo e un centro convegni. Il plateau è scolpito dal programma stesso e costituisce con la sua modellazione plastica, l’elemento caratterizzante del progetto. Nella sua parte iniziale si compone di due superfici sovrapposte l’una all’altra le quali, muovendosi verticalmente vengono a delineare una serie di contenitori in risposta alle esigenze programmatiche. I volumi determinati da questa modellazione diventano nella loro parte inferiore elementi strutturali portanti, mentre nella parte superiore, elementi di dialogo sia con la destinazione a landscape pubblico coincidente con la copertura della piastra stessa, sia con la città verso cui si instaura un immediato confronto.
The master plan for the Changsha riverfront on the Xinhe delta includes a concert hall, library, museum, hotel and convention centre. The plateau is sculpted by the programme itself and its sculptural shaping function form is the project’s most distinctive feature. Its initial section is composed of two overlapping surfaces marking a series of containers meeting programme needs as they move up vertically into clearly demarcated areas. The bottom part of the structures created by this shaping process act as bearing structural elements, while the top part interact with the public landscaping on the roof of the plateau itself and also the city itself, which they confront directly.
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Manuelle Gautrand
Unitario e leggibile
Renderig della futura Città Amministrativa che verrà realizzata entro la fine del 2007 nel nuovo polo terziario di Châteaucreux a Saint-Etienne (Rhône-Alpes). Già in lista una serie di
Future Business City Credits Project: Manuelle Gautrand Architectes Team Project: Miléna Wysoczynska (projet manager competition phase), Yves Tougard (project manager study phase), Sandrine Puech, Anna Szczeklik, Nicolas Didion Engineering: Khephren (structure), Arcora (facades), Casso (security) Client: Cogedim-Ric, JFP Participation
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U
n altro bel progetto si aggiunge al curriculum di Manuelle Gautrand, che a 45 anni ha già collezionato numerosi e apprezzati successi tra cui, solo per citare alcuni tra i più recenti, la nuova sede Citroën sugli Champs Elysées a Parigi e l’estensione del Museo d’arte moderna di Lille a Villeneuve d’Ascq. La Gautrand ha la capacità di passare da una tipologia all’altra, di inserirsi in contesti diversi e abbracciare le specificità dei singoli programmi con una flessibilità, una capacità di adattamento e immedesimazione abbastanza unici. Ha colto bene lo storico Paul Ardenne commentandone i lavori nella monografia di fresca pubblicazione (In folio/Ante Prima, 2005) quando sottolinea che nella sua architettura “non esiste né autonomia né normalizzazione…riparte ogni volta da zero poiché luoghi e programmi sono sempre diversi”. Il linguaggio della Gautrand è infatti calibrato su un giusto compromesso tra invenzione e funzio-
ne. Fedele a una coerenza di stile di matrice razionale, riesce a declinare racconti sempre diversi giocando sulle variazioni geometriche dettate dalla predilezione per la spontaneità e l’immediatezza della dinamica del gesto e la completa consapevolezza dei rapporti con gli elementi contestuali e di programma. La vediamo in questo lavoro impegnata a Saint-Etienne, uno dei principali centri della Regione Rhône-Alpes che sta vivendo un periodo di grande sviluppo urbanistico, concretizzatosi in seno al progetto Saint-Etienne 2020. Si tratta di un insieme di cantieri, dalla Città del design firmata da Finn Geipel, al nuova linea del tram fino al nuovo Zénith di Norman Foster e al quartiere degli affari di Châteaucreux, destinati a proiettare la città nel novero delle grandi metropoli a dimensione europea. E’ proprio a Châteaucreux, futuro polo terziario che accoglierà la sede mondiale della catena di ipermercati Casino, che Manuelle Gautrand vince il concorso per
importanti società che si stabiliranno nel nuovo complesso, dagli uffici dei Servizi delle imposte alla sede di Saint-Etienne Métropôle e all’Ufficio del Turismo.
Rendering of the future Business City planned to be built by the end of 2007 in the new Châteaucreux Services Centre in Saint-Etienne (RhôneAlpes). A number of firms are already lining up to set up
la costruzione della Città Amministrativa, un programma di 25.000 metri quadrati di uffici, un parcheggio sotterraneo di 400 posti e un ristorante d’impresa. L’insieme nasce e si struttura dall’idea di sviluppo, di processo, che un po’ come nel gioco del domino (e gli schemi iniziali ne lasciano trasparire il senso) sfrutta le possibilità compositive di un modulo elementare per costruire un sistema. L’orizzontalità è la dimensione privilegiata, il continuum il concetto sposato, sia per dare al progetto lo statuto di segnale unitario e leggibile, sia per dargli la flessibilità e i gradi di libertà necessari ad assorbire senza traumi le possibili future evoluzioni. La progettista “mette insieme” i vari pezzi del programma e disegna un grande insieme che si articola percorrendo la lunghezza del lotto. La dinamica che regola lo sviluppo della dimensione volumetrica si genera dalla scioltezza di un gesto che disegna nello spazio un susseguirsi ragionato di piegature e aperture, rag-
their premises in the new complex, such as the offices of the Tax Department, the headquarters of SaintEtienne Métropôle and the Tourist Board.
Manuelle Gautrand
giungendo il suolo attraverso un corpo basso e accessibile per poi risalire verso l’alto e dare forma ad ampi portali o aggetti proiettati al di sopra del suolo. Il ritmo di queste variazioni è sottolineato da trattamento previsto per le superfici che compongono questo continuum edificato. Quattro facce definiscono l’elemento base, tre risolte in modo identico, vetrate, argentate e trasparenti e una quarta di un colore giallo vivace, brillante e opaca delegata a rendere leggibile e immediata la logica delle piegature. A seconda che sia utilizzata nelle pareti verticali rivolte verso l’interno, o nelle parti orizzontali, la scelta di questo colore consente, alternato alla trasparenza delle superfici vetrate, di infondere una luminosità dorata a tutti gli spazi costruendo sull’incontro tra “l’argento e l’oro” un nuovo racconto nella storia del divenire dell’intero quartiere. Elena Cardani
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Modello e rendering del complesso che, concepito come un lungo continuum edificato, comprende 25.000 mq destinati a uffici, un parcheggio sotterraneo di 400 posti e un ristorante d’impresa. Progetto vincitore di un concorso, l’intervento è finanziato dai gruppi immobiliari Cogédim-Rice e JFP Participation con un investimento previsto di 35.000 milioni di euro.
Model and rendering of the complex which, designed like a long built continuum, encompasses 25,000 square metres of office space, a 400-space underground car park and a company canteen. The winning project in a competition, the enterprise is financed by the Cogédim-Rice and JFP Participation real estate agencies for an estimated investment of 35 million Euros.
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M
anuelle Gautrand, who, at the age of 25, has already collected a number of highly rated successes, including (just to mention some of the most recent) the Citroën headquarters on the Champs Elysées in Paris and the extension to the Lille Modern Art Gallery in Villeneuve d’Ascq, has added another fine project to her curriculum. Gautrand has no problem in shifting from one style of building to another, fitting into all kinds of contexts by embracing the specifications of particular briefs with a unique blend of flexibility and skill at adapting and identifying. Paul Ardenne sums it up nicely when commenting on her works in a recently published monograph (In folio/Ante Prima, 2005) emphasising that in her architecture “there is no autonomy, nor standardisation…..she always starts again from scratch, because the places and programmes are always different.” Gautrand’s
idiom is always a carefully gauged compromise between invention and function. Faithful to her own rationalist-based style, she manages to tell us a different architectural tale on every occasion, playing on geometric variations dictated by a love of spontaneity and immediacy of gesture and complete awareness of the relations holding between various aspects of both context and programme. Here she is working in Saint-Etienne, one of the biggest cities in the Rhône-Alpes Region, which is going through a period of great urban development embodied in the Saint-Etienne 2020 project. This is a series of building projects, ranging from the City of Design by Finn Geipel to the new tram line and new Zénith designed by Norman Foster and the Châteaucreux business district, all aimed at making it one of Europe’s big cities. Manuelle Gautrand won the competition to design the Business City in
Châteaucreux, a future services centre which will hold the world headquarters of the Casino chain of hypermarkets. This project features 25,000 square metres of offices, a 400-space underground car park and a corporate restaurant. The whole complex derives from and is structured around the idea of development and process, which rather like in a game of dominoes (as can be seen in the initial building diagrams) draws on the compositional possibilities of a simple modulus for constructing a system. The prevailing sense of horizontality draws on the idea of a continuum, both to make the project a unitary, legible design and to inject the flexibility and freedom required to smoothly incorporate possible future developments. The designer “puts together” the various pieces of the programme to design a large whole, which takes shape along the entire length of the lot. The dynamics controlling how the structure is developed are generated through the
looseness of a gesture designing a carefully gauged sequence of folds and apertures set in space, reaching the ground through a low and accessible construction before rising up to create wide openings or overhangs projecting above the ground. The pattern of these variations is underlined by the way the surfaces are treated to compose this built continuum. Four faces form the base element, three handled in exactly the same way (glazed, silver-coated and transparent) and a fourth, a bright, shiny and opaque yellow colour is designed to make the folds easier to read. Depending on whether it is used on the vertical walls facing inwards or the horizontal sections, the choice of this colour together with the transparency of the glass surfaces makes it possible to bathe all the spaces in golden light, building the new neighbourhood’s future around a combination of “silver and gold”. Elena Cardani
Manuelle Gautrand
Assonometria del concetto di sviluppo volumetrico e rendering sull’ingresso principale. La dinamica dell’insieme, ritmata dal gioco di piegature e aperture, è accentuata dal trattamento delle superfici, vetrate argentate e trasparenti su tre facce e giallo vivace, opaco e brillante, sulla quarta.
Axonometry of the structural design and rendering of the main entrance. The overall layout, enlivened by an interplay of folds and apertures, is accentuated by the way the surfaces are treated, silver-coated and transparent glass on three sides and bright, shiny, opaque yellow on the fourth side.
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Manuelle Gautrand
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Nella pagina a fianco, dal basso verso l’alto, piante del piano terreno e del settimo piano, e sezione longitudinale. In questa pagina, schema del concetto che ha guidato lo sviluppo dell’insieme. La composizione dei volumi è giocata sull’idea di piegature e aperture che determinano il susseguirsi dei corpi poggiati a livello terreno e di quelli che gravitano al di sopra del suolo, o in aggetto.
Opposite page, from the bottom up, plans of the ground floor and seventh floor, and longitudinal section. This page, diagram of the guiding concept behind the overall design. The structural composition plays on the idea of folds and apertures creating a sequence of constructions resting on the ground and others gravitating just above it or jutting out.
Manuelle Gautrand
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Seating Design
C’
è qualcosa di più significativo, nella storia umana, della sedia? Gli antropologi ci informano che la posizione eretta assunta dai nostri lontani antenati ha determinato la positura essenziale della seduta, il che significa che la sedia – in tutte le sue forme – ci accompagna fin dagli albori della nostra condizione umana. I reperti non mancano, e gli sgabelli rinvenuti nelle tombe egizie come quella di Tutankhamon (ma se ne conoscono di molto più antichi) dimostrano la durata di una struttura e di una forma rimaste sostanzialmente invariate nel tempo. Ciò nonostante, i mutamenti intervenuti nell’organizzazione delle componenti, dei materiali impiegati, degli ornamenti e delle funzioni d’uso di questo mobile (la cui gerarchia estetica e sociale trascorre dal trono imperiale o addirittura divino fino all’umile sgabello del mungitore), hanno segnato l’avvicendarsi delle epoche, dei gusti, dei comportamenti. Sedersi davanti a un re fu privilegio di pochi, ma l’offerta di sedersi resta il tratto più nobile dell’ospitalità. Non per nulla la sedia si è fin dall’inizio fissata, nella cultura umana, come immagine di stabilità, di quiete, di equilibrio fisico e interiore: nell’iconologia antica, il giudice, a cominciare da Zeus, era raffigurato sempre seduto, giacché solo quella posizione garantisce una perfetta obiettività. Che ne è allora della sedia contemporanea, moltiplicata nelle versioni della poltrona e del divano, ma rifluita nella categoria borghese dei “mobili per sostenere”, nella quale ha comunque assunto un ruolo propulsivo per l’industria e il mercato? Se finora la storia del design si è non di rado identificata con essa grazie ad alcuni progetti ormai paradigmatici, c’è da chiedersi quale sarà il futuro di un pezzo d’arredo di così lunga e persistente durata. A giudicare dalle ultime proposte, si può pensare che solo nuove tecnologie e nuovi materiali potranno essere all’origine di mutamenti significativi, che però sembrano tardare ad apparire. La dematerializzazione, la trasparenza, l’high-tech, il design caldo e quello radical, la gonfiabilità e la goffa plasticità del sacco hanno portato ciascuno il proprio contributo alla trasformazione (che significa adeguamento del disegno della cosa a un modello estetico e comportamentale più ampio), senza però lasciare tracce durevoli. In fondo, nelle ultime soluzioni siamo ancora davanti ad antichi schemi ergonomici, a materiali più o meno tradizionali (anche la “plastica” può ormai essere considerata tale), a soluzioni formali di dignitoso livello, ma non certo innovative. Perfino l’uso dell’ornamento come gioco, ironia, comunicazione, affettività, esercizio sottilmente calligrafico o dichiarata artisticità resta affidato a singoli episodi, incapaci di comporre una immagine complessiva coerente. Quantunque le proposte si affollino sull’orizzonte del design contemporaneo, ormai uscito dalle strettoie del disegno industriale per inseguire altre forme di razionalità e creatività, ciascuna di esse è riferibile a una norma di base che le riconduce tutte – o quasi – alla matrice della tradizione moderna. Nessuno, beninteso, vuol fare la parte del “laudator temporis acti ”. Il problema è semmai quello di guardare avanti, non tanto per capire come ci si siederà domani, ma per prefigurare un ambiente, un modello di esistenza, una cultura in cui la sedia potrà proporsi come continuità e, insieme, superamento, fino a farsi, segnale di una nuova storia alla quale essa sarà pronta a dare il suo umile e prezioso contributo. Maurizio Vitta 66 l’ARCA 213
A sinistra, King & Rosselli, Pipedo, 2003: Chaise longue con struttura portante in legno; un sistema di molle e poliuretano a densità variabile consente alla seduta di modellarsi con il peso del corpo; il rivestimento è in pelle e tessuto bicolore.
I
s there anything more important in the history of mankind than the chair? Anthropologists tell us that the erect position, which are very distant ancestors took up, created the vital posture for sitting, so the chair – in all its forms – has been with us from the very dawning of mankind. There is certainly no lack of relics, and stools found in Egyptian tombs like Tutankhamun’s (but there are plenty of even older ones) show that the basic structure and form have remained the same down the ages. Nevertheless, changes in the arrangement of its parts, the materials used, decoration and practical functions of this noble piece of furniture (whose socio-aesthetic hierarchy stretches from the imperial throne or even sofa to the humble milking stool) have marked the passage of time, tastes and behavioural patterns. Few had the privilege of sitting before the king, but being offered a seat is still the politest sign of hospitality. It is no coincidence that ever since the beginning of human culture the chair has been associated with stability, rest, and physical-interior balance: in ancient iconology, the judge (starting with Zeus) was always depicted sitting down, since that was the only position in which he could only be truly objective. So what has happened to the modern-day chair, rendered in the form of the armchair and sofa, but relegated to the bourgeois category of “support furniture”, in which, nonetheless, it has played a driving role in industry and the market? Bearing in mind that the history of design has often identified with it, thanks to some now paradigmatic projects, we cannot help wondering what future this ever-enduring piece of furniture will have. Judging by the latest designs, it might be assumed that only new materials and new technology might bring about significant changes, which however seem to be slow in the coming. De-materialisation, transparency, high-tech, hot and radical design, inflatability, and the odd sculptural form of the bag, have all contributed to change (which means the design of the object adapting to wider-reaching aesthetic-behavioural guidelines), without however leaving any enduring traces. In the end, the latest designs still feature old-fashioned ergonomic schemes, more or less conventional materials (even “plastic” may now be seen as such), and stylistic solutions of a respectable nature, but certainly not innovative. Even the use of ornamentation in an ironic, playful way as communication, affection, and an exercise in either subtly calligraphy or overtly artistry, is confined to just certain instances, failing to be create a coherent overall image. However many ideas may fill the horizons of modern-day design, now that it has broken free from the grips of industrial design to pursue other forms of rationality and creativity, each may be traced back to one underlying norm stitching them all (or almost all) together: the blueprint of the modern tradition. Of course, nobody wants to play the part of the “ laudator temporis acti”. The problem, if anything, is to look ahead, not so much to see how we will be seated in the future, but to envisage a setting, way of life, a culture in which the chair may create a sense of both continuity and progress, so that it might be (as it always has) the sign of a new period in history to which it will be ready to make its own humble and invaluable contribution.
Nella pagina a fianco, Elisa Ceci Neva-Sara Mezzetta, Thonet Tomorrow 3, 2005: un solo elemento autoportante in legno curvato genera un intero paesaggio di sgabelli, panche, piani d'appoggio passando con disinvoltura dagli spazi domestici ai luoghi pubblici. Il progetto valorizza la materia e il disegno essenziale dell'elemento base, leggibile anche nelle composizioni più articolate che l'utente può scegliere in modo autonomo, come in un gioco a incastro.
A destra, Jérémy Bataillou (design)L’Atelier du Béton/Michel Pagliosa (studi e realizzazione) www.atelierbeton.com, MAD, sedia in cemento Ductal©, di Lafarge, ad alte prestazioni, con 12 mm di spessore ai bordi e 65 Kg di peso si caratterizza per l’arditezza tecnica, che unisce leggerezza e confort all’applicazione di un materiale normalmente usato per per lavori pesanti, e per la sinuosa linea unica ne genera la forma.
Opposite page, Elisa Ceci Neva-Sara Mezzetta, Thonet Tomorrow 3, 2005: one single curved wooden self-supporting element generates an entire landscape of stools, benches, tops, ranging indifferently from the home environment to public places. The project enhances the material and simple design of the base element, which can also be read in the more elaborate compositions which the user is free to choose, as if it were some sort of interlocking puzzle. Right, Jérémy Bataillou
(design)-L’Atelier du Béton/Michel Pagliosa (studies and construction) www.atelierbeton.com, MAD, the Ductal©, by Lafarge high-performance concrete chair, 12 mm thick at the edges and 65 kg in weight, stands out for its technical wizardry combining lightness and comfort with the use of a material normally used for heavy jobs, and also for the unique sinuous line generating its form.
Left, King & Rosselli, Pipedo, 2003: Chaise longue with wooden structure; a combination of springs and polyurethane makes the seat mould into the weight of the body; leather or fabric upholstery in two colours.
Curvilineowww.curvilineo.com, a sinistra, Tubero, poltroncina in acciaio inox o acciaio comune, le finiture possono essere lucido, sabbiato, scartavetrato, 50x50x82 cm; a destra, Sedialunga, chaise long in acciaio inox e feltro cardato a mano con finitura satinata, 140x53x70 cm. Curvilineowww.curvilineo.com, left, Tubero, stainless steel or ordinary steel armchair, shiny, sanded or sandpapered finish, 50x50x82 cm; right, Sedialunga, stainless steel and hand-carded felt chaise longue with satin with satinized finish, 140x53x70 cm.
213 l’ARCA 67
Paolo Favaretto (www.favarettoandpartn ers.com) per Gruppo Sintesi (www.sintesi2.it), Venezia, sedia in polipropilene rinforzato con fibra di vetro stampata, in un unico pezzo, a iniezione più aermoulding di seconda generazione; oltre che elemento estetico caratterizzante, il prolungamento delle gambe posteriori che
avanzano leggermente in avanti e contengono lo schienale, costituisce una sorta di bracciolo che favorisce un appoggio confortevole, esaltato anche dalla particolare conformazione anatomica della seduta. Paolo Favaretto (www.favarettoandpartn ers.com) for Sintesi team (www.sintesi2.it), Venezia, polypropylene
chiar strengthened with fibre glass, moulded into one unit, injected with second-generation aermoulding; in addition to being a distinctive feature, the extension to the rear legs which have been shifted slightly forward and now hold the back, forms a sort of arm to make it more comfortable, further enhanced by its special anatomical shape.
Sotto, Alessandro Casotti-Francesca Imperiali, Thonet Tomorrow 1: sedia dalla forma organica che diventa facilmente sistema per lobby, waiting areas per le grandi superfici; la seduta in faggio curvato
è scomposta in tre moduli separati – piano, schienale e poggiabraccio – da assemblare secondo infinite combinazioni. Forme morbide sono modellate per offrire la libertà di sedersi assumendo diverse
curved beech-wood chair is divided into three separate parts – seat, Below, Alessandro back and arm rest – Casotti-Francesca which can be combined Imperiali, Thonet together in endless Tomorrow 1: organicdifferent ways. Soft shaped chair easily forms shaped so that adaptable for lobbies and you can sit comfortably large waiting areas; the in all kinds of positions.
Dodo Arslan (www.arslan.it), Low Res Metal Skin One Off, divano in maglia metallica 168x90x60 cm, 2003; nella versione in schiuma poliuretanica e rivestimenti in tessuti o pelli è stata presentata da Sphaus (www.sphaus.com), azienda nata nel 1999 come studio di architettura e design e marchio di una collezione di componenti autoprodotti in serie limitata e trasformatasi nel 2003 in azienda di produzione.
Dodo Arslan (www.arslan.it), Low Res Metal Skin One Off, metal framed sofa 168x90x60 cm, 2003; presented in a polyurethane foam version with fabric or leather coverings by Sphaus (www.sphaus.com), a company set up in 1999 as an architectural-design firm and trademark for a collection of self-manufactured products in limited numbers and later converted into a manufacturing firm in 2003.
Dodo Arslan per Sphaus, Apple (Young&Design 2005, II Prize) 92,5x90,5x49 cm , 2004, poltrona con struttura in schiuma poliuretanica rinforzata da un telaio in acciaio con rivestimenti disponibili in tessuti e pelli; grazie a un sistema a cerniera si può chiudere abbracciando il corpo e può oscillare come un dondolo.
Dodo Arslan for Sphaus, Apple (Young&Design 2005, II Prize) 92,5x90,5x49 cm , 2004, armchair with polyurethane foam structure reinforced with a tubular steel frame, it is available in fabrics and leathers; thanks to a special hinge structure, it gently closes when prompted by a person’s body and moves back and forth like a swing.
posizioni in assoluto comfort.
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Mother, 40x50x76 cm, 2004, sedia in MDF e alluminio estruso, laccato e verniciato nei medesimi colori RAL così da ottenere uniformità e continuità tra i materiali. Filippo Dell’Orto for Sphaus, Mother, 40x50x76 cm, 2004, chair made of a combination of MDF and extruded aluminium, lacquered and coated in the same RAL colours so as to obtain consistency and continuity between the two materials.
68 l’ARCA 213
213 l’ARCA 69
King & Rosselli per Sphaus, Punch, 220x70x 75 cm, 2003, chaise longue con struttura in MDF laccato, cuscini in poliuretano sagomato, rivestiti in tessuto o pelle.
Francesco Mancini, Cubik, divano, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it). Francesco Mancini, Cubik, sofa, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
King & Rosselli per Sphaus, Punch, 220x70x 75 cm, 2003, chaise longue with structure in MDF with mat lacquer finishing, polyurethane cushions upholstered in fabric or leather.
Karim Rashid, Concept, divano, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it). Karim Rashid, Concept, sofa, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
Biagio Cisotti e Sandra Laube, Divano, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it). Biagio Cisotti and Sandra Laube, Sofa, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
Barbara Goltermann per Sphaus, Flirtsones, 218x135x73 cm, 148x126x73 cm, 125x68x33 cm, 2004, sistema di sedute irregolare con divano, poltrona e pouf componibili; la struttura è in schiuma poliuretanica rinforzata da telaio tubolare.
Paolo Toto/Sentisensi Design for everyone (www.sentisensi.it), Victoria, 2005, chaise longue progettata come arredo per esterni (bordo vasca delle piscine, giardini privati e hotel, lidi marini) è realizzata in vetroresina, o in polietilene, resiste agli agenti atmosferici, è impilabile (peso 12/15 Kg).
Barbara Goltermann for Sphaus, Flirtsones, 218x135x73 cm, 148x126x73 cm, 125x68x33 cm, 2004, asymmetrical seating system with combinable sofa, armchair and pouf; the structure is made of polyurethane foam reinforced with a tubular frame.
Paolo Toto/Sentisensi Design for everyone (www.sentisensi.it), Victoria, 2005, chaise longue designed as outdoor furnishing (edge of swimming pool, private gardens and hotels, bathing beaches) and made of vetro-resin or polyurethane, resistant to atmospheric agents, can be stacked (weight 12/15 kg).
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Eero, 100x79,5x24,5 cm, 2003, seduta oscillante in schiuma poliuretanica rinforzata con tubolare di acciaio, rivestimento in tessuto o pelle. Filippo Dell’Orto per Sphaus, Eero, 100x79,5x24,5 cm, 2003, swinging seat made of polyurethane foam reinforced by a steel tubular frame, upholstery in fabric or leather.
70 l’ARCA 213
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Soft Pill, 120x100x50 cm, 2003, seduta in poliuretano rigido con verniciatura lucida.
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Soft Pill, 120x100x50 cm, 2003, seat in polyurethane with shimmering coated surface.
213 l’ARCA 71
Olivier ChabaudLaurent Lévêque/Studio Màss per Edition Compagnie (www.editioncompagni e.fr), Banc dentelle, panca per arredo urbano in cemento
Ductal©, di Lafarge, ad alte prestazioni, 66x65x80 cm, 2005. Olivier ChabaudLaurent Lévêque/Studio Màss for Edition Compagnie
Nigel Coates, G-Love, armchair, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
Cinzia Ruggeri, Pouf, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it).
Cinzia Ruggeri, Pouf, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designd for Contempo (www.contempo.it).
(www.editioncompagni e.fr), Banc dentelle, urban furbishing bench made of Ductal©, by Lafarge, highperformance concrete, 66x65x80 cm, 2005.
Patrizia Pozzi e Angelo Jelmini per Serralunga, Nautilus, panca dalle solide ramificazioni coralline presentata da Patrizia Pozzi &
72 l’ARCA 213
Nigel Coates, G-Love, poltrona, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it).
Partners (www.patriziapozzi.it)/S tudio Aaahhhaaa (www.aaahhhaaa.it), alla mostra “Giardino Marino” (Milano, Corso Venezia 23, 4/4-9/4 2006).
Patrizia Pozzi and Angelo Jelmini for Serralunga, Nautilus, bench with solid coralline ramifications presented by Patrizia Pozzi & Partners (www.patriziapozzi.it)/S tudio Aaahhhaaa (www.aaahhhaaa.it) at the “Giardino Marino” exhibition (Milan, Corso Venezia 23, 4/4-9/4 2006).
Antonio Citterio per B&B (bebitalia.it), Arne, 252/257/261x130x68 cm, 2005, sistema di sedute ad andamento curvilineo disponibili con uno, due o senza braccioli.
Antonio Citterio for B&B (bebitalia.it), Arne, 252/257/261x130x68 cm, 2005, system of curved chairs available with one, two or no arms.
Toshiyuki Kita per Stokke (www.stokke.com), Tok, 75x73x104, cm, 2005, poltrona, reclinabile in tre diverse posizioni, tramite sistema brevettato a doppia molla, e ruotabile 360° realizzata con tre gusci di legno laminato rivestiti in pelle o tessuto.
Toshiyuki Kita per Stokke (www.stokke.com), Tok, 75x73x104, cm, 2005, armchair, reclining in three different positions thank to a patented double spring system, with 360° rotation, it is made of three laminated wood shells upholstered with soft textile or leather.
Toshiyuki Kita (www.toshiyukikita.com) per Kokuyo Europe (www.kokuyo.de), Gingko, seduta da ufficio, 2005. Toshiyuki Kita (www.toshiyukikita.com) for Kokuyo Europe (www.kokuyo.de), Gingko, office chair, 2005.
