Cesare Maria Casati
l’Arca a Canton
Italy Builds
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l quattordici di questo mese si inaugura a Canton, nella incredibile Cina di oggi, la mostra ”Italy Builds, venti anni di architettura italiana”. Mostra che nasce dall’omonimo libro realizzato a partire da un’idea dell’ambasciatore Umberto Vattani, allora Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri italiano, che chiedeva di illustrare agli altri Paesi il livello professionale e qualitativo della nostra architettura; non con la solita carrellata di immagini, ordinate per architetto o per soggetto, ma con una documentazione svolta attraverso alcuni saggi critici, scritti da noti docenti di architettura, che analizzassero i valori universali dell’architettura di oggi. Valori come la trasparenza, il colore, la materia, la tecnologia, la tradizione e altri. Sulla base di questa intuitiva e originale idea abbiamo presentato, con il fattivo coinvolgimento di Amedeo Schiattarella, e quindi dell’Ordine di Roma, il progetto della mostra all’ICE, Istituto del Commercio Estero, che con grande generosità e intuizione culturale se ne è appropriato e lo ha realizzato all’interno dell’esposizione dedicata alla medie e piccole imprese italiane nella Fiera di Canton. Voglio segnalare questa nuova fatica della nostra rivista e dell’ICE, perché credo che il modo in cui abbiamo pensato di presentare l’architettura italiana possa essere propedeutico ad altre future mostre e inoltre utile come metodo informativo dell’intero processo progettuale che sempre determina una costruzione. A Canton, le immagini, i filmati, i disegni e i particolari costruttivi di diverse opere sono proiettati su grandi schermi come fondale a dei palcoscenici che espongono alcuni pezzi “veri” degli edifici presentati e altri campioni dei loro componenti. Per la prima volta, comunicazione virtuale e realtà fisica della matericità, della lucentezza o della tecnologia dell’architettura potranno dare una informazione precisa dei valori qualitativi ed estetici che ci consentono di giudicare una costruzione. Questo è un piccolo esempio, ma penso a una grande mostra che con questi principi espositivi accolga a confronto la realtà professionale e produttiva di diversi Paesi del mondo, dove a calamitare l’attenzione non saranno più solo le “grandi firme” del progetto, ma anche le diverse culture e i linguaggi che potranno presentarsi finalmente anche nella concretezza e qualità dei diversi componenti costruttivi. A febbraio dell’anno prossimo si svolgerà a Milano “Build UP Expo”, mostra per la quale l’Arca sta collaborando con Fiera Milano, che cercherà di presentare la cultura dell’architettura e della costruzione affiancando esposizioni tematiche dedicate al progetto e organizzate da Università, Ordini e Istituzioni e aziende produttive di componenti, sistemi e tecnologie per la costruzione. Tutto ciò avverrà contemporaneamente a una grande Conferenza Internazionale dedicata alla città. Anche questo salone e questa conferenza saranno un appuntamento importante per promuovere presso un più vasto pubblico una migliore conoscenza dell’architettura contemporanea e dei suoi livelli qualitativi. Appuntamento da non perdere sia per l’originalità culturale dell’iniziativa che per il luogo dove questa si svolgerà: la nuova bellissima Fiera di Milano progettata da Massimiliano Fuksas.
he “Italy Builds, Twenty Years of Italian Architecture” exhibition will be opening in Canton in incredible modern-day China on the fourteenth of this month. This exhibition is a spin-off from the book of the same name, which came from an idea by the Italian ambassador Umberto Vattani, who at the time was the Secretary General of the Italian Ministry of Foreign Affairs, who was looking to show other countries the professional quality and standards of our architecture; not by means of the usual procession of images, arranged by architect or subject, but by publishing some essays written by well-known professors of architecture analysing the universal values of today’s architecture. Values like transparency, colour, materials, technology and tradition etc. Based on this clever and original idea we presented (with the active involvement of Amedeo Schiattarella and the Rome Association of Architects) our project to the ICE, Institute of Foreign Trade, which took it on with great generosity and cultural sensitivity and set it up as part of an exhibition on small and medium-sized Italian businesses at the Canton Trade Fair. I am drawing attention to this new enterprise undertaken by our magazine and the ICE, because I believe that the way in which we have decided to present Italian architecture might be a foretaste of other future exhibitions and also useful as a method informing the entire design process underpinning all constructions. The pictures, film clips, drawings and construction details of the various works are projected on giant screens in Canton as a backdrop to stages displaying some “real” pieces of the buildings being presented and other samples of their components. For the first time virtual communication and the physical reality of architectural substance, brightness or technology will provide precise information about the qualitative and aesthetic qualities based on which we judge a building. This is just a small example but I am already envisaging a major exhibition using these exhibition principles to compare the professional expertise and constructions created in various countries worldwide. Our attention will no longer just be captured by the “big names” of architectural design, since a range of different stylistic approaches will finally get the chance to show just what they can actually produce in terms of actual building. In February next year “Build UP Expo” will be taking place in Milan, an exhibition for which l’Arca is working with the Milan Trade Fair as it attempts to outline the culture of architecture and construction by combining theme displays on design organised by Universities, Associations and Institutions with displays by firms manufacturing construction components, systems and technology. All this will take place at the same time as a major International Conference on the city. This show and conference will also provide an important opportunity to improve the public’s understanding of modern-day architecture and the standards it has reached. The cultural originality of this event and the place where it is being held – the wonderful new Milan Trade Fair designed by Massimiliano Fuksas – mean it is something you cannot afford to miss.
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Megapolis kolossal
In queste pagine, alcuni scatti del fotografo Alessandro Belgiojoso.
Visual and Visionary
In these pages, some images shot by the photographer Alessandro Belgiojoso.
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Roland Halbe
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sservando queste immagini si plana, la fantasia si accende fissando lo sguardo dentro a sequenze, visioni, panoramiche, paesaggi urbani apparentemente iperrealisti, ma oggettivamente falsi, dall’effetto oleografico, patinato, quasi manifesti di città ideali, monumentali, irraggiungibili: kolossal come Atlantide o Eldorado. Ma cosa stiamo guardando? Che città sono, dove e di quale tempo? Le risposte sono nell’ambiguità della visione e nell’immaginazione. Alessandro Belgiojoso (1963) fotografo autodidatta, nomade voyeur di luoghi e di spazi, sedotto dalla luce, incantato dalle sfumature, dalle ombre, dagli incastri tra forme e volumi, tra uno scatto bulimico e l’altro, viaggio dopo viaggio, punta lo sguardo su dettagli formali sorprendenti. I suoi paesaggi metropolitani, inquadrati dentro a composizioni classicheggianti, forse ispirati a Piero della Francesca, o più rinascimentali nella ricerca prospettica. Nel suo cognome un destino: è un aristocratico dandy dallo sguardo azzurro-grigio, impenetrabile e trasparente, analitico e lucido come l’obiettivo di una macchina fotografica. Belgiojoso è dannatamente esteta, si compiace nella foto-sintesi di particolari architettonici, delle panoramiche, degli oggetti-case e cose e di paesaggi dalle traiettorie immaginarie, con un desiderio ossessivo: trasformare le città in luoghi dell’attraversamento dello sguardo e i colori nella pelle dei luoghi per dar corpo al piacere “tattile” della visione. Lo scatto fulmineo blocca ogni dettaglio nell’istante, trasformando le magniloquenti architetture in tempi della visione, e gli edifici con le superfici trasparenti e riflettenti in vetrine sullo spazio che, decontestualizzatate diventano forme geometriche pure: il risultato è la messa a fuoco di un viatico per illusione visiva, per dimostrarci che esiste “ciò che si immagina e non ciò che si vede”. Con questo raffinatissimo inganno ottico-concettuale i suoi scenari metropolitani sconfinano nel desiderio dell’evasione e ci tengono sospesi tra estasi e provocazione. Le sue forme materializzano architetture immateriali, anche se fotografa città asiatiche, reali e scenografiche, immaginate prima ancora di averle trovate, con i colori che sembrano definire volumi di strutture-irreali. Fotogramma dopo fotogramma, affascinano le sue interruzioni repentine, come i tagli obliqui di luce e i contrasti cromatici, le “suspense” visive e visionarie nello stesso tempo, simili alle atmosfere “dipinte” nei film di Kubrick, Antonioni, Sofia Coppola, Lynch e Wenders. I suoi paesaggi di architetture reali ambientate in luoghi metaurbani, trasformano grattacieli, torri, piazze, finestre panoramiche, palazzi monumentali e muri per graffittisti di strada in soluzioni formali complesse, griglie geometriche della visione, che diventano traccia, segno, dettaglio o reperto di città né passate, né future, ma eterne e immobili, immanenti nelle loro variazioni urbanistiche perché prima sono state immaginate e poi fotografate. L’istante si blocca in uno scatto, immediato e istintivo, al centro del divenire della città e lo zelig percettivo si placa in una luce diffusa, trasparente, omogenea, mettendo a fuoco “appunti” di un viaggio ancora da compiere “fino alla fine del mondo” parafrasando Wenders. Il suo sguardo flaneur di panorami della bellezza riflette una tensione formale enigmatica, dissolta con suggestivi effetti di luce. I suoi codici sono evidenti: luce e forma, stabilità e mutamento, tagli frontali e obliqui, inquadrature dall’alto e dal basso nelle sue sintesi formali metafisiche si bilanciano per mettere a fuoco contrasti volumetrici stemperati in profusioni di luce trasparente, creando un effetto velato, quasi aereo ed evanescente, come immagini chiuse dentro a un’ampolla di vetro. Questo particolare “foto-atmosferismo” luminoso e opalescente è tutto giocato su toni e timbri di luce trasparenti, declinati con gradazioni cromatiche. Il suo obiettivo è alterare l’oggettività del luogo fotografato, attraver-
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so lo sguardo che polarizza differenze e analogie ossimoriche, in bilico tra la realtà e l’invisibile. Per Belgioiojso il viaggio è causa ed effetto delle possibilità di immaginare e di rappresentare la città: una metafora e simbolo, più o meno consapevole, di relatività della visione, frammentata in molteplici luoghi, anche labirintici, utilizzando diversi piani-sequenza, oscillando tra la descrizione e l’evasione creativa. Avventuriamoci nelle sue panoramiche di megalopoli, di civiltà del futuro per vivere e sublimare l’esperienza dell’incontro e la suggestione dei luoghi dalle molteplici identità, che scatto dopo scatto, mettono a fuoco la complessità dell’immaginare la città contemporanea e l’impossibilità di contenerla in una singola icona. Belgiojoso, raffinando una tecnica foto-impressionista si libera dall’effetto reportage e dall’oggettività fotografica, non ci chiede di riconoscere i luoghi, le città, le piazze, i popoli o le genti fotografate, al contrario, ci invita ad astrarci in una “città invisibile” alla Calvino, immanente, per portarci in un luogo mitico, dove l’istante dura un eternità e il subito è un presente continuo. Nella sua ottica prevalgono architetture colossali, paragonabili alle scenografie di Cabiria di Pastrone (1914) o viste in Nascita di una Nazione di Griffith (1915). Le foto di Alessandro documentano il futuro già presente: la spettacolarizzazione delle metropoli asiatiche come parco esperienziale. Ci sembra di riconoscere piramidi, tempi, torri, piazze vaste come oceani, ma poi le confondiamo con il “Window of the World”, museo-parco tematico vicino a Shenzhen, sud della Cina, a pochi chilometri da Hong Kong, dove si trovano in miniatura la Tour Eiffel, l’Arc de Triomphe, il Vaticano, le piramidi egizie, l’isola di Manhattan con le due Torri gemelle ancora svettanti, e altri skyline delle città del mondo. Belgiojoso ha trasformato in una icona immateriale tutte le metropoli – Walt Disney post-contemporanee, che teatralizzano i luoghi urbani, trasformandoli in una proficua industria turistica. Dove siamo? A Berlino, Pechino, Shanghai, Pudong, Tokyo, Barcellona, Londra, New York, o nelle città di Matrix? Nelle postcard di Belgiojso siamo nel tempo dell’ovunque, dove l’immateriale è l’icona e lo scenario spettacolare predomina su quello naturale. Qui e adesso lasciandoci prendere da una vertigine, scambiamo per megalopoli reali le sue strutture immaginarie, metafisiche e silenti come cattedrali di un mondo passato o ipoteticamente sempre futuro. Ma quand’è che la città non è più come superficialmente ci appare? Quando si prende consapevolezza che è un artefatto, che può evocare linguaggi emozionali e poetici, e si fa portatrice di informazioni “altre”, narrando vissuti, ricordi e immaginazioni extra-terrestri, aprendo scorci o visioni “cittàstrattiste”, in cui la città si vede come si immagina. Alessandro ci seduce, ammiccando suggerisce: “mi piacerebbe mostrarvi il panorama che si gode dalla cima della torre”, poi quando arriviamo metaforicamente sul tetto del mondo, all’ipotetico punto di osservazione delle infinite babilonie, deliranti, cogliamo qualcosa d’insolito, di sorprendente: scenari kolossal dell’immaginario che ci portano al culmine del dubbio: siamo in un videogame o nella realtà? A voi l’enigmatica sentenza. Jacqueline Ceresoli
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tudying these pictures, the imagination takes off and flies, as our gaze drifts across sequences, visions, views, apparently hyperrealist cityscapes, which are actually just fake, creating a glossy, oleographic effect, almost like manifestoes for monumental, insuperable, ideal cities: as colossal as Atlantis or El Dorado. But what are we actually looking at? What kind of cities are they, where are they and when did they exist? The answers lie in the ambiguous nature of vision and the imagination. Alessandro Belgiojoso (1963), a self-taught photographer, a nomadic voyeur of places and spaces, seduced by light, intrigued by nuances, shades and intricate relations between forms and structures, who, between one bulimic snapshot and another out on his travels, directs his gaze at startling, stylistic details. His metropolitan landscapes, framed in classical-style compositions, are perhaps inspired by Piero della Francesca or, at other times, are more Renaissance-like in their exploration of perspectives. Belgiojoso is devilishly aesthetic, he takes a certain smug pleasure in the photosynthesis of architectural details, panoramas, object-houses and object-things, and landscapes projecting along imaginary lines, obsessively striving to transform cities into places our eyes can gaze across and turning colours into the very skin of places to give real form to the “tactile” pleasure of vision. In a flash, each snapshot captures every detail in an instant, transforming magnificent works of architecture into the rhythms of vision and turning buildings with their transparent, reflective surfaces into showcases for space. Out of context, they turn into pure geometric forms: the result is a focusing on a viaticum for visual illusion showing that what exists is “what can be imagined and not what can be seen”. This highly elegant optical-conceptual trick of the eye allows his metropolitan scenarios to turn into the realms of escapism, and hold us suspended between ecstasy and provocation. His forms give material form to immaterial works of architecture, even though he actually photographs real, striking-looking Asian cities, conjured up in his imagination before he actually discovered them, whose colours seem to shape unreal structural volumes. Shotby-shot, his sudden breaks are intriguing, like diagonal flashes of light and colour contrasts, simultaneously visual and visionary “suspensions” reminiscent of the “painted” atmospheres in films by Kubrick, Antonioni, Sofia Coppola, Lynch and Wenders. His landscapes of real works of architecture set in meta-urban locations turn skyscrapers, towers, squares, panoramic windows, monumental palaces and walls for street graffiti artists into complex formal solutions, geometric visual grids leaving a trace, sign, detail or relic of cities belonging to neither the past nor future, but eternal and immobile, immanent in their urbanistic variations, because they were actually dreamt up before they were photographed. The moment is captured in an immediate, instinctive snapshot at the heart of an evolving city, and the perceptual zelig is appeased in diffused, transparent, seamless light, focusing on “notes” from a trip yet to be taken “until the end of the world” to quote Wenders. His gaze as a wanderer across the realms of beauty reflects enigmatic formal tension dissolved through the striking effects of light. His codes are obvious: light and form, stability and change, front and cross cuts, shots from above and below, whose metaphysical stylistic syntheses balance out to focus on structural contrasts toned down by profusions of transparent light, creating a veiled effect, almost airy and evanescent, like images trapped inside a glass cruet. This distinctive luminous and opalescent “photo-atmospherism” plays entirely on hues and shades of transparent light in all kinds of gradations of colour. His aim is to alter the objective nature of the place being photographed through the way our gaze polarises oxymoronic differences and similarities, somewhere between reality and the invisible. 6 l’ARCA 217
For Belgiojoso the journey is both the cause and effect of envisaging and representing the city: a more or less self-aware metaphor of the relative nature of vision as it is fragmented into multiple even maze-like places using various shots-sequences oscillating between description and creative invasion. Let’s venture into his panoramic visions of megalopolises, civilisations of the future, in order to experience and sublime our experience of encountering and engaging in places with multiple identities, which, shot by shot, focusing on the complexity involved in envisaging the modern-day city and impossibility of containing it in one single icon. By refining a photo-impressionistic technique, Belgiojoso escapes the picture story-effect or objectivity of photography; he does not want us to recognise the places, cities, squares, nations or people he photographs, on the contrary he invites us to drift into an immanent Calvino-style “invisible city”, so that we can visit a mythical place, where an instant lasts for eternity and the “right now” is an enduring present. From his viewpoint, colossal works of architecture hold sway, comparable to the set designs in Pastrone’s Cabiria (1914) or shots from Griffith’s Birth of a Nation (1915). Alessandro’s photos outline a future which is already present: making Asian metropolises a stage for striking experiences. We can recognise pyramids, temples, towers, and squares as vast as oceans, but then we confuse them with the “Window of the World”, museum-theme park close to Shenzhen in the south of China, just a few kilometres from Hong Kong, where there is a mini Eiffel Tower, Arc de Triomphe, Vatican, Egyptian pyramids, Manhattan Island with Twin Towers still towering up in the sky, and other skylines from cities around the world. Belgiojoso has turned all metropolises into immaterial icons – postmodern Walt Disney sets transforming urban locations into a profitable part of the tourist industry. So where are we? In Berlin, Beijing, Shanghai, Pudong, Tokyo, Barcelona, London, New York or other matrix cities? Belgiojoso’s postcards take us to everywhere, as the immaterial turns into an icon and spectacle takes over from nature. Here and now, letting ourselves be swept away, what we mistakenly assume to be real big cities are actually their imaginary, metaphysical, silent structures, like cathedrals from a world from the past or some hypothetical future. So when does the city stop being as superficial as it appears? When we realise it is an artefact, which can evoke emotional-poetic languages and convey “other” information, telling us about past experiences, memories and extra-terrestrial visions, opening up glimpses or urban visions, in which the city is seen as it is imagined. Alessandro seduces us, mischievously suggesting that: “I would like to show you the view which can be enjoyed from the top of a tower”, then when we metaphorically reach the roof of the world, the hypothetical observation point for viewing endless, delirious Babylons, we glimpse something strange and surprising: colossal sets from our imagination, which take us to the brink of doubt: are we in a videogame or reality? You can judge for yourselves. Jacqueline Ceresoli
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Terence Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research
Tom Arban
Roland Halbe
In Toronto
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Behnisch Architekten, architectsAlliance
Credits Project: Behnisch Architekten, architectsAlliance Structural Engineer: Yolles Partnership Structural Consultant: Knippers Helbig Mechanical/Electrical: HH Angus & Associates Lab Consultant: Flad & Associates Landscape: Diana Gerrard Landscape Architecture Cost Consultant: Curran McCabe Ravindran Ross Inc. Client: University of Toronto Representatives for the Users and Initiators of the Project: James D. Friesen, Cecil C. Yip (Co-Directos Emeritus Professors, University of Toronto)
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er intendere l’architettura del Terrence Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research dell’Università di Toronto, progettato da Behnisch Architekten, di Stoccarda, e architectsAlliance, di Toronto, occorre in prima istanza posizionarne la prospettiva critica nel fitto tessuto di edifici in mezzo ai quali esso ha trovato posto. Eretto nel margine meridionale di uno storico quartiere urbano, tra il Kings College Circle, la sede del Parlamento e uno dei maggiori complessi ospedalieri del Nordamerica, l’edificio s’inserisce in una dissonante polifonia di presenze urbane, in un concitato sovrapporsi di volumi e funzioni, nel quale esso afferma la propria identità grazie a una sottile eloquenza cromatica e materica, che stempera il rigore geometrico della massa architettonica e ne segnala in pari tempo la diversità. Il CCBR non pretende di ripristinare nello spazio circostante un ordine perduto e rimpianto, ma accetta anzi l’incoerenza di un ambiente urbano cresciuto per aggregazioni e sovrapposizioni progressive, installandosi con apparente indifferenza nel suo scenario mai davvero messo in discussione. In certo senso, esso fa propria la regola della sproporzione, del fuori scala, della disarmonia programmata che domina in quegli spazi, accettando il confronto secondo la logica del luogo, riassumibile in una sorta di conurbazione che fa di ogni nuova architettura un episodio della sua continua crescita. Il che è confermato, per un verso, dal fatto che l’innesto del CCBR nel tessuto preesistente non disdegna nemmeno la diretta intersezione con vecchie costruzioni universitarie adiacenti, in certo modo inglobate nelle sue strutture; e, per un altro, dal grande spazio aperto sul fronte dell’edificio, che ne costituisce il collegamento con l’esterno e si prolunga all’interno dell’arioso atrio che funge da giardino. Queste considerazioni di natura urbanistica fanno solo da cornice all’analisi delle ragioni progettuali e delle qualità funzionali dell’edificio, quelle che in ultima analisi ne legittimano la complessa struttura. La sua destinazione, anzitutto: le attività di ricerca scientifica che esso è chiamato a ospitare sono di altissimo livello, il che s’impone variamente sul modello architettonico adottato. La ratio scientifica esige di innervare gli spazi e le strutture funzionali secondo sequenze rigorosamente scandite, contiguità e distanziamenti accuratamente calcolati, percorsi e collegamenti studiati per garantire continuità e fluidità nelle articolazioni delle attività e delle informazioni. Basti pensare che ciascuno dei dodici piani ospita i laboratori destinati a sei ricercatori e trentotto associati, oltre agli spazi di servizio (celle frigorifere, magazzini per le attrezzature, sale riunioni e così via). “Un elemento chiave nel progetto di ciascun laboratorio e degli ambienti di supporto è la capacità di organizzare una quantità di funzioni diverse”, spiegano i progettisti. Ma c’è un altro elemento primario nell’architettura del CCBR, ed è quello dei rigorosi criteri di equilibrio ecologico assunti come schemi progettuali di riferimento. Ciascuna facciata è stata trattata in modo diverso per rispondere a esigenze di tipo programmatico e climatico, e le aree destinate ai laboratori ricevono il massimo della luce e dell’aerazione naturali, modulate sulla base delle specifiche richieste. Inoltre il rivestimento delle facciate orientale, occidentale e settentrionale è formato da pannelli di ceramica o da vetro laminato in diversi colori, tale da consentire ombreggiatura, riservatezza o apertura all’esterno a seconda dei programmi di lavoro e delle varie circostanze. Oltretutto, la punteggiatura cromatica delle facciate introduce nell’ambiente circostante un elemento estetico che per un verso esalta l’identità dell’edificio e per un altro crea un episodio visivo di forte impatto emozionale in un ambiente urbano tendente alla monotonia. Maurizio Vitta
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Vista diurna della facciata est del Terence Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research dell’Università di Toronto. Nella pagine precedenti, vista
notturna della facciata est dietro la quale si sviluppano i laboratori del centro di ricerca e che è caratterizzata da una scenografica punteggiatura cromatica.
Daytime view of the east façade of the Terence Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research at Toronto University. Previous pages, nighttime view of the east façade behind
which the research centre laboratories are located and which has a striking colour scheme.
Behnisch Architekten, architectsAlliance
o understand the architectural design of the Terrence Donnelly Centre for Cellular and Biomolecular Research at Toronto University, designed by Behnisch Architekten from Stuttgart and Architects Alliance from Toronto, it first needs to be set in the critical context of the thick web of buildings where it is located. Built on the southern edge of an historical urban neighbourhood between the King’s College Circle, the home of parliament and one of the biggest hospital complexes in North America, the building slots into a discordant symphony of urban presences in a wild mesh of structures and functions, enforcing its own identity through a subtly eloquent interplay of colours and materials that tones down the geometric rigour of the architectural mass and, at the same time, marks its diversity. The CCBR is not supposed to restore lost and much-missed order to the surrounding space, it actually accepts the incoherence of an urban environment developed around gradual aggregations and overlaps, fitting in with apparent indifference without actually calling the scenario into question. In some respects it seems to make the lack of proportions, out-of-scale constructions and programmed disharmony in these spaces its own, accepting the challenge in accordance with the underlying logic of its location, which might be summed up as a sort of conurbation turning each new work of architecture into an episode in its own continuous growth. On one hand, this is confirmed by the way the CCBR knits into the existing fabric, even directly intersecting with old university constructions in the vicinity, which in some way are engulfed in its structures; and on the other hand, by the large open space along the building front, which connects to the outside and extends into the spacious lobby acting as a garden. These urbanistic considerations merely provide a framework for the building’s design features and functional qualities, which, in the end, really justify this intricate structure. First and foremost, its purpose: it accommodates scientific research of the highest level, which in turn imposes itself on the architectural design in various ways. Scientific reason calls for the spaces and functional structures to be set in carefully designed sequences, contiguities and distances are all carefully gauged, and the corridors and links are designed to ensure a smooth flow of operations and information. For instance, each of the twelve levels holds laboratories for six researchers and thirty-eight assistants, as well as utility spaces (refrigeration cells, storerooms for equipment, meeting rooms etc.). “A key feature in the design of each laboratory and the support premises is the capacity to organise a number of different functions”, so the designers tell us. But there is another key feature to the CCBR’s architectural design: the carefully gauged guidelines for ensuring the ecological balance. Each façade is treated differently to serve various programmatic-climatic needs, and the laboratory areas receive as much airing and light as possible, shaped around specific requirements. The east, west and north facades are clad with ceramic or laminated glass panels in various colours, providing shade, privacy or openness to the outside, in accordance with work programmes and other circumstances. First and foremost, the colouring of the facades provides an extra aesthetic touch to the surrounding environment, which, on one hand, enhances the building’s identity and, on the other, creates emotionally striking visual impact on a relatively monotonous urban setting.
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A sinistra in basso, pianta del piano terra e, sopra, pianta del primo piano. A destra in basso pianta dell’undicesimo piano e, sopra, planimetria generale.
Bottom left, ground floor plan and, above, first floor plan. Bottom right, plan of the eleventh floor and, above, site plan.
Nella pagina a fianco, la facciata meridionale che contiene l’ingresso principale su College Street a Toronto. Opposite page, the south façade holding the main entrance along College Street in Toronto.
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Nelle pagine precedenti, particolari del giardino, dei percorsi pubblici interni del centro e a destra, del corridoio e l’atrio/giardino dei laboratori. Previous pages, details of the garden and public pathways inside the centre and the laboratories’ corridor and lobby/garden. Particolare dell’atrio al piano terra. Sotto, il giardino realizzato al terzo piano. Nella pagina a fianco, la caffetteria. Detail of the ground floor lobby. Below, the third floor garden. Opposite page, the cafeteria.
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La curva infinita del cervello
Credits Project: Ateliers Jean Nouvel Local Architects: Alberto Medem, B720 Counsellor for JN: Hubert Tonka Engineers: Esteyco (structural), J.G.Asociados (fluids)
Extension of Reina Sofia Museum, Madrid
Julia Pomar Pérez
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Parigi. La ricerca svolta, in particolare in questo progetto, suggerisce il tratto unificante delle sue esperienze, riferite al così detto “sentiero esplorativo nella curva infinita del cervello”. In altre parole è come se si fosse posto delle domande giuste ed è come se avesse riconosciuto alcuni suoi fallimenti, riuscendo a dimostrare chiaramente di essere uscito dai vicoli ciechi della sua ricerca. Sulla natura della creatività umana sono state elaborate le più diverse teorie. Incuriosisce molto la relazione messa in atto da Nouvel in questo suo lavoro con le spiegazioni naturalistiche che vedono nella creatività intellettuale dell’architettura una manifestazione dell’evoluzione biologica dell’arte di costruire. L’architettura del Museo è come spoglia da ogni superfetazione, è libera e immediata nella sua lettura. Immediatezza, questa, che permette di leggere funzioni e contenuti diventando un vero e proprio landmark, inserito in un intorno di città forse un poco afono, a cui è donato un segno di vivacità riconoscibile. Gli approcci all’interessante tema della creatività sono di diverso tipo e, per lo più, si basano su teorie naturalistiche che vedono nella creatività intellettuale una manifestazione di quella della natura, come sostiene l’etologo Konrad Lorenz, piuttosto che William James ed Ernst Mach. Sono studiosi che si basano, fondamentalmente, sulla concezione evoluzionistica della conoscenza umana e hanno, così, applicato direttamente la spiegazione darwiniana dell’evoluzione. Il connubio di Jean Nouvel e del Museo Reina Sofia di Madrid ci porta a conclusioni edificanti per il rinnovo del progetto, che deve rimanere di lettura chiara, pur nella libertà linguistica del suo cambiamento. La gratuità della forma continua a renderci perplessi sul trasformare lo spazio dell’uomo in un’ameba informe, invece di porlo come un fatto vitale che sia d’aiuto all’equilibrio tra luce e forma. Mario Antonio Arnaboldi
Sergio Noero, Florence Rabiet, Sophie Thullier, Mounie El Hawat; Study: Gian Luca Ferrarini, Anne Lamiable, Agustin Miranda, Carlos Nogueira, Adelino Magalhaes, Eloisa Siles, Marcos Velasco,
t is easy to analyse the secret behind Spain’s technological innovation, because the post-industrial political framework in Spain has always focused on culture and tradition. Confining ourselves to just art, the Prado National Museum in Madrid has been given plenty of input for promoting Spanish painting in Europe and across the ocean. The Prado has been extended into the Casõn del Buen Retiro with works by Pablo Picasso, which will be part of the museum. In 1994 the central gallery was also reopened to accommodate the new arrangement of works from the siglo de oro of Spanish art, featuring paintings by Francisco de Zurbaran, Diego Rodriguez de Silva y Velázquez, Bartolomé Esteban Murillo and Francisco José Goya y Lucientes. The Reina Sofia Art Centre was incorporated in 1986 to hold paintings, sculptures, photographs, etchings, drawings and decorative art objects by Pablo Picasso, Julio Gonzalez, Juan Gris and Salvatore Dalí. Reina Sofia Museum was another museum extended following an International Competition organised in November 1999 and won by the French architect Jean Nouvel. The design work took the whole of December 2001; building work eventually began in 2002 and the new museum wing was completed in September 2005. There can be no critical doubt whatsoever that the project to extend the building was rightly placed in the skilful hands of Jean Nouvel, a truly determined architect who put together the MARS team in 1976, which devised and co-ordinated the 1980 Paris Biennial. Drawing on his cultural background and training, Nouvel has taken a notable step forward in experimentation around the idea of architecture treated as a communication system. All this is confirmed in the architectural design of this Madrid project, which continues the concept expressed in the Arab World Institute and Endless Tower designed for the Défense district of Paris.
Jean Louis Courtois Perspectives: Didier Ghislain CAD: Artefactory Client: Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (MNCARS), Ministerio de Cultura
Ateliers Jean Nouvel
The research carried out in this project in particular alludes to the unifying trait of his experimentation, referring to the so-called exploratory path along the brain’s infinite curve. In other words, it is as if he had asked the right questions and also acknowledged some of his own failings, managing to clearly prove he has emerged from certain blind alleys in his research. A whole range of theories have been developed about the nature of human creativity. Many people are intrigued by the way Nouvel has related this work to naturalistic explanations that take human creativity in architecture as a manifestation of the biological evolution in the art of building. The museum architecture appears to be bereft of any superfetation, so it can be read freely and immediately. This immediacy allows the functions and contents to be construed into an authentic new landmark for the cityscape, which has now been injected with a real sign of life. There are various approaches to the issue of creativity and they are mainly based on naturalistic theories which treat intellectual creativity as a manifestation of the creativity of nature, as proposed by the ethologist, Konrad Lorenz, as well as William James and Ernst Mach. These scholars basically work on the evolutionary idea of human knowledge and have directly applied Darwin’s explanation of evolution. The combination of Jean Nouvel and Reina Sofia Museum in Madrid takes us towards edifying conclusions for a clear redevelopment in architectural design based on linguistic freedom. Although the gratuitous nature of form still leaves us perplexed about how human space is transformed into a shapeless amoeba instead of making it a vital aspect in creating a balance between light and form.
Viste dell’ingresso dell’ampliamento del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (MNCARS) a Madrid.
Fermina Garrido, Antonia Garcia, Rafael Cañizares, Barbara Belloso, Higinio Esteban, Javier Piedra, Raul Pleite, Camila Campo Quantity Surveyor: Rafael Guijarro Model:
Views of the entrance to the extension to the Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (MNCARS) in Madrid.
Philippe Ruault
E’
facile analizzare il segreto dell’innovazione made in Spagna perché il quadro politico spagnolo dell’epoca postindustriale ha sempre puntato sulla cultura e sulla tradizione. A Madrid, tanto per puntualizzare solo sull’arte, è stato dato un grande impulso del Museo Nacional del Prado che è stato in grado di valorizzare la pittura spagnola nei confronti dell’Europa e d’Oltre Oceano. Il Prado viene ampliato nel Casõn del Buen Retiro, con opere di Pablo Picasso, che entra così a far parte del museo. Viene poi riaperta la galleria centrale, nel 1994, che ospita la nuova sistemazione delle opere del siglo de oro dell’arte spagnola, con quadri di Francisco de Zurbaran, Diego Rodriguez de Silva y Velázquez, Bartolomé Esteban Murillo, Francisco José Goya y Lucientes. Dal 1986 si aggiunge il Centro de Arte Reina Sofia, che accoglie dipinti, sculture, fotografie, incisioni, disegni e oggetti d’arte decorativa di Pablo Picasso, Julio Gonzalez, Juan Gris e Salvatore Dalí. Allo sviluppo dei musei si aggiunge, attraverso un Concorso Internazionale bandito nel Novembre del 1999 e vinto dall’architetto francese Jean Nouvel, anche l’ampliamento dello stesso Museo Reina Sofia. La progettazione dura per tutto il dicembre 2001; si apre il cantiere nel 2002 e la nuova ala del museo viene ultimata nel settembre 2005. E’ fuori da ogni dubbio critico che il progetto per l’ampliamento dell’edificio sia stato affidato alla mano sapiente di Jean Nouvel, progettista di rara caparbietà, che aveva saputo organizzare nel 1976 il gruppo MARS, ideatore e coordinatore della Biennale di Parigi del 1980. Nouvel ha segnato, con la sua cultura e preparazione progettuale, un incisivo passo avanti nella ricerca svolta intorno all’idea di un’architettura intesa come sistema di comunicazione. Tutto ciò è confermato nel disegno architettonico di questo progetto di Madrid. Continua qui il concetto espresso nell’Institute du Monde Arabe e nella Tour Sans Fin, progettata per la Défense di
Consultants: Higini Arau (acoustics), Rafael Guijarro (plants) Project Architect: Alberto Medem Assistants: Competition: David Fagard, Gian Luca Ferrarini, Jérémie Lebarillec,
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Julia Pomar Pérez
Sopra, particolare delle pennellature esterne e della grande tettoia metallica che contraddistingue l’esterno del nuovo edificio. Sotto, a sinistra pianta del livello +16.00, contente l’auditorium e, a
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destra, pianta del livello +24.00 dove si aprono le terrazze panoramiche. Nella pagina a fianco dal basso: prospetto sud, sezione sull’ingresso, sezione trasversale sulla biblioteca e sulle sale per le esposizioni
temporanee, sezione longitudinale sull’auditorium e la biblioteca. Above, detail of the outside panelling and large metal roof marking the outside of the new building. Below, left, plan of
level +16.00 holding the auditorium and, right, plan of level +24.00, where the observation decks are located. Opposite page, from bottom: south elevation, section of the entrance, cross section of the library
and rooms for hosting temporary exhibitions, longitudinal section of the auditorium and the library.
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Particolare dei frangisoli metallici che segnano aritmicamente la facciata del museo. Nella pagina a fianco, il cortile coperto che segna l’ingresso alle nuove sale del museo, illuminato zenitalmente dai grandi tagli realizzati nella copertura metallica.
Julia Pomar Pérez
Julia Pomar Pérez
Detail of the metal sunscreens arithmetically marking the museum façade. Opposite page, the covered courtyard marking the entrance to the new museum rooms, lit from above by large cuts in the metal roof.
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In queste pagine, particolari della struttura metallica adottata da Jean Nouvel per realizzare i nuovi spazi del museo che occupano una superficie utile di 22,500 mq. These pages, details of the metal structure Jean Nouvel used to create the new museum spaces covering an area of 22,500 square metres.
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Particolari del rivestimento esterno in pannelli metallici rossi del volume contenente il nuovo auditorium.
