Cesare Maria Casati
Comunicare ed esporre
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n questo mondo di informazione globale e globalizzata, diventa sempre più difficile comunicare l’architettura ai non professionisti o a persone non implicate o disinteressate. La prova sono le scarsissime vendite, in tutte le librerie del mondo, dei libri dedicati al progetto e all’architettura, la difficoltà che tutta la stampa periodica incontra a diffondersi nelle tradizionali edicole, la scarsezza preoccupante di testi teorici e scientifici destinati a lettori non universitari e, non ultimo, il noioso sistema espositivo comunemente usato per presentare progetti di architettura nelle grandi mostre pubbliche (vedi l’ultima Biennale dell’Architettura di Venezia), per non parlare della superficialità con cui giornali e televisioni trattano questi argomenti. Solo raramente vengono presentate proposte per risolvere dei problemi reali. Più spesso, come a Venezia, assistiamo a operazioni di marketing urbanistico internazionale o alla esaltazione di alcuni amici del sistema. Nei decenni passati, quando non si disponeva di mezzi digitali, di immensi schermi televisivi, di realtà virtuali da sperimentare, di internet, che in tempo reale consente a tutti di “visitare” direttamente gli architetti nei loro studi, le riviste “inventavano” fotografi bravissimi per realizzare pagine con immagini di altissima qualità e producevano testi critici importanti, che solo l’acquisto del giornale consentiva di conoscere e di vedere. Le grandi mostre internazionali erano sempre realizzate su progetti allestitivi geniali, che coinvolgevano emotivamente il pubblico e lo aiutavano a comprendere i messaggi, spesso criptici, degli architetti, decodificandoli in icone o immagini comprensibili e interessanti per tutti. Le mostre tematiche delle antiche Triennali di Milano o del Centre Pompidou di Parigi erano sempre mediate dalla qualità degli allestimenti, al punto tale che la messa in scena diventava essa stessa parte integrante dai valori espressivi comunicati dai progetti. Rammento anche, con orgoglio, le grandi mostre del SIA (Salone Internazionale dell’Architettura) organizzate dalla nostra rivista con intelligenti amici parigini e realizzate alla Triennale e all’Ansaldo di Milano e a La Villette di Parigi, dove addirittura gli architetti si “esponevano” direttamente al pubblico. E’ evidente che occorre cambiare decisamente registro e recuperare, quando servono, i “trucchi” scenici e ambientali dell’allestimento, soprattutto oggi che sono disponibili tecnologie raffinate per consentire di comprendere come il processo costruttivo e qualitativo di ogni edificio, per essere accettabile dalla comunità, nasce da una precisa cultura che occorre conoscere per comprendere i valori contemporanei che esprime. Non possiamo pensare che i cittadini siano formati dai media e dalle scuole a comprendere solo “l’arte” del passato, con continui riferimenti solo ai valori estetici e decorativi, e mai aggiornati, dallo stesso sistema di comunicazione, sull’evoluzione estetica e scientifica che l’architettura degli ultimi cinquanta anni ha raggiunto. Oggi la vivibilità di una città non dipende più da una urbanistica pianificata, scienza ormai più che altro di dominio degli avvocati e dei politici con i risultati che vediamo, né può affidarsi solo ai centri storici monumentali, per le città che ne dispongono, o ai parametri di verde o di trasporti, ma si realizza da un insieme magmatico e casuale, gestito democraticamente da una cultura comune che accetta tranquillamente le trasformazioni e le evoluzioni della tecnica e dell’estetica proposte dagli architetti con grande senso etico. Penso a città come Sydney, San Francisco o Vancouver, città architettonicamente molto apprezzabili, di grande bellezza visibile e disegnate da un “caos” ambientale generalmente organizzato secondo le necessità, le culture, anche le etnie, dei loro abitanti che le rendono realmente vivibili. Ecco una mostra da fare.
Informing and Exhibiting
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n this increasingly global and globalised world of information, it is becoming increasingly difficult to communicate architecture to nonexperts, people non directly involved in the profession or those simply disinterested. This is proven by the very low sales in bookshops around the world of books on architecture and design, by the difficulty that journals and magazines have in finding space in old-fashioned kiosks, by the worrying lack of theoretical-scientific texts written for non-university students and, last but not least, by the boring display system generally used to present architectural projects at major public exhibitions (see the latest Venice Biennial of Architecture), not to mention the superficial way in which the newspapers and television channels treat these subjects. Only very rarely are we presented with projects designed to solve real problems. More often than not, as in Venice, we are witnessing international urbanistic marketing operations or the exalting of certain friends of the system. Over the last few decades, before we had digital technology, giant TV screens, experimental virtual reality or the Internet enabling everybody to directly “visit” architects in their offices in real time, magazines used to “invent” wonderful photographers to produce pages of extremely high-quality pictures and write important critical texts, which could only be seen or read by buying the publication. Major international exhibitions were always set in brilliant projects, which got the general public emotionally involved and helped people to understand the often cryptic messages architects were sending out, decoding them into icons or images that everybody could understand and enjoy. The theme exhibitions at the old Milan Triennials or Pompidou Centre in Paris always drew on quality installations, to the extent that the furbishing became an integral part of the stylistic values communicated by the projects. I can remember with pride the major SIA (International Architecture Show) exhibitions organised by our magazine in conjunction with some intelligent friends from Paris and held at the Triennial and Ansaldo in Milan and La Villette in Paris, where architects actually “exhibited” directly to the general public. A real change in style is clearly required and we must rediscover, when needed, those old scenic and environmental staging “tricks”, particularly now that sophisticated technology is available to enable us to realise that, in order to be accepted by the community, the building-quality process underpinning all buildings requires a cultural awareness of the modern-day values it is supposed to express. The general public should not be educated by the media and our schools to understand solely “the art” of the past, constantly referring only to aesthetic and decorative values and failing (on the part of the same information system) to ever update people about the aesthetic-scientific evolution that architecture has undergone over the last fifty years. Nowadays it is not town-planning (a science which is now more or less the domain of lawyers and politicians, with the results there for us all too see) which determines how liveable a city is, and it can no longer only rely on its monumental old city centres (if it has one) or parameters governing landscaping or transport. It takes a real, random magmatic whole, democratically managed based on common know-how, which calmly accepts the changes and developments in technology and aesthetics proposed by architects with a great sense of ethics. I am thinking of cities like Sydney, San Francisco or Vancouver, cities with fine architecture of great visual beauty and designed by environmental “chaos” generally organised according to needs, cultures and even the ethic backgrounds of their inhabitants, which make them truly liveable. This would make a good exhibition. 218 l’ARCA 1
DAL NOSTRO INVIATO ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA 2006 FROM OUR CORRESPONDENT AT VENICE ARCHITECTURE BIENNIAL Milano-Torino
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irettore carissimo, anche questa è fatta. Dopo anni e anni di lavorio incessante, a tutto campo, e comunque privo di scrupoli, anche la Mostra Internazionale di Architettura promossa dalla Biennale di Venezia, creatura intelligentissima di Paolo Portoghesi, gestita purtroppo poi negli anni troppo spesso in maniera distratta o tout court strumentale dai curatori via via succedutisi, è stata espugnata. Da chi? Dal nemico più vero e profondo, ovviamente; cioè dalle schiere ormai vaste, ramificate e potentissime dei neourbanisti, specialisti o sedicenti tali di politiche urbane, di governance, di piani strategici, e così via. Hanno saputo, costoro, incistarsi saldamente qua e là nella gran quantità di pieghe schiuse e per forza di cose lasciate aperte dagli analisti più (o meno?) raffinati dei magmatici processi di trasformazione economica, tecnologica, sociale che hanno segnato gli ultimi tre o quattro decenni. Non dando, per questo, contributi di rilievo: se non quello di contribuire a espungere ogni questione legata alla forma fisica delle cose, a qualunque scala. Difficile a spiegarsi quest’odio feroce, radicale, nei confronti dell’architettura e di ogni suo aspetto; se non per una sorta di percezione oscura (oscura, dato che i loro sono occhi che non vedono) di altri possibili modi di trattare il mondo, di vie più efficaci di modificarlo secondo ragione e con buon gusto. Da veri rapaci incontenibili, i neourbanisti non sono in grado di scorgere interessanti collaborazioni e integrazioni utili, ma solo potenziali concorrenze da eliminare tout court. Ne discende un appetito onnivoro, che non conosce confini: dalla città al cucchiaio, anche se poi non lo si sa neppure impugnare. La Mostra tematica di questa decima edizione ne è una dimostrazione esemplare, trasparente fino all’ingenuità. Titola: “Città. Architettura e società”. In epoca di revival, poteva trattarsi di una rivisitazione e riproposizione aggiornata di quella interdisciplinarità che tanto affascinava, e giustamente dopo tutto, gli architetti negli anni Sessanta, vuoi quelli riformisti, vuoi un po’ più tardi quelli più radicali. Insomma: lavoro d’équipe multicompetenze, e necessità assoluta di aperture al “sociale”, il tutto esposto con apparati comunicativi colti, raffinati e convincenti. Nulla di tutto ciò, al di là delle intenzioni etiche declinate con toni decisi ma molto soft dal curatore Richard Burdett (immaginarsi una sorta di empirismo scandinavo postbellico con sullo sfondo una tregenda megalopolitana in mutazione continua). Esattamente il contrario. Lo spazio magico e infinito delle Corderie occluso, suddiviso a stand trasversali rivestiti da pannelli, pannelli e pannelli soltanto, con gigantografie da Google Earth, cartografie, diagrammi, dati, informazioni imprendibili per noia, fotografie varie, qualche proiezione di programmi di progetti architettonicamente indefiniti e indefinibili, ogni tanto in mezzo come delle parentesi rigide rovesciate disposte per terra, così si finisce per inciampare senza vederci nulla. A mo’ di intervallo, due degli stand dedicati l’uno a errate rappresentazioni tridimensionalscultoree vagamente à la Malevic delle diverse densità delle città campionate, rendendole così incomparabili tra loro, l’altro alla società, resa in forma di formicai impazziti proiettati dall’alto su cubetti sparsi sul pavimento. Roba da non credere. Quanto bisogna odiarli, lo spazio e l’architettura, per cancellarli così. Magari si va tutte le settimane ai concerti del conservatorio, ma cosa ci può essere di più terrorizzante di una réaction poétique? Via, via, esorcizzare, uccidere: il fine giustifica i mezzi. D’altra parte, il senso dello spazio lo si ha o non lo si ha, come quello, ormai proverbiale di Smilla per la neve. Ma, sapendo che ci sono quelli che lo hanno, appunto, bisogna farli scomparire. Finendola una buona volta anche, con effetti pure retrospettivi, con questa tradizione alta, gloriosa, dell’allestimento, che tanto ha contribuito a mettere all’onor del mondo, come avrebbe detto Mollino, l’architettura moderna italiana. Che mondo triste, grigio e sordo, però, dev’essere questo dei neourbanisti, visto che le Corderie così conciate ne sono, in questi giorni, lo specchio fedele. In fondo, vista anche la quasi totale ineffettualità delle loro elaborazioni, si tratta anche di un autogol; ma come al solito queste cose richiedono troppo tempo per essere capite, e intanto si fanno danni per ogni dove. E questo dispiace. Non è finita qui, purtroppo. Diavolo, basta girare l’angolo, e, chi proprio vuole dei disegni, prospetti piante sezioni, delle maquette, bene, se li vada a vedere. Che poi non si dica. L’operazione è di una perfidia efferata. “Città di pietra”, così si chiama questa sezione della Mostra, è una delle esposizioni (ammesso che possa definirsi tale) più deliranti mai viste. A partire dai presupposti, per altro già per conto loro sorprendenti, fino all’ultimo esasperante dettaglio. Non è possibile tentarne una descrizione. E sarebbe improprio e scorretto tirare in ballo analogie formali con vicende architettoniche d’antan, di qualunque lignaggio. Per il semplice motivo che qui non ci troviamo di fronte a nessuna architettura. Allora i casi sono due: o si tratta di uno sberleffo da parte dei neourbanisti, guardate di che ciarpame voi architetti vi nutrite, noi invece avete visto come voliamo alto; oppure, più probabilmente ed è molto ma molto peggio, per i neourbanisti questa è architettura, magari a loro piace davvero e sono perfino disposti, dall’alto del loro saldissimo potere politico, a darle qualche spiraglio operativo. Naturalmente lo sfondo dell’Arsenale e dei suoi apparati fisici tiene su il morale, basta uscire e certe cosacce si dimenticano in fretta, anche se bisognerà vedere poi nelle notti che verranno. Però c’è ancora il Padiglione Italia, novità di questa decima Mostra, a parziale rattoppo di trascurate dimenticanze. Contiene una piccola città ideale, Vema, impostata su proporzioni auree, disposta fra Verona e Mantova, più o meno all’incrocio di due dei grandi corridoi previsti nel quadro generale dei sistemi logistici europei, quello Kiev-Lisbona, e quello Berlino-Palermo. Trattandosi a tutti gli effetti di una città di fondazione, ne porta, nell’impianto, le tracce di quelle che da noi vengono considerate caratteristiche canoniche, comprese memorie relativamente recenti, e inglobando quanto dovuto per render conto delle principali attuali esigenze in termini di complessiva sostenibilità. Nelle varie partizioni, con le loro brave destinazioni d’uso, trovano posto i progetti di una ventina di progettisti italici, solisti o in gruppo. C’è una maquette abbastanza grande e intorno pannelli di riferimenti e partizioni anch’esse pannellate per ospitare i disegni dei progetti. Insomma poliplat poliplat e ancora poliplat, l’impressione alla fine è quella di una mostra di fine corso al terzo o al quart’anno di università, con le esercitazioni degli studenti sulle tipologie date dalla docenza, poi riunite in un quadro sinottico. Poteva forse essere l’occasione per immaginare una microutopia, malgrado la scelta del luogo. Qualche anno fa, sarebbero stati perfetti Aldo Busi e Achille Castiglioni. Oggi anche, ma purtroppo non c’è più modo; ci vuole comunque molta grinta, aggressività e carica ideale. Romanticismo freddo, anche cinismo lucido. Così invece è venuta fuori una specie di catalogo, da cui eventualmente pescare pour épater l’administrateur (italien). In coerenza, dopo tutto, con le dura richiesta di marginalità per l’architettura espressa senza mezzi termini nelle Corderie. Non può sfuggire, in questa edizione della Mostra, la presenza ubiqua e robustissima di sponsor, fra i quali spiccano alcuni direttamente coinvolti in alcune delle più grosse operazioni immobiliari in atto nel nostro paese. Ovviamente non c’è nulla da eccepire: altrove si tratta quasi di un dovere istituzionale. Ma, data la presenza di alcuni progetti e di altri no, e anche di luoghi appositamente ad essi destinati all’interno della sezione tematica, sarà poi così fuori luogo cogliere come una simpatia, una speciale reciproca attenzione, fra questi operatori e i neourbanisti, che dopo tutto hanno plasmato un ruolo esclusivamente proprio e determinante nelle decisioni inerenti la gestione del territorio? Manifestate d’altra parte anche dalla condivisione dei contenuti, anche nel merito? Chi lo sa. Naturalmente, absit iniuria verbis. Ma forse potrebbe essere di un qualche interesse un giorno parlarne. Ai Giardini invece l’aria era molto piacevole, di festa. Visibilmente abbastanza fuori controllo, non era infrequente imbattersi, qua e là, in cose anche molto interessanti. Ora ti saluto e, se mi pubblichi, ti ringrazio per l’ospitalità Maurizio Vogliazzo Google Earth
Concetti/Concepts
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ear Editor, so it has finally happened. After years of incessant work, unscrupulous, undermining work, even the International Architecture Exhibition promoted by the Venice Biennial, Paolo Portoghesi’s very clever invention, which unfortunately was run rather absent-mindedly not to say instrumentally down the years by a series of different curators, has been taken over. By whom? By its worst enemy of course or, in other words, those vast, ramified and extremely powerful hoards of neo-urbanists, experts or so they claim in urban policies, governance and strategic planning etc. They have managed to worm their way here and there into all the folds which have inevitably been opened up by the most refined (or may be not?) analysts of the magmatic processes of economic, technological and social processes characterising the last three or four decades. Of course they have not provided any useful input: except in detracting attention from any issue related to the physical form of things, on any scale. It is hard to explain this ferocious and radical hate for every aspect of architecture; except due to a sort of dimmed perception (dimmed, since they literally cannot see) of other possible ways of approaching the world, more effective ways of altering it using reason and good taste. Like real predators, these neo-urbanists cannot envision any interesting joint-ventures or useful partnerships, just potential competitors to be simply eliminated. Their ravenous appetites know no bounds: from the city to the spoon, even if they cannot even pick one up. The theme exhibition of this tenth edition is a fine example of this, almost naïve in its transparency. It is called: “The City. Architecture and Society”. At a time of revivals, it could have been a more cutting-edge reworking and re-proposing of the kind of interdisciplinary approach that so rightly intrigued architects in the 1960s, both the reformists and, later, the more radical. In a word: team work, multi-expertise and an absolute need to open up to “society”, all set down drawing on erudite, refined and convincing means of communication. But there is none of this here, except for certain ethical intentions expressed with great decision but in a very gentle tone by the curator Richard Burdett (just imagine a form of Scandinavian post-war empiricism against the backdrop of megalopolitan chaos in a state of constant change). Exactly the opposite. The magical, infinite space of the Corderie bunged up and divided up by transversal stands covered with panel, panels and nothing but panels, with huge photographs of Google Earth, cartographies, diagrams, data, information (which you do not read out of boredom), various photographs, with projections of architecturally undefined and indefinable projects set here and there like sudden digressions spread across the floor, so you end up tripping over without actually seeing anything. As a sort of interlude, there are two stands, one devoted to wayward vaguely “Malevic-style” threedimensional/sculptural representations of the various densities of the cities being surveyed, making them almost incomparable, the other devoted to society, rendered in the form of crazy anthills projected from above onto small cubes spread across the floor. Unbelievable. You really need to hate space and architecture to cancel it out like that. May be you attend concerts at the conservatory every week, but what could be more terrorising than a réaction poétique? Slowly exorcising and killing everything: the end justifies the means. After all you either have a sense of space or you do not, like Smille’s proverbial sense of the snow. But when you realise there are some people who have this sense, you feel the need to eliminate them. Wiping it out, possibly drawing on certain retrospective effects, this glorious, high tradition for installations, which has played such an important part in glorying modern Italian architecture in the world’s eye, as Mollino would have put it. But what a sad, grey and deaf world it must be, though, the world of these neo-urbanists, so effectively mirrored in the Rope Works in the state in which they find themselves at the moment. But bearing in mind how completely ineffective this all is, it has turned out to be an own goal; but, as usual, these things take too long to understand and meantime the damage is rife. And that is sad. But, alas, it does not end here. Hell, you need only go round the corner and if you like you can see plenty of drawings, elevations, plans, sections and scale models, if that is what you like. But be warned. This is a truly perfidious enterprise. This section of the exhibition is called “Città di pietra” and is one of the craziest displays (if that is the right word for it) ever seen. Starting with its basic premises, startling in their own right, right down to the most minute detail. It is simply indescribable. And it would be inappropriate and wrong to draw any formal analogies with architectural enterprises from the past, whatever their lineage. Simply because there is no architecture here at all. So there are two possible explanations: either the neourbanists are mocking us by saying just look at the rubbish you feed on, while we fly here up on high; or, more likely and this is much, much worse, the neo-urbanists actually think this is architecture, perhaps they really like it and are even disposed (from the height of their deeply entrenched political powers) to allow it some glimmer of real hope. Of course the Arsenal and its physical foundations rejuvenate our spirits. We need only step outside and certain horrible things are soon forgotten, although their spectre might come back to haunt us in subsequent nights. And then there is the Italian Pavilion, the real novelty of this tenth Exhibition, partly making up for certain shortcomings. It holds a small ideal city, Vema, designed in golden proportions and located between Verona and Mantova, more or less at the crossroads of two big corridors planned to be incorporated in the general framework of European logistical systems, the Kiev-Lisbon and Berlin-Palermo lines. Since this is a foundation city in every respect, its plan contains traces of what we consider to be canonical traits, including some relatively recent memories, and encompassing what is required to take into account certain present needs in terms of overall sustainability. The various sections, serving their own specific purposes, accommodate the projects of about twenty Italian architectural designers, working either individually or in teams. There is a rather large scale model and around it reference models and partitions, which are also panelled to hold the project drawings. In other words, polyplat, polyplat and even more polyplat, in the end it looks rather like an end-of-course display by third or fourth year students, who have worked on typologies assigned to them by their teachers and then assembled them all together. It might have been the chance to envisage some sort of micro-utopia, despite the choice of location. Aldo Busi and Achille Castiglioni would have been perfect a few years ago. They still would be, but unfortunately that cannot be; in any case, what is needed is plenty of determination, aggressiveness and idealistic drive. Cool romanticism, even lucid cynicism. But in the end what we have is a sort of catalogue. Sponsors are everywhere at this edition of the Exhibition, notably some who are directly involved in some of the biggest real-estate operations under way in Italy. Of course that is quite unobjectionable: elsewhere it is virtually an institutional duty. But, bearing in mind the selection of projects and locations allocated to them in the theme section, might there be some sort of special reciprocal favouritism between these operators and the neo-urbanists, who, after all, have shaped their own key role in the decision-making process concerning territorial management? An assumption backed up by the fact they seem to agree on the contents. Who knows. Of course, absit iniuria verbis. But it might be worth discussing all this some day. But there was a much nicer, celebratory atmosphere in the Gardens. Clearly slightly out of control, here and there you could even come across some really interesting things. It is now time to say goodbye and, if you decided to publish this, thanks for the hospitality.
Dati e statistiche/Data and statistics
Bari-Punta Perotti
La città di pietra
Vema
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Ateliers Jean Nouvel
Per Africa, Oriente e Americhe In Paris
Credits Project: Ateliers Jean Nouvel Project Leaders: François Raynaud (Competition phase); Françoise Raynaud & Didier Brault (Study phase); Isabelle Guillauic & Didier Brault Architects: F. Boilevin, M. Calzada, C. Desroche, S. Erard, E. Herkens, G. Kaiser, R. Pellerin, A. Rakem, P. Troung (study phase); J. Amor, G.L. Ferrarini, L. Frachet, N. Gilliland, K. Jeannot, F. Laun, J. Lebarillec, P. Monteil, E. Pannetier, F. Rabiet, S. Redele, E. Saliva, A. Souza Blanès y Cortès (Site phase) Museography Architects: R. Azard, F. Casanova, M. HAgg, E. Nespoulous, M. Raash (Study phase); R. Azard, J. Lebarillec (Site phase) Design & Layout: F.X. Bourgeois, J. Lebarillec, M. Najdovski, B. Voiron (Study phase); A. Barbry, F. Imbert, J. Lebarillec, S. Letourneur, E. Nespoulous (Site phase) Landscape: Emma Blanc Ghaphics and Colorimetry: Natalie Saccu de Franchi Mock-Ups: Jean-Louis Courtois, Etienne Follenfant Competition Computer Graphics: Artefactory Works Managers: Didier Brault & Pierre Crochelet, René Bencini, Guillaume Besançon, Julien Coerdevey, Ghazal Sharifi, Marcin Woychechovski Economist: Pierre Crochelet Secretaries: Cathy Jedonne, Anastasia Kaneva, Catherine Kapzak, Sabrina Kettano Associated Landscape designer: Acanthe: Gilles Clément Associated Lighting designer: AIK: Yann Kersalé Associated Vegetal Wall Designer: Patrick Blanc
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apertura, il giugno scorso, del Museo di Quai Branly dedicato alle Arti e Civiltà d’Africa, Asia, Oceania e Americhe, è stato uno degli eventi più importanti e discussi del panorama culturale parigino. Molto se ne è parlato, moltissimo se ne è scritto, grande entusiasmo ma anche polemiche legate soprattutto alla natura politica e sociale di questa operazione, “ipocritamente celebrativa” – è stato detto – di culture e di popoli che continuano a essere emarginati. Resta il fatto tangibile e incontrovertibile che Quai Branly rappresenta un’opera unica, una tappa emblematica e fondamentale del percorso dell’architettura e della museografia contemporanea che la Francia e il suo Presidente Jacques Chirac, che l’ha pervicacemente voluta e sostenuta, possono vantare nel repertorio progettuale della tradizione europea. Nel contempo museo, centro di ricerca e di insegnamento e luogo pubblico, questo organismo vasto e complesso coniuga etnologia ed estetica, radicamento al territorio e proiezione verso “l’altro”, tecnologia avanzatissima ed esaltazione dello spirito arcaico, ancestrale, primordiale degli oggetti esposti, “un luogo contraddistinto dai simboli della foresta, del fiume, e le ossessioni della morte e dell’oblio…abitato dagli spiriti degli uomini che, scoprendo la condizione umana, inventarono dei e credenze”. Prendendo le distanze dai codici espressivi della cultura occidentale, Nouvel si è calato in una condizione “altra” per concepire un luogo misterioso e attraente, carismatico e denso, dove gli oggetti possano ritrovare le coordinate di un mondo, di una realtà che gli è appartenuta. L’esperienza del contenuto si sposa a quella del contenitore attraverso un’architettura composita e complessa, “accomodata” naturalmente sui bordi della Senna, ai piedi della torre Eiffel. Non teme il confronto la sinuosa passerella lunga 220 metri per 12 di altezza, che segue la curva del fiume, nascosta tra il verde di un giardino di 18.000 metri quadrati, opera di Gilles Clément, dove le fronde di 178 alberi e una trentina di specie vegetali accompagnano sentieri, avvallamenti, bacini d’acqua e un anfiteatro a cielo aperto. E’ in questo giardino parigino trasformato in una sorta di “bosco sacro” che il museo scopre gradatamente le sue componenti. Sollevato a 10 metri d’altezza su una foresta di pilastri metallici disposti in modo aleatorio, l’edificio ponte, dove si sviluppa l’ambiente unico della galleria espositiva, è individuato da una curva vetrata di circa 200 metri che filtra la luce naturale attraverso un sistema di losanghe in vetro percorse da una maglia diagonale in elementi in legno chiaro. Lo spettacolo si arricchisce della presenza di 30 scatole di dimensioni variabili e colori diversi che emergono in aggetto dalla facciata, arricchendo il dispositivo museale con la presenza di ambienti più intimi, studiati con scenografie particolari per le opere. Verso ovest, si dispongono gli altri corpi, ognuno con una sua particolarità declinata dalla soluzioni di facciata. Ancora il paesaggio è l’elemento che detta la caratterizzazione dell’edificio dell’Amministrazione; con un muro vegetale che si proietta su una superficie di 800 metri quadrati. Progettato da Patrick Blanc, questo giardino verticale si alimenta su un sistema privo di terra che permette lo sviluppo di una vegetazione di circa 15000 piante. L’edificio dell’Auvent, che ospita l’amministrazione della mediateca, magazzini e sale di consultazione, e quello dell’Università, con una libreria specializzata e laboratori di restauro, completano la “macchina” museale, declinando un registro più tradizionale e a dimensione urbana, in cui la stratificazione orizzontale trova una sua personale autonomia attraverso la composizione di vetrate di diverse dimensioni, trasparenti, traslucide o opache. Grandi cifre naturalmente per quest’opera maggiore costata 235,2 milioni di euro. Elena Cardani
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he official opening last June of Quai Branly Museum devoted to the Arts and Civilisations of Africa, Asia, Oceania and the Americas, was one of the most important and highly debated events on the Parisian cultural scene. A lot has been said and even more written about it, often with great enthusiasm. But there have been plenty of disputes over, in particular, the socio-political nature of this “hypercritically celebrative” – so it has been said – commemoration of cultures and nations which are still outcasts. But Quai Branly is still unquestionably and tangibly a unique work, a fundamental and emblematic stage in modern-day architecture and museography, which France and its President, Jacques Chirac, who backed and supported it all the way, can boast as taking its place alongside the best of traditional European design. Simultaneously a museum, research-teaching centre and public place, this vast and complex organism combines ethnology and aesthetics, entrenchment in the land and a certain projecting towards “the other”, cutting-edge technology and an enhancing of the age-old ancestral primeval spirit of exhibited objects, “a place characterised by symbols like the forest, river and obsessions with death and oblivion… inhabited by the spirits of people who, discovering the human condition, invented gods and other beliefs”. Distancing himself from the stylistic codes of western culture, Nouvel has adopted an “alternative” stance so as to design an attractive place where objects can rediscover how they used to be. The experience of the contents matches that of the container, a composite and complex work of architecture naturally “accommodated” along the banks of the Seine at the foot of the Eiffel Tower. Camouflaged in nature, the winding walkway measuring 220 metres in length and 12 metres in height is not afraid to confront its surroundings as it follows the bend in the river, hidden between the landscaping of a garden covering 18,000 square metres, devised and designed by Gilles Clément, refreshed by the foliage of 178 trees and about thirty different kinds of vegetation, injected with life by paths, dips in the ground, pools of water and an open-air amphitheatre. It is in this Parisian garden transformed into a sort of “sacred wood” that the museum gradually reveals its various components. Raised 10 metres off the ground by a forest of metal columns arranged randomly, the bridge building, where the exhibition gallery is located, is marked by a curved glass partition measuring approximately 200 metres filtering natural light through a system of glass lozenges covered by a diagonal web of elements made of clear wood. The spectacle is enhanced by the presence of 30 boxes of different sizes and colours overhanging the façade to complete the museum facility with a series of more intimate rooms furbished with special layouts for the works. The other sections of the museum-complex are set over to the west. Each with its own special feature embodied in the façade design. The landscape is once again the distinctive feature of the Administration building, a wall of vegetation crowns the end of the complex along the Seine projecting over a surface area of 800 square metres. Designed by Patrick Blanc, this vertical garden feeds off a soil-free system allowing approximately 15,000 plants to be grown. The Auvent building, which hosts the media-library administration office, storerooms and reference rooms, and the University building with its specialist library and restoration workshops, complete the museum “machine” adopting a more conventional design style and urban size, in which the horizontal stratification finds its own personal autonomy through the composition of transparent, translucent or opaque glass windows of varying size. Of course such a major work was inevitably an expensive project. It cost an overall total of 235,2 million Euro.
Partner Design Office: Ingerop Concrete structure and metal framework, waterproofing), OTH (Fluids, Safety coordinator) Project Management Consultants: Arcora (facades), GEC Ingégnerie (Finishings and fittings), Observatoire N°1 (Museographic lighting), Avec Acoustique (Acoustics), Duck’s /Scenography), Casso & Cie (Security), Alain Bony & Henri Labiole (Artistic consultancy), Autobus Impérial and Hiroshi Maeda (Signposting) Coordination and Steering Organization: ODM Gemo Health and Safety: Cossec Technical Control: Veritas Contributing Artists: Paddy Bedford, Michael Riley, John Mawurndjul, Judy Watson, Tommy Watson, Ningura Napurrula, Gulumbu Yunupingu, Lena Nyadbi Project Owner: Etablissement Public du Musée du Quay Branly
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Nella pagina precedente, la facciata sud, verso rue de l’Université del Museo di Quai Branly, inaugurato il giugno scorso a Parigi, dopo cinque anni di cantiere. Il Museo, che occupa una superficie di 40.660
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metri quadrati, presenta le collezioni d’arte africana, asiatica, d’Oceania e delle Americhe. Sopra, planimetria generale. Il Museo si compone di quattro edifici: il Museo vero e proprio; l’Amministrazione;
l’Auvent che contiene l’amministrazione della mediateca, sale di consultazione e di attualità, laboratori per i bambini e i magazzini; l’edificio “Université”, dove sono riuniti una libreria specializzata, laboratori di restauro
e la gestione delle collezione. Sotto, particolare della facciata verso rue d’Université. Previous page, the south façade of Quai Branly Museum near Rue de l’Université which opened last
June in Paris after five years’ building work. The museum, which covers an area of 40,660 square metres, holds art collections from Africa, Asia, Oceania and the Americas. Above, site plan. The museum is
composed of four buildings: the museum proper; the administration building; the Auvent building containing the administration offices for the medialibrary, reference and news rooms, children’s workshops
and storerooms; the “Université” building, where there is a specialist bookshop, restoration laboratories and the management offices for the collection. Below, detail of the façade over by Rue d’Université.
Sopra particolare del fronte dell’edificio verso rue de l’Université e in basso la facciata verso la Senna del Museo, una passerella lunga 220 metri, sospesa a 10 metri dal suolo su un sistema di 26 pilastri metallici,
ospita in un ambiente unico gli oggetti delle collezioni. 30 “scatole” in ossatura metallica e rivestite in legno, costituiscono degli ambienti più raccolti, destinati alle collezioni particolari.
Above, detail of the front of the “Université” building and, bottom, the museum façade over by the River Seine, a 220-metre-long walkway suspended 10 metres above ground by a combination of 26
metal columns holds all the objects belonging to the collection in a unique setting. 30 metal-framed “boxes” coveredwith wood form the smaller rooms for the special collections.
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Particolare della facciata “giardino” dell’Amministrazione. Questo muro vegetale di 800 mq, concepito da Patrick Blanc, è formato da 150 specie vegetali provenienti da Giappone, Cina, Stati Uniti e Europa Centrale che si sviluppano su un sistema a più strati che ne rende possibile lo sviluppo senza terra. Detail of the “garden” façade by the administration offices. This landscaped wall covering 800 sq.m, designed by Patrick Blanc, is formed of 150 types of plants from Japan, China, United States and Central Europe, which extend through a layered system allowed it to grow without soil.
8 l’ARCA 218
La facciata retrostante dell’Ammistrazione collegata all’edificio “Auvent”. Caratteristica del complesso è la differenza di linguaggio delle facciate nei vari blocchi. Qui le due facciate sono dotate di brise-solei che si orientano all’esterno guidati da elementi metallici arancioni a forma di sciabole giapponesi. The façade behind the administration offices connected to the “Auvent” building. The complex’s main feature is the range of stylistic vocabularies used for the facades of the various blocks. Here the two facades are fitted with shutters directed outwards by orange metal elements shaped like Japanese sabres.
218 l’ARCA 9
Particolare della facciata nord risolta con un sistema di maglia in listelli di legno che accolgono elementi vetrati a forma di losanga. Detail of the north façade featuring a system of wooden planks holding lozenge-shaped glass elements.
Sopra, a sinistra dal basso, pianta a quota –1 e pianta del piano terreno; a destra dal basso, piante a quota +1 e +3. Sotto, prospetto sud e, basso, prospetto nord.
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Above, from bottom left, plan at height –1 and ground floor plan; right, from bottom, plans at heights +1 and +3. Below. South elevation and, bottom page, north elevation.
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Nella pagina a fianco, in alto, sulla facciata lungo rue de l’Université si possono vedere i soffitti decorati con interventi di artisti contemporanei aborigeni. Sotto, particolari della facciata nord ritmata dagli aggetti delle scatole in legno di diversi colori. Sopra, particolare dell’angolo ovest concluso dalla parete vegetale. A sinistra, la galleria espositiva, un volume unico con elementi espositivi vetrati e con dispositivi multimediali. Opposite page, top, ceilings decorated by contemporary local artists can be seen along Rue de l’Université. Below, details of the north façade featuring projecting wooden boxes of different colours. Above, detail of the west corner concluded by the landscaped wall. Left, the exhibition gallery opens up to the public in a unique structure featuring a series of glass display features and multimedia props.
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I 4.000 oggetti della collezione permanete sono esaltati da un ambiente giocato su materiali e colori e filtrato dal particolare sistema di losanghe vetrate in facciata che gioca tra luce e ombra con le fronte degli alberi del giardino esterno. The 4,000 objects belonging to the permanent collection are enhanced by a setting playing on materials and colours and filtered by the special set of glass façade lozenges, which interacts through a mixture of light and shadow with the fronts of the trees in the outside garden.
Particolari degli ambienti dell’edificio su rue de l’Université ravvivati dalle opere degli artisti. Details of the rooms in the building along Rue de l’Université enlivened by the artists’ works.