213 l’ARCA 73
Seating Design
C’
è qualcosa di più significativo, nella storia umana, della sedia? Gli antropologi ci informano che la posizione eretta assunta dai nostri lontani antenati ha determinato la positura essenziale della seduta, il che significa che la sedia – in tutte le sue forme – ci accompagna fin dagli albori della nostra condizione umana. I reperti non mancano, e gli sgabelli rinvenuti nelle tombe egizie come quella di Tutankhamon (ma se ne conoscono di molto più antichi) dimostrano la durata di una struttura e di una forma rimaste sostanzialmente invariate nel tempo. Ciò nonostante, i mutamenti intervenuti nell’organizzazione delle componenti, dei materiali impiegati, degli ornamenti e delle funzioni d’uso di questo mobile (la cui gerarchia estetica e sociale trascorre dal trono imperiale o addirittura divino fino all’umile sgabello del mungitore), hanno segnato l’avvicendarsi delle epoche, dei gusti, dei comportamenti. Sedersi davanti a un re fu privilegio di pochi, ma l’offerta di sedersi resta il tratto più nobile dell’ospitalità. Non per nulla la sedia si è fin dall’inizio fissata, nella cultura umana, come immagine di stabilità, di quiete, di equilibrio fisico e interiore: nell’iconologia antica, il giudice, a cominciare da Zeus, era raffigurato sempre seduto, giacché solo quella posizione garantisce una perfetta obiettività. Che ne è allora della sedia contemporanea, moltiplicata nelle versioni della poltrona e del divano, ma rifluita nella categoria borghese dei “mobili per sostenere”, nella quale ha comunque assunto un ruolo propulsivo per l’industria e il mercato? Se finora la storia del design si è non di rado identificata con essa grazie ad alcuni progetti ormai paradigmatici, c’è da chiedersi quale sarà il futuro di un pezzo d’arredo di così lunga e persistente durata. A giudicare dalle ultime proposte, si può pensare che solo nuove tecnologie e nuovi materiali potranno essere all’origine di mutamenti significativi, che però sembrano tardare ad apparire. La dematerializzazione, la trasparenza, l’high-tech, il design caldo e quello radical, la gonfiabilità e la goffa plasticità del sacco hanno portato ciascuno il proprio contributo alla trasformazione (che significa adeguamento del disegno della cosa a un modello estetico e comportamentale più ampio), senza però lasciare tracce durevoli. In fondo, nelle ultime soluzioni siamo ancora davanti ad antichi schemi ergonomici, a materiali più o meno tradizionali (anche la “plastica” può ormai essere considerata tale), a soluzioni formali di dignitoso livello, ma non certo innovative. Perfino l’uso dell’ornamento come gioco, ironia, comunicazione, affettività, esercizio sottilmente calligrafico o dichiarata artisticità resta affidato a singoli episodi, incapaci di comporre una immagine complessiva coerente. Quantunque le proposte si affollino sull’orizzonte del design contemporaneo, ormai uscito dalle strettoie del disegno industriale per inseguire altre forme di razionalità e creatività, ciascuna di esse è riferibile a una norma di base che le riconduce tutte – o quasi – alla matrice della tradizione moderna. Nessuno, beninteso, vuol fare la parte del “laudator temporis acti ”. Il problema è semmai quello di guardare avanti, non tanto per capire come ci si siederà domani, ma per prefigurare un ambiente, un modello di esistenza, una cultura in cui la sedia potrà proporsi come continuità e, insieme, superamento, fino a farsi, segnale di una nuova storia alla quale essa sarà pronta a dare il suo umile e prezioso contributo. Maurizio Vitta 66 l’ARCA 213
A sinistra, King & Rosselli, Pipedo, 2003: Chaise longue con struttura portante in legno; un sistema di molle e poliuretano a densità variabile consente alla seduta di modellarsi con il peso del corpo; il rivestimento è in pelle e tessuto bicolore.
I
s there anything more important in the history of mankind than the chair? Anthropologists tell us that the erect position, which are very distant ancestors took up, created the vital posture for sitting, so the chair – in all its forms – has been with us from the very dawning of mankind. There is certainly no lack of relics, and stools found in Egyptian tombs like Tutankhamun’s (but there are plenty of even older ones) show that the basic structure and form have remained the same down the ages. Nevertheless, changes in the arrangement of its parts, the materials used, decoration and practical functions of this noble piece of furniture (whose socio-aesthetic hierarchy stretches from the imperial throne or even sofa to the humble milking stool) have marked the passage of time, tastes and behavioural patterns. Few had the privilege of sitting before the king, but being offered a seat is still the politest sign of hospitality. It is no coincidence that ever since the beginning of human culture the chair has been associated with stability, rest, and physical-interior balance: in ancient iconology, the judge (starting with Zeus) was always depicted sitting down, since that was the only position in which he could only be truly objective. So what has happened to the modern-day chair, rendered in the form of the armchair and sofa, but relegated to the bourgeois category of “support furniture”, in which, nonetheless, it has played a driving role in industry and the market? Bearing in mind that the history of design has often identified with it, thanks to some now paradigmatic projects, we cannot help wondering what future this ever-enduring piece of furniture will have. Judging by the latest designs, it might be assumed that only new materials and new technology might bring about significant changes, which however seem to be slow in the coming. De-materialisation, transparency, high-tech, hot and radical design, inflatability, and the odd sculptural form of the bag, have all contributed to change (which means the design of the object adapting to wider-reaching aesthetic-behavioural guidelines), without however leaving any enduring traces. In the end, the latest designs still feature old-fashioned ergonomic schemes, more or less conventional materials (even “plastic” may now be seen as such), and stylistic solutions of a respectable nature, but certainly not innovative. Even the use of ornamentation in an ironic, playful way as communication, affection, and an exercise in either subtly calligraphy or overtly artistry, is confined to just certain instances, failing to be create a coherent overall image. However many ideas may fill the horizons of modern-day design, now that it has broken free from the grips of industrial design to pursue other forms of rationality and creativity, each may be traced back to one underlying norm stitching them all (or almost all) together: the blueprint of the modern tradition. Of course, nobody wants to play the part of the “ laudator temporis acti”. The problem, if anything, is to look ahead, not so much to see how we will be seated in the future, but to envisage a setting, way of life, a culture in which the chair may create a sense of both continuity and progress, so that it might be (as it always has) the sign of a new period in history to which it will be ready to make its own humble and invaluable contribution.
Nella pagina a fianco, Elisa Ceci Neva-Sara Mezzetta, Thonet Tomorrow 3, 2005: un solo elemento autoportante in legno curvato genera un intero paesaggio di sgabelli, panche, piani d'appoggio passando con disinvoltura dagli spazi domestici ai luoghi pubblici. Il progetto valorizza la materia e il disegno essenziale dell'elemento base, leggibile anche nelle composizioni più articolate che l'utente può scegliere in modo autonomo, come in un gioco a incastro.
A destra, Jérémy Bataillou (design)L’Atelier du Béton/Michel Pagliosa (studi e realizzazione) www.atelierbeton.com, MAD, sedia in cemento Ductal©, di Lafarge, ad alte prestazioni, con 12 mm di spessore ai bordi e 65 Kg di peso si caratterizza per l’arditezza tecnica, che unisce leggerezza e confort all’applicazione di un materiale normalmente usato per per lavori pesanti, e per la sinuosa linea unica ne genera la forma.
Opposite page, Elisa Ceci Neva-Sara Mezzetta, Thonet Tomorrow 3, 2005: one single curved wooden self-supporting element generates an entire landscape of stools, benches, tops, ranging indifferently from the home environment to public places. The project enhances the material and simple design of the base element, which can also be read in the more elaborate compositions which the user is free to choose, as if it were some sort of interlocking puzzle. Right, Jérémy Bataillou
(design)-L’Atelier du Béton/Michel Pagliosa (studies and construction) www.atelierbeton.com, MAD, the Ductal©, by Lafarge high-performance concrete chair, 12 mm thick at the edges and 65 kg in weight, stands out for its technical wizardry combining lightness and comfort with the use of a material normally used for heavy jobs, and also for the unique sinuous line generating its form.
Left, King & Rosselli, Pipedo, 2003: Chaise longue with wooden structure; a combination of springs and polyurethane makes the seat mould into the weight of the body; leather or fabric upholstery in two colours.
Curvilineowww.curvilineo.com, a sinistra, Tubero, poltroncina in acciaio inox o acciaio comune, le finiture possono essere lucido, sabbiato, scartavetrato, 50x50x82 cm; a destra, Sedialunga, chaise long in acciaio inox e feltro cardato a mano con finitura satinata, 140x53x70 cm. Curvilineowww.curvilineo.com, left, Tubero, stainless steel or ordinary steel armchair, shiny, sanded or sandpapered finish, 50x50x82 cm; right, Sedialunga, stainless steel and hand-carded felt chaise longue with satin with satinized finish, 140x53x70 cm.
213 l’ARCA 67
Paolo Favaretto (www.favarettoandpartn ers.com) per Gruppo Sintesi (www.sintesi2.it), Venezia, sedia in polipropilene rinforzato con fibra di vetro stampata, in un unico pezzo, a iniezione più aermoulding di seconda generazione; oltre che elemento estetico caratterizzante, il prolungamento delle gambe posteriori che
avanzano leggermente in avanti e contengono lo schienale, costituisce una sorta di bracciolo che favorisce un appoggio confortevole, esaltato anche dalla particolare conformazione anatomica della seduta. Paolo Favaretto (www.favarettoandpartn ers.com) for Sintesi team (www.sintesi2.it), Venezia, polypropylene
chiar strengthened with fibre glass, moulded into one unit, injected with second-generation aermoulding; in addition to being a distinctive feature, the extension to the rear legs which have been shifted slightly forward and now hold the back, forms a sort of arm to make it more comfortable, further enhanced by its special anatomical shape.
Sotto, Alessandro Casotti-Francesca Imperiali, Thonet Tomorrow 1: sedia dalla forma organica che diventa facilmente sistema per lobby, waiting areas per le grandi superfici; la seduta in faggio curvato
è scomposta in tre moduli separati – piano, schienale e poggiabraccio – da assemblare secondo infinite combinazioni. Forme morbide sono modellate per offrire la libertà di sedersi assumendo diverse
curved beech-wood chair is divided into three separate parts – seat, Below, Alessandro back and arm rest – Casotti-Francesca which can be combined Imperiali, Thonet together in endless Tomorrow 1: organicdifferent ways. Soft shaped chair easily forms shaped so that adaptable for lobbies and you can sit comfortably large waiting areas; the in all kinds of positions.
Dodo Arslan (www.arslan.it), Low Res Metal Skin One Off, divano in maglia metallica 168x90x60 cm, 2003; nella versione in schiuma poliuretanica e rivestimenti in tessuti o pelli è stata presentata da Sphaus (www.sphaus.com), azienda nata nel 1999 come studio di architettura e design e marchio di una collezione di componenti autoprodotti in serie limitata e trasformatasi nel 2003 in azienda di produzione.
Dodo Arslan (www.arslan.it), Low Res Metal Skin One Off, metal framed sofa 168x90x60 cm, 2003; presented in a polyurethane foam version with fabric or leather coverings by Sphaus (www.sphaus.com), a company set up in 1999 as an architectural-design firm and trademark for a collection of self-manufactured products in limited numbers and later converted into a manufacturing firm in 2003.
Dodo Arslan per Sphaus, Apple (Young&Design 2005, II Prize) 92,5x90,5x49 cm , 2004, poltrona con struttura in schiuma poliuretanica rinforzata da un telaio in acciaio con rivestimenti disponibili in tessuti e pelli; grazie a un sistema a cerniera si può chiudere abbracciando il corpo e può oscillare come un dondolo.
Dodo Arslan for Sphaus, Apple (Young&Design 2005, II Prize) 92,5x90,5x49 cm , 2004, armchair with polyurethane foam structure reinforced with a tubular steel frame, it is available in fabrics and leathers; thanks to a special hinge structure, it gently closes when prompted by a person’s body and moves back and forth like a swing.
posizioni in assoluto comfort.
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Mother, 40x50x76 cm, 2004, sedia in MDF e alluminio estruso, laccato e verniciato nei medesimi colori RAL così da ottenere uniformità e continuità tra i materiali. Filippo Dell’Orto for Sphaus, Mother, 40x50x76 cm, 2004, chair made of a combination of MDF and extruded aluminium, lacquered and coated in the same RAL colours so as to obtain consistency and continuity between the two materials.
68 l’ARCA 213
213 l’ARCA 69
King & Rosselli per Sphaus, Punch, 220x70x 75 cm, 2003, chaise longue con struttura in MDF laccato, cuscini in poliuretano sagomato, rivestiti in tessuto o pelle.
Francesco Mancini, Cubik, divano, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it). Francesco Mancini, Cubik, sofa, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
King & Rosselli per Sphaus, Punch, 220x70x 75 cm, 2003, chaise longue with structure in MDF with mat lacquer finishing, polyurethane cushions upholstered in fabric or leather.
Karim Rashid, Concept, divano, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it). Karim Rashid, Concept, sofa, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
Biagio Cisotti e Sandra Laube, Divano, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it). Biagio Cisotti and Sandra Laube, Sofa, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
Barbara Goltermann per Sphaus, Flirtsones, 218x135x73 cm, 148x126x73 cm, 125x68x33 cm, 2004, sistema di sedute irregolare con divano, poltrona e pouf componibili; la struttura è in schiuma poliuretanica rinforzata da telaio tubolare.
Paolo Toto/Sentisensi Design for everyone (www.sentisensi.it), Victoria, 2005, chaise longue progettata come arredo per esterni (bordo vasca delle piscine, giardini privati e hotel, lidi marini) è realizzata in vetroresina, o in polietilene, resiste agli agenti atmosferici, è impilabile (peso 12/15 Kg).
Barbara Goltermann for Sphaus, Flirtsones, 218x135x73 cm, 148x126x73 cm, 125x68x33 cm, 2004, asymmetrical seating system with combinable sofa, armchair and pouf; the structure is made of polyurethane foam reinforced with a tubular frame.
Paolo Toto/Sentisensi Design for everyone (www.sentisensi.it), Victoria, 2005, chaise longue designed as outdoor furnishing (edge of swimming pool, private gardens and hotels, bathing beaches) and made of vetro-resin or polyurethane, resistant to atmospheric agents, can be stacked (weight 12/15 kg).
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Eero, 100x79,5x24,5 cm, 2003, seduta oscillante in schiuma poliuretanica rinforzata con tubolare di acciaio, rivestimento in tessuto o pelle. Filippo Dell’Orto per Sphaus, Eero, 100x79,5x24,5 cm, 2003, swinging seat made of polyurethane foam reinforced by a steel tubular frame, upholstery in fabric or leather.
70 l’ARCA 213
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Soft Pill, 120x100x50 cm, 2003, seduta in poliuretano rigido con verniciatura lucida.
Filippo Dell’Orto per Sphaus, Soft Pill, 120x100x50 cm, 2003, seat in polyurethane with shimmering coated surface.
213 l’ARCA 71
Olivier ChabaudLaurent Lévêque/Studio Màss per Edition Compagnie (www.editioncompagni e.fr), Banc dentelle, panca per arredo urbano in cemento
Ductal©, di Lafarge, ad alte prestazioni, 66x65x80 cm, 2005. Olivier ChabaudLaurent Lévêque/Studio Màss for Edition Compagnie
Nigel Coates, G-Love, armchair, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designed for Contempo (www.contempo.it).
Cinzia Ruggeri, Pouf, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it).
Cinzia Ruggeri, Pouf, 2006, “Mediterranea: a new relax” Collection, art director Francesco Mancini, designd for Contempo (www.contempo.it).
(www.editioncompagni e.fr), Banc dentelle, urban furbishing bench made of Ductal©, by Lafarge, highperformance concrete, 66x65x80 cm, 2005.
Patrizia Pozzi e Angelo Jelmini per Serralunga, Nautilus, panca dalle solide ramificazioni coralline presentata da Patrizia Pozzi &
72 l’ARCA 213
Nigel Coates, G-Love, poltrona, 2006, Collezione “Mediterranea: a new relax”, direzione artistica di Francesco Mancini, per Contempo (www.contempo.it).
Partners (www.patriziapozzi.it)/S tudio Aaahhhaaa (www.aaahhhaaa.it), alla mostra “Giardino Marino” (Milano, Corso Venezia 23, 4/4-9/4 2006).
Patrizia Pozzi and Angelo Jelmini for Serralunga, Nautilus, bench with solid coralline ramifications presented by Patrizia Pozzi & Partners (www.patriziapozzi.it)/S tudio Aaahhhaaa (www.aaahhhaaa.it) at the “Giardino Marino” exhibition (Milan, Corso Venezia 23, 4/4-9/4 2006).
Antonio Citterio per B&B (bebitalia.it), Arne, 252/257/261x130x68 cm, 2005, sistema di sedute ad andamento curvilineo disponibili con uno, due o senza braccioli.
Antonio Citterio for B&B (bebitalia.it), Arne, 252/257/261x130x68 cm, 2005, system of curved chairs available with one, two or no arms.
Toshiyuki Kita per Stokke (www.stokke.com), Tok, 75x73x104, cm, 2005, poltrona, reclinabile in tre diverse posizioni, tramite sistema brevettato a doppia molla, e ruotabile 360° realizzata con tre gusci di legno laminato rivestiti in pelle o tessuto.
Toshiyuki Kita per Stokke (www.stokke.com), Tok, 75x73x104, cm, 2005, armchair, reclining in three different positions thank to a patented double spring system, with 360° rotation, it is made of three laminated wood shells upholstered with soft textile or leather.
Toshiyuki Kita (www.toshiyukikita.com) per Kokuyo Europe (www.kokuyo.de), Gingko, seduta da ufficio, 2005. Toshiyuki Kita (www.toshiyukikita.com) for Kokuyo Europe (www.kokuyo.de), Gingko, office chair, 2005.
213 l’ARCA 73
Daniel Buren & Patrick Bouchain Snowbeams
Paola Pivi & Cliostraat Trees are embedded into snow. A snow-shell four metres high enclosed a group of fir trees. Entering the shell and walking through the spaces people experiment different ways of relation – connection- with nature, now intimate and almost physic, now shared and less personal, sometimes denied and only contemplative. Everything is decorated with colored stripes of fur. Paola Pivi & Cliostraat
Jeffrey Debany (courtesy Fung Collaboratives)
Gli alberi affondano nella neve. Una struttura di neve alta quattro metri include un gruppo di alberi di abete. Entrando nella struttura e attraversandola le persone sperimentano diversi modi di relazione con la natura, la connessione ora intima e quasi fisica, ora divisa e meno personale, altre volte negata e solamente contemplativa. Ogni cosa è decorata con strisce colorate di pelliccia. Paola Pivi & Cliostraat
Tutti di ghiaccio
The Snow Show, Sestriere
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i costruzioni sul ghiaccio sono generosi i circoli polari, ma certo non l’Italia. Dovevano arrivare le Olimpiadi perché pure le nostre latitudini, ancorché alpine, si lasciassero affascinare dalla bellezza traslucida dell’arte glaciale. A Sestriere è visibile, fino a esaurimento della materia prima, lo “Snow Show” realizzato da Lance Fung con le opere di sei “strane coppie”. Ogni coppia è formata da un artista e da un architetto: Daniel Buren & Patrick Bouchain, Carsten Höller & Williams & Tsien, Paola Pivi & Cliostraat, Jaume Plensa & Norman Foster, Yoko Ono & Arata Isozaki, Kiki Smith & Lebbeus Woods. La prima edizione della mostra si era svolta nel 2004 in Finlandia: a Kemi e Rovaniemi, sotto la fredda luce della pianura lappone. Lance Fung è californiano di San Francisco, la famiglia ha origini cinesi, si è laureato alla School of Visual Arts di New York dove poi, incoraggiato dal videoartista Nam June Paik, ha aperto un suo spazio, la Lance Fung Gallery. Oggi si divide tra Londra, New York e, adesso, Torino e l’alta Valsusa. “Sestriere è diversa dalla Finlandia per topografia e clima – dice – perciò gli artisti, più che il ghiaccio, hanno usato acqua e neve. Le opere non possono avere le dimensioni monumentali della Lapponia. In compenso abbiamo ampliato l’estensione della performance”. Perché di questo si tratta, e Fung ne è profondamente convinto: lo “Snow Show” non è tanto e soltanto un’esibizione di opere originali. E’ anche e soprattutto
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una performance che coinvolge profondamente il visitatore. Perché questa unione tra artisti e architetti? Fung si dice convinto che le due categorie siano assai contigue, e che tra loro non esistano grandi differenze: “Appartengono tutti alla grande famiglia dei creativi: inventano, elaborano, scolpiscono, usano i materiali più diversi, in questo caso effimeri. Considero questo tra architetti e artisti come un matrimonio: funziona quando c’è una base comune sulla quale ognuno mantiene la propria individualità, fondendola con quella dell’altro. E’ divertente. E il ghiaccio, la neve, sono materiali adattissimi a consumare questo matrimonio: esaltano idee e tecnica. Una bella scommessa per tutti”. Solo che poi si scioglie. “E questa non è una scommessa? Realizzare un’opera d’arte nella consapevolezza che non durerà. E’ un cambio di prospettiva molto interessante”. Si vede che Fung è affezionatissimo a questo progetto, ormai iterato se non iterante: “Mentre lo sto realizzando, amo ogni mio progetto più degli altri”. Che si vede dunque a Sestriere, fino a scioglimento dei nevai? Carsten Höller con Williams & Tsien hanno concepito tre tunnel da cui affrontare un’unica discesa, mentre Yoko Ono e Arata Isozaki hanno realizzato una struttura essenziale a forma cilindrica che circoscrive un labirinto. Gli americani Kiki Smith e Lebbeus Woodds propongono tracce illuminate, i francesi Daniel Buren e Patrick Bouchain hanno collocato sul terreno una lunga sequenza di gradi-
ni a listelli. Lo spagnolo Jaume Plensa e il britannico Norman Foster hanno pensato a un ideale congiungimento tra Londra, Barcellona e Sestriere, unendo in un unico cerchio le coordinate geografiche dei tre luoghi. Gli italiani Paola Pivi e Cliostraat hanno inventato una composizione stratigrafica a fasce colorate. Norman Foster teorizza da sempre la sensibilità dell’architetto e dell’artista nei confronti dei materiali: “Devi capirne la natura. E questo vale sempre: l’acqua ghiacciata non va intesa diversamente dal legno, o dal ferro. La dinamica è la stessa, e al centro di tutto c’è il rapporto tra materia e individuo. Certo, il ghiaccio ha di diverso che poi si scioglie. E dunque i progetti devono tenere conto di questa particolarità. Non ci avevo mai lavorato prima, ed è stata davvero una bella esperienza, meno effimera di quanto si potrebbe immaginare. Inoltre, siccome dai materiali si impara sempre qualcosa, io ho imparato molto da questo progetto: anche perché non avevo alternative. Non era una simulazione, qui è tutto vero, il ghiaccio, la neve, il repentino e inevitabile cambiamento di struttura. Non solo la materia e lo spazio, anche il tempo assume una dimensione relativa: in Cina ormai costruiscono in brevissimo tempo intere città. E questa è realtà, non è finzione”. Le costruzioni di ghiaccio nel mondo e le interviste a Fung e a Foster sono visibili in rete su Archiworld.tv. Alessandra Comazzi
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he polar circles, but certainly not Italy, are full of constructions made of ice. It took the Olympics for our latitudes to show an interest in the translucent beauty of ice art, even though Italy is indeed an Alpine country. Until all the raw material has been used up, the “Snow Show” organised by Lance Fung will be on display in Sestriere, featuring the works of six “odd couples”. Each couple is composed of an artist and architect: Daniel Buren & Patrick Bouchain, Carsten Höller & Williams & Tsien, Paola Pivi & Cliostraat, Jauma Plensa & Norman Foster, Yoko Ono & Arata Isozaki, and Kiki Smith & Lebbeus Woods. The first edition of this event was held in Finland in 2004. Lance Fung is a Californian from San Francisco. His family has Chinese ancestry, although Fung himself actually graduated from the School of Visual Arts in New York, where, thanks to the encouragement of the video artist Nam June Paik, he opened his own space, the Lance Fung Gallery. Nowadays he generally commutes between London, New York and now Turin and upper Valsusa. “Sestriere is different from Finland in terms of topography and climate – so he says – so the artists have used water and snow rather than ice. The works cannot be as big as those in Lapland, but to compensate for this, we have extended the sheer scope of the performance”. And Fung is convinced that this really is performance art: the “Snow Show” is not just or so much an exhibition of original works, it is a
L'idea generale cominciò da due sentimenti di base associati nella mia mente con la neve: piste e coprire. La “purezza” della neve non può rimanere intatta per sempre. E’ così estrema che qualsiasi cosa la tocchi lascia immediatamente la traccia del suo passaggio. Può essere la neve stessa che cade col vento da un albero, le tracce di un animale o un uccello, le nostre impronte, le tracce di un colpo di vento o una goccia di acqua caduta da un tetto su cui il sole fa sciogliere la neve. La quantità di neve che copre un oggetto lascia una traccia di questo (un pezzo di legno, una barriera il tetto di una casa, alberi, una macchina ecc.). Più sottile e più vicino all'immagine/sentimento, origine della presente idea, la copertura e le nuove forme colpiscono sempre come quando si guardano fili elettrici che, dopo una notte di nevicata, evidenziano il peso della neve su di loro, e si ridisegnano diventando una curva lunga bianca e aggraziata che interseca il paesaggio, finché i raggi di sole (o un colpo forte dal vento) non rompono all’improvviso questo “miracolo” sospeso. Daniel Buren The general idea started from two basic feelings associated in my mind with snow: tracks and to cover. As we all know the “purity” of snow cannot be intact for ever. This “purity” is so extreme that anything on it leave immediately the trace of its passage. It can be from the snow itself failing with the wind from a tree, the traces of an animal or a bird, our own footprints behind us, the tracks of a wind blow itself or a drop of water from anywhere when the sun make the snow dripping from a roof for example. The amount of snow covering an object leave also a kind of trace of this object (a piece of wood, a barrier, the roof of an house, trees, a car etc.). More subtle and closer to the image/feeling, at the origin of the present idea, the covering and new shapes appearing are always striking when looking at electric wires just after a full night of snowing when all the wires are showing as well the weight of the snow on the top of them, as well as they redesign and outline completely the wires which become like some very beautiful long gentle white curves crisscrossing the landscapes, till the rays of sun (or a strong blow from the wind) is soon breaking this suspended “miracle”. Daniel Buren
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Carsten Höller-Tod Williams and Billie Tsien Slide Meeting Il progetto riguarda l'esperienza di avvicinarsi a quello che sembra essere una tavola bianca e piatta di neve su un terreno molto ripido poi avvicinandosi e capendo che ci sono 3 tagli misteriosi (o vuoti) sulla superficie della tavola. Camminando sulla tavola, uno si sente un po’ come Alice (nel paese delle meraviglie) sempre più curioso entrando nel buco e percorrendo il pendio. ... “è un gioco da bambini... o noi siamo ai cancelli di partenza... stiamo partecipando improvvisamente a un evento Olimpico?” Dalla valle e dalla carreggiata opposta l’esperienza è piuttosto diversa. I fogli colorati che brillano e figure non sono diversi da: l’immagine di un flipper slitte che scendono veloci per il pendio un altro (nuovo) evento Olimpico. Tod Williams and Billie Tsien
The project is about the experience of approaching what appears to be a flat white table of snow in a very steep terrain then, nearing it, realizing that there are 3 mysterious cuts (or voids) in the surface of the table top. Climbing on the table, one feels a little like Alice (in wonderland) “curiouser and curiouser...” then, entering the hole (and) hurtling down the slope. ... “is it child's play ... or are we in the starting gates... suddenly participating in an Olympic event?” From the valley and the roadway opposite the experience is quite different. The brightly colored sheets and figures are not unlike: the picture frame of a pin ball game sleds careering down the mountain side another (new) Olympic event. Tod Williams and Billie Tsien
Yoko Ono and Arata Isozaki Penal Colony La primavera trascorre e uno ricorda la sua innocenza l’estate trascorre e uno ricorda la sua esuberanza l’autunno trascorre e uno ricorda la sua riverenza l’inverno trascorre e uno ricorda la sua perseveranza c’è una stagione che non passa mai ed è la stagione di vetro © Yoko Ono ‘85 Spring passes and one remembers one’s innocence summer passes and one remembers one’s exuberance autumn passes and one remembers one’s reverence winter passes and one remembers one’s perseverance there is a season that never passes and that is the season of glass © Yoko Ono ‘85
performance in which visitors get deeply involved. So why this combination of artists and architects? Fung claims these two categories are closely related, and that there are no big differences between them: “They all belong to one big family of creative people: they invent, develop and sculpt, using a variety of materials, in this case transient materials. I look at this as a sort of marriage between architects and artists: it works when they have something in common, which brings them together in their own individual way. It is fun. And ice and snow are ideal materials for welding this marriage together: they exalt ideas and technique. It is a real challenge for everybody involved”. Only for it all to melt away. “But does not that make it a real challenge? Designing a work of art in the knowledge that it will not last. It is an interesting change in perspective”. Clearly Fung is very attached to this project, which is now a regular event, although clearly not a travelling exhibition: “As I am organising it, I love every new project more than the previous ones”. So what is on show in Sestriere, until all the snow creations melt away? Carsten Höller with Williams & Tsien have designed three tunnels for making one single descent, while Yoko Ono and Arata Isozaki have designed a simple cylindrical structure circumscribing a maze. The Americans Kiki Smith and Lebbeus Woodds have created luminous tracks, the French duo Daniel Buren and Patrick Bouchain a set a long sequence of steps on the ground. The Spanish 76 l’ARCA 213
artist Jaume Plensa and British architect Norman Foster have devised an ideal means of bringing together London, Barcelona and Sestriere by joining together the geographical co-ordinates of the three places. The Italians Paola Pivi and Cliostraat have invented a stratigraphic composition of coloured bands. Norman Foster, the knighted British prophet of High Tech, has always claimed that both the architect and artist must have a real awareness of materials: “You need to understand their nature. And that applies in all cases: frozen water should not be treated any differently from wood or iron. The dynamics are the same, and everything revolves around the relations between material and person. Of course the different thing about ice is that it melts. So any projects must take that into account. I had never worked with this material before and it was a really wonderful experience, less ephemeral than you might think. Plus, since you always learn something from materials, I learnt a lot from this project: inevitably so. This was no simulation, everything here is real, the ice, snow, and the sudden, inevitable change in structure. Not just material and space but even time takes on a relative dimension: in China they now build entire cities in no time at all. And this is fact not fiction”. Ice constructions from around the world and the interviews with Fung and Foster can be seen on-line at Archiworld.tv. Alessandra Comazzi 213 l’ARCA 77
Jaume Pensa & Norman Foster Where are you? The white austerity of snow transforms the landscape profoundly. Like in a desert of sand, snow eliminates whatever narrative element there might be in the landscape, to give us the soul of the place in all its purity. GPS technology can give us our precise geographical position, a location in motion. This new form of portrait (of the landscape as much as the body) is, like snow, a metaphor of the ephemeral. The virtual portraits of the mountains of Sestriere, Norman Foster’s studio in London and mine in Barcelona, united as a tattoo on the snow, as a kiss on the landscape. Jaume Plensa & Norman Foster
Lo specchio riflette il mondo come noi lo vediamo, ma anche rivela quello che noi non possiamo vedere guardando semplicemente, ma solo attraverso l’immaginazione: un racconto di struttura che comporta energia e tempo, portando insieme l’ordinario e l'arcano nel modo più fisico possibile. Kiki Smith & Lebbeus Woods The looking glass reflects the world as we see it, but also reveals what we cannot see by simply looking, but only by imagining: a narrative of structure involving energy and time, bringing together the ordinary and the arcane in the most physical possible ways. Kiki Smith & Lebbeus Woods
Jeffrey Debany (courtesy Fung Collaboratives)
Nigel Young/Foster and Partners
La bianca austerità della neve trasforma profondamente il panorama. Come in un deserto di sabbia, la neve elimina ogni elemento narrativo che potrebbe esserci nel panorama per darci l’anima del luogo in tutta la sua purezza. La tecnologia di GPS può darci la nostra posizione geografica. Questa nuova forma di ritratto (del panorama tanto quanto del corpo) è, come neve, una metafora dell’effimero. I ritratti virtuali delle montagne di Sestriere, lo studio di Norman Foster a Londra e il mio studio a Barcellona, uniti come un tatuaggio sulla neve, come un bacio sul panorama. Jaume Plensa & Norman Foster
Kiki Smith-Lebbeus Wood Looking glass
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La città dell’immaginario 1910-1920
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li artisti hanno spesso prefigurato lo sviluppo delle città. Ciò vale particolarmente per il XX secolo. I cambiamenti radicali che si producono nella e per la città non lasciano indifferenti gli artisti più avveduti e più critici. Si registrano in proposito le reazioni più diverse: dalla fuga dalla città all’interesse a capirne le spinte nuove all’impegno politico connesso con la consapevolezza che l’organizzazione sociale necessita nuove regole e diversi rapporti. La mostra “Metropolis” allestita alla Galleria d’Arte Moderna di Torino (fino ai primi di giugno) tiene ben presenti i comportamenti degli artisti nei confronti della “città che sale”, nei confronti dei suoi sviluppi agli inizi del secolo XX. Il sottotitolo ben sottolinea lo spirito del progetto delle curatrici Maria Grazia Messina e Maria Mimita Lamberti. Esso è infatti “La città nell’immaginario delle avanguardie 1910-1920”. Certo, non si poteva scegliere periodo più vivace in rapporto al tema, essendo questa prima parte del secolo attraversata da fenomeni di accelerazioni, da rivoluzionari contributi della tecnologia (si pensi alla luce elettrica), dal diffondersi della psicologia del profondo, dalla percezione sempre più allargata del relativismo. Le circa 130 opere in mostra si suddividono a seconda del “girone” tematico a cui afferiscono. E se in gran parte si tratta di dipinti, va rilevato che non manca la fotografia (da Alfred Stieglitz a Eugène Atget) e neanche il cinema d’avanguardia, come è il caso dei filmati dei fratelli Lumière. Una mostra scientificamente attenta e responsabile, oltre che accattivante, che inevitabilmente ha richiesto prestiti da vari musei del mondo. Tra gli autori si ricordano Robert Delaunay, Ernst L. Kirchner, Picasso, Severini, Léger, Max Weber, Carlo Carrà, Klee, Carrà, Lyonel Feininger e molti altri. Tra le sezioni tematiche non poteva mancare quella dedicata a “La percezione futurista dello spazio urbano”. Se Boccioni offre il contributo efficace di linee-forza attraverso La forze di una strada (conservato ad Osaka), Joseph Stella sintetizza la vivacità e il cinetismo del Luna park, mentre Alexandra Exter inneggia alla luce elettrica rappresentando Città di notte. “La città caleidoscopio” dà l’idea di una nuova visione e concezione del tessuto urbano con riferimento alla pubblicità, ai mezzi di locomozione (dalle auto ai tram ai metro). Un caleidoscopio che offre il senso del mutamento, del divenire, come attestano le opere di Albert Gleizes, Lionel Feininger, o di Christian Chad. Per rappresentare tutta questa realtà frammentata, essi fanno tesoro della lezione cubista alla quale danno volume, profondità e talora quarta dimensione. Tema centrale per la città in grande evoluzione sono “Gli snodi”. E’ tutto un brulicare di gru, ponti, viadotti, fabbriche con le connesse ciminiere. L’impalcatura, dipinto di Léger del 1919, ne è piena testimonianza, non solo per la composizione ardita del ponteggio incuneato nel contesto urbano, ma anche per la vivacità della tavolozza timbrica che conferma l’interesse a non allontanarsi troppo dal background euclideo del cubismo. Interessante la presenza di un Picasso attento alla pubblicità urbana (a cui alcuni artisti nuovorealisti si voteranno fortemente negli anni ’50-’60): il suo Paesaggio con manifesti (1912) dà al formalismo dell’artista spagnolo uno sprint insolito. Max Weber e Joseph Stella fissano il ponte di Brooklyn o i grattacieli, mentre al di qua dell’Oceano Robert Delaunay rappresenta Parigi in piena espansione. Siamo nella sezione che le curatrici chiamano “La città laboratorio”. Un laboratorio aperto soprattutto dal punto di vista dell’immaginario. L’artista immagina istintivamente e la sua eventuale speciale sensibilità gli può consentire di prefigurare l’evoluzione di quella città in cui vive da solitario visionario al riparo delle responsabilità progettuali. Carmelo Strano 80 l’ARCA 213
Antonio Sant’Elia, Casa a gradinate con ascensori esterni, inchiostro nero e matita nera su
carta/black ink and black pencil on paper, 123,3x82,9 cm, 1914 (Como, Musei Civici).