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Details of the external red metal panels on the structure holding the auditorium.
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Sandro Sartini
La fabbrica dei sogni
Vista aerea e sotto la facciata di ingresso dell’edificio per uffici della nuova sede Pershing, società specializzata nella costruzione di motoryacht di lusso, a Mondolfo (PU).
Archiyatch
S
Credits Project: Sandro Sartini Concrete Structure: Piero Calbucci Steel Structure: Odine Manfroni General Contractor: Gruppo Cava Gola della Rossa Metalworks: Tecmer Facade Systems and Prefab: Tinti Sicap Glasses: Longianese Frameworks: Longianese. Schüco Lighting: Flos, Zumtobel Flooring: Stone Italiana, Lazaridis Marmor False Ceilings: Barrisol-Normalu Partition Walls: Faram Lifts: Schindler Climatisation: Rigel Impianti Furniture: Tecno Client: Pershing
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e non c’è storia dell’architettura in cui per spiegare spazi e logica costitutiva dell’Unité de Habitation non si ritrovi il paragone con la ponderosa sezione di un transatlantico, il nuovo cantiere navale della Pershing a Mondolfo andrebbe forse considerato come il corrispettivo su terraferma di un panfilo in alto mare? Non bastasse l’inamovibile convinzione universalmente condivisa per cui un’architettura è sempre una nave, metaforica o meno – in fondo si tratta di oggetti egualmente singolari, a sé stanti – la sede madre di tanti motoryacht, da crescere letteralmente in grembo, poteva sottrarsi dal riprodurne, opportunamente traslati, i caratteri? Una madre non deve forse assomigliare ai figli? L’azienda di cui la costruzione è veste e casa, al motto di yatching into the future, lascia immaginare che, una volta a bordo di simili imbarcazioni, non si cavalcherebbero nemmeno più le onde ma qualcosa di figurato se non astratto, addirittura temporale, davvero suntuario. La stessa attitudine che sembra di poter riconoscere nel progetto di Sandro Sartini, come se, attraverso il disegno e i materiali, fosse possibile effettuare una speciale navigazione da diporto anche nel mare magnum dell’architettura contemporanea. Le affinità nautiche si svolgerebbero infatti non tanto sulla somiglianza diretta ma su un’apposita empatia atmosferica con la vita di mare; in effetti nulla vieta di trovarsi in plancia, sottocoperta o sul ponte in piena luce persino in un edificio che desideri condividere ispirazione, linee o ferramenta di uno yatch. Anche se la recinzione, risolta come i cavalloni stilizzati in quelle greche scolastiche d’infanzia dalle lontanissime origini egee, ha qualcosa di ineluttabile che lascia nell’imbarazzo: sarà un lascito pop, una concessione o è solo un segnale marittimo subliminale per automobilisti, fornitori, clienti? Del resto e comunque un tale recinto andrebbe contemplato professionalmente, nel quadro di una operazione di potenziamento aziendale in cui, per fortuna, si è ritenuto necessario far intervenire architetto e architettura. In modo da sottrarsi alla pioggia di capannoni anonimi che imperversa anche nell’entroterra marchigiano e distinguersi sul terreno come ci si distingue merceologicamente. Oppure ricorrere all’architettura è stato giocoforza da posizionamento strategico nell’economia globale? In regime di libero mercato l’architettura andrebbe allora intesa come la prosecuzione del marketing con altri mezzi? La parte saliente del complesso è costituita dalla palazzina degli uffici, incastonata, come se in pianta si fosse alle prese con un diamante, nello sfalsamento delle campate sul fronte verso la strada di uno dei due edifici adibiti alla produzione, in un punto nevralgico per visibilità e posizione. Gli uffici con la propria animazione si affacciano sull’unico e principale prospetto, messo in diagonale per disporre di una superficie maggiore e segmentato per acquistare miglior rilievo, con il grande vetro multipiano, saldamente appeso a tiranti reticolari e a giusta distanza dalle solette, di una glasnost tecnologica di presentazione. Per il concorso della vetrata inclinata che stacca il lato opposto dall’angolo retto formato dalle pareti di fondo, la luce trova il varco per attraversare da parte a parte metà di questo settore della costruzione che, sia notte o giorno, risulta interposto come il diaframma sottile che in effetti vuol essere, così da bilanciare, per trasparenza, l’insieme preponderante delle facciate cieche dei due stabilimenti in cui l’illuminazione diurna è assicurata da coperture a shed. In sezione il contrappunto risulta evidente proprio nel reciproco attacco, non privo di una certa enfasi, tra il vetro del piano obliquo e gli alti muri opportunamente accastellati sul retro. Per le soluzioni adottate, questo progetto è una prova di vitalità di architettura e industria, in cui scorgere positivamente la misura del possibile. Decio Guardigli
I
t is fair to say that every history of architecture explains the spaces and building logic behind the Unité de Habitation by comparing it to the massive section of an ocean liner. So may be the new Pershing ship yard in Mondolfo ought to be seen as the mainland equivalent of an ocean yacht? Bearing in mind the unshakeable belief that a work of architecture is always a ship, metaphorically speaking or otherwise - after all these are all singular objects, separate in their own rightcould the home of so many motor yachts, where they will be literally nurtured in its womb, fail to reproduce so many of its features, suitably adapted? After all, children are bound to look like their mothers. The firm whose motto is “yachting into the future” has us believe that, once on board vessels like these, we will no longer even be riding the waves, but something more figurative if not abstract, possibly even worldly and genuinely sumptuary. The same attitude we appear to glimpse in Sandro Sartini’s (1946) project, as if design and materials could provide some sort of pleasure cruise across the mare magnum of modern-day architecture. The nautical affinities would not so much come from any direct similarity but rather from some sort of special atmospheric empathy with life at sea; indeed, nothing prevents you from being on the gangway, below deck or on the bridge in the clear light of day even in a building sharing the same inspiration, lines or hardware as a yacht. Even though the fencing, designed like those stylised horses in those Greek frets from our old school days with very distant Aegean origins, has something rather inevitable about it that is rather embarrassing: is this a legacy of the Pop Movement, a concession or just a subliminal maritime message for car drivers, suppliers or customers? In any case, the fencing ought to be viewed professionally as part of plans to boost the company, which, fortunately, also contemplated the work of an architect and contribution of architecture. This detaches it from the hoard of bland warehouses found even here in the inland area of the Marches region, making it standout physically as much as its goods do. Or was the decision to turn to architecture a strategic necessity in the global economy? Is architecture to be seen as a continuation of marketing using different means in a free-market society? The key part of the complex is the office block, set, as if its base were being designed around a diamond, in the set of staggered bays along the front over by the road of one of the two buildings serving production purposes, at a crucial point in terms of both its position and visibility. These animated offices face onto the one main elevation, set diagonally to provide a larger surface area segmented to stand out more, with a large glass multi-storey partition (fixed firmly in position by reticular tie-rods and just the right distance from the floor slabs) of a sort of technological glasnost greeting visitors. Thanks to the sloping glass separating the opposite side of the right-angle formed by the rear walls, light finds its way across one half of this section of the building, which, both during the day and at night, is placed like a thin diaphragm, whose transparency balances out the combination of blank facades on the two factories, where daytime lighting is provided through the shed roofs. The counterpoint in the section is evident in the reciprocal connections (not with a certain emphasis) between the glass of the sloping plane and tall walls suitable piled up at the rear. The project’s main features make it a sign of architectural and industrial vitality (whatever we think of its design), clearly showing what can be achieved.
Aerial view and, below, entrance façade of the office building of the new Pershing headquarters, a firm specialising in building luxury motor yachts in Mondolfo (PU).
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Particolari della palazzina degli uffici caratterizzata dall’uso predominante di vetro e acciaio. L’accesso è costituito da una passerella in vetro e corrimano d’acciaio sospesa su uno specchio d’acqua che reca il testo della mission aziendale. Il prospetto principale è definito da una trama di cavi appositamente studiati per offrire una soluzione particolare e innovativa a supporto della struttura in specchiature di vetrocamera della facciata. Details of the office building mainly made of glass and steel. The entrance is composed of a glass walkway and steel handrail suspended above a pool of water with the company mission written in it. The main elevation is marked by a pattern of specially designed cables to provide a special, innovative support for the doubleglazing structure.
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1. 2. 3. 4.
Uffici/offices Produzione/production Magazzino/storage Allestimento coperte deck installation 5. Verniciatura/painting 6. Servizi addetti/workers facilities
7. Sala riunioni/meeting room 8. Laboratori/laboratrories 9. Vani tecnici/technical shafts 10.Magazzino robotizzato/ robot-operated warehouse 11.Vasca prove di galleggiamento pool for floating tests
Nella pagina a fianco, dal basso e a sinistra, particolari costruttivi della facciata vetrata inclinata, piante del piano terra e del primo piano, pianta del piano tipo della palazzina uffici e sezione trasversale. A sinistra, particolare del rivestimento esterno. Opposite page, from bottom and from left, construction details of the sloping glass façade, plans of the ground floor and first floor standard of the office building, floor plan and cross section. Left, detail of the outside cladding.
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Particolari della scenografica facciata di ingresso. L’insieme risulta di grande leggerezza, anche grazie all’uso “morbido” di materiali quali il cemento e l’acciaio, spesso presente in soluzioni
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di illuminotecnica dalle forme sottili e sospese. L’acciaio è anche il protagonista della superficie a vetrata che definisce il prospetto principale. Quest’ultima è realizzata infatti con
specchiature di vetrocamera di elevatissima trasparenza appese alla struttura in cemento armato mediante cavi e supporti di acciaio appositamente studiati.
In basso a destra, l’area produzione. Details of the striking entrance façade. There is an overall sense of lightness, thanks also to the “soft” use of materials, like
concrete and steel, often found in lighting designs which are thin and suspended. Steel is also a key element in the glass surface marking the main elevation. The latter is actually designed out of highly
transparent double glazing attached to a reinforced concrete structure by means of specially designed steel cables and supports. Bottom, right, the production area.
Viste delle aree di produzione, della vasca prova galleggiamento e degli spazi interni della palazzina degli uffici.
Views of the production areas, floating test pool and interiors of the office building.
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U
no dei leitmotiv che con maggior frequenza ricorrono nell’architettura, almeno a far data dagli anni immediatamente a ridosso della fine della Prima guerra mondiale, cioè più o meno da cent’anni, è senza dubbio quello della produzione di case con i metodi dell’industria. Procedendo per sommi capi si potrebbe però dire che una vera e propria industria delle costruzioni, nel senso letterale e un po’ ancien régime, prima engelsiano e poi fordista, del termine, non esiste (salvo forse che nel settore delle infrastrutture). Ci sono piuttosto dei gruppi, più o meno consistenti, che appaltano e subappaltano, e schiere di subappaltatori che a loro volta subappaltano, come in un gioco quasi infinito di specchi, in questo caso non affascinante né edificante. In fondo, sforzandosi di vedere le cose come da un altro pianeta, una sorta di intricatissimo assemblaggio di varia natura, societario e finanziario da una parte, e dall’altra, last but not least, di elementi fisici svariati e non raramente eterogenei, alcuni costruiti in opera o al suo pie’, altri prefabbricati del tutto o parzialmente, in dosi variabili volta a volta. Qualcuno dirà: va bene, ma dopo tutto non si fanno più o meno così anche le automobili, prodotto industriale pesante e meccanicamente complesso per eccellenza? Ci sono i robot e le catene di montaggio, dove si mettono insieme dei pezzi fatti altrove, qua e là, da uno sterminato indotto vicino e lontano. Ed eccoti sfornate una via l’altra le singole vetture. Ma le somiglianze sono soltanto apparenti: i processi di produzione, se così vogliamo chiamarli, sono radicalmente diversi, inconciliabili. Per non addentrarsi troppo in questi terreni che come si è già capito sono ardui, non di rado melmosi, e comunque abbastanza noiosi, conviene subito riprendere l’altra carreggiata, quella nobile e interessante, dell’architettura. Cioè quella della sua vena utopica, inesauribile, al di là degli alti e bassi, e indomita, speriamo. Troveremo lì senza difficoltà una quantità di suggestioni, premonizioni, prefigurazioni straordinarie e quasi senza tempo, dove produzione seriale, modularità, prefabbricazione, innovazioni tecnologiche, coniugandosi con squarci di intuizioni di forme di vita sociale nuove e più libere, giungono ad attingere una vera e propria dimensione poetica. L’unico modo di andare avanti: già troppi, a partire dalla scuola, e troppo spesso coronati da successo, sono i tentativi e gli sforzi volti ad annegare i piedi nel cemento. Scorrere allora con occhi ingordi e menti non ingombrate da preconcetti per esempio le pagine di Mechanization takes command diviene subito un’avventura ricca di ricadute possibili e amplissime per muoversi oggi in direzioni interessanti e perché no fruttuose. Le immagini più del testo. Come la serratura smontata che Le Corbusier pubblica nei suoi libri, così émouvant, e anche chiarissima, senza equivoci. Un piccolo prodotto industriale: un manifesto garbato per un progetto poetico. Come la logica profonda e indiscutibile del meccanismo del revolver alla quale tanti anni dopo Cedric Price si rifà per spiegare semplicemente e senza ambiguità il suo modo di fare l’architettura: ‘ogni cosa ha un peso diverso ma esatto’. Un semplice filo rosso senza il quale si perderebbe tutto il bello dell’architettura inglese, almeno da Norman Shaw a Baillie Scott, Voysey, eccetera fino ai magari invidiati ma non capiti Foster, Rogers e così via, limitandosi al cosiddetto star system, e passando ovviamente attraverso gli Archigram. Gli Archigram, appunto. Tanto vale partire da loro, che se ne sono occupati dettagliatamente e in modo originale, per almeno accennare a un altro nodo tematico caratterizzante il rapporto dell’architettura con la produzione industriale: la cellula. La troviamo da tutte le parti, almeno a partire dal razionalfunzionalismo tedesco, declinata e proposta in enne versioni da un lato come risoluzione tecnologica di una possibile costruzione seriale, dall’altro, e in genere contemporaneamente, come risposta ai problemi sociali sempre più pressanti posti dai processi di inurbamento massicci, dalle migrazioni e dalla crescita demografica, dall’urgenza dell’ospitalità temporanea, dalle
Living Box catastrofi ambientali in aumento. Dato che di solito la tendenza è quella di far d’ogni erba un fascio, converrà fare di nuovo qualche distinguo almeno di fondo. Ricordare per esempio che una prima fase viene conclusa dall’inarrivabile maestria di Le Corbusier con le sue Unité d’Habitation; che la palla passa poi ai giapponesi di Metabolism, e in Giappone rimane fino ai giorni nostri, dando luogo a proposte strabilianti e a qualche realizzazione. Mentre l’approccio britannico rimane sempre sottilmente coerente, al di là degli exploit in termini di immagine molto avanzata, con le procedure riassunte da Price. E attento specialmente alla progettazione delle condizioni di fondo, del loisir, della comunicazione e dei suoi strumenti e dispositivi come necessità sociali primarie. Sullo sfondo, rimane Richard Buckminster Fuller: per tutti un riferimento fondamentale, ma a ben vedere profondamente diverso e decisamente sempre già un poco oltre: per non parlare del Whole Earth Catalogue, mitico e veramente figlio suo, e di come imposta e tratta il rapporto con la produzione industriale non più soltanto di massa ma già globale. In realtà troviamo la scena quasi sempre occupata dallo zdanovismo triste di schiere di sedicenti tecnologi, che si autoriproducono serialmente, specie qui da noi in Italia dove le eccezioni sono davvero rare, blindandosi con corazze fatte di modularità, di prefabbricazioni meglio se un poco pesanti, di metaprogetti, di valutazioni economiche, e così via. Ma tant’è: i Wachsmann d’antan, o i Rice e i Balmond d’aujourd’hui non si trovano mica così, dietro l’angolo. Questo concorso Living Box proposto da Edilportale via web costituisce un interessante tentativo di inversione di tendenza. Riproponendo il tema classico dell’unità residenziale prefabbricata, in versione a scelta, o preassemblata in fabbrica oppure assemblabile in opera tipo kit a secco, tutti i termini di una questione così annosa vengono rimessi sul tappeto. La partecipazione quantitativamente impressionante, da tutto il mondo, è da considerarsi una riprova di una loro attualità tutt’altro che sopita, anzi arricchitasi di input sempre più pressanti (moltiplicarsi delle situazioni critiche impreviste, collassi territoriali, tensioni sociali). L’età media dei partecipanti, molto bassa (ci sono anche diverse formazioni di studenti), porta a far supporre il diffondersi di consapevolezze soltanto pochi anni fa impensabili, e un corrispondente serio impegno. Segnali importanti. Nello stesso tempo si conferma che, nelle fasi iniziali della sua formazione, un progettista è inevitabilmente attratto da quest’intorno di problemi, forse perché alla ricerca di una sorta di certezza metodologica, di valore universale (solo più tardi si scoprirà che non può esistere), forse anche per una maggiore prossimità alle proprie esigenze vitali del momento, chissà. Tutte cose che, in un modo o nell’altro, traspaiono dai risultati. Da alcuni di essi traspaiono anche una giusta, talvolta generosa, dose di utopia, e una buona ingegnosità costruttiva, sorretta da una intelligente conoscenza dei materiali e dei processi di lavorazione. Per fare un esempio tra i tanti possibili, certamente il progetto di Architekturbüro è, a suo modo, affascinante, abbastanza à la page, e dimostra anche buona cultura. Gli arredi, quest’incubo: se ne faccia tabula rasa, nei limiti del possibile. Poi è anche ad accrescimento lineare, un poco zoomorfo. Ci sono, insomma, un sacco di buone idee e di buone intenzioni. Rimane tuttavia un dubbio di fondo: che l’aver fissato in partenza due tipologie costruttive già ampiamente consolidate ed esplorate nel corso del tempo, e anche sperimentate con esiti non così convincenti, abbia finito in qualche modo con l’irregimentare le proposte, insomma attutire, se non talvolta tarpare, i margini di innovazione possibile, che sembrano invece voler esplodere non appena si intravede un interstizio. Dopo tutto, non è “Talento, Trasgressione, Tolleranza” la parola d’ordine del momento nel mondo della ricerca? E perché non lo dovrebbe essere del progetto, che ricerca dev’essere, per potersi chiamare tale? Maurizio Vogliazzo
O
ne of the most frequently recurring leit-motifs in architecture, at least starting from right after the first world war or, in other words, over the last century, is the construction of houses using industrial methods. Briefly, it might be said that there is no proper construction industry in the literal and rather old-fashioned sense of the word, as first Engels and then Ford intended it (except, perhaps, in the infrastructures sector). What we do find is a number of more or less substantial groups contracting or subcontracting, and hoards of subcontractors, who, in turn, are subcontracting themselves, in some sort of endless mirror-effect, which in this case is neither intriguing nor edifying. So if we force ourselves to see things as if we were from another planet, we observe some sort of intricate assembly, on one hand of a business-financial nature and on the other (last but certainly not least) of various types of physical elements, often heterogeneous and built on-site or, alternatively, completely or partly prefabricated to different extents on each separate occasion. Somebody might say: alright, but is not this more or less the case with motor cars, the most heavy-duty and mechanically intricate industrial product of all? There are robots and assembly chains, putting together pieces manufactured elsewhere drawing on some sort of endless input from nearby and afar, with the final product being a series of cars. But the similarities are only apparent: the manufacturing process, if that is what we want to call them, are radically different and irreconcilable. In order to avoid what are often very tricky and inextricable (not to mention rather boring) issues, then we need to shift onto the noble and interesting terrain of architecture. Although there are some ups and downs even here, this utopian realm is bold and relentless, at least hopefully so. Here we find there is no lack of almost timeless ideas, insights and visions of the most extraordinary kind, as mass-production, modularity, prefabrication and technological innovation combine with sudden insights into new and freer forms of social life that take on even poetic connotations. This is the only way forward: starting with our schools, there are already too many often successful attempts and efforts to bog us down. So flicking through the pages of, say, Mechanization takes command with ravenous eyes and open minds, then we come across all kinds of possible repercussions making it possible to move in interesting and (why not?) fruitful directions. The pictures are even more striking than the words. Like the dismantled lock that Le Corbusier published in his books, so moving and yet so unambiguously clear. A tiny industrial product: an elegant manifesto for a poetic project. Like the deep-seated and indisputable logic underpinning a revolver’s mechanism, which Cedric Price used a number of years later to simply and clearly explain his way of designing architecture: “every single thing has its own precise weight”. A simple unifying thread, without which all the beauty of British architecture would be lost, at least from Norman Shaw to Baillie Scott and Voysey etc., right down even to the much-envied but little understood Foster, Rogers and so forth, confining ourselves to the so-called star system and, of course, without forgetting Archigram. The Archigram team provides us with a good starting point, since they looked at these issues in great detail and with great originality. This also allows us to mention another key issue characterising how architecture relates to industrial production: cells. We come across them everywhere, at least starting from German rational-functionalism, rendered and proposed in all kinds of forms. On one hand, offering a technological solution to mass-production and, on the other and generally at the same time, providing a way of dealing with increasingly urgent social issues deriving from large-scale urbanisation, migration and demographic growth, and the urgent need for temporary housing due to increasing numbers of environ-
mental disasters. Seeing as the general tendency is to generalise, we must make at least a few basic distinctions. For instance, pointing out that the initial phase came to a close with the incomparable mastery of Le Corbusier’s Unité d’Habitation; the baton was then handed over to the Japanese Metabolists and it is still in vogue in modern-day Japan, resulting in lots of astounding designs and some actual constructions. Meanwhile, the British approach has managed to keep coherent in some subtle way, apart from the occasional striking exploit in terms of extremely cutting-edge image based on procedures summed up by Price. It is particularly attentive to designing for the leisure industry, communication, and the various means and instruments it involves as primary social needs. Richard Buckminster Fuller is always there in the background: a benchmark for everybody, whose work, however, is always quite different and one step ahead of everybody else’s: not to mention the Whole Earth Catalogue, a legendary compendium and certainly an offshoot from Fuller, which takes a global rather than mass approach to relations with industrial production. Scintillating. In actual fact, the scene is almost always dominated by sad Zdanov-inspired hoards of so-called technologists, who really do manage to reproduce, particularly here in Italy, where there are very few exceptions. Shielding themselves behind modularity, modularity (better still if it is a bit heavy-duty), meta-projects, economic assessments and so forth. But that is the way it is: the Wachsmanns of days gone by and Rices and Balmonds of today are not that easy to find. Of course, if we carry on like this , we will not get very far. This Living Box competition organised on the Web by Edilportale is an interesting attempt to invert the trend. By reintroducing the classical issue of prefabricated housing units, either in a different version or pre-assembled in the factory or suitable for assembling on-site like some sort of dry kit, every aspect of this tricky issue has been brought into play. The high-standard of entrants from all over the world proves this is still very much a topical theme, further enhanced by input of a very urgent nature (the sudden rise in unexpected critical situations, collapsing of the territory, social tension). The very low average age of entrants (there were even a number of student teams) suggests that there is a real awareness of these issues, unthinkable just a few years ago, and a will to take action. Important signs. At the same time, it confirms that at least during their early training and careers, designers are inevitably attracted by this kind of issue, perhaps because they are looking for some sort of methodological certainty of universal worth (only later will they discover this can never be the case), perhaps also because they are closer to their own hearts and needs at that time; it is hard to say. All this emerges in some way or other in the competition results. Some show the right kind of perhaps generous doses of utopia, and notable construction ingenuity, backed up by a competent knowledge of manufacturing materials and procedures. As just one example, Architekturbuero’s project is, in its own way, fascinating, relatively up-to-date, and brimming with culture. The furnishing, what a nightmare: it ought to be cleared out, as far as possible. It is also rather zoomorphological in its linear progression. In other words, plenty of fine ideas and good intentions. But there is still a lingering doubt: the fact that organising the competition around two types of buildings, already well-established and investigated down the years and experimented on rather unsuccessfully, has in some way constrained the projects, muffling if not actually stifling any possibility of innovation, which is bound to explode as soon as it glimpses the opportunity. After all, are not “Talent, Transgression, Tolerance” the watchwords of the moment in the realms of research? So why should not this apply to project designs, which ought to be research in their own right, for them to count as such?
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
Living Box
217 l’ARCA 37
1° ex aequo Living Box Concept Project: Architekturbüro [LU:P]/ RenEe Lorenz Collaborators: Gabi Schillig, Verena Bischoff, André Sammler
Il progetto “Living Box” utilizza piccoli elementi preassemblati, immaginando l’unità abitativa quale unione affiancata di elementi sezionali plastici prestampati, tutti perfettamente identici nel profilo ma ognuno contente un diverso modulo funzionale (cucina, servizi, letto ecc.). Semplicità e linearità, massima flessibilità nelle permutazioni dei moduli precostruiti (pressoché infinite), unite alla facilità di produzione e trasporto sono gli elementi di forza di questa proposta.
Le varie sezioni sono di polietilene termoformato. All’interno una schiuma poliuretanica garantisce la necessaria resistenza. I singoli moduli sono collegati tra loro da cavi che si agganciano l’un l’altro. The various sections are made heatmoulded polyethylene. Inside polyurethane foam provides the necessary durability. The individual units are connected together by cables that hook together.
Il sistema si basa sul principio del ripiegamento, espansione, deformazione dei vari elementi, così da permettere il loro utilizzo per le diverse funzioni abitative (per esempio, un tavolo, un divisorio una seduta). The system is based on the principle of folding, expansion and deformation of various elements, so that they can be used for various housing purposes (e.g. a table, a partition, a chair).
The “Living Box” project uses small preassembled elements, treated the living unit as a combination of pre-cast plastic sectional elements, all with exactly the same profile but each containing a different functional unit (kitchen, utilities, bed etc.). Simplicity and linearity, maximum flexibility in the permutations of preconstructed (almost endless) units, combined with easeof-production and transport are the real strengths of this project.
38 l’ARCA 217
217 l’ARCA 39
1° ex aequo Abitare Mokka Prefabricated living unit Project: Alessandro Baldo
Le misure di Mokka durante il trasporto, corrispondono a quelle di un container commerciale, con le seguenti dimensioni; 12,192 m di lunghezza, 2,438 di larghezza e alto 2,896 m.
Tranne che per le aperture, tutto coincide (attacchi ecc.), al tipo commerciale che viene trasportato da aerei, navi, treni e camion.
Mokka is the same size as a commercial container when being transported; 12.192 m in length, 2.438 in width and 2.896 in height. Except for the openings, everything
coincides (attachments etc.) with the commercial type transported by air, ship, train and lorry.
Le parti funzionali fisse, il bagno su un lato e la cucina e un vano tecnico ripostiglio sull'altro, sono collocate agli estremi del volume principale che rimane fisso. La posizione e l'arretramento rispetto al fronte esterno degli ingressi e degli affacci finestrati, permette ai suoi abitanti, anche in condizioni di alta densità di raggruppamento, di mantenere un ottimo livello di privacy e di indipendenza
The fixtures, the bathroom on one side and the kitchen and storeroom on the other, are set at the ends of the main structure which is fixed in position. The position of the entrances and windowed fronts, which are set back from the main façade, mean that, even when full of people, the inhabitants are ensured plenty of privacy and independence.
Con Mokka, Alessandro Baldo propone una tipologia a “blocco unico”. Semplificando al massimo il linguaggio formale, il progetto affronta senza mezzi termini l’oggetto “container”, in una versione modificata con il segmento centrale delle pareti longitudinali ruotabile “a portiera” verso l’esterno. Le rotazioni ampliano lo spazio centrale del container aprendolo contemporaneamente alla luce laterale, mentre ai due estremi ciechi del blocco rimangono delegate le funzioni tecniche di bagno e cucina. With the Mokka project, Alessandro Baldo has produced a “single block” design. Simplifying the stylistic language to the utmost, the project really takes on the “container” object through a modified version with the central section of its longitudinal walls rotating like a “door” towards the inside. The rotations extend the container’s central space, at the same time opening it up to lateral light, while the two blank ends of the block serve as a bathroom and kitchen.
40 l’ARCA 217
217 l’ARCA 41
3°
Mention Ipercubo
The Hive – Desirable interaction
Project: Giuseppe Mecca Ipercubo è un elemento scomponibile di 3,3x3,3x3,3 metri realizzato con materiali riciclati che possono essere facilmente recuperati, riutilizzati o smaltiti al fine di non generare ulteriori inquinanti. In versione stoccaggio e trasporto si riduce a un cubo di legno laminato che si apre raddoppiando la sua volumetria, per trasformarsi in una casa pronta all’uso. Al suo interno le funzioni sono ridotte al minimo; la zona soggiorno/pranzo; un angolo cottura; un bagno con lavandino, doccia e w.c. e una zona notte possono essere ricavate, in base alle esigenze, all’interno delle quattro strutture scorrevoli l’una all’interno dell’altra. I moduli possono essere associati tra loro, orizzontalmente e verticalmente, a formare unità abitative più grandi o piccoli agglomerati.
Project: Kim Minsung
The Hive (l’alveare) sfrutta l’aggregabilità dei moduli abitativi. Kim Minsung propone un modello di unità semplice, basata su un monovano a pareti longitudinali vetrate e setti trasversali opachi per la separazione tra le zone a diversa destinazione. Il prospetto di forma esagonale compressa, e una posa leggermente arcuata in pianta permettono ai moduli affiancati interessanti soluzioni di aggregazione multipiano, sia a sviluppo lineare che circolare chiuso. The Hive exploits the combinatorial possibilities of living units. Kim Minsung has designed a simple unit model based on a single module with longitudinal glass walls and opaque cross beams to separate the various areas used for different purposes. The compressed hexagonal elevation and the slightly arched base all the modules set alongside each other to be combined in interesting multistorey ways in line and in closed circles.
Mention Ready to Travel Ready to Live
The hyper cube is an element measuring 3.3x3.3x3.3 metres, which can be dismantled, made from recycled materials that are easy to salvage, reuse or dispose of, so as not to create more pollution. In the storage or transport version it is reduced to just a laminated wooden cube, which opens up to twice its size to create a readymade home. The internal functions are reduced to a minimum; a lounge/dining room area; a kitchenette; a bathroom with a washbasin, shower and W.C., and sleeping quarters can be formed out of the four structures, which slide in and out of each other, as required. The modules can be combined together either horizontally or vertically to form bigger or smaller living units.
Project: Oleg Zenkov Nella versione da trasporto grazie alle sue dimensioni, 8,5x2,6x4 m, può essere trainato da un piccolo camion o da un van. Si apre sollevando il guscio esterno e ruotando la parte inferiore che contiene i servizi; il vuoto che si crea forma la zona giorno e la camera. Una scala permette di utilizzare il secondo livello come terrazza e magazzino.
42 l’ARCA 217
Thanks to its size, 8.5x2.6x4, it can be pulled by a small lorry or van in its transport version. It opens by lifting the outside shell and rotating the lower section holding the utilities; the space creates forms the living area and bedroom. A ladder means the second level can be used as a terrace and storage area.
217 l’ARCA 43
Mention T-Box
Mention Open Your Home
Project: Gruppo Tau Project Team: Roberto Bologna (team leader) Mimesi 62 Architetti Associati (Giuseppe Giusto, Antonella Maggini, Domenico Pagnano) Angelo Sabella Andrea Marulli
Project: Memo/Kadar Balint Collaborators: Abel Meszaros, Miklos Maron
La soluzione progettuale trae spunto da un semplice gioco passatempo costituito da una serie piccoli cubi collegati tra loro e snodabili che si possono accostare "faccia a faccia" in più posizioni per formare molteplici configurazioni. Nel progetto l'unità di base è costituita da un elemento spaziale modulare di forma parallelepipeda approssimabile a un cubo che può essere accostato ad altri elementi spaziali secondo le regole geometriche fissate da una griglia modulare in modo da ottenere la configurazione volumetrica desiderata. The design is inspired by a simple game made of a set of small cubes connected together and jointed, which can be placed “face to face” in several positions to form multiple configurations. The project’s base unit is formed out of a modular spatial element shaped approximately like a cube, which can be combined with other spatial elements based on the geometric rules set by a module grid, so as to obtain the required structural layout.
44 l’ARCA 217
Unità abitativa “pieghevole”. Quando si apre, dei motori elettrici ruotano i bracci strutturali che tendono una fascia/parete di gomma+polifoam. La parete mantiene sempre la stessa lunghezza, mentre il
perimetro e quindi la superficie interna, aumenta. All’interno i bracci sostengono pellicole mobili trasparenti e non che dividono gli ambienti. Sul piano orizzontale della copertura la pellicola è di policarbonato trasparente con possibilità di aperture tra le diverse ali per consentire la ventilazione. “Folding” living unit. When it opens, electric motors rotate the structural arms
which stretch out a fascia/wall of rubber+polyfoam. The wall is always the same length, while the perimeter and hence the inside surface increases. On the inside the arms support transparent and non-transparent mobile films separating the various premises. The film over the horizontal roof plan is made of transparent polycarbonate with the possibility of openings between the wings to allow ventilation.
Mention TMLS-Temporary Mobile Living Space Project: SLOG/Aleksander Oniszh Collaborators: Krzysztof Górnicki Konstanty Stajniak Krzysztof Lagutko Unità mobile pensata per i senzatetto realizzata utilizzando materiali riciclati come plastica o alluminio che, grazie alla loro leggerezza ne consentono il trasporto anche da parte di una sola persona. L’indipendenza dei diversi moduli consente vari utilizzi oltre a quello di riparo per una o più persone, quali per esempio per trasportare le proprie cose o per raccogliere materiali di riciclo per strada. Mobile unit designed for the homeless made from recycled materials like plastic or aluminium, which, thanks to their lightness, mean it can be transported around by just one person. The fact that the various modules are independent mean it can be used for more than just accommodating one or more people. For instance, it can be used to transport your own possessions or collected recyclable material from the road.
217 l’ARCA 45
Zoppini Associati HOK Sport
Flessibilità funzionale The Oval, Turin
Opposite page, detail of the east façade of the Oval, a speed skating facility built in the Lingotto area of Turin for the Winter Olympics.