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La storia infinita
Arep
Arep
New History Museum, Beijing
P
si; infine una zona per la mediateca, le sale di ricerca di museologia e i locali per il personale del museo. Il tutto coronato da servizi per i visitatori come negozi, ristoranti, sale per conferenze e così via. Emergono due elementi caratteristici dell’edificio che sono la sala del Tesoro, raccolta da un cilindro inclinato che segna la facciata e che caratterizza tutto l’impianto architettonico, e il modo con cui l’edificio si pone alla luce. Sono questi due elementi che denunciano lo sforzo intellettuale e progettuale degli AREP, una attenta ricerca destinata a un confronto della cultura e della tradizione cinese con quella dell’Europa. Capita agli occidentali che sono coinvolti in un lavoro progettuale in Oriente di riuscire a recuperare, rimettendola a fuoco, una tradizione che in partenza sembrava volessero accantonare, quasi fosse diventata un ostacolo a un libero sviluppo della loro ricerca. La medesima cosa avviene quando un orientale si mette nella condizione di accogliere una tradizione occidentale. A Pechino, poi, vi sono molti Maestri delle scuole delle arti e dei mestieri cinesi che continuano una tradizione di trasposizione e di filtraggio delle ricerche occidentali che già avevano avuto inizio nel continente cinese dopo la prima Guerra Mondiale. L’occidentalizzazione delle tecniche e dei linguaggi, per quanto concerne la Cina, non era avvenuta con tanto immediato entusiasmo come in Giappone, dove una diffusa mentalità isolazionistica ha consentito di mantenere ritmi e composizione d’origine antica fino ai giorni nostri e, addirittura, ad applicarli a molti aspetti della tecnica moderna. In Cina, viceversa, il processo di sgretolamento delle vecchie forme era in atto fino dall’Ottocento, ma andava di pari passo con uno scadimento dell’informazione e con l’infiltrarsi di un cattivo gusto di riporto, tipico di un Paese in via di trasformazione. Sta di fatto che come denominatore comune, per poter fare una considerazione universale su questo progetto, bisogna ricorrere ad alcune riflessioni sulla biologia, sull’astrofisica, sull’etica e su altri mondi di un filone geniale e imprevedibile legato alla natura, che, in modo indiscusso, ha più fantasia di noi. Mario Antonio Arnaboldi
B
eijing, which is now one of the most important metropolises in the world, stands in the north/east of the country, set on a small northern alluvial plain, and ever since its origins the local orography made it a major caravan centre. Trading goods also resulted in an exchange of different cultures, so that the city became the capital of the whole of China for its trade and markets and, above all, the “quality” of its inhabitants. This resulted in the history of old Peking actually coinciding with the history of China itself, providing a model of religious, political and behavioural knowledge for Chinese citizens. This makes it easy to understand the need, expressed by the Beijing City Council, to promote the construction of a New History Museum. The design work was assigned to the French firm AREP, headed by Jean-Marie Duthilleul and Etienne Tricaud, designers of proven skill and design culture, who worked with the Ministry of Construction’s Architecture & Design Institute represented by the architect Cui Kai. The Museum is situated along the main east/west highway devoted to Fu Xing Men, an extension to Via Xi Chang An Jie alongside the Forbidden City and Tien An Men Square. The entire area is now bustling with new building work, which will mainly be devoted to enhancing Beijing’s image as an authentic capital of world standing. The History Museum is built on an area of 60,000 square metres completely protected by a horizontal roof, which also marks the border of the square out in front designed for holding public events. A brief description of the layout of interior structures will provide a better picture of the spirit underpinning AREP’s design work. It appears to be based around rationalist and Euclidean geometric forms, such as the cylinder and parallelepiped etc., which give it its distinctive appearance and are designed to hold the three premises forming the basis of the museum itself: the Treasury Room, displaying jade works, coins, silkscreen processing pads, costumes from the Beijing Opera House and paintings; a tempo-
rary exhibition of china, bronzes, furniture, clothes and religious artefacts; finally, an area holding the media-library, rooms for research into museology and quarters for museum staff. All crowned by services for visitors, such as shops, restaurants, conference rooms etc. Two key building features emerge: the treasury room, accommodated in a sloping cylinder obliquely marking the façade and characterising the entire architectural layout, and the way in which the building is related to light. These two features embody all AREP’s intellectual and design efforts, careful research aimed at bringing Chinese tradition and culture into relation with Europe’s own heritage. Sometimes westerners involved in design work in the East, particularly in the field of figurative arts, manage to revive and focus on traditions, which, at the onset, they seemed to be casting aside, as if they were a hindrance preventing them from freely expressing their own line of experimentation. The same thing happens when an easterner attempts to embrace western tradition. Beijing is the home of many masters of Chinese arts and crafts schools, who are continuing a tradition for sieving and transposing western experimentation, which first began in China right after the 1st World War. The westernisation of techniques and idioms in China was not greeted with the same instant enthusiasm as in Japan, where a widespread sense of isolation has allowed the pace and composition of ancient life to be maintained right down to the present day, even managing to apply many aspects of modern technology to them. In China, on the contrary, the process of dissolving old forms was already under way back in the 19th century, moving handin-hand with an impoverishment of information and slow spread of bad taste, typical of a changing nation. The fact is that, as a common denominator allowing this project to be given a proper overall assessment, we need to analyse certain aspects of biology, astrophysics, ethics and other realms of brilliance connected with nature, which unquestionably has more imagination than we do.
La facciata nord del Museo del Museo storico di Pekino, inaugurato quest’anno sulla Fu Xing Men, in una zona al confine con la Città Proibita, destinata a diventare uno dei principali poli cuturali della capitale. Nella pagina a fianco, il fronte est. Il Museo occupa una superficie di 60.000 metri quadrati, protetto da una copertura orizzontale rettangolare e arretrato rispetto alla strada per liberare un’ampia piazza pubblica aperta alla città. The north façade of Beijing History Museum, which opened this year along the Fu Xing Men in an area bordering on the Forbidden City, designed to host one of the city’s most important cultural centres. Opposite page. The east front. The museum covers an area of 60,000 square metres protected by a horizontal rectangular roof and set back from the road to provide room for a specious public square opening up to the city.
AREP/Didier Boy de la Tour
Credits Project: AREP – Jean-Marie Duthilleul et Etienne Tricaud architects; Architecture & Design Institute of the Ministry of Construction – Cui Kai architect Client: Beijing Municipality
echino, oggi una delle più importanti metropoli del mondo, sorge nella parte nord/orientale del Paese, situata in una piccola pianura alluvionale incuneata tra due catene montuose, all’estremità della grande pianura settentrionale e, fin dall’inizio, diventa, per il suo stato orografico, un grande centro carovaniero. Lo scambio delle merci dà origine anche a uno scambio di culture, tanto da far poi diventare questa città la capitale dell’intera Cina, per i suoi commerci e per i suoi mercati e, soprattutto, per la qualità della sua popolazione. E’ in questo modo che la storia di Pechino coincide con quella della Cina stessa e i suoi retaggi diventano modello del sapere religioso, politico e comportamentale del cittadino cinese. Allora ben si comprende la necessità, espressa dall’Amministrazione della Città di Pechino, di promuovere la costruzione di un Nuovo Museo di Storia. Il lavoro di progettazione viene assegnato allo Studio francese AREP, di Jean-Marie Duthilleul e Etienne Tricaud, progettisti di provata qualità e cultura progettuale, che si servono della collaborazione dell’Architecture & Design Institute of Ministry of Construction rappresentato dall’architetto Cui Kai. Il Museo è situato sulla grande strada est/ovest dedicata a Fu Xing Men, prolungamento della via Xi Chang An Jie, adiacente alla Città Proibita e alla Piazza Tien An Men. Tutta la zona ormai brulica di nuovi cantieri che, per lo più, saranno destinati a dare l’immagine di Pechino come di una vera capitale dalle risorse mondiali. Il Museo di Storia si imposta su un’area di 60.000 metri quadrati interamente protetta da una copertura orizzontale che delimita anche il bordo della piazza antistante, destinata a manifestazioni pubbliche. Per meglio comprendere lo spirito che ha alimentato la progettazione degli AREP occorre una breve descrizione dell’articolazione dei volumi interni. Questi appaiono basati su forme geometriche razionaliste ed euclidee, come il cilindro, il parallelepipedo e via dicendo destinate a contenere i tre ambienti che costituiscono la base del Museo stesso: la sala del Tesoro, che espone jade, monete, tamponi per la serigrafia, costumi dell’Opera di Pechino e dipinti; l’Esposizione temporanea per porcellane, bronzi, mobili, vestiti e oggetti religio-
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Arep
Arep
Below, cross section of the temporary exhibitions and cross section of the permanent exhibition.
Facciata sud e il museo inserito nel contesto urbano. La facciata nord, è interrotta da un settore di volume cilindrico in bronzo che afferma la presenza dell’edificio rispetto alla città.
A fianco sezione longitudinale.
Opposite page, longitudinal section.
Sotto, particolari della struttura del cilindro in bronzo.
Below, details of the structure of the bronze cylinder.
South façade and museum set in its urban context. The north façade is interrupted by a section of the cylindrical structure made of bronze reinforcing the building’s presence in the city.
From left to right, above, plan at level - 6 and ground floor plan.
AREP/Tristan Chapuis
Da sinistra a destra, sopra, pianta a quota - 6 e pianta del piano terreno.
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AREP/Imaginechina-Li Wei
AREP/Didier Boy de la Tour
Sotto, sezione trasversale sulle esposizioni temporanee e sezione trasversale sull’esposizione permanente.
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AREP/Imaginechina-Li Wei
AREP/Didier Boy de la Tour
Previous pages and these pages, exterior and interior details of the cylindrical structure made of bronze holds the main part of the collection of precious objects. The museum setting mirrors the layout of a Chinese building with three pavilions set along the three sides of a central courtyard. Each pavilion’s structure, interiors and materials reflect its contents. In addition to a 7000square-metre cylindrical structure, a structure clad with wood on both inside and outside (measuring 40 m in width, 35 in height and 72 in length) holds the temporary and permanent exhibitions; a block made of grey stone enclosing the building to the south sets out the media-library, research-museology spaces and utility rooms.
AREP/Didier Boy de la Tour
Nelle pagine precedenti e in queste pagine, particolari esterni e d interni del volume cilindrico in bronzo che accoglie la parte principale della collezione di oggetti preziosi. L’ambiente del museo rispecchia l’impianto di un palazzo cinese, tre padiglioni sono organizzati sui tre lati di una corte centrale. Ogni padiglione è quindi caratterizzato da una volumetria, spazi interni, materiali che si rifanno al loro contenuto. Oltre il volume cilindrico di 7000 mq, un volume rivestito esternamente e internamente in legno, largo 40 m, alto 35 e lungo 72, ospita le esposizioni temporanee e quella permanente; una stecca in pietra grigia che chiude invece l’edificio a sud organizza la mediateca, gli spazi di ricerca e di museologia e i locali di servizio.
22 l’ARCA 218
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AREP/Didier Boy de la Tour
La piazza interna che organizza i tre volumi del museo e, in basso, l’interno del cilindro.
24 l’ARCA 218
The inner plaza setting out the three museum structures and, bottom, the inside of the cylinder.
AREP/Tristan Chapuis
Above, the space marked by the base block at –1 level, which holds shops, restaurants, conference rooms, and, bottom, details of the inside and outside pathways.
AREP/Didier Boy de la Tour
AREP/Didier Boy de la Tour
Sopra, lo spazio definito dallo zoccolo di base, a livello -1, che accoglie negozi, ristoranti, sale conferenze e in baso particolari dei percorsi esterni ed interni.
218 l’ARCA 25
Inconsueta e sorprendente
Massimo Fagioli, Paola Rossi
In Rome
C
26 l’ARCA 218
Roland Halbe
Credits Project: Paola Rossi, Massimo Fagioli Collaborator: Françoise Bliek Graphics: Françoise Bliek, L.Bocchini Client: Private
on una efficace intuizione critica Paolo Portoghesi aveva scritto qualche anno fa che la palazzina romana è paragonabile a un sonetto. Come quella particolare forma poetica, rigorosamente codificata ma capace di prestarsi ad una infinità di espressioni diverse, anche la palazzina, pur essendo essa stessa estremamente canonizzata nei suoi caratteri tipologici e nel suo vocabolario formale, consente infatti inesauribili possibilità di produrre variazioni al punto che soltanto in ogni sua singola articolazione essa si fa pienamente riconoscere. Un piano terra che può ospitare appartamenti o garage più quattro piani e un atrio; una scala che distribuisce due o a volte tre alloggi per piano, in qualche caso sfalsati; una copertura piana o a tetto una serie di balconi i quali, oltre a dotare gli alloggi di uno spazio aperto sull’esterno, movimentano plasticamente un volume di solito quadrato o quadrangolare, spesso dinamizzato da andamenti planimetrici irregolari, con superfici disposte secondo angolazioni inclinate rispetto all’ortogonale: sono questi gli elementi base di questo tipo edilizio, un principio organizzativo tradotto in un edificio il quale, ripetuto migliaia di volte, ha costituito la principale materia architettonica per l’espansione di Roma nel secondo dopoguerra. Costituita da un elemento di casa in linea, ma con le pareti terminali forate da bucature, la palazzina è un tipo talmente molteplice nelle sue singole espressioni da dissimulare le sue stesse costanti generiche. C’è da aggiungere che la palazzina prevede anche schemi distributivi più grandi e complessi nei quali due scale servono quattro alloggi. In questi schemi i bagni e le cucine affacciano su chiostrine interne. I migliori architetti romani del Novecento hanno saputo fornire interpretazioni magistrali di questo tema, declinato sia nei termini di un rigore manualistico, seppure ispirato, sia in quelli di una immediatezza di scrittura risolta in configurazioni disinibite e imprevedibili, spesso gestuali fino all’arbitrarietà. Marcello Piacentini, Mario Ridolfi, Wolfang Franke, Adalberto Libera, Pietro Aschieri, Gino Capponi, Luigi Moretti, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni, Eugenio Galdieri, Pietro Barucci, Davide Pacanowsky, Carlo Aymonino, Mario Fiorentino, Luigi Pellegrin, Claudio Dall’Olio, Ugo Luccichenti, Bruno Zevi, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Francesco Berarducci, Paolo Portoghesi rappresentano i capofila di una foltissima schiera di ottimi progettisti che hanno lasciato nel tessuto urbano architetture di grande significato. La città delle palazzine è una città positivamente contraddittoria. Per molti versi essa è fortemente omogenea, essendo costituita da elementi edilizi simili inseriti in un contesto in cui la presenza del verde che circonda su quattro lati il volume è particolarmente importante; per l’altro la differenziazione tra una palazzina e l’altra dà vita ad un ambiente urbano pieno di episodi singolari, di accensioni individuali linguistiche, che fanno sì che ogni strada acquisti un carattere peculiare. Per qualche decennio, soprattutto da parte degli urbanisti di sinistra, la palazzina è stata accusata di negare con il suo individualismo l’essenza della città come costruzione collettiva che doveva esprimere tale natura solidale e unitaria tramite manufatti di scala più ampia, destinati a consistenti comunità di abitanti, manufatti coordinati in un disegno urbano fortemente gerarchizzato. Solo da qualche anno questa opposizione, simboleggiata dalla gigantesca diga del Corviale allineata sul bordo della città ad arginare la marea delle palazzine, è stata superata anche per merito di studiosi come Giorgio Muratore, Alessandra Muntoni e Luca Ciancarelli. Critici e storici hanno cominciato da allora a leggere il ruolo e le vicende della palazzina romana con occhi nuovi, cogliendo proprio in quella combinazione di regole ed eccezioni, già messa in evidenza da Paolo Portoghesi, il segno di una intrinseca e necessaria versatilità architettonica e urbana. Paola Rossi fa parte da anni di quel gruppo di architetti-artisti riuniti attorno a Massimo Fagioli, una numerosa e attiva comunità
che si è distinta per una indiscutibile capacità inventiva, per una sicura attitudine alla sperimentazione e per una notevole originalità nel pensare e costruire l’architettura al di fuori di ogni tendenza consolidata. Massimo Fagioli è una figura centrale nel panorama culturale, non solo romano e nazionale. Psicanalista eversivo, estraneo all’accademia, egli ha cercato di infrangere le ferree e statiche liturgie post-freudiane proponendo al posto della singola analisi un lavoro interpretativo esteso a più persone, successivamente coinvolte in una serie di impegnative attività culturali. Architetto anch’egli per vocazione e volontà ma anche designer, artista, regista cinematografico, animatore culturale, Massimo Fagioli ha creato una situazione assolutamente unica nel dibattito contemporaneo, anche se molto controversa e per di più di un motivo fraintesa. Una mostra di qualche anno fa, “Il coraggio delle immagini”, aveva dato a lui e al suo gruppo l’occasione di dimostrare quanto una concezione profonda e anticonvenzionale dell’attività creativa potesse liberare impensate possibilità di estrarre dall’inconscio un mondo di forme fluenti e metamorfiche, dalle quali l’architettura poteva in qualche modo intraprendere un nuovo cammino. La mostra, riproposta in più sedi, anche all’estero, ebbe un vasto e giustificato successo. Le architetture esposte nella mostra si distinguevano per le loro forme inconsuete e sorprendenti, animate da una ricerca totalmente indenne da obblighi istituzionali e da tributi a teorie correnti, anche se prestigiose, e a modalità compositive consolidate. Il “Palazzetto Bianco” di Massimo Fagioli e Paola Rossi con la collaborazione di Françoise Bliek, progettato agli inizi degli anni Novanta ma realizzato solo recentemente, è una sorta di manifesto costruito di questo gruppo. Si tratta di una piccola palazzina edificata a Roma in via di San Fabiano, su un esiguo lotto di forma triangolare. Questa costruzione di dimensioni contenute ma dall’aggressiva presenza nello spazio urbano è l’ottimo risultato di un esperimento limite nel quale confluiscono più motivi. In esso si ritrovano infatti, ma senza alcun cedimento citazionista, memorie wrightiane, fermenti neoespressionisti, intenzionalità scultoree, spunti decostruttivisti, plusvalori concettuali, ascolti attenti del contesto. Disegnata con encomiabile sapienza compositiva e con una grande attenzione per gli aspetti funzionali, questa architettura è investita da una energia formale che la modella potentemente creando torsioni, deformazioni, tensioni topologiche. Dispositivo a reazione luminosa l’edificio si organizza in elementi distinti i quali, nella loro autonomia formale si pongono come nuclei visivi coordinati in un sistema nello stesso tempo composto e unitario. Rifiutando della palazzina il normale rigirare delle facciate su quattro lati il “Palazzetto Bianco” reagisce all’intorno differenziandosi nettamente nelle sue parti. Nettamente articolato in due parti in qualche modo figurativamente irriducibili, la parete inflessa punteggiata da piccole bucature che esalta la sua concavità con uno scatto terminale e il prospetto stratificato segnato dall’orizzontalità dei grandi balconi anch’essi compresi in sezione all’interno di una curva; coronato da una scala che finisce contro il cielo, il “Palazzetto Bianco” dimostra che la palazzina non ha ancora concluso il suo ciclo storico, essendo ancora in grado di dare vita a esemplari densi di novità e di poesia. Con la sua forma a cuneo, che evoca la contundente dirompenza visiva di un frammento di Lissitsky così come la prua di una nave che solca il suolo urbano questa architettura dimostra come anche in spazi interstiziali apparentemente marginali, sia possibile costruire un frammento bellezza urbana. Dotata della rara attitudine a perseguire un sogno con quella concretezza che sfida il tempo e sa imporsi alla realtà, Paola Rossi rivela che non sono sempre le grandi opere quelle che segnano i momenti più significativi dell’evoluzione delle città, quei punti di flesso nei quali essa dimostra di saper ripensare la propria immagine. Franco Purini
A
few years ago Paolo Portughesi summed up Roman palazzinas with great critical intuition by comparing them to a sonnet. Just like that distinctive poetic form, carefully coded but capable of lending itself to a endless variety of different expressions, the palazzina too, despite being equally constrained within its own typological canons and stylistic vocabulary, can also be designed in an infinite range of variations, to the extent that it can only really be recognised through each and every one of its distinctive features. A ground floor which can house either apartments or garages, plus four stories and a lobby; stairs leading to two or even three sets of living quarters on each level, sometimes on staggered levels; either a flat roof or a roof with a set of balconies, which, as well as furbishing the quarters with a space opening onto the outside, also sculpturally liven up what is generally a square or rectangular volume, often given even more verve by irregular planimetric layouts: these are the basic features of this kind of building, organisational principles translated into a building design, which, repeated thousands of times, has formed the main architectural material used to expand Rome after the 2nd World War. Composed with an element of the linear house, but with perforations in the end walls, the palazzina is so varied in its various embodiments that it dissimulates its own generic constants. It is also worth adding that a palazzina can also feature bigger and more complex distribution schemes in which two sets of stairs serve four different living quarters. In this kind of layout the bathrooms and kitchens face onto inner cloisters. The leading Roman architects of the 20th century have created some magnificent renditions of this theme, drawing on carefully gauged but inspired expertise and designed with great immediacy to create unexpectedly casual configurations, often so brimming with gesture that they seem almost arbitrary. Marcello Piacentini, Mario Ridolfi, Wolfang Franke, Adalberto Libera, Pietro Aschieri, Gino Capponi, Luigi Moretti, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni, Eugenio Galdieri, Pietro Barucci, Davide Pacanowsky, Carlo Aymonino, Mario Fiorentino, Luigi Pellegrin, Claudio Dall’Olio, Ugo Luccichenti, Bruno Zevi, Vincenzo Monaco and Amedeo Luccichenti, Francesco Berarducci and Paolo Portoghesi are the leaders of a hoard of excellent architects who have left some highly significant works of architecture on the urban fabric.. The city of palazzinas is a positively contradictory city. In some respects it is highly homogeneous, since it is formed of similar building elements set in a context in which the presence of landscaping surrounding the construction on four sides is particularly important; moreover, the fact that the buildings are all different creates a cityscape full of singular episodes of individual stylistic flare, so that every street has its own peculiar nature. For a few decades, the left-wing town-planners in particular accused the palazzina’s individualism of detracting from the city’s essence as a collective construct, whose solid and unitary nature ought to be embodied by large buildings serving bigger communities of people, all carefully coordinated in an urban design with a very precise hierarchy or relations. Only over the last few years has this contrast, symbolised by the gigantic Corviale dam on the edge of the city holding big the wave of palazzinas, been overcome, thanks to scholars like Giorgio Muratore, Alessandra Muntoni and Luca Ciancarelli. Critics and historians have started to look at the role and history of the Roman palazzina in a fresh light, seeing this combination of rules and exceptions, already pointed out by Paolo Portughesi, as the sign of intrinsic and necessary architectural and urban versatility. For years now Paola Rossi has been part of that group of architects-artists gravitating around Massimo Fagioli, a numerous and
active community that stands out for its indisputable inventiveness, its real propensity towards experimentation and genuine originality in designing and building architecture that clearly breaks with orthodoxy. Massimo Fagioli is a key figure on the contemporary cultural scene, and not just in Rome and Italy. A subversive psychoanalyst working outside the mainstream, he has attempted to break the cast-iron, static post-Freudian rules by attempting to extend psychoanalysis from one person to a number of people, who are then involved in a series of demanding cultural activities. An architect both by vocation and desire, but also a designer, artist, film director and patron of the arts, Massimo Fagioli has created a quiet unique and highly controversial situation in modern-day debate that is frequently misunderstood. An exhibition held a few years ago entitled “The Courage of Images” provided both him and his group with the chance to show how a deeply probing unconventional creative method could open up quite unthinkable possibilities for extracting a realm of fluent and metamorphic forms from the subconscious, so that architecture can in some sense set off on a new path. The exhibition, displayed in various different locations, even abroad, was rightly a resounding success. The works of architecture on display at the exhibition stood out due to their strange and surprising forms, injected with life by experimentation free from any orthodox constraints, obligations to conform to any official theoretical lines, however prestigious, or well-established compositional methods. “Palazzetto Bianco”, designed by Massimo Fagioli and Paola Rossi in conjunction with Françoise Bliek in the early in the 1990s but only recently constructed, is a sort of built manifesto for the group. This is a small building in Via di San Fabiano, Rome, set on a tiny triangular-shaped lot. This small construction, which however really makes its mark on the urban space, is the remarkable outcome of a cutting-edge experiment working along various lines. Without resorting to mere citation, it evokes Wright, neoexpressionism, sculptural influences, deconstructivist touches, conceptual input, and a careful eye and ear for context. Designed with great compositional know-how and careful attention to functional factors, the architecture is bursting with stylistic energy, which dictates its shape, creating tension, deformations and topological tension. The building’s luminous force is arranged in separate elements, whose stylistic autonomy makes them visual focal points coordinated into a system which is both unitary and composed. Rejecting the conventional four-sided façade of a palazzina, the various parts of “Palazzetto Bianco” clearly react to their surroundings. Carefully divided into two parts, which are in some sense figuratively indispensable, the inflected wall is perforated with small holes exalting its concavity thanks to a stratified elevation marked by the horizontal nature of its big balconies, whose section is also compressed inside a curve; crowned by steps leading up to the heavens, “Palazzetto Bianco” shows that palazzinas have not come to the end of their historical cycle, since they can still be designed with great innovation and style. This work of architecture, whose wedge-shaped form evoking the visually striking force of a fragment by Lisitsky or a ship’s hull as it ploughs through the city, shows that even seemingly marginal interstitial urban spaces can be used to create fragments of urban beauty. Thanks to her rare ability to follow a dream with the kind of practical thinking that defies time and imposes itself on reality, Paola Rossi shows that it is not always major works that mark the most significant moments in the development of cities, those points of flexion that prove cities are still capable of radically rethinking their own image. 218 l’ARCA 27
Viste del Palazzetto Bianco, progettato nel 1990/1991 e realizzato nel 2005 in via S.Fabiano a Roma, nel quartiere Piccolomini, in un ultimo lotto edificabile, di forma triangolare, a completamento di un brano di città definito dal vecchio piano regolatore come “zona edificabile a villini e palazzine”.
28 l’ARCA 218
Alberto Ferrero
Alberto Ferrero
Views of the Palazetto Bianco, designed in 1990/1991 and built in Via S.Fabiano in the Piccolomini neighbourhood of Rome in 2005, on the last buildable triangular-shaped lot completing part of the city described as a “zone for building villas and small buildings” by the old development scheme.
218 l’ARCA 29
Plans of the five stories and roof, and cross sections. Opposite page, view of the building from above.
Claudio Palmisano
Piante dei cinque piani e della copertura, e sezioni trasversali. Nella pagina a fianco, vista dell’edificio dall’alto.
30 l’ARCA 218
218 l’ARCA 31
Nella pagina a fianco, planimetria generale, particolare della terrazza e vista del facciata est. A sinistra, particolare della facciata nord e, sotto, di quella est. Opposite page, site plan, detail of the terrace and view of east façade. Left, detail of the north façade and, below, east façade.
32 l’ARCA 218
218 l’ARCA 33
David Southwood
Rob Duker
Red Location Museum
Nelson Mandela Bay I
Credits Project: Noero Wolff Architects Project Architects: Jo Noero, Heinrich Wolff, John Blair, Robert McGiven Structural and Civil Engineers: De Villiers & Hulme Electrical and Mechanical Engineers: C.A. du Toit Quantity Surveyors: Walters & Simpson in association with Craig Cullingworth Main Contractors: Alfdav Construction in association with SBT Construction Client: The Nelson Mandela Bay Metropolitan Municipality (Mayor: Mr Nceba Faku)
34 l’ARCA 218
l Comune di Nelson Mandela Bay è una città di oltre due milioni di abitanti, centro manifatturiero dell’automobile in Sudafrica, lungo la costa orientale del Paese. Il Red Location Museum commissionato pochi anni dopo la liberazione del Sudafrica del 1994, è inteso come memoria della lotta per la libertà del Paese. Considerato che una vasta maggioranza dei cittadini era stata esclusa prima del 1994 dalla possibilità di accedere ai musei a causa delle imposizioni dell’apartheid, il concetto di museo era sconosciuto ai più in città. Ciò che i cittadini comprendevano e sapevano era che avevano un pressante bisogno di ricordare e sapere di più circa il loro infelice passato. Una delle conseguenze degli anni dell’apartheid in Sudafrica è che oggi tutti i sudafricani difendono gelosamente il proprio diritto di esprimere le loro opinioni su tutto quello che influisce sulle loro vite. Di conseguenza il museo è divenuto oggetto di un ampio dibattito in città circa il suo ruolo nella vita della città stessa. Il processo di progettazione è stato controverso. Primo, perché il progetto di un museo era inconsueto – la base del progetto doveva fondarsi su una tabula rasa semplicemente perché quasi nessuno di coloro che erano coinvolti nella committenza sapeva niente sui musei non avendone mai visitato alcuno. La seconda ragione era a causa dei costi in una città in cui molti vivono in condizioni di povertà. Dopo sette anni di duro dibattito per decidere se spendere il denaro per la cultura o per le case, alla fine i cittadini, anche grazie alla saggia guida del sindaco, hanno dato il loro appoggio al progetto. Red Location era il primo insediamento della Black Township di Port Elizabeth, fondata nel 1902 alla fine della guerra Anglo/Boera. Il suo nome deriva da una serie di baracche di ferro corrugato che arrugginendo avevano preso una colorazione rossa. Dopo che i soldati le avevano abbandonate ed erano stati rimpiazzati dalle famiglie di colore, Red Location è diventata la loro casa. E’ stata luogo di battaglie durante gli anni dell’apartheid e molti leader culturali e politici sono nati lì o vi hanno vissuto. Molte rivolte significative si sono svolte a Red Location, come la prima campagna di resistenza passiva contro le leggi dell’apartheid. Red Location offre l’opportunità di mettere insieme le fila della lotta che segna i tentativi dei diversi gruppi sudafricani di liberarsi. E’ ironico che gli attivisti occupassero gli stessi spazi che un tempo i loro nemici, i Boeri, utilizzavano per incarcerare le loro donne e i loro figli nei campi di concentramento della Guerra Boera. La lezione di Red Location è che il Sudafrica è un Paese dalla
storia tumultuosa, segnata dalla lotta di diversi popoli per la libertà. Tuttavia, la libertà non deve mai venire a scapito di un’altra popolazione. Essere liberi è essere capaci di offrire agli altri la possibilità di essere liberi. Il Red Location Museum è volutamente progettato in contrasto con i musei convenzionali. Si ispira all’opera di Andreas Huyssen che ha scritto diffusamente sul concetto di memoria e di storia. I visitatori non sono trattati come consumatori ma come partecipanti attivi. La convenzionale rappresentazione della storia come una singola storia è messa in discussione attraverso il progetto di spazi espositivi in cui il passato è rappresentato come un set di memorie volutamente sconnesse eppure legate insieme tematicamente. Il meccanismo impiegato è basato sul concetto di Scatola della Memoria. Le scatole si ispirano a quelle che i lavoratori emigranti usavano per mettere i loro oggetti di valore quando si separavano dalle famiglie rurali per undici mesi all’anno. Questi artefatti sono rimasti come evidenza delle drammatiche vite sradicate dalla condizione rurale e trapiantate nelle città sudafricane a lavorare in miniera. Queste scatole della memoria erano tenute in gran conto e divenivano l’unico riferimento alla famiglia che vedevano solo una volta all’anno. Le scatole sono divenute molto preziose – sono decorate in modi diversi per rappresentare le diverse matrici culturali, religiose e sociali della vita in Sudafrica. Il Museo è effettivamente costituito da una serie di 12 anonime baracche arrugginite che offrono un insieme di diverse letture e memorie delle lotte in Sudafrica. Queste scatole, 6x6 metri in pianta con un’altezza di quasi 12 metri, sono contenute nello spazio espositivo principale. I loro contenuti si scoprono solo dopo che vi si entra. Non c’è una sequenza, i contenuti e i temi sono volutamente sovrapposti. Ciascuna offre un’esperienza totale. Il Museo contiene anche un auditorium, una biblioteca, una galleria d’arte, uffici, uno spazio memoriale per commemorare gli eroi della lotta. I materiali, che riprendono quelli del quartiere circostante, assumono nuovi significati. Comuni infissi di acciaio sono usati in modo non convenzionale, le lamiere corrugate sono volutamente arrugginite e i blocchi di cemento (tradizionalmente usati per le case in città) sono composti con precisione come fossero mattoni di argilla. Gli spazi interni, che traggono luce naturale dalla copertura, si ispirano a Louis Khan che definiva la luce come “la qualità essenziale dello spazio”.
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he Nelson Mandela Bay Municipality is a 2.5 million people city, the automobile manufacturing center of Africa, located on the East Coast of South Africa. The Red Location Museum commissioned a few years after South Africa is liberated in 1994, was intended to record the struggle for freedom that occurred within South Africa. Given that the vast majority of the people of the country had been excluded from visiting museums before 1994 because of the strictures of apartheid, the concept of a museum was a foreign one to most of the citizens of the city. What people knew and understood was that they possessed a palpable need to remember and learn from their unhappy past. One of the consequences of the years of Apartheid is that today all South African citizens jealously guard their right to express their opinions on all matters affecting their lives. Consequently the museum became part of a city wide debate about its role in the city life. The process of design was controversial. Firstly because the design of the museum is unusual – the basis for the design had to be established as a tabula rasa condition simply because almost no-one involved as clients knew anything about museums not having ever visited museums. The second reason was because of its cost in a city where many people live in very poor conditions. After a seven years strong debate about whether to spend council money on culture or housing, in the end the citizens gave support for the project mainly through the wise leadership of the mayor. Red Location was the first settled Black Township of Port Elizabeth. It was established in 1902 at the end of the Anglo / Boer War. It derives its name from a series of corrugated iron barrack buildings, which are rusted a deep red colour. After the soldiers moved out and local Black families moved in, Red Location has remained the home of Black families. It became a site of struggle during the years of Apartheid and many political and cultural leaders were either born or lived there. A number of significant struggle events occurred in Red Location, as the first passive resistance campaign against Apartheid pass laws. Red Location offers the opportunity to draw together the strands of struggle that mark the attempts by different groups in South Africa to free themselves. It is ironic that the activists should occupy the same spaces that their so-called enemy, the ‘Boers’, occupied as spaces of incarceration for their women and children in the concentration camps of the Boer War. The lesson of Red Location is that South Africa is a country with
a tumultuous history marked by the striving of various groups to be free. However freedom should never come at the expense of any other group of people. To be free is to be able to offer to others the possibility to be free. The Red Location Museum is designed deliberately to confront conventional views of museum design. It draws on the work of Andreas Huyssen who has written extensively on the concept of memory and history. Visitors are not treated as consumers but active participants. The conventions of representing history as a single story are challenged through the design of the museum spaces where the past is represented as a set of memories that are consciously disconnected yet bound together by themes. The device that is employed to achieve this is the concept of the Memory Box. The boxes draw their inspiration from the boxes that migrant workers used to accommodate their prized possessions when separated from their rural families for eleven months each year. These artifacts were remained as evidence of their tragic lives when they were uprooted from rural lives and transplanted to South African cities to work on the mines. These memory boxes were highly treasured and become the only reference to their families whom they would only see once a year. The boxes have become highly prized – they are decorated in different ways to represent the diverse cultural, religious and other readings of life in South Africa. The Museum is effectively a series of 12 mute, unmarked, rusted boxes offering a set of different and varied readings and memories of struggle in South Africa. These boxes, 6 meters by 6 meters in plan and almost 12 meters tall, are housed in the main exhibition space. The contents of the boxes are only revealed on entry. There is no sequence – the contents and themes are deliberately juxtaposed. The experience in each box is a total one. The Museum also comprises an auditorium, library, art gallery and offices, a memorial space to commemorate the local heroes of the struggle. Materials, reflecting those used in the surrounding areas of Red Location, are given a new reading in their use. Standard steel windows are used in unconventional ways, the corrugated sheets are intentionally rusted and the concrete blocks (traditionally used in township houses) have been used very precisely as though they were clay face bricks. The inside spaces design draws heavily from the work of Louis Khan who referred to light “as the essential property of space”, using natural light particularly drawn through the roof.
Viste del Red Location Museum, realizzato a Nelson Mandela Bay (ex Port Elizabeth), come luogo della memoria delle lotte contro l’apartheid in Sudafrica. I materiali, che riprendono quelli del quartiere circostante, assumono nuovi significati. Comuni infissi di acciaio sono usati in modo non convenzionale, le lamiere corrugate sono volutamente arrugginite e i blocchi di cemento (tradizionalmente usati per le case in città) sono composti con precisione come fossero mattoni di argilla. Views of Red Location Museum built in Nelson Mandela Bay (formerly Port Elizabeth) as a memorial to the struggle against apartheid in South Africa. The materials, the same as those used in the surrounding neighbourhood, take on new meanings. Ordinary steel fixtures are used in an unconventional way, the corrugated iron sheets are deliberately rusty and the concrete blocks (traditionally used for city houses) are set in place with great precision as if they were clay bricks.
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Noero Wolff Architects
Pianta del piano terra. Ground floor plan.
1. Olof Palm Road 2. Taxi 3. Piazza pubblica Public Square 4. Bus 5. Portico ingresso Covered entrance porch 6. Ingresso Entrance 7. Memoriale/Memorial space for Goven Mbeki and Raymond Mhlaba 8. Tomba/Tomb of Goven Mbeki and Raymond Mhlaba 9. Cucina Kitchen 10. Ristorante Restaurant 11. Reception 12. Ponte di legno Timber deck 13. Auditorium 14. Scatola della memoria Memory box 15. Galleria d’arte Art gallery 16. Magazzino-archivi Storage-Archives 17. Percorso del Tempo Timeline walk 18. Mostre temporanee Temporary exhibits 19. Negozio/Museum shop 20. Colonne dedicate agli Eroi della Lotta Columns dedicated to Heroes of the Struggle 21. Toilets 22. Parcheggio taxi Taxi parking 23. Passeggiata coperta Covered walkway 24. Parcheggio pubblico Public parking 25. Anfiteatro su prato Grassed amphitheatre 26. Schermo cinema Movie screen 27. Palco Stage 28. Negozi Shops 29. Aree carico-scarico Loading bays 30. Giardino alberato Beer-garden 31. Scala verso uffici e biblioteca Stairs up to offices and library
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Noero Wolff Architects
Sopra e sotto, sezioni longitudinali. A sinistra, planimetria generale del Museo che è il primo di cinque edifici dedicati alla cultura che verranno realizzati nei prossimi sette anni nel quartiere di New Brighton a Nelson Mandela Bay.
Above and below, longitudinal sections. Left, site plan of the museum, which is the first of five buildings devoted to culture planned to be built over the next seven years in the New Brighton neighbourhood of Nelson Mandela Bay.
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Rob Duker
David Southwood
Il Museo è costituito da una serie di 12 anonime baracche arrugginite che offrono un insieme di diverse letture e memorie delle lotte in Sudafrica. Queste scatole, 6x6 m in pianta con un’altezza di quasi 12 m, sono contenute nello spazio espositivo principale. I loro contenuti si scoprono solo dopo che vi si entra. Non
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c’è una sequenza, i contenuti e i temi sono volutamente sovrapposti. Ciascuna offre un’esperienza totale. Il Museo contiene anche un auditorium, una biblioteca, una galleria d’arte, uffici, uno spazio memoriale per commemorare gli eroi della lotta. Sotto, particolare della sezione.
The museum is composed of a set of 12 bland rusty shacks, which provide a variety of ways of interpreting and remembering the struggle in South Africa. These 6x6 metre-based boxes up to almost 12 m in height are held in the main exhibition space. Their contents can only be discovered after
entering it. There is no sequence, the contents and themes deliberately overlap. Each provides a total experience. The museum also holds an auditorium, a library, an art gallery, a memorial space for commemorating the heroes of the struggle. Below, detail of the section.
