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Cesare Maria Casati

Venti anni dopo

Twenty Years After

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enti anni dopo è la continuazione (Dumas), venti anni dopo, appunto. Casati (D’Artagnan) cerca di ricostruire il quartetto, al servizio stavolta della tendenza (Mazarino). Solo Vitta (Porthos) lo affianca, con la speranza di diventare barone. Arnaboldi (Athos) e Strano (Aramis) invece fiancheggiano la Fronda Universitaria, il movimento anti-contemporaneità (Cardinale) e contro l’assolutismo storico (monarchico). I quattro si ritrovano per vie diverse in redazione (Inghilterra). Devono difendersi dalla persecuzione di Burdett (Mordaunt), figlio della neourbanistica (Milady), che intende vendicare la madre. Durante il viaggio di ritorno da Venezia, Burdett (Mordaunt) tenta di far saltare in aria la rivista (nave) con i quattro amici: i quattro però riescono a allontanarsi prima dell’esplosione e proseguono felicemente il loro viaggio verso i prossimi venti anni. Nel numero 1 de l’Arca uscito nel lontano novembre del 1986 così annunciavamo la nostra avventura editoriale: “...Quasi una scommessa. Ma siamo convinti che la formula editoriale e culturale che abbiamo scelto e che stiamo realizzando porterà ‘aria nuova’ nell’affollato e stantio scenario dell’informazione. l’Arca, se intesa come contenitore delle cose preziose, saprà ridare dignità internazionale ai progettisti, ritrovare il prestigio e l’importanza degli istituti universitari e di ricerca e, soprattutto, reinformare coerentemente il lettore nel tentativo di riqualificare la ‘domanda’ di progetti. Solo in questo modo potremo ricondurre le ‘committenze’ verso i parametri fondamentali della qualità, della creatività e della professionalità...” Ebbene ora dopo venti anni posso in tutta coscienza affermare che la nostra scommessa l’abbiamo vinta. Nel frattempo riviste gloriose e nuove si sono allineate ai nostri intenti e certamente molti architetti, allora giovani e da noi segnalati e sostenuti, sono diventati grandi professionisti internazionali. Anche la cultura della committenza si è modificata, a tal punto, che oggi un grande e prestigioso premio internazionale di architettura come il Dedalo Minosse, promosso da ALA e da noi affiancato, viene assegnato ai committenti. E’ anche un nostro vanto, che rivendichiamo con orgoglio, quello di aver segnalato più di 4.000 progetti di più di 7.000 autori in 219 numeri della rivista. Tutti sempre selezionati non secondo scelte di tendenza o di lobby, ma tenendo presente, oltre al rispetto della professionalità, i valori più profondi dell’architettura come la poetica, la creatività, il linguaggio e la ricerca. E’ la parte sommersa della contemporaneità e dell’anticipazione del futuro nei progetti che ci guida e ci guiderà ancora nell’analisi critica della selezione. Per il futuro abbiamo nuove idee che, a partire dal prossimo anno, scoprirete mese dopo mese: idee legate alle nuove tecnologie e soprattutto all’informazione e alla formazione dei giovani progettisti. Il mondo cambia a una velocità differente dalla nostra capacità di comprensione, ecco perché cercheremo sempre più di contribuire a decodificare almeno i segnali più meritevoli di curiosità e di attenzione intelligente. Sappiamo che stiamo aprendo una nuova scommessa, ma quando si gioca con la “carta” si gioca sempre d’azzardo, come con le “carte”.

wenty Years After is the continuation (Dumas), twenty years on, as we said. Casati (D’Artagnan) is trying to reassemble the quartet, this time at the service of what is new (Mazarino). Only Vitta (Porthos) joins him, in the hope of becoming a baron. Arnaboldi (Athos) and Strano (Aramis), on the other hand, decide to back the University Fronde, the anti-modernity movement (Cardinale) against historical absolutism (monarchic). The four eventually end up together at the publishing house (England). They have to defend themselves against persecution from Burdett (Mordaunt), a son of neo town-planning (Milady), bent on avenging his mother. On the return journey from Venice, Burdett (Mordaunt) tries to blow up the magazine (ship) with the four friends abroad: but the four of them manage to get away before the explosion and merrily continue on their way into the coming twenty years. Issue no.1 of l’Arca, which was published way back in November 1986, made the following announcement about its new editorial enterprise: “...almost a gambol. But we are convinced that the editorial and cultural approach we have opted for and are now carrying out will breathe ‘fresh air’ onto the busy but rather antiquated information scene. If taken as a receptacle for valuable objects, l’Arca will restore some dignity to international designers, give back a certain prestige and importance to university and research institutes and, above all, provide readers with plenty of information in an attempt to re-qualify the ‘demand’ for projects. This is the only way we will be able to lead ‘clients’ back towards the fundamental parameters of quality, creativity and professionalism…” So now, twenty years on, I can honestly claim that our gambol has paid off. In the meantime, glorious old journals and new magazines have fallen in line with our intents, and there is no doubt that plenty of the (at the time young) architects we drew attention to and supported back then have become leading international figures, Even clients are now viewed in a different light, so that there is even a major, prestigious international architecture award like the Dedalo Minosse Prize, jointly sponsored and promoted by the ALA and us, awarded to clients. We can also proudly boast to have commended over 4,000 projects by over 7,000 architectural designers in 219 issues of the magazine. All of whom have always been chosen not because they are fashionable or due to pressure from lobbies, but rather by taking into account (in addition to respect for professionalism) the deepest values of architecture, such as artistry, creativity, idiom and experimentation. It is the hidden side of the modern-day scene and a foretaste of the future in projects which guides us and will continue to guide us through a critical analysis of our selection criteria. We already have new ideas for the future, which, starting next year, will gradually be revealed month by month: ideas linked with the latest technology and, above all, information and training for young architects. The world is changing at a different rate to our ability to understand it, which is why we will try to play an increasingly important role in deciphering at least the most deserving signs of curiosity and cleverness. We know this is like placing another bet, but when you play your own “card” it is always a gambol, just like when playing “cards”.

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Kisho Kurokawa

L’

architettura moderna, a partire dagli anni Sessanta, può diventare un movimento capace di determinare un nuovo paradigma? Nel 1959, scrissi un saggio intitolato Dall’età della macchina all’età della vita. Adesso non ricordo neppure a quale rivista lo inviai. L’anno precedente, il CIAM – Congresso Internazionale di Architettura Moderna, un’organizzazione costituita da un gruppo di maestri dell’architettura mondiale che si rivolgevano agli architetti e agli studenti di allora – si era sciolto. Alcuni architetti della nuova generazione, incaricati di preparare l’ultima conferenza (la decima), formarono subito dopo un nuovo movimento architettonico chiamato “Team X (dieci)”, cui io e James Sterling fummo invitati a partecipare. Mi ero da poco laureato all’Università di Tokyo, e stavo studiando nel dipartimento di ricerca del professor Tange, quando ebbi l’occasione di vedere una copia di una lettera di Le Corbusier indirizzata al professor Tange. La lettera conteneva il disegno di un bambino sulle spalle di un adulto, con una scritta che diceva: “Alla prossima generazione”. Fu un evento scioccante per me, l’equivalente del passaggio dalla teoria geocentrica a quella eliocentrica, e proprio quando stavo per iniziare la professione di architetto per cui avevo studiato. Se l’epoca corrente era finita, come sarebbe stata la successiva? Ciò poneva anche la questione di quale fosse l’esatta collocazione dell’epoca presente, nella quale vivevo, e mi costringeva a esaminarla attentamente. Durante la prima metà del XX secolo, dal 1900 al 1958, erano emersi molti movimenti e sistemi di conoscenza in vari campi, come quelli creati da Picasso o dall’avanguardia russa. Mi domandavo se vi fosse un sotteso “spirito del tempo”. Le Corbusier aveva dichiarato che “la casa è una macchina per vivere”. Il regista Sergei Eisenstein aveva detto “il cinema è una macchina”. Marinetti aveva detto che “una poesia è una macchina”. Questo mi portò alla conclusione che quella era stata l’“età della macchina”. Ma non sapevo cosa avrebbe portato la nuova era. Tutto ciò che potevo fare era andare avanti, incurante di cosa sarebbe successo. E’ per questo che decisi di intitolare il mio saggio Dall’età della macchina all’età della vita. Era stato relativamente facile scegliere il tema della vita poiché è in contrasto con quello della macchina, ma l’idea dell’“Età della Vita” risaliva a quando frequentavo il liceo. Quando ero alla Tokai Junior High School di Nagoya, il preside era il Dr. Benkyo Shiio, un professore di filosofia buddista e capo dello Shiba Zojoji Temple a Tokyo, il quale aveva fondato il Tomo-iki (Simbiotico) Buddhist Group nel 1922. Allora non ero particolarmente interessato al buddismo, ma successivamente, quando andai alla Scuola di Architettura di Kyoto, sentii la necessità di studiare il pensiero buddista, che rappresenta il filo conduttore della cultura giapponese, allo scopo di apprendere l’architettura tradizionale. Fu allora che mi riavvicinai al Buddismo Tomo-iki del professor Shiio e mi imbattei nel libro The way of thinking of Eastern peoples, del professor Hajime Nakamura. Fu un bellissimo periodo per me, durante il quale studiai filosofia e mi appassionai alla storia del pensiero e all’antica architettura di Nara e Kyoto, mentre studiavo architettura all’università. Nel ricercare le radici del buddismo conobbi la filosofia della Sola Coscienza, propria del buddismo indiano. È un concetto difficile da comprendere, ma istintivamente percepii che quella era la mia strada. Non c’erano praticamente libri che spiegassero tale filosofia, così acquistai dizionari di sanscrito e continuai a cercare libri in inglese che la spiegassero. Denominai la sala del the della mia casa il “Rifugio della Sola Coscienza” e, come praticante della cerimonia del the, assunsi il nome di Yuishikian Kuchu, “Sospeso nel Vuoto del Rifugio della Sola Coscienza”. Il mio libro Filosofia della simbiosi è profondamente radicato nella filosofia della Sola Coscienza. Fin dall’epoca Meiji, l’avanguardia della conoscenza in Giappone ha ruotato attorno all’introduzione della conoscenza occidentale e questa tendenza è divenuta maggioritaria dopo la II Guerra Mondiale. Quando avevo dieci anni, assistetti alla distruzione di Tokyo, Nagoya e altre metropoli giapponesi e vidi i libri di storia giapponese imbrattati di inchiostro. Era dura da sopportare, sentivo che era la “Negazione della Cultura Giapponese”, la “Negazione del Pensiero Orientale”. Il mio forte desiderio di andare all’Università di Kyoto, antica capitale del 2 l’ARCA 219

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n 1959, I wrote an essay entitled “From the Age of the Machine to the Age of Life”. Now, I can’t even remember the magazine to which I sent the essay. It was the year before this that C.I.A.M. (Congres internationaux d'Architecture moderne) collapsed, an organization comprised of a group of leaders in the world of architecture for architects and students of architecture at the time. A group of younger generation architects that was responsible for the preparations for the last conference (tenth) formed a new architectural movement called “Team X (Ten)” after this, and James Sterling and I were invited to join this group. At the time, I was a graduate student at the University of Tokyo, studying in the research department of Professor Tange. I saw a copy of a letter from Le Corbusier addressed to Professor Tange. This letter contained a sketch of a child standing on the shoulders of an adult, and the message “To the Next Generation”. This event was very shocking for me, and was the equivalent to a transformation from geocentric theory to heliocentric theory to, just as I was about to start the practice of architecture that I had studied. If the current age had ended, what would the next age be like? This also posed the question of what was the proper position for the current age, and forced me to closely examine the age in which I was situated. Many new movements and knowledge systems emerged in a variety of fields during the first half of the 20th century from 1900 to 1958 such as those created by Picasso and the Russian avant-garde movement. I wondered if there was an underlying “Spirit of the Age”. Le Corbusier declared that “the home was a machine for living”. The movie director Sergei Eisenstein said “the cinema is a machine”. Marinetti, the Italian Futurist said that “a poem is a machine”. This would lead to the conclusion that it had been the “Age of the Machine.” But I did not know what the next age would bring. All I could do was move forward, regardless of what would happen in the future. This is how I decided upon the phrase “From the Age of the Machine to the Age of Life.” It was relatively easy to decide upon the theme of life since it is in contrast with the machine, but the hint for “The Age of Life” dates back to when I was in junior high school. When I was at Tokai Junior High School in Nagoya, the principal was Dr. Benkyo Shiio, a professor of Buddhist philosophy and head of the Shiba Zojoji Temple in Tokyo. Professor Shiio had founded the Tomo-iki (Symbiotic) Buddhist Group in 1922. At the time, I was not particularly interested in Buddhism, but I later strongly felt the necessity of studying Buddhist thought which represents the undercurrent of Japanese culture in order to learn traditional Japanese architecture after I proceeded to the School of Architecture at Kyoto University. It was at this time that I became reacquainted with the Tomo-iki (Symbiotic) Buddhism of Professor Shiio, and encountered Professor Hajime Nakamura’s The Ways of Thinking of Eastern Peoples. This was an enjoyable time for me, during which I studied philosophy and became engrossed in deeper thought and the old architecture of Nara and Kyoto while I was studying architecture at the university. I encountered the Consciousness-Only philosophy of Indian Buddhism during the course of tracing the roots of Buddhism. It is a difficult to understand concept, but instinctively I felt that this was the path for me. There were almost no books explaining Consciousness-Only philosophy at this time, so I bought Sanskrit dictionaries, and continually looked for books in English explaining this philosophy. I have named the tea room in my home "Consciousness-Only Retreat”, and my name as a practitioner of the art of the tea ceremony is Yuishikian Kuchu -“Suspended in Emptiness of the Consciousness-Only Retreat.” The book that I penned Philosophy of Symbiosis is deeply rooted in this philosophy of Consciousness-Only. Since the Meiji Era, the forefront of knowledge in Japan has pivoted on the introduction of Western knowledge, and this trend became the mainstream in Japan after World War II. I witnessed the burning of Tokyo, Nagoya and other metropolitan cities in

Dall’Età della Macchina all’Età della Vita

From the Age of the Machine to the Age of Life Giappone, scampata alle distruzioni della guerra, e il mio sempre più profondo interesse per la cultura orientale, incluso il pensiero buddista, erano una reazione alle mie esperienze durante la guerra e alla straripante fiducia negli USA e nell’Europa (l’adorazione dell’Occidente) del dopoguerra. Questo è rimasto tuttora il mio asse ideologico centrale. Nel Corso di Laurea all’Università di Kyoto, ho studiato nel dipartimento di ricerca del professor Tange per prendere il Master e il Dottorato. Principalmente l’ho fatto come training alla professione di architetto e di scrittore. Ho schizzato molti disegni di città del futuro, mentre mi concentravo sulla ricerca e sulla scrittura. Da allora, mi sono interessato non solo ai movimenti di avanguardia della prima metà del XX secolo, e in particolare all’avanguardia russa e al Futurismo italiano, ma anche allo Strutturalismo di Lévi-Strauss. Questi movimenti proponevano un cambiamento dinamico ed erano sottesi da un comune filo conduttore che introduceva i concetti di “tempo” e “luogo” insieme ai temi della diacronia e della sincronia nell’arte, nella cultura e nella conoscenza. Quasi tutti i loro esponenti sono scomparsi prematuramente senza lasciare lavori compiuti. Ciò nonostante, hanno lasciato tanti schizzi, e la mia decisione di analizzarne a fondo il pensiero e di scrivere un libro non era minimamente influenzata da ciò che avevano lasciato. Il 1959, l’anno in cui scrissi il saggio Dall’età della macchina all’età della vita, fu anche l’anno in cui cominciai i preparativi per la Conferenza Mondiale del Progetto del 1960. Si trattava di una grande conferenza internazionale, che per la prima volta riuniva in Giappone architetti, urbanisti, designer industriali, grafici, critici e altri specialisti di vari settori. Il “Gruppo Metabolista” nacque durante l’opera di sostegno al Segretario Generale, professor Takashi Asada, uno dei membri della commissione organizzativa. La proposta per la pianificazione della città, basata sulla teoria della dichiarazione del metabolismo, fu distribuita alla Conferenza Mondiale del Progetto nel 1960 e così si diffuse la conoscenza del movimento del metabolismo come movimento di avanguardia giapponese. In quel tempo non conoscevo gli inglesi Archigram né il Gruppo di Studio di Architettura Mobile di Yona Friedman in Francia, ma ero amico dell’ingegnere e designer francese Jean Prouvé. “Metabolismo” è un termine biologico che significa metabolizzare e circolare (riciclare). E’ una parola chiave, che rappresenta il principio della vita. Un’altra parola chiave per tale principio è “coesistenza”. Il Buddismo Tomo-iki (simbiotico) del professor Shiio, che avevo studiato al liceo, mi diede lo spunto per questa linea di pensiero, ma finché rimaneva un pensiero legato al buddismo non sarebbe stato possibile utilizzarlo a livello globale, poiché sarebbe stato visto come la cultura di una religione diversa dal cristianesimo, dalla cultura islamica e da quella indu. Meditai su come fosse possibile creare una nuova avanguardia di conoscenza che trascendesse lo stretto ambito buddista. Il problema rimaneva e mi attanagliava. Nel 1960, combinai i concetti del Buddismo Tomo-iki con il termine biologico “simbiosi” per creare una nuova definizione dell’ordine delle cose. “Simbiosi” definisce la relazione di mutua necessità, pur nella permanenza di opposizione, competizione e contraddizione. E’ un concetto nuovo e diverso

Japan, to the ground when I was 10 years old, and saw entire portions of textbooks of Japanese history smeared with ink. This was very difficult for me to endure, since I felt that it was a “Denial of Japanese Culture”, and a “Denial of Eastern Thought.” My strong desire to go to college at Kyoto University, located in Kyoto, the old capital of Japan, which escaped being burned during the war, and my deepening interest in Eastern knowledge, including Buddhist thought, was a reaction to my experiences during the war and the overwhelming reliance on the U.S. and Europe (worship of the West) after the war. This is something that remains my central ideological axis today. In Graduate School at the University of Tokyo, I studied in Professor Tange’s research department to get my master’s and PhD degrees. The main reason for this was to start training as a writer and an architect. I drew many sketches of cities of the future while I concentrated on research and writing in graduate school. From that time, I focused on the avant-garde movements during first half of the 20th century, and in particular the Russian avant-garde and the Italian futurist movements, as well as the structuralism of Lévi-Strauss. These movements called for dynamic change, and have common threads in that they introduced the concepts of “time” and “place” with the terms diacronicity and synchronicity into the areas of art, culture and knowledge. Almost all of them left this world quite young, without leaving any completed works. Even though they did not have much work, they left many sketches, and my decision to pursue deeper thought and write a book was in no small part influenced by the way they lived. In 1959, the year that I wrote the essay “From the Age of the Machine to the Age of Life”, was also the year that I began preparations for the World Design Conference in 1960. This was a very large international conference that was being held for the first time in the world at which architects, city planners, industrial designers, graphic designers, critics and other specialists from a variety of fields would all assemble in Japan. The “Metabolism Group” came into being through the process of supporting the Secretary General, Professor Takashi Asada, one of the members of the preparatory committee. The “Proposal for City Planning” based on the metabolism declaration (theory) was distributed at the World Design Conference in 1960, and subsequently this metabolism movement became known around the world as the avant-garde movement from Japan. At the time, I did not know of the Archigram group in England or the Mobile Architecture Study Group of Yona Friedman in France, but I had a close friendship with the French engineer/designer Jean Prouvé. Metabolism is a biological term that means to metabolize and circulate (recycle). It is a very important key word that represents the principle of life. Coexistence is also an important key word for the principle of life. The Tomo-iki (Symbiotic) Buddhism of Professor Shiio that I studied in junior high school gave me the hint for this line of thought, but as long as it was called Buddhist thought, it would not be possible to hold a discussion on a global level since it would be viewed as the culture of a different religion from Christian culture, Islamic culture or Hindu culture. I pondered as to whether it might be possible to create a new forefront of Da sinistra/from the left: Vladimir Tatlin, Monumento per la Terza Internazionale/ Monument for the Third International, 1932; Le Corbusier, Casa/House Domino, 1914.

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dalle immagini di armonia, coesistenza, amalgama e compromesso. Nei quarantasei anni successivi, il termine “simbiosi” si è diffuso in Giappone e nel resto del mondo. Io affermavo che le radici della filosofia della simbiosi erano nella filosofia della Sola Coscienza. C’è una prospettiva più importante per spiegare perché mi interessava la filosofia della Sola Coscienza. Più che di una prospettiva, dovrei probabilmente parlare di un’ambizione, un’aspirazione. Il sistema conoscitivo Occidentale non può essere spiegato senza il dualismo di Aristotele, Cartesio e Kant. Sebbene non sia possibile negare l’importanza del ruolo del dualismo nella civilizzazione e modernizzazione della società Occidentale, cominciai a cercare un sistema conoscitivo Orientale che fosse in grado di compensare le deficienze del sistema conoscitivo occidentale. Giunsi alla conclusione che l’ipotesi proposta dalla filosofia della Sola Coscienza non distingue le cose in dualismi o coppie di opposti, ma piuttosto esprime semplicemente ciò che esiste o che non esiste (coscienza alaya), il che è proprio un sistema conoscitivo orientale. In ogni caso, sia la “simbiosi” sia il “metabolismo” (metabolizzare e riciclare) sono parole chiave per il principio della vita, mentre “informazione”, “ecosistema” (ambiente), “frattale”, “olonico” [un sistema olonico può essere definito come una entità globale organizzata di interrelazioni tra unità operative di alto livello di autoregolazione e capaci di cooperare tra loro mantenendo la propria autonomia in vista di risultati condivisi o di finalità comuni, ndr], “area intermedia” (ambiguità) e “acentrico”, che sono poi seguite alle prime due, esprimono tutte il principio della vita. Le parole chiave ideologiche hanno dato vita a una serie di altre parole chiave che sono utilizzate come una tecnica progettuale specifica. Tra queste sono: “raggruppamento” (unità cellulare), “città rete”, “spazio strada”, “struttura intermedia” (connettore), “spazio condiviso” (spazio semi-pubblico), “hanasuki” (simbiosi di elementi eterogenei), “megastruttura” (Super Domino), “disco meccanico”, “struttura circolare” (città ad anello), “eco-corridoio”. Quando nel 1959 ho predetto una transizione “dall’età della macchina all’età della vita”, stavo tentando di comprendere i cambiamenti temporali su due livelli. Uno era uno spostamento di paradigma nell’architettura moderna (modernismo), comprendente gli aspetti sociali ed economici, e l’altro era un cambiamento di paradigma nel sistema di conoscenza (mondo del pensiero) in vari campi accademici. Nel suo messaggio del 1959, Le Corbusier, per qualche ragione, non accennava al perché gli architetti moderni fossero a corto di idee e stessero affrontando un periodo di stagnazione. Walter Gropius e Ludwig Mies van der Rohe, del Bauhaus, e lo stesso Le Corbusier, che affrontarono la sfida contro la superbia (l’isolamento?), si ribellarono all’accademismo delle Beaux-Arts e delle architetture stilizzate, e tentarono di liberare l’architettura dallo stilismo e dalla decorazione. Via via che la società si industrializzava, avvenivano drammatici sviluppi economici, tecnici e scientifici. L’International Style, che mirava all’universalità, e lo spazio universale di Mies sfociarono presto nell’industrializzazione risultante dalla travolgente produzione di massa resa possibile dal capitalismo industriale, lasciando Le Corbusier e gli altri architetti di quella scuola di pensiero senza nulla da fare. Le Corbusier, da

knowledge that transcended the narrow framework of Buddhist thought. This problem continued to stay with and bother me. In 1960, I combined the concepts of Tomo-iki Buddhism with the biological term “symbiosis” to create a new definition of the order of things. “Symbiosis” defines the relationship of mutual need, while opposition, competition and contradiction remain. This is a new and different concept from the images projected by “harmony”, “coexistence”, “amalgamation” and “compromise”. In the 46 years since then, the term “symbiosis” has come to be used in Japan and throughout the world, and represents the beginning of “symbiosis”. I stated that the roots of the philosophy of symbiosis were in the philosophy of Consciousness-Only. There is one more important perspective in explaining why I became interested in the philosophy of Consciousness-Only. Rather than perspective, I should probably say that it was an ambition or aspiration. The knowledge system of the West cannot be explained without the dualism of Aristotle, Descartes and Kant. Although it may not be possible to deny the significance of the role that dualism played in the civilization and modernization of Western society, I began to search for an Eastern knowledge system that could compensate for the shortcomings of the Western knowledge system. I came up with the hypothesis that the Consciousness-Only philosophy does not distinguish things into dualisms or pairs of opposites, but rather simply expresses whether something exists or does not exist (alaya consciousness), was just such an Eastern knowledge system. In any case, both symbiosis and metabolism (metabolize and recycle) are key words of the principle of life, and the key words information, ecosystem (environment), fractal, holonic, intermediate area (ambiguity) and acentric that were proposed after this all express the principle of life. The ideological key words gave birth to a variety of other key words that are used as a specific design technique. These include cluster (cell unit), network city, street space, intermediate structure (connector), shared space (semi-public space), Hanasuki (the symbiosis of heterogeneous elements), mega-structure (Super Domino), mechanical wafer, loop structure (ring city) and eco-corridor. When I predicted a transition “From the Age of the Machine to the Age of Life” in 1959, I was attempting to comprehend the changes in the times on two levels. One was a paradigm shift in modern architecture (modernism), including the social and economic aspects, and the other was a paradigm shift in the knowledge system (world of thought) or various academic fields. In Le Corbusier’s message of 1959, for some reason he did not touch upon why modern architects were out of ideas and were facing a period of stagnation. Walter Gropier and Ludwig Mies van der Rohe of the Bauhaus School, and Le Corbusier who took on the challenge of fighting loftiness (isolation?), rebelled against the academism of Beaux-Arts and other stylized architecture, and attempted to free architecture from stylism and decoration. As modern society strived to become industrialized, it brought about dramatic development of the economy and scientific technology. International style, which aimed for universality, and the universal space of

fuoriclasse, intraprese il nuovo corso con Ronchamp. Quale è l’architettura moderna dell’“Età della vita” che sostituisce l’architettura moderna dell’“Età della macchina”? Innanzitutto, sorge la questione se sia o meno appropriato definire un gruppo di valori uniformi e universali. Sembra che l’International Style sia proprio un’imposizione dell’età della macchina che tenta di universalizzare le diverse tradizioni, culture e religioni. Qui c’è una nuova parola chiave, che è il concetto di “luogo”. Se l’identità di un “luogo” è riconosciuta come nuovo valore, inizia l’età della simbiosi di “luogo”, che rimpiazza lo Stile Internazionale universale. Ho denominato questo stile simbiotico, che rimpiazza lo stile internazionale, “stile culturale internazionale”. Diversi valori coesistono in una varietà di luoghi nello stesso tempo nel mondo e avvengono eventi diversi. Questa è la sincronicità dei luoghi. Nell’epoca successiva all’Era Meiji, quando il Giappone e alcuni altri Paesi in via di sviluppo usavano prendere a modello l’Occidente e cercavano di avvicinarsi il più possibile a esso, il flusso dell’egemonia dell’Età della macchina era necessario. Lo sviluppo dell’architettura moderna in Giappone non si distingue da questo. La simbiosi di “luogo” è sinonimo della simbiosi di tutte le specie sulla faccia della terra. La simbiosi di “luogo” è l’età dell’ambiente globale e il riconoscimento che l’uomo non può esistere senza le foreste. Nel 1992, trent’anni dopo tutto questo, al Summit per la Terra tenutosi in Brasile, passò la “Convenzione sulla Diversità Biologica”. L’obiettivo di tale convenzione era di preservare la diversità delle specie sulla terra che erano in declino, oltre che di salvaguardare le specie rare. Questo è un chiaro passaggio storico dall’universalità e dall’egemonia della razza umana sulle altre specie viventi, rappresentato dall’Età della macchina verso l’Età della vita. A quel tempo, ebbi la premonizione che l’obiettivo successivo sarebbe stata una convenzione sulla diversità culturale e, infatti, alcuni anni dopo, nel dicembre 2005, passò la Convenzione sulla Diversità Culturale (CCD), sotto la guida della Francia. Gli eco-corridoi hanno un ruolo importante per collegare ecosistemi isolati e per mantenere la biodiversità delle specie. E’ per questa ragione che il concetto di pianificare gli eco-corridoi nell’ambito di una rete è stato proposto e adottato come misura concreta nella pianificazione delle città, sia in Giappone sia all’estero. E questa è una delle tecniche progettuali risultante dalla filosofia della simbiosi. I concetti di spazio intermedio, spazio ambiguo, spazio condiviso, spazio strada comprendono un solo tipo di tecnica progettuale nell’ambito della filosofia della simbiosi. La filosofia della simbiosi definisce la relazione di elementi che si necessitano l’un l’altro, pur mantenendo la propria contrapposizione e opposizione. Questo è totalmente differente dai concetti di armonia, compromesso, amalgama e coesistenza utilizzati in Giappone fino a ora. Quando si parla di simbiosi in architettura e in natura, gli elementi naturali comprendono i tifoni, i terremoti, le alluvioni e gli altri eventi naturali che minacciano la vita delle persone e distruggono gli edifici come le foreste.

Mies soon resulted in industrialization due to overwhelming mass production made possible with industrial capital, leaving Le Corbusier and the other architects in this school of thought with nothing to do. Le Corbusier took on the new course being a world-class personality in Ronchamp. What is the modern architecture in “The Age of Life” that replaces modern architecture in “The Age of the Machine”? First, the question arises as to whether or not it is appropriate for there to be one set of uniform, universal values. It seems that international style is really hegemonism of the age of the machine that attempts to universalize the differing traditions, cultures and religions of the countries around the world. Here, there is a new keyword, which is the concept of “Place”. If the identity of the “Place” is recognized as having new value, the age of the symbiosis of “Place” that replaces the universal international style will begin. I named this symbiotic style that replaces international style “international cultural style.” Diverse values coexist in a variety of places during the same era (time) around the world, and a variety of events occur. This is the synchronicity of places. During the age after the Meiji Era when Japan and various developing countries used the West as a model and tried to approach that model as closely as possible, the flow of hegemonism of the age of the machine was necessary. The development of modern architecture in Japan is not unrelated to this. The symbiosis of “Place” is synonymous with the symbiosis of all of the species on the face of the earth. The symbiosis of “Place” is the age of the global environment, and a recognition that human beings cannot exist without the forests. In 1992, thirty years after this at the Earth Summit that was held in Brazil, the “Convention on Biological Diversity” was passed. The objective of this convention was to preserve the diversity of specifies on earth which are in decline, in addition to saving rare species. This represents a clear historical transition from universality and the hegemonism of humankind on other living species represented by the Age of the Machine to the Age of Life. At the time, I had the premonition that the next goal should be a convention on cultural diversity, and in fact, a number of years after this in December 2005, the Convention on Cultural Diversity (CCD) was passed under the leadership of France. Eco-corridors serve the important role of connecting isolated ecosystems in order to maintain the biodiversity of species. This is the reason that the concept of planning eco-corridors within a network has been proposed and adopted as concrete measure for city planning in Japan and abroad, which is one of the design techniques that has resulted from the philosophy of symbiosis. The concepts of intermediate space, ambiguous space, shared space and street space comprise one type of design technique under the philosophy of symbiosis. The philosophy of symbiosis defines the relationship of elements that need each other, while there is contradiction and opposition between them. This is completely different from the concepts of harmony, compromise, amalgamation and coexistence that have been used in Japanese up until now. When the symbiosis of architecture and nature is discussed, the natural elements consist of typhoons, earthquakes, floods and other natural events which threaten the lives of people, and destroy buildings and forests. Da sinistra/from the left: Kisho Kurokawa, Expo’70 Takara Beautilion (interno ed esterno/interior and exterior views), Osaka, 1968-1970; Expo ’70 Theme Pavillion, Osaka, 1969-1970.

Nella pagina a fianco da sinistra/ opposite page from the left: Le Corbusier, Notre Dame du Haut, Ronchamp, 1950-1954; Kisho Kurokawa, Capsule House (interno ed esterno/ interior and exterior views), 1970.

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“Simbiosi” è solo una parola, ma ottenerla non è facile. La simbiosi di diverse culture (o religioni) è altrettanto difficile. Ciò porta a pensare che sia possibile ottenere la simbiosi in un certo lasso di tempo realizzando uno spazio intermedio, uno spazio condiviso con zone filtro tra una o più parti o elementi multipli che si oppongono l’un l’altro. Dall’inizio, nella cultura giapponese è esistito il concetto di spazio intermedio. Un esempio è la engawa, la veranda o spazio “tra”. Anche lo spazio strada è uno spazio unico condiviso ed è diverso dalle strade e dalle piazze occidentali, dove il concetto di dualismo richiede una chiara differenziazione tra pubblico e privato. Lo spazio strada e la strada architettura che ho creato negli anni Sessanta proponevano che le strade tradizionali del quartiere Shitamachi nel centro di Tokyo dovessero assolvere l’importante ruolo di spazio intermedio nell’età della vita. E’ stata costruita una strada nel Nishijin Labor Center e la stessa tecnica è stata usata nel Central Lodge del Kodomo-no-kuni (Nazione dei Bambini), nell’Anderson Memorial Hall, nel Daido Life Insurance Tokyo Building e nel Fukuoka Bank Head Office Building. Come detto, avevo fatto molti schizzi di città futuristiche nell’Età della vita nel 1960. Queste città erano decentralizzate, con un vuoto (parco) al centro, e sono città circolari ad anello. Sono anche strutture cicliche. Un esempio sono i raggruppamenti (cellule). Invece di avere un nucleo (centro cittadino) amministrativo e di servizio, la porzione della membrana della cellula alla periferia si sviluppa in unità di cellule (raggruppamenti) con spazi di servizio e spazi strada, formando una rete. Questi schizzi futuristici sono stati poi realizzati con Hishino New Town e Fujisawa New Town (Shonan Life Town) e col progetto per la città ad anello Zhengdong New Town (con oltre un milione e mezzo di abitanti) nella Provincia di Henan in Cina, che è stata completata di recente (2006). Alcuni edifici in cui si sono adottati questi concetti sono lo Yamagata Hawaii Dreamland, le unità-cellule del National Folklore Museum, il Rappongi Prince Hotel. Lo spazio intermedio e lo spazio condiviso nel vuoto centrale sono stati utilizzati per l’atrio del Fukuoka Bank Head Office e il Kyocera Hotel, e ancora nell’atrio del National Art Center di Tokyo. Ho affermato che l’architettura nell’età della vita dovrebbe realizzare la simbiosi (sincronicità) delle diverse culture e identità che coesistono nella stessa era e nello stesso tempo. Ho pensato che un altro, nuovo aspetto dell’architettura dell’età della vita fosse la simbiosi del “tempo”. E’ questa la simbiosi (diacronicità) del passato, presente e futuro. Secondo questo concetto, il presente è sempre basato sugli sviluppi storici ed è un processo dinamico durante il quale i nuovi sviluppi che avvengono creano le condizioni presenti per il futuro. Penso che l’architettura non sia un’arte permanente, qualcosa di compiuto e fissato, ma piuttosto qualcosa che cresce verso il futuro, si espande, si rinnova e si sviluppa. Questo è il concetto di metabolismo (metabolizzare, circolare e riciclare). L’“Età della macchina” era troppo secolare, un’affermazione (una negazione) della vita, troppo materialista.

Symbiosis is just a word, but achieving it is not something that can be done easily. The symbiosis of differing cultures (religions) is also something that can not be easily achieved. This led to the thinking that it may be possible to achieve symbiosis over a period of time by providing intermediate space, shared space and buffer zones between two or more multiple parties or elements that oppose or contradict one another. From the beginning, there has been the concept of intermediate space in Japanese culture. This is the Engawa verandah or the space between. Street space (alley space) is also unique shared space, and is different from the streets and plazas in the West where there the concept of dualism requires the clear differentiation of public and private. The street space and street architecture that I created during the 1960s proposed that the traditional streets of the Shitamachi downtown in Tokyo should serve the important role of intermediary space during the age of life. A street was built within the Nishijin Labor Center, and this technique was also used at the Central Lodge at Kodomo-no-kuni (Children’s country), Andersen Memorial Hall, the Daido Life Insurance Tokyo Building, and the Fukuoka Bank Head Office Building. I drew many sketches of futuristic cities in “The Age of Life” in 1960. These cities were decentralized, with a void (park) in the city center, and are ring cities with a loop structure. This is also a cyclical structure. For example, the clusters (cells) are representative of this. Instead of having administrative and other services in the core (city center), the cell membrane portion of the peripheral cell clusters grows in cell (cluster) units as service space and street space, forming a network. These futuristic sketches were realized after this in the Hishino New Town and Fujisawa New Town (Shonan Life Town), and the design for the ring shaped Zhengdong New Town (population of 1.5 million) in Zhengdong City in Henan Province, China, was recently completed (2006). Buildings where these concepts were implemented include the Yamagata Hawaii Dreamland, cell units of the National Folklore Museum, and the Roppongi Prince Hotel. The intermediate space and shared space of the central void were used for the atrium at the Fukuoka Bank Head Office and Kyocera Hotel, and continues to the atrium lobby at The National Art Center in Tokyo. I stated that architecture in the age of life should realize symbiosis (synchronicity) of differing cultures and differing identities that coexist during the same era and same time. I thought that another new aspect of architecture in the age of life was the symbiosis of time. This is the symbiosis (deacronicity) of the past, present and future. This is the concept that the present is always based on historical developments, and that the present is a dynamic process during which development takes place to create the present conditions or the future. I thought that architecture is not permanent art; something that is completed and fixed, but rather something that grows towards the future, is expanded upon, renovated and developed. This is the concept of metabolism (metabolize, circulate and recycle). Da sinistra/from the left: Kisho Kurokawa, K Residence, 1960 ca; Capsule Tower, Ginza-Tokyo, 1970-1972. Nella pagina a fianco/opposite page, Kisho Kurokawa, vista ed esploso assonometrico del/ view and axonometric blow-up of Osaka International Convention Center, 1994-2000.

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Ho pensato alla possibilità di progettare città spezzettate in raggruppamenti (cellule) o unità-capsula per creare un sistema architettonico aperto spazialmente e temporalmente. Il testo per questa linea di pensiero è stato il Katsura Detached Palace che si era espanso per 150 anni ed era costituito dall’Old Book Building, Semi-Old Book Building e New Book Building, tutti capolavori del proprio tempo. Il Partenone in Grecia, la Rotonda (Villa Capra) di Vicenza di Andrea Palladio e altre architetture considerate capolavori sono perfette e permanenti e non ne è permesso l’ampliamento o altro. Per dirla in altro modo, l’architettura metabolica è in realtà un gruppo di piccoli edifici e le città sono una serie di piccole città. Molti degli schizzi che avevo fatto tra il 1959 e il 1975 erano di città e architetture futuriste. Gli schizzi della città cellulare sono un’espressione della città come serie di piccole città e della rete che si forma col crescere della città. La struttura convenzionale ad albero o a piramide dove c’è un centro (centro urbano) prevede che la città irradi dal proprio centro continuando a diventare sempre più grande con le periferie ai suoi margini. La pressione di questa crescita è eccessivamente focalizzata sul centro. Il risultato di questo tipo di progetto è uno schema in cui la città è all’interno e la natura all’esterno. La rete della città cellulare comprende una maglia che include la natura e raggiunge la simbiosi intrecciando la rete urbana alla rete naturale. Francis Crick e James Watson scoprirono la struttura a doppia elica del DNA tra il 1956 e il 1958. Questo illustrava come ci fosse un ordine nella struttura della vita e come i collegamenti/informazioni tra le cellule dipendessero dalle informazioni. Fu un fatto che mi colpì molto. Nel 1960 pensai che, se i “collegamenti nelle macchine sono meccanici e quelli nella vita sono informazioni”, si poteva dire che “l’Età della macchina è la società industriale e l’Età della vita è la società dell’informazione”. All’epoca, il termine (concetto) di società dell’informazione non esisteva, ma si usava generalmente l’espressione “società post-industriale”. La struttura a doppia elica del DNA scoperta da Crick e Watson si esprime direttamente nella città a elica del futuro. I raggruppamenti (cellule) crescono tridimensionalmente in una struttura a doppia elica. L’architettura che cresce e si sviluppa e l’architettura che può circolare ed essere riciclata possono essere facilmente create collegando le unità cellulari (capsule e raggruppamenti) quando la scala è piccola. Questo permette di creare periferie con case monofamiliari con un gradevole stile di vita improntato sull’idea che “piccolo è bello”. Tuttavia, a una scala più grande nelle aree metropolitane, le megastrutture diventano in qualche modo necessarie. Ho inventato il

The “Age of the Machine” was too secular, a negation of life and too materialistic. I pondered the possibility of designing cities and architecture broken down into cluster (cell) or capsule units in order to create an architectural system that is open spatially and temporally. The text for this line of thought was the Katsura Detached Palace that was expanded over a period of 150 years, consisting of the Old Book Building, SemiOld Book Building and New Book Building, which are all architectural masterpieces from each time period. The Parthenon in Greece, the Rotonda (Villa Capra) in Vicenza, Italy by Andrea Palladio and other architecture considered to be masterpieces are perfect and permanent, and addition or expansion is not something that is allowed. Phrased in another way, metabolistic architecture is actually a group of small buildings, and cities are a collection of small cities. Many of the sketches that I drew between 1959 and 1975 were of futuristic cities and futuristic architecture. Sketches of the cell city are an expression that a city is a collection of small cities, and that a network is formed as the city grows. The conventional tree structure or pyramid structure where there is a center (city center), and the city radiates out from the center; continuing to become larger and larger, with suburbs being created on the outside of the city. The pressure of this growth is excessively focused on the center. This results in a design scheme where the city is on the inside, and nature is on the outside. The network of the cell city comprises a network while encompassing nature, achieving symbiosis by intertwining the city network and the natural network. Francis Crick and James Watson announced the double helix structure of DNA between 1956 and 1958. This illustrated that there is a order to the structure of life, and the connections/communication between cells is performed by information. This fact was something that was very shocking to me. In 1960, I thought that if the “Connections in machines are mechanical, and the connections in life are information”, it could be predicted that “the age of the machine is the industrial society, and the age of life is the information society.” At the time, the term (concept) of information society did not exist, with the post-industrial society the term that was generally used at the time. The double helix structure of DNA of Francis Crick and James Watson is directly expressed in the helix city of the future. The clusters (cells) grow three dimensionally in a double helix structure. Architecture that grows and develops, and architecture that can circulate and be recycled, can be easily created by connecting cell units (capsules, clusters) when it is of a small scale. This enables city suburbs with single-family homes to be created, and the “small is beautiful” lifestyle is a nice one. However, for largescale cities and metropolitan areas, megastructures become necessary somewhere. I came up with the concept of the “Super Domino”, comprised of a core and super slabs, in response to the Le Corbusier’s Domino that is comprised of columns and slabs. Self-searching in England has resulted in the realization that “Small is Beautiful.” Taking symbiosis with the global environment into consideration, I made the prediction that the concept of compact architecture and cities where nature is retained as much as possible would become necessary at some stage in the future. The double helix structure of DNA is this super-structure (Super Domino). The super-structure is manmade land which has a lifetime of 100 or 200 years, and there is architecture based on the metabolism concept on top of this, consisting of the building, facilities and space that can be recycled in periods of between 25 and 60 years. The reason that I selected DNA as being symbolic of this in 1961 is that I thought it was the perfect symbol of the information society in the age of life, which is replacing the age of the machine of the industrial society. This super-structure (Super Domino) has been used at the K residence, Nakagin Capsule Tower, Karuizawa K residence, Central Lodge at Kodomo-no-kuni, Sony Tower, Sagae City Hall, Grand Cube Osaka (Osaka International Convention Center), Singapore Fusionpolis and The National Art Center, Tokyo. Cluster-based metabolistic architecture and city planning has been used for the Toshiba IHI Pavilion at the Osaka Expo, Takara Beautilion, Kuchuu Cap219 l’ARCA 7


concetto di “Super Domino”, che prevede un nucleo e dei super-strati, in risposta la concetto lecorbusieriano di Domino costituito da colonne e strati. Una ricerca fatta in Inghilterra mi ha fatto capire proprio che “piccolo è bello”. Prendendo in considerazione la simbiosi e l’ambiente globale, ho previsto che il concetto di architettura e città compatte in cui si mantiene il più possibile la natura sarebbe divenuto necessario in futuro. La struttura a doppia elica del DNA è tale super-struttura (Super Domino). La super-struttura è un terreno artificiale con una vita di 100 o 200 anni, con sopra un’architettura basata sul concetto di metabolismo, con edifici, servizi e spazi che possono essere riciclati in periodi che vanno dai 25 ai 60 anni. La ragione per cui nel 1961 ho scelto il DNA come simbolo di tutto ciò è che ho pensato che rappresentava perfettamente la società dell’informazione nell’età della vita, che stava sostituendo l’età della macchina della società industriale. Questa super-struttura (Super Domino) è stata usata nella K residence, Nakagin Capsule Tower, Karuizawa K Residence, Central Lodge a Kodomo-no-kuni, Sony Tower, Sagae City Hall, Grand Cube Osaka (Osaka International Convention Center), Singapore Fusionpolis e The National Art Center Tokyo. Architettura e urbanistica basate sul metabolismo dei raggruppamenti sono stati usati per il Toshiba IHI Pavilion all’Osaka Expo, Takara Beautillon, Kuchu Capsule, Foreign Pavilion alla Tsukuba Expo, Yamagata Plant di Nitto Food, Yamagata Hawaii Dreamland, Tomei Expressway Ashigara Service Area, Kumamoto City Museum, National Folklore Museum, New Kuala Lumpur International Airport, e continuano ancora a essere impiegate. Un’altra importante prospettiva della transizione “dall’età della macchina all’età della vita” è che essa rappresenta un tempo in cui c’è stata una transizione nel sistema di conoscenza (avanguardia della conoscenza). Ho già detto come il tradizionale dualismo occidentale di Kant, Cartesio e Hegel, comprenda la filosofia sottesa all’età della macchina. Negli anni Sessanta è emerso una un nuovo pensiero filosofico. La fenomenologia di Husserl e Heidegger, l’esistenzialismo di Sartre, la filosofia dell’ambiguità di Merleau Ponty, fino alla tradizione dello strutturalismo di Lévi-Strauss e Foucault. Lévi-Strauss assegnò un valore relativo alla conoscenza occidentale ne Il pensiero selvaggio. Ciò che accomuna questi nuovi sistemi di conoscenza è l’autocritica della filosofia metafisica occidentale rappresentata dal dualismo. Inoltre, l’avanguardia (filosofica) della conoscenza contemporanea è diretta verso sistemi di conoscenza diversi, rappresentati dalla semantica e dal post-strutturalismo. Foucault, Derrida, Roland Barthes, Gilles Deleuze e Félix Guattari rappresentano l’avanguardia di questa conoscenza. I concetti di “decostruzione” (Derrida) e di “rizoma” (Deleuze) criticano fortemente l’universalismo dell’età della macchina, e hanno fondamentalmente lo stesso punto di vista riguardo al fatto che ci troviamo in una transizione verso una nuova “Età della vita”, rappresentata dai seguenti concetti: anti-antropocentrismo, anti-Occidente-centrismo, anti-etnocentrismo, anti-logocentrismo. Un’altra prospettiva dello spostamento di paradigma dall’età della macchina all’età della vita è il cambiamento che inizia ad avvenire nei vari campi accademici. Si sta passando da un sistema bourbakiano a uno anti-bourbakiano. Bourbaki Kisho Kurokawa, Sony Tower, Osaka, 1972-1976.