Credits Project: HOK Sport, Studio Zoppini Associati Structures: Buro Happold, MSC Associati Plants: Buro Happold, Milanoprogetti Site Management: Studio Corona, Teksystem Studio Associato, Prodim Safety: Pietro Rousset Geology: Studio Cancelli Associato Environmental Feasibility: Pietro Cordara Roof and Facades Contractor: Costruzioni Cimolai Armando Construction Works and Finishing Contractor: Orion Plants Contractor: CIAB Società Cooperativa Idrici ed Affini Glass Facades: Gruppo Industriale Tosoni Single Sheet Metal Roof: HedarEdilizia Metallica Interior Wooden Cladding: Gustafs (distribuita da ADL) Metal Cladding: Alucobel Pods Cladding: Rheinzink Italia Main Hall Lighting: Disano Illuminazione External Lighting: Philips Lighting Ceramics Tiles: Floor Gres Ceramiche – Florim Gymnasium Vynilic Flooring: Limonta Sport Prefab Stands: CE-TA Ponteggi Tubolari Seats: Mondo Lockrooms Furniture: Sinko Client: Agenzia Torino 2006
46 l’ARCA 217
E’
nella memoria di tutti quel dondolio progressivo e quel incrociarsi di gambe dei pattinatori sulle curve del palaghiaccio alle ultime Olimpiadi di Torino 2006. Immagini che coniugavano la plasticità del corpo umano, curvato in avanti, con la rarefatta tecnologia delle tute che inguainavano potenti fasce muscolari che scivolavano sul ghiaccio leggere come ritmate da una danza ossessiva. Rettilinei divorati in un attimo e curve che la forza centrifuga obbliga la lama ad aderenze che raschiano il velo ghiacciato. Esso deve essere perfetto come una lastra di vetro. Un dispositivo fatto di innumerevoli serpentine appoggiate a una platea di cemento alimenta, senza sosta, il freddo. La sua posa deve essere assolutamente perfetta perché il ghiaccio non presenti la minima irregolarità e non comprometta il regolare svolgimento del pattinaggio di velocità con le sue elevate prestazioni agonistiche (speed skating). Il progetto di uno spazio destinato a queste funzioni presenta degli schemi prodotti da normative internazionali che sembrano, apparentemente, concedere assai poco all’architettura. In fondo si tratta di una grande aula, di circa 136 x 216 metri, protetta da una copertura formata da membrature tubolari in acciaio che presenta una luce libera tra gli appoggi di circa 100 metri. Inoltre il numero dei posti a sedere per gli spettatori, circa 10.000, è piuttosto contenuto rispetto ad altre attività sportive che richiamano numeri considerevoli di tifosi. Una struttura così impegnativa ma fortemente specializzata per essere palestra legata ad un’attività con caratteri assai peculiari che, finite le Olimpiadi, non avrebbe potuto reggere economicamente, poneva, per sua natura, la necessità di essere pensata e progettata in relazione ad altri futuri ruoli. Lo studio Zoppini Associati, in collaborazione con HOK Sport, assume il problema della flessibilità funzionale come uno dei temi che reggono l’impostazione di tutto il progetto. Il problema non è nuovo: esso è stato affrontato in molte esperienze legate non solo ai giochi ma anche a expo internazionali che già nel programma iniziale ponevano la questione del loro destino. Investimenti considerevoli (in questo caso più di 40 milioni di euro), che non riguardano solo l’edificio ma anche il complesso sistema di reti urbane, non possono essere consumati solo per il breve evento olimpico. Del resto un “grande contenitore”, che presenta caratteri spaziali di ampie dimensioni, può trovare facilmente riscontro in attività pubbliche come spazi espositivi di natura fieristica e culturale. Naturalmente non si tratta solo del manufatto in sé ma anche degli spazi che esso riverbera al suo intorno. Esso assume il ruolo di elemento generatore della futura riqualificazione di tutta l’area iniziando un dialogo con l’antica presenza del Lingotto, ristrutturata da Renzo Piano alcuni anni addietro, che assieme a un futuro parco può porre le basi per un nuovo disegno urbano. Lo stesso edificio, disegnato come una grande vela racchiusa ai lati da ampie vetrate, ora trasparenti, ora opache, in relazione all’esposizione al sole, raccoglie al suo interno un grande invaso libero attorniato dagli spazi “serventi” fatti di gradinate, servizi al pubblico e agli atleti, sale riunioni e appositi locali per i media. In particolare, questi ultimi, si presentano come intrusioni plastiche che producono studiate irregolarità che rinviano all’immagine iniziale della vitalità corporea dentro una guaina tecnologica. Bolle che interrompono il ritmo asettico delle facciate vetrate. Allo stesso modo, la facciata nord si plasma con una piega “barocca” che vuole essere l’esternazione della curva della pista interna di cui restituisce la forza centrifuga cui si oppone lo sforzo dell’atleta. Un indizio che svela la vera natura del contenitore che reagisce al linguaggio neutro della scatola indifferenziata lasciando che la potenza del movimento scompagini la macchina dello spettacolo. In fondo, uno stadio o un palazzetto dello sport rimane pur sempre un teatro. Remo Dorigati
W
e can all still remember the slowly swinging arms and criss-cross legs of the speed skaters speeding around the rink at the Turin 2006 Olympics. Images of the sculptural form of the human body, leaning forwards clad in a tight-fitting high-tech suit covered with powerful rippling muscles, gliding over the ice as lightly and majestically as if following the rhythm of some pulsating dance. Straights covered in an instant and bends in which the centrifugal force made the blades scrape over the icy surface, as perfectly smooth as a sheet of glass. A device made of all kinds of pipes resting on a concrete bed provided a constant flow of cold air. The ice must be laid to perfection so that it is absolutely smooth and does not interfere with the speed-skating performances. International regulations governing the design of facilities serving these purposes would seem to leave little room for architecture. After all, it is just a large hall, measuring approximately 136 x 216 m, sheltered beneath a roof made of tubular steel membranes with free bays of about 100 m spanning between the supports. The stands need only provide seating room for about 10,000 fans, far less than most other more popular sports. Such a tricky but highly specialised structure to design, serving such distinctive purposes would necessarily have to be devised and constructed to cater for other functions once the Olympics were over, for obvious reasons of economic viability. The Zoppini Associati firm, working with HOK Sport, took the issue of flexibility as one of the guiding themes for the overall design. This is no new issue: it has already been tackled on numerous occasions for projects related not only to leisure but also international fairs, whose original briefs posed the problem of how they would eventually be used. Notable investments (in this case over 40 million Euros), not just for the building but also for the intricate system of urban roads, cannot be used solely for the brief duration of the Olympics. After all, a “huge container” of such imposing size can easily be used in the public realm for hosting trade and cultural exhibitions. This applies not only to the building itself but also to the spaces set all around it. It becomes the driving force behind the future redevelopment of the entire area, setting up interaction with the old Lingotto plant, restructured by Renzo Piano a few years ago, which together with a new park lays the foundations for a new urban design. The same building, designed like a large sail enclosed by wide glass partitions at the sides, sometimes transparent and sometimes opaque depending on the sunlight, has a huge open space inside surrounded by “service” spaces composed of stands, facilities for the spectators and athletes, meeting rooms and special media rooms. The latter, in particular, look like sculptural intrusions creating deliberately contrived irregularities evoking the initial image of a vibrant body inside a high-tech skin. Bubbles breaking up the aseptic rhythm of the glass facades. In the same way, the north façade is shaped like a “baroque” fold designed to be the external embodiment of the bends in the track on the inside, restoring the centrifugal force contrasting the athlete’s efforts. A clue to the true nature of the container, which reacts against the natural idiom of a simple box allowing the sheer power of motion disrupt the entertainment machine. A stadium or sports arena is, after all, just a kind of theatre.
Andrea Fortunati
Nella pagina a fianco, particolare della facciata est dell’Oval, l’impianto per il pattinaggio veloce realizzato nella zona del Lingotto a Torino in occasione delle scorse Olimpiadi Invernali.
217 l’ARCA 47
A sinistra, particolare costruttivo di uno di Pod. Sotto, particolare costruttivo della facciata est.
A destra, schizzo del prospetto interno. Sopra, pianta del piano terra. In alto, pianta del primo piano.
48 l’ARCA 217
Left, construction detail of a Pod. Below, construction detail of the east façade.
Right, sketch of the inner elevation. Above, ground floor plan. Top, first floor plan.
217 l’ARCA 49
Fortunati-Pons
David Vicario David Vicario
Sopra, vista delle facciate est e nord dell’Oval. A sinistra, schizzo preliminare del progetto con la sezione su uno dei Pod. Sotto, la facciata ovest che contiene l’accesso per gli atleti agli spogliatoi.
Above, view of the east and north façades of the Oval. Left, preliminary sketch of the project showing the section of one of the Pods. Below, the west façade holding the athletes’ entrance to the locker rooms.
Sopra, vista notturna della facciata est che segna l’ingresso principale all’impianto. Al primo piano sono stati realizzati tre volumi a forma libera (i Pod) che interrompono la regolarità dell’edificio e riprendono il linguaggio della Bolla e dello Scrigno che caratterizzano il paesaggio del Lingotto.
Above, nighttime view of the east façade marking the main entrance to the facility. The first floor accommodates the three free-formed structures (Pods), which break down the building’s regular configuration and take up the Bubble and Case idiom characterising the Lingotto cityscape.
Nella pagina a fianco, particolare della cerniera e quadripode di sostegno delle sei travi principali. A sinistra, la pista con le tribune, in parte smontabili, che possono contenere fino a 8.200 spettatori. Sotto, schizzo della sezione di uno dei tripodi di sostegno.
Andrea Fortunati
Sza Ale
Opposite page, detail of the hinge and quadripod supporting the six main beams. Left, the track showing the stands (which can be dismantled in part) with seating room for 8,200. Below, sketch of the section of one of the support quadripods.
52 l’ARCA 217
217 l’ARCA 53
Cigler Marani
Tecnologia organica In Prague
G
ià il fatto di chiamare il più grande quartiere per uffici e commercio della città “The Park” denota un approccio innovativo alla visione del lavoro e del tempo che si passa in ufficio. Accade a Praga, in un’area all’interno del perimetro della periferia, ma adiacente all’importante arteria autostradale che da qui arriva a Budapest e a Vienna e che è nota come la “colonna dorsale della Repubblica Ceca”. Il progetto di The Park ha preso avvio nel 2001 e a oggi è a metà del suo percorso. Sono infatti stati realizzati e occupati sette dei dodici edifici previsti dal progetto complessivo, affidato agli architetti dello studio praghese Cigler Marani (www.ciglermarani.cz). Lo studio, guidato da Jakub Cigler e Vincent Marani è stato avviato proprio nel 2001 e conta ormai oltre trenta impiegati provenienti da vari Paesi. The Park, che ha ricevuto nel 2005 il riconoscimento del “Construction Journal” come Best Overall Development in Central and Eastern Europe, è una sorta di campus d’affari in cui la serie di edifici è immersa in giardini e aree attrezzate con fontane, laghetti, spazi per la sosta e il relax, accuratamente progettati e definiti per conferire a questo luogo di lavoro un’atmosfera di armonia con la natura e una forte valenza estetica. Gli edifici si fronteggiano l’un l’altro lungo un’arteria centrale e sono uniti tra loro sui lati esterni del lotto da una struttura a griglia pensata per essere nel tempo rivestita dal verde di piante rampicanti e che ha la funzione di schermare The Park dalle strade a scorrimento veloce che lo circondano. Tutti gli edifici offrono ai propri utenti alti standard tecnologici e di sostenibilità, combinando i due concetti in quella che è definita la nuova “tecnologia organica”. E’ interessante come sperimentazioni simili vengano portate avanti in una nazione come la Repubblica Ceca, recentemente affrancatesi da situazioni politiche che in qualche modo ne limitavano l’accesso allo sviluppo. Nelle ultime decadi, la Repubblica Ceca si è posta alla testa di un rinnovamento che a partire dalle matrici politiche ed economiche sta investendo tutti i settori della vita, soprattutto nella capitale, e non ultima la sua architettura. Basti ricordare gli interventi di Frank O. Gehry (per esempio l’ING Office Building, più noto come Ginger & Fred) o di Jean Nouvel con il suo progetto per il complesso polifunzionale a Smichov (l’Arca 143) o ancora la Danube House di Kohn Pedersen Fox (l’Arca 205), per accorgersi che la vitalità di questa splendida città stia dando frutti molto interessanti. Questo nuovo progetto ne è l’ennesima testimonianza e, pur presentandosi formalmente secondo i criteri già noti della tipologia architettonica degli uffici, in cui predominano l’acciaio e le grandi facciate continue in vetro, esso sembra avere una forza di attrazione maggiore. Una forza che pare provenire dal suo interno e dall’atteggiamento compositivo che vi è sotteso, in cui la tecnologia non fa più pomposa e autocompiacente mostra di sé ma si fa docilmente utilizzare e contribuisce silenziosamente al miglioramento della qualità della vita delle molte persone che qui vengono quotidianamente a lavorare. Tra le aziende che già occupano gli uffici di The Park, nomi importanti come Sony, DHL, Dell Computers, IBM. Tutte hanno avuto la possibilità di personalizzare completamente gli interni degli edifici che occupano, che sono stati fin dall’inizio pensati per essere definiti e organizzati con la massima flessibilità. Elena Tomei
T
he fact that the city’s biggest office and business district is called “The Park” denotes an innovative approach to how work and time spent at the office are viewed. This is what has happened in a suburban area of Prague, near an important motorway, which runs on to Budapest and Vienna and is known as “the backbone of the Czech Republic”. “The Park” project began in 2001 and is now half-way completed. Seven of the total of twelve buildings envisaged in the overall project have been built and now occupied. These buildings were commissioned to the Prague-based firm Cigler Marani (www.ciglermarani.cz), headed by Jakub Cigler and Vincent Marani, which was set up in 2001 and now employs over thirty staff from various countries. “The Park”, which was named the “Best Overall Development in Central and Eastern Europe” by “Construction Journal” in 2005, is a sort of business campus, whose buildings are set in gardens and areas furbished with fountains, small lakes and rest/relaxation spaces, carefully planned and designed to ensure this work area blends in smoothly with nature and is also aesthetically appealing. The buildings stand opposite each other along a central road and are joined together at the outside parts of the lot by a grid structure designed to be gradually covered with climbing plants forming a screen between “The Park” and busy, fast-running roads surrounding it. All the buildings offer their users the highest standards of technology and sustainability, combining both concepts into what is described as the latest “organic technology”. It is interesting to note that experiments like this are being carried out in a country like the Czech Republic, which has recently freed itself from the shackles of political situations, which in some way were slowing it down and hindering its progress. Over recent decades the Czech Republic has been undergoing a redevelopment process starting from its political-economic roots, which is now affecting every area of life, particularly in the capital, and most notably its architecture. We can see the vitality of this magnificent city and the notable fruits it has borne in works like Frank O.Gehry’s (e.g. ING Office Building, better known as Ginger & Fred) or Jean Nouvel’s, such as his project for a multi-purpose complex in Smichov (l’Arca 143), or even the Danube House designed by Kohn Pedersen Fox (l’Arca 205), This new project is further evidence of this trend and, although it is stylistically constructed along familiar guidelines for the architectural design of offices, featuring steel and big glass curtain glass facades, it seems to have something more magnetic about it. This magnetism comes from the inside and the stylistic design underpinning it, as technology is no longer rendered with smug pomposity. On the contrary, it is gently and silently employed to enhance the quality of life of all the people working there on a daily basis. “The Park” holds the offices of important firms like Sony, DHL, Dell Computers and IBM. All these firms got the chance to fully customise the interiors of the buildings they occupy, which right from the start were devised and designed with maximum flexibility in mind.
Roland Halbe
Credits Project: Cigler Marani: Jakub Cigler, Vincent Marani Chief Architect of the Project: Boris Volosin Chief Engineer of the Project: Petr Kuzela Collaborators: Tereza Pardonová, Martin Elich, Wanda Krcíková, Petr Ovcacík, Katarína Pasková, Isabel Vlaeminck, Daniel Wendt, Tomás Gajdosík, Valerie Roubalová, Roman Prachar, Hiromitsu Nakagawa, Sussane Zetsch, Antonín Holubec, Mariana Gomés, Claudia Schäfer, Tomás Bíma, Ales Raimr, Michal David, Libor Kopácek, David Lomnicky, Vít Cerovsky, Lubos Hybner, Marie Mrázová, Daniel Jedlicka Structural Analysis: Nemec Polák MEP and Building Control Technology: Ove Arup Fire Protection: Ing. Ráb Acoustics and Illumination Study: Ekola General Construction Contractor: PORR Praha Contractors and Consultants: Sipral (facades), BSK Plán 7 (MEP: electric installations, heating, cooling, sanitary facilities), Terra Floridu, Copijn Utrecht (garden works) Investor: AIG Lincoln CZ
54 l’ARCA 217
217 l’ARCA 55
Dall’alto, planimetria generale e, a destra, pianta dell’edificio 2; piante degli edifici 8/10 e 9/11; piante degli edifici 1/3/5 e 8. A sinistra, assonometria dell’aggancio delle vetrate. Nella pagina a fianco, vista a volo d’uccello del campus per uffici The Park a Praga, prospettiva della strada centrale lungo la quale si allineano i diversi uffici e vista di uno dei bacini d’acqua artificiali progettati come elementi per l’integrazione del complesso con l’ambiente naturale.
56 l’ARCA 217
From top, site plan and, right, plan of building 2; plans of buildings 8/10 and 9/11; plans of buildings 1/3/5 and 8. Left, axonometry of how the windows are fitted on. Opposite page, bird’s-eye view of “The Park” office campus in Prague, perspective from the central road lined with various offices and view of one of the artificial pools of water designed as a means of knitting the complex into its natural surroundings.
217 l’ARCA 57
In queste pagine, viste della grande facciata vetrata continua attrezzata a verde che scherma il complesso lungo i suoi perimetri esterni rivolti verso arterie stradali a scorrimento veloce. These pages, views of the large glass curtain façade landscaped in greenery to shield the complex along its outside edges from the busy, fast-running roads.
58 l’ARCA 217
217 l’ARCA 59
In alto, particolare di una delle aree esterne progettate come giardini per il relax. Sopra e a destra, particolari dell’atrio di uno degli edifici. Ampie porzioni vetrate, lucernari e atrii a tutta altezza consentono un utilizzo ottimale della luce naturale all’interno degli uffici.
60 l’ARCA 217
Top, detail of one of the outside areas designed like gardens for relaxing in. Above and right, details of the lobby of one of the buildings. Large glass section, skylights and fullheight lobbies allow optimum use of natural light inside the offices.
In alto, uno degli uffici, per la cui organizzazione e disposizione il progetto ha previsto la massima flessibilità e possibilità di personalizzazione da parte delle aziende che occupano i diversi edifici. Sopra, viste dei giardini che circondano il complesso. A sinistra, l’atrio con il banco reception di uno dei dodici edifici.
Top, one of the officies, organised in a layout which allows for the maximum of flexibility and customization for the the companies occupying the various buildings. Above, views of the gardens surrounding the complex. Left, the hall with the reception desk of one of the twelve buildings.
217 l’ARCA 61
CULVER CITY
E
Credits Project: Eric Owen Moss Architects Engineer: Arup Los Angeles Owner/Developer: Samitaur Constructs
62 l’ARCA 217
ra un sobborgo di Los Angeles periferico e degradato, chiamato Culver City, che aveva alle spalle una lunga storia, fatta all’inizio di povertà ed emarginazione, riscattata poi sull’onda dell’impetuoso sviluppo del cinema, con l’apertura di studi divenuti famosi, dietro i quali si avviò un processo di progressiva industrializzazione, che conobbe però ben presto una parabola discendente, lasciandosi dietro capannoni abbandonati, residenze fatiscenti e una popolazione nutrita di povertà, violenza, disperazione. Ma questa storia si era anche legata, fin dall’inizio del XX secolo, al nome di una famiglia di emigrati russi, i Samitaur, che vi realizzò investimenti in terreni e immobili, condotti con varia fortuna finché un suo rampollo, Frederick, con alle spalle una vita avventurosa e inquieta, sempre in avida ricerca di valori e conoscenze, non tramutò l’impresa capitalistica in impresa sociale, con l’intento di dar vita a un’utopia realizzata, a una crescita urbana nella quale la dinamica economica, industriale e postindustriale, potesse coniugarsi con un riscatto etico e culturale della popolazione, senza forzature né paternalismi, con l’unica mediazione di un’architettura riportata alla sua alta funzione di servizio pubblico. Ciò che Samitaur persegue con tenacia e lungimiranza, è in fondo l’ideale classico della polis, in cui l’armonia e gli equilibri della società si organizzano all’interno di una griglia architettonica nella quale i singoli artefatti non sono che episodi di una vicenda il cui sviluppo è garantito dalle proprie basi culturali. L’ideale di un riscatto sociale ottenuto attraverso una forma degli spazi ispirata a valori profondamente condivisi informa tutta l’opera di questa figura anomala di urban developer, pronta a rinunciare alle proprie prerogative economiche per rilanciare incessantemente il suo messaggio sociale. Frederick Samitaur considera Culver City come una scacchiera mobile e irregolare, i cui punti nodali – interventi industriali sollecitati nel quadro di una definita politica di sviluppo, recuperi residenziali, spazi collettivi appositamente realizzati – compongono un disegno in continua evoluzione, il cui controllo viene esercitato solo nell’ambito di una visione d’assieme, che non rifiuta – ma anzi stimola – libertà d’iniziativa. La regia resta comunque accorta e oculata. La realizzazione di alcune opere ritenute strategiche per il progetto generale del luogo ne delineano con eloquenza le finalità. La creazione di una scuola di danza come veicolo di crescita culturale e, insieme, sociale; la costruzione di un grande teatro, che già nella sua architettura innalza il lessico ormai classico della cultura moderna fino a un eloquio proiettato in una incerta contemporaneità; l’idea della Torre destinata a fare da segnale rivelatore di questo nuovo territorio, e intesa come artefatto del tutto fine a se stesso, la cui unica funzione è quella di esprimere una nuova realtà urbana, sono alcune tra le opere volute da Samitaur, che si fa egli stesso architetto di Culver City nella misura in cui ne persegue il progetto etico e sociale. La committenza assume la responsabilità del progetto insieme all’architetto, che ne sviluppa i criteri di base. Culver City si propone così come un enorme laboratorio di esperienze architettoniche tra le più avanzate, di politiche urbane continuamente perfezionate, di interventi sociali diretti, di sviluppo economico già radicato in nuove prospettive postindustriali. L’utopia del XX secolo non si affida più alle affabulazioni rinascimentali né agli altisonanti programmi della stagione romantica e positivista. Al contrario, assume la prassi come terreno di coltivazione costante degli ideali, e adotta gli strumenti più avanzati – tra i quali una particolare concezione dell’architettura – per affermare i propri innovativi princìpi. La visione di Samitaur è quella del mondo salvato dall’arte e dall’architettura – o. più precisamente, dai valori morali impliciti nell’arte e nell’architettura. Il messaggio, affidato non a una bottiglia gettata in mare, ma a un centro urbano in corso di realizzazione, attende che sarà in grado di afferrarlo e moltiplicarlo.
I
t used to be a dilapidated suburb of Los Angeles called Culver City with a long history of poverty and isolation, but it was kick-started by the sudden boom in the film industry, thanks to the opening of what were to become legendary film studies. This gradual process of industrialisation eventually took a real downturn, leaving behind abandoned warehouses, rundown housing and plenty of poverty, violence and desperation among the local inhabitants. Ever since the start of the 20th century, the city’s history has also been associated with the name of a family of Russian immigrants, the Samitaur family, who made major investments in land and real estate, meeting with mixed fortunes until one of its descendents, Frederick, with a restless and adventurous life behind him, decided, as part of an avid quest for values and knowledge, to turn the capitalist business into a social enterprise, in order to create a piece of heaven on earth. Urban growth was supposed to combine a successful industrial and post-industrial economy with a revival in the ethics and culture of the local population, without adopting a condescending, paternalistic attitude, drawing solely on architecture designed in the name of public utility. What Samitaur is trying to achieve with such far-sighted zeal is basically the classical idea of a polis, in which a fair and smoothrunning society is organised inside an architectural grid in which individual buildings are merely episodes in a series whose development is guaranteed by its own cultural foundations. The ideal of improving society by shaping its spaces inspired by deeply shared values informs the entire project devised by this very unconventional urban developer, ready to sacrifice his own financial prerogatives so as to keep on conveying his own message to society. Frederick Samitaur sees Culver City as a moving, irregularshaped chequerboard, whose key points – industrial projects required by a carefully gauged development policy, housing redevelopment work, and custom-designed communal spaces – form a constantly evolving design, constrained solely by a global vision actually encouraging, rather than rejecting, freedom of action. A very able hand guides all the work. The project’s main aims are clearly and eloquently revealed in the design of what are considered to be some of the most strategically important works for the overall project. The creation of a dance school as a means of enhancing local culture and society; the construction of a big theatre, whose architectural design raises the now classical voice of modern culture so that it can be heard in the uncertainty of modern-day life; the idea of a tower designed to provide this new landscape with its own landmark, an artefact which is also an end in itself, whose sole purpose is to express a new notion of urban life: these are just some of the works Samitaur was looking for, as he himself architects Culver City by dictating its socio-ethical design. The clients have also taken on responsibility for the project together with the architect, responsible for developing its basic guidelines. This means Culver City looks like a huge laboratory for some of the most cutting-edge architectural experiments, urban policies being constantly perfected, direct social projects, and economic growth already set in new post-industrial perspectives. 20th-century utopia is no longer at the mercy of Renaissance confabulations or the high-sounding programmes of the Romantic-positivist age. On the contrary, it takes praxis as the realm for constantly cultivating ideals and adopts the very latest means – including a special view of architecture – of making its own innovative principles felt. Samitaur’s vision is of the world saved by art and architecture – or, to be more precise, by the moral values implicit in art and architecture. The message, which is not placed in a bottle cast into the ocean but entrusted to a town centre under construction, is waiting to be taken up and then propagated.
GATEWAY TOWER
L
a prima impressione, dinanzi al progetto della Gateway Tower destinata a innalzarsi a Culver City, all’angolo tra Hayden Avenue e National Boulevard, proprio all’ingresso di questo nuovo agglomerato alle porte di Los Angeles, è che Frederick Samitaur Smith, che di Culver City è ideatore e promotore, abbia abbia voluto realizzare, affidandola a Eric Owen Moss, una forma del tempo, più che dello spazio. Perché? La funzione primaria di questa struttura, alta circa 21 metri e larga più o meno 9, composta da una serie di segmenti metallici troncoconici di circa 3 metri di altezza, dotati di una superficie schermante sulla quale verranno di continuo proiettate immagini di varia natura, colore e dimensioni, in modo da farne una sorta di scultura animata, è quella di introdurre il visitatore, attraverso un messaggio articolato e multiforme, nel territorio di Culver City, luogo di una delle più audaci e intense sperimentazioni urbane del nostro tempo. La Gateway Tower vuol essere per l’appunto una “porta”, una soglia o, se si preferisce, l’annuncio di un’inedita dimensione della città – quella utopica della più antica tradizione, nella quale lo spazio collettivo è profondamente nutrito di umori etici e sociali. A precisare il linguaggio frammentato, distorto, discontinuo di questa architettura, che si lascia cogliere solo nei particolari e rivela la sua piena identità solo nelle pieghe, nelle svolte segrete, nelle mutazioni improvvise, c’è la stessa continuità spaziale, ma soprattutto temporale, che trasforma l’oggetto in evento. Un senso della “durata” di sapore bergsoniano sembra presiedere le ragioni progettuali di questa struttura, che non si propone come sede di eventi, ma come evento essa stessa, non supporto stabile di immagini fuggevoli, ma immagine di per sé effimera e incostante. Il suo volume spezzato e disomogeneo, posto in precario equilibrio su un asse che a malapena ne garantisce la verticalità, impedisce l’assestarsi di un punto di vista preciso. Lo sguardo è costretto a inseguirne le movenze, a scorrere sulle superfici superando gli intervalli e rischiando di perdersi nelle svolte più repentine, fino ad ammettere che non un’unica percezione, ma solo una pluralità di esperienze percettive potrà mai afferrarne il senso. Da un punto di vista squisitamente progettuale, è l’antica lezione barocca che qui si ripropone, tradotta nel decomposto linguaggio delle avanguardie novecentesche e incastonata in una coscienza architettonica contemporanea sempre più disincantata. La spia del superamento, che discioglie le irrisolte istanze della modernità nella fluida liquidità postmoderna, la troviamo per l’appunto in quel trascorrere incessante di immagini sulle pareti schermate della torre, che in ciò rinuncia alla sua funzione istituzionale di contenitore di eventi, per affermarsi invece come loro contenuto, in una immedesimazione tra architettura e linguaggio visivo tale da spostare radicalmente l’asse culturale del progetto. Il che puntualmente si realizza nel concetto stesso di soglia, di gateway, di passaggio che serve a introdurci non all’interno di un universo stabile e ordinato, ma in una dimensione esterna – quella di Culver City e oltre – esaltante nella sua precaria identità. La torre, infatti, è stata voluta non come spazio funzionale, come opera destinata a produrre attività e a inglobarsi in una visione utilitaristica dell’architettura, bensì come puro segnale di mutamento, come invito, del tutto spontaneo e disinteressato, a osservare le cose, gli spazi, gli eventi da un altro punto di vista. E’ l’idea, tante volte sbandierata, ma mai davvero realizzata, dell’estetica che si pone a fondamento dell’etica – un’idea che qui, in questa impresa utopica e tenace voluta da Samitaur Smith, torva per la prima volta piena e più che mai convincente attuazione. Maurizio Vitta
T
he first impression you get when studying the project for the Gateway Tower, which will be built in Culver City, on the corner between Hayden Avenue and National Boulevard, right at the entrance to a new agglomerate at the entrance to the Los Angeles, is that Frederick Samitaur Smith, who is the creator and promoter of Culver City redevelopment, wanted to realize, entrusting Eric Owen Moss with this commission, a shape of time rather than space. But why? The main purpose of this building – approximately 21 m tall and more or less 9 m wide, composed of series of truncated-conical metal sections about 3 m high, covered by a shielding surface on which images of various kinds, colours and sizes will be constantly projected, turning it into a sort of animated sculpture – is to provide a complex, multi-facetted message introducing visitors to the Culver City area, one of the boldest and most intense urban places of the age in which we live. The Gateway Tower is supposed to be a sort of “gateway”, threshold or, if you prefer, a way of announcing a different dimension to the city – utopian in the most traditional sense, as collective space feeds off ethical-social moods. It is Moss himself, who tells us about the fragmented, distorted, discontinuous nature of the architecture, which can only be glimpsed in the details and reveals its true identity in the folds, secret twists and turns and sudden changes, as he points out that this is a “seamless object….a continuous event”. A Bergsonian sense of “duration” seems to run through this design, which does not just host an event, it is an event in itself, not just an unsteady support for fleeting images but an image which is transient and inconstant in itself. Its splintered, unhomogeneous structure is balanced precariously along an axis, which can barely keep it vertical, preventing any definite point of view from prevailing. We are forced to follow its motions, running over the surfaces to cross the gaps and running the risk of being lost in its sudden twists and turns, until we have to admit that this is not just one perceptual experience and that only a number of different perceptual experiences can really grasp its meaning. From a strictly projectual point of view, this is the legacy of the baroque movement, re-worked into the decomposed idiom of the 20th-century avant-gardes and framed in an increasingly disenchanted sense of modern-day architecture. The way modernity’s unresolved issues gradually slipped into fluid postmodern liquidity appears here in the incessant flow of images on the tower’s shielded walls, as it rejects its official function as a container of events to actually become the contents, as architecture an visual language coincide to radically shift the project’s cultural axis. This happens just as we realise that the concept of a threshold or gateway does not introduce us into a stable, orderly universe, but into the outside setting of Culver City and beyond, exalting its precarious identity. The tower, in fact, is not intended as a functional space, as a structure destined to produce some sort of activity or to incorporate an utilitarian vision of architecture, but as a pure signal of change, as a completely spontaneous and unselfish invitation to observe things, spaces, and events from another point of view. This is the idea, so many times flaunted but never fully realized, of aesthetics as foundation of ethics – an idea which, in this Samitaur Smith’s utopian and tenacious undertaking, finds for the very first time a complete and convincing implementation.
217 l’ARCA 63
Dal basso in alto: piante del secondo piano interrato e del primo piano interrato; rendering della Conjunctive Points Gateway Tower a Culver City con la pelle esterna costituita da schermi su cui si proiettano immagini delle attivitĂ interne; piante del quinto e settimo livello.
Dal basso: prospetto sud e sezione; rendering dei possibili giochi di proiezioni sulle facciate; piante del nono e decimo livello. From the bottom: south elevation and section; rendering of possible projection effects on the facades; plans of the ninth and tenth levels.
From bottom up: plans of the second and first underground levels; rendering of the Conjunctive Points Gateway Tower in Culver City, whose outside skin is made of screens on which images of the operations going on inside are projected; plans of the fifth and seventh levels.
64 l’ARCA 217
217 l’ARCA 65
Modello della torre, che verrà realizzata all’ingresso di Culver City come porta di ingresso dall’area metropolitana di Los Angeles. La struttura in acciaio, alta circa 21 metri e larga più o meno 9 metri, è composta da una serie di segmenti metallici troncoconici di circa 3 metri di altezza, rivestiti da una superficie schermante sulla quale verranno di continuo proiettate immagini di varia natura, colore e dimensioni, in modo da farne una sorta di scultura animata. Model of the tower planned to be built at the entrance to Culver City as an entrance way to the metropolitan borough of Los Angeles. The steel structure, approximately 21 metres tall and more or less 9 metres wide, is composed of a set of truncatedconical sections about 3 metres high, covered by a shielding surface on which images of various kinds, colours and sizes will constantly be projected to turn it into a sort of animated sculpture.
66 l’ARCA 217
La Gateway Tower si propone come un nuovo luogo di aggregazione per la comunità di Culver City, riproponendo con la sua fluida forma dinamica l’azione di costante sviluppo promosso da Frederick e Laurie Smitaur Smith che da anni lavorano alla riqualificazione sociale e architettonica di questo quartiere. L’area alla base della torre verrà scavata per ricavare un anfiteatro che ospiterà eventi culturali all’aperto. Gateway Tower will provide the Culver City community with a congregation area. Its smooth, dynamic form will replicated the constant redevelopment operations promoted by Frederick and Laurie Smitaur Smith, who have been working on socially and architecturally redeveloping this neighbourhood for years. The area at the foot of the tower will be excavated to leave room for an amphitheatre for hosting outdoor cultural events.
217 l’ARCA 67
Claude Vasconi
Equilibrio in tangenza
Atomic Energy Commission in Saclay
Opposite page, from the bottom up, site plan, plans of the round floor, first and third floor, of the new headquarters of the Atomic Energy Commission, opened in Saclay last July.
Credits Project: Vasconi Associés Architectes Assistents: Georgina Campos, Laetitia La borde, Simona Albracht Project manager: Christian Lobert, Edouard Perves Engineering: Espace Temps (fluids), VP & Green Ingenierie (stucture) Consultants: Avel (acoustic), Arec (economy) Quality Surveyors: Socotec SPS: Veritas Client: Commissariat à l’Energie Atomique (CEA), Direction de l’Energie Nucléaire
68 l’ARCA 217
E’
stata inaugurata il luglio scorso la nuova sede del Commissariato per l’Energia Atomica (CEA) a Saclay. Il progetto di Claude Vasconi pur nel rigore delle scelte volumetriche e compositive riesce a risollevarsi da una banale e anonima attinenza al programma funzionale per divenire segno innovatore e di identificazione di nuovi valori paesaggistici. Il racconto dell’architetto parigino nasce e si costruisce in rapporto alla particolare natura del contesto. Saclay individua infatti un comparto di circa nove comuni, una ventina tra centri ricerca e poli di insegnamento superiore, oltre 2.500 imprese e un totale di 40.000 impiegati e 23.000 studenti, destinato a polo scientifico e tecnologico tra i principali di Francia e d’importanza europea. Il progetto che informa lo sviluppo del sito è volto al potenziamento del livello delle strutture di ricerca con un’attenzione particolare all’inserimento paesaggistico e alla vitalità e al dinamismo infrastrutturale dell’insieme. Il CEA conta già a Saclay un centro pluridisciplinare di circa 500 ricercatori, di cui una divisione impegnata sull’ottimizzazione del funzionamento, della competitività e della sicurezza delle centrali nucleari e sul problema dello smaltimento delle scorie radioattive e altre équipe, tra fisici e biologi, che studiano le problematiche inerenti l’universo della materia e del vivente. La scelta di trasferire a Saclay, dalla sede di Parigi, anche l’intero settore degli uffici è l’occasione per dare maggior forza e visibilità al Centro in una regione che, appunto, si sta affermando come polo scientifico e tecnologico di eccellenza e dove già hanno preso avvio altri importanti interventi, tra cui, sempre di Vasconi, il centro di ricerche in neuro diagnostica Neurospin – parte della Direzione delle Scienze del Vivente del CEA – che vedrà ben presto l’inaugurazione. Il nuovo complesso degli uffici è definito da un segno semplice e immediato che stempera la notevole volumetria, 8.730 metri quadrati di superficie con un totale di circa 220 uffici e 200 persone impiegate a cui si aggiungono 1.200 metri quadrati di parcheggi sotterranei, sposandosi con la scala e la dimensione paesaggistiche. Due corpi si compongono in un unico insieme, a nord una stecca lineare che accompagna un viale piantumato con alberi ad alto fusto, a sud un corpo curvo che continua il disegno a cerchi concentrici formato dai segmenti di parcheggi esistenti. Punto di tangenza tra il corpo curvilineo e lineare, una galleria vetrata che segna il centro di gravità dell’insieme convogliando l’atrio d’ingresso e le sale per l’accoglienza dei visitatori. Forme e materiali dialogano con il contesto che acquista una nuova dialettica e una dinamica maggiormente percepibili. La leggerezza e la trasparenza della tecnologia di facciata individuano un’architettura aerea e aperta al paesaggio. La scelta di un linguaggio filante e articolato su entrambi i prospetti consente di minimizzare l’impatto volumetrico dello sviluppo in altezza dei due corpi che, per rispetto delle esigenze del programma, si alzano di quattro piani fuori terra verso sud, e di tre piani a nord, dove è maggiore il rapporto con la zona alberata. La presenza del verde viene ripresa anche nella distribuzione interna che vede i due corpi degli uffici raggiungersi all’estremità ovest per concludere i circuiti della circolazione e assicurarne la continuità, formando così al primo e secondo piano un vasto patio alberato. Elena Cardani Roland Halbe
Nella pagina a fianco, dal basso in alto, planimetria generale, piante del piano terreno, del primo e terzo piano, della nuova sede del Commissariato dell’Energia Atomica inaugurato il luglio scorso a Saclay.