Francis Simpson Stevens, Velocità dinamica della centrale di transito rapido di
Interborough, olio su tela/oil on canvas, 122,9x91,1, 1915 ca (Philadelphia Museum of Art).
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Ivan Puni, Vetrina, olio su tela/oil on canvas, 85x67 cm, 1915 (Zurich, Ivan Puni Archiv). In basso/bottom, Otto Morach,
Processione e dimostrazione, olio su tela/oil on canvas, 121x100,5 cm, 1918 (Kunstmuseum Olten).
Max Weber, Il terminal della Grand Central Station, olio su tela/oil on canvas, 152,5x101,6 cm, 1915 (Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza).
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rtists have often foreshadowed our cities’ development, and this was especially true throughout the twentieth century. The most farsighted and critical artists were considerably affected by the radical changes that took place in – and for – the city. The most diverse reactions ensued: some escaped, leaving the city behind them, some were interested in gaining knowledge about its new trends; some took up a political commitment linked to an awareness that social organization required new rules and different relationships. “Metropolis”, a show organized at the Gallery of Modern Art in Turin (open through early June) gives due consideration to the different ways artists have reacted to the “rising city”, and to its evolution at the beginning of the twentieth century. The subtitle of the exhibition – “The city in avant-garde imagination, 1910-1920” – highlights the spirit of this project, curated by Maria Grazia Messina and Maria Mimita Lamberti. No other period fits the theme so well, as the first part of the century is marked by accelerating phenomena, by revolutionary technological contributions (for instance, electric lighting), by the spread of in-depth psychology, by a growing perception of relativism. The 130 works on show are divided according to the themes they are related to. Although most of them are paintings, it must be pointed out that photography (from Alfred Stieglitz to Eugène Atget) and avant-garde cinema – as in the Lumière brothers’ films – are also present. This captivating exhibition shows great responsibility from a scientific point of view; inevitably, such a show required borrowing from various museums around the world. Included among the authors are: Robert Delaunay, Ernst L. Kirchner, Picasso, Severini, Léger, Max Weber, Carlo Carrà, Klee, Carrà, Lyonel Feininger, and many others. Naturally, one of the sections is devoted to “Futurist perception of urban space”. While Boccioni offers us an effective contribution of strength-lines through The strength of a road (kept at Osaka), Joseph Stella describes the liveliness and kineticism of a funfair, while Alexandra Exter celebrates electric light, representing City at night. “The kaleidoscopic city” offers a new vision and conception of the urban fabric, referring to advertising and means of transport (from cars to trolleys to subways). A kaleidoscope that offers a sense of change, of “becoming”, as the works by Albert Gleizes, Lionel Feininger and Christian Chad prove. So as to better represent all of this fragmented reality, these artists have a Cubist feel, adding volume, depth and, sometimes, a fourth dimension to the style. “Junctions” represent a central theme for evolving cities… swarming with cranes, bridges, viaducts, and factories with their smokestacks. Scaffolding, painted by Léger in 1919, bears full witness to this style, not only due to the bold composition of the scaffolding wedged in the urban context, but also to the liveliness of his palette’s hues… which confirms that the artist does not wish to distance himself too much from his Eucledean Cubist background. The presence of a Picasso who pays attention to urban advertising (to which a number of New Realists will later adhere in the 1950s and ‘60s) is interesting: his Landscape with advertisements (1912) gives an unusual vitality to the Spanish artist’s formalism. Max Weber and Joseph Stella concentrate on Brooklyn Bridge or on skyscrapers, while on this side of the Ocean, Robert Delaunay represents a greatly expanding Paris. Here we are in the section the curators of the show call “The lab city”… an open lab, especially from an imaginative viewpoint. For artists, imagining is instinctive, and if they are especially sensitive, they are able to foreshadow the evolution of the city in which they live as visionary loners, far from the responsibility of an architect’s work. 82 l’ARCA 213
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Eugène Atget, Chiesa di Saint-Séverin, rue Saint-Jacques all’angolo con rue Saint-Séverin, stampa ad albumina/albumin print, 22,5x17,8 cm, 1899 (Paris, Musée Carnavalet-Histoire de Paris).
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Fernand Légér, L’impalcatura (primo stato), olio su tela/oil on canvas, 64,9x53,8 cm, 1919 (Philadelphia Museum of Art, A.E.Gallatin Collection, 1952).
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COMPETITIONS + europaconcorsi
Museo Nazionale dell’Estonia
1° “Memory Field” Dan Dorell, Lina Ghotmeh, Tsuyoshi Tane; Competition team: Deidre O’Neill, John G Williams, Niccolò Baldassini
Il cantiere del Museo che si estende su un superficie di 28.000 mq con un costo stimato di 38 milioni di Euro inizierà nel 2007 e terminerà nel 2011 anno in cui Tartu (seconda città d’Estonia) dovrebbe essere la “capitale europea della cultura” National Museum of Estonia The Museum worksite has a surface of 28,000 sq.m and a budget of about 38-million Euro. The construction will start in 2007 and should be completed by the 2011, year in which Tartu (second city of Estonia) is to be the “European Capital of Culture” www.museumcompetition.org
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2° “Gems” ALA Architects Ltd, Juho Grönholm, Antti Nousjoki, Janne Teräsvirta, Samuli Woolston; Competition team: Ville Haimala, Auvo Lindroos, Niklas Mahlberg, Pauliina Rossi, Pekka Sivula, Erling Sommerfeldt, Risto Wikberg; Model: Klaus Stolt; Photography: Marko Huttunen; Museological consultant: Mikko Teräsvirta 3° “Estonia is on the verge on the new millennium” Bramberger architects - Atelier Thomas Pucher, Alfred Bramberger, Thomas Pucher, Heidrun Steinhauser, Martin Mathy, Christa Pucher
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- I’m attracted by ‘70s design - Watch out, a lot of people got their wings burnt
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Un segno indelebile Renewing Tradition
Centro culturale e Biblioteca At Lentate S/Seveso
Progetto: Rémy Marciano
Progetto: Enzo Ranieri
Memoria storica e nuova identità si fondono in questo recente lavoro di Rémy Marciano, architetto di Marsiglia che si era già segnalato alla nostra attenzione per il Complesso sportivo Ruffi a Marsiglia. Anche questa volta sono le suggestioni del luogo a suggerire la materia su cui costruire la nuova architettura. Siamo alla Seyne su Mer, una cittadina a ovest di Tolone, con un passato industriale particolarmente fiorente per la cantieristica navale che con gli anni è però caduta in completo abbandono. I vecchi cantieri ormai smantellati hanno lasciato posto a territori “in attesa” di essere riqualificati, reinseriti nel circuito dei piani di riqualificazione delle zone portuali. Con il progetto dell’IUFM (Istituto per la formazioni del personale docente), Marciano firma un segnale forte della svolta verso un nuovo capitolo nella storia di questi territori. Il suo è infatti un approccio che si cala nel “paesaggio intimo della memoria” per individuarne l’elemento di riscatto. Un nuovo edificio, un’architettura che veicola tra le righe della sua idea di contemporaneità l’appartenenza al luogo, diviene patrimonio collettivo perché si appropria di codici comuni alla tradizione navale, ancora radicata nell’intimo degli abitanti, e la traduce con un linguaggio consono alla pulsione al futuro. L’edificio organizza il programma funzionale, aule, sale riunioni, centro documentazione, amministrazione, spazi tecnici e di servizio, in un edificio di tre piani, essenziale e rigoroso nella definizione volumetrica e nella distribuzione dei diversi ambienti, ma straordinariamente ricco nel trattamento delle superfici. E’ soprattutto in questa direzione che va letta la cifra del lavoro che ha sviluppato Marciano, calibrando in un raffinato equilibro le suggestioni provenienti dalla forza della materia a quelle derivanti dalla storia del luogo. Su una struttura in cemento disegna un abito astratto in pannelli compositi resina + legno disposti in modo aleatorio e usati in tre essenze diverse layon, layang e boak. Parti vetrate che danno luce alle aule e si aprono sul giardino interno si alternano alle variazioni cromatiche giocate sui toni che dal bruno sfumano al ruggine orchestrando un bel racconto di storie di mare e di porti da cui si leggono in filigrana, riferimenti alla tecnica costruttiva degli scafi delle navi, ai materiali delle costruzioni lungo mare e al passato industriale della città. Elena Cardani
Uno dei problemi urbanistici fondamentali della realtà contemporanea è rappresentato dalla mancanza di luoghi riconoscibili, socializzanti, in cui gli abitanti possano riconoscersi e identificarsi. La biblioteca, per esempio, non va considerata un semplice “contenitore di libri”, ma uno strumento importante per la conservazione della memoria storica locale e/o universale e per la trasmissione del sapere da una generazione all’altra. Al suo interno non devono esistere solo libri, ma anche diversi materiali che hanno tutti uno stesso denominatore: contengono e quindi trasmettono idee, conoscenza, distribuiscono informazione. Il maggiore interesse del Centro culturale e Biblioteca comunale di Lentate sul Seveso (in provincia di Milano, ricavato dalla ristrutturazione di “Villa Ravasi”), deriva dal suo impianto microurbanistico, la definizione dell’isolato urbano, il cortile interno e il suo rapporto con il parco; a partire da tale considerazione, è stata scartata un’ipotesi di restauro filologico, tenendo conto anche dei problemi che essa avrebbe creato alle nuove funzioni da insediare (scarsa illuminazione, rigidità tipologiche ecc.), e, pur nel rispetto dell’andamento volumetrico esistente, l’intervento è stato orientato verso la modifica dell’immagine architettonica dell’edificio; mentre per quanto riguarda i materiali sono sostanzialmente stati proposti quelli esistenti, rispettando le caratteristiche e la storia del luogo.
Historical memory and a new identity merge in this recent work by Rémy Marciano, the architect who had already caught our attention for his Ruffi Sports Complex in Marseilles, the city he comes from. This time, as well, the artist has drawn from the characteristics of the site itself for his new architectural work. The location is Seyne sur Mer, a town west of Toulon which, formerly, had a thriving industrial life in the sphere of shipyards, but which through the years has fallen into complete neglect. The old, now dismantled shipyards have left areas that are “lying in wait” to be converted and reintegrated into the plans for the redevelopment of the docklands. With his project for the IUFM (Institute for teacher training), Marciano has turned over a new leaf in the history of these areas. His approach is set within “the intimate landscape of memory”, thus identifying the means by which to perform the upgrade. A new building, an architectural work that belongs to the place despite its contemporary feel, a building that constitutes a collective heritage, because it is reminiscent of the area’s traditional naval architecture – which is deep-rooted in the nature of the inhabitants – and translates this tradition into the language of the future. Organized throughout the building’s three stories are the classrooms, meeting rooms, research centers, offices, and technical and service areas. The distribution of the interior areas follows an essential, rigorous volumetric layout, but the main characteristics of the building are to be found in the richness of its surfaces. This is how Marciano’s work is to be interpreted, in the way he gauges the particular features and power of matter with the historical aspects of the site, achieving a refined balance. He dressed the concrete structure in an abstract layer of composite resin/wood panels, arranging them randomly and using three different substances: layon, layang and boak. Glazed areas that light up the classrooms and open up toward the garden are alternated with chromatic variations, with hues ranging from dark brown to a rusty tinge, thus telling a story of oceans and harbors. Here, there is a subtle reference to the building technique used for ship hulls, to the materials used for the buildings along the coast, and to the tradition of shipbuilding, which si still alive in the souls of the dockland residents.
The lack of places that are recognizably meant to promote socialization, places in which residents can identify themselves, is one of the main problems concerning contemporary urban planning. Libraries, for instance, should not simply be seen as “book containers”, but as important means by which to preserve historical local and/or universal records, and to pass on knowledge from one generation to the next. Thus, libraries should not only contain books, but different material that has the same denominator: it holds and therefore conveys ideas and knowledge, sharing information. The main attraction of the Cultural Center and Municipal Library of Lentate sul Seveso (built in the renovated “Villa Ravasi”, in the Province of Milan) lies in the small-scale urban planning the project entailed, the layout of the block where it is located, the courtyard and its connection with the park. Due to these considerations, it was not deemed convenient to follow a philological line in the renovation of the building; in addition, this would have created problems for the new functions that were to be introduced (insufficient lighting, rigidity in structural features, etc.). Therefore, although the existing volumetry was kept, the project opted for the modification of the building’s architectural image. On the other hand, the materials used are practically the same as the preexisting ones, thus respecting the characteristics and history of the site.
Fra contesto e natura At Ruginello Progetto: Laura Rocca L’intervento, composto di dieci appartamenti a schiera che sorge a Ruginello (vicino a Vimercate, in provincia di Milano), interessa un’area stretta e lunga racchiusa dalle recinzioni di alcune villette e dai frontespizi di edifici plurifamiliari che non superano mai i tre piani, caratterizzati dai profili tipici di quelle costruzioni cresciute su sé stesse nel primo dopoguerra, destinate alle esigenze di crescita dei vari nuclei familiari piuttosto che rispondere a un rigoroso programma urbanistico. Il nuovo complesso residenziale risolve con un corretto inserimento ambientale le possibilità di cubatura concesse dalla normativa vigente, prendendo come idea forza il rispetto del cannocchiale visivo che il frastagliato frontespizio del confine ovest crea in direzione del campanile della chiesa di Ruginello. Un altro importante spunto progettuale di riferimento è stato il profilo delle montagne a nord, addolcito appena dalle sinuose modanature delle colline prealpine. Questa dunque l’idea dominante che ha portato a contestualizzare il progetto che, da un punto di vista strettamente tipologico, altro non è che la riproposizione delle villette a schiera tipiche dell’edilizia brianzola di questi ultimi decenni. Ecco allora l’impegno nel ricercare forme, non banali, che contenessero linee rette, inclinate, curve .
The project was developed with respect to the uneven western view, which is dominated by the steeple of Ruganello’s church. The profile of the northern mountain range, which curves down into the gentler, sinuous shapes of the Prealps, constituted another important reference point for the plan. This was the main idea for the implementation of the project, which, from a strictly typological viewpoint is a new version of the row houses that are typical of the past ten years of construction in Brianza. Thus, the plan is a continuation of a quest for unusual shapes that can adapt to their surroundings through straight and sloping lines, as well as curving profiles.
The project involves ten row houses in Ruginello (near Vimercate, in the Province of Milan). It comprises a long, narrow area between the fencing around a cluster of detached houses and the façades of apartment buildings that rise no higher than three stories. The latter feature the typical characteristics of the immediate postwar period: they were extended according to the needs of each family unit, and not as a response to a rigorous town-planning project. The new residential complex follows current regulations concerning cubage, suitably fitting the new complex into its environment.
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Tradizione e modernità a Roma Glass Restaurant
Funzionalità e sostenibilità PV Roofing
Progetto: Andrea Lupacchini
Progetto: Studio Spagnolo – Roccheggiani Architetti Associati
Il progetto per il Glass Restaurant nasce da una ricerca volta a coniugare un’architettura innovativa a un contesto stereotipato nella tradizione urbana vernacolar-popolare come quella del quartiere di Trastevere a Roma. Il locale si articola su alcuni blocchi funzionali: cucine e magazzini; servizi e spogliatoi; sala principale. I principali elementi architettonici dell’intervento sono riconoscibili nella pelle esterna, formata da un rivestimento di lamiera su cui è intervenuto l’artista Marco Filippetti; la pelle interna, configurata come una scatola muraria composta di superfici verticali retroilluminate. Il progetto illuminotecnico è stato studiato per offrire dinamicità spaziale. Un ruolo fondamentale è svolto dal bancone: un blocco lapideo trapezoidale realizzato in lamelle alternate di Peperino e Basaltina disposte su ricorsi orizzontali a interasse differenziato ad andamento curvilineo. Anche l’elemento definito “Dolmen” svolge la funzione fondamentale di schermo verticale in ferro e vetro satinato con serigrafato il logo del locale nella parte verso la sala. Di particolare effetto sono le teche nel pavimento, ricavate dalle teche retroilluminate coperte da pannelli in vetro calpestabile. Un nastro di vetro completa la scena attraverso un percorso che parte dal pavimento prima in verticale poi orizzontalmente fino a invadere lo spazio, svolgendosi lungo una parte del parapetto.
The project for the Glass Restaurant in Rome’s Trastevere district aimed at combining innovative architecture with the stereotyped context of the area’s vernacular-popular urban tradition. The restaurant is laid out on a number of functional blocks: the kitchens and storage rooms, the bathrooms and changing rooms, and the main dining hall. The principal architectural elements of the work are especially evident on the outer shell, which is a metal sheet embellished by the artist Marco Filippetti. The interior covering looks like a stone box made up of vertical backlit surfaces. The lighting project was developed to give the space a dynamic feel. The large counter plays a fundamental role: it is a curving trapezoidal stone block created with alternating plates of Peperino and Basaltina stone, set on horizontal, differentiated interaxial lines. Another element which is called “Dolmen” plays a fundamental role as a vertical iron and satinized glass screen; the restaurant’s logo was silk-screened into the screen, on the side facing the dining hall. The sheaths enclosed within the flooring produce a particular effect; they were drawn from backlit cells covered by treadable glass sheets. A glass ribbon completes the scene, following a vertical course starting from the floor, and then flowing on horizontally, invading the space of the hall as it glides along one side of breastwork.
L’impianto di Trevignano Romano (Roma) è un generatore fotovoltaico della potenza di 40 kWp integrato nella struttura di copertura delle tribune dello stadio comunale. Per evitare impedimenti visivi, la struttura è priva di appoggi sul lato frontale, mentre è sostenuta da due file di pilastri posizionati nella parte posteriore. La copertura, completamente aggettata verso il campo da gioco, è caratterizzata da una forma ad “ala di gabbiano” derivata dallo sviluppo curvilineo delle travi. I profili e gli ingombri formali della struttura sono stati particolarmente studiati per renderla compatibile con il particolare contesto naturale che la ospita. L’intervento costituisce il primo impianto realizzato tra quelli finanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio con il programma “Alta Valenza Architettonica”, e tra questi è quello di maggiore potenza. Il programma è indirizzato a favorire lo sviluppo di soluzioni innovative nel settore delle applicazioni edili del fotovoltaico, quelle soluzioni che consentono di utilizzare i moduli FV direttamente come componenti edili. La sovrapposizione omogenea delle funzioni tecniche del generatore di energia elettrica con quelle tecnologiche e architettoniche della struttura di copertura delle tribune offre la possibilità di ottenere un elevato standard di integrazione. Le interessanti potenzialità del mercato futuro del settore sono costituite proprio dal connubio fotovoltaico/architettura. Attualmente è possibile realizzare interi edifici “fotovoltaici” integrando i moduli in ogni componente della loro “pelle esterna” (facciate, coperture, rivestimenti, balaustre, vetrate ecc.)
A new system consisting in a 40kWp photovoltaic generator has been built into the roofing covering the stands at the municipal stadium of Trevignano Romano (Rome). So as to avoid any sort of visual block, the structure has no abutment at the front, and is supported by two rows of pillars at the back. The roofing, which juts out toward the field, was built with curving beams in a “gull’s wing” shape. The structure’s profiles and overall dimensions were carefully worked out so it would fit in well with its particular natural surroundings. This is the first – and most powerful – plant that was implemented thanks to funds provided by the Ministry of the Environment and Territorial Protection through the “High Architectural Value” plan, which is meant to foster the development of innovative solutions for the use of PV modules as structural components. This was successfully achieved in this case, through the homogeneous juxtaposition of the electric generator’s technical functions with the technological and architectural characteristics of the roofing covering the stands. In fact, the combination photovoltaics/architecture shows great potential for this sector in the future market. Currently, entirely “photovoltaic” buildings can be built by incorporating the modules into each component of their “outer skin” (façades, roofings, facings, balustrades, glazed surfaces, etc.).
Per prove tecniche R&E Center Progetto: Flavio Bruna e Paolo Mellano Il Centro ricerche e sperimentazione Merlo, a San Defendente di Cervasca (Cuneo), è un complesso destinato alle prove dimostrative e i test delle macchine prodotte nei vicini stabilimenti Merlo. L’intervento comprende un piccolo fabbricato a un piano fuori terra, nel quale sono ubicati una grande hall per la presentazione dei nuovi modelli, due aule per la formazione del personale, due uffici e un nucleo di servizi igienici. Al piano interrato del fabbricato, in adiacenza al tunnel preesistente di collegamento con i capannoni industriali della produzione, c’è una grande aula per le esercitazioni meccaniche, unitamente ad alcuni depositi e magazzini. Al primo piano (ovvero sulla copertura), accessibile dal vano scala che collega verticalmente tutti i livelli dell’edificio, c’è una hall vetrata da cui si accede a un’ampia terrazza affacciata sull’area prove. Su tale terrazza è allestita una tribuna temporanea (in acciaio e legno) per consentire agli ospiti della Società committente di assistere alle prove delle macchine e prototipi. L’edificio è realizzato con struttura in cemento armato precompresso e rivestimenti in blocchi di calcestruzzo vibrocompresso colorati; una struttura in profilati di acciaio zincato sostiene invece le travi in legno lamellare che costituiscono l’orditura della copertura in lamiera di alluminio. The Merlo Center for research and experimentation in San Defendente di Cervasca (Cuneo) is a complex devoted to demonstrative trials and testing of the machinery produced in the nearby Merlo plants. The complex comprises a small one-story building with a large underground area. The ground floor includes a large hall for the presentation of the new models, two classrooms for on-the-job training, two offices and the bathroom unit. A large room for mechanical tests, as well as a number of storage areas are laid out in the basement, which is adjacent to a preexisting tunnel linking the building to the warehouses for industrial production. On the first floor (on the roofing), which can be accessed from the stairway connecting the floors, there is a glazed hall which leads on to a wide terrace overlooking the testing area. A temporary steel and wood platform has been installed on the terrace to allow customers from various firms to attend machine and prototype testing. The building has a c.a.p. structure, and it is covered with colored vibratorcompressed CLS blocks. A galvanized steel structure supports the laminar wooden beams, which constitute the roof frame for the aluminum plate covering.