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Credits Projects: Luigi Centola_Centola & Associati (Territorial Masterplan); Mariagiovanna Ritano, Teresa Amodio (Geographical Research); A+AA (Renewable Energy Production and Display - Ex Hydroelectric Power Station); King Roselli (Waterworks Walkway Ex Aqueduct); Labics (Car Park Exhibition Space - River Remodeling); Marano (Audiovisual Research Center - Ex Pansa Paper Mill); Miralles Tagliabue EMBT (Chateaux Relais - Pool And Lemon Terraces - Ex De Luca Paper Mill) ; N! Studio (Local Product Shop - Ex Soap Factory); Nemesi (Waterfall Home and Studios and Slow Food - Ex Marino Paper Mill); ROTO (Mediterranean Water Spa and Baths Ex Lucibello Gonfalone Paper Mill); SUD’ ARC-H (Hydraulic Museum and Panoramic Bar - Ex Mansi Hydroelectric Power Station); Tecla (Center for Biodiversity - Palmhouse and Hostel - Ex Iron Mill); UFO (Youth Hostel and Terraces-Paper Production - Ex Milano Paper Mill) Client: Provincia di Salerno Website: www.waterpoweramalfi.com
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C’
è un concetto che insidia e corrode quello, fondativo, di “spazio”, ed è il concetto di “tempo”. Kant fece di entrambi le scaturigini della conoscenza umana. Ma più umilmente ogni architetto sa che una gerarchia li divide: il suo lavoro sullo spazio come materia da plasmare e trasformare, senza mai inciderne la sostanza originaria, che è fatta di indeterminatezza e incalcolabilità, dovrà prima o poi confrontarsi con il tempo, il quale a sua volta sarà costretto a incarnarsi nella durata delle sue manifestazioni e dar quindi vita alla “storia”, che è misura tutta umana per contenere nel pensiero il fuggevole concetto di infinito. Il tempo, lo spazio, la storia, sono alla base del progetto “Waterpower” di Centola & Associati per il recupero della Valle dei Mulini di Amalfi e Scala, che ha ricevuto di recente a Ginevra il primo degli Holcim European Awards e ha ora ottenuto il secondo dei Global Awards di Bangkok, riconoscimento internazionale assegnato alle architetture maggiormente attente all’ambiente. Il progetto insiste su una delle aree più dense di eventi, reperti, memorie, concrezioni culturali del Mediterraneo. Il sito, protetto dall’Unesco, rappresenta infatti un patrimonio paesaggistico e culturale non solo italiano, ma mondiale: la conformazione fisica del suolo, la sua bellezza naturale, il carico di avvenimenti minuti e grandiosi che vi si è sviluppato nell’arco di tre millenni, ne fanno infatti uno dei luoghi più pregnanti e significativi dell’intero pianeta. L’area in questione si distende su oltre 20.000 metri quadrati di spazi coperti da quindici opifici proto-industriali, sui quali sarà possibile far leva per un intenso sviluppo turistico, culturale ed economico dell’intera zona. Il masterplan ne ha definito il recupero e la riutilizzazione in forma di alberghi, centri benessere, ostelli, musei, ristoranti, negozi e parcheggi, per i cui progetti sono stati chiamati sette studi italiani (King Roselli, Labics, Marano, n!Studio, Nemesi, Sud’Arc-h e Tecla), due spagnoli (A+aa e Embt), uno inglese (Ufo) e uno nordamericano (Roto). Ma la storia è qui protagonista inesauribile, e si ripresenta nella presenza del torrente Canneto, di origine araba, che sarà potenziato per recuperarne la potenza idrica di cui già dal XIII secolo, con la sua rete di 2 km di canali, si alimentavano le cartiere amalfitane. La nuova fonte di energia servirà ad attivare moderne tecnologie finalizzate all’impianto di ascensori e funicolari, che le peculiarità della zona hanno imposto di integrare nel piano generale d’intervento, al fine di risolvere il problema dell’accessibilità pedonale alle attività connesse con il recupero del terreno: venti dei settecento ettari di terrazzamento dislocati nella costiera saranno accessibili grazie a undici funicolari attivate da motori idraulici, che consentiranno di svolgere tutte le attività di coltivazione dei limoneti e di manutenzione dei muri a secco previste per il ripristino dell’ambiente originario. L’energia necessaria per l’intera operazione sarà inoltre assicurata da impianti idroelettrici integrati da sistemi fotovoltaici, solari, geotermici e a idrogeno. Nonostante risulti del tutto convincente sul piano progettuale – analisi filologica, riflessione storica, sapiente utilizzazione degli apparati strumentali più aggiornati – questo lavoro di Centola & Associati si inserisce nell’attuale dibattito sul rapporto tra architettura e ambiente in termini quanto mai problematici. Gli interrogativi che solleva sono oggettivi: riguardano non soltanto la relazione, di per sé lacerante, tra spazio e tempo, tra progetto e storia, ma anche il senso di una presenza culturale perennemente in bilico tra continuità e trasformazione, tra utopia regressiva e slancio verso l’avvenire. È senza dubbio nel giusto Mohsen Mostafavi, Preside del College of Architecture, Art & Planning della Cornell University, allorché osserva che “il progetto unisce in modo straordinario l’architettura antica con quella moderna”. Ma il giudizio circoscrive l’enunciato progettuale al solo intervento architettonico, sia pure declina-
Waterpower Project Amalfi to in termini ambientali, isolandone quindi tutta l’assai più vasta portata. D’altra natura è stata invece la riflessione di Adèle Naudé Santos, Preside della School of Architecture & Planning del Massachusetts Institute of Technology, in cui si sottolinea che “un’altra formidabile caratteristica del lavoro consiste nella rivalutazione critica del Masterplan tradizionale. La sensibilità capillare al rinnovamento è preferita allo sviluppo o alla ricostruzione in blocco”. Questi giudizi pongono in evidenza – forse senza neppure volerlo – la peculiarità delle tematiche in gioco nell’attuale dibattito sull’architettura, sempre più tendente a superare le secche dell’interesse puramente formale per l’“opera” per un verso e della difesa dell’ambiente per un altro, tornando a collegarsi con le autentiche istanze territoriali di una società in tumultuosa crescita. Queste peculiarità sono tutte vivacemente presenti in “Waterpower”, cui va riconosciuta la capacità non solo di averle interpretate, ma anche e soprattutto di averle ricercate, analizzate e situate in una prospettiva critica, che è quella giustamente segnalata da Naudé Santos. In effetti il vero problema del confronto tra architettura e ambiente è di individuare una cultura progettuale non superbamente narcisistica e dirompente, come fu quella del Novecento, ma nemmeno del tutto servile nei confronti della staticità delle memorie, come spesso si invoca per quella contemporanea: una cultura critica, per l’appunto, che sappia elaborare l’artefatto architettonico come catalizzatore di processi latenti, accettando il rischio e la responsabilità delle scelte e tenendo sempre ferme le finalità progressive dell’architettura. Forse si è riflettuto troppo poco, nel dibattito sulle tematiche ambientali, del ruolo di superamento che è connaturato nel farsi stesso dell’architettura: superamento della immutabilità nella trasformazione dello spazio; superamento del passato in nome di una progettualità in cui è innata l’idea di diversità; superamento del presente in nome della storia, che non è mai stasi, ma sempre movimento. Non si tratta di recuperare i consunti concetti modernisti di rottura, demolizione, perenne rifacimento. Si tratta piuttosto di accettare la condizione fondativa dell’esistere, che è quella di incastonarsi nell’eterna precarietà del fluire spaziale e temporale del mondo. Quello del superamento non è, in tale prospettiva, un orgoglioso atto di volontà creatrice, disposto a far tabula rasa dell’esistente in nome del proprio dominio. Al contrario, esso sopravvive a ogni mutamento come destino. Ma proprio in questa sua veste finisce con l’assumere le connotazioni primarie del “progetto”, non solo anticipazione di un evento, ma tensione creatrice, proposizione ideologica, meditazione critica – ovvero, in una parola, poiesis. Suscitare queste riflessioni è merito precipuo di un lavoro come “Waterfront”. Certo, nelle sue strategie di recupero e rivitalizzazione di un territorio impregnato non tanto di Storia, quanto di storie collettive, anonime, segrete, non troveremo l’innesto lacerante di un artefatto nuovo, rivolto a un presente in dinamico divenire. Ciò che esso ci dà è la lucida immagine di un territorio la cui identità è riassunta e insieme dispersa nella infinita frammentazione delle sue vicende, nella profonda destrutturazione della sua fisionomia, nella debolezza stessa delle sue memorie, che ne compongono un volto severo e dolente, ma offuscato dalla sua stessa rassegnata dolcezza. Centola & Associati ha lavorato su questo volto sfuggendo i rischi della cosmesi turistica e puntando viceversa a ricostruirne i tratti profondi, i contorni autentici. Forse si sarebbe potuto fare di più, e calare quella medesima entità storica e ambientale in un’attualità capace di contemplarla con amore, ma anche di traghettarla in un tempo più avanzato, sulla soglia di una storia tutta da scrivere. Questo però non è, a rigore, il compito dell’architettura: è il compito di un’intera società. Maurizio Vitta
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here is a concept that is threatening and undermining the grounding idea of “space”: it is “time”. Kant took booth as the font of human knowledge. But, more modestly, every architect knows that they are hierarchically separated: as the architect works on space as a material to be shaped and transformed, without ever really altering its original substance, which is composed of sheer indeterminacy and incalculableness, he is sooner or later forced to confront time, which, in turn, is then obliged to be embodied in the durations of the things in which it is manifested, bringing about “history”, which is the distinctly human measure of grasping the fleeting concept of infinity. Time, space and history underpin the Waterpower” project designed by Centola & Associati to redevelop Valle dei Mulini in Amalfi and Scala, which recently received the first Holcim European Award and has now won the second Bangkok Global Award, an international prize given to the best eco-friendly architecture. The project involves one of the areas of the Mediterranean most densely packed with events, relics, memories and signs of culture. The site, protected by Unesco, is part of the world landscape-culture heritage, not just Italy’s: the physical conformation of the land, its natural beauty, the force of both tiny and huge events that have taken place on it over three millennia, make it one of the most significant and powerfully meaningful places on the entire planet. The area in question extends over 20,000 square metres covered by fifteen proto-industrial factories, which will provide the leverage for boosting the entire area’s tourist trade, culture and economy. The master plan dictates how it will be redeveloped and reused in the form of hotels, health centres, hostels, museums, restaurants, shops and car parks, projects for which were commissioned to seven Italian firms (King Roselli, Labics, Marano, n!Studio, Nemesi, Sud’Arc-h and Tecla), two Spanish studios (A+aa and Embt), a British firm (Ufo) and a North-American company (Roto). History is inevitably a key player here and takes the shape of Canneto stream of Arabian origin, which will be reinforced to retrieve its water power, which even back in the 13th century powered the Amalfi building sites along a 2 kilometre network of channels. The new energy source will help power modern technology aimed at providing a system of lifts and mountain railways, which have had to be incorporated in the plan due to the area’s peculiar nature, in order to deal with the issue of pedestrian access to operations connected with recovering the land: twenty of the seven-hundred hectares of terraces along the coast will be served by eleven mountain railways driven by hydraulic engines, which will cater for all the lemon tree growing operations and maintenance work on the dry walls designed to retrieve the original environment. The energy required for the entire operation will also be provided by hydroelectric plants supplemented by photovoltaic, solar, geothermal and hydrogen-powered systems. Despite being totally convincing from a design viewpoint – philological study, historical analysis, clever use of cutting-edge instruments and tools – this work designed by Centola & Associati does not fit easily into the latest debate into architecture’s relations to the environment. The issues it raises are clear: they do not only concern the lacerating question of how space and time and design and history are related, but also the very sense of a cultural presence constantly wavering between continuity and change, regressive utopia and a thrust towards the future. Mohsen Mostafavi, Dean of the College of Architecture, Art & Planning at Cornell University, is certainly right when he notes that “planning is an extraordinary way of combining ancient and modern architecture”. But what he says
obviously confines planning to solely architecture, although architecture from an environmental slant, thereby constraining its more general scope. Adèle Naudé Santos, Dean of the School of Architecture & Planning at the Massachusetts Institute of Technology is of a quite different opinion, stressing that “another remarkable aspect of work involves critically reviewing the traditional master plan. A general sensitivity to renewal is preferable to development and reconstruction en bloc”. These views highlight – perhaps inadvertently – the peculiar nature of the issues in play in current debate on architecture, increasingly tending to move beyond mere formal interest in a “work” on one hand and safeguarding the environment on the other, in order to get back in touch with the genuine territorial demands of a society progressing at a dazzling rate. All these features are encompassed in the “Waterpower” project, which deserves recognition not just for interpreting them but, above all, for having sought them out, studied them and set them in a critical perspective, as was rightly pointed out by Naudé Santos. Indeed, the real problem in how architecture relates to the environment lies in developing a type of planning that is neither over narcissistic or overpowering, as was the case in the 20th century, nor totally servile to the static nature of memory, as contemporary planning often tends to be: what is required is critical planning capable of treating architectural artefacts as a catalyst for latent processes, accepting the risk and responsibility of the decisions taken and always bearing in mind the progressive aims of architecture. Perhaps debate on environmental issues has failed to taken into account the role of “moving beyond” inherent in the architectural act itself: moving beyond the unchanging nature of spatial transformation; moving beyond the past in the name of a type of planning containing an innate idea of diversity; moving beyond the present in the name of history, which is never static and constantly in motion. It is not a matter of retrieving those old-fashioned modernist concepts of rupture, demolition and continual renewal. Rather it is a matter of accepting the grounding condition of life, which is being engaged in the eternally precariousness of the spatio-temporal flow of the world. In this perspective, “moving beyond” is not just a proud act of creative will ready to wipe the slate of life clean in the name of its own dominion. On the contrary, taken in this way it ends up taking on the primary connotations of “planning”, not just preparing the ground for an event, but generating creative tension, ideological thrust, critical meditation – viz. in a word, poiesis. The credit for coming up with these thoughts mainly lies in a work like “Waterfront”. Of course, in its strategies for reclaiming and regenerating an area which is not so much impregnated with History as a series of collective, anonymous, secret stories, we will not find a forcefully inserted new artefact designed for the present as it dynamically unfolds. What it does give us is a clear image of a territory whose identity is summed up and simultaneously dispersed in the endless fragmentation of its own events, the profound destructuring of its physiognomy, and the very weakness of the memories it stores, which give it a harsh-looking and sad appearance, but toned down by its own weakness (which it is resigned to). Centola & Associati have worked on this appearance, steering clear of just tourist-oriented cosmetic touch-ups and focusing in contrast on rebuilding its deepest traits and authentic features. Perhaps more could have been done, setting this historical-environmental entity in a modern-day setting capable of contemplating it with love and also conveying it into more advanced times, on the threshold of history that is waiting to be written, But, strictly speaking, this is not architecture’s task: it is the whole of society’s.
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
Waterpower Project Amalfi
218 l’ARCA 41
Territorial Masterplan Project: Luigi Centola_Centola & Associati
La Valle dei Mulini, che si allunga tra i Comuni di Amalfi e Scala, nella Riviera Amalfitana, è stata riconosciuta patrimonio mondiale nel 1997. L’area è una straordinaria testimonianza dell’agricoltura e dell’industria locale. Nonostante il sistema di ingegneria idraulica basato su una rete di cartiere e mulini, unico per significato storico e naturale, l’area è stata nel tempo abbandonata. Il sistema idraulico di ispirazione araba è costituito da una rete di mulini, canali, cisterne, pozzi e ruote ad acqua lungo il torrente Canneto, e testimonia la secolare permanenza e arguzia della popolazione Mediterranea nell’area. The Valley of the Mills, which stretches across the municipalities of Amalfi and Scala, in Italy’s Amalfi Coast, has been recognised as a world heritage site since 1997. The area is a unique local testament to agricultural and early industrial activities. Yet, despite the unique nature and historical significance of the site’s hydraulic engineering system, which fed the ancient paper mills, the area has been completely abandoned. The Arabinspired hydraulic system is made up of a network of mills, canals, cisterns, wells and waterwheels which begin at the Canneto torrent. It is a testimony to over a thousand years of Mediterranean peoples’ existence and intelligence.
42 l’ARCA 218
Il Masterplan si sviluppa su una superficie di circa 10 kmq e recupera oltre 20.000 mq di spazi coperti distribuiti su 15 opifici protoindustriali. Previste per 20 dei complessivi 700 ettari di terrazzamenti della costiera undici funicolari attivate da motori idraulici. Esse forniscono una possibile strategia a impatto zero per la manutenzione dei muri a secco e per la coltivazione dei limoneti, supporti fondamentali per luoghi altrimenti destinati al definitivo abbandono con il rischio annunciato di un pericoloso dissesto idrogeologico. The master plan is located on a Unesco site extending along a surface area of approximately 10 square metres and redevelops over 20,00 square metres of covered space spread of fifteen protoindustrial factories. They provide a possible zero-impact strategy for the upkeep of dry walls and for growing lemon trees, vital supports for places otherwise destined to be abandoned once and for all with the foreseeable risk of causing a dangerous state of hydrogeological instability.
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La strategia di rinnovamento propone la trasformazione dell’area in un luogo funzionale per la cultura e il turismo e per la riattivazione dei 14 antichi edifici e mulini, costruiti tra il XIII e il XIX secolo, del sistema di ingegneria idraulica e dei terrazzamenti di muri a secco per la coltivazione dei limoni. Per evitare che la zona si trasformi in un semplice museo e per arrestarne il declino, i progettisti propongono una innovativa ed equilibrata serie di programmi, tecnologie e materiali tese alla rifunzionalizzazione degli edifici storici. Tre dei 14 mulini sono già stati restaurati. Attualmente ospitano il Museo della Carta, la Cartiera Amatruda, e case popolari. Il piano regolatore qui presentato coordina lo sviluppo dei restanti undici.
The renewal strategy proposes to transform the area into a fully functioning cultural and tourist site, to breathe life into its 14 ancient buildings, built between the 13th-14th century; the hydraulic engineering system; and the typical terraced landscape with its dry stone walls and lemon trees. To avoid the area becoming little more than a museum and to halt its continuing decline, the architects propose an innovative and balanced project of programmes, technologies and materials to bring the crumbling structures to life once more. Three of the valley’s 14 mills have already been restored. They currently house the Museum of Paper, the Amatruda paper factory and communal housing. The master plan would co-ordinate the development of 11 further projects.
Dall’alto, schema della rete idraulica, sistema del trasporto dei limoni, schema del sistema di ascensori ad acqua. From top, diagram of the hydraulic system, lemon-transportation system, diagram of the water-powered lifts system.
1. CENTER FOR BIODIVERSITY & HOSTEL Ex Mulino del ferro, ostello e Centro Museale della Biodiversità Mediterranea Ex Iron Mill, a refuge, with a Mediterranean biodiversity centre and a museum of metal 2. RENEWABLE ENERGY CENTER Ex Centrale Idroelettrica, Centro Educativo e di Informazione sulle Energie Rinnovabili Ex Hydroelectric Power Station, a renewable energy information and education area 3. YOUTH HOSTEL AND NEW TERRACES Ex Cartiera Milano, ostello della gioventù con servizi per l’apprendimento e la sperimentazione sulla produzione della carta Ex Milano Paper Mill, a youth hostel with facilities for learning and experimenting on paper production 4. WATERFALL HOME AND STUDIO Ex Cartiere Marino, studi e spazio espositivo per artisti con aree per la degustazione slow food Ex Marino Paper Mill, studios and gallery space for artists with areas for traditional food tasting 5. WATERWORKS WALKWAY Ex Acquedotto, area panoramica con esposizione di macchinari idraulici Ex Aqueduct, a panoramic viewpoint with a display of hydraulic machinery 6. MEDITERRANEAN WATER SPA & BATHS Ex Cartiere Lucibello-Confalone, Centro benessere con terme, sauna, hammam Ex Lucibello-Confalone Paper Mill, a mind and body health centre equipped with spa, sauna and hammam 7. HYDRAULIC MUSEUM Ex Centrale Idroelettrica Mansi, spazio espositivo delle tecniche di ingegneria idraulica tradizionali Ex Mansi Hydroelectric Power Station, an exhibition facility illustrating traditional hydraulic engineering techniques 8. LOCAL PRODUCT SHOP Ex Fabbrica del Sapone, spazio per la vendita di prodotti locali derivati dalla coltivazione dei limoni Ex Soap Factory, an area selling exclusively locally-produced lemon-based products 9. CAR PARK & RIVER REMODELING Edificio nuovo, parcheggio in pietra nell’area di canalizzazione del torrente New facilities, a stone-built parking area in the area where the torrent is canalised 10. AUDIOVISUAL RESEARCH CENTER Ex Cartiera Pansa, Istituto di Formazione e Ricerca con tecnologie audiovisive Ex Pansa Paper Mill, a research and teaching institute focussing on new audiovisual technologies 11. CHATEAUX RELAIS & LEMON TERRACES Ex Cartiera De Luca, albergo e museo sulla storia della Valle dei Mulini Ex De Luca Paper Mill, a chateaux hotel and a museum of the valley’s local history
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218 l’ARCA 45
A destra, schemi elettrici. Sotto, particolari delle sezioni del sistema di galleggiamento degli ascensori ad acqua.
Renewable Energy Production and Display - Ex Hydroelectric Power Station
Right, electrical diagrams. Below, details of sections of the floating system of water lifts.
Project: A+AA
Rendering e assonometria della Ex Centrale Idroelettrica, destinata a ospitare un Centro Educativo e di Informazione sulle Energie Rinnovabili. Rendering and axonmoetry of the former Hydroelectric Power Station designed to hold an Education and Information Centre about Renewable Energy.
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Chateaux Relais Pool And Lemon Terraces - Ex De Luca Paper Mill Project: Miralles Tagliabue EMBT
Nel vecchio edificio della cartiera viene realizzato un hotel con un ingresso “a grotta” dalla strada. Al piano terra un centro di informazioni sulla valle, un piccolo museo sui paesaggi mediterranei e un piccolo parcheggio. Un percorso tra i limoneti unisce con ombre le soste tra una Cartiera e l’altra. Una parte del giardino entra al cuore della serie di costruzioni che si sono aggiunte nel tempo e alle quali ne viene aggiunta una nuova, in parte scavata nella montagna e, nella parte superiore, piú leggera, come le strutture dei pergolati che proteggono i limoni dalle gelate. Sotto la nuova struttura, la piscina, il fitness, il bar e, dietro, la nuova entrata dal giardino. The old paper factory building will hold a hotel with a “cave” entrance from the road. The ground floor, holds an information centre about the valley, a small museum on Mediterranean landscapes and a small car park. There is a pathway through the lemon trees providing shaded shelter between one paper mill and the other. Part of the garden enters right into the heart of a set of old buildings to which a new one is being added, partly built into the mountain and partly in the upper, lighter part, such as the pergolas protecting the lemon tress from freezing cold weather. Below the new structure the swimming pool, fitness centre, bar and, at the rear, the new entrance from the garden and uphill path.
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Dall’alto, planimetria generale, piante del primo,secondo e terzo livello. From top, site plan, plans of the first, second and third levels.
1. Struttura di accoglienza reception facility 2. Informazioni information 3. Temi del Mediterrane Mediterranean themes 4. Accesso hotel hotel access 5. Passo pedonale pedestrian pass 6. Parking 7. Hall 8. Reception 9. Sala biliardo billiard room 10. Sala dei sigari cigar room 11. Sala di lettura reading room 12. Camere rooms 13. Servizi utilities 14. Sala da pranzo ding room 15. Cucine kitchens 16. Bar 17. Piscina swimming pool 18. Sala fitness fitness room 19. Solarium 20. Suites 21. Impianti systems
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Waterworks Walkway Ex Aqueduct Project: King Roselli
Rendering del progetto per il vecchio acquedotto che viene riutilizzato come passeggiata panoramica e come spazio per l’esposizione di vecchi macchinari idraulici. Rendering of the project for the old aqueduct converted into a panoramic walkway and a space for displaying old hydraulic machinery.
Esploso assonometrico, sezione longitudinale e vista prospettica dell’edificio.
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Axonometric blow-up, longitudinal section and perspective view of the building.
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Waterfall Home and Studios and Slow Food Ex Marino Paper Mill Project: Nemesi a. Informazioni information b. Foyer c. Laboratorio per artisti artists workshop d. Residenze per artisti artists residences e. Spazio esposizione exhibition space f. Polo degustazione tasting centre g. Vendita prodotti slow food slow food sales h. Cantina prodotti products cellar i. Spazio tecnico technical space l. Ristorazione refreshments m. Caffetteria cafeteria n. Cucina/kithcen o. Belvedere observation point p. Terme/spas q. Sauna/sauna r. Bagno turco Turkish bath s. Piscina 0° 0° swimming pool
Nella pagina a fianco, pannello riassuntivo del progetto per la trasformazione della ex Cartiera Marino in casa-studio per artisti e centro di degustazione slow food. A destra, pianta del complesso. Sotto, rendering e sezioni trasversali. Opposite page, explanatory table of the project to convert the old Marino Paper Mill into a studiohome for artists and slow food tasting centre. Right, plan of the complex. Below, rendering and cross sections.
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Center for Biodiversity Palmhouse and Hostel Ex Iron Mill Project: Tecla
Rendering del Centro per la Biodiversità, con residenza e ostello, da realizzare nell’ex Mulino del Ferro. Rendering of the Biodiversity Centre, with a hostel and residence, to be built in the old Iron Mill.
Mediterranean Water Spa and Baths Ex Lucibello Gonfalone Paper Mill Project: ROTO
Rendering, assonometria, sezione trasversale e piante dei tre livelli sotterranei (a sinistra) e del piano terra, primo e secondo livello (a destra) delle ex Cartiere LucibelloConfalone, che verranno trasformate in Centro Benessere e Terme, scavalcando con un edificio-ponte il torrente Canneto. Rendering, axonometry, cross section and plans of the three underground levels (left) and ground floor, first and second level (right) of the old Lucibello-Confalone Paper Mill, which will be converted into a Health Centre and Spa, constructing a building-bridge to cross Canneto stream.
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La qualità del caos
African Institute of Science and Technology, Abuja Tavole di schizzi e appunti di progetto del Campus Universitario per l’Istituto Africano di Scienza e Tecnologia (AIST) di Abuja in Nigeria, oggetto di un concorso internazionale vinto da Massimiliano Fuksas. Nelle pagine successive, modello, planimetria generale e tavola delle distribuzioni funzionali e delle fasi di sviluppo. L’intervento copre un’area di 240.000 metri quadrati e si organizza lungo un asse principale pedonale, mentre l’impianto architettonico modella la geografia del luogo come un patchwork di tessiture africane. Tables of project notes and sketches of the University Campus of the African Institute of Science and Technology (AIST) in Abuja, Nigeria, the object of an international competition won by Massimiliano Fuksas. Following pages, model, site plan and table of functional layout and stages in project development. The project covers an area of 240,000 square metres and is set along a main pedestrian way, while the architectural plan shapes the local geography into a patchwork of African weaves.
Credits Project: Massimiliano e Doriana Fuksas Architect: Massimiliano Fuksas Consultants and Partners: Arup Italia Project Responsible: Marta Suarez 3D Artist: Fabio Cibinel Workshop Responsible: Nicola Cabiati Design Team: Thomas Bernschein, Eleonora Calcaterra, Stefano Iacopini, Roberto Laurenti, Elina Theocharopoulou Model Maker Team: Nicola Cabiati, Lucio Campanelli, Flor Olivares, Edyta Skowron Client: Nelson Mandela Foundation
56 l’ARCA 218
L’
architettura è per sua natura soprattutto un luogo che si confronta con lo spazio pubblico, è dunque un fondamentale segno identitario che esprime l’essenza culturale di un popolo. Intervenire nel contesto africano è certamente un’occasione per confrontarsi con un ambiente stimolante, dove può essere interessante unire in un percorso progettuale la complessa cultura occidentale con un mondo fortemente orientato a costruirsi un proprio futuro. Il progetto di Massimiliano Fuksas, vincitore del concorso internazionale per la realizzazione del Campus di Abuja (fra i competitori finalisti: Allies & Morrison; Rem Koolhaas; Rafael Viñoly), evidenzia con grande intensità la necessità di non violentare quel territorio infliggendogli rasoiate tecnologiche che risulterebbero offese devastanti per un ambiente non in grado di metabolizzare all’improvviso intense dosi di modernità. La scelta di ispirarsi, fra altre suggestioni, ai disegni presenti sui coloratissimi tessuti nigeriani ha evitato un possibile ricorso a un’architettura vernacolare rivisitata, spesso utilizzata come alibi per giustificare mostruose creature architettoniche, composte soprattutto da colate di cemento, non di rado infaustamente condite con qualche banalità presa a caso dalla tradizione, ottenendo così salse sapide, senza nessuna identità certa. Esprimere archetipi culturali attraverso planimetrie allusive è prassi già utilizzata in passato (un esempio per tutti: il progetto, di Claude-Nicolas Ledoux, realizzato nel 1804, per la costruzione de “La casa del piacere”), nel caso del Campus di Abuja tale procedura si è dimostrata ancora portatrice di buoni risultati, in quanto efficace strumento per creare profonde relazioni di senso fra l’arte e l’architettura. La complessa planimetria del Campus, configurata attraverso segni tribali ma anche utilizzando ideogrammi delle diverse regioni del continente africano e alcune citazioni alle torri in terra rossa, diffuse un po’ ovunque, fa pensare a una sorta di percorso labirintico, a una reinterpretazione in chiave africana del labyrinthos della mitologia greca. Anche se a un primo sguardo la griglia dell’insediamento rimanda a una confusa geografia patchwork, si percepiscono antichi sedimenti che conducono a un’idea di spazio urbano intriso di quella visione del mondo che sapeva far convivere la capacità visionaria del mito con la scientificità dell’architettura della città dell’epoca classica. Voluto dalla Fondazione Nelson Mandela e organizzato dal Royal Institute of British Architects, il concorso ha come obiettivo la realizzazione dell’Istituto Africano di Scienza e Tecnologia di Abuja, città capitale della Nigeria. Il complesso (la cui costruzione inizierà entro il 2007) sarà la prima università panafricana con il compito di promuovere lo sviluppo socioeconomico del Continente Nero. Il nuovo insediamento sarà costruito impiegando soprattutto materiali locali, come per esempio terra e legno. Una particolare attenzione è stata dedicata alla sostenibilità dei materiali e alla definizione di alcuni accorgimenti costruttivi, in grado di assicurare una significativa riduzione del calore negli interni, ma anche agevolare il naturale flusso di ventilazione. Sono stati inoltre previsti sistemi per il recupero dell’acqua meteoritica. Ognuno diverso dagli altri, gli edifici ospitanti le facoltà universitarie accoglieranno laboratori e aule, mentre servizi, uffici amministrativi e biblioteca saranno distribuiti lungo un percorso pedonale. E’ inoltre previsto il recupero di una miniera dismessa da destinare a parco metropolitano, posto come elemento di connessione fra il campus universitario e la città. Al centro dell’insediamento, sorgerà “Piazza Nelson Mandela”, circondata dai quattro edifici delle facoltà. Il luogo, nucleo geometrico del campus, sarà inoltre occasione di riflessione sul futuro dell’Africa grazie ad alcune frasi incise sulla pavimentazione, estrapolate dai discorsi di Nelson Mandela inneggianti la pace e la concordia fra le varie etnie africane, tuttora divise da fortissimi contrasti, spesso sfocianti in massacri con milioni di vittime. Carlo Paganelli
A
rchitecture is by its very nature a place which confronts public space and hence a fundamental identifying sign expressing a nation’s cultural essence. Working in Africa certainly provides the chance to measure up to a stimulating environment, where it would be interesting to bring together through architectural design the complexity of western culture and a world really striving to build its own future. Massimiliano Fuksas’s project, which won an international competition to construct the Abuja Campus (other finalists in the competition were: (Allies & Morrison; Rem Koolhaas; Rafael Viñoly), focuses intently on the need to safeguard this territory from technological ravaging which would be so devastating for an environment incapable of suddenly digesting huge doses of modernity. The decision to draw inspiration from, amongst other things, the patterns found on colourful Nigerian fabrics avoided any possible resorting to revamped vernacular architecture, often used as an alibi to account for monstrous architectural creatures composed mainly of concrete, often sadly embellished with some bland traditional touch creating insipid constructions totally lacking in any definite identity. Expressing cultural archetypes through allusive planimetric designs has already been done in the past (a fine example is Claude-Nicolas Ledoux’s 1804 project to build a “Pleasure House”), and the Abuja Campus has used this procedure to again produce good results by effectively creating deep relations between art and architecture. The Campus’s intricate planimetry , set out by means of tribal signs but also drawing on ideograms from various regions of Africa and certain citations of clay towers found just about all over the place, brings to mind a sort of maze-like pathway and an African rendering of the labyrinthos from Greek mythology. Although at first sight the overall layout alludes to a confused “patchwork” geography, deep down there are traces of very ancient sediments leading to an idea of urban space imbued with the kind of world vision that was capable of making the incredible visionary force of myth with the scientific nature of city architecture in classical times. Commissioned by the Nelson Mandela Foundation and organised by the Royal Institute of British Architects, the competition is designed to create the African Institute of Science and Technology in Abuja, the capital city of Nigeria. The complex (whose construction will begin in 2007) will be the first pan-African university aimed at promoting the socio-economic development of the Black Continent. The new settlement will be built using mainly local materials, like for instance clay and wood. Special attention has been focused on the sustainability of its materials and the creation of certain construction measures capable of ensuring a notable reduction in the heat levels inside and also of easing the natural flow of ventilation. Systems have also been provided for recovering rain water. The buildings, all different from each other, accommodating the university faculties will hold laboratories and classrooms, while the services, administration offices and library will be spread along a pedestrian path. There are also plans to redevelop an abandoned mine into an inner-city park, which will create a link between the university campus and city. “Nelson Mandela Square” will stand in the middle of the complex, surrounded by the four faculty buildings. This geometric core of the location will also provide the chance to reflect on Africa’s future, thanks to certain phrases engraved on the floor, extrapolated from Nelson Mandela’s speeches in the name of peaceful co-existence between the various African ethnic groups, still divided by deep conflicts often leading to the massacre of millions of innocent people. 218 l’ARCA 57
58 l’ARCA 218
218 l’ARCA 59
Sopra piante del piano terra e del primo piano dell’Istituto di Scienze Naturali e, in basso, simulazione degli ambienti che verranno a caratterizzare gli spazi collettivi. I quattro edifici principali della facoltà circondano la piazza
60 l’ARCA 218
Nelson Mandela, cuore del complesso, che riporta nelle aree pavimentate parole di Nelson Mandela sulla costruzione di un comune futuro di pace dell’Africa. Above, plans of the ground floor and first
floor of the Institute of Natural Sciences and, bottom, simulation of the rooms which will characterise the communal spaces. The faculty’s four main buildings surround Nelson Mandela Square, the
hub of the complex, which has quotes from Nelson Mandela written on the paved areas about constructing a peaceful future for everybody in Africa.
Sopra, modelli dei blocchi delle facoltà Gli edifici sono stati pensati come elementi solidi collegati dalle dai “nastri” delle coperture. Ogni facoltà è caratterizzata da uno skyline differente che
la rende facilmente individuabili dagli studenti e dal personale di facoltà. Sviluppo della proposta architettonica di un elemento di facoltà.
Above, models of the faculty blocks. The buildings are designed as solid elements connected by the roof “strips”. Each faculty has its own skyline so that faculty staff and students can easily distinguish them.
Development of the architectural design for a faculty element.
218 l’ARCA 61
Simulazione di uno dei percorsi di collegamento tra gli edifici universitari e pianta del piano terreno di un blocco delle residenze. Gli spazi abitativi si ispirano ai disegni dei tessuti tradizionali africani. I lotti degli edifici si adattano alla topografia come pezzi di tessuto sparsi sul suolo.
62 l’ARCA 218
Simulation of one of the pathways connecting the university buildings and plan of the ground floor of a residential block. The living spaces are inspired by the designs of traditional African fabrics. The building lots adapt to the topography like pieces of fabric spread across the ground.