I
n July the new headquarters of the Atomic Energy Commission (AEC) opened in Saclay. While keep within rigorous structural and compositional constraints, Claude Vasconi’s project manages to rise above blandly and anonymously conforming to the functional brief, so as to form an innovative landmark for new landscape-oriented values. The Parisian architect’s narrative is devised and constructed in relation to the specific nature of its setting. Saclay is actually composed of about nine boroughs, roughly twenty research centres and senior teaching facilities, as well as 2,500 businesses and a total of 40,000 employees and 23,00 students, making it one of both France’s and Europe’s leading scientific and technological complexes. The project informing how the site is developed is designed to reinforce the research facilities, focusing on the liveliness and dynamism of the overall complex and how it is incorporated in its setting. The AEC already has a multi-disciplinary centre in Saclay employing about 500 researchers, including a department working on optimising the running, competitiveness and safety of nuclear power plants and also the issue of disposing of radioactive waste. There are also other teams of physicists and biologists studying matters related to the world of matter and life. The decision to move Saclay from its home in Paris, including all the offices, provides the chance to strengthen and draw attention to the Centre in a region which really is becoming a scientific and technological centre of excellence, and where other important projects have been set under way, including the Neurospin NeuroDiagnostics Research Centre – part of the AEC’s Living Sciences Administration Department – soon to open, also designed by Vasconi. The new office block features a simple and immediate design, notably toning down its 8,730 square metres of surface area encompassing about 22 offices and 200 staff, plus 1,200 square metres of underground parking, fitting in neatly with the scope and scale of the landscape. Two structures combine into one, and to the north there is a linear unit running along a tree-lined avenue and to the south a curved construction, which continues the concentric circles pattern formed by the segments of old parking facilities. A glass arcade marking the centre of gravity of the overall complex, encompassing the entrance lobby and visitors reception rooms, stands at a tangent to the curved and linear structures. Forms and materials interact with the setting, which takes on new dialectical relations and more easily perceptible dynamics. The lightness and transparency of the façade technology creates airy architecture open to the landscape. The use of a flowing and elaborate idiom for both elevations minimises the structural impact of the vertical thrust of the two buildings, which, to cater for the project requirements, rise four stories above ground to the south and three to the north, where there is greater interaction with the treescaped area. The presence of greenery is also noticeable in the inner layout, where the two office blocks come together at the western end to conclude the circulation loops and ensure a sense of continuity, thereby forming a vast treescaped patio on the first and second floors. 217 l’ARCA 69
Philippe Ruault
In alto, la facciata nord e l’angolo est del complesso. A destra, particolare della facciata sud e, qui a fianco, la galleria vetrata che segna la tangenza tra il corpo rettilineo, a nord, e quello curvo, a sud, e dove si articolano l’atrio d’ingresso e le sale di ricevimento per i visitatori. Nella pagina a fianco, particolare di un settore di attraversamento che taglia longitudinalmente il complesso lasciando filtrare la luce naturale. Top, the north facade and the east corner of the complex. Right, detail of the south façade and, aside, the glass arcade marking the tangent between the linear volume on the north side and the curved building on the south side, where the entrance hall and the visitor reception rooms are organized. Opposite page, detail of one of the crossing sections cutting thorugh the complex longitudinally to let the light in.
70 l’ARCA 217
217 l’ARCA 71
Di là dal fiume...
Miguel Arruda Arquitectos Associados
The Rice Gardens Complex
I
n questi ultimi anni l’architettura è al centro di un importante dibattito intorno al rapporto fra scienza del costruire e componente artistica. Mentre le punte più avanzate tendono a connotare le proprie opere con nuovi linguaggi, teorici e studiosi sentono l’inadeguatezza dei propri strumenti critici, ancora troppo legati al passato, alla divisione in categorie, alla frammentazione delle griglie di giudizio, mai certe e troppo labili per essere un sistema su base scientifica in grado di valutare equamente le diverse posizioni culturali dei progettisti. Dato per certo che la materia è alquanto complessa e impermeabile a qualsiasi sistema, una delle analisi più lucide e pragmatiche sono le riflessioni heideggeriane, sfociate nel famoso saggio L’origine dell’opera d’arte, pubblicato negli anni Trenta. Per Martin Heidegger, l’arte si esprime attraverso la funzione espositiva di un oggetto. Ovvero, qualsiasi oggetto destinato esclusivamente all’esposizione è potenzialmente un oggetto artistico, quando l’oggetto ha un destino funzionale si autoesclude dalla categoria dell’arte. Dunque, un’architettura, anche nelle espressioni di più alto valore formale, non andrebbe al di là del mero valore funzionale. E’ chiaro che tale analisi abbia creato sconcerto e favorito un’estremizzazione dei linguaggi. Tuttavia, c’è ancora chi sente il richiamo verso il rigore, verso una certa sacralità del costruire. Alcuni luoghi, più di altri, possono condizionare o esaltare il risultato di un progetto. Un ambiente urbano densamente abitato, fortemente connotato da edifici contemporanei normalmente induce una sorta di clonazione del preesistente. Per non rischiare il rigetto, spesso si opta per soluzioni “tranquille”, in altre parole: “una scelta che rispetti il contesto”. Nel caso del complesso per abitazioni e spazi commerciali a Vila Franca De Xira, il fiume è un’ottima occasione per non cadere nel tranello contestualista. Il fiume, l’acqua, il paesaggio naturale
in generale, favoriscono soluzioni interessanti, opzioni che, seppure vincolate alla sfera naturalistica, producono comunque strutture suggestive, come il progetto di Miguel Arruda. L’estrema linearità dei volumi non ne esclude la forte carica allusiva. La trasparenza delle superfici è una chiara allusione all’ambiente fluviale. L’architettura è estensione verticale del fiume e il fiume architettura allo stato “liquido”. Il tutto con uno straordinario assist: la preesistenza di un vecchio edificio industriale, originariamente destinato alla lavorazione del riso. Della preesistenza, sul piano quantitativo, poco è rimasto ma come valore simbolico c’è quanto basta. E’ stata, infatti, conservata una ciminiera, memoria di una presenza storicamente sedimentata sul territorio. Il sito destinato alla costruzione è a circa venticinque chilometri a nord di Lisbona; l’obiettivo è creare una struttura che congiunga il fiume con la città di Vila Franca De Xira. Inizialmente, il Comune sembrava orientato a realizzare, al posto del manufatto di archeologia industriale, un grande parco urbano. La soluzione adottata ha invece privilegiato un complesso destinato alla residenza e al commercio, a parte il piano terra che, invece, sarà completamente occupato da attività culturali aperte al pubblico. In realtà il linguaggio scelto da Arruda è quello normalmente destinato agli edifici pubblici. L’uso diffuso del vetro come elemento simbolico di trasparenza amministrativa normalmente poco si addice agli spazi privati. Ciò consente però di ottenere nuove dimensioni abitative, ovviando alla mancanza di privacy utilizzando pannellature e tendaggi interni. Dematerializzato, trasparente e leggero, il complesso, nonostante le raguardevoli dimensioni, ha un minimo impatto sull’intorno e la mimesi con l’ambiente fluviale è totale. Al fine di rafforzare l’armonia generale, è prevista la realizzazione di un giardino sulla superficie della copertura. Carlo Paganelli
O
ver recent years architecture has been at the focus of debate about how the science of building relates to the artistic side of architecture. As the cutting-edge of the profession is tending to draw on new idioms, theoreticians and scholars feel there are shortcomings with their critical tools, which are still too tied to the past, focusing on divisions into categories and fragmented analytical grids; they are also too uncertain and transient to be based on scientific criteria capable of assess the various cultural stances of the architects involved on a fair basis. Taking it for granted that this is a highly complex subject, which cannot be handled by any scientific system, one of the most clear-sighted and pragmatic analyses is Heidegger’s thoughts collected in his famous essay The Origin of the Work of Art published in the 1930s. For Martin Heidegger, art is expressed through an object’s exhibitory function. In other words, any object designed solely to be displayed is potentially a work of art, but when an object serves a practical purpose it excludes itself from the category of art. This means that even the most stylistically striking work of architecture counts for nothing more than its function. Needless to say, this analysis caused plenty of consternation and encouraged the use of excessive formal idioms. Nevertheless, some people are still enticed by rigour and a certain sacred side to building. Certain places are more effective than others at influencing or exalting the result of a project, and a densely inhabited urban environment normally results in a sort of cloning of what is already there. To avoid the risk of rejection, “calm” designs are often adopted or, in other words, “a choice that respects its context”. In the case of the housing and commercial complex in Vila Franca De Xira, the river provides an excellent opportunity not to fall into the
familiar contextualist trap. The river, water, and nature in general, favour interesting designs, options which, despite being bound to nature, manage to produce striking structures, such as Miguel Arruda’ project. The extreme linearity of the structures does not make this an any less evocative design. The transparency of the surfaces is a clear allusion to the riverscape. The architecture is a vertical extension of the river and the river is architecture in a “liquid” state. All this gets a fine helping hand: the presence of an old industrial building originally used for rice-processing purposes. There is not much left, quantitatively, from what was previously there, but symbolically speaking there is enough. An old chimney has been conserved as a relic from the old industrialscape, The building site is located bout twenty-five kilometres to the north of Lisbon; the aim is to create a structure linking the river to the city of Vila Franca De Xira. Initially, the City Council seemed set on replacing the old industrial construction with a big inner-city park. In the end, it was decided to focus on a complex serving housing and commercial purposes, except for the ground floor, which, in contrast, will be completely taken up by public cultural activities. In actual fact, the idiom adopted by Arruda is the same language generally used for public buildings. The widespread use of glass as a means of symbolising administrational transparency is rather unsuitable for private spaces. It will, however, help housing, with a lack of privacy been compensated for using panelling and inside curtains. Dematerialised, transparent and light-weight, despite the notable size of the complex, it has little impact on its surroundings and fits in perfectly with the river environment. A garden is planned to be built on the roof top to strengthen the general feeling of harmony.
Il plastico con gli elementi che accoglieranno abitazioni sopra i giardini pensili, e al piano terra, attività commerciali e culturali. Model showing the parts where the residued spaces will be located above the suspendie gardens, and on the ground floor, will host commercial activities and cultural events.
Il sito dove sorgerà il complesso “Giardini di Riso”, il luogo è Vila Franca De Xira, città a 25 chilometri a nord di Lisbona. The site where the “Rice Gardens” complex will be located is Vila Franca De Xira, a city 25 kilometres north of Lisbon.
Credits: Prject: Miguel Arruda Arquitectos Associados General Contractor: Obriveca – Construcao e Projecto Structural engineering: TAL Projecto, Eng. Tiago Abecassis
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217 l’ARCA 73
Il nuovo complesso sorgerà là dove prima c’era un edificio industriale per la lavorazione del riso. Qui a fianco, sezioni, schizzo di progetto e rendering. The new complex will be located where an industrial building for processing rice used to stand. Opposite, sections, project sketch and rendering.
Pagina a fianco, dettaglio del rapporto tra figura umana e dimensione spaziale; dettaglio costruttivo e rendering. Opposite page, detail of how the human figure relates to space; construction detail and rendering.
74 l’ARCA 217
217 l’ARCA 75
Modernità per la preistoria
Gyeonggi-do Prehistory Museum
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Giuria/Jury: Kerl Yoo, Sungjung Chough, Byung Hyun Kim, Ishiyama Osamu, Hani Rashid, Cesare Maria Casati, Roberto Simon Committente/Client: Gyeonggi Provincial Government
76 l’ARCA 217
entotto anni dopo la scoperta dei primi reperti archeologici a Jeongok-ri, Yeoncheon-gun, Gyeonggi-do, internazionalmente riconosciuti come preziosi siti del paleolitico, si è finalmente perseguita l’idea di realizzare il Museo preistorico di Gyeonggido, al fine di trasformare gradevolmente il sito e facilitarne un nuovo approccio turistico di carattere culturale dove possa essere sperimentata, in qualche modo, la vita stessa del periodo paleolitico. L’iniziativa di bandire un grande concorso internazionale in collaborazione con l’UIA è di quelle che lasciano il segno, non solo per la lungimiranza e l’ambizione del bando o per la scelta di una prestigiosa giuria internazionale, ma anche per la volontà esplicita di segnare attraverso i numerosi progetti, giunti da ogni parte del mondo, il volto dell’architettura contemporanea, nella sua dimensione più visionaria. Si respira una nuova aria, uno stravolgimento della dimensione dell’oggetto museale che travalica ogni possibile impostazione tipologica, niente più kunsthalle o vuoti white box, non più macchine per le esposizioni in salsa high-tech, bensì nuove forme di architettura per imprevisti paesaggi. È passato ormai quasi un secolo da quando Fernand Léger definiva l’estetica della macchina svelando “l’objet fabriqué, absolu polychrome, beau en soi”, e oramai sotto il peso di tonnellate di edifici high-tech non sembra più destare alcuno scalpore l’idea che l’architettura possa in qualche modo simulare esteticamente la forma o la precisione della macchina. Macchine celibi, come piaceva a Duchamp, che ci vedeva lungo, autocelebrative, fini a se stesse e cosa peggiore tanto flessibili da permetterne ogni possibile uso, quindi nessuno: il contrario, appunto, della macchina, della rivoltella, del motore, in cui le cose se ci sono è perché servono, corrispondono a funzioni, e collaborano a un programma, come si vedono qua. Macchine “coniugi” quest’altre, quindi, o “machine à…” come sosteneva Le Corbusier, macchine per… esporre, guardare, vivere, lavorare e magari anche sognare come lui amava sottolineare riguardo alla sua Ville Savoye: “Une machine à faire voir le paysage”. Costruite intorno all’uomo e al suo paesaggio, al suo essere e operare, nuova frontiera del moderno, e, superando anche il funzionalismo, capaci di comprendere l’individuo nella totalità dei suoi fattori, anche quelli più trascendenti ed emotivi. L’individuo in azione, quindi, nel suo essere è il tema di questo concorso che si trova a fronteggiare la trasformazione sociale più rapida d’ogni tempo e l’impossibilità di trovare nuove frontiere formali o esecutive. L’unica vera frontiera, capace di generare un’architettura nuova, è quella della progettazione del programma, e non semplicemente nelle sue quantità o nei caratteri distributivi dell’edilizia, ma nel senso di inventare nuovi modi di vivere, lavorare, esporre, quindi di pensare, all’interno dello spazio, l’avvenire del gesto, il suo prodursi: l’avvenimento. Non sono cose nuove. “Immagini sempre l’architetto (l’artista) per una finestra una persona al davanzale, – scriveva Gio Ponti nel 1957 – per una porta una persona che la oltrepassi, per una scala una persona che la discenda una che la salga, per un portico una persona che vi sosti, per un atrio due che vi si incontrino, per un terrazzo una che vi riposi, per una stanza una che ci viva … oda le voci fra le pareti; di donna, di fanciulli, d’uomo. Oda una canzone volare dalle finestre. Oda nomi gridati: oda richiami ... Oda mestieri”. Qui, progettare il programma di un museo archeologico ha voluto dire immaginare come e cosa vi avviene, come vi avviene che qualcuno racconta, qualcun’altro ascolta, guarda con luce soffusa in un piccolo ambiente o magari attraverso un grande diorama, così come vi vengono archiviati i reperti, magari in tanti piccoli box scuri e assolutamente ermetici o in una grande sala piena di luce e di colori dove centinaia di oggetti si mischiano sovrapponendo la loro forma a mille altre, e uno passeggiando sceglie quale ammirare. Ecco, immaginare l’avvenimento dà senso poi alle mille scelte di cui è fatta l’architettura. Spazi poetici, del fare, non dettati da canoni, ma dallo svolgersi di un programma, non imposti dalle buone regole del mestiere. Nuovi programmi quindi, scenari contemporanei che non possono più trovare conforto in tipologie riconoscibili, che indagano le più recenti prassi del fare e del vivere per trovare nuove forme e spazi. Matteo Gatto
T
wenty-eight years after discovering the first archaeological relics in Jeongok-ri, Yeoncheon-gun, Gyeonggi-do, internationally acknowledged as valuable Palaeolithic sites, it was finally decided to build the Gyeonggi-do Prehistory Museum, in order to transform the site in a pleasant way and encourage a cultural form of tourism, so that life in the Palaeolithic age to be in some sense be experienced. The project to launch a major international competition in conjunction with the UIA is of the kind that really makes its mark, not just for how far-sighted it is, its ambitious tender or the choice of a prestigious international jury, but also due to the explicit desire to leave its trace on the most visionary form of modern-day architecture through a number of projects from all over the world. Museums have finally been given a new lease of life, transforming them to the point where no imaginable stylistic categorisation holds any more: no Kunsthalle or empty white boxes, no more celibate machines for hightech exhibitions, but rather new forms of architecture for new and unexpected landscapes. Almost a century has passed since Fernand Léger defined the aesthetics of machinery referring to “l’objet fabriqué, absolu polychrome, beau en soi” and now, under the weight of tons of high-tech buildings, our age is no longer shocked at the idea that architecture may, in some way, aesthetically simulate the form or precision of a machine. The kind of celibate machines that Duchamp used to like so much, selfcongratulatory ends in themselves and, worse still, flexible enough to be used for anything, hence nothing: quite the opposite of the machine, revolver or engine, whose parts are there because they serve some definite purpose, corresponding to set functions and working on a programme, as can be seen here. These others are “coupled” machines, then, or “machine à…” as Le Corbusier put it, machines for….exhibiting, watching, living, working and perhaps even dreaming, as he loved to emphasise in relation to his Ville Savoye: “ Une machine à faire voir le paysage”. Built around man and his landscape, people’s way of being and operating, the latest frontier of the modern, and moving beyond functionalism, capable of understanding every aspect of the individual, even the most emotional and transcendent. An individual in action is, hence, the subject of this competition, which finds itself dealing with the fastest process of social transformation ever and the impossibility of coming up with new formal or executive frontiers. The only true frontier, capable of generating new architecture, involves planning a programme, and not just quantitatively or in terms of the distributional features of building, but in the sense of inventing new ways of living, working, exhibiting and hence thinking within space, the future of gestures and how they are produced: the event. There is nothing new about this. “The architect (artist) should always imagine somebody at the window ledge when envisaging a window – so Gio Ponti wrote in 1957 – a person crossing it for a door, a person coming down them for stairs, a person standing in it for a gateway, two people meeting for a lobby, somebody standing there for a terrace, somebody living in it for a room…. hear the voices between walls; women’s, children’s, men’s. Hear the song coming through the windows. Hear the names being cried out: hear the allusions…hear the crafts”. Here planning a programme for an archaeological museum meant imagining how things happen and what happens, why one person has something to say, another listens and stirs in diffused light into a small setting or perhaps through a large diorama, the way relics are stored away, perhaps in lots of dark little perfectly sealed boxes or in a large room full of light and colour, where hundreds of objects are mixed together as their forms overlap with thousands of others, and a passer-by decides what to look at. This is how imagining the event gives meaning to the thousands of choices that go into a work of architecture. Poetic spaces, which are not dictated by canons of style but by the implementation of a programme, not enforced by proper design rules. This means new programmes, modern-day settings which can no longer take refuge in recognisable typologies, investigating the latest practices of work and life, so as to discover new forms and new spaces.
Primo Premio First Prize Nicolas Desmazieres (team leader), Anouk Legendre, Keeyong Lee, Nenad Basic, Gaelle La Borgne Tavola concettuale del progetto vincitore del concorso per il Gyeonggi-do Jeongok Prehistory Museum in Corea del Sud. Il progetto si presenta come un ponte che collega due alture, visibile a distanza dall’autostrada. La parte sottostante funge da soglia naturale alle emozionanti collezioni custodite nel museo. Conceptual table of the winning project in the competition for Gyeonggi-do Jeongok Prehistory Museum in South Korea. The project looks like a bridge connecting two levels, visible from the motorway from a distance. The underlying part acts like a natural threshold to the exciting collections held in the museum
217 l’ARCA 77
Sopra, rendering della struttura a ponte. Sotto, sezione, pianta e vista prospettica della terrazza panoramica collocata sulla copertura del museo.
78 l’ARCA 217
Above, rendering of the bridge structure. Below, section, plan and perspective view of the observation deck on the museum roof.
Sopra, particolare del guscio costituito da un doppio strato metallico forato che conferisce al museo un’apparenza sinuosa e organica e lo fa brillare al sole come la pelle di un rettile, riflettendo al contempo l’ambiente
circostante. Sotto, prospetto, schemi concettuali delle esposizioni e vista prospettica dello spazio interno. Above, detail of the shell formed by a double layer of perforated metal
making the museum look winding and organic and letting it shine in the sun like a reptile’s skin, reflecting the surrounding environment at the same time.
217 l’ARCA 79
Secondo premio Second Prize Paul Preissner (team leader), Matt Utley In questo progetto, il museo è interpretato come un’estensione naturale del terreno su cui giace. E’ una struttura “fibrosa” che si espande e si ritrae andando a costituire una successione interconnessa di spazi espositivi e di terrazze panoramiche. L’esperienza che propone al visitatore è quella di una navigazione tra i reperti preistorici degli scavi e quelli esposti nelle sale. In questa pagina, modello e, sotto, rendering dell’interno. Nella pagina a fianco, pianta e sezione del museo. This project treats the museum like a natural extension to the ground where it stands. It is a “fibrous” structure which expands and contracts to form an interconnected sequence of exhibition spaces and observation decks. Visitors can move around the prehistoric relics from the digs and the remains on display in the rooms. This page, model and, below, rendering of the interior. Opposite page, plan and section of the museum.
80 l’ARCA 217
217 l’ARCA 81
Terzo Premio Third Prize Lonn Combs (team leader), Rona Easton, Andrew Bollinger, Jeremy Carvalho, John Ivanoff, Sherman Adams, Vicky Chan, Peter Van Hage
82 l’ARCA 217
Questa progetto propone un volume sospeso che contiene 24 sale costituite da volumi troncoconici diagonali che penetrano nel volume principale, fingendo anche da vettori di luce e aria naturale all’interno.
Sopra, rendering. Sotto, viste prospettiche e pianta del livello principale. This project incorporates a suspended structure holding 24 rooms formed out of truncated-conical
diagonal structures projecting into the main volume, also acting as light vectors and letting natural air inside. Above, rendering. Below, perspective views and plan of the main level.
Terzo Premio Third Prize Satoshi Matsuoka (team leader), Yuki Tamura
L’edificio proposto è basso e segue l’andamento naturale digradante del terreno, presentandosi esternamente come un grande anfiteatro terrazzato. L’interno si presenta come una grande sala suddivisa
in aree dalle diverse funzioni da partizioni sinuose che richiamano le curve altimetriche del sito. Sopra, modello. Sotto, pianta e schemi per la circolazione interna ed esterna.
The building proposed is low and follows the natural downward slope of the land. On the outside it looks like a large terraced amphitheatre. The interior looks like a large room divided into areas serving different functions by
winding partitions evoking the site’s altimetric curves. Above, model. Below, plan and diagrams for the inside and outside circulation.
217 l’ARCA 83
Menzioni d’Onore Honorable Mentions
Adriano De Gioannis (team leader), G. Brancaleone, J. Cacace, F. Campaiola, A. Chiariotti, A. Frezza, A. Fornello, P. Ventura, S. la Rocca
Dissimulato in superficie come un manto che riveste la collina, questo progetto si sviluppa all’interno di essa, equilibrando le forme ondulate esterne con una definizione
ortogonale delle sale espositive ipogee. Dissimulated in surfaces like a coat over the hill, this project develops inside the hillside, balancing the
undulating outside forms against the orthogonal design of the underground exhibition rooms.
Antoine Chaudemance (team leader), Suzuki Yuichiro, Lionel Bousquet, Mezig Jhon Yu, Han-mi
Lars Spuybroek (team leader), Hanna Stiller, Gunnar Krempin, Stephen Form, Mehoi Kebir
Amedeo Schiattarella (team leader), Hahn Gi Lee, Giovanni Bulina, Andrea Schiattarella, Alberto riccioni, Carla Maresca, Maurizio Costa, Angelo Costa, Lee Woo Kwon, Ahn Yong Hwan, Choi Mi Young, Ko Young Soon, Byun So Young Il progetto di Schiattarella è uno scultorio oggetto trasparente che si inserisce nel taglio della collina, proponendo al visitatore una interconnessione continua sia verticale sia orizzontale tra edificio e terreno naturale.
Una struttura formata da un intreccio di tubi di acciaio rivestita da una pelle di pannelli di poliuretano CNC che penetra ed emerge nel terreno del sito archeologico, richiamando l’origine vulcanica e basaltica del luogo.
A structure formed by a weave of steel tubes covered by a skin of CNC polyurethane panels, which enters and exits the ground on the archaeological site, evoking the place’s volcanicbasaltic origin.
Questa proposta identifica la struttura museale come portale e ponte di collegamento all’ingresso del sito archeologico. Costituito strutturalmente da due “tubi” cavi con
fori esagonali di diversa dimensione, il ponte, in cui sono ricavati quattro livelli espositivi è anche collegato a sale ipogee che corrono per tutta la sua lunghezza.
This project takes the museum facility as a gateway and connection bridge to the entrance to the archaeological site. Constructed out of two hollow “tubes” with different-sized hexagonal holes, the
bridge incorporating four exhibition levels is also connected to underground rooms running along its entire length.
Stephane Lagre (team leader), Tanguy Vermet
Questo progetto propone una sorta di “museo diffuso”, costituito da “isole” che sottolineano e valorizzano i reperti nel luogo stesso in cui sono stati trovati. All’esterno, è prevista la totale “vegetalizzazione” della copertura, unica emergenza che definisce la presenza del museo nel sito archeologico.
This project proposes a sort of “diffused museum” made of “islands” emphasising and enhancing the relics right where they were found. On the outside, the roof is totally “landscaped” and is the only emergence marking the museum’s presence on the archaeological site.
Schiattarella’s project is a transparent sculptural object that slots into the cut in the hillside, presenting visitors with a seamless vertical and horizontal link between the building and land.
84 l’ARCA 217
217 l’ARCA 85
1° Simone Spalvieri, Valentina Del Ciotto: Nespresso Card
Concorso per esplorare l’innovazione nel consumo di caffè senza limitazioni – liberi dalle consuetudini di pensiero e di preparazione del caffè, gli studenti sono stati invitati a interpretare l’evoluzione futura del suo rituale Students competition for exploring a new way of coffee time, free from traditional thinking and aimed to a new interpretation of the coffe time rituals Committente/Client: Nestlé Nespresso
2° Thijs van Cuyk and Lavrans Laading: Nespresso InCar 3° Mika Nenonen: Slow Coffee
1°
+ europaconcorsi
COMPETITIONS
Coffee Unplugged
2°
Austria-Linz Ponte pedonale e ciclabile sul Danubio (2a fase) Oggetto del concorso è l'acquisizione di idee progettuali per la costruzione di un ponte pedonabile e ciclabile sul Danubio presso il Nibelungenbrücke a Linz. Lunghezza complessiva: 350 m Pedestrian and Cyclable Bridge on the Danube River Ideas competition for the realization of a pedestrian and bicycle bridge at Nibelungenbrücke, Linz, on the Danube River
1° Woschitz (RW(t)), Christine Horner (SOLID architecture) 3° ex-aequo A-Zeininger Architekten (Johannes Zeininger, Angelika Zeininger), Ingenieurbüro Alfred Pauser B-Vasko + Partner (Wolfgang Vasko, Wolfgang Poppe), Bulant & Wailzer (Aneta Bulant-Kamenova, Klaus Wailzer)
1°
Giuria/Jury: Josef Fink, Manfred Nehrer, Gunter Amesberger, Klaus Bollinger, Regina Freimüller-Söllinger, Christiana Dolezal, Jürgen Himmelbauer, Klaus Luger, Susanne Wegscheider Committente/Client: Magistrat der Stadt Linz
Canada - Toronto Riqualificazione del Waterfront di Toronto (2a fase) Concorso di progettazione per la riqualificazione dei lungomare e dei viali del Waterfront di Toronto, nella fascia costiera sottoutilizzata lunga 20 km che si trova vicino alla parte bassa di Toronto, la città più grande del Canada. L'area di 2000 acri (800 ettari) si estende da Ontario Place ad ovest a Ashbridges Bay ad est. La riqualificazione del Waterfront di Toronto è uno dei più grandi progetti di sviluppo urbano in atto oggi in Nord America. Toronto Waterfront revitalization The Toronto Waterfront Revitalization Corporation invited architects, landscape architects and other design professionals to submit Applications to produce innovative design proposals for Toronto's Central Waterfront Esplanade and Boulevard. This 20-kilometre stretch of under utilized shoreline sits next to downtown Toronto, Canada's largest city. The 2,000 acre area extends from Ontario Place in the west to Ashbridges Bay in the east. The revitalization of Toronto's waterfront is one of the greatest urban development opportunities underway in North America today.
86 l’ARCA 217
Committente/Client: Toronto Waterfront Revitalization Corporation
1°
Vincitore/Winner West 8 (capogruppo/team leader), DuToit Allsopp Hillier, Schollen & Company, Diamond+Schmitt Architects, Arup, Halsall Associates, David Dennis Design Finalisti/Finalists - Foster and Partners - Stan Allen Architects, Sarah Whiting, Ron Witte - Tod Williams - Billie Tsien Architects, Martínez Lapena-Torres Architects - Snøhetta (capogruppo/team leader), Sasaki Associates, nARCHITECTS, Weisz + Yoes Architecture, H3, Balmori Associates, Halcrow Yolles HPA
1°
- Shutters and grilles over windows are a recurring theme in recent architecture - Nothing new about that
217 l’ARCA 87
Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Nuovi percorsi progettuali For Row Houses
Razionalità dell’involucro Lavaal Office Building
Progetto: Anna Conti
Progetto: Giovanni Vaccarini
La progettazione delle case a schiera attraverso un linguaggio contemporaneo rappresenta certamente una novità, vista l’inerzia tradizionalista che caratterizza tale tipologia. La presenza di una committenza “illuminata” che sottolinea come la ricerca di una maggiore qualità architettonica e urbanistica sia anche un buon investimento economico, rappresenta una realtà ancora tutta da sviluppare nel Paese. La scelta di un progetto innovativo costituisce un importante “precedente”, oltre ad assicurare una migliore qualità della vita per i futuri residenti e per l’intera comunità urbana. Il tema è ancora più prezioso per il valore che costituisce l’area di Piomba: 250 metri di fronte mare per una delle poche aree urbane ancora inedificate del litorale abruzzese di Silvi Marina (Teramo). La proposta risponde alla richiesta della qualità di spazi pubblici e privati, esprimendosi attraverso un’architettura fluida. I percorsi esterni sono stati pensati come un intreccio di spazi pubblici e privati, nel pieno rispetto della privacy dei suoi abitanti ma consentendo e stimolando diverse forme di aggregazione urbana. L’impianto presenta quattro tipologie di volumi: un grande edificio con tre fronti sul mare, distribuito principalmente su tre livelli, di funzione prevalentemente residenziale; una bassa fascia di commerciale, pensata estremamente permeabile e trasparente che crea una quinta di separazione tra il Lungomare e la piazza più interna. Il lotto è quasi completamente pedonalizzato, escluso l’asse viario, che lo attraversa ricollegandosi alla viabilità circostante. Al di sotto dell’edificio principale è possibile accedere al parcheggio sotterraneo.
Per il progettista, disegnare il nuovo edificio per uffici Lavaal a Masciano S. Angelo (Teramo) è stata l’occasione per interrogarsi sul ruolo che un contenitore per uffici contemporaneo deve avere; le istanze del lavoro sono in mutazione, ma, dato ancora più rilevante è che le mutazioni non sono trasposte in un lontano futuro, ma spesso sono mutazioni che appartengono già al quotidiano. La possibilità di utilizzare spazi a funzione molteplice e la flessibilità organizzativa delle postazioni di lavoro, ha informato il disegno degli involucri interni nella scelta di un sistema di partizioni mobili poggiato su di un pavimento flottante attrezzato. La risposta al requisito della flessibilità è interpretato non soltanto nella definizione degli “involucri interni” ma anche nel disegno delle chiusure esterne; l’idea è stata di pensare un involucro capace di accogliere le molteplici variazioni degli usi interni, darne una risposta in termini di prestazioni e allo stesso tempo in grado di definire l’immagine “pubblica” della società Lavaal. La capacità narrativa del sistema di facciata è stata affidata sostanzialmente a due materiali: il vetro strutturale (che disegna le trasparenze di tutti gli spazi collettivi dell’edificio (ingesso, distribuzione verticale e orizzontale); i frangisole in alluminio (che disegnano l’interfaccia verso l’esterno di tutti gli spazi del lavoro); il sistema dei frangisole che dal punto di vista della composizione architettonica, riesce a disegnare una facciata mobile che muta continuamente la sua configurazione.
Planning row houses with a contemporary approach certainly represents a novelty due to the traditionalistic inertia that characterizes this type of housing. Apparently, Italy has not yet fully developed an “illuminated” clientele that is able to highlight the fact that pursuing higher architectural and urban planning quality is also a good economic investment. Opting for an innovative project is an important “precedent”, and ensures higher life quality for the future residents and for the entire urban community. The theme is even more pressing in an area such as Piomba:250 meters along the sea front of Silvi Marina (Teramo) one of Abruzzi’s few undeveloped urban coastal areas.The project answers the need for high-quality public and private areas through the implementation of a fluid kind of architecture. A network of public and private outdoor areas will ensure the respect of the inhabitants’ privacy, but will allow –and foster – different types of urban meeting places. Four different types of volumes were planned: a large building facing the sea on three sides, mainly distributed on three levels and especially meant for residential use; a shopping area on the ground floor which is easily accessible and very transparent, and which acts as a sort of screen separating the seafront and the interior square. Except for the traffic route, the lot is almost totally pedestrianized; the roads cross through the lot, flowing into the surrounding road system. An underground parking lot can be accessed from the main building.
88 l’ARCA 217
Designing a new office building for Lavaal in Masciano S. Angelo (Teramo) constituted the occasion for the planner to reflect upon the role a container for contemporary offices must play: work demands change continuously, and what’s even more significant is the fact that these changes do not occur in the far future, but, often, come about daily. The design of the interior partitions was thus planned according to their compatibility with different functions and a flexible organization of the various workplaces. This system of mobile partitions rests on a well-equipped floating flooring. Flexibility was not only obtained through the definition of the “interior shells”, but also in the design of the doors and windows. The exterior shell was devised as a container that could account for the variations in the use of the interiors, offers new solutions in terms of performance and, at the same time, is able to define the Lavaal group’s “public” image. The exterior appearance of the façade was mainly entrusted to two materials: structural glass(for the doors and windows of all the building’s common areas, such as the entrance and the vertical and horizontal distribution of the openings), and aluminum, which was used for the sunshades set along the interface toward the exterior of all the work areas. This system of solar protection is interesting in its architectrual composition, as it produces a mobile façade that seems to continuously change its configuration.
217 l’ARCA 89
Fra vernacolare e modernità Villa Q, Riyadh
Svelare la natura del sito A Winning School
Indicazioni di qualità Modular Homes
Progetto: Donner & Sorcinelli Architetti
Progetto: Gianluca Buzzelli, Nicola Iezzi, Donato Lobefaro
Progetto: Michel Gourion
Il complesso dell’Istituto Commerciale e Alberghiero di Giulianova (Teramo) rappresenta la quinta opera realizzata tra quelle vincitrici delle ultime dieci edizioni del “Premio Tercas-Tetraktis”. L’edificio sorge ai margini della fascia costiera edificata del Comune di Giulianova, in una zona di recente sviluppo, interessata da insediamenti sparsi ed eterogenei, dove artificio e natura reclamano insieme la loro presenza. L’obiettivo prioritario che il progetto si propone è di radunare i vari accadimenti disseminati all’intorno dell’area di progetto, ponendosi come punto di coagulo d’uso e percettivo, attraverso una pratica di intervento che fa propria e mette in opera la natura stessa del sito. Due i temi di architettura che il progetto affronta: la grande copertura e il sistema dei piani. Due quindi i valori compositivi; il primo riferito al territorio che rimanda a un altrove, il secondo connaturato proprio al luogo specifico a svelare la natura del sito. Il bordo del terreno su via Ruetta Bompadre, sistemato a parcheggio e ingresso principale, si solleva verso l’interno del lotto ad annunciare una copertura lenticolare. Tale copertura contiene al di sotto lo spazio di percorrenza comune nonché le attrezzature, gli uffici e le aule professori. Lo spazio collettivo che si sviluppa al di sotto del grande tetto, segue l’andamento del terreno, aprendosi sempre di più lungo il corso della discesa e confluendo nella parte più bassa in un grande atrio a doppia altezza, vero e proprio spazio centrale del complesso.