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sule, Foreign Pavilion at Tsukuba Expo, Yamagata Plant of Nitto Foods, Yamagata Hawaii Dreamland, Tomei Expressway Ashigara Service Area, Kumamoto City Museum, National Folklore Museum and the New Kuala Lumpur International Airport, and continues to be used today. Another important perspective of the transition “From the Age of the Machine to the Age of Life” is that it represented a time where there was a transition in the knowledge system (forefront of knowledge). I already stated that the traditional Western dualism that continued under Kant, Descartes and Hegel comprised the philosophical undercurrent during the age of the machine. A new philosophical flow emerged around the 1960s. This is the phenomenology of Husserl and Heidegger, the existentialism of Sartre, and the philosophy of ambiguity of Merleau Ponty, and it carried on the tradition of structuralism of Lévi-Strauss and Foucault. Lévi-Strauss assigned a relative value to Western knowledge in The Savage Mind. The one thing that is common in these new knowledge systems is self-criticism of the Western metaphysical philosophy that is represented by dualism. In addition, the forefront (philosophy) of contemporary knowledge is headed toward diverse knowledge systems that are represented by semantics and post structuralism. Foucault, Derrida, Roland Barthes, Gilles Deleuze and Félix Guattari represent the forefront of this knowledge. The concepts presented in Deconstruction by Derrida and Rhizome by Gilles Deleuze and Félix Guattari strongly criticize the universalism of the age of the machine. And they have fundamentally the same point of view in that we are in a transition to a new “age of life”, represented by the following concepts: Anti-anthropocentrism, Anti-Western-centrism, AntiEnthnocentrism, Anti-Logocentrism. Another perspective of the paradigm shift from the age of the machine to the age of life is the beginning of change in the various academic fields. There is a shift away from a Bourbakian system to a non- Bourbakian system. Bourbaki is a name that was assigned by Andre Weil, a French mathematician, to the traditional Western metaphysical academic system. The geometry of Euclid, dynamics of Newton, chemistry of Lavoisier and evolution of Darwin are all representative of this system. With respect to this, the academic system in the age of life is represented by the Wholeness and the Implicate Order by David Bohm, Holonic Structure (Coexistence of Part and Whole) by Arthur Koestler, Fractal Geometry by Benoit Mandelbrot and the Synergetics by Hermann Haken, Endosymbiosis by Lynn Margulis, Synchronicity (The Bridge Between Matter and Mind) by David Peat, and the Science of Complex Systems, which has been a popular topic recently. The common thing for all of these works is they are not limited to a narrow academic realm, but are all linked to the forefront of knowledge (new philosophy), headed toward the symbiosis of time (deacronicity) and symbiosis of place (synchronicity). In particular, they criticize the hegemonistic thought of survival of the fittest seen in Darwin’s theory of evolution, and Endosymbiosis by Margulis makes the dramatic contention that symbiosis is a major driving force behind evolution. When this is all taken into consideration, modern architecture after the 1960s

è il nome assegnato dal matematico francese André Weil al tradizionale sistema accademico metafisico occidentale. La geometria di Euclide, le dinamiche di Newton, la chimica di Lavoisier e l’evoluzione di Darwin rappresentano questo sistema. Rispetto a questo, il sistema accademico dell’età della vita è rappresentato da Wholeness and the Implicate Order di David Bohm, Holonic Structure (coesistenza di parte e tutto) di Arthur Koestler, Fractal Geometry di Benoit Mandelbrot, Synergetics di Hermann Haken, Endosymbiosis di Lynn Margulis, Synchronicity (il ponte tra la materia e la mente) di David Peat e Science of Complex Systems, che è divenuto recentemente molto popolare. Ciò che tutti questi libri hanno in comune è di non essere limitati al ristretto campo accademico, ma collegati all’avanguardia della conoscenza (nuova filosofia) tesa verso la simbiosi di tempo (diacronicità) e luogo (sincronicità). In particolare criticano l’egemonico pensiero della sopravvivenza del più forte della teoria dell’evoluzione di Darwin, e in Endosymbiosis Margulis afferma drasticamente che la simbiosi è la maggiore forza trainante dell’evoluzione. Prendendo in considerazione tutto ciò, l’architettura moderna dopo gli anni Sessanta non può sfuggire a questo grande slittamento di paradigma che la società sta affrontando. L’architettura è un tipo di cultura artistica, e i capolavori architettonici sono creati, come quelli artistici, dall’espressione intuitiva dell’essenza dell’epoca corrente, senza in realtà dire molto. Oppure è una espressione endemica di creatori come Alvar Aalto o Frank Lloyd Wright. Tuttavia, l’architettura nell’età della vita e l’architettura moderna dopo il 1960 devono anticipare lo spirito dell’epoca ed esprimere il pensiero che porta al cambiamento. Louis Isadore Kahn era un pensatore, ma è stato riconosciuto come architetto dopo gli anni Sessanta. Nell’età della vita, più si è onesti più soluzioni si hanno per ciascun luogo e per la diversa e vibrante cultura che si deve formare. Più che focalizzarsi sulle singole forme o sulle espressioni uniche degli individui, la struttura che si crea deve esprimere la filosofia e lo spirito dell’epoca, divenendo così un movimento che cambierà il mondo. Credo che il pensiero (la filosofia) sia troppo assente nell’architettura moderna contemporanea. Ora si pone la questione se l’architettura moderna dopo gli anni Sessanta possa diventare un movimento collegato all’avanguardia dei sistemi di conoscenza. Il metabolismo è un movimento architettonico dell’Età della vita. L’Età della macchina è rappresentata dalla mondanità e dal materialismo. Distruggeva i valori del passato, cantava le lodi del possesso nella terra dei viventi e non pensava al futuro. Il metabolismo rappresenta la simbiosi del tempo e considera passato, presente e futuro come aventi il medesimo valore. Promuove un’architettura aperta al futuro ed è rispettosa del passato. E’ vitale che sia data più importanza alla preservazione dell’architettura storica che nel passato. L’architettura del movimento metabolista tenta di raggiungere gli obiettivi di essere ambientalmente sostenibile e di saper riciclare le risorse per preservare l’ambiente globale per le generazioni future. L’architettura del movimento metabolista è costruita con gruppi (serie) di piccoli edifici. Le città sono costruite come gruppi di piccole città. Se le città sono solo sparse (decentralizzate) e aperte, l’espansione di questi nuclei a bassa densità avrà come risultato la perdita delle foreste. La comprensione che “piccolo è bello” sta solo ora iniziando a circolare nel mondo. Il problema è come creare architetture e città metaboliche compatte che rispondano a queste tematiche. La sfida delle megastrutture (Super Domino) costruite su terreno artificiale è un tentativo di creare architetture e città compatte che minimizzino l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Le capsule della Nakagin Capsule Tower sono sostenute da un nucleo e possono essere sostituite ogni 25/30 anni. La Sagae City Hall è costituita da una superstruttura (Super Domino) che contiene quattro nuclei e una copertura a travi. La superstruttura (Super Domino) del Osaka International Conference Center è fatta di sei nuclei e sei super strati (travi/strati, spessore 5.5 m). Oltre a una sala concerti per 3.000 persone, questo Super Domino contiene anche

cannot escape this large paradigm shift in the age confronting society. Architecture is a type of art culture, and architectural masterpieces are created by intuitively expressing the essence of the current era in the same way as art, without really saying that much. Or it is an endemic expression by creators like Alvar Aalto or Frank Lloyd Wright that leaves us architectural masterpieces. However, architecture in the age of life and modern architecture after 1960 needed to anticipate the spirit of the age, and express thought that will change the age. Louis Isadore Kahn was a thinker, but he was recognized as an architect after the 1960s. In the age of life, the more honest you are, there is a different solution for each and every location, and a diverse and vibrant culture needs to be formed. Rather than focus on the individual forms or the unique expressions of individuals, as long as the structure that is created expresses the philosophy (spirit of the age), it will eventually become a movement that will change the world. I think that thinking (philosophy) has been too lacking in contemporary modern architecture. The question is now posed as to whether modern architecture after the 1960s can become a movement that is linked to the forefront of knowledge systems. Metabolism (metabolize and circulate) is an architectural movement of the age of life. The age of the machine is represented by mundanity and materialism. It destroyed values of the past, sang praises of possessions in the land of the living, and did not think past that (into the future). Metabolism represents the symbiosis of time, and views the past, future and present as having equal value. It promotes architecture that is open to the future, and pays respect to historical assets. It is vital that more importance be placed on the preservation of historical architecture than in the past. The architecture of the metabolism movement attempts to achieve the goals of being environmentally friendly and recycling resources to preserve the global environment for future generations. The architecture of the metabolism movement is built with groups (collections) of small buildings. Cities are built as groups of small cities. If cities are only scattered (decentralized) and open, the expansion of these low-density cities will result in humankind losing the forests on our planet. The realization that small is beautiful has only just begun around the world. The problem is how to create compact metabolic architecture and cities that address these issues. The challenge for megastructures (Super Dominos) built on manmade land is finding how to create compact architecture and cities that minimize the environmental impact of humankind. The capsules at Nakagin Capsule tower are supported by the core, and the capsules can be replaced every 25 to 30 years. The Sagae City Hall consists of a superstructure (Super Domino) that is comprised of four cores, and roof beams. The Osaka International Conference Center superstructure (Super Domino) consists of six cores and six super slabs (beam/slab thickness 5.5m). In addition to a concert with seating for 3,000, the Super Domino also contains an Event Hall that can accommodate 10,000. Facility and machine rooms are located within the super slabs, allowing maintenance and recycling of facilities to be performed even while a concert or event is being held. Kisho Kurokawa, Sagae City Hall, Yamagata, 1997.

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una sala per eventi da 10.000 posti. I servizi e le sale meccaniche sono collocate in super-strati che consentono la manutenzione e il riciclaggio anche durante i concerti o gli eventi. Il nucleo di Fusionpolis, in via di realizzazione a Singapore, è un super strato di dieci piani, che comprende un grattacielo Super Domino. Il National Art Center di Tokyo, recentemente completato, è una superstruttura comprendente quattro nuclei e super strati (spessore 3.5 m). Ciò consente di avere 2.000 metri quadrati di spazio espositivo senza pilastri e aria condizionata direttamente dai solai (super strati). La simbiosi di luogo (sincronicità) è stata uno dei temi prevalenti dell’architettura moderna dopo gli anni Sessanta. Essa offre un’espressione della cultura nazionale e un microtipo di identità da stabilirsi per ciascun luogo. Questo è il risultato della ricerca di simbiosi delle diversità e delle differenti culture nell’età della vita in sostituzione dell’universalità dell’età della macchina. La simbiosi di luogo implica che gli elementi di identità, atmosfera, sensazione, oltre a quelli di carattere religioso, etnico e regionale, siano differenziati simbolicamente. C’è un infinito numero di luoghi in una singola città. Il problema che si è posto all’architettura sin dagli anni Sessanta è stato come ottenere la simbiosi di luogo, trascendendo l’universalità dell’architettura moderna, che ignorava il luogo. Ciò può essere diversamente definito come globalismo (universalità) e localismo (regionalità). Dovrebbe essere possibile ottenere la simbiosi di globalismo e localismo e degli elementi storici e moderni usando un termine architettonico astratto globale (geometria), invece che copiando le forme tradizionali. L’architettura moderna sta tentando di ottenere la simbiosi di luogo, portando avanti la tradizione della modernità dell’età della macchina rappresentata dalla geometria astratta, attraverso l’uso adeguato della tecnica della semantica. Questo è il simbolismo astratto che propongo. L’Hiroshima City Museum of Contemporary Art è formato da una serie di piccoli edifici (villaggi) che simboleggiano la forma dei tradizionali magazzini giapponesi. Il Wakayama Museum of Contemporary Art allude simbolicamente ai tetti sovrapposti del vicino Wakayama Castle. Per realizzare una struttura sparsa con una serie di piccoli edifici, l’Ehime General Science Museum è costituito da una varietà di forme geometriche, ognuna delle quali esprime la diversità del proprio micro-luogo. Il Nara City Museum of Photography è vicino allo Shin-Yakushi Temple. Per esprimere il profondo rispetto alla storia di questo luogo, tutte le porzioni del museo, eccetto l’atrio, sono state costruite sotto terra, cercando così di ottenere la simbiosi tra il vecchio e il nuovo edificio/luogo. Per ottenere la simbiosi nella nuova ala del Van Gogh Museum ad Amsterdam con la piazza antistante, il progetto ha previsto la collocazione sotterranea di due terzi della struttura e, come area intermedia, è stata creata una piazza d’acqua a livello del sottosuolo. Il luogo del National Art Center di Tokyo era utilizzato dalle Forze di Difesa giapponesi e dal Terzo Reggimento di Fanteria dell’esercito americano. La porzione d’angolo dell’edificio del reggimento, che fungeva da ingresso principale, è stato preservato. Inoltre il concetto pro-

The core in Fusionpolis that is being constructed in Singapore has a super slab every 10 floors, comprising a Super Domino high-rise building. The National Art Center, Tokyo that was recently completed is a superstructure (Super Domino) that is comprised of four cores and super slabs (beam/slab thickness 3.5m). This enables 2,000 square meters of exhibition space without any pillars, and air conditioning directly from the floors (super slabs). The symbiosis of Place (synchronicity) has been a major theme of modern architecture after the 1960s. It provides an expression of the national culture, and a micro type of identity to be established for each place. This is the result of the pursuit of symbiosis of diversity and different cultures in the age of life to replace the universality of the age of the machine. The symbiosis of place includes the symbolically differentiated elements of identity, atmosphere, mood and ambience of the place in addition to the elements of religion, ethnic character and regional character. There are an infinite number of places in a single city. The question that has been posed to architecture since the 1960s has been how to achieve symbiosis of the place, transcending the universality of modern architecture that ignored the place. This can be expressed in another way as globalism (universality) and localism (regionality). It should be possible to achieve the symbiosis of globalism and localism, and of historical and modern elements by using an abstract global architectural term (geometry), rather than just copying traditional forms. Modern architecture is attempting to achieve the symbiosis of place, carrying on the tradition of formed modernity of the age of the machine represented by abstract geometry, adequately using the technique of semantics. This is the abstract symbolism that I propose. The Hiroshima City Museum of Contemporary Art is a collection of small buildings (villages) that symbolize the form of traditional Japanese storehouses. The Wakayama Museum of Contemporary Art symbolically alludes to the overlapping roof of Wakayama Castle, which is located next to the museum. In order to provide a scattered structure with a collection of small buildings, the Ehime General Science Museum buildings are comprised of a variety of geometric forms, and each of them expresses the diversity of each respective “micro” location. The Nara City Museum of Photography is next to the Shin-Yakushi Temple. In order to pay deep respect to the history of the location, all portions of the museum except for the lobby have been built underground, striving to achieve symbiosis of the historical place with the place (identity) that has been newly created. In order to achieve symbiosis of the new wing of the Van Gogh Museum in Amsterdam with the museum plaza on the periphery, the design called for two thirds of the structure to be located underground, and an underground water plaza was created as an intermediate area. The site for the National Art Center, Tokyo was entirely being used by the Japan Self Defense Force and U.S. Army Third Infantry Regiment. The corner portion of the regiment building which served as the main entrance was pre-

gettuale di contenere il National Art Center tra degli alberi è stato sviluppato poiché il luogo era originariamente collegato con i boschi del Aoyama Reien Centery e del Aoyama Park. Per ottenere la simbiosi con questi alberi, la facciata esterna dell’edificio doveva semplicemente essere trasparente. Volevo creare uno spazio intermedio tra interno ed esterno. Le curve frattali sono state usate come gradazioni di colore di una pennellata e non come linee rette che sembrano tagliare la superficie. Queste curve e le superfici curve sono state ripetutamente utilizzate fin dagli anni Sessanta come forme di vita.Ma anche qui, la tradizione della geometria astratta dell’architettura moderna è mantenuta. Essa rappresenta la nascita dell’Età della vita, del movimento della simbiosi e del metabolismo dal 1960 a oggi. Il KLIA (Kuala Lumpur International Airport) rappresentava un’altra sfida della simbiosi di globalismo e localismo, della simbiosi del luogo. La richiesta del Primo Ministro Mahatir di esprimere “la cultura e l’architettura Islamica in un’architettura d’avanguardia” era il tema che fin dagli anni Sessanta l’architettura moderna cercava di superare. La cosa importante era la simbiosi tra globalismo e localismo. Per soddisfare questa richiesta, ho combinato curve di geometria astratta con un guscio iperbolico paraboloide. Il mio tentativo di esprimere simbolicamente la cultura e l’architettura Islamiche, alludendo a esse semanticamente, è stato una sfida al simbolismo astratto. Il programma progettuale di ampliare l’aeroporto in senso planare è l’essenza dei temi del metabolismo e del riciclo. Il KLIA rappresenta il culmine della simbiosi dell’Età della vita e del movimento metabolista, che eredita il movimento dell’architettura moderna relativo alla simbiosi di luogo e tempo. Hishino New Town e Fufisawa New Town, due città a raggruppamento 8cellule), sono state realizzate dopo i molti schizzi da me fatti di città futuristiche. Queste città hanno una rete di servizi sul margine periferico che ha la stessa funzione del centro urbano del passato e rappresenta una trasformazione rispetto alla tradizionale struttura radiale delle città. Le fattorie e i terreni coltivabili sono stati inglobati e mantenuti nel progetto di Fujisawa New Town, e la simbiosi con la natura e l’agricoltura si è realizzata per la prima volta al mondo, preservando il paesaggio. Fin dal 2000, stiamo realizzando il master plan per la Nuova Capitale del Kazakistan, Astana, e la prima fase di un nuovo esperimento chiamato Zhengdong new Town, nella Provincia di Henan in Cina, con un milione e mezzo di abitanti, sarà presto completata. Entrambe queste città riassumono il lungo sforzo per realizzare gli obiettivi delle nuove città nell’età della vita. I villaggi, fiumi, aree naturali e storiche esistenti vengono preservati e le foreste vengono impiantate per creare eco-corridoi. La natura creata oggi sarà lo spazio esterno del futuro, e l’architettura e le città che creiamo diventeranno gli esempi storici del futuro. Pensiamo che come architetti abbiamo la responsabilità di credere fortemente di dover proteggere la terra attraverso un costante processo di conservazione e creazione. Kisho Kurokawa, 2006

served without moving the outside wall. Furthermore, the design concept of having the National Art Center contained in the woods was implemented since this place originally connected with the woods in Aoyama Reien Cemetery and Aoyama Park. In order to achieve symbiosis with these woods, the façade (outside wall) of this building just had to be transparent. I wanted to create intermediate space on the inside and the outside. Fractal curves were used like the gradations in an ink brush painting, rather than straight lines that appear to cut. These curves and curved surfaces were repeatedly used since the 1960s as forms of life. But here too, the tradition of abstract geometry of modern architecture is also carried on. It is represents the coming of the age of life, symbiosis and metabolism movement that has continued since 1960 into their own. The KLIA (Kuala Lumpur International Airport) represented another challenge of the symbiosis of globalism and localism, and symbiosis of place. The request from Prime Minister Mahathir to express “Islamic architecture and culture with cutting-edge modern architecture” was the theme that modern architecture since the 1960s has had to overcome. The important thing is the symbiosis of globalism and localism To satisfy this request, I combined abstract geometric curves in an HP shell (hyperbolic paraboloid shell). This was a challenge of abstract symbolism on my part to attempt to symbolically express Islamic architectural culture by alluding to it semantically. The design program of expanding the airport in a planar manner is the essence of the themes of metabolism and recycling. The KLIA represents the culmination of the symbiosis of the age of life and the metabolism movement, which inherits the modern architecture movement of the symbiosis of time and the symbiosis of place since the 1960s. Hishino New Town and Fujisawa New Town, which are cluster (cell) cities, were completed after the many sketches I drew of futuristic cities. These cities have a service network on the peripheral border that serves the role of the city center in cities of the past, and represents a transformation from the traditional radial structure of cities. The farming households and farmland were retained in the design plan for Fujisawa New Town, and symbiosis with nature and symbiosis with agriculture was achieved for the first time in the world, while preserving the landscape (greenery). Since the year 2000, we are headed towards realization of the Master Plan for the New Capital of Kazakhstan, and the first phase of a new experiment called Zhengdong New Town in Henan Province China with a population of 1.5 million will be realized soon. These cities will both represent the coming together of a long effort to realize the goals for new cities in the age of life. The existing villages, rivers, wetlands and other natural areas and historical landmarks are being preserved, and forests are being planted to create an ecocorridor and beautiful rivers. Nature that is created today will become the great outdoors in the future, and the architecture and cities that we create will become a historical asset in the future. We think that as architects we have been given the responsibility of having a strong belief that architects are to protect the earth through an ongoing process of preservation and creation. Da sinistra/from the left: Kisho Kurokawa, Zhengdong Newtown Master Plan, 2003-2004; Astana Masterplan (in progress).

Da sinistra/from the left: Kisho Kurokawa, Kuala Lumpur International Airport, Selangor, 1992-1998; National ArtCenter, Tokyo, 2000-2005; Fusionpolis, one-north Development, Singapore (project).

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Richard Meier & Partners

Nella pagina a fianco, prospetto est e sezione longitudinale del nuovo edificio realizzato per l’Ara Pacis a Roma. A sinistra, Richard Meier con il Sindaco di Roma Walter Veltroni e un momento dell’inaugurazione. In basso, piante del piano terra e del livello superiore.

Il fascino della materialità Ara Pacis in Rome Credits Project: Richard Meier & Partners Design Team: Richard Meier, John Eisler, Peter Burns, Thibaut Degryse, Simone Giostra, Alfonso D’Onofrio, Matteo Pericoli, Hans Put, Michael Vinh Architect’s Representative in Rome: Nigel Ryan Lighting Consultant: Fisher Marantz Stone, Erco Italia Mechanical Engineer: Ove Arup & Partners (conceptual design), Italprogetti, Costen Structural Engineer: Guy Norderson (conceptual design), Italprogetti General Contractor: Calosi & Del Mastio, Techno Impianti Arredo Architectonic Shells: Teleya Curtain Wall Consultant: IBM Acoustic Engineer: Isoltecnica Andrea Hoischen Stone Manufacturer: Mariotti Carlo & Figli Curtain Wall Manufacturer: Frener & Reifer Metallbau Manufacturers: Sto Verotec (STO A.G.) Theater Seating: Poltrona Frau Client: Comune di Roma

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Roma si sono uniti un monumento di importanza storica quale l’Ara Pacis Augustae e un architetto, Richard Meier, di chiara fama e di alta professionalità e hanno generato un evento sul territorio romano che, fra l’altro, ha stimolato alcuni commenti da parte di critici e di opinionisti. Sull’Ara Pacis non vi è nulla da dire; sull’edificio progettato da Meier si sono aperte discussioni e sono nati giudizi, alcuni dei quali, forse, non del tutto condivisibili. Ecco perché vale la pena di un commento. Occorre innanzitutto, riguardo a fatti importanti, impostare una logica di giudizio e immediatamente togliere di mezzo chi di critica architettonica e di progetto architettonico poco se ne intende, anche se l’opinione pubblica pesa nella costruzione della società civile. E’ bene essere obiettivi e al di sopra delle singole parti, se si vuole fare emergere i valori e i contenuti di un atto progettuale e cercare di ottenere una ragione anche di quella parte che, più di altre, ha influenzato l’evento nel suo aspetto positivo e negativo. Edmund Burke, scrittore e politico inglese del Settecento, sosteneva che il formarsi degli eventi sociali è un contratto che vincola non solo i vivi ma anche i morti e i non ancora nati. Pare altrettanto doveroso ricordare il valore dell’Ara Pacis Augustae e le ragioni del suo esistere, profondamente legato alla sua importanza storica e politica. Il monumento è un altare che il Senato romano fece innalzare nel 13 a.C. in memoria della pace e dedicato all’imperatore Augusto, allorché ritornò vincitore dalla Spagna e dalle Gallie. Con i frammenti, complessivamente tre/quarti dei marmi che componevano il monumento, ricuperati fin dal XVI secolo, l’Ara Pacis fu, in occasione del bimillenario augusteo, ricostruita e inserita in un edificio progettato da Vittorio Ballio Morpurgo. Gli elementi non ricuperati sono stati poi rimodellati in cemento e l’edificio fu inaugurato il 23 settembre 1938, presso il Mausoleo di Augusto a Roma. L’altare vero e proprio sorge, così, sopra una piattaforma di tre gradini, entro un recinto quadrangolare adorno di stupendi bassorilievi, con due porte monumentali che si fronteggiano. Il nuovo edificio, recentemente ultimato, si affaccia sul lungo Tevere ed è situato vicino al Ponte Cavour, sul lato occidentale della Piazza Augusto Imperatore. A Richard Meier viene affidato l’incarico del nuovo progetto che, come dice la relazione dello stesso Meier ha come intento quello di meglio valorizzare l’opera storica

e dare evidenza all’Ara, alla mensa o, più in generale, al blocco poligonale su cui si celebravano i riti sacrificali, con una luce naturale dosata e ben definita. Per formulare un giudizio concreto su tutto questo, va osservato che occorre anzitutto una conoscenza approfondita dell’architettura e del modo di esprimersi degli architetti, specie quando ci si accinge a dare un incarico ad un professionista. Si ritiene, quindi, che la scelta su Meier sia stata una scelta ponderata e mirata all’ottenimento di uno specifico evento denso di intelligenza e di qualità. E’ vero, fra l’altro, che Richard Meier aveva già dato prova delle sue alte qualità progettuali nel disegno della Chiesa di Tor Tre Teste – Dives in Misericordia, nella stessa Roma, per il quale è stato meritatamente osannato con un consenso unanime. Forse occorre che ci convinciamo che mito e meraviglia creano la filosofia dell’architettura; infatti, perfino Martin Heidegger partecipa, a un certo punto, all’incomprensione generale che oscura il senso di quella espressione aristotelica. Scrive: “Ciò di cui si meraviglia il senso comune è divenuto ovvio; ciò di cui il senso comune non si meraviglia è divenuto, per l’artista, problema in senso autentico”. Date le chiacchiere che sono sorte attorno a questo progetto è bene ancora sottolineare che l’architetto, per il quale diventa problema il mondo intero in cui il senso comune si sente a proprio agio e di cui, appunto, il senso comune non si meraviglia, da ciò che può trarre spunto per il divenire della sua opera. La meraviglia architettonica mette in discussione le presunte evidenze e verità dell’esperienza della non architettura. All’essenza del progetto appartiene indubbiamente questa caratteristica. Sennonché questa caratteristica, cioè la meraviglia, intesa come commento negativo, così formulato è la non architettura. Aristotele con la parola thauma indica ciò da cui nasce un pensiero, nascendo si libera. Tutto ciò avviene in negativo e in positivo. Fuori da ogni considerazione filosofica va confermato che l’opera di Richard Meier, in generale, seduce con il fascino della materialità e con la sua tendenza a mostrare il minimo di travaglio o difficoltà, come se fosse sempre alla ricerca di una perfezione visiva in cui la bellezza pura prende il posto delle idee. E’ comunque sempre un’architettura che prende, gestisce e modella la luce. Mario Antonio Arnaboldi

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monument of great historical importance like the Ara Pacis Augustae and an architect, Richard Meier, of great fame and expertise, have come together in Rome to create an event on the cityscape which, amongst other things, has attracted plenty of comments from critics and columnists alike. There is nothing to be said about the Ara Pacis; as regards the building designed by Meier, there has been plenty of debate and opinions expressed, not all of which we agree with. That is why it is worth making a few comments of our own. First of all, when evaluating important facts, we need to separate authoritative views from people who know nothing about architectural criticism and design, although public opinion does count in the construction of civil society. We need to be objective and unbiased if we want to focus on the merits and contents of a creative act of design and try to reason over the pros and cons of an event like this. Edmund Burke, an 18th-century English writer and politician, claimed that social events are organised based on a contract which binds the living, the dead or even those yet to be born. It is certainly worth emphasising the value and importance of the Ara Pacis Augustae and its reasons for being, closely tied to its historical and political significance. The monument is an altar that the Roman Senate had built in 13 B.C. in memory of peace and dedicated to the Emperor Augustus when he returned victorious from this campaigns in Spain and the Gaul lands. Using three-quarters of the marble out of which the monument was originally composed salvaged from the 16th century, the Ara Pacis was rebuilt to celebrate the bi-millennium of August and incorporated in a building designed by Vittorio Balio Morpurgo. The elements which were not salvaged were reshaped out of cement and, when the celebrations were over, the building was officially opened on 23rd September 1938 at the Augustine Mausoleum in Rome. The altar itself stands on a three-step platform set inside a quadrangular enclosure embellished with some magnificent low-reliefs with two opposing monumental doorways. The new building, which was recently completed, stands along the River Tiber close to Cavour Bridge over on the west side of Piazza Augusto Imperatore. Richard Meier was commissioned to

carry out the new project, which, as Meier’s own report says, is designed to enhance this historical work and draw attention to the Ara and, generally speaking, the polygonal block where sacrificial rites used to be performed, using carefully gauged and defined natural light. In order to pass judgement on all this, it needs to be pointed out that it calls for a profound knowledge of architecture and how architects express themselves, particularly when dealing with a commission assigned to a professional architect. So the decision to engage Richard Meier was carefully worked out and geared to obtaining a specific type of event brimming with intelligence and quality. It is also true to say that Richard Meier had already proven his design expertise in creating Tor Tre Teste – Dives in Misericordia Church, again in Rome, which was rightly praised by everybody. Perhaps we need to realise that myth and marvel create the philosophy of architecture; indeed, at least to some extent, even Martin Heidegger is partly responsible for the general lack of understanding enshrouding this quote from Aristotle. He writes: “What common sense marvels at has become obvious; what common sense does not marvel at has become, for the artist, an authentic problem”. Bearing in mind all the chatter surrounding this project, it is worth underlining that the architect, for whom the entire world in which common sense feels at home and is not surprised is problematic, provides indications about how his work will develop. The wonder of architecture is that it calls into question what is allegedly obvious and true in how non-architecture is experienced. This is unquestionably part of the essence of design. Otherwise this wonder, taken as a negative comment must be seen as non-architecture. Aristotle uses the word thauma to mean that from which a thought derives, freeing itself as it comes into being. All this happens both in a positive and negative sense. Philosophy aside, it is worth pointing out that Richard Meier’s work intrigues us through the charm of material and his tendency to show even the slightest effort or difficulty as a search for visual perfection in which pure beauty takes the place of ideas. As usual, his architecture takes hold of, manages and shapes light.

Opposite page, east elevation and longitudinal section of the new building constructed for the Ara Pacis in Rome. Left, Richard Meier and the Mayor of Rome, Walter Veltroni, during the opening ceremony. Bottom, plans of the ground floor and upper level.

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Sotto, planimetria generale e contestualizzazione dell’intervento. Sopra, l’esterno del Museo dell’Ara Pacis Augustae, caratterizzato dalla

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combinazione del travertino, del cemento bianco e delle ampie vetrate. Below, site plan and project set in its context.

Above, the outside of Ara Pacis Augustae Museum featuring a combination of travertine, white concrete and plenty of glass.

Sotto, sezione trasversale e prospetto sud. Sopra vista del museo dalla riva opposta del fiume Tevere.

Below, cross section and south elevation. Above, view of the museum from the opposite bank of the River Tiber.

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Uno dei maggiori intenti del progetto è stato quello di meglio valorizzare l’opera storica e dare evidenza all’Ara, alla mensa o, più in generale, al blocco poligonale su cui si celebravano i riti sacrificali, con una luce naturale dosata e ben definita sia essa artificiale o naturale.

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One of the main project intentions was to focus on this historical monument and highlight the Ara and, more generally speaking, the polygonal block where sacrificial rituals used to be performed, using well dosed and gauged natural light, both artificial and natural.

Sopra, l’Ara Pacis Augustae e, a destra, vista della sala con il gioco di luci e ombre determinato dall’illuminazione naturale proveniente dalle grandi vetrate laterali che caratterizzano la nuova teca progettata da Meier.

Above, the Ara Pacis Augustae and, right, view showing the hall with the light and shadow effects caused by the natural light coming through the large lateral glass windows characterising Meier’s new showcase.

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In queste pagine scorci del museo, che nei suoi 4.250 metri quadrati, oltre alle sale espositive per i reperti archeologici, contiene una libreria, un auditorium, un caffè sulla terrazza, gli uffici amministrativi del complesso museale, una biblioteca digitale.

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These pages, partial views of the museum, whose 4,250-squaremetre premises hold not only exhibition rooms for the archaeological relics but also a bookshop, auditorium, terrace café, administration offices for the museum facility, and digital library.

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In senso orario dall’alto a sinistra: frammenti dello scavo dell’Ara Pacis presso il Museo nazionale Romano alle Terme, circa 1937 (da Moretti 1948); lastra del pannello della Tellus al suo arrivo dagli Uffizi presso il Museo Nazionale Romano alle Terme (Archivio Moretti Sguaini); veduta aerea di Piazza Augusto Imperatore durante gli sventramenti (Fototeca dello Stato Maggiore dell’Aeronautica); scavo del 1903, recupero di una grande lastra a girali (Archivio Moretti Sguaini).

In senso orario dall’alto a sinistra: il pannello di Enea sacrificante ai Penati (foto Soprintendenza); il pannello della Tellus (foto Soprintendenza); incisione sul muro delle Res Gestae, lungo via di Ripetta, Roma, settembre 1938 (Archivio Storico Capitolino); veduta aerea del padiglione novecentesco (su progetto di Morpurgo) dell’Ara Pacis e inaugurazione, Roma, 23 settembre 1938. Clockwise from top left: the panel of Aeneas making a sacrifice to the Penates (Photo from the Superintendent’s Office); the panel of Tellus (Photo from the Superintendent’s Office); etching on the wall of the Res Gestae along Via di Ripetta, Rome, September 1938 (Historical Archives of the City of Rome); aerial view of the 20th century pavilion (designed by Morpurgo) of the Ara Pacis and opening ceremony, Rome, 23rd September 1938.

Clockwise from top left: fragments from the excavation work on the Ara Pacis at the Museo nazionale Romano alle terme, circa 1937 (from Moretti 1948); sheets from the panels of Tellus when it arrived from the Uffizi at the Museo Nazionale Romano alle Terme (Moretti Sguaini Archive); aerial view of Piazza Augusto Imperatore during the excavation work (Fototeca dello Stato Maggiore dell’Aeronautica); 1903 dig, recovery of a large sheet (Moretti Sguaini Arcive).

Q

uando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il Senato decretò che si dovesse consacrare un’ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio. E’ con queste parole che Augusto nelle Res Gestae, suo testamento spirituale, ci ha tramandato la volontà del Senato di costruire un altare alla Pace, a seguito delle imprese da lui portate a termine a nord delle Alpi tra il 16 e il 13 a.C., tra cui l’assoggettamento dei Reti e dei Vindelici, il controllo definitivo dei valichi alpini, la visita alla Spagna finalmente pacificata, la fondazione di nuove colonie e l’imposizione dei nuovi tributi. La dedicatio dell’Ara Pacis, la sua inaugurazione, ebbe luogo il 30 gennaio del 9 a.C. nel Campo di Marzio. Successivamente, nell’area si determinò un generale e inarrestabile innalzamento di quota, dovuto in gran parte agli straripamenti del Tevere; si cercò di proteggere l’Ara Pacis con la costruzione di un muro che arrestasse il processo di innalzamento del terreno, ma a nulla valse questa precauzione contro il continuo processo di interramento dell’intera area. Per più di un millennio il silenzio calò sull’Ara Pacis, facendo perdere persino la memoria del monumento. Il recupero dell’Ara Pacis, iniziato nel XVI secolo, si è concluso, tra ritrovamenti fortuiti e scavi mirati, solo quattro secoli dopo con la ricomposizione del monumento avvenuta nel 1938. Nel 1903, a seguito del riconoscimento dell’Ara operato da Friedrich von Duhn, fu inoltrata una richiesta al Ministro della Pubblica Istruzione per la ripresa dello scavo. Il suo accoglimento fu possibile grazie anche alla generosa offerta di Edoardo Almagià. Nel luglio 1903, iniziati i lavori, fu subito chiaro che le condizioni 20 l’ARCA 219

erano estremamente difficili e che alle lunghe poteva essere compromessa la stabilità del palazzo. Pertanto, esplorata circa metà del monumento e recuperati 53 frammenti, lo scavo venne interrotto. Nel febbraio 1937, il Consiglio dei Ministri in vista del bimillenario della nascita di Augusto decretò la ripresa dello scavo, con l’impiego di tecniche di avanguardia. Tra il giugno e il settembre 1938 contemporaneamente allo scavo, si svolsero i lavori del padiglione, che avrebbe ospitato la ricostruzione dell’Ara Pacis sul Lungotevere. Il 23 settembre, il giorno stesso di chiusura dell’anno augusteo, Mussolini inaugurò il monumento, realizzato su progetto di Morpurgo. Negli anni del conflitto le vetrate furono rimosse e il monumento protetto da sacchetti di pozzolana, sostituiti in seguito da un muro paraschegge. Solamente nel 1970 la teca fu ripristinata. I primi interventi di restauro riguardanti l’Ara Pacis e la sua sistemazione nel padiglione sul Lungotevere, datano agli inizi del 1950, quando il Comune fece liberare la struttura dal muro paraschegge, riparare la trabeazione dell’ara danneggiata dalle protezioni antiaeree e costruire tra i pilastri, in luogo delle vetrate rimosse durante la guerra, un muro di 4,50 metri d’altezza. Il vero ripristino del padiglione avvenne solo nel 1970 con la posa in opera di nuovi cristalli. Nel corso degli anni Ottanta, si è proceduto al primo sistematico intervento di restauro sull’Ara, che ha comportato lo smontaggio e la sostituzione di alcuni dei perni in ferro a sostegno delle parti aggettanti del rilievo, oltre alla risarcitura delle fratture della malta, al consolidamento dei restauri storici, alla ripresa del colore delle parti non originali e naturalmente alla rimozione di polveri e residui depositatisi nel corso degli anni. Le precarie condizioni del monumento, nell’impossibilità di adeguare la teca esistente, hanno spinto nel 1995 il Comune di Roma a pensare finalmente alla sostituzione della vecchia teca.

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hen I returned to Rome from Gallia and Spain, under the consulship of Tiberius Neron and Publius Quintilius, after successfully completing missions in these provinces, the Senate decreed that altar to Augustan peace was to be consecrated in Campus Martius and ordered magistrates, priests and vestal virgins to perform a sacrifice there every year. With these words taken from the Res Gestae, Augustus’s spiritual testament, he informed us of the Senate’s will to build an altar to Peace following his successful exploits to the north of the Alps between 16 and 13 B.C., including victories over the Reti and Vindelici, the final conquest of the Alpine passes, the visit to Spain where peace had finally been established, the founding of new colonies, and the imposing of new taxes. The official opening of the Ara Pacis was on 30th January in the year 9 B.C. in Campus Martius. But then there was a general and unstoppable rise in the ground due mainly to Tiber flooding its banks; attempts were made to protect the Ara Pacis by building a wall to hold back the rising ground, but his failed to stop the gradual process of literally burying the entire area. For over a millennium silence enshrouded the Ara Pacis so the monument was actually forgotten. Work on salvaging the Ara Pacis, which began in the 16th century, eventually finished four centuries later (after some lucky finds and carefully targeted digs) when the monument was reconstructed in 1938. After the Ara was officially acknowledged by Friedrich von Duhn in 1903, a petition was sent to the Ministry of Public Education to resume excavation work. This was partly made possible by a generous donation from Edoardo Almagià. When work began in July 1903 it was soon clear that it was an

extremely tricky enterprise with a real risk of jeopardising the building’s stability in the long run. The dig was interrupted after exploring about half of the monument and retrieving 53 fragments. In February 1937, in view of the bi-millenary of the birth of Augustus, the Council of Ministers decreed that work should be resumed using cutting-edge technology. While the dig was under way from June to September 1938, work was simultaneously carried out on the pavilion where the Ara Pacis was to be reconstructed along the River Tiber. On 23rd September, on the day the Augustan year ended, Mussolini officially opened the monument, which had be reconstructed based on a project designed by Morpurgo. During the war the glass windows were removed and the monument was protected by pozzolana bags, later replaced by a traverse wall. The shrine was only eventually restored in 1970. Work on the Ara Pacis and its installation inside the pavilion along the Tiber actually began in 1950, when the City Council had work carried out to detach the structure from its traverse wall, repair the altar’s trabeation which had been damaged by the shields to protect it during air raids, and built a 4.50 metre high wall between the columns to replace the glass partitions removed during the war. The pavilion was only really renovated in 1970, when new glass was installed. Initial systematic repair and renovation operations were carried out on the Ara in the 1980s, involving the dissembling and replacement of some iron pins supporting the overhanging parts, as well as filling in some cracks in the mortar, reinforcing previous restoration work, touching up the colour on the non-original parts and, of course, removing any dust and bits that had been deposited down the years. Bearing in mind the precarious state of the monument and the fact that the old showcase could not be adjusted, Rome City Council finally decided to replace the old showcase in 1995. 219 l’ARCA 21


Cina: la nuova frontiera CELAP Pudong Credits Project, Concept, Interior, Landscape: Agence d’Architecture A.Béchu, ATS, Phoenix Design, France Concept, Volume ABC AAAB-France Concept: Anthony Emmanuel Béchu, Pablo Lorenzino, Jean-Louis Baczynski, Dominique Lim, Zhang Ying Jie ATS: Tom Sheenhan, Clément Valla Phoenix Design: Jacques Jobart Volume ABC: Anne Charlet Technical and Executive Project: East China Architecture Design & research Institute (ECADI) Execution Interiors and Landscape: Shanghai Modern Architectural Decoration & Landscape Institute Structures: Daniel Vaniche (DVVD) Carpentry: Bernard Viry Fluids: Trouvin Acoustics: Peutz Economy: Becar Lighting: Philips Mazda Libraries and Conference Rooms Lighting: iGuzzini Serigraphy Glasses of the Tower: Saint Gobain Water Treatment: Vivendi Water Communications, Intranet: Thales Acoustic Panels: Plâtres Lafarge Exterior Cladding Residences and VIP: Trespa Client: Bureau du Développement et de la Planification de la nuovelle zone de Pudong, Gao Mao Yuan et Zhang Rong Vista frontale della China Executive Leadership Academy, Pudong con il lungo porticato rosso che protegge i diversi volumi del complesso universitario e fa da contrappunto all’elemento verticale della torre contenente gli uffici amministrativi della scuola. Front view of the China Executive Leadership Academy in Pudong showing the long red colonnade protecting the various university structures and acting as a counterpoint to the vertical tower holding the school’s administration offices.