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Il futuro dell’ufficio Sky Office Tour
Pop caffè Rosenquist’s Can
Sky Office Tour (www.skyoffice.it) sta percorrendo l’Italia con la mostra dei progetti di design vincitori del I° Concorso Internazionale Sky Office. Ma soprattutto, il tour è teso a comprendere da ogni punto di vista come e dove lavoreremo nel futuro. Nei dibattiti-evento che accompagnano la mostra itinerante, autorevoli sociologi, architetti, medici, dirigenti di azienda si stanno confrontando sui temi dei nuovi bisogni, modi di lavorare e vivere l’ufficio. Smaterializzazione dell’ufficio, lavoro nomade, ufficio ecologico ed ergonomico, interconnessione, collaborazione creativa e centralità dell’uomo: questi alcuni degli argomenti di cui si parla nelle tappe del tour: ad aprile a Milano, “Il rispetto dell’individualità nell’habitat lavorativo”; in maggio a Napoli, “Benessere e ambiente di lavoro no stress” e a Venezia, “Smaterializzazione e lavoro nomade”; in giugno a Torino, “Il lavoro e la persona: centralità dell’uomo”, e a Bari, “L’ufficio ecologico”. Per stimolare il confronto internazionale per la progettazione dell’ufficio del futuro, il promotore del concorso, Upper, ha selezionato sei grattacieli simbolo di cui tre saranno realizzati in tempi brevi, gli altri forse non saranno mai costruiti ma rappresentano le più visionarie proposte di alcuni tra i più grandi progettisti contemporanei. I concorrenti hanno potuto scegliere un grattacielo e una o più aree di ricerca tra quelle suggerite per la progettazione dello spazio ufficio contemporaneo per confrontarsi con il carattere architettonico degli edifici. I sei grattacieli selezionati per l’elaborazione delle idee progetto sullo spazio ufficio: London Bridge Tower (Londra) - Renzo Piano + Ove Arup anno 2000>2009 - 306m; Tour Sans Fins (Parigi) Jean Nouvel + Ove Arup - anno 1989> - 420m; Freedom Tower Ground Zero (New York) SOM/David Childs-anno 2003>2009-541m; Burj Emaar Properties (Dubai) - SOM/Adrian SmithMarshall Strabala - anno 2003>2009 - 700m; Millennium Tower Obayashi Corporation (Tokyo) Norman Foster-anno 1989 - 840m; One-Mile-High Skyscraper (Chicago) - Frank Lloyd Wright - anno 1956 - 1609m. I vincitori sono stati: Trance Cell, London Bridge Tower (A); Thoennissen, Tour sans fins (B); Michelotti & Vignale, Freedom Tower (C); Francesco De Luca, Burj Dubai (D); IS (Daniele Bedini), Millennium Tower (E); Concetta Rinaldi, Illinois One-Mile-High (F).
Il barattolo del caffè illy si veste di nuovo. La nota azienda triestina ha presentato nel marzo scorso un’edizione in tiratura limitata del barattolo da 250 grammi serigrafato con un’immagine creata da James Rosenquist, l’artista americano tra i principali rappresentati della Pop Art e già autore 10 anni fa del marchio illy. L’opera, Coffe Flavors Ideas, traduce una sorta di narrazione istantanea di un evento a temporalità lunga, fissando in un’unica immagine lo sviluppo dai petali bianchi del fiore alla nascita della ciliegia da cui si estraggono i chicchi di caffè. L’opera è stata creata da Rosenquist per la Galleria illy di New York aperta lo scorso anno per tre mesi nel cuore di Soho. Il nuovo barattolo in versione “pop”, in vendita in Italia nei migliori bar e negozi tradizionali, conferma l’impegno e l’interesse di illy verso le forme artistiche contemporanee che trovano nelle varie collezioni di tazzine da caffè un sistema di promozione e diffusione del prodotto internazionalmente riconosciuti. Elena Cardani
The Sky Office Tour (www.skyoffice.it) is traveling around Italy, giving Italians a chance to view the winning projects of the 1st International Sky Office Competition. But the tour mainly aims at examining every facet of how – and where – our workplaces will be in the future. Throughout the debates/events accompanying the traveling exhibition, important sociologists, architects, doctors and firm managers are dealing with the new demands that have emerged in office environments, and the ways of working and living there. Some of the subjects that will be covered in the various stages of the tour will concern the dematerialization of the office, nomadic work, ecological and ergonomic workplaces, interconnections, creative collaboration … in other words, human ecology and engineering. The title of the show that will be open in April in Milan is “Respect for the individual in the work environment”; in May, in Naples the show will present “Well-being and no stress work environment”; in Venice, “Dematerialization and nomadic work”; in June, in Turin, “Work and the individual: human centrality”, and in Bari, “The ecological office”. So as to rouse interest in an international contest for the planning of our future workplaces, Upper – the promoter of the competition – selected six symbolic skyscrapers, three of which will be built shortly. The others might never be built, but they represent the most visionary projects by some of the greatest contemporary architects. In order to concentrate on the architectural character of the buildings, the competitors were allowed to select a skyscraper and one or two research areas among those proposed for the planning of a contemporary office space. The six skyscrapers that were selected for the implementation of the ideas for the office project are: London Bridge Tower (London) – Renzo Piano + Ove Arup – 2000-2009 – 306m; Tour Sans Fins (Paris) – Jean Nouvel + Ove Arup – 1989 – 420m; Freedom Tower Ground Zero (New York) – SOM/David Childs – 2003-2009 – 541m; Burj Emaar Properties (Dubai) – SOM/Adrian Smith – Marshall Strabala – 20032009 – 700m; Millenium Tower Obayashi Corporation (Tokyo) – Norman Foster – 1989 – 840m; One-Mile-High Skyscraper (Chicago) – Frank Lloyd Wright – 1956 – 1,609m. The winners were: Trance Cell, London Bridge Tower (A); Thoennissen, Tour Sans Fins (B); Michelotti & Vignale, Freedom Tower (C); Francesco De Luca, Burj Dubai (D); IS (Daniele Bedini), Millenium Tower (E); Concetta Rinaldi, Illinois One-Mile-High (F).
Mondi virtuali nel Principato di Monaco Piattaforma della visualizzazione in 3D, dai video giochi all’architettura, anche quest’anno Imagina 2006 (prossima edizione dal 31 al 2 febbraio 2007), ha visto riunita al Forum Grimaldi di Monaco il meglio dell’offerta europea in questo settore. Oltre 1700 partecipanti e un ricco programma di conferenze hanno consentito ai professionisti dell’immagine digitale di scambiarsi esperienze diverse presentando i prodotti più innovativi nel campo della creazione tridimensionale. Quest’anno particolare rilevanza ha rivestito il tema dell’uso e dell’applicazione dei sistemi di simulazione e visualizzazione digitale nel progetto di architettura e del paesaggio, approfondito nel corso delle due giornate dedicate al primo Forum Europeo della visualizzazione in 3D. E’ stato presentato in anteprima il modello tridimensionale e interattivo di Cannes, progetto concettualmente e tecnicamente avanzatissimo, primo in Europa, che con il mese di giugno doterà la città di un nuovo e aggiornato strumento di pianificazione urbanistica e di promozione turistica. Avviato nel maggio del 2005 e sviluppato dal Servizio dei Sistemi Geomatici, in seno alla Direzione dei Sistemi d’Informazione e di Telecomunicazione, questo modello virtuale si propone a molteplici livelli di utilizzo e di lettura : dal supporto ai nuovi interventi urbani di cui è possibile prevederne l’impatto, alla presentazione attuale e simulazione futura della città, fino alla visita virtuale in tempi reali (il modello sarà raggiungibile via Internet e Intranet) nonché alla simulazione di fenomeni fisici con la possibilità di valutarne i sistemi di prevenzione. Il modello, il cui costo si aggira sui 370.000 euro, coprirà una superficie di 21 km2, con la catalogazione di 22.000 edifici, degli alberi superiori ai 5 metri, della segnaletica stradale e degli elementi di arredo urbano, tutto simulato con la massima precisione dei dettagli e con la possibilità di un aggiornamento annuale dei dati.
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Viste del Porto Vecchio e del Boulevard du Midi nel modello tridimensionale e interattivo di Cannes.
Views of the Old Harbour and the Boulevard du Midi in the 3D interactive model of Cannes.
Classici italiani Design Selection Flavors Ideas, conveys a sort of instant narrative of a longtime wordly event: in a single image, the white petals develop into the berries from which coffee beans are extracted. Rosenquist created this work for the illy Gallery in NewYork, which stayed open for three months last year in the heart of Soho. The new “pop” version of the can, which is on sale in the best bars and traditional shops in Italy, confirms illy’s commitment to – and interest in – contemporary art forms, which it promotes through its various collections of coffee cups, thus further spreading an already internationally renowned product.
The illy coffee can is all dressed up. Last March, the renowned company in Trieste presented a limited edition of the 250-gram can, silk-screened with an image created by James Rosenquist. The American artist – one of the main exponents of Pop Art – already authored the illy brand 10 years ago. This work, Coffee
Quando il dogma è sonoro Sculpting Sound
Il progetto ID_CS Italian Design Classic Selection è stato presente lo scorso gennaio al Salon du Meuble di Parigi. Paola Navone ha progettato l’allestimento creando una serie di “moduli” la cui connotazione è data dalla combinazione del pesante acciaio nero con la stoffa bianca. I pezzi collocati all’interno di queste piccole “stanze” creano una certa privacy permettendo, così, al visitatore di intravedere gli arredi prima attraverso la stoffa per poi addentrarsi aprendo la struttura. E’ stato inoltre disegnato un allestimento speciale che ha creato la giusta atmosfera e tutto ciò era enfatizzato dalla video-installazione dell’artista newyorchese Tanda Francis la quale ha adottato l’idea di “rivisitare e reinterpretare le forme classiche” includendo nel suo lavoro la moderna interpretazione della Gioconda. La selezione ID_CS Italian Design Classic viaggerà nel mondo per due anni visitando i centri più importanti per il design e il mercato con l’obiettivo di introdurre questo importante settore a un nuovo pubblico. Prossima tappa a maggio quando sarà allestita a New York durante la Fiera ICFF. Subito dopo si sposterà a Chicago per il NeoCon per proseguire a Shanghai e Nuova Dehli. The ID_CS Italian Design Classic Selection project was presented last January at the Salon du Meuble in Paris. Paola Navone planned the setting for the show, creating a series of “units” cahracterized by a combination of heavy steel and white cloth. The pieces set within these little “rooms” create a sort of privacy, thus allowing visitors to catch a first glimpse of the furniture through the fabric, and then to venture in and open the structure. In addition, a special setting that created a suitable atmosphere was devised by the New York artist Tanda Francis, with a video installation through which she adopted the idea of “revisiting and reinterpreting classical forms”, including a modern interpretation of La Gioconda in her work. The ID_CS Italian Design Classic Selection will travel around the world for two years, visiting the most important design and trade centers, aiming at introducing this important sector to a new public. The next exhibition will take place in May, at the ICFF Fair in New York. Immediately afterwards, the show will move to Chicago for the NeoCon, and will then travel on to Shanghai and New Dehli.
Progetto: DGF design Comunanza d’interessi artistici e scientifici è alla base del connubio di progettisti che hanno fatto del “non convenzionale” il loro punto di forza. Eddy Bianchi, proprietario e direttore tecnico del marchio ClaraVox, ha proposto al team di progettisti della “Ferrari Aurea” di sviluppare un sistema di diffusori (il cui nome commerciale è “Dogma”) basato su una ricerca elettronica che ha richiesto molti anni per lo sviluppo e la messa a punto. DGFdesign ha raccolto la sfida di disegnare una cassa senza compromessi, dove la forma, di là dal forte impatto estetico, contribuisse a una resa acustica di grande qualità. Da un accurato studio geometrico si è arrivati a determinare un cabinet innovativo, dove l’utilizzo di complesse superfici ha permesso di raggiungere alti livelli di rigidezza strutturale, senza dover impiegare elementi di controventaggio interni. Dal know-how acquisito durante lo sviluppo del progetto “Ferrari Aurea”, DGFdesign ha optato per l’impiego di materiali compositi, come la fibra di carbonio e la fibra di vetro, scelta che non è stata dettata dalla volontà di mantenere un peso limitato, bensì dalla necessità di aumentare al massimo la rigidezza della struttura. Per abbassare la frequenza di risonanza del sistema è stata creata, all’interno dello scudo posteriore, una nervatura con anima in metallo ad alta densità. Lo studio formale non si è limitato soltanto a risolvere i problemi insiti nei diffusori, ma a trovare anche una forma che permettesse di renderli “invisibili” all’ascolto: la geometria dello scudo posteriore frange le onde riflesse dalle pareti di fondo dell’ambiente d’ascolto, mentre l’ampia apertura sul frontale diventa un “trasduttore virtuale”.
to resort to interior bracing elements. After the know-how DGFdesign acquired during the development of the “Ferrari Aurea” project, the team decided to use composite materials such as carbon fiber and fiberglass. The main reason for the choice of these materials was not their lightness, but their ability to maximize the rigidity of the loudspeaker’s structure. Set into the back shield, a high-density metal rib helps to lower the system’s resonant frequency. The formal studies carried out by the group not only aimed at solving the problems that are generally related to speakers, but also at finding a shape that would make them “invisible” to the listener. The geometry of the back shield breaks the sound waves that are reflected from the back walls of the room in which the speaker is placed, while a wide opening at the front of the speaker turns into a “virtual transducer”.
Nuova sede regionale Con cinque architetti selezionati su 75 candidature, la Regione Rhône-Alpes ha promosso la prima rosa di progettisti che dovrà progettare la sua nuova sede, da realizzarsi nel quartiere di Lyon Confluence. Molte e ambiziose le caratteristiche a cui dovevano rispondere i partecipanti, dalla capacità di capitanare cantieri particolarmente impegnativi, all’obbligo di appaltare l’incarico per gli studi tecnici, alla conformità ai 14 punti individuati per progetti rispondenti ai criteri di Qualità ambientale e allo Schema Energetico della Regione. I tedeschi Engel e Zimmerman con Tectoniques di Lione; Norman Foster e Partners (Londra); i francesi Francis Soler; Vasconi associés architectes con Atelier de la Rize; Atelier de Portzamparc sono le équipe che entro maggio devono presentare la loro proposta per la nuova sede della regione, concepita all’insegna del dialogo e del rapporto con la realtà paesaggistica e ambientale, e coerente alla dinamica di un’area come quella di Lyon Confluence in pieno sviluppo. Il mese di giugno vedrà l’assegnazione del vincitore con una previsione di cantiere stimata nel periodo 2008/2010 e un programma che prevede la costruzione di 38.000 metri quadrati di uffici, per un totale di circa 1.400 funzionari, e un carico finanziario intorno ai 96 milioni di euro.
A group of designers who have common artistic and scientific interests have made non-conventionality their strength. Eddy Bianchi, the owner and technical director of the ClaraVox brand, asked the “Ferrari Aurea” team to develop a system of loudspeakers (whose trade name is “Dogma”) based on special electronic research which took years to elaborate and implement. DGF design accepted the challenge, designing a totally new loudspeaker. Aside from its strong esthetic impact, the speaker has a high-quality sound performance. After accurate geometric research, an innovative box was built, where the use of complex surfaces allowed for high structural rigidity, without having
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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Variazioni sul filo Mini-Textiles
L’uomo del Rinascimento In Florence
Celebrazione di Ridolfi
Ecco come promuovere in modo intelligente, accessibile e internazionalmente permeabile alle tendenze in atto la creatività in un settore che attraversa campi di sperimentazione diversi, dall’arte, alla moda, alla lavorazione artigianale fino alle tecniche industriali. La Triennale internazionale dei mini-tessili, organizzata dal Museo della tappezzeria contemporanea Jean Lurcat di Agers, è un evento che offre l’occasione ad artisti provenienti dall’Europa, l’Asia e gli Stati Uniti di confrontarsi su un tema comune utilizzando come mezzo espressivo il filo o la fibra o l’idea che essi possono richiamare. Per la sua VIII edizione, presentata fino al 14 maggio, gli artisti erano invitati a partecipare sul tema dei “Jardins réduits” (giardini in dimensione ridotta) con un opera di taglia non superiore ai 12x12x12 centimentri. Il tema fa specifico riferimento allo sviluppo del polo di competenze nel settore dei vegetali che appartiene alla tradizione della regione di Angers per la ricerca, la creazione e la produzione orticola. Ma questo tema si spinge ad abbracciare ben altre sfere culturali e artistiche. L’interpretazione che ne danno i 70 artisti in mostra, selezionati su 585 canditati, dai 21 ai 98 anni, di tutte le nazionalità e dai più ai meno conosciuti, evocano mondi mitici e paradisiaci, mondi più intimi e segreti, giardini artificiali o concettuali. Un panorama vastissimo e riccamente documentato di giardini pensati sul “filo” della libertà di ricerca e sperimentazione che ci offre una visione aggiornata dello stato in cui verte la creazione del tessile contemporaneo. Parallelamente viene presentata una mostra sui mini-tessili giapponesi che attraverso una trentina di opere mette in luce l’importanza del Giappone in questo settore. Tema della mostra il Shibori, una tecnica creata dai giapponesi che coniuga la tecnica della tintura a un lavoro di texture (piegatura, plissettaura e vari tipi di manipolazione) spingendosi su posizioni di natura filosofica legate all’effimero e all’atemporalità. La centralità di questo tema, che dà il titolo alla mostra “Arte Shibori/Forme in espansione”, è legata alla sua diffusione della creazione tessile come tecnica utilizzata in tutto il mondo. Elena Cardani
A conclusione delle manifestazioni per il VI centenario della nascita, Firenze dedica a Leon Battista Alberti (1404-1472) una mostra che ha lo scopo di portare anche all’attenzione del grande pubblico le più recenti e talvolta sorprendenti acquisizioni circa l’opera enciclopedica e spettacolare di uno dei suoi figli più straordinari: il sommo architetto, il letterato prodigioso, il teorico dell’arte acutissimo, ma anche l’urbanista, il matematico, il pittore, l’archeologo, il fisico, il chimico, il musicista, in una parola l’uomo che prima di Leonardo incarnò gli ideali universali dell’Umanesimo rinascimentale. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la mostra si svolgerà a Palazzo Strozzi fino al 23 luglio e ha come titolo “L’uomo del Rinascimento. Leon Battista Alberti e le Arti a Firenze tra Ragione e Bellezza”. Oltre 160 le opere esposte, in parte di Alberti, in massima parte dei grandi artisti sui quali si è esercitato l’ascendente delle sue teorie: Donatello, Ghiberti, Beato Angelico, Bernardo Rossellino Andrea del Castagno, lo Scheggia, Filippo Lippi, Filarete, Verrocchio, Botticelli, Fra Carnevale, Andrea Sansovino e tanti altri, oltre a un sorprendente Neri di Bicci, fin qui trascurato e riproposto in mostra come fedele interprete del nuovo spirito del tempo. In totale sono 34 dipinti, 22 disegni, 30 sculture o rilievi, 4 elementi architettonici, 11 gessi, 21 manufatti di arti minori (tessuti, modellini, oreficerie, etc.), 6 medaglie, 20 manoscritti di cui alcuni miniati, 5 lettere, 13 volumi a stampa.
Fino al 30 settembre, presso gli spazi ristrutturati della ex Siri di Terni, è allestita una esauriente mostra sull’opera di ricostruzione post bellica della città umbra da parte di Mario Ridolfi. L’evento conclude le iniziative per celebrare il centenario della nascita di Ridolfi, uno dei maggiori architetti del Novecento e fornisce un quadro complessivo dell’opera ridolfiana, collocata nel più ampio panorama nazionale e proiettata nel presente delle trasformazioni urbane più recenti, e nel passato con l’antefatto dell’opera di Cesare Bazzani a Terni. All’ex Siri viene, a tal fine, prevista la riproposizione della mostra realizzata dalla Darc nella Biennale di Venezia, “Sguardi contemporanei e la contestuale presentazione di due mostre, una dedicata all’archeologia industriale” Working Heritage Il futuro del Patrimonio Industriale elaborata nell’ambito del programma Cultura 2000 dell’Unione Europea, e una dedicata all’opera di Cesare Bazzani a Terni promossa dall’Archivio di Stato di Terni curata dall’architetto Michele Giorgini. E’ stata inoltre allestita una mostra di dieci fotografi ternani, aderenti all’associazione Cavour Art che hanno indagato la città post ridolfiana con una particolare attenzione alle architetture, agli spazi urbani e alle sculture della città. Due sezioni sono state dedicate alle ultime opere, il progetto per il palazzo degli Uffici e il piano di Corso del Popolo portato avanti da Frankl dopo la morte di Ridolfi. Per quest’ultimo è prevista la partenza dei lavori, a seguito di una complessa esperienza di project financing, contestualmente alla mostra, mentre per il Palazzo degli Uffici Comunali, è prevista la realizzazione attraverso il leasing immobiliare.
An intelligent, affordable, and internationally accessible way has been found to promote creativity in a sector that covers different experimental fields – from art to fashion to handicrafts to industrial techniques. The international Triennial of mini-textiles, organized by the Jean Lucart Museum of contemporary tapestry in Angers, is an event which gathers artists coming from Europe, Asia and the United States, all of whose expressive means is thread or fiber, or the ideas these bring to mind. For the 8th edition of the show, which will be open through May 14th, the artists were invited to participate in a theme regarding “Jardins réduits” (gardens in reduced dimensions) with a piece that could not exceed 12x12x12 centimeters. The theme specifically refers to the development of areas of expertise in the plant sector, which belongs to the horticultural tradition of the Angers region due to its research, creation and production in the field. But this theme reaches out to embrace other cultural and artistic spheres. The 70 more or less renowned artists on show, who were selected out of 585 candidates ranging from 21 to 98 years of age, evoke mythical and paradisiacal worlds, intimate, secret worlds, artificial or conceptual gardens. They offer us an updated survey of the current creation of contemporary textiles through a vast, richly documented panorama of gardens created on the “thread” of free research and experimentation. Parallelly, another exhibition is presenting Japanese mini-textiles, with about thirty works, highlighting Japan’s importance in the sector. The protagonist of the show is the Shibori, a technique created by the Japanese which combines the dyeing technique with special textures (folding, pleating and other manipulations), reaching philosophical heights linked to the ephemeral and to atemporality. The importance of this theme, which is featured in the title of the exhibition – “Shibori Art/Expanding shapes” – is attributable to its popularity in the sphere of textile creations, as a technique which is being used all over the world.
Dall’alto in basso/from top down: Sandrine Pincemaille, Salade au jardin, filo di colla e tecnica personale/glue thread, personal technique, 7x12x12 cm; Maire Koivisto, Hiver 2005, filo di colla e tecnica personale/glue thread,
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personal technique, l 12x12x12 cm; Eglé Ganda Bogdaniene, Jardin de feutre, lana/wool, 12x12x5 cm. A destra/right, Ursula Gerber-Senger, Le jardin de Vénus, filo di bronzo/bronze wire, 8x12x6 cm.
Florence is devoting a show to Leon Battista Alberti (1404-1472) as a conclusion to the events that have been organized for the sixth centennial of his birth. The exhibition aims at acquainting the general public with the most recent – and sometimes surprising – information on the encyclopedic, spectacular work by one of the Renaissance’s most extraordinary children. Alberti was a supreme architect, a prodigious scholar, an extremely keen art theorist, but he was also a town planner, a mathematician, a painter, an archeologist, a physicist, a chemist, a musician… in other words, he was the man who before Leonardo personified
Humanism and the universal ideas of the Renaissance. Set under the President of the Republic’s High Patronage, the exhibition will be organized at Palazzo Strozzi and will be open until July 23rd. The title of the show is “The Renaissance Man. Leon Battista Alberti and the Arts in Florence, between Reason and Beauty”. More than 160 works are on show, some of which are by Alberti, and most of which were produced by the great artists who were influenced by his theories: Donatello, Ghiberti, Beato Angelico, Bernardo Rossellino, Andrea del Castagno, Scheggia, Filippo Lippi, Filarete, Verrocchio, Botticelli, Fra Carnevale, Andrea Sansovino and many others, as well as a surprising Neri di Bicci, who has been neglected until now, and who will be on display as a faithful representative of that time’s new spirit. All together there will be 34 paintings, 22 drawings, 30 sculptures or reliefs, 4 architectural elements, 11 plaster models, 21 pieces of minor artwork (fabrics, small models, gold objects, etc.), 6 medals, 20 manuscripts, some of which are illuminated, 5 letters and 13 printed volumes.
Fascino ed emozione Fino al 30 aprile, a Palazzo Reale di Torino è allestita la mostra “Eroi e atleti, l’ideale estetico nell’arte da Olimpia a Roma a Torino 2006”. Ad allestire il piano interrato del Palazzo Reale, destinato a ospitare le statue, è Benedetto Camerana, il capo gruppo del progetto del Villaggio Olimpico. Nel progettare lo spazio e nel far vivere il fascino e l’emozione dei corpi scolpiti nel marmo, l’architetto Camerana ha voluto raccontare gli atleti (o eroi) in azione, sospesi come in un salto dalla sfera delle idee a un mondo più realistico. Le opere sono lette come ginnasti nel momento e nel luogo della gara, quasi a immaginare lo sforzo, i suoni, l’entusiasmo degli spettatori che esplode nei luoghi di azione dell’atleta antico: in Magna Grecia, nei santuari, nei ginnasi e nelle palestre, nei luoghi mediterranei scaldati dal sole, dall’aria e dalla luce che illumina i corpi. L’esposizione si articola in otto sezioni tematiche relative alle gare olimpiche nell’antichità e una sezione relativa agli sport invernali nel mondo contemporaneo, allestite in venticinque ambienti.
I mondi fantastici di Cj Lim Cj Lim, architetto malese dal 1982 trasferitosi a Londra e dal 1994 a capo dello studio 8 Architectes è il protagonista della mostra presentata al Frac Centre d’Orléans fino al 23 aprile. Influenzato agli esordi dal decostruttivismo e da certe “architetture-macchine” come quelle di Neil Denari o Wes Jones, Cj Lim inventa delle “fiction” di spazi in cui si moltiplicano insolite situazioni. Cinematici, i suoi progetti incorporano il movimento, l’instabilità, la decomposizione delle forme in sequenza senza inizio ne fine. La sua è una architettura fondata principalmente sulla metamorfosi, sempre ai limiti tra due culture, occidentale e estremo-orientale in cui prendono vita territori ibridi di vegetazione e di macchine in universi sì tecnologizzati ma anche completamente naturalizzati. Al Frac la versione originale e inedita di Virtually Venice, il progetto per il Padiglione inglese alla Biennale di Venezia del 2004, è presentata attraverso i disegni e i modelli originali che ci tuffano in un universo fantastico paragonabile a quello delle Città invisibili di Calvino.
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Masson e i libri
Dalle foto ai dipinti Rucha in Paris
Plastica protagonista Cracking Art in Milan
Tecnica particolare Painting Alchemy
Nel bicentenario della nascita di André Masson (1896-1987), la galleria Malmaison di Cannes presenta una serie 190 stampe a colori tratte da diciassette opere illustrate dall’artista tra il 1946 e il 1947. Amico di Bréton e tra i principali rappresentati del Surrealismo francese, Masson si impose per le sue opere ai limiti dell’astrazione, dal grafismo “automatico”, attraverso cui esplorava le tematiche del mito, della crudezza della realtà e dell’erotismo. La mostra di Cannes raccoglie le lastre originali e acqueforti, acquetinte e litografie realizzate successivamente provenienti dalla collezione CS di Parigi e da due collezionisti anonimi. Preziosismo il materiale presentato, inizialmente destinati a collezionisti di circoli di libri illustrati e introvabili sul mercato dell’arte. Si tratta di stampe a tiratura limitata realizzate, su carte di estrema rarità, con presse a braccia dai il maggiori stampatori dell’epoca. In quest’occasione è stata inoltre editata una monografia di 160 pagine dove sono raccolti i libri illustrati presentati in mostra e che fino ad oggi non erano mai stati oggetto di una pubblicazione.
L’artista Ed Ruscha è il protagonista della mostra allestita fino al 30 aprile al Jeu de Paume di Parigi. La mostra presenta oltre duecento fotografie e oggetti, oltre a una ventina di disegni, che cercano di definire il posto che ha la fotografia nell’ambito della sua opera e come essa ne guidi la formazione. Il rapporto di Ruscha con la fotografia è infatti di difficile definizione ed egli ha sempre definito questa sua pratica come un hobby, ma fin dai primi scatti per piccoli libri, le sue immagini hanno attirato l’interesse dei critici. Le prime foto erano spesso delle istantanee di un livello qualitativo amatoriale, non erano artistiche né documentarie, ma creavano nel loro insieme una sorta di effetto fotoromanzo o road-movie. La loro presentazione seriale ha ispirato, tuttavia, l’interesse di molti artisti soprattutto nel periodo in cui la Pop Art, il Minimalismo e poi l’arte Concettuale prediligevano la riproduzione in serie degli oggetti della vita quotidiana. Nella sua visione artistica, la fotografia è rimasta un mezzo per scoprire immagini e tecniche da trasferire poi nei suoi dipinti.
La Galleria Glauco Cavaciuti di Milano è la sede fino al 30 aprile una mostra dedicata alla “Cracking Art: Opere 2004-2005”. Sono presenti tutti gli artisti che aderiscono a questo movimento – Omar Ronda, Alex Angi, Carlo Rizzetti, Kikko, Marco Veronese, Renzo Nucara e William Sweetlove – con 48 opere degli ultimi due anni. Vera protagonista è la plastica riciclata, materia usata da tutti gli esponenti del gruppo per realizzare le loro opere. In omaggio alla galleria che ospita la sua prima mostra nella nuova sede interamente ridisegnata dall’ architetto Maurizio Ortelli, all’esterno verrà eseguita un’ installazione di 50 pinguini in plastica rossa che appesi a una corda passante dalla cima di un albero all’altro attraverseranno via Vincenzo Monti. Il gruppo fondato da Omar Ronda il 30 maggio1993 con la firma del manifesto detto “di fine millennio” fin dalla scelta del nome – cracking è il processo tecnologico che indica la scissione molecolare tra naturale e artificiale – manifesta l’intenzione di cambiare radicalmente la storia dell’arte con un forte impegno sociale e ambientale attraverso l’uso rivoluzionario e innovativo di materie plastiche riciclate. Omar Ronda è protagonista fino al 14 aprile anche di una personale, intitolata “Marylin Forever”, negli spazi della galleria Artiscope a Bruxelles.