Il concetto di casa modulare messo a punto da Michel Gourion è interessante principalmente per due aspetti, quello di adattabilità e quello di economia che lo rendono accessibile ed estendibile a un pubblico diversificato. MGS/21 individua infatti e soprattutto un sistema che consente di costruirsi, partendo da un modulo base, la propria dimora indipendente, di adattarla alle proprie esigenze, ai propri desideri, alla proprie possibilità e all’evoluzione del nucleo familiare. Un modello che riflette sì l’idea della casa come bene perenne, sicuro, parte della vita dell’individuo ma nel contempo la supera e la innova attraverso la sua natura dinamica, trasformabile, estremamente flessibile. Architettura epurata, volumetrie semplici, quasi elementari, ma che per questo mantengono una loro dignità stilistica senza imporre il proprio linguaggio sulla personalità degli abitanti. Una semplicità solo apparente che nasconde un’intelligenza tecnologia avanzata, coerente alle attuali tendenze in fatto di architettura sostenibile. Il modulo base parte da una superficie di 50 metri quadrati, più 16 metri quadrati per una stanza supplementare e circa 24 metri quadrati di garage o per un’altra stanza; il tutto distribuito o su un unico piano o in duplex. Si parte da 55.000 euro con la possibilità naturalmente di operare i dovuti ampliamenti quando necessari. Si vede come questo concetto possa essere particolarmente attraente per la fasce di giovani in attività la cui situazione può facilmente evolvere e con essa i propri spazi abitativi, o anche alle persone anziane che possono trovare nella tipologia e nella possibilità di aggregazione di moduli diversi una piacevole alternativa alla casa di riposo. Certo, l’idea di Michel Gourion si allinea a una tendenza che vede un graduale svuotamento delle città, sempre più care e colpite da fattori inquinanti diversi, che forse andrebbe in qualche modo contrastata pena una perdita della dimensione umana delle metropoli attuali. Ma MGS/21 è sicuramente un monito e un’indicazione di valore perché i nuovi paesaggi urbanizzati siano concepiti e costruiti secondo criteri di qualità architettonica e di rispetto dell’ambiente. Elena Cardani
L’antico sistema orientale di canalizzazioni sotterranee per l’approvvigionamento dell’acqua, chiamato Qanat, meglio di ogni altro, sintetizza il concept di “Villa Q”, Riyadh (Arabia Saudita). Gli aspetti funzionali e sociali quali un alto grado di privacy verso l’esterno, una marcata gerarchizzazione delle aree interne della casa, secondo gli usi locali, e una integrazione con il paesaggio circostante sono però risultati essenziali per lo sviluppo del progetto. La Villa si sviluppa su quattro livelli, di cui due ipogei. Proprio questi ultimi sono dedicati alla famiglia e alla sfera femminile, mentre quelli superiori all’ambito maschile e a spazi di ricevimento per gli ospiti. Questa distinzione è stata declinata compositivamente nella zona familiare, scavando ed erodendo le rocce del sedime (come nei Qanat) e ricavando ambienti e corti interne completamente integrati nel paesaggio. Per contro, i due livelli emergenti sono stati pensati invece come rocce adagiate sulla stratificazione geologica esistente che caratterizza il lotto con un dislivello di quindici metri. Il paesaggio, per la sua forte connotazione morfologica e visiva, ha pertanto indirizzato in maniera del tutto naturale verso scelte che rafforzassero la forte relazione tra la Villa e il sito. La vista del deserto che si può godere dalla sommità delle rocce ha, infatti, consigliato di collocare in questa posizione la casa, dedicando la parte sottostante del lotto, a giardino e ad aree di svago e wellness. Dunque, c’è una forte relazione visiva con l’intorno, privilegiando grandi finestrature e coni ottici obbligati. La matericità dell’intervento riconduce, nella porzione affiorante, alla scelta formale di trattare i volumi come masse minerali che ricordino le rocce sottostanti, e perciò l’utilizzo di pietra e acciaio corten si sono rivelati i meglio appropriati a tale scopo.
90 l’ARCA 217
More than any other, the ancient Eastern system of underground ducts for water supply – called Qanat – summarizes the concept behind “Q Villa”, in Riyadh, Saudi Arabia. However, the house’s functional and social aspects, such as a high degree of privacy toward the exterior, and, according to local tradition, a marked hierarchization of its interior, as well as its integration with the surrounding landscape, were essential for the implementation of the project. The four-level Villa has two underground floors which are devoted to the family and its female members, while the upper stories are for the men and for receptions and guests. This distinction is clearly laid out in the family area, by and eroding and digging into the sedimentary rocks (just like in the Qanats), which allowed to obtain rooms and interior courts that are entirely integrated with the landscape. On the other hand, the two upper floors were designed as rocks laid over the existing geological stratification that characterizes the lot with a fifteen-meter rise. Due to its striking morphological and visual connotations, the landscape itself naturally led to choices that have strengthened the strong relationship between the Villa and its site. In fact, the view over the desert that can be enjoyed from the top of the rocks was what actually suggested the house’s location, while the lower part of the lot is devoted to gardens and areas for amusement and wellness. A powerful visual relationship with the surroundings ensues, favoring great windows and pools of light. Due to the project’s interest in the natural landscape, the formal look of the upper volumes, which are treated as masses that act as reminders of the rocks beneath, was implemented through the use of stone and cor-ten steel; in fact, these materials proved to be the most appropriate to achieve the final result.
The complex of Giulianova’s Commercial and Hotel Institute is the fifth work implemented among the winners of the last ten editions of the TercasTetraktis Prize. The building rises along the built-up edges of the coastal strip which is part of the Town of Giulianova, in a recently developed area with scattered, heterogeneous settlements, where artificial elements and nature live together. The project’s main aim is to gather the various architectural works scattered throughout the area, setting itself as a center – both in visual and practical terms – through a working method that highlights the very nature of the site. The project deals with two architectural themes: a great roofing and a special floor layout. Thus, there are two main components; the first is referred to the territory and refers to elsewhere, and the second is inborn in the specific place, revealing the nature of the site. The land along the roadside of via Ruetta Bompadre, laid out as a parking lot and main entrance, rises toward the interior of the lot, opening up to a bi-convex roof. The latter covers the common areas, the equipment, the offices and staff rooms. The collective areas laid out under the great roofing follow the inclination of the ground, opening up more and more along a downhill course, and, at the lowest part, merging into a great double-height lobby, the real center of the complex.
Michel Gourion’s concept of modular homes is interesting from two points of view: they are both adaptable and economical, and are thus accessible to a wider clientele. Indeed, MGS/21 has devised a system that allows to build one’s own independent home starting out with one basic module which can be adapted to individual needs, means and to growing families. While this model reflects the idea of a home seen as a lasting, reliable factor in an individual’s life, it also goes beyond this aspect, innovating the concept of home through its dynamic, transformable and extremely flexible nature. Purged architecture, simple, almost rudimental volumetries that thus feature a stylistic dignity of their own without imposing themselves on the personality of their occupants. However, behind the only apparent simplicity of these units, there is a technologically advanced intelligence that adheres to the current standards related to sustainable architecture. The basic module begins with an area of 50 square meters, with another 16 square meters to be added for an extra room and about 24 square meters for a garage or yet another room; all of this can be distributed over a single floor or as a duplex. The lowest cost is 55,000 Euros, plus, of course, the possibility of extending the space when necessary. Obviously, this concept is particularly suitable for young, growing families that will eventually need more room, and also for elderly people, who through the combination of different units can find a pleasant alternative to old people’s homes. Certainly, Michel Gourion’s idea is in line with the trend of moving out of cities into the suburbs, as they are getting more and more expensive and are more and more subject to differentforms of pollution. Due to this, the designer’s idea ought to be countered, somehow, as today’s metropolises are progressively losing their human dimension. But MGS/21 constitutes a sort of admonition and serves as an indication of value, revealing that the new urban landscapes should be conceived according to high architectural standards and respect for the environment.
217 l’ARCA 91
Benessere e natura Water & Wellness
Arte al femminile Women Artists
Progetto: Sergio Vendrame, Patrizia Poli
Dal 25 maggio all’11 giugno 2006 si è tenuta, nella storica sede del Palazzo dell’Arengario a Monza, la mostra “La pratica nell’arte. Tecnica e materiali nell’arte applicata”, organizzata da Ugo La Pietra e a cura di Ad Arte – primo osservatorio Nazionale sulle Arti Applicate – con il coordinamento di Raffaella e Francesca Fossati. L’iniziativa, promossa da Arcodonna@Dispositivo Multimisura Azioni di Sistema e finanziato dal Fondo Sociale Europeo, è un progetto che, mirato per il territorio della Brianza dal Comune di Monza, dalla Provincia di Milano – Direzione di Progetto Monza e Brianza e da altri Enti, si prefigge di evidenziare la presenza delle donne in specifici contesti lavorativi e culturali. Questa mostra è stata l’occasione per creare un riferimento concreto e un punto di contatto con l’artigianato artistico d’eccellenza, dove le donne-artefici hanno espresso la propria potenzialità pratica e un’intensa sensibilità nell’ambito di una situazione contestuale di travolgente sviluppo tecnologico. Sono state esposte opere di 22 artiste che operano utilizzando differenti materiali e tecniche, tutte di particolare rilievo, tra le quali quelle di Marisa Bronzini, Francesca Fabbri, Nicoletta Frigerio, Mirta Morigi, Cinzia Ruggeri, Gabriella Sacchi, Doriana Gambetti, Nanni Strada, Nanda Vigo e Alda Casal. Parallelamente a questa iniziativa e nel medesimo contesto, sono state allestite tre mostre collaterali, aperti laboratori di artisteartigiane, e organizzato il convegno “Piccola impresa e autoproduzione nelle arti applicate” che, coordinato da Ugo La Pietra (Presidente dell’Osservatorio AD ARTE), ha visto la partecipazione di Anty Pansera, Rossana Bossaglia, Nanni Strada, Chiara Mantovani, Gabriella Sacchi e Clara Mantica.
Corte delle Dolomiti, località nei pressi di Cortina d’Ampezzo, nota per l’insediamento di un significativo villaggio vacanze progettato da Edoardo Gellner dietro incarico di Enrico Mattei (metà anni Cinquanta), si è attualmente sviluppata grazie all’impulso della società MI.NO.TER, guidata da Gualtiero Cualbu, che ne ha rilevato l’area e rigenerato e attivato il complesso introducendo anche un nuovo, esclusivo e attrezzatissimo Wellness Centre. L’iniziativa riguardante questo progetto conosciuto come “Corte Spa Water & Welness”, ha promosso la messa a punto di una struttura rispondente a 1.000 metri quadri di superficie in legno, pietra e vetro, esclusivamente dedicata al benessere. La costruzione, suddivisa in due livelli, gode di uno scenario naturale suggestivo dominato dal monte Pelmo, capace di vitalizzare con lo straordinario impatto paesaggistico la disponibilità dell’ospite e predisporlo psicologicamente a uno stato di reazioni positive. Il piano terra è dedicato alle attività dove, con protagonista l’acqua, si attuano il nuoto, i massaggi e dove si trovano le numerose cascate studiate per i massaggi cervicali, nonché l’installazione dei lettini idromassaggianti con i molteplici getti variamente direzionabili e ossigenanti. La piscina, interamente realizzata in mosaico, è rialzata rispetto al piano di camminamento al pari della vasca per l’idromassaggio. Nella medesima area alloggiano gli spogliatoi, le docce e un servizio bar impostato sulla tisaneria e i succhi vitaminici e naturali. Il piano superiore dispone invece di tecnologie avanzate dedicate al vapore, alla cromoterapia, aromaterapia, idromassaggio leggero e ai massaggi speciali. Di straordinario impatto ambientale esterno e interno anche la relativa sala relax. Il progetto risponde egregiamente ai requisiti essenziali in termini di basso consumo energetico e dispone di diverse formule relative agli abbonamenti per turisti e per abitanti locali. Gli interventi funzionali sono stati sviluppati da Patrizia Poli dello studio Architetture del Benessere, mentre la progettazione architettonica dell’edificio si deve a Sergio Vendrame dello studio Veneto Progetti, in collaborazione con Silvio Bernardi. Le fotografie riportate portano la firma di Marco Zanta. Corte delle Dolomiti, a resort near Cortina d’Ampezzo – well-known for its important holiday camp designed by Edoardo Gellner in the mid 1950s on commission by Enrico Mattei –is currently undergoing renovation thanks to the MI.NO.TER company, managed by Gualtiero Cualbu. After surveying the area, the firm regenerated and activated the complex, also introducing a new, exclusive and well-equipped WellnessCentre. The initiative regarding this project, known as “Corte Spa Water & Wellness”, has promoted the development of a 1000-square-meter structure with a wood, stone and glass surface, all exclusively devoted to wellness. The two-story building offers an evocative natural panorama dominated by Mount Pelmo, the impact of this extraordinary view thus vitalizing the guests’ willingness to undergo therapy and predisposing them psychologically to a state of positive reactions. The ground floor is devoted to activities related to water, with swimming, massages and a number of waterfalls especially devised for cervical massages, as well as hydromassaging baths with multiple, adjustable, and reinvigoratingjets. The swimming pool is entirely tessellated, and is raised above the passageway to the level of the whirlpool bath. The same area holds the changing rooms, the showers, and an excellent bar serving herbal teas and natural vitamin juices. The upper story makes use of advanced technology related to vapor, color therapy, aromatherapy, light hydromassage and special massages. Annexed to all this is a special lounge meant for relaxation, which has an extraordinary exterior and interior environmental impact. The project fully satisfies essential requirements with regard to low energy consumption, and is well set up for different terms related to subscriptions for tourists and local inhabitants. The various services were devised by Patrizia Poli, from the Wellness Architecture Studio, while the architectural planning of the building was carried out by Sergio Vendrame, from the studio Veneto Progetti, in collaboration with Silvio Bernardi. Pictures are by Marco Zanta.
92 l’ARCA 217
Mineralità e leggerezza New Fiber Cement Ugo La Pietra and curated by Ad Arte – the first National observatory for Apllied Arts – the exhibition was coordinated by Raffaella and Francesca Fossati. The initiative, promoted by Arcodonna@Dispositivo Multimeasure System Actions and financed by the European Social Fund, is a project for the Brianza area promoted by the town of Monza and the Province of Milan, the Monza and Brianza Project Management and other authorities. It aims at highlighting the presence of women within specific working and cultural contexts. This show constituted an opportunity to create a positive point of reference and contact with artistic “handicrafts” par excellence, where the women creators expressed their own practical potential and great sensibility in a context of overwhelming technological development. Particularly important pieces by 22 women artists that use different materials and techniques were on display, including work by Marisa Bronzini, Francesca Fabbri, Nicoletta Frigerio, Mirta Morigi, Cinzia Ruggeri, Gabriella Sacchi, Doriana Gambetti, Nanni Strada, Nanda Vigo and Alda Casal. In correspondence with this initiative and within the same context, three other shows in the form of open workshops were organized for these artist-artisans, as well as a conference,“Small enterprises and self production in applied arts”. Coordinated by Ugo La Pietra (the President of the Ad Arte observatory), the latter saw the participation of Anty Pansera, Rossana Bossaglia, Nanni Strada, Chiara Mantovani, Gabriella Sacchi and Clara Mantica.
Sfrutta le caratteristiche di duttilità, estetica, durabilità e resistenza del Ductal®, l’innovativo cemento in fibra di Lafarge, la nuova collezione di arredo urbano disegnata dai designer Francesco Passanti e Ella Birnbaum. Swing è il nome di questa nuova serie di mobili realizzati da Azuly che si presenta con forme morbide e leggere pur senza rinunciare alla solidità dell’aspetto minerale. Il concetto è quello di inserimento non traumatico nel contesto consolidato della dimensione urbana, sono forme in movimento che assecondano i ritmi dei corpi e della città arricchendone le dinamiche. Paletti, dissuasori di traffico, panchina, fioriera e cestino dei rifiuti sono proposti di 10 colori diversi che accompagnano le forme dei diversi oggetti declinando attraverso il materiale un’interpretazione contemporanea e personale dell’arredo della città. An innovative fiber cement by Lafarge, a new collection of street furniture designed by Francesco Passanti and Ella Birnbaum, has the same characteristics as Ductal®thanks to its malleability, esthetic quality, durability and resistance. The name of this new series of furnishings, created by Azuly, is Swing; the soft, light shapes of the furniture are counterbalanced by the solid appearance of their mineral constituents. The concept behind these pieces is a non-invasive insertion into the consolidated context of the urban dimension. They are moving shapes that follow the rhythm of our bodies and cities, enriching their dynamics. Poles, road humps, planters and garbage cans have been implemented in 10 different colors that follow the shapes of various objects. Through the material they are made of, they offer an original contemporary interpretation of street furnishing.
The show “Practice in art. Technique and materials in applied art” was held from May 25th to June 11th 2006 in the old Town Hall of Monza. Organized by
Come cambia il mondo dell’hotel NHOW Hotel in Milan Progetto: Matteo Thun Nuovo punto di ospitalità a Milano. A riempire un vuoto che ormai durava anni è arrivato NHOW, esempio di corretta operazione di recupero di archeologia industriale. La zona, quella di via Tortona, è un vero e proprio ex distretto industriale. Dove un tempo sorgeva la sede di General Electric, ora c’è un grande complesso alberghiero che, pur non tradendo le caratteristiche originarie, offre ai suoi ospiti il confort di livello ma anche un luogo aggiornato con i nuovi linguaggi dell’architettura contemporanea. Tra le innovazioni, la più originale è quella dell’hotel quale elemento di richiamo culturale, una sorta di “anticipazione museale” di ciò che si potrà trovare all’interno della città. Gli spazi interni comuni accoglieranno interessanti collezioni di oggetti (soprattutto arredi), legati alla cultura del design. Tale impresa sarà possibile grazie all’accordo fra la proprietà e un’istituzione come La Triennale che, in occasione di mostre e manifestazioni, fornirà materiali e oggetti da esporre negli spazi dell’Hotel NHOW. Insomma, una parte di metropoli sarà a disposizione sia dgli ospiti sia del pubblico in generale, che potrà così accedere negli spazi dell’hotel fruendo di un clima culturale simile a quello di un museo di cultura del design e dell’architettura. Carlo Paganelli
A new center for accomodation in Milan, NHOW has come to fill up a space that has been empty for years, constituting an example of well-planned industrial archeology. The area, which is in via Tortona, is, in fact, a former industrial zone. Now, where the General Electric headquarters used to rise, there is a great hotel complex which, in addition to offering the original characteristics of the category, also provides its guests with high standard comfort and updated contemporary architecture. The most original innovation regards the fact that the hotel acts as a cultural element, a sort of “museum preview” of what can be found in the center of the city. The interior common areas will host interesting collections of objects (especially furniture) linked to design culture. This enterprise will be possible thanks to an agreement between the property and an institution such as the Triennial, which will provide the hotel with material and objects to be displayed in the various areas of the Hotel NHOW when it is open for shows and exhibitions. In other words, a part of the Milan metropolis will be available not only to guests, but to the general public, which will thus be able to access the hotel and enjoy a cultural milieu that resembles that of a museum devoted to design and architecture.
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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Perrault si fa in quattro In Wien
Follie al porto In Rotterdam
Dominique Perrault è il protagonista della mostra aperta fino al 30 ottobre all’Architekturzentrum di Vienna dal titolo “Dominique Perrault – MetaBuildings”. La rassegna presenta quattro progetti in via di realizzazione in quattro diversi luoghi: le due torri di Donau City a Vienna (l’Arca 215), il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo (l’Arca 204), il Campus EWHA a Seoul (l’Arca 195) e il Centro Olimpico per il Tennis di Madrid. Attraverso queste nuove opere si esaminano i concetti sottesi alla filosofia progettuale del maestro francese. Pensati sempre in stretta relazione con l’ambiente circostante, i suoi edifici sono in grado di generare un plus valore nel contesto urbano e di creare nuove paesaggi nelle città in cui vengono realizzati, determinando nuovi spazi di interazione tra pubblico e privato. Tra le caratteristiche precipue dei progetti di Perrault è l’attenzione allo studio di nuovi materiali, soprattutto per la costruzione dell’involucro esterno, per il quale utilizza da qualche tempo pelli permeabili fatte di reti metalliche ad alta tecnologia. In questa mostra i vari progetti sono presentati attraverso video inediti, modelli, fotografie, disegni tecnici e schizzi che ripercorrono le diverse fasi di progetto. I quattro grandi modelli in scala 1:200 sono stati realizzati appositamente per questa occasione, per la quale, inoltre, Perrault presenta anche una installazione spaziale nella corte di ingresso al museo.
Il quartiere di Heijplaat si trova nella zona portuale di Rotterdam e da sempre le sue vicende sono legate a quelle dei vicini cantieri navali gestiti dalla RDM (Rotterdamse Droogdok Maatschappij) e dei suoi operai. Infatti, trovandosi quest’area piuttosto lontana dal centro della città si realizzò, alla metà del Novecento, una città-giardino con proprie scuole, chiese, negozi. Ora, con il declino dell’attività industriale nell’area e con l’invecchiamento della popolazione originaria, due società immobiliari – Woningcorporatie Woonbron e Stadshavens Rotterdam – stanno promuovendo la riqualificazione di Heijplaat attraverso la realizzazione di nuove funzioni residenziali, ricreative ed educative. Questa situazione ha spinto l’artista Lowieke Duran a promuovere un concorso internazionale per il progetto di una “follie” su uno dei moli. Una “follie” può essere descritta come uno “scherzo” architettonico, una provocazione visiva, una struttura poetica senza alcuna funzione. Con i loro stili bizzarri, e le forme inconsuete, le “follie” agiscono da specchio di muratura per l’anima e non esistono se non come frutto della reazione di chi le guarda. Il Netherlands Architecture Institute di Rotterdam presenta in mostra fino al 24 settembre il risultato di questo concorso. “International FollyDock Contest” presenta infatti i cinquanta progetti selezionati che, entro il 2007 (Anno dell’Architettura a Rotterdam), saranno in gran parte realizzati in quella che è per ora una terra di nessuno e derelitta.
Under the title “Dominique Perrualt – MetaBuildings”, Dominique Perrault is on show through October 30th at the Architekturzentrum of Vienna. The exhibition presents four projects that are under way in different places: the two Donau City towers in Vienna (l’Arca 215), the Mariinsky Theater in St. Petersburg (l’Arca 204), the EWHA Campus in Seoul (l’Arca 195), and the Olympic Center for Tennis in Madrid. The concepts behind the French master’s planning philosophy are examined through these new works. He always plans his works in close relationship with the surroundings; his buildings are able to give added value to the urban context, creating new landscapes in the cities in which they are erceted, and determining new interactive spaces between what is public and private. One of the main characteristics of Perrault’s projects is his attention to the study of new materials, especially as regards exterior shells, for which for some time he has been using permeable skins made of high-tech metal mesh. This exhibition presents the various projects through new videos, models, photographs, technical designs and sketches that trace the various project stages. The four great 1:200 scale models were especially created for this occasion, for which, in addition, Perrault is also presenting a spatial installation at the exterior entrance to the museum. A destra, il Centro Olimpico del Tennis a Madrid. Right, Tennis Olympic Centre, Madrid.
Sopra, le Torri di Donau City a Vienna. A sinistra, vista aerea del Campus EWHA a Seoul. Sotto e in basso, il Teatro Mariinsky a San Pietroburgo. Above, Donau City Towers, Wien. Left, aerial view of EWHA Campus, Seoul. Below and bottom, Mariinsky Theatre, St.Petersburg.
ageing original population, two development companies – Woningcorporatie Woonbron and Stadshavens Rotterdam – are promoting the upgrading of Heijplaat, which entails the creation of new residential, recreational and educational structures. This situation led the artist Lowieke Duran to organize an international competition for a project – a “folly” – on one of the docks. A “folly” could be described as a sort of architectural “joke”, a visual provocation, a poetic structure that has no specific function. With their bizarre styles and unusual shapes, these “follies” reflect the soul through architecture, and they only exist according to the reaction of those who look at them. Until September 24th, the results of the competition will be on show at the Netherlands Architecture Institute of Rotterdam. In fact, “International FollyDock Contest” is presenting the fifty selected projects, most of which will be realized by 2007 (The Year of Architecture in Rotterdam) in what for now is still a derelict no man’s land.
Una città decisamente in trasformazione, Nizza a dieci anni dall’adozione di un nuovo piano direttore fa un resoconto dello stato di avanzamento dei lavori che la proietteranno in una nuova dimensione. La mostra in corso fino al 15 settembre al Forum d’Urbanisme et d’Architecture presenta i 10 progetti urbani che stanno disegnando il volto di Nizza del futuro. Progetti che toccano l’intero territorio, dal centro città, al litorale, alla collina fino ai quartieri più periferici, e che investono i sistemi di comunicazione urbana, con le nuove linee dei tram e del bus su corsia preferenziale che collegheranno tutte queste zone. Si tratta di un’occasione per rendere accessibili a cittadini e residenti le prospettive di trasformazione della città destinate a migliorare la qualità di vita attraverso interventi mirati al potenziamento dei trasporti urbani e del verde pubblico, a minimizzare i livelli di inquinamento e di dispendi energetici, ad accrescere i servizi sociali, culturali, educativi ecc. innalzando il tetto dell’estetica e delle attrattive della città. Since its adoption of a new urban plan ten years ago, Nice has definitely undergone various changes. The advancements under way in the implementation of these plans are casting the city into a new dimension. The show at the Forum d’Urbanisme et d’Architecture – open through September 15th – is presenting 10 urban projects that are designing Nice’s future. These projects involve the entire territory, from the city center to the suburbs to the hills and the far outskirts, and they also comprise the urban communication systems, with main tram and bus lines that will connect all of these areas. This constitutes an occasion for citizens and residents to access the city’s transformations, which are meant to improve life quality thanks to operations for the development of public transportation and green areas. The project also entails minimizing pollution and energy consumption, and increasing social, cultural, and educational services, etc., thus raising the city’s esthetic level and making it more attractive.
The Heijplaat district lies in the docklands of Rotterdam, and life in the area has always been linked to that of the nearby shipyards managed by the RDM (Rotterdamse Droogdok Maatschappij) and to their workers. In fact, as this area is quite far from the center of the city, a garden-city was built in the mid 1990s, with its own schools, churches and shops. Now, with the area’s industrial decline and with its
A sinistra/far left, Lowieke Duran, FollyDock a Heijplaat, Rotterdam. A fianco/left, vista sud della/south view of Place Massena, Nice.
Stupirsi con il cemento In Paris Può essere considerato il cemento un materiale dalle caratteristiche inaspettate e tutte da esplorare? “Bétons, (b)étonnez-vous!”, prefigura il tema e il senso della mostra in corso al Musée des Arts et Métiers di Parigi; un intrigante percorso espositivo sulla storia, le proprietà e i nuovi aspetti e prestazioni che fanno del cemento un materiale unico. Una collezione d’oggetti storici e contemporanei dimostra come le più avanzate tecnologie abbiano consentito di raggiungere risultati eccezionali in termini di resistenza e di duttilità dando prova delle grandi potenzialità creative che questo materiale offre all’architettura, anche nella definizione di nuovi linguaggi. Partner esclusivo della mostra, in corso fino al 5 novembre, Lafarge, che conferma il suo impegno nella ricerca e nella sperimentazione di materiali innovativi. Punta di diamante del Gruppo, il Ductal®, un cemento ad altissime prestazioni che presenta una resistenza meccanica sei volte superiore a quella di un normale cemento e possibilità architettoniche e strutturali infinite. Sfruttando le qualità di questo materiale lo scenografo Jean-Jacques Bravo ha ideato uno spazio espositivo articolato e conviviale, con pareti, pavimenti e tavole della sala principale rivestiti di una pelle minerale e colorata in Ductal®. Le quattro sezioni che organizzano il percorso espositivo – storia del cemento, grandi tappe della ricerca e le strade che restano da esplorare, le molteplici sfaccettature di questo materiale e l’avvenire dell’architettura in cemento – proiettano il cemento in una nuova prospettiva in cui prendono peso e rilevanza anche le sue caratteristiche di sostenibilità e di economia sia dal punto di vista del risparmio energetico sia di materiale. Can cement be seen as a material that has unexpected characteristics which are yet to be explored? “Bétons, (b)étonnez-vous!” prefigures this theme through an exhibition which is currently under way at the Musée des Art et Métiers in Paris. The exhibition takes us on an intriguing journey through the history, properties
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10 progetti For Nice
Soggettivo e universale and new aspects and performance that combine to make cement a unique material. A collection of historical and contemporary objects shows how the most advanced technologies have allowed to achieve extraordinary results in terms of resistance and ductility, proving the great creative potential this material can offer to architecture, also in the definition of the new uses it can be put to. Lafarge is an exclusive partner participating in the show, which will be open until November 5th. The Group confirms its commitment to research and experimentation of innovative materials. The Lafarge jewel in the crown is Ductal® , a high-performance cement that has six times the mechanical resistence of normal cement, and offers countless architectural and structural possibilities. By utilizing this material’s special qualities, the set designer Jean-Jacques Bravo has created an articulate, pleasant show area with walls, floorings and tables in the main room all covered in a colored mineral skin made of Ductal®. The exhibition is divided into four sections: the history of cement, great stages in research and unexplored paths, the material’s multiple facets and the future of concrete architecture. Cement is thus cast into a new perspective, where its sustainability and economical characters carry weight and importance both in terms of energy savings and of the amount of material to be used.
Arc en rêve centre d’architecture di Bordeaux ospita fino al 24 settembre le realizzazioni dello studio spagnolo Miralles Tagliabue. La mostra riunisce i progetti degli ultimi otto anni, oggi realizzati, tra cui il Parlamento scozzese di Edimburgo (nella foto), il parco Diagonal Mar o il mercato di Santa Caterina a Barcellona. Rinomato a livello internazionale lo studio di Eric Miralles e Benedetta Tagliabue (EMBT) si distingue per un lavoro particolarmente poetico e originale che partendo dalle specificità dei singoli contesti, si rinnova continuamente esplorando linguaggi, materiali e composizioni inedite. Benedetta Tagliabue, oggi alla direzione dello studio, dopo la prematura scomparsa di Eric Miralles, ha saputo preservare lo spirito creativo che animava inizialmente la coppia di architetti infondendo, come dimostrano i progetti in mostra, una forza innovatrice e una cifra stilistica che la collocano tra le voci più avanzate e di riferimento del panorama contemporaneo. Anche la scenografia è un omaggio al lavoro dello studio: dinamica, articolata, flessibile e aperta in modo diretto e immediato a ogni tipo di pubblico.
A sinistra/far left, modello di casa realizzata in cemento spruzzato/model of a house made of sprayed concrete. A fianco/left, EMBT, Scottish Parliament, Edimburgh.
217 l’ARCA 95
Scultura a Carrara e Grasse
Camera con viste For Young Artists
Avanguardia cubana In Turin
Fino al 24 settembre si svolge a Carrara la “XII Biennale Internazionale di Scultura”. L’edizione di quest’anno, affidata alla cura critica di Bruno Corà, riunisce le opere di circa cento artisti appartenenti a diversi Paesi e a diversi momenti storici, nell’intento di sottolineare come, ben oltre l’epoca e la provenienza d’origine degli artisti, e ben al di là della qualità dei materiali e delle tecniche da loro impiegate – tutti fattori significativi e da considerare – ciò che tuttavia determina la singolarità dei pronunciamenti plastici deve essere ascritto alla loro concezione spaziale e alle valenze linguistiche messe in evidenza da ciascun artista nella propria opera. Quattro le sezioni della Biennale: “Alveare”, con opere e artisti nel Museo della Scultura – ex Chiostro di S. Francesco; “Predizioni”, giovani artisti dalle Accademie di Belle Arti di Carrara e delle principali città europee; “Opere dai laboratori”, in Piazza S. Francesco installazioni di opere in marmo provenienti da alcuni laboratori del territorio; “Pietro Tacca – un artista, una storia, una città”, mostra retrospettiva dello scultore manierista, nativo di Carrara e attivo in tutta la Toscana e in altre corti europee, a cura di Franca Falletti (aperta fino al 30 settembre 2007). La Biennale è anche l’occasione per l’inaugurazione del nuovo Museo di Scultura di Carrara. La scultura e Carrara sono inoltre protagonisti di un’altra interessante iniziativa lanciata lo scorso luglio a Grasse. Si tratta del II Simposio Internazionale di Scultura su Marmo, promosso dalle due città e che vedrà dal 19 giugno al 5 luglio 2007 nove artisti lavorare in progress nella città di Grasse, plasmando blocchi di marmo provenienti direttamente da Carrara. Gli artisti, che saranno selezionati dall’insieme delle candidature pervenute entro il 6 ottobre al comune di Grasse, saranno valutati alla fine dei lavori da una giuria di esperti che delibererà il vincitore.“Fiori e profumi” è il tema su cui lavoreranno gli artisti le cui opere, che rimarranno di proprietà di Grasse, andranno ad arricchire il patrimonio artistico della città.
La mostra promossa dal Frac des Pays de la Loire è da considerarsi un po’ come un ritorno alle origini. Non siamo infatti nell’attuale sede del Frac, l’edificio appositamente progettato da Jean-Claude Pondevie a Carquefou dove è istallato dal 2000, ma bensì alla Garenne Lemot. E’ in questo suggestivo parco all’italiana, realizzato agli inizi del XIX secolo, dove il Frac ha sviluppato la sua attività dal 1988 al 1992, ospitato nella residenza neoclassica di Villa Lemot. Con la mostra “Chambre avec vues”, sono presentate fino al 29 ottobre le opere di otto artisti che operarono nel quadro degli Ateliers Internazionali, un’operazione a sostegno dei giovani artisti avviata dal Frac nel 1984, e i cui risultati fanno parte della sua collezione. Tutti gli interventi sono ascrivibili al tema della residenza e hanno come caratteristica comune la singolare relazione che intrattengono con lo spazio e il contesto, in particolare quello della Garenne Lemont, o più precisamente tra interno e mondo esterno.
A Torino, nelle sale di Palazzo Bricherasio fino al 8 ottobre, è aperta la mostra “Cuba. Avanguardie 19201940”, dedicata al movimento che nasce nell’isola caraibica nella metà degli anni Venti del Novecento. Realizzata in collaborazione con il Museo Nacional de Bellas Artes de l’Habana e l’Istituto Valenciano de Arte Moderno (IVAM) di Valencia la rassegna presenta per la prima volta in Italia i più importanti artisti attivi a Cuba tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento, dando l’opportunità al visitatore di cogliere le peculiarità del ruolo svolto dalla pittura nel contesto del movimento moderno cubano. Tre le sezioni in cui si articola il percorso espositivo. La prima è dedicata alla donna e al ritratto femminile, tradizionalmente presenti nell’arte cubana e si propone di segnalare gli elementi di continuità e la rottura delle vecchie formule nell’opera pittorica dei moderni. La seconda si concentra sulla visione dell’identità culturale che è stata alla base degli ideali avanguardisti e in cui prevale la rappresentazione del mondo rurale e l’enfasi sulle vestigia coloniali nelle città. Infine, la terza sezione è dedicata all’opera di Marcelo Pogolotti, considerato l’iniziatore della corrente sociale nella pittura dell’isola.
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1967-1969.
The show promoted by the Frac des Pays de la Loire is to be seen as a way of going back to its roots. In fact, the exhibition is not being held at the Frac’s current headquarters – the building especially designed by Jean-Claude Pondevie in Carquefou – where it has been based since 2000, but at the Garenne Lemnt. From 1988 to 1992, the Frac carried out its activity in this suggestive nineteenthcentury Italian-style park, as its premises were the neoclassical residence of Ville Lemot. With the exhibition “Chambre avec vues”, until October 29th works by eight artists that worked in the sphere of the International Ateliers will be on display. The Frac began this operation in 1984 to foster works by young artists that are now part of its collection. All
Come il ritmo delle maree Poetic Island
Al MACRO In Rome
Al mondo straordinario e poetico di Agnès Varda (1928) è dedicata la mostra allestita fino al 1 ottobre alla Fondation Cartier di Parigi. Cineasta della Nouvelle Vague, durante la sua carriera ha alternato corto e lungo metraggi, fiction e documentari. Da qualche anno Agnès Varda ha però iniziato, con la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2003 e un’esposizione a Parigi nel 2005 esplorare il mondo delle arti plastiche. In occasione di questa mostra, “L’Île et elle”, l’artista presenta una serie di istallazioni e video ispirati all’isola di Noirmoutier che appartiene ai suoi luoghi più cari e conosciuti. Particolarmente denso e coinvolgente il suo stile, che corrisponde al suo personalissimo sguardo. Fiction, documentari o istallazioni video, la sua opera è accomunata da una poetica estremamente coerente, nel contempo soggettiva e attenta alla realtà. Oltre “L’Île et elle”, in cui l’artista rende il pubblico partecipe al suo buon umore o alle sue malinconie in base al ritmo delle maree, il piano terreno della Fondation Cartier accoglie Cinema etTcetera, una variazione dei suoi film che racconta gli alti e i bassi della sua vita di cineasta.
Il MACRO di Roma propone fino al 30 settembre due appuntamenti: la personale dell’inglese Marc Quinn nella sede centrale di via Reggio Emilia, e la monumentale installazione “Exit” del francese Christian Boltanski nella sede di MACRO al Mattatoio. Marc Quinn, protagonista tra i più rappresentativi e controversi della Giovane Arte Britannica degli anni Novanta, viene celebrato con la prima mostra dedicatagli in Italia da un museo pubblico sotto la cura di Danilo Eccher e Achille Bonito Oliva. La rassegna riunisce più di 30 opere incentrate sul tema del corpo umano nelle sue varianti di trasformazione e conservazione, sopravvivenza e fragile bellezza. Marc Quinn, infatti, ha conquistato l’attenzione di pubblico e critica attraverso opere di potente espressività, realizzate con materiali organici. Christian Boltanski, promotore di un’estetica della memoria che orbita intorno ai temi della vita e della morte, ha realizzato appositamente per i mille metri quadrati di uno dei due padiglioni del MACRO al Mattatoio “Exit”: un apparato scenografico multisensoriale a cura di Danilo Eccher, in cui 300 abiti sospesi scenderanno dal soffitto, voci registrate risuoneranno attraverso altoparlanti, eventi storici saranno proiettati su pareti trasparenti e teche di vetro verranno illuminate da una luce pulsante.