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a Cina si è affacciata prepotentemente alla ribalta della scena internazionale non solo per la sua espansiva politica economica, ma anche per la forte volontà di occupare un ruolo centrale nel paesaggio architettonico del mondo globalizzato. Sorretto dall’economia, lo slancio pianificatorio cinese sta investendo in maniera e in scala sorprendenti territori agricoli e metropoli consolidate, cogliendo nel ridisegno delle città e in occasioni come le prossime Olimpiadi, lo spunto per una riflessione sull’assetto dell’architettura urbana del XXI secolo. A tale sviluppo la cultura europea sta dando un notevole contributo e sempre più numerosi sono gli studi professionali del vecchio continente che in Cina stanno trovando una sorta di nuova frontiera. E’ il caso fra gli altri della “Agence d’Architecture” di Antony Emmanuel Béchu, che, sette anni dopo aver fatto rinascere l’Olympia a Parigi, viene chiamato a Shanghai per progettare un grande complesso universitario: la China Executive Leadership Academy di Pudong, luogo dove vengono formati i quadri e i dirigenti di questo Paese che corre verso il futuro. Il percorso di Béchu in Cina ha inizio nel 2002 grazie ad alcuni importanti concorsi: la riabilitazione dello Star Ferry di Hong Kong, la creazione della new town di Lingang Port (Shanghai), la riqualificazione di Suzhou Creek (Pudong), nonché, tra gli altri, il parco di Chaoyang (Pechino) e quello di Pujiang. Il progetto è ambizioso e felicemente risolto: un grande ideogramma fuori scala, una linea rossa che inquadra lo spazio alla scala del paesaggio: una mega struttura dinamica che concentra le costruzioni lungo un asse immerso nel verde, tra specchi d’acqua. Un parco di 42 ettari nel quale attorno agli edifici riservati al vero e proprio insegnamento sono sapientemente disseminati gli edifici a uso foresteria (800 appartamenti) che si lasciano attraversare discretamente dal paesaggio. Béchu racconta:”Contrariamente ai grattacieli di Shanghai e di Pudong, abbiamo optato per una architettura più umana sviluppata in orizzontale. Diversi edifici su una stessa linea, come a incarnare questo pensiero di Confucio: “l’apprendimento del sapere si produce su di una linea che tende nel suo punto ultimo a toccare il sapere del maestro”, e così vede la luce nella mente dell’architetto la linea rossa, grande copertura sotto la quale si sviluppano i diversi edifici. L’immagine è quella del tavolo calligrafico, strumento di trasmissione del sapere in Cina: una copertura di 340 metri di lunghezza, 50 di larghezza e 28 di altezza, interamente rivestito in pannelli lamiera porcellanata rossa. Due anni di cantiere e anche questo tassello architettonico s’inserisce nel grande mosaico del rinnovamento della società cinese, che ha smesso di andare in bicicletta e corre, ormai imprendibile per noi italiani, che forse un po’ confusi, andiamo con il buon Cucinella a regalare edifici universitari a chi potrebbe insegnarci, ormai da tempo, come costruirli. Oggi non abbiamo dubbi: il drago si è svegliato, e con esso anche le tigri asiatiche, e lo scacchiere geopolitico internazionale si è trasformato nel banco di un mercato in cui la battaglia si combatte con la produzione, con l’attrazione di investimenti, con la manodopera – a basso costo o altamente qualificata – con la capacità di immaginare il futuro, con la volontà di produrre nuovi miti non solo economici, ma anche culturali, e l’architettura sembra esserne, come sempre, autorevole testimone se non protagonista. Matteo Gatto

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hina has burst onto the international scene not just due to its policy of economic expansion, but also for its keen desire to be a key player in architecture in a globalised world. Backed up by its economy, the Chinese boom in architectural planning is affecting both farmlands and big cities on a surprising scale and in a striking manner, taking the kind of urban redesign opportunities offered by events like the forthcoming Olympics as a chance to reflect on the urban architecturalscape of the 21st century. Europe is providing a notable input to all this growth, as an increasing number of architectural firms from the old continent are finding a sort of new frontier for their work over in China. This is the case, for instance, with Antony Emmanuel Béchu’s “Agence d’Architecture”, which just seven years after redeveloping Paris’s Olympia has been called to Shanghai to design a huge university complex: the China Executive Leadership Academy in Pudong, the place where the nations’ top managers and executives are trained as the country prepares to drive into the future. Béchu’s work in China bean in 2002 thanks to some important competitions: the refurbishing of the Star Ferry in Hongkong, the creation of Lingang Port new town (Shanghai), the redevelopment of Suzhou Creek (Pudong) and other projects like the parks of Chaoyang (Beijing) and Pujiang. This ambitious project has been handled most successfully: a huge oversized ideogram, a red line framing the space on a landscape scale: a dynamic mega-structure focusing all the constructions along an axis immersed in greenery between pools of water. A 42-hectare park inside which buildings used as accommodation (800 apartments) with landscaping discretely running across them are cleverly set out around the buildings used for strictly teaching purposes. Béchu tells us that: “In contrast with the skyscrapers of Shanghai and Pudong, we opted for more people-friendly architecture developed horizontally. Various buildings along the same line, as if to embody Confucius’s idea that: “teaching knowledge extends along a line whose end tends to touch the master’s knowledge”, and so the architect envisaged a red line, a huge roof beneath which the various buildings unfold. This gives an image of a calligraphy table, a means of conveying knowledge in China: a 340-metre-long roof which is 50 metres wide and 28 metres high, totally clad in porcelain red sheet panels. Two years’ building work and now this architectural piece has been fitted into the huge mosaic of renewing Chinese society, which has abandoned its bicycles and is now running at a speed which we Italians cannot keep up with, as, together with good old Cucinella, rather confusedly we give away university buildings to those who, for some time now, could teach us how to building them. There is no doubt any more: the dragon has awoken and with it the Asian tigers, as the inter-national political chess board has turned into a market stall where the battle is waged in terms of production, attracting investments, and labour – either cheap or highly qualified – with the ability to envisage the future, and the desire to propose new myths, cultural as well as economic: and, as usual, architecture seems, to be an authoritative testimonial not to say a protagonist.

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Sopra, vista delle residenze per studenti e insegnanti, nella porzione nord dell’area. La collocazione e la disposizione dei volumi a nastro ne assicura la protezione dai venti prevalenti e dal rumore del traffico stradale. A destra, vista generale del complesso, che si ispira agli Stabiles di Calder, come simbolo di equilibrio, sia tra formazione e successivo inserimento nella società degli studenti sia come rapporto tra il complesso architettonico e la città.

Sopra, l’ingresso della scuola visto dal lato meridionale con il giardino che, arricchito da giochi d’acqua e fontane, esprime l’animazione e la vita dell’università. Above, the school entrance seen from the south side showing the garden, which, enhanced by the water effects and fountain, expresses the life and soul of the university.

Above, view of the student and staff residences in the north part of the area. The position and layout of the strip structures provides shelter from the prevailing winds and road traffic noise. Right, overall view of the complex, inspired by Calder’s Stabiles as a symbol of balance between both the student’s education and their entry into society and the way the complex relates to the city.

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Sotto, sezione longitudinale della torre degli uffici e sezione trasversale dell’edificio principale.

Pianta del piano terra dell’edificio principale e, sopra, particolare della struttura del portico.

Pianta del piano terra, sezione trasversale e prospetto delle residenze.

Below, longitudinal section of the office block and cross section of the main building.

Ground floor plan, cross section and longitudinal section of the residences.

Plan of the ground floor of the main building and, above, detail of the colonnade structure.

Pianta del Giardino della Memoria al centro della struttura, in cui sono inserite sculture/paesaggio dedicate ai cinque elementi dell’astrologia Mandarina (acqua, legno, metallo, fuoco, terra). Plan of the Garden of Memory in the middle of the structure, which incorporates sculptures/landscaping devoted to the five elements of Mandarin astrology (water, wood, metal, fire, earth).

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Sopra, vista generale del complesso e scorci della porzione settentrionale in cui le residenze per 980 persone sono state realizzate in mezzo a un giardino alberato. Orientati lungo l’asse est-ovest e rivestiti prevalentemente in vetro questi edifici beneficiano dell’irraggiamento solare per gran parte della giornata e rimangono protetti dai forti venti prevalenti. Tra i due volumi a nastro e a essi collegati da percorsi nel parco ci sono sale per incontri che favoriscono la vita sociale degli studenti. Ogni edificio è affiancato da giardini di 1.000 mq ciascuno piantumati con

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diverse essenze. Nella pagina a fianco, vista notturna dell’ingresso. Il bacino d’acqua in cui si riflette l’edificio è realizzato utilizzando le acqua pluviali di recupero e funge, insieme ai 27.000 alberi piantati nell’area di intervento, da elemento raffrescante per l’edificio. Above, overall view of the complex and partial views of the north section where residences for 980 people has been built in the middle of a garden full of trees. Set along an eastwest axis and mainly clad with glass, these buildings enjoy sunlight throughout

most of the day and are sheltered from strong prevailing winds. There are congregation rooms to encourage students to socialise set between the two structures and connected to them by pathways through the park. Each building is flanked by 1,000-square-metre gardens, each planted with different kinds of vegetation. Opposite page, nighttime view of the entrance. The pool of water in which the building is reflected draws on rain water and, together with the 27,000 trees planted on the project site, serves to help freshen up the building.

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Sopra, la sala conferenze principale da 1.500 posti. Sotto, l’atrio a tutta altezza, illuminato dalla vetrata alta 20 m, del centro convegni, contenente oltre all’auditorium principale una serie di spazi scatolari più

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piccoli (da circa 500 posti) per incontri, mostre ed eventi. Nella pagina a fianco, la reception nell’ingresso principale. Above, the main 1,500-seat conference hall.

Below, the full-height lobby lit through the 20 metre tall glass window of the conference centre, which, in addition to the main auditorium, also holds a set of smaller box-shaped spaces (with a capacity of about 500)

for meetings, exhibitions and events. Opposite page, the reception in the main entrance area.

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In queste pagine, viste del Giardino della Memoria che divide l’ala ovest da quella est. Lo schema della pavimentazione dei percorsi che collegano le diverse sculture/paesaggio richiamano gli schemi di un circuito

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elettronico o dei labirinti della tradizione classica dei giardini francesi. These pages, views of the Garden of Memory separating the west and east wings. The layout of the flooring of the

corridors connecting the various sculptures/landscapin g evoke the diagrams of an electric circuit or mazes in traditional classic French gardens.

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L’

Union Internazionale des Architectes (UIA) nel marzo del 2006 ha lanciato in rete e su scala planetaria questo concorso: “Celebration of Cities –2: An Idea for the City”; mondo diviso in cinque macro-regioni, una sezione dedicata agli studenti, 37 giurie internazionali, patrocinio dell’UNESCO. L’organizzazione è stata curata dal CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), Sezione Italiana dell’UIA, in collaborazione con l’Arca. Ai partecipanti il compito di stabilire luogo e programma del proprio progetto, tre gli orientamenti proposti dal bando per immaginare le trasformazioni delle città: attrarre, accogliere, spostarsi. Tutte le diverse fasi del concorso, dall’iscrizione alla consegna finale dei materiali, si sono svolte via internet, in modo da offrire la massima superficie di contatto ai concorrenti, quasi fosse una consultazione democratica; un dato per cogliere le dimensioni dell’iniziativa: il sito è stato visitato da 320.000 tra architetti e studenti. Tra gli edifici progettati in occasione dei concorsi di cui l’UIA si è fatta garante si annoverano la Sydney Opera House, il Centre Georges Pompidou a Parigi, il Forum Internazionale di Tokio, la Biblioteca di Alessandria d’Egitto. La premiazione di Celebration of Cities –2 è avvenuta in forma anonima il 15 giugno scorso a Vancouver, il catalogo elettronico è sempre consultabile (www.celebcities2.org). Il concorso è un saggio delle possibilità del formato .pdf, ora se il media è il messaggio ne andrebbero considerate le implicazioni. L’osservazione simultanea di tutti i progetti potrebbe chiarirne il denominatore comune: la compressione di materiali eterogenei in collage digitali con il netto prevalere delle immagini. I primi 40 progetti classificati sono esposti a Venezia dal 7 settembre al 10 novembre a Palazzo Zorzi, sede regionale dell’UNESCO, in concomitanza della decima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale. E se la Biennale – questa edizione come le altre – si può considerare una ricostruzione dall’alto di tutto quel che in architettura avviene, è dal basso che l’esposizione di Celebration of Cities –2 restituisce e alimenta lo stato delle cose. Una simile visione stereoscopica – dall’alto e dal basso – dovrebbe, in virtù della migliore profondità di campo, farsi un quadro della situazione ancor più attendibile. Ma contemplare la diversa posizione dei punti di vista non costituisce, di per sé, una delle migliori critiche possibili? Biennale e Celebration of Cities –2 possono anche essere intese come due sezioni che taglino a diversa altezza – nei pressi del vertice, vicino alla base – uno stesso oggetto – qui l’architettura. Da un lato troveremmo, su di una superficie ridotta e contraddistinti dalla relativa rarità, gli episodi di punta, i grandi nomi, le operazioni esemplari; dall’altro una fioritura progettuale diffusa, semi-spontanea, orizzontale; quasi si trattasse di un Kunstwollen informatico. Un confronto serrato, fatte le debite proporzioni e senza nascondersi dietro l’evidente asimmetria, potrebbe riservare qualche sorpresa o l’eventuale desiderio di effettuare degli scambi; un’analisi più profonda sarebbe forse destinata a rivelare i movimenti o i flussi che collegano superficie e fondo, come fossero regolati da vasi comunicanti. In effetti, come la certa storiografia insegna, un’epoca si rifletterebbe addirittura meglio nei documenti minori che nei grandi avvenimenti. In Celebration of Cities –2 la città resta saldamente al centro della riflessione progettuale, nonostante la natura dei problemi attuali abbia messo fuori gioco ponderosi apparati disciplinari e spiazzato ormai da tempo tipologia e morfologia urbana, mentre l’architettura preferisce dividersi tra l’esaltazione dell’oggetto singolare e la dedizione al paesaggio. La città sarebbe comunque congeniale ai progetti, per una ferrea

Celebration of Cities –2 affinità d’intenti; la metropoli, malgrado i successi della cultura della congestione e a dispetto del suo proliferare ubiquo, ne sfigurerebbe i caratteri, tanto da diventare innominabile e venir rimossa dall’orizzonte; come se per ritrovare il senso riposto negli insediamenti umani fosse giocoforza tornare alle origini urbane. Anche se un’idea per la città non è la città ideale a cui forse segretamente aspira, il concorso, opportunamente, ridimensiona le aspettative di ambienti più consoni secondo i casi e le chance di un futuro alternato. Si scandaglia la base con una domanda intelligibile e in cambio, al di là dei progetti, si ottiene una fotografia delle condizioni in cui versano le città. Dal momento che ai progettisti si richiedeva, contestualmente alla soluzione, in una duplicità spesso insidiosa per l’auto-referenzialità in agguato, la definizione del problema. Per i promotori questo coincide con l’auspicio dichiarato di un processo globale di democrazia urbana sostenuto dalla telematica. Del resto cosa è più condivisibile di una celebrazione? Celebrare è condividere, si celebrano le feste e questo concorso andrebbe forse inteso proprio come una festa dell’architettura, come una profusione di energia unilaterale, libera, per una volta, da un reale inospitale e restrittivo o da livelli di complessità, anche solo di gestione, proibitivi per progetti a largo respiro o anti-inerziali. Si celebrano le ricorrenze e Celebration of Cities in effetti ha un carattere periodico: la prima edizione è del 2004; allora il tema proposto dall’UIA ruotava attorno all’idea di un’agopuntura urbana. Come se, analogamente alla cura, si trattasse di individuare nelle città quei punti sensibili, de-localizzati rispetto ai mali, sui quali agire con aghi immaginari in vista della guarigione. Come se anche del corpo delle città si potessero fare delle mappe di queste reti nevralgiche sottese alle apparenze anatomiche e malgrado l’agopuntura non sembri essere per i cinesi stessi un modello di riferimento per il terrificante – ai nostri occhi – sviluppo. Ma celebrare non può che alludere a qualcosa di trascorso, precedente, al rinnovamento rituale, solenne, di quanto è già dato, a valori che costituiscono il retaggio culturale, con la possibilità che anche qualcosa di postumo si insinui in un ragionamento necessariamente dinamico. Allora si dovrebbe essere franchi e chiedersi se la città non sia diventata un oggetto malinconico; se ostinarsi a voler riconoscere ancora come città quel che forse non lo è già più non ci sottragga a gravi ammissioni. Oppure, proprio per questo insieme di ragioni, è bene continuare a credere positivamente, al di là di quel che accade, nel luogo principe della convivenza che vogliamo pacifica: la città. L’ostinazione con la quale la si vuole riconoscere sarebbe allora, in questo frangente, una necessità vitale della nostra specie (umana o di architetti?). Celebrare la città attraverso una pratica immaginaria – il progetto – per non pensare che non siano più città le città reali che conosciamo. Ambivalenza teoricamente indecifrabile, ma cosa vorrà dire se uno dei due progetti vincitori ex-aequo riguarda un’estensione possibile di Venezia nella sua laguna, città tra le più celebri e celebrata, fisicamente finita e temporalmente terminale? Forse solo che le città sono davvero in pericolo ma la progettazione è viva e vegeta. Nuove estensioni, sottratte al mare, quasi alla olandese, si ritrovano, significativamente, anche nell’altro progetto vincitore; Foreshore & Footprint tenta il riscatto di una politica territoriale scriteriata e controproducente in atto da vent’anni lungo le rive sud-coreane; una mega-struttura lineare, composita, sospesa sulla diga esistente e a cavallo delle acque unisce le città di Gunsan e Buan. Come se nella conquista di uno spazio vergine o nella proiezione nel vuoto l’architettura scoprisse un surplus di senso. Decio Guardigli

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he International Union of Architects (UIA) launched a competition on the Web on a planetary scale in March 2006 entitled: Celebration of Cities -2: An Idea for the City; dividing the world into five macro-regions with a special section for students, 37 international juries, and the patronage of UNESCO. It was organised by the CNAPPC (National Council of Architects, Planners, Landscape Designers and Conservationists), the Italian Section of the UIA, in conjunction with l’Arca. Entrants were expected to devise the programme and location of their own project, following three basic guidelines set down in the tender to envisage ways of transforming cities: attract, welcome, move. All the various stages in the competition, from enrolling to sending in final entries, were carried out on the Internet, so as to attract as wide a range of projects as possible, like some sort of democratic consultation process; the scale of the project is summed up by the following figure: the site has been visited by 320,000 architects and students. Buildings designed as part of competitions organised by the UIA include the Sydney Opera House, the Georges Pompidou Centre in Paris, the International Forum in Tokyo and the Library in Alexandria, Egypt. The prize-giving ceremony for Celebration of Cities –2 took place anonymously on 15th June in Vancouver. The e-catalogue can still be consulted at (www.celebcities2.org). The competition provides a taste of the possibilities of the .pdf format and, if the medium is the message, then it might be worth considering its implications. Studying all the projects at the same time might bring out their common denominator: compressing heterogeneous materials into digital collages with a definite prevalence of images. The 40 top projects were displayed in Venice from 7th September10th November at Palazzo Zorzi, the regional headquarters of UNESCO, in conjunction with the 10th International Biennial of Architecture. And if the Biennial – this edition more than others – may be seen as a construction from up above of everything happening in architecture, then it is from down below that the exhibition of Celebration of Cities –2 provides an accurate picture of what is happening. Thanks to its greater depth of field, this kind of stereoscopic view – from above and from below – ought to provide a more reliable outline of the situation. But is not taking into account the different position of points of view, in itself, one of the best possible critiques? The Biennial and Celebration of the Cities –2 might also be taken as two sections cutting through the same object (in this case architecture) at different heights – near the top and near the base. On one hand we have cutting-edge projects, big names and exemplary procedures over a smaller surface and in smaller numbers; on the other a semi-spontaneous, widespread, horizontal blossoming of projects; almost like some sort of computerised Kunstwollen. Proper comparisons on the appropriate scale and without hiding behind the obvious asymmetry might produce some surprises or the desire to get involved in exchanges; a deeper analysis might reveal movements or flows connecting the surface and depths, as if they were joined by connecting vases. In actual fact, as historiography teaches us, a given period is best reflected in minor documents than in great events. In Celebration of the Cities –2 the city is left firmly at the focus of reflection on architectural design, despite the fact that the nature of the current issues involved has ejected certain disciplinary apparatuses and sidelined urban typology and morphology, while architecture prefers to either exalt individual objects or focus on the landscape. The city would lend itself perfectly to projects like this; despite

the success of the so-called “culture of congestion” and despite the way it sprawls all over the place, its distinctive traits are so deformed that it would actually be unmentionable and pushed off the board; as if the only way of finding meaning in human settlements is necessarily to get back to urban roots. Even though an idea for the city is not the kind of ideal city that the competition is secretly aspiring to, it manages to re-gauge expectations in terms of more appropriate environments geared to the possibility of some sort of alternative future. After scanning the base with some sort of intelligible question, we get a snapshot of the conditions in which cities actually lie. Architectural designers were asked to both define and find a solution to the problem at hand, a rather tricky dual request bearing in mind the self-reference this is always likely to entail. For the organisers this coincides with the openly avowed desire to create a global process of urban democracy supported by telematics. After all, what could be more welcome than a celebration? Celebrating means sharing, parties are celebrations, and this competition ought perhaps to be seen as a celebration of architecture, a profusion of unilateral energy, free for once from inhospitable and constructive reality or levels of complexity (even if only in terms of management) which are prohibitive for far-reaching or anti-inertial projects. Special dates are celebrated and Celebration of the Cities is actually a regular event: the first edition dates back to 2004; at the time the theme set by the UIA revolved around the idea of urban acupuncture. As if, alongside the healing effects, it was a matter of finding those sensitive points of the city, de-localised compared to the pains, where imaginary needles need to be applied for healing to take place. It was as if even the city’s body could provide us with maps of the neuralgic networks underlying its anatomical appearances and yet, despite the acupuncture, not even the Chinese themselves seem to be taking it as a guideline for what – in our eyes – is a terrifying process of growth. But a celebration inevitably refers to something gone by, something in the past, it is a solemn way of commemorating what has already happened, values forming part of the cultural heritage with the risk that something posthumous might find its way into a necessarily dynamic line of reasoning. So we ought to be honest and ask ourselves whether the city has not actually turned into a gloomy object; and whether it might not be harmful to keep on treating as cities things which are not cities any more. Or whether, for this combination of reasons, it might not be better to just keep the faith, regardless of what happens, in what is the most important place for hopefully peaceful co-existence: the city. So this insistence on treating it as such would, at this point, be a vital necessity for our species (human or of architects?). Celebrating the city through an imaginary practice – design – so as not to think that the real cities we know are not cities any more. Theoretically this is just an indecipherable ambivalence, but what does it mean if one of the two joint winning projects concerns a possible extension of Venice into its lagoon, one of the most famous and celebrated cities, physically finite and temporally terminal? Perhaps just that cities really are in danger, but that architectural design is alive and kicking. New extensions, salvaged from the sea, almost Dutch-style, are significantly also found in the other winning project; Foreshore & Footprint attempts to salvage a madcap and counterproductive territorial policy from twenty years ago along the riverbanks of South Korea; a linear composite mega-structure suspended above an old dam and straddling over the water to join together the cities of Gunsan and Buan. As if architecture were discovering a surplus of meaning in conquering virgin space or projecting into the void.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Celebration of Cities –2

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Grand Prize ex equo - Region I Professional Super-canale per la laguna/Lagoon super-canal Venezia, Italia

Grand Prize ex equo - Region IV Professional Seamangeum Tide Embankment Chonla-Do, South Korea

Project: Caternia Anastasia

Project: Sung Goo Yang Project Team: Hye Kwang Shin, Hyun Il Oh, Jeong Jun Song

Il progetto propone di estendere il principio delle zattere galleggianti alle fondamenta delle isole toccate da un canale navigabile. Il luogo scelto è una porzione della laguna nord di Venezia nella quale si vogliono creare luoghi di incontro dell’acqua del canale navigabile con la terra. L’obiettivo è quello di dilatare lo spazio pubblico e i luoghi di relazione dei siti toccati, dotarli di nuove strutture di servizio (spazi per esposizioni e spettacoli, per lo sport, per il relax), creare richiami lungo una via d’acqua alternativa al Canal Grande, intendere la laguna come spazio pubblico e paesaggio da usare per vivere l’essenza del territorio veneziano.

Il progetto propone la realizzazione di un polo per la cultura, il turismo e la sostenibilità sulle rive del Saemangeum. Vari siti lungo la riva vengono trasformati in ponti per ripristinare il corretto flusso delle acque dal fiume al mare, che costituiscono il principio vitale, funzionale e ambientale della città. Si profila la realizzazione di una serie di interventi lineari sul lungomare che ne rivitalizzino l’uso. Tra questi: un impianto per energia derivante dalle maree, un complesso di ricerca ecologica, un enorme mercato del pesce, una fattoria del mare, negozi e residenze, spazi per lo sport e il divertimento, alberghi, industrie per la lavorazione dei prodotti del mare.

The project aims to extend the principle of floating rafts to the foundations of islands connected up by a canal. The chosen location is part of Venice’s north lagoon, where the idea is to create points where the canal water meets solid ground. The aim is to dilate public space and relational places on the sites involved, furbish them with new service structures (spaces for holding exhibitions and shows, hosting sports events and providing somewhere to relax), create attractions along an alternative waterway to Canal Grande, and treat the lagoon like a public space and setting used for really experiencing the Venice area.

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The project aims to create a centre for culture, tourism and sustainability along the banks of the Saemangeum. Various sites along the banks will be converted into bridges to restore the proper water flow from the river to the sea forming the vital, functional and environmental principle underpinning the city. The plan is to carry out a series of linear operations along the seafront to revitalise it. These include: a system for generating energy from the tides, an eco-research centre, a huge fish market, sea farm, shops and housing, sports and entertainment facilities, hotels, industries for working on sea products.

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Grand Prize Students - Region III Student Lighting the Mapocho River Santiago, Chile Project: Valentina Araya Project Team: Barbara Concha, Consuelo Alejandra, Seco Fernandez, Katharina Kleeberg

Il fiume Mapocho, che taglia la città di Santiago da est a ovest, ne costituisce uno degli assi vitali principali. Il progetto propone un intervento di pedonalizzazione delle sue rive che sono attualmente in stato di semi-abbandono, specialmente di notte. Si vuole così riconfermare l’importanza del fiume per la vita della città. Si propone un sistema di illuminazione notturna e la creazione di percorsi attrezzati con servizi per la cultura e il relax con piattaforme di sosta panoramiche. The River Mapocho, running through the city of Santiago from east to west, is one of its most important thoroughfares. The project aims to pedestrianise its banks, which are currently in a state of semi-abandon, particularly at night. This will underline the river’s importance for city life. There are plans for a night-time lighting system and to create furbished pathways with facilities for the arts, culture and leisure time featuring panoramic rest platforms.

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Prize Region I Professional Attraversamento pedonale dal Parco Montsouirs a l’Avenue d’Italy/Pedestrian Crossing from Montsouir Park to Avenue d’Italy Paris, France Project: Guillaume Favreau

Il progetto propone la creazione di passaggi e connessioni pedonali lungo la “piccola circonvallazione” parigina, che, creata nel 1851 costituì la prima linea circolare ferroviaria che permetteva di raggiungere tutta la città. Ora abbandonata, si rivela come un eco-corridoio dalle grandi potenzialità urbane e paesaggistiche. Favreau progetta tre interventi con l’obiettivo di ricomporre il tessuto urbano di una porzione della cintura: una sistemazione paesaggistica del vecchio percorso dei binari con la creazione di un attraversamento aereo dell’area di Brillat Savarin, attualmente un cul-desac; due passaggi pedonali, temporanei a livello stradale uno all’altezza del cantiere della ZAC de Rungis e l’altro sulle tracce della Bievre. The project aims at creating pedestrian paths and links along Paris’s “minor ring road”, which, built back in 1851, was the first circular railway line serving the entire city. Now abandoned, it is an eco-corridor of great urban and landscape potential. Favreau has designed three projects with a view to sewing back together the urban fabric of a portion of the belt: re-landscaping the old railway tracks by creating an aerial crossing in the Brillat Savarin area; two temporary pedestrian ways at street level, one by the ZAC building site and the other along the tracks of the Bievre.

219 l’ARCA 39


Prize Region II Professional The Intelligent Urban Void: a new map for the city Chios, Greece Project: Vasileios Ntovros Project Team: Steiroy Eirini

Nelle numerose città affacciate sull’Egeo sopravvive il nucleo urbano medievale, rappresentato di solito dalla fortezza. Tale nucleo storico è diviso dalla parte moderna dal vuoto urbano spazio-temporale del fossato. Il progetto di Ntovros mira allo sfruttamento e alla rivitalizzazione di un simile vuoto. Nel progetto per Chios si è profilata una mappatura digitale di dati dell’area in oggetto da cui si è ricavato un diagramma di codici relativi a ogni punto. La decodificazione della mappa avviene attraverso la conversione del diagramma in emergenze del terreno cui si applica una sintassi urbana che include movimenti, soste, eventi. Most of the cities facing onto the Aegean still have an old medieval city centre, usually taking the form of a fortress. These old historical centres are separated from the modern part by the spatio-temporal urban void formed by a moat. Ntovros’s project aims at exploiting and rejuvenating this kind of void. The project for Chios involves a digital mapping of the data for the area in question to create a diagram of codes for each point. The decoding of the map takes the form of converting the diagram into rises in the ground, to which an urban syntax is applied including movements, stops and events.

40 l’ARCA 219

Prize Region III Professional The metapolization of a metropolis: Bicentros Santiago, Chile Project: José Manuel Sanchez recio Project Team: Alberto Fernandez Gonzalez, Camilo Guerrero Del Rio, Oaulina Javiera Ultreras Figueroa

Il progetto dei “bi-centri” tende a sovvertire l’atrofizzazione della città, in questo caso Santiago, derivata dalla sua espansione radiale. Si propone una differenziazione e moltiplicazione di centri e moduli decentrati attrezzati con parcheggi e servizi funzionali che risolva, tra l’altro, il problema della mobilità che sta trasformando la metropoli in un paesaggio non sostenibile di elementi sovrapposti. The project for “bi-centres” tends to counteract the atrophying of the city, in this case Santiago, due to its radial expansion. It plans to differentiate and multiply decentred modules and centres furbished with car parks and functional services solving, amongst other things, the problem of mobility, which is turning the metropolis into an unsustainable landscape of overlapping elements.

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Prize Region IV Professional Blooming Train Incheon, South Korea

Prize Region V Professional The Essence… Recovered Cairo, Egypt

Project: Young Min Koo

Project: Hesham Mohammad, Youssry Al Farshooty Project team: Amr Abd – Elhamid Elsheikh, Ayat Adawy Mohammad, Youssef Abd El Aal Abd Elkader

La ferrovia Su-In è stata chiusa nel 1996 e il suo tracciato è ora un’area abbandonata che divide in due il quartiere. La proposta è per la riattivazione delle carrozze del convoglio che la percorreva con l’attuazione di vari programmi funzionali: mercatino, biblioteca, area giochi, caffetteria ecc. Le sei carrozze saranno riattivate e si sposteranno lentamente lungo la linea spinte dall’energia solare accumulata sulle banchine durante il giorno. In ciascuna stazione, attrezzata a verde e dotata di nuove piattaforme in legno, sosteranno per due ore e mezzo.

Questo progetto mira al “dissotterramento” urbano e la rigenerazione come punti di attività e attrazione di alcuni monumenti della Cittadella storica del Cairo, ormai confuse nel marasma determinato dalla crescita e dal traffico cittadino. Si vuole creare una rete di micro-nuclei, “cellule di attrazione” da cui far in seguito derivare una più ampia rigenerazione urbana. L’elemento architettonico utilizzato per questa azione è un cubo di legno e vetro, la cui leggerezza, trasparenza e luminosità segnalerà la presenza delle emergenze storiche nei loro diversi contesti.

The Su-In railway line was closed in 1996 and its tracks now form an abandoned area splitting the neighbourhood in two. The idea is to bring the carriages of the train that used to run along the line back into operation by implementing various functional programmes: market, library, play area, cafeteria etc. The six carriages will be brought into operation and move slowly along the line powered by solar energy accumulated on the platforms during the day. They will spend two and a half hours in each station, carefully landscaped and fitted with new wooden platforms.

42 l’ARCA 219

This project aims at “unearthing” and regenerating certain monuments in the historical citadel of Cairo as points of activity and attraction, amidst the chaos caused by urban expansion and heavy road traffic. The idea is to create a network of micronuclei, “attractive cells” to drive along a more extensive process of urban regeneration. The architectural feature used for this operation is a glass and wooden cube, whose lightness, transparency and luminosity will mark the presence of historical emergences in their various contexts.

219 l’ARCA 43


Prize Region I Student Turning a Highway into a River Establishing a Livable City Tallin, Estonia

Prize Region II Student Ioannina Lakeshore Ioannina, Greece Project: Eleni Lagkari

Project: Robert Ostmann Project team: Bartholome Florian

Il quartiere di Lasnamae con i suoi 112.000 abitanti è il più ampio di Tallin. Costruito a partire dagli anni Settanta è rimasto incompleto dopo la caduta dell’Unione Sovietica, trasformandosi in un quartiere dormitorio. Per la sua riqualificazione si propone l’allagamento e la trasformazione in una via d’acqua attrezzata dell’attuale grande arteria Laagna Tee che, larga 75 metri, corre sette metri sotto il livello del terreno. La creazione di rive con elementi destinati a varie attività pubbliche di incontro costituirà il punto di partenza per dare nuova vita al quartiere. The neighbourhood of Lasnamae with a population of 112,000 is the biggest in Tallin. Built starting back in the 1970s, it was never completed after the fall of the Soviet Union, gradually turning into a dormitory area. As part of its redevelopment, the exiting thoroughfare of Laagna Tee, which is 75 metres wide and runs seven metres below ground level, it is planned to be widened and converted into a furbished waterway. The creation of banks with elements serving various public congregation purposes will form the starting point for injecting fresh life into the neighbourhood.

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Obiettivo di questo progetto è sfruttare al meglio le risorse naturali, storiche e culturali di Ioannina, nel nord della Grecia, per valorizzare la presenza del lago attraverso interventi architettonici mirati. Pensato per l’area ecologicamente protetta del lungolago Perama si prevede la realizzazione di una piazza e la formazione di un molo attrezzato con costruzioni in legno destinate a funzioni culturali e ricreative che ricolleghino questa porzione di città alla vita quotidiana della sua popolazione. The aim of this project is to better exploit the natural, historical and cultures resources of Ioannine in the north of Greece, so as to enhance its lakeside by some carefully designed works of architecture. Designed for the ecoprotected area along the lakeside of Perama, there are plans to construct a square and create a pier furbished with wooden constructions serving cultural and recreation purposes, which will reconnect this fragment of the city to the everyday life of its inhabitants.

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Prize Region III Student Public Gallery Santiago, Chile Project: Alejandro Gandarillas

Questo progetto prevede la valorizzazione attraverso la loro trasformazione in “scatole artistiche” dei blocchi di cemento disseminati per le strade della città di Santiago. Un programma di abbellimento di questi elementi che ingrigiscono e rattristano il paesaggio urbano che, dopo il loro censimento, ne prevede la pulitura e la decorazione artistica. This project involves enhancing some blocks of concrete set along the roads of the city of Santiago by turning them into “artistic boxes”. A project designed to embellish features making the cityscape even greyer and sadder by cleaning them and decorating them artistically.

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Prize Region IV Student Landmark@Tianan men Square Beijing, China Project: Wei Bao

Molti dei simboli delle città sono collegati alla memoria e alla storia collettive. Sono luoghi/oggetti da ammirare ma con cui non si interagisce. Questo progetto per piazza Tiananmen a Beijing vuole proporre una diversa attitudine attraverso l’installazione sulla superficie della piazza di unità luminose che si intensificano al passaggio di ciascun individuo. Si creano così schemi luminosi continuamente cangianti che riflettono la dinamica della città e del passaggio delle persone che diventano così parte attiva e interattiva del paesaggio urbano. Lots of the city’s symbols are connected with its collection history and past. These are places/objects to be admired but which fail to interact. This project for Tiananmen Square in Beijing is designed to produce a change in attitude by installing lighting units along the surface of the square, which intensify as people pass by. This creates shimmering luminous schemes reflecting the dynamics of the city and passing people, who thereby become an active and interactive part of the cityscape.

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Matteo Thun

Gionata Xerra

Therme Meran

48 l’ARCA 219

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Nelle pagine precedenti, vista notturna della piazza del nuovo complesso Terme di Merano, uno spazio di 4.000 mq dove si affacciano l’hotel e il cubo vetrato che ospita le vasche termali. In queste pagine, sezioni sull’edificio delle terme e sulla piazza e piante del piano interrato e del primo piano. Previous pages, nighttime view of the new Merano Spas complex square, a 4,000-square-metre space surrounded by a hotel and glass cube holding the spa pools. These pages, sections of the spa building and square and plans of the underground level and first floor.

50 l’ARCA 219

L

a moderna scrittura con cui Matteo Thun ha dato vita alle nuove Terme di Merano si alimenta e costruisce su un tradizione millenaria, che l’architetto ha avuto la forza e la sensibilità di tradurre in un registro contemporaneo. Merano è un centro storicamente rinomato per la qualità omeotermale delle sue acque particolarmente ricche di sali minerali e si capisce come la costruzione di un Complesso termale all’avanguardia possa rappresentare un momento centrale della vita economica della cittadina dell’Alto Adige. Soprattutto in un’epoca che come la nostra ha visto uno sviluppo esponenziale delle attività legate al benessere fisico-psichico con un trend in continua crescita (circa il 15% all’anno tra centri benessere e terme e un fatturato di oltre 10 miliardi di euro/anno) e un allargamento della composizione sociale della fascia di utenti, solo il mercato del cosiddetto benessere nel 2005 ha registrato un aumento percentuale del 35% dei clienti degli stabilimenti termali. Il progetto di un centro termale diviene quindi un tema dalle varianti molteplici e di diversa natura. Da un lato le componenti che si ispirano a una tradizione molto antica che dalle proprietà salutari delle acque rivelate da Ippocrate nella Grecia antica si struttura con i Romani in una vera e propria tipologia architettonica. Dall’altro le componenti contemporanee dove confluiscono sì elementi specifici del settore, dalle nuove tecniche professionali, alle attuali esigenze, attese e tipo di consumi, ma anche l’apporto delle nuove tecnologie di costruzione e dei materiali, i riflessi in termini di impatto ambientale e di risparmio energetico, la ricerca e la declinazione di nuovi linguaggi anche in grado di creare occasioni e momenti di maggiore attrattiva in mercato sempre più competitivo. Thun con le nuove Terme di Merano ha colto il senso e la portata dell’intervento calibrando in un’architettura discreta e leggera, trasparente e invitante l’esigenza di calarsi in un contesto paesaggistico di naturale bellezza. Un cubo di vetro e acciaio accompagna e ed

esalta i movimenti e i riflessi dell’acqua, elemento da cui prende vita l’intero progetto. Minimalismo e rigore di volumi e geometrie si confondono con il paesaggio senza perdere la loro autonomia espressiva, ma ne strutturano una parte in modo naturale dichiarando il loro senso di appartenenza al luogo. Circondata dalle montagne, immersa in un parco di 50.000 metri quadrati, la piazza termale si offre al pubblico con le 12 piscine esterne e le 13 all’interno della struttura vetrata in una morbida confluenza di percorsi, materiali e sfumature di luci e colori. Luogo di connessione e dialogo tra esterno e interno, tra montagne e acqua in cui “la natura diviene elemento caratterizzante della costruzione” per dare luogo a un’esperienza totalizzante. Benessere dei sensi, e il tatto è quello privilegiato, “High-touch” è l’idea che guida quest’architettura pensata a partire dalla natura intrinseca dei materiali, piacevolezza del contatto con superfici non trattate e naturali, “materiali che si possono percepire con mani, piedi e occhi”. Pietra di Vicenza per muri esterni e interni, Lion, una pietra granitica, per i pavimenti e i bordo vasca, legno per i lettini e gli spazi di riposo, mosaici vetrosi per le vasche, grés porcellanato nero e legno scuro per la zona sauna, ogni materiale è un’esperienza tattile e visiva diversa che in base alle attività conforta con intimità e calore, tonifica con freschezza e dinamica, rilassa con armonia e silenzio. La sintonia con la natura si traduce anche nell’approccio con cui sono state definite le misure per il risparmio di energia e di acque utilizzate nel complesso; da un impianto di riscaldamento a bassa temperatura, all’uso per tutti gli scarichi dei WC e le funzioni per cui non è indispensabile l’acqua potabile dei due pozzi, agli impianti di cogenerazione – per produrre energia elettrica utilizzando il calore prodotto, di recupero termico dell’energia delle piscine e delle docce, di raffreddamento e assorbimento – che permette di utilizzare l’energia termica in eccedenza. Elena Cardani

T

he modern narrative idiom in which Matteo Thun “has written” the new spa facility in Merano feeds off and is constructed around a tradition stretching back down the ages, which the architect has been forceful and sensitive enough to translate into a modern-day key. Mereno is historically renowned for the homothermic quality of its waters which are particularly rich in mineral salts, so it is easy to see how the construction of a cutting-edge Spa and Baths complex might be such a key factor in the economic life of this town in Alto Adige. In an age like ours which has witnessed an exponential rise in activities related to psycho-physical well-being with a constantly upward sweeping trend (approximately a 15% rise in the number of new health and spa facilities each year, corresponding to a turnover of over 10 billion Euro/year) and a much broader spectrum of users from all backgrounds, there has been a 35% increase in the number of people visiting spa facilities alone as part of the so-called “health” market. This project for a spa facility has all kinds of different aspects and slants to it. On one hand certain features are inspired by a very ancient tradition, which, drawing on the healthy properties of waters revealed by Hippocrates in Ancient Greece, was developed into an architectural style in its own right by the Romans. On the other hand there are more modern-day traits which do, indeed, exploit specific elements from this sector (ranging from new professional technology to emerging consumer needs of all kinds), but they also draw on the latest building technology and materials, factors in terms of environmental impact and energy-saving, and the search for new idioms capable of making their mark on an increasingly competitive market. Thun’s new Spa facility in Merano has grasped the scope and sense of the project through discrete, light and transparent architecture slotting neatly into a strikingly beautiful natural setting. A glass and steel cube accompanies and enhances the movement and reflections of the water, the element around which the

entire project is constructed. Minimalism and carefully gauged structures and patterns blend into the landscape without losing their stylistic independence. They actually help naturally structure part of the landscape by avowing their sense of belonging to the site location. Surrounded by mountains and immersed in a 500,000square-metre park, the spa plaza offers the general public 12 outdoor pools and 13 pools inside the glass structure, set around a soft confluence of pathways, materials and shades of colour and light. This place connects together and links the inside and outside amidst the mountains and water, as “nature turns into the construction’s distinctive feature” in order to “create an all-encompassing experience”. In this place of sensual well-being, it is the sense of touch that is really to the fore. “High-touch” is the guiding idea behind this work of architecture designed to work around the intrinsic nature of the materials and pleasantness of contact with non-treated and natural surfaces, “materials which can be perceived by the hands, feet and eyes”. Vicenza stone for the inside and outside walls, Lion (a granite stone) for the floors and around the pools, wood for the sunbeds and relaxation spaces, glassy mosaics for the pools, and black porcelain tiles and dark wood for the sauna area, each material is a different kind of tactile and visual experience, which, according to the type of activity, is cosy and warm in comforting way, refreshingly and dynamically invigorating, or smoothly and silently relaxing. Blending in with nature is also evident in the approach adopted for saving energy and water used in the centre; a low-temperature heating system, using drinking water from the two wells for flushing the WCs and for other functions for which it is not actually necessary, and co-generation systems – generating electricity from the heat produced, recuperating heat from the pools and showers, cooling and absorbing heat – which makes it possible to use the excess thermal energy.

Project: Matteo Thun & Partners Coordination: Siegfried Unterberger Woks management: Hansjörg Letzner Consultant: Kannewischer Holding, Wolfang Piller Competition project: Baumann Zillich Collaborators: Guido Bastiani (senior architect), Michael Catoir (senior architect), Luca Colombo (senior architect), Simone Fumagalli (senior architect), Renato Claudio Precoma (senior architect), Silvia Ronchi (architect), Paola Scifo (architect), Ciro Toscano (senior graphic) Fireproofing: Arch. Heinrich Zöschg Safety: Heinrich Zöschg General Contractors: Rizzani De Eccher, Calligione Contractors: Frener & Reifer (Glasses) Refin Ceramiche (Porcelain stoneware) Atzwanger (Pools, Eating, bathrooms, air conditioning) Ceif Soc.Coop (Electric plants) Matteo Thun with Pedacta (Furniture) Hoeller Scheinerei (Carpenter) Schaefer Trennwandsysteme (Partion Waals) Trend Group (Tiles) MGS (Natural Stones) Client: Terme di Merano

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Matteo Thun

Vista della piazza attrezzata con 12 piscine all’aperto e sullo sfondo particolare dell’hotel. Nella pagina a fianco, dall’alto al basso, l’ingresso e particolari dell’ambiente interno dell’edificio vetrato

che ospita 13 piscine. Il complesso termale utilizza 2.000 metri cubi di superficie d’acqua distribuiti tra interno ed esterno. View of the square furbished with 12 outdoor pools and,

in the background, detail of the hotel. Opposite page, from the top, the entrance and details of the inside of the glazed building holding 13 pools. The spa building uses 2,000 cubic metres of

water spread between the indoor and outdoor areas.