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Studio Schiattarella Giovanni Bulina, Yetap Architects, Jesam Tech, Hahn Gi Lee
Tante scatole
Children’s Museum, Kyonggi
F
Credits Project: Studio Schiattarella with Giovanni Bulina, Yetap Architects, Jesam Tech, Hahn Gi Lee Project Director Architecture: Alberto Riccioni Project Director Exhibition: Irene Rinaldi Scientific Consultant: Natascia Lucchesi Structures Consultant: Massimo Calda & PR.AS Consulting Graphic Design: Paola Schiattarella, Giacomo Sanna, Luigi Valente Project Team: Emidio Di Nicola, Giacomo Sanna, Carla Maresca, Christian Massimi, Alessandra Rapaccini Client: Kyonggi Provincial Museum, South Korea
64 l’ARCA 218
Studio Schiattarella Giovanni Bulina, Yetap Architects, Jesam Tech, Hahn Gi Lee
in dai primi anni Settanta lo studio Schiattarella cerca di scappare da due estremi: della creatività incontrollata che punta sulla gestualità o sul segno eclatante e del funzionalismo ingenuo che tende a trasformare, senza troppe mediazioni, un astratto organigramma in un progetto architettonico. Ne è scaturita una attività, oramai trentennale, caratterizzata da una dialettica in cui funzioni e forme dialogano e, nello stesso tempo, competono tra loro per realizzare ambienti coinvolgenti e dotati di plusvalore estetico, dove estetico è da intendersi letteralmente e cioè nel senso di “percettivo”. Ma se nella produzione dello studio, sino a tutti gli anni Novanta, questa dialettica si risolveva in spazi di matrice organica o espressionista, nei progetti realizzati negli ultimi anni registriamo nuovi approcci, non estranei alle ricerche della cosiddetta architettura dell’elettronica e della diagrammatic architecture di ascendenza inglese e olandese. Nel Children’s Museum di Kyonggi, progettato da Studio Schiattarella, Giovanni Bulina, Yetap Architects, Jesam Tech e Hahn Gi Lee, l’esigenza funzionale è il corretto apprendimento da parte dei bambini che rispetti la loro voglia di curiosare liberamente e senza costrizioni tra i diversi campi del sapere e, nello stesso tempo, risponda al bisogno di strutturare le nozioni per temi al fine di evitare un’esposizione caotica, informe e non sistematica. Per arrivare all’idea formale viene in soccorso un’immagine. Occorre – intuisce Schiattarella – organizzare i dati della conoscenza come se fossero oggetti riposti all’interno di una certa quantità di scatole caratterizzate dai colori diversi (a ogni colore corrisponde un tema) per attirare la curiosità dei bambini che le possono aprire o chiudere senza seguire un ordine prefissato. Tradotto in termini spaziali e, quindi, di architettura il sistema delle scatole si trasforma in una decina di ambienti, di magic box, disposti senza un ordine preciso e ciascuno caratterizzato da un proprio colore e da una doppia pelle: una esterna opaca e una interna traslucida su cui lanciare immagini per mezzo di proiettori disposti nell’intercapedine tra le due. Fatto il primo passo, che va dalla funzione alla forma, ne segue uno che si muove in senso inverso. Solo così, infatti, quella che sarebbe una semplice “strategia dell’elenco” può tramutarsi in una coinvolgente organizzazione dello spazio. Viene in soccorso un’altra idea metaforica: il Pachincko, un gioco molto diffuso in Oriente in cui alcune palline precipitano dall’alto per seguire un percorso di piani inclinati lungo il quale sono disposti dei buchi che le accolgono. Torniamo all’architettura: se cerchiamo di appendere le magic box lungo un muro che le sostiene e pensiamo di collegare attraverso piani inclinati le porte che a esse conducono, non è difficile pensare al Children’s Museum come a un grande Pachincko in cui, come palline, i bambini di una scolaresca si dispongono sulla quota più alta e poi, di corsa lungo le rampe, giocosamente, si recano negli ambienti che più li attirano. Risultato: una configurazione spaziale eccitante che trasforma il gioco delle scatole in percorsi, in esperienze cromatiche, in un labirinto o, se vogliamo, in un hypertesto. Insomma: in una architettura che, come dicevamo all’inizio, è ugualmente distante dalla creatività incontrollata e dal piatto funzionalismo. Un’ultima osservazione sul rapporto tra natura e architettura. In un metodo di organizzazione della forma quale quello messo in atto i due termini sono posti in relazione al fine di rendere più interessante la dialettica forma/funzione. Nel Children’s Museum ciò avviene nello studiato pittoricismo della composizione che lega museo, auditorium e sala delle esposizioni temporanee, nel contrasto tra forme stereometriche dei corpi di fabbrica e quella organica della bolla dell’auditorium, nella trasposizione metaforica dei pilastri che suggeriscono i tronchi degli alberi e, infine, nel rapporto con la natura circostante e l’orografia del luogo. Luigi Prestinenza Puglisi
T
he Schiattarella firm has been trying to break away from two extremes ever since the early 1970s: from uncontrolled creativity focusing on gesture and striking signs and naïve functionalism tending to convert abstract structural diagrams into architectural designs without too much mediation. This has resulted in thirty years’ work featuring dialectical relations in which functions and forms interact and, at the same time, compete against each other to create engaging environments with surplus aesthetic value, where aesthetic is to be taken literally in the sense of “perceptive”. But whereas these dialectical relations in the firm’s work produced organic or expressionist spaces right through until the end of the 1990s, projects designed over recent years have adopted new approaches, not unlike the experimentation of so-called electronic architecture and British and Dutch style diagrammatic architecture. The functional requirement underpinning the Children’s Museum in Kyonggi, designed by Studio Schiattarella, Giovanni Bulina, Yetap Architects, Jesam Tech e Hahn Gi Lee, is for children to learn properly, allowing them to freely express their curiosity with no constraints on the various fields of learning. At the same time, it must allow notions to be arranged into different topics to avoid confusion and unsystematic organisation. An image comes to the aid in achieving this formal idea. As Schiattarella has sensed, knowledge needs to be organised as if it were objects inside a certain number of different coloured boxes (each colour corresponding to a subject), in order to attract children’s attention, who can then open them up or close them in any order they like. Translated into spatial terms and hence into architecture, the boxes system turns into about a dozen rooms, magic boxes, arranged in no particular order and each with its own colour and a double skin: opaque on the outside and translucent on the inside, with images cast over them by projectors placed in the space between them. Having taken the first step, progressing from function to form, the next moves in the opposite direction. This is the only way what would otherwise be a simple “list strategy” can be transformed into an engaging spatial layout. Another metaphor comes to our aid here: Pachincko, a very popular game in the Far East, in which balls drop down along a set path over sloping planes with holes placed over them to trap the balls. Let’s return to architecture: if we attempt to hang the magic boxes along a wall holding them up and then connect the doors leading to them over sloping planes, it is easy to see the Children’s Museum as a huge Pachincko, in which school children, like balls, are set at the top and then allowed to playfully run down ramps into the rooms that catch their eye. This creates an exciting spatial configuration which turns the boxes game into pathways, chromatic experiences, a maze and, if you like, a hypertext. Summing up: this is a work of architecture which, as we mentioned at the start, is equidistant from uncontrolled creativity and flat functionalism. Here is one final observation about how nature relates to architecture. As you will have realised, in a method of organising form like that adopted here the two terms are brought into relation in order to make the dialectical relations between form and function more interesting. In the Children’s Museum this happens through the carefully gauged pictorial composition connecting together the museum, auditorium and temporary exhibition hall, in the contrast between the stereometric forms of the buildings and the organic shape of the auditorium bubble, the metaphorical rendering of columns evoking tree trunks and, lastly, in relations with surrounding nature and the local orography.
Sotto, sezione dell’atrio principale con le “scatole” colorate che caratterizzano il progetto vincitore del concorso per il Museo dei Bambini a Kyonggi, Corea del Sud. A sinistra, dal basso, piante del primo,
secondo e terzo piano. Sopra, schema dei percorsi espositivi e dei collegamenti tra le varie “scatole”. Below, section of the main lobby showing the coloured “boxes” characterising the winning project in the
competition to design the Children’s Museum in Kyonggi, South Korea. Left, bottom, plans of the first, second and third floors. Above, diagram of the exhibition paths and links between the various “boxes”.
218 l’ARCA 65
Sopra, sezione sull’atrio principale. Sotto, rendering dell’atrio con le “scatole” colorate. Nella pagina a fianco, in alto, rendering della piazza che si apre davanti all’ingresso
66 l’ARCA 218
principale; sotto, vista dell’edificio da sudovest. Above, sections across the main lobby. Below, rendering of the lobby showing the coloured “boxes”. Opposite page, top,
rendering of the square opening up in front of the main entrance; below, view of the building from south-west.
218 l’ARCA 67
Con grandi segni
B.I.G.
The Battery, Copenhagen
For Copenhagen and Shanghai Nella pagina a fianco, modello dell’edificio BAT-The Battery di Copenhagen, un complesso polifunzionale che ospiterà residenze, aree commerciali, un albergo, spazi per l’intrattenimento e la cultura, un asilo e una moschea. Opposite page, model of the Bat-Battery Building in Copenhagen, a multi-purpose complex which will hold residences, retail areas, a hotel, entertainment and cultural facilities, a nursery and a mosque.
68 l’ARCA 218
B
IG, architetture prodotte in Danimarca, ma il sogno non ha confini di stato o nazione. Il sogno galoppa con libertà dove vuole. La fantasia e il gioco nutrono l’architettura in modo sfrenato e liberatorio, senza complessi e inibizioni. Allora non si può criticare un sogno, bisogna innanzitutto immedesimarsi nel sognatore, fare un pezzo di strada insieme. Può essere il sogno dell’integrazione nella città delle varie culture. Oggi tema dirompente per i noti fatti delle Twin Towers. Invece la prima moschea in Danimarca a Copenaghen diventa il centro di uno sviluppo urbano (in)credibile; non parliamo di un luogo di separazione, ma di unione. Viene piazzata proprio nel bel mezzo di un nuovo pezzo di città per “coagulare”. Così troviamo nel progetto appartamenti, uffici, spazi culturali, commercio, il tutto integrato con la moschea. Ma non si pensi a un’architettura passatista. Diciamo che sembra di vedere una città-natura, con montagne, dirupi, valli, caverne. Niente di mimetico, quanto piuttosto un’esplosione di vita, una concrezione di volumi, montagne artificiali scavate nella città. La natura nella sua fisicità strutturale irrompe nella città: BIG mescola con arditezza religione, shopping, divertimento, abitazioni. Non sappiamo se questi 120.000 metri quadrati potranno essere per Copenhagen un sogno o un incubo. Di sicuro si testimonia il coraggio di creare un overlapping, di mixare qualità urbane con la forza di una immagine. Il progetto sa farsi ascoltare, cattura lo sguardo e siamo costretti a prendere posizione. Vorremmo rimanere distaccati, ma il gioco ci prende. Ci piacerebbe vivere in una città così? O siamo attaccati alle nostre sicurezze? Da un po’ di tempo a questa parte non si pone più il problema del passato contro il futuro; non c’è più necessità di rimpiangere il tempio greco in antitesi a visioni anticipatrici tipo Archigram. Passato e futuro non esistono più: siamo nel Super Presente dell’architettura! Una forma di presente amplificata, sovraeccitata, fuori scala: un presente gigante, forte, affermativo, dove il dubbio, la zona d’ombra non ha cittadinanza. La rappresentazione prende il sopravvento. Non è più lo sfogarsi del rendering, la simulazione: quello era ieri. Oggi il landmark diventa il messaggio del nuovo incontro tra città e progetto. La riconoscibilità, lo squillo di tromba, il lancio, lo slogan prendono il posto di un racconto, di un discorso articolato. SMS contro chiacchierata a lume di candela. Riduzione di complessità a favore dell’istante che si deve catturare qui e ora. La superficialità istantanea. L’attimo profondo. BIG interpreta appieno questo ruolo di sensore del presente dell’architettura, senza nostalgie e senza utopie. Si muove nell’oggi e oggi questa architettura è qui, davanti ai nostri occhi con tutta la sua consistenza e intraprendenza. Che dire poi dei 250.000 metri quadrati del People’s Building di Shanghai? Questo macro segno evocativo, che per metà sorge dall’acqua e per metà dalla terra e poi si incontra e si fonde in alto verso il cielo. Il settore che sorge dall’acqua contiene attività legate alla cura del corpo, abitazioni, attività sportive, mentre quello che sorge dalla terra è dedicato alle attività “spirituali”, all’incontro, alle conferenze. In cima si trova l’Hotel da 1000 stanze. Sembrano due enormi fette di groviera curvo che si fondono in cima. Arte pop, delirio, simbolismo asiatico, macrostrutture anni Settanta, scultura surrealista: tutto si fonde nella simpatia istintiva di un landmark efficace per l’Expo del 2010. Ormai la rincorsa è globale: ogni città deve avere il suo segno, la sua architettura che attiri frotte di visitatori. L’architettura è chiamata a fare il miracolo della rigenerazione delle città. Il problema sta sempre nel sapere commisurare le esigenze del marketing urbano con la dignità dell’architettura, che viene troppo spesso ridotta a puro segno da fotografare, dimenticando che si tratta anche di spazi da vivere, da abitare. La sfida è grande e non si vince con il moralismo. Architetture come queste parlano un linguaggio vitale, sensoriale, deintellettualizzato. Il presente è qui e ora. E noi dove siamo? Stefano Pavarini
B
Credits BAT Project: B.I.G. Design Team: Bjarke Ingels, Ole Shroder, Kathrin Gimmel, Julien
De Smedt, Nanna Gyldholm Moller, Karsten Hammer Hansen, Simon Irgens, Simon Herup Nielsen, David Benitez, Jakob Lange, Thomas Garvin,
B.I.G. Andrew Griffen, Julie Schmidt Nielsen, Louise Hoyer, Bo Benzon, Benny Jepsen, Joao Costa, Mathias Labarca Clausen, Krestian Ingemann
Hansen, Wataru Tanaka, Adam Hald Engineers: Niras Consultants: Niras, Vibeke Windelov, JDS
Client: Njalsgade
IG, architecture designed in Denmark, but dreaming has no state or national borders. Dreaming gallops freely wherever it wants to go. Imagination and playfulness nourish architecture in a very unbridled and liberating way, with no complexes or inhibitions. So you cannot criticise a dream, you just have to enter the dreamer’s mindset and go some way with him. It might be the dream of integrating different cultures into the city. Now very much a topical issue in the wake of the familiar facts surrounding the Twin Towers. So the first mosque in Denmark in the city of Copenhagen has turned into the hub of (in)credible urban development; this is a place of union, not separation. It is set right in the middle of a new piece of city to be “coagulated”. The project features apartments, offices, cultural spaces and business facilities, all knit in with the mosque. But do not think this is oldfashioned architecture. Let’s say it is like seeing a nature-city with mountains, cliffs, valley and caves. Nothing mimetic, just an explosion of life, a concretion of structures, manmade mountains set in the city. The structural physicality of nature bursts into the city: BIG boldly mixes religion, shopping, entertainment and housing. We cannot tell whether these 120,000 square metres are a dream or a nightmare for Copenhagen. They certainly testify to a brave attempt to create an overlapping blend of urban style and the power of the imagination. The project makes us listen to it, catches the eye, and forces us to take a definite stance. Would we like to live in a city like this? Or are we entrenched in our own sense of security? For some time now, the issue of the past versus the future has been off the agenda over here; there is no longer any need to yearn for the Greek temple in contrast with forward-looking ideas like those envisaged by Archigram. Past and future no longer exist: we are in the Super Present of architecture! A form of amplified, overexcited, oversized present: a huge, powerful and affirmative present, in which doubt and grey areas have no place. Representation takes the lead. This is no longer the thrusting force of renderings and simulation: that was yesterday. Nowadays landmarks send out messages about both the city and design as they come together once again. Standing out, making a big impact, catching the eye and sending out slogans take over from narration, the telling of an articulate tale. Text messages as opposed to candle-lit chats. Reducing complexity in favour of that instant which must be captured here and now. Instantaneous superficiality. Deep moments. BIG plays this role of being a sensor of the architectural present to the full, without either nostalgia or utopian dreaming. The setting is today and today this architecture is here, before our very eyes in all its solidity and enterprise. So what can we say about the 250,000 square metres of the People’s Building in Shanghai? A striking macro-sign, half emerging from the water and half from the ground, before meeting and melding together up in the air. The part rising up out of the water holds activities related to looking after the body, flats and sports, while the part rising out of the ground is reserved for “spiritual” activities, coming together, and conferences. At the top there is a 1000-room hotel. They look like two huge slices of curved Gruyère cheese that come together at the top. Pop art, delirium, Asian symbolism, 70s’ macro-structures, surrealist sculpture: everything melds into the instinctive pleasantness of a striking landmark for Expo 2010. Every city is looking for its own sign, the work of architecture capable of attracting hoards of visitors. Architecture is called upon to miraculously regenerate cities. The problem as ever lies in gauging urban marketing requirements to the dignity expected of architecture, which is all too often reduced to pure landmarks for photographing, forgetting that these spaces must also be lived in and inhabited. This is a big challenge and moralising is no way to measure up to it. Architecture like this speaks a vibrant, sensorial, de-intellectualised language. The present is here and now. But where are we? 218 l’ARCA 69
B.I.G.
B.I.G.
Schemi dello sviluppo del progetto, che cerca di integrare i vari elementi compositivi della cittĂ in un ambiente continuo e unificato. Diagram of how the project was developed, attempting to knit the various compositional features of the city into a smooth and seamless setting.
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Particolari del modello. Il progetto si presenta come una fusione di paesaggio architettura con vette, valli e grotte artificiali. Details of the model. The project looks like a fused architectural landscape with peaks, valleys and manmade caves.
I terrazzamenti del complesso sono tutti collegati tra loro a formare un percorso panoramico. Gli avvallamenti sono pensati per offrire uno spazio riparato per i giochi dei bambini. Le aperture (grotte) costituiscono grandi aree pubbliche e ospitano le aree commerciali, i luoghi per l’intrattenimento, servizi per il pubblico e spazi per eventi. Al centro del complesso sarà inoltre realizzata la prima moschea in territorio danese. The complex’s terraces are all interconnected to form a panoramic pathway for residents and users. The dips or valleys are designed to provide a sheltered space for children’s play activities. The openings (caves) form large public areas and host the retail areas, entertainment facilities, public services and spaces for hosting events. The first mosque in Denmark will be built in the middle of the complex.
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Planimetria e sezione del REN Building, la proposta di B.I.G. per un albergo e Centro Convegni per la World Expo 2010 di Shanghai. Il progetto è pensato come una fusione di due edifici. Il primo edificio, dedicato al corpo, emerge dall’acqua e contiene residenze, centri sportivi e un centro culturale. Il secondo, dedicato allo spirito, emerge dal terreno e contiene il centro convegni e le sale riunioni.
REN Building, Shanghai Credits REN Project: B.I.G. Design Team: Bjarke Ingels, Julien De Smedt, Andreas Pedersen, Andrew Griffen, Bo Benzon, Christian Dam, David Zahle, Jakob Christensen, Jakob Lange, Jan Tanaka, Julie Schmidt Nielsen, Karsten Hammer Hansen, Kristoffer Harling, Katrin Betschinger, Mia Scheel Kristensen, Mia Frederiksen,
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Nanna Gyldholm Moller, Narisara Ladawal, Sophus Sobye, Thomas Christoffersen, Damita Yu Project Developer: Kurt Thorsen Group
Site plan and section of the REN Building, B.I.G.’s design for a hotel and Conference Centre for the 2010 World Expo in Shanghai. The project is designed like two buildings fused together. The first building, devoted to the body, emerges from water and holds residences, sports centres and a cultural centre. The second, devoted to the spirit, emerges from the ground and holds the conference centre and meeting rooms.
Viste del modello. L’edificio è caratterizzato da aperture circolari che convogliano aria e luce naturale negli spazi interni e che diventano più densi verso l’alto andando a costituire anche le finestre e le terrazze dell’albergo. Views of the model. The building features circular apertures conveying natural light and air into the interiors; there are more of these apertures near the top, which also form the hotel’s windows and balconies.
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Simone Micheli
Il fascino della salute Spa in Budapest
Credits Project: Simone Micheli Client: New York Palace Budapest-Boscolo Hotels
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ver since the revolutionary force of the concept of “masses” was evaporated into a mere statistical notation, which also dissolved the idea of an “individual”, its opposite, in the melting pot of “globalism” (as intriguing as it is lacking in content), human beings have been defined in terms of their body. Now that the body is such an overriding concept, it has lost its social dimension: when talking about “well-being” its people in general and not individuals that are referred to. The image of a “healthy society”, on which interest focused over the second half of the 20th century, has been upturned into the image of a “healthy body”: the jacobinic ideal of “public health” is now in the hands of beauty salons, spas or, worse still, private baths. Hardly surprisingly, architecture and design instantly grasped the scope of this change and turned baths, public hygiene services and health facilities, now widely found in hotels, into a highly refined design category and, no less significantly, an extremely thriving research field. Simone Micheli’s work is at the very cutting-edge in this sector, as is underlined and enhanced by his latest construction – a spa designed for the New York Palace Hotel in Budapest. In line with his philosophy of design, Micheli have given the client, who was looking for a visually striking architectural design capable of updating the old and obsolete 19th-century hotel structure to fit into the modern-day scene, more an atmosphere than a setting, more an experience than a structure, a world of sensations rather than just a functional system. More specifically, he worked further on his concept of multi-sensorial architecture, actually managing to shape space through colour, tactility and reverberating sounds. This makes the body the focus of architecture, which lives off it and through it, enveloping it, caressing it, seducing it and eventually ensnaring it in a seamless flow of aesthetic values. This verbal description can render the underlying design logic behind this construction, but not its effects. We will just confine ourselves to pointing out that there is a circular area in the middle of the entire complex holding the reception and a large desk, also round and covered with laminate showing images of coloured ice; the reflective glass wall surfaces have green glazing to enhance the perception of space; black sheets of gently cracked slate cover the floors and walls of the locker rooms, contrasting with the cool colours of the ceilings and shiny black laminate furnishing; a large laminate stele conceals the fast-flowing showers; the wet area – sauna, Turkish bath, aromatic showers, cascading showers, hot or cold water – invites guests to immerse themselves in this comfortable and protective “womb”. The rhythmic layout of spaces is smoothly flowing to prevent sudden changes or rigidly mechanical connections. The world of spas is a liquid, flowing, elementary environment, which is here mainly represented by the whirlpool with its black stone floor surrounded by white and resin plaster walls with a sky-blue ceiling decorated with a set of inset LED spotlights. The pool is coated with brown and silver vetrified mosaics, lit up by special lighting and water effects. The main feature is a striking waterfall tumbling down from a large black ceiling panel to the accompaniment of soft music coming from underwater speakers. Rejecting the grim modernist functional layout and confused and over-ambitious postmodernist bric-à-brac, so as to place the body back to the fore, modern-day architecture is apparently rediscovering its original function, projecting it into a voluptuous and satisfying sensorial world. As Micheli’s work clearly shows, this turnaround is indicative. It remains to see how things develop.
S.M.A.H.
D
a quando il concetto di “massa” ha visto svaporare la sua carica rivoluzionaria in una insipida classificazione statistica, che ha disciolto anche l’idea di “individuo”, suo rovescio antagonistico, nel calderone di una “globalità” tanto fascinosa quanto vuota di contenuti, ciò che definisce l’essere umano è il corpo. Il protagonismo del corpo appare ormai assoluto, ma ha perso la sua dimensione sociale: quando si parla di “benessere” non ci si riferisce più alla collettività, ma al singolo. L’immagine della “società del benessere”, sulla quale si concentrò l’interesse della seconda metà del XX secolo, si è rovesciata in quella del “benessere del corpo”: l’ideale giacobino della “salute pubblica” è ormai affidato agli istituti di bellezza, alle terme o, alla peggio, al bagno privato. Non stupisce che l’architettura e il design abbiano immediatamente colto la portata del mutamento, e abbiano fatto del bagno, dei servizi igienici pubblici e degli apparati per il benessere sempre più disseminati negli spazi alberghieri una tipologia progettuale di grande raffinatezza e, non da ultimo, un terreno di ricerca e sperimentazione assai rigoglioso. In questo settore, il lavoro di Simone Micheli si colloca in una prospettiva d’avanguardia, che l’ultima realizzazione – la spa progettata per il New York Palace Hotel di Budapest – conferma e rilancia. Al committente che chiedeva una soluzione architettonica di forte impatto d’immagine, capace di equilibrare il rapporto della contemporaneità con la vetusta struttura dello storico albergo ottocentesco, Micheli ha offerto, in linea con la sua filosofia progettuale, un’atmosfera, prima che un ambiente, un’esperienza, prima che una struttura, un universo di sensazioni, prima che un sistema di funzioni. Più precisamente, ha ulteriormente affinato il suo concetto di architettura multisensoriale, per arrivare a modellare lo spazio attraverso il colore, la tattilità, i rimandi sonori. Il corpo diviene in tal modo protagonista dell’architettura, che vive in esso e attraverso di esso, lo avvolge, lo accarezza, lo seduce e finisce con l’irretirlo in un flusso ininterrotto di valori estetici. La descrizione verbale può restituire la logica progettuale di questa realizzazione, non i suoi effetti. Ci limitiamo perciò a ricordare che al centro dell’intero complesso è situata un’area circolare con la reception, un grande desk anch’esso rotondo, rivestito in laminato con immagini di ghiaccio colorato; i rivestimenti parietali in specchio presentano satinature verdi che animano la percezione dello spazio; negli spogliatoi lastre nere di ardesia naturale a spacco morbido rivestono pavimenti e pareti contrapponendosi a soffitti scanditi da algidi colori e ad arredi in laminato nero lucido; una grande stele in laminato nasconde i doccioni a scroscio; la zona umida – sauna, bagno turco, docce aromatiche, docce a cascata, acque gelide o calde – invita a immergersi in un grembo protettivo e confortevole. Il ritmo degli spazi è segnato da una fluida continuità, che impedisce mutamenti improvvisi o collegamenti rigidamente meccanici. Il mondo delle spa è un mondo liquido, fluente, elementare, che qui è rappresentato soprattutto dalla piscina per l’idromassaggio, pavimentata in pietra nera e circondata da pareti in gesso bianco e resina, sul cui involucro occhieggia una volta celeste interpretata dalle puntiformi luminescenze azzurre dei led incassati. La vasca è rivestita in mosaico vetrificato marrone e argento, iridato da effetti illuminotecnici e d’acqua. Su tutto domina la scenografica cascata, precipitante da una grande lastra nera a soffitto, il cui crosciare è accompagnato da musiche diffuse da casse acustiche subacquee. Rinunciando all’arcigna sequenza funzionale modernista e al confuso e velleitario bric-à-brac postmodernista per tornare direttamente alla centralità del corpo, l’architettura contemporanea sembra dunque riscoprire la sua funzione originaria, rilanciandola in una sensorialità voluttuosa e appagante. La svolta, ben delineata nell’opera di Micheli, è indicativa. Non resta che attenderne gli sviluppi. Maurizio Vitta
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78 l’ARCA 218
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Anti-Fiac?
Show Off Paris Nella pagina a fianco, D.Hampton, Crude River Camo (courtesy Priska Gallery, New York).
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uove ansie, nuovi bisogni. Stanchezza dell’andazzo. Noia. Ma non meno: il formarsi di nicchie di mercato. Le nicchie di mercato hanno per protagonisti i direttori dei musei o spazi alternativi pubblici per l’arte contemporanea, un pugno di gallerie, un pugno di collezionisti. Domanda: come può accadere che a un certo punto viene lanciato un artista e tutti questi curatori di ruolo si tuffano su di lui, nessuno escluso. Perché si forma un coro senza mai una dinamica dialettica? Di botto a tutti i curatori di ruolo piace un artista e fanno a gara per averlo (esporre le sue opere, comprarle ecc.). Qui c’è mafia, c’è la forza prepotente del denaro verso la quale nessun curatore di ruolo è allergico. C’è un imperativo economico che si muove: un vero piccolo pugno di collezionisti buttati finanziariamente nell’arte contemporanea, quasi sempre isolatamente. Ma è quanto basta perché i collezionisti minori, le gallerie di medio o piccolo calibro si accodino subito non solo per essere à la page ma per non perdere il treno. Neanche a dirlo gli artisti baciati dalla fortuna li trovi immancabilmente alle principali biennali internazionali. Perché anche in questa circostanza i direttori non hanno allergie e vogliono essere à la page e non vogliono perdere il treno. E poi ci sono le fiere che contano. E lì gli artisti baciati dalla fortuna sono delle star. Il tempo? Il tutto avviene più o meno simultaneamente alzando la cornetta del telefono o addirittura digitando sul cellulare. Di botto si parla di loro in ogni parte del pianeta. Certo le insofferenze verso le ufficialità ci sono sempre state. Ma avevano natura e dinamiche ben diverse. Basti pensare ai Saloni ufficiali della Parigi tra Otto-Novecento e la reazione o autodifesa dei “Salons des refusés”. Ma qui il problema era che c’erano i rifiutati. Infatti l’arte “contemporanea” ha sempre i rifiutati che sono quelli che propongono devianza e novità. Cosa accade oggi? Accade che proliferano fiere d’arte emarginate i cui organizzatori ce la mettono tutta per garantire un po’ di visibilità agli espositori. Gli esiti sono quasi sempre deludenti, inevitabilmente. La crisi economica universale non concede significato a questi vagiti. Malgrado la crisi economica universale, se si muove il colosso l’operazione funziona. E allora bisogna accodarsi e se quell’artista non ti piace non lo darai a vedere. Di tutto questo rivelano consapevolezza le gallerie che si sono riunite a Parigi per fondare una sorta di confraternita degli emarginati. Una volta che si prende coscienza di essere emarginati è meglio giocarsi quella carta scopertamente piuttosto che tenerla nascosta. L’idea? Una fiera d’arte contemporanea piccola, modesta, circoscritta ma fortemente alternativa. Non c’entra nulla la fiera alternativa di Chiacago che negli anni Novanta si affiancava alla grande fiera ufficiale di quella città. Lì si trattava di impegno sociale, artistico, sicché l’alternativa era sostanzialmente di denuncia culturale. L’attuale iniziativa parigina vuole rimanere pur sempre una fiera e ha trovato un modo per farsi notare ed essere visitata. Ciò grazie anche al fatto che si tiene in questo mese di ottobre contemporaneamente alla “Fiac” parigina. Le due iniziative addirittura sono vicine di casa: al Grand Palais c’è la “Fiac”, e agli Champs-Élysées questa fiera alternativa che si presenta col nome di “Show Off”. C’è da dire che “Show Off” non è allestita in uno scantinato ma nei 1.200 metri quadrati dello spazio Pierre Cardin. Vi espongono gallerie di varie parti del mondo, gallerie che gli organizzatori amano definire “dinamiche”. L’idea nasce a opera di alcune di esse e di alcuni collezionisti di Parigi e si concretizza in un’associazione culturale senza scopo di lucro. I fondatori vogliono che l’arte contemporanea sia più accessibile al grande pubblico in modo più semplice rispetto alle pomposità e agli oneri delle
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ew expectations, new needs. Trends that wear on. Boredom. And last but not least: market niches are forming. The protagonists of these market niches are museum directors or alternative public spaces devoted to contemporary art, a few galleries, a handful of collectors. The question is this: how can it be that at a certain point in time an artist is launched, and all of these professional curators fall upon him/her, with the exception of no one? Why does a crowd form around the artist, but with no sort of dynamic dialectics? All of a sudden, all of these curators are interested in a particular artist, and they compete to have him/her (getting to display his/her pieces, buying the artwork, etc.). We’ve come to no less than mafia, the immediate lure of money, to which no curator has ever been allergic. A business-oriented imperative dominates: a handful of collectors who, financially – and almost always on their own – dive headfirst into contemporary art. But this is enough for minor collectors, mediumsized and small galleries to line up behind them right away, not only to keep themselves up to date, but so as not to miss the boat. Needless to say, the lucky artists are always present at the most important international biennials. Because here, too, directors are not “allergic” (to money), want to keep up with the trends, and don’t want to miss the boat. Not to mention the major fairs, where lucky artists are treated as actual stars. And what about the question of time? Everything happens more or less simultaneously, just by picking up the receiver, or by dialing a number on a cell phone. Suddenly, these artists are well-known all around the world. Of course, there’s always been a sort of intolerance towards anything with an official character, but it used to be different in nature and dynamics. For instance, the official salons of nineteenth- and twentieth-century Paris were countered by the reaction – or selfdefense – of the “Salons des refusés”. But in that case, the problem was that “refused” artists actually existed. In fact, “contemporary” art has always featured rejected artists… the ones who are new and deviant. What’s happening today? Today, “excluded” art fairs are spreading rapidly; the organizers of these events do all they can to show their exhibitors’ work. Inevitably, outcomes are almost always disappointing. The current universal economic crisis gives no importance to these stirrings, but despite the crisis, if something powerful moves, the operation can work. And that’s when it’s time to stand in line, and if you don’t like that artist you won’t show it. The galleries that have gathered in Paris to found a sort of confraternity of outcasts reveal they are well aware of all of this. When you realize you’ve been rejected, you might as well act above board and not hide anything. So the idea is a small, modest, limited but highly alternative contemporary art fair. Chicago’s alternative fair, which took place parallely to the city’s great official fair throughout the 1990s, has nothing to do with this. There, it was a social and artistic commitment, so the alternative was basically a sort of cultural accusation. The current Parisian initiative is an actual fair, and it has found a way to attract attention and visitors. This is also thanks to the fact that it is being held in October, at the same time as the “Fiac” in Paris. The two initiatives are actually close to each other, too: the “Fiac” is being held at the Grand Palais, and this alternative fair, entitled “Show Off”, is on at the Champs Élysées. Furthermore, “Show Off” was not organized in a basement, but in the 1,200 sq.-m of the Pierre Cardin area. Various galleries around the world display their work there: galleries the organizers call “dynamic”. The idea dawned thanks to a number of Parisian galleries and collectors, and its concrete form is a non-profitmaking cultural association. The founders of the association want contemporary art to be more accessible to the general 218 l’ARCA 81
Nella pagina a fianco/opposite page, Dalek, Untitled (courtesy Galerie Magda Danysz, Paris).
grandi fiere ufficiali. Quasi a mo’ di proclama i protagonisti di “Show Off” vogliono più scelta, più libertà, più gioco, più avventura. E hanno ragione. È una posizione effettivamente alternativa se questi propositi saranno rispettati. Più scelta: certo non si allude a un più vasto campionario, giacché quello della “Fiac” è sicuramente schiacciante. Si allude a scelte “alternative” che, se giocate, come pare, all’insegna della ricerca e della qualità, forse potranno offrire opere lontane da taluni imbonimenti di cosiddetta arte socialmente impegnata ma priva dei requisiti o (attenzione: non credo di essere un retrivo) del background dell’arte. Ne segue anche una maggiore azione di libertà. Inoltre, se così andranno le cose, indubbiamente si troveranno occasioni di un gioco più forte. Alludo al gioco dell’arte e alla speranza di superare un po’ di noia. La stessa cosa si può dire a proposito della maggiore avventura invocata che non è certo spericolatezza. Forse sto annettendo eccessiva responsabilità a “Show Off”. Ma lo escludo se l’iniziativa e i suoi propositi sono assunti in ogni caso come linea tendenziale. Carmelo Strano
public, without the pomp and circumstance of great official fairs. Practically, what the protagonists of “Show Off” are proclaiming is that they want more choice, more freedom, more play, more adventure. And they’re right. If they honor these intentions, they will really take up an alternative position. More choice: of course, they are not implying a wider selection, as the latter is huge at the “Fiac” fair. What is implied is “alternative” choices: if these entail research and quality, perhaps they will be able to offer works that are far from the sales talk of socalled socially committed art, but that lack the qualifications or (please note: I don’t consider myself a reactionary) the background of art. What ensues is also more freedom of action. Furthermore, if things go as they should, no doubt there will be opportunities for more powerful play. I mean the play of art, and the hope to overcome boredom,. The same could be said in terms of more adventure, which doesn’t mean recklessness. Maybe I’m attributing too much responsibility to “Show Off”. But I don’t think so, if the initiative and its intents are to be seen as a prospective trend.
Bedri Baykam, Resim 1, installation.
Giuseppe Rogolino, Nablus, pittoscultura in ferro /paintingsculpture.
Mathias Schmied, Movie Soundtrack (courtesy Galerie Olivier Ough, Lyon).
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Premio internazionale per prodotti tecnologici innovativi dedicati al benessere International award for innovative technological products dedicated to wellness
1° Sostenibilità/Sustainability B- Konarka/Evident Technologies – Ultra High Performance Power Plastic 1° Qualità della Vita/Life Quality C- Vastergaar Frandsen – Life Straw – Torben Vastergaard Frandsen, Rob Fleuren, Moshe Frommer
www.well-tech.it
+ europaconcorsi
Menzioni Speciali/Special Mentions Well-Tech Accessibilità/Accessibility D- Johnson & Johnson Medical – Embrice Heart Stabilizer
A
Sostenibilità/Sustainability E- Citroen Italia – C3 Stop&Start
Italia/Italy - Belluno
1° Attilio Santi/Studio Santi e Cargnello (capogruppo/team leader), Imelda Cargnello, Francesca Campagnoli, Rocco Mancino 2° Simonetta Benetollo 3° Francesco Lanza (VE)
Realizzazione della Cappella dell'Ospedale San Martino Concorso per una nuova cappella destinata alla celebrazione delle funzioni religiose ma soprattutto a luogo di raccoglimento per i degenti della struttura e per i visitatori, costantemente aperto e agevolmente fruibile da tutti Chapel at San Martino Hospital Competition for the realization of a new chapel for religious functions and for the meditation of patients and visitors, which could be always open and easily usable
1°
Committente/Client: Diocesi di Belluno-Feltre Unità Locale Socio Sanitaria n. 1 Belluno - Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Belluno
Qualità della Vita/Life Quality F- Theben – Ramses 820 Kristall Top Menzioni Speciali/Special Mentions Regione Lombardia G- Vectrix Corporation – Vectrix Electric H- Axana - Gioel I- Trerè Innovation – X-Bionic UnderGear
1°
Italia/Italy - Prato
B
Nuova Sede Camerale di Prato: recupero di un edificio industriale Oggetto del concorso di idee è la selezione di una proposta ideativa relativa alla realizzazione della nuova sede degli uffici della Camera di Commercio di Prato e di una sala convegni da circa 400 posti attraverso il recupero di un ex opificio industriale ubicato in Prato in via del Romito nn. 71/73, angolo via Baldanzi e via Pelagatti. Nella soluzione dovranno essere compresi anche la sistemazione delle aree esterne e un parcheggio interrato New HQ for the Chamber of Commerci in a former industrial building Ideas competition for the project of the new headquarters of Prato Chamber of Commerce with a conference hall for about 400 people, through the renovation of a former industrial building. The project has to include the requalification of the surrounding area and the construction of parking lots
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COMPETITIONS
1° Accessibilità/Accessibility A-Optobionics Corporation – ASR device – Alan Chow/Vincent Chow
+ europaconcorsi
COMPETITIONS
Well Tech Award Technology For Wellness
1°
2°
1° Valerio Barberis/MDU architetti (capogruppo/team leader), MDU architetti (Alessandro Corradini, Valerio Barberis, Marcello Marchesini), Cristiano Così, Michele Fiesoli 2° Eutropia (Ugo Dattilo, Matteo Baralli, Jacopo Carli, Antonella Tundo, Luca Barontini), Massimo Carli 3° Luciano Claut (capogruppo/team leader), Bressan&Claut (Luciano Claut, Stefano Bressan)
3°
Committente/Client: CCIAA Prato
Spagna/Spain - Santoña
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Casa de la Juventud Concorso per proposte per il progetto di una Casa della gioventù e dell’area circostante House of Youth Ideas comopetition for a House of Youth and the surrounding area Giuria/Jury: Puerto Gallego Arriola, Pío Jesús Santamaría Muñoz, María Soledad Rodríguez Leal, Antonio Bezanilla Cacicedo, Federico Soriano Pelae, Roberto Ercilla Abaitua, Manuel Solana Gómez, Diana Gil Fonfría, Juan José Fernández Ugidos Committente/Client: Ayuntamiento de Santoña
1°
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1° Pablo Martínez Capdevila, David Franco Santa Cruz 2° Totem Arquitecturas (Javier García-Germán Trujeda, Carlos Martínez De Albornoz) 3° Marta Toral Quinea, Javier Moreno Cruz
1°
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COMPETITIONS
Perù – Chan Chan
1° Armel Neouze, Olivier Charles, Antoine Cordier, Jacques Gelez
+ europaconcorsi
The Chan Chan Citadel L’iniziativa di Arquitectum per questo concorso di idée parte dalla necessità di celebrare l’importante sito archeologico peruviano di Chan Chan, attraverso il progetto di un Beach Lodge; un nuovo stile di accoglienza alberghiera che, a differenza dei classici hotel folcloristici e a tema, esalti lo scenario naturale più che “distrarre coni propri servizi. L’architettura deve far parte di un tale scenario; una cittadella accogliente, più che un ostacolo all’esperienza del sito The Chan Chan Citadel Architectum’s initiative to organize this contest of ideas first appeared from the necessity of celebrating such an important site as The Chan Chan Citadel, through the construction of a Beach Lodge; a new style of accommodations which - differing of the classic folkloric resort or theme hotel - would “celebrate” the natural scenario more than “distract” with its own facilities. The architecture was supposed to be a part of the sea scenario; a friendly Citadel company, more than an obstacle that could, in any way, difficult the phenomenological experience
2° Charles Carré, Eric De Rengerve 3° Joao Caria Lopes, Carlos Sequeira, Tiago Santos
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Committente/Client: www.arquitectum.com Giuria/Jury: Raphael Gabrion (jury’s president): FRANCE Architect Jean-Francois Brecq: FRANCE Architect David Depoux: FRANCE
Menzioni/Mentions A- Utopic Project Aurélie Vernon B- Poetic Project Anne Claire Pâris, Cesar Garduño C- Landscape Project Patricio Murphy, Pastorino Federico Guillermo Nicolás D- Technologic Project Ranieri Fontana-Giusti, Gordana Fontana-Giusti E- Contextual Project Pablo Boisier, Sergio Cereceda, Felipe Schmidt F- Conservative Project Sylvain Latizeau, Samira Ait Mehdi G- Minimalist Project Marco Cezar Dudeque H- Vernacular Project Philippe Vathonne, Abdellah Aabou I- Virtual Project Roland Stern, Ivan Stern
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- I am against any kind of purely cosmetic operation - You are telling me, my wife looks like a horse after her face lift
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Suggeriti dalla Confluenza In Lyon
Giungla d’asfalto confortevole London Oasis
Progetto: Xanadu
Progetto: Chetwoods Architects
La penisola di Perrache è una delle aree più emblematiche e suggestive della città di Lione. Zona per tradizione legata al commercio e ai trasporti fluviali, è oggi al centro di un ampio progetto di riconversione che investe l’intero settore dei docks. Gli interventi in programma coinvolgono sia la riconversione di parte degli edifici esistenti sia la costruzione di nuovi, con destinazioni principalmente culturali e terziarie. E’ all’interno di quest’area in completa trasformazione che si inserisce il progetto di Xanadu, studio di Lione a cui fa capo il duo formato da Iwan Ponsonnet e David Sumner e che sta ottenendo un ampio riscontro in tutta la regione Rhône-Alpes e soprattutto nell’agglomerazione lionese. Il nuovo Polo Multimediale da loro progettato, e il cui cantiere avviato il giugno scorso verrà ultimato nell’estate del prossimo anno, ospiterà la sede sociale del giornale Le Progrès, uno dei principali organi d’informazione regionale francesi, e della rete regionale Télé Lyon Métropole. L’edificio è descritto da una architettura che nasce dalle suggestioni proprie del luogo e a cui difficilmente si può rimanere insensibili. Anche se oggi l’attività fluviale è pressoché abbandonata, il luogo respira ancora del via vai delle péniches, del traffico dei container sui moli lungo la Saona, dell’universo metallico, delle geometrie e dei cromatismi tipici dell’attività del porto. Un repertorio di immagini e di suggerimenti legati alla tradizione che i progettisti rielaborano in un linguaggio contemporaneo, attento alle nuove tecnologie e sensibile alle problematiche legate all’impatto ambientale. Due volumi parallelepipedi si dispongono a pettine in prossimità del fiume collegati da un sistema di passerelle aeree e individuati da un involucro a maglia metallica che gioca con i riflessi della luce e dell’acqua schermando correttamente gli spazi destinati agli uffici. Come due grandi container contemporanei appoggiati sul porto, i due blocchi rettangolari si animano della sinuosità di un terzo corpo ellittico trattato questa volta in cemento e ritmato dalla sequenza delle aperture verticali, che si infittiscono lungo la facciata curva per dare maggiore respiro e luminosità alla parte verso il parco e il fiume. Le scelte linguistiche si coniugano allo studio del funzionamento dell’insieme, i due volumi rettangolari sono realizzati con facciate portanti e solai di grande portata (17,50 metri) senza pilastri intermedi per dare maggiore modularità e flessibilità all’organizzazione degli spazi interni. Le schermature sono realizzate con elementi piegati orizzontalmente in modo da formare dei brise-soleil in posizione aperta e dare una uniformità di texture alle facciate una volta chiuse. Le terrazze in copertura si arricchiscono dell’elemento verde che maschera con un una raffinata soluzione paesaggistica l’estensione dei volumi tecnici. Elena Cardani
London Oasis è una scultura urbana sistemata in una grande piazza della capitale britannica. L’opera, oltre a svolgere funzione di arredo urbano, produce anche energia grazie a un sistema a turbina e alla presenza di cellule fotovoltaiche. Definito “albero eco-amichevole”, la struttura è composta di “rami” che, opportunamente orientati verso le persone, sono in grado di purificare l’aria e di produrre flussi d’aria fresca, particolarmente graditi durante la stagione estiva. Nel dettaglio, il complesso sculturale, formalmente a metà fra l’astronave e un totem spaziale proveniente da altri mondi, presenta una specie di tronco che funge da dispositivo termico entro cui gira la turbina generatrice del flusso d’aria. Dal tronco si dipartono i rami rivestiti di cellule fotovoltaiche, che trasformano la luce solare in energia elettrica a costo zero. London Oasis funziona anche la notte, producendo una sorta di falò alimentato dall’energia accumulata durante il giorno. London Oasis is an urban sculpture placed in one of the British capital’s great squares. In addition to its role as a piece of street furniture, the sculpture also produces energy thanks to a wind turbine and to the presence of photovoltaic cells. The structure, which is defined as an “eco-friendly tree”, consists of “branches” which are conveniently directed at passersby and are capable of purifying the air and producing a fresh airflow, which is particularly pleasant during the summer. More in detail, the sculptural complex – which, formally, is halfway between a spaceship and a space totem coming from other worlds – is made up of a sort of trunk that acts as a thermal device and contains the wind turbine that generates the airflow. The branches reaching out from the “tree” are covered with photovoltaic cells that transform sunlight into electric energy at zero cost. London Oasis also works at night, producing a sort of bonfire that is fed by the energy it accumulates in daylight.