An exhibition devoted to Agnès Varda (1928) and her extraordinary poetic world will be on through October 1st at the Fondation Cartier in Paris. A Nouvelle Vague moviemaker, during her career – with her participation in the Venice Biennial in 2003 and a show in Paris in 2005 – she has explored of the world of plastic art. On the occasion of this show, “L’Île et elle”, the artist is presenting a series of installations and videos for which she drew inspiration from the Island of Noirmoutier, a place that belongs to the areas she knows well and are dearest to her. Her style is particularly coherent and involving, and corresponds to her very individual artistic personality. Fiction, documentaries, video installations... her work features an extremely consistent expressive style which is both subjective and realistic. In addition to “L’Île et elle”, in which the artist involves the public, making it experience her good moods or melancholic moments in rhythm with the tides, the ground floor of the Fondation Cartier is also hosting Cinema etTcetera, a variation of her films that tells the story of the highs and lows of her film-making career. Agnès Varda, La Grande Carte Postale ou Souvenir de Noirmoutier, 2006.
The MACRO in Rome is presenting two exhibitions which will be open through September 30th: a solo show devoted to the English artist Marc Quinn at its headquarters in Via Reggio Emilia, and a monumental installation called “Exit” by the French artist Christian Boltanski in one of MACRO’s pavilions at the former Mattatoio (Abattoir). This is the first show devoted to Marc Quinn – who is one of the most representativeand controversial
Marc Quinn, Sphinx, bronzo dipinto/painted bronze, 88x65x50 cm, edizione 1/3, 2005
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(Courtesy collezione Frank Gallipoli, New York).
of the works are related to residences, and their common characteristic is the singular relationship they have with space and its context, especially that of Garenne Lemot, and more precisely between the inside and the outdoor world.
Diritti umani e libertà Against Power The show “Cuba. Avant-gardes 1920-1940” will be open through October 8th in the halls of Palazzo Bricherasio in Turin, and is devoted to the avantgarde movement which dawned on the Caribbean island in the mid 1920s. Realized in collaboration with the Museo Nacional de Bellas Artes de l’Habana and the Istituto Valenciano de Arte Moderno (IVAM) in Valencia, for the first time in Italy the show is presenting the most important artists that worked in Cuba between the 1920s and 1940s. Visitors are thus offered the opportunity to grasp the distinctive features of the role played by painting in the context of the modern Cuban movement. The exhibition is divided into three sections. The first is devoted to women and female portraits, which are traditional in Cuban art, and highlights how modern painters marked both a continuity of and a break with old formulas. The second section focuses on a vision of the cultural identity that is the basis for avant-garde ideals, and in which what prevails is the representation of the rural world and emphasis on colonial relics in cities. Finally, the third section is devoted to work by Marcelo Pogolotti, who is considered the promoter of the social current in painting on the island.
Si svolge nelle Gallerie Auchan di 12 città italiane la mostra fotografica itinerante “Voci contro il potere” proposta dalla “Associazione Robert F. Kennedy Foundation of Europe Onlus”, presieduta da Kerry Kennedy, figlia di Robert F. Kennedy. Prossimi appuntamenti: Roma (18/9-1/10); Cesano Boscone, Milano (9/10-22/10). La mostra, dedicata a personaggi di ogni Paese che si sono distinti nella lotta in difesa dei diritti umani, è composta da 35 ritratti fotografici in bianco e nero, opera di Eddie Adams. Complementare alla mostra è l’omonimo libro (Mondadori Electa) che accompagna la riproduzione delle fotografie con le interviste di Kerry Kennedy ai difensori dei diritti umani. Il progetto globale dellaFondazione ha l’obiettivo di coinvolgere, appassionare e ispirare la coscienza degli individui e dare sostegno, attraverso i proventi delle proprie iniziative, a quegli uomini e donne che dedicano la propria esistenza alla difesa dei diritti umani e della libertà. The Auchan Galleries of 12 Italian cities will be hosting a touring photographic exhibition called “Voices against power”, fostered by the “Robert F. Kennedy Foundation of Europe Onlus”, chaired by Kerry Kennedy, Robert F. Kennedy’s daughter. The next shows will take place in Rome (18/9 -1/10) and Cesano Boscone, Milan (9/10 -22/10). The show, which is devoted to great figures from all over the world who have distinguished themselves for their commitment to the fight in defense of human rights, features 35 black and white photographic portraits by Eddie Adams. The pictures are reproduced in a book (Mondadori Electa) by the same name as the show, and are accompanied by interviews Kerry Kennedy carried out with human rights defenders. The global project the Foundation entails aims at involving, fascinating and inspiring individual consciences. In addition, through the proceeds of its own initiatives, the project supports the men and women who devote their own existence to the defense of human rights and freedom.
Roman Signer, Action, Garenne Lemot, Clisson, du 4 au 8 août 1992.
representatives of Young British Art in the 1990s – by a public museum in Italy. The exhibition, which is curated by Danilo Eccher and Achille Bonito Oliva, consists in over 30 works that focus on the human body in its various states of transformation, preservation, survival and fragile beauty. In fact, Marc Quinn has caught the attention of the public and critics thanks to the powerful expressiveness of his work, which he creates with organic materials. Christian Boltanski, who is the promoter of a “memory esthetics” that revolves around the themes of life and death, created “Exit” especially for the one thousand square meters of one of MACRO’s two pavilions at the Abattoir. The work is a multisensory scenographic installation curated by Danilo Eccher. Hanging from the ceiling are 300 items of clothing, while voices resound through loudspeakers, historical events are shownon transparent screens, and glass cases are illuminated by a pulsating light.
Marcelo Pogolotti, Marina Interior, olio su tela/oil on canvas, 73x92 cm.
Eddie Adams, Dalai Lama.
L’arte di Versace Fashion and Art
Cinema “diffuso” In Trento
I Musei Mazzucchelli di Ciliverghe di Mazzano (BS) organizzano, in collaborazione con Versace spa, fino la 29 ottobre, la mostra “Versace. Il genio della moda e l’arte”. Più volte Gianni Versace ha ribadito la passione per il collezionismo e l’influenza che lo studio e la conoscenza diretta delle opere d’arte hanno avuto sulla sue scelte stilistiche. Il Maestro ha attinto spunti e suggestioni da tutto il panorama della storia dell’arte, con una particolare predilezione per due estremi cronologici: il mondo antico greco-romano e il mondo contemporaneo. Il percorso espositivo è diviso in quattro sezioni: “L’antico/La Forma”, “L’Iconografia di Medusa”, “L’Arte Moderna/Colore e Forma”, “L’Arte contemporanea. Warhol, Delaunay, Dine e Calder”.
Fino al 1 ottobre, “Cinema Infinito/Neverending Cinema Laboratorio di suoni e visioni” . Un’estate all’insegna del cinema, quella della Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento. Ma non il cinema da guardare comodamente seduti in poltrona, bensì quello da “girare”. Le sale espositive si sono trasformate in un set cinematografico e, fra luci, telecamere e microfoni, gli spettatori trovano un luogo di azione e produzione piuttosto che di contemplazione. Il progetto, ideato da ZimmerFrei, e realizzato nell’allestimento insieme a Marinella Senatore, ha mutato infatti la Galleria in uno studio in cui si sviluppano sceneggiature, casting, story-board, piani di lavorazione, si girano scene e si realizzano montaggi, sonorizzazioni e missaggi… quanto necessario per ottenere non dei film in celluloide, ma dei veri e propri video d’artista.
Jointly with Versace S.p.A., the Mazzucchelli Museums in Ciliverghe di Mazzano (in the Province of Brescia) have organized the exhibition “Versace. The genius of fashion and art”, which will be open through October 29th. Gianni Versace often demonstrated his passion for collecting and how his research and direct knowledge of artworks influenced his stylistic choices. The Master drew inspiration and
suggestions from the entire panorama of art history, and had a marked preference for two chronological extremes: the ancient Greek-Roman period and the contemporary world. The show is divided into four sections: The Ancient/The Form”, “The iconography of Medusa”, “Modern Art/Color and Shape”, “Contemporary Art. Warhol, Delaunay, Dine and Calder”.
“Infinite Cinema/Neverending Cinema Workshop for sound and vision” will be on through October 1st. Trento’s Municipal Gallery of Contemporary Art is offering a summer devoted to the cinema. But we are not dealing with movies to be watched as we are comfortably seated, but movies to be “shot”. The exhibition halls have been turned into a filmset, and among lights, cameras and microphones, spectators find a place for action and production instead of simple contemplation. The project, planned by ZimmerFrei and organized together with Marinella Senatore, has transformed the Gallery into a studio in which settings, castings, storyboards and work plans are developed. Scenes are shot, and editing, soundtracks and mixings are realized… all of this is not meant to produce celluloid films, but actual artists’ videos.
Gianni Versace, abito/dress Whaam. A destra/right, Corpicrudi, Study for Stella last ciac, 2006.
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Avanguardie polacche In Lille
Tutti astratti In London
Al Museo Matisse di Cateau-Cambrésis, vicino a Lille, è in corso fino al 1 ottobre una mostra che rintraccia l’avventura delle avanguardie artistiche polacche del XX secolo. Sono infatti gli anni intorno al 1925 che vedono al Polonia trasformarsi in un importante punto di riferimento per l’arte dell’Est Europa. Henry Berlewi, Wladyslaw Strzeminski, Katarzyna Kobro e Henryk Stazewsky sono le quattro figure di primo piano che istaurarono i principali scambi internazionali da cui nacque a Loz la prima collezione d’arte pubblica in Europa. La mostra, che presenta circa 120 opere, tra dipinti, sculture, fotografie e installazioni che provengono da musei e collezioni europee, sottolinea come anche questi artisti fossero mossi dalla ricerca utopica di una felicità collettiva a cui l’arte potesse contribuire. Dall’esperienza di Strzeminski e la moglie Kobro che cercarono di unificare l’opera al suo ambiente, a Berlewi, Hiller, Szewczyk e Starczewski che tradussero le loro ricerche astratte con i procedimenti fotografici fino alla testimonianza di quattro artisti contemporanei, l’esposizione offre una panoramica di un movimento il cui insegnamento è ancor vivo nelle nuove generazioni.
La Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra ospita fino al 24 settembre la mostra “Italian Abstraction 1910-1960”. L’intento è quello di fornire una visione di insieme delle diverse tendenze dell’arte astratta italiana dagli anni della formazione fino alle realizzazioni più recenti. Circa sessanta le opere in mostra, a partire dalla riflessione sul punto di partenza posto intorno al 1910 con l’estensione degli interessi scientifici da parte dei divisionisti e dei loro studi sulla luce che li portarono a costruire immagini con linee di puro colore per ottenere una maggiore luminosità. Nel 1912, Giacomo Balla, con Compenetrazioni iridescenti, sviluppa queste idee e nella sua opera il gioco della luce diviene l’unico soggetto dell’opera. Il percorso espositivo si snoda tra i protagonisti dei vari decenni, dai Futuristi a Enrico Prampolini, dall’esperienza della Galleria del Milione di Milano con Lucio Fontana e Fausto Melotti fino alle sperimentazioni di Mauro Reggiani, Bruno Munari, Achille Perilli e Osvaldo Licini per terminare con l’arte informale e la sua enfasi per il gesto dinamico ed espressionista dell’artista – rappresentata dalle opere di artisti quali Afro, Emilio Vedova o Alberto Burri.
A show which retraces the adventures of twentieth-century avant-garde Polish art will be open through October 1st at the Matisse de Cateau-Cambrésis Museum near Lille. In fact, around 1925, Poland became an important point of reference for Eastern European art. Henry Berlewi, Wladyslaw Strzeminski, Katarzyna Kobro and Henryk Stazewsky were the four prominent figures who established the main international exchanges that deteremined the birth of the first collection of public art in Europe, in Loz. The exhibition, which presents about 120 works, including paintings, sculptures, photographs, and installations coming from Eureopean museums and collections, highlights the fact that these artists, as well, were driven by a Utopian quest for a collective happiness to which art could contribute. From Strzeminski and his wife Kobro, whotried to unify artwork to Berlewi, Hiller, Szewczyk and Starczewzki, who translated their abstract research through photographic procedures, up to work by four contemporary artists, the show offers a survey of a movement whose lesson is still followed by new generations of artists. Karol Hiller, Heliographische Komposition XXIV, prova alla gelatina argentata ottenuta per contatto con pellicola di celluloide incise/proof on silver gelatine made on contact with engraved celluloid film, 39,8x29,9 cm, 1938 (Centre Pompidou, Paris Musée national d’art moderne/Centre de création industrielle - © Photo CNAC/MNAM Dist. RMN / © Adam Rzepka). A destra/right, Paolo Mussat, Asimmetrico 5. Sotto/below, Jaume Pensa, Sitting Tattoo II, installazione resina, acciaio, luce/resin, steel, light, 2006.
reflection on its dawning, which is placed around 1910, when the pointillists extended their scientifc interests through their research on light. This led them to build images with lines of pure color to achieve greater brightness. In 1912, with iridiscent permeations, Giacomo Balla developed these ideas, and in his work the play of light becomes the only subject. The exhibition touches on the various protagonists from decade to decade, from the Futurists to Enrico Trampolini, from the experience of the Galleria del Milione in Milan with Lucio Fontana and Fausto Melotti to Mauro Reggiani, Bruno Munari, Achille Perilli, and Osvaldo Licini with their experimentations, and ends with informal art and its emphasis on the artist’s dynamic and expressionistic motion, represented by works by artists such as Afro, Emilio Vedova or Alberto Burri.
London’s Estorick Collection of Modern Art is hosting the exhibition “Italian Abstraction 1910-1960” through September 24th. The show is meant to offer an overall view of abstract Italian art and its different trends, from the years it began to the latest production. About sixty works are presented, beginning with a
Afro, The Man from Louisiana, tecnica mista su tela/mixed media on canvas, 150x100 cm, 1951 (Archivio Afro, Roma).
Ricerca fotografica Col titolo “Viaggio continuo”, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino presenta fino 24 settembre una rassegna dedicata alle immagini dell’eclettico fotografo torinese Paolo Mussat Sartor. La sua lunga e articolata carriera viene presentata attraverso una selezione di lavori, tra cui prevalgono quelli della serie Figure (2001-2005). Queste grandi immagini di corpi femminili rappresentano la parte più attuale del suo percorso di ricerca, iniziato nel 1985, in cui stampe fotografiche in bianco e nero sono trattate con la pittura a olio acquistando una nuova e indecifrabile identità. Tra le altre serie in mostra Nature (1973), Viaggi (1976-2002), Istantanee moltiplicate (1973-1990), ritratti di Artisti (1968-1990) e Magica città (1980) dedicata a Torino, Rose, Gambe, Asimmetrici.
Per la nave da crociera Pride of Hawaii, della NCL, la Somec di San Vendemiano (Treviso) ha costruito prima e montato poi i serramenti di tutte le cabine e delle relative balconate, delle balaustre per 1.500 metri, della plancia di comando e le vetrate, alcune anche tagliafuoco, delle aree pubbliche a protezione dei camminamenti. Tutte le 550 cabine passeggeri sono dotate sul lato esterno di una vetrata con serramenti scorrevoli a tenuta stagna, di un ballatoio in vetro prospiciente il mare, e di un divisorio tra balcone e balcone a protezione della privacy degli ospiti. Somec ha specificatamente realizzato per l’ambiente marino un serramento a tenuta stagna costituito da una chiusura che resiste nel tempo ai guasti provocati dalla salsedine e dalle pressioni esercitate dal vento impetuoso con pioggia. I test verificati hanno dato una resistenza di carico capace di far fronte all’onda anomala, riscotendo l’interesse dei costruttori edili dell’America Centrale, teatro di incalzanti e violenti uragani. Il brevetto Somec dei serramenti scorrevoli a tenuta stagna, anche relativamente agli elevati indici di abbattimento dei rumori, è stato di recente adottato nelle realizzazioni più innovative del settore civile come nel Qmile di Edimburgo progettato da Norman Foster. Altri brevetti Somec sono stati utilizzati per le porte e vetrate tagliafuoco e nella
plancia di comando, dove sono state impiegate vetrate riscaldate.
Maggior produttore mondiale di laterizi, Wienerberger assegna per la seconda volta il premio Brick Award dedicato alla migliore architettura europea in laterizio, destinando per l’occasione 21.000 euro. La scelta dei progetti vincitori è stata determinata da una giuria internazionale di architetti che ha valutato non solo la forma architettonica in termini di laterizio impiegato, ma anche la qualità funzionale degli edifici. Tra i 235 progetti partecipi, provenienti da 18 Paesi, ne sono stati selezionati 38 e successivamente i 5 vincitori. Il primo premio è spettato ai progettisti ungheresi Ferenc Csá Goly e Ferenc Keller per un complesso residenziale e per uffici; il secondo allo spagnolo José Ignacio Linazasoro, per la trasformazione di una chiesa in biblioteca; il terzo a Jan Soukup e John Pawson, per la nuova ala nord del convento dei trappisti a Novy Dvur in Boemia. I premi straordinari sono stati assegnati: il primo ad Antonio Monestiroli per l’ampliamento del cimitero di Voghera in Italia; il secondo a Ilse e Ulrich Königs per il progetto della chiesa st. Franziskus a Regensburg, in Germania.
Vent’anni prima
Comportamento acustico
Vento e acqua
Sono trascorsi vent’anni da quando nove società del settore laterizi (Celam, Ilas, Saba, Edilfornaciai, CoopCostruttori, Crc, Alan, Unieco e Ccpl) hanno costituito il Consorzio Alveolater. Con gli anni il marchio Alveolater si è fortemente imposto raccogliendo l’adesione di altre trentaquattro aziende. Successivamente è stata modificata la ragione sociale e si sono avvicendati orientamenti produttivi che hanno portato il numero dei soci a diciannove con 23 stabilimenti produttivi. In vent’anni il Consorzio ha immesso sul mercato 15 milioni e seicentomila tonnellate di blocchi, pari a 21 milioni di metri cubi, stimolandone la diffusione con una comunicazione a 360 grandi mediante documentazioni, guide, volumetti, siti internet, incontri, convegni e sul notiziario semestrale Alveolater Notizie. Impegnato su prossime e importanti iniziative, il Consorzio annovera diversi brevetti depositati, con il particolare successo di quello relativo ai blocchi a setti sottili, oggi più che mai alla ribalta, quale risposta efficace alla esigenza di isolamento termico degli stabili previsto dal decreto legislativo 192.
Si sono svolti lo scorso maggio due convegni promossi da Ondulit Italiana, rispettivamente a Roma e a Milano, con la collaborazione dell’Università la Sapienza di Roma e con il patrocinio di, Comune, Provincia, Ordine degli Architetti e Ingegneri delle due città dove si sono svolti. Il convegno ha inteso illustrare in modo sintetico i risultati di una ricerca condotta dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza, che ha evidenziato processi nuovi ed utili per la progettazione architettonica in termini di soluzioni ed esigenze tecnologiche attuali, riguardanti “Il comportamento acustico dei sistemi di copertura”. E’ stato trattato per l’appunto il tema del comportamento acustico dei sistemi di copertura metallici in rapporto alla vigente normativa a proposito del Rumore all’interno degli ambienti (Direttiva 2003/10/CE, 626/94, 277/91) e a proposito del Rumore nell’ambiente esterno (Normativa DPCM 14.11.1997 e Normativa DPCM 14.11.1997). La ricerca si è articolata in due fasi: la prima ha riguardato l’analisi dei requisiti prestazionali di dodici diversi sistemi di copertura; la seconda ha invece indagato sul comportamento fonoisolante di altri nove diversi sistemi.
Area di confine geografico e culturale, l’Alto Adige è spontaneamente aperto al pensiero di altre civiltà e attento a concetti diversi che, come nel caso della Cina, indicano modelli di vita in armonia tra uomo e ambiente. E su queste valutazioni proprio a Bolzano si è realizzato il Forum Galilei; un edificio che ripropone i principi della filosofia orientale Feng-Shui (vento e acqua), nel concetto armonico di simbiosi tra gli elementi naturali. Il complesso, che sorge su un’area prospiciente il centro cittadino coprendo una superficie di 5.283 mq e sviluppandosi su 7 piani, è stato voluto dal committente Podini Holding perché accogliesse attività commerciali, terziarie e uffici. E’ costituito da due corpi di fabbrica triangolari ben distinti, separati da una fascia libera di 10 metri. All’interno è stata realizzata una piazza. I progettisti, Stefano Mattei e Christian Paganini, nella logica filosofica della compenetrazione degli opposti, hanno creato ambienti di straordinaria vivibilità, dove l’elemento “serramento” ha un ruolo determinante in funzione delle forze della natura (vento, acqua, gelo). Nello specifico sono stati utilizzati i sistemi Schüco in vari ambiti, mentre tutto il rivestimento esterno è stato realizzato con montanti e traversi Schüco FW 50 +. La facciata è ripartita in un’alternanza tra serramenti fissi e apribili realizzati, quest’ultimi, con prodotti Schüco della serie Royal S 70 BS, con anta a scomparsa per ridurre l’impatto visivo, mentre i primi sono risolti con una lastra unica applicata dal pavimento al soffitto. Le porte appartengono invece alla linea Schüco Royal S 65.
Arte, donne, Europa In Saint Tropez Estate culturale a Saint Tropez, un’occasione in più per una visita alla rinomata località francese. Con Art’Fab si è infatti inaugurata la prima edizione di una serie di esposizioni che, coinvolgendo più luoghi della cittadina, presenta i lavori di 72 artisti contemporanei, di cui settanta donne. E’ infatti dedicata all’universo artistico femminile l’iniziativa che abbraccia diverse realtà europee restituendo un panorama articolato della creazione artistica di oggi, con la possibilità di scoprire territori ancora poco conosciuti. Conclusesi a fine agosto le mostre alla Salle Jean Despas e al Lavoir Vasserot, si protraggono fino all’8 e al 16 ottobre quelle alla Cittadelle e al Museo dell’Annonciade dove sono esposte sculture e istallazioni di artisti, uomini e donne, le cui espressioni e linguaggi evocano manifestazioni riconducibili all’immaginario femminile: fragilità, trasparenza, desiderio, protezione, grazia, piacere. Le curatrici, Susanne van Hagen e Danielle Gaudry Cazeau, e la giuria sono concordi nell’assegnare all’iniziativa un ruolo di piattaforma artistica al femminile, senza alcuna pretesa, né finalità, di rivendicazione di parte di superiorità o rivalità rispetto agli artisti uomini.
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Premio Brick Award
A tenuta stagna
A cultural summer in Saint Tropez, all the more reason to visit the famous French resort. With Art’Fab, in fact, the first edition of a series of exhibitions has been inaugurated; the event involves various parts of the town, presenting work by 72 contemporary artists, seventy of which are women. In fact, the initiative is dedicated to the universe of women artists, embracing different European realities and demonstrating an articulated panorama of today’s artistic creation, offering the possibility of discovering territories that are still little known. The end of August saw the conclusion of the shows at the Salle Jean Despas and the Lavoir Vasserot, while the exhibitions on at the Cittadelle and at the Museum of the Annonciade will be open – respectively – up to October 8th and 16th. These shows feature sculptures and installations by artists, men and women whose expressions and languages evoke events that can be ascribed to the female image: fragility, transparence, desire, protection, grace, pleasure. The curators Susanne van Hagen and Danielle Gaudry Cazeau, as well as the jury, agree in assigning a special role to the initiative: a women’s art platform whose purport and aim is far from any claim to superiority or rivalry toward men artists.
Ora in Germania Kerakoll, riferimento mondiale nel settore della chimica applicata all’edilizia, ha messo a punto un nuovo piano industriale che prevede un processo di forte penetrazione nel mercato tedesco iniziando con l’ampliamento della filiale Kerakoll Gmbh a Monaco, che precederà la realizzazione di uno stabilimento produttivo. La Germania, a tutt’oggi al primo posto tra i mercati europei per domanda del settore edilizio, rappresenta con Francia, Italia, Inghilterra e Spagna, quasi i tre quarti della specifica domanda europea. Le operazioni di intervento sul posto comprendono una chiara
Sfida progettuale politica commerciale e di prodotto, e un elevato livello di servizio grazie a un centro di Customer Service, in grado di fornire assistenza tecnica in tempo reale via web o via telefono o direttamente mediante la presenza di un tecnico sul cantiere. Il nuovo polo produttivo Kerakoll di Rubiera (RE), è attualmente il più moderno d’Europa, capace di soddisfare le specifiche e attuali esigenze dei mercati tedeschi, e di assicurare attenzione alla qualità e alla flessibilità produttiva. A guidare la nuova filiale sarà Hans-Dieter Albreit, manager di lunga esperienza.nel settore.
In occasione del Salone del Mobile 2006, la Scuola Politecnica di Design, in collaborazione con Gerbrüder Thonet Vienna (ora controlla da Poltrona Frau), hanno presentato Thonet Tomorrow; un’opportunità data a venticinque giovani designer internazionali di progettare con un parametro di riferimento storico come la “sedia Thonet”. La sfida rientra nel concetto aziendale aperto al confronto sperimentale con talenti emergenti. Hanno partecipato all’iniziativa le nuove leve del Master SPD 2005-2006, di età compresa tra i 23 e i 37 anni, provenienti da undici diversi Paesi e dalla stessa Italia. Per il progetto ritenuto più interessante è prevista l’opportunità di vincere un contratto con l’Azienda ed essere inserito nel catalogo prestigioso Thonet.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Settore tavolate
Cooperazione e assistenza
A capo di una delle più importanti e avanzate segherie del Nord Italia, Bellotti dispone attualmente di una nuova sega automatizzata dotata di sistema di misurazione computerizzata che, oltre all’incremento notevole della capacità produttiva, assicura una straordinaria flessibilità e rapidità. Nel reparto segheria vengono lavorate le principali specie legnose provenienti da tutto il mondo come il Teak Burma, le latifoglie africane (Mogani, Iroko, Niangon, Abura, Okumé) e le latifoglie americane. Altre importanti specie legnose sono commercializzate come tavolato segato all’origine, in particolar modo le latifoglie europee (Rovere, Acero, Faggio) e le conifere europee (Pino, Abete, Larice). La capacità produttiva elevata, la flessibilità operativa e la pronta disponibilità di circa 40 specie legnose, garantiscono un eccellente servizio alla clientela. I prodotti della segheria sono: tronchi segati e ricomposti; tavolame non refilato; tavolame refilato; tavolame prismato. I servizi aggiuntivi di trasformazione in semilavorato comprendono il taglio su richiesta, la piallatura e la sagomatura. Sono inoltre disponibili lamellari a tre strati per serramenti e pannelli mono/tre strati in più essenze, realizzati con lista intera o Finger Joint.
ABB, coerente con la propria filosofia aziendale che si rende partecipe dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente, ha contribuito alla realizzazione del nuovo ambulatorio medico-veterinario presso il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) nell’oasi WWF di Valpredina a Cenate Sopra (BG), con annessa sala operatoria chirurgica. Operativa sin dalla scorsa primavera, la struttura risiede in un edificio rurale posto al centro dell’oasi stessa, alla ristrutturazione della quale ABB ha
Costruire la sostenibilità partecipato fornendo i suoi prodotti per la distribuzione elettrica, nonché i quadri e gli interruttori di bassa tensione per la realizzazione dell’impianto elettrico. Il Centro Recupero Animali Selvatici del WWF di Valpredina, fa parte di una rete nazionale costituita da 15 centri preposti all’accoglienza di animali in condizioni di difficoltà, in grado di curarli adeguatamente, riabilitarli alla vita selvatica e possibilmente reintrodurli nel rispettivo ambiente naturale.
Vetrate geometricamente complesse OmniDecor si è manifestata nella sua pienezza formale e funzionale sulle estese facciate del nuovo palazzo del pattinaggio su ghiaccio di velocità (Short track), progettato per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, dalla multinazionale Hok sport Ltd e dallo Studio Zoppini Associati. Si tratta di 15.000 metri quadrati di vetrate che ne rivestono le poderose facciate laterali dalla complessa geometria, nella tipologia: grandi lastre in DecorFlou da 10 mm temperato stratificato laminato con pellicola bianco latte nelle dimensioni di 3x1,25
m, appese con un innovativo sistema appositamente studiato per avvolgere l’“Oval” in tutta la sua lunghezza. DecorFlou, lastre in vetro satinato ad alta trasmissione luminosa e ampio spettro diffusore, dispone dell’esclusiva tecnologia OmniDecor in diverse colorazioni in pasta. Di eccellente impatto e forte suggestione, nonché pratico e resistente, il prodotto si presta per innumerevoli applicazioni nella progettazione architettonica e nell’arredamento.
Sempre sotto controllo Activo, di Gewiss, è la nuova e avanzata centrale di controllo che consente la verifica e l’ottimizzazione del consumo energetico mediante un modo semplice e intuitivo di verifica dei parametri principali di funzionamento dell’impianto, dei consumi, di eventuali dispersioni, di sbalzi di tensione, e che permette di impostare i consumi massimi. Activo avvisa acusticamente del sovraccarico e interviene staccando quell’elettrodomestico identificato come non prioritario. Disponibile nelle due versioni da 12 e 24 moduli color titanio metallizzato, il nuovo centralino si connota per il design essenziale ed elegante, e perché ben integrabile con i prodotti della nuova Serie Civile Chorus. Grazie alla sua unità elettronica, Activo svolge diverse funzioni tra le quali l’indispensabile Salva Utenza – anti Black-out, e consente inoltre la programmazione di un’utenza prescelta, per un massimo di tre cicli nelle 24 ore (es. attivazione luci di casa o irrigazione).La funzione di diagnosi della centralina permette di distinguere inoltre la causa di un’eventuale anomalia. Infine, tra le numerose altre funzioni di monitoraggio, consente la visualizzazione dei parametri elettrici, quali la potenza istantanea, la corrente di dispersione verso terra e la potenza media prelevata.
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Cettina Gallo L’efficienza energetica degli edifici. Principi di sostenibilità e strumenti gestionali e di mercato. Aggiornato con il D.Lgs. n.192/2005 di attuazione della direttiva 2002/91/CE Il Sole 24 Ore, Milano 2006, 216 pp Da anni Cettina Gallo lavora alla promozione di un modo di costruire più sostenibile attraverso pubblicazioni e l’organizzazione di eventi mirati a sensibilizzare il grande pubblico e gli addetti ai lavori su questa imprescindibile tematica. Questo volume da lei presentato fa ora il punto sullo stato dell’arte del “costruire sostenibile” in Italia e sulla legislazione energetico-ambientale a livello regionale e locale. Ampio spazio viene dato all’analisi della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edificio e del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, di recepimento in Italia, nei suoi vari aspetti e con riferimento alle possibilità che si aprono per la progettazione solare attiva e passiva, attraverso anche esempi significativi di architetture sostenibili. Vengono evidenziati, inoltre i più recenti strumenti di mercato per l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici: il
sistema dei TEE (certificati bianchi), in Italia, e il progetto “White and Green” della Commissione europea; una serie di box approfondisce i vari argomenti trattati. Prerogativa dell’opera è, quindi offrire uno sguardo a 360° su una materia fortemente trasversale e in rapida evoluzione, focalizzando l’attenzione sul settore civile dal quale è più ragionevole aspettarsi risultati in termini di uso piu efficiente dell’energia e di riduzione delle emissioni di gas serra, con indiscutibili vantaggi per il clima, l’ambiente, la qualità della vita, l’economia, come anche l’architettura. In appendice i testi integrati del decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 27 luglio 2005, di attuazione dell’articolo 4, commi 1 e 2, legge n. 10/1991, e decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 di recepimento della direttiva 2002/91/CE.
Vicende d’arte Map of Italian Art Adachiara Zevi Peripezie del dopoguerra nell’arte italiana Einaudi, Torino 2005, ill. b/n, 596 pp Adachiara Zevi ripercorre le vicende dell’arte italiana nella seconda metà del XX secolo, disegnandone una mappa fatta di nodi temporali e tematici, di figure e movimenti che emergono di volta in volta sull’irrequieto panorama della cultura artistica e ne fissano nel tempo la fisionomia. L’ordine della descrizione è cronologico: Fontana, Burri, il neorealismo, l’informale e così via, fino ad approdare alla Transavanguardia e alle ultime, tumultuose avventure dell’arte d’oggi. Ma è la stessa autrice a darci il senso del suo lavoro, quando in chiusura definisce le sue pagine “avventurose, audaci, drammatiche, ideologicamente ed emotivamente coinvolte, ma anche leggere ironiche e dissacranti”, oltre che duramente ostili a ogni “revisionismo, omologazione e lassismo critico”, giudicati “tra i peggiori vizi e malanni del nostro tempo”. Il tono è narrativo, pur nella ricostruzione puntigliosa di biografie, eventi e polemiche, e la struttura espositiva rispetta
l’intricatezza degli intrecci e la loro guizzante ramificazione, ma tanto basta per tracciare non diremo una storia, impedita oltretutto dall’appassionata partecipazione dell’autrice alla ricostruzione degli avvenimenti e del resto nemmeno tentata, ma un rapido e sapido schizzo che illumina in controluce scenari, opere e autori. La denuncia delle tangenze e delle osmosi fra arte e architettura aggiunge spunti per riflessioni future sull’argomento. Maurizio Vitta Adachiara Zevi outlines a survey of Italian art during the second half of the twentieth century, drawing a map made of temporal and thematic factors, figures and movements that emerged one after the other on the restless panorama of artistic culture, fixing their physiognomy in time. She carries out her description in chronological order: But the author herself explains the sense of her work, when at the end of the book she
defines her pages as “adventurous, bold, dramatic, and involved from an ideological and emotional point of view, but also light, ironic and desecrating”, as well as very hostile to any kind of “critical revisionism, homologation and laxity”, which she considers “among the worst habits and misfortunes of our time”. Although the book is in a narrative style, it is very precise in its reconstruction of biographies, events and controversies, and its structure takes into account the intricacy of the various connected events and their interlinked vicissitudes. But, due to author’s passionate involvement in the reconstruction of the events she writes about, she does not even try to give a mere historical account of facts, but a quick, sharp outline that backlights – and thus highlights – scenarios, works and authors. Constant reference to the connection and osmosis between art and architecture adds useful cues for any kind of future thought or reflection on the subject.
Segnalazioni Convegno a tema Si è tenuto a Bari, lo scorso 15 giugno, presso la sede dell’Ordine degli Architetti, un convegno organizzato da Alubuild che ha trattato il tema “Rivestimenti esterni per facciate ventilate. La scelta dei materiali”. Relatori dell’incontro, che ha particolarmente analizzato le caratteristiche e i punti di forza dei pannelli compositi, sono stati Salvatore Negro, Iannone, Luigi De Nardo e Paolo Alberto Guidetti di Alubuild. Si è discusso in merito ai processi fotocatalitici ai quali può essere sottoposto il titanio, sulle caratteristiche che lo stesso acquisisce e come tale processo sia attualmente applicabile anche ai pannelli in titanio composito, per rendere ecologici i rivestimenti. E’ inoltre stato dibattuto il tema riguardante le caratteristiche delle facciate ventilate e i vantaggi che comportano in termini di isolamento termoacustico, approfondendo particolarmente le peculiarità e i punti di forza dei pannelli della serie Apolic/fr commercializzati da Alubuild, e disponibili in una vasta gamma di colorazioni e finiture sia come rivestimento esterno che per grandi applicazioni interne. Altro argomento di presentazione è l’utilizzo del software Quilibrì;
un programma “pay per use” che supporta gli addetti ai lavori nella preventivazione e nel calcolo computometrico dei rivestimenti. Restano disponibili, per quanti volessero essere aggiornati in merito, quattro siti facili da navigare, fitti di informazioni, schede tecniche da scaricare e con ogni possibile informazione: www.alubuild.it.
Nicholas Adams Skidmore, Owings & Merrill-SOM dal 1936 Electa, Milano 2006, 300 ill., 340 pp Opere come la Lever House, la sede della Pepsi Cola, 1 Chase Manhattan Bank a New York, l’Accademia dell’Aeronautica a Colorado Springs, il Telescopio Solare Robert R. McMath a Kitt Peak in Arizona, la Beinecke Library dell’Università di Yale a New Haven, lo stabilimento tipografico di “The Republic” a Columbus, e infine due supergrattacieli di Chicago, il John Hancock e la Sears Tower, sono risultati di exploits progettuali e di competenze costruttive che non temono paragoni. Il libro, pubblicato in occasione del 70° anniversario di SOM, è il primo a prendere in esame l'intera storia dello studio a partire dalla sua fondazione nel 1936.