Matteo Thun

Arnaldo dal Bosco/Trend Group

Trasparenza, luce e materiali sono gli elementi che strutturano lo spazio assecondando i diversi mondi acquatici e la sintonia con il paesaggio circostante. L’assenza di marcature linguistiche e tecnologiche esalta la percezione e la plasticità dell’acqua.

Gionata Xerra

Transparency, light and materials are the elements structuring the space in line with the various water realms and in line with the surrounding landscape. The lack of an linguistictechnological markings exalts the sculptural nature of the water and how it is perceived.

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Arnaldo dal Bosco/Trend Group

Gionata Xerra

L’esperienza dello spazio è arricchita dal concetto illuminotecnico, con fonti di luce quasi del tutto invisibili e illuminazione indiretta. L’installazione di luci realizzata con dischi e

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sfere di vari colori che ruotano liberi nello spazio crea riflessi colorati. The experience of space is enhanced by the lighting concept featuring almost invisible light sources

and indirect lighting. The installation of lights created out of different coloured disks and spheres, which freely rotate through space to create coloured reflections.

Le vasche termali illuminate dai riflessi colorati dell’installazione luminosa e l’atrio d’ingresso.

The swimming pools, lighted by the coloured reflections of a light installation and the entrance hall.

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Arnaldo dal Bosco/Trend Group

In queste pagine particolari degli ambienti dedicati ai diversi trattamenti, calidarium, sauna, idromassaggio, e alle zone bar e relax.

Arnaldo dal Bosco/Trend Group

These pages, details of the rooms where the various treatments are performed: caldarium, sauna, whirlpool, and bar and relaxation areas.

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Oltre la funzione

Musée d’Agesci, Niort

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Il Musée Bernard d’Agesci sorge a Niort ed è stato ricavato dalla ristrutturazione dell’antico liceo Jean Macé.

Bernard d’Agesci Museum is located in Niort and was built out of the old Jean Macé high school.

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Atelier d’architecture King Kong

I

Credits Project: Atelier d’architecture King Kong Consultants: BLP, LBE (b.e.t. fluids), BTP (b.e.t. structures), Y.A. Olano (lighting), Z. Cazalas (muséographe), Arthur Péquin Client: Communauté d’Agglomération de Niort

60 l’ARCA 219

mpossibile sfuggire al codice? L’atelier d’Architecture King Kong sembra esserci riuscito attraverso uno stratagemma “omeopatico”, ovvero ispirandosi al sistema terapeutico che prevede il principio di similitudine del farmaco con la malattia da curare. La grande vetrata del Musée Bernard d’Agesci, a Niort, espone, infatti, in bella vista una grande superficie incisa con un codice, una trama puntiforme, una sorta di misteriosa mappatura, una specie di scrittura ideogrammatica che dà il valore aggiunto dell’innovazione quando si interviene in una struttura preesistente. Il nuovo museo è il frutto di un’operazione di trasformazione della sede dell’antico Lycée Jean Macé, importante istituzione scolastica della città di Niort. Il gruppo, formato da Frédéric Neau, Paul Marion, Laurent Portejoie e Jean Cristophe Masnada, è tra i più attivi della scena francese e si distingue per l’estrema modernità dei progetti: mai banali e sempre orientati a creare luoghi in cui l’architettura oltrepassa la pura destinazione funzionale, proponendosi come segno di forte comunicazione culturale. Il nuovo museo è forse l’opera meno trasgressiva rispetto, per esempio, la Capitanerie du Port de Capbreton e l’Aquarium Odysseum destinato a Montpellier, entrambi fortemente narrativi e portatori di un nuovo linguaggio che mette insieme, con non poca irriverente ironia, l’iconologia della Pop Art e una disincantata visione dell’immaginario tecnologico, colto nella sua parte meno drammaticamente tecnocratica. L’importanza storica dell’antica scuola ha suggerito ai progettisti di non sconvolgere radicalmente l’impianto tradizionale e realizzare così un’opera in cui la metamorfosi prevalga sulla morte del paziente, ovvero che il nuovo non annulli completamente lo spirito della precedente struttura. Un’operazione di finissima chirurgia, visto che i progettisti si sono imposti una sorta di dogma operativo che comprende, tra gli altri, il rispetto dell’ordine originario del sito; la riconoscibilità della precedente destinazione attraverso la conservazione di alcune memorie dell’impianto distributivo. Insomma, salvare quell’atmosfera che aleggia un po’ in tutte le scuole dove non manca mai la grande gradinata e un capiente atrio per contenere la folla degli studenti al momento dell’entrata a scuola. Il nuovo museo accoglie materiali scolastici in forma di film, documentari, arredi scolastici e quant’atro fa parte del mondo della scuola. Vi sono inoltre una discreta collezione d’arte, comprendente opere di pittura, di scultura e d’arte decorativa. Si tratta dunque di materiali storici caratterizzati da quella impalpabile atmosfera che solo il passare del tempo sa donare agli oggetti appartenenti al passato. La scelta da percorrere è come far convivere il presente con la storia senza penalizzare né il contenuto né il contenitore. La scelta di fondo, rivelatasi alquanto funzionale, è di aver creato un ambiente in cui l’involucro architettonico, pur conservando tracce dell’edificio originario, è esso stesso assimilabile per leggerezza, trasparenza e finezza compositiva, a una grande teca. Certamente non si tratta di un’architettura banalmente neutra, poiché l’elemento della grande vetrata serigrafata inserito in facciata individua la definizione di un linguaggio che, seppure misterioso e criptico, evoca l’originaria funzione didattica dell’antico liceo dedicato a Jean Macé, noto intellettuale, vissuto nell’Ottocento, ma anche importante giornalista, scrittore e appassionato insegnante e pedagogo. Carlo Paganelli

L’atrio con in evidenza la grande vetrata serigrafata che funge da filtro fra l’esterno e linterno.

The lobby showing the large serigraphed glass window acting as a filer between the inside and outside.

I

s there any way of avoiding codes? The King Kong architectural firm seems to have managed it by adopting a “homeopathic” strategy or, in other words, by drawing on a therapeutic system working on the principle that a drug ought to be similar to the ailment it is meant to cure. The large glass window of Musée Bernard d’Agesci in Niort is a strikingly large surface whose code or pinpoint pattern is a sort of mysterious mapping, ideogram-style writing adding innovation to an existing structure. The new museum is the result of converting the headquarters of old Lycée Jean Macé, an important high school in the city of Niort. The team, composed of Frédéric Neau, Paul Marion, Laurent Portejoie and Jean Cristophe Masnada, is one of the busiest in France and stands out for its extremely modern designs: never bland and always aimed at creating places where architecture serves more than functional purposes, actually managing to inject a considerable dose of cultural communication. The new museum is perhaps its most conventional project compared, for instance, to the Capitanerie du Port de Capbreton and the Aquarium Odysseum in Montpellier, both highly narrative constructs designed in a new idiom, which, with rather irreverent irony, lumps together Pop iconology and a disenchanted vision of cutting-edge technology, captured in its least dramatically technocratic form. The historical importance of this very old school meant that the designers decided not radically alter the old building plan. They designed a work whose metamorphosis imposes itself over the patient’s death or, put another way, the new project does not completely wipe out the spirit of the old structure. A work of precision surgery, bearing in mind that the architects adopted a sort of operating dogma which includes, amongst other things, respecting the original site plan and ensuring its previous function is still evident by holding onto certain aspects of the existing layout. In a word, they were looking to save the atmosphere found in more or less all schools, as students enter a sort of spacious lobby when they arrive there in the morning. The new museum houses school materials in the form of films, documents, school furnishing and everything else associated with schools. There is also a reasonable collection of art, including paintings, sculptures and decorative works of art. These are historical materials with an intangible feel that only the passing of time can give to objects from the past. The key is to find a way of making the present co-exist with the past without penalising either the contents or container. The underlying approach, which turned out to be highly functional, was to create a setting in which the architectural shell is itself (while holding onto traces of the original building) comparable in terms of lightness, transparency and stylistic finesse to a huge showcase. This is certainly not a blandly neutral work of architecture, since incorporating the large serigraphed window has created an idiom which, however mysterious and cryptic, evokes the original educational function of the old high school named after Jean Macé, a well-known intellectual who lived in the 19th century, but also a leading journalist, writer and highly dedicated teacher and educationalist

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Sezione longitudinale, planimetria generale e pianta del piano terra.

Alcuni spazi interni caratterizzati da essenzialitĂ compositiva e arredi improntati a un elegante minimalismo.

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Longitudinal section, site plan and ground floor plan.

Some interior spaces featuring a very simple design and furnishing based on elegant minimalism.

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Sotto il segno di una grande nuvola Busan Cinema Complex

N

Rendering del Busan Cinema Complex che verrà completato nel 2008 e diventerà la sede del Pusan International Film Festival. La copertura è un vero e proprio cielo

virtuale che connette plasticamente oggetti e zone in un continuo e multifunzionale spazio pubblico urbano.

Rendering of Busan Cinema Complex which will be completed in 2008 and host the Pusan International Film Festival. The roof is an authentic virtual sky structurally

connecting objects and zones in a seamless multi-purpose urban public space.

Coop Himmelb(l)au

ati nel Sessantotto quando, con il preciso intento di diventare i Rolling Stones dell’Architettura, dedicano il battesimo del loro ufficio, Cooperativa del cielo blu, al loro più alto ideale che da allora non hanno mai smesso di perseguire: progettare edifici versatili, mutevoli ed emozionanti come le nuvole. Negli anni Novanta, dopo aver raggiunto in larga parte quest’obiettivo, oltrepassano le nuvole ponendosi al di là del blu (blau) e trasponendo ovviamente questa lieve ma significativa modifica alla rotta di pensiero che si riflette anche nel loro nome, chiudendo la L tra parentesi e trasformandosi in Himmelbau, ovvero Costruttori del cielo. Affidandosi a una progettualità quasi istintiva che sfrutta il subconscio quale strumento che, a loro avviso, permette di non rimanere vincolati e intrappolati ai clichè e di liberarsi dalla pressione dell’idea precostituita di spazio che si ha nel proprio bagaglio culturale, sfidano con le loro architetture le leggi della gravità, generando edifici in grado di emozionare e di sorprendere. L’assenza del piano terra e l’annullamento del concetto primordiale di proprietà del suolo, che viene invece restituito così alla proprietà pubblica, è uno dei punti saldi del loro pensiero architettonico in continuità con la politica iniziata dal Modernismo. Concepiscono l’architettura quale urban transistor in grado di trasformare lo spazio privato in pubblico, restituendo luoghi comunitari alle città e contribuendo a scongiurare la privatizzazione così oggigiorno dilagante delle metropoli. La tendenza sempre più diffusa, per sopperire la mancanza di denaro, alla vendita dei terreni a investitori privati che poco oculatamente tendono a sfruttarli agli estremi delle loro potenzialità, porterà ben presto alla riduzione ai minimi termini degli spazi pubblici. Da qui il loro perseguire il concetto della sottrazione del piano terra degli edifici per restituirlo a una più democratica fruizione pubblica: lobby che diventano parchi accessibili a tutti, hall che diventano piazze e tetti usufruibili, così come avveniva nelle agorà dove i templi erano anche luoghi di mercato e di assemblee. E’ l’idea di spazio pubblico in generale a essere da loro ripensata attraverso nuove e rivoluzionarie strategie che non sminuiscono però il valore monetizzabile di un edificio privato ma, al contrario, ne incrementano nel tempo la rendita aumentandone di gran lunga la fruizione e conseguentemente, la notorietà. La loro proposta vincente per il Busan Cinema Center nonché sede del Pusan International Film Festival nella Corea del Sud, suggerisce in piena coerenza con questa filosofia, una profonda integrazione tra lo spazio pubblico, un programma culturale, tecnologia e architettura, elementi generatori di vivaci e vibranti landmark nel paesaggio urbano, auspicamente concepibili quali vere e proprie icone della cultura contemporanea. Il concept prevede una piazza urbana costituita da quattro zone che si sovrappongono includendo una Urban Valley, una zona definita la Red Carpet, la Walk of Fame e per finire il PIFF Canal Park, parti altamente riconoscibili all’interno del progetto stesso e destinate ad accogliere le diverse funzioni previste dal programma. Media, tecnologia, intrattenimento e attività di svago sono fusi in un’architettura aperta e fluttuante di esperienze variabili e di eventi sperimentali adattabili alle diverse esigenze del festival. Il risultato è uno spazio sensibile e mutevole, caratterizzato da un denso flusso d’azione che funge da catalizzatore urbano per la sperimentazione e la trasformazione culturale. Gli elementi che compongono la copertura si comportano come un vero e proprio cielo virtuale che connette plasticamente oggetti e zone in un continuo e multifunzionale spazio pubblico urbano. Attraverso la loro conformazione e la loro collocazione, le diverse parti sembrano quasi pulsare in una dinamica e informale tensione tra il piano di calpestio e la copertura del complesso. 64 l’ARCA 219

219 l’ARCA 65


Coop Himmelb(l)au

Il concept prevede una piazza urbana costituita da quattro zone che si sovrappongono includendo una Urban Valley, una zona definita la Red Carpet, la Walk of Fame e per finire il PIFF Canal

Park, parti altamente riconoscibili all’interno del progetto stesso e destinate ad accogliere le diverse funzioni previste dal programma.

The concept involves an urban square composed of four overlapping zones encompassing an Urban Valley, a so-called Red Carpet area, Walk of Fame and, lastly, the PIFF Canal Park, all clearly

recognisable in the project and designed to cater for the various programme functions.

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Le functional zone, programmi esterni della struttura, originano una circolazione primaria nel sito di progetto, costituendo un network aperto di connessioni attorno alle differenti funzioni del complesso. Il Cinema Mountain è un edificio multifunzionale composto da sei cinema impilati verticalmente, con la scuola e l’archivio all’ultimo piano, avvolti in una comune pelle di rivestimento. Gli spazi di risulta tra i diversi volumi diventano multifunzionali e vengono utilizzati quali foyer sia per il cinema stesso che per la scuola. In questo modo, ottimizzando l’utilizzo dell’area del sito, ottengono un programma ibrido di sovrapposizioni che assicura una fervida e costante attività durante il corso sia del giorno che della notte. Lo spazio destinato al cinema all’aperto prende invece forma attraverso il PIFF Hill, una modellazione del landscape al suolo che assicura all’organizzazione del piano terra una grande flessibilità, essendo facilmente adattabile secondo le diverse esigenze quotidiane durante il festival. Il double cone è invece l’elemento connettivo tra il mountain e l’hill, nonché il simbolico landmark d’ingresso. Durante il festival segna l’entrata VIP al complesso del Busan Cinema Center e può essere utilizzato quale spazio collaterale all’evento al piano terra con una VIP lounge raggiunta superiormente da una rampa spiraliforme. Durante la fruizione quotidiana, il piano terra accoglie un caffè pubblico con sedute all’aperto, e il piano superiore sottostante, la copertura del volum, e una lounge e un bar pubblico. La Urban Valley sfrutta la superficie del suo pendìo e parte del volume del PIFF Hill quali spazi di sedute per il cinema all’aperto. La superficie esterna del promontorio presenta una mutevole facciata costituita da lame metalliche ruotabili che consentono all’occorrenza la configurazione di schermi di proiezione, spazi pubblicitari, LED programmabili e allo stesso tempo, di rivelare il volume vetrato della zona di circolazione interna. La cosidetta Walk of Fame accoglie la corte commemorativa come una vera e propria piazza pubblica. Fonti di proiezione sono nascoste nel piano di calpestìo, proiettando immagini oleografiche di star, registi, produttori e di tutti coloro che andranno ad “abitare” la corte. Il programma delle proiezioni può essere inoltre modificato e mostrare diversi aspetti dell’informazione in generale o in relazione diretta con gli eventi del festival. Durante il PIFF festival o nel corso degli altri eventi speciali, la Red Carpet Zone origina un particolare drop-off spettacolarizzando la processione dell’entrata quale vero e proprio evento mediatico. Un concettuale tappeto rosso si estende dallo spazio per eventi del Double Cone verso sud e attraverso il parco lungo il porto. I VIP possono accedere dalle loro Limousine lungo i bordi della strada, o arrivare su un’imbarcazione dal porto stesso. Il tappeto rosso continua quale vibrante rampa spiraliforme dal livello del palco dell’evento alla VIP lounge della copertura superiore, regalando al pubblico una suggestiva vista d’insieme dagli ingressi al cinema principale del Mountain. Il PIFF Canal Park è infine pensato quale estensione del network dei programmi pubblici all’aperto nel parco previsto sulla riva del fiume, e quale elemento di collegamento tra il fiume e il complesso cinematografico stesso. Coop Himmelb(l)au propongono inoltre un’estensione futura del progetto pensata come un’isola circondata da canali, integratore ulteriore delle funzioni culturali del progetto del BCC con lo spazio pubblico circostante e il contesto paesaggistico. Fortemente legati al loro sogno architettonico dove sono le sensazioni a plasmare l’immaginario della nostra percezione, ci restituiscono un progetto che ci invita apertamente a un incontro in cui le differenze e le molteplicità ne divengono il cuore pulsante. Ovviamente “sotto il segno di una grande nuvola”. Laura Aquili/Ergian Alberg 66 l’ARCA 219

219 l’ARCA 67


Coop Himmelb(l)au

Coop Himmelb(l)au

F

ounded in 1968 when, as they deliberately set out to become the Rolling Stones of architecture, they devoted the opening of their office, Skyblue Co-operative, to their highest ideal, which they have never ceased pursuing: to design versatile, changing buildings as exciting as clouds. After largely achieving this goal, in the 1990s they decided to surpass the clouds beyond the blue (blau) and this slight but significant change of course in their thinking was mirrored in their name as it was altered to Himmelbau (i.e. Sky Builders) and the “L” was set in brackets. Working along almost instinctive design lines exploiting the subconscious as a means, which, in their view, allows them to break free and steer away from clichés, avoiding the pressure of any preconceived idea of space coming from your own cultural background, their architecture defies Newton’s laws of gravity to create exciting and even startling buildings. The absence of any ground floor and the wiping out of the primitive concept of belonging to the ground, which is restored to the public domain, is one of the leit-motifs of their architectural thinking in line with an approach that began with Modernism. They view architecture as an urban transitor capable of turning private into public space, restoring communal spaces to cities and helping slow down the flood of privatisations currently spreading through big cities. To make up for the lack of money and sales of land to private investors, who are rather blindly exploiting it to its utmost limits, this growing tendency will soon lead to a reduction in the amount of public spaces to a bare minimum. Hence their working on the concept of removing the ground floor of buildings to restore it to a more democratic public function: lobbies turning into parks open to everybody, halls becoming squares and utilisable roofs, as used to be the case in the ancient agora, where temples were also market and congregation places. It is the very idea of public space in general that they have rethought through new and revolutionary strategies, which, however, do not devalue the financial worth of a private building, on the contrary raising it over time by making buildings much more usable and hence better known. Their winning design for the Busen Cinema Center and also the headquarters of the Pusan International Film Festival in South Korea draws on this approach to knit tightly together public space, a cultural programme, technology and architecture, generating lively and vibrant landmarks on the cityscape, which might well be seen as authentic icons of modern-day culture. The concept provides for an urban square formed by four areas overlapping to encompass an Urban Valley, an area called the Red Carpet, the Walk of Fame and, lastly, PIFF Canal Park, all distinctive parts of the main project and designed to accommodate the various programme functions. Media, technology, entertainment and leisure activities are merged into an open work of architecture fluctuating with a variety of experiences and experimental events adaptable to various festival requirements. The resulting space is sensitive and changing, featuring an intense flow of action serving as an urban catalyst for experimentation and cultural transformation. The features forming the roof behave like virtual skies knitting together objects and zones in a seamless, multi-functional urban public space. The arrangement and position of the various parts means they almost appear to pulsate with dynamic, informal tension between the complex floor and roof. 68 l’ARCA 219

The functional zones, which are external to the structure, create a primary circulation route around the project site, forming an open network of connections around the complex’s different functions. Cinema Mountain is a multi-purpose building composed of six film theatres piled on top of each other, with the school and archives on the top floor, enveloped in one single covering skin. The spaces left between the various structures are multi-purpose and used as foyers for both the film theatre and school. By optimising how the area is used, this creates a hybrid programme of overlaps generating plenty of busy activities both during the day and in the evening. The space for the outdoor cinema is shaped around PIFF Hill, a modelling of the landscape to the land, which ensures the ground floor is highly flexible, since it is easily adaptable to everyday requirements during the festival. The double cone is the connective element between the mountain and hill, as well as the symbolic entrance landmark. During the festival it marks the VIP entrance to the Busan Cinema Center complex and can be used as a ground-floor side space for the event with a VIP lounge above it, which can be reached up a spiralling ramp. During day-to-day usage, the ground floor holds a public café with outdoor seating, and the top floor below the roof is furbished with a public bar and lounge. The Urban Valley takes advantage of the sloping surface and part of the PIFF Hill structure as seating room for the outdoor film theatre. The outside surface of the promontory has a changing façade formed of rotating metal blades, which, if required, allows the creation of a layout of projection screens, advertising spaces and programmable LEDs and, at the same time, reveals the glass structure of the inner circulation area. The so-called Walk of Fame holds the commemorative courtyard like an authentic public square. Projection sources are concealed in the floor, projecting oleographs of stars, directors, producers and everybody who will be “living in” the courtyard. The projection programme can also be altered to show various aspects of information in general or directly related to festival events. During the PIFF festival or other special events, the Red Carpet area has a special drop-off area to make the entry procedure a truly spectacular media event. A conceptual red carpet extends from the Double Cone events space southwards and across the park along the port waterfront. VIPS can either arrive in limousines along the street front or by boat from the port itself. The red carpet continues like a vibrant spiralling ramp up from the events stage level to the VIP lounge on the top roof, providing the public with a striking overall view extending from the entrances of the main Mountain film theatre. Finally, the PIFF Canal Park is designed to be an extension to the network of public outdoor events in the park along the riverside and as a means of connecting the river to the film complex itself. Coop Himmelb(l)au have also devised a future extension to the project designed like an island surrounded by canals to further enhance the BCC project’s cultural functions in the surrounding public space and environment. Closely tied to their architectural dream in which it is sensations that shape what we perceive, they have created a project which openly invites us to experience the differences and multiplicities forming the pulsating heart of their project. Obviously, all this comes “under a great big cloud”. Laura Aquili/Ergian Alberg

Sopra, viste del modello. Sotto, sezioni trasversali. In basso, planimetria generale e pianta del livello +6.00.

Il complesso, da realizzare su un lotto di 30.214 mq, ha una superficie utile interna di 19.774 mq.

Above, views of the model. Below, cross sections. Bottom, site plan and plan of level +6.00.

The complex, planned to be built on a 30.214 sq.m plot of land, covers an internal surface area of 19,774 sq.m.

Credits Project: Coop Himmelb(l)au Design team: Wolf D. Prix, Michael Volk, Victoria Coaloa, Rob Henderson, Paul Hossowski, Joerg Hugo, Irakli Itoni, Alex Jackson, Matt

Kirkham, Shannon Loew, Mona Marbach, Jens Mehlan, Tom Wiscombe, Burcu Bicer, Etienne Chanpenois, Monika Heliosch, Akvile Rimantaite Renderings: Armin Hess

Structural Engineering: Bollinger+Grohmann HVAC: Crian Cody/Arup (Graz/Berlin) Coordinator: BIACF-Busan International Architectural Culture Festival Organizing

Committee, Yeonjegu Jungangro User: Pusan International Film Festival (PIFF) Client: Municipality of Busan

219 l’ARCA 69


Paolo Emilio Sfriso

10. BIENNALE DI ARCHITETTURA 70 l’ARCA 219

THE NEVER NEVER BIENNIAL 219 l’ARCA 71


Paolo Emilio Sfriso

Cesare Maria Casati

L

Paolo Emilio Sfriso

a biennale che non c’è. Così volevo titolare queste pagine pensando proprio alla famosa isola, parto di una idea letteraria e non reale. L’impressione che ho avuto, dopo aver percorso i fantasmagorici ambienti delle “Corderie” dedicati alla Città e Società, alla Città di Pietra e alla nuova città Vema, e poi camminato stancamente nei Giardini, e dopo aver visitato tutte le “cappelle” della varie nazioni, dove ancora una volta si ammirano solo collezioni di fotografie e interessanti installazioni adatte alla Biennale d’arte, è che manca completamente l’architettura per lasciare posto alla neourbanistica, “roba” più di avvocati e di politici. Questa è la conclusione che ho tratto di primo acchito e si potrebbe pensare che si tratti di un’impressione superficiale ma, una volta rientrato nei miei spazi domestici e tranquillizzanti, rivedendo cataloghi e foto scattate durante la visita ho potuto ripensare a giudizi più ponderati. La prima considerazione è che scegliendo un responsabile della mostra come Richard Burdett, personaggio colto ma con una sua storia professionale conosciuta, non si poteva pensare che l’analisi di un tema come Città e Società, rivolta all’intero pianeta, venisse rappresentata rinunciando alle deformazioni urbanistiche e ideologiche, oggi di moda. Il tutto condito da un disprezzo sistematico della qualità emozionale, che immagini e allestimenti potrebbero, con le attuali tecnologie, coinvolgere i visitatori. Poi ho ripensato agli spazi, naturalmente bellissimi, delle Corderie, umiliati da allestimenti banali e tradizionali dove ho visto, ma forse era meglio non vedere, la mostra della Città di Pietra. Un salto nel “moderno falso antico” che mi ha lasciato letteralmente basito. La Regione Puglia ci propone una selezione di progetti improponibili per distruggere definitivamente coste e territorio costruito. Con icone architettoniche, perché così appaiono più che dei progetti, che ci fanno rimpiangere, per quello che riguarda la Punta Perotti, gli Ecomostri distrutti. Per ultimo Vema mi ha fatto ritornare giovane nel senso che è sicuramente un esempio importante: perché dimostra come può sempre tornare di moda l’urbanistica degli anni Sessanta che credeva nell’utopia di risolvere la città per macroaree urbane affidate solo alla creatività estetica di alcuni progettisti. In conclusione ancora una volta ripenso con nostalgia alle Biennali di Fuksas e di Portoghesi.

72 l’ARCA 219

Livio Sacchi

T

he Biennial that never was. This is what these articles were supposed to be about referring to that famous island, part of a literary idea, not something real. The impression I got, after walking around the phantasmagoric settings of the “Corderie” dedicated to Cities and Society, the Stone City and the new city of Vema, and plodding tiredly through the Gardens, and after visiting all the “chapels” of the various nations, where once again you can only admire photographs and installations suitable for the Biennial of Art, is that architecture is totally absent, leaving room for neo town-planning, the “stuff” of lawyers and politicians. This was the first thing that struck me, and it might be thought that this is a superficial impression, but after returning to my reassuring home environment and studying photographs taken during my visit, I was able to ponder things over more carefully. My first comment is that by putting somebody like Richard Burdett in charge of the exhibition, an erudite character whose professional background is well known, you could hardly expect an analysis of a topic like Cities and Society to be represented abandoning those urbanistic and ideological deformations now so in vogue in various media and in the universities. All washed down with systematic disregard for the kind of emotional quality which images and installations drawing on current technology could offer visitors. The I pondered over the (beautiful of course) spaces of the Corderie, humiliated by bland and conventional installations, where I saw, or perhaps I ought to say did not see, the exhibition on “Stone Cities”. A dive into “old-fashioned mock modern” which left me completely flabbergasted. The Region of Puglia offers us a selection of unlikely projects to destroy coastlines and the builtscape once and for all. Drawing on architectural icons, which is what they look like rather than projects, which, as regards Punta Perotta, actually leaves us pining over destroyed Eco-monsters. Lastly, Vema took me back to my youth in the sense that it is certainly an important example: because it shows that the kind of 1960s’ town-planning, which believed in the utopian dream of breaking down the city into urban micro-areas drawing solely on the aesthetic creativity of certain architectural designers, could always come back in vogue. In conclusion, once again I look back nostalgically at the Biennials organised by Fuksas and Portoghesi.

L

a Biennale di Architettura non si occupa di architettura ma di città. Chi cerca l’architettura resta deluso. Tuttavia, dopo tanta architettura-spettacolo, la pausa è rassicurante. La mostra curata da Richard Burdett di spettacolare ha solo le fotografie delle grandi città del mondo. Per il resto è una mostra da studiare, approfondire, meditare. Dimostra che il problema della città è cruciale per la nostra sopravvivenza; che il XXI secolo sarà segnato dai grandi movimenti migratori; che l’architettura, nonostante tutto, rimane subordinata alla forza della città. Anche la gran parte dei padiglioni nazionali non si occupa di architettura. Quasi tutti provano a proporre allestimenti per certi aspetti divertenti, per altri inquietanti per la mancanza di ogni nesso con la specificità disciplinare. A meno che l’architettura non sia, a tutti gli effetti, show-design. Ci sono certo alcune significative eccezioni: il padiglione spagnolo, che prova a offrire un quadro nazionale al femminile; quello americano, che si occupa della catastrofe di New Orleans; quello giapponese, che riscopre atmosfere perdute e, proprio perciò, assolutamente contemporanee e pochi altri. La mostra di Claudio D’Amato ci sembra autistica. Ha il pregio di proporre la diversità, ma è una diversità che non ci appartiene. Il Padiglione Italiano infine, curato da Franco Purini (in collaborazione con Nicola Marzot, Margherita Petranzan e chi scrive) lavora su una Città Nuova: Vema. Laboratorio di ricerca e costruzione di una centralità in contrapposizione alla passiva acquiescenza alla città diffusa: la constatazione di un fatto non implica necessariamente consenso critico né accettazione, il pensiero debole non è questo e la provincia italiana non è Los Angeles. I venti giovani invitati hanno prodotto pezzi di città molto diversi fra loro, non tutti particolarmente innovativi né particolarmente riusciti, che comunque dimostrano che ciò che si fa all’estero può esser fatto abbastanza bene anche in Italia.

T

he Architecture Biennial is not about architecture, it is about cities. Anybody expecting to find architecture will be disappointed. But after so much architecturespectacle, this is a consoling break. The exhibition organised by Richard Burdett merely shows photographs of big cities around the world. Other than that it is an exhibition that needs to be studied, researched and thought over. It shows that the issue of cities is crucial for our survival, that the 21st century will see lots of migration, and that, despite everything, architecture will still be subjugated to the power of the city. Most of the national pavilions are not about architecture either. Almost all of them have tried to display installations which, in some respects, are entertaining but in others disturbing due to the lack of any connection with specific disciplines. Unless architecture is simply taken as show-design. But there are some notable exceptions: the Spanish pavilion, which attempts to paint a national picture from a woman’s perspective; the American pavilion, which deals with the New Orleans disaster, and the Japanese pavilion, which rediscovers atmospheres which have been lost and hence, for that very reason, absolutely contemporary. Claudio D’Amato seems to be autistic. It deserves credit for the way it proposes diversity, but it is a kind of diversity that it alien to us. The Italian Pavilion, whose curator is Franco Purini (in collaboration with Nicola Marzot, Margherita Petranzan and myself), works on a New City: Vema. It constructs a form of centralism in contrast with the passive submission of the diffused city: stating a fact does not necessary mean it will be critically acclaimed or accepted, this is not weak thinking and provincial Italy is not Los Angeles. The twenty young people invited to take part have created pieces of cityscape which are all quite different, no all particularly innovative or successful, but it does show that what happens abroad can be done quite satisfactorily here in Italy too.

219 l’ARCA 73


Mario Antonio Arnaboldi

L

a ricerca italiana trova spesso molta difficoltà a essere divulgata, ancora poco usati sono internet, le conferenze e le mostre, come veicoli veri e propri. Importante, prima di tutto, è capire che solo guardando avanti si riesce a intuire cosa occorre fare. E’ così che ci si può rendere conto quanto il 75% della popolazione mondiale, che vive nelle metropoli, desidera comprendere e dialogare con il resto del mondo. Il futuro è libertà e, per renderla vera, occorre l’uso della nostra intelligenza espressa attraverso la creatività, la cultura e il lavoro. Tutto ciò è ben lontano dal senso e dal significato che ci trasmette l’odierna Biennale di Architettura di Venezia. Ecco come, in tutti gli eventi politici amministrativi e legali, è necessaria una critica costruttiva per permettere di consolidare un messaggio. Ma quale messaggio? Il topos su cui viviamo ha bisogno di essere identificato nel come vogliamo vivere e non come viviamo. L’Architettura, che ha bisogno della tradizione e della sua storia per andare avanti, non ha più bisogno invece di nessuna forma di romanticismo, specie oggi nell’era della robotizzazione, della telematica e dell’informatica. La nostra civiltà, che si basa sull’immagine, è pericolosamente inquinata da costanti atti formali che vanno, assolutamente, evitati. Solo l’approfondimento scientifico ci può dare le certezze di un futuro capace di innalzare la qualità del nostro vivere. La recente decima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, luogo deputato a fare il punto sull’architettura, ordinata da Richard Burdett e intitolata “Città. Architettura e Società”, manca di un coraggioso messaggio in grado di far capire a tutti, non solo agli addetti ai lavori, dove deve andare il destino del nostro luogo. Solo un piccolo segnale viene da Rem Koolhaas, con l’Office for Metropolitan Architecture. La caduta vera però è alle Artiglierie dell’Arsenale, dove si esce impietriti per lo stupore di un romanticismo architettonico intitolato: “Città di Pietra”. Non ci sembra il caso di fare parlare di Architettura chi ancora pensa che tutto è già stato inventato. Sono scelte dubbie che fanno riflettere. E’ opportuno affermare che non ci basta il solo ricordo della storia e della tradizione, ma ci occorrono dei messaggi che tengano conto dell’uomo e dell’unione dei suoi saperi.

74 l’ARCA 219

Massimo Locci

I

talian research often struggles to inform people about its achievements, because the internet, conferences and exhibitions still are not really used as means of communication. First and foremost, it is important to realise that the only way to find out what needs to be done is to look ahead. This is how we will realise that 75% of the world population, which lives in big cities, wants to understand and interact with the rest of the world. The future is freedom and, to make it a reality, we need to use our intelligence expressed through creativity, culture and work. All this is a long way from what the current Venice Architecture Biennial is telling us. All legal and administrative political events require constructive criticism to really convey their message. So what is this message? The topos on which we live needs to be identified through how we want to live and not how we actually do live. Architecture, which needs tradition and its history in order to progress, certainly does not need any kind of romanticism, particularly nowadays in the age of robotics, telematics and compute technology. Our image-based society is dangerously polluted by an endless sequence of stylistic acts that ought to be avoided at all costs. Only further scientific study can provide us with the certainties of a future capable of raising the quality of our lives. The recent tenth edition of the Venice Architecture Biennial, where stock of the state of architecture is taken, organised by Richard Burdett and entitled “Cities, Architecture and Society”, lacks any bold message capable of informing everybody, not just people working in the field, where our planet is heading. The only faint signal comes from Rem Koolhaas with his Office for Metropolitan Architecture. The real lapse, though, is in the Gunneries of the Arsenal, where we are left speechless by the startling architectural romanticism of “Cities of Stone”. We do not think it is worth letting those who think everything has already been invented talk about architecture. These rather dubious decisions certainly give us reason to think. It is worth pointing out that remembering history and tradition is not enough, it takes messages taking into account people and the union of human knowledge.

S

e non fosse per il titolo e per le affermazioni del direttore Richard Burdett, percorrendo le 50 esposizioni della 10. mostra internazionale d’architettura, tra padiglioni nazionali, progetti speciali ed eventi collaterali, non ci saremmo quasi accorti che il tema è incentrato sul rapporto proficuo e bivalente tra progettazione fisica dello spazio urbano e problematiche sociali, intese come strumenti d’analisi e governo dei processi di trasformazione delle aree urbane. In verità annichiliti dalla visione terrifica delle 16 città-territorio, simbolicamente rappresentative delle megalopoli in cui vive la metà dell’intera popolazione mondiale, sembrerebbe prevalere la sfiducia verso ogni forma di razionalità e/o valore estetico-sociale del vivere. Si è detto che la mostra si fonda sulle acquisizioni teoriche del “The Urban Age”, il ciclo di conferenze sulle città globali curato dallo stesso Burdett, basate sulla sostenibilità ambientale e su logiche coordinate ed organicamente interrelate del pensare, produrre e gestire lo spazio urbano, ma di queste metodologie interdisciplinari non vi è traccia. Più che un’azione di denuncia nulla emerge; aleggia piuttosto un senso di sconfitta del genere umano, un orientamento genericamente critico sia verso la tecnica urbanistica, incapace di dare risposte concrete alle criticità che stanno emergendo, sia verso la sociologia, in affanno per effetto della “globalizzazione”. In verità è palese solo il cinismo del curatore, nutrito da una forte avversione per i nuovi linguaggi espressivi dell’architettura e per il ruolo che gli è stato affidato dalla società come strumento di comunicazione dei valori della contemporaneità. Nei padiglioni sono assenti, infatti, le proposte d’architettura, quelle dello star system architettonico, implicitamente accusato di utilizzare la sperimentazione linguistica e tecnologica per sole finalità demiurgiche, ma anche qualsiasi proposizione innovativa, non dico avveniristica.

I

f it were not for its name and the proclamations of its director Richard Burdett, wandering around the 50 displays at the 10th international architecture exhibition amidst all the special projects and side events, you would hardly know that it is supposed to be focused on the profitable and two-way relationship between the physical design of urban space and social issues, taken as a means of analysing and controlling process for transforming urban areas. In actual fact you are left aghast by the sight of the 16 territorycities symbolically representing the megalopolises in which half the world’s population lives, and it would seem that the prospects for any form of rationality and/or aesthetic-social value of living are bleak. The exhibition is allegedly centred around the theoretical acquisitions of “The Urban Age”, a series of conferences on global cities with Burdett once again the curator, based on environmental sustainability and carefully gauged and structurally interrelated ways of devising, producing and managing urban space, but there is actually no trace of these interdisciplinary methods. Nothing more than a certain sense of condemnation emerges; and there is even a sense of defeat for the human race, a generically critical approach to both town-planning, incapable of coming up with concrete solutions to the criticism emerging, and sociology as it struggles to cope with “globalisation”. In truth the only clear thing is the curator’s cynicism, nurtured by a strong aversion to the latest stylistic idioms of architecture and the role it has been assigned by society as a means of conveying the values of modern-day society. The pavilions are totally bereft of any architectural proposals, those coming from its star system, implicitly accused of using linguistic-technological experimentation for merely demiurgic ends. There is also a total lack of even any innovation, let alone futuristic thinking.

219 l’ARCA 75


Carlo Paganelli

L

a 10. Biennale di Architettura di Venezia dimostra che un luogo suggestivo come la città lagunare, con i suoi magnifici Giardini e gli straordinari e infiniti spazi dell’Arsenale, non basta ad assicurare qualità all’evento. Il tema “Città. Architettura e società”, titolo francamente abbastanza generico, insinua subito il sospetto che nessuno dei responsabili abbia avuto il coraggio intellettuale di proporre una visione eclatante sulle problematiche che oggi investono l’abitare. Se da un congresso medico è ovvio aspettarsi soluzioni per debellare malattie mortali, in una mostra di architettura (settore “Città di pietra”), in cui si rivaluta un materiale anacronistico, addirittura pre-industriale, attraverso laconici argomenti come: “Architetture stereometriche. Costruire con la pietra oggi” è come dire: con alcune gravi malattie non val la pena di scervellarsi, meglio conviverci (anzi, morirci). Insomma, questa edizione (si concluderà il 19 novembre) è in buona parte da archiviare al più presto, sperando sia davvero l’ultima Biennale acefala. Mettiamola così: una passeggiata con gli amici nei viali dei Giardini è una piacevole consuetudine, ma se fa bene alla salute, in questo caso, qualche effetto collaterale va pur messo in conto. In alcuni padiglioni internazionali si è davvero fraintesa la circostanza. Per esempio: forse nessuno ha spiegato ai curatori dei padiglioni del Giappone e della Russia che non si tratta di una Biennale d’arte. Quello del Giappone ostenta una vera e propria installazione, il fatto che dentro l’“igloo” in canne intrecciate (per altro bellissimo) ci si possa entrare, non risolve un’ambiguità di fondo piuttosto grave. Idem per la partecipazione della Russia con la mostra “Tre tavoli”: su di uno ci sono bustine da thé usate coperte di disegni; atmosfera suggestiva e densa di rimandi letterari. Ma la città, dov’è?

76 l’ARCA 219

Luigi Prestinenza Puglisi

T

he 10th Venice Biennial of Architecture shows that a striking setting like the lagoon city, with its magnificent gardens and the Arsenal’s incredible, endless spaces, is not enough to guarantee a quality event. The exhibition theme, “Cities. Architecture and Society”, frankly a rather generic title, instantly raises the suspicion that none of the people in charge were intellectually brave enough to adopt a really effective vision of the issues currently facing living. Whereas it is obvious to expect a medical conference to come up with ways of curing deadly diseases, an architecture exhibition (“Stone Cities” section) tackling such an anachronistic and even pre-industrial topic through such laconic arguments as: “Stereometric Architecture. Building with Stone today” is like saying: in the case of certain serious illnesses it is not worth trying to cure them, we might as well just learn to live with them (or, rather, die with them). So most of this year’s edition (closing on 19th November) is largely worth forgetting, in the hope that this really will be the last daft biennial. Let’s put it this way: waking along the paths through the gardens with friends is a pleasant pastime, but even though it is generally a healthy thing to do, in this case a few bad side effects are to be expected. Some of the international pavilions have really missed the point. For example: perhaps nobody explained to the curators of the Japanese and Russian pavilions that this is not a biennial of art. Japan’s pavilion really is like an authentic installation, the fact that we can actually enter the “igloo” made of woven reeds (truly beautiful) does not really resolve the underlying ambiguity. The same applies to Russia’s “Three Tables” exhibition: on one of them there are actually used tea bags covered with drawings; a striking atmosphere full of literary allusions, but just where is the city?

P

erché questa Biennale veneziana è un fallimento? Direi per tre ragioni. La prima è che non ha un progetto culturale unitario: le mostre di Burdett, di D’Amato e di Purini parlano linguaggi tra loro intraducibili. Che senso ha affrontare il tema delle metropoli contemporanee, postindustriali, e poi affiancare loro una mostra sulle città di pietra? E che senso ha mostrare le metropoli di oltre tre milioni di abitanti e poi proporre la costruzione di una città come Vema che di abitanti a malapena ne fa trentamila? La seconda è che le tre iniziative, viste singolarmente, non convincono (speriamo che la quarta, quella sulle città d’acqua a Palermo curata da Rinio Bruttomesso, che, al momento in cui scrivo non si è ancora inaugurata, sia migliore). La mostra di Burdett perché evita di indicare soluzioni e di sporcarsi le mani con l’architettura. Quella di D’Amato perché propone modelli obsoleti. Quella di Purini perché versa il vino nuovo della giovane architettura in botti vecchie cioè all’interno di un’ipotesi culturale continuista in cui avanguardia e tradizione coesistono a-problematicamente. La terza ragione è che D’Amato e Purini continuano a praticare una commistione di ruoli tipicamente italiana in cui giudice e giudicato, curatore e selezionato coincidono. D’Amato nella sua mostra propone anche i propri progetti, Purini realizza il masterplan di Vema e cita i propri lavori tra i modelli delle città italiane a cui ispirarsi. Ci si dirà: ma così fan tutti. Certo, ma questa non è una buona ragione per continuare a sbagliare.

S

o why is this Biennial such a failure? For three reasons I think. The first is that it has no unitary cultural overview: the exhibitions by Burdett, D’Amato and Purini speak mutually untranslatable languages. What is the point of looking at the issue of modern-day post-industrial metropolises and then combining them with an exhibition on stone cities? And what is the sense in displaying cities with over ten million inhabitants and then outlining the construction of a city like Vema, whose population is barely thirty thousand? The second reason is that the three projects, viewed separately, are not very convincing (let’s hope the fourth exhibition on water cities being organised in Palermo by Rino Bruttomesso, which at the time of writing this article has not yet opened, is better). The Burdett exhibition fails to offer any solutions or to get to grips with real architecture, and D’Amato’s proposes obsolete models. The Purini exhibition is guilty of pouring the new wine of youthful architecture into old barrels, viz. into a seamless vision of culture in which the avant-gardes and tradition co-exist un-problematically. The third reason is that, in typically Italian fashion, D’Amato and Purini might be accused of a conflict of interests, as the judge is also the person being judged and the curator is the person invited to take part. D’Amato’s exhibition actually displays his own projects, and Purini designed the master plan for Vema and refers to his own works as among the models for Italian cities he aspires to. Everybody does that you might well say. Indeed, but that is no good reason for continuing to err in this way.