The Perrache peninsula is one of the most emblematic, evocative areas of Lyons. Traditionally linked with trade and river transportation, today the area is the protagonist of a great conversion project that involves the entire dockland. On schedule are both the conversion of existing buildings and the construction of new ones which are mainly to be devoted to culture and the service sector. The project to be implemented will completely transform this area thanks to Xanadu, a studio in Lyons headed by the duo Iwan Ponsonnet and David Sumner. The studio is gaining enthusiastic consent in all of the Rhône-Alpes region, and especially in the Lyons metropolis. The new Multimedia Center the planners designed (the construction yard began work last June) will be completed next summer, and is to house the social headquarters of Le Progrès – one of the main French regional newspapers – and the regional network of Télé Lyon Métropole. The building’s architecture was born from the natural features of the site itself, which cannot be disregarded. Although river transportation is no longer the area’s main activity, the place is still reminiscent of the péniches and their hustle and bustle, the traffic of the containers on the wharfs along the Saône, the metal universe, the geometric patters and colors that are typical of dockland activity. A repertory of images and evocative elements tied to tradition, which the planners translate into a contemporary language that involves new technologies and is sensitive to problems concerning environmental impact. Two parallelepiped volumes are laid out in a comb-like pattern near the riverbank, and are connected through a system of overhead footbridges that are identified by a metal mesh that plays with light and water reflections, discreetly screening the office areas. Just like two great contemporary containers lying in wait at the harbor, the two rectangular blocks are enlivened by a sinuous third body, an elliptical concrete structure marked by a rhythmic sequence of vertical openings that pierce the curving façade at closer and closer intervals as it reaches the part facing the park and river, thus allowing more light in as it broadens. This layout was conceived after careful consideration of the outcome as a whole. The two rectangular volumes are built with bearing fronts and large floors (17,50 meters), without any intervening pillars, so as to allow for greater modular freedom and flexibility in the organization of the interior areas. The screens are built with elements that are folded horizontally, thus affording protection from sunlight when open, and, on the other hand, giving the fronts a uniform texture when closed. A refined solution was found for the roof-decks, which are to be covered with greenery, thus concealing the rooms devoted to technical activites.
88 l’ARCA 218
218 l’ARCA 89
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Interfaccia urbana In Marseilles
Meditazioni contemporanee Unplugged House
Libertà e confronto
Progetto: Lanoire & Courrian, Emmanuelle Poggi
Progetto: Jean-Baptiste Barache
Progetto: Nicola Probst
Inserita nel più ampio progetto di riqualificazione del littorale della Joillette, nel porto di Marsiglia, la nuova stazione marittima progetta dallo studio Lanoire & Courrian, associato a Emmanuelle Poggi, entrambi di Bordeaux, segna un’importante tappa di questa operazione urbana. Interfaccia tra la città e il porto, l’intervento individua un nuovo fronte urbano nella zona a nord del vecchio porto, ai piedi della maestosa cattedrale della Major, e si qualifica come elemento cardine del sistema di potenziamento dell’attività passaggeri del porto di Marsiglia, sia internazionale (Algeria, Tunisia) sia verso la Corsica. I progettisti hanno concepito una vera e propria quinta urbana attrezzata che organizza su tre livelli le diverse funzioni riservate sia ai passeggeri sia aperte al pubblico. Il terminal è costitutito da zone di servizio rispondenti agli standard internazionali in fatto di prestazioni e sicurezza; zone per il deposito bagagli, spazi d’attesa climatizzati e dotati di giochi per i bambini, servizio ristorante e un luogo di culto, oltre alle zone di sbarco e imbarco passeggeri. Il rapporto con lo spazio urbano e l’apertura della struttura come servizio pubblico è risolto in copertura da una passeggiata panoramica che si proietta verso il porto, il mare e la cattedrale. L’insieme è declinato con un linguaggio secco ed essenziale, calibrato sulle dimensioni pricipali del progetto: orizzontalità filante per connotare lo sviluppo del futuro Boulevard del littorale; marcatura dei piani in cemento ritmati dal sistema dei pilastri che individua con immediatezza la suddivisione degli spazi di accoglienza, di servizio e pubblici; dinamica dei corpi scala obliqui definiti dalle ingabbiature metalliche che segnano le uscite di sicurezza e il collegamento al piano della copertura trasformato in promenade panoramica. Il gioco dell’architettura sta nella trama che si viene a costituire con il raporto tra pieni e vuoti, tra le trasparenze e gli elementi strutturali che scandicono il ritmo della facciata mentre l’imponente cattedrale della Major, il mare, il porto e la dimensione della città cominciano a ricostituirsi in un insieme coerente.
Jean-Baptiste Barache, 36 anni e uno studio a Parigi, si è inimicato la direzione generale dell’EDF; al centro della polemica una casa realizzata nel paesaggio immenso e verde della Seine-Maritime in Normandia. Il rifugio di Barache, quando si allontana dalla capitale, non è infatti collegato alla rete elettrica, l’unica fonte di illuminazione sono candele e lampade a olio, oltre naturalmente alla luce naturale; inesistenti, va da sé, televisore, frigorifero e qualsiasi altra apparecchiatura elettronica. Scelte più o meno criticabili o condivisibili, ma che non influiscono sulla riuscita della realizzazione dal punto di vista estetico, funzionale e di rapporto con il paesaggio. Sono occorsi 18 mesi e poco più di 70.000 euro per costruire questa deliziosa dimora, 120 metri quadrati di superficie al suolo e un volume complessivo di 600 metri cubi. Barache non è esente dal fascino muto e severo delle antiche chaumière, i casolari dai tetti in paglia tipici del nord della Francia; lui ne ripropone una personalissima interpretazione, nella forma come nel concetto distributivo e nei materiali di impronta chiaramente contemporanea (elettricità a parte) che però conserva il carattere rassicurante e “solido” delle vecchie case di campagna. Volume orientato a sud, tetto a falda e rivestimento in scaglie di cedro rosso che grazie alle variazioni climatiche assumono diverse colorazioni (arancio lucido con la pioggia, argento con il sole). All’interno lo spazio si arricchisce di spazi articolati dalla presenza di una “scatola” calata a metà altezza e orientata a nord. Da essa dipende la disposizione dei diversi ambienti, ognuno creato per un uso specifico ma composti senza alcun elemento di chiusura: sotto, la zona pranzo, il bagno, la biblioteca; sul davanti, il soggiorno e solarium; all’interno, la zona notte e al di sopra, lo spazio di lavoro. Gli interni sono uniformemente ricoperti di pannelli in pino mentre il pavimento è laccato in bianco. Per godere al massimo della luce naturale e del paesaggio, il prospetto sud è interamente vetrato con una piacevole terrazza che prolunga sull’esterno la zona giorno. Più protetta dal surriscaldamento durante l’estate, dove l’incidenza del sole è minima; durante l’inverno la casa è completamente inondata dal sole e riscaldata per l’effetto serra, che potenzia il calore prodotto da una stufa in mattoni d’argilla. Economia massima di mano d’opera, dopo il montaggio delle quattro capriate in abete sui pilastri in cemento delle fondazioni, la casa è stata realizzata da un solo uomo. Elena Cardani
The new harbor station planned by the studio Lanoire & Courrian in association with Emmanuelle Poggi (both based in Bordeaux) marks an important stage in a vast project for the upgrading of the Joillette coastline in the Marseille seaport. The operation, which is to act as an interface between the city and the harbor, involves a new urban front north of the old seaport, at the foot of the majestic Major cathedral, and is to be a pivotal element in the development of the Marseille harbor’s passenger system, both an on international level (Algeria, Tunisia) and towards Corsica. The planners have conceived a well-equipped urban area in which the various functions related to passengers and the general public are organized on three levels. The terminal features high-performance service areas that comply with international safety regulations; baggage rooms, air-conditioned lounges equipped with children’s facilities, a restaurant and church, as well as areas for passenger embarkment and disembarkment. What distinguishes the structure as a place of public service is an observation deck facing the harbor, the sea and the cathedral, which creates a relationship with the surrounding urban space. A dry, essential language distinguishes the whole, which is gauged on the main dimensions of the project: a streamlined horizontal trend for the development of the future Boulevard along the seashore; concrete floors marked by a system of pillars, which makes the reception, service and public areas immediately identifiable; the dynamics of the oblique staircases, which are defined by the metal frameworks that mark the emergency exits and connections with the top floor with its panoramic terrace. The architectural play lies in the relationship between the fulls and voids, between the transparencies and the structural elements that mark the rhythm of the façades, while the imposing Major cathedral, the sea, the harbor and the city find a new dimension as a consistent whole.
Jean-Baptiste Barache, who is 36 years old and has a studio in Paris, has made an enemy of the general management of the EDF; the source of the controversy is a house the architect built in the immense green landscape of the Seine-Maritime in Normandy. Far from the capital, Barache’s refuge, in fact, is not connected to the electric system; the only source of lighting comes from candles and oil lamps, as well as natural lighting. Therefore, of course, there is no television, fridge or any other electronic equipment. Although the choice of alienating electricity is liable to be criticized, it does not affect the house from an esthetic and functional point of view, nor does it influence its relationship with the landscape. It took 18 months and little more than 70,000 Euros to build this delightful home: 120 square meters of surface area and an overall volume of 600 cubic meters. Barache is not immune from the silent, severe charm of the ancient chaumières – cottages with straw roofs that are typical of northern France. In fact, he gives a very personal interpretation of these, both in form and layout, as well as a clear contemporary stamp in the use of materials (aside from electricity). Yet, the house has a reassuring, “solid” chracter that is typical of old country homes. The volume faces southwards, featuring a layered roof and a facing made with chips of red cedarwood which change colors according to the weather (bright orange in rainy weather, silver in sunshine). The interior is enriched with various spaces that are defined by a northward-facing “box” set at mid-height. The layout of the various rooms depends on this “box”: each room was created for a specific purpose, but none of them have any doors. Underneath lie the dining room, bathroom and library; at the front is the living room and solarium; the bedroom area is in the interior, while the work area is at the top. The interior is uniformly covered with pinewood panels, while the floor is in white enamel. The southern front, which is entirely glazed – thus allowing for maximum exploitment of natural lighting and a view over the landscape – features a pleasant balcony that extends the living room area towards the outdoors. Although the house is protected from overheating during the summer in the areas where the sun shines the least, during winter it is totally flooded with sunlight and is heated thanks to a greenhouse effect that boosts – and traps – the heat produced by a brick stove. Very little manpower was involved in the building, as after having fixed the four pinewood trusses on the concrete pillars serving as foundations, the house was finished by a single man.
Per essere un’“opera prima” questa villa costruita sulle colline intorno a Lugano, è già una dimostrazione di buon talento. Forse il suo autore, lo svizzero Nicola Probst, con alle spalle un Master of Architecture conseguito presso l’Università di Berkeley, ne è consapevole, “opera” – anche se “prima” – come lui stesso la definisce è già un’indicazione di una certa coscienza delle proprie capacità. In effetti Villa Rossinelli si può già considerare una dichiarazione di presa di posizione, o se si vuole di “stile”, di linguaggio e di metodologia di approccio al tema di progetto. La relazione con il luogo è il fattore che più influisce sulla definizione dei rapporti volumetrici e della scala di intervento, elementi che vengono sviluppati e declinati all’interno di un registro di matrice razionalista. La condizione topografica del terreno, intesa come sistema dinamico di pendenze, è infatti lo spunto da cui si costruisce un’architettura fatta di ripiegature e muri di sostegno che a loro volta determinano la struttura degli spazi interni e il loro relazionarsi con l’esterno. Il corpo destinato all’abitazione, che segue quello dell’ingresso e dell’autorimessa disposto ortogonalmente alle curve di livello, si sviluppa su due piani parallelamente alla collina. Questa scelta consente di liberare ampie superfici vetrate che si affacciano sul paesaggio con cui si stabilisce immediatamente un rapporto di fluidità e naturale reciprocità. Paesaggio che si appropria dello spazio abitato o, viceversa, architettura che si struttura addomesticando il paesaggio per comprenderlo come in un grande abbraccio? A ben vedere dal risultato, il progettista sembrerebbe adottare un linguaggio che se da un lato sembra assecondare punti di vista e panorami di cui può beneficiare naturalmente il sito, dall’altro costruisce un racconto che della natura sembra impossessarsi con raffinate soluzioni strutturali. Slittamenti e aggetti dei piani che si proiettano verso l’esterno prolungando idealmente lo spazio riservato agli ambienti giorno, ampie superficie vetrate che arricchiscono la dimensione abitativa dell’estensione panoramica, spazi interni che si articolano con dinamiche di piani sfalsati e doppie altezze che danno un maggior respiro ai diversi ambienti. Aria, luce, estensione, sono le suggestioni che definiscono il disegno della facciata che domina la baia di Lugano; materia, massa e mineralità sono invece le determinanti con cui il progettista si riappropria della dimensione del territorio rispecchiata nel lato verso monte dalle superfici opache che privilegiano il calcestruzzo a vista e i tagli dei serramenti. E. C.
218 l’ARCA 91
Radicato nella città Chicago College Multi-Disciplinary Center
Dall’architettura al design New Concepts
Progetto: Valerio Dewalt Train
Progetto: Doriana e Massimiliano Fuksas
La tradizione architettonica delle università americane sembra indissolubilmente legata all’ideale dell’Università della Virginia di Thomas Jefferson – un fenomeno suburbano. Sebbene molte note università urbane si siano inserite con successo nel tessuto cittadino, rimangono pur sempre legate a una visione basata sull’idea di grandi prati verdi. Ma le vere radici dell’università giacciono nei centri urbani dove il “campus” è visto più come un luogo della mente che come luogo fisico – molto meno un luogo che è reso fertile e coltivato con regolarità. Attualmente si è affidato a istituzioni che solo ora stanno diventando datate il compito di rappresentare l’idea del XII secolo di una universitas inserita nella città, come per esempio la Sorbona a Parigi. I migliori esempi di questa tendenza sono i college nel South Loop di Chicago. Originariamente, queste scuole “prendevano in prestito” spazi e docenti per compiere la loro missione. Per la maggior parte del XX secolo queste istituzioni sono rimaste anonime e invisibili per la città. Nel caso del Chicago College, l’istituto ha adottato un master plan teso creare una vera università urbana. Mentre la Sorbona è cresciuta per novecento anni in consonanza con la città, qui si è cercato di vedere se era possibile “progettare” un campus in cui la città e il college esistessero in un ambiente continuo. Il campus non è stato considerato come un ambiente idealizzato, separato dalla città, ma come un’esperienza integrata in cui l’architettura e gli altri interventi progettuali simboleggiano il ruolo del college nella città. Il campus è una strada – Wabash Avenue – in cui la presenza del college nel quartiere si esprime con piccoli e grandi interventi. Ma la strada rimane come era, un corridoio aperto alla città. Il Centro Multidisciplinare diverrà il cuore di un campus senza confini. L’esterno è definito da una griglia a forma di diamante che sostiene il peso della facciata esterna. L’intento è di far “scomparire” il confine tra l’edificio e la strada, creando un muro attraverso il quale gli studenti, i docenti e gli abitanti del quartiere possono passare senza sforzo dalla strada all’interno. Lo schema della griglia esterna si ripete sul pavimento della grande galleria aperta che occupa l’intero piano terra. Lo stesso schema si estende attraverso Wabash, creando un grande spazio pubblico che talvolta sarà semplicemente una strada e altre volte sarà utilizzato per le grandi cerimonie del college. Dall’ampia galleria parte una scala che si sviluppa salendo intorno all’esterno dell’edificio in un’elica che dà accesso a vari ambienti per spettacoli, sale riunioni e altri spazi destinati allo scambio di idee. I piani superiori saranno dedicati al College di Scienze e Letteratura, che propone corsi di base per gli studenti dei primi anni. Lo scopo è di prendere la vecchia idea dell’università urbana, il cui campus è definito da una comunità di individui, più che da confini fisici, e rinnovarla, mettendo a punto un’esperienza unica per gli studenti, con un valore internazionale per l’insegnamento delle arti e dei media, eppure radicata nell’atmosfera del quartiere.
Il nuovo Museo Storico Piaggio sorgerà tra circa un anno a Pontedera (Pisa), città che ha dato i natali allo scooter. Progetto innovativo, il museo vuole essere un luogo attivo che vedrà la presenza di un edificio dentro l’altro, coniugando così armoniosamente passato e futuro. Il complesso offre al visitatore una doppia panoramica: storia della Vespa ospitata all’interno della grande teoria di bolle e produzione vera e propria nello spazio sottostante. All’interno di un capannone industriale dello stabilimento Piaggio, sospese nell’aria, vi sono due scocche gonfiabili in modo casuale. L’energia emozionale che le pervade le dilatata, rifiutando un sistema ripetitivo e regolato. Le scocche sono caratterizzate da bolle all’esterno, sia nella copertura sia nel livello terra. Ogni bolla, con un colore dominante “rosso vespa”, è uno spazio espositivo con oggetti in mostra e i visitatori attraverso la trasparenza del pavimento, riusciranno a vedere lo stoccaggio degli scooter. I materiali prevalenti sono acciaio e resina. Le bolle, come le carrozzerie degli scooter, assomiglieranno molto alle scocche assemblate della Vespa. All’interno del museo vi saranno gli uffici, l’Archivio storico, il bar-caffè e una lounge, che accoglierà quanti vorranno riposarsi e dedicarsi alla lettura. Bea è un nuovo concept, una visione diversa della seduta per ufficio. Invece di esporre tutta la tecnologia ergonomica rendendo visibili strutture esascheletro, come molti recenti prodotti, Bea incorpora tutto nel suo guscio flessibile e vagamente organico.
The architectural tradition of the American University seems inexorably tied to the ideal of Thomas Jefferson’s University of Virginia – a suburban phenomenon. While many established urban universities have been successful in urban settings it always seems they are tied to a vision based on that vast green lawn. But the University’s true roots lie in dense urban centers where the “campus” was more a state of mind than a physical place – much less a place that was fertilized and mowed on a regular basis. In our time it has been left to the institutions which are only now coming of age to truly embrace the 12th century idea of a universitas embedded in the city best exemplified by the Sorbonne in Paris. The best examples of this new direction are the colleges in the South Loop of Chicago. Originally, these schools “borrowed” space and faculty to fulfill their mission. For the better part of the twentieth century these institutions existed unseen and unnoticed in the city. In the case of one institution, Chicago College, the institution has embarked on a master plan to create a true urban university. Whereas the Sorbonne grew in an ad hoc manner over nine hundred years, we explored whether it was possible to “design” a campus where the city and the college exist in a seamless environment. The campus was not considered as an idealized environment separate from the city, but as an integrated experience where architecture and other design interventions would symbolize the college’s role in the city. The campus is the street – Wabash Avenue, where the college’s presence in the neighborhood is expressed by both small interventions and large ones. Yet the street remains what it always was, an open ended connector to the city beyond. The Multi-Disciplinary Center will become the heart of a campus without boundaries. The exterior is defined by a diamond shaped lattice which will carry the load of the exterior wall. The intent is to make the boundary between building and street disappear – creating a wall where students, faculty and neighbors can move back and forth between the street and the building effortlessly. The pattern of the exterior lattice will be repeated in the floor of the large open gallery covering the entire first floor. This pattern will extend across Wabash, creating a major public space which at times will just be a street and at other times will be used as a major open space for college functions. From this large open gallery a stair will wind up and around the exterior of the building in a helix providing access to a variety of performance venues, meeting rooms, and other spaces committed to the exchange of ideas. The upper most floors will be given over the College of Literature and Science, which provides the core curriculum in the early years of a student’s studies at the college. The intent is to take a very old idea of an urban university whose campus is defined by a community of individuals, rather than a campus with physical boundaries, and make it very new, defining a unique student experience, international in its understanding of the arts and media, yet grounded in a sense of a “neighborhood” as a way of understanding the city of Chicago.
92 l’ARCA 218
About a year from now, the new Piaggio History Museum will rise in Pontedera, the town where the Vespa scooter was born. An innovative project, the museum is to be an active place; with one building within the other, the past and future can live together in harmony. The complex offers visitors a double outlook: the history of the Vespa will be housed within the great bubble
theory, while actual production will take place in the area below this. Two inflatable body shells (that can be more or less inflated) are suspended in the air within one of the Piaggio establishment’s industrial warehouses. The emotional energy they are filled with dilates them, alienating any sort of repetitive or regulated system. The body shells are characterized by exterior bubbles, both on the roofing and on the ground floor. Each bubble – which features a dominating “Vespa red” hue, is a showcase for various objects. Visitors will be able to see the stockpiled scooters through transparent floors. The main materials are steel and resin. Just like the scooters’ bodywork, the bubbles will look a lot like the Vespa’s assembled body shell. The office area, historical archive, café bar and lounge – meant for relaxing moments and reading – will be in the museum interior. Bea is a new concept, a different vision of office chairs. Instead of displaying all of its ergonomic technology by making the actual skeleton of the chair visible – as in many recent products– Bea incorporates everything in its flexible, vaguely organic shell.
Sopra, studi per la poltrona Bea. Sotto, sezione e viste del modello per il Museo Storico Piaggio di Pontedera (Pisa). Above, studies for Bea armchair. Below, section and views of the model of the Piaggio Historical Museum in Pontedera (Pisa).
218 l’ARCA 93
Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Costruire la modernità Three Masters
Maestro contemporaneo Pesce’s Retrospective
Spazio/interazione
“Costruire la modernità: Franco Albini, Ignazio Gardella e Carlo Mollino” è un triplice evento che, distribuito nelle città di Milano, Genova e Torino, coglie l’occasione per celebrare il comune centenario della nascita (1905) dei tre architetti e contemporaneamente offrire un’escursione sulla realtà architettonica italiana di quel periodo intenso che guardava al rinnovamento moderno nella identità nazionale di un percorso storico che attraversò il fascismo, la guerra e la ricostruzione. L’iniziativa si è attuata con l’organizzazione e l’allestimento di tre grandi mostre che vedono: Franco Albini Architetto (alla Triennale di Milano, dal 28 settembre al 26 dicembre 2006); Ignazio Gardella Architetto (Palazzo Ducale di Genova, dal 24 novembre al 30 gennaio 2007); Carlo Mollino Architetto (Archivio di Stato di Torino, dal 12 ottobre al 7 gennaio 2007). Il progetto scientifico dell’iniziativa si deve alla collaborazione tra Darc, Triennale di Milano, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Genova. Nelle rispettive sedi le singole mostre sono state allestite da personaggi illustri come Renzo Piano con Franco Origoni per Franco Albini, Rafael Moneo e Franz Prati per Ignazio Gardella, Alessandro Colombo (Studio Cerri& Associati) per Carlo Mollino. Nel corso del 2007 le tre sezioni dell’evento saranno riunite al MAXXI.
Presso Byblos Art Gallery, fino al 28 ottobre, in mostra oggetti e opere dell’architetto e designer Gaetano Pesce. Personaggio di fama internazionale, Pesce attraverso una sorta di ritorno alle origini – l’artista ha studiato architettura e industrial design a Venezia – espone per la prima volta a Verona alcune delle opere più significative del suo percorso artistico. In occasione di “Abitare il tempo”, la manifestazione internazionale dedicata al design tenutasi a Verona, Byblos Art Gallery ha inaugurato una retrospettiva di uno dei più grandi maestri della creatività del nostro tempo presentando una trentina di opere che vanno dal 1969 al 2006. In mostra alcuni modelli e disegni più significativi, progetti ideati da Gaetano Pesce, tra cui la Maison des Enfants e la Rubber House, i Feltri, le lampade, i vasi, e i modelli delle sedie e delle poltrone che hanno contribuito a rinnovare la storia del design italiano. L’esposizione intende ripercorrere le tappe principali dell’opera dell’autore soffermandosi sulle questioni teoriche e filosofiche e sui nuovi metodi di rappresentazione che costituiscono i cardini della sua poetica.
La Galleria Aedes am Pfafferberg di Berlino (Christinestrasse 18/19) propone dal 6 ottobre al 8 novembre la mostra “inTENSE repose” dedicata ai progetti dello studio di architettura viennese Delugan Meissl. Allestita in collaborazione con Zumtobel, la mostra presenta diciannove progetti degli ultimi dodici anni del duo viennese. Delugan Meissl è lo studio fondato a Vienna nel 1993 da Elke DeluganMeissl (classe 1959) e Roman Delugan (1963) cui si si sono aggiunti come soci nel 2004 Dietmar Martin Josst e Christopher Schweiger. Secondo la loro filosofia lo spazio non è statico ma determinato dalle interazioni dinamiche e variabili tra le persone e l’ambiente. Lo spazio può essere interpretato in termini di diverse velocità e l’architettura implica il momento della mobilità – un movimento del corpo in riposo teso – che si sviluppa dalla percezione sensoriale che si ha dei propri movimenti. Nei progetti di Delugan Meissl Associated Architects prevale una qualità estetica determinata dalla creazione di elementi spaziali aperti, innovativi e dinamici.
“Building modernity: Franco Albini, Ignazio Gardella and Carlo Mollino”, a threefold event that is distributed throughout the cities of Milan, Genoa and Turin, constitutes the occasion to celebrate the centennial of the three architects’ birth (1905). The show also offers a journey through the Italian architecture produced during that intense period, an architecture that looked towards a modern renewal of national identity throughout a historical period that spanned fascism, the war, and reconstruction. The initiative involved the organization and mounting of three great exhibitions, including one devoted to Architect Franco Albini (at the Milan Triennial, from September 28th to December 26th 2006); Architect Ignazio Gardella (Ducal Palace in Genoa, from November 24th to January 30th 2007); Architect Carlo Mollino (State Archives of Turin, from October 12th to January 7th 2007). The scientific project of the initiative is the result of joint work between the Darc, the Milan Triennial, the Milan Polytechnic University, The Turin Polytechnic University, and the University of Genoa. In their respective locations, the single exhibitions were planned by illustrious figures such as Renzo Piano and Franco Origoni for Franco Albini, Rafael Moneo and Franz Prati fro Ignazio Gardella, Alessandro Colombo (from the Cerri & Associati Studio) for Carlo Mollino. Throughout 2007, the three sections of the event will be united at the MAXXI.
A sinistra dall’alto/left, from the top: Ignazio Gardella, Facoltà di Architettura di Genova/Genoa Faculty of Architecture, 19751989 e Casa di abitazione Cicogna, detta/house known as “Casa alle Zattere”, Venezia 1953-1962; Franco Albini, La Rinascente, Roma 1957-1961 e Edificio per uffici/office building INA, Parma 1950-1954 (© Marco Introini). A destra, dall’alto/right, from the top: Carlo Mollino, Lutrario, Torino; Teatro Regio di Torino (foto di Tommaso Mattina); esterno Camera di Commercio/exterior of Turin Chamber of Commerce, Torino 1964-1972.
94 l’ARCA 218
Objects and works by the architect/designer Gaetano Pesce will be on show through October 28th at the Byblos Art Gallery. Through a sort of return to his origins, the internationally renowned artist – who studied architecture and industrial design in Venice – is presenting some of the most significant works of his artistic career in Verona for the first time. On the occasion of “Abitare il tempo”, the international
exhibition devoted to design held in Verona, the Byblos Art Gallery has inaugurated a retrospective dedicated to one of today’s greatest masters of creativity, presenting about thirty works produced between 1969 and 2006. On display are some of Gaetano Pesce’s most significant models, designs and projects, including the Maison des Enfants and the Rubber House, his Felts, lamps, vases, chair and armchair models that have contributed towards the renewal of the history of Italian design. The show means to retrace the main stages of the author’s work, making us stop to consider theoretical and philosophical questions, as well as the artist’s new methods of representation, which constitute the basis of his expressiveness.
Gaetano Pesce, I Feltri, poltrona in feltro di lana impregnato di resina polyester/armchair in wool felt impregnated
with polyester resin, 140x74x64 cm, 1986-87; Grande Vaso Rosso, resina/Big Red Vase, resin, 38x46x53cm, 1991.
Sulle… tracce In Recanati “Tracce. Per un Museo del Patrimonio Industriale”, era una mostra annunciata e molto attesa, che ora, sino al 30 novembre, è possibile visitare e scoprirne i presupposti e il significato legato al patrimonio industriale del distretto recanatese. Promossa dall’Associazione culturale “Il Paesaggio dell’Eccellenza”, nelle sale di Villa Colloredo Mels di Recanati (dotata di opere di Lorenzo Lotto), con il patrocinio del Comune di Recanati, dell’università di Camerino, della Confindustria di Macerata, dell’Assindustria di Ancona e di Museimpresa, la mostra manifesta la particolare cultura industriale dell’area rappresentata da 25 aziende, tutte comprese per l’appunto nell’associazione “Il Paesaggio dell’Eccellenza”, il cui presidente è Giuseppe Guzzini. La mostra si articola con sagace metodicità lungo un percorso espositivo di 400 metri quadrati di superficie, evidenziando le prerogative e i termini di riferimento capaci di identificare, pur nelle singole e notevoli diversità, le imprese nel loro sviluppo nazionale e internazionale mediante una serie di tematiche come: Arte, Design, Comunicazione, Locale/Globale, Innovazione e Responsabilità sociale. Interessanti i riferimenti che segnalano nella lavorazione del corno e nella produzione di strumenti musicali le prime attività del contesto locale, sviluppatosi successivamente con un proliferare straordinario di iniziative e processi produttivi diversificati, costantemente volti all’innovazione e all’eccellenza, nonché alla qualità della vita nell’ambito del lavoro. Le notevoli presenze territoriali, come quella straordinaria dei Fratelli Guzzini (illuminazione, arredobagno, casalinghi), o quella di FBT (casse acustiche), o Brandoni (termosifoni), o Clementoni (giochi), o Eko (chitarre), o Raimbow (cartoni animati Winx) e altre ancora, vengono nella mostra segnalate ed evidenziate nel loro sviluppo progressivo in termini di successi e rinomanza mondiale. Il coordinamento generale della mostra si deve a Marco Montemaggi. The much awaited show “Tracks. For a Museum of Industrial Heritage” has finally opened. It can be visited through November 30th 2006, offering an opportunity to discover its purpose and significance in relation to the Recanati district’s industrial heritage. Promoted by the cultural association
Architettura come metafora di bellezza “Il Paesaggio dell’Eccellenza” (The Excellent Landscape) in the halls of Recanati’s Colloredo Mels villa (which contains works by Lorenzo Lotto), and under the patronage of the City of Recanati, the University of Camerino, Macerata’s Confindustria (General Confederation of Italian Industry), Ancona’s Assindustria and Museimpresa, the exhibition expounds the area’s particular industrial culture, represented by 25 companies that are all included in the association “Il Paesaggio dell’Eccellenza”, whose president is Giuseppe Guzzini. The show is organized into a methodical layout over a surface area of 400 sq. m., highlighting the prerogatives and terms of reference that – despite single and notable differences – distinguish the companies in their national and international development through a series of themes such as: Art, Design, Communication, Local/Global, Innovation and Social Responsibility. It is interesting to note that the first recorded local activities were the manufacture of horns and other musical instruments. This then developed into an extraordinary proliferation of diversified initiatives and manufacturing processes which have been constantly aimed at innovation and excellence, as well as at the quality of life in workplaces. The territory’s remarkable firms, such as the exceptional company founded by Fratelli Guzzini (lighting, bathroom fittings, household items), or the FBT (loudspeakers), or Brandoni (radiators), or Clementoni (toys), or Eko (guitars), or Rainbow (Winx cartoons) and others are pointed out in the exhibitoin thanks to their continuous development and worldwide success. The general coordination of the show was entrusted to Marco Montemaggi.
“Architettura di rara bellezza. Festival dell'Architettura”, Parma, Reggio Emilia, Modena. 23-29 ottobre. Il Festival dell’Architettura presenta la sua terza edizione, confermandosi nel tempo come luogo di dibattito sui temi della città e dell’architettura, coniugando approfondimento e coinvolgimento del pubblico, ricerca e divulgazione. Un punto di vista non convenzionale ma attento anche alle problematiche, agli autori e ai contesti meno noti, attraverso un approccio multidisciplinare e iniziative di respiro internazionale. Il Festival si riorganizza lungo la via Emilia nel suo tratto occidentale, a cadenza di 20 km: alla sede storica di Parma, infatti, si aggregano Reggio Emilia e Modena, coinvolgendo un intero ambito territoriale in un percorso di reciproca valorizzazione tra contenuto e contenitori, ricercando corrispondenze di significati tra le architetture delle nostre città e quelle proposte, di volta in volta, dalle mostre. “Architettura di rara bellezza” manifesta l’esigenza di misurarsi con il problema estetico dell’architettura soprattutto attraverso il superamento del sempre più richiesto e spesso superficiale bisogno di bellezza della contemporaneità. Quindi parlare di bellezza per indagarne ragioni e categorie di giudizio, mettendo in discussione i canoni più convenzionali e comuni.
Mario Bellini Associati, Rudy Ricciotti Architecte, Dipartimento di Arti Islamiche, Museo del
Louvre, Parigi, 2005-in corso. Vista della Court Visconti coperta dalla “Nube iridescente”
view of Visconti Court, covered by the “coloured cloud”.
Luigi Ghirri, da “Kodachrome”, Roma 1978.
Guido Canella, Ponte dell’Accademia a Venezia, 1985.