Giacomo Colombo, con il contributo di Fabio Colombo Lo stato dell’arte nella progettazione degli edifici passivi Alinea Editrice, Firenze 2006, ill. a colori, 149 pp Il testo analizza nel dettaglio, con fotografie, disegni e dettagli costruttivi, sei esempi di realizzazione di edifici a standard “Passivhaus”, confrontandoli seguendo un percorso comune, per evidenziare come, in luoghi caratterizzati da climi, sistemi costruttivi e modi di vivere diversi, vengano ugualmente raggiunti i requisiti e le prestazioni necessario a soddisfare una richiesta energetica per il riscaldamento/raffrescamento, inferiore ai 15 KWh/m2a, pari a circa il 20% del consumo di un edificio normale.
Decio Giulio Riccardo Carugati Foppapedretti Electa, Milano 2005, ill. colori, 156 pp La storia della Foppapedretti è esemplare nel settore della storia dell’industria italiana, e i testi di Beba Marsano, Matteo Vercelloni e Maria Sebregondi ne sottolineano le vicende inserendosi in un fitto reticolo di illustrazioni e immagini.
Karla Kowalski Monsters And Other Truths / Monster Und Andere Wahrheiten Editor/Herausgeber Werner Durth, Jovis Verlag 2006, 200 ill. a colori, 208 pp Creature fantastiche disegnate o modellate nella creta danno un panorama della varietà del lavoro dell’architetto Karla Kowalski. Da anni, lei e il partner Michael Szyszkowitz sono stati acclamati a livello internazionale per le loro opera architettoniche, che hanno ricevuto numerosi premi. In questo libro Karla
Kowalski offre ai lettori una prima visione dei suoi lavori creativi al di fuori della sfera architettonica. Giovanni Simonis Costruire sulle Alpi-Storie e attualità delle tecniche costruttive alpine Edizioni Tararà, Verbania 2006, ill. a colori, 278 pp Anni di ricerca sul campo, di analisi comparata di costruzioni, distribuite geograficamente sull'intero arco delle Alpi e temporalmente lungo numerosi secoli, fanno emergere, in questo ricco testo, sorprendenti insegnamenti. Il libro esamina le tecniche costruttive alpine: la casa di pietra, la casa di legno, la struttura del tetto, la copertura di pietre sottili, la copertura di beola, la copertura di legno, la copertura di paglia, il tetto freddo, la pendenza dei tetti, l'intonaco, le decorazioni a collarino, graffito e pittura. Con il corredo di centinaia di foto a colori, alcune decine di stampe e foto storiche in bianco e nero e centinaia di disegni (assonometrie, piante, prospetti e dettagli), il testo rappresenta emblematicamente alcune dimore alpine storiche in tutte le Alpi. Il libro propone il recupero di risorse per la vita delle comunità montane attraverso un profondo ripensamento dell’architettura e del suo rapporto con l’ambiente, il paesaggio e le vecchie e nuove attività umane.
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
+ europaconcorsi
Scadenza/Deadline: 22/11 Monte premi/Total prize money: 260.000 Euro Per informazioni: ThyssenKrupp Academy Altendorfer Stra§e 120 Essen, Germany Internet: www.thyssenkrupp-competition.com
Giappone / Japan Belgio / Belgium Leuven Writings in Architectural Education Premio per scritti inediti per o sull’educazione architettonica aperto a tutti gli studenti di istituti affiliati EAAE, sul tema “Recuperare l’architettura di luoghi urbani dimenticati”/The EAAE prize for “Writings in Architectural Education” rewards the best unpublished writings for or on architectural education every two years. The competition is open to all students of architecture enrolled in an educational institution affiliated to the EAAE. This edition title is “Recovering the Architecture of Forgotten Urban Spaces” Scadenza/Deadline: 22/10 Per informazioni: European Association for Architectural Education Secretariat c/a Lou Schol Kasteel van Arenberg 1 B-3001 Leuven Tel ++ 32 016321694 Fax ++ 32 0)6321962 Internet: www.eaae.be/eaae2/ awards.php?show=awards&type=23 E-mail: aeea@eaae.be
Corea del Sud / South Corea Seoul The 6th Space Prize for International Students of Interior Design Concorso internazionale per studenti per I migliori progetti di architettura degli interni/International prize open to students for the best interior design projects Scadenza/Deadline: 21/9 Per informazioni: Space Prize 219 Wonseo-dong, Jongno-gu Seoul 110-280 Internet: www.space-prize.com
Germania / Germany Essen ThyssenKrupp Quarter in Essen Concorso internazionale per la nuova sede Tyssen Krupp a Essen da realizzare su un terreno di circa 15 ha nella città tedesca. Il complesso ospiterà 2.000 impiegati e deve prevedere un edificio per la Tyssen Krupp Academy, un centro convegni e un albergo/ThyssenKrupp AG is planning the ThyssenKrupp Quarter in Essen, to be built on an inner-city plot of approx. 15 hectares. Projected for a total of over 2,000 staff, it will constitute the new ThyssenKrupp Headquarters as well as other office and administrative buildings of the Group. Besides a multi-purpose building housing the ThyssenKrupp Academy, Conference Center and hotel, the project includes other uses with a total of approx. 100,000 sq m of gross-floor area (GFA). The ensemble is to be executed as an outstanding piece of innovative architecture
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Tokyo Shinkenchiku Residential Design Competition 2006: Planless House Concorso per residenze che indaghi i temi della divisione spaziale delle abitazioni e proponga soluzioni per ambienti senza planimetria di base This is a competition for the Planless House. It is generally thought that the plan is a means for describing lifestyle. The fundamental principle of this descriptive technique is division through the device of walls. People understand the lines on a drawing indicating the walls as describing the essence of a house. Yet should a house be walls? Why can we not describe a house just by furniture? Why can we not describe a house just by tableware? Or what about a descriptive method using only floor textures? Or it would also be possible to describe a house in terms of air temperature or malodorous places due to wind flows. If this is investigated more thoroughly, the house could also be said to somehow become a manifestation of its era. The competition thus concerns a “planless” condition Scadenza/Deadline: 11/9 Monte premi/Total prize money: 1,500,00 Yen Per informazioni: Entries Committee, Shinkenchiku Residential Competition 2006 Shinkenchiku-sha, Co., Ltd. 2-31-2, Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo 113-8501 Internet: www.japan-architect.co.jp/ english/5info/index.html
Gran Bretagna / Great Britain London The Architectural Review Awards for Emerging Architecture Premio per progetti realizzati da architetti under 45/International award for projects realized by architects under 45 years of age Scadenza/Deadline: 12/9 Monte premi/Total prize money: 15,000 £ Giuria/Jury: Christine Binswanger, Peter Davey, Mark Dytham, Kim Nielsen, Benedetta tagliabue, Paul Finch Per informazioni: The Architectural Review c/o Lynne Jacson Internet: www.arplus.com E-mail: lynne.jackson@emap.com
Italia / Italy Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres, Pietre Native e Padana Piscine
International competition for works of architecture showing and enhancing the technical and expressive potentialities of porcelained grès, Granitogres, Marmogres, Native Stones and Padana Piscine Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 Fax +39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it
Cinisello Balsamo (Milano) Artzept 2006 Concorso internazionale di design per il progetto di uno “Snack-Bowl Set”/International design competition for the project of a “Snack-Bowl Set” Scadenza/Deadline: 25/10 Primo premio/First prize: 10.000 Euro Per informazioni: Zepter International Bridmarketing Via Sibilla Aleramo 13 20092 Cinisello Balsamo (MI) Internet: www.artzept.com
Faenza (Ravenna) Il Colore: materia per l’architettura Premio per le migliori architetture che abbiano impiegato il colore per la definizione tecnica e formale degli ambienti interni ed esterni/Award for the best architectures in which colour has been used to technically and formally defining the interior and exterior spaces Scadenza/Deadline: 1/12 Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Giuria/Jury: Eric Dubosc, Rafael Vila y Rodriguez, CesareStevan, Giancarlo Rosa, Fabrizio Biachetti, Aldo Bottoli, Marco Lissoni, Andrea Negri Per informazioni: Faenza Editrice c/a Flavia Gaeta, Roberta Ponci Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 E-mail: concorso@faenza.com
Milano Riabita Concorso nazionale per l’individuazione e la valorizzazione di interventi recenti relativi alle tipologie: casa di vacanza, seconda casa Scadenza: 20/9 Monte Premi: 10.000 Euro Per informazioni: Rima Editrice Viale Sarca 243 20126 Milano Tel. 02 66103539 Fax 02 66103558 Internet: www.rimaedit.it E-mail: rima@rimaedit.it
Segnaletica 2006 Concorso per la realizzazione della segnaletica dedicata ai vecchi e nuovi servizi offerti dal Circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano/Competition for the design of the signals system for old and new services offered by Bertolt Brecht Cultural Centre in Milan Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: Circolo Culturale Bertolt Brecht Concorso Segnaletica 2006 Via Giovanola 21/C 20142 Milano Internet: www.bertoltbrecht.it/ concorsi/segnaletica.htm E-mail: segnaletica2006@bertoltbrecht.it
AGENDA
Oderzo (Treviso)
Zurich
Premio di Architettura “Città di Oderzo” Premio per opere realizzate negli ultimi cinque anni nel territorio delle regioni Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia Scadenza: 25/9 Giuria: Carlo Magnani, Pio Baldi, Sebastiano Brandolini, Fulvio Irace, Vittorio Savi, Jordi Querol Piera
Shrinkage Worldwide Award 2006 Concorso internazionale per un poster multiuso che espplori, divulghi, preveda e sintetizzi l’dea di “contrazione” in natura, nella cultura e nella vita quotidiana/Open international design competition for a multidisciplinary multiuse poster to explore, divulge, foster, sensitize, awaken, “shrinkage” nature, culture and experience Scadenza/Deadline: 15/9 Giuria/Jury: C.Eggenberger, L.Galati, G.Rodriguez, S. G Shahneshin, M.Weinberg Staber
Per informazioni: Oderzo Cultura Internet: www.oderzocultura.it E-mail: premioarchitettura@oderzocultura.it, infotreviso@archiworld.it
Roma Ri-Progettare per tutti – un patrimonio architettonico proiettato nel futuro Il Concorso è finalizzato alla selezione e alla raccolta in una pubblicazione, a cura della Camera dei Deputati, dei dieci migliori progetti volti a rendere parimenti accessibili e fruibili a una utenza ampliata – anziani, disabili, bambini – attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili di proprietà pubblica o comunque aperti al pubblico, che presentino interesse artistico, storico o culturale. Al fine della selezione i progetti saranno suddivisi in tre categorie: tesi di laurea; progetti non realizzati; progetti realizzati. Fra i progetti pervenuti saranno selezionati quattro lavori tra le tesi di laurea, quattro lavori fra i progetti non realizzati e due lavori tra i progetti realizzati Scadenza: 31/12 Per informazioni: Camera dei Deputati Internet: www.camera.it
Svezia / Sweden Stockholm The Stockholm Public Library Concorso internazionale per l’ampliamento della Biblioteca Pubblica di Stoccolma/International two stage architectural competition for the extension of the Stockholm Public Library Scadenza/Deadline: 27/10 Per informazioni: Internet: www.arkitekt.se/asplund
Svizzera / Switzerland Genève 10th Aga Khan Award for Architecture Il premio per l’Architettura Aga Khan riconosce esempi di eccellenza in vari settori dell’architettura, della conservazione e dell’ambiente nei paesi Islamici/The Aga Khan Award for Architecture recognises examples of architectural excellence that encompass contemporary design, social housing, community improvement and development, restoration, re-use, and area conservation, as well as landscaping and environmental issues in Islamic countries Scadenza/Deadline: 15/10 Per informazioni: The Aga Khan Development Network 1-3 Avenue de la Paix, 1211 Geneva 2, Switzerland Internet: www.akdn.org/agency/aktc_akaa.html
Per informazioni: Shrinkage Worldwide Award 2006 Shahneshin Foundation P.O.Box 1211 CH-8700 Kuesnacht-Zurich Tel. + 41 43 5400026 Fax +41 43 5400027 Internet: www.shahneshinfoundation.org E-mail: awards@shahneshinfoundation.org
USA Chicago Ceiling Innovation Awards for Design Excellence Concorso per professionisti che abbiano realizzato progetti – tra gennaio 2002 e novembre 2006 – in cui il sistema soffitto includa almeno il 50 per cento di prodotti Chicago Metallic/The contest is open to industry design professionals who have completed projects in which the ceiling system comprises at least 50 percent Chicago Metallic product. The projects must have been completed between January 2002 and November 2006. Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Chicago Metallic 4849 South Austin Avenue Chicago, IL, 60638 USA Internet: www.chicagometallic.com
Makawo International Bamboo Building Design Competition Concorso internazionale per il progetto di edifici e strutture in bamboo/Bamboo Technologies of Maui has launched the first International Design Competition for Structural Bamboo Buildings Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 15/1/2007 Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Giuria/Jury: David E. Sands, David Greenberg, Simon Velez, Linda Garland, Shyam K. Paudel, Dean Johnston Joerg Stamm, Bart Trudeau, Jennifer Siegal, Howard Davis Per informazioni: International Bamboo Building Design Competition 1156 Makawao Avenue Makawao HI 97678 Internet: www.bamboocompetition.com/ E-mail: info@bamboocompetition.com
WEB Archiprix International Concorso internazionale per i migliori progetti di laurea presentati a partire dal 1/9/2004/International competition for the best graduation projects for designers graduated since 1/9/2004 Scadenza/Deadline: 15/9 Per informazioni: Internet: www.archiprix.org
+ europaconcorsi
Affidamenti
La Spezia
Osnago (Lecco)
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Elenco professionisti Avviso di selezione per curricula per l’Affidamento con procedura ad evidenza pubblica di incarichi di importo complessivo non superiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12
Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12
Italia / Italy Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)
Feltre (Belluno) Elenco professionisti Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: progettazione, direzione lavori, coordinamento per la sicurezza ex D. Lgs. 494/1996, rilievi, frazionamenti, accatastamenti, collaudi statici e tecnico-amministrativi, pratiche prevenzioni incendi Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Feltre Piazzetta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it
Gorla Minore (Varese) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Creazione dell’elenco dei Professionisti disponibili per l’affidamento di incarichi di servizi con onorario stimato inferiore a 100.000 euro. Tipologia degli incarichi: 1. Progettazione architettonica, 2. Progettazione strade-fognature; 3. Progettazione verde pubblico e arredo urbano; 4. Progettazione strutturale; 5. Progettazione impiantistica (impianti meccanici e speciali e impianti elettrici); 6. Coordinamento sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione delle opere; 7. Restauratore con esperienza quinquennale; 8. Rilievi, procedure catastali e predisposizione documentazione ai fini espropriativi; 9. Collaudatore tecnico-strutturale e tecnico-amministrativo; 10. Adempimenti secondo D.Lgs. 626 e trattamento rischio amianto; 11. Redazione piani cimiteriali Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Gorla Minore Carlo Maria Gatti Responsabile dell’Area Lavori Pubblici/Manutenzioni Tel. 0331 607225 Fax 0331 607224 E-mail: m.mari@comune.gorlaminore.va.it
Per informazioni: Provincia di La Spezia Area 10 Via Vittorio Veneto 2 19100 La Spezia
Montemiletto (Avellino) Elenco professionisti Avviso pubblico per predisposizione elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento di incarichi di servizi relativi all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Montemiletto Via Roma 3 83038 Montemiletto (AV) Tel. 0825 963003 - 963252 Internet: www.comune.montemiletto.av.it
Morciano di Romagna (Rimini) Manutenzione cimitero comunale Pubblicità relativa alla costituzione di Unità di Progetto per lo svolgimento di attività tecnico-amministrative connesse alla progettazione ed esecuzioni di lavori pubblici compresi nell’elenco annuale 2006. Importi inferiori a 100.000 Euro per la Manutenzione straordinaria del cimitero comunale Scadenza: 11/10 Per informazioni: Comune di Morciano di Romagna, Servizio lavori pubblici-patrimonio Piazza del Popolo 1 47833 Morciano di Romagna (RN) Internet: www.morciano.it/
Napoli Elenco professionisti Dovendo questa Direzione Regionale acquisire, ai sensi dell’art. 62 del D.P.R.554/99, professionalità per il conferimento di incarichi, per importi inferiori a 100.000 Euro per prestazioni relative a: 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnicoamministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Coordinamento sicurezza Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania Castel dell’Ovo Via Eldorado 1 80132 Napoli Tel. 081 2464111 Fax 081 7645305 E-mail dirregcampania@beniculturali.it
Nova Milanese (Milano) Elenco professionisti (incarichi fiduciari di progettazione) Aggiornamento permanente elenco professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse di importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 8/9/2008 Per informazioni: Comune di Nova Milanese Elettra Bresadola Tel. 036 2374335 E-mail: elettra.bresadola@novamilanese.it
Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net
Pianezza (Torino) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Formazione di un elenco di professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 25/6/2008 Per informazioni: Comune di Pianezza Piazza Napoleone Leumann 1 10044 Pianezza (TO) Tel. 011 9670000 Fax 011 9670295
Pisa Elenco professionisti Costituzione dell’elenco dei professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l’attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ente-Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it
Roma Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12 Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione Internet: www.cnipa.gov.it
Teramo Elenco professionisti Avviso per affidamento incarichi di progettazione di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” Via Campo Boario 64100 Teramo Unità Gestione del Patrimonio Tel 0861 332320
217 l’ARCA 103
AGENDA Torino Elenco professionisti Predisposizione di elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento fino a 100.000 Euro - di servizi attinenti all’architettura ed all’ingegneria, anche integrata, e gli altri servizi tecnici concernenti: la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo e di quello esecutivo, o parti di essi, la direzione lavori, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, la verifica degli elaborati progettuali, le attività tecnicoamministrative connesse alla progettazione di lavori pubblici e infine l’affidamento di collaudi (finali, in corso d’opera o statici) Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Torino Servizio Contratti Via Maria Vittoria 12 10123 Torino
Esecuzione di indagini geognostiche Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati, ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza ): 672.493,05 Euro Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano - Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116
Treviso Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore alla soglia comunitaria; tipologie di prestazione: progettazione e/o direzione lavori e/o supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori delle seguenti tipologie di opere: opere stradali, opere civili, opere strutturali, impianti tecnologici, progettazione o supporto agli atti di pianificazione stradale, coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione, collaudatore statico, collaudatore tecnico-amministrativo, rilievi topografici, visure catastali presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali, perizie di stima, indagini geognostiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Treviso Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016
Triora (Imperia) Elenco professionisti Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Triora Corso Italia 9 18010 Triora (IM) Tel. 0184 94049 – 0184 94310 Fax 0184 94164
104 l’ARCA 217
+ europaconcorsi
Varese Elenco professionisti per le zone nucleari di competenza della NDFMU Lo scopo dell’appalto è l’esecuzione di servizi di ingegneria, architettura e consulenze tecniche, da svolgere principalmente all’interno delle zone nucleari di competenza della NDFMU (Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit) all’interno del Centro comune di ricerca di Ispra. L’elenco dei candidati preselezionati stilato a seguito del presente avviso sarà utilizzato esclusivamente nell’ambito di appalti di servizi il cui valore presunto sia inferiore alla soglia (attualmente 154.014 Euro) Scadenza: 26/4/2008 Per informazioni: Commissione Europea, Centro comune di ricerca (CCR) Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit Sig.ra I. Borgotti TP 800 21020 Ispra (VA) Fax 0332 789108
Vicenza Elenco professionisti Avviso pubblico per l’affidamento di incarichi professionali per i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria Scadenza: 31/12 Per informazioni: Vi.abilità S.p.A. Via E. Fermi 265 Tel. 0444 385711 Internet: www.vi-abilita.it
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Austria Langenlois Loisium Hotel Wine & Spa Resort Private Plots and Public Spots Symposium 30/9 Per informazioni: Internet: www.privateplots.at/en/award.html
Belgio / Belgium Kortrijk Kortrijk Xpo Interieur 06 20° Biennale Internazionale per il design di interni creativo 20th International Biennale for creative interior design 13/10-22/10 Per informazioni: Febelux Internet: www.inteireur.be
Canada Toronto Metro Toronto Convention Center Construct Canada Design Trends Toronto 29/11-1/12
Per informazioni: Internet: www.constructcanada.com, www.designtrendstoronto.com/ tor/index.html
Cina / China Beijing Beijing New Century Hotel IASS 2006 Convegno internazionale sulle strutture spaziali e di copertura/International conference on spatial and shell structures 16/10-19/10 Per informazioni: Secretariat IASS 2006 Beijing University of Technology Beijing 100022 Tel./Fax +86 10 67391496 Internet: www.iass2006.cn E-mail: IASS2006@spast.org.cn
Corea del Sud / South Korea Seoul University of Seoul First International Conference on Digital Architecture and Construction 19/9-21/9 Per informazioni: Katie Banham Conference Secretariat Digital Architecture & Construction 2006 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/conferences/ digital06/index.html E-mail: kbanham@wessex.ac.uk
Francia / France La Seyne-sur-Mer Villa Tamaris-Centre d’Art Dominique Rouillard: Archigram à Monte-Carlo: Le balnéaire au futur? 22/9 Florence Morali, Monique Reyre: Siempre Cuba 17/11 Nathalie Bertrand: Du Yali au Nèo-Ottoman, le ribìvage architecturé du Bosphore 15/12 Per informazioni: Rencontres Orient-Occident Villa Tamaris-Centre d’art Avenue de la Grande Maison 83 500 La-Seyne-sur-Mer Tel. +33 06 32112896 Internet : www.rencontresorientoccident.org
Germania / Germany Frankfurt The Arabella Sheraton Congress Hotel International Symposium of Engineering IT 10/10-11/10 Per informazioni: Aveva Internet: www.aveva.com
Gran Bretagna / Great Britain London
Victoria & Albert Museum Lecture Theatre Renaissance Home: Art and Life in the Italian House 1400-1600 17/11-18/11 From Cane Field to Tea Cup: The Impact of the Transatlantic Slave Trade on Art and Design 23/2/2007-24/2/2007 Per informazioni: Victoria and Albert Museum Internet: www.vam.ac.uk
Italia / Italy Milano Politecnico di Milano Bovisa Architettura e Ingegneria dei servizi pubblici. Polisanità 2006 Progettazione e gestione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie (Direttore del Corso: Prof. Arch. Luigi Chiara) 8-15-22-29/9 e 6/10 Per informazioni: Segreteria tecnica Tel. +39 02 86998504 Fax +39 02 86998425 E-mail: archiara@tiscalinet.it, luigi.chiara@polimi.it Segreteria amministrativa Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Michele Polverino Tel. +39 02 23995020 Fax +39 02 23995080 E-mail: michele.polverino@ceda.polimi.it Internet: http://formperm.elet.polimi.it/mainEx.asp
Roma Fiera 42a Settimana della vita collettiva: Efficienza energetica e qualità ambientale nelle strutture collettive: strumenti e opportunità 17/11-20/11 Per informazioni: Sevicol Giacinta d’Agostino Sevicol srl Via Vigliena, 10 00192 Roma Tel. 06.3230177, 347 1807638 Internet: www.sevicol.it E-mail: stampa@sevicol.it
Svizzera / Switzerland Ginevra University of Geneva Clever Design, Affordable Comfort: a challenge for low energy architecture and urban planning 6/9-8/9 Per informazioni: PLEA 2006 Tel + 41 022 3797833 Fax + 41 022 379 78 30 Internet : www.unige.ch/formcont/ plea2006/plea2006_welcome.html, www.architecture.com/go/Events/ Events_2210.html E-mail: contact@plea2006.org
Turchia / Turkey
AGENDA Efficiency Leadership Conference 18/10 Per informazioni: WGBA Internet: www.wgba.org
New York MoMA Body Building: An Exploration of Avant-Garde Architecture and Furniture Design (Lecture) 17/9 Per informazioni: MoMA Internet: www.moma.org/events
Per informazioni: GAEA Internet: www.mimed.net
USA
Earls Court 1 100% Light-100% Design 2006 21/9-24/9
Madison
Per informazioni: Internet: www.100percentlight.co.uk/page.cfm, www.100percentdesign.co.uk
Monona Terrace and Convention Center Sustainability and Energy
Fino al/through 22/10 Santiago Calatrava Fino al/through 10/12
Finlandia / Finland Jyvaskyla Alvar Aalto Museum Less and More - Extending the Rational in Architecture 13/6.1/10
Francia / France
San José
Hyèeres
McEnery Convention Center Solar Power 2006 16/10-19/10
Villa Noailles Design Parade 9/7-17/9
Per informazioni: PG&E Internet: www.pge.com
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Austria Vienna MAK Yves Klein: Air Architecture 15/3-24/9 Josef Hoffman-Carlo Scarpa: On the Sublime in Architecture 29/5-29/10 Cantilever Chairs: Architectural Manifesto and Material Experiment 14/6-29/10 Prototypes-Next Generation: Industrial design from Linz 18/10-18/2/2007 Architektur Zentrum Dominique Perrault – Meta-Buildings 6/7-23/10
Canada Grand-Métiz / Quebec Reford Gardens International Garden Festival www.jardinsmetis.qc.ca
24/6-1/10
Montreal CCA Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism 26/10/2005-10/9
Taskisla ITU Faculty of Architecture Global Area for Architectural Education 15/11-17/11
+ europaconcorsi
Cina / China Beijing National Museum of China ABB2006 - 2nd Architectural Biennial Beijing 26/9-6/10
Danimarca / Denmark
Nice Forum d’Urbanisme et d’Architecture 10 Projets Urbains pour Nice, demain 15/6-15/9
Orléans Site des Subsistances militaires ArchiLab 2006 Japon 7e rencontres internationales d’architecture d’Orléans Faire Son Nid Dans La Ville/Nested In The City 21/10-23/12
Paris Musée des arts et métiers Bétons: étonnez-vous 31/5-5/11
Germania / Germany
Fino al/through 2/10
London
Rotterdam
Design Museum Designing Modern Britain Fino al/through 3/12 My World - The New Subjectivity In Design 10/6-10/9 Formula One - The Great Design Race 1/6-29/10 My World - The New Subjectivity In Design 10/6-10/9
NAI FollyDock Fino al/through 24/9 Spectacular City - Photographing the Future 23/9-7/1/2007
Victoria & Albert Museum Leonardo da Vinci : Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2006 Barbican Art Gallery, Barbican Centre Future City: Experiment and Utopia in Architecture 1956 - 2006 15/6-17/9 Serpentine Gallery Infatable Canopy by Rem Koolhaas and Cecil Balmond 13/7-15/10
Manchester Cube Interventions 16/6-16/9
Italia / Italy Palermo Orto Botanico Bambù: botanica, design e architettura 28/7-30/11
Berlin
Parma / Reggio Emilia / Modena
Aedes am Pfefferberg Swiss Shapes & Zurich Happens 31/7-21/9
Varie sedi Festival dell’Architettura
Aedes West Thomas Kesseler, Düsseldrof 4/8-14/9 Delugan Meissl Associated Architects 6/10-8/11
Frankfurt Dam The Architecture of Gottfried Boehms 26/8-5/11 Wine Architecture 5/9-26/11 Householding in Frankfurt/Main 7/9-1/10 High-Society, High-Rises 19/11-4/2/2007 Original resopal. The Aesthetic of the Surface 25/11-11/2/2007 Verena Dietrich 6/12-28/1/2007
Weil am Rhein Vitra Design Museum Joe Colombo: L’invention du Futur 21/1-10/9
Gran Bretagna / Great Britain
Copenhagen
Glasgow
Danish Architecture Centre Kid Builders
The Lighthouse Metis
Olanda / Holland
www.festivalarchitettura.it
23/10-29/10
Rivoli (Torino) Castello Carlo Mollino 19/9-7/1/2007
Roma Casa dell’Architettura Cinque installazioni per un anno Fino al/through 16/9
Torino GAM Carlo Mollino 19/9-7/1/2007
Venezia Biennale di Architettura 10/9-19/11 Palazzo Zorzi Finalisti Concorso Internazionale “Celebrazione delle città: un’idea per la città” 8/9-10/11
Verona Byblos Art Gallery Gaetano Pesce 22/9-28/10
Spagna / Spain Barcelona City History Museum/Casa Padellas GATPAC 1928-1939. A new architecture for a new city 19/5-8/10
Svizzera / Switzerland Mendrisio Galleria dell’Accademia di Architettura Venezia, progetti di diploma: Stanislaus van Moos 15/7-15/10
USA Cambridge Harvard University Graduate School of Design Constructing the Swiss Landscape, MA, 02138 USA 30/11-15/1/2007 Museum of Contemporary Art Sustainable Architecture in Chicago 9/9-6/1/2007
Los Angeles LACMA Glass: Material Matters 30/4-10/12 Sci-Arc Gallery Neil M. Denari 4/8-17/9 MAK Center The Gen(h)ome Project 20/9-21/1/2007
Monterey CA Maritime Museum of Monterey Auditorium Visions of Utopia Fino al/through 17/11
New York Noguchi Museum Best of Friends: R.Buckminster Fuller and Isamu Noguchi 19/5-15/10 Museum of Arts and Design Simply Droog 10 + 2 Years of Creating Innovation and Discussion 14/9-14/1/2007 The Museum of Modern Art Artist’s Choice: Herzog & de Meuron, Perception Restrained 21/6-25/9
Palm Springs Art Museum A Point of Convergence: Architectural Drawings and Photographs 3/6-21/1/2007
217 l’ARCA 105
AGENDA Philadelphia ICA Peter Eisenman and Laurie Olin Settembre/September
San Francisco Aviation Museum Architecture of Airport Control Towers 1/6-1/1/2007
San Jose Museum of Art Suburban Escape: The Art of California Sprawl 28/5-10/9
Washington National Building Museum Prairie Skyscraper: Frank Lloyd Wright’s Price Tower 17/6-17/9
+ europaconcorsi
Canada Montreal Museum of Fine Arts ItuKiagâtta 29/6-8/10 Sound and Vision: Photographic and Video Images in Contemporary Canadian Art 29/6-22/10 Girodet: Romantic Rebel 12/10-21/1/2007
Cipro / Cyprus Nicosia Manifesta 6 European Biennial of Contemporary Art 23/9-17/12 www.manifesta.org
Corea del Sud / South Korea Busan
Mostre d’arte Art Exhibitions
Busan Metropolitan Art Museum Busan Biennale 2006 27/5-15/11
http://busanbiennale.org/eng_index.htmll
Gwangju Gwangju Biennial 2006 8/9-11/11 www.gwangju-biennale.org
Australia Brisbane Queensland Gallery of Modern Art APT 2006 Asia-Pacific Triennial Novembre/November www.qag.qld.gov.au/apt
Austria Vienna Kunstforum Raising Stars 16/10-31/10 MAK The Soul Remains the Same: Creating Spaces in the MAK 26/4-29/10 Jenny Holzer: Sharp Dialectics in the Charged Field of Art and Politics 16/5-17/9 Chapeau!-Didier Roth Sculptural Fingerwear 7/6-29/10 Kunsthaus Summer of Love 12/5-17/9 Giger in Vienna 24/5-1/10 Wiener Secession Isa Genzken David Lamelas 6/7-10/9
Brasile / Brazil Sao Paulo 27th São Paulo Biennial 8/10-17/12
http://bienalsaopaulo.globo.com
106 l’ARCA 217
Danimarca / Denmark Copenhagen NY Carlsberg Glyptotek The Architecture of the Glyptotek 28/6-31/12 Whispers – Works on paper by Ian Mc Keever 28/6-31/12
Francia / France Aix-en-Provence Musée Granet Cézanne en Provence 9/6-17/9
Arles Rencontres d’Arles 4/7-17/9
Briey-en-Foret La Galerie Blanche Papier Peint: la peau intérieure 30/6-5/11
Carquefou Frac de Pays de la Loire Martin Boyce : Electric trees and telephone booth conversations Andrew Miller – Other People’s Time 9/7-8/10
Delme Centre d’art contemporain La Synagogue de Delme Jeppe Hein 1/7-17/9
Gétigné-Clisson Domain Départemental de la Garenne Lemot Chambre avec vues 23/5-29/10
Grenoble Musée de Grenoble David Tremlett Retrospective 1969-2006 8/7-24/9
La-Cateau-Cambrésis Musée Matisse Avant-gardes Polonaises, dialogues historiques depuis Malevitch 2/7-1/10
Le Puy-en-Velay Musée Crozatier Charles Maurin (1856-1914), peintre symboliste 17/6-30/9
Lille Centre Euralille Lille 3000: Bombayser de Lille 14/10-14/1/2007
Lyon-Fourvière Musée gallo-romain Par Toutatis! La Religion des Gaulois 30/6-7/1/2007
Nice MAMAC Jean Pierre Raynaud: Les "Raynaud de Raynaud 25/3-10/9