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Aldo Loris Rossi

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introduzione alla “Città di pietra”, non potrebbe essere più chiara nel rilanciare la “tradizione contro modernità”. In un secolo è il terzo “rappel à l’ordre”! Il primo, tra le due guerre, è antimodernista, neoclassico, aulico, ideologico; adottato dal “terrorismo di Stato” (Albert Camus, 1951) di destra e di sinistra s’impone sull’uomo-massa indottrinato ed eterodiretto. Il secondo, nel ventennio 1968-1988, è post-modernista, ludico, pop, disneyficato; invita l’uomo-massa an-estetizzato a un naufragio felice nella società consumistico spettacolare. Ma, cosa propone il terzo “rappel à l’ordre”? Anzitutto, esibisce come virtù il suo dichiarato anacronismo rispetto all’era elettronica; e l’estraneità all’avanguardia nelle due versioni high-tech e de-costruttivista. Pur accettando il “ritorno nel grembo materno della storia” proclamato dalla seconda restaurazione, rifiuta ogni ironia ludico-pop del post-modern. Quindi si riallaccia alla tradizione del Novecento Italiano, indeciso tra metafisica e neoclassico. La “città pietrificata” è ferma nel tempo (forse disabitata); tutto è deja vu. L’ordine della storia garantisce che la vita metropolitana è lontana ed esclusa. Durante la restaurazione tra le due guerre infuriava lo scontro fra tradizionalisti e razionalisti; oggi essi sono alleati nel contrastare la terza avanguardia esplosa il 23 giugno 1988 nella Mostra Deconstructivist Architecture al MoMA di New York. Di fatto, gli odierni tradizionalisti si collocano agli antipodi di una verità emergente con sempre più chiarezza: “Il passato è definitivamente tramontato, anche se può durare a lungo come le foglie secche sui rami. Questo è quanto si intravede nei crepacci aperti dai grandi protagonisti della distruzione della tradizione dell’occidente” (Emanuele Severino, 1999). Ma essi, angosciati dalla “perdita del centro” e sconvolti dalle innovazioni, sembrano non accorgersi che da almeno due secoli: “Dalle cave della storia sgorga un fiume di falsi” (Hans-Magnus Ensenberger).

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Maurizio Vitta

T

he introduction to the “City of Stone” could not be clearer in the way it re-launches “tradition against modernity”. This is the third “ rappel à l’ordre” in just a century. The first, between the wars, was anti-modernist, neo-classical, elevated and ideological; adopted by “State terrorism” (Albert Camus, ’51) by both the right and left wing, it imposed itself on indoctrinated and otherwise-directed mass-man. The second, during the twenty-year period from 1968-88, was post-modernist, playful, pop and Disney-fied; it invited an-aesthetised mass-man to flounder happily through consumer entertainment society. So what has the third “rappel à l’ordre” got to offer? Firstly, it flaunts its openly avowed anachronism in relation to the electronic age as a virtue; it is extraneous to both the high-tech and de-constructivist versions of the avant-garde. While accepting the “return to the mother’s womb of history” proclaimed by the second restoration, it rejects the playful-pop irony of post-modernity. So it latches onto 20th century Italian tradition, wavering between metaphysics and neo-classicism. The “petrified city” is frozen in time (possibly uninhabited); everything is deja vu. The order of history ensures that metropolitan life is distance and excluded. There was a clash between traditionalists and rationalists during the restoration period between the wars; but they have now joined forces to fight off the third avant-garde, which exploded at the Deconstructivist Architecture exhibition at MoMa in New York on 23rd June. In actual fact, modern-day traditionalists are poles apart from a certain truth that is currently emerging with great clarity: “The past has waned for ever, even though it might linger on for a long time like dead leaves on branches. This is what can be glimpsed through the cracks that have been opened up by the leading figures in the destruction of western tradition” (Emanuele Severino, ’99). Yet distraught over the “loss of the centre” and shaken by innovation, they do not seem to have noticed that for at least two centuries: “A river of fakes has been flowing out the caves of history” (Hans-Magnus Ensenberger).

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che cosa si riduce, alla fine, questa 10. Biennale di Architettura di Venezia? A una mostra intitolata “Città. Architettura e società” fatta di pannelli, foto, collages e diagrammi statistici che ci spiegano come le metropoli di tutto il mondo stiano crescendo ed esigano nuove risposte; a una mostra intitolata “Città di pietra”, che ci invita, con una serie di rarefatte atmosfere grafiche, a tornare alla vecchia “cultura muraria”; a una visione di “città ideale” che riduce l’utopia architettonica a una lambiccata proposta di stile. Nella prima mostra domina l’ovvietà, oltretutto comunicata con criteri esattamente opposti a quelli che dovrebbero ispirare un’esposizione d’architettura; nella seconda impera un “passatismo” che ci riporta all’antica polemica fra “stracittà” e “strapaese”, già provinciale negli anni Venti del secolo scorso e figuriamoci oggi; nella terza dilaga l’esercizio accademico. Tutto il resto è più o meno in tono, tranne forse la mostra “Metró-polis”, dedicata ai trasporti a Napoli, tutt’altro che eccezionale, ma che, in questo contesto, si distingue. Il risultato? L’assenza proprio dell’architettura, e non solo della professione e della disciplina, che sono assai più avanti rispetto ai frusti scenari presentati a Venezia, ma soprattutto di quella concettuale, l’architettura del pensiero, del progetto culturale, e cioè dell’unica giustificazione, funzione e orgoglio della manifestazione veneziana. Ecco allora un avvertimento, serio e duro, per chi volesse accingersi a pensare alla prossima Biennale: se questa assenza dovesse perdurare, meglio lasciar perdere tutto e dedicarsi ad altro.

S

o what does this 10th Venice Biennial of Architecture boil down to in the end? An exhibition entitled the “City, Architecture and Society” composed of panels, photos, collages and statistical diagrams explaining how metropolises all over the world are growing and looking for new ideas; an exhibition entitled “Stone Cities” inviting us through a series of rarefied graphic atmospheres to return to the old “wall culture” and to a vision of the “ideal city” reducing architectural utopia to a convoluted mixture of styles. The first exhibition is based around the obvious, which is communicated along exactly the opposite lines to how an architecture exhibition ought to be organised; “conventionalism” reigns supreme in the second exhibition, taking us back to old arguments about chauvinism related to the city and country, which was already provincial back in the 1920s, let along today; and the third exhibition is all academics and exercises in style. All the rest is more or less cut to the same ilk, except perhaps for the exhibition “Metró-polis”, devoted to the Naples public transport system, which, although nothing special, does at least stand out from all the rest on display. So what is the final outcome? A lack of any real architecture, and not just the professional business and trade which are actually much more advanced than what is on show here in Venice, but above all the conceptual architecture of thought and culture, and hence the only real reason for being and proud purpose of the Venice event. So here is a serious and harsh warning to anybody thinking about planning the next Biennial: if this absence continues, then we might as well drop the whole thing and work on something else.

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Ed Carpenter, Trillian, scultura-portale/ Gateway Sculpture, Belfast, Northern Ireland 2005.

Ruggero Lenci, Nassirya, ottone dorato/ golden brass, 2005.

Memorie urbane Monuments Today

I

l monumento: chi era costui? L’interrogativo di sapore manzoniano s’impone dinanzi alla tenacia con la quale, dinanzi all’abissale oblìo del passato che caratterizza il nostro tempo, una memoria irriducibile lascia filtrare di tanto in tanto segni, richiami, evocazioni di un passato più o meno recente, nel tentativo di preservare le tracce, se non altro, di una storia che pure ci riguarda da vicino, se non addirittura vive ancora dentro di noi. Certo, il più delle volte questa apertura su ciò che abbiamo alle spalle rientra in una più articolata strategia urbana, nella quale il segno del passato – che si traduce quasi sempre in un artefatto scultorio e comunque in un oggetto d’arte – si inserisce come fulcro di tensioni percettive e spaziali. In ogni caso, però, permane la carica simbolica e mnestica del segno, esplicitamente richiamata o anche soltanto accennata da una velatura metaforica. La memoria storica si fissa come misura d’arte e come forte imprinting sociale e culturale nel monumento agli “eroi dimenticati” della divisione Vicenza, che Lillo Mangano ha voluto lasciare a Milano per ricordare il valore di quei soldati nella campagna di Russia. Il monumento, opera di Walter Valentini, s’incide nello spazio con l’asprezza della sua composita materia, con la cupezza dei suoi materiali, con l’energia della sua forma spezzata, dando vita a immagini frammentate che compongono nell’insieme un mobile linguaggio visivo denso di drammaticità. Più pacato e solenne è invece il monumento progettato da Ruggero Lenci in occasione del concorso indetto per un monumento ai

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caduti di Nassiriya da realizzarsi a Roma, e ammesso alla seconda fase della selezione. Qui lo spazio si distende su un paesaggio architettonico composto da serene geometrie, nel quale la scultura s’impenna in verticale con tutta l’urgenza di un monito civile, di una memoria che travalica le lacerazioni del presente per imporsi come messaggio universale. Lungo questa direttrice si pone anche l’opera di Ed Carpenter per Belfast, nella quale però la trascendenza dei contenuti simbolici implode nell’essenzialità di un segno il cui minimalismo è destinato ad attrarre una moltitudine di sensazioni, emozioni, rimandi storici e culturali, che s’innestano nella dinamica urbana e l’assorbono per rilanciarla in una più avvolgente dimensione estetica ed etica. Il che ci conduce direttamente alla grande realizzazione di Dominique Gonzalez-Foerster per il Parco d’Arte Vivente di Torino, nella quale la storia si dissolve nella natura per riaffiorare in forma simbolica non in un oggetto, ma in una figurazione spaziale, in cui la memoria s’immerge fino a ricongiungersi alle più lontane scaturigini dell’esperienza umana (il quadrifoglio come richiamo metonimico alla natura). In questi, che sono tra gli esempi più recenti di monumenti e di sculture urbane, prevale, come si vede, tanto il senso dello spazio quanto quello del tempo. La loro funzione di memento vi è in ogni caso assicurata, ma in una modulazione espressiva e linguistica che inserisce le varie opere nel vivo di una cultura contemporanea in divenire. Maurizio Vitta

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monument: who was this? This Manzoni-style question arises when faced with the sheer tenacity (in face of the oblivion into which the past is relegated by the age in which we live) with which some unforgettable memory occasionally emerges in signs, allusions and evocations of some moment from times gone by, in an attempt to hold onto the traces, if nothing else, of an historical background which closely concerns us or might even be described as living on inside us. Of course, more often than not, this opening up to what lies behind us is part of a more elaborate urban strategy in which signs of the past – almost always translated into a sculptural artefact or, in any case, work of art – are incorporated like flashes of perceptual and spatial tension. In any case, the symbolic and mnemonic force of a sign remains, explicitly evoked or just alluded to through the veil of metaphor. Historical memory is set with great artistry and a powerful sense of socio-cultural imprinting in the monument to “forgotten heroes” from the Vicenza division, which Lillo Mangano decided to bequeath to Milan in remembrance of the valour of the soldiers who fought in the Russian campaign. The shrine, designed by Walter Valentini, is engraved in space through the harshness of its composite substance, the sullenness of its materials, and the energy inherent in its broken form, giving life to fragmented images which together form a moving visual idiom full of drama. The monument designed by Ruggero Lenci, as part of a competi-

tion to design a memorial in Rome to those who died in Nassiriya, is more solemn and understated. The project has qualified for the second stage of the selection process. Here space extends across an architectural landscape of calm geometric patterns, in which the sculpture rises up vertically with all the force of a civil warning as the past bursts across the lacerations of the present to convey its universal message. Ed Carpenter’s work for Belfast works along the same lines, although in this case the transcendent nature of its symbolic contents implodes into the simplicity of a sign whose minimalism is destined to attract a vast array of feelings, emotions and historicalcultural allusions inserted in the workings of urban life ready, which it absorbs before projecting them onto a more enveloping aesthetic and ethical plane. This takes us directly to Dominique Gonzalez-Foerster’s major construction for the Living Art Park (Parco d’Arte Vivente) in Turin, where history dissolves into nature only to re-emerge in symbolic form not as an object but as spatial figuration, where the past is submersed into the most distant roots of human experience (the four-leaved clover as a metonymical allusion to nature). As we can see, both a sense of space and time comes to the fore in these very recent examples of urban sculptures and monuments. Their mnemonic function is, in any case, assured, but through a form of expressive-linguistic modulation that incorporates the various works in the hub of modern-day culture as it evolves. 219 l’ARCA 81


Dominique GonzalezFoerster, Trèfle, Parco d’Arte Città Vivente, Torino 2006.

Walter Valentini, Memoria, bronzo patinato e base di granito/levigated bronze and granite basement, 120x190x190 cm, Piazza Sant’Ambrogio, Milano, 2004.

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Committenti/Client: Comune di Acri

Italia/Italy - Francavilla al Mare (Chieti)

1° ex equo A- Maya Kokocinsky Molero, Passi Lontani (olio su tela, cm. 50x50) B- Nicola Samorì, Still (olio su rame, cm. 180x50)

Premio Michetti 57° edizione del premio d’arte istituito nel 1947 57th edition of the art prize founded in 1947

Premio ex Presidente Don Mario Pennetta C- Alejandro Kokocinsky, L’anima cerca su in alto (olio su tela, cm. 164x114).

Giuria/Jury: Arturo Schwarz, Elmar Zorn, Oliviero Toscani, Vincenzo Centorame, Antonio D’Argento

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Premio Pastificio Cocco D- Luca Leonelli, Grande nudo (olio su tela, cm. 150x200).

Italia/Italy - Milano Thonet Tomorrow Concorso per studenti della Scuola Politecnica di Design di Milano. Il lavoro degli studenti è teso alla scoperta del legno, materiale tra i più complessi, valorizzandone la modernità. Proprio la materia – le sue caratteristiche e la tecnologia della curvatura in particolare – è stato il terreno d’incontro dei vari progetti, nati da un processo continuo di costruzione, scomposizione e ricostruzione, per trovare sempre nuove strade Competition for the students of Politechnic School of Design in Milan. The brief requested to discover the modernity of wood utilizing it in the projects through the processes of bending, constructing, disassembling, reassembling

Progetti segnalati/Mentions - Lorenzo Attolico (capogruppo/team leader) - Massimo Mantoan (capogruppo/team leader), Oliver Houcell

4 interventi nell'area dell’Arsenale di Venezia: “Ponte Mobile”, “Torre di Porta Nuova”, “Tesa 113”, “Tesa 105” Concorso di progettazione per la redazione del progetto preliminare di 4 interventi nell’area nord dell’Arsenale di Venezia: realizzazione del ponte tra la Torre di Porta Nuova e le Gaggiandre che 1A consentirà la percorribilità dell'intera area dell'Arsenale; recupero della Torre di Porta Nuova, quale area espositiva; recupero della Tesa 113. All'interno verranno collocati il bar, il ristorante e la tavola calda, al servizio di chi lavora nell'area dell’Arsenale e dei visitatori; recupero della Tesa 105. È la Tesa di accesso a tutto il complesso dell’Arsenale nord, destinata ad ospitare l’atrio di ingresso con i relativi servizi e attrezzature: bar, book shop, punti d’incontro, informazioni, servizi al 1B pubblico. Project competition fo 4 areas north of Arsenale in Venice: a bridge between Torre di POrta Nuova and the Gaggiandre; renovation of the Porta Nova Tower; renovation of Tesa 113, with bar, restaurant, canteen for people working or visitng the area; renovation of Tesa 105 destined to be the entrance to the Arsenale with all the needed services, as bar, bookshop, meeting places etc.

C- “Tesa 113” 1° Antonio Atienza (capogruppo/team leader) 2° Traudy Pelzel (MaP Studio) (capogruppo/team leader), Francesco Magnani (MaP Studio) 3° Riccardo Varini (capogruppo/team leader), Isotta Predieri, Francesco Tencal Progetti segnalati/Mentions - scape (Ludovica Di Falco, Francesco Marinelli, Paolo Mezzalama, Alessandro Cambi) - Fabio Gallo (capogruppo/team leader)

2B

2A

2C

2D

3C

B Vincitori/Winners: A- Estefania Fernandez, Alfredo Sandoval B- Alessandro Pasotti, Francesca Imperiali C- Elisa Ceci Neva, Sara Mezzetta

B- “Torre di Porta Nuova” 1° Traudy Pelzel (MaP Studio) (capogruppo/team leader), Francesco Magnani (MaP Studio) 2° Daniele Durante (capogruppo/team leader), Studio BV36 (Michele Crò, Davide Marchetti, Daniele Durante) 3° Marco Montagnini (capogruppo/team leader), Michela Biancardi, Silvia Catozzi, Stefano Settimo, Tania Della Valle Progetti segnalati/Mentions - Enrico Chirigu (capogruppo/team leader), Andrea Dragoni, Alessandra Valentina Grimaldi - David Adjaye (Adjaye Associates) (capogruppo/team leader), Luca Rocca, Jacopo Testa, Francesca Thiébat, Andrea Veglia, Benedetta Veglia

1D

Committente/Client: Magistrato alle Acque - Arsenale di Venezia S.p.a. A- “Ponte Mobile” 1° NuvolaB + ACMEarchitetture (capogruppo/team leader), David Benedetti, Jan De Clercq, Angelo Ferrari, Giorgio Furter, Nicola Lariccia, Lucia Lancietti, Eugenio Pandolfini, Colomba Pecchioli, Lian Pellicanò 2° Devis Sonda (capogruppo/team leader), Giovanni Fazzini, Marco Cossu, Luca Nunziante, Michele Napolitano, Stefano Ghiretti 3° Angelo Comotto (capogruppo/team leader)

Premio Fondazione Michetti E- Stefano Di Stasio, Un altro enigma per Edipo (olio su tela, cm. 170x130).

C

Italia/Italy - Venezia

COMPETITIONS

Teatro Comunale Obiettivo del concorso è la definizione di una proposta progettuale per una sala teatrale provvista di 600 posti, una mediateca di piccole dimensioni, uno spazio per esposizioni temporanee, caffetteria, bookshop e servizi relativi New Town Theatre Aim of the competition is the definition of a project proposal for a theatre for 600 people, a small media library, cafeteria, bookshop and related services

1° MDU architetti (Alessandro Corradini, Valerio Barberis, Marcello Marchesini), Cristiano Cosi, Michele Fiesoli 2° Gianni Morini (capogruppo/team leader), Niccoli + Remorini architetti (Stefano Niccoli, Chiara Remorini), Vincenzo Micelli 3° Armando Di Maio (capogruppo/team leader), Antonio Pelella, Antonio Nardozzi, Massimo Liparulo, Monica Costigliola, Marco Cante 4° Alberto Barone (capogruppo/team leader), 3TI Progetti Italia, Antonio Coppola, Maurizio Fabbricatore, Emilio Lavorante, Luca Lauro, Massimiliano Cuccarano 5° Roberto Ferlito (capogruppo/team leader), Nabito arquitectura (Alessandra Faticanti, Roberto Ferlito), Actar Architecture (Manuel Gausa Navarro, Florence Anne Raveau) 6° Silvia Marano (capogruppo/team leader)

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Acri (Cosenza)

D- “Tesa 105” 1° Alvaro Solis Sanchez (capogruppo/team leader), Andres Holguin Torres, David Morales Hernández 2° Carlo Cappai (C+S Associati) (capogruppo/team leader), Maria Alessandra Segantini (C+S Associati), Marco Marcheluzzo 3° Luca Monti (capogruppo/team leader), Lorenzo Rapisarda, Luca Medici, Alberto Marzi Progetti segnalati/Mentions - Marcello Boldrini (capogruppo/team leader), Juan De Moura, Carolina Bianchi, Andrea Beniamini - Mauro Trapani (capogruppo/team leader), Paolo Mariottoni, Manuele Petranelli, Giovanna Guizzetti, Marta Zerbini Vincitori/Winners A- Architectenbureau Cepezed b.v, Kick Start – Paesi Bassi B- Piercy Conner, Symhouse Mk1 – Regno Unito

Living Steel Lo scopo del concorso è elaborare un progetto di edificio residenziale sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e rispondente alle esigenze economiche e sociali degli abitanti, e che al tempo stesso dimostri e sfrutti le prestazioni dell’acciaio The aim of the competition is to elaborate a project for a sustainable residential building, which respects the environment and meets the inhabitants needs, while demonstrating and using steel

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Giuria/Jury: Glen Murcutt, Charles Correa, James Berry, Andrew Ogorzalek, Jaime Lerner, Nicholas de Monchaux Committente/Client: IISI (International Iron and Steel Institute)

B

Committente/Client: Thonet Gebrüder Vienna

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C

A

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COMPETITIONS + europaconcorsi

The Steedman Traveling Competition Un osservatorio contemporaneo per un nuovo dialogo tra umani e non umani Si richiede il progetto di un padiglione/osservatorio il cui obiettivo primario sarà di offrire una struttura architettonica che sviluppi Nuove Forme di dialogo tra umani e “non umani” sui valori e la cultura contemporanei. Il padiglione deve essere di dimensioni ridotte – 1500 mq – anche se dimensioni maggiori saranno prese in considerazione se debitamente giustificate. Il luogo della costruzione è a scelta dei concorrenti o può essere parte dell’ampliamento e ristrutturazione di una struttura già esistente in Central Park, New York The Steedman Traveling Fellowship A contemporary observatory for new dialogues among humans and nonhumans The project to be developed is a pavilion-observatory in which the primary objective will be to provide an architectural structure to develop New Forms of dialogue between humans and non-humans pertinent with culture and contemporary values.

The pavilion-observatory has to be a recognizable object of reduced dimension - no more than 1,500 m2 (though bigger dimensions will be accepted if duly justified). The location of the pavilion-observatory can be chosen, documented and justified by the participant, or take place at a site in Central Park, New York either as an extension or substitution of a pre-existing structure or at a location where its characteristics justify the intervention Giuria/Jury: Inaki Abalos, Juhani Pallasmaa, Renata Sentkiewicz Competition website: www.steedmancompetition.com

1° Mitsuru Hamada 2° David Mathias 3° Sascha Oroz

USA - Athens, GA Tu, io e l’autobus Concorso nazionale per il progetto di una pensilina di attesa degli autobus, che migliori il sistema del trasporto pubblico e la qualità della vita di Athens, integrando un servizio pubblico con l’ingegno e l’ispirazione artistica You, Me and the Bus -National Bus Shelter 1 Design Competition National design competition for bus shelters in Athens, Georgia. The project aims to enhance the public transportation system and improve quality of life in Athens by integrating utilitarian public services with artistic ingenuity and inspiration

3° Vincitore sito1/Winner - Site One Jason Roberts, Mark Mangapora, Kristel Hogue, Ann Arbor, MI Vincitore sito 2/Winner - Site Two Christopher Fennell, cfennell.org Vincitore sito 3/Winner - Site Three Craig Brimley, Stephanie Hui Vincitore sito 4/Winner - Site Four Didi Dunphy, Carol John, Lou Kregel, Michael Lachowski, Carl Martin, Michael Oliveri, Athens Design Development

Sponsors: Athens Area Arts Council (AAAC), 2 and Athens-Clarke County and Athens Transit

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USA - Pittsburgh

1° Endres Ware 2° La Dallman Architects 3° West 8 Urban Design and Landscape Architecture

Ponte pedonale nel West End Concorso internazionale per un ponte di alta qualità che valorizzi l’area del West End di Pittsburgh, con passaggio pedonale e ciclabile sopra il fiume Ohio West End Pedestrian Bridge Competition International design contest to add world-class improvements and enhancements to Pittsburgh’s West End Bridge including a walking and bicycle trail across the Ohio River Committente/Client: Alcoa Foundation and the Riverlife Task Force

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- High-tech, minimalism, deconstructivism, neo-rationalism - Right, but for the time being campervan-ism is still unbeatable

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Sequenze in angolo In Perpignan

Paesaggi catturati In Trignac

Progetto: Dominique Perrault

Progetto: GA Architecture

Un cubo in metallo e vetro scandito sull’angolo principale dalla dinamica di una lavorazione a terrazze aperte sulla città. Affermazione e sottrazione della materia, il progetto di Dominique Perrault per la nuova sede dell’Agglomerazione Perpignan Mediterranée si definisce come una scultura urbana che alla mineralità della componente monolitica coniuga l’apertura e la trasparenza delle parti in aggetto. Elemento strategico di un quartiere in divenire, il nuovo edificio si inserisce nel progetto della nuova stazione del TGV destinata a potenziare i collegamenti verso Barcellona e il sud della Spagna. Un edificio moderno, conviviale e trasparente, momento di aggregazione e di scambio, ma anche elemento di qualificazione, emblema di una comunità proiettata verso il futuro. La complessità del programma è trattata nello stile di Perrault con una grammatica di radice razionale, elegantemente compunta ma che respira della sensibilità poetica di alcuni elementi che movimentano il rigore compositivo dell’impianto di base. L’insieme si offre alla città con un gesto d’accoglienza descritto dall’ampia visibilità del piano terreno che, sviluppato su una doppia altezza, accoglie le diverse attività relazionate all’attività urbana: spazi espositivi, postazioni interattive, sale riunioni, caffetterie e spazi commerciali. I cinque piani superiori sono individuati da facciate scandite dall’alternanza di pannelli in vetro e alluminio schermati dalle maglie dei tessuti metallici che proteggono i lati più esposti, alleggerendo la compattezza della scatola architettonica. Una considerazione particolare è stata rivolta alle caratteristiche di sostenibilità dell’insieme. Per minimizzare i dispendi di energia sfruttando massimamente l’energia solare si sono previsti, in copertura, un sistema di collettori per la produzione di acqua calda, e in facciata, pannelli fotovoltaici in silicio policristallino semitrasparente per la produzione d’energia elettrica. Elena Cardani

Uno spazio per lo svago dei bambini inserito in un’area con edifici scolastici e sportivi, nelle vicinanze un quartiere di case unifamiliari: 520 metri quadrati e una capienza di circa 50 bambini. Il progetto è stato sviluppato da GA Architecture, uno studio fondato nel 2003 da Giuseppe Grisafi e Patrizia Anania, formatisi principalmente nello studio di Massimiliano Fuksas, prima a Roma e poi a Parigi, hanno scelto la Francia per partire con una loro struttura. Questo lavoro offre un buon indicatore della loro preparazione e dell’impostazione del loro modo di operare. Programma, funzione, fruitore guidano i progettisti nell’ideazione di un’architettura discreta, declinata con un linguaggio semplice e immediato, facilmente accessibile ai piccoli utilizzatori, ma vivacizzata da soluzioni spaziali che la rendono stimolante e non banale. Tutto quello che serve per un ambiente di supporto alla formazione dei bambini, in cui i gradi di libertà siano finalizzati ad accrescere e sviluppare la creatività dei singoli e del gruppo. Un volume unico di forma lineare raggruppa le diverse attività attorno a patii trasparenti e piantumati. Con uno sviluppo prevalentemente orizzontale, l’edificio, di circa 34 metri sul lato lungo, è individuato da facciate ampiamente aperte che offrono respiro e luce agli ambienti interni. La distribuzione dei vari ambienti è pensata in funzione della fluidità e della trasparenza che grazie ai patii vetrati diviene elemento fortemente caratterizzante. La luce modulata da tende micro-forate aperte sulla facciate vetrate crea piacevoli giochi di contrasti con le parti piene in cemento colorato. A playground covering 520 square meters and meant to hold about 50 children is to be inserted in a district that already has school buildings and sports facilities, and is adjacent to a residential area that mainly features single family houses. The project was developed by GA Architecture, a studio founded in 2003 by Giuseppe Grisafi and Patrizia Anania, who went through most of their training at the Massimiliano Fuksas studio, first in Rome and then in Paris. The duo has decided to implement their new structure in France, and their project bears witness to their architectural training and preparation. The planners used the guidelines dictated by the schedule, function and users of the work to create a discreet architecture marked by a simple, immediate appeal. Easily accessible to the young users, it is enlivened by stimulating spatial solutions that are far from trite. The area has all that is needed to help children develop their personalities through different degrees of independence, thus fostering individual and group creativity. A linear volume gathers the different activities around transparent patios enriched by greenery. The building, which consists of a sole, mainly horizontal volume, is about 34 meters long, and features wide glazed surfaces that fill the interior with light and make it seem even more spacious. The various rooms are laid out in a fluid, transparent flow that is greatly enhanced by the glazed patios. The lighting, which is modulated by curtains filled with micropores along the glazed surfaces, creates playful contrasts with the parts built in colored concrete.

A sequence of terraces that open up a view toward the city are carved into the main corner of a cube-shaped metal and glass building. Dominique Perrault’s project for the new headquarters of the Perpignan Mediterranée Agglomeration is an urban sculpture where matter is added and, at the same time, chiseled away. The mineral character of the monolith is combined with the open transparence of the overhanging parts. The new building – which is part of a project for the new TGV station that is to enhance connections toward Barcelona and the rest of Spain – is a strategic element in a growing district. A modern, attractive and transparent building, a meeting place, but also a qualifying element, the emblem of a community that looks ahead, to the future. In Perrault’s style, the complexity of the project lies in its rational matrix, which is elegantly discreet but that reveals a poetic sensibility in some of the elements that enliven the rigor of the main plan. The building as a whole appears welcoming, with its great double-height ground floor exposed to view, with different services and urban activities: exhibition halls, interactive stations, assembly rooms, cafeterias and shopping areas. The five floors above this are marked by alternating glass and aluminum panels that reflect natural lighting through the metal mesh that protects the most exposed areas, making the compact architectural box appear lighter. Due consideration was given to questions regarding the sustainability of the structure as a whole. So as to minimize energy consumption by making the best possible use of solar energy, the roofing will feature a system of collectors for the production of hot water while photovoltaic panels in semi-transparent multicrystalline silicon are to be installed along the fronts for the production of electric energy.

Nuovi habitat Experimental Homes Progetto: Projectiles Un progetto di abitazioni sperimentali destinate ai giovani, questo il tema del concorso organizzato da GIP (Raggruppamento di Interesse Pubblico) Adeco e il Cuae 61 (Consiglio d’Architettura, Urbanistica e Ambiente del dipartimento dell’Orne, nella regione della Bassa Normandia) e rivolto ai giovani architetti. Un’area di 6700 metri quadrati nella cittadina di Flers, il territorio a disposizione dei progettisti che si sono confrontati con un paesaggio rinomato per le sue caratteristiche naturali particolarmente felici con ampie distese di boschi e prati irrigati dal fiume che da il nome al dipartimento. Lo studio Projectiles, tra i vincitori dell’edizione 2006 dei NAJA (Nouveaux Albums de la Jeune Architecture) si è aggiudicato il primo premio per una proposta che fa della modularità lo strumento di organizzazione dei volumi e del suolo. Ispirandosi alle caratteristiche nel paesaggio circostante, gli architetti hanno articolato i diversi volumi partendo da moduli di 24 metri per un’altezza di 6 metri, privilegiando abitazioni di tipo individuale e intermediario. I 45 alloggi riuniti per gruppi da tre a sei, e suddivisi su 1.716 metri quadrati abitabili possono così godere ognuno del proprio equivalente di spazio verde.

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A competition organized by GIP (a Public Interest research group), Adeco and the Cuae 61 (the Orne deparment’s Council of Architecture, Urban planning and the Environment, in the region of Low Normandy) is devoted to young architects and their projects for experimental homes. The planners have focused on a 6,700-square-meter area in the town of Flers, a landscape that is well-known for its natural characteristics, with its expanse of woodlands and meadows which are irrigated by the river from which the department has taken its name. The Projectiles studio, which is one of the winners if the 2006 edition of the NAJA (Nouveaux Albums de la Jeune Architecture), was awarded first prize for a project that exploits modularity as a tool for the organization of the volumes and land. Inspired by the features of the surrounding landscape, the architects have implemented the various volumes with units measuring 24 meters in length and 6 in height, with purpose-built apartments for one or more people. Thus, the 45 housing units – which are assembled in groups of three to six and spread out over a 1,716 square-meter livable surface area – can each enjoy their own green space.

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Non solo zinco Archizinc Trophy

Proposta vincente From Lyon Confluence

Recuperare la memoria storica

Seconda edizione del Trofeo Archizinc. VM ZINC®, brand internazionale relativo ai prodotti di zinco laminato, realizzati e comercializzati da Divisione Building, del gruppo Umicore, ha comunicato i vincitori del Trofeo Archizinc. Il Trofeo Archizinc, destinato ad architetti internazionali, è composto da quattro categorie di costruzioni: Casa individuale, Edifici residenziali, Edifici pubblici e Imprese. Inoltre, sono stati destinati tre premi speciali: Innovazione, Tradizione, Ambiente. Il concorso ha lo scopo di premiare le costruzioni più interessanti per qualità architettonica, integrazione al paesaggio ed evidenziare lo zinco grazie ad applicazioni innovative e rilevanti. Alla seconda edizione del Trofeo hanno partecipato diciotto Paesi, che hanno inviato 146 progetti. La Giuria, composta da architetti di fama internazionale, ha selezionato quindici realizzazioni, con un vincitore per categoria, da una a tre Classificazioni per categoria e un Gran premio della Giuria. I tre premi speciali: Innovazione, Tradizione, Ambiente, sono stati assegnati ai progetti fuori categoria.

Progetto: Christian de Portzamparc

Progetto: T+T Concept Design

VM ZINC®, an international brand of laminated zinc products that are manufactured and merchandised by the Building Division of the Umicore group, has announced the winners of the second edition of the Archizinc Trophy. The trophy, which is devoted to international architects, is divided into four building categories: Individual homes, Residential Buildings, Public Buildings and Business Complexes. Three additional special prizes were also awarded, for Innovation, Tradition and the Environment. The competition aims at rewarding the buildings that present the most interesting architectural qualities and that are well integrated in the landscape; it also highlights the use of zinc thanks to significant, innovative applications of the element. With 146 projects, eighteen countries took part in this second edition of the Trophy. The Jury, which was made up of internationally renowned architects, selected fifteen of the projects, with one winner per category, from one to three Classifications in each category and a Grand Prize presented by the Jury. The three special prizes – Innovation, Tradition and the Environment – were awarded to projects that were not included in the categories.

Eleganza, fluidità, rigore, natura evolutiva e adeguato inserimento nel sito. Queste le caratteristiche evidenziate dalla giuria nel definire il progetto di Christian de Portzamparc (1) vincitore del concorso per la nuova sede della Regione Rhône-Alpes a Lyon Confluence. Nato dall’esigenza di creare nuovi spazi più conviviali, accoglienti ed ergonomicamente adeguati a migliorare le condizioni di lavoro dei funzionari, il nuovo progetto doveva porsi in linea con i più avanzati criteri di sostenibilità affermandosi come emblema di aggregazione e socialità. De Portzamparc ha convinto la giuria con un’architettura urbana, un edificio concepito come una sorta di isolato, un luogo condivisibile dalla collettività in modo democratico e partecipato. Un grande atrio è l’elemento che guida la composizione dell’insieme definendo un paesaggio interno dove interagiscono i vari elementi del programma. All’esterno un imponente guscio minerale sancisce il ruolo dell’edificio come fulcro di attività e di scambi, il rigore della materia si scopre subito nella sua dinamica contrastata che gioca con la luce degli interni e la trasparenza delle aperture poligonali. Le altre proposte finaliste, hanno declinato con diverse scritture i dati del programma offrendo un ventaglio di architetture contemporanee di qualità. Engel e Zimmermann (2) hanno puntato molto sulla componente di sostenibilità dichiarata dalle eoliche ad asse verticale e dal rivestimento verde del volume unico di 11 piani; contorni marcatamente minerali modellati da intervalli vetrati e “ossigenati” da una ricca presenza di vegetazione individuano il progetto di Foster and Partners (3), inserito al limite della parcella; il progetto di Francis Soler (4) ha invece fatto leva sulla simultaneità di una proposta in grado di risolvere i diversi aspetti del programma, dalle esigenze funzionali, a quelle estetiche, ambientali, economiche e urbane; Vasconi Associés (5), ha composto tre volumi distinti caratterizzando con un segno forte l’asse nord-sud verso la confluenza del Rodano e della Saona. Elena Cardani

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Elegance, fluidity, rigor, an evolutive nature and a perfect fit for the site. These characteristics were pointed out by the jury who appointed Christian de Portzamparc’s project (1) the winner of the competition for the new Rhône-Alpes Regional headquarters in Lyon Confluence. In fact, the new project was to be in line with the most advanced standards of sustainability – as well as acting as a symbol of sociability – since the objective involved creating new areas that were more welcoming and ergonomically suited to the officials’ working conditions. De Portzamparc convinced the jury with an urban architecture, a building conceived as a sort of block, a place that can be shared by the community in a democratic, active way. The composition of the whole centers around a great entrance, which defines an interior landscape where the various parts of the structure interact. An imposing mineral shell characterizes the exterior, confirming the building’s role as a center of activity and exchanges; the rigor of matter is immediately revealed in its contrasted dynamics which plays with the light of the interiors and the transparence of the polygonal windows. The other finalist projects gave different interpretations, offering a series of high-quality examples of contemporary architecture. Engel and Zimmermann’s work (2) is almost entirely based on sustainability, which is revealed by the vertical wind vanes and a sole 11-story building all dressed in green. Just within the budget, Foster and Partners (3) designed a boldly outlined mineral structure modeled by glazed intervals and filled with luxuriant greenery. On the other hand, Francis Soler’s project (4) took the various aspects of the competition into consideration, simultaneously focusing on the different functional, esthetic, environmental, economic and urban requirements. Vasconi Associés (5) composed three different volumes, highlighting the north-south axis that faces the confluence of the Rhône and the Saône.

Il progetto di trasformazione dell’area Ticosa, proprietà del Comune di Como, coinvolge una zona strategica e di grandi dimensioni (oltre 40.000 metri quadrati). L'area, un tempo occupata da una seteria, è stata a lungo il simbolo della capacità e della qualità produttiva comasca. L’Amministrazione comunale di Como aveva incaricato Sviluppo Sistema Fiera di affiancarla con il ruolo di advisor. In particolare, SSF ha verificato il percorso metodologico per valutarne gli aspetti qualitativi (sotto il profilo urbanistico, architettonico, ambientale e tecnologico), il ritorno economico, i tempi e le fasi del progetto e l’iter amministrativo da seguire. SSF aveva inoltre predisposto un bando di prequalifica per la gara e svolto alcune attività tecniche connesse alla scelta dei candidati e alla verifica e valutazione delle offerte presentate. Infine ha assistito l’Amministrazione nella fase di sottoscrizione del contratto preliminare di compravendita. Nel luglio 2006, la gara internazionale è stata vinta, con un'offerta di 15 milioni di euro, dalla società Multi con un progetto dello studio di architettura olandese T+T Concept Design, con la consulenza di Favero & Milan Ingegneria, Studio Archea, Systematica, Studio Novati e Studio Cattaneo.

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4 1. Vincitore categoria “Edifici Pubblici”: Trevor Davies, Scuola privata, Waterloo (Canada) 2. Vincitore “Premio Innovazione”: Randall Stout Architects, Museo d’Arte Americano, Chatanooga (USA) 3. Vincitore categoria “Imprese”: Silvia Dainese, Centro Logistico Dainese, Vicenza (Italia)

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4. Vincitore categoria “Casa Individuale” e “Premio Ambiente”: Pablo Oriol Salgado, Carmina Casajuana, Beatriz G.Casares, Marcos González, Fernando Rodríguez, Arturo Romero, Casa, Santander (Spagna) 5. “Gran Premio della Giuria”: Arlauskas Arunas & Eckles Armand, Uffici a Gand (Belgio)

1. Winner “Public Buildings” category: Trevor Davies, Private School, Waterloo (Canada) 2. Winner “Innovation Prize”: Randall Stout Architects, American Art Museum, Chatanooga (USA) 3. Winner “Companies HQ” category: Silvia Dainese, Dainese Distribution Center, Vicenza (Italy)

4. Winner “Individual Home” category and “Environment Prize”: Pablo Oriol Salgado, Carmina Casajuana, Beatriz G.Casares, Marcos González, Fernando Rodríguez, Arturo Romero, House, Santander (Spain) 5. “Jury’s Grand Prize”: Arlauskas Arunas & Eckles Armand, Office, Gand (Belgium)

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UrbanPromo 2006 City and Society

Venezia, un settembre… Cinema and Architecture

Evento di marketing territoriale e urbano, UrbanPromo2006, organizzato dall’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) e dalla sua società di servizi Urbit, è da quest’anno inserito a pieno merito nel contesto delle manifestazioni collaterali alla X Mostra internazionale di Architettura di Venezia. Un collegamento particolarmente strategico e di integrazione al tema sui cui quest’anno verte la Biennale e che appunto si focalizza sui nessi tra città, architettura e società. La sede di Palazzo Franchetti ospiterà dal 7 all’11 di questo mese un ricco programma di eventi che fanno di UrbanPromo un’importante piattaforma di incontri, scambi e occasioni di interazione tra i diversi operatori interessati alla metamorfosi della città e ai territori in trasformazione. Enti pubblici, imprenditori, investitori immobiliari, imprese di costruzione, progettisti, società di intermediazione immobiliare troveranno in UrbanPromo un fertile terreno di dialogo e di confronto per concretizzare attivamente operazioni di fattibilità urbanistica, economica e ambientale. Quest’anno in particolare l’attenzione si focalizza sulle sinergie tra città e infrastrutture, tra investimenti tesi a riqualificare le aree dimesse e quelli volti a potenziare le connessioni infrastrutturali, tra le iniziative di sviluppo locale e gli scenari nazionale ed europeo di sviluppo economico. Una mostra che illustra in modo ampio e dettagliato i progetti e le opportunità di investimento che si stanno aprendo in diverse città italiane, da Milano, Verona, Savona, Bologna, Firenze a Cesena o Piombino, è accompagnata da cinque giorni di convegni e incontri. Infrastrutture e sistema abitativo saranno al centro del convegno inaugurale in cui si valuteranno le potenzialità di sviluppo produttivo e immobiliare dei sistemi economici locali attraverso il rafforzamento dei corridoi infrastrutturali, delle piattaforme logistiche e dei nodi urbani. Elena Cardani

This year, UrbanPromo 2006 – a territorial and urban marketing event organized by the INU (National Institute of Urban Planning) and its service company Urbit – has deservedly been added to the events taking place parallely to the Tenth International Architecture Exhibition in Venice. This is a particularly strategic link that acts as an integration to the theme the Biennial is focusing on this year: the relations between cities, architecture, and society. A comprehensive schedule of events will take place at Palazzo Fianchetti from November 7th to 11th, making UrbanPromo an important platform for meetings, exchanges and interactions among the various operators in the field of city metamorphoses and changing territories. Public corporations, entrpreneurs, real estate investors, building firms, planners, and real estate agencies will find fertile grounds for dialog and debate in UrbanPromo, which will help actively implement feasible urban, economic and environmental feats. In particular, this year the event focuses on the synergy between cities and infrastructures, investments meant to upgrade rundown areas and those aimed at developing infrastructural connections, initiatives devoted to local development and the national and European scenarios in terms of economic development. A show gives a comprehensive, detailed illustration of the projects and investment opportunities that are opening up in various Italian cities, such as Milan, Verona, Savona, Bologna, Florence, Cesena or Piombino. The exhibition will he accompanied by five days of conferences and meetings. The opening conference will center on infrastructures and housing systems, and will evaluate the potential for the productive and property development of local economic systems through the upgrading of infrastructures, logistic platforms and urban junctions.

Possono la 63. Mostra d’Arte Cinematografica e la 10. Mostra Internazionale di Architettura creare l’alchimia in grado di distillare un’essenza che unisca l’immaterialità del cinema alla concretezza dell’architettura? Dominique Perrault non poteva aspettarsi omaggio migliore da un Alain Resnais in stato di grazia: all’inizio del suo film ha inserito una lunga soggettiva aerea della Très Grande Bibliothèque. Il cinema, un linguaggio con ancora qualcosa da inventare? Forse, sì. Esempio: volendo realizzare narrazioni con precise connotazioni spaziali tutto potrebbe complicarsi per l’impossibilità di creare una messa in scena in cui lo spazio possa essere percepito oltre l’illusione ottica dello scorrere dei fotogrammi. Nel cinema autoriale succede invece che qualcuno, per esempio Alain Resnais, crei nuove occasioni per dare allo spazio filmico maggiore autonomia linguistica. Autore dell’indimenticabile Hiroshima mon amour (1959) e dello sperimentale L’anno scorso a Marienbad (1960), l’ottantaquattrenne Resnais ha portato a Venezia Coeurs (Petites peurs partagées), guadagnandosi un meritatissimo secondo posto (Leone d’argento per la miglior regia), dopo Sanxia Haoren (Still Life), del regista cinese Jia Zhang-ke, cui è stato assegnato il Leone d’oro per il miglior film. Costruito su sei personaggi al centro di incroci inaspettati e di malintesi paradossali, il film è ambientato in una Parigi invernale, i fiocchi di neve cadono sulla città ma anche negli interni domestici. La neve, come un sipario virtuale, separa molti cambi di scena e il paradosso della nevicata domestica è un effetto speciale elementare, ma anche una raffinatezza espressiva per ottenere il senso dei vuoti e dei pieni, giocando sul dualismo esternità internità. Carlo Paganelli

A Consorzio Nuovo Calabrone, Insediamento Residenziale/residenti al settlement Area Stimmatine - Marina Azzurra Calabrone, Pisa (Progetto/project: Beniamino Cristofani, Alessandro Rossi, Maria Rita Arcangeli, Elisa Raggi, Andrea Pavan, Paolo Cinacchi; Committente/client: COOPER 2000, CONSABIT; 2003 - 2005 in corso di realizzazione/in progress).