Centoventi dipinti di Claudio Massini formano la mostra intitolata “Lo scandalo della pittura” presentata fino al 14 maggio negli spazi di Palazzo Sarcinelli a Conegliano (Treviso). Il lavoro dell’artista napoletano (classe 1955) è permeato da una sensualità materica e da un rigoroso impianto di costruzione formale, accompagnati da una conoscenza specifica dei materiali, che si salda in una tecnica “segreta” e innovativa: così sono gli ottanta strati di colore – controllati e vidimati – che danno vita a queste impeccabili superfici pittoriche Le sue alchimie pittoriche fanno pensare a opere di antica fattura, concepite in luoghi culturalmente remoti, di certo in Oriente. Derivano invece da una spontanea e genuina esuberanza espressiva, sospesa tra Pompei e Pechino; un’esuberanza che vuole meravigliare (accantonando la centralità del corpo umano), catturare (alimentando l’idea di una vita iperdecorata), colpire con vigore, e che pone il suo punto di forza in una tecnica particolarissima e ingannevole.
Ed Ruscha, Vienna, Austria, stampa alla gelatina d’argento/ Gelatin silver print, 8,9x8,9 cm, 1961 (Whitney Museum of American Art, New York; Gift of the artist; courtesy Gagosian Gallery).
André Masson, Les conquérants.
Dal Bauhaus alla danza
Art.Metz 2006
Al Museo d’Arte Contemporanea di Lione è di scena la coreografa californiana Anna Halprin, una delle personalità che hanno maggiormente influenzato l’espressione contemporanea nei settori delle performance, della musica, della danza e delle arti plastiche. Oggi ottantaciquenne, Anne Halprin ha segnato la scena artistica americana degli Sessanta per le sue ricerche e sperimentazioni che la ponevano al di fuori dei tradizionali luoghi dello spettacolo, per investire i luoghi della città, strade, parcheggi, cantieri. Influenzata dalle ricerche del Bauhaus, sviluppa un rapporto personale con l’architettura e lo spazio, fino ad abbracciare la realtà del quotidiano. Il suo lavoro si concentrata principalmente sul movimento del corpo che guidato dal concetto di “compito” da portare a termine introduce nel campo della danza i gesti quotidiani, come camminare, mangiare o lavarsi, con un capovolgimento dei codici della Modern Dance. L’esposizione “All’origine della performance” presenta fino al 14 maggio fotografie e film inediti, registrazioni sonore, documenti d’archivio e colloqui filmati realizzati in quest’occasione, oltre all’opera recente Who Say I have to dance in a theater, mettendo in luce l’importanza dell’apporto di questa artista nella storia della creazione contemporanea.
Si svolge dal 7 al 10 aprile al Parco delle Esposizioni di Metz, la sesta edizione di Art.Metz, fiera d’arte contemporanea che annualmente riunisce artisti indipendenti e gallerie in un avvenimento non solo commerciale ma di dibattito e scambio sui temi della creazione contemporanea. Gli artisti presentati sono selezionati in base alla qualità e alla diversità dei lavori e ai loro interessi culturali. Caroline Gallois, artista eclettica e sensibile agli stimoli che offre la sperimentazione di nuove tecniche, è tra gli artisti partecipanti a questa sesta edizione. Quest’anno l’opera di Caroline riprende la tecnica del collage, un tema che le è già stato caro nel ciclo dei Fleurs du Mal. Tra realtà e immaginario, l’artista lavora con cera e colori a olio su tela arricchendone le potenzialità espressive e materiche con carte orientali, materiali tessili o plastici, originali o rielaborati dalla sua sensibilità solare e straordinariamente raffinata. E. C. From 7 to 10 April, the Exposition Park in Metz is hosting the sixth edition of Art Mez, a contemporary art fair that brings independent artists and galleries together every year, to participate in an event that combines the characteristics of a trade fair with opportunities for debate and exchanges on themes regarding contemporary creation. The presented artists were selected according to the quality and diversity of their work, as well as to their cultural interests. Caroline Gallois, an eclectic artist who is sensitive to the stimuli offered by the Anna Halprin, Parades and Changes, 1965.
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The artist Ed Ruscha is the protagonist of a show that will be open through April 30th at the Jeu de Paume in Paris. The exhibition showcases over two hundred photographs and objects, in addition to about two dozen drawings that attempt to define the place photography has in the artist’s work, and its leading role in his artistic background. Indeed, it is not easy to define Ruscha’s relationship with photography, as he himself has always called it a hobby – but ever since his first snapshots for short books, his images have always attracted critics. His first pictures, in fact, were often just amateur snapshots – they were neither artistic nor documentary, but all together they created a sort of photostory or road-movie effect. At any rate, their serial presentation inspired a number of artists, especially during the period in which Pop Art, Minimalism, and, later, Conceptual Art promoted a serial reproduction of objects belonging to everday life. In the artist’s artistic vision, photography has persevered as a means to discover images and techniques to be subsequently transferred into his paintings.
Caroline Gallois, L’echelle des pins.
experimentation of new techniques, is one of the authors taking part in this sixth edition. This year, Caroline has gone back to using the collage technique, which she had already made her own in the Fleurs du Mal cycle. Between reality and fantasy, the artist works on canvas with wax and oils, adding to their expressive potential and texture with oriental paper, textiles or plastic material that are either original or transformed by the artist’s deep and exceptionally refined sensibility.
pieces. In tribute to this gallery, which is hosting its first exhibition at its new premises – which were entirely redesigned by the architect Maurizio Ortelli – an installation made up of 50 red plastic penguins will be laid out outdoors. The penguins will be hung from a string passing from tree to tree, crossing the street – via Vincenzo Monti. The group was founded by Omar Ronda on May 30th 1993, with the signature of an “end-ofcentury” Manifesto. The choice of the name itself – cracking – implies the technological process indicating the molecular scission between the natural and artificial world. It shows the group’s strong social and environmental commitment, proving its intention to implement a radical change in the history of art through the revolutionary, innovative use of recycled plastic material. Until April 14th, Omar Ronda will also be the protagonist of a solo show entitled “Marilyn Forever” at the Artiscope Gallery in Brussels.
The Glauco Cavaciuti Gallery in Milan is hosting an exhibition devoted to “Cracking Art: Works from 2004-2005”, which will be open through April 30th. All of the artists adhering to this movement are taking part in the show: Omar Ronda, Alex Angi, Carlo Rizzetti, Kikko, Marco Veronese, Renzo Nucara and William Sweetlove – with 48 works created over the past couple of years. The actual protagonist of the show is recycled plastic, a metrial that was used by all of the exponents to create their
A show entitled “The scandal of painting”, open until May 14th at Palazzo Sarcinelli in Conegliano (Treviso), features a hundred and twenty paintings by Claudio Massini, a Neapolitan artist born in 1955. The artist’s work is permeated by the sensuality of matter and by a rigorous system of formal construction. His specific knowledge of different materials has led to an innovative, “secret” technique of his own… eighty layers of well-gauged colors animate his impeccable pictorial surfaces. These pictorial alchemies of his give his works an ancient feel, as though they had been conceived in places that are culturally remote, most certainly in the Far East. But instead, they come from a spontaneous, genuine expressive exuberance, suspended between Pompeii and Beijing; an exuberance that aims at filling the spectator with wonder (by eclipsing the centrality of the human body), at catching our eye (by fostering the idea of a hyper-decorated world), and at a powerful effect, which is implemented through the artist’s strong point: a very special, elusive technique.
Claudio Massini, Viaggio verso il Parnaso, 193x248 cm. 2005. A sinistra/far left, Omar Ronda, Marylin Frozen, 2004.
L’arte diffusa di Nespolo Breaking Barriers Ugo Nespolo è solito infrangere le barriere comunicative tradizionali, a partire dalla sperimentazione di tecniche diverse e dalla indagine di materiali inconsueti, all’interno di un suo personale percorso progettuale che lo porta dalla pittura alla scultura senza soluzione di continuità. Egli propone l’uscita dall’ambito circoscritto del dipinto per integrarlo con nuove espressioni estetiche, capaci di coinvolgere l’individuo secondo i principi d’integrazione totale delle arti con la realtà, tanto che lo si vede coinvolto nei più diversi campi d’espressione: le arti figurative, il cinema, la grafica pubblicitaria, il mobile, i vetri (splendidi eseguiti a Murano), le ceramiche, i tappeti, i bronzi.., quasi tutti documentati nella mostra che si apre il 6 aprile, per terminare il 14 maggio, presso la Galleria Bianconi di Milano col titolo “Casa d’arte Ugo Nespolo”. Nespolo vuole rappresentare e rendere omaggio alle storiche “case d’arte” nate in Italia dopo la pubblicazione nel 1915 del “Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo” (Balla e Depero) che celebra l’idea di un’arte totalizzante senza divisione fra arte “alta e bassa” e il superamento della figura dell’artista “puro”, relegato in confini tradizionali con l’idea “dell’arte diffusa”, come la definisce lo stesso Ugo Nespolo. Through his experimentation of different techniques and his study of unusual materials, Ugo Nespolo usually breaks down traditional communicative barriers. According to his personal modus operandi, he produces paintings and sculptures without interruption. The artist reaches beyond the circumscribed world of painting, integrating it with new esthetic expressions that are capable of involving the individual according to principles that see art totally integrated with reality. In fact, he is involved in diverse expressive fields: figurative art, motion pictures, advertising, furniture, glass (splendid objects created in Murano), ceramics, carpets, bronze objects…
Examples of almost all of these are to be viewed at the exhibition entitled “Ugo Nespolo Art House”, open from April 6th to May 14th at the Bianconi Gallery in Milan. Through this show, Nespolo represents and pays tribute to the historical “art houses” that emerged in Italy after the 1915 publication of “The Manifesto of the Futurist Reconstruction of the Universe” (Balla and Depero). This celebrated the idea of an allabsorbing art, making no distinction between “high and low” art, and going beyond the figure of the “pure” artist, who is imprisoned in traditional boundaries; he does this through the idea of “”widespread art”, as Ugo Nespolo himself defines it.
L’altra Europa In Ferrara Il Padiglione di Arte Contemporanea di Ferrara ospita fino al 14 maggio la “XII Biennale Donna” che propone nel suo ambito la mostra “Passaggi a Sud Est, sguardi di artiste fra storie, memorie, attraversamenti”. Si tratta di una rassegna, soprattutto di video e fotografie, che propone il confronto tra otto artiste internazionali – Tacita Dean, Gülsün Karamustafa, Daniela Kostova, Laura Matei, Margherita Morgantin, Ulrike Ottinger, Joanna Rajkowska, Nasrin Tabatabai – le quali, da punti di vista diversi, hanno rivolto la loro attenzione all’Europa dell’Est. Lo spunto del titolo è preso dal film della Ottinger che racconta di un viaggio dalla Polonia a Istanbul via terra, dove ad avere visibilità è quell’Europa meno nota in cui i segni lasciati dalla storia, anche recentissima, mostrano una varietà e ricchezza di relazioni col vicino mondo asiatico. The Contemporary Art Pavilion of Ferrara is presenting the “XII Women’s Biennial”, with an exhibition featuring “Southeastern journeys: stories, memories and crossings”. The show mainly features videos and photographs that relate eight international female artists – Tacita Dean, Gülsün Karamustafa, Daniela Kostova, Laura Matei, Margherita Morgantin, Ulrike Ottinger, Joanna Rajkowska, and Nasrin Tabatabai – who, from different points of view, have concentrated on Eastern Europe. The title was drawn from Ottinger’s film, which tells the story of an overland trip from Poland to Istanbul. Here, a little known Europe is highlighted, where history – even recent history – has left its mark, showing a varied, multi-faceted relationship with the close Asian world.
Daniela Kostova, Made In, frame da video 7, 2004/2005. A sinistra/far left, Ugo Nespolo, Il bel giorno, maiolica dipinta/painted maiolica, 49x26x26 cm, 2001.
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Macchiaioli a Milano
Adami: Premio alla carriera In Lissone
Ristrutturazione sportiva
Col titolo “I Macchiaioli, dipinti tra le righe del tempo”, la Biblioteca di Via Senato a Milano in collaborazione con l’Istituto MAtteucci di Viareggio, rende omaggio fino al 14 maggio all’espressione figurativa che più ha caratterizzato la scena artistica toscana della seconda metà dell’Ottocento. La mostra presenta una selezione di trentaquattro dipinti fondamentali della Scuola dei Macchiaioli che illustrano una delle fasi più significative dell’arte moderna italiana. Nel percorso espositivo, accanto ai dipinti, frammenti di lettere, di memorie biografiche e autobiografiche tratti da riviste e cataloghi di esposizioni dell’epoca e brani letterari tratti da fonti del tempo che per i loro contenuti di natura estetica o narrativo-descrittiva favoriscono la lettura delle opere in tutti i loro aspetti. Intento della mostra è di mettere sotto la lente un pregevole nucleo di dipinti dello storico gruppo artistico, studiando e approfondendo aspetti quale stile, iconografia, cronologia e topografia, legati a ciascuna opera.
La città di Lissone (Milano), erede dello storico “Premio Lissone” che richiamò in città tra il 1945 e il 1967 artisti di tutta Europa, da alcuni anni ha ripreso l’iniziativa del Premio, ora dedicato ai giovani artisti, e, in abbinamento con esso, ha deciso l’assegnazione di un “Premio alla carriera” a uno degli artisti che, dopo aver partecipato al Premio, abbia raggiunto una notorietà internazionale. Dopo Vasco Bendini (2002), Edo Murtic (2003) e Antoni Tàpies (2004), la scelta è caduta quest’anno su Valerio Adami, artista che partecipò a tre edizioni del Premio nel 1961, 1965 e 1967 e che fu designato vincitore dell’edizione 1967 (XV ed ultima edizione del Premio storico) da una giuria internazionale composta da Giuliano Briganti, Luigi Carluccio, Manfred De La Motte, Gerard GaissotTalabot, Jasia Reichard e Marco Valsecchi. La rassegna che gli viene dedicata fino al 4 giugno al Museo d’arte contemporanea di Lissone, accoglie alcuni dei dipinti più significativi della sua produzione.
In occasione delle Olimpiadi invernali 2006 organizzate a Torino, è stato ristrutturato il Palavela, la notevole costruzione progettata nel 1961 da Annibale e Giorgio Rigotti e da Franco Levi, con lo scopo di ricavarci un palazzo per il pattinaggio artistico e per lo short track. La soluzione, affidata a Gae Aulenti e Arnaldo De Benedetti, ha previsto, considerata la vastità della struttura, la costruzione interna di due edifici allineati con altezze diverse, collegati da un tetto reticolato, e disponibili per una funzione post olimpica come centro per eventi culturali e manifestazioni in genere. Per il soffitto interno del palaghiaccio, è stato utilizzato il pannello composito in alluminio spazzolato con nucleo in polietilene Reynobond, prodotto dalla Alcoa Architectural Products di Merxheim. La scelta è stata fatta per le proprietà del materiale che si distinguono in termini di leggerezza, elevata rigidità, facile plasmabilità e semplicità nella lavorazione. Inoltre il materiale risponde agli importanti requisiti di ecocompatibilità richiesti.
Giovanni Fattori, Soldati del ’59.
Sacra acqua In Padua Fino al 28 aprile, a Padova, i maestri dell’illustrazione per l’infanzia raccontano l’acqua. Lo fanno su invito degli organizzatori (Museo Diocesano di Padova e Messaggero di sant’Antonio) della terza edizione de “I colori del Sacro”, la mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia allestita al Museo Diocesano della città. In molte cosmogonie antiche l’acqua è la fonte di ogni forma di vita e costituisce il supporto della creazione, è l’elemento indispensabile al nutrimento, e, da sempre risorsa fondamentale per i popoli della terra, l’acqua e la sua simbologia hanno dato vita a un ricco e variegato mondo immaginifico popolato di divinità, miti, leggende, luoghi sacri e figure misteriose che incarnano di volta in volta gli aspetti particolari di questo elemento e la sua centralità nella vita dell’uomo. Ma accanto all’immagine vivificante, nei testi sacri e nei miti ritroviamo anche quella dell’acqua terrificante, manifestazione del male, simbolo della punizione dell’uomo da parte della Divinità. Così come nella Bibbia le grandi acque annunciano prove e calamità – il Diluvio Universale – anche nei miti dell’area del Pacifico tutti i peccati vengono cancellati dall’acqua che dissolve le forme. Acqua purificatrice dei peccati anche nei rituali di iniziazione di molte religioni, con aspersioni e immersioni: il Battesimo per i cristiani, il bagno nel Gange per gli induisti, le abluzioni prima della preghiera per Ebrei e Musulmani. Per questa edizione de “I Colori del Sacro” l’acqua è stata ripensata dai numerosi artisti invitati nella sua accezione storica e legata al contesto religioso, e in relazione ai suoi molteplici significati. Masters of children’s illustrations are devoting a show to water, open through April 28th in Padua. They were invited by the organizers (The Diocesan Museum of Padua and the Messaggero di Sant’Antonio editions) of the third edition of “Sacred colors”, an international exhibition featuring illustrations for children, laid out in the city’s Diocesan Museum. In a great number of ancient cosmogonies, water is the source of every life form and is the supporting element of all creation; it is essential for nourishment and has always been been a fundamental resource for nations around the earth. Water and the symbology related to it have given life to a rich, varied imaginary world inhabited by deities, myths, legends, holy places and mysterious figures that embody this element’s features in particular ways, highlighting its importance for human beings. But next to water’s vivifying character, sacred texts and myths also describe its terrifying aspect… its evil sides, the symbol of God’s inflicting punishment on man. Just like in the Bible, where the great waters announce trials and calamities – the Flood – in myths around the Pacific, too, all sins are washed away by water dissolving forms. In various religions, water purifies sins through initiation rites with aspersions and immersions. Baptism for Christians, bathing in the Ganges for Hindus, ablutions before prayer for Hebrews and Muslims. In this edition of “Sacred Colors”, a great number of artists have interpreted water in all the accepted historical meanings of the word, linked to its religious context, as well as to its various meanings. Alessandra Cimatoribus, Sussurra il vento… mormora l’acqua, acrilico/acrylics, 2005. A destra/right, Corrado Cagli, Costume per i satiri per Il Trionfo di Bacco e Arianna di Vittorio Rieti, disegno a inchiostro su carta/ink drawing on paper, 48,5x32 cm, 1948.
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The city of Lissone (Milan), heir to the historical “Lissone Award” which between 1945 and 1967 hosted artists from all over Europe, has now reopened the Award, devoting the initiative to young artists. A “Career Award” is to be assigned to an artist who has participated in the Award and who has subsequently achieved international renown. After Vasco Bendini (2002), Edo Murtic (2003) and Antoni Tàpies (2004), this year it is Valerio Adami’s turn. This artist took part in three editions of the event, in 1961, 1965 and 1967, and was the winner of the latter edition (the fifteenth and last edition of the historical Award), selected
by an international jury comprising Giuliano Briganti, Luigi Carluccio, Manfred De La Motte, Gerard Gaissot-Talabot, Jasia Reichard and Marco Valsecchi. Some of the artist’s most significant paintings will be on show through June 4th at Lissone’s Museum of Contemporary Art.
Valerio Adami, Paesaggio sul Gange – Banaras, 1996.
Antologia per Cagli In Ancona E’ visitabile fino al 4 giugno la mostra antologica che la Mole Vanvitelliana di Ancona dedica a Corrado Cagli. Con circa duecento dipinti oltre a un cospicuo insieme di disegni, sculture, ceramiche, illustrazioni, bozzetti teatrali e arazzi, per un totale di circa quattrocento opere si ripercorre la vasta attività creativa di Cagli presentata per la prima volta nella sua interezza, illustrando il ruolo di protagonista che rivestì in oltre mezzo secolo di dibattito artistico italiano e internazionale. Originale creatore di maioliche di gusto straordinariamente moderno nella sua prima giovinezza (applicando un linearismo déco consapevole dell’estetica internazionale, con echi persino picassiani), egli fu tra i promotori del muralismo italiano (parallelamente a Sironi) ed esordì come pittore nel gruppo iniziale della “Scuola Romana” (con Capogrossi e Cavalli), alle cui ideologie contribuì sostanzialmente e le cui opere sono tra le più significative di questo movimento, che deve considerarsi la più importante esperienza artistica italiana degli anni Trenta. In seguito, elaborò e diffuse i principi del “primordialismo” che tanta presa ebbero sulla cultura italiana del decennio, prolungandosi fino agli anni Cinquanta. Questa rilettura attuale lo rivela in un ruolo di anticipatore, di antesignano della libertà espressiva post-avanguardista. Until June 4th, Ancona’s Mole Vanvitelliana is devoting an anthology to Corrado Cagli. About four hundred pieces, including two hundred paintings, as well as a large number of drawings, sculptures, ceramic objects, illustrations, stage sketches and tapestries bear witness to Cagli’s vast creative activity. For the first time, in fact, all of his work is on show, pointing out his leading role throughout half a century of Italian and international art. With his extraordinarily modern taste, in his early youth he was an orginal creator of majolicas (he applied a linear Deco style that was fully aware of
international esthetics, even with a tinge of Picasso in it). He was a pioneer among Italian muralists (parallely with Simoni) and started out as a painter in the first group founded by the “Roman School” (with Capograssi and Cavalli), to whose ideologies he contributed considerably. His works, in fact, found a significant place within the movement, which is to be considered the most important Italian artistic experience of the 1930s. Later on, he elaborated and spread the principles of “Primordialism”, which had a great influence on that decade’s Italian culture, continuing through the 1950s. This new, current reading reveals this artist’s role as a precursor, a forerunner of postavant-garde expressive freedom.
Per i giunti dei pavimenti
Cemento fotocatalitico
Mapeflex PU50 SL e Mapeflex PU55 SL, di Mapei, sono sigillanti poliuretanici monocomponenti fluidi studiati per la sigillatura dei giunti di pavimentazioni che, grazie a specifiche caratteristiche, offrono elevate garanzie di durabilità nel tempo. Impiegabili unicamente su superfici orizzontali o comunque con pendenze non superiori al 2%, questi prodotti si utilizzano con l’apposita pistola da estrusione e, quando applicati, induriscono a seguito della reazione con l’umidità dell’aria. Facili da applicare, durevoli e rapidi, aderiscono su supporti in calcestruzzo, ceramica e pietra naturale senza l’impiego di primer. Resistono al traffico di mezzi e al contatto con gli idrocarburi.
Con il marchio Ecorivestimento di Global Engineering si raggruppa la famiglia del rivestimento a base di cemento fotocatalitico destinato sia per applicazioni verticali che per rivestimenti orizzontali (strade, parcheggi, marciapiedi o arredo urbano). Con Ecorivestimento Pavimentazione 2 MM è disponibile una pavimentazione fotocatalitica adatta per marciapiedi, parcheggi e aree a ridotto traffico da applicare con 2 mm di spessore su pavimentazioni esistenti, anche su base bituminosa. Si tratta di un premiscelato in polvere da diluire con acqua, che determina una malta fluida distribuibile direttamente sullo strato esistente. Il prodotto può essere applicato a mano o a macchina in funzione della superficie da trattare, e può essere pigmentato in base alle esigenze volte a evidenziare zone di interesse come piste ciclabili, parcheggi, aree di sosta e corsie.
Importanti acquisizioni Magnetti, gruppo leader nei sistemi di prefabbricazione per edifici strumentali chiavi in mano, nei sistemi per murature tecniche e architettoniche, e per pavimentazioni autobloccanti con destinazioni industriali e urbane, ha deciso due importanti acquisizioni di società operanti nel settore della prefabbricazione che, con un investimento di oltre 20 milioni di euro, diventano operative nel Centro Italia e in Romania. Magnetti, acquisendo il nuovo stabilimento di Montone, in provincia di Perugia, intende per l’appunto consolidare la propria presenza commerciale e industriale fino al Centro Italia con l’intenzione di raggiungere il sud. Lo stabilimento si
trova su un terreno di 35.000 mq e prevede una produzione lorda di 30 milioni di euro con un organico diretto e indotto di un centinaio di addetti. Il piano strategico si completa con lo stabilimento rumeno, situato nei pressi di Bucarest lungo l’autostrada per Pitesti, sviluppandosi su un’area di 40.000 mq con la previsione a breve del raggiungimento di una produzione lorda di 20 milioni di euro, impegnando un organico di circa 60 addetti. L’iniziativa intende esportare, in un paese di prossima integrazione europea,una tecnologia specialistica dell’industria italiana, come la prefabbricazione di edifici industriali in calcestruzzo precompresso.
Premiazione Globale Cade nell’aprile 2006, a Bangkok, la “prima Cerimonia di Premiazione Mondiale” che accoglie la selezione regionale degli “Holcim Award for sustainable construction”, a chiusura del primo ciclo della competizione e per l’apertura degli Holcim Awards 2007-2010, la cui pianificazione è già in corso. I progetti finalisti di questa prima edizione sono 15 (i tre ritenuti migliori per ogni regione partecipante) riguardati: Europa, Asia/Pacifico, America settentrionale, Africa/Medio Oriente e America Latina, e classificatisi tra gli oltre 1500 provenienti da 118 Paesi e già precedentemente premiati nelle relative cerimonie regionali organizzate, tra settembre e ottobre, a Ginevra, Pechino, Boston, Johannesburg e Rio de Janeiro. Per l’occasione, oltre agli Holcim Awards Oro, Argento e Bronzo, sono stati assegnati ulteriori 31 premi di riconoscimento e incoraggiamento ad altrettanti progetti per un totale di 2 milioni di dollari. L’interesse per partecipare alla manifestazione è stato immediato, registrando, nella sola Europa, adesioni da parte di 20 Paesi con 400 progetti. In Italia gli Holcim Awards hanno riscosso un successo particolare sia in termini di partecipazione di architetti e ingegneri, sia in termini di premiazione di progetti nazionali nelle tre categorie, tra i quali spicca anche l’Oro. Holcim Foundation for Sustainable Construction, ideatore degli Holcim Awards, si prodiga a sostenere attivamente l’Edilizia Sostenibile assicurando la propria esperienza e l’impegno necessario.
Nuova distilleria La nuova sede delle Distillerie Marzadro, leader nella produzione della grappa di qualità, si estende, nel comune di Nogaredo (TN), su una superficie di oltre 20.000 mq dei quali 10.000 coperti, sviluppandosi in tre corpi dedicati rispettivamente alla produzione e all’immagazzinamento, al deposito delle vinacce e agli uffici amministrativi. Progettato da Günter Plaikner, il complesso è stato concepito con l’idea di
integrarsi nel territorio circostante, in termini di soluzioni ecologiche e scelta dei materiali costruttivi. Le nuove Distillerie Marzadro rispondono alle necessità funzionali e pratiche di uno stabilimento che unisce tradizione artigianale, tecnologia innovativa, risparmio energetico e rispetto ambientale.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Tradizione e innovazione
Trasloco effettuato
Con il libro “Pavimenti Lignei in Europa”, curato da Maria Ludovica Vertova ed edito da Electa, la Fondazione Guglielmo Giordano, ha messo a punto un bel volume che analizza l’evoluzione del parquet dalle origini ad oggi. La pubblicazione si evidenzia come una selezione di esempi d’arte che illustrano e analizzano i significati e le funzioni che hanno attraversato civiltà, culture e stili, caratterizzando il linguaggio dell’architettura europea in termini di realizzazioni lignee. La Fondazione Guglielmo Giordano è da sempre impegnata a promuovere numerosi e prestigiosi eventi a livello nazionale e internazionale nel campo dell’arte, della cultura, dell’architettura e della musica, contribuendo alla realizzazione di mostre come “L’età di Michelangelo in Italia” presso il Museo Guggenheim di Venezia, o impegnandosi nel restauro di opere d’arte: vedi un affresco del Perugino, come pure nell’ambito musicale con concerti pari a quello di Uto Ughi tenuto alla Canergie Hall di New York. Listone Giordano si distingue come l’azienda più innovativa nell’ambito dei pavimenti in legno, segnalandosi internazionalmente con l’acquisizione del brevetto Listone Giordano preso nel 1984, per merito dell’intuizione tecnica di Guglielmo Giordano. Listone Giordano è un parquet di nuova generazione, ideato per venire incollato al sottofondo e costituito da due strati, monopezzo, con supporto in multistrato. Questa innovazione permette, in virtù di un supporto tecnologico di nuova concezione, di consentire liste anche di grandi dimensioni, contemporaneamente flessibili e assolutamente indeformabili.