218 l’ARCA 95
Tre città per un evento Mantegna’s Celebration
Arte di confine In Toulouse
Dal 16 settembre 2006 al 14 gennaio 2007, l’opera di Andrea Mantegna, nell’occasione del quinto centenario della morte, è per la prima volta evidenziata in tre conseguenti momenti espositivi che hanno visibilità nelle città di Padova, Verona e Mantova. L’iniziativa consente di avvicinare la storia e l’arte legate a un sommo artista e ad altri pittori che come lui crearono lo spirito del rinnovamento nel linguaggio figurativo dell’Italia Settentrionale. L’evento è stato voluto dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni di Andrea Mantegna a cinquecento anni dalla sua scomparsa (presieduto da Vittorio Sgarbi), appositamente istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e costituto dai massimi studiosi del primo Rinascimento italiano. Il percorso, che costruisce nella continuità la pienezza dell’artista, è un viaggio da viversi senza deroghe, nella consapevolezza dell’unicità dell’evento. L’impegno scientifico e organizzativo si è sviluppato mediante la collaborazione tra lo Stato italiano, le Regioni Veneto e Lombardia e i Comuni di Padova, Verona e Mantova, con il sostegno delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Cariverona, Monte dei Paschi di Siena e Banca Agricola Mantovana. Le tre città, unite in questo unico e ambizioso progetto espositivo che riassume l’intero arco produttivo dell’artista, evidenziano opere presenti nei luoghi stessi dove sono state dipinte, trasmettendo un’emozione irripetibile. Si tratta di 350 opere complessive, tra le quali 64 straordinari capolavori di Mantegna. L’iter artistico del Mantegna parte da Padova, dove nasce nel 1431, e dove si forma, a contatto dei più prestigiosi artisti là confluiti, come lo Zoppo, lo Schiavone, i Bellini, Vivarini, Donatello e altri, presso la bottega dello Squarcione. E proprio a Padova, a soli 25 anni, sarà riconosciuto come artista affermato a conclusione degli straordinari affreschi della Cappella Ovetari. Questa maturità artistica verrà trasferita a Verona dove Mantegna giungerà per dipingere la più nota delle sue tavole; il trittico per la basilica di san Zeno. Ma già, dal 1460 fino alla morte, l’artista è a Mantova, pittore alla corte dei Gonzaga, dove produce gran parte dei suoi capolavori, come la strabiliante camera picta nel castello di San Giorgio, nel cui affresco si rintracciano riferimenti alla rigorosa ricerca di Piero della Francesca sulla prospettiva.
E’ giunto alla sua quinta edizione “Printemps de semptembre” (primavera di settembre), festival annuale aperto alle forme artistiche contemporanee, che quest’anno presenta l’esposizione “Lignes brisées/Broken Lines”, fino al 15 ottobre. Un evento ad ampio raggio che coinvolge otto luoghi di Toulouse investiti dalle opere di artisti che lavorano, come lascia intendere il titolo, sulle nozioni di ordine e di disordine, di confine, di linea spezzata, appunto, intesa come situazione di bilico, perturbazione di universi sconosciuti. Gli artisti selezionati, da Francis Alÿs (1959, Belgio/Messico), Runa Islam (1970, Balgladesh/Inghilterra), Monica Bonvicini (1965, Italia/USA/Germania) a Anish Kapoor (1954, India/Inghilterra), sono accomunati da questa esperienza tradotta con diversi registri espressivi che vanno dalla percezione e l’emozione fino al politico e sociale.
On the occasion of the five hundredth anniversary of Andrea Mantegna’s death, for the first time from September 16th 2006 to January 14th 2007 the artist’s work will be on show at three different moments, in Padua, Verona and Mantua. The initiative allows to identify the history and art linked to this great artist and other painters who, like him, created a spirit of renewal in the figurative language of Northern Italy. The event was fostered by the National Committee for the Celebration of Andrea Mantegna (chaired by Vittorio Sgarbi), five hundred years from his death. Expressly founded by the Ministry of Culture, the committee is made up of the major scholars of the early Italian Renaissance period. The exhibition, which is a journey through the fullness of the artist’s activity, is to be visited in its continuity, and visitors ought to be aware of the uniqueness of the event. The scientific and organizational aspects of the show were developed thanks to the collaboration between the Italian State, the Regions of Veneto and Lombardy, and the Cities of Padua, Verona and Mantua, with the support of the following banks: Fondazioni Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Cariverona, Monte dei Paschi di Siena, and Banca Agricola Mantovana. United by this unique, ambitious exhibitive project that summarizes the artist’s entire productive span, the three cities highlight the works that are present at the exact location in which they were painted, conveying a unique sensation. All together this involves 350 works, 64 of which are extraordinary masterpieces by Mantegna himself. Mantegna’s artistic journey began in Padua, where he was born in 1931, and where he was trained and met the most famous artists at Squarcione’s studio: names such as Zoppo, Schiavone, the Bellinis, Vivarini, Donatello and others. And it was in Padua, when he was only 25 years old, that he was acknowledged as a successful artist when he had completed his extraordinary frescoes for the Ovetari Chapel. As he reached his artistic maturity, Mantegna moved to Verona, where he created his most famous paintings, the triptych for the basilica of St. Zeno. But from 1460 to the year of his death, the artist lived in Mantua as a court painter to the Gonzaga rulers. Here, he produced a great many of his masterpieces, such as the stunning fresco in the picta room in St. George’s chapel, which shows references to Piero della Francesca’s rigorous research on perspective.
Printemps de Septembre (September Spring) is now at its fifth edition. This year, the festival, which is open to contemporary art forms, is presenting the show “Lignes brisées/Broken Lines”. Open until October 15th, this large-scale, yearly event involves eight locations throughout the city of Toulouse which feature pieces by artists who work – as the title implies – on the notions of order and disorder, on borderline situations, on broken lines – meant as situations that hang in the balance, as
perturbations of unknown universes. The selected artists, who range from Francis Alÿs (1959, Belgium/Mexico), Runa Islam (1970, Bangladesh/England), Monica Bonvicini (1965, Italy/USA/Germany) to Anish Kapoor (1954, India/England), are sharing this experience, which is being translated through various expressive registers, from perception and emotion to political and social affairs.
Runa Islam, Be The First To See What You See As You See It,
96 l’ARCA 218
Goya e l’Italia A Tribute
Giovedì 19 ottobre, alle ore 20.00, si inaugura presso il Teatro Augusteo di Napoli, la “XI edizione di Artecinema, Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea”. Il programma di Artecinema è suddiviso in tre sezioni: arte e dintorni, architettura, fotografia. Il festival, curato da Laura Trisorio, si pone l’obiettivo di presentare al grande pubblico la realtà dell’arte contemporanea attraverso documentari sui maggiori artisti degli ultimi cinquant’anni. I filmati selezionati, provenienti da tutto il mondo, mostrano l’universo dell’arte contemporanea e il lavoro degli artisti attraverso interviste, biografie filmate e narrazioni montate con materiali d’archivio. Ogni giorno vengono proiettati circa 10 documentari, in versione originale. Per la prossima edizione sono in programma, tra gli altri, film sugli artisti: Francis Bacon, Bruce Nauman, Paul Klee, Günther Uecker, Richard Tuttle, Vanessa Beecroft, Julian Schnabel, sui capolavori del Museo Hermitage di San Pietroburgo, sui murales realizzati dalle donne; sugli architetti: Richard Meier, Frank Gehry, Santiago Calatrava, sull’architettura aborigena del Nord America, sulla lottizzazione residenziale del Marszalkowska Housing District di Varsavia.
La mostra “Goya e la tradizione italiana”, organizzata presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano Traversetolo (Parma) fino al 3 dicembre, vuole essere un risarcimento postumo al genio aragonese. Era il 1771 quando l’allora venticinquenne Goya partecipò al concorso di pittura dell’Accademia di Parma, ottenendo solo un secondo posto alle spalle di Paolo Borroni. Nella mostra della Fondazione, curata da Fred Licht e Simona Tosini Pizzetti sono presenti tra gli altri i due dipinti presentati in quell’occasione dai due pittori, entrambi dedicati alla discesa di Annibale dalle Alpi in Italia. Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni. Nella prima si analizzano i rapporti tra Francisco Goya (1746-1828) e la Corte parmense di Maria Luisa, moglie del principe ereditario di Spagna Carlos di Borbone, poi Re Carlo IV. La seconda e la terza raffrontano la tradizione italiana del ritratto con l’interpretazione magistrale che ne dà Goya. Infine, vi è una sezione, realizzata in collaborazione con la Galleria Mistrali di Parma, dedicata alla grafica che propone il confronto dei lavori di Giovanbattista e Gian Domenico Tiepolo, di Pier Leone Grezzi e altri celebri artisti italiani con i famosi Caprichos di Goya.
On Thursday October 19th 2006 the “11th edition of Artecinema, the International Festival of Films on Contemporary Art” will be inaugurated at the Augusteo Theater of Naples. Artecinema’s program is divided into three sections: art and its surroundings, architecture, photography. The festival, which is curated by Laura Trisorio, aims at presenting the general public with the reality of contemporary art. The films, which come from all around the world, depict the universe of contemporary art and the artists’ work, through interviews, filmed biographies and narrations drawn from edited records. Every day, about 10 documentaries are screened in their original version. The schedule for the next edition includes films on the following artists: Francis Bacon, Bruce Nauman, Paul Klee, Günther Uecker, Richard Tuttle, Vanessa Beecroft, and Julian Schnabel. Also on schedule are masterworks from the Hermitage Museum in St. Petersburg, murals painted by women artists, and architectural works by Richard Meier, Frank Gehry, and Santiago Calatrava, as well as architecture indigenous to North America, and the residential allotments of Warsaw’s Marszalkowska Housing District.
installazione video sonora/video-sound installation, 2004.
Esprit Duchamp Una serie di manifestazioni sull’arte contemporanea, sulle ricerche, le espressioni, i percorsi che caratterizzano l’attuale scena artistica, è l’iniziativa attraverso cui il Frac (Fonds régional d’art contemporain) Languedoc-Roussillon si fa promotore di un progetto culturale finalizzato alla diffusione, da un lato, e al sostegno, dall’atro, delle forme artistiche contemporanee. Una ventina di esposizioni, sparse un po’ ovunque nella Regione, da Montpellier a Sète, Nîmes, Alès, Milhaud, Villeneuve lez Avignon, Sigean, Cases de Pène, Bélesta, Bagnols-les-Bains, offrono fino alla fine di ottobre, con scadenze diverse, un panorama ricco e diversificato delle tendenze che oggi individuano un’importante ed emblematica “fetta” della ricerca artistica. Il filo conduttore che infatti accomuna i diversi eventi fa riferimento alla figura di Marcel Duchamp, soprattutto alle nozioni di libertà, rifiuto di ogni dogmatismo e di un certo scetticismo rispetto a qualsiasi credo, soprattutto di ogni fede nell’arte, proprie del suo percorso. Con il titolo “Chauffe Marcel”, il Frac, attraverso le opere della sua collezione e di altre istituzioni pubbliche, ha riunito quegli artisti che nello “spirito Duchamp” si contraddistinguono per una poetica all’insegna dello humor e della libertà. Tra le mostre in corso, “Soigneurs de gravité” (cultori della gravità) a
La Panaché di Montpellier, fino al 29 ottobre, presenta una selezione di artisti, quali Arman, Ben, Dezeuze, Firman, Orozco, Warhol, la cui opera fa riferimento a una visione dell’arte e del pensiero come occasione per contrastare tutto ciò che ha un peso, suggerendo invece un tempo “sospeso”, in attesa di nulla. A Sète, al Centro regionale d’arte contemporanea fino al 15 ottobre, “Les fils de Marchel”, prende invece spunto da un’importante istallazione di Duchamp, realizzata per l’esposizione “First Papers of Surrealism”, 1942, con le opere di artisti come Cécile Bart, Jessica Diamond, Patric Saytour, Alf Schuler.
Madeleine Berkhemer,
Virgin in Milk, 1999.
Scarpe ad arte
Andrea Mantenga, Sacrificio di Isacco, tempera a colla su tela/tempera and glue on canvas, 48,5 x 36 cm (Vienna, Kunsthistorisches Museum).
Cinema e arte contemporanea In Naples
“Issare la bellezza femminile su un piedistallo”, chi più di un creatore/trice di scarpe può operare in modo quasi “accessibile” all’umano universo femminile questa ambiziosa esaltazione? Le parole sono infatti quelle di Vivienne Westwood, eccentrica stilista inglese a cui il Castello Sforzesco di Vigevano dedica fino al 19 novembre, una mostra che fa riferimento proprio ai suoi modelli di scarpe. Oltre 120 modelli che hanno resa famosa la creatrice in tutto il mondo ripercorrono le tappe fondamentali della sua affermazione nel modo della moda, dal suo esordio punk con il negozio Let in Rock in King’s Road, al lancio dei Sex Pistol per poi evolvere coniando un personalissimo stile, divenuto punto di riferimento di una nuova linea di tendenza. Ricerca dell’artificio e della simulazione come via per la riscoperta del bello, determinazione e affermazione di una creatività antiminimalista e una individualità artistica carismatica fanno di Vivienne Westwood una
delle figure più interessanti della moda contemporanea. E le sue scarpe, come testimonia la mostra, rappresentano una delle espressioni più emblematiche e intriganti del sua idea di femminilità, zeppe e tacchi altissimi, tessuti, orpelli e decori di vago sentore barocco, bizzarrie e provocazioni, ma anche raffinata ricerca dei materiali, eleganza della sagoma che accarezza e veste il piede, innalzandolo per dare risalto e forza e fascino al corpo che sostiene.
Vivienne Westwood, Shoe 6 (Collezione “Vive la Cocotte” A/I ‘95-’96).
Dal film sull’artista/from the movie on Yasumasa Moritura.
The show “Goya and the Italian tradition” , organized at the Magnani Rocca Foundation in Mamiano Traversatolo (Parma), is to be interpreted as a posthumous compensatory tribute to the Aragonese genius. In fact, in 1771, when the twenty-five-year-old Goya participated in a painting competition at the Academy of Parma, he only came second after the winner, Paolo Borroni. Both of the paintings presented at that time – dedicated to Hannibal’s route across the Alps in Italy – will be on show through December 3rd along with others at the exhibition, which is curated by Fred Licht and Simona Tosini Pizzetti. The show is divided into four sections. The first analyzes the relationship between Francisco Goya (1746-1828) and Marie Louise, who was Charles Bourbon’s wife (the Crown Prince of Spain, who then became King Charles IV). The second and third compare Italian portraiture with Goya’s masterly interpretations. The final section, devoted to graphic art, was organized in collaboration with the Mistrali Gallery of Parma. This part sets works by Giovanbattista and Gian Domenico Tiepolo, Pier Leone Grezzi and other renowned Italian artists beside Goya’s famous Caprichos.
Dal film sull’artista/from the movie on Pablo Picasso.
Dedicate a Fontana Through Matter Il Museo Floriano Bodini di Gemonio (Varese) propone fino al 29 ottobre la mostra “Lucio Fontana – Attraversando la materia”. Il percorso espositivo presenta venti ceramiche realizzate tra il 1938 e il 1961, prendendo in considerazione due distinti momenti storici. Una prima fase è databile tra il 1935 e il 1939. In quegli anni, Lucio Fontana lavorava a Sèvres e ad Albissola Marina su temi ispiratori come le nature morte e il mondo animale, riuscendo a coniugare la rappresentazione dell’universo naturale con la forza magmatica della materia. Il secondo momento, che prende il via nell’immediato dopoguerra, analizza quella fase della ricerca plastica di Fontana in cui la manipolazione della ceramica mantiene la propria organica vitalità anche se entro lucide coordinate teoriche, indicate nella poetica spazialista. Due stagioni diverse, divise dal lungo soggiorno in Argentina – nel quale si mantenne proprio grazie all’attività di ceramista – ma unite dall’esigenza di mantenere in vita il confronto con una materia su cui lasciare il segno della propria impronta. Anche Milano celebra la figura dell’artista italo-argentino con un’esposizione aperta anch’essa fino al 29 ottobre, alla Galleria della Banca Cesare Ponti-Gruppo Carige, nella quale vengono presentati alcuni disegni, legati alla sua attività spaziale. The show “Lucio Fontana – Crossing through matter” is now on at the Floriano Bodini Museum of Gemonio (near Varese). The exhibition, which will be open until October 29th, presents twenty pieces of pottery created by the artist between 1938 and 1961, featuring two distinct historical periods. The first stage dates between 1935 and 1939. In those years, Lucio Fontana was working at Sévres and at Albissola Marina, on themes that inspired him, such as still life and the animal world. Here, he managed to combine
the representation of the natural universe with the magmatic force of matter. The second period, which began just after World War II, analyzes the stage in Fontana’s plastic research in which – despite his adhesion to Spatialism with its lucid theoretical coordinates – he kept up the organic vitality that is typical of his pottery. These two different seasons are divided by a long stay in Argentina – where he made a living, in fact, thanks to his work as a ceramist – but are united by the artist’s need to leave his mark on the material he loved. Milan, too, is celebrating this Italian-Argentinian artist with another show which will also be open through October 29th. This exhibition, which is being held at the Carige Group’s Gallery at the Cesare Ponti Bank (in Piazza del Duomo, 19), is presenting some of the drawings the artist produced during his activity as a Spatialist.
Lucio Fontana, Crocifisso
Francisco Goya, La famiglia dell’infante don Luis di Borbone, 1783-84 (particolare/detail).
Riflettere sulla pittura Fino al 29 ottobre, è possibile visitare la rassegna delle opere che hanno partecipato alla fase finale dell’edizione 2006 del Premio Suzzara presso la sede della Galleria del Premio Suzzara nel Comune mantovano. Titolo di questa edizione è “Il futuro della tradizione”. Vengono presentati circa cinquanta dipinti di importanti pittori contemporanei realizzati tra il 2000 e il 2006 e partecipanti alla sezione “a invito” e circa venticinque opere di altri artisti che hanno partecipato alla sezione “libera” del Premio. Si vuole quest’anno documentare l’attualità della pittura in un’epoca come quella attuale più improntata a strategie artistiche multimediali, proponedo una meditazione attorno al valore non solo storico del linguaggio pittorico. La riflessione è arricchita da testimonianze scritte degli artisti partecipanti, cui è stato chiesto di presentare non solo un dipinto ma anche un saggio critico a proposito dello stato dell’arte della pittura contemporanea.
ceramica colorata, h. 53 cm, 1947-1948.
218 l’ARCA 97
Il filo e la rete
Per l’arredo urbano
Dal 7 ottobre al 12 novembre Como presenta la XVI edizione della rassegna “Miniartextil. Mostra internazionale di arte tessile contemporanea”. Allestita per la cura di Luciano Caramel nella Chiesa di San Francesco e in altre sedi in città, la mostra, intitolata quest’anno “in_rete” presenta 54 “minitessili”, opere di piccolo formato (20x20x20 cm) di artisti provenienti da tutto il mondo, selezionati tra i 182 sottoposti al giudizio della giuria (Luciano Caramel, Ugo La Pietra, Hiroko Watanabe) di Miniartextil 2006. Accanto a queste opere sono esposte installazioni tessili di grandi dimensioni e lavori di arte digitale, che come afferma Domenico Quaranta, curatore dell’area della net art per la manifestazione – “è per definizione un’arte tessile, perché contribuisce ad arricchire il tessuto del cyberspazio e a ‘fare network’, costruire e attivare comunità. In altri termini, la net art è l’arte di tessere la Rete”. La manifestazione avvolge la città in un percorso – reale e virtuale – di forme, linguaggi, mezzi e contenuti, il cui filo conduttore è rappresentato dalla sperimentazione, dalla ricerca e dalla creazione artistica basata sull’utilizzo del filo e della fibra, come elemento primario, in tutte le sue accezioni, in cui anche la tecnologia, nelle sue infinite applicazioni, diventa medium espressivo. La mostra dopo Como si sposterà dall’8 al 22 marzo 2007 all’Hôtel de Ville di Montrouge, alle porte di Parigi; dal 31 marzo al 6 maggio 2007 al Centro Diffusione Prodotto Artigianale del Goceano di Nule (Sassari); e infine da giugno a novembre 2007, in concomitanza con la 52° Biennale Arti Visive, sarà a Palazzo Mocenigo di Venezia, sede del Museo e Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume.
Il progetto Urban Fun è un programma di ricerca nato dalla collaborazione tra Novelis e l’Istituto Europeo di Design, e volto all’evoluzione dell’arredo urbano in termini di studi progettuali pensati con l’alluminio. L’iniziativa ha coinvolto gli studenti del Corso Triennale di Industrial Design, Interior Design e di scenografia degli eventi dell’anno 2005/2006 che, suddivisi in tre gruppi di progetto, hanno sviluppato visioni creative in termini di studi
Sopra/above, Ad Jong Park, Ritual in 2 acts. A sinistra, sopra/left top, Heidi Bedenknecht De
Mostre di arte e architettura, concerti, letture, lezioni, balletti, rappresentazioni teatrali, tutto questo costituisce lo Steirischer Herbst (www.steirischerherbst.at), la manifestazione autunnale che fino al 15 ottobre coinvolge l’intera comunità di Graz. Il festival anche quest’anno vede riuniti esperti e artisti dei vari settori che si incontrano per scambiare e mettere a disposizione del pubblico le proprie idee, esperienze, ricerche e sperimentazioni, in una visione multidisciplinare dalla forte valenza contemporanea. Nelle varie mostre si confrontano le arti visive con l’architettura, con le teorie dell’estetica con le performance musicali, le proiezioni di film con le sperimentazioni digitali.
Verdensteatret, Fortellerorkesteret (© Asle Nilsen).
riguardanti sopraelevate cittadine, attrezzature urbane, elementi in parchi capaci di neutralizzare lo smog, oggettistica d’arredo e d’arte per esterni e molto altro. Tra i vari progetti “Moonhu” è riconducibile a una grotta urbana come luogo di sosta ma anche di passaggio e aggregazione, che intende proteggere dall’inquinamento indicando come elementi riparatori l’ossigeno, l’alluminio e il silicio.
Valutata la propria crescita esponenziale certificata nel corso degli ultimi cinque anni, in termini di vendita di mattoni faccia a vista in pasta molle, IBL ha programmato la costruzione di un nuovo stabilimento a Cotignola (Ra), che pone l’azienda al primo posto in Italia per la produzione degli stessi. Le qualità estetiche e quelle pratiche del prodotto, legate all’eliminazione delle spese di manutenzione, ne hanno privilegiato l’impiego rendendolo sempre più apprezzato da progettisti e costruttori e fatto crescere la domanda. La nuova capacità produttiva consente una straordinaria disponibilità del manufatto in tutte le gamme di formati e colori, e promuove soluzioni innovative e qualitative a sostegno della singolarità del mattone a mano Terre di Romagna.
Felice, Movimento in rete; sotto/below, Iyanaga Yasuko, Minitessile.
Autunno globale In Graz
Art and architecture shows, concerts, readings, ballets, plays… all of this makes up the Steirischer Herbst (www.seirischerherbst.at), an event that takes place through October 15th in Graz. This year, too, the festival has gathered experts and artists in various fields, who meet to exchange their ideas, experience, research and experimentations, making their multidisciplinary, strongly contemporary views available to the general public. The various exhibitions will set visual arts beside architecture, esthetic theories beside musical performances, and film screenings beside digital experimentations.
Raddoppiata la produzione
Societas Raffaello Sanzio/Romeo Castellucci, Hey Girl! (© Francesco Raffaelli).
Porta antincendio
Marmi, Pietre e Tecnologie
Azienda di livello internazionale nell’ambito dei sistemi di chiusura e della compartimentazione antincendio, il Gruppo Hörmann ha realizzato per il mercato italiano, già omologandola secondo le normative locali vigenti, la porta antincendio Quadro Rei 60/120 di massima protezione in caso di incendio. Dotata di apertura reversibile destra/sinistra, tramite l’asportazione della soglia, la porta Quadro si distingue per il battente di 65 mm zincato al pari del telaio e protetto da una mano di fondo a polveri bianco grigio (RAL 9002). Assolutamente sicura grazie alla presenza di un robusto rostro in acciaio, Quadro ha la serratura incassata con scrocco comandato da chiave secondo la DIN 18250, una cerniera costruttiva regolabile in altezza e una cerniera a molla, e dispone inoltre di un corredo di maniglie arrotondate in materiale sintetico, di colore nero con anima in acciaio. Dotata di eventuale chiudi-porta aereo, in sostituzione della cerniera a molla presente di serie (per porte di frequente utilizzo), la porta si presta per installazioni in vani tecnici riguardanti: ospedali, centri commerciali, supermercati, aeroporti e altro.
Dal 5 all’8 ottobre, è presente, a Veronafiere, “Marmomacc; Mostra Internazionale di Marmi, Pietre e Tecnologie”. La manifestazione si propone come l’occasione per evidenziare nuove iniziative nella sezione “Marmo Arte Cultura”, allargate a giovani architetti e studenti, ai nuovi mezzi di comunicazione e alle avanguardie dell’architettura spagnole. Mette inoltre l’accento su un corso online per l’utilizzo della pietra naturale dedicato agli architetti USA. E’ stato superato il numero delle imprese italiane ed estere presenti lo scorso anno (1450), con la partecipazione di circa 70.000 visitatori provenienti da 116 nazioni. Riferimento di notevole importanza è l’ingresso di Marmomacc nel MIA, Marble Institute of America, attualmente riconosciuta come “education provider” (formazione) dell’AIA (American Institute of Architects), l’associazione degli architetti statunitensi. Marmomacc ha consolidato con il RIBA (the Royal Institute of British Architects) e il RAIC (Royal Architectural Institute of Canada), un rapporto che invita gli architetti a partecipare ogni anno a lezioni teoriche e pratiche, visitando direttamente alcune cave e assistendo in diretta ai processi di estrazione e lavorazione del materiale lapideo.
Scultori contemporanei At Villa d’Este
Marcello Mondazzi, Nihil Est Ovo – Non C’è Ragione All’uovo, metacrilato fuso per combustione combustion fused metachrilate, h. 350 cm, 2005/2006.
98 l’ARCA 218
La scultura contemporanea è protagonista fino al 5 novembre a Villa d’Este di Tivoli. Con la mostra”Sculture in Villa” vengono presentate otto sculture di grandi dimensioni di altrettanti artisti italiani contemporanei: Lucilla Catania, Umberto Cavenago, Nedda Guidi, Luigi Mainolfi, Eliseo Mattiacci, Marcello Mondazzi, Mauro Staccioli, Giuseppe Spagnolo. Le sculture sono realizzate con materiali e tecniche diverse: dall’acciaio forgiato (Spagnulo), alla pietra scolpita (Catania), alla terracotta (Guidi), alla plastica fusa per combustione (Mondazzi), all’assemblage di elementi industriali saldati (Mattiacci), alla modellazione di elementi in ferro (Mainolfi), all’acciaio corten (Staccioli, Cavenago). L’esposizione vuole essere una ricognizione attuale, non esaustiva, ma per exempla, dello stato della scultura in Italia, offrendo gli elementi per una riflessione sui caratteri odierni di permanenza del linguaggio plastico. Attraverso artisti appartenenti a diverse generazioni sono indagate le varie articolazioni della ricerca formale, le relazioni volumetriche e spaziali, le caratteristiche di peso e volume e le mutazioni di uso e trattamento dei materiali. L’esposizione delle sculture nel giardino è accompagnata nell’appartamento del piano terra del Palazzo di Pirro Ligorio dalla sezione “Profili” in cui, attraverso una scelta di circa sessanta opere, tra sculture, bozzetti e disegni preparatori, vengono approfonditi i singoli aspetti di ricerca degli artisti.
Until November 5th, Villa d’Este in Tivoli is focusing on contemporary sculpture. With the exhibition “Sculptures in the Villa”, eight great sculptures by the same number of contemporary Italian artists are being presented: Lucilla Catania, Umberto Cavenago, Nedda Guidi, Luigi Mainolfi, Eliseo Mattiacci, Marcello Mondazzi, Mauro Staccioli, Giuseppe Spagnolo. The sculptures were made with different materials and techniques, from forged steel (Spagnolo), to sculpted stone (Catania), plastic melted by means of combustion (Mondazzi), assemblages of welded industrial elements (Mattiacci), modeled iron elements (Mainolfi), and cor-ten steel (Staccioli, Cavenago). Through examples, the show aims at representing a non-comprehensive survey on the state of Italian sculpture, offering elements that lead to reflect upon the current characteristics of this plastic language. Various aspects of formal research, volumetric and spatial relationships, characteristics of weight and volume, and differences in the use and treatment of materials are examined thanks to these artists, who belong to different generations. The “Profiles” section accompanies the sculpture exhibition from the garden into the ground floor apartment at the Pirro Ligorio Palace. About sixty works, including sculptures, sketches and preparatory designs, offer the opportunity to concentrate on the single aspects of each artist’s research.
Wellness a casa Un recente sondaggio effettuato per conto di Ideal Standard da Ipsos, esteso alle possibili tendenze e aspirazioni della popolazione media di Francia, Germania, Inghilterra e Italia a proposito di prodotti wellness, ha evidenziato come rientri nei desideri del 69% degli intervistati l’ambizione di possedere gli stessi nella propria abitazione. Proprio in base a questi accertamenti Ideal Standard ha ampliato la
gamma dei propri prodotti wellness pensati per il mondo del benessere nelle abitazioni, mettendo a punto il sistema Tris e la WWW; la prima linea di prodotti che raggruppa una vasta gamma di opzioni wellness in un sistema “all-in-one”. Il sistema Tris comprende invece sauna, bagno turco (hammam), nonché un programma di idrogetti e doccia combinati in un unico prodotto.
Convegno sulla casa silenziosa
Un progetto originale In occasione del Cersaie 2006 di Bologna, Refin ha organizzato un proprio Fuori Salone organizzando, nel centrale e settecentesco Palazzo Isolani, l’evento “Pareti d’Autore” dove, per la prima volta, sono state esposte le grandi lastre in grès porcellanato che l’azienda realizza nel formato 60x120 cm. L’iniziativa ha creato piacevoli sorprese poiché ne è stata apprezzata l’abilità di unire all’arte l’esperienza ceramica, e creato l’opportunità di realizzare soluzioni grafiche, colori e atmosfere suggestive
anche su richiesta del progettista, con un processo del “fatto su misura” e personalizzazione secondo esigenza. Con “Pareti d’Autore” prosegue l’esperienza creativa iniziata nel 2005 con la serie Stile che ha lanciato la nuova tendenza del colore applicato al grès porcellanato.
Specializzata nella produzione di profilati in alluminio per la costruzione di componenti per l’edilizia e l’industria, Metra si è attivata come partner di riferimento nel convegno “Case più silenziose. Il nuovo approccio della progettazione per il benessere ambientale”, svoltosi lo scorso 26 maggio in occasione della Fiera Costruire Edil Levante di Bari. Il convegno, organizzato da ANI (Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico), ha trattato temi come le prescrizioni, i rischi per i trasgressori, le metodologie progettuali, le norme tecniche e le soluzioni disponibili per gli edifici di nuova costruzione e preesistenti. In questo contesto Metra ha evidenziato come i propri componenti finestrati e le facciate continue siano specifici sistemi finalizzati a migliorare e assicurare il benessere acustico degli edifici.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Retrospettiva
Made in Milano
Tra forma e ricerca Chemetov’ Work
E’ in corso presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, sino al 25 ottobre 2006, la mostra dedicata a Zaha Hadid che vede esposti i progetti realizzati in tutto il mondo e si completa con un’analisi dei lavori accademici e quelli teorici relativi l’architettura e il design. Oltre ai progetti d’architettura importanti come The Vitra Fire Station a Weil, The Zollhof 3 Media Park a Francoforte, The Hadid’s Lois and Rosenthal Center of Contemporary Art a Cincinnati, The BMW Plant Center Building a Leipzig, è stata esposta la ormai famosa cucina Z-Island Kitchen, che Zaha Hadid ha progettato con la collaborazione di Ernestomeda e DuPont. Z-Island, presentata al mondo in occasione dell’ultimo Salone del Mobile a Milano Design Week, esprime tutti i caratteri peculiari e di straordinaria innovazione propri di Zaha Hadid, come l’inserimento di elementi multimediali come uno schermo LCD, internet e un lettore MP3 che costituiscono il “cervello” per la connessione di tutti gli elementi nell’ambiente, e nonché un sistema di comando “touch-control” che dirige le funzionalità sensoriali disponibili nello spazio cucina. Il design della cucina ha definito due isole separate, dedicata una al “fuoco” e l’altra all’“acqua”, interamente realizzate in Corian della DuPont. Inoltre, un sistema di boiserie sempre in Corian, riveste le pareti dell’ambiente, offrendo funzionalità complementari quali contenitori e alloggio di elettrodomestici, incorporando contemporaneamente sistemi per la diffusione di suoni ed effetti luminosi. Attivatori sonori, Led, speciali membrane riscaldanti, dispositivi di comando touch control e ulteriori soluzioni tecnologiche trovano applicazione sulle superfici a vista. Il rapporto personale con Zaha Hadid ha consentito a Ernestomeda di confrontarsi con una progettualità di eccezione e di esprimete tutte le proprie notevoli potenzialità.
Caimi Brevetti, azienda milanese specializzata nel settore arredamento e negli specifici complementi relativi l’ufficio, il contract e la casa, è presente, con i sistemi d’arredo Big e Socrate, nel programma itinerante “Milano Made in Design”, promosso dalla Provincia di Milano e finalizzato a evidenziarne il design locale e a promuovere internazionalmente il Sistema-Milano, costituito da imprese e progettisti. L’iniziativa ha preso avvio partendo dalla Milk Gallery di New York (18 maggio-10 giugno) dove sono stati esposti oltre 120 manufatti di design. I prodotti sono stati selezionati da un comitato scientifico in base alla qualità progettuale in termini di forma e funzione. Le tappe successive della mostra saranno Toronto e altre città del Nord America.
Thomas Jumin, Paul Chemetoff Paul Chemethov architectures 1964-2005 Editions Le Moniteur, Paris 2006, ill. a colori, 308 pp
Affinità collaudate
Recente acquisizione
Il Four Food Studio, considerato uno dei locali più “fashion-design” di New York il cui allestimento è stato curato da Karim Rashid, propone inusuali riferimenti stagionali ai propri clienti in termini di sapori e di ambientazioni che si sviluppano in suggestive aree specifiche. Per l’allestimento della zona ristorante, Rashid ha scelto le esclusive e raffinate sedute Skip da lui stesso disegnate per Bonaldo.
Cotto Impruneta è l’ultima acquisizione del Gruppo Ripa Bianca, già noto per aver riunito storiche e importanti aziende come: la capogruppo Ripa Bianca, Laterizi Alam Metauro, Cotto Chiti, Edilripa, Adriasolai. Con il marchio esclusivo Cottoimpruneta, viene assicurato il primato del Gruppo nel segmento esclusivo del cotto; materiale tradizionalmente insostituibile nel settore delle costruzioni. La filosofia del Gruppo: “costruiamo insieme”, indica la volontà di operare in una missione comune, condividendo obbiettivi e strategie in termini di una corretta applicazione del sistema qualità nel suo complesso, nella specializzazione e nel servizio.
Qualità e benessere Energy Light, di Philips, è una speciale lampada studiata per il benessere psicofisico che assicura l’impulso energetico provocato dallo splendore del sole, in totale sicurezza e in soli 30 minuti. Il prodotto è il risultato di ricerche scientifiche basate sul presupposto che in molti si soffre di una ridotta esposizione alla luce, con la conseguenza di accusare stanchezza, diminuzione della concentrazione e sensazioni di disagio varie. Mediante Energy Light viene stimolata, al pari della luce naturale, la produzione di serotonina nel cervello, in funzione di una migliore energia, riducendo al contempo la produzione degli ormoni del sonno (melatonina), con il risultato di sincronizzare il normale bioritmo e provocare benessere. Questo succede poiché la lampada trasmette la stessa energia assimilata in una giornata di sole mediante 10.000 lux per il tempo di 30 minuti al giorno. Il prodotto è certificato come dispositivo medico dall’Ordine dei Dispositivi Medicali Europeo.
Gomma metropolitana
Onorificenza Lo scorso giugno è stata conferito il titolo di cavaliere del Lavoro, dal presidente italiano Giorgio Napolitano, a Giuseppe Margaritelli, presidente del Gruppo Margaritelli, cui fa capo anche il noto marchio Listone Giordano. L’onorificenza viene attribuita agli imprenditori in base alla loro capacità di concretizzare opere capaci di influenzare l’economia del paese e generare elevazione economica e sociale per i lavoratori. Il riconoscimento premia, oltre l’imprenditore, l’azienda che, nel caso del gruppo Margaritelli, in oltre 100 anni della propria attività, si è evidenziata nell’innovazione tecnologica, nella ricerca e nel rispetto e tutela dell’ambiente.
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Dopo la fornitura alle metropolitane italiane delle proprie pavimentazioni in gomma, Artigo è ora impegnata negli stessi termini con quelle coreane, che si sviluppano su una superficie di oltre 40.000 metri quadrati di calpestio nelle vetture metropolitane delle città di Gwangju, Daegu, Busan, Daejon e Incheon. Proprio di quest’ultima città, situata a 28 km da Seoul, viene pubblicata l’immagine di un vagone della locale metropolitana rivestito con il pavimento del tipo “Granito” che, arricchito della presenza di granuli nella mescola, presenta una superficie sobria e di particolare nitore.