C Jean Nouvel, Centro del Cristallo a Colle di Val d’Elsa (Siena), nell’ambito del Programma di rivitalizzazione Fabbrica Colle in corso, master plan degli spazi pubblici realizzato dall’architetto/as part of the Fabbrica del Colle renovation program, with a master plan by Iginio Rossi, 2004 (conclusione del programma è prevista nel/the conclusion of works should be by 2011).

B Comune di Macerata, Interventi di riqualificazione della zona ovest della città Piano di recupero di iniziativa pubblica per la ristrutturazione urbanistica dell’area di/renovation of the western area and public refurbishment of the area of Via Trento (Progetto/ project: Francesco Martelletti; Soggetto attuatore/maker: Società di Trasformazione Urbana “Nuova Via Trento S.p.A.”).

D Nuovo insediamento urbano-universitario/ new urban-university settlement Bertalia Lazzaretto, Bologna (Progetto/project: Associazione temporanea di professionisti con capogruppo/temporary association of professionals led by Piero Sartogo, 2000-2006).

Luce come fattore di benessere

ABB Headquarters, Baden (Svizzera).

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La pianificazione della luce diurna è una componente particolarmente complessa e altrettanto importante della progettazione. La qualità della luce di un ambiente influenza in modo rilevante il benessere e il comportamento dell’individuo, oltre ad avere riflessi sul funzionamento stesso dell’edificio soprattutto per quanto riguarda il bilancio energetico. Oggi le aziende più attente e sensibili all’uso del vetro in architettura hanno sviluppato un prodotto di alto contenuto tecnologico grazie al quale si è potuta affermare una tendenza espressiva che fa del vetro il suo principale medium linguistico. Particolarmente sensibile alle tematiche legate all’uso del vetro in architettura, il produttore tedesco Euroglass ha commissionato al laboratorio della luce di Bartenbach (Svizzera) uno studio apposito per pianificare la luce del giorno in modo complessivo. Oltre alla scelta del tipo di vetro combi-selettivo, da questa ricerca è emerso che la qualità della luce all’interno di un ambiente è influenzata dalla giusta protezione dal calore. Infatti la compresenza di vetri a elevato contenuto tecnologico e dei diversi sistemi di antiabbagliamento

Through a special kind of alchemy, can the 63rd Show of Cinematographic Art and the 10th International Show of Architecture be distilled into an essence that blends the immaterial quality of motion pictures with the concreteness of architecture? Dominique Perrault thinks so, thanks to Alain Resnais, who, in a particularly successful moment of his career, has inserted a long bird’s eye view of the Très Grande Bibliothèque into the beginning of his film. Does the cinema still have anything to invent? Maybe it does. For instance: if a story is to be told within precise spatial connotations, everything might be complicated by the fact that it is impossible to create a setting in which space can be perceived beyond the optical illusion of the scrolling photograms. On the other hand, in author-based movies, someone – such as Alain Resnais – creates new opportunities to endow the film space with greater independent expressiveness. The eighty-four-year-old Resnais, who authored the unforgettable Hiroshima mon amour (1959) and the experimental Last year in Marienbad (1960), presented Coeurs (Petites peurs partagées) in Venice, gaining a well-deserved second place (Silver Lion for the best direction), after Sanxia Haoren (Still Life) by the Chinese director Jia Zhang-ke, who won the Golden Lion for the best movie. Built around six characters who come to terms with unexpected encounters and paradoxal misunderstandings, the film is set in Paris during wintertime. However, snowflakes not only fall on the city, but in household interiors, as well. As though it were a virtual drop curtain, snow separates a good number of scene changes, and although the paradox of domestic snowfalls is an elementary special effect, it constitutes an expressive refinement that helps to achieve a feel of fulls and voids as it plays on the dualism between the inside and the outside.

provoca effetti diversi di illuminazione negli spazi interni. Il semplice confronto tra la trasmissione luminosa e la protezione dal calore è immediato, infatti un rendimento ottimale della luce diurna può portare a una pessima protezione dal calore. In questa direzione i principali produttori di vetri hanno perfezionato una gamma di prodotti altamente qualificati. Euroglas offre per esempio con il nuovo vetro di protezione solare Silverstar Combi Neutral 70/35 un prodotto altamente selettivo in gradi di combinare all’altra trasmissione luminosa, un efficiente isolamento termico in inverno. E’ quindi possibile ottenere attraverso questo tipo di vetro combi-selettivo intensità luminose ottimali per i luoghi di lavoro anche con cielo coperto e senza l’impiego di luce artificiale. Un’applicazione esemplare di utilizzo di vetri selettivi Silverstar Combi in architettura è fornita dall’edificio che ospita la Scuola professionale industriale di Berna in cui l’elevata trasmissione di luce solare negli ambienti interni porta a un miglioramento della qualità delle postazioni di lavoro.

In alto e a sinistra, scene del film/ top and left, scenes from the movie by

Alain Resnais, Coeurs (Petites peurs partagées). Sopra, vista aerea

della/top, aerial view of Très Grande Bibliothèque di Parigi.

Aspettando MAXXI New Museums Presentata a Roma, presso il cantiere del MAXXIMuseo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, la mostra “Museums - Musei nel XXI secolo”. L’esposizione si divide in tre sezioni tematiche e rappresenta un importante momento di riflessione sui principali musei nati in questi ultimi anni, tra questi, appunto, il MAXXI (apertura prevista nel 2008). Per ciò la riflessione si è accompagnata alla presentazione del volume dedicato agli aspetti architettonici, culturali e gestionali del nuovo museo progettato da Zaha Hadid, che sta sorgendo a Roma e che si appresta a costituire il biglietto da visita dell’Italia nella cultura contemporanea internazionale. La mostra è interamente dedicata ai musei del terzo millennio e si articola in tre sezioni tematiche: Musei nel XXI secolo: idee, progetti, edifici, documenta i migliori progetti e realizzazioni post2000 sul tema dell’architettura museale in Europa e nel mondo; Next Generation – Il futuro dei musei, analizza invece le ricerche progettuali e gli esempi più avanzati ed eterodossi, sempre più lontani dall’idea del museo come edificio chiuso e compiuto; Hyperlocal – Il MAN di Nuoro, esempio di eccellenza nel panorama italiano. L’evento è stato organizzato da DARC-Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea.

The show “Museums in the twenty-first century” is being presented in Rome at the building site of the MAXXI – the National Museum of Twenty-first century Arts. The exhibition is divided into three thematic sections, offering a moment of deep reflection on the main museums that were founded in the last years, including the MAXXI itself (which is to open in 2008). Thus, the event constitutes the opportunity for the presentation of a book devoted to the architectural, cultural and managerial aspects of the new museum planned by Zaha Hadid, which will rise in Rome and is bound to be Italy’s pride, its strong point in international contemporary culture. The show is entirely devoted to third-millenium museums: the themes it deals with are the following: Twenty-firstcentury museums: ideas, projects, buildings, which showcases the best post-2000 projects and implementations on the theme of museum architecture in Europe and around the world; on the other hand, Next Generation – The future of museums, analyzes the most advanced and unconventional projects and examples, which are further and further from the idea of museums as closed, accomplished buildings; and, finally, Hyperlocal - the MAN of Nuoro, an excellent example of the Italian scene. The event was organized by the DARC – the General Directorate for Contemporary Architecture and Art.

Sopra/above, il logo della mostra. A sinistra/left, Bernard Tschumi, Museo dell’Acropoli, Atene.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

La città che cambia Spectacular Photographs

L’architettura di Leon Battista Alberti In Mantua

Archilab punta al Giappone Nesting in the City

La città ha subìto una radicale metamorfosi negli ultimi anni. Non è più semplicemente un habitat, bensì un luogo di spettacolo e consumo. La globalizzazione, insieme allo sviluppo tecnologico ed economico, ha drasticamente e velocemente trasformato l’aspetto della città. Le fotografie presentate nella mostra “Spectacular City”, al Netherlands Architecture Institute di Rotterdam fino al 7 gennaio, evidenziano come fotografi e artisti si stiano profondamente interessando nella natura del cambiamento dell’ambiente urbano. Immortalano gli aspetti spettacolari della scena urbana sfruttando al massimo sia le tecniche digitali sia quelle della fotografia tradizionale e catturando i fattori atmosferici quali i cambiamenti di luce e di clima. Rivelano quanto radicalmente sia cambiato e continui a cambiare il paesaggio metropolitano. La migliore architettura oggi non è tanto quella costruita quanto quella riprodotta sulla carta lucida. Fotografie spettacolari raffigurano la bellezza e il potenziale di paesaggi urbani, edifici simbolo, interni vuoti. Il NAI esplora questo regno visivo formato da poetiche fotografie di grande formato. Non solo le nuove città cinesi, ma anche normali scene prese all’angolo di ordinarie cittadine tedesche o svincoli autostradali illustrano qui, come in una rivelazione, l’opera dell’uomo. Artisti e fotografi si sono misurati con le città, con gli edifici più notevoli e con le aree neglette dell’ambiente esistente. E non solo hanno “registrato”, ma manipolato, costruito e ricostruito il soggetto della loro indagine. Così facendo offrono una visione di cose che potrebbero essere sfuggite allo sguardo comune, ma che sono latenti nel mondo in rapida trasformazione. Sono circa cento le immagini esposte, scattate negli ultimi dieci anni da una trentina di artisti di fama internazionale come Andreas Gursky, Thomas Struth, Thoms Ruff e Olivo Barbieri, e dai maggiori professionisti olandesi in questo settore quali Edward Zwakman, Frank van der Salm o Bas Princen, che in questa mostra svelano un mondo nuovo.

Fino al 14 gennaio 2007, la Casa del Mantegna di Mantova ospita la mostra “Leon Battista Alberti e l’Architettura”. L’esposizione, attraverso una rigorosa selezione di cento opere, illustra l’insieme del suo pensiero architettonico, capace di ispirare la produzione europea sino a tutto il XIX secolo. L’iniziativa è promossa dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, in collaborazione con la Provincia di Mantova, il Comune di Mantova, la Fondazione Banca Agricola Mantovana, la Fondazione Centro Studi Leon Battista Alberti ed è organizzata da Civita. La rassegna, che conclude un percorso di studi, convegni e mostre dedicati al primo Rinascimento italiano che vede Alberti (Genova 1404 – Roma 1472) fra i massimi protagonisti, in particolare in architettura, intende documentare e discutere criticamente le vicende di tutti i principali edifici riconosciuti all’Alberti dalla critica, seguendone le vicende anche attraverso le proposte di completamento e le più importanti opere di restauro intervenute sino ad oggi.

“Faire son nid dans la ville” è il tema della mostra presentata in occasione della settima edizione di “Archilab. Incontri internazionali di architettura”, fino al 23 dicembre a Orléans. Il Giappone e le nuove generazioni di architetti sono al centro della manifestazione allestita nel sito delle Subsistances militaires che testimonia, attraverso un’ampia selezione di progetti e realizzazioni, la ricerca sviluppata da una trentina di progettisti. Com’è evoluta l’architettura giapponese dal 1990 a oggi, come si pongono le nuove generazioni nei confronti della città e della dimensione metropolitana, quali le loro strategie architettoniche e il loro approccio a una realtà che in questi 15 ultimi anni è stata al centro di un’intensa accelerazione dei fenomeni di mutazione? La metafora del “nido” da cui prende spunto la mostra è riflesso non solo di un’adattamento dell’architettura all’ambiente urbano, ma di un’attitudine degli architetti di fronte alla città contemporanea, della presa di coscienza di uno stato di fatto e delle potenzialità di tale realtà come stimolo alla crescita di una nuova architettura. I diversi lavori, case, musei, negozi ecc, presentati attraverso fotografie, disegni, modelli o istallazioni tracciano un quadro attuale e contemporaneo della realtà costruttiva in Giappone e della sua articolazione tra quadro domestico e spazio urbano. Alla casa come replica in miniatura di una nazione, concetto a cui si ispirava gran parte dell’architettura giapponese dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta, si è sostituito un atteggiamo profondamente calato nella città, che fa propria la natura eterogenea e evolutiva del tessuto urbano giapponese. A due figure maggiori del panorama non solo giapponese ma internazionale, Kengo Kuma e Toyo Ito, sono poi dedicate le mostre allestite rispettivamente al Carré Saint-Vincent e al Frac Centre che completano il ricco e intenso sguardo con cui Archilab si apre all’ascolto e allo scambio con voci di respiro internazionale. Elena Cardani

The city has undergone a radical metamorphosis in recent years. It is no longer merely a habitat, but a place of spectacle and consumption. Globalization, as well as technical and economic developments, have drastically and at a breathtaking pace transformed the look of the city. The photographs presented in “Spectacular City”, at Netherlands Architecture Institute in Rotterdam until January 7th, show us that photographers and artists are taking a profound interest in the changing nature of the urban environment. They portray spectacular aspects of our urban scene while taking maximum advantage of both digital and photographic techniques and of atmospheric factors such as light and weather. They reveal the scale and extremity with which the urban landscape has changed and will continue to change. The best architecture is not so much built nowadays as projected in glossy images. New spectacular photographs portray the beauty and potential of urban landscapes, iconic buildings and deserted interiors. The NAI is about to explore this visual realm of lyrical, large-format photographs. Not just the new cities of China, but a perfectly ordinary German street corner scene and a highway intersection come across in these illustrations as a revelation of what mankind has made. Artists and photographers train their cameras on cities, on remarkable buildings, and on neglected corners of the existing environment. They do not just record their subject matter, but manipulate, construct or reconstruct it. In so doing they give us a glimpse of things that may well have escaped our gaze but are latently present in our rapidly changing world. With some 100 photographs taken in the last ten years by internationally acclaimed artists such as Andreas Gursky, Thomas Struth, Thoms Ruff and Olivo Barbieri, as well as by leading Dutch practitioners in this field such as Edward Zwakman, Frank van der Salm and Bas Princen, the NAI unveils a new world.

Dall’alto/from the top: Olivo Barbieri, Site Specific - Las Vegas, 2005; Frank van der Salm, Tour, 2003; Francesco Jodice, What We Want, Bangkok, 2003; a destra/far right, Andreas Gursky, Sao Paolo Sé, 2002.

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devoted to the early Italian Renaissance, in which Alberti (Genoa 1404 – Rome 1472) was one of the main protagonists, especially in the field of architecture. The main objective is to provide information and the opportunity for a critical debate on all of the main buildings that critics have attributed to Alberti, so as to follow the history of these works. To this purpose, the proposals forwarded for the completion of the buildings and the most important restorations they have been subjected to until now have also been considered.

From September 16th to January 14th 2007, the Mantegna house in Mantua is housing the exhibition “Leon Battista Alberti and Architecture”. Through a rigorous selection of a hundred works, the show offers a comprehensive view of Alberti’s architectural ideas, which were a source of inspiration for European production throughout the nineteenth century. For the celebration of the sixth centenary of Leon Battista Alberti’s birth, the initiative was promoted by the National Committee in collaboration with the Province and Town of Mantua, the Fondazione Banca Agricola Mantovana (a grant making foundation) and the Leon Battista Alberti Research Center, and was organized by Civita. The show is presented as a conclusion to a study course and a series of conferences and exhibitions

Leon Battista Alberti, Autoritratto, Roma, Biblioteca Nazionale Centrale.

Sguardi mediterranei Going Public 06 Il Comune di Formigine ha promosso, con la partnership della Provincia di Modena, il progetto internazionale “Going Public 2006 – Atlante Mediterraneo” (giunto alla quinta edizione), curato dall’Associazione aMAZElab. L’iniziativa si svolge a Formigine e Modena fino al 30 novembre sul tema delle relazioni culturali nell’area euromediterranea. Dal 23 ottobre, a Formigine, è attivo un laboratorio culturale per giovani artisti del territorio formiginese, insieme a giovani provenienti da cinque città-studio affacciate sul Mediterraneo: Istanbul, Beirut, Nicosia, Alessandria, Barcellona. Il laboratorio, coordinato da Martì Peran, docente dell’Università di Barcellona, verte sul tema delle relazioni fra le molteplici identità e culture del Mediterraneo, con particolare attenzione alle cinque città studio. Al termine del laboratorio saranno realizzati materiali espositivi, da collocare negli spazi pubblici della città e pubblicati in un catalogo bilingue. In partnership with the Province of Modena, the Town of Formigine has promoted the international project “Going Public 2006 – Mediterranean Atlas”, which has come to its fifth edition. Curated by the aMAZElab Association, the initiative will take place in Formigine and Modena until November 30th, dealing with the theme of cultural reactions in the Euro-Mediterranean area. A cultural workshop for young artists from the Formigine area and from five of the Mediterranean cities that are being studied– Istanbul, Beirut,

Nicosia, Alexandria and Barcelona - started in Formigine itself on October 23rd. The workshop focuses on the theme of the relations among different Mediterranean identities and cultures, with special attention devoted to the five abovementioned cities. At the conclusion of the workshop, different kinds of material will be on show in the city’s public areas, and will subsequently be published in a bilingual catalog.

“Faire son nid dans la ville” is the theme of the show presented at the seventh edition of “Archilab. International architecture meetings”. The exhibition, which will be open through December 23rd in Orléans, focuses on Japan and the new generations of architects, and is organized at the site of the Subsistances militaires, which through a wide selection of projects and finished works, bears witness to the research developed by about thirty planners. How has Japanese architecture evolved from 1990 to today, and how do the new generations deal with the city and the metropolitan dimension? What are their architectural strategies and what is their approach to a reality that in the past 15 years has seen faster- and faster-changing phenomena? The metaphorical “nest” to which the show is inspired not only reflects the fact that architecture is adapting to the urban environment, but also a new aptitude of the architects themselves for cities, an awareness of the actual state of things and of the potential that lies behind this reality as a stimulus for the advent of a new architecture. The different works, comprising houses, museums, shops, etc., and presented through photos, drawings, models or installations, trace a current, contemporary outline of the building situation in Japan, both in terms of housing and urban space. Whilst from the end of World War II to the 1980s Japanese houses were like miniature replicas of the nation, now there is a deep involvement with the city, which absorbs the heterogeneous and evolutive nature of the Japanese urban fabric. Other two shows, laid out respectively at the Carré Saint-Vincent and at the Frac Centre, focus on two figures that are not only renowned in Japan, but on the international scene: Kengo Kuma and Toyo Ito. These two exhibitions complete Archilab’s comprehensive, in-depth survey of the architectural situation in Japan, revealing its openness to exchanges with architects from all around the world.

A sinistra/left, Sou Fujimoto, Primitive Future House (N House), 2003 (© Daichi Ano); sotto/below, Shuei Endo, Gravitecture, Halftecture OO, 1997 (© Yoshiharu Matsumura).

Akram Zaatari, This Day, Beirut Downtown, Traffic Lights, 2003.

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Dalla scienza all’arte On the Border

Dada e dopo Dada In Pavia

La galleria Artsway di New Forest, in Inghilterra, è, fino al 26 novembre, la sede della mostra itinerante “Jaime Shovlin: Aggregate”. L’artista di Leicester (classe 1978) con “Aggregate” gioca sul filo del confine tra i sistemi riconosciuti di conoscenza legati al mondo naturale, come per esempio la teoria dell’evoluzione di Darwin, e sui modi apparentemente incoerenti con cui si cerca di dare senso al mondo. Shovlin è interessato alla tensione tra realtà e finzione, tra verità e invenzione. Realizza opere che combinano sistemi intrinsecamente fallaci, esattezze pseudo-scientifiche e affermazioni filosofiche cariche di dubbi con quella che appare l’obiettività dell’esperienza e della catalogazione, mettendo in discussione il modo in cui si tende a classificare ciò che ci circonda per capirlo. La tappa successiva della mostra sarà Edimburgo, presso la Talbot Rice Gallery dal 20 gennaio al 10 marzo 2007.

Il Castello Visconteo di Pavia ospita fino al 17 dicembre la mostra “Dadada. Dada e dadaismi del contemporaneo (1916-2006)”, curata da Achille Bonito Oliva. Si vuole con questa mostra celebrare il novantesimo anniversario di quella che è considerata la nascita ufficiale del movimento svizzero che vide la luce al Cabaret Voltaire di Zurigo nel 1916. Sono presenti oltre 250 opere dei maggiori esponenti Dada – Man Ray, Marcel Duchamp, Hans Richter, Kurt Schwitters – attraverso le quali si ripercorre il percorso di questo rivoluzionario movimento. In una seconda sezione espositiva si analizza l’influenza esercitata dal dadaismo sui movimenti artistici e culturali successivi, da Fluxus alla Poesia Visiva, dalla Video Arte all’installazione e alla fotografia.

The touring exhibition “Jaime Shovlin: Aggregate” is stopping at the Artsway gallery of New Forest, England, until November 26th. With “Aggregate”, the artist from Leicester (born in 1978) plays on the border between the recognized systems of knowledge linked with the natural world – as in Darwin’s theory of evolution, for instance – and the apparently inconsistent ways in which we try to give the world some sort of meaning. Shovlin is interested in the relationship between reality and fiction, truth and invention. He creates works that are a mixture of intrinsically deceptive systems, pseudo-scientific accuracies and philosophical statements that are full of doubts, combining them with what appears to be the objectivity of experience and cataloging. He thus brings into question the fact that in order to understand what surrounds us, we tend to classify it. The show will then move on to Edinburgh, from January 20th to March 10th 2007 at the Talbot Rice Gallery.

The Visconti Castle in Pavia is presenting the show “From Dada. Contemporary Dada and Dadaism (1916-2006)”, curated by Achille Bonito Oliva. The exhibition is meant to celebrate the ninetieth anniversary of what is considered to be the birth of the Swiss movement, which, in 1916, gave life to the Cabaret Voltaire in Zurich. More than 250 works by the major Dada exponents are on display, with examples by Man Ray, Marcel Duchamp, Hans Richter, and Kurt Schwitters. The various stages of this revolutionary movement are traced through these artists. A second section analyzes how Dadaism influenced succeeding artistic and cultural movements, from Fluxus to Visual Poetry, from Video Art to installations and photography.

Ben Vautier, L’Arte è la cosa più importante, acrilico su tela e tavoletta in legno/acrylics on canvas and wood board, 30x40 + 5,5x40 cm, 1993.

Realtà alla spagnola In Potenza

Until January 14th, Palazzo Loffredo in Potenza is presenting the show “Realidad. Realist Spanish art”. Curated by Laura Gavioli, through about a hundred works the exhibition analyzes the Spanish Realist season that spanned the second half of the twentieth century, also by comparing it with emblematic historical predecessors such as Zurbarán, Ribera, Goya, Sorolla and Zuloaga, to whom an entire section of the show is devoted. This exhibition traces the cultural climate of that generation of artists, which was fromed at the Academy of San Fernando in Madrid, and ranged from Antonio Lopez García to Francesco Lopez and Isabel Quintanilla, from Amalia Avia to Maria Moreno. What these artists have in common is that in their view and representation of reality, they combined modern trends with what they had learned from the Spanish masters and the Caravaggio style.

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Si intitola “Sotto il segno della Scapigliatura. Il rinnovamento delle arti tra il Canton Ticino e la Lombardia nel secondo Ottocento” la mostra in programma fino al 3 dicembre alla Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio). La rassegna rievoca il clima storico e culturale dell’epoca e testimonia l’esperienza che, nell’ambito delle arti figurative, ha accomunato una generazione di artisti innovatori e anticonformisti. Nata a Milano tra il 1860 e il 1880, come movimento di protesta e rifiuto delle regole e delle convenzioni borghesi, la Scapigliatura ha poi oltrepassato l’ambito strettamente locale e ha influenzato il costume e la vita sociale come anche altre discipline artistiche quali la poesia, la letteratura e la musica. La mostra propone un centinaio di opere tra dipinti e sculture realizzate dai maggiori esponenti della Scapigliatura tra cui spiccano Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni Mosè Bianchi, Giovanni Segantini, Medardo Rosso. Il percorso espositivo si sviluppa cronologicamente e comprende anche una sezione dedicata agli acquarelli, tecnica particolarmente congeniale alla resa degli effetti di trasparenza ed evanescenza intesi come ricerca di un nuovo linguaggio espressivo.

La Fondazione Marconi di Milano presenta fino al 26 novembre la mostra “Aldo Spoldi: La tromba delle scale (l’autoritratto del pittore)”. Si tratta di un’opera in cui l’autoritratto del pittore si snoda per i quattro piani degli spazi espositivi, dal sotterraneo al secondo piano, lungo la tromba delle scale. Sia salendo che scendendo si potranno apprezzare solo pochi frammenti dell’opera, il che come afferma lo stesso Spoldi “è una bella provocazione per la pura visibilità!”. Un’opera, quindi pensata per essere vista più con la mente che con gli occhi. Al primo e al secondo piano della Fondazione, sono inoltre esposti una serie di studi all’acquerello di personaggi dell’universo di Spoldi.

the time, bearing witness to an experience that a generation of innovative, non-conformist artists shared in the sphere of figurative arts. Founded in Milan between 1860 and 1880 as a protest movement that rejected middle class rules and conventions, the Scapigliatura then moved beyond the strictly local sphere, influencing social life and customs, as well as other artistic disciplines such as poetry, literature, and music. About a hundred works are on show, including paintings and sculptures created by the main exponents of the Scapigliatura movement. Some of the most important among these are Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Mosè Bianchi, Giovanni Segantini, and Medardo Rosso. The exhibition unfolds in chronological order, and includes a section devoted to watercolors, a technique that is especially suitable for transparent and evanescent effects that are seen as a means to find a new expressive language.

The Marconi Foundation in Milan is presenting the show “Aldo Spoldi: The stairwell (self-portrait of the painter)”. In this work, the painter’s self-portrait climbs and descends the stairwell of the four floors of the exhibition halls, from the basement to the second floor. Both going up and down the stairs, only a few fragments of the work can be seen. Spoldi himself says “it’s a true challenge for pure visibility!” The work was therefore meant to be visualized not through eyesight, but through the mind’s eye. In addition, a series of watercolor studies on the characters in Spoldi’s universe are on show on the first and second floors of the Foundation.

Aldo Spoldi, La tromba delle scale (autoritratto del pittore), 2006.

Tranquillo Cremona, I due cugini, olio su tela/oil on canvas, 1870.

Tre amici per l’arte Belle Epoque Myths Curata da Francesca Dini, la mostra “Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti della Belle Epoque”, a Castello Pasquini di Castiglioncello (Livorno) fino al 12 novembre, propone un quadro sfaccettato, vivace e puntuale, dei complessi rapporti tra arte, letteratura e costume che contraddistinsero la Belle Epoque, a partire da un punto di osservazione inedito, ossia l’amicizia tra Boldini, Helleu e Sem, brillanti protagonisti della vita culturale parigina di fine secolo. Tra i pittori italiani che condivisero le ricerche macchiaiole, dalla fase sperimentale alla prima maturità, e che decisero successivamente di stabilirsi a Parigi, Giovanni Boldini fu l’artista che ottenne il più alto consenso da parte della società internazionale del tempo. Il percorso espositivo prende avvio dagli spunti che la frenesia metropolitana e la mondanità civettuola della ville lumière offrirono al maestro italiano per arrivare a delineare l’originale alchimia della sua pittura e documentare come essa attinse significativamente sia dal sentimento di eleganza di Helleu, che dall’istinto alla caricatura di Sem. Curated by Francesca Dini, the show “Boldini, Helleu, Sem. Protagonists and myths of the Belle Epoque” will be on through November 12th at the Pasquini Castle in Castiglioncello (Livorno). The exhibition offers a multifaceted, lively and precise picture of the complex relationships between the art, literature and society that marked the Belle Epoque, but from a new viewpoint: the friendship between Boldini, Helleu and

Julio López Hernández, Parte de su familia, 1972.

Vedere con la mente Spoldi’s Challenge

An exhibition that will be open through December 3rd at the Giovanni Züst Cantonal Art Gallery of Rancate (Mendrisio) is entitled “Under the sign of the Scapigliatura. The renewal of the arts between the Canton Ticino and Lombardy in the second half of the nineteenth century”. The show re-evokes the historical-cultural climate of

Jaime Shovlin, Evil Bastard the Magpie (after Archibald Thorburn, 1915).

A Palazzo Loffredo di Potenza, fino 14 gennaio, è allestita la mostra “Realidad. Arte spagnola della realtà”. Curata da Laura Gavioli, l’esposizione analizza, attraverso un centinaio di opere, la stagione del Realismo spagnolo del secondo Novecento, ponendola anche in dialogo con antecedenti storici emblematici quali Zurbarán, Ribera, Goya, Sorolla, Zuloaga, cui è dedicata un’intera sezione della mostra. Si restituisce in questa rassegna la temperie culturale di quella generazione di artisti nata dall’Accademia di San Fernando di Madrid, da Antonio Lopez García a Francisco Lopez a Isabel Quintanilla, da Amalia Avia a Maria Moreno, che, nel guardare e rappresentare la realtà, coniugarono la lezione dei maestri spagnoli e dei caravaggeschi con le istanze della modernità.

Scapigliatura a Rancate A Cultural Climate

Sem (Georges Goursat), Boldini balla con una Femme-fleur, 1913.

Sem, three brilliant protagonists in the late nineteenthcentury Parisian cultural sphere. Giovanni Boldini was one of the Italian painters who took part in the Macchiaioli movement, from the first experimentations to when the current started to affirm itself. He later decided to move to Paris, and was the most acclaimed artist of his time on an international level. The exhibition reveals how the Italian master was influenced by the metropolitan frenzy and the lively social life of the ville lumière, tracing the original alchemy of his painting and bearing witness to how he drew inspiration both from Helleu’s elegant expressivity and from Sem’s burlesque instinct.

Una linea di ricerca

Sterbak: prima italiana In Milan L’artista ceco-canadese Jana Sterbak presenta la sua prima personale italiana alla Galleria Raffaella Cortese di Milano fino al 18 novembre. Eclettica e critica nei confronti della società contemporanea, la Sterbak analizza in modo tagliente e ironico l’influenza del capitalismo sulla percezione e sulla cognizione umana attraverso performance, video e body art. Per questa prima italiana, presenta la performance Artists as Combustible (1986), in cui dà fuoco ai propri capelli esplicitando la metafora dell’artista come generatore di energia; Waiting for High Water, un video a tre canali girato a Venezia durante l’acqua alta; February, la sua opera più recente, in cui ha filmato a scena fissa con altissima risoluzione una pista di pattinaggio di Montreal, con un effetto di tale nitidezza e ricchezza di particolari da apparire come un dipinto di Brüghel. The Czech-Canadian artist Jana Sterbak is presenting her first solo show (open through November 18th) in Italy at the Raffaella Cortese Gallery in Milan. Eclectic and critical toward contemporary society, with a sharp, ironic eye Sterbak analyzes the influence of capitalism on human perception and knowledge through performances, videos and body art. She is Jana Sterbak, Artists as Combustible, performance, 1986.

presenting “Artist as Combustible” (1986) at her first Italian solo show; here she sets her own hair on fire, interpreting the metaphor of the artist as a generator of energy. She is also presenting “Waiting for High Water”, a three-channel video filmed in Venice during a period of high water, and “February”, her most recent work, where she filmed an ice rink in Montreal: a fixed-site, very highresolution scene that produces such a clear, richly detailed effect that it looks like a painting by Brüghel.

L’esposizione “L’immagine del vuoto (1958-2005)”, aperta al Museo Cantonale d’Arte di Lugano fino al 7 gennaio, indaga i molteplici aspetti della rivoluzione linguistica attuatasi nell’arte in Italia a partire dalla fine degli anni Cinquanta. A tal fine, si esplorano affinità, contaminazioni e contrasti tra il contesto sperimentale italiano – animato all’epoca da Fontana, Manzoni e Castellani – e Yves Klein, in quegli anni “attore” ben presente a Milano, sia sul piano espositivo che nell'intensità dello scambio dialettico. L’obiettivo è quello di far emergere, attraverso la ricerca di artisti quali Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Francesco Lo Savio, Gianni Colombo, Dadamaino, Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Michelangelo Pistoletto, Gino De Dominicis e Ettore Spalletti una specificità tutta italiana che percorre in modo sottile questa linea di ricerca nel panorama europeo del secondo Novecento e che contrappone alla componente “espressiva” più praticata e diffusa, una matrice “evocativa” di segno metafisico.

Giulio Paolini, Senza titolo, barattolo di vernice, telaio, polietilene/paint can, frame, poliethilene, 21x21 cm, 1961.

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Ad Ariccia Caravaggio’s Schola

Anime d’Africa Souls of Men

La mostra “La ‘Schola’ del Caravaggio. Dipinti dalla Collezione Koelliker” ospitata fino al 4 febbraio 2007 nella seicentesca cornice di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma), propone una panoramica sulla pittura caravaggesca romana attraverso oltre novanta dipinti provenienti dalla più grande collezione privata d’arte antica in Italia e da una delle più importanti collezioni private al mondo di arte italiana, quella del mecenate milanese Luigi Koelliker. Alcuni noti capolavori e molte opere in gran parte inedite, selezionate dal curatore Gianni Papi, aiutano a inquadrare un periodo felice della storia dell’arte; tra gli artisti presenti, Orazio e Artemisia Gentileschi, José de Ribera detto lo Spagnoletto, Carlo Saraceni, Giovanni Baglione, Borgianni, Nicolas Régnier, Spadarino, Tanzio da Varallo, Lionello Spada, Gerrit van Hontorst, Claude Vignon, Mathias Stomer, Mattia Preti, Francesco Ragusa, Angelo Caroselli, Simon Vouet, Dirck van Baburen, Bartolomeo Manfredi, Orazio Riminaldi.

Fino al 30 novembre, la galleria milanese Corsoveneziaotto presenta la rassegna “The Soul of a Man”, dedicata all’arte africana contemporanea, a cura di Luca Beatrice. La mostra prende il titolo dall’episodio di Wim Wenders all’interno del progetto di Martin Scorsese dedicato alle radici africane del blues e presenta artisti che pur esprimendosi con linguaggi differenti – pittura, scultura, disegno, installazione – condividono dubbi e ambizioni comuni. Bodo, Cheri Samba, Cyprien Tokoudagba, Moke, Bodys Isek Kingelez, Malick Sidibé, Depara, Seydou Keita, Frederic Bruly Bouabrè rappresentano un’Africa che si rinnova, che non è più un’utopia e la cui vitalità si riscontra immediatamente nelle opere dei suoi artisti.

The exhibition “Caravaggio’s ‘Schola’. Paintings from the Koelliker collection”, which will be open through February 4th 2007 in the sixteenth-century halls of Palazzo Chigi in Ariccia (Rome), offers a survey of Roman painting after the manner of Caravaggio. More than ninety paintings are on show, coming from the greatest collection of ancient art in Italy and one of the most important private collections of Italian art worldwide: that of the Milanese art patron Luigi Koelliker. Some of the paintings are famous masterpieces, while others – selected by the curator Gianni Papi – are on display for the first time. All of the pieces help to trace an outline of an important period of art history. The artists on show include: Orazio and Artemisia Gentileschi, José de Ribera (known as lo Spagnoletto), Carlo Saraceni, Giovanni Baglione, Borgianni, Nicolas Régnier, Spadarino, Tanzio da Varallo, Lionello Spada, Gerrit van Hontorst, Claude Vignon, Mathias Stomer, Mattia Preti, Francesco Ragusa, Angelo Caroselli, Simon Vouet, Dirck van Baburen, Bartolomeo Manfredi, and Orazio Riminaldi.

Concorso di idee Until Novemeber 30th, the Milanese Gallery Corsoveneziotto is presenting the show “The Soul of Man”, devoted to contemporary African art and curated by Luca Beatrice. The title of the exhibition was drawn from the episode Wim Wenders directed in Martin Scorsese’s work dedicated to the African roots of the blues. Artists who share the same doubts and ambitions are presented, although they expressive themselves through different languages: painting, sculpture, drawing, installations. Bodo, Cheri Samba, Cyprien Tokoudagba, Moke, Bodys Isek Kingelez, Malick Sidibé, Depara, Seydou Keita, and Frederic Bruly Bouabrè represent a revived Africa that is far from utopian, an Africa whose vitality is immediately evident in the works produced by its artists.

In occasione della fiera “Abitare il Tempo” svoltasi a Verona dal 21 al 29 settembre, la Gazzotti ha promosso il Concorso Internazionale di Idee “Made of Wood. Nuovi spazi al parquet”. L’azienda, leader di mercato per la produzione di parquet tradizionali e prefinti, ha bandito questo concorso con la finalità di stimolare nuove proposte progettuali e tecniche innovative per l’utilizzo di parquet in ambienti interni, sia pubblici sia privati. Vengono richiesti progetti che rispondano a principi di forte innovazione, segnalando il parquet anche come elemento di importante valenza decorativa e di design. Sono previste interpretazioni che integrino in combinazioni originali differenti materiali con soluzioni inedite. Il concorso prevede la partecipazione della categoria Professionisti; riservata

Contro l’inquinamento ad architetti, ingegneri, designer e progettisti iscritti agli Ordini e Albi Professionali, e della categoria Studenti; riservata a studenti, regolarmente iscritti alle facoltà di Architettura, Ingegneria e negli Istituti di Progettazione e Design. Il bando di concorso è consultabile al sito http://parquet.gazzotti.it.

L’arte del rame János Golda e Gábor Szenderffy, i progettisti della Biblioteca Universitaria di Debrecen in Ungheria, hanno incaricato il noto scultore János Megyik di studiare una soluzione artistica per il rivestimento del monumentale ingresso dell’edificio. L’artista ha concepito un’idea di grande efficacia e impatto emozionale che, mediante una accuratissima lavorazione artigianale, ha impresso una spettacolarità d’eccezione all’intero complesso strutturale della biblioteca. Come materiale di rivestimento per l’opera sono state utilizzate lastre in rame TECU® Patina prepatinate che, grazie alla loro eccezionale malleabilità, hanno facilitato l’esecuzione del complesso progetto artistico di János Megyik, che ha elaborato una propria e caratterizzante singolarità artistica rendendo i pannelli elementi dinamici, capaci di creare una composizione che si articola liberamente e anima lo spazio.

Con autotest

Collaborazione attiva Sopra/above, Giovanni Antonio Galli “Lo Spadarino”, San Francesco con angelo.

A destra/right, Bodo, La Passion, acrilico su tela/ acrylics on canvas, 120x174 cm, 2004.

Tra realtà e astrazione Robert Rauschenberg è in scena al Centre Pompidou di Parigi con la serie di opere “Combine”, fino al 15 gennaio. Realizzata tra il 1954 e il 1961, questa serie è il risultato dell’integrazione tra i diversi media artistici utilizzati da Rauschenberg, dall’artigianato al ready-made, dalla tecnica gestuale della pennellata all’immagine riprodotta meccanicamente. A cavallo tra pittura e scultura, queste opere combinano oggetti del mondo reale e pittura astratta. In mostra, Monogram (1955-1958), tra le più celebri della serie, è costituita da una capra di angora impagliata, circondata da uno pneumatico e appoggiata su una tela orizzontale con resti di ogni genere di oggetti; o Satellite (1955) dove un fagiano impagliato passeggia sull’intelaiatura di una tela astratta. Questa serie è la traduzione della sensibilità con cui l’artista usa oggetti recuperati dal quotidiano e pittura tradizionale con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico al suo ambiente reale e, nel contempo, al fenomeno artistico.

Inediti di Arman In Cannes Tra i protagonisti più combattivi e provocatori del Nouveau Réalisme, il gruppo di artisti tra cui Yves Klein, Spoerri, César o Tinguely, che nel 1960 si riunì intorno a Pierre Restany, Arman (1928-2005) è il protagonista del ciclo di esposizioni presentate, fino al 26 novembre, in diversi luoghi di Cannes. Alla Malmaison, la parte più consistente delle opere, una settantina di pezzi unici, tra sculture, dipinti e oggetti che segnano le tappe principali del percorso dell’artista nizzardo, a cui sono state dedicate diverse iniziative un po’ in tutta la Francia. La mostra di Cannes si concentra sugli inediti della collezione Jean Ferrero, fotografo amico dello scultore che ha seguito dal 1954 le diverse fasi della sua opera raccogliendo principalmente i modelli originali creati per editare i famosi multipli in resina e una serie limitata di bronzi. Soprattutto quindi opere di grande e medio formato arricchite da pezzi più monumentali istallati sulla terrazza del Grand Hôtel e nei giardini di Villa Domergue. Some of the most dogged and desecrating exponents of Nouveau Réalisme, a group of artists, including Yves Klein, Spoerri, César and Tinguely, which developed around Pierre Restany, Arman (1928-2005) in 1960, is the subject of a series of exhibitions being held in

Robert Rauschenberg, Monogram, 1955-59.

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Leader nella commercializzazione di pannelli compositi e attrezzature per l’edilizia, AluBuild si distingue particolarmente per l’impiego del titanio “fotocatalitico”, capace di assorbire, attraverso l’azione della luce solare o artificiale, materiali organici e inorganici, come aldeidi, monossido di carbonio, idrocarburi e ossidi di azoto. L’azienda ha per l’appunto messo in produzione un nuovo tipo di rivestimento che utilizza pannelli compositi in titanio con trattamento ECOTiCM, realizzato dalla NanoSurfaces, società spin-off del Politecnico di Milano. Di elevato valore tecnologico, il titanio è un materiale di estremo interesse per le sue particolarità che comprendono elevate prestazioni meccaniche, leggerezza, resistenza alla corrosione e biocompatibilità che ne comportano l’utilizzo nei settori aerospaziale, automobilistico, biomedicale e sportivo. Il principio attivo fotocatalitico alla base di questa prerogativa è il biossido di titanio nella sua particolare forma cristallina (anatasio); un sottilissimo film il cui spessore non supera 2 nanometri (un milionesimo di millimetro).

Arman, Accumulation, palline da ping pong, resina poliestere e plexiglas/ping-pong balls, poliesther resin, plexiglas, 50x50x47 cm, 1966.

various location in Cannes through to 26th November. Most of the works, about seventy unique pieces, including sculptures, paintings and objects marking the main stages in the career of this artist from Nice (who is being celebrated more or less all over France), are on display at Malmaison. The Cannes exhibition focuses on some unseen works from the Jean Ferrero collection, a photographer and friend of the sculptor, who, from 1954 onwards, followed the various stages in his work, mainly collecting original models created to edit the famous resin multiples and limited set of bronzes. So these are mainly large and medium-sized works embellished by more monumental pieces set on the terrace of the Grand Hôtel and in the gardens of Villa Domergue.

Knauf, gruppo multinazionale compreso tra i maggiori produttori mondiali di Sistemi Costruttivi per l’edilizia, e Rockwool, leader nella produzione di lana di roccia, hanno realizzato in collaborazione una serie di importanti prove acustiche presso l’Istituto Giordano, in conformità alle normative ISO. L’evento ha impegnato Rockwool a testare, con prove di laboratorio, il comportamento dei propri pannelli in lana di roccia posti a intercapedine nelle pareti divisorie in gesso rivestito Knauf, per valutarne le reali capacità isolanti anche in termini acustici. I risultati delle prove di laboratorio, corredate ciascuna da un proprio certificato, sono stati ottimali registrando delle performance acustiche di elevata qualità, con valori simili a quelli dei rapporti di prova esistenti, realizzati con lana di vetro. I test effettuati riguardano: pareti in gesso rivestito Knauf a orditura singola e rivestimento singolo; pareti in gesso rivestito Knauf a orditura singola e doppio rivestimento; pareti in gesso rivestito Knauf a orditura doppia e doppio rivestimento; pareti in gesso rivestito Knauf a

orditura doppia e doppio rivestimento con quinta lastra interposta e scatole elettriche contrapposte sulle due facce; pareti in gesso rivestito Knauf a orditura doppia e doppio rivestimento con quinta lastra interposta.

Con ReStart, la rivoluzionaria serie di interruttori di protezione differenziale o magnetotermica-differenziale con riarmo automatico, Gewiss risolve il problema dello sgancio inopportuno del differenziale e dell’affidabilità dei differenziali, permettendo di eliminare definitivamente i disagi provocati dallo sgancio intempestivo o inopportuno del dispositivo di protezione. Con ReStart di Gewiss si evita un eventuale intervento inopportuno dell’interruttore differenziale che può provocare disagi in termini di sospensione dell’energia poiché, quando questo scatta, viene verificato prima di tutto che l’evento a causa dell’intervento non sia dovuto a un guasto, quindi, se tutto è a posto, l’interruttore si riarma autonomamente ripristinando la tensione entro 90 secondi, mentre, nel caso di un guasto di tipo permanente, ReStart inibisce la riattivazione dell’interruttore, segnalando l’anomalia dell’impianto mediante una spia luminosa. Il prodotto di punta della serie 90 è ReStart con Autotest che, disponibile come differenziale puro, è in grado di garantire nel tempo le caratteristiche di protezione del differenziale svolgendo settimanalmente, in modo automatico e senza togliere tensione all’impianto, un test completo di sgancio del relé differenziale.