Dal 5 al 10 aprile 2006, presso il nuovo e prestigioso polo Fieristico di Rho-Pero, denominato “fieramilano”, si festeggia la 45ª edizione del Salone Internazionale del Mobile presentata in sinergia con il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, le biennali Eimu ed Eurocucina con FTK (Technology For the Kitchen) e il nuovo Salone Internazionale del Bagno (a sua volta con cadenza biennale) e l’immancabile SaloneSatellite, vetrina di riferimento per la creatività dei giovani. Il Salone Internazionale del Mobile e il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo promuovono le varie tipologie d’arredo, e l’oggettistica del nostro quotidiano, dedicando particolare attenzione a materiali, tecnologie e ai vari stili. La mostra Eurocucina è invece la vetrina più completa e selettiva dell’intero settore nazionale e internazionale che, giunta alla 16ª edizione, si completa con la manifestazione FTK dedicata alla tecnologia degli elettrodomestici da incasso. Sotto l’egida di EIMU. 2006 Wellness@Work sono invece raccolte le produzioni doc dei mobili e accessori per l’ambiente ufficio, le banche, gli istituti assicurativi, gli uffici postali e le comunità, nonché proposte e soluzioni per l’home office e ambientazioni di lavoro. Si distingue per importanza anche l’iniziativa che vede la partecipazione del Salone Internazionale del Bagno; un settore già presente nelle tre precedenti edizioni dei Saloni, attualmente sviluppatosi e affermatosi come riferimento di primaria importanza nell’ambito della casa. Appuntamento collaterale ai Saloni, è la mostra “Il diavolo del focolare”, che punta in chiave provocatoria e artistica sul nuovo rapporto e riferimento, oggi discusso, tra la donna, il mondo e l’ambiente casa. L’evento, organizzato da Cosmit, si svolge presso la Triennale di Milano, ed è
Tradizione e progresso Master Works ideato e diretto da Luigi Settembrini con la direzione artistica di Francesca Sorace e la curatela di Claudia Gian Ferrari. Il progetto dell’allestimento è di Matali Crasset. All’interno dello spazio espositivo fieristico è inoltre organizzato uno spettacolo interpretato da La Fura dels Baus (gruppo catalano) che, con il titolo “Il focolare di Sofia” propone un originalissimo controcanto dell’evento collaterale “Il diavolo del focolare”.
Isolamento termico olimpionico Mediante la propria gamma di prodotti Styrofoam dedicati all’isolamento termico, Dow è stato presente alle olimpiadi di Torino 2006, intervenendo nel palazzo polifunzionale del ghiaccio; l’Ice Stadium di Pinerolo, e i Media Village Mortasa/Verdengo; conosciuti come i media Village “Spina3”. L’Ice Stadium, che ha ospitato le gare del torneo Olimpico di Curling, con una capienza di 3.000 spettatori, ha utilizzato 190 mq di Floormate 500 per l’isolamento termico richiesto dalla struttura, mentre, per contenere il calore nei media Village “Spina 3”; le due strutture situate nella parte nord della città di Torino che hanno assicurato ospitalità a oltre 2.700 giornalisti, è stato impiegato Roofmate SL.
maggio 2006. Per scaricare il bando di concorso completo: www.raymondloewyfoundation.com nella sezione Lucky Strike Junior Designer Award riservata all’Italia.
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With due philological precision and competence, Mario Pisani has gathered and commented on some of Marcello Piacentini’s main architectural works, re-introducing this figure as a significant planner. In fact, he played a leading role in twentieth-century culture, despite the fact that his importance is often eclipsed by ideological considerations. The curator is right in pointing Piacentini out
as a modern protagonist, and not as a conservative advocate. He highlights his knowledge of – and connections with – the main international architectural exponents of his time. This serves to emphasize how Piacentini focused on combining tradition and progress by interpreting a reality that hovered between these two cultural horizons. Indeed, tradition and progress are antagonists, but are often interlinked in an unstable balance, which is made even more precarious – and is sometimes compromised – by the historical reality of an awkward, obscure period. At any rate, through remarkable expository clarity and a concise but expressive graphic style, Pisani’s book puts this historiographical problem in the right perspective, contributing to a debate which is still under way.
La città contemporanea è oggi investita da profonde e complesse modifiche territoriali, laddove lo sforzo preminente è quello di configurare una riqualificazione ambientale e sociale delle periferie. L’identità di questi luoghi viene posta quindi al centro della ricerca progettuale e artistica, come reazione e risposta alla condizione di precarietà e frammentazione del paesaggio urbano. Le trasformazioni in atto, a Milano come a Barcellona, Berlino Londra ecc., stanno ridefinendo non solo la struttura fisica delle città ma anche quella sociale ed esperienziale. La reinterpretazione delle aree dismesse e delle strutture di archeologia industriale prefigura nuovi scenari urbani e relazioni possibili, in
cui iscrivere segni e sogni della post-modernità. Il movimento artistico del “Cittàstrattismo” viene teorizzato dall’autrice nel tentativo di dare unitarietà e riconoscibilità all’opera di un gruppo di artisti che fanno della visione del possibile urbano la loro cifra stilistica. Today, contemporary cities present deep, complex territorial innovations, especially when the main goal involves redeveloping suburban areas with an environmental and social outlook. Both from an artistic and planning point of view, research thus focuses on the identity of these areas, as a reaction and in response to the urban landscape’s
precarious and fragmented condition. Not only are the changes that are currently underway in cities such as Milan, Barcelona, Berlin, London, etc. redefining their physical structures, but also their social and experiential features. Reinterpreting abandoned areas and structures related to industrial archeology opens up new urban scenarios and possible connections, where Postmodern signs and dreams can be realized. The author theorizes an artistic movement – “City-abstractionism” – aiming at giving unity and recognizability to a group of artists whose style involves working out possible urban innovations for the future.
Segnalazioni Luca Basso Peressut Il Museo Moderno. Architettura e Museologia da Perret a Kahn Prefazione di: Arrigo Rudi Lybra, Milano 2005, oltre 1000 immagini in b/n tra foto e disegni di progetto, 260 pp Un approccio storico-critico, una ricchissima documentazione sul dibattito e sull’attività progettuale alla base della moderna esposizione museale, dall’architettura agli ordinamenti. Con l’introduzione di Arrigo Rudi e un saggio generale del curatore sull’evoluzione del concetto di museo moderno, il volume raccoglie progetti dei protagonisti e interventi critici sulle principali problematiche della progettazione museale e museologica moderna, presentate attraverso un importante impianto iconografico che comprende oltre 1000 immagini tra foto e disegni di progetto
Annuncio E’ stato annunciato lo scorso febbraio a Torino, mediante conferenza stampa, l’evento “Torino 2008 World Design Capital”, che vede la partecipazione della Città di Torino, la Provincia di Torino, La Regione Piemonte, la Camera di Commercio di Torino, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT e ADI – Associazione per il Disegno Industriale.
precario – e in qualche caso compromesso – dalla realtà storica di un’epoca goffa e oscura. Sorretto da nitore espositivo e da un taglio grafico asciutto ed espressivo, il volume di Pisani pone comunque il problema storiografico nella sua giusta luce, portando un ulteriore contributo al dibattito tuttora in corso. Maurizio Vitta
Jacqueline Ceresoli La nuova scena urbana. Cittàstrattismo e urban-art Prefazione di Carlo Bertelli Franco Angeli, Milano 2005, ill. in b/n, 144 pp
Quattordicesima edizione Il concorso “Sistema d’Autore” Metra, giunto nel 2006 alla quattordicesima edizione, e considerato l’occasione di massimo confronto e relazione con l’architettura e l’edilizia, sposta il proprio abituale momento di premiazione dall’ambito del SaieDue di Bologna, poiché l’intero comparto dell’alluminio partecipa unicamente nelle edizioni degli anni dispari, programmandone comunque la celebrazione entro la primavera. La giuria si è riunita lo scorso 7 marzo per la selezione dei vincitori delle sei categorie: Sezione Persiane, Sezione Porte e Finestre, Sezione Facciate Continue, Sezione Altre Realizzazioni, Sezione Estero, più la Menzione Speciale che premia i prodotti realizzati con profilati disegnati ad hoc da Metra.
Alcune tra le principali opere architettoniche di Marcello Piacentini, raccolte e commentate con competenza e scrupolo filologico da Mario Pisani, ripropongono questa figura di progettista, la cui importanza per la cultura del Novecento, sebbene spesso oscurata da considerazioni di carattere ideologico, risulta comunque significativa e determinante. Con ragione il curatore indica in Piacentini un protagonista non della conservazione, ma della modernità, mettendone in luce le conoscenze e i legami intrattenuti con i maggiori esponenti dell’architettura internazionale del suo tempo. Ciò pone ancor più in evidenza il tentativo piacentiniano di coniugare tradizione e progresso, interpretando una realtà sempre in bilico fra questi due versanti culturali, antagonisti, certo, ma spesso intrecciati in un instabile equilibrio, reso ancor più
Nuovi scenari urbani New Urban Art
Promuove il design Con la missione di promuovere il design in tutte le sue forme, la Raymond Loewy Foundation (fondazione no profit con valenza internazionale) dedicata al padre del design industriale del XX secolo, si manifesta a livello internazionale con il premio annuale alla carriera Lucky Strike Designer Award assegnato, per l’edizione 2005, a John Maeda. A livello nazionale si esplica nella competizione Lucky Strike Junior Designer Award; concorso dedicato ai giovani che, terminati gli studi, intendono confrontarsi con il mondo del lavoro nel campo del design. Dopo il successo della prima edizione del concorso con la partecipazione di 200 progetti, la Raymond Loewy Foundation Italy ne annuncia il secondo appuntamento rivolto a tutti gli studenti che hanno concluso o stanno per terminare il corso di laurea in architetture e/o disegno industriale o il corso post diploma presso istituti di design appartenenti a vari campi (dal graphic al fashion design), e ha come oggetto la tesi di laurea o di diploma. Il vincitore verrà premiato con un ammontare in denaro pari a 30.000 euro. La valutazione della giuria seguirà i concetti ispiratori di Raymond Loewy: qualità del design; contenuto innovativo del progetto; valore d’uso e funzionalità; potenzialità future; benefici sociali e compatibilità ambientale; significato economico e industriale del progetto; capacità di emergere nel complesso panorama del design. Il termine per la presentazione dei lavori è il 30
Mario Pisani Architetture di Marcello Piacentini. Le opere maestre Clear, Roma 2004, ill. b/n, 144 pp
Risale al 2005 su iniziativa di Icsid (International Council of Societies of Industrial Design), la nomina della città di Torino “World Design Capital” che, per l’anno 2008, sarà una vetrina nazionale e internazionale del design. L’evento sarà quindi l’opportuna occasione per coinvolgere e far dialogare aziende e capitali mondiali.
Michele Costanzo Claus en Kaan Edilstampa, Roma 2005, ill. a colori, 174 pp Il volume, pubblicato nella collana diretta da Giuseppe Nannerini “I Quaderni dell’industria delle costruzioni” illustra e analizza il lavoro dello studio olandese fondato nel 1987 da Felix Claus (classe 1956) e Kees Kaan (classe 1961). Con sedi ad Amsterdam e a Rotterdam, i due hanno sviluppato un’intensa attività progettuale sia in Olanda che nel resto dell’Europa, in Giappone e negli USA, realizzando edifici residenziali, uffici, complessi industriali e multifunzionali, piani di sviluppo
urbano, come è il caso del recente intervento nel bacino dell’Ijmeer, il più grande lago artificiale olandese. R. Fontanella, M. Di Somma, M. Cesar Come Cambiano i Marchi. Metamorfosi di 60 Marchi Italiani Ikon Editrice, Milano 2005, oltre 2000 immagini a colori, 224 pp Questo volume illustra la storia e l’evoluzione dei marchi facendo capire come si costruisce un marchio e quali sono le componenti passibili dei segni del tempo. E i “segni del tempo” e le rimodellature dei tanti marchi qui raccolti nel loro modificarsi, divengono un valore aggiunto; un continuo lavorio di messa a punto e adeguamento alla realtà che si evolve. Paolo Vincenzo Genovese Dalla decostruzione alla cyber-architettura e oltre L’uso del computer nella progettazione degli spazi non-euclidei Liguori, Napoli 2006, 200 pp Il libro analizza i processi generativi della nuova cultura spaziale, le norme d’uso dell’elaboratore nell’ambito progettuale e le sue ripercussioni nella concezione dei luoghi dell’abitare. Marta Lonzi Autenticità e progetto Jaca Book, Milano 2006, 176 pp Questo saggio ha un chiaro intento polemico:
smitizzare la pretesa purezza del processo creativo, denunciare l’astrazione che subordina il contesto all’ispirazione personale dell’architetto/artista/ intellettuale quale guida unica del progetto architettonico. Maurizio Marcelloni Questioni della città contemporanea Franco Angeli, Milano 2005, 200 pp La raccolta chiama alla riflessione alcuni degli studiosi italiani e stranieri di diversa formazione che nell’ultimo decennio hanno indagato l’evoluzione della questione urbana e vuole aprire una riflessione comune con la cultura politica e tecnica coinvolta nella definizione delle prospettive e nella gestione della città; il tema della città contemporanea appare infatti tanto centrale ed esplorato da diverse ottiche disciplinari quanto marginale nella cultura di governo. Metalli a cura di Giovanni Polazzi Federico Motta Editore, Milano 2005, 200 ill. a colori, 408 pp Ferro, acciaio, alluminio e leghe leggere, rame, ottone, titanio, sono materiali che possono diventare di volta in volta, lamiere, funi, profilati, griglie, calze e tessuti filati. Spesso, manufatti tradizionalmente creati per applicazioni specifiche, quasi sempre nel settore meccanico, hanno invaso pacificamente altri campi, quello dell’edilizia e dell’architettura per arrivare poi all’arredo urbano fino al design d’interni. Il panorama offerto potrà ispirare il progettista.
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Belgio / Belgium Bruxelles Living Steel Concorso mirato a sviluppare approcci innovativi alle residenze sostenibili dal punto di vista sociale, economico e ambientale/The competition is being launched to develop innovative approaches to meet sustainable housing needs. Underlying the competition is a desire to address the economic, environmental and social aspirations of a growing world population Scadenza/Deadline: 14/4 Primo premio/First Prize: 50.000 Euro Per informazioni: International Iron and Steel Institute Rue Colonel Bourg 120 B-1140, Brussels, Belgium Internet: www.livingsteel.org
Cina / China Beijing IASS Hangai Prize Premio per ricercatori, designer e ingegneri under 30 per studi e ricerche innovative nel settore delle strutture spaziali e a guscio/Prize for young (under 30) talented researchers, designers and engineers. The prize will be given to the winners of the international contest of research papers and resumes of the design projects or innovative ideas that are related to the field of shell and spatial structures Scadenza/Deadline: 31/6 Per informazioni: Internet: http://hangai_prize.iis.u-tokyo.ac.jp/ E-mail: hangaipr@iis.u-tokyo.ac.jp
+ europaconcorsi
Schornsteinfegergasse 3 D-14482 Potsdam
Regensburg Riqualificazione dell'Arnulfsplatz L'ente banditore intende valutare proposte progettuali per la riqualificazione architettonica e funzionale dell'Arnulfsplatz e delle strade limitrofe. Superficie: 12.600 mq/Ideas competition for the architectonic and functional requalification of Arnulfplatz and adjacent areas, Total surface 12.600 sq.m Scadenza: 21/4 Per informazioni: Stadt Regensburg, Stadtplanungsamt D.-Martin-Luther-Stra§e 1 D-93047 Regensburg Tel. +49 941 5071612 Fax +49 941 5074619 Internet: www.regensburg.de/stadtplanungsamt E-mail: stadtplanungsamt@regensburg.de
Gran Bretagna / Great Britain Coalville World Habitat Awards Premio internazionale per progetti che offrano soluzioni pratiche e innovative ai problemi e alle necessità residdenziali nel sud e nel nord del mondo. In questa edizione sono presi in considerazione il quartiere di Gardsten a Goteborg, Svezia e alcune comunità cinesi/International award given to projects that provide practical and innovative solutions to current housing needs and problems: one for a project in the global north and the other for a project in the global south. This year the two areas considered are: Gardsten district near Goteborg, Sweden and several communities in China Sacadenza/Deadline: 1/6 Monte premi/Total prize money: 10,000 £ Per informazioni: Building and Social Housing Foundation Memorial Square Coalville Leicestershire LE67 3TU United Kingdom Tel. +44 1530 510444 Fax +44 1530 510332 Internet: www.bshf.org E-mail: bshf@bshf.org (general enquiries), wha@bshf.org (World Habitat Awards)
Germania / Germany Hamburg DIFA-AWARD 2006 Concorso internazionale per lo sviluppo di progetti urbanistici innovativi/International competition for the development of innovative urban projects Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: DIFA-AWARD 2006 competition office Winterstrasse 4-8, Hamburg, D-22765 Germany Internet: http://international.difa.de/
Potsdam Campus Am Stern Progetto per la realizzazione del Campus am Stern, dotato di strutture scolastiche, sportive e ricreative Competition for the realization of Campus am Stern, including school buildings, sports arenas and leisure areas Scadenza/Deadline: 15/5 Per informazioni: Landeshauptstadt Potsdam, Geschaftsbereich Stadtentwicklung und Bauen vertreten durch Stadtkontor GmbH, Entwicklungsbeauftragter für die Neubaugebiete der Stadt Potsdam
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Italia / Italy Bergamo Premio Progettare senza barriere Terza Edizione Il premio, aperto ad architetti, ingegneri, geometri e periti edili, di età non superiore ad anni 35, residenti in provincia di Bergamo e iscritti ai relativi Ordini e Albi professionali, è finalizzato a promuovere, valorizzare e sostenere esperienze innovative e realizzabili di progettazione senza barriere Scadenza: 28/4 Per informazioni: Settore Politiche sociali Maria Grazia Di Tonno Tel. 035 387653 Matteo Boileau Tel. 035 387379 Fax 035. 387695 Internet: www.provincia.bergamo.it E-mail: segreteria.servizisociali@ provincia.bergamo.it
Camerino (Ascoli Piceno) XVI Seminario e Premio internazionale di architettura: “Periferie? Paesaggi urbani in trasformazione”
Il Seminario e Premio di Architettura e Cultura Urbana si propone di indagare sulle trasformazioni degli insediamenti e dei luoghi di aggregazione sociale alla ricerca della qualità architettonica/Workshop and award on the theme “Suburbs? Trasformation of Urban Landscapes” Scadenza/Deadline: 30/6 Workshop: 30/7-3/8 Per informazioni: Università degli Studi di Camerino Via Lili 59 62032 Camerino (AP) Tel. +39 0737 630854 Fax +39 0737 637541 Internet: www.unicam.it/culturaurbana/ programma06.htm E-mail: giovanni.marucci@unicam.it
Segnaletica 2006 Concorso per la realizzazione della segnaletica dedicata ai vecchi e nuovi servizi offerti dal Circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano Competition for the design of the signals system for old and new services offered by Bertolt Brecht Cultural Centre in Milan Scadenza/Deadline: 31/9 Per informazioni: Circolo Culturale Bertolt Brecht Concorso Segnaletica 2006 Via Giovanola 21/C 20142 Milano Internet: www.bertoltbrecht.it/ concorsi/segnaletica.htm E-mail: segnaletica2006@bertoltbrecht.it
Casalgrande (Reggio Emilia)
Noci (Bari)
Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres, Pietre Native e Padana Piscine/International competition for works of architecture showing and enhancing the technical and expressive potentialities of porcelained grès, Granitogres, Marmogres, Native Stones and Padana Piscine Scadenza/Deadline: 31/12
Riqualificazione e rifunzionalizzazione dell’area dell’ex piscina comunale Concorso di idee a livello nazionale per la riqualificazione e rifunzionalizzazione dell’area dell’ex piscina comunale Scadenza: 19/4
Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 Fax +39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it
Milano Concrete Design CompetitionPlasticity/Opacity Concorso internazionale per studenti di Belgio, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Svezia, Turchia Regno Unito per oggetti e prodotti che analizzino la dualità opacità/plasticità del cemento/International competition open to students of Belgium, Germany, Ireland, Italy, The Netherlands, Sweden, Turkey and the United Kingdom for research on the duality opacity/plasticity of concrete Scadenza/Deadline: 15/5 Monte premi/Total prize money: 4.000 Euro per ogni nazione/for each country Per informazioni: Segreteria Italia AITEC Maria Teresa Briotti Centro Direzionale Milanofiori Strada 1, Plazzo F2 20090 Assago (MI) Tel. +39 02 57511251 Fax +39 02 57511265 Internet: www.concretedesigncompetition.com E-mail: mtbriotti@altecweb.com
Progetti di luce – Atmosfera di luce Concorso internazionale di design per la progettazione di apparecchi illuminanti sia per esterni sia per interni che creino atmosfere emozionanti/International design competition for the project of lighting appliances creating emotional atmospheres Scadenza/Deadline: 30/6 Monte premi/Total prize money: 3.500 Euro Giuria/Jury: Paolo Favaretto, Paolo De Osti, Franco Raggi Per informazioni: Editrice Habitat Via M.Marchesi de Taddei 3 20146 Milano Tel. +39 02 4814800 Fax +39 02 48193013 Internet: www.progettidiluce.com E-mail: info@edithabitat.it
Per informazioni: Comune di Noci Responsabile del Procedimento: Francesca Ripa Via Sansonetti 15 70015 Noci (BA) Tel. +39 080 4948239 Fax +39 080 4971992 E-mail: francesca.ripa@comune.noci.ba.it
Roma Celebrazione delle Città 2
Concorso internazionale dedicato alle città e mirato a indagare due temi: 1) La città attraente, la città accogliente e 2) La mobilità/International competition dedicated to city issues and aimed to study the following two themes: 1) Attractive, Welcoming City; 2) In movement Scadenza/Deadline: 27/4 Monte premi/Total prize money: Euro 20.000 Giuria/Jury: Gaetan Siew, Jaime Lerner, Jordi Farrando, Donald Hackl, Louise Cox, Martin Drahovsky, Giancarlo Ius, Mauricio Rivero Borrell, Seif Allaga, Wolf Tochtermann, Tarek Naga Per informazioni: CNAPPC – Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Via S. Maria dell’Anima 10 00186 Roma Tel. +39 06 6889901 Fax +39 06 6879520 Internet: www.celebcities2.org Email: info@celebcities2.org, direzione.cna@awn.it
Sanguinetto (Verona) Il mobile significante Concorso di design sul tema “L’elemento d’arredo nei luoghi d’attesa”/Design competition on the theme “Furniture in waiting areas” Scadenza/Deadline: 16/5 Monte Premi/Total prize money: 20.000 Euro Giuria/Jury: Giorgio Morelato, Francois Burkhardt, Vittorio Fagone, Ugo La Pietra, Ettore Moschetti, Ettore Colonetti Per informazioni: Fondazione Aldo Morelato Palazzo taidelli Corso Vittorio Emanuele 61 37058 Sanguinetto (Verona) Tel. +39 0442 365250 Fax +39 0442 365244 Internet: www.fondazionealdomorelato.org
San Maurizio Canavese (Torino) Polmone Verde Concorso per la formazione di area verde attrezzata con realizzazione di strutture ricreative e sportive
AGENDA Competition for the realization of a green area with leisure and sports structures Scadenza/Deadline: 14/4 Monte premi/Total prize money: 3.800 Euro Per informazioni: Comune di San Maurizio Canadese Servizio LL.PP. e Gestione del Patrimonio Piazza Martiri della Libertà 1 10077 San Maurizio Canadese (TO) Tel. +39 011 9263279 Fax +39 011 9263265 Internet: www.comune.san-maurizio-canavese.to.it E-mail: llpp@comune.san-maurizio-canavese.to.it
Torino International Award in Design, Engineering and Innovation in the Field of Automotive Human Factor Italdesign-Giugiaro promuove un premio internazionale per progetti di ricerca nel campo del design, ingegneria e innovazione legati al fattore umano nell’automobile Italdesign-Giugiaro is promoting an International Award in Design, Engineering and Innovation, which will award prizes to three innovative research projects in the field of automotive Human Factors design Consegna/Submission: 1/2-18/4 Monte premi/Total prize money: 40.000 Euro Per informazioni: Politecnico di Torino 1a Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Meccanica Area di Ingegneria Industriale Corso Duca degli Abruzzi 24 10129 Torino Internet: www.italdesign.it, www.polito.it/news/750_bando.pdf, www.icsid.org/italdesign
Russia Ekaterinenburg The Euroasian Premium 2006 Premio legato al Festival Internazionale di Architettura che promuove progetti pionieristici e innovativi/Award held on the occasion of The Annual International Festival of Architecture and Design to promote your pioneering projects as long as we deal with innovative architectural and design ideas Scadenza/Deadline: 1/6 Monte premi/Total prize money: 26,000 US$ Per informazioni: Univer Press St. Lenin 49 620219, Ekaterinburg Tel. +7 343 3716366, 3714348 Fax +7 343 3559009 Internet: www.upress.ru/premium/ E-mail: konkurs@upress.ru
Spagna / Spain Santa Cruz de Tenerife Riqualificazione dell’Area Funcional de Valleseco Concorso internazionale di idee per la riqualificazione dell’Area Funcional de Valleseco. Il programma prevede l'integrazione di un tratto di lungomare per realizzarvi attività ricreative, e la sistemazione della viabilità carrabile e pedonale/International ideas competition for the requalification of the Valleseco Functional Area. The brief asks for the integration of a section of the waterfront with leisure activities and the reorganization of the car and pedestrian traffic Scadenza/Deadline: 17/4
+ europaconcorsi
Per informazioni: Autoridad Portuaria de Santa Cruz de Tenerife Secretaria General Avda. Francisco La Roche 49 E-38001 Santa Cruz de Tenerife Tel. +34 92 2605455 Fax +34 92 2605473
Svizzera / Switzerland Bern Green Room Concorso di idee per proposte progettuali per la realizzazione di uno spazio verde nell’ambito dello sviluppo del quartiere Brünnen/Ideas competition for design proposals aimed to the realization of a green area in the Brünnen neighbourhood Scadenza/Deadline: 28/4 Per informazioni: Büro B Architekten und Planer AG Münzgraben 6 3011 Bern Fax +41 031 3282528 Internet: www.bern.ch E-mail: bb@buero-b.ch
Genève 10th Aga Khan Award for Architecture Il premio per l’Architettura Aga Khan riconosce esempi di eccellenza in vari settori dell’architettura, della conservazione e dell’ambiente nei paesi Islamici/The Aga Khan Award for Architecture recognises examples of architectural excellence that encompass contemporary design, social housing, community improvement and development, restoration, re-use, and area conservation, as well as landscaping and environmental issues Scadenza/Deadline: 15/10 Per informazioni: The Aga Khan Development Network 1-3 Avenue de la Paix, 1211 Geneva 2, Switzerland Internet: www.akdn.org/agency/aktc_akaa.html
USA
Toshiko Mori, Peter Reed, Kairos Shen Per informazioni: Boston Center for the Arts, Inc. 539 Tremont Street Boston, Massachusetts 02116 Tel. ++1 617.426.5000 Internet: http://insideout.bcaonline.org/ E-mail: info@bcaonline.org
Modesto (CA) Greenstop Design Competition: Designing For a Sustainable Future Concorso internazionale per la definizione di un modello sostenibile e riproducibile di area di sosta verde. L’area individuata dai promotori Institute of Architects, California Council, organizzazioni private) è l’area di sosta di Tipton lungo la Route 99 nella Tulare County, San Joaquin Valley, California/International competition for a self-sustainable and “off the grid” roadside GreenStop © the word coined to designate a green roadside rest area. The site for purposes of the competition is the Tipton rest area site along Route 99 in Tulare County, San Joaquin Valley, CA. Scadenza/Submissions: 10/4 Per informazioni: GreenStop Design Competition Great Valley Center 201 Needham Street Modesto, CA 95354 Tel. ++1 209 5225103 Internet: www.greatvalley.org/greenstop/
New York The 9th annual BusinessWeek/Architectural Record Award Premio internazionale per l’eccellenza in architettura International award for architectural excellence Scadenza/Deadline: 15/5 Per informazioni: BusinessWeek/Architectural Record awards program Attn: Jane Kolleeny New York, NY, 10012 USA Internet: http://archrecord.construction.com/ features/bwarAwards/2006entry.asp
Athens
St. Louis
You, Me and the Bus -National Bus Shelter Design Competition Concorso nazionale per il progetto di quattro pensiline per autobus National competition for the design of four bus shelters Scadenza/Deadline: 14/4
Solutia International Design Awards 2006 La manifstazione intende premiare 4 progetti di architettura e 4 di design automobilistico che evidenziano un impiego innovativo del vetro stratificato Solutia Inc. per l’edilizia e per l’industria automobilistica Solutia Inc. will recognize significant projects in the architectural and automotive industries that demonstrate innovative use of any of Solutia’s architectural and automotive glazing products. The glass fabricator who supplied the laminated glass for each of the winning projects will also receive an award Scadenza/Deadline: 31/5
Per informazioni: You, Me & the Bus 293 Holt Street Athens GA 30601 Internet: www.athensarts.org E-mail: bus@athensarts.org
Boston inside::out - Weaving Arts into the Urban Fabric Concorso nazionale per residenti negli USA, promosso dal Boston Center for the Arts, per la trasformazione di Tremont Street Plaza e altri spazi pubblici adiacenti al BCA, nel centro storico di Boston National Open Design Competition Sponsored by the Boston Center for the Arts. The competition will transform the Tremont Street plaza and other public spaces surrounding the BCA, which occupies an entire city block from Clarendon Street to Berkeley Street in Boston's historic South End Scadenza/Deadline: 9/5 Monte premi/Total prize money: 17,500 US$ Giuria/Jury: Edmund Barry Gaither, Gary Hilderbrand, Ann McQueen,
Per informazioni: Solutia Inc. Attn: Janet Ryan 2338 Gateroyal Drive St. Louis, MO 63131 Tel. ++1 314 8228860 Internet: www.vanceva.com/design/ pages/media/design_awards.asp?lang=en E-mail: janetlryan@earthlink.net
Washington DC Waterfront Awards Premio internazionale per progetti eccellenza per le aree fronte acqua International award for excellence on the waterfront Scadenza/Deadline: 2/6
Presidente Giuria/Jury Chairman: Tom Meyer Per informazioni: The Waterfront Center PO Box 32129 Washington DC 20007 Tel. +1 202 3370356 Fax +1 202 6251654 Internet: www.waterfrontcenter.org E-mail: mail@waterfrontcenter.org
WEB Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti dai 20 ai 35 anni che operino come autoditatti nel settore delle arti visive sul territorio italiano, per il disegno delle copertine delle Pagine Bianche Scadenze (a seconda delle regioni): 26/4 Per informazioni: Internet: www.paginebianche.it
Affidamenti
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Italia / Italy Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)
Gorla Minore (Varese) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Creazione dell’elenco dei Professionisti disponibili per l’affidamento di incarichi di servizi con onorario stimato inferiore a 100.000 Euro. Tipologia degli incarichi: 1. Progettazione architettonica, 2. Progettazione strade-fognature; 3. Progettazione verde pubblico ed arredo urbano; 4. Progettazione strutturale; 5. Progettazione impiantistica (impianti meccanici e speciali ed impianti elettrici); 6. Coordinamento sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione delle opere; 7. Restauratore con esperienza quinquennale; 8. Rilievi, procedure catastali e predisposizione documentazione ai fini espropriativi; 9. Collaudatore tecnico-strutturale e tecnico-amministrativo; 10. Adempimenti secondo D. Lgs. 626 e trattamento rischio amianto; 11. Redazione piani cimiteriali Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Gorla Minore Carlo Maria Gatti Responsabile dell’Area Lavori Pubblici/Manutenzioni Tel. 0331 607225 Fax 0331 607224 E-mail: m.mari@comune.gorlaminore.va.it
213 l’ARCA 103
AGENDA
+ europaconcorsi
La Spezia
Udine
Elenco professionisti Avviso di selezione per curricula per l’Affidamento con procedura a evidenza pubblica di incarichi di importo complessivo non superiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12
Nuovo Padiglione Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza giornaliera, misura, contabilità e assistenza al collaudo, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, il tutto per la costruzione del nuovo Padiglione S del Presidio Ospedaliero di San Daniele del Friuli. L’appalto comprende anche la fornitura di servizi accessori quali rilievi, indagini e studi geotecnici e attività di supporto alla stazione appaltante Scadenza: 12/4
Per informazioni: Provincia di La Spezia Area 10 Via Vittorio Veneto 2 19100 La Spezia
Nova Milanese (Milano) Elenco professionisti (incarichi fiduciari di progettazione) Aggiornamento permanente elenco professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse di importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 8/9/2008 Per informazioni: Comune di Nova Milanese Elettra Bresadola Tel. 036 2374335 E-mail: elettra.bresadola@novamilanese.it
Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12
Per informazioni: Azienda per i servizi sanitari n. 4 “Medio Friuli” Servizio tecnologie e gestione strutture ufficio investimenti edili-impiantistici Via Pozzuolo 330 33100 Udine Tel. + 39 0432 806045-062 Fax + 39 0432 806058 Internet: www.ass4.sani-ta.fvg.it E-mail: franco.raffa@ass4.sanita.fvg.it.