Paul Chemetov, architetto francese diplomato alla Scuola Nazionale di Belle Arti, è docente alla Scuola Nazionale dei Ponts de Chaussées di Parigi e alla Scuola Politecnica Federale di Losanna. Nel 1961 entra a far parte dell’AUA (Atelier d’Architecture e d’Urbanisme), fondato da Jacques Allégret. Nel 1998 si associa a Borja Huidobro per formare lo studio C+H+. I suoi progetti realizzati dal 1964 al 2005 sono stati di recente raccolti in un volume editato dal Gruppo Le Moniteur Editions, departement Architecture, di Parigi. Il libro è stato introdotto dal critico d’architettura François Chaslin che descrive, con un sottile senso d’osservazione, la storia, il lavoro e lo spessore culturale di Paul Chemetov, mettendolo in luce prima di tutto come uomo, poi come valido architetto. Va subito sottolineato come l’etica e la genetica, che gli appartengono, messe a confronto, fanno emergere un professionista dalla profonda moralità istintiva. La sue opere s’intrecciano fra ricerca e forma, affrontando ogni volta il tema del divenire. Dalle sue piccole case, agli uffici, fino alla sua opera magna, il Ministero dell’Economia e delle Finanze a Parigi, tutte le sue opere incentivano la sua virtualità, che diventa pura estetica, tesa a proporre il nuovo come un momento transitorio. La sua passerella, la Jetée, alla Défense, come la biblioteca municipale di Montpellier, fino all’edificio APC di Tokyo sono tutti progetti che appaiono densi di mito e di meraviglia, che rappresentano, però, la sua personale filosofia e segnano l’annosa rivoluzione interiore tra individuo e architetto. Insomma, Paul Chemetov si propone, in questo volume, attraverso il suo lavoro, come se vivesse in una continua trasformazione nella sua idea del mondo dell’architettura. In effetti egli pone, in ogni suo progetto, un’intensa relazione fra se stesso e l’individuo progettista. La sua cultura si serra in una morsa da cui l’architetto Chemetov si libera, di volta in volta, con estrema fatica. Appena riesce a spezzare alcune catene formali legate ai materiali, alla tecnologia, alla scelta dei volumi e, subito dopo, ecco che ne inventa altre a tal punto che la sua architettura sembra temere la libertà e desiderare rifugio nell’espressione razionalista. Ed è così che
aliena il comune linguaggio espressivo. Insomma, il volume non è la solita monografia di un progettista, ma un’opera che descrive un uomo e un artista che crede nel proprio lavoro, sintetizzando in maniera eloquente i suoi progetti Mario Antonio Arnaboldi Paul Chemetov, a French architect who graduated from the National School of Fine Arts, teaches at the National School Ponts de Chaussées in Paris and at the Federal Polytechnic School in Lausanne. In 1961, he became a member of the AUA (Atelier d’Architecture et d’Urbanisme), founded by Jacques Allégret. In 1998 he joined Borja Huidobro and created the C+H+ studio. The projects he implemented between 1964 and 2005 have recently been gathered to form a book published by the architectural department of the Parisian group Le Moniteur Editions. Through a subtle sense of observation, the introduction to the book, written by the architecture critic François Chaslin, describes Paul Chemetov’s history, work, and cultural importance; first of all, the critic highlights his human qualities, and then his significance as an architect. It must be pointed out that by comparing the ethics and genetics that belong to him, what emerges is a professional with deep, instinctive moral standards. His work combines research and form, each new project filled with foresight. From his little houses to his offices
and his greatest work – the building for the Ministry of Economy and Finance in Paris, all of his projects highlight his virtuality, which becomes pure esthetics that proposes novelty as a fleeting moment. His catwalk – la Jetée, at the Défense – as well as the municipal library of Montpellier and the APC building in Tokyo are all projects that arouse a sense of myth and wonder… however, they represent his personal philosophy, marking the everlasting interior revolution between the individual and the architect. In other words, in this book, through his work Paul Chemetov’s outlook on the world of architecture seems to undergo continuous transformation. In fact, in each of his works he creates an intense relationship between himself and the individual project. His culture is trapped in a vicelike grip from which – at each new design – the architect Chemetov only manages to free himself with great difficulty. As soon as he manages to shake off the formal shackles of materials, technology, and volumes, he immediately invents other restrictions, to the point that his architecture seems to fear freedom and seek refuge in rationalist expression. And it is precisely because of this that he turns away from the common expressive language. In short, this book is not the usual monograph devoted to a planner, but a volume that describes a man and an artist that believes in his own work, through an eloquent synthesis of his projects.
Segnalazioni Domitilla Dardi Il design di Alberto Meda. Una concreta leggerezza Electa, Milano 2005, ill. b/n e colori, 190 pp Catalogo dell’opera di un professionista che nella discrezione e nel rigore ha fondato un’attività progettuale di cui la storia del design si è imbevuta. Le schede illustrative mettono bene in evidenza come la cifra stilistica di Meda stia del lievissimo scarto tra l’impeccabile funzionalità e l’impennata formale che caratterizza tutti i suoi progetti. Francesco Groppi Il Fotovoltaico per tutti - Manuale pratico per esperti e meno esperti Editoriale Delfino, Redecesio di Segrate (MI) 2006, 210 pp con CD ROM allegato Il volume costituisce una guida efficace per il lettore interessato a una maggiore conoscenza degli impianti fotovoltaici che a seguito del recente D.M. 28 agosto 2005 in attuazione del D.L. 387/03 possono ora costituire una opportunità che non può essere trascurata. I vari argomenti, trattati in modo semplice senza mai banalizzare, consentono di acquisire tutte quelle informazioni eminentemente pratiche necessarie per la progettazione e realizzazione di impianti solari. Mel Gooding Will Alsop – Un’architettura sociale Marsilio, Venezia 2006, ill. a colori e b/n, 96 pp L’approccio progettuale di Alsop è teso al
coinvolgimento diretto delle comunità e dei futuri utilizzatori delle sue opere con una articolazione visiva e concreta di volontà, aspirazioni e scelte comunitarie. Artista, architetto e urbanista, Alsop propone un’espressività forte e spesso audace che negli ultimi anni si è tradotta in realtà proprio attraverso il processo democratico di accettazione che egli mette in atto in ogni suo progetto. Emilio Salgari Jolanda, la figlia del Corsaro Nero Corraini Arte Contemporanea, Mantova 2006, 111 illustrazioni a colori e in b/n di Gianluigi Toccafondo, 316 pp Un romanzo mitico dell’indimenticabile Salgari che rivive con coerenza nell’immediatezza e impeto delle suggestive illustrazioni di Gianluigi Toccafondo. Uno sguardo sulla città Reggio Emilia, Settimana della Fotografia Europea A cura di Angela Madesani Damiani Editore, Bologna 2006, 63 ill., 80 pp Il libro raccoglie le opere di dieci artisti – nove fotografi e un pittore, il cui lavoro è centrato sul rapporto e l’utilizzo della fotografia – che vivono e lavorano tra Reggio Emilia e le zone limitrofe. L’undicesimo dei presenti è tedesco, ma ha un forte legame con Reggio Emilia, dove soggiorna e lavora. Tra gli undici fotografi nessun legame di gruppo,
nessun movimento. Piuttosto l’appartenenza a una città e un tema su cui lavorare: il limite, il confine. Tempo, Città, Architettura A cura di Delfo Del Bino Angelo Pontecorboli, Firenze 2006, ill. in b/n, 202 pp Delfo Del Bino, architetto fiorentino nato nel 1923, così afferma nell’introduzione: “Il futuro ha bisogno di sogni e di chi sa sognare: guai a cadere nella trappola di un falso e rigido ordine fatto di regole, di norme e di piani anch’essi rigidi e falsi. Spenta in noi ogni residua scintilla di libertà, finiremmo col trovarci arruolati senza avvedercene tra le schiere di una tecnocrazia di complemento, ove tutto è rigorosamente previsto e l'innovare – ma più ancora il pensare – viene altrettanto rigorosamente bandito”. Luigi Zangheri, Brunella Lorenzi, Nausikaa Mandana Rahmati Il Giardino Islamico Olschki Editore, Firenze 2006, 246 figure nel testo e 83 tavole fuori testo a colori, VI-484 pp Un tema affascinante quanto difficile, risolto sia attraverso la documentazione ottenuta con visite mirate nei più lontani paesi, sia con la rilettura dei resoconti nei quali i viaggiatori del passato hanno illustrato le suggestioni e l'originalità di giardini che non avevano pari in Occidente. A questi giardini si deve la diffusione in Europa di numerose specie vegetali che vanno dal limone all'arancio, dal tulipano al gelsomino.
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Australia Hobart The Hobart Waterfront International Design Competition Concorso per progetti visionarI e proposte per i luoghi storici della città alla foce del fiume Hobart, luogo importante per la tradizione culturale aborigena/The competition seeks visionary design proposals for one of the city's historical sites, an area where cultural importance is reflected in a unique collection of heritage buildings. The Competition Area is a broad band of space framed by the street-grid of the city. As the place where the Hobart Rivulet met the cove, it played an important role in Aboriginal life Scadenza/Deadline: 3/11 Giuria/Jury: Carme Pinos, Wiel Arets, Geoffrey London, Catherin Bull, Daryl Le Grew Monte premi/Total prize money: 160,000 Au$ Per informazioni: Competition Registrar Hobart Waterfront International Design Competition C/- Sullivans Cove Waterfront Authority GPO Box 2114 Hobart Tas 7001 Internet: www.hwidc.tas.gov.au/ E-mail: registrar@hwidc.tas.gov.au
Belgio / Belgium Leuven Writings in Architectural Education Premio per scritti inediti per o sull’educazione architettonica aperto a tutti gli studenti di istituti affiliati EAAE, sul tema “Recuperare l’architettura di luoghi urbani dimenticati”/The EAAE prize for “Writings in Architectural Education” rewards the best unpublished writings for or on architectural education every two years. The competition is open to all students of architecture enrolled in an educational institution affiliated to the EAAE. This edition title is “Recovering the Architecture of Forgotten Urban Spaces” Scadenza/Deadline: 22/10 Per informazioni: European Association for Architectural Education Secretariat c/a Lou Schol Kasteel van Arenberg 1 B-3001 Leuven Tel. ++ 32 016321694 Fax ++ 32 0)6321962 Internet: www.eaae.be/eaae2/ awards.php?show=awards&type=23 E-mail: aeea@eaae.be
Ecuador
+ europaconcorsi
città future sostenibili/The XV Quito Pan-American Architecture Biennale invites to participate in the International Competition “Galapagos - 0 Latitude: Sustainable Urbanism and Architecture.” Its purpose is to lend visibility to human settlement issues on the Galapagos Islands and provide a place to reflect on alternatives for future sustainable towns Scadenza/Deadline: 1/11 Per informazioni: XV Quito Pan-American Architecture Biennale Internet: www.baq2006.com/international.aspx
Finlandia / Finland Helsinki Fennia Prize 2007 Concorso per aziende e studi di design che si siano distinti per applicazioni esemplari del design nella loro attività/Design competition for firms and companies rewarding the exemplary use and application of design in business Scadenza/Deadline: 10/10 Per informazioni: Design Forum Finland Erottajankatu 7 Helsinki, FI-00130 Finland www.designforum.fi/fenniaprize2007
Francia / France Paris International Ideas Competition for Master-Planning of the New Paris Courthouse Concorso internazionale di idée per il nuovo Palazzo di Giustizia di Parigi Scadenza/Deadline: 16/10 Monte premi/Total prize money: 170.000 Euro Per informazioni: Internet: www.competitionparisjustice.com/ en/index.html
Gran Bretagna / Great Britain Edgware A Small Sustainable Sports Centre Concorso per studenti per il progetto di un piccolo centro sportivo ad architetura sostenibile che serva come fulcro di una comunità disagiata/Student competition for the design of a small sustainable sports centre that will serve as a focus for a poor community Scadenza/Deadline: 10/11 Monte premi/Total prize money: 3.200 £ Per informazioni: Commonwealth Association of Architects PO Box 508 Edgware HA8 9XZ, UK Tel. +44 20 89510550 Internet: www.comarchitect.org E-mail: adminomarchitect.org CAA Design Competition 2006 c/o Institute of Architects Bangladesh Dhanmondi Residential Area Dhaka 1205 Bangladesh
Italia / Italy
Quito
Arluno (Milano)
Galapagos - 0 Latitude: Sustainable Urbanism and Architecture Concorso internazionale organizzato nell’ambito della XV Quito PanAmerican Architecture Biennale per proposte progettuali che diano visibilità agli insediamenti umani nelle Galapagos e propongano modelli di
Riqualificazione Palazzo Comunale, Palazzina Via Villoresi e Costruzione teatro-biblioteca Concorso per la riqualificazione Palazzo Comunale e Palazzina di Via Villoresi. Costruzione edificio teatrobiblioteca-spazi culturali Competition for the refurbishment of
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the Town Hall and of the Via Villoresi Building, includine the realization of a theatre-library, cultural spaces building Scadenza/Deadline: 16/10 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Per informazioni: Amministrazione Comunale Piazza De Gasperi 7 20010 Arluno (MI) Tel. +39 02 903992305 Fax +39 02 90376645 Internet: www.comune.arluno.mi.it
Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres, Pietre Native e Padana Piscine/International competition for works of architecture showing and enhancing the technical and expressive potentialities of porcelained grès, Granitogres, Marmogres, Native Stones and Padana Piscine Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 Fax +39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it
Cinisello Balsamo (Milano) Artzept 2006 Concorso internazionale di design per il progetto di uno “Snack-Bowl Set”/International design competition for the project of a “Snack-Bowl Set” Scadenza/Deadline: 25/10 Primo premio/First prize: 10.000 Euro Per informazioni: Zepter International Bridmarketing Via Sibilla Aleramo 13 20092 Cinisello Balsamo (MI) Internet: www.artzept.com
Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it
Faenza (Ravenna) Il Colore: materia per l’architettura Premio per le migliori architetture che abbiano impiegato il colore per la definizione tecnica e formale degli ambienti interni ed esterni Award for the best architectures in which colour has been used to technically and formally defining the interior and exterior spaces Scadenza/Deadline: 1/12 Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Giuria/Jury: Eric Dubosc, Rafael Vila y Rodriguez, Cesare Stevan, Giancarlo Rosa, Fabrizio Biachetti, Aldo Bottoli, Marco Lissoni, Andrea Negri
Per informazioni: Faenza Editrice c/a Flavia Gaeta, Roberta Ponci Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 E-mail: concorso@faenza.com
Roma Ri-Progettare per tutti – un patrimonio architettonico proiettato nel futuro Concorso nazionale finalizzato alla selezione e alla raccolta in una pubblicazione, a cura della Camera dei Deputati, dei dieci migliori progetti volti a rendere parimenti accessibili e fruibili a una utenza ampliata – anziani, disabili, bambini – attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili di proprietà pubblica o comunque aperti al pubblico, che presentino interesse artistico, storico o culturale. Al fine della selezione i progetti saranno suddivisi in tre categorie: tesi di laurea; progetti non realizzati; progetti realizzati. Fra i progetti pervenuti saranno selezionati quattro lavori tra le tesi di laurea, quattro lavori fra i progetti non realizzati e due lavori tra i progetti realizzati Scadenza: 31/12 Per informazioni: Camera dei Deputati Internet: www.camera.it
Spagna / Spain Madrid Concurso de Ideas para el Diseño de Sistemas de Exposicion Modulares Concorso internazionale di idee per la presentazione di proposte per spazi espositivi modulari/International ideas competition for modular exhibition spaces Scadenza/Deadline: 26/10 Monte premi/Total prize money: 24.000 Euro Per informazioni: OCAM – Oficina de Concursos de Arquitectura de Madrid c/ San Lucas 6, local 28004 Madrid Tel. +34 91 7001138 Fax + 34 91 7001189 Internet: www.coam.es/concursos E-mail: concursos@coam.org
Svezia / Sweden Stockholm The Stockholm Public Library Concorso internazionale per l’ampliamento della Biblioteca Pubblica di Stoccolma International two stage architectural competition for the extension of the Stockholm Public Library Scadenza/Deadline: 27/10 Per informazioni: Internet: www.arkitekt.se/asplund
Svizzera / Switzerland Genève 10th Aga Khan Award for Architecture Il premio per l’Architettura Aga Khan riconosce esempi di eccellenza in vari settori dell’architettura, della conservazione e dell’ambiente nei Paesi Islamici
AGENDA The Aga Khan Award for Architecture recognises examples of architectural excellence that encompass contemporary design, social housing, community improvement and development, restoration, re-use, and area conservation, as well as landscaping and environmental issues in Islamic countries Scadenza/Deadline: 15/10 Per informazioni: The Aga Khan Development Network 1-3 Avenue de la Paix, 1211 Geneva 2, Switzerland Internet: www.akdn.org/agency/aktc_akaa.html
USA Chicago Ceiling Innovation Awards for Design Excellence Concorso per professionisti che abbiano realizzato progetti – tra gennaio 2002 e novembre 2006 – in cui il sistema soffitto includa almeno il 50 per cento di prodotti Chicago Metallic/The contest is open to industry design professionals who have completed projects in which the ceiling system comprises at least 50 percent Chicago Metallic product. The projects must have been completed between January 2002 and November 2006 Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Chicago Metallic 4849 South Austin Avenue Chicago, IL, 60638 USA Internet: www.chicagometallic.com
Makawo International Bamboo Building Design Competition Concorso internazionale per il progetto di edifici e strutture in bamboo Bamboo Technologies of Maui has launched the first International Design Competition for Structural Bamboo Buildings Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 15/1/2007 Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Giuria/Jury: David E. Sands, David Greenberg, Simon Velez, Linda Garland, Shyam K. Paudel, Dean Johnston Joerg Stamm, Bart Trudeau, Jennifer Siegal, Howard Davis Per informazioni: International Bamboo Building Design Competition 1156 Makawao Avenue Makawao HI 97678 Internet: www.bamboocompetition.com/ E-mail: info@bamboocompetition.com
New York Palladio Awards 2007 Sesta edizione della competizione che premia opere di eccellenza realizzate nei settori dell’edilizia commerciale, residenziale e istituzionale The sixth-annual competition will recognise outstanding work in traditional design for commercial, institutional and residential projects Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: Traditional Building Magazine Period Homes Magazine 69-A Seventh Ave. Brooklyn, NY 11217 Phone: (718) 636-0788 Fax: (718) 636-0750 Internet: www.palladioawards.com E-Mail: htcstaff@traditional-building.com
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Affidamenti
La Spezia
Osnago (Lecco)
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Elenco professionisti Avviso di selezione per curricula per l’affidamento con procedura ad evidenza pubblica di incarichi di importo complessivo non superiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12
Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12
Italia / Italy Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l'affidamento di servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)
Feltre (Belluno) Elenco professionisti Avviso per l'inserimento nell'elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: progettazione, direzione lavori, coordinamento per la sicurezza ex D. Lgs. 494/1996, rilievi, frazionamenti, accatastamenti, collaudi statici e tecnico-amministrativi, pratiche prevenzioni incendi Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Feltre Piazzetta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it
Gorla Minore (Varese) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Creazione dell'elenco dei Professionisti disponibili per l'affidamento di incarichi di servizi con onorario stimato inferiore a 100.000 Euro. Tipologia degli incarichi: 1. Progettazione architettonica, 2. Progettazione strade-fognature; 3. Progettazione verde pubblico e arredo urbano; 4. Progettazione strutturale; 5. Progettazione impiantistica (impianti meccanici e speciali e impianti elettrici); 6. Coordinamento sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione delle opere; 7. Restauratore con esperienza quinquennale; 8. Rilievi, procedure catastali e predisposizione documentazione ai fini espropriativi; 9. Collaudatore tecnico-strutturale e tecnico-amministrativo; 10. Adempimenti secondo D.Lgs. 626 e trattamento rischio amianto; 11. Redazione piani cimiteriali Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Gorla Minore Carlo Maria Gatti Responsabile dell’Area Lavori Pubblici/Manutenzioni Tel. 0331 607225 Fax 0331 607224 E-mail: m.mari@comune.gorlaminore.va.it
Per informazioni: Provincia di La Spezia Area 10 Via Vittorio Veneto 2 19100 La Spezia
Montemiletto (Avellino) Elenco professionisti Avviso pubblico per predisposizione elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento di incarichi di servizi relativi all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Montemiletto Via Roma 3 83038 Montemiletto (AV) Tel. 0825 963003 - 963252 Internet: www.comune.montemiletto.av.it
Morciano di Romagna (Rimini) Manutenzione cimitero comunale Pubblicità relativa alla costituzione di Unità di Progetto per lo svolgimento di attività tecnico-amministrative connesse alla progettazione ed esecuzioni di lavori pubblici compresi nell'elenco annuale 2006. Importi inferiori a 100.000 Euro per la Manutenzione straordinaria del cimitero comunale Scadenza: 11/10 Per informazioni: Comune di Morciano di Romagna, Servizio lavori pubblici-patrimonio Piazza del Popolo 1 47833 Morciano di Romagna (RN) Internet: www.morciano.it/
Napoli Elenco professionisti Dovendo questa Direzione Regionale acquisire, ai sensi dell’art. 62 del D.P.R.554/99, professionalità per il conferimento di incarichi, per importi inferiori a 100.000 Euro per prestazioni relative a: 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnicoamministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Coordinamento sicurezza Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania Castel dell’Ovo Via Eldorado 1 80132 Napoli Tel. 081 2464111 Fax 081 7645305 E-mail dirregcampania@beniculturali.it
Nova Milanese (Milano) Elenco professionisti (incarichi fiduciari di progettazione) Aggiornamento permanente elenco professionisti qualificati per l'affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse di importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 8/9/2008
Per informazioni: Comune di Nova Milanese Elettra Bresadola Tel. 036 2374335 E-mail: elettra.bresadola@novamilanese.it
Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net
Pianezza (Torino) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Formazione di un elenco di professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 25/6/2008 Per informazioni: Comune di Pianezza Piazza Napoleone Leumann 1 10044 Pianezza (TO) Tel. 011 9670000 Fax 011 9670295
Pisa Elenco professionisti Costituzione dell'elenco dei professionisti qualificati per l'affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l'attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ente-Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it
Roma Elenco per l'attuazione di piani regionali della società dell'informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell'Obiettivo 1 per l'attuazione di piani regionali della società dell'informazione Scadenza: 30/12 Per informazioni: Centro Nazione per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione Internet: www.cnipa.gov.it
Teramo Elenco professionisti Avviso per affidamento incarichi di progettazione di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise “G. Caporale” Via Campo Boario 64100 Teramo Unità Gestione del Patrimonio Tel. 0861 332320
218 l’ARCA 103
AGENDA Torino Elenco professionisti Predisposizione di elenco dei soggetti disponibili e idonei per l'affidamento fino a 100.000 Euro - di servizi attinenti all'architettura ed all’ingegneria, anche integrata, e gli altri servizi tecnici concernenti: la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo e di quello esecutivo, o parti di essi, la direzione lavori, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, la verifica degli elaborati progettuali, le attività tecnicoamministrative connesse alla progettazione di lavori pubblici e infine l’affidamento di collaudi (finali, in corso d’opera o statici) Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Torino Servizio Contratti Via Maria Vittoria 12 - 10123 Torino
Esecuzione di indagini geognostiche Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati, ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell'appalto: (compresi oneri per la sicurezza ): 672.493,05 Euro Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano - Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116
+ europaconcorsi
consulenze tecniche, da svolgere principalmente all'interno delle zone nucleari di competenza della NDFMU (Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit) all'interno del Centro comune di ricerca di Ispra. L'elenco dei candidati preselezionati stilato a seguito del presente avviso sarà utilizzato esclusivamente nell'ambito di appalti di servizi il cui valore presunto sia inferiore alla soglia (attualmente 154.014 Euro) Scadenza: 26/4/2008 Per informazioni: Commissione Europea, Centro comune di ricerca (CCR) Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit Sig.ra I. Borgotti TP 800 21020 Ispra (VA) Fax 0332 789108
Vicenza Elenco professionisti Avviso pubblico per l'affidamento di incarichi professionali per i servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria Scadenza: 31/12 Per informazioni: Vi.abilità S.p.A. Via E. Fermi 265 Tel. 0444 385711 Internet: www.vi-abilita.it
Per informazioni: Provincia di Treviso Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016
Triora (Imperia) Elenco professionisti Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Triora Corso Italia 9 18010 Triora (IM) Tel. 0184 94049 – 0184 94310 Fax 0184 94164
Varese Elenco professionisti per le zone nucleari di competenza della NDFMU Lo scopo dell'appalto è l'esecuzione di servizi di ingegneria, architettura e
104 l’ARCA 218
Cipro / Cyprus Nicosia Hilton Cyprus CIPA / VAST 2006 30/10-4/11 Per informazioni: Internet: www.vast2006.org/index.html
Francia / France La Seyne-sur-Mer Villa Tamaris-Centre d’art Florence Morali, Monique Reyre: Siempre Cuba 17/11 Nathalie Bertrand: Du Yali au Nèo-Ottoman, le rivage architecturé du Bosphore 15/12 Per informazioni: Rencontres Orient-Occident Villa Tamaris-Centre d’art Avenue de la Grande Maison 83 500 La-Seyne-sur-Mer Tel. +33 06 32112896 Internet: www.rencontresorientoccident.org
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Frankfurt The Arabella Sheraton Congress Hotel International Symposium of Engineering IT 10/10-11/10 Per informazioni: Aveva Internet: www.aveva.com
Belgio / Belgium
Giappone / Japan
Kortrijk
Kyoto
Kortrijk Xpo Interieur 06 20° Biennale Internazionale per il design di interni creativo/20th International Biennale for creative interior design 13/10-22/10
Kyoto International Conference Hall 2nd International Conference for Universal Design 22/10-26/10
Per informazioni: Febelux Internet: www.interieur.be
Canada Toronto Metro Toronto Convention Center Construct Canada Design Trends Toronto 29/11-1/12 Per informazioni: Internet: www.constructcanada.com, www.designtrendstoronto.com/tor/index.html
Cina / China Beijing Beijing New Century Hotel IASS 2006 Convegno internazionale sulle strutture spaziali e di copertura International conference on spatial and shell structures 16/10-19/10 Per informazioni: Secretariat IASS 2006 Beijing University of Technology Beijing 100022 Tel./Fax +86 10 67391496
Villaggi, Ragioni Prima conferenza mondiale dalla città/First Conference 17/2/2007-9/2/2007 Per informazioni: l’Arca Edizioni Internet: www.arcadata.com
Roma Fiera 42a Settimana della vita collettiva: Efficienza energetica e qualità ambientale nelle strutture collettive: strumenti e opportunità 17/11-20/11 Per informazioni: Sevicol Giacinta d’Agostino Sevicol srl Via Vigliena, 10 00192 Roma Tel. 06.3230177, 347 1807638 Internet: www.sevicol.it E-mail: stampa@sevicol.it
Venezia Teatro alle Tese Arsenale RIBA Conference 2006: Social City Architecture and Change 27/10-28/10 Per informazioni: Internet: www.labiennale.org
Turchia / Turkey Taskisla
Germania / Germany
Treviso Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore alla soglia comunitaria; tipologie di prestazione: progettazione e/o direzione lavori e/o supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori delle seguenti tipologie di opere: opere stradali, opere civili, opere strutturali, impianti tecnologici, progettazione o supporto agli atti di pianificazione stradale, coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione, collaudatore statico, collaudatore tecnico-amministrativo, rilievi topografici, visure catastali presso l'Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali, perizie di stima, indagini geognostiche Scadenza: 30/12
Internet: www.iass2006.cn E-mail: IASS2006@spast.org.cn
Per informazioni: Internet: www.ud2006.net/en/
Gran Bretagna / Great Britain
ITU Faculty of Architecture Global Area for Architectural Education 15/11-17/11 Per informazioni: GAEA Internet: www.mimed.net
USA Madison Monona Terrace and Convention Center Sustainability and Energy Efficiency Leadership Conference 18/10 Per informazioni: WGBA Internet: www.wgba.org
San Diego San Diego Hilton Resort on Mission Bay Academic Science Buildings 2006 26/10-27/10
London
Per informazioni: Internet: www.tradelineinc.com
Victoria & Albert Museum Lecture Theatre Architecture and Contemporary Islam 1/11 Renaissance Home: Art and Life in the Italian House 1400-1600 17/11-18/11 From Cane Field to Tea Cup: The Impact of the Transatlantic Slave Trade on Art and Design 23/2/2007-24/2/2007
San José
Per informazioni: Victoria and Albert Museum Internet: www.vam.ac.uk
London Marriott Hotel Kensington DCHP 2006: From Strategy to Reality 15/11 Per informazioni: Energy Central Internet: http://topics.energycentral.com/
Italia / Italy Milano Fieramilano Idoli, Dei, Mostri - Metropoli, Città,
McEnery Convention Center Solar Power 2006 16/10-19/10 Per informazioni: PG&E Internet: www.pge.com
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
AGENDA Manifesto and Material Experiment 14/6-29/10 Prototypes-Next Generation: Industrial Design from Linz 18/10-18/2/2007
19/11-4/2/2007 The Aesthetic of the Surface 25/11-11/2/2007 Verena Dietrich 6/12-28/1/2007
Architektur Zentrum Dominique Perrault – Meta-Buildings 6/7-23/10
Munchen
Canada
Vienna MAK Josef Hoffman-Carlo Scarpa: On the Sublime in Architecture 29/5-29/10 Cantilever Chairs: Architectural
Rotunde der Pinakothek der Moderne Il Cosmo Driade: Immagine del design italiano 15/9-28/1/2007
Toronto Royal Ontario Museum Italian Arts & Design: The 20th Century 21/10-7/1/2007
Cina / China
Gran Bretagna / Great Britain Glasgow The Lighthouse ArchiTrailer: On the Road 30/9-6/11
Beijing
London
National Museum of China ABB2006 - 2nd Architectural Biennial Beijing 26/9-6/10
Design Museum Designing Modern Britain Fino al/through 3/12 Formula One - The Great Design Race 1/6-29/10
Danimarca / Denmark Copenhagen Danish Architecture Centre Kid Builders Fino al/through 22/10 Santiago Calatrava Fino al/through 10/12
Francia / France Nice
Victoria & Albert Museum Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2006 Serpentine Gallery Inflatable Canopy by Rem Koolhaas and Cecil Balmond 13/7-15/10
Italia / Italy Firenze
Forum d’urbanisme et d’architecture 10 grands projects pour Nice, demain Fino al/through 31/10
Casa Buonarroti “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura 15712-19/3/2007
Orléans
Genova
Site des Subsistances militaires ArchiLab 2006 Japon 7e rencontres internationales d’architecture d’Orléans Faire Son Nid Dans La Ville / Nested In The City 21/10-23/12
Palazzo ducale Ignazio Gardella Architetto 24/11-30/1/2007
Paris Musée des arts et métiers Bétons: étonnez-vous 31/5-5/11
Germania / Germany Berlin Aedes West Thomas Kesseler, Düsseldrof 4/8-14/9 Delugan Meissl Associated Architects 6/10-8/11 Vitra Marcel Breuer – Design and Architecture 6/10-15/3/2007
Austria
+ europaconcorsi
Frankfurt Dam The Architecture of Gottfried Boehms 26/8-5/11 Wine Architecture 5/9-26/11 High-Society, High-Rises
Mantova Casa del Mantegna Leon Battista Alberti e l’architettura 16/9-14/1/2007
Rovereto (Trento)
Constructing the Swiss Landscape 30/11-15/1/2007
MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell'automobile 2/12-1/5/2007
Museum of Contemporary Art Sustainable Architecture in Chicago 9/9-6/1/2007
Torino
Los Angeles
GAM Carlo Mollino 19/9-7/1/2007 Archivio di Stato Carlo Mollino Architetto 13/10-7/1/2007
Venezia Biennale di Architettura 10/9-19/11 Palazzo Zorzi Finalisti Concorso Internazionale “Celebrazione delle città: un’idea per la città” 8/9-10/11
Verona Byblos Art Gallery Gaetano Pesce 22/9-28/10
Vicenza Museo Palladio “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura 17/9-10/12
Olanda / Holland Rotterdam NAI Spectacular City - Photographing the Future 23/9-7/1/2007
Russia Moscow Dom na Brestskoy, Centre for architecture and construction Landscape Architecture. Look from home 19/10-23/10
LACMA Glass: Material Matters 30/4-10/12 MAK Center The Gen(h)ome Project 20/9-21/1/2007
Monterey CA Maritime Museum of Monterey Auditorium Visions of Utopia Fino al/through 17/11
New York Noguchi Museum Best of Friends: Buckminster Fuller and Isamu Noguchi 19/5-15/10 Museum of Arts and Design Simply Droog 10 + 2 Years of Creating Innovation and Discussion 14/9-14/1/2007
Palm Springs Art Museum A Point of Convergence: Architectural Drawings and Photographs 3/6-21/1/2007
San Francisco SFMoMA Alexander Girard: Vibrant Modern 14/10-25/2/2007 Aviation Museum Architecture of Airport Control Towers 1/6-1/1/2007
Mostre d’arte Art Exhibitions
Milano Triennale Costruire le modernità. Zero Gravity. Franco Albini 28/9-23/12
Palermo Orto Botanico Bambù: botanica, design e architettura 28/7-30/11
Parma / Reggio Emilia / Modena Varie sedi Festival dell’Architettura
Spagna / Spain Barcelona City History Museum/Casa Padellas GATPAC 1928-1939. A new architecture for a new city 19/5-8/10
Svizzera / Switzerland Mendrisio Galleria dell’Accademia di Architettura Venezia, progetti di diploma: Stanislaus van Moos 15/7-15/10
www.festivalarchitettura.it
23/10-29/10
Rivoli (Torino) Castello Carlo Mollino 19/9-7/1/2007
USA Cambridge Harvard University Graduate School of Design
Australia Brisbane Queensland Gallery of Modern Art APT 2006 Asia-Pacific Triennial Novembre/November www.qag.qld.gov.au/apt
Canberra National Gallery of Australia Michael Riley 14/7-16/10 Changing hands. The crafts revival in Australia 1965–1985 26/8-10/12 Revolutionary Russians 23/9-28/1/2007
218 l’ARCA 105
AGENDA Austria Bregenz Kunsthaus Bregenz Gottfried Bechtold 1/10-19/11 Cindy Sherman 25/11-14/1/2007
+ europaconcorsi
Sound and Vision: Photographic and Video Images in Contemporary Canadian Art 29/6-22/10 Girodet: Romantic Rebel 12/10-21/1/2007
Corea del Sud / South Korea
Graz
Busan
Varie sedi Steirischer Herbst 2006 21/9-15/10
Busan Metropolitan Art Museum Busan Biennale 2006 27/5-15/11