Crescita esponenziale Considerando come da tempo sia in espansione nel mondo della progettazione la richiesta del mattone faccia vista tipo a mano, realizzato con la tecnologia a pasta molle, IBL ne ha raddoppiato la produzione dotandosi di una struttura adeguata. Il grande successo registrato dal prodotto, grazie al proprio valore estetico e alle indiscutibili qualità pratiche, ha quindi spinto IBL a dotare il proprio moderno stabilimento di Cotignola (RA), di nuovi impianti di cottura ed essiccazione capaci di rendere

l’azienda leader nell’ambito della produzione di mattoni a mano. E’ quindi possibile contare sull’ampia disponibilità del prodotto che, in numerosissime declinazioni di formati e colori, assicura forniture ragguardevoli.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Basso consumo energetico

Collezione storica in mostra

Südtirolhaus, oltre a essere un grande gruppo che riunisce cinque aziende leader dell’Alto Adige impegnate nel settore edilizio, è un sistema costruttivo in legno massello particolarmente pregiato e razionale. La finalità d’impresa è orientata verso la proposta di un edificio energeticamente efficiente che ben si adegua all’evoluzione della normativa comunitaria in termini di risparmio di energia e benessere globale. Già ampiamente presenti in Europa, le costruzioni in legno riducono fortemente la richiesta di petrolio in merito a un isolamento termico sostenuto da ottimi componenti finestrati con telai termicamente isolati, tenuta all’aria e recupero di calore superiore all’80%. Südtirolhaus realizza edifici ad hoc non prefabbricati, impiegando, per la costruzione di base, pannelli di legno lamellare a strati incrociati; un materiale molto variabile e versatile nel caso di costruzioni di clima B. Per il clima B o Oro, viene impiegato invece un sistema a telaio con cellulosa come materiale coibentante. Con il termine di pannelli di legno lamellare a strati incrociati s’intendono delle lamine di legno d’abete rosso poste incrociate l’una sull’altra e incollate sull’intera superficie. Questi pannelli vengono prodotti in misure che raggiungono metri 10 per 3. Gli elementi standard sono composti da 3 a 5 strati e possono raggiungere, ai fini della statica, spessori che si avvicinano ai 30 centimetri. Il procedimento di incollatura avviene senza l’utilizzo di formaldeide e di solventi, a un’elevata pressione. La Südtirolhaus viene montata e resa impermeabile, a seconda delle dimensioni, in tre giorni, e dichiarata abitabile nell’arco di poche settimane.

Dal 7 ottobre al 26 novembre 2006, presso il Museum voor Sierkunst en Vormgeving di Gent, è in mostra la collezione storica Premio Compasso d’Oro ADI (19542004) con 150 elementi. L’occasione ha evidenziato che il museo di Gent, già depositario di elementi singolari dell’attuale design italiano, è stato inserito nel Board di istituzioni museali eccellenti nell’ottica di Osservatorio Internazionale del Design varato nel novembre 2003 col Ministero degli Esteri. La collezione storica Premio Compasso d’Oro ADI è la testimonianza più rappresentativa e prestigiosa in termini di design industriale italiano, per la qualità e la quantità produttiva espresse dalla cultura imprenditoriale. Dichiarata “di eccezionale interesse artistico e storico”, è questa l’unica Collezione di Design riconosciuta e inserita nel patrimonio culturale della nazione per Decreto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali (Soprintendenza Regionale per la

Seguire le tracce Following Tracks Lombardia) del 22 aprile 2004. In continua crescita, il Premio, dal 1954, ha verificato più di 25.000 oggetti ed eccellenze del design italiano, premiandone 335 e segnalandone 1800. Ai 1200 pezzi attualmente raccolti nella Conservatoria, in ottemperanza al progetto di Valorizzazione e Ampliamento della Collezione promosso dalla Fondazione, si uniranno pezzi mancanti e altri materiali di documentazione (disegni, modelli, foto) da inoltrare all’Archivio (attualmente dotato di oltre 3000 immagini). Con la mostra di Gent si sviluppa il programma che, dal 2005-2006, ha portato il Compasso d’Oro a Ginevra (ONU), Stoccolma, Aiichi (Expo Universale), Tel Aviv, Vilnius, Nuova Delhi, Tokyo, Shanghai e in altri siti. Attualmente la Fondazione ADI consegue due priorità: lo studio del primo Sistema Catalografico del Design (unitamente al Ministero dei Beni Culturali e alla Regione Lombardia), e la realizzazione del Museo del Compasso d’Oro.

Soluzioni geniali Leader internazionale nel settore della carpenteria metallica, Stahlbau Pichler dispone di un apparato perfetto che assiste e risolve i problemi progettuali in termini di sistemi informatici avanzati, gestione totale del progetto; dalla prima bozza alla produzione in proprio e al montaggio finito attraverso una sistematica pianificazione e un moderno engineering. Gli interventi trovano conferme in avveniristiche costruzioni sino ai grandi capannoni, nei ponti di collegamento sino alle opere di protezione. Tra le più notevoli realizzazioni anche il nuovo trampolino a Bergisel, poderosa combinazione tra progettazione architettonica e concezione costruttiva, realizzato in acciaio, vetro e cemento a vista; cemento armato per la torre con casseratura a scalare, mensola prevaricata come punto d’attacco per la testa a tre piani realizzata in acciaio e vetro, rampa di lancio a trave reticolare a pancia di pesce.

Ultratavola Curata da ADI Nord Est e ADI Nazionale, Ultratavola è una mostra inserita nella manifestazione Abitare il Tempo di Verona, articolata in due sezioni che rispettivamente si riferiscono l’una ai prodotti per la tavola selezionati nel corso di sette edizioni di ADI Design Index, l’altra invece riguarda i prodotti, sempre per la tavola, scelti con un criterio di funzionalità e di attualità da Manuela Cifarielli. Tutti gli oggetti sono stati esposti su due particolari tavoli prodotti da RIVA 1920 con l’impiego del Kauri: il mitico legno millenario della Nuova Zelanda. Il progetto per l’allestimento è di Alessandro Ruiz.

Interpretare il futuro Koelnmesse, in mostra dal 15 al 21 gennaio 2007, ha affidato a Zaha Hadid e a Naoto Fukasawa l’ideazione delle “ideal houses 2007”; i due progettisti evidenzieranno per l’occasione la rispettiva visione di come abiteremo in futuro. Come già in passato, le “ideal houses” verranno

allestite in caratteristici cubi rossi il cui segno sarà identificabile anche da lontano e, proprio in questa edizione, il loro allestimento sarà esposto in posizione centrale, nel boulevard identificabile nella nota arteria nord/sud che si affaccia su tutta l’infrastruttura espositiva.

Marmi, pietre e tecnologie Svoltasi a Veronafiere lo scorso ottobre, Marmomacc è stata la 41ª Mostra Internazionale di Marmi, Pietre e Tecnologie che, sviluppata su una superficie netta di 70mila metri quadrati, ha visto la partecipazione di 1500 espositori provenienti da 52 Paesi dei quali 821 italiani. Si sono avvicendate 25 delegazioini estere provenienti da Europa, Sud America, Canada, Australia, Sud Africa, India e Nord Africa, più altri gruppi di architetti selezionati giunti da Stati Uniti, India e Nord Africa, più altri gruppi di addetti di Stati Uniti, India, Unione Europea, Gran Bretagna, Sud

Unione che completa

Massima evoluzione

Dornbracht, noto produttore a livello internazionale di rubinetti e accessori di design e interior di alta qualità, ha dato il via, in partnership con Illbruck e Alape, al progetto: Das Dornbracht Ritualbad – A project by Dornbracht with Illbruck and Alape; si tratta di un poderoso allestimento room-in-room, creato per presentare il bagno ideale per i rituali del benessere quotidiano, installato presso Intact-Bad, da Stilwerk Düsseldorf. Per la prima volta i tre produttori uniscono le rispettive esperienze: Dornbracht per i rubinetti e i Bilance Modules, Alape per i lavabi, e Illbruck per le strutture in resina espansa rigida destinate all’alloggio dei sanitari.

Partecipe e protagonista dell’evoluzione sistematica che caratterizza i nostri tempi, la Falconi Fratelli ha ampliato i propri sistemi produttivi e di controllo, dotando il proprio ufficio tecnico di software di ultima generazione per la progettazione di carpenteria metallica, mentre l’officina ha inserito ulteriori unità automatiche sia per il taglio a plasma e a cannello sia per la saldatura in arco sommerso.

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Africa, Canada e Australia. La manifestazione, patrocinata dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e del Ministero delle Attività Produttive, si è focalizzata come punto di riferimento internazionale per la commercializzazione dei prodotti lapidei e delle tecnologie di lavorazione. Marmomacc fa inoltre parte da ora del prestigioso MIA, Il Marble Institute of America, ed è riconosciuta come “education provider” (formazione) dell’AIA (American Institute of Architects; l’associazione che accoglie la maggior parte degli architetti americani.

Le complesse difficoltà tecniche e organizzative previste hanno portato l’azienda a privilegiare la collaborazione con un’azienda di software con esperienza nel settore specifico della carpenteria metallica sia per il controllo macchine, con sistemi CAD/CAM, sia nel sistema gestionale. La soluzione è stata offerta dalla francese Steel Control di Vienne.

Milano Tracce/Touring Club Italiano, Milano 2006, 320 pp Già il nome, Tracce, porta a pensare a qualcosa di misterioso, vagamente giallistico. Seguire “le tracce” per raggiungere un posto, un luogo normalmente nascosto ai più. E difatti questa nuova serie di guide del Touring Club Italiano si prefigge proprio questo genere di obiettivi: far “vedere il bello anche nei particolari meno appariscenti di un luogo”, ad esempio, o cercare “il dettaglio inconsueto” o ancora “l’indirizzo lontano dalle piste battute”. In definitiva “scoprire l'Italia” (perché di quattro guide dedicate all'Italia si tratta) “con gli occhi di chi ci vive”. Per ora il Touring ha editato le prime quattro guide, dedicate a Milano, Roma, Sicilia e Umbria, ma, nel giro di 4 anni, tutte le regioni dovrebbero essere coperte. E il prezzo, per ora, è contenuto in 19 euro. Con la possibilità di consultare un sito ad hoc (www.touringclub.com/tracce) che potrebbe presto divenire un forum per aggiornamenti e ultime notizie da parte dei lettori, prima e, soprattutto, dopo i viaggi. Per di più, si tratta di un lavoro ecologically correct: Corepla, acronimo di Consorzio Nazionale per la Raccolta e il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica, che ha realizzato le copertine plasticate dell’intera opera, invita, all’interno delle guide, a un uso responsabile degli imballaggi: in primis, i malefici vuoti di bottiglie d'acqua che invadono le nostre città. Ognuno dei volumi “regionali” di Tracce si divide in due parti: come preparare il viaggio e come vivere gli itinerari. Mentre in quelli sulle singole città si aggiunge anche un’area in cui si alternano “parti di indirizzari commentati” all’illustrazione “delle varie opportunità di vivere e conoscere la città attraverso lo shopping, il divertimento serale, gli spettacoli e l’attività all’aria aperta o le occasioni di visita pensate per chi ha bambini”. Abbiamo analizzato la guida di Milano e apprezzato la pur sintetica parte, solitamente inesistente in altre guide, sulla Milano letteraria: dalla De magnalibus urbi Mediolani (1288) al Crollo delle aspetattive (2005) di Luca Doninelli, passando per L’è el dì di mort, alegher! (1932) di Delio Tessa e La vita agra (1962) di Luciano Bianciardi. E non manca neppure una mini-rassegna dei film su Milano (anche se con qualche grave mancanza come Miracolo a Milano di De Sica...) e canzoni su Milano.

Una guida da leggere anche se non si è in viaggio e, soprattutto, se non si è di Milano. O, forse, anche se si è di Milano... vista la scarsa conoscenza che chi vi abita ha spesso di questa città. M.B.G. The term itself – Tracce (Tracks) – brings something mysterious and vaguely thrilling to mind. Following the “tracks” to reach a place, a place that is usually hidden to most people. And in fact, this new series of guidebooks by the Touring Club Italiano (the Italian Touring Club) sets itself this target: “revealing the beauty of a location’s less known areas”, for instance, or looking for “an unusual detail”, or even “a place that is far from the beaten track”. In other words, “discovering Italy” (since we are dealing with four guidebooks dedicated to Italy) “through the eyes of those who live there”. Until now, the Touring has published the first four guidebooks, devoted to Milan, Rome, Sicily and Umbria, but all the regions should be covered within the space of four years. And for the time being, the price is being kept down at 19 Euros. In addition, a specific site can be visited (www.touringclub.com/tracce), which could soon become a forum able to update readers with the latest news before – and especially after – their trips. Also, it is an ecologically correct work: Corepla, an acronym for the the Italian National Cooperative for the Collection and Recycling of Plastic packaging Waste, produced the plastic covers for the entire publication, and invites the readers of the guidebooks to make responsible use of packaging, especially of the troublesome plastic water bottles that invade our cities. Each of the “regional” Tracce volumes is divided into two sections: how to prepare for your trip and how to experience the itineraries. The books devoted to single cities also feature a section in which there is an alternation of “commentated locations”, and the illustration of “various opportunities to experience and get to know the city through shopping, evening entertainment, performances and outdoor activities, or opportunities especially created for

families with children”.We have analyzed the Milan guidebook, and appreciate the (albeit short) part – which is usually nonexistent in other handbooks – on Milan’s literature: from De magnalibus urbi Mediolani (1288) to Crollo delle aspettative (the Collapse of our Hopes) by Luca Doninelli (2005), as well as L’è el dì di mort, alegher! (1932) by Delio Tessa and La vita agra (1962) by Luciano Bianciardi. The book also features a short list of motion pictures devoted to Milan (although, unfortunately, some important titles are missing, such as Miracolo a Milano by De Sica…) and songs devoted to the city. The guidebook is worth reading even if you’re not traveling to the city, and especially if you were not born in Milan… since people often know very little about the city they live in.

Segnalazioni Arcadian Architetture Introduzione di Thomas Fischer Damiani Editore, Bologna 2006, Ill. b/n e col, 500 pp Il volume è dedicato allo studio Bohlin Cywinski e Jackson attraverso i progetti di 12 case esclusive. Tutte realizzate secondo concetti puramente naturalistici che integrano ambiente, uomo e benessere. E’ inoltre per la prima volta pubblicato l’enorme e articolato complesso residenziale costruito per Bill e Melinda Gates. Design: qualità e valore. ISIA – dieci anni di design al servizio della società A cura di François Burkhardt Prefazione di Omar Calabrese Gangemi Editore, Roma 2005, ill. a colori, 178 pp Attraverso un articolato percorso storico si evidenzia il ruolo sociale svolto dalle scuole di progettazione, considerate un possibile argine alla dilagante concezione che interpreta il design solo come mezzo di sviluppo economico fondato sulle logiche del profitto immediato. Burkhardt chiede alle scuole di progettazione di essere protagoniste di un modello di sviluppo capace di interpretare il progresso in una cornice di valori umani, primi fra tutti la solidarietà sociale e la tutela del patrimonio naturale. Tra gli ISIA (Istituti Superiori per le Industrie Artistiche), attivati a Faenza, Urbino, Roma e Firenze, Burkhardt si sofferma in particolare su quest’ultimo,

riconoscendone il valore di laboratorio culturale e di formazione di coscienza critica verso le molteplici visioni del design contemporaneo. Gioielli di Pierino Maioli A cura di Mario Maioli Con testi di Anty Pansera e Giorgio Forni Bieffe, Recanati 2005, ill. b/n e col., 127 pp Il libro è un’escursione sulle opere di oreficeria e sul relativo contesto operativo che, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, videro protagonista Pierino Maioli, maestro incastonatore di pietre e orafo raffinato che, tra il 1920 e il 1930, diede impulso al rinnovamento del gusto volto al Dèco per sviluppare in seguito nuove espressività. In rapporti con noti personaggi del tempo come Ponti, Campigli, Minguzzi e Poli, realizzò esemplari di una gioielleria colta e rappresentativa che segnò e segna tuttora un periodo. Maioli, le cui esperienze formative hanno attraversato i migliori laboratori italiani e francesi (notevole la sua partecipazione in quello diretto dalla famosa Margherita Wengler), ha con sensibilità conciliato sempre la propria genialità con le esigenze altrui. Giancarlo Iliprandi Nomadi dal pozzo di Ounnur alla guelta d’Archei Silva Editrice, Cologno Monzese (MI) 2005, ill. in b/n, 48 pp Un nuovo, affascinante taccuino di viaggio, disegnato

e commentato magistralmente da Iliprandi. Diario e quaderno di riflessioni, piccoli acquerelli che raccontano una traversata del Tchad durata circa venti giorni e gli incontri, grandi o piccoli coi nomadi del Tibesti. Ugo La Pietra Ridesign Vanilla Edizioni, Albissola Marina (SV) 2005, ill. in b/n Il design visto da un autore che ha fatto del rinnovamento della tradizione attraverso il progetto una costante della sua ricerca espressiva. In questo volumetto, una serie di tratti sono un contributo ironico e dissacrante per coloro che si prendono troppo sul serio, con l’idea che saper sorridere di qualcosa o qualcuno rimane pratica salutare per qualsiasi disciplina. Tra Futurismo e Visual Design - Attilio Calzavara e il progetto grafico di opere pubbliche1922-1932 Con testi di Maristella Casciato, Anty Pansera, Enrico Sturani, Piero Berengo Gardin, Maria Grazia d’Amelio Iiriti Editore, Reggio Calabria 2005, ill. b/n e col, 220 pp Viene presentato il lavoro grafico e illustrativo di un architetto-artista che espresse, per il regime fascista del tempo, un progetto grafico (78 bozzetti) finalizzato a un libro celebrativo (Opere Pubbliche 1922–1932) sicuramente straordinario per freschezza grafica, interpretazione futuristica e forza comunicativa.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Gran Bretagna / Great Britain Edgware A Small Sustainable Sports Centre Concorso per studenti per il progetto di un piccolo centro sportivo ad architettura sostenibile che serva come fulcro di una comunità disagiata Student competition for the design of a small sustainable sports centre that will serve as a focus for a poor community Scadenza/Deadline: 10/11 Monte premi/Total prize money: 3.200 £ Per informazioni: Commonwealth Association of Architects PO Box 508 Edgware HA8 9XZ, UK Tel. +44 20 89510550 Internet: www.comarchitect.org E-mail: adminomarchitect.org CAA Design Competition 2006 c/o Institute of Architects Bangladesh Dhanmondi Residential Area Dhaka 1205 Bangladesh

Rotherham The 19th Corus Architectural Student Awards Concorso per studenti europei sul tema delle residenze sull’acqua: “H2Ouse-Living on the water” Competition open to students of architecture in Europe. For both UK and overseas students the competition brief is to address the theme of “H2Ouse - living on the water” Scadenza/Deadline: 18/5/2007 Giuria/Jury: Brian Avery, Yasmin Sharrif, David Bonnett, Olga Popovic Larsen, Steve Thompson, Christopher Nash Per informazioni: Corus Construction Centre c/o Ken Oliver Swinden House Rotherham South Yorkshire S60 3AR Tel. +44 1709 825584 Internet: www.corusconstruction.com/en/ news_and_events/awards/casa/ E-mail: ken.oliver@corusgroup.com

Israele / Israel Jerusalem Bezalel Academy of Arts and Design Concorso internazionale per un nuovo campus dell’Accademia di Arti e Design nel centro storico International architecture competition for a new campus in the historical city center Scadenza/Deadline: 11/1/2007 Giuria/Jury: Toshiko Mori, Moshe Safdie, Arnon Zuckerman, Hanoch Gutfreund, Zvi Efrat, a Bezalel Studen Per informazioni: Internet: www.bezalel-competition.org.il/ HTMLs/Home2.aspx

102 l’ARCA 219

+ europaconcorsi

Italia / Italy Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres, Pietre Native e Padana Piscine/International competition for works of architecture showing and enhancing the technical and expressive potentialities of porcelained grès, Granitogres, Marmogres, Native Stones and Padana Piscine Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 Fax +39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it

Cesenatico (Forlì) Rilegno Legno d’Ingegno Concorso internazionale per il progetto di sedute realizzate con legno riciclato/International competition for projects of seats realized with recycled wood Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 28/2/2007 Monte premi/Total prize money: 18.000 Euro Per informazioni: Rilegno Via Aurelio Saffi 83 47042 Cesenatico (FC) Tel. +39 0547 672946 Fax +39 0547 675244 Internet: www.rilegno.org E-mail: info@rilegno.org

Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it

Faenza (Ravenna) Il Colore: materia per l’architettura Premio per le migliori architetture che abbiano impiegato il colore per la definizione tecnica e formale degli ambienti interni ed esterni Award for the best architectures in which colour has been used to technically and formally defining the interior and exterior spaces Scadenza/Deadline: 1/12 Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Giuria/Jury: Eric Dubosc, Rafael Vila y Rodriguez, Cesare Stevan, Giancarlo Rosa, Fabrizio Biachetti, Aldo Bottoli, Marco Lissoni, Andrea Negri Per informazioni: Faenza Editrice c/a Flavia Gaeta, Roberta Ponci Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 E-mail: concorso@faenza.com

Omegna (Verbania) Tra Decor e Decus. Nuovi laminati artistici per il “decoro” domestico Concorso, aperto agli studenti NABA e a tutti i progettisti della Regione Piemonte, si propone di indagare nuovi scenari per la decorazione domestica. Si richiede ai partecipanti un “decoro d’autore” che dovrà ragionare sulle qualità estetiche del laminato e sulla sua applicazione in ambito domestico, coinvolgendo ragionamenti a scale di applicazione differenti Scadenza: 15/12 Giuria: Alessandro Mendini, Francesco Comoglio, Alessandro Guerriero, Luca Molinari, Renato Sartori, Davide Crippa Per informazioni: Forum Omegna Parco Maulini, 1 28887 Omegna, Vb Tel. 0323 866141 Fax 0323 867027 Internet: www.forumomegna.org E-mail: fondmaio@forumomegna.org

Roma Ri-Progettare per tutti – un patrimonio architettonico proiettato nel futuro Il Concorso è finalizzato alla selezione e alla raccolta in una pubblicazione, a cura della Camera dei Deputati, dei dieci migliori progetti volti a rendere parimenti accessibili e fruibili a una utenza ampliata – anziani, disabili, bambini – attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili di proprietà pubblica o comunque aperti al pubblico, che presentino interesse artistico, storico o culturale. Al fine della selezione i progetti saranno suddivisi in tre categorie: tesi di laurea; progetti non realizzati; progetti realizzati Scadenza: 31/12 Per informazioni: Camera dei Deputati Internet: www.camera.it

USA Chicago Ceiling Innovation Awards for Design Excellence Concorso per professionisti che abbiano realizzato progetti – tra gennaio 2002 e novembre 2006 – in cui il sistema soffitto includa almeno il 50 per cento di prodotti Chicago Metallic/The contest is open to industry design professionals who have completed projects in which the ceiling system comprises at least 50 percent Chicago Metallic product. The projects must have been completed between January 2002 and November 2006 Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Chicago Metallic 4849 South Austin Avenue Chicago, IL, 60638 USA Internet: www.chicagometallic.com

Makawo International Bamboo Building Design Competition Concorso internazionale per il progetto di edifici e strutture in bamboo/Bamboo Technologies of Maui has launched the first International Design Competition for Structural Bamboo Buildings Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 15/1/2007

Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Giuria/Jury: David E. Sands, David Greenberg, Simon Velez, Linda Garland, Shyam K. Paudel, Dean Johnston Joerg Stamm, Bart Trudeau, Jennifer Siegal, Howard Davis Per informazioni: International Bamboo Building Design Competition 1156 Makawao Avenue Makawao HI 97678 Internet: www.bamboocompetition.com/ E-mail: info@bamboocompetition.com

New York Palladio Awards 2007 Sesta edizione della competizione che premia opere di eccellenza realizzate nei settori dell’edilizia commerciale, residenziale e istituzionale The sixth-annual competition will recognise outstanding work in traditional design for commercial, institutional and residential projects Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: Traditional Building Magazine Period Homes Magazine 69-A Seventh Ave. Brooklyn, NY 11217 Phone: (718) 636-0788 Fax: (718) 636-0750 Internet: www.palladioawards.com E-mail: htcstaff@traditional-building.com

07 Skyscraper Competition -eVolo invita i partecipanti a esplorare, speculare e sperimentare idee che cambino il concetto e ridefiniscano il termine “grattacielo”. I progetti devono tenere in considerazione temi quali l’ambiente, la struttura, le funzioni, la forma e dare nuovo significato a questa affascinante tipologia architettonica, indagando tra l’altro i valori dello spazio urbano e privato e la definizione di programmi innovativi per le strutture verticali -eVolo Architecture in New York City invites participants to explore, speculate and experiment on ideas that would change the conception and redefine the term skyscraper. The projects must take into consideration new environmental, structural, programmatic, and formal issues. Ultimately, the projects have to give a new meaning to this fascinating architectural genre. This will include a new understanding of technology and contemporary society. The project should also investigate urban and private space as well as the definition of new programs for a vertical structure Scadenza/Deadline: 8/1/2007 Per informazioni: eVolo Architecture 471 Central Park West New York, NY 10025 Internet: www.evolo-arch.com E-mail: evolo@evolo-arch.com

WEB 3D Extreme Redesign Borse di studio per studenti delle scuole medie superiori e università per progetti CAD basati su originali esistenti International scholarship program for High Schools and Universities students for CAD projects based on pre-existing projects Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Internet: www.dimensionprinting.com

AGENDA

+ europaconcorsi

Affidamenti

La Spezia

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Elenco professionisti Avviso di selezione per curricula per l’affidamento con procedura a evidenza pubblica di incarichi di importo complessivo non superiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12

Italia / Italy Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)

Feltre (Belluno) Elenco professionisti Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: progettazione, direzione lavori, coordinamento per la sicurezza ex D. Lgs. 494/1996, rilievi, frazionamenti, accatastamenti, collaudi statici e tecnico-amministrativi, pratiche prevenzioni incendi Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Feltre Piazzetta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it

Gorla Minore (Varese) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Creazione dell’elenco dei Professionisti disponibili per l'affidamento di incarichi di servizi con onorario stimato inferiore a 100.000 Euro. Tipologia degli incarichi: 1. Progettazione architettonica, 2. Progettazione strade-fognature; 3. Progettazione verde pubblico e arredo urbano; 4. Progettazione strutturale; 5. Progettazione impiantistica (impianti meccanici e speciali e impianti elettrici); 6. Coordinamento sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione delle opere; 7. Restauratore con esperienza quinquennale; 8. Rilievi, procedure catastali e predisposizione documentazione ai fini espropriativi; 9. Collaudatore tecnico-strutturale e tecnico-amministrativo; 10. Adempimenti secondo D.Lgs. 626 e trattamento rischio amianto; 11. Redazione piani cimiteriali Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Gorla Minore Carlo Maria Gatti Responsabile dell’Area Lavori Pubblici/Manutenzioni Tel. 0331 607225 Fax 0331 607224 E-mail: m.mari@comune.gorlaminore.va.it

Per informazioni: Provincia di La Spezia Area 10 Via Vittorio Veneto 2 19100 La Spezia

Montemiletto (Avellino) Elenco professionisti Avviso pubblico per predisposizione elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento di incarichi di servizi relativi all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Montemiletto Via Roma 3 83038 Montemiletto (AV) Tel. 0825 963003 - 963252 Internet: www.comune.montemiletto.av.it

Napoli Elenco professionisti Dovendo questa Direzione Regionale acquisire, ai sensi dell’art. 62 del D.P.R.554/99, professionalità per il conferimento di incarichi, per importi inferiori a 100.000 Euro per prestazioni relative a: 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnicoamministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Coordinamento sicurezza Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania Castel dell’Ovo Via Eldorado 1 80132 Napoli Tel. 081 2464111 Fax 081 7645305 E-mail: dirregcampania@beniculturali.it

Nova Milanese (Milano) Elenco professionisti (incarichi fiduciari di progettazione) Aggiornamento permanente elenco professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse di importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 8/9/2008 Per informazioni: Comune di Nova Milanese Elettra Bresadola Tel. 036 2374335 E-mail: elettra.bresadola@novamilanese.it

Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura

Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net

Pianezza (Torino) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Formazione di un elenco di professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 25/6/2008 Per informazioni: Comune di Pianezza Piazza Napoleone Leumann 1 10044 Pianezza (TO) Tel. 011 9670000 Fax 011 9670295

Pisa Elenco professionisti Costituzione dell'elenco dei professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l’attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ente-Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it

Roma Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12

progettuali, le attività tecnicoamministrative connesse alla progettazione di lavori pubblici e infine l’affidamento di collaudi (finali, in corso d’opera o statici) Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Torino Servizio Contratti Via Maria Vittoria 12 10123 Torino

Esecuzione di indagini geognostiche Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati, ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza): 672.493,05 Euro Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa Legale Milano - Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116

Treviso Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore alla soglia comunitaria; tipologie di prestazione: progettazione e/o direzione lavori e/o supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori delle seguenti tipologie di opere: opere stradali, opere civili, opere strutturali, impianti tecnologici, progettazione o supporto agli atti di pianificazione stradale, coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione, collaudatore statico, collaudatore tecnico-amministrativo, rilievi topografici, visure catastali presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali, perizie di stima, indagini geognostiche Scadenza: 30/12

Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione Internet: www.cnipa.gov.it

Per informazioni: Provincia di Treviso Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016

Teramo

Triora (Imperia)

Elenco professionisti Avviso per affidamento incarichi di progettazione di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 30/12

Elenco professionisti Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore a 100.000 euro Scadenza: 30/12

Per informazioni: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” Via Campo Boario 64100 Teramo Unità Gestione del Patrimonio Tel 0861 332320

Torino Elenco professionisti Predisposizione di elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento fino a 100.000 Euro - di servizi attinenti all’architettura ed all’ingegneria, anche integrata, e gli altri servizi tecnici concernenti: la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo e di quello esecutivo, o parti di essi, la direzione lavori, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, la verifica degli elaborati

Per informazioni: Comune di Triora Corso Italia 9 18010 Triora (IM) Tel. 0184 94049 – 0184 94310 Fax 0184 94164

Varese Elenco professionisti per le zone nucleari di competenza della NDFMU Lo scopo dell’appalto è l’esecuzione di servizi di ingegneria, architettura e consulenze tecniche, da svolgere principalmente all’interno delle zone nucleari di competenza della NDFMU (Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit) all’interno del Centro comune di ricerca di Ispra. L’elenco dei candidati preselezionati stilato a seguito del

219 l’ARCA 103


AGENDA presente avviso sarà utilizzato esclusivamente nell’ambito di appalti di servizi il cui valore presunto sia inferiore alla soglia (attualmente 154.014 Euro) Scadenza: 26/4/2008 Per informazioni: Commissione Europea, Centro Comune di Ricerca (CCR) Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit Sig.ra I. Borgotti TP 800 21020 Ispra (VA) Fax 0332 789108

Vicenza Elenco professionisti Avviso pubblico per l’affidamento di incarichi professionali per i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria Scadenza: 31/12 Per informazioni: Vi.abilità S.p.A. Via E. Fermi 265 Tel. 0444 385711 Internet: www.vi-abilita.it

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Canada Toronto Metro Toronto Convention Center Construct Canada Design Trends Toronto 29/11-1/12 Per informazioni: Internet: www.constructcanada.com, www.designtrendstoronto.com/tor/index.html

Francia / France La Seyne-sur-Mer Villa Tamaris-Centre d’art Florence Morali, Monique Reyre: Siempre Cuba 17/11 Nathalie Bertrand: Du Yali au Nèo-Ottoman, le rivage architecturé du Bosphore 15/12 Per informazioni: Rencontres Orient-Occident Villa Tamaris-Centre d’art Avenue de la Grande Maison 83 500 La-Seyne-sur-Mer Tel. +33 06 32112896 Internet: www.rencontresorientoccident.org

Lyon Centre de Congrès Global City 14/5/2007-16/5/2007 Per informazioni: Global City Forum Internet: www.globalcityforum.com

Gran Bretagna / Great Britain London Victoria & Albert Museum Lecture Theatre Renaissance Home: Art and Life in the Italian House 1400-1600 17/11-18/11

104 l’ARCA 219

+ europaconcorsi

From Cane Field to Tea Cup: The Impact of the Transatlantic Slave Trade on Art and Design 23/2/2007-24/2/2007 Per informazioni: Victoria and Albert Museum Internet: www.vam.ac.uk

London Marriott Hotel Kensington DCHP 2006: From Strategy to Reality 15/11 Per informazioni: Energy Central Internet: http://topics.energycentral.com/

Italia / Italy Milano Nuovo Quartiere Fieristico Rho/Pero Idoli Dei Mostri Metropoli Città Villaggi Ragioni, prima conferenza mondiale sulla città 7/2/2007-9/2/2007 Per informazioni: l’Arca Edizioni Internet: www.arcadata.com

Roma Fiera 42a Settimana della vita collettiva: Efficienza energetica e qualità ambientale nelle strutture collettive: strumenti e opportunità 17/11-20/11 Per informazioni: Sevicol Giacinta d’Agostino Sevicol srl Via Vigliena, 10 - 00192 Roma Tel. 06.3230177, 347 1807638 Internet: www.sevicol.it E-mail: stampa@sevicol.it

Torino Aula Magna del Politecnico Intervenire sul patrimonio edilizio. Cultura e tecnica 9/11-11/11 Per informazioni: Internet: www.polito.it/congressoartec2006

Venezia Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti Palazzo Franchetti UrbanPromo 2006 7/11-11/11 Per informazioni: Istituto Nazionale di Urbanistica Piazza Farnese 44 00186 Roma Tel. +39 06 68801190 Fax +39 06 68809671 Internet: www.inu.it, www.urbanpromo.it E-mail: info@urbit.it

Share - The Power of Collaboration 12/11-14/11 Per informazioni: Internet: www.futuredesigndays.com/ sn_pressreleases.htm

Svizzera / Switezerland Zurich ETH Hönggerberg Bauen in Beton 20/11 Per informazioni: ETH HIL C 75 Ch-8093 Zurich Tel. +41 44 6332936 Fax +41 44 6331068 Internet: www.austellungen.gta.arch.ethz.ch E-mail: austellungen@gta.arch.ethz.ch

Per informazioni: ETS de Arquitectura Avda. Juan Herrera 4 28040 Madrid. Tel. +34 913 36422 Fax +34 913 366537 Internet: www.mastervivienda.com E-mail: info@mastervivienda.com

Svezia / Sweden Stockholm International Fair Center Future Design Days - 2006:

Royal Ontario Museum Italian Arts & Design: The 20th Century 21/10-7/1/2007 Art Gallery of Ontario Culture City: New Toronto Buildings fino al/through 31/12

Danimarca / Denmark Copenhagen Danish Architecture Centre Santiago Calatrava Fino al/through 10/12

Francia / France Turchia / Turkey Taskisla ITU Faculty of Architecture Global Area for Architectural Education 15/11-17/11 Per informazioni: GAEA Internet: www.mimed.net

USA Portland (Oregon) The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili 45th International Making Cities Livable Conference Call for papers: 4/11 10/6/2007-14/6/2007 Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax ++1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Spagna / Spain Master Vivienda Corso Master sul tema delle residenze collettive/ Master corse on collective residential buildings Gennaio-luglio/January-July 2007 Iscrizione/Registration: 15/11

Toronto

Austria Vienna MAK Prototypes-Next Generation: Industrial Design from Linz 18/10-18/2/2007 Hernan Diaz Alonso - Xefirotarch 25/10-4/3/2007

Canada Montreal CCA Inside the Sponge 10/8-12/11

Orléans Site des Subsistances militaires ArchiLab 2006 Japon 7e rencontres internationales d’architecture d’Orléans Faire Son Nid Dans La Ville / Nested In The City 21/10-23/12

Paris Galerie 54 Machines de Jean Prouvé Fino a/through Dicembre/December

Saint-Etienne Cité du Design Inout-Designers-Config 01/Biennale Internationale Design 2006 22/11-3/12

Germania / Germany Berlin Vitra Marcel Breuer - Design and Architecture 6/10-15/3/2007

AGENDA Gran Bretagna / Great Britain Liverpool Greenland Street Gallery Office of Subversive Architecture 16/9-26/11

London Design Museum Designing Modern Britain Fino al/through 3/12 Viable: Design Mart 20/9-7/1/2007 Victoria & Albert Museum Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2006 Barbican Art Gallery, Barbican Centre Alvar Aalto and Shigeru Ban 22/2/2007-28/5/2007

Italia / Italy Aosta Espace Porta Decumana/Biblioteca Regionale Bruno Orlandoni: Polittici. Dai taccuini di viaggio di un architetto 22/9-4/2/2007

Faenza (Ravenna) Museo Internazionale delle Ceramiche Motociclette e ceramiche: fra tecnologia e design (1904-1940) 4/10-18/11

Firenze Casa Buonarroti “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura 15712-19/3/2007

Genova Palazzo ducale Ignazio Gardella Architetto 24/11-30/1/2007

Essen

Lissone (Milano)

Zeche Zollverein Talking cities - the micropolitics of urban space Fino al/through 3/12

Museo d’Arte Contemporanea I.Dot - Back to Italy 22/10-28/1/2007

Frankfurt Dam Wine Architecture 5/9-26/11 High-Society, High-Rises 19/11-4/2/2007 The Aesthetic of the Surface 25/11-11/2/2007 Verena Dietrich 6/12-28/1/2007

Mantova Casa del Mantegna Leon Battista Alberti e l’architettura 16/9-14/1/2007

Milano Triennale Costruire le modernità. Zero Gravity. Franco Albini 28/9-23/12

Herford

Padula (Salerno)

Marta Herford Modernism: Designing a New World 16/9-7/1/2007

Certosa di San Lorenzo Ortus Artis 2006 - IV Workshop internazionale di paesaggio 17/9-14/1/2007

Munchen

Palermo

Rotunde der Pinakothek der Moderne Il Cosmo Driade: Immagine del design italiano 15/9-28/1/2007

Orto Botanico Bambù: botanica, design e architettura 28/7-30/11

+ europaconcorsi

Rivoli (Torino) Castello Carlo Mollino 19/9-7/1/2007

Rovereto (Trento) MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell’automobile 2/12-1/5/2007

Gustav Ammann (1885-1955) 8/12-25/1/2007 Architekturpreis Eternit 06 11/1/2007-22/2/2007 International Velux Award 2006 16/1/2007-22/2/2007

USA Cambridge

GAM Carlo Mollino 19/9-7/1/2007

Harvard University Graduate School of Design Constructing the Swiss Landscape 30/11-15/1/2007 David Adjaye, Design in Africa 2/4/2007-23/5/2007

Archivio di Stato Carlo Mollino Architetto 13/10-7/1/2007

Museum of Contemporary Art Sustainable Architecture in Chicago 9/9-6/1/2007

Venezia

Los Angeles

Biennale di Architettura 10/9-19/11

LACMA Glass: Material Matters 30/4-10/12

Torino

Palazzo Zorzi Finalisti Concorso Internazionale “Celebrazione delle città: un’idea per la città” 8/9-10/11

MAK Center The Gen(h)ome Project 20/9-21/1/2007

Verona

Monterey CA

Byblos Art Gallery Gaetano Pesce 22/9-28/10

Maritime Museum of Monterey Auditorium Visions of Utopia Fino al/through 17/11

Vicenza Museo Palladio “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura 17/9-10/12

Olanda / Holland Gent Museum Voor Sierkunst en Vormgeving Collezione storica Premio Compasso d’Oro/ADI 1954-2004 7/10-26/11

Rotterdam NAI Spectacular City Photographing the Future 23/9-7/1/2007 Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: POWER – Producing the Contemporary City 24/5/2007-2/9/2007

Spagna / Spain Barcelona Ras Gallery UN Studio-Buy me a Mercedes Benz 13/9-11/11

Svizzera / Switzerland Zurich ETH Hönggerberg Aires Mateus 16/11-15/12

Mostre d’arte Art Exhibitions

New York Museum of Arts and Design Simply Droog 10 + 2 Years of Creating Innovation and Discussion 14/9-14/1/2007 The Brooklyn Museum Looking Back from Ground Zero Fino al/through 17/12

Palm Springs Art Museum A Point of Convergence: Architectural Drawings and Photographs 3/6-21/1/2007

Portland (Oregon) The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6/2007-14/6/2007

Salem Peabody Essex Museum Inspired by China: Contemporary Furnituremakers Explore Chinese Tradition 28/10-4/3/2007

San Francisco SFMoMA Alexander Girard: Vibrant Modern 14/10-25/2/2007 Aviation Museum Architecture of Airport Control Towers 1/6-1/1/2007

Australia Brisbane Queensland Gallery of Modern Art APT 2006 - Asia-Pacific Triennial Novembre/November www.qag.qld.gov.au/apt

Canberra National Gallery of Australia Changing hands. The crafts revival in Australia 1965–1985 26/8-10/12 Revolutionary Russians 23/9-28/1/2007

Austria Bregenz Kunsthaus Bregenz Gottfried Bechtold 1/10-19/11 Cindy Sherman 25/11-14/1/2007

Vienna Kunstaus Sante D’Orazio, photographs 12/10-25/2/2007 Albertina Incunabula of a New Era. The Pioneers of Daguerreotype in Austria 15/9-19/11 Picasso - Painting against time 22/9-7/1/2007 Franz Gertsch: Woodcuts 20/10-7/1/2007 Andy Warhol 24/11-21/1/2007 Georg Baselitz: Remix 19/1/2007-22/4/2007 Wiener Secession Julie Ault / Martin Beck 22/9-12/11 I – Direct Ontology 22/9-12/11 Stan Douglas 24/11-22/1/2007 MAK Liquid Logic. The Height of Knowledge and the Speed of Thought 5/12-1/4/2007

Belgio / Belgium Bruxelles Artiscope Gallery Enrico T. De Paris – Chromosoma BX.06 19/9-11/11

Saint Gilles Galerie Catherine Bastide Monique van Genderen 15/9-11/11

219 l’ARCA 105


AGENDA Brasile / Brazil Sao Paulo 27th São Paulo Biennial 8/10-17/12

http://bienalsaopaulo.globo.com

Canada Montreal Museum of Fine Arts Girodet: Romantic Rebel 12/10-21/1/2007

Cina / China Beijing Creative Art Center, Millennium Art Monument Nature & Metamorphosis 21/11-20/12

Corea del Sud / South Korea Busan Busan Metropolitan Art Museum Busan Biennale 2006 27/5-15/11

http://busanbiennale.org/eng_index.htmll

Gwangju Gwangju Biennial 2006 8/9-11/11 www.gwangju-biennale.org

Danimarca / Denmark Copenhagen NY Carlsberg Glyptotek The Architecture of the Glyptotek 28/6-31/12 Whispers – Works on paper by Ian Mc Keever 28/6-31/12

+ europaconcorsi

Lyon Musée Art Contemporain Chiho Aoshima – Mr. Aya Takano La Région Humaine Robert Morris 24/9-31/12

Institute du Monde Arabe Venezia e l’Oriente 3/10-18/2/2007

Lyon-Fourvière

Maison Rouge Busy going crazy -The Sylvio Perlstein Collection art & photography from Dada to the present day 29/10-14/1/2007

Musée gallo-romain Par Toutatis! La Religion des Gaulois 30/6-7/1/2007

Marseilles Palais des Arts André et Louis-Mathieu Verdilhan 22/9-31/12

Mentone Musées des Beaux-Arts Anna Chromy 8/9-8/1/2007

Paris Centre Pompidou Fabrica: Les yeux ouverts 6/10-6/11 Les peintres de la vie moderneDonation CollectionPhotographique de la Caisse des Dépôts 27/9-27/11 Le Mouvement des image 29/3-29/1/2007 Yves Klein, Corps, couleur, immatériel 5/10-5/2/2007 Robert Rauschenberg, CombinePaintings (1953-1964) 11/10-15/1/2007 Hiroshi Sugimoto, à l’Atelier Brancusi 25/10-8/1/2007 Espace 315 Centre Pompidou Pawel Althamer 13/9-27/11

Briey-en-Foret La Galerie Blanche Papier Peint: la peau intérieure 30/6-5/11

Jeu de Paume-Hôtel Sully Joel Meyerowitz 3/10-24/12

Carquefou

Musée d’Orsay Maurice Denis 31/10-21/1/2007 La photographie de Maurice Denis 31/10-21/1/2007

Frac de Pays de la Loire XXe Ateliers Internationaux 8/11-28/1/2007

Corte Musée de la Corse La Corse et le Tourisme 1755-1960 22/6-30/12

Grenoble

Musée Picasso Picasso X Rays: photographies Xavier Lucchesi 19/9-8/1/2007

Muséum Frontieres 3/10-4/2/2007

Jeu de Paume-Espace Concorde Lee Friedlander 19/9-31/12

Francia / France

Institute Cervantes Renato Ranaldi - Quijotesca 28/9-22/12

Aquarium du Palais de la Porte Dorée Poissons et crocodiles d’Afrique-Des pharaons à nos jours 30/6-31/12 Fondation Cartier Gary Hill 27/10-2/2/2007 Tabaimo 27/10-2/2/2007

ENSBA Jean-Baptiste Huynh: Le regard à l’œuvre 24/10-14/1/2007 Musée Carnavalet Deverne, sculpteur 18/10-25/2/2007

Pèronne Historial de la Grande Guerre 1916: La Bataille de la Somme 28/4-10/12

Poitiers Musée Sainte-Croix Splendeurs baroques de Naples 25/10-4/2/2007

Saint Etienne Musée d’Art Moderne Nouvelle spiritualité, médiation et explosion 15/9-15/1/2007

Saint-Germain-en-Laye Musée d’Archéologie Nationale Objet de pouvoir en NouvelleGuinée 30/6-7/1/2007

Strasbourg Musée d’Art Moderne et Contemporain La gravure allemande dans les collections publiques fran&ccedi:aises du Jugendstil au Bauhaus 22/9-31/12 Georges Rouault Rétrospective 10/11-18/3/2007