Vicenza Elenco professionisti Avviso pubblico per l’affidamento di incarichi professionali per i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria Scadenza: 31/12 Per informazioni: Vi.abilità S.p.A. Via E. Fermi 265 Tel. +39 0444 385711 Internet: www.vi-abilita.it
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net
Elenco professionisti Costituzione dell’elenco dei professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l’attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ente-Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it
Roma Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12 Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
104 l’ARCA 213
Vancouver Convention and Exhibition Centre World Urban Forum III Our Future: Sustainable Cities – from ideas to action 19/6-23/6 Per informazioni: UN-Habitat World Urban Forum 3 Suite 578-999 Canada Place Vancouver, British Columbia V6C 3E1 Tel. +1 604 6661293 Fax +1 604 6411338 Internet: www.un-habitat.org/wuf/2006/ Organization.asp, www.wuf3-fum3.ca/
The Westin Bayshore Canadian Science Buildings 17/7-18/7 Per informazioni: Internet: www.tradelineinc.com
Cina / China Beijing Beijing New Century Hotel IASS 2006 Convegno internazionale sulle strutture spaziali e di copertura International conference on spatial and shell structures 16/10-19/10 Per informazioni: Secretariat IASS 2006 Beijing University of Technology Beijing 100022, China Tel./Fax +86 10 67391496 Internet: www.iass2006.cn E-mail: IASS2006@spast.org.cn
Corea del Sud / South Korea Seoul Bulgaria
Pisa
Per informazioni: RAIC Sylvie Powell Internet: www.raic.org E-mail: spowell@medialanecom.com
Sofia Union of Architects of Bulgaria Interarch 2006 11th Sofia International Architectural Triennial 14/5-17/5 Per informazioni: UAB Internet: www.bularch.org E-mail: info@bularch.org
University of Seoul First International Conference on Digital Architecture and Construction 19/9-21/9 Per informazioni: Katie Banham Conference Secretariat Digital Architecture & Construction 2006 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/ conferences/digital06/index.html E-mail: kbanham@wessex.ac.uk
Canada
Finlandia / Finland
Toronto
Savonlinna
Ryerson University Architecture/Music/Acoustics Conference 8/6-10/6 Per informazioni: Ryerson University Bruce Piercey Manager, Public Affairs 350 Victoria Street Toronto, Ontario M5B 2K3 Tel. +1 416 9795000 x 7002 Fax +1 416 9795160 E-mail: bpiercey@ryerson.ca
University of Joensuu, Savonlinna Campus Human Perspectives on Sustainable Future - 5th International Household and Family Research Conference 6/6-9/6 Per informazioni: Internet: http://household.joensuu.fi/index.shtml
Francia / France
Vancouver
Lille
Royal Architecture Institute of Canada Habitat: The Power of Architecture 14/6-17/6
Salle Nouveau Siècle IIèmes Assises Européennes du Paysage 2nd European Landscape Conference
31/5-2/6 Per informazioni: Cybergies c/a Didier Maingreaud 6 Allée des Fauvettes F-95280 Jouy-le-Moutier Tel. +33 6 62467189 Fax +33 1 34437189 E-mail: dmcybergie@aol.com
Nantes Cité des Congrès.Nantes Métropole ETHICS: Design, Ethics and Humanism 15/6-17/6 Per informazioni: Cité des Congrès. Nantes Métropole Nantes, Cedex 1, 44041 France Internet: http://cumulus.lecolededesign.com/
Giappone / Japan Tokyo Tokyo Institute of Technology STESSA 2006 Quinta conferenza internazionale sul comportamento delle strutture in acciaio in aree sismiche/Fifth Conference on the behaviour of steel structures in seismic areas 14/8-17/8 Per informazioni: Structural Engineering Research Center, Tokyo Institute of Technology Nagatsuta 4259, Midori-ku, Yokohama 226-8503, JAPAN Tel +81-45-924-5330 Fax +81-45-924-5334 Internet: www.serc.titech.ac.jp/stessa2006/ E-mail: Akira Wada wada@serc.titech.ac.jp, Michiko Kawaguchi kawaguchi@serc.titech.ac.jp Bruno Calderoni Department of Structural Analysis and Design, Faculty of Engineering, University of Naples “Federico II” Piazzale Tecchio, 80 80125 Napoli, Italy Tel. +39 081 7682440 Å@ Fax +39 081 5934792 E-mail stessa06@unina.it
Yokohama Pacifico Yokohama CWE2006 4° Simposio internazionale sull’ingegneria computazionale applicata alla fluido dinamica del vento/The Fourth International Symposium on Computational Wind Engineering 16/7-19/7 Per informazioni: CWE2006 Office Tokyo Polytechnic University 1583 Iiyama, Atsugi, Kanagawa, 243-0297, Japan Tel./Fax: +81 46 2429656 Internet: www.wind.arch.t-kougei.ac.jp/cwe2006 E-mail: cwe2006@arch.t-kougei.ac.jp
Gran Bretagna / Great Britain London Robinson College Ergonomics Society Annual Conference 4/4-6/4 Per informazioni: Ergonomics Society Internet: www.ergonomics.org
The London Radisson SAS Portman Hotel International Construction Superconference: Constructing & Financing Infrastructure 8/5-9/5 Per informazioni: Andrews Confrences Jo Waugh P.O. Box 1370 Olney, MD 20830-1370 Tel. +1 301 5703495- +1 866 5703340 Fax +1 301 5704839 Internet: www.andrewsconferences.com
AGENDA ExCeL London Grand Designs Live 2006 2/6-4/6 Per informazioni: www.granddesignlive.com
Watford BRE - Centre for Concrete Construction Modern Concrete for Residential Buildings 27/4 Per informazioni: The Concrete House, BRE - Centre for Concrete Construction Garston, Watford, WD25 9XX UK Internet: www.concretecentre.com
Iran Teheran Esteghlal Grand Hotel 5th Conference on Energy Conservation in Building 26/4-28/4 Per informazioni: Internet: http://5bc.ifco.ir/Taravel.htm E-mail: hamayesh5@ifco.ir
Italia / Italy Como Fondazione Antonio Ratti XII Corso Superiore di Arte Visiva Visiting Professor Marjetica Potrc: Fragmented City 3/7-22/7 Iscrizione/Registration: 31/3 Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Lungo Lario Trento 9 22100 Como Tel. +39 031 233213 Internet: www.fondazioneratti.org E-mail: annadaneri@fondazioneratti.org
Moncalieri (Torino) Auditorium Cascina delle Vallere Convegno di studi “Il museo della Natura” 28/4-29/4 Per informazioni: Internet: www.parcoartevivente.it E-mail: Valentina Bonaparte info@parcoartevivente.it
Repubblica Ceca Czech Republic Prague International Conference Centre 2006 BE Conference Europe 11/6-15/6 Per informazioni: Internet: www.be.org
Svezia / Sweden Stockholm Stockholm University Cultural Encounters in Urban Space 30/8-2/9 Per informazioni: Department of History, Stockholm University Bo Eriksson Janbrink Universitetsvägen 10D S-106 91 Stockholm Tel. +46 8 6747118 Fax +46 8 167548
+ europaconcorsi
Svizzera / Switzerland Mendrisio Università della Svizzera Italiana/ Accademia di Architettura Conferenze pubbliche: Gae Aulenti 6/4 Massimiliano Fuksas 18/5 Luigi Snozzi 22/6 Per informazioni: Accademia di Architettura Via Canavée 5 Palazzo Canavée 6850 Mendrisio Tel. +41 58 6665000 Internet: www.arch.unisi.ch E-mail: aprada@arch.unisi.ch
USA Boston Boston Society of Architects Museum Design in America with Scott Tilden (Lecture) 19/4 Copernicus Goes to Suburbia with Matthew Frederick (Lecture) 17/5 Per informazioni: Boston Society of Architects Internet: www.architects.org/news
Los Angeles AIA LA AIA National Convention and Design Exhibition 8/6-10/6 Per informazioni: AIA Internet: www.aia.org
New York MoMA Body Building: An Exploration of Avant-Garde Architecture and Furniture Design (Lecture) 17/9 Per informazioni: MoMA Internet: www.moma.org/events
Providence RI Auditorium Charter for New Urbanism Congress 1/6-4/6 Per informazioni: CNU The Marquette Building 140 S. Dearborn, Suite 310 Chicago, IL 60603 Internet: www.cnu.org E-mail: cnuinfo@cnu.org
San José McEnery Convention Center ISEA 2006 Symposium 5/8-13/8 Per informazioni: Inter Society for Electronic Arts Internet: http://isea2006.sjsu.edu
St. Petersburg FL Renaissance Vinoy Beach and Golf Resort Summit on Facilities for the Emerging Sciences 10/4-11/4 Per informazioni: Internet: www.tradelineinc.com
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Austria
WOHA and W Architects, Singapore 24/3-6/5 Aedes West Inge Roecker / ASIR Architekten, Stuttgart - ASIR Studio, Vancouver Urbane Akupunktur 8/5-15/6 Aedes Extension Pavillon Joachim Manz, Bremen Stadtstücke (City Parts) 24/3-4/5
Vienna
Frankfurt
MAK First Design and Final Object: Drawings by Viennese Gold and Silversmiths 15/6/2005-28/5
DAM Frankfurt Engelbert Kremser. Anstiftung zum Raum 18/2-30/4 UN Studio – Ben van Berkel & Caroline Bos. Entwicklung des Raums 25/2-30/4 Personen und Possen 12/4-21/5
Architektur Zentrum The Unknown Loos: Walter. Paraíso Latinoamericano 2/3-22/5 Ringturm Moscow – Mel’nikov: The Architecture and Urban Planning of Konstantin Mel’nikov 1921-1937 16/2-13/4
Belgio / Belgium Bruxelles Parlamento Europeo Alberto Apostoli “Architetture Contaminate tra Comunicazione e Design” 18/4-21/4
Canada Montreal CCA Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism 26/10/2005-10/9 Museum of Fine Arts Il modo italiano: Design and Avantgarde in 20th-century Italy 4/5-27/8
Francia / France Chartres Centre International du Vitrail Lumièeres contemporainesVitraux du XXIè siècle et architecture sacrée 23/4-31/8
Nice Forum d’Urbanisme Vivre autrement Architecture utopique 22/2-22/4
Orléans Frac Centre CJ LIM. Architectures narratives 10/2-23/4
Germania / Germany Berlin Aedes East Exotic More or Less
Weil am Rhein Vitra Design Museum Joe Colombo: L’invention du Futur 21/1-10/9
Gran Bretagna / Great Britain London Design Museum Designing Modern Britain Fino al/through 3/12 Designer of the Year 4/3-12/6 My World The New Subjectivity In Design 10/6-10/9 Formula One The Great Design Race 1/6-29/10
Italia / Italy Firenze Palazzo Strozzi Leon Battista Alberti 11/3-23/7
Merano (Bolzano) Kunst Merano Arte 2000–2006 | Architetture recenti in AltoAdige 3/2-17/4
Messina Museo Regionale Design finlandese La Collezione Mangano 25/3-30/6
Milano Superstudiopiù VIA : Experimentation & Production 2006 5/4-10/4 Spazio Tortona Splash di IB Rubinetterie 5/4-10/4
Roma Casa dell’Architettura Cinque installazioni per un anno Fino al/through 16/9
213 l’ARCA 105
AGENDA
+ europaconcorsi
Terni
Monterey CA
Ex Siri La città di Mario Ridolfi 7/1-15/5
Maritime Museum of Monterey Auditorium Visions of Utopia Fino al/through 17/11
Vicenza Basilica Palladiana Paolo Portoghesi Architetto: Natura e Storia – Omaggio a Palladio 21/4-2/7 Vincitori Premio Dedalo Minosse 2005 19/5-23/7
Olanda / Holland Amsterdam Droog Design Gallery Young British Designers 1/3-9/4 Zuiderkerk Museum West 8, Urban Nature 15/5-15/7
Rotterdam Netherlands Architecture Institute Plan the Impossible: The World of architect Hendrik Wijdeveld (1885-1987) 28/1-23/4 Gispen in Rotterdam: Representing Modernism 3/3-11/6
Polonia / Poland Warsaw Center for Contemporary Art Transit Spaces Fino al/through 29/7
Svizzera / Switzerland
Antwerp
Cooper Hewitt National Design Museum Yinka Shonibare Selects 7/10/2005-7/5
Momu Yohji Yamamoto: Dreamshop 7/3-13/8
MoMA The Edge of Europe: New Architecture in Spain 12/2-1/5
Bruxelles
Whitney Museum of American Art Andrea Zittel: Wagon Stations 9/2-7/5 Noguchi Museum Best of Friends: R.Buckminster Fuller and Isamu Noguchi 19/5-15/10
Philadelphia ICA Peter Eisenman and Laurie Olin Settembre/September
Salem Peabody Essex Museum Taj Mahal, the Building of a legend 15/10/2005-23/7
Washington National Building Museum The Green House: New Directions in Sustainable Architecture and Design 1/5-31/7 Prairie Skyscraper: Frank Lloyd Wright’s Price Tower 17/6-17/9
Mostre d’arte Art Exhibitions
Bellingham WA Whatcom Children’s Museum Gimme Shelter Fino al/through 3/9
Miami Beach The Wolfsonian-FIU In Pursuit of Pleasure: Schultze and Weaver and the American Hotel 13/11/2005-28/5
106 l’ARCA 213
Brasile / Brazil Sao Paulo 27th São Paulo Biennial Brazil 8/10-17/12
http://bienalsaopaulo.globo.com
Canada Museum of Contemporary Art Anselm Kiefer. Heaven and Earth 12/2-7/5
Cipro / Cyprus Nicosia Manifesta 6 European Biennial of Contemporary Art 23/9-17/12 www.manifesta.org
Corea del Sud / South Korea Busan Busan Metropolitan Art Museum Busan Biennale 2006 27/5-15/11
Gwangju Gwangju Biennial 2006 8/9-11/11
Australia Brisbane Queensland Gallery of Modern Art APT 2006 - Asia-Pacific Triennial Novembre/November www.qag.qld.gov.au/apt
Sydney Biennale of Sydney 2006 8/6-27/8
www.biennaleofsydney.com.au/index.html
USA
Artiscope Omar Ronda: Marylin Forever 23/2-14/4
http://busanbiennale.org/eng_index.htmll
EPFL Les échelles de la réalité – L’architecture de Christian Kerez 15/3-26/4
Galleria dell’Accademia di Architettura Juan Navarro Baldweg: Luce, equilibrio, pittura – Jacques Gubler 6/4-4/5 Aires Mateus Architecture: Gonçalo Byrne 18/5-23/6 Venezia, progetti di diploma: Stanislaus van Moos 15/7-15/10
Belgio / Belgium
New York
Lausanne
Mendrisio
Kunsthaus Mag. Carl Aigner Xenia Hausner 15/2-14/5
www.gwangju-biennale.org
Cuba Havana Varie Sedi 9th Havana Biennial 27/3-27/4
Vienna Museum Moderne Kunst Stiftung Ludwig Wien (MUMOK) Nouveau Réalisme - Kunst und Wirklichkeit in den 60er Jahren Fino al/through 14/5 Kunstforum Gotthard Graubner 8/3-30/4
Musée des Beaux-Arts Splendeur de Venise 1/4-4/7
Cannes André Masson Fino al/through 30/11
Carquefou FRAC Mathieu Mercier 8/4-18/6
Lille Musee d’histoire naturelle Les gardiens de la foret des ombres 30/10/2005-30/6
Lyon Musée Gallo-Romain Lugdunum : Naissance d’une capitale Fino al/through 8/5 Musée d’Art Contemporain Anna Halprin: A l’Origine de la Performance 8/3-14/5 Muséum Ni vu, ni connu - Paraître, disparaître, apparaître Fino al/through 2/7
Musée d’Orsay L’Objet et son double 30/1-30/4 Figures et portraits 21/2-21/5 Cézanne et Pissarro. 1865-1885 28/2-28/5 Galerie 54 Eric Touchaleaume et Alain Le Gaillard: Du minimal dans la photo d’architectures, des origines à nos jours 2/3-15/4 Musée Picasso Picasso et Dora Maar 14/2-23/5 Fondation Cartier Juergen Teller: do you know what I mean Tadanori Yokoo 4/3-21/5
Musée de La Poste Gaston Chaissac, homme de lettres 11/4-22/7
Mouans.Sartoux Espace de l’Art Concrete/Donation Albers-Honegger Art Multiple 29/1-11/6
Nice MAMAC Jean Pierre Raynaud Fino al/through 31/5
Orléans FRAC Cj Lim: Virtually Venice 10/2-23/4
Paris Louvre Ingres 22/2-15/7
Galeries Nationales du Grand Palais Jungles à Paris: la peinture du Douanier Russeau 15/3-19/6
Francia / France
Jeu de Paume-Hôtel Sully Yto Barrada 4/4-4/6
Parco delle Esposizioni Art-Metz 7/4-10/4
Musée Jean Lurçat Jardins réduits-VIIIè Triennale internationale des mini-textiles Fino al/through 14/5
Louisiana Museum Baselitz Painter Fino al/through 6/6
Jeu de Paume-Espace Concorde Ed Ruscha Craigie Horsfield 31/1-30/4
Metz
Angers
Danimarca / Denmark
L’Avventura: Les avant-gardes italiennes 1910-1950 5/4-3/7
Palais de Tokyo Notre Histoire: une scène artistique française émergente 20/1-7/5
Centre Pompidou Tête à Tête 8/2-4/9 Hans Bellmer 1/3-22/5 James Turrell, Alta White 8/3-25/9 Morphosis 8/3-17/7 Los Angeles 8/3-17/7 Le Mouvement des image 29/3-29/1/2007 Collage(s) de France, une archéologie du cinéma par JeanLuc Godard 26/4-14/8
www.bienalhabana.cult.cu
Humlebaek Austria
Caen
AGENDA
Musée Carnavalet Bijoux de stars Gala de l3Union des artistes 25/1-25/6
Strasbourg Musée d’art moderne et contemporain Jean-Marc Bustamante, Ed Ruscha 7/4-23/7
Toulouse Les Abattoirs François Rouan-Contre Image 28/1-16/4
Valenciennes Musée des Beaux Arts Max Ernst. Au seuil du hazard 6/4-26/6 Lucien Jonas 12/5-28/8
Germania / Germany Berlin Museum für Fotografie Raymond Depardon 7/6-29/7 Deutsche Guggenheim Berlin Hanne Darboven 4/2-23/4 Hamburger Bahnhof - Museum für Gegenwart Fast nichts (Almost nothing) Fino al/through 23/4 Guggenheim Hanne Darboven-Hommage à Picasso 4/2-23/4
+ europaconcorsi
Frankfurt Schirn Kunsthalle Max Beckmann: The Watercolours 3/3-28/5
Karlsruhe ZKM - Zentrum für Kunst und Medientechnologie Light Art From Artificial Light Fino al/through 5/5
Giappone / Japan Tokyo Museum of Contemporary Art The Fondation Cartier Collection 22/4-2/7
Gran Bretagna / Great Britain Liverpool The Tea Factory Liverpool Biennial 2006 16/9-26/11
National Hall Olympia Textile & Tribal Art 8/6-18/6
St Ives Tate St Ives Ellsworth Kelly in St Ives Fino al/through 7/5 Keiko Mukaide: Glass installation Fino al/through 7/5 Turner in the South West: Light into Colour Fino al/through 7/5
Irlanda / Ireland Dublin Irish Museum of Modern Art The Silver Bridge by Jaki Irvine Fino al/through 7/5 Drawings and Works on Paper from the IMMA Collection Fino al/through 7/5
Italia / Italy
www.biennial.com
Ancona
Tate Making History: Art and Documentary in Britain from 1929 to Now 3/2-23/4 Bruce Nauman 8/4-1/10
Mole Vanvitelliana Cagli 25/2-4/6
London
Aosta Centro Saint-Benin Wolfgang Alexander Kossuth Fino al/through 26/4
Tate Britain Chris Ofili: The Upper Room Fino al/through 1/5 Art Now: Jamie Shovlin 4/2-23/4 Tate Triennial 2006: New British Art 1/3-14/5
Museo Archeologico regionale Le immagine affamate-Donne e cibo nell’arte Fino al/through 7/5
Tate Modern The Unilever Series: Rachel Whiteread Fino al/through 2/4 Martin Kippenberger 8/2-7/5 Kandinsky 9/6-24/9 Pierre Huyghe 5/7-24/9
Palazzo della Marra De Nittis e Tissot-La pittura della vita moderna 18/2-4/6
Estorick Collection of Modern Italian Art Morandi’s Legacy: Influences on British Art 5/4-18/6 Luigi Russolo and Music (TBC) 4/10-17/12 Courtauld Institute of Art Gallery All Spirit and Fire: Oil Sketches by Tiepolo 23/2-29/5 Hermitage Rooms at Somerset House The Road to Byzantium: Luxury Arts of Antiquity 30/3-3/9 V&A Anna Piaggi: Fashion-ology Fino al/through 23/4 Modernism: Designing a New World 6/4-23/7 National Hall Olympia Textile & Tribal Art 8/6-18/6 ArtSway Igloo ‘Summerbranch’ 4/3-30/4
Barletta
Bergamo
Ferrara Padiglione d’Arte ContemporaneaPalazzo Massari XII edizione Biennale DonnaPassaggi a Sud Est, sguardi di artiste tra storie, memorie, attraversamenti 19/3-14/5 Palazzo dei Diamanti De Pisis a Ferrara 12/3-4/6
Firenze Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore Arnolfo, alle origini del Rinascimento fiorentino 21/12/2005-21/4 Galleria Falteri Anna Kapor: Terramare 30/3-13/5
Forlì Complesso Monumentale San Domenico Marco Palmezzano e il suo tempo 1459/1463-1539 4/12/2005-30/4
Frascati (Roma) Scuderie Aldobrandini Dalla figuratività all’astrazione: Percorsi dell’arte italiana tra 1945 e 1960 18/2-16/4
Genova Palazzo Ducale Tempo Moderno. Lavoro, macchine e automazione nelle Arti del Novecento 13/4-31/7 Museo di Palazzo Reale Caffi e Genova: La percezione del paesaggio ligure a metà Ottocento 11/3-11/6
La Spezia
Galleria Fumagalli Mauro Staccioli 18/3-18/5
Museo Civico “Amedeo Lia” Venezia – Capolavori dal XIV al XVIII secolo nelle Collezioni Lia 18/3-1/10
Bologna
Lissone (Milano)
Galleria de’ Foscherari Cesare Tacchi: “Zigzagando” Fino al/through 31/12
Galleria d’Arte Contemporanea Valerio Adami 12/3-4/6
Galleria Antiquaria Maurizio Nobile Il Bronzo come Oro 11/3–29/4
Mantova
Brescia Palazzo Martinengo Banditi. Sulle vie dell’Art Brut, personale di Mario Del Curto 28/4-28/5
Como Villa Olmo René Magritte 25/3-16/7
Exilles (Torino) Forte The Five Rings Fino al/through 16/4
Casa del Mantegna Cultura artistica a Mantova nel Quattrocento 26/2-4/6 Palazzo Te Semeghini e il Chiarismo tra Milano e Mantova 12/3-28/5
Milano Palazzo Reale Helmut Newton: Sex and Landscapes 23/2-4/6 Castello Sforzesco INDOAMERICA: Archeologia ed etnografia del Sud America 17/2-29/1/2007
213 l’ARCA 107
AGENDA Il Codice di Leonardo 24/3-21/5 Fondazione Arnaldo Pomodoro Vincitori Concorso internazionale per giovani scultori 18/5-31/7 Galleria Blu Apollo e Dioniso: Una riconciliazione possibile-Attraverso l’Informale europeo 7/2-29/4 Biblioteca di Via Senato I Macchiaioli, dipinti tra le righe del tempo Fino al/through 14/5 Glauco Cavaciuti Arte Cracking Art, opere 2004-2005 24/3-30/4 Studio Giangaleazzo Visconti Alighiero Boetti 8/3-31/5 Galleria Monica De Cardenas Lutz / Guggisberg: Veicoli 23/2-8/4 Galleria Credito Valtellinese Pietro Donzelli Fotografie 28/2-29/4 Fieramilanocity Internazionale antiquariato 1/4-9/4 Galleria Suzy Shammah Esko Männikkö 1/4–13/5 Galleria Corsoveneziaotto Wim Delvoye: Voilà les cochons! 6/4-30/6 Galleria Bianconi Casa d’arte Ugo Nespolo 6/4-14/5 Galleria Fonte d’Abisso Alberto Magnelli 23/3-27/5 Museo Diocesano Carlo e Federico. La luce dei Borromeo nella Milano spagnola 2/2-7/5 Galleria Galica Arcangelo Sassolino: Rimozione e Stato d’Entropia 23/2-22/4 A Arte Studio Invernizzi Mario Nigro. Meditazioni 23/3-5/5 Palazzo del Senato Cristina Ariagno “Oltre l’attesa” 4/4-30/4 Galleria Forni Gianluca Corona Disïato frutto 23/3-30/4
Modena
+ europaconcorsi
Monfalcone (Gorizia) Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea Painting Codes: i codici della pittura 7/4-21/5
Padova Museo Diocesano I colori del Sacro – Acqua: Terza rassegna Internazionale di Illustrazione per l’Infanzia Fino al/through 26/4 Palazzo Zabarella De Chirico 20/1-13/5
Palazzo delle Esposizioni Mark Rothko 8/3-17/7 Complesso Monumentale del Vittoriano Modigliani 24/2-20/6 Istituto Superiore Antincendio “Non sono quello che sono” Artwo: il valore dell’arte utile 16/3-10/4
Musei Civici agli Eremitani Oreste Da Molini 1856-1921 2/4-9/7
Basilica di San Pietro, Braccio di Carlomagno La Guardia Svizzera Pontificia: 500 anni di storia, arte, vita 29/3-30/7
Parma
Rovereto (Trento)
Cattedrale I 900 anni della cattedrale di Parma Fino al/through 3/12
MART La danza delle avanguardie 17/12/2005-8/5 Universal Experience: arte e vita. Lo sguardo del turista 11/2-14/5
Piacenza Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi Un altro Ottocento. Gusto e cultura in una quadreria oltrepadana Fino al/through 25/6 Basilica Sant’Agostino Keith Carter & Mauro Fiorese: Once Upon The Blue (c’era una volta il blu) 29/4-7/5
Prato Centro per l’Arte Luigi Pecci Opera Austria, prospettive frammentate: arte nel cuore dell’Europa 26/2-28/5
Ragusa PIAC/Piattaforma Internazionale Arte Contemporanea Wolfgang Stahr, Velvet Revolution 4/3-30/4
Ravenna MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna Turner - Monet - Morandi - Pollock. Dal Romanticismo all’Informale, omaggio a Francesco Arcangeli 19/3-23/7
Rimini Castel Sismondo I costruttori: Il lavoro in cento anni di arte italiana 1/3-1/5
Foro Boario Informale. Jean Dubuffet e l’arte europea 1945-1970 Dicembre/December 2005Aprile/April
Roma
Galleria Civica EgoMANIA 29/1-2/5