Paris Centre Pompidou Jean Bazaine 21/6-11/9 Alfred Manessier 21/6-11/9 James Turrell, Alta White 8/3-25/9 Fabrica: Les yeux ouverts 6/10-6/11 Le Mouvement des image 29/3-29/1/2007 Jeu de Paume-Espace Concorde Lee Friedlander 19/9-31/12 Jeu de Paume-Hôtel Sully Viva - Une agence photographique 1972/1982 20/6-10/9 Joel Meyerowitz 3/10-24/12 Musée d’Orsay Du Symbolisme à l’Expressionisme: Willumsen (1863-1953), Artiste Danois 26/6-17/9 L’oeuvre d’art et sa reproduction photographique 6/6-10/9 Maison Rouge Bruit et fureur, the works of Henry Darger (1892-1973) Michaël Borremans, painting and drawing Denise A. Aubertin, cooked books In the Patio, Nicolas Darrot 8/6-24/9
AGENDA
+ europaconcorsi
Musée Rodin Rodin et les dessins de nus masculins 6/6-10/9
Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: Da Ottone il Grande fino alla fine del Medioevo 28/8-10/12
V&A Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2007
Aquarium du Palais de la Porte Dorée Poissons et crocodiles d’Afrique-Des pharaons à nos jours 30/6-31/12
Munchen
New Forest
Haus der Kunst Black Paintings 15/9-14/1/2007 Amrita Sher-Gil. An Indian Artist Family in the 20th Century 3/10-7/1/2007 Allan Kaprow. Art as Life 18/10-21/1/2007
ArtSway Jaime Shovlin: Aggregate 14/10-26/11
Fondation Cartier Agnès Varda: L’île et elle 18/6-8/10 Maison Européenne de la photographie Patrizia Mussa, “La buona ventura” 21/6-10/9 Francesco jodice, “Crossino” 21/6-10/9 Angel Marcos, “A Cuba” 21/6-10/9 Une histoire privée : la photographie contemporaine italienne dans la Collection Anna Rosa et Giovanni Cotroneo 21/6-15/10 Gabriele Basilico, photographies 1978-2006 21/6-15/10 Hôtel Dassault Mickey dans tous ses états 7/7-17/9
Pèronne Historial de la Grande Guerre 1916: La Bataille de la Somme 28/4-10/12
Perpignan 18th International Festival of Photojournalism “VISA pour l’Image” 4/9-10/9
Saint-Germain-en-Laye Musée d’Archéologie Nationale Objet de pouvoir en NouvelleGuinée 30/6-7/1/2007
Saint-Nazaire Le Grand Café Vincent Lamouroux/Geert Goiris 1/7-15/10
Germania / Germany Berlin Guggenheim Cai Guo-Qiang 26/8-15/10 Museo Storico Tedesco Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: 1495-1806 28/8-10/12
Düsseldorf K20 Kunstsammlung Francis Bacon - The Human Body 16/9-7/1/2007
Frankfurt Museum für Angewandte Kunst Der Souvenir 29/6-29/10
Magdeburg Museo di Storia Culturale
Spitalfields (London) Christ Church Inspired Art Fair 2006 8/11-12/11
Giappone / Japan Tokyo Mori Art Museum Bill Viola. Hatsu-Yume (First Dream) 14/10-8/1/2007
Gran Bretagna / Great Britain Bexhill De La Warr Pavillion Jeremy Deller 22/7-17/9 Mark Anstee – Occupation 22/7-17/9
Edinburgh Scottish National Gallery of Modern Art Eduardo Paolozzi: Prints and Drawings 10/7-1/10 Robert Mapplethorpe 29/7-5/11 Scottish National Portrait Gallery Being There: Harry Benson’s Fifty years of Photojournalism 4/8-7/1/2007
Irlanda / Ireland
Palazzo Re Enzo Artelibro-Festival del libro d’arte 15/9-17/9
Brescia Museo di Santa Giulia Mondrian 28/10-25/3/2007
Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Giuseppe Penone 10/6-8/10 Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta 14/5-30/12/2007
Dublino
Carrara
Irish Museum of Modern Art Irish Art of the Seventies 10/5-10/12 Louis le Brocquy 10/5-10/12 Barry Flanagan 28/6-24/9 Candida Höfer: Dublin 12/7-1/10 Inner Worlds Outside 26/7-15/10 Michael Craig-Martin 4/10-28/1/2007
Varie sedi XII Biennale di Scultura 29/7-24/9
Italia / Italy Agliè (Torino) Castello Scultura Internazionale 2006. Opere contemporanee nell’architettura del Castello e del Parco 11/6-15/10
Aosta
Castagneto Po (Torino) Castello Il vento dal Settecento all’Arte Contemporanea 10/6-10/9
Castiglioncello (Livorno) Castello Pasquini Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti della Belle Epoque 8/7-12/11
Cesano Boscone (Milano) Galleria Auchan Kerry Kennedy: Voci contro il Potere 9/10-22/10
Ciliverghe di Mazzano (Brescia)
Maurizio Mercuri Workshop di ceramica nell’arte contemporanea 19/7-24/9 Museo Internazionale delle Ceramiche Angelo Biancini. Sculture e ceramiche dagli anni Trenta al dopoguerra 2/6-30/11
Firenze Galleria degli Uffizi La Mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale 28/3-7/1/2007 Museo Marino Marini Giovanni Paszkowski: L’ora sospesa 21/9-11/11 Casa Buonarroti Fabrizio Boschi, pittore barocco di “belle idee” e di “nobiltà di maniera” 26/7-13/11 Limonaia di Boboli Ilmistero della Genesi Fino al/through 24/9
Francavilla al Mare (Chieti) Museo Michetti La famiglia de Chirico. I geni della pittura: Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Ruggero Savinio 24/6-24/9
Gemonio (Varese) Museo Floriano Bodini Lucio Fontana. Attraversando la materia 18/6-29/10
Genova Wolfsoniana/Museo delle Arti Decorative e di Propaganda Momenti della decorazione murale in Italia 1920-1940 Fino al/through 5/11
Royal Scottish Academy Ron Mueck 5/8-1/10
Centro Saint-Bénin Enzo Maio-Alberi monumentali della Val d’Aosta 19/5-22/10
National Gallery of Scotland Far Horizons: Artist Travellers 1750-1850 2/9-10/12
Museo Archeologico regionale Mario Sironi – Natura, mito e poesia 15/6-24/9
Liverpool
Assisi (Perugia)
The Tea Factory Liverpool Biennial 2006 16/9-26/11
Museo Pericle Fazzini Fazzini: Piccole sculture 11/3-16/9
Tate Bruce Nauman 8/4-1/10 Henry Moore 9/4-4/2/2007
Barga (Lucca)
London
Bergamo
Tate Modern Kandinsky 9/6-24/9 Pierre Huyghe 5/7-24/9
AcciaierieArteContemporanea Voi (non) siete qui 21/9-24/12
Chiesa di San Francesco L’Umbria nel cuore: Artisti stranieri in Umbria 5/8-30/9
Biella
Correggio (Reggio Emilia)
Estorick Collection of Modern Italian Art Luigi Russolo and Music (TBC) 4/10-17/12 Italian Abstraction 1910-1960 28/6-24/9
Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Arte al centro 2006: il gioco 23/6-12/11
Palazzo dei Principi Arnaldo Pomodoro 25/6-8/10
Convento del Carmine Una natura altra. Natura, materia, paesaggio nell’arte italiana 1950–1962 8/7-30/10
Bologna
Faenza (Ravenna)
Masnago (Varese)
Somerset House Gilbert Collection Bejewelled by Tiffany, 1837-1987 24/6-26/11
Galleria de’ Foscherari Cesare Tacchi: “Zigzagando” Fino al/through 31/12
Museo Carlo Zauli Residenza d’Artista – V edizione: Sergia Avveduti, Piero Golia,
Castello Innocente Salvini (1889-1979) 27/5-15/10
www.biennial.com
Fondazione Ricci Adolfo Balduini 8/7-30/9
Musei Mazzucchelli Versace. Il genio della moda e l’arte 5/5-29/10
Civitanova Marche Alta (Macerata) Pinacoteca Marco Moretti-Ex Chiesa di Sant’Agostino Omaggio a Picasso 2/7-29/10
Codroipo (Udine) Villa Manin a Passariano Infinite Painting-Pittura Contemporanea e Realismo Globale 9/4-24/9
Corciano (Perugia)
Gubbio (Perugia) Varie sedi XXIV Biennale di Scultura 9/7-30/9
La Spezia Museo Civico “Amedeo Lia” Venezia – Capolavori dal XIV al XVIII secolo nelle Collezioni Lia 18/3-1/10 CAMeC Fausto Melotti-Consonanze 1/7-15/10
Lucca Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo L. Ragghianti Ferdinando Scianna, fotografie 1963-2006 8/7-1/10
Marsala (Trapani)
217 l’ARCA 107
AGENDA Matera Chiese Rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci Alberto Viani 24/6-8/10
Milano Castello Sforzesco Indoamerica: Archeologia ed etnografia del Sud America 17/2-29/1/2007 Palazzo Reale I piaceri dell’occhio: fotografie di Marc Riboud Superstar: 99 miti del ’900 22/6-24/8 Fabbrica del Vapore Vapore intenso Fino al/through 31/10 Talk to the city Fino al/through 3/12 Fondazione delle Stelline Il lavoro inciso. Capolavori dell’arte grafica da Millet a Vedova 14/9-21/10 Spazio Annunciata L’immagine critica: Milano anni Sessanta – Tra pop art e contestazione 11/10-19/11 Fondazione Arnaldo Pomodoro Jannis Kounellis 24/9-11/2/2007 Galica Arte Contemporanea Fabien Verschaere “Copy cat” 23/9-4/11
+ europaconcorsi
Padula (Salerno) Certosa San Lorenzo Fresco Bosco 23/6-23/9
Parma Cattedrale I 900 anni della cattedrale di Parma Fino al/through 3/12
Pergine Valsugana (Trento) Castello Annamaria Gelmi, sculture, dipinti, sculture 22/4-6/11
Pietrasanta (Lucca) Chiostro di Sant’Agostino Mario Sironi. Il linguaggio allegorico 8/7-10/9
Pisa Torre Guelfa Luca Vitone, Panorama 30/6-29/10
Ponte di Piave (Treviso) Casa di Cultura Goffredo Parise Il Veneto di Goffredo Parise, ftografie di Lorenzo Cappellini descritte da Goffredo Parise 3/7-8/10
Prato
Galleria Carla Sozzani Rinko Kawauchi “AILA, the eyes, the ears” 10/9-29/10
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Primo piano: parole, azioni, suoni, immagini da una collezione d’arte 21/6-18/9
Galleria Pittura Italiana Era Contemporanea Bum! 21/9-30/10
Fondazione Museo del Tessuto Intrecci Mediterranei: Il tessuto come dizionario di rapporti economici, culturali e sociali 5/5-30/9
Galerie Centre Culturel Français Loris Gréaud-“Illusion is a revolutionary weapon” 22/9-10/11 Galleria Monica De Cardenas Claudia Losi 30/5-16/9 Galleria della Banca Cesare Ponti Lucio Fontana, disegni 18/6-29/10
Napoli MADRE - Museo d’Arte Domnnaregina Jannis Kounellis Fino al/through 18/9
Nuoro MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro La magnifica ossessione 28/4-21/1/2007
Orvieto (Terni) Palazzi Papali e Chiesa Sant’Agostino Le stanze delle meraviglie Da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto 13/4-7/1/2007
108 l’ARCA 217
Galleria Auchan Kerry Kennedy: Voci contro il Potere 18/9-1/10
Rovereto (Trento) Mart Cinema e Fumetto 27/5-17/9 Luigi Russolo 19/5-17/9 Vincenzo Agnetti. Progetto per un Amleto politico 26/5-17/9 Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi 7/10-8/1/2007 Douglas Gordon 22/9-14/1/2007
San Miniato (Pisa) Museo Diocesano - Via Angelica Conservatorio di Santa Chiara Rocca Federiciana - Oratorio del Loretino - Accademia degli Euteleti Dilvo Lotti: Un Maestro dell’Espressionismo Europeo 15/7-15/12
Savignano sul Rubicone (Forlì) XV edizione del FestivalFoto Portfolio in Piazza: Il viaggio, azione, esplorazione, conoscenza 15/9-17/9
Savona Pinacoteca Civica Indisciplinata – 3° Biennale di ceramica nell’Arte Contemporanea 9/7-10/9
Siena Complesso museale Santa Maria della Scala/Palazzo Squarcialupi Pio II, la città, le arti 23/6-8/10
Reggio Emilia
Centro Arti Contemporanee Papesse Good VivrationsLe arti visive e il rock 26/5-24/9
Palazzo Magnani Arnaldo Pomodoro 25/6-8/10
Palazzo Squarcialupi Pio II, la città, le arti Fino al/through 8/10
Roccelletta di Borgia (Catanzaro)
Sorrento (Salerno)
Parco Archeologico di Scolacium Antony Gormley-Time Horizon, intersezioni 2 25/6-8/10
Roma Galleria Borghese Raffaello da Firenze a Roma 19/5-10/9 Braccio Carlomagno/Città del Vaticano Petros eni/Pietro è qui 3/10-8/3/2007 Castel Sant’Angelo Roma Barocca: Bernini, Borromini, Pietro da Cortona 16/6-29/10 MACRO al Mattatoio Christian Boltansky Fino al/through 30/9 MACRO Marc Quinn Fino al/through 30/9
Museobottega della Tarsialignea L’intersio: Sorrento-Nizza e ritorno 23/6-5/11
Stellata (Ferrara) Rocca Possente Il respiro del fiume: mostra fotografica di Alberto Roveri 10/6-17/9 Casa Ariosto Scene di vita sul fiume 10/6-17/9
Suzzara (Mantova) Galleria del Premio Suzzara 45° Premio Suzzara 17/9-29/10
Teglio (Sondrio) Palazzo Besta Carmelo Cappello, sculture 15/7-1/10
Tivoli (Roma) Villa d’Este Sculture in Villa 14/6-5/11
Torino GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Paolo Mussat Sartor 18/5-24/9 Palazzo Bricherasio CUBA. Avanguardie 1920-1940 14/7-8/10 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Sub-Contingente. Il Subcontinente Indiano nell’arte contemporanea 30/6-8/10 Biennale dei Leoni, Lione-Torino, una medesima passione 15/7-30/9 Fondazione Merz Sol LeWitt-Mario Merz Fino al/through 24/9 Museo Nazionale del Cinema Pier Paolo Pasolini: il cinema in forma di poesia 14/6-24/9
AGENDA Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg Mudam Eldorado 2/7-20/11
Olanda / Holland Amsterdam Hermitage Amsterdam, Neerlandia Building Silver Wonders from the East: Filigree of the Tsars 27/4-17/9 Van Gogh Museum Wonders of Imperial Japan: Meiji Art from the Khalili Collection 7/7-5/11 Looking into paintings Fino al/through 24/9 Women from Tokyo & Paris 7/7-22/10
Den Haag
Trentino Alto Adige
Gemeentemuseum Haag Theo Van Rysselberghe 10/6-24/9 Bernard Buffet: a controversial oeuvre 1/7-10/9 A Decorative Delight: Dutch Ceramics 1880-1940 24/6-5/11
Vari luoghi Transart 06
Rotterdam
8/9-7/10
Trento
Nederlands Fotomuseum China Contemporary 10/6-3/9
Castello del Buonconsiglio Girolamo Romanino: l’altro volto del Rinascimento 29/7-29/10
Kunsthal Rotterdam KunsthalCOOKING II Festival for Real Taste 29/9-1/10
Studio Fornaresio Janusz Haka 21/9-11/10
www.transart.it
Galleria Civica Neverending Cinema 23/6-24/9
Trieste Ex Pescheria Centrale Andy Warhol: Timeboxes 22/7-22/10
Venezia Palazzo Grassi Where are we going?: opere dalla Collezione François Pinault 30/4-1/10 Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 11/11-11/3/2007 Collezione Peggy Guggenheim Lucio Fontana. Venezia/New York 24/6-24/9 Ca’ Rezzonico Canaletto – Brustolon, Le feste ducali - Rami e Stampe dalle collezioni del Museo Correr 21/4-6/11 Fondazione Querini Stampalia Giuseppe Caccavale - Resi conto Disegni e manoscritti dalla collezione Charlotte Kerr Durrenmatt 20/5-15/10 Museo Correr Parole e figure. Momenti di storia del libro e della stampa 9/6-10/12
Singapore
+ europaconcorsi
Chiasso
Chicago
Williamstown
Max Museo 100+3 Manifesti Svizzeri 9/6-1/10
The Art Institute Harry Callahan: The Photographer at Work 24/6-24/9 So the Story Goes: Photographs by Tina Barney, Philip-Lorca di Corcia, Nan Goldin, Sally Mann, and Larry Sultan 16/9-3/12
Williams College Museum Jackson Pollock 16/4-1/10
Ginevra Centre d’art contemporain Genève, Artistes et Créateurs D’aujourd’hui Bourses des Fonds Berthoud, Lissignol-Chevalier et Galland 9/9-8/10
Ligornetto Museo Vela Augustus Saint-Gaudens (1848-1907) 11/6-1/10
Lugano Museo Cantonale d’Arte L’immagine del vuoto. Una linea di ricerca nell’arte italiana 1958-2005 7/10-7/1/2007
Martigny Fondation Pierre Gianadda Capolavori della pittura europeaDal Metropolitan Museum of Art di New York 23/6-12/11 Edouard Vallet 17/11-4/3/2007
Münchenstein Schaulager Tacita Dean / Francis Alys 12/5-24/9
Rancate Pinacoteca Giovanni Züst Sotto il segno della Scapigliatura. Il rinnovamento delle arti tra il Canton Ticino e la Lombardia nel secondo Ottocento 14/9-3/12
Varie Sedi
Roveredo
Singapore Biennale 2006 4/9-12/11
Openart 06 29/7-6/10
www.singaporebiennale.org
Zurich Spagna / Spain Madrid Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía La vision impura. Fondos de la Colección Permanente. Los últimos 25 años 7/2-11/9
Sevilla Monasterio de la Cartuja de Santa María de las Cuevas BIACS 2 - International Biennial of Contemporary Art Ottobre/October-Gennaio/January 2007 www.fundacionbiacs.com
Svizzera / Switzerland Berna Zentrum Paul Klee Paul Klee - Melody and Rhythm 9/9-12/11
Migros museum für gegenwartskunst It’s Time for Action – New Feminism in Contemporary Art 26/8-29/10 Robert Kusmirowski 11/11-7/1/2007
USA
Dallas Museum of Art The Société Anonyme: Modernism for America 10/6-16/9
Los Angeles Lacma Magritte and Contemporary Art: the Treachery of Images 19/11-4/3/2007
New York MoMA Dada: Zurich, Berlin, Hannover, Cologne, New York, Paris 18/6-11/9 Pioneering Modern Painting: Cézanne and Pissarro 1865–1885 26/6-12/9 Guggenheim NY No Limits, Just Edges: Jackson Pollock Paintings on Paper 2/6-29/9 Dia:Beacon Agnes Martin, Developing Awareness: Paintings from the 1980s 3/8-5/3/2007 An-My Le 16/9-3/9/2007
Philadelphia Institute of Contemporary Art John Armleder, About Nothing. Works on Paper 9/9-17/12 Fertilizers: Olin/Eisenman 9/9-17/12 Fables 9/9-17/12 Irene Fortuyn 9/9-17/12
Buenos Aires Centro Costa Salguero FEMATEC 2006 Salone internazionale della costruzione, materiali e tecnologie/International Construction, Materials and Technologies Trade Show 3/10-7/10 Per informazioni: R.Santi y Asociados S.A. Tel./Fax.+54 011 5236-5291 Internet: www.rsanti.com.ar, www.fematec.com E-mail: jimenalevy@rsanti.com.ar
Azerbaijan Baku Sport and Exhibition Complex BakuMebel Salone internazionale del mobile, delle finiture e del design/International trade fair of furniture, finishing and design 19/9-22/9 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Italia Tel.+39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it
Cina / China Shanghai
Musuem of Art Andy Warhol’s Dream America 17/6-10/9
International Expo Centre Bauma Salone internazionale dei macchinari, attrezzature e veicoli da costruzione/International trade fair for construction machinery, building material machines, construction vehicles and equipment 21/11-24/11
San Francisco SFMOMA Anselm Kiefer. Heaven and Earth 12/10-14/1/2007
Washington
Aspen Institute Art Gallery The Rhythm of Color: Alejabdro Otero and Willys de Castro – Two Modern Masters in the Collection Patricia Phelps de Cisneros 29/6-1/11
Hirshhorn Museum Jim Lambie 13/5-10/9 Black Box: Francis Alys 17/4-10/9 Anselm Kiefer. Heaven and Earth 22/6-10/9
ICA - Institute of Contemporary Art Julian Opie Fino al/through 31/10 Super Vision 17/9-31/12 Momentum 6: Sergio Vega 17/9-26/11 ICA Artist Prize 17/9-26/11
Argentina
San Diego
Aspen
Boston
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Per informazioni: Bauma China Henrike Burmeister Tel.+49 89 94920245 Fax +49 89 94920249 Internet: www.bauma-china.com, www.bauma.de E-mail: henrike.burmeister@messe-muenchen.de
Francia / France
National Gallery of Art Henri Rousseau: Jungles in Paris 16/7-15/10
Lyon
The Phillips Collection Klee and America 17/6-10/9 The Société Anonyme: Modernism for America 14/10-21/1/2007
Eurexpo Pollutec Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 28/11-1/12
217 l’ARCA 109
AGENDA
+ europaconcorsi
Per informazioni: Pollutec Lyon 2006 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret cedex Fax +33 1 47562110 Internet: www.pollutec.com
Index Mumbai Salone internazionale dell’arredamento e dell’illuminotecnica/International trade fair of furniture and lighting 13/9-17/9
Paris
Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.B.Bazzoni 12 20123 Milano, Italy Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it/trade_fairs.html E-mail: fiere@paralleli.it
Porte de Versailles Equp’Hotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 5/11-9/11 Per infromazioni: Internet: www.equiphotel.fr
Equip Baie Mostra internazionale della finestra, chiusure e protezioni solari/ International trade fair of windows, frameworks and solar protection Metal Expo Salone internazionale della carpenteria metallica/International trade fair of metal works 14/11-17/11 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano – Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
Noida (New Delhi) Pragati Maidan Zak Glasstech International 2006 Salone internazionale del vetro da costruzione/International trade fair of glass in building industry 8/12-12/12 Per informazioni: Zak Towers 49 (Old No. 27), Veerabadran Street Nungambakkam Chennai 600 034 Tel. +91 44 28257722 Fax +91 44 28254488 Internet: www.zakglasstech.com E-mail: enquiry@zakgroup.com
Italia / Italy Bologna
Germania / Germany Düsseldorf Messe Glasstec Salone internazionale delle tecnologie per il vetro International trade fair of glass technology 24/10-28/10 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.glasstec.de
EuroExpoEvent Salone internazionale per la costruzione di stand espositivi e design International trade fair for exhibition stand construction and live-marketing 30/11-1/12 Per informazioni: Messe Düsseldorf c/o Tanja Schindler Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.eurexpo-messe.de E-mail: SchindlerTa@messe-duesseldorf.de
Nürnberg Messe Galabau Salone internazionale del design, della costruzione e della manutenzione International trade fair of design, construction and maintenance 13/9-16/9 Per informazioni: Nürnberg Messe Messezentrum 90471 Nürnberg Tel. +49 911 86060 Fax +49 911 86068228 Internet: www.galabau.info-web.de E-mail: info@nuernbergmesse.de
India Mumbai Bombay Exhibition Centre
110 l’ARCA 217
Fiera Cersaie 26/9-30/9 Salone internazionale della ceramica per edilizia e dell’arredobagno/ International trade fair of ceramics for the building industry and the bathroom furniture Per informazioni: Edi.Cer Spa Tel. +39 0536 804585 Internet: www.cersaie.it E-mail: pressoffice@cersaie.it
Saie Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia/International trade fair of building industrialization 25/10-29/10 Per informazioni: BolognaFiere Spa Tel. +39 051 282111 Internet: www.saie.bolognafiere.it E-mail: saie@bolognafiere.it
Bolzano Fiera Klimahouse Fiera internazionale per l’efficienza energetica e l’edilizia sostenibile International trade fair for energy efficiency and sustainable building 25/1/2007-28/1/2007 Per informazioni: Ufficio Stampa Fiera Bolzano SpA Heidi Maria Blaas Piazza Fiera 1 - Messeplatz 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 516017 Fax. +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it E-mail: blaas@fierabolzano.it
Genova Fiera Tecnhotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 6/11-9/11 Per informazioni: Fiera di Genova Tel. +39 010 5391256-233 Internet: www.tecnhotel-online.it E-mail: tecnhotel@fiera.ge.it
Montichiari (Brescia) Centro Fiera del Garda Metalriciclo Mostra-convegno sulle tecnologie per il recupero e il riciclo dei rottami metallici 14/9-16/9 Per informazioni: Edimet Spa Via Corfù 102 25124 Brescia Tel. +39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.edimet.com E-mail: federica.zaccaria@edimet.com
Rimini Fiera Tecnargilla Salone internazionale delle tecnologie e delle forniture all’industria ceramica e del laterizio/International trade fair of technology and supplies for the ceramic and brick industries 28/9-2/10 Per informazioni: Rimini Fiera spa Via Emilia 155 47900 Rimini Tel. +39 0541 744.643 Fax +39 059 828453 Internet: www.tecnargilla.it E-mail: segreteria@tecnargilla.it
Ecomondo Energia Salone internazionalesui materiali e le energie rinnovabili e sostenibili/ International trade fair on material and energy recovery and sustainable development 8/11-9/11 Per informazioni: Ecomondo Energia Giorgia Maioli Tel.+39 0541 744295 Fax +39 0541 744475 Internet: www.riminifiera.it E-mail: i.canarecci@riminifiera.it
Sia Guest-Luoghi, atmosfere, tendenze, impianti, progetti Salone internazionale dell’accoglienza/International trade fair of hotel contract 25/11-28/11 Per informazioni: Fiera di Rimini c/o Barbara Padovan Tel. +39 0541 744226 Internet: www.riminifiera.it E-mail: b.padovan@riminifiera.it
Verona Fiera Abitare il Tempo Giornate internazionali dell’arredo/ International Days of Furniture 21/9-25/9 Per informazioni: Acropoli CP 22 40050 Centegross (BO) Tel. +39 051 864310 Fax +39 051 864313 Internet: www.abitareiltempo.com E-mail: info@acropoli.it
Marmomacc Salone internazionale del marmo e delle tecnologie lapidee The international exhibition of marble stone and technology 5/10-8/10 Per informazioni: Internet: www.marmomacc.it/2006
Portogallo / Portugal Porto Feira Internacional Exponor Concreta Salone internazionale dell’industria delle costruzioni/International exhibition for the construction industry 24/10-28/10
Per informazioni: Exponor Feira Internacional do Porto 4450-617 Leiça da Palmeira Tel.+351 22 9981400 Fax +351 22 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.com
Russia / Russie St.Petersburgh Lenexpo Exhibition Centre Baltic Build Salone internazionale dell’industria delle costruzioni, della ceramica, dell’arredobagno, dell’architettura, delle tecnologie, materiali e prodotti/International trade fair of building industry, ceramics, bath furniture and equipment, exterior and interior architecture, technologies, materials, products 13/9-16/9 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Italia Tel.+39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it
Spagna / Spain Madrid Feria Matelec Salone internazionale delle attrezzature elettriche ed elettroniche/International exhibition of electrical and electronic equipment 24/10-28/10 Per informazioni: IFEMA-Feria de Madrid 28042 Madrid Internet: www.ifema.es
Ucraina / Ucraine Kiev Kiev Expo Plaza Kiev Expo Mebel Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 4/10-8/10 Kiev Home textile Salone internazionale dei tessuti per l’arredamento/International trade fair of home furniture textiles 5/10-8/10 Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.Bazzoni 12 20123 Milano, Italy Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it/trade_fairs.html E-mail : fiere@paralleli.it
USA Las Vegas Convention Center GlassBuild America 2006 Salone internazionale di vetro, porte e finestre/International trade fair of glass, windows and doors 19/9-21/9 Per informazioni: GlassBuild America Show Management 8200 Greensboro Drive, Suite 302 McLean, VA 22102-3881 Tel. +1 866 3425642, ext. 173 Fax +1 703 4420082 Internet: www.glassbuild.com E-mail: attend@GlassBuildAmerica.com, exhibit@GlassBuildAmerica.com
Ne l’Arca questo mese In l’Arca this month A Tiago Abecassis 72 Sherman Adams 82 Eddie Adams 97 Nicholas Adams 101 Afro 98 Agenzia Torino 2006 46 AIG Lincoln CZ 54 Hans-Dieter Albreit 99 Alinea Editrice 101 Stan Allen Architects 86 Alubuild 100 Alucobel 46 Gunter Amesberger 86 HH Angus&Associates 10 Higini Arau 19 Arc en rêve Bordeaux 95 Archigram 36 architectsAlliance 10 Architekturbüro 36 Architekturbüro[LU:P] 38 Architekturzentrum Vienna 94 Mario Antonio Arnaboldi 18 Miguel Arruda 72 Artefactory 19 Ove Arup 54 Arup 86 Arup Los Angeles 62
B B720 19 Alessandro Baldo 40 Giacomo Balla 98 Balmori Associates 86 Barrisol-Normalu 28 Nenad Basic 77 Behnisch Architekten 10 Alessandro Belgiojoso 2 Bellotti 100 Henry Berlewi 98 Silvio Bernardi 92 Tomás Bíma 54 Ella Birnbaum 93 Verena Bischoff 38 Andrew Bollinger 82 Klaus Bollinger 86 Barbara Bolloso 19 Roberto Bologna 44 Christian Boltanski 96 Achille Bonito Oliva 96 Rossana Bossaglia 93 Lionel Bousquet 85 Gianluca Bozzelli 91 G. Brancaleone 84 Jena-Jacques Bravo 95 Marisa Bronzini 93 BSK Plán7 54 Richard Buckminster Fuller 36 Bulant & Wailzer 86 Aneta Bulant-Kamenova 86 Giovanni Bulina 84 Buro Happold 46 Alberto Burri 98
C J. Cacace 84 Piero Calducci 28 F. Campatola 84 Camila Campo 19 Rafael Cañizares 19 Elena Cardani 68 Elena Cardani 91 Decio Giulio Riccardo Carugati 101 Jeremy Carvalho 82 Alda Casal 93 Cesare M. Casati 1 Jacqueline Ceresoli 4 Vít Cerovsky 54 CE-TA Ponteggi Tubolari 46 Vicky Chan 82 Antoine Chaudemance 85 A. Chiaritoti 84 CIAB Società Cooperativa Idrici ed Affini 46 Jakub Cigler 54 Cigler Marani 54 Giacomo Colombo 101 Fabio Colombo 101 Lonn Combs 82 Consorzio Alveolater 99 Anna Conti 88 Copijn Utrecht 54 Bruno Corà 96 Pietro Cordara 46 Maurizio Costa 84
Angelo Costa 84 Costruzioni Cimolai Armando 46 Jean Louis Courtois 19 Ferenc Csà Goly 99 Gualtiero Cualbu 92 Curran McCabe Ravindran Ross Inc. 10
D Salvador Dalí 18 Michal David 54 Adriano De Gioannis 84 Valentina Del Ciotto 86 Piero della Francesca 2 Luigi De Nardo 100 David Dennis Design 86 Nicolas Desmazieres 77 Francisco De Zurbaran 18 Diamond+Schmitt Architects 86 Disano Illuminazione 46 Christiana Dolezal 86 Donner & Sorcinelli 90 Remo Dorigati 46 Lowieke Duran 95 DuToit Allsopp Hillier 86
E Rona Easton 82 Danilo Eccher 96 Edilportale 36 Edizioni Tararà 101 Ekola 54 Electa 101 Mounie El Hawat 19 Martin Elich 54 Higinio Esteban 19 Esteyco 19 Estorick Collection of Modern Art London 98
F Francesca Fabbri 93 David Fagard 19 Faram 28 Gian Luca Ferrarini 19 Josef Fink 86 Flad&Associates 10 Floor Gres Ceramiche 46 Florim 46 Flos 28 Fondation Cartier Paris 96 Lucio Fontana 98 Stephen Form 85 A. Fornello 84 Forum d’Urbanisme et d’Architecture Nice 95 Raffaella Fossati 93 Francesca Fossati 93 Foster and Partners 86 Frac Pays de la Loire 96 Regina Freimüller-Söllinger 86 A. Frezza 84 James D. Friesen 10 Nicoletta Frigerio 93
G Tomás Gajdosík 54 Galleria Civica Arte Contemporanea Trento 97 Gallerie Auchan 97 Cettina Gallo 101 Doriana Gambetti 93 GAM Torino 98 Antonia Garcia 19 Fermina Garrido 19 Matteo Gatto 76 Danielle Gaudry Cazea 98 Frank O. Gehry 54 Edoardo Gellner 92 Gerbrüder Thonet 99 Diana Gerrard Landscape Architecture 10 Gewiss 100 Didier Ghislain 19 Giuseppe Giusto 44 Mariana Gomés 54 Julio Gonzalez 18 Krzysztof Górnicki 45 Michel Gourion 91 Francisco José Goya y Lucientes 18 Juan Gris 18 Gruppo Cava Gola della Rossa 28 Gruppo Industriale Tosoni 46 Gruppo Tau 44 Decio Guardigli 28
Paolo Alberto Guidetti 100 Rafael Guijarro 19 Gustafs 46 Gyeonggi-do Jeongok Prehistory Museum 76
H H3 86 Halsall Associates 86 Yu Han-mi 85 Hedar Edilizia Metallica 46 Knippers Helbig 10 Jürgen Himmelbauer 86 HOK Sport 46 Antonín Holubec 54 Christine Horner 86 Ahn Yong Hwan 84 Lubos Hybner 54
I Nicola Iezzi 91 John Ivanoff 82
J J.G.Asociados 19 William James 18 Daniel Jedlicka 54 Mezig Jhon 85
K Mehoi Kebir 85 Ferenc Keller 99 Kerry Kennedy 97 Robert F. Kennedy 97 Kerakoll 99 Katarzyna Kobro 98 Ilse Königs 99 Ulrich Königs 99 Libor Kopácek 54 Karla Kowalski 101 Wanda Krcíková 54 Gunnar Krempin 85 Petr Kuzela 54 Lee Woo Kwon 84
L Lavrans Laading 86 Gaelle La Borgne 77 Lafarge 93 Stephane Lagre 85 Krzysztof Lagutko 45 Anne Lamiable 19 Martínez Lapena-Torres Architects 86 Ugo La Pietra 93 S. la Rocca 84 Lazaridis Marmor 28 Jérémie Lebarillec 19 Le Corbusier 36 Keeyong Lee 77 Hahn Gi Lee 84 Anouk Legendre 77 Osvaldo Licini 98 Limonta Sport 46 José Ignacio Linazasoro 99 Donato Lobefaro 91 David Lomnicky 54 Longianese 28 Konrad Lorenz 18 Renée Lorenz 38 Klaus Luger 86
M Ernst Mach 18 MACRO Roma 96 Adelino Magalhaes 19 Antonella Maggini 44 Magistrat der Stadt Linz 86 Roberto Malfatti 87 Odine Manfroni 28 Clara Mantica 93 Chiara Mantovani 93 Vincent Marani 54 Carla Maresca 84 Miklos Maron 45 Andrea Marulli 44 Satoshi Matsuoka 83 Enrico Mattei 92 Stefano Mattei 99 Giuseppe Mecca 43 Alberto Medem 19 Fausto Melotti 98 Memo/Kadar Balint 45 Abel Meszaros 45 Milanoprogetti 46
Mimesi 62 Architetti Associati 44 Kim Minsung 42 Eric Miralles 95 Agustin Mirando 19 Mondo 46 Antonio Monistiroli 99 Mirta Morigi 93 Eric Owen Moss Architects 62 Marie Mrázová 54 MSC Associati 46 Bruno Munari 98 Bartolomé Esteban Murillo 18 Musée d’art et métiers Paris 95 Musei Mazzucchelli Ciliverghe di Mazzano (BS) 97 Museo Matisse Cateau-Cambrésis 98 Museo Nacional de Arte Contemporaneo Reina Sofia (MNCARS) 19 Paolo Mussat Sartor 98
N Nai Rotterdam 95 Hiromitsu Nakagawa 54 nARCHITECTS 86 Salvatore Negro 100 Manfred Nehrer 86 Mika Nenonen 86 Nestlé Nespresso 86 Sergio Noero 19 Carlos Nogueira 19 Jean Nouvel 18
O Obriveca Construcao e Projecto 72 OmniDecor 100 Orion 46 Petr Ovcacík 54
P Carlo Paganelli 72, 93 Christian Paganini 99 Domenico Pagnano 44 Palazzo Bricherasio Torino 97 Anty Pansera 93 Tereza Pardonová 54 Katarína Pasková 54 Francesco Passanti 93 Alfred Pauser 86 John Pawson 99 Achille Perilli 98 Dominiqe Perrault 94 Pershing 28 Philips Lighting 46 Pablo Picasso 18 Javier Pietra 19 Raul Pleite 19 Marcelo Pogolotti 97 Nemec Polák 54 Patrizia Poli 92 Poltrona Frau 99 Jean-Claude Pondevie 96 Wolfgang Poppe 86 PORR Praha 54 Roman Prachar 54 Enrico Prampolini 98 Paul Preissner 80 Prodim 46
Q Marc Quinn 96
R Ing. Ráb 54 Florence Rabiet 19 Ales Raimr 54 Mauro Reggiani 98 Rheinzink Italia 46 Alberto Riccioni 84 Rigel Impianti 28 Diego Rodriguez de Silva y Velázquez 18 Valerie Roubalová 54 Pietro Rousset 46 Cinzia Ruggeri 93
Claudia Schäfer 54 Amedeo Schiattarella 84 Andrea Schiattarella 84 Gabi Schillig 38 Schindler 28 Schollen & Company 86 Schüco 28, 99 Baillie Scott 36 Norman Shaw 36 Eloisa Siles 19 Giovanni Simonis 101 Sinko 46 Sipral 54 SLOG/Aleksander Oniszh 45 Snøhetta 86 SOLIDarchitecture 86 Somec 99 Ko Young Soon 84 Jan Soukup 99 Simone Sparvieri 86 Lars Spuybroek 85 Konstanty Stajniak 45 Henryk Stazewsky 98 Hanna Stiller 85 Stone Italiana 28 Nanni Strada 93 Wladyslaw Strzeminski 98 Studio Cancelli Associato 46 Studio Corona 46 Studio Zoppini Associati 46
T Pietro Tacca 96 Benedetta Tagliabue 95 TAL Projecto 72 Yuki Tamura 83 Tecmer 28 Tecno 28 Teksystem Studio Associato 46 Terra Floridu 54 Sophie Thullier 19 Matteo Thun 93 Tinti Sicap 28 Elena Tomei 54 Hubert Tonka 19 Toronto Waterfront Revitalization Corporation 86 Billie Tsien 86
U University of Toronto 10 Matt Utley 80
V Giovanni Vaccarini 89 Thijs van Cuyk 86 Peter Van Hage 82 Susanne Van Hagen 98 Agnès Varda 96 Claude Vasconi 68 Wolfgang Vasko 86 Vasko+Partner 86 Emilio Vedova 98 Marcos Velasco 19 Sergio Vendrame 92 P. Ventura 84 Jovis Verlag 101 Tanguy Vermet 85 Gianni Versace 97 Nanda Vigo 93 Maurizio Vitta 10, 62, 101 Isabel Vlaeminck 54 Maurizio Vogliazzo 36 Boris Volosin 54
W Klaus Wailzer 86 Susanne Wegscheider 86 Weisz+Yoes Architecture 86 Daniel Wendt 54 West 8 86 Sarah Whiting 86 Wienerberger 99 Tod Williams 86 Ron Witte 86 Woschitz (RW(t)) 86
S
Y
Angelo Sabella 44 Gabriella Sacchi 93 Samitaur Constructs 62 Frederick Samitaur Smith 62 André Sammler 38 Sandro Sartini 28 Sasaki Associates 86
Cecil C. Yip 10 Yolles Partnership 10 Halcrow Yolles HPA 86 Choi Mi Young 84 ByunSo Young 84 Suzuki Yuichiro 85
Z Marco Zanta 92 Johannes Zeininger 86 Angelika Zeininger 86 ZeiningerArchitekten 86 Oleg Zenkov 43 Sussane Zetsch 54 Adachiara Zevi 101 Zumtobel 28
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