Picasso 20/10-21/1/2007 Anonymous 2/11-14/1/2007

Magdeburg Museo di Storia Culturale Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: Da Ottone il Grande fino alla fine del Medioevo 28/8-10/12

Munchen Haus der Kunst Black Paintings 15/9-14/1/2007 Amrita Sher-Gil. An Indian Artist Family in the 20th Century 3/10-7/1/2007 Allan Kaprow. Art as Life 18/10-21/1/2007 Pinakothek der Moderne Detective Stories 5/9-21/11 Dan Flavin - A Retrospective 16/11-4/3/2007

Wolfsburg Kunstmuseum Lee Miller: fotografien 1930-1970 9/9-21/1/2007

Giappone / Japan Tokyo Mori Art Museum Bill Viola. Hatsu-Yume (First Dream) 14/10-8/1/2007

Gran Bretagna / Great Britain Edinburgh Scottish National Portrait Gallery Being There: Harry Benson’s Fifty years of Photojournalism 4/8-7/1/2007 National Gallery of Scotland Far Horizons: Artist Travellers 1750-1850 2/9-10/12

Liverpool The Tea Factory Liverpool Biennial 2006 16/9-26/11 www.biennial.com

Berlin

Tate Henry Moore 9/4-4/2/2007

Museo Storico Tedesco Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: 1495-1806 28/8-10/12

Greenland Street Gallery Goshka Macuga-Sleep of Ulro Iain Forsyth and Jane PollardSilent Sound Grizedale Arts-Virtual Grizedale 16/9-26/11

Germania / Germany

Düsseldorf

London

Le Carrousel du Louvre Paris Photo 2006 16/11-19/11

K20 Kunstsammlung Francis Bacon - The Human Body 16/9-7/1/2007

Lille

Petit Palais Rembrandt, eaux-fortes 19/10-7/1/2007

Frankfurt

Estorick Collection of Modern Italian Art Luigi Russolo and Music (TBC) 4/10-17/12 Italian Abstraction 1910-1960 28/6-24/9

Centre Euralille Lille 3000: Bombayser de Lille 14/10-14/1/2007

Galeries Lafayette Hausmann Antidote 27/10-9/12

Schirn Kunsthalle I Like America. Fictions of the Wild West 28/9-7/1/2007

Tate Britain William Turnbull 1/6-4/12 Phil Collins: they shoot horses Fino al/through 4/2/2007

Magasin Kader Attia 15/10-7/1/2007 Jonathan Meese 15/10-7/1/2007

106 l’ARCA 219

AGENDA UBS Openings: Photography from the UBS Art Collection 23/3-26/11 Peter Fischli David Weiss 11/10-21/1/2007 David Smith: A Centennial 1/11-14/1/2007 Somerset House Gilbert Collection Bejewelled by Tiffany, 1837-1987 24/6-26/11 Britannia & Muscovy: English Silver at the Court of the Tsars 21/10-28/1/2007 V&A Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2007 Marlborough Fine Arts Paula Rego - Recent Work 11/10-18/11 Thomas Dane Gallery Glenn Ligon Brilliant Corners 10/10-18/11 Frost & Reed Gallery Nigel Ashcroft: Recent Watercolours 30/10-17/11

New Forest ArtSway Jaime Shovlin: Aggregate 14/10-26/11

Spitalfields (London) Christ Church Inspired Art Fair 2006 8/11-12/11

St Ives Tate St Ives Janet Leach Nick Evans: Artist in Residence Roger Hilton 7/10-21/1/2007

Irlanda / Ireland Dublino Irish Museum of Modern Art Irish Art of the Seventies 10/5-10/12 Louis le Brocquy 10/5-10/12 Michael Craig-Martin 4/10-28/1/2007 The theme of home 2/11-1/4/2007 Iran do Espírito Santo 9/11-25/3/2007

Italia / Italy

+ europaconcorsi

Bergamo AcciaierieArteContemporanea Voi (non) siete qui 21/9-24/12 GAMeC Mungo Thomson. Negative Space Variations 11/10-28/1/2007 Jesus Rafaele Soto-Visione in movimento 11/10-25/2/2007

Faenza (Ravenna)

Bologna Galleria de’ Foscherari Cesare Tacchi: “Zigzagando” Fino al/through 31/12 Museo Civico Archeologico Annibale Carracci 22/9-7/1/2007 Garisenda Libri e Stampe Sacro e profano nelle incisioni del Guercino 20/10-26/11 Otto Gallery Marco Gastini: il respiro e l’aria 7/10-28/11

Bolzano Museion Terapia di Gruppo 16/9-7/1/2007 Tele.Edizione F.Conz 3/10-1/12 Magic Line 27/1/2007-29/4/2007

Brescia Museo di Santa Giulia Mondrian 28/10-25/3/2007 Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa 28/10-25/3/2007 Licini. Opere 1913-1929 28/10-19/1/2007 Pirandello. Nature morte 20/1/2007-25/3/2007

Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta 14/5-30/12/2007

Palazzo dei Pio Cinema & fumetto. I personaggi dei comics sul grande schermo 23/9-26/11

Castello Svevo Picasso illustratore 7/10-15/11

Cremona

Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Arte al centro 2006: il gioco 23/6-12/11

Mole Vanvitelliana Gioielli e Diamanti L’Arte Orafa delle Marche 6/12-11/12

Bari

Varie sedi “in_rete”, XVI Miniartextilcomo 7/10-12/11

Museo Civico Ala Ponzone Gabriella Benedin. Ritorno ad Itaca 28/10-14/1/2007

Carpi (Modena)

Palazzo Chigi La “Schola” del Caravaggio 12/10-4/2/2007

Como

Biella

Ancona

Ariccia (Roma)

Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti della Belle Epoque 8/7-12/11

Carrara Palazzotto Ascoli Omaggio a Robert Rauschenberg Fino al/through 7/12

Castiglioncello (Livorno) Castello Pasquini

Museo Internazionale delle Ceramiche Angelo Biancini. Sculture e ceramiche dagli anni Trenta al dopoguerra 2/6-30/11 La collezione delle maioliche del Museo del Petit Palais di Parigi 21/10-25/2/2007

Ferrara Palazzo dei Diamant André Derain 24/9-7/1/2007

Firenze Galleria degli Uffizi La Mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale 28/3-7/1/2007 Museo Marino Marini Giovanni Paszkowski: L’ora sospesa 21/9-11/11 Casa Buonarroti Fabrizio Boschi, pittore barocco di “belle idee” e di “nobiltà di maniera” 26/7-13/11

Formigine (Modena) Centro storico Going Public 30/10-3/12

Genova Palazzo Ducale RUSSIA & URSS: Arte, letteratura, teatro 1905-1940 25/10-14/1/2007

Lucca Villa Bottini Festival della Fotografia Digitale – Lucca Digital Photo Fest 18/11-10/12

Lucera / Manfredonia / Monte Sant’Angelo (Bari / Foggia) Fortezza Svevo-Angioina di Lucera/Castello di Manfredonia/ Castello di Monte Sant’Angelo Intramoenia/Extra Art Arte contemporanea nei castelli della Daunia 14/10-14/12

Merano (Bolzano) Kunst Meran Sound Zero, arte e musica dalla Pop alla Street Art 9/9-7/1/2007

Milano Palazzo Reale Tamara de Lempicka 5/10-14/1/2007 Castello Sforzesco Indoamerica: Archeologia ed etnografia del Sud America 17/2-29/1/2007 Triennale The Jean-Michel Basquiat Show 20/9-28/1/2007 Fabbrica del Vapore Talk to the city Fino al/through 3/12 Fondazione delle Stelline Arturo Martini 8/11-4/2/2007 Spazio Annunciata L’immagine critica: Milano anni Sessanta – Tra pop art e contestazione 11/10-19/11 Fondazione Arnaldo Pomodoro Jannis Kounellis 24/9-11/2/2007 Galerie Centre Culturel Français Loris Gréaud-“Illusion is a revolutionary weapon” 22/9-10/11 Fondazione Marconi Aldo Spoldi 27/10-26/11 Spazio Oberdan Wherever We Go 17/10-28/1/2007 Galleria Suzy Shammah Spencer Finch 22/9-18/11 Galleria Monica De Cardenas Milano Flavio Tonetti-Storia Naturale 22/9-11/11 Galleria Raffaella Cortese Jana Sterbak 23/9-18/11 Galleria Corsoveneziaotto The Soul of a Man 5/10-30/11 Galleria Forma Martin Parr 14/9-19/11 Spazio White Star Adventure Mike Fay e Nick Nichols: L’ultimo abisso verde 9/11-24/1/2007 Studio Giangaleazzo Visconti Maurizio Pellegrin: tutti i rossi del mondo 22/9-15/1/2007 Galleria Blu Davide Nido. Coriandoli e tutto 3/10-22/12

Mamiano di Traversetolo (Parma)

Galleria Forni Luciano Ventrone: Still-Human-Life 9/11-5/1/2007

Fondazione Magnani Rocca Goya e la tradizione italiana 9/9-3/12

Via Dante Italia, emozioni dal cielo 15/9-27/12

219 l’ARCA 107


AGENDA Museo Poldi Pezzoli I Principi e le arti - Dipinti e sculture della collezione Liechtenstein 28/9-17/12 A Arte Studio Invernizzi Igino Legnaghi 22/9-17/11 Galleria Fonte d’Abisso Eliseo Mattiacci - Energia 9/11-23/12

+ europaconcorsi

Pavia

San Miniato (Pisa)

Castello Visconteo Dadada-Dada e Dadaismi del contemporaneo 1916-2006 7/9-17/12

Museo Diocesano - Via Angelica Conservatorio di Santa Chiara Rocca Federiciana - Oratorio del Loretino - Accademia degli Euteleti Dilvo Lotti: Un Maestro dell’Espressionismo Europeo 15/7-15/12

Pordenone Palazzo della Provincia La leggenda di Primo Carnera 16/9-3/12

Sogliano al Rubicone (Forlì)

Modena

Potenza

Ex Pescheria Anna Santinello 30/9-12/11

Palazzo Santa Margherita Ugo Rondinone, giorni felici 1579-7/1/2007

Palazzo Loffredo Realidad-Arte spagnola della realtà 22/9-14/1/2007

Todi (Perugia)

Palazzina dei Giardini Yayoi Kussama, metamorfosi 15/9-7/1/2007 Stazione Centrale Going Public 30/10-3/12 Quartiere Fieristico 7.8.Novecento 16/11-19/11 Galleria ModenArte André Masson, la ricerca dell’oltre 1/10-18/11

Napoli Istituto Alfonso Casanova Paradigmi Iperspazialisti 19/7-31/12 Primo Piano Home Gallery Margherita Verdi 14/10-14/11

Novi Ligure (Alessandria) Museo dei Campionissimi Visioni di Luce: Il Divisionismo di Giuseppe Cominetti 25/11-15/4/2007

Nuoro MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro La magnifica ossessione 28/4-21/1/2007

Orvieto (Terni) Palazzi Papali e Chiesa Sant’Agostino Le stanze delle meraviglie Da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto 13/4-7/1/2007

Padova Varie sedi Upside Town 6/11-10/11 Vecchiato New Art Galleries Andy Warhol: The Bomb 13/10-27/1/2007

Parma Cattedrale I 900 anni della cattedrale di Parma Fino al/through 3/12 Palazzo della Pillotta Vivere il Medioevo-Parma al tempo della Cattedrale 8/10-14/1/2007

108 l’ARCA 219

Ragusa PIAC/Piattaforma Internazionale Arte Contemporanea Theresa Lükenwerk: Drawings 23/9-18/11

Salone delle Pietre Jacopone da Todi. L’opera e l’arte del suo tempo 1/12-2/5/2007

Torino

Rivoli (Torino)

Lingotto Fiere Artissima 13 10/11-12/11

Castello Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen – Sculpture by the way 24/10-25/2/2007

Fondazione Merz Tanatosi: un progetto dell’artista Marzia Migliora 9/11-7/1/2007

Roma

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Alllooksame?/Tuttuguale? Arte da Cina, Corea, Giappone 10/11-2/2/2007

Braccio Carlomagno/Città del Vaticano Petros eni/Pietro è qui 3/10-8/3/2007 Auditorium Parco della Musica Museo Archeologico Domenica Regazzoni - Dal legno al suono, opere originali ispirate all’arte della liuteria 8/11-9/12 Palazzo Altieri Gino Bogoni, un maestro del XX secolo 12/10-17/12 Musei Capitolini Officina Emiliana: Correggio, Guercino e altri artisti dalla Collezione della Banca Popolare dell’Emilia Romagna 14/9-28/1/2007 Scuderie del Quirinale Cina, nascita di un impero 22/9-28/1/2007 Chiostro del Bramante Annibale Carracci 25/1/2007-6/5/2007 Galleria Extraspazio Nancy Radloff 6/10-18/11 Varie Sedi Upside Town 17/11-22/11 Accademia Belgica Poco grano molti frutti, Silio Italico. Cinquant’anni di archeologia ad Alba Fucens 1/11-10/12 Reale Accademia di Spagna Antonia Ciampi - Differente 10/10-11/11

Rovereto (Trento) Mart Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi 7/10-8/1/2007 Douglas Gordon 22/9-14/1/2007

Palazzo Bricherasio Picasso-Dubuffet. Opere dalla Fondazione Jean e Suzanne Planque 20/10-21/1/2007

Trieste Lipanjepuntin artecontemporanea Jonathan Guaitamacchi-White Blocks 5/10-28/11

Varese Villa Panza Fondamenti del ‘900 italiano – I capolavori della Collezione Gian Ferrari 12/10-18/2/2007

Venezia Palazzo Grassi Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 11/11-11/3/2007 Museo Correr Parole e figure. Momenti di storia del libro e della stampa 9/6-10/12 Museo Fortuny Ida Barbarigo: i terrestri 2/9-19/11 Palazzo Ducale Il Paradiso di Tintoretto – Un concorso per Palazzo Ducale 9/9-3/12 Collezione Peggy Guggenheim Germaine Richier 28/10-5/2/2007

Vivienne Westwood. Shoes 1973-2006 17/9-19/11

Vighizzolo d’Este (Padova) Il Laboratorio La farina e il fuoco 13/10-31/5/2007

Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg Mudam Eldorado 2/7-20/11

Singapore Varie Sedi Singapore Biennale 2006 4/9-12/11 www.singaporebiennale.org

Sevilla Monasterio de la Cartuja de Santa María de las Cuevas BIACS 2 - International Biennial of Contemporary Art Ottobre/October-Gennaio/January 2007 www.fundacionbiacs.com

Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet Africa Remix 14/10-14/1/2007 Robert Rauschenberg 17/2/2007-6/5/2007

Galleria Gottardo Esprit Sphérique. Sfere dalla Collezione Legler, Bergamo 27/9-23/12

Martigny Fondation Pierre Gianadda Capolavori della pittura europeaDal Metropolitan Museum of Art di New York 23/6-12/11 Edouard Vallet 17/11-4/3/2007

Muttenz Museum Kunsthaus Baselland Jan Christensen. Exit Basel Fino al/through 31/12

Pinacoteca Giovanni Züst Sotto il segno della Scapigliatura. Il rinnovamento delle arti tra il Canton Ticino e la Lombardia nel secondo Ottocento 14/9-3/12

Riehen Fondation Beyeler Eros 6/8-18/2/2007

Zurich Migros Museum für Gegenwartskunst Robert Kusmirowski 11/11-7/1/2007

USA Atlanta

Svizzera / Switzerland Basel Kunstmuseum Basel Kandinsky. Paintings 1908-1921 21/10-4/2/2007 Classicism to the Early Modern 11/11-4/3/2007 Museum für Gegenwartskunst Christian Philipp Müller 23/9-7/1/2007

Bellinzona Museo in Erba I buffi ritratti di Arcimboldo 16/9-27/1/2007

Berna Zentrum Paul Klee Paul Klee - Melody and Rhythm 9/9-12/11

Chiasso

Verona Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri Portraits in Black 15/10-7/1/2007

Lugano

Castello di Vigevano

Museo d’Arte Moderna Miquel Barceló 12/11-4/2/2007

Rancate Spagna / Spain

Folini Arte Contemporanea Hans Hartung 29/9-26/11

Vigevano (Pavia)

AGENDA

Museo Cantonale d’Arte L’immagine del vuoto. Una linea di ricerca nell’arte italiana 1958-2005 7/10-7/1/2007

High Museum Kings as Collectors 14/10-7/9/2007

Boston ICA - Institute of Contemporary Art Super Vision 17/9-31/12 Momentum 6: Sergio Vega 17/9-26/11 ICA Artist Prize 17/9-26/11

Chicago The Art Institute So the Story Goes: Photographs by Tina Barney, Philip-Lorca di Corcia, Nan Goldin, Sally Mann, and Larry Sultan 16/9-3/12

Houston Museum of Fine Arts Hélio Oiticica: The Body of Color 10/12-1/4/2007

Los Angeles Lacma Magritte and Contemporary Art: the Treachery of Images 19/11-4/3/2007 The Getty Museum Public Faces/Private Spaces 10/10-4/2/2007

+ europaconcorsi

Where We Live: American Photographs from the Berman Collection 24/10-25/2/2007 The Getty Villa Enduring Myth: The Tragedy of Hippolytos & Phaidra 24/8-4/12

Miami Miami Art Museum Lorna Simpson 6/10-21/1/2007 New Work: Mark Dion 27/10-14/1/2007

New York Dia:Beacon Agnes Martin, Developing Awareness: Paintings from the 1980s 3/8-5/3/2007 An-My Le 16/9-3/9/2007 The Metropolitan Museum of Art New Orleans after the Flood: Photographs by Robert Polidori 19/9-10/12 Cézanne to Picasso: Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde 14/9-7/1/2007 Sean Scully: Wall of Light 26/9-14/1/2007 Americans in Paris, 1860–1900 24/10-28/1/2007 Glitter and Doom: German Portraits from the 1920s 14/11-18/2/2007 MoMA Out of Time: Contemporary Art from the Collection 30/8-9/4/2007 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now 15/10-1/7/2007 Manet and the Execution of Maximilian 5/11-29/1/2007 Whitney Museum of American Art Picasso and American Art 28/9-28/1/2007 Kiki Smith: A Gathering, 1980-2005 16/11-11/2/2007 Noguchi Museum Shin Banraisha: A Cultural Memory 1/11-1/4/2007

Philadelphia Institute of Contemporary Art John Armleder, About Nothing. Works on Paper 9/9-17/12 Fertilizers: Olin/Eisenman 9/9-17/12 Fables 9/9-17/12 Irene Fortuyn 9/9-17/12

Santa Fe Site Santa Fe Sixth International Biennal 9/7-7/1/2007

Sarasota John and Mable Ringling Museum of Art Master Drawings from the Yale University Art Gallery 19/10-7/1/2007

Washington The Phillips Collection The Société Anonyme: Modernism for America 14/10-21/1/2007 El Lissitzky: Constructs for a Brave New World 14/10-21/1/2007

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Cina / China Shanghai International Expo Centre Bauma Salone internazionale dei macchinari, attrezzature e veicoli da costruzione/International trade fair for construction machinery, building material machines, construction vehicles and equipment 21/11-24/11 Per informazioni: Bauma China Henrike Burmeister Tel. +49 89 94920245 Fax +49 89 94920249 Internet: www.bauma-china.com, www.bauma.de E-mail: henrike.burmeister@messe-muenchen.de

Emirati Arabi Uniti / UAE Dubai International Convention Center Alumex Mostra internazionale delle tecnologie dell’alluminio International trade fair of aluminium technologies 22/4/2007-24/4/2007 Per informazioni: Edimet Spa - Multimedia Network in the World of Metals Tel. +39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.alumex.com E-mail: chiara.torri@edimet.com

Salem Peabody Essex Museum The Yachting Photography by Willard B.Jackson 20/5-21/1/2007 Sketched at Sea 12/8-6/1/2007

San Francisco SFMOMA Anselm Kiefer. Heaven and Earth 12/10-14/1/2007

Francia / France Lyon Eurexpo Salon Piscine Salone internazionale delle piscine, allestimenti paesaggistici e illuminazione di esterni International trade fair of swimming pools, landscape architecture and exterior lighting 14/11-17/11

Per informazioni: Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.piscine-expo.com E-mail: piscine2006epelcom.com

Pollutec Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 28/11-1/12 Per informazioni: Pollutec Lyon 2006 70 rue Rivay 92532 Levallois Perret cedex Fax +33 1 47562110 Internet: www.pollutec.com

Salon des Energies Renouvables Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 14/2/2007-17/2/2007 Per informazioni: Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.energie-ren.com E-mail: batiment@sepelcom.com

Paris Porte de Versailles Equip’Hotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 5/11-9/11 Per infromazioni: Internet: www.equiphotel.fr

Equip Baie Mostra internazionale della finestra, chiusure e protezioni solari International trade fair of windows, frameworks and solar protection Metal Expo Salone internazionale della carpenteria metallica/International trade fair of metal works 14/11-17/11 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano – Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it

Salon de Piscine & du Spa Salone internazionale delle piscine e delle terme/International trade fair of swimming pools and spas 2/12-10/12 Per informazioni: Reed Expositions France 11 rue du Colonel-Pierre-Avia BP 571 75726 Paris cedex 15 Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet: www.reedexpo.fr, www.salonpiscineparis.com E-mail: piscine@reedexpo.fr

Germania / Germany Düsseldorf Messe EuroExpoEvent Salone internazionale per la costruzione di stand espositivi e design/International trade fair for exhibition stand construction and live-marketing 30/11-1/12 Per informazioni: Messe Düsseldorf c/o Tanja Schindler Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.eurexpo-messe.de E-mail: SchindlerTa@messe-duesseldorf.de

219 l’ARCA 109


AGENDA EuroCIS Salone internazionale delle comunicazioni, informatica e tecnologie per la sicurezza International trade fair of communications, information and security technology 27/2/2007-1/3/2007 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet. www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Frankfurt Messe ISH-Aircontec Salone internazionale del bagno, della costruzione, dell’energia, climatizzazione ed energie rinnovabili/International trade fair of bathroom, building industry, energy, climatisation and renewable energies 6/3/2007-10/3/2007 Per informazioni: Messe Frankfurt c/a Michael Sturm Tel. +49 69 75756463 Fax +49 69 75756758 Internet: www.ish.messefrankfurt.com E-mail: michael.sturm@messefrankfurt.com

+ europaconcorsi

Italia / Italy Bolzano Fiera Klimahouse Fiera internazionale per l’efficienza energetica e l’edilizia sostenibile International trade fair for energy efficiency and sustainable building 25/1/2007-28/1/2007 Per informazioni: Ufficio Stampa Fiera Bolzano SpA Heidi Maria Blaas Piazza Fiera 1 - Messeplatz 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it E-mail: blaas@fierabolzano.it

Baumec/Lignotec Fiera specializzata per macchine e attrezzature edili e Fiera specializzata per la lavorazione del legno Specialized trade fairs for building industry machines and equipment and for wood processing industry 2/3/2007-5/3/2007 Per informazioni: Fiera Bolzano Piazza Fiera 1 39100 Bolzano - Bozen Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it, www.messebozen.it, www.baumec.it, www.lignoimec.it

Genova Giappone / Japan Tokyo International Exhibition Center Big Sight International Homefashion Fair Salone internazionale della casa International home trade fair 4/4/2007-6/4/2007 Per informazioni: Business Guide-Sha 2-6-2 Kaminarimon, Taito-ku Tokyo 111-0034 Tel. +81 3 38439852 Fax +81 3 38439850 Internet: www.ihf-fair.com E-mail: d-haga@giftshow.co.jp

Gran Bretagna / Great Britain Birmingham NEC Design Interiors 2007 Salone internazionale di interior design/International design show 21/1/2007-24/1/2007 Per informazioni: Interiors Tel. +44 20 79218408 Internet: www.designinteriorsuk.co.uk/ E-mail: interiors@cmpi.biz

India Noida (New Delhi) Pragati Maidan Zak Glasstech International 2006 Salone internazionale del vetro da costruzione/International trade fair of glass in building industry 8/12-12/12 Per informazioni: Zak Towers 49 (Old No. 27), Veerabadran Street Nungambakkam Chennai 600 034 Tel. +91 44 28257722 Fax +91 44 28254488 Internet: www.zakglasstech.com E-mail: enquiry@zakgroup.com

110 l’ARCA 219

Fiera Tecnhotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 6/11-9/11 Per informazioni: Fiera di Genova Tel. +39 010 5391256-233 Internet: www.tecnhotel-online.it E-mail: tecnhotel@fiera.ge.it

Milano Fieramilanocity Superstudio Più MINT Salone internazionale dell’arte antica e moderna/Milan International Antiques and Modern Art Expo 22/11-26/11 Per informazioni: Revolution Tel. +39 011 546284 E-mail: mint@mintexhibition.it, info@r-evolutionitalia.it

Fiera Milano Rho Lift Salone internazionale di ascensori, accessori e servizi/International trade fair of lifts and accessories 8/11-11/11

Per informazioni: Fiera Milano International Via Varesina 76 20156 Milano Tel. +39 02 485501 Fax +39 02 48550420 Internet: www.fmi.it E-mail: info@fmi.it

Build Up Expo Salone-convegno internazionale delle tecnologie, costruzioni, architettura International show and conference of technologies, construction and architecture 6/2/2007-10/2/2007

Per informazioni: Rassegne Piazzale Carlo Magno 1 20149 Milano Tel. +39 02 49976110 Fax +39 02 49976113 Internet: www.buildupexpo.com/home.asp E-mail: paola.messa@rassegne.it

Livin Luce - Euromobile Salone internazionale dell’illuminazione e dell’energia

International trade fair of lighting technologies and energy International show and conference of technologies, construction and architecture 6/2/2007-10/2/2007 Per informazioni: Fiera Milano Tech Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. +39 02 3264282 Fax +39 02 3264284 Internet: www.fieramilanotech.it E-mail: segreteria@fieramilanotech.it

Rimini Fiera Ecomondo Energia Salone internazionalesui materiali e le energie rinnovabili e sostenibili International trade fair on material and energy recovery and sustainable development 8/11-9/11 Per informazioni: Ecomondo Energia Giorgia Maioli Tel.+39 0541 744295 Fax +39 0541 744475 Internet: www.riminifiera.it E-mail: i.canarecci@riminifiera.it

Sia Guest-Luoghi, atmosfere, tendenze, impianti, progetti Salone internazionale dell’accoglienza International trade fair of hotel contract 25/11-28/11 Per informazioni: Fiera di Rimini c/o Barbara Padovan Tel. +39 0541 744226 Internet: www.riminifiera.it E-mail: b.padovan@riminifiera.it

Vicenza Fiera Bené Evento fieristico sui temi del benessere/Trade fair on wellness 17/11-20/11 Per informazioni: Studio Event Contrà Santi Apostoli, 22 36100 - Vicenza Tel. +39 0444 230119 Fax +39 0444 544850 Internet: www.sentieridibenessere.it E-mail: info@sentieridibenessere.it

Principato di Monaco Monaco Principalità Montecarlo Grimaldi Forum Batilux Salone internazionale della costruzione, attrezzature, mercato immobiliare/International trade fair of construction, equipment, real estate 27/1/2007-30/1/2007 Per informazioni: Batilux Estelle Noizet-Lopez Directeur Adjoint Tel. +377 93504340 Fax +377 97981820 Internet: www.batilux.com E-mail: estelle@batilux.com

Imagina Evento europeo sulla creazione dei contenuti digitali/European Digital Content Creation Event 31/1/2007-2/2/2007 Per informazioni: Imagina 4 Bd du Jardin Exotique MC 9000 - Monaco Tel. +377 93104060 Fax +377 93507014 Internet: www.imagina.mc E-mail: info@imagina.mc

Russia / Russie Moscow Expocentr Krasnaya Presnya Aqua-Therm Salone internazionale per riscaldamento, sanitari, climatizzazione/International trade fair of heating, bathroom equipment, climatisation 2772/2007-2/3/2007 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengstrasse 6, 4° fl A-1040 Vienna, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.aqua-therm.info E-mail: aqua-therm@msi-fairs.com

Crocus Expo Climateworld Salone internazionale delle tecnologie sostenibili/International trade fair of sustainable technologies 13/3/2007-16/3/2007 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengasse 6, 4° fl. A-1040 Wien, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.climateworld.info, www.msi-fairs.com E-mail: climateworld@msi-fairs.com

Spagna / Spain Barcelona Fiera Construmat Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 14/5/2007-19/5/2007 Per informazioni: Expo Consulting Via Riva Reno 56 40122 Bologna, Italia Tel. +39 051 6493189 Fax +39 051 6493242 Internet: www.construmat.com E-mail: info@expoconsulting.it

Svizzera / Switzerland Basel Fiera Swissbau Metallbau Saloni internazionali dell’edilizia International trade fairs of the building industry 23/1/2007-27/1/2007 Per informazioni: Fiera di Basilea Christopher Herzog MCH Messe Basel CH-4005 Basilea Tel. +41 58 2062257 Fax +41 58 2062188 Internet: www.swissbau.ch E-mail: christoph.herzog@messe.ch

USA Las Vegas Convention Center World of Concrete Mostra internazionale della costruzione, dei prefabbricati, del calcestruzzo e delle murature International trade fair of building industry, prefabs, concrete, masonry 23/1/2007-26/1/2007 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano, Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it


Ne l’Arca questo mese In l’Arca this month A

Alvar Aalto 9 Inaki Abalos 86 Amr Abd 43 Youssef Abd El Aal Abd Elkader 43 Abitare il Tempo Verona 99 Accademia San Fernando Madrid 96 ACME architetture 85 Actar Architecture 84 Ayat Adawy Mohammad 43 David Adjaye 85 Adjaye Associates 85 Agence d’Architecture A.Béchu 22 Alape 100 Ergian Alberg 66 Leon Battista Alberti 95 Alcoa Foundation and the Riverlife Task Force 86 Youssry Al Farshooty 43 Edoardo Almagià 20 Alubuild 9 Patrizia Anania 89 Caternia Anastasia 36 Giovanni Anselmo 97 Laura Aquili 66 Valentina Araya 38 Archilab Orleans 95 Architektenbureau Cepezed 85 Archizinc Trophy 90 Arman 98 Mario Antonio Arnaboldi 12, 74 Arsenale di Venezia S.p.a. 85 Artsway Gallery New Forest 96 Takashi Asada 3 Associazione aMAZElab 95 Athens Area Arts Council (AAAC) 86 Athens-Clarke County 86 Athens Design Development 86 Athens Transit 86 Antonio Atienza 85 ATS 22 Lorenzo Attolico 85 Atzwanger 51 Augusto 20 Amalia Avia 96

Marco Cante 84 Carlo Cappai 85 Caravaggio 98 Elena Cardani 50, 88, 95 Angelo Caroselli 98 Ed Carpenter 80 Casa del Mantenga Mantova 95 Cesare Maria Casati 1, 72 Maristella Casciato 101 Alessandro Casotti 84 Enrico Castellani 97 Castello Pasquini Castiglioncello 96 Castello Visconteo Pavia 96 Michael Catoir 51 Silvia Catozzi 85 Elisa Ceci Neva 84 Ceif Soc. Coop 51 Vincenzo Centorame 84 Centre Pompidou Paris 98 Etienne Chanpenois 69 Anne Charlet 22 Enrico Chirigu 85 Victoria Coaloa 69 Crian Cody 69 Luca Colombo 51 Gianni Colombo 97 Angelo Comotto 85 Comune di Acri 84 Comune di Como 91 Comune di Formigine 95 Comune di Roma 12 Barbara Concha 38 Piercy Conner 85 Coop Himmelb(l)au 64, 69 Antonio Coppola 84 Alessandro Corradini 84 Charles Correa 85 Cristiano Cosi 84 Marco Cossu 85 Costen 12 Monica Costigliola 84 Tranquillo Cremona 97 Francis Crick 7 Michele Crò 85 Massimiliano Cuccarano 84

B

D

Jean-Louis Baczynski 22 Giovanni Baglione 98 Wei Bao 47 Valerio Barberis 84 Olivo Barbieri 94 Alberto Barone 84 Guido Bastioni 51 Baumann Zillich 51 Michele Bazan Giordano 101 Luca Beatrice 98 Becar 22 Anthony Emmanuel Béchu 22 David Benedetti 85 Andrea Beniamini 85 Piero Berengo Gardin 101 James Berry 85 BIACF-Busan International Architectural Culture Festival Organizing Committee 69 Luciano Biaciardi 101 Michela Biancardi 85 Carolina Bianchi 85 Mosè Bianchi 97 Burcu Bicer 69 Bieffe 101 Biennale di Architettura Venezia 72 Bodo 98 Alighiero Boetti 97 Bohlin Cywinski+Jackson 101 David Bohm 9 Giovanni Boldini 96 Marcello Boldrini 85 Bollinger+Grohmann 69 Agostino Bonalumi 97 Achille Bonito Oliva 96 Borgianni 98 Craig Brimley 86 Frederic Bruly Bouabrè 98 Richard Burdett 73 Bureau du Développement et de la Planification de la nuovelle zone de Pudong 22 Edmund Burke 12 François Burkhardt 101 Peter Burns 12

C

C+S associati 85 Cabaret Voltaire Zurigo 96 Omar Calabrese 101 Calligione 51 Calosi & Del Mastio 12 Alessandro Cambi 85 Albert Camus 78

Claudio D’Amato 73 Maria Grazia D’Amelio 101 Alfonso D’Onofrio 12 Dadamaino 97 Damiani Editore 101 DARC-Direzione Generale per l’Architettura Contemporanea 93 Antonio D'Argento 84 Tanzio da Varallo 98 Jan De Clercq 85 Gino De Dominicis 97 Thibaut Degryse 12 Tania Della Valle 85 Nicholas de Monchaux 85 Juan De Moura 85 Depara 98 Christian de Portzamparc 91 José de Ribera 98 Ludovica Di Falco 85 Armando Di Maio 84 Francesca Dini 96 Stefano Di Stasio 84 Luca Doninelli 101 Dornbracht 100 Andrea Dragoni 85 Marcel Duchamp 96 Didi Dunphy 86 Daniele Durante 85

E

East China Architecture Design & Research Institute (ECADI) 22 Steiroy Eirini 40 Sergei Eisenstein 2 John Eisler 12 Elhamid Elsheikh 43 Engel+Zimmermann 91 Hans-Magnus Ensenberger 78 Erco Italia 12 Euclide 9 Euroglass 92

F

Maurizio Fabbricatore 84 Luciano Fabro 97 Alessandra Faticanti 84 Favero & Milan Ingegneria 91 Guillaume Favreau 39 Giovanni Fazzini 85 Christopher Fennell 86 Roberto Ferito 84 Estefania Fernandez 84 Alberto Fernandez Gonzalez 41 Angelo Ferrari 85

Michele Fiesoli 84 Thomas Fischer 101 Fisher Marantz Stone 12 Bartholome Florian 44 Fondazione Marconi Milano 97 Fondazione Michetti 84 Lucio Fontana 97 Giorgio Forni 101 Foster and Partners 91 France Concept 22 Frener & Reifer 51 Frener & Reifer Metallbau 12 Yona Friedman 3 Naoto Fukasawa 99 Simone Fumagalli 51 Giorgio Furter 85

G

GA Architecture 89 Galleria Corsoveneziaotto Milano 98 Galleria Raffaella Cortese Milano 97 Fabio Gallo 85 Alejandro Gandarillas 46 Gangemi Editrice 101 Matteo Gatto 22 Manuel Gausa Navarro 84 Laura Gavioli 96 Gazzotti 99 Orazio e Artemisia Gentileschi 98 Gewiss 99 Simone Giostra 12 Stefano Giretti 85 Jànos Golda Gàbr Szenderffy 99 Dominique Gonzalez-Foerster 80 Alessandra Valentina Grimaldi 85 Giuseppe Grisafi 89 Walter Gropius 4 Decio Guardigli 34 Giovanna Guazzetti 85 Camilo Guerrero Del Rio 41 Andreas Gursky 94

L

Michael Lachowski 86 La Dallman Architects 86 Eleni Lagkari 45 Lucia Lancietti 85 Ugo La Pietra 101 Nicola Lariccia 85 Luca Lauro 84 Emilio Lavorante 84 Le Corbusier 2 Ruggero Lenci 80 Luca Leonelli 84 Jaime Lerner 85 Hansjörg Letzner 51 Dominique Lim 22 Massimo Liparulo 84 Massimo Locci 75 Shannon Loew 69 Francisco Lopez 96 Antonio Lopez Garcìa 96 Pablo Lorenzino 22 Francesco Lo Savio 97

M

IBL 99 IBM 12 iGuzzini 22 Iiriti Editore 101 IISI (International Iron and Steel Institute) 85 Giancarlo Iliprandi 101 Illbruck 100 Francesca Imperiali 84 Isoltecnica Andrea Hoischen 12 Istituto Giordano 99 Istituto Nazionale di Urbanistica 92 Italprogetti 12 Toyo Ito 95 Irakli Itoni 69

Magistrato alle Acque 85 Francesco Magnani 85 Pierino Maioli 101 Ario Maioli 101 Roberto Malfatti 87 Benoit Mandelbrot 9 Bartolomeo Manfredi 98 Lillo Mangano 80 Mark Mangapora 86 MAN Nuoro 93 Massimo Mantoan 85 Piero Manzoni 97 MaP Studio 85 Silvia Marano 84 Mona Marbach 69 Marco Marcheluzzo 85 Marcello Marchesini 84 Davide Marchetti 85 Lynn Margulis 9 Francesco Marinelli 85 Mariotti Carlo & Figli 12 Paolo Mariottoni 85 Carl Martin 86 Alberto Marzi 85 Nicola Marzot 73 David Mathias 86 MAXXI 93 MDU architetti 84 Luca Medici 85 Jànos Megyik 99 Jens Mehlan 69 Richard Meier 12 Richard Meier & Partners 12 Paolo Mezzalana 85 Sara Mezzetta 84 MGS 51 Vincenzo Micelli 84 Ludwig Mies van der Rohe 4 Claude Mignon 98 Hesham Mohammad 43 Moke 98 Marco Montanini 85 Luca Monti 85 David Morales Hernández 85 Maria Moreno 96 Gianni Morini 84 Vittorio Ballio Morpurgo 12 Municipality of Busan 69 Glen Murcutt 85 Museo Cantonale d’Arte Lugano 97

J

N

H

Zaha Hadid 93, 99 Hermann Haken 9 Mitsuru Hamada 86 Monika Heliosch 69 Helleu 96 Rob Henderson 69 Armin Hess 69 Hoeller Scheinerei 51 Kristel Hogue 86 Andres Holguin Torres 85 Paul Hossowski 69 Oliver Houcell 85 Joerg Hugo 69 Stephanie Hui 86

I

Alex Jackson 69 Zhang Ying Jie 22 Jacques Jobart 22 Carol John 86 Yeonjegu Jungangro 69

K

Louis Isadore Kahn 9 Kannewischer Holding 51 Seydou Keita 98 Bodys Isek Kingelez 98 King Kong Achitectes 58 Matt Kirkham 69 Katharina Kleeberg 38 Yves Klein 97 Knauf 99 Luigi Koelliker 98 Arthur Koestler 9 Alejandro Kokocinsky 84 Maya Kokocinsky Molero 84 Young Min Koo 42 Rem Koolhaas 74 Lou Kregel 86 Kengo Kuma 95 Kisho Kurokawa 2, 11

Nabito arquitectura 84 Michele Napoletano 85 Antonio Nardozzi 84 Netherland Architecture Institute Rotterdam 94 Niccoli+Remorini architetti 84 Guy Norderson 12 Vasileios Ntovros 40 Luca Nunziante 85 Nuvola 85

O

Andrew Ogorzalek 85 Hyun Il Oh 37 Michael Oliveti 86 Sascha Oroz 86 Robert Ostmann 44 Ove Arup & Partners 12

P

Carlo Paganelli 58, 76 Palazzo Chigi Ariccia 98 Palazzo Loffredo Potenza 96 Antonio Palella 84 Andrea Palladio 7

Juhani Pallasmaa 86 Eugenio Pandolfini 85 Anty Pansera 101 Giulio Paolini 97 Gianni Papi 98 Pastificio Cocco 84 David Peat 9 Colomba Pecchioli 85 Lian Pellicanò 85 Traudy Pelzel 85 Don Mario Pennetta 84 Martì Peran 95 Matteo Pericoli 12 Dominique Perrault 88, 93 Manuele Petranelli 85 Margherita Petranzan 73 Peutz 22 Philips Mazda 22 Phoenix Design 22 Stefano Piccoli 84 Wolfang Piller 51 Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst Rancate 97 Michelangelo Pistoletto 97 Plâtres Lafarge 22 Poltrona Frau 12 Renato Claudio Precoma 51 Isotta Predieri 85 Premio Compasso d’Oro ADI 100 Luigi Prestinenza Puglisi 77 Mattia Preti 98 Bas Princen 94 Wolf D. Prix 69 Projectiles 89 Jean Prouvé 3 Provincia di Modena 95 Publio Quintilio 20 Franco Purini 73 Pusan International Film Festival 64, 69 Hans Put 12

Q

Isabel Quintanilla 96

R

Francesco Ragusa 98 Lorenzo Rapisarda 85 Robert Rauschenberg 98 Florence Anne Raveau 84 Man Ray 96 Daniele Ranzoni 97 Refin Ceramiche 51 Nicolas Régnier 98 Chiara Remorini 84 Alain Resnais 93 Pierre Restany 98 Hans Richter 96 Akvile Rimantaite 69 Orazio Riminaldi 98 Rizzani De Eccher 51 Jason Roberts 86 Luca Rocca 85 Rockwool 99 Rolling Stones 64 Silvia Ronchi 51 Zhang Rong 22 Aldo Loris Rossi 78 Medardo Rosso 97 Thomas Ruff 94 Nigel Ryan 12

S

Livio Sacchi 73 Saint Gobain 22 Cheri Samba 98 Nicola Samorì 84 José Manuel Sanchez Recio 41 Alfredo Sandoval 84 Carlo Saraceni 98 -scape 85 Schaefer Trennwand systeme 51 Arturo Schwarz 84 Kurt Schwitter 96 Paola Scifo 51 Martin Scorsese 98 Consuelo Alejandra Seco Fernandez 38 Maria Alessandra Segantini 85 Giovanni Segantini 97 Sem 96 Renata Sentkiewicz 86 Stefano Settimo 85 Emanuele Severino 78 Shanghai Modern Architectural Decoration & Landscape Institute 22 Tom Sheenhan 22 Benkyo Shiio 2 Hye Kwang Shin 37 Jaime Shovlin 96

Malick Sidibé 98 Silva Editrice 101 Francis Soler 91 Alvaro Solis Sanchez 85 Devis Sonda 85 Jeong Jun Song 37 Lionello Spada 98 Spadarino 98 Ettore Spalletti 97 Aldo Spoldi 97 Stahlbau Pichler 100 Jana Sterbak 97 James Sterling 2 Mathias Stomer 98 Sto Verotec (STOA.G.) 12 Thomas Struth 94 Studio Archea 91 Studio BV36 85 Studio Cattaneo 91 Studio Novati 91 Enrico Sturani 101 Südtirolhaus 100 Systematica 91

T

T+T concept Design 91 Talbot Rice Gallery Edinburgh 96 Kenzo Tange 2 TeamX 2 Techno Impianti Arredo 12 TECU 99 Teleya 12 Francesco Tencal 85 Terme di Merano 51 Delio Tessa 101 Jacopo Testa 85 Thales 22 Francesca Thiébat 85 Thonet Gebrüder Vienna 84 Matteo Thun 50, 51 Matteo Thun & Partners 51 Tiberio Nerone 20 Cyprien Tokoudagba 98 Oliviero Toscani 84 Ciro Toscano 51 Touring Club Italiano 101 Mauro Trapani 85 Trend Group 51 Trespa 22 3TI Progetti Italia 84 Trouvin 22

U

Oaulina Javiera Ultreras Figueroa 41 Siegfried Unterberger 51

V

Walter Valentini 80 Clément Valla 22 Dirck van Baburen 98 Fank van der Salm 94 Gerrit van Hontorst 98 Daniel Vaniche 22 Vanilla Edizioni 101 Riccardo Varini 85 Vasconi Associés 91 Andrea Veglia 85 Benedetta Veglia 85 Michael Vinh 12 Bernard Viry 22 Maurizio Vitta 79, 80 Vivendi Water 22 Michael Volk 69 Volume ABC 22 Friedrich Von Duhn 20 Simon Vouet 98

W

Endres Ware 86 James Watson 7 André Weil 9 Wim Wenders 98 Margherita Wengler 101 West 8 Urban Design and Landscape Architecture 86 Tom Wiscombe 69 Frank Lloyd Wright 9

Y

Sung Goo Yang 37 Gao Mao Yuan 22

Z

Marta Zerbini 85 Jia Zhang-ke 93 Elmar Zorn 84 Heinrich Zöschg 51 Edward Zwakman 94


in the World

ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

ALBANIA

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103

in the World Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre

4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC

SIRIA

MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

SPAIN Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452 Publicaciones de Arquitectura y Arte, S.L. C/. General Rodrigo, 1 28003 Madrid Tel. ++34 91 554 61 06, fax ++34 91 554 88 96 34 91 554 76 58, E-mail: publiarq@publiarq.com

SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur

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