Mogliano Veneto (Treviso)
Galleria Nazionale d’Arte Moderna Gli ambienti del Gruppo T Fino al/through 1/5 Arturo Martini 25/2-13/5
Casa dei Carraresi La via della seta e la civiltà cinese Fino al/through 30/4
Chiostro del Bramante Annibale Carracci 15/2-15/6
108 l’ARCA 213
MACRO Erwin Wurm Gianni Dessì Leandro Erlich Fino al/through 7/5
Palazzo Braschi Caffi, luci del Mediterraneo 15/2-2/5
Rovigo Palazzo Roverella Le meraviglie della pittura tra Venezia e Ferrara-Da Bellini a Dosso a Tiepolo 22/1-4/6
San Severino Marche (Macerata) Palazzo Servanzi Confidati Bernardino Di Mariotto 25/3-31/8
GAM Metropolis-La città nell’immaginario delle avanguardie 4/2-4/6 Paesaggi verticali: la fotografia di Vittorio Sella 1879-1943 26/1-17/4
Museo Correr Ugo Valeri (1873-1911): un inquieto sentimentale 4/3-7/5 ARP: Jean et Sophie – DaDa e oltre 8/4-16/7
Museo di Antichità di Torino Eroi e Atleti - L’ideale estetico nell’arte da Olimpia a Roma, a Torino 2006 9/2-30/4
Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, Palazzo Franchetti Pontus Hulten-Artisti da una collezione: Sam Francis, Warhol, Ernst, Brancusi, Malevic, Duchamp, Rauschenberg, Vedova, Oldenburg 5/3-9/7
Palazzo Bricherasio Il papiro di Artemidoro 8/2-7/6 Palazzina della Società promotrice delle Arti Corte e città: Arte del Quattrocento nelle Alpi Occidentali 7/2-14/5 Galleria Mazzoleni Gesto materia colore: aspetti della cultura italiana del secondo Novecento, Fontana, Burri, Afro 3/2-21/4 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Patrick Tuttofuoco: Revolving Landscape 12/4-11/6
Trento Castel Pergine Annamaria Gelmi: fuori luogo comune 22/4-5/11 Galleria Civica di Arte Contemporanea Il potere delle donne: Femmine, femminilità e femminismo nell’arte contemporanea 11/3-11/6
Sauze d’Oulx (Torino)
Treviso
La Capanna Mollino Fuori Pista trasforma 21/1-17/4
Casa dei Carraresi La via della seta e la civiltà cinese 22/10/2005-30/4
Siena
Fondazione Benetton Gino Rossi e Arturo Martini Fino al/through 17/4
Palazzo delle Papesse Nari Ward: The Refinery x a simple twist of fate Leonardo Drew: Existing everywhere 4/2-7/5
Spello (Perugia) Villa Fidelia Terra di maestri. Artisti Umbri del Novecento. 1960-1968 Fino al/through 17/4
Teramo Museo d’Arte e Pinacoteca Civica Giuseppe Stampone 13/4-28/5
Torino Palazzo Cavour Metropolitanscape Paesaggi urbani nell’arte contemporanea 31/3-2/7 Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli Paesaggio e veduta da Poussin a Canaletto-Dipinti da Palazzo Barberini 13/1-14/5
AGENDA
Trieste Studio Tommaseo Brigitte Brand 4/3-2/5
Venezia Palazzo Grassi Where are we going?: opere dalla Collezione François Pinault 30/4-1/10 Collezione Peggy Guggenheim Venezia: la scena dell’arte 1945-1970 5/2-21/5 Museo Diocesano Il Ciclo di Santa Caterina e la quadreria del Palazzo Patriarcale 6/10/2005-30/7 Palazzo Franchett La Collezione Pontus Hulten 9/3-30/7 Ca’ Rezzonico- Museo del Settecento veneziano Pietro Longhi Disegnatore: Dalle collezioni del Museo Correr 28/1-17/4
Vicenza Gallerie di Palazzo leoni Montanari Restituzioni 2006 25/3-11/6
Olanda / Holland Amsterdam Hermitage Amsterdam, Neerlandia Building Silver Wonders from the East: Filigree of the Tsars 27/4-17/9 Van Gogh Museum Wonders of Imperial Japan: Meiji Art from the Khalili Collection 7/7-5/11
Rotterdam Kunsthal Rotterdam Report from Dickson, Malawi Jan Banning 15/1-9/4 The Art of Chinese Jewellery 21/1-18/6 Henri de Toulouse-Lautrec Paris by Night 28/1-5/6 Art Deco: verve and melody Dance and Music in the 1920s and 1930s 18/2-7/5
Singapore Varie Sedi Singapore Biennale 2006 4/9-12/11 www.singaporebiennale.org
Spagna / Spain Bilbao Bilbao Museo de Bellas Artes From Herrera to Velázquez. The fist naturalism in Seville 20/3-28/5
Sevilla Monasterio de la Cartuja de Santa María de las Cuevas BIACS 2 - International Biennial of Contemporary Art Ottobre/October-Gennaio/January 2007 www.fundacionbiacs.com
Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet The Moderna Exhibition 2006 18/2-7/5
+ europaconcorsi
Svizzera / Switzerland Bellinzona Villa dei Cedri Sonia Delaunay: Atelier Simultané 1923-1934 12/4-11/6
Genève Centre d’art contemporain Gary Webb 8/2-30/4
Lugano Museo d’Arte Moderna Christo e Jeanne-Claude: 1958 -2003 5/3-18/6 Museo Cantonale d’Arte Massimo Cavalli 4/2-30/4 Fondazione Galleria Gottardo Paradiso-Photography and Video by Silvio Wolf 15/2-6/5
Martigny Fondation Pierre Gianadda Camille Claudel et Rodin. L’incontro di due destini 3/3-11/6
Rihen Fondation Beyeler Henri Matisse: Figure Colour Space 19/3-9/7
Zurich Kunsthaus Zürich Frédéric Moser & Philippe Schwinger 10/3-30/4 Migros museum für gegenwartskunst Marc Camille Chaimowicz 8/4-18/6 Coninx Museum Rémy Markowitsch Spirit Fino al/through 23/4
USA Chicago The Art Institute Focus: Cecilia Edefalk 2/2-23/4 Girodet: Romantic Rebel 11/2-30/4 Casas Grandes and the Ceramic Art of the Ancient Southwest 22/4-13/8
Duke (North Carolina)
Malibu Getty Villa Antiquity & Photography: Early Views of Ancient Mediterranean Sites Fino al/through 1/5 The Getty Villa Reimagined Fino al/through 8/5
New York The Metropolitan Museum of Art Samuel Palmer (1805–1881): Vision and Landscape 7/3-28/5
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Argentina Buenos Aires La Rural Batimat Expovivienda Salone internazionale della costruzione e della casa/International trade fair of the building industry and residences 6/6-10/6
MoMA The Compulsive Line: Etching 1900 to Now 25/1-17/4 Transforming Chronologies 25/1-24/4 Edvard Munch: The Modern Life of the Soul 19/2-8/5 John Szarkowski: Photographs 1/2-15/5 Fifteen Ways of Looking 2/2-22/5 Without Boundary: Seventeen Ways of Looking 26/2-22/5
Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
Whitney Museum Andrea Zittel: Small Liberties 9/2-7/5 Whitney Biennial 2006: Day for Night 2/3-28/5
Designbuild Australia Salone internazionale dell’edilizia e del design/International trade fair of building industry and design 28/5-31/5
Philadelphia Museum of Art Andrew Wyeth : Memory and Magic 25/3-16/7 ICA Input-Output: Art After Cologne Candida Höfer: Architecture of Absence Soft Sites Ramp Project: Zoe Strauss 22/4-30/7
San Diego Musuem of Art In Stabiano: Exploring the Ancient Seaside Villas of the Roman Elite 18/2-14/5
Australia Melbourne
Per informazioni: Organizzazione Caselli CP 2366 50123 Firenze Tel. +39 055 284292 Fax +39 055 283364 E-mail: caselliorg@caselli.it
Croazia / Croatia Zagreb Zagreb Fair Construction & Equipping Salone internazionale della costruzione/International trade fair of the building industry 21/4-26/4 Per informazioni: Fair System Via Calzoni 6/d 40128 Bologna Tel. +39 051 4156811 Fax +39 051 6310034 Internet: www.fairsystem.it E-mail: fairsystem@fairsystem.it
San Francisco SFMOMA Richard Long: The Path Is the Place Is the Line Fino al/through 25/4 Double Feature: Steve McQueen and Peter Sarkisian Fino al/through 21/5 1906 Earthquake: A Disaster in Pictures Fino al/through 30/5
Washington
Brasile / Brazil Sao Paulo Transamerica Expo Centre Glass Salone internazionale del vetro, porte e finestre/International trade fair of glass, windows and doors 4/5-6/5 Per informazioni: VNU Business Media Daniela Braga Tel. +55 11 38730081 ext. 111 Fax +55 11 38731912 Internet: www.glassexpo.com.br/ingles/home.html E-mail: glass@vnu.com.br
The Nasher Museum The Evolution of Nasher Collection 2/10/2005-21/5
Hiroshi Sugimoto 16/2-14/5 Black Box: Francis Alys 17/4-10/9
Los Angeles
West Palm Beach
Paris
Hammer Museum The Société Anonyme: Modernism for America 23/4-20/8
Norton Museum of Art Matisse in Transition: Portraits of Lorette 1916 to 1917 28/1-16/4
Porte de Versailles Equip Baie Mostra internazionale della finestra, chiusure e protezioni solari
Francia / France
213 l’ARCA 109
AGENDA International trade fair of windows, frameworks and solar protection Metal Expo Salone internazionale della carpenteria metallica/International trade fair of metal works 14/11-17/11 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano – Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
Germania / Germany Düsseldorf Messe Glasstec Salone internazionale delle tecnologie per il vetro/International trade fair of glass technology 24/10-28/10 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.glasstec.de
Frankfurt Messe Light+Building Salone internazionale dell’architettura e della tecnologia per l’illuminazione International trade fair of architecture and lighting 23/4-27/4 Per informazioni: Messe Frankfurt Iris Jeglitza-Moshage Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75756477 Fax +49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitza-moshage@messefrankfurt.com
Gran Bretagna / Great Britain Birmingham NEC Interbuild 2006 Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 23/4-27/4 Per informazioni: Interbuild Internet: www.interbuild.com
India Noida (New Delji) India Expo centre-Expo XXI ICON Salone internazionale della costruzione e del contract International trade fair of construction and contracting 2/5-4/5 Per informazioni: Icon Mariateresa Malakos Via Canova 31 Milano, Italy Tel. +39 02 3491998 Fax +39 02 33103963
Pragati Maidan Zak Glasstech International 2006 Salone internazionale del vetro da costruzione/International trade fair of glass in building industry 8/12-12/12
110 l’ARCA 213
+ europaconcorsi
Per informazioni: Zak Towers 49 (Old No. 27), Veerabadran Street Nungambakkam Chennai 600 034 Tel. +91 44 28257722 Fax +91 44 28254488 Internet: www.zakglasstech.com E-mail: enquiry@zakgroup.com
Italia / Italy Genova Fiera Restructura Salone internazionale della costruzione e della ristrutturazione edilizia International trade fair of building and restructuring 25/5-28/5 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.restructura.com E-mail: info@restructura.com
Milano Nuova Fieramilano Salone del Mobile Eimu Eurocucina Salone del Complemento d’Arredo 5/4-10/4 Per informazioni: Cosmit Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it
Montichiari (Brescia) Centro Fiera del Garda Metef Salone internazionale dell’alluminio e dei metalli per l’edilizia International trade fair of aluminium and metals fort he building industry 17/5-20/5 Per informazioni: Metef Internet: www.metef.com
Metalriciclo Mostra-convegno sulle tecnologie per il recupero e il riciclo dei rottami metallici 14/9-16/9 Per informazioni: Edimet Spa Via Corfù 102 25124 Brescia Tel. +39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.edimet.com E-mail: federica.zaccaria@edimet.com
Rimini Fiera Tecnargilla Salone internazionale delle tecnologie e delle forniture all’industria ceramica e del laterizio International trade fair of technology and supplies for the ceramic and brick industries 28/9-2/10 Per informazioni: Rimini Fiera spa Via Emilia 155 47900 Rimini Tel. +39 0541 744.643 Fax +39 059 828453 Internet: www.tecnargilla.it E-mail: segreteria@tecnargilla.it
Libano / Lebanon Beirut International Exhibition & Leisure Center Project Lebanon Salone internazionale della costruzione, materiali, macchinari e tecnologie ambientali International trade fair for construction technology, building materials, euipment and environmental technology 6/6-10/6 Per informazioni: IFP Fax +961 1 486666 Internet: www.ifpexpo.com E-mail: info@ifpexpo.com
Qatar Doha International Exhibition Sector Project Qatar Salone internazionale della costruzione, materiali, macchinari e tecnologie ambientali/International trade fair for construction technology, building materials, euipment and environmental technology 1/5-4/5 Per informazioni: IFP Fax +961 1 486666 Internet: www.ifpqatar.com E-mail: info@ifpexpo.com
Russia Moscow Expocentre & Crocus Expo Exhibition Centre MosBuild Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of building industry 4/4-7/4 Per informazioni: MosBuild 105 Salusbury Road London NW6 6RG United Kingdom Tel. +44 20 75965169 Fax +44 20 75965111 Internet: www.buildingshow.com E-mail: Maria Barnish mbarnish@ite-exhibitions.com
Serbia Belgrado Fair Building Trade Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 3/5-7/5 Per informazioni: Fair System Via Calzoni 6/d 40128 Bologna Tel. +39 051 4156811 Fax +39 051 6310034 Internet: www.fairsystem.it E-mail: fairsystem@fairsystem.it
Spagna / Spain Madrid Feira Veteco Salone internazionale delle finestre, vetro strutturale, facciate continue
International trade show of windows, structural glass and curtain walls 10/5-13/5 Per informazioni: Feria de Madrid Internet: www.vetefo.ifema.es
Turchia / Turkey Istanbul Ankomak 2006 Salone internazionale dell’edilizia International building trade fair 31/5-4/6 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano – Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
USA Boston Seaport World Trade Center Residential Design 2006 Salone internazionale dell’architettura residenziale 5/4-6/4 Per informazioni: Internet: www.buildboston.com
Chicago Merchandise Mart Neocon World Trade Fair 2006 Salone internazionale del design e degli interni International trade fair of design and interiors 2/6-14/6 Per informazioni: Merchandise Mart 222 Merchandise Mart Plz Chicago, IL, USA Internet: www.merchandisemart.com/neocon
Las Vegas Convention Center GlassBuild America 2006 Salone internazionale di vetro, porte e finestre/International trade fair of glass, window and door 19/9-21/9 Per informazioni: GlassBuild America Show Management 8200 Greensboro Drive, Suite 302 McLean, VA 22102-3881 Tel. +1 866 3425642, ext. 173 Fax +1 703 4420082 Internet: www.glassbuild.com/ E-mail: attend@GlassBuildAmerica.com, exhibit@GlassBuildAmerica.com
New York Jacob K.Javits Convention center ICFF & IINY Saloni internazionali dell’arredamento e degli interni International trade fairs of furniture and interiors 20/5-23/5 Per informazioni: GLM Ten Bank Street White Plains NY 10606-1954 Tel. +1 914 421 3342 Fax +1 914 9486088 Internet: www.glmshows.com
Ne l’Arca questo mese In l’Arca this month A Acconci Studio 32, 41, 42 Vito Acconci 41, 42 Valerio Adami 98 ALA Architects 86 Ergian Alberg 56 Leon Battista Alberti 95 Alcoa Architectural Products-Merxheim 99 Giovanni Amore 44 Piero Amore 44 Silvia Angelino 44 Alex Angi 97 Laura Aquili 56 Architektur Consult ZT 22 Archiworld.tv 75 Arcora 60 Mario Antonio Arnaboldi 2, 22 Art Metz 96 Ove Arup & Partners 18 Associazione Cavour Art Terni 95 Eugène Atget 80, 84 Dodo Arslan 69 Ove Arup 92 Atelier du Béton 67 Meredith Atkinson 40 Gae Aulenti 99 B Niccolò Baldassini 18, 86 Matthias Ballestrem 42 Henry Bardsley 18 Frank Barkow 36, 40, 42 Barkow Leibinger Architects 32, 36, 40, 42 base_four 34 Luca Basso Peressut 101 Jérémy Bataillou 67 Martina Bauer 42 Cesare Bazzani 95 B&B 73 Daniele Bedini 92 Beige Design 42 Vasco Bendini 98 Elena Bertarelli 32, 34 Eddy Bianchi 93 Biblioteca di Via Senato Milano 98 Biennale Miami + Beach 32 Umberto Boccioni 80 Patrick Bouchain 74 Alfred Bramberger 86 Bramberger architects 86 Giuliano Briganti 98 Flavio Bruna 91 Daniel Buren 74 C Corrado Cagli 98 Benedetto Camerana 95 Elena Cardani 61, 88, 94 Luigi Carluccio 98 Carlo Carrà 80 Alessandro Casotti 68 Casso 60 Elisa Ceci Neva 67 Coop Cellini 48 Jacqueline Ceresoli 101 Ezio Cervelli 44 M.Cesar 101 Olivier Chabaud 72 Christian Chad 80 Changsha City Committee of Construction 58 Chapman Taylor Architetti 48 Y. Yoshinori Chidori 13 David Childs 92 Biagio Cisotti 70 Antonio Citterio 73 ClaraVox 93 Claus en Kaan 101 Cliostraat 74 Nigel Coates 72 Cogedim-Ric 60 Collegio Universitario di Torino “Renato Einaudi” 44 Alessandra Comazzi 75 Simone Contasta 32, 34 Contempo 70, 72 Filippo Cosi 44 Cosmit 100 Michele Costanzo 101 Matali Crasset 100 Curvilineo 67 D Tacita Dean 97 Arnaldo De Benedetti 99 Manfred De La Motte 98 Robert Delaunay 80 Filippo Dell’Orto 69, 70, 71 Francesco De Luca 92 Atelier De Portzamparc 93
DGF Design 93 Giuseppa Di Cristina 32 Nicolas Didion 60 M. Di Somma 101 Distillerie Marzadro 99 Johanna Doherty 36 Günther Domenig 22 Giuseppe Donna 44 Peter Dorsey 41, 42 Dan Dorell 86 Ductal© 72 E ed.a.r.t. srl, Torino 44 Edition Compagnie 72 Christina Eickmeier 36 Hermann Eisennköck Ellena 44 Takashi Enami 13 Engel + Zimmerman 93 EPK 13 Ercototo 13 Ex Siri Terni 95 Alexandra Exter 80 Jean Ewert 18 F Alessandro Faletti 44 Zhang Fan 58 Thom Faulders 32, 42 Paolo Favaretto 68 Ivano Favaro 44 Lyonel Feininger 80 Marco Filippetti 90 Donato Firrao 44 Helmut Fischer 18 Andres Flores 32, 34 Fondazione Guglielmo Giordano 100 R. Fontanella 101 Norman Foster 74, 92, 93 Olivier Foucher 18 Frac Centre Orléans 95 Tanda Francis 93 Wolfgang Frankl 95 Akira Fukazawa 13 Lance Fung 74 G Giorgio Gaida 44 Caroline Gallois 96 Galleria Bianconi Milano 97 Galleria Glauco Cavaciuti 97 GAM Torino 80 Eglé Ganda 94 Antoni Gaudí 48 Manuelle Gautrand 60 Gerard Gaissot-Talabot 98 Paolo Vincenzo Genovese 101 Ursula Gerber-Senger 94 Ludovico Geymonat 22 Lina Ghotmeh 86 Claudia Gian Ferrari 100 Michele Giorgini 95 Albert Gleizes 80 Global Engineering 99 Barbara Goltermann 71 Francesco Greco 44 Gruppo Sintesi 68 Juho Grönholm 86 Guangdong Provincial Government 56 Enrico Guidoni 44 H Ville Haimala 86 Christian Halm 22 Anna Halprin 96 Kenya Hara 13 Kazuyuki Hashimoto 13 Yosuke Hayano 56, 58 Martin Heidegger 22 Jyun Hikichi 13 Tetsuya Hiyoshi 13 Caspar Hoesch 40 Holchim 99 Carsten Höller 74 Joyce Hsu 42 Marko Huttunen 86 I Takahiro Ichimaru 13 ID_CS Italian Design Classic 93 I.Dot 93 IDREL 44 Illy Caffè 93 Yuki Ikeguchi 7 Francesca Imperiali 68 Impruneta 48 INRES 48 Inso 48 Yoshiaki Irobe 13
Arata Isozaki 74 J Minnie Jan 32, 43 Angelo Jelmini 72 Jeu de Paume 96 JFP Participation 60 K KangKai 56 Gülsün Karamustafa 97 Hirosama Katsuragi 13 Okakura Kazuko 2 Meng Ke 58 Khephren 60 Kikko 97 King & Rosselli 67, 71 Ernst L. Kirchner 80 Toshiyuki Kita 73 Paul Klee 80 Jessica Kmetovic 42 Dai Koga 13 Maire Koivisto 94 Kokuyo Europe 73 Takashi Konishi 13 Daniela Kostova 97 Carsten Krafft 40 Sakae Kubota 13 Kengo Kuma & Associates 2, 13 Jan-Oliver Kunze 42 Atsushi Kuratomi 13 L Maria Mimita Lamberti 80 Sandra Laube 70 Fernand Léger 80, 85 Regine Leibinger 36, 40, 42 Steffen Lemmerzahl 43 Laurent Lévêque 72 Franco Levi 99 Cj Lim 95 Auvo Lindroos 86 Listone Giordano 100 Felipe Loayza 56 Marta Lonzi 101 Jeannot Lorang 18 Andrea Lupacchini 90 M Yansong Ma 56, 58 Ernst Mach 22 MAD Architects 54 Magnetti 99 Niklas Mahlberg 86 Jacques Malé 18 Roberto Malfatti 87 Francesco Mancini 70, 72 Enrico Manzin 48 Mapei 99 Rémy Marciano 88 Maurizio Marcelloni 101 Beryl Marjolin 18 Eduardo Marques 41, 42 Martini Studio 48 Ribes Massarenti 44 Claudio Massini 97 Laura Matei 97 Martin Mathy 86 Matsushima Construction Co. 13 Matsushita Electric Works 13 Paolo Mellano 91 Stéphane Ménérat 18 Maria Grazia Messina 80 Metra 100 Sara Mezzetta 67 Michelotti & Vignale 92 Tadashi Mimaci 13 MisoSoupDesign 43 M.I.T. 44 Toshiyuki Miyazaki 13 Mizuno 13 MM Liegenschaftsbesitz 22 Mole Vanvitelliana Ancona 98 Irzio Montermini 44 Otto Morach 82 Luca Moretto 44 Margherita Morgantin 97 P.T.Morimura & Associates 2, 7, 10 José Munoz-Viller 38 Edo Murtic 98 Museo d’Arte Contemporanea Lione 96 Museo della Tappezzeria Contemporanea Jean Lurcat, Angers 94 N Daisuke Nagatomo 43 Giuseppe Nannerini 101 National Museum of Estonia 86 Paola Navone 93
Ugo Nespolo 97 Christopher Nevinson 80 Nihon Sekkei Inc. 13 Nippon Design Center Hara Design Institute Inc. 13 Antti Nousjoki 86 Jean Nouvel 92 Renzo Nucara 97 Dario Nunez 41, 42 O Oak Structural Design Office 2, 7 Deidre O’Neill 86 Yoko Ono 74 Otis 48 Ulrike Ottinger 97 P PAC Ferrara 97 Carlo Paganelli 48 Michel Pagliosa 67 Nam June Paik 74 Giovanni Palazzi 101 Palazzo Reale Torino 95 Palazzo Sarcinelli Conegliano 97 Palazzo Strozzi Firenze 95 Herfried Peyker 22 Marcello Piacentini 100 Renzo Piano 92 Pablo Picasso 80 Stefano Piccardi 18 Francesca Pieri 44 Sandrine Pincemaille 94 Mario Pisani 101 Paola Pivi 74 Carlo Pizzetti 97 Günter Plaikner 99 Jauma Plensa 74 Patrizia Pozzi 72 Premio Lissone 98 Christa Pucher 86 Thomas Pucher 86 Sandrine Puech 60 Ivan Puni 82 R Joanna Rajkowska 97 Enzo Ranieri 89 Karim Rashid 70 Raymond Loewy Foundation 100 Jacques Raynaud 18 Jasia Reichard 98 Klaus Reintjes 36 RFR 18 RFR Stuttgart 18 Mario Ridolfi 95 Annibale e Giorgio Rigotti 99 Concetta Rinaldi 92 Atelier de la Rize 93 Laura Rocca 89 Roccheggiani Architetti Associati 91 Paolo Ronco 44 Omar Ronda 97 Roberto Rossetti 44 Pauliina Rossi 86 Marco Rosso 44 Yves Rouby 18 James Rosenquist 93 Arrigo Rudi 101 Cinzia Ruggeri 72 Ed Ruscha 96 S SaieDue Bologna 100 Salone Internazionale del Mobile Fieramilano 100 Jason Sandy 36 Max Sanjulian 41, 42 Antonio Sant’Elia 80 Masato Sasaki 13 Michael Schmidt 42 Thomas Schwed 22 Sentisensi Design for everyone 71 Serralunga 72 Luigi Settembrini 100 Thomas Siegl 41, 42 Mario Sironi 80 SITE 48 Pekka Sivula 86 Adrian Smith 92 Kiki Smith 74 Francis Simpson Stevens 80 Bidisha Sinha 32, 34 Francis Soler 93 SOM 92 Erling Sommerfeldt 86 Francesca Sorace 100 Studio Spagnolo 91 Elke Sparmann 42 Sphaus 69, 70, 71 Heidrun Steinhauser 86
Joseph Stella 80 Alfred Stieglitz 80 Stokke 73 Klaus Stolt 86 Kyle Stover 41, 42 Marshall Strabala 92 Carmelo Strano 80 Studio Aaahhhaaa 72 Studio Màss 72 William Sweetlove 97 Anna Szczeklik 60 T Nasrin Tabatabai 97 Hiroyuki Tachikawa 13 Taisei Corporation 13 Harumi Tanaka 13 Tsuyoshi Tane 86 Antoni Tàpies 98 Thonet 67, 68 Tectoniques 93 Teleya 48 Janne Teräsvirta 86 Mikko Teräsvirta 86 Fabio Terrosi 48 Fabrizio Terrosi 48 T Mobile Austria 22 Agnessa Todorova-Dowell 42 Mario Tortonese 44 Paolo Toto 71 Yves Tougard 60 Trance Cell 92 T Systems Austria 22 Trumpf Machine-Tool Company 36, 40 Tutankhamon 66 U Yasuharu Uchiama 13 Umemuragumi Co. 13 Upper 92 V Marco Valsecchi 98 Van Strutural Design Studio 10 Andres Vargas 44 Vasconi Associés 93 Bernard Vaudeville 18 Lino Vella 44 Davide Vergnano 44 Marco Veronese 97 Maria Ludovica Verteva 100 Maurizio Vitta 44, 66, 101 W Max Weber 80 Yang Jing Wen 56 Risto Wikberg 86 John G. Williams 86 Williams & Tsien 74 Lebbeus Woods 74 Samuli Woolston 86 Frank Lloyd Wright 92 Wu-bin 56 Miléna Wysoczynska 60 X Tong Xiaowei 58 Wang Xin Yun 56 Y Hisashi Yamakawa 13 Yoshiji Yamazaki 13 Dolly Yarur 41, 42 Minori Yokoo 7 Kazuo Yoshimura 13 Takashi Yoyama 13 Z Zeus 66 Zaho Zhao 56, 58
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