Vienna Kunstaus Sante D’Orazio, photographs 12/10-25/2/2007 Kunstforum Raising Stars 16/10-31/10 MAK The Soul Remains the Same: Creating Spaces in the MAK 26/4-29/10 Jenny Holzer: Sharp Dialectics in the Charged Field of Art and Politics 16/5-17/9 Chapeau!-Didier Roth Sculptural Fingerwear 7/6-29/10 Albertina Incunabula of a New Era. The Pioneers of Daguerreotype in Austria 15/9-19/11 Picasso - Painting against time 22/9-7/1/2007 Franz Gertsch: Woodcuts 20/10-7/1/2007 Andy Warhol 24/11-21/1/2007 Georg Baselitz: Remix 19/1/2007-22/4/2007 Kunsthalle Wien Dorothy Iannone e Lee Lozano 7/7-15/10 Wiener Secession Julie Ault / Martin Beck 22/9-12/11 I – Direct Ontology 22/9-12/11 Stan Douglas 24/11-22/1/2007
Belgio / Belgium Bruxelles Istituto Italiano di Cultura Giuseppe Simonetti 18/5-30/10 Artiscope Enrico T. De Paris-Chromosoma BX.06 19/9-11/11
Brasile / Brazil Sao Paulo 27th São Paulo Biennial 8/10-17/12
http://bienalsaopaulo.globo.com
Canada Montreal Museum of Fine Arts ItuKiagâtta 29/6-8/10
106 l’ARCA 218
http://busanbiennale.org/eng_index.htmll
Gwangju Gwangju Biennial 2006 8/9-11/11 www.gwangju-biennale.org
Danimarca / Denmark Copenhagen NY Carlsberg Glyptotek The Architecture of the Glyptotek 28/6-31/12 Whispers – Works on paper by Ian Mc Keever 28/6-31/12
Francia / France Avignon Collection Lambert, Musée d'Art Contemporain Figures of the Player 7/7-15/10
Briey-en-Foret La Galerie Blanche Papier Peint: la peau intérieure 30/6-5/11
Carquefou Frac de Pays de la Loire Martin Boyce: Electric trees and telephone booth conversations Andrew Miller – Other People’s Time 9/7-8/10 XXe Ateliers Internatonaux 8/11-28/1/2007
Gétigné-Clisson Domain Départemental de la Garenne Lemot Chambre avec vues 23/5-29/10
Grenoble Magasin Kader Attia 15/10-7/1/2007 Jonathan Meese 15/10-7/1/2007
Lille
Marseilles
Saint-Germain-en-Laye
Palais des Arts André et Louis-Mathieu Verdilhan 22/9-31/12
Musée d’Archéologie Nationale Objet de pouvoir en NouvelleGuinée 30/6-7/1/2007
Mentone Musées des Beaux-Arts Anna Chromy 8/9-8/1/2007
Paris Centre Pompidou Fabrica: Les yeux ouverts 6/10-6/11 Les peintres de la vie moderneDonation Collection Photographique de la Caisse des Dépôts 27/9-27/11 Le Mouvement des image 29/3-29/1/2007 Yves Klein, Corps, couleur, immatériel 5/10-5/2/2007 Robert Rauschenberg, Combine-Paintings (1953-1964) 11/10-15/1/2007 Hiroshi Sugimoto, à l'Atelier Brancusi 25/10-8/1/2007 Espace 315 Centre Pompidou Pawel Althamer 13/9-27/11 Jeu de Paume-Espace Concorde Lee Friedlander 19/9-31/12 Jeu de Paume-Hôtel Sully Joel Meyerowitz 3/10-24/12 Musée d'Orsay Maurice Denis 31/10-2171/2007 La photographie de Maurice Denis 31/10-2171/2007
Saint-Nazaire Le Grand Café Vincent Lamouroux/Geert Goiris 1/7-15/10
Strasbourg Musée d'Art Moderne et Contemporain La gravure allemande dans les collections publiques françaises du Jugendstil au Bauhaus 22/9-31/12 Georges Rouault Rétrospective 10/11-18/3/2007
Toulouse Varie sedi Printemps de Septembre-Lignes brisés 22/9-15/10
Germania / Germany Berlin
Pèronne Historial de la Grande Guerre 1916: La Bataille de la Somme 28/4-10/12
Lyon-Fourvière
Saint Etienne
Musée gallo-romain Par Toutatis! La Religion des Gaulois 30/6-7/1/2007
Musée d’Art Moderne Nouvelle spiritualité, médiation et explosion 15/9-15/1/2007
Mori Art Museum Bill Viola. Hatsu-Yume (First Dream) 14/10-8/1/2007
Gran Bretagna / Great Britain Edinburgh Scottish National Gallery of Modern Art Robert Mapplethorpe 29/7-5/11 Scottish National Portrait Gallery Being There: Harry Benson’s Fifty Years of Photojournalism 4/8-7/1/2007 National Gallery of Scotland Far Horizons: Artist Travellers 1750-1850 2/9-10/12
www.biennial.com
Düsseldorf
Frankfurt
Centre Euralille Lille 3000: Bombayser de Lille 14/10-14/1/2007
Tokyo
Museo Storico Tedesco Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: 1495-1806 28/8-10/12
Fondation Cartier Agnès Varda: L’île et elle 18/6-8/10 Gary Hill 27/10-2/2/2007 Tabaimo 27/10-2/2/2007
Petit Palais Rembrandt, eaux-fortes 19/10-771/2007
Giappone / Japan
Liverpool
K20 Kunstsammlung Francis Bacon - The Human Body 16/9-7/1/2007
Le Carousel du Louvre Paris Photo 2006 16/11-19/11
Pinakothek der Moderne Georg Baselitz. Remix - Dialog der Bilder 21/7-22/10 Detective Stories 5/9-21/11 Dan Flavin – A Retrospective 16/11-4/3/2007
Guggenheim Cai Guo-Qiang 26/8-15/10
Aquarium du Palais de la Porte Dorée Poissons et crocodiles d’Afrique-Des pharaons à nos jours 30/6-31/12
Maison Européenne de la photographie Une histoire privée: la photographie contemporaine italienne dans la Collection Anna Rosa et Giovanni Cotroneo 21/6-15/10 Gabriele Basilico, photographies 1978-2006 21/6-15/10
AGENDA
Museum für Angewandte Kunst Der Souvenir 29/6-29/10 Schirn Kunsthalle I Like America. Fictions of the Wild West 28/9-7/1/2007 Picasso 20/10-21/1/2007 Anonymous 2/11-14/1/2007 Stadelsches Kunsinstitut Cult Image-Altarpiece and Devotional Painting from Duccio to Perugino 7/7-22/10
Magdeburg Museo di Storia Culturale Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: Da Ottone il Grande fino alla fine del Medioevo 28/8-10/12
Munchen Haus der Kunst Black Paintings 15/9-14/1/2007 Amrita Sher-Gil. An Indian Artist Family in the 20th Century 3/10-7/1/2007 Allan Kaprow. Art as Life 18/10-21/1/2007
The Tea Factory Liverpool Biennial 2006 16/9-26/11 Tate Henry Moore 9/4-4/2/2007
London
+ europaconcorsi
Spitalfields (London) Christ Church Inspired Art Fair 2006 8/11-12/11
St Ives Tate St Ives Janet Leach Nick Evans: Artist in Residence Roger Hilton 7/10-21/1/2007
Irlanda / Ireland Dublino Irish Museum of Modern Art Irish Art of the Seventies 10/5-10/12 Louis le Brocquy 10/5-10/12 Inner Worlds Outside 26/7-15/10 Michael Craig-Martin 4/10-28/1/2007
Italia / Italy Agliè (Torino) Castello Scultura Internazionale 2006. Opere contemporanee nell’architettura del Castello e del Parco 11/6-15/10
Aosta Centro Saint-Bénin Enzo Maio-Alberi monumentali della Val d’Aosta 19/5-22/10 Chiesa di San Lorenzo Giancarlo Zuppini – Archeologia dell’intimo 8/7-29/10
Estorick Collection of Modern Italian Art Luigi Russolo and Music (TBC) 4/10-17/12 Italian Abstraction 1910-1960 28/6-24/9
Bergamo
Tate Britain Art Now: Richard Hughes 6/5-15/10 William Turnbull 1/6-4/12 Phil Collins: they shoot horses Fino al/through 4/2/2007 UBS Openings: Photography from the UBS Art Collection 23/3-26/11 Peter Fischli David Weiss 11/10-21/1/2007 David Smith: A Centennial 1/11-14/1/2007
Biella
Somerset House Gilbert Collection Bejewelled by Tiffany, 1837-1987 24/6-26/11 V&A Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2007 Royal Academy of Arts Modigliani and his models 8/7-15/10
New Forest ArtSway Jaime Shovlin: Aggregate 14/10-26/11
AcciaierieArteContemporanea Voi (non) siete qui 21/9-24/12
Il Lazzaretto Immagine Rai. Cinquant’anni di televisione 16/7-5/11
Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Giuseppe Penone 10/6-8/10 Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta 14/5-30/12/2007
Carpi (Modena) Palazzo dei Pio Cinema & fumetto. I personaggi dei comics sul grande schermo 23/9-26/11
Carrara Palazzotto Ascoli Omaggio a Robert Rauscenberg Fino al/through 7/12
Castiglioncello (Livorno) Castello Pasquini Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti della Belle Epoque 8/7-12/11
Cesano Boscone (Milano) Galleria Auchan Kerry Kennedy: Voci contro il Potere 9/10-22/10
Ciliverghe di Mazzano (Brescia) Musei Mazzucchelli Versace. Il genio della moda e l’arte 5/5-29/10
Como Varie sedi Miniartextil 7/10-12/11
Civitanova Marche Alta (Macerata)
Firenze Galleria degli Uffizi La Mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale 28/3-7/1/2007 Museo Marino Marini Giovanni Paszkowski: L’ora sospesa 21/9-11/11 Casa Buonarroti Fabrizio Boschi, pittore barocco di “belle idee” e di “nobiltà di maniera” 26/7-13/11
Gemonio (Varese) Museo Floriano Bodini Lucio Fontana. Attraversando la materia 18/6-29/10
Genova Wolfsoniana/Museo delle Arti Decorative e di Propaganda Momenti della decorazione murale in Italia 1920-1940 Fino al/through 5/11
La Spezia CAMeC Fausto Melotti-Consonanze 1/7-15/10
Mantova, Padova, Verona Varie sedi Celebrazioni per il Mantegna 16/9-14/1/2007
Marsala (Trapani) Convento del Carmine Una natura altra. Natura, materia, paesaggio nell’arte italiana 19501962 8/7-30/10
Masnago (Varese) Castello Innocente Salvini (1889-1979) 27/5-15/10
Matera
Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Arte al centro 2006: il gioco 23/6-12/11
Pinacoteca Marco Moretti-Ex Chiesa di Sant’Agostino Omaggio a Picasso 2/7-29/10
Chiese Rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci Alberto Viani 24/6-8/10
Bologna
Correggio (Reggio Emilia)
Milano
Galleria de' Foscherari Cesare Tacchi: “Zigzagando” Fino al/through 31/12
Palazzo dei Principi Arnaldo Pomodoro 25/6-8/10
Varie sedi Gender Bender 30/10-5/11
Faenza (Ravenna)
Brescia Museo di Santa Giulia Mondrian 28/10-25/3/2007 Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa 28/10-25/3/2007 Licini. Opere 1913-1929 28/10-19/1/2007 Pirandello. Nature morte 20/1/2007-25/3/2007
Cagliari Centro Comunale d'Arte e Cultura
Museo Internazionale delle Ceramiche Angelo Biancini. Sculture e ceramiche dagli anni Trenta al dopoguerra 2/6-30/11 La collezione delle maioliche del Museo del Petit Palais di Parigi 21/10-25/2/2007 Motociclette e ceramiche fra tecnologia e design (1904-1940) 4/10-18/11
Ferrara Palazzo dei Diamant André Derain 24/9-7/1/2007
Palazzo Reale Tamara de Lempicka 5/10-14/1/2007 Castello Sforzesco Indoamerica: Archeologia ed etnografia del Sud America 17/2-29/1/2007 Fabbrica del Vapore Vapore intenso Fino al/through 31/10 Talk to the city Fino al/through 3/12 Fondazione delle Stelline Il lavoro inciso. Capolavori dell’arte grafica da Millet a Vedova 14/9-21/10 Arturo Martini 8/11-4/2/2007 Spazio Annunciata L’immagine critica: Milano anni Sessanta – Tra pop art e contestazione 11/10-19/11
218 l’ARCA 107
AGENDA Fondazione Arnaldo Pomodoro Jannis Kounellis 24/9-11/2/2007 Galica Arte Contemporanea Fabien Verschaere “Copy cat” 23/9-4/11 Galleria Carla Sozzani Rinko Kawauchi “AILA, the eyes, the ears” 10/9-29/10 Galleria Pittura Italiana Era Contemporanea Bum! 21/9-30/10
+ europaconcorsi
Pergine Valsugana (Trento)
Sorrento (Salerno)
Castello Annamaria Gelmi, sculture, dipinti, sculture 22/4-6/11
Museobottega della Tarsialignea L’intersio: Sorrento-Nizza e ritorno 23/6-5/11
Pisa Torre Guelfa Luca Vitone, Panorama 30/6-29/10
Ponte di Piave (Treviso)
Galerie Centre Culturel Français Loris Gréaud-“Illusion is a revolutionary weapon” 22/9-10/11
Casa di Cultura Goffredo Parise Il Veneto di Goffredo Parise, fotografie di Lorenzo Cappellini descritte da Goffredo Parise 3/7-8/10
Galleria della Banca Cesare Ponti Lucio Fontana, disegni 18/6-29/10
Reggio Emilia
C/O Care Of - Spazio d'Arte Contemporanea Fragmented Show. Mostra degli allievi del XII Corso Superiore di Arte Visiva della FAR 10/10-28/10 Entroterra Ernesto Achilli. La quiete del rosso 16/9-14/10 Fondazione Xante Battaglia Paola Fiorido 30/6-30/10 Galleria del Credito Valtellinese Refettorio delle Stelline L’ombra nella mano. Il viaggio delle forme – La Sombra en la Mano. El Viaje de las Formas 15/9-4/11 M.A.P.P. - Museo d'Arte Paolo Pini Gianni Cuomo. Nel dubbio meglio tacere 23/9-20/10 Galleria Giò Marconi Catherine Sullivan, The Chittendens 23/9-21/10 Fondazione Marconi Aldo Spoldi 27/10-26/11 Spazio Oberdan Wherever We Go 17/10-28/1/2007
Napoli Istituto Alfonso Casanova Paradigmi Iperspazialisti 19/7-31/12
Nuoro MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro La magnifica ossessione 28/4-21/1/2007
Orvieto (Terni)
Palazzo Magnani Arnaldo Pomodoro 25/6-8/10
Rivoli (Torino) Castello Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen – Sculpture by the way 24/10-25/2/2007
Roccelletta di Borgia (Catanzaro)
Galleria del Premio Suzzara 45° Premio Suzzara 17/9-29/10
Tivoli (Roma) Villa d’Este Sculture in Villa 14/6-5/11
Torino Palazzo Bricherasio Cuba. Avanguardie 1920-1940 14/7-8/10 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Sub-Contingente. Il Subcontinente Indiano nell’arte contemporanea 30/6-8/10 Studio Fornaresio Janusz Haka 21/9-11/10 Lingotto Fiere Artissima 13 10/11-12/11
Trento
Castello di Vigevano Vivienne Westwood. Shoes 1973-2006 17/9-19/11
Volterra (Siena) Palazzo Minucci Solaini Luoghi d’incontro 9/9-8/10
Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg Mudam Eldorado 2/7-20/11
Mexico City Museo del Palacio de Bellas Artes Exchanging Views: Visions of Latin America in the Collección Patricia Phelps de Cisneros 2/8-21/10
Olanda / Holland
Roma
Trieste
Braccio Carlomagno/Città del Vaticano Petros eni/Pietro è qui 3/10-8/3/2007
Ex Pescheria Centrale Andy Warhol: Timeboxes 22/7-22/10
Van Gogh Museum Wonders of Imperial Japan: Meiji Art from the Khalili Collection 7/7-5/11 Looking into paintings Fino al/through 24/9 Women from Tokyo & Paris 7/7-22/10
Vaprio d’Adda (Milano)
Den Haag
Museo di Roma - Palazzo Braschi Henri Cartier-Bresson. Omaggio a Roma e ritratti 30/5-29/10 Museo di Roma in Trastevere Tre secoli di satira e caricatura tra le Marche e Roma-La tentazione comica 29/9-29/10
Rovereto (Trento)
Villa Castelbarco Albani Antiquariato Nazionale 14/10-22/10
Ca’ Rezzonico Canaletto – Brustolon, Le feste ducali - Rami e Stampe dalle collezioni del Museo Correr 21/4-6/11
Mart Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi 7/10-8/1/2007 Douglas Gordon 22/9-14/1/2007
Fondazione Querini Stampalia Giuseppe Caccavale - Resi conto Disegni e manoscritti dalla collezione Charlotte Kerr Durrenmatt 20/5-15/10
San Miniato (Pisa)
Museo Correr Parole e figure. Momenti di storia del libro e della stampa 9/6-10/12
Palazzi Papali e Chiesa Sant’Agostino Le stanze delle meraviglie Da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto 13/4-7/1/2007
Parma
Siena
Cattedrale I 900 anni della cattedrale di Parma Fino al/through 3/12
Complesso museale Santa Maria della Scala/Palazzo Squarcialupi Pio II, la città, le arti 23/6-8/10
Amsterdam
Gemeentemuseum Haag A Decorative Delight: Dutch Ceramics 1880-1940 24/6-5/11
Venezia Palazzo Grassi Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 11/11-11/3/2007
Fondazione Bevilacqua La Masa Thomas Ruff. The Grammar of Photography 15/6-15/10 Museo Fortuny Ida Barbarigo: i terrestri 2/9-19/11 Palazzo Ducale Il Paradiso di Tintoretto – Un concorso per Palazzo Ducale 9/9-3/12
Svizzera / Switzerland Basel Kunstmuseum Basel Kandinsky. Paintings 1908-1921 21/10-4/2/2007 Classicism to the Early Modern 11/11-4/3/2007 Museum für Gegenwartskunst Christian Philipp Müller 23/9-7/1/2007
Berna Zentrum Paul Klee Paul Klee – Melody and Rhythm 9/9-12/11
Ginevra Messico / Mexico
Castello del Buonconsiglio Girolamo Romanino: l’altro volto del Rinascimento 29/7-29/10
Castel Sant’Angelo Roma Barocca: Bernini, Borromini, Pietro da Cortona 16/6-29/10
14/10-14/1/2007 Robert Rauschenberg 17/2/2007-6/5/2007
Vigevano (Pavia)
Parco Archeologico di Scolacium Antony Gormley-Time Horizon, intersezioni 2 25/6-8/10
Museo Diocesano - Via Angelica Conservatorio di Santa Chiara Rocca Federiciana - Oratorio del Loretino - Accademia degli Euteleti Dilvo Lotti: Un Maestro dell'Espressionismo Europeo 15/7-15/12
108 l’ARCA 218
Suzzara (Mantova)
Ca’ Pesaro Carol Rama, l’opera incisa 1944-2005 16/9-29/10
AGENDA
Singapore Varie Sedi Singapore Biennale 2006 4/9-12/11 www.singaporebiennale.org
Spagna / Spain Barcelona Fondació Miró Carles Santos. Long live the piano! 30/6-5/11
Sevilla Monasterio de la Cartuja de Santa María de las Cuevas BIACS 2 - International Biennial of Contemporary Art Ottobre/October-Gennaio/January 2007 www.fundacionbiacs.com
Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet Africa Remix
Centre d'art contemporain Genève, Artistes et Créateurs D’aujourd’hui Bourses des Fonds Berthoud, Lissignol-Chevalier et Galland 9/9-8/10
Lausanne Fondation de l'Hermitage Baselitz 1/7-29/10
Lugano Museo Cantonale d’Arte L’immagine del vuoto. Una linea di ricerca nell’arte italiana 1958-2005 7/10-7/1/2007 Museo d'Arte Moderna Miquel Barceló 12/11-4/2/2007
Martigny Fondation Pierre Gianadda Capolavori della pittura europeaDal Metropolitan Museum of Art di New York 23/6-12/11 Edouard Vallet 17/11-4/3/2007
Rancate Pinacoteca Giovanni Züst Sotto il segno della Scapigliatura. Il rinnovamento delle arti tra il Canton Ticino e la Lombardia nel secondo Ottocento 14/9-3/12
Riehen Fondation Beyeler Eros 6/8-18/2/2007
+ europaconcorsi
USA Aspen Aspen Institute Art Gallery The Rhythm of Color: Alejabdro Otero and Willys de Castro – Two Modern Masters in the Collection Patricia Phelps de Cisneros 29/6-1/11
Boston ICA - Institute of Contemporary Art Julian Opie Fino al/through 31/10 Super Vision 17/9-31/12 Momentum 6: Sergio Vega 17/9-26/11 ICA Artist Prize 17/9-26/11
Chicago The Art Institute So the Story Goes: Photographs by Tina Barney, Philip-Lorca di Corcia, Nan Goldin, Sally Mann, and Larry Sultan 16/9-3/12
Philadelphia
San Francisco
Per informazioni: Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.piscine-expo.com E-mail: piscine2006epelcom.com
SFMOMA Anselm Kiefer. Heaven and Earth 12/10-14/1/2007
Santa Fe Site Santa Fe Sixth International Biennal 9/7-7/1/2007
National Gallery of Art Henri Rousseau: Jungles in Paris 16/7-15/10
Miami Art Museum Miami in Transition Fino al/through 29/10 Lorna Simpson 6/10-21/1/2007 New Work: Mark Dion 27/10-14/1/2007
New York Dia:Beacon Agnes Martin, Developing Awareness: Paintings from the 1980s 3/8-5/3/2007 An-My Le 16/9-3/9/2007 The Metropolitan Museum of Art New Orleans after the Flood: Photographs by Robert Polidori 19/9-10712 Cézanne to Picasso: Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde 14/9-7/1/2007 Sean Scully: Wall of Light 26/9-14/1/2007 Americans in Paris, 1860–1900 24/10-28/1/2007 Glitter and Doom: German Portraits from the 1920s 14/11-18/2/2007
Migros museum für gegenwartskunst It’s Time for Action – New Feminism in Contemporary Art 26/8-29/10 Robert Kusmirowski 11/11-7/1/2007
Whitney Museum of American Art Picasso and American Art 28/9-28/1/2007 Kiki Smith: A Gathering, 1980-2005 16/11-11/2/2007
Francia / France Lyon
Lacma Magritte and Contemporary Art: the Treachery of Images 19/11-4/3/2007
Miami
Tel.+49 89 94920245 Fax +49 89 94920249 Internet: www.bauma-china.com, www.bauma.de E-mail: henrike.burmeister@messe-muenchen.de
Institute of Contemporary Art John Armleder, About Nothing. Works on Paper 9/9-17/12 Fertilizers: Olin/Eisenman 9/9-17/12 Fables 9/9-17/12 Irene Fortuyn 9/9-17/12
Washington
Zurich
Fotomuseum Winterthur Geschichten, Geschichte Fino al/through 5/11
MASS MoCA Carsten Holler Fino al/through 21/10
Los Angeles
MoMA Out of Time: Contemporary Art from the Collection 30/8-9/4/2007 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now 15/10-1/7/2007 Manet and the Execution of Maximilian 5/11-29/1/2007
Winterthur
North Adams (MA)
The Phillips Collection The Société Anonyme: Modernism for America 14/10-21/1/2007 El Lissitzky: Constructs for a Brave New World 14/10-21/1/2007
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Argentina Buenos Aires Centro Costa Salguero FEMATEC 2006 Salone internazionale della costruzione, materiali e tecnologie International Construction, Materials and Technologies Trade Show 3/10-7/10 Per informazioni: R.Santi y Asociados S.A. Tel./Fax.+54 011 5236-5291 Internet: www.rsanti.com.ar, www.fematec.com E-mail: jimenalevy@rsanti.com.ar
Cina / China Shanghai International Expo Centre Bauma Salone internazionale dei macchinari, attrezzature e veicoli da costruzione/International trade fair for construction machinery, building material machines, construction vehicles and equipment 21/11-24/11 Per informazioni: Bauma China Henrike Burmeister
Eurexpo Salon Piscine Salone internazionale delle piscine, allestimenti paesaggistici e illuminazione di esterni/International trade fair of swimming pools, landscape architecture and exterior lighting 14/11-17/11
Pollutec Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 28/11-1/12 Per informazioni: Pollutec Lyon 2006 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret cedex Fax +33 1 47562110 Internet: www.pollutec.com
Salon des Energies Renouvables Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 14/2/2007-17/2/2007 Per informazioni : Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.energie-ren.com E-mail: batiment@sepelcom.com
Paris Porte de Versailles Equp’Hotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 5/11-9/11 Per infromazioni: Internet: www.equiphotel.fr
Equip Baie Mostra internazionale della finestra, chiusure e protezioni solari/International trade fair of windows, frameworks and solar protection Metal Expo Salone internazionale della carpenteria metallica/International trade fair of metal works 14/11-17/11 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano – Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it
Salon de Piscine & du Spa Salone internazionale delle piscine e delle terme/International trade fair of swimming pools and spas 2/12-10/12
Per informazioni: Reed Expositions France 11 rue du Colonel-Pierre-Avia BP 571 75726 Paris cedex 15 Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet: www.reedexpo.fr, www.salonpiscineparis.com E-mail: piscine@reedexpo.fr
218 l’ARCA 109
AGENDA Germania / Germany Düsseldorf Messe Glasstec Salone internazionale delle tecnologie per il vetro/International trade fair of glass technology 24/10-28/10 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.glasstec.de
EuroExpoEvent Salone internazionale per la costruzione di stand espositivi e design/International trade fair for exhibition stand construction and live-marketing 30/11-1/12 Per informazioni: Messe Düsseldorf c/o Tanja Schindler Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.eurexpo-messe.de E-mail: SchindlerTa@messe-duesseldorf.de
EuroCIS Salone internazionale delle comunicazioni, informatica e tecnologie per la sicurezza International trade fair of communications, information and security technology 27/2/2007-1/3/2007 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet. www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de
India Noida (New Delhi) Pragati Maidan Zak Glasstech International 2006 Salone internazionale del vetro da costruzione/International trade fair of glass in building industry 8/12-12/12 Per informazioni: Zak Towers 49 (Old No. 27), Veerabadran Street Nungambakkam Chennai 600 034 Tel. +91 44 28257722 Fax +91 44 28254488 Internet: www.zakglasstech.com E-mail: enquiry@zakgroup.com
Italia / Italy Bologna Fiera Saie Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia International trade fair of building industrialization 25/10-29/10 Per informazioni: BolognaFiere Spa Tel. +39 051 282111 Internet: www.saie.bolognafiere.it E-mail: saie@bolognafiere.it
Bolzano Fiera Klimahouse Fiera internazionale per l’efficienza energetica e l’edilizia sostenibile International trade fair for energy efficiency and sustainable building
110 l’ARCA 218
+ europaconcorsi
25/1/2007-28/1/2007 Per informazioni: Ufficio Stampa Fiera Bolzano SpA Heidi Maria Blaas Piazza Fiera 1 - Messeplatz 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it E-mail: blaas@fierabolzano.it
Genova Fiera Tecnhotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 6/11-9/11 Per informazioni: Fiera di Genova Tel. +39 010 5391256-233 Internet: www.tecnhotel-online.it E-mail : tecnhotel@fiera.ge.it
Milano Fieramilanocity La Mia Casa Salone internazionale dell’arredamento International trade fair of furniture 21/10-29/10 Per informazioni: RASSEGNE. Piazzale Carlo Magno 1 20149 MILANO MI Internet: www.rassegne.it E-mail: info@rassegne.it fieramilanocity Tel. +39 02 4997.1 Fax +39 02 49976113 Internet: www.rassegne.it/lamiacasa/Index.asp E-mail: info@lamiacasa.org
Superstudio Più MINT Milan International Antiques and Modern Art Expo 22/11-26/11 Per informazioni: Revolution Tel. +39 011 546284 E-mail: mint@mintexhibition.it, info@r-evolutionitalia.it
Fiera Milano Rho Lift Salone internazionale di ascensori, accessori e servizi/International trade fair of lifts and accessories 8/11-11/11 Per informazioni: Fiera Milano International Via Varesina 76 20156 Milano Tel. +39 02.485501 Fax +39 02.48550420 Internet: www.fmi.it E-mail: info@fmi.it
Build Up Expo Salone.convegno internazionale delle tecnologie, costruzioni, architettura 6/2/2007-10/2/2007
Per informazioni: Rassegne Piazzale Carlo Magno 1 20149 Milano Tel. +39 02 49976110 Fax +39 02 49976113 Internet: www.buildupexpo.com/home.asp E-mail: paola.messa@rassegne.it
Rimini Fiera Ecomondo Energia Salone internazionalesui materiali e le energie rinnovabili e sostenibili International trade fair on material and energy recovery and sustainable development 8/11-9/11 Per informazioni: Ecomondo Energia Giorgia Maioli Tel. +39 0541 744295 Fax +39 0541 744475 Internet: www.riminifiera.it E-mail: i.canarecci@riminifiera.it
Sia Guest-Luoghi, atmosfere, tendenze, impianti, progetti Salone internazionale dell’accoglienza/International trade fair of hotel contract 25/11-28/11 Per informazioni: Fiera di Rimini c/o Barbara Padovan Tel. +39 0541 744226 Internet: www.riminifiera.it E-mail: b.padovan@riminifiera.it
Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengasse 6, 4° fl. A-1040 Wien, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.climateworld.info, www.msi-fairs.com E-mail: climateworld@msi-fairs.com
A
F.X. Bourgeois 4
Javier Moreno Cruz 85
Raphael Gabrion 86
K
Marco Montemaggi 95
A+AA 40, 47
Didier Brault 4
Craig Cullingworth 34
Eugenio Galdieri 26
Cui Kai 16
Luigi Moretti 26
Abdellah Aabou 86
Jean-François Brecq 86
Puerto Gallego Arriola 85
G. Kaiser 4
Alessandra Muntoni 26
Acanthe 4
Stefano Bressan 85
D
Galleria Aedes Pfafferberg Berlino 95
Anastasia Kaneva 4
Giorgio Muratore 26
AIK 4
Bressan & Claut 85
Claudio Dall’Olio 26
Galleria del Premio Suzzara 97
Anish Kapoor 96
Saverio Muratori 26
Samira AitMehdi 86
Giovanni Bulina 64
Christian Dam 74
Javier García 85
Catherine Kapzak 4
Patricio Murphy 86
Franco Albini 94
Richard Burdette 2
Damiani Editore 101
Ignazio Gardella 94
Yann Kersalé 4
Museo Floriano Boldini Gemonio 97
Alfdav Construction 34
Aldo Busi 2
Domitilla Dardi 101
Cesar Garduño 86
Sabrina Kettano 4
Jacques Allégret 101
Byblos Art Gallery Verona 95
Ugo Dattilo 85
Thomas Garvin 69
King Roselli 40, 50
N
Delfo Del Bino 101
GEC Ingégnerie 4
Paul Klee 97
N!Studio 40
C
Roman Delugan 95
Frank Gehry 97
Konarka/Evident Technologies 84
M. Najdovski 4
Francio Alys 96
C.A. du Toit 34
DeluganMeissl 95
Jacques Gelez 86
Rem Koolhaas 57
Giorgio Napolitano 100
Teresa Amodio 40
Nicola Cabiati 57
Elke Delugan Meissl 95
Diana Gil Fonfría 85
Kyonggi Provincial Museum
Ningura Napurrula 4
J. Amor 4
Caimi Brevetti 100
David Depoux 86
N. Gilliland 4
Architecture & Design Institute
Santiago Calatrava 97
Eric De Rengerve 86
Kathrin Gimmel 69
Eleonora Calcaterra 57
Julien De Smedt 69, 74
Mel Gooding 101
L
Nemesi 40, 53
Archivio di Stato Torino 94
Massimo Calda 64
C. Desroche 4
Google Earth 2
Mathias Labarca Clausen 69
Armel Neouze 86
Arcora 4
M. Calzada 4
De Villiers & Hulme 34
Francisco Goya 97
Labics 40
E. Nespoulous 4
AREP 16
Francesca Campagnoli 85
Emidio DiNicola 64
Andrew Griffen 69, 74
Henri Labiole 4
Niras 69
Mario Antonio Arnaboldi 16, 101
Lucio Campanelli 57
Diocesi di Belluno-Feltre 85
Francesco Groppui 101
Narisara Ladawal 74
Njalsgade 69
Artefactory 4
Gino Capponi 26
Marcel Duchamp 96
Gruppo Hörmann 99
Jakob Lange 69, 74
Jo Noero 34
Artico 100
Elena Cardani 4, 88, 91
Duck’s 4
Gruppo Ripa Bianca 100
Lanoire & Courrian 90
Noero Wolff Architects 34
ArupItalia 57
Imelda Cargnello 85
Marco Cezar Dudeque 86
Guggenheim Museum
Francesco Lanza 85
Ateliers Jean Nouvel 4
Pietro Aschieri 26
Joao Caria Lopes 86
Jean-Marie Duthilleul 16
New York 100
Sylvain Latizeau 86
Novelis 99
Autobus Impérial 4
Jacopo Carli 85
Isabelle Guillauic 4
F. Laun 4
Lena Nyadbi 4
Avec Acoustique 4
Massimo Carli 85
E
Pastorino Federico Guillermo
Roberto Laurenti 57
Axana 84
Charles Carré 86
EDF 91
J. Lebarillec 4
O
Carlo Aymonino 26
F. Casanova 4
Editions Le Moniterur 101
Giuseppe Guzzini 95
Claude-Nicolas Ledoux 57
Observatoire N°1 4
Ayuntamiento de Santoña 85
Cesare M. Casati 1
Editoriale Delfino 101
Nanna Gyldholm Moller 69, 74
Hahn Gi Lee 64
ODM Gemo 4
R. Azard 4
Casso & Cie 4
Eko 95
S. Letourneur 4
Flor Olivares 57
Castello Sforzesco Vigevano 96
Electa 101
H
Adalberto Libera 26
Olschki Editore 101
B
Achille Castiglioni 2
S. Erard 4
Zaha Hadid 100
Listone Giordano 100
Ordine degli Architetti P.P.C.
B.I.G. 68, 69, 74
CCIAA Prato 85
Roberto Ercilla Abitua 85
M. Hagg 4
Brunella Lorenzi 101
Francis Bacon 97
Luigi Centola 40
Etablissement Public
Adam Hald 69
Natascia Lucchesi 64
Franco Origoni 94
Bandoni 95
Centola & Associati 40
Karsten Hammer Hansen 69, 74
Amedeo Luccichenti 26
OTH 4
Jean-Baptiste Barache 91
Sergio Cereceda 86
Kristoffer Harling 74
Ugo Luccichenti 26
Matteo Baralli 85
Cersaie Bologna 99
Valerio Barberis 85
Olivier Charles 86
F
Simon Herup Nielsen 69
M
Davide Pacanowsky 26
A. Barbry 4
Paul Chemetoff 101
Massimo Fagioli 26
Louise Hoyer 69
Angela Madesani 101
Carlo Paganelli 57
Pietro Barocci 26
Paul Chemetov 101
Nceba Faku 34
Hiroshi Maeda 4
Palazzo Ducale Genova 94
Luca Barontini 85
Chetwoods Architects 89
FBT 95
I
Roberto Malfatti 87
E. Pannetier 4
Paddy Bedford 4
Alan Chow 84
Juan José Fernández Ugidos 85
Stefano Iacopini 57
Rocco Mancino 85
Anne Claire Pâris 86
Vanessa Beecroft 97
Vincent Chow 84
G.L. Ferrarini 4
IBL 99
Nausikaa Mandana Rahmati 101
Stefano Pavarini 68
Beijing Municipality 16
Jakob Christensen 74
Fiac 80
Ideal Standard 99
Andrea Mantenga 96
Andreas Pedersen 74
René Bencini 4
Thomas Christoffersen 74
Michele Fiesoli 85
F. Imbert 4
Marano 40
Luigi Pellegrin 26
Simonetta Benetollo 85
Luca Ciancarelli 26
Mario Fiorentino 26
Bjarke Ingels 69, 74
Marcello Marchesini 85
R. Pellerin 4
David Benitez 69
Fabio Cibinel 57
Rob Fleuren 84
Krestian Ingemann Hansen 69
Carla Maresca 64
Gaetano Pesce 95
Bo Benzon 69, 74
Citroen Italia 84
Etienne Follenfant 4
Ingerop 4
Giuseppe Margaritelli 100
Philips 100
Francesco Berarducci 26
Luciano Claut 85
Fondazione Magnani Rocca
Simon Irgens 69
Marsilio 101
Marcello Piacentini 26
Thomas Bernschein 57
Gilles Clément 4
Runi Islam 96
Pablo Martínez Capdevila 85
Piaggio 93
Las Vegas
Guillaume Besançon 4
Clementoni 95
Lucio Fontana 97
Istituto Europeo di Design 99
Carlos Martínez De Albornoz 85
Renzo Piano 94
Katrin Betschinger 74
Julien Coerdevey 4
Ranieri Fontana-Giusti 86
Christian Massimi 64
Emmanuelle Poggi 2, 90
Convention Center World of Concrete Mostra internazionale della costruzione, dei prefabbricati, del calcestruzzo e delle murature International trade fair of building industry, prefabs, concrete, masonry 23/1/2007-26/1/2007
Antonio Bezanilla Cacicedo 85
Alessandro Colombo 94
Gordana Fontana-Giusti 86
J
John Mawurndjul 4
Iwan Ponsonnet 88
Biennale di Architettura Venezia 1, 2
Antoine Cordier 86
Four Food Studio 100
JDS 69
Robert McGiven 34
Angelo Pontecorboli 101
John Blair 34
Alessandro Corradini 85
L. Frachet 4
K. Jeannot 4
MDUarchitetti 85
Paolo Portoghesi 2, 26
Emma Blanc 4
Corraini Arte Contemporanea 101
Frac Languedoc-Roussillon 96
Cathy Jedonne 4
Alberto Meda 101
PR.AS Consulting 64
Patrick Blanc 4
Cristiano Cosi 85
Wolfang Franke 26
Thomas Jefferson 92
Richard Meier 97
Franz Prati 94
Françoise Bliek 26
Cossec 4
Fratelli Guzzini 95
Benny Jepsen 69
Simone Micheli 76
Luigi Prestinenza Puglisi 64
L. Bocchini 26
Joao Costa 69
Mia Frederiksen 74
JesamTech 64
Miralles Tagliabue/EMBT 40, 48
Nicola Probst 91
F. Boilevin 4
Costruire Edil LevanteBari 99
Moshe Frommer 84
Johnson & Johnson Medical 84
Carlo Mollino 94
Provincia di Salerno 41
Pablo Boisier 86
CottoImpruneta 100
Doriana Fuksas 57, 93
Dietmar Martin Josst 95
Vincenzo Monaco 26
Franco Purini 26
Monica Bonvicini 96
Jean-Louis Courtois 4
Massimiliano Fuksas 57, 93
Thomas Jumin 101
Rafael Moneo 94
Alain Bony 4
Pierre Crochelet 4
Spagna / Spain
Verona
Madrid
Fiera Marmomacc Salone internazionale del marmo e delle tecnologie lapidee/The international exhibition of marble stone and technology 5/10-8/10
Feria Matelec Salone internazionale delle attrezzature elettriche ed elettroniche International exhibition of electrical and electronic equipment 24/10-28/10
Per informazioni: Internet: www.marmomacc.it/2006
Portogallo / Portugal Porto Feira Internacional Exponor Concreta Salone internazionale dell’industria delle costruzioni International exhibition for the construction industry 24/10-28/10 Per informazioni: Exponor Feira Internacional do Porto 4450-617 Leiça da Palmeira Tel.+351 22 9981400 Fax +351 22 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.com
Principato di Monaco Monaco Principalità Montecarlo Grimaldi Forum Batilux Salone internazionale della costruzione, attrezzature, mercato immobiliare International trade fair of construction, equipment, real estate 27/1/2007-30/1/2007 Per informazioni: Batilux Estelle Noizet-Lopez Directeur Adjoint Tel. +377 93504340 Fax +377 97981820 Internet: www.batilux.com E-mail: estelle@batilux.com
Russia / Russie Moscow Expocentr Krasnaya Presnya Aqua-Therm Salone internazionale per riscaldamento, sanitari, climatizzazione/International trade fair of heating, bathroom equipment, climatisation 27/2/2007-2/3/2007 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengstrasse 6, 4° fl A-1040 Vienna, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.aqua-therm.info E-mail : aqua-therm@msi-fairs.com
Crocus Expo Climateworld Salone internazionale delle tecnologie sostenibili/International trade fair of sustainable technologies 13/3/2007-16/3/2007
Ne l’Arca questo mese In l’Arca this month
Per informazioni: IFEMA-Feria de Madrid 28042 Madrid Internet: www.ifema.es
Svizzera / Switzerland Basel Fiera Swissbau Metallbau Saloni internazionali dell’edilizia/International trade fairs of the building industry 23/1/2007-27/1/2007 Per informazioni: Fiera di Basilea Christopher Herzog MCH Messe Basel CH-4005 Basilea Tel. +41 58 2062257 Fax +41 58 2062188 Internet: www.swissbau.ch E-mail : christoph.herzog@messe.ch
Ucraina / Ucraine Kiev Kiev Expo Plaza Kiev Expo mebel Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 4/10-8/10 Kiev Home Textile Salone internazionale dei tessuti per l’arredamento/International trade fair of home furniture textiles 5/10-8/10 Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.Bazzoni 12 20123 Milano, Italy Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it/trade_fairs.html E-mail : fiere@paralleli.it
USA
Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano, Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it
Allies & Morrison 57 Will Alsop 101
of the Ministry of Construction 16
du Musée du Quay Branly 4 Eutropia 85
Nicolás 86
South Korea 64
Nelson Mandela Foundation 57
P. Monteil 4
G
della Provincia di Belluno 85
P
E. Herkens 4
Mamiano Traversatolo 97
Bruce Nauman 97
Q Ludovico Quaroni 26
R M. Raash 4 F. Rabiet 4
in the World
ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar
ALBANIA
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AUSTRIA
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BELGIUM
(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022
BRAZIL
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CHILE
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CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131
FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330
FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216
GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de
GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre
4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440
GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777
HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111
ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567
JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308
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PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194
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TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur
Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937
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The books of l’Arca Edizioni in the world are distribuited by: In Germany, Austria: Wasmuth Verlag - Fürststrasse 133, D-72072 Tübingen Tel. +49 7 07133658, fax +49 7 07135776 In Great Britain, Belgium, Netherlands, Northern Europe, South America, Asia: Art Books International - Unit 14, Groves Business Centre, Shipton Road , Milton-under-Wiychwood, Chipping Norton, Oxon, OX7 6JP Tel. +44 1993 830000, fax + 44 1993 830007 In Spain: Libro CO. Italia S.r.l. Via Borromeo, 48 - 50026 San Casciano V.P. (FI) Tel. +39 055 8228461, fax +39 055 822462 www.libroco.it E-mail: libroco@libroco.